venerdì 14 settembre 2018

"In realtà sarebbe meglio che tu fossi una qualsiasi prostituita da strada o una vera santa" (Etty Hillesum, 1941)

Lipsia. "In realtà sarebbe meglio che tu fossi una qualsiasi prostituita da strada o una vera santa" (Etty Hillesum, 1941). Secondo me una delle cause del problema della pedofilia è che non si è avuto quel "atteggiamento di confessione" così naturale che aveva Etty Hillesum. Invece di parlare così sinceramente si è cercato con la teologia vie giustificative e assolutorie di se stessi. Una teologia che non nasce in ginocchio è una scienza astratta come un'altra e dietro l'astrazione si vela sempre e solo una menzogna. 

È incredibilmente sincera Etty nel suo diario quando parla del suo rapporto con il suo psicanalista. "Quando sto bene, non ho invece proprio nulla in comune con quella che sono quando invece non sto bene". Quando sto bene mi sembra di poter affrontare il mondo con le regole che ci sono scritte nel Catechismo della Chiesa Cattolica o nei libri di teologia, quando non sto bene mi sembrano tutte parole. 

Dobbiamo educare noi stessi e gli uomini alla sincerità. Dice Etty: "non sono innamorata di lui ma certo subisco il suo fascino, e lui è senza dubbio il primo valido compagno in cui io mi sia mai imbattuta". Ci vorrebbe un diario non pubblico per poter dire le cose con questa chiarezza o per dire che per esempio il collo o il labbro di una persona ci "eccita". Cosa ammira Etty di questo uomo? "Lui è il primo a lottare contro i propri istinti impuri" (edizione italiana, 91). Come è liberante, senza frasi teologiche, dire che si hanno istinti impuri. Cioè per quanto mi riguarda: istinti che non sono una risposta adeguata al dono dell'essere nella sua gratuità. Come è importante per un insegnante essere come lo psicanalista di Etty: "ha insegnato anche a me come combatterli grazie alla forza della sua personalità". E questo è possibile anche senza pruderie. I due lottano insieme, anche fisicamente. Certo bisogna educarsi a non abbracciare una persona che non vuole essere abbracciata, ma se lo vuole è possibile abbracciarla anche se si hanno degli istinti impuri. I quali vanno "confessati", non "giustificati" - la giustificazione è cosa che solo Cristo può darci! 

Ieri ho cominciato a vedere in Netflix un film originale francese di una storia di due ragazze omosessuali (1). Il film è molto esplicito. Nella ragazza che porta il nome arabo di "giustizia" (Adele),  almeno per ora, non ho visto impurità ma la disperata ricerca di qualcuno che le dica che è "amabile". Di Emma non sono ancora sicuro, devo vedere come finisce. L'orgasmo è rivelato per quello che è: un potersi abbandonare totalmente in chi ti ama! Il film non è così chiaro come il diario di Etty nel riconoscere l'impurità, ma non nasconde nulla di ciò che oggi può e non può un rapporto sessuale. Non può creare una vicinanza che non c'è, ma può esprimere una vicinanza di cui tutti noi abbiamo bisogno. Nel film si vede ciò che descrive Etty con più sincerità: il voler essere santi (il desiderio di un reale rapporto di amore), eppure anche il desiderio o la disponibilità di andare a letto anche con il primo estraneo. Nella società liquida non abbiamo più difese, se non quelle che dall'alto ci vengono donate momento per momento gratis.  

Etty sa vedere tutta la vitalità del suo psichiatra, anche quando parla di politica, anche quando parla dei tedeschi! Sa sentire la sua "rabbia elementare". Sa che lui può agire e pensare nel mondo solo in forza di "tutta l'intensità di quell'uomo vitale", che in tutto, direi anche in un post in Facebook (per parlare nell'oggi) può "solo reagire con tutto il suo essere". 

(1) Il film ha vinto la "Palma d'oro" al Festival di Cannes del 2013. Non so dare un giudizio cinematografico o se le scene erotiche siano solo fantasia maschile. Il rapporto tra Adele e Emma finisce, perché Adele si lascia andare ad un rapporto con un uomo, non perché gli voglia bene, ma perché si sente sola e perché è sola nella nostra società liquida. E di fatto chi ha rotto interiormente con il rapporto è Emma, che di fatto ha come ultimo interesse il suo lavoro come pittrice. Ovviamente si potrà dirmi che non vi è nulla di più lontano dall'ideale della verginità cristiano di questo film. Ma se il vero cuore della verginità è il "distacco" (Giussani: "possesso con distacco dentro"), allora devo dire che sia Adele, in modo più intenso, che Emma, lo vivono in modo più drammatico che tante persone che si sono "installate" (Adrienne) nella vita dei consigli evangelici. 

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