Continuazione di un post che porta lo stesso titolo (16.10.17)
XIV
L'opposizione delle strutture di questo mondo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Cfr. L'impegno del cristiano nel mondo, II B, 2 (prima parte)
Come ha insistito negli ultimi anni don Julián Carrón, cercando di educare il popolo di CL, si è perso nel nostro mondo la sensibilità per l'evidenza di ciò che è ideale. Balthasar ne parla in questo capitolo così: "Sarebbe l'ideale se le strutture del mondo animale (traduco così la parola "untermenschlich", ma in vero non so cosa significhi e non ho la traduzione italiana qui in Germania per confrontarmi (1)) e dell'organizzazione sociale potessero venire penetrate dallo spirito cristiano, perché così entrerebbero completamente al servizio dell'amore interpersonale e della Communio cristiana".
Già nel 1971 Balthasar diceva con chiarezza: "Ma è chiaro che è una tale penetrazione del mondo sarebbe infondo la trasfigurazione della materia, il mondo della Risurrezione".
Ciò che in tante lotte contro i nuovi diritti si cerca di raggiungere è una dimensione che supera le possibilità di questo mondo. Ciò non significa che non si possa fare una "critica dei nuovi diritti" anche da un punto di vista cristiano, come Christoph Menke l'ha fatta dal punto di vista del marxismo. Per quest'ultimo il prezzo che si paga con i nuovi diritti è quello della perdita del valore della lotta politica. Tutti questi diritti sono individualistici e sono protetti dal sistema giuridico moderno e liberale (Londra è il simbolo che usa Menke). Mentre in Atene si è cercato ancora di educare con il diritto alla verità e a Roma si è obbligato il popolo a seguire la verità con il diritto, Londra conosce solamente una verità: quella della volontà del singolo. Menke propone la riflessione filosofica come l'alternativa a questo stato di fatto, una riflessione che potrà portare alla "rivoluzione sociale e politica".
Il cristiano non è estraneo alla riflessione filosofica e cerca di comprendere ciò che sta accadendo nel mondo, ma crede che solo la testimonianza della santità abbia la possibilità di aiutarci nel cammino in questo mondo. Dice Balthasar: "Nella storia reale del mondo - passato, presente e futuro - la redenzione totale è compiuta per ora "in spe" (Rom 8,24, etc.)".
E di fatto anche quando in Atene si è voluto educare il popolo con il diritto la schiavitù era legale, cosa che non corrisponde alla nostra evidenza di verità. Insomma l'ideale legale non corrispondeva neppure allora all'ideale umano. Anche nella cristianità medievale non si è vissuto nella idealità umana e di fatto essa era piena di movimento chiliastici ed utopici. Né la Roma romana né quella cristiana avevano creato la società perfetta. I movimenti utopici volevano anche allora cambiare le strutture; il giudizio di Balthasar è chiarissimo: si tratta di "entusiasmo non realistico".
La frase: "Voler abolire fondamentalmente l'ordine sociale con le sue necessarie forze dell'ordine conduce all'anarchia, per nulla alla Gerusalemme celeste", non è valida solamente in riferimento alla situazione degli anni 70, vale anche ora sebbene l'ordine sociale e giuridico sia diventato più "liberale". La "teologia politica", la "teologia giudica" non possono che portare al fanatismo: "la teologia non ha una competenza immediata negli ambiti delle strutture mondane, manda il cristiano credente al loro interno solo con un'idea dell'uomo, in forza della quale e a partire dalla quale dovrà ordinare le strutture nel modo più sensato e responsabile che gli sia possibile" (Balthasar).
Non vi è una competenza teologica che obblighi, a partire dalla caritas cristiana e dalla Communio cristiana, ad un totale pacifismo (problema di allora negli anni 70) ma neppure ad una totale pretesa che solo l'idea di famiglia cristiana diventi vincolante nella nostra società. L'obiezione che non si tratti di un'idea "cristiana", ma del "diritto naturale" non è forte, perché nel nostro mondo liberale questa evidenza del "diritto naturale" non è per nulla evidente.
Né per Balthasar né per me si tratta di invitare alla "rassegnazione". Sia come architetto e che come pubblico ministero (i due esempi di Balthasar) si può tentare di vivere l'amore gratis cristiano nel modo più convincente possibile, per esempio progettando un ospedale in cui la persona sia al centro dell'attenzione di questa struttura ospedaliera o per esempio cercando di proporre una proposta di legge che sia conciliabile con la visione del mondo cristiana per quanto riguarda i "nuovi diritti" di cui parlavo prima, ma si dovrà agire sempre con la volontà di fare compromessi con gli altri (il che non vuol dire che non si possa lottare con certe lobby dei poteri odierni), che sono una chance e non un nemico assoluto.
(1)
: L'edizione italiana traduce 'untermenschlich' con 'infraumano'
(Continua domani)
XV
Consigli per una comunità cristiana o per un Movimento - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar (seconda parte di II B 2)
Forse il più grande teologo del ventesimo secolo, Balthasar, non viveva in una torre d'avorio, ma ha fondato lui stesso una comunità e in dialogo con CL, in queste pagine che appartengono al Movimento e a don Giussani, ci dava nel 1971 alcuni consigli che sono così attuali, che in vero non abbisognano di un grande commento.
Come il cristiano singolo può illuminare nel suo lavoro il mondo circostante, ma dovrà fare dei compromessi con le strutture di questo mondo, una cosa analoga vale per la comunità cristiana:
- Ci si potrà rafforzare vicendevolmente solamente se si vive dello spirito, cioè del carisma della comunità, in legame con il suo fondatore e a chi guida il Movimento o la comunità cristiana ora.
- Le "strutture del mondo" subcoscienti, psicologiche, sociali e giuridiche, etc. non smettono di esistere neppure all'interno della comunità. Questo significa che la tentazione del potere esistono anche all'interno di una comunità cristiana. Il disordine morale e/o giuridico, etc. anche.
- Ed ovviamente non smettono di esistere nel mondo circostante. Le lotti di potere, i disordini e gli ordinamenti mondani sono il teatro in cui deve agire anche il cristiano. Solo guardando al Crocifisso, all'Agnello immolato che non immola nessuno, non si contaminerà eccessivamente.
- La comunità non deve chiudersi in se stessa, non deve avere la pretesa di aver trovato solo lei la verità o la pretesa di essere infallibile, ma deve aprirsi a tutti e vedere in tutti una possibilità di maturare. Gli alti uomini vivono anche sotto il peso e sotto gli ordinamenti delle strutture del mondo e la comunità cristiana non dovrà essere un' "icona sovraterrestre", ma dare testimonianza all'interno dell'impegno di Dio per il mondo, che è ultimante "disarmato".
Roberto, un piccolo amico di Gesù
XVI
(cfr. L'impegno del cristiano nel mondo, II, B, 2 (ultima parte)
Balthasar pensa, con tutta la tradizione cristiana e con il Nuovo Testamento, che le strutture della Chiesa sono generate dall'Amore gratis di Cristo. Doni di Cristo perché il messaggio cristiano non sia in balia di "rapporti personali casuali". Quindi non possono essere ridotte ad oggetto di una "sociologia della religione".
Conosce per esperienza ciò che sapevano anche alcuni Padri della Chiesa, quando parlavano della Chiesa come "casta meretrix", che queste strutture sono guidate da "uomini peccatori" e così abbiano bisogno continuamente di "una penetrazione di un autentico spirito cristiano dell'amore", se la Chiesa vuole essere credibile. Ciò che chiamo "Amore gratis" (evito la formula usuale "amore gratuito" per fermare un momento il lettore nella sua veloce attenzione).
Papa Francesco è un dono del cielo per la Chiesa e per il mondo perché fa vedere la trasparenza del ministero petrino all'amore di Cristo e perché, ovviamente nell'ambito delle sue competenze come Papa e come un momento del cammino fatto dai suoi successori, è uno strumento della volontà salvifica e di riforma del Padre celeste.
Mentre negli anni 70 eravamo confrontati contro una rivolta - per Balthasar del tutto comprensibile - contro chi sacralizzava l'autorità e le istituzioni della Chiesa isolate dalla loro trasparenza in direzione dell'Amore gratis di Cristo, ora sono i difensori di questa pseudo sacralità che protestano perché il cielo ha deciso di impegnarsi in una riforma dandoci un volto, quello concreto del Santo Padre, come strumento del carisma ignaziano, per la Chiesa e per il mondo.
La Gerusalemme celeste sarà sempre fondata sulle dodici pietre dell'Apocalisse e del Vangelo, quindi non è vero né che le strutture della Chiesa non hanno nulla a che fare con il Regno di Dio, come si pensava negli anni 70 né che il cielo non possa, di fronte a crisi inaudite, come quella della pedofilia e corruzione nella Chiesa, fare una "mossa nuova" nell'impegno "tradizionale" di Dio per il mondo.
Ovviamente, dobbiamo essere cauti e tranquilli, della pace di Cristo tranquilli: non è mai stato possibile che tutta la Chiesa viva del movimento della "semper reformanda" o che tutta la Chiesa sia trasparente dell'Amore gratis di Cristo. Questo movimento di riforma terminerà solamente con la sua definitiva venuta.
Roberto, un piccolo amico di Gesù
XVII
Il paragrafo II B,3 dell' "impegno del cristiano nel mondo" è di estrema importanza per il discernimento di cosa sta succedendo ogni nella Chiesa e nel mondo. Deve essere letto con grande attenzione a tutte le parole e i passaggi dell'argomentazione balthasariana. Qui posso accennare solo ad alcune linee elementari del suo discorso.
1. In primo luogo: "Il cristiano è solidale con lo sforzo degli altri uomini"- è "obbligato" a contribuire allo sforzo di umanizzazione del mondo, proprio perché ne conosce i problemi ed anche la dimensione "tragica" in cui esso si trova. Non ha ricette che semplifichino la complessità degli avvenimenti nel mondo, solamente un orizzonte più ampio, che è la "luce della fede" che illumina anche la "tragedia del mondo", che l'abbraccia e la porta a compimento. La luce della fede non serve mai alla recriminazione, anche del fatto che essa possa essere dimenticata, ma appunto ad illuminare ciò che il mondo vede in oscurità. I no che il cristiano può e deve dire a ciò che succede nel mondo "dopo Cristo e senza Cristo" (Peguy) nascono sempre dal si al dono gratuito dell'essere.
2. Nei confronti del potere del mondo, a partire dall' impero romano fino a quello russo sovietico (il libro è stato scritto all'inizio degli anni 70) fino a quello liberale di oggi, il cristiano non può che avere prima facie un atteggiamento di lealtà. Certo ci sono momenti nella storia in cui in forza della sua fedeltà all'impegno di Dio per il mondo, il cristiano è diventato una figura della resistenza. E ciò può accadere anche oggi. La sua vita però si trova sempre nello sforzo di discernimento tra lealtà e resistenza. Balthasar dice esplicitamente che posizioni di rifiuto del mondo e religioso fanatiche non sono il marchio di una posizione cristiana autentica.
3. Balthasar ha considerato in modo drammatico la divisione nella Chiesa tra progressisti e conservatori, perché ne vedeva il movimento di verità di entrambi: il cristiano non si impegna nel mondo con dei programmi chiusi (momento di verità della posizione progressista) né può tradire il principio originario della sua posizione, la luce della fede che viene dall'avvenimento di Cristo (momento di verità della posizione conservatrice). La posizione di von Balthasar rinvia al ruolo decisivo dello Spirito Santo e quindi del discernimento degli spiriti; uno Spirito Santo che ci darà la possibilità di dire la parola giusta al momento giusto, che non ci permette di chiederci in una posizione di rimpianto del "solo passato". Lo Spirito Santo e la appartenenza viva alla Chiesa ci farà comprendere quale sia la nostra missione, il nostro compito nell'impegno di Dio per il mondo.
4. Balthasar avrebbe considerato le polemiche contro il Santo Padre che viviamo oggi nella Chiesa come tragiche. Il Santo padre non fa parte di nessun "partito ecclesiale" ci sta educando piuttosto a camminare sulla file del rasoio tra impegno nel mondo e testimonianza ed ha spostato alcuni accenti (senza tradire gli altri), per esempio nell'enciclica "Laudato si'", in cui fa vedere come la solidarietà con gli altri uomini nella cura della casa comune è decisiva. Solo con gli altri uomini sarà per esempio possibile combattere le piaghe delle vendite delle armi a violenti dittatori e il commercio di uomini e di droghe, etc... Il libro di Massimo Borghesi(“JORGE MARIO BERGOGLIO. Una biografia intellettuale. Dialettica e mistica”) che uscirà fra giorni ci fa vedere tutta la complessità e genialità filosofica dell'uomo che guida la Chiesa oggi. Cito qui un passaggio dell'intervista che gli ha fatto Alver Metalli:
Ci sono delle acquisizioni finali del tuo studio, di sintesi, che correggono quello che è stato scritto sino ad ora su Bergoglio Papa? (Alver)
Le acquisizioni sono molte. Innanzitutto, come abbiamo detto, viene chiarita la genesi ed il filo rosso del pensiero di Jorge Mario Bergoglio. E questo è la prima volta che avviene. Con ciò viene smentita l’opinione di quanti, per pregiudizio o mancanza di documentazione, continuano a ripetere che Francesco non avrebbe i titoli per esercitare il ministero petrino. Bergoglio è portatore di un pensiero originale, dipendente da una tradizione del pensiero “cattolico” tra ‘800 e ‘900, quella di Adam Möhler, Erich Przywara, Romano Guardini, Gaston Fessard, Henri de Lubac. Alcuni di questi autori sono gesuiti, altri no. Si tratta di una tradizione illustre che proprio il magistero di Francesco consente oggi di riscoprire e di valorizzare. Una tradizione che si oppone a coloro – penso soprattutto alle critiche su Amoris laetitia – che vorrebbero addebitare al Papa una teologia prassistica, relativistica, permissiva. Nella concezione “polare” di Bergoglio la Verità e la Misericordia non possono essere separate, così come il bello-bene-vero alla luce dell’unità dei trascendentali. Chi critica Francesco per un suo preteso soggettivismo e modernismo dimostra di non conoscere il suo pensiero. Così come non conoscono il suo pensiero coloro che lo accusano di ridurre la fede alla questione sociale, di dimenticare il primato del kerygma. Al contrario Francesco – come afferma esplicitamente nella Evangelii gaudium - vuole ripristinare il primato del kerygma sulla deriva etica della Chiesa degli ultimi decenni e, al contempo, vuole un forte impegno dei cattolici nel sociale. Non opera alcuna riduzione: sono due poli di una tensione che caratterizza il cattolico. Rispetto all’impegno politico la trascendenza, il primerea della fede e della grazia su ogni declinazione storica, è il punto fermo. Quella del Papa è una posizione “mistica” che conserva l’apertura del pensiero rispetto ad ogni chiusura ideologica e sistematica, e questo in funzione dell’operare del “Dio sempre più grande” (Massimo Borghesi)
PS Nel corso dell'Intervista Borghesi fa vedere anche l'importanza di von Balthasar nella "biografia intellettuale" del Papa.
XVIII
In C, 1 dice Balthasar con chiarezza che solo una "Chiesa povera e in servizio", come quella che Papa Francesco oggi di fronte a tutto il mondo rappresenta, potrà avvicinarsi al mondo per salvarlo. Dovrà farlo rinunciando ad ogni forma di "dipendenza dal successo" e cadendo nella terra come cade un chicco di grano. Una Chiesa che ha abbattuto ogni bastione (nel 1971 riprende Balthasar questa formula che aveva usato prima del Concilio) e che non vive la tradizione come qualcosa che ci pone in un atteggiamento di rimpianto, ma nell' atmosfera di "croce e gioia" che è sempre propria al cristiano. Tradizione ha in Balthasar nulla di questo rimpianto di ciò che era, proprio ai tradizionalisti, ma è "traditio", "consegna del Figlio attraverso il Padre per la salvezza del mondo"! Oggi!
Ancora più che negli anni 70 la Chiesa dopo tutti gli scandali di pedofilia e corruzione non ha nessun motivo di sentirsi trionfale e ciò non vale solo per la gerarchia (vescovi che in tutto il mondo hanno coperto questo scandali) ma ciò vale anche per quelle comunità e movimenti che dovevano essere la "pelle", il momento di contatto con il mondo, la speranza della Chiesa. Fondatori di ordini sacerdotali perversi, Movimenti che coprono con il loro atteggiamento di egemonia in politica corruzioni di vario genere, sacerdoti che in Movimenti hanno compiuto le cose più imbarazzanti e addirittura criminali, etc.
Dobbiamo di nuovo riscoprire l'unico criterio che Balthasar ritiene generatore di autenticità: la disponibilità a cadere nella terra come un chicco di grano e portare frutti. Se da qualche parte nasce qualcosa di autentico nella sequela di Cristo con grande probabilità ciò succede perché una persona o più persone sono state "seme" nel senso qui sopra descritto. Quando non si ha più successo, quando comincia la malattia, anche per un fondatore di un Movimento, forse è allora che comincia la vera semina divina. Questo criterio ha un nome: Santità.
Chi pensa di sapere meglio degli altri ciò che è giusto cade nel trionfalismo di cui stiamo parlando e che è del tutto estraneo a Balthasar. Nel suo diario descrive una "morte" a Montecassino, quando Adrienne e lui non avevano neppure cominciato a fondare la loro comunità o quando era ai primissimi passi, e Cristo chiedeva loro di ridonare tutto nella disponibilità di "morire" per lui. Così l'uscita dalla sua amatissima "Compagnia di Gesù" (accaduta per fondare con Adrienne la comunità di san Giovanni), tutte le sofferenze e l'impegno descritto nel diario sarebbero vanificati nel nulla - così avrebbe pensato il mondo. Così come il mondo, anche nella Chiesa, ha pensato che Dio ha fatto morire Balthasar tre giorni prima di ricevere il berretto cardinalizio, per evitare che un eretico diventasse cardinale.
In vero Balthasar ha sempre educato alla cattolicità - contro ogni forma di comprensione settaria ed eretica del proprio agire. Chi agisce nel modo più cattolico possibile è sempre e solo Dio e in questo suo impegno noi dobbiamo trovare o cedere alla nostra missione, piccola o grande che sia.
Anche le critiche al Papa devono essere accettate nell'atmosfera di "croce e gioia".
XIX
Che guadagno hanno gli uomini se io come cristiano partecipo solamente alla loro disperazione? - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
II C, 2 porta il titolo: testimonianza della gioia nella solidarietà nel buio.
I passi che che Balthasar ci fa fare in questo capitolo introducono al cuore della sua teologia, che in questo non può essere distinta da quella di Adrienne von Speyr.
Se il cristiano deve essere come un chicco di grano che muore per portare frutti non dovrà perdere, per essere davvero solidale con gli altri uomini, la coscienza "dogmatica" della giusta dottrina cattolica? Non dovrà liberarsi proprio da questa ultima barriera, da questo ultimo sapere meglio degli altri cosa sia il vero?
Questa liberazione ci farebbe dei disperati tra i disperati e per questa situazione vale la domanda che ho messo come titolo di questo post: Che guadagno hanno gli uomini se io come cristiano partecipo solamente alla loro disperazione?
La contro obiezione è: ma Cristo stesso non è stato disperato, cioè lasciato da tutti anche da Dio, quando grida: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?
Questo radicale abbandono è la forma massima dell'impegno di Dio per il mondo! Questo radicale abbandono ha una singolarità che nessuno può pretendere essere la sua. Di fronte a questo radicale abbandono di Cristo siamo tutti uguali: i cristiani lo tradiscono o lo rinnegano, gli ebrei non lo riconoscono come messia, i pagani non vogliono prendersi un'ultima responsabilità per lui e lo cacciano. Aggiungo io: i mussulmani, che verrano dopo, e che ci ricordano l'importanza dell'unicità di Dio, non potranno confessare appieno questa singolarità di Cristo.
Balthasar non ha mai rinnegato l'importanza dei sacramenti e della fede. Si diventa cristiani attraverso di essi.
Balthasar non ha mai esaltato la croce, come è stato accusato, quasi avesse dimenticato la gioia. La gioia è il motivo ultimo dell'essere cristiani. Se non abbiamo questa gioia da donare agli altri, in fondo non abbiamo nulla da donare a loro, di ciò di cui veramente hanno bisogno. Questa gioia non è però in primo luogo individuale e psicologica, ma ecclesiale ed oggettiva.
È la gioia che può ricevere solamente chi è in povero in Dio, chi è un mendicante che ha perso anche l'ultimo orgoglio, quello appunto del mendicante che non vuole chiedere nulla.
Non vi sono solo i grandi carismi: ignaziano, di CL, etc. ma anche personali carismi, in cui Dio ci chiede determinate cose e le chiede singolarmente a noi. E Dio ci può donare una certa partecipazione ad uno degli stati di Cristo, per esempio anche quello nel giardino Getzemani. Grandi santi possono avere tale partecipazione in modo molto intenso, altri invece in modo esteso; questo vale per tutti noi, per esempio un medico che lavora nell'ambito della medicina palliativa o un altro uomo con un'altra professione che vive lontano dalla sua patria, etc. possono provare forme più prolungate e meno intense di "abbandono".
Questa partecipazione è sempre grazia e non pretesa. Come è grazia che il Signore ti può concedere di partecipare un pochino al buio di una persona da te amata.
Non dobbiamo mai dimenticarci che queste "prove" stanno sempre tra due gioie, fosse anche l'ultima, dice Balthasar, quella del cielo.
E non dobbiamo mai dimenticare che senza un "cedere" sempre nuovo all'origine della più grande avventura, quella dell'impegno di Dio per il mondo in Cristo, correremo il rischio di diventare "mine vaganti", che confondono le loro stranezze o la propria gnosi con il singolare impegno di Dio nell'amore gratuito di Cristo, che ci ha amato per primo. La Fraternità di Comunione e Liberazione è per noi (!!!) la modalità concreta di questo cedere.
Anche se la fede è in certo senso ragionevole come ci ha spiegato Luigi Giussani nel "Senso religioso", essa è e rimane qualcosa che è possibile solo con uno "slancio della libertà" di tutto l'uomo, non solo della sua ragione. Solo questo "salto" può mettere in comunione la libertà di Dio e quella dell'uomo. Dio è e rimane Mistero, che ci ama per primo e gratuitamente.
Solo il "primerear" (Papa Francesco) può salvarci: "in questo consiste l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi e ci ha mandato Suo Figlio come espiazione dei nostri peccati" (1 Gv 4,10).
XX
In chi ha visto Gesù la fede? In chi ha posto la sua speranza? - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Con il capitolo II C, 3, "Il piccolo gregge e il grande mondo", giungiamo alla fine del libro che ho commentato nelle ultime settimane: "L'impegno del cristiano nel mondo". Procediamo passo per passo.
1. In primo luogo. Dopo aver spiegato nei capitoli precedenti, che la gerarchia e come lo "scheletro" della Chiesa (non un male necessario, ma un bene necessario), non particolarmente bello da vedere, ma senza del quale il corpo non avrebbe agilità e possibilità di muoversi, ora Balthasar si concentra in quella comprensione di Chiesa, che si è convertita dall'esteriorità all'intimità della sua missione (un tema caro a Benedetto XVI) - e questa è un "piccolo gregge", ma non un gruppo elitario (tema caro a Papa Francesco)!
2. Il mondo è confronto con una tale "grottesca" idea di Dio e della Chiesa che è chiaro che ci siano ateismo e inimicizia per la Chiesa. Dal 71 ad oggi possiamo dire che tante persone nella Chiesa, anche vescovi, hanno contribuito a questa immagina grottesca. Forse possiamo dire che il problema più grande è all'interno del recinto sociologicamente percepibile della Chiesa stessa.
3. Il piccolo gregge quando porta la luce dell'Amore gratis nel mondo dovrà fare un'esperienza che lo confonderà. Ciò che porta è già presente nel mondo: in frammenti, incoscientemente ed anche come qualcosa che si è rifiutato, almeno in certe modalità ecclesiali. Ieri vedevo un film di una ragazza di 17 anni, brava nel canto e nel pattinare sul ghiaccio, che si ammala di un cancro rarissimo, ma che per tutto il tempo della sua malattia vive con una gioia incredibile e non parla mai di Cristo, solo del sorriso necessario a vivere.
4. Gesù stesso pone la sua speranza (e vede la fede di) su una donna siriano- fenicia (Mc 7, 24 sg.), su un soldato romano (Mt 8, 5), su un samaritano che gli dice grazie (Lc 17,16), su una samaritana che ha avuto cinque uomini (Gv 4,39 sg). È un samaritano diventa l'icona dell'amore gratis del prossimo cristiano (Lc 10, 25 sg.). Sembra che proprio chi ha un' immagine chiara di chi sia Dio, quando Egli agisce non lo riconosce. Chi si fissa su una sua idea, una sua gnosi (conoscenza) di Dio non lo riconosce - i farisei di allora e di oggi! Mentre invece chi si trova nel "vuoto pagano", nel nichilismo odierno ne ha bisogno. Lo riconosce ed in un certo senso lo ha già incontrato. Perché Egli è perché opera ed è già arrivato: Et Verbum caro factum est!
XXI
Non sappiamo quanta grazia divina si sia diffusa nel mondo in questi 2000 anni di storia della Chiesa - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Il terzo paragrafo di II C 3 fa vedere l'incredibile ampiezza e libertà di Balthasar.
1. Non ci sono statistiche per sapere quanto si sia diffusa la grazia di Dio dopo l'avvenimento di Cristo.
2. Sappiamo un po' dove si è diffusa la dottrina e come abbia fecondato altre religioni ed etiche. Attraverso il Corano si è diffusa anche la Bibbia, l'etica induista è contaminata di elementi cristiani. Sono gli esempi che fa Balthasar. Anche alcune sette portano in periferie lontane elementi davvero cristiani e non possiamo giudicare dal nostro punto di vista, quanto vi sia di autentico e quanto no.
3. Ma ciò che sappiamo è che non tutto ciò che sembra essere nel "centro" lo è davvero. Le forme con cui si prendono le distanze dal vero fuoco dell'amore gratis di Dio possono essere oggetto di un vero discernimento degli spiriti e saremmo stupiti se sapessimo quanti sono dentro che credono di essere fuori, e quanti sono fuori che credono di essere dentro.
(continua)
XXII
Libertà, l' "ultimo" passo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
In primo luogo è libero Dio, che in Cristo non ci lascia da soli, ma la, dove ci manda, ci sorprende con la Sua presenza, con la Sua già presenza. Come ho spiegato, ieri.
La libertà di Dio non ci permette di vivere di un "tanto fa lui". Ha bisogno di un "piccolo gregge", non elitario, ma che vive dell'amore gratis di Dio.
All'inizio della conferenza annuale, che è cominciata ieri, dei professori tengo sempre la meditazione iniziale; questa volta ho chiesto a Konstanze, mia moglie, di farlo, che ha commentato il numero 97 dell' Amoris Laetitia. Alcuni colleghi erano molto attenti, altri hanno in modo dimostrativo girato la loro testa da un'altra parte. Quando suonano le parole del Vangelo nel mondo, non vi è nessun applauso di massa, anche se proprio queste parole sono così necessarie per tutti. Questo è vero anche per Papa Francesco, che è amato, ma ciò non significa che sia amato per quello che davvero vuole annunciare: Gesù, non Francesco.
La cerchia di persone che si trova vicino al cuore di Gesù e Maria, non è né allora né oggi chi difende un cristianesimo, senza dogmi e liberale. Per questo, finalmente, non mi è mai interessata la teologia di padre Anselm Grün - quest'ultimo non annuncia Cristo, ma un "benessere" per il proprio io psicologico.
Ma la cerchia non è neppure composta delle persone che difendono un'astratta dottrina raffreddata, ma coloro che senza rinnegare la dottrina, vivono in un "amore fraterno e nella Communio sacramentale ed esistenziale la Presenza viva, personale e trinitaria di Dio".
Questo cristiano non ha paura neppure dei progetti di liberazione del mondo, perché sa che la sua fede - donata, non prodotta - ha come oggetto l'uomo intero, la storia e il cosmo che nel terzo giorno verranno accolti nel grembo del Padre!
Sa però, anche se si può, anzi si deve lottare per queste mete che non ci sarà mai un superamento definitivo della dialettica servo padrone (Marx), non ci sarà mai una ricupero completamente sano della propria origine (Freud), non ci sarà mai un superuomo, che non abbia bisogno di riconoscere l'essere come dono (Nietzsche), sa che nessuna utopia potrà rivelarci la forza dell'homo absconditus (Bloch) o che supererà tutte le aggressioni naturali per arrivare ad una natura inibita (Marcuse), sa che l'uomo non arriverà mai ad un benessere psicologico che lo farà necessariamente morire e vivere in pace (Grün).
Il cristianesimo non ha neppure paura della stoa o del buddismo perché con serenità crede nel proprio ideale di libertà, donato da Dio stesso in Cristo, la cui libertà per la morte non mira ad un "nirvana privo di identità individuale", ma scendendo nell'inferno apre ad una speranza personale per tutti!
(Fine del mio commento giornaliero al libro "L'impegno del cristiano nel mondo).
Roberto, un piccolo amico di Gesù