sabato 30 giugno 2018

Sul mito della Germania forte

Campestrin. Quando qualche giorno fa la Germania è uscita dal campionato mondiale di calcio ho letto la gioia di alcuni italiani che la forte Germania fosse stata eliminata. Se penso alla mia esperienza di 28 anni in Germania penso a tanta debolezza (depressioni, suicidi...) e non alla forza, anche se questa, in certi ambiti, è innegabile. La squadra di calcio che ho visto giocare contro la Svezia, pur avendo vinto all'ultimo minuto, era tutt'altra cosa che forte: piuttosto confusa e senza una reale volontà di vincere. Questo è un ottimo simbolo per comprendere la Germania. Per questo contribuire ad isolare la Germania è un giuoco politico del tutto pericoloso, tanto più se voluto da Putin e Trump.

Con il disastroso e necessario "finale" dell'esperienza nazista la Germania - per quanto sia possibile usare questa astrazione - ha vissuto un esperienza che chiamerei di "descensus ad inferos". Alcuni dei grandi tedeschi di allora, in modo particolare il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg cercarono, il 20 di luglio del 1944, di uccidere Hitler, ma altri grandi come il giurista Helmuth James Graf von Moltke (11 March 1907 – 23 January 1945) pensavano invece che la Germania avrebbe dovuto subire una catastrofe totale per potere rinascere. Helmuth temeva che se l'attentato ad Hitler avesse avuto successo sarebbe potuta nascere una nuova Dolchstoßlegende. Cioè l'idea che la Germania di Hitler fosse stata sconfitta per una "pugnalata" e non per aver iniziato una delle tragedie più grandi della storia dell'umanità a cui si opposero gli Alleati di allora. 

Il motivo per cui forse ora in Germania esistono politici di statura gigantesca come la cancelliera Angela Merkel, secondo me, è dovuto al fatto che la Germania ha saputo, anche se non subito e non sempre nel migliore dei modi, approfondire in modo esistenziale questa sua esperienza catastrofale. Quando Angela Merkel nel 2015 ha fatto entrare un milione e mezzo di siriani nel paese, sapeva, in accordo alla legislazione europea e tedesca, che la Germania non avrebbe mai più potuto commentare colpe che fossero simili alle antiche. La funzionante (almeno per ora) democrazia tedesca è frutto di quel descensus di cui stiamo parlando. 

Quando in un giornale italiano ho letto che la Germania di oggi veniva paragonata alla mentalità nazista di allora (quella delle fosse ardeatine) mi sono reso conto che siamo ormai confrontati con una delle più pericolose fake news degli ultimi decenni. 

Parlando ieri con due studenti tedeschi di economia (a Lipsia e Londra) ho constato con grande gioia come loro pensassero la Germania in un contesto europeo e non isolato da esso, certo consci che l'Euro ha portato loro successo, ma anche consci dei doveri che la Germania ha nei confronti degli altri paesi europei. Coscienti anche che l'accordo europeo sui migranti dell'altro giorno fosse molto debole. 

Anche in Germania gira il fantasma dell'egoismo collettivo che unisce Seehofer, Söder, Orban, Salvini, Kurz, etc. ma grazie a Dio la cancelliera per ora è riuscita a opporgli una grande resistenza. Ovviamente mi si potrà obiettare che anche la Germania come gli Usa esportano armi che contribuiscono a creare conflitti gravissimi come quelli in Yemen. Ma la democrazia tedesca è così funzionante che questo tipo di dibattiti vengono affrontati nel parlamento tedesco e nei giornali. 

L'incontro di Emmanuel Macron con il Santo Padre mi ha dato speranza che la Francia, con la Germania, possa contribuire a fermare il dilagante egoismo collettivo con cui siamo confrontati ogni giorno nei social media e non solo. 

In questi giorni ho portato qui nelle Dolomiti più di 60 persone tedesche (cfr. foto nella mia bacheca in Facebook) per educarli alla libertà della "bellezza disarmata" (1) - nel volto dei giovani (la maggioranza del nostro gruppo)  ma non solo ho visto che questa educazione è possibile, perché in "qualsiasi situazione ci troviamo, il reale continua inesorabilmente a venirci incontro, destando in noi stupore, cioè curiosità e desiderio" (Julián Carrón, La bellezza disarmata, 191). 

(1) In modo particolare con la conferenza di Stephan Scholz (Support International, AVSI) sulla situazione in Libano, il nostro gruppo si è confrontato, ad un livello molto profondo, con il problema dei migranti e con alcuni grandi persone e progetti che il nostro amico sta organizzando in Libano ed in altri paesi del Medio e Vicino Oriente. 

lunedì 25 giugno 2018

"Le mere scienze di fatti creano meri uomini di fatto" (Edmund Husserl) - in dialogo con don Julián Carrón

Lipsia. Vorrei soffermarmi un momento sul capitolo "allargare la ragione" della "bellezza disarmata" di don Julián Carrón. Don Carrón dialoga in questo capitolo non solo con don Giussani, riprendendo le tesi fondamentali del "senso religioso" e in modo particolare l'idea del "segno", ma anche con altri autori cercando di dare una risposta al nichilismo odierno.

1. Cominciamo dalla definizione di nichilismo. "Che forma ha il nichilismo oggi? Ha la forma di uno svuotamento, di una destituzione della realtà. La realtà è svuotata, essa non contiene più altro oltre ciò che si può quantificare, calcolare ed è ridotta a qualcosa solo da usare: è la negazione del reale come segno" (167).  Parlando ultimamente con dei giovani ho raccontato loro di una ragazza palestinese uccisa che ha offerto la sua vita come infermiera in Gaza. Nessuno dei ragazzi - ma io vivo anche in una delle regioni più secolarizzate del mondo - ha preso la vita di questa ragazza come segno di un mistero, ma si sono chiesti quale fosse l'interesse per così dire "egoistico" che spiegasse il suo agire. Don Carrón chiama in aiuto Martin Heidegger per comprendere il fenomeno. "L'essenza del nichilismo è la storia nella quale dell'essere stesso (e del suo mistero) non ne è niente". La vita giovane di questa ragazza palestinese, tra l'altro bellissime e sorridente, era per i miei giovani: niente! Questo conferma in modo forte ciò che don Carrón dice: "Il nichilismo oggi non è più una teoria, è la pratica di una vita pratica e dispersa". 

2. Molto interessante è la frase che don Carrón cita su scienza e fatti: "Le mere scienze di fatti creano meri uomini di fatto" (Edmund Husserl, 175). Negli ultimi giorni ho pensato con quale credulità venga presa sul serio una statistica, senza la minima coscienza che essa stesa possa essere interpretazione. C'é un modo di porre la questione dei "fatti" che non permette di comprendere quali siano "i problemi del senso e del non senso dell'esistenza". Una sovra accentuazione della famosa frase di Alexis Carrell, citata all'inizio del "Senso religioso", "poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducano alla verità", dicevo una sovra accentuazione di questa frase non fa capire la miseria di quei "uomini di fatto" che sono appunto gli uomini che prendono una statistica come se fosse "rivelazione divina" e che di fatto politicamente sono disposti a prendere qualsiasi forma di politicanti che "gestiscono i fatti" come i "redentori". 

3. La questione che don Carrón pone sull'impotenza della questione educativa delle università è mutatis mutandis la stessa che abbiamo al liceo: una stupidità  della specializzazione che non permette di avere "una soluzione razionalmente fondata" sulle domande di senso. Ho detto con una delle citazione di don Carrón: "Il rischio però è ridurre l'universitas del sapere all'universitas delle nozioni" (A. Marinelli). Questo mondo delle nozioni, vere o false che siano, non arriva più a comprendere il mistero dell'essere come possiamo vedere ogni giorno nella rete. 

4. Quale soluzione abbiamo nei confronti del nichilismo? Le soluzioni proposte da don Carrón sono anche le mie: esperienza, testimonianza ed amicizia! Una ragione che elimini "il soggetto vivente e concreto" (167) è una gnosi che non è capace di superare il bisogno in cui si trova l'uomo. Il bisogno più grande è che l'uomo ha bisogno di amore gratis e non lo trova. L'amore gratis è l'esperienza ultima del reale. Il grande filosofo tedesco cattolico, Ferdinand Ulrich, che purtroppo, a parte una traduzione a cura della Casa Balthasar di un suo libretto importante: "L'uomo come bambino. Per una antropologia filosofica dell'infanzia, con un' introduzione di Armando Rigobello (Roma 2013), è del tutto sconosciuto al pubblico italiano, lo ha spiegato in modo del tutto geniale. Vi è un "medesimo uso delle parole essere e niente"! Senza comprendere questo mistero non avremmo mai un percorso per uscire dal nichilismo. Il niente di cui parla Ulrich non è quello del nichilismo, ma quello della gratuità dell'amore stesso. Il linguaggio ci aiuta a comprendere ciò di cui sto parlando: quando qualcuno ci dice grazie, noi rispondiamo con un un "non fa nulla", "non c'è di che". L'essere stesso è questa gratuità ultima, che è poi il cuore ontologico dell'esperienza, dell'amicizia e della testimonianza. Esso viene gratuitamente donato. Senza fare questa esperienza di gratuità non faremo mai un passo al di fuori del nichilismo. Perché il sospetto che l'interesse per noi sia solo una questione di "proselitismo" è l'esperienza che più ci deluderà. Una testimonianza fatta per proselitismo distrugge il cuore ontologico della realtà stessa a cui si vorrebbe che ci "adeguassimo" come spiega con ragione il filosofo spagnolo Xavier Zubiri: "Ciò che è propio della ragione non sono le sue presunte evidenze, né il suo rigore empirico o logico, ma è innanzitutto la forza dell'impressione della realtà" (169). Ciò che realmente ci impressiona nella realtà è però il suo cuore ultimo e cioè che essa è stata donata gratuitamente. Senza spiegare ciò "la realtà profonda che si impone coercitivamente nell'intelletto senziente" è una forma di prevaricazione della libertà. Per voler rimanere nella realtà in cui ci troviamo non abbiamo solo bisogno di un'impressione coercitiva, ma di una reale esperienza di gratuità! 

Come spiega Ulrich vi è un "senso necessario dell'essere", ma questa necessità non è coercizione, ma come rivela la parola tedesca Notwendigkeit (necessità) ciò che può superare il bisogno. Not è "bisogno", wenden è "girare", superare. Il senso necessario dell'essere è quella esperienza di gratuità ultima che sa accogliere anche tutta la mia miseria nichilistica! Senza "giudizio e senza limiti". A questo punto devo pensare a quella bellissima scena del film della Liliana Cavani su san Francesco quando il Papa Innocenza III gli chiede se ama anche lui e i cardinali che sono ricchi. Francesco li guarda attentamente e dice: "senza limiti e senza giudizio". Stiamo parlando ovviamente di quel giudizio escatologico ultimo. Vi è invece un "giudizio storico" che può essere una reale necessità esprimerlo per non rendersi ancora una volta colpevoli di abomini che accadano davanti ai nostri occhi. 

domenica 24 giugno 2018

Trent'anni dopo - Memoria di Hans Urs von Balthasar, il teologo del dramma di Dio

Lipsia. Trent'anni fa, il 26 giungo del 1988, moriva, inaspettatamente per gli altri, non per lui, tre giorni prima di ricevere il berretto cardinalizio, il mio primo e grande maestro, Hans Urs von Balthasar (1905-1988). Alla Santa Messa, in occasione del suo funerale, celebrata dal cardinal Joseph Ratzinger, arrivai in ritardo perché il Gottardo era chiuso. L'omelia del cardinal Ratzinger la lessi dopo, forse addirittura mesi dopo. Quello che mi ricordo di quel addio dal grande maestro a Lucerna sono le lacrime di Cornelia Capol, segretaria, collaboratrice e per anni responsabile del ramo femminile della Comunità di san Giovanni, mia amica in terra ed ora in cielo, e che tanti anni dopo, ho visto giacere nel suo letto a Basilea (è morta l' 1.10.14, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la piccola Teresa) nella camera che da quella di lavoro era diventata anche quella mortuaria. Le sue lacrime di allora rappresentavano il mio stato d'animo quando sentii della sua morte! 

In una delle lettere che mi mandò (gli originali si trovano nella Casa Balthasar a Roma e copie nell'archivio di Basilea) Balthasar mi diceva che non si deve ridurre la sua opera all'estetica - i primi sette volumi della trilogia che in italiano portano il titolo di "Gloria" (Herrlichkeit). Per quanto sia importante la percezione della forma, la percezione dell'unitaria figura di Cristo e per quanto sia importante vederla come verità del cielo e della terra (la terza parte della trilogia si chiama "Teologica"), il cuore della trilogia è e rimane la "teodrammatica" (seconda parte della trilogia). Secondo me senza l'incontro con Adrienne von Speyr (1902-1967) la "Teodrammatica" non sarebbe mai stata scritta: questo incontro, del teologo con la mistica e medico svizzera, è a sua volta il cuore della vita di Balthasar. 

La vita del cristiano e dei cristiani è e rimane un dramma! Cosa significa questo? Questo non significa che in questo dramma non vi siano integrati anche elementi della "commedia" umana - come Adrienne, anche Balthasar aveva un senso notevole dell'umorismo e della leggerezza (non è un caso che il suo autore preferito sia Mozart e non Beethoven). Nelle commedie trionfa sempre un "destino favorevole" e grazie a Dio molti momenti della nostra vita, sono pieni di questi momenti favorevoli e di grazia, ma se non ci chiudiamo nel nostra percezione solo privata della vita (che qualora non ci accada una tragedia famigliare potrebbe, nella nostra regione del mondo, svolgersi con una certa tranquillità), se apriamo cuore e sguardo a ciò che accade nel mondo, vediamo immediatamente che non la "commedia", ma il "dramma" ha il sopravvento, un dramma in cui spesso non siamo confrontati con un "destino favorevole". E se vogliamo trovare una cifra interpretativa di questo mondo, piuttosto dovremmo pensare ad una "tragedia" o a tante tragedie. Il dramma "unico" di Cristo (cfr. Teodrammatica, II, 1, 69 dell'edizione tedesca) nella sua forma paradossale è realmente tragedia fino alla discesa nell'inferno più brutale e senza forma, ma anche realizzazione della salvezza. L'uomo non viene lasciato da solo con il suo destino da accettare con dignità o in cui soccombere nella mancanza di senso assoluto, nel nichilismo più spietato, ma viene coinvolto con l'impegno di Dio con il mondo, che è un impegno di gratuità e di amore. 

Come teologo Balthasar si è confrontato con tutte le dimensioni teologiche del suo tempo. La grandezza della sua opera consiste nel sapere integrare tutto ciò che è degno di essere integrato. Per fare alcuni esempi: la sua teologia si è confrontata con la dimensione politica, dialogica e futuristica delle teologie del tempo senza essere imprigionata in un sistema che come gnosi pretenderebbe di comprendere tutto, mentre l'azione nel palcoscenico del mondo procede e solo alla fine sapremo quale era il disegno di Dio con esso. Balthasar vede anche come una tentazione il tentativo di perfezionare la propria teologia così che generazioni future non abbiano più nella da fare. Come insiste Julián Carrón nella "bellezza disarmata" noi uomini siamo figli del nostro tempo. "Ogni membro di un popolo è introdotto nel reale attraverso la cultura del suo popolo, la sua tradizione, e da essa egli è storicamente definito" (La bellezza disarmata, 158). Voler supera questo "storicamente definito" con una "gnosi sistematica e perfetta" è una tentazione. 

Per quanto riguarda la "politica", per parlare il linguaggio di Massimo Borghesi, troviamo in Balthasar una reale "critica della teologia politica". Balthasar insite sulla dimensione personale dell'incontro con Cristo, ma non ha mai pensato questo incontro come avulso dalla storia e dalla sua rilevanza politica. Mentre però la "teologia politica" è una forma di gnosi sistematica, la "teologia della politica" di Balthasar fa vedere che l'annuncio cristiano è e rimane "lievito" per la storia del mondo e non una soluzione sistemica. Ciò non vuole dire che non si possa lottare politicamente per superare non solo le conseguenze degli errori strutturali di una certa situazione, ma gli errori stessi, ma il cristiano non comprenderà    mai il proprio impegno per il mondo, all'interno dell'impegno di Dio per il mondo, in forza della categoria del successo. Il successo non è mai il criterio ultimo dell'agire del cristiano (cfr. TD II, 63 dell'edizione tedesca). Nel suo impegno Dio vuole salvare tutti (1 Tim 2,4) - questa salvezza per tutti è da intendere però nella modalità della speranza e non di una gnosi -  ma noi non sappiamo come, quello che noi possiamo fare è "esporci" così che la nostra azione stessa venga percepita nel mondo anche dai nostri avversari e nemici (i "Contadini di Peguy" in Facebook sono una forma di questa esposizione).  Senza questa esposizione non avremmo un dramma, ma piuttosto una commedia o un racconto epico in cui alla fine è chiaro chi sia il vincitore. L'agire del cristiano non è  un "ascetico, filosofico o mistico renderci immuni al cospetto del mondo, perché ciò sarebbe la morte della dimensione drammatica" (ibidem, 64).

Il cristiano si impegna in un autentico dialogo con tutti - dialogo significa che uno è disposto a farsi colpire dagli argomenti degli altri, dell'altro e che questo incontro con l'altro  è sempre più importante della fedeltà al proprio punto di vista "identitario"  - e questo vale oggi anche e soprattuto per l'Islam in modo forse più radicale di quanto Balthasar steso pensasse. Balthasar ha conosciuto solo una delle grande figure del dialogo con l'Islam: Charles de Jesus; grandi uomini di questo dialogo come il padre Christian de Charge o il Padre Paolo Dall'Oglio vivono la loro missione ecclesiale dopo la morte di Balthasar.   
Il motivo di questo dialogo non è il bisogno di armonia con il mondo, ma realmente teologico: il Dio trinitario è in e per sé "dialogo". Certo dialogo ex Patre e non confusione. Per cui la Chiesa ha un dovere di insegnamento e la sua "dogmatica" ha una dimensione di "indicatore stradale", ma come dice Balthasar "l'indicatore stradale ci pone solo sulla retta via, ma non la sostituisce, come non sostituisce il cammino su questa via stessa" (67).

L'obbedienza del Figlio, il grande tema ignaziano e giovanneo di Balthasar, non è il contrario della dimensione dialogica: nella profonda intimità tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo, vi è un medesimo uso delle parole libertà ed obbedienza. Nessuno ha tolto la vita al Figlio, Egli l'ha donata gratuitamente. 

Noi siamo in cammino verso un futuro che rimane aperto. Anche se la rivelazione di Dio con Cristo ha trovato la sua ultima figura, lo Spirito Santo ci rivelerà dimensioni che noi non possiamo anticipare con nessuna forma di gnosi. La speranza cristiana non è un principio filosofico (Ernst Bloch), ma attesa di Colui che sta arrivando e che arriva non solo alla fine della storia, ma in mezzo ad essa, anche nel cuore del nostro cammino personale. 

Ecco qualche pensiero per far memoria di questo grande uomo che non può essere inscatolato in nessuna categoria del tipo: conservatore, tradizionalista, progressista... Nelle lacrime di Cornelia avevo visto la tristezza che si prova se un uomo del genere se ne va, ma negli anni successivi, nel volto sereno di Cornelia e di altri amici della Comunità di san Giovanni, in modo particolare del mio amico americano Adrian Walker, e nella sua grande opera teologica vedo che Balthasar non è morto, ma dal cielo sorride nel vedere noi e la figura di questo grande Papa che forse più di tutti i suoi predecessori è una reale figura "teodrammatica" (1). Una figura che sta prendendo sul serio il nostro tempo e l'impegno ancora attuale di Cristo in esso. Un tempo "che è palesemente caratterizzato dalla possibilità di imponenti migrazioni e incontri tra popoli diversi, in una situazione nuova per la storia dell'umanità" (Julián Carrón), un tempo in cui è possibile però incontrare Cristo in quella "contemporaneità" di cui parla Kierkegaard (cfr. Td, 66) e che è il tema degli Esercizi della fraternità di Cl in quest'anno: la famigliarità con Colui che è vivo e viene! 

PS Dedico questo mio piccolo scritto a don Julián Carrón, che negli ultimi tempi ha ripreso spesso e con grande profondità il teologo svizzero. 

(1) Un esemplificazione cinematografica di ciò che intendo con "papa teodrammatico" è il film di Wim Wenders, appena uscito nei cinema tedeschi. 

sabato 23 giugno 2018

Tra Saviano e Salvini, scelgo senza dubbi il primo!

Lipsia. Fermare il ministro degli interni italiano, eletto democraticamente con il 17 % dei voti, è per me una questione di coscienza, anche democratica. 

Antonio Polito, nel Corriere della Sera, ha ragione: Matteo Salvini si sta facendo molti nemici. Per ora funziona; bisogna vedere cosa succederà. Forse vincerà questa partita di Poker, forse la perderà. Io spero che la perda. Roberto Saviano nella pagina culturale della FAZ, il giornale del capitalismo liberale tedesco, attacca violentemente Salvini sulla questione della scorta, sulla questione della mafia, sulla questione dei migranti e dice non voler dialogare con lui (invece rimane in dialogo con le persone che hanno votato Lega e che sono scioccate da ciò che sta facendo Salvini in questi giorni (chiusura dei porti, vaccini, scorta...). Gli da del mafioso e dice che i suoi nemici sono tutti coloro che sono deboli. E che lui è orgoglioso di stare con i deboli. Saviano ci tiene a precisare che non è Gesù e che non porgerà l'altra guancia e il suo argomentare non è "cristiano" - come non lo è la sua polemica contro l'obiezione di coscienza, se me l' hanno riferito bene - eppure la mia simpatia va a lui. 

L'articolo di Saviano finisce così: "Prendiamo al ministro degli interni, a questo uomo senza scrupoli e cinico, la possibilità di dare ad altri (in modo concreto) armi nella mano. Chi ora tace, si fa per sempre colpevole".Saviano ha ragione: Salvini minaccia, come la mafia minaccia. Questa è anche la risposta a Gianni Aversano nella controversia di ieri notte nei "Contadini di Peguy": la differenza tra il Papa e Salvini è questa: Il Papa non minaccia, ma ama. Salvini minaccia. Il fatto che il Papa riconosca il "momento di verità" della Lega (bisogna essere prudenti nell'accoglienza dei migranti) non dice nulla su questa differenza colossale. Il Papa annuncia Gesù, anche se ovviamente non può che tenere conto dei limiti dell'uomo stesso. Gratia perficit naturam, non tollit.

Con grande fatica, dice la Faz con ragione, l'Eu è stata capace di sopportare la crisi in Grecia (quello che si dice in Italia di questa crisi è secondo me molto unilaterale), perché Grecia ed Europa hanno collaborato insieme. La coalizione della sinistra radicale in Grecia, se pur populista, si è rivelata molto pragmatica. Vediamo cosa succederà ora con la crisi dei migranti, che sta seppellendo la grande coalizione in Germania. Se ad AngelaMerkel non riuscirà la quadratura del cerchio, temo che ci troveremo di fronte a quella crisi che l'Eu non saprà più risolvere. Cosa accadrà? Vedremo.

Certo non sarà l'Europa in cui ho voluto vivere e dare forma alla mia vita! E alla vita della mia famiglia e dei miei allievi.

Per questo motivo nel #savianononsitocca c'è in gioco non solo la vita del giornalista italiano - cosa questa già di per sé sufficiente; da quanto ho 18 anni mi sono sempre impegnato pubblicamente per difendere la persona contro le esigenze dello stato (penso alla mia difesa nel liceo dell'autenticità delle lettere di Aldo Moro), figuriamoci contro le esigenze di un uomo senza scrupoli e cinico come Matteo Salvini.

Ma come dicevo, non si tratta solo di salvare Saviano, ma il nostro convivere democratico e cristiano!

PS Conosco la mitologia del #SostieneSaviano, simile a quella del #SostienePereira, ma si tratta di una buona mitologia al servizio della persona e del vivere democratico.







giovedì 21 giugno 2018

Movimento e ideologie 2013, Bruno Brunelli

Roma. Quello che è accaduto nel movimento di CL negli ultimi anni è simile a quanto accadde nel ’68. In entrambi i casi un’opzione esterna alla vita della comunità cristiana è divenuta preponderante, più decisiva rispetto agli orientamenti che una comunione viva sapeva generare. 
Alla fine degli anni ’60 furono i valori gridati dal movimento studentesco a prevalere e a determinare le scelte di molti che avevano aderito a GS. Negli ultimi decenni sono stati i valori della destra conservatrice a prevalere su ogni altra considerazione...


mercoledì 20 giugno 2018

La Destra cattolica è una forma di riduzione sociologica del cristianesimo - cosa ne è del "santo popolo fedele di Dio?"

Lipsia. La Destra cattolica è una forma di riduzione sociologica del cristianesimo e dell'uomo. Nel suo famoso libro che porta il titolo "Solo l'amore è credibile" Hans Urs von Balthasar presentava due forme di riduzione del cristianesimo: quella antropologica e quella cosmologica. La riduzione sociologica è una sotto forma di quella antropologica. Ciò non vuole dire che ogni identificazione sociologica della Chiesa sia una riduzione di per sé. Nella riduzione sociologica però l'uomo e la sua comprensione di Cristo vengono ridotte a categorie sociologiche pure, più o meno complesse, e così l'esistenza di un uomo che prenda sul serio l'Amore gratis di Cristo viene negata a priori. Il cattolicesimo per la destra cattolica è utile come forma sociale, oppure è spazzatura. 

La destra cattolica ragiona sempre sui "dati della realtà" che non non vedi come "propri" ma come fati puri e crudi e non le viene in mente che potrebbero essere anche interpretazioni. L'assolutizzazione e solo-ripetizione della frase di A. Carrel all'inizio del "Senso religioso" corre il rischio così di squalificare ogni forma di riflessione filosofica, che permette tra l'altro di comprendere che spesso i "dati" sono a loro volta "interpretazione". 

Non è un caso che la destra cattolica di allora abbia odiato Balthasar fino a desiderargli la morte. Tra le tante cose sentite girava anche la storiella che la sua morte, tre giorni prima di ricevere il berretto cardinalizio, sarebbe stata una punizione divina perché Dio non avrebbe mai permesso che un cardinale pensi che l'inferno sia vuoto. In vero Balthasar questo non lo ha mai affermato, anche se ha offerto aiuto ai suoi critici di trovare legna per il suo rogo nella sua opera, in modo particolare nella sua trilogia - loro avevano letto solo le sue piccole opere. Nel frattempo Dio ha cambiato idea ed ha permesso addirittura ad un gesuita eretico  di diventare Papa, mentre avrebbe potuto fulminarlo quando si è inchinato, nella prima ora del suo pontificato, per chiedere la benedizione del "santo popolo fedele di Dio". 

Ieri sono stato accusato da una persona di questa destra di "trasudare un razzismo sociale incomprensibile". Cosa ho fatto per meritarmi una tale critica? Ho sostenuto che il movimento politico populista, guidato attualmente da persone come Trump, Kurz, Söder, Seehofer, Salvini, Orban e ideato, in modo pubblico da Steve Bannon, è una forma di "egoismo collettivo". Questa è la definizione del nazionalismo di Rousseau. Ovviamente si pone la domanda se non vi sia una commistione, in paesi cattolici, tra "il santo popolo fedele di Dio" e questa massa di egoisti collettivi. 

Come non è possibile identificare precisamente le civitates di Agostino con una forma terrena, non è possibile neppure identificare precisamente chi sia chi e con grande probabilità - sapendo che io stesso sono peccatore - abbiamo a che fare sempre con una forma "permixta". Anche una massa di peccatori sa pensare ed agire a volte come "santo popolo fedele di Dio". Non si può dire che questo esista solo in America Latina. 

Certo che l'Europa fa vedere il suo volto secolarizzato forse in modo più intenso che in America Latina, ma a scambio di equivoci bisognerà dire che il "santo popolo fedele di Dio" esiste anche da noi. Nella regione dove abito (Sassonia Anhalt) è una minoranza, ma esiste anche qui.  

I politici e teorici del populismo riducono l'uomo stesso al suo egoismo. Ciò non significa che l'uomo sia totaliter egoista. Questo non è mai vero e bisognerà distinguere, come ha sempre fatto la tradizione cattolica, tra peccato e peccatore. Denunciare forme di egoismo collettivo non significa pensare che gli uomini siano totaliter corrotti. Questo tipo di riduzione (la natura totaliter corrupta) sarebbe davvero una forma di "razzismo sociale". 

C'è un fantasma in giro per il mondo! il fantasma della "purezza" (in forza della quale sia giustifica il proprio egoismo), cioè di uomini che si credono puri e che lanciano pietre contro tutti, anche contro il Santo Padre che dice di essere un peccatore (cfr. prima intervista a Padre Antonio Spadaro SJ). Ma se non lo dicesse, se no lo confessassimo, dichiareremmo Dio come un bugiardo, spiega san Giovanni.  Io non sono puro anche se con le tre Ave Maria serali (tradizione ignaziana) cerco di mantenere, come posso, contatto con chi è realmente pura, la ragazza di Nazareth, la Regina del cielo che ci ha mandato questo papa per ricordarci che Dio è Padre e non Padrone e che anche il suo modo di punire le colpe non contraddice mai la sua natura prima ed ultima: quella di essere Amore gratis! 

Liquidità ed esperienza.

Lipsia. Nel diario del 1952 Balthasar chiede a SPN (Sanctus Pater Oster = Ignazio) se Adrienne dovesse essere conosciuta di più pubblicamente. SPN risponde: "Laddove è possibile, far si che venga invitata a tenere una conferenza, scrivere più articoli, pubblicare piccole cose. In modo che ottenga più présence. Comunque non intraprendere cose grandi, non perdere il coraggio, tutto è in cammino, anche se per ora non lo si vede e qualche volta vige una semi oscurità. Il Padre ama e benedice i suoi bambini". 

Qualcosa di simile ha detto oggi il Santo Padre nella sua Udienza generale a tutta la cristianità: 



"La sfida è proprio questa: la prima norma che Dio ha dato all’uomo, è l’imposizione di un despota che vieta e costringe, o è la premura di un papà che sta curando i suoi piccoli e li protegge dall’autodistruzione? E’ una parola o è un comando? La più tragica, fra le varie menzogne che il serpente dice a Eva, è la suggestione di una divinità invidiosa – “Ma no, Dio è invidioso di voi” – di una divinità possessiva – “Dio non vuole che voi abbiate libertà”. I fatti dimostrano drammaticamente che il serpente ha mentito (cfr Gen 2,16-17; 3,4-5), ha fatto credere che una parola d’amore fosse un comando.
L’uomo è di fronte a questo bivio: Dio mi impone le cose o si prende cura di me? I suoi comandamenti sono solo una legge o contengono una parola, per curarsi di me? Dio è padrone o Padre? Dio è Padre: non dimenticatevi mai questo. Anche nelle situazioni più brutte, pensate che abbiamo un Padre che ci ama tutti. Siamo sudditi o figli? Questo combattimento, dentro e fuori di noi, si presenta continuamente: mille volte dobbiamo scegliere tra una mentalità da schiavi e una mentalità da figli. Il comandamento è dal padrone, la parola è dal Padre."

SPN parla di un Dio che si prende cura dei suoi piccoli. Oggi una persona è andata via dal gruppo dei Contadini, forse perché ho reagito in modo troppo duro ad un suo post che mi sembrava arrogante. Cornelia Capol mi raccontò che a volte Balthasar esplodeva quando veniva a sapere della sfacciataggine di alcuni e  nel registro delle sue risposte pubbliche vi era certo anche l'arma dell'ironia e del sarcasmo.  

Accusare i "Contadini di Peguy" di non prendere sul serio la "bellezza disarmata" è una sfacciataggine, come lo è un dialogo in cui tu fai dei passi sul tuo interlocutore ed egli rivela solo la sua voglia di avere ragione. Spesso si scopre che il primerear degli uomini cristiani non è Cristo, ma un giudizio politico che danno loro. (1)
L'amico Angelo Lucio Rossi dice che bisogna ripartire dall'esperienza nel dialogo con gli altri. Ma cosa è l'esperienza e cosa è essa nella nostra società liquida e trasparente? Gli angeli che le portavano la comunione mentre era a letto e mentre dal letto partecipava alla Santa Messa di Hans Urs in una cappella a Basilea erano esperienza mistica di Adrienne. Il rapporto che abbiamo con gli amici, il sesso con la propria donna, il lavoro. Tutto questo è esperienza. Ma da un certo punto di vista l'esperienza più grade (almeno nel tempo che le dedichiamo) è quella della trasparenza che si vive nella reta. Si possono vedere in essa tanti moti dell'animo: chi dialoga senza dialogare, chi ha una cattiveria che lo chiude nella propria ideologia, chi tenta di fare passi verso l'altro per uscire dalla propria depressione. Insomma tutte le variazioni, buone e cattive, che ci sono nel nostro animo.
L'esperienza del lavoro nell'apertura agli altri è una grande occasione di crescita, ma non rivela tutto della nostra anima. Di fatto siamo super frammentati. Nel suo "Sostiene Pereira" Antonio Tabucchi fa formulare a Cardoso, lo psicologo o il medico di Pereira, una teoria della confederazione delle anime. Non si tratta però di spodestare il nostro io egemone come spiega Cardoso, ma semplicemente che non c'è più un io egemone. C'è l'io della rete, l'io che mangia, l'io che ha bisogno di sesso, l'io che lavora, l'io pio, l'io musicale, etc...L'inquietudine non è dovuta dal fatto che una delle nostre anime sta prendendo il sopravvento, ma semplicemente dal fatto che le nostre anime vengono assorbite da un meccanismo di astrazione: si diventa solo lavoratori e finito questo aspetto solo pornografici, solo mangioni, solo pii, etc. 
La confederazione delle anime liquidi e settoriali è un prodotto della perdita delle evidenze o forse una causa. Don Carrón lo sa e per questo parla negli Esercizi della perdita della famigliarità con Cristo. Ma Cristo è manifestazione dell'amore gratuito e non una delle nostre attività e dei nostri giudizi. Egli si rivela in un gesto di gratuità per la propria moglie (appendere i panni al suo posto), per il proprio amico e non in grandi progetti.
Più il progetto è grande e tanto più esso si mette al posto dell'opera di cura che ha il Padre per i suoi piccoli. Così si vede solo la nostra dominanza. Non dobbiamo forzare nulla, solo vivere di quell'amore gratuito che si rivela sub forma hostiae rotunde e nelle lucciole di queste notti di giugno in giardino o nel volto di un amico. 

Tu, Cristo, non hai bisogno di nulla per salvare il mondo! E questa salvezza è già in atto! Relax! 

(1) Per esempio questa mattina un uomo di destra affermava che la destra non ha nulla a che fare con il populismo (si può pensare anche così), ma ciò con cui facevo fatica non era la teoria che diceva, ma la chiusura del suo spirito. C'era solo la sua teoria astratta e null'altro, quasi che l'esperienza si fosse inaridita. La teoria stessa non è molto credibile perché da alla sinistra, qualora essa esista (mi sono chiesto ieri ascoltando la "Locomotiva" di Guccini dove fosse quella gente con il pugno teso che vedevo al concerto dei tardi anni novanta), una potenza che non ha. Il populismo è frutto di esperienze di povertà materiale e spirituale e di una sapiente regia alla Steve Bannon. Oggi in Europa i campioni di questo che chiamerei egoismo collettivo sono Kurz, Seehofer, Söder, Orban, Salvini. I cattolici che non danno più l'otto per mille alla Chiesa cattolica romana, perché arrabbiati con la CEI, ma per esempio alla Chiesa ortodossa non sono gli innocenti che vedono ora cadere tutto nelle mani del populismo creato dalla sinistra, ma responsabili spirituali della sua nascita. 

martedì 19 giugno 2018

Giudizio politico e familiarità con Cristo

Lipsia. I contadini sono stati accusati di non lasciar tempo a Salvini. Ecco la critica: 

Scusate, mi sembrava di aver trovato un gruppo sano dove si disquisiva di Dio e dintorni....se dobbiamo parlare solo di Salvini e dell'eventuale razzismo ,almeno vediamo tra sei mesi cosa ha combinato questo governo e poi eventualmente diamo il nostro giudizio, facendoci prima tutti quanti un bell'esame di coscienza sul razzismo. Ho già visto ( seguo la politica da oltre 40 anni), gente che predica bene, politically correct, e razzola malissimo e gente che ha detto cose turpi, ma poi ha fatto leggi condivisibili....non facciamo come i Farisei che partivano sempre dai loro schemi, anche per loro Gesù era un blasfemo, usiamo come ci raccomanda il Papa, il discernimento (dal latino dividere-scegliere) e soprattutto non stracciamoci le vesti .....se vogliamo veramente denunciare, incominciamo a farlo per Trump, che divide le famiglie messicane al confine come i nazisti nei campi di concentramento, pensiamo allo Yemen, che è in guerra da anni e bombardato dall'Arabia Saudita e c'è il colera ,dove i bambini muoiono come le mosche, e potrei andare avanti per altre venti righe, su situazioni ancora più scandalose. Se non torniamo ad essere attenti alla realtà, giudicandola alla luce della fede a 360 gradi, non a prescindere o pregiudizialmente, soprattutto perché c'è di mezzo anche Peguy (l'avete scelto voi il nome) vi lascio e vi auguro tanta felicità ,ma soprattutto tanto discernimento ......buona serata...

Non entro il dettaglio di questo post che si esprime con un'arroganza stratosferica. Non voglio ricordare all'autore che abbiamo fatto un post anche su gli atti criminali di Trump, etc. 

Arriviamo all'essenziale. Davanti al Santissimo due ore fa ho meditato la prima parte degli Esercizi di Rimini. Ho pensato che davvero sono ultimante in un atteggiamento di lamento. Credo davvero che Cristo sia capace di farmi e farci compagnia in questo periodo storico così intenso? Vivo ancora di quella immediata (non dell'immediatezza del sentimento criticata giustamente da Adorno) simpatia per Gesù che si basa su quel Suo sorprendente amore gratuito che abbraccia anche le mie frammentazioni, le mie astrazioni, i miei peccati (come dice il cardinal Parolin in nome del Santo Padre nel telegramma mandato per gli Esercizi)? Confesso il mio amore per Gesù che si basa sul Suo amore per me? 
Con grande umiltà posso dire solamente: Signore rendimi conforme a te! E quando cado fai che abbia l'umiltà di rialzarmi. Per quanto posso confesso il tuo incredibile amore disceso fino all'inferno. 

Detto ciò i Contadini si stanno impegnando in una lotta contro il ministro degli interni Salvini che non si comporta come un ministro che rispetti la nostra costituzione (articolo tre) e diverse norme internazionali (per esempio gli articoli 6-7-8 della direttiva europea sui dati personali), come potrà spiegarvi con più competenza l'amico Massimiliano Tedeschi. 

Se ci sbagliamo chiederemo scusa, ma che ci si accusi di essere politicamente corretti da parte di gente che sostiene il potere dominante è talmente di cattivo gusto che è difficile rispondere senza ironia. Noi Contadini siamo il piccolo David del tutto conforme a Peguy contro il Goliath del potere dominante in Italia. E sappiamo bene, come abbiamo fatto in questi mesi, contestualizzarlo nel contesto politico mondiale di Trump e di Bannon. 

lunedì 18 giugno 2018

Per un identità cattolica in Sassonia Anhalt non ci sono istruzioni d'uso, si deve improvvisare. Una pagina di diario scolastico.

Wetterzeube. "Per un identità cattolica in Svezia non ci sono istruzioni d'uso, si deve improvvisare". Così si esprime un cattolico svedese nella rivista "Jesuiten" (2018/2). Cita all'inizio del suo articolo lo scrittore giapponese Shusako Endo, che parla dell'impossibilità di essere cattolico e giapponese. L'anima svedese è "neutrale, pragmatica ed evita i conflitti. In oltre odia la religione. Molti svedesi si vedono come neutrali, oggettivi e tutto sommato abbastanza tolleranti. Detto altrimenti: non sanno per nulla quanto siano nemici di ogni religione. Religione per loro è responsabile di tanta miseria, di superstizione, di fuga dalla realtà (...), non è necessaria. Insomma un entusiasmo non produttivo". 

Qualcosa di simile si può dire della Sassonia Anhalt e forse in genere dell'est della repubblica tedesca, quella che per 40 anni è stata comunista, dove vivo da sedici anni. Ci sono anche i luterani, ma questi ci sono anche in Svezia e non cambia per nulla il giudizio dell'autore. Ieri un pastore luterano mi ha salutato con un "confratello". Nella mia improvvisazione cattolica insomma ha visto, negli anni, una nota di comunione. 

Ieri c'è stata la festa della maturità. Prima un Servizio della Parola e poi la parte laica con le diverse allocuzioni, del preside, dei ragazzi, dei genitori e di noi insegnanti di classe. Infondo ogni persona parla per mettere in mostra se stesso. Questa mattina mia moglie mi ha detto che ieri nessuno ha ricevuto un complimento così grande come me. Una ragazza ha detto che un insegnante come me non lo si può scegliere, ma lo si trova e corrisponde nel profondo al proprio animo. Nell'allocuzione religiosa che ho tentato come insegnante di religione nel Servizio della Parola, ho cercato di articolare cosa sia "amore gratis" leggendo nella traduzione di Lutero (revisione del 2017) il passaggio paolino famosissimo, conosciuto come "inno della carità" ed ho finito dedicando ad un ragazzo morto quest'anno (uno dei maturandi) Luntane, chi luntane. Una ragazza mi ha accompagnato al pianoforte. Improvvisazione cattolica: il canto forse ha davvero superato quella divisione soft dell'essere imprigionati nella propria allocuzione. Ci vuole tanta improvvisazione per non guardare solo a se stessi.

La ragazza che ha sopravvissuto l'incidente mortale ha tenuto una delle tre allocuzioni dei ragazzi. Un viaggio di estrema profondità sul dolore che non si lascia consolare, ma sulla vita come compito da vivere anche per gli altri. Su questo pensiero coincidenza con la mia allocuzione in Chiesa.  Eppure la ragazza in questo suo viaggio nel profondo del dono dell'essere era sola. Quando ci siamo incontrati sul palcoscenico per la consegna del diploma di maturità, ha desiderato non solo il bacio della mano come ho fatto con le altre ragazze, ma un abbraccio. È stato un momento forte. Quasi un miracolo di improvvisazione cattolica in un mondo in cui tra i ragazzi e gli adulti c'è un muro soft di neutralità ed oggettività. 

Anch'io non sono arrivato fino in fondo al suo cuore, anche se forse ha ragione mia moglie a dire che mi ha fatto un complimento gigantesco dicendomi di essere il maestro che non si sceglie, ma si trova e che corrisponde al cuore. 

Li ci puoi arrivare solo Tu, Cristo! 

Commento: 


Grazie per l’accenno all’”improvvisazione”. È bella questa parola, perché non parla di quello che siamo o non siamo capaci di fare, ma accenna al fatto che quello che accade è sempre solo “all’improvviso”, lontano da ogni strategia e piu’ grande dei nostri desideri (con una possibilità in piu: talmente inatteso da poter diventare anche per noi motivo di stupore). R.

domenica 17 giugno 2018

Una lettera e domande al professor Massimo Borghesi

In occasione della tavola rotonda sul suo libro riguardante la biografia intellettuale del Papa a Perugia, alla presenza del cardinal Bassetti e di don Julián Carrón, ho posto nei "Contadini di Peguy" (gruppo in Facebook) alcune "domande pesanti" all'amico Massimo Borghesi. Questo post le riporta e riporta anche dapprima una "lettera" che gli ho scritto in occasione del suo articolo risposta alle accuse che gli sono state fatte dal teologo Grillo, sempre a riguardo del suo libro sul papa. Metto anche qui nel post alcuni piccoli interventi sull'incontro di Perugia. 

http://www.frammentidipace.it/Pages/CulturaeSocieta/5732/Francesco_un_Papa_“borghese”#.WyUnNmrffgU.facebook (questa è la risposta di Massimo Borghesi a Grillo)

http://www.massimoborghesi.com/video-immagini-e-rassegna-stampa-dellincontro-di-perugia-con-il-cardinale-bassetti-e-don-carron/ (questo è il video della tavola rotonda a Perugia).


Mia lettera sul teologo Grillo 

Caro Massimo Borghesi, grazie per il tuo articolo con cui sono del tutto d'accordo, ma che mi permette di dire un'unica cosa in cui io differenzierei - il dialogo con Adorno e Bloch è stato un passaggio importante della mia vita, quindi so di cosa parlo. Quello che fa il teologo Grillo è una riduzione piccolo borghese o se vuoi socialdemocratica di Bloch ed Adorno (solo l'idea che una mediazione filosofica sia borghese - la critica che fanno a te - avrebbe fatto venire ai due al massimo il mal di stomaco). I due si rivolterebbero nella tomba a vedere associato il loro nome a questo tipo di teologia. Il superamento del non possumus di Grillo è utopia piccolo borghese. Cosa vuole che si riformi? Il sacerdozio anche per le donne (questo tema è solo interessante se ti trovi di fronte ad una donna che pensa di avere una chiamata ad esso e devi entrare in dialogo con lei), la dichiarazione che l'inferno non esiste? Una volta invitato a Tubinga ad un seminario di teologia Bloch si alzò e se ne andò via sbattendo la porta quando si accorse cosa volevano e pensavano i teologi che lo avevano invitato. Adorno nei "Minima moralia" scrive una lode della costanza, fosse anche come ossessione, nell'amore, di cui ho parlato nel mio blog qualche giorno fa, che non ha nulla a che fare con il pensiero liquido di Grillo. Vero è che nel mondo cattolico con qualche eccezione grande - Erich Przywara, Augusto Del Noce, Alberto Methol Ferré, Ferdinand Ulrich.. - non vi sono stati reali filosofi del pensiero cattolico né di destra né di sinistra e che noi paghiamo il conto di questo vuoto. Io ho potuto superare la filosofia del non essere ancora di Bloch solo con l'incontro con Ulrich che mi ha fatto vedere come si poteva pensare "cum grande animo y liberalidad" all'interno della grande tradizione cattolica. Ciò non significa che non si possa domandare tutto come ho cercato di fare con le domande pesanti che ti hon fatto qualche giorno fa dai Contadini, ma le ho fatte a te e non a Grillo perché sapevo che tu parli all'interno di questa tradizione cattolica dell'analogia entis, che evita sia l'identità (Hegel) che l'esclusività (Barth) nel pensare filosofico. Tuo, Roberto

Domande pesanti a Massimo Borghesi: 

1. Caro Massimo, vorrei porti durante questa giornata alcune "domande pesanti", come hai chiamato tu quelle che hai posto al Papa. Se hai tempo ti sarei grato di una risposta. Una cosa che mi ha impressionato molto nel tuo intervento è quando hai parlato del "popolo fedele" ed hai detto, di fronte ad un cardinale, che il "popolo fedele" non pretende di dire "cosa" si debba credere, ma "come" si debba credere. Qui in Germania, come sai, è esplosa una polemica sul chi e quando possa ricevere la comunione nel caso di una coppia di sposi che non sono entrambi cattolici, ma per l'appunto, come spesso è il caso da noi, uno sia luterano. Non è compito del popolo fedele di dire cosa sia l'eucarestia, ma sul "come" esso ha qualcosa da dire. Il Santo Padre ha frenato una proposta del cardinal Marx perché anticipava troppo i tempi (uno degli argomenti espressi del cardinal Ladaria), dopo una lettera a Roma di sei vescovi e un cardinale. Il vescovo di Passau, Stefan Oster, che è un allievo di Ferdinand Ulrich, cerca di mediare tra le posizioni, sebbene sia uno dei sei vescovi che ha scritto a Roma (per chiarire i problemi dottrinari che nascevano dalla proposta del cardinal Marx). Lo fa, perché sa che il Santo Padre non vuole un bisticcio tra vescovi. In un intervista Stefan Oster, ed ora giungo alla mia domanda, dice che tra il popolo ecumenico non si discute più quali siano i casi gravi in cui può essere concesso il permesso di fare la comunione anche come luterani (cfr. proposta del cardinal Marx), ma in genere sul modo di gestire questi matrimoni interconfessionali. Nel matrimonio è in gioco l'amore gratis degli sposi. Ora anche se il "popolo ecumenico" non è forse immediatamente identificabile con il "popolo fedele", rimane il fatto che esso esprima un'esigenza di comunione che non può essere solo ridotta alla discussione tra i vescovi, ma che chiede una risposta proprio a livello di "popolo fedele": come vietare e con quale argomento che non sia solo dottrinale (per questo è un disequilibrio nel pensiero tensionante di cui si parla nel tuo libro sul Papa) che due persone che vivono completamente il loro rapporto di amore gratuito non possono ricevere l'Unico che come Amore Gratis assoluto può confermarli nel loro cammino? Prima domanda.

Caro Roberto presumo che il problema sia ancora tema di discernimento. Sarebbe un paradosso che la Chiesa cattolica si dividesse per potersi unire ai protestanti! Presumo che la strada sia quella indicata da AL. Ma occorre che siano specificate le condizioni. Il Papa non ha voluto forzare la mano. Dopo AL non poteva forzare la mano. Occorre una riflessione e una maturazione della questione. I vescovi devono essere d'accordo. Diversamente si rischia una spaccatura della Chiesa

Roberto Graziotto : Sulla questione dei vescovi hai del tutto ragione.

2. Sia tu, Massimo, che don Carrón, nei vostri interventi avete posto in modo molto forte il dito sul pensiero in tensione, che non deve scadere in contraddizione. Averte posto questo problema non solo a livello di pensiero filosofico generale, ma proprio per vivere anche le "tensioni" all'interno della Chiesa. Il Santo Padre parla dell'importanza della "critica" ed aspetta che anche le persone che più lo criticano vadano in pensione o finisca un mandato prima di mandarli via, insomma usa il suo potere in modo soft. Qui ho due problemi o domande se vuoi. 1. Come redattore di questo gruppo dei Contadini siamo confrontati con offese del tipo di quelle che accennavi tu al Papa all'inizio del tuo intervento a Perugia e con "critiche" che non sono dentro una "tensione", ma solo "provocatorie". A differenza della pagina ufficiale di CL in Facebook io ho deciso di "discernere" (ed ovviamente posso sbagliarmi visto che non sono il portavoce dello Spirito Santo) tra "offese contraddittorie" e reali "critiche in tensione". Le prime ho deciso di non permettere a queste persone di intervenire nel gruppo. Non le blocco, se non in casi estremi, insomma possono leggere cosa scriviamo, ma non permetto loro di esprimere la loro follia. Ne abbiamo già abbastanza. 2. In CL vi sono persone che guidano le comunità da decenni (insomma senza mandati che siano limitati ad un certo numero di anni) in aperta o subdola contraddizione con la guida di don Carrón. Bisogna aspettare che muoiano prima di cambiare qualcosa? Seconda domanda (a, b).

Massimo Borghesi: Caro Roberto non entro nella questione CL che non mi compete. Osservo che queste gerarchie eterne corrispondono alla burocratizzazione della Chiesa. I movimenti hanno seguito il processo ecclesiale degli ultimi 30 anni. Anche loro necessitano di riforma.

3. Caro Massimo, in queste ore si sta combattendo una battaglia di potere gravissima qui in Germania sui profughi. Il ministro degli interni Seehofer (CSU) vuole che profughi che sono già stati iscritti in liste in altri paesi e rifiutati vengano immediatamente respinti già alle frontiere in forza di una decisione "tedesca", la cancelliera Merkel (CDU) vuole una soluzione europea. Sebbene la cancelliera abbia più simpatie politiche dei tedeschi (ancora il 51 %) che Seehofer, che non è particolarmente amato, quasi il 90 % dei tedeschi vuole una linea dura contro i profughi respinti. Quindi nella cosa stessa pensa come Seehofer e l'AfD. Il nuovo premier della Baviera, Söder, dice espressamente che se il governo non prenderà una posizione dura sui profughi succederà ciò che è successo in Italia e cioè che populisti andarono al governo. Ovviamente ci sono un fracco di problemi a livello di dettaglio anche sulla questione del trattato di Dublino che non possiamo discutere qui. Ma dove vedi tu la linea rossa tra una reale e feconda tensione politica e una atteggiamento contraddittorio che infine può porsi come vincente? Populismo è egoismo collettivo che non è in tensione con gli altri attori politici, ma in contraddizione con essi. Anche di fronte agli spaventevoli numeri del 90 % cosa deve fare un governo: dar ragione ai populisti perché essi non vadano al potere? Terza domanda.

Massimo Borghesi: Presumo che la questione vada affrontata con apertura e realismo secondo modalità che devono essere condivise tra i vari Paesi dell'Unione. Questo prevede anche un piano di aiuti per i Paesi di provenienza. Diversamente la dialettica tra aperturismo e chiusure diviene inevitabile.

4. Alla fine una domanda "solamente" filosofica, caro Massimo. Credo che la non comprensione dell'opzione preferenziale per i poveri non abbia solo una dimensione politica, ma anche ontologica. La prima grande tensione è infatti quella ontologica tra l'essere come atto di dono gratuito e le cose e persone donate. Spesso si ha una concezione del dono dell'essere molto forte. L'essere donato è come un "pensiero chiaro" cui alcune cose corrispondono altre no. In vero Tommaso dice che l'essere è "semplice e completo, ma non sussistente". Sussistenti sono le cose donate, non l'essere che è per l'appunto amore gratis. Insomma l'essere stesso è ricchezza (dono semplice e completo), ma anche povertà (non sussistenza). Non capire questo significa tradurre l'ontologia come scienza dell
'opulenza e della società opulenta. Mentre essa stessa è la scienza della gratuità assoluta, che non tiene a se stessa come ad un tesoro geloso, ma consiste nel farsi sempre più "povertà". Donare l‘essere è uno svuotarsi, un servire e non un „fare“, „causare“. Ps Sono cosciente che la domanda 2b è più una domanda per don Carrón che per te, forse tu poi trasportarla ad un livello più generale. Grazie!


Massimo Borghesi: La povertà dell'Essere si documenta in Cristo. Solo in lui l'Essere abbraccia la povertà che, di per sé, si manifesta nell'ente. In Cristo, Dio mendica il si dell'uomo e per ottenerlo si priva di tutto, anche della vita

Roberto Graziotto; Questa risposta è molto profonda! Grazie!



Piccoli interventi sulla tavola rotonda a Perugia

Ho cominciato, Massimo Borghesi, con la conferenza del cardinale, che dopo aver parlato di amore ed umiltà (anche la tua) ha sottolineato tre punti importanti: la semplicità, la critica al potere tecnico ed infine l'importanza di Aparecida, che avevo notato anch'io leggendo e commentando il tuo testo nel mio blog. Posso consigliare a tutti di prendere due ore di "clausura" per vedere questo video.




 Caro Massimo Borghesi, 
la conferenza di don Carrón, per nulla formale, mi ha colpito tantissimo; è entrato in un reale dialogo intimo con il tuo libro e con il Papa. 1. Ha preso sul serio il "sempre più grande di Dio", che supera ogni nostro contrasto limitante. 2. Ha preso sul serio la categoria della "tensione polare" mettendola in relazione con il suo tema della perdita delle evidenze: non si arriva ad un'evidenza sottolineato solo un polo. 3. Ha preso molto sul serio i 4 principi (il tempo superiore allo spazio...) per far vedere come sono opportunità in cui possiamo respirare aria nel nostro vissuto. Per esempio non si risolve il contesto con qualcuno eliminandolo, ma integrandolo nel nostro dialogo interiore (ciò secondo me non significa che nella rete non si possa anche dire basta ad un matto, perché per dialogare bisogna essere in due). 4. Infine mi ha colpito molto come ha messo in relazione il "come se" ignaziano con la presenza del testimone che rende presente Cristo come fascino non solo intellettuale, ma proprio di tutti i sensi. Il collegamento tra Aparecida e Giussani è stato anche colto molto bene. Questa conferenza di don Carrón dovrebbe essere vista da tanti. Ciao,

Ascoltato tutto, anche il tuo intervento Massimo Borghesi. Di una forza cristallina non solo nel prendere atto delle scemenze che si dicono sul papa, ma anche nello spiegare con precisione cosa sia il pensiero tensionante cattolico e non contraddittorio e nel ricordare l'importanza del "popolo fedele". Grazie, tuo Roberto

lunedì 11 giugno 2018

Riflessioni sul potere dominante

Lipsia. Ventenne me ne andai dalla Chiesa (da quello che pensavo fosse la Chiesa) perché non ne vedevo più l'autenticità. Solo il grande incontro con Hans Urs von Balthasar mi riportò laddove il mio cuore riconobbe e riconosce l'autenticità assoluta dell'amore gratuito. Forse ho perso un po' del mio linguaggio laico di allora (per sette anni non frequentai la Chiesa: dal 1980 al 1987), ma non ho mai perso l'intuizione che affermare di essere laici o di essere cristiani non è altro che usare due formule per una stessa "similitudine". Il  mio cuore ha sempre saputo che non vi è autenticità senza quell'amicizia che sa offrire solo Gesù (cfr. Gv 15: ora vi chiamo amici) che genera una piccola o grande comunità di gente che è toccata nel proprio intimo da lui. Ma Gesù non è solo un particolare della storia umana, ma il Logos universale e concreto che sa integrare tutto ciò che è integrabile e cioè bello, libero, buono e vero. 

In quei sette anni mi avvicinai a forme di critica del potere dominante che erano forme secolarizzate del giudaismo. Ernst Bloch e Theodor w. Adorno. Il momento di verità di quella fase della mia vita è stata per l'appunto la critica del pensiero dominante, nella versione eretico utopica di Bloch e in quella dei "minima moralia" di Adorno. Parlo in questo post piuttosto di quest'ultima, sebbene i due autori, pur così diversi, non possono essere separati, come sapeva Adorno stesso. 

Quale è il pericolo più grande del pensiero dominante? L'incapacità di formulare una filosofia della "costanza". Lascio parlare Adorno nel numero 110 dei "Minima moralia". "La società borghese insiste sempre e dovunque sullo sforzo della volontà; solo l'amore deve essere involontario, pura immediatezza del sentimento" - questo è il punto: il potere dominante vuole "pura immediatezza del sentimento". Con quest'ultima si può asservire un popolo. Quello che da anni viene detto sui migranti è "pura immediatezza del sentimento". 
Piuttosto che l'amore ora si è sostituto ad esso la rabbia. Anche la rabbia può avere i suoi motivi, ma mentre l'amore immediato "mirava all'esenzione del lavoro" e voleva "trascendere la società borghese" con il suo esagerato "sforzo della volontà", la rabbia distrugge ogni forma di razionalità e di autentica compassione.  Lo "sforzo della volontà" è quello per esempio richiesto da tanti genitori dai loro bambini a cui si concedete tutto a livello di "immediatezza dell'amore", ma da cui si pretende eccellenza nella scuola, etc. 

Adorno continua la sua analisi: "Ma in quanto la società borghese vorrebbe erigere il vero immediatamente nella falsità universale, lo perverte in quest'ultima". Quello che sta accadendo di fronte ai nostri occhi con le varie forme di "egoismo collettivo" e con politici che vogliono trasformare l'immediatezza dei sentimenti in politica è pura perversione. Se avessi tempo dovrei commentare riga per riga questo aforisma adorniano, ma mi fermo qui.

Ora ci troviamo confrontati con persone che ritengono di essere i propugnatori di una reale critica al "mainstream"; in vero sono ridicoli tentativi di confondere gli animi. Quello che ritengono essere critica al potere non è null'altro che il potere stesso nell'immediatezza del sentimento che perverte anche quel poco di vero "nella falsità universale". 

Adorno coglie ancora una volta nel segno: la perversione non consiste solo nel senso "che il puro sentimento, nella misura in cui è ancora possibile nel sistema economicamente determinato, diventa subito - dal punto di vista sociale - un alibi per il dominio dell'interesse  e testimonia di un'umanità che non esiste". Tutte (!) le espressioni dell'immediatezza del sentimento che possiamo leggere nella rete "testimoniano di un'umanità che non esiste". La rabbia come immediatezza del sentimento non può che contribuire all'esasperata vincita della falsità universale. Ma anche l'amore, nella sua immediatezza, non è mai autentico. 

"Se l'amore deve rappresentare, entro la società, una società migliore, non la rappresenta come oasi pacifica, ma come resistenza consapevole". Non è un caso che anche decenni di catechismo e di scuole di comunità, se aggredite dal virus della immediatezza del sentimento, non possono che venire distrutte. "Amare significa saper impedire che l'immediatezza sia soffocata dall'onnipresente pressione della mediazione, dall'economia, e in questa fedeltà l'amore si media in se stesso, accanita contropressione". Senza amici reali non si sopporta l'urto - questo forse Adorno lo sapeva, ma si è schiantata contro la mancanza di essa. Sapeva infine che "il sentimento supera la prova decisiva quando supera se stesso nella durata"! 

Ancora una volta rimango stupito nel vedere che il pensiero di una sinistra grande che stava già allora morendo aveva intravisto il vero: la spontaneità del sentimento immediato, tanto più come rabbia, non può che falsificare anche ciò che di verità che in esso è contenuta! Solo la fedeltà costante ha un ingresso nel cuore intimo dell'Amore gratis.