sabato 30 giugno 2018

Sul mito della Germania forte

Campestrin. Quando qualche giorno fa la Germania è uscita dal campionato mondiale di calcio ho letto la gioia di alcuni italiani che la forte Germania fosse stata eliminata. Se penso alla mia esperienza di 28 anni in Germania penso a tanta debolezza (depressioni, suicidi...) e non alla forza, anche se questa, in certi ambiti, è innegabile. La squadra di calcio che ho visto giocare contro la Svezia, pur avendo vinto all'ultimo minuto, era tutt'altra cosa che forte: piuttosto confusa e senza una reale volontà di vincere. Questo è un ottimo simbolo per comprendere la Germania. Per questo contribuire ad isolare la Germania è un giuoco politico del tutto pericoloso, tanto più se voluto da Putin e Trump.

Con il disastroso e necessario "finale" dell'esperienza nazista la Germania - per quanto sia possibile usare questa astrazione - ha vissuto un esperienza che chiamerei di "descensus ad inferos". Alcuni dei grandi tedeschi di allora, in modo particolare il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg cercarono, il 20 di luglio del 1944, di uccidere Hitler, ma altri grandi come il giurista Helmuth James Graf von Moltke (11 March 1907 – 23 January 1945) pensavano invece che la Germania avrebbe dovuto subire una catastrofe totale per potere rinascere. Helmuth temeva che se l'attentato ad Hitler avesse avuto successo sarebbe potuta nascere una nuova Dolchstoßlegende. Cioè l'idea che la Germania di Hitler fosse stata sconfitta per una "pugnalata" e non per aver iniziato una delle tragedie più grandi della storia dell'umanità a cui si opposero gli Alleati di allora. 

Il motivo per cui forse ora in Germania esistono politici di statura gigantesca come la cancelliera Angela Merkel, secondo me, è dovuto al fatto che la Germania ha saputo, anche se non subito e non sempre nel migliore dei modi, approfondire in modo esistenziale questa sua esperienza catastrofale. Quando Angela Merkel nel 2015 ha fatto entrare un milione e mezzo di siriani nel paese, sapeva, in accordo alla legislazione europea e tedesca, che la Germania non avrebbe mai più potuto commentare colpe che fossero simili alle antiche. La funzionante (almeno per ora) democrazia tedesca è frutto di quel descensus di cui stiamo parlando. 

Quando in un giornale italiano ho letto che la Germania di oggi veniva paragonata alla mentalità nazista di allora (quella delle fosse ardeatine) mi sono reso conto che siamo ormai confrontati con una delle più pericolose fake news degli ultimi decenni. 

Parlando ieri con due studenti tedeschi di economia (a Lipsia e Londra) ho constato con grande gioia come loro pensassero la Germania in un contesto europeo e non isolato da esso, certo consci che l'Euro ha portato loro successo, ma anche consci dei doveri che la Germania ha nei confronti degli altri paesi europei. Coscienti anche che l'accordo europeo sui migranti dell'altro giorno fosse molto debole. 

Anche in Germania gira il fantasma dell'egoismo collettivo che unisce Seehofer, Söder, Orban, Salvini, Kurz, etc. ma grazie a Dio la cancelliera per ora è riuscita a opporgli una grande resistenza. Ovviamente mi si potrà obiettare che anche la Germania come gli Usa esportano armi che contribuiscono a creare conflitti gravissimi come quelli in Yemen. Ma la democrazia tedesca è così funzionante che questo tipo di dibattiti vengono affrontati nel parlamento tedesco e nei giornali. 

L'incontro di Emmanuel Macron con il Santo Padre mi ha dato speranza che la Francia, con la Germania, possa contribuire a fermare il dilagante egoismo collettivo con cui siamo confrontati ogni giorno nei social media e non solo. 

In questi giorni ho portato qui nelle Dolomiti più di 60 persone tedesche (cfr. foto nella mia bacheca in Facebook) per educarli alla libertà della "bellezza disarmata" (1) - nel volto dei giovani (la maggioranza del nostro gruppo)  ma non solo ho visto che questa educazione è possibile, perché in "qualsiasi situazione ci troviamo, il reale continua inesorabilmente a venirci incontro, destando in noi stupore, cioè curiosità e desiderio" (Julián Carrón, La bellezza disarmata, 191). 

(1) In modo particolare con la conferenza di Stephan Scholz (Support International, AVSI) sulla situazione in Libano, il nostro gruppo si è confrontato, ad un livello molto profondo, con il problema dei migranti e con alcuni grandi persone e progetti che il nostro amico sta organizzando in Libano ed in altri paesi del Medio e Vicino Oriente. 

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