giovedì 28 dicembre 2017

Maria e la filosofia - fede versus gnosi Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari.

Maria e la filosofia - fede versus gnosi

Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari.

Maria e la filosofia - fede versus gnosi
Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari. 
Lipsia. In un ulteriore intervista sul Natale il filosofo italiano Massimo Cacciari, pur dando giudizi del tutto generici sui sacerdoti della Chiesa cattolica (come sostenitori d’ateismo e della banalità) e un giudizio „complesso“, ma altrettanto unilaterale, su Papa Francesco (fede intrecciata alla volontà di potenza), dice cose molto profonde su Maria che mi hanno ricordato un’affermazione del beato vescovo Oscar Romero: 
„Avete soffocato l’afflato rivoluzionario di Maria di Nazareth, esaltandone il divino e mettendo da parte la sua umanità. Maria è donna, donna sola con un figlio, vedova in un tempo in cui la vedovanza era un abominio. Era un’ebrea in una terra oppressa dai Romani, rifugiata in Egitto per sfuggire alla persecuzione. Maria fu una profuga. Madre affannata, che spese la vita a seguire un Figlio che talvolta non capiva (Mc 3,21), un folle, suo figlio. Maria, donna libera, che segue per le vie della Palestina il figlio, viaggiatrice, teologa, scrutatrice. Maria donna dell’assemblea, che presiede la celebrazione della Pentecoste secondo i costumi del suo popolo. Statue e immaginette l’hanno legata, rappresentata in posa statica tra nubi e lune, lei che spese tutta la sua vita a camminare, il cui cuore non conobbe tregua. Donna dai sandali consunti per le passeggiate montane, per far visita alla sua parente, per annunciare. Ed è per questo che con tutto il cuore la chiamo “Madre!”. Come la mia mamma era una lavoratrice instancabile e donna del popolo.“
Ascoltiamo Massimo Cacciari: 
„Maria è stata pressoché ignorata anche dai filosofi che hanno interpretato l'Europa e la Cristianità, come Hegel e Schelling. Il discorso ha privilegiato il rapporto del padre con il figlio. Maria è stata ridotta a una figura di banale umiltà, un grembo remissivo e ubbidiente che si è fatto fecondare dallo spirito santo senza alcun turbamento. (…) Quando l'Arcangelo Gabriele le annuncia che concepirà e partorirà un figlio e che egli sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, Maria ha paura. Si ritrae, dubita, è assalita dall'angoscia, medita. Il suo sì non è affatto scontato. Nel momento in cui lo pronuncia, è un sì libero e potente, fondato sull'ascolto della parola. Perché Maria giunge a volere la volontà divina. (…) Nel pensiero, solo pochi autori – penso a Baltasar – hanno riflettuto sulla figura di Maria. È nella pittura – nella grande pittura occidentale – che Maria si innalza al ruolo di protagonista assoluta. Siamo di fronte a uno di quei casi in cui l'espressione figurativa è andata molto più in profondità del linguaggio. (…) Che se si toglie alla nascita di Cristo la scelta di questa donna che accoglie nel suo ventre il figlio di Dio e il suo Logos, l'incarnazione diventa una commedia. Maria è libera. Anzi, di più: il suo libero donarsi all'ascolto è in realtà un'iper libertà.“
Anche se le due citazioni, quella del vescovo Romero e quella del filosofo italiano sembrano simili, esse non sono per nulla identiche. Il vescovo Romero è interessato all’annuncio dell’avvenimento cristiano, Cacciari alla cultura cristiana. Il vescovo ad una fede, il filosofo ad una „gnosi“. Mi ha scritto un amico (Bruno Brunelli). È come se Cacciarsi dicesse: salviamo la cultura occidentale senza la quale noi intellettuali non sapremmo come vivere… „e da questo punto di vista non c'è differenza fra destra e sinistra. Vive per quella struttura culturale che ha in mente, dove la cultura cristiana non può non esserci“, ma non può non esserci appunto come gnosi che offre un' identità, che per Cacciari ha la modalità del „dubbio“. 
È vero che sia Hans Urs von Balthasar che Adrienne von Speyr non hanno taciuto che in Maria vi è spazio anche per l’angoscia: non è per nulla romantico, piuttosto molto drammatico essere incinta per opera dello Spirito Santo. Anche Giuseppe che le voleva bene ha dovuto essere aiutato da un angelo per accoglierla! 
Quello che Cacciari non riesce a capire - mentre Balthasar nella tradizione dei Padre della Chiesa ha compreso molto bene - è la differenza tra la reazione di Zaccaria (lui dubita davvero) e quella di Maria (che chiede spiegazioni sul come sia possibile ciò che le viene detto). Forse non ci riesce perché è più innamorato della cultura cristiana che dell’avvenimento di Cristo. Proprio questa differenza tra Zaccaria e Maria ci farebbe "assaggiare" (sapere) qualcosa del mistero dell'Immacolata Concezione. 
Infine vorrei dire che vi sono filosofi cristiani che hanno scritto cose molto profonde su Maria. Per esempio Ferdinand Ulrich le ha dedicato un libro di 693 pagine: „Logo-Tokos. Der Mensch und das Wort“ (Lohgo-Tokos.L’uomo e la parola, Friburgo, 2003). Quest’uomo che sa ascoltare la parola è „mariano“! Maria infatti è la „Theotokos“ - la madre di Dio, come con profondità intuisce Massimo Cacciari.
Nel suo ultimo libro su Papa Francesco, „Jose Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale“, in modo particolare nell’ultimo capitolo del libro, Massimo Borghesi fa vedere con grande profondità il significato di Maria nel pensiero filosofico e teologico del Papa. Nella conferenza ecclesiale svoltasi ad Apericida( 2007), in un grande luogo di pellegrinaggio mariano, l’allora cardinal Bergoglio portava a frutto alcune delle grandi intuizioni di Luigi Giussani ed in primis la più grande: solo l'attrazione per Gesù è risposta al nichilismo libertino del nostro tempo (quello della società trasparente criticata da Massimo Cacciari, nell'intervista di cui stiamo parlando e che avevo condiviso nella mia bacheca l'altro giorno). Intuizione che aveva già ereditato Benedetto XVI nella "Deus caritas est": "all'inizio dell'essere cristiano non c'é una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona"!
È questa persona, il Logos universale e concreto che sa integrare tutte le "antinomie": ricco e povero, uomo e donna, centro e periferia...e l'amico di cui hanno bisogno tutti gli uomini e che ha trovato in Maria un primo assenso libero e fecondo. La grande filosofia dell’essere come dono di Ferdinand Ulrich, che ho studiato negli ultimi 20 anni, mi ha permesso di comprendere ciò che diceva Borghesi nel suo libro sulla dimensione „mariana“ del pensiero del Papa e della filosofia stessa.
La filosofia è per sua natura "ancella" e non "domina", perché testimonia la più grande polarità ontologica che è quella tra l'essere come dono e le sostanze in cui il dono si fa carne. L'essere astratto è niente! È la copertura ideologica del nichilismo. Ogni gnosi è copertura ideologica del nichilismo. L'essere donato è niente, ma quel niente della gratuità, rivelato anche dal linguaggio: "non fa niente", "non c'è di che". Il niente dell'amore versus il niente del nichilismo. L'essere come dono è percepibile solamente nella sostanza donata (un fiore, un malato, la natura come nostra casa comune, un amico, la moglie...), non è un tesoro geloso da conservare e difendere da un'élite intellettuale. L'essere può essere percepito solamente nel suo movimento in cui si rende finito (in una pianta, in uomo…) e ciò analogicamente al rendersi finito del Figlio, che pur avendo la forma divina assume quella umana. Ad maiorem Dei gloriam! Per la gloria e l'amore del Padre da cui la realtà viene e a cui ritorna (un grande tema di Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar).
La filosofia vede in Maria la sua ultima maestra e mamma, perché in lei non il tanto sapere, ma il "sentire" le permette di essere „Theotokos“! Colei che fa nascere Cristo e lo accompagna nella sua vita terrena, che per amore è salito sulla Croce ed è disceso agli inferi. Tra la Morenita, la signora di Guadalupe che unisce nel suo sguardo gli Indios e gli "europei" e la signora di Medjugorje, regina della Pace, c'è anche Maria che ha trovato in due nobili svizzeri - in apparizioni che sono durate per decenni - gli strumenti per rivelare che l'amore gratis di Cristo non si ferma neppure di fronte al mistero dell'inferno.
E così si può essere all'assemblea ad Apericida o a Roma, o nei boschi tedeschi o in una scuola fondata da un pastore luterano, in una camera di ospedale o in una villas, in un Movimento o in una parrocchia o dove volete e si può annunciare con la propria vita che solo l'amore è credibile. Quello del Logos universale e concreto, fatto carne in Maria! Come dimostrano le parole citate del vescovo Romero all’inizio e come certo fanno anche migliaia di preti, così come possono, in tante chiese e strade del mondo.

domenica 17 dicembre 2017

Das Evangelium stand und steht auf dem Spiel - über die Bedeutung von Papst Franziskus (Bruno Brunelli)

Das Evangelium stand und steht auf dem Spiel - über die Bedeutung von Papst Franziskus
Oft zeigt sich der Mangel an Intelligenz in der Unfähigkeit das globale Bild zu erfassen. Diejenigen, die wenig Fähigkeit zeigen, das wahre Problem zu verstehen, verlieren sich oft hinter einem bestimmten Aspekt des Problems. 
Betrachten wir die Situation der katholischen Kirche. Vor Papst Franziskus standen ethische Fragen im Zusammenhang mit "Gendertheorien" auf dem Spiel. Nicht nur das, aber auch das! Aber viel mehr war und ist das Evangelium selbst, was hinter allen Debatten der Kirche im Spiel ist. Das Evangelium in seiner Gesamtheit.
Das Problem ist, dass diese vier Bücher, ihr Inhalt, immer noch die Pläne der Mächtigen brechen und von diesen jede Waffe benutzt wird, um die Wucht des Inhalts des Evangeliums zu besänftigen.
Wenn ein Mann der Macht (wer auch immer er sei und was auch immer er denkt) die Kraft des Glaubens beobachtet - welche Opferbereitschaft und welchen Widerstand auch in den Widrigkeiten des Lebens der Glaube mit sich bringt - hat dieser Mann zwei Möglichkeiten. Entweder bekehrt er sich, auch er, wie Zacchäus (ein Mensch aus dem NT), der seine Waren und sein Geld dem Armen gibt. Oder er sucht nach Möglichkeiten, diese Kraft, diese potenzielle Armee (der Gläubigen), für seine Zwecke zu nutzen. Offensichtlich muss sich dieser Mann dann verpflichten, das Vertrauen der Gruppe von Christen zu gewinnen, auf die er abzielt. Er wird großzügig sein. Er wird Ressourcen spenden und einige Punkte der katholischen Lehre, die in seine Pläne fallen, stark verteidigen.
Zwangsläufig wird er jedoch mit dem Wort des Evangeliums kollidieren. Denn wenn dieser Mann sich nicht wirklich bekehrt hat, werden einige Teile des Evangeliums und die Zehn Gebote in ihrer Gesamtheit unerträglich sein.
Diese Beobachtung, diese Dynamik gilt für die zweitausend Jahre des Christentums. Die Konfrontation der Päpste mit Königen und Kaisern hatte auch immer damit zu tun, dass man die Interessen einiger Mächte daran hinderte, das Wort Gottes zu beugen oder zu zensieren.
Aber kommen wir zu den Jahren, die Papst Bergoglios Wahl zum Papst vorausgegangen sind.
Das Ende der Sowjetunion bringt die Linke weltweit in eine tödliche Krise. Die Linke, zum Beispiel in Italien, hatte eine hegemoniale Strategie gegenüber der Katholiken entwickelt. Wir haben es in den Universitäten bei der Arbeit gesehen. Die schlauesten Kollektive versuchten, Ziele zu setzen, die von den Katholiken geteilt werden konnten, und nahmen dann die Führung in der Bewegung, die diese Ziele verfolgte. Heute steckt diese Strategie aus vielen Gründen in der Krise, auch weil sie sich nie erneuert hat und erstickt nun vom selbst.
Auf der anderen Seite gewinnt eine starke rechte Strategie immer mehr an Boden und Menschen (1).
Er begann sich in der Ära der Bush-Präsidenten zu positionieren und explodiert nun mit dem neuen Trumpischen Populismus.
Ein Populismus, der von Theoretikern des "jüdisch-christlichen westlichen Kapitalismus" angetrieben wird, wie Steve Bannon, der in westlichen Christen die stärksten Verbündeten gegen die Gefahr der Invasion des Islams und das Ende des christlichen Westens sieht. Persönlich glaube ich, dass diese Mächte hinter all dem überhaupt nicht an der Mission der Kirche interessiert sind, außer als möglicher Verbündeter bei der Verteidigung ihrer Interessen, und das ist die Eindämmung der Gefahr der kommerziellen Invasion des chinesischen Ostens. Verteidigung, die eine starke Kontrolle über den Nahen Osten erfordert. Das ist es, was Trump antreibt. Natürlich gilt immer auch, was die Bushs vorantrieben, nämlich das Öl, aber die technologische Entwicklung wird den Ölressourcen unweigerlich ihre Bedeutung nehmen. Der wahre Kampf rührt von der Tatsache her, dass China sich darauf vorbereitet, die technologisch fortschrittlichste Nation der Welt zu werden. Und das dank denen, die die Produktionen dorthin brachten, um Geld zu sparen. Schade, dass sie damit den größten Technologietransfer der Geschichte durchführten. 
Eine große Rolle spielt auch das Interesse Israels (2), im Nahen Osten zu überleben und somit die Stärke der arabischen Länder einzudämmen. Ohne die feste Unterstützung der meisten wohlhabenden amerikanischen Juden (beginnend mit seinem Schwiegersohn) hätte Trump die Wahl nicht gewonnen.
Diese Art von Macht verbindet sich leicht mit Katholiken, die sich Sorgen um die Krise der Familie und die Praxis der Abtreibung machen, empfindet aber mit den Worten des Evangeliums Unbehagen, die von der Aufnahme der Armen spricht. Die Seligpreisungen, die Werke der Barmherzigkeit, der barmherzige Samariter, die Erhöhung der Güte als Tugend, dies alles widerspricht ihrer kriegerischen Haltung gegenüber den Muslimen. Diese Worte sind nicht zu vereinbaren mit der Theorie und Praxis des Bauens oder von Mauern um Probleme zu lösen. Diese Worte widersprechen die zunehmend verbreiteten rassistischen Haltung. sie widersprechen die Selbstsucht, für die ich zuerst komme und dann kommst du.
Was also sollten diese Katholiken tun, die auch in Bewegungen organisiert sind, die von der Politik Trumps und seiner Gefährten begeistert sind? Sie müssen wichtige Teile des Evangeliums in Klammern setzen. Es gibt (noch) keinen Frontalangriff, sondern eine schleichende und subtile Haltung gegenüber denen, die das Evangelium nicht halbieren wollen.
Der erste Schritt dieser Strategie ist das Ausnutzen einer richtigen Kritik an dem Moralismus, die von einigen katholischen Bewegungen gemacht worden ist, also des richtigen Kampfes gegen den Moralismus. Das Christentum ist keine Doktrin, sondern eine Tatsache. Das Christentum trifft und folgt Christus. Das Wichtigste am Evangelium ist die Ankündigung, dass Christus heute lebt. Auch davon bin ich überzeugt. Wir dürfen die Jugend nicht zu einer Reihe moralischer Regeln erziehen, als ob das Christentum nur ein Befolgen von Regeln wäre. 
Ich wiederhole, davon (dass das Christentum ein Ereignis und keine moralische Lehre ist) bin ich auch überzeugt. Aber nicht deswegen können wir sagen, dass der Rest des Evangeliums nicht gültig ist (3). Es gibt Priester, die bei der Messe das Evangelium lesen und dann in der Predigt über etwas anderes sprechen. Ich hörte jemanden, der das Magnificat im Evangelium der Visitation nicht gelesen hatte und sich dann mit den üblichen Tiraden gegen die Muslime ausdrückte. 
Was zählt, ist der neue Mensch (sagen die Kritiker des Moralismus), aber die Werke der Barmherzigkeit, die Nächstenliebe, die Seligpreisungen, sind die Beschreibung dieses neuen Menschen. Sonst ist der Christ ein alter Mann, der den Mächtigen zur Verfügung steht. 2006 flüsterte mir ein Priester in die Ohren, dass Jesus die Seligpreisungen verkündete, weil er seine wahre Mission noch nicht verstanden hatte. Kurz gesagt, die Seligpreisungen, ein Irrtum der Jugend! 
In diesem Szenario kam Papst Franziskus herein und redete intensiver mit uns über das Evangelium und die Barmherzigkeit. Ein Fehler? Oder die wahre Kraft des Geistes? Ist ein Irrtum oder Gott selbst hat einen Prophet-Papst geschickt, um zu versuchen, sein Volk als neuen Moses auf den rechten Weg zurückzubringen?
Bruno Brunelli, Ingenieur, Photograph und Musiker
(1) Zum Beispiel hier in D die AfD.
(2) Dem Autor ist die Komplexität der Frage bewusst und stellt nicht in Frage das Recht Israels zu existieren.
(3) Die Tatsache , dass das Christentum kein Moralismus ist, erlebt mir nicht Steuer zu hinterziehen. Nur als Beispiel. 
PS Ich bin kein Muttersprachler und bitte um Entschuldigung für die Fehler in der Übersetzung, die, hoffe ich nicht so stark sind, dass das Verstehen verunmöglichen.

Hier der Link auf italienisch: 

sabato 16 dicembre 2017

SCUOLA (mio articolo) / Dalla Germania: la sfida di Auschwitz ai giovani senza memoria

La scommessa per la conservazione della memoria è aperta. Coinvolgiamoci in essa perché la "lealtà" e la "dignità morale" (Deselaers), certamente presenti anche nei nostri giovani e fino ad un certo punto anche nel comandante Rudolf Höß, diventi un percorso stabile di vita. Höß scrisse al figlio, pochi giorni prima di morire: "Diventa un uomo che in primo luogo si lascia guidare da un'umanità che sa gustare il calore umano. Impara a pensare e giudicare in modo indipendente. Non accettare tutto in modo acritico come verità irrevocabile. Impara dalla mia vita. Il mio errore più grande è stato di fidarmi ciecamente di tutto ciò che veniva dall'alto e di non aver osato nutrire il minimo dubbio sulla verità che mi veniva data. Cammina con occhi aperti sulla tua vita. Non diventare unilaterale, considera sempre il pro e il contro. In tutto ciò che fai non lasciar parlare solamente la ragione, ma ascolta principalmente la voce del tuo cuore" (cit. in Manfred Deselaers, "Und Sie hatten nie Gewissenbisse?". Die Biographie von Rudolf Höß. Kommandant von Auschwitz und die Frage nach seiner Verantwortung vor Gott und den Menschen, Auschwitz Birkenau, 2014). 

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2017/12/17/SCUOLA-Dalla-Germania-la-sfida-di-Auschwitz-ai-giovani-senza-memoria/797634/

venerdì 15 dicembre 2017

IL MITO DEL PAPA DAL PENSIERO DEBOLE. Ivereigh: “Come dice Borghesi Francesco può essere così diretto solo perché un grande pensiero ha a lungo preparato le sue affermazioni”

Nella sua biografia su Papa Francesco, The Great Reformer, il giornalista e scrittore britannico Austen Ivereigh aveva fatto vedere lo spessore storico del Papa argentino e lasciato intravedere anche il suo spessore intellettuale. Ora, con la monografia del filosofo italiano Massimo Borghesi è uscito un libro (Jose Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Milano 2017) in cui è possibile vedere tutta l’ampiezza e profondità del pensiero del Papa, senza la quale la sua semplicità comunicativa non può essere “sentita” e gustata in modo appropriato. Per far ciò è stato necessario un filosofo che avesse le conoscenze adeguate sia della cultura europea che di quella latino americana. E la collaborazione stessa del Papa che con quattro registrazioni ha orientato e confermato i passi della ricerca. In un’intervista che Austen Ivereigh mi ha concesso per il quotidiano italiano “Il Sussidiario” (Ivereigh: Borghesi svela il pensiero “nascosto” di papa Francesco) lo scrittore inglese si esprime a questo riguardo così: “Ad eccezione di alcuni esponenti della teologia della liberazione, gli intellettuali cattolici latinoamericani sono stati ignorati in America e in Europa”. Questo ha portato alle conseguenze che descrive il professor Carriquiry nella prefazione del libro di Borghesi, dopo averne sottolineato l’importanza: “si tratta di uno studio molto importante che prende in esame un aspetto essenziale, decisamente trascurato, per la comprensione dell’attuale pontefice: quello della genesi e dello sviluppo del suo pensiero”. Commenta Ivereigh: “Sono assolutamente d’accordo! — e la prefazione del professor Carriquiry è molto interessante in questo senso, perché sottolinea le ragioni di questa trascuratezza: non solo la lettura errata che ho appena menzionato (ne riparlo dopo), e il desiderio di Francesco di comunicare direttamente e umanamente, ma perché le grandi influenze su di lui — come quella della filosofa argentina Amelia Podetti, del visionario uruguaiano Alberto Methol Ferré — sono giganti nelle loro terre d’origine, ma praticamente sconosciuti all’estero”.


EL MITO DEL PAPA DE PENSAMIENTO DÉBIL. Ivereigh: “Como dice Borghesi, Francisco puede ser tan directo solo porque un gran pensamiento ha preparado sólidamente sus afirmaciones”

En su biografía del Papa Francisco, The Great Reformer, el periodista y escritor británico Austen Ivereigh pone en evidencia el espesor histórico del Papa argentino y también permite entrever su espesor intelectual. Ahora, con la monografía del filósofo italiano Massimo Borghesi, se ha presentado un libro (Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Milano 2017) que demuestra la amplitud y profundidad del pensamiento del Papa, sin la cual su sencillez comunicativa no se puede “sentir” y gustar de la manera apropiada. Para lograr ese objetivo hacía falta un filósofo que tuviera los conocimientos necesarios, tanto de la cultura europea como de la latinoamericana. Y la colaboración del mismo Papa, quien ha orientado y confirmado la investigación con cuatro grabaciones. En una entrevista que me concedió Austen Ivereigh para el diario italiano “Il Sussidiario” (Ivereigh: Borghesi svela il pensiero “nascosto” di papa Francesco) el escritor inglés dice al respecto: “A excepción de algunos representantes de la Teología de la liberación, los intelectuales católicos latinoamericanos han sido ignorados en Estados Unidos y Europa”. Eso trajo las consecuencias que describe el profesor Carriquiry en el prólogo del libro de Borghesi, después de señalar su relevancia: “es un estudio muy importante que analiza un aspecto fundamental, decididamente descuidado, para la comprensión del pontífice actual: la génesis y el desarrollo de su pensamiento”. Comenta Ivereigh: «¡Estoy completamente de acuerdo! – y el prólogo del profesor Carriquiry es muy interesante en este sentido, porque explica las razones de esta falta de atención: no solo la lectura equivocada que acabo de mencionar (volveré después sobre ese tema) y el deseo de Francisco de una comunicación directa y humana, sino porque las grandes influencias que él tuvo – como la filósofa argentina Amelia Podetti y el visionario uruguayo Alberto Methol Ferré – son gigantes en su tierra de origen, pero prácticamente desconocidas en el exterior».

mercoledì 13 dicembre 2017

Mia intervista a Austen Iverigh sul libro di Massimo Borghesi sulla vita intellettuale di Papa Francesco

Sono molto orgoglioso di questa intervista, ovviamente per aver avuto l'onore di intervistare un giornalista di fama mondiale come Austen Ivereigh, ma ancor più perché, quando il Il Sussidiario.net mi ha chiesto di formulare le domande stavo facendo un lavoro minuzioso di commento, qui nella bacheca e dai Contadini di Peguy, del libro del filosofo italiano capitolo per capitolo. Insomma avevo la possibilità di chiedere in grande sintesi (come piace a Bruno Brunelli, che ha poi tradotto l'intervista) ciò che era stato oggetto del mio dialogo interiore per settimane - questo lavoro di dialogo intimo con Massimo Borghesi è stato come dire il lavoro "nascosto" (Nazareth) di questo intervento pubblico. Le risposte di Austen Ivereigh devono essere studiate attentamente, sono molto belle e profonde, in primo luogo il nocciolo della questione: non vi è contraddizione, ma una feconda opposizione tra cattolicesimo e modernità.



http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2017/12/14/LETTURE-Ivereigh-Borghesi-svela-il-pensiero-nascosto-di-papa-Francesco/797190/#.WjINrvDkKMk.facebook

sabato 2 dicembre 2017

La mia risposta a Massimo Cacciari

Non credo che sia però cosa buona lasciare non commentata la seguente frase del filosofo italiano: "Il filosofo non può credere". Questa affermazione di Cacciari non solo non mi pare adeguatamente giustificata. Il cristianesimo infatti nel corso dei secoli ha contribuito notevolmente a costituire la cultura europea, e questo proprio perché è una religione che si basa su affermazioni delle quali esibisce la credibilità. Non posso lasciarla non commentata per una frase altrettanto breve del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar: "non c'è teologia senza filosofia". Si capisce subito che se Cacciari avesse ragione allora non vi sarebbe neppure la possibilità di formulare una teologia cristiana. Dalle letture che ho fatto in anni recenti di alcuni libri di Cacciari, forse una delle menti più lucide del mondo filosofico italiano, mi sono fatto questa idea. Solo il filosofo sarebbe capace di guardare direttamente tutta l'inquietudine della vita umana, insomma di essere realmente libero ed inquieto di fronte al non-fondamento dell'essere, perché il credente ha un fondamento e quindi non può prendere sul serio né l'inquietudine né la filosofia. 

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2017/12/3/RAGIONE-e-FEDE-L-errore-di-Cacciari-scambiare-Cristo-per-un-concetto/795443/



PS 

(4.12.17)

"Il filosofo prega il nulla" (Massimo Cacciari)
Lipsia. Ho letto questa citazione in un articolo uscito sul Sussidiario di Niccolò Magnani, sempre sull'intervista del filosofo, ex sindaco di Venezia, sul Natale. 
Ho pensato immediatamente a questa frase di Ernst Bloch: "Solo i malvagi esistono in virtù del loro Dio, mentre i giusti in virtù dei quali Dio esiste, hanno nelle loro mani la santificazione del Nome, la possibilità di chiamare per nome quel Dio che in noi agisce e preme, la porta presagita, la domanda più oscura, l'intimo esuberante che non è un fatto ma un problema. E queste sono le mani della nostra filosofia che evoca Dio, le mani della verità come preghiera" (Spirito dell'Utopia, edizione italiana a cura di Vera Bertolino e Francesco Coppellotti). 

Sembra che gli atei non possano rinunciare alla "preghiera", ma essa è per un Dio che esiste in virtù dei giusti (Bloch) o per il nulla (Cacciari). 
Solo che è lecito chiedersi cosa sia questo "nulla"? Ferdinand Ulrich parla dell' "uso medesimo delle parole essere e nulla". Qui si tratta del nulla della gratuità, quello che rivela anche il linguaggio, quando rispondiamo ad un "grazie": "non fa nulla. 
Questo nulla è quello dell'amore gratis, che nasce a Natale, non per "lamentarsi", anche non per lamentarsi che quasi nessuno aveva fatto parte all'evento, ma per donarsi nel doppio senso di gratis et frustra. 
Più passano i giorni e meno capisco questa grande difesa del filosofo italiano da parte di cattolici. L'unica cosa che capisco è che questa volta Cacciari non ha usato il suo linguaggio forte e preciso, ma il "lamento" e la "rabbia" e con questo ha colpito nel segno.
Alcune frasi sono anche vertiginose se volete, ma in vero sono "intensità priva di contenuto"(Hegel) o anche ripiene di un contenuto che in vero però per il filosofo italiano è pur sempre meno importante del suo "nulla", che non è quello dell'amore gratis nato nella grotta di Betlemme, ma quello nichilistico di un non fondamento "estetico". 
Solo che la vita non è "un sentimento" estetico, come diceva don Giacomo Tantardini e come ci ha ripetuto Bruno Brunelli in una sua bella canzone che si torva anche in YouTube.

domenica 26 novembre 2017

Che cosa succede in Germania? Angela Merkel non è Riccardo III (Shakespeare)

Che cosa succede in Germania? Angela Merkel non è Riccardo III (Shakespeare)
Lipsia. Nessuno politico è attualmente paragonabile al Riccardo III di Shakespeare. Anche qui in Germania, non lo è. Qui in Germania non vi è nessun dramma regale a livello politico, ne siamo in assenza di un potere politico né il calcolo politico ha sostituito il governare. La cancelliera in carica, Angela Merkel, si trova in un incontro importante in Africa a Abidjan e quando ritornerà andrà dal presidente della repubblica, Frank- Walter Steinmeier, per valutare la possibilità di una grande coalizione che Martin Schulz (SPD) dapprima non voleva per il risultato povero del suo partito nelle ultime elezioni. 
Angela Merkel non è Riccardo III che nel campo politico cercava il "terreno fertile per il suo egoismo nichilista" (predo questa formula da Roger Vontobel, regista di teatro, nell'ultimo numero della Frankfurter Allgemeine Woche). Forse non è neppure Elisabetta, la "donna forte con mete chiare e grande capacità di imporsi" (come si è potuto vedere nel fallimento della coalizione Giamaica), ma neppure Enrico IV, che vuole il bene ma non sa imporsi. 
Il dramma del "nichilismo egoista" non e im prima istanza un dramma politico (partitico), la dove esso diventa voce politica, in Germania particolarmente nella AfD, è espressione di un vacuo esistenziale. Dopo tanti anni di Germania vedo in questo vacuo esistenziale la grande prova che dobbiamo superare. Per quanto riguarda la politica ha ragione Roger Vontobel, regista di teatro nato a Zurigo nel 1977, il paragone è piuttosto con "Aspettare Godot" di Samuel Beckett: "Cosa facciamo ora, Vladimiro? Aspettiamo". 
Il presidente della repubblica Frank Walter Steinmeier sta giocando le sue carte istituzionali per evitare ciò che finora in Germania non è mai successo dopo il secondo dopo guerra: un governo di minoranza instabile o elezioni due mesi dopo quelle appena svolte. 
Il paragone con la Repubblica di Weimar non regge come ha spiegato il professore Jürgen W. Falter (anche nella FAW). Nessuna delle condizioni economiche e politiche di allora sono ora attuali (dodici cancellieri in 14 anni, un enorme debito economico in forza della prima guerra mondiale persa...). Anche AfD e "Die Linke" sono partiti democratici che si sentono legati al gioco democratico.
Le difficoltà tedesche fanno vedere in primo luogo che la Germania non è così potente come si pensa nel sud dell'Europa. Se fosse così l'EBA (l'ispettorato europeo delle banche) sarebbe passato, in forza del Brexit, da Londra a Francoforte e non a Parigi. E in secondo luogo, ciò di cui avevo parlato in un articolo del Sussidiario (Chi dà adesso a Berlino finire per disfare l'Europa, 4.5.16) e cioè che è del tutto necessario pensare la Germania all'interno dell'Europa non in una posizione di solo dominio, ma di vera tensione politica feconda con altri attori politici altrettanto fecondi. Tutto qui.

lunedì 20 novembre 2017

Un mio articolo su Adrienne; Simposio romano

A cinquant'anni dalla morte di Adrienne von Speyr si è svolto in Vaticano un simposio a cura di Lucetta Scaraffia e Jacques Servais sj: "A Woman in the Heart of the Twentieth Century: Adrienne von Speyr (1902-1967)". 

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2017/11/20/LETTURE-Adrienne-von-Speyr-cosa-vuol-dire-essere-cattolici/793368/#.WhKCZGZMyKM.facebook

mercoledì 1 novembre 2017

All'inizio della mia missione ecclesiale nel mondo - in dialogo con Hans Urs von Balthasar, seconda parte

Continuazione di un post che porta lo stesso titolo (16.10.17)

XIV

L'opposizione delle strutture di questo mondo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

Cfr. L'impegno del cristiano nel mondo, II B, 2 (prima parte)

Come ha insistito negli ultimi anni don Julián Carrón, cercando di educare il popolo di CL, si è perso nel nostro mondo la sensibilità per l'evidenza di ciò che è ideale. Balthasar ne parla in questo capitolo così: "Sarebbe l'ideale se le strutture del mondo animale (traduco così la parola "untermenschlich", ma in vero non so cosa significhi e non ho la traduzione italiana qui in Germania per confrontarmi (1)) e dell'organizzazione sociale potessero venire penetrate dallo spirito cristiano, perché così entrerebbero completamente al servizio dell'amore interpersonale e della Communio cristiana".

Già nel 1971 Balthasar diceva con chiarezza: "Ma è chiaro che è una tale penetrazione del mondo sarebbe infondo la trasfigurazione della materia, il mondo della Risurrezione".
Ciò che in tante lotte contro i nuovi diritti si cerca di raggiungere è una dimensione che supera le possibilità di questo mondo. Ciò non significa che non si possa fare una "critica dei nuovi diritti" anche da un punto di vista cristiano, come Christoph Menke l'ha fatta dal punto di vista del marxismo. Per quest'ultimo il prezzo che si paga con i nuovi diritti è quello della perdita del valore della lotta politica. Tutti questi diritti sono individualistici e sono protetti dal sistema giuridico moderno e liberale (Londra è il simbolo che usa Menke). Mentre in Atene si è cercato ancora di educare con il diritto alla verità e a Roma si è obbligato il popolo a seguire la verità con il diritto, Londra conosce solamente una verità: quella della volontà del singolo. Menke propone la riflessione filosofica come l'alternativa a questo stato di fatto, una riflessione che potrà portare alla "rivoluzione sociale e politica".
Il cristiano non è estraneo alla riflessione filosofica e cerca di comprendere ciò che sta accadendo nel mondo, ma crede che solo la testimonianza della santità abbia la possibilità di aiutarci nel cammino in questo mondo. Dice Balthasar: "Nella storia reale del mondo - passato, presente e futuro - la redenzione totale è compiuta per ora "in spe" (Rom 8,24, etc.)".

E di fatto anche quando in Atene si è voluto educare il popolo con il diritto la schiavitù era legale, cosa che non corrisponde alla nostra evidenza di verità. Insomma l'ideale legale non corrispondeva neppure allora all'ideale umano. Anche nella cristianità medievale non si è vissuto nella idealità umana e di fatto essa era piena di movimento chiliastici ed utopici. Né la Roma romana né quella cristiana avevano creato la società perfetta. I movimenti utopici volevano anche allora cambiare le strutture; il giudizio di Balthasar è chiarissimo: si tratta di "entusiasmo non realistico".

La frase: "Voler abolire fondamentalmente l'ordine sociale con le sue necessarie forze dell'ordine conduce all'anarchia, per nulla alla Gerusalemme celeste", non è valida solamente in riferimento alla situazione degli anni 70, vale anche ora sebbene l'ordine sociale e giuridico sia diventato più "liberale". La "teologia politica", la "teologia giudica" non possono che portare al fanatismo: "la teologia non ha una competenza immediata negli ambiti delle strutture mondane, manda il cristiano credente al loro interno solo con un'idea dell'uomo, in forza della quale e a partire dalla quale dovrà ordinare le strutture nel modo più sensato e responsabile che gli sia possibile" (Balthasar).

Non vi è una competenza teologica che obblighi, a partire dalla caritas cristiana e dalla Communio cristiana, ad un totale pacifismo (problema di allora negli anni 70) ma neppure ad una totale pretesa che solo l'idea di famiglia cristiana diventi vincolante nella nostra società. L'obiezione che non si tratti di un'idea "cristiana", ma del "diritto naturale" non è forte, perché nel nostro mondo liberale questa evidenza del "diritto naturale" non è per nulla evidente.

Né per Balthasar né per me si tratta di invitare alla "rassegnazione". Sia come architetto e che come pubblico ministero (i due esempi di Balthasar) si può tentare di vivere l'amore gratis cristiano nel modo più convincente possibile, per esempio progettando un ospedale in cui la persona sia al centro dell'attenzione di questa struttura ospedaliera o per esempio cercando di proporre una proposta di legge che sia conciliabile con la visione del mondo cristiana per quanto riguarda i "nuovi diritti" di cui parlavo prima, ma si dovrà agire sempre con la volontà di fare compromessi con gli altri (il che non vuol dire che non si possa lottare con certe lobby dei poteri odierni), che sono una chance e non un nemico assoluto.

(1)
Franca Negri: L'edizione italiana traduce 'untermenschlich' con 'infraumano'

(Continua domani)

XV


Consigli per una comunità cristiana o per un Movimento - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar (seconda parte di II B 2)

Forse il più grande teologo del ventesimo secolo, Balthasar, non viveva in una torre d'avorio, ma ha fondato lui stesso una comunità e in dialogo con CL, in queste pagine che appartengono al Movimento e a don Giussani, ci dava nel 1971 alcuni consigli che sono così attuali, che in vero non abbisognano di un grande commento.

Come il cristiano singolo può illuminare nel suo lavoro il mondo circostante, ma dovrà fare dei compromessi con le strutture di questo mondo, una cosa analoga vale per la comunità cristiana:

- Ci si potrà rafforzare vicendevolmente solamente se si vive dello spirito, cioè del carisma della comunità, in legame con il suo fondatore e a chi guida il Movimento o la comunità cristiana ora.

- Le "strutture del mondo" subcoscienti, psicologiche, sociali e giuridiche, etc. non smettono di esistere neppure all'interno della comunità. Questo significa che la tentazione del potere esistono anche all'interno di una comunità cristiana. Il disordine morale e/o giuridico, etc. anche.

- Ed ovviamente non smettono di esistere nel mondo circostante. Le lotti di potere, i disordini e gli ordinamenti mondani sono il teatro in cui deve agire anche il cristiano. Solo guardando al Crocifisso, all'Agnello immolato che non immola nessuno, non si contaminerà eccessivamente.

- La comunità non deve chiudersi in se stessa, non deve avere la pretesa di aver trovato solo lei la verità o la pretesa di essere infallibile, ma deve aprirsi a tutti e vedere in tutti una possibilità di maturare. Gli alti uomini vivono anche sotto il peso e sotto gli ordinamenti delle strutture del mondo e la comunità cristiana non dovrà essere un' "icona sovraterrestre", ma dare testimonianza all'interno dell'impegno di Dio per il mondo, che è ultimante "disarmato".



Roberto, un piccolo amico di Gesù

XVI

Sulle strutture della Chiesa - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
(cfr. L'impegno del cristiano nel mondo, II, B, 2 (ultima parte)
Balthasar pensa, con tutta la tradizione cristiana e con il Nuovo Testamento, che le strutture della Chiesa sono generate dall'Amore gratis di Cristo. Doni di Cristo perché il messaggio cristiano non sia in balia di "rapporti personali casuali". Quindi non possono essere ridotte ad oggetto di una "sociologia della religione". 


Conosce per esperienza ciò che sapevano anche alcuni Padri della Chiesa, quando parlavano della Chiesa come "casta meretrix", che queste strutture sono guidate da "uomini peccatori" e così abbiano bisogno continuamente di "una penetrazione di un autentico spirito cristiano dell'amore", se la Chiesa vuole essere credibile. Ciò che chiamo "Amore gratis" (evito la formula usuale "amore gratuito" per fermare un momento il lettore nella sua veloce attenzione).
Papa Francesco è un dono del cielo per la Chiesa e per il mondo perché fa vedere la trasparenza del ministero petrino all'amore di Cristo e perché, ovviamente nell'ambito delle sue competenze come Papa e come un momento del cammino fatto dai suoi successori, è uno strumento della volontà salvifica e di riforma del Padre celeste. 
Mentre negli anni 70 eravamo confrontati contro una rivolta - per Balthasar del tutto comprensibile - contro chi sacralizzava l'autorità e le istituzioni della Chiesa isolate dalla loro trasparenza in direzione dell'Amore gratis di Cristo, ora sono i difensori di questa pseudo sacralità che protestano perché il cielo ha deciso di impegnarsi in una riforma dandoci un volto, quello concreto del Santo Padre, come strumento del carisma ignaziano, per la Chiesa e per il mondo. 

La Gerusalemme celeste sarà sempre fondata sulle dodici pietre dell'Apocalisse e del Vangelo, quindi non è vero né che le strutture della Chiesa non hanno nulla a che fare con il Regno di Dio, come si pensava negli anni 70 né che il cielo non possa, di fronte a crisi inaudite, come quella della pedofilia e corruzione nella Chiesa, fare una "mossa nuova" nell'impegno "tradizionale" di Dio per il mondo. 

Ovviamente, dobbiamo essere cauti e tranquilli, della pace di Cristo tranquilli: non è mai stato possibile che tutta la Chiesa viva del movimento della "semper reformanda" o che tutta la Chiesa sia trasparente dell'Amore gratis di Cristo. Questo movimento di riforma terminerà solamente con la sua definitiva venuta. 
Roberto, un piccolo amico di Gesù

XVII



Tra impegno nel mondo e testimonianza - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Il paragrafo II B,3 dell' "impegno del cristiano nel mondo" è di estrema importanza per il discernimento di cosa sta succedendo ogni nella Chiesa e nel mondo. Deve essere letto con grande attenzione a tutte le parole e i passaggi dell'argomentazione balthasariana. Qui posso accennare solo ad alcune linee elementari del suo discorso. 
1. In primo luogo: "Il cristiano è solidale con lo sforzo degli altri uomini"- è "obbligato" a contribuire allo sforzo di umanizzazione del mondo, proprio perché ne conosce i problemi ed anche la dimensione "tragica" in cui esso si trova. Non ha ricette che semplifichino la complessità degli avvenimenti nel mondo, solamente un orizzonte più ampio, che è la "luce della fede" che illumina anche la "tragedia del mondo", che l'abbraccia e la porta a compimento. La luce della fede non serve mai alla recriminazione, anche del fatto che essa possa essere dimenticata, ma appunto ad illuminare ciò che il mondo vede in oscurità. I no che il cristiano può e deve dire a ciò che succede nel mondo "dopo Cristo e senza Cristo" (Peguy) nascono sempre dal si al dono gratuito dell'essere. 
2. Nei confronti del potere del mondo, a partire dall' impero romano fino a quello russo sovietico (il libro è stato scritto all'inizio degli anni 70) fino a quello liberale di oggi, il cristiano non può che avere prima facie un atteggiamento di lealtà. Certo ci sono momenti nella storia in cui in forza della sua fedeltà all'impegno di Dio per il mondo, il cristiano è diventato una figura della resistenza. E ciò può accadere anche oggi. La sua vita però si trova sempre nello sforzo di discernimento tra lealtà e resistenza. Balthasar dice esplicitamente che posizioni di rifiuto del mondo e religioso fanatiche non sono il marchio di una posizione cristiana autentica. 
3. Balthasar ha considerato in modo drammatico la divisione nella Chiesa tra progressisti e conservatori, perché ne vedeva il movimento di verità di entrambi: il cristiano non si impegna nel mondo con dei programmi chiusi (momento di verità della posizione progressista) né può tradire il principio originario della sua posizione, la luce della fede che viene dall'avvenimento di Cristo (momento di verità della posizione conservatrice). La posizione di von Balthasar rinvia al ruolo decisivo dello Spirito Santo e quindi del discernimento degli spiriti; uno Spirito Santo che ci darà la possibilità di dire la parola giusta al momento giusto, che non ci permette di chiederci in una posizione di rimpianto del "solo passato". Lo Spirito Santo e la appartenenza viva alla Chiesa ci farà comprendere quale sia la nostra missione, il nostro compito nell'impegno di Dio per il mondo. 
4. Balthasar avrebbe considerato le polemiche contro il Santo Padre che viviamo oggi nella Chiesa come tragiche. Il Santo padre non fa parte di nessun "partito ecclesiale" ci sta educando piuttosto a camminare sulla file del rasoio tra impegno nel mondo e testimonianza ed ha spostato alcuni accenti (senza tradire gli altri), per esempio nell'enciclica "Laudato si'", in cui fa vedere come la solidarietà con gli altri uomini nella cura della casa comune è decisiva. Solo con gli altri uomini sarà per esempio possibile combattere le piaghe delle vendite delle armi a violenti dittatori e il commercio di uomini e di droghe, etc... Il libro di Massimo Borghesi(“JORGE MARIO BERGOGLIO. Una biografia intellettuale. Dialettica e mistica”) che uscirà fra giorni ci fa vedere tutta la complessità e genialità filosofica dell'uomo che guida la Chiesa oggi. Cito qui un passaggio dell'intervista che gli ha fatto Alver Metalli
Ci sono delle acquisizioni finali del tuo studio, di sintesi, che correggono quello che è stato scritto sino ad ora su Bergoglio Papa? (Alver)
Le acquisizioni sono molte. Innanzitutto, come abbiamo detto, viene chiarita la genesi ed il filo rosso del pensiero di Jorge Mario Bergoglio. E questo è la prima volta che avviene. Con ciò viene smentita l’opinione di quanti, per pregiudizio o mancanza di documentazione, continuano a ripetere che Francesco non avrebbe i titoli per esercitare il ministero petrino. Bergoglio è portatore di un pensiero originale, dipendente da una tradizione del pensiero “cattolico” tra ‘800 e ‘900, quella di Adam Möhler, Erich Przywara, Romano Guardini, Gaston Fessard, Henri de Lubac. Alcuni di questi autori sono gesuiti, altri no. Si tratta di una tradizione illustre che proprio il magistero di Francesco consente oggi di riscoprire e di valorizzare. Una tradizione che si oppone a coloro – penso soprattutto alle critiche su Amoris laetitia – che vorrebbero addebitare al Papa una teologia prassistica, relativistica, permissiva. Nella concezione “polare” di Bergoglio la Verità e la Misericordia non possono essere separate, così come il bello-bene-vero alla luce dell’unità dei trascendentali. Chi critica Francesco per un suo preteso soggettivismo e modernismo dimostra di non conoscere il suo pensiero. Così come non conoscono il suo pensiero coloro che lo accusano di ridurre la fede alla questione sociale, di dimenticare il primato del kerygma. Al contrario Francesco – come afferma esplicitamente nella Evangelii gaudium - vuole ripristinare il primato del kerygma sulla deriva etica della Chiesa degli ultimi decenni e, al contempo, vuole un forte impegno dei cattolici nel sociale. Non opera alcuna riduzione: sono due poli di una tensione che caratterizza il cattolico. Rispetto all’impegno politico la trascendenza, il primerea della fede e della grazia su ogni declinazione storica, è il punto fermo. Quella del Papa è una posizione “mistica” che conserva l’apertura del pensiero rispetto ad ogni chiusura ideologica e sistematica, e questo in funzione dell’operare del “Dio sempre più grande” (Massimo Borghesi)
PS Nel corso dell'Intervista Borghesi fa vedere anche l'importanza di von Balthasar nella "biografia intellettuale" del Papa.

XVIII


Per una Chiesa povera e in servizio - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
In C, 1 dice Balthasar con chiarezza che solo una "Chiesa povera e in servizio", come quella che Papa Francesco oggi di fronte a tutto il mondo rappresenta, potrà avvicinarsi al mondo per salvarlo. Dovrà farlo rinunciando ad ogni forma di "dipendenza dal successo" e cadendo nella terra come cade un chicco di grano. Una Chiesa che ha abbattuto ogni bastione (nel 1971 riprende Balthasar questa formula che aveva usato prima del Concilio) e che non vive la tradizione come qualcosa che ci pone in un atteggiamento di rimpianto, ma nell' atmosfera di "croce e gioia" che è sempre propria al cristiano. Tradizione ha in Balthasar nulla di questo rimpianto di ciò che era, proprio ai tradizionalisti, ma è "traditio", "consegna del Figlio attraverso il Padre per la salvezza del mondo"! Oggi!
Ancora più che negli anni 70 la Chiesa dopo tutti gli scandali di pedofilia e corruzione non ha nessun motivo di sentirsi trionfale e ciò non vale solo per la gerarchia (vescovi che in tutto il mondo hanno coperto questo scandali) ma ciò vale anche per quelle comunità e movimenti che dovevano essere la "pelle", il momento di contatto con il mondo, la speranza della Chiesa. Fondatori di ordini sacerdotali perversi, Movimenti che coprono con il loro atteggiamento di egemonia in politica corruzioni di vario genere, sacerdoti che in Movimenti hanno compiuto le cose più imbarazzanti e addirittura criminali, etc. 
Dobbiamo di nuovo riscoprire l'unico criterio che Balthasar ritiene generatore di autenticità: la disponibilità a cadere nella terra come un chicco di grano e portare frutti. Se da qualche parte nasce qualcosa di autentico nella sequela di Cristo con grande probabilità ciò succede perché una persona o più persone sono state "seme" nel senso qui sopra descritto. Quando non si ha più successo, quando comincia la malattia, anche per un fondatore di un Movimento, forse è allora che comincia la vera semina divina. Questo criterio ha un nome: Santità. 
Chi pensa di sapere meglio degli altri ciò che è giusto cade nel trionfalismo di cui stiamo parlando e che è del tutto estraneo a Balthasar. Nel suo diario descrive una "morte" a Montecassino, quando Adrienne e lui non avevano neppure cominciato a fondare la loro comunità o quando era ai primissimi passi, e Cristo chiedeva loro di ridonare tutto nella disponibilità di "morire" per lui. Così l'uscita dalla sua amatissima "Compagnia di Gesù" (accaduta per fondare con Adrienne la comunità di san Giovanni), tutte le sofferenze e l'impegno descritto nel diario sarebbero vanificati nel nulla - così avrebbe pensato il mondo. Così come il mondo, anche nella Chiesa, ha pensato che Dio ha fatto morire Balthasar tre giorni prima di ricevere il berretto cardinalizio, per evitare che un eretico diventasse cardinale. 
In vero Balthasar ha sempre educato alla cattolicità - contro ogni forma di comprensione settaria ed eretica del proprio agire. Chi agisce nel modo più cattolico possibile è sempre e solo Dio e in questo suo impegno noi dobbiamo trovare o cedere alla nostra missione, piccola o grande che sia.
Anche le critiche al Papa devono essere accettate nell'atmosfera di "croce e gioia". 

XIX


Che guadagno hanno gli uomini se io come cristiano partecipo solamente alla loro disperazione? - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

II C, 2 porta il titolo: testimonianza della gioia nella solidarietà nel buio.

I passi che che Balthasar ci fa fare in questo capitolo introducono al cuore della sua teologia, che in questo non può essere distinta da quella di Adrienne von Speyr.

Se il cristiano deve essere come un chicco di grano che muore per portare frutti non dovrà perdere, per essere davvero solidale con gli altri uomini, la coscienza "dogmatica" della giusta dottrina cattolica? Non dovrà liberarsi proprio da questa ultima barriera, da questo ultimo sapere meglio degli altri cosa sia il vero?

Questa liberazione ci farebbe dei disperati tra i disperati e per questa situazione vale la domanda che ho messo come titolo di questo post: Che guadagno hanno gli uomini se io come cristiano partecipo solamente alla loro disperazione?

La contro obiezione è: ma Cristo stesso non è stato disperato, cioè lasciato da tutti anche da Dio, quando grida: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?

Questo radicale abbandono è la forma massima dell'impegno di Dio per il mondo! Questo radicale abbandono ha una singolarità che nessuno può pretendere essere la sua. Di fronte a questo radicale abbandono di Cristo siamo tutti uguali: i cristiani lo tradiscono o lo rinnegano, gli ebrei non lo riconoscono come messia, i pagani non vogliono prendersi un'ultima responsabilità per lui e lo cacciano. Aggiungo io: i mussulmani, che verrano dopo, e che ci ricordano l'importanza dell'unicità di Dio, non potranno confessare appieno questa singolarità di Cristo.

Balthasar non ha mai rinnegato l'importanza dei sacramenti e della fede. Si diventa cristiani attraverso di essi.

Balthasar non ha mai esaltato la croce, come è stato accusato, quasi avesse dimenticato la gioia. La gioia è il motivo ultimo dell'essere cristiani. Se non abbiamo questa gioia da donare agli altri, in fondo non abbiamo nulla da donare a loro, di ciò di cui veramente hanno bisogno. Questa gioia non è però in primo luogo individuale e psicologica, ma ecclesiale ed oggettiva.

È la gioia che può ricevere solamente chi è in povero in Dio, chi è un mendicante che ha perso anche l'ultimo orgoglio, quello appunto del mendicante che non vuole chiedere nulla.

Non vi sono solo i grandi carismi: ignaziano, di CL, etc. ma anche personali carismi, in cui Dio ci chiede determinate cose e le chiede singolarmente a noi. E Dio ci può donare una certa partecipazione ad uno degli stati di Cristo, per esempio anche quello nel giardino Getzemani. Grandi santi possono avere tale partecipazione in modo molto intenso, altri invece in modo esteso; questo vale per tutti noi, per esempio un medico che lavora nell'ambito della medicina palliativa o un altro uomo con un'altra professione che vive lontano dalla sua patria, etc. possono provare forme più prolungate e meno intense di "abbandono".

Questa partecipazione è sempre grazia e non pretesa. Come è grazia che il Signore ti può concedere di partecipare un pochino al buio di una persona da te amata.

Non dobbiamo mai dimenticarci che queste "prove" stanno sempre tra due gioie, fosse anche l'ultima, dice Balthasar, quella del cielo.

E non dobbiamo mai dimenticare che senza un "cedere" sempre nuovo all'origine della più grande avventura, quella dell'impegno di Dio per il mondo in Cristo, correremo il rischio di diventare "mine vaganti", che confondono le loro stranezze o la propria gnosi con il singolare impegno di Dio nell'amore gratuito di Cristo, che ci ha amato per primo. La Fraternità di Comunione e Liberazione è per noi (!!!) la modalità concreta di questo cedere.

Anche se la fede è in certo senso ragionevole come ci ha spiegato Luigi Giussani nel "Senso religioso", essa è e rimane qualcosa che è possibile solo con uno "slancio della libertà" di tutto l'uomo, non solo della sua ragione. Solo questo "salto" può mettere in comunione la libertà di Dio e quella dell'uomo. Dio è e rimane Mistero, che ci ama per primo e gratuitamente.

Solo il "primerear" (Papa Francesco) può salvarci: "in questo consiste l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi e ci ha mandato Suo Figlio come espiazione dei nostri peccati" (1 Gv 4,10).

XX



In chi ha visto Gesù la fede? In chi ha posto la sua speranza? - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

Con il capitolo II C, 3, "Il piccolo gregge e il grande mondo", giungiamo alla fine del libro che ho commentato nelle ultime settimane: "L'impegno del cristiano nel mondo". Procediamo passo per passo.

1. In primo luogo. Dopo aver spiegato nei capitoli precedenti, che la gerarchia e come lo "scheletro" della Chiesa (non un male necessario, ma un bene necessario), non particolarmente bello da vedere, ma senza del quale il corpo non avrebbe agilità e possibilità di muoversi, ora Balthasar si concentra in quella comprensione di Chiesa, che si è convertita dall'esteriorità all'intimità della sua missione (un tema caro a Benedetto XVI) - e questa è un "piccolo gregge", ma non un gruppo elitario (tema caro a Papa Francesco)!

2. Il mondo è confronto con una tale "grottesca" idea di Dio e della Chiesa che è chiaro che ci siano ateismo e inimicizia per la Chiesa. Dal 71 ad oggi possiamo dire che tante persone nella Chiesa, anche vescovi, hanno contribuito a questa immagina grottesca. Forse possiamo dire che il problema più grande è all'interno del recinto sociologicamente percepibile della Chiesa stessa.

3. Il piccolo gregge quando porta la luce dell'Amore gratis nel mondo dovrà fare un'esperienza che lo confonderà. Ciò che porta è già presente nel mondo: in frammenti, incoscientemente ed anche come qualcosa che si è rifiutato, almeno in certe modalità ecclesiali. Ieri vedevo un film di una ragazza di 17 anni, brava nel canto e nel pattinare sul ghiaccio, che si ammala di un cancro rarissimo, ma che per tutto il tempo della sua malattia vive con una gioia incredibile e non parla mai di Cristo, solo del sorriso necessario a vivere.

4. Gesù stesso pone la sua speranza (e vede la fede di) su una donna siriano- fenicia (Mc 7, 24 sg.), su un soldato romano (Mt 8, 5), su un samaritano che gli dice grazie (Lc 17,16), su una samaritana che ha avuto cinque uomini (Gv 4,39 sg). È un samaritano diventa l'icona dell'amore gratis del prossimo cristiano (Lc 10, 25 sg.). Sembra che proprio chi ha un' immagine chiara di chi sia Dio, quando Egli agisce non lo riconosce. Chi si fissa su una sua idea, una sua gnosi (conoscenza) di Dio non lo riconosce - i farisei di allora e di oggi! Mentre invece chi si trova nel "vuoto pagano", nel nichilismo odierno ne ha bisogno. Lo riconosce ed in un certo senso lo ha già incontrato. Perché Egli è perché opera ed è già arrivato: Et Verbum caro factum est!

XXI


Non sappiamo quanta grazia divina si sia diffusa nel mondo in questi 2000 anni di storia della Chiesa - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar
Il terzo paragrafo di II C 3 fa vedere l'incredibile ampiezza e libertà di Balthasar.
1. Non ci sono statistiche per sapere quanto si sia diffusa la grazia di Dio dopo l'avvenimento di Cristo. 


2. Sappiamo un po' dove si è diffusa la dottrina e come abbia fecondato altre religioni ed etiche. Attraverso il Corano si è diffusa anche la Bibbia, l'etica induista è contaminata di elementi cristiani. Sono gli esempi che fa Balthasar. Anche alcune sette portano in periferie lontane elementi davvero cristiani e non possiamo giudicare dal nostro punto di vista, quanto vi sia di autentico e quanto no.
3. Ma ciò che sappiamo è che non tutto ciò che sembra essere nel "centro" lo è davvero. Le forme con cui si prendono le distanze dal vero fuoco dell'amore gratis di Dio possono essere oggetto di un vero discernimento degli spiriti e saremmo stupiti se sapessimo quanti sono dentro che credono di essere fuori, e quanti sono fuori che credono di essere dentro. 


(continua)

XXII

Libertà, l' "ultimo" passo - in dialogo con #HansUrsvonBalthasar

In primo luogo è libero Dio, che in Cristo non ci lascia da soli, ma la, dove ci manda, ci sorprende con la Sua presenza, con la Sua già presenza. Come ho spiegato, ieri.

La libertà di Dio non ci permette di vivere di un "tanto fa lui". Ha bisogno di un "piccolo gregge", non elitario, ma che vive dell'amore gratis di Dio.

All'inizio della conferenza annuale, che è cominciata ieri, dei professori tengo sempre la meditazione iniziale; questa volta ho chiesto a Konstanze, mia moglie, di farlo, che ha commentato il numero 97 dell' Amoris Laetitia. Alcuni colleghi erano molto attenti, altri hanno in modo dimostrativo girato la loro testa da un'altra parte. Quando suonano le parole del Vangelo nel mondo, non vi è nessun applauso di massa, anche se proprio queste parole sono così necessarie per tutti. Questo è vero anche per Papa Francesco, che è amato, ma ciò non significa che sia amato per quello che davvero vuole annunciare: Gesù, non Francesco.

La cerchia di persone che si trova vicino al cuore di Gesù e Maria, non è né allora né oggi chi difende un cristianesimo, senza dogmi e liberale. Per questo, finalmente, non mi è mai interessata la teologia di padre Anselm Grün - quest'ultimo non annuncia Cristo, ma un "benessere" per il proprio io psicologico.

Ma la cerchia non è neppure composta delle persone che difendono un'astratta dottrina raffreddata, ma coloro che senza rinnegare la dottrina, vivono in un "amore fraterno e nella Communio sacramentale ed esistenziale la Presenza viva, personale e trinitaria di Dio".

Questo cristiano non ha paura neppure dei progetti di liberazione del mondo, perché sa che la sua fede - donata, non prodotta - ha come oggetto l'uomo intero, la storia e il cosmo che nel terzo giorno verranno accolti nel grembo del Padre!
Sa però, anche se si può, anzi si deve lottare per queste mete che non ci sarà mai un superamento definitivo della dialettica servo padrone (Marx), non ci sarà mai una ricupero completamente sano della propria origine (Freud), non ci sarà mai un superuomo, che non abbia bisogno di riconoscere l'essere come dono (Nietzsche), sa che nessuna utopia potrà rivelarci la forza dell'homo absconditus (Bloch) o che supererà tutte le aggressioni naturali per arrivare ad una natura inibita (Marcuse), sa che l'uomo non arriverà mai ad un benessere psicologico che lo farà necessariamente morire e vivere in pace (Grün).

Il cristianesimo non ha neppure paura della stoa o del buddismo perché con serenità crede nel proprio ideale di libertà, donato da Dio stesso in Cristo, la cui libertà per la morte non mira ad un "nirvana privo di identità individuale", ma scendendo nell'inferno apre ad una speranza personale per tutti!

Resurrexit Dominus vere!

(Fine del mio commento giornaliero al libro "L'impegno del cristiano nel mondo).


#Diarioscolastico

Roberto, un piccolo amico di Gesù