sabato 2 dicembre 2017

La mia risposta a Massimo Cacciari

Non credo che sia però cosa buona lasciare non commentata la seguente frase del filosofo italiano: "Il filosofo non può credere". Questa affermazione di Cacciari non solo non mi pare adeguatamente giustificata. Il cristianesimo infatti nel corso dei secoli ha contribuito notevolmente a costituire la cultura europea, e questo proprio perché è una religione che si basa su affermazioni delle quali esibisce la credibilità. Non posso lasciarla non commentata per una frase altrettanto breve del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar: "non c'è teologia senza filosofia". Si capisce subito che se Cacciari avesse ragione allora non vi sarebbe neppure la possibilità di formulare una teologia cristiana. Dalle letture che ho fatto in anni recenti di alcuni libri di Cacciari, forse una delle menti più lucide del mondo filosofico italiano, mi sono fatto questa idea. Solo il filosofo sarebbe capace di guardare direttamente tutta l'inquietudine della vita umana, insomma di essere realmente libero ed inquieto di fronte al non-fondamento dell'essere, perché il credente ha un fondamento e quindi non può prendere sul serio né l'inquietudine né la filosofia. 

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2017/12/3/RAGIONE-e-FEDE-L-errore-di-Cacciari-scambiare-Cristo-per-un-concetto/795443/



PS 

(4.12.17)

"Il filosofo prega il nulla" (Massimo Cacciari)
Lipsia. Ho letto questa citazione in un articolo uscito sul Sussidiario di Niccolò Magnani, sempre sull'intervista del filosofo, ex sindaco di Venezia, sul Natale. 
Ho pensato immediatamente a questa frase di Ernst Bloch: "Solo i malvagi esistono in virtù del loro Dio, mentre i giusti in virtù dei quali Dio esiste, hanno nelle loro mani la santificazione del Nome, la possibilità di chiamare per nome quel Dio che in noi agisce e preme, la porta presagita, la domanda più oscura, l'intimo esuberante che non è un fatto ma un problema. E queste sono le mani della nostra filosofia che evoca Dio, le mani della verità come preghiera" (Spirito dell'Utopia, edizione italiana a cura di Vera Bertolino e Francesco Coppellotti). 

Sembra che gli atei non possano rinunciare alla "preghiera", ma essa è per un Dio che esiste in virtù dei giusti (Bloch) o per il nulla (Cacciari). 
Solo che è lecito chiedersi cosa sia questo "nulla"? Ferdinand Ulrich parla dell' "uso medesimo delle parole essere e nulla". Qui si tratta del nulla della gratuità, quello che rivela anche il linguaggio, quando rispondiamo ad un "grazie": "non fa nulla. 
Questo nulla è quello dell'amore gratis, che nasce a Natale, non per "lamentarsi", anche non per lamentarsi che quasi nessuno aveva fatto parte all'evento, ma per donarsi nel doppio senso di gratis et frustra. 
Più passano i giorni e meno capisco questa grande difesa del filosofo italiano da parte di cattolici. L'unica cosa che capisco è che questa volta Cacciari non ha usato il suo linguaggio forte e preciso, ma il "lamento" e la "rabbia" e con questo ha colpito nel segno.
Alcune frasi sono anche vertiginose se volete, ma in vero sono "intensità priva di contenuto"(Hegel) o anche ripiene di un contenuto che in vero però per il filosofo italiano è pur sempre meno importante del suo "nulla", che non è quello dell'amore gratis nato nella grotta di Betlemme, ma quello nichilistico di un non fondamento "estetico". 
Solo che la vita non è "un sentimento" estetico, come diceva don Giacomo Tantardini e come ci ha ripetuto Bruno Brunelli in una sua bella canzone che si torva anche in YouTube.

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