giovedì 28 dicembre 2017

Maria e la filosofia - fede versus gnosi Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari.

Maria e la filosofia - fede versus gnosi

Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari.

Maria e la filosofia - fede versus gnosi
Una mia presa di posizione su Maria in riferimento ad alcuni frasi di Massimo Cacciari. 
Lipsia. In un ulteriore intervista sul Natale il filosofo italiano Massimo Cacciari, pur dando giudizi del tutto generici sui sacerdoti della Chiesa cattolica (come sostenitori d’ateismo e della banalità) e un giudizio „complesso“, ma altrettanto unilaterale, su Papa Francesco (fede intrecciata alla volontà di potenza), dice cose molto profonde su Maria che mi hanno ricordato un’affermazione del beato vescovo Oscar Romero: 
„Avete soffocato l’afflato rivoluzionario di Maria di Nazareth, esaltandone il divino e mettendo da parte la sua umanità. Maria è donna, donna sola con un figlio, vedova in un tempo in cui la vedovanza era un abominio. Era un’ebrea in una terra oppressa dai Romani, rifugiata in Egitto per sfuggire alla persecuzione. Maria fu una profuga. Madre affannata, che spese la vita a seguire un Figlio che talvolta non capiva (Mc 3,21), un folle, suo figlio. Maria, donna libera, che segue per le vie della Palestina il figlio, viaggiatrice, teologa, scrutatrice. Maria donna dell’assemblea, che presiede la celebrazione della Pentecoste secondo i costumi del suo popolo. Statue e immaginette l’hanno legata, rappresentata in posa statica tra nubi e lune, lei che spese tutta la sua vita a camminare, il cui cuore non conobbe tregua. Donna dai sandali consunti per le passeggiate montane, per far visita alla sua parente, per annunciare. Ed è per questo che con tutto il cuore la chiamo “Madre!”. Come la mia mamma era una lavoratrice instancabile e donna del popolo.“
Ascoltiamo Massimo Cacciari: 
„Maria è stata pressoché ignorata anche dai filosofi che hanno interpretato l'Europa e la Cristianità, come Hegel e Schelling. Il discorso ha privilegiato il rapporto del padre con il figlio. Maria è stata ridotta a una figura di banale umiltà, un grembo remissivo e ubbidiente che si è fatto fecondare dallo spirito santo senza alcun turbamento. (…) Quando l'Arcangelo Gabriele le annuncia che concepirà e partorirà un figlio e che egli sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, Maria ha paura. Si ritrae, dubita, è assalita dall'angoscia, medita. Il suo sì non è affatto scontato. Nel momento in cui lo pronuncia, è un sì libero e potente, fondato sull'ascolto della parola. Perché Maria giunge a volere la volontà divina. (…) Nel pensiero, solo pochi autori – penso a Baltasar – hanno riflettuto sulla figura di Maria. È nella pittura – nella grande pittura occidentale – che Maria si innalza al ruolo di protagonista assoluta. Siamo di fronte a uno di quei casi in cui l'espressione figurativa è andata molto più in profondità del linguaggio. (…) Che se si toglie alla nascita di Cristo la scelta di questa donna che accoglie nel suo ventre il figlio di Dio e il suo Logos, l'incarnazione diventa una commedia. Maria è libera. Anzi, di più: il suo libero donarsi all'ascolto è in realtà un'iper libertà.“
Anche se le due citazioni, quella del vescovo Romero e quella del filosofo italiano sembrano simili, esse non sono per nulla identiche. Il vescovo Romero è interessato all’annuncio dell’avvenimento cristiano, Cacciari alla cultura cristiana. Il vescovo ad una fede, il filosofo ad una „gnosi“. Mi ha scritto un amico (Bruno Brunelli). È come se Cacciarsi dicesse: salviamo la cultura occidentale senza la quale noi intellettuali non sapremmo come vivere… „e da questo punto di vista non c'è differenza fra destra e sinistra. Vive per quella struttura culturale che ha in mente, dove la cultura cristiana non può non esserci“, ma non può non esserci appunto come gnosi che offre un' identità, che per Cacciari ha la modalità del „dubbio“. 
È vero che sia Hans Urs von Balthasar che Adrienne von Speyr non hanno taciuto che in Maria vi è spazio anche per l’angoscia: non è per nulla romantico, piuttosto molto drammatico essere incinta per opera dello Spirito Santo. Anche Giuseppe che le voleva bene ha dovuto essere aiutato da un angelo per accoglierla! 
Quello che Cacciari non riesce a capire - mentre Balthasar nella tradizione dei Padre della Chiesa ha compreso molto bene - è la differenza tra la reazione di Zaccaria (lui dubita davvero) e quella di Maria (che chiede spiegazioni sul come sia possibile ciò che le viene detto). Forse non ci riesce perché è più innamorato della cultura cristiana che dell’avvenimento di Cristo. Proprio questa differenza tra Zaccaria e Maria ci farebbe "assaggiare" (sapere) qualcosa del mistero dell'Immacolata Concezione. 
Infine vorrei dire che vi sono filosofi cristiani che hanno scritto cose molto profonde su Maria. Per esempio Ferdinand Ulrich le ha dedicato un libro di 693 pagine: „Logo-Tokos. Der Mensch und das Wort“ (Lohgo-Tokos.L’uomo e la parola, Friburgo, 2003). Quest’uomo che sa ascoltare la parola è „mariano“! Maria infatti è la „Theotokos“ - la madre di Dio, come con profondità intuisce Massimo Cacciari.
Nel suo ultimo libro su Papa Francesco, „Jose Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale“, in modo particolare nell’ultimo capitolo del libro, Massimo Borghesi fa vedere con grande profondità il significato di Maria nel pensiero filosofico e teologico del Papa. Nella conferenza ecclesiale svoltasi ad Apericida( 2007), in un grande luogo di pellegrinaggio mariano, l’allora cardinal Bergoglio portava a frutto alcune delle grandi intuizioni di Luigi Giussani ed in primis la più grande: solo l'attrazione per Gesù è risposta al nichilismo libertino del nostro tempo (quello della società trasparente criticata da Massimo Cacciari, nell'intervista di cui stiamo parlando e che avevo condiviso nella mia bacheca l'altro giorno). Intuizione che aveva già ereditato Benedetto XVI nella "Deus caritas est": "all'inizio dell'essere cristiano non c'é una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona"!
È questa persona, il Logos universale e concreto che sa integrare tutte le "antinomie": ricco e povero, uomo e donna, centro e periferia...e l'amico di cui hanno bisogno tutti gli uomini e che ha trovato in Maria un primo assenso libero e fecondo. La grande filosofia dell’essere come dono di Ferdinand Ulrich, che ho studiato negli ultimi 20 anni, mi ha permesso di comprendere ciò che diceva Borghesi nel suo libro sulla dimensione „mariana“ del pensiero del Papa e della filosofia stessa.
La filosofia è per sua natura "ancella" e non "domina", perché testimonia la più grande polarità ontologica che è quella tra l'essere come dono e le sostanze in cui il dono si fa carne. L'essere astratto è niente! È la copertura ideologica del nichilismo. Ogni gnosi è copertura ideologica del nichilismo. L'essere donato è niente, ma quel niente della gratuità, rivelato anche dal linguaggio: "non fa niente", "non c'è di che". Il niente dell'amore versus il niente del nichilismo. L'essere come dono è percepibile solamente nella sostanza donata (un fiore, un malato, la natura come nostra casa comune, un amico, la moglie...), non è un tesoro geloso da conservare e difendere da un'élite intellettuale. L'essere può essere percepito solamente nel suo movimento in cui si rende finito (in una pianta, in uomo…) e ciò analogicamente al rendersi finito del Figlio, che pur avendo la forma divina assume quella umana. Ad maiorem Dei gloriam! Per la gloria e l'amore del Padre da cui la realtà viene e a cui ritorna (un grande tema di Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar).
La filosofia vede in Maria la sua ultima maestra e mamma, perché in lei non il tanto sapere, ma il "sentire" le permette di essere „Theotokos“! Colei che fa nascere Cristo e lo accompagna nella sua vita terrena, che per amore è salito sulla Croce ed è disceso agli inferi. Tra la Morenita, la signora di Guadalupe che unisce nel suo sguardo gli Indios e gli "europei" e la signora di Medjugorje, regina della Pace, c'è anche Maria che ha trovato in due nobili svizzeri - in apparizioni che sono durate per decenni - gli strumenti per rivelare che l'amore gratis di Cristo non si ferma neppure di fronte al mistero dell'inferno.
E così si può essere all'assemblea ad Apericida o a Roma, o nei boschi tedeschi o in una scuola fondata da un pastore luterano, in una camera di ospedale o in una villas, in un Movimento o in una parrocchia o dove volete e si può annunciare con la propria vita che solo l'amore è credibile. Quello del Logos universale e concreto, fatto carne in Maria! Come dimostrano le parole citate del vescovo Romero all’inizio e come certo fanno anche migliaia di preti, così come possono, in tante chiese e strade del mondo.

domenica 17 dicembre 2017

Das Evangelium stand und steht auf dem Spiel - über die Bedeutung von Papst Franziskus (Bruno Brunelli)

Das Evangelium stand und steht auf dem Spiel - über die Bedeutung von Papst Franziskus
Oft zeigt sich der Mangel an Intelligenz in der Unfähigkeit das globale Bild zu erfassen. Diejenigen, die wenig Fähigkeit zeigen, das wahre Problem zu verstehen, verlieren sich oft hinter einem bestimmten Aspekt des Problems. 
Betrachten wir die Situation der katholischen Kirche. Vor Papst Franziskus standen ethische Fragen im Zusammenhang mit "Gendertheorien" auf dem Spiel. Nicht nur das, aber auch das! Aber viel mehr war und ist das Evangelium selbst, was hinter allen Debatten der Kirche im Spiel ist. Das Evangelium in seiner Gesamtheit.
Das Problem ist, dass diese vier Bücher, ihr Inhalt, immer noch die Pläne der Mächtigen brechen und von diesen jede Waffe benutzt wird, um die Wucht des Inhalts des Evangeliums zu besänftigen.
Wenn ein Mann der Macht (wer auch immer er sei und was auch immer er denkt) die Kraft des Glaubens beobachtet - welche Opferbereitschaft und welchen Widerstand auch in den Widrigkeiten des Lebens der Glaube mit sich bringt - hat dieser Mann zwei Möglichkeiten. Entweder bekehrt er sich, auch er, wie Zacchäus (ein Mensch aus dem NT), der seine Waren und sein Geld dem Armen gibt. Oder er sucht nach Möglichkeiten, diese Kraft, diese potenzielle Armee (der Gläubigen), für seine Zwecke zu nutzen. Offensichtlich muss sich dieser Mann dann verpflichten, das Vertrauen der Gruppe von Christen zu gewinnen, auf die er abzielt. Er wird großzügig sein. Er wird Ressourcen spenden und einige Punkte der katholischen Lehre, die in seine Pläne fallen, stark verteidigen.
Zwangsläufig wird er jedoch mit dem Wort des Evangeliums kollidieren. Denn wenn dieser Mann sich nicht wirklich bekehrt hat, werden einige Teile des Evangeliums und die Zehn Gebote in ihrer Gesamtheit unerträglich sein.
Diese Beobachtung, diese Dynamik gilt für die zweitausend Jahre des Christentums. Die Konfrontation der Päpste mit Königen und Kaisern hatte auch immer damit zu tun, dass man die Interessen einiger Mächte daran hinderte, das Wort Gottes zu beugen oder zu zensieren.
Aber kommen wir zu den Jahren, die Papst Bergoglios Wahl zum Papst vorausgegangen sind.
Das Ende der Sowjetunion bringt die Linke weltweit in eine tödliche Krise. Die Linke, zum Beispiel in Italien, hatte eine hegemoniale Strategie gegenüber der Katholiken entwickelt. Wir haben es in den Universitäten bei der Arbeit gesehen. Die schlauesten Kollektive versuchten, Ziele zu setzen, die von den Katholiken geteilt werden konnten, und nahmen dann die Führung in der Bewegung, die diese Ziele verfolgte. Heute steckt diese Strategie aus vielen Gründen in der Krise, auch weil sie sich nie erneuert hat und erstickt nun vom selbst.
Auf der anderen Seite gewinnt eine starke rechte Strategie immer mehr an Boden und Menschen (1).
Er begann sich in der Ära der Bush-Präsidenten zu positionieren und explodiert nun mit dem neuen Trumpischen Populismus.
Ein Populismus, der von Theoretikern des "jüdisch-christlichen westlichen Kapitalismus" angetrieben wird, wie Steve Bannon, der in westlichen Christen die stärksten Verbündeten gegen die Gefahr der Invasion des Islams und das Ende des christlichen Westens sieht. Persönlich glaube ich, dass diese Mächte hinter all dem überhaupt nicht an der Mission der Kirche interessiert sind, außer als möglicher Verbündeter bei der Verteidigung ihrer Interessen, und das ist die Eindämmung der Gefahr der kommerziellen Invasion des chinesischen Ostens. Verteidigung, die eine starke Kontrolle über den Nahen Osten erfordert. Das ist es, was Trump antreibt. Natürlich gilt immer auch, was die Bushs vorantrieben, nämlich das Öl, aber die technologische Entwicklung wird den Ölressourcen unweigerlich ihre Bedeutung nehmen. Der wahre Kampf rührt von der Tatsache her, dass China sich darauf vorbereitet, die technologisch fortschrittlichste Nation der Welt zu werden. Und das dank denen, die die Produktionen dorthin brachten, um Geld zu sparen. Schade, dass sie damit den größten Technologietransfer der Geschichte durchführten. 
Eine große Rolle spielt auch das Interesse Israels (2), im Nahen Osten zu überleben und somit die Stärke der arabischen Länder einzudämmen. Ohne die feste Unterstützung der meisten wohlhabenden amerikanischen Juden (beginnend mit seinem Schwiegersohn) hätte Trump die Wahl nicht gewonnen.
Diese Art von Macht verbindet sich leicht mit Katholiken, die sich Sorgen um die Krise der Familie und die Praxis der Abtreibung machen, empfindet aber mit den Worten des Evangeliums Unbehagen, die von der Aufnahme der Armen spricht. Die Seligpreisungen, die Werke der Barmherzigkeit, der barmherzige Samariter, die Erhöhung der Güte als Tugend, dies alles widerspricht ihrer kriegerischen Haltung gegenüber den Muslimen. Diese Worte sind nicht zu vereinbaren mit der Theorie und Praxis des Bauens oder von Mauern um Probleme zu lösen. Diese Worte widersprechen die zunehmend verbreiteten rassistischen Haltung. sie widersprechen die Selbstsucht, für die ich zuerst komme und dann kommst du.
Was also sollten diese Katholiken tun, die auch in Bewegungen organisiert sind, die von der Politik Trumps und seiner Gefährten begeistert sind? Sie müssen wichtige Teile des Evangeliums in Klammern setzen. Es gibt (noch) keinen Frontalangriff, sondern eine schleichende und subtile Haltung gegenüber denen, die das Evangelium nicht halbieren wollen.
Der erste Schritt dieser Strategie ist das Ausnutzen einer richtigen Kritik an dem Moralismus, die von einigen katholischen Bewegungen gemacht worden ist, also des richtigen Kampfes gegen den Moralismus. Das Christentum ist keine Doktrin, sondern eine Tatsache. Das Christentum trifft und folgt Christus. Das Wichtigste am Evangelium ist die Ankündigung, dass Christus heute lebt. Auch davon bin ich überzeugt. Wir dürfen die Jugend nicht zu einer Reihe moralischer Regeln erziehen, als ob das Christentum nur ein Befolgen von Regeln wäre. 
Ich wiederhole, davon (dass das Christentum ein Ereignis und keine moralische Lehre ist) bin ich auch überzeugt. Aber nicht deswegen können wir sagen, dass der Rest des Evangeliums nicht gültig ist (3). Es gibt Priester, die bei der Messe das Evangelium lesen und dann in der Predigt über etwas anderes sprechen. Ich hörte jemanden, der das Magnificat im Evangelium der Visitation nicht gelesen hatte und sich dann mit den üblichen Tiraden gegen die Muslime ausdrückte. 
Was zählt, ist der neue Mensch (sagen die Kritiker des Moralismus), aber die Werke der Barmherzigkeit, die Nächstenliebe, die Seligpreisungen, sind die Beschreibung dieses neuen Menschen. Sonst ist der Christ ein alter Mann, der den Mächtigen zur Verfügung steht. 2006 flüsterte mir ein Priester in die Ohren, dass Jesus die Seligpreisungen verkündete, weil er seine wahre Mission noch nicht verstanden hatte. Kurz gesagt, die Seligpreisungen, ein Irrtum der Jugend! 
In diesem Szenario kam Papst Franziskus herein und redete intensiver mit uns über das Evangelium und die Barmherzigkeit. Ein Fehler? Oder die wahre Kraft des Geistes? Ist ein Irrtum oder Gott selbst hat einen Prophet-Papst geschickt, um zu versuchen, sein Volk als neuen Moses auf den rechten Weg zurückzubringen?
Bruno Brunelli, Ingenieur, Photograph und Musiker
(1) Zum Beispiel hier in D die AfD.
(2) Dem Autor ist die Komplexität der Frage bewusst und stellt nicht in Frage das Recht Israels zu existieren.
(3) Die Tatsache , dass das Christentum kein Moralismus ist, erlebt mir nicht Steuer zu hinterziehen. Nur als Beispiel. 
PS Ich bin kein Muttersprachler und bitte um Entschuldigung für die Fehler in der Übersetzung, die, hoffe ich nicht so stark sind, dass das Verstehen verunmöglichen.

Hier der Link auf italienisch: 

sabato 16 dicembre 2017

SCUOLA (mio articolo) / Dalla Germania: la sfida di Auschwitz ai giovani senza memoria

La scommessa per la conservazione della memoria è aperta. Coinvolgiamoci in essa perché la "lealtà" e la "dignità morale" (Deselaers), certamente presenti anche nei nostri giovani e fino ad un certo punto anche nel comandante Rudolf Höß, diventi un percorso stabile di vita. Höß scrisse al figlio, pochi giorni prima di morire: "Diventa un uomo che in primo luogo si lascia guidare da un'umanità che sa gustare il calore umano. Impara a pensare e giudicare in modo indipendente. Non accettare tutto in modo acritico come verità irrevocabile. Impara dalla mia vita. Il mio errore più grande è stato di fidarmi ciecamente di tutto ciò che veniva dall'alto e di non aver osato nutrire il minimo dubbio sulla verità che mi veniva data. Cammina con occhi aperti sulla tua vita. Non diventare unilaterale, considera sempre il pro e il contro. In tutto ciò che fai non lasciar parlare solamente la ragione, ma ascolta principalmente la voce del tuo cuore" (cit. in Manfred Deselaers, "Und Sie hatten nie Gewissenbisse?". Die Biographie von Rudolf Höß. Kommandant von Auschwitz und die Frage nach seiner Verantwortung vor Gott und den Menschen, Auschwitz Birkenau, 2014). 

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2017/12/17/SCUOLA-Dalla-Germania-la-sfida-di-Auschwitz-ai-giovani-senza-memoria/797634/

venerdì 15 dicembre 2017

IL MITO DEL PAPA DAL PENSIERO DEBOLE. Ivereigh: “Come dice Borghesi Francesco può essere così diretto solo perché un grande pensiero ha a lungo preparato le sue affermazioni”

Nella sua biografia su Papa Francesco, The Great Reformer, il giornalista e scrittore britannico Austen Ivereigh aveva fatto vedere lo spessore storico del Papa argentino e lasciato intravedere anche il suo spessore intellettuale. Ora, con la monografia del filosofo italiano Massimo Borghesi è uscito un libro (Jose Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Milano 2017) in cui è possibile vedere tutta l’ampiezza e profondità del pensiero del Papa, senza la quale la sua semplicità comunicativa non può essere “sentita” e gustata in modo appropriato. Per far ciò è stato necessario un filosofo che avesse le conoscenze adeguate sia della cultura europea che di quella latino americana. E la collaborazione stessa del Papa che con quattro registrazioni ha orientato e confermato i passi della ricerca. In un’intervista che Austen Ivereigh mi ha concesso per il quotidiano italiano “Il Sussidiario” (Ivereigh: Borghesi svela il pensiero “nascosto” di papa Francesco) lo scrittore inglese si esprime a questo riguardo così: “Ad eccezione di alcuni esponenti della teologia della liberazione, gli intellettuali cattolici latinoamericani sono stati ignorati in America e in Europa”. Questo ha portato alle conseguenze che descrive il professor Carriquiry nella prefazione del libro di Borghesi, dopo averne sottolineato l’importanza: “si tratta di uno studio molto importante che prende in esame un aspetto essenziale, decisamente trascurato, per la comprensione dell’attuale pontefice: quello della genesi e dello sviluppo del suo pensiero”. Commenta Ivereigh: “Sono assolutamente d’accordo! — e la prefazione del professor Carriquiry è molto interessante in questo senso, perché sottolinea le ragioni di questa trascuratezza: non solo la lettura errata che ho appena menzionato (ne riparlo dopo), e il desiderio di Francesco di comunicare direttamente e umanamente, ma perché le grandi influenze su di lui — come quella della filosofa argentina Amelia Podetti, del visionario uruguaiano Alberto Methol Ferré — sono giganti nelle loro terre d’origine, ma praticamente sconosciuti all’estero”.


EL MITO DEL PAPA DE PENSAMIENTO DÉBIL. Ivereigh: “Como dice Borghesi, Francisco puede ser tan directo solo porque un gran pensamiento ha preparado sólidamente sus afirmaciones”

En su biografía del Papa Francisco, The Great Reformer, el periodista y escritor británico Austen Ivereigh pone en evidencia el espesor histórico del Papa argentino y también permite entrever su espesor intelectual. Ahora, con la monografía del filósofo italiano Massimo Borghesi, se ha presentado un libro (Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Milano 2017) que demuestra la amplitud y profundidad del pensamiento del Papa, sin la cual su sencillez comunicativa no se puede “sentir” y gustar de la manera apropiada. Para lograr ese objetivo hacía falta un filósofo que tuviera los conocimientos necesarios, tanto de la cultura europea como de la latinoamericana. Y la colaboración del mismo Papa, quien ha orientado y confirmado la investigación con cuatro grabaciones. En una entrevista que me concedió Austen Ivereigh para el diario italiano “Il Sussidiario” (Ivereigh: Borghesi svela il pensiero “nascosto” di papa Francesco) el escritor inglés dice al respecto: “A excepción de algunos representantes de la Teología de la liberación, los intelectuales católicos latinoamericanos han sido ignorados en Estados Unidos y Europa”. Eso trajo las consecuencias que describe el profesor Carriquiry en el prólogo del libro de Borghesi, después de señalar su relevancia: “es un estudio muy importante que analiza un aspecto fundamental, decididamente descuidado, para la comprensión del pontífice actual: la génesis y el desarrollo de su pensamiento”. Comenta Ivereigh: «¡Estoy completamente de acuerdo! – y el prólogo del profesor Carriquiry es muy interesante en este sentido, porque explica las razones de esta falta de atención: no solo la lectura equivocada que acabo de mencionar (volveré después sobre ese tema) y el deseo de Francisco de una comunicación directa y humana, sino porque las grandes influencias que él tuvo – como la filósofa argentina Amelia Podetti y el visionario uruguayo Alberto Methol Ferré – son gigantes en su tierra de origen, pero prácticamente desconocidas en el exterior».

mercoledì 13 dicembre 2017

Mia intervista a Austen Iverigh sul libro di Massimo Borghesi sulla vita intellettuale di Papa Francesco

Sono molto orgoglioso di questa intervista, ovviamente per aver avuto l'onore di intervistare un giornalista di fama mondiale come Austen Ivereigh, ma ancor più perché, quando il Il Sussidiario.net mi ha chiesto di formulare le domande stavo facendo un lavoro minuzioso di commento, qui nella bacheca e dai Contadini di Peguy, del libro del filosofo italiano capitolo per capitolo. Insomma avevo la possibilità di chiedere in grande sintesi (come piace a Bruno Brunelli, che ha poi tradotto l'intervista) ciò che era stato oggetto del mio dialogo interiore per settimane - questo lavoro di dialogo intimo con Massimo Borghesi è stato come dire il lavoro "nascosto" (Nazareth) di questo intervento pubblico. Le risposte di Austen Ivereigh devono essere studiate attentamente, sono molto belle e profonde, in primo luogo il nocciolo della questione: non vi è contraddizione, ma una feconda opposizione tra cattolicesimo e modernità.



http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2017/12/14/LETTURE-Ivereigh-Borghesi-svela-il-pensiero-nascosto-di-papa-Francesco/797190/#.WjINrvDkKMk.facebook

sabato 2 dicembre 2017

La mia risposta a Massimo Cacciari

Non credo che sia però cosa buona lasciare non commentata la seguente frase del filosofo italiano: "Il filosofo non può credere". Questa affermazione di Cacciari non solo non mi pare adeguatamente giustificata. Il cristianesimo infatti nel corso dei secoli ha contribuito notevolmente a costituire la cultura europea, e questo proprio perché è una religione che si basa su affermazioni delle quali esibisce la credibilità. Non posso lasciarla non commentata per una frase altrettanto breve del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar: "non c'è teologia senza filosofia". Si capisce subito che se Cacciari avesse ragione allora non vi sarebbe neppure la possibilità di formulare una teologia cristiana. Dalle letture che ho fatto in anni recenti di alcuni libri di Cacciari, forse una delle menti più lucide del mondo filosofico italiano, mi sono fatto questa idea. Solo il filosofo sarebbe capace di guardare direttamente tutta l'inquietudine della vita umana, insomma di essere realmente libero ed inquieto di fronte al non-fondamento dell'essere, perché il credente ha un fondamento e quindi non può prendere sul serio né l'inquietudine né la filosofia. 

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2017/12/3/RAGIONE-e-FEDE-L-errore-di-Cacciari-scambiare-Cristo-per-un-concetto/795443/



PS 

(4.12.17)

"Il filosofo prega il nulla" (Massimo Cacciari)
Lipsia. Ho letto questa citazione in un articolo uscito sul Sussidiario di Niccolò Magnani, sempre sull'intervista del filosofo, ex sindaco di Venezia, sul Natale. 
Ho pensato immediatamente a questa frase di Ernst Bloch: "Solo i malvagi esistono in virtù del loro Dio, mentre i giusti in virtù dei quali Dio esiste, hanno nelle loro mani la santificazione del Nome, la possibilità di chiamare per nome quel Dio che in noi agisce e preme, la porta presagita, la domanda più oscura, l'intimo esuberante che non è un fatto ma un problema. E queste sono le mani della nostra filosofia che evoca Dio, le mani della verità come preghiera" (Spirito dell'Utopia, edizione italiana a cura di Vera Bertolino e Francesco Coppellotti). 

Sembra che gli atei non possano rinunciare alla "preghiera", ma essa è per un Dio che esiste in virtù dei giusti (Bloch) o per il nulla (Cacciari). 
Solo che è lecito chiedersi cosa sia questo "nulla"? Ferdinand Ulrich parla dell' "uso medesimo delle parole essere e nulla". Qui si tratta del nulla della gratuità, quello che rivela anche il linguaggio, quando rispondiamo ad un "grazie": "non fa nulla. 
Questo nulla è quello dell'amore gratis, che nasce a Natale, non per "lamentarsi", anche non per lamentarsi che quasi nessuno aveva fatto parte all'evento, ma per donarsi nel doppio senso di gratis et frustra. 
Più passano i giorni e meno capisco questa grande difesa del filosofo italiano da parte di cattolici. L'unica cosa che capisco è che questa volta Cacciari non ha usato il suo linguaggio forte e preciso, ma il "lamento" e la "rabbia" e con questo ha colpito nel segno.
Alcune frasi sono anche vertiginose se volete, ma in vero sono "intensità priva di contenuto"(Hegel) o anche ripiene di un contenuto che in vero però per il filosofo italiano è pur sempre meno importante del suo "nulla", che non è quello dell'amore gratis nato nella grotta di Betlemme, ma quello nichilistico di un non fondamento "estetico". 
Solo che la vita non è "un sentimento" estetico, come diceva don Giacomo Tantardini e come ci ha ripetuto Bruno Brunelli in una sua bella canzone che si torva anche in YouTube.