venerdì 30 novembre 2018

Partecipare alla vita della Chiesa - il criterio dell'unità. In dialogo con Luigi Giussani

Lipsia. Nel capitolo sulla Chiesa di Luigi Giussani che porta il titolo "Dai frutti si riconosce l'albero" (conosco l'originale italiano, ma ho qui a disposizione la traduzione tedesca), il sacerdote della Bassa milanese ci fa confrontare con il criterio dell'unità. Questo post vuole essere un aiuto, in primo luogo per me, per fare la sdc (scuola di comunità), cioè un modo di partecipare alla vita della Fraternità di Comunione e Liberazione e così alla Chiesa, alla Chiesa di Gesù Cristo. Non vuole avere un carattere sistematico. Vuole essere un tentativo di sdc che tenga conto della realtà dei "Contadini di Peguy". 

1. Per farci comprendere di che tipo di frutti egli parla Luigi Giussani rinvia immediatamente ai santi, perché questi, pur nelle loro differenze, anche di sensibilità culturale, ci permettono "di partecipare alla vita della Chiesa, dove essa viene vissuta autenticamente e seriamente". I Santi sono "trasparenti a Cristo". 

2. Il secondo passo è quello istituzionale. Il "riconoscimento ufficiale" pontificio ed ecclesiale della Fraternità di Comunione e Liberazione, in unità con chi la guida, è garanzia di partecipare alla vita della Chiesa in un luogo che ci porta a Cristo. Ci sono anche comunità in "statu nascendi" che non hanno ancora il riconoscimento ufficiale e che sono luoghi profetici di appartenenza a Cristo, ma anche queste devono venire giudicate con il "criterio dell'unità" e "dei frutti che portano". Oppure se penso ad una realtà come i "Contadini di Peguy", pur non essendo un organo ufficiale del Movimento, può essere un luogo in cui si cammina su quel sentiero che è Cristo stesso, se testimoniamo quell'unita che Cristo nella sua preghiera di addio in Giovanni ha richiamato come criterio ultimo: 

Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. (Giovanni 17,21). 

La forma della preghiera ci ricorda che non si tratta qui di una unità solo orizzontale, ma di un dono dall'alto. Un dono che solo Cristo può donare. Nel percorso che abbiamo fatto come "Contadini" ci siamo accorti che senza questa dono dall'alto, anche la intenzione grande di seguire Papa Francesco, non ci ha risparmiato incomprensioni e fratture, che grazie a Dio ora sono superate.  

3. L'unità come coscienza di se stessi e della vita. Si tratta di qualcosa di semplice. Per questo, noli Contadini, abbiamo ricordato in questi anni con insistenza il criterio dell'amore gratuito. Non vi è criterio più semplice di quello del dono dell'essere come amore. Ciò non è un invito all'omologazione. Come ricorda de Lubac: si unisce anche per distinguere. La vera unità da valore all'agire delle singole persone, nel loro contesto. Fare un coro nella periferia di Roma, essere avvocato a Roma, essere sacerdote e vice preside in Liguria, essere mamma a Bergamo, essere insegnante nella ex DDR, essere dirigente scolastico nella periferia di Milano o insegnante o vicepreside, essere sano o malato, sono contesti differenti, modalità differenti in cui si vive, però, quello stesso desiderio di unità con Chi è la via, la verità e la vita. Cristo crea così differenti personalità che rendono possibile un impegno in luoghi cosi diversi. Questo dona anche una reale pace, che non ha nulla a che fare con la pseudo infallibilità dei farisei. 

4. Con l'incarnazione di Cristo tutta la realtà diventa un luogo in cui si può essere-chiesa; più nei fatti che nelle parole. Per questo dobbiamo raccontarci di più, racontare di più la nostra vita, perché nella vita raccontata si vede Dio in azione. Tutta la realtà è manifestazione della Presenza misteriosa del Dio che è amore. Possiamo essere "Chiesa in uscita" (le parole del Papa non sono da usare per fare dei solo dei commenti, ma per ispirare il nostro agire) con grande "capacità critica" perché ci è lecito, anzi è doveroso fare ciò a cui ci invita Paolo: 

1 Tess 5, [19] Non spegnete lo Spirito, 

[20] non disprezzate le profezie; 
[21] esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.  

È chiaro che dopo 17 anni nella terra di Lutero (dal di dentro di questa esperienza posso parlare del mio confrater Martino) e dell'ex comunismo della DDR il mio "giudizio critico" si è esercitato su altri temi e su altre esperienze di uno che è vissuto in Italia o in Baviera. Et viceversa. 

5. Dobbiamo cercare di coprire con la nostra vita i giudizi teologici che diamo. Bruno Brunelli ci ricordava dai Contadini: 

Una volta fra noi si usava la parola "riconoscimento", ovvero riconoscersi fratelli, amici. Mi piacerebbe riuscire ad esprimere il fatto che l'amicizia cristiana nasce da questo riconoscere qualcosa che entrambi abbiamo ricevuto per Grazia di Dio. Solo un attimo dopo scopriamo anche le affinità di giudizio e di cultura. 
Quando invece l'amicizia fra cristiani nasce sulla base di una comune propensione culturale allora è già potenzialmente fallibile e può anche diventare violenta.
Non è facile cogliere questa differenza anche perché l'affinità di giudizio è una cosa bellissima, ma non si può scambiare una conseguenza con l'origine.


Per grazia siamo stati raggiunti dall'amore gratuito. Da ciò nasce in primo luogo un essere grati e solo in seconda battuta un giudizio culturale, che vivendo anche realtà molto diverse può essere anche diverso. Il mio modo di vivere la responsabilità del destino del mondo è appunto mia, non quella di un altro. Giudicare l'altro solo perché ha un giudizio culturale diversi dal mio, vuol dire distruggere il "riconoscimento" che ci rende tutti "Suoi", di Cristo. 


6. Nella liturgia e nel lavoro, ora et labora, abbiamo i metodi ecclesiali ed umani, per scoprire un po' alla volta che Cristo è il Signore dell'universo e del mio cuore. Questo è vero perché Cristo ha salvato il mondo e ci ha donato un grande spirito di libertà, anche nei confronti dei nostri "dirigenti del lavoro". Lavoro nella scuola non è solo quello che  un preside vuole, ma quello che nasce dal cuore della mia personalità e dalla sua compatibilità con lo spirito della liturgia. Un lavoro che impedisca la preghiera non è autentico. Come dice Romano Guardini: la liturgia è la creazione, salvata ed orante! Grata per il dono della creazione. Il lavoro è continuazione umana di questa liturgia quando non perde il carattere ultimo di risposta al dono gratuito dell'essere come amore (e questione molto più di atteggiamento ultimo che di legalismo). 


giovedì 29 novembre 2018

Dell'opposizione polare ontologica prima ed ultima d'essere e nulla - schizzi di pensieri

Lipsia. Il grande contributo filosofico dei libri di Massimo Borghesi su Jorge Mario Bergoglio (che ho studiato attentamente) e Romano Guardini (che sarà prossimamente oggetto del mio studio) è quello di aver posto l'attenzione sulla differenza tra "opposizione" e "contraddizione". L'opposizione è alcunché di fecondo, la contraddizione no. Per esempio l'opposizione tra universale e particolare è alcunché di fecondo se i due poli si arricchiscono a vicenda, mentre se uno dei due poli risucchia l'altro e lo annienta non lo è. La priorità dell'universale sul particolare non è da intendere nella modalità della "contraddizione", ma in quella della "integrazione". 

L'opposizione ontologica prima ed ultima è quella tra essere e nulla. Vi è forse una priorità dell'essere sul nulla, ma non nella modalità della contraddizione. Nella filosofia di Ferdinand Ulrich e in particolare nella sua tesi del "medesimo uso delle parole essere e nulla" o ancor più nell'"essere la medesima cosa dell' essere e del nulla" ho visto questa integrazione dei poli. 

Ieri leggendo una bella recensione del libro di Massimo Borghesi su Romano Guardini di Roberto Persico ho fatto in Facebook alcuni commenti che vorrei riportare qui: 

La domanda che per me rimane aperta è questa: Hans Urs von Balthasar pensava che Erich Przywara, pur dicendo di non aver mai scritto neppure una riga filosofica che non originasse da un confronto serrato con questo filosofo gesuita geniale dell'analogia entis, fosse caduto, nella mediazione tra i poli, in un "ritmo puro", che non teneva conto della drammaticità dell’esistenza storica. Ora sono molto curioso di leggere questo libro di Borghesi, per vedere se in Guardini ci sono dei percorsi che superano il ritmo puro. La simmetria pura. La grandezza di Bergoglio consiste nel fatto di aver superato questo ritmo puro. Non ha ereditato solamente l’estetica dell’essere ma anche la sua drammaticità.

Una domanda simile vale ovviamente anche per la filosofia dell'essere come dono di Ferdinand Ulrich: vi è tra l'essere e il nulla un "ritmo puro" che non prende sul serio la drammaticità, la "teo-drammacità" dell'esistenza storica?

Nei mie commenti - scritti con 39 di febbre - cercavo di avvicinarmi ad una comprensione di cosa intuivo, con due esempi, uno storico ed uno filosofico:

Esempio storico

Claudel dice con ragione che Lutero è “necessario” (un santo non è sempre necessario) quindi a partire da quel punto i laici, cioè il popolo profetico e sacerdotale, non possono essere più semplicemente integrati con una ritmo puro tra gerarchia e laici. Questo del popolo sacerdotale è uno degli elementi che Alberto Methol Ferré identifica come "momento di verità" in Lutero. Questo momento di verità è "necessario". 
Che a sua volta, a livello storico, Lutero abbia peccato spesso di “clericalismo”, tradendo la sua intuizione originale, non toglie nulla alla verità di essa (a parte che la Chiesa romana stessa in quell'epoca ha tradito la povertà evangelica). La gerarchia romano cattolica deve scoprire la sua anima ultima mariana, di servizio. Deve insomma nella Chiesa accadere una specie di corsa sportiva, ma non agonistica, tra chi serve di più. La mediazione di Giovanni, il discepolo dell’amore gratuito, sarà necessaria (intendo tra il polo mariano e quello petrino sacerdotale). Giovanni significa il  luogo dei laici consacrati, ma non solo, anche di quei laici che nella famiglia puntano tutto sulla gratuità dell’amore. Un’allegoria di questo lo si può trovare in Arwen und Aragon (Tolkien).

Non avendo il libro di Massimo Borghesi qui in Germania ho dato un’occhiata al libro della Monica Scholz-Zappa, che avevo comprato a Rimini, quando era uscito, su Giussani e Guardini e ho visto come la esistenza storica è stata davvero uno dei poli importanti della riflessione di Guardini.

Esempio filosofico 

A livello filosofico non c’è neppure un ritmo puro tra la donazione dell’essere e la sostanza donata. La sostanza donata, dice Tommaso, è presupposta, non cronologicamente, ma come senso, al dono stesso. Perché l’amore presuppone sempre ciò che dona. Quindi da un certo punto di vista pur essendoci una priorità dell'atto del dono sulla sostanza questa non può essere intesa come "dominio" perché la donazione dell'essere ha un solo scopo, il sorgere gratuito della sostanza. 

Per quanto riguarda i poli essere e nulla rinvio a ciò che ho scritto in altri post: il nulla di cui parla Ulrich non è il nulla nichilista, ma quello della gratuità dell'essere , che viene donato "pro nihilo". La drammaticità storica di questa integrazione polare consiste nell'essere l'unica risposta davvero reale contro il dilagare del nichilismo. I filosofi sono tentati di "presupporre" questo momento come ovvio, mentre Ulrich lo "propone" in un reale tentativo ontologico di discernimento degli spiriti. Nel mio blog sto traducendo alcune pagine del "dono e perdono" di Ulrich per far vedere proprio questo aspetto: come far si che l'opposizione tra essere e nulla non diventa una contraddizione devastante? 

Commento di Massimo Borghesi

Caro Roberto,  finalmente rispondo alle tue meditate riflessioni che tu "osi", con raro coraggio, esporre su Fb! E' vero, la distinzione di Guardini tra opposizione e contraddizione è fondamentale. La contraddizione (Wiederspruch) non è l'opposizione (Gegensatz). Sul piano etico bene e male sono contraddittori e non già opposti. L'idea che bene e male siano poli della vita - non c'è bene se non c'è il male - è il grande equivoco del Romanticismo, sia sul piano estetico che su quello dialettico (da Hegel a Marx). Allo stesso modo l'Essere e il Nulla sono contraddittori, come la vita e la morte. Ulrich può presentare la complementarietà tra essere e nulla perché, come tu dici, conferisce al nulla un significato diverso da quello ontologico. Così almeno lo intendo. In Heidegger, al contrario, la morte diventa una cifra essenziale per l'autenticità della vita. Il negativo, come in Hegel, è condizione del positivo. Per quanto riguarda l'osservazione di Balthasar su Przywara, essa vale anche per Guardini, ma non già per Bergoglio. Come mostro nella conclusione del mio volume su Guardini in lui il livello psicologico-dinamico del sistema degli opposti non riesce ad ancorarsi a dovere con quello ontologico. Di qui il "ritmo puro", l'oscillazione perpetua e questo nonostante Guardini leghi il polo dinamico a quello della "forma". In Bergoglio il modello di pensiero si muove tra Blondel , attraverso Fessard, e Tommaso (attraverso Balthasar). Il pensiero "tensionante", l'inquietudine agostiniana dello spirito, è pro-vocata dalla contemplazione del bello-bene-vero che tralucono dall'Essere reale. Bergoglio integra le polarità guardiniane con quella di idea-realtà laddove la realtà è sempre, antidealisticamente, superiore all'idea. Così viene valorizzata la lezione tomista non in antitesi ma come complementare rispetto a quella agostiniana. Questa è una grande lezione di metodo che merita di essere compresa e sviluppata.

Caro Massimo, grazie per la tua risposta e per la tua presa sul serio della critica riguardante il "ritmo puro", che di fatto nega o non esprime adeguatamente la drammaticità dell'esistenza storica o la superiorità della realtà sull'idea. Sono totalmente d'accordo con il tuo giudizio, espresso nel tuo commento, ma vorrei specificare che la scelta di Ulrich non è al di fuori dell'ontologia. Se si lasciano il bene e il male solo nella constatazione della loro contraddittorietà non vedo come si possa arrivare alla misericordia, che è il tema per eccellenza di Bergoglio. Ulrich spiega bene, senza cadere nella tentazione romantica o dialettica, commentando la parabola del figliol prodigo, come la sua (del figliol prodigo) perdita di tutto sia - non per dialettica ma per grazia - già il primo passo della conversione operata dalla misericordia divina. Il nulla nichilistico della perdita del patrimonio e il nulla della misericordia non sono né distinguibili né mescolabili (non so bene la parola italiana). Faccio ancora un passo sull'essere la medesima cosa di essere e nulla e poi ti metto una citazione di un passo di Ulrich che ho tradotto ieri, per confermate quanto dico sul figliolo prodigo. Come dicevo, questa complementarietà tra essere e nulla è il modo con cui Ulrich eredita la definizione di Tommaso in De Veritate 2: esse est aliquid simplex et completum, sed non subsistens! Non sto parlando del ipse esse subsistens, che è Dio, ma dell'essere finito. La genialità del pensiero di Ulrich consiste nel fatto che non ci si limita a constatare che che l'essere è il contrario del nulla nichilistico, ma che dentro ad esso - per grazia, perché la misericordia è il primerear dell'essere - , si è innestato un altro nulla, quello dell'amore gratuito che permette di superarlo. Si è innestato non è l'espressione giusta, ma posso solo lentamente avvicinarmi a ciò che penso. La contraddizione attiva del nulla nichilistico versus l'essere può essere superata solamente perché prima di tutto vi è una identificazione tra l'essere è il pro nihilo dell'amore. In questa nostra storia in cui sembra che tutto sia destinato al nulla nichilistico, nella sua forza corrosiva intuita da Michael Ende nella "Storia infinita", accade per grazia che la perdita di tutte le evidenze si riveli essa stessa essere grazia e non problema. Ecco la citazione di Ulrich: 

Per questo la perdita del suo patrimonio nel "paese lontano" non è solamente l'esecuzione della legge mortale del suo avere, non è solamente la conseguenza eseguita della sua proprio auto punizione (a causa del suo comportamento nei confronti del padre e di se stesso), ma linguaggio vivo della misericordia del padre ed un primo segno della conversione del figlio, che si sta preparando nel segreto, attraverso di essa. Nel mezzo della mancanza-di-perché perversa che si gioca nella dimensione spazio temporale è all'opera (non divisibile da questa, ma neppure mischiata ad essa), per grazia, la mancanza-di-perché dell'amore misericordioso. 

La pura perdita del patrimonio, questa forma dell'essere-povero nel senso del non-avere-più non è per nulla identico con la povertà creaturale dell'essere-figlio. Essa raggiunge, nella prima fase della conversione crescente, solo il vuoto mortale della ricchezza-che-si-getta-via. Questa tenterà tuttavia continuamente di riprodursi con un voler-avere. Con il non-avere, con il mero aver-fame, con l'essere vuoto come fatto, la sua brama non è ancora per nulla morta. Per fare il salto verso la povertà dell'essere, verso l'essere-vuoti per amore, cioè nella pienezza della libertà, è necessaria una trasformazione: passando per la morte e la resurrezione dell'amore incarnato. 


https://graziotto.blogspot.com/2018/11/4-il-ritorno-fatale-della-storia.html

Caro Roberto , per rispondere a Ulrich (e a te) ci vorrebbe un trattato. La contraddizione tra Essere e Nulla è la contraddizione tra la vita e la morte. Questa è una contraddizione che non può essere sciolta o alleggerita da nessuna dialettica. Al pari di quella tra bene e male. Il Nulla di Ulrich ha valore ontologico perché lui intende con il termine "nulla" NON il Nulla assoluto (il contrario dell'Essere) ma il "niente", ovvero lo svuotarsi dell'Ente, il suo farsi povero in modo che l'Essere dimori in lui. Analogo a quello di Cristo che si "svuota" (Lettera ai Filippesi) per farsi servo. Il "non substinens" di Tommaso non indica il Nulla ma il fatto che l'Ente non ha in sé una necessità essenziale, è sospeso sul nulla (creato dal nulla).


martedì 27 novembre 2018

Il mio io nel cuore del mondo - come prego la coroncina della misericordia

Lipsia. In nessun'altra modalità dell' esserci si può esperimentare la "mere existence" di Chesterton come nella preghiera. Almeno così è per me. Dopo aver preso sul serio l'invito del Santo Padre di pregare il Rosario, nel mese di Ottobre, ogni giorno, per i conflitti nella Chiesa e nel mondo, finendo con le due preghiere alla Madonna (Sub tuum preasidium) e all'arcangelo san Michele (Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio), per il mese di Novembre mi sono ripromesso di prendere sul serio una proposta che Papa Francesco fece qualche anno fa, quando distribuì coroncine per pregare la grande medicina- preghiera di san Faustina. Qui vorrei presentare in sintesi il mio modo di pregarla. 

(Ho cancellato senza volerlo il vecchio link, questa è la copia dello stesso testo, che ho ritrovato con l'aiuto di Bruno Brunelli) 

Roberto, un piccolo amico di Gesù 

Introduzione

Dopo aver detto Credo, Pater Noster, Ave Maria, Requiem chiedo l'ausilio della "Regina della Pace", signora di Medjugorje e della parrocchia di Medjugorje. Conosco le parole del Papa sulla "madonna postino" e le trovo giuste, ma rimane il fatto che nella collina di Medjugorje, Podbrdo, e poi altrove, il Messaggio di Maria come "Regina della Pace", che continua quello di Fatima, il grande santuario mariano che porta il nome di una mussulmana, è chiaro e corrisponde in modo profondo al desiderio del mio io in questo mondo. Ci sono stato solo una volta, un'estate, in cui mia moglie stava male, con tutta la famiglia e "so" che la c'è Maria. Nel nostro mondo con una terza guerra mondiale cominciata ad essere combattuta a pezzetti, sento che il primo pensiero deve essere quello  per la pace. 

Prima decade - per la "piccola via": la mia famiglia, gli amici e le persone che incontro nel lavoro

Non ho sempre tempo di pregare tutto in modo esplicito, ma il Signore sa di cosa ha bisogno il mio cuore, meglio di me. E non posso ora scrivere tutto ciò che passa nel mio cuore nella mia preghiera (i tanti nomi), ma certo vi è immediatamente una presa di contatto con la preghiera di mia moglie e dei miei figli ed amici con le loro famiglie e i loro amici. Per e con i nostri genitori. Prego insomma con tutti e per loro tutti. In modo da ampliare da subito il mio cuore.  Se qualche amico sta male, amplio la preghiera che viene ripetuta dieci volte così: "Per la sua dolorosa passione abbi misericordia di noi, di x e del mondo intero".  Prego anche per i miei allievi e colleghi, alle volte ho in mente un volto concreto, per esempio quello del ragazzo che nella scuola vuole far sempre con me un rituale in cui vi è un contatto tra i nostri pugni, il batti cinque e l'allontanarsi di due dita che si sono toccate con una certa gestualità e tonalità. Finisco invocando Maria come signora dei luoghi dove abbiamo abitato e del santuario di Altötting, dove mia moglie ed io abbiamo chiesto di donarci i nostri due figli. 

Seconda decade - per la "nostra madre, la Santa Chiesa gerarchica" (Ignazio)

Prego per e con il Santo Padre Francesco e spesso con il papa emerito Benedetto XVI e per e con i collaboratori del Papa, dal cardinal Ouellet (con e per tutti i vescovi del mondo) al mio parroco qui in Germania, Andreas Tober, entrambi amici di famiglia. Finisco la decade invocando Maria, come signora di grandi santuari o di eventi tragici del nostro tempo o di luoghi che abbiamo visitato (Arizona...): dall'Argentina (Luyan), per tutta l'America Latina e il Messico (Guadalupe)  fino a Roma, passando per luoghi come Chernobyl (1986, secondo anno di Michail S. Gorbatschow come segretario del partito comunista)  in cui il nulla dilagante e distruggente di Michael Ende è diventato realtà (La Unendliche Gesichte di Ende è uscita nel 1979). Come dice Swetlana Alexijewitsch, Chernobyl è la più grande sfida esistenziale e filosofica del nostro tempo, di tutti i tempi che non ha trovato ancora una sua riposta e che se l'ha trovata essa è nascosta nel cuore di qualche grande uomo e filosofo e non certo nei salotti intellettuali e filosofici borghesi. Passando per luoghi come Hiroshima e Nagasaki. Se in Chernobyl il comunismo si rivela per quello che è: burocrazia, mancanza di trasparenza in Nagasaki il nostro mondo liberale e capitalistico si rivela per quello che è: volontà di potenza e nazionalismo . Infine la mia preghiera passa per luoghi come il monastero buddista in Giappone visitato da don Luigi Giussani (un luogo d'amicizia, in cui quando si apre il fiore la farfalla arriva, ma nello stesso quando la farfalla arriva si apre il fiore) o per i luoghi in cui sono stati fisicamente i Santi Padri a partire da Paolo VI e con il loro pensiero anche dagli altri prima di Paolo VI. Mi sento unito nella preghiera anche con tanti cristiani che non fanno parte della Chiesa romano cattolica. Solo per fare qualche nome: i pastori luterani che ho conosciuto in questi anni nella terra di Lutero, Dietrich Bonhoeffer, C.S. Lewis (anglicano), il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, attuale Istanbul, Alexander Schmemann, Alexander Men (ortodossi)...Quando penso a Maria, signora di Cuba, penso anche all'incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca, Kirill 

Terza decade - per il Movimento di Comunione e per i buddisti 

È la decade in cui prego per e con la Fraternità di Comunione e Liberazione, in primis con e per don Julián Carrón (1). Prego con Don Giussani, Don Tantardini, Don Ricci, Padre Scalfi e padre Manuel. Sono grato per questa realtà ecclesiale, e per questo desidero che diventi anche un luogo di reale confessione dei propri peccati. Capisco che le persone siano irritate se parlando del grande gesto della "Colletta alimentare" io desideri anche una reale confessione del peccato di razzismo, anche di persone che la compiono. Chi non usa i social media non sa realmente cosa pensa "la nostra gente". Desidero anche una reale confessione dei vari peccati scandalosi di coinvolgimento "della nostra gente" in loschi fatti di denaro, fosse anche solo per ingenuità. Finisco la decade con l'invocazione di Maria signora di Czestochowa (pellegrinaggio per il chiarimento della vocazione), Lourdes (santuario dove sono stato per festeggiare il riconoscimento pontificio della Fraternità), e Loreto (santuario con cui sono stato con alcuni dei Contadini di Peguy (2)). Pregare Maria, Signora di questi santuari vuol dire entrare in contatto con un mondo di preghiere. 

Quarta decade - con alcuni amici del cielo, con e per gli ebrei, per e con i mussulmani  

La prego con alcuni grandi amici del cielo: Hans Urs, Adrienne, Ignazio, don Bosco e Charles de Jesus e con il padre Christian de Chergé, padre Paolo Dall'Oglio (i miei amici santi, amici dei mussulmani). Pregare con Adrienne significa pregare per/nel il mistero della discesa all'inferno. Significa pregare con e per la Comunità di san Giovanni: in cielo, in modo particolare con Cornelia Capol e sulla terra in modo particolare con e per Adrian Walker.  Prego con e per Ferdinand Ulrich (il piccolo fratello pellegrino di Ratisbona che nel silenzio totale porta un po' del peso del peccato del mondo)  Stefan Oster (vescovo di Passau), Felix Genn (vescovo di Münster, la cattedra del grande cardinal von Galen), Jacques Servais (che ha dedicato una vita ai giovani della Casa Balthasar a Roma). Finisco la decade invocando Maria signora di Einsiedeln, Lucerna e Basilea, luoghi in cui Adrienne ed Hans Urs hanno pregato e sono stati disponibili a tutto ciò che voleva il cielo da loro. Poi signora di Montecassino, il luogo della "morte anticipata" in cui a Adrienne ed Hans Urs fu richiesto di offrire di nuovo tutto, quando il tutto era ancora in "statu nascendi". Qui a volte prego per una reale e non bigotta "teologia dei sessi". Tracce di questo temia si trovano nel mio blog. 

Quinta decade - con i fondatori di ordini religioni, istituti secolari e movimenti ecclesiali 

La prego con i fondatori di ordini religiosi, di Movimenti ed istituti secolari. Prego con Scolastica e Benedetto (penso anche al monastero sulla Husyburg), Chiara e Francesco, Giovanni della Croce e Teresa d'Avila, Giovanni Paolo II e Faustina, Giovanni di Dio e Riccardo Pampuri, etc. Vorrei ricordare ancora qui esplicitamente le tre grandi Terese: la piccola di Lisieux - del bambino Gesù e del Volto Santo, che prega in modo particolare per Papa Francesco, Teresa Benedicta a Cruce (ricordo anche Etty Hillesum e così i tanti ebrei uccisi durante il periodo nazista), Teresa di Calcutta. Senza Scolastica Benedetto non sarebbe nulla...per questo insisto tanto su queste coppie di santi, maschi e femmine. Prego così anche per e con Lucetta Scaraffia. Finisco la decade con l'invocazione di Maria, Regina dell'universo. 

Finale - Solo Deo, che ha tanto amato il mondo...

Solo Deo! Santo Dio, santo forte, santo immortale, abbi pietà do noi e del mondo intero! (3) Se tu guardassi il nostro peccato, Signore, chi si salverebbe? Prego infine il Suscipe nella traduzione tedesca di Hans Urs von Balthasar, che sa rendere molto bene il duplice inizio della versione spagnola originaria: tomad señor y recibid ( Nimm Dir, Herr, und übernimm...Prendi , Signore, prendi in modo eccedente...). L' Anima Christi, anche nella traduzione tedesca di Balthasar che contiene uno stupendo: Blut Christi berausche mich (sangue di Cristo ubriacami). E il "Corpus Christi, adoro te tribus...), preghiera insegnata da SPN (4) ad Adrienne. Una grande preghiera trinitaria, che merita un post per se stessa. In essa la gloria ignaziana si rivela per quello che è: amore gratis! 

Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam! 



PS A parte il fatto che non è possibile esplicitare sempre tutte le preghiere che ho formulato e quelle che non ho formulato qui, visto che solo a Dio è sempre presente tutto, perché Egli è "non aliud", il rosario (a differenza della coroncina) lo prego più concentrato ai misteri del giorno che alle persone ed a volte mi prendo tempo per pregare lentamente una sola preghiera, per esempio questa mattina camminando, il "Salve regina". 
______________________
(1) Pregare per e con don Julián, significa pregare anche, per esempio, con il visitor e i responsabili tedeschi, che normalmente io cito sempre con la loro moglie e pregare per e con i sacerdoti della San Carlo Borromeo a Colonia. Ma può significare anche pregare per e con i giovani che ho conosciuto del CLU...

(2) Pregare per i "Contadini di Peguy"non significa solo pregare per e con le persone della redazione del gruppo in Facebook: Nicola, Bruno, Angelo, Cristina, Rossella, don Federico, Massimiliano, che io spesso nomino nelle mie preghiere con il nome dei loro famigliari, ma anche pregare per le persone che mi e ci vengono affidate come per esempio la piccola Cecilia. E altri malati. 

(3)  Come per il santo Pietro Faber per me Dio e i suoi arcangeli, angeli e santi sono una totale unità. Così come tra Cristo e Maria vi è una totale unità. A volte penso che nel paesi dove vivo in cui la maggioranza non crede in Dio, i miei vicini hanno tanti angeli custodi che li proteggono oltre alle barriere religiose/ areligiose e confessionali. 

(4) Sanctus Pater Noster, così hanno chiamato Hans Urs und Adrienne Ignazio.

lunedì 26 novembre 2018

Über Papst Franziskus und die 2 Lager in der katholischen Kirche - Offener Brief an Pater Engelbert Rechtenwald


Leipzig. Lieber Pater Engelbert
da wir beim Du waren, bleibe ich beim Du, da es sich für mich nichts, in Vergleich zu den Münchener Jahren, verändert hat: meine Liebe zu Jesus Christus, unser Herr und Freund (Joh 15) ist die gleiche und das Respekt vor unserem gemeinsamen Lehrer, Robert Spaemann, ist nich kleiner geworden, auch wenn ich womöglich Deine und seine Einschätzung über Papst Franziskus nicht teile. 

Zuerst aber über das, was ich in Deinem Artikel (1) als gut finde (die 3 Punkte hängen freilich zusammen):

1. Es ist Schwach-sinn von einer Unfehlbarkeit des Konklave zu reden. Die Verweise auf Alfonso Liguori, der ein Tag nach dem Heiligen Ignatius von der Kirche gefeiert wird, auf Paulus (Gal 2) und Thomas von Aquin (correctio der Vorgesetzten) sind sehr anschaulich.  

2. Contra factum non fit argomentum. Auf diesen Punkt müssen wir festhalten, sonst wird unser Gespräch nur Gossip. 

3. "Es handelt sich bei den 2 Lagern nicht um ein symmetrisches Verhältnis". 

Nun meine Überlegungen, die vielleicht nicht deckungsgleich mit den Deinen sind. 

1. Von Papst Franziskus weiß man in D, in beiden Lager der KK, kaum etwas. Grundsätzlich nur Gossip aus katholischen und nicht katholischen Zeitungen. Der ZdK hat nichts von ihm verstanden und die anderen auch nicht besonders viel. Es ist interessant, dass das Buch von Prof. Dr. Massimo Borghesi, der in vielen Sprachen der Welt (englisch, spanisch, portugiesisch, polnisch) übersetzt worden ist, über die intellektuelle Biographie des Heiligen Vaters, auf Deutsch nicht übersetzt worden ist. Dadurch hat es nie eine Auseinandersetzung mit seinem Denken stattgefunden. Weder weiß man etwas über die Wichtigkeit des polaren Denkens (Romano Guardini, der bald selig gesprochen wird) int Verlauf des Denkens des Papstes noch über die Wichtigkeit von Denker wie Alberto Methol Ferré, der auf genialer Weise die Tätigkeit der Kirche in Latein Amerika für Jahrzehnten mit einem sehr klaren und katholischen Denken begleitet hat. Weder kennt man - normalerweise - die Rolle des Heiligen Petrus Faber für das Denken und die Spiritualität von Bergoglio. Was ich über Massimo Borghesi auf deutsch gelesen habe, war keine philosophische Auseinandersetzung, sondern Gossip.   

2. Das Gossip über den "Interview" mit Eugenio Scalfari ist total überbewertet. Die Gründe für dieses Gespräch findet man eher in der kleinen Theresa von Lisieux als in Magazinen. 

3. Papst Franziskus hat einfach drei Dinge ernst genommen, die der Himmel schon seit langer Zeit der Kirche und der Welt gegeben hat: das Evangelium (siehe die großartige Predigen in Santa Marta), das Charisma vom heiligen Franziskus (Armut; vgl. Evangelii Gaudium) und das Charisma des Heiligen Ignatius (die Unterscheidung der Geister; vgl Amoris Laetitia). 

4. Papst Franziskus nimmt die "historische Existenz" (Nolte) sehr ernst und als einer der Wenigen in der Welt hat verstanden, dass wir schon in einem angefangen dritten Weltkrieg leben. Wegen seines Sinnes für die historische Existenz weißt er auch, dass Millionen von Menschen in unserer "transparenten Gesellschaft" (Bing Chu-Han), was die "Theologie des Leibes" betrifft, nicht leben wie es im Katechismus, und nicht weil sie pervers sind, sondern weil sie Liebe bedürfen. Womöglich gab es in der Kirche viel mehr Leute, die pervers waren, auch wenn sie eine gute Theologie vertreten haben. 

5. Bei den Bischofsernennungen hat es Fehler gegeben: Theodore McCarrick sei hier als Beispiel genannt, der direkt von der päpstlichen Wohnung - gegen den Willen des Kardinal O' Connors - unter dem Heiligen Johannes Paul II stattfand. Franziskus hat sicher auch Fehler gemacht, etwa in der Einschätzung der Situation in Chile.

6. In D spielt der ZdK mit seiner "linken" Visionen eine zu großen Rolle und ich fühle mich mit ihrem Mangel an "sentire cum ecclesia" überhaupt nicht gebunden. Auf Weltebene, nicht auf der kleinen deutschen Bühne, jedoch hat die traditionalistische Position (Steve Bannon) eine  viel großer Potential an Gefahr, sowohl für die Kirche mit diesem ständigen Geist des Widerspruchs gegen Rom, die mit correctio an Vorgesetzten gar nichts zu tun hat wie auch auf die Ebene der "historischen Existenz", in der der Islam als "der Feind" gesehen wird, was weder die Geisteshaltung eines Charles de Jesus, wie such eines Christian de Chergé oder eines Pater Paolo Dall'Oglio entspricht, die den Islam von "ganz nah" kennengelernt haben. 

6. Benedikt XVI hat immer in großem Respekt von Papst Franziskus gesprochen. Er fühlt sich sicher, nicht wegen der Mauer im Vatikan, sondern wegen ihm, hat er bei der Feier seinem 65. Priesterjubiläum gesagt. 

Es gebe auch noch  viel zu sagen, aber ich muss unterrichten (ich habe meinen Text nur geschrieben, nicht nochmals gelesen)

Roberto, ein kleiner Freund Jesu


giovedì 22 novembre 2018

Wie man den "Herr der Ringe" für den Religionsunterricht verwenden kann - Hrsg. von Roberto Graziotto

 Zuerst fange ich an die Klausur eines Schülers (Maximilian Busch) der 10. Klasse zu tippen. In ihr sieht man auch schon sehr viel von der geleisteten Arbeit innerhalb des Projektes "Tolkien für den Religionsunterricht". Nicht alles, was die Schüler sagen entspricht einer sachlichen Richtigkeit oder meiner eigenen Meinung, aber es ist immer durchaus lohnenswert es zu lesen. Dieses Post ist zuerst work in progress. Synthetisch sagt ein Schüler, Johan Abeßer, was im "Herr der Ringe" im Spiel ist: Gnade ist das Hauptthema des Herrn der Ringe; "Gnade ist das mächtigste Werkzeug derer, die Frieden schaffen wollen". In der letzten Szene schafft Frodo nicht von sich allein den Ring im Feuer zu werfen; dass er aber mit Gollum Gnade hat walten lassen, "befreit" die Geschichte lenzendlich zu ihrer Lösung, zu der Zerstörung des Ringes der Macht.

NB: ich hatte nicht die Kraft alle Schüler in diesem Post zu integrieren, aber alle haben sehr interessante Dinge zum Thema geschrieben. Allen gilt ein herzliches Dankeschön!

Einführung 

Allgemein gesagt ist der Herr der Ringe der Form nach eine Reise. Also die Reise zur Zerstörung des Ringes. Der Gattung nach ist der Herr der Ringe ein Märchen. In der Reise hat die Hauptfigur, Frodo, den Ring zur zerstören. Er wird zwar von einer Gemeinschaft unterstütz, die Aufgabe muss aber er allein erfüllen (andere Schüler haben das Thema zur Sprache gebracht). Die Aufgabe zur Zerstörung des Rings hat er sich selbst nicht ausgesucht, sondern er würde dazu auserwählt. Solche Aufgabe gibt es auch in der Bibel. Auf dieser Reise kommt ein Weggefährte Frodo (Boromir) in die Versuchung den Ring der Macht an sich zu reißen. Jedoch widersteht er dieser Versuchung, weil er weiß, dass es falsch ist und weil Frodo sein Freund ist. Versuchungen begegnen uns auch im Alltag. Beispielsweise wenn man jemanden die Schuld für etwas gibt, woran man selbst dran Schuld ist. Auch bei Tests oder Klassenarbeiten kommt man in Versuchung zu betrügen, um eine bessere Note zu erhalten. Doch man würde damit man den Lehrern und sich selbst betrügen. Ich denke eine schlechte Note in der Klassenarbeit, wo man sich angestrengt hat, ist nicht so schlimm wie eine gute Note, die man durch Betrug (und damit einer Versuchung, der man nachgegeben hat) bekommen hat. (1)

Arwen

In dem ersten Teil des Herr der Ringe lernen wir die Gestalt von Arwen kennen. Sie ist eine Elbin, die Frodo das Leben rettet. Sie könnten man als "liebende Schönheit" (Roberto Graziotto) charakterisieren oder auch als Engel (in der Bibel). Arwen ist in dem wahren Herrscher Gondors verliebt, Aragon. Für ihn verzichtet sie auf ihre Unsterblichkeit, auch wenn sie weiß, dass sie dadurch irgendwann oder auch in naher Zukunft sterben wird. Unter anderen hatte sie aber eine Vision, ein Kind mit Aragorn zu bekommen. Ich kann Arwens Entscheidung voll verstehen. Sie verzichtet auf die Unsterblichkeit (die sie aber einsam und ohne Liebe verbringen würde) für die große Liebe. Ich denke daran könnten sich viele Menschen auf der Welt ein Beispiel nehmen. Sie verzichten auf ein Vorteil für sich, geben aber etwas viel wichtigeres: Liebe. Das Thema wird es immer wieder in Vergleich mit Jesus ausgedruckt: "Er verzichtet wie Arwen, auf seine göttliche Kraft und starb für uns"(sagt ein andere Schüler, Josua David Klag)

Gollum bzw. Smeagol 

Im Herr der Ringe lernen wir aber auch eine andere sehr Interessante Person kennen: Gollum. Dieser hieß früher Smeagol und war ein Hobbit wie Frodo auch. Doch er wurde durch den Ring der Macht besessen und so zur Kreatur Gollum. Als Frodo und Sam Gollum auf den Weg nach Mordor treffen , ist Sam abgeschreckt und will ihn töten, doch Frodo hat Mitleid mit Gollum und verhindert dies. Dieser Akt Frodos ist ein sehr großer, da er Gollum nicht als Kreatur sieht, sondern Frodo sieht das Gute in Gollum. Im Verlauf gibt es immer wieder "Dialoge" zwischen Gollum und Smeagol. Dabei versucht Gollum Smeagol immer wieder davon zu überzeugen, dass Frodo und Sam Gollum den Ring gestohlen haben. Einmal spiegelt sich Gollums Gesicht in Wasser und er sagt zu Smeagol: "Du hast schon einmal getötet und du kannst es wieder." In diesem Gespräch kommt auch Smeaogol dann in Versuchung die beiden zu töten und somit Frodo zu verraten. 

Gandalf und die Opferbereitschaft - Gandalf und Jesus 

Eine der wohl wichtigste Charaktere ist Gandalf. Am Ende des ersten Teils opfert er sich, um seine Freunde zu retten (Kampf gegen den Balrog). Alle hielten ihn für Tod. Doch im zweiten Teil steht er wieder auf. Er ist jetzt nicht mehr "Gandalf der Graue", sondern "Gandalf der Weiße". Während der eigentliche weiße Zauberer Saruman langsam verblasst, da er von Macht besessen ist und Sauron hilft. Damit stellt er sein Leben über das Leben von Tausenden Anderen. Das Opfer und die "Wieder-auferstehung von Jesus in der Bibel vergleichen (2). Eine andere Schülerin, Lucy Friedrich, zeigt die Verbindung der Gestalt Gandalf mit dem Thema der Opferbereitschaft: "Im Herr der Ringe opfert sich auch Gandalf für die Gemeinschaf, in dem er sich in den Minen von Moria einen Dämon gegenüberstellt, sodass die Gemeinschaft weiter ihr Ziel verfolgen kann, nur ohne Gandalf. Auch in der Bibel opfert sich Jesus um für die Sünde aller anderen zu büßen. Im realen Leben kann man Opferbereitschaft selten durch den Tod anderer um andere zu retten sehen, aber schon allein, wenn jemand auf etwas verzichtet, was er sehr mag, nur damit es anderen besser geht, ist auch Opferbereitschaft". Das Thema der Opferbereitschaft der eigenen Unsterblichkeit in Vergleich zu Jesu Bereitschaft das eigene Leben zu opfern, kommt nicht nur einmal vor. Hier ein noch ein Beispiel aus der Klassenarbeit eines Mädchens: „Ihr Liebe (von Arwen) ist jedoch so stark , dass sie beschliesst ihre Unsterblichkeit aufzugeben, für ihren Geliebten, um die Zeit mit ihm zu verbringen. Dies wird auch in der Bibel gezeigt, in der Jesus, aus Liebe zu den Menschen, am Kreuz stirbt. Und wenn man jemanden liebt, muss man, um mit ihm zusammen zu sein, immer auch etwas aufgeben, auch wenn es nur die Wohnung ist“ (Anna Henrike Wiedemann). Viele Schüler haben den Vergleich zwischen Jesus und Gandalf zur Sprache gebracht: "Ohne Gandalf wäre Sauron womöglich nicht besiegt worden und ohne Jesus wäre der Tot mächtig und wir ihm untertan (Erik Harald Theilemann). Gandalf ist für Menschen und Elben da, so wie Jesus, "der Sohn Gottes, ist um der Liebe zu einem jeden willen, sterblich geworden" (Erik Harald Theilemann). 

Zusammenfassend (was Maximilian Busch betrifft)


Zusammenfassend finde ich sind in dem Herr der Ringe viele Stellen, wie die oben genannten, über die man nachdenken sollte. Der Film zeigt uns Charaktere (z. B. Arwen oder Gandalf) an denen wir uns Beispiele nehmen könnten. Der Herr der Ringe zeigt aber auch, wie man falsch handeln kann (z. B. Verrat Sarumans) oder Versuchungen, denen man nicht nachgeben sollte. Ich denke, wenn wir als Menschen mehr auf Andere blicken und nicht immer nur an uns selbst denken, wäre die Welt ein besserer Ort. Soweit die Ausführung von Maximilian Busch.


Versuchung 

So wird sie von einem Mädchen, Jil Luisa Rausch, beschrieben: „ Jeder kennt sie doch. Egal in welchem Zusammenhang: „Für…würde ich töten“, hat bestimmt der eine oder der andere auch schon gehört. Versuchung nacht etwas, die so groß und mächtig ist, dass man die Kontrolle über seinen Körper und seine Gedanken verliert“. 

Versuchung setzt voraus die Existenz von jemandem, der dich in Versuchung führt. Das ist das Böse. Im Herr der Ringe, am obersten Spitze, Sauron, der einen Schüler so charakterisiert: "Auf der bösen Seite steht Sauron. Sauron spürt wo der Ring ist und will ihn an sich reißen, um allmächtig zu werden" (Erik Wiebigke) Das Böse wird von Tolkien differenziert betrachtet, auch wenn Sauron das Böse schlechthin ist: "Meiner Meinung nach am interessantesten ist die Szene, die leider in Film nicht gezeigt wird, in der Schlangenzunge einen Palantir wirft um Saruman zu erschlagen und verfehlt das Ziel. So gerät der Palantir in Gandalfs Hände und wird später noch sehr nützlich. Das Ereignis zeigt, dass auch bösen Taten Gutem dienen können und das alles sich in Gottes Plan einfügen lässt" (Johan Abeßer). 


Freundschaft 

Ein Thema, das von Maximilian Busch weniger betont worden ist, ist das Thema der Freundschaft: „Die Freundschaft spielt auch eine wichtige Rolle. Dies wird oft bei Frodo und Sam sichtbar, aber auch zwischen Legolas, Gimli und Aragon. Sam und Frodo haben keine leichte Aufgabe, in der es wichtig ist zusammenzuhalten. Frodo wird von dem Ring „vernebelt“, dies macht es Sam oft nicht leicht, aber er hält immer zu Frodo egal was er sagt und tut. Dies ist ein toller Aspekt, denn bedingungslose Freundschaft und Zusammenhalt ist auch im echten Leben sehr wichtig. Wenn dein bester Freund/ Freundin sich von dich abwendet, weil sie/er gerade eine schwierige Zeit durchmacht, solltest du trotzdem zu ihm/zu ihr halten und sie nicht einfach „wegwerfen“, sondern vielleicht sogar ihm/ ihr helfen“ (Felix Richard Linzner) Ein Mädchen hebt das Thema hervor in sehr existentieller Art: „Sam ist ein echter Freund für Frodo. Und dort lässt sich auch der Satz des Evangeliums des Johannes (3)  gut assoziieren: „Ich nenne euch nicht mehr Sklaven, sondern Freunde“. Frodo sieht zwar die scheinbare Unterwürfigkeit von Sam an, ist auch dankbar dafür, spiegelt sie aber insofern wieder, dass er Sam als Freund behandelt und nicht als Sklave, der ihm den ganzen Weg nur sinnlos begleitet und ihm z. B. Essen macht. Sam beschützt Frodo stets, empfiehlt ihm zu schlafen, zu essen, sorgt sich einfach um ihn und zeigt ein liebevolles  Vertrauen ihm gegenüber. Und für mich ist genau das, was Freundschaft ausmacht (…). Ich hatte schon eine Situation. Letztes bzw. vorletztes Jahr war meine beste Freundin in einer psychiatrischen Einrichtung. Es kam wirklich sehr überraschend und niemand hat damit gerechnet. Ich wollte, dass sie sich nicht allein fühlt, dass sie nicht denkt ich halte sie für bescheuert oder so. Ich wollte, dass sie wusste, dass wenn sie jemand brauchte, immer jemand da war.“(Hier schreibe auch die Anfangsbuchstabe nicht, damit die Person nicht identifiziert wird). 

Weggemeinschaft

"Ich finde hierbei interessant wie die verfeindeten Teilen der Gemeinschaft, für ein höheres Ziel, während des Films, sich einigen und auch immer mehr zusammen wachsen, bis aus einer Gruppe von Leuten, die gezwungen sind miteinander zu arbeiten , Freunde werden" (Tobias Luksch). Und das alles ist so dargestellt worden, dass durch eine Weggemeinschaft einfacher ist zu glauben. Zu glauben, dass es eine Rettung gibt , zu glauben, dass es eine gute, allmächtige, liebende Kraft gibt. Durch Jesus (und durch die von ihm gegründeten Weggemeinschaft) wird diese Kraft einem jeden nährgebracht"( Erik Harald Theilemann). In dieser Gemeinschaft dann gilt eine andere Logik als die weltliche Logik: "Die schwierigste Aufgabe in dem ganzen Buch wird nicht dem mächtigen Gandalf, sondern dem eher schwächlichen und kleinen Frodo gegeben" (Sven Huhnstock). Eine Gemeinschaft, in der die "kleine Dinge wie eine Freundschaft" erscheinen als die wichtige, die, "die uns am Boden halten" (Sara Steffi Kurth). "Wenn man miteinander klar kommt in der Gruppe, dann stärkt es den Zusammenhalt und wenn nicht, dann denkt jeder nur an sich" (Aylin Baskonoglu) - am Beispiel von Gruppenarbeiten in der Schule zeigt dasselbe Mädchen, Aylin Baskonoglu, wie wichtig dieses Zusammenhalt ist. Ein Schüler bekennt auch eine große Veränderung durch dieses Thema der Weggemeinschaft: "Auf mich hatte der "Herr der Ringe" einen großen Einfluss und hat meine Sicht der Dinge stark verändert : ich erkannte, dass das Wohl der Gemeinschaft über den, des Einzelnen steht" (Johan Abeßer) 




Anmerkungen 

(1) Ein anderer Schüler schreibt: "Viele Leute schauen den Herr der Ringe und denken sich vielleicht: Ja, schöne Filme, wo es um Schlachten und die Zerstörung eines Rings geht. Aber wenn man den Ring mit mehr Aufmerksamkeit schaut, kann man viele Vergleiche zur Bibel und wichtige Erkenntnisse erlangen" (Felix Richard Linzner). 

(2) Was ein anderer Schüler auch macht: "Jesus ist ja auch wieder auferstanden nach dem er starb. Man kann eine sinnbildliche Wieder-Auferstehung ins reale Leben ziehen. Um zwar wenn man schlimme Dinge gemacht hat und dafür ins Gefängnis kommt, kann man über alles nachdenken. Und wenn man wieder frei kommt, kann man als völlig anderer Mensch wieder hinauskommen, und ist sinnbildlich neu btw. wieder auferstanden."(Felix Richard Linzner)

(3) Der Satz des Evangeliums von Johannes ist oft zitiert worden. Hier von einem Mädchen: „Ich kenne z. B. eine Familie wo die Haushaltshilfe ebenso wie eine „beste Freundin“ oder „Oma“ ist, wo auch eine „emotionale Bindung“ ist wie im Johannes Evangelium“ (Miriam Böttger).  

PS Ein theologischer Artikel über Tolkien: http://www.kath-info.de/tolkien.html?fbclid=IwAR30fekMg9NdrqZYLhIW4XoKr8f8WWoCBBVd45Q9J-ARFTVRl0qzSITBpRc

Dazu: "Der Gedanke der Wandelbarkeit der Werte zerstört gerade ihren Wertcharakter" (Engelbert Rechtenwald). // Ja, aber es gibt zweifelsohne eine Verlust an Evidenz dieses Wertcharakters  und dies ist auch ein Faktum. Gerade hier gilt: Contra factum non fit argomentum. Sed Amor!


domenica 18 novembre 2018

Che cosa voglio sapere? - Breve lettera aperta al Prof. Costantino Esposito

Lipsia. Stimato Professor Esposito,
vorrei ringraziarla per il suo articolo apparso in "Tracce" (novembre 2018), la rivista ufficiale del Movimento di Comunione e Liberazione, alla cui Fraternità, per grazia, appartengo: cosa vogliamo sapere? I temi sono molto importanti: il superamento della lotta tra algoritmi pro o contra nella direzione di una riflessione sul proprio cervello, la propria capacità di comprendere;  il prevalere delle percezioni superato da un pensiero che sappia prendere sul serio affettività e libertà; le verità illusorie della rete (fake news), etc. Anche il rinvio ad autori come lo storico israeliano Yuval Noah Harrari o la scrittrice americana Siri Huvstedt, sono molto utili. 

Ci sono, però, due passaggi che mi hanno fatto riflettere in modo particolare: un vero pensiero critico e non scettico non nasce da una nuova teoria epistemologica ma da una vera riflessione sull'essere: "tutto si gioca sul come noi percepiamo l'essere". 

Questa dimensione filosofica si esplicita poi nella domanda esistenziale per eccellenza: "c'è qualcosa nella nostra esperienza che ci interessa salvare"? O per dirla con il titolo dell'articolo: Cosa vogliamo sapere? 

Sto traducendo un po' alla volta nel mio blog, in modo particolare per don Julián Carrón, alcune pagine del filosofo tedesco, amico intimo di Hans Urs von Balthasar, Ferdinand Ulrich, dal suo libro "Dono e perdono. Un contributo di ontologia biblica". 

Cosa ho imparato da lui, negli ultimi 28 anni? A rispondere alle domande che pone lei nell'articolo. Nella sua ontologia dell'essere come dono ho imparato il discernimento nel reale di ciò che sia una esperienza di reale gratuità. La parola Umsonst in tedesco significa sia gratis che frustra. 

Ciò che mi interessa salvare nella mia esperienza è una reale esperienza di amore gratuito, che quindi sia capace di "accettare" anche il fallimento. La certezza filosofica, come quella cristiana, non è mai identificabile con il "successo". Ma è certezza di un senso ultimo che si nasconde in quell'"uso medesimo delle parole "essere" e "nulla"" di cui parla Ulrich (1). Il nulla del nichilismo può essere superato solamente, dal suo interno, dal nulla dell'amore gratuito. 

Stupore che ci sia qualcosa invece che niente nasce solamente se e quando uno incontra la gratuità dell'amore, in forza della quale è anche capace a sopportare il fallimento dell'insuccesso. 

Non una logistica migliore, non un sistema migliore non un algoritmo migliore, ma l'esperienza della gratuità, anche nella rete, fosse questa espressa in una foto in Instagram o in una risposta non aspettata in Facebook, potrà forse convincere il mondo che tutto non è perso, sebbene con Swetlana Alexijewitsch mi venga da dire che l'uomo sembra destinato solo a lamentarsi, invece che ad amare. L'uomo, dice la letterata bielorussa, è raffinato nel male, ma semplice nell'amore. 

La filosofia di Ulrich, ancora più di quella di Martin Heidegger, è il tentativo più geniale che io conosca di andare all'origine ultima della dimenticanza dell'essere, scoprendo che ciò che viene dimenticato è appunto il suo essere un'altra parola per l'amore gratuito con cui è stato donato. Nel ductus ignaziano e mariano di Ulrich si tratta di accompagnare l'uomo nel discernimento di ciò che sembra amore gratuito, ma non lo è. 

La saluto cordialmente dalla Germania,
Suo, Roberto, un piccolo amico di Gesù 

(1) La polarità ultima che non deve diventare "contraddizione", ma fecondità ontologica, è quella tra essere e nulla. 

Commento del prof. Esposito: 


Grazie, Dr. Graziotto, di come rilancia le mie domande alla luce del profondo suggerimento metafisico di Ferdinand Ulrich (ricordo bene che lo stesso von Balthasar, incontrato da me un giorno ormai lontano a Basel, mi regalò una copia di "Homo Abyssus" di Ulrich). Che la donazione amorosa dell'essere (anzi l'essere stesso come dono gratuito) sia la chiave del nostro stare al mondo e comprendere il mondo è un dato per me chiaro e (perciò) inquieto. Il punto è scoprirlo dentro le pieghe delle nostre riduzioni, dentro il calcolo della ragione, come l'impossibile stesso che si fa possibile.