Lipsia. "Se cominciamo a scusarci per aver mostrato una faccia amica nelle emergenze, allora questo non è il mio paese." Ha ragione Moritz Rinke (Der Tagesspiegel, 2.11.18), autore di drammi e romanzi, ma anche professore ospite nell'istituto di letteratura tedesca di Lipsia (nel 2009), a citare questa frase di Angela Merkel, che riassume il suo agire politico, nel famoso anno 2015, quando la pragmatica cancelliera tedesca, decide di aprire le porte del proprio paese ad un milione e mezzo di migranti siriani.
Chi è interessato solo ad un articolo sul dibattito che viene svolto in queste ore a riguardo del successore di Angela Merkel alla guida della CDU, può smettere ora di leggere questo articolo. La domanda se Friedrich März o meno probabilmente Jens Spahn rappresentino meglio il "centro destra" del partito, mentre Merkel avrebbe rappresentato solamente il "centro sinistra", che interessa all'editorialista della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) non è l'oggetto della mia riflessione. E neppure lo è la domanda se la preferita della Merkel, per italiani l' impronunciabile, Annegret Kramp-Karrenbauer (consiglierei, forse, l'abbreviazione AKK), sia capace di esprimere il fatto che non è solo il clone di Angela Merkel (cfr. Berthold Kohler, uno degli editori della FAZ, nell'edizione odierna del 3.11.18). Questa impostazione del discorso non è senza senso giornalistico, ma non corrisponde al mio interesse primario, che è di tipo filosofico e che giudica gli interessi del "centro destra" o del "centro sinistra" con categorie ultimamente filosofiche.
Ciò che brevemente mi preme di scrivere presuppone questa domanda: il pragmatismo di Angela Merkel è un reale superamento di ogni forma di "teologia politica" (uso in modo personale la terminologia di Massimo Borghesi) (1) o è solo espressione di "volontà di potenza"? Per "teologia politica" intendo la traduzione diretta in politica di una asserzione teologica: sia espressione di una "conservatrice" teologia del benessere, o di una "progressista" teologia della rivoluzione dello status quo. L'articolo ritiene, per un lavoro fatto in questi anni nel gruppo "Contadini di Peguy", che si esprime in primo luogo in Facebook, che il "conservatorismo" sia il reale avversario oggi di quella posizione di "teologia della politica" che si esprime sul teatro del mondo nella figura di Papa Francesco. Con "teologia della politica" intendo un orientamento, che pur rispettando la complessità del gioco democratico, ha come criterio ultimo, il Vangelo, letto in forza di una "opzione preferenziale per i poveri" (Medellin 1968, Puebla 1979, ma ancor più Aparecida 2007, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco).
Proprio l'anno 2015 fa vedere che la cancelliera tedesca, figlia di un pastore luterano, pur con scelte davvero discutibili (in primo luogo l'atteggiamento conciliante con la Turchia di Erdogan, comprensibile, ma difficile da digerire), ha nel cuore, come criterio ultimo, "la faccia amica nelle emergenze", che è una traduzione di "teologia della politica", della misericordia evangelica.
Come ho spesso espresso nel mio blog, come traduzione di "teologia della politica" della dimensione ontologica dell'essere come dono (cfr. Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus. Das Wagnis der Seinsfrage, Einsiedeln, 1961), la domanda centrale oggi, è quella dell'"egoismo collettivo" (definizione del nazionalismo di J.J.Rousseau). O, a livello letterario, si può usare l'espressione di Paolo Malaguti nel suo "Lungo la Pedemontana": quella del non essere "gens": "Le brutture non esistono se non intaccano il tabernacolo individuale del mio benessere. Non siamo gens" (Venezia, 2018, 54). Motivo quest'ultimo che fa dire a Nicola F. Pomponio, autore di una recensione della biografia intellettuale del Papa di Massimo Borghesi, che oggi viviamo in un'epoca di traduzione politica della filosofia di Max Stirner (Der Einzige und sein Eigentum): l'individualismo come criterio ultimo.
Il realismo o pragmatismo di Angela Merkel vive dei principi di Bergoglio (2): per esempio quello della priorità della realtà sull'idea. Un realismo o pragmatismo che può essere accusato di negare un po' troppo oggi o domani l'affermazione di ieri, ma che non è mai vittima dell'ideologia e in primo luogo di quella tutta maschile, che basta un concetto per risolvere un problema; tanti sono i maschi che Merkel ha saputo superare o resistere - "Schröder, Berlusconi, Putin, Sarkozy, Georg W. Bush" (tanto per citare quelli nominati da Moritz Rinke). Il suo pragmatismo, che nelle decisioni essenziali, non è stato diverso da quello di Helmut Kohl, ha saputo tenere testa anche al grande cancelliere della caduta del muro di Berlino, quando questi uso la sua "autorità" per coprire una gestione finanziaria, che certamente non era ad usum personale (nella sua scrivania Kohl aveva francobolli per l'uso personale e francobolli per l'uso pubblico), ma che rappresentava un modo, per così dire, molto "maschile" e poco "legale" di gestire il denaro per il partito. Angela Merkel, in silenzio di fronte alla bara di questo grande, ha saputo comunque così esprimere la sua gratitudine per un uomo, che in modo particolare nella morte tragica della moglie, ha saputo essere una presenza, non solo politica, di grande statura umana.
In Angela Merkel la polarità "globale-locale" trova una guida sicura che è stata un ulteriore passo verso quella idea degli "stati continenti" (Alberto Methol- Ferré, filosofo latino americano) che è l'unica proposta politica a livello mondiale capace di far dialogare tra di loro i tanti mondi, appunto i tanti "stati continenti", con i loro bisogni e i loro interessi. A livello di questa polarità sarà necessario anche un giusto equilibrio tra finanza ed economia come abbiamo potuto osservare in alcune decisione di Angela Merkel, che non trovano consenso nel sud dell'Europa, ma che di fatto sono espressione di un atteggiamento realistico, anche in questo ambito, e non di una politica deflazionaria che servirebbe a rendere schiavi gli altri.
Anche la priorità del "tempo" sullo "spazio" trova in Merkel un'adeguata traduzione politica: non basta occupare spazi di potere per dare un contributo alla soluzione dei problemi del mondo, neppure quello spazio del cancellierato tedesco, ma bisogna prendersi tanto tempo per mediare: ricordo ancora con molta emozione i giorni disperati della crisi in Ucraina e i tentativi della cancelliera di mediare tra gli attori in gioco - nessuno come lei si impegno nel 2015 per un reale dialogo con Putin nel conflitto ucraino. Nel impegno della cancelliera in questo ambito vedo anche una traduzione del principio della superiorità dell'unità sul conflitto.
È possibile criticare Angela Merkel? Certo, come tutte le persone che agiscono ha fatto anche lei errori: quali essi siano meriterebbe un articolo più approfondito di questo. Accusarla di cose che nessun attore politico oggi può superare non è, però, sensato.
È chiaro che sto parlando di una delle donne più potenti del mondo. Ma vedo in lei quell'atteggiamento di servizio che vedo anche in alcune persone molto semplici, come nella donna che stira da noi o nel contadino che lavora la terra intorno alla nostra casa, che di fatto è garanzia di reale credibilità. Spero che il successore (la mia preferenza per ora è per la AKK) sappia fare un ulteriore passo nella direzione del dialogo e del servizio dei popoli e delle persone che in essi vivono. La Germania è una presenza potente in Europa e nel mondo e sappiamo dalla storia che non è bene che essa sia isolata dagli altri. Solo un atteggiamento di gestione del potere come servizio la renderà integrata alla storia degli altri paesi, in Europa e nel mondo. In modo credibile Angela Merkel è stata ed è garante di questo atteggiamento politico.
(1) Questo articolo deve molto alle opere di Massimo Borghesi, in modo particolare:
Critica della teologia politica. Da Agostino a Peterson, Genova-Milano 2013
Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Milano 2017
(2) Essi sono stati espressi nella Evangelii Gaudium (2013) come Papa, ma anche in scritti antecedenti come arcivescovo di Buenos Aires: l'unità è superiore alla differenza, il tempo è superiore allo spazio, la gloabalità alla località, la realtà all'idea. I poli non devono, però, essere intesi come "contraddizioni", ma come "opposti fecondi" ed integrabili l'uno con l'altro.
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