Tra Cielo e terra. Il luogo dell'intervista rimane segreto per motivi di sicurezza.
Don Giacomo (DG): Hai affermato più volte che noi sacerdoti non dovremmo parlare di un tema che non conosciamo. Non metti così in dubbio la nostra autorità sacramentale ed ecclesiale?
Roberto Graziotto (RG): No, non la metto in dubbio. Ma un'autorità è data per far crescere l'altro e su questo tema vedo che si è scritto troppo, in modo troppo elevato e troppo poco in dialogo con ciò che rimane del popolo fedele (quello che prega il Rosario), insomma con quelle persone che formano con l'autorità ecclesiale il tutto della Chiesa. Oppure se si fanno parlare delle persone di questo popolo fedele sono sempre quelle un po' troppo o unilateralmente "pie". Essere autenticamente religioso ed essere affetto da pruderie non è la stessa cosa.
DG: Cosa intendi con troppo elevato?
RG: Sesso è anche ormoni, biologia, istinto e non solo linguaggio espressivo di verità teologiche. Poi nella nostra società siamo stati travolti, e lo siamo sempre di più nella nostra società trasparente e liquida, da immagini "sociali" sul sesso (film, libri, pubblicità, pornografia...) che si sono intrecciate con la base naturale di esso. E qui chi è senza peccato scagli la prima pietra.
DG: Vuoi dire che una Chiesa vergine non abbia nulla da dire sul sesso, o che non sia capace di andare a prendere ed accogliere le persone dove esse sono e come esse sono?
RG: Non ho problema con la Chiesa vergine, quando lo è veramente. Ho conosciuto ed ho amici vergini, che sono per me un tesoro prezioso. Ma la Chiesa su questo tema deve ascoltare noi laici di più.
DG: Va bene! Ritorno su questo punto. Vorrei, però, chiederti se non si può imparare nulla dal magistero dei Papa su questo tema?
RG: I papi hanno detto delle cose interessanti. In modo profetico, contro la volontà di molti vescovi, Paolo VI, criticando la pillola, ci ha ricordato che il sesso ha a che fare (anche) con i bambini, con la nascita dei bambini. Giovanni Paolo II ci ha ricordato che vi è una dimensione dell'"inizio" (la parola che usa Gesù nel Vangelo): all'inizio Dio ha voluto che la donna e l'uomo fossero "uno". Benedetto XVI ha espresso, magistralmente, che agape ed eros sono un'unità nella diversità, per così dire, e non due cose del tutto diverse. Poi alla scuola di Hans Urs von Balthasar ci ha ricordato che Dio è amore. Da Papa Francesco imparo lo sguardo del discernimento che vuole davvero capire dove si trovano gli uomini oggi.
DG: Vedo, con piacere, che per uno che dice che la Chiesa deve più ascoltare che parlare, ti sei davvero appropriato del meglio del percorso dei Papi sul tema.
RG: Ma a parte i papi, c'é stata una donna, un medico, Adrienne von Speyr, che aveva detto già negli anni 40 tutto ciò che i papi hanno detto nel loro magistero, il meglio di ciò che hanno detto nel loro magistero, partendo da un metodo fenomenologico (esperienza, come donna e come medico).
DG: Allora veniamo a ciò che vuoi dirci tu.
RG: In primo luogo che su questo tema bisogna ascoltare le donne. La mia frase nel titolo dell'intervista è di una donna: Ursula K. Le Guin. E non solo le donne credenti e pie, ma tutte le donne che hanno qualcosa davvero da dire. Nel suo diario Etty Hillesum parla del suo rapporto con il suo psichiatra. Sono pagina eccezionali, in cui tra l'altro si vede che su questo tema non si può solo parlare. Lei lottava con il suo psichiatra, fisicamente: si rotolavano per terra, ma in quel rotolarsi vedo più verginità che in tanti discorsi "vergini" sul sesso.
DG: E sul contenuto della frase stessa?
RG: Se dici per esempio che ogni atto sessuale deve essere aperto alla fecondità, esageri. Dici qualcosa che non aiuta. A volte si ha bisogno di dare solo spazio all'orgasmo dell'altro (e al percorso che porta ad esso), perché in quel orgasmo c'é un intimità di cui gli sposi o chi fa sesso ha bisogno.
DG Quindi dici che il sesso è anche piacere intimo e non solo fecondità?
RG. Si. Si mette in relazione pedofilia con celibato. Questa è una stupidaggine visto che la pedofilia c'è anche nelle famiglie e chi, tra i sacerdoti, la compie non mantiene il celibato. Ma nelle diocesi tanti preti (che sono appunto uomini) hanno rapporti segreti con le donne, perché hanno bisogno di questa intimità. Le diocesi pagano un fracco di soldi per "coprire" tutti questi casi di sacerdoti che poi hanno bambini, perché il sesso ha a che fare anche con questa possibilità.
DG E sulla omosessualità?
RG Per quanto riguarda le persone singole rimango fedele alla frase di Papa Francesco: Chi sono io per giudicare? Poi ci sono le colonizzazioni ideologiche e le Lobby. Francesco stesso ci ha dato i criteri per giudicare. Come insegnante so che ormai i nostri giovani sono del tutto sotto l'influenza di queste colonizzazioni, almeno nella zona, molto secolarizzata, in cui vivo e lavoro. Con grande senso pedagogico bisognerà andarli a prendere dove sono. In una foto in Instagram, in cui si baciano due donne, una delle ragazze che ha tenuto una piccola conferenza in classe sul tema: autodeterminazione della donna in Instagram, vede un atto di libertà. Un po' lo è, anche se questo tema viene usato dalle Lobby. Come insegnante non ho davanti agli occhi dei lobbisti, ma dei ragazzi che mi sono stati affidati.
DG. Nel cielo, tutti gli uomini saranno vergini.
RG. Questo è molto bello. Spero di potere vedere con occhi vergini quegli amici vergini, in primo luogo mia moglie, che pur essendo mamma, lo è rimasta nel cuore, che Dio mi ha donato nel suo immenso amore gratuito. Qui sulla terra l'amore gratis non è un programma contro qualcuno, neppure contro masochisti e sadisti, ma un mano tesa che vuole prendersi cura di noi.
DG. Cosa chiederesti a Maria?
RG. Di "darmi Gesù", mio Signore, mio fratello, mio amico. Logos persona incarnata, che è salito sulla Croce per me e propter me, che è difeso nell'inferno per un incomprensibile amore gratuito e che sorprendentemente è risorto. Di darmi Gesù come Giuseppe ha messo nelle mani di Maria Gesù, come io ho messo nelle mani di mia moglie, dopo averne cambiato i pannolini, uno dei miei figli. Ci sarebbe ancora molto da dire, ma devo lavorare.
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