sabato 30 settembre 2023

Diario diurno - tentativo di santità

                                                    Diario diurno - tentativo di santità 

Ovviamente tra giorno e notte c’è un opposizione, ma essa è un’opposizione feconda e non una contraddizione. Tra la prima parte di questo diario (Diario notturno), scritto dalla stessa persona e la seconda non vi è alcun „salto“: è la stessa persona che scrive sulle stesse cose e sulla stessa vita, ma con una nuova accentuazione: la santità piuttosto che l’autenticità. Comunque i due poli si appartengono e non si da la prima (la santità) senza la seconda (l’autenticità). La prima parte del diario aveva fatto i suoi primi passi di notte in dialogo con Etty Hillesum e la lettera apostolica sulla santità di Papa Francesco. La seconda parte, il diario diurno, forse sarà più esplicitamente cattolico, ma visto che il confronto con SPN (in compagnia di Hans Urs von Balthasar) è già cominciato nella prima non vi è soluzione di continuità, se non quella di una sperata maturazione, che non è comunque magia: non è che da oggi a domani sono diventato santo!  In questa seconda parte voglio anche precisare il mio rapporto con don Giussani e riprendere la lettura di Adrienne. 


Il vescovo di Passau, Stefan Oster, ha scritto in questi giorni che il cammino sinodale della Chiesa per il Papa è un cammino di ascolto allo Spirito Santo. Questa nuova parte del diario comincia proprio in questi giorni in cui la Chiesa avvia il suo cammino sinodale a livello mondiale. Il Diario viene pubblicato qui in versione inversa. 


„Solo l’amore è credibile!“ Hans Urs von Balthasar


„Il cammino al vero è un’esperienza.“ Luigi Giussani


„Veritas fundatur in esse rei magis quam in quidditate, sicut et nomen entis ab esse imponitur“, Thomas von Aquin   


„Il fine non è la „notte oscura’, ma la luce trasfigurante.  Luce di cui ogni cristiano può avere le primizie già in terra“.  M. Benedetta Artioli, della comunità di Monteveglio, fondata  da Giuseppe Dossetti 


„E sia giorno di gioia, se Dio vuole, il giorno in cui  gusteremo l’offerta finale per Gesù.“, Paolo Dall’Oglio SJ


„Ich glaube nicht, dass es irgendeinen Denkvorgang gibt, der ohne persönliche Erfahrung möglich ist. Alles Denken ist Nachdenken, der Sache nach - denken“ (Hanna Arendt, 16.9.1964)


« La lettura di ogni sorta di letteratura profana, e anzitutto dei giornali, deve essere raccomandata con insistenza a chi vuole comprendere l’Epistola ai Romani», Karl Barth, 1918


„Was   sind  die Versammlungen der Spitzen der Nation in Beratungen und Parlamenten anders als große Schlagwortbombardements   , Ideologenkongresse? Was ist die Presse  anders als ein rasselndes Hammerwerk, das unser Hirn mit Schlagworten zertrümmert und das Denken standardisiert und proletarisiert?“ (Ernst Jünger, Der Kampf als inneres Erlebnis, 1922/1926) 


Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto (Lc 12,1-2)


"L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore. Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie.
Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri. (Rom 13, 10-14)


roberto.graziotto31@gmail.com



                                                               Ghajn Tuffieha Bay, Malta

(28.4.24 - Quinta domenica di Pasqua, Surrexit Dominus vere!) Balthasar (Luce della Parola) trasmette tanta luce nel commento alle letture, perché è molto trasparente ad esse: At 9,26-31; 1 Gv 3, 18-24; Gv 15, 1-8. Non siamo gettati nel mondo, ma donati ad esso ed abbiamo una radice, siamo radicati, „siamo congiunti con una sorgente forte e feconda („Io sono la vera vite“; Ἐγώ εἰμι ἡ ἄμπελος ἡ ἀληθινή). Ma è chiaro che il testo contiene anche un’esigenza ed addirittura una minaccia. Io la riserverei per me, abbiamo minacciato fin troppo e quindi è bene annunciare: „Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia“, cosa che fa anche Balthasar: „Ma „il nostro cuore può anche condannarci“, allora è permesso il nostro rifugio nella misericordia di Dio, anzi è necessario: egli, che „è più grande del nostro cuore“ (…ὅτι ἐὰν καταγινώσκῃ ἡμῶν ἡ καρδία, ὅτι μείζων ἐστὶν ὁ θεὸς τῆς καρδίας ἡμῶν καὶ γινώσκει πάντα). Solo Dio conosce tutto! Rimane un punto fermo: l’unità con Cristo „è l’evento centrale del mondo e della storia, ed così stretta che non tollera mezze misure: o il tralcio e nella vite, oppure ne è diviso, ma da Balthasar stesso, nel suo commento al „De civitate Dei“ imparo che non è possibile distinguere unilateralmente o univocamente tra Gerusalemme e Babilonia, non nel senso oggettivo (a questo livello o si è uniti o si è divisi), ma nel senso che noi non sappiamo precisamente chi è dentro e chi è fuori. Il nastro di Möbius ha una sua legittimità anche in teologia!

La conclusione del capitolo quinto del „Senso religioso“ di  Don Giussani. L’affermazione centrale è chiara: „Solo l’esistenza del mistero è adeguata alla struttura di mendicanza dell’uomo“ (79). Questo è il „senso necessario dell’essere“ (Ulrich): la connessione necessaria tra la risposta (Dio) e la domanda (l’uomo); per questo non siamo gettati nel mondo, ma donati! L’accortezza di don Giussani consiste nel dire che la „risposta non può essere che insondabile“. Noi siamo radicati in questa risposta „ultima“, „un destino ultimo, un senso di tutto“ e se perdiamo la fiducia in questa connessione, le cose non si fanno solo difficili, ma folli, nel senso della frase di  Shakespeare: „il mondo senza Dio sarebbe una favola raccontata da un idiota in un accesso di furore“. La grande accortezza paterna di don Giussani è la specificazione: „a quelle domande costitutive noi diamo una risposta: coscientemente ed esplicitamente, o praticamente e incoscientemente“ (80). Ci ha visitato una giovane amica, che è giudice a Colonia, e mi ha detto tristemente che ha perso la fede, ma praticamente aiuta i cittadini che incontra per questioni assicurative, ascoltando attentamente le loro domande, a comprendere quale sia il senso di una certa legge, in modo che il cittadino non abbia solo un senso di estraniazione nei confronti della legge, che per esempio regola un’inondazione in modo tale che se pur hai perso tanti soldi, non sempre ciò che ti è accaduto è nell’ambito della tua assicurazione; questa empatia per gli altri, non è direttamente un’attenzione teologica, ma è „ultima“ perché tenta di dare un risposta al senso di giustizia innato nell’uomo…

#PapaFrancesco
#PreghiamoInsieme per la martoriata #Ucraina, la #Palestina#Israele, il #Myanmar e tanti altri Paesi che sono in guerra. La guerra sempre è una sconfitta, e quelli che guadagnano di più sono i fabbricanti di armi.
Per favore, preghiamo per la pace!

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ci sono decisioni dello spirito che non si possono regolare con un’opposizione feconda nel senso del „et et“, ma che richiedono un „aut aut“. Penso che tra la „mobilitazione totale“ (una mobilitazione guerriera a tutti i livelli) e la „profezia della pace“ ci sia un „aut aut“, ci sia una decisione da prendere, che ha carattere ontologico, che è insomma una „crisi“ nell’essere stesso. Per questo motivo il saggio relativamente corto di Ernst Jünger, che porta il titolo „la mobilitazione totale“ (Opera omnia, 9,1, 1930, 1934,1980) e che forse io corro il rischio di leggere in modo troppo filosofico, mentre alcune affermazioni dello scrittore tedesco hanno una modalità storica, come preciserò in questa riflessione, che nasce dopo un confronto con alcune obiezioni di Leo che ci è venuta a trovare in questo fine settimana; una dimensione „ultima“, cioè filosofica, è presente nel saggio, per esempio nello „sguardo retrospettivo“ del 23. Agosto del 1980). “L'armamento delle potenze mondiali ha raggiunto proporzioni planetarie e corrisponde al loro potenziale... Ognuno si arma e ognuno incolpa l’altro” (142). Questo è comune sia alla democrazia, sia all’autocrazia. Ed in entrambe le forme politiche si usano „grandi parole“, con cui si tenta di mobilitare le „masse“; da noi la grande parola della „Zeitwende“ (del cambio o della svolta epocale), in Russia quella della lotta al nazismo o al fascismo. Ma ciò che fa e pensa Putin mi interessa di meno di quello che facciamo noi. Perdita delle libertà, giustificate come lotta contro un nemico che ci vorrebbe togliere la libertà (sia interno che esterno) sono una realtà anche qui da noi in Germania, non solo negli USA come ho imparato da giornalisti come Greenwald o Maté o Taibbi…(tanto per fare qualche nome). Jünger pensa che sia proprio della civilizzazione progressista la manipolazione delle masse, mentre un atteggiamento davvero culturale, che per me consiste nel lavoro ermeneutico e filosofico e non nella difesa di una certa ideologia, non vuole ne manipolare né essere manipolato. „Ma cosa dice questo sulle possibilità di mobilitazione delle masse a disposizione dell'Occidente? Chi negherebbe che la “civilizzazione” sia più strettamente legata al progresso che alla “cultura”... la cultura non può essere sfruttata a fini propagandistici…“ (134).  La civilizzazione si serve di „grandi parole“ - non so se il populismo avrà la forza di opporsi a questo uso delle grandi parole; probabilmente no, perché chi lo usa, come da noi l’AfD è anche un’ideologia tra le altre…Le speranze della civilizzazione „progressista“ sia nella variante socialdemocratica sia nella variante verde non sono affidabili (parto da qui perché sono le variante ora al potere); come aveva intuito e scritto Jünger „la socialdemocrazia tedesca è uno dei principali pilastri del progresso in Germania“; questo è vero ancora oggi; ed anche se il cancelliere Scholz sembra rallentare la consegna di certe armi all’Ucraina, di fatto sotto la sua guida la Germania è dopo gli USA il paese che ha più esportato armi all’Ucraina; armi che non hanno aiutato l’Ucraina a vincere, solo a ricostruire la simmetria con il nemico russo, perché solo una „mobilitazione totale“, pensata e voluta fino in fondo, potrebbe forse far vincere l’Ucraina, possibilità che però è solo teorica, visto che il nemico è una potenza nucleare sostenuto dalla Cina, potenza a sua volta nucleare e alternativa vera e propria agli USA (Thomas Fasbender). Ha ragione il Papa: in gioco è una guerra tra superpotenze, solo che le due ultime non sono la Russia e gli USA ma probabilmente gli USA e la Cina, che per ora, grazie a Dio,  si sta impegnando per un piano diplomatico. Per quanto riguarda i „verdi“ tedeschi il loro uso della grande parola della „Zeitwende“ li ha portati ad essere il partito del pacifismo sub contrario: il partito guerriero per eccellenza, che in alcune figure si presenta come il partito che si scervella, ma che di fatto più di tutti soffre della sindrome di Barbusse: “Barbusse è un guerriero come tutti gli altri, un guerriero dell'umanità che non può fare a meno degli sbarramenti e degli attacchi con i gas o persino della ghigliottina più di quanto la chiesa cristiana abbia potuto fare a meno della spada secolare” (137) E Barbusse era “uno schietto oppositore della guerra”, ma poiché vedeva la propria identità innanzitutto nella lotta per il progresso e la civilizzazione, doveva affermare “questa guerra”; e nel corso del tempo “questa guerra” si è trasformata in un'altra, ma la struttura di base di questo pensiero non è cambiata. L’alternativa cristiano democratica tedesca non è un alternativa perché la struttura di base è la stessa: la lotta per il progresso e la civilizzazione. L’unica vera opposizione in Germania è l’AfD, ma essendo anche essa una forma „ideologica“ alla fine non potrà bloccare il processo di auto distruzione, a cui la „profezia della pace“ cerca di opporsi. Se la CSU, sotto la guida di Söder, possa essere davvero un’alternativa alla „mobilitazione guerriera totale“ si vedrà, ma per lo meno lui ha un interesse ad un dialogo con la Cina. La frase che è un giudizio storico e che io ho letto come un giudizio filosofico è la seguente: “Così la mobilitazione {nella prima guerra mondiale} poté iniziare negli Stati Uniti, un paese con una costituzione democratica, con misure di una severità che non era stata possibile nello stato militare della Prussia, il paese del suffragio di classe” (131). Ma per far ciò si ha bisogno di un’idea che abbia un ordine cultuale, non solo politico: insomma c’è bisogno di  una „religione“, di una „chiesa“ e questa chiesa ha il volto del „progresso“! Un sistema che pensa se stesso come „progresso“, pensa se stesso come il sistema migliore, ma che è in vero è la sovra accentuazione di un solo tipo umano, quello del „lavoratore“; quando ci si sente i lavoratori che operano in forza di grande parole, tutto è lecito, in fondo si tratta e la parola la usa lo stesso Jünger: di una totale mancanza di pietà (come quella che è all’opera in Gaza). Ma anche in Ucraina è in atto un pantano della guerra di trincea, con nuova causa: il progresso tecnico militare si controlla a vicenda, ma con una antica conseguenza: le persone sono materiale che può essere buttato via, come si buttano vie le cose che non ci servono più. Ed infine ancora una pensiero sulla formula „mobilitazione totale“: tutto è coinvolto in essa, dai discorsi politici, alla sovra accentuazione della produzione bellica, e tutti sono coinvolti, pagando l’aumento del prezzo delle merci quotidiani, fino alle paure che ti accorgi hanno raggiunto anche i bambini a scuola…Il confronto con questo saggio non è finito, ma per ora basta. PS Si tratta di una riflessione in cammino e non di un sistema: deve essere posta per esempio l’obiezione radicale se il „progresso“ sia in sé alcunché di solamente negativo. Anche Jünger dice, come aveva cercato di formulare Matt in un suo articolo che ho tradotto qualche giorno fa: „“Siamo, tuttavia, ben lontani dal voler deplorare l'inevitabile” (134); solo che Matt Crawford offre anche criteri ben precisi per discernere di quale tipo di progresso tecnico stiamo parlando…più forse di quanto faccia Jünger. 

(27.4.24) Sempre nel numero 2280 di „Terra e cielo III“, 24 Febbraio 1960, sul tema „partecipazione alla preghiera“, Adrienne parla di „un forza del Signore o di un angelo o della Madre“, che può essere percepita qui sulla terra, nella notte per lei di più e in modo più sovrannaturale, durante il giorno coniugata all’operare umano. Io ci conto su questa forza, per questo prego dall’inizio del conflitto in Ucraina alle cinque del pomeriggio, come mi aveva proposto un collega (non so se lui lo fa ancora), una breve preghiera per la pace. Prego anche per due ragazze adolescenti in Italia ed una qui da noi e poi per le persone delle mia famiglia e per i problemi a cui vengo a conoscenza…Ascoltiamo Adrienne: “Così, quando mi metto a pregare o a soffrire per il problema che mi si presenta, una forza completamente diversa attraversa la mia decisione; in fondo, la mia decisione è una partecipazione alla decisione del Signore, della Madre o della Chiesa, e poiché apparteniamo ad essa, ne sono trascinata. La decisione è predeterminata in cielo e il suo compimento ci è dato, e noi vi aderiamo con tutta la nostra debolezza. Ma nella decisione c'è anche una certa forza di comprensione, di riconoscimento, di fede; il problema che stava lì come un blocco erratico ora si presenta come un problema umano, ecclesiastico, divino che serve come compito, che non è stato messo lì senza uno scopo, ma richiede una soluzione umana e una comprensione umana”. - Ti chiedo di aprirmi a questa dimensione partecipativa di cui parla Adrienne, mio Dio e mio Signore! Sono cosciente che in me c’è meno una decisione, tanto più per quanto riguarda il soffrire, anche se cerco di accettare la sofferenza che mi capita (l’acufene, la perdita quasi completa dell’odorato…), senza lamentarmi troppo, ma non sono stato ancora messo davvero alla prova. Dicevo c’è meno una decisione e più un essere trascinati dentro quella forza che davvero può aiutare. È possibile che la forza della libido ostacoli il flusso di questa forza del cielo di cui parla Adrienne, ma di fatto anche se in debolezza, posso dire: „Credo, aiuta la mia incredulità“ (Mc 9, 24: ⸀Πιστεύω· βοήθει μου τῇ ἀπιστίᾳ.).

La FAZ festeggia il 75esimo compleanno parlando, in un congresso per i lettori, di guerra. Il presidente della Repubblica tedesca Frank-Walter Steinmeier presente in esso ha sostenuto il Cancelliere federale Olaf Scholz (SPD) nel suo rifiuto di fornire missili da crociera Taurus all’Ucraina: ‘Con il grande numero di armi  che ora forniamo, il Governo federale deve anche avere un certo margine di manovra nel decidere cosa fornire’ ... sempre nel congresso l'Ispettore generale della Bundeswehr, Carsten Breuer, ha parlato del pericolo di una guerra contro la NATO da parte di Putin, che sarebbe in grado di attaccare l'Europa in 5-8 anni. La mia posizione è simile a quella del Primo Ministro della Sassonia Michael Kretschmer (CDU), che si è schierato contro le consegne di armi. La probabilità che portino alla liberazione è “estremamente bassa” ed egli preferirebbe utilizzare il denaro per ottenere un “congelamento della guerra” o per “dotare l'Europa di uno scudo di difesa missilistico” (cfr. FAZ di oggi); la posizione di Kretschmer corrisponde all'analisi del colonnello Reisner che ho citato l'altro giorno.  

„Intendo intentare una causa per contestare il divieto di TikTok per motivi costituzionali. Non fatevi ingannare: il divieto di TikTok non riguarda la Cina che raccoglie i vostri dati. È una cortina di fumo. Le agenzie di intelligence di molti Paesi, in particolare del nostro, raccolgono continuamente i vostri dati da ogni parte. Il Congresso e l'amministrazione non capiscono che TikTok è una piattaforma imprenditoriale per migliaia di giovani americani. E il divieto di TikTok è un altro esempio di come nessuno dei due partiti politici abbia remore a sacrificare le vostre libertà, i vostri diritti e le vostre scelte quando ciò serve ai loro interessi politici“ (Robert Kennedy Jr., X, 27.4.24).

Abba nostro…

(Wetterzeube, il 26.4.24) Quando prendo parte ad un intervento importante (come l’altra sera con i giovani della casa Balthasar) Konstanze ha spesso una nottata di sofferenza (mal di testa, mal di pancia); questa volta la notte prima della serata, una serata che non le era neppure particolarmente presente, perché io ero a Colditz e lei a casa; è possibile che sia solo una coincidenza, io non voglio forzare nulla di mistico, ma è una cosa che mi interroga: come si rapportano certi suoi dolori con il mio compito ecclesiale? - Adrienne al 24 Febbraio del 1960 (Terra e cielo III, numero 2280) parla della „partecipazione del cielo“, ma anche in genere della Chiesa, ed in essa di particolare persone ad alcuni temi o problemi o peccati che richiedono un aiuto ecclesiale; noi non siamo mai soli e certi temi - nel passo citato si nominano fedeltà, onestà, il sacramento della confessione, la preghiera - hanno bisogno di una partecipazione dall’alto per essere risolti. In un contesto in cui tanti matrimoni intorno a noi andavano persi e con la latenza di tentazioni ho sempre pensato che Ferdinand Ulrich avesse offerto tanto di sé perché il nostro matrimonio non fallisse (questo vale anche per la traduzione di Homo Abyssus, anche se questa traduzione fosse solo per me e non per un’editrice); come ho pensato che l’incontro con Konstanze, dopo aver incontrato Balthasar a Basilea, fosse il dono della sua preghiera. Non ho prove di tutto ciò, né mi interessa darne, ma credo che io intuisca il giusto. Io credo che ci siano persone nella Chiesa che prendano su di sé „compiti di preghiera“ che consistono nel portare ,aiutare, soffrire ed amare in modo vicario o per lo meno come compagnia. Ti chiedo, Signore, di sollecitare in me la disponibilità a questa partecipazione di solidarietà e vicarietà…

Caro Roberto, grazie per ieri sera. Siamo stati tutti contenti per come è andata. E grazie per la buona sintesi sul tuo blog. La passerò ai giovani. A risentirci. In Domino, don Andrea (non metto messaggi o lettere private senza chiedere a chi me le ha mandate, a parte nel caso in cui esse non abbaino nulla di privato, come in questo caso, e quindi non feriscano la discrezione sempre necessaria nei rapporti umani). 

Mi scrive  un amico direttore di scuola dalla Pomerania occidentale (cito poi le sue righe), di cui si è parlato anche nel settimanale „Die Zeit“: „Alcune settimane fa, un ginnasio di Ribnitz-Damgarten, nella Pomerania occidentale, ha attirato l'attenzione a livello nazionale perché un’ alunna sedicenne aveva condiviso su Instagram contenuti estremisti di destra, tra cui uno slogan del partito minore Dritter Weg. Il preside della scuola, in seguito a un regolamento del Ministero dell'Istruzione, ha chiamato la polizia, che non è stata in grado di stabilire alcun comportamento illegale. Tuttavia, gli agenti hanno dato alla ragazza alcune parole di avvertimento. Il giornale di destra Junge Freiheit ha poi sostenuto che la ragazza era stata "allontanata" dalla classe a causa di un innocuo post sull'amore per la propria patria e ha trasformato la storia in una sorta di epopea dei combattenti per la libertà“ (Christian Bangel, 25.4.24). Ho chiesto all’amico come è la situazione ora, ecco la sua risposta: „In apparenza è più tranquillo, ma oltre alle circa 3.000 lettere ed e-mail di odio o di minaccia, ne arrivano di nuove ogni giorno. Un avvocato vicino all'AfD sta facendo causa in nome della madre della mocciosa neonazista davanti al tribunale amministrativo…“ - Caro..., tu sai l'affetto che provo per te. Non ho bisogno di dimostrarlo. Abbiamo anche un caso a scuola in cui un ragazzo aveva scritto sulla sua bacheca, per Hitler: mia salvezza e il mio salvatore. O qualcosa di simile a ciò; a me sembra più una questione patologica che politica; vorrei consigliarti  comunque di stare attento e di essere prudente. È vero che la narrazione di „Die junge Freiheit„ su cose del genere non è buona ed ultra ideologica, ma anche la narrazione di „Die Zeit“ è molto unilaterale. Non conosco la vostra situazione, ma credo si debba distinguere tra AfD e nazionalsocialismo. Anche i vescovi cattolici tedeschi si sono lanciati in una campagna contro l'AfD, ma credo che sia un vicolo cieco. Molto spesso le frasi che vengono pronunciate in questi ambiti politici sono di insoddisfazione per ciò che sta accadendo in Germania oggi. Nel nostro tempo c'è un'insoddisfazione che è comprensibile in relazione a questioni completamente diverse: come la partecipazione alla guerra in Ucraina e con tutte le conseguenze economiche che ciò implica. Come una migrazione incontrollata e che porta a tante società parallele nelle grandi città tedesche. Ti abbraccio, Tuo Roberto 

Ecco la risposta del mio amico, che è politica, non privata: „La madre è chiaramente legata al movimento identitario e il MV AfD è personalmente molto legato alla scena dell'estrema destra. Ho davvero sollevato un vespaio con la mia inchiesta sui post dell'estrema destra....I post non erano un'aberrazione isolata, anzi lo studente si è lamentato in un'intervista del fatto che TikTok aveva ripetutamente cancellato i messaggi nonostante gli sforzi compiuti…"


„L’ideologia ama combattere ed odiare i fantasmi, sostituendoli alle storie reali delle persone“ (Alessandro Banfi, 25.4.24)

In riferimento a questa frase di Benjamin Netanjahu in X: „L'antisemitismo nei campus degli Stati Uniti ricorda quello che nelle università tedesche negli anni ’30. Il mondo non può stare a guardare“, commenta Michael Tracey: „Se davvero credete che gli studenti universitari americani che si accampano per protestare contro la politica estera degli Stati Uniti “ricordino” la Germania nazista degli anni Trenta, avete bisogno di un aiuto psichiatrico immediato. Non c'è modo di funzionare come un membro competente della società, ostacolato da deliri così gravi“ (X, 24.4.24) PS „L’esercizio della democrazia e del pluralismo non si possono mai dare per scontati. Neanche nelle società occidentali. Lo si vede bene in questi giorni negli Stati Uniti, dove la mobilitazione studentesca a favore dei palestinesi sta scuotendo l’opinione pubblica. È una protesta iper pacifica quella dei campus americani, condivisa anche da organizzazioni ebraiche(…), come riporta il New York Times. Così racconta Alexander Stille, professore alla Columbia University, a Viviana Mazza del Corriere“ (Banfi, versione odierna).

Scrive Marilyn Simon sul „narcisismo“ in un articolo uscito oggi per Substack: „Il narcisismo non è solo un problema di ego gonfiato. È la condizione di essere innamorati della proiezione idealizzata di se stessi, escludendo la realtà e il proprio vero io. Questo accade non perché si è vanitosi, ma perché si è troppo fragili per ammettere fallimenti o colpe. Non ha nulla a che fare con l'amore per se stessi, ma piuttosto con l'essere chiusi in uno sguardo solipsistico con una fantasia di se stessi. La cultura contemporanea ha preso il narcisismo classico e lo ha trasformato in un nuovo moralismo. Ciò che consideriamo buono ora è che tutti gli altri affermino le illusioni dei propri desideri come verità oggettiva. La canzone di Cara (citata nell’articolo; vedi la mia bacheca in Facebook), per esempio, prima rafforza la fantasia che ognuno di noi sia ugualmente bello, e poi avanza la pretesa che il mondo debba “cambiare il suo cuore” e approvare l'immagine di sé che è, in primo luogo, un desiderio auto-interessato. In altre parole, la mitologia di “Scars to Your Beautiful”, e della nostra cultura auto-positiva e di affermazione dell'identità nel suo complesso, suggerirebbe che non solo Narciso ha ragione nell'innamorarsi di una proiezione, un'immagine irreale e irraggiungibile di se stesso in uno stagno - cosa che i Greci ritenevano abbastanza negativa - ma anche che il resto del mondo deve affermare il suo riflesso come la cosa reale e celebrare la sua ossessione senza uscita.“

Abba nostro…

(Pomeriggio) Sono abbastanza d'accordo con le dichiarazioni giornalistiche di Thomas Fasbender (Berliner Zeitung) sulla guerra in Ucraina, ma meno con la sua filosofia. In un articolo del 14.4.24 si chiede: “O qualcuno crede davvero che il nostro ordine e i nostri valori dureranno per sempre?”. Io penso certamente che esista un TAO (1) che durerà finché esisterà il mondo. E credo che l'idea di giustizia, come la spiega Platone ne “Lo Stato” (2), non sia qualcosa che solo le democrazie possono comprendere. Con la sua domanda, Fasbender intende ciò che formula così in un altro articolo della Berliner Zeitung del 20/21 aprile 2024: “Il dilemma degli europei è che considerano uguali solo i loro pari - oggi nella forma della democrazia liberale che rispetta i diritti umani. A differenza del passato, però, il potere di costringere il resto del mondo all'obbedienza sta diminuendo. Mentre l'Europa sperimenta l'incompatibilità tra democrazia e autocrazia come antagonismo del secolo, il numero di potenziali alleati nei conflitti reali diminuisce. Il destino europeo: morire in bellezza”. Nelle note spiego, spiegando i due concetti di Tao (Lewis) e giustizia (Platone), che vi è una dimensione universale senza la quale non funzionerebbe mai un tentativo di vicinanza tra lontani e questa dimensione non ci (noi occidentali) appartiene. 

  1. Il concetto di "Tao" in C.S. Lewis non è direttamente collegato al Taoismo cinese, ma piuttosto è un'idea che emerge nelle sue opere: „The abolition of the“ ed in un certo qual senso anche ne "Le Cronache di Narnia". Nel suo pensiero, il TAO (Teoria del Tutto) è una sorta di forza o legge cosmica che governa l'universo e influenza gli eventi in modi misteriosi e profondi. Lewis descrive il TAO come una realtà universale che esiste al di là delle singole religioni o culture e che si manifesta in modi diversi attraverso le varie credenze e mitologie del mondo. È una sorta di verità universale che permea l'intero universo e che può essere riconosciuta da chiunque, indipendentemente dalla propria provenienza o credo religioso. Secondo Chatgpt, „tuttavia, è importante notare che il concetto di TAO di Lewis non è esattamente equiparabile alle norme definitive per tutte le epoche e culture del mondo. Piuttosto, rappresenta una visione filosofica e spirituale dell'universo che suggerisce l'esistenza di una realtà più profonda e significativa al di là delle apparenze superficiali“ - forse è così, ma se ricordo bene Robert Spaemann lo interpretava anche nel senso di norme definitive riconosciute da tutte le grandi culture (per esempio „pacta sunt servanda“ (che poi questa regola venga contraddetta nella realtà da tanti (tutti?) non significa che essa non sia riconosciuta come giusta al di là dello spazio e del tempo. 
  2. Nel libro "La Repubblica" di Platone, il concetto di giustizia è esplorato attraverso il dialogo tra Socrate e vari interlocutori. Platone sostiene che la giustizia non riguarda solo l'equità nelle relazioni tra le persone, ma anche l'armonia e l'ordine all'interno della società nel suo complesso. Per Platone, uno Stato giusto è quello in cui ogni individuo svolge il proprio ruolo appropriato secondo le proprie capacità e talenti, contribuendo così al benessere dell'intera comunità. Questo concetto è espresso nella sua famosa teoria delle classi sociali: i guardiani, i guerrieri e i lavoratori. Ognuna di queste classi ha un ruolo specifico e contribuisce al funzionamento armonico dello Stato. Platone sostiene inoltre che la giustizia non è solo una questione di rispetto delle leggi, ma anche di armonia tra le parti dell'anima individuale. Una persona è veramente giusta quando le sue facoltà razionali dominano i desideri e le passioni, consentendo così una vita equilibrata e armoniosa. Quindi, secondo Platone, il concetto di giustizia va oltre le dispute politiche tra democrazia ed autocrazia. Rappresenta piuttosto un principio universale di ordine, equità e armonia che dovrebbe guidare sia l'organizzazione della società che la vita individuale. In questo senso, il concetto di giustizia di Platone è certamente valido universalmente, poiché riflette un'idea fondamentale di equità e ordine che può essere applicata in diverse società e contesti culturali. - Io ci vedo anche alcuni punti di confronto tra l'idea di Tao in C.S. Lewis e l'idea di giustizia in Platone, sebbene siano concetti distinti provenienti da contesti culturali e filosofici diversi (Inghilterra del 20 secolo ed antica Grecia del terzo e quarto secolo avanti Cristo). Entrambi i concetti rappresentano una sorta di realtà universale o principio fondamentale che permea l'universo e influenza l'ordine e l'armonia del mondo. Il Tao di Lewis e l'idea di giustizia di Platone sono entrambi visti come principi che guidano il funzionamento e lo sviluppo di una società ideale. Inoltre, sia il Tao che la giustizia sono considerati come concetti che vanno oltre le semplici leggi o regole scritte, ma riguardano piuttosto l'equilibrio e l'armonia più profondi all'interno dell'universo o della società. Tuttavia, è importante notare che ci sono anche differenze significative tra i due concetti. Ad esempio, il Tao di Lewis ha radici più spirituali e mistiche, mentre l'idea di giustizia di Platone è più legata alla sua visione filosofica della società ideale e della natura umana. Inoltre, mentre il concetto di giustizia di Platone è strettamente legato alla sua teoria delle classi sociali e alla struttura dello Stato, il Tao di Lewis è più ampiamente applicabile e può essere interpretato in modi diversi da individui con background culturali e religiosi vari.

(Dopo aver tagliato l’erba in giardino) Mi ha scritto un carissimo amico: „Grazie, Roberto, per i tuoi ultimi due messaggi {gli avevo mandato alcuni passi del mio diario, r} .Due punti (tra i tanti possibili): Sì, l'asimmetria della relazione uomo-donna. "La gloriosa secondarietà della donna - come quella, altrettanto gloriosa, del Figlio consustanziale".La salvezza della prima dipende dalla seconda. Due: c'è qualcosa di isterico nella reazione in Germania all'"estrema destra". Questa è solo un'ideologia tra le tante (nella misura in cui esiste davvero, invece di essere un comodo fantasma)“. - Il grande problema (in riferimento al primo punto) è che non si tratta di una questione accidentale, come una caduta di stile, ma di una questione ontologica: i più non hanno alcun senso della secondarietà  dell'essere finito (Brague, Ulrich) e senza una filosofia buona non si da una buona teologia (Balthasar). La secondarietà gloriosa della donna è un capitolo della secondarietà dell’essere… 

(Castello di Colditz, 25.4.24; San Marco) L’incontro con i ragazzi della „Casa Balthasar“ e don Andrea mi sembra sia andato bene e i ragazzi avevano anche delle domande intelligenti, su una ci ritorno dopo. Volevo parlare dell’obbedienza seriamente, ma anche senza dare adito ad un atteggiamento che conduca alla de-soggettivazione (un ragazzo in modo particolare si è accorto di questa mia intenzione). Alla pagina che medito questa mattina dell’antologia dei testi ignaziani di Balthasar (378/379) il grande maestro svizzero ci rende attenti che la vita dei consigli evangelici, deve rimanere nella Catholica ed evitare due tentazioni, sia quella unidimensionalmente personale sia quella unilateralmente sociale. Questo vale secondo me per l’appartenenza ecclesiale tout court, anche se si dovrà distinguere nel senso di un saggio del Padre Servais:  “Impegnarci nel mondo oppure ‘farci indifferenti verso tutte le cose create’ (EE.SS. 23)” (1998). Non è possibile, scrive Balthasar citando Evagrius Ponticus, ridurre l’amore ad un mezzo per il fine della perfezione del singolo, ma non è possibile neppure „che la dimensione della comunità della vita dell’obbedienza dei consigli diventi strapotente nei confronti di quella personale, fino al punto che la comunità democraticamente voti su tutto ciò che deve essere fatto o cambiato, con la qual cosa la dimensione cristologica e propria alla croce va quasi del tutto persa. Quando la comunità in quanto tale assume un'autorità permanente e suprema, la vocazione dell'individuo è frustrata e l’ambito dello stato della vita dei consigli viene abbandonato“ (ibid). Questo giudizio sull’assunzione di un’autorità permanente della comunità corrisponde alla mia esperienza nella Fraternità di CL e quando poi ne prendi le distanza sei quasi del tutto dimenticato. Ma ovviamente c’è anche l’altro pericolo e cioè quello di perdere l’appartenenza alla Catholica. Questo non si può dire della Fraternità di CL, almeno formalmente, che sotto la guida di Davide Prosperi obbedisce a tutte le esigenze vaticane (forse troppo?). Ovviamente bisogna distinguere tra la formalmente dovuta obbedienza ad un dicastero vaticano e la necessaria obbedienza al Papa (come ci è stata insegnata da san Francesco e da Sant’Ignazio.)… Balthasar riassume: l’appartenenza „non deve essere né unilateralmente personale (…) né unilateralmente sociale né sottostare ad una dinamica di  gruppo (…) né funzionale alla gerarchia“. Questo punto mi sembra molto importante: la gerarchia non deve essere curiosa e meditare attentamente i versi 21, 21-22 del Vangelo di san Giovanni: [21] Pietro dunque, vedutolo (Giovanni), disse a Gesù: "Signore, e lui?". [22] Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi“ (21τοῦτον ⸀οὖν ἰδὼν ὁ Πέτρος λέγει τῷ Ἰησοῦ· Κύριε, οὗτος δὲ τί; 22λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς· Ἐὰν αὐτὸν θέλω μένειν ἕως ἔρχομαι, τί πρὸς σέ; σύ ⸂μοι ἀκολούθει⸃). 

Verso la fine dell’incontro con i giovani della Casa Balthasar ho citato questo straordinariamente profetico passaggio del saggio di Ernst Jünger del 1934: “Siamo in una ‘stranissima fase di nichilismo’ (Ernst Jünger, Sul dolore 1934): “Si comprende la coesistenza di un'alta capacità organizzativa e di un completo daltonismo nei confronti del valore, della fede senza contenuto, della disciplina senza legittimazione - in breve, del carattere vicario delle idee, delle istituzioni e delle persone in generale... In una tale situazione, tuttavia, il dolore è l'unico metro che promette conclusioni certe. Laddove non esiste uno standard di valore, il movimento verso il dolore rimane un segno sorprendente; in esso si rivela l'impronta negativa di una struttura metafisica” (Ernst Jünger, Sul dolore 1934). Ci sarebbe tanto da dire su questa frase in modo particolare sul dolore che si prova per una fede senza contenuti ed una disciplina senza legittimazione…la vera e propria profezia è che ci troviamo in questa stranissima fase di nichilismo e 90 anni dopo questo scritto il tutto si è intensificato e quindi rimane spesso solo l’impronta negativa del dolore come struttura metafisica. Un ragazzo ha chiesto giustamente se non si trattasse di una posizione contraria a quella che aveva imparata sullo stupore e la gioia metafisica. Ho rinviato a ciò che dice Romano Guardini sull’opposizione (Gegensatz), credo che nel nostro atteggiamento spirituale i due poli debbano essere mantenuti in modo fecondo in unità: da una parte lo stupore e la gioia che ci sia qualcosa invece che niente dall'altra ciò che Ernst Jünger scrive sul dolore. E ovviamente la meta ultima non è il dolore, ma l'essere sorpresi da una gioia che non è deducibile in nessun modo da noi, ma che ci è donata. Dolore senza gioia è masochismo, gioia senza dolore è illusione, particolarmente in questa stranissima fase di nichilismo. 


Una parte del castello dove sono in questi giorni

Vorrei rinviare all'articolo che ho tradotto ieri di Matt Crawford sullo zen e sulla tecnica, contiene dei pensieri molto importanti per noi che viviamo in questa stranissima fase di nichilismo, nel quale la tecnica può avere un sovra-potere sulla nostra persona. Quello che si può imparare dall'autore californiano è un equilibrio molto buono tra un generale sospetto contro la tecnica ed un’ infantile ed acritica fiducia in essa…infine offre anche criteri di discernimento per distinguere di quale tipo di tecnica stiamo parlando. C’è un modello di tecnica che acutizza quello che Jünger chiama la „seconda coscienza“ (l’uomo che è reso oggetto di una tecnica che lo riduce per l’appunto ad essere solo oggetto), ma vi è anche una dimensione della tecnica che ci aiuta (per esempio un martello, un frigorifero, ma anche il MacBook con cui sto scrivendo) ad avere ciò che riteniamo opportuno e ad essere quello che vogliamo essere. 

Glorioso s. Marco, che al primo udire le prediche di s. Pietro, ti convertisti alla fede con tanta sincerità e con tanto fervore da essere da s. Pietro medesimo denominato suo figlio, e, come tale, assunto a compagno dei suoi viaggi, e confidente dei suoi segreti, intercedi per  noi tutti così che ascoltiamo sempre con frutto la Parola divina, così che possiamo sempre amare e rispettare quali nostri padri e madri tutti coloro che hanno cura della nostra salute, spirituale e fisica. Gloria al Padre..

Abba nostro…

(Dopo) Giuseppe Reguzzoni a ripreso in LinkedIn un commento di Andrea Longhi su una foto del National Geographic: „Il Coraggio di Saltare: Lezioni di Leadership dai Pinguini Imperatore. In Antartide, i cuccioli di pinguini imperatore mostrano un’incredibile dimostrazione di coraggio e fiducia. Durante la primavera, giovani pinguini si trovano di fronte a un salto vertiginoso verso il mare – un vero e proprio salto della fede – per raggiungere i banchi di pesce e ricongiungersi con la loro colonia. Questa straordinaria scena, immortalata PER LA 1 VOLTA da Bertie Gregory di National Geographic, simboleggia una lezione potente per noi tutti: a volte, il successo richiede il coraggio di fare il grande salto, nonostante l’incertezza e le difficoltà. Come leader, siamo chiamati a guidare con l’esempio, a mostrare fiducia nel processo e a incoraggiare il nostro team a superare le proprie paure“. Ho mandato video e commento a Konstanze per il nostro Karlchen (il nostro pupazzo pinguino) 


Karlchen a destra guardando insieme a Wuschel 

(Prima di partire dal castello) Non voglio entrare profondamente nel dibattito sulla liberazione dal fascismo in Italia, che viene festeggiata oggi. Il problema è troppo complesso e poi io sono davvero, come italiano resistente all’estero da più di trent’anni, lontano da questi dibattiti; per quanto riguarda la figura del partigiano me ne sono fatto un’idea a partire da una lettura attenta della „Luna e i falò“ di Cesare Pavese e da ciò che dice Jünger nel suo saggio sul dolore del 1934. Jünger vede spesso il partigiano come una figura di caos, dispotismo e anarchia che minaccia e destabilizza il tessuto sociale. Vede la guerra partigiana come una lotta disonorevole e illegittima, non conforme alle regole e agli standard della guerra convenzionale. In questo senso, Jünger tende a considerare l'attività partigiana come distruttiva e destabilizzante, soprattutto nel contesto della Seconda guerra mondiale, in cui i partigiani hanno svolto un ruolo significativo nella resistenza contro le forze di occupazione. Questo suo giudizio ha certamente ha che fare con il fatto che lui era un soldato e che ha perso un figlio a Carrara il 29.11.44, ma vedo che l’atteggiamento di Cesare Pavese, anche se ovviamente più a sinistra di quello di Jünger, non era per nulla solo di esaltazione acritica.  “Citiamo qui, soprattutto, il fenomeno del partigiano, che ha già perso in gran parte ogni colorazione sociale. Il partigiano, per sua natura, è utilizzato per imprese che devono essere svolte al di sotto della zona d'ordine. Appare quindi nelle retrovie dell'invasione, dove i suoi compiti appropriati consistono nello spionaggio, nel sabotaggio e nel disturbo. Nel contesto della guerra civile, gli vengono assegnati certi compiti; il loro partito li utilizza per attività che non possono essere svolte all'interno delle regole della legalità. Di conseguenza, la lotta partigiana porta l'impronta di un male speciale”. (Ernst Jünger, Sul dolore 169-170). Se questa discrezione è vera è chiaro che un socialista come Charles Peguy non avrebbe nessuna simpatia per la figura del partigiano e questo giudizio di Jünger spiega anche indirettamente il giudizio duplice del comunista Cesare Pavese. 

„Promemoria per gli infiltrati nelle proteste di Gaza che si travestono con le kefiah per minare i palestinesi e i loro sostenitori: lo state facendo in modo troppo evidente. 😂“ (Aaron Maté, X, 25.4.24)

(Pomeriggio) Ho letto ed ascoltato con gratitudine il materiale che mi ha mandato il capitano  Alexander Schäbler (tra l’altro le analisi di Markus Reisner, vedi mia bacheca in Fb), ma vorrei citare per riflettere sulla guerra questa spettacolare frase di Ernst Jünger: (25.4.24) “ La guerra deve dare frutti per tutti. Se la guerra deve portare frutto per tutti, dobbiamo prima chiederci quale sia il seme da cui può crescere tale raccolto. Non può fiorire sulle divisioni, sulle persecuzioni, sugli odii , sulle ingiustizie del nostro tempo. Questo è il grano peggiore che è stato seminato in abbondanza e le cui tracce devono essere estirpate. Il vero frutto può crescere solo dal bene comune dell'uomo, dal suo nucleo migliore, dal suo strato più nobile e disinteressato. Questo va ricercato laddove egli vive e muore per gli altri, vive e muore per gli altri, senza pensare a se stesso e al proprio bene. E questo è accaduto in abbondanza; un grande tesoro di sacrifici è stato accumulato come base per la nuova costruzione del mondo” (Ernst Jünger, La pace, 1941/1944/1945).  PS La conferenza del colonnello Markus Reisner è davvero molto interessante (vedi mia bacheca in Facebook; si tratta di un intervento nell’ambito dell’esercito tedesco di due mesi fa); mi ha fatto comprendere che la carta economica per sconfiggere la Russia è fallita (siamo noi più in difficoltà che la Russia); la carta militare nelle diverse tappe della guerra, dopo qualche vittoria ucraina e tanti errori iniziali russi, si sta muovendo a favore dei russi che possono tenere duro perché hanno più tempo, più uomini e imparano dai loro errori. L’occidente riesce solo a ricostruire la simmetria degli equilibri, ma non è in grado, senza coinvolgersi direttamente contro una potenza nucleare di vincere; si deve arrivare alle trattative - incredibile come coincide l’analisi del Papa con quella dell’esercito - e prendere sul serio la proposta cinese; tantissimi dettagli mi hanno convinto, alcuni erano troppo difficili, ma ho capito il messaggio di fondo…

(Castello di Colditz, 24.4.24) Balthasar ci aiuta a comprendere che cosa sia in gioco nell’obbedienza: Tutto il paradosso che Ignazio chiama obbedienza "ist zuerst Gehorsam an Gott, jenseits von Passivität und Aktivität: Akt, der alles Verstandes-, Willens-, und Gemütskräfte aufs Beste reinigt und aufs Höchste anspannt, und dem ewigen freien Liebeswillen, so gut wie möglich möglich zur Verfügung zu stehen. Er ist sogestalt glaubender Anschluss an den Gehorsamswillen Christi zum Vater und eben darin Anschluss an den Glaubensgehorsam der Braut Christi zu Christus, die in ihrem  Glaubensgehorsamgsgeist, unsere Mutter und Prägerin ist“ (Balthasar, Antologia-Servais, 377) - in italiano: “è prima di tutto l'obbedienza a Dio, al di là della passività e dell'attività: un atto che purifica tutte le potenze della mente, della volontà e dello spirito e le sforza al massimo, per essere a disposizione dell'eterna libera volontà dell'amore nel miglior modo possibile. È una sorta di unione credente con la volontà di obbedienza di Cristo al Padre e, in questo stesso modo, di unione con l'obbedienza di fede della sposa di Cristo a Cristo, che nel suo spirito di obbedienza di fede è nostra madre e formatrice” (Balthasar, Antologia-Servais, 377). Obbedienza è una scuola alla trascendenza, è il „rischio della trascendenza“, è „l’azione metafisica per eccellenza“ non al cospetto di un Dio monolitico, piuttosto non solo al cospetto, ma dentro un’eterna libera volontà di amore! Senza questo sguardo al di là di noi stessi siamo soli in un mondo senza senso o con senso; quando SPN dice: „credo che il bianco che vedo è nero, se la Chiesa gerarchica lo definisce così“ (Esercizi, 365), non vuole né contribuire ad una de-soggettivazione radicale, perché se fosse così perché dare Esercizi ai singoli? Né fare un atto di fanatismo: in vero si tratta di puro realismo, che supera ogni nostra arroganza. „L’olocausto della propria intuizione ed opinione“ (Epistola 3304 ai membri dell’Ordine in Portogallo) è la conditio sine qua non per aver accesso all’eterna libera volontà di amore. Che il superiore si possa sbagliare o che lo stesso Papa, quando non parla ex cathedra possa dire cose non del tutto giuste non è un problema. Ernst Jünger nel suo scritto „La battaglia come esperienza interiore“ (1922, 1926; opera omnia 9,1) dice  con ragione che si può anche morire come soldati per la causa sbagliata, ma ciò non toglie nulla al coraggio di questa azione; lui non ha il problema dei politici di oggi di classificare il nemico come l’unico lupo cattivo, anzi Jünger pensa che il nemico è tutt’uno con lui in questa volontà di obbedienza. Ora in quello che ci vuol far comprendere Balthasar non si tratta solamente di una guerra „mondana“  (terrena), che oggi vista la possibilità di mobilitazione tecnica totale è meglio evitare (cosa che tra l’altro alla fine della sua lunga vita ha pensato anche Ernst Jünger) come ci ha detto con coraggio incredibile il nostro Papa gesuita, ma di quella battaglia teodrammatica che ci apre, per quanto possiamo ad un amore davvero libero ed eterno, non-aliud e del tutto personale che chiamiamo Dio, come ci ha insegnato e ci insegna la Chiesa. Suscipe

A proposito di grandi anniversari, il 21.4.24 si è celebrato anche il 160esimo compleanno del grande sociologo dell’“Etica protestante e lo spirito del capitalismo“ Max Weber. Senza voler ora entrare nel merito del pensiero di questo padre della sociologia, direi che queste righe che mi ha scritto un amica nascono da quello spirito sociologico ormai indiscusso a cui io cerco di dare risposta con un’ontologia del „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich). Ecco la mia amica, che tra l’altro è una giurista come Weber stesso, in riferimento a quello che avevo scritto ieri e a cui rimando sulla differenza tra maschio e femmina in dialogo con Lacan e Žižek : „Salut. :) Non capisco esattamente cosa stai dicendo perché non conosco i passaggi a cui ti riferisci. Il mio unico pensiero al riguardo è che sono ormai convinta che non esista una cosa come “il femminile” o “il maschile”. In ogni caso, non riesco a pensare ad una definizione convincente e astratta che non sia tautologica (come la totalità di tutti gli uomini/donne). Tutte le altre definizioni, sia biologiche che sociali, in relazione a diversi comportamenti o visioni del mondo o esperienze, sono descrizioni di differenze più o meno temporanee, perché socialmente modellate. (Queste sono ovviamente importanti ed esistono, ma non stiamo più parlando di una distinzione ontologica, bensì di differenze sociali, ecc.) E ridurre il tutto ad aspetti puramente biologici (definire il femminile come quello che può generare figli o simili) è, a mio avviso, unilaterale: questa distinzione è utile quando si parla di gravidanza e parto; in altre questioni, che spesso interessano di più le persone (partecipazione sociale, rapporto tra i sessi, ecc.), la distinzione è solo parzialmente utile in caso di dubbio. A mio parere, lo stesso vale per l'ontologia; in ogni caso, tutti gli autori non intendono mai semplicemente con “il femminile” che le donne (in generale) possono avere figli e gli uomini no, ma si tratta sempre di qualche altra dimensione su cui poi si discute (si vuole discutere) all’infinito“. - A me invece l’ontologia, non la sociologia o la psicologia, è la cosa che più interessa, ma non nella modalità dello scontro. Ci sono da dire alcune cose chiare sulla dignità dell’uomo, come ha fatto l’ultimo documento vaticano, ma le cose che ho da dire io personalmente le dico sempre in dialogo anche con persone che non sono autoreferenziali al mio pensiero (per esempio in questo caso con Lacan e Žižek, i quali entrambi dicono che non c’è una differenza sessuale nel senso che si usa oggi). O per l’appunto in dialogo con la mia amica. 

„La NATO probabilmente inizierà a colpire in profondità la Russia e distruggerà anche il ponte di Crimea.- La NATO affermerà che si tratta di attacchi ucraini, ma la NATO fornirà le armi, selezionerà gli obiettivi e premerà il grilletto.- Questo pone una grande pressione sulla Russia per ripristinare la deterrenza con ogni mezzo!“ (Glenn Diesen, 24.4.24)

Per il mio lavoro sulla „profezia della pace“: „L’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti umani, Volker Turk, ha chiesto un’indagine indipendente sulle fosse comuni scoperte nei due principali ospedali della Striscia: lo Shifa di Gaza City e il Nasser di Khan Younis. Dopo i circa 300 cadaveri trovati dentro e intorno allo Shifa, le autorità di Gaza hanno denunciato il rinvenimento di 310 cadaveri nell’area circostante il Nasser. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, i corpi sarebbe stati messi nelle fosse comuni dai militari israeliani durante l’occupazione dell’ospedale avvenuta a metà febbraio. Tel Aviv respinge le accuse e ribatte parlando di “disinformazione”: l’esercito avrebbe diseppellito i cadaveri già inumati per cercare gli ostaggi israeliani rapiti.  - Avvenire (e oggi pomeriggio lo farà anche L’Osservatore Romano) pubblica una bella intervista al cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, che descrive la situazione in Terra Santa dopo duecento giorni di guerra. Dice fra l’altro: «È cominciata Pesach (la Pasqua ebraica, ndr), e da poco è terminato il Ramadan: le feste religiose sono un’occasione importante per riconoscersi e per dialogare. Non c’è bisogno di grandi discorsi: insieme consumare un pasto, bere qualcosa, per abbattere i muri che ci separano. Una cena insieme può fare più di un convegno o di un documento sul dialogo interreligioso. Qui i cristiani sono circa il 3%. Ma le parole del Papa, del Patriarca, del Custode suscitano sempre interesse, anche critiche, ma in generale attenzione sia in Israele che in Palestina»“ (Banfi, versione odierna).

„Leggendo oggi la descrizione di Robert Pirsig di un viaggio in auto, si prova una sensazione di lutto. Nel suo romanzo autobiografico del 1974, Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, descrive un'andatura senza fretta su strade a due corsie. I temporali colgono di sorpresa il narratore e i suoi compagni di viaggio mentre attraversano le pianure del North Dakota, registrando i chilometri in odori di palude sottilmente diversi e in merli avvistati, piuttosto che in coordinate spuntate. La cosa più sconvolgente è che c'è un bambino sul retro di una delle moto. Quando è stata l'ultima volta che l'avete visto? L'esposizione dei viaggiatori ai rischi corporei, a tutte le incognite della strada, è sorprendente per i lettori di oggi. E questa esposizione ha un significato in qualche modo esistenziale: Pirsig trasmette l'esperienza di essere pienamente nel mondo, senza la mediazione di dispositivi che filtrano la realtà o ne smussano le asperità per il nostro benessere psichico. Se oggi queste esperienze ci sembrano meno disponibili, Pirsig non ne sarebbe sorpreso. Già nel 1974 aveva proposto questa storia come una meditazione su un modo particolare di muoversi nel mondo, che sembrava destinato all'estinzione. Il libro, che utilizza il viaggio in moto del narratore con il figlio e due amici come un viaggio di “indagine sui valori”, è diventato un bestseller di massa e nei decenni successivi alla sua pubblicazione ha ispirato milioni di persone a cercare una propria sistemazione con la vita moderna, non governata da un'avversione riflessiva alla tecnologia, né da una fede ingenua in essa. Il cuore della storia è la moto stessa, una Honda Super Hawk del 1966. Le Honda iniziarono a essere vendute diffusamente negli Stati Uniti negli anni Sessanta, inaugurando una costante fascinazione per il design giapponese tra gli automobilisti americani. Il fondatore dell'azienda, Soichiro Honda, elevò l'idea di “qualità” a uno status quasi mistico, coincidendo con gli sforzi di Pirsig nello Zen di articolare una “metafisica della qualità”. Gli scritti di Pirsig trasmettono la sua fedeltà a questa macchina, un rapporto di cura che dura da molti anni. Ho avuto modo di lavorare su diverse Honda di questa epoca quando gestivo un'officina di riparazione di motociclette a Richmond, in Virginia. Rispetto alle moto inglesi della stessa epoca, le Honda sembravano più raffinate. Nel primo capitolo, si sviluppa un disaccordo tra il narratore Robert e i suoi compagni di viaggio, John e Sylvia, sulla questione della manutenzione della moto. Robert esegue da solo la manutenzione, mentre John e Sylvia insistono per affidarla a un professionista. Questa differenza diventa un punto di tensione tra i due durante le soste lungo la strada. Alla fine diventa chiaro che per John i dettagli tecnici della sua moto si sono fusi con un simbolo confuso che si porta dietro nella testa: la “tecnologia”, intesa come forza disumanizzante. John si sente allo stesso tempo dipendente da questa forza e oppresso da essa, e questa tensione lo rende incline a infierire sulla propria moto quando questa si rifiuta di partire, nonostante il suo furioso e inutile lavoro sul kick starter. Questo accade spesso, a causa del suo rifiuto di incontrare la moto a metà strada e di imparare le sue caratteristiche meccaniche. A un certo punto, John confessa che questi episodi “mi trasformano in un mostro dentro”¹. Sondando i suoi compagni di viaggio, Robert capisce che l'atteggiamento di John e Sylvia di non coinvolgimento con la “tecnologia” è emblematico di un fenomeno più ampio che stava emergendo all'epoca, una sensibilità contro-culturale che cerca di sfuggire all'Uomo e a tutte le sue opere: “tutta la parte organizzata”, “il sistema”, come si diceva. La soluzione, o meglio l'evasione, che John e Sylvia trovano per gestire la loro repulsione nei confronti della tecnologia è: “Prendila da un'altra parte. Non averla qui”. L'ironia è che vanno in campagna con la loro moto per sfuggire a questa “forza di morte” che sta cercando di trasformarli in “persone di massa”, ed è proprio in questi momenti che si trovano più intimamente legati alla „Macchina“, quella su cui siedono. Questa dipendenza è un affronto al loro senso di dissidenti culturali. Il problema, quindi, è piuttosto profondo. Vivono una contraddizione. È un po' come usare Substack per scrivere critiche alla tecnologia. Oggi usiamo spesso il termine “tecnologia” per riferirci a sistemi il cui funzionamento interno è tenuto assiduamente nascosto, dispositivi magici che non offrono alcun attrito apparente tra l'io e il mondo, né la necessità di padroneggiare gli sporchi dettagli del loro funzionamento. Tutto si svolge “altrove”, proprio come John e Sylvia desideravano. Eppure, proprio questa invisibilità ha aperto nuove strade alla sorveglianza e alla manipolazione. Le Big Tech ora ordinano la vita quotidiana più profondamente di quanto John e Sylvia potessero immaginare nel loro incubo tecno-distopico. Oggi, durante un viaggio in auto per “fuggire da tutto”, è probabile che si dipenda dal GPS, con annunci digitali personalizzati in base alla destinazione. L'intera escursione verrebbe analizzata alla ricerca di dati comportamentali e utilizzata per indirizzarci verso canali redditizi, probabilmente senza che ce ne accorgiamo. Quando John e Sylvia dicono “Prendilo da un'altra parte. Non qui", si riferiscono a cose come le ciminiere ruttanti e le varie opere dell'industria che ammettono essere necessarie, ma che non capiscono. Tutto ciò che sanno è che queste cose rovinano la loro vista. I bohémien borghesi come John e Sylvia arriveranno presto a comandare i vertici dell'economia e della cultura. Per coincidenza o meno, l'industria fu esternalizzata in terre lontane dalla vista. Nel frattempo, con la crescente segregazione di classe per codice postale, anche coloro che si occupano della manutenzione delle infrastrutture fisiche da cui tutti dipendiamo divennero socialmente meno visibili. In retrospettiva, ci si può chiedere quale ruolo abbia avuto la contro-cultura degli anni '60 e '70 nell'indurire la divisione di classe tra coloro che si occupano di simboli e significati e coloro che lavorano nell'economia delle cose. Ci sono meno luoghi di incontro tra le classi, dove potrebbero conoscersi. Un tempo l'esercito era un luogo del genere (la leva era universale), ma anche il servizio militare era oggetto di repulsione per coloro che basavano la loro identità di classe sul possesso di qualità morali più raffinate. Non sappiamo cosa pensasse Pirsig, morto nel 2017, di questi sviluppi, poiché si è astenuto dalla maggior parte delle interviste dopo aver pubblicato un secondo romanzo, Lila, nel 1991. Ma il suo narratore ci ha lasciato una via d'uscita che può essere recuperata da chiunque sia abbastanza avventuroso da provarla: si occupa pazientemente della propria motocicletta, si sottomette alle sue bizzarre esigenze meccaniche e impara a comprenderla. Il suo modo di vivere con le macchine non si affida alle seduzioni di una comodità senza sforzo; ci richiede di sporcarci le mani, di essere autosufficienti. In Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, vediamo un uomo che mantiene un impegno diretto con il mondo degli oggetti materiali, e con esso una certa indipendenza, sia dai fornitori di magia che dalla disperazione culturale. (Manca la nota dell’articolo, se no è tradotto integralmente).“ (Matt Crawford, Zen and the art, 24.4.24). - Questa mi sembra una bella risposta alla critica alla fotografia (indiretta ovviamente) di Ernst Jünger di cui ho parlato ieri notte nel diario. - Caro Matt, mi ha aiutato molto il tuo articolo, come al solito; ieri leggevo una critica di Ernst Jünger alla fotografia del 1934; è davvero geniale, ma in qualche modo sapevo che non potevo più ripetere quelle cose come le diceva Jünger (la fotografia come moltiplicazione riducente dell’evento singolare); tu mi hai offerto alcuni pensieri e formulazioni molto utili, Tuo, Roberto

Mi sono chiesto se la frase di Tommaso: „et ideo ratio boni non competit lineae vel numero secundum hoc quod cadunt in consideratione mathematica, quamvis linea et numerus bona sint“ (citata da Ulrich in HA, 462);  dicevo mi sono chiesto se questa frase non serva anche per spiegare il valore della tecnica, quando non si nasconde in procedure oscure, ma serve all’uomo (come una bicicletta elettrica o una moto o un frigorifero…). Anche di questa tecnica si può dire che ad essa non competa la ratio boni, sebbene in sé un frigorifero, una moto o una bicicletta elettrica sono „bona“. 

(Dopo) “Che questi fenomeni (la fotografia...) non riguardino tanto i cambiamenti tecnici quanto un nuovo modo di vivere, è probabilmente riconosciuto più chiaramente dal fatto che il carattere strumentale non si limita alla zona effettiva dell'utensile, ma che cerca anche di subordinare il corpo umano” (Ernst Jünger, Sul dolore 1934). - Qui tocchiamo un argomento molto importante della critica ad una tecnica che non si limita „alla zona effettiva dell’utensile“ (come nel caso di un martello o di un frigorifero), ma che „cerca di subordinare il corpo umano“. Anche se io ho un’allergia a misurazioni eccessive del funzionamento del mio corpo (come nel caso di un orologio che si è comprato mio figlio e che misura proprio tutto delle tue funzioni fisiche), per quanto riguarda la misurazione dei miei passi non ho alcun atteggiamento critico e guardo per esempio il mio “Fitness“- programma più volte al giorno e mi irrita se lascio il mio mobile phone a casa, quasi che l’essersi mossi senza questa misurazione non valesse nulla. Per quanto riguarda lo sport moderno Jünger ritiene che la misurazione tecnica precisa per esempio di una corsa non abbia a che fare con il carattere agonistico che lo sport aveva nell’antica Grecia. Il cuore di queste critiche consiste in ciò che Jünger chiama „la seconda coscienza“ che è un oggettivazione del nostro corpo a scopi lavorativi o sportivi - prendo l’occasione della lettura di questo saggio degli anni trenta del secolo scorso per mettere in dubbio, o meglio in crisi tante „ovvietà“ del nostro tempo, senza cadere in un anti tecnicismo che non avrebbe nulla a che fare con la vita di una persona che usa un , MacBook, deepL, chatgpt, blog, social media (Facebook, Instagram, LinkedIn) etc. Ma, comesi  fa vedere nell’articolo che ho citato quasi completamente di Matt si tratta di trovare un equilibrio tra „un'avversione riflessiva alla tecnologia“ e „una fede ingenua in essa“. 

Ritorniamo un attimo a Lacan e Žižek, ma ancor più a quest’ultimo; il filosofo sloveno si pone questa domanda: „ wenn wir behaupten, dass Sex unsere Berührung mit dem Absoluten ist, verharren wir dann nicht trotzdem innerhalb des transzendentalen Zirkels, indem wir die sexuelle Erfahrung zum privilegierte Rahmen, unserer Kontaktaufnahme mit dem Realen erheben?“ (“Se sosteniamo che il sesso è il nostro contatto con l'assoluto, non rimaniamo tuttavia all'interno del cerchio trascendentale elevando l'esperienza sessuale a quadro privilegiato del nostro contatto con il reale?” (Sex, 180). Perché non si pensi che io abbia un disturbo dissociativo di personalità, vorrei dire che mi ricordo molto precisamente che questa mattina ho parlato citando Balthasar di „rischio della trascendenza“; un rischio che forse Žižek non conosce e che presuppone che esista davvero Dio come libertà amorosa, non come monolitico distruttore dei nostri desideri; l’ipotesi di „un circolo trascendentale“ (ovviamente trascendentale e trascendenza non sono per nulla la stessa cosa) rimane interessante se si comprende l’assoluto come lo comprende Žižek e cioè come alcunché di slegato dalla verità come fatto. Quindi quando Žižek afferma che il sesso ha a che fare con un contatto con l’assoluto, intende dire che ha che fare con qualcosa che non ha nulla a che fare con la verità come fatto; il fatto reale consiste nell’incompletezza ed instabilità del reale. Quando Ulrich dice che l’essere è non „sussistente“ e che deve passare attraverso una „nullificazione“ non dice qualcosa di meno radicale del „buco“ nel reale di Žižek. Rimanere nel cerchio trascendentale significa per Žižek, rimanere in una fake new. E in un certo senso questa critica del cerchio trascendentale e l’ipotesi di una rischio trascendente sono due ipotesi di lavoro che non si contraddicono. Per quanto riguarda Lacan è molto interessante l’affermazione che essere gelosi della moglie è patologico anche se la moglie davvero ti tradisce; Žižek fa un paragone con l’antisemitismo: è patologico anche se gli ebrei si comportassero come pensavano i nazisti. In entrambi i casi si tratta di un’assolutizzazione patologica della verità, di una verità che non ha nulla a che fare con la σὰρξ: Καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν! PS Ne ho parlato anche con le ragazze alla cena dell’affermazione di Lacan; due ragazze argomentavano in modo pratico: in entrambi i casi sopra descritti la gelosia è patologica, perché nel primo caso è mancanza di fiducia in sé o nell’altro, nel secondo caso è incapacità di separarsi dall’altro; un’altra ragazza ha argomentato richiamandosi a quella verità che forse Lacan critica tout court: nel primo caso uno sarebbe uno stronzo e nel secondo caso no. A me sembra che l’esempio che fa Žižek con l’antisemitismo sia più interessante o forse davvero chiarificante, perché descrive un’atteggiamento assoluto dei nazisti che in un’ultima istanza non ha che fare con ciò che sono gli ebrei e assoluto per Žižek significa: una verità che nega i fatti o di cui non ne ha bisogno. Ma nel caso della gelosia si tratta davvero di un atteggiamento assoluto in questo senso o piuttosto come ha detto la ragazza dell’essere stronzo o meno dell’altro? Ma non so bene; ho scritto solo per riflettere in modo più ordinato…

Abba nostro…

(Colditz, 23.4.24) Sul carisma stretto e ripido di Ignazio e sul pericolo di un doppio scivolamento spirituale. "Il principio dell'indifferenza attiva era una cima stretta, secondo la quale i suoi numerosi discendenti spirituali dovevano costantemente riorientarsi, ma che nascondeva il pericolo di un doppio scivolamento spirituale. L'apertura indifferente al Dio che sceglie poteva essere interpretata molto facilmente come un ritorno alla tradizione "mistica" che era viva ovunque. I sospetti e le condanne della tendenza "mistica" da parte dei vertici dell'ordine diedero un'estrema spinta a quella opposta che, con relativa giustificazione, enfatizzava la spontaneità dell'azione umana in analogia con la libertà e l'elezione, dando così spazio all'ascetismo attivo (rappresentato dalla "guida della perfezione" di P. Alonso Rodríguez, ...) e, come sorprendente ma necessaria conseguenza, fraintendeva l'indifferenza ignaziana come "prestazione", quindi in chiave stoico-buddista. Questi due possibili eccessi sono entrambi forme di fuga dal carisma stretto e ripido che Ignazio ha ricevuto" (Hans Urs von Balthasar, Antologia-Servais, 376). - in un certo senso i carismi sono sempre „stretti e ripidi“, perlomeno lo sono quelli più alti, più profondi. E per questo c'è sempre il pericolo di uno scivolamento spirituale. Questo doppio pericolo nella Compagnia di Gesù ha significato una tendenza solo mistica o una tendenza solo attiva, quasi quasi che la salvezza sia una prestazione nostra. Credo che ogni ordine, ogni comunità, ogni movimento debba chiedersi quali siano le tentazioni proprie al carisma loro donato. Credo anche che questo sia anche il motivo per cui Papa Francesco insista sul fatto che si debba „decentrarsi dal carisma“ (Discorso del Papa il 7.3.15 alla Fraternità di Comunione e Liberazione), piuttosto orientarsi a ciò che Cristo ha da dirci, nella sua Parola e nell'esperienza della Chiesa, che è sempre anche la nostra esperienza particolare nel mondo, dove ci troviamo ad essere „Chiesa“.

Credo che ci sia uno slittamento spirituale anche in Comunione e Liberazione, anche se non sono capace di farne una sintesi. Ne ho parlato tanto negli anni, anche in un post dedicato a Comunione liberazione nel mio blog,  lo sto facendo anche ora in dialogo con il „Senso religioso“ di Don Giussani (vedi anche nel mio blog, un post su questo tema). Vedo che dello spirito non autoreferenziale di Don Giussani, un sacerdote che si entusiasmava leggendo Leopardi, Pavese, Pasolini…) si è fatto un „sistema“, per auto lodarsi (anche quando si era coinvolti in diversi scandali), per me è davvero un peccato, perché io non ho un'altra speranza se non quella che ha la Chiesa. Purtroppo a parte Renato non c’è più nessuno che mi prenda  sul serio in CL e forse non c’è mai stato nessuno che lo abbia davvero fatto, anche se sono nate cose belle in dialogo con alcuni (il viaggio nelle Dolomiti con ragazzi per lo più non battezzati, il fondo Papa Francesco); Gianni si limita a dire che sono „un grande“, ma non ne nasce un vero dialogo. Va bene, così come è. 

Per quanto riguarda il mio compito, principalmente filosofico, anche se vissuto come insegnante e non come accademico, rimango a quanto ho scritto ieri in dialogo con Slavoj Žižek (sul tema delle antinomie in Kant, in riferimento al sesso) e con N.S. Lyons sul tema di un programma conservativo oggi nel mondo. Come si può vedere nel mio diario: io mi muovo fuori dagli schemi e dialogo sia  con un materialista marxista come Slavoj Žižek sia con un conservatore cristiano come N.S. Lyons; ovviamente entrambi gli autori sono quello che sono sui generis e la mia etichetta va presa con cautela…

Il massacro in Gaza e Cisgiordania continua! La guerra assurda in Ucraina anche…

Trump ha fatto una strategia con Lindsey Graham e altri senatori del GOP per far passare i finanziamenti all'Ucraina, come riporta il Wall Street Journal, che ha portato all'adozione della finta proposta di "prestito" di Trump nella legislazione finale. "La rivincita è subordinata alla sconfitta della Russia“. Secondo Graham, Trump non vede l'ora di estrarre le vaste risorse naturali dell'Ucraina - un'estensione della sua precedente filosofia di "prendere il petrolio" da Iraq e Siria. Secondo il WSJ, "la posizione di Trump è stata fondamentale" nell'assicurare l'approvazione della legge, così come le "convinzioni religiose" del presidente della Camera Mike Johnson, emissario di Trump alla Camera. Poco prima dell'approvazione della legge, Trump ha cenato con il presidente polacco Duda a New York, su invito di quest'ultimo. Duda si trovava negli Stati Uniti per un tour di lobbying per sollecitare i finanziamenti all'Ucraina. Il giorno dopo, Trump ha scritto il suo post sul social network della verità, dichiarando che l'Ucraina è un "interesse vitale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti“. E così... ecco fatto. Ora abbiamo almeno un altro paio d'anni di guerra in Ucraina, finanziata dai contribuenti statunitensi, per volontà personale di Trump.In un certo senso, bisogna davvero ammirare l'enormità della truffa di Trump. Una truffa assolutamente spudorata ai danni dei suoi stessi sostenitori. Niente di nuovo per lui, naturalmente, ma questa deve essere la più grande. Sicuramente passerà alla storia come una delle truffe più importanti della storia politica americana. MAGA!“ (Michael Tracey, X, 22.4.24)

Abba nostro…

(Dopo la colazione) Sono a Colditz per il „seminario di politica internazionale“ organizzato dalla Bundeswehr per la nostra scuola; essendo insegnante di classe dell’undicesima a sono stato invitato anch’io. Durante la colazione ho avuto l’occasione di parlare con un capitano della Bundeswehr, Alexander Schäbler, che ha studiato in Irlanda „Strategic Studies“ e che conosceva tante delle fonti che ho letto anch’io in questi due anni di guerra in Ucraina e che non riteneva per nulla idiota o filo-Putin la mia posizione, che il lettore del diario già conosce. Sono stato molto grato per questo dialogo, che mi conferma che nella regola ci si può fidare più di un soldato che di un pacifista. Credo che abbia trovato interessante trovare un interlocutore che sostiene la posizione del Papa e che legge Ernst Jünger. Lui mi ha citato la figura dell’ex generale Harald Kujat, di cui ho letto in „X“: „"...Il generale Harald Kujat, ex capo dell'esercito tedesco e presidente del Comitato militare della NATO, sostiene che l'accordo è stato raggiunto prima che Stati Uniti e Regno Unito lo sabotassero dicendo a Zelensky che non avrebbero sostenuto l'accordo di pace, ma che gli avrebbero dato tutte le armi necessarie per sconfiggere la Russia sul campo di battaglia. Secondo Kujat, gli Stati Uniti e il Regno Unito videro l'opportunità di uccidere i russi e quindi di indebolire un rivale strategico“…" (Vladimir Signorelli, X, 17.4.24).

(Pomeriggio) Non è facile commentare un saggio come quello di Ernst Jünger sul dolore (1934, opera omnia, 145, sg.), sia per il tema che ci spaventa sia perché si dovrà fare lo sforzo di pensarlo per il resto degli avvenimenti che sono succeduti da quella data. Un primo punto di contatto è il sospetto per i „concetti generali“, in un certo senso io ne ho solo uno: „l’essere come amore gratuito“, e questo deve essere inteso nella modalità del „medesimo uso di essere e nulla“ (Ulrich) (1), quindi per l’appunto „non“ ho un „concetto generale“, ma un’ipotesi di lavoro: il „nulla“ nella quotidianità. Un secondo punto di contatto è la critica al paradigma tecnocratico, per il quale siamo disposti a considerare normali cose che non lo sono. Nel 1934 si protestava per la morte di una singola persona, mentre per i morti che si potevano calcolare in anticipo dei voli di aereo ed in genere del traffico non si aveva alcun interesse. Erano morti ovvii; oggi i voli sono molto più sicuri, ma i morti nel traffico sono certamente tanti come quelli che si possono calcolare in una guerra, etc. Siamo una civiltà strana: pacifista e guerrafondaia, che difende i pesci e considera l’aborto un diritto. Ed anche l’uomo digitale (il lavoratore digitale) considera del tutto normale che le materie prime per fare uno smartphone implichino lavori degradanti, etc. Per quanto riguarda la critica della massa, che non può essere articolata, come invece lo può un esercito o un sindacato, Jünger mi ha aiutato a comprendere meglio la differenza tra un popolo ed una massa (quest’ultima può essere manipolata come è accaduto nel nazionalsocialismo; Jünger tra l’altro era più realista di Hitler e sapeva che da una massa non nascono eroi) : quei ventimila che ho visto pregare le Lodi e i Vespri agli Esercizi di Rimini erano un popolo guidato, come lo era la gente che nel 1989, con la guida di un parroco luterano a Lipsia, ha saputo opporsi al regime della DDR, come lo era il sindacato polacco „Solidarność“ guidato da Lech Wałęsa e in fondo anche da san Giovanni Paolo II, etc.

  1. Sulla questione del „nulla“ dietro ai fenomeni (le apparenze) vedo una grande vicinanza tra Ulrich e Žižek; per entrambi non si tratta di un nulla nichilista: „qui (in Hegel) vi è nulla dietro i fenomeni e questo nulla (che fa di essi dei fenomeni) è un nulla positivo, il vuoto, che è il soggetto stesso“ (Žižek, Sesso…169). Ulrich parla esplicitamente di un amore quotidiano, di un bonum quotidiano, ma anche quest’ultimo non è un progetto o concetto generale; è piuttosto un vuoto, chiamato „povertà in spirito“; meglio in vero Matteo non usa un concetto (povertà), ma parla di „poveri in spirito“ (Mt 5,3: οἱ πτωχοὶ τῷ πνεύματι). 

Sulla differenza tra maschio e femmina. Dapprima si potrebbe pensare ad una contrapposizione inconciliabile tra ciò che dicono Lacan e Žižek è ciò dice la Bibbia. Ma leggiamo cosa c’è scritto in Gen 1,27: „Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò“. Qui in vero non c’é scritto per nulla cosa sia il maschio e cosa sia la femmina, solo che sono immagine di Dio; per noi cristiani immagine del Dio trinitario, quindi in vero siamo confrontati non con una binarietà, ma con una trinitarietà. E la binarietà stessa è messa insieme da un indifferente „e“: maschio e femmina. Dapprima viene citato il maschio, ma ciò non significa ancora molto se si legge attentamente il secondo racconto della creazione e il disastro di Genesi 3, da cui ci viene l’informazione che la differenza consiste nella pena. „Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà“ (Gen 3,16).  „All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita“ (Gen 3,17). Il racconto mi sembra abbastanza realista, che se rispecchia forse una società patriarcale, ma comunque testimonia anche una priorità della donna, che è causa del processo di emancipazione da Dio. Non ho tempo di commentare tutto, ritorno un momento alle definizioni di Lacan: l’uomo è non-donna; ma la donna non è non-uomo. In questo senso la donna, che non esiste per Lacan, si trova in una posizione di esposizione al negativo ben più grande di quella del maschio; a me tutto ciò interessa per l’ asimmetria tra maschio e femmina che si rispecchia nell’esperienza e che non mi spinge ad alcun maschilismo, piuttosto ad una posizione di ascolto nei confronti di ciò che è più simile al „nulla“ e che io considero con Ulrich amore, e non solo buco, vuoto (Žižek). 

(Notte) Amo la fotografia e da Bruno Brunelli ho imparato almeno un po’ le cose elementari, perché essa sia un atto artistico e non di violenza, ma tre le cose critiche che Ernst Jünger dice sul fotografare politico e manipolante, questa frase mi ha particolarmente colpito: con la possibilità di fotografare e filmare gli eventi, “l'evento non è legato né al suo spazio particolare né al suo tempo particolare, poiché si riflette in ogni punto e può essere ripetuto tutte le volte che lo si desidera” (Ernst Jünger). Questo indebolisce la forza d’urto dell’evento e la sua singolarità spazio-temporale.


(22.4.2024; 300esimo compleanno di Immanuel Kant

Il numero 167 degli Esercizi di Ignazio, che Balthasar cita nella sua lettera di addio ai confratelli della compagnia di  Gesù,  è parte della cosiddetta "Regola per sentire con la Chiesa", che si trova alla fine degli Esercizi. Questa regola invita gli esercitanti a conformarsi alla dottrina e agli insegnamenti della Chiesa cattolica, evitando opinioni contrarie o dottrine erronee. La regola sottolinea l'importanza della sottomissione alla Chiesa e del riconoscimento dell'autorità dei suoi insegnamenti, soprattutto in questioni di fede e morale. Io mi fido di questo sentire cum ecclesia, ma non sono disponibile a mettere nessuno sotto un peso che non può portare; ieri parlando con mia moglie lei mi diceva che forse su questo punto dell’imposizione abbiamo esagerato in modo particolare con la nostra figlia. Chiedo perdono per ogni forma di imposizione e confesso con Papa Francesco, il Grande che Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia! Ogni forma di legge nella Chiesa deve confermarsi a questo annuncio: Dio è amore! Ma ascoltiamo Balthasar, nel passaggio che ha ripreso l’antologia di Servais (pp 375-376):  „Nell’atteggiamento di un bambino, non in uno "eroico". Altri punti di vista che non sia quello della semplice ma reale obbedienza non vengono presi in considerazione; che sia facile o difficile, che sia compreso o meno, che le prospettive di successo siano piacevoli o cupe, che sia più profonda la notte dell'obbedienza nel rimanere o quella dell'obbedienza nell'andare, cosa importa a chi cerca la volontà del Signore? E se il numero 167 si realizza quasi necessariamente, ne sarà del tutto grato nel suo cuore, ma ancora una volta: che cosa gliene importa? Ma Dio fa anche in modo che tale obbedienza, se viene eseguita nell’atteggiamento di un bambino e non "eroico" e arrogante, non finisca ai margini, ma piuttosto nel fondamento della Chiesa cattolica" (Balthasar). È tutto un altro programma da quello kantiano, e non ha paura di confrontarsi con altre posizioni, se esse sono sincere ed è disposto ad imparare da tutti, e a confessare le proprie rigidità… Quel „che cosa gliene importa“ credo rimandi alla frase di Gesù a Pietro in Gv 21: ma a te che ti importa di ciò che accadrà a Giovanni, tu seguimi ! 

In occasione dell’anniversario della nascita di Immanuel Kant la FAZ nell’edizione del fine settimana scorso ha dedicato ben due pagine del proprio „Feuilleton“ (pagine culturali) alla figura del filosofo di Königsberg, che io tratto sempre nel mio corso di filosofia della dodicesima classe rispondendo alle domande: che cosa posso sapere? (Critica della ragione pura), che cosa devo far? (Critica della ragione pratica), che cosa posso sperare?, chi è l’uomo? Per quanto riguarda la FAZ vengono presentati alcuni articoli su un tema particolare: uno sulle regole della creatività e sulla definizione di genio (Critica del giudizio), in forza della quale Kant esalterebbe la creatività sulla tradizione. Un articolo sulla definizione di illuminismo e quindi sulla libertà di pensiero. Un articolo sul rapporto della filosofia con le altre scienze o materie universitarie. Uno sulla ricezione/abuso russa/o del suo „sapere aude“ nel senso di avere il coraggio di difendere i propri interessi nazionali. Uno sul rapporto tra realtà empiriche e teoria. Uno molto interessante, che è in parte una risposta al problema della „morte della verità“ (Žižek) di cui ho parlato l’altro giorno e non solo in riferimento alle fake news di Donald Trump (ci sono anche quelle su Donald Trump come il Russiagate), sul „presunto diritto di mentire per filantropia“; sono contrario a forme esagerate di moralismo (in politica, nella dichiarazione delle tasse…; in un certo senso ha ragione Voltaire quando afferma, che quello che diciamo deve essere vero, ma non tutto ciò che è vero deve essere detto), ma sono d’accordo con Kant che mentire come proposito comunicativo distrugge la fedeltà nell’individuo, il senso del linguaggio (Spaemann) e danneggia l’umanità. 

Nella seconda pagina culturale dedicata a Kant, vi sono altrettanti spunti molto interessanti: in primo luogo la differenza di stile tra la premessa alla „Critica della ragion pura“ del 1781, scritta con accortezza estetica, e il testo stesso, che è frutto di un’ argomentazione che non ha un carattere popolare (mancano gli esempi…); sono d’accordo con Wittgenstein che un lettore, per vedere il mondo in modo giusto, deve sapere anche leggere un testo con argomentazioni filosofiche stringenti. È quello che sto facendo leggendo e traducendo l’“Homo Abyssus“ di Ulrich (se la mia traduzione avesse anche solo questo scopo, sarebbe già un buon scopo). Ulrich tra l’altro entusiasmava i suoi ascoltatori, molto più che i suoi lettori. Kant lo conosco quasi solo per letteratura secondaria o critica (Höffe…), ma come insegnante in un liceo non posso leggere tutte le opere importanti nell’originale; allo stesso tempo credo davvero sia necessario conoscerne almeno alcune di queste opere miliari del pensiero filosofico. Un altro articolo parla del cannibalismo e del commercio sessuale; in un certo senso in entrambi i casi si riduce una persona che dovrebbe essere trattata come fine a mezzo del piacere e/o della procreazione o del soddisfacimento della fame; è chiaro che il commercio sessuale lascia intatta la persona, a differenza del cannibalismo, se non si entra nel medium delle considerazioni di de Sade. Spaemann diceva che tutti lo facciamo (trattarsi come mezzi) e fino ad un certo limite ciò non è possibile in altro modo, anche solo per il fatto che nella nostra società abbiamo differenti ruoli lavorativi. Per quanto riguarda il sesso è chiaro che la riduzione dell’altra persona ad un mezzo è possibile eticamente solamente se c’è un accordo morale (non moralista, come ho cercato di dire ieri in dialogo  con la Simon) tra i due… tra più la cosa diventa complicata. Un rapporto a tre abusa dell’immagine trinitaria (argomento teologico) per un rapporto perverso ed un orgia perverte l’immagine relazionale di una comunità. Psicologicamente le persone hanno difficoltà a comportarsi moralmente l’uno con l’altra in situazioni borghesi, figuriamoci in situazioni esposte come nel commercio sessuale. Di grande importanza mi sembra ciò che Kant ha detto sulla questione della „sociabilità sociale“ dell’uomo, che io però non ridurrei alle esigenze della dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia; vero è che Kant ha ragione ha dire che la guerra contraddice la ragione, per lo meno nel nostro tempo atomico, anche se, il lettore del mio diario lo sa, ci sono soldati più ragionevoli dei pacifisti (cf. le mie letture di Jünger). Sulla questione Swedenborg direi che Kant si è cercato per una volta un avversario non degno del suo livello. Leggendo Adrienne ho imparato come il cielo si apra alla terra, senza cadere in vaneggiamenti mistici. Infine in un certo senso ha ragione Žižek a dire che non possiamo non dirci kantiani, non nel senso che la „cosa in sé“ non sia mai comprensibile, ma che il nostro orientamento nel pensiero, non può non tenere conto della  struttura trascendentale del soggetto…

Abba nostro…

(Pomeriggio/Sera) Il pensiero di Slavoj Žižek è per me una grande sfida ed un grande aiuto; è una sfida perché vedo in lui il pericolo che il pensiero si stabilisca nella „crisi dell’essere“ (cf. Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 461); ma senza di lui vedo in me una sovra accentuazione del „completum et simplex“ dell’essere (nel pensiero, non nelle mie contraddizioni), per questo gli sono grato. A livello di cristologia vedo un’analogia con Ernst Bloch, che è stato una lettura attraverso cui sono passato, ma che con l’incontro con Ulrich ho definitivamente abbandonato. In Bloch Cristo uccide il Padre, Žižek è più fine: „Dio è in sé e per se stesso un enigma“; un enigma, non un mistero (Žižek è un materialista ateo), e lo è „perché nasconde in sé un’alterità impenetrabile“, e questo è il motivo della venuta di Cristo: „per rivelare Dio non solo all’umanità, ma a Dio stesso“ (cf. „Sex e l’assoluto mancato“, edizione tedesca citata, 154). Questa enigmaticità di Dio è anche enigmaticità dell’uomo stesso, in quanto maschio e femmina +, + sta per la differenza. La teoria gender non è tanto sbagliata, perché pone il problema del +, ma perché non risponde alla domanda: „dove sta il sesso?“. Poi nega fatti evidenti: per esempio che il rapporto eterosessuale è quello di una maggioranza.  Ovviamente questa maggioranza non viene messa in crisi da una minoranza, perché il vero problema, espresso con il  linguaggio di Ulrich è che il „tu“ rimane pur sempre un „lei“, nel rapporto maschio e femmina; e solo prendendo sul serio questa dimensione (il tu rimane un lei) è possibile evitare ogni forma di dominio patriarcale (o matriarcale: perchè anche „egli“ non è ingoiabile nel „tu“). Detto ontologicamente: c’è un enigma nell’essere stesso, un buco, che non possiamo superare con alcuna ontologia pre kantiana ingenua. L’essere non è solo debole, è un enigma, un buco, un „nulla“. Le antinomie kantiane (matematica, dinamica…) si trovano rispecchiate nel rapporto tra i sessi e la genialità cattolica consisterà nel saperlo dire senza cadere nella „natura totaliter corrupta“ luterana. Per quanto riguarda il sesso: è chiaro che  non si tratta solo di una questione biologica, ma anche simbolica e questo anche nel caso che uno sopporti il sesso per avere figli. Senza questo desiderio real-simbolico il sesso sarebbe per quest’ultimo solo scomodo e a volte ridicolo. Allo stesso tempo so dall’esperienza e da Etty Hillesum (lei è l’argomento più grande per il qual motivo questo diario non può essere accusato di essere antisemita, anche se contiene pagine critiche nei confronti della amministrazione Netanjahu) che alle volte si ha bisogno di sesso, di carne: ma in vero non di carne pura, senza l’universo simbolico una vagina è solo un buco, da cui esce anche l’urina, vale ancor più per il pene (e possibile che vi siano anche momenti in cui anche questo può essere eccitante, ma solo perché lo si è mitizzato). Un corpo vecchio si lascia meno mitizzare da uno giovane, ma si può provare nausea anche nel rapporto tra due giovani. L’impenetrabilità dell’altro  può anche manifestarsi in una bisogno diverso di sesso: ma alla fine ci si decide per chi riteniamo essere, in tutta semplicità, il dono più grande. 

Una "controrivoluzione non è il contrario di una rivoluzione, ma è una rivoluzione che si oppone“ (Joseph de Maistre)“, citato da N. S. Lyons (The Right’s Future Must be Parallel, and Counter-revolutionary, 22.4.24), in una conferenza in cui invita i conservatori a Brüssel ad organizzarsi meglio e in modo più duraturo.  Da come esempi positivi i partiti di destra in Ungheria e India, che hanno costruito dal basso uno stato parallelo; non sono un uomo di destra e Lyons mi piace perché è un uomo di destra sui generis; per me la vera alternativa rimane la Chiesa guidata dal Papa. Poi non sono un uomo da gruppo politico; piuttosto un singolo, anche se crede che la Chiesa possa davvero far nascere un „risorgimento“ (Rosmini; Ulrich; in questa idea del risorgimento, il bonum è un valore più grande della stessa analisi politica intelligente). Quello che ha fatto CL con il Meeting (e con la Compagnia delle opere), ma credo che ci siano stati troppi scandali, che hanno distrutto il progetto risorgimentale ciellino. Sono d’accordo con questa parte dell’analisi di Lyons; viviamo in un tempo di speranza, anche se sub contrario:  „Fortunatamente il momento non potrebbe essere migliore. L'Occidente è oggi sommerso da problemi economici, sociali e spirituali, dalla tossicodipendenza, alla depressione, alla solitudine, alla precarietà finanziaria e alla disgregazione della formazione familiare. Ovunque, le persone sono in difficoltà e soffrono. Nel frattempo, la fiducia in quasi tutte le istituzioni è crollata, con élite di governo incompetenti che sembrano determinate a distruggere la propria legittimità. Le persone si sentono sradicate e atomizzate, vulnerabili e sole, sballottate da forze fuori dal loro controllo e tradite dai loro stessi leader“ (Lyons). Ognuno faccia il suo contributo ad un progetto davvero risorgimentale: io sono filosofo…

(Notte) Il saggio sul dolore del 1934 di Jünger contiene talmente tanti spunti di riflessioni e tantissime belle frasi che potrei passare la serata a citarle; invece preferisco invitarvi alla lettura del saggio stesso (Opera omnia, 9, 1); ovviamente io sono del tutto lontano da quella disciplina e disponibilità al dolore di cui parla lui, ma spero di essere per lo meno in grado di accettare, senza ribellioni inutili, quel dolore che è stato pensato per me dal Padre buono! Buona notte! 


(21.04.24; quarta domenica di Pasqua; 86.esimo compleanno di mia mamma; 65esimo compleanno di Lorenz Gadient, oratoriano di San Filippo Neri e padrino di battesimo di Ferdinand

Andando ad aprire la stalla alle 5,45 mi sono accorto che nel Gingko sono sbocciate le prime foglie, ancora piccolissime e tenere, sebbene la temperatura sia appena sopra lo zero. 

Ho mandato a Support International un messaggio di gratitudine per il supporto che da anni prestano per i poveri nella nostra scuola con il fondo Papa Francesco, ho parlato in modo concreto, insistendo sull’idea di amore umsonst (gratis et frustra). 

Oggi è l’86esimo compleanno di mia mamma, che mi ha donato la vita rischiando la sua. Lei credo abbia amato tanto il suo papà (Orazio Leali), un fascista convinto, che era stato anche in Africa, per combattere per la grandezza dell’Italia, ma che tornando, pur avendo un carattere socievole, non sapeva gestirsi quando era ubriaco, cosa che spesso accadeva, diventando violento con la moglie, mia nonna Zaira, se gli faceva un osservazione; la mia mamma non ha mai capito perché la nonna non tacesse, in quel caso lui se ne sarebbe semplicemente andato a letto…forse in questo silenzio c’è tutta la filosofia di mia mamma, anche nei confronti di mio padre, che però non era violento, sebbene spesso le dicesse cose sgarbate…anche cose dolci, come ho accennato l’altro giorno parlando di una lettera che mia mamma ha trovato nel proprio comodino e che lui le aveva scritto, senza dirlo, prima di uno dei suoi viaggi…Mia mamma ha lavorato tutta una vita nel „progetto“ di mio padre: dalle penne fatte a casa (quando finì questa esperienza lavorativa lavorò per alcuni anni come operaia alla FIAT) all’azienda tessile aperta negli anni 80 a Casale Monferrato. Ma torniamo alla politica: mentre mio papà nella gioventù era socialista, sindacalista nelle Ferrovie dello Stato (chissà se l’avversione per i sindacalisti che mia mamma ha nutrito in modo particolare negli anni della FIAT non abbia a che fare anche con questo momento della biografia di mio papà), lei nelle ultime lezioni, nella tradizione del suo papà, ha votato per Giorgia Meloni, sebbene io le avessi detto, che non avrei mai potuto votare una politica di destra. In vero Giorgia Meloni si sta rivelando una politica del tutto integrata nella tradizione occidentale neo-conservativa, che pensa che i problemi del mondo si risolvano con le guerre (Ucraina). Il mio grande rispetto per Ernst Jünger non si trova in questa tradizione: il grande scrittore tedesco ha compreso più di atri, anche a sinistra, come una „mobilitazione totale“ e guerriera possa essere organizzata da una democrazia in modo più efficiente che da un’autocrazia. Quando ieri parlando di Donald Trump ho citato Michael Tracey, che parla di „guerra grottesca“ in Ucraina, è intervenuto il solito Luigi Geninazzi a farmi la predica sull’ingiustizia di questa definizione… in vero la cosa che mi stupisce è come mai il movimento di Comunione e liberazione abbia creato questo tipo di intellettuali che trovano nella narrazione occidentale il loro punto di identificazione che non mettono mai in discussione, nemmeno per una seria ermeneutica con la posizione avversaria. Don Giussani non era e non è così e non è integrabile in questo tipo di tradizione, per lo meno non lo è completamente. L'unica narrazione che Don Giussani non metterebbe mai in dubbio è quella del Vangelo non una narrazione politica. Ma per tornare a mia mamma: lei non è per niente guerriera, anzi pensa che la guerra sia una cosa terribile, forse perché ha visto anche le conseguenze che ha avuto sul suo papà. In questo senso non credo che lei si senta rappresentata completamente da Giorgia Meloni. Anzi non credo che la politica sia la cosa che davvero le interessi. Forse lei fa parte di questo fenomeno generale di populismo, che mette in dubbio la crisi ecologica, per esempio dicendomi che anche quando è nata nel 1938 c'era una bufera di neve a Suzzara, come le aveva raccontato sua mamma Zaira, e che quindi non ci sono stati veramente dei cambiamenti climatici. Lei ritiene che i politici non rappresentino le esigenze del popolo. Insomma piuttosto la si potrebbe inquadrare in questo tipo di tradizione „populista“. Quando io cerco il momento di verità del populismo non sono però così ingenuo da pensare che in esso si trovi la verità tout court…

Sebbene la mia mamma, nata nel 1938, a causa della seconda guerra guerra  (1939-1945), abbia frequentato due anni di scuola elementare e sebbene ultimamente si sia fissata troppo su una presunta ingiustizia nei suoi confronti nella questione ereditaria (ma in vero poche persone della sua età possono gestire così tanti soldi al mese), credo che abbia compreso che „unicamente in Gesù gli uomini possono trovare la salvezza“ (Balthasar, Luce della Parola, nell commento alle letture della quarta domenica di Pasqua: At 4, 8-12; 1 Gv 3, 1-2; Gv 10, 11-18). Lei ha anche un senso forte della solitudine in cui è lasciato il papa, proprio nella profezia della pace, perché lei fa parte di Gesù e non completamente del mondo: „il mondo non può intuire il rapporto di Gesù e i suoi, ad esempio il rapporto di un papa o di un vescovo verso Cristo“ (Balthasar, ibidem). Questa intimità di rapporto è spiegata bene nel vangelo odierno: „qui non si tratta affatto più di istinto, ma della più profonda reciproca conoscenza, come essa è nell'assoluto amore trinitario. E se Gesù applica questa suprema conoscenza d'amore all'intima reciprocità tra sé e i suoi, egli solleva questa conoscenza molto in alto sopra quella suggerita dalla parabola. E così si fa anche chiaro che il primo aspetto della parabola (dono della vita per le pecore) e il secondo (conoscenza reciproca) si trovano non l'uno accanto all'altro, ma l'uno dentro l'altro: poiché la conoscenza tra il Padre e il Figlio fa tutt'uno con la loro perfetta dedizione reciproca“ (Balthasar, Luce della Parola, ibid.). 

Donald Trump e la guerra in Ucraina: „Missione compiuta. È fatta: Donald Trump e il GOP della Camera hanno appena portato a termine uno dei più epici imbrogli della storia politica, con Trump che ha personalmente effettuato la più grande distribuzione di fondi per l'Ucraina attraverso il suo emissario, "MAGA Mike Johnson" (come Trump lo chiama affettuosamente). I 61 miliardi di dollari approvati questo pomeriggio sono probabilmente sufficienti a sostenere la brutale e inutile guerra di trincea per almeno un altro anno o due. Questo dopo che i media avevano strillato che Trump e i repubblicani MAGA avevano subito il lavaggio del cervello da Putin e non avrebbero mai finanziato l'Ucraina. Questa bufala fondamentale continua, solo che questa volta Trump era coinvolto. Controllate la sua pagina Truth Social per trovare l'"opposizione" che gli illusi seguaci del MAGA online sono così sicuri che abbia espresso contro la legge. Non esiste. Non me ne frega un fico secco se mi accusate di „TDS" {ho spiegato ieri cosa è}. Sono molto più interessato ad essere veritiero e a documentare ciò che è realmente accaduto per la cronaca giornalistica e storica. E questo è ciò che è appena accaduto: Trump ha ingannato i suoi stessi sostenitori... Grande Lega. Forse ho la sindrome di deragliamento da veridicità (Maybe I have Truthfulness Derangement Syndrome)...“ (Michael Tracey, X, 20.4.24) 

(Pomeriggio) La posizione del vice cancelliere tedesco è l’esatto contrario di ciò che ho espresso citando Michael Tracey; soffro della stessa sindrome dello storico e giornalista americano: „sindrome di deragliamento da veridicità“ e la posizione di Habeck mi sembra quella di uno pseudo riflettente criminale: "Durante i giorni in Ucraina, mi sono reso conto ancora una volta in modo doloroso di quanto siano pesanti le domande che dobbiamo porci di fronte a questa guerra. Continuo a chiedermi se io, se noi stiamo valutando e rispondendo correttamente. Perché stanno morendo così tanti, così terribilmente tanti. Posso solo dire, al meglio delle mie conoscenze e convinzioni: sì. Questo non toglie la gravità delle domande. Ma dobbiamo rispondere subito e prendere decisioni chiare. Per questo è anche giusto che la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti abbia dato il via libera a ulteriori aiuti militari. È una notizia importante per gli ucraini, che stanno resistendo all'invasione russa con tanta forza e volontà. E dimostra la determinazione dei partner internazionali a contrastare l'attacco di Putin all'ordine di pace. Perché questo è il punto: Se Putin non viene fermato, non si fermerà" (Robert Habeck, Ministro federale dell'Economia e della Protezione del clima e Vice Cancelliere, LinkedIn, 21.4. 24).

Note di scuola di comunità. Senso religioso, V, 8. Don Giussani è interessato a tracce di un „ardore radicale“, che trova in Thomas Mann e Cesare Pavese; tracce del senso religione come dimensione umana che il sacerdote lombardo cerca in autori non autoreferenziali per un cattolico. Cerca „il punto infiammato“ (Cesare Pavese) nelle persone, si lascia interrogare da posizioni che non sono immediatamente la sua come nel caso del filosofo americano Whitehead, che afferma che la „domanda ultima è costituiva dell’individuo“; don Giussani non lo mette in dubbio, ma sa che c’è ancora qualcosa d’altro: „la la religione è sì ciò che l'uomo fa nella solitudine, ma anche ciò in cui scopre la sua essenziale {userei piuttosto la parola „elementare“, invece che „essenziale“; rg} compagnia. Tale compagnia è poi più originale della solitudine, in quanto quella struttura di domanda non è generata da un mio volere, mi è data. Perciò prima della solitudine sta la compagnia, che abbraccia la mia solitudine per cui essa non è più vera solitudine, ma grido di richiamo alla compagnia nascosta“  (Senso religioso, 79); si tratta della compagnia offertaci da chi dona l’essere come amore gratuito e che trova nella compagnia umana una sua immagine, ma per l’appunto un’immagine, immagine del Deus absconditus (Pascal), che Giussani esprime con una poesia di una poetessa, Pär Lagerkvist:  „uno sconosciuto è il mio amico / uno che io non conosco./ uno sconosciuto lontano lontano. / per lui il mio cuore è pieno di nostalgia./ perché egli non è presso di me. / perché forse non esiste affatto? / chi sei tu che colmi il mio / cuore della tua assenza? / che colmi tutta la terra della tua assenza? Don Giussani sa che senza Cristo noi non siamo niente; così commenta Balthasar At 4,8-12: „ Pietro … dà al Signore tutto l'onore del miracolo da lui compiuto. Egli viene viene interrogato in nome di chi abbia guarito il paralitico. Risposta: di nessun altro se non della „pietra angolare (da voi)  rigettata“, perché unicamente in Gesù gli uomini possono trovare salvezza: spirituale e qui anche corporale“ (Balthasar, Luce della Parola, commento alle letture della quarta domenica di Pasqua). Nel capitolo V, 8 del „Senso religioso“ Giussani non esplicita la figura di Cristo, rimane nella dimensione del Mistero che è Dio stesso, ma l’associazione mi sembrava doverosa, perché c’è il rischio di leggere quella frase sulla compagnia in modo auto-lodante; sarebbe un peccato. Comunque mi preme in fine di rivelare la simpatia, accennata all’inizio di queste righe della simpatia del sacerdote lombardo per l’ardore radicale. Questa simpatia è ancora presente in CL o è nascosta sotto le ceneri, per riprendere un’ immagine, di Mahler, usata dal Papa quando parlò con la nostra fraternità. In tanti di CL io vedo un ardore guerriero e occidentalista, non questo ardore per la domanda ultima…

Abba nostro…

(Pomeriggio, dopo il giro in bicicletta ) Sono andato con la mia bicicletta elettrica a Gera, andata e ritorno, in circa due ore.


Gera 

Mentre il Papa prega giustamente ogni domenica per la martoriata Ucraina, a livello di ermeneutica di ciò che accade trovo importante due osservazioni, che ho condiviso nella mia bacheca in X, una del professor Varwick (Halle) ed una die Michael Tracey (USA).

  1. „Ho letto per intero la tanto citata e lunga intervista al ministro degli Esteri russo Lavrov. Come sempre, è facile scoprirvi cose inaccettabili e scandalose. Tuttavia, è più sensato interpretare il tutto con sobrietà e leggervi gli interessi russi: Non condivido l'interpretazione comune secondo cui questo dimostra (ancora una volta) che non è possibile alcun tipo di negoziato. Né la vedo come una prova che la Russia stia fondamentalmente mettendo in discussione l'esistenza dell'Ucraina come Stato. Mi sembra piuttosto una (comprensibile dal punto di vista russo) demarcazione dall'attuale iniziativa di pace svizzera, che è orientata verso la formula di pace ucraina e sta preparando una conferenza alla quale la Russia non è invitata. Sarebbe invece necessario trovare un formato che offra una posizione di partenza accettabile sia per la Russia che per l'Ucraina. Altrimenti non ci sarà soluzione. Le idee cinesi sono più utili in questo senso rispetto agli slogan di perseveranza che sentiamo dall’Occidente“ (Johannes Varwick, X, 20.04.24). 
  2. „Nancy Pelosi "saluta" lo speaker Mike Johnson (e, per estensione, Donald Trump) per aver reso possibile la legislazione sulla guerra. Dice che chiunque voti contro i finanziamenti all'Ucraina avrà le mani sporche del sangue delle donne ucraine violentate. Roba da veri malati, ma assolutamente bipartisan“. (Michael Tracey, X, 20.04.24)

(Sera) Domani è il compleanno di Kant; ci sarebbe tanto da dire su di lui; ho preparato un po’ di righe che pubblicherò domani in onore del suo trecentesimo compleanno. Forse tra le cose più interessanti ci sono le antinomie del pensiero, che Žižek mette in riferimento, richiamandosi a Lacan, alle antinomie nella sessualità. Insomma come la ragione non può conoscere la „cosa in sé“, sebbene tenda in se stessa al sapere metafisico a riguardo di anima, libertà e Dio, così la sessualità non può che fallire ed è proprio nel fallimento che ha il suo fascino, come programma alternativo a quello cattolico ed anche in un certo senso a quello etico kantiano. In vero ci sarebbe anche da menzionare la versione ridicola della sessualità che un inglese ha espresso più o meno in questo modo: il sesso provoca un piacere che passa molto velocemente, implica posizioni scomode o addirittura ridicole e si va a puttane costa anche tanto…certo alle volte sentiamo così forte la carne che abbiamo bisogno di una qualche forma di sesso, ma in vero perché siamo „mitologici“ e vediamo in quel pezzo di carne che cattura la nostra attenzione (la vagina…) qualcosa di sublime, che sublime non è… Non ho la forza di pensare le mosse del pensiero antinomico che su questo tema  propone Žižek, ma capisco che la Chiesa ha fatto davvero tanto casino sul tema sesso; alla fine io mi fido della Chiesa, ma ciò non mi rende cieco. Ad un certo punto Žižek usa la parola di Ulrich: ipostasi degli oggetti del pensiero, che per Žižek accade quando si separa l’oggettività dallo spirito, e che per Ulrich accade quando si stacca la pseudo oggettività del pensiero dalla piccola via del quotidiano. Sia Kant (il sublime è ciò che non ha interessi egoistici) sia la Chiesa (l’amore gratuito come alternativa agli interessi egoistici) devono stare attenti a non trasformarsi in agenzie rigoristiche dell’imperativo categorico e della gratuità dell’amore scaduta in una legge come peso insopportabile. Credo che il Papa lo sappia e per questo insiste sempre sul fatto che Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia… l’esigenze più forti nascono nel dolore, nella sessualità, nella piccola via non c’è bisogno di aggiungere pesi etici o religiosi…il cammino al vero è un’esperienza…

(20.04.24) "Obbedienza e autoresponsabilità davanti a Dio. Il superiore, che non si confonderà mai con Dio, è la via ordinaria della manifestazione della volontà divina, non è la via esclusiva. Dio, infatti, rimane libero di servirsi dell'uomo - in modo particolare di colui che ha voluto rendersi completamente disponibile nella forma di vita dei consigli  evangelici - a suo piacimento. La vita religiosa non è navigare in un porto sicuro, ma stare e rimanere sempre nel: "fuori dal proprio paese" (Gen 12,1) e nel: "lasciarsi tutto alle spalle"; e l'obbedienza religiosa non è un punto cieco in cui il soffio dello Spirito non ci tocca o ci tocca solo indirettamente, ad esempio con la motivazione che l'obbedienza ci solleverebbe dalla responsabilità ultima di fronte a Dio. Quale ordine conosce e parla di „strumentalità“ (...) e di disponibilità (non solo dei suoi membri, ma anche di se stesso,...) più dell'ordine dei Gesuiti? Se non si tratta solo di una frase, il gesuita deve essere sempre pronto a sentire e ad ascoltare una chiamata nuova, perfino inaspettata, che porta fuori dalle forme familiari e care" (Hans Urs von Balthasar, Lettera di addio all’uscita dall’ordine dei Gesuiti, in Antologia-Servais, 375). - Ieri avevo accennato a questa dimensione „teodrammatica“ della vita di Balthasar; In „Terra e Cielo“ II quando riporta gli ultimi passi della decisione di uscire dall’ordine scrive su due colonne i motivi per rimanere nell’ordine e i motivi per uscire, nella colonna in cui ci sono i motivi per uscire, c’è solo una frase: obbedienza a SPN! Era la sua vi esclusiva che non dobbiamo né imitare né tanto meno scimiottare; ma questa via esclusiva è un chiaro messaggio contro ogni forma fondamentalista di de-soggettivazione, solo che il soggetto non si esprime in primo luogo in un progetto emancipatorio, ma come autoresponsabilità al cospetto di Dio! 

A riguardo del processo a Björn Höcke (MZ, 19.4.24) non vorrei scrivere nulla a livello solo giuridico, perché non sono un giurista, solo esprimere alcuni pensieri come uomo pensante. Per quanto riguarda la frase incriminata: „Tutto per la Germania“ si tratta di una frase retorica o di un crimine? A me sembra che il processo esprima un scontro tra il populismo di destra (sostenuto da tantissime persone qui da noi) e il mainstream dei media aziendali e che il processo superi gli ambiti della giurisprudenza, ma che esprima una posizione politica, similmente al caso di Donald Trump negli USA…La frase ha un altro carattere di quella: „il mio duce (Führer), la mia salvezza“, che sembra che un nostro allievo abbia usato in una sua bacheca digitale. Ovviamente non essendo la Germania Dio, per me non si potrà mai dare un „tutto per la Germania“, ed anche la frase „tutto per Dio“ mi sembra un’espressione di una prestazione che non corrisponda alla finitezza dell’uomo; meglio dire: „solo Dio basta“ o usare la parola „tutto“ per una frase come quella di sopra: „lasciarsi tutto alle spalle“…Per quanto riguarda specificamente ala frase che Höcke avrebbe detto a Merseburg ed anche a Gera (la città dove facciamo la spesa) direi che essa esprime lo scontro in atto tra il populismo e il mainstream politico e giornalistico (cf. Žižek). Il nome stesso del partito: „Alternativa per la Germania“, corrisponde ad un determinato „interesse“ che io ritengo meno nobile dell’interesse  che si esprimerebbe nella formula: „Alternativa per l’Europa“, ma che rimane un interesse con cui dialogare e combattere politicamente, non contro cui procedere giuridicamente. 

La diocesi di Magdeburg è in crisi economica (MZ18.4.24), una crisi che costringe la diocesi a vendere anche alcuni edifici/chiese. Il vicario generale Bernhard Scholz ha espresso al giornale MZ alcune delle misure che dovranno essere prese per risparmiare denaro e parlando della Caritas, che è un ente autonomo, che vive della sovvenzione della Chiesa, si augura giustamente delle misure che non mettano in questione il servizio ai poveri; spero in oltre che i criteri che si useranno per queste misure di risparmio tengano presente criteri teologici e non solo economici. 

„Secondo il Pentagono, 48 dei 60 miliardi di dollari di aiuti all'"Ucraina" andranno direttamente ai produttori di armi statunitensi. Qualche democratico progressista si opporrà a questo?“ (Aaron Maté, X, 19.4.24)

Abba nostro…

(Sera) Donald Trump non è affidabile: „Il "codice del silenzio" sul comportamento di Trump in questo momento è stupefacente. Sta personalmente facilitando il più grande esborso di fondi mai avvenuto per l'Ucraina, sostenendo questa guerra grottesca per almeno altri 1-2 anni, oltre a richiedere a Biden di trasferire sistemi d'arma a forte escalation come gli ATACMS a lungo raggio. Provate a trovare un "influencer" di destra - figura mediatica, operativo o politico - che discuta onestamente di tutto questo oggi. Fanno tutti finta che non stia accadendo e/o mentono al loro pubblico in una delle bufale ( hoaxes) politiche più eclatanti che abbia mai visto.Questo è uno dei pochi casi in cui la „TDS" {Trump Derangement Syndrome, un termine applicato alle persone che esprimono profonda avversione e paura nei confronti del presidente Donald Trump} è effettivamente giustificata, perché Trump ha fatto qualcosa di legittimamente "squilibrato". La vera "sindrome" è ignorarlo. Il voto cruciale della Camera sulla legge per il finanziamento della guerra (introdotta con la benedizione di Trump da "MAGA Mike Johnson", come Trump lo chiama amorevolmente) avverrà letteralmente domani sera! È urgente. Sono felice di avere il "TDS" nelle occasioni in cui Trump *è* effettivamente il fattore critico di qualcosa di veramente osceno. E lo dico da persona che ha trascorso anni ad essere viscidamente etichettata come segreta e nefasta sostenitrice di Trump per aver criticato il Russiagate - una bufala precedente che rivaleggia con questa in grandezza e gravità“ (Michael Tracey, X, 19.4.24).

„Su Asasmedia l’intellettuale libanese Ridwan al-Sayyid commenta «la storia di un attacco che non c’è stato», come recita il titolo del suo articolo, e scrive che l’Iran «con le sue strane politiche ha stretto il mondo occidentale attorno a Israele». L’azione di Teheran, ha aggiunto l’editorialista, ha messo in luce la limitata capacità militare sia iraniana che israeliana – «a sventare il modesto attacco iraniano sono stati gli americani e i loro alleati, [ciò che induce a pensare che] Israele non può ottenere una vittoria schiacciante nemmeno su Hamas o su Hezbollah senza il sostegno dell’America»“.(Chiara Pellegrino e Mauro Primavera, Fondazione Internazionale Oasis)

(19.4.24; dodicesimo anniversario della morte di don Giacomo Tantardini) Nessuno che scriva sul serio un diario può pensare ad una „de-soggettivazione“  come tema del proprio pensiero e della propria filosofia e del proprio atteggiamento di vita, allo stesso tempo, però, per quanto mi riguarda senza la „postura elementare dell’obbedienza“ non esiste un pensiero cristiano-cattolico; tanto più le sfacciataggini, impertinenze ed irriverenze in ambito cattolico contro Papa Francesco dall’inizio del pontificato fino ad oggi e l’averlo lasciato per lo più da solo, come ha sottolineato con ragione Massimo Borghesi, sulla questione della profezia della pace (come si era lasciato allora da solo San Giovanni Paolo II nelle due guerre del golfo), è un segno chiarissimo che non esiste più un pensiero cattolico. La postura elementare dell’obbedienza è una questione di „passione nobile“ (Balthasar, Antologia-Servais, 374), di „servire il Signore crocifisso nella sua debolezza“; senza questa postura non vi è Chiesa: non vi è „la sposa vera di nostro Signore Gesù Cristo, che è la nostra santa madre, la Chiesa gerarchica“ (Esercizi, 353). Su questo io sono „soldato“ (nel senso nobile di Jünger) e „filosofo“ allo stesso tempo, cioè davvero interessato ad un progetto di „speranza“ ed „emancipazione“, che per il cristiano nasce sempre e solo dall’ascolto. La parola tedesca Gehorsam (obbedienza), ha intimamente a che fare con hören (sentire, ascoltare). Ed anche se in un momento drammatico della sua vita, Balthasar ha obbedito al cielo (SPN) e non alle esigenze della sposa sulla terra, rimane il fatto che egli è rimasto, anche nei confronti della Chiesa gerarchica qui sulla terra, un uomo obbediente fino alla fine, fino all’accettazione della nomina cardinalizia che lo rendeva un „pulcinella“ nella Svizzera e che gli sarebbe costata la morte, come lui sapeva e come ha scritto a qualche amico. 

Rimando per quanto riguarda il pensare non autoreferenziale, ma davvero „cattolico“,  a ciò che ho scritto ieri „Dopo la mia lezione di filosofia“ in dialogo con Habermas, Žižek, Hegel, Adorno e Borghesi). 

Per quanto riguarda la „profezia della pace“ e per quanto riguarda le notizie delle ultime ore rinvio alla versione odierna di Banfi: „Cinque ore fa Israele ha attaccato l’Iran. Secondo le informazioni dell’ultima ora, è stata colpita dai missili di Tel Aviv una base militare iraniana a Esfahan. Teheran ha precisato ufficialmente: “I siti nucleari sono in sicurezza”. Gli Usa erano stati avvisati in anticipo del raid, senza però avallarlo, dicono le fonti diplomatiche. Esplosioni sono state registrate anche nel sud della Siria. I giornali di oggi, come capita in questi casi, sono completamente superati dagli avvenimenti. I più prevedono ancora un attacco militare a Rafah, com’era stato fatto filtrare, che invece per ora non è avvenuto. Domenica inizia la Pesach, la Pasqua ebraica, e il colpo di reazione israeliano arriva prima della pausa festiva. Nei primissimi commenti, il governo israeliano sottolinea che si è trattato di un “attacco limitato”. Le prossime ore ci diranno quanto l’Iran condivide questo giudizio. Come ha commentato a caldo il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, “si tratta di scongiurare un’altra escalation”. Il rischio gravissimo è che il susseguirsi delle ritorsioni non finisca qui.   

Ieri all’Onu il Consiglio di sicurezza ha fermato un voto sul riconoscimento della Palestina, per l’opposizione di Stati Uniti e Gran Bretagna. È la riprova che il nodo palestinese resta legato“.

Banfi ha pubblicato anche una foto impressionante, si tratta della „fotografia dell'anno del World Press Photo del 2024. Scattata dal fotografo Mohammed Salem il 17 ottobre 2023 all'ospedale Nasser di Gaza, ritrae una donna, Inas Abu Maamar, che abbraccia il corpo senza vita di Saly, sua nipote, di cinque anni, avvolta in un sudario“. Non si vedono volti, la nipote è chiusa nel sudario bianco, la donna nei suoi veli, quello del capo, marrone e quello del suo corpo, blu Savoia intenso, che esprime la dignità del dolore. 

„Ma mentre Joe Scarborough se la prende con Fox News per i suoi falsi motivi per essere arrabbiato con l'America, ciò che sfugge a tutti questi opinionisti aziendali è che l'America ha davvero dei problemi. Mentre bombardiamo il resto del mondo, interrompiamo i colloqui di pace e blocchiamo i cessate il fuoco con le nostre imponenti forze armate, i cittadini statunitensi soffrono i più alti tassi di povertà mai visti: i senzatetto e i tassi di suicidio sono in aumento, l'assistenza sanitaria è sempre più inaccessibile e più della metà del Paese non può permettersi di pagare l’affitto“ (Redazione di Useful idiots).

„…Sogno di una notte di mezza estate è una commedia leggera e molto sciocca. Ma questo non significa che l'opera di Shakespeare ignori le sfumature più oscure della sessualità umana che sono in gioco nelle nostre relazioni più intime e significative. Ciò che la commedia ci mostra, se ci addentriamo in essa e ci concediamo una tregua dalla guerra santa sessuale del presente, è che il perdono è meglio della vendetta, che la generosità è meglio dell'egoismo e che l'amore è meglio dell'orgoglio. Forse Shakespeare ha qualcosa da insegnarci, dopo tutto“ (Marilyn Simon, Against Agency, 18.4.24). Dell’articolo di Marilyn Simon mi interessano molto alcune formule, per esempio quella della „guerra sessuale del presente“, quella di un’etica sessuale progressista puritana odierna: „che una donna possa desiderare che la sua volontà venga annullata, sia dall'uomo che ama sia da un filtro d'amore, è ovviamente un anatema per l'etica sessuale progressista, ma è lo spirito guida di molti piaceri erotici“. Infine quella di un „catechismo sessuale del presente“: Ma se ci permettiamo di interrompere questo catechismo del presente, possiamo trovare in Shakespeare alcune possibilità stimolanti. Incoraggio i miei studenti a sospendere la loro fede nel progresso morale quando leggono le opere del passato, non per il piacere di reagire, ma nella speranza che i loro nascenti desideri di esseri erotici non vengano bloccati da un precoce autocompiacimento {moraleggiante e puritano; ndt}. Perché questo sembra essere l'effetto quando la nostra immaginazione sessuale è imbrigliata dalle certezze politicizzate del presente. Dedicarsi a Shakespeare alle sue condizioni può permetterci di recuperare il calore erotico latente nella nostra condizione umana.“ - Non sono per quest’ultimo disposto a tradire mia moglie, ma questo è davvero solo grazia, non una prestazione, perché tutti noi - almeno noi laici -abbiamo bisogno di quel „calore erotico latente della nostra condizione umana“! 

Abba nostro…

Continuo il mio lavoro su „DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA):  8. Restano ancora altre due accezioni possibili di dignità {oltre a quella ontologica di cui abbiamo già parlato}: sociale ed esistenziale. Quando parliamo di dignità sociale ci riferiamo alle condizioni sotto le quali una persona si trova a vivere. Nella povertà estrema, per esempio, quando non si danno le condizioni minime perché una persona possa vivere secondo la sua dignità ontologica, si dice che la vita di quella persona così povera è una vita “indegna”. Quest’espressione non indica in alcun modo un giudizio verso la persona, piuttosto vuole evidenziare il fatto che la sua dignità inalienabile viene contradetta dalla situazione nella quale è costretta a vivere. L’ultima accezione è quella di dignità esistenziale. Sempre più spesso si parla oggi di una vita “degna” e di una vita “non degna”. E con tale indicazione ci si riferisce a situazioni proprio di tipo esistenziale: per esempio, al caso di una persona che, pur non mancando apparentemente di nulla di essenziale per vivere, per diverse ragioni fa fatica a vivere con pace, con gioia e con speranza. In altre situazioni è la presenza di malattie gravi, di contesti familiari violenti, di certe dipendenze patologiche e di altri disagi a spingere qualcuno a sperimentare la propria condizione di vita come “indegna” di fronte alla percezione di quella dignità ontologica che mai può essere oscurata. Le distinzioni qui introdotte, in ogni caso, non fanno altro che ricordare il valore inalienabile di quella dignità ontologica radicata nell’essere stesso della persona umana e che sussiste al di là di ogni circostanza. 9. Giova qui, infine, ricordare che la definizione classica della persona come «sostanza individuale di natura razionale» esplicita il fondamento della sua dignità. Infatti, in quanto “sostanza individuale”, la persona gode della dignità ontologica (cioè a livello metafisico dell’essere stesso): essa è un soggetto che, ricevendo da Dio l’esistenza, “sussiste”, vale a dire esercita l’esistenza in modo autonomo. La parola “razionale” comprende in realtà tutte le capacità di un essere umano: sia quella di conoscere e comprendere che quella di volere, amare, scegliere, desiderare. Il termine “razionale” comprende poi anche tutte le capacità corporee intimamente collegate a quelle sopraddette. L’espressione “natura” indica le condizioni proprie dell’essere umano che rendono possibili le varie operazioni ed esperienze che lo caratterizzano: la natura è il “principio dell’agire”.  L’essere umano non crea la sua natura; la possiede come un dono ricevuto e può coltivare, sviluppare e arricchire le proprie capacità. Nell’esercitare la propria libertà per coltivare le ricchezze della propria natura, la persona umana si costruisce nel tempo. Anche se, a causa di vari limiti o condizioni, non è in grado di mettere in atto queste capacità, la persona sussiste sempre come “sostanza individuale” con tutta la sua inalienabile dignità. Questo si verifica, per esempio, in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia“. - Credo che le indicazioni del dicastero siano utili per mettere a tema il tema principale di ogni forma di umanesimo cristiano: la dignità dell’uomo, come ci aveva insegnato Pico della Mirandola (Henri de Lubac), anche se forse il termine “sostanza individuale” da solo non è sufficiente per spiegare come mai una persona che ha un deficit sia ugualmente una persona; alla scuola di Robert Spaemann avevo imparato che noi siamo persona tra persone e quindi non solo “sostanza individuale”: chi ha un deficit anche grave è e rimane persona perché appartiene alle altre persone! 

(18.04.24)  "L'obbedienza definitiva del Figlio di Dio. La cosa terribile della morte di Gesù è che egli soffre la morte dei peccatori, anzi di tutti i peccatori. È una morte nelle tenebre totali, nell’assoluto-non-divino, nell'abbandono di Dio. In realtà, la discesa all’inferno dovrebbe essere di importanza centrale per ogni discepolo di sant'Ignazio, perché è qui che si realizza l'obbedienza ultima del Figlio di Dio: dover cercare Dio dove non è, anzi non può essere, nel compendio del peccato del mondo" (Hans Urs von Balthasar, Antologia Servais, 374). Se la storia globale procede nel cammino intrapreso, che possiamo riassumere con le due formule „morte della verità“ (Žižek) e morte della solidarietà tra le nazioni (che può essere esercitata solo in quella prospettiva poliedrica che ci ha insegnato Papa Francesco) avremo la possibilità di vivere sul grande palcoscenico del mondo che cosa significhi l’assoluto-non-divino. D’altra parte già la quotidianità ci permette, anche solo con un'osservazione di un collega, che forse non era nemmeno pensata in modo cattivo, ma che mette in discussione il nostro sé, la nostra identità, di comprendere cosa significa una discesa all'inferno quotidiana, come percorso di quell'accettazione delle umiliazioni quotidiane che ci porta alla pace del cuore e che ci porta alla santità. Anche se mi preme sottolineare come ciò non deve essere inteso come invito alla de-soggettivazione (Žižek). Nella sua singolarità ed esemplarità l’obbedienza del Figlio dell’uomo e del Figlio di Dio è l’unica forma di salvezza che io conosca che non si fermi neppure di fronte alle porte dell’inferno. Nella mitologia ci sono stati viaggi nell’inferno (da Gilgamesh (1) a Dante passando per Omero e Virgilio) , ma da quello che so, non avevano un carattere liberante e quello di  Orfeo, che lo aveva, è fallito. 

  1. Gilgamesh è un eroe leggendario dell'antica Mesopotamia, protagonista del poema epico sumero-babilonese chiamato "L'epopea di Gilgamesh". Questo poema, uno dei più antichi documenti letterari conosciuti, racconta le gesta e le avventure di Gilgamesh, un re semi-leggendario della città di Uruk. Uno dei passaggi significativi del poema riguarda il viaggio di Gilgamesh nel regno dei morti, noto come l'aldilà o l'Ade, nella ricerca dell'immortalità. In questo viaggio, Gilgamesh si reca nel regno dei morti per cercare consigli e risposte dagli antichi spiriti e dai morti. Il suo viaggio è caratterizzato da prove e incontri con creature sovrannaturali, ma alla fine non riesce a ottenere l'immortalità per sé stesso. Il poema di Gilgamesh è ricco di simbolismo e contiene numerosi temi universali, tra cui la ricerca di immortalità, la natura della vita e della morte, il rapporto tra gli esseri umani e gli dei, e la forza dell'amicizia. La storia del viaggio di Gilgamesh nel regno dei morti ha influenzato numerose opere successive nella letteratura mondiale ed è considerata un importante contributo alla cultura e alla mitologia antica“ (chatgpt). - Quando ci siamo conosciuti, Konstanze aveva incominciato il corso universitario in „Assiriologia“ e mi aveva regalato un CD in più parti in cui veniva raccontata la storia di questo eroe leggendario dell’antica Mesopotamia.

Sulla guerra in Ucraina: Foreign Affairs scrive della "storia nascosta" della diplomazia che avrebbe potuto porre fine alla guerra. Non è stata "nascosta"! I media si sono rifiutati di riferire su fatti verificabili e hanno denigrato chiunque ne discutesse come "putiniano" e „propagandista". Perché i media non hanno riportato quanto segue: - Il primo giorno dopo l'invasione della Russia, Zelensky ha confermato che Mosca li ha contattati per negoziare la pace basata sulla neutralità. - Il terzo giorno dopo l'invasione, sia Mosca che Kiev hanno confermato l'avvio di negoziati basati sul ripristino della neutralità ucraina. - Il portavoce degli Stati Uniti, Ned Price, ha sostenuto che gli Stati Uniti non potevano sostenere i negoziati di pace perché la guerra era molto più grande dell'Ucraina. - I mediatori israeliani e turchi presenti ai negoziati hanno confermato di essere vicini a un accordo, poiché la Russia sarebbe scesa a compromessi su tutto, tranne che sulla neutralità e sulla fine dell'espansionismo della NATO, ma gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno bloccato l'accordo, vedendovi un'opportunità per indebolire la Russia combattendo con gli ucraini. - Il capo del partito politico di Zelensky conferma che c'era un accordo, e anche l'ex consigliere di Zelensky conferma che c'era un accordo, ma gli americani sono riusciti a far combattere russi e ucraini tra loro ( could get the Russians and Ukrainians to fight each other). - L'ambasciatore ucraino Chalyi, che ha partecipato ai negoziati di pace, sostiene che Putin "ha fatto di tutto" per ottenere un accordo di pace e che erano molto vicini a un accordo prima che fosse rinviato.- Il generale Harald Kujat, ex capo dell'esercito tedesco e presidente del Comitato militare della NATO, sostiene che l'accordo era stato raggiunto prima che Stati Uniti e Regno Unito lo sabotassero dicendo a Zelensky che non avrebbero sostenuto l'accordo di pace, ma che gli avrebbero fornito tutte le armi necessarie per sconfiggere la Russia sul campo di battaglia. Secondo Kujat, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno visto un'opportunità per uccidere i russi e indebolire così un rivale strategico. È stata una campagna di propaganda incredibile, che ha fatto appello al meglio dell'umanità per fare il peggio. Hanno provocato una guerra e sabotato tutti i percorsi di pace per combattere la Russia fino all'ultimo ucraino, e l'hanno venduta al pubblico come "sostegno" e "aiuto" all'Ucraina. Quasi ogni politica "pro-ucraina" dal colpo di Stato del 2014 non ha avuto il sostegno della maggioranza degli ucraini ed è sempre finita in tragedia per la loro nazione. - L'unico motivo per cui ora ci è permesso parlare dei negoziati è che la NATO ha esaurito gli ucraini e la guerra è persa. L'opinione pubblica deve quindi essere preparata a un accordo dopo due anni in cui si è affermato che l'Ucraina sta vincendo, rifiutando anche solo di sedersi a parlare con la Russia. Assolutamente disgustoso e vergognoso! (Glenn Diesen, X, 17. 4. 24; il professore ed editore di politica economica riprende nel suo post la foto del giornale : Foreign Affairs). - Questa è un riassunto della narrazione a cui io ho dato ascolto in questi due anni (seguendo in primo luogo il giudizio di Aaron Maté); l’ho fatto perché mi sembrava più „verosimile“, non più „vera“ della narrazione guerriera. Ma anche se mi fossi sbagliato e questa narrazione non fosse per nulla corrispondente al vero, mi si dovrà dar atto che il mio unico motivo è stato la fedeltà all’invito del Papa di sostenerlo nella profezia della pace. 

„La guerra in Ucraina. Un attacco di missili russi su Chernihiv, a nord di Kiev, ha causato almeno 14 vittime e decine di feriti. Il raid ha seguito l'offensiva di Kiev contro l'aeroporto militare di Dzhankoy in Crimea, occupato dai russi, dove sono stati uccisi almeno 30 soldati. Dall’inizio del conflitto, ha calcolato la Bbc, la Russia avrebbe avuto 50 mila soldati morti al fronte. La prestigiosa rivista Foreign Affairs è tornata a scrivere sull’accordo possibile fra Ucraina e Russia solo due mesi dopo la guerra, che sarebbe stato impedito da Boris Johnson. In Italia ne scrive Il Fatto“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(In un ora libera) In riferimento alla guerra in Gaza: „Credo ci sia un sentimento di indignazione. Non voglio dire che le persone si identificano necessariamente con Hamas. Siamo in un gioco di sfumature. Ma le immagini dei civili, dei bambini e degli edifici bombardati trasmesse da Al Jazeera creano un sentimento di profonda indignazione e di rifiuto verso un ordine internazionale che non riesce a fermare la guerra. I più sfumati criticano il governo Netanyahu, i meno sfumati criticano lo Stato di Israele, mentre altri rifiutano gli ebrei. Credo che sia fondamentale, ancora una volta, distinguere tra i palestinesi e Hamas“ (Hassan Aourid, Politologo, romanziere, saggista, autore di libri in francese e in arabo, oltreché alto funzionario marocchino per più di vent’anni, Hassan Aourid è un intellettuale impegnato del dibattito panarabo e un osservatore qualificato dei rapporti tra le due sponde del Mediterraneo. L’abbiamo incontrato nel suo studio di Rabat e gli abbiamo chiesto una valutazione sulle implicazioni culturali e politiche del conflitto in Medio Oriente e sulla situazione del suo Paese.) (Oasis di oggi a cura di Michele Brignone). Per quanto riguarda il rapporto con Israele l’intellettuale marocchino precisa: „Il Marocco ha indubbiamente un passato e una presenza ebraica, e non possiamo ignorare questa dimensione. Ci sono stati concittadini di fede ebraica che hanno convissuto con i loro connazionali musulmani e che erano presenti anche nei momenti importanti, durante il protettorato, per esempio, e che hanno combattuto per l’indipendenza del Paese. Antropologicamente parlando, anche quando si analizzano i santi ebrei e quelli musulmani alla fine la grammatica è la stessa. Si ritrovano tutti nella ‚marocchinità‘. Alcuni ebrei marocchini hanno scelto di andare in Israele, ma hanno mantenuto un legame con il Marocco. È giusto che lo Stato marocchino riconosca questa dimensione, fa parte della storia. Ma quello che è stato costruito da entrambe le parti rischia di andare in crisi. Praticamente ogni giorno c’erano voli da Tel Aviv a Marrakech o Casablanca, ora non ci sono più. Non credo che tutto questo verrà veramente messo in discussione, ma sta di fatto che c’è una crisi. Credo sia fondamentale distinguere tra Israele e il governo israeliano. Molti marocchini fanno questa distinzione“. Sulla propria identità intellettuale Aourid ha risposto a Michele Brignone: „Marocchino. Scrivo in arabo, ma mi considero un intellettuale marocchino e potrei forse aggiungere maghrebino. Condivido molte cose con un algerino o un tunisino. Non ci sono barriere tra di noi. Ma a partire dall’Egitto c’è un modo diverso di vedere le cose, che non è solo linguistico e forse dipende da quella che i tedeschi chiamano “visione del mondo” – “Weltanschauung”. Non abbiamo la stessa visione delle cose. Si dice che l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono Paesi separati dalla stessa lingua, così come il Belgio non è necessariamente la Francia, o la Francia non è necessariamente il Canada o il Québec. Capisco il mondo arabo – l’arabità fa parte del Marocco – mi identifico con quelle che considero cause umane, con il mondo arabo condividiamo molte cose a livello culturale e sociale, oltre a diversi problemi, come ad esempio quello relativo al rapporto tra governanti e governati, ma credo che il Nord Africa abbia una propria identità, è la mia ancora identitaria, anche se non mi piace il discorso sulle identità. Tutto è in divenire“. Per quanto riguarda l’Occidente non pensa ad un „tramonto“, ma ad una „critica necessaria“ (necessaria sono però per lui anche le sfumature), che vede in questa differenziazione, un punto nodale: „Penso che in Occidente la situazione sia piuttosto sfumata. Non siamo più nel rifiuto totale dei palestinesi o degli arabi, o nella logica racchiusa nella famosa frase di Huntington “l’Occidente e il resto”, l’Occidente e gli altri. Siamo in un contesto più sfumato. Non penso più che ci troviamo in una versione aggiornata dello scontro di civiltà. C’è innegabilmente uno sguardo critico nei confronti dell’Occidente, in particolare nei confronti degli Stati Uniti, perché, per riprendere un’espressione di Régis Debray, “l’indirizzo dell’Occidente è la Casa Bianca”. E quando parliamo di Occidente, parliamo innanzitutto della NATO e del G7, non della filosofia illuminista. L’Occidente stesso guarda alla politica degli Stati Uniti in maniera molto critica, non più attraverso la lente dei doppi standard, ma attraverso quella di una certa schizofrenia, di un discorso che non è coerente con i fatti. Di chi dice una cosa e fa il contrario“. Ovviamente il tema della „filosofia illuminista“ è un tema sconfinato, ma è probabile che per esempio le critiche che alcuni giornalisti americani fanno agli USA (e che ho citato spesso in questo diario: Greenwald, Taibbi, Maté…) si basi sul giudizio, che gli USA stessi abbiano tradito la loro tradizione democratica e in un certo senso la filosofia illuminista, che come progetto di „emancipazione“ rimane forse anche il punto di riferimento ultimo di Žižek, anche se quest’ultimo, marxista come Maté, pensi anche ad un illuminismo dell’illuminismo. 

(Dopo la mia lezione di filosofia) La mia lezione aveva come tema la differenza tra interesse e relativismo (Habermas, Žižek), l’interesse ha a che fare con la conoscenza, mentre il relativismo distrugge la conoscenza. Faccio un passo indietro di cui non ho parlato nella lezione: La formula "negazione della negazione" è un concetto chiave nella filosofia di Hegel, che si riferisce al processo dialettico attraverso il quale si sviluppa il cambiamento e il progresso nel mondo e nella storia (in un certo senso esprime un programmo filosofico di emancipazione). In termini generali, la "negazione della negazione" indica che dopo che una cosa è stata negata o superata (la prima negazione), essa ritorna in una forma superiore o più sviluppata (la negazione della negazione). Quindi, in un certo senso, si tratta del superamento della negazione in un ulteriore stadio di sviluppo. In termini più specifici, la "negazione della negazione" rappresenta un momento di sintesi che emerge dal conflitto tra una tesi e la sua antitesi. Hegel sostiene che ogni concetto o idea contiene in sé una tensione interna o una contraddizione, che porta alla sua negazione. Tuttavia, questa negazione non è definitiva o distruttiva, ma piuttosto porta a un nuovo sviluppo o ad una sintesi che supera la contraddizione iniziale. Quindi, la "negazione della negazione" implica un movimento dialettico che porta a un avanzamento o a un progresso nella comprensione e nello sviluppo delle idee. Non si tratta necessariamente di negare il negativo in senso astratto, ma piuttosto di superare le contraddizioni e le limitazioni attraverso un processo di sviluppo dialettico che porta a una maggiore comprensione e realizzazione“. Un vero programma di emancipazione non può che prendere sul serio questa idea di Hegel. Ogni posizione, e ciò vale anche per le narrazioni, contiene una „tensione interna“, per questo la comprensione è sempre work in progress. A livello di conoscenza si tratta di prendere sul serio l’interesse che perseguiamo nel movimento conoscitivo, ma il nostro interesse è solo uno tra gli interessi in gioco, lo dico senza per questo cadere nel relativismo: nello scontro tra gli interessi vi è sempre una tensione. Noi possiamo anche negare una certa posizione o una certa narrazione, ma „essa ritorna in una forma superiore o più sviluppata“.  Žižek non ci fa riflettere solo su questo work in progress, ma anche sul fatto che alcuni interessi sono più nobili di altri, se non si vuole cadere nel relativismo più buio. Una verità che sia al di là degli interessi non è il tema di Žižek; ma se in qualche modo è possibile salvare la formula della „legittimità critica del moderno“ (Borghesi) ciò è secondo me possibile solo nella dialettica tra conoscenza ed interesse (cf. „La morte della verità“, già citata). Da un certo punto di vista bisogna superare Hegel in due sensi. 1) In primo luogo abbiamo più che mai bisogno non solo di una „negazione della negazione“ (come un processo razionale teleologico) ma di una vera e propria „dialettica dell’illuminismo“. „La "dialettica dell'illuminismo" di Adorno ed Horkheimer può essere vista come collegata al pensiero della "negazione della negazione" hegeliana in quanto entrambe coinvolgono una forma di dialettica che implica il superamento delle contraddizioni attraverso un processo di sviluppo.Tuttavia, ci sono anche differenze significative tra la prospettiva di Adorno ed Horkheimer e quella di Hegel. Mentre Hegel vedeva la dialettica come un processo razionale e teleologico che porta al progresso e alla realizzazione dell'Assoluto, Adorno ed Horkheimer adottano una prospettiva più critica e pessimistica sull'illuminismo e sulla modernità. Nella "dialettica dell'illuminismo", Adorno ed Horkheimer analizzano come l'illuminismo, con la sua enfasi sulla razionalità (anche in riferimento alla figura di Ulisse in Omero), sul controllo della natura e sulla tecnologia, abbia portato a una sorta di "razionalizzazione totale" che ha alienato gli individui, causando l'oppressione e la distruzione. In sintesi, mentre entrambi i concetti („negazione della negazione“ e „dialettica dell’illuminismo“) implicano una forma di dialettica che coinvolge la negazione e il superamento delle contraddizioni, la "dialettica dell'illuminismo" di Adorno ed Horkheimer si distingue per la sua analisi critica della modernità e per la sua enfasi sulle implicazioni negative dello sviluppo razionale. Senza una forma radicale di dialettica dell’illuminismo nel senso di Adorno ed Horkheimer, la „legittimità critica del moderno“ diventa troppo legittimità e troppo poco „critica“. 2) Per questo motivo sarà necessario formulare una vera e propria „dialettica negativa“. La "dialettica negativa" è un concetto centrale nella filosofia di Theodor W. Adorno, che rappresenta un'importante evoluzione della dialettica hegeliana. Mentre la dialettica hegeliana, come abbiamo visto, si basa sull'idea del progresso attraverso la contraddizione e la sintesi, la dialettica negativa di Adorno si concentra sulla critica della totalità e sulla negazione delle categorie tradizionali della dialettica stessa.Per Adorno, la dialettica negativa emerge come risposta alle condizioni del mondo moderno e alla crisi dell'illuminismo. Rifiutando l'idea di una sintesi armoniosa e di un progresso lineare, Adorno sostiene che la realtà moderna è caratterizzata dalla rottura, dalla frammentazione e dalla negatività. La dialettica negativa cerca di cogliere questa negatività e contraddizione senza cercare di risolverla in una nuova sintesi positiva. Invece di cercare una risoluzione sintetica delle opposizioni, la dialettica negativa di Adorno si immerge nella tensione e nella contraddizione stessa. Cerca di mettere in discussione le categorie e le certezze stabilite, rivelando la loro natura precaria e contingente. In questo modo, la dialettica negativa cerca di esporre le contraddizioni e le ingiustizie presenti nella società e nella cultura moderna, aprendo spazi per una critica radicale e per la riflessione critica. In sostanza, la dialettica negativa di Adorno rappresenta un tentativo di pensare al di là delle categorie tradizionali della dialettica e di affrontare la complessità e l'ambiguità del mondo moderno in modo critico e riflessivo. Senza questo tentativo di critica radicale ogni progetto di emancipazione corre il rischio di essere solamente una nuova forma di „sospensione ontologica“ (Ulrich), una nuova forma di astrazione che non coglie la dimensione teodrammatica del reale. Ovviamente anche Adorno per un cristiano può diventare una tentazione, ma se preso come „Impulso“ può ricordarci quello che in vero ogni pensatore cristiano dovrebbe sapere: non c’è pensiero realmente cristiano senza una reale „crisi dell’essere“, senza una vera „profezia“…Buona notte!  PS Con ragione Massimo Borghesi scrive in un suo articolo appena uscito: „È qui che le giuste osservazioni di Sequeri e di Righetto assumono tutto il loro rilievo. La sensibilità odierna, venata di inquietudine e di pessimismo, non indulge più alle sublimazioni ottimistiche di fine millennio quando, dopo la caduta del comunismo, il mondo era avvolto dal manto roseo della «New Age» e l’escatologia sembrava realizzarsi. Nel clima plumbeo che ci avvolge ciò che il mondo chiede alla fede è la salvezza dal male e dalla morte, la redenzione e la resurrezione. Chiede alla fede ciò che corrisponde alla sua natura. Un pensiero cattolico sorge da qui, dall’opposizione al male e alla morte, dalla comprensione del valore della carne di Dio come salvezza del mondo. Sorge, oggi, dall’opposizione alla guerra e dalla lotta per la pace. Un pensiero cattolico non lascia solo il Papa nella sua difesa della pace. Se questo accade, come è accaduto a Giovanni Paolo II nel 1991 e nel 2003, durante la prima e la seconda guerra contro l’Iraq quando molti cattolici si opposero al Papa in nome dei valori “occidentali”, allora significa che quel pensiero non esiste più. Esiste solo una fede privata che non più in grado di assumere un punto di vista critico sulla storia.“ - questo punto di vista critico e capacità di guardare il negativo, per un cattolico, giustamente, accade in direzione della Risurrezione e non si spegne in un nichilismo assoluto come quello di Adorno. 


(17.4.24;  ricorrenza del battesimo di Johanna, avvenuto il 17.4.1995; era un lunedì di Pasqua) " L'obbedienza alla sequela di Cristo, il servo umiliato. Il Figlio obbedisce al Padre nell'amore reciproco, anche se non lo sperimenterà più durante la Passione. In Sant'Ignazio di Loyola, questo riferimento cristologico, in cui risiede tutta la forza del monachesimo, riappare intatto. È il fulcro della testimonianza giovannea. Cristo appare (nella Regola di Benedetto) nel maestro come nel discepolo. I due aspetti inseparabili dell'obbedienza hanno il loro fondamento più profondo in Cristo. Da un lato, l'abate non potrebbe esigere un'obbedienza assoluta se non fosse autorizzato a farlo da Cristo. Egli lo rappresenta attraverso il suo ufficio di maestro e pastore, ed è tenuto a rappresentarlo dando l'esempio del Verbo fatto carne. D'altra parte, l'obbedienza che gli è dovuta non è meno cristologica perché deve essere resa incondizionatamente e senza riserve per amore di Cristo. Dopo tutto, Cristo è inseparabile in se stesso, il Logos che dà la legge e il servo umiliato. Nella fondamentale relazione monastica tra Maestro e discepolo, Cristo è presentato nella sua esistenza "drammatica" e in tutte le sue dimensioni complessive: nella sua sovranità divina e nella sua umiliazione fino all'ultimo posto (6° e 7° stadio dell'umiltà, cfr. tre vie dell'umiliazione). L'una non è possibile senza l'altra. (Hans Urs von Balthasar, Antologia-Servais SJ, 373-374). - fra qualche giorno terrò ai giovani della Casa Balthasar una serata su questa antologia del Padre Servais. Non voglio fare o meglio non voglio presentare un sistema. Io sono un uomo in cammino, in un esistenza storica specifica e abbastanza esposta, nella diaspora della Sassonia-Anhalt (ciò significa un contesto religioso con il 2 % di cattolici),  ormai abbastanza anziano e che si chiede quale sia la forma di obbedienza che Cristo vuole da lui. Sono cosciente che: „ l’amore si deve mostrare più nelle opere che nelle parole“ (Ignazio, Esercizi, 230); quindi nella mia esistenza in cammino, esistenza di un laico, dovrò, se voglio che la mia vita sia riuscita, dimostrare nelle opere che ho tentato e sto tentando di vivere nella modalità di un’ontologia dell’essere come amore gratuito (Ferdinand Ulrich)! Questo tentativo non accade nella „sospensione ontologica“ (Ulrich), nell’astrazione, ma sulla „piccola via“. Sono un laico che si confronta ancora oggi con la „forza del monachesimo“ di cui parla Balthasar, in primo luogo mantenendo un rapporto di amicizia con persone che vivono di questa forza, ma anche perché nessun matrimonio può durare per decenni, senza una comprensione della dimensione dell’obbedienza, nella modalità dell’amore e in questa „opposizione“ (Guardini) grande tra  „il Logos che dà la legge e il servo umiliato“; non si tratta per me di sostenere l’obbedienza come una forma di de-soggettivazione (Slavoj Žižek). E per quanto nella forma specifica dell’obbedienza monacale ci sia un percorso da fare in cui si obbedisce piuttosto al superiore che a se stesso, non si deve mai dimenticare il secondo avvertimento di Ignazio, che riguarda la „reciprocità“: „ l'amore consiste nella comunicazione tra le due parti, cioè nel fatto che l'amante dà e comunica all'amato quello che ha, o di quello che ha o può avere, e allo stesso modo fa l'amato verso l'amante: se il primo ha l'scienza, la darà a quello che non l'ha e così se ha onori, ricchezza, eccetera; lo stesso poi farà l'altro nei confronti del primo“ (Esercizi, 231). Balthasar lo dice in modo trinitario: „Il Figlio obbedisce al Padre nell'amore reciproco“; certo l’obbedienza monacale è quella del discepolo al maestro, ma anche il maestro è discepolo nei confronti dell’unico Maestro („…da un lato, l'abate non potrebbe esigere un'obbedienza assoluta se non fosse autorizzato a farlo da Cristo!“). Anche nel matrimonio gli sposi sanno che la reciprocità ha a volte la forma dell’obbedienza, in cui uno vede e l’altro non vede; la nostra esistenza storica è drammatica, „teodrammatica“. E le umiliazioni subite nella „piccola via“ sono forse le pietre miliari di ciò che chiamo „tentativo di santità“…Suscipe

Per quanto riguarda lo stallo in cui mi trovo con la Fraternità di Comunione e Liberazione direi che non nasce da una mancanza di obbedienza, ma da una mancanza di obbedienza della Fraternità alle parole del Santo Padre, pronunciate nel marzo del 2015, sul „decentramento del carisma“; parole che non sono state prese sul serio quasi da nessuno; questa disobbedienza o riduzione delle parole del Papa in un „gossip“ hanno bloccato il mio processo di appartenenza. Quindi è venuta a mancare secondo me la condizione prima dell’obbedienza: e cioè che chi la richiede deve anche obbedire; ad un livello solo formale io obbedisco (pago il fondo comune, leggo e rifletto sulla scuola di comunità…), come chi guida attualmente la Fraternità obbedisce, almeno a livello formale, al Santo Padre. Uso la parola stallo nel senso numero 6b proposto dalla „Treccani“: „6. a. Nel gioco degli scacchi, posizione del Re del giocatore che ha la mossa, quando, pur non essendo sottoposto a offesa nella casa in cui si trova, dovendo di necessità essere mosso, non può occupare altra casa senza esporsi alla presa da parte di un pezzo avversario (caso in cui la partita è patta). b. fig. Posizione, situazione di stallo, e assol. stallo, condizione di attesa e d’inazione forzata, soprattutto per non avere vie d’uscita o soluzioni alternative e risolutive: essere in una situazione di s., in una trattativa politica, economica, sindacale, e sim.; siamo allo s.: se uno dei due candidati non si ritira, nessuno dei due riesce ad avere la maggioranza necessaria“ (Treccani online). Da una parte c’è l’esperienza forte alla tomba di von Balthasar a Lucerna, che mi ha indicato un percorso con don Giussani; d’altra parte proprio le parole del Papa avrebbero permesso una reale obbedienza, cosa che invece essendo state ignorate, hanno bloccato il flusso vitale, che per me è in un’unione tra il carisma benedettino e quello ignaziano. Per quanto riguarda un’obbedienza più concreta è chiaro che nessuno può guidare come un „abate“ migliaia di persone; una cosa del genere non è seria. Ovviamente c’è anche la Fraternità di Cl in Germania, ma quasi tutti vivono in una situazione del tutto differente dalla mia e i pochi che hanno un’esperienza simile alla nostra (di mia moglie e mia), a parte qualche tentativo (per esempio si sono occupati di una mia studentessa che voleva fare un tirocinio in ambito giuridico), non hanno mai voluto un rapporto profondo con noi (piuttosto c’è stata un mistura di arroganza ed indifferenza, anche se probabilmente, qualora si siano fatti pensieri su di noi, hanno considerato me arrogante). Agghiacciante è stata, anche con qualche eccezione, l’indifferenza manifestata nei confronti del mio parroco, che aveva, certo con la sua soggettività, un reale interesse per CL. Come si può capire, nella mia obiezione, non si tratta di „ma“ o „però“, ma di una chiara decisione per quanto riguarda il discernimento, e di „stallo“ per quanto riguarda la via di uscita. Ci sono ancora alcuni contatti concreti: quelli con „Support International e.V.“ che finanzia un fondo Papa Francesco nella mia scuola, con cui abbiamo aiutato casi difficili e straordinari e poi in Italia con Gianni Mereghetti, che ha insisto perché scrivessi all’attuale presidente della Fraternità, Davide Prosperi, senza che ciò abbia avuto un qualsivoglia riscontro. E poi Renato Farina, che ascolta con tanta pazienza le mie difficoltà e che per esempio mi ha mandato gli appunti che mi hanno permesso di fare in modo quotidiano gli Esercizi a distanza, la settimana scorsa. Infine per quanto riguarda la Germania, ma non solo. Io ho visto per esempio nella „diaconia allargata“, a cui ero stato invitato per tre volte, una confusione tra l’obbedienza ecclesiale ed un giudizio storico, politico e religioso che ha accentuato ancor di più lo „stallo“ in cui mi trovavo e mi trovo; in un reale dialogo con il cuore del pontificato attuale (le tre profezie della pace, della casa comune e dei poveri) e con ciò che mi ha insegnato Adrian Walker, io mi sono trovato in un giudizio storico, politico e religioso del tutto differente della maggioranza dei ciellini (ma anche dei vescovi tedeschi): nel suo capitolo „Morte della verità“, di cui ho parlato ieri, Slavoj Žižek ne ha presentato una sua versione, che si distingue dalla mia perché il suo motivo ultimo è un’idea di emancipazione marxista, mentre io sono del tutto cristiano, anche se forse un cristiano materialista… il punto nodale è che il cristianesimo non può essere confuso con il cristianismo occidentale, anche se la cristianità in occidente non può essere ridotta al cristianismo. A livello di giudizi concreti sulla guerra le posizioni di tanti e le mie si sono rivelate in tutta la loro inconciliabilità; per esempio per me in Ucraina si sta combattendo una proxy war e non una guerra di liberazione del popolo ucraino… 

Le notizie del giorno, che Banfi riassume nel modo seguente, devono essere prese del tutto sul serio e il criterio con cui io le leggo è quello della „profezia della pace“ - anche la mia lettura di questi giorni di Ernst Jünger, tra l’altro, è al  servizio di essa, mai come in Jünger ho letto pagine così commoventi di rispetto del nemico, rispetto che i cosiddetti „pacifisti“ non hanno minimamente. Ma ecco Banfi: La risposta di Israele ci sarà, ma c’è ancora incertezza e divisioni all’interno dello stesso governo israeliano sulla scelta da compiere. Il cosiddetto gabinetto di guerra si è riunito ieri nuovamente e tornerà a farlo oggi. L’Iran ha annunciato che se Israele colpirà, la risposta sarà data da armi devastanti «mai usate prima», che agiranno in pochi secondi. Gli americani si aspettano «un’operazione limitata» delle forze armate israeliane, magari con attacchi mirati ai siti nucleari, come scrive oggi il Corriere, oppure anche solo all’estero, come contro le basi in Siria delle milizie sciite armate da Teheran. Quanto al fronte arabo, che è stato alleato di Tel Aviv durante l’attacco di domenica, sono i giordani a parlare per tutti: «Non accetteremo di diventare il campo di battaglia tra le due potenze». Fra l’altro la settimana prossima inizia Pesach, la Pasqua ebraica: quindi o ci sarà un’azione prima di domenica oppure l’attesa potrebbe prolungarsi per almeno dieci giorni. Proseguono intanto le violenze da parte dei coloni israeliani contro i villaggi palestinesi in Cisgiordania, sotto la supervisione dei soldati israeliani. L'Onu, riferisce oggi il Guardian, ha intimato all'esercito israeliano di smettere di sostenere gli attacchi dei coloni nei territori occupati. Il Manifesto tiene il conto aggiornato delle vittime palestinesi: 33 mila 483. Nei commenti di stamane Danilo Taino sul Corriere e Riccardo Redaelli su Avvenire esprimono lo stesso timore: che una reazione militare eccessiva di Israele provochi conseguenze imprevedibili. Come ha detto il capo della diplomazia Ue Josep Borrell: “Siamo sull’orlo dell’abisso”. Nel vertice a Pechino fra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente Xi Jinping, la Cina ha chiesto di riaprire il dialogo diplomatico per arrivare ad una soluzione negoziale della guerra in Ucraina. È il nuovo tentativo di Pechino per aprire una nuova fase oppure si tratta solo di propaganda? Si capirà nelle prossime settimane“ (Alessandro Banfi).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho letto nel settimanale „Der Freitag“ (gemellato con The Guardian) un servizio, della settimana scorsa, sullo sfruttamento degli ucraini in Germania, che ho proposto al mio allievo ucraino, nella nostra ora di tedesco, che mi ha raccontato che anche in Zeitz solo una minoranza di ucraini ha un lavoro. Nel giornale si è parlato degli stipendi troppo bassi, di contratti inesistenti e di una situazione che non tiene per nulla conto anche della professionalità di tanti migranti ucraini. Anche a scuola in alcune materie Ilia non può usare un traduttore automatico e questo fa parte anche delle piccole e grandi ingiustizie subite dagli ucraini e dagli migranti in Germania…certamente ci sono anche esperienze positive, ma di questo non parlavano le due pagine del „Der Freitag“… 

Sto trattando con le mie due none classi il tema della persecuzione e il martirio dei cristiani e in questo contesto ho letto e commentato At 7,51-60; l’idea che una persona possa perdonare chi gli ha fatto del male, così tanto male come a Stefano è del tutto estranea ai ragazzi, una ragazza ha posto addirittura una domanda su questa stranezza di Stefano. Questo significa „un tempo dopo Gesù, senza Gesù“, un tempo che nella nostra regione dura per lo meno a partire dal 1933. 

(Dopo) "Così ci tocca fino all’assurdo che oggi la volontà guerriera, il possesso di un gigantesco apparato tecnico, venga utilizzato quasi esclusivamente per incrementare il fuoco, mentre il movimento in battaglia è ancora atteso in larga misura dall'energia primitiva, dalla forza muscolare di uomini e cavalli" (Ernst Jünger, Feuer und Bewegung (fuoco e movimento), 1930, edizione citata, 114). Dal 1930 ad oggi le capacità tecniche di movimento sono cresciute:  non solo le tecniche dell’artiglieria (fuoco), ma anche quella produzione nell’ambito del „movimento“, di cui parlava Jünger nel 1930, è cresciuta, eppure l’uso dell’energia primitiva di così tanti uomini (giovani suppongo) nella guerra tra Ucraina e Russia rimane un fatto, se si tiene conto delle tante persone uccise. Ovviamente da questo punto di vista le remore etiche ad usare o meno certe armi, o meglio nel fornirle all’esercito ucraino, forse contribuiscono anche al perdurare della guerra e così della morte, d’altra parte le stesse remore etiche sono di aiuto se si tiene conto dell’ immense capacità tecniche odierne, fino alla tecnica nucleare, che è un salto di qualità sull’uso dei gas di cui parlava Jünger…Una frase di Jünger mi ha fatto anche riflettere molto: "La battaglia non solo utilizza la macchina in misura crescente, ma è anche permeata nel suo insieme dallo spirito che crea le macchine" (ibid. 116). Questo spirito non permette alcuna „sovraessenzialità“ (Ulrich), lo spirito delle macchine serve l’essenza della guerra oppure e l’essenza della guerra che si serve dello spirito delle macchine o semplicemente della „macchina“ (Kingsnorth). La domanda che non si può non porre la „profezia della pace“ (non il pacifismo) è se essa possa essere espressione di un o spirito più forte e potente (non solo di remore etiche), pur nell’impotenza, dello spirito della guerra: „beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio“ („μακάριοι οἱ εἰρηνοποιοί, ὅτι αὐτοὶ υἱοὶ θεοῦ κληθήσονται.“) - gli  operatori di pace lo sono solo se sono „poveri in spirito“ („Μακάριοι οἱ πτωχοὶ τῷ πνεύματι“). Credo che in questa povertà, si esprima il possesso del „regno dei cieli“ („ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν“). VSSvpM! 

(Sera) Una lettera di mio papà a mia mamma! Stamattina mia mamma, mettendo a posto un comodino, ha trovato una lettera che mio papà le aveva scritto, tanti anni fa, quando era in giro per uno dei suoi viaggi, a i quali mia mamma non voleva partecipare; mi ha detto che questa lettera le ha donato tanta gioia e che se le avesse letta allora sarebbe forse stata meno intimorita da mio padre. 

Quello che sta facendo l’amministrazione Netanjahu, credo anche dal punto di vista di un soldato, è una vera e propria Schweinerei (porcheria). Una porcheria criminale! 33.483 vittime, tra cui tanti bambini e civilisti! Questo è davvero un tema per la Corte internazionale di giustizia dell’Aia. 

„Sebbene ora esista un consenso piuttosto generale sull’importanza ed anche sulla portata normativa della dignità e del valore unico e trascendente di ogni essere umano, l’espressione “dignità della persona umana” rischia sovente di prestarsi a molti significati e dunque a possibili equivoci e «contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani […] sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza».Tutto questo ci porta a riconoscere la possibilità di una quadruplice distinzione del concetto di dignità: dignità ontologica, dignità morale, dignità sociale ed infine dignità esistenziale. Il senso più importante è quello legato alla dignità ontologica che compete alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere e di essere voluta, creata e amata da Dio. Questa dignità non può mai essere cancellata e resta valida al di là di ogni circostanza in cui i singoli possano venirsi a trovare. Quando si parla di dignità morale ci si riferisce, invece, all’esercizio della libertà da parte della creatura umana. Quest’ultima, pur dotata di coscienza, resta sempre aperta alla possibilità di agire contro di essa. Facendo così, l’essere umano si comporta in un modo che “non è degno” della sua natura di creatura amata da Dio e chiamata all’amore degli altri. Ma questa possibilità esiste. Non solo. La storia ci attesta che l’esercizio della libertà contro la legge dell’amore rivelata dal Vangelo può raggiungere vette incalcolabili di male inferto agli altri. Quando questo accade, ci si trova davanti a persone che sembrano aver perduto ogni traccia di umanità, ogni traccia di dignità. Al riguardo, la distinzione qui introdotta ci aiuta a discernere proprio tra l’aspetto della dignità morale che può essere di fatto “perduta” e l’aspetto della dignità ontologica che non può mai essere annullata. Ed è proprio in ragione di quest’ultima che si dovrà con tutte le forze lavorare perché tutti coloro che hanno compiuto il male possano ravvedersi e convertirsi.“ (DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 7) - se ricordo bene un argomento di Robert Spaemann, la dignità ontologica dell’uomo può essere argomentata teologicamente, ma ha un suo telos all’interno dell’umano stesso: teologia senza teleologia è magia! Comunque il passaggio qui sopra citato è molto convincente e buono! Si tratta di una dichiarazione ecclesiale e non di un’opera filosofica. 

(16.4.24; tempo pasquale;  97esimo compleanno di Benedetto XVI, Joseph Alois Ratzinger) Nella questione dell’aborto, come filosofo (non come esperto, ma come uomo pensante), sono per me decisivi due argomenti: in primo luogo la differenza tra cose e persone; delle cose possiamo servircene, non delle persone. E poi la serietà della riflessione filosofica stessa sull’argomento. Quando la commissione governativa (MZ di oggi) suggerisce di de-criminalizzare la legge sull’aborto non è priva di  quel „momento di verità“ che io cerco in tutti gli argomenti; di fatto con grande probabilità non è solo una persone che compie questo crimine. Quando si tratta una persona come una cosa è chiaro, però, che si compie un crimine. L’argomentazione della commissione poi a me sembra avere carattere magico: come mai all’inizio del processo l’aborto non è un crimine e poi lo diventa? Suppongo perché la commissione pensa che una cosa diventi nel percorso dell'evoluzione del feto una persona. E questo è magia, non pensiero. Si potrebbe obiettare che anche l’ovulo e lo sperma sono solo qualcosa, ma sono allo stesso tempo un materiale con una certa potenzialità, che altri materiali non hanno. E si potrebbe obbiettare che che anche Tommaso d’Aquino ha pensato che l’anima giungesse nel corpo del feto dopo un determinato tipo di tempo, ma ciò aveva a che fare con la filosofia di Aristotele e non con la magia. Ovviamente „Tommaso d'Aquino, un influente teologo e filosofo cristiano del XIII secolo, non era a conoscenza dei dettagli precisi dello sviluppo embrionale come lo siamo oggi. La sua concezione del momento in cui l'anima umana entrasse nel corpo del feto si basava sulla sua interpretazione della filosofia aristotelica e delle sue idee sulla formazione dell'essere umano. Secondo l'insegnamento di Aristotele, l'anima umana era considerata l'essenza o la forma sostanziale di un essere umano, e l'anima veniva vista come la causa del movimento e della vita. Aristotele credeva che l'anima fosse presente dal momento della concezione, ma non era chiaro su quando precisamente avvenisse la formazione dell’anima. Tommaso d'Aquino, seguendo questa linea di pensiero, riteneva che l'anima umana fosse presente fin dall'inizio del processo di concezione, ma che la sua completa integrazione nel corpo del feto avvenisse solo dopo un certo periodo di tempo. Tommaso non specificò un numero preciso di giorni, ma alcuni teologi medievali, seguendo il pensiero di Tommaso, suggerirono che l'anima entrasse nel corpo del feto dopo un periodo di tempo variabile, spesso associato al concetto di "animazione", che poteva essere interpretato come alcuni giorni dopo il concepimento. Tuttavia, è importante notare che queste opinioni erano basate sulla comprensione filosofica e teologica dell'epoca e non sulle conoscenze scientifiche moderne dello sviluppo embrionale. La scienza contemporanea ci ha fornito una comprensione più dettagliata del processo di sviluppo embrionale, inclusi i tempi precisi di diversi eventi nello sviluppo fetale, come la formazione del sistema nervoso e il battito cardiaco, che avvengono entro poche settimane dopo il concepimento“ (Chatgpt). „Sistema nervoso“ e „battito cardiaco“ non sono „cose“, ma elementi precisi dello sviluppo, come quello dell’udito che accade molto presto, sono per dire indicazioni di un processo dello sviluppo di una persona. Quando guardo la foto di mia figlia e mio figlio sulla scrivania, so che quelle persone che sono hanno avuto inizio nell’amore di mia moglie e mio, che si è servito della materialità del nostro corpo, in primis di quel materiale, sperma e ovulo, che ha la potenzialità, nel congiungimento, di diventare vita, in un processo (il toccarsi reciproco del naso non ha ha la stessa potenzialità). A livello scientifico sarà necessario specificare le fasi, ma nella percezione della forma e della materia dell’uomo pensante si tratta di un’unità: nel contatto tra il barattolo di chewing-gum e il contenitore di plastica sottile dei  fazzoletti per pulirsi il naso, che si trovano anche sulla mia scrivania, non nascerà mai una persona.

Per quanto riguarda il discorso sui sessi è vero che il sesso non è solo in funzione della procreazione, ma è un linguaggio con cui esprimiamo il nostro desiderio di vita; quando Jünger racconta di uno studente tedesco e di una contadina francese che nel fienile fanno l’amore parla di un evento che dona vita e calore nelle pause della „battaglia dei materiali“; non si tratta di emancipazione sessuale, ma di vita per l’appunto. L’ermeneutica del peccato (questa è solo l’opposizione non feconda dell’emancipazione sessuale, senza entrare qui nella questione se viene prima l’uovo o la gallina) non ha evitato le catastrofi (come la pedofilia) e non serve a nulla; anche ricordare in continuazione che la pornografia è peccato, non serve a nulla; è del tutto farisaico e non centra il problema, sebbene la pornografia è certamente solo un surrogato, che non dona né vita né calore. Al massimo esprime la perversione polimorfe della sessualità, che prima di essere rappresentata pornograficamente, è nell’inconscio stesso…

PS in tutte queste questioni riguardanti l’aborto e il sesso non vorrei mai perdere quella che Tommaso chiama: simplex apprehensio della quidditas rei materialis.

Nel numero 2279 del 1959 di „Terra e cielo“ III Adrienne racconta del primo incontro nel 1940 con Hans Urs; si sono conosciuti perché a Basilea negli ospedali per le donne c’era una discussione complessa sull’aborto. È molto interessante che un teologo telefoni ad un medico per questa questione. Credo che anche per me sarebbe davvero interessante un dialogo con un medico cristiano sul tema aborto (qualche buona discussione l’ho avuta con mio figlio). Questa occasione permette ad Adrienne, che deve fare un atto di coraggio per questo, di dire ad Hans Urs che lei crede che deve diventare cattolica. Balthasar dapprima non è molto interessato alla cosa. Ma poi comincia la guida spirituale; indicazioni sul Padre nostro, che Adrienne non poteva più pregare dopo la morte del suo primo marito (come so da un racconto di Balthasar); riflessione sui peccati, che Adrienne compie in modo „universale“; lettura della Bibbia; insegnamento religioso…

Ieri con Konstanze abbiamo prenotato le stanze di albergo per il matrimonio della Johanna ed alla cena mi ha raccontato di una accompagnatrice educativa (accompagna un ragazzo che ha difficoltà a scuola) nella sua lezione, che si è comportata in modo non corretto…in queste situazioni non sono molto di aiuto, sono nervoso, reagisco in modo esagerato….questo lo scrivo tanto per parlare dei miei peccati.

Abba nostro…

(Dopo) Chiedo Dio la forza di Gesù che dorme! 

 „Il soffermarsi“ del pensiero nell’idealità dell’essere implica il pericolo della scissione della realtà materiale, insomma di quella dimensione, nella quale l’uomo è in cammino storicamente già da sempre come spirito corporale. Per questo motivo sarebbe stata assunta l’astrazione del movimento e del finis: la ragione si fisserebbe nella sospensione dell’essere e non sarebbe aperta alla nullificazione di esso in nome del senso necessario dell’essere e ciò significherebbe che essa sarebbe tirata dentro in modo ancora più profondo nel „movimento“ della ratio e poiché l’astrazione è staccata, sostanzializzata dalla materia e dal movimento dell’essere in modo fin troppo semplice come „simplex et completum“ in questo modo essa porterebbe la ragione sotto il dominio della ratio“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 457) - un’ermeneutica che non aiuti a comprendere l’uomo in cammino storicamente già da sempre come spirito corporale, è per l’appunto solo un’astrazione e per nulla un cammino alla santità.  

"Meglio una grande bugia che una realtà in cui si mescolano bugie e verità" (Slavoj Žižek, La morte della verità, in "Il sesso e l'assoluto mancato", 127-130) - così il filosofo sloveno riassume i desideri del mainstream liberale, proponendo un’analisi geniale 1) del rapporto tra fondamentalismo cristiano (si dicono le bugie in nome di Gesù) e la correttezza politica (si dicono le bugie in nome del liberalismo); 2) dei media digitali, nei quali più o meno piccoli gruppi si accontentano di teorie cospirative e astrusità simili; 3) del decostruttivismo o relativismo storico in cui tutte le narrazioni sono uguali. No, le narrazioni non sono tutte uguali. Alcune narrazioni sono più "veritiere" di altre afferma Žižek  e discernimento significa comprendere la differenza tra conoscenza ed interesse (Habermas). Poi vi sono alcune narrazioni che contengono momenti di verità, ma che sono ugualmente espressione di una grande menzogna (fa l’esempio dell’antisemitismo). Infine dice una cosa che deve essere pensata bene fino in fondo: "In Occidente, regnava la verità (o la grande menzogna) liberal-democratica (rivolta a sinistra o a destra). Oggi possiamo vedere come l'ondata di populismo che ha scosso l'establishment politico stia distruggendo anche la verità o la menzogna che alimentava ideologicamente questo establishment stesso" (ibidem, 129). Non ci rimane che rimanere in cammino e salvaguardare per quanto ci è possibile la simplex apprehensio della quidditas rei materialis.

„Ci sarà una ritorsione di Israele. L’attacco di droni e missili iraniani sarà vendicato. La decisione è stata presa ufficialmente. Non si sa quando, come e dove ma l’attacco “inevitabile” all’Iran sarà portato a compimento“ (Banfi, versione odierna). 

(Notte) Davanti al Santissimo ho meditato questo verso: „⸀Εἶπεν αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς· Ἐγώ εἰμι ὁ ἄρτος τῆς ζωῆς· ὁ ἐρχόμενος πρὸς ἐμὲ οὐ μὴ πεινάσῃ, καὶ ὁ πιστεύων εἰς ⸀ἐμὲ οὐ μὴ ⸀διψήσει πώποτε“ (Gesù rispose loro: „io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete mai“ (Gv 6,35). Il pane della vita (ὁ ἄρτος τῆς ζωῆς·) era li davanti a me: eppure la fame e la sete non sono diminuite in me, quindi devo „lavorare“ sui due punti: „…ἐρχόμενος πρὸς“ (venire presso lui) „ πιστεύων εἰς“ (credere in lui). Vorrei andare ora dal mio Gesù che dorme. „Perché tutto è grazia“ (Bernanos) - e questo non è sovranaturalismo, ma Vangelo puro, che non mi impedisce per nulla di fare un’ermeneutica dell’esistenza storica…

(15.1.24 - Tempo pasquale) Adrienne ha una visione: "... e tutto questo avviene nella luce che emana orizzontalmente dalla Madre di Dio. Come se tutta la santità fosse uno strato determinato essenzialmente dalla sua luce. Tutti coloro che si trovano in questa zona sono santi, ed è ormai irrilevante che siano grandi o piccoli santi. E ora potete vedere che tutti i santi insieme portano la Chiesa, e la Chiesa è al di sopra dei santi. La portano come un fardello, esercitano tutte le loro forze per portarla. E la portano come una corona; forma la loro aureola comune e la luce che emana da loro. Ma devono fare uno sforzo. Questo è forse ancora una volta un concetto terreno che viene mostrato qui, perché noi facciamo uno sforzo. E la Chiesa riceve lo sforzo dei santi. E all'improvviso la Madre di Dio era talmente un tutt'uno con la Chiesa da ricevere la luce allo stesso tempo. Lei, la Madre Chiesa, è portata dai santi del cielo e allo stesso tempo dalla comunione dei santi, che viene visibile nella Chiesa. Così l'aldilà e questo mondo sono uniti per portare, lavorare, irradiare. Portare e irradiare diventano una cosa sola. Poi all'improvviso, in mezzo a questo, un piccolo percorso attraverso tutti i tipi di chiese terrene, che sono tutte la Chiesa, e la comunione dei santi è rappresentata dalla fede e dalla pietà dei singoli, e diventa per il momento come irrilevante che siano piccoli o grandi peccatori, perché essi sono la Communio Sanctorum" (Adrienne von Speyr, Erde und Himmel III, 1. 11.1959, numero 2278) - e in cielo si rivela definitivamente l'unità tra la natura e la missione dei santi, per cui "è nell'eternità che ogni santo deve riscoprire il volto di ogni santo" (Adrienne, ibid.). Credo che sia qualcosa di simile che C.S. Lewis intende con il suo „surprised by Joy“. Questo diario porta il sottotitolo „tentativo di santità“. La Chiesa esamina se in un santo ci sia „ortodossia“, ma credo sia anche necessario discernere se ci sia anche „rischio“: ortodossia senza rischio è tradizionalismo infedele al nuovo; rischio senza ortodossia è progressismo infedele alla tradizione. Ieri in dialogo con Slavoj Žižek ho scritto che dobbiamo ereditare la differenza tra philosophieren e Philosophie. La filosofia per il cristiano è Cristo stesso (Balthasar), ma Cristo è „id quod maius cogitari nequit“; per questo i cristiani non devono ripetere solo pensieri altrui (Cristo non è un pensiero, ma il Logos universale e concreto), ma rischiare; questo significa philosophieren. Anche in questo senso i Suoi (di Cristo) possono fare cose più grandi di lui! 

"Il pastore John Hagee dice che i missili iraniani sono l'inizio profetico della guerra "Gog e Magog" della Bibbia (che si concluderà con il ritorno di Gesù e la morte o la conversione degli ebrei). Dice che si recherà a Washington per fare pressioni sui legislatori affinché non "si attenui" e si sostenga Israele. Chiede soldi". (Lee Fang, X, 15.4.24) 

„«Seguo nella preghiera e con preoccupazione, anche dolore, le notizie giunte nelle ultime ore sull’aggravamento della situazione in Israele a causa dell’intervento da parte dell’Iran», ha detto Papa Francesco al Regina Coeli di ieri. E ha aggiunto: «Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio Oriente in un conflitto bellico ancora più grande». Bergoglio ha anche auspicato che «tutte le nazioni si schierino invece dalla parte della pace e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza. È un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto». La posizione del Papa, per una volta, è nella sostanza condivisa dagli alleati occidentali del G7 e soprattutto dal presidente americano Joe Biden, che è intervenuto personalmente ieri per convincere Benjamin Netanyahu a non produrre una nuova reazione militare al bombardamento iraniano. Il gabinetto di guerra del governo israeliano non ha deciso azioni immediato ma ha preparato “piani di attacco e di difesa”. Impressionante il successo militare israeliano: una pioggia di 331 ordigni fra droni kamikaze, missili balistici e missili da crociera a guida satellitare non sono riusciti a bucare l’ombrello di difesa messo in piedi da Tel Aviv. Fondamentale l’aiuto occidentale, dei servizi segreti e non solo, ma anche molto importante (…) è stata la discesa in campo di alcuni Paesi arabi, con la Giordania in prima fila. Da questo punto di vista Israele incassa una doppia vittoria: militare e diplomatica. Mentre l’Iran (con quella dichiarazione ufficiale all’Onu: per noi è finita qui, forse chiesta da Cina e Russia) dimostra debolezza militare e sfoggio propagandistico, soprattutto in chiave interna, che fanno intuire debolezze e divisioni nel regime degli ayatollah. Teheran oggi appare più isolata di prima“ (Banfi, versione odierna) - io sono molto grato per il servizio giornalistico di Banfi, che ha ovviamente un’esperienza molto più grande della mia in ambito giornalistico, allo stesso tempo sono sempre stupito con quale ingenuità venga interpretata la politica guerrafondaia di Biden. Purtroppo nel mondo cattolico non vi è per nulla un tentativo „rischioso“ (nel senso spiegato qui sopra) di separare davvero l’Occidente dalla posizione vaticana. 

"Possiamo aspettarci una de-escalation? - L'Iran sostiene che il suo attacco di rappresaglia è finito e la deterrenza è stata ripristinata - Sia l'Iran che Israele rivendicano la „vittoria" - Biden dice a Israele: "Avete vinto, prendete la vittoria" e avverte che gli Stati Uniti non sosterranno un attacco all’Iran. - Israele si ritirerà?" (Glenn Diesen, X, 14.4.24) 

A differenza di Slavoj Žižek (Sex und das verfehlte Absolute, Darmstadt 2020, 120-126) Ulrich (Homo Abyssus, 455-456) non distingue tra „una fenomenologia dello spirito“  tradizionale ed una „Scienza della logica“ rivoluzionaria“ in Hegel, sebbene anche Slavoj Žižek veda in Hegel una logica solo scolastica, pura, quella presentata nell’“Enciclopedia delle scienze filosofiche“ e quella rivoluzionaria della „Scienza della logica“, ma in entrambi i filosofi c’è una senso radicale della „crisi dell’essere“, che Slavoj Žižek chiama parallasse (buco nell’essere) e Ferdinand Ulrich „exinanitio dell’essere“. Per entrambe gli autori è del tutto solo accademica, solo conformata un’idea di „logica pura“ e di „puro completum et simplex“, di „pensiero solo universitario“ non considerare il „non subsistens“, la parallasse dell’essere. In entrambi si compie il rischio del philosophieren, non solo una ripetizione della tradizione… per il primo marxista, per il secondo cristiana. 

Abba nostro…

(Notte) Ernst Jünger è un soldato! Ed io imparo tanto da lui, perché non ho minimamente il coraggio che ha avuto e che in cielo sicuramente ancora ha. "Ma che razza di persone sono quelle che non si sentono all'altezza del loro tempo?". (Ernst Jünger, 1922/1926). Ecco la domanda riguarda me! Oggi ho messo in nuovi vasi tre piante che si trovano costrette dai vasi originari; è un’azione ordinaria, ma che può aiutare a prendere sul serio il giorno, a sentirsi all’altezza, non dico del mio tempo, ma almeno degli adolescenti che incontro ogni giorno! E poi una frase come questa: „la morte per una convinzione è la più grande realizzazione. È una confessione, un’azione, un compimento, fede, amore, speranza e meta“. Certo c’è un abbandono che è ancora più grande che un azione, e senza la exinanitio la volontà di potenza è solo violenza; ma in vero non è il problema di Jünger la violenza, perché lui non pensa per nulla ad una lotta che non coinvolga la dimensione interiore…Buona notte! 

(14.4.23; Terza Domenica di Pasqua) Il messaggio che mi giunge da Rimini può essere riassunta con questa frase: „In questa terra non si appartiene a Cristo se non nella speranza. Perciò è nell'educazione alla speranza che si penetra l'esperienza della redenzione.“ (Luigi Giussani, 1961).Sono molto grato a Renato che mi ha mandato i suoi  „appunti miseri“, in vero per me molto preziosi. Il saggio di don Giussani che mi ha mandato ieri, quello che termina con la frase qui sopra citata, è molto utile: traccia un percorso dalla speranza a Cristo e discerne due tentazioni:  quella stoica e quella positivistica. Quella stoica è melanconico ‚realista’, si basa sulle „necessità“ che devono essere accolte senza pianto né riso (Giussani cita invece Agostino che afferma che il cristiano piange e ride). Una scuola dell’atarassia che nulla ha a che fare con il grido di Cristo sulla Croce. Ma neppure con la gioia della risurrezione. Quella positivista è quella del paradigma tecnocratico: ci educhiamo non alla speranza, ma a determinare precisamente le mete che vogliamo raggiungere e dimentichiamo, se non teoricamente, praticamente la tensione del senso religioso. In un mondo come il nostro, che, se ho capit N.S. Lyons (1) non è neppure pagano,  e sul quale si ha la sensazione di sedere su una polveriera e in cui la classe dirigente e manageriale ci assicura che è proprio così (Biden ci ha avvertito che l’Iran attaccherà Israele e Putin che sosterrà l’Iran, se gli USA sosteranno Israele), non dobbiamo perdere la speranza, come diceva il gesuita ubriaco di Walker Percy, nella „sindrome di Thanatos“ e come ci ricorda mons. Paccosi!   

  1. Parlando di un suo saggio uscito in „First Things“ (Dark Entchatment)      lo riassume così: „Si tratta in parte di una recensione del nuovo libro di John Daniel Davidson, Pagan America, che esplora l'idea che attualmente stiamo vivendo un'inversione della società dalla cristianità al paganesimo - una tesi che, per varie ragioni, non trovo del tutto convincente. Il nostro mondo modernista, fioco e pallido, non potrebbe essere più diverso da quello dei pagani. Qui tutto è stato ridotto a mera materia, mossa dalla collisione di atomi. Non c'è significato nel vento. Non ci sono spiriti negli alberi né storie nelle stelle. Non riusciamo più a vederli. Né per la maggior parte di noi Dio sembra, come i primi cristiani sentivano profondamente, permeare ogni respiro e ogni pietra della creazione con la sua energia, presente contemporaneamente in tutte le cose e al di là di tutte le cose. Il nostro è un mondo profano e meccanicistico (Ours is a profane, mechanistic world), un mondo morto, in cui la grande maggioranza di noi ha perso, forse letteralmente, la capacità di percepire che è ancora vivo. Al contrario, nel nostro materialismo scialbo, la maggior parte di noi vive in una sorta di realtà virtuale autoimposta, ossessionata dalla prevedibilità e dal controllo tecnocratico(in a kind of self-imposed virtual reality, obsessed with predictability and technocratic control.). Tuttavia, dopo aver tirato in ballo C.S. Lewis e Oswald Spengler per un po', concludo che sembra che "qualcosa" stia accadendo allo Zeitgeist. I venti del cambiamento sono ora nell'aria. "L'intero edificio della modernità è in crisi", come ho detto, e il materialismo è messo in discussione ovunque. Ma questo, sostengo, dovrebbe essere motivo di speranza quanto di paura“(for hope as for fear).                     

Ecco gli appunti di Renato, con qualche commento mio tra {…}: „Ultimo paragrafo del saggio 1961 di don Giussani, riguardante il sublime nella vita di ogni giorno. Rendere sacra ogni cosa = il sacrificio. In „Si può vivere così“ - il sentimento che nasce nel l’uomo che vive nella speranza : la fiducia. Che cosa la può ostacolare, qualcosa che già possediamo: I soldi i capelli, il saper cantare ( per me il saper scrivere!). La povertà è l’antidoto, il non possesso di cose a cui ci attacchiamo, a certo beni presenti scelti come comodi a noi, ciò che ci dà sicurezze. La speranza si riduce a ciò che noi vogliamo. Non esiste l’et et: i soldi e Cristo. No, qui c’è l’aut aut {Questo è un passaggio importante. Certo di fatto è così, viviamo in un et et; ma ciò ci può svuotare; è vero che i soldi ricevuti dall’eredità di mio padre mi danno sicurezza, di poter andare in pensione con 65 invece che con 66 anni; ed anche per mia moglie, che ha sette anni meno di me; ma la speranza è Cristo, non quei soldi; per questo ho mandato una certa somma alla elemosineria vaticana}. Vale anche il nostro affidarci per il futuro a una nostra immagine di carisma, non in base alla oggettività del giudizio {Io mi sono fidato dell’oggettività del giudizio del Papa nel primo incontro del marzo del 2015 in cui aveva parlato di decentramento dal carisma, e così ho agito}. Qualcosa che ci è dato, non è alla nostra mercé. La povertà! Su cosa si basa? Sul fatto che la promessa si basa su Lui, che sai la manterrà. Francesco di Chesterton. Il ribaltamento del giullare. Guarda camminando sulle mani: le mura appaiono fragili. Allora sei grato a Dio che non l’ha lasciata cadere. Vedere tutto appeso all’amore che ce lo sta donando ora. Come Pietro che guardava crocifisso e capovolto. Povertà stare davanti a tutto ricevendolo. Il mistico vede le cose nel loro uscire da Dio. Chi ha avuto la visione della città capovolta la vede nel suo giusto verso.La gioia di Dio nasce dal sapere che tutto è dono, che nasce dall’amore incontaminato di Dio. Giussani dalla certezza che tutto è grazia, senza essere attaccati a nessuna cosa: la letizia, Dio in questo momento sta sostenendo tutto. Solo Dio basta! Quid animo satis. La verginità = povertà: dare tutto sé, non possedere nulla. “Dopo Dio e il firmamento, Chiara”. Abbandono di sé. Non è come donare, che pare sempre coltivare il diritto alla gratitudine. No. Abbandono, senza pretesa. “Il tempo si è fatto breve… passa la scena di questo mondo”. Non è la rinuncia. Ma il guardare tutto come dono appeso a Dio. “ La povertà è destinata a riempire tutto il mondo di fiducia. Il contrario di essere sospesi su un vuoto. È essere sospesi su un pieno”.Affidarsi al Destino fino all’abbandono, questa è la speranza bambina che ottiene tutto quello che vuole. Guardare in faccia a Cristo invece di fare progetti di perfezione. “Tutto posso in Colui in cui ripongo la mia forza”. La tentazione di dare per scontato nell’ alveo del fiume giusto, poi però senza desiderare di cambiare. Essere voluti e perdonati così è già la festa. Dalla festa alla missione…La lettera a Diognèto del giorno d’oggi.“La loro testimonianza è la loro forma di vivere” {Cerco di abbandonarmi completamente in questa esperienza della diaspora che il Signore mi ha dato da vivere. Ma mi accorgo come i giudizi miei sono di forza, piuttosto che di spirito di finezza. Per questo ieri nella serata del Gewandhaus mit è piaciuta istintivamente di più il mezzo soprano lituano Eglè Wyss, che il soprano ungherese Brigitta Simon…}. 

Abba nostro…

 "Ma quando ci scontriamo nella nube di fuoco e fumo, diventiamo una cosa sola, siamo due parti di un'unica forza, fuse in un unico corpo. Un corpo solo - questa è una parabola di tipo speciale. Chi la comprende afferma se stesso e il nemico, vive nel tutto e nelle parti allo stesso tempo. Può immaginare una divinità che lascia scorrere questi fili colorati tra le sue mani - con un volto sorridente" (Ernst Jünger, Der Kampf als innere Erlebnis, 97). - Non ho mai sentito un nemico parlare con tanto amore! 

(Dopo) „Le notizie dell’ultima ora incalzano. La ritorsione dell’Iran all’attacco al consolato di Damasco si è materializzata con il lancio di droni e missili la scorsa notte su Israele. La circostanza ha gettato il mondo nell’angoscia di un allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente. Anche se la difesa dell’esercito israeliano ha impedito che l’attacco andasse a buon fine, intercettando il 99% delle armi iraniane, che però sarebbero state lanciate anche dal Libano. Si tratta di un attacco diretto, che coinvolge ufficialmente due Stati. È fissato nel primo pomeriggio, ora d’Israele, una riunione del gabinetto di guerra in cui decidere l’eventuale nuova risposta all’Iran. L’appello di Washington è stato quasi immediato: “Non rispondete”, dice ora il presidente Usa Joe Biden all’alleato Benjamin Netanyahu. L’ Iran, da parte sua, si rivolge all’Onu e sottolinea: “Per noi finisce qui”. Ma è difficile che finisca così come vorrebbero gli ayatollah. La premier Giorgia Meloni ha già convocato il G7 mentre Germania e Gran Bretagna si sono affrettate a dare solidarietà ad Israele sotto attacco“ (Banfi, versione odierna). - Ho visto che in Israele c’è chi l’ha presa sul ridere: „First direct flights from Iran to Israel since 1979“.

Per quanto le elezioni del presidente statunitense il team di  Kennedy/Shanahan presenta la seguente previsione di Fox News poll: Kennedy 47 %, Trump 45% e Biden 39 %, ma è probabile che sia whisful thinking. „Inoltre, secondo un recente sondaggio della CNN, Robert F. Kennedy Jr. è al 18% a livello nazionale, il che lo rende il candidato presidenziale indipendente più popolare della storia moderna“ (Team di Kennedy/Shanahan). 

Comunione e Liberazione riassume in Instagram und Facebook così gli Esercizi: «”La speranza non va da sola, bambina mia, per sperare bisogna aver ricevuto una grande grazia”. Su cosa si fonda la nostra speranza? Sembra impossibile parlare di speranza oggi in questo mondo in guerra. La speranza dipende da quella forza vigorosa che è tutta Sua. La grazia si innesta sull’innato desiderio di felicità. Dio l’ha messo nell’uomo per attrarlo a sé, perché solo Lui lo può colmare. Speranza è là dove c’è un desiderio. Perchè il fatto che nulla è sufficiente per l’animo umano è il maggior segno di grandezza dell’uomo. La speranza dipende dalla potenza di quella fonte come un fiume inesauribile, un Altro che accade ora ci può far rivivere: questa è la speranza». Si sono svolti a Rimini gli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione sul tema “Quello che mi stupisce, dice Dio, è la speranza”, predicati da monsignor Giovanni Paccosi, Vescovo di San Miniato…“. - Tra l’altro l’arcidiocesi di Milano ha pubblicato la seguente notizia: „Giovedì 9 maggio, alle ore 17, nella basilica di Sant’Ambrogio, l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, terrà la Prima Sessione pubblica della Fase testimoniale per la causa di beatificazione e di canonizzazione del Servo di Dio Luigi Giussani. Nel febbraio 2012 la Fraternità di Comunione e Liberazione chiese che si desse inizio al Processo (o Inchiesta diocesana) in vista della beatificazione e canonizzazione del suo fondatore, mons. Luigi Giussani, nato a Desio il 15 ottobre 1922 e morto a Milano il 22 febbraio 2005 in fama di santità“.

(Più tardi) Quello che mi affascina in Slavoj Žižek è il suo invito a prendere sul serio il processo filosofico, non la filosofia. Si tratta di prendere sul serio la differenza kantiana tra philosophieren e Philosophie. Io non sono né un pensatore accademico né uno che si accontenta di riferire ciò che pensano gli altri - faccio anche questo e forse meglio di tanti altri, ma allo stesso tempo capisco bene che non è possibile prendere sul serio „il medesimo uso di essere e „nulla“ (Ulrich) senza un rischio; ed è anche il motivo per cui non ho alcun problema con la „Parallaxe“ (Parallasse) del pensiero di Slavoj Žižek; lui è più coraggioso di me perché ha assunto „il sistema filosofico più stupido del 20esimo secolo (il materialismo dialettico)“ (Sex…., 534, nota 2 di 1.2). Mentre io il migliore che conosco, quello di Ulrich, ma solo perché non è un sistema, è davvero un „Wagnis“ (rischio)…l’ontologia dell’essere come amore è la decisione più rischiosa che io conosca…

(Sera) „Il progresso delle tecnologie digitali, che pure offrono molte possibilità per promuovere la dignità umana, inclina sempre più alla creazione di un mondo in cui crescono lo sfruttamento, l’esclusione e la violenza, che possono arrivare a ledere la dignità della persona umana. Si pensi a come sia facile, tramite questi mezzi, mettere in pericolo la buona fama di chiunque con notizie false e con calunnie. Su questo punto Papa Francesco sottolinea che «non è sano confondere la comunicazione con il semplice contatto virtuale. Infatti, “l’ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del dark web. I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche. Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo”». Ed è così che, laddove crescono le possibilità di connessione, accade paradossalmente che ciascuno si trovi in realtà sempre più isolato e impoverito di relazioni interpersonali: «nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo».Tali tendenze rappresentano un lato oscuro del progresso digitale. - In questa prospettiva, se la tecnologia deve servire la dignità umana e non danneggiarla e se deve promuovere la pace piuttosto che la violenza, la comunità umana deve essere proattiva nell’affrontare queste tendenze nel rispetto della dignità umana e promuovere il bene: «in questo mondo globalizzato “i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. […] Possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio”. È però necessario verificare continuamente che le attuali forme di comunicazione ci orientino effettivamente all’incontro generoso, alla ricerca sincera della verità piena, al servizio, alla vicinanza con gli ultimi, all’impegno di costruire il bene comune».“(DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 61/2) - uno dei vantaggi più grandi della comunicazione digitale è che è possibile usufruire anche di informazioni alternative a quella unica del mainstream e delle colonizzazioni ideologiche; molto positivo è uno strumento come il traduttore DeepL, ma ovviamente ci sono anche tanti pericoli; oltre a quelli sottolineati dal cardinal Fernandez, che rinvia al Papa, c’é quello dell’uso dei big tech per manipolazioni politiche, che mettono in crisi processi autenticamente democratici. Comunque mi sembra che l’atteggiamento di fondo dei due punti citati sia ottimo: non critica unilaterale della tecnologia digitale, ma neppure a-criticità unilaterale. 


(13.4.24; ricorrenza del battesimo di Ferdinand avvenuto il 13.4.1998, che era il lunedì di Pasqua allora) Una delle prime frasi che mi arrivano da Rimini, dove si tengono gli Esercizi della Fraternità di CL, tenuti da Mons. Giovanni Paccosi, vescovo di  San Miniato, che ha la mia età, mandatami da Renato, che ha capito che io ho bisogno di un attenzione personale e non generale, è questa: „È per questa storia che la speranza non è una parola, ma quel che vivo ogni giorno. La speranza non va da sola, bisogna aver ottenuto una grande grazia“. Non posso ridurre la parola „questa storia“ solo all’appartenenza formale a CL, ma ovviamente c’è un cammino ecclesiale che è la mia storia, nella quale CL ha un valore preferenziale grande, non unico. I volti della grande grazie ricevuta in questa mia storia sono ben conosciuti ai lettori del mio diario. Giustamente la speranza non è per il cristiano un principio umano (Bloch), ma una grazia (Peguy): „La speranza dona alla nostra povera vita un’àncora, l’àncora entra oltre il velo - ci porta nella dimensione divina. L’àncora fa sì che non siamo travolti dalla tempesta. Ancora la nostra vita nella riva dell’altro mondo, ancorata nell’aldilà. Péguy: la speranza non dipende da noi, ma dalla potenza della Sua grazia, che ci raggiunge ora. L’àncora è attaccata a un Altro, Dio si stupisce della nostra speranza (Peguy).  La grazia si innesta sull’innato desiderio di felicità“. Nel senso più tomistico del motto, direi io: gratia perficit naturam, non tollit!. Ernst Jünger, di cui non si è parlato agli „Esercizi“, riflettendo sulla guerra, dice cose molto profonde, che vanno in direzione di questa àncora gettata nel mistero: „Non siamo solo armi, siamo anche persone, cuori, anime... La guerra mi ha cambiato molto e credo che tutta la generazione abbia provato lo stesso. La mia visione del mondo non è più così certa; come potrebbe esserlo con l'incertezza che ci ha circondato per anni... E ci si rende anche conto che tutto ciò che ci circonda non è così chiaro e finalizzato, ma misterioso, e questa consapevolezza è già il primo passo verso una direzione completamente nuova" (Der Kampf als innere Erlebnis, 77-79). Gli Esercizi devono aiutarci ad andare in una direzione del tutto diversa, nella quale siamo ancorati al mistero! E la stella da seguire è la speranza giovane di cui parla Peguy e di cui anche Dio si stupisce che non la abbiamo ancora persa nel terremoto che ci scuote ogni giorno. „La speranza compimento di qualcosa che già urge in noi, un moto della nostra natura“ (appunti di Renato). Ieri sera monsignor Paccosi ha parlato anche di „“ludopatia“, ma non ho capito bene dagli appunti di che si tratta. Dei giochini che giocano nel tempo libero tutti i miei ragazzi a scuola, anche i migliori? Poi si è parlato dell’uomo come „promessa“, come ne parla Giussani nel „Senso religioso“ (V,7) che ho commentato nel post („work in progress“) sul „Senso religioso“ nel mio blog. Gli appunti dicono: „L’attesa è la struttura stessa della nostra anima. Chi ha fatto l’uomo, lo ha fatto promessa…Leopardi: desiderio indomabile… l’insufficienza delle cose… si può vivere così…La vita di Leopardi è documento evidente che la speranza cristiana è umana…La noia dice che nulla ci soddisfa. Nulla corrisponde alla grandezza del desiderio“. La speranza deve quindi trasformarsi in „preghiera“: „Preghiera spogliata dalla pretesa… la preghiera del povero di spirito… una disponibilità… povero di spirito… un’ispirazione senza fine, un’attesa senza confine e non aspetta niente… è come se su quel prato immaginassimo un povero di spirito che guarda tutto senza che Io fissi nella sua immagine alcunché… né un tetto né la donna… niente… pura attesa… poveri e mendicanti davanti a Lui. Ci ha fatti desiderio di Lui per riempirci della sua grazia“ (appunti di Renato). Non so, questa immagine del „povero di spirito“ come tabula rasa, non mi convince molto, per il motto tomistico citato sopra e per quanto ho scritto ieri o l’altro ieri in dialogo con Slavoj Žižek sulla „de-soggettivazione“. Mi ha interessato negli appunti anche il rinvio ad una statua di Sant’Ignazio: „Nella sagrestia di San Pedro, gesuiti di Lima, una statua di Ignazio di un grande scultore del 600. Vede lontano e sa che c’ è una risposta“. Si, abbiamo bisogno di questa risposta e di questa giovane speranza di cui si è parlato ieri agli Esercizi.  

Nella FAZ di oggi il tema delle notizie e dei commenti è il seguente: l’iscrizione all’anagrafe del „genere“ può essere modificata più facilmente in futuro. Reinhard Müller, nell'editoriale in alto a destra, parla del pericolo dell’eteronomia - quando si è troppo giovani per questa valutazione sul genere si rischia di essere piuttosto che autodeterminati, determinati da colonizzazioni esterne all’io. Poi mette in evidenza le conseguenze che questa facilitazione dell’iscrizione di genere nell’anagrafe potrà avere nelle carceri. E Pia Heinemann, nell’editoriale in basso a destra, scrive della necessità di una terapia per l'1% delle persone che in Germania non si identificano con il proprio sesso biologico. Il documento vaticano del dicastero della „Dottrina della fede“, su cui ieri pomeriggio avevo scritto alcune cose per me importanti, viene citato come espressione „fondamentalista“, sebbene proprio sul tema del cambiamento del sesso, il documento stessa prenda in considerazione anche le eccezioni: „Questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie. In questo caso, l’intervento non configurerebbe un cambio di sesso nel senso qui inteso“ - e il senso „qui inteso“ non ha che fare, come pensa Pia Heinemann, con la paura della perdita del senso tradizionale della famiglia, ma con l’ontologia dell’essere come dono di amore gratuito, anche nella sua componente biologica riguardante il corpo: „La dignità del corpo non può essere considerata inferiore a quella della persona in quanto tale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita espressamente a riconoscere che «il corpo dell’uomo partecipa alla dignità di “immagine di Dio”». Una tale verità merita di essere ricordata soprattutto quando si tratta del cambio di sesso. L’essere umano è, infatti, composto inscindibilmente di corpo e anima e il corpo è il luogo vivente in cui l’interiorità dell’anima si dispiega e si manifesta, anche attraverso la rete delle relazioni umane. Costituendo l’essere della persona, anima e corpo partecipano dunque di quella dignità che connota ogni essere umano. Al riguardo si deve ricordare che il corpo umano partecipa della dignità della persona, in quanto esso è dotato di significati personali, particolarmente nella sua condizione sessuata. È nel corpo, infatti, che ogni persona si riconosce generata da altri, ed è attraverso il loro corpo che l’uomo e la donna possono stabilire una relazione di amore capace di generare altre persone. Sulla necessità di rispettare l’ordine naturale della persona umana, Papa Francesco insegna che «il creato ci precede e dev’essere riconosciuto come dono. Al tempo stesso siamo chiamati a custodire la nostra umanità, e ciò significa anzitutto rispettarla e accettarla così come è stata creata». Da qui deriva che qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento“ (DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 60).

Ieri parlando con un collega battista mi sono accorto ancora una volta che l’atteggiamento di tanti evangelicali su Israele è del tutto acritico, vorrei sapere come mai. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Was   sind  die Versammlungen der Spitzen der Nation in Beratungen und Parlamenten anders als große Schlagwortbombardements   , Ideologenkongresse? Was ist die Presse  anders als ein rasselndes Hammerwerk, das unser Hirn mit Schlagworten zertrümmert und das Denken standardisiert und proletarisiert?“ (Ernst Jünger, Der Kampf als inneres Erlebnis, 1922/1926) - "Che cosa sono le riunioni dei leader nazionali nelle consultazioni e nei parlamenti se non grandi bombardamenti di parole d'ordine e congressi ideologici? Che cos'è la stampa se non un mulino a martelli sferraglianti che ci spacca il cervello con slogan e standardizza e proletarizza il pensiero?" (Ernst Jünger, Der Kampf als inneres Erlebnis, 1922/1926) 

Renato mi ha mandato anche gli appunti del Sabato mattina. Prendo per ora solo un pensiero con me: Cristo è la risposta certa alla nostra attesa, e questo è vero in ogni condizione psicologica o sociologica in cui ci troviamo…

Esercizi sabato mattina (Appunti di Gianni Mereghetti). In corsivo e in {…} i miei commenti. 

Tutto ciò che uno desidera sembrerebbe impossibile se non accadesse Chi risponde. Riconoscendo Lui io rinasco. La speranza è la stoffa dell' umano. I peccati contro la speranza: La speranza è combattuta da una mancanza di disponibilità a rimanere nell’attesa. Perfino la solitudine è piena di compagnia. È questo essere indisponibili è frutto di una storia, della pretesa di autonomia. Tentazione triste di definire noi i tempi e i modi con cui Lui risponderà. {Non mi penso mai autonomamente, anzi sono sempre in dialogo con qualcuno e non tento mai di definire i tempi e i modi con cui lui risponde, almeno non coscientemente}.Atteggiamenti che nascono da questa indisponibilità: - vacatio mentis;  Distrazione diamo spazio a piccole soddisfazioni. Sono cedimenti alla nostra umanità. Insoddisfazione che ci fa chiudere in una bolla di sapone senza apertura all’infinito. I ma, i forse, i però sono una flaccidità ambigua. Riduzione flaccida della nostra umanità è superba, perché non chiede.Articolo: Italia come un paese in pausa - lo stoicismo, tentativo di non desiderare più cose grandi, di commisurare tutto alle proprie forze. Presunzione che limita le illusioni degli uomini pur di affermarsi. Nella presunzione sei tu che puoi scegliere tutto. Leggere la Dignitas infinita {da giorni sto prendendo molto sul serio questo documento, come si può vedere qui nel diario}. Anche le guerre hanno questa origine di affermazione di sé. Tristezza perché non vi è nessuno che dica a loro: tu sei amato.Se noi siamo sinceri con il desiderio ogni cosa desiderata diventa una strada. Il desiderio è strada verso Dio. Dante nel Purgatorio parla dell’anima. 

(Renato cita precisamente i versi: Esce di mano a lui che la vagheggia /prima che sia, a guisa di fanciulla /che piangendo e ridendo pargoleggia,/ l’anima semplicetta che sa nulla, /salvo che, mossa da lieto fattore, /volontier torna a ciò che la trastulla. /Di picciol bene in pria sente sapore; /quivi s’inganna, e dietro ad esso corre, /se guida o fren non torce suo amore. /Onde convenne legge per fren porre; /convenne rege aver, che discernesse /de la vera cittade almen la torre./Le leggi son, ma chi pon mano ad esse? /Nullo, però che 'l pastor che procede,/ rugumar può, ma non ha l'unghie fesse;  /per che la gente, che sua guida vede /pur a quel ben fedire ond’ella è ghiotta, /di quel si pasce, e più oltre non chiede (Dante, Purgatorio, 16,1-18). Ecco una resa con un linguaggio italiano più semplice sebbene l’idea di fondo, dell’anima che si perde in futilità è chiarissima anche nel linguaggio di Dante: „Lui perde il controllo di ciò che desidera, prima ancora che accada, come una bambina che tra lacrime e sorrisi gioisce e piange. L'anima semplice, che non sa niente, tranne che, mossa da una gioiosa forza, volontariamente torna a ciò che la svaga. All'inizio sente gusto per piccoli piaceri; si illude lì e corre dietro ad essi, se non vi sono guide o freni all'amore. Ecco perché fu necessario stabilire leggi; fu necessario avere un re che distinguesse almeno la torre della vera città. Ci sono leggi, ma chi le applica? Nessuno, perché il pastore che guida, può brontolare ma non ha le unghie affilate; per questo la gente, che vede la sua guida seguire solo quel bene di cui è ghiotta, si nutre di quello e non chiede di più).

 Il desiderio è buono, è strada, è cammino verso Dio. Intervista a Erick Warden {il vescovo norvegese di cui avevo già parlato qui nel diario}. Esperienza di valorizzazione di tutto il nostro essere. Ogni cosa viene valorizzata. Volantone di Pasqua 1996: La speranza è una certezza nel futuro in forza di una realtà presente. Perciò è la presenza di Cristo, resa nota dalla memoria, che ci rende certi del futuro. Ed è possibile allora un cammino senza sosta, un tendere senza limiti, a partire dalla certezza che Lui, come possiede la storia si manifesterà in essa. Accade una presenza e tutto è in funzione di Lui. Tutto. Vivere questa attesa è la speranza della speranza. La presenza di Cristo rimette le cose al loro posto. È Gesù che venendo trasforma tutti i nostri desideri e li fa diventare segni che portano a Lui. Passaggio alla speranza cristiana che assume tutti i desideri e li porta a qualcosa di più grande. La realizzazione dell'uomo è dono. Siamo fatti con questo desiderio, la presenza di Cristo realizza questo desiderio. Tutto parla di Cristo. La speranza non è in quello che puoi afferrare, ma in qualcosa d’altro. La cosa usuale è segno di Cristo. Ogni cosa è tramite del rapporto di Cristo e diventa sacra. Una pietra rimane pietra ma è Sacra quando è tramite dell’eterno. Ogni cosa, ogni persona è Sacra, tutto è in rapporto con Cristo. Tutte le cose anche il dolore e la morte sono rese sacre nel rapporto con Cristo. Questo presente che Lui c'è rende certi del futuro. Il grande giorno in cui il puntino fa vedere un lembo di terra.Attesa del futuro è senza incertezza. Egli promette agli apostoli che faranno cose più grandi. Nella certezza in Lui diventiamo protagonisti di una vita nuova, che il destino è Lui, Gesù  È l'imponenza della Sua presenza che rende certi del futuro. Uno rischia perché sa a Chi affida il suo destino. Esperienza del Perù. Un'avventura che continua a mettere in discussione la mia fede. Vescovo di san Miniato: bischero vuol dire tonto. Identificazione con Lui. Ho accettato non perché io l'ho costruito, ma obbedendo alle circostanze. La vita intera è una grande grazia che conferma che dicendo si a Gesù il desiderio si compie. {Su questa cosa dell’obbedienza alle circostanze, Renato dice cose molto profonde in riferimento a sé, proprio nel senso di Ignazio di Loyola}.Tutto possiamo ritrovare. Il peccato rimane ma rimane grido alla Sua misericordia Pazienza è stare attaccati a Lui nel tempo. La pazienza di Dio. È importante rimanere attaccato a Lui. Si cade ancora ma Lui ci riprende sempre. Il segreto della speranza è la Sua misericordia  Riprendere a sperare dopo il nostro peccato, è Gesù che opera nella sua misericordia che ha una casa, un luogo, questa compagnia.È la Chiesa questo luogo in cui si ravviva la speranza.Nella nostra compagnia c'è Cristo. La nostra compagnia è una cosa Sacra, custode della vitalità del carisma. L'unità è un dono. Tutti voi siete uno in Cristo Gesù. La nostra unità è la casa della speranza.In ogni luogo c'è la sua presenza: rimaniamo attaccati alla fonte. Obbedienza a chi guida. Testo del 1997.Io appartenevo a quei tre ragazzi, non a loro, ma all'unità con loro.A tutte le creature manca qualcosa, a lei, Maria, non manca nulla.O Madonna tu sei la sicurezza della nostra speranza, Tu sei di speranza fontana vivace. (Dagli appunti di Renato: Analogia tra Maria e Chiesa. Adjadj (filosofo francese) pensa che Maria sia in cielo e in terra. Péguy: le creature che sono carnali non sono pure, e quelle che sono pure non sono carnali. Invece Maria è pura e carnale. La scultura della visitazione di Della Robbia. La ragazzina Maria. “Che questa speranza fontana vivace sia ogni mattina”).

(12.4.24; seconda settimana di Pasqua; Giuseppe Moscati) Commentando la festa di „Cristo Re“ nel 1959 (Terra e cielo, III, numero 2277) Adrienne parla del „livellamento“ proprio alla società democratica, se in essa regna indiscusso il paradigma tecnocratico e scientifico. Nel suo famoso libro „Solo l’amore è credibile“ Balthasar parla della riduzione antropologica dell’avvenimento cristiano; Adrienne, in questa meditazione, della sua riduzione al livello „solo-umano“. Ciò che ci siamo guadagnati, un certo lusso ed un’atmosfera confortevole ed accogliente sono i criteri che usiamo per agire ed a livello morale ci riduciamo a livelli piccoli, ma non nel senso della „piccola via“, piuttosto in quello dei „piccoli borghesi“, che sognano i privilegi dei grandi borghesi. Certo nel linguaggio religioso usiamo ancora parole come „gerarchia“, „santità“ e ci rivolgiamo al Signore chiamandolo per l’appunto“ „Signore“, ma i „signori„ che davvero contano sono altri, in primis il denaro. Il Signore è davvero re! Ed Adrienne ci invita a servirlo con gioia, non solo a denti stretti e sempre pronti ad una recriminazione, delle ingiustizie vere e presunte che abbiamo subito. “Dio è inconcepibile“ (Agostino, Adrienne) e lo è tanto più sprofonda nel mistero del male del mondo! Lo è quando si fa  frustrare, perde sangue, è stanco ed abbandonato e poi va giù nella melma senza forma dell’inferno - non di vaghi inferi, ma dell’inferno, in cui non ci sono persone (Dante), ma effigi (Adrienne). L’effige del mio egoismo, della mia mancanza di gioia nel servizio…

Ieri con ragione Matt ha scritto dell’attrazione sessuale tra maschio e femmina; trovo che abbia ragione, ma poi non so bene gestire questo tema con i miei 64 anni. 

L’Ucraina sta perdendo la guerra (MZ) e tenta con una legge sulla „mobilitazione“ di rispondere alle perdite. Mobilitazione dai 18 ai 60 anni: questo significa sempre più morti! 

Mi scrive un’amica:  „Non mi ha mai detto nulla con questa tesi del sesso o del desiderio come esperienza metafisica (e poi anche come esperienza prima), e semplicemente non capisco affatto questa esagerazione. (Comincio a chiedermi se non si tratti in qualche modo di uno sguardo maschile... ;) ). Ma forse uno di questi giorni darò un'occhiata più da vicino al libro in una libreria (di Žižek). :) In ogni caso, trovo incredibilmente affascinante il rapporto tra potere, possessività, identità e sessualità“. Ecco la mia risposta: „Credo che Žižek sia d’accordo con te! Per lui poi non è un’esperienza metafisica, né prima né ultima, perché la dimensione metafisica non esiste; lui si descrive come materialista dialettico. Io devo essere una sorta di materialista cristiano, perché questa esperienza ultima del sesso metafisico non mi hai mai detto niente: „La scarpina di raso“ di Claudel mi ha interessato proprio perché questa esperienza metafisica fallisce. In vero trovo anche le espressioni sui simboli di Cassirer troppo metafisiche (troppo distanti dagli animali che anche siamo). Mi era piaciuta tanto quella frase della Le Guin: se ne da troppo importanza o troppo poca a seconda dei contesti. Per quanto riguarda il rapporto tra potere, possessività, identità e sessualità, credo che ci sia un problema vero e non solo maschile! La cosa che meno mi interessa è un’inimicizia di fondo tra maschi e femmine, perché non corrisponde alla mia esperienza. E per me il cammino al vero è un’esperienza. 

PS Ovviamente una persona teologicamente più speculativa di me in ambito teologico e „sovraessenziale“ sarà capace di vedere anche un’analogia (ma prego di non dimenticare la definizione del Laterano IV) tra Trinità e sessualità (anch’io ne vedo qualcosa), ma io penso che fare di tutto ciò un „sistema perfetto“ sia un’espressione farisaica.

Oggi cominciano gli Esercizi della Fraternità; ho chiesto a Renato di mandarmene qualche frase! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Devo dire che il marxista Christoph Menke nel suo libro sui „nuovi diritti“ (Berlino, 2015) era più coraggioso di me, perché pur avendo spiegato bene come funziona il sistema di diritto liberale, a livello di riflessione filosofica non aveva taciuto la sua critica ai nuovi diritti e la sua proposta per diritti che riguardano una comunità rivoluzionaria. Nel mio articolo  di commento (Il Sussidiario, 2016: https://www.ilsussidiario.net/news/cultura/2016/3/19/letture-christoph-menke-una-critica-dei-diritti-che-va-presa-sul-serio/689171/) avevo assunto la sua presentazione del diritto liberale per dire che certe campagne a livello giuridico non avrebbero alcun senso (piuttosto contribuirebbero solamente ad una guerra civile spirituale), ma anche se fosse così lo hanno ad un livello di riflessione filosofica (non solo di testimonianza). E vero che il diritto liberale conosce un solo dio, quello della volontà dei singoli e quindi se si agisce nel seno di questo diritto si dovrà diventare furbi come i serpenti, ma a livello „filosofico“ è necessario prendere posizione e il documento vaticano: „dignità infinita“ a cura del cardinal Víctor Manuel Fernández è un’occasione grande per farlo. Oggi nella mia ultima lezione nella dodicesima spiegando la differenza tra il TAO (C.S.Lewis, Robert Spaemann: norme che valgono per tutti i tempi e per tutti gli spazi) e il relativismo ho potuto toccare con mano cosa significhi la dittatura del relativismo (Benedetto XVI) e lo strapotere delle „colonizzazioni ideologiche“ (Francesco). Ho fatto ragionare i ragazzi sul Tao e sul relativismo in riferimento ai temi proposti dalla „dichiarazione“: il dramma della povertà, la guerra, il travaglio dei migranti, la tratta delle persone, gli abusi sessuali, le violenze contro le donne, l’aborto {per alcune ragazze non vi è alcuna differenza tra un cancro nell’utero e un feto nell’utero, in entrambi i casi si tratta di „qualcosa“ nel corpo della donna}, la maternità surrogata {per un ragazzo non si fa male a nessuno con un tale fenomeno; nessun senso per la frase: „Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto“.}, l’eutanasia e il suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili, il cambio del sesso…avrei potuto citare anche la teoria del gender e la violenza digitale, ma non ci ho pensato. Ho detto che non parlo in primo luogo come cattolico, ma come filosofo che prende sul serio la differenza tra „qualcuno“ e „qualcosa“ (Robert Spaemann). Ieri sera ho citato qui nel mio diario il numero 48 sulla maternità surrogata; continuo quindi con questo esempio, citando gli ulteriori due punti: „49. La pratica della maternità surrogata viola, innanzitutto, la dignità del bambino. Ogni bambino, infatti, dal momento del concepimento, della nascita e poi nella crescita come ragazzo o ragazza, diventando adulto, possiede infatti una dignità intangibile che si esprime chiaramente, benché in modo singolare e differenziato, in ogni fase della sua vita. Il bambino ha perciò il diritto, in virtù della sua inalienabile dignità, di avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta, e di ricevere il dono di una vita che manifesti, nello stesso tempo, la dignità di chi dona e di chi riceve. Il riconoscimento della dignità della persona umana comporta, inoltre, anche quello della dignità dell’unione coniugale e della procreazione umana in tutte le loro dimensioni. In questa direzione, il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un “diritto al figlio” che non rispetta la dignità del figlio stesso come destinatario del dono gratuito della vita.“ {Tutte queste frasi ed in modo particolare: „un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta“ valgono per „qualcuno“, non per qualcosa; qualcosa può avere un’origine artificialmente indotta; e sono una traduzione etica dell’ontologia del dono dell’essere come amore gratuito}. „50. La pratica della maternità surrogata viola, nel medesimo tempo, la dignità della donna stessa che ad essa è costretta o decide liberamente di assoggettarvisi. Con tale pratica, la donna si distacca del figlio che cresce in lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario di altri. Questo contrasta in ogni modo con la dignità fondamentale di ogni essere umano e il suo diritto di venire sempre riconosciuto per se stesso e mai come strumento per altro“ {solo le cose possono essere usate come „mezzi“, come „strumenti per altro“). Sono davvero orgoglioso di questo documento cattolico; purtroppo non sempre quello che fa la Chiesa corrisponde a tutto ciò, ma è vero che la Chiesa è una delle ultime istituzioni che difende l’uomo integralmente! 

(Dopo) Renato ha parlato di nuovo in difesa degli armeni! Che Dio lo benedica! 

„Il quadro della censura in Brasile rispecchia le tattiche impiegate dal governo statunitense per sopprimere le voci dissenzienti con il pretesto di combattere la disinformazione. "Qualsiasi critica a questo giudice che lo offenda comporterà una punizione, nessun processo, nessun giusto processo, ed è quello che hanno fatto ora ad Elon Musk“. "Questo regime di censura non ha alcuna base giuridica. In realtà, diversi mesi fa, hanno cercato di approvare una legge che avrebbe sancito democraticamente questo regime di censura per definire formalmente i poteri e le responsabilità delle big tech. Ma non sono riusciti a ottenere i voti del Congresso per approvarla“. Così, al giudice Alexandre de Moraes è stata conferita l'autorità unilaterale di dettare i discorsi online consentiti. Quando emettono questi ordini alle piattaforme, dicono: "Vogliamo che questo membro del Congresso sia bandito, che questo giornalista sia bandito, che questo attivista sia bandito". Non forniscono un giusto processo. Non forniscono alcuna spiegazione. E questi ordini non vengono mai inviati alle persone che vengono censurate"."Non esiste un processo giudiziario per contestare l'ordine. Se si cerca di contestarlo, ci si rivolge direttamente al giudice che lo ha emesso, e ovviamente non si ha alcuna possibilità di essere ascoltati“. "Non è solo censura. È una censura senza un giusto processo nel modo più kafkiano possibile; non c'è nemmeno un quadro legale per questo“. "Non sono nemmeno autorizzati a informare i loro utenti di aver ricevuto un ordine giudiziario. Tanto meno possono rivelare al pubblico o ai loro utenti il contenuto dell'ordine. Devono solo obbedire e bandire gli individui citati nell'ordine, e se non lo fanno entro due ore dal ricevimento, dovranno affrontare multe giornaliere di 20.000 dollari per ogni account che non riescono a bandire“. (Sono frasi di Glenn Greenwald). Nel gennaio 2023, Greenwald ha ottenuto uno di questi ordini giudiziari che ha rivelato l'interdizione arbitraria di membri del Congresso democraticamente eletti alla Camera e al Senato, tra cui il politico venticinquenne Nikolas Ferreira, che ha raccolto un sostegno da record. Ferreira non solo si è assicurato una vittoria storica accumulando il maggior numero di voti di qualsiasi candidato al Congresso nella storia del Brasile, ma ha anche raccolto oltre un milione di voti nel suo Stato, superando tutti gli altri candidati alle elezioni del 2022. Tuttavia, nonostante il suo ampio sostegno, il giudice che supervisiona il regime di censura ha arbitrariamente bandito Ferreira da tutte le piattaforme online, mettendolo a tacere e privandolo della sua presenza online senza alcuna spiegazione o possibilità di un giusto processo. Senatori, giornalisti e attivisti che esprimono opinioni dissenzienti o che criticano questa censura sono ugualmente oggetto di censura da parte dello stesso giudice, evidenziando la natura autoritaria di queste azioni. "Inutile dire che Google, YouTube, Facebook, Instagram e WhatsApp, che è di gran lunga la piattaforma di chat più popolare in Brasile, hanno sempre rispettato docilmente ogni ordine di censura ricevuto dal Brasile, ma Elon Musk ha deciso che ne aveva abbastanza". (KanekoaTheGrande, X, 11.4.24) 

(Dopo la traduzione di Ulrich) „Il „logico puro (!)“ astrae in un certo modo dal senso necessario dell’essere, che ordina nella sussistenza l’essere della finitudine. È appeso in qualche modo nella sospensione ontologica e non vede proprio per questo l’essenza nella sua positività completa come spazio subalterno della nullificazione dell’essere. In questo modo astrae dalla ratio boni dell’essere, nella quale entra in gioco la sovraessenzialità dell’essere stesso. Il „logico puro“ vede il concetto già da sempre pronto nella dimensione unidimensionale di un’essenza che non parte dall’essere. Se il pensiero giunge al compimento a partire da questa base, allora proietta subito l’essere sostanzializzato nell’idealità, che nega la sua non sussistenza e per il quale motivo arriva solamente tramite la dissoluzione della contraddizione pura nella mediazione. Questa contraddizione è il terreno in cui si radica la „logica pura“ „(Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 454-455). Ovviamente ad Ulrich non interessa un ritorno ingenuo ad un’ontologia della „cosa in sé“ dopo la svolta della soggettività trascendentale kantiana; quello che è in gioco nel suo pensiero è se nell’essere, anche nell’essere materiale si esprima o meno un senso necessario e gratuito del dono d’amore, della bontà, che è l’essere stesso - non nell’idealità, ma nella piccola via del quotidiano; la paura di non aver più accesso alla „cosa in sé“ non è il suo problema, tanto più che questo accesso alla  „cosa in sé“ potrebbe essere anche solo una forma di idealità astratta. 

„Dopo l’attacco israeliano al consolato iraniano di Damasco del 1° aprile scorso, la guerra sotterranea tra Iran e Israele continua soprattutto a parole, anche se la situazione, come emerge dalle analisi della stampa internazionale e dagli aggiornamenti dell’ultim’ora, potrebbe mutare rapidamente, con scenari che vanno dallo stallo alla guerra totale in Medio Oriente. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi lo ha detto chiaramente: «si tratta di un crimine che non rimarrà senza risposta». L’Ayatollah Ali Khamenei, nel discorso pronunciato in occasione dell’Eid al-Fitr, lo ha ribadito: «il regime sionista verrà punito». Per tutta risposta, il ministro degli affari esteri israeliano Israel Katz ha pubblicato, con fare provocatorio, un tweet in persiano “taggando” il profilo X dello stesso Ayatollah: «se l’Iran attacca Israele, Israele reagirà e attaccherà l’Iran»“ (Mauro Primavera, Claudio Fontana, Oasis, 12.4.24).

(Sera)  „I migranti sono tra le prime vittime delle molteplici forme di povertà. Non solo la loro dignità viene negata nei loro Paesi, quanto la loro stessa vita è messa a rischio perché non hanno più i mezzi per creare una famiglia, per lavorare o per nutrirsi.Una volta poi che sono arrivati in Paesi che dovrebbero essere in grado di accoglierli, «vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona […] Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani». È pertanto sempre urgente ricordare che «ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione». La loro accoglienza è un modo importante e significativo di difendere «l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione»“ (DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 40). - Non c’è alcun dubbio che il travaglio dei migranti faccia parte delle gravi violazioni della dignità umana del nostro tempo, anche se forse sarà necessario ricuperare il pensiero di Kant per il quale certamente loro non sono meno umani, ma forse meno cittadini, per l’appunto ospiti. Kant sosteneva che tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro origine o status sociale, hanno una dignità intrinseca e dei diritti fondamentali in quanto esseri razionali. Tuttavia, per quanto riguarda i diritti civili e politici all'interno di uno Stato, Kant riteneva che i diritti dovessero essere riservati ai cittadini di quel paese. Quindi, mentre i migranti non sono meno umani e non dovrebbero essere trattati in modo disumano, secondo Kant potrebbero avere meno diritti civili e politici rispetto ai cittadini del paese ospitante, poiché non sono cittadini di quel paese. La loro condizione potrebbe essere quella di ospiti o stranieri, che hanno diritti e protezioni garantiti, ma che non godono dei pieni diritti civili e politici riservati ai cittadini. Non cito Kant per mettere in dubbio l’accoglienza integrante di cui parla il testo del dicastero vaticano, ma solamente per non esasperare l’accoglienza stessa in modo tale che uno abbia il senso di perdere la propria identità; ovviamente il Santo Padre ha anche presente la situazione di migranti non passeggeri o transitori, ma di uomini che diventano, come la sua famiglia in Argentina, cittadini di un nuovo paese. 


(11.4.24. Tempo pasquale) "L'opera della redenzione è stata progettata in cielo e da lì portata sulla terra, e a questo disegno celeste appartiene non solo il corpo del Figlio, ma anche il corpo della Madre pre-redenta per quest'opera" (Adrienne von Speyr, Erde und Himmel, III, 1959, numero 2276). - I corpi, anche quelli dei santi, sono „intrecciati con il mondo peccaminoso originario“ (Adrienne); il destino di un corpo umano, per quanto riguarda l’inizio e la fine, è quello di essere concepito e poi seppellito; è vero che qua e la ci sono alcuni corpi che non soccombono del tutto al processo di putrefazione e decomposizione del corpo, ma sono avvenimenti rari e poi comunque rimangono cadaveri immobili, non così per la Madre. Lei è davvero donna, non un mito e non una dea (quindi muore; anche una regina muore), ma è anche davvero pre-redenta e quindi assunta in cielo: confessare ciò fa parte dell’identità profonda di un cattolico. In lei esiste una risposta radicalmente aperta e pura  al dono gratuito dell’essere come amore e al dono singolare del Logos universale e concreto. Gli altri sono tutti tentativi di risposta; il punto debole dell’antropologia simbolica di Cassirer è di non prendere fino in fondo sul serio l’intreccio del corpo con il mondo peccaminoso ed in attesa proprio di tutti gli animali, anche dell’uomo. Dimenticarsi di questo intreccio significa dimenticare il diritto che il mondo ha su di noi, anche sui santi! Non si tratta di voler legittimare il peccato, ma semplicemente di prendere le cose come sono. Mi dona una grande gioia avere sul comodino vicino a me nella notte il Gesù dormiente, e Martedì l’ho portato anche all’adorazione eucaristica perché venga benedetto ed è stato benedetto da Julian, ma nessun corpo solo umano può dormire come dorme e nessun corpo umano può vegliare come veglia il corpo del Figlio dell’uomo! Poi grazie a Dio ci sono persone più sante di me che dormono come un legno o come un sasso, ma anche loro sono peccatori! 

Vorrei rimandare alla bellissima e profonda frase che ho condiviso qui nel diario ieri notte in italiano di Ernst Jünger, su un’ottusa tristezza che aggredisce anche i più coraggiosi tra gli uomini…VSSvpM! Martin Sellner ha condiviso un video nel quale spiega che dobbiamo prepararci mentalmente ad un avvenimento grave come Pearl Harbour, con il quale  si vorrà „manipolare“ un cambiamento nella popolazione tedesca dall’80 % contro una partecipazione diretta alla guerra in Ucraina ad un atteggiamento a favore di essa; gli ho risposto rinviando a questa frase di Jünger per dire che comunque non ci si può preparare ad un tale avvenimento…

„Finisce il Ramadan e la festa dell’Eid al-Fitr diventa un’occasione per fare gli auguri ai tanti islamici italiani. Lo fa benissimo per tutti il Capo dello Stato Sergio Mattarella che dice nel suo saluto: «Il messaggio delle religioni per la pace è senza confini e ad esso dobbiamo fare riferimento nell’accompagnamento dei giovani all’educazione, alla reciproca comprensione»“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Una bella notizia: nella nona classe in cui c’è Ilia, il ragazzo ucraino con cui faccio il mercoledì un’ora di tedesco, c’è ora anche Grigori, un ragazzo russo del nord dell’ Ossezia. Si parlano e siedono nello stesso banco scolastico…

L’obbedienza di Ignazio, pur in tutta la sua radicalità, come l’ho imparata da von Balthasar, non ha nulla a che fare con de-soggettivazione alla Husserl e buddista, come un porsi „immediato come strumento della volontà dell’altro“, di cui parla Slavoj Žižek (cf. Buddha, Kant e Husserl in „Sex e il mancato assoluto, edizione tedesca, 108-119). Le parole si assomigliano: anche Balthasar mi diceva nella sua prima lettera di essere uno strumento della volontà salvifica di Dio, ma per l’appunto di una volontà salvifica e non di una „epoché neutrale“, in cui ci si osserva come soggetti che non partecipano; tante volte nei suoi libri Balthasar sottolinea che il soggetto cresce in questa obbedienza e non viene distrutto…Infine nella pagine 119 dello stesso capitolo c’è una frase da brividi: „storicizzare l’eternità stessa“  (Slavoj Žižek); beh questa è una formula sintetica dell’opera di Cristo! Per quanto riguarda il problema della „de-soggettivazione perversa“ ciò non vale solo per gli individui; ovviamente anche l’Ucraina o la Palestina non possono lasciarsi de-soggettivare, rispettivamente dalla Russia e da Israele. La mia critica in questi due anni è stata quella di una critica ad una proxy war, che è una forma radicale di de-soggettivazione…

(Notte) „La Chiesa, altresì, prende posizione contro la pratica della maternità surrogata, attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto. A questo proposito, le parole di Papa Francesco sono di una chiarezza unica: «la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica»“ ((DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 48). 

(10.4.24; seconda settimana di Pasqua) Non so bene cosa significhi, nel mio contesto, quello che scrive san Hurtado sulla sete e fame di giustizia (cf. Gelingendes Leben,101sg.), ma so che che significa qualcosa sia in riferimento alle questioni ereditarie famigliari, sia in riferimento alla presa di distanza dei vescovi tedeschi dalla AfD, che da noi con grande probabilità diventerà in Turingia il partito con più voti (rendendo il Land ingovernabile, come sostiene anche il nostro parroco), in forza di quel fenomeno che viene chiamato dal mainstream „populismo“; l’argomentazione dei vescovi, almeno di quelli più profondi, sarà che non vogliano che accada „mai più“ quello che è accaduto con il nazionalsocialismo; ma questa posizione, si mi è permesso ripeterlo, è un’assunzione del tutto non verificata, tanto più che la situazione che si sta creando nel mondo è piuttosto paragonabile alla Prima, che alla Seconda Guerra Mondiale.  E come dice Aaron (!) Maté in riferimento ad Israele, „mai più“ significa oggi „mai più per tutti“. Comunque sia prendo con me la preghiera di san Hurtado: „Tuttavia, Signore, la santità è fame ed è sete. Signore, dammi questa fame, dammi questa sete“. Il santo cileno argomenta: „questa giustizia è, come la santità, Dio stesso…Cosa non faccio per soddisfare la mia fame di me stesso! Se solo cominciassimo ad amare la giustizia, la tua santa giustizia, con la stessa passione, se ci mettessimo al suo servizio con lo stesso desiderio selvaggio, allora il nostro ozio sarebbe finito e vivremmo giorni appagati…Signore, non permettere mai che la mia fame e la mia sete di giustizia diminuiscano; piuttosto, fa' che il desiderio di fare di loro un popolo santo superi sempre il mio egoismo. In cambio, Signore, fammi fondere con te, fammi essere uno con te. Tu mi indichi la strada: il mistero dell'acqua e del vino. Sii come l'acqua che si perde in te.“ (Alberto Hurtado, Gelingendes Leben, 102-104). Il compito oggi è rendere il populismo un popolo santo, non dichiarazioni di distanza da esso, che servono solo alla propria coscienza „a-storica“! 

„Se l'aborto è davvero un abominio così grave, come gli oppositori dell'aborto hanno a lungo sostenuto di credere - non solo un omicidio, ma il più riprovevole di tutti gli omicidi possibili, dato che la vittima dell'omicidio è un bambino innocente - allora la posizione moralmente e logicamente coerente sarebbe quella di sostenere qualcosa come un emendamento costituzionale che proibisca l'aborto - un rimedio che è stato variamente proposto dai sostenitori "pro-life" nel corso degli anni, almeno quelli che sono stati davvero coerenti su questo tema - invece di voler ripiegare su razionalizzazioni confuse di "federalismo" nel momento in cui si accorgono che l'argomento "pro-vita" è politicamente impopolare o un ostacolo per far tornare al potere il loro politico preferito“ (Michael Tracey, X, 9.4.24) - „La Chiesa non cessa di ricordare che «la dignità di ogni essere umano ha un carattere intrinseco e vale dal momento del suo concepimento fino alla sua morte naturale. Proprio l’affermazione di una tale dignità è il presupposto irrinunciabile per la tutela di un’esistenza personale e sociale, e anche la condizione necessaria perché la fraternità e l’amicizia sociale possano realizzarsi tra tutti i popoli della terra». Sulla base di questo valore intangibile della vita umana, il magistero ecclesiale si è sempre pronunciato contro l’aborto. Al riguardo scrive san Giovanni Paolo II: «fra tutti i delitti che l’uomo può compiere contro la vita, l’aborto procurato presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile. […] Ma oggi, nella coscienza di molti, la percezione della sua gravità è andata progressivamente oscurandosi. L’accettazione dell’aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male, persino quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita. Di fronte a una così grave situazione, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno. A tale proposito risuona categorico il rimprovero del Profeta: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre” (Is 5, 20). Proprio nel caso dell’aborto si registra la diffusione di una terminologia ambigua, come quella di “interruzione della gravidanza”, che tende a nasconderne la vera natura e ad attenuarne la gravità nell'opinione pubblica. Forse questo fenomeno linguistico è esso stesso sintomo di un disagio delle coscienze. Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita». I bambini nascituri sono così «i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo». Si dovrà, pertanto, affermare con ogni forza e chiarezza, anche nel nostro tempo, che «questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. La sola ragione è sufficiente per riconoscere il valore inviolabile di ogni vita umana, ma se la guardiamo anche a partire dalla fede, “ogni violazione della dignità personale dell’essere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo”». Merita qui di essere ricordato il generoso e coraggioso impegno di santa Teresa di Calcutta per la difesa di ogni concepito.“ (DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 47).

„Nonostante le insistenze degli Usa, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha assicurato che “nessuna forza al mondo” potrà impedire all’esercito israeliano di entrare a Rafah, dove sono ammassati un milione e mezzo di profughi palestinesi“ (Alessandro Banfi, versione odierna, che parla anche di una strage del lavoro in Italia per cui ho pregato).   

„Sebbene in teoria sia il ramo legislativo eletto ad approvare le leggi che danno ordini ai cittadini americani, in realtà il Congresso da decenni si limita a rimandare alle agenzie esecutive il compito di interpretare le sue leggi vagamente formulate e di prendere decisioni di carattere normativo e politico, lasciando che i legislatori passino il loro tempo a raccogliere fondi e a blaterare nei notiziari via cavo. In altre parole, sono i burocrati dello Stato amministrativo a governare l'America a livello federale. E nessuna di queste persone viene eletta. Ma poiché il presidente è presumibilmente eletto dal popolo americano per guidare il ramo esecutivo, in teoria dovrebbe esserci almeno un filo di responsabilità democratica che lega le agenzie federali alla volontà del demos: il presidente, attraverso i capi agenzia che nomina, dovrebbe essere in grado di controllare le politiche attuate dalle agenzie esecutive, giusto? Sbagliato! Come Trump ha scoperto durante il suo mandato, queste agenzie sono composte da burocrati permanenti che hanno opinioni distinte sulle politiche che ritengono debbano essere attuate, e come, e credono di avere il diritto - anzi, il dovere! - di "resistere" a qualsiasi ordine contrario del loro capo. E alla fine è il personale a definire la politica, quindi se non vogliono fare qualcosa, non la fanno“ (N.S. Lyons, in un articolo uscito ieri). - Questo problema del ruolo di burocrati permanenti, non eletti, e della loro influenza in una democrazia (in questioni di quotidiana rilevanza: uso delle tasse dei contribuenti pagate allo stato e divieti vari) mi sembra molto importante per stabilire quanto democratica sia una democrazia; interessante sarebbe un paragone con la situazione europea e nei diversi stati dell’EU. Matt Taibbi in un suo intervento, che mi è stato segnalato oggi da Substack, parla del suo tempo scolastico in cui veniva insegnata ai giovani statunitensi un’ autocoscienza democratica non presente in stati autocratici come l’Unione Sovietica. E chiaro che ci sia ora una generazione di giornalisti che si ponga la domanda se questa autocoscienza democratica sia reale o se non sia svuotata da quello che si potrebbe chiamare, a seconda del punto di vista: „deep state“  o “civil service“. 

Abba nostro...

(Pomeriggio) Ernst Cassirer descrive così il problema psicopatologico di un paziente a livello del linguaggio: "Egli sarebbe confinato nei limiti dei suoi bisogni biologici e dei suoi interessi pratici; non potrebbe trovare accesso al "mondo delle idee" che gli si apre in varie direzioni attraverso la religione, l'arte, la filosofia e la scienza" (Versuch über den Menschen, 71) - mi sono chiesto istintivamente se questo non sia oggi un fenomeno di massa. - Anche se questa osservazione la trovo molto intelligente, in genere sulla questione dei simboli e sulla differenza di essi dai segni, mi sembra che Cassirer sovra accentui il valore della forma sulla materia, mentre in vero forma e materia si appartengono…

(Notte)  "A proposito di un'ottusa tristezza. A cosa serve essersi accaniti per tre settimane per quest'ora, fino a credersi duri e senza alcuna nudità? A cosa serve dire a se stessi: 'La morte? Che cosa è in verità? Un passaggio che non si può evitare..." Niente di tutto questo aiuta, perché improvvisamente ci si è trasformati da un essere pensante in un essere sensibile, un giocattolo di fantasmi contro i quali anche l'arma della ragione più acuta è impotente. Sono fattori che tendiamo a negare perché non possiamo farci i conti. Ma nel momento dell'esperienza, ogni negazione è vana, allora ciò che è sconosciuto possiede una realtà più alta e più convincente di tutte le apparenze familiari nella luce di mezzogiorno" (Ernst Jünger, Der Kampf als innere Erlebnis, 71). 

Sulla guerra. {Avevo citato l’altro giorno la prima parte“}. Di conseguenza, anche oggi la Chiesa non può che fare sue le parole dei Pontefici, ripetendo con san Paolo VI: «jamais plus la guerre, jamais plus la guerre!», e chiedendo, insieme a san Giovanni Paolo II, «a tutti nel nome di Dio e nel nome dell’uomo: Non uccidete! Non preparate agli uomini distruzioni e sterminio! Pensate ai vostri fratelli che soffrono fame e miseria! Rispettate la dignità e la libertà di ciascuno!».Proprio nel nostro tempo questo è il grido della Chiesa e di tutta l’umanità. Papa Francesco sottolinea, infine, che «non possiamo più pensare alla guerra come soluzione. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!». Poiché l’umanità ricade spesso negli stessi errori del passato, «per costruire la pace è necessario uscire dalla logica della legittimità della guerra».L’intima relazione che esiste tra fede e dignità umana rende contraddittorio che la guerra sia fondata su convinzioni religiose: «coloro che invocano il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra non seguono la via di Dio: la guerra in nome della religione è una guerra contro la religione stessa». (DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 39). - Certo non si può fare la guerra in nome di un Dio che è amore e che non nega nessuno! Per me è comunque interessante leggere un autore che pensa alla guerra come alla logica ultima del reale come Jünger e Papa Francesco che pensa che la pace sia logica ultima del reale. Io vedo che ad un certo punto si da una convergenza strana, ma profonda tra l’autore tedesco e il Papa argentino. 

(9.4.24; seconda settimana della Pasqua) Nell’estate del 1959 Adrienne scrive o detta una bellissima pagina su „cielo e terra“: non solo il cielo ma anche la terra sono accessibili con la preghiera, una preghiera trinitaria. Tutto quello che mi sforzo di riflettere nel diario, con i diversi registri e le diverse narrazioni, ha un cuore ultimo, che filosoficamente ed ontologicamente può essere espresso come dono dell’essere come amore gratuito, come „nulla“ gratuito, ma che teologicamente è un tentativo di vedere tutto il mondo e tutto il cielo come un movimento dal Padre al Padre e nel Padre nel suo scambio d’amore reciproco con il Figlio e nello Spirito Santo. È il Padre che dona l’essere gratuitamente e che nella „pienezza dei tempi“ manda il suo Figlio: „tramite l’incarnazione il mondo riceve per noi il suo senso. E tramite l’incarnazione il cielo è più vicino a noi…I concetti che ci dona il mondo: spazio, tempo, attimo sono concetti stretti, i quali vengono tutti ampliati nel cielo e in esso ricevono il loro senso completo. Diventano infinitamente ampliati e allo stesso tempo infinitamente nascosti nella certezza del cielo; nell’ora-sempre-attuale del cielo, in opposizione alla transitorietà  dei nostri minuti, anni, millenni“ (Adrienne von Speyr, Terra e cielo, numero 2274). Lo Spirito Santo è Colui che ci permette di discernere cosa il Padre e il Figlio si dicono non solo nella loro intimità, ma anche con gli avvenimenti del cielo e della terra; è lo Spirito che ci permette di non soccombere nella sola transitorietà del tempo, quasi che non ci sia  una via di uscita dagli orrori (ma anche dalla sola-bellezza transitoria umana) che accadono nella terra e di cui cerco di dare testimonianza alle volte con miei pensieri alle volte citando persone di cui mi fido. E pur percependo tutta la dimensione „meretrix“ della „casta meretrix“, rimane il fatto che io non ho mai messo in dubbio, anche se qua e la non mi fido (del Bodenpersonal (equipaggio terreno), si direbbe in tedesco), che la Chiesa sia il „porticato del cielo“ (Adrienne, ibid). 

Quanto scritto qui su cielo e terra ha una dimensione quotidiana: sento sempre più pesante la scuola e questo credo perché non sono capace di aprire o lasciar aprire dal Signore questa dimensione orizzontale e terrena, in modo che la forza del cielo, la forza dell’ora-sempre-attuale del cielo entri qui nella terra, nei suoi minuti e nelle sue ore, nelle sue settimane e nei suoi mesi, nei suoi anni e decenni… Prego per me e per i miei che ciò accada di più! 

La mia mamma carissima si è ormai del tutto focalizzata su questo unico argomento dei soldi dell’eredità (ciò che accade non corrisponde ai suoi desideri); io non so bene come aiutarla, ma so che le persone anziane ed in modo particolare i genitori devono avere sempre il nostro rispetto…

Una brigata dell’esercito tedesco è stata trasportata in Lituania o viene trasportata in questi giorni (MZ di oggi, che parla di inizio dell’operazione); questo purtroppo non conferma i segnali diplomatici di cui parlava ieri Johannes Varwick. 

Gentile Dott. Graziotto,

La ringrazio molto per la Sua e-mail del 07.04.2024.

Sono rimasto molto colpito dal modo in cui ha trattato il mio testo e dagli aspetti che ha aggiunto a ciò che avevo scritto. Grazie mille per questo contributo, anche ad altre persone. Era molto importante per me rendere conto al mio Signore, alla mia coscienza e alla nostra diocesi del perché mi sono comportato nel modo in cui mi sono comportato nei confronti del Cammino sinodale (in Germania).

Non posso condividere del tutto il suo commento sull'AfD, perché ci è stato chiesto di prendere chiaramente le distanze da posizioni che spesso propongono teorie che mettono in pericolo la vita con la scusa di essere buone. Lo dico deliberatamente come persona che proviene dalla generazione del dopoguerra e che ha sperimentato quanto hanno sofferto le persone che hanno vissuto il nazionalsocialismo e la Seconda guerra mondiale e ne hanno subito le conseguenze. Questo ha formato la seguente opinione nel mio cuore: Questo non deve mai più accadere! È per questo che sono piuttosto radicale su questo tema e non ho ceduto al mainstream.

Le auguro ogni bene per il suo prezioso servizio e i migliori auguri per il periodo pasquale.

Il Suo, 

  • Felix Genn  - Caro vescovo Dr. Genn, mille grazie per la Sua risposta; ovviamente non pretendo di „discutere“ con un vescovo, ma almeno un’osservazione non posso non farla, per un senso di responsabilità, ne ho parlato brevemente anche con il vescovo Oster. Io non ho alcuna simpatia né per l’AfD né per il nazionalsocialismo. Ma in un lungo e profondo dialogo con Adrian Walker (e con alcuni autori che mi ha consigliato) mi sono reso conto che il vero pericolo non viene dall’AfD, ma da un governo (con qualche passo indietro e di rallentamento ogni tanto del cancelliere) che ci sta portando, in processo molto simile a quello della Prima Guerra Mondiale, ad una catastrofe immensa, che si basa su quella che il Papa spesso ha chiamato la logica di Cappuccetto rosso, nella fatale dialettica tra democrazia (i buoni) e l’autocrazia (i cattivi). Purtroppo anche la CDU di Friedrich Merz non è un alternativa; Markus Söder sta tentando per lo meno un dialogo con la Cina… Suo, Roberto Graziotto

Sul documento vaticano sulla „dignità infinita“ di cui ho parlato ieri notte, Alessandro Banfi si esprime, nella versione odierna, così: „Il Vaticano ha fatto notizia ieri anche per un’importante dichiarazione del dicastero per la Dottrina della Fede (l’ex Sant’Uffizio) su una serie di questioni etiche e sociali: dalla maternità surrogata all’aborto, dall’eutanasia e suicidio assistito al cambio di sesso e alla teoria del gender. Senza dimenticare i temi della guerra e della povertà. È la difesa della dignità umana che tiene insieme tutti questi argomenti, che spesso sono oggetto delle leggi dello Stato. Antonio Socci sottolinea su Libero che, dopo un documento di questo tipo, è difficile incasellare papa Bergoglio in uno schema politico di destra o di sinistra“. 

„Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha voluto rassicurare i suoi alleati di governo. È già stata fissata una data per l’invasione militare di Rafah: il progetto di entrare con l’esercito nella zona dove sono ammassati un milione e mezzo di profughi resta valido. Anzi, è necessario per la “vittoria totale” su Hamas. Molti critici del governo ritengono che in realtà siano ben pochi i risultati ottenuti finora“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Notte) „È in questo spirito che, con la presente Dichiarazione, la Chiesa ardentemente esorta a porre il rispetto della dignità della persona umana al di là di ogni circostanza al centro dell’impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico. Il rispetto della dignità di ciascuno e di tutti è, infatti, la base imprescindibile per l’esistenza stessa di ogni società che si pretende fondata sul giusto diritto e non sulla forza del potere. Sulla base del riconoscimento della dignità umana si sostengono i diritti umani fondamentali, che precedono e fondano ogni civile convivenza“ (DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. DICHIARAZIONE „DIGNITAS INFINITA“ CIRCA LA DIGNITÀ UMANA, 64). La „dichiarazione non si limita a frasi generali come questa, che hanno ovviamente la loro importanza. Vorrei citare da essa ancora un passaggio su un tema specifico, come ieri ho fatto con la guerra: „Esiste un caso particolare di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno. Presenta la peculiarità di utilizzare un concetto errato di dignità umana per rivolgerlo contro la vita stessa. Tale confusione, molto comune oggi, viene alla luce quando si parla di eutanasia. Ad esempio, le leggi che riconoscono la possibilità dell’eutanasia o del suicidio assistito si designano a volte come “leggi di morte degna” (“death with dignity acts”). È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera“ (51).

(8.4.24; oggi viene festeggiato il patrocinio della nostra parrocchia: l’Annunciazione)  "Il nucleo dell'assoluzione non è qualcosa di chiuso, rimane un movimento continuo, come il movimento del Figlio verso il Padre. Ed è proprio perché il processo della confessione non è completo che rimane così avvolto nel silenzio. La confessione non si conclude con l'assoluzione perché la grazia è così abbondante. La confessione dà origine all'apostolato. Confessandosi, ci si abbandona in movimento; qualcosa di questo movimento è già visibile nell'eventuale arrotondamento e modellamento della confessione da parte del sacerdote. Ma per poter arrotondare, deve muovere il confessante. Egli non si limita ad impartire una grazia compiuta, ma prende dalla sua sostanza per purificarla" (Adrienne von Speyr, Erde und Himmel (Terra e cielo), 1959, numero 2272). - Qui Adrienne conferma alcune cose che so intuitivamente, ma che a volte cerco di „reprimere“, perché vedo che c’è certamente in me un „movimento“ nel senso di cui parla lei, ma qualcosa nella mia confessione è bloccato e non ho la più pallida idea di come possa uscire dal cerchio del ritorno dell’uguale e che ciò è da impedimento per il mio lavoro di apostolato. Forse nel rapporto con il confessore sono arrivato al punto in cui lui deve e sta dando della sua sostanza per comprendermi (ma è questo modellamento nel senso di cui parla Adrienne?). Da una parte so che al cospetto dell’amore assoluto di Dio non vi è una gradazione delle offese che facciamo a lui e al prossimo e forse anche a noi stessi, dall’altro la Chiesa si è concentrata talmente sulla questione del sesso, che io su questo punto non mi fido e a volte cerco un surrogato, quando la libido è troppo presente per giorni, ma il surrogato da solo un pseudo senso di vita…

„Tralasciando i soliti slogan: Sembra che le possibilità di una soluzione diplomatica stiano lentamente aumentando“ (con queste parole Johannes Varwick, X, 7.4.24, commenta una conferenza stampa con il presidente ucraino Zelensky e il capo della nato Jens Stoltenberg).

Il professore di scienza della politica di Halle, Johannes Varwick,  aveva ieri, sempre in X, riassunto in questo modo la sua posizione attuale sul tema guerra in Ucraina: „Come potrebbe essere una via d'uscita dallo stallo della guerra contro l'Ucraina? Per stabilizzare la situazione in Europa, l'Occidente deve fare un salto di immaginazione. 1) Innanzitutto, un ritorno allo status quo prima del 24 febbraio 22 è inconcepibile, perché entrambe le parti - Russia e Ucraina, che è massicciamente sostenuta dall'Occidente - hanno investito (e perso) troppo per "retrocedere" ora e, a questo proposito, più di due anni di guerra hanno creato nuovi fatti. La questione è piuttosto come allontanarsi dalle posizioni massime in modo da salvare la faccia e chi "scenderà dal proprio albero" per primo. Da un lato, ciò riguarda l'adesione dell'Ucraina alla NATO. Uno status di neutralità per l'Ucraina non significherebbe essere indifesi (parola chiave: neutralità armata), perché ovviamente ci devono essere e ci saranno garanzie di sicurezza per l'Ucraina, comunque siano strutturate. Nessuno raccomanda all'Ucraina di deporre semplicemente le armi (nemmeno io). Una divisione de facto dell'Ucraina e poi una rapida adesione alla NATO per una nuova Ucraina è almeno concepibile (parola chiave: modello Corea o Germania) - ma sarebbe una cattiva opzione (anche se potrebbe accadere proprio questo). 2) La seconda opzione sarebbe quella di negoziare cambiamenti territoriali, lo status della Crimea o del Donbass o dei quattro oblast' rivendicati dalla Russia in violazione del diritto internazionale. Ci sono segnali (anche se si sostiene costantemente il contrario!) che la Russia sarebbe disposta a negoziare su questo punto. Non con la condizione dell'irrealistica formula di pace ucraina, ma con la condizione di un compromesso politico che sia migliore di un'ulteriore escalation della guerra. 3) L’intelligente analogia di Henry Kissinger con la Prima Guerra Mondiale ha già formulato l'idea nel 2022 che nessun compromesso concepibile potrebbe giustificare i sacrifici già fatti e quindi i leader esitano ad avviare un processo di pace. È proprio questo il punto: Considerare sobriamente come potrebbe essere una soluzione negoziata e non alimentare una "lotta all'ultimo ucraino" con sempre più consegne di armi. Su questa base, alla fine si dovrà raggiungere un compromesso lungo le linee che sono note da tempo. La sovranità interpretativa su questo punto è attualmente oggetto di un intenso dibattito. L'Ucraina continua a sostenere che non ci dovrebbero essere negoziati se la sua formula di pace non è il punto di partenza. È un approccio sbagliato. A questo proposito, è una buona notizia che ci siano sempre più segnali di negoziazione di linee di compromesso, almeno dietro le quinte. Questo è molto sensato. Il governo tedesco dovrebbe sostenerlo e non diffamare queste considerazioni come una "pace dettata".

L’esercito israeliano si ritira dalla Striscia di Gaza. È una notizia che apre uno spiraglio per le trattative tra le parti che non si sono mai fermate in Egitto. Ma diverse fonti a Tel Aviv avvertono che il ritiro sarebbe stato deciso strategicamente per preparare l’offensiva militare a Rafah, che a questo punto sarebbe imminente. “Vogliamo che i palestinesi si sentano rassicurati e si mettano in viaggio verso Khan Younis”, avrebbe detto un ufficiale dell’esercito, secondo quanto riferisce questa mattina La Stampa, unico giornale italiano a dare per certo il nuovo attacco nelle prossime ore. È vero che Benjamin Netanyahu, che per il 62 per cento degli israeliani dovrebbe dimettersi, prende tempo e sa bene che un prolungarsi delle ostilità gli garantisce la permanenza al potere. Papa Francesco, che ieri nel Regina Coeli è tornato a chiedere negoziato e pace, stamattina incontra alcuni parenti di ostaggi ancora nelle mani di Hamas“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Notte) Il documento del dicastero per la „Dottrina della fede“ appena uscito sulla „dignitas infinita“ mi sembra ben fatto; offre un panorama corrispondente alla dottrina sociale e personale cattolica ed integra tanti motivi salienti cari a Papa Francesco, in modo particolare nel capitolo quarto: „alcune gravi violazioni della dignità umana“, in cui si trovano temi come „il dramma della povertà“, „la guerra“ - „una tragedia che nega la dignità umana“ -, „il travaglio dei migranti“, „la tratta delle persone“, gli „abusi sessuali“, „la violenza contro le donne“ e „l’aborto“. Il documento contiene anche un chiaro giudizio sulla „maternità surrogata“, „sull’eutanasia e il suicidio assistito“ (eutanasia che nella ricezione mediatica è stata confusa con l’aiuto a morire in dignità, che ovviamente la Chiesa non ha mai negato). Le righe sulla „teoria del gender“ mi sembrano anche molto chiare, come il paragrafo sul „cambiamento del sesso“. Il testo è „cauto“, ma anche deciso contro le „colonizzazioni ideologiche“…Ovviamente essendo contro la guerra è anche contro „la violenza contro gli uomini“, non solo contro le donne. Oggi pomeriggio leggendo alcune righe di Ernst Jünger mi sono accorto come anche lui sa offrire spunti davvero profondi sulla dignità dell’uomo; ovviamente lo scrittore tedesco scrive dal punto di vista di una „cultura progredita della lotta e della guerra“, non dal punto di vista della „profezia della pace“, ma non scrive neppure dal punto di vista della „guerra di massa“, che Jünger condanna non meno del Papa. Ma in modo particolare una frase mi ha fatto grande impressione: „Uccidere le persone non è niente, prima o poi devono morire, ma non le si può negare. No, non si può negarle. Per noi non è la cosa più terribile che vogliano ucciderci, ma che ci sommergano incessantemente con il loro odio, che non ci chiamino mai in modo diverso da… Unni, barbari. Questo è amaro. È vero, ogni nazione ha il suo tipo cattivo, ed è quello che i vicini tendono a considerare come la norma“ (La battaglia come esperienza interiore, 62). Qualche anno fa avevo smesso di scrivere per „Il Sussidiario“ (cosa che non ha mai fatto sorgere una domanda nei pseudo amici di CL) perché erano stati pubblicati degli articoli che „negavano“ i tedeschi, come tra l’altro mi è capitato di percepire, nel suo contrario, anche in Germania: articoli che negano gli italiani. Questo nega profondamente la dignità dell’uomo. Ogni retorica di guerra che non sappia esprimere il rispetto per il nemico è contro la dignità dell’uomo. Sulla guerra al punto 38 il documento vaticano si esprime tra l’altro così: „Un’altra tragedia che nega la dignità umana è il portarsi della guerra, oggi come in ogni tempo: «guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali e religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana […] vanno “moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una ‘terza guerra mondiale a pezzi’”».Con la sua scia di distruzione e dolore, la guerra attacca la dignità umana a breve e a lungo termine: «pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una “sconfitta dell’umanità”. Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto; nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana, essere sacro, creato a immagine e somiglianza del creatore; nessuna guerra vale l’avvelenamento della nostra Casa Comune; e nessuna guerra vale la disperazione di quanti sono costretti a lasciare la loro patria e vengono privati, da un momento all’altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte attraverso generazioni». Tutte le guerre, per il solo fatto di contraddire la dignità umana, sono «conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno».Questo risulta ancora più grave nel nostro tempo, quando è diventato normale che, al di fuori del campo di battaglia, muoiano tanti civili innocenti“. - Ecco questo è il punto: la guerra non nega solo la vita umana, sacra ed unica, ma la sua dignità! Buona notte! 

(7.4.24; Seconda domenica di Pasqua; festa della divina misericordia ricorrenza del mio battesimo, avvenuto il 7.4.1960; compleanno di Padre Servais SJ) Balthasar riassume le tre letture odierne (At 4,32-35; 1Gv 5,1-6; Gv 20, 19-31) con il tema della pace („καὶ λέγει αὐτοῖς· Εἰρήνη ὑμῖν.“): „„La pace sia con voi“. Il Vangelo racconta l'apparizione del Risorto alla sera di Pasqua e otto giorni dopo ciò che egli riporta di ritorno dalla morte, dalla croce e dall'inferno e la pace definitiva e perfetta. „Una pace non come la da il mondo“, ma molto più profonda“ (Balthasar, Luce della Parola). Abbiamo visto nella meditazione di ieri quanto profonda e drammatica sia stata la „discesa“ nell’inferno o se volete la „salita“ sulla Croce. Sappiamo bene che l’odio non ha cessato di infuriare né su di lui (Cristo) né sugli uomini e quindi la frase „Cristo ha avuto il respiro più lungo“ (Balthasar) fa parte dell’annuncio, ma non è riducibile ad una teologia del successo, le ferite delle sue mani rimangono, la ferità nell’essere (Žižek) rimane, le porte a volte sono chiuse per paura, ma il Signore - questo è l’annuncio della fede - può entrare anche nella paura e dirci: Εἰρήνη ὑμῖν! La Chiesa dovrebbe chiacchierare di meno (un tema importante nel pontificato di Francesco), e concentrarsi di più sui sacramenti: „ E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il figlio di Dio? È colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza perché lo Spirito è la verità“ (1 Gv 5,5-6: τίς ⸂δέ ἐστιν⸃ ὁ νικῶν τὸν κόσμον εἰ μὴ ὁ πιστεύων ὅτι Ἰησοῦς ἐστιν ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ; 6 Οὗτός ἐστιν ὁ ἐλθὼν δι’ ὕδατος καὶ αἵματος, Ἰησοῦς Χριστός· οὐκ ἐν τῷ ὕδατι μόνον ἀλλ’ ἐν τῷ ὕδατι καὶ ⸀ἐν τῷ αἵματι· καὶ τὸ πνεῦμά ἐστιν τὸ μαρτυροῦν, ὅτι τὸ πνεῦμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια). Con la formula „ ὁ νικῶν τὸν κόσμον“ (vittoria sul mondo) non si intende un’ideologia del successo, ma l’offerta di una via quotidiana piccola in cui è possibile vivere il dono dell’essere come amore gratuito, un dono che è un atto, simile al „nulla“, un dono che la Chiesa offre in segni: „Nella Chiesa questo dono diventa concreto nei sacramenti del battesimo (acqua, ὕδατος), dell’Eucaristia (sangue; αἵματος) e della cresima (Spirito, τὸ πνεῦμά)“ (Balthasar). Sono segni semplici ed efficaci. E l’unica ἀλήθεια, che conosca il cristiano è τὸ πνεῦμά. Ieri nel grande Ernst Jünger ho trovato la frase: „è l’unica idea che si addice agli uomini (Männer ma non vs Frauen): la materia non è nulla, lo spirito è tutto, quell’idea su cui unicamente si trova la grandezza dell’uomo (Mensch). Cito Jünger per dire che non si tratta di „spiritualismo“, ma dello πνεῦμάc come ἀλήθεια. Heidegger concepisce, ἀλήθεια (alétheia) non semplicemente come "verità" nel senso comune del termine o nel senso usato nella storia della filosofia, ma piuttosto come "svelamento" o "disvelamento" dell’essere. Secondo Heidegger, l'ἀλήθεια non si riferisce solo a una corrispondenza tra un'affermazione e un fatto, ma indica piuttosto il modo in cui l'essere si rivela o si manifesta a noi. Questo svelamento avviene attraverso il linguaggio, ma non in modo lineare o diretto. Piuttosto, l'ἀλήθεια sottolinea il processo complesso attraverso il quale ciò che è nascosto o velato diventa manifesto o accessibile alla nostra comprensione. In breve, per Heidegger, l'ἀλήθεια è il modo in cui l'essere si manifesta o si mostra a noi, un concetto che va oltre la semplice corrispondenza tra proposizioni e realtà esterne“. Senza voler santificare Heidegger devo dire che anche Giovanni non intende ἀλήθεια  come „corrispondenza tra un'affermazione ed un fatto“. τὸ πνεῦμά svela come ἀλήθεια che pur in mezzo all’odio è possibile l’annuncio: Εἰρήνη ὑμῖν. È possibile fare esperienza quotidiana come „cammino al vero“ del dono dell’essere come amore gratuito (che è un atto, non un fatto). Anche Cristo non è un fatto, ma il Logos universale e concreto che non può essere „ipostatizzato“, „logicizzato“ (Ulrich). PS Per quanto riguarda il sacramento della confessione la Chiesa prevede anche un rifiuto dell’assoluzione, possibilità usata anche in modo irresponsabile, ma la possibilità deve essere presa sul serio, perché è „Parola di Dio“: „A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete non saranno perdonati“ (Gv 20,23: ἄν τινων ἀφῆτε τὰς ἁμαρτίας ⸀ἀφέωνται αὐτοῖς· ἄν τινων κρατῆτε κεκράτηνται.): „ la possibile „negazione del perdono“ avviene per amore, la dilazione ha per scopo la perfetta preparazione per riceverlo“ (Balthasar, Luce della Parola). Richiedere agli uomini cose impossibili non è una dilazione legittima! Signore, Ti chiedo la grazia di non offenderti! 

(Nota sul capitolo V,7 „La natura dell’io come promessa“ nel „Senso religioso“ di Don Giussani) Dapprima vorrei sottolineare che Giussani dialoga seriamente con un comunista come Cesare Pavesi, come io dialogo seriamente con un marxista (materialista dialettico) come Slavoj Žižek. Forse questo dialogo è più complesso perché Pavese vede il dramma in riferimento al proprio io, mentre Žižek lo vede in riferimento all’essere stesso. „Chi ringraziare, chi bestemmiare il giorno che tutto finirà?“ si chiede Pavese; in cui la gioia che non si calcola, ma viene donata, finirà? Il buco radicale che vede Žižek è nell’essere stesso, non solo nella coscienza di esso. Pavese scrive: „Ciò che l’uomo cerca nel piacere è un infinito e nessuno rinuncerebbe mai alla speranza di conseguire questo infinito“. Žižek sa invece che il sesso (diciamo un piacere forse ancora più intenso che vincere il premio Strega), non può che mancare l’assoluto. Giussani dice che nella morte la domanda dell’uomo, la sua natura come promessa „trova la contraddizione più potente e sfrontata“, ma aggiunge: „questa contraddizione non toglie, bensì esaspera la domanda… quando un'energia è tesa, se trova un ostacolo si tende ulteriormente, non si smonta“; questa è la differenza tra una scimmia ed un uomo nel vivere il desiderio sessuale: nella scimmia l'energia si smonta molto velocemente, mentre nell'uomo no. Quanto Žižek dice a riguardo del sesso vale ovviamente anche per la struttura della promessa in generale. È interessante come il marxista Žižek e il sacerdote cattolico Giussani abbiano entrambi un senso per l’esasperazione della domanda „come l’impatto di una corsa contro il muro“…

Abba nostro…

(Dopo il „Regina coeli“ con il Papa) Alessandro Banfi riassume i dati principali del conflitto nella Striscia a sei mesi di distanza: „Sono passati sei mesi dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, con uccisioni, stupri e orrori degni di un pogrom. Sei mesi di guerra e di morti. Sono forse 35 mila le vittime palestinesi nella Striscia di Gaza, uccise nei bombardamenti, fra loro molte donne e bambini. Ci sono ancora più di 100 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e Israele ha pagato il prezzo di vittime più alto da quando è stato fondato nel 1948. Il capo di Hamas è ancora attivo, anche se alcuni leader dell’organizzazione terroristica sono stati colpiti. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha ammesso un procedimento proposto dal Sudafrica contro Israele per ciò che l’esercito sta facendo nella Striscia. Mentre il mondo occidentale è insorto dopo che tre missili hanno centrato la missione dei cooperanti della World Central Kitchen, uccisi mentre portavano viveri ai palestinesi. - In sei mesi il conflitto si è allargato: prima al Mar Rosso con gli attacchi della milizia Houthi ai cargo occidentali. Poi all’Iran, con l’attacco mirato di Israele del primo aprile alla sede del consolato iraniano a Damasco, in cui è stato ucciso fra gli altri Mohammad Reza Zahedi, alto ufficiale delle Forze al-Quds dei pasdaran. L’Iran ha promesso vendetta. - Mercoledì finisce il Ramadan e si apre forse una nuova fase. Nonostante, infatti, che 100 mila israeliani siano scesi in piazza contro il governo a Tel Aviv, il premier Benjamin Netanyahu sembra intenzionato a dare il via libera all’invasione militare di Rafah, dove si assembrano un milione e 800 mila profughi palestinesi“.

Il mio diario nel frattempo é stato aperto per più di 2.500 volte. 

(7.4.24) Un amico, Johannes A. Kudera, della diocesi di Paderborn, mi ha inviato un testo di Mons. Felix Genn, Arcivescovo di Münster, dal titolo:"Il cammino sinodale - impressioni e riflessioni personali" (potrebbe essere stato scritto nel giugno 2023). Su questo tema ho composto un messaggio vocale per il mio amico, i cui aspetti essenziali vorrei ora riprodurre in questa forma scritta. Ammetto subito che si tratta di una prospettiva personale. Così come la dichiarazione del vescovo Dr. Genn era anch'essa una dichiarazione personale come vescovo diocesano tedesco. Questa è l'opinione di un insegnante e di un filosofo. Una premessa è necessaria. Il mio cuore batte per una questione che giudico preoccupante ed è la questione della pace (o come dice Papa Francesco, la profezia della pace). Vedo con grande preoccupazione che lo spettro dei dibattiti su questo tema si è notevolmente ristretto, come ha detto recentemente il politologo Johannes Varwick, nel senso di un mainstream che rappresenta sostanzialmente una posizione tecnocratica guerrafondaia (bellicosa) non riflessiva. Non si tratta di una posizione filosofica a favore della guerra come quella di Ernst Jünger, ma piuttosto della supremazia della tecnologia, del paradigma tecnocratico sul tema della guerra. Per questo motivo, i temi trattati nel Cammino sinodale tedesco: "potere e separazione dei poteri della Chiesa"; "esistenza sacerdotale oggi"; "donne nei ministeri e negli uffici"; "vivere relazioni di successo" non sono argomenti che mi causano preoccupazione esistenziale. Non sono argomenti astratti, ma non sono la mia priorità. Tuttavia, condivido la posizione del vescovo Dr. Genn, secondo cui quando due posizioni sono opposte l'una all'altra, è necessaria la volontà di fare di questo conflitto il punto di partenza di un nuovo processo di pensiero e di riflessione (cfr. "Evangelii Gaudium" di Papa Francesco, 226-228). E condivido l'atteggiamento ignaziano dell'Arcivescovo: "salvare sempre prima l'opinione dell'altro, invece di condannarla" è il compito di un operatore di pace; e penso anche che la domanda più importante sia quella di ricercare "cosa Dio vuole dalla Chiesa oggi". E ancora Ignazio: "perché può darsi che lo stesso Spirito di Dio, per certi motivi, spinga me a una cosa e altri al contrario". Per quanto riguarda i temi discussi nel Cammino sinodale, vorrei solo esporre brevemente la mia posizione. In primo luogo, gli scandali degli abusi sono davvero una catastrofe e dopo questa catastrofe - devo dire che quando si parla di sesso preferisco leggere un filosofo marxista come Žižek che un documento della Chiesa. E oggi è ancora necessario chiedersi perché è successo e come possiamo evitare che si ripeta. Veniamo ora ai singoli argomenti. 1) Sono d'accordo con il vescovo Dr. Genn sul fatto che non capisco esattamente, se siamo davvero seri riguardo al vostro percorso sinodale, perché non si dovrebbe istituire un consiglio sinodale a livello di Conferenza episcopale tedesca? Da un punto di vista puramente formale, un consiglio sinodale, che naturalmente rispetti il ministero del vescovo e del sacerdote e che si intenda cum et sub Petro, mi sembra uno strumento possibile. 2) Sono un grande appassionato di figure sacerdotali, come quelle di don Alexander Schmemann e di Alexander Men (nella Chiesa ortodossa) e non vedo davvero il motivo per cui oggi un sacerdote diocesano non possa essere sposato; tuttavia, penso che la verginità per la Chiesa sia un dono di Dio e non credo che lo scandalo della pedofilia abbia a che fare con il celibato, non principalmente con esso. 3) Penso che sia o equivalga a un'autocastrazione se le donne nella Chiesa non possono esprimersi e prendere decisioni. Tuttavia, non sono favorevole al sacerdozio femminile. Lo dico polemicamente: non abbiamo bisogno di più burocrati. Abbiamo bisogno di meno burocrazia e di trovare modi per le donne di esprimersi senza essere assorbite dal ministero e dalla burocrazia della Chiesa. E oggi, dato il paradigma tecnocratico, mancano donne e uomini veri. 4) Sento che il matrimonio con mia moglie è una relazione riuscita e un dono di Dio. Sono d'accordo con il vescovo Dr. Genn che usare il concetto di peccato per l'omosessualità è un vicolo cieco. Tuttavia, una relazione omosessuale tra lesbiche o tra gay non è paragonabile a una relazione tra un uomo e una donna. Oltre al fatto che tale uguaglianza porterebbe a una guerra civile spirituale, significa anche capovolgere la realtà e imporre le esigenze di una minoranza come dettami per la maggioranza.  Ci sarebbe ancora molto da dire, ma ora ho il compito di pelare le patate per una relazione riuscita con mia moglie.

PS Naturalmente, la mia posizione non è l'unica corretta. Ad esempio, non condivido l'opinione dei vescovi che si sono schierati contro l'AfD, ma rispetto chi ritiene corretta questa posizione dei vescovi, anche se per me, è solo un cedimento al mainstream.

PS 2 La frase più problematica del vescovo Genn è secondo me quella da lui pronunciata in riferimento all’omosessualità: „La Chiesa non ha mai fatto bene a dettare alla scienza ciò che è giusto e ciò che è sbagliato“; la frase non è saggia per due motivi; in primo luogo perché non è vera in sé: la questione Galilei per esempio non può essere letta in modo unilaterale a favore di quest’ultimo (proprio se si vuole tenere fermo al valore del lavoro scientifico). In secondo luogo: non esiste una „scienza“, ma un dibattito scientifico in cui le ipotesi di lavoro possono essere differenti…ne ho già parlato l’altro giorno in dialogo con Matt Crawford.

(6.4.24; Sabato dell’ottava di Pasqua) È forse la pagina più drammatica che abbia mai letto quella che Balthasar trascrive e che riguarda l’esperienza dell’abbandono fatta da Adrienne nel Venerdì Santo del 1960; l’unica speranza consiste nel fatto che questa esperienze viene fatta al cospetto del padre confessore, quindi della Chiesa; questa esperienza ha a che fare in qualche modo con me, ma certo è, a parte me, che la Chiesa non può non ereditarla, se non vuole diventare del tutto incredibile: la sozzura nella Chiesa, non solo nel mondo è così evidente, che ci si deve mettere in ginocchio, di fronte a quanto Adrienne rivela: " Alle 3. "Perché mi hai abbandonato" significa anche che il Signore non vede più in alcun modo che sta facendo la volontà del Padre. Pensava che il Padre avesse permesso anche la croce, ma ora vede che non c'è più alcun legame tra la sua croce e il Padre. Già all'inizio della Passione sapeva che gli uomini lo avevano abbandonato. Ma il presente è ciò vi è di più amaro. Le parole sono pronunciate completamente nel vuoto, non c'è nessuno che le colga. - A. tace, sospira solo di tanto in tanto. Gli occhi come spezzati. Il colpo di lancia. Rimane immobile. Dopo un po' dice: "Estremo abbandono, che diventa sempre più doloroso. Infine, una sorta di ottusità per l'eccesso di ogni dolore: interno ed esterno, mentale e fisico, una confusione. Une abolition de tout. L'abbandono dice troppo poco. Una distruzione totale di ogni presenza. Non c'è più nulla di presente. E alla fine, la presenza di se stesso, del suo io, della sua umanità gli viene tolta, allora è solo il dolore , l'abbandono. E questo in un costante aumento esteriore, che è allo stesso tempo una sorda confusione, fino alla fine. Come si potrebbe dire: grigio nel grigio, così qui si può dire: dolore nel dolore, finché tutto è solo morte, perché ogni presenza è diventata assente. Presenza e vita si appartengono. Non c'è più tensione verso il Padre. Non c'è più desiderio di morte, tanto meno di resurrezione. Tutto si ferma, perché non c'è più la possibilità di continuare a lottare. Il Padre è così velato che non è più possibile chiedersi se sia o non sia. È come chiedere a un cieco: cosa vedi ancora? Niente. Dopo che il Figlio ha chiesto: "Perché mi hai abbandonato?", non c'è più alcuna domanda per lui, nemmeno quella del Padre" (Adrienne von Speyr, Kreuz und Hölle (Croce ed inferno), 1960, 377-378). - Senza questa esperienza, senza questo cammino al vero, il cristianesimo si riduce ad una favola. Mentre l’annuncio della risurrezione è realtà, anche al cospetto di ciò che è accaduto ad Auschwitz, anche di ciò che sta accadendo a Gaza, perché Uno si è arreso in modo completo alla tragedia della mancanza del Padre. Perché qualcuno è passato in modo totale, più tragico e più ottuso (nella discesa all’inferno Adrienne farà esperienza dell’ottusità più radicale) attraverso il nulla! Resurrexit Dominus vere

Anche la giaculatoria: Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il cuore e l’anima mia,  …assistetemi nell’ultima agonia, …spiri in pace con voi l’anima mia, senza offrire al Signore la disponibilità a questa esperienza, per quanto io sia capace di portarla, è solo un pensierino religioso. 

L’editoriale della FAZ si intitola: „Biden-Netanjahu-dilemma“; è un modo intelligente di proporre la narrazione mitologica del Biden arrabbiato con Netanjahu, ma con tutto l’amore per l’ermeneutica politica, le „parole chiare“ del presidente statunitense non bastano per velare i fatti, in modo particolare un fatto che Andreas Ross, l’autore dell’editoriale, non nega: „"D'altra parte, l’amministrazione Biden ha autorizzato la consegna di mille bombe da 500 libbre a Israele questa settimana. E la Casa Bianca ha giustamente riaffermato il suo pieno sostegno a Israele di fronte alla nuova acuta minaccia iraniana". Giustamente dal punto di vista della FAZ che vede il mondo in bianco e nero: i nemici del popolo ebraico e dell’Occidente e noi occidente democratico. Il film con Antony Hopkins, „One Life“ (2024)- una storia molto bella ed umana - purtroppo serve a questo tipo di ideologia! 

"Biden è frustrato, perché qualcuno gli ha detto che era il presidente e poi ha scoperto che in realtà è il presidente Netanyahu a determinare la politica degli Stati Uniti“. Ecco come Jeffrey Sachs, professore universitario di economia alla Columbia University, vede la "patetica" amministrazione. "La verità è che la lobby di Israele è molto potente. Netanyahu ha ottenuto la sua strada su ogni singola cosa. Se gli Stati Uniti cercassero davvero di avere una politica estera americana, sarebbe una novità".Ma che dire di The Call, che la Casa Bianca si è affrettata a far trapelare, in cui Biden avrebbe esortato Netanyahu a raggiungere un cessate il fuoco immediato? Beh, una volta che Netanyahu avrà finito di "ridere" di tutto ciò che è stato detto in questa telefonata, non ci sarà probabilmente alcun cambiamento. Perché gli Stati Uniti non devono convincere Israele di nulla."Tutto ciò che devono fare è smettere di fornire munizioni. Biden può dire 'le munizioni si fermano, punto'. Ecco cos'è un cessate il fuoco immediato. Non dobbiamo convincere il governo israeliano, dobbiamo smettere di armare la guerra. Tutto qui“. Biden sta ancora spingendo i voti al Congresso per armare Israele con jet da combattimento, armi e denaro. Ma mentre noi di Useful Idiots ci siamo concentrati sulla storica carriera di Biden, ossessionata da Israele, Sachs non è d'accordo su quale sia il vero motivo di Biden. Dice che non si tratta di un profondo attaccamento emotivo a Israele. "Penso che abbia un profondo attaccamento emotivo per diventare presidente. E ha stabilito fin da subito che se non ti fai vedere dalla lobby di Israele, un giorno potresti diventare presidente {„And he determined early on that never show light with the Israel lobby and someday you might grow up to be president“; non so bene se sia tradotto bene questo: „never show light with“ con „se non ti fai vedere dalla“; forse è inteso, così lascerebbe pensare il contesto, nel senso „se non ti metti in luce in senso negativo con“; ndt } . Non credo che Biden abbia molti legami profondi con la politica pubblica. Questa era la politica necessaria per portarlo alla presidenza".Ma poi ha scoperto che "essere presidente non è bello come essere primo ministro di Israele. Questa è la parte che lo frustra. Ha scoperto che non ha tutto questo potere per lo stesso motivo per cui ha seguito la linea per quarant’anni“" (Redazione di Useful idiots, a cura di Katie Halper e Aaron Maté).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Se chiedi a chatgpt di spiegarti la parola „lanzichenecco“, ti risponde così: „La parola "lanzichenecco" è di origine italiana e si riferisce a un tipo di soldato mercenario o avventuriero che prestava servizio in Europa durante il Rinascimento e il periodo successivo. I lanzichenecchi erano noti per la loro brutalità, la loro mancanza di scrupoli e la loro inclinazione a saccheggiare e saccheggiare le aree in cui combattevano. Questi soldati mercenari erano spesso reclutati da vari signori e comandanti militari per combattere nelle guerre dell'epoca. Il termine "lanzichenecco" può anche essere usato in senso più generale per riferirsi a una persona rude, crudele o brutale, anche se questa accezione è meno comune“. - In Ernst Jünger il „Landknecht“ („lanzichenecco“) è una figura positiva: "Il completamento. Questo è il nocciolo della questione. Penetrare con acutezza fino ai confini dell'abilità, plasmare il dato nella propria forma. Solo uno appariva perfetto in questo senso - dal punto di vista del fronte: il Lanzichenecco" (Ernst Jünger, Der Kampf als inneres Erlebnis, 55,56). Il mondo della „macchina“ e il mondo di Jünger sono completamente diversi! Con un’espressione forte Jünger esprime così la differenza: "La vita è troppo dura; non abbiamo forse le nostre vite tremolanti? Troppo duri gli eroi; non abbiamo i nostri eroi da schermo tremolante?“(55). Ed anche se gli schermi sono sempre meno tremolanti, rimane il fatto che i nostri eroi sono quelli per lo più dello schermo, della „macchina“. Questo è il motivo per cui la frase che segue la sentiamo come un urto, come un’irritazione: "Siamo invecchiati e siamo a nostro agio come i vecchi. È diventato un crimine essere o avere più degli altri. Da quando siamo svezzati dalla forte ebbrezza, il potere e gli uomini sono diventati un abominio; la massa e l'uguaglianza sono i nostri nuovi dei. Se le masse non possono diventare come i pochi, i pochi dovrebbero diventare come le masse" (Ernst Jünger, ivi, 54). Abbiamo oggi, a differenza forse degli anni in cui è stato scritto e rivisto il saggio di Jünger, 1922/1926), il fenomeno di élite pseudo democratiche (i pochi: qui non nel senso di aristocratici, ma di oligarchi corrotti; per Aristotele l’oligarchia è la versione degenerata dell’aristocrazia), che si servono manipolandole delle masse, ma il conto non torna; il „momento di verità“ (Alberto Methol-Ferré) del „populismo“, è quello di popoli che non si vogliono lasciar trattare come masse. Il prezzo della filosofia della „macchina“ è una perdita totale: di vere donne, di veri uomini per il dio dell’uguaglianza; il quindicenne che parla con un adulto come se fosse un cretino è solo l’espressione a livello scolastico di questa divinizzazione dell’uguaglianza. Non si  tratta del valore degli anziani, ma di  quella saggezza di un singolo anziano, che potrebbe essere davvero di aiuto, ovviamente nel senso della proposta, non del dominio autoritario. Per quanto riguarda le masse Jünger sostiene che „c’é solo una massa che non sembra ridicola: l’esercito“; ma lui non pensa all’esercito democratico o pseudo democratico come quello della DDR. Pensa per l’appunto ad un esercito di lanzichenecchi. Io non ho nessun’esperienza al fronte e l’unica massa che mi sembrava davvero non ridicola è stata quella che ho visto a Rimini agli Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione. Il mio problema con CL è stato che non ha superato la verifica del singolo, della singola persona. Giussani parla spesso del valore della singola persona, ma io in CL, rispetto alla mia e alla persona di mia moglie nella diaspora, quasi mai ho visto messa in pratica questo valore della persona singola; la logica è stata quasi sempre quella „massa“. Dico queste cose per amore! 

(Dopo) È chiaro che la „lotta“ che io compio non è quella delle „trincee“, ma come il titolo stesso del saggio che sto leggendo di Jünger suggerisce: una lotta come esperienza interiore e in primo luogo una lotta filosofica. Io stimo molto Slavoj Žižek, ma non sono d’accordo con lui su tutto; per esempio non ritengo che in Ucraina si stia facendo una guerra di liberazione dal cattivo aggressore Putin, mentre ritengo la sua analisi della Cisgiordania e di Gaza precisissima. Per quanto riguarda la filosofia non sono per nulla d’accordo nell’identificazione del pensiero cattolico con un pensiero che esprima l’organicità dell’universo (cf. „Sesso e l’assoluto mancato“, edizione tedesca, 107). Nelle tre forme tradizionali riassunte da Žižek „dell’unità tra pensiero ed essere“, cioè quella dell’esperienza mistica o dello sguardo intellettuale diretto, quella aristotelica-tomistica di un universo-teleologico e quella del determinismo spinoziano non si lasciano integrare i pensieri filosofici che ho incontrato nella mia vita. Quello di Spaemann che assomiglia di più alla seconda variante sa distinguere ben precisamente tra teleologia e teologia; la mistica di Adrienne von Speyr molto più del protestantesimo hegeliano conosce un „buco“ al cospetto del quale il „buco speculativo“ hegeliano è per l’appunto solamente speculativo e per nulla esistenziale (a parte il fatto che il protestantesimo attuale non ha nulla delle instabilità e delle tensioni proprie al pensiero dialettico hegeliano e questo forse proprio per il fatto di non riconoscere nel Papa la figura di Pietro, che per quanto si esprima in modo „tradizionale“ sostiene cose davvero radicalmente evangeliche). E nel „medesimo uso“ di essere e nulla“ (Ferdinand Ulrich) siamo confrontati con un radicalità del confronto con il nulla che fa impallidire il venerdì santo speculativo hegeliano in una delle possibili forme di ipostatizzazione e logicizzazione dell’essere. Detto questo rimane il fatto che Žižek mi „eccita“ a pensare! PS io non sono un pensatore originale a livello speculativo, ma non c’é alcuna tentazione in me di ritornare ad una forma di pensiero ontologico che non tenga conto della svolta kantiana della soggettività tradizionale, sebbene io non pensi per nulla che l’ „animale simbolicum“ (Ernst Cassirer) che è l’uomo si occupi solo di se stesso. 

Most esteemed Professor Slavoj Žižek, allow me to send you a page from my diary in which I reflect on a statement you made about Catholicism. The page is critical, but I would like to tell you that I hold you in very high esteem and I am learning a lot from you in your book "Sex and the Missing Absolute" and not only from it. A philosopher friend in California has made me attentive to her thinking and I am working on it a lot, although being a high school teacher (philosophy, Latin and religion) for one more year, I don't have a lot of time for philosophy.

Thank you for everything you write, even what I disagree with, 

Yours Roberto (Graziotto) 

Ps I don't know if you know Italian, but with the translator DeepL today you can understand enough even in languages you don't know. 


(5.4.24; venerdì dell’Ottava di Pasqua) C’è un pensiero che Adrienne esprime (ne fa esperienza) a mezzogiorno del Venerdì santo del 1960 che vuole essere meditato in tutta la sua forza: "Mezzogiorno. Poiché il Signore è purezza, soffre molto per ogni peccato, anche il più piccolo. In realtà non ci sono gradazioni in relazione a questa purezza. La "più piccola" scortesia e l'omicidio sono sullo stesso piano. Non solo perché la scortesia porti logicamente all'omicidio, ma perché entrambe sono carenze, macchie. Mi sembra difficile da spiegare. Ma tutto ciò che possiamo vedere al momento è come ogni persona offende il Signore. Pietro, che è un santo, lo ha rinnegato; ma chiunque poteva stare al suo posto. Ognuno ha il suo posto sulla croce con ciò che ha peccato e non con ciò che lo ha reso santo... Simul peccator et justus. Il peccator è colpevole della croce, e questo diventa visibile sulla croce; il justus, che lo è diventato attraverso la croce, ora rimane invisibile. Il crocifisso non si vede come se il lato chiaro della luna fosse coperto e fosse visibile solo il lato notturno. È la notte del peccato che opprime il Signore. Questo spiega anche come coloro che condividono la fede e l'amore della croce abbiano la consapevolezza di essere colpevoli della croce, che il Signore è stato crocifisso per loro" (Adrienne von Speyr, Kreuz und Hölle, 1960, 376-377). - I quindicenni hanno un istinto per quanto sta scritto qui, ma lo hanno solo in relazione agli altri, non a se stessi. Per questo in una discussione a Malta quando una ragazza argomentava che una foto fatta da un ragazzo del sedere di un altra (tra l’altro era vestita)  era come se l’avesse violentata mi sono opposto a questa conclusione „logica“, non perché non sia vera, ma perché chi argomentava così non aveva nemmeno lontanamente la purezza del Signore e poi bisogna dire che l’argomentazione teologica di Adrienne non può essere assunta eo ipso a livello giuridico, un livello che giustamente vive di differenze…Signore aiutami a non offenderti in niente! So che non c’è nulla di più grave che offendere Te, Amore assoluto! Ma non so proprio come si faccia, come si faccia ad evitare la minima offesa al Tuo amore gratuito! 

Trovo la tradizione del risus paschalis del vescovo Oster davvero bella! Raccontando la barzelletta di quest’anno, nella quale l’amministrazione turistica di paese nel bosco bavarese risponde alla domanda di una turista all’inizio del secolo scorso se ci fosse un WC nel paese, come se l’abbreviazione significasse „cappella nel bosco (Wald)“, lui stesso si è divertito tanto, e questo mi ha davvero commosso. Un cristiano sa ridere anche poco prima della fine del mondo! 

«Die Nato ist in der Ukraine faktisch Kriegspartei» (Professor Johannes Varwick) / "La Nato è di fatto una parte in causa nella guerra in Ucraina"

Abba nostro…

„Cade oggi l’ultimo venerdì di Ramadan in un momento di grandissima tensione per tutto il Medio Oriente. È la giornata di al-Quds per Teheran, che promette ritorsioni dopo il colpo degli israeliani all’ambasciata di Damasco. E a tre giorni dalla strage dei volontari di World Central Kitchen a Gaza che segna in modo decisivo la guerra a Gaza. Ieri il colloquio telefonico tra il presidente Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato burrascoso: Washington non vuole più tollerare l’uccisione dei civili nella Striscia e ha chiesto a Israele di cambiare la sua politica. Intanto i sondaggi indicano Benny Gantz, che ha chiesto le elezioni anticipate a settembre, più popolare di Netanyahu. Il Manifesto pubblica oggi un’inchiesta choc sulle procedure di scelta degli obiettivi dell’esercito israeliano, fortemente condizionati da algoritmi e Intelligenza artificiale. Da Gerusalemme e Tel Aviv i reportage raccontano di una situazione di grande tensione e allerta per gli obiettivi sensibili: si teme la ritorsione iraniana“ (Banfi, versione odierna). - „In una partita dell'NBA con oltre 19.000 persone, guardandosi intorno, è impensabile che Israele abbia ucciso molte più persone a Gaza con armi statunitensi negli ultimi sei mesi“ (Aaron Maté, X, 5.4.24). „Cosa può fare anche solo la vaga minaccia di Biden di usare la leva degli Stati Uniti. Immaginate quante vite, case, ospedali si sarebbero potuti salvare se Biden l'avesse usata davvero fin dall'inizio. Siamo governati dalle persone più depravate e vigliacche del mondo.“ (Aaron Maté, 5.4.24).

Né Trump né Biden parleranno delle questioni esistenziali che il nostro Paese deve affrontare. Come il debito di 34.000 miliardi di dollari che hanno accumulato o il 60% degli americani che soffre di malattie croniche. Come la minaccia dell'IA o la cattura del nostro governo da parte dei loro donatori aziendali. E il motivo per cui non parlano è che sono prodotti del sistema che ha creato questi problemi in primo luogo. Credo che gli americani che vogliono un vero cambiamento voteranno per me, e non per il male minore“ (Robert F. Kennedy jr, X, 5.4.24). - Ho chiesto ad Adrian di fare una donazione di 50 € per Kennedy, visto che non ho potuto farlo direttamente, perché non sono cittadino statunitense.

(Dopo) La „molteplicità delle scienze speciali“ di cui parlano Max Scheler e Ernst Cassirer sono la quotidianità di chi si trova a lavorare in una scuola, in cui per l’appunto si insegnano ai ragazzi una molteplicità di materie, che derivano da quelle scienze speciali. Chi ha vissuto una vita in una „scuola cristiana“ si sarà certamente chiesto come affrontare i problemi (non solo i vantaggi) che nascano da una tale molteplicità. Le premesse del „Senso religioso“ di don Giussani offrono una proposta pedagogica per affrontarla. Cristo viene poi proposto come Colui in cui è possibile integrare anche questa molteplicità scientifica; ed ovviamente in un senso molto generale il Logos universale e concreto che è Cristo è capace di integrare il tutto delle scienze, ma noi non possiamo dedurne un’idea unitaria „astratta“ capace di essere normativa nei diversi ambiti del sapere. Io mi limito a sottolineare che la molteplicità dei metodi è una cosa buona e che solo così è possibile giungere ad un sapere differenziato, ma ovviamente questa non è ancora la risposta unitaria ricercata da Cassirer. La TL I di Balthasar offre anche un tentativo di pensare il mondo unitariamente ripercorrendo l’intimità propria a tutti i livelli del reale, dalla pietra all’uomo… 

(Pomeriggio) La mia simpatia sta tutta per il professor Johannes Varwick (Università di Halle) e non per il professore Carlo Masala (Università dell’Esercito tedesco di Monaco di Baviera), ma ho letto con interesse l’intervista che quest’ultimo ha concesso al settimanale „Der Freitag“ (4.4.24); del primo, che è scienziato della politica, ho ascoltato invece una lunga intervista concessa a „Weltwoche“; il secondo, che è insegna „Relazioni internazionali“ ritiene che non sia vero che Putin abbia attaccato perché si sentiva minacciato da una possibile entrata della Georgia e dell’Ucraina nella NATO; mentre il primo pensa proprio questo. Molto differente o contraria è l’interpretazione che i due professori danno dell’incontro della NATO di Bucarest nel 2008. Comunque è bene che ci sia un dibattito. Anche se come teologo e filosofo penso che la frase: „sono cattolico, ma non fedele al Papa“ (su una questione centrale del pontificato come questa) di Masala sia una contraddizione, bisogna ovviamente porsi la domanda se davvero Putin sia interessato ad una trattativa; Masala cattolico pensa che non lo sia e per questo ritiene l’intervento del Papa nella televisione svizzera „stolto“, mentre il laico Varwick lo ha difeso. Su una cosa sono però d’accordo con Masala: la frase del cancelliere e di Habermas, che l’Ucraina non debba perdere la guerra, piuttosto che debba vincerla è inconsistente: che significa? Io direi che comunque con la sua affermazione che si tratta di uno scontro tra imperialismi il Papa sia più coraggioso di entrambi i professori; ciò significa che deve essere posta anche la domanda: hanno gli USA davvero un interesse alle trattative? E con ciò non si tratta di fondamentalismo anti-americano. Vero è pero che, come sostiene Varwick, che il dibattito negli USA è più differenziato, se non ci si concentra nei media aziendali (il professore di Halle fa però solo esempi interni ad essi). Ci sarebbe ancora tante cose da scrivere ma devo fare ginnastica…

«Riteniamo che questa aggressione abbia violato tutte le norme diplomatiche e i trattati internazionali», ha detto il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian. In effetti non capita spesso di vedere interi edifici diplomatici rasi al suolo. Il riferimento è al raid israeliano sul consolato iraniano a Damasco (anche se alcune fonti mettono in dubbio la natura diplomatica dell’edificio), nel quale hanno perso la vita almeno undici persone. Tra queste Mohammad Reza Zahedi, alto ufficiale delle Forze al-Quds dei pasdaran, il suo vice Haji Rahimi, e Hossein Amirollah, comandante delle forze al-Quds in Siria e Libano. L’obiettivo israeliano è duplice: da un lato eliminare figure chiave della proiezione regionale iraniana, dall’altro ribadire che «nessuno, in nessun luogo, è immune in questa guerra» condotta dallo Stato ebraico. Nemmeno negli edifici diplomatici“ (Claudio Fontana, Oasis).

(Wetterzeube, il 4.4.24;  giovedì dell’ottava di Pasqua)

(Notta profonda) Siamo arrivati, grazie a Dio! È arrivato dall’Italia anche il mio „Gesù dormiente“. 


„Successivamente Bergoglio ha un colloquio “molto bello” con Ratzinger: e scopre che con quei porporati {che erano andati da Benedetto XVI per lamentarsi di Francesco}, “sorpresi dalle mie parole sul matrimonio”, Ratzinger “è stato chiarissimo. Un giorno si sono presentati a casa sua per farmi praticamente un processo, e mi hanno accusato di promuovere il matrimonio omosessuale. Benedetto non si è agitato perché sapeva perfettamente quello che penso. Li ha ascoltati tutti, uno ad uno, li ha calmati e ha spiegato loro tutto”. Erano lì per “dire a Benedetto che stavo dicendo eresie. Lui li ha ascoltati e con molta elevatezza li ha aiutati a distinguere le cose… Ha detto loro: ‘Questa non è un’eresia’. Come mi ha difeso!… Sempre mi ha difeso”“ (Riccardo Cristiano, oggi). Questo articolo di Riccardo Cristiano mi ripensare l’importanza delle interviste del Papa.

(Mattino) (4.4.24) "Venerdì Santo. Dolore a tutti gli arti durante la notte, ma non molto forte, più come un ricordo. Poi la sensazione di essere trattenuti. La costrizione a rimanere immobili qui, perché il peccato è dappertutto: come pietra, dura, dolorosa, che ostacola ogni movimento. Spesso non si sa nemmeno perché si è ancora trattenuti qui, visto che la croce rende comunque impossibile ogni movimento. Una stanchezza infinita, e in essa un'incapacità che non è identica alla stanchezza, anche se ne è sempre circondata. Allora non sappiamo più di quale stanchezza si tratti: se di questa stanchezza, taedium, sotto il peccato, se di questo sovraffaticamento attraverso il peccato, o se sia - se guardiamo all'infinità della sofferenza del Signore - la nostra completa inadeguatezza che non sa come inserirsi. Si ha paura che possa essere un allontanamento. Poi si torna in contemplazione, si è lì e non resta che essere stanchi. Da un lato si potrebbe essere molto più seri, dall'altro no. Così si va avanti tutta la notte, senza alcun progresso. Non si notano i singoli peccati; ognuno sembra simile all'altro. Si distingue solo perché è peccato". (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, 1960, 376). - È così sia se si guarda alla Chiesa, dove sembra che nessuno sia capace di obbedienza; le rivelazioni del Santo Padre riprese da Riccardo Cristiano, fanno vedere una compagina immobile, anche da parte di persone che hanno servito per anni. E nel mondo un obbrobrio dopo l’altro; non ci sembra essere un movimento. Guardando le notizie alle volte ci sembra essereci qualche „svolta“: „I giornali italiani hanno archiviato in fretta dalle prime pagine la strage dei volontari a Gaza. Ma l’uccisione dei 7 operatori umanitari che portavano cibo è un vero punto di svolta nella crisi mediorientale. Mai come questa volta Israele ha ammesso il “grave errore” e non si sono fatte attendere le conseguenze politiche. Benny Gantz che, dopo il 7 ottobre, ha collaborato nel governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu, ha rotto gli indugi e ora chiede le elezioni anticipate a settembre. È una mossa importante, che arriva dopo l’ennesima imponente manifestazione di piazza contro il governo. Alla pressione interna si unisce poi l’indignazione della Casa Bianca, che non è stata nascosta. Oggi ci dovrebbe essere un colloquio telefonico fra Joe Biden e il premier israeliano“ (Banfi, versione odierna). Queste speranze politiche non devono essere taciute anche „nella contemplazione“, ma ovviamente ciò che racconta Banfi, è una delle possibile narrazioni; poi c’è anche un’indignazione farsa che non toglie il fatto che Israele senza l’appoggio economico, militare e logistico degli USA non potrebbe fare un bel nulla…

Nel mezzo di una scena pasquale, quando i discepoli di Emmaus, “narravano ciò che era accaduto lungo la via e come lo avevano riconosciuto allo spezzare del  pane“ (Lc 24, 35: καὶ αὐτοὶ ἐξηγοῦντο τὰ ἐν τῇ ὁδῷ καὶ ὡς ἐγνώσθη αὐτοῖς ἐν τῇ κλάσει τοῦ ἄρτου.), mentre Gesù stava in mezzo a loro, i discepoli sono ancora „sconvolti e pieni di paura“ (Lc 24, 37: πτοηθέντες δὲ καὶ ἔμφοβοι). Gesù non è con loro come un fantasma, ma come uno che fa vedere i segni della sua crocifissione e mangia con loro „pesce arrostito“, e dopo aver spiegati loro che tutto ciò era stato predetto da Mosè, dai profeti e dai Salmi, ci dice con chiarezza la sua promessa: „ ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto“ (Lc 24,49: καὶ ἰδοὺ ἐγὼ ⸀ἐξαποστέλλω τὴν ἐπαγγελίαν τοῦ πατρός μου ἐφ’ ὑμᾶς· ὑμεῖς δὲ καθίσατε ἐν τῇ ⸀πόλει ἕως οὗ ἐνδύσησθε ⸂ἐξ ὕψους δύναμιν⸃.). Gesù accetta la loro paura, ma promette lo Spirito Santo, la potenza dall’alto! E di questo abbiamo bisogno. VSSvpM! 

„SPIEGEL riferisce di una conversazione telefonica tra i ministri della Difesa francese e russo. Secondo il rapporto, Shoigu ha chiarito, tra le altre cose, che i negoziati di Istanbul di marzo/aprile 2022 potrebbero essere il punto di partenza per i colloqui. Questo è in linea con altri segnali di disponibilità russa a negoziare - perché questo viene ignorato dai politici occidentali e presentato come una "pace dettata alle condizioni di Mosca" (che non lo sarebbe!) e invece si insiste sulla formula di pace ucraina irrealistica come condizione per i colloqui?  Una grave omissione“ (Johannes Varwick, X, 4.4.24).

"Non si tratta di Hamas. Si tratta del rifiuto da parte della popolazione di Gaza di accettare il destino che è stato loro riservato da Israele: languire e morire in un campo di concentramento“ (Norm Finkelstein, citato da „Useful idiots“, X, 3.4.24).

Padre nostro…


(Malta - Monaco di Baviera, il 3.4.24) Il giovedì sera del 1960 Adrienne continua la sua esperienza della passione del Signore; dopo la crisi del Getsémani Gesù sa che la passione è inevitabile, ma tante cose gli ricordano questa inevitabilità. Adrienne fa un esempio dicendo che forse, per lei, non è preciso abbastanza, ma per me come insegnante è interessante: quando si minaccia un bambino che non avrebbe per nulla voglia di trasgredire una legge con delle possibili punizioni, gli si ricorda che in un certo senso la trasgressione è inevitabile (non solo la punizione); Gesù non ha alcuna intenzione di dire no al sacrificio, ma in qualche modo gli eventi intorno a lui gliene ricordano l’inevitabilità, ma anche dialetticamente l’evitabilità, se ho capito bene Adrienne. Un altro momento della memoria della passione è il non poter fare un pausa; ad ogni movimento lo attende un nuovo momento della passione e lui non dice di no! Ovviamente ha saputo che Dio ha preparato un regno dall’inizio del mondo, un regno in cui non sono più possibili sofferenza e malvagità, ma ora deve starci dentro, dentro la sofferenza e la malvagità. - L’annuncio pasquale è annuncio della certezza della venuta della basileia di Dio, ma senza l’esperienza della passione tutto sarebbe molto „billig“, come una merce che si può comprare nel supermercato. Oppure la guarigione di un malato invece che un altro sarebbe solo un’ingiustizia…

(Sliema, Malta 2.4.24; martedì dell’ottava di Pasqua) Nel Giovedì Santo del 1960 Adrienne fa l’esperienza del fatto che „il peccato è semplicemente peccato“; non vi è una differenza tra il mio peccato e il peccato degli altri, e non vi è una differenza tra peccati veniali e mortali; ogni peccato contribuisce ad allontanare la realtà dell’amore, a renderla un’impossibilità. Non so se Adrienne abbia ragione e non so se ciò non contribuisca anche alle fissazioni cattoliche su determinati peccati, in modo particolare quelli che hanno a che fare con il sesso - non c’è davvero differenza tra il fotografare il sedere di una ragazza e l’abuso sessuale (mi riferisco ad un fatto di questi giorni)? A me sembra che il peccato più grande sia quello di una totale mancanza di auto riflessione, quindicenni (ma non solo loro) riflettono sugli altri, non su di sé! E quando riflettono su di sé lo fanno in modo „psicologico“, non nel senso filosofico del passaggio dalla filosofia della natura all’antropologia (chi è l’uomo?) come possiamo vedere nella filosofia greca (cfr. Ernst Cassirer, Tentativo sull’uomo. Introduzione in una filosofia della cultura, probabilmente degli anni 40 del secolo scorso). Allo stesso tempo comprendo cosa dice Adrienne sul peccato in quanto tale, cioè  quando l’essere non è più percepito come dono di amore gratuito, ma viene manipolato per il proprio egoismo. Chiedo scusa quando contribuisco a ciò. Perché questo provoca una sequenza logica: sentirsi solo, sentirsi abbandonati e nel Signore, che è la bellezza e la bontà assoluta, provoca un cortocircuito tra il compito di salvare il cosmo e il sentirsi abbandonato dagli uomini e dal Padre (e probabilmente anche dalla vastità del cosmo che non c’entra con me); e chi fa compagnia al Signore in questo mistero non lo può consolare; non vi è consolazione nell’inferno, né memoria di ciò che è spensierato o di ciò che è sublime; tutto il compito, spiega Adrienne, non sembra solo essere vano, ma anche falso e non si tratta più di „voler portare il peso“ del peccato del mondo, ma di „doverlo portare“, senza alcun senso; se si vede soffrire il Signore nel Getsémani non si ha la sensazione che c’è la faccia ad arrivare alla Croce, ma sembra piuttosto che venga "sepolto direttamente sotto l'impatto del peccato“ (Adrienne). - In questi giorni ci sono stati momenti molto spensierati e belli qui a Malta, ma la sensazione di essere immediatamente sepolti sotto l’arroganza di tanti nel gruppo o sotto la loro isteria rimane. Per grazia vado alla Santa Messa per ascoltare l’annuncio pasquale che non può essere „dedotto“ con il pensiero! 

Katie Halper e Aaron Maté nel loro ultimo numero di „Useful idiots“ parlano di politici „che votano per bombe illimitate per Israele“ e riflettono su „un nuovo modello di politico squallido, che è arrivato mentre il genocidio diventa sempre più mortale“. Chi difende l’amministrazione Netanyahu forse non si rende colpevole di genocidio, ma certamente di qualcosa di orribile! 

Abba nostro…

(Dopo la Santa Messa) L’annuncio è chiaro e lo preghiamo nel „Gloria“ e nell’“Agnus Dei“: „Agnus Dei qui tollit peccata mundi“, passando anche attraverso l’esperienza della vanità di cui ho parlato prima. E l’annuncio ci giunge non solo e non primariamente attraverso gli occhi, che sono anche per Aristotele, il senso più importante della conoscenza, ma attraverso l’udito: „Maria“ (dai salesiani hanno letto il passo del Vangelo di Giovanni, mentre la lettura odierna sarebbe Mt 28, 8-15). La prima lettura /(Atti 2, 14a.36-41) ci rafforza nella professione di fede: „Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!“ (καὶ κύριον ⸂αὐτὸν καὶ χριστὸν⸃ ⸂ἐποίησεν ὁ θεός⸃, τοῦτον τὸν Ἰησοῦν ὃν ὑμεῖς ἐσταυρώσατε.) Alla domanda sul che fare Pietro risponde con l’invito alla conversione e al battesimo, „per la remissione dei vostri peccati“ (εἰς ἄφεσιν ⸀τῶν ἁμαρτιῶν ⸀ὑμῶν).

„Il Ministero della Difesa dell'Azerbaigian sostiene che l'Armenia ha violato il cessate il fuoco e ha sparato su Nakhichivan la scorsa notte, seguendo lo schema standard di AZ che sostiene che l'Armenia sta pianificando provocazioni e afferma falsamente che l'Armenia ha violato il cessate il fuoco per giustificare i propri attacchi“ (Lindsey Snell, X, 2.4.23).

„Papa Francesco ha parlato al mondo e alla città di Roma, com’è nella consuetudine della Pasqua, lanciando un messaggio molto preciso di carattere umanitario. Affinché ci sia uno scambio di prigionieri fra Ucraina e Russia. Ha detto testualmente: «Mentre invito al rispetto dei principi del diritto internazionale, auspico uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti!»“ (Banfi, versione odierna).

(Pomeriggio) Il programma odierno culturale è stata la visita della co-cattedrale di san Giovanni, nella quale ho fatto vedere a tutto il gruppo, il dipinto di Caravaggio sulla decapitazione di san Giovanni Battista (sulla storia evangelica avevo fatto una breve introduzione davanti alla cattedrale), poi Konstanze con un gruppo di 13 studenti molto interessati è andata al museo archeologico di Valletta, dove si trova anche la famosissima, „sleeping lady“. 

È uscito un articolo oggi di Matt sulla scienza che mi interessa molto, in primo luogo perché mi ha rivelato cose sulla pandemia che avevo intuito, ma che non ero stato capace di esprimere. In primo luogo lo shock delle notizie italiane e il mio isolamento dalla mia famiglia mi avevano fatto assumere una posizione molto preoccupata; per questo motivo avevo anche pensato che farsi vaccinare fosse una questione di amore del prossimo; solo l’atteggiamento assolutamente acritico nei confronti della scienza mi aveva irritato, perché io ho sempre pensato che un atteggiamento critico sia proprio alla scienza come metodo di indagine e non una sua negazione; in questo passaggio preso dall’articolo Matt ripercorre una piccola storia della scienza degli ultimi decenni: „Jay (uno scienziato amico con cui è stato ed è in dialogo) e io siamo abbastanza anziani da ricordare le "guerre della scienza" degli anni Ottanta e Novanta. Era un periodo in cui la sinistra accademica amava il libro fondamentale di Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, in quanto sottolineava l'elemento umano della pratica scientifica. Il libro veniva invocato in modo dissacrante dagli studiosi di scienze umane, per mettere in discussione le pretese di oggettività della scienza. Nel frattempo, gli umanisti della destra accademica deploravano Kuhn e i suoi seguaci come "relativisti" che non credevano nell'idea di verità. La destra difendeva una visione ingenuamente „Whiggish“ {del partito whig, dei whig (Dizionario del Corriere); „Il partito Whigs fu uno dei principali partiti politici attivi tra il tardo Seicento e la metà dell'Ottocento in Inghilterra, successivamente Regno di Gran Bretagna e Regno Unito, rappresentativo di un consenso limitato a classi sociali appartenenti alla borghesia inglese“ (Wikipedia) }della storia della scienza come un progresso costante e ininterrotto. L'intero dibattito è stato idiota. Oggi, la valenza politica della sociologia della scienza si è invertita: la sinistra insiste che bisogna "credere nella scienza" e astenersi dal notare la sua fallibilità umana, mentre la destra populista sottolinea non solo la fallibilità della scienza, ma anche la sua tendenza al pensiero di gruppo e alla corruzione vera e propria. Per comprendere questa inversione, bisogna comprendere la funzione che la Scienza come forma di autorità (in contrapposizione alla scienza come modalità di indagine) ha assunto nella nostra società. In quanto autorità, la scienza viene invocata per legittimare il trasferimento di sovranità da organismi democratici a organismi tecnocratici, e come dispositivo per isolare tali mosse dal regno della contestazione politica. Durante la pandemia, un'opinione pubblica impaurita ha acconsentito a una straordinaria estensione della giurisdizione degli esperti su ogni ambito della vita. Si è imposto un modello di "governo per emergenza", in cui la resistenza a tali incursioni viene caratterizzata come „anti-scienza““(Matt Crawford, The problem with science is that so much of it simply isn’t.). Per  quanto riguarda la scienza come modalità di indagine, ovviamente nessuna persona sensata la mette in dubbio. Ritorniamo alla questione della pandemia; mi sono accorto solo dopo, con le conseguenze della gestione „universale“ del dramma della pandemia nella scuola, che qualcosa era andata storto e non sapevo per nulla quello che Matt in riferimento a Jay riassume così: „Jay Bhattacharya è uno dei pochi eroi emersi da quella disavventura sociale che chiamiamo "Covid". Professore di politica sanitaria a Stanford, è stato uno degli autori della Dichiarazione di Great Barrington. La dichiarazione esortava ad aderire ai piani pandemici di lunga data che enfatizzavano l'isolamento e la protezione dei più vulnerabili, piuttosto che la chiusura della società in generale. Insieme ai colleghi, ha anche condotto il primo studio di siero-prevalenza del virus che causa la Covid, nella vicina contea di Santa Clara. Lo studio ha rivelato che l'infezione era diffusa. Si trattava di un'informazione cruciale, in quanto indicava che, nonostante l'infezione diffusa (stimata da loro in 53.000 persone), la stragrande maggioranza delle persone non aveva una crisi di salute abbastanza significativa da risultare un "caso confermato" (di questi ce n'erano 1.200). Questo ci ha dato una misura della pericolosità del virus“(Matt). Io non sapevo nulla che ci fossero stati dei piani e che questi si concentravano sulle persone vulnerabili e non sulla gestione „universale“ della crisi. Etc. 


(Sliema, 1.4.24; Lunedì di Pasqua) Ho accennato la settima scorsa che la parola chiave per comprendere l’esperienza della „passione“ di Adrienne del 1960 è „inutilità“ („vanità“); grazie a Dio c’è anche l’esperienza pasquale della luce e della gioia, ma è vero che non è possibile vivere sul serio la sequela di Gesù senza fare esperienza dell’inutilità di quello che si fa e che nel lavoro pedagogico con i giovani, in modo particolare quelli quindicenni, come qui a Malta, essa è un motivo serio del nostro agire; certo quella vissuta del Signore è imparagonabilmente più radicale, ma noi possiamo fargli compagnia in questa sensazione che non riguarda solo gli altri, ma noi stessi: e proprio da me che non c’è poi più tanto da prendere, da tirar fuori (cf quello che Adrienne scrive nel mercoledì santo del 1960). È ci sono situazioni nella vita del Signore in cui lui non chiarisce più nulla, neppure ai suoi, ai suoi discepoli e alle donne che lo seguono, ma soffre. Gesù non mette mai in discussione la volontà del Padre, ma non ne capisce più l’utilità e non capisce neppure l’utilità delle cose che ha detto ai suoi. E i suoi lo seguono senza capire: Maddalena non capisce, vuole ed ama il suo Signore! E questo loro non capire „appartiene alla sua propria esperienza di inutilità“ (Adrienne ibid). Poi improvvisamente risuona il nostro nome nella bocca del Signore: „Maria“ (Gv 20). 

(Dopo la Santa Messa) Passando vicino alla statua di Maria ausiliatrice  dai Salesiani, dopo la Comunione, mi è venuto in mente, ovviamente, che si può pregare perché la nostra azione non sia inutile, ma rimane  comunque il fatto, se non vogliamo ridurre il cristianesimo ad un’ideologia del successo, che il mistero dell’inutilità è parte del mistero della Croce e della discesa all’inferno.  Anche i discepoli di Emmaus (Lc 24-13-35) sono abbattuti e pensano che tutto sia accaduto per nulla, e Cristo spiega loro a partire da Mosè e da tutti i profeti, che tutta la sofferenza aveva il suo senso. E Paolo ci avverte che c’è anche un modo di assumere la fede senza averci davvero pensato su (cf 1 Cor 15, 1-8.11), ma rimane il fatto più grande della storia dell’universo che noi non annunciamo l’inutilità, ma la risurrezione di Cristo e questa buona novella (Vangelo) è il fondamento sul quale noi stiamo e la Parola ascoltata non ritorna senza portare frutti, abbiamo ascoltato da Isaia nella liturgia della notte pasquale! Pietro negli „Atti“ (2,14. 22b-33) spiega ciò che è successo ed un ebreo, che parla ad altri ebrei e che è passato attraverso il rinnegamento suo proprio: „[22] Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, [23] dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. [24] Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere (22Ἄνδρες Ἰσραηλῖται, ἀκούσατε τοὺς λόγους τούτους. Ἰησοῦν τὸν Ναζωραῖον, ἄνδρα ⸂ἀποδεδειγμένον ἀπὸ τοῦ θεοῦ⸃ εἰς ὑμᾶς δυνάμεσι καὶ τέρασι καὶ σημείοις οἷς ἐποίησεν δι’ αὐτοῦ ὁ θεὸς ἐν μέσῳ ὑμῶν, ⸀καθὼς αὐτοὶ οἴδατε, 23τοῦτον τῇ ὡρισμένῃ βουλῇ καὶ προγνώσει τοῦ θεοῦ ⸀ἔκδοτον διὰ ⸀χειρὸς ἀνόμων προσπήξαντες ἀνείλατε, 24ὃν ὁ θεὸς ἀνέστησεν λύσας τὰς ὠδῖνας τοῦ θανάτου, καθότι οὐκ ἦν δυνατὸν κρατεῖσθαι αὐτὸν ὑπ’ αὐτοῦ·). - Israele invece di proteggere il suo figlio, lo ha consegnato alla morte per la mano di chi non aveva la legge (gli empi sono coloro che non avevano la legge: ἀνόμων)! Israele siamo ora noi! 

Abba nostro! 


(Sliema, Malta 31.03.24; Domenica di Pasqua: Surrexit Dominus vere! Mio 64esimo compleanno) Ci sono alcune formule sintetiche che contengono verità immense. „Entrambe le cose si appartengono inseparabilmente, perché il dono (il battesimo) fatto in Cristo si imponga nella vita del cristiano: deve diventare ciò che è; ciò che ha lo dove realizzare“ (Balthasar, Luce della Parola). Nella Vigilia Pasquale, a cui ho partecipato nella co-cattedrale di san Giovanni a Valletta, fino alla predica dell’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, che parlando ai catecumeni, ha sottolineato, il „non aver paura“ detto dall’angelo alla donna, dicevo nella Vigilia Pasquale la Chiesa „ha tempo“, la Chiesa che veglia e prega, „ha tempo“, per far memoria di „sette avvenimenti“ della storia della salvezza e del loro significato: Dio ci ha creato (come uomo e donna), ci ha fatto passare per il Mar Rosso e così sfuggire ai nemici, ci ha riportato a casa dai nostri esili ed anche nelle prove estreme come il sacrificio di Isacco non ci ha lasciato soli. La storia della salvezza non è una storia di successo, ma una storia di protezione, una storia nella quale diventiamo ciò che siamo!  „Voi sarete il mio popolo ed io sarò il vostro Dio“ (Ez 36, 28). „Tieniti lontana dallo spavento, perché non ti accosterà“ (Is 54, 14) dice Dio alla sua sposa della gioventù, che non ripudia, al suo popolo! Ieri è stata una giornata di intenso lavoro pedagogico, di telefonate con i genitori e poi una ragazza, eravamo a Gozo, ha vomitato tutto il giorno così che Konstanze ed una tutrice l'hanno portato all’ospedale…ma la Chiesa orante ha tempo! E la „Chiesa amante“ non ha alcun dubbio di potere far qualcosa per il Signore, rallentare la sua putrefazione ed è sorpresa dalla gioia, prima dallo spavento, tipico all’apparire dal divino, ma poi da una gioia che è un tutt’uno „con un’ovvietà calma“ e verificabile: „fa parte della logica della croce che ne consegua la resurrezione“ (Balthasar); la tomba è vuota e il Signore incontrerà i suoi „in Galilea“, nella quotidianità dell’inizio! Anche il lavoro pedagogico non deve mai rubarci questa „ovvietà calma“! E per quanto riguarda le donne: non abbiamo bisogno di più uomini e di più burocrazia nella Chiesa, ma di più amore! Che questo pensiero non legittimi un „silenziare“ le donne lo sa chiunque abbia anche solo sfogliato i miei diari che sono spesso in dialogo con donne (Etty, Simone, Adrienne…).

La liturgia della luce nella Vigilia Pasquale vissuta nella co-cattedrale di san Giovanni, che contiene il dipinto del Caravaggio della decapitazione di san Giovanni il Battista, è stato un grande dono; con l’aiuto di Julian Torreggiani, il direttore della AM Language ho avuto anche un posto a sedere! 


Co-cattedrale di san Giovanni 

Che il Signore ci voglia risparmiare la prova di una terza, meglio „ultima“ guerra mondiale! 

„Una bellissima coincidenza: compleanno e Santa Pasqua. Creazione e redenzione. Auguri, Roberto!“ (Don Andrea Brutto, Casa Balthasar).

Abba nostro…

(Diario scolastico maltese) Ovviamente ero un po’ triste che l’unica persona che avesse una competenza riguardante i templi, fosse a casa con raffreddore e febbre, mia moglie; grazie a Dio che c’era mio figlio, Ferdinand, che mi ha aiutato nell’organizzazione e non solo. Abbiamo visto un video introduttivo sui templi di Mnajdra e Hagar Qim, poi nel museo, in un tempio in miniatura, ho fatto vedere il movimento della luce del sole in determinate date dell’anno ed ho rinviato al problema delle forme a seconda del tempo di origine. Con una App era possibile informarsi anche su dettagli del tempio; io ho offerto un’introduzione filosofica al problema, ponendo la domanda cosa distingua l’uomo dall’animale. 1) una prima ipotesi è quella filosofica-ebraica-greca-cristiana: il pensiero (da Aristotele fino a Tommaso); ma probabilmente anche un delfino in qualche modo pensa. 2) una seconda ipotesi sono i sentimenti; ma probabilmente anche un cane „sente“ (per esempio la mancanza del padrone). 3. Una terza consiste nel „desiderio sessuale“; ovviamente anche una scimmia ha un tale desiderio, ma se lei desiderasse qualcosa di impossibile, dopo qualche tentativo, la smetterebbe di interessarsi dell’oggetto del desiderio, mentre la struttura del desiderio sessuale nell’uomo è così che desidera anche oggetti irraggiungibili (ipotesi Lacan, Žižek). 4) La quarta ipotesi è la religiosità come testimoniata dai templi megalitici; l’offerta di un animale per placare una divinità che si rapporta verticalmente al cospetto della nostra esistenza orizzontale. Per questa ipotesi è necessaria anche una conoscenza tecnica e cosmologica, come ho spiegato con il movimento della luce. Ho anche accennato all’ipotesi se si è davvero certi che si tratti di templi, e non per esempio di un palazzo regale…

(Dopo) C’è una crepa, un’incrinatura nel reale (Žižek); anche Ulrich parla di un abisso, dell’uomo come abisso; e questa „abissalità“ ha certamente anche a che fare con questa frase del filosofo sloveno: "Più precisamente, non siamo del tutto sicuri nella normale realtà quotidiana (nel nostro mondo di vita), c'è sempre da qualche parte nascosta una crepa che minaccia di trascinare la nostra normalità nell'abisso" (Slavoj Žižek, Sex and the Missed Absolute, 81). Žižek è un marxista materialista e Ferdinand Ulrich è un cristiano materialista (ovviamente sto provocando con questa definizione), entrambi sono pensatori non essenzialisti ed entrambi pensano: "Non siamo affatto condannati a rimanere intrappolati nel cerchio della nostra soggettività" (Žižek, ibidem). Quando Ulrich parla di „sovraessenzialità“ in fondo sta parlando anche di questo non essere intrappolati nel cerchio della nostra soggettività…

Credo che la definizione di isteria offerta da Žižek sia molto interessante: "L'isteria è il modo fondamentalmente "umano" di giudicare un punto di impossibilità nella forma della jouissance assoluta" (Žižek, ibidem, 83);  non faccio nemmeno il tentativo di tradurre il termine di Lacan, forse: godimento, forse orgasmo, ma non solo nel senso dell’orgasmo alla fine del sesso; anche nel senso di un grido esagerato quando si vede un ragno, che implica il punto di impossibilità che ci sia una realtà senza ragni. 

(Sliema, 30.3.24; Sabato Santo) Dopo l’esperienza della passione alle tre del pomeriggio, già al Venerdì sera del 1960 comincia l’esperienza del fiume dell’inferno:  "Mi sento come se l'inferno non si fosse mai fermato. Nella sofferenza del Signore c'è una consapevolezza: è iniziata, finita, continua... ma qui sotto mi sembra di essere seduta accanto al fiume da anni, ed anni, a guardarci dentro. Nell’inferno l'odore è sempre lì. Sempre lì. Le effigi. È così paradossale che si fa fatica a esprimerlo. Una volta, tutte le buone azioni, tutto ciò che appartiene alla santità degli uomini, vengono coperte... Pietro ha rinnegato il Signore, quindi dovrebbe un'effigie. Ma il fiume la lava, non la si trova più. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che lì c'è un posto risparmiato per Pietro. Ma chi può capire il valore della grazia? E l'odore, l'odore! Come è ottusa la somma di tutti i peccati.... E l'infinita lentezza... Un „dovere“ deve rimanere: quello di seguire le tracce. A noi è richiesto di seguire il Signore. Forse anche nell'opinione che se molti seguissero le tracce, emergerebbe una sorta di percorso attraverso la moltiplicazione delle tracce. E, se c'è una via d'uscita, allora: non peccare mai più! Forse lentamente, la speranza che, se c'è una via, un giorno tutti i numeri (dei singoli peccatori) saranno rivolti al Signore. Ora i numeri sono vissuti solo come mancanza ed errore. - Le voci che si sentono non hanno altro senso che quello della paura e dell'angoscia. Suonano come a simboleggiare l'effetto del peccato, senza ulteriori differenziazioni. Tutto ciò che è peccato è solo peccato, i livelli diventano qui irrilevanti. In certi momenti, tutto il peccato, quello che è stato rimosso, quello che esiste e quello che verrà, appare come uno solo... Sono troppo stanca per operare. Tutto sembra essere cancellato e non distrutto. Nel fiume si vedono ancora e ancora forme indistinte e si rimane sbigottiti per ognuna di esse, e si rimane ancora più sbigottiti quando ci si rende conto che sotto la superficie, nel sottosuolo, galleggia ancora molto che non si percepisce, di cui si sa solo che c'è". (Adrienne von Speyr, Croce ed Inferno, 1960, 378-379). - Quindi la scena con i volti visti sotto la palude da Frodo nel film „Il Signore degli Anelli“ non è ancora il grado massimo dello spavento. Noi con le nostre differenziazioni siamo del tutto impotenti nell’inferno…adesso devo andare Gozo con i ragazzi, ma ognuno può meditare questa esperienza dell’inferno come può, pensando a quale sia il posto risparmiato per lui…e che il Signore con misericordia cancella…

Per quanto riguarda il liberalismo autoritario rimando a cosa ho scritto ieri notte in dialogo con Slavoj Žižek.

Abba nostro…

(Pomeriggio) „L'impossibilità di cercare di dare un senso a tutto, il suo inevitabile fallimento, è la definizione minima di ateismo“ (Slavoj Žižek, Il sesso e l’assoluto mancato, edizione tedesca citata, 78). Non credo sia così: questa è la definizione minima della finitudine. Sono comunque molto grato al filosofo sloveno per la sua chiarezza! E quello che lui dice della filosofia di Derrida, non è solo vero per il filosofo francese, ma per tutta la nostra epoca: „"Continua a fare affidamento sull'orizzonte virtuale e infinitamente sfuggente della giustizia, dove tutti i conti verrebbero finalmente regolati“ (ibid. 78). Così pensano anche i quindicenni, in modo particolare quelli che si sentono giusti (penso a delle cose che stanno succedendo in queste ore qui a Malta). Infine per me è davvero liberante, dopo le decennali ripetizioni sull’“avvenimento“, leggere una frase come questa: un avvenimento preso di per sé non dice proprio nulla sul suo significato. Mentre sull’idea di Lacan sulla religione come imbroglio anche nel caso che Dio esista, devo pensarci su…

(Sliema, Malta, il 29.3.24; Venerdì Santo) Le letture del Giovedì Santo (Es 12, 1-8. 11-14; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13,1-15) e quelle del Venerdì Santo (Is 52, 13-53; Eb 4, 14-16; 5, 7-9; Gv 18, 1 - 19.42) sono troppo ricche per poterle contemplare nella loro pienezza, quindi seguo quella pista che ieri sera ho riassunto così: il triduum ha profondamene a che fare con il sangue, con „l’estremo“ dice Balthasar. L’agnello veterotestamentario e nuovotestamentario è Cristo, come anticipazione profetica e come avvenimento definitivo nella pienezza del tempo!  Il meglio: Colui che si è fatto peccato senza peccare, senza alcuna macchia, è stato macellato!. È suo il sangue che dobbiamo dipingere sullo stipite della nostra porta, della nostra casa, del nostro intimo: „unicamente il sangue di Cristo, se viene trovato in noi, ci può salvare dal giusto giudizio, perché Egli ha superato il giudizio sul peccato ed è diventato come redentore il nostro giudice“ (Balthasar, Luce della Parola, qui a Malta ho solo l’edizione tedesca tascabile, 48). Queste parole sono definitive, non dobbiamo attenderci alcun sviluppo accademico! E tutto ciò che riguarda l’Eucaristia e l’amore non deve essere solamente „ricevuto“, deve essere „fatto“; dobbiamo dimostrare il nostro amore fino al compimento! Questo è il mistero della Croce (fulget crucis mysterium): solo con il proprio sangue si può testimoniare l’amore del Padre per il mondo, che poi questo sangue ci sia davvero richiesto, come nel martirio, non dipende da noi, ma noi dobbiamo stare a disposizione, come ha detto il vescovo Oster nell’intervista di cui ho parlato ieri. Una disposizione attiva, „mangiando in fretta“, cioè non accontentandosi di quello che offre il mondo, il Signore penserà l’estremo che possiamo offrirgli, quello adatto per noi! Alla mensa dell’Eucaristia, nell’ostia sine principio et fine, non c’è più sangue (l’ostia basta, non c’è bisogno di aggiunte mistiche), ma senza il suo sangue (Eb 9,12), non ci sarebbe salvezza. Al cospetto di questo mistero del sangue è un atto di hybris arrogante, che provoca la rabbia di Dio, cioè il suo amore, sacrificare sangue innocente, in carneficine senza senso.

Anche Massimo Borghesi, nella sua bella intervista apparsa ieri ne „La Verità“ a cura di Martina Pastorelli, in cui dice con chiarezza che non abbiamo bisogno di novelli Napoleone, che ignorano il realismo del Papa e che con chiarezza afferma che Macron è irresponsabile, dicevo anche lui crede nel mito della resistenza ucraina, che limita però all’inizio. Ovviamente non so se la sua narrazione sia più verosimile della mia, ma io non ci credo: io credo piuttosto che quell’uomo pericoloso che si chiama Zelensky era stato votato con un altro mandato, un mandato di dialogo e di pace e non si è comportato così, mai! Poi alla favola della svolta americana, che finanzia guerre sia in Israele che in Ucraina, io non ci credo! Solo la famiglia Kennedy ha davvero lottato per la pace, pagando un prezzo altissimo! Io dell’amministrazione Biden e di tutte le amministrazioni guerrafondaie americane bipartisan non mi fido! E non perché non amo gli USA o stronzate del genere! Poi per quanto riguarda la sola responsabilità diretta di Putin, beh questo lo dice anche il Papa che è una favola, quella di Cappuccetto rosso! Ripeto: il pericolo di una mobilitazione totale è venuto sempre ed in primo luogo dall’Occidente (Ernst Jünger), dalla prima guerra mondiale alla bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki fino ad oggi, e quello che Heidegger chiama il „tornante“ (Kehre) tecnocratico non è né principalmente, né solamente un problema delle autocrazie!  

Abba nostro…

Venti di guerra ancora più forti spirano in questo Venerdì di Passione del 2024. Non solo sulla Terra Santa e sulla Palestina, dove si consuma il dramma di un digiuno forzato che da settimane affligge quasi due milioni di palestinesi. Ma sull’Europa. Ce lo ricordano le nuove minacce di Vladimir Putin che continua ad accusare l’Ucraina e l’Occidente per l’attacco terroristico di una settimana fa e che promette di colpire gli F-16 anche in aeroporti Nato. La guerra in Europa c’è già e per essa dobbiamo armarci. Lo proclama in una lunga e importante intervista, concessa a cinque giornali europei, in Italia a La Repubblica, il premier polacco Donald Tusk. Dice testuale: «È la prima volta dal 1945 che ci troviamo in una situazione del genere. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. È l’era prebellica. Non sto esagerando. Sta diventando ogni giorno più evidente».Alle parole del premier polacco in qualche modo fanno eco quelle di Giorgia Meloni. La nostra premier, in visita ai nostri soldati in Libano, dice loro: «Voi rinunciate a tutto per garantire quella pace di cui tanti, soprattutto in questo momento, si riempiono la bocca seduti comodamente dal divano di casa loro. Perché la pace non si costruisce con i sentimenti e le buone parole, la pace è soprattutto deterrenza e impegno, sacrificio». Avvenire polemizza garbatamente con la premier italiana, ricordando che i numeri dimostrano il contrario: armarsi favorisce la soluzione bellica. È la politica, semmai, che porta alla pace. Un gesto di pace e di perdono è quello che ha compiuto ieri papa Francesco (vedi Foto del Giorno) nella sezione femminile del carcere romano di Rebibbia. Bergoglio ha lavato i piedi a dodici detenute nei riti del Giovedì Santo. Stasera ci saranno le meditazioni della Via Crucis al Colosseo, per la prima volta scritte dallo stesso Pontefice. Il Venerdì di Passione dei riti pasquali cade in un momento tragico di dolore e sofferenza in tante parti del mondo e forse questo spiega la scelta di quest’anno“ (Banfi, versione odierna). - Come so da fonti alternative (N.S. Lyons) il premier polacco Tusk è un uomo che non ha alcun senso della democrazia e poi è un guerrafondaio pericoloso - questi sono i politici che piacciono all’EU.   

(Pomeriggio/Sera) Il programma di oggi: siamo stati alla laguna blue di Comino e poi in una processione del Venerdì Santo a Zejtun (Konstanze ha spiegato a chi era interessato le scene dell’AT e del NT, rappresentate nella processione; io ho procurato per il gruppo una specialità maltese); questo è stato possibile solo con l’aiuto di Kevin, che da anni ci aiuta a portare il gruppo senza usare solo i mezzi pubblici, come avevamo fatto nei primi anni.

(Notte) Scrive uno di CL sul mio post su Tusk: „caspita quali sono queste fonti alternative che definiscono il pupillo di Walesa, già Presidente del Consiglio Europeo e vice presidente del PPE un antidemocratico e guerrafondaio? Magari per questa fonte alternativa i fratelli Kaczynski sono invece dei liberal-democratici alla Schumann, Adenauer o De Gasperi...ma non ti rendi conto che la tua contro-narrazione è totalmente appiattita sul sovranismo anti-occidentale e filo-putinista. Un residuo di spirito critico e di sana epoché non sono rimasti nella ex DDR?“ - A. mi ha scritto questa mattina dalla California, non da Mosca: „Tusk is a liberal authoritarian“. Come lo è di fatto quello che ha scritto questo commento che cito, come lo sono alcuni altri ciellini; non possono neppure, nemmeno come una sana discussione, prendere sul serio le cose che dico; non si accontentano di dire che hanno una narrazione migliore; devono offenderti: come filo-putinista, etc. Sono la dimostrazione vivente dell’arroganza liberal-autoritaria. Poi che Walesa la pensi bene di Tusk, come avevo tra l’altro già letto in fonte tedesche, significa per me che il giudizio attuale di Walesa non è affidabile; credo che ci sia poi un problema strutturale dei cattolici che non prendono sul serio la filosofia: sono talmente convinti della loro „presenza“, che non passa loro neppure per l’anticamera del cervello che la prova ontologica grande, per dirla con Slavoj Žižek, consiste in un’„azione radicale che si basa su un raddoppiamento della mancanza“ (nel mio linguaggio, nella modalità del gratis et frustra). Per Slavoj Žižek questo agire forse ha un carattere „rivoluzionario“, per me „risorgimentale“, ma consiste nel dire con chiarezza che non esiste alcuna sussistenza ontologica (l’essere non è sussistente), ma piuttosto sempre e solo una „nullificazione“ nella modalità del „medesimo uso di essere e nulla“(Ulrich); le élite politiche ed ecclesiali sono orientate a sostenere un „orientamento politico“ del reale o di ciò che ritengono una „presenza“, ma in vero ha del tutto ragione Slavoj Žižek: non esiste alcun orientamento ontologico, che non sia ipostasi o logicizzazione dell’essere, mentre l’essere è un rischio non utilizzabile per un sistema ecclesiale o politico; la „nullificazione“ non è qualcosa che accade dopo la morte, ma prima di essa (Lacan, Žižek, Ulrich anche se con un linguaggio diverso). Ogni persona che sostenga la presenza senza alcun forma di tristezza (un errore che Giussani non aveva fatto) sostiene di fatto un potere e le sue immaginazioni fantastiche; per Slavoj Žižek è necessaria „una negatività radicale come rottura nel reale“, per me forse una „positività radicale come rischio nel reale“, ma non esiste un vero rischio se si ha la verità in tasca; tanto meno quella del liberalismo autoritario che ci sta portando alla „mobilitazione totale“(Jünger); la dialettica negativa (Adorno) è un rifiuto di ogni „punto di vista“, anche di quello dei pseudo oppressi. Anche il cardinal Schönborn, che stimo molto, ha scritto un post da far venire il voltastomaco: pseudo religioso e pseudo politico, tutto per gli oppressi ucraini, ma non dicendo con chiarezza quello che dice il Papa vs la favola di Cappuccetto rosso come spiegazione del reale, diventa del tutto incredibile, mentre Francesco incredibile non lo è mai, o quasi…Non è necessario ereditare la dialettica negativa di Adorno, ma dobbiamo fare del tutto sul serio con la nullificazione (exinanitio) della nostra arroganza…



Sunreise, Malta 2024


(28.3.24; Giovedì Santo, Malta 2024) Siamo andati al Sunrise (alba) ed è venuto quasi tutto il gruppo; dopo le foto ho letto agli studenti il passaggio degli „Atti degli Apostoli“ 27,27- 28, 10 a cui si era riferito ieri sera il prof.Gambin (cf la mia sintesi nel diario di ieri sera). Konstanze mi aveva fatto notare che lui ha parlato di una personale evidenza che ciò che c’è scritto negli „Atti“ corrisponda al verosimile (problematica è la scena con la vipera, perché a Malta non c’erano e non ci sono vipere); lui nella sua ricerca non era partito per dimostrare l’evidenza della narrazione di Luca (Atti), ma si accorgeva leggendola che tanti elementi corrispondevano a quello che lui come archeologo marittimo aveva ricercato, anche se non c’è una prova assoluta scientifica. Quando ieri ho parlato della tradizione come fonte di sapere ho riferito un mio pensiero, lui in vero si è limitato a dire che c’era per lui come persona una corrispondenza tra gli Atti e la ricerca archeologica marittima; ma quando il prof. Gambin parla della sua testimonianza personale come archeologo marittimo non intende chiudersi in una prospettiva di soggettività trascendentale (cf quello che ho scritto ieri su questo tema), ma semplicemente limitarsi al „verosimile“…


Il nostro gruppo, Malta 2024

Nei giorni passati ho insistito, in forza di quello che ho letto nelle passioni di Matteo, Marco e Giovanni che non si può glorificare Giuda: quest’ultimo ha tradito il Signore per denaro (Marco), perché era un ladro (Giovanni) e sarebbe stato meglio se non fosse mai nato (Matteo), ma certamente per chi sostiene la „speranza per tutti“ (Balthasar) non può non sperare anche per Giuda, che forse nell’ultimo respiro si è davvero pentito (uccidersi non è segno di pentimento, piuttosto di orgoglio); ma solo Cristo può operare una tale salvezza, perché la salita sulla Croce e la sua discesa all’inferno sono un avvenimento di amore umsonst (gratis et frustra) che abbraccia dal di sotto e dell’alto ogni atto di odio…o di ingordigia…

„Ieri Papa Francesco ha detto al termine dell’udienza: “Qui oggi, in questa udienza, ci sono due persone, due papà: uno israeliano e uno arabo. Ambedue hanno perso le loro figlie in questa guerra e ambedue sono amici. Non guardano all’inimicizia della guerra, ma guardano l’amicizia di due uomini che si vogliono bene e che sono passati per la stessa crocifissione. Pensiamo a questa testimonianza tanto bella di queste due persone che hanno sofferto nelle loro figlie la guerra della Terra Santa. Cari fratelli, grazie per la vostra testimonianza!”. A trovare il Papa (nella foto del giorno si vedono i due uomini con il Santo Padre; uno ha la mano sul petto; entrambi sorridono; RG) c’erano infatti Bassam Aramin e Rami Elhanan, i due padri protagonisti dello splendido libro di Colum McCann Apeirogon. Un lampo di speranza e di pace“ (Banfi, versione odierna).

L’intervista di Tini Brüning con il vescovo Ostern è molto bella; il vescovo parla anche del suo incontro con Ulrich. Pur essendo figlio della chiesa-popolo in Baviera, passa attraverso un periodo di estraniamento nella Chiesa, che supera con l’incontro con Ulrich, che gli fa comprendere la priorità dell’amore di Dio. Molte cose che dice sono simili a quelle che potrei dire io in un intervista del genere, anche se lui è più „formato“(cioè forse il Signore lo ha preso di più al servizio o meglio lui si è fatto prendere di più al servizio di me), mentre io sono passato forse attraverso esperienze più radicali di distanza della Chiesa (e quindi forse vedo nella dottrina della Chiesa in cose come il sesso prima del matrimonio non solo luce)… 

(Diario scolastico maltese) Siamo stati alla Ghajn Tuffieha Bay ed abbiamo fatto una piccola passeggiata tra colori meravigliosi e profumi di timo; ho visto tanta gioia nel volto dei ragazzi, ma in alcuni, ed è un peccato, né gratitudine né gioia della bellezza; una ragazza tedesca nel bus mi ha detto che i tedeschi sono campioni nel lamentarsi; ma in questa radicalità, grazie a Dio, ciò non è vero; ho potuto intrattenermi in dialogo con almeno due delle ragazze ed ho visto gioia e gratitudine in molti volti...

(Notte dopo la liturgia del Giovedì Santo)

„Dopo cinque mesi di paralisi, provocata dai veti posti dagli Stati Uniti (ma in un’occasione anche da Cina e Russia), il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza fino alla fine di Ramadan e il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas. Decisiva, questa volta, l’astensione proprio degli Stati Uniti, mentre tutti gli altri 14 componenti del Consiglio hanno votato a favore. Nonostante il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale John Kirby abbia precisato che l’astensione non configuri alcun cambio nella politica estera statunitense, sia la reazione di Israele che la maggior parte dei commenti degli esperti lasciano intendere il contrario. Come ha spiegato il Washington Post, secondo il diritto internazionale le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono vincolanti, ma sono anche regolarmente ignorate, e infatti la guerra continua. Il peso politico della decisione americana, tuttavia, è innegabile“ (Fontana, Oasis) - è innegabile per chi si fida del Washington Post.

La liturgia del Giovedì Santo ci ricorda che il triduum ha profondamene a che fare con il sangue (Es 12, 1-8.11-14) - anticipato dal pane e dal vino (1 Cor 11,23-26) e dalla lavanda dei piedi (Gv  13,1-15). Chi è l’Egitto? Certamente non c’è una risposta univoca (dire Putin senza dire Biden è una menzogna); „Egitto“ sono tutti coloro che versano sangue innocente. A questo versamento del sangue, la Bibbia risponde con la narrazione del sangue innocente versato in modo rituale nella liturgia pasquale ebraica e in modo reale nell’avvenimento unico e singolare di  Cristo, che donò sé stesso salendo sulla Croce e discendendo nell’inferno. Ha ragione Slavoj Žižek quando afferma che la difficoltà non consiste nel pensare cosa sia la „cosa in sé“; lo capiamo sia con il nostro senso quotidiano (il marciapiede su cui camminiamo, il palazzo contro cui non andiamo a sbattere…), sia nel senso liturgico della reale presenza di Cristo nell’ostia  - il vero problema è come la „cosa in sé“ entri dentro noi fecondandoci, non come una fantasma della nostra psicologia, ma come per l’appunto quella „presenza“ che ci ha fecondato! 





Harz, valle della Selke 



Alba di gennaio, Wetterzeube 

(Sliema, Malta il 27.3.24; Mercoledì della Settimana Santa)  "Domenica delle Palme. Venerdì scorso Adrienne si è ammalata gravemente. Nei giorni precedenti aveva visto più volte la croce e la sua inutilità. Tutto è vano: che il Signore sia vissuto, che tanti abbiano ascoltato le sue parole eppure sempre di più si sia imbattuto nel fico infruttuoso, che abbia seminato tanto ma non sia cresciuto quasi nulla. Se ne rende conto sempre di più: tutto è stato vano; l'ora sta arrivando e anch'essa è senza speranza. Tutto ciò che è positivo - come la conversione degli apostoli, la loro buona volontà, l'amore di sua madre e così via - sembra essersi spostato su un piano completamente diverso, al quale ora non ha più accesso. Si apre invece lo sguardo sul futuro: i cristiani sono perseguitati e martirizzati, persone come Fidelis e Foucauld vengono uccise, più volte la loro testimonianza è stata vana. Poi il peggio: l'inutilità sotto forma di incredulità, indifferenza e disinteresse dentro e fuori la Chiesa; nemmeno una sconfitta, perché non c'è stata una lotta onesta. Ma piuttosto: "Che cosa mi riguarda!". Nel Figlio c'è ora un'apertura all'onniscienza e alla prescienza di Dio, che viene utilizzata a tal punto da contribuire a rendere possibile questa visione della futilità del mondo. E ora l'intero percorso del peccato fino alla croce e alla morte può essere messo nella stessa luce. Egli assaporerà fino all'ultima goccia ciò che significa: non serve a nulla e non servirà a nulla. Il mondo sarà esattamente lo stesso dopo. Qui il Padre vela addirittura la volontà divina, l'obbedienza divina e la perfezione divina dell'opera di redenzione; il Figlio non deve guardare ora in questa direzione. Non deve vedere che l'esperienza della futilità fa parte della salvezza del mondo. E che c'è ancora speranza, che gli uomini guarderanno a lui, che un nuovo seme germoglierà, è velato dalla sofferenza. È così faticoso guardare sempre a questa vanità che potremmo essercene stufati. Ora lo so, ma anche questa consapevolezza mi viene tolta; in generale, sembra che si tolga molto di più di quello che c'è" (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, 1960, ibidem, 373). Ho letto e meditato questa pagina del diario di Adrienne ed Hans Urs il 27.3.04 e la rileggo e medito oggi, un po’ con la coscienza che questa esperienza di vanità nell’anno della mia nascita, è una parte del mio compito; mentre il tema del buco (Loch, non Lücke come in Slavoj Žižek) del 1959 è stata la noia, la banalità, il tema del 1960 è: Tutto è vano! Negli anni sono sempre stato cosciente che la gratuità dell’amore non ha a che fare solo con il gratis, ma anche con il frustra, per questo la retorica di Cl sull’unicità attraente dell’esperienza di Gesù del cristiano, non è arrivata mai nel mio cuore. Giussani stesso sa che c’è una tristezza profonda che ha che fare con la sproporzione tra ciò a cui siamo chiamati e la realizzazione, ma non so quanti dei suoi lo sappiano, eppure credo che sia giusto che Konstanze ed io rimaniamo nella Fraternità, anche se in una forma di appartenenza minimale. 

Ieri sera in Oakland Robert F. Kennedy Jr ha presentato il suo „vice“, Nicole Shanahan, una giovane donna, esperta  di scienza e tecnica, come è vissuta ora (quindi non con quel elemento di fascino della tecnica degli anni 50, che piace così tanto a Matt); prima che pronunciasse il nome, visto che la campagna si muove ora sotto il titolo: declare your independence, speravo che nominasse il nome di Seneca Scott come suo vice; la scelta di una giovane donna come Nicole ha un suo senso; io penso che non ci sia un’altra via sensata che quella di dichiarare la nostra indipendenza da forme bipartisan di appartenenza politica, ma non so se davvero questa lotta, anche per la pace di Bob Kennedy, nella tradizione della sua famiglia non sia vana. Vedremo! 

Gentile Katrin Grell, Signore e Signori, qui a Malta, dove mi trovo con gli studenti, ho letto quanto mi avete inviato; trovo molto buona l'idea, che già conosco da Papa Francesco e dal Vescovo Oster: sinodalità dall'ascolto dello Spirito Santo, e quindi dall'ascolto reciproco. Tuttavia, c'è una frase,che non mi dice  molto: "esperienza di successo"; il desiderio di successo può essere molto significativo dal punto di vista umano, ma, come diceva Hans Urs von Balthasar, il successo non è uno dei nomi di Dio. L'amore di Dio è gratuito: gratis et frustra! Per questo motivo dovremmo avviare il minor numero possibile di campagne di natura esclusivamente politica, come ad esempio posizionarci contro l'AfD (nella nostra parrocchia, alcuni sono comunque favorevoli, ma altri sono anche contrari). Come potete immaginare, da italiano che vive in Sassonia/ Sassonia-Anhalt/Turingia da più di 20 anni, non ho particolare interesse per un'alternativa che sia solo a favore della Germania, ma non è compito della Chiesa lanciare una campagna del genere. Anche perché i temi che interessano tutta la Chiesa e la gente comune sono diversi: in primis la profezia della pace, in cui il Papa è letteralmente lasciato solo dai potenti dentro e fuori la Chiesa, tanto da dover sperimentare, come Cristo, l'inutilità della croce; ma questo non giustifica che lo si lasci solo poco prima di un possibile scoppio di una terza guerra mondiale. Con i più cordiali saluti, Roberto Graziotto, Parrocchia di Santa Elisabetta in Gera (Si tratta di una lettera che ho scritto ad una commissione pastorale diocesana e che vuole rispondere alla domanda fatta dal Papa: come contribuire al percorso della sinodalità della Chiesa nel mondo).  

Grazie a Dio il rinvio di Julian Assange negli USA è stato procrastinato. PS „Buone notizie per Julian Assange. Per il fondatore di Wikileaks i giudici inglesi hanno deciso di rimandare l’estradizione negli Stati Uniti: vogliono avere garanzie su come verrà trattato l’imputato e se conserverà il diritto di parola“ (Banfi, versione odierna).

(Dopo) Anche nel Vangelo di Matteo (Mt 26, 14-25)  non c’è nessun aggancio per una „glorificazione“ di Giuda - glorificato viene Gesù, non lui. Si vede la necessità della sua azione, ma sarebbe meglio che non fosse mai nato! 

La Russia continua ad accusare l’Occidente per il terribile attentato di venerdì scorso al Crocus Hall. La tesi del Cremlino è che i terroristi dell’Isis K sarebbe stati addirittura addestrati con l’assistenza di americani ed inglesi. Dunque non solo l’Ucraina, ma anche Stati Uniti e Gran Bretagna sarebbero stati in combutta con i fanatici islamisti. A fare questa ricostruzione è stato ieri il direttore dei servizi segreti russi (Fsb), Aleksandr Bortnikov. «È la verità», ha proclamato in televisione Bortnikov: i tre Paesi chiamati in causa «hanno una lunga storia» di azioni di questo tipo“ (Banfi, versione odierna). L’accusa di Bortnikov sulla lunga storia di azioni di questo tipo è probabilmente vera, è insomma verosimile, anche se la parola „verità“ nella sua bocca mi irrita non poco. - Una bella notizia nella distensione tra democrazie ed autocrazie è quella che riporta il premier bavarese Markus Söder nella sua bacheca in LinkedIn,  anche se in un tono altisonante per quanto riguarda „la scienza“: „La scienza si connette: Un ottimo inizio di giornata con un emozionante scambio con gli studenti della più rinomata università cinese, la Tsinghua di Pechino. Lo scambio di scienza è il ponte decisivo per un buon futuro nel mondo. La conoscenza contribuisce alla comprensione reciproca. L'Università Tsinghua ha un'importante collaborazione con l'Università Tecnica di Monaco in Baviera. Grazie per l'interessante discussione sulle similitudini e le differenze tra Baviera e Cina insieme ai nostri ministri Markus Blume e Florian Herrmann. PS: Mi è stata conferita una cattedra onoraria. È un grande onore. Grazie di cuore! Xièxiè! 谢谢... e dopo: La Grande Muraglia Cinese è famosa in tutto il mondo ed è uno dei punti di riferimento più celebri, con una lunghezza di oltre 21.000 chilometri. Oggi l'ho visitata per la prima volta: è una struttura davvero impressionante, anche nella nebbia. Ma i muri suscitano sempre sentimenti contrastanti. Neanche noi vogliamo muri tra la Baviera e la Cina, vogliamo dialogo e scambio. La strategia della completa demarcazione e separazione non porta all'obiettivo. I ponti collegano in modo più sostenibile dei muri! Università tecnica di Monaco Markus Blume Florian Herrmann“.


Una ragazza del gruppo compie 15 anni - si trova nel centro della foto 

Diario scolastico maltese. Ieri parlando con i ragazzi della fondazione della città di Valletta ho insistito piuttosto sul rapporto tra la natura e la città, ma bisogna tenere anche conto che questa fondazione, che risale al marzo del 1566, dopo la grande battaglia del 1565, aveva ovviamente anche una valenza di difesa militare (cf. Brian Blouet, The story of Malta, 96-104))…basta puoi fare un giro per la città, per vedere questi grandiosi muri che mi fanno sempre pensare alla frase di Peter Handke sui muri di Dubrovnik, e cioè che la differenza tra la difesa oggi e la difesa di allora consiste nel fatto che la forma della difesa di allora era bella e suggestiva. Comunque ha ragione Markus Söder quando dice che i ponti collegano in modo più sostenibile ed effettivo dei muri. -  Per quanto riguarda la mia idea nata guardando „the Malta Experience“ che  ci sia stata una armonia tra l'Islam arabo e il cristianesimo nei primi tempi del contatto credo che non ci siano prove storiche per questa mia affermazione (cf. Brian Blouet, The story of Malta, 50-67), anche se è vero che i maltesi di oggi sono cristiani e parlano una lingua per lo più araba…

Diario scolastico maltese al pomeriggio. Dopo le ore di lezione a scuola - questa mattina sono andato anche un momento nelle due nostre classi per vedere come era l’atmosfera, se no aspettiamo i ragazzi sul terrazzo per lo scambio di informazioni quotidiano - gli studenti e i tutori hanno giocato il gioco che facciamo ogni anno: con un „capitale iniziale“ di un palloncino e dello charme personale che si possiede vince il gruppo che racconterà la storia più bella e che riceverà in cambio un oggetto più interessante del palloncino iniziale; negli anni abbiamo avuto anche dei gruppi che sono arrivati con una vasca da bagno; oggi ad un gruppo è stato offerto un bambino e forse la cosa più divertente, documentata dalla foto è stato un cartello segnaletico, che un autista di un bus ha detto agli studenti di prendere, forse per prenderli in giro; i nostri ragazzi si sono gettati nel trasporto dell’oggetto con grande gioia, ma poi li ha fermati la polizia e così hanno dovuto riportarlo al posto iniziale. Questa sera dopo l’incontro su san Paolo faremo la premiazione.  


(Pomeriggio)

L’intervista concessa a katholisch.de da parte di Austen Ivereigh è davvero molto simpatica, anche se il giornale online tedesco mette in risalto la frase (si vede che il Papa ha meno energie) meno importante e che rivela il desiderio che il Papa finisca al più presto il suo mandato. Ivereigh conosce molto bene il Papa e gli vuole davvero bene, come si vuole bene ad una persona che si è studiata per anni; su due punti non sono d’accordo con il giornalista inglese: in primo luogo non è vero che la Chiesa abbia bisogna di una riforma liberale, perché il liberalismo, per quanto riguarda la profezia della pace, non da alcuna garanzia di fedeltà al Vangelo e poi perché proprio il liberalismo può organizzare la più violenta mobilitazione totale (Ernst Jünger); e poi non è vero che il papa si trovi nel mainstream cattolico, come dimostra il fatto che quasi nessuno lo ha preso sul serio nella sua sua critica della logica di Cappuccetto rosso, con la quale il mainstream, anche cattolico, interpreta la guerra in Ucraina. 

Renato Farina ha scritto un grande articolo su Julian Assange, in cui ricorda la sua vecchia critica riguardante la decisione del giornalista australiano di rivelare cose che avrebbero dovuto rimanere segrete e che come tali avrebbero potuto salvare la vita di persone o risolvere determinate situazioni complicate, ma in fine dice precisamente, quello che penso anch’io: „Detto questo, da allora ad oggi è diventato chiaro che il travasamento di immense quantità di informazioni non ha obbedito alla volontà di favorire questa o quell’altra potenza globale o regionale, ma semplicemente di mostrare la verità liberando la realtà dal velo della finzione scenica. Non c’è nulla da fare. Gli uomini desiderano la verità che fa liberi. E accettano di pagare il prezzo per questo tesoro. Evito di citare il Vangelo. Basta Martin Heidegger, il massimo filosofo del Novecento, a spiegare come in questo consista la verità: la lingua greca la chiama aletheia (ἀλήθεια), che letteralmente significa “svelamento”. Assange non ha favorito il terrorismo islamico e neppure la Cina. Ha soltanto mostrato come sia fasulla la presunzione di poter agire sempre e sistematicamente mentendo e nascondendo i crimini grazie al diritto della forza“ (Renato Farina).

Abba nostro...

(Notte) Dopo vent’anni padre Joe Cini (salesiano), abbiamo avuto questa sera una conferenza su San Paolo tenuta da un professore universitario (archeologia marittima), Prof. Gambin, che si potrebbe riassumere filosoficamente con la differenza tra fatti e tradizione, che non è alcunché contrario ai fatti, ma neppure la stessa cosa; come mi ha confermato Konstanze, che ha capito meglio di me la conferenza, per la sua competenza di storica dell’antichità e per il suo inglese, il prof. Gambin ha argomentato in modo molto preciso: in riferimento agli elementi presenti nella narrazione degli „Atti degli Apostoli“, capitolo 28, ci ha fatto ragionare sul nome presente dell’isola in cui approdò Paolo, sulla direzione dei venti, sull’ancora ritrovata, etc. Lui non nega l’importanza della tradizione, ma fa vedere come a livello archeologico scientifico si può dimostrare, per esempio, che un’ancora derivi da una certa epoca storica, ma non che sia o meno precisamente l’ancora gettata dalla nave dove si trovava san Paolo. Un problema simile lo abbiamo anche con la tomba di san Pietro sotto la basilica vaticana. 

Piccolo approfondimento filosofico: io non vorrei che le argomentazioni del professor Gambin fossero ridotte all’idea kantiana dell’impossibilità di comprendere la „cosa in sé“ e che dobbiamo quindi accontentarci delle strutture scientifiche della soggettività trascendentale (non trascendente, ma per l’appunto trascendentale nel senso kantiano del termine). Perché? Perché la tradizione non è una struttura trascendentale della soggettività, ma un forma di sapere oggettivo, anche se non scientifico…


Julian Torreggiani, Konstanze e il prof. Gambin


Il prof. Gambin con alcuni dei nostri studenti 

(Sliema, Malta, il 26.3.24, Martedì della Settimana Santa) "Ma da quando Dio si è fatto uomo e ci ha dato l'amore richiesto sotto forma di amore di Dio per noi, il nostro tentativo di amare Dio senza il prossimo non ha più senso. Diventando il nostro prossimo, Dio esige il nostro amore per lui come amore per il prossimo, ma ciò significa che dobbiamo ripagargli questo amore in occasione di ogni prossimo, perché non può più essere separato da tutti gli altri prossimi. E se volessimo andare in un monastero per vivere l'amore di Dio, i nostri fratelli e sorelle sarebbero lì per esigere irrevocabilmente da noi questo amore sotto forma di amore del prossimo, e il nostro amore per Dio dovrebbe essere formato da lì. Non c'è modo di sfuggire a questo comandamento, esso rimane lì e getta il suo oggetto, il nostro prossimo, nelle nostre braccia ancora ed ancora. Ma imparando ad amare il prossimo, impariamo ad amare Dio allo stesso tempo: dall'amore che ci dona, diventando uomo, ma anche dall'amore che tutti i nostri prossimi cercano di offrire a Dio, e al quale anche il nostro amore risponde cercando di portare a Dio il nostro e l'imperfetto amore degli altri. Siamo inseriti nel ciclo dell'amore di tutti, il nostro amore è inseparabile dal tutto, noi offriamo il tutto a Dio, lui accetta il tutto e lo restituisce, trasfigurato dal barlume del suo stesso amore. Entrando in questo ciclo, seguiamo il Figlio nel suo cammino verso la croce e attraverso l'inferno" (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, 1959, 371-372). - Di questa frase vorrei sottolineare solo tre aspetti, perché è chiarissima ed ognuno dovrà trovare il proprio accesso alla verità da essa espressa. 1) i ragazzi che sono qui a Malta con Konstanze e me, ma anche il personale, etc. sono il nostro prossimo. Molti di loro non credono in Dio, ma sono ugualmente il nostro prossimo, alcuni hanno una certa curiosità religiosa, anche del fatto che hanno sentito che vado ogni mattina alla Santa Messa, questi tentativi non vanno forzati, ma devono essere presi sul serio. Il mio tentativa di preghiera per quel prossimo, quel ragazzo che mi aveva irritato l’altro ieri sera, ha portato frutto. 2) Anche nella parrocchia ci sono persone che sono stancanti, a volte credo si può per un certo periodo di tempo ignorarle per non concentrare le proprie energie sempre solo sui più „dominanti“, ma di fatto anche loro sono il mio prossimo e quando andrò in pensione - Deo volente - il mio prossimo si ridurrà, ma per esempio nella parrocchia e in famiglia non smetterà di essere presente. A parte che ogni volta che vai in macchina sei confrontato con il prossimo delle strade…ed anche un monaco del deserto ha del prossimo che va a trovarlo, non solo gli animali, ma anche la gente che gli viene a chiedere un consiglio…è valso anche per Nikolaus von der Flüe o per Charles de Jesus. 3) Nella mia scuola è mio prossimo sia il piccolo (di statura e perché va ancora nella quinta classe) Ilia, il cui padre è russo, sia il grande (di statura, va nella nona classe) Ilia, ucraino! 

Michele mi aveva mandato qualche giorno fa questa bella frase: "Eppure credere stanca. Lo chiesi un giorno ad un monaco trappista dell’abbazia Orval, in Belgio: e quando ci si stanca di Dio? Temevo mi dicesse: «Ma è una stupidaggine, una eresia!». Invece mi rispose con un aneddoto: quando Gesù entra a Gerusalemme, nel giorno delle palme, c’è entusiasmo, canti, una energia bellissima attorno a Gesù, tutti sono contenti, Ma c’è un personaggio che fa fatica e si stanca. È l’asino su cui Gesù è seduto. Fa più fatica di tutti, ma è anche il più vicino di tutti al Signore. Forse quando ti stanchi delle cose di Dio, è il sintomo che sei molto vicino al Signore, molto intimo.“ (P. Ermes Ronchi) - „lavorare stanca“ (Pavese) ed anche il prossimo stanca e noi siamo quell’asino che cerca di portare Gesù, stanchi, ma intimi al Signore.

Mi sono chiesto, dopo aver letto un articolo sul recente incontro nel Vaticano, se i vertici della conferenza episcopale tedesca e del comitato centrale dei cattolici in Germania siano il mio „prossimo“  - ma devo dire che per me sono lontanissimi da ciò che io sono e penso…sono come strutture burocratiche che non hanno quasi mai qualcosa di personale. Anche il consiglio pastorale diocesano a Dresda mi è estraneo e per questo non ho nessuna attrazione per il suo lavoro, che ho seguito solo a distanza (a parte una volta). Forse devo trarne le conseguenze ed uscire da esso…

„Scandaloso oltre ogni dire: L'amministrazione Biden ha ritenuto che Israele stia rispettando il diritto internazionale e non stia bloccando gli aiuti a Gaza. Questa certificazione permette alle armi statunitensi di continuare a fluire verso Israele senza ostacoli: "Abbiamo effettuato valutazioni continue sul rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di Israele. Non abbiamo riscontrato alcuna violazione, né per quanto riguarda la condotta della guerra né per la fornitura di assistenza umanitaria". (Aaron Maté, X, 25.3.24).-  PS Un altra interpretazione del ruolo degli USA nella crisi di Gaza la da Alessandro Banfi nella versione odierna, ma anche se il giornalista italiano negli ultimi tempi da giudizi simili ai miei, su questo punto io sto con Aaron Maté; Banfi, come tutti i media aziendali occidentali, non fa alcun discernimento serio sul ruolo degli USA nella politica mondiale e non la fanno già a partire dalla „mobilitazione totale!“ statunitense nella prima Guerra mondiale; ecco le parole di Banfi: „È la prima volta che gli Stati Uniti si astengono nel Consiglio di sicurezza in una votazione che riguarda Israele. Joe Biden ha rotto gli indugi e dopo 170 giorni di guerra in Medio Oriente ha deciso per la prima volta di non bloccare una risoluzione che chiede il cessate il fuoco alle parti a Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani, ancora nelle mani di Hamas. Il premier Benjamin Netanyahu, irritato, ha subito annullato la missione del suo Ministro della Difesa a Washington. E il governo israeliano non  ha nessuna intenzione di dare attuazione alla risoluzione Onu. Ma il peso della decisione politica americana è notevole. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha detto che, dopo la risoluzione, un fallimento sarebbe imperdonabile. Tutto invece fa pensare che l’esercito israeliano arriverà ad invadere Rafah, dove sono ammassati centinaia di migliaia di profughi palestinesi. E tuttavia il governo di Tel Aviv non è mai stato così isolato nel mondo“.

Molto bella invece la seguente notizia della versione odierna di Banfi: „La speranza di pace in quella regione è rappresentata dalla commovente testimonianza di due padri, Rami e Bassam, attivisti della Ong Parent’s Circle, cui Colum McCann ha dedicato un bel libro, Apeirogon. Rami è israeliano, Bassam palestinese: hanno perso le loro figlie in guerra e ora insieme chiedono di fermarla. Sono venuti in Italia a parlare di pace. Una convivenza è ancora possibile per questi due popoli?“

„È assolutamente assurdo che i Lupi grigi turchi, ultranazionalisti e fascisti, possano ancora operare nella maggior parte dell'UE. Oltre ai loro regolari attacchi violenti contro i gruppi minoritari tradizionalmente presi di mira dallo Stato turco, indottrinano i bambini con l'odio etnico“(Lindsey Snell, X, 25.3.24).

„In Russia tre giorni dopo il terribile attentato alla Crocus Hall,  Vladimir Putin ammette che l’attacco è stato commesso da estremisti islamici ma si chiede ancora chi siano stati i mandanti e se i terroristi dell’Isis K abbiano avuto complicità, sempre additando Kiev come responsabile. Fanno il giro del mondo le immagini dei tagiki arrestati, che sono comparsi ieri alla sbarra con inequivocabili segni di percosse e torture. Missili supersonici russi sono stati lanciati sull’Ucraina, in un bombardamento che assomiglia ad una ritorsione. Mentre l’allarme terrorismo in Occidente, Italia compresa, rimane alto“ (Banfi, versione odierna). -  In X Lindsey Snell parla dell’amicizia crescente tra Putin e il dittatore dell’Azerbaigian 

Abba nostro…

(Dopo la Santa Messa) Ci sono autori che stimo molto che cercano di dare dignità alla figura di Giuda, ma la loro interpretazione non corrisponde né a quello che abbiamo letto nel Vangelo di Marco nella domenica delle Palme né  Vangelo odierno di Giovanni (Gv 13); Giuda è un ladro e tradisce il Signore per soldi. Punto. 

(Pomeriggio. Diario maltese scolastico) Dopo le ore di lezione siamo andati a Valetta. Ho cercato in poche parole di introdurre la realtà di questa città costruita in modo tale che il vento possa portare sollievo nei giorni caldi dell’estate ed ho fatto un paragone con le città romane. Poi siamo andati alla „the Malta experience“, in cui viene ricostruita la storia millenaria maltese. Alla fine dello spettacolo, in una delle due tappe che ci hanno portato all’Upper Baraka Garden, ho cercato di spiegare le strutture fondamentale della storia maltese in riferimento anche all’elemento del porto naturale. Detto in una battuta: tanto più la natura è potente, tanto più Malta è forte, tanto più la tecnica è potente, tanto più le difese naturali come il porto gigantesco giocano un ruolo meno importante. Per quanto riguarda la storia ho sottolineato l’importanza della conquista araba del nono secolo; sebbene l’inizio di questa storia sia stato violento (cf. The story of Malta di Brian Blouet, Huby Professor of Geography, College of William and Mary in Virginia, USA), poi la cultura cristiana e mussulmano-araba hanno armonizzato (cf. The Malta Experience, come anche in Andalusia. Le foto (Facebook, Instagram) offrono alcuni momenti della vita di gruppo. La maggioranza del gruppo armonizza bene, ma ci sono anche alcuni ragazzi stancanti. - Mi sia permessa infine una nota filosofica. Con ragione scrive Slavoj Žižek che il „buco“ in cui ci troviamo attualmente a livello filosofico può essere espresso con la seguente domanda: come superare la figura doppia della realtà e dell’orizzonte trascendentale? Con la parola orizzonte trascendentale è intesa la rivoluzione kantiana, che ritiene che la realtà in sé (la cosa in sé) non è comprensibile; della realtà possiamo comprendere solamente ciò è insita nella struttura del soggetto (questa viene chiamato nel linguaggio di Kant „trascendentale“ e non ha nulla a che fare con „trascendente“). In questi giorni vedo come Slavoj Žižek abbia del tutto ragione, non solo per quanto riguarda la filosofia, è vero anche per l’esperienza che viviamo a Malta. La realtà Malta viene percepita in modo selettivo con gli occhiali trascendentali di noi tedeschi. Ma ovviamente vale anche che la realtà dei nostri allievi viene percepita con gli occhiali trascendentali maltesi. Perché Slavoj Žižek ci invita a superare questo dualismo? Perché la maturazione umana passa sempre attraverso la fecondità delle opposizioni polari, aperte l’una all’altra, in modo che si fecondino a vicenda. 


Il gruppo del viaggio a Malta di quest'anno


I nostri tutori 

(Sliema, Malta, il 25.3.24; Solennità dell’annunciazione; lunedì della Settimana Santa)  "L'amore per il prossimo dipende sempre dal prossimo così com'è: se ci piace, se troviamo l'accesso desiderato a lui, e così via. Cerchiamo, in modo un po' astratto e teorico, di considerare chiunque incontriamo come un prossimo che ci viene raccomandato dal comandamento del Signore. Ma non appena si avvicina a noi e possiamo guardarlo e valutarlo, scompare da noi come prossimo. Diventa uno che conosciamo, giudichiamo, forse non possiamo e non vogliamo capire, e succede anche che lo mettiamo da parte uno dopo l'altro, al massimo lo ricordiamo ancora nella preghiera, ma in fondo saremmo contenti se non avessimo un prossimo che ci obbliga al comandamento dell'amore e ce lo ricorda" (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, 371). - Ieri sera uno dei ragazzi, dopo che abbiamo fatto un incontro con i genitori sul programma qui a Malta, chiede perché non possono uscire in certe sere; la spiegazione che viene oggi subito in mente è che è un adolescente che voleva vedere i confini che poniamo alle nostre regole; a me ha fatto imbestialire come una provocazione, dovuta al fatto che le spiegazioni che offri delle tue azioni non servono proprio a nulla e che forse non sono state neppure ascoltate. Ed anche dal fatto che non sono abituati ad obbedire, rimane il fatto che anche questo giovane è il mio prossimo e che devo chiedere al Signore in modo del tutto serio, di averne un accesso. -  Poi c’è un lavoro con il prossimo, di cui io non ne sono per nulla capace, ma Konstanze ci ha provato qualche volta a Droyßig, e che finisce in una totale catastrofe. Konstanze non nega di aver fatto lei stessa errori di gestione di questi rapporti, ma di fatto il „no“ non veniva da lei, ma dal prossimo che l’ha sentita troppo prossima o che si è sentito troppo prossimo, cioè troppo amato. Comunque sia Adrienne colpisce del tutto nel segno con la sua osservazione, che Walker Percy nel suo „Amore in rovina“ aveva espresso in modo molto divertente, confessando che lui (meglio il personaggio principale del romanzo) il prossimo non lo ma proprio per nulla, anche se comunque credeva ancora in qualche modo in Dio ed „in tutte queste cose“ religiose. Nella meditazione di domani Adrienne spiegherà che ovviamente dopo l’incarnazione di Dio non è possibile separare l’amore per Dio da quello per il prossimo… PS Dear L., with these lines I ask for your understanding for my strong reaction yesterday; I understood your question as a provocation, since we have presented a program to your parents and the school administration that does not provide that 15 year olds can go outside every evening (because of diary and reading and other things); the program offers our guideline, which we can change because of the weather, but not because of subjective wishes.  Kind regards, Graziotto

Il 25 marzo si celebra la solennità dell’Annunciazione: un evento di fede che contempliamo ogni giorno nella recita dell’Angelus e due volte alla settimana nei misteri gaudiosi del Santo Rosario, per chi prega ogni giorno o settimanalmente queste preghiere. Comunque nel mondo molti le pregano ogni giorno. Konstanze ed io preghiamo l’Angelus con il Papa la domenica ed ogni volta che andiamo a scuola insieme. L’Annunciazione è anche una festa che celebra l’Incarnazione del Signore, l’inizio dell’incarnazione: è l’Annuncio della nascita di Gesù, il Salvatore. Don Giussani ha educato tutto un popolo a pregare l’Angelus, in una versione abbrevia per noi laici. PS Andando, questa mattina alle 7.30 a.m., alla Santa Messa a St. Patrick dai Salesiani ho scoperto che il „Lunedì della Settimana Santa“ aveva priorità sulla Solennità dell’Annunciazione.


Papa Francesco all'apertura del recente convegno "Uomo-Donna immagine di Dio. Verso un'antropologia delle vocazioni": "È molto importante che ci sia questo [...] incontro tra uomini e donne, perché il pericolo più brutto oggi è l'ideologia del gender che annulla le differenze". Il pericolo è che "questa brutta ideologia del nostro tempo [...] cancella le differenze e rende tutto uguale". Il Papa stesso aveva incoraggiato la ricerca sull'ideologia di genere, perché "cancellare le differenze significa cancellare l'umanità".

Abba nostro…(pregato oggi sul terrazzo con il Ferdi)

(Pomeriggio) Mi muovo pian pian nel libro di Slavoj Žižek, „Il sesso e l’assoluto mancato“ e nel suo linguaggio; ovviamente mi interessa questa sua tesi che non è in primo luogo il cristianesimo che abbisogna del marxismo, ma viceversa, cosa che però non deve rendere noi cristiani arroganti, perché la sua (di Slavoj Žižek) sfida sull’impossibilità di ogni positività ontologica è alta ed è molto alta la sfida del „buco ontologico“. Il buco parallattico può essere tradotto in un’ontologia cristiana nel senso della non logicizzazione dell’essere (Ulrich); quest’ultimo, però, tiene fermo all’idea che l’esse è „simplex et completum“ e non un „buco“ o una „mancanza“; allo stesso tempo l’esse non è sussistente (non subsistens) e come tale è passato attraverso un „buco“ radicale, che Ulrich chiama nullificazione dell’esse… 

(Diario scolastico maltese) Questa mattina i ragazzi hanno cominciato la loro presenza a scuola (AM Language) e sul terrazzo della scuola abbiamo fatto la prima riunione per organizzare il giorno (che segue il  programma presentato ai genitori e al direttore scolastico a Droyßig, ma che è cambiato tenendo conto del tempo e delle esigenze concrete che si capiscono solamente quando si è nel giorno stesso e nella sua dinamica. Al pomeriggio abbiamo (in verità io ho aspettato all’ Independence garten, perché ho un po’ di febbre)  fatto un giro per la città così che gli studenti sappiano orientarsi anche da soli e poi abbiamo fatto du giochi di gruppo - uno presentato dai tutori ed uno da me. Stasera c’è il primo tanto desiderato free time. Nelle foto che ho messo in Facebook ed Instagram ci sono le prime impressioni del viaggio (ieri ed oggi, alcune sono in bianco nero, perché il bianco nero non fa vedere solo i corpi, ma l’anima). Foto di gruppo sono scattate e condivise senza chiedere permesso, i primi piani sono pubblicati con il permesso dei soggetti inquadrati. PS Ma ovviamente anche nelle foto a colori si puó vedere l'anima, se si vuole… 

(Dopo) „La lente interpretativa dispeptica e conservatrice mette davvero a fuoco alcuni elementi dell'esperienza. Ma è come una macchina fotografica a foro stenopeico che mette a fuoco rifrangendo il mondo attraverso una stretta apertura. Al di fuori della propria visione a tunnel, e al di fuori dei centri metropolitani dove la matrice del discorso e del contro-discorso è più forte, il Golden State (= California) brulica di vita rude“. (Matt). PS questa citazione non ha a che fare solo con il modo in cui i conservatori guardano la California, ma è vera in generale. E come ci ha fatto capire Paul Kingsnorth con l’Irlanda e Julián Carrón con le sue analisi sulla bellezza disarmata essere conservatori non è garanzia per essere veri e buoni. 

(Monaco di Baviera - Malta; Air Malta, 24.3.24; Domenica delle Palme; nascita del Rosmini) La meditazione sulle letture di questa domenica l’ho già scritta ieri sera. Siamo partiti alla cinque del mattino da Droyssig, dalla stazione del bus ed ora (13,06 h, rilettura 13.30 h)  siamo in aereo. Il nostro gruppo è di 30 persone, Konstanze, io e il Ferdinand, poi quattro tutori dell’undicesima classe (Lena, Tabea, Jette e Felix) e il resto ragazze e ragazzi della nona classe, che in grandissima parte ho come allievi in religione e latino; due dei tutori sono nel mio corso di filosofai. Il viaggio è andato bene, con qualche piccolo contrattempo (un ragazzo aveva la valigia troppo pesante; un altro ha perso il suo biglietto di ingresso nell’aereo, l’altro lo ha talmente stropicciato che non poteva essere più letto) ed alcune persone del personale che hanno sempre bisogno di educarti, tipica malattia tedesca…forse (credo che si possa replicare se ti viene in mente qualcosa di sensato, ma se no è meglio dimenticare). Una volta chiusa la Bibbia e finita la Santa Messa, cosa rimane della festa del giorno? Un re, non di questo mondo, ma ragione ultima di tutto l’universo, che entra nella città in festa, Gerusalemme; la lettura delle „Lodi“ ricorda che è un re mite, che viene nella città cavalcando un asino, mentre io sono a bordo di un aereo che mi porta velocemente a Malta, ho visto che voleremo anche sull’amata Istria (forse proprio in questo momento (13,17); rilettura13,32). Del Vangelo mi rimane in mente il realismo spietato di Marco, che ha raccontato la passione per questo anno liturgico. I migliori tra i suoi dormono, mentre Gesù soffre; Giuda lo tradisce per trenta denari, Pietro lo rinnega, perché nel momento della prova manca di coraggio; poi ne avrà tanto quando lo metteranno sulla croce a testa in giù; tutti i discepoli fuggono, da un altro vangelo sappiamo che solo Giovanni e qualche donna era sotto la croce; un ragazzo preso da un attacco di panico scappa nudo per la strada; i due ladroni lo insultano, da Luca, che ha ricercato in modo più accurato, sappiamo che in vero uno lo ha difeso; ma sulla croce non c’è da divertirsi, anche se sei il „Figlio dell’uomo“ e le micidiali frustrate romane, gli insulti, il peso della croce, la lancia…sfiniscono anche il più coraggioso e alla fine rimane un urlo e la natura che si ribella a tanta ingiustizia…poi arriva la prima confessione, di un soldato, perché i soldati veri sono gente salda e coraggiosa, come mi ha spiegato ieri Ernst Jünger.  (Scritto fino alle 13,36 h). 

Per quanto riguarda il terribile attacco terroristico a Mosca, nel quale sono morte 133 persone (con tendenza in ascesa) e 152 sono ferite Putin ha preso la parola dopo 19 ore dall’attentato stesso ed ha parlato di una pista ucraina ed ha fatto un paragone con i metodi nazisti; devo dire che questa ipotesi, a livello intuitivo, è stata la prima che mi è venuta in mente, ma ovviamente deve essere verificata dai fatti; Zelensky l’ha smentita, ma devo dire che il linguaggio che usa non è quello di un soldato; un soldato non chiama „canaglia“ il suo nemico, perché un soldato vero sa che la guerra trascende l’ambito delle ipotesi a senso unico; ovviamente si ha il diritto di ritenere un nemico un nemico, ed è probabile che l’amore per i nemici stessi sia una questione profetica non traducibile immediatamente in legge militare…comunque sia il grande pensatore della prima guerra mondiale dice di rimanere guardinghi nei confronti di ogni espressione linguistica di odio…il nemico va combattuto, non insultato… (13,53 h; 13, 55 h)

Abba nostro…

(SliemaNotte) Siamo nel bel appartamento vicino alla cabina rossa, al quinto piano, da cui si vede sia il mare che da sulla Sicilia, che ovviamente è troppo lontana per essere vista, sia Valletta. Siamo andati a mangiare con Ferdi nella see side - quanto tempo importante abbiamo passato su questa isola…

(23.3.24) Ieri nella meditazione avevamo riflettuto con Adrienne sull’inferno come „un'avversione morigerata contro tutto ciò che non è il nostro ego“, come disintegrazione di ogni senso di dovere e responsabilità…"Si è andati avanti così fino a mezzanotte. Poi una pausa. E poi, improvvisamente, la Pasqua. L'amore. L'amore del Signore, l'amore del cristianesimo primitivo. L'amore per la Chiesa in generale. Un'unica effusione di grande fervore. L'ultimo prossimo del Signore è il ladrone sulla croce, al quale ha promesso il paradiso. Egli è venuto al mondo per questo prossimo, come per tutti gli altri, ed è per lui e per tutti gli altri che ha emanato il comandamento di amare Dio e il prossimo. È solo mentre attraversa l'inferno; il suo prossimo gli viene tolto. Ma ciò che ha lavorato, sofferto e realizzato sulla terra non gli viene tolto, anzi, per così dire, gli rimane appiccicato addosso, poiché manca il prossimo che dovrebbe amare a sua volta Dio e il suo prossimo. Solo a Pasqua incontra di nuovo il suo prossimo. Eppure la sua donazione a lui non ha sofferto per un momento, non è mai caduto al di fuori dell'amore" (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, ibid., 370-371). - Anche la più grande sensazione di abbandono, drammatica o quotidiana (come quella descritta da von Speyr ed Agamben) non significa mai  per il Signore essere „fuori dall’amore“; ciò non è possibile, come non è possibile essere „fuori di Dio“.Anche l’inferno è in Dio; anche tutte le notizie drammatiche di cui parlerò oggi nel diario non sono fuori di Dio, che è amore. C’è una realtà più grande della guerra e del terrore, e questo è il dono dell’essere come amore gratuito! Non l’amore interessato per il prossimo, perché ci aiuta a sostenere il nostro lussurioso modo di vivere…Tutto passa, in primo luogo la nostra ricchezza materiale, anche la nostra esistenza terrena, ciò che non passa è il Logos universale e concreto…

Leggo nel „Corriere“ la seguente notizia tragica: „Sparatoria nella sala da concerto Crocus City Hall a Mosca, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali russe . Almeno quattro, forse cinque, uomini in mimetica hanno aperto il fuoco, secondo l’agenzia Ria Novosti. Nell’edificio è scoppiato poi un incendio. Il bilancio è di almeno 60 persone uccise e oltre 100 ferite“. Il giornale italiano cita la rivendicazione dell’Isis: «I combattenti dello Stato Islamico hanno lanciato un attacco contro un grande raduno di cristiani nella città di Krasnogorsk, situata alla periferia della capitale russa, Mosca. Durante l’assalto, centinaia di persone sono state uccise e ferite, mentre si è verificata una vasta distruzione nell’area prima che i combattenti si ritirassero indenni nelle loro basi», riferisce l’agenzia di stampa «Amaq», affiliata al gruppo terroristico“. RIP PS „Ieri sera terribile attacco terroristico a Mosca nella sala del centro commerciale Crocus City, dove stava iniziando un concerto rock. Oltre 60 morti e 145 feriti, tra cui alcuni bambini, è il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, fornito dai servizi di sicurezza interni russi. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per terrorismo e qualche ora dopo l'Isis ha rivendicato l'attacco. Rivendicazione che l’intelligence occidentale ritiene attendibile“ (Banfi, versione odierna).

Un amico che viene dal mondo tecnologico industriale mi disse una volta che la differenza tra la Grecia e la Germania si troverebbe nella ricchezza guadagnata dall’industria automobilistica e nel esportazione nel mondo di auto tedesche; io non so se sia vero, ma leggo con una certa preoccupazione l’articolo di  Rüdiger Soldt nella FAZ di oggi sulla „paura della retrocessione“ proprio in questo ambito e vedo come gli interessi tedeschi non sembrano essere difesi dalla AfD, che è una voce critica nei confronti del politica ecologica e migratoria della Germania attuale. Per giudicare tutto ciò è interessante ascoltare quello che Il capo della Mercedes, Ola Källenius, citato nell’articolo, dica sul problema di cui stiamo parlando: „senza dipendenti con un background migratorio, non è possibile progettare o costruire alcuna Classe-S“. Ovviamente la preoccupazione della FAZ, la cui edizione del fine settimana è avvolta in una mega pubblicità della Q 6, la nuova Audi completamente elettrica, con un'autonomia di 625 chilometri, è rivelata dalla seguente frase: „La politica deve migliorare rapidamente le condizioni di investimento. Non è stato solo un errore di politica economica prescrivere una determinata via della tecnologia industriale. Il fatto che a Brüssel si discuta ora di una revisione anticipata del divieto di utilizzo dei motori a combustione che sarà in vigore dal 2035 dimostra la gravità della situazione. Occorre riequilibrare nuovamente l’occupazione dei posti di lavoro e la protezione del clima“. La mia preoccupazione è piuttosto quella che una crisi economica del colosso tedesco non è desiderabile per nessuno in Europa…ed è ovviamene interessante la fusione di interessi dei ricchi e dei poveri e della protezione del clima…PS Ovviamente è lecito porsi il problema della paura della recessione dell’industria dal punto di vista „operaio“ - non so se la costruzione di auto di lusso sia il problema che più debba interessare chi pensa nel contesto della dottrina sociale cattolica e del valore che essa da alle persone, alla solidarietà…; è possibile che la posizione di Claus Weselsky, presidente dei sindacati dei ferrovieri tedeschi, con la sua lotta per una diminuzione delle ore lavorative dei ferrovieri sia un contributo ben più alto al benessere dei lavoratori che la frase ad effetto del presidente della Mercedes sopra citata…poi sono contento che un sassone del tipo Weselsky svegli l’interesse del giornalismo nazionale („Der Freitag, editoriale di Sebastian Puschner) e non solo l’AfD. 

Sempre nella FAZ leggo che gli attacchi russi in Ucraina si sono più intensivi: „La Russia ha nuovamente attaccato in modo massiccio l'Ucraina con missili e droni. Secondo le informazioni fornite da Kiev, venerdì sera più di 150 missili erano diretti principalmente verso obiettivi di infrastrutture energetiche e l'aeronautica ucraina ha dichiarato di essere riuscita ad abbatterne 92…". Drammatico è in modo particolare l’attacco alla centrale idroelettrica di Dnipro…

Abba nostro…

Al diavolo con un tempo che vuole toglierci il coraggio e i nostri uomini!“ (Ernst Jünger, La lotta come esperienza interiore, edizione tedesca citata, 49). Sento in me una debolezza che non ha nulla a che fare con l’impotenza di Cristo sulla Croce o con la sua obbedienza nella discesa all’inferno. Ci vuole un coraggio incredibile per far ciò! Le pagine di Jünger sul coraggio (48-54) mi sono di grande aiuto; voglio avere più coraggio mi sono detto; coraggio e cavalleria sono necessari anche alla „profezia della pace“. „Un soldato senza coraggio è come un cristiano senza fede. Per questo motivo il coraggio deve essere la cosa più santa“ (Jünger, 53). Io rispetto tutti i soldati, russi o ucraini che da due anni si combattano (Jünger scrive che un guerriero non perde mai il rispetto per il nemico). Certo il mio ideale di coraggio, i miei eroi non sono Alessandro Magno, Cesare, Federico il Grande, Napoleone come per Jünger; sono piuttosto persone come Charles de Jesus, padre Christian, Ferdinand Ulrich - uomini con un coraggio incredibile! Ci vuole coraggio a vivere da soli (con l’eucaristia) tra i Tuareg, o in un contesto in cui terroristi vogliono ucciderti o in una quotidianità in cui sei solo, senza una moglie che ti stia davvero accanto; ma io ho un amore grande per i soldati ed anche per chi li guida, se quest’ultimi sono a loro volta coraggiosi. "Il coraggio è sempre stato dato per scontato dal soldato nel suo capo. I veri grandi si sono sempre dimostrati degni di questa fede.... Tutti sono apparsi in prima persona dove la loro causa vacillava. Possono aver perso delle battaglie, ma non hanno mai perso i cuori della loro gente. Sono convinto che non li avrebbero persi nemmeno se non avessero mai avuto l'opportunità di mettersi alla prova, perché i cuori coraggiosi hanno un senso profondo della vera grandezza. Il coraggio riconosce il coraggio“. Vorrei aver questo coraggio per la „profezia della pace“, sono stufo di compromessi argomentativi, non perché io ritenga di aver la verità su cose del mondo, ma per quello che ritengo verosimile vorrei combattere di più, non in modo rozzo, piuttosto in modo cavalleresco, come il conte Rostov di Amor Towles; c’è certamente un coraggio della trincea, ma c’è anche il coraggio di ospitare una bambina di 10 anni da un’amica, dovendo rivoluzionare tutte le proprie abitudini; e ci vuole coraggio anche ad andare a Malta con degli adolescenti. Quindi in un certo senso è proprio vero che „il coraggio virile è la cosa più deliziosa“ (48). Anche nei dibattiti nella Chiesa ne ho abbastanza di compromessi: „Questa è la vita nella cataratta. Non ci sono compromessi; si tratta di una visione d'insieme. Il massimo è l'impegno; se si fallisce, tutto è perduto“. Il mondo del lavoro è già pieno di compromessi e non so neppure se ciò sia necessario, ma nella Chiesa si dovrà pur dire ciò che riteniamo salvifico e questo non sono i temi del mainstream (se una donna potesse diventare sacerdote potrebbe diventare ugualmente un sacerdote stronzo o clericale; se un sacerdote si potesse sposare potrebbe diventare ugualmente un sacerdote sposato codardo…), ma la fedeltà al Figlio dell’uomo che è salito sulla Croce ed è disceso nell’inferno. Se è vero che il coraggio riconosce il coraggio allora anche una donna coraggiosa riconoscerà un uomo coraggioso…so che mia moglie nei suoi parti lunghi e difficili, nei quali io le ho fatto compagnia, è stata coraggiosissima (che non vuol dire non aver paura, come l’ha avuta Cristo nel Getsémani), so che in tante cose quotidiane lei è più coraggiosa di me, e coraggiosa lo è stata anche al cospetto della morte della sua mamma…queste pagine di Jünger non le ho lette contro le donne. Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello. Le ho lette per me, con il desiderio di un'assunzione di coraggio; coraggio non significa, Jünger lo dice precisamente: odio!  „Manifestazione di odio sono sospette. „Tutte le grida di odio sono sospette, sono debolezze. Solo il coraggio riconosce il coraggio“ (54). Coraggio non è neppure il contrario di tenerezza, vicinanza e misericordia, le parole tanto care al Papa. Chiedo al Signore di essere tenero, vicino e misericordioso con gli adolescenti, cioè coraggioso. Il farsi falsamente  „adolescente“ non è coraggioso! VSSvpM! PS Si potrebbe pensare che o concesso troppo alla posizione della guerra, per uno che vuole difendere la „profezia della pace“, ma in vero ho concesso solo tanto all’intelligenza. „Ovviamente ognuno può prendere la posizione che preferisce sulla guerra, ma non può negarla“ (Jünger, 53). Essa non dipende da me, non dipende neppure da me quale strategia si imponga; se per esempio vinca la posizione di Habermas/Scholz che l’Ucraina non deve vincere, ma neppure perdere la guerra; non dipende me se arriviamo ad un’escalation nucleare; sono un insegnante sconosciuto in un paese sconosciuto, se qualcosa dipendesse da me, cercherei di fare delle trattative, un negoziato (come vuole il Papa), ma non dipende neppure dal Papa quale strategia si imporrà, dipende da noi come rafforziamo il nostro cuore e di questo si è trattato nel post qui sopra. Poi imparo da Jünger anche il rispetto per i soldati: nessuno dei soldati morti è morto per nulla; se non lo capisce un cristiano una cosa simile, chi allora?

(Dopo la Santa Messa per la domenica delle Palme. Notte) Il terzo carme del Servo della profezia di Isaia (50,4-7) è anche un modo di parlare di coraggio, così come lo richiede la Parola di Dio: „Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a chi mi strappava la barba“; per far ciò ci vuole coraggio, tanto coraggio. Ed è legittimo rendere la faccia dura come pietra; che non significa insensibilità, infatti il Servo confessa: „Il Signore Dio mio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato“. E il coraggio più grande consiste nel non opporre resistenza a ciò che Dio ci chiede! Balthasar nella „Luce della Parola“, traccia un percorso di meditazione che integra tutto nell’ultimo grido sulla Croce, in cui viene espressa „l’inconcepibile ignominia“ della „storia del mondo“, dell’esistenza storica.1) Il Servo soffre senza difendersi, come profezia della „bellezza disarmata“ di Cristo stesso; 2) Il Figlio dell’uomo discende in obbedienza (Fil 2,6-11): „Egli, pur essendo nella condizione di Dio non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò (ἐκένωσεν) se stesso, assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini“ (ὃς ἐν μορφῇ θεοῦ ὑπάρχων οὐχ ἁρπαγμὸν ἡγήσατο τὸ εἶναι ἴσα θεῷ, 7ἀλλὰ ἑαυτὸν ἐκένωσεν μορφὴν δούλου λαβών, ἐν ὁμοιώματι ἀνθρώπων γενόμενος·…).  3) Senza l’elevazione pasquale il dolore è insensato, ma non possiamo meditare la storia della passione ( Mc 14,1-15,47) mitigandone il realismo; 4) il tema dello spreco (Verschwendung) dell’olio di nardo, con cui una donna profuma Gesù e lo spreco del suo, di Gesù, donarsi. 5) il tema del tradimento generale „con un realismo che confina con la crudeltà“; le forme del tradimento: „il sonno dei discepoli“ e il nostro, „il tradimento di Giuda per un vantaggio materiale“, il rinnegamento da parte di colui sul quale doveva essere costruita la Chiesa, la fuga di tutti, anche il panico del giovane che scappa nudo, il tradimento con un bacio ed infine le ingiurie di giudei e pagani. 6) Il primo a credere dopo il grido è un soldato! Buona notte! PS Domani alla mattina prestissimo partiamo per Monaco di Baviera con alcuni ragazzi della nona classe e quattro tutori, per poi volare per dieci giorni a Malta. 

(22.3.24) Sabato Santo 1959, nell'inferno: "È come se tutti i sentimenti di dovere, impegno e responsabilità si fossero disintegrati o confusi. Da qualche parte è come se la presenza invisibile del Signore all'inferno smorzasse le cose più terribili. Innanzitutto perché viene dalla sofferenza, e poi semplicemente perché è il Signore. Senza di lui, nessuno potrebbe sopravvivere al torrente del peccato. In qualche modo, tutto all'inferno ha una relazione con lui. Quest'anno, la sensazione di alienazione è la cosa che più mi ha colpito. Altre volte avevo semplicemente perso la fede, non credevo più che esistesse la fede. Questa volta ho costantemente a che fare con questo "concetto" cristiano, ma senza esserne toccata. Non mi riguarda più. Eppure mi piacerebbe se mi riguardasse ancora. Né riesco ad immaginare la condizione delle persone per le quali la fede ha ancora un significato. O addirittura una vita in questo concetto! Nella Chiesa, tutti questi concetti sono nei cassetti, organizzati e ordinatamente etichettati; quindi bambini, non fate confusione! Non vale la pena tirare fuori niente, non c'è niente da cui attingere. Mi è venuto anche un sospetto: non c'è un tesoro di preghiera della chiesa? La risposta in me: forse c'è stato secoli fa, ma è stato accantonato da tempo, insieme a tante altre cose obsolete. Esiste ancora solo un'etichetta. Ancora la corrente del peccato e le feci che tengono insieme gli individui. Ma ora non c'è più nulla che abbia una forma nel peccato; tutto è finalmente un'unica massa informe che rotola con una certa minaccia noiosa. La minaccia dice: il torrente potrebbe inghiottire ancora di più, bisogna stare attenti a non farsi trascinare. Ma alla fine non ti importa. Non bisogna caderci dentro. Perché? C'è solo un'avversione morigerata per tutto. Non vale la pena di agitarsi. Di erigere dighe. Si lascia fare. E anche in questo caso, un gran numero di persone nella Chiesa è dello stesso parere: non ha molta importanza" (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, ibidem 369-370). - Ieri in dialogo con Ernst Jünger ho parlato dello scatenamento dell’eros a causa della "battaglia materiale“ (Materialschlacht) della prima guerra mondiale. Questo tipo di  Materialschlacht è davvero paragonabile all’inferno, solo che in essa ci sono ancora alcune forme: un mazzo di fiori nella trincea, un discorso tra camerati e poi la battaglia improvvisa, in cui dal sonno si passa alle armi. Nel gelo interiore che provoca la Materialschlacht l’eros si può scatenare come ultimo segno di vita, sia nella variante grezza maschile, sia nel senso di due corpi che si abbracciano e donano calore a vicenda, anche se non fanno parte della stessa nazione o dello stesso stato sociale (uno studente ed una contadina è l’esempio che fa Jünger), tutto questo nell’inferno non è più possibile. L’eros stesso non può scatenarsi più, abbiamo piuttosto quella che Giorgio Agamben chiama „una condizione quotidiana tiepida ed indifferente“. Alle volte ho la sensazione che ormai anche nella Chiesa ci sia solamente un interesse per il proprio ego, per l’incontro con il sé. E che tutto ciò che una volta contava: dal tesoro della preghiera fino ai dogmi non centrino nulla, nemmeno Cristo centra. Regna un'avversione morigerata contro tutto ciò che non è il nostro ego. Eppure in quella massa informe infernale può salvarci solo un Tu, che viene dal dolore e che è il Signore! E comunque  anche l’incontro con un qualsiasi tu, che ti guardi con una certa simpatia, è più importante di ogni incontro con me stesso, che potrebbe essere davvero solo manifestazione dell’inferno! E grazie a Dio io faccio ancora esperienza della „fermezza dell’essere nel bonum“ (Ulrich), come cammino di esperienza donato: nella mia famiglia ed in qualche amico! 

Donald Trump. „In un discorso tenuto sabato scorso in Ohio, Donald Trump ha usato la parola "bagno di sangue". La notizia è stata riportata dai media nella prima parte del discorso. Il New York Times, ad esempio, ha pubblicato la notizia con il titolo "Trump dice che alcuni migranti non sono "persone" e prevede un "bagno di sangue" in caso di sconfitta". La campagna di Joe Biden/Kamala Harris ha rincarato la dose, suggerendo che Trump non solo aveva "previsto" ma anche "minacciato" tale violenza. I difensori di Trump hanno fatto notare che quando ha usato questa parola si riferiva all'industria automobilistica e che nel contesto è plausibile che intendesse dire che la concorrenza delle aziende cinesi che costruiscono fabbriche in Messico avrebbe portato a un "bagno di sangue" per l'industria. Il problema è che non ha detto solo questo. Se si toglie la parte del "bagno di sangue", si ha ancora una retorica agghiacciante e disumanizzante sugli immigrati. Trump ha poi affermato che Paesi non nominati, presumibilmente in America Latina, stavano "svuotando" le loro carceri e "portando" tutti i detenuti al confine del Messico con gli Stati Uniti. C'è un motivo per cui i media conservatori non si sono riempiti di difese di queste affermazioni: Trump le ha tirate fuori dal nulla“ (Jacobin, 21.3.24). - Il problema deve essere posto, perché in alcun modo è conciliabile con la dottrina sociale della Chiesa una retorica disumanizzante contro gli immigrati. Solo che sulle comunicazioni riguardante Trump sono diventato molto cauto. Che cosa ha veramente detto e perché lo ha detto? 

Abba nostro…

(Nel corso della mattinata) I ragazzi del mio corso di latino sono a Lipsia per la „Fiera del libro“; nella lettura di „Betrachtungen zur Zeit“ di Ernst Jünger sono arrivato al paragrafo sul „pacifismo“ (come tutto il capitolo: „La lotta come esperienza interiore“ anche questo paragrafo è stato scritto nel 1922 e rivisto nel 1926). Se la „profezia della pace“ non vuole essere solamente la sospensione ontologica del movimento di finitizzazione del dono dell’essere come amore gratuito nel quotidiano(cf tutto ciò che ho già spiegato della filosofia di Ulrich), cioè un’idealità astratta, allora non può non confrontarsi con queste critiche jüngeriane al pacifismo. Io ho preso sul serio quanto ci ha chiesto il Papa nell’incontro con la nostra „Fraternità di CL“, cioè di aiutarlo nelle tre profezie che gli stanno a cuore: quella della pace, quella ecologica e quella dei poveri e mi sono concentrato sulla prima in modo particolare; non sono e non voglio essere un „soldato di un’idea“, né voglio chiamare „profezia della pace“ la mia paura di morire o che i mei cari muoiano, anche se questa paura è legittima; perché questa paura non cambierebbe proprio nulla al fatto che guerre accadano ed accadono come una „legge naturale“ (come il sesso, dice Jünger), che si esprime poi nella decisione di determinati politici; non mi bastano neppure belle immagini, come quella che racconta Jünger stesso, quando soldati inglesi e tedeschi nella trincea dopo un diluvio, per un momento, presi dal bisogno comune, si danno la mano. Non credo neppure che la fratellanza universale (Charles de Jesus, Papa Francesco) sia solo un’idea. Ripeto quello che ho citato questa notte: "Le idee sono stupide; per poterle collegare tra loro in modo mirato, un essere vivente "materiale" ha bisogno di un intelletto incarnato" (Slavoj Žižek, Sesso e l’assoluto mancato, Darmstadt, 2020, 16). Seguendo il Papa, seguo una „presenza“ sul palcoscenico del mondo, non seguo me! Seguire il Papa significa seguire la Chiesa del Logos universale e concreto, che è rivelazione dell’amore gratuito incarnato. La „profezia della pace“ è espressione di questa realtà, che tiene conto ovviamente anche del fatto che le armi odierne sono infinitamente più pericolose di quelle usate nella „Materialschlacht“ di cui parla Jünger, ma che tiene conto in prima linea che il dono dell’essere come amore gratuito è una realtà finita ontologicamente concreta e che il Logos rivelatore dell’amore trinitario esprime una realtà infinità del tutto concreta (Gv 1, 14: Καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν). Quando Jünger scrive: „Vivere significa uccidere“ (42) esprime una realtà dell’esistenza storica; non tenerne conto significa fare una costruzione che si sfracellerà in modo brutale. “Più potente è la sua costruzione (di una cultura pacifista), più terribile è la sua caduta“ (Jünger, ibid. 41)… ieri ho parlato del medesimo errore di metodo in riferimento al sesso. Fidarsi solamente di ciò che dicono i giornali sulla guerra significa non comprendere la sua realtà: "la guerra non nasce neppure da pochi uomini di stato e diplomatici, come molti credono. Tutto questo è esterno. La vera fonte della guerra sgorga nel profondo del nostro petto, e tutto l'orrore che attualmente inonda il mondo è solo un riflesso dell'animo umano, che si rivela negli eventi“ (Ernst Jünger, ibid. 43). La spiegazione che la guerra in Ucraina sia volontà del lupo cattivo Putin non è vera, ma non basta solo dire, cosa che è vera, che si tratta di una guerra tra superpotenze nella modalità di una guerra per procura, bisogna specificare che la guerra nasce nel nostro cuore, cose che i pacifisti non possono concedere! Quando loro dicono che non è bene uccidere gli uomini, intendono, spiega Jünger, che non è bene che loro vengano uccisi. Bisogna infine tenere conto che la „guerra è l’incontro più potente tra i popoli“ (40), più del commercio e dello sport. "La guerra è tanto poco un'istituzione umana quanto lo sia l'istinto sessuale; è una legge di natura, per questo non sfuggiremo mai al suo incantesimo. Non dobbiamo negarlo, altrimenti ci divorerà“ (ibid. 40). Con il mio si radicale ed incondizionato alla „profezia della pace“ ritengo che il dono dell’essere sia motivo di stupore ancora più grande che ci sia qualcosa invece che niente, ma ovviamente l’“umsonst“ del dono dell’essere non è mai garanzia di successo. „Umsonst“ significa gratis et frustra. Il Santo Padre ha ragione quando dice che con la guerra si perde tutto - in un certo senso è la vittoria dei ratti sugli uomini, è la vittoria della putrefazione, come si può leggere nella narrazione della guerra della trincea di Jünger; oggi forse si crepa in modo diverso, ma si crepa. Ma appoggiare questa richiesta del Papa non significa aver successo, e non lo significherebbe neppure se fossi il presidente degli USA, dove chi si è opposto davvero alla guerra è stato ucciso! PS Cosa simili  valgono anche per la guerra in Gaza, solo che qui un esercito più potente si vendica di uno meno potente (e chi ci perde è il popolo). 

Chiesa cattolica in Germania. „I fronti sembrano essersi induriti. Si è parlato molto delle varie "bolle". Queste bolle funzionano da sole, ciascuna coltivando stereotipi nemici e sminuendo gli avversari. Una polarizzazione che alla fine non aiuta nessuno. Con il loro comportamento settario, i liberali non riusciranno mai a far sentire efficacemente il loro punto di vista a Roma, né tantomeno a fare rete con il centro. D'altra parte, i conservatori rigorosi non si lasciano mettere in guardia nei momenti importanti, ad esempio quando stringono alleanze politicamente discutibili e corrono sempre più il rischio di essere strumentalizzati in occasione di eventi come la "Marcia per la Vita“. (Alina Rafaela Oehler, Communio online di oggi). - Probabilmente l’autrice dell’articolo è davvero un po’ ingenua, ma coglie un problema vero e parla di una sua esperienza sinodale.

Oggi è diventato moda dire per il confronto con una posizione che non è quella tua che si tratterebbe di una „irritazione salutare“ - trovo questa formula insignificante ed irritante. Come si può vedere nel mio diario è del tutto necessario confrontarsi con posizioni non autoreferenziali, ma questo non ha a che fare con un’irritazione ed irritazioni non sono per nulla saltuari…

(Sera) „Rilasciato nella dimensione della quantità l’essere pseudo sussistente come potenziale definitorio „sputa fuori“ la sua pseudo attualità e getta la ratio calcolante nel vortice di un progresso illimitato; l’essere si rivela tuttavia anche nel rovesciamento come „perfectio perfectionum“, „actus actuum“, e „formale respectu omnium, quae in re sunt““ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 452). Questo passaggio ci svela che Ulrich vede anche nel discernimento spietato dell’intelletto calcolante e tecnocratico una traccia dell’essere come dono, come atto di donazione dell’ amore gratuito, certamente in una pseudo forma, ma nulla può cancellare completamente la gratuità del dono dell’essere. Questo non significa non prendere sul serio la critica grave del vortice di un progresso illimitato, che è la forma ontologica di ciò che Ernst Jünger ha chiamato a livello politico: „mobilitazione totale“ (cf. Ernst Jünger, Betrachtungen zur Zeit, Stoccarda, 2015 (1930/4), 119-142).

Alex Berenson scrive un articolo sul tema: L'azione legale contro Donald Trump si sta avvicinando a una nuova e pericolosa fase“ e si domanda: „Il procuratore generale dello Stato di New York Letitia James cercherà davvero di sequestrare mezzo miliardo di dollari di beni di Trump come punizione per un reato inesistente?“ (22.3.24)

(Notte) L’introduzione del libro di Slavoj Žižek, Sesso e l’assoluto mancato, Darmstadt, 2020, è troppo compressa per capire tutto ciò che vuole dirci il filosofo sloveno. Ma alcuni punti possono essere tenuti fermi per il lavoro successivo. 1) „Ogni ontologia è condannata al fallimento“ (18). Direi che questo è vero se la forma ontologica di cui si parla non prende sul serio la nullificazione (exinanitio) dell’essere. 2) Il momento critico del pensiero di Žižek forse riguarda gli eccessi: a) quello della „pazzia come base (terreno) permanente della ragione umana“. b) L’eccesso di „una passione mortale, che è una minaccia per ogni rapporto stabile“. c) „l’eccesso della guerra, che fonda l’etica della vita comune“. Qui sarebbe importante un confronto con Jünger. (19) 3) Sono completamente d’accordo con lui: non abbiamo bisogno di una saggezza di frasi sintetiche, ma di un pensiero vero e proprio. Senza per questo negare il valore della sintesi.(23) 4) Vorrei comprendere meglio la tesi sul sesso „come contatto privilegiato con l’assoluto“. 5) Il nastro di Möbius nel quale si specchia „il passaggio continuo di un concetto nel suo contrario“ (18) è un punto che mi interessò da giovane quando conobbi a Torino una giovane filosofa che si interessava di questo tema. 6) „Il legame tra acedia e le forme odierne della depressione“. „L' accidia, o acedia, è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza e pigrizia. L' etimologia classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (= cura), sinonimo di indolenza, per il tramite del latino volgare acedia“ (Wikipedia) (18). 7) Il tema della non orientabilità del reale come critica ad ogni logica di partito…


(21.3.24) "L'ottusità nella debolezza. All'inferno non c'è aria. Eppure non basta per che si soffochi... C'è una somiglianza tra l'inferno e le persone della Chiesa che non credono veramente. Trattano i misteri della fede come se gli appartenessero, eppure non li conoscono. Così all'inferno si seguono le orme del Signore, ma non le si conosce. Se si potessero trovare queste orme qui, si sarebbe felici e la propria fede sarebbe rinvigorita. Ma questo non è possibile all'inferno. Nel migliore dei casi, si tratta di un'affermazione per la quale non si ha alcun interesse. Si cercano le orme e si cammina dietro di esse perché si deve. "Desolato" non è la parola giusta. È semplicemente „ottuso" {„noioso“}. Tutti i problemi riguardanti la comprensione dell'attualità e della sublimità del cristianesimo sono come eliminati. Si sa che qualcosa del genere esiste, ma non ci tocca. Non si è minimamente turbati dall'esistenza di una simile domanda. C'è una certa ritrosia nell'eccitazione. Forse l'esistenza stessa dell'inferno potrebbe non essere problematica. Perché è un fatto, in qualche modo anche questo" (Adrienne von Speyr, Kreuz und Hölle, 1959, ivi, 369). Il 18 di questo mese scriveva Agamben: „È un fatto sul quale non ci si dovrebbe stancare di riflettere che un secolo e mezzo dopo questo pathos {quello di Nietzsche e Dostoevskij a riguardo della morte di Dio.RG} sembra ora completamente sparito. Gli uomini sono placidamente sopravvissuti alla morte di Dio e continuano a vivere senza far storie, per così dire come se niente fosse. Come se niente – appunto – fosse. Il nichilismo, che gli intellettuali europei avevano salutato all’inizio come il più inquietante degli ospiti, è diventato una condizione quotidiana tiepida e indifferente, con la quale, contrariamente a quanto pensavano Turgenev e Dostoevskij, Nietzsche e Heidegger, è possibile tranquillamente convivere, continuando a cercare soldi e lavoro, a sposarsi e a divorziare, a viaggiare e andare in vacanza“. Su questo punto Adrienne von Speyr e Giorgio Agamben vedono in profondità; c’è un filo che non può essere neppure chiamato „rosso“, piuttosto un filo pallido che collega ciò che scriveva Adrienne nel 1959 e quello che scrive Agamben nel 2024: l’inferno come condizione quotidiana tiepida ed indifferente, come „non problematica“, come un fatto! - Molto vero è ciò che Adrienne dice sulle persone che non credono veramente, che non hanno alcun „sentire cum ecclesia“, sebbene siano in essa. Un giovane sacerdote mi ha raccontato che in un ambito ecclesiale in un contesto in cui doveva fare un esame alcune donne si confidavano con sollievo e come liberazione che Cristo per loro non significa proprio nulla…non è un’esperienza singola; è quello che io vissuto direttamente già nei miei nove anni nella diocesi di Monaco e Frisinga come insegnante di religione, in cui in un corso di perfezionamento potevi sentire, da chi lo guidava, che raccontare ai bambini che Cristo è risorto è irresponsabile perché si suggerisce ai bambini l’esistenza di una fantasia…Poi c’è una dimensione ancora più profonda. In modo particolare dopo l’esperienza infernale della pedofilia si è oscurata in me la „sublimità del cristianesimo“, grazie a Dio non del tutto. Grazie a Dio ho fatto nella Chiesa incontri così grandi (Balthasar, Ulrich, mia moglie…) che so quanto la Chiesa possa ed è grande! Ma a volte so che c’è questa grandezza, ma non mi tocca. - Anche il tema della „ritrosia dell’eccitazione“ è interessante - bisogna leggere autori non cristiani come Žižek, in dialogo con il quale  ieri notte ho scritto una meditazione, per incontrare frasi giuste come quella che un orgasmo può essere letto anche nel senso di una prova dell’esistenza di Dio; da cristiani non mi aspetto questo, piuttosto, in modo particolare dagli accedimici, solo „noia“. Grazie a Dio ci sono i santi, che non sono mai noiosi…PS Dalla liturgia ambrosiana di oggi (inviatami da Renato)- Genesi su Giuseppe figlio di Giacobbe: “Giuseppe disse loro: «Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini»”.

Rinvio anche alla mia meditazione pomeridiana di ieri sulla trincea in dialogo con Ernst Jünger. 

„In un incontro privato a Capitol Hill, il lobbista della guerra sporca a favore della Siria Wael Alzayat dice ai collaboratori democratici che può conquistare gli elettori musulmani sconvolti dal genocidio di Gaza se gli Stati Uniti approvano maggiori finanziamenti per la provincia di Idlib, controllata da Al Qaeda, alias "ribelli", nel nord della Siria“ (Aaron Maté, X, 21.3.24).

Ho sentito per la prima volta un video di nove minuti con Martin Sellner (in X): bisognerebbe leggere i suoi libri per comprendere precisamente che cosa pensa sul rapporto tra i popoli e su questo concetto della remigrazione, ma devo dire che non ne ho proprio proprio tanta voglia. Preferisco leggere Ernst Jünger. Non so neanche discernere, dopo il video, che ho condiviso anche nella mia bacheca in X, se nel suo caso si tratti di nazionalismo puro o di vero patriottismo (distinzione di Jünger), non saprei… comunque non è molto saggio vietare ad un giovane anche quando dice delle cose che non sono conciliabili con il mainstream di venire in Germania, secondo me con questo divieto si diventa isterici e deboli…e si usano energie dello stato di diritto che dovrebbero essere usate per altri scopi, ma vedo che anche con la legalizzazione della Cannabis lo stato investe energie di sei mesi (MZ) per chiarire questioni che sono una vera e propria esagerazione…Anche Rainer Haseloff (CDU) lamenta in questo contesto della legge sul Cannabis un „sovraffaticamento dello stato“. Per ritornare a Sellner: il giovane austriaco usa un concetto per lo „Stato“ che so ha capito bene, è „anarchico-tirannico“; ciò significa per lui che lo stato è tirannico per bagattelle dei suoi cittadini e chiude gli occhi di fronte alla violenza di stranieri…non so se sia vero, ma preferisco approfondire la critica allo stato liberale leggendo la „mobilitazione totale“ di Ernst Jünger…

„È un Consiglio Europeo di guerra quello che si apre oggi e prosegue domani. Sul tavolo dei 27 ci sono le decisioni da prendere sull’invasione russa in Ucraina. La richiesta di Emmanuel Macron di entrare direttamente in guerra con le truppe sul terreno non è ufficialmente all’ordine del giorno ma di fatto fa da sfondo a tutte le discussioni dei leader europei. Insieme alle rinnovate minacce di allargamento del conflitto, contenute nella risposta a Parigi di Vladimir Putin. Nella bozza preparatoria del summit, come spiega Marco Bresolin sulla Stampa, c’è “la necessità imperativa di una preparazione militare e civile rafforzata e coordinata e di una gestione strategica delle crisi nel contesto dell'evoluzione del panorama delle minacce”. In sostanza ci si chiede: l’Europa è pronto alla guerra? È preparata? O si farà trovare, come per la pandemia, priva di un piano di reazione? Ovvio però che si tratta anche di decisioni che riguardano anche l’aspetto economico-finanziario: bisogna aiutare l’Ucraina, mandando armi e risorse. Molti Paesi resistono all’ipotesi degli eurobond dedicati. Mentre il capo della diplomazia Ue Josep Borrell vorrebbe usare i soldi confiscati della Banca Centrale russa, ipotesi finora avversata dalla Germania e soprattutto dalla BCE“ (Banfi, versione odierna). - Non sono un esperto militare e non so che cosa significhi concretamente „entrare direttamente in guerra con le truppe sul terreno“, come vuole Macron; probabilmente la situazione è diversa dalla prima o dalla seconda guerra mondiale. Nel contesto della Prima guerra mondiale, il termine "battaglia materiale“ (Materialschlacht), usato da Jünger,  si riferisce a una forma di guerra caratterizzata dall'impiego massiccio di soldati e materiali per sopraffare il nemico. Ciò dovrebbe essere in contrasto con le manovre tattiche o i movimenti strategici volti ad aggirare o sorprendere il nemico. In una battaglia materiale, la massa e la quantità di armi, munizioni, artiglieria, soldati e altre risorse giocano un ruolo decisivo. Questo ha spesso portato a battaglie costose e sanguinose, in cui le „linee del fronte avanzavano a malapena“ e il nemico si trovava spesso in una situazione di stallo - osservando dall’esterno sembra che anche tra la Russia e l’Ucraina „linee del fronte avanzavano a malapena“. E le informazione che avevo letto nella versione di Banfi sul numero di soldati morti ucraini e russi è altissimo. Non credo che l’Europa sia pronta alla guerra, non lo dico in un senso militare (non ho competenza in materia), non lo è psicologicamente, né spiritualmente. Spero che si imponga la linea di Scholz e della Meloni, anche perché non credo - lo dico intuitivamente -  che l’arrivo delle truppe europee compia un miracolo nella „situazione di stallo“. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Non sono un sacerdote, né sono un politico, né un diplomatico, ma un filosofo e questo nel più profondo di me stesso; fino al midollo e quando parlo di „eros“ non ne voglio parlare come ne parla un sacerdote e quando parlo di guerra non ne voglio parlare come un politico. Sull’eros mi è piaciuta molto la frase di  Žižek, che ho già citato, dell’orgasmo come una prova dell’esistenza di Dio, ma ancor più mi aiutano tanto le pagine che sul tema ha scritto Jünger (Betrachtungen der Zeit, 35-40) ed in modo particolare quello che scrive sul “segno di Eros, lo scatenato“ (38); non tenerne conto è irresponsabilità. Di fatto per decenni non si è tenuto conto che la forza dell’eros, che desidera vita, si sarebbe scatenata comunque e purtroppo si è scatenata contro bambini più o meno indifesi, nello scandalo della pedofilia. „Ogni scossa culturale provoca improvvisi slanci di sensualità“ (35) e che il nostro tempo sia un tempo di scosse culturali è cosa indiscussa. Per cui non vi è nulla di probabile che anche in un seminario „una linfa vitale, prima isolata e protetta da tutte le protezioni che la comunità poteva offrire, viene improvvisamente lasciata senza difese“. Si vive di linfa vitale, di presenza, non di teorie, neppure di teorie ecclesiali. Anche il filosofo abituato a „sfumature sempre più affinate“, si accorge di avere un fallo e che abbisogna di gettarsi nel „marasma della carne“ e di costruire „un tempio scintillante al Phallus“. Jünger riferisce tutto ciò alla guerra e per questo parla dell’ „urgenza della vita di esprimersi ancora una volta in modo scatenato e della fuga nella selva dell'ebbrezza per dimenticare nel piacere  i pericoli incombenti del piacere“ (37). Non bastano astrazioni per soddisfare il senso di un’epoca tanto più che ci sono „epoche della rivelazione, di scatenamento, avverse a tutto ciò che è fine, delicato e lirico. Dappertutto, la vita che rimbalza si raggruppa in un'abbondanza e in una forza barbariche, non da ultimo nell'amore e nell’arte" (39). Si può, per un certo periodo di tempo bloccare tutto ciò, tanto più in prolungati tempi di pace, ma poi esplode ed a volte esplode come non dovrebbe, toccando i bambini (i piccoli), che Gesù non vuole che vengano scandalizzati. „Guardatevi dal disprezzare (καταφρονήσητε) uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli“ (Mt 18, 10: Ὁρᾶτε μὴ καταφρονήσητε ἑνὸς τῶν μικρῶν τούτων, λέγω γὰρ ὑμῖν ὅτι οἱ ἄγγελοι αὐτῶν ἐν οὐρανοῖς διὰ παντὸς βλέπουσι τὸ πρόσωπον τοῦ πατρός μου τοῦ ἐν ⸀οὐρανοῖς).La parola "καταφρονήσητε" in Mt 18,10 viene comunemente tradotta come "disprezzare" o "trattare con disprezzo". Significa non attribuire il dovuto valore o rispetto a qualcuno o qualcosa. Nella frase, "Βλέπετε μὴ καταφρονήσητε ἑνὸς τῶν μικρῶν τούτων" ("Guardate di non disprezzare uno di questi piccoli"), l'invito è a non sottovalutare o trascurare neanche uno dei "piccoli" di Dio, ovvero coloro che potrebbero essere considerati meno importanti o meno influenti. Ancora più intensamente la frase si trova in „Lc 17, [1] Disse ancora ai suoi discepoli: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. [2] È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare (σκανδαλίσῃ) uno di questi piccoli (1Εἶπεν δὲ πρὸς τοὺς μαθητὰς ⸀αὐτοῦ· Ἀνένδεκτόν ἐστιν τοῦ ⸂τὰ σκάνδαλα μὴ ἐλθεῖν⸃, ⸂πλὴν οὐαὶ⸃ δι’ οὗ ἔρχεται· 2λυσιτελεῖ αὐτῷ εἰ ⸂λίθος μυλικὸς⸃ περίκειται περὶ τὸν τράχηλον αὐτοῦ καὶ ἔρριπται εἰς τὴν θάλασσαν ἢ ἵνα σκανδαλίσῃ ⸂τῶν μικρῶν τούτων ἕνα⸃..). Le parole "καταφρονήσητε" in Matteo 18,10 e "σκανδαλίσῃ" in Luca 17,2 si riferiscono entrambe ai "piccoli", ma con sfumature di significato leggermente diverse:

  1. "Καταφρονήσητε" in Matteo 18,10 significa "disprezzare" o "trattare con disprezzo". Qui si avverte contro il disprezzo o la sottovalutazione dei "piccoli", intendendo coloro che potrebbero essere considerati meno importanti o meno influenti.
  2. "Σκανδαλίσῃ" in Luca 17,2 viene tradotto come "scandalizzare" o "far inciampare". Qui si avverte contro l'atto di causare peccato o scandalo ai "piccoli", mettendo in pericolo la loro fede o causando loro danno spirituale.

In sostanza, mentre entrambe le parole si riferiscono ai "piccoli", "καταφρονήσητε" in Matteo si concentra sul trattare con disprezzo o sottovalutare, mentre "σκανδαλίσῃ" in Luca si riferisce a causare peccato o scandalo. Entrambe le cose sono da evitare, ma ciò non sarà possibile se non si tiene conto che nell’uomo c’è una forza scatenata che gli serve per vivere. „Forse uno studente e una contadina della Piccardia, gettati insieme su qualche scoglio di guerra. Così erano tutti e due sensazioni, due cuori che bruciavano l'uno nell'altro in un mondo gelido"; c'è un incontro erotico che accende qualcosa in uno, aldilà delle differenze culturali e sociali, che è "più luminoso della saggezza dei libri e di tutti le scuole superiori precedenti. Perché cos'è la comprensione del cervello contro quella del cuore?“ (39). Sto invitando le persone alla prostituzione? Al sesso scatenato? No, io cerco di essere fedele a mia moglie (cosa ora più facile perché sono vecchio), ma la fedeltà deve rimanere calda e vitale per sostenere una persona nel nostro mondo gelido. 

(Dopo) „Cosa accade quando la fermezza dell’essere nel bonum per l’in-sé della res rimane un compito ancora da raggiungere?“ (Ferdinand Ulrich, Homo abyssus, 450); ovviamente è legittimo chiedersi, anche al cospetto della dimensione dell’eros scatenato, se non ci sia anche una dimensione della fermezza dell’essere nel bonum, che non è solo un compito da raggiungere, ma un dono che ci è per l’appunto donato nelle persone concrete che ci amano, che corrispondano o meno al bisogno dell’eros scatenato…

(Sera) „La distinzione tra chiesa docente e chiesa ascoltante è un modello di chiesa superato“ (Cardinal Ouellet in un’intervista concessa a Communio online). L’intervista propone una pneumatologia trinitaria (Balthasar; papa Francesco) per unire in modo fecondo gli opposti (sacerdozio dell’ordinazione e del battesimo; kerygma e dogma…). Ripropone il discernimento delle ermeneutiche del Concilio Vaticano II di Benedetto XVI: tra un’ermeneutica del „progresso“ ed una della riforma dall’origine; dice con chiarezza che il sacerdozio delle donne non è percorribile, ma il ruolo della donna deve essere ripensato nel senso di un’ermeneutica della riforma dall’origine. La situazione in Germania preoccupa il cardinale canadese, che critica il clericalismo…

(Notte) "Le idee sono stupide; per poterle collegare tra loro in modo mirato, un essere vivente "materiale" ha bisogno di un intelletto incarnato" (Slavoj Žižek, Sesso e l’assoluto mancato, Darmstadt, 220, 16). - Questo è un modo simpatico per esprimere la critica alla sospensione ontologica del movimento di finitizzazione dell’essere (Ulrich). 


(20.3.24; inizio della primavera, proprio quando mi sono alzato

L’incontro con la morte in tutta la sua brutalità viene descritto da Ernst Jünger in forza della sua esperienza al fronte; Adrienne von Speyr è medico, sa bene cosa è la morte e poi ha vissuto la sua come al conta gocce (una cosa del genere è accaduta a mio nonno Giovanni, un lento morir); nell’esperienza mistica della croce e dell’inferno che le è stata donata la vede in relazione a Cristo. Leggiamo con attenzione quello che detta il Venerdì Santo del 1959: "Dopo le 3. Vedere il Signore morire (fa un profondo sospiro al colpo di lancia). Nel momento estremo c'è una specie di consolazione nel fatto che una certa sofferenza del Signore cessa, e anche: la sensazione che la propria debolezza non ostacola la sofferenza del Signore. Si è risparmiati. Non è possibile alcuna addizione tra le due forme di debolezza... il calcolo non torna. Se si fosse più forti, si dovrebbe sopportare di più la debolezza del Signore. Se non si è più in grado, la proporzione si sposta... Posso appoggiarmi alla debolezza del Signore nella mia debolezza... se non sono più in grado di sopportare una parte della sua debolezza.  - Sera. Un cristiano nella Chiesa ha la fede. Non è necessario che sia ricca, sarà comunque manifestata nella sua coscienza dal fatto che sa di appartenere alla Chiesa. Ma può anche formare la vera vita di un cristiano, e la Chiesa è lo spazio in cui tale fede può dispiegarsi. Così è per noi. - Il Signore sulla croce ha restituito il suo Spirito al Padre. Si è privato di ciò che era indispensabile per la sua vita. Così facendo, ha fatto un passo verso la morte. Non gli resta che la morte, che lo attende, seguita dall’inferno. Questa è la conseguenza della sua vita umana: ha portato alla luce la verità del mondo. Il Figlio vede questa verità in virtù di un decreto del Padre. Vede le effigi e la corrente del peccato, ma chi lo accompagna non sa dove sia finita la fede. L'inferno è una consapevolezza schiacciante, anche se non è più una sofferenza attuale; ma non c'è speranza. Si registra solo ciò che si manifesta e di cui non sappiamo che farne. Ma non ci sono inizi, non ci sono partenze, al massimo solo contorni. E si decide, se mai si uscirà di nuovo da questa prigione, di non dimenticare ciò che si è vissuto. Ma questa risoluzione non contiene alcuna speranza. Riguarda solo il "dato". Non saprei dire con certezza se si riconosce davvero questo dato, o se è solo come una trasmissione per la Chiesa. Si recepisce solo ciò che "c'è", ma si è incapaci di fare una promessa o una richiesta. - Chi è all'"inferno" non si vede che ha fede. Non è lì per un atto di fede, una volontà professata di obbedire - come accade anche ai cattivi cattolici, almeno in una certa misura: vogliono appartenere alla Chiesa nonostante tutto - è lì semplicemente e senza motivo" (Adrienne von Speyr, Kreuz und Hölle, 1959, ibidem 368-369). - Chi non ha fatto l’esperienza della sola morte, del solo orrore, del solo inferno („è lì semplicemente e senza motivo“), della totale mancanza di speranza non può essere speranza per qualcun’altro. La „giovane speranza“ di cui parla Peguy viene pagata con un prezzo elevato; non si tratta di un „principio speranza“ come desiderio di „rivoluzione politica“ (Ernst Bloch), si tratta di non anticipare con pensieri, quello che se è anticipato non può che essere un imbroglio. Senza fare esperienza del frustra il gratis dell’amore è solo romanticismo, peggio ancora: sentimentalismo…questo significa fare la quaresima sul serio. Non è che speranze politiche di risorgimento non siano sensate, ma anche se ora immediatamente si facesse la pace in Ucraina e Gaza (che Dio lo voglia), beh questo non cambierebbe nulla all’orrore già accaduto e che deve essere portato! Questo è il mistero di Cristo salito sulla croce e disceso all’inferno! 

Sono andato ad aprire la stalla come ogni mattino ed ora da giorni si sente un meraviglioso canto di uccellini, che bello che la primavera è tornata! 

Leggo nella bacheca di un’amica di Facebook, che cita a sua volta il „Corriere“, della morte dell’etologo Frans de Waal; le due frasi messe in risalto da lei mi hanno davvero interessato, anche da un punto di vista filosofico. Nella Teologica I Balthasar con ragione scrive  di un’„intimità“ non solo nell’uomo. "De Waal era convinto che, studiando il retroterra emotivo che condividiamo con i nostri compagni di viaggio sulla Terra (per esempio gli scimpanzé), si possano acquisire preziose lezioni per costruire una società solidale. Ne abbiamo bisogno, in un’epoca in cui Homo sapiens pare non aver ancora imparato a gestire le emozioni più distruttive“…“Frans de Waal ha indagato per tutta la vita le emozioni e le capacità cognitive e relazionali dei primati: come fanno la pace e la guerra; come gestiscono i conflitti; come esprimono disagio, vergogna, senso di colpa; come sorridono e ingannano; come non sopportano le ingiustizie; come le matriarche tengono insieme il gruppo; come accettano o sfidano l’autorità; come i giovani sanno innovare e come nascono e si tramandano le culture animali. Partendo dalla paura della morte e dall’immaginazione, già presenti negli animali, studiò le origini del senso religioso. Soprattutto, era interessato all’empatia come mattone della cooperazione e del senso morale umano“.

"Ramstein/DPA. La Germania sosterrà la difesa dell'Ucraina contro la Russia con ulteriori forniture di munizioni. A tal fine, saranno consegnati 10.000 proiettili d'artiglieria provenienti dalle scorte della Bundeswehr, ha dichiarato il Ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD) durante una riunione del Gruppo di contatto sull'Ucraina. Inoltre, saranno forniti veicoli blindati per la fanteria e altri 100 veicoli da trasporto. Il valore del pacchetto complessivo è quindi di circa 500 milioni di euro". (MZ). - Ieri sera con mia moglie si parlava di Scholz come possibile „cancelliere della pace“ (per il suo divieto di inviare i missili Taurus e soldati tedeschi in Ucraina), lo spero, ma questa notizia tradotta qui sopra è il contesto di questa speranza.  - Sono comunque contento che anche Giorgia Meloni sia contraria a mandare truppe di soldati italiani in Ucraina. Ed è bene che „Il Manifesto“ ricordi il no alla guerra di Simon Weil. 

La foto del giorno di Banfi ritrae una famiglia di profughi palestinesi a Gaza, in una cena di Ramadan davanti alle macerie della propria casa. L’uomo ha più meno la mia età, forse un po’ più giovane e tiene con il braccio sinistro un bambino, mentre la donna con il velo prepara il mangiare su un tavolino da salotto, quindi molto basso; un altro bambino è in piedi in mezzo alle macerie, forse si tratta del cortile della casa, di cui rimane solo lo scheletro di cemento; sotto una parte di essa sono stesi i panni ad asciugare. L’uomo (padre o nonno?), la madre (o nonna?) ed un bambino nel primo piano della foto sono concentrati nell’azione quotidiana del mangiare. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Giorgio Agamben è uno dei pochi filosofi italiani che abbia almeno tentato durante la pandemia di fare un discernimento del mito della scienza che può tutto o come l’unica entità che avrebbe potuto salvarci dal pericolo; quando parlo di mito della scienza non metto in discussione il lavoro scientifico, anzi ne sottolineo l’importanza, ma senza la fede assoluta nella scienza, che è poi sostituzione della fede vera con una falsa. Io stesso, anche per la lontananza dall’epicentro degli avvenimenti (dove si trovavo alcune delle persone a me care), non sono stato chiaro nel discernimento, non ho preso sufficientemente sul serio il fatto che non esiste una scienza pura, ma sempre e solo una che mischiata con il potere dominante. Renato mi ha mandato oggi un articolo di Agamben (Dio, uomo, animale,18.3.24) che parla di un tema che per me, che cerco di introdurre la filosofia di Ulrich in Italia, è di vitale importanza: la questione del nichilismo e quindi del niente. Non sono d’accordo su tutto, ma alcune cose che dice il filosofo italiano sono davvero degne di riflessione: 1) A differenza di Nietzsche e Dostoevskij si può porre il problema della morte di Dio e del niente, forse nel senso di un nichilismo gaudente e quotidiano, senza pathos; ma non bisogna dimenticare che in tante parti del mondo, con le sue guerre diffuse a pezzetti, esso ha il volto di un nulla che divora tutto. E che da noi stessi dietro la facciata abbiamo un numero infinito di giovani che soffrono di depressione e attacchi di panico. 2). All’ipotesi del niente solo niente, in cui rimane un linguaggio che distrugge il mondo e se stesso, si deve contrapporre la filosofia del  „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich), cioè il linguaggio di un nulla che non è espressione di nichilismo, ma della gratuità dell’amore: „de nada“, „non fa niente“, „keine Ursache“ sono risposte del linguaggio quando diciamo a qualcuno grazie e che testimoniano questo nulla gratuito. 3) Per quanto riguarda il „tutto“, direi che la formula „una figura nuova ed arcaica“ indica una strada, ma rimane una formula non precisa. Abbiamo bisogno di una figura di gratuità: Cristo (come Agamben è stato uno dei pochi che ci ha ricordato che Cristo i lebbrosi li toccava)! Ma abbiamo bisogno anche di un’ontologia che faccia vedere sia la singolarità del Logos universale e concreto sia il suo essere dimensione ultima della realtà, dimensione che si deve „finitizzare“ nel quotidiano come esperienza per essere credibile. 4) Infine l’idea di confrontarsi con Dio, l’uomo e l’animale mi sembra giusta, ma non so se la via della „sola anima“, scelta come alternativa sia percorribile, perchè vita è anima e corpo!

(Dopo) Probabilmente ha ragione chatgpt quando risponde alla mia domanda sulla guerra di trincea oggi in questo modo: „L'esperienza della guerra di trincea, descritta da Ernst Jünger e da altri soldati della Prima guerra mondiale, era certamente unica per quel periodo e per quel conflitto. Essa era caratterizzata da una natura statica e piena di vittime, in cui le linee del fronte si muovevano a malapena e i soldati vivevano e combattevano in trincee strette e sporche. È importante notare che l'esperienza della guerra di trincea nella Prima guerra mondiale non è esattamente paragonabile a quella di altre guerre, compreso il conflitto in Ucraina e Russia. Sebbene la guerra di trincea e le linee del fronte statiche possano verificarsi anche nei conflitti moderni, le circostanze alla base di questi conflitti sono spesso diverse, così come le tattiche e le tecnologie utilizzate. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina e Russia dal 2014, si può affermare che in alcuni casi si è verificata una guerra di trincea, in particolare nell'Ucraina orientale, dove si fronteggiano le forze governative e i separatisti. Tuttavia, le condizioni e le dinamiche generali di questo conflitto sono diverse da quelle della Prima guerra mondiale. Si tratta di un conflitto asimmetrico che coinvolge attori e interessi diversi ed è caratterizzato da armi e tattiche moderne. Sebbene possano esserci dei parallelismi, ogni guerra e ogni conflitto rimangono unici a modo loro e le esperienze dei soldati non possono essere semplicemente paragonate tra loro“. - Quello che rimane di simile è che si muore, ma ovviamente sarebbe importante conoscere l’esperienze dei soldati russi ed ucraini, per comprendere cosa accade nel loro cuore. Noi siamo portati a pensare che almeno i soldati russi siano costretti a fare una guerra che non vogliono, ma è possibile che ciò valga anche per i soldati ucraini, credo, però, che ci sia anche una dimensione di identificazione con il proprio popolo, come la descrive Jünger: „…Ecco come si è scontrata l'incarnazione delle volontà più spietate di due popoli“ (Betrachtungen zur Zeit, 34); la profezia della pace vorrebbe tanto che le due volontà spietate ritrovino una comunicazione, tanto più che sono popoli imparentati anche da tanta cultura e religione comune. Con Jünger cerco, però, anche di capire il desiderio di lotta ed anche di umanità propria ai soldati. La specificità della guerra di trincea di allora viene da lui così descritta: „In passato, la guerra era coronata da giornate in cui morire era una gioia, che si ergevano al di sopra dei tempi come scintillanti monumenti di coraggio virile. La trincea, invece, ha trasformato la guerra in un mestiere, i guerrieri in lavoratori a giornata della morte, dilaniati da una quotidianità sanguinosa...Tutto ciò che è bello è stato schiacciato e calpestato, inghiottito in un'esplosione di violenza“ (30). Ho letto attentamente e lentamente le pagine di Jünger sulla guerra di trincea, sull’importanza della lotta „finitizzata“ in un quotidiano misto tra elementi di cameratismo e solitudine, di uno svegliarsi improvviso, passando dal sonno alla lotta, e di una morte senza compagnia alcuna, solo la terra e i ratti.

(Notte) Ho cominciato a leggere il libro di Slavoj Žižek, “Sex und das verfehlte Absolute“ (Il sesso e l'assoluto mancato). A differenze di lui penso che la filosofia non può concentrarsi solamente sui 50 anni dell’idealismo; Tommaso era un vero filosofo ed Ulrich lo è in modo primario. Allo stesso tempo capisco quello che dice il filosofo sloveno: „Per noi, tutti i quattro grandi idealisti tedeschi - Kant, Fichte, Schelling ed Hegel - hanno professato questa distanza {la distanza che, secondo Heidegger, era stata professata da Hölderlin: „Una distanza dalla soggettività idealistica“}, cioè hanno lottato con la questione di come sfuggire all'orizzonte dell'assoluto della soggettività senza ricadere nel realismo pre-trascendentale" (Il sesso e l'assoluto mancato, 14). Il soggettivismo che con il progressismo è rimasto l’unica chiesa-popolare, per parafrasare Jünger, non può soddisfare chi cerca un accesso ad un’ontologia dell’essere come dono di amore gratuito, ma con quest’ultima non vuole ricadere nel realismo pre-trascendentale, che sarebbe un consegnarsi nella prigionia delle res. Bisogna salvare ciò che Ulrich chiama la „sovraessenzialità dell’essere“ e che Žižek chiama la non riduzione della dimensione ontologica in quella ontica (parallasse dell’ontologia) (1). Žižek si distanzia da Stalin sia nel senso che non è interessato ad una struttura orientata del reale (da parte di un partito) sia nel senso di una critica all’idea stessa della rivoluzione; Xi Jinping, pur cercando di unire Karl Marx con Confucio, di fatto non può che muoversi nella dimensione di una realtà orientata (dal partito) nel senso stalinista. Mutatis mutandis ciò vela anche per forme di burocrazia ecclesiale, anche esse sono forme di orientamento indebito del reale. A differenza di Stalin, come ho già detto, Žižek non crede nel mito della rivoluzione, piuttosto è un autore che potrebbe essere integrato nell’idea del risorgimento di Rosmini, sebbene insista forse più del pensatore italiano sull’importanza della materia contro ogni forma di essenzializzazione del reale (in questo è molto vicino a Ulrich). „A differenza del DM1 (Stalin), che pone l'accento sui cambiamenti improvvisi e sui violenti sconvolgimenti "rivoluzionari", il DM2 (Žižek) si concentra sulla funzione dei ritardi temporali e dei "tempi morti" nel processo di maturazione: i salti vengono compiuti o troppo presto per ragioni strutturali, come avanzamenti frettolosi e fallimentari, o troppo tardi, quando la decisione è già stata presa. Come dice Hegel, un cambiamento avviene quando ci rendiamo conto che è già avvenuto" (ibid. 12). Buona notte! (1) „In "Sex und das gescheiterte Absolute", Slavoj Žižek descrive la "parallasse dell'ontologia" come una sorta di diversificazione delle prospettive o angolazioni sulla realtà o sull'essere. Il concetto di parallasse deriva dall'astronomia e si riferisce allo spostamento apparente di un oggetto quando viene osservato da punti di vista diversi. Nell'ontologia, la parallasse si riferisce al fatto che diverse tradizioni filosofiche o approcci concettuali intraprendono percorsi differenti per comprendere o spiegare l'essere. Queste diverse angolazioni possono portare a apparenti contraddizioni o incongruenze. Žižek sostiene che è importante riconoscere e accettare questa parallasse, poiché consente una comprensione più profonda dell'ontologia e allo stesso tempo mostra che la realtà stessa potrebbe non essere uniforme o coerente come talvolta si presume“ (chatgpt, che io cito come Žižek cita i film). E adesso davvero, buona notte! 

(19.3.24; Giuseppe, sposo  della Theotokos) A Casale Monferrato (AL) c’è la fiera per san Giuseppe; dopo l’incontro con Michelle, che si è occupata di Ulrich nei suoi ultimi giorni, questo santo è diventato molto importante per me (ed è cresciuta la consapevolezza che tutto il mese di marzo, nel quale sono nato, è dedicato a lui), ma anche prima ho pregato due dei misteri gaudiosi del Rosario così: „…che tu Maria, insieme a Giuseppe, hai offerto al tempio“; „…che tu Maria, insieme a Giuseppe, hai ritrovato in tempio“. Questa mia idea era piaciuta tanto ad Ulrich. Quindi oggi, in mezzo alla quinta settimana della Quaresima, è giorno di festa! 

"Venerdì Santo. Solo stanchezza. Una conversazione sulla stanchezza del cattolicesimo di oggi. Tutte le energie vengono sprecate per questioni banali. E per la maggior parte lo si fa in una stanchezza del tutto superflua (perché espressione di una piccola fede). E tutte le persone scontente che fanno il loro lavoro nei monasteri invece di fare il lavoro del Signore. Invece di dare con cuore aperto. L'esternazione in tutte le riunioni e accademie e conferenze e congressi cattolici (A. usa anche la parola „Katholikentagen“, giorni di Meeting che si attuano regolarmente in Germania, il prossimo ad Erfurt; ndt) - Il legame con la croce? L'opera della croce, in ultima analisi, è l'opera del Padre, che toglie al Figlio la vita e la vista; e dove il Padre non è più visto, tutto deve sembrare senza senso". (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno. I. Parte, le passioni, 1959, 367). Ieri mi raggiungeva la notizia che alcuni canonisti eminenti (in prima linea Geraldina Boni) sono in rivolta per la sentenza contro il cardinal Becciu ed accusano il processo  di „deriva giustizialista“, di „zone d’ombra“, di „bizzarre asserzioni frutto di incompetenza canonica“ (cf. Franca Giansoldati, Il Messaggero, 18.3.24). Accuse molto pesanti ai magistrati del Papa, che metterebbero in dubbio „i principi del giusto processo“. Poi le parole della teologa Linda Pocher, una giovane salesiana, che si comporta esattamente come molti dei nuovi colleghi nella nostra scuola: sanno tutto loro e che giudicano chi ha la capacità o meno di farsi provocare e che sostiene che „in questo momento“ non è possibile per la Chiesa cattolica ordinare donne sacerdote. Quasi che questa ordinazione, possibile per esempio nella Chiesa luterano evangelica in Germania, possa cambiare qualcosa…posta così è una delle cose banali di cui parla Adrienne. Tutto ciò provoca in me solo stanchezza (mentre ho bisogno di lotta)… e come se il Padre mi facesse partecipare un poco alla perdita di vista, al senso di chi siano i veri maestri e le vere maestre nella Chiesa…e tutto viene ridotto a psicologia spicciola („spaesamento salutare“), anche dal Papa. Pocher attacca anche Balthasar, non con il criterio della verità, ma con quello del „progresso della teologia“ (ne ho parlato ieri nella mia meditazione notturna). Ovviamente si può criticare anche Balthasar, per esempio nel senso se non usi troppo, sul tema uomo e donna, schemi simbolici, invece che personali (cf. le critiche di Gabriela Wozniak nel suo dottorato di ricerca), ma certamente non con la categoria della „teologia che è andata avanti“. La simbologia metafisica della differenza sessuale rimane un punto di non ritorno di ogni riflessione teologica e filosofica sull’uomo e la donna, anche se ovviamente a livello „pastorale“ o „quotidiano“ sarà necessario non mettere pesi sugli uomini  e le donne concrete che cercano di vivere il loro matrimonio come sacramento.  Grazie a Dio oggi è san Giuseppe, che prego anche per il Papa. Ieri nella scuola guardavo questi giovani che sono quasi tutti uguali (omologati dal potere mediatico e della moda), e cercavo di pensare che sono tutti voluti dal Padre!  VSSvpM! PS Abbiamo bisogno di stare tutti in obbedienza al Papa, in primis per la questione della profezia della pace. 

Forse proprio perché è san Giuseppe che trovo il coraggio di leggere le pagine di Jünger sul terrore, sullo spavento che è più che semplice paura. Ovviamente Ernst è passato attraverso quello che scrive su cadaveri e putrefazione degli stessi; io ne ho visti pochi, di cadaveri, quello di mio nonno, il cui feretro era esposto nel mio studio ed ho dormito nella stanza accanto; il cadavere di un giovane in Istria, che perdeva sangue dalla bocca; poi il cadavere di mia suocera e di mio suocero; quello di mio padre non l’ho visto per via del „Corona-virus“; non ho mai visto un corpo putrefatto; me lo posso immaginare, ma non è la stessa cosa. Mio padre era più bravo di me nel contatto con i cadaveri, avevo baciato quello della responsabile delle sue donne nella fabbrica, mentre a me la vista di cadaveri tiene sveglio la notte e mi fa paura. Il cadavere sta in contrasto con tutto ciò che „rende colorata la nostra vita“; penso per esempio ai nostri „piccolini“, di cui avevo parlato alla vigilia del compleanno di Konstanze. Quando leggo la frase di Jünger: „Tutti i segreti della tomba si aprivano in un'orripilanza di fronte alla quale i sogni più fantastici sbiadiscono“ (Betrachtungen zur Zeit, 22), devo pensare alle migliaia di soldati morti, ucraini e russi, palestinesi ed israeliani, ai martiri fatti saltare in aria da terroristi senza scrupoli. Tutto ciò si trova in contrasto con la vita, con i colori degli alberi fioriti, della primavera che si vede fuori dalla finestra. Chi non confessa per la „profezia della pace“ deve dire con chiarezza che sta facendo la propaganda di corpi putrefatti, non della democrazia; è chiaro che tutti si muore prima o poi, che il nostro corpo, diventato cadavere, verrà portato via in un sacco di plastica e poi sarà oggetto di putrefazione, nel mistero della tomba, ma nella guerra ciò accade in un ritmo martellante, insostenibile ed annuncia lo „sprofondamento senza speranza di una cultura“ (ibidem 23). „"Nella nostra immaginazione, l'orrore è inestricabilmente intrecciato con la morte; non possiamo separarlo dalla morte, così come l'uomo primitivo non poteva separarlo dal fulmine che sfrecciava sulla terra accanto a lui. Ma le generazioni successive supereranno questo orrore e ripenseranno a noi con la stessa commozione pietosa, a noi e ai sentimenti che ci tremavano nel petto mentre vagavamo nella sconfinata landa desolata dei fronti?“ (ib. 20).E nelle nostre considerazioni geopolitiche, anche necessarie, pensiamo anche ai ratti che si muovono affamati tra cadaveri di soldati, civili, bambini morti, come accade a Gaza? „Ma noi figli del tempo ci siamo stancati dei nudi fatti. Così stanchi“ (Ib. 24) - per questo abbiamo bisogno della „profezia della pace“. 

La giornata è fredda, ma il sole splende ed andrò a scuola con la bici. Buon giorno san Giuseppe! „San Giuseppe è molto amato dai cristiani. Per molte ragioni, non ultima la sua normalità: Giuseppe lo sentiamo veramente come noi, anche se sappiamo che in quella sua ordinarietà ha vissuto un’esperienza umano-divina straordinaria e unica. Giuseppe era, dice il Vangelo di Matteo, «un uomo giusto» (1,19). Giusto è un aggettivo che nella Bibbia dice moltissimo, forse nell’umanesimo biblico essere giusto è più importante di essere buono. Il primo “uomo giusto” è Noè (Gn 6,9). Noè e Giuseppe hanno in comune molte cose. Sono giusti, non parlano con le parole (non sono riportati loro dialoghi) perché parlano operando, agendo con le mani e con i piedi. Sono entrambi dei “salvatori” e custodi, sono padri, costruttori, carpentieri del legno, e sanno uscire di scena una volta compiuto il loro compito, senza sentirsi eroi: Noè dopo il diluvio pianta una vigna e torna uomo ordinario, Giuseppe dopo l’infanzia di Gesù scompare dai Vangeli e dal Nuovo Testamento, dove il suo nome non si trova più…“(Luigino Bruni, Avvenire 19.3.24) 

Sulle elezioni in Russia. „La diplomazia occidentale non ha dubbi: le elezioni russe sono state ampiamente condizionate e non c’è stata vera alternativa a Vladimir Putin. La “pressione” sugli elettori, hanno scritto in una dichiarazione i 27 Ministri degli Esteri europei, è stata particolarmente forte anche per via dell’aggressione militare all’Ucraina e per la guerra in corso, in un voto considerato non democratico. Il presidente cinese Xi Jinping, il premier indiano Narendra Modi, il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente iraniano Ebrahim Raisi hanno invece inviato messaggi di congratulazioni a Mosca. Ancora una volta Sud del mondo e Occidente si trovano su fronti politici opposti. Vladimir Putin, da parte sua, ha sfruttato la festa in Piazza Rossa per i dieci anni dell’annessione della Crimea per ricordare che le regioni ucraine conquistate sono diventate territorio russo. L’analista Usa Charles Kupchan dice stamattina alla Stampa: «Dobbiamo comunque dialogare con il Cremlino. Con la Russia che c’è».Sulla Russia in Italia, ieri pomeriggio, si è sviluppata una forte polemica fra Matteo Salvini e l’altro vicepremier Antonio Tajani. Il leghista ha detto: «Quando un popolo vota ha sempre ragione, ovunque voti». Il ministro degli Esteri ha dunque replicato: «Non mi sembra che siano elezioni che rispettano i criteri che rispettiamo noi». In serata un comunicato ufficiale della Lega ha rasserenato il clima permettendo alla premier Giorgia Meloni di dire che la linea è chiara e il governo coeso“ (Banfi, versione odierna).  - Ovviamente la questione delle elezioni in una democrazia ed in un’autocrazia non possono essere paragonate nel senso di „criteri che rispettiamo noi e che non rispettano loro“, ma nel senso della molteplicità poliedrica di cui parla il Papa. Poi è chiaro che ci sono degenerazioni sia nell’uno che nell’altro sistema…dovevo pensare leggendo della dichiarazione dei 27 ministri degli Esteri europei al romanzo di Amor Towles, „Un gentiluomo di Mosca“, ed in modo particolare ad una scena quando un bolscevico vuole imparare ad essere un gentiluomo; chiede al conte di come si sia accorto che non lo era; il conte non risponde subito, ma quando il bolscevico insiste gli dice che un gentiluomo non darebbe mai da mangiare a sé prima di offrirlo all’ospite, che non gesticolerebbe con le posate in mano e non parlerebbe con la bocca piena…beh a livello politico non direbbe mai che il suo sistema è molto meglio dell’altro e nel caso che lo pensasse, perché ciò corrisponde al vero, eviterebbe di dirlo…ma i ministri non sono gentiluomini, ma per l’appunto politici…

Paul Kingsnorth ha girato un piccolo film per ricordare  „il primo giorno di Quaresima nel calendario ortodosso“, ed in esso riflette „sul crollo in corso dell'Occidente e su come questo possa essere rispecchiato dal periodo di crollo che in qualche modo rappresenta la Quaresima. La Quaresima, naturalmente, porta a una catastrofe che si rivela un trionfo.“ - Auguro a lui e a tutte le sorelle e fratelli ortodossi un buon periodo di quaresima e spero per noi tutti che ogni catastrofe possa diventare trionfo, nella modalità voluta da Dio. 

Abba nostro…

(Pomeriggio/Notte) „Nel dominio della ratio l’essere è posto accanto agli essenti e si presenta totalmente nel soggetto del pensiero…Se l’essere, però, entra nella definizione dell’essente sussistente, allora è sacrificato completamente alla negazione della sua non sussistenza verso la res concreta. Le definizioni sono ora diventate posizioni ontologiche della volontà di potenza senza limiti…“(Ferdinand Ulrich, Homo abyssus, 449). Non è così in Ernst Jünger, anche quando parla di guerra e di orrore non sta esercitandosi in una volontà di potenza senza limiti, piuttosto porta la sovraessenzialità dell’essere, come compassione per gli uomini reali, anche per i soldati, fino nei momenti più oscuri dell’esistenza stessa. Non esercita un dominio della ratio, dell’intelletto e  non pone l’essere come dono (i colori…) accanto agli essenti (i ratti tra i morti al fronte…) e non fa sparire la luce che vede nelle gabbie del „soggetto del pensiero“ (cioè quel soggetto che domina l’essere stesso); la negazione della sua non sussistenza (cioè la sua gratuità) è anche negazione della sua sovraessenzialità, cioè del suo essere dono dall’alto che giunge fino dentro l’orrore della guerra senza esaltarlo…Sovraessenzialità significa che non vi è solo l’essenza orizzontale delle cose e delle persone, ma anche un dono verticale, de arriba. 

Jünger parla della forza dell’istinto (Trieb), mentre san Hurtado della forza della verginità, della purezza; ed oggi è la festa di Giuseppe, giusto e vergine - credo anch’io che nell’ostia ci venga donata nel nostro corpo l’eternità; ovviamente ‚gratia non tollit naturam‘ (almeno per noi laici), ma sarebbe davvero un grande dono vedere le cose dall’alto e in profondità, come le vede il Padre! Buona notte! 


(18.3.24

(Notte profonda)

Un’altra grande profetessa della pace è certamente Adrienne von Speyr, che ha preso su di sé il compito di accompagnare Cristo nell’inferno, dove non c’è più percezione dell’amore; nei diari questa esperienza dell’inferno viene chiamata „buco“, in essa è guidata da padre Balthasar, ma ovviamente lui non è sempre a casa, a volte è in giro per dare „Esercizi“; all’inizio della Settimana santa del 1959 Adrienne ha un’esperienza disorientante dell’inferno, come certamente tante persone coinvolte nelle guerre, di cui ha parlato ancora una volta ieri il Papa all’Angelus (Ucraina, Palestina, Israele, Siria…), hanno in modo storico, ma anche persone che soffrono di depressione: "Sono stata in un "buco" per così tanto tempo che ho perso l'orientamento, per così dire. All'improvviso mi sono resa conto che tutto l'amore mi era diventato estraneo. Non è stata un'esperienza dolorosa, non è stata una rottura; semplicemente non riuscivo più a credere nell'amore, non significava più nulla per me, mi veniva da ridere al pensiero che un tempo avevo visto l'amore come il centro della vita e avevo lottato per esso. Sembrava una lingua straniera che non avevo mai sentito e non avevo alcun desiderio di impararla. Più tardi, l'amore è diventato un problema serio. Probabilmente bisognerebbe chiederlo a Dio. Ma ora la preghiera veniva messa in dubbio: Dio ascolta e risponde davvero?". (Adrienne von Speyr, Inizio della Settimana Santa, Croce e Inferno. I Passioni, 1959, 367). Adrienne compie alcune azioni simboliche di cui poi si stupisce, che Balthasar chiama „preparazioni dell’inferno“, come l’ordinare le sedie in una certa posizione per poi rimetterle stupita al loro posto, quando se ne accorge. La cosa più terribile dell’inferno è quando non si crede più che l’amore o il dono dell’essere come amore gratuito siano davvero qualcosa di vero, sensato. Balthasar commenta in ibidem: "Ieri mattina la necessità di fare qualcosa per risvegliare l'amore, per ridare a questa parola il suo significato". Adrienne pensava a cosa si potesse fare. Pregare forse? Contemplare? Si sente come una persona che non ha fame, che è indifferente a tutto, che davanti a un menu in un ristorante riflette: cosa potresti mangiare? Dovresti ordinare qualcosa e vedere cosa c'è nel menu.... Ma hai mai mangiato davvero?…". Questo disorientamento, che Adrienne assume su di sé per amore, perdendo il senso dell’amore, è un’esperienza dell’esistenza storica di milioni di persone…

Il 20 ottobre del 1941 Etty cita Walther Rathenau, di cui ho parlato ieri notte in dialogo con Ernst Jünger; Etty lo cita nelle sue „Lettere ad una donna innamorata“; non stupisce che ad una persona con tale sensibilità, la „mobilitazione totale“ non possa entrare nel suo intimo, anche se come politico abbia cooperato ad essa (cf meditazione di ieri). „Le ho detto ciò che penso della morte volontaria, e le dirò ciò su cui non mi sono mai mai pronunciato; ma poi non voglio più né parlarne né sentirne parlare. Al tempo in cui lei era appena nata, o rimuginato anch'io per anni questo pensiero, che oggi però rifiuto categoricamente. Ritengo questa fine un'ingiustizia metafisica, un'ingiustizia nei confronti dello spirito. Una mancanza di fiducia nella nella Bontà eterna, una rivolta contro l'intimo dovere di obbedire alla legge universale. Chi si uccida, uccide; e non solo se stesso, ma anche un altro essere. Perché l'uomo non è un’isola. Questa morte, ne sono profondamente convinto, non è una liberazione come quella naturale incolpevole. Ogni violenza nel mondo ha delle conseguenze, come ogni azione. Esistiamo per prendere su di noi un po' del dolore del mondo offrendo il nostro petto, non per moltiplicarlo, facendo a nostra volta violenza. So che lei soffre, e io soffro con lei. Sia indulgente con questo dolore ed esso sarà indulgente con lei. I desideri di collera lo accrescono; con la dolcezza esso si addormenta come un bambino. Lei è così ricca di amore; lo rivolga tutto agli uomini, i bambini, alle cose e alle sue sofferenze. Non si chiuda nella solitudine, non voglia essere sola; superi l'ostacolo, lo guardi negli occhi, non è nulla“. È un testo davvero „nobile e puro“, che Etty sente come un lusso il poterlo leggerlo in un certo momento del giorno, e deve „ritornare a se stessa“, per non sentirsi troppo debole al confronto del lusso troppo grande di un testo del genere.  

Abba nostro

(mattina) La frase di Emmanuele Mounier, ripresa da Paolo VI, che il nostro tempo abbisogna più di testimoni che di maestri, è stata espressa da testimoni che erano maestri. Un’analisi intellettuale seria è una testimonianza. 

Ovviamente non siamo al momento nella „mobilitazione totale“ di cui parla Jünger, in cui ogni gesto, ogni lavoro è finalizzato alla guerra, ma siamo nella situazione in cui non vi è più quasi ambito, nel quale la scelta della guerra come soluzione dei problemi non influenzi direttamente (chi non ripete la narrazione-mainstream viene considerato uno che propaga l’ideologia del nemico…) e indirettamente (difficoltà nel trasporti e nella consegna delle merci, aumento dei prezzi…) tutti gli ambiti di vita, economicamente e ideologicamente…

Le elezioni nella Federazione Russa. Il Cremlino ha annunciato il plebiscito a chiusura delle operazioni di voto: «A Vladimir Putin è andato l’88% dei voti». Il presidente, nel primo commento a caldo, ha citato per la prima volta Aleksei Navalny, l’oppositore morto durante la detenzione in Siberia in circostanze mai chiarite. Lo Zar ha detto in sostanza: „ero pronto a liberarlo ma in carcere si muore““ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(In un’ ora libera a scuola) Ernst Jünger riprende in mano la sua „mobilitazione totale“ il 23.8.1980 e afferma con ragione, che ovviamente ci sono cose datate nelle versioni del 1930 e del 1934, ma che il nucleo dell’affermazione valeva anche nel 1980 ed io direi che vale anche oggi nel 2024. „L’armamento delle potenze mondiali ha raggiunto una misura planetaria“ (Jünger, 142) che supera, l’ho scritto più volte, la dialettica democrazia/ autocrazia. „Il feticismo barbarico della macchina, un culto ingenuo della tecnica“ (Jünger, 140) ha assunto anche un carattere planetario, come cercando di dimostrare autori come Paul Kingsnorth, Matt Crawford, N.S.Lyons, etc. Contro questo feticismo progressista nasce a livello mondiale il fenomeno del populismo, che, però, come allora negli anni trenta, non sa distinguere tra patriottismo e nazionalismo. Anche l’AfD non sa distinguere tra queste due dimensioni: il patriottismo è qualcosa di naturale e buono, il nazionalismo è egoismo collettivo (come dissi più volte anche al tempo dei „Contadini di Peguy“). C’è ovviamente ancora una differenza tra la società tecnocratica negli USA ed in Cina, ma la „convergenza cinese“ (N.S. Lyons) e sempre più forte così che un „regime assolutistico“ può essere registrato sia nelle democrazie che nelle autocrazie, anche se con grande probabilità vi è più libertà minima (di comprare, di esprimere le proprie idee se non contraddicono troppo il mainstream) nelle democrazie che nelle autocrazie ed è più „accogliente“ vivere in San Diego che in una città cinese o russa, etc. Si paragona spesso la situazione attuale con quella di Hitler, e il nuovo Hitler sarebbe Putin o l’AfD, ma in vero il primo non è Hitler, ma solo una forma di un „regime assoluto“, come hanno fatto vedere le elezioni degli ultimi giorni e l’AfD non ha minimamente la capacità di una „mobilitazione totale“, non ha neppure la forza per la stronzata della „remigrazione“. Molto più interessante sarebbe forse il confronto con la perdita della guerra da parte della Germania nella prima guerra mondiale. Ha perso perché gli USA con gli Alleati sono stati capaci di una „mobilitazione totale“ più forte e dominante. È possibile che se tutto il mondo si mettesse insieme contro Putin, quest’ultimo perderebbe la guerra, ma per ora è stato capace di compiere una „mobilitazione totale“ più vincente di quella ucraina, sostenuta da USA ed Europa; altro sarebbe se l’Ucraina fosse in Messico. E comunque il mondo è diviso e per nulla dalla nostra parte. La soluzione si trova nella filosofia politica del poliedro (Papa Francesco) e del negoziato…ma se la Chiesa cattolica sia capace o meno di un’universalità della profezia della pace, lo vedremo, forse no. Qui in Germania si concentra su campi di battaglia secondari (come la condanna dell’AfD)…PS Leggendo Jünger mi sono chiesto se l’applauso della folla o di una folla sia garanzia di democraticità. Folle sono manipolabili, ma in qualche modo spero nel popolo, cioè in quell’entità che dovrebbe potere sapere quando è in gioco un imbroglio o meno: il popolo santo di Dio funziona probabilmente meglio che le élite ecclesiali, vale anche per il popolo civile? 

(Pomeriggio) Spesso mi commuove quando vedo Konstanze nella scuola; forse una delle insegnanti migliori, con una competenza incredibile (anche per il lavoro con i ragazzi eccellenti) ed anche una responsabilità molto grande nella scuola (insegnante di latino, storia e matematica; presidentessa del consiglio disciplinare, coordinatrice degli anni medi della scuola, dalla settima alla nona, membro del consiglio che prende le ultime decisioni con genitori e ragazzi, insieme ai presidi)…eppure è rimasta con il cuore di un „bambino“ (non di un adolescente), con il cuore di una „mamma“…si è integrata nel sistema, molto meglio di me, senza cedere al mistero (usa la „macchina“, ma ancor più il cuore). Poi per quanto riguarda me: nessun altro ha saputo comunicarmi un sguardo ed un atteggiamento della totale simpatia come lei… e non mi accusa mai di essere un filosofo astratto, sebbene forse sono anche questo… 

Se dovessi andare in un isola solitaria e dovessi scegliere tra un testo di Linda Pocher (il suo migliore) o uno di Von Balthasar, qualsiasi esso sia, anche se la teologia è andata avanti ed è critica nei confronti della teologia di von Balthasar, non avrei alcun dubbio cosa portare. Non si tratta di „spaesamento salutare“ ma del „progressismo“ più bieco.

(Notte) Uno dei momenti più interessanti, a livello ideologico, della „mobilitazione totale“ (Ernst Jünger) è il „progresso“ come ultima chiesa popolare, che purtroppo in teologhe come Linda Pocher, che ha organizzato quattro incontri del C9 (gruppo di nove cardinali, che coordina il papa su questioni femminili) su Chiesa e donne, fa ingresso nella Chiesa, addirittura in posizione di responsabilità ; questo non può che contribuire al disastro che la „mobilitazione totale“ porterà e porta già con sé. Augusto Del Noce nel „Suicido della rivoluzione“ con ragione diceva che si è sostituita alla domanda se una cosa o una filosofia o una teologia sia vera, quella se sia „andata avanti“ , se sia un progresso. È possibile che io sia solo un vecchio irritato che il suo maestro venga attaccato da un’imbecille, ma tutto ciò mi rende molto molto triste. Poi per quanto riguarda la questione delle donne in Vaticano, direi che il mio amico A ha ragione quando mi scrive: We need less bureaucracy, not more women bureaucrats.

Gesù si è occupato dei suoi durante gli anni della predicazione e non è mancato loro nulla, „ma ora“, quando la „passione“ comincia, “chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada venda il mantello e ne compri una“ (Lc 22, 36: Ἀλλὰ νῦν ὁ ἔχων βαλλάντιον ἀράτω, ὁμοίως καὶ πήραν, καὶ ὁ μὴ ἔχων ⸀πωλησάτω τὸ ἱμάτιον αὐτοῦ καὶ ⸀ἀγορασάτω μάχαιραν); la „profezia della pace“ ci dice che  μάχαιρα, non significa violenza, piuttosto un’esperienza di lotta interiore. Mi si potrebbe chiedere perché io legga Jünger, che pensa che la guerra sia il padre e il figlio di tutto; semplicemente perché il pacifismo non può che trasformarsi in guerra assoluta per l’umanità e/o per la democrazia, e poi so che in me c’è l’animale; se penso di vivere come un angelo ne pago il prezzo. "Immagazzinata nei giorni che precedono la battaglia, nella tensione dolorosa della vigilia, nella marcia verso la risacca del mare, nella zona di terrore fino ad una lotta con i coltelli, essa divampa in una rabbia feroce quando la pioggia di proiettili frantuma i ranghi. Stringe tutti i suoi sforzi intorno a un unico desiderio: balzare sul nemico, afferrarlo. Come richiede il sangue, senza armi, in preda alla frenesia, con una presa selvaggia del pugno. È sempre stato così“ (Ernst Jünger, 17). Senza la coscienza di ciò la „profezia della pace“ è solo una fantasia. La voluttà del sangue è simile alla voluttà dell’amore…ma noi siamo tutti imborghesiti, ma dentro di noi il bisogno di uccidere il nemico non è per nulla sconfitto: „Sebbene la crescente raffinatezza abbia chiarito e nobilitato l'uomo, l'animalesco dorme ancora nel fondo del suo essere“ (Ernst Jünger, 159). E ne fanno spesa gli amici, per esempio, quando contraddicono il tuo modo di vedere le cose…donami o Signore la μάχαιρα (spada) di cui hai parlato ai tuoi all’inizio della passione. Buona notte! 

(17.3.24; quinta domenica della Quaresima) Mi scrive Renato in risposta alla mia meditazione notturna di ieri sulla „Totale Mobilmachung“ di Jünger: „Romano Guardini, di cui ho letto in questi giorni molte pagine, in polemica garbata con Karl Rahner pone la questione del “potere demoniaco” e della “guerra assoluta”“. 

Nel commento alle letture della quinta domenica di Quaresima del ciclo b (Ger 31, 31-34; Eb 5,7-9; Gv 12, 20-33), Balthasar, in Luce della Parola, scrive in nuce quello che gli preme della sua teologia del triduum e parte dal „potente Vangelo“ di Giovanni, in cui il caso serio dell’obbedienza viene già visto trasfigurato nella risposta della voce del Padre dal cielo (φωνὴ ἐκ τοῦ οὐρανοῦ): „L’ho glorificato e lo glorificherò ancora“ (Καὶ ἐδόξασα καὶ πάλιν δοξάσω). La lettera agli Ebrei ci insegna quello che non dobbiamo dimenticare e che ci educa all’umiltà e che Balthasar riassume così: „Si può essere obbedienti fin che si vuole, nell’oscurità del dolore, perfino Cristo, deve reimparare ancora una volta l’obbedienza. Ogni uomo sofferente nel corpo o nello spirito ne ha fatto esperienza: ciò che abitualmente si pensa di possedere deve essere ancora imparato attualmente per così dire da principio“ (Luce della Parola, 177). Infine tutto è compiuto e non dobbiamo dimenticare che per quanto il potere sia demoniaco e per quanto la guerra e la mobilitazione sia totale, il Padre „ha esaudito e liberato dall’angoscia“ Cristo; ma ciò non significa che non si passi attraverso quella che Giovanni chiama l’“ora“. Tutto è compiuto soltanto nella sua  resurrezione dalla morte e dall’inferno“ (Balthasar). In quel momento  è instaurato il Patto nuovo di cui parla Geremia; prima era ancora una legge esteriore ciò che si doveva fare per rispettare il Patto, „ma l’uomo ha sempre piacere a trasgredire le leggi, per mostrare che lui è più potente di esse. Da quando la legge dell'amore ora si è posata in essi fin nel cuore, ed essi imparano a comprendere da dentro che Dio è amore, perché amato gli uomini fino all’assunzione della loro colpa sulla croce, allora il Patto è diventato intimamente un altro; ognuno ora comprende da dentro, nessuno ha bisogno di insegnarlo all'altro, come si insegna qualcosa ai ragazzini che vanno a scuola“ (Balthasar): „ …porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo: „conoscete il signore“, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande - oracolo del Signore - , poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato“ (Ger 31, 33-34). Purtroppo i cristiani non si orientano a questi versi e trattano i loro confratelli e le loro consorelle come se fossero dei bambini della scuola, degli adolescenti e questo, per il mio peccato, provoca in me, ma non solo in me, anche in Balthasar, una polemica non garbata, ma ironica, forse anche sarcastica. 

„Intanto le sorti della guerra in Ucraina sono state al centro del vertice a tre di Berlino. La Francia di Emmanuel Macron, il leader europeo che veste ormai i panni del falco, insiste perché truppe occidentali scendano direttamente in guerra. Dobbiamo ammetterlo: la Terza guerra mondiale è sdoganata, almeno nelle parole e nelle strategie dei potenti della Terra. I tedeschi resistono a questa prospettiva e anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani dice stamane all’Avvenire: «Noi lavoriamo per la pace. Certe fughe in avanti, a due o a tre, non servono. Neanche alla Nato». Anche il presidente Mattarella ha voluto tornare a dire che “il compito dell’Europa è costruire la pace”, ma è difficile che Macron agisca solo per i suoi interessi elettorali“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Scuola di comunità con don Giussani. Il capitolo V, 6 sulla „tristezza“ mi corrisponde profondamente. Mi sembrano due gli aspetti determinanti. Uno storico-politico, l’altro ontologico, l’uno si inserisce nell’altro. 1) Alla presunzione del potere, carica di censure e di rinnegamenti, corrisponde nel singolo, nell’uomo reale, la grande tristezza, carattere fondamentale della vita consapevole di sé, „desiderio di un bene assente“, diceva San Tommaso“ (72-73, edizione citata). „La presunzione del potere non è solo quella autocratica, che oggi si esprime nelle pseudo elezioni russe. „Censure e rinnegamenti“ sono proprie anche alla nostra società democratica, che „sdogana la guerra“ (copyright: Banfi). 2) Il secondo aspetto già accennato dalla frase di Tommaso, viene approfondito da don Giussani con scrittori e poeti (Rebora, Dostoevskij, Leopardi). Nel senso della parola „Schwebe“ come la usa Balthasar, non come la usa Ulrich, per il quale è una questione di sospensione ontologica astratta del movimento di finitizzazione del dono dell’essere nel quotidiano. Per Balthasar indica un movimento transitorio, non astratto, che Rebora esprime nei versi: „mentre ciascuno si afferra a un suo bene che gli grida: addio“ (73); e che Leopardi esprime nel verso: „A pensare come tutto al mondo passa, / E quasi orma non lascia…“. Ciò che prometteva un senso fugge e provoca una tristezza buona, piena di senso. Giussani la esprime come una „„differenza potenziale“ tra la destinazione ideale e l’incompiutezza storica“ (74) - questa era la mia intuizione  per un dottorato di ricerca su Balthasar da Robert Spaemann agli inizi degli anni 90, ma non ero ancora maturo filosoficamente per farla e Spaemann è un grande ma non in questa dimensione della transitorietà: un’etica ha bisogno giustamente, di valori che durano nel tempo. Infine molto bella in Giussani è l’opposizione logica tra tristezza e disperazione. Il cristiano non può essere disperato, perché il nemico è vinto! 

Ho continuato la mia lettura della „mobilitazione totale“ di Jünger, che ha compreso genialmente, già negli anni trenta del secolo scorso, che la civilizzazione liberale e democratica occidentale ha una capacità di mobilitazione totale guerriera che non hanno società con un ricordo di cosa sia cultura ed è possibile che in un’autocrazia vi sia più cultura che nella democrazia: „la cultura non è manipolabile a livello propagandistico“ (La mobilitazione totale, Stoccarda, edizione del 2015, 134) - forse sono da intendere così anche le proteste contro Putin. Se è vero che la Germania e l’Italia frenano il falco Macron, ciò significa che in questi due paesi vi è più senso di „cultura“, ma senza un senso della „profezia della pace“ non vi sarà alcuna chance per la pace. „Ciò che è inevitabile non può essere ripianto“ dice ad un certo punto Jünger, questo per noi oggi significa un discernimento di ciò che gli uomini del nostro tempo abbisognano più di tutto: non un ricordo culturale, tanto meno una civilizzazione del progresso (la chiesa popolare del nostro tempo), neppure una „patria“ - alternativa per la Germania, fratelli d’Italia, alleanze nazionali varie… sebbene queste alternative siano cose più concrete delle „crociate della ragione“ di cui parla Jünger con le loro connotazioni pseudo umanitarie (lotta della democrazia contro l’autocrazia…)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Chatgpt riassume così le alleanze della prima guerra mondiale (sul tema ho letto sia cosa ha scritto Christopher Clark nei „Sonnambuli“; sia in parte quello che ha scritto Herfried Münkler nel suo libro dedicato alla prima guerra mondiale, uscito per il centenario della stessa), lo cito per semplicità: „Nella Prima Guerra Mondiale, il termine "Potenze Centrali" indica un'alleanza politico-militare composta principalmente da Germania, Austria-Ungheria, Impero Ottomano e Regno di Bulgaria. Questi stati formavano una coalizione contro gli „Alleati“, principalmente costituiti da Regno Unito, Francia, Russia, Italia, Giappone e altri paesi. Le Potenze Centrali combatterono contro gli Alleati in uno dei conflitti più devastanti della storia, la Prima Guerra Mondiale, che durò dal 1914 al 1918. Questa alleanza fu formata per varie ragioni geopolitiche, economiche e militari, e gli sforzi bellici delle Potenze Centrali furono coordinati dai loro vari membri per difendere i loro interessi comuni“. In primo luogo si vede che le alleanze, in quella che il Papa chiama una terza guerra mondiale a pezzetti oggi hanno carattere diverso e bisogna tenerne conto quando si cita la „mobilitazione totale“ di Ernst Jünger, che è stata scritta   nel 1930 e rivista nel 1934. In questo scontro tra „Potenze centrali“ ed „Alleati“, „negli anni iniziali della Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti erano inizialmente neutrali e non facevano parte né delle Potenze Centrali né degli Alleati. Tuttavia, il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto cambiò nel corso degli eventi. Gli Stati Uniti rimasero neutrali per gran parte del conflitto, ma fornirono supporto finanziario e materiali agli Alleati {quindi non erano neutrali; RG}, specialmente a Gran Bretagna e Francia. Questo supporto aumentò gradualmente nel tempo. La situazione cambiò significativamente nel 1917, quando gli Stati Uniti entrarono ufficialmente in guerra a fianco degli Alleati. Le ragioni del loro ingresso in guerra includevano il continuo affondamento di navi mercantili statunitensi da parte dei sottomarini tedeschi, l'influenza delle forze alleate e la pressione pubblica interna. L'entrata in guerra degli Stati Uniti ebbe un impatto significativo sul conflitto, contribuendo alla sconfitta delle Potenze Centrali. Quindi, gli Stati Uniti si posizionarono infine tra gli Alleati, contribuendo in modo sostanziale alla vittoria finale contro le Potenze Centrali“ (Chatgpt). Quello che si impara, tra le tante cose, da Ernst Jünger è che questioni „geopolitiche, economiche e militari“ non bastano per comprendere cosa sia una guerra; a questo aspetto accenna anche Herfried Münkler nel suo libro, che ho discusso nei giorni precedenti, „Welt in Aufruhr“ (2023/24), ma poi di fatto per spiegare in modo pseudo alternativo il conflitto in Ucraina usa solamente categorie economiche e geopolitiche (l’invidia per la situazione economica in Ucraina e la scintilla democratica in essa presente, secondo Münkler). La „mobilitazione totale“ di Jünger incomincia con uno squillo di tromba: „È contrario allo spirito eroico cercare l'immagine della guerra in uno strato che può essere determinato dall'azione umana" (121). Chiaramente la trasformazione della guerra in un lavoro di guerra „totale“ e „tecnico“ probabilmente uccide anche lo spirito eroico; comunque laddove uomini si combattono in guerra, se non c’è posto solo per la tecnica, una qualche forma di eroismo è senz’altro presente, ma a parte questo credo che il motivo ultimo della guerra sia da trovare nello „spirito“, contrapposto allo spirito della profezia della pace; credo che la tesi di Jünger sia: tanto più mobilitazione totale, tanto meno spirito eroico! Ma ovviamente anche la mobilitazione totale ha la sua „legge“ e il suo „spirito“. Jünger fa l’esempio di Henri Barbusse (1873 – 1935), scrittore, giornalista e attivista politico comunista francese, per spiegare come in lui operi lo spirito della mobilitazione totale. "Abbiamo visto che lo spirito di progresso poteva essere mobilitato solo in modo imperfetto in Germania. La Francia, ad esempio, era molto più favorevole ad esso, come possiamo vedere dall'esempio di Barbusse e da mille altri. Barbusse, un oppositore dichiarato della guerra, non vedeva altro modo di essere all'altezza della sua idea, cioè di assentire inizialmente a questa guerra, poiché essa si rifletteva nella sua coscienza come lotta per il progresso, la civiltà, l’umanità e persino per la pace stessa contro un elemento che si opponeva a tutto questo. "La guerra deve essere uccisa nel ventre della Germania““ (Ernst Jünger, Die totale Mobilmachung, 136). Ecco mutatis mutandis quello che il Papa ha tentato di dirci per due anni con la critica alla logica di „Cappuccetto rosso“, in cui c’è solo un lupo cattivo, ben identificabile. Il Barbusse di oggi non è più francese, ma tedesco (non solo) in cui lo spirito del progresso ha preso il dominio su tutto: la Baerbock e i Verdi (ma anche gli altri, anche la CDU all’opposizione) combattono questa guerra per la democrazia, che è un’altra parola per progresso, civiltà, umanità…quasi tutti i cristiani che si esprimono su questo tema, anche quando citi Mt 5,9, che non prendono per nulla „sine glossa“, ti spiegano che chi ha compiuto la svolta del male è il solo Putin; la possibilità di una „proxy war“ (Maté…) o di uno scontro tra imperialismi (Papa Francesco…) non è preso sul serio neppure come ipotesi di lavoro; se dici una cosa del genere sei finito, cancellato come partner di un dialogo tra persone razionali… la vera e propria follia della mobilitazione totale consiste proprio nel concedere un minimo di rispetto dello spirito del nemico, concedendogli almeno un „momento di verità“, come avevo imparato da Alberto Methol Ferré in dialogo con Alver Metalli. L’unica soluzione sarebbe quindi: "La guerra deve essere uccisa nel ventre della Russia“…

„Importanti punti salienti dell'ultimo discorso del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah: Netanyahu non vincerà a Gaza, Biden è stupido ed è responsabile sia del genocidio a Gaza che della guerra in Libano, e chi vota senza impegno (and those voting uncommitted) alle primarie democratiche sta compiendo uno dei più importanti atti di protesta“ (Rania Khalek, X, 17.3.24).  PS Ho chiesto ad Adrian cosa significhi: and those voting uncommitted. Sono coloro che sono indecisi in una elezione.


(Notte) „Walther Rathenau (* 29 settembre 1867 a Berlino; † 24 giugno 1922 a Berlino) è stato un industriale, scrittore e politico liberale tedesco (DDP). Durante la Prima guerra mondiale si impegnò nell'organizzazione dell'economia di guerra e si batté per una "pace vittoriosa". Dopo la guerra, si unì infine al DDP di sinistra-liberale e divenne Ministro degli Esteri del Reich nel febbraio 1922. Numerosi attacchi giornalistici contro di lui lo accusarono di partecipare alla "politica dell'adempimento": collaborare con le potenze vincitrici significava consegnare loro la Germania. Rathenau fu assassinato da radicali di destra nel giugno 1922, il che spinse il governo a introdurre una legge per proteggere la Repubblica. Rathenau era un ebreo tedesco nazionalista che pubblicò numerosi scritti, maggiori e minori, sullo Stato nazionale, l'economia controllata, la guerra e la rivoluzione. Un istituto a lui intitolato, vicino all'FDP, gestisce la sua eredità intellettuale. “ (Wikipedia, edizione tedesca). Su questa figura scrive Jünger: "È forse nella personalità di Rathenau che si rivela più chiaramente la dicotomia interiore di cui stiamo parlando; essa conferisce a questa figura uno status tragico per chi si sforza di renderle giustizia. Com'è possibile che Rathenau, che era stato mobilitato {che era un soggetto della mobilitazione guerriera; RG} in misura significativa, che aveva avuto un ruolo nell'organizzazione dei grandi armamenti e che si era preoccupato dell'idea di "insurrezione di massa" poco prima del crollo, abbia potuto formulare poco dopo il noto detto sulla storia mondiale che avrebbe perso il suo significato se i rappresentanti del Reich fossero entrati nella capitale come vincitori attraverso la Porta di Brandeburgo? Qui diventa molto chiaro come una mobilitazione assuma le capacità tecniche di una persona, ma non possa penetrare nel suo nucleo“ (138). La figura del giornalista francese Barbusse, di cui abbiamo parlato oggi pomeriggio, era più semplice, come lo sono tante figure di politici odierni: pacifisti guerrieri per l’umanità; qui con Ratenhau abbiamo invece a che fare con un politico che organizza la guerra, ma che oppone alla mobilitazione totale una certa cultura pacifica…Non so se la figura del cancelliere Scholz abbia questa dimensione tragica, mi sembra piuttosto una figura socialdemocratica normale: non credo che abbia una „dogmatica internazionale“ come l’avevano i socialdemocratici della prima guerra mondiale, ma in fondo mette, come loro, la socialdemocrazia al servizio della difesa, non più della Germania, ma dell’Europa, nel senso di „Ludwig Frank,  (* 23 maggio 1874 a Nonnenweier (Baden); † 3 settembre 1914 presso Baccarat in Lorena) è stato un avvocato e politico tedesco del Partito Socialdemocratico di Germania (SPD)… Alla vigilia della Prima guerra mondiale, Frank si adoperò per trovare un'intesa tra i parlamentari francesi e tedeschi. Su suo suggerimento, i parlamentari svizzeri organizzarono una conferenza d'intesa franco-tedesca a Berna, che ebbe luogo nel maggio 1913. Nell'agosto 1914, quando scoppiò la guerra, Frank fu uno dei più convinti sostenitori di una politica di tregua. Egli stesso si offrì volontario per il servizio militare e fu ucciso circa un mese dopo l'inizio della guerra“ (Wikipedia, tedesco); nell’ultima frase dell’enciclopedia democratica non si capisce per nulla la posizione del politico socialdemocratico, che pensava, uguale come la chiamasse, che „ noi operai senza patria sappiamo di essere figli della Germania, anche se figliastri, e di dover combattere per la nostra patria contro la reazione. Quindi, se dovesse scoppiare la guerra, anche i soldati socialdemocratici compiranno coscienziosamente il loro dovere". (29.8.1914); mutatis mutandis Scholz combatte contro il nemico, Putin, non vuole provocarlo tanto, cosa che si potrebbe chiamare con Wikipedia: „politica di tregua“, ma di fatto guiderà i socialdemocratici a compiere il loro dovere; grazie a Dio abbiamo nel suo governo anche la pacifista guerriera Baerbock che come Barbusse parla più chiaramente e così sappiamo di quale morte dobbiamo morire: „"Barbusse è un guerriero come tutti gli altri, un guerriero dell'umanità, che non può fare a meno degli sbarramenti e degli attacchi con i gas o persino della ghigliottina più di quanto la Chiesa cristiana possa fare a meno della spada secolare". (Jünger, edizione citata 137). Grazie a Dio, non so la „chiesa cristiana“, che è in vero un linguaggio impreciso, ma la Chiesa romano-cattolica, a cui alla fine della sua vita Jünger si convertirà, ha imparato la lezione è non vuole usare alcuna „spada secolare“ per difendere le sue mete divine o umanitarie che siano; il patriarca di Mosca, Kirill, al confronto del Papa è molto indietro in questo passaggio alla non violenza voluta da Mt 5, 9, che comunque vale „sine glossa“ per tutti, se vogliamo seguire Gesù. 

Per quanto riguarda la profezia della pace anche il grande Charles Peguy non è di aiuto. Perché anche lui è stato raggiunto dalla „mobilitazione totale“. Nella prospettiva francese di allora…rimane il grande poeta della giovane speranza e del Cristo incarnato e del Padre misericordioso, ma sulla questione della „profezia della pace“ è un disastro; come in fondo lo sono stati i „Contadini di Peguy“ (il gruppo di Facebook e non solo di cui ho fatto parte per alcuni anni) che sono crollati con la mitologia della scienza che risolve i problemi della pandemia e con quello della resistenza in difesa dell’Ucraina. Buona notte! PS Mi scrive Giuseppe in riferimento a Scholz: „ottima analisi della posizione di Scholz, aggiungo solo: probabilmente consapevole di guidare un paese a sovranità limitata e di voler quindi ridurre il danno (cosa che la Meloni invece non fa)“. E poi Giuseppe fa un collegamento con Etty Hillesum, che per me è una vera profetessa della pace: „fai  osservazioni molto interessanti e con uno sguardo sul presente.  É vero che esiste uno spirito della guerra, per cui a sostenerla non ci sono solo giochi di interesse economico: una sorta di libido delendi, che è radicata nella psiche e nell'anima e che i giochi di interesse economico fanno emergere con violenza. Poi, appunto, basta una scintilla (Cfr. Clark su Sarajewo) e scoppia tutto.  Poi leggo con calma anche l'altro messaggio, ma già ora, al di là degli aspetti storici, mi viene da collegare Rathenau (primo termine che compare) a Etty, che lo ammirava e lo cita. Sono molto incerto sulle prossime elezioni europee. Un mio personale criterio è scegliere chi non ignori (se non sostena) la volontà di pace…“.


(16.3.24) Ci avviniamo alla festa di san Giuseppe e all’inizio della primavera. Nel marzo del 1959 Adrienne detta alcune cose sul sonno, nel quale siamo indifesi, sia al cospetto di Dio che al cospetto del diavolo, ma credo che il primo sia, se lo vogliamo, più vicino a noi: "... il sonno è una parte della nostra vita che sfugge al nostro controllo. Se qualcosa mi preoccupa, posso pregare, ma la certezza che Dio se ne occuperà forse non è assoluta. Tuttavia, se ci ho dormito sopra, spesso la mattina dopo il problema si è allontanato un po’ da me. La nuova forza spirituale con cui si affrontano gli eventi viene da Dio, che si è servito del sonno...". (Adrienne von Speyr, Terra e cielo, III, marzo 1959, numero 2271). In questo numero del diario Adrienne spiega anche la differenza tra visione e sogno: „Sogni e visioni sono ovviamente cose molto diverse. Tuttavia, ci sono sogni che si avvicinano a una visione, soprattutto all'inizio del sonno. Nel caso di bambini che non hanno visioni ma sono molto vicini a Dio per la loro purezza, Dio si serve del loro sonno per dare loro qualcosa di simile a una visione“ (Ib.). Probabilmente è una cosa simile a quella che è accaduta a san Giuseppe, nella sua purezza! Per quanto riguarda il male: „Si può sentirsi oppressi nel sonno da cose che non sono state commesse da noi. Non importa chi sia il colpevole. Ma si sa come si sente un ladro o un assassino: lo si sente come un peso personale. Nel sonno c'è molta partecipazione, a cose buone o cattive o indifferenti; e questa partecipazione corrisponde alla volontà di Dio“ (Adrienne). Nella notte a volte, adesso sono io Roberto che parla non Adrienne, sento il bisogno di pregare, non so se proprio prego, ma ne sento come un desiderio oggettivo, a volte prego per esempio un „Padre nostro“ per per alcuni casi che sono importanti, sento come la mia purezza potrebbe contribuire alla risoluzione di un caso, di un problema che ha qualcuno della famiglia o qualche persona che conosco… ma non essendo del tutto puro, anzi essendo poco puro, il sogno (anche il dormiveglia) - bisognerebbe distinguere più precisamente tra sonno, sogno e dormiveglia - è anche una dimensione in cui le cose irrisolte del sesso si presentano e non sempre solo come partecipazione a quello che fa ed è la società pornografica, ma a quello che ho fatto io e che posso fare ioin essa… qui ovviamente c'è forse una certa dimensione di colpevolezza, ma direi che bisogna stare attenti a non insistere troppo su di essa perché il sonno, il dormiveglia e il sogno sono dimensioni in cui non si hanno le difese del giorno e questo non so se sia la volontà di Dio, ma è perlomeno credo sia una cosa umanamente necessaria. Adrienne prende l’occasione di questa riflessione sul sonno per fare un paragone tra la confessione e il sonno davanti al confessore, che le ha imposto di dormire (per esempio per far finire la dimensione del „buco“, dell’“inferno“). Un uomo sposato se ha un rapporto vivo con la moglie, anche se non dorme con lei nella stessa camera (per esempio per evitare lo stress dell’ascolto forzato del russare), vive quella trasparenza di cui parla Adrienne, senza dover usare la moglie come confessore (cosa che tra l’altro da qualche altra parte Adrienne sconsiglia). Dice Adrienne ad Hans Urs: „Vorrei dormire sotto il Suo sguardo per tutta la vita, essere completamente senza maschera davanti a Lei. Per me è lo stesso se Dio passa attraverso di me con il suo proprio sguardo o attraverso quello del rappresentante della Chiesa. Si è nello stato di massimo abbandono, di non resa dei conti. Si mette sempre in scena una faccia nei confronti di persone che si conoscono solo un po'. Più si acquista fiducia in loro, più ci si toglie la maschera, il che non significa perdere la dignità del proprio atteggiamento“ (Adrienne, ib). Per il matrimonio sacramentale vale una cosa simile. Dio ci guarda anche attraverso lo sguardo della nostra moglie e del nostro marito. VSSvpM! 

Giornata pedagogica nella scuola. Ho preso parte ad un workshop su forme di adattamento dell’insegnamento all’era digitale e nell’era digitale; non ho capito molto, ma ho scelto questo workshop perché la collega mi è simpatica. Alcune cose sono interessanti, come la traduzione di ciò che stai facendo in un’altra lingua o la differenziazione digitale all’interno di una lezione o un feedback digitale (a livello analogico non sarebbe possibile) più individualizzato (che fa parte anche della „verifica“ necessaria nel lavoro educativo), ma devo dire che il linguaggio della collega è così ‚digitale‘, che ho fatto fatica a seguirla ed in fondo tutto ciò mi allontana dal “rischio educativo“ come l’ho inteso per una vita, come coinvolgimento della mia persona nella proposta educativa da verificare…ma forse sono solo vecchio e come ha detto Stanzi fra un anno sono in pensione…PS Ho parlato a lungo con Konstanze che conosce molto bene questo metodo di „adattamento“; non avevo capito tutto bene; in primo luogo si può tradurre un compito che si da ai ragazzi anche parzialmente, insomma spiegando alcune parole (in inglese, ma anche nella madre lingua) e non solo traducendo il tutto in un’altra lingua (per esempio in ucraino); la questione della differenziazione nell’ora di lezione era davvero il tema, ma la questione del feedback era riferita non come verifica di ciò che ha detto l’insegnante (questo è possibile, ma in un’altra sezione), ma come auto verifica, per esempio con l’aiuto della IA, per sapere se sei abbastanza preparato per una certa verifica a scuola (compito in classe, test…); il sistema prevede anche un feedback per l’insegnante stesso. La difficoltà in tutto ciò consiste nel fatto che i gruppi di lavoro dovrebbero essere più piccoli e le ore di insegnamento concentrate ad un certo gruppo di insegnamento; così come il sistema è ora concepito, la differenziazione personale semplicemente non è possibile, né in modo analogico né in modo digitale né con una mistura di entrambi. Filosoficamente si pone ovviamente la domanda della presenza e del dominio della „macchina“ in tutto questo…Permette la macchina e con quale modalità il „rischio educativo“ (Giussani)? 


La presentazione sulla lavagna elettronica della collega

In una delle sue lettere nella quale Balthasar rispondeva alla mia domanda sulle critiche del cardinal Siri ad Henri de Lubac il mio maestro mi rispose che Siri era un imbecille e lo era sempre stato. A me sembra che ciò valga anche per il cardinal Müller, anche se nella sua critica ai vescovi tedeschi nella loro lettera contro l’AfD ha ragione: è un cedimento al mainstream (1). Le sue critiche al Papa sono, però, anche un cedimento al mainstream guerriero, oltre che al suo ego ferito. PS (1) Ovviamente la parola è abusata e probabilmente ognuno pensa a qualcosa d’altro usandola; per esempio ho letto in riferimento al „Katholikentag“ in Erfurt che qualcuno lo critica di essere espressione di un „mainstream cattolico verde“, etc. Per questo ho usato l’aggettivo „guerriero“, per specificare, di cui fanno parte anche i verdi, etc. 


Il summit guerriero tra Donald Tusk (Polonia), Emmanuel Macron (Frankreich) e Olaf Scholz (Germania) si espresso per la guerra come soluzione dell’attacco russo in Ucraina. Forse il cancelliere con la sua posizione alla Habermas (l’Ucraina non deve vincere, ma non deve perdere) si differenza dagli altri, ma devo dire che come „cancelliere della pace“ non mi convince molto. Forse non è l’ Helmut Schmidt redivivo, come pensa Berthold Kohler (FAZ) e quindi (?) non corrisponde ai bisogni guerrieri del giornale di Francoforte, ma le mie perplessità dopo il summit, anche sulla sua persona sono cresciute…ed intanto un numero enorme di soldati ucraini e russi sono morti… senza che ci sia una prospettiva di vittoria da nessuna parte…e purtroppo neppure diplomatica, come desidera il Papa (e non solo: Kretschmer (CDU - Sachsen), Wagenknecht (ex Linke)…).

Abba nostro…

(Notte) Ero già molto stanco, ma ho dovuto cominciare a leggere la „totale mobilitazione“ (totale Mobilmachung) di Ernst Jünger (prima stampa del 1930; revisione del 1934). Cosa significa mobilitazione totale? Che tutto, anche la pace, è al servizio della guerra e questa non è intesa come un azione specifica, ma in forza del progresso delle armi come un’azione totale a cui può essere opposto solamente un atteggiamento altrettanto universale: quello della profezia della pace, che non può essere confuso con il pacifismo, perché quest’ultimo può essere strumentalizzato dalla mobilitazione totale stessa. Jünger usa concetti forti come „democrazia della morte“, che non può pensare che una guerra può essere anche persa; i „buoni“ della mobilitazione totale non possono che pensare che loro saranno i vincitori. La democrazia della morte parte da un’assolutizzazione dell’applauso  per le proprie decisioni (che fa nascere in me il sentimento dell’ inorridire, quello che nasce leggendo cosa è accaduto a Gaza, in cui sono morti anche i bambini nella culla, di cui parla anche Jünger). La guerra contro la Russia è cominciata nel momento in cui il parlamento tedesco si è applaudito con una standing ovation per la decisione di aumentare le spese militari; tutto quindi è messo al servizio totale della guerra, per la quale si accettano anche i fenomeni di difficoltà di consegna di prodotti necessari (medicine…); la vita è ridotta al solo lavoro per poter affrontare le spese per gestire la vita e per gestire la guerra…è solo un piccolo assaggio della lettura dell’opera di Jünger, ma su questo testo e su tutto il volume „Betrachtungen zur Zeit“ (volume nove dell’opera omnia, Stoccarda, 2015) voglio lavorarci sopra con grande attenzione, in modo particolare anche sul fatto che tutto, anche il lavoro di ermeneutica del reale è costretto ad essere al servizio dell’unica agenzia che pretende di sapere tutto: lo Stato. Questo lavoro è anche un servizio alla Chiesa che si sta arrendendo alla legittimazione delle pseudo lotte del mainstream…Buona notte! 

(15.3.24) Credo che ci sia una molteplicità di apparizioni di Maria e che alcune siano vere, altre forse meno; la Chiesa stessa ne ha riconosciute alcune. Mi ricordo un’osservazione di Papa Francesco quando disse che non dobbiamo ridurre la Madonna ad un „postino“; una certa difficoltà ce l’ho quando questo postino poi porta messaggi sempre uguali, in cui sono contenute cose, come mi disse una volta Robert Spaemann, che sono evidenti anche di per sé. Il rapporto „libero“ di Bernadette con Maria mi è sempre piaciuto. Fa le cose che la Madre vuole, ma fa anche cose che gli altri guardandola ritengono strane o inopportune. Credo con la piccola Teresa e con Ferdinand Ulrich che non si debbano forzare queste cose mistiche e che non si debba stilizzare Maria in una dea. Leggendo il resoconto di una passeggiata di Adrienne con la Madre di Dio (Madre di Dio, non dea) del gennaio del 1959 (Terra e cielo III, numero 2270) ho pensato che questa passeggiata da Kleinbasel a Kleinhüningen, suppongo che si possa ritrovare il percorso in Google Maps, mi ha colpito per la sua naturalezza; le due donne hanno parlato di „apostolato“, in modo particolare di apostolato delle donne (Maria conosceva ovviamente anche donne della Chiesa primitiva), ma „nel complesso, sono state poste molte domande e risolte poche. Non so nemmeno dire se siamo stati incoraggiati di più ad agire o ad essere disponibili“ (Adrienne). Nel rapporto tra Adrienne e la Theotokos non vi è nulla di statico, né questo tipo di rapporto da cui poi nascono doveri morali (un certo modo di digiunare, etc,). „La cosa strana (non voglio essere sfacciata) è che abbiamo parlato come ad un livello tra uguali... Quando la passeggiata è finita, ho pensato: dovremmo riflettere su tutte queste forme dell'apostolato, forse emergerà qualcosa per la comunità {di san Giovanni, che ha fondato con Hans Urs}. Durante il cammino abbiamo parlato anche della preghiera, del dialogo con il Figlio, dell'attesa e del saper aspettare, del dover aspettare, del poter tendere la mano e del doverla tendere, della giusta disponibilità, che non è tiepida, ma nemmeno forzata. Il risultato è stato: dobbiamo essere pronti per ogni forma di apostolato... E come in tutto ciò che lei (Maria) fa, la preghiera è così dominante che si capisce così bene la sua certezza e allo stesso tempo la sua innocenza. Quello che pensa e fa le viene naturale perché è radicato nella preghiera e vi rimane. Matura nella preghiera come un frutto al sole, come il pane nel forno. Non c'è nessuna impazienza. In ogni caso, ho giurato di non essere mai più impaziente. Tutta questa passeggiata non è stata così stupida come sembra quando la si racconta“ (Adrienne). Direi per nulla stupida, anzi simboleggia un rapporto con il cielo che mi convince, anche se so ovviamente che non posso e non devo forzarlo. „Improvvisamente mi ha rivelato cosa è per lei la preghiera: l’unione intima con il Figlio, con il Padre e con lo Spirito Santo“ (Adrienne); credo che questo dovrebbe essere ciò che dobbiamo desiderare; l’altra notte ho parlato del desiderio di essere così vicini al cuore della Chiesa dei Padri della Chiesa, ma qui la Theotokos ci spiega che ciò è possibile solamente nell’unione intima con il Dio trinitario. Come ciò sia possibile e come ciò sia comunicabile agli altri in una delle zone più secolarizzate del mondo è qualcosa che non so, ma per l’appunto non si deve essere tiepidi e non si deve forzare nulla e non so neppure bene come ciò sia integrabile nelle forme rigide delle parrocchie, ma neppure nelle forme rigide del Movimento. So che Konstanze sta facendo un lavoro come insegnante professionale e materno allo stesso che certamente è una forma di apostolato. Mangiare con i miei ragazzi dell’undicesima a scuola mi sembra una forma di apostolato, non di proselitismo ed ovviamente lo sono anche il modo in cui insegno e le cose che dico. VSSvpM! 

Ieri ho prenotato un libro di Ernst Jünger, „Betrachtungen zur Zeit“ che contiene tra l’altro la „totale Mobilmachung“  e il „discorso di Verdun“ di cui mi ha parlato ieri Giuseppe; sono molto contento che arrivi (domani spero), perché credo che io abbia bisogno profondamente di un autore come lui; il primo saggio del volume è intitolato: „la lotta come esperienza interiore“…

La MZ di questa mattina riferisce i risultati di uno studio della fondazione Bertelsmann sui cambiamenti nelle emissioni regionali di CO2; la nostra provincia, Burgenlandkreis, ha emissioni in tonnellate tra 0 e 100.000 (precisamente a partire dal 2000 si tratta di un +37.854 t); in generale un disaccoppiamento tra crescita economica e emissioni non è riuscito; ovviamente io non ho la più pallida idea di come ciò sia possibile nel dettaglio della nostra regione (ed ancor meno a livello mondiale), ma volevo per lo meno annotare il problema stesso, che dopo la „Laudato sì“ non può essere ignorato da chi prende sul serio la dottrina sociale cattolica.  

Il parlamento tedesco ha bloccato la richiesta dell’Unione (CDU/CSU) di inviare missili da crociera del tipo Taurus in Ucraina, perché possono raggiungere mete a più di 500 chilometri di distanza. Il voto è stato chiaro: 495 parlamentare hanno votato contro e 190 a favore (i parlamentari dell’Unione sono 197). Questo conferma ciò che dicevo ieri di Scholz, anche se non dobbiamo dimenticare che carri armati tedeschi sono già in Ucraina, etc. Scholz viaggia per la seconda volta in Israele e li la sua posizione di „cancelliere della pace“ è molto meno chiara, anche se ha detto qualche no (per esempio alla grande offensiva militare a Rafah). L’amministrazione Netanjahu, che lui con il suo viaggio sostiene (il diritto di difendersi), ha compiuto dal sette di Ottobre un massacro incredibile ed ingiustificabile di civili ed anche di bambini! 

Sahra Wagenknecht ha difeso Papa Francesco per la sua posizione di  etica della responsabilità e come incoraggiamento alla diplomazia. 

Abba nostro…

(Dopo) Mi raggiunge questa mattina un articolo di Matt „L'immaginario vittimologico. Una genealogia del disordine attuale“, in cui riprende in vero uno scritto di Mark Shiffman, in cui un suo saggio sulla vittimologia l’ho pubblicato nel mio blog, nell’ottobre del 23, quando Ferdi lo ha conosciuto in California, con il consenso dell’autore, sia in inglese che in italiano. „Mark Shiffman è uno dei più interessanti teorici politici che scrivono in questi giorni. È stato impegnato a rintracciare le radici del nostro attuale sconvolgimento attraverso la storia dell’Occidente“ (Crawford). I veterani di Archedeliac (il gruppo fondato da Matt) ricorderanno il post di Mark "Che cos'è l’ideologia?“, del 21.4.23. Vorrei riflettere, in modo nuovo, sull’argomento che mi aveva così affascinato nell’Ottobre scorso. „Il pensiero ideologico è insofferente agli aspetti del mondo che resistono ai suoi schemi intellettuali. Devono essere resi conformi alla visione guida, oppure denunciati“ (Crawford, 15.3.24). Questo in un certo senso è vero anche per lo studio di cui ho parlato negli ultimi giorni di Herfried Münkler (Die Welt in Aufruhr) e di cui ieri ne ho fatto un riassunto nel mio corso di filosofia: anche se gli schemi di quest’ultimo sono molto raffinati, le posizione davvero contrarie alle sue non vengono prese in considerazione sul serio, al massimo citate in parentesi. „Mark si contrappone in forza dello spirito della ragione pratica e a un corrispondente modo di condurre la politica, che richiede attenzione a un ordine che non è di nostra creazione. Piuttosto che dedurre l'azione giusta da principi e assiomi, si consultano l'esperienza e la storia“ (Crawford). Matt ha pubblicato questa mattina dopo questa breve introduzione un saggio di Mark, che porta il titolo: „L’anti-umanesimo dell’ideologia“. „Dovremmo diffidare della tendenza ormai quasi universale a usare la parola "ideologia" in modo disinvolto, per riferirsi a qualsiasi costellazione di idee o priorità politiche. Ciò priva la parola della capacità di discernere una forma di pensiero particolarmente distruttiva che tende a dominare le nostre vite all'interno della struttura politica che chiamiamo Stato moderno. In questo senso, un'ideologia è un sistema concettuale che semplifica eccessivamente la realtà pretendendo di spiegarla in modo esauriente e che giustifica il suo dominio politico insistendo sul fatto che, se la realtà sociale e politica potesse essere resa conforme al suo schema concettuale, tutti i problemi sarebbero risolti“ (Mark Shiffman) - Herfried Münkler è troppo intelligente per fare una tale semplificazione, per questo motivo il suo libro sugli „Imperi“ (2005) mi era piaciuto molto di più che le semplificazioni di Sergio Romano sull’ascesa e caduta dell’impero statunitense. Nel suo ultimo libro, però, come ho spiegato ieri mattina, c’è una tendenza „ideologica“ nel senso spiegato da Mark. „Hannah Arendt, nel suo studio del 1950, Le origini del totalitarismo, osserva che, mentre il potere politico dei sistemi ideologici era visibile almeno dalla Rivoluzione francese, il vero carattere dell'ideologia emerge chiaramente solo a metà del XX secolo, quando i movimenti totalitari salgono al potere e "procedono a cambiare la realtà in accordo con le loro pretese ideologiche". Secondo la Arendt, se è vero che "tutte le ideologie contengono elementi totalitari... la vera natura di tutte le ideologie si è rivelata solo nel ruolo che l'ideologia svolge nell'apparato del dominio totalitario“ (Mark)“. La genialità di Ernst Jünger, se capisco bene ciò che mi ha detto Giuseppe Reguzzoni, consiste nell’aver fatto vedere il totalitarismo nel liberalismo e nella „mobilitazione totale“. „Parte della "vera natura di tutte le ideologie" è che non solo travisano la realtà, ma sono necessariamente in conflitto attivo con essa. Arendt osserva: Un'ideologia è letteralmente ciò che il suo nome indica: è la logica di un'idea... il suo movimento di pensiero non scaturisce dall'esperienza, ma si autogenera, e... trasforma l'unico e solo punto che viene preso e accettato dalla realtà sperimentata in una premessa assiomatica.... Una volta stabilita la sua premessa, il suo punto di partenza, le esperienze non interferiscono più con il pensiero ideologico, né possono essere insegnate dalla realtà“ (Mark). Ieri spiegando la politica di Aristotele nell’undicesima classe ho pensato quanto poco „ideologico“ fosse Aristotele nell’accettare una molteplicità di forme politiche (monarchia, oligarchia, costituzionalità); Aristotele sa che ognuna di queste forme ha un suo decadimento: la monarchia può diventare tirannia, l’oligarchia un’élite corrotta e la costituzionalità una „democrazia“, nel suo senso negativo, non nel nostro di stato di diritto, etc. Quindi non solo l’autocrazia, ma anche la democrazia, per parlare con il nostro linguaggio, hanno una forma di decadimento, etc. „Un'ideologia è letteralmente ciò che il suo nome indica: è la logica di un'idea... il suo movimento di pensiero non scaturisce dall'esperienza, ma si autogenera, e... trasforma l'unico e solo punto che viene preso e accettato dalla realtà sperimentata in una premessa assiomatica.... Una volta stabilita la sua premessa, il suo punto di partenza, le esperienze non interferiscono più con il pensiero ideologico“ (Mark); insomma la realtà non può insegnare più nulla all’ideologo. Questo, insieme con la sua filosofia etica, è il meglio di ciò che ho imparato da Robert Spaemann. „Quando raggiungono il potere, i movimenti ideologici trattano le vicende umane "con una coerenza che non esiste in nessun luogo della realtà“ (“with a consistency that exists nowhere in the realm of reality.”). Ciò rende l'ideologia intrinsecamente violenta“ (Mark). Dopo le mie letture incoative di Rosmini ho cominciato ad avere un’avversione per ogni forma „rivoluzionaria“ (il contrario del „risorgimento“): „Essendo necessariamente rivoluzionaria, mirando a sostituire il vecchio ordine perché non allineato con la "verità" del suo schema, l'ideologia è ovviamente violenta contro i difensori dell'ordine che cerca di soppiantare, ma con uno spirito nuovo. Poiché l'ideologia ha fornito la tabella di marcia politica per superare le sofferenze umane (povertà, oppressione, disprezzo, alienazione, sradicamento, ecc.), coloro che si oppongono alla sua attuazione, o addirittura non collaborano con sufficiente impegno, non sono solo avversari politici, ma piuttosto nemici dell'umanità (o di qualunque sottoinsieme della razza umana conti come "il popolo"). Il fanatico ideologico può distruggerli o mandarli in campi di prigionia non solo con la coscienza pulita, ma persino autocompiacendosi delle proprie motivazioni umanitarie. L'anarchico che cerca un mondo in cui tutti vivano in pace senza leggi coercitive può ancora far saltare in aria coloro che esercitano l'autorità politica, che sono malvagi perché sostengono il sistema di coercizione che ostacola la pacifica utopia anarchica. Così anche un'ideologia basata sull'eliminazione della violenza nelle relazioni umane soccombe alla violenza intrinseca dell'ideologia come forma di pensiero“ (Mark). Questo è quello che è successo al partito dei „Verdi“ dopo la cosiddetta „svolta epocale“ del febbraio del 2022. „L'ideologia è anche necessariamente violenta nei confronti di coloro che mettono in discussione le sue certezze. Anche questi scettici sono nemici dell'umanità, poiché i credenti sono convinti che per raggiungere l'ordine sociale che ripara tutti i torti sia sufficiente che tutti aderiscano all'ideologia e si comportino secondo i suoi dettami. Chiunque sollevi dubbi e incoraggi gli altri a dubitare è dalla parte sbagliata della storia, impedendo il progresso della rettifica delle relazioni sociali umane che finalmente renderà giustizia alle vittime della storia e riconcilierà tutte le cose. La mancanza di un impegno vocale (Vocal lack) nei confronti del regime redentivo non ancora raggiunto merita almeno l'infamia e il silenzio, e la violenza se ci si rifiuta di pentirsi. Poiché i credenti non possono ammettere che lo schema ideologico non riesce a rappresentare veramente la realtà, possono solo trattare chiunque cerchi di evidenziarne le distorsioni e i danni che provocano come un capro espiatorio responsabile dei suoi fallimenti, minando lo zelo unanime per la causa“ (Mark). Questi rivoluzionari con la loro nuova fede super „clericale“, anche se „anticlericale“ (Peguy), sono venuti nel mondo per dare giustizia a tutte le vittime, a volte reali a volte presunte. Si tratta di veri e propri credenti! Ma la violenza non si esercita solamente contro chi è uno scettico della rivoluzione, ma anche contro la realtà stessa: „Infine, l'ideologia è violenta contro la realtà stessa, odiando le verità intrattabili nell'ordine delle cose tanto quanto odia coloro che dicono verità sui limiti del suo schema. Alla natura non è permesso di essere diversa da ciò che la logica e gli obiettivi dell'ideologia richiedono che sia. La violazione di ciò che i non aderenti riconoscono come vincoli naturali fornisce allo zelota un'auto-soddisfazione simile a quella che deriva dalla persecuzione dei dissidenti. Essere trasgressivi nei confronti dei limiti che rallenterebbero il progresso redentivo - cioè qualsiasi limite non coerente con le distorsioni riduttive della realtà dell'ideologia - significa essere un benefattore dell'umanità. Nel suo odio per la confutazione delle sue affermazioni da parte della realtà, l'ideologia è ancora più mendace di quanto Arendt riconosca: non solo non impara dall'esperienza del fallimento, ma più evidenti diventano i suoi fallimenti, più sarà incline a immaginare cospirazioni a cui dare la colpa“ (Mark). Qui nasce il senso di vittimismo. Io credo davvero che la Arendt abbia capito tanto, ma in questi giorni ho bisogno più di Jünger, perché lui forse più di tutti ha compreso la violenza ideologica della società liberale e democratica. „Riconoscere la violenza intrinseca degli schemi riduttivi del pensiero ideologico ci aiuta a distinguere per contrasto alcune caratteristiche del pensiero politico non ideologico. Ne sottolineo due in particolare, uno della tradizione classica e l'altro della tradizione biblica. Entrambi implicano la coltivazione della consapevolezza che esiste una realtà molto più complicata - e forse anche misteriosa - di quanto qualsiasi ideologia possa catturare e circoscrivere“ (Mark). Riformare o risorgere significa sempre ritornare alle origini. Qui Shiffman ne propone due l’antichità classica e la Bibbia. 1) „La tradizione classica riconosce che l'attività pratica, e in particolare la pratica politica, richiede la virtù della saggezza pratica. La saggezza pratica tiene conto della complessa molteplicità di beni o fini perseguiti da diversi tipi e gruppi di esseri umani e della necessità di equilibri e compromessi tra questi diversi fini. Riconosce anche la necessità di attribuire a questi diversi fini un certo rango all'interno della struttura di un ordine sociale e politico, un rango che a volte deve essere soggetto a compromessi o adattato alle circostanze, ad esempio in tempo di guerra“ (Mark). 2) „La seconda caratteristica chiave proviene dalla tradizione biblica. È il riconoscimento che il mondo è un ordine creato con una sua realtà e integrità, una realtà e un'integrità che non inventiamo, costruiamo o decidiamo da soli e che violiamo a nostro danno e che quindi dobbiamo imparare a riconoscere e rispettare. Un ordine che affonda le radici del suo essere e della sua intelligibilità in un Creatore che supera le nostre capacità di comprensione deve in definitiva ospitare, nel profondo delle cose, una meraviglia e un mistero che non potranno mai essere catturati nei confini dei nostri schemi concettuali. Le ideologie, al contrario (secondo le parole della Arendt) "non sono mai interessate al miracolo dell’essere“" (Mark). Etc. 

PS Mark esemplifica infine la causa ultima delle ideologie moderne: „L'ideologia è una forma particolarmente moderna di illusione politica, resa possibile dallo Stato moderno. Il potere senza precedenti dello Stato moderno di costringere i suoi sudditi genera la fantasia di rimodellare questo "materiale umano" in un ordine più privo di attriti. Ancora più importante, la scala su cui agisce lo Stato e il suo apparente potere di trasformare le condizioni di esistenza in accordo con i desideri umani (to transform the conditions of existence in accord with human wishes) incoraggiano coloro che sognano di liberarsi da queste condizioni (encourage those dreaming of deliverance from these conditions) a farne (to make it) (come disse Tocqueville dell'amministrazione centralizzata francese) "l'unico e necessario agente della vita pubblica“ ( “the sole and necessary agent of public life.”). Così, attraverso l'allettante visione dell'enorme "progresso" che esso (e le altre istituzioni su larga scala che abilita) può realizzare, lo Stato moderno invita ad abdicare all'azione dall'agente umano alle proprie istituzioni di controllo. L'ideologia è il meccanismo spirituale che, sostituendosi alla ragione, all'immaginazione, alla volontà e alla coscienza, ci lega a questa forma politica e all'abdicazione della nostra agenzia (e soprattutto dell'agenzia degli altri) al suo funzionamento. Le ideologie si scontreranno sul tipo di regime che lo Stato dovrebbe adottare, ma si opporranno sempre a un regime che favorisca la vera libertà della persona umana pienamente formata“ (Mark Shiffman).

Sulla profezia dei poveri: „Un gommone con 75 persone a bordo partito dalla Libia è andato alla deriva nel Mediterraneo per giorni. La maggioranza dei migranti, cinquanta forse sessanta, sono morti di fame e di sete. Due giovani superstiti sono in condizioni gravissime mentre scriviamo, perché hanno bevuto l’acqua di mare. I pochi salvati hanno raccontato che il primo a morire è stato un bambino di 18 mesi. Sono stati soccorsi mercoledì dalla Ocean Viking di Sos Méditerranée, un’imbarcazione ong di quelle ostacolate continuamente negli ultimi mesi. Sì perché mai come in queste occasioni è chiaro che l’unica forma di contrasto prodotta in questo periodo è stata quella contro i soccorsi delle organizzazioni non governative. Decisione del governo Meloni e di Bruxelles, perché la Ue continua ad avere pesanti responsabilità. Prima fra tutte quella di revocare l’operazione Mare Nostrum, che segnò il solo periodo negli ultimi anni senza migranti morti nel Mediterraneo. La linea è quella degli accordi bilaterali: dopo Libia, Tunisia, Albania, prepariamoci all’Egitto, al centro della prossima missione di Meloni e Von der Leyen. “Eppure”, scrive oggi Avvenire, “è ormai evidente che tentare di frenare le partenze finanziando i governi fragili del nord Africa non risolve i problemi. Sarebbe molto più utile accelerare e incentivare, come è stato promesso in più di un’occasione, la via dei corridoi umanitari”“ (Banfi versione odierna).

Sulla profezia della pace: „Bella intervista del Nunzio apostolico a Kiev Monsignor Visvaldas Kulbokas, lituano e diplomatico al servizio della Santa Sede, che dice alla Stampa di avere un grande sogno: “Che i leader religiosi del mondo di tutte le confessioni e religioni si uniscano in una preghiera online, magari senza dire null'altro se non tre-quattro parole di preghiera, ma sapendo che in questo modo rappresentano l’umanità unita che invoca da Dio la pace. Sono certo che il Signore non rimarrebbe sordo”“ (Banfi, versione odierna).

(Notte) Il compito del filosofo non è quello di esprimere frasi con la meta di un consenso politico, ma di discernere il vero e quando ciò non è possibile, per lo meno il verosimile. Differenza degli stile consiste anche nel non ridurre tutto allo stile consensuale. Per questo il filosofo ha il dovere morale di consultare anche e soprattutto fonti giornalistiche che non appartengono ai „corporate media“. 

„"Questa propaganda è un'arma per uccidere i palestinesi“. Il New York Times, il più prestigioso braccio mediatico di Stato del governo statunitense, ha continuato a sfornare titoli che accusano Hamas di una campagna sistematica e deliberata di violenza sessuale come arma di guerra. Un'indagine indipendente delle Nazioni Unite, oltre a innumerevoli giornalisti e fonti primarie, ha dimostrato che queste affermazioni sono completamente prive di prove. Persino alcune fazioni del Times si sono rifiutate di sostenere la storia. Questo non ha fermato il giornale.Nel corso della storia, le accuse di stupro sono state uno strumento di disumanizzazione (a tool of dehumanization). Le accuse di violenza sessuale sono state usate per giustificare il colonialismo, la schiavitù, Jim Crow, i linciaggi e il violento cambio di regime dell'Occidente in Libia. "Il punto cruciale", spiega l'ospite Ali Abunimah, redattore di Electronic Intifada, "è che siamo ormai al sesto mese di questo genocidio che è in parte giustificato sulla base di queste accuse e di altre denunce di atrocità che si sono rivelate false. Ad oggi, non è stata identificata una sola vittima specifica, viva o morta. Continuiamo a sentire il ritornello 'credete alle donne israeliane'; ad oggi non c'è una sola donna israeliana che si sia fatta avanti per dire di essere stata vittima di questo tipo di aggressione“. Quindi da dove provengono queste voci? Dopo che le menzogne sono state sfatate dai giornalisti, è stato pubblicato un rapporto delle Nazioni Unite, anche se, come si ammette, non era "di natura investigativa". Ali spiega: "Il rapporto delle Nazioni Unite ha semplicemente raccolto le accuse dell'esercito israeliano“. Anche questa non-indagine di parte smonta le specifiche affermazioni di violenza e dimostra che la violenza sessuale non era sistemica, eppure non lo si direbbe dal modo in cui i media tradizionali stanno trattando il rapporto. Ma mentre giornalisti come Ali Abunimah sono impegnati a smontare queste bugie disumanizzanti, l'assalto di Israele a Gaza continua. E i giornalisti indipendenti che sono impegnati in questa operazione si mettono in serio pericolo per far luce sul genocidio. Ali riferisce che quattro giornalisti di Electronic Intifada sono stati uccisi e molti altri sono quotidianamente in pericolo. "La gente non sa di ora in ora se vivrà o morirà““ (redazione di „useful idiots“ con Katie Halper e Aaron Maté).

Breve scambio di idee con F, un mio allievo cattolico della nona classe, sul matrimonio per gli omosessuali, che è stato riconosciuto anche a Malta (sosteneva, non ne so nulla, ma ho dovuto pensare all’Irlanda). Gli ho detto che sono contrario ad un matrimonio omosessuale, che sono contrario all’uso della parola „Ehe“ (matrimonio ) per questo tipo di rapporto di coppia omosessuale; l’unico motivo che era capace di comprendere per la mia argomentazione era quello che io appartengo ad un’altra generazione. Purtroppo non solo tra i vescovi tedeschi, ma anche nelle parrocchie la dottrina cattolica è facoltativa. Vorrei dire con chiarezza che matrimonio esiste per la dottrina cattolica solamente tra uomo e donna…questo non significa che non si possa riconoscere a livello legale dello stato di diritto anche forme di rapporti di coppia omosessuali, ma non si può rinunciare alla singolarità di questo nome: matrimonio. Non vi è alcun coraggio nell’attaccare la AfD e nel dichiararsi per l’omosessualità. Io comunque ci viaggio ogni settimana con un omosessuale e lo rispetto, ma questa è un altro tema. 

Una storia di umanità gratuita dalla parrucchiera. La parrucchiera ieri ha raccontato a mia moglie la storia di un suo nipote di nove anni o forse di suo figlio che da grande vuole guidare i tram, ora con i suoi nove anni è diventato un piccolo esperto dei tram; l'altro giorno andando a Gera sul tram con il nonno gli raccontava tutto il suo sapere, l’autista, accorgendosene, gli ha permesso di fare una manovra con cui viene girata la direzione del tram, quando erano discesi tutti i viaggiatori; ho trovato nell’attenzione di questo tranviere per questo bambino e i suoi interessi  una storia vera gratuità umana; una storia che nasce da uno che ama il proprio lavoro e che non ha senso solo per le regole, ma per l’umanità che incontra… ho dovuto ripensare alle storie che mi raccontava mio papà dei macchinisti, di come si appoggiavano, di come si sostenevano, di come si davano determinati nomi per esprimere la loro amicizia; mio papà mi aveva raccontato per esempio che quel collega che gli aveva insegnato a guidare il treno lo chiamavano tutti „dio“ essendo però lui il suo miglior allievo veniva chiamato il „figlio di dio“…Buona notte! 

(14.3.24

(Notte profonda)

In occasione della festa dell’epifania del 1959, commentando i doni dei re (i sapienti) a Gesù, Adrienne dice che la loro venuta per adorare il bambino „rallegra Dio e rallegra la Madre“.  "Ai loro occhi, i doni che portano sono tra le cose più preziose che possiedono. Sembra che non abbiano alcun valore per il bambino. Tuttavia, la loro offerta viene accettata perché simboleggia la loro devozione. Questo è un segno per tutti i discendenti. Dobbiamo dare ciò che possediamo, anche se spesso ci sembra inutile e insignificante, tanto che non riusciamo a immaginare cosa possa farne il Signore. Eppure è proprio questo che ci viene richiesto, perché l'importante non è che il nostro dono ci sembri utile, ma che il Signore possa disporne. Non possiamo quindi donare cose che non hanno nulla a che fare con noi, ma solo quelle in cui offriamo qualcosa di noi stessi, qualcosa con cui siamo collegati e attraverso cui siamo legati, il cui dono ci costa qualcosa, la cui accettazione piace al Signore, nonostante la sua apparente inutilità. Tutte le cose sono create per il Figlio; e se possediamo cose create da Dio, possiamo ben immaginare che esse diano piacere al Figlio che è Dio. Perché tutto ciò che viene dal Padre, anche se ci sembra inutile, piace al Figlio. È già suo secondo la prima intenzione del Padre. I doni dei re fanno parte di questo; e non meno di tutti i nostri piccoli sacrifici e offerte e doni che gli presentiamo. Sarebbe sbagliato tenere per noi ciò che abbiamo creato per lui. E ciò che gli offriamo con gioia, egli lo accetta con gioia. E ci dà la gioia di realizzare la sua gioia. Se il Padre dà tutto al Figlio, il Figlio accetta tutto. Ha tanta gioia nell'accettare il dono del Padre quanta ne ha il Padre nel creare le cose per il Figlio. I re, con i loro doni, stanno tra il Padre e il Figlio e ci mettono in questo posto con loro. Vengono con i doni del Padre per risvegliare la gioia del Figlio. Danno con gioia perché sono entrati nel ciclo dell'amore in cui il dono e la gioia sono una cosa sola" (Adrienne von Speyr, Terra e Cielo III, numero 2269). Vi è qualcosa di più grande e liberante che il „ciclo della vita“ (samsara) è il ciclo dell’amore; noi siamo stati creati, a noi è stato donato gratuitamente l’essere perché entrassimo in questo ciclo dell’amore in cui valgono altre leggi da quelle della sensatezza razionale o economica. E noi dobbiamo e possiamo dare con gioia, perché con gioia e per una „speranza giovane“ (Peguy; cf la mia meditazione di ieri notte, cioè prima della mezzanotte, perché ora è anche notte) ci è stato donato l’essere (ed anche l’avere). E come ho sottolineato con il neretto nella frase di Adrienne, non si tratta di sapere se a noi un certo dono ci sembra utile, ma se il Signore ne possa disporne. Quello che lui ci dona: la percezione della sua gioia, questo è davvero „utile“! Non si tratta di non prendere sul serio la ragionevolezza umana, perché anche questa è un dono, ma di non sottrarla a quel ciclo dell’amore di cui abbiamo parlato prima. Ed anche se Gesù non si occupa delle questione ereditarie degli uomini, si occupa di noi in modo che non ci manchi nulla; ciò che gli possiamo donare noi, e che ovviamente ci costa qualcosa, è sempre e solo una piccolezza. „Amorem tui cum gratia mihi dones ac dives sum satis, nec quidquam ultra posco“ („Amorem Tui solum cum gratia Tua mihi dones, et dives sum satis, nec aliud quidquam ultra posco“). Amen. VSSvpM! 

Dalle tante E-Mail che ricevo dal team di Robert F. Kennedy Jr ho preso questa frase: „Fin dal primo giorno dell'isteria da COVID-19, RFK Jr. ha lanciato l'allarme sulle origini della pandemia e sui danni causati dallo straordinario eccesso di obblighi e restrizioni sui vaccini“. Su questo punto non mi interessa la sua polemica contro la gestione cattiva di Trump della crisi pandemica e neppure quella contro Biden, questi sono questioni di campagna elettorale; quello che a me davvero interesserebbe, perché ne vedo le conseguenze nella scuola, è di saperne di più „sullo straordinario eccesso di obblighi“ ed anche sui possibile danni dei vaccini: non mi interessa una „guerra contro la scienza“ (war against science), ma una riflessione aperta e non ideologica e in questo senso davvero scientifica sulla gestione della pandemia! Per il resto Robert F. Kennedy mi è simpatico, proprio come „a real force against the Establishment and the status quo“ (una vera forza contro l'establishment e lo status quo). Una forza revisionistica americana (cf quello che ho scritto ieri in dialogo con Münkler) mi interessa per un’interpretazione del reale non unidimensionale. „Bobby Kennedy Jr. proviene da un'illustre famiglia politica. Figlio del senatore Robert F. Kennedy e nipote del presidente John F. Kennedy, Bobby Jr. è stato un democratico per tutta la vita, ma negli anni 2010 si è allontanato sempre più dal partito, che si è allontanato dai suoi valori tradizionali. La sua rottura definitiva è avvenuta il 9 ottobre 2023, quando ha annunciato la sua candidatura come indipendente alla presidenza degli Stati Uniti“ (redazione del team Kennedy).

Abba nostro…

(Giorno) Mentre fino a ieri avevo concesso alla scienza della politica di Münkler (Welt in Aufruhr, 2023/4) una certa dignità di differenziazione filosofica, il capitolo: „Una spiegazione alternativa per l’attacco russo all’Ucraina“ (88-93 dell’edizione citata) mi ha irritato non poco; in vero non vi è quella „alternativa“ che possa interessare ad un filosofo, quella della messa in questione radicale del dogma della contrapposizione inconciliabile tra democrazia ed autocrazia, vi è esposta un’alternativa a livello di scienza politica all’interno della narrazione occidentale degli eventi. L’obiezione banale che mi è stata fatta nei giorni scorsi che io comunque vorrei piuttosto vivere a Berlino che a Mosca non c’è entra niente, la cito solo per togliersela dalla mente; non so che cosa significhi vivere a Mosca, in vero neppure a Berlino, visto che vivo in un paesino di duemila abitanti, ma so che sia a Mosca che a Berlino si può vivere, ci sono persone che vivono, pensano e credono in Dio. Ritorniamo alla pseudo alternativa di Münkler. Ipotesi prima: l'attacco c'è stato perché c'è un risentimento russo per la perdita della sua potenza sovietica; seconda ipotesi: l'attacco c'è stato per evitare che la scintilla della democrazia e del benessere saltasse dall'Ucraina alla Russia…Obiezioni che si potrebbero fare, vengono citate da Münkler al massimo in parentesi. Münkler pensa da buon scienziato della politica ad una mistura delle due ipotesi, ma in primo luogo sottolinea una sua preferenza per la seconda ipotesi; il movimento popolare democratico in Bielorussa sarebbe stato fermato con la violenza del dittatore Lukaschenko (narrazione probabilmente giusta) e dopo aver superato questo pericolo Putin ha attaccato la Russia, non per le forze naziste presenti in esse, ma perché l’Ucraina stava per superare la Russia in democrazia e benessere. Per questo motivo la prima strategia accennata ieri del transfer del benessere non avrebbe potuto funzionare alla lunga, ne la seconda delle concessioni, ne quella della deterrenza, etc. Mi stupisce che uno „scienziato“ non prende nemmeno in considerazione le altre narrazioni: per esempio quella di un Maidan come espressione del potere occidentale e non come espressione di una democrazia di base; ed anche quella espressa da Putin sulla presenza nazista in Ucraina, presa sul serio da Aaron Maté (e da altri scienziati della politica a cui si riferisce il giornalista canadese), non viene nemmeno citata in parentesi. Il giornalista Carlson Tuck intervistando Putin ha dimostrato più saggezza politica che lo scienziato Münkler! Precedentemente Münkler aveva accennato al fatto che il risentimento nazionale è un elemento importante di analisi, perché l’uomo non è solo uomo economico, ed in vero neppure solo uomo politico (ζῷον πολιτικόν), ma per l’appunto un soggetto fatto di emozioni, ormoni e sangue, nella presentazione della sua lettera pseudo alternativa questa dimensione non gioca più alcun ruolo; l’unico ruolo sono le strutture mafiose dell’élite russe (il nome più grezzo della pacificazione russa per mezzo di benessere economico), che non sarebbero interessate alla democrazia (narrazione probabile); che noi „buoni“ dell’occidente con queste strutture mafiose ci abbiamo fatto i soldi (li facciamo anche ora con il dittatore in Azerbaigian), Münkler non lo nega, ma non considera davvero il „risentimento“ generato da ciò. / Ieri nella mia lezione di tedesco ho spiegato le strutture di pensiero di Münkler ad Ilia, il mio giovane ucraino, che le ha comprese bene, anche perché rafforzano la sua visione del mondo. Del Papa non mi ha chiesto nulla, sebbene certamente abbia seguito le ultime polemiche. Purtroppo non sta bene, ha la pressione del sangue alta, pur essendo così giovane, cosa strana per l’eta, ma ovviamente lui è passato per un’esperienza di abbandono della sua patria massacrante; ho chiesto a mio figlio nella sua settimana di tirocinio da una dottoressa qui da noi, dopo Pasqua, se può occuparsi di Ilia, perché  per ora il dottore consultato non ha detto nulla di preciso.  PS la mia proposta di superare la dialettica fatale tra democrazia e autocrazia non è dire „si e no allo stesso tempo“, ma dire sì alla realtà nella sua molteplicità. PS, 2 Ecco la reazione di Giuseppe a quanto ho scritto qui sopra: „Non ho letto il libro. Ne avevo vista una citazione (ma sugli equilibri mondiali) sulla NZZ, poi me ne hai scritto tu. Quello che scrivi, tiene. Le due ipotesi più che scientifiche, mi sembrano allineate alla narrazione diffusa in Occidente. A me han sempre fatto notare (persone dall'est, e proprio ucraine) che i livello medio di vita in Russia prima della guerra era più alto che in Ucraina. In effetti le badanti in Italia, e sono tantissime, sono prevalentemente ucraine e moldave (tanto per fare un esempio). Temo, ma mi baso solo sulla tua sintesi, che anche Münkler risenta della propaganda NATO. Jünger diceva (die totale Mobilmachung) che la propaganda democratica è più forte di quella di paesi a democrazia parziale (parlava, rispettivamente, di USA e Germania nella Prima Guerra). Si conferma la tesi, più la "necessità" di allinearsi alla narrazione imposta, per non finire come dei paria del mondo intellettuale. Il Papa aveva davvero ragione a esprimersi come si è espresso: c'è volontà di guerra, e temo che la catastrofe sia vicina e che, ancora una volta, la vittima sarà l'Europa. Sul piano storico-scientifico, perché non considerare nemmeno lontanamente l'ipotesi che il conflitto sia davvero cominciato nel 2014? Poi, anch'io trovo tragicamente ridicolo che la Russia (il suo governo) continui a chiamare "operazione speciale" quella che è una guerra a tutti gli effetti e, forse, soprattutto, una guerra civile…Jünger usava l'espressione "totale Mobilmachung" proprio per le democrazie liberali, che possono essere persuasive, perché non sono costrittive, e quindi più efficaci. Quelle poche pagine sono un capolavoro…Il compimento sarà poi il discorso di Verdun, con cui Jünger assume sino in fondo la difesa della pace (proprio lui!). Grazie per la tua sintesi e buona giornata“. 

L’Italia avrebbe venduto armi ad Israele, secondo i dati forniti dall’ISTAT, nel solo mese di dicembre del 2023 per 1,3 milioni di euro. Nello stesso tempo avrebbe completamente congelato ogni cooperazione e azione umanitaria verso Gaza e la popolazione civile palestinese, secondo quanto denunciato al Manifesto da Guglielmo Giordano, fino a qualche settimana fa direttore dell’ufficio Aics, l’agenzia della cooperazione governativa italiana, di Gerusalemme. Sono due notizie choc che mettono il nostro Paese in una posizione anomala anche rispetto al resto dei Paesi europei. Oggi intanto a Gaza è attesa la nave dell’Ong spagnola Open Arms con alcuni aiuti della Ue: non è ancora chiaro come e dove avverranno lo sbarco e la distribuzione della merce. Fortissima la tensione a Gerusalemme, dopo che Hamas ha lanciato, alla vigilia del primo venerdì di Ramadan, un appello perché i palestinesi di Cisgiordania marcino sulla moschea di Al-Aqsa. L’Apocalisse nucleare è vicina. Hollywood sdogana la Bomba con un kolossal, Vladimir Putin torna a minacciare il suo uso esplicitamente, in un’intervista pre elettorale. I leader occidentali, pur conservando un certo ritegno verbale, la mettono in conto: a cominciare da Emmanuel Macron e fino a Joe Biden. I giornali italiani sono campioni nell’eccitazione bellicista, pieni di proclami sulla vittoria finale. Gli intellettuali di oggi sono “quasi tutti arruolati, ansiosi di fare i portaordini di pericolose illusioni”, come scrive con acume amaro Domenico Quirico sulla Stampa. Sono ormai dimenticati i pensatori migliori dell’Italia del dopoguerra, quasi tutti pacifisti, da Norberto Bobbio a Pier Paolo Pasolini. Il grande Augusto Del Noce amava ricordare la sua amicizia con Aldo Capitini, quando furono risoluti e isolati antifascisti contro la guerra e per la pace negli anni del consenso a Mussolini. Giovanni Testori ha dedicato il coro iniziale del Macbetto ad un’invettiva contro la guerra.Nel desolante silenzio della cultura, contro la guerra (ieri ha ripetuto: “È una pazzia”) resta la voce di Francesco, che undici anni fa veniva eletto Papa. Il suo appello contro le inutili stragi non è venuto mai meno in un’ora buia della storia e del mondo. Oggi il Corriere della Sera anticipa un libro autobiografico scritto insieme a Fabio Marchese Ragona, vaticanista di Mediaset, che sarà pubblicato in tutto il mondo, dal titolo Life. In esso ribadisce: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è un crimine contro l’uomo, contro la sua dignità e contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune” (Alessandro Banfi, versione odierna).

"Papa Francesco è un uomo equilibrato. Condivido il suo appello al "coraggio di negoziare". È chiaro che l'Ucraina deve essere sostenuta e che la Russia è l'aggressore in questa guerra. Tuttavia, dobbiamo fare maggiori sforzi per porre fine alle morti in guerra" (Michael Kretschmer, premier della Sassonia, X,11.3.24).

(Pomeriggio) „Quando si tratta di massicce aziende tecnologiche che diffondono un'infinita propaganda nelle nostre menti e controllano ciò che vediamo, vogliamo che sia di origine americana, dannazione! Non da qualche governo straniero! Quindi, per fermare l'autoritarismo straniero, una schiera bipartisan di politici sta promuovendo quello nazionale votando per vietare TikTok. E non fatevi ingannare: si tratta solo del problema di un governo straniero che ci spia, e non (anche se molti degli stessi politici hanno accidentalmente detto questa parte silenziosa ad alta voce) perché il governo è improvvisamente incapace di controllare la principale fonte di notizie di una maggioranza di giovani. Quando i giovani smettono di sintonizzarsi sui media statali come MSNBC, Fox News o CNN, a quanto pare iniziano a farsi delle idee molto pericolose. Come quella di essere contrari al genocidio, per esempio. In un audio trapelato, il capo dell'ADL ha detto agli azionisti che Israele "ha davvero un problema con TikTok". Sembra che quando le persone hanno la possibilità di pensare con la propria testa e i giornalisti indipendenti hanno una piattaforma per condividere i fatti, non si schierano con gli oppressori. E questo è diventato un problema per gli Stati Uniti e Israele“ (Redazione di „Useful idiots“).

Spero che abbia ragione Wolfgang Michal (Der Freitag, 14.3.24) con la sua analisi che il cancelliere Olaf Scholz (SPD) si starebbe profilando come cancelliere della pace, che non avrebbe solo tentennato sui missili Taurus, ma avrebbe detto un no secco, mentre l’opposizione guidata da Friedrich Merz (CDU) vuole (per questo non ho bisogno del congiuntivo) sempre e solo la guerra. Purtroppo l’annunciato articolo del Prof. Varwick a difesa del Papa non è uscito, per lo meno non lo è in questo numero odierno del settimanale „Der Freitag“. 


(13.3.24;  Il 13 marzo 2013 il Conclave eleggeva Jorge Maria Bergoglio come papa, „qui sibi nomen imposuit“: Francesco

(Notte profonda)

La bellissima frase del santo cileno: „La vita intera del Dio trinitario è presente realmente nell’ostia“ (San Alberto Hurtado), viene espressa da San Tommaso d’Aquino, che in forma di canto, preghiamo sempre alla fine dell’adorazione eucaristica del martedì, in questo modo:

Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
præstet fides supplementum
sensuum defectui. 

Genitori Genitoque
laus et iubilatio,
salus, honor, virtus quoque
sit et benedictio;
Procedenti ab utroque
compar sit laudatio.
Amen.

Nella traduzione italiana proposta da „preghiereperlafamiglia.it“: 

Un sì gran sacramento;
adoriamo, dunque, prostrati
l'antica legge
ceda al nuovo rito,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio (Genitori Genitoque):
pari lode abbia Colui
che procede da entrambi (procedenti ab utroque).
Amen.

„Il Tantum Ergo Sacramentum è un inno liturgico in latino estratto (si tratta delle ultime due strofe) dal Pange lingua, composto da San Tommaso d'Aquino per la celebrazione della solennità del Corpus Domini su espressa richiesta di papa Urbano IV“ (dallo stesso sito, sopra citato). - Tommaso celebra la grandezza del sacramento eucaristico, ma esprime anche la „discrezione“, di cui ho parlato ieri notte, nella meditazione in riferimento a san Hurtado, della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, in questi versi: præstet fides supplementum sensuum defectui. Il difetto dei nostri sensi è che noi vediamo un ostia bianca, che è però presenza reale di Dio nel mondo! Il santo cileno cita il „Verum ave“ per esemplificare i suoi pensieri. „L'Ave Verum Corpus, o semplicemente Ave Verum, è un inno eucaristico che viene fatto risalire ad una poesia del XIV secolo. L'inno concerne il credo cattolico della presenza del corpo di Gesù Cristo nel sacramento dell'eucaristia; il significato italiano del titolo è Salve, Vero Corpo. La sua presenza fu attestata per la prima volta in un manoscritto francescano dell'Italia centrale (Chicago, Newberry Library, 24). Un manoscritto di Reichenau datato al XIV secolo lo attribuisce a papa Innocenzo (variamente identificato con Innocenzo III, Innocenzo IV, Innocenzo V o Innocenzo VI). Durante il Medioevo veniva cantato durante la consacrazione al momento dell'elevazione dell'Eucaristia. Ricorreva di frequente anche durante la Benedizione del Santissimo Sacramento“ (Wikipedia). Abbiamo anche una sua presentazione musicale di Mozart. Qui le parole: Ave verum
(W.A. Mozart)
Ave verum Corpus
natum de Maria Virgine.
Vere passum, immolatum
in cruce pro homine:
cuius latus perforatum
unda fluxit et sanguine.
Esto nobis praegustatum
in mortis examine. Amen.
(Ave o vero Corpo/ nato da Maria Vergine./Che realmente soffristi e ti immolasti/ per l'uomo sulla croce:/ dal tuo fianco trafitto/ sgorgarono acqua e sangue./ Che noi possiamo pregustarti/ già sulla soglia della morte) - nella versione citata da Hurtado ci sono questi versi aggiuntivi ed una traduzione diversa dell’ultimo verso: …che noi possiamo pregustarti nella prova della morte. O dolce Gesù! O buon Gesù! O Gesù, Figlio di Maria! Amen!). "Questa meravigliosa presenza di Cristo in mezzo a noi deve trasformare tutta la nostra vita. Non dobbiamo invidiare gli apostoli e i discepoli di Gesù che andavano con lui in Galilea. Egli è ancora qui con noi. In ogni città, in ogni villaggio, in ogni nostra chiesa; viene nelle nostre case, il sacerdote lo porta, lo riceviamo ogni volta che facciamo la comunione". (Alberto Hurtado) - ed anche se qui nella diaspora il sacramento non è presente dappertutto, io so che a Zeitz o a Droyßig o nella Jenastrasse 12 ad Eisenberg, dove andiamo ogni martedì per l’adorazione eucaristica,  lui è presente, ora nascosto nella parte interna del tabernacolo e nel mio corpo. Ma presente! Ieri nella Santa Messa ho pianto pensando a ciò che teme il Papa, con le sue parole così contestate, anche da cattolici guerrafondai, che poi ti fanno la predica (parli davvero in nome della pace con la tua denuncia?) se denunci questo abominio possibile o imminente! 

"Adrienne ha letto da qualche parte che i Padri della Chiesa parlano del seno della Chiesa, da cui il credente beve. Poi si rende conto che è proprio questo bere che distingue i Padri della Chiesa. Bevono molto vicino al cuore della Chiesa e trasmettono ciò che hanno bevuto. Bevono senza desideri particolari, senza visioni. Non ne hanno bisogno perché sono così vicini al cuore della Chiesa. Vogliono conoscerla come "gusta", più come sposa di Cristo che come istituzione" (Terra e cielo, III, 1959, 2273). In riferimento all’eucaristia, Hurtado dice: "Se avessimo abbastanza fede, i miracoli riportati nel Vangelo sarebbero per noi un fatto quotidiano; il Cristo del mare di Galilea riapparirebbe sopra le onde per calmare la tempesta nelle nostre anime. Nei momenti di sofferenza, sentiremmo la stessa voce del Signore: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e affaticati" (cfr. Mt 11,28). "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva". (Gv 7,37). Una sola cosa è richiesta: avere sete". (Hurtado, Vivere con successo, 112). Ecco questo chiedo, ora verso le quattro del mattino: essere vicini al cuore della Chiesa, ed aver sete di Cristo! 

Abba nostro…

(Dopo) Nel suo libro “Welt in Aufruhr“ (edizione citata, 76-84) Herfried Münkler parla di „tre strategie per il rapporto con potenze revisionistiche“.  Con il nome potenza revisionistica vengono chiamati paesi che non sono contenti con lo status quo mondiale (Russia, Turchia…), mentre le potenze dello status quo sono paesi come gli USA, la Germania, l’Italia o come la EU stessa, cioè i vincitori della globalizzazione. Ovviamente in questo tipo di decisione definitoria c’è già una precisa ermeneutica politica: Münkler è uno scienziato della politica occidentale, intelligente ma occidentale, che non mette in discussione la dialettica democrazia/autocrazia. Le tre strategie sono comunque molto interessanti per analizzare il reale: la prima è quella di un rapporto di relazione economica tra i paesi dello status quo e quelli revisionisti, la seconda quella delle concessioni (appeasement) ed infine quella della deterrenza. Durante la nostra colazione comune ho spiegato a mia moglie in dettaglio queste strategie facendo esempi storici, e riflettendo su tutte quelle articolazioni proposte da Münkler stesse, per esempio che quella che gli stati dello status quo pensano come deterrenza, può essere vista dai paesi revisionisti come minaccia. L’obiezione più grande al sistema delle strategie presentate è che le responsabilità politiche delle forze „buone“, quelle democratiche sono appena accennate e non  in modo critico. Per esempio non si nega che l’accordo di Minsk sia stato anche usato per prendere tempo nel senso di riamarsi e non solo da parte delle forze revisionistiche, ma anche delle forze ritenute „buone“,etc. Tra le tante cose che si devono tenere presenti nell’analizzare le parole del papa (non ripeto ciò che ho detto in questi giorni) è che lui viene dall’America Latina, cioè da un continenti in cui vi sono paesi in crisi e paesi che non fanno parte dello status quo della globalizzazione mondiale…

Scintille di guerra nel Mar Rosso, con due droni abbattuti da nave Duilio della nostra Marina militare, coinvolta nell’operazione Aspides. All’episodio ha fatto seguito un proclama degli Houthi contro il nostro Paese, in cui si sostiene che l’Italia si è schierata con il nemico. Hezbollah ha rivendicato il lancio di oltre 100 missili contro diversi siti militari israeliani. In risposta, Israele ha colpito “due centri di comando militare di Hezbollah" nella zona di Baalbek, nel nord-est del Libano. Sono state diffuse immagini choc della Bbc (vedi Foto del Giorno) in cui si vedono medici dell’ospedale Nasser di Khan Yunis denudati e ammanettati dall’esercito israeliano. Tre medici hanno denunciato di essere stati picchiati. Fonti arabe hanno accreditato l’idea che Hamas abbia accettato alcune condizioni Usa per aprire un negoziato ma mancano conferme. Alcuni leader dell’Ue hanno preparato un documento per una “pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile” a Gaza. Documento che deve essere approvato al prossimo Consiglio europeo“ (Banfi, versione odierna); come si vede qui si sta incendiando una nuova crisi in una zona „revisionistica“ (cf cosa ho scritto qui su in dialogo con Münkler), ma non siamo più per nulla in una frase di deterrenza; i paesi dello status quo, di cui fa parte l’Italia (uno dei setti paesi più ricchi del mondo), sono in guerra ed ovviamente vengono visti come una minaccia. 

Sul fronte della guerra in Ucraina, ieri attacco di Kiev con droni e razzi in Russia. Tra gli obiettivi colpiti c'è anche una raffineria di petrolio. Tre gruppi paramilitari russi filo-ucraini hanno annunciato di essere riusciti a entrare nel territorio di Mosca e di star combattendo nelle regioni di Belgorod e Kursk. Il ministero della Difesa russo ha però smentito queste notizie(Banfi, versione odierna). Qui vediamo che un paese difeso dai paesi dello status quo minaccia la Russia, se non nella realtà, almeno nella comunicazione; mentre il paese revisionistico fa un lavoro di comunicazione, quindi di mediazione…

(Pomeriggio) Aspettando Konstanze che mi veniva a prendere vicino all'asilo infantile di Droyßig ho notato questa scena: una maestra dell'asilo „faceva“ della musica con il suo telefonino, musica che attraverso l’amplificatore giungeva ai bambini dell’asilo, che ballavano o forse meglio si muovevano; poi le interrompeva la musica e quelli che non si fermavano in tempo erano esclusi dal gioco…mi sembra un gioco bello e intelligente; durante il gioco due piccole bambine si sono abbracciate…questo mi ha fatto riflettere su quello che ritengo uno dei  problemi più grandi della nostra regione. Proprio il muro invisibile tra le generazioni rende molto difficile il lavoro di missione ecclesiale (non sto parlando di proselitismo), perché sono gli adulti che fanno normalmente la proposta ecclesiale…a parte la simpatia che ho per singole persone della mia classe, uno dei motivi per cui io mangio tutti i giorni (a parte il lunedì che ho servizio) con la mia classe e perché vorrei che facciano l'esperienza di un adulto che, sebbene come insegnante io guadagni, ma ovviamente non mi pagano per mangiare con loro, insomma che facciano davvero l'esperienza di una gratuità nel rapporto con gli adulti. Senza questa gratuità non è possibile una dimensione missionaria…e neppure umana. Ma mentre vi è un abisso tra proselitismo e umanità, missione in nome del „Figlio dell’uomo“ ed umanità sono due aspetti di una medesima cosa.

Ho approfondito alcuni degli argomenti di Münkler riguardanti „le mancanze della politica tedesca ed europea a riguardo della Russia“. Non ripeto le premesse fatte questa mattina. 1) Sono d’accordo con Münkler che sia stato un errore di ragionamento l’aver pensato che non ci sia soluzione di continuità tra l’Unione Sovietica e la Russia. La prima faceva parte dei paesi che volevano lo status quo, mentre la seconda, con una certa ragione,  può essere definita un paese revisionista; questa mattina ho spiegato questa terminologia e sui limiti (non mi ripeto); il limite più grande è con questa terminologia si legittima, con altre parole, la dialettica fatale tra democrazia (status quo) e autocrazia (potenze revisionistiche). Comunque è chiaro che l’Unione sovietica era uno stato soddisfatto dello status quo o per lo meno abbastanza soddisfatto, mentre Putin rimpiange la grandezza perduta. 2) Il modello del trasferimento della ricchezza in Russia come metodo di pacificazione è entrato in crisi nel momento in cui la Russia ha compreso che il suo gas non era una prospettiva a lungo termine, perché la Germania, per esempio, si era lanciata, in modo legittimo, per motivi ecologici, allo studio e alla ricerca di energie alterative. Ho imparato da Eugyppius che queste energie alternative non sono una vera prospettiva alternativa, per diversi motivi, ma nella comunicazione sul futuro dei rapporti economici con la Russia non si è tenuto conto del fatto che i rapporti in corso, non essendo intesi come rapporti stabili, avevano creato una delusione nel partner economico. Münkler afferma che la formazione di consorzi economici con la Russia avrebbe implicato, se si voleva continuare il programma di pacificazione, una comunicazione più attenta delle paure russe e la proposta di un progetto alternativo. Münkler sostiene che questa mancanza di comunicazione adeguata abbia a che fare con la difficoltà da parte delle democrazie di formulare una „grande strategia“. 4) Un altro grande problema sollevato da Münkler è la sopravvalutazione di quello che si potrebbe chiamare la dimensione dell'homo economicus; le persone non sono solamente „economiche“, ma sono anche soggetti, in cui vivono forme di risentimento, in cui ci sono rabbie e paure che possono essere pacificate con il trasferimento del benessere economico, ma non del tutto sconfitte, in modo particolare se i paesi revisionistici hanno la sensazione che non ci sia un rapporto di dignità tra i due partner in gioco. Che poi questa sensazione sia fattuale o piuttosto solo sentita, da un certo punto di vista non gioca un grande ruolo.  5) L'ultima questione che solleva Münkler è quella della disinformazione sistematica…qui lui prende secondo me troppo, anche se in modo consequente, in considerazione solamente la disinformazione sistematica dei paesi autocratici e revisionisti e non tiene per nulla conto del fatto che anche i paesi dello status quo hanno la loro disinformazione sistematica, come fanno vedere tutti quei giornalisti alternativi (Maté, Greenwald, Taibbi…), che ho citato nel mio diario.

La mia considerazione di autori come N.S. Lyons nasce dalla messa in questione critica della dialettica democrazia e autocrazia (dialettica accettata come un dogma anche da Münkler, pur nella sua analisi differenziata); con l’esempio della Polonia, qualche tempo fa, ne avevo parlato nel mio diario, Lyons faceva vedere, riferendosi ad un autore polacco, che mette in discussione radicalmente i dogmi dell’europeismo anti- populista, come questa dialettica si basa su un presupposto falso. Oggi è uscita un’intervista in cui Lyons entra in dialogo con l’autore stesso che aveva citato (Interview: Ryszard Legutko. Liberal Democracy, Communism, and totalitarian temptations in free societies (Democrazia liberale, comunismo e tentazioni totalitarie nelle società libere). Ryszard Legutko è co-presidente del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) al Parlamento europeo. È anche professore emerito di filosofia presso l'Università Jagellonica di Cracovia. Durante il comunismo è stato uno dei redattori del trimestrale samizdat "Arka". Oltre al già citato Demon in Democracy, i suoi libri recenti includono The Cunning of Freedom (Encounter Books 2021) e The Way of the Gadfly: The Study of Coherency in Socratic Thought (St. Augustine's Press, di prossima pubblicazione)“.Questo autore è molto interessante, perché fa vedere come vi sia un’evoluzione dei pensatori del samizdat; nel mio dialogo con Giuseppe Reguzzoni avevo accennato ad un possibile richiamo solo romantico a quel fenomeno bello di obiezione civile politica. Lyons riassume così il dialogo fatto con Legutko: „La discussione che ne è scaturita è riportata di seguito (nell’intervista). Parliamo della situazione in Polonia, dei dogmi dell'"europeismo" anti-populista, della possibilità o meno di separare il progressismo dal liberalismo classico e delle inquietanti somiglianze tra le compulsioni ideologiche odierne e il comunismo (che Ryszard ha vissuto e affrontato personalmente), oltre a molto altro“; la prima domanda che gli fa l’americano è se l’autore polacco fosse d’accordo con il modo con cui Lyons lo aveva riassunto e riflettuto. Ecco la risposta: „Il suo resoconto di ciò che sta accadendo in Polonia è accurato. Vorrei aggiungere alcune informazioni sulla repressione dei media da parte del nuovo governo {quello esaltato dall’EU}. I media in Polonia, come nel resto del mondo occidentale, sono stati prevalentemente di sinistra e fortemente critici nei confronti del governo conservatore. Durante il regno del partito „Diritto e Giustizia“ (PiS), essi coprivano circa i due terzi del mercato dei media, il che significa che, nonostante l'isteria dell'UE, i media che sostenevano più o meno il partito al potere rappresentavano solo una minima parte. Oggi, sotto Donald Tusk, circa il 90% è filogovernativo e ferocemente anti-PiS. I giornalisti del restante 10% che sostengono il PiS spesso non sono ammessi alle conferenze stampa del governo e vengono ostracizzati in ogni modo possibile. Il sistema legale esistente, compresa la Costituzione polacca, non consente un'operazione così rapida di acquisizione dei media pubblici (the public media), eludendo tutte le limitazioni e le disposizioni legali. Il trucco del governo è stato quello di trattare la televisione pubblica, la radio e l'agenzia di informazione come aziende statali (state companies) e poi metterle in liquidazione. L'ironia della sorte è che il ministro della Giustizia che ha preso questa decisione era stato in precedenza difensore civico della Polonia e in quella veste aveva fortemente criticato tali mosse, sostenendo che i media non sono semplici aziende statali ma, per il loro ruolo eccezionale nella società, dovrebbero essere particolarmente protetti dal potere arbitrario dei politici e non possono essere messi in liquidazione da soli dal ministro della Giustizia“ (Ryszard Legutko). Quello che dice Münkler sulla disinformazione sistematica deve essere corretto con questa prospettiva (che si potrebbe chiamare anche revisionista, ma nel senso del revisionismo storico), anche se probabilmente entrambe le posizione contengono un momento di verità. 

(Notte) „Così la parola come essenza conosciuta della cosa (corrispondentemente all’essenza chiusa e posta in sé) diventa un punto fisso astrattamente identico. È bollata come già sempre compiuto, come una „parola vecchia“, che non è un cammino e che ha già concluso tutto ed in cui non è presente la „giovane speranza“ (Peguy). È rimasto solamente il concetto unidimensionale. La parola ha perso lo spazio sovraessenziale della luce dell’essere. Non riunisce ed unisce più perciò chi pensa in un dialogo aperto all’essere. La ragione che è tramontata nella ratio produce solamente questo „concetto chiarissimo“. Ciò che non vi si sottomette viene liquidato come „irrazionale“. La luce della ragione nella sua freschezza mattutina e nella chiarezza di un cristallo ha ceduto il passo al „concetto chiaro“, alla „essentia pura“. Questo concetto sebbene non provochi altro che un „capogiro“ scivoloso {la parola „Schwindel“ e il verbo „schwindeln“ significano anche rispettivamente imbroglio ed imbrogliare; ndt} domina sull’essere a partire dall’unità dell’essenza… Nel dominio della ratio {intelletto} il concetto analogico è decaduto nella barbarie. Questa potenza dell’intelletto è il dominio del sofista, che dice: „l’essere è, il non essere è“. Qui l’essere è ridotto in modo così „unidimensionale“ ad un compiuto e semplice, che il suo „non subsistens“ è posto accanto ad esso. Il medesimo uso di essere e „nulla“ è perciò dissolto e l’analogia è distrutta. Il sofista quindi non pensa per nulla nell’analogia, piuttosto solamente nel „concetto puro“ che poi finalmente raggiunge la sua vetta nel purissimo e massimo di tutti i concetti, nel concetto dell’essere. Nello stesso attimo, però, il pensiero tramonta nel „sì e no allo stesso tempo“ dell’ambigua ipostasi ontologica“ (Ferdinand Ulrich, HA, 448). - vorrei sottolineare due elementi di questa frase di Ulrich da una parte la questione della „speranza giovane“ (Peguy), poi la questione del „concetto puro“ che non è più fecondo; questo a livello di riflessione politica significa la rinuncia a concetti puri come la differenza tra autocrazia e democrazia, senza cadere nell’ambiguità di „un sì e no allo stesso tempo“; la speranza giovane deve essere pensata contro ogni forma di tradizionalismo unidimensionale, che riduce le parole ad astrazioni identiche con se stesse, non con le cose, ma anche contro ogni astrazione concettuale. Se penso alla meditazione di ieri su Adrienne (assolutezza dei consigli evangelici) ed su Erik Varden (castità dal caos) non penso che Varden sia la „speranza giovane“, mentre Adrienne incarni un pensiero  assoluto ed immobile. Vedo anche in lei una grande speranza giovane, anche se ne sottolinea l’assolutezza. Cristo stesso che ci racconta la storia del figliol prodigo ed in questo modo di un padre che sa lasciar andare il figlio, senza per questo smetterla di aspettarlo, che ci racconta la storia di una amore del tutto gratis (Lc 15), dice anche cose assolute nel senso che non stanno a disposizione delle nostre interpretazioni, per esempio nei capitoli cinque e sei di Matteo. E comunque una speranza che non arrivi de arriba non può essere „giovane“; di giovane c’è solo il cielo, la terra invecchia!  


(12.3.24) Mi trovo davvero, per grazia, in un dialogo intimo con queste parole scritte nel suo diario da Adrienne nel dicembre del 1958 o forse stenografate da Hans Urs e poi da lui trascritte, mi trovo in un dialogo intimo non perché io o la Chiesa ne sia all’altezza, ma perché dicono qualcosa di profondamente vero e noi, sebbene la tradiamo mille al volto giorno, non possiamo vivere senza la verità, che è Cristo stesso! "I consigli evangelici del Signore sono un assoluto. Bisogna tendere a ed allinearsi ad essi. I consigli sono giusti. Non si possono discutere, non possono essere dimezzati. Sono un'espressione dell'amore di Dio e possono essere compresi e vissuti solo nell'amore. Sono una risposta d'amore a Dio. L'amore del Signore risponde sempre; nei consigli ci dà l'opportunità di andare nell'assoluto con il nostro amore. Certo, la nostra sequela è sempre in ritardo, ma sappiamo nel più profondo di noi stessi che la forma che ci offre l’amore del Signore è un tutt'uno, un vaso senza crepe. Se siamo noi stessi a provocare delle crepe, allora l'intera cosa si sgretola. La nostra mente può brontolare di fronte ai consigli, vuole soprattutto vedere la casistica, le eccezioni. Forse la cosa più pericolosa a riguardo dei consigli è questa ricerca a priori dell'eccezione. Il Signore non ha preteso alcuna eccezione per sé. Non meno pericolosa è l'assuefazione alla vita dei consiglieri. Laddove lo zelo scompare, si lascia che il cinque sia un numero pari. È nell'abitudine che manca l'impegno decisivo dell'amore. Il nostro primo zelo è necessariamente fugace, come tutto ciò che viene da noi. Ma se è disponibile, sarà assorbito dalla grazia imperitura di Dio e conserverà così qualcosa degli attributi di Dio. Tutto ciò che facciamo di più nella preghiera, nella penitenza, nella pazienza e così via - in direzione opposta all'abitudine - ci apre ulteriormente all'amore di Dio; riceviamo una visione chiara. La vera rinuncia ci permette di comprendere più profondamente la rinuncia del Dio trinitario in Gesù Cristo. Chi non fa  più penitenza volontariamente fa il gesto di chiudere la porta. Sbatte la porta non solo al pentimento, ma anche a Dio. La penitenza, invece, rivitalizza la fede. Supponiamo di aver riconosciuto il significato della vita dei consigli evangelici in gioventù e di non vederlo più in età avanzata: ogni pentimento ci aiuterà certamente a vederlo di nuovo. La vita nuova nasce dalla rinuncia. Tutta la vita nuova si basa biologicamente, umanamente e cristianamente sulla rinuncia. Questa legge è più marcata nel regno soprannaturale, perché è anche il luogo in cui l'amore è più influente. L'amore per Dio non conosce rassegnazione. Si devono sopportare molte cose dagli uomini, ma con Dio la delusione è impossibile" (Adrienne von Speyr, Terra e cielo III, dicembre 1958, numero 2268). Nei miei diari ho cercato di tenere presente il disastro dello scandalo della pedofilia, ma anche ciò che so della mia esperienza personale con la sessualità. Non ho mai voluto però fare un'obiezione ad alcuno dei consigli evangelici (obbedienza, povertà e verginità) come obiezione a priori. Ho voluto tenere conto del fatto che noi „nella sequela siamo sempre in ritardo“, che abbiamo bisogno di surrogati. Ma nel fondo del mio cuore so che nessun surrogato può dare ciò che i consigli evangelici promettono: una libertà assoluta a livello del possedimento delle cose, della sessualità, del superamento di ogni forma di egoismo e narcisismo. Sono poi completamente d’accordo e l’ho detto tante volte anche ai miei scolari: „Tutta la vita nuova si basa biologicamente, umanamente e cristianamente sulla rinuncia“. Vale per una mamma ed un papà che vogliono avere un figlio, etc. A me sembra che certi gesti di rinuncia non siano davvero una rinuncia, che ne so mangiare il pesce invece che la carne, ma credo che ognuno sa che cosa significhi fare una rinuncia volontaria, per esempio non non reagire subito a qualche cosa che ci ha ferito…Ps „Qual è la definizione di “castità”? Un gran numero di persone, incluse quelle che dovrebbero saperne di più, ritiene che “castità” equivalga a “celibato”, e che il discorso sulla castità sia un po’ come un codice sofisticato col quale i porporati esclamano dai pulpiti, hoi polloi, guardando verso il basso, «Scusate, gente, semplicemente non potete farlo». Questa riduzione è assurda. Legare la castità all’astinenza erotica, alla mera mortificazione dei sensi, significa renderla potenzialmente uno strumento di sabotaggio allo sviluppo della personalità. Significa anche fraintendere, distorcere e impiegare male il significato di una nozione complessa. La parola “casto” ci giunge, attraverso le lingue romanze, dal latino castus, usato dagli autori classici per tradurre il greco katharos, che signifi ca “puro”. Da katharos abbiamo catharsis, una parola fondamentale nella Poetica di Aristotele. Questo riferimento non è così pomposo come potrebbe sembrare. Ha strutturato la nostra reale comprensione dell’esperienza, che noi abbiamo letto opere di filosofia greca oppure no. Aristotele usa la catharsis come un’immagine per la purificazione interiore che può realizzarsi in una persona che assiste a una tragedia. Osservando la rappresentazione scenica di un’emozione potente e normalmente nascosta, rivissuta nel dramma tramite un’empatia al contempo intellettuale e viscerale, lo spettatore o la spettatrice può toccare le stesse profondità dentro di sé. Facciamo un esempio. Ci accomodiamo davanti alla tv per vedere Sinfonia d’autunno, film di Ingmar Bergman del 1978. Una madre e una figlia si rivedono dopo molto tempo per un incontro progettato per rassicurare entrambe sulla correttezza dei propri doveri tra madre e figlia per potere poi prendersi un altro lungo momento di lontananza l’una dall’altra. Il progetto però naufraga. Dopo una serata di scambi patetici dietro cui aleggia il fantasma del non detto, le due si ritrovano in cucina a mezzanotte: colte da insonnia, entrambe desiderose di mettere a bollire dell’acqua. Là, in camicia da notte, spogliate della loro composta esteriorità, cominciano a chiamare le cose con il loro nome. Eva, la figlia, rivendica la propria affermazione dopo una intera vita di sottomissione alla tirannia della madre travestita da cure materne. La madre (una magnifica Ingrid Bergman nella sua ultima prova d’attrice) manifesta un’insicurezza insospettabile. Questo non è un dramma facile da vedere. Dopo la visione potremmo anche noi avere difficoltà a prendere sonno, in preda a un turbinio di pensieri, con lo stomaco in subbuglio e un’ansia affiorante – ed è così, dice Aristotele, che la catharsis avviene. Nella misura in cui io identifico, sfioro e do un nome alle mie ferite, con i nervi scoperti toccati dalla rappresentazione a cui ho assistito, io permetto a quanto, nelle profondità del mio io, era implicito o represso di trovare una forma esteriore, con un sospiro di sollievo interiore. Si tratta di superare la frammentazione interiore per trovare integrità e quindi libertà.Tale tipo di purezza viene ottenuta passando attraverso il caos, possedendolo“ (Erik Varden, vescovo norvegese,. Avvenire di oggi)

Vorrei rimandare al dialogo che ieri ho fatto con Giuseppe nel mio blog sulle parole del Papa (dialogo con Giuseppe Reguzzoni.) Ovviamente i leninisti ciellini mi hanno subito detto che ho perso il senso della realtà, non sapendo che è meglio vivere a Berlino piuttosto che a Mosca e poi che per le mie fesserie non devo richiamarmi a don Giussani. Quello che scrive Geninazzi banalizza la mia posizione, che non può considerare a priori perché la sua testa è piena di ideologia. Berlino sta contribuendo a fare saltare in aria il mondo come Roma e Washington, che ha attaccato paesi raccontando bugie al mondo; che sta finanziando il massacro inaudito di Gaza. E poi per un attività giornalistica si può finire in galera anche in Occidente o addirittura essere minacciati con la pena di morte. Il Putin, unico lupo cattivo, è quello che il Papa cerca da due anni di smascherare per quello che è: una favola. PS Giuseppe ha commentato il nostro scritto nella mia bacheca in Facebook: „Roberto,  non siamo soli, anche se lo strapotere dei media pro-guerra ci fa sentire tali. L'Europa sta morendo, è la prima vittima, e il papa lo sa. Ogni giorno di guerra in più ci sono altre migliaia di giovani vite distrutte. La dottrina cattolica della guerra "giusta" (sempre che davvero questa possa essere definita tale) indica esplicitamente i criteri di proporzionalità e di ragionevole possibilità di successo. La violenza delle reazioni di vari ministri e capi di stato all'intervista del papa la dice lunga sulla volontà di guerra sino all'ultimo ucraino (e ormai oltre). Del resto anche Cadorna (che aveva due figlie suore) disse che avrebbe volentieri fucilato Benedetto XV come disfattista, dopo la sua dichiarazione sulla"inutile strage" della grande guerra.

„Appartengo ad una generazione che ha vissuto la profonda avversione, e a tratti l’odio, verso Giovanni Paolo II quando non volle benedire la guerra degli occidentali nel Golfo, che fu l’inizio di una catena fallimentare di guerre (Afghanistan, Iraq, Siria, Libia) con lo scopo di “esportare” la democrazia nei Paesi islamici. Dunque ho già visto momenti simili ma la rabbia, anche purtroppo di cattolici, verso Papa Francesco sta esplodendo in questi giorni senza più ritegno. Si tratta di un rabbia che è anche il frutto dell’aggravarsi della situazione. A Gaza siamo arrivati a 30 mila vittime, quasi tutti civili, almeno la metà donne e bambini. Gli ucraini stanno pagando un prezzo altissimo all’invasione russa e parte dei leader occidentali, i francesi e i polacchi, esplicitamente vorrebbero l’ingresso in guerra della Nato. In momenti oggettivamente più sanguinari e di eccitazione bellicista, la posizione sulla pace e sul negoziato diventa una sfida intollerabile alle coscienze. Si vorrebbe non esistesse, si vorrebbe sopprimerla. / Sulla polemica scaturita dalla controversa intervista televisiva di papa Francesco, due prese di posizione chiariscono molto bene nel merito. Quella del cardinale Pietro Parolin (1) intervistato da Gian Guido Vecchi del Corriere e quella di Monsignor Visvaldas Kulbokas (2), nunzio apostolico in Ucraina, che ha parlato ieri in un colloquio con Iacopo Scaramuzzi, comparso sull’edizione web di Repubblica (ma non sul giornale cartaceo). Eppure ieri a sparare sul pontefice sono stati ancora il segretario generale della Nato Stoltenberg, il presidente Usa Biden e il cancelliere tedesco Scholz con la ministra degli Esteri tedesca Baerbock. Il “fronte del negoziato”, come lo chiama Avvenire, avanza a piccoli passi. Mentre cresce la minaccia oggettiva di un allargamento (mondiale e quindi nucleare) del conflitto“ (Alessandro Banfi, versione odierna). 

  1. Il cardinal Parolin è un diplomatico ed è giusto che parli così: „«È «ovvio» che creare le condizioni di un negoziato spetti a entrambe le parti in conflitto, Russia e Ucraina, che la «prima condizione» sia di «mettere fine all’aggressione» e a cessare il fuoco debbano essere «innanzitutto gli aggressori», cioè Mosca. Il cardinale Pietro Parolin, 69 anni, Segretario di Stato vaticano, è il collaboratore più stretto del Papa e guida la diplomazia della Santa Sede“ (Corriera della Sera) io sono però filosofo e non un diplomatico ed ho grandi dubbi che ci sia solo un aggressore. Per questo ho sposato la tesi della proxy war. 
  2. «Il cuore del Papa è addolorato da tante vittime della guerra in Ucraina». È necessario «cercare le vie della pace». E per prima cosa la Russia «dovrebbe smettere di uccidere». Monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, contestualizza l’affermazione del Papa sulla «bandiera bianca» di Kiev. «Si tratta di questioni molto serie, non andrebbero affrontate con domande episodiche», afferma l’arcivescovo lituano (La Repubblica). - Ripeto come filosofo capisco questa contestualizzazione diplomatica, ma non è l’unico punto di vista. C’è anche una contestualizzazione più grande, quella della proxy war per l’appunto (Aaron Maté).

Qual è la differenza tra Annalena Baerbock (Verdi) e Friedrich Merz (CDU): la prima vuole uno scambio anulare di missili da crociera con Londra e Kiev, il secondo una consegna diretta a Kiev. In altre parole, la differenza sta nel fatto se la catastrofe debba avvenire direttamente o attraverso uno scambio dell’ anello a tre (Ringtausch). 

„In "der Freitag" scrivo perché penso che le dichiarazioni di Francesco siano un buon impulso e perché coloro che si affidano esclusivamente alla carta militare e diffamano il negoziato come disfattismo dovrebbero vergognarsi“. (Johannes Varwick, X, 11 marzo 24)

In Sassonia-Anhalt, l'anno scorso la produzione di energia rinnovabile si è ridotta più che mai (MZ) … Da strettoia a strettoia, ma se Eugyppius ha ragione, non è poi così male (si vedano le argomentazioni di ieri) 

Il mio diario è stato aperto per ben più di 2000 volte...

Abba nostro…

(Pomeriggio) Nella pagina 447 dell’HA di Ulrich c’è una parola coraggiosa: accettazione dell’angoscia; questa non è evitabile né rimanendo sospesi in un’idealità astratta, perché comunque prima o poi la realtà avrà il sopravvento; allo stesso tempo non si deve avere paura dell’equivocità delle cose, quasi che nel reale non vi sia alcuna analogia del dono dell’essere come amore gratuito.

(Notte) „La vita intera del Dio trinitario è nell’ostia“ (San Alberto Hurtado). I minuti passati davanti al Gesù eucaristico prima nella cappella erano una grande consolazione! La coscienza che Dio è presente, che Gesù è presente in quella presenza discreta. La coscienza di quanto c’è ne rendiamo appena conto: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?“ (Gv 14, 9 ⸂Τοσούτῳ χρόνῳ⸃ μεθ’ ὑμῶν εἰμι καὶ οὐκ ἔγνωκάς με, Φίλιππε;). Ogni settimana sono davanti a lui e non lo conosco, non ne conosco la potenza, la concretezza: „ nell'ostia incontriamo il Cristo del discorso della montagna, il Cristo della Maddalena, il Cristo al pozzo di San Giacomo che parla con la donna samaritana, il Cristo sul Monte Tabor e nel giardino del Getsémani il Cristo che è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre“ (Hurtado). Ed adesso è qui con me, mentre scrivo! Certo in modo latente e discreto, ma presentissimo (la presenza reale, non solo simbolica di noi cattolici). E domani sarà con me nella scuola: „Dall'eucarestia la Chiesa spera per sé e per ogni singolo credente la forza vittoriosa in tutte le situazioni della vita terrena, anche nei giorni dell’anticristo“ (Hurtado). - E per ritornare alla meditazione di questa mattina sono davvero convinto che i consigli evangelici siano una porta che porta all’assoluto (Adrienne) …e anche per noi laici che non viviamo questi consigli alla lettera e bene non dimenticare la libertà compresa in essi…per quanto riguarda la castità mi è piaciuto molto il pensiero di questo vescovo norvegese, che ho citato questa mattina, Erik Varden: La castità viene conquistata da noi nel caos, a partire dal caos („Tale tipo di purezza viene ottenuta passando attraverso il caos, possedendolo“)…questi due poli mi interessano,  da una parte l'assolutezza dell'affermazione di Adrienne („i consigli evangelici del Signore sono un assoluto“ - quindi la castità è castità, non qualcosa d’altro) e dall'altra questo realismo del vescovo norvegese (raggiungiamo l’assoluto purificando il caos).


(11.3.24) In una delle sue lettere Balthasar mi scrisse che non voleva che si separasse l’estetica dal resto della trilogia (drammatica e logica) ed io sono del tutto d’accordo con questa sua richiesta, vero è, però, anche che il primo passo è stato quello della bellezza. Il padre Pirola SJ, che stimo per altre cose (il suo dialogo con Bloch, il suo modo di presentare Sant’Anselmo, il suo amore per Matteo Ricci…), non era interessato a ciò e mi disse che piuttosto di leggere un’opera del genere (Gloria), avrebbe letto una storia dei calzaturifici nel mondo (dovevo sorridere ora che l’ho scritto, perché anche le scarpe sono belle). Io penso, invece, che il primo passo sia la bellezza, ontologicamente e teologicamente intesa: il dono dell’essere non è solo buono e vero, ma in primo luogo bello! È il cielo è bello! Anche se noi abbiamo paura del passaggio, la morte, ci aspetta qualcosa di bello, che tra l’altro è già qui; l’eternità è già qui e si rispecchia nel dono della bellezza dei fiori, che stanno venendo di nuovo fuori nel nostro giardino (ieri ho visto i bellissimi dieci Crocus che mi aveva fatto piantare mia mamma) e di cui ho parlato ieri con mia mamma, che sa, per esempio, quando si devono potare le rose e come. Scrive Adrienne: "Ieri, durante la sua conferenza {Balthasar aveva parlato della bellezza}, mi sono reso conto che le visioni sono sempre belle. Certo, ci sono visioni la cui bellezza non colpisce particolarmente, perché il centro di gravità di ciò che si deve comprendere è altrove. Ma ce ne sono altre... Molti anni fa c'era qualcuno - non ricordo chi - che ballava. Non sapevo che senso avesse, ne abbiamo parlato qualche volta. Ieri mi è tornata in mente una parte dell'immagine e ho capito: era semplicemente bellissima. Come Ignazio rallegrava ballando un esercitante  triste, così qui si veniva catturati da un grande movimento armonioso. Se si dovessero prendere tutte le visioni del Signore, della Madre di Dio, del cielo in generale e descriverne la bellezza, non si finirebbe più. Della Madre, sono soprattutto i movimenti a catturare l'attenzione. Per quanto difficile e movimentata sia la sua vita terrena, è sempre  bellezza che si trasforma in nuova bellezza. E la bellezza crea sempre una nuova apertura in noi. E l'emergere e il rivelarsi dell'immagine è una bellezza più originale della semplice figura" (Adrienne von Speyr, Terra e cielo III, 4 novembre 1958, numero 2267). Rileggendo, per un lavoro che ho fatto per don Andrea della „Casa Balthasar“, ciò che avevo scritto sul nostro ultimo incontro con Ulrich, devo che dire la parola prima e riassuntiva è „bello“; era bello e divertente come avrebbe voluto che lo svegliassimo, un po’ come il ballo di SPN per il suo esercitante triste. Certo c’era anche il momento drammatico di cui non avevo parlato in quel resoconto, quando mi disse, in risposta alla mia gratitudine di averlo incontrato nella mia vita, che lui era niente, solo Cristo, solo il Cristo crocifisso e con il suo sguardo si voltò è guardò in alto. Ed ancor più drammatico è stato quando mi disse quanto lo aveva ferito l’atteggiamento di un amico comune…ma rimane il fatto che l’incontro era di una bellezza indescrivibile, almeno per me indescrivibile, quando ha tenuto la mano di Konstanze e poi la mia nella sua…L’osservazione di Adrienne alla fine della citazione è un riassunto sintetico preciso del primo volume di „Gloria“: la percezione della figura! La figura non è statica, ma emerge e si rivela e così ci cattura! 

La transizione energetica tedesca rischia di essere un disastro inaccessibile e irrealizzabile, secondo gli stessi revisori indipendenti del governo“ (Eugyppius, 10.3.24). L’autore spiega in Substack: „Il Bundesrechnungshof, o Ufficio federale di controllo, è un organo governativo indipendente incaricato per legge di supervisionare la gestione economica della Repubblica federale. La scorsa settimana ha pubblicato un devastante "Rapporto ... sull'attuazione della transizione energetica" in Germania. Ognuna delle sue cinquantotto pagine rappresenta un brutale schiaffo al nostro ministro dell'Economia verde Robert Habeck. Le politiche energetiche tedesche non solo ci hanno reso lo zimbello del mondo sviluppato, ma sono deplorate persino dai nostri stessi burocrati. Il rapporto dice chiaramente ciò che tutti sanno, ma che nessuno dei responsabili riconosce: l'eolico e il solare sono fonti di energia intermittenti, che richiedono un sistema di backup (backup system) „ampiamente ridondante" per fornire "energia sicura e controllabile" quando il sole non splende e il vento non soffia…Stiamo passando da un sistema elettrico funzionale a un sacco di aspirazioni inconsistenti, che non sono il genere di cose che tengono accese le luci“. Il backup system è un metodo di salvataggio dell’energia, per esempio nel caso di blackout e guasti alla rete elettrica pubblica, con il loro impianto fotovoltaico, permetterebbe una massima indipendenza energetica (ma è solo un esempio). In generale si tratta di un metodo „per contrastare l'intermittenza delle fonti di energia rinnovabili“ (Eugyppius). „Come tutti sanno, la capacità rinnovabile è solo metà della storia. L'eolico e il solare non servono a nulla se l'energia che generano non può essere portata ai consumatori, e questo progetto richiede massicci ampliamenti della rete elettrica. In particolare, abbiamo bisogno di 6.000 chilometri di cavi elettrici in più rispetto a quelli che abbiamo. In pratica non abbiamo mai raggiunto nessuno dei nostri obiettivi di espansione della rete; nel 2023, finalmente, siamo arrivati dove speravamo di essere nel 2016. Il governo Scholz non sta facendo meglio del governo Merkel nei suoi ultimi anni“ (Eugyppius). Ovviamente non sono un’esperto di tutto ciò, anche se osservo che il cavo elettrico nuovo che viene costruito tra qui e Droyßig procede molto lentamente. Leggo con attenzione l’articolo, perché Konstanze ed io ci eravamo fatti alcuni pensieri sull’energia solare e perché l’articolo mi è stato inviato da Adrian. Eugyppius sostiene che vi siano ritardi notevoli nel raggiungimento delle mete previste e che per un certo verso questo è motivo di consolazione, perché il sistema stesso non funzionerebbe, ma suppongo che vi siano anche altre chiavi di lettura del fenomeno energetico. 

Rinvio a quanto ho scritto ieri leggendo don Giussani (si trova sia qui sia sul post che sto dedicando al „Senso religioso“ nel mio blog): credo che lui sia stata una voce davvero profetica…

Ieri dopo la Santa Messa una persona, che ha coperto nel passato un posto di rilievo nella politica in Turingia, mi ha chiesto se il Papa avesse detto davvero la frase sulla bandiera bianca…era molto diplomatico, ma contrario…Rinvio a quanto ho scritto ieri pomeriggio in dialogo con Münkler e il Papa sul tema della pace e della guerra e sui modelli interpretativi.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Lungo dialogo con Geninazzi e Bergamaschi in Facebook sulla frase del Papa; qui pubblico solo queste mie osservazioni, rivolte a Bergamaschi: „sono contento che sei sincero, a parte che sono contento che ti prendi tempo per parlarmi, ma vedo tanti errori di metodo in ciò che dici. 1) Non lo posso dimostrare, ma da quello che mi ha scritto un amico, direi che il problema dei figli spirituali di Padre Scalfi è che lo seguono come allievi e non come figli e quindi lo tradiscono. 2) La Chiesa cattolica ucraina (sia quella di rito latino sia quella uniata), dovrebbero obbedire a Pietro e cercare di comprendere quello che dice: non parla mai a vanvera, tanto meno su un tema di questo tipo. 3) I sostenitori del samizdat negli anni dell'Unione sovietica, se hai ragione in quello che dici, sono rimasti prigionieri di un'ideologia (ed hanno perso la freschezza del loro pensiero; per quanto riguarda la contrapposizione filosofia ed ideologia cf."Senso religioso" V, 6). 4) Don Giussani è morto nel 2005; il mondo è cambiato; comunque il linguaggio duro di Giussani contro la "violenza del potere" (cf.ibid) non si lascia ridurre alla contrapposizione odierna tra democrazia ed autocrazia: chi lo fa tradisce completamente il Gius! 5) Anche gli USA sono cambiati. I miei diari negli ultimi due anni lo hanno dimostrato a iosa; ma pochissimi tra i vecchi amici li hanno letti; sono liberi di non leggerli, ma così non capiscono nulla, ma propria nulla della mia posizione...

Mi ha scritto Renato Farina: „Io penso che il Papa abbia informazioni molto gravi e voglia fermare una catastrofe. Per questo ha chiesto di fermarsi e trattare. La bandiera bianca non per forza è capitolazione o resa incondizionata. Qui dipende ovviamente dai rapporti complessivi di forze. Se cioè nel negoziato l’Ucraina è sola o ha accanto l’Europa e la NATO. Il problema è che la NATO una trattativa non la vuole!“ 


(10.3.24; quarta domenica di Quaresima, detta laetare; inizio del Ramdan) Qualche anno fa scrissi un articolo per il „Sussidiario“, in cui recensivo un libro di Christoph Menke, „Critica dei diritti“, a cui mi aveva reso attento, per via del titolo, Adrian, mentre eravamo insieme in una libreria in Heidelberg (quella della piazza dell’Università). La tesi del libro era che il diritto liberale ha un solo dio, la volontà del singolo e che i diritti dei singoli erano regolati solo in modo tale che non si arrivasse ad una lotta tra i singoli stessi, ma che questi diritti avevano per il marxista Menke un prezzo: la perdita del senso rivoluzionario, il senso di un cambiamento politico radicale; senso rivoluzionario che Menke volveva curare con un discorso politico rivoluzionario, ma per l’appunto con un discorso non con violenza. Come cattolico ero interessato alla critica del liberalismo e meno al discorso rivoluzionario; nella mia recensione scrissi che uno scontro nella società per i diritti non era sensato, perché comunque proprio questo scontro sarebbe stato evitato dal diritto liberale, per cui sarebbe stato meglio piuttosto che una guerra civile sui diritti, concentrasi su ciò che era possibile ottenere legalmente e lasciare il resto alla testimonianza, nel senso di una „bellezza disarmata“ (Carrón). Sta notte mi sono accorto che quell’argomentazione è per l’appunto espressione di quel "buon senso borghese" che ho criticato ieri nel mio diario in riferimento a CL; bisogna per lo meno dire che, per fare un esempio, se uno scontro sulla legge 194 che regola l’aborto in Italia o il § 218 in Germania non fa molto senso e ciò vale per tutti gli argomenti espressi ieri dal costituzionalista italiano Tondi della Mura, rimane il fatto che è doveroso dire con chiarezza „profetica“ che l’aborto è un „crimine abominevole“  e come mi ha scritto Renato, che  „non c’è bisogno per dialogare di negare la realtà fattuale. La sincerità - scrisse Hannah Arendt - non è stata contemplata in nessun trattato sulle virtù di un principe (Verità e politica). Una rosa è una rosa è una rosa“. 

Per quanto riguarda la guerra, che ovviamente è un altro tema, rinvio a ciò che scritto ieri notte in dialogo con Papa Francesco e Münkler. 

Le letture della quarta domenica della Quaresima (2 Cr 36, 14-16. 19-23; Ef 2, 4-10; Gv 3, 4-21) ci fanno riflettere sui crimini abominevoli degli uomini e sulla misericordia di Dio. „Ma essi (cioè noi) si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio“ (2 Cr 36,16). Dio ha avuto dapprima pazienza al cospetto delle nostre infedeltà e delle nostre imitazioni „degli abomini degli altri popoli“ (2 Cr 36, 14). Giovanni ci spiega che non è che Dio ci punisca: „l’espressione decisiva è che chi disprezza l’amore di Dio giudica se stesso“ (Balthasar, Luce della Parola,175); non è la luce che odia noi, siamo noi che odiamo la luce: „Dio non ha nessun interesse a giudicare l’uomo; egli è puro amore che arriva al punto di dare al mondo per amore il Figlio suo“ (Balthasar). Così interpreta Balthasar la frase di Giovanni e a me sembra che non ci sia un’altra interpretazione possibile: „Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede in lui è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio“ (Gv 3, 18: ὁ πιστεύων εἰς αὐτὸν οὐ κρίνεται· ὁ ⸀δὲ μὴ πιστεύων ἤδη κέκριται, ὅτι μὴ πεπίστευκεν εἰς τὸ ὄνομα τοῦ μονογενοῦς υἱοῦ τοῦ θεοῦ). Il Papa ieri in un intervista ad una televisione svizzera, che ho già citato nella notte, dice sulla guerra: “C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra... Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi”. Il messaggero di Dio e qualche giovane nel mondo dicono: la guerra è abominio, è distruzione, e i potenti si arrabbiano. Mi scrive un amico: „voce di uno che grida nel deserto, anche dei cattolici…vedrai adesso le reazioni isteriche delle ambasciate ucraina e statunitense“ (Giuseppe)…Cosa succede se non ci fermiamo: non ci sarà pietà „per i giovani, per le fanciulle, per i vecchi e i decrepiti“  (2 Cr 36, 17); cosa che tra l’altro succede in Ucraina già da due anni e in Gaza da mesi; si può solo sperare che politicamente ci sia un Ciro, piuttosto che un Nabucodònosor a fermare la tragedia, che non è compiuta da Dio, ma da noi con i nostri miti di potere e liberazione! È la via di salvezza difficile? No, Paolo è chiarissimo: „Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; ne viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo“ (Ef 2,8-10: 8τῇ γὰρ χάριτί ἐστε σεσῳσμένοι ⸀διὰ πίστεως· καὶ τοῦτο οὐκ ἐξ ὑμῶν, θεοῦ τὸ δῶρον· 9οὐκ ἐξ ἔργων, ἵνα μή τις καυχήσηται. 10αὐτοῦ γάρ ἐσμεν ποίημα, κτισθέντες ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ ἐπὶ ἔργοις ἀγαθοῖς οἷς προητοίμασεν ὁ θεὸς ἵνα ἐν αὐτοῖς περιπατήσωμεν.). Balthasar spiega: „ E tuttavia non diventiamo automaticamente partecipi della vita eterna, ma dobbiamo appropriarci di questo dono che Dio ci fa con le nostre „buone opere“. Ora anche queste buone opere non abbiamo bisogno di cercarle faticosamente; significa che Dio „le ha preparate per noi in anticipo“ (προητοίμασεν ὁ θεὸς)… il superamento da noi richiesto è un'altra volta una grazia offerta dall'amore di Dio e perciò l'azione può essere fatta in pace e gratitudine“ (Balthasar). È possibile superare il nostro egoismo, sia quello ermeneutico sia quello dell’amore puramente sensibile, τοῦτο οὐκ ἐξ ὑμῶν - non viene da noi questo superamento, anche se non accade automaticamente. C’è una speranza per tutti? Balthasar pensa di sì: „come andranno alla fine le cose con colui che disprezza la suprema grazia di Dio non lo si può sapere per nulla da tutto ciò. Noi non abbiamo che la cieca speranza che Dio avrà alla fine misericordia anche dei più induriti, che la sua luce scenderà a brillare fine nella tenebra più profonda“ (Balthasar). Questa speranza è salda, ma non è una garanzia geopolitica; quest’ultima è un nostro lavoro, compiuto ovviamente con la grazia di Dio! 

Abba nostro…

(Scuola di comunità con don Giussani) Chi come don Gussani usa espressioni come „violenza del potere“ (Senso religioso, V,6) non può essere ridotto ad un pensatore ed educatore con un „buon senso borghese“ o „senso equilibrato“ (Renato); e quando don Giussani parla della „violenza del potere“ non ha solo in mente le autocrazie, ma ogni società, anche democratica, in cui „la filosofia diventa ideologia“. „Una società ideologica infatti tende a congelare ogni vera ricerca: usa il potere che detiene come strumento per contenere tale ricerca entro certi limiti di realizzazione e di manifestazione. Una dittatura non ha mai interesse che la ricerca sull'uomo sia libera, perché una ricerca libera sull'uomo è il limite più pericoloso al potere, e sorgente incontrollabile di possibilità di opposizione“ (SR, 72). Ovviamente questo vale anche per le autocrazie e forse in modo particolare per loro, ma a me interessa di più quando la nostra società democratica diventa „ideologica“; per questo cito autori che criticano la „macchina“ (il paradigma tecnocratico) come Paul Kingsnorth o che fanno vedere che il „modello cinese“, tecnocratico e burocratico, sta diventando sempre di più la nostra narrazione unica del mondo, come N.S. Lyons. Il filosofo che amo di più, Ferdinand Ulrich, ha compreso come nessun’altro e non solo filosoficamente l’invito all’umiltà di don Giussani: „la filosofia deve avere l'umiltà profonda di essere tentativo tutto spalancato e desideroso di adeguamento, compimento, correzione: deve essere dominata dalla categoria della possibilità“ (72). Il dono dell’essere come amore gratuito genera la possibilità, proprio perché non è controllabile da nessun potere, neppure da un potere ecclesiastico. Il contesto in cui don Gussani dice queste cose è il tema della „sproporzione strutturale“ che c’è tra la nostra domanda di senso e le risposte; Giussani argomenta con poeti  (Rilke, Leopardi) e scienziati (Francesco Severi, Albert Einstein). Cerca di contrastare ogni „progetto di potere“ ed interesse solo egoistico. „Una società ideologica tende a congelare ogni vera ricerca“ (72) ed in primo luogo questa ricerca strutturale di cui parla il sacerdote lombardo. „L’inesauribilità delle risposte alle esigenze costitutive del nostro io è strutturale“ (70) - e le risposte del paradigma tecnocratico (Jets e satelliti) non sono la risposta di don Giussani. L'altro giorno cercando di spiegare le difficoltà strutturali dell'uomo per arrivare alla felicità, stavo spiegando Aristotele, ho cercato di far comprendere che quando si scambiano i mezzi con i fini, come fa in continuazione la società della macchina, allora non è solo una questione accidentale che una certa capacità tecnica e scientifica non ci doni la felicità, ma è una questione strutturale. Per Aristotele l’uomo è felice quando può occuparsi con tutto se stesso del fine e non si accontenta di certi mezzi per ottenerlo; Giussani fa un passo oltre e ci fa vedere che il fine stesso è strutturalmente non raggiungibile dall’uomo, perché questo fine è un „insondabile mistero“…

Papa Francesco: "L'Ucraina abbia il coraggio della bandiera bianca e di negoziare".

(Pomeriggio) Trovo molto interessante, a livello intellettuale, il tentativo di Herfried Münkler (Welt in Aufruhr, Berlin 2023) di riflettere sugli eventi della pace e della guerra in modo mediato, attraverso i modelli Vegetius (si pacem vis para bellum), Dante (un difensore unico della pace nel mondo) e Comte-Spencer (l’economia come garante della pace)…Con il concetto di potenze revisionistiche Münkler indica quelle potenze che non sono contente dello status quo e che vogliono cambiarlo anche con la guerra (tra queste la Russia, ma il sistema interpretativo di Münkler è molto più complesso di quanto possa far comprendere qui in poche righe). Münkler vede anche la Turchia come in parte una tale potenza revisionistica, che potrebbe approfittare anche della guerra in Ucraina per raggiungere piccoli cambiamenti dello status quo. È davvero interessante che proprio la Turchia sia stata chiamata in causa dal Papa nell’intervista alla televisione svizzera per un negoziato dell’Ucraina con la Russia; questo fa vedere indirettamente come il Papa non è per nulla semplicistico con il suo richiamo alla follia della guerra, ma fa vedere pure come gli schemi interpretativi complessi di Münkler possono essere „superati in efficacia“ dalla semplicità dl richiamo del Papa. Trovo un po’ noioso, un po’ senza fantasia, ma anche un po’ divertente che Il Papa venga accusato di essere finanziato dalla Russia per il suo richiamo alla pace…due anni fa mi hanno accusato di fare propaganda per Putin per aver, in dialogo interiore con Aaron Maté, detto che in Ucraina era in gioco una proxy war. E alcuni pseudo amici in Italia hanno smesso di parlarmi. Il Papa ha sempre criticato la logica di Cappuccetto Rosso nell’interpretazione di questa guerra, ma ora sembra che abbia trovato le parole giuste per fare arrivare il messaggio, l’unico davvero razionale,   per contribuire a risolvere il caso della martoriata Ucraina e non solo! 

„Biden definisce un'invasione israeliana di Rafah una "linea rossa", ma poi dichiara immediatamente: "ma non lascerò mai Israele", la cui "difesa", alias omicidio di massa, è "critica". Quindi non si tratta di una linea rossa. Poi afferma di avere un'altra "linea rossa": "Non si possono avere altri 30.000 palestinesi morti". Per Biden, 29.999 palestinesi morti in più vanno presumibilmente bene, soprattutto perché le sue "linee rosse" sono comunque prive di significato“ (Aaron Maté, X, 10.3.24).

(Notte) I paramenti rosa del sacerdote per la domenica laetare sono davvero espressione di gioia, per Gerusalemme e per tutti noi. „In questa quarta domenica di Quaresima, chiamata domenica “laetare”, cioè “rallegrati”, perché così è l’antifona d’ingresso della liturgia eucaristica che ci invita alla gioia: «Rallegrati, Gerusalemme […]. - così, è una chiamata alla gioia - Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza». Così incomincia la Messa. Quale è il motivo di questa gioia? Il motivo è il grande amore di Dio verso l’umanità, come ci indica il Vangelo di oggi: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Queste parole, pronunciate da Gesù durante il colloquio con Nicodemo, sintetizzano un tema che sta al centro dell’annuncio cristiano: anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene, offrendo all’uomo la salvezza e la gioia. Dio, infatti, non se ne sta in disparte, ma entra nella storia dell’umanità, si “immischia” nella nostra vita, entra, per animarla con la sua grazia e salvarla. Siamo chiamati a prestare ascolto a questo annuncio, respingendo la tentazione di considerarci sicuri di noi stessi, di voler fare a meno di Dio, rivendicando un’assoluta libertà da Lui e dalla sua Parola…“ (Papa Francesco, Angelus dell’11 marzo del 2018).

Durante la Santa Messa ho pensato alla figura di Nicodemo - forse non era molto coraggioso (è andato di notte da Gesù), ma proprio a lui sono state dette quelle parole che  riassumono il cristianesimo stesso: „Gv 3, 16Οὕτως γὰρ ἠγάπησεν ὁ θεὸς τὸν κόσμον ὥστε τὸν ⸀υἱὸν τὸν μονογενῆ ἔδωκεν, ἵνα πᾶς ὁ πιστεύων εἰς αὐτὸν μὴ ἀπόληται ἀλλὰ ἔχῃ ζωὴν αἰώνιον“. „In questa quarta domenica di Quaresima il Vangelo ci presenta la figura di Nicodemo (cfr Gv 3,14-21), un fariseo, «uno dei capi dei Giudei» (Gv 3,1). Egli ha visto i segni che Gesù ha compiuto, ha riconosciuto in Lui un maestro mandato da Dio ed è andato a incontrarlo di notte, per non essere visto. Il Signore lo accoglie, dialoga con lui e gli rivela di essere venuto non a condannare ma a salvare il mondo (cfr v. 17: οὐ γὰρ ἀπέστειλεν ὁ θεὸς τὸν ⸀υἱὸν εἰς τὸν κόσμον ἵνα κρίνῃ τὸν κόσμον, ἀλλ’ ἵνα σωθῇ ὁ κόσμος δι’ αὐτοῦ.). Fermiamoci a riflettere su questo: Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare. È bello, eh!“ (Papa Francesco, Angelus 10.3.24). Nicodemo sa che andando da Cristo, quest’ultimo gli rivelerà il suo cuore, anche i suoi dubbi, ma ci va: „Egli (Gesù) legge nel cuore, nel cuore di ognuno di noi. E questa capacità potrebbe inquietare perché, se usata male, nuoce alle persone, esponendole a giudizi privi di misericordia. Nessuno infatti è perfetto, tutti siamo peccatori, tutti sbagliamo, e se il Signore usasse la conoscenza delle nostre debolezze per condannarci, nessuno potrebbe salvarsi“ (ibid.). - Dopo l’Angelus il Papa ha parlato di un’altra crisi umanitaria: „Seguo con preoccupazione e dolore la grave crisi che colpisce Haiti e i violenti episodi avvenuti negli ultimi giorni. Sono vicino alla Chiesa e al caro popolo haitiano, che da anni è provato da molte sofferenze. Vi invito a pregare, per intercessione della Madonna del Perpetuo Soccorso, perché cessi ogni sorta di violenza e tutti offrano il loro contributo per far crescere la pace e la riconciliazione nel Paese, con il sostegno rinnovato della Comunità internazionale“…Ave Maria…È commovente come il Papa inviti spesso la Comunità internazionale alla solidarietà…

Infine mi unisco al Santo Padre ed auguro ai nostri fratelli (non cugini, come pensava il cardinal Lehmann) mussulmani, un buon tempo di Ramadan: „Stasera i fratelli musulmani inizieranno il Ramadan: esprimo a tutti loro la mia vicinanza“. Buona notte! 


(9.3.24) "Agli autisti viene insegnato che la sicurezza è un'opera di solidarietà. Sulla strada, molti sono corresponsabili del mio benessere e io sono corresponsabile del benessere di molti. Lo stesso vale nella Chiesa e nella fede. Il mio benessere cristiano è un'opera di solidarietà, di molti che pregano. Forse pregano per me, forse non per me personalmente, ma perché la fede e la gioia crescano sulla terra, e la provvidenza decreta che io riceva la mia parte in questo aumento e salvaguardia della fede" (Adrienne von Speyr, 22 luglio 1958, Erde und Himmel, III, 263). Il contesto in cui si trova questa frase è il tema dell’aiuto alle confessioni (al sacramento della confessione), che Adrienne ha dato spesso nella sua vita; chiedo la sua intercessione per me. „Quanto può essere difficile, in certe circostanze, confessarsi onestamente, vedere i propri errori senza mascherarli“ (Adrienne); in vero oggi la pratica della confessione è minimale, ma è probabile che quei pochi che si confessano lo facciano piuttosto per ricevere un „complimento“ che un „rimprovero“. Conosco personalmente quel fenomeno che Adrienne chiama una confessione in cui ci auto scusa: se questo e questo fosse successo allora non avrei peccato…Adrienne prega per una buona confessione, per una confessione non farisaica, per una confessione che sia una confessione del peccato, nella speranza che il Signore presente e non io stesso mi scusi, mi perdoni. Con durezza Adrienne dice: „Questa mancanza di presenza è come un rifiuto dell’incarnazione“. È il Signore non è presente in generale, è presente qui. In questo qui ed ora il Signore è presente e con Papa Francesco direi che è presente come „vicinanza, tenerezza e misericordia“, da una tale presenza si è disposti anche a ricevere un rimprovero. Dobbiamo pregare per la crescita della fede e della gioia, perché senza questa fede e gioia non solo ci si confesserà in modo minimale, ma la pratica della confessione sarà minimale. Credo che ci sia fissati troppo su presunti peccati, che peccati non sono, al massino sono una conseguenza di un peccato nascosto. Sul sesso, sulla procreazione di figli, sulla masturbazione, sul sesso prima del matrimonio si sono dette troppe idiozie. Allo stesso tempo chiedo con sincerità la grazia di una vera confessione, del mio peccato, del mio egoismo, della mia debolezza, del rancore che porto in me, della mancanza di fiducia in Te, mio Dio…PS per quanto riguarda i mei padri confessori, tutti di lingua tedesca o tedeschi qui in Germania quello che ho amato di più è stato Bernhard, ma purtroppo il rapporto si è arenato, quando lui e Cordula hanno preso le distanze da Ulrich. Padre Lorenz era la persona giusta allora (nel nostro tempo bavarese). Padre Jeremias è un grande aiuto, perché ha quel che basta di sapienza psicologica per non chiedere pesi che non si possono portare, ma allo stesso tempo comunica una gioia vera quando da l’assoluzione…

Ieri ho scritto una breve testimonianza della mia appartenenza alla Chiesa in Germania; rimando ad essa. Verso la fine di questa testimonianza ho accennato ad una critica al Papa, una mia personale (da troppe interviste; in vero questa critica l’aveva espressa anche Lucio Brunelli nel suo libro sul Papa) e una che mi ha detto un amico. A volte sembra che il Papa dica e non dica, che apra determinate porte e poi le chiuda di nuovo. Mi è sembrato giusto dar voce a questa critica, anche se credo che il Papa voglia con ragione aprire dei processi di riforma che hanno bisogno del tempo. Non si può saltare il tempo. PS Il mio giudizio duro nasce da un amore, non da un odio; e poi ho un buon rapporto almeno con due sacerdoti tedeschi, per esempio con il mio padre confessore…

Renato mi ha mandato un’intervista del salentino Tondi della Mura sulla revisione costituzionale in Francia, che costituzionalizza il diritto di aborto in modo assoluto; l’intervistato spiega bene la questione ed anche il nesso con la legge statunitense Dobbs; fa anche comprendere perché il passo costituzionale francese non sia possibile in Italia perché la legge 194 proteggerebbe tutti i coinvolti in un aborto. Devo però dire che ciò conferma la mia impressione, che CL per me è solo espressione di buonsenso borghese, di profeticamente cristiano non vedo nulla, né su questo tema né su quello della guerra.  L’aborto è e rimane l’omicidio di un uomo che non si può difendere.

Netanjahu dovrebbe riflettere quanto voglia forzare l’estraniamento degli amici di Israele“ (Peter Sturm, FAZ di oggi) sulla questione aiuti a Gaza; questa è mitologia, sia in riferimento all’Europa sia in riferimento agli USA; verosimile è piuttosto „la triste ironia dell’Economist: mentre Israele sgancia bombe fabbricate dagli americani, gli americani sganciano pasti pronti“ (Claudio Fontana, Oasis di ieri). 

Abba nostro…

(Dopo la traduzione di Ulrich) „Sull’abisso che sbadiglia sotto l’essere fissato e sostanzializzato nell’idealità scoppia l’angoscia del declino nichilistico come un pericolo oscuro. Ma in essa cresce anche ciò che salva, poiché l’angoscia è solo la manifestazione del non-potersi-tenere della ragione nella sospensione ontologica e così un’opportunità di una nuova nullificazione dell’essere compiuta nel pensiero, che ci è stata offerta dall’essere e che è importante accettare con gratitudine!“ (Ferdinand Ulrich, HA, 446-447). Nessun ideale può salvarci: questo è un impotente spirito dell’utopia. Anzi più la ragione si muove nella dimensione di un’idealità astratta, tanto più è in agguato il pericolo dell’assolutizzazione del nichilismo. Grande è l’idea, espressa dapprima da Hölderlin, che nell’angoscia stessa viene generata la salvezza, perché in vero si ha solo paura del fatto che la ragione non può tenersi ferma nella sospensione ontologica, cioè nell’idealità astratta. Questa angoscia è un’ancora di salvezza! È la salvezza viene sperimentata nella modalità della nullificazione dell’essere, cioè nella penetrazione della sua gratuità ultima, che sconfigge e supera il nichilismo dall’interno.  

(8.3.24 - Festa della donna) "Come in Dio stesso tutto è immobile e mobile allo stesso tempo, così l'intera creazione procede dal Padre e ritorna al Padre attraverso il Figlio e lo Spirito: su un percorso inamovibile e tuttavia in un movimento sempre nuovo... l'esistente non viene cancellato e tuttavia come tale deve sempre portare il carattere del sempre-nuovo. Lo si può vedere molto chiaramente nel rapporto di una persona con l'amore di Dio. Questo vale ancora di più per la Chiesa... Si può vedere la prima realizzazione di queste esigenze (del Dio trino) nella relazione tra Cristo e Maria. Ma si dovrebbe anche essere in grado di vederle nella Trinità stessa, che è come l'archetipo celeste della comunità ecclesiale. Anche nella Chiesa l'esistente e il nuovo devono essere uniti; il nuovo non ha altro carattere che il già esistente, perché il già esistente ha il carattere del nuovo" (Adrienne von Speyr, Terra e cielo, III, 29 giugno 1958, Pietro e Paolo, numero 2265). Mentre Ferdinand Ulrich riflette ad un livello più filosofico il rapporto tra il già-dato e il non-ancora del futuro nel dono dell’essere gratuito, Adrienne spiega qui, nella sua visione trinitaria, la dinamicità, opposizione feconda tra il già-esistente e il sempre-nuovo. La realtà tutta è vista in un movimento dal Padre al Padre, „attraverso il Figlio e lo Spirito“. In questo movimento c’è spazio per grandi avvenimenti della storia delle religioni, come l’Islam, sia per tutti i nostri dettagli umani, anche quelli che non ci fanno dormire. Bisogna imparare una certa calma, che non è in primo luogo frutto di uno sforzo psicologico o di una difesa della propria camera interiore, ma della coscienza teologica che tutto è in movimento dal Padre al Padre. Questo movimento ha certamente una sua dimensione „estetica“, ma anche „drammatica“ e „logica“. Possiamo percepire la bellezza del movimento dal Padre al Padre, ma anche la sua drammaticità (quella che vediamo in atto nelle guerre e nelle ingiustizie). Come uomo pensante la mediazione ultima della „logica“ non può essere messa in dubbio; si tratta di evitare la tentazione della logicizzazione dell’essere, che è un atto di amore gratuito e non una teoria, ma allo stesso tempo l’avvenimento di Cristo stesso ha il carattere del Logos universale e concreto: l’ermeneutica logica è un momento dell’amore. 

Questo rapporto tra il già esistente e il sempre nuovo Adrienne lo vede realizzato anche nel rapporto tra la Chiesa istituzionale e i santi, ma anche tra Pietro e Paolo che sono entrambi santi; sono anche entrambi uomini concreti, così che il loro rapporto alle volte ha delle dimensioni del tutto o troppo umane, il che non è un impedimento per festeggiare i due nello stesso giorno. La stabilità dell’ufficio petrino e l’impetuoso percepire un compito direttamente da Dio, devono rimanere in unità. "Nella Chiesa, Pietro svolge il ruolo dell'esistente rispetto a Paolo. È il capo della chiesa, riassume la Chiesa in sé, cioè nelle richieste stabilite e formate del Signore nei suoi confronti, alle quali lui, Pietro, deve rispondere. Ha la sua posizione stabilita nella Chiesa; non usurpa il ruolo di guida, ma lo ha ricevuta dal Signore, ha l'ufficio e lo ha, da un lato come papa, dall'altro come uomo specifico. Paolo penetra in questa struttura esistente come rappresentante del nuovo. Si intromette perché è stato portato alla fede e accolto nella Chiesa, ma porta con sé tutta la sua missione, molto consistente. Questo include il fatto che fino ad ora è stato una persona non toccata, ma anche che ora è stato colpito dalla grazia come da un fulmine. Porta con sé tutta la sua intelligenza, la forza della sua personalità e, inoltre, tutta la sua missione un po' scomoda, che è felice di inserirsi e arricchire l'esistente, ma che deve sperimentare che questo esistente ha un certo diritto di priorità... Nella finitezza della Chiesa umana ci sono zone di attrito che non esistono nell'infinità della comunità divina. Entrando nella Chiesa, San Paolo incarna la santa impetuosità, si potrebbe dire la missione allo stato grezzo, perché non ancora affinata dalla Chiesa, vive solo dell'incondizionato, mentre la Chiesa ufficiale, secondo tutta la sua costituzione, dà spazio al condizionale. Forse Pietro stesso ha un tale "posto" condizionale all'interno della Chiesa, che è legato ai resti dei suoi errori e dà a tutta la guida ecclesiastica il carattere di una tranquilla rassegnazione e lascia troppo spazio al pratico, al possibile, al fattibile" (Adrienne, ibid.). - Non tutti gli scontri nella Chiesa hanno a che fare con questo schema, per esempio nella nuova organizzazioni delle parrocchie si possono trovare a confronto due parroci, quello nuovo e quello vecchio, che credono di rappresentare al meglio la Chiesa, ma nella festa di san Pietro e Paolo possono ugualmente trovare un loro orientamento (aperta rimane la questione del discernimento su chi segua davvero Cristo). Anche due caratteri diversi possono guidare la Chiesa…per quanto riguarda il mio rapporto con la guida ufficiale di CL in Germania e a Milano siamo in uno stallo perché la consistenza di questa mia e nostra missione vissuta nella diaspora non è stata accolta o per lo meno dopo qualche tentativo si è bloccata. Ho scritto a Prosperi, come voleva Gianni, ma non è mai venuta una risposta. Ho scritto anche alla nuova guida  di Cl in Germania, senza alcuna risposta. Certamente anche per colpa mia, ma è anche vero che io non ho smesso di essere coinvolto nella vita della Chiesa, con tutte quelle tensioni tra il nuovo e il vecchio di cui si parla nel testo di Adrienne. E se nei confronti di chi sottolinea solo il nuovo io cerco di mediare il già-esistente (romano), nei confronti di chi insiste solo sul già esistente, sono del tutto e per alcuni forse troppo nuovo (o forse sono del tutto insignificante ;-) ). Comunque il centro (l’appartenenza al cuore di Gesù e Maria) lo trovo di fronte alla Presenza eucaristica alla domenica e il martedì sera e nella meditazione ogni giorno…Per quanto riguarda la mia ermeneutica del reale è chiaro che la mia lettura del reale non possa che dare la sensazione di un’ impetuosa parresia! PS „Forse Pietro stesso ha un tale "posto" condizionale all'interno della Chiesa, che è legato ai resti dei suoi errori“ (Adrienne); questa frase è molto importante; ci ho dovuto pensare in questi giorni. Il giudizio del Papa su Anselm Grün è secondo me sbagliato; non è un monaco coraggioso, ma un monaco alla moda, che si fa ben pagare per i suoi interventi. Io non lo conosco „filologicamente“, ma lo conosco per le conseguenze della sua guida spirituale: essa è semplicemente la conferma dell’egoismo umano. E per quanto riguarda i conflitti nella Chiesa in Germania, padre Anselm Grün non ha nulla da dire, se non confermare il caos! 


„Di tutti i vizi, la superbia è gran regina. Chi cede a questo vizio è lontano da Dio, e l’emendazione di questo male richiede tempo e fatica, più di ogni altra battaglia a cui è chiamato il cristiano“ (Papa Francesco, nell’udienza generale di ieri).


Abba nostro…

Fino a qui è stato un lavoro notturno, che continuo ora al mattino presto: "In qualche modo la Chiesa istituzionale si rallegra dei santi e piange su di loro, e i santi si rallegrano della Chiesa istituzionale e piangono su di loro. I santi non sarebbero santi senza la Chiesa, e la Chiesa non può essere santa senza i santi. Il risultato di questo pianto reciproco è una gioia festosa" (ibid.). - Adrienne si riferisce alla festa di san Pietro e Paolo, che questa notte ho cercato di riflettere. 


Per quanto riguarda la festa della donna oggi devo dire che il mio contributo consiste nel fatto che io sono sempre in dialogo con una donna o con donne (mia moglie in primis, Leo, Adrienne, Etty, Simone…); ed ovviamente se una donna perde il 40 % del suo reddito di vita, se mette al mondo un figlio (cf. „Der Freitag“), questa cosa mi scandalizza, anche se io ho visto in mia moglie una prospettiva del tutto differente di porsi di fronte all’avvenimento di una nascita, una prospettiva che non calcola (sebbene il calcolo sia legittimo). Per quanto riguarda poi titoli del tipo di quello odierno della MZ: „Uomini (si intende maschi), non è abbastanza“, perché vi sono differenze a riguardo dei soldi che si guadagnano, del lavoro casalingo non retribuito e delle posizioni guida nel lavoro, ritengo che vi sia un pericolo infinitamente più grande: quello dell’inimicizia tra donne ed uomini, per il resto ovviamente non sono d’accordo sul fatto che per lo stesso lavoro si guadagni in modo differente…sono orgoglioso di mia moglie che ha una posizione guida nella scuola ben superiore alla mia…ed ho sempre riconosciuto con orgoglio una sua maggiore competenza come insegnante…noi due abbiamo un conto comune…


(Pomeriggio) Una suora benedettina di origine ungherese, il cui cognome finisce con „yi“, che è un segno della nobiltà, come per il cognome di mia moglie, scrive sue due parole importanti in Hildegard von Bingen: la stabilitas e la discretio: „Stabilitas significa un atteggiamento dinamico nei confronti della vita basato sul radicamento: per non fuggire dalle difficoltà, ma per poter perseverare nel luogo in cui si è destinati a stare, le persone hanno bisogno di una ricettività e di un'adattabilità che abbiano il terreno sotto i piedi. La stabilitas, il rimanere in essa, si può ottenere solo accettando la realtà, guardandola da diverse prospettive e venendo a patti con essa. Così facendo, la discretio, come intelligente potere di discernimento e aiuto all'orientamento spirituale, ci aiuta a riconoscere cosa lasciare andare e cosa tenere con determinazione“. (Maura Zátonyi). Io vedo che il dialogo con mia mamma sui soldi è molto stancante! Credo che ci siano anche persone, che le stanno intorno, che fanno del gossip velenoso sulla sua famiglia. Un po’ ciò è la conseguenza di un mito sulla ricchezza di mio papà, un po’ ha a che fare con l’aver subito per più di 60 una forma di matrimonio, che ha certamente i suoi pregi, ma che tratta le donne come minorenni, che per l’appunto non acquisiscono una capacità di gestione responsabile dei soldi; poi ci saranno stati anche errori di comunicazione e decisioni sbagliate da parte nostra, ma di fatto nessuno la vuole imbrogliare e a lei non manca nulla, a parte il mito. Non voglio entrare più nei dettagli per discrezione. Vorrei però dire che le due parole stabilitas e discretio sono importanti per questo tipo di discernimento famigliare: non si può scappare dalla propria famiglia; la stabilitas dei rapporti con i genitori anziani, anche nella nostra società mobile, deve essere salvata! Discretio significa non esagerare nel giudizio, dice suor Zátonyi da un’altra parte dell’articolo e significa anche discernimento, come risposta alla domanda: cosa lasciar andare e cosa tenere con determinazione? PS Bella e lunga telefonata con mia mamma in cui ho potuto dirle alcune cose chiarificatrici. 

Sulla mia appartenenza alla Chiesa in Germania 

Vorrei condividere alcune riflessioni sulla mia appartenenza alla Chiesa in Germania negli ultimi 30 anni, di cui gli ultimi 20 trascorsi in diaspora in Sassonia-Anhalt/Turingia. Una delle cose che mi ha fatto più male è l'incapacità ideologica qui in Germania di formulare una posizione che vada oltre gli approcci pseudo-alternativi: tra destra e sinistra, tra progressisti e regressisti. Il mio maestro Hans von Balthasar (1905-1988) è stato forse dimenticato, e coloro che lo conoscono non si prendono la briga di capire cosa dice veramente a causa della complessità della sua teologia. In mezzo alle esperienze drammatiche del nostro tempo, con innumerevoli tragedie, ho trovato solo in lui una risposta teologicamente elaborata per capire esattamente perché Dio permette questa dimensione teodrammatica. Una situazione che non ha risparmiato nemmeno a suo Figlio. Nei miei incontri con altri teologi, come padre Paolo Dall'Oglio, ho scoperto altri elementi su cui Balthasar fa meno luce. Per esempio, il dialogo con l'Islam, e mi è stato possibile entrare in conversazione con questi nuovi approcci dal mio punto di vista. Rispetto ai teologi o ai sacerdoti che conosco qui in Germania, essi sono fondamentalmente tutti molto chiaramente "clericali", indipendentemente dal fatto che siano di destra o di sinistra. Ho spesso avuto la sensazione che i cattolici tedeschi mi vedano contraddittorio, a volte troppo conservatore, a volte troppo confuso. Ma quello che mi mancava e mi manca ancora qui in Germania - grazie a Dio ci sono delle eccezioni - è la volontà di entrare davvero in dialogo con me e con la mia persona, con tutto il peso della sua missione. Uno viene sempre eliminato, o come troppo a sinistra o come troppo a destra, ma non c'è quasi uno sguardo di simpatia per l'altro! L'esperienza di tale simpatia, soprattutto quando si è in disaccordo, è quasi del tutto assente. O, come dice Cesare Pavese, manca l’esperienza di "un giorno di umana simpatia". Ho letto molto in tedesco, anche più dei tedeschi stessi! Ho pensato a fondo Goethe, mentre un preside che conoscevo in Baviera diceva che Goethe lo avrebbe aiutato solo ad addormentarsi (a sonnecchiare, era la sua frase). Nel dialogo con l'olandese-ebraica Etty Hillesum, ho trovato molto che non è né di destra né di sinistra. Gli incontri più significativi della mia vita sono stati tutti con tedeschi o persone di lingua tedesca (mia moglie, i miei figli, Ulrich, Spaemann, Balthasar, Oster...), quindi non nutro alcun sentimento antitedesco. Vedo solo che il treno della Chiesa sta andando a sbattere contro un muro qui in Germania e mi piacerebbe contribuire a rallentarlo, con un discernimento degli spiriti che non è né di destra né di sinistra. Mi rendo anche conto che non è la Chiesa universale a dover essere compatibile con il papato, ma il papato con la Chiesa universale. E sebbene ripeta la frase (ubi Petrus ibi ecclesia...), sono anche consapevole che anche Pietro può sbagliare, o chi gli sta intorno, se non parla ex cathedra. Purtroppo il mio carissimo Papa Francesco, che seguo con mia moglie ogni domenica nella preghiera dell'Angelus, rilascia troppe interviste e con dichiarazioni spontanee alimenta speranze che chi conosce e ama la Chiesa cattolica romana sa che non si realizzeranno mai. Poi sono anche consapevole che il Papa viene ascoltato in modo molto selettivo, a seconda che si sia di destra o di sinistra, e certe sue affermazioni sui cambiamenti antropologici che si oppongono radicalmente al cristianesimo vengono semplicemente ignorate. Ma anche le sue dichiarazioni sulla guerra (in particolare la sua critica alla logica di Cappuccetto Rosso) non vengono quasi per nulla prese sul serio, e non solo in Germania. Tutto questo mi rattrista, ma non sono disperato, perché in fondo non conosco altro luogo che la Chiesa dove, nonostante tutte le difficoltà, si pronunciano parole di vita eterna…

„Israele - con il sostegno degli Stati Uniti - sta bloccando migliaia di camion che trasportano aiuti nel campo di sterminio di Gaza. Invece di costringere Israele a interrompere il blocco, Biden sta dispiegando centinaia di truppe statunitensi per costruire un porto che richiederà settimane per essere completato e consegnare una piccola parte degli aiuti.“ (Aaron Maté, X, 7.3.24)

(Dalle pagine 445-446 di HA di Ulrich) Due frasi nella traduzione odierna mi sono state di grande aiuto. Nella perversione ontologica „c’è solamente il continuo volersi affermare dell’essere-nella-vanità, che deve „fallire“, poiché l’essenza, nel suo senso necessario non più presente, si dissocia dall’unità con se stessa“. Quando l’essere non è più un dono di amore gratuito, allora diventa una „pretesa“: volersi affermare a tutti costi nella vanità. In questo modo l’essenza delle cose non è più aperta all’essere come dono, perché solo in questo modo essa può mantenere l’unità con se stessa, nella modalità dell’obbedienza al senso necessario dell’essere. Ma sparito il dono ontologico rimane solamene: una proiezione metafisica con il carattere dell’esigenza. Il mondo „non è più per l’uomo un dono, che gli è concesso, così come anche la res in forza dell’essenza chiusa, non è più aperta all’essere, ma si fissa in un „in sé“ senza luce“.


(7.3.24) „Pasqua del 1958. C'è un mistero del presente, dell’attualità dell’oggi della Pasqua. Il tempo è stato cancellato nell'inferno. Improvvisamente riappare: nella Chiesa nascente, anche nella Chiesa di oggi. Quest’ultima diventa portatrice del tempo, degli eventi di oggi, della presenza della festa in noi. È come un involucro: raccoglie i misteri della risurrezione del Signore e li fa rivivere nell'anno ecclesiastico, non solo in sé, ma anche in noi, grazie alla sua missione nel tempo. Se contemplassimo i misteri del Signore senza l'anno ecclesiastico, ci troveremmo in un'assenza di tempo. Potremmo ricostruire gli eventi storici, ma le cose sarebbero senza presente; e così i misteri della vera Incarnazione, dell'Eucaristia, dell'inabitazione del Signore in noi non sarebbero più visualizzati. Dovremmo tutti tornare al tempo della vita storica di Gesù, la nostra partecipazione sarebbe limitata alla considerazione del passato. La Chiesa pasquale, invece, riprende il tempo per incorporare in noi  il proprio anno con i suoi misteri vivi a partire dai giorni e dalle notti che esistono dalla creazione. È una vera e propria resurrezione del tempo, che era completamente sepolto nell'inferno e ora nella Chiesa partecipa alla pienezza della vita eterna: come visualizzazione degli eventi della nostra salvezza imperitura attraverso tutti i tempi transitori" (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, 1958, 365-366). Nei miei diari cerco di contribuire alla „risurrezione del tempo“ di cui parla Adrienne, per questo motivo il tempo della Chiesa è presente in essi; non vi è solo l’attualità, perché quest’ultima è come l’inferno senza tempo: è vero che certi temi si ripetono nell’ esistenza storica (cf. Ernst Nolte, Historische Existenz, Monaco di Baviera, 1998): ma in vero proprio „lo schema dell’esistenza storica“: Dominio, stratificazione nella società, Stato, nobiltà, sublimazione del potere, guerra, pace, ribellione, rivoluzione ecc. (cf.ibidem 365 fg.) sono temi „senza tempo“; il tempo della Chiesa porta nell’esistenza storica un tempo vero, quello che è possibile solamente a partire dalla „pienezza del tempo“. Ovviamente gli scandali degli ultimi decenni non hanno fatto bene alla Chiesa, ma la dimensione teodrammatica di questi scandali è presente in tutte le dimensioni e in tutti gli ambiti del mondo, purtroppo anche nella Chiesa (che forse più che di cattiveria, ha peccato di ingenuità arrogante nel sottovalutare la presenza della perversità polimorfe del sesso)…comunque essi sono un'occasione per essere davvero umili, perché la pienezza del tempo si rivela nella modalità della nullificazione dell'essere, della gratuità. Gli scandali ovviamente non sono gratuiti, ma è fonte di stupore per me che la presenza eucaristica e di amicizia del Signore nel tempo non abbia smesso di esserci. Non solo la Domenica, che è il giorno del Signore.  Se penso alla nostra parrocchia, anche se c'è tanta incomprensione tra i sacerdoti, anche se i laici appena si conoscono, c'è un gesto eucaristico che si ripete da ormai tanti anni: l’incontro del martedì nella cappella della Jena Strasse 12 ad Eisenberg, dove preghiamo i vespri, celebriamo la Santa Messa ci poniamo di fronte al Santissimo e mangiamo la pizza insieme. Quando guardo l’ostia, „sine principio et fine“, nella sua bellezza, sono stupito che questa bellezza gratuita, assolutamente gratuita e debole, ma potentissima, non smetta di esistere. E qui siamo in una delle zone più secolarizzate del mondo e io stesso lo sono, secolarizzato. PS „Un’educazione può partire solo dalla nuda realtà e non da un desiderato miraggio ideale dell’uomo“ (C. G.Jung, 1936 (1916)), con nuda realtà non deve essere però intesa una realtà senza l’educazione del Vangelo e la Chiesa non è un miraggio ideale. 


Mi scrive Gigi, un socialista cristiano, che mi legge sempre attentamente: „sono d'accordo sul fatto che Bannon (e Trump) abbiano idee chiare e molte intuizioni intelligenti e reali, tuttavia non lo so, m'inquietano, come tanti vescovi nordamericani hanno un sottofondo farisaico apocalittico autoritario che non apprezzo, peraltro fanno da contraltare necessario a un mondo falsamente liberale e antropologicamente pericoloso“ - Gigi carissimo, anche a me inquieta il mondo e non credo che Trump sia un’alternativa a questa inquietudine, ma nel passare del tempo mi inquieta ancor di più Joe Biden, non solo perché è anziano e senile (se la sua amministrazione funzionasse ciò basterebbe per far dimenticare le deficienze del capo). I criteri di giudizio che ho sono questi: in primo luogo „la profezia della pace“ ; Biden è ed è stato sempre un guerrafondaio, come i cattolici non se ne accorgano è per me un mistero. Trump lo è un po’ meno, anche se è troppo irruente ed inconseguente. Il secondo è la „profezia ecologica“; Biden è teoricamente meglio, ma visto che finanzia guerre dappertutto, non vedo in che modo la sua amministrazione sia un aiuto al clima. La „profezia dei poveri“: il caos ai confini con il Messico è aumentato sotto Joe Biden, non è diminuito. Io solo questione della migrazione la penso come il Santo Padre, ma anche Francesco stesso sa che un politico deve precisare quanta integrazione sia  possibile nel suo paese, eccetera… su questo tema il farisaismo di Biden e molto più grave che l'atteggiamento MAGA di Trump. Per quanto riguarda poi i problemi antropologici che il vescovo Oster ha recentemente riassunto e che ho citato nel mio diario (suicidio come modello sociale per risolvere la questione della sofferenza; uccidere bambini non nati non come possibilità, ma come diritto; la trasformazione-manipolazione del proprio corpo biologico come risoluzione di un problema psichico), devo dire che Trump è meglio, non a livello di biografia, ma come politico…PS Gigi ha risposto ancora una volta: „grazie, mi hai aiutato ad andare più a fondo rispetto a qualche scoria ideologica che fatico ad eliminare (è la mia storia), la mia posizione probabilmente è più emozionale (anche se il cuore conta), penso che la politica oggi non abbia le forze le idee la struttura umana per essere politica di pace e bene comune, gli Stati Uniti in questo senso non sono un'eccezione, mi rattrista il fatto che non ci sia una valida alternativa, ma il mondo di per sé non è perfetto, grazie per l'amicizia e il socialismo cristiano che è veramente il mio (imperfetto) cammino d’impegno“. - Gigi carissimo, non metto in dubbio che il cuore sia importante, ma io ho imparato da don Giussani, che il cuore non ha che fare solo con delle emozioni; e poi ognuno ha le sue; quando leggo cosa sta facendo Israele in risposta al 7 di Ottobre, devo dire che pian piano penso che la parola „genocidio“ (Maté) sia proprio quella giusta; ma cosa servono le mie emozioni? Non servono neppure quelle per il mio amato popolo armeno, lasciato dal solo dai potenti, anche europei. E per quanto riguarda l’altro conflitto: devo dire che io non ho mai creduto alla favola che Biden si distanziasse da Netanjahu, non lo ha mai fatto, se lo facesse davvero Israele non si sentirebbe così sicuro a massacrare e a lasciar morire di fame così tanta gente, anche giovane…Per quanto riguarda la nostra storia, devo dire che io ho imparato da Balthasar che la biografia non è mai primaria, primario è il nostro compito, per esempio quello di un’ermeneutica del reale, che valga oggi, non un „miraggio ideale“. Papa Francesco ha detto tantissime volte che non crede alla favola di Cappuccetto rosso applicata alla crisi Ucraina, ma nessun cattolico (o quasi) tra i miei amici in Italia, ha mai preso sul serio queste parole del Papa, sebbene si dicano tutti „bergogliani“ - ma at the end of the day sono tutti mitologici: penso al mito della liberazione del popolo ucraino; cosa vogliono gli USA al confine con la Russia? Trump risponde almeno a questo punto. Ti rattrista che non ci sia un’alternativa, ma per averla bisognerebbe seguire qualcuno che sia davvero un alternativa, ma chi lo fa? Tuo, con affetto e riconoscenza, Roberto 

„Una forte esplosione è stata segnalata  a Odessa, dove c'è stato un incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il premier greco Kyriakos Mitsotakis. Secondo fonti, l'esplosione è avvenuta vicino al porto della città ed è stata preceduta da un allarme aereo. La delegazione greca si trovava a circa circa 200 metri dal luogo dell'esplosione ma tutti i suoi membri sono rimasti illesi. Mitsotakis è arrivato oggi a Odessa per incontrare Zelensky“ (ANSA). - Di triste c’è tutto in questa notizia, di incredibile niente: siamo in guerra, per l’appunto. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Renato mi ha mandato questo testo del 2005 di papa Benedetto XVI su von Balthasar: Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
illustri Signore e Signori! E' con particolare piacere che mi unisco spiritualmente a voi nella celebrazione del centenario della nascita di Hans Urs von Balthasar, l’insigne teologo svizzero che ho avuto la gioia di conoscere e di frequentare. Ritengo che la sua riflessione teologica mantenga intatta fino ad oggi una profonda attualità e provochi ancora molti ad addentrarsi sempre più nella profondità del mistero della fede, tenuti per mano da una guida così autorevole. In un'occasione come questa potrebbe essere facile la tentazione di ritornare ai ricordi personali, sulla base della sincera amicizia che ci legava, e dai numerosi lavori che insieme abbiamo intrapreso, raccogliendo le non poche sfide di quegli anni. La fondazione della rivista Communio, all'indomani del Concilio Vaticano II, rimane come il segno più evidente del nostro impegno comune nella ricerca teologica. Non è, tuttavia, ai ricordi che intendo riferirmi quanto, piuttosto, alla ricchezza della teologia di von Balthasar. Egli aveva fatto del mistero dell'Incarnazione l’oggetto privilegiato del suo studio, vedendo nel triduum paschale - come significativamente intitolò uno dei suoi scritti - la forma più espressiva di questo calarsi di Dio nella storia dell’uomo. Nella morte e risurrezione di Gesù, infatti, viene rivelato in pienezza il mistero dell'amore trinitario di Dio. La realtà della fede trova qui la sua bellezza insuperabile. Nel dramma del mistero pasquale, Dio vive pienamente il farsi uomo, ma nel contempo rende significativo l'agire dell'uomo e dà contenuto all'impegno del cristiano nel mondo. In questo von Balthasar vedeva la logica della rivelazione: Dio si fa uomo, perché l'uomo possa vivere la comunione di vita con Dio. In Cristo viene offerta la verità ultima e definitiva alla domanda di senso che ognuno si pone. L'estetica teologica, la drammatica e la logica costituiscono la trilogia, dove questi concetti trovano ampio spazio e convinta applicazione. Posso attestare che la sua vita è stata una genuina ricerca della verità, che egli comprendeva come una ricerca della vera Vita. Ha cercato le tracce della presenza di Dio e della sua verità ovunque: nella filosofia, nella letteratura, nelle religioni, giungendo sempre a spezzare quei circuiti che tengono spesso la ragione prigioniera di sé e aprendola agli spazi dell’infinito. Hans Urs von Balthasar è stato un teologo che ha posto la sua ricerca a servizio della Chiesa, perché era convinto che la teologia poteva essere solo connotata dall'ecclesialità. La teologia, così come lui la concepiva, doveva essere coniugata con la spiritualità; solo così, infatti, poteva essere profonda ed efficace. Proprio riflettendo su questo aspetto egli scriveva: "La teologia scientifica ha inizio solo con Pietro Lombardo? E tuttavia: chi ha parlato del cristianesimo più adeguatamente di Cirillo di Gerusalemme, di Origene nelle sue omelie, di Gregorio Nazianzeno e del maestro della riverenza teologica: l'Aeropagita? Chi oserebbe aver da eccepire su qualcuno dei Padri? Allora si sapeva che cosa fosse lo stile teologico, l'unità naturale, ovvia, tanto tra l'atteggiamento di fede e quello scientifico quanto tra l'oggettività e la reverenza.
La teologia finché fu opera di santi, rimase teologia orante. Per questo il suo rendimento in preghiera, la sua fecondità per l'orazione e il suo potere di generarla sono stati così smisuratamente grandi" (Verbum Caro. Saggi teologici I, Brescia 1970, 228). Sono parole che ci portano a riconsiderare la giusta collocazione della ricerca nella teologia. La sua esigenza di scientificità non viene sacrificata quando essa si pone in religioso ascolto della Parola di Dio, viva della vita della Chiesa e forte del suo Magistero. La spiritualità non attenua la carica scientifica, ma imprime allo studio teologico il metodo corretto per poter giungere a una coerente interpretazione. Una teologia così concepita ha portato von Balthasar a una profonda lettura esistenziale. Per questo uno dei temi centrali sui quali si intratteneva volentieri era quello di mostrare la necessità della conversione. Il cambiamento del cuore era per lui un punto centrale; solo in questo modo, infatti, la mente si libera dai limiti che le impediscono di accedere al mistero e gli occhi diventano capaci di fissare lo sguardo sul volto di Cristo. In una parola, egli aveva profondamente compreso che la teologia può svilupparsi solo con la preghiera che coglie la presenza di Dio e a lui si affida obbedienzialmente. E' questa una strada che merita di essere percorsa fino alla fine. Ciò comporta di evitare sentieri unilaterali, che possono solo allontanare dalla meta, ed impegna a rifuggire dal seguire mode che frammentano l'interesse per l'essenziale. L'esempio che von Balthasar ci ha lasciato è piuttosto quello di un vero teologo che nella contemplazione aveva scoperto l'azione coerente per la testimonianza cristiana nel mondo. Lo ricordiamo in questa significativa circostanza come un uomo di fede, un sacerdote che nell'obbedienza e nel nascondimento non ha mai ricercato l'affermazione personale, ma in pieno spirito ignaziano ha sempre desiderato la maggior gloria di Dio. Con questi sentimenti, auguro a tutti voi di continuare con interesse ed entusiasmo lo studio dell'opera balthasariana e di trovare le strade per una sua efficace applicazione. Su di voi e sui lavori del Convegno invoco dal Signore copiosi doni di luce, in pegno dei quali a tutti imparto una speciale Benedizione. (Dal Vaticano, 6 Ottobre 2005) - Delle cose che sottolinea  Benedetto XVI mi sembra importante sottolineare quanto segue: 1) pur credendo che sia necessario un dialogo con l’umma mussulmana come lo ha intrapreso Papa Francesco e prima di lui Padre Dall’Oglio, ritengo che l’incarnazione del Cristo trinitario ed in modo particolare ciò che accade nel triduum siano espressione singolare della „pienezza del tempo“; se smettessi di pensarla così non sarei più un pensatore cristiano; 2) il dialogo con la letteratura e la filosofia e con le religioni è una dimensione del pensiero del mio maestro che ho cercato di approfondire in dialogo con Ulrich, ma non solo, con tutto ciò che mi sembrava grande in letteratura, nella filosofia, nel dialogo con le religioni; 3) l’arco che unisce estetica, drammatica (qui c’è spazio anche per l’ermeneutica dell’esistenza storica e politica) e logica deve essere teso nella sua completezza; 4) una teologia senza spiritualità e preghiera è un gossip accademico; 5) non si da teologia né senza filosofia né senza santità e se la prima è trasparenza del pensiero nel suo essere in cammino e nel mondo (Ulrich), la seconda è trasparenza al mondo divino come gioia sempre nuova e sempre sorprendente.  

(Dopo la traduzione della pagina 444 di HA) Nel linguaggio di Hegel - vorrei chiarire prima di tutto questo - la ragione ha una priorità sull’intelletto. Quando Hegel dice che la ragione è tenuta "sotto il battesimo dell'intelletto", si riferisce probabilmente al modo in cui la ragione è vista in filosofia. Per Hegel, l'intelletto è un aspetto inferiore o più limitato del pensiero umano, basato su distinzioni, categorie e dualismi. La ragione, invece, è una facoltà superiore della mente che supera le contraddizioni e gli opposti dell'intelletto e li integra in un processo dialettico più completo. Questo processo è raccontato filosoficamente nella „Fenomenologia dello Spirito“. Ponendo la ragione "sotto il battesimo dell'intelletto", Hegel intende forse dire che la ragione viene inizialmente interpretata e compresa attraverso l’intelletto, attraverso le sue categorie e i suoi concetti limitati. Questo processo di "battesimo" simboleggia l'incorporazione o la prima approssimazione della ragione attraverso i concetti limitati dell’intelletto. Tuttavia, Hegel va oltre e sostiene che la ragione alla fine trascende l’intelletto e lo sintetizza in una comprensione più completa. Pertanto, il "battesimo dell’intelletto" è probabilmente solo il primo passo verso una comprensione più profonda della ragione e del suo ruolo nella filosofia. Se ora passiamo ad Ulrich vediamo che questa sfida della ragione non viene  semplicemente vinta in un processo fenomenologico, diciamo in un percorso dialettico dall’intelletto alla ragione, ma il filosofo di Ratisbona ci offre tutto un „discernimento“ delle tentazioni che la ragione subisce in questo percorso: una ragione che non si dona al mistero della donazione dell’essere come amore gratuito neutralizza l’amore stesso. La res nella sua pseudo molteplicità (le cose) ingoia il dono dell’essere, per quella analogia dell’errore di cui parla Ulrich. La piccola via dell’incontro con l’altro è persa per una sospensione ontologica in cui l’essere è essenzializzato (abbiamo già parlato di questa tentazione). Non ci si trova più nel cammino dell’esperienza reale, ma di un pseudo cammino concettuale e in una pseudo molteplicità…Qui nascono le tentazioni descritte da Ulrich, che non ripeto, del positivismo assoluto o di un pensiero che usa violenza dialettica vs il reale.

(6.3.24) "Il pomeriggio del sabato santo. Durante la notte Adrienne ha sperimentato la mancanza di temporalità dell'inferno. Così non ci sono più numeri {Adrienne associa determinati santi a determinati numeri}. Anche i numeri dei santi non sono più validi lì. E non ci sono tracce del Signore da vedere questa volta. Si cammina soltanto e procede in continuazione, o anche: si nuota, si va a carponi. I pesi hanno perso la loro validità. Non c'è direzione e quindi non c'è senso. Prima il torrente scorreva sempre, ora si ferma spesso; ma il tempo in cui smette di scorrere non si può misurare. Non "si ferma per un po'", si ferma e basta. O scorre… Ci si domanda: L'inferno è allora l'estremo opposto del paradiso, dove c'è il compimento di tutto il tempo nell'eternità di Dio? All'inferno, la mancanza di temporalità è l'assenza di sponde, l'impossibilità di andare avanti, il peso opprimente del peccato; la "stagnazione" del flusso è vissuta come qualcosa di terribile, virulento: come la definitività concentrata e la presenza dell'insensato. Poi ancora il flusso sordo, lento, insopportabile perché senza volto. Non è visibile né il volto del Signore, né quello del peccatore, le effigi sono impersonali e pesanti e caratterizzate una volta per tutte. Ma la vita quotidiana continua; Adrienne si sente come una persona con la febbre che continua a fare il suo solito lavoro. È, diceva, come una "febbre della fede"; ma bisogna superarla in modo che i propri simili non se ne accorgano" (Hans Urs von Balthasar, in Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, 1958, 365). - Questa esperienza di un pomeriggio del Sabato Santo del 1958 di Adrienne non è stata ancora pensata teologicamente, come aveva desiderato padre Balthasar; è stata semplicemente ignorata, forse anche dai grandi. Eppure proprio qui vi è un’esperienza dell’inferno, come non ho mai trovato in quei teologi che per un senso di pseudo giustizia vogliono che esso sia pieno, che non hanno il minimo senso della „speranza per tutti“, semplicemente perché sono ricolmi delle loro idee essenziali (cf. la mia meditazione ieri notte in dialogo con Ulrich). A differenza di Dante Adrienne non vede persone nell’inferno, ma solamente, si fa per dire, solamente: „effigi“. „effìgie (o effige) s. f. [dal lat. effigies, der. di effingĕre «rappresentare, riprodurre in rilievo», comp. di ex- e fingĕre «foggiare, plasmare»] (pl. effìgie o effigi). – 1. a. Immagine, figura (soprattutto di persona) rappresentata in disegno o a rilievo: l’e. della Madonna, di un martire; l’e. del defunto scolpita sul coperchio del sarcofago; una medaglia con l’e. del sovrano. b. Il quadro o la scultura che riproduce tale immagine: portare in processione l’e. miracolosa; impiccagione in e., quella che durante il medioevo e oltre si eseguiva simbolicamente contro il condannato contumace o morto…“ (Treccani online). L’effigie nell’esperienza di Adrienne non è però solo un simbolo o una presenza solo simbolica, è una presenza impersonale con un senso di definitività dell’inferno singolare. Senza questa esperienza, nella quale, sub contrario, viene vissuta la donazione gratuita dell’essere, il caos delle morti ingiuste, degli imprigionamenti ingiusti, della brutalità della guerra e della povertà, dei disastri ecologici, delle perversioni antropologiche, delle paure e depressioni psicologiche non sarebbe superato dall’interno, per così dire. Solo in Cristo conosciamo la disponibilità di abbracciare la virulente mancanza di senso che milioni di persone stanno facendo proprio in questo momento sulla terra e/o nell’inferno, non so dirlo meglio…

Rinvio anche alla mia meditazione di ieri notte sull’eucaristia in dialogo con il santo cileno Alberto Hurtado SJ.

I conflitti attuali pongono in rilevo le conseguenze letali di un continuo ricorso alla produzione di nuovi e più sofisticati armamenti. Occorre procedere sulla via di un disarmo integrale, poiché nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte“ (Papa Francesco, citato in „Avvenire“).

Victoria Nuland va in pensione...- Nuland ha avuto un ruolo chiave nel rovesciare il presidente Yanukovich nel 2014 e nell'installare un governo favorevole agli Stati Uniti a Kiev.- Nuland è anche un attore chiave nella manipolazione della narrazione della guerra, in quanto la sua famiglia controlla l'Istituto per lo studio della guerra (ISW), che la maggior parte dei media occidentali cita quando si parla della guerra. - Nuland è il terzo funzionario statunitense di più alto rango e comunemente considerato il più falco nei confronti della Russia“ (Glenn Diesen, X, 5.3.24) - ) - Sono ovviamente cosciente che questa narrazione di Diesen non è l’unica; il mio allievo ucraino pensa piuttosto che il presidente Yanukovich fosse asservito ai russi, etc.

„«Al piano terra di una townhouse di mattoni rossi alle spalle della Corte suprema, la tv liberal Msnbc va in onda su due giganteschi televisori. Steve Bannon la tiene d’occhio: «Sono il nemico», spiega lo stratega che portò Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016. Quattro ore al giorno, sei giorni a settimana, Bannon registra qui il podcast War Room. «Trump non aveva media quando andò a Mar-a-Lago. Murdoch disse che lo avrebbero reso una “non persona” e Fox è quello che chiamiamo opposizione controllata. War Room è il principale sostenitore di Trump». «Parliamo molto», dice Bannon quando gli chiediamo se dia ancora consigli a Trump, ma subito aggiunge: «È lo stratega di se stesso. Ha opinioni ben chiare. E se qualcuno ha dubbi ascolti i suoi discorsi». Bannon sta facendo appello contro una condanna per aver rifiutato l’ordine di comparizione del Congresso a testimoniare sull’inchiesta del 6 gennaio. E parla con orgoglio degli articoli della stampa che citano non solo la sua influenza sul movimento Maga (Make America Great Again), ma anche la «bannonizzazione della politica britannica». «Ho fatto un’intervista con Liz Truss e ha squagliato il Regno Unito. Nel „question time“ con il primo ministro tutti le davano contro perché era apparsa nel mio show a parlare dell’invasione musulmana in Europa»“ (Da Banfi, versione odierna). - Nel 2016 nel gruppo „I contadini di Peguy“ ci eravamo occupati molto di Bannon; Bruno Brunelli  ci aveva reso attenti al personaggio. A differenza di allora penso che purtroppo in molti temi Steve Bannon abbia una posizione ragionevole (in primo luogo sull’atteggiamento di censura della stampa sedicente liberale), ma come allora penso che in questa ragionevolezza si mischi tanta stoltezza, per esempio quella sull’ „invasione mussulmana in Europa“… PS Una collega mi ha detto che la preoccupano le persone che leggano solo la versione Bannon del reale, ma in vero sono più le persone che leggono o ascoltano solo la versione aziendale del reale; ciò che mi preoccupa è che tra i due ambiti di lettura e di visione non vi sia comunicazione…

Abba nostro…

(In un ora libera durante la mattinata) Come abbiamo visto uno degli ultimi desideri di Abramo si riferiva alla moglie di suo figlio Isacco (cf. Genesi, 24), che è stata presa dalla sua patria; Abramo manda un servo per questo compito e non pensa per nulla di separarsi da suo figlio, cosa che nella nostra società „mobile“ non è quasi più possibile, sebbene io preghi Dio per una vicinanza, almeno interiore, con i miei figli, che per ora c’è, anche se Ferdinand studia medicina a Monaco di Baviera e Johanna lavora ed è sposata a Stoccarda. 

Nel capitolo 25, 1-11 viene descritta la morte di Abramo, ma prima di ciò si accenna ad un dato interessante: „25, [1] Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura. [2] Essa gli partorì Zimràn, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach“ (sei figli insomma). Ovviamente non so che significhi l’indicazione: 175 anni, comunque sia rimane il fatto che Abramo è vecchio e la Bibbia non tace il bisogno di fecondità sessuale anche da vecchio…a livello giuridico questi figli non hanno gli stessi diritti di Isacco, l’unico figlio che Abramo ha avuto con Sara; interessante è, però, che Ismaele, pur non avendo lo stesso ruolo di Isacco, venga citato nella scena della sepoltura: „Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele“. Quando penso ad Ismaele, penso a ciò che ho imparato su questo figlio della schiava Hagar da padre Dall’Oglio…

Per quanto riguarda la nascita di Esaù e Giacobbe (figli di Isacco e Rebecca; cf. Gen 25, 19-26) ci sono alcuni elementi che mi sembrano molto importanti: in primo luogo la sterilità di Rebecca, che viene superata con la preghiera; anche Johanna e Ferdinand sono nati dopo un pellegrinaggio ad Altötting. In secondo luogo la voce del Signore, che risponde alla domanda sui gemelli di Rebecca, annuncia un capovolgimento che non è né eticamente né giuridicamente conforme a quanto dice la legge di Israele: "Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo“ (Gen 25, 23)…

(Pomeriggio)  Il tentativo di Ulrich di „interpretare l’uomo nella sua propria „esistenza“ e nel suo storico essere-nel-mondo, con altre parole, di estrarre la radice onto-logica dalla storicità“ (HA, 443) è un punto che non posso abbandonare né come filosofo né come teologo né come uomo. Il mio diario è un tentativo di estrazione della radice ontologica del dono dell’essere come amore dalla storicità. Non conosco un pensiero che non sia un pensiero in cammino, e che è per questo un pensiero che sbaglia. Solo gli ideologi pensano di non sbagliarsi mai. E per quanto riguarda la teologia, mi interessa tantissimo il rapporto tra terra e cielo, ma esso accade sulla terra; anche l’ultimo respiro accade nella modalità dell’essere-nel-mondo; l’apertura del cielo non abbisogna di sforzi mistici, ma semplicemente accade, a volte accade nel nostro essere-nel-mondo il rivelarsi di una realtà più profonda della terra, quella che chiamiamo il cielo…

(5.3.24) "Quando Gesù ha detto: "È compiuto!", questa sua parola è suonata come una contraddizione nell'inutilità. È la fine. Ma compiuta, raggiunta. È strano, perché Gesù in questo momento non vede se non come una prestazione il fatto di morire. È solo il culmine finale del non-poter-più-fare. (È forse una parola che lo Spirito Santo ha ispirato come interpretazione, come sintesi oggettiva della croce?). Non è che il Signore muoia serenamente, dopo aver messo tutto in ordine. È morte nel caos. L'essere completamente compiuto è lì, oggettivamente. Ma per lui?". (Adrienne von Speyr, Croce e inferno, 1958, vol. 3, 364-365). - Devo ammettere che ho sempre interpretato questa frase di Gesù come una consolazione: anche se la morte o la vita o il morire sono stati terribili, alla fine tutto è compiuto! Ed oggettivamente è davvero così, ma a Gesù non è concessa una morte serena, dovrà ancora discendere nell’inferno in obbedienza cadaverica (una forma singolare ed ultima dell’obbedienza amorosa) e il „tutto è compiuto“ accadrà nella risurrezione improvvisa ed imprevista alle cinque del mattino della domenica di Pasqua. Tutto ciò (il caos, la discesa…) deve essere sopportato, come quando non siamo in grado di consolare una persona: la consolazione viene dall’alto, improvvisa ed imprevista, come un ultimo dono, non è una prestazione! 

Per quanto riguarda l’attualità rinvio alla mia riflessione al tramonto di ieri sulla politica in Germania in dialogo con il vescovo Oster e all’articolo del molokano sull’Armenia.

Abba nostro…

(Primo pomeriggio) Credo per la prima volta nella mia vita di aver commentato a scuola Genesi 24; si tratta della storia in cui Abramo manda un suo servo nella sua patria per trovare una donna per suo figlio Isacco. Ho chiesto ai ragazzi di scrivere tre momenti della storia che sono per loro del tutto estranei e tre con cui potrebbero vedere una certa vicinanza con il loro modo di vedere. Comunque sia almeno un elemento di vicinanza è chiaro: Rebecca è molto bella e può decidere se partire o meno. Il momento religioso è evidente: il servo prega per il Signore per il successo dell’impresa. Sono curioso sul cosa diranno le ragazze i ragazzi della mia undicesima. Mi sono solo chiesto se il nostro sistema di scelta di un uomo o di una donna sia meglio. 

(Notte) „Sebbene l’essenza (!) della res è l’oggetto caratteristico della ragione, tuttavia propio in questa essenza non è fondata la verità: „Veritas fundatur in esse rei magis quam in quidditate, sicut et nomen entis ab esse imponitur“ (Nota 227: 1. S. 19.5.1). L’ultima accessibilità e penetrazione dello spirito non dimostra la sua identità nell’anticipazione speculativa dell’“idea“, che concepita essenzialmente, ha necessariamente accanto a sé un’alterità non ancora negata e non ha ancora compiuto se stessa nella sua positività (Nota 228: Cf. A. III.2: „Chiarificazione originaria del medesimo uso di essere e nulla“, p. 29 sg.), piuttosto nella domanda riguardante l’essere. Ma per l’exinanitio dell’essere, la cui bontà si chiarifica sia nella „numerositas entium“ (Nota 229: cf.A. V.3.b.2)  sia anche nell’aprirsi dell’essenza agli accidenti, la ragione umana non si può mai „accomodare“ nella percezione dell’essere, piuttosto è mandata, a partire dall’essere stesso, nel rischio del pensiero sulla „piccola via“, „ratiocinando est quidam motus intellectualis transeuntis ab uno in aliud“ (Nota 230: G. 1.57)“ (Ferdinand Ulrich, Homo abyssus, 442). - Ho appena mandato a don Andrea della „Casa Balthasar“ una mia introduzione ad un libro di Ulrich, che uscirà in una casa editrice di Lugano, in cui cerco di spiegare la filosofia del „piccolo pellegrino“, proprio a partire da questa priorità dell’essere sulla quidditas (essenza). Ovviamente quando pensiamo vogliamo comprendere l’essenza di una cosa, non qualcosa di secondaria importanza, ma la verità della cosa non consiste nella quidditas, piuttosto nella sua secondarietà ontologica (Brague). E questa è costituita dall’essere della cosa stessa che è atto di amore gratuito e che per questo è „magis“ nel confronti della quidditas. La grande tentazione sta nel voler concepire essenzialmente la res e in questo modo se ne perde il cuore, che è il suo essere stata donata gratuitamente. La domanda riguardante l’essere diventa un’astrazione quando si perde il senso che l’essere stesso non è sussistente, come spiego nella mia introduzione; un pensiero che si accomodi nella domanda ontologica senza aprirsi agli accidenti pecca di orgoglio, pensa che la numerositas degli enti sia qualcosa di meno importante che l’anticipazione speculativa della loro essenzialità; ma così si perde la „piccola via“ e il rischio di un pensiero in cammino, che  passa dall’uno all’altro, dall’una cosa all’altra cosa, senza perdere il senso della gratuità donata. 

"L'Eucaristia è il centro della vita cristiana. Attraverso di essa apparteniamo alla Chiesa e attraverso la Chiesa veniamo a Dio.... Nel sacramento dell'Eucaristia, tutte le grazie dell'incarnazione del Salvatore scendono sui fedeli.... Grazie all'Eucaristia, la nostra terra, sulla quale Dio si è fatto uomo, diventa il centro dell'universo" (Alberto Hurtado, Gelingendes Leben, 108-109) - pensavo a queste cose prima davanti al Santissimo; un pezzo di pane bianco, rotondo, „sine principio et fine“ (SPN, Adrienne); anche se il mondo sta crollando, anche se forse saremo presto immersi in una guerra brutale o incarcerati, da qualche parte del mondo ci sarà pur sempre un tabernacolo con quel pezzo di pane che è presenza reale del suo amore infinito per noi, che è lui stesso…anche la mia mamma, tra l’altro, parla al telefono spesso di guerra; ma nessuna guerra può anche solo un pochino togliere qualcosa a quella verità di cui parla il santo cileno: siamo eucaristicamente il centro del cosmo!  


(4.3.24) Ieri sera ho prenotato la statua del san Giuseppe dormiente, perché di questo abbiamo bisogno tutti: un sonno davvero riposante e un sonno con sogni dall’alto per evitare i pericoli. È il pericolo si fa più grande ed anche il senso della „mancanza di una via di uscita“ (Ausweglosigkeit): "Azione e contemplazione si sono confuse. Nell'azione si pensa di capire un contesto in cui si può intervenire in modo più significativo. Qui nulla diventa chiaro. Le immagini dell'azione balenano, ma sono senza speranza. Immagini di ciò che avrebbe potuto essere, attraverso la predica, attraverso il miracolo ...., ma sono incluse nella morte" (Adrienne, Croce ed Inferno, 1958, 364), nella morte di Cristo, che stiamo cercando di meditare durante questa Quaresima. „Il luogo, nel quale il peccatore realizza cosa è accaduto davvero, è la confessione“ (ibid.). La confessione è il luogo in cui comprendiamo „la mostruosità di questa morte di Cristo“ (Adrienne); abbiamo ucciso la soluzione (la figura singolare del dono gratuito d’amore), come intuisce anche Nietzsche nel suo famoso aforisma sulla morte di Dio. La confessione "è prima di tutto il tremendo incontro di questo mondo e dell'aldilà sulla croce... E anche questo non è fantastico o teorico o astratto, ma pura realtà. Lo si vede nella madre e in Giovanni che stanno lì, in coloro che sono crocifissi con Gesù, nei soldati, nella gente che guarda: tutti hanno un'immagine, l'immagine di tre croci con tre persone morenti sopra. La maggior parte di loro non ha idea di essere coinvolta in questo evento. E questo rende le cose ancora più difficili: per il Signore, che deve sopportare il peso di coloro che non sanno, per la madre e Giovanni, che vedono un collegamento e sono colpiti dal peso crescente e dall'aggressività del peccato; anche se non possono esprimerlo a parole, vedono comunque la mostruosità della morte sotto l'incalzante, crescente, opprimente peccato" (Ibid.). Ieri Konstanze, parlando del crescente pericolo della guerra, ha visto qualcosa e nel momento in cui si vede non si può aiutare nessuno; posso pregare per lei e sperare di essere in un atteggiamento di vera confessione, perché di questo abbiamo bisogno: di persone che confessino il peccato del mondo come il loro, non della legione di coloro che confessano il peccato degli altri…VSSvpM! 

"Erik Prince, il fondatore del gruppo mercenario americano Blackwater, si schiera a favore della fine della guerra: - Dobbiamo concludere questa guerra perché l'Ucraina si sta distruggendo demograficamente" (Glenn Diesen, X, 4.3.24). 

"Non sta dicendo nulla di nuovo. Sta ribadendo la politica di Biden di respingere la richiesta di Hamas di porre fine al genocidio di Israele e al blocco degli aiuti come condizione per un accordo sugli ostaggi" (Aaron Maté, X, 3.3.24) - Maté commenta una notizia di MSNBC: "La vicepresidente Kamala Harris chiede "un immediato cessate il fuoco" nella guerra tra Israele e Hamas durante un discorso a Selma, in Alabama".

Quando l’AfD lamenta un abuso del potere dei Servizi segreti per bloccare il lavoro del più grande partito di opposizione in Germania, non esprime un pensiero antidemocratico, piuttosto uno autenticamente democratico; il lavoro dei Servizi segreti dovrebbe essere quello di lavorare per la pace dietro il palcoscenico ed evitare attacchi terroristici, come ha spiegato Marco Mancini nel video che ho visto ieri pomeriggio e di cui ho parlato, in alcune righe che ho scritto a Renato, ieri notte. 

Banfi riassume la situazione per quanto riguarda la dimensione della guerra odierna, ciò che io chiamo sempre, seguendo la richiesta del Papa a CL, il compito della profezia della pace,  nella versione odierna: „Proprio mentre è percepibile un po’ di eccitazione bellicista sui nostri giornali per il colpo della Marina militare che ha abbattuto il drone degli Houthi nel Mar Rosso, è papa Francesco a lanciare un grido contro la guerra da piazza San Pietro. “Auspico vivamente”, ha detto all’Angelus, “che la comunità internazionale comprenda che il disarmo è innanzitutto un dovere, il disarmo è un dovere morale”. Sembra una voce isolata in un momento dove il mondo corre, a rotta di collo, ad armarsi sempre di più, rompendo remore e indugi. A Gaza si muore di fame e di bombe. Com’è accaduto ai gemellini palestinesi Wissam e Naeem Abu Anza, un bimbo e una bimba, nati solo quattro mesi fa quando la guerra era già iniziata. Sono morti la notte scorsa sotto le bombe vicino a Rafah insieme a gran parte della loro famiglia. C’è una raffica di dimissioni fra i portavoce dell’esercito israeliano, forse legate alla strage degli affamati di giovedì. Fra sei giorni inizia il Ramadan. Scrive Sami al-Ajrami nel suo Diario da Gaza: “È la prima volta che affrontiamo un Ramadan di questo tipo, e nessuno si è fatto vivo. Non il Ministero della religione di Gaza. Non gli imam locali, che se non sono morti, legati come sono ad Hamas, hanno gettato le tonache. E nemmeno le autorità religiose di un qualunque Paese vicino. La gente si sente abbandonata a sé stessa quando più avrebbe bisogno di Dio”. - Sulla guerra in Ucraina oggi è Domenico Quirico sulla Stampa a scrivere ciò che da un po’ di giorni (dopo le dichiarazioni di Macron, del capo del Pentagono Usa e dopo le polemiche su Scholz) appare evidente: Stati Uniti e Russia danno l’impressione di essere pronti a scendere in campo direttamente in uno scontro bellico senza precedenti. Sostiene Quirico: “Ormai si è convinti, rassegnati o entusiasti (nei due campi esistono gli uni e gli altri), che la guerra per procura stia per finire”. Sbaglierà per eccessivo pessimismo? C’è da sperarlo“.

Paul Kingsnorth ha risposta alla mia domanda sulla guerra e la „macchina“: „Non so se la Macchina abbia bisogno della guerra in quanto tale. Credo invece che gli esseri umani ne abbiano bisogno. L'abbiamo fatta all'infinito fin dal primo giorno. Quello che la Macchina può fare è renderla meccanizzata e redditizia“.

Abba nostro...

(Al tramonto) Papa Francesco ha ricevuto in udienza il benedettino Padre Anselm Grün e gli ha detto: "Sie sind ein Mönch, der keine Angst hat“ („Lei è un monaco che non ha paura“); non lo so, a me Anselm Grün non piace e lo trovo un „monaco alla moda“, ma forse sono troppo severo nel mio giudizio. Devo, però, anche dire che il giudizio del Papa mi è più caro del mio e che io conosco meno le opere del benedettino, piuttosto alcune persone che lo stimano e che non mi hanno mai dato la sensazione di amare Cristo! Forse un Dio come garante della nostra „camera interiore“…

Nel suo blog di oggi, il vescovo Oster è intervenuto nuovamente sul tema della politica; ho trovato molto interessante questo passaggio del suo articolo: "Tre caratteristiche di una "svolta" che si allontana dall'immagine cristiana dell’uomo: Per inciso, è l'immagine dell'uomo che mi preoccupa di più: ho già citato le posizioni estreme della destra (völkisch) e della sinistra (woke). Ma altre tre tendenze mi fanno capire che stiamo davvero vivendo una "svolta", come continua a dire Papa Francesco. Mai prima d'ora - a mio parere - il suicidio assistito è stato reso possibile come modello commerciale nella nostra società originariamente cristiana, mai prima d'ora l'uccisione dei bambini nel grembo materno è stata proclamata esplicitamente come un diritto umano così esplicitamente, mai prima d'ora è stato suggerito ai bambini che cambiare il proprio sesso biologico potrebbe essere un'opzione reale. Ovviamente riconosco anche la condizione delle persone che si trovano in situazioni al limite tra la vita e la morte, delle donne rimaste involontariamente incinte e delle persone che soffrono di disforia di genere. Tuttavia, i fenomeni citati, con la loro importante presenza mediatica e politica - spesso anche di sapore ideologico - dimostrano che la nostra immagine e la nostra comprensione di ciò che significa essere umani non è più fondamentalmente determinata dalle idee cristiane". - Ho commentato il suo articolo su Facebook così: "Caro vescovo Stefan Oster, è un buon testo, anche se non sono d'accordo con alcune affermazioni o valutazioni, soprattutto per quanto riguarda l'AfD. Quando ci incontreremo di nuovo, Le dirò faccia a faccia quello che penso. Cordiali saluti, Roberto PS Il grande problema del momento non è l'AfD, ma il fatto che stiamo manovrando per entrare in una guerra mondiale senza senso…".Fondamentalmente, penso che una posizione ‚centrista‘ oggi non contribuisca alla democrazia, ma giustifichi il male, anche se dobbiamo difendere lo stato di diritto democratico. 

Guardando all’Armenia si può studiare nel dettaglio cosa significhi una politica del centro. Il Molokano lo ha espresso in modo del tutto chiaro: Perché sia l’America sia la Russia coccolano il dittatore Aliyev?

La Cop29 si terrà a Baku e Antony Blinken ha detto che gli Stati Uniti «sostengono con forza» l’Azerbaigian. Dov’è finito il monito dei mesi scorsi? Renato Farina 04/03/2024 (Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev celebra la conquista del Nagorno-Karabakh nella piazza principale di Stepanakert, Khankendi per gli azeri, il 15 ottobre 2023). - Che gioco stanno facendo le due grandi potenze che guardano il Caucaso? Perché sia l’America sia la Russia coccolano l’Azerbaigian?1) Cop29, il grande concistoro mondiale sul clima, si terrà a Baku il prossimo novembre. Informa Lindsey Snell che il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato, con enorme soddisfazione del dittatore azero Ilham Aliyev, che «gli Stati Uniti “supportano con forza” l’Azerbaigian che ospita la Cop29. Blinken ha sostenuto di continuare gli aiuti militari statunitensi intrapresi durante il suo brutale blocco del Nagorno-Karabakh (anche se l’Azerbaigian non sembra avere problemi a procurarsi da sé miliardi di dollari in armi da Israele)». Il monito dei mesi scorsi all’Azerbaigian dov’è finito? 2) Kamil Zeynalli, famoso fitness trainer azero, è stato arrestato il 21 febbraio a Mosca su mandato di cattura internazionale. È stato filmato mentre taglia la testa a un vecchietto armeno inerme. Ha organizzato bande di azeri che danno la caccia ad armeni in Russia. È bastata la protesta del governo di Baku, poche ore di mobilitazione dei media, e l’uomo è stato trasferito subito in patria dove è stato accolto come un eroe. Intanto l’Azerbaigian ha riscosso nuove forniture di gas dalla Russia. Cedutegli a basso prezzo e rivendute con enorme lucro all’Europa. Se fossi un rapper a Sanremo Che dire? Quel vecchietto conta meno di una bombola di gas? Per l’Italia e il nostro governo senz’altro, come per la Russia. In che cosa siamo diversi? E Biden, perché vellica il tiranno anticristiano? Ha scelto l’asse con la Turchia? Oggi mi trovate un po’ arido. La disillusione in me, e in noi molokani, è in lotta perenne con la visione dei volti di giovani incantevoli e vecchie rugose che esprimono desiderio assoluto di pace inondando di bellezza il mondo, persino più forti e più durevoli (sto bestemmiando?) del genocidio, cioè dell’azzeramento totale della popolazione legata da comune identità, che è stato conseguito tramite deportazione con semina di svariati morti dall’Artsakh (il Nagorno-Karabakh del linguaggio ufficiale). Il male assoluto credo sia sconfitto dal crepuscolo della Pasqua che getta i raggi luminosi del Risorto sui vivi e sui morti armeni. L’Ultimo Giorno? Sì, ma i suoi balugini di dolorosa gloria esistono già ora. I turchi ottomani nel 1915 non erano riusciti a purificare questo territorio caucasico dal cristianesimo armeno, hanno dovuto accontentarsi di masticare con le loro mandibole di cannibali un milione e mezzo di miei fratelli dell’Anatolia, dal monte Ararat fin quasi ad Aleppo in Siria. Con l’Artsakh ci sono riusciti i turcomanni di Aliyev. E hanno potuto farlo, non mi stanco di ripeterlo, con il concorso occidentale. Non ho il diritto di interrompere il toc toc toc. E ancora toc. Questa goccia mi batte in testa, me la buca. Come vorrei che incidesse sul cranio dei governanti e dei popoli. Ah, se fossi un rapper o un trapper buono per Sanremo scatenerei una mitragliatrice di parole in rime metropolitane, alzando un’onda di verità, restituendo voce ai tanti martiri e ai sopravvissuti, perché possano rientrare in possesso di quell’inizio di paradiso che un giorno abitarono. Sono 101 mila i profughi d’Artsakh ora sparsi nella Repubblica armena. - Le elezioni farsa. Interessano a qualcuno i risultati delle elezioni in Azerbaigian? A me. Non che credessi al miracolo di un ribaltamento che abbattesse il dittatore e la sua dinastia inossidabile. Speravo però che per una volta uscisse un numero che permettesse di giocarmelo al lotto. Niente da fare: 92 per cento. Aliyev ha battuto se stesso. Fantastico. È al quinto mandato. C’erano sei candidati alle elezioni, in rappresentanza di 23 partiti. Tutti hanno dichiarato di desiderare la vittoria di Aliyev, il quale ha indetto elezioni anticipate per consacrare la nuova era. Quella inaugurata dalla conquista dell’Artsakh-Nagorno-Karabakh. Oggi, e giustamente, tutti dicono parole tremende su Putin per l’assassinio in gulag dell’oppositore Navalny. Invece baci e abbracci per Aliyev che tiene in carcere non solo 55 prigionieri politici armeni, ma centinaia di azeri coraggiosi nemici del tiranno. Fino a quando?“ (Renato Farina)


(3.3.24; Terza domenica di Quaresima) Ecco alcuni elementi delle letture odierne (Es 20, 1-17; 1 Cor 1, 22-25; Gv 2,13-25), che Balthasar riassume così: „ la purificazione del tempio viene raccontata in mezzo alla Quaresima affinché noi riflettiamo su che cosa è il vero culto di Dio e su che cosa è la vera casa di Dio. Due accenti principali caratterizzano il Vangelo: l’ inesorabile flagello di Gesù che espelle ogni commercio dalla casa di preghiera del Padre suo, e la dimostrazione da lui offerta per la sua autorità come gli viene richiesta: il vero tempio, quello del suo corpo (τοῦ σώματος αὐτοῦ), distrutto dagli uomini, sarà ricostruito in tre giorni“ (Luce della Parola, traduzione di padre Sommavilla, 173). Benedetto XVI, probabilmente con ragione, nel suo libro su Gesù ci ha spiegato che non si trattava di un’azione rivoluzionaria (le rivoluzioni non si fanno da soli, rovesciando qualche banco dei commercianti), ma rimane un’azione religiosa (lo zelo per la casa del Padre) che in quanto tale ha un suo carattere „inesorabile“. „Il Dio dell’Antico Patto non poteva tollerare dèi stranieri, soprattutto non il dio di mammona“ (Balthasar). „È significativo che Giovanni riferisce a Gesù il termine „corpo“ solo qui e nel momento in cui questa profezia si avvera“ (nota a cura di Maggioni): „Egli parlava del tempio del suo corpo“ (ἐκεῖνος δὲ ἔλεγεν περὶ τοῦ ναοῦ τοῦ σώματος αὐτοῦ.) - Nella lettura di Paolo ci viene indicata con chiarezza la logica di Dio, che è tra l’altro la citazione che avevo usato nel mio primo biglietto da visita, quando lavoravo alla Piemme: „Mentre i Giudei chiedono i segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso; scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani“ ( 1 Cor 22ἐπειδὴ καὶ Ἰουδαῖοι ⸀σημεῖα αἰτοῦσιν καὶ Ἕλληνες σοφίαν ζητοῦσιν· 23ἡμεῖς δὲ κηρύσσομεν Χριστὸν ἐσταυρωμένον, Ἰουδαίοις μὲν σκάνδαλον ⸀ἔθνεσιν δὲ μωρίαν,“): „l’unico segno che Dio dà è per gli uomini „la follia“, la „debolezza“, la croce“ (Balthasar). Senza questa logica della exinanitio si ridurrà primo o poi il cristianesimo stesso in un’ideologia, tradizionalista o progressista, ma fa quasi lo stesso…la conseguenza è che non si annuncia più Cristo crocifisso e si decade in una filosofia della vittoria e del successo (passato o futuro), che nulla ha a che fare con il cristianesimo. Due colleghi sono tornati da un incontro con padre Anselm Grün e uno nella meditazione prima della conferenza professori venerdì ci ha letto il passaggio che li ha colpiti: beh questo non è cristianesimo, forse un consiglio psicologico sulla difesa della propria „camera interiore“ in cui non ci sarebbero errori e che nessuno può aggredire; ma Cristo viene aggredito: e la potenza di Dio e la sapienza di Dio non può essere sostituita con la nostra. „Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio“ („Χριστὸν θεοῦ δύναμιν καὶ θεοῦ σοφίαν“). La nostra salvezza consiste nella stoltezza e nella debolezza della Croce non nella difesa della nostra camera interiore: „Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini“ (ὅτι τὸ μωρὸν τοῦ θεοῦ σοφώτερον τῶν ἀνθρώπων ἐστίν, καὶ τὸ ἀσθενὲς τοῦ θεοῦ ἰσχυρότερον τῶν ⸀ἀνθρώπων.) - I comandamenti della prima lettura non sono cose strane per giudei e cristiani, ma non sono neppure „prescrizioni di diritto naturale o puramente morali (questo lo possono essere accessoriamente), ma esigenze di come l’uomo ha da comportarsi nel Patto con Dio“ (Balthasar); sono i comandamenti di Dio contro ogni „culto tributato agli idoli“, sono i „comandamenti di un Dio geloso“, che non possono essere ridotti a saggezza solo umana (valori, virtù…): „ non ti prostrare davanti a loro (idoli) e non li servirai, perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e la quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà („chesed“ in ebraico può essere tradotto anche con lealtà, secondo Ravasi) fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti“ (Es 20, 5-6). È necessario distinguere bene le tre parti del decalogo: „all’inizio e alla fine si trovano i comandamenti „negativi“ (nei versi 2-7 relativi al rapporto con Dio, nei versi 13-17 relativi al rapporto con il prossimo; nella parte centrale gli unici due comandamenti positivi: l’osservanza del sabato e l’onore dovuto ai genitori (cf versi 8-12) ambedue relativi sia a Dio che al prossimo“ (nota a cura di Ravasi); dicevo è importante conoscere questa struttura tripartita, ma non bisogna dimenticare ciò che ricorda Balthasar: sono i comandamenti del Patto con un Dio infinitamente più grande! 

Ho sottolineato l’altra sera che la Germania si trova già in guerra; il professor di scienza della politica, Johannes Varwick (università di Halle), in riferimento ad un documento militare trapelato al pubblico dei media,  scrive, in modo più cauto di me: „Ho letto ora per intero il documento trapelato con l'ispettore della Luftwaffe e i suoi compagni. Supponendo che sia effettivamente autentico, 5 commenti: 1. il fatto che tali incontri (possano) essere intercettati è ovviamente un problema in sé e deve avere e avrà (si spera) delle conseguenze. Tuttavia, probabilmente non sarà mai possibile impedirlo completamente. 2) In termini di contenuti, è comprensibile che i vertici militari si stiano preparando a tutte le evenienze per poter dare al ministro consigli validi.  3) Questo da solo non è uno scandalo. Inoltre, non c'è alcuna indicazione che la riunione abbia messo in discussione il primato della politica. Al contrario, i funzionari coinvolti sembrano avere una chiara consapevolezza del problema. 4 Tuttavia, il fatto che siano stati discussi in dettaglio i particolari della pianificazione militare per l'impiego di un sistema d'arma tedesco dimostra anche fino a che punto la Germania (e, come è stato chiarito in molti dettagli interessanti, anche il Regno Unito e gli Stati Uniti in misura ancora maggiore) sia già diventata parte in causa nella guerra, che lo si dica esplicitamente o meno. 5 Si può solo sperare che la leadership politica abbia una buona capacità di rischio e di giudizio - e ci si chiede: e se fosse altrimenti, per esempio con un ministro della Difesa o un cancelliere della CDU?“ (X, 2.3.24). - Glenn Diesen (Professore e redattore: Economia politica, politica estera russa e integrazione eurasiatica) parla dell’ escalation della guerra in modo più drammatico: „Ufficiali tedeschi ripresi mentre pianificano un attacco al ponte russo sullo Stretto di Kerch, subito dopo che Berlino ha rivelato che la Gran Bretagna è dietro gli attacchi alla Russia. - Incredibile escalation! Dal punto di vista della Russia, questo renderà probabilmente sia l'esercito tedesco che quello britannico bersagli legittimi“ (X, 3. 3. 24).

„La sorpresa di almeno 10mila persone al funerale, osteggiato, di Navalny. Una folla composta che urlava “Non abbiamo paura” e “Russia libera”. Il nostro Alexander Bayanov ha seguito l'evento in diretta per noi“ (Riccardo Bonacina, LinkedIn, 2.3.24) 


Abba nostro…

(Al mattino, dopo aver parlato con mia moglie) „Se i politici facessero cosa vogliono i popoli non ci sarebbe la guerra da nessuna parte del mondo“ (Konstanze) - si, la frase non è presa dal trattato di Kant sulla pace eterna, ma esce dal cuore di una madre, nel quale è custodito come da nessun’atra parte il dono dell’essere come amore gratuito (con volti ben concreti e non solo quelli dei propri figli). A partire dal momento in cui nel parlamento tedesco, due anni fa, c’è stata la standing ovation per l’aumento delle spese militari era chiaro, per lei, dove si stava muovendo la nostra storia. Tra le sue amiche c’è chi pensa che basterebbe uccidere Putin per risolvere il problema, ma mia moglie conosce troppo bene la storia per pensare che sia così. Sa che la differenziazione tra democrazie ed autocrazie è bugiarda, menzognera come il diavolo. Non ho mai sentito un giudizio così chiaro, come prima al tavolo, accoppiato da una grande tristezza e dal volere vedere anche nei guerrafondai, piuttosto stoltezza che cattiveria. Sta di fatto che questa guerra dal primo momento ha rivelato il cuore di molti: dei sentimentalismi alla Corradi (giornalista di Avvenire) alle pseudo analisi politiche di chi voleva dimostrare che noi siamo ben meglio (tantissimi amici di CL) del lupo Putin; in vero tutti hanno creduto e credono alla favola di Cappuccetto rosso; voci contrarie le ho trovate in qualche giornalista (Maté…), in qualche politico (Kennedy Jr….) e nel Papa. Tutto il resto era un arrogante difesa della guerra di pseudo liberazione del popolo ucraino. Che Ursula von der Leyen si occupi di organizzare un esercito europeo non è scandaloso, fa parte del suo mestiere, scandaloso è che le speranze vengono poste solo in una tale organizzazione militare, che contraddice clamorosamente tutte le voci razionali e cristiane (a volte implicite) che abbia ascoltato. La mia risposta a tutto ciò era quella di comprare la statua di san Michele arcangelo e di pregare la preghiera che gli ha dedicato Leone XIII, insieme al „Sub tuum praesidium“.  PS Mi ha scritto un amico: Completamente d'accordo. Dimmi dove hai preso la statuetta di san Michele. Siamo nel regno della menzogna. Ho ben presente la tua intervista a Spaemann: il problema non è la democrazia, ma la libertà. Buona domenica…Siamo colonie culturali, prima ancora che politico-economiche, e non tanto degli Usa, ma del Male. Gli USA sono lo strumento principale, in quanto Stato- centro di interessi, non in quanto popoli“. Ieri avevo scritto nella bacheca di un amico che aveva pubblicato un articolo sull’organizzazione militare europea: „Confucio pensa che un buon governo debba avere sufficienti armi, sufficiente cibo, la fiducia del popolo. E se per primo si dovesse rinunciare a qualche cosa, allora si dovrebbe rinunciare agli armamenti, quello che fa Ursula von der Leyen e quello che descrive qui questo articolo tace che non c’è alcun consenso del popolo europeo(dei popoli europei) sul fatto che si facciano spese così alte di armamenti senza che ci sia un piano diplomatico e un lavoro serio per la pace“.

„«Cancellare le differenze uomo-donna oggi significa cancellare l’umanità». Forte richiamo di Papa Francesco. Ha detto esplicito: «È pericolosa l’ideologia gender». Rinnovando l’invito a leggere il romanzo “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson“ (Banfi, versione odierna) - sia Konstanze che io abbiamo letto questo romanzo! 

Nel „Senso religioso“ Giussani cita questi versi da una poesia famosa di Leopardi (SOPRA IL RITRATTO DI UNA BELLA DONNA SCOLPITO NEL MONUMENTO SEPOLCRALE DELLA MEDESIMA): „Desiderii infiniti / E visioni altere / Crea nel vago pensiere, /Per natural virtù, dotto concento; / Onde per mar delizioso, arcano / Erra lo spirito umano; / Quasi come a diporto / Ardito notator per l’Oceano: /Ma se un discorde accento / Fere l’orecchio, in nulla  / Torna quel paradiso in un momento./ Natura umana, or come, / Se frale in tutto e vile, /Se polve ed ombra sei, tant’alto senti? / Se in parte anco gentile, /Come i più degni tuoi moti e pensieri / Son così di leggeri / Da sì basse cagioni e desti e spenti?“; questi stessi versi tradotti in un italiano più semplice: "Desideri senza fine / E grandi aspirazioni/ Nel nostro vago pensiero / Sorgono spontaneamente, Portando la mente umana / Verso mondi di bellezza e conoscenza, / Come una nave che solca / Le acque misteriose dell’oceano./ Ma se un suono sgradevole / Colpisce l'orecchio, tutto /Questo splendore svanisce all’istante {io avevo capito il contrario}. / O natura umana, come mai / Sei così sensibile e elevata, / Se sei così fragile e insignificante, / Se sei solo polvere e ombra? Se sei anche gentile in parte, / Perché i tuoi pensieri più nobili /  Possono essere così facilmente influenzati / Da cose così banali e insignificanti?“ (Chatgpt). Per quanto riguarda l’espressione: „dotto concetto“, ho trovato questa spiegazione: „L'espressione "dotto concento" si riferisce a un accordo o una concordanza che è risultato dalla saggezza o dalla conoscenza acquisita. In questo contesto, indica che le "visioni altere" e i "desiderii infiniti" creati nel vago pensiero sono il risultato di un accordo o una concordanza che nascono dalla conoscenza naturale o dalla virtù intellettuale. Don Giussani cita questi versi per far comprendere quella contraddizione che siamo noi uomini: „il mistero eterno dell’essere nostro“. Anche se il linguaggio poetico di Leopardi è molto bello, mi aveva più aiutato, perché l’ho compreso meglio, il passaggio citato dai „Pensieri“: „il non poter essere sodisfatto da alcuna cosa terrena…e sempre accusare le cose d’insufficienza e nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me maggior segno di grandezza e di nobiltà che si vegga nella natura umana“ (Leopardi, citato in „Senso religioso, 69). Giussani cita il passaggio per spiegare „la sproporzione alla risposta totale“. Quindi i due punti di questo paragrafo del „Senso religioso“ (5,5) sono la contraddizione e la sproporzione umana al cospetto del „Mistero“. La frase più geniale è secondo me: „accusare le cose d’insufficienza e nullità“ e poi il pensiero della „noia“. Chatgpt spiega: „In questo passaggio, Leopardi sta riflettendo sul fatto che l'essere umano non può mai essere pienamente soddisfatto da nulla di terreno o materiale. Anzi, tendiamo a percepire le cose come insufficienti e prive di significato, portando così a un senso di vuoto e insoddisfazione, che lui chiama „noia". Per Leopardi, questo senso di noia è un segno di grandezza e nobiltà nella natura umana, perché suggerisce una ricerca di qualcosa di più elevato, di più significativo, al di là delle semplici soddisfazioni materiali. La noia diventa quindi un'indicazione del desiderio umano per qualcosa di più profondo e significativo, oltre alla soddisfazione dei bisogni materiali. In questo senso, Leopardi interpreta la noia come un sintomo di aspirazioni più elevate e di una ricerca di senso e significato nella vita“. Un senso minacciato dal „nulla“, che qui (a differenza di Ulrich) ha solo una connotazione del tutto nichilistica: l’insufficienza e la nullità delle cose terrene; il „senso religioso in Leopardi non viene acquietato neppure dalla vastità del cosmo: „ immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che si fatto universo“. VSSvpM! 

(Notte) Caro Renato, grazie per il video con Marco Mancini; come hai detto tu alla fine, mi ha dato molta speranza, in due sensi; in primo luogo per la profezia della pace; ci sono uomini dei Servizi segreti, legati ad un senso forte dello Stato democratico che lavorano per la pace e pre prevenire attacchi terroristici, in secondo luogo rispettano le leggi senza diventare dei devoti dell’icona della legge (cf l’esempio che fa per liberare un connazionale rapito dai terroristi). Per ora questo mondo dei Servizi segreti lo conoscevo solo dai racconti di Matt Taibbi, Aaron Maté, Glenn Greenwald che hanno dimostrato come quelli americani tengano in pugno i media aziendali, con operazioni di censura e di invenzioni di scandali (per esempio quello del Russiagate di Trump), che sono una minaccia dello stato di diritto democratico, a cui tengo fermo in fedeltà quasi cieca, perché al momento non saprei chi votare, perché nessun politico prende sul serio quello che ha detto oggi il Papa: „il disarmo è un dovere morale“. Da giovane poi, scriviamo l’anno 1978, io, liceale a Torino, in un liceo di periferia, dove le Brigate Rosse lasciavano i loro volantini, difesi, quai da solo, la posizione di Sciascia della trattativa con le Brigate Rosse per liberare Moro e scrissi un cartellone nella scuola, intitolato „Matteo C.: 1960-1980) quando un giovane terrorista fu ucciso dalla polizia, che non ha agì come ha fatto Marco Mancini, con il terrorista di cui descrive l’arresto. Ovviamente sono anche molto contento che nel suo lavoro abbia dimostrato che Putin non è invincibile. Infine è bello il suo legame con la Chiesa ed in modo particolare con il sacerdote che gli ha permesso di lavorare nei Servizi segreti. Mi spiace che abbia dovuto passare attraverso l’esperienza della galera! Tuo, Roberto 


Mio messaggio in Facebook, che ho pubblicato anche in italiano


(2.3.24) C’è una frase di Adrienne che mi aveva colpito tanto, già nel simposio organizzato dal cardinal Scola a Roma su Adrienne, a cui aveva partecipato anche Balthasar, per cui stiamo scrivendo i primi anni degli anni 80, io ero nel mezzo della mia fase ateistica, ma accettati  l’invito di Balthasar di venire a Roma al simposio sulla missione ecclesiale di Adrienne: „Cristo confessa davanti al Padre sulla Croce il peccato dell’umanità intera: la realtà mostruosa del peccato del mondo compiuto ed anche di quello ancora da compiere“ (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno, 3, 1958, 363). Ed ecco il contesto di questa frase: "Due frecce che puntano in direzioni opposte: la prima freccia è la creazione. Dio crea nel mondo: nell'infinito e allo stesso tempo nell'eterno. Questa apertura di tutte le cose create è qualcosa di meraviglioso, radioso, pieno di grazia. Con il caos alle spalle, il movimento della creazione si muove verso Dio. Ma la freccia perde la sua velocità, il suo sì, la sua pienezza. L'uomo pecca, attira il mondo nel suo no. Sulla croce il Salvatore ha preso tutto il No del peccato in sé, in una freccia rovesciata. Egli incontra tutto il peccato, tutto il peccato incontra lui. Aveva avuto origine nell'uomo, ora il Figlio lo prende. Va con esso dalla pienezza della vita alla morte. Così, come secondo Adamo, sperimenta il primo in senso opposto.... Solo quando Dio affrontò Adamo, questi apprese la verità su ciò che aveva fatto; il Figlio di Dio conosce tutto il peccato che riconosce nel suo prossimo, porta a sé il peccato che conosce, lo prende in sé e così facendo lo fa suo. Non lo porta dalla distanza di Dio o di un uomo puro, ma nell’immediata vicinanza del peccatore, che sperimenta veramente cosa sia il peccato nella confessione. Cristo confessa al Padre sulla croce il peccato di tutta l'umanità: l’immensa e mostruosa realtà del peccato del mondo commesso e da commettere, con il suo terribile volto smorfioso, che non può più sopportare e per il quale muore nella nudità e nell'inutilità della croce. Le smorfie del peccato non sono demoni, non sono strane figure inventate dall'immaginazione, ma mostrano tutti i tratti dei veri peccatori. È la realtà dell'uomo che fa morire il Dio incarnato. Non c'è altro modo per lui di andare d'accordo con il peccato se non quello di arrendersi, di lasciare che la sua vita fluisca sotto la pressione dell'orribile realtà" (Adrienne, Croce ed inferno, 3, 1958, 362-362). Gesù confessa il mio peccato che potenzialmente contiene tutte le possibilità del peccato del mondo nella sua interezza: in primo luogo la violenza della guerra, dell’invidia, dell’avidità, dell’egoismo…Quale sarebbe stata l’alternativa? Una magia? La magia di un Dio distante? Ma Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia non si stanca di ripeterci papa Francesco! 

Ieri in dialogo con Paul Kingsnorth ho cominciato a riflettere sulla realtà „cattolica“ dell’Irlanda a riguardo della famiglia ed in modo particolare in riferimento al ruolo della donna-madre e sull’inversione là accaduta, molto simile in parte a ciò che è accaduto in Italia (rinvio a quello che ho scritto ieri notte e lo proseguo qui, facendo anche un confronto incoativo con la realtà dei nuovi Länder tedeschi): „La narrativa che viene venduta dal governo irlandese e dai suoi sostenitori - che, come sempre, significa la maggior parte delle élite politiche, culturali e mediatiche del Paese - è che la Costituzione così com'è è una reliquia misogina. L'idea che le "madri" debbano anteporre i loro "doveri in casa" al loro diritto all'indipendenza economica è un'idea preistorica)“. L’ortodosso convertito Kingsnorth sa che alcune delle critiche attuali sono giuste, ma fa anche notare che l’ulteriore cambiamento della Costituzione che si vuole raggiungere il prossimo 8 marzo in vero fa dire alla Costituzione cose che essa non dice: „Se la Costituzione obbligasse di fatto la donna a stare a casa piuttosto che a lavorare, allora alcuni di questi punti sarebbero giusti. Ma non è così, come una qualsiasi visita in Irlanda renderà subito chiaro. Qui le donne, come in qualsiasi altro Paese liberale occidentale, possono fare più o meno quello che vogliono. L'Irlanda ha già avuto due presidenti donna e senza dubbio non sarà l'ultima. La Costituzione non limita in alcun modo le scelte delle donne. Anzi, fa il contrario“. „Il gruppo di attivisti „The Countess“, che si batte per i diritti delle donne in Irlanda, sta facendo un lavoro eccellente, anche se a volte solitario, per spiegare come lo Stato stia tentando con questo referendum di privare le donne dei loro diritti costituzionali, fingendo di fare il contrario. Come sottolineano in una dettagliata argomentazione contro le modifiche proposte, la Costituzione del 1937 non obbliga le donne a rimanere a casa. Piuttosto, come chiarisce la formulazione, le protegge se scelgono di farlo. Capire questo cambia il tenore dell'intera conversazione: o lo farebbe, se qualcuno delle classi "progressiste" lo riconoscesse. Purtroppo, il potere della narrazione "incatenare le donne al lavello della cucina" è così forte che è stato facile vendere la proposta di cambiamento, soprattutto alle giovani donne, come un'altra mossa di allontanamento dal bigottismo cattolico e di avvicinamento all'uguaglianza dell'anno in corso. The Countess, tuttavia, vede qualcosa di molto diverso: un attacco alla maternità da parte della „Macchina“: Il 94,3% di coloro che restano a casa per accudire i figli nei primi anni di vita è costituito da madri. Nessuno può contestare l'importanza del legame madre-neonato e la necessità di non rompere questo legame. In termini clinici, ci riferiamo a questa unità biologica, la "diade madre-neonato". Tuttavia, chi riceve il sussidio di disoccupazione deve dimostrare allo Stato di essere attivamente alla ricerca di un lavoro solo otto settimane dopo il parto, per evitare che il sussidio venga tolto. Qui si intravede l'anima dell'attuale governo e le sue reali opinioni sulla maternità e sul ruolo delle madri. L'articolo 41 attualmente protegge i diritti di qualsiasi madre che voglia rimanere a casa e prendersi cura dei propri figli nella propria famiglia. È stato infatti utilizzato in tribunale per contrastare i tentativi dello Stato di costringere le giovani madri a entrare nell'economia di mercato contro la loro volontà. I sondaggi d'opinione condotti di recente mostrano che un sorprendente 69% delle madri irlandesi preferirebbe rimanere a casa con i propri figli di età inferiore ai 18 anni, piuttosto che andare a lavorare.“ (Paul Kingsnorth, nell’articolo che ho citato ieri notte). Nella nostra regione, Sassonia-Anhalt la situazione è forse ancora più grave: le poche donne (certamente non la stragrande maggioranza) che vorrebbero rimanere a casa con i figli si sentono colpevoli o vengono aggredite dalle altre come fannullone; è un retaggio della DDR e questo è interessante come spiegherò poi. Ascoltiamo ancora Kingsnorth: „Ecco quindi il nocciolo della questione: la stragrande maggioranza delle madri in questo Paese preferirebbe crescere i propri figli a casa propria piuttosto che andare a lavorare. L'articolo 41 della Costituzione garantisce espressamente il loro diritto a farlo. Ora il governo vuole abolirlo. In nome dei "diritti delle donne", lo Stato intende eliminare un diritto costituzionale che la maggior parte delle donne apprezza. Perché lo fanno? The Countess offre una risposta: L'articolo 41.2 è un baluardo contro il tipo di valori neo-liberali che caratterizzano questa coalizione, secondo cui tutto ciò che conta è il PIL e la meta-economia. Le donne si occupano della maternità e della gestione delle famiglie, e l'articolo 41.2 ne riconosce esplicitamente i benefici per l'intera società. Ma, secondo l'economia neo-liberale, queste cose non hanno valore e quindi devono essere cancellate. In questa visione del mondo, la maternità è usa e getta, sostituibile e priva di valore, perché non contribuisce al PIL... In questo modo, il contributo unico delle donne alla società viene cancellato“. Questo è molto interessante anche dal punta di vista della similitudine tra il regime socialista della DDR e quello neo-liberale attuale; si potrebbe dire che quello della DDR era solo la versione fallimentare di quello attuale. Kingsnorth aveva già nel passato esaminato le esigenze di ciò che chiama la „macchina“ (il paradigma tecnocratico): „Nel mio saggio Keep The Home Fires Burning, scritto qui due anni fa, ho esaminato il continuo attacco alla casa e alla famiglia che la nostra società della macchina promuove. I valori della casa - delle madri e dei padri, dell'economia domestica, dell'autosufficienza, della produzione piuttosto che del consumo - sono in contrasto con i valori della Macchina, costruita sul consumismo, sull'individualismo e su una versione astrusa (astroturfed) della "liberazione" che in realtà equivale ad un impiego commerciale forzato. È quest'ultimo punto che sarà importante la prossima settimana (nel referendum). Come avevo scritto in quel saggio: „La "liberazione" delle donne si è spesso tradotta nella separazione delle donne dalla loro autosufficienza, come gli uomini erano stati separati prima di loro, e nel loro inserimento nel mondo del commercio, che lo vogliano o meno. La donna "liberata" di oggi è liberata dalla sua casa e dai suoi figli, che saranno accuditi da un'estranea retribuita mentre lei è fuori ad aggiungere numeri al Prodotto Nazionale Lordo come gli uomini prima di lei. La "libertà", il premio più alto, va sempre cercata e conquistata lontano da casa, famiglia e luogo““. Sono grato a Kingsnorth che dice le cose chiaramente, quelle che spesso mia moglie ed io abbiamo pensato in questi venti anni di vita in uno dei nuovi Länder (in vero due, perché per esempio la nostra parrocchia si trova in Turingia), quelli che dopo la riunificazione sono entrati nella Repubblica Federale tedesca. Anche qui la posta in gioco è la stessa, anche se ovviamente la Sassonia-Anhalt non ha un passato cattolico da difendere: „Questo è l'argomento attualmente utilizzato dallo Stato irlandese per eliminare i diritti delle madri irlandesi, in nome del "superamento" della vecchia Irlanda cattolica di de Valera. Quello che accadrà venerdì prossimo è un'operazione di adescamento. Ai cittadini irlandesi viene detto che riscrivendo la loro Costituzione possono "liberare" le donne della nazione da una storia obsoleta e patriarcale. Se decideranno di farlo, scopriranno invece che le donne sono state "liberate" dal loro diritto di crescere i propri figli nella propria casa, piuttosto che essere costrette all'economia di mercato da uno Stato che non ha alcun interesse al di là della crescita economica e del desiderio di apparire "progressista" agli occhi dei suoi vicini dell’UE. Come sempre, la storia più ampia è quella del trionfo della macchina. Anche in questo caso, come ho già scritto, assistiamo alla collusione tra valori progressisti e potere aziendale. Anche in questo caso, la "liberazione" da una presunta "oppressione" si accorda perfettamente con il bisogno dello Stato e delle imprese di più lavoro, più consumo, più individualismo espressivo“. Il governo attuale in Sassonia-Anhalt è composto dalla CDU, dalla SPD e dai Liberali; come ho cercato di far vedere due giorni fa citando N.S.Lyons, le ideologie moderne e postmoderne sono tutte molto simili e Kingsnorth le descrive così: „Visto in questo modo, non è difficile capire che la sinistra progressista e la Macchina, lungi dall'essere antagoniste, sono utilmente compatibili. Entrambi sono progetti totalizzanti e utopici. Entrambi sono sospettosi del passato, insofferenti ai confini e alle frontiere, ostili alla religione, alla "superstizione" e ai limiti dell'individuo umano imposti dalla natura o dalla cultura. Entrambi sono alla ricerca di un'utopia globale in cui, nei sogni di Lenin e Lennon, il mondo vivrà come un'unica entità“. Ovviamente ci sono delle differenze: la CDU, che comunque coalizza con liberali e socialisti, non è la „sinistra progressista“ e non ritiene la religione come qualcosa di „ostile“; la religione è piuttosto qualcosa che non c’entra con i veri interessi economici e il progressismo di sinistra non è l’ideologia seguita coerentemente nella CDU (per esempio nel divieto di usare il linguaggio gender), etc. Ma ritorniamo all’Irlanda, nel suo ultimo passo dell’articolo, Kingsnorth si riferisce senza citarlo, ad un testo di Crawford che ho pubblicato in traduzione italiana qualche giorno fa nel mio blog. „C'è un filone di pensiero che attualmente è in crescita tra un certo ceppo di intellettuali conservatori americani, che viene spesso chiamato "Integralismo cattolico". Si tratta, in sostanza, della richiesta di subordinare il potere politico al potere spirituale - cioè al potere della Chiesa cattolica - per perseguire il bene comune della nazione. Le possibilità che questo decolli nell'America protestante mi sembrano minime, ma questo era, in sostanza, il progetto della costituzione di de Valera. Come potremmo chiamare la Nuova Irlanda che è emersa con la costante ridefinizione di quella costituzione? Forse dovremmo chiamarla Stato Integralista Progressista. Sono anni che avanza costantemente. Il suo tentativo di abolire la maternità in nome del progresso avrà successo o sarà un ponte troppo lungo? Quanto successo ha avuto la mentalità della macchina nel sostituire la mentalità della Chiesa? A cosa pensiamo davvero - in Irlanda, in Europa, in Occidente - che un essere umano serva? Presto lo scopriremo“ (Kingsnorth). Quale è il „principio e fondamento“ dello Stato Integralista Progressista?  PS Capisco molto bene questo tipo di argomentazioni  sui bisogni della „Macchina“ e su un’ideologia della pseudo liberazione, quello che non so spiegarmi bene è come mai la „Macchina“ abbia bisogno della guerra. La guerra sembra negare i bisogni degli individui consumatori (a parte quello del consumo delle armi), ma forse corrisponde all’ideologia utopica globalizzante analizzata da Kingsnorth.

Il massacro dell’altro giorno in Gaza, di cui ho già scritto citando Banfi, fa si che anche la FAZ (giornale pro Israele) dica che l’amministrazione Netanyahu deve prendersi la responsabilità di stabilire regole perché non succedano altri massacri come quello dell’altro giorno in cui sono morti (uccisi) tanti palestinesi che volevano avvicinarsi ad un convoglio alimentare…

Dalla foto della FAZ mi sembra che tanti giovani abbiano partecipato al funerale di Alexey Nawalny. Anche l’ambasciatore tedesco era presente nella Chiesa al sud di Mosca. Secondo la FAZ ci sono stati anche moltissimi arresti…Tra gli slogan della folla: basta con la guerra in Ucraina e il desiderio di una Russia senza Putin…

Abba nostro…


(1.3.24 - mese che la Chiesa dedica a San Giuseppe) „"E come l'ombra della croce si stende su tutte le sofferenze, così anche, in un certo senso, l'ombra del Sabato Santo... Quest'anno vedo già dappertutto la presenza nascosta del Sabato Santo e il suo singolare abbandono, che ha il suo luogo aperto o nascosto nella comunità dei peccatori, ma anche nella comunità di tutti i santi. Questo mistero dell'abbandono è presente come in una promessa, e anche di più: si sta già diffondendo, sta arrivando... Il processo è stato innescato, anche se la meta, il raccolto, sembra ancora imprevedibilmente lontano". (Adrienne von Speyr, Croce e inferno, III Le passioni, 1958, 361). Adrienne sta parlando del mistero della nostra salvezza, che ha anche la modalità dell’abbandono, che ha in particolare modo la modalità dell’abbandono. Non è più la fase in cui il Signore chiede al Padre: se è possibile fai che passi da me questo calice; è la fase del semplice morire e dell’essere cadavere, dello sprofondare nella melma dell’inferno; noi possiamo meditare alcuni momenti della passione, ci insegna Adrienne, per esempio la stanchezza provocata dal portare la croce, per esempio il bacio del suo amico Giuda, per esempio il rinnegamento di Pietro, ma qui dobbiamo cambiare prospettiva, come dice il padre Christian per i mussulmani: vederli con gli occhi del Padre, e qui si tratta di vedere Cristo con gli occhi del Padre: "Più il Padre vede, più il Figlio soffre, più rinuncia, più è esposto e nudo. Questa visione del Padre libera il Figlio da tutto ciò che potrebbe attivamente raccogliere in termini di atteggiamento attivo, di poter e dover sopportare, per liberarlo per le eccessive esigenze della sofferenza. Egli è la sofferenza incarnata, non come la vediamo noi, ma come la vede il Padre, in tutta la pienezza delle possibilità della sofferenza... L'intimità che accade tra il Figlio e il Padre trascende tutti questi segni ed abbraccia il mondo intero. L'esperienza dell'agonia che si fa qui si estende alla totalità del tempo. E il morente sarà così pieno del morire prima di morire che difficilmente potrà fare caso a come questo morire avviene nella visione del Padre. Eppure è necessario che il Padre guardi e che il Figlio si lasci vedere nella sua definitiva nudità ed abbandono e stanchezza e infinita spossatezza (lassitude)„. (ibid.) È chiaro che se vi è un’estensione del mistero del Sabato Santo allora tutte le nostre piccole sofferenze, tutto il nostro piccolo abbandono (o l’ostracismo che ci causano anche gli amici) accade in questo grande abbandono, che viene visto solo dal Padre, come solo il Padre dovrebbe vedere le nostre elemosine, i nostri piccoli tentativi di digiuno, la nostra preghiera. Ed anche la follia della guerra voluta da politici di tanti colori diversi (ma le ideologie sono tutte molto simili, abbiamo imparato prima da Augusto del Noce ed ora da N.S. Lyons) si trova in questo mistero del Sabato Santo! 

Ha ragione Gianni Mereghetti ad accostare i pensieri della stanchezza di Adrienne ad un pensiero profondo e ricolmo di speranza che ha espresso Etty, in vero più volte nel suo diario: „Ecco, le mie rose sono sempre lì… Sono molto stanca. Sono in grado di sopportare questo tempo presente, lo capisco persino un poco. Se sopravviverò a questo tempo e se allora dirò: la vita è bella e ricca di significato, bisognerà pur credermi. Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile“. Ma bisogna stare attenti che quello che descrive Etty non è la stessa cosa di quello che dice Adrienne: nel momento dell’abbandono non vi è alcuna visione del futuro ed alcun senso del saper sopportare! 

Un poeta italiano, Marco Zelioli (Monza, 1951), ha reso giustizia dell’ostracismo accaduto al mio amico Renato Farina

Parallelismi sghembi

„È stato liberato un giornalista / ed il Paese è giustamente in festa, /  mentre un altro che fu liberatore / alla gogna mediatica è linciato. // Chi si era mossa impavida, imprudente, / causando suo malgrado una tragedia, /  è ritornata come fosse un mito; / ma chi ha contribuito a liberarla, / collaborando è diventato un bruto. // Uno si è barrato col terrore / e torna a casa come un vincitore, / ma chi ha versato il sangue non ritorna / ed è dimenticato troppo presto. // Così spesso va il mondo, caro amico… / Non era finito il Medioevo?“ (Milano, 19. 3. 2007). Spiega l’autore in una nota: „ alludo alla vicenda di Renato Farina, espulso „con disonore“ dall'Ordine dei Giornalisti per essere stato in contatto con i coi servizi segreti italiani. Con ciò, però, aveva permesso ad un'altra giornalista, rapita nel 2005 da un gruppo di guerriglieri iracheni, di essere liberata (azione, questa, costata la vita all’agente del SISMI che la scortava, Nicola Calipari). Solo nel 2011 la Corte di Cassazione avrebbe riconosciuto che Farina era degno di rimanere giornalista; ma un quasi generale silenzio-stampa ha „coperto“ la notizia… Così spesso va al mondo; o meglio, andava nel secolo XVII - scriveva il Manzoni, che mi sono permesso di citare di sfuggita nel penultimo verso verso“. E posso testimoniare che anche all’interno di CL l’ostracismo regna (nei confronti di Farina e non solo come mi ha detto Franca Negri), dietro tutta la retorica dell’amicizia e della misericordia! Ma grazie a Dio don Giussani dal cielo non lo ha dimenticato! 

Abba nostro…

PS In fondo c’è solo una dimensione profonda nel cristianesimo: fare compagnia a Cristo nella sua esperienza di abbandono radicale. 

„Tragedia a Gaza. I profughi assaltano i camion di aiuti, l'esercito israeliano spara. Più di 100 morti“ (Banfi, versione odierna)

(Notte) In suo articolo ironico, anzi meglio sarcastico, Eugyppius (Substack, 1. 3. 24), che mi ha mandato Adrian, ci fa capire che quello che alcuni (tanti) temono e cioè che l’AfD trasformi la Germania in un paese non democratico accade già ora in cui si viene multati o si deve subire una perquisizione della propria casa se si fa dell’ironia o del sarcasmo sui politici al governo. Che uno possa davvero pensare che l’AfD sia l’anticamera per il ritorno di un „Hitler“, beh allora costui è o stolto o del tutto ignaro del reale…Purtroppo i vescovi tedeschi sono cascati nel tranello…

Il massacro di più di cento palestinesi attribuito alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) mentre facevano la coda per ricevere cibo ha suscitato l’indignazione di molti leader internazionali. L’esercito israeliano ha fornito la propria versione dei fatti, pubblicando un video girato da un drone in cui si vedono decine di persone accalcarsi attorno ai camion carichi di aiuti umanitari diretti verso la zona settentrionale della Striscia. Secondo le IDF, la maggior parte dei decessi sono da imputare alla calca della folla e ai camion in movimento; solo dieci persone sono morte per uno scontro a fuoco con gli israeliani. Il New York Times fa però osservare che il video presenta diversi tagli e soprattutto non mostra un momento chiave che precede la tragedia. Incrociando un video di Al Jazeera e le testimonianze dei medici intervenuti sul posto, il quotidiano statunitense riferisce che diverse decine di persone presentavano ferite da armi da fuoco e che la tragedia è avvenuta non distante da una base militare israeliana. «Che sia stato un incidente o meno – commenta la testata israeliana Haaretz – il disastro potrebbe cambiare il corso della guerra», alimentando la rabbia dei palestinesi e aumentando la pressione della comunità internazionale su Israele per l’attuazione di un cessate il fuoco“ (Mauro Primavera, Claudio Fontana, Oasis 1. 3. 24). 

„Nei 35 anni tra il 1983 e il 2018, l'Irlanda si è trasformata da una repubblica tradizionalista e cattolica, che operava ancora secondo i principi stabiliti da De Valera, in uno Stato membro dell'UE globalizzato e progressista, che opera secondo principi importati da San Francisco e Bruxelles. La Chiesa era crollata in modo spettacolare, almeno in parte a causa dei suoi stessi peccati: erano venuti alla luce diffusi abusi su minori da parte del clero, così come abusi su donne e bambini in case madri e neonati in tutto lo Stato. Nel frattempo, l'economia della "tigre celtica" degli anni '90 aveva inondato il Paese di denaro facile, portando a un'esplosione di costruzioni, crescita economica, corruzione e ricchezza. Tutto questo sarebbe imploso in modo spettacolare con l'enorme crollo economico del 2008, ma anche questa battuta d'arresto non ha rallentato l'evidente desiderio dell'Irlanda di fuggire il più velocemente possibile dal suo passato rurale e cattolico, verso un futuro di polo tecnologico aziendale progressista: una Silicon Valley atlantica, con più pioggia e più buche nelle strade. Ogni nazione è costruita intorno a una storia, un mito di fondazione. Il mito di fondazione della Repubblica irlandese degli anni Trenta era quello di una nazione celtica e cattolica che si liberava delle catene dell'impero e costruiva un Paese per il proprio popolo, basato sui propri valori. Ma quella repubblica è morta con il XX secolo. Ora, con l'era della globalizzazione, ne è sorta una nuova, con un nuovo mito. La Nuova Irlanda è progressista. È femminista. È individualista. È tollerante. È irreligiosa. È digitale. È diversa. Naturalmente non è la Gran Bretagna, ma non è nemmeno la vecchia Irlanda. Quella che ho precedentemente definito la cultura dell'inversione è in pieno svolgimento in Eire, come in tutto l'Occidente. Le classi dirigenti dell'Isola di Smeraldo si definiscono ora contro tutto ciò che erano un tempo.“ (Paul Kingsnorth, „What is a mothe? Ireland’s Progressive Integralism“) - da un certo punto di vista non poteva che andare così (abbiamo alcune analogie con la storia italiana), ma quello che deve essere detto chiaramente è che il vincitore non è la libertà, ma l’integralismo progressista: „Il progressismo - l'ideologia della Macchina - è la nuova fede di questa Repubblica, come di tutto l'Occidente. L'Irlanda ufficiale si vanta oggi degli attraversamenti zebrati arcobaleno di Dublino, dei crescenti livelli di immigrazione del Paese (che, tuttavia, sono sempre più contrastati e risentiti dalla popolazione nel suo complesso), del suo ruolo di hub dell'UE per la Silicon Valley e Big Pharma, delle sue posizioni pionieristiche sul divieto del tabacco e sulla legalizzazione dell’auto-identificazione di genere. Tutto ciò che è cattolico si scioglie in aria( melts into air ) in quello che, solo pochi decenni fa, era il Paese più cattolico dell’Occidente“ (P.K.). Non cito i passaggi costituzionali citati da Paul Kingsnorth, ma tengo fermo che il nuovo referendum l’8. 3. 24 ha una meta ben precisa, non solo l’attacco alla famiglia prevista dal diritto naturale (e dalla biologia), ma un „niente più madri. Niente più donne. Niente più "istituzioni morali" o "ordine sociale". Progresso! Evviva!“ . Anche qui è chiaro che certe formule paternalistiche dovevano essere superate, ma si sta facendo un passo molto più grave e che l’espressione „integralismo progressista“ esprime bene. La formula nuova proposta per superare quella patriarcale e sessista suona: „Lo Stato riconosce che l'assistenza prestata dai membri di una famiglia gli uni agli altri in virtù dei legami che esistono tra loro, fornisce alla società un sostegno senza il quale il bene comune non può essere raggiunto, e si sforzerà di sostenere tale assistenza“. Commenta Paul: „Ma non è affatto un progresso. Si tratta, infatti, di un lupo aziendale che indossa i panni di una pecora femminista“ (ibid.). Etc. 

(29.2.24)  "Il beneficio che una persona trae dal fatto che la sua vita temporale riceve una tale partecipazione all'eterno non può essere calcolato nel tempo, né il suo peso può essere pesato. Ma è evidente che chi vive in questo modo si lega più strettamente alla vita del Figlio... Ogni ora che colpisce avrà il suo significato eterno. Ed essi (i cristiani) sono richiamati all'altra durata proprio da questo scoccare del tempo. Non principalmente nel senso di memento mori {pensa che devi morire}, ma come un invito a partecipare all'eterno fin da ora. Un invito ad aprire quel varco nel tempo che mostra l'eternità presente quando suona la campana, quando guardiamo l'orologio. Cristo è stato nel nostro tempo perché noi potessimo vivere nel suo tempo. Ogni grazia del Signore è sempre un dono dell'aldilà... Un secondo di vita eterna può corrispondere ad un'intera vita temporale, ma un secondo di tempo può altrettanto facilmente racchiudere un vasto spazio di eternità. Eppure si tratta di un rapporto tra durata transitoria e durata imperitura; l'eternità è davvero in relazione con il tempo, non con lo spazio o con un numero" (Adrienne von Speyr, Terra e cielo III, primavera 1958, numero 2264). - capisco molto bene quello che scrive Adrienne ed anche se non mi è facile aprirmi all’eterno ritmo nel mio ritmo terreno a volte accade; sono d’accordo con lei che non è possibile calcolare il beneficio di tutto ciò, ma credo che se leghiamo la nostra vita più strettamente a quella di Cristo, possiamo anche partecipare al suo essere medico e salvatore nel tempo e non solo per noi! E molto bello che usi la parola „durata“, in modo da non pensare all’eternità come un’astrazione. Ed infine Adrienne dice a suo modo quello che Papa Francesco esprime con il suo assioma della priorità del tempo sullo spazio! 

"Prima ancora che inizi il portare la croce, il Signore conosce la grande stanchezza, la spossatezza, il non poterla sopportare. Il portare stesso è unico nel tempo, ma è comunque distribuito su tutto il tempo della sofferenza, in cui tutto ciò che accade a lui e con lui ha la caratteristica dell'insopportabile, dell'insostenibile. Tutto è caratterizzato dal segno, dall'ombra della croce. Così è ora sempre, di giorno e di notte; e poiché di giorno vive in comunione con gli uomini e soffre in mezzo a loro (mentre la loro volontà di ucciderlo si rivolge sempre più efficacemente contro di lui), così di notte, nella preghiera, deve rivelare al Padre la sua sofferenza nella grande stanchezza. Il Padre e lo Spirito e lui stesso vede - dico "vede" perché l'unità del Dio trinitario sia più fortemente sottolineata - che nulla è più possibile, che il calice diventa troppo amaro, ma proprio questo „non-andar-più“, questo „troppo-amaro", deve essere gustato fino all'ultima goccia" (Adrienne von Speyr, Croce ed inferno I. Le passioni, 361). - Avevo letto questo passaggio datato „Giovedì Santo“ del 1958 20 anni fa; l’ho ripreso in mano perché c’era l’indicazione di queste pagine della“Passione“ del 1958 nel diario di Adrienne che sto meditando in questa quaresima. Mi accorgo che in queste righe c’è il motivo ultimo del mio essere cristiano: qualcuno che per amore gratuito porta ciò che non si può portare per una prestazione umana. Ma lo fa per noi uomini nel nostro tempo, in modo che il tempo si apra all’eterno. Io credo che queste pagine, che Balthasar voleva che i teologi meditassero (ma non lo hanno fatto, perché sono troppo occupati con i loro gossip accademico), mi hanno influenzato più di tutto il resto. Davvero unico, davvero speciale non è una prestazione ecclesiale, ma questa sofferenza e stanchezza che noi possiamo solo intuire e che il Signore ha rivelato in primo luogo al Padre. Quante sorelle e fratelli uomini sono stanchi e non sanno come „andare avanti“, spesso ciò è causato dalla loro finitezza e a volte dal loro peccato, per il Signore non è così e la sua sofferenza e stanchezza sono infinitamente più grandi, ma solo in essa vi è un po’ di luce in questo mondo che a velocità incredibile sta andando a sbattere contro il muro del male.  

Mi scrive Renato ha proposito di alcuni pensieri che gli avevo scritto su „potere e perdono“: „C’è molto oro nel l’aiuto che mi hai voluto dare! Il vero realismo sa che la realtà visibile non è tutta la realtà! Lo Spirito è reale  ! Devo studiare bene e rileggere con cura quanto mi scrivi!“

Ieri sera ho parlato via zoom con don Andrea Brutto il nuovo rettore pro tempore della „Casa Balthasar“: mi ha chiesto di tenere una serata con i ragazzi della „Casa“ sull’antologia di Padre Servais, che contiene i testi ignaziani di Balthasar, che ho meditato a lungo, anche qui nel mio diario, come avevo proposto nell’assemblea generale e poi di scrivere un’introduzione ad un libro su Ulrich…

Rinvio agli appunti sulle ideologie da un articolo di N.S. Lyons di cui ho parlato ieri pomeriggio qui nel diario.

„Ha ragione Il Manifesto: forse non era una boutade quella di Emmanuel Macron sui soldati in Ucraina. Ieri Ursula von der Leyen ha detto all’Europarlamento: una guerra in Europa «non è impossibile», gli Stati devono capire che «la pace non è permanente» e per questo l’Ue deve investire maggiormente in armi nei prossimi cinque anni, «dando priorità agli appalti congiunti nel settore della Difesa. Proprio come abbiamo fatto con vaccini o con il gas naturale». Anche Romano Prodi, che pure ha sempre predicato il dialogo e i negoziati con Russia e Cina, dice adesso che la difesa comune europea è un’esigenza pressante. Tanto più se in Usa prevarrà la linea isolazionista di Donald Trump. Fatto sta che la corsa agli armamenti è a rotta di collo: ieri abbiamo riportato i numeri record della spesa militare mondiale dal Sole 24 Ore, oggi ne scrive Avvenire. Le minacce di Mosca (“Putin è un mafioso” ha detto a Strasburgo la vedova Navalny) e le indiscrezioni del Financial Times sulle armi nucleari contribuiscono ad alimentare questo clima bellicista“ (Banfi, versione odierna). - Follia pura! 


Abba nostro…


(28.2.29) Rinvio al PS che ho aggiunto ieri qui nel mio diario alla mia breve nota sulla similitudine tra l’analisi del „dominio del vuoto“ di Adrienne von Speyr e quella di Paul Kingsnorth. Ciò che ho scritto sull’articolo dello scrittore inglese, che vive per scelta in Irlanda, citato ieri sulla „cultura dell’inversione“, abbisogna di alcune precisazioni. In primo luogo Kingsnorth ci fa notare che c’è una rivoluzione in Europa che anticipa le altre (francese…): quella inglese del 1640, nelle quale in nome di un egualitarismo orizzontale e radicale si uccide anche il re e si uccide anche il Dio trascendente; Paul Kingsnorth la paragona alla rivoluzione del paradigma tecnocratico e della diversità che sta accadendo ora sotto i nostri occhi. Una rivoluzione che richiede un’inversione culturale, compiuta per lo più dalle  classi dirigenti „democratiche“; non è una rivoluzione che faccia affermazioni, ma che secondo Kingsnorth vivrebbe di negazioni; facciamo solo tre esempi per comprenderci: l’amore spontaneo non è il matrimonio; l’impegno per i fratelli uomini non è il patriottismo; vera libertà non è il cristianesimo…Questa rivoluzione, nella sua dimensione dell’accettanza della diversità, è stata fino ad un certo punto necessaria, perché il formalismo scade necessariamente in un vuoto di contenuti reali - ma ovviamente è necessario distinguere tra formalismo e forme e la loro percezione (Balthasar, Goethe); si è sposati per 60 anni con una persona senza conoscerla davvero…il momento diciamo economico e strutturale della rivoluzione è quello che Kingsnorth chiama la „macchina“ e il Papa dominio del paradigma tecnocratico; noi tutti ne siamo coinvolti; anche se so che è necessario un lavoro da schiavi per produrre uno smartphone lo uso lo stesso e lo lascio usare, secondo precise regole, almeno come tentativo, anche ai miei scolari…il vuoto provocato dalla macchina consiste nel fatto che tutti comunicano a distanza, anche se siedono nella stessa stanza e non possono liberarsi dalla dipendenza che ciò provoca; il vuoto provocato dalla „diversità“ è che tutto viene giudicato in forza di „negazioni“ (un bianco non è un negro…), che sono solo un momento dell’ermeneutica del reale. Non saprei precisare il legame tra il paradigma tecnocratico e la diversità se non constatando che sono le stesse persone che ne fanno parte e che si sentono  i difensori della diversità, che ha una suo momento di verità, quello della differenza tra sostanze (la rosa, l’amata e l’amato) e l’atto dell’essere (il dono della rosa), le prime sono relazionalmente e relativamente sussistenti, il secondo non lo è… 

Che cosa propongono don Giussani (in modo particolare nella Fraternità) ed Adrienne von Speyr (in modo particolare nella Comunità di san Giovanni) come proposta cristiana? Il primo l’esperienza cristiana (come la sto studiando nel post sul „Senso religioso“ nel mio blog); Adrienne, nel numero 2264 di Terra e cielo III, della primavera del 1958, propone l’oggi dell’eternità nella modalità della proposta unitaria del NT e della Chiesa: le parole di Gesù si appartengono l’una con l’altra, i dogmi della Chiesa si appartengono, i consigli evangelici formano un’unità, anche se noi magare non riusciamo a viverla (fa un esempio molto interessante: verginità senza obbedienza è arroganza dello spirito). Propone un amore „povero“ e un „ordine“(per evitare anche ogni forma settaria): un mettere ordine nella nostra casa interiore „non per nuovi beni, ma per una povertà più profonda“ (Adrienne). Non possiamo credere all’irruzione eucaristica di Dio nel mondo se siamo ricolmi di cose a cui non possiamo rinunciare. Nel „dominio del vuoto“, di cui ho parlato nella meditazione mattutina di ieri, Adrienne propone: il vuoto come povertà, il nulla dell’amore (Ulrich), l’attesa del ritorno definitivo di Cristo, la disponibilità radicale dei consigli evangelici, che non è formalismo (per quest’ultimo Adrienne ha un nome: „installazione“), ma „ordine“, quello di cui chiedo la grazie nella preghiera ignaziana che prego spesso: chiedo o Dio di ordinare tutto in me al Tuo amore e alla Tua maestà! "Quest'ordine è cancellare e saltare un intero tempo: il tempo transitorio di cui ci assumiamo le leggi. La povertà, invece, crea l'adesso, rende attuali e presenti le cose promesse. Questa attualità appartiene già alla vita eterna, perché è completamente nelle mani del Signore, che con essa ritorna al Padre“ (Adrienne). Questo superamento del tempo transitorio non è annullamento del tempo tout court: „Gesù non ha sprezzantemente gettato via tutto ciò che è temporale: è morto, ma è anche risorto, è apparso nel tempo dei suoi, e così ha portato il tempo con sé. Prendendo il nostro tempo nell'eternità del Dio trinitario, egli può apparire ed entrare nel nostro tempo“ (Adrienne).  Il tendersi del tempo in unità, fino alla cancellazione, e l’integrazione del tempo nella fecondità eterna sono un’opposizione feconda a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare. Adrienne non propone una soluzione tradizionalista, l’ordine di cui parla è quello dell’oggi eterno nel nostro tempo. Anche nella vita matrimoniale si ha a che fare con un ordine: il matrimonio è un sacramento che offre un ordine, non un formalismo. 

Per quanto riguarda l’AfD e i vescovi tedeschi vorrei aggiungere una parola. L’AfD a livello politico non è la causa del „dominio del vuoto“ e la presunta radicalità antidemocratica di questo partito è probabilmente una narrazione del mainstream. Certo l’AfD non è un alternativa al dominio del vuoto, causato dal paradigma tecnocratico e dalla rivoluzione della diversità (Kingsnorth, Papa Francesco), perché nessun partito lo è, ma l’accanimento contro l’AfD è una scorciatoia, che lascia indietro il popolo comune esistente e che ormai qui da noi raggiunge quasi il 40 % dei voti. Paragonerei la dichiarazione dei vescovi, in particolare quelli dell’est, ad un suicidio culturale, non ad un fare ordine! Quel suicidio che consiste in primo luogo nel non accorgersi che la profezia della pace è stata sacrificata agli interessi del dominio militare. E che non si accorge neppure di tutte quelle cose su cui ho pensato, ieri ed oggi in dialogo, con Paul Kingsnorth. 

Ed infine, vale la pena ricordare: „solo l’amore è credibile“, in modo particolare per quegli uomini che non sono gli inventori, ma coloro che subiscono le rivoluzioni del nostro tempo…

PS Due scene dalla vita di Konstanze e mia. 1) Ieri spiegavo la lettera alla comunità di Smyrna (Ap 2,8-11) nella decima classe ed un ragazzo mi chiede se l’espressione „sinagoga di Satana“ (verso 9: συναγωγὴ τοῦ Σατανᾶ) non sia „omofoba“; questo è il nostro tempo! 2) Konstanze era in giro per un corso di perfezionamento per il lavoro di eccellenza nella scuola ad Halberstadt e nell’hotel c’erano tantissimi soldati ed in genere, ha constatato, la presenza militare per le strade è cresciuta molto. Anche questo è il nostro tempo.  

"Macron non ha fatto altro che compiere un passo verbale ulteriore in una pericolosa progressione che dura da mesi. Con cui le cancellerie d'occidente in modo omeopatico preparano le opinioni pubbliche dei rispettivi Paesi a scavalcare il limite estremo..“ (Quirico citato su „La Stampa“, citato da Lucio Brunelli); per ora il cancelliere Scholz è contrario, ma ciò non significa nulla. 


Abba nostro…

(Pomeriggio) „Racchiudere tutto ciò che riguarda la nostra politica in Sinistra e Destra porta a una profonda confusione su chi sta perseguendo quali fini e perché“ (N.S. Lyons, A Better Model of Political Categories, 28.2.24) - sono completamente d’accordo! Ma per quanto riguarda le categorie progressista e tradizionalista si può fare un tentativo di definizione: „il progressista guarda sempre con sospetto al passato e con riverenza al futuro“ (Ib.). Mentre „ il conservatore guarda al passato con riverenza e al futuro con sospetto“ - nell’articolo citato di Lyons potete trovare argomentazioni più precise, per esempio a riguardo dei „progressisti di destra“ che era il tema di un altro articolo di Lyons o ad „un conservatorismo di sinistra“. Le categorie destra e sinistra possono essere in qualche modo spiegate con i termini egualitarismo e gerarchia: „La destra apprezza la gerarchia, ovvero la separazione e l'ordinamento di particolari persone, cose o beni rispetto ad altri, e ritiene che farlo sia un atto positivo. La sinistra dà valore e priorità all'uguaglianza rispetto ad altri valori; questo mina o preclude la creazione di gerarchie e confini. Ciò si estende a questioni astratte di ordine gerarchico, come i confini e la distinzione tra cittadini e non cittadini, o le differenze tra i sessi“ (Lyons). Interessante è anche la differenza tra individualismo e comunitarismo: „ Essere individualisti significa dare priorità ai diritti, ai bisogni e ai desideri degli individui rispetto a quelli della comunità o del collettivo. All'estremo, un individualista ritiene che il gruppo non possa prendere alcuna decisione per conto dell'individuo, né rivendicare alcun dovere o obbligo intrinseco dell'individuo. Al contrario, un comunitarista ritiene che in molti casi l'individuo abbia l'obbligo di dare priorità al bene della comunità rispetto ai propri desideri. Inoltre, mentre l'individualista convinto può vedere l'individuo in un teorico "stato di natura" come un agente intrinsecamente libero, senza responsabilità che non siano state volontariamente acconsentite, un comunitarista convinto è probabile che veda gli individui come nati in una rete di legami relazionali non consensuali, con una serie di doveri, obblighi e lealtà ereditati (come quelli verso la famiglia, la tribù o la nazione)“. N.S.Lyons precisa: „Si noti che sto deliberatamente usando il termine „comunitarista" (communalist) piuttosto che „collettivista" (collectivist), poiché le connotazioni del più radicale "collettivismo" non sono necessariamente accurate. Mentre un comunitarista particolarmente estremo, come un comunista (Communist), potrebbe effettivamente credere che un "collettivo" astratto debba sempre avere la precedenza sull'individuo, un comunitarista ordinario può semplicemente credere, in senso più ampio, che le comunità sociali possano avanzare pretese legittime sulle azioni degli individui che ne fanno parte e che il bene della comunità possa, almeno in alcuni casi, essere giustamente anteposto all’individuo“(N.S. Lyons). Infine il nostro autore ci prone questa differenziazione:  Materialista-Razionalista (R) vs. Spirituale-Intuitivo (S): „credo che le personalità e i movimenti politici debbano essere divisi tra chi propende per una visione strettamente materialista del mondo e privilegia l'analisi "razionalistica" dei dati misurabili nel prendere le decisioni, e chi invece propende per una visione spirituale o religiosa del mondo e incorpora nella propria comprensione e nelle proprie decisioni quella che potremmo definire una comprensione "intuitiva" della realtà. Non si tratta di una divisione strettamente atea o religiosa. Un romantico tedesco, per esempio, si collocherebbe comunque sul versante spirituale-intuitivo dello spettro anche se non si associa a nessuna religione specifica“. Un aggiunta significativa riguarda la differenza tra cervello sinistro e cervello destro: „Vedo anche che questo spettro corrisponde in qualche modo alle differenze tra i due tipi di pensiero e di visione del mondo descritti da Iain McGilchrist: un "cervello sinistro" strettamente focalizzato, acquisitivo e quantificante, e un "cervello destro" olistico e capace di creare connessioni“. Nell’approfondimento di queste definizioni N.S. Lyons fa un passo importante e specifica che „tutti questi elementi possono, in qualsiasi combinazione, essere più o meno "autoritari", a seconda di quanto le persone al potere siano desiderose di imporre se stesse, le loro idee e i loro interessi materiali“. L’autoritarismo non è insomma un fenomeno di destra. Lyons ci aiuta anche a discernere, e questo mi sembra il punto più profondo, che le definizioni proposte non devono essere prese in modo rigido, con alcuni esempi storici: „Il comunismo, ad esempio, può essere descritto come: Progressista, Egualitario, Comunista, Materialista-Razionalista (PEMR). Il fascismo tedesco (nazionalsocialismo): Progressista, Gerarchico, Comunista, Materialista-Razionalista (PHMR). Fascismo italiano: Progressista, gerarchico, individualista, materialista-razionalista (PHIR). Liberalismo classico: Progressista, Egualitario, Individualista, Materialista-Razionalista (PEIR)“. Cosa che non stupirà un lettore di Renzo De Felice e di Augusto Del Noce è la seguente affermazione di N.S.Lyons:  „Da questo punto di vista, non c'è da stupirsi che ci sia tanta confusione sul fatto che il fascismo sia davvero di sinistra, dato che condivide molto con il comunismo, o altro: le somiglianze tra tutte le principali ideologie del XX secolo sono notevoli perché condividono alcune delle stesse categorie politiche fondamentali. Sono tutti sistemi di credenze politiche distintamente modernisti che prevedono la sistematizzazione della conoscenza e della tecnica materialista-razionalista per realizzare il progresso verso un futuro utopico non realizzato. Probabilmente è bastata una piccola mutazione evolutiva del liberalismo classico, con l'eliminazione di una parte del duro razionalismo a favore di una maggiore "verità mia" e di "modi di conoscenza indigeni“ (indigenous ways of knowing), per arrivare alla varietà più strampalata dell'odierno progressismo post-moderno "Woke": Progressista, Egualitario, Individualista, Spiritual-Intuitivo (PEIS)“ (N.S. Lyons). Vi potete immaginare cosa accada se uno comincia a pensare in modo libero e sconvolgendo ogni forma di ideologia rigida… 


(Wetterzeube27.2.24; San Gregorio di Narek, abate e dottore della Chiesa) Per quanto riguarda il secondo consiglio evangelico, quello della verginità, che in „Terra e cielo“, numero 2264, della primavera del 1958, Adrienne chiama: „Ehelosigkeit“ (celibato come essere senza il matrimonio) ci sarebbero tante cose da dire; in primo luogo mi ha sempre fatto venire il voltastomaco chi non essendo chiamato ad esso (celibato) e pur essendo sposato si comporta come uno pseudo vergine; mentre chi è stato veramente chiamato alla verginità io l’ho preso del tutto sul serio, non in astratto, ma curando questa amicizia in modo particolare (prima con Cornelia ed ora con Adrian).  Ho affidato anche mio figlio ad uno di loro per una guida spirituale ultima, anche se non credo che lui sia chiamato alla verginità. In Adrienne non vi è alcun trionfalismo del vergine: il corpo rimane, con le sue esigenze, ed ogni nuovo giorno deve essere affrontato dopo aver consegnato „a Dio e alla regola“ la possibilità di avere figli, che sono l’avvenimento più bello del mondo. L’avvenimento più bello del mondo che la nostra società trasparente e pornografica, ma anche mobile e consumistica, ha reso così difficile. Così vale per tutti che il tempo corre, i figli e i nipoti vengono sempre di meno (ed io non accuso nessuno personalmente di questo); ma nella nostra società nichilistica „domina il vuoto“ (copyright della formula: Adrienne). E questa non necessità del tempo non può essere superata né con la preghiera né con ciò che chiamiamo ragione, spiega Adrienne. Forse il superamento è „sola gratia“.  Eppure ha senso pregare ed ha senso pensare nella modalità del ringraziare. Ulrich ha pensato in modo geniale la parentela tra „denken“ (pensare) e „danken“ (ringraziare). In questo dominio del vuoto e del nulla che si amplifica ed estende (Michael Ende, La storia infinita), accadono a volte incontri che sono del tutto gratuiti e questa è la risposta di Gesù al nulla: l’amore „umsonst“ (gratis et frustra) ed in questo „medesimo uso di essere e „nulla“ (Ulrich) viene offerta la salvezza in mezzo al dominio del vuoto. E questa salvezza ha anche il volto concreto di una persona, ma anche dello sport o della musica…ma in primo luogo è apertura dell’eterno nel finito. E questo vale per il celibato: „lo spirituale e il corporale si sono fusi in unità, che si trova nello spirituale e l’uomo a partire da li „verrà coperto con la sua ombra“ e reso fecondo ed alla sua esistenza sarà donato un senso eterno“ (Adrienne). Ma ciò vale per tutti, perché quando si cerca con la carne di dare pace alla carne si aumenta solamente il „dominio del vuoto“; in certi casi non sarà possibile fare altro (non siamo angeli, ma uomini), ma bisogna chiamare le cose per nome, in modo che il Dio misericordioso non ci lasci da solo nella nostra miseria! E grazie a Dio non ci ha lasciati da soli: „Lc 1, 35καὶ ἀποκριθεὶς ὁ ἄγγελος εἶπεν αὐτῇ· Πνεῦμα ἅγιον ἐπελεύσεται ἐπὶ σέ, καὶ δύναμις Ὑψίστου ἐπισκιάσει σοι· διὸ καὶ τὸ γεννώμενον ἅγιον κληθήσεται, υἱὸς θεοῦ“ („le rispose l’angelo: „Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio“). „Il verbo ἐπισκιάσει (episkiásei) può essere interpretato nel senso di "coprirà con la sua ombra". Nel contesto biblico, indica spesso l'azione di Dio che avvolge qualcuno o qualcosa con la sua presenza o la sua protezione. Nella narrazione dell'Annunciazione, questo viene spesso interpretato come l'azione dello Spirito Santo che „sovra-ombra" o "copre con la sua ombra" Maria, preparandola per la concezione miracolosa di Gesù“ (chatgpt).

San Gregorio di Narek è stato un monaco armeno, teologo e poeta vissuto nell'undicesimo secolo. È conosciuto soprattutto per il suo capolavoro letterario, "Il libro dei lamenti", considerato uno dei più grandi tesori della letteratura armena e della spiritualità cristiana orientale. San Gregorio è stato proclamato dottore della Chiesa nel 2015 da Papa Francesco, riconoscendo così il suo contributo significativo alla teologia e alla spiritualità cristiana. La sua opera riflette profonde meditazioni sulla condizione umana, la fede, la redenzione e la relazione con Dio“ (chatgpt): "Signore, dona la tua pace a chi ti implora con umiltà.“ (San Gregorio di Narek). PS https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-02/san-gregorio-narek-dottore-pace-memoria-liturgica.html: Debora Donnini e Gabriella Ceraso - Città del Vaticano,2021: „Un Dottore della Chiesa che potrebbe essere anche definito “Dottore della pace”. Così disse Papa Francesco quando, nel corso del suo viaggio apostolico in Armenia, nel 2016, prese parte a Yerevan all’incontro ecumenico e di preghiera per la pace. Nel Libro delle Lamentazioni, infatti, San Gregorio di Narek aveva rivolto al Signore un’invocazione di perdono e misericordia per i nemici: “Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali! Estirpa la viziosa condotta terrena e radica quella buona in me e in loro (Libro delle Lamentazioni, 83,1-2)”. Questo monaco, teologo, mistico e poeta armeno vissuto tra il 951 e il 1010, si è così fatto “preghiera di tutto il mondo” portando un messaggio di solidarietà universale con l’umanità, “un grido accorato che implora misericordia per tutti”, rimarcò il Papa esortando gli armeni a farsi “messaggeri di questo anelito di comunione”“. Sempre in questo articolo venivano citate altre frasi del santo armeno: “Io mi sono volontariamente caricato di tutte le colpe - scriveva sempre nel libro delle Lamentazioni - da quelle del primo padre fino a quello dell’ultimo dei suoi discendenti, e me ne sono considerato responsabile”. Un pensiero che io conoscevo da Adrienne. Eccone un altra in tempo di malattia:  “abbattuto dai miei crimini, sul letto delle mie malattie e il letamaio dei miei peccati, non sono niente più che un cadavere vivente, un morto che ancora parla. [...] Allora, come al giovane chiamato alla vita per lenire il dolore di sua madre, Tu ridammi la mia anima peccatrice rinnovata come la sua”. Dall’articolo sopra citato prendo anche questo passaggio, che si riferisce a Monsignor Zekiyan : „Ma c'è anche in San Gregorio un modello di artigiano di pace che a noi oggi insegna come tessere il vero dialogo e la comprensione fraterna che stanno alla base di una convivenza pacifica. San Gregorio ha mostrato, infatti, l'importanza del farsi carico degli errori degli altri, di non di puntare il dito. "Innanzitutto  - dice - San Gregorio ci insegna l'autocritica. "Nessuno di noi è immacolato e specie nel campo politico, oggi, questa è una verità. "La politica occidentale non sa fare autocritica obiettiva e consapevole di se stessa, questo invece è il primo passo verso la pace vera che non è quella dell'armarsi per difendersi, non è quella delle rappresaglie e delle rivendicazioni, è quella capace di riconoscere i propri limiti e andare incontro all’altro". 

Nella sua disputa con i capi religiosi, Gesù non mette in discussione ciò che dicono, ma il fatto che „essi dicono e non fanno“ (λέγουσιν γὰρ καὶ οὐ ποιοῦσιν) e che „legano fardelli…che essi non vogliono muovere neppure con un dito, ma quello che davvero mi colpisce oggi è questa frase che Gesù dice in questo contesto „polemico“ e che tanti anni fa a Torino avevo visto che Antonello Famà prendeva del tutto sul serio: „Ma voi non fatevi chiamare „rabbi“, perché uno solo è il vostro maestro. E non chiamate „padre“ nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare „guide“, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo“ (Mt 23, 8ὑμεῖς δὲ μὴ κληθῆτε· Ῥαββί, εἷς γάρ ἐστιν ὑμῶν ὁ ⸀διδάσκαλος, πάντες δὲ ὑμεῖς ἀδελφοί ἐστε· 9καὶ πατέρα μὴ καλέσητε ὑμῶν ἐπὶ τῆς γῆς, εἷς γάρ ἐστιν ⸂ὑμῶν ὁ πατὴρ⸃ ὁ ⸀οὐράνιος· 10μηδὲ κληθῆτε καθηγηταί, ⸂ὅτι καθηγητὴς ὑμῶν ἐστιν εἷς⸃ ὁ χριστός·“). „Il termine greco καθηγητὴς di per sé significa „formatore, istruttore“. In Mt 11, 27 Gesù si era presentato come il conoscitore e il comunicatore del Padre“ (nota a cura di Maggioni). Senza mettere in dubbio le convenienze ecclesiali direi che interiormente dobbiamo davvero essere convinti che εἷς γάρ ἐστιν ⸂ὑμῶν ὁ πατὴρ⸃ ὁ ⸀οὐράνιος. Senza questa convinzione siamo condannati ad amplificare il „dominio del vuoto“ (Adrienne). Ed anche qui il Padre e Cristo sono una sola cosa! 

„Mentre Erdogan parlava a un comizio a Sakarya, qualcuno tra la folla ha esposto uno striscione con la scritta "la vergogna del commercio con Israele deve finire" (finché le guardie non lo hanno rimosso).La Turchia è uno dei principali esportatori di cibo, cemento e acciaio in Israele e, con l'Azerbaigian, fornisce il 41% del suo petrolio“ (Lindsey Snell, X, 26.2.24).

Abba nostro…

(Nella tarda mattinata) „È confermato da più fonti: Aleksei Navalny stava per essere oggetto di uno scambio di prigionieri fra Mosca, Berlino e Washington. Sarebbe così rientrato in Russia Vadim Krasikov, condannato all'ergastolo in Germania e reclamato dal presidente Vladimir Putin nell’intervista televisiva con il giornalista americano Tucker Carlson“ (Banfi, versione odierna).

L’intuizione filosofica di Gustavo Bontadini (1903-1990), che conosco solo indirettamente (cf.Pierangelo Sequeri, Il genio di Bontadini e la metafisica del 900, Avvenire 27.2.24), mi sembra importante per due aspetti. Uno metodologico: quello dialogico, anche con la modernità e con la postmodernità e non lo scontro; uno contenutistico: „l’essere è, il mondo esiste, il nulla non esiste“ (Sequeri). È interessante che Ulrich usi nella sua formula: „medesimo uso di essere e „nulla““ la parola „nulla“ sempre con le virgolette. Il nulla del nichilismo non esiste, punto e basta. Non si può cedere su questo, se non si vuole cadere nella contraddizione assoluta. Ma vi è un „nulla“ vivo (exinanitio) che dialoga, ma senza alcun cedimento, con il nulla morto del nichilismo e così lo supera! 

(Pomeriggio) In sintonia con ciò che ho scritto questa mattina sul „dominio del vuoto“ scrive Paul Kingsnorth: „ Ho scritto (si riferisce a due suoi saggi) di come la nostra anti-cultura postmoderna, svuotata e spiritualmente vuota, abbia ribaltato tutti i suoi valori precedenti senza averne di nuovi di sostanza con cui sostituirli. In questo vuoto spirituale, come ho detto anche nel mio recente filmato, si precipitano i mostri. Tutti noi possiamo sentirli arrivare in fretta. Ma non vogliamo riconoscere i mostri. L'arrivo dei mostri potrebbe significare che ci siamo sbagliati su... beh, su molte cose. Così ci giriamo dall'altra parte, ancora e ancora“ (Paul Kingsnorth, 26.2.24) 

PS In un saggio del 23.2.2022 (Kill All The Heroes) Paul Kingsnorth precisava ciò che chiamo il „dominio del vuoto“: „A distanza di quasi quattro secoli, l'Inghilterra e l'Occidente in generale sono di nuovo sottosopra. Ancora una volta stiamo vivendo le conseguenze di un sistema che sta morendo o è morto: allora, l'ultimo sussulto della monarchia medievale; ora l'Impero anglo-americano - e forse la modernità stessa. Ancora una volta stiamo vivendo in un periodo di radicali cambiamenti tecnologici: allora, la stampa e la fine della censura, che permise la distribuzione di pamphlet radicali su una scala senza precedenti; oggi, l'abilitazione di Internet al dissenso globale e l'ascesa della cultura AI-cyborg che l'accompagna. Anche in questo caso stiamo vivendo in un periodo in cui i costumi culturali dei secoli precedenti vengono stravolti: allora, gli assunti feudali che regolavano tutto, dalla proprietà terriera al significato del matrimonio; oggi, le infinite rovine di una "guerra culturale" in cui persino le realtà della biologia umana sono messe in discussione“. Questo „dominio del vuoto“ è provocato da ciò che Paul Kingsnorth chiama: „la cultura dell’inversione“: „La cultura dell'inversione è il prodotto di un movimento politico-culturale con il quale abbiamo acquisito una certa familiarità negli ultimi anni. Giustizia sociale critica, cultura della purezza di sinistra, "wokeness": qualunque sia la terminologia che usiamo per descriverla, il codice con cui le nostre classi dirigenti vivono oggi è un prodotto della sinistra post-moderna e post-operaia, generata nei dipartimenti universitari americani nell'ultimo mezzo secolo ed esportata oltreoceano in Europa negli ultimi due decenni. Nell'anticultura svuotata creata dal liberalismo che ho esplorato l'ultima volta, ha messo radici ampie e profonde tra le élite ciniche ed esauste e i giovani smarriti, confusi e molto online. Che la si veda come una nuova dispensazione, completa di una propria terminologia, come un'emanazione di un'ideologia esistente o come una nuova sensibilità religiosa, è ora del tutto dominante come nostro modo ufficiale di essere e di vedere. Ma questa nuova visione del mondo è - almeno per ora - quasi completamente negativa. Se ci si chiede cosa vogliono queste persone, è difficile trovare una risposta positiva. È facile, invece, spiegare cosa non vogliono. Ciò che non vogliono è tutto ciò che era la loro cultura…Basti dire che la modernità delle macchine è riuscita a eliminare gran parte di ciò che prima ci rendeva umani e ci ha gettato in un deserto culturale ed ecologico in cui il meccanismo sta arrivando a sostituire l'organismo. Oggi, il significato stesso di umanità viene ridefinito da un ordine tecno-politico in ascesa sul quale non abbiamo alcun controllo e che diventa ogni giorno più tirannico“ (Kingsnorth). Anche se a me è più caro il tema della  profezia della pace“, capisco bene l’argomentazione di Kingsnorth, molto simile a quella di Matt Crawford e di N.S.Lyons: „È importante capire che la cultura dell'inversione non è nata perché si amano le cose nuove, ma perché si disprezzano le cose vecchie. Perché, ad esempio, la nuova dispensazione culturale giustifica i disordini pubblici quando sono compiuti da studenti che protestano per l'ingiustizia razziale o per il cambiamento climatico, ma li condanna quando provengono da camionisti che protestano contro l'obbligo dei vaccini? Non è perché ci sarà una vera giustizia razziale, né tanto meno perché chi è al potere ha intenzione di ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica. È perché la "classe operaia bianca" è una notizia di ieri: tutto ciò che eravamo e di cui ora ci vergogniamo. Bigotti, razzisti, elettori della Brexit, deplorevoli, gammon: solo un imbarazzo. La "diversità", invece, è il futuro, a patto che non sconvolga il carrozzone economico e non si avvicini al quartiere in cui viviamo“ (Kingsnorth). Questa questione della diversità è la questione pedagogica che vedo si sta presentando con brutalità anche nelle nostre scuole e nessuno, nemmeno io, osa obbiettare qualcosa (ma forse non vi è neppure qualcuno cha senta la necessità di obbiettare qualcosa); forse nel mio ultimo anno di insegnamento avrò il coraggio di essere esplicito, ora mi limito a commentare in un certo modo „tradizionale“ Genesi 1-3, camuffandomi solo un pochino. Kingsnorth continua la sua analisi spietata: „Ho capito allora perché le nostre nuove élite condannassero a gran voce il cristianesimo per il suo patriarcato, la sua gerarchia e la sua oppressione, mentre contemporaneamente cantavano le lodi dell'Islam, una fede molto più tradizionalista. Non era che si preoccupassero dell'Islam: era che il Cristianesimo era la fede fondante dell'Occidente, e quindi doveva essere demolito. Ho capito perché i nuovi film di Guerre Stellari dovevano prima umiliare e poi uccidere il loro eroe maschio bianco, Luke Skywalker, e sostituirlo con una giovane donna. Ho capito perché il leader della Leale Opposizione di Sua Maestà avrebbe dichiarato pubblicamente che il prossimo attore che avrebbe interpretato James Bond - archetipo maschile tossico dello Stato imperiale britannico - avrebbe dovuto essere una donna, e perché ogni commentatore culturale in Gran Bretagna ha insistito sul fatto che il prossimo Bond avrebbe dovuto essere nero. Ho capito perché un redattore (maschio bianco) della BBC si sarebbe presentato a un pubblico di persone per lo più di carnagione altrettanto chiara e avrebbe spiegato che nessuno vuole più sentire uomini bianchi spiegare le cose. Ho capito perché la gente rovesciava le statue dei mercanti di schiavi morti da tempo, filmando il tutto con smartphone costruiti da schiavi vivi e reali.“ Il programma voluto dalla cultura dell’inversione è l’esatto contrario di ciò che insegnava don Giussani ai suoi studenti e che riassumeva con la frase di Goethe: „quel che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo“ (Senso religioso, edizione da me citata, 56). Mentre ecco il dettato della cultura dell’inversione che vedo in alcuni volti di ragazzi della mia scuola: „Siamo l'opposto di ciò che eravamo un tempo. Rifiutiamo i nostri antenati e la nostra storia. Condanniamo il nostro passato e la sua eredità. Abbiamo ridisegnato la nostra mappa cosmica. Ora siamo qualcosa di completamente nuovo - anche se, in questo momento, non abbiamo idea di cosa“ (Kingsnorth). Al programma semplice di Bontadini, si sono sostituite delle „negazioni“: „L'Occidente che si sta sgonfiando sta diventando un luogo di quasi pura negazione. Dopo decenni di inversione culturale, abbiamo dimenticato come fare altro che decostruire, non c'è più nulla da rovesciare e siamo arrivati a definirci in base a ciò che non siamo. Il nero non è bianco. La donna non è il maschio. Gay non è etero e trans non è gay. Musulmano è non cristiano. Debole è non forte. Benvenuti nel Non-Occidente. Assicuratevi di scansionare il vostro codice QR all'ingresso, o rischierete di vedervi congelare il conto in banca.Il diavolo è Dio", dichiarò Lawrence Clarkson nel 1640, "l'inferno è il paradiso, il peccato la santità, la dannazione la salvezza: questa e solo questa è la prima resurrezione““ (Kingsnorth). Mentre Bontadini operava con frasi semplici che Sequeri riassume così: „ „l’essere è, il mondo esiste, il nulla non esiste“. Ed Ulrich si basa tutto su una semplice definitione, presa in prestito da Tommaso: „esse est aliquid simplex et completum“, solo che aveva l’accortezza di aggiungere: „sed non subsistens“. L’essere come astrazione non sussiste: sussiste la rosa regalata e il giovane che la regala e la donna che la riceve. E massimamente Dio che dona l’essere! E che non è il diavolo! Quando parliamo di Charles de Jesus come „fratello universale“ siamo coscienti che questa fratellanza nasce da una paternità (come anche la „Fratelli tutti“ del Papa) e non dall’essere tutti fratelli come rifiuto di diventare adulti: „La gente non si preoccupa di crescere e noi siamo tutti pesci che nuotano in una vasca di mezzi adulti. La regola è: Gli adulti regrediscono verso l'adolescenza e gli adolescenti, vedendo ciò, non hanno alcun desiderio di diventare adulti. Pochi sono in grado di immaginare una vita autentica a partire dal piano verticale - tradizione, religione, devozione“. Ma senza quel piano verticale, senza la dimensione sovraessenziale (Ulrich) siamo persi tutti nel pantano di un’adolescenza infinita! „Una sorta di livellamento culturale corrotto aveva preso piede e il risultato era la nostra cultura dell'inversione, in cui la ribellione contro tutte le forme era vista come l'unico bene intrinseco. E nel deserto creato dal capitalismo americano di fine Novecento, che aveva decimato le comunità e le famiglie, tolto il senso alle vite delle giovani generazioni e lo aveva sostituito con lo shopping, poco sembrava valere la pena di essere conservato. Di conseguenza, gli adulti erano rimasti perennemente adolescenti: non iniziati, timorosi di crescere, dinoccolati verso Betlemme citando Marlon Brando in una sorta di eterno 1954. "Ehi, Johnny, a cosa ti stai ribellando?" "Che cos’hai?“" (Kingsnorth). Siamo insomma confrontati con un mostro che ha un nome „è un assassino di padri, distruttore di famiglie, divoratore di bambini. Vive in un castello circondato da terre rocciose e sterili e ha devastato ogni struttura vivente intorno a sé. Non ha famiglia, non ha passato e non ha futuro. Nel suo castello raccoglie le sue ricchezze e mangia, mangia e mangia“ (Kingsnorth).

Caro Paul Kingsnorth, alla Sua domanda su che cosa abbia io cambiato idea negli ultimi tempi risponderei così: Fino a qualche tempo fa ho pensato che una cultura di sinistra o diciamo di centro sinistra fosse capace meglio di altre forme politiche di prendere sul serio quello che con la dottrina sociale cattolica sono i valori  a me più cari: quella della persona, della sussidiarietà, della solidarietà o nel linguaggio di Papa Francesco: la profezia della pace, della nostra casa comune: la natura (vs il paradigma tecnocratico) e la profezia dei poveri, ma probabilmente non è così, probabilmente l'idea più geniale di politica l'ho trovata sintetizzata nella bacheca di Seneca Scott in X:  Post-Partisan Solutionary | Warrior in the Garden 🌱 | Goat Dad 🐐💚, Un saluto dalla Germania, Roberto 

(Notte) Oggi sulla MZ si parlava dell’aumento dell’allarme spionaggio militare in Germania ed anche in Sassonia-Anhalt; in modo particolare nei campi dove soldati tedeschi addestrano soldati ucraini è aumentata enormemente la presenza di droni-spie; quello che non si dice chiaramente è che la Germania si trova in guerra; carri armati tedeschi uccidono soldati russi; soldati tedeschi per l’appunto addestrano soldati ucraini; è possibile che ciò sia indispensabile, per lo meno se si accetta la narrazione di Habermas e cioè che l’Ucraina non debba perdere la guerra, ma comunque bisogna parlare chiaro: la Germania si trova in guerra contro la Russia! 


(Droyßig, 26.2.24) È chiaro che Adrienne pensa ai consigli evangelici come ad una vera e propria cesura, una decisione che lei paragona in modo forte addirittura al „suicidio“. In un epoca in cui la spiritualità è ridotta ad un incontro con se stessi, questa posizione non sarà presa nemmeno in considerazione, eppure è la cosa per me più ovvia. Non credo di essere stato chiamato alla vita dei consigli evangelici e per alcuni versi ne sono lontanissimo, ma c’è un punto che capisco dall’interno, e cioè che prendere sul serio Cristo significa a volte sentire un „vuoto“, un „nulla“ ed anche se so che vi è un „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich), non è che ciò mi faccia sentire psicologicamente meglio: „egli (colui che è chiamato ad una vita dei consigli evangelici) è in una aridità ed irritazione, nessuna consolazione entra nel suo cuore, un vuoto si amplifica, dal quale non può formare proprio nulla e addirittura suppone che anche Dio non possa farne qualcosa. Gli si offre un mondo senza tempo e secondo quanto sente non riesce ad instaurare con esso alcun rapporto. Questa mancanza di tempo gli appare come non feconda“ (cf. Adrienne, Terra e cielo, 1958, numero 2264).  

Caro Jeremias, grazie mille per avermi risposto. Come ha detto la settimana scorsa il filosofo marxista sloveno Slavoj Žižek (vedi "Der Freitag") in relazione ai conflitti in Ucraina e in Israele/Palestina, possiamo solo „lottare interiormente“ (ringen) per una posizione politica, poiché siamo nel regno del "verosimile" e non del "verum". Il posizionamento dei vescovi tedeschi, che è più differenziato di quello che avevo percepito dalla stampa, è anche un posizionamento politico, che segue la narrazione della posizione antidemocratica dell'AfD; ho letto molto al riguardo e posso concordare solo parzialmente con questa narrazione. Nel mio diario ho argomentato spesso e con precisione, qui vorrei riassumere: vedo una minaccia molto più grande alla democrazia nella posizione dell'attuale governo sulle armi e sulla guerra. Per quanto riguarda lo scambio di insulti in un discorso politico (soprattutto prima delle elezioni), mi è sembrato bello il modo in cui Papa Francesco ha reagito agli insulti del presidente argentino Milei: con umorismo e un abbraccio. Il "curioso" del vescovo Feige non è umoristico, ma arrogante: era nella nostra parrocchia per parlare, tra l'altro, della Chiesa ortodossa di Mosca; il modo in cui ha reagito alla mia obiezione, che non bisognerebbe trascurare il momento di verità del patriarca Kirill, è stato infinitamente arrogante e dall'alto. Per quanto riguarda il punto da te sottolineato, direi quanto segue. Se volete parlare con noi, dovete essere disposti a parlare, ma vi diciamo fin dall'inizio che la vostra posizione è pericolosa per la Costituzione e per la democrazia, beh, questa non è un'offerta di dialogo, ma un'offerta inaccettabile... Mi è venuta in mente anche una frase che qualcuno in Iran aveva detto a Hans Küng all'epoca: Lei parla come un politico, non come un teologo. Caro Jeremias, ti sono infinitamente grato per averci accettato come confessore; non potrei immaginare nessuno di meglio e sono anche grato che stiamo „lottando interiormente" per una posizione politica, anche se questa volta è diversa: ma questo dovrebbe essere possibile tra sorelle e fratelli (e naturalmente anche in una democrazia),  tuo Roberto 

Abba nostro…

(Tarda mattinata) “In Italia ci sono troppi filo putiniani, stiamo preparando una loro lista che presenteremo in sede europea”(Volodymyr Zelensky) (Fonte: Banfi, versione odierna). - Spero che ci sia qualcuno che protesti per questa incredibile affermazioni del presidente ucraino…

Caro Ferdinand, la domanda che ci riguarda è: quale partito attualmente mette più in pericolo la democrazia e la Costituzione tedesca, soprattutto nell'articolo 1 ("La dignità umana è inviolabile"); se si pretende 2 cose a priori dall'interlocutore: 1) disconoscere il proprio partito perché è chiaro fin dall'inizio che mette in pericolo la democrazia; 2) mettere un freno alla propria rabbia, altrimenti non si è degni di una dialogo; dicevo se pretendono queste 2 cose, allora direi che non è un buon inizio per una conversazione. Il mainstream è: AfD mette in pericolo la democrazia e l'intero populismo è una minaccia per la democrazia. Ora, questo mainstream è la narrazione principale, non la verità. Comunque, per un teologo solo Cristo è la verità, non un'opinione politica, questo ha a che fare solo con il "verosimile". A mio parere, la più grande minaccia alla democrazia a livello globale sono le corporazioni militari, i media aziendali e tutti coloro che vedono i loro avversari politici come una minaccia alla democrazia fin dall’inizio, cioè apriori. Per dirla senza mezzi termini, il problema non è il fascismo, ma l'antifascismo, che si considera impeccabile... Cordiali saluti, tuo papà

(Notte) Ho parlato a lungo con Ferdinand al telefono - è una grazia parlare con mio figlio e Ti prego Signore di proteggerlo, come persona e nelle cose e nelle persone che sono per lui importanti. Sport, la tromba, filosofia, fisioterapia e medicina; c’è tanta carne al fuoco; donagli quella pace che solo Tu sai dare. Donagli un compito ed una figura nel compito! PS Il tema politico di cui abbiamo parlato è il rapporto tra democrazia ed autocrazia; lui è più moderato di me…

Adrian mi ha inviato un articolo in cui si parla di „schiavi delle tasse“; di migranti insomma che vengono manipolati e di un associazione cattolica  nel Texas, che nel nome della misericordia pecca di ingenuità. 

Extra ecclesia, nulla salus! Buona notte! 

(25.2.24; seconda domenica di Quaresima; 25esimo anniversario della morte della mamma di Konstanze) Andando ad aprire la stalla ho visto la luna piena splendente che calava dove questa sera calerà il sole; le nuove galline e le vecchie non hanno fatto amicizia, ma dormono senza troppe complicazioni nella stessa stalla, che domani dovrò pulire. 

Ieri siamo stati a confessarci da padre Jeremias e siamo andati alla Santa Messa da lui; una donna, che aveva una voce molto bella, ha suonato l’arpa in modo meraviglioso e il salmo che hanno cantato lei e Jeremias, che ha anche una voce significativa (direi tra il basso e il baritono)  era davvero un aiuto alla preghiera. Delle letture proposte per questa domenica ne sono state lette due, quella di Paolo (Rm 8, 31-34) e il Vangelo (Mc 9, 2-10), ma credo che abbia ragione Balthasar, che probabilmente oggi non è letto più da nessuno dei teologici che contano (Borghesi, con una certa arroganza, ma anche senso del verosimile, pensa per colpa dei balthasariani stessi, ma io credo che questo sia solo gossip), quando scrive che il sacrifico di Abramo (Gen 22, 1-2 9. 10-13; 15-18) procede con necessità teologica il Vangelo della Trasfigurazione. Gli ebrei vedono giusto, continua Balthasar, guardando nel sacrificio di Abramo „un punto supremo del loro rapporto con Dio“; quando l’esperto di Islam ha parlato nella nostra parrocchia nel mercoledì delle ceneri, gli ho chiesto quale fosse il valore del sacrifico di Ismaele nel santo Corano, ma non mi ha detto nulla di significativo. Secondo lui nel Corano la cosa messa in evidenza è la costruzione di Abramo ed Ismaele della Kaaba, non il sacrificio; spero di trovare una spiegazione più significativa da padre Paolo. Comunque è vero che per noi cristiani il punto supremo del nostro rapporto cn Dio, se ci si concentra sul racconto dei Vangeli, è „l’unità fra l'obbedienza del Figlio ad andare per tutti alla morte e la dedizione del Padre a donare a noi ogni cosa con il sacrificio del Figlio. In tal modo Dio è non solo „con noi“ (come l’“Emmanuele veterotestamentario) ma definitivamente „per noi“, i suoi eletti e in tal modo Egli ci ha donato non solo qualcosa di grande, ma tutto ciò che ha ed è“ (Balthasar). È possibile che nelle chiacchiere teologiche questo punto non conti più nulla, ma esso è il „caso serio“, che può essere illuminato solamente dalla luce trinitaria, che irradia dal Figlio sul monte“; e Balthasar specifica, non come vecchio impertinente e collerico, ma ripieno dello Spirito Santo, che questa luce „non è in nessun modo una luce realizzata dall’immersione in se stessi (come in certi yogi), ma la verità irradiata della luce trinitaria della dedizione perfetta: si rivela ciò che il Padre dà in verità per il mondo e fa „immolare“, ciò che il nuovo Isacco lascia avvenire su di sé nell’obbedienza di amore verso il Padre“ (Balthasar), un avvenimento che non rimane sul monte, ma scende di nuovo nel quotidiano, in cui abbiamo Cristo come avvocato! La mia debolezza in parrocchia, nella scuola, con mia mamma, etc. era il tema della confessione di ieri, e quindi ho trovato un tema per me, quello che dice Paolo e che Balthasar riassume così: „ora Dio sta a tal punto della nostra parte che un'accusa (giudiziaria) contro di noi perde tutta la forza. Nessuno può accusarci davanti al tribunale di Dio; il Figlio donato da Dio è un avvocato così irresistibile che ogni umano accusa contro di noi ammutolisce“. „E se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?“ (εἰ ὁ θεὸς ὑπὲρ ἡμῶν, τίς καθ’ ἡμῶν;). PS In un certo senso è teologicamente giusto che Abramo sia più conosciuto di Gesù, perché ad Abramo è stato promesso di essere padre di popoli, Gesù è il cuore del mondo ed è il  cuore di Dio, ma forse ciò non si deve vedere e quel suo invito nel Vangelo è stato preso troppo poco sul serio da noi cristiani: „mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo forse risorto dai morti“ (⸂Καὶ καταβαινόντων⸃ αὐτῶν ⸀ἐκ τοῦ ὄρους διεστείλατο αὐτοῖς ἵνα μηδενὶ ⸂ἃ εἶδον διηγήσωνται⸃, εἰ μὴ ὅταν ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἐκ νεκρῶν ἀναστῇ.). Ho chiesto a chatgpt: „εἰ - se“ La tua traduzione di questo punto e in genere è molto chiara, ma quale è il significato preciso di questo "εἰ"? Esprime una condizione? Se è risorto allora lo si può raccontare? Oppure nel senso: se davvero dovete raccontarlo, allora solo dopo la risurrezione del Figlio dell'uomo? Grazie“; ecco la risposta: „Sì, hai ragione nell'individuare l'importanza del termine "εἰ" in questo contesto. Esso esprime effettivamente una condizione. Nel contesto della frase, il significato è più vicino alla tua seconda interpretazione: "Se davvero dovete raccontarlo, allora solo dopo la risurrezione del Figlio dell'uomo". Quindi, l'idea è che essi non dovrebbero raccontare ciò che hanno visto fino a quando non si sarà verificato il compimento della risurrezione del Figlio dell’uomo“. Dovrei parlare con un’esegeta o leggere qualcosa su questo tema, perché la risposta di chatgpt è interessante, ma non del tutto chiara, ma forse anche perché la cosa non è chiara, comunque sia dobbiamo stare attenti alle chiacchiere: Balthasar parla del „comando di non abusare di quanto si è visto nelle chiacchiere umane. Si spiegherà con la stessa morte e risurrezione del Signore“ . E chi non lo comprenderà, allora non lo comprenderà neppure con tante parole e così proprio per Gesù (più che per Abramo) rimane radicale la domanda: al suo ritorno il Figlio dell’uomo troverà ancora fede nel mondo?

Caro vescovo Oster, spero che stia bene! Lo so che non ha tempo di discutere con me, quindi non mi aspetto alcuna risposta, ma volevo dirle dopo averci pensato su, non ho scritto ieri immediatamente, ma ho pregato e mi sono anche confessato prima di scriverle, che l’attacco esplicito contro l’AfD, di cui io non sono simpatizzante, ma che credo esprima una certa forma di egoismo collettivo, sia un senso unico ed un cedimento al mainstream. Quello che i vescovi dovrebbero testimoniare è Cristo che ama tutti, anche chi vota l’AfD (qui da noi nei nuovi Länder sono tantissimi e già la lettera dei nostri vescovi ha provocato solo caos); poi non solo l’AfD, ma anche chi sostiene la guerra come soluzione dei problemi (in Ucraina e in Gaza…) pensa ed agisce contro il Vangelo, per non parlare  sempre e solo delle posizioni antropologiche difese da quasi tutti i partiti  e che non sono conciliabili con il Vangelo, ci sarebbero insomma altre dichiarazioni da fare…  A me sembra che invece di dare una testimonianza di obbedienza (nel senso di Ignazio) al Papa, i vescovi, se i resoconti dei giornali sono giusti, si siano persi in una battaglia che non può essere il loro interesse principale. Mi scusi la franchezza, Suo Roberto PS Grazie per tutto il bene che fa per il Signore.

Goethe fugge in Italia, perché forse non ne poteva più della Germania e di se stesso; si considerava un autodidatta, che non aveva ancora concluso nulla di buono (cf. Balthasar, in Gloria III,2); scriviamo l’anno 1786; Napoleone Bonaparte, con la sua campagna d’Italia (1796-1797), solo dieci anni dopo questo viaggio, durante la guerra della coalizione (1792-1797), che comincia 6 anni dopo, avrebbe potuto rendere impossibile questo viaggio, in cui scopriamo un Goethe attento a tanti particolari, architettonici, artistici ed umani, che ci insegnano come viaggiare, perdendosi nelle vie di Venezia (30 settembre), procurandosi una pianta della città (30 settembre, sera) e visitando chiese, senza perdersi in giudizi sul „Pfaffentum“ sulla „pretaglia“, probabilmente quello che Peguy e il Papa chiamano „clericalismo“, ma osservando l’opera incantevole, sebbene incompleta del Palladio (S. Maria della Carità, che contiene per l’appunto un Corpus Palladianum) (2.10.1786). - Proprio la campagna napoleonica provocherà ad Alexander von Humboldt difficoltà di movimento, quando era ancora alla ricerca di una meta del suo viaggio; alla fine del  1798, quasi due anni dopo la morte della mamma odiata, andrà in Spagna e con l’aiuto della corona spagnola (re Carlo IV) si metterà in movimento, nel 1799, per il Sudamerica, superando quello sbarramento provocato dalla guerra e della politica (cf. Andrea Wulf, Alexander von Humboldt e l’invenzione della natura, 2015, edizione tedesca, 70-71); Goethe e von Humboldt si sono conosciuti e frequentati, tra il viaggio in Italia del primo e quello in Sudamerica del secondo, ed hanno tante cose in comune: con lo stesso stupore Goethe si sarebbe trovato davanti al vulcano Pico del Teide a Teneriffa, ma per quanto le mete esotiche di von Humboldt siano affascianti, con le sue scoperte di Pinguini (nel nord del Cile), misurazione della temperatura della sabbia, etc le mete più „borghesi“ di Goethe, sono nell’ambito delle cose che posso forse ancora fare e comunque pur con tutto il rispetto per piante, semi, pietre ed animali, che affascinavano anche Goethe, un ponte o una chiesa di Venezia, mi attirano forse ancora di più! 


Con sua figlia Paul Kingsnorth procede i suoi viaggi in Irlanda alla ricerca di pozzi, con le loro storie, per il popolo sacri per la pretaglia superstizione…


Abba nostro..



Il volto di Cristo, dettaglio - Chiesa "Brunnen" di Erfurt 


Postilla del capitolo quinto del „Senso religioso“ di don Giussani, „Il senso religioso. Sua natura“; Don Giussani riassume i passi precedenti in questo modo, lo cito perché io non  avevo commentato nel post sul libro (lo avevo fatto solo en passant nel diario) la seconda parte del capitolo quarto. „Abbiamo già motivato che dal punto di vista metodologico la partenza per un'indagine, come quella che ci interessa, è dalla propria esperienza, da se-stessi-in-azione. Abbiamo evidenziato con una iniziale riflessione i fattori in gioco nella nostra esperienza che ci hanno mostrato la non univocità del composto umano, perciò l'aspetto materiale e spirituale della nostra vita. Ora osserviamo il fattore religioso come l'aspetto fondamentale del fattore spirituale“ (edizione italiana citata, 65). Nella mia nota en passant nel diario avevo notato che a me questa non univocità, che sarà certamente interpretata come fattore moderno in Giussani, mi sembrava non chiara e che alimentava in me il sospetto di un dualismo fatale, ma avevo anche sottolineato che l’esempio di don Giussani stesso, con Benedetti Michelangeli e il pianoforte, faceva vedere, al contrario e per me in modo soddisfacente, come materia e  spirito si appartengano. Comunque sia trovo molto bello il modo con cui Giussani parla della natura del senso religioso, citando in primo luogo poeti e tra loro in primo luogo il grande Giacomo Leopardi, con il suo linguaggio inimitabile, così che se ne riconosce subito lo stile. Il senso religioso viene proposto come la domanda ultima sul senso totale del reale, dapprima appunto come domanda e poi come risposta: „di che cosa e per che cosa è fatta la realtà?“ (65). L’impegno con questa domanda per Giussani è un impegno con l’esperienza e con la quotidianità, „come radicale impegno del nostro io con la vita“ (65), alla ricerca del „significato del tutto“ (68) e che Leopardi esprime con la famosa domanda: „Che fa l’aria infinita, e quel profondo / Infinito seren?che vuol dire questa / Solitudine immensa? ed io che sono?“ (Citato in ib. 66). „In tutte le letterature del mondo si trova questo „tao“ (per usare la parola di Lewis, usata più nel senso di norme universale etiche) ontologico! Credo che non sarebbe difficile trovare una citazione adeguata in Hölderlin…Giussani afferma che questa domanda è inestirpabile, e sarei davvero interessato a sapere se la „macchina“ (Paul Kingsnorth) non sia in fondo capace a sostituirsi alla domanda stessa…che è poi, questa sostituzione, il grande problema dell’assolutizzazione del paradigma tecnico, che ci fa dimenticare che l’uomo è fatto per la pace, per il rispetto della sua casa comune e dei poveri (Papa Francesco)…e con la pace, la natura e i poveri ci fa dimenticare quell’esperienza ultima di povertà e mendicanza che si esprime nella domanda: ed io che sono? Da questa domanda nasce anche un’ultima vicinanza e misericordia per tutte le sorelle e tutti i fratelli uomini, ed anche per chi è in ricerca della propria identità di gender, che sanno di dover morire e che cercano di dimenticare la domanda inestirpabile, „il pensiero dominante“ (nel senso di Leopardi): „gli altri pensieri miei / Tutti si dileguàr. Siccome torre / In solitario campo, / Tu stai solo, gigante, in mezzo a lei“ (la mia mente). È chiaro che con la filosofia dell’essere come atto di amore gratuito Ulrich cerchi di dare una risposta all’esigenza totale che esprime Don Giussani!   


(Sera) Il vescovo Oster di Passau ha risposto alle mie osservazioni critiche, prendendole sul serio, ma anche dicendo che c’è una radicalizzazione della AfD, che fa si che il partito non sia un contributo per la democrazia, cosa che forse è una questione interpretativa, aggiungerei io…


Slavoj Žižek, il filosofo sloveno, riprende la parola (Der Freitag, 22.2.24) e su un punto ha ragione, del tutto ragione, dobbiamo „lottare per ottenere una posizione politica“ sugli eventi. La sua posizione è si alla resistenza armata nell’Ucraina e armistizio in Gaza. Questa non è la mia posizione per quanto riguarda l’Ucraina, ma lo è per quanto riguarda Israele. La mia posizione riguardo all’Ucraina è quella del Papa, ma anche quella di Aaron Maté, che è espressa in modo più politico con il concetto di proxy war: la guerra è sempre un male ed in modo particolare questa guerra lo è che dura da due anni (ne ha parlato oggi nuovamente il Papa nell’Angelus); per quanto riguarda Israele la posizione di Slavoj Žižek mi sembra più verosimile di quella di Jürgen Habermas, che vuole un sostegno incondizionato di Israele; in riferimento a questo conflitto Slavoj Žižek, come anche Maté, parla di „regole dell’Apartheid“ da parte di Israele e di brutale violenza sia in Gaza che in Cisgiordania, che toglie ogni legittimazione al liberalismo, come sostiene la scrittrice ed attivista indiana Arundhati Roy; Slavoj Žižek ha anche ragione a porre la posizione di Habermas in contrasto con quella di Adorno ed Horkheimer, come critici dell’illuminismo, perché quest’ultimo non è un progetto incompleto come pensa Habermas, ma contiene in sé i germi della violenza, che vediamo in atto in Gaza e Cisgiordania, denunciata anche dal filosofo italiano, Franco Berardi…


(24.2.24; san Mattia, apostolo) „La preghiera porta colui che prega nella vita eterna“ (Adrienne von Speyr, Terra e cielo, 1958, numero 2264). Senza questa dimensione dell’eternità - Adrienne fa alcuni esempi a riguardo del „Padre nostro“, che ieri ho commentato a lungo - pregheremo cose strane, perché il pane c’è lo possiamo guadagnare anche con il nostro lavoro e se ci ammaliamo ci sono delle assicurazioni; senza la preghiera aperta all’eternità il Padre potrebbe decadere nell’immagine di un’assicuratore, una specie di agente assicurativo „religioso“. Certo si potrebbe pregare anche per „cortesia“: si è vero lavoro e sono assicurato, ma non si sa mai meglio anche una aggiunta assicurativa religiosa…Ma, dice Adrienne, alcune delle domande del „Padre nostro“ non si lasciano ridurre in questo modo.“Sia fatta la tua volontà“ è esposizione in ciò che non conosciamo e che nel giro di pochi secondi potrebbe portarci in una situazione del tutto diversa da quella che abbiamo pianificato…La domanda: „Venga il tuo Regno“, non significa solamente: Dio al posto di Putin e Biden, ma  „un rovesciamento, non solo dei nostri regni, ma del nostro tempo stesso“ (Adrienne). Nelle ultime due notti avevo la sensazione che Dio voleva da me una fiducia più grande, non un’imposizione, ma un richiamo forte che le persone che hanno bisogno della mia preghiera, mi invitano a prendere  sul serio la dimensione della vita eterna. „E la caratteristica principale dell'eternità è il sempre-adesso (proprio-ora) . Pregare ora, rispondere ora, seguire ora la chiamata di Dio. Senza preoccuparsi di ciò che sta accadendo“ (Adrienne) o può accadere. Il prossimo venerdì vogliamo comprare due biciclette elettriche, ma io, molto di più di Konstanze, che lotta con la sua stanchezza e i problemi di digestione, devo stare attento a non vivere questo passo possibile come indispensabile; indispensabile è solo la vita eterna che accade ora e l’obbedienza nei confronti del reale e di Konstanze pesa di più, infinitamente di più. Solo nel proprio-ora viene donato l’essere come amore gratuito ed anche l’avere deve piegarsi a questa logica. Per Adrienne il consiglio evangelico dell’obbedienza significa: „la rispettiva completa intrusione dell'eterno nella nostra vita: "Sia fatta la tua volontà!". L'obbedienza, la sostituzione della volontà di Dio alla nostra, ci permette di soddisfare costantemente la richiesta del regno di Dio di realizzarsi nella nostra vita. Così che il transitorio, l'oggi, il domani e il dopodomani siano assorbiti nel proprio-ora dell'eterno" (Adrienne). Di questo dovrebbero in primo luogo ricordarsene i vescovi in riunione ad Augsburg, ma in vero tutti noi; oggi andiamo a confessarci: chiedo la grazia di una confessione feconda. 

Abba nostro…

(23.2.24; 93.esimo compleanno di Ferdinand Ulrich; notta profonda)    È notte e soffia un vento forte; e le parole sull’ateismo di Paul Kingsnorth, nell’epoca della macchina, mi ritornano in mente e tento di rispondere a ciò pregando il Πάτερ ἡμῶν (Pater noster), nella coscienza che non sono necessarie tante parole e che queste poche parole appena le capiamo; quante persone sono irrequiete nella notte, per esempio io o mia figlia e Konstanze da mesi ha disturbi di digestione…ma Ti cerco Πάτερ ἡμῶν, non voglio fare una magia con le parole; sono irrequieto e non solo con il cuore, ma con tutto il mio corpo; e visto che in questa preghiera, che ci ha insegnato Gesù, almeno nella versione di Matteo sono formulate „sette preghiere“, „sette domande“,so che essere-domanda è cosa buona. In una preghiera giudaica, „Qaddisch“ („Santo“), che „si recitava al termine della liturgia del sabato“ (nota a cura di Maggioni) e che viene certamente pregata anche oggi da alcuni, si spera anche da chi non appoggia l’amministrazione Netanyahu, ci sono parole simili a quelle del Πάτερ ἡμῶν. „Sia glorificato e santificato il suo Nome così grande, nel mondo che ha creato secondo la sua volontà! Faccia regnare il suo regno…il suo Nome sia lodato di eternità in eternità“; la nota di Maggioni aggiunge: „Oggi il Qaddisch è la preghiera dell’orfano e della persona in lutto“. Gesù ci insegna a rivolgerci direttamente al Πάτερ ἡμῶν. „Sia santificato il tuo nome“ („ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου“). E questo è certamente vero nel cielo (ἐν τοῖς οὐρανοῖς), ma da noi sulla terra chi lo sa ancora? · „Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς“; la nostra irrequietezza non dipende dal fatto che non ti sentiamo, Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς, non sentiamo quella vicinanza, tenerezza e misericordia di cui parla il Papa? Ci da più gioia possedere un pezzo del mondo della macchina, che sentire te Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς e non sentiamo per nulla il tuo Nome così grande; ovviamente penso che in quel ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου sia presente quel „lodarti, riverirti e servirti“ di cui parla SPN, ma si tratta per noi uomini della“società trasparente“ di qualcosa di più che „parole“? „Santificare il Nome è la celebrazione della signoria di Dio sulla storia e sull’intera realtà, in pratica è il riconoscimento del suo regno e della sua volontà, come si dice nelle domande successive“ (Maggioni). „ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου“ („venga il tuo regno“) - ma in vero cosa si vede di questa βασιλεία σου? Vediamo la βασιλεία di uomini potenti che lasciano crepare altri uomini nelle carceri, che impongono impuniti la loro volontà di guerra, ma per l’appunto non devo dimenticare che non stiamo constatando questa βασιλεία, ma la stiamo chiedendo, per il nostro piccolo teatro del mondo (le insonnie…) e per il grande teatro del mondo. E nell’orrore di queste volontà, che si servono della macchina della guerra, non possiamo che pregare, che chiedere: „γενηθήτω τὸ θέλημά σου, ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ⸀ἐπὶ γῆς·“ („sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra“). E poi ci sono milioni di persone che hanno fame e che vivono in situazioni davvero difficili, come quell’uomo che mi scrive da un paese al nord dell’India, il Bangladesh (Dhaka), ma anche il mio amico Armen da Yerevan mi scrive: „Ciao Roberto, è difficile da dire (come sia la situazione), nessuno sa dove e quando scoppierà qualcosa“. Davvero: „γενηθήτω τὸ θέλημά σου, ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ⸀ἐπὶ γῆς·“ e questo possa accadere anche per le richieste molto concrete: „τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον·“ („dacci oggi il nostro pane quotidiano“), quel pane di cui hanno bisogno i poveri di Francis in Bangladesh. „Il pane richiesto nella domanda è ἐπιούσιον, un termine greco assai raro che può alludere sia alle necessità „quotidiane“ sia al futuro, al sostegno per il domani (anche se è più probabile la prima interpretazione“ (Maggioni). Ma noi ti chiediamo oggi (σήμερον) entrambe le cose, il pane quotidiano e la protezione per il futuro, che è la preoccupazione espressa da Armen. Una delle sette domande riguarda il perdono, quello che facciamo così fatica a dare, quello che faccio così fatica a far mio, vedo quanta arroganza di giudizio c’è in me e così chiedo: „καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν, ὡς καὶ ἡμεῖς ⸀ἀφήκαμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν·“ („e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori“); chatgpt (come vedete mi servo della „macchina“) spiega: „La parola ὀφειλήματα (opheilémata) in greco, come appare nel Padre nostro (Matteo 6:12), significa "debiti" o "debiti morali". Nel contesto della preghiera, si riferisce ai peccati o agli errori commessi contro Dio o gli altri. La parola singolare corrispondente è ὀφείλημα (opheílēma), che significa "debito" o „obbligazione““. Non vi è dubbio che commetto peccati o errori contro gli altri e contro Dio, ma penso piuttosto ai peccati o agli errori degli altri. Alla fine della preghiera domandiamo: „καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν, ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ ⸀πονηροῦ“ („e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male“). Prima pregavamo: „non ci indurre in tentazione“, che Maggioni dice che è una traduzione più letterale del greco: „καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν“ e la tentazione (πειρασμόν) più grande è quella di non sentirti più Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς. Ti chiedo che ti sentano: Konstanze, Johanna, Ferdinand, mia mamma, la Maria di Fabrizia che deve prendere il cortisone da due anni; la Maria di Michele e Michela, che è troppo appiccicata alla volontà degli altri, la Marie di Amelie, che è scappata di casa, perché sua sorella, che dopo la morte della mamma ha il ruolo anche di mamma, le ha proibito di usare lo smartphone di notte (ha cercato di arginare il potere della „macchina“). Il Papa, che guida la grande barca romano-cattolica. Ed infine e poi cerco di dormire: „ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ ⸀πονηροῦ.“ („Liberaci dal male“), dal „maligno“, cui l’arcangelo Michele schiaccia la testa! Buon compleanno piccolo, grande fratello Ferdinand! 

Merci ô cher Roberto! Si,  buon compleanno al piccolo grande fratello Ferdinand ! In profonda comunione nella preghiera di Gesù "Pater noster" con tutti i nostri fratelli nella guerra e la fame del corpo e dell' anima. Michele A.

Milioni (tanti) previsti dal governo della Sassonia-Anhalt (CDU, SPD,FDP) per aiutare l’economia, gli ospedali e le scuole in Sassonia-Anhalt durante la pandemia non sono stati utilizzati; se si vuole essere buoni, si potrebbe dire che il motivo consiste nella difficoltà di utilizzarli in modo sensato; ma è molto probabile che procedura e tempi siano così complicata e brevi che non è possibile farne uso. Konstanze mi ha raccontato le avventure di un altro tipo di finanziamento per le scuole (Lehmann), in cui, per fare un esempio, dieci giorni prima della scadenza arriva nella scuola una procedura complicatissima e senza alcun senso del valore della „sussidiarietà“ e che tutto si arena per motivi privati del personale competente nel ministerio…se si vuole essere cattivi si potrebbe pensare che i soldi servono per finanziare la guerra, ma ovviamente io non sono un esperto e non so se i soldi previsti per un Land, possono essere usati per il Bund, che ha appena rinnovato gli impegni e le spese militari in Ucraina…

“Due anni ci dicono una cosa molto precisa: la guerra è inutile. E rischia di diventare eterna, non si intravede quando potrà finire” (Andrea Riccardi di Sant’Egidio).

Ieri ho spiegato nell’undicesima classe la preferenza delle sostanze individuali (Socrate) nei confronti delle sostanze seconde (essere umano) in Aristotele vs la „reale realtà“ delle idee in Platone(cfr. Höffe, ibid., 57). Credo che questa decisione di Aristotele sia una delle decisioni filosofiche più importanti della storia dell’umanità ed integrabile con la posizione cristiana; su questo punto Platone è e rimane una tentazione per i cristiani. Ed anche il dono dell’essere come amore gratuito non è un’idea, ma un atto personale, l’essere stesso non è la „reale realtà“, ma non sussiste! 

Abba nostro…

(Notte) Avevo tanto da correggere e così mi sono limitato ad una lettura serale che mi ha mandato Renato, un testo di Joseph Ratzinger, quando era ancora cardinale, su Dietrich von Hildebrandt o meglio su una biografia che sua moglie Alice aveva scritto su di lui. „Il Giornale“, che ripubblica questa introduzione del cardinal Ratzinger, parla del filosofo nemico di Hitler, Ratzinger parla del suo amore per la bellezza e della sua critica al relativismo morale, che si ripiega dialetticamente in forme di dittatura. Io capisco tutto, ma capisco anche che il tempo è cambiato; l’amore per la bellezza rimane, ma anche il desiderio che l’armonia tra sorella e fratello (penso all’episodio in cui la sorella in una discussione era per il relativismo morale e Dietrich per l’etica della natura umana come criterio stabile e duraturo dell’umano), sia più forte dell’aver ragione in una discussione. In sé è vero che il relativismo morale si accoppia ad una forma di sentimentalismo dittatoriale e che tutto sommato la dottrina cattolica, in cose etiche, non è per nulla la peggiore, come pensano i liberali, che di libertà non capiscono nulla, ma at the end of the day penso a Dietrich von Hildebrandt come a qualcuno di datato: oggi la dittatura non ha la forma di Hitler o di Stalin, ma si nasconde in quel pensiero di una élite democratica, che per i suoi interessi, incluso il relativismo morale, fa guerra a tutto ciò che non corrisponde al suo modo di vedere…la mia analisi è simile a quella di Dietrich, ma la guerra non si gioca più nel prendere o non prendere la pillola, sebbene io sia d’accordo con Horkheimer, che nella pillola vi sia inscritta la fine dell’amore erotico, ma nei disastri della guerra, della povertà (tra cui quella dell’uccisione di bambini non ancora nati) e del clima. I cambiamenti antropologici dell’élite democratico-liberale fanno forse parte del programma di distruzione del dono dell’essere come amore gratuito, ma non sono, forse, la parte più pericolosa…fra un po’ salteremo tutti in aria: etero, gay, trans e lesbiche…Buona notte! Padre nostro…

(22. 2. 24; Cathedra Petri; 19esimo anniversario della morte di don Giussani)

"La costanza della dedizione è probabilmente la cosa più difficile da raggiungere. All'inizio c'è quasi sempre un certo innamoramento per Dio, per il nuovo lavoro; è facile promettere più di quanto si possa mantenere, e si registrano le richieste. E forse anche il futuro... Ma poi bisogna fare una nuova conoscenza con la grazia. Nel momento della vocazione, la grazia è una luce che illumina tutto, una forza che si dona a noi in modo così forte che sentiamo che ci appartiene. Siamo fiduciosi, ci sentiamo portati dall'amore. Questa è la forma della grazia per l'inizio: è un "primo soccorso", una "cintura di nuoto" per le prime bracciate, una grazia che poi si stacca segretamente e rimane lontana... Dopo viene un po' di sofferenza per il distacco... Poi il Signore ci offre la grazia della vera rinuncia, la grazia del vero vuoto, forse anche della sofferenza e della notte, e attraverso tutte queste grazie dobbiamo raggiungere la costanza della devozione voluta da Dio. Non solo lottare per questa costanza, ma raggiungerla. Nel farlo, si deve diventare sempre più un donatore che si lascia privare di tutto ciò che è suo, e nel farlo deve mostrare una disposizione che è, naturalmente, in contrasto con questa privazione: nella modalità dell’ allegria, calma, contentezza, pienezza di speranza e di pazienza.  Nella prima grazia c'è una speranza esuberante. Nella seconda c'è la pazienza; è attraverso la speranza e la pazienza che si educa l'amore, che è "rimanere", che deve essere attivo e pronto a saltare, sempre pronto. L'amore nella pazienza è forse la cosa più difficile da realizzare. La pazienza conosce il fallimento, la rinuncia e la notte. Sopporta tutto nello stesso atteggiamento di abbandono, non fa domande, non si abbatte, ma sviluppa gradualmente la fedeltà... Questo allenamento alla regolarità e alla pazienza è costituito da un'infinità di piccole azioni che, come tessere di un mosaico, formano un quadro in cui l'immagine della pazienza di Dio diventa sempre più chiara" (Adrienne von Speyr, Cielo e terra, 17. 2. 58, numero 2263). - Questo pensiero delle due grazie corrisponde a quanto don Giussani dice sulle due realtà (nel capitolo quarto del senso religioso), solo che Adrienne evita, secondo me,  il pericolo di un dualismo tra materia e spirito, che a me pare essere presente in quelle belle pagine di don Giussani. Comunque è chiaro che facciamo un esperienza della duplicità della grazia ed anche della realtà. L’esempio di don Giussani è davvero illuminante ed evita il pericolo del dualismo: „se io possedessi un magnifico piano a coda e avessi la possibilità di chiamare Benedetti Michelangeli, sarei inebriato dalla musica che il grande esecutore saprebbe trarne: io lo ascolto raccolto e teso, la sua capacità artistica e lo strumento materiale formano un corpo solo, una cosa sola. Ma se qualcuno sabotasse lo strumento prima del concerto e ne allontanasse le corde, quello strumento non sarebbe adeguato all'espressione e Benedetti Michelangeli non potrebbe documentare la sua arte“ (Senso Religioso, edizione citata 62). In questo esempio, ancor meglio che nella spiegazione astratta che nell’esperienza abbiamo due fattori irriducibili, si vede come questi due fattori si appartengono; lo spirito di Benedetti Michelangeli o di Evgeni Koroliov non può suonare senza il piano…Comunque per quanto riguarda la pagina di Adrienne è proprio vero che la duplicità della sua osservazione fa davvero parte dell’esperienza di chi matura e „rimane“ nella fede (ma lo stesso vale analogicamente anche per esperienza di fedeltà „mondana“). E davvero: „La costanza della dedizione è probabilmente la cosa più difficile da raggiungere… L'amore nella pazienza è forse la cosa più difficile da realizzare“; quante volte Etty ha parlato nel suo diario, credo citando Rilke, della pazienza! PS Mi ha commosso l’attenzione con cui mio figlio, a cui mandato questo passaggio, lo ha letto; a Johanna non lo ho inviato, perché al momento credo che abbia più bisogno delle mie preghiere, che di una guida spirituale attraverso testi…

Il Vangelo odierno (Mt 16, 13-19) è tra i più importanti della mia vita e dopo più di venti anni nella diaspora non lo è diventato di meno: ho imparato dal Padre Klein SJ, il confessore di Ulrich, la frase di Sant’Ambrogio: „Ubi Petrus, ibi ecclesia“ e dal Cardinal Scola, la formula completa: „…Ubi ecclesia vita aeterna“. Questa pericope, „unica nel Nuovo testamento“ (nota a cura di Maggioni), testimonia il modo unico di „rimanere“ nella Chiesa romano-cattolica e qui vorrei sottolineare due aspetti. 1) „Mt 16, 18κἀγὼ δέ σοι λέγω ὅτι σὺ εἶ Πέτρος, καὶ ἐπὶ ταύτῃ τῇ πέτρᾳ οἰκοδομήσω μου τὴν ἐκκλησίαν, καὶ πύλαι ᾅδου οὐ κατισχύσουσιν αὐτῆς·“ („E io ti dico: „Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa“). Senza Pietro saremmo in balia delle potenze degli inferi (πύλαι ᾅδου). „Il termine  ἐκκλησία ricorre nei vangeli solo qui e in 18,17). Rinvio alla nota di Maggioni per l’uso della parola e per la similitudine e differenza tra  ἐκκλησία e synagoghè. 2) „Mt 16, 19⸀δώσω σοι τὰς ⸀κλεῖδας τῆς βασιλείας τῶν οὐρανῶν, καὶ ὃ ⸀ἐὰν δήσῃς ἐπὶ τῆς γῆς ἔσται δεδεμένον ἐν τοῖς οὐρανοῖς, καὶ ὃ ⸁ἐὰν λύσῃς ἐπὶ τῆς γῆς ἔσται λελυμένον ἐν τοῖς οὐρανοῖς.“ („ A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai (δήσῃς) sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai (λύσῃς) sulla terra sarà sciolto nei cieli“). „ A Pietro vengono affidate le chiavi del regno dei cieli (τὰς ⸀κλεῖδας τῆς βασιλείας τῶν οὐρανῶν), un'immagine per indicare l'amministrazione a pieni poteri delegati (cf Is 22,22) per l'ammissione a quel regno. La coppia dei verbi „legare" (δήσῃς) e "sciogliere„ (λύσῃς) vuole sottolineare il potere di giudizio e di perdono affidato a Pietro e alla Chiesa, così che essa renda visibile ed efficace nel mondo il ministero della riconciliazione di Dio“ (nota di Maggioni). Sul grande palcoscenico del mondo Papa Francesco ci sta insegnando questo momento del giudizio come perdono! 

„Si avvicina l’anniversario dell’invasione russa in Ucraina. Bloomberg scrive che la guerra sta volgendo a favore della Russia, alla vigilia del 24 febbraio e Mosca crede che una vittoria militare sia possibile“ (Banfi, versione odierna) - cosa che tra l’altro le mie fonti dicevano già due anni fa. „In nome del pacifista Aleksei Navalny, l’Europa si prepara ad aumentare le spese militari, inviare nuove armi in Ucraina e immaginare una difesa europea autonoma dagli Stati Uniti (soprattutto se in Usa dovesse vincere di nuovo Donald Trump)“ (Banfi, versione odierna). Caro Alessandro, scusa, ma questi non sono paradossi, ma decisioni contrarie alla „profezia della pace“!!! 

La crisi in Medio Oriente. La Knesset, il parlamento israeliano, ha votato con 99 voti su 120 e solo 9 (astensioni?) una risoluzione in cui si dice: «Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese. Tale riconoscimento, dopo il massacro del 7 ottobre, darebbe al terrorismo un’enorme ricompensa senza precedenti e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace» (Banfi, versione odierna) - questa arroganza del parlamento israeliano è inaudita! 

„Intanto a Londra l’Alta Corte di Giustizia ha rimandato la sentenza su Julian Assange, per cui gli Usa hanno chiesto l’estradizione. Ad Avvenire uno dei giudici italiani più stimati, Armando Spataro, fa notare stamattina che l’australiano non ha mai messo in pericolo nessuno, pur svelando grandi crimini compiuti“ (Banfi, versione odierna). Giusta la posizione di Spataro, ma io direi di più: era del tutto necessario per comprendere il nostro mondo (e i „nostri“ in esso) rivelare quei „grandi crimini compiuti“. 

„19 anni fa don Luigi Giussani tornava da Gesù, oggi la sua memoria rimane viva, è certamente presente dentro la mia vita e continua a farmi compagnia indicandomi i passi che se voglio mi portano da Lui. Io oggi mi chiedo chi sia mai don Giussani e la risposta mi viene netta, spontanea: don Giussani è una presenza qui, ora davanti a me! Una presenza che mi parla con la voce di chi è toccato dalla forza dello Spirito e si sorprende per il cambiamento che opera nella sua vita, una presenza che lui, don Giussani, per primo riconoscerebbe e ci direbbe di seguire perché vive ciò che il cuore desidera, vive la corrispondenza con le sue domande decisive. Oggi con don Giussani a fianco riscopro che Cristo c'entra con la vita e affezionandomi a Cristo mi appassiono a tutto“ (Gianni Mereghetti, Facebook). - Preferisco far parlare Gianni di don Giussani, perché gli è più vicino di quanto gli sia io, sebbene la mia vita non può essere compresa pienamente senza l’incontro con questo uomo.


Abba nostro…

(Notte) Paul Kingsnorth ha registrato un video perché ha raggiunto i 50.000 membri del suo gruppo; ringrazia e discute la questione se chi sia diventato cristiano, come lui, sebbene sia il primo ad esserne stupito, debba diventare anche uno scrittore cristiano e cita con umorismo una persona che diventata cristiana non voleva, però, diventare uno scrittore cristiano. In vero io non credo che sia possibile questa dicotomia, piuttosto credo che si debba anche come scrittore confessare la propria identità cristiana, poi per carità si può farlo in modo fanatico o in modo intelligente, ma questo è un'altra questione. Nello scrivere questo diario tanti temi per persone tradizionalmente cristiane saranno molto strani. Ma come vedete io cerco di ‚ritmizzare‘ il diario non seguendo solo l'attualità, cosa legittima visto che scrivo un diario, ma ponendo come criterio ultimo la meditazione della Parola, e non solamente, per l’appunto, la registrazione dell’attualità. In questo senso il mio diario è non-contemporaneo. Per quanto riguarda i santi direi che, a parte il fatto che alcune persone che mi sono di riferimento come Ulrich, come Adrienne, come Balthasar, come Giussani sono dei santi, ma nel mio confronto per esempio con Ignazio (SPN) ho fatto vedere, cioè confessato, come per me la questione dei santi, anche quelli canonizzati, è una questione urgente anche se forse le priorità mie non sono quelle di Paul Kingsnorth, che come ortodosso cerca più „santi del deserto e dei pozzi“… Alla grande domanda sul perché ci siamo, questo diario non conosce altra risposta che il „principio e fondamento“ di SPN: „lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e per salvare in questo modo, la propria anima“ (Esercizi, 23a). Lodare, riverire e servire sono riassunti nella formula filosofica del dono dell’essere come amore gratuito; non possiamo che lodare, riverire chi ci ha fatto questo dono; questo „non possiamo che“ viene tradotto filosoficamente nella formula „obbedienza al senso necessario dell’essere“ (Ferdinand Ulrich)…e „salvare“ mi sembra una dimensione urgente dell’uomo, anima e corpo! Buona notte! 


(21.2.24) „Ἡ γενεὰ αὕτη ⸀γενεὰ πονηρά ἐστιν· σημεῖον ⸀ζητεῖ, καὶ σημεῖον οὐ δοθήσεται αὐτῇ εἰ μὴ τὸ σημεῖον ⸀Ἰωνᾶ“ ("Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona…) (Lc 11, 29). Questa critica alla generazione di Gesù vale anche per noi, noi siamo quella „generazione“ (γενεὰ). È il segno (σημεῖον) c’è già stato dato: il triduum  pasquale, che noi abbiamo insozzato con la nostra malvagità quotidiana e straordinaria. Purtroppo non abbiamo capito per nulla quell’inciso di Gesù: „Ed ecco, ben più di Giona c'è qui“ (Lc 11,32: καὶ ἰδοὺ πλεῖον Ἰωνᾶ ὧδε). Ed anche se è giusto dire che la pace e la benedizione siano su Maometto: „Ed ecco, ben più di Maometto c'è qui“. Più di Abramo!

Ieri Matt Crawford mi ha permesso, e ne sono molto grato, di pubblicare il suo articolo sull’integralismo nel mio blog, in una traduzione italiana, un articolo il cui nocciolo teorico, viene riassunto da Giuseppe Reguzzoni (Whatsapp) così: „La questione è la seguente: trasformare lo Stato moderno per questi nuovi scopi (integralisti) significherebbe lasciare intatte le caratteristiche strutturali dello Stato, che sono il vero problema“; e la questione strutturale principale dello stato è la seguente: „l'espansione dell'"immenso potere tutelare“ (“immense, tutelary power”) dello Stato, come ci aveva avvertito Tocqueville (tra l’altro è notizia di oggi della MZ che lo stato in Sassonia-Anhalt cresce e cresce: sono stati creati 500 nuovi posti di lavoro, sebbene prima delle elezioni fosse stata promessa una diminuzione di essi,  per un totale di 1.300 persone che lavorano per gestire il Land). Ma ritorniamo alla questione del rapporto tra Stato e Chiesa: Chi più a colpa in questa degenerazione del rapporto è una questione aperta; Paul Kingsnorth riassume la questione così, in uno dei commenti all’articolo di Matt, nella versione originale inglese (anche nel mio post in italiano si trova un link che rimanda all’originale):  „Anch'io non ho seguito molto da vicino il dibattito - che sembra essere piuttosto specificamente americano - ma è interessante per me che quello che ho visto non fa mai riferimento a nessuno dei due esempi esistenti di Stati cattolici integralisti dell'Occidente del XX secolo: La Spagna di Franco e l'Irlanda di De Valera. Entrambi hanno tentato di fare esattamente ciò che gli integralisti sembrano volere, cioè uno Stato trasformato per fini cattolici. Vivo in Irlanda e ancora oggi lo Stato e la Chiesa sono legalmente intrecciati. Ma le notizie da entrambi i Paesi sono negative: lo Stato ha corrotto la Chiesa e viceversa. Qui in Irlanda l'eredità delle Magdalene laundries (1) e di una versione profondamente oppressiva del cattolicesimo, sostenuta dalla mano pesante dello Stato, ha provocato una reazione così forte che l'Irlanda è diventata, in un batter d'occhio, lo Stato più „progressista-integralista“ d'Europa. Oggi qui celebriamo a gran voce e con orgoglio il mese dell'orgoglio, facciamo il tifo per l'aborto e siamo stati il primo Stato dell'UE a legalizzare l'auto-riconoscimento di genere. La Costituzione cattolica viene ritualmente stracciata di anno in anno e nessuno, tranne i vecchi, rispetta la Chiesa o la ascolta. Credo che lo Stato cattolico integralista abbia distrutto la Chiesa irlandese. Attenti a ciò che desiderate, intellettuali…“. 

  1. „Nel marzo 2017 le autorità irlandesi hanno ritrovato i resti di 800 bambini in una fossa biologica vicino alla cittadina di Tuam, nella contea di Galway. In quel momento io ero a Dublino, dalla parte opposta dell’isola. Mi ricordo di aver aperto subito Wikipedia perché pur studiando lì non avevo mai sentito parlare delle “Magdalene Laundries” (Lavanderie della Maddalena) o delle “Mother and Baby Homes” (Case della madre e del bambino). La storia di queste realtà è controversa all’interno della Repubblica d’Irlanda e quasi sconosciuta all’estero: come tutti i fatti storici recenti è ancora impantanata tra inchieste governative che a malapena ne scalfiscono la superficie e una discussione costante all’interno della società irlandese, tra chi riesce a confrontarsi con una pagina oscura e dolorosa del passato della propria nazione e chi no. Le prime Magdalene Laundries e Mother and Baby Homes aprirono già nel Diciottesimo secolo, con l’idea di accogliere giovani donne rimaste incinte al di fuori del matrimonio, che quindi spesso non avevano un posto dove andare per portare a termine la gravidanza e partorire. Lavanderie e case erano spesso associate e funzionavano in coppia: le madri vivevano all’interno della casa con i loro bambini e coprivano vitto e alloggio lavorando nel lavatoio. La gestione degli istituti era affidata alla Chiesa Cattolica, in particolare a suore di vari ordini, ma non era certo la carità cristiana ad animarli: le testimonianze di chi viveva e lavorava in questi luoghi ne sono una prova lampante…“ (Benedetta Geddo).

Nella seguente annotazione del diario Adrienne si riferisce a casi meno drammatici delle „Lavanderie della Maddalena“ in Irlanda, ma pur sempre ad una differenza tra le visioni notturne della Parola di Dio e la quotidianità del giorno: „…Ciò che chiamiamo prudenza, cautela, ragionevolezza, si trincera durante il giorno dietro i bastioni della nostra finitezza. E la distanza che ci separa dal nostro prossimo (chiunque esso sia) non è la distanza della riverenza e dell'amore, ma la distanza della pigrizia e della comodità, della paura di essere disturbati. È la distanza come prodotto del peccato. Ecco perché questa distanza non richiede amore, nemmeno amore per Dio, ma accumula ostacoli. Di notte, almeno una parte di questa barriera cade. Il cammino verso Dio è più aperto, la contemplazione è più vivace; la notte forse significa anche una vacanza, senza dover più prestare attenzione a tutte le piccolezze che il lavoro del giorno porta con sé" (Adrienne von Speyr, Terra e cielo, 9 novembre 1957, numero 2262). Quello che descrive Adrienne è la differenza tra ciò che capisco e vedo nella mia meditazione e poi la realtà a scuola, che spesso poi non ha più a che fare, nella percezione del peccato, di me peccatore, con il dono dell’essere come amore gratuito. 

L’“arcangelo Michele privato di un’ala e con il volto terribile“ (Gian Marco Griffi, Ferrovie del Messico, 170), non corrisponde per nulla al nostro nuovo Michele Arcangelo con il volto di un giovane bellissimo! Si può combattere il maligno anche e soprattutto con la bellezza! 

„Potrebbe essere oggi il giorno decisivo per le sorti di Julian Assange. L’Alta Corte di Giustizia di Londra deve decidere se concedere agli Stati Uniti l’estradizione. Se estradato in America, Assange potrebbe essere condannato a morte, perché accusato di spionaggio e tradimento. E comunque rischierebbe una condanna fino a 175 anni di carcere. Si tratta di un processo d’appello. Dal 2019 Assange è in una prigione nella capitale della Gran Bretagna. Ieri, all’inizio dell’udienza, Assange non si è presentato in aula. Nella sua ultima apparizione era apparso provato e sofferente. La difesa ha cercato di dimostrare in questi anni che il caso non è ordinario ma politico. E come tale va escluso dal trattato che regola oggi le estradizioni tra Usa e Regno Unito. Non solo, Assange avrebbe già rischiato di essere assassinato dalla Cia durante la permanenza all’ambasciata ecuadoriana. Ieri alla Corte di Londra si è presentata la moglie che ha voluto paragonare, con i giornalisti, suo marito ad Aleksei Navalny. Paragone oggi molto criticato dalla stampa occidentale“ (Banfi, versione odierna). - Io ho firmato la petizione proposta da Robert F. Kennedy Jr per liberare Assange e giudico la critica della stampa occidentale aziendale di cui parla Banfi una vera e propria tragedia, per i motivi che si sono potuti leggere nel mio diario in queste anni. 

Abba nostro…

(Notte) Ferdinand ed io abbiamo parlato a lungo sulla questione se argomenti possono convincere la massa ineducata.  Don Giussani nel paragrafo 6 del capitolo quarto del „Senso religioso“ afferma: „che cosa sia un uomo lo si capisce meglio in Socrate e Dante, che non nella massa ineducata“ (edizione citata, 62). Quindi vi è questa differenza: tra Socrate e Dante che possono essere convinti con argomenti e la massa ineducata , che non lo può. Detto questo si potrebbe sostenere che vietare l’AfD è l’unico modo possibile di sconfiggerla, perché la massa che la vota non è raggiungibile con gli argomenti. Ma in vero l’esempio non funziona, perché l’AfD non è votata solo dalla massa ineducata ed in vero, se facciamo un altro esempio (la guerra), non potrei convincere nessuno che faccia parte del governo attuale tedesco che la guerra in Ucraina sia una proxy war e che non abbia per questo alcun senso penare di risolvere la crisi con la favola dell’unico lupo cattivo (Putin). Alla fine della telefonata Ferdi ha detto che certi argomenti bisogna sperimentarli, anche se alla fine del pensiero in cammino si può dire che quest’ultimo era un vicolo cieco e poi che l’amore deve avere sempre l’ultima parola. Questo sarebbe un buon esempio per un giudizio „immobile“ di cui parla Giussani nel paragrafo „duplice realtà“. Io  vedo anche una differenza tra materia e spirito, ma mi sono chiesto se nell’argomentazione di  Giussani non si nasconda un certo dualismo irreparabile e del tutto non aristotelico. Ora sono molto stanco e così interrompo qui. Buona notte! 


(20.2.24) Nel punto 22 della „Evangelii gaudium“, che ho citato e meditato ieri notte, si spiega il motivo per cui comincio il giorno con la meditazione della Parola! Senza il Logos siamo prigionieri dei nostri schemi interpretativi. Sta notte ho fatto l’esperienza della frase di Gesù: „Pregando non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forze di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quale cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate“ (Mt 6,7-8: 7Προσευχόμενοι δὲ μὴ βατταλογήσητε ὥσπερ οἱ ἐθνικοί, δοκοῦσιν γὰρ ὅτι ἐν τῇ πολυλογίᾳ αὐτῶν εἰσακουσθήσονται· 8μὴ οὖν ὁμοιωθῆτε αὐτοῖς, οἶδεν γὰρ ⸀ὁ πατὴρ ὑμῶν ὧν χρείαν ἔχετε πρὸ τοῦ ὑμᾶς αἰτῆσαι αὐτόν“). Dopo questo avvertimento Gesù ci ha insegnato la preghiera del „Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς“ (Mt 6,9). Per quanto riguarda la preghiera del Πάτερ ἡμῶν (Pater noster) vorrei commentare brevemente il verso 13, che in Italia viene pregato oggi nella nuova versione e in Germania in quella, nella quale ero abituato da piccolo. „„Non ci indurre in tentazione“ {καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν} era una traduzione più letterale del greco {"εἰσενέγκῃς" - ci porti}. L'espressione di forte impronta semitica, vuole salvaguardare il dominio di Dio anche sul male, così da evitare ogni dualismo, ma vuole pure evocare la tentazione-prova: il senso, perciò, è quello dell'implorazione a Dio perché non ci esponga alla tentazione del male e alla prova della fede e, comunque, in esse sempre ci sostenga. Per questo si preferisce nella nuova versione rendere: "non abbandonarci alla tentazione“ (nota a cura di Maggioni)“. Alla fine se Dio è tutto in tutto e in tutti ha a che fare anche con la „tentazione“ (πειρασμόν). 

Per quanto riguarda il perdono reciproco Adrienne scrive una cosa molto profonda: "La preghiera {per persone che sono state ingannevoli e offensive nei suoi confronti} non ha come contenuto principale: 'Perdonali, non sanno quello che fanno', ma è una preghiera pura, generale... Ci sono molte cose nella mia vita per le quali sono da biasimare; spesso non sapevo dove fosse la colpa, sapevo solo: sono in parte da biasimare, devo imparare una lezione. Ora l'intera faccenda sfugge al mio controllo. Non aiuta il fatto che io dica: sono stato egoista da qualche parte. Non ha alcuna importanza. Per me è sempre un sollievo poter chiedere perdono. Ma se non si può, allora non si può". (Adrienne von Speyr, 21 settembre 1957, Cielo e Terra, 2261). E per quanto la meditazione della Parola sia d’aiuto, ci sono situazioni in cui „non si trova sollievo nella contemplazione del Signore“ (Adrienne), forse perché proprio il non trovare sollievo è solidarietà con la tristezza del mondo e un misterioso far compagnia al Signore nel suo abbandono radicale. Quindi ci si può arrabbiare quando si è fatti oggetto di menzogne e di una mancanza di amore inaudita, ed in certi situazioni le salite sono solo la premessa per una nuova discesa (cf. Ibid.), tenendo conto quello che ho detto ieri notte sulla tragedia greca in dialogo con Simone Weil, ma tenendo conto anche che „preghiera pura e generale“ significa, per quanto possibile, tenere la porta aperta all’ „incontro e alla salvezza“ (Simone Weil). Adrienne fa l’esempio per un padre per cui ha pregato, ma anche dell’inefficacia della preghiera per lui, come se la preghiera stessa diventasse e diventa ingresso in uno scivolo di alti e bassi. Ho fatto nella mia vita esperienza di preghiere per persone che sono rimaste irraggiungibili fino alla morte e poi c’è anche l’esperienza di sorelle e fratelli nella fede (in CL) che appena non dici più quello che si aspettano da te, sei morto. 

Sul bombardamento di Montecassino il 15. 2. 1944; „ È il mattino del 15 febbraio 1944. L’ aviazione alleata, convinta che le truppe tedesche si siano insediate all’interno dell’abbazia, bombarda l’area, provocando la distruzione pressoché totale dell’antico insediamento monastico e del suo inestimabile patrimonio. Si tratta di una convinzione errata: i tedeschi avevano garantito all’abate che l’area non sarebbe stata interessata da operazioni belliche. Il bombardamento aereo prosegue per l’intera mattina del 15 febbraio. L’antico monastero – «incomparabile monumento di religione, di cultura, di arte, di civiltà», come lo definirà più tardi papa Paolo VI – è raso al suolo. Tra i cumuli di macerie si distinguono e risaltano alcune – poche – statue miracolosamente integre“ (Biblioteche Monastiche).

Abba nostro… 

(19.2.24) "Che una regola di un ordine religioso ponga l'accento sull'obbedienza più di un'altra, che un'altra ponga l'accento sulla lode di Dio o sulla contemplazione, il tema dominante in ognuna di esse è l'amore di Dio... Così il religioso/la religiosa che osserva la sua regola è allo stesso tempo custodito/a dalla sua regola. Essa gli/le apre uno spazio di vita sia esteriore che interiore" (Adrienne von Speyr, Cielo e terra, 2260, 6 settembre 1957). Questo - mutatis mutandis - vale anche per le regole della vita matrimoniale; esse aprono uno spazio alla vita interiore ed esteriore della donna e dell’uomo sposato. La regola principale della fedeltà custodisce i due, anche se probabilmente la differenza maggiore nei confronti delle regole di un ordine religioso consiste nella questione del sesso, ma di questo ho già parlato tante volte. Su un rapporto aperto non vorrei pronunciarmi, perché non lo conosco dall’interno, ma direi comunque che un totale disciplina sessuale, potrebbe essere solo quella angelica, e quest’ultima può, anzi questa si capovolge dialetticamente e sicuramente nel suo contrario. Non credo neppure che ciò sia possibile in un ordine religioso, come è stato rivelato drammaticamente negli scandali di pedofilia, ma è possibile proprio se si è fedeli per grazia alla regola nel senso di Adrienne e così si è custoditi da essa, non dalla propria disciplina. A me sembra che sia nel rapporto tra Meister e Mignon (Goethe) sia in quello tra il conte Rostov e Nina (Towles) sia possibile un rapporto di educazione reciproca tra un giovane ed una bambina, proprio perché il rapporto di amicizia gratuita stesso protegge e custodisce chi ve ne fa parte. Comunque per ritornare al tema: è sempre il primerear dell’amore che permette l’amore e il si anche in situazioni che vengono giudicate difficili - un’operazione è l’esempio che fa Adrienne. Ma potrei parlare anche di un acufene prolungato, di una perdita di percezione dell’olfatto, etc. Un’ultima semplicità ed allegria non dipende da un esercizio ascetico, ma dal primerear dell’amore (Papa Francesco), che ovviamente non ci risparmia un percorso difficile; questo sarebbe una mancanza di solidarietà con le sorelle e i fratelli uomini. 

Per quanto riguarda il Vangelo odierno (Mt 25, 31-46), esso esprime l’altro aspetto dell’amore, quello per „i fratelli più piccoli“ (τῶν ἀδελφῶν μου τῶν ἐλαχίστων) come criterio ultimo del giudizio finale che riguarda „tutti i popoli“ (πάντα τὰ ἔθνη); „il riferimento al fuoco eterno si ispira alla concezione ebraica del castigo, che comprende anche la sofferenza e la privazione di Dio („Via, lontano da me…“)“ (nota a cura di Maggioni), e questa ispirazione giudaica deve essere temperata dalla „speranza per tutti“ (Balthasar) e dalla „misericordia“, perché „l’amore rimane, dunque la grande discriminante per il tempo della storia, in attesa della venuta piena e definitiva del Signore“ (ibid.). Questa discriminante non ha un carattere di „teologia politica“, per cui è possibile un’ermeneutica a riguardo della realizzazione - la stessa che ci fa compiere, a livello individuale, una certa di donazione di soldi e non un’altra, senza fare trucchi, perché il comando del Signore è chiaro: „perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, perché ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi“ („Mt 25, 35-36: 35ἐπείνασα γὰρ καὶ ἐδώκατέ μοι φαγεῖν, ἐδίψησα καὶ ἐποτίσατέ με, ξένος ἤμην καὶ συνηγάγετέ με, 36γυμνὸς καὶ περιεβάλετέ με, ἠσθένησα καὶ ἐπεσκέψασθέ με, ἐν φυλακῇ ἤμην καὶ ἤλθατε πρός με“).  E come dicevo all’inizio: il giudizio riguarda „tutti i popoli“ (πάντα τὰ ἔθνη).

Dopo una nuova lettera del Papa: „Disputa sul "Comitato sinodale": per il cardinale viennese Christoph Schönborn la situazione nel Paese vicino è molto grave. Una lettera dei più alti cardinali di curia ai vescovi in Germania li avverte di non "presentare nuovamente al Papa fatti compiuti". Il cardinale Christoph Schönborn afferma: "È in gioco un aspetto centrale della costituzione della Chiesa cattolica“ (Redazione di Communio, online).  Il cardinale di Vienna spiega bene la posta in gioco: „No, non è una questione di potere. Piuttosto, Papa Francesco sta adempiendo al suo compito principale di preservare l'unità nella fede. Fin dall'inizio, il sostegno critico del Papa al percorso sinodale si è basato sulla sua preoccupazione per la fede. Le crescenti tensioni non sono espressione di un conflitto tra "Roma e la Germania", ma riguardano piuttosto la comprensione elementare della Chiesa. Dopo tutto, il primo compito del Papa è quello di insegnare e proteggere la fede della Chiesa. La preoccupazione che il Papa e i suoi collaboratori dei dicasteri romani hanno ripetutamente espresso è innanzitutto una preoccupazione per la corretta comprensione della Chiesa. E non si tratta del potere del centro romano contro il potere delle Chiese locali, ma dell'unità nella fede, che è il ministero primario dell'ufficio petrino“.

Sulle notizie riguardanti la „profezia della pace“, lascio la parola a Banfi, versione odierna: Come ha scritto per Foreign Affairs il generale in pensione dell’esercito australiano Mick Ryan: “La macchina da guerra della Russia si è intensificata”…Il governo israeliano ha approvato una risoluzione ufficiale che rinnova la non disponibilità al riconoscimento di uno Stato palestinese, che la Knesset dovrebbe ratificare lunedì. Quella di Benjamin Netanyahu è una risposta chiara alle tante pressioni dei Paesi occidentali e arabi per fermare l’offensiva a Rafah“. Faccio mio, però, il giudizio di Aaron Maté sul coinvolgimento colpevole dell’amministrazione Biden in entrambi i conflitti. 

Caro Matt, trovo il tuo articolo odierno (Some questions for the integralists. Meet the new boss, same as the old boss?), anche come teologo e filosofo che ha preso sul serio la differenza tra integralismo ed integrazione (Hans Urs von Balthasar) e la "critica alla teologia politica" (Benedetto XVI), è interessante e simpatico e coglie una questione davvero geniale: può una teologia integralista redimere/usare  il liberalismo?  Potrei pubblicarlo sotto il tuo nome nel mio blog in italiano? Grazie, Roberto 

Abba nostro…

(Pomeriggio) La nostra inquilina ha portato a casa 5 nuove galline ed un gallo, senza chiedere il permesso, così ora abbiamo 10 galline ed un gallo. Qualche tempo fa le avevo detto di no, per il gallo, perché i nostri vicini, al di là del canale, erano scettici. In vero, un po’ sono contento, perché avere un gallo è una bella avventura (al massimo dirò ai vicini che non ne sapevo nulla, cosa che tra l’altro corrisponde al vero) e per quanto riguarda il permesso, la stessa inquilina, per accudire ad uno zio demente, sparì per più giorni alla settimana, due anni fa, lasciandoci come inquilina una sua figlia, con problemi di percezione del reale notevoli. Comunque meglio non approfondire tutto ciò e pregare per loro - ora lo zio si trova qui da loro e alle volte il mattino grida per minuti interi, cosa che Konstanze sente, perché la sua stanza da letto (sull'ovest della casa) si trova sopra quella di Johannes, così si chiama lo zio, mente la mia sotto il tetto da sul lato sud della casa; per quanto riguarda il gallo entrambe le nostre stanze da letto sono posizionate lontane dalla stalla. 

(Tramonto, dopo aver fatto entrare tutte le galline insieme al gallo nella stalla; cosa non semplicissima, perché le vecchie galline sentono la stalla come solo loro) 

Se essa (la bontà) va perduta allora il cammino dello spirito umano viene reso passato in un passato assoluto di una considerazione semplificante oppure viene spinto nel futuro assoluto dell’essere, che si fissa in se stesso in un progresso infinito. Quest’ultimo è, però, solamente il rovescio di un movimento apparente del pensiero all’interno di un essere fissato in se stesso, irrigidito e „invecchiato““ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 441). Solo la bontà ontologica ci può liberare dai due pericoli, quello di uno tradizionalismo esasperato (che oggi, ha ragione Matthew Crawford, è piuttosto un don chisciottismo minoritario)  e quello di un utopismo astratto. Chi rinuncia a pensare l’essere come dono di amore gratuito non potrà che cadere in una di queste tentazioni, ma anche per chi si sforza di rimanere, nella modalità del cammino, in questa intuizione ontologica del dono dell’essere come amore gratuito le tentazioni rimangono fino all’ultimo respiro, in modo particolare quella di non crederci davvero che il reale, come dono di amore, sia similitudo divinae bonitatis!  

(Notte) „La Parola ha in sé una potenzialità che non possiamo prevedere. Il Vangelo parla di un seme che, una volta seminato, cresce da sé (⸀αὐτομάτη) anche quando l’agricoltore dorme (cfr Mc 4,26-29). La Chiesa deve accettare questa libertà inafferrabile della Parola, che è efficace a suo modo, e in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi“ (Papa Francesco, EG, 22). - Per questo la meditazione della Parola è ciò che davvero può „rompere i nostri schemi“ e dare frutti non pensati. Frutti di speranza! Mettiamo tutta la nostra speranza nella Parola, non nei soldi! La Parola fruttifica: ⸀αὐτομάτη! 

„Tutti i drammi di Sofocle sono, sotto varie forme, il dramma della solitudine… Della debolezza dell'individuo, anche energico“ (Simone Weil, Quaderni, Primo volume, 143); Balthasar diceva con ragione che il cristianesimo si sarebbe dovuto confrontare con la tragedia ancor più che con la filosofia e Simone Weil fa alcuni esempi di queste tragedie. Filottète soffre  l’abbandono e la solitudine (dapprima nell’isola, in cui è lasciato da solo per una ferita al piede poco curabile, poi) „perché viene privato di quegli ultimi legami con l’umanità, che gli oggetti fabbricati“, le sue armi, costituivano. Elettra soffre l’ abbandono e la solitudine „in mezzo a esseri potenti, e ostili: umiliazione, schiavitù, fame, percosse, panni laceri“ e poi „la morte del solo essere amico e protettore“, ma proprio in questa tragedia infine „incontro e salvezza“. Edipo re. Edipo colono. Antigone esprimono „la debolezza e la solitudine di colui che si oppone ai poteri“ (Navalny, Assange)…La speranza per tutti nasce da un abbraccio di questa solitudine, fino nella profondità dell’inferno. La salvezza verrà, ma non la si può anticipare con i pensieri…essa è dono, come lo è l’essere stesso…Buona notte! 

(18.2.24 - 1. domenica cella quaresima) Se mi ricordo bene il padre Schenk, OP aveva criticato Balthasar dicendo che nella sua teologia ci sarebbe una „strettoia“ (Engführung), che ridurrebbe tutto alla teologia della grazia, ma in vero mai come dal maestro svizzero ho imparato, che c’è prima dei patti della grazia (con Abramo e poi quello definitivo con Gesù) un „patto con Noè“, che riguarda tutta l’umanità: questo patto di Dio con Noè è ciò „che tutto fonda“ (Balthasar, La luce della Parola, edizione e traduzione italiana a cura di Padre Sommavilla SJ, 170). Il commento di Balthasar si riferisce sia al testo della Genesi (9, 8-15) che alla seconda lettura (1 Pt 3, 18-22), proposti in questa prima domenica quaresimale del ciclo b: „si tratta della promessa di una definitiva conciliazione di Dio con il mondo. I flutti dell'inesorabile castigo sono un passato che mai ritornerà. Alla fine dell'uragano della collera è penetrato il sole ed ha formato l'arcobaleno, che posando sulla terra, arriva fino al cielo e ricorda a Dio il suo patto „con tutti i viventi, tutti gli esseri di carne„. Questo patto non è stato né tolto, né diminuito dal patto con Israele e più tardi dal „Nuovo patto“… Mediante la sua morte Gesù può realizzare la promessa contenuta nel patto con Noè, la promessa di sottomettersi il mondo intero, anche "l'ultimo nemico, la morte " (1 Cor 15,26) e il suo regno, per porre l’universo „ai piedi del Padre“. - Nella seconda lettura ed in modo particolare in 1 Pt 3, 19, siamo confrontati con una teologia della discesa nello Sheol veterotestamentario: „gli studiosi interpretano in modi diversi l'espressione "anime prigioniere": per alcuni si tratta degli angeli ribelli che gli scritti apocrifi descrivono come imprigionati negli inferi; per altri si tratta dei contemporanei di Noè, morti prigionieri del peccato; altri ancora pensano ai giusti dell’Antico testamento, morti nell'ignoranza del Cristo“(nota a cura di Maggioni). Pietro stesso scrive: „È nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere“ (19ἐν ᾧ καὶ τοῖς ἐν φυλακῇ πνεύμασιν πορευθεὶς ἐκήρυξεν - a me sembra, ma per la carità, il mio greco è miserabile, che si potrebbe anche tradurre: "Nel quale anche ai spiriti in prigione egli (Cristo) andò e predicò“). La traduzione da me proposta è interessante perché non dice nulla sulla modalità in cui Gesù è disceso all’inferno, ma sul chi e sul dove si trovavano gli „spiriti“ (πνεύμασιν) dei morti: ἐν φυλακῇ (in prigione). Balthasar che con Adrienne von Speyr ha ‚trasmesso‘ al mondo una delle più profonde teologia del descensus di tutti i tempi, nel commento citato dice: „la seconda lettura dà una risposta per quanto misteriosa alla domanda circa il destino dei defunti prima di Cristo. Gesù è "morto per gli ingiusti ", per condurli come a casa di Dio. Perciò egli, il morto nel corpo e vivo nell'anima, è andato negli inferi degli spiriti prigionieri“ (anche Balthasar comprende il testo come l’ho compreso io), per predicare ad essi, per portare loro il messaggio della salvezza. Giacché prima della sua morte e della sua discesa nessuno poteva arrivare fino a Dio (Eb 11,40). È molto interessante questa frase: scendere nello Sheol significa per Balthasar arrivare „fino a Dio“, fino alla sua giustizia! - Per quanto riguarda il Vangelo l’affermazione chiave, dopo la proclamazione delle tentazioni, „secondo la versione abbreviata di Marco“ (nota a cura di Maggioni), è secondo me la seguente: „Il tempo è compiuto è il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo“ (Mc 1, 15: καὶ λέγων ὅτι Πεπλήρωται ὁ καιρὸς καὶ ἤγγικεν ἡ βασιλεία τοῦ θεοῦ· μετανοεῖτε καὶ πιστεύετε ἐν τῷ εὐαγγελίῳ.)“. In questo invito c’è il senso della quaresima, che significa: „tutti i santi dopo Gesù, l’annuncio dei quali sarà fecondo, dovranno in qualche modo svuotarsi di ogni cosa propria per annunciare efficacemente la vicinanza del regno di Dio (καὶ ἤγγικεν ἡ βασιλεία τοῦ θεοῦ) e questo non per un esercizio ascetico, sottolinea Balthasar, ma „in pura obbedienza al Padre“; io non sono tanto bravo in tutto ciò, ma cerco di prendere le mie deficienze (per esempio a livello dell’odorato, ieri nello spettacolo „Holiday on Ice“ a Zwickau non ho sentito nessuno degli odori e profumi che mi ha descritto Konstanze nel cambiamento delle scene) in obbedienza, senza ribellare. 

Si può pensare di Tucker Carlson quello che si vuole, certamente non è un giornalista interessato ai poveri, ma ai potenti, ma è vero che il suo lavoro mette luce su tanti meccanismi, che se no rimarrebbero nell’oscurità e che in X (18.2.24) Robert F. Kennedy Jr riassume così, in riferimento ad un’intervista del giornalista americano con Maik Benz: „Una delle interviste più straordinarie di sempre: come il Pentagono e la CIA hanno creato un complesso industriale di censura per truccare le elezioni americane“. E il giornalista stesso nella sua bacheca in X la presenta in questo modo: „Ep. 75. Lo Stato di sicurezza nazionale è il principale motore della censura e dell'interferenza elettorale negli Stati Uniti. "Quello che sto descrivendo è un governo militare", dice Mike Benz. "È l'inversione della democrazia“ (16.2.24). Certo un’inversione propria al nostro tempo e non ad altri tempi, fatta di tanta disinformazione e di fake news…In riferimento a quanto detto invito a pensare ciò che si legge nella bacheca del politico della AfD (in vero egli riporta l’informazione di un’altra bacheca: quella del „Deutschland Kurier“) criticato da tutti i ben pensanti (mainstream ripetenti): „Esclusivo: Björn Höcke (AfD) avverte del colpo di stato di Nancy Faeser (ministro degli interni, SPD) contro i nostri diritti fondamentali! Quanto sia profondo lo "Stato profondo" in questo Paese? Il cancelliere Olaf Scholz (SPD) ha commissionato personalmente al portale menzognero "Correctiv" l'orchestrazione della campagna diffamatoria senza precedenti contro l'AfD intorno al presunto "incontro segreto" di Potsdam? Per il leader dell'AfD della Turingia, Björn Höcke, questo solleva domande su domande! Ma soprattutto, in questo video esclusivo per il „Deutschland Kurier“, lancia l'allarme sulla cosiddetta "Legge per la promozione della democrazia“… Secondo il politico dell'AfD, Faeser & Co. stanno pianificando nientemeno che un "coup d'état", un "putsch" sotto questa eufonica etichetta“.Il principale candidato alle elezioni statali in Turingia (1 settembre 2024 ) avverte con urgenza del più grave attacco alla libertà di espressione finora avvenuto e invita i cittadini a essere vigili: La questione non è più "destra o sinistra": in gioco ci sono la democrazia e la libertà, avverte Höcke“ (X, 16. 2. 24). Ovviamente si deve rifiutare una equiparazione della situazione americana con quella tedesca ed europea, ma come dicevo se si legge questa informazione dell’AfD, di Höcke (che non posso controllare nel dettaglio) nel contesto americano, dovrà pur essere permesso un dibattito su questi temi, se non si vuole approfondire in modo irreversibile quella sfiducia del popolo di cui ho parlato ieri riferendomi a Confucio… PS Ovviamente la questione della mancanza di fiducia è anche una questione della mancanza di intelligenza della complessità di una realtà, ma non si può partire sempre solo da questo punto, anche se bisogna tenerne conto. Un governo, anche quello non più corrispondente alle mie idee, comunque risolve tantissimi problemi di cui io non ho neanche la percezione…


„Secondo Blinken, gli Stati Uniti "sostengono con forza" l'Azerbaigian che ospita la COP29. Blinken ha sostenuto la necessità di continuare ad aiutare militarmente l'Azerbaigian durante il suo brutale blocco del Nagorno-Karabakh (anche se l'Azerbaigian non sembra avere problemi a procurarsi da solo miliardi di dollari in armi da Israele)“ (Lindsey Snell, X, 17.2.24).

La notizia della morte del dissidente Aleksei Navalny, avvenuta secondo fonti ufficiali russe venerdì sera durante l’ora d’aria nel carcere di Kharp, nella Siberia del Nord, ha sconvolto e indignato il mondo. Navalny era un dissidente, un avversario politico di Vladimir Putin che, scampato ad un tentativo di avvelenamento, aveva preferito, tre anni fa, rientrare nella Federazione Russa, invece che risiedere all’estero. La sua è una testimonianza limpida di impegno politico per la libertà e il pluralismo democratico. La responsabilità, diretta o indiretta della sua morte, è comunque di Vladimir Putin. Il regime russo lo ha infatti incarcerato solo in quanto oppositore politico. E lo ha sottoposto ad un regime carcerario durissimo e disumano in questi tre anni. Colpiscono favorevolmente le manifestazioni spontanee di solidarietà a Mosca, represse con durezza: almeno 300 persone sono state arrestate per aver espresso il loro dissenso“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - ho già commentato questa tragica notizia, per cui riporto qui solamente l’opinione di Alessandro.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Postilla al capitolo quarto del „Senso religioso“. Prima parte, 51-58. „Noi siamo fatti per la verità, intendendo per verità la corrispondenza tra coscienza e realtà“ (Giussani, opera citata, 51). Spesso ci muoviamo, mentre ragioniamo, nell’ambito della verosimiglianza  e non della verità. Tutti i temi che si possono trovare in una pagina culturale di un qualsivoglia giornale, riguardano la verosimiglianza (Cicerone). La verità riguarda solamente quell’esperienza elementare che Giussani chiama „senso religioso“. Si tratta di un’esperienza il cui punto di partenza siamo noi stessi (cf. 52). „Partire da se stessi“ può anche diventare una frase ambigua, che ha a che fare piuttosto con le idee correnti e l’ideologia dominante! „Partire da se stessi“ non ha nulla a che fare con l’incontro utopico con se stessi (Bloch), che, come mi scrisse una volta Balthasar in una lettera, potrebbe essere anche l’inferno! „Partire da se stessi“ non ha neppure nulla a che fare con il farsi qualcosa di buono (Anselm Grün), che è in vero un po’ come consigliare a qualcuno di masturbarsi. Quest’ultima cosa può essere un’esigenza del corpo e della psiche, ma dobbiamo guardarci dal venderla come un consiglio spirituale o evangelico. „Partire da se stessi“ vuol dire fare un lavoro con il nostro io in azione, in paragone con la propria tradizione (che per la nostra regione qui in Sassonia- Anhalt dove scrivo è quella comunista e quella luterana; solo per una piccolissima minoranza è quella cattolica) e ancor più con il proprio presente, in forza „di un principio critico che sta dentro di noi, nativo, perché dato originalmente, l’esperienza elementare“ (56). Si tratta di fare un lavoro serio con quel momento per noi di importanza vitale che è il nostro io, ora presente, anche se in dialogo con ciò che hanno pensato, sentito e voluto i nostri padri, nel senso della frase di Goethe citata da don Giussani addirittura in tedesco e che è stata il titolo di un Meeting di Rimini: „quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo“ (56). Questo grande lavoro con se stessi dovrebbe impedire di cadere nelle maglie della mentalità dominante, del mainstream, ma purtroppo è davvero raro incontrare persone, anche nel Movimento, che siano davvero libere; basta pensare a come recepiscono in queste ore l’idea che solo Putin è causa della morte di Navalny (morte che mi ha rattristato tanto, perché fa male sentire il suo destino di solitudine e penso con dolore anche a sua moglie, ma come mi rattrista anche il destino di Assange). Le reazioni dei ciellini nei confronti della guerra in Ucraina ed anche della morte di Navalny rivelano solo una sviscerata dipendenza dalla mentalità dominante; non dico che qualcuno non sia davvero triste per la morte di questo uomo eroico (Navalny), ma dico solo che gli schemi ricettivi ed ermeneutici dei miei confratelli e delle mie consorelle sono del tutto dipendenti da ciò che il mainstream ritiene doloroso. E la tradizione e i padri a cui ci si riferiscono non hanno minimante a che fare con quella „vita intera“ e che non dimentica nulla di cui parla don Giussani: „il senso religioso è l'impegno con la „vita intera“, nella quale tutto va compreso: amore, studio, politica, denaro fino al cibo e al riposo, senza nulla dimenticare, né l'amicizia, né la speranza, né il perdono, né la rabbia, né la pazienza. Dentro infatti ogni gesto sta il passo verso il proprio destino“ (55). Per dirlo con una punta polemica, sebbene io ami più Navalny che Putin, quest’ultimo ha un senso della frase di Goethe sull’eredità dei padri, come si vede nell’intervista con Tucker Carlson, infinitamente più grande di tante sorelle e fratelli di CL. „Was du ererbt von deinen Väter hast, erwirb es, um es zu besitzen“ (Goethe, citato da Giussani, 56). VSSvpM! 

(Notte) La lettera quaresimale del vescovo Heinrich Timmerevers, che è stata letta oggi nella Chiesa, ha un tema profondo, che può essere riassunto con la frase di Gesù: „manete in dilectione mea“ del Vangelo di san Giovanni; lui cita, sinteticamente Ef 4,2-6, che io cito qui per esteso: „…comportatevi… con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore ( ἀνεχόμενοι ἀλλήλων ἐν ἀγάπῃ), avendo cura di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo lo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della nostra vocazione; un solo Signore, una sola fede un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presenti in tutti“ („περιπατῆσαι…2μετὰ πάσης ταπεινοφροσύνης καὶ πραΰτητος, μετὰ μακροθυμίας, ἀνεχόμενοι ἀλλήλων ἐν ἀγάπῃ, 3σπουδάζοντες τηρεῖν τὴν ἑνότητα τοῦ πνεύματος ἐν τῷ συνδέσμῳ τῆς εἰρήνης· 4ἓν σῶμα καὶ ἓν πνεῦμα, καθὼς καὶ ἐκλήθητε ἐν μιᾷ ἐλπίδι τῆς κλήσεως ὑμῶν· 5εἷς κύριος, μία πίστις, ἓν βάπτισμα· 6εἷς θεὸς καὶ πατὴρ πάντων, ὁ ἐπὶ πάντων καὶ διὰ πάντων καὶ ἐν ⸀πᾶσιν). Il richiamo alla realtà sinodale romana, all’inizio ed alla fine della lettera, è stato anche molto bello e la missiva non tace i temi cari al Papa („una migrazione degna dell’uomo“), ma con la formula „vermeintlichen Alternativen zum Heil“ (presunte alternative alla salvezza), non risparmia una polemica che rischia di mettere in questione tutto il messaggio precedente;  io vedo come Papa Francesco, pur criticando il populismo, di fatto quanto incontra i populisti (Meloni, Orban…) non si mette in polemica, ma cerca di vivere anche con loro „la comunione con Dio e con i fratelli“. Grazie a Dio nella lettera quaresimale non ha fatto nomi, come nella lettera scritta con gli altri confratelli qualche tempo fa sulla democrazia, ma il sospetto che il „manete in dilectione mea“ valga solo per chi è politicamente corretto rimane. Le polemiche sulla lette precedenti sono ancora troppo fresche. Buona notte! 

In un certo senso sono più forte di Nietzsche, che ha vissuto (Naumburg) ed è sepolto (Röcken) a qualche chilometro da dove scrivo ora. Ecco una sua citazione: „Non sono abbastanza forte per il nord: là imperversano gli spiriti pedanti ed artefatti, che non sanno fare altro che lavorare alle norme della convenienza, come il castoro alla sua costruzione. Ho vissuto tutta la mia gioventù fra gente simile! Mi è venuto in mente all'improvviso, mentre per la prima volta vedevo il cielo grigio e rosso della sera scendere su Napoli – un brivido di compassione per me stesso, l'idea di cominciare a vivere da vecchio, e lacrime, e, all'ultimo istante, la sensazione di essere ancora in tempo per salvarmi.” —  (Friedrich Nietzsche); io credo che nella gente tra cui vivo ci sia anche una „tradizione dei padri“, che deve essere ereditata e ripensata, ma è vero quello che dice Nietzsche ed è vero nel presente che mi è stato affidato, ma per grazia o per il mantello di Maria, mi è stato e mi è possibile vivere qui nel „nord“. Ora davvero, buona notte! 


(17.2.24) Adrienne è una donna che già nella sua vita ha parlato con SPN, con la Theotokos e con altri santi, e nel 1957, a 17 anni dalla sua conversione, quando aveva 55 anni, queste visioni e questi dialoghi non sono diminuiti. Ciò non toglie che nella notte non faccia esperienza della solitudine: una solitudine che è partecipazione al dolore del Signore, ma non lo diminuisce, piuttosto ne accresce la gioia, nel momento che tutto è compiuto, nel momento che Gesù presenta al Padre il frutto della sua sofferenza e solitudine radicale. Mai come in Adrienne ed Hans Urs io ho visto persone che prendono sul serio Gv 4, 37-38: „In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica“ (37ἐν γὰρ τούτῳ ὁ λόγος ⸀ἐστὶν ἀληθινὸς ὅτι Ἄλλος ἐστὶν ὁ σπείρων καὶ ἄλλος ὁ θερίζων· 38ἐγὼ ἀπέστειλα ὑμᾶς θερίζειν ὃ οὐχ ὑμεῖς κεκοπιάκατε· ἄλλοι κεκοπιάκασιν, καὶ ὑμεῖς εἰς τὸν κόπον αὐτῶν εἰσεληλύθατε). Qui i „discepoli sono mandati a mietere ciò che Gesù {e i profeti prima di lui; si badi al plurale che usa il Maestro} ha seminato“ (cf. nota a cura di Maggioni). Ma quello che voglio mettere in evidenza è che mai come in Adrienne ed Hans Urs (in vero l’ho vista anche in Ferdinand Ulrich) io ho visto la disponibilità a prendere sul serio la non coincidenza tra chi semina e chi miete. Ἄλλος ἐστὶν ὁ σπείρων καὶ ἄλλος ὁ θερίζων! E qui nasce una partecipazione ad una solitudine che non è solo psicologica, come quella che tutti provano, ma per l’appunto teologica. Che è una partecipazione da lontano a ciò che ha provato Gesù nell’abbandono, anche da parte del Padre, senza poter diminuirne la sofferenza, come sottolinea Adrienne. Quindi anche il nostro quotidiano aver la sensazione di non poterne più (di una classe per esempio, come insegnante), addirittura di non saper più come si è potuto resistere per anni a fare cose di cui non si vede una mietitura, liberato, per quanto possiamo, dalle cadute solo psicologiche, è un mistero di fecondità, che non può essere raggiunto con la ragione o con la sensazione di fare qualcosa di utile (cf. Cielo e terra, 22259,1957). Ed anche quello che abbiamo fatto di buono non è spiegabile nella modalità dell’utilità. Comunque, per dire ancora una parola: quello che Adrienne prova in modo singolare, può e deve essere una via anche per il nostro secolo così malato e triste: partecipazione alla solitudine è grazia, che non percepiamo come tale, ma che lo è. Così intendo anche la fatica con gli attacchi di panico che hanno tanti giovani! 

Per quanto riguarda il Vangelo odierno (Lc  27-32; cf anche il testo parallelo Mt 9, 9-13) vorrei sottolineare solo un aspetto: Matteo, il pubblicano, che, come tutti i pubblicani, era uno che riscuoteva le tasse per conto dell’autorità romana, e che quindi veniva considerato come un peccatore o una prostituta, lascia tutto (⸀πάντα) per seguire Gesù (καὶ καταλιπὼν ⸀πάντα ἀναστὰς ⸀ἠκολούθει αὐτῷ), ma ciò non toglie il fatto che prepara un grande banchetto (Καὶ ἐποίησεν δοχὴν μεγάλην Λευὶς αὐτῷ ἐν τῇ οἰκίᾳ αὐτοῦ) con le persone che sono stati i suoi compagni di viaggio fino a quel momento, e per i quali Gesù dice di essere venuto: „non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati“ (Οὐ χρείαν ἔχουσιν οἱ ὑγιαίνοντες ἰατροῦ ἀλλὰ οἱ κακῶς ἔχοντες).

Non lo so, ma è verosimile che le condizioni di prigionia di Alexey Nawalny siano state più dure di quelle in cui si trova Julian Assange, ma entrambe queste „solitudini“ sono tragiche! E sono ingiuste! Porteranno frutti, ma sono terribili! Reinhard Veser (FAZ di oggi) presenta, forse con ragione, la morte di Nawalny come l’opera di Putin e dei suoi sgherri. Per quanto riguarda l’accordo „storico“ tra la Germania e l’Ucraina, Berthold Kohler (FAZ), afferma che „storico“ non lo è, ma è per lo meno un impegno forte, perché l’Ucraina non perda, cosa che Habermas, probabilmente con ragione, ha presentato come condizione necessaria (χρείαν). Se si prende la frase di Confucio, che ho citato l’altro ieri notte, come criterio è chiaro che fa parte del governo di uno stato, senza che esso crolli, anche la produzione di armamenti sufficienti. Ma questo primo punto è anche quello a cui Confucio rinuncerebbe per primo in una situazione di crisi. Il cibo e la fiducia del popolo sono gli altri due punti nominati da Confucio e sono ben più importanti. Ora il fatto che la Germania sia il secondo (dopo gli USA) sostenitore della guerra in Ucraina, metterà in crisi il fattore più importante: la fiducia del popolo, che al mito del Putin, unico cattivo lupo, non ci crede per nulla! 

"Israele fornisce la maggior parte delle armi all'Azerbaigian; l'Azerbaigian (con la Turchia) fornisce metà del gas a Israele. Una partnership di pulizia etnica" (Lindsey Snell, X, 16.2.24).

Il modo con cui il Papa ha accolto il nuovo presidente dell’Argentina Milei, non è solo pieno di misericordia, ma anche geniale. 

"Votare sulle verità di fede è ridicolo".

"Votare sulle verità di fede è ridicolo. In una chiesa che è essenzialmente un "piccolo gregge", la maggioranza non ha ragione, non l'ha mai avuta e oggi ne ha meno che mai. Hanno ragione i credenti il cui senso della fede è profondo, vivo, completo, vicino alle fonti... Sono forse pochi, e forse molto diversi da quello che si pensa. Non sono certo quelli che demagogicamente invitano la moltitudine dei credenti ad opporsi al ministero sulla base del loro senso della fede. Il senso della fede è davvero un senso della fede, e non un "istinto" per cose che sono nell'aria e che, secondo l'opinione generale, dovrebbero accadere ora" (Hans Urs von Balthasar). PS Sia detto ciò, ma non contro la sinodalità e non contro la democrazia, che pure ha le sue regole di rappresentanza; tuttavia, senza questa "opposizione" (Guardini) di Hans Urs von Balthasar, tutta la sinodalità e la democrazia sono del tutto banali e pallide.  RG

Abba nostro…


(16.2.24) "Chi non vede e non sente, chi non ha avuto visioni, dovrebbe almeno percepire attraverso la pelle, avere una sensazione della pelle. La pelle è un confine in sé, ma allo stesso tempo un organo di percezione dell'intero mondo esterno. E in qualche modo anche per il divino. Anche i non vedenti e i non udenti riconoscono una sorta di evidenza, per esempio di essere confortati nella preghiera, di un nuovo orientamento dove non ne avevano più. Fino alla certezza di cose molto concrete" ("registrazioni")". (Adrienne, Cielo e Terra, 2257, 1957) - è probabile che nella nostra società la pelle abbia piuttosto un carattere edonistico e non conoscitivo, come pensato qui da Adrienne, ma è molto interessante che lei ponga la questione della pelle come percezione dell’ „evidenza“; ieri notte parlando di Aristotele ho spiegato come la sua ontologia o „filosofia fondamentale“ implichi anche un momento di certezza assiomatica e linguistica; mentre il lavoro dello storico è piuttosto quello dell’“esaminare“ i fatti; l’esame come attività „revisionistica“  è l'attività principale di uno storico, il filosofo, a livello ontologico, ha invece il compito delle evidenze e qui Adrienne pone la questione dell’evidenza nella sua necessità anche per la dimensione divina e religiosa. Non bisogna essere mistici (visioni, voci) per avere un evidenza; io prego con umiltà per tutti i miei cari (e non solo), anche per me, che abbiano /che abbia questa evidenza del conforto e della percezione epidermica di un nuovo orientamento! 

Ha ragione il papa quando dice che elemosina, preghiera e digiuno si appartengono. Sono forme di liberazione, ma per quanto riguarda il digiuno (in vero anche per l’elemosina) si deve anche dire che non sono mete; la meta vera è quella che ci sia un mondo in cui non ci sia più bisogno dell’elemosina; la meta vera è che gli invitati a nozze (οἱ υἱοὶ τοῦ νυμφῶνος) siano con il loro sposo! Purtroppo ci saranno giorni e ci sono giorni in cui lo sposo (ὁ νυμφίος) viene e verrà tolto, ma il senso ultimo della vita, come ho detto alla mia classe undicesima nell’ultima ora del corso di antropologia l’altra settimana, è la gioia. „Mt 9, 15καὶ εἶπεν αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς· Μὴ δύνανται οἱ υἱοὶ τοῦ νυμφῶνος πενθεῖν ἐφ’ ὅσον μετ’ αὐτῶν ἐστιν ὁ νυμφίος; ἐλεύσονται δὲ ἡμέραι ὅταν ἀπαρθῇ ἀπ’ αὐτῶν ὁ νυμφίος, καὶ τότε νηστεύσουσιν“ („E Gesù disse loro: „Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno“ (Mt 9, 15). 

Il concetto di „remigrazione“, sono del tutto d’accordo con Giuseppe Reguzzoni, che avevo citato qualche settimana fa, è una cazzata o per dirla in modo più elegante è una stoltezza. Nell’Argentina attuale, in una situazione economicamente catastrofale accade una sorta di remigrazione, cosa che nessuno può davvero augurarsi per la Germania, in modo particolare se si ama questo paese. Ieri, mentre mangiavo con le mie ragazze e i miei ragazzi dell’undicesima (cosa che è diventata un rituale) una ragazza, M., mi ha raccontato che è stata alla manifestazione pro democrazia qui a Zeitz, a cui hanno partecipato più o meno trecento persone, tra cui alcuni colleghi; le ho detto che la prossima volta verrò con lei. E ieri quando mio genero parlava di „incontro segreto di Potsdam“ non ho replicato, perché non voglio che il nostro rapporto famigliare si appesantisca a causa dell’AfD. Rimane il fatto che le manifestazioni dei contadini a livello mondiale mi interessano di più di queste pro democrazia, che a me sembrano orchestrate o pompate medialmente…per questo ieri notte ho trascritto una frase di di Confucio sulla perdita di fiducia nell popolo: "senza la fiducia del popolo, uno Stato non può stare in piedi". (去食. 自古皆有死,民無信不立.)“

„Beati gli operatori di pace che non parlano solo di pace ma sono miti e pacifici nel cuore e nel comportamento e sanno inquietare anche con il loro silenzio senza mai tradire la verità di fronte all’ingiustizia dei potenti di questo mondo“ (Enzo Bianchi, X, 15.2.24).

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Era uno dei più importanti critici del leader del Cremlino Vladimir Putin nel suo paese - ora il politico dell'opposizione russa Alexei Navalny  (47 anni) sarebbe morto in carcere. Lo ha annunciato l'amministrazione carceraria…Il cancelliere tedesco Olaf Scholz (SPD) ha definito "deprimente" e "terribile" la presunta morte del politico dell'opposizione russa Alexei Navalny.“ (Info: presa da „Welt“). RIP 

„Da oggi fino a domenica, si svolge … a Monaco di Baviera la 60esima edizione della Conferenza sulla sicurezza, cui parteciperanno 50 Capi di Stato e di governo e circa cento ministri. Il clima è segnato dalla guerra in Medio Oriente, dall’invasione russa in Ucraina e dalle provocazioni elettorali di Donald Trump sui finanziamenti europei alla Nato. Il mix eccita i bellicisti. In un’intervista al Financial Times di Londra, alla vigilia della Conferenza, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato un piano, che dovrebbe essere presentato entro febbraio, per potenziare l'industria militare in Europa“ (Banfi, versione odierna). - Come commento rinvio alla frase di Confucio citata ieri notte.


(Wetterzeube, il 15.2.24; compleanno di Ferdinand; bombardamento di Montecassino 1944 Ferdinand carissimo, sono così felice che Tu sia nostro figlio. Per il Tuo 26° compleanno, Ti auguro innanzitutto la benedizione di Dio, come guida molto concreta per la tua vita e, di conseguenza, tanta di quella gioia sorprendente che è Dio stesso. Tuo,  papà

"In un certo senso, la devozione al Sacro Cuore di Gesù ha fatto un vero e proprio danno: lo sposalizio tra il Signore e la Chiesa è stato sempre visto come qualcosa del tutto "mistico" e meschino; "il mio cuore, il tuo cuore, il nostro cuore e così via". Di conseguenza, si sono persi i grandi contenuti: la fecondità del corpo, sia nel più grande dolore che nella più grande gioia. È come se ci si fosse fissati su un'unica ricetta per tutte le malattie e la si fosse perfezionata sempre di più con la massima inventiva". (Adrienne von Speyr, Cielo e terra, 2257, 1957). - Certo si può tentare anche di ampliare il significato della parola cuore, come fa giustamente Don Giussani, facendoci capire che il cuore è ragione e sentimento, ma c'è ovviamente anche un modo meschino di parlare del cuore: il mio piccolo cuore, il tuo piccolo cuore, il nostro piccolo cuore eccetera e così si dimentica che non si ama solo col cuore, si ama con tutto il corpo. C’è anche un pericolo poi di ‚teologicizzare‘ i rapporti e il corpo può sopportarne il peso solo fino ad un certo punto;  però è anche vero che la fecondità di cui parla Adrienne, sia nel senso dei 16 anni di sofferenza di mio nonno dopo aver avuto l'ictus sia nel senso di avere i figli (oggi è il compleanno di Ferdinand), questo ha a che fare con la fecondità nella sua interezza. Per quanto invece riguarda l’idea che l’unione dei corpi porti ad una gioia immensa (come pensa il Rodrigo della „Scarpina di raso“), beh questa è fantasia romantica, della quale si tiene troppo o troppo poco conto a seconda dei contesti in cui ci troviamo. 

Il Vangelo odierno (Lc 9, 22-25) dovrebbe essere imparato a memoria! Il commento a cura di Maggioni ne riassume l’importanza così: „la missione di Gesù non si compie lungo una strada gloriosa ma lungo quella della croce, che anche il discepolo dovrà percorrere „ogni giorno“( ⸂καθ’ ἡμέραν⸃), come annota Luca, cioè nella sequela quotidiana, in una donazione costante di tutto se stesso“. „Lc 9, 23Ἔλεγεν δὲ πρὸς πάντας· Εἴ τις θέλει ὀπίσω μου ⸂ἔρχεσθαι, ἀρνησάσθω⸃ ἑαυτὸν καὶ ἀράτω τὸν σταυρὸν αὐτοῦ ⸂καθ’ ἡμέραν⸃, καὶ ἀκολουθείτω μοι“ („Poi a tutti diceva: se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua“). Le vie trionfalistiche del „noi siamo i migliori“, non sono cristiane! Guadagnare il mondo intero non è la meta del cristiano! „τί γὰρ ὠφελεῖται ἄνθρωπος κερδήσας τὸν κόσμον ὅλον ἑαυτὸν δὲ ἀπολέσας ἢ ζημιωθείς“ („Infatti quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?“). La cosa più meschina è la stupidità sia liberale che tradizionalista nella Chiesa: tutti hanno lo stesso schema: guadagnare il mondo intero (τὸν κόσμον ὅλον). 

Markus Söder, paragonando il ministro federale dell’ecologia Steffi Lemke con Margot Honecker, moglie di Honecker e ministro per l’educazione nella DDR, ha semplicemente espresso ciò che tantissimi qui nell’est „sentono“ nei confronti dei Verdi; io non so se abbia ragione, ma la reazione della criticata è la solita: si tratta di un „deragliamento“ politico, perché oggi non vi sono diverse opinioni, ma solo deragliamenti. In vero non solo le manifestazioni contro l’AfD, ma anche quelle dei contadini aumentano e sono un segno di una democrazia viva, che i „Verdi“ percepiscono solo a metà (Lemke si è difesa dall’accusa dicendo che lei prende parte alle manifestazioni contro l’AfD); per quanto riguarda la crisi tedesca va ricordato che la „Camera di Commercio e Industria“ di Halle ha accusato il governo federale di pagare persone che non fanno nulla e così non si hanno poi soldi per i bisogni regionali… 

Per quanto riguarda la profezia della pace dobbiamo meditare queste notizie che Banfi riassume così: „È scontro aperto tra Vaticano e Israele. L’ambasciatore israeliano presso la Santa sede, Raphael Schutz, ha emesso una nota durissima contro il Segretario di Stato vaticano, il cardinal Pietro Parolin per le parole usate il giorno prima, definite «deplorevoli». Quando ha detto che la risposta israeliana al massacro del 7 ottobre è «sproporzionata» e ha provocato una «carneficina». L’attacco è arrivato in un momento di notevole isolamento internazionale del governo di Netanyahu, a cui mezzo mondo, Usa in testa, chiedono uno stop nell’invasione di Gaza. Ad analizzare i tre punti della missiva israeliana è proprio la questione della responsabilità dei civili della Striscia, gli abitanti di Gaza, la chiave di tutto. Per Israele i civili palestinesi sono pienamente assimilabili ai terroristi di Hamas, in quanto ne ospitano le attività. Oggettivamente complici. Eppure lo stesso governo di Benjamin Netanyahu ha in passato sostenuto che il popolo di Gaza è in realtà ostaggio di Hamas. Dunque come possono essere responsabili in base al diritto penale o a quello internazionale? L’ambasciata israeliana indica anche la proporzione di tre civili uccisi per ogni militante del gruppo armato. Una quota che sarebbe molto inferiore – quasi un terzo – rispetto a quelle degli interventi in Siria, Iraq o Afghanistan. Ma in questo caso i  numeri sono difficilmente verificabili. Ed ha buon gioco la Santa Sede, facendo riferimento alle donne e ai bambini ma non solo, a sostenere che la Chiesa è “sempre dalla parte delle vittime”. La “sproporzione” nell’operazione militare dell’esercito israeliano è stata notata dai diplomatici Usa e da quelli dell’Onu, ma Israele sceglie il Vaticano per controbattere pubblicamente a questo addebito.  Israele, attaccando Parolin, critica indirettamente anche tutti le personalità ebraiche che hanno firmato appelli e preso posizione a favore di un cessate il fuoco. Non per niente Andrea Tornielli su Vatican News ha ricordato proprio Edith Bruck, firmataria dell’ultima lettera appello di ebree ed ebrei italiani sulla vicenda di Gaza. Intanto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ritirato la delegazione israeliana dal tavolo per la tregua, considerando «irricevibili» le richieste di Hamas. In queste ore al Cairo si è diffusa la voce che il leader di Hamas Yahya Sinwar sia morto. Sempre nella capitale egiziana è arrivato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, finora aperto sostenitore e alleato di Hamas“ (versione odierna). - È la logica del „deragliamento“ di cui ho parlato prima; non si può avere, in questo caso, un giudizio diverso dall’amministrazione israeliana e se lo si ha, allora si è fuori dai binari. Poi l’attacco al Vaticano è spiegabile semplicemente: è il punto più debole dell’opposizione all’amministrazione israeliana. - Come ho detto altre volte, al mito degli USA (chi?) in prima linea contro le esagerazioni di Israele, io non ci credo! 

Abba nostro...

(Notte) Nella mia lezione di oggi sull’ontologia di Aristotele (leggo e commento il testo di Otfried Höffe, Piccola storia della filosofia, Monaco di Baviera, 2001 (2018), ho sottolineato due punti, che sono quelli di Höffe, ma  ripensati da me. 1) Noi abbiamo, per parlarci insieme e per comprenderci, bisogno di certezze assiomatiche e linguistiche; non è possibile ridurre tutto a delle impressioni o verità individuali; 2) la dimensione dell’“on“, non è quella di considerazioni psicologiche, sociologiche, giuridiche, biologiche, etc. Considerare l’on - dimensione oggi davvero dimenticata - significa condurre ragazzi allo stupore che ci sia qualcosa invece che niente. Ed insegnare loro che nessuna gioia psicologica è paragonabile alla gioia ontologica, che ciò che è non può che essere e non può che essere per sempre. Non ho una pretesa scientifica, ma credo che sia opportuno che le ragazze e i ragazzi del mio corso si facciano pensieri sull’on, non solo sulle altre cose che passano loro per la  mente. In un certo senso nella teoria ontologica (l’essere in quanto essere) è in gioco la medesima gratuità che è in gioco nell’amore…

N.S. Lyons propone in un suo breve contributo odierno in Substack una citazione di Confucio che mi ha fatto tanto riflettere: Ecco, proprio lì, nel Libro 12, Capitolo 7, c'è questa semplice lezione: Un discepolo chiede a Confucio che cosa serve, fondamentalmente, per governare uno Stato senza che questo crolli. Confucio risponde: "Basta assicurarsi che ci siano abbastanza armamenti, abbastanza cibo e che si abbia la fiducia della gente comune". (足食,足兵,民信之矣.) "Se sacrificare una di queste tre cose diventa inevitabile, a quale rinunceresti per prima?", chiede il discepolo. (必不得已而去,於斯三者何先?) "Le armi", risponde Confucio. (去兵.) "Se due cose devono essere sacrificata?", chiede il discepolo. (必不得已而去,於斯二者何先?). "Il cibo", dice Confucio, perché se anche la morte fa parte della vita "senza la fiducia del popolo, uno Stato non può stare in piedi". (去食. 自古皆有死,民無信不立.)“

Buona notte! 


(Wetterzeube, il 14.2.24; mercoledì delle ceneri, inizio della quaresima; san Valentino, vescovo) Mi sembra che la frase centrale del Vangelo odierno (Mt 6,16; 16-18), che riguarda il modo giusto (cf. Mt 6, 1 …δὲ τὴν ⸀δικαιοσύνην ὑμῶν (…la vostra giustizia)) di fare l’elemosina, di pregare e di digiunare, sia: „il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà“ („καὶ ὁ πατήρ σου ὁ βλέπων ἐν τῷ ⸀κρυπτῷ ἀποδώσει ⸀σοι“) (cf.Mt 6,4.6.18: ἐν τῷ ⸁κρυφαίῳ). Alcuni gesti di elemosina e la meditazione accadono nel segreto della mia camera; per quanto riguarda il digiuno non sono molto bravo. 

Vorrei rimandare a quanto ho scritto ieri notte in dialogo con Adrienne sul tema: maschile e femminile; non vi è dubbio che Adrienne prende molto sul serio la parola di Paolo, che è parola di Dio: „Ef 5, 23ὅτι ἀνήρ ἐστιν κεφαλὴ τῆς γυναικὸς ὡς καὶ ὁ Χριστὸς κεφαλὴ τῆς ἐκκλησίας, ⸀αὐτὸς σωτὴρ τοῦ σώματος“ („il marito è infatti il capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del corpo“). Chatgpt: „Il significato della parola "κεφαλὴ" (kephale) in Efesini 5:23 come "capo" è controverso. Mentre alcuni sostengono che implichi un'autorità gerarchica simile al concetto moderno di capo, altri suggeriscono che abbia più un significato metaforico, esprimendo l'idea di fonte, origine o „testa“ di un’entità. In questo versetto, Paolo paragona il rapporto tra marito e moglie a quello tra Cristo e la Chiesa. Il contesto parla di amore, devozione e cura, e si sottolinea che Cristo ha amato la Chiesa e si è sacrificato per lei. Alcuni studiosi interpretano quindi "κεφαλὴ" in questo contesto come "fonte" o "origine" dell'autorità e dell'amore, piuttosto che "capo" in senso moderno“. In vero anche nella versione di „fonte“ o „origine“ queste parole ispirate da Dio non corrispondono al mainstream del rapporto tra uomo e donna. La nota a cura di Maggioni dice tra l’altro (Cinisello Balsamo,  2009): „il rapporto Cristo-Chiesa si ripropone nel matrimonio cristiano: il primo è il modello del secondo, il secondo deve essere luminoso del primo nel mondo… La Chiesa si fonda sul grande amore di Cristo e oltrepassa ogni possibilità di comprensione umana (Ef 3,19) e di cui gli sposi cristiani sono chiamati a dare una viva ed efficace  testimonianza“. Adrienne non mette in dubbio che il rapporto Cristo-Chiesa sia il modello, ma prende molto sul serio queste parole anche per il matrimonio cristiano: usa infatti nel numero di „Cielo e terra“, che ho meditato ieri notte (2255) la parola „gleicherweise“ (nel medesimo modo). Ascoltiamola: „"Attraverso l'amore, la donna si apre. La sua forza sta nel potere amoroso di abbandonarsi, di essere debole: per amore cede il suo potere e il suo diritto di autodeterminazione. Se non ama l'uomo, allora non è pronta (Adrienne pensa qui, come si evince dal contesto, alla disponibilità sessuale). Se lo ama completamente, allora è pronta anche se lui non si annuncia prima. Il contesto ci richiama che l'uomo è il "capo della donna" (κεφαλὴ τῆς γυναικὸς), mentre la donna è il suo corpo in cui egli si realizza. Così, Paolo, e questo, nello stesso modo, sia per il marito e la moglie, sia per Cristo e la Chiesa“ (Cielo e terra, 2255). Non credo che questa disponibilità della donna sia giusta o se lo è, lo è solo in riferimento analogico (quindi più distanza che vicinanza) al rapporto tra Cristo e la Chiesa. Quindi non sono d’accordo con Adrienne su questo punto, perché non corrisponde alla mia e non solo esperienza (nel senso forte della parola usato da don Giussani). Ne ritengo che la Parola di Dio possa essere presa letteralmente. Ma non voglio non prendere sul serio la sfida che si trova in queste parole di un medico, di una donna che mi ha donato tantissimo nella mia vita: in primo luogo una meditazione viva della Parola di Dio. Tanto più che la situazione oggi può essere riassunta nella frase che ho appena letto nella MZ: „Nella Sassonia-Anhalt, nello scorso anno, sono nati così pochi bambini, come mai nella storia“ (Hagen Eichler). Insomma il mainstream su questi temi non genera, non è fecondo! - Nel punto 2256, anche del 1957, Adrienne riflette sul tema „Sesso e preghiera“. Lei vede il rapporto orizzontale tra uomo e donna in una vicinanza estrema al rapporto verticale uomo (uomo e donna) e Dio: „"Tutto ciò che è interpersonale cerca Dio, si trova in Dio, esprime Dio. Il peccato diventa realtà quando l'orizzontale non vuole più relazionarsi con il verticale“. Questo corrisponde alla mia esperienza: il nostro, di Konstanze ed me, è un rapporto che ha cercato sempre di relazionarsi alla verticalità della presenza di Dio (sia con il corpo, sia con lo spirito). Ed è un rapporto vivo ancora oggi, credo in modo particolare per la preghiera, che non è venuta meno in cielo, di Ferdinand Ulrich per noi. Per quanto riguarda la questione sessuale spesso vi è una discrepanza tra il bisogno della donna e quello dell’uomo, o di un certo uomo e di una certa donna, per non rimanere nella dimensione di una tipologia maschile e femminile, che pur sono stati chiamati a generare insieme figli e che pur sono fatti l’uno per l’altra. E proprio se è vero che il „la donna è il corpo dell’uomo“, quando subentra una non armonia, che non può essere presupposto necessario di rapporto che ha il suo cuore nell’amore gratuito (gratis et frustra) e se l’uomo (uomo e donna) non è capace ad essere vergine si creano dei problemi che non possono essere risolti senza surrogati o „perversioni“. Su quest’ultimo tema Adrienne è molto „elementare“. Ascoltiamola:  "In origine, il rapporto tra i sessi doveva essere molto vicino al rapporto tra l'uomo e Dio nella preghiera. Quanto più perfetta è la donazione di sé degli sposi l'uno verso l'altro, tanto maggiore è l'apertura a Dio. Tutte le perversioni sessuali sono distanza da questa vicinanza tra sesso e preghiera. L'Eucaristia diventa la mediazione perfetta tra carne e preghiera. Nella sessualità: né frenesia né freddezza e passività, ma un atto di abbandono e di lasciar fare. Se questo atto orizzontale accade in modo giusto, è preghiera. L'atto coniugale è solitario, senza testimoni umani. La prostituzione esclude questa forma di solitudine, che lascia solo Dio come testimone, perché Dio dà l'ordine di procreare. La donna che si prostituisce non ha il mandato di farlo.... Pertanto, la testimonianza di Dio nell'atto degli sposi non è un'indiscrezione" (Adrienne, 2256). Vorrei dire con chiarezza che vi è anche una prostituzione dell’uomo maschio e non solo della donna. Adrienne ovviamente sa che non siamo nell’origine ed è chiaro che la nostra società trasparente si trova a migliaia di chilometri da questo punto di vista di Adrienne. Allo stesso tempo è vero che due sposi che fanno l’amore in modo gratuito, per come possono, senza forzature teologiche, fanno un atto simile alla preghiera, mentre un uomo che si masturba, per qual si voglia motivo, non sta pregando (ciò non vuol dire automaticamente che la masturbazione sia peccato, anzi può essere un modo umano ed orizzontale, ma saggio, per riaprirsi alla verticalità). Quindi la frase sulle perversioni sessuali è giusta, anche se io non credo che le perversioni siano da tutti o da una maggioranza evitabili. Qui dobbiamo davvero porre la nostra speranza in Gesù medico e misericordioso. Vorrei nella quaresima approfondire, per come posso, proprio questo tema! Perché Cristo è σωτὴρ τοῦ σώματος (il salvatore del corpo).

„Per la prima volta il Parlamento italiano impegna il governo a chiedere il cessate il fuoco a Gaza, rivolgendosi ad Israele. E lo ha fatto con una mozione inizialmente presentata dai dem. È stata una “giornata importante” per Elly Schlein, segretaria del Pd, che in due diversi colloqui telefonici ha ottenuto dal premier Giorgia Meloni una convergenza che è forse il primo atto bipartisan sostanziale di questa legislatura“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Notte) La serata sul „Corano“ in parrocchia era un disastro; la colpa è mia. Avrei dovuto sospettare del fondamentalismo che avevo intuito, poi invece ho pensato che se il referente ha insegnato per tre anni all’università di Lipsia, nella cattedra di scienza islamica, pur qualche sapere avrebbe ben dovuto avere…beh, mi sono sbagliato. Padre Paolo Dall’Oglio, innamorato dell’Islam, sarebbe esploso…

L’uomo non comprende mai con una semplice considerazione l’essenza delle cose. È in cammino da sempre, nella modalità del giudizio, separando e componendo“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 439). Tanto meno comprende con una „semplice considerazione“ il senso del sesso (tema di questa mattina) o l’Islam (tema in parrocchia); noi uomini siamo in cammino e non abbiamo un’intuizione angelica dell’essenza delle cose, anzi Pascal e Weil ci ricordano che sentirsi angeli è cosa molto pericolosa; noi non possiamo che giudicare, separando e componendo; la sola separazione dei temi porta ad un’analisi inconcludente, ma la sola composizione a giudizi „angelici“, insensati per l’uomo.

(13.2.24) I discepoli hanno un problema concreto: „avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane“ (Mc 8,14), come anch’io ho il problema concreto della sesta ora: come affrontare la nona classe in Latino, in cui vi è almeno un gruppo di 6 persone che presumibilmente non capiscono più nulla e che fanno i furbi; il problema è legittimo e posso anche chiedermi se non sono più capace di guidare un gruppo di questo tipo, ma la meditazione mi spinge in un’altra direzione: „Allora egli li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode“ (Mc 3, 15καὶ διεστέλλετο αὐτοῖς λέγων· Ὁρᾶτε, βλέπετε ἀπὸ τῆς ζύμης τῶν Φαρισαίων καὶ τῆς ζύμης Ἡρῴδου“). Guardatevi dal lievito degli esperti della legge e dal potere! „L’invito a guardarsi dal loro lievito è un invito a evitare il loro modo di pensare, le loro concezioni religiose e politiche“ (nota a cura di Maggioni). Questo è il lavoro da fare: un discernimento del mainstream, religioso, pedagogico e politico. E i problemi concreti? „Avete il cuore indurito?“ (⸀πεπωρωμένην ἔχετε τὴν καρδίαν ὑμῶν). Il che non significa non poter riflettere su problemi concreti ed ancor più non significa non potere pregare per l’aiuto concreto del Signore! 

Sulla questione della guida spirituale. Vorrei partire da un problema debolmente analogo, ponendo una domanda: è bene che il proprio parroco sia anche il proprio confessore? O non c’è bisogno anche a questo livello di una differenziazione tra „forum internum“ (proprio alla confessione) e „forum externum“ (proprio alla guida istituzionale)? Io ho separato le due dimensioni, ma capisco che vi sia un problema, è cioè quello di fare un trucco con la propria vita. Questo mio paragone vale ancor più per la guida spirituale di una persona che discerne se è o meno chiamata ad una vita nello stato di vita dei consigli evangelici? La chiamata è alla perfezione e c’è almeno la possibilità che che con la differenza tra i „fora“ si voglia mantenere un piccolo o grande spazio di gestione della propria vita intima e/o sessuale (gestione questa che per un laico non consacrato è fino ad un certo punto legittima)… D’altra parte è anche vero, che proprio in questa questione di cui stiamo parlando si pone il problema della distruzione dell’anello del potere, posta come „punto di non ritorno“ da Tolkien. 

Che la politica guerrafondaia tedesca sia „tormentata“ (umgetrieben) dalle frasi di Donald Trump sulla NATO è del tutto chiaro; esse non sono irresponsabili (forse imprevedibili), come pensa il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier (mi riferisco a ciò che il presidente ha detto a Nicosia (Cipro), irresponsabile è il modo con cui in Germania il governo „semaforo“ si è posto nei confronti della crisi ucraina (senza una vera alternativa a ciò nel mondo CDU/CSU). Per dirlo chiaramente: non vedo, se non nella posizione di Roberto F. Kennedy Jr., che, però, non ha probabilmente una percentuale necessaria per diventare il candidato dei „Democratici“, un servizio più grande di quello di Trump alla „profezia della pace“. Il presidente della „Conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera“, Christoph Heusgen, è meno isterico del presidente tedesco, ma di fatto è ben chiaro che da quella „Conferenza“ non ci si può aspettare un servizio alla „profezia della pace“, come non c’è la si può aspettare dal complesso industriale militare „Rheinmetall“, che vuole ampliare la produzione delle munizioni, etc. (Cf. MZ). 

„Il Manifesto pubblica una lettera aperta di ebree ed ebrei italiani a favore di un cessate il fuoco a Gaza e per l’apertura di un dialogo di pace e per un futuro condiviso. Fra i firmatari Gad Lerner, Edith Bruck, Piero Pelù e Federico Fubini“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro… 

(Notte) In una cosa sono rimasto molto semplice: quando incontro un maestro io gli rimango fedele per tutta la vita; questo è accaduto in primo luogo con Padre Balthasar. Non significa che io non mi sia evoluto, o che la pensi in tutto come la pensava lui, ma semplicemente rimane una fiducia, una fedeltà alla fiducia svegliata in me! Una fiducia che mi permette di credere che rimanere in dialogo con lui significa percorrere quella via che è Cristo stesso. Ed ora che egli non conta più molto nel mondo teologico (secondo Borghesi sarebbe così), la mia fiducia non è venuta meno.“C’è per così dire per il Padre tanto più da vedere, proprio quando per gli uomini non c’è esteriormente nulla da vedere“ (Adrienne von Speyr, Cielo e terra, 2255, 1957). Ed anche per un santo come San Nikolaus von der Flüe, che vive di eucarestia e che conduce, con il consenso della moglie, una vita da eremita e consigliere di tanti, nasce in me una fiducia che non ha nulla a che vedere con il mainstream; mi ricordo ancora oggi il pellegrinaggio che feci nel 2010 nella sua città, insieme a mia moglie, a padre Bernhard e Cordula…purtroppo oggi al posto della sobrietà eucaristica nella Chiesa si diffonde  una psicologia spicciola del come mi sento - in vero è meglio che non dica come mi sento, perché potrebbe essere piuttosto volgare ciò che avrei da dire…

Ma ovviamente basta una pagina di Adrienne (per esempio il numero 2255 sul maschile e femminile), appena citato di „Cielo e terra“, per comprendere come siamo tutti non cristiani, come il cristianesimo abbia smesso di esistere come entità storica rilevante, come siamo in un mondo dopo Gesù e senza Gesù! Un mondo in cui è difficile formulare un pensiero teologico che abbia una certa consistenza; ma nel fondo si tratta di una non comprensione del mistero stesso che per un cristiano non esiste una forza che non nasca dalla debolezza. Vale per Cristo e vale per tutti noi. Senza la Croce non vi è risurrezione! E poi sul tema del maschile e del femminile manca una qualsiasi comprensione fenomenologica dei sessi, per esempio non siamo in grado di formulare un pensiero sensato di teologia dei sessi sul fatto che la donna rimane incinta quando un uomo la rende gravida; non ha per nulla a che fare con il dominio del maschio, è un fatto biologico che chiede un’ermeneutica teologica e filosofica. Che cosa accade alla donna quando è in cinta? „Viene portata in un habitus del tutto differente, rinuncia al suo stato anteriore“ (Adrienne) - prima era da sola ora nasce in lei un qualcuno che non è lei e che lei non avrebbe potuto causare da sola…e non ha alcuna certezza che lo stato in cui si trova giunga a compiersi. In questo modo vive un essere consegnata ad un imprevisto, che il maschio non conosce; ed anche se oggi l’uomo e la donna possono decidere insieme quando fare o non fare l’amore, rimane il fatto che l’imprevisto per il maschio è abbastanza facile da prevedere, anche nel caso che non accada ciò che si aspetta: un’eiaculazione precoce, o un orgasmo non ben riuscito, etc. Per la donna l’imprevisto è una persona e nel caso della non riuscita (certo vale anche per lei che può aver un orgasmo non ben riuscito…) la mancanza o la perdita di essa…Io credo che Adrienne non dica a sufficienza sul fatto che la sessualità non sia solo generare un figlio, ma ciò che dice deve essere riflettuto fino in fondo…per esempio il fatto che Adamo aveva in primo luogo Eva in sé (nel secondo racconto della creazione) e che quindi vi è un primerear che accade per l’appunto prima dell’appetito sessuale. E che la donna non sia stata creata solamente in riferimento al maschio, come l’uomo non lo è solo in riferimento alla donna, ma che entrambi hanno un riferimento ultimo in Dio; la donna non è solo un tu per l’uomo, è anche un lei che ha in Dio il suo tu! Etc. 


(12.2.24) Gesù non è un fornitore di miracoli e di segni dal cielo, tanto meno con coloro che parlano con lui, per metterlo alla prova: „Mc 8, 1111Καὶ ἐξῆλθον οἱ Φαρισαῖοι καὶ ἤρξαντο συζητεῖν αὐτῷ, ζητοῦντες παρ’ αὐτοῦ σημεῖον ἀπὸ τοῦ οὐρανοῦ, πειράζοντες αὐτόν“ (Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova“; non si può discutere con chi ti vuole metterti alla prova e neppure il segno più grande dal cielo, il Logos universale e concreto (presente in quella che chiamiamo „parola di Dio“), potrà convincerli. Gesù sospira profondamente, non dialoga! Pone semplicemente una domanda e ne trae una conclusione; poi se ne va: „Τί ἡ γενεὰ αὕτη ⸂ζητεῖ σημεῖον⸃; ἀμὴν λέγω ⸀ὑμῖν, εἰ δοθήσεται τῇ γενεᾷ ταύτῃ σημεῖον“ („Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno“). La concisione di Marco mi fa molto bene! 

Ieri c’è stata la prima parte dell’assemblea straordinaria della Casa Balthasar, dopo che i gesuiti hanno chiamato il padre Servais a Lyon - molto più drammatica di quanto sapessi e pensassi. Ma anche ricolma dello Spirito buono di Dio. Non posso raccontare di più per discrezione.

Su Trump e Biden. La frase di Larry Sabato che ho citato ieri, mi fa proprio arrabbiare: gli americani “saranno costretti a scegliere fra un delinquente e un anziano in declino” - questa frase è disinformazione quasi allo stato puro. Biden non è solo un anziano in declino, ma se la „mia“ narrazione è vera, allora è un anziano criminale di guerra che è stato sempre un criminale di guerra. E per quanto riguarda Trump quasi tutte le accuse sul suo conto (Russiagate…) sono „mitologia“. Preciso che lui non è il mio politico preferito, il mio preferito è Seneca Scott (cf. X). - PS „Ma gli Usa fanno soprattutto notizia sui giornali di oggi per un comizio già alquanto controverso di Donald Trump in South Carolina, dove si vota fra dieci giorni per le primarie repubblicane. Trump si è scagliato contro la Nato, che non sarebbe sostenuta economicamente dagli alleati europei i quali abuserebbero della generosità statunitense. Arrivando ad invitare Putin ad attaccare. Come riporta Viviana Mazza sul Corriere ha ricevuto i più grossi applausi mentre diceva: «Sento dire che preferivano Obama. Ci credo: non chiedeva niente! Eravamo il Paese più stupido del mondo e non lo saremo più». Reazioni preoccupate a Bruxelles, dove i commenti di Trump riaccendono i peggiori timori europei. Federico Rampini analizza il disagio mondiale per undici mesi di campagna elettorale americana che rischiano di diventare un incubo“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Si può interpretare la retorica di Trump come un incubo, ma si può anche interpretarla per quello che potrebbe anche essere: meno interventismo statunitense, che potrebbe essere un servizio per la profezia della pace.

Abba nostro…

(Tarda mattinata) Carissimo amico, credo di poterlo dire dopo tanti anni; caro padre Servais, solo ieri sera durante la seduta online straordinaria della Casa Balthasar, mi sono accorto della drammaticità delle cose che erano in gioco nell’atto di obbedienza che ti ha portato a Lyon! Quale mistero di fecondità dell’amore umsonst (gratis et frustra). Io ho lavorato per più di un anno, ogni mattina, sulla tua antologia di testi ignaziani del padre Balthasar e ne ho tratto profitto per comprendere sempre di più cosa significhi diri al Signore: „Suscipe“! Quello che ti accade è davvero „christusformig“. E per quanto riguarda la Parola di Dio come fonte immediata del parlare di Dio agli uomini, anche dopo vent’anni in una situazione di estrema diaspora, devo dire che essa è davvero luce „singolare" per il nostro cammino, insieme alla presenza eucaristica ed ecclesiale del nostro grande amico Gesù (cf Gv 15). Nel mio "diario diurno“ la luce della Parola illumina tutto, anche quello che scrivo come uomo del mio tempo e come filosofo…dopo la maturità ti avevo mandato mio figlio, perché io di te mi fido e credimi il seme posto in lui, cresce e nell’amicizia con Adrian porta ancora frutti sorprendenti. Ed anche Philipp, che ti avevo mandato alcuni anni fa, porta con sé quell’esperienza in cui il Signore gli parlò...Dein im Herrn, Roberto

Giuseppe Maffei, salesiano su Ferdinand Ulrich, Dono e perdono (commento alla parabola del figliol prodigo) (i corsivi sono miei): „● IL PADRE DIVIDE L’EREDITÀ (273sg) Dammi la mia parte!, reclama il figlio minore. Storicamente la richiesta non era contro il diritto; ma era mal vista: come ingordigia di un figlio che non sa aspettare i tempi del padre. Il gesto appartiene all’ambito dei rapporti legali, diversi da quelli dell’amore in famiglia. Nella mente del figlio il padre trattiene quanto gli spetta di diritto e che gli permetterebbe di realizzarsi in futuro. Egli non vede nel padre chi lo ha generato e non vive nella fiducia dell’esser-figlio. Dice ‘dammi’ come se la paternità del padre non fosse già lui che parla e come se egli stesso non fosse già il dono maggiore ricevuto dal padre. E non chiede: pensa che non ha nulla da chiedere, ma solo diritti da rivendicare: vuole quanto ‘gli spetta’. Arraffa a sé la sua parte come per sottrarla ad altri. Del resto, anche il figlio maggiore vede l’amore del padre nei soli beni materiali: Mai mi dài nulla gratis“. - In tutto ciò possiamo trovare anche un’analogia con il rapporto umano tra figlio e padre, ma il contesto ontologico e teologico del commento di Ulrich non va dimenticato. La generazione umana è solo analogia (più distanza, che vicinanza) di quella divina, perché solo il Padre divino dona davvero l’essere nel modo descritto da Ulrich e riassunto dal padre Maffei. Per esempio: solo il Padre celeste può dare tutto! 

„In risposta alla richiesta del figlio, il padre dà non solo una parte, ma tutto: egli divide tra i figli tutti i suoi beni. Questi beni son detti ‘vita’: βίος. Sono ciò di cui la famiglia vive, cresce e prospera: il crescere delle persone dipende dai beni materiali. Dunque, il padre propriamente non dà delle cose; il padre dà se stesso, dà pane di vita per il futuro di tutti. A ogni figlio Egli dice: Tutto ciò che è mio è tuo. Ciò riflette il mistero trinitario. Anche nella Trinità, il Padre, generando l’Unigenito, gli dona l’intera natura divina. Il Padre è ‘condividersi’: nelle processioni trinitarie Egli è l’atto personale della donazione, è relatio subsistens. E dà il suo ’essersi sempre dato’. Egli è un donarsi sempre totale: sempre il Padre ha donato tutto se stesso al Figlio Unigenito. Egli dona senza riserve, perché generare è darsi tutto. E mai un qualcuno, dicendogli ‘dammi’, lo ha mosso a dare: il suo amore è categoricamente senza presupposti. Nessuna istanza esterna lo necessita ad amare, ma Egli fa il passo assolutamente primo nell’assoluto SÌ dell’amore. Nel darsi non trattiene in sé nulla, ma si dà senza riserve: Sic bonus est, ut dare sit ipsi necesse (Eckhart). Dio è, per essenza, Dono personale (Padre) nel personale Accogliersi ringraziando (Figlio) e nel personale Noi dell’amore (Spirito Santo). L’Unità personale, il Noi dell’identità di dare e prendere è la Persona dello Spirito, l’Amore (298). Da parte sua, l’Unigenito accoglie tutto l’Essere-amore del Padre ed è sempre in atto di ritorno verso di lui: anche quando ‘lascia la casa’ per adempiere la sua missione redentrice. Per Lui partenza e ritorno, fuori e dentro si equivalgono. Inoltre, egli accoglie il dono del Padre per trasmetterlo ai suoi molti fratelli. Lo fa tramite la Madre, di cui egli è il Primogenito. E’ in tal modo che il Padre dona a tutti i figli della stessa Madre l’eterna sua Parola: la pronuncia e distribuisce come pane di vita affinché tutti siano unum nel Figlio“ (Maffei). - Giustamente padre Maffei esplicita anche la dimensione trinitaria, cristologica e mariana del mistero di donazione dell’essere che avevo messo a tema nel mio primo commento a livello di teologia e filosofia della creazione. Già a livello trinitario Dio è dono assolutamente gratuito; la missione del Figlio sulla terra è rivelazione di questa gratuità dell’amore trinitario; Maria è la risposta antropologica per eccellenza alla gratuità del dono di Dio. 

„E nel Figlio vediamo: colui che si possiede come dono ricevuto non s’afferra convulsamente a sé, né si chiude in sé; invece, è tranquillamente se stesso: s’afferma come libertà donata che egli ha accolto ed è divenuta lui stesso. In un atto di possesso del genere tenersi e lasciarsi sono la stessa cosa. Inoltre, dire sì al dono ricevuto è obbedire a chi dona. E se dare è l’essenza personale di Dio, chi riceve da Lui deve mettere in opera l’amore accolto. Il che vuol dire: accogliere il dono è accogliere il ‘dare’ che lo offre. Dobbiamo impararlo tutti dall’Unigenito: donare è prendere in forma creativa; dando, io attuo ciò per cui esisto e che io sono: offrendo la mia vita affermo l’Essere-amore donatomi e acquisto quanto do: dare è crescere nella vita che io sono“ (Maffei). - In queste parole teologiche si trova anche la fondazione ultima ed elementare del dono dell’essere come movimento di finitizzazione nella piccola via del quotidiano.

„Invece, siccome il più giovane non ha accolto con amore il dono del padre, è pure incapace di dare. Il fratello maggiore, d’altra parte, è incapace di accogliere perché non considera la casa del padre uno spazio di libertà. Infine, il figlio minore, non comprendendo l’amore del genitore, declassa il padre a una causa che fabbrica prodotti alieni alla vita. E il maggiore, pur in casa, non assapora la vita di famiglia. Non vede la paternità del padre, ma solo la funzionalità della sua azienda: anch’egli riduce l’operato del padre a ‘causare’. Cioè, per tutti e due il padre è una causa che produce effetti; e loro stessi sono fatti ‘oggettivi’ prodotti dal suo operare. E si spersonalizzano: uno nello sperpero di quanto possiede, l’altro in un servizio ligio alle regole del lavoro. Al contrario, la potenza generativa di Dio - l’Essere-amore - è indicibilmente più profonda della causalità materiale. E anche l’essere che dona un genitore (gignere est dare) non è un effetto causato, non si esaurisce nell’oggetto fabbricato o nella situazione prodotta. L’essere è più profondo della causa: esse absolute prae-intelligitur causae (Tommaso). Chi genera è infinitamente più di una ‚causa’. Pertanto, a Dio - Genitore non-originato e superiore a ogni causa - nessuno può domandare ‘perché’ generi o crei? Egli è l’Amore senza perché, è il Mysterium della più assoluta gratuità: quella che si può accogliere e ringraziare solo con immotivato amore nella χάριϛ dell’εủ-χαριστία“ (Maffei). - In quest’ultimo passaggio citato Maffei spiega la differenza tra causare (produrre) e donare (creare, generare) che è uno dei temi più belli del libro. Ulrich non intende solamente la differenza tra avere ed essere, perché l’avere può essere vissuto nella modalità del dono…

(11.2.24; sesta domenica del Tempo Ordinario; 4.anniversario della morte di Ferdinand Ulrich, cioè della sua salita al Padre; prima apparizione di Lourdes) Le letture domenicali (Lv, 1-2. 45-46; 1 Cor 10, 31-11,1; Mc 1, 40-45) contengono indicazioni notevoli sul tema della „purificazione“; Gesù non nega il senso delle „prescrizioni igieniche del Pentateuco“ (cf. Balthasar, Luce della Parola, 166-167). Con il termine ebraico „zara`àt“ „si indicavano varie forme della malattia della pelle“ (nota a cura di Ravasi); la regolazione di questo tipo di malattie è molto dura: „ il lebbroso viveva fuori dai centri abitati, spesso in gruppo con altri lebbrosi…doveva portare segni simili a quelli delle persone in lutto: vestito stracciato, capo scoperto, barba coperta. Se incontrava qualcuno dove gridare: „Impuro! Impuro!“, Finché gli altri potessero evitarne il contatto“ (Ravasi). Sulla sensatezza igienica di questa regolazione, probabilmente non ha molto senso discutere, ma è chiaro che Gesù, che tocca il lebbroso con la mano („tese la mano, lo toccò“ „ἐκτείνας τὴν χεῖρα ⸂αὐτοῦ ἥψατο⸃“), si comporta in modo diverso. „Indica  con il contatto che non teme la contaminazione, anzi di più: prende consapevolmente su di sé la malattia dell'uomo, il suo peccato“ (Balthasar). Gesù non pensa che dietro la malattia si nascondano necessariamente „gravi crimini“, ma è vero che noi tutti siamo peccatori, con peccati più o meno gravi e che la distinzione tra il mio peccato e quello degli altri, a livello spirituale, non è molto sensata: lo può essere a livello giuridico, canonico e civile. Gesù non teme la contaminazione, non nel senso che ritenga le regole igieniche apriori stupide, ma perché la sua missione consiste nel toccare il peccato, nell’assumerlo! Per questo la scena dell’incontro con il lebbroso, non è „tranquilla“: „il testo greco parla di un’indignazione di Gesù („lo sgridò“; la CEI del 2009 traduce: „ammonendolo severamente“ - καὶ „ἐμβριμησάμενος αὐτῷ..“) di fronte alla miseria degli uomini che Dio non ha voluto“ (Balthasar); la nota a cura di Maggioni precisa che l’atteggiamento severo è un tentativo di Gesù „di tenere nascosta la guarigione, per non suscitare false attese nella folla“. La disobbedienza del lebbroso guarito „pesa notevolmente sull’attività di Gesù: non può mostrarsi „in nessuna città“, non vuole essere trattato come un guaritore“ (Balthasar), come non lo voleva Adrienne. Allo stesso tempo „in testimonianza per essi“ („εἰς μαρτύριον αὐτοῖς“, per i sacerdoti), in obbedienza alle prescrizioni del Levitico, Gesù „caccia via“ („ἐξέβαλεν αὐτόν“) l’uomo per rimandarlo ai sacerdoti. Gesù obbedisce alla legge, anche se si comporta in modo nuovo, perché comprende che il cuore della legge stessa è la vicinanza, la misericordia e la tenerezza di Dio (Papa Francesco)! E questo è il motivo per cui guarisce, non per fare una foto per Instagram o un video in Tik Tok o per fare pubblicità del suo potere. Il momento di verità neotestamentaria di Lv 13, 45-46 è comprensibile solamente alzando l’asticella della comprensione, anche ad un livello di purificazione spirituale: „la confessione dell’impurità“: „È precisamente ciò che un peccatore grave deve fare nella Chiesa, uno che fino a quando permane la sua peccaminosità è in pericolo di infettare altri e non dovrebbe nascondere ipocritamente il suo effettivo distacco dalla „comunione dei santi“.“ (Balthasar). In casi particolarmente gravi (pedofilia, corruzione…) è necessario che l’atteggiamento di confessione abbia anche conseguenze legali, canoniche e civili. Il mio tentativo di autenticità (Dario notturno) e di santità (Diario diurno) sono stati e sono un tentativo di mettere in luce tutto (per l’impossibilità di distinguere, come ho detto prima, in modo univoco tra il mio peccato e quello degli altri), in modo che uno liberamene possa prendere solo ciò che gli serve, perché infine non si tratta della mia gloria, ma della gloria di Dio: „dunque, sia che mangiate, sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio“ („Εἴτε οὖν ἐσθίετε εἴτε πίνετε εἴτε τι ποιεῖτε, πάντα εἰς δόξαν θεοῦ (gloria di Dio) ποιεῖτε“) (1 Cor 10,31) e visto che non lo possiamo radicalmente, come ci chiede Paolo, l’atteggiamento di confessione dovrebbe essere proprio ad ogni cristiano! 

Per quanto riguarda il mito del Biden buono arrabbiato con Netanjahu rimando a ciò che ho scritto qui, ieri notte. -  In un video appena pubblicato in X Robert F. Kennedy Jr rivela la strategia statunitense dell’odio (però in riferimento alla guerra in Ucraina, non a quella in Gaza) che non serve minimamente al popolo ucraino, ma piuttosto solamente agli interessi geopolitici ed economici degli USA e di Monsanto e Black Rock. „Monopoli un tempo senza volto, ma sempre spietati, assetati di profitto e di potere, stanno ora uscendo dall'"ombra manipolatrice" per salire alla ribalta, mentre l'Ucraina è dilaniata: Monsanto, Vanguard e BlackRock“ (Ela). Monsanto, che Kennedy cita esplicitamente fa parte dei giganti dell'agricoltura e delle biotecnologie come Cargill, DuPont. Il candidato alla presidenza statunitense cita anche esplicitamente Black Rock, un dubbioso gestore patrimoniale, primo nel ranking delle società di investimento (al secondo posto si trova il Vanguard Group Inc.). -  L’alternativa di Larry Sabato su Repubblica (cf.versione odierna di Banfi): gli statunitensi “saranno costretti a scegliere fra un delinquente e un anziano in declino” è mitologia, ed ovviamente anche nella mitologia c’è un momento di verità. 

La realtà riguardante Gaza è riassunta nella versione odierna di Banfi: „Ancora in primo piano nei fatti di oggi l’imminente invasione dell’esercito israeliano a Rafah. L’esercito israeliano sta preparando l’aggressione all’ultima area della Striscia dove sono ammassati un milione di profughi. Che ora attendono l’ordine di evacuazione. L’Egitto ha rafforzato la frontiera con Gaza e ha avvertito Israele che qualsiasi azione che spingerebbe gli abitanti della Striscia a riversarsi nel territorio egiziano potrebbe mettere a repentaglio il trattato di pace tra i due Paesi firmato ancora nel 1979. L'esercito israeliano ha intanto mostrato alla stampa un tunnel che corre in parte sotto il quartier generale a Gaza dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa, evacuato a ottobre dallo staff.Due storie restano impresse dalla lettura dei giornali del fine settimana. Quella di Hind, la bimba palestinese di sei anni, sopravvissuta ai suoi familiari e che ha cercato di salvarsi chiamando i soccorsi al telefono, che è stata trovata senza vita. E quella del sagrestano della parrocchia cattolica di Gaza, che era in dialisi ed è morto per mancanza di cure. Scrive Nello Scavo su Avvenire: “A Gaza dall’inizio del conflitto sono morti almeno 30 cristiani colpiti all’interno di aree gestite dalla comunità ecclesiale”“.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Leggo nel giorno dell’anniversario della morte di Ulrich (il suo dies natalis lo ha chiamato padre Servais in due righe grate, che mi ha appena scritto, in risposta a ciò che gli avevo mandato ieri) le pagine di don Giussani, intitolate: „Perdita della libertà“, nell’ultimo paragrafo del capitolo ottavo del „Senso religioso“: „Conseguenze degli atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo“. Nel linguaggio filosofico di Ulrich ciò che esprime don Giussani si può esprimere con questa domanda: è possibile nell’esperienza la sovraessenzialità? Cioè una dimensione che sia „sovra“ l’essenza delle cose, cose come viene presentata dal potere dominante? È possibile la libertà o siamo solamente espressioni biologiche, sociologiche o psicologiche del reale? Certo sarebbe necessario precisare cosa sia l’istinto e cosa sia il potere; Giussani ci vede una parentela: „ho terminato (il paragrafo precedente; rg) dicendo che l'individuo resta in balia delle forze più incontrollate dell'istinto e del potere: è la scomparsa della libertà“ (118). Nel linguaggio di Giussani l’incontrollato non è solo qualcosa di negativo, come in questa frase; per esempio dice anche che ci può salvare solamente un imprevisto ed un imprevisto è per l’appunto incontrollato. Comunque anche prima di queste precisazioni (cosa sia l’istinto e cosa sia il potere), possiamo prendere come ipotesi di lavoro questa affermazione: la mentalità comune porta all’alienazione totale (cf. 118). „Che cosa sia l'amore tra l'uomo e la donna, che cosa sia la paternità, la maternità, che cosa sia l'obbedienza, la compagnia, la solidarietà e l'amicizia, che cosa sia la libertà, tutto ciò genera nella maggioranza della gente un'immagine o un'opinione o una definizione mutuata letteralmente dalla mentalità comune, vale a dire dal potere“ (118). Giussani fa una critica radicale all’ideologia, come „una concezione totalizzante dell’uomo favorita dal potere“ (124). E in questo contesto afferma che non vi è differenza tra Hitler o Stalin (cf. 121). Ed io direi in dialogo con Matt Crawford che la „revolutionary mindset“, a partire dalla Rivoluzione francese fino alle rivoluzioni antropologiche dei nostri giorni, propongono  un’ultima forma, postmoderna, di „concezione totalizzante dell’uomo“ nel senso della negazione di tutto ciò che è ovvio, come la differenza tra uomo e donna, o come vittimismo delle minoranze che vogliono essere uguali alle maggioranze. Ciò non toglie che anche in questo contesto Dio sia „vicinanza, tenerezza e misericordia“ (lo ha ripetuto il Papa all’Angelus per l’ennesima volta), e questo vale anche per le minoranze, per le vittime reali e per quelle che si presuppongono tali, ma mai e poi mai la dottrina sociale cattolica potrà conciliarsi con lobbies del potere, che riducono gli uomini in „tipi“ - l’essere uomo o donna non è una tipologia, ma un’esperienza elementare! Quando Giussani dice con un certo orgoglio: „ Solo la Chiesa nella sua tradizione difende il valore assoluto della persona, dal primo istante del suo concepimento fino all'ultimo momento della sua vecchiaia, anche decrepita ed inutile: in base a che? Come fa l'uomo ad avere questo diritto, questa assolutezza, per cui, anche se il mondo si spostasse, egli ha in sé qualcosa che gli dà il diritto di non spostarsi? Ha dentro qualcosa per cui può giudicare il mondo da cui nasce“ (122), dicevo quando don Giussani scrisse questa frase, vera, non aveva potuto tenere conto della situazione in cui ci troviamo oggi e cioè una situazione in cui la Chiesa stessa, sociologicamente e psicologicamente parlando, ha perso in credibilità, perché lei stessa ha ceduto alla mentalità dominante e corrotta. Grazie a Dio sono stato educato dai miei maestri a non vedere una Chiesa che indichi se stessa come verità, ma che indica Dio come verità assoluta e nel capitolo su cui stiamo riflettendo Giussani dice che possiamo avere un contatto diretto con l’infinito; quante volte Ulrich ha citato la frase di Tommaso: „non est aliquid inter Deum et creaturas“. E quindi il paradosso salvifico di cui parla don Giussani vale anche oggi: „la libertà è la dipendenza da Dio. È un paradosso, ma chiarissimo. L'uomo - l'uomo concreto, io, tu - non c'era, ora c’è, domani non sarà più: dunque dipende o dal flusso dei suoi antecedenti materiali, ed è schiavo del potere; o dipende da ciò che sta all'origine del flusso delle cose, oltre esse, cioè da Dio“ (123). Quelli che don Giussani chiama gli „antecedenti materiali“ non possono essere completamente tolti; per questo motivo trovo la sfida di Ulrich: cercare la sovraessenzialità non nell’essenza delle cose, ma nella materialità delle stesse, di vitale importanza (come lo è l’insistere di don Giussani sull’esperienza). E quando andiamo a sbattere con il naso contro gli „antecedenti materiali“ (l’inconscio personale e collettivo è la dimensione perversa di essi), dobbiamo riprenderci: Gesù non si stanca mai di perdonarci, noi ci stanchiamo di chiedere perdono. E Gesù stesso, come ho fatto notare nella meditazione mattutina di ieri nel mio diario (10.2.24) è molto realista: sa che non si può mandare una folla a casa senza mangiare, perché svenirebbe. Don Giussani coglie un aspetto molto importante dell’esperienza, quando collega la libertà al desiderio: „noi ci sentiamo liberi per la soddisfazione di un desiderio“ (119). A livello sessuale si dovrà tener conto che sia il pudore che l’istinto sessuale sono forme in cui si esprime il desiderio di libertà e di superamento dell’angoscia di vivere. La soddisfazione „sovraessenziale“ (Giussani la chiama „totale“) è la meta: „ seguendo l'indicazione dell'esperienza, e chiaro che la libertà si presenta a noi come la soddisfazione totale, il compimento totale dell'io, della persona o come la perfezione“ (119). Una persona come Etty Hillesum, che davvero non ha smesso di credere nell’amore di Dio, neppure quando il destino si è fatto oscuro, mi ha insegnato ad essere più realista dei miei maestri sacerdoti, che  a volte sono un po’ troppo idealisti. Infine il laico Ulrich mi ha fatto comprendere come esperienza quello che Tagore esprime nella poesia che don Giussani cita alla fine del capitolo: „ il tuo amore {mio Dio} è più grande del loro {dei potenti}, eppure mi lasci libero… non ti tengo nel mio cuore eppure il tuo amore per me ancora attende il mio amore“. Mai ho fatto esperienza del lasciar-essere dell’amore come nell’incontro con Ulrich, che non ha caso è stato il maestro che più ha convinto mia moglie…

(Wetterzeube, il 10.2.24; Scolastica) Comincio con le righe, spesso molto utili, di Matteo Liut (Avvenire) sulla santa del giorno, sorella di Benedetto, patrono d’Europa: „Non basta condividere lo stesso patrimonio genetico per vivere davvero da fratelli e sorelle, perché spesso i legami famigliari sono segnati da profonde divisioni e ostacoli. Ma quando, oltre che dal sangue, sono accomunati anche da un’armonia spirituale, allora i fratelli e le sorelle divento i testimoni più efficaci del regno di Dio. Una testimonianza resa fino in fondo da santa Scolastica assieme al fratello san Benedetto: la loro santità, ovviamente, è un risultato personale, ma assieme essi ci offrono il quadro di un amore che supera il tempo e lo spazio. San Gregorio Magno nei suoi «Dialoghi» ci descrive l’ultimo commovente colloquio, nel 547, tra i due fratelli, che ogni anno si trovavano a metà strada tra i loro monasteri per parlare «delle gioie della vita celeste». Al momento di salutarsi Scolastica espresse il desiderio che quel colloquio potesse continuare e così fu, grazie a un improvviso temporale. Seguendo le orme del fratello, Scolastica nella regola per il suo monastero aveva messo al primo posto il silenzio: la parola doveva servire solo per parlare di Dio. A lei, infatti, si deve la fondazione del ramo femminile dell’Ordine Benedettino. Nata a Norcia attorno al 480, fu mandata con il fratello a Roma per gli studi, ma la vita dissoluta della città spinse entrambi verso il romitaggio. Scolastica seguì il fratello prima a Subiaco e poi nei pressi di Montecassino, fondando il monastero di Piumarola, dove morì nel 547“ - in due punti non sono d’accordo con Liut. 1) „Ma quando, oltre che dal sangue, sono accomunati anche da un’armonia spirituale, allora i fratelli e le sorelle divento i testimoni più efficaci del regno di Dio“, direi piuttosto che anche in questo caso sono una (!) forma della testimonianza del regno di Dio. E poi il termine sportivo, di cui si serve anche san Paolo, „testimoni più efficaci“, in questo caso non ha alcun senso. Non vi è alcuna concorrenza sportiva tra i santi e le modalità di „coppie“ non sono solo quello tra un fratello ed una sorella: Chiara e Francesco, Teresa d’Avila e san Giovanni della Croce, Theresa di Lisieux e Elisabetta di Dijon, Adrienne ed Hans Urs… non erano sorelle e fratelli carnali, ma solo spirituali…2) l’ultimo incontro tra Scolastica e Benedetto non era solo „commovente“, era drammatico, visto che Benedetto, in questo caso un po’ moralista, non voleva rimanere nel convento con delle suore, ma poi sopraggiunse il temporale… 

Il Vangelo del giorno (Mc 8,1-10) racconta la seconda moltiplicazione dei pani e presenta per lo meno due elementi che mi hanno molto impressionato: la commozione di Gesù e il suo realismo: „ sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano“(8,„2Σπλαγχνίζομαι ἐπὶ τὸν ὄχλον ὅτι ἤδη ἡμέραι τρεῖς προσμένουσίν μοι καὶ οὐκ ἔχουσιν τί φάγωσιν· 3καὶ ἐὰν ἀπολύσω αὐτοὺς νήστεις εἰς οἶκον αὐτῶν, ἐκλυθήσονται ἐν τῇ ὁδῷ· ⸂καί τινες⸃ αὐτῶν ⸀ἀπὸ μακρόθεν ⸀ἥκασιν“). Quindi il miracolo nasce dalla compassione e dal realismo del Signore, che è il Logos del Dio tenero, compassionevole e vicino che da un decennio annuncia il Papa.  

„Ciò che lo Spirito Santo ci chiede è il radicamento e l’inculturazione“ (Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, 163). Questa è la posizione di Papa Francesco e di padre Paolo ed è una proposta o un messaggio che vale per tutta la Chiesa nella sua universalità, senza per questo voler ridurre tutti gli stili ecclesiali ed umani allo stile ecclesiale di Papa Francesco e di padre Paolo. Per padre Paolo ciò ha significato usare „il linguaggio coranico“, con  la coscienza che „il linguaggio dell’ipostasi" è incomprensibile per i musulmani. Neppure per Padre Paolo ciò significa rinunciare alla dogmatica cattolica, ma vedere nel mondo mussulmano, nella „Umma“ qualcosa in cui Dio ha operato! Significa rinunciare allo scontro come modalità di vita! Significa per esempio non vedere un’inconciliabilità ultima tra i termini „nasārā“ e „masīhīyn“ per nominare i cristiani. „I nomi esprimono realtà. Usiamo una lingua e dei nomi, e dietro i nomi c’è l’essenza delle cose“ (164) e dietro l’essenza delle cose c’è la „sovraessenzialità“ dell’essere come  dono di amore gratuito, che mai e poi mai può essere ridotto ad un atteggiamento di scontro ed opposizione nel senso della „guerra“, al massimo può assumere il carattere agonistico dello sport, come fa anche san Paolo! Mutatis mutandis questo atteggiamento di inculturazione di cui parla padre Paolo vale anche per il mondo secolarizzato in cui mi trovo io ad agire; ciò non significa santificare l'ateismo, ma cercarne il momento di verità come ho imparato da Alberto Methol Ferré.

Anche „Avvenire“(versione odierna) diffonde il mito del „Biden furioso“, mentre Netanjahu minaccia Rafah; ma senza l’amministrazione Biden Netanjahu non avrebbe avuto i soldi per fare quello che fa. Le restrizioni economiche per le diverse guerre (Ucraina, Israel, Taiwan) sono opera del congresso dominato dai Repubblicani e non del „democratico“ Biden e della sua amministrazione; i „democratici“ dell’USA e i „socialdemocratici“ tedeschi sono guerrafondai (intendo con ciò la posizione che ritiene che la guerra sia l’unica soluzione dei problemi), come dimostra la posizione del cancelliere tedesco Olaf Scholz. „Il cancelliere tedesco ha giustamente sottolineato in un giornale americano che gli europei sono i maggiori sostenitori finanziari dell'Ucraina. Come secondo fornitore di armi (il primo sono gli USA; RG), la Germania non ha nulla da nascondere; il governo tedesco ha fatto il suo dovere" (Nikolas Busse, FAZ, 10.2.24). La FAZ, che è un giornale del tutto guerrafondaio, riassume così la questione: come si faccia poi solo parlare di una spinta aggressiva di Putin verso l’Occidente è per me pura mitologia e non ha nulla a che fare con la realtà.

"Ho guardato le lunghe 2 ore e 7 minuti di "intervista" di Tucker Carlson al Presidente Putin nella sua interezza ed è facile trovare cose oltraggiose in singoli estratti. ▶️ La maggior parte dei media tedeschi e internazionali, come previsto, la giudica pura propaganda. Forse, ma non è questo il punto della mia valutazione. Lasciamo da parte questo sdegno moraleggiante e andiamo al nocciolo della questione: ▶️ Oltre alla propaganda e a molte cose infondate, ci vedo molte cose interessanti per capire la storia (certo già ampiamente nota) dell'allontanamento tra Russia e Occidente (il che non significa giudicare). ▶️ Putin sta ancora una volta facendo un'offerta di negoziazione, anche se secondo le consuete linee russe: L'accettazione della sovranità statale di un'Ucraina (comunque) modificata territorialmente, sulla base della garanzia di non allineamento e della correzione delle decisioni della NATO a Bucarest 2008. ▶️ Questo è stato ovviamente già concordato a Istanbul nella primavera del 2022, ma non attuato. ▶️ Forse un giorno gli storici saranno in grado di giudicare meglio chi ha la responsabilità del fallimento di Istanbul 2022. Ma il punto chiave oggi è: ‼️ Coloro che vogliono una soluzione e non una guerra permanente non dovrebbero cancellare con leggerezza questo tema dal tavolo, ma piuttosto riprenderlo". (Johannes Varwick, X, 9.2.24)

Ieri, tornando a casa, abbiamo trovato sul tavolo la statua di legno che don Andrea ci aveva procurato, dell’arcangelo Michele: Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos,qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen.



Abba nostro… 

(Pomeriggio) Caro Roberto, Ti saluto cordialmente. Da alcune settimane mi trovo a Lyon, dove mi occupo anche della causa di beatificazione di Lubac. A Roma, don Andrea ha preso per il momento il ruolo di responsabile della Casa. Ti scrivo per chiederti un parere sul manoscritto allegato che è una presentazione di un libro di Ulrich (di cui non ho qui una copia). Il p. salesiano che me l'ha mandato chiedendomi un’opinione, è un amico dei nostri autori. Dovrà essere ormai di una certa età. Buon’entrata nella Quaresima, con auguri per tutto il tuo lavoro! - Carissimo padre Servais, grazie per le tue righe; sono contento che a Lyon ti occupi anche della causa di beatificazione di padre de Lubac! Per quanto riguarda il giudizio che mi chiedi a proposito del saggio „Dono e Perdono“ del padre salesiano Giuseppe Maffei, direi quanto segue; in primo luogo sono molto contento che anche un altro salesiano, dopo il vescovo Oster, abbia trovato un accesso al pensiero di Ulrich. Del testo di cui parla ho tradotto alcuni capitoli e li ho commentati (si trovano in parte nel mio blog e in parte negli archivi della Casa Balthasar - qualcuno li aveva messi a posto a livello di layout). - Padre Maffei ha compreso alcune strutture elementari del pensiero di Ulrich davvero in modo profondo. In primo luogo la critica alla logicizzazione ed ipostatizzazione dell’essere che tradiscono il Logos-tokos personale, che è, come proposta, il Logos universale e concreto che è Cristo stesso e come risposta la Theotokos, Maria, che è risposta del tutto umana, che sa porre le domande giuste al momento giusto, ma che infine esprime il suo si incondizionato. A differenza di Hegel Ulrich non compie una comprensione solo speculativa del mistero dell’essere nella sua exinanitio; il Venerdì santo, il gratis e frustra dell’amore, non è un atto logicizzante e dialettico, ma perdono puro, la confessione del peccato del mondo, come si esprime Adrienne. „Solo il perdono di Dio supera il male“ (Maffei, 4). Maffei comprende anche che Ulrich non è un pensatore „tradizionalista“, il quale si arrocca sempre solo sull’essenziale passato, su ciò che Ulrich chiama in „Homo Abyssus“ la „sospensione ontologica“ (ontologische Schwebe); nell’essenzialismo si sospende il „movimento di finitizzazione dell’essere“ nella piccola via del quotidiano e si rimane in un’astrazione solo logica e dialettica. - Per quanto riguarda la questione se Ulrich sia un pensatore tomistico (cf. Maffei 1), io direi di no; certo prende sul serio la definizione dell’essere come atto: „simplex et completum, sed non subsistens“, ma lo fa con un’originalità del tutto „ignaziana“, del „suscipe“ nella forma più radicale possibile. La traduzione che propone Maffei della frase di Tommaso è troppo poetica; bisogna assaporarla in  tutta la sua radicalità filosofica. Quindi non solo: „inverosimilmente completo e ricco, ma radicalmente povero“ (Maffei, 2), ma davvero: l’essere nella sua gratuità (gratis et frustra) è „semplice e completo, ma non sussistente“. Qui Ulrich è ancora più radicale dell’ontologia debole di Gianni Vattimo, che si arena in un nichilismo gaudente, mentre Ulrich arriva alla vera ed unica risposta al nichilismo moderno: c’è un gratis (de nada), c’è un nulla ancora più „nullificato“ di quello del nichilismo, che pone la contraddizione all’inizio del pensiero stesso, ed è quello dell’amore umsonst (gratis et frustra). Allo stesso tempo Maffei vede bene che „quando parla della legge morale da compiere categoricamente per se stessa, la filosofia moderna è una muta rievocazione dell’amore pro nihilo“ (Maffei 5, che rinvia a „Dono e perdono“, 743, nota 381). Però il mistero del „nulla“ („medesimo uso di essere e „nulla““; cf. „Homo Abyssus“) supera sia la questione moderna dell’imperativo categorico morale sia quella postmoderna della verità debole: la gratuità dell’amore non è moralità né gioco gaudente, ma ciò che Papa Francesco chiama il „primerear“: ciò che viene prima e che è donato in modo del tutto gratuito e che noi dobbiamo vivere in primo luogo nella nostra esperienza, non nella teoria. - Molto bello è quello che Maffei scrive sul rapporto tra metodo storico critico e il metodo dell’amore, in cui il „lettore stesso diventa testo vivo, scrittura vivente che narra la parola“ (Maffei, 2). Che il Signore ti benedica. Ci sei domani sera, nella seduta zoom alle 21? Tuo, in Domino et Maria, Roberto  

(Notte) Banfi ed „Avvenire“ offrono un servizio giornalistico di livello notevole (in „X“ ho letto un articolo, per esempio, nel quale si parla di un ennesimo dramma in Gaza, dove è stata uccisa la piccola Hind, che  dall'auto fra i cadaveri, aveva mandato un ultimo messaggio disperato:«Venite a prendermi, ho paura»), ma sull’interpretazione di cosa succede negli USA (ed in modo particolare sull’ermeneutica dell’amministrazione Biden e di Biden stesso), spesso non li seguo; ho ascoltato a lungo persone che li ci vivono negli USA e mi sono fatto un’altra idea sulla costellazione politica statunitense (vi è un bisogno disperato di soluzioni “post-partisan“ alla Seneca Scott); il giudizio di Adrian Walker, certamente mi ha aiutato a comprendere alcune questioni in modo diverso da quello che dicono i media aziendali ed una voce come quella del giornalista canadese, di origine ebraica, Aaron Maté mi sembra molto più verosimile di quello che si legge nella FAZ, ma anche anche di quello che scrivono Banfi ed „Avvenire“ sul „mito“ di Biden, che deve essere demitologizzato. Si tratta con grande probabilità di uno dei presidenti più guerrafondai e peggiori che gli USA abbiano mai avuto, così che quasi (!) si rimpiange Donald Trump. Sulla questione poi del conflitto tra Israele e la popolazione di Gaza, la lettura di Aaron mi convince infinitamente di più e per lo meno deve essere presa sul serio come una delle voci, che si devono consultare. Ecco qui due suoi  „tweet“ presi da „X“.1) „Nel tentativo di non perdere il Michigan, l'amministrazione Biden ha inviato i suoi più importanti collaboratori a incontrare gli arabi americani di quel Paese. Il vice segretario nazionale Jon Finer ha detto loro: "Abbiamo lasciato un'impressione molto dannosa, basata su un resoconto pubblico del tutto inadeguato di quanto il presidente, l'amministrazione e il Paese tengano alla vita dei palestinesi“. Quindi il problema non è che Biden stia aiutando Israele a sterminare le vite dei palestinesi, il problema è che c'è stato "un resoconto pubblico del tutto inadeguato di quanto" Biden segretamente "apprezzi le vite dei palestinesi“. Se la Casa Bianca pensa di poter ingannare i palestinesi e i loro sostenitori con luoghi comuni senza senso, allora in realtà dà ancora meno valore alle vite dei palestinesi di quanto sia già del tutto evidente“ (10.2.24). 2) „Wow. Durante questo incontro, l'assistente di Biden Jon Finer ha riconosciuto che i leader israeliani hanno paragonato "i residenti di Gaza ad animali". Ma secondo il NYT, Finer ha spiegato che i funzionari di Biden non hanno condannato questa retorica "perché stavano cercando di lavorare con il governo israeliano“. Finer ha spiegato: "Per il desiderio di concentrarci sulla soluzione del problema e non di impegnarci in un retorico botta e risposta con persone che, in molti casi, penso che tutti noi troviamo alquanto ripugnanti, non abbiamo indicato a sufficienza che rifiutavamo totalmente e non eravamo d'accordo con questo tipo di sentimenti". Esatto, non avete potuto rimproverare il governo israeliano genocida e razzista perché eravate concentrati ad aiutarlo a sterminare gli "animali" gazani“ (10.2.24). Buona notte.

(Monaco di Baviera, il 9.2.24) Lunedì, quando abbiamo mangiato con don Giuseppe, una sua frase mi ha fatto riflettere: disse che lui avrebbe subito consacrato come diacono un suo assistente pastorale (non mi ricordo bene il termine usato); io credo che la consacrazione a diacono dovrebbe davvero essere più nelle mani di un parrocco che di un vescovo. Non ritengo che la teologia e il suo studio non siano importanti, ma che per un diacono hanno un valore subordinato e di fatto è così che neppure in Italia i sacerdoti possono compiere da soli i compiti liturgici e  caritativi che competono loro e che spesso sono occupati a fare così tante cose di manutenzione degli immobili che non hanno neppure il tempo per ciò che è il cuore della loro vocazione: il sacerdozio! Sono cosciente che il tema dovrebbe essere approfondito, ma volevo almeno  accennarlo…

Andando da mia mamma ci siamo fermati a Stoccarda da David e Johanna, che ieri hanno ricevuto la loro nuova macchina, ed ora, ritornando, dal Ferdinand. Vorrei tanto che Johanna scrivesse per il mio blog uno dei  suoi bei racconti e con mia moglie una recensione di uno dei tanti libri di fantasy che leggono, ma entrambe sono prese con il loro lavoro, Johanna nell’editrice e mia moglie a scuola. Ferdinand ha ricevuto dalla professoressa un tema preciso per il suo dottorato, su una malattia rara, vicina a quella del Parkinson: MPAN, che ha a che fare con i disturbi nell’andatura che sorgono nell’età infantile o giovanile; appartiene alla famiglia delle malattie NBIA: Neurodegeneration with Brain Iron Accumulation) Dopo aver parlato della settimana con la nonna, abbiamo riflettuto anche su alcuni problemi filosofici: sulla questione della  tolleranza (Lessing, Nicola di Cusa…con ragione Ferdi dice che in certi casi la parola è legittima, senza scomodare l’idea di amore) e sulla formalità del sapere matematico…

Per quanto riguarda la nonna, non devo mai dimenticare che è una persona anziana, che si sente trattata ingiustamente (non preciso per motivi di discrezione); questa sensazione ha a che fare anche con una percezione „tunnel“ della realtà, ma non so se è il termine migliore. Vede forse con ragione una certa ingiustizia che le accade e le è accaduta nel rapporto con mio padre, ma non vede la giustizia con cui è ed è stata trattata. Quando dice che non si fida più di nessuno, compie a sua  volta un’ingiustizia. Spero che il suo cuore si calmi! Comunque ha percepito l’amore con cui l’abbiamo portata dal dottore e all’ospedale…Per amore del vero devo anche dire che mia sorella e mio cognato stanno facendo, per la gestione dell’eredità di mio padre, un lavoro che io non avrei per nulla voglia di fare…e che mia sorella si preoccupa del ‚benessere‘ di nostra mamma…

Nel Vangelo odierno (Mc 7,31-37) mi colpiscono in modo particolare tre aspetti. Gesù ha toccato con la sua saliva la lingua del sordomuto, insomma il miracolo passa attraverso la concretezza della saliva del Signore e del toccare (questo non lo dobbiamo dimenticare neppure dopo l’esperienza drammatica della pandemia) e del sospirare;  Gesù opera il miracolo guardando il cielo, che pur essendo stato occupato dall’industria aerea e missilistica, rimane un grande simbolo della presenza di Dio. Terza cosa: Gesù opera il miracolo „in disparte, lontano dalla folla“ (καὶ ἀπολαβόμενος αὐτὸν ἀπὸ τοῦ ὄχλου). Il grande tema del „segreto messianico“ e della discrezione, discrezione che cerco di tener sempre presente anche in questo diario pubblico, che vuole essere „autentico“, ma per l’appunto non indiscreto. Per obbedire a Gesù non dobbiamo fare una pubblicità dei miracoli, inclusa quella di corpi che più o meno non degenerano dopo la morte…

Trovo molto importante non solo per il luogo in cui si è attuata (e forse ancora si attua) la missione di Padre Paolo, ma per la Chiesa universale prendere sul serio il modo con cui egli si rapporta alle espressioni „dhimmi“ e „nasārā“ per i cristiani; essere i „protetti“ (dhimmi) del profeta (pace e benedizione su di lui) è uno scandalo solo per chi non ha compreso l’umiltà dell’agire di Dio. E per quanto riguarda il termine nasārā, vorrei sottolineare due aspetti. 1) Su questo punto secondo Louis Massignon, i mussulmani ci sono più vicini dei sionisti radicali, cha accusano Maria di „adulterio“, mentre la Chiesa e l’Islam difendono l’onore della vergine di Nazareth, anche se i secondi non confessano il mistero della Theotokos. 2) „Non vediamo la dolcezza della parola „Nazaret“ (da cui deriva nasārā) sulle nostre labbra come diretta contro gli ebrei; al contrario, ci parla di quei credenti: Zaccaria ed Elisabetta, Giuseppe il Giusto, Pietro di Cafarnao e di tutti coloro che seguirono Gesù di Nazaret. A Pietro viene detto in una notte difficile e dura: „Anche tu sei un seguace di Gesù di Nazaret!“ (Mt 26, 71: ⸀Οὗτος ἦν μετὰ Ἰησοῦ τοῦ Ναζωραίου·). Sul legno della croce fu scritto: „Questi è Gesù di Nazaret, Re dei Giudei“ (Gv 19,19: Ἰησοῦς ὁ Ναζωραῖος ὁ βασιλεὺς τῶν Ἰουδαίων )“ (Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, 161). 

Nel suo articolo sul „The revolutionary mindset“ (la mentalità rivoluzionaria), (9.2.24), Matt Crawford ci fa riflettere sulla rivoluzione francese come la madre di quell’atteggiamento politico e culturale che vede nell’uguaglianza (solo teorica) il criterio ultimo della giustizia, mentre, secondo me, l’uguaglianza è un’alternativa ad essa. L’uguaglianza come idea madre di élites che ritengono ogni opposizione al loro agire come criminale, che pretendono una fiducia assoluta, che non ha più nulla a che fare con le regole democratiche e se poi un popolo intero si rivolge contro di loro, allora esso viene offeso come „nazista“, „populista“ etc. In questo „revolutionary mindset“ la tolleranza stessa, che poi non è una parola così bella,  ha un limite contro le persone che le élites del mainstream ritengono non tolleranti; anche la libertà di pensiero e di esprimersi viene uccisa da tutti coloro che non sono un eccezione nel processo rivoluzionario, ma la loro incarnazione (da Robespierre a Napoleone Bonaparte ad oggi). Viene tollerato solamene ciò che corrisponde al mainstream…Poi ci sarebbe anche da approfondire l’idea che le minoranze sarebbero anche „uguali“ alla maggioranza…

„Ieri sera il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rotto gli indugi. E ha parlato in tv da solo, senza Antony Blinken, il segretario di Stato americano, che era a Gerusalemme e che aveva tentato fino all’ultimo una mediazione. Nell’intervento “Bibi” è stato molto diretto: ha rifiutato il piano di Hamas per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, ribadendo che l’obiettivo di Israele è la "vittoria totale" contro Hamas. Il premier israeliano ha anche confermato ai giornalisti di aver dato ordine all’esercito di avanzare su Rafah, dove sono ammassati i profughi palestinesi, a ridosso del confine con l’Egitto“ (Banfi versione di ieri).

L'intervista Putin-Tucker Carlson contiene un'ampia discussione su questioni che i media statunitensi, in tutto il loro spettro, hanno ignorato e sbiancato (whitewashed): -la costruzione da parte degli Stati Uniti di sistemi missilistici in prossimità della Russia; -il colpo di Stato di Maidan del 2014 sostenuto dagli Stati Uniti; -il blocco degli accordi di Minsk da parte degli Stati Uniti;-blocco da parte di USA e Regno Unito dell'accordo di pace dell'aprile 2022. Gli „stenografi“ (stenographers) dei media statunitensi hanno quindi previsto con precisione e reagito duramente a questa violazione della loro barriera propagandistica“ (. Aaron Maté, X, 9.2.24); è chiaro che Tucker Carlson è un politico che intervista politici potenti „alternativi“ (Robert F. Kennedy Jr; Javier Milei; Vladimir Putin…), per così dire, ma pur sempre potenti; detto questo è pur vero che in sé non è un peccato intervistarli, anzi corrisponde ad un’apertura di prospettiva…

„Intanto c’è chi ragiona sul merito: per un lungo periodo i produttori agricoli sono stati incalzati dalla rivoluzione e dalla riconversione verdi. Ora c’è un evidente stop di Bruxelles e delle varie nazioni, comprese Francia e Germania. Adriana Cerretelli sul Sole 24 Ore legge questo cambiamento in modo positivo: si esce dall’astrattezza e dall’utopia, per tornare con i piedi per terra. La transizione va fatta ma con realismo e gradualità. Su Avvenire Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia, teme invece che l’ondata di proteste agricole sia strumentalizzata: «Una protesta che esprime disagio profondo viene banalizzata, ricondotta a scontro tra contadini e ambientalisti, tra contadini e Unione europea»“ (Banfi, versione odierna). - L’esplicitazione di questo „disagio profondo“ è quello che se anche in modo solo frammentario sto cercando di esprimere nel mio diario, in dialogo con autori „alternativi“ (non potenti). 

Il mio diario è stato aperto per più di 1.500 volte. 

Abba nostro… 

(Casale Monferrato, il 8.2.24;  Giuseppina Bakhita) Konstanze ed io siamo stati e siamo una famiglia cristiana nella diaspora e in questo vi è una grande differenza dall’esperienza di padre Paolo Dall’Oglio, che ha fondato, in un luogo in cui vi era stato per secoli un monastero, un monastero cristiano di rito siriaco nel mondo mussulmano; la coscienza che ha Paolo del suo compito nel mondo arabo-islamico è quindi forse più grande di quella che abbiamo noi in quello secolarizzato ed in parte luterano o protestante in Sassonia-Anhalt. Ma come lui fa parte della minoranza cristiana siriaca, noi facciamo parte della minoranza romano-cattolica in Sassonia-Anhalt e proprio da qui abbiamo anche contatto con la realtà armena, di cui quella siriaca è sorella. Far parte di  quei 2% di cattolici romani in tutti i nuovi Länder, quelli che si sono riunificati dopo la caduta del muro, è un modo di vivere „quella misteriosa umiltà di Dio“ e quel „mistero dell’incarnazione nel nascondimento di Nazareth“ (cf. Dall’Oglio, Il mio testamento, 153-154); e in questo contesto di minoranza nasce nei decenni per me una certa idea ecclesiologica: noi cattolici-romani siamo „da una parte una minoranza tra i cristiani“ (155), infatti i luterani sono ca. il 14 %, dall’altra siamo „con i cristiani“ una minoranza nel contesto secolarizzato. „La Chiesa non è una comunità contro altre comunità, e tra altre comunità, ma essa è una comunità con ogni comunità e per essa“ (156) - nel ventennio che ho coordinato il profilo cristiano in una scuola fondata da un pastore luterano, Arnold Dannenmann, ho messo al servizio la mia spiritualità e la mia teologia non contro qualcuno, ma per gli allievi che ho incontrato e alcuni dei quali, una minoranza, era per l’appunto luterana o riformata ed alcuni addirittura figlia di pastori luterani, con alcuni dei quali è nata anche una amicizia fraterna. Solo nell’ultimo decennio si è rafforzata l’amicizia con un sacerdote cattolico, ma anche essa non è stata vissuta contro gli altri, ma per gli altri. E per quanto riguarda la mia persona e il mio rapporto con Gesù io mi sono sempre sentito solamente come un (!) suo piccolo amico ed anche se forse ho meno il senso profondo di Papa Francesco o di Padre Paolo quando dicono: „noi siamo peccatori  perdonati“, ciò vale anche per me! Sono un peccatore perdonato e penso che „chi perde questa coscienza diventa un peccatore molto dannoso“ (155), come avevo imparato a discernere con la meditazione del commento al Vangelo di San Giovanni di Adrienne von Speyr; per questo vado a confessarmi, anche se non in modo frequente, in modo regolare e mia moglie viene con me. Infine credo davvero che il modo con cui io ho vissuto la coordinazione del profilo cristiano della scuola e il mio insegnamento sia stata „non per il giudizio, ma per la testimonianza, e la diaconia della salvezza“ (157).

In questo senso ho preso molto sul serio il „luogo“ in cui mi trovavo ad agire e mi trovo ad agire come ci insegna a fare Gesù nel Vangelo odierno (Mc 7,24-30): alla donna di lingua greca e di origine siro-fenicia (⸂ἡ δὲ γυνὴ ἦν⸃ Ἑλληνίς, Συροφοινίκισσα τῷ γένει (di nascita)), che voleva che Gesù le guarisse la figlia „posseduta da uno spirito impuro“, Gesù rispose dapprima che è venuto per i figli di Israele e solo al cospetto della sua fede sorprendentemente umile („Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli“), le risponde: „Per questa tua parola va’, il demonio è uscito da tua figlia“ („Διὰ τοῦτον τὸν λόγον ὕπαγε, ἐξελήλυθεν ⸂ἐκ τῆς θυγατρός σου τὸ δαιμόνιον“⸃). Direi che se la politica Alice Weidel della AfD, in un suo discorso recente, diceva che  non vuole che gli anziani e i poveri tedeschi soffrano, perché il sistema sociale tedesco da troppi soldi a degli stranieri, non usa nemmeno in lontananza il linguaggio forte di Gesù: „Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini“ (Ἄφες πρῶτον χορτασθῆναι τὰ τέκνα, οὐ γάρ ⸂καλόν ἐστιν⸃ λαβεῖν τὸν ἄρτον τῶν τέκνων καὶ ⸂τοῖς κυναρίοις βαλεῖν⸃“).

Sulla santa del giorno: Giuseppina Bakhita (di Matteo Liut, Avvenire): „Violenza e riscatto, sofferenza e speranza, solitudine e comunità: l’avventura umana e spirituale di santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana morta a Schio (Vicenza) nel 1947, è una di quelle vicende che ci dimostrano come il Vangelo riesca a mettere insieme gli opposti e tracciare così la via della pace. I primi anni della sua esistenza - era nata nel 1868 in Darfur - furono segnati dalla schiavitù: tra il 1877 e il 1882 passò da un padrone all’altro, tra atroci sofferenze e umiliazioni. Venne poi comprata dal console italiano di Karthoum, Callisto Legnani, che, una volta tornata in Italia la affidò a una famiglia di amici di Mirano (Venezia), i Michieli. Divenuta la bambinaia della loro figlia, Alice, Bakhita per un periodo – mentre i genitori si erano dovuti spostare sul Mar Rosso – venne inviata assieme alla bimba nel collegio retto dalle Canossiane a Venezia. Qui conobbe Cristo, che donò una nuova luce alla sua vita. Cominciò così per lei un nuovo cammino che l’avrebbe portato alla consacrazione. Nel 1890, dopo essere riuscita a farsi riconoscere libera cittadina italiana, ricevette il Battesimo e nel 1896 emise i voti. Visse poi il suo ministero da religiosa a Schio, dove per 50 anni, dopo un inizio non facile anche a causa del colore della sua pelle e dei pregiudizi, fu un esempio di santità umile e quotidiana. Alla fine «suor Moretta» lasciò un segno profondo tra la gente: la vittima della violenza era diventata una testimone dell’amore e della pace di Dio“.

Abba nostro…

(Casale Monferrato, il 7.2.24) La frase di Padre Paolo Dall’Oglio SJ: „“Ognuno di noi (monaci del monastero di Mar Musa) è stato sradicato dalla propria radice, in un modo o in un altro. Perché questa comunità ha una missione, e noi apparteniamo alla nostra missione, non alle nostre radici“ (Il mio testamento, 150-151), dicevo questa frase è in un legame di fratellanza spirituale profonda con quella che Padre Balthasar ricordava ai suoi della Comunità di san Giovanni, riprendendo verso la fine della vita il suo libro su Reinhold Schneider: „la vita appartiene al compito (missione), non alla biografia“. Noi cristiani siamo espropriati e non possiamo che esserlo, perché „Cristo è uscito da Dio“ (cf. 150); se si prende una missione sul serio, in un paese che non è quello delle proprie radici, „esteriormente sembra aver perso“ le proprie radici, a volte la propria lingua, e la propria „biografia“, prima di quell’uscita, non c’entra, non è primaria, nel senso teologico ed ecclesiale del termine: „perché la nostra Chiesa è apostolica, non conservatrice, e il carattere apostolico ha condizioni e verità: la Chiesa apostolica non è né introversa né rigida, è fedele non solo alla sua storia, ma fedele alla storia della sua apertura, fedele alla storia del suo essere apostolica“ (151). Per padre Paolo questo ha significato un'apertura innamorata al mondo musulmano, per me a quei giovani che incontro ogni mattina e che fanno parte di una storia super secolarizzata. Non stiamo parlando di sociologia della fede, ma del cuore trinitario del mondo e di Dio, nel senso del testo che ho citato ieri notte di Padre Balthasar, di cui riprendo questo passaggio: non dobbiamo confondere „la pace di Cristo nel Regno di Cristo“ con „un’esistenza sicura nel regno di questo mondo“. Il cuore di Dio è comprensibile solamente se siamo „in uscita“. Ed essere in uscita significa per il missionario „rinunciare“ alle proprie radici e alla propria biografia. Non in modo triste: „Nella rinuncia la trasfigurazione. Chi non è pronto alla rinuncia non capirà il suo tesoro“ (Dall’Oglio, 152); questo per padre Paolo significa rinunciare ad ogni fanatismo locale, significa essere coscienti dell’essere un „gesuita universale“ (151), „riconciliare nel proprio corpo“, tutte le tensioni presenti in una certa „località“. Significa fedeltà evangelica! 

Il Vangelo odierno (Mc 7, 14-23) ci offre un criterio davvero importante: „Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui (εἰσπορευόμενον εἰς αὐτὸν), possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono (ἐκπορευόμενά⸃) dall’uomo a renderlo impuro“(15οὐδέν ἐστιν ἔξωθεν τοῦ ἀνθρώπου εἰσπορευόμενον εἰς αὐτὸν ὃ δύναται ⸂κοινῶσαι αὐτόν⸃· ἀλλὰ τὰ ⸂ἐκ τοῦ ἀνθρώπου ἐκπορευόμενά⸃ ἐστιν τὰ κοινοῦντα τὸν ⸀ἄνθρωπον; 7,15); questo non vale solo per gli alimenti: nulla di quello che incontriamo fuori dalla nostra biografia, nella missione è impuro! „Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza“ (21ἔσωθεν γὰρ ἐκ τῆς καρδίας τῶν ἀνθρώπων οἱ διαλογισμοὶ οἱ κακοὶ ἐκπορεύονται, ⸂πορνεῖαι, κλοπαί, φόνοι, 22μοιχεῖαι⸃, πλεονεξίαι, πονηρίαι, δόλος, ἀσέλγεια, ὀφθαλμὸς πονηρός, βλασφημία, ὑπερηφανία, ἀφροσύνη; 7,21-22); ho chiesto a chatgpt di tradurmi le singole parole greche, per paragonarle con la traduzione della CEI: 

-  "πορνεῖαι" - prostituzione, peccati sessuali - impurità (CEI); “κλοπαί" - furto, rapina - furti (CEI); "φόνοι" - omicidio, assassinio - omicidi (CEI);  "μοιχεῖαι" - adulterio, infedeltà coniugale - adulteri (CEI); "πλεονεξίαι" - avarizia, avidità - avidità (CEI); "πονηρίαι" - malvagità, perfidia - malvagità (CEI); "δόλος" - inganno, frode - inganno (CEI); "ἀσέλγεια" - dissolutezza, libertinaggio - dissolutezza (CEI); "ὀφθαλμὸς πονηρός" - sguardo maligno, invidia - invidia (CEI); "βλασφημία" - bestemmia, blasfemia - calunnia (CEI); "ὑπερηφανία" - superbia, orgoglio - superbia (CEI); "ἀφροσύνη" - stoltezza, follia - stoltezza (CEI). - vi è insomma una molteplicità di indicazioni, ma l’indicazione più grande è che tutto ciò viene dal cuore dell’uomo e non con il contatto con realtà impure o secolarizzate esterne all’uomo: dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini (ἐκ τῆς καρδίας τῶν ἀνθρώπων), escono i propositi di male.

Nella lettera a Trilussa di Albino Luciani/Giovanni Paolo I (1960, 1971, 13.9.1978 come papa) vi è un’indicazione molto importante, ma anche alcuni accenti che mi sono estranei. È vero che la grazia opera, ma ciò non significa che faccia tutto Dio: „ Dopo questo intervento fatto „senza di noi“, Dio ne opera altri, ma „con noi“, cioè con la nostra collaborazione“ (Edizione critica di Stefania Falasca, 59). Questa è l’indicazione importante. Se poi questa collaborazione sia „forte“ come quella di Agostino e Dante, o „sussurrata con un fil di voce“ come quella di Trilussa (cf. Nota 4, 57), secondo me è una questione di gusti, tanto più che la vecchietta di Trilussa, immagine della fede, sa anche „tagliar corto“ (55), come sa far anche Peguy. Poi proprio il „tono concitato di Agostino“ (58), che a me sembra anche molto retorica, è l’ultima cosa che davvero mi attrae nel grande padre e vescovo della Chiesa. Ed anche il dar voce alle „antiche abitudini, le ‚vecchie amiche‘“ mi irrita: „ pensa che dal momento in cui ti avremmo lasciato, quella cosa non ti sarà più permessa e quell'altra neppure, e per sempre!“  (Confessioni, VIII, 11 citate in GPI, nota 5, 58 di Stefania Falasca) - perché invero, anche secondo san Paolo (Rom7) il „vestito di carne“ o il „pungolo della carne“ non possiamo toglierlo completamente neppure dopo il battesimo: lo dico non per non fare quel lavoro che ci indica Gesù con il suo richiamo alla sporcizia nel cuore dell’uomo, ma per una sorta di realismo; io vedo che cosa succede nel cuore dell'uomo anche nel cuore di persone che pregano il rosario due volte al giorno…non siamo mai liberi dal „vestito di carne“ fino all'ultimo respiro. Non tenerne conto è una irresponsabilità educativa. 

Ritengo che per lo meno con il pontificato di Papa Francesco e con la „Laudato si’“ la questione ecologica sia da considerare un momento irrinunciabile della dottrina sociale cattolica; quindi in sé la liberazione „dell’uso di sostanze dannose per i prossimi anni, come il glifosato“ (Banfi, versione odierna), non è una notizia bella, anche se io ho una simpatia per i contadini, che comunque non possono essere identificati solo con la questione della liberazione di questi pesticidi, come il glifosato. La questione altamente ipocrita in tutto ciò consiste nel voler raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni nocive del 90% nel 2040 e continuare con politiche guerrafondaie che non sono né sociali né ecologiche. Per quanto riguarda poi l’apertura al mini nucleare non ne so proprio nulla e sono contrario a giudizi da „tuttologo“. 

Abba nostro…

(Casale Monferrato, il 6.2.24; santi martiri Paul Miki e compagni, Nagasaki (1597)) La polemica di Gesù contro il rigorismo nel vangelo odierno (Mc 7, 1-13) ha un duplice aspetto ed un „cuore“. In primo luogo la preoccupazione igienica dei scribi, farisei ed „antichi“ (rabbini) viene dichiarata per quello che è: tradizione umana, non comandamento di Dio. „Mc 7, 8⸀ἀφέντες τὴν ἐντολὴν τοῦ θεοῦ κρατεῖτε τὴν παράδοσιν τῶν ⸀ἀνθρώπων“ („trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini“).Il „cuore“ di Dio ha un nome: τὴν ἐντολὴν τοῦ θεοῦ. E questo nome si esplicita nel comandamento doppio: amare Dio e il prossimo. D’altro canto Gesù rivela che il rigorismo igienico (in questo caso) nasconde una mancanza di amore, insomma non è poi così rigoroso: invece di sostenere i genitori si fanno offerte a Dio…Oggi spesso sono i genitori che sostengono economicamente i figli, ma non si tratta solo di un sostentamento economico…quando si è alzata mia mamma ho parlato con lei e non ho scritto la meditazione…

Anche la lettera di Albino Luciani/ Giovanni Paolo I a „Maria Teresa d’Austria“ (edizione critica, 37-43) ha come tema il rigorismo nei confronti della moda e del vestirsi alla moda. Il testo risale al luglio del 1971, quindi in piena rivoluzione sessuale, ma come nota giustamente Stefania Falasca, pur essendo un testo contro il rigorismo giansenista, richiamandosi anche a Francesco di Sales, sembra essere un testo datato e „patriarcale“ (ma ovviamente vale anche per un vescovo ed un papa quello che Luciani dice della regina: „neppure da una regina si può pretendere che prevenga profeticamente i tempi“ (37); il testo è datato perché „sembra“ mancare „in queste considerazioni di carattere morale…un distaccarsi criticamente da certa mentalità patriarcale che sovente attribuisce alle donne persino la colpa di atti di violenza subiti“ (nota 14, pagina 42); ovviamente delle distanze critiche si deve dire che esse sono sempre in movimento e spesso necessitiamo di una distanza critica dalla distanza critica, come su questo tema tenta Matthew Crawford (l’autore statunitense ritiene che vi sia anche un modo esagerato e che non aiuta le donne, anzi le indebolisce, di pensare alla discriminazione della donna); mia moglie,  che non ha per nulla una mentalità patriarcale, si chiede anche il senso di un certo modo di vestirsi di ragazze e di certe foto in Instagram…anche se ovviamente una violenza sessuale non può mai venir legittimata da modi „pazzi“ di vestirsi e di fotografarsi o di condivisioni nei diversi social media. Ho parlato adesso di una ragazza, perché abbiamo un caso concreto nella scuola e non so - statisticamente - se ci sia una prevalenza di „pazzie“ (quelle che descrive Luciani) di ragazze o ragazzi, comunque sia io credo che il cuore del vangelo( τὴν ἐντολὴν τοῦ θεοῦ) debba essere salvato e non considerazioni moraleggianti, che rivelano spesso il doppio carattere messo a nudo dal Vangelo stesso…

Sui santi del giorno cito il testo odierno di Matteo Liut (Avvenire): „Se i "capricci" dei potenti mutano al mutare delle stagioni, l'amore di Dio è l'unica cosa che non delude mai. E fu proprio all'abbraccio di Dio che si affidò san Paolo Miki, mentre andava verso il supplizio che lo attendeva a Osaka nel 1597. Con lui venivano crocifissi tre gesuiti, cinque francescani missionari e 17 giapponesi terziari di San Francesco. Paolo Miki fu il primo religioso giapponese, nato a Kyoto nel 1556 e battezzato all'età di 5 anni. A 22 anni entrò tra i Gesuiti, dedicandosi da subito alla predicazione: un impegno che includeva anche il dialogo con i buddhisti, nel quale Miki si distinse in maniera particolare. Tra il 1582 e il 1584 compì una visita a Roma assieme a una delegazione giapponese, autorizzata dallo Shogun Hideyoshi. Ma fu per volere dello stesso Shogun - diventato persecutore dei cristiani per motivi politici e culturali - che Miki fu arrestato nel dicembre 1596 a Nagasaki e ucciso poche settimane dopo. Le sue ultime parole furono pronunciate a latino: nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito“.

Per quanto riguarda la questione della legge padre Paolo Dall’Oglio dice, come al solito, cose molto sagge: „la legge è una garanzia per l’individuo“ (148), non è l’aspetto centrale della civiltà umana, ma è un aspetto di essa. Ed a livello di democrazia reale è „una garanzia della sicurezza delle persone“ (molto interessante è la tensione tra individuo e persone); questo vale per lui sia a livello ecclesiale che a  livello civile (anche in una società di schiavi la legge è stata una garanzia per lo schiavo). Vi è anche una dimensione della legge ecclesiale legata ad una località, senza per questo esagerare nella sovra accentuazione del valore della territorialità; per parafrasare una frase di padre Paolo: alla parrocchia di Sant’Elisabetta di Gera non appartengo perché è speciale, ma perché Eisenberg appartiene ad essa. Ci sarebbe anche da approfondire tutto ciò che padre Paolo dice sui temi: località, universalità, cattolicità ed ecumenicità; i consigli che da sono molto saggi (cf.148-149). Sia per l’accoglienza del rito locale, sia per il rapporto „con gli uffici romani competenti“ (148), sia  per la „cura pastorale di Pietro“ (149), sia per il rapporto ecumenico; lo riassumo a mio modo: pneuma ed istituzione sono una polarità feconda ed una garanzia di non seguire solo se stessi! Da Balthasar imparai che lo Spirito Santo è la Persona che feconda entrambi gli estremi dei poli: istituzione e spirito! VSSvpM! 

Abba nostro…

(Pomeriggio/Sera) Sono stato contento di aver portato mia madre dalla dottoressa e ancor di più che mia moglie sia stata presente, perché mia mamma avrebbe taciuto alcuni sintomi che ha da mesi; questo ha permesso alla dottoressa di farsi un’idea più precisa di ciò che potrebbe avere la sua paziente; ci ha mandato all’ospedale per una radiografia urgente al torace, che grazie a Dio non ha rivelato nulla che già non sapessimo; dopo le ha dato una cura da fare, anti-infiammatoria (per quattro giorni) e antibiotica (per otto giorni) e alla fine di essa vedremo se ha avuto successo o se saranno necessarie nuove analisi di sangue, etc.  - Abbiamo chiarito le questioni ereditarie. 

"Tommaso, tu hai messo il tuo dito nel mio cuore aperto: anche la tua anima ha sentito cosa significa: Io sono mite e umile di cuore? L'hai indovinato, discepolo, questo segreto più intimo del mio cuore, che è veramente vicino al mio cuore e lo riempie fino all'orlo? Se l'aveste capito, amici, camminereste allora lungo l'eterna strada di Emmaus con lo spirito stordito e in una cupa tristezza, scervellandovi sul perché io abbia dovuto soffrire e morire, sul perché il mio regno non appaia, sul perché la vostra speranza - la vostra speranza infantile - si sia rotta come un giocattolo e, poiché non potete smettere di ripararla ogni giorno, si rompa ogni giorno di più? Ecco, io stesso spezzo la vostra speranza per il regno che presto verrà, per i troni a destra e a sinistra, per i troni di splendore, per una Chiesa vittoriosa, che regna sulle nazioni dal sorgere del sole al suo tramonto, per quella che voi chiamate la pace di Cristo nel regno di Cristo, e che invece è solo il vostro desiderio di riposo e di un'esistenza sicura nel regno di questo mondo“. (Hans Urs von Balthasar, Cuore del mondo).

(Casale Monferrato, il 5.2.24) L’uccello che saluta l’alba è l’usignolo, mi  ha detto mia mamma - un po’ mi sono vergognato, perché almeno lui lo avrei potuto riconoscere. Mi ha anche raccontato che, secondo lei, gli uccelli, per via della crisi climatica, non cantono più così allegri come una volta. 

Ieri ho incontrato una ex allieva, G.C., che non vedevo dal tempo in cui lavorai al Liceo canina, quindi dagli anni 80; è sposata ed ha una figlia, mi ha fatto vedere un luogo dove si poteva fotografare il Monviso al tramonto e poi siamo andati in un bar: il dialogo era subito „intimo“ e per questo non ne parlo qui nel dettaglio per discrezione, ma è come se ci fossimo visti poco tempo fa; tra le cose che mi hanno impressionato del suo racconto c’è stata la descrizione di un sacerdote di CL qui a Casale, don Marco P., che ha accompagnato fino alla morte sua sorella, con una generosità e una fede davvero straordinaria…


Foto del Monviso da Treville Monferrato 

Il Vangelo odierno (Mc 6, 53-56) è fondamentalmente un „riassunto“ di quanto abbiamo letto in questi ultimi giorni: si vede un Gesù in azione: predicatore, taumaturgico, medico ed esorcista; un Gesù che incontra tantissima gente. 

Le pagine odierne (145-147) del „testamento“ di Padre Paolo pongono la questione dell’identità in modo tale che sono un grande aiuto per comprendere lui, ma anche me (mutatis mutandis e non poco) ed è bene rifletterci su a cinque anni di distanza dalla dichiarazione della fratellanza universale (4.2.2019), firmata ad Abu-Dhabi dal grande Imam Al Tayeb e da Papa Francesco. In primo luogo il vero e primo „fratello universale“ è Gesù stesso, che chiama se stesso „Figlio dell’uomo“. Su questa via si pongono Charles de Jesus, Padre Paolo e molti altri: il cuore di Gesù è universale, ma ha raggiunto la sua universalità nel luogo preciso del suo percorso terreno, prima in modo nascosto a Nazareth e poi percorrendo la via che lo ha portato a Gerusalemme, una via che aveva già percorso come dodicenne. Padre Paolo è stato accusato di essere in Siria per una nuova forma di „colonialismo“, lui non si lamenta di ciò, ma vuole capire „gli elementi sulla scena“, perché in essi vi sono momenti di verità. Lui non è un liberale e il suo universalismo non è quello liberale, ma ha un nome ben preciso: „civiltà araba-islamica-cristiana-ebraica“ (145) e per far questo bisogna evitare ogni forma di „omogeneizzazione“, che scambia la forma latina o occidentale di essa con la prima forma di universalità „nel cuore universale di Gesù“ (la seconda si realizza nella prima, ma non nella modalità dell’identità; il ConcilioVaticano II è un punto di non ritorno della comprensione della Chiesa). - In questi venti anni in Sassonia-Anhalt sono stato accusato una volta da un pastore protestante di volere, con il mio preside di allora, „ricattolicizzare“ la regione, invero era un’accusa ridicola, ma simile a quella di „colonialismo“ e con un momento di verità. Di fatto io penso davvero che „extra ecclesia, nulla salus“, ma non ritengo che questa frase debba essere intesa in modo integralista ed esclusivo, ma „integrale“ (cfr. Balthasar, Gloria III, introduzione) ed inclusivo. Per quanto riguarda la nostra regione c’è stato un vero e proprio „colonialismo“ tedesco-occidentale a livello di cattedre universitarie (cfr. Dirk Oschmann, L’est: un’invenzione tedesco occidentale“) e non solo; io me ne sono accorto pian piano e questo ha cambiato anche il mio modo di vivere l’appartenenza a CL che ho trovato sempre molto „omogeneizzante“; all’inizio abbiamo proposto tutti i gesti di CL, ma non hanno fatto radici, forse perché sono stati intesi come modalità omogeneizzante - ne ho parlato a lungo con Konstanze oggi alla colazione; ho fatto conoscere il nostro don Andreas ai sacerdoti della san Carlo, ma non è mai nato nulla di stabile, pur con qualche gesto generoso. Sia nella scuola che nella parrocchia ho cercato di prendere sul serio il „locale“, senza perdere l’universale, ma senza neppure costringere il „locale“ in universale omogeneizzante; la priorità dell’universale non „tollit“ il locale, ma „perficit“ esso, se sa davvero incontrare la diversità. L’unico gesto in cui ciò è riuscito è il „Fondo papa Francesco“ sostenuto da Support International e.V. (un fondo con cui aiutiamo i poveri della nostra scuola). Una tale mediazione deve sostenere la tensione tra universale e locale ed evitare ogni forma di imperialismo culturale (cf. 147). 

Delle notizie delle ultime due versioni di Banfi ho scelto le seguenti: „Fermissimo appello contro l’antisemitismo di Papa Francesco… stupenda intervista ad Avvenire di monsignor Paolo Martinelli a cinque anni dalla firma del Documento della Fratellanza universale. Martinelli dice che il Documento andrebbe ripreso in tutte le scuole, riportando il tema educativo al centro“ (Banfi) - io ripreso nel mio insegnamento di religione questo documento. E sono contrario, per i motivi sopra esposti sulla „civiltà araba-islamica-cristiana-ebraica“ contrario ad ogni forma di antisemitismo. Non ritengo, però, la „lettera transatlantica“ una tale forma: „800 funzionari europei e americani si sono uniti per la prima volta nella pubblicazione di una «lettera transatlantica» in opposizione alle politiche dei loro governi nella guerra di Israele contro Hamas a Gaza“ (Banfi). Per quanto riguarda Gaza la situazione rimane drammatica: „Il cessate il fuoco tanto atteso dai due milioni di palestinesi di Gaza si allontana. Secondo fonti arabe, i leader di Hamas, dopo un aspro confronto interno, sono orientati a respingere l’accordo che aveva portato a scrivere la bozza di Parigi. Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu, incalzato dai suoi stessi alleati, ha chiarito subito che Israele non accetterà l’accordo ad ogni costo. Secondo il Jerusalem Post, Hamas intende chiedere a Israele di liberare un maggior numero di detenuti palestinesi“ (Banfi). Infine il pericolo dell’espansione del conflitto non è solo una possibilità, ma realtà: „I ribelli yemeniti Houthi hanno dichiarato di voler rispondere agli attacchi aerei di Stati Uniti e Gran Bretagna, dopo i bombardamenti alleati nella notte di domenica. Mohammed Al Bukhaiti, leader degli Houthi, ha detto che “l’aggressione anglo-americana contro lo Yemen non resterà senza risposta”“ (Banfi) - Davide contro Goliath, manda i suoi saluti. 

Abba nostro…

(Casale Monferrato, il 4.2.24; quinta domenica del Tempo ordinario, ciclo B) il canto di un uccello, che purtroppo non ho saputo identificare, ha allietato le prime ore dell’alba, che verso sud-est, 116esimo grado, aveva dei colori molto belli, tendenti al rosso. Poi si è alzata mia mamma ed abbiamo parlato a lungo di alcune cose (economiche famigliari) che la preoccupano e che conoscevo da ciò che mi racconta al telefono, ma è sempre meglio in presenza, anche perché ho visto che ha un certo tremito al braccio sinistro, tremito che mi ha ricordato la sua persona nella sua interezza e non solo le cose che dice; ho mandato i risultati del sangue di mia mamma a Ferdinand, che in primo luogo era curioso di cosa dirà il medico di mia mamma martedì, ma ha analizzato, con un linguaggio medico che comprendo solo passivamente, il valore troppo alto del colesterolo LDL, che dipende da una malattia di base o dai medicamenti; mentre il colesterolo HDL può essere anche un po’ alto, perché ha una funzione difensiva, quello LDL deve essere abbassato, curando la malattia di base (forse riguardante una disfunzione dei reni, cosa che corrisponderebbe ai dolori che ha mia mamma; o della ghiandola tiroide), perché potrebbe avere delle conseguenze anche per il cuore…mia mamma vuole rimanere nella sua casa, ed ha persone sufficienti che l’aiutano, almeno fino a quando le funziona la testa…La prima impressione che mi ha fatto al mattino presto non era molto bella, ma dopo la sua ginnastica e dopo il dialogo con noi mi è sembrata ancora abbastanza viva ed attiva, anche se non è venuta alla Santa Messa; don Giuseppe mi ha dato il Santissimo (Gesù!), che le ho portato a casa…poi andiamo in un locale a mangiare…


Mia mamma 

Dalla lettura di Giobbe (7, 1-7), che tra l’altro è usata nel Rito dell’Unzione degli infermi,  la frase: „notte di affanno mi sono state assegnate“ mi sembrava adeguata per spiegare la prima impressione che mi aveva fatto mia mamma. Della lettura di san Paolo (1 Cor 9, 15-23) vorrei sottolineare solamente la frase: „Annunciare il Vangelo…è una necessità che mi si impone…annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto (ἐξουσίᾳ) conferitomi dal Vangelo“ (ἐὰν γὰρ εὐαγγελίζωμαι…ἀνάγκη γάρ μοι ἐπίκειται…ἵνα εὐαγγελιζόμενος ἀδάπανον (gratis) θήσω τὸ εὐαγγέλιον, εἰς τὸ μὴ καταχρήσασθαι τῇ ἐξουσίᾳ μου ἐν τῷ εὐαγγελίῳ). Del Vangelo sottolineerei quello che sottolinea una nota al libro di Giobbe a cura di Ravasi: „l’avversione di Gesù verso il facile: “Tutti ti cercano“ (Πάντες ⸂ζητοῦσίν σε⸃). A questa superficialità Gesù risponde con un: „Andiamocene altrove“ (Ἄγωμεν ⸀ἀλλαχοῦ). 

Con chiarezza contro ogni forma di „cristianismo“ (nostalgia delle glorie di Costantino ed Elena), ma senza ritenere che la dimensione della civiltà cristiana non sia importante, padre Paolo Dall’Oglio ci ricorda, che „i cristiani hanno contribuito all’ascesa della civiltà araba a Damasco, Baghdad, in Andalusia e Sicilia“, insomma ciò che dobbiamo comprendere è che „la civiltà araba islamica sia una civiltà araba-islamica-cristiana-ebraica“ (Il mio testamento, 142). È chiaro che si tratta di una civiltà che ha creduto in Gesù, non in se stessa, ma che sa che ogni forma di evangelizzazione ha anche una sua dimensione di cultura e civiltà (se non vuole essere del tutto rozza, che non è un sinonimo per semplice). Il cristianismo non è una soluzione, perché non corrisponde alla logica di amore integrativa del Logos universale e concreto, non perché sia una „civiltà“. 

Sia nella lettura citata sopra di san Paolo sia in una pagina del viaggio in Italia di Goethe, 29.9.1786 la parola „necessità“ (ἀνάγκη, Notwendigkeit) viene usata non come contraria a „gratis“ (ἀδάπανον, umsonst), ma ad „arbitrio“. Per i veneziani Venezia è una necessità, non un arbitrio o „divertimento“: si annuncia il Vangelo o si abita una città per „il senso necessario dell’essere“(Ulrich), non per divertimento o per propria iniziativa (ἑκὼν). La parola tedesca Notwendigkeit si potrebbe tradurre: ciò che volge, supera il bisogno! 


Konstanze, vicino al fiume Po

Abba nostro…

(Stoccarda-Feuerbach, Moxy Hotel, il 3.2.24; san Blasio di Sebaste in Armenia, martire 316) Sono molto devoto a san Blasio, sia per un’operazione che la mia Johanna ha avuto da bambina alla gola (nel suo giorno si benedicono le gole dei credenti con due candele incrociate), sia perché armeno. Ieri Renato mi ha rimandato un articolo in cui parla di una giornalista russa, Galina Staravojtova, che diede la vita per la libertà degli armeni. Gloria… PS „…san Biagio, martire e vescovo di Sebaste, vissuto tra il III e il IV secolo: a lui è affidata la protezione dai mali della gola. Una devozione che deriva da un episodio della sua biografia: egli, infatti, avrebbe guarito miracolosamente un ragazzo (o un giovane) al quale si era conficcata una lisca di pesce proprio in gola. Secondo l’agiografia Biagio era un medico, divenuto poi vescovo; venne arrestato, torturato e ucciso nel 316 durante una persecuzione scoppiata a causa di alcuni contrasti tra gli imperatori Costantino e Licinio. Le reliquie di san Biagio sono custodite nella Basilica di Maratea (Potenza), dove arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea assieme a un carico partito da Sebaste e diretto a Roma“ (Matteo Liut, Avvenire).


Il lunedì, quanto ritorniamo a scuola devo tenere una meditazione sull’amore cristiano, e non ne ho tanto voglia, perché in vero l’amore o accade oppure le parole non servono proprio a nulla. Forse dirò solo questa frase! Tanto più che non so quante persone si accorgano quando l’amore gratuito accade.

Il Vangelo di oggi (Mc 6,30-34) contiene la bella frase: „καὶ ἐξελθὼν ⸀εἶδεν πολὺν ὄχλον, καὶ ἐσπλαγχνίσθη ἐπ’ ⸀αὐτοὺς ὅτι ἦσαν ὡς πρόβατα μὴ ἔχοντα ποιμένα, καὶ ἤρξατο διδάσκειν αὐτοὺς πολλά“ (sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione (ἐσπλαγχνίσθη) di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare loro molte cose). La prima persona a cui ho pensato leggendo questa frase, pur con tutti i suoi limiti, è don Andrea! Vive davvero il suo sacerdozio, non come un burocrate, ma come uno che ha compassione delle persone che gli sono state affidate. 

Ho ripreso in mano il testamento spirituale di Padre Paolo Dall’Oglio SJ ed ho trovato una pagina sull’identità che mi aiuta tanto; all’inizio della mia permanenza in Germania anch’io ho cercato di parlare solo in tedesco e leggere solo cose tedesche (giornali, libri… ho letto tantissimo Goethe), così come lui fece con l’arabo; con l’entrata in Facebook ho ripreso a coltivare l’italiano e forse questo è il motivo per cui scrivo i diari in italiano. Ma c’è un motivo ancora più profondo, anche se non accade nella radicalità che accadde a padre Paolo, che fu espulso dalla Siria e che quindi disse di sé: „non sono un arabo, solo uno strano straniero…sono uno straniero da cacciare…conosco la loro lingua meglio di loro ed insegno a loro e ai loro figli la loro lingua e la loro storia, che conosco meglio di loro. I miei sentimenti sono più profondi dei loro. E forse basta questo per espellermi“ (Il mio testamento, 138-139). Sono da decenni in Sassonia-Anhalt ma sono rimasto ai più solo uno „strano straniero“ (io non so il tedesco così bene come Paolo conosceva l’arabo), ma va bene così. - Per quanto riguarda la questione del carisma, della spiritualità e della storia, Padre Paolo scrive delle cose che dovrebbero essere meditate per giorni: „Sono spirituale e storico, due facce della stessa medaglia…siamo contingenti, l’uomo è accidentale“ (140) - io sono un italiano residente all’estero, e precisamente in Sassonia-Anhalt, con la  parrocchia in Turingia. Il rapporto profondo con le mie sorelle e i miei fratelli della fraternità di CL si è perso, perché non comprendono la mia contingenza, che non è la loro! E per quanto riguarda sia CL che la Chiesa va detto: „ma ciò che è importante nella coscienza del discepolo è saper distinguere tra ciò che è fonte {κατὰ πνεῦμα} {che cosa è fonte in Balthasar, Giussani, Ulrich…?}, per così dire, ciò che sta alla base dell’esperienza spirituale, sebbene sia sempre vestito di un corpo umano e storico, e ciò che è il corpo storico di un carisma“ (140). Tutto è grazia in Balthasar, Adrienne, Giussani, Ulrich…, anche la loro storicità, ma „ciò non toglie che sia un aspetto storico“, diverso dal mio e che la grazia per me si gioca nella mia contingenza, non nella loro! Nell’insistenza sulla biografia di un autore si „cerca di rendere assoluto quello che è in essa contingente“; questo non serve proprio a nulla, se non a strappare lacrime, se non al sentimentalismo! Balthasar, Giussani ed Ulrich sono morti „secondo la carne“ (κατὰ σάρκα)! Solo il Signore, „danza nella piazza della storia con gioia“(141)! Nell’attaccamento biografico non vi è alcuna gioia, solo sentimentalismo selettivo! Solo Cristo può incoronare il tempo, non abolirlo, perché è la „pienezza del tempo“! Una pienezza che sa unire le due dimensioni: κατὰ πνεῦμα e κατὰ σάρκα (cfr. Rom 1, 3-4: … 3περὶ τοῦ υἱοῦ αὐτοῦ, τοῦ γενομένου ἐκ σπέρματος Δαυὶδ κατὰ σάρκα, 4τοῦ ὁρισθέντος υἱοῦ θεοῦ ἐν δυνάμει κατὰ πνεῦμα ἁγιωσύνης ἐξ ἀναστάσεως νεκρῶν, Ἰησοῦ Χριστοῦ τοῦ κυρίου ἡμῶν (…che riguarda il figlio suo, nato dal seme (ἐκ σπέρματος) di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità ,in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore). 

Sono grato a Stefania Falasca che mi ha fatto comprendere un’analogia tra G.K.Chesterton (1874-1936) e Giovanni Papini (1881-1956) (cfr. „Illustrissimi“, edizione critica, nota 6, pagina 32), il cui libro su Gesù era letto ed amato da mio suocero e che credo di aver citato qualche tempo fa in un contesto sbagliato o unilaterale), nella mediazione di san Giovanni Paolo I. Un Giovanni Papini molto simile, nella sua dimensione critica, a Paul Kingsnorth: ha capito così presto il „distopico miraggio“ della „macchina“, che sta compiendo un vero e proprio „genocidio culturale, trasposizione tra mezzi e fini e che ha permesso alla merce e alla tecnica di applicare il motto per cui le cose che possiedi alla fine ti possiedono“ (ibid.). Questo vale in primo luogo per lo smartphone, per quanto esso sia utile e mi permette qui nell’atrio dell’hotel di sentire Johannes Brahms suonato da Koroliov, invece che la musica di sottofondo dell’hotel. Giovanni Paolo I tempera la radicalità della critica di Papini, senza tradirla, quando scrive „in altre parole il progresso con uomini che si amino, ritenendosi fratelli e figli dell’unico Padre Dio, può essere una cosa magnifica. Il progresso con uomini che non riconoscono in Dio un unico Padre diventa un pericolo continuo“ (31). E il pericolo viene nominato da GPI in modo del tutto preciso: „missili, armi batteriologiche ed atomiche, l’attuale processo di inquinamento“; le profezie della pace ed ecologiche di Papa Francesco non nascono dal nulla! Chesterton aveva compreso la distopia in atto già nel 1909, quando scrisse: „cominciate con lo spezzare la croce e finite con col distruggere il mondo abitabile“ (30). Cominciate a non comprendere più il mistero dell’amore gratuito crocifisso e distruggerete il mondo abitabile! 

Abba nostro…

(2.2.24; Presentazione di Gesù in tempio) „Lc2,34καὶ εὐλόγησεν αὐτοὺς Συμεὼν καὶ εἶπεν πρὸς Μαριὰμ τὴν μητέρα αὐτοῦ· Ἰδοὺ οὗτος κεῖται εἰς πτῶσιν καὶ ἀνάστασιν πολλῶν ἐν τῷ Ἰσραὴλ καὶ εἰς σημεῖον ἀντιλεγόμενον…“ („Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: „ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione (σημεῖον ἀντιλεγόμενον)…“).Questo essere un σημεῖον ἀντιλεγόμενον non deve essere confuso con quegli „impeti momentanei“ che sono oggetto del „temperamento“, come scrive Arnold Schönberg, di cui ricorre nel settembre di quest’anno il 150esimo anniversario della sua nascita, ad Arthur Nikisch, il 31.1.1914, in occasione della rappresentazione della sua sinfonia da camera nel Gewandhaus a Lipsia, in cui siamo stati ieri per un concerto dedicato a lui e a Mozart. Ma ritorniamo al passo del Vangelo, sul concerto scriverò poi alcune righe. Nella festa odierna ricordiamo che „Gesù viene condotto al tempio per essere ‚riscattato‘: infatti, in memoria della liberazione della schiavitù d'Egitto, ogni primo maschio ebreo era consacrato al Signore (cfr. Es13,2) e la famiglia lo riacquistava al suo interno attraverso un'offerta che anche Maria e Giuseppe presentarono ai sacerdoti nel tempio gerosolimitano (come prescrive Lv 5,7; 12,8)“ (nota a cura di Maggioni). Mi ricordo che quando siamo andati ad Altötting a chiedere la nascita di Johanna e Ferdinand, interiormente, pensando a questa usanza, consacrai i nostri figli in spe a Gesù e a Maria. Johanna è sposata, nella sua casa vi è un piccola statua di Maria di Altötting, vicino alla quale mise un biglietto per la situazione non bella in ufficio, che si  era verificata qualche mese fa, perché questa tensione passasse; insomma, pur in tutto il suo essere anche figlia del suo tempo, Johanna ha in sé questi germi di appartenenza cristiana; per quanto riguarda Ferdinand, non mi sembra che il Signore lo chiami al cammino dei consigli evangelici, ma anche in lui il germe di quella consacrazione ad Altötting è senz’altro presente. E io credo che ci sia anche una consacrazione normale, e non solo quella specifica dei consigli evangelici. Perché tutti siamo chiamati ad essere „ luce per rivelare alle genti Dio“(φῶς εἰς ἀποκάλυψιν ἐθνῶν). E in questo compito è certamente compreso anche quel essere un σημεῖον ἀντιλεγόμενον.

Due immagini di Konstanze mi sono rimaste impresse in questi giorni (a parte il coraggio che ha quando non sta bene), da una parte come a lei faccia davvero piacere preparare una bella lezione di storia o di matematica per i suoi ragazzi nella scuola. Dall’altra il suo volto triste quanto mi ha detto che non sa se ce la farà ad essere nella scuola senza di me, cioè quando andrò in pensione. Noi, credo, abbiamo fatto un grande servizio a questa scuola (ovviamente anche la scuola ha fatto un servizio a noi). Ma, ovviamente chi decide alla fine è Dio, sarebbe bello avere anche avere degli anni comuni per non fare solo scuola, per cui io penso anche a lei, penso anche per lei questa possibilità, che vorrei realizzare per me, di non lavorare fino alla data stabilita dallo Stato (1935, per quanto riguarda Konstanze). Questa data è frutto di considerazioni solo economiche di gestione della vita e ovviamente senza l'economia non è possibile gestire una famiglia, ma questo non può essere il criterio ultimo delle decisioni (tanto più che con l’eredità del papà ci possiamo permettere qualche libertà). Ho trovato qualche giorno fa una frase di J.L. Borges, che mi ha fatto riflettere: „Se potessi tornare indietro nella vita prenderei pochissime cose sul serio. Correrei più rischi, farei più viaggi, guarderei più tramonti“. 

Non so se la sinfonia da camera di cui parla Schönberg a Nikisch nella lettera sopra citata si riferisca alla prima o alla seconda; ieri, sotto la direzione di Antonello Manacorda, sono state rappresentate entrambe. Della seconda Alban Berg dice che „è tra le cose più belle composte da Schönberg“; a me sono piaciute entrambe, ma forse la seconda ancora di più e le ho trovate belle, come trovo bello un dipinto di Lyonel Feininger, anche se in esso è stata scomposta l’oggettività delle cose (cfr. Libretto introduttivo al concerto, che alla pagina 19 fa vedere un dipinto di Feininger del 1913, intitolato „Case alte II“, chi ha scritto il libretto paragona la soluzione pittorica alla soluzione delle strutture tonali classiche compiuta da Schönberg. Queste forme di „soluzione“ e di „contrappunti“ si trovano anche in Mozart, del quale sono state rappresentate ieri la sinfonia in g-Moll (sol-minore) e quella e quella in C-Dur (do-maggiore; Jupiter), entrambe famosissime; in primo luogo la musica, ma anche la coscienza di essere in un luogo, la Gewandhaus, in cui era presente Mozart stesso e con una grande tradizione musicale (sebbene non specializzata in Mozart), mi hanno donato una grande gioia. Avevamo due posti nella „Orgelempore“ (entrata K, 4, 11), grazie a Dio c’erano anche posti liberi, così si poteva stare proprio comodi e potevamo guardare in volto il direttore di orchestra, che aveva una mimica molto divertente!  PS trovo la struttura architettonica attuale della Gewandhaus molto piacevole, perché non mi crea quello stato di disagio che ho quando nella sala ci sono degli abissi verso il basso. 


La Gewandhaus vista dai nostri posti


Antonello Manacorda 


Ovviamente non ho un giudizio sintetico su tutto ciò che fa la Chiesa cattolica qui in Germania, ma certo è che non la sento profetica per quanto riguarda la pace e per quanto riguarda le narrazioni usate per comprendere la nostra realtà, qui in Germania ed in Europa.

Alla fine Giorgia Meloni (insieme a Emmanuel Macron, sottolinea il giornale della Stellantis) ha ottenuto un mezzo miracolo: Viktor Orbán, nonostante i suoi ottimi rapporti con Mosca, ha ceduto ed ha acconsentito a spedire gli aiuti all’Ucraina per 50 miliardi. Le condizioni ottenute dal premier ungherese non sono proibitive. La Ue dovrà fare un resoconto periodico che verrà esaminato congiuntamente. Semmai il risultato ottenuto da Orbán è politico: esce dall’isolamento ed entra nell’Ecr, il raggruppamento dei Conservatori europei (finora era stato nei Popolari, con cui c’erano enormi tensioni), di cui Meloni è leader indiscusso. Ancora una volta la nostra premier raccoglie un successo internazionale, mediando fra la destra populista e gli interessi occidentali. L’Europa salva la faccia, anche nel giorno turbolento delle proteste dei trattori, trovando un’unità che alla vigilia appariva quasi impossibile. Kiev ringrazia: la prima tranche di 18 miliardi di aiuti arriverà a marzo. Il tempo dirà se la fermezza della solidarietà europea, in un momento delicato di stanchezza nei confronti dell’Ucraina, potrà affrettare la pace. Anche considerando le voci su un pressing americano per fermare la situazione allo status quo dei territori conquistati finora dalla Russia“ (Banfi, versione odierna).  - Quella che Banfi chiama „fermezza della solidarietà europea“, che affretterebbe la pace, è un’azione criminale, che non affretterà, secondo la mia narrazione, la pace, ma aumenterà il dolore e la morte. Penso che vi sia nel mondo cattolico italiano e tedesco, espresso simbolicamente da questo concetto della “fermezza della solidarietà europea“, l’assoluta incapacità a comprendere il giudizio che ho citato ieri di Matt Crawford, che egli riferisce a Legutko e N.S. Lyons: „la tendenza intrinsecamente totalitaria del regime che si definisce democrazia liberale, che attualmente sta venendo a galla“, per esempio nella decisione sui 50 miliardi per Kiev, che non aiuteranno l’Ucraina né la „profezia della pace“ (PapaFrancesco), al massimo la carriera internazionale di Giorgia Meloni.


Abba nostro…

(1.2.24) Vorrei rinviare alla meditazione di ieri notte sull’atteggiamento di Rosmini nei confronti del suo vescovo. Ho fatto un paragone con una situazione attuale. Il tema sui cui discutevano i due allora era se un sacerdote, che era anche rettore di un istituzione ecclesiale, potesse o meno entrare nella congregazione fondata da Rosmini o se fosse meglio che rimanesse sacerdote secolare, in diretta dipendenza dal vescovo stesso…

Il Vangelo  odierno (Mc 6,7-13) fa vedere che Dio invia i suoi discepoli a due a due (δύο δύο) per continuare la missione di Gesù ed investiti con la stessa sua autorità (ἐξουσίαν), anche quella di scacciare gli spiriti impuri: „Mc 6, 7καὶ προσκαλεῖται τοὺς δώδεκα, καὶ ἤρξατο αὐτοὺς ἀποστέλλειν δύο δύο, καὶ ἐδίδου αὐτοῖς ἐξουσίαν τῶν πνευμάτων τῶν ἀκαθάρτων…“(Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro il potere sugli spiriti impuri…)“. Ecco anche noi, Konstanze ed io, siamo qui  δύο δύο. Ti prego di liberarla dai dolori che in alcuni giorni sono molto forti, come ieri, quando ha dovuto stare a lungo seduta per preparare le lezioni. L’ho benedetta con una reliquia che abbiamo della piccola Teresa. Per quanto riguarda la povertà (un bastone, una tunica, un paio di sandali), che Gesù prevede durante la missione, ovviamente non corrisponde al nostro stato (mi ha fatto pensare al modo con cui Padre Servais mandava in giro i suoi giovani della Casa Balthasar, per un certo periodo di prova, se mi ricordo bene solamente con un biglietto ferroviario di ritorno); facciamo parte dei gruppi più ben pagati  in Germania, anche se ovviamente il finanziamento dello studio di medicina di Ferdinand in Germania, che facciamo con convinzione e gioia, non è economicamente indifferente; ed ora con la prima parte dei soldi dell’eredità di papà siamo davvero in una situazione confortevole…allo stesso tempo l’estraneità, in modo particolare con alcuni dei colleghi giovani sta crescendo e i ragazzi a scuola, sono nella maggioranza bravi, ma ve ne sono anche alcuni, dominanti, che sono del tutto fuori controllo emozionale, così che leggo con sollievo la frase di Gesù: „se in quel luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi (ἐκτινάξατε τὸν χοῦν τὸν ὑποκάτω τῶν ποδῶν) come testimonianza per loro“. La nota commenta: „ il gesto di scuotere la polvere dai piedi era compiuto dai Giudei quando lasciavano un territorio pagano per non contaminare il suolo sacro di Israele. Esso significa quindi per i Dodici (δώδεκα) dichiarare quel luogo pagano, escluso dalla comunità del „vero“ Israele, formata da chi accoglie l'annuncio di Gesù“. Ovviamente bisogna stare attenti con l'uso simbolico di questo gesto. Dobbiamo mantenere nel nostro cuore sempre una speranza per tutti, non irrigidirsi nelle proprie posizioni, perché anche per noi vale che non abbiamo sempre ragione. Abbiamo ragione solamente quando testimoniamo Cristo, non quando testimoniamo solo noi stessi. Allo stesso tempo, però, deve esserci davvero una libertà nei confronti dei criteri pagani con cui alcuni alcuni colleghi si pongono nella scuola, nei confronti degli altri colleghi e dei ragazzi. 

Questa mattina alle undici ho un’appuntamento dalla previdenza sociale per chiarire i termini del mio poter andare in pensione già nell’estate del 2025. La mia data di pensione regolare sarebbe il primo Agosto del 2026, ma mi è stato riconosciuto un anno di servizio civile (cosa che forse non ha alcuna importanza) e così voglio chiarire cosa questo riconoscimento significhi per il mio andare in pensione; poi se ho capito bene c’è anche la possibilità di andare in pensione prima, per esempio nella data da me desiderata, e continuare a lavorare; ho chiesto a don Andreas di venire con me, perché non sono sicuro di capire tutto ciò che mi diranno; Konstanze è a scuola ed io stesso ci vado e poi ritorno per l’ultima ora per consegnare le pagelle del primo semestre scolastico…

Ieri mia nipote Erika, la figlia di mia sorella, e prediletta del nonno, ha ottenuto la sua seconda laurea, la prima era in giurisprudenza e ieri in storia, con 110/110 cum laude…

"Discorso d’odio" (Hassrede) è un termine di gomma e inadatto a qualsiasi analisi politica. È stato adottato da un certo ambiente accademico statunitense politicamente corretto per censurare e criminalizzare le opinioni dissenzienti. Da allora, tutto ciò che non piace al campo egemonico viene classificato come discorso d'odio, un'accusa tanto concreta quanto "cospirazione contro la classe operaia" o simili. Si tratta di un termine che sa di accampamento, di denuncia e di processo. Per inciso, questo qualcosa di spugnoso è solitamente associato a dichiarazioni (vere o presunte) discriminatorie e razziste o alla "misantropia di gruppo" (non meno pudica). Nulla di tutto ciò gioca il minimo ruolo nel discorso di Weidel. Il discorso di Weidel contiene invece una valutazione fattuale della situazione in cui una politica pseudo-umana (in realtà disumana) di stupidità storicamente singolare ha portato questo Paese (e, come austriaca, devo sottolineare con rabbia: i Paesi vicini). Se questo dovrebbe essere odio: Che cos'è allora la costante agitazione dei "benpensanti" contro i loro critici?“ (Bettina Gruber, X, 31.1.24) - dopo aver ascoltato il discorso della politica della AfD, Weidel, e dopo aver letto questo commento di Bettina Gruber devo dire che né lo stile della prima né questo della seconda mi convince del tutto (ma io sono filosofo e non politico), ma a livello di contenuti, nel modo proprio al discorso politico, vengono espresse dalla Weidel alcune idee (a riguardo della crisi economica in Germania, di diversi scandali in cui sono coinvolti politici della coalizione del semaforo, della migrazione…)  molto concrete su cui si deve discutere e non accusare gli altri di non essere democratici a priori o disumani apriori, etc. A me è piaciuto molto il modo con cui il Santo Padre ha reagito alle accuse del nuovo presidente dell’Argentina Javier Milei nei suoi confronti: non si deve mettere tutte le parole „politiche“ sulla bilancia con cui si pesa l’oro…E probabile che a livello di contenuti non concordi con alcuna della posizione di Weidel, io ho le mie posizioni (dottrina sociale cattolica), ma ritengo che su tutto si possa discutere senza giungere immediatamente a concetti (discorso d’odio…) che squalificano l’avversario politico a priori e poi si deve tenere conto che una democrazia vive anche dell’opposizione e di fatto la AfD per ora è un tale partito…e per quanto riguarda l’espulsione di stranieri che compiono azioni criminali o che non sono legalmente qui in Germania, non è solo un tema dell’AfD. Anche in Sassonia-Anhalt il governo guidato dalla CDU ha deciso proprio in questi giorni di rimandare in Russia un cittadino russo che ha compiuto un reato (cfr. MZ di oggi)…

Esiste un diritto internazionale? C’è un modo per spingere in favore di una convivenza pacifica e di un riconoscimento reciproco? Domande angosciose se si ascolta l’appello di suor Nabila Saleh, che ha tenuto in piedi per anni la scuola della parrocchia cattolica di Gaza e che oggi dice: se non arriva la tregua, moriremo di fame“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro...

(Pomeriggio) Sono stato dalla provvidenza sociale; i tre anni e mezzo di lavoro in Italia e l’anno di servizio civile non contano, quindi il termine regolare rimane: 1.Agosto 2026 (perché avrei dovuto lavorare per almeno 45 anni, perché contassero); potrei andare già ora in pensione, ma con una trattenuta sulla pensione del 7,2 %; se invece andrò in pensione, come desidero, il 1.Agosto del 2025, avrò una trattenuta del 3,6%. Don Andrea pensa che sia una buona possibilità. Ci vogliamo pensare su e poi prenderò una decisione. 

Renato mi ha mandato un’inedito di don Giussani, „Il cristianesimo come avvenimento oggi“ (L’Osservatore Romano,30.1.24); un passaggio mi ha fatto riflettere sul Vangelo che avevo meditato questa mattina („siccome non poteva andare da tutte le parti, nei villaggi che Lo richiedevano lui mandava i suoi due a due ( δύο δύο) “ (Giussani): „il metodo che Cristo ha utilizzato per continuare la Sua presenza tra noi, il metodo che ha usato era già in atto Lui vivente. Attraverso la presenza di coloro che credono in Lui, Egli è presente, nel senso letterale del termine. Perciò, il cristianesimo come avvenimento è Dio fatto uomo e presente nella storia dentro - per esprimere chiaramente - l’unità di coloro che credono in Lui“ (Luigi Giussani) - questo corrisponde a quello che ha scritto il Papa alla nostra fraternità proprio in questi giorni: „In occasione delle celebrazioni per la nascita al cielo del Servo di Dio mons. Luigi Giussani e della ricorrenza dei settant’anni dalla nascita del movimento, ho particolarmente a cuore di raccomandare a Lei (Prosperi) e a tutti gli aderenti di avere cura dell’unità tra voi: essa sola, infatti, nella sequela ai pastori della Chiesa potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma che lo Spirito Santo ha donato a don Giussani: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri»“.

Matt ha commentato l’articolo di NS Lyons di cui ho parlato qualche giorno fa: „NS Lyons colpisce ancora una volta con questo aggiornamento e ratifica della tesi del "demone della democrazia" di Legutko, descrivendo in dettaglio le azioni criminali del proconsole dell'UE e le lunghezze che l'"estremo centro" è disposto a fare per mettere in quarantena l'influenza democratica in Polonia - per proteggere la democrazia, ovviamente. Di solito chiamiamo tutto ciò contraddittorio o ipocrita, ma Legutko ha mostrato la tendenza intrinsecamente totalitaria del regime che si definisce democrazia liberale, che attualmente sta venendo a galla“(Matt Crawford).


(Wetterzeube, il 31.1.24; san Giovanni Bosco) „Mc 6, 4⸂καὶ ἔλεγεν⸃ αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς ὅτι Οὐκ ἔστιν προφήτης ἄτιμος εἰ μὴ ἐν τῇ πατρίδι αὐτοῦ καὶ ἐν τοῖς ⸂συγγενεῦσιν αὐτοῦ⸃ καὶ ἐν τῇ οἰκίᾳ αὐτοῦ“ (Ma Gesù disse loro: „Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua“). Gesù parla di sé come profeta e rivela il momento di non verità della „vicinanza“ - patria, parentela, casa non sono criteri assoluti, piuttosto la profezia è un criterio assoluto; di parenti qui poi c’é ne è un’abbondanza: fratelli e sorelle; e i suoi compaesani sanno anche che è „il figlio del falegname“ e si stupiscono („ἐξεπλήσσοντο“) e scandalizzano („ἐσκανδαλίζοντο“) per la sua sapienza e per i suoi miracoli; „nelle Chiese orientali è diffusa la tradizione secondo la quale Giacomo sarebbe un fratellastro di Gesù, un figlio avuto da Giuseppe in un precedente matrimonio“ (nota a cura di Maggioni): „Mc 6, 3οὐχ οὗτός ἐστιν ὁ τέκτων, ὁ υἱὸς ⸀τῆς Μαρίας ⸂καὶ ἀδελφὸς⸃ Ἰακώβου καὶ ⸀Ἰωσῆτος καὶ Ἰούδα καὶ Σίμωνος; καὶ οὐκ εἰσὶν αἱ ἀδελφαὶ αὐτοῦ ὧδε πρὸς ἡμᾶς; καὶ ἐσκανδαλίζοντο ἐν αὐτῷ“ („Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi““ Ed era per loro motivo di scandalo“). 

Vorrei rinviare anche alle mie brevi riflessioni di ieri notte in dialogo con Adrienne sulla vicinanza buona tra cielo e terra e con il Papa sul compito del vescovo. 

Oggi è la festa di san Giovanni Bosco; ho frequentato le scuole medie, dalla sesta all’ottava in una scuola salesiana, che si trovava, se mi ricordo bene in Corso Unione Sovietica a Torino; un padre, in vero più di uno, mi è rimasto particolarmente nella memoria, don Luigi Penna, che poi si ammalò gravemente al cuore, e che tradusse la lettera che Balthasar mi scrisse nel 1978 in francese; nel 1978 ero già al liceo e quindi questi rapporti salesiani erano vivi anche dopo la mia permanenza nella loro scuola. Oggi nelle mie preghiere ricordo sempre ill fatto che il vescovo Oster, allievo ed amico di Ulrich, è un salesiano…vorrei sentire di più la presenza di don Bosco stesso e di don Penna nella mia attività scolastica, che si sta svolgendo al termine, ma in cui vi sono ancora tanti dinamismi in gioco, in cui vorrei tanto che la vicinanza buona tra cielo e terra fosse una fonte vera di calore e verità…ieri per esempio un allievo della mia classe per uno zero in matematica non potrà arrivare alla maturità con gli altri…prego per  lui ed anche per  la sua mamma…

„Mente, spirito e cuore: per diventare adulti abbiamo bisogno di coltivare tutte insieme queste tre dimensioni e per farlo abbiamo bisogno di buoni maestri che camminino al nostro fianco. L’aveva ben compreso don Giovanni Bosco, per tutti semplicemente «Don Bosco», che mise in guardia il proprio tempo – e il nostro – dai rischi di un’educazione che è solo repressione. Il fondatore dei Salesiani, infatti, indicava un metodo alternativo per educare: il metodo preventivo. Significava, detto in parole povere, piantare il bene nei ragionamenti, tra i moti dell’anima e nella capacità di amare dei ragazzi perché essi, posti davanti alla scelta, compiano il bene. Lo scopo era «formare onesti cittadini e buoni cristiani». Don Bosco era nato nel 1815 a Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco. Divenuto sacerdote nel 1841, nello stesso anno cominciò a lavorare all’opera che poi diventò la Società Salesiana, fondata nel 1854: si trattava di un impegno che rispondeva al profondo disagio nel quale vivevano i tanti giovani “vittime” di una società in crescita economicamente, ma non nelle relazioni. Nel 1872, con santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), fondò l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Bosco morì nel 1888: al mondo aveva donato le basi per una nuova “pedagogia del cuore”. Fu beatificato da Pio XI il 2 giugno 1929 e canonizzato il 1° aprile 1934“ (Matteo Liut, Avvenire di oggi). 

Scrive Bettina Gruber in X, 30.1.24 a proposito di una possibile fattoria eolica ad Altötting: „Spero che ci sia una dichiarazione chiara contro di essa! Questo scempio della natura e del paesaggio è malvagio, perverso e un modello di ieri. Basta! La resistenza sarà dura come lo è stata un tempo contro le centrali nucleari. E i cittadini preferiscono avere informazioni su chi trae profitto dall'industria eolica. Basta con l'energia eolica! Più cittadini che impediscono l'energia eolica!“. Le ultime frasi sibi scritte in X con dei „#“ Anche una persona che di protezione del clima ne sa tanto come Paul Kingsnorth e che vive in Irlanda con la sua famiglia riciclando anche gli escrementi famigliari è del tutto scettico sui parchi eolici. Per quanto mi riguarda, ma io non me ne intendo, li sento davvero come „uno scempio della natura e del paesaggio“…e mi intimoriscono. 

Il giorno dopo la Conferenza Italia-Africa, si discute del Piano Mattei. Più ombre che luci nei giudizi delle varie associazioni che si occupano di cooperazione. Ong e missionari dicono all’Avvenire: bene l’attenzione ma i progetti siano concreti e concordati pure con noi. Intanto in Sudan nove mesi di guerra civile senza sbocchi: record di sfollati e sei epidemie in corso“ (Banfi, versione odierna). Anche se ci sono ombre, direi che l’idea stessa della conferenza deve diventare „carne“ il più presto possibile e credo anch’io che un dialogo con le persone (ONG, missionari) che vivono in ed hanno esperienza dell’Africa sia di primaria importanza. Questo per quanto riguarda il „positivo“, il „negativo“ (ovviamente non nel senso medico dei termini) delle notizie dell’edizione è l’ulteriore follia israeliana in Cisgiordania: „Spettacolare incursione in “stile Fauda” {„Fauda (فوضى; "caos" in arabo) è una serie televisiva israeliana del 2015 trasmessa dal 15 febbraio 2015 sul canale Yes Oh. In Italia, la serie viene pubblicata dal 2 dicembre 2016 da Netflix“ Wikipedia; „Tra scontri a fuoco e conflitti interiori, lo show Netflix racconta con estremo realismo le vicende di un'unità di élite israeliana che opera sotto copertura nei territori palestinesi e in Cisgiordania per prevenire attentati“ (Sky)} dell’esercito israeliano che ha colpito al terzo piano del più grande ospedale di Jenin, in Cisgiordania. Una dozzina di soldati, tra cui tre in abiti femminili e due vestiti da personale medico palestinese, hanno fatto irruzione nei corridoi del policlinico e ucciso tre terroristi. Hamas ha dichiarato che uno degli uomini uccisi era un proprio membro. Le forze armate israeliane hanno anche ammesso ieri di avere allagato i tunnel utilizzati dai terroristi a Gaza“ (Banfi, versione odierna) 

Abba nostro…

(Notte) Il 20.1.1832, Rosmini ha 35 anni e si trova a colloquio con il suo vescovo per la concessione di un sacerdote per la congregazione; il vescovo fa un passo avanti e due indietro; Rosmini si stupisce del tipo di tattica usata, ma non smette, per devozione al vescovo, di argomentare i suoi motivi. Da questo atteggiamento del Rosmini è chiaro che lui rispetta l’autorità del suo vescovo, ma senza alcun eccesso di „devozione“ e il giorno dopo racconta nel suo diario di aver chiesto al vescovo: „perdono se aveva ecceduto nelle istanze del giorno precedente fatte però da me non per piegare la sua volontà, ma per conoscerla“ (edizione citata, 110). Non sono nessuno e quindi non ho la possibilità di parlare con il vescovo di DD per quanto riguarda la lettera in cui lui e i suoi confratelli hanno citato l’AfD come pericolosa per la coscienza cristiana; in questo caso non ci sarebbe da argomentare per comprendere la posizione del vescovo (la posizione è ben chiara), ma con tutto il rispetto dovuto al suo ufficio, bisognerebbe argomentare perché consideri anche i motivi per una posizione contraria alla sua e perché si riveda. Comunque sono già contento che la segretaria del consiglio diocesano ha risposto alla mia lettera sul tema in modo gentile:  Gentile signor Roberto Graziotto, La ringrazio molto per le sue parole molto concrete ed informative. Il suo feedback mi fa bene. Verificherò meglio ciò che invio. Cordiali saluti, Sylvia Ciesielski.


(30.1.24) Il Vangelo odierno (Mc 5,21-43), contiene due storie, quella della figlia dell’archisynàgogos e quella della donna colpita da emorragie,  che ci fanno comprendere che il Logos universale e concreto non è solamente fonte di „valori“, ma è una presenza che „salva“ (cfr. 5,28) e che permette di „alzarci“ dal sonno della morte. Cosa ci è richiesto per far parte di questo avvenimento di salvezza? „Mc 5, 34ὁ δὲ εἶπεν αὐτῇ· ⸀Θυγάτηρ, ἡ πίστις σου σέσωκέν σε· ὕπαγε εἰς εἰρήνην, καὶ ἴσθι ὑγιὴς ἀπὸ τῆς μάστιγός σου“ („ed ecco le disse: „Figlia, la tua fede (ἡ πίστις) ti ha salvata. Va’ in pace (εἰς  εἰρήνην) e sii guarita dal tuo male“). Le note a cura di Maggioni sottolineano che non si tratta solo di una guarigione (ἴσθι ὑγιὴς), ma di una salvezza (σέσωκέν) vera e propria: Gesù le dice di andare in pace perché salvata e guarita dal suo male!  Per la sua fede (ἡ πίστις)! Questa notte mi sono affidato a lui con la stessa richiesta di questa donna e non solo per me! E con la stessa fede, per grazia, del capo della sinagoga Giàiro. „Mc 5, 41καὶ κρατήσας τῆς χειρὸς τοῦ παιδίου λέγει αὐτῇ· Ταλιθα ⸀κουμ, ὅ ἐστιν μεθερμηνευόμενον· Τὸ κοράσιον, σοὶ λέγω, ⸀ἔγειρε“ (prese la mano della bambina e le disse: „Talità kum“, che significa:“Fanciulla, io ti dico: alzati (ἔγειρε), „che verrà usato anche per descrivere la risurrezione di Gesù! Credo che Gesù può far questo e che ha già trasformato la morte in sonno! „τὸ παιδίον οὐκ ἀπέθανεν ἀλλὰ καθεύδει„ (vale ormai per tutti! „La bambina non è morta, ma dorme“. Per questo avvenimento Gesù sceglie  dei „testimoni privilegiati“: τὸν Πέτρον καὶ Ἰάκωβον καὶ Ἰωάννην τὸν ἀδελφὸν Ἰακώβου, con la buona pace di tutto l’egualitarismo liberale, che come ha spiegato N.S. Lyon (ne ho parlato ieri notte) non è per nulla liberale e non ha il senso delle persone concrete. E con la sua distinzione tra pubblico e privato perpetua un’ideologia totalitaria, i cui figli e nipoti si trovano in mezzo a noi e di cui dobbiamo avere misericordia, perché non sanno ciò che fanno. Bisogna, però, tenere conto che la legge per regolare i rapporti umani non è totalitarismo, come ho imparato da Simone Weil, la legge ha una sua funzione giusta per far si che non vi siano meno ingiustizie e ciò vale ovviamente anche per le leggi dello stato di diritto liberale, ma anche nel sistema più giusto si inserisce l’ingiustizia quando la persona non è più il criterio ultimo del nostro agire. Il Sabato è fatto per l’uomo! 

"La borghesia non ha inventato la divisione della società in classi, ma ammantando questa divisione di un'ideologia che la rende illegittima, l'ha tinta di sofferenza" (François Furet). Il risultato è che siamo privi di un requisito fondamentale di ogni politica: una classe dirigente che sia percepita come legittima" (Matt Crawford, Why the meritocracy is not viewed as a legitimate ruling class, 30.1.24). La borghesia parla di diritti uguali per tutti, ma già la divisione del lavoro, propria anche anche alla società borghese, rivela che questo ideale è irrealizzabile, spiega Furet nelle citazioni riprese da Matt ; esso, l’ideale borghese, si muove in quell’ambito, che Ferdinand Ulrich chiama „la sospensione ontologica“, sospeso è il lavoro di un’ideale che diventi carne. Differente è l’idea universale cattolica, che non ha mai messo in dubbio la chiamata del tutto personale alla costruzione del regno di Dio, come ci ha insegnato Sant’Ignazio con i suoi „Esercizi“. Di fronte all’esproprio della sua suite all’ hotel „Metropol“ il conte del „Gentleman in Mosca“ arriva alla semplice conclusione che le cose sono solo cose, non arricchiscono la sua persona e la sua memoria, in lui l’ideale della sua educazione nobile diventa „carne“ che gli permette di vivere la sua nuova situazione in uno sgabuzzino dell’hotel ed in un lavoro umile senza perdere il suo status…

„Wow! 19 democratici della Camera e solo 8 del Partito Repubblicano hanno firmato una lettera in cui dichiarano che gli attacchi di Biden nello Yemen sono una violazione della Costituzione e chiedono un'autorizzazione prima di procedere oltre. Quando si tratta di bombardare il Medio Oriente, i repubblicani hanno ben poco interesse a frenare Biden“ (Michael Tracey, X, 29.1.24).

“Il Piano Mattei (riguardante Africa ed Europa) può rappresentare un’opportunità a condizione che non sia un piano del governo ma sia coinvolta tutta la società civile italiana, dalle università, alle imprese agli enti territoriali” (Gianpaolo Silvestri Segretario generale dell’Avsi, citato in Banfi, versione odierna).  

Abba nostro…

(Notte) Il 3 agosto del 1957 (numero 2254 di „Cielo e terra“, 3) Adrienne non sta per nulla bene e al suo letto siede preoccupato, come un fratello, SPN, non come uno che viene dal cielo: „era semplicemente qui, perché io non fossi sola. E alla fine sono anche stata meglio“ (Adrienne). Anche SPN è solo uno strumento di collegamento al Mistero che è Dio stesso; oggi davanti al Santissimo mi è sembrato importante e lo è ancora ora che scrivo, che i miei amici nel cielo siano percepiti da me come più presenti, da Balthasar ad Ulrich a Giussani ad Adrienne a Cornelia, a mio papà…ad Etty. La meta non può che essere quella che Nikolaus von Flüe esprime così: „prendimi via da me“. Cielo e terra sono più uniti di quanto pensiamo, ma noi siamo troppo preoccupati dalle cose di questo mondo. Eppure questo mondo passa inesorabilmente! 

Oggi ho pregato per i vescovi dell’est che si facciano meno ingabbiare dal mainstream e siano più pastori: „Il Vescovo deve sempre favorire la comunione missionaria nella sua Chiesa diocesana perseguendo l’ideale delle prime comunità cristiane, nelle quali i credenti avevano un cuore solo e un’anima sola (cfr At 4,32). Perciò, a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e – soprattutto – perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade. Nella sua missione di favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, dovrà stimolare e ricercare la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal Codice di diritto canonico e di altre forme di dialogo pastorale, con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni, sempre pronti a fargli i complimenti. Ma l’obiettivo di questi processi partecipativi non sarà principalmente l’organizzazione ecclesiale, bensì il sogno missionario di arrivare a tutti“ (Papa Francesco, EG, 31). In questo passaggio si trova il motivo per cui è stato un enorme ed incredibile errore attaccare direttamente la AfD;    e il popolo santo di Dio li sta lasciando soli, perché l’AfD si occupa delle sue paure più di quanto facciano i vescovi. 

(29.1.24) Il  Vangelo odierno (Mc 5,1-20) è ricchissimo e le note a cura di Maggioni (Cinisello Balsamo, 2009) ne presentano tanti aspetti interessanti, per esempio sull’ambito pagano del trionfo di Gesù su una legione di demoni, che tentano un dialogo „con il Figlio del Dio altissimo“  (,Ἰησοῦ υἱὲ τοῦ θεοῦ τοῦ ὑψίστου) ma a cui Gesù reagisce con una sola domanda: “Quale è il tuo nome?“ (Τί ⸂ὄνομά σοι⸃) e poi con il miracolo stesso che è una „permissione“ che accada ciò che vogliono i demoni, nel momento che hanno compreso la loro sconfitta: di essere mandati nella mandria di porci. Dopo la guarigione l’indemoniato chiede di andare con Gesù, ma il Maestro lo manda dalla sua famiglie e dai suoi, che il guarito interpreta nel senso di una proclamazione „per la Decapoli“ ("Unione di dieci città, a est e a sud del lago di Gennesaret, che rivendicavano una certa indipendenza dai rispettivi governanti" (BasisBibel). Il Papa all’Angelus, in cui erano presenti i bambini dell’Azione cattolica, ha insistito tanto, come fa spesso, sul fatto che Gesù non dialoga con il diavolo e ci ha ricordato che le „dipendenze“ vengono dal diavolo; chiedo con umiltà che il Signore mi guarisca dalle mie e che io non le giustifichi con il termine „surrogato“, che ha una sua legittimità.

Questa mi sembra una bella notizia: „Entra nel vivo stamattina, ospitata dal Senato, la Conferenza Italia-Africa che è di fatto un appuntamento per comprendere meglio che cosa sarà il Piano Mattei, voluto dal governo. A Roma sono arrivati i leader europei e 25 fra Capi di Stato e di governo di altrettanti Paesi africani. Scopriremo meglio i contenuti del Piano che dovrebbe disegnare una nuova cooperazione fra i due continenti, Europa ed Africa, con l’Italia a fungere da ponte. Si è capito che avranno un ruolo chiave la formazione professionale e l’educazione scolastica, terreno privilegiato di quel «disegno per l’Africa non predatorio, ma da pari a pari» che Giorgia Meloni vuole lanciare. Nell’articolo per Il Giornale Gian Micalessin ricorda il ruolo dei salesiani in tante situazioni africane. Ieri Avvenire ricordava il contributo delle varie Onlus, impegnate sul territorio da anni“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Mi sembra una buona notizia, perché il „problema“ delle migrazioni non lo si risolve da soli. Ovviamente non è solo un problema, ma anche una „chance“.

„TURCHIA. Terroristi con maschere e pistole hanno fatto irruzione nella chiesa cattolica di Santa Maria a Sarıyer, Istanbul, aprendo il fuoco. Almeno due persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite“. (Catholic Arena, X, 28.1.24)

Abba nostro…

(In un ora libera) Konstanze ed io abbiamo finito di ascoltare la trilogia di Kerstin Gier, „Argento“, letta magistralmente da Simona Pahl. Ho già scritto qualcosa qui  nel diario su questa bellissima trilogia, che si occupa del difficile tema dei sogni (nella tradizione di C.G. Jung). Qui vorrei solo annotare che ho trovato adeguato alla tradizione dei mondi di mezzo (C.S.Lewis), che l’esistenza del corridoio del mondo dei sogni, non sia stata spiegata „scientificamente“; la questione della sua esistenza è rimasta in sospeso; molto bello è anche il ruolo che Mia, la „bambina“, ha assunto pian piano fino al terzo volume: essere bambini non impedisce il pensiero, ma lo rafforza…


(Notte) È del tutto chiaro che la critica radicalissima al liberalismo di N.S. Lyons (Poland and the Demon in Democracy, 29.1.24) mi affascina infinitamente di più che ogni forma di legittimazione, se pur critica del liberalismo e del suo ‚vittimismo‘ contro ogni forma di opposizione al suo programma utopico, ideologico e rivoluzionario. Basta far oggi qualche nome: che ne so Trump, AfD, Meloni ed è chiaro che il mainstream liberale ritiene tutto ciò „il nemico“, e che esso deve essere fermato anche contro le leggi dello stato di diritto e democratico, in nome dello stato di diritto come „fantasma“. In fondo o si é per um progetto politico „risorgimentale“ (Rosmini) o si è per un progetto politico „rivoluzionario“, che ha assunto le forme del comunismo ed ora del liberalismo. Se penso ai ragazzi che ho a scuola: essi sono figli o nipoti di tutte le forme ideologiche più disastrose della storia: nazionalsocialismo, comunismo e liberalismo. Tutte queste forme vivono della dialettica amico-nemico e non sono per nulla capaci di vedere l’avversario politico come integrabile o come chance. N.S. Lyons si concentra sulle forme utopiche „rivoluzionarie“ del liberalismo e del comunismo. Forse è il punto debole della sua ricostruzione che non tenga conto del fatto che ci sia un pensiero conservatore e di „destra“, se si vuole usare questo linguaggio, che è meno pericoloso del „centro  estremo“, che corrisponde all’ideologia della classe manageriale, ma vi è anche davvero una destra pericolosa, quella che si raccoglie in forma enciclopedica sotto il nome di „metapedia“ e che considera addirittura una figura come Claus Schenk conte von Stauffenberg come nemico e che difende la lettura nazista di questa figura eroica della resistenza ad Hitler. Nell’articolo di  cui stiamo parlando N.S. Lyons fa vedere come la vittoria di Donald Tusk in Polonia non è la vittoria della democrazia vs il totalitarismo, ma la vittoria del liberalismo „bolscevico“ europeo, che fa patti con tutti, anche con il dittatore azero, contro un pensiero che non vuole rinunciare alla sua specificità nazionale e tradizionale. Io ritengo che il Papa abbia ragione a porre l’universalità sul particolarismo, ma sia lui che io pensiamo ad una universalità cattolica, non ad una liberale. L’universalità cattolica si orienta al Logos universale e concreto che sa integrare la particolarità, senza ucciderla. È chiaro che se cito il risorgimento, prendo posizione per Rosmini e non per il Pio IX del sillabo, ma non credo che Rosmini (capace di integrare il meglio della democrazia) si contrapponesse al Papa, era piuttosto l’entourage del Papa che si opponeva al Rosmini. Il quale vive il suo compito di carità come sacerdote cattolico, completamente cattolico, come fanno vedere i suoi diari. Anche Papa Francesco, che parla del diavolo a dei bambini dell’Azione cattolica non è un liberale: il Papa liberale è una fantasia del mainstream. Il Papa si orienta a Gesù, il Logos universale e concreto che sa prendersi cura delle minoranze gay e lesbiche senza concedere nulla all’ideologia lobbistica di queste minoranze, che si sentono vittime del mondo cattivo…cioè non liberale. Si sentono vittime pur essendo potenti come lo sono le lobby.  Che i vescovi dell’est della Germania siano caduti nella trappola liberale con la condanna della quasi „sola AfD“ è un disastro culturale! Non ha riconosciuto che la loro è solo una possibile narrazione politica tra le altre: almeno su questo punto avrebbero dovuto essere cauti! Detto questo dobbiamo pregare per tutti, in modo particolare per coloro che sono davvero deboli, non pseudo vittime. Ed anche usare un linguaggio semplice come quello di Teresa di Lisieux, facendo delle pause dall’analisi del mondo, come quella che si sta concedendo Paul Kingsnorth, che non scrive solo della „macchina“, ma delle sue esperienze sulle tracce cristiane in Irlanda… Ascoltiamo una di queste parole di Teresa: „il Signore non vuole da noi azioni spettacolari, ma solo dedizione e gratitudine non ha bisogno delle nostre opere (neanche delle nostre analisi), ma solo del nostro amore“ e della confessione che „tutto è grazia“, non che tutto sarà grazia, ma che lo è già ora, anche se a volte sub contrario! VSSvpM! 


(Wetterzeube, il 28.1.24; quarta domenica del Tempo Ordinario, ciclo B; resurrexit Dominus vere!; San Tommaso d'Aquino ) Il nucleo centrale dei discorsi di Mosè, di cui è composto il Deuteronomio, la cui forma definitiva risale al tempo dell’esilio (cfr. Introduzione al libro nell’edizione a cura di Ravasi, Cinisello Balsamo, 2009 ), si chiama „Codice deuteronomico“, da questo  nucleo centrale è presa la lettura di oggi (Dt 18,15-20), che annuncia un nuovo profeta, pari a Mosè, in vero per noi cristiani, più grande di lui. Gli israeliti al tempo dell’esilio e noi con loro siamo avvertiti: „se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io ne gliene domanderò conto“; il passaggio deuteronomico ci  avverte anche sulla possibilità di  esistenza dei falsi profeti, che dovranno morire; Gesù morirà anche, ma per la glorificazione di Dio. Per questo abbiamo bisogno del discernimento: di quale morte si tratta?. La lettura di Paolo (1 Cor 7, 32-35) continua il discorso della domenica scorsa e il discorso si può riassumere in questa frase: „Θέλω δὲ ὑμᾶς ἀμερίμνους εἶναι“ (vorrei che foste senza preoccupazioni). Paolo distingue tra chi è sposato (ὁ γαμήσας ) e chi non è sposato (ὁ ἄγαμος), ma Balthasar spiega: si tratta di considerazioni che si possono rintracciare nell’esperienza ed è innegabile che diano testimonianza di „un certo primato del celibato“, ma anche una donna può essere un dono, anzi è possibile che senza una donna si  sia ancor più divisi nel fare ciò che davvero conta: l’unica vera preoccupazione sia il Signore: „μεριμνᾷ τὰ τοῦ κυρίου, πῶς ⸀ἀρέσῃ τῷ κυρίῳ“ (si preoccupa delle cose del Signore, cosa possa piacere al Signore“  e questo è conciliabile con la frase: „tutto ciò che Dio ha fatto è buono“ (cfr. Balthasar, Luce della Parola, 163). Tutti questi ragionamenti hanno il loro vertice in quello che Balthasar chiama „il radicalismo dell’obbedienza a Dio“, riferendosi al Vangelo (Mc 1, 21-28). „Questo radicalismo non pretende affatto la fuga del mondo, come la praticavano per esempio gli uomini di Qumran, ma in mezzo al mondo e al suo lavoro e alla sua fatica una vita indivisa per Dio e secondo i suoi comandamenti (Balthasar)“. Come ho detto scritto ieri notte in dialogo  con Agostino e Balthasar (cfr. Giovanni Marcotullio) questa „non divisone“ ha piuttosto a che fare con la partecipazione alla Catholica, che con un moralismo legale e Balthasar lo dice a suo modo: „ciò che esige il nuovo insegnamento è un radicalismo dell'obbedienza a Dio che è tutt'altro dalla severità della legge, richiesta dai dottori della legge“; un „matrimonio cristiano ben condotto“ (Balthasar) può essere anche il dono che Dio ci fa per obbedire radicalmente ed anche in modo irruente come la Costanza di Paolo Biondi. Mi permetto di ricordare che anche un uomo radiale come Spier o una donna radicale come Etty non hanno vissuto senza „surrogati“, da questi si può essere liberati solamente κυρίου (dal Signore).

Renato mi ha mandato un bel servizio, profondo e sintetico, con belle immagini sulla crisi in Artsakh: „Alla Sala Montelupo di Domagnano l'incontro "Armenia e Artsakh", proposto dal Coordinamento delle Aggregazioni Laicali di San Marino. "Dopo aver vissuto tremila anni in questa terra - spiega Teresa Mykhtaryan dell'associazione Il Germoglio -, gli armeni sono stati cacciati via da Turchia e Azerbaigian". Lo scopo della serata è accendere i riflettori sulla situazione in Nagorno-Karabakh, terra che 120mila armeni sono stati costretti a lasciare. Una serata di ascolto e testimonianza con il giornalista Renato Farina, esperto della materia, e Teresa Mykhtaryan, responsabile armena dell'associazione Il germoglio. "Ci sono centinaia di monasteri e chiese che rischiano di essere distrutti dai turchi", aggiunge Mykhtaryan. Da San Marino, da sempre attenta alle difficoltà degli altri popoli, partono progetti per aiutare gli armeni del Nagorno-Karabakh: a portarli avanti proprio l'associazione “Il germoglio”. "Cercheremo di aiutare famiglia per famiglia - conclude Mykhtaryan - per farli sentire meno soli. Vorrei che la gente giusta e i cristiani del mondo aiutassero gli armeni a tornare nella loro terra““ (Redazione della Rtv di san Marino).

Abba nostro...

(Notte) Oggi ho scritto una recensione sul libro di Paolo Biondi, Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena. Storie di templi e di regine, Edizioni di Pagina, Bari 2023: https://graziotto.blogspot.com/2024/01/amicizia-e-natalita-considerazione.html



(Wetterzeube, il 27.1.24; giornata della memoria; anniversario del compleanno di Mozart) Per quanto riguarda ciò che l’amministrazione Netanyahu ha ordinato a partire dal 7 Ottobre, rimando a ciò che ho scritto questa notte, in modo particolare alla testimonianza dell’israeliano Maoz. Nel giorno della memoria vorrei continuare il mio dialogo intimo con Etty Hillesum; nelle giornate del 17 e 18 di settembre del 1942 Etty si trova di nuovo ad Amsterdam, per qualche giorno di convalescenza, dopo du mesi passati nel campo di Westerbork; il 15 è morto Spier e il 18 verrà sepolto nel cimitero di Amsterdam. I mesi passati a Westerbork sono stati certamente duri, ma Etty ne ha ugualmente nostalgia, perché neppure quella situazione le impedisce di essere lei stessa, che si sente „di essere uno dei molti eredi di un grande patrimonio spirituale“ (18.9.42). Non vi è in lei alcun odio (qualche volta è triste), sebbene ne avrebbe tutti i motivi, ed è semplicemente grata di poter sedere di nuovo alla sua scrivania, ma è del tutto cosciente che la sua mente è molto più „sicura e forte“ del suo corpo e sa che „le Tue lezioni sono dure, mio Dio, lascia  che io sia la  Tua buona e paziente allieva“ (ibid.). Io non sono oggettivamente in una situazione come la sua, non devo ripartire per un campo con il filo spinato, con poca luce e di transito verso un destino ancora più duro. Certo anche oggi i conflitti si allargano dappertutto ed anche le menzogne al loro riguardo, ma io ho una casa e la possibilità di passeggiare, non solo dentro un campo con il filo spinato o nei giorni di convalescenza ad Amsterdam per andare a seppellire il suo grande amore al cimitero. Lei scrive alla sera „verso le dieci e mezzo“ del 17.9.42: „Mio Dio, dammi pace e fammi superare ogni cosa. C’è talmente tanto“. La visita del parroco di Gera, Wolf, nella nostra scuola, che all’apparenza era del tutto armonica, mi ha ferito profondamente; con il suo concetto di territorialità (la scuola si trova nella parrocchia di Zeitz e non di Gera, sebbene molti allievi vengono da Gera) ha dato un colpo duro contro tanto del mio operare „ecclesiale“ in dialogo, non semplice, ma vivo con Don Andreas. Tutto ciò non ha alcun senso né canonico né teologico, ma è uguale: guidami Tu, fammi essere il Tuo discepolo paziente! 

Ieri sono arrivati una parte grande dei soldi dell’eredità e così abbiamo potuto, dopo aver fatto un giro di prova con la macchina (T-Roc), firmare il contratto. La prossima settimana da mia mamma, ci andiamo comunque ancora con la nostra vecchia Skoda (Yeti).

ἡ βασιλεία τοῦ θεοῦ è anche βασιλεία nei confronti della tempesta del lago (cfr. Vangelo odierno: Mc 4,35-41): „ La tempesta placata è un segno della signoria (βασιλεία) di Gesù sul creato ma anche sul male. Infatti, le acque impetuose del „mare“ (il lago di Tiberiade) e la tempesta sono simboli del negativo che si oppone all'essere e alla vita.  È per questo che Gesù si rivolge al vento con severità (lo stesso verbo in 1,25: „καὶ διεγερθεὶς ἐπετίμησεν (minacciò) τῷ ἀνέμῳ“ - „si destò, minacciò il vento“; nel verso 1,25 viene minacciato lo spirito impuro; RG). Il dominio sulle acque è una delle caratteristiche di Dio nell’AT…Questo spiega la domanda stupita dei discepoli in 4,41 („καὶ ἐφοβήθησαν φόβον μέγαν, καὶ ἔλεγον πρὸς ἀλλήλους· Τίς ἄρα οὗτός ἐστιν ὅτι καὶ ὁ ἄνεμος καὶ ἡ θάλασσα ⸀ὑπακούει αὐτῷ“ („e furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro:“Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono“) : essi si trovano davanti ad un uomo che agisce come Dio“ (nota a cura di Maggioni). Ieri una ragazza nella 12ª classe, E., mi ha chiesto perché è necessaria la fede, i valori cristiani possono essere accettati anche senza la fede. Ed io le ho risposto che non ho bisogno di valori, ma di una presenza, di questa presenza di Colui che può sedare il mare. Questo non significa che i valori non siano importanti, ma non sostituiscono la Sua presenza. Quando Etty scrive che si sente „di essere uno dei molti eredi di un grande patrimonio spirituale“, questo per me vuol dire per esempio la lezione che ho imparato su presenza e valori da tutti i grandi che ho incontrato nella mia vita: da Balthasar (quando dico Balthasar intendo anche sempre Adrienne) attraverso Giussani fino a Papa Francesco, passando per Ulrich e Spaemann…

Stefan Hartmann ha letto la mia conferenza che tenni 12 anni fa a Basilea dal titolo: „dalla biografia alla missione (compito)“. Ha commentato: „bello, profondo, vivo. Il nostro compito“. Gli ho risposto: „Grazie! L'avevo scritto più di 10 anni fa, quando fui invitato a Basilea e fui molto contento che Cornelia Capol e il vescovo Henrici fossero presenti. Monsignor Henrici mi disse che era una vera testimonianza. Qualche giorno fa l'ho ritrovata per caso su internet e l'ho pubblicata sul mio blog...Cornelia era una vera amica per me (lo è ancora); ero anche nella sua stanza quando è morta. Mi mancano le telefonate con lei! Ma è così che vanno le cose: Balthasar, Ulrich, Henrici, Giussani... sono già tutti dove un giorno speriamo di essere!“

Abba nostro…

(Dopo la lettura della FAZ) Dopo la lettura dei due editoriali della FAZ vorrei esprimere, anche se brevemente, visto che oggi abbiamo l’Open day nella scuola, la mia opinione su di essi. 

  1. Sono del tutto d’accordo che l’intervento del tribunale dell’Aia sia in sé  una vittoria, perché quando la violenza viene giudicata dalla legge, questo è un fatto che deve essere interpretato in modo positivo, se la legge è quella di uno stato di diritto. Per quanto riguarda l’interpretazione delle azioni dell’amministrazione Netanyahu di Reinhard Müller, devo dire che la sua narrazione degli eventi (Israele ha lottato e lotta contro terroristi che si nascondevano e si nascondono in ospedali e scuole e che non ha smesso di essere terroristicamente attivo) e per quanto riguarda l’affermazione principale che non vi è alcun dubbio che Israele riconosca, almeno a livello di principio, lo stato di diritto internazionale, mentre al massimo Hamas potrà essere giudicata, con consenso, solo al giudizio universale, non mi convincono per nulla. Ovviamente bisogna evitare di identificare Israele e la sua amministrazione governativa, ma direi che la narrazione degli eventi di Aaron Maté, pur nella durezza sua tipica, mi convince molto di più, senza negare che ciò che scrive Reinhard Müller contiene aspetti di verosimiglianza…
  2. Lo scandalo degli abusi sessuali ha raggiunto anche la Chiesa evangelica e i protestanti farebbero, secondo Reinhard Bingener, gli stessi errori fatti dalla Chiesa cattolica, nella riflessione o non riflessione su ciò che è accaduto. Su un punto sono del tutto d’accordo con il giornalista della FAZ: in entrambe le Chiese non si è davvero compresa la perdita di fiducia, a livello planetario, che ha subito la Chiesa, che stanno subendo le Chiese per questi scandali. Nel primo anno che giunsi a Taufkirchen (Vils), forse nel 1995, fui subito confrontato con un collega di religione luterano, credo fosse un parroco, che, scoprì quasi subito, perché non smise di insegnare, aveva invitato i giovani nella classe a masturbarsi pubblicamente. Insomma mi era presente che il problema non riguardava solo i cattolici; ieri nella dodicesima classe, spiegando come mai, avevo cominciato il mio corso di ecclesiologia con uno schizzo di storia della Chiesa, riguardanti i problemi nella Chiesa, abbiamo proprio parlato di questa perdita di fiducia. Vero è, però, che ci sono anche alcune esperienze giovanili ecclesiali belle, come ha detto ieri una ragazza in classe ed è anche vero che se qualcuno vuole fare un’esperienza settimanale di gioia ecclesiale, basta che si colleghi con piazza san Pietro alla domenica per la preghiera dell’Angelus con il Papa. - Per quanto riguarda lo specifico protestante ho trovato interessante i due motivi di cui parla Bingener, che hanno portato al disastro che si sta rivelando con lo studio „ForuM“: da una parte la struttura federale sarebbe talmente „diffusa“ che non permetterebbe di assumersi o identificare responsabilità precise. Secondo l’autocoscienza protestante di essere una Chiesa „egalitaria, partecipativa ed umana“ avrebbe contribuito a sua volta a non identificare precisamente i colpevoli. Etc. 

(Notte) Giovanni Marcotullio con ragione vede una differenza significativa tra Agostino e Balthasar; io li amo entrambi e al primo sono grato per formule come l’ interior intimo meo, per il suo lavoro come vescovo, ma il secondo mi è maestro (di cui non sono degno), ed anche se oggi dopo un lungo open day non ho la forza di approfondire il tema ed anche se scrivo queste righe in un diario (che ovviamente ha a che fare con l’irripetibile prospettiva di quel soggetto che sono io), credo di poter dire che l’anima ecclesiale e cattolica è un pensiero  che mi è più caro del patetico: „sero te amavi“, in vero non amiamo solo troppo tardi, ma non amiamo quasi per nulla Colui che ci ama e che ci prende in servizio e ci ama per prima e continuamente, per ciò credo, sia con Agostino che con Balthasar che la verità  „ancorché appropriata da/nel soggetto è personalizzata nella sua irripetibile prospettiva, conserva tuttavia una sua infinita ed eterna trascendenza, tanto da poter essere pensata e detta καθολική“ (Marcotullio).

Ogni Chiesa particolare, porzione della Chiesa Cattolica sotto la guida del suo Vescovo, è anch’essa chiamata alla conversione missionaria. Essa è il soggetto dell’evangelizzazione, in quanto è la manifestazione concreta dell’unica Chiesa in un luogo del mondo, e in essa «è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica». È la Chiesa incarnata in uno spazio determinato, provvista di tutti i mezzi di salvezza donati da Cristo, però con un volto locale. La sua gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella sua preoccupazione di annunciarlo in altri luoghi più bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socio-culturali. Si impegna a stare sempre lì dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto. Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma“ (Papa Francesco, EG,30). In un certo senso si comprende la necessità di una riforma della Chiesa, proprio perché il nostro cuore è il luogo che più di tutti manca della luce e della vita del Risorto! Al posto di questa pseudo cattolica mancanza dobbiamo chiedere un cattolico: fiat voluntas tua! 

Se non si vuole che tutto venga sacrificato ad un robot (Weil), alla macchina (Kingsnorth) bisognerà „porre la qualità al di sopra della quantità anche nell’ambito della scienza“ (Weil, Quaderno 1, 141); e per quanto riguarda l’uomo „amare l’anima di una donna significa non pensare questa donna in funzione dei propri piaceri“ (Weil, 142). Poi per la carità questi piaceri non smettono in tanti di richiedere il loro debito, e forse si cadrà nella soddisfazione di essere in surrogati, ma ciò non toglie l’importanza dell’osservazione della mia nuova amica: Simone Weil. Ho iniziato la giornata della memoria con la mia cara Etty e la finisco con Simone, in modo che nessuno possa accusare questo diario e me che lo scrivo di antisemitismo (per le mie critiche all’amministrazione Netanyahu). 


(Wetterzeube, il 26.1.24; Santi Timoteo e Tito) „Timoteo era nato a Listra da padre pagano e madre giudea, incontrò Paolo da giovane e lo accompagnò poi in Asia Minore, divenendo infine vescovo di Efeso. Tito, invece, era di origine greca e si convertì dopo aver incontrato Paolo durante uno dei suoi viaggi; più tardi divenne vescovo di Creta. Sia Timoteo che Tito parteciparono a Gerusalemme all’assemblea con gli apostoli, che si chiedevano se i nuovi membri della Chiesa dovessero o meno seguire le antiche leggi di Israele. I due, insieme, rappresentarono le «anime» della comunità cristiana nascente: quella legata alla tradizione giudaica e quella aperta ai popoli e alle nazioni pagane“ (Matteo Liut , Avvenire di oggi). Credo che sia importante che la Chiesa fin dall’inizio abbia  quattro vangeli e non solo uno ed anche nel caso della memoria dei santi odierna è bene che ci siano state due anime e non solo una. Paolo con la sua teologia ci ha permesso di comprendere il rapporto tra legge e grazia, ma anche tra territorialità e missione (mi riferisco anche a quello che ho scritto ieri notte sul tema). Comunque è anche chiaro che una Chiesa che si voglia „cattolica“ (universale) avrà sempre una preferenza del tempo sullo spazio, cioè  dei rapporti personali nati nel tempo sulla territorialità…

Con ciò non intendo dire che non vi sia anche una fecondità territoriale e il Vangelo odierno (Mc 4, 26-34) con le sue immagine e parabole c’è lo ricorda, anche se anche qui il seme che cresce nel terreno si sviluppa nel tempo. ἡ βασιλεία τοῦ θεοῦ (il regno di Dio) non corrisponde ad alcun territorio, ma viene annunciato in un territorio, e la sua dinamica non è una prestazione umana. „Mc 4, 28⸀αὐτομάτη ἡ γῆ καρποφορεῖ, πρῶτον χόρτον, ⸂εἶτα στάχυν, εἶτα⸃ ⸂πλήρης σῖτον⸃ ἐν τῷ στάχυϊ“ (Il terreno (ἡ γῆ) produce spontaneamente (⸀αὐτομάτη) prima (πρῶτον) lo stelo, poi (⸂εἶτα) la spiga, poi il chicco nella spiga). 

Un amico mi ha mandato questo messaggio: „Ho appena firmato questa petizione di WeAct. Perché Björn Höcke è un nemico veramente pericoloso della democrazia liberale. Ma c'è un modo per fermarlo: La perdita dei diritti fondamentali ai sensi dell'articolo 18 della Costituzione. Si tratta di una soglia più bassa rispetto al divieto di partito - e quindi più realistica. Höcke non potrebbe più essere eletto“. - Questa idea che gli avversari politici si sconfiggano con la giurisprudenza e non la politica non mi convince per nulla, anche se ovviamente è bene, per casi estremi, che ci sia l’articolo 18 nella Costituzione: il lavoro delle madri e dei padri della Costituzione non deve essere sottovalutato, ma non deve neppure impedire in tempi del tutto diversi una lotta politica. E mutatis mutandis anche per l’AfD vale la questione della preferenza del tempo sullo spazio…PS A me non piacciano neppure l’eliminazione sentimentale degli avversari, come quella presentata nel settimanale „Der Freitag“ questa settimana, in cui un amico racconta come il suo migliore amico sia pian piano scomparso nelle tenebre dell’AfD…

La MZ di oggi riporta due notizie che dovrebbe essere analizzate più attentamente di quanto lo possa io in questo diario. La prima riguarda la crescita della disponibilità alla violenza verbale e fisica nella nostra regione contro tutto ciò che sembra essere una disposizione istituzionale, fino all’attacco di forze che si impegnano, per lavoro o non profit, per il bene comune, come i pompieri, il personale sanitario in un ambulanza o medici in visita di pazienti…La seconda riguarda il numero molto più alto di quanto si fosse pensato di abusi sessuali anche nella Chiesa evangelica

Abba nostro…


La luna, ieri notte


La luna, ieri al crepuscolo 

(Notte) Vorrei citare a lungo dapprima un articolo di Mauro Primavera (Oasis, 26.1.24) e poi la redazione di Useful idiots (26.1.24). -  „È arrivato un primo verdetto del Tribunale Internazionale dell’Aia a proposito del ricorso con cui lo scorso 29 dicembre il Sudafrica accusava lo Stato ebraico di genocidio nei confronti dei palestinesi. Secondo i giudici, che hanno deciso a larga maggioranza, almeno una parte dei capi di imputazione presentati da Pretoria sono giustificati. Il tribunale ha pertanto ingiunto allo Stato ebraico di prendere qualsiasi misura necessaria a prevenire il genocidio, incluso l’invio di aiuti umanitari, e di riferire la sua condotta alla Corte entro un mese. Come scrive Al Jazeera la sentenza «non determina se Israele stia commettendo un genocidio» né ordina l’interruzione delle operazioni militari; tuttavia, essa rappresenta un monito severo per lo Stato maggiore israeliano e potrebbe contribuire ad aumentare ulteriormente la pressione internazionale su Netanyahu. - Intanto però, questa settimana sono continuati i combattimenti e a Gaza le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno aperto un nuovo fronte. Gran parte dell’esercito è ora impegnato nel sud della Striscia, dove ha stretto d’assedio la città di Khan Younes, finora coinvolta in maniera marginale nel conflitto. Il centro urbano, che Tel Aviv sospetta ospiti il comando centrale di Hamas, è stato sottoposto a un intenso bombardamento aereo. Come è ormai consuetudine dal 7 ottobre, sono stati colpiti anche obiettivi civili, strutture ospedaliere e persino un rifugio delle Nazioni Unite. Gli attacchi sono stati duramente condannati dall’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, e dagli Stati Uniti, oltre che da Paesi del mondo arabo-musulmano come la Giordania, uno dei pochi Stati della regione a riconoscere Israele, e l’Indonesia. Come spiega il Washington Post, l’amministrazione statunitense ha condannato il progetto israeliano di creare una “zona cuscinetto” tra la Striscia e Israele che prevede l’abbattimento degli edifici sospettati di fungere da basi operative di Hamas. Ed è proprio durante una di queste operazioni di “bonifica” che il 23 gennaio le IDF sono state sorprese da un attacco missilistico che ha provocato il decesso di ventiquattro soldati. Si tratta della perdita più grave dall’inizio della guerra. - Questa settimana, però, sono proseguiti anche i tentativi diplomatici da parte di medie e grandi potenze per arrivare a un cessate-il-fuoco e trattare la liberazione degli ostaggi. Washington sta aumentando le pressioni su Tel Aviv in questo senso. Venerdì 19 gennaio il presidente Biden, a colloquio telefonico con Netanyahu, ha inoltre ribadito il suo sostegno alla creazione di uno Stato palestinese, proposta che collide con il progetto di Netanyahu di mantenere il controllo militare della Striscia per ragioni securitarie. L’analista anglo-egiziano Hisham Hellyer si è interrogato per il Carnegie Center su cosa intenda realmente Biden quando parla di “Stato” palestinese: anzitutto questo dovrà venire incontro alle esigenze israeliane, ossia essere demilitarizzato, seguendo il modello di Andorra, Micronesia e Nauru, Paesi privi di forze armate e difesi da potenze o da accordi militari regionali. Ma, come precisa subito Hellyer, lo status dei microstati o delle isole del Pacifico e dei Caraibi non può rappresentare in alcun modo un metro di paragone con la Palestina. Un’altra opzione è quella di concedere una sorta di autogoverno, sulla falsariga delle repubbliche di Donetsk e Lugansk in Ucraina prima della guerra del 2022; anche in questo caso, però, vi è il rischio concreto che si finisca per legittimare l’occupazione israeliana in Cisgiordania. - Parallelamente prosegue il dialogo sulla consegna degli ostaggi: il direttore della CIA ha incontrato in Europa i funzionari egiziani, israeliani e qatarioti per concordare i termini dell’accordo che riguarderanno soprattutto la durata della “pausa umanitaria”. - Negli ultimi giorni anche il Regno Unito  si è attivato per una soluzione diplomatica: il 23 gennaio il segretario per gli Affari Esteri James Cameron ha compiuto una visita in Medio Oriente (con tappe in Israele, Cisgiordania, Qatar e Turchia) per convincere Tel Aviv a concedere una tregua umanitaria e a prendere in considerazione la soluzione “a due Stati”. Incontri che vanno ricollegati alla proposta a cui stanno lavorando Londra e Doha e che prevede un cessate il fuoco della durata di due mesi, il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani in cambio di un consistente numero di prigionieri palestinesi. A suggellare l’impegno nella questione, i due Paesi hanno inviato un bastimento contenete ventinove tonnellate di aiuti umanitari. La mediazione anglo-qatariota al momento è stata accolta con freddezza dagli israeliani. Durante un incontro con le famiglie degli ostaggi, il premier ha definito il ruolo del Qatar problematico, per via delle sue connessioni con Hamas. Immediata la replica dello Stato arabo, espressa dal portavoce del ministero degli Affari Esteri qatariota Majid al-Ansari: «se vero, questo commento non farà altro che bloccare e compromettere il processo di mediazione»“ (Mauro Primavera). — Sono grato di queste informazioni e spero e prego che le trattative per la liberazione degli ostaggi e per un cessate il fuoco portino frutti, ma per quanto riguarda la verità o meglio la verosimiglianza degli argomenti, devo dire che certe frasi sono per me troppo vaghe: chi fa davvero sforzi diplomatici negli USA? L’amministrazione Biden ha co-finanziato il massacro inaudito dopo il sette di ottobre. Non userei ancora la parola „genocidio“, ma certamente c’è stato un massacro orrendo di civili e bambini con la scusa di sconfiggere il terrorismo e per questo motivo sono molto grato a Katie Halper e Aaron Maté che danno voce anche persone di  cui se no, non saprei neppure l’esistenza. E ricordo che il giornalista canadese Aaron Maté è di origine ebraica; ascoltiamo quindi la redazione di „Useful idiots“: „Vedo il governo di Israele come responsabile del 7 ottobre“. L'attivista israeliano per la pace Maoz Inon ha perso entrambi i genitori il 7 ottobre. Mentre molti israeliani che non hanno perso nessuno vogliono un maggiore spargimento di sangue, gli appelli di Maoz alla pace mostrano compassione e coraggio."È molto difficile nella società israeliana parlare in questo momento, e lui è uno dei pochi a farlo. Non lascia che la sua tragedia diventi un'arma per creare altre tragedie“. Anche se non è ancora chiaro quale parte abbia ucciso i suoi genitori, Maoz dice che non importa: "Forse hai ragione, forse sono stati uccisi dal fuoco incrociato israeliano. Ma cosa importa? Cosa importa? I miei genitori sono morti a causa del conflitto palestinese-israeliano. E io ho deciso di impegnare la mia vita per la pace. Cosa importa chi li ha uccisi. Sono stati uccisi a causa del conflitto, e io ho intenzione di fare la pace dal fiume al mare“. Anche se la polizia israeliana lo rende pericoloso, Maoz protesta in Israele "con un appello e un messaggio molto diretto: il governo è responsabile e il governo deve andarsene“. Man mano che emergono informazioni sugli eventi del 7 ottobre, il ruolo di Israele nella conta delle morti dei propri civili continua ad aumentare. Per questo abbiamo intervistato anche Asa Winstanley, giornalista di Electronic Intifada, il cui reportage mostra sempre più prove che le forze israeliane hanno ucciso i loro stessi cittadini il 7 ottobre. Spiega che anche oggi, con gli ostaggi israeliani ancora a Gaza, il governo israeliano non mostra alcun segno di voler interrompere l'assalto mortale. "Comincia a sembrare che i leader politici di Israele non vogliano che quei prigionieri tornino a casa vivi““ (26.1.24).


(Wetterzeube, il 25.1.24; conversione di san Paolo) Il Vangelo odierno (Mc 16,15-18) si trova nei versi 16,9-20 „che non appartengono al testo originario di Marco: mancano in alcuni manoscritti antichi (come i codici Sinaitico e Vaticano, del quarto secolo). Alcuni manoscritti hanno un’altra finale: „Esse (le donne prima nominate) raccontarono ai compagni di Pietro ciò che era stato loro annunziato. In seguito Gesù stesso (apparve a loro e) Dio mandò mediante loro dall'oriente fino all'Occidente il messaggio sacro ed incorruttibile della salvezza eterna“. Il testo attuale comunque risale alla fine del I o all'inizio del II secolo: forse è una sintesi delle apparizioni, la cui memoria era viva nella Chiesa delle origini. Per alcuni sostituisce una finale originaria del Vangelo andata perduta; per altri in origine lo scritto di Marco terminava in 16,8: una finale brusca e sconcertante che avrebbe spinto ad una integrazione. Il fatto che 16,9-20 non sia stato scritto da Marco non significa che questo testo non sia canonico ed ispirato“ (note a cura di Maggioni). Detto questo per me ciò che veramente conta dell’annuncio è già contenuto, anche se il Vangelo di Marco finisse  al verso 8: „Mc 16, [6] Ma egli disse loro (Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome): "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. [7] Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". [8] Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura“. - Comunque ecco anche il testo odierno, che è per l’appunto ispirato, come spiega la nota:  „Mc 16, [15] Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. [16] Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. [17] E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, [18] prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno““. San Paolo, di cui oggi festeggiamo la conversione (cfr. At 22,1a.3-16) è stato il primo grande missionario, che ha cominciato ad andare in tutto il mondo. Il verso 16 sembra contraddire „la speranza per tutti“, ma io credo che testi ispirati  debbano essere presi sul serio, senza cadere in forme di letteralismo e particolarismo che perdono di vista l’intero e cioè che „Dio è amore“(1 Gv 4, 8). Anche per quanto riguarda i „segni che accompagnano quelli che credono“, credo che dobbiamo prenderli più sul serio come preghiera! Signore, aiutami a scacciare i demòni, a parlare lingue nuove, a prendere per mano i serpenti, a non avere paura dei veleni, a guarire le persone malate e questo non solo come attività verso gli altri, ma anche verso me stesso! Amen! 

Per chi ha letto quello che ho scritto ieri sul tema, comprenderà, senza un ulteriore grande commento, che io ritengo del tutto falsa (non democratica) l’iniziativa di tutti i partiti, a parte l’AfD ovviamente, anche se non sono riusciti a fare una proposta comune, a riguardo della sospensione del politico Ulrich Siegmund, capogruppo parlamentare dell’ AfD in Sassonia-Anhalt (notizia nella MZ di oggi).

Pubblico anche una lettera che ho scritto al segretariato del consiglio diocesano: Sehr geehrte Frau Sylvia Ciesielski (Sekretariat des Kirchenrat- DD),

ich habe Pfarrer Wolf in Gera mitgeteilt, dass meiner Meinung nach ein strategischer und inhaltlicher Fehler gemacht wurde, indem die AfD in dem Schreiben der Bischöfe von Ost-Deutschland explizit genannt wurde. Pfarrer Wolf befürwortete dies, aber vermutlich vertreten viele Mitglieder der Pfarrei eine andere Meinung. Als Italiener hege ich keinerlei Sympathien für die AfD. In Italien, als Giorgia Meloni, deren Parteiprogramm dem der AfD ähnelt, zur Premierministerin gewählt wurde, dürfte Papst Franziskus, den ich in Fragen der Migration und des Friedens uneingeschränkt unterstütze, sicherlich nicht vor Freude gesprungen sein. Dennoch hat er nicht den Dialog durch einen Streit ersetzt. Der Begriff "Remigration" mag fragwürdig sein, jedoch fehlt der Stellungnahme von Pax Christi jegliche Objektivität. Bezüglich des Treffens mit Herrn Martin Sellner handelte es sich nicht um ein Geheimtreffen (eher ein Privattreffen mit einer sehr weiter Mailing List), sondern um die Besprechung seines Buches, das sich bereits in der 4. Auflage befindet. Die Kirche sollte nicht auf die Rolle eines rein politischen Organs reduziert werden; sie ist eine "Mutter" auch für die Menschen, die die AfD wählen. 

Mit freundlichen Grüßen Dott. Roberto Graziotto

(Traduzione in italiano: Gentile signora Sylvia Ciesielski (Segreteria del Consiglio pastorale diocesano - DD), ho informato il parroco Wolf di Gera che, a mio parere, è stato commesso un errore strategico e sostanziale citando esplicitamente l'AfD nella lettera dei vescovi della Germania orientale. Don Wolf era favorevole, ma presumibilmente molti membri della parrocchia hanno un'opinione diversa. Come italiano, non ho alcuna simpatia per l'AfD. In Italia, quando Giorgia Meloni, il cui programma di partito è simile a quello dell'AfD, è stata eletta primo ministro, Papa Francesco, che sostengo pienamente sui temi della migrazione e della pace, non ha certo fatto i salti di gioia. Tuttavia, non ha sostituito il dialogo con la discussione. Il termine "remigrazione" può essere discutibile, ma la dichiarazione di Pax Christi manca di obiettività. Per quanto riguarda l'incontro con Martin Sellner, non si è trattato di un incontro segreto (piuttosto di un incontro privato con una mailing list molto ampia), ma di una discussione sul suo libro, che è già alla quarta edizione. La Chiesa non dovrebbe essere ridotta al ruolo di un'organizzazione puramente politica; è una "madre" anche per le persone che votano per l’AfD.)


Abba nostro…

(Notte) La territorialità è un criterio importante per una parrocchia, ma non assoluto, perché il tempo è più importante dello spazio. Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis omnipotens Deus! 

(Wetterzeube, il 24.1.24; san Francesco di Sales, vescovo) Questo testo del Vangelo odierno (Mc 4,1-20) noi cristiani lo abbiamo sentito migliaia di volte e mi ricordo che proprio su questo testo o uno simile negli altri sinottici, da ragazzino in parrocchia, ancora in quella di legno, nella forma di una baracca, a Mirafiori Sud, quando quella di pietra, con la forma di un aereo non era stata ancora costruita o non era ancora finita, feci il mio primo intervento „pubblico“; don Paolo, il parroco di allora, sorrise e mi disse che avevo solo ripetuto il testo, ma ne era ugualmente contento; forse accade a noi tutti di ascoltare e non comprendere, come recita il testo di Isaia citato da Gesù, e speriamo che la versione del Targum abbia ragione nel tradurre: „…a meno che si convertano e venga loro perdonato“, invece del testo greco: „perché non si convertano e venga loro perdonato“ (il testo greco che ho consultato io non è quello consultato dalla traduzione del 2009, perché suona: μήποτε (significa: affinché forse, proprio nel senso del Targum)  ἐπιστρέψωσιν καὶ ἀφεθῇ ⸀αὐτοῖς.. Questa mattina vorrei trasporre in preghiera alcuni versi, perché mi ci vedo descritto: Signore, mi da tanta gioia fare la meditazione al mattino! Ma le mie radici  non sono molto profonde, sono incostante e mi  bastano poche tribolazioni  o persecuzioni quotidiane, non eroiche, per perdere la gioia! Ti chiedo, nel senso del Suscipe, dammi il Tuo amore e la Tua grazia, e fai  che basti in me! Guida Tu le mie parole, le mie azioni, le mie intenzioni! Amen! 

Quando contraddici la posizione mainstream (per esempio sulla questione della lettera dei vescovi dell’est della Germania, in cui nominano esplicitamente la AfD come partito da non votare, perché contraddice la loro coscienza) gli altri (per discrezione vorrei rimanere nell’imprecisione), anche nella Chiesa, ti guardano come se fossi malato e la cosa più triste e che ti trattano come uno che non comprende i testi e fa esempi sbagliati; quest’ultima cosa può essere anche il caso, ma con un po’ di simpatia non sarebbe cosa così grave, visto che nella maggioranza di casi loro stessi non sono campioni di logica. Per quanto riguarda la questione stessa: ho visto come il Papa ha reagito quando è stata eletta Giorgia Meloni (il corrispondente della AfD in Italia): non sarà saltato di gioia, ma si è messo in atteggiamento di dialogo, non di scontro. Tutto qui! 

„Il New Hampshire regala una storica vittoria a Donald Trump nel campo repubblicano. Mai nessuno aveva vinto con oltre il 50 per cento le primarie nei primi due Stati“ (Banfi, versione odierna). 

Per quanto riguarda l’incontro „mitico“ con Martin Sellner, ieri notte, qui nel diario, ho citato la testimonianza di Ulrich Vosgerau, giurista, presente all’incontro, in conversazione con Alexander Wallasch. Oggi una signora, Bettina Gruber, in X, mi ha segnalato un articolo da cui cito questo passaggio: „In primo luogo, non si è trattato di una riunione segreta a Potsdam, ma di un evento privato con una „lista mailing“ piuttosto ampia. Altrimenti, i dipendenti di Correctiv non sarebbero riusciti a prenotare l'albergo in tempo per origliare. In secondo luogo, l'austriaco Martin Sellner non ha presentato un piano segreto, ma essenzialmente il contenuto del suo libro "Cambio di regime da destra", giunto alla quarta edizione. Non è stata necessaria alcuna operazione clandestina per ottenere le informazioni; sarebbe bastato un giro in libreria. In terzo luogo, Correctiv non fornisce alcuna prova che Sellner o chiunque altro a Potsdam abbia effettivamente chiesto l'espatrio di massa o anche solo occasionale dei tedeschi con un background migratorio. Il termine "deportazione" non compare nemmeno nel testo stesso di Correctiv, ma solo nell'eco mediatica, ad esempio in „Der Spiegel“, che identifica l'incontro, a cui hanno partecipato Sellner oltre a diversi membri dell'AfD e due della CDU, senza alcuna carica pubblica, come un "summit sulla deportazione (Deportation)““(Alexander Wendt, Publico 21.1.24). Sia Vosgerau che Wendt hanno fatto notare che per quanto riguarda il termine: „Abschiebung“ (espulsione) - questo termine è stato usato - , esso è stato già usato nel dibattito pubblico in Germania:  „il nucleo fattuale che rimane - la discussione riguardava in realtà l’espulsione (in tedesco vengono usati due termini: Abweisung, Abschiebung; ndt) di migranti senza diritto di soggiorno permanente sotto la voce "remigrazione" - è di per sé confusamente simile alle ‚parole chiave‘ usate dai politici della SPD e della CDU/CSU sullo stesso argomento. Proprio di recente, il Cancelliere federale Olaf Scholz ha dichiarato, così lo riporta la copertina di „Der Spiegel“: "Dobbiamo deportare su larga scala". L'accordo di coalizione tra SPD e CDU/CSU prevede esplicitamente un'"offensiva di rimpatrio“ (Rückführungsoffensive) proprio con questo termine. Non c'è stata nessuna offensiva, ma ci sono state piccole modifiche per espellere un po' più di richiedenti asilo respinti rispetto a prima“. Retoricamente, il ministro responsabile ha presentato le misure come molto più severe di quanto non fossero in realtà. Tra l'altro, nel 2023, funzionari vicini al Ministro degli Interni Nancy Faeser stavano valutando la possibilità di revocare retroattivamente per un massimo di 10 anni i passaporti dei migranti naturalizzati che si impegnano in attività antisemite“ (Alexander Wendt, ibidem). Questo tipo di proposte politiche mainstream, per così dire, sono poi sparite dal dibattito perché contrarie alle leggi vigenti: „Le delibere del Ministero federale dell'Interno sul ritiro dei passaporti erano ben al di fuori dell'ambito di applicazione della legge vigente, motivo per cui sono scomparse silenziosamente nell'archivio. Ma almeno si trattava di piani. Nessuno ha pianificato nulla alla riunione di Potsdam; si è trattato della presentazione di un libro già noto, che è stato discusso da un manipolo di persone senza la minima autorità decisionale governativa“ (Wendt, ibidem). Infine per quanto riguarda il paragone con la conferenza di Wannsee ho fatto già notare qualche giorno fa (credo verso la fine di Novembre o all’inizio di Dicembre, dopo aver appreso dalla MZ di questo incontro) che questo paragone è del tutto anacronistico. - Tutta questa discussione mi ricorda ciò che avevo imparato da un docente di storia, Thomas Lang (Leucorea, Wittenberg) da cui, prima della pandemia, andavamo con alcuni studenti scelti, alla fine dell’anno scolastico, per il dialogo tra liceo e università, in cui ci insegnò come una data affermazione storica, su temi meno altamente esplosivi di quelli di cui sto parlando qui, viene ripetuta da tanti storici e da tanti giornalisti, perché ripetono senza controllo proprio ciò che hanno letto sull’argomento, pur essendo falsa. - A livello contenutistico il mio saggio amico Reguzzoni mi ha scritto questa mattina un giudizio, che con il suo consenso pubblico qui, perché corrisponde precisamente, quasi in tutto, a quello che penso io sul tema: „Ho letto (si riferisce all’intervista con Vosgerau). Molto interessante, Non conosco Martin Sellner… Penso che demonizzare l’AfD non sia una buona cosa, e nemmeno leggere lettere pastorali che diffidano dal votarla. Più urgente sarebbe ricostruire una cultura di solidarietà e di intelligente autonomia, tra l'altro in funzione della pace, che, per me, è oggi il criterio primario. Non so che cosa voterei, se abitassi in Germania e fossi cittadino tedesco. L'impressione, non solo mia, è che i Tedeschi non si amino e, forse, anche gli estremismi sono frutto di questo dis-amore. Tuttavia, che la Germania trovi un equilibrio con se stessa è un'urgenza per l'Europa, perché, che piaccia o no, è lei "Die Macht in der Mitte" (Münkler: la potenza nel centro). La Germania avrebbe già nella costituzione un forte anticorpo : il federalismo, ma evidentemente non basta. C'è un deficit culturale, ovviamente non in senso accademico, ma di visione della vita e del mondo. La rinascita dei nazionalismi è un grosso problema. Giovanni Paolo II distingueva benissimo tra senso per la patria e nazionalismo. Il secondo è prevaricatorio sugli altri. Il primo è uno sviluppo della dimensione dell'Esserci (Da-sein), ma anche del comandamento di amare il prossimo come se stessi. Non è facile amare se stessi nel modo giusto. La Re-migration (remigrazione) mi sembra un po' una caxxxta insostenibile e impraticabile: come? deportando? ci sarebbe una re-migration se ci fosse una spaventosa crisi economica, come sta succedendo in Argentina da anni, dove tanti re-migrano verso l'Italia. Ma nessuno può augurarselo. P.S. Sinceramente, neanche in Italia si sa che cosa votare. Forse Rizzo (1), che almeno è per la pace“ (Giuseppe Reguzzoni, 24.1.24). 

(1) Marco Rizzo (Torino, 12 ottobre 1959) è un politico italiano, presidente onorario del Partito Comunista dal 2023. Tra i fondatori di area cossuttiana di „Rifondazione Comunista“ e dei „Comunisti Italiani“, è stato deputato ed europarlamentare tra il 1994 e il 2009. Nel 2009 ha fondato il Partito Comunista, del quale ha ricoperto il ruolo di segretario sino al 2023. Nel 2022, come segretario del PC, ha cofondato la lista elettorale „Italia Sovrana e Popolare“, che si è presentata alle elezioni politiche in alleanza con altri partiti“ (Wikipedia).

Abba nostro…

(Pomeriggio, dopo la traduzione di Ulrich e dopo una telefonata con mio figlio su un testo di Heidegger, che porta il titolo: „la costituzione onto-teologica della metafisica“)  Sia Heidegger che Ulrich rimangono fedeli alla „differenza come differenza“ anche al cospetto della riflessione assoluta di Hegel che identifica essere e pensiero. La sfida del pensiero in quanto pensiero di Hegel viene presa sul serio sia da Heidegger che da Ulrich, per questo entrambi sanno trovare il momento di verità in Hegel stesso, ma ne vedono anche la perversione ultima; Heidegger nel senso che non si vuole lasciar inscatolare nel sapere assoluto, ma cerca nel pensiero ciò che è non stato ancora pensato, ed Ulrich nello stesso senso trova il medesimo uso di „pensiero“ (Denken) e „ringraziamento“ (Danken), nell’atto di donazione gratuita dell’essere come amore, nella piccola via del quotidiano“.

(23.1.24) Quelli che peccano contro lo Spirito Santo sono „i suoi“ che „dicevano è fuori di testa“ (Mc 3, 31) e gli scribi (γραμματεῖς), come abbiamo visto ieri. Oggi viene ripreso il primo gruppo a cui si aggiunge Maria, anzi è Maria che guida questo gruppo: „Mc 3, 31⸂Καὶ ἔρχονται⸃ ⸂ἡ μήτηρ αὐτοῦ καὶ οἱ ἀδελφοὶ αὐτοῦ⸃ καὶ ἔξω ⸀στήκοντες ἀπέστειλαν πρὸς αὐτὸν ⸀καλοῦντες αὐτόν“ (giunsero sua madre e i suoi fratelli, e stando fuori, mandarono a chiamarlo). Presubilemente sono „i suoi“ del verso 21, anche se ovviamente Maria non ha mai pensato che suo Figlio fosse „fuori di sé“; non sappiamo come mai c’era anche lei e quindi non voglio speculare, ma non voglio neppure dimenticare tutto ciò che so su di lei. Comunque in questa scena Gesù con radicalità prende distanza da lei come madre (⸂ἡ μήτηρ) e dai suoi fratelli (οἱ ἀδελφοὶ ): „Mc 3, 33καὶ ⸂ἀποκριθεὶς αὐτοῖς λέγει⸃· Τίς ἐστιν ἡ μήτηρ μου ⸀ἢ οἱ ἀδελφοί ⸀μου (chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?). Si guarda intorno e li, in coloro che lo  ascoltano vede sua madre e i suoi fratelli. „Mc 3, 35ὃς ⸀γὰρ ἂν ποιήσῃ τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ, οὗτος ἀδελφός μου καὶ ⸀ἀδελφὴ καὶ μήτηρ ἐστίν“ (perché chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre“). Legami parentali che non sono ordinati sotto τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ implicano „ricatti“ a cui lui non sottostà! 

Ieri notte ho parlato di un intervento di Friedrich Merz (CDU) al parlamento del 18.1.24, dandogli ragione su due punti di politica interna: ha affermato con ragione che il governo attuale ignora le proteste del popolo (dei contadini, dei macchinisti della Ferrovia tedesca che lottano per una settimana di 35 ore) o le percepisce solo in modo selettivo (la folla che ha protestato contro la AfD è stata lodata) e poi si è posizionato chiaramente contro un divieto della AfD. Il motivo attuale delle proteste, l’incontro segreto con Martin Sellner, indica solo una cosa: come masse di uomini si muovono per „sentimenti“, visto che di quell’incontro non vi è alcuna narrazione che abbia anche solo da vicino il carattere del „verosimile“. 

Anche se non riprendo sempre le cose  che sta pubblicando Oasis, questa rivista online è per me una delle fonti più attendibili per comprendere gli avvenimenti anche dal punto di vista arabo, ieri ho letto per esempio un interessante articolo sull’Arabia Saudita. Insieme ai „riassunti“ di Banfi essa è tra le fonti che uso di più e che arricchiscono quello che ho imparato e sto imparando dalle mie fonti giornalistiche americane.  Dalla versione di Banfi di oggi prendo le seguenti righe, che riassumono bene il modo di pensare del mondo e quello di pensare della Chiesa: „I ministri degli Esteri dell’Ue hanno detto sì invece alla missione militare navale “Aspis” che dovrebbe dispiegarsi nel Mar Rosso e vedere la partecipazione di Italia, Francia e Germania. Il via libera formale potrebbe arrivare nella prossima riunione Ue del 19 febbraio. Ci sono ancora da definire i dettagli. Per ora si sa che il compito di proteggere i mercantili in transito sarà affidato a tre navi. Giorgia Meloni ha già detto che non ritiene necessario un voto del Parlamento italiano sulla missione, che sarebbe anzitutto “difensiva”.Il cardinal Matteo Zuppi ha invitato tutti i Vescovi e la Chiesa italiana a “non lasciare solo papa Francesco”, soprattutto nella richiesta di pace. Lo ha fatto in occasione del Consiglio permanente della Cei, sessione invernale. Ha detto: «La costruzione della pace è certamente un dovere dei “grandi” della Terra, ma chiama in causa ciascuno di noi. Ognuno deve essere operatore di pace, artigiano di pace. Dobbiamo trasformare la sofferenza causata dalla guerra nella nostra sofferenza»“. Per quanto riguarda Israele mi sembra importante questo fatto: „Clamorosa protesta, con irruzione dei parenti degli ostaggi rapiti da Hamas, nel Parlamento di Gerusalemme“ (Banfi, versione odierna).

„La nostra città (Oakland, California) è senza legge a causa di politiche progressiste fallimentari e di funzionari eletti disonesti e truffaldini“ (Seneca Scott, X, 23.1.24). Il video  presentato nella sua ´bacheca è impressionante, una situazione dei rifiuti di questo tipo non l’ho vista neppure a Napoli, in tempi di crisi…

Abba nostro…

(Dopo la traduzione di Ulrich) Dapprima una nota come traduttore dell’“Homo Abyssus; pur nella sua semplicità ontologica quest’opera è troppo complessa perché sia pubblicabile senza un lavoro di redazione filosofica; poi alcune parole mi diventano chiare traducendo: per esempio la parola „Auskehr“ è da intendere come contraria ad „Einkehr“ (raccoglimento); per questo ho tradotto qui sopra (pagina 437 dell’edizione tedesca), prendendo la lezione della Treccani, con „divagazione“; altre volte ho cercato di tradurre anche quel’ elemento presente nella parola, che è il verbo „auskehren“ (spazzare), ma forse era inutile. La formula „Entäusserung des Seins“  è stata sempre tradotta, per evitare una confusione con il linguaggio marxista, con la formula „uscita di sé comunicativa dell’ essere“, ma forse si avrebbe potuto anche tradurre: “svuotamento dell’essere“  (cfr. Fil 2,7); la mia formula ha cercato anche di esprimere il significato della parola „äußern“ (esprimere, manifestare, comunicare), etc. - Nel passaggio appena tradotto (pagine 437-438) ci sono due elementi, uno positivo ed uno critico che mi sembrano importanti: Ulrich non parte mai né dal „nulla“ nichilista né da un’ontologia del non-essere-ancora dell’essere, ma dall’ontologia del dono dell’essere, semplice e completo, già compiuto, sebbene non sussistente, come ho già spiegato più volte nei miei commenti ad „Homo abyssus“ (sussistente è la rosa donata, non il donare la rosa). Il momento critico di questo passaggio consiste nel discernimento tra la vera luce donata, che svuota e comunica se stessa e la  pseudo luce dell’ipostatizzazione dell’essere, quasi che l’essere stesso fosse una „persona“, mentre persona in modo eminente è Colui che lo dona gratuitamente. Etc. 

(Pomeriggio tardo) Nel paragrafo. „La ragione nella rivelabilità della verità“ (Homo Abyssus, 436-439) si comprende l’abissale differenza tra l’ontologia debole di Vattimo (senza volerne negare il momento di verità) e l’ontologia del dono dell’essere come amore gratuito di Ulrich. Quest’ultimo non si difende dalla verità, quasi che fosse colpa di narrazioni grandi e vere l’accadere delle tragedie; la filosofia postmoderna pensa che un’indebolimento della concezione ontologica ci difenderebbe dal male, che accadrebbe quando una narrazione si propone come vera nei confronti delle altre…In Ulrich non si confrontano in primo luogo le narrazioni (questo ha un suo senso a livello giornalistico), ma la ragione con l’essente e non c’è bisogno di alcun accorgimento della ragione debole per difendersi dal male; la difesa, per così dire, sta nella differenza ontologica stessa, che ci ricorda che la differenza ultima tra essere ed essenza consiste nel fatto che l’essere è del tutto gratuito e non cerca la sua verità nell’essenza delle cose, ma nel loro essere gratuitamente donate. L’adattamento tra ragione e l’essente è possibile perché le res hanno una loro forma, che ha in sé la sua gratuità. È vero che c’è un essenza o natura delle cose, ma essa non viene mai e poi mai „ipostatizzata“ e per questo motivo non è neppure necessario „indebolirla“. „L’ „habere formam propriam suae naturae“ dell’essente si accerta proprio speculativamente come processione della forma (e della materia), a partire dall’essere, tramite la nullificazione dell’essere nella res“ (Homo Abyssus, 438). Insomma non è possibile arrivare all’essenza delle cose o alla loro forma senza la „nullificazione gratuita dell’essere“ e questo accade nella piccola via del quotidiano e non nell’ipostasi del pensiero, per questo a volte il quotidiano è così doloroso, perché ci sta educando alla gratuita nullificazione che è il dono dell’essere stesso, in noi, per gli altri. 

(Notte) A proposito dell’acclamata narrazione di „Correctiv“ sul  "Piano segreto contro la Germania". „…Al momento l'accusa, che viene ripetuta ancora oggi 300 volte al giorno alla radio pubblica, è che in questa riunione Martin Sellner abbia fatto richieste palesemente illegali, palesemente incostituzionali, per così dire, parlando dell'espatrio di milioni di tedeschi o della deportazione di tedeschi politicamente impopolari e cose del genere, che non sono mai state prese in considerazione. Questa è la linea che vale ancora oggi. Tuttavia, posso già prevedere che a un certo punto si scoprirà che nulla di tutto ciò è mai stato detto. Sono tutte bufale giornalistiche. E quando arriverà il momento, quando sarà chiaro che tutto questo non è mai stato detto, la reazione sarà esattamente la stessa che si è avuta con la vicenda del traghetto o con la Süddeutsche Zeitung e l'Aiwanger, e cioè che si dirà che non importa cosa è stato detto. È sufficiente che Martin Sellner fosse presente a questo incontro...Ciò che mi ha particolarmente colpito dell'intera vicenda, in senso negativo, è stato soprattutto questo singolare auto-allineamento dei media mainstream e soprattutto dell'emittenza pubblica, che, come ho detto, da quasi una settimana ripetono ogni giorno in modo stereotipato le accuse di ‚Correctiv‘, che, come ho detto, sono in gran parte errate, e addirittura proseguono la narrazione e se ne escono con le proprie esagerazioni, invece di fare semplicemente le proprie ricerche. Si parte dal testo stesso. Il testo stesso è in parte contraddittorio e generalmente molto scarno. E come ho detto, tutti i media che hanno fatto le loro ricerche sono giunti in brevissimo tempo alla conclusione che c'è poco o nulla di vero“. (Dr. Ulrich Vosgerau, giurista presente all’incontro in conversazione con Alexander Wallasch (16.1.24))

Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici“ (Papa Francesco, EG, 29) - nessuno me lo ha chiesto, ma proprio questo passaggio (con quello che ho citato ieri) è stato il motivo per cui mi sono impegnato di più in parrocchia (stasera avevamo per esempio un incontro ad Eisenberg); il motivo per cui non prendo parte al momento ai gesti del Movimento in Germania è più complesso e ne ho già parlato, ma è anche chiaro che se si prende parte ai quei gesti regolarmente, la partecipazione alla vita parrocchiale è meno possibile, a parte la Santa Messa alla domenica. E viste le distanze che dovrei fare per partecipare a questi gesti, direi che la formula „nomadi senza radici“ è ben azzeccata. 

(22.1.24) Ecco l’accusa a Gesù da parte dei „ γραμματεῖς“ (scribi): „Mc 3,22καὶ οἱ γραμματεῖς οἱ ἀπὸ Ἱεροσολύμων καταβάντες ἔλεγον ὅτι Βεελζεβοὺλ ἔχει καὶ ὅτι ἐν τῷ ἄρχοντι τῶν δαιμονίων ἐκβάλλει τὰ δαιμόνια „(„gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni“). Gesù offre un’argomentazione stringente: „anche Satana (ὁ Σατανᾶς), se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito“. Gesù chiama per nome il capo dei demoni e presuppone un’esperienza (la guarigione dei malati…) e la testimonianza dei demoni stessi, che riconoscono in lui il Figlio di Dio, nella sua argomentazione. Vi è un contrasto oggettivo tra lui e Satana, solo se è così, ed è così, l’argomentazione di Gesù è stringente! Ma non rimane ad un livello di ermeneutica aperta, vi è una conclusione, che deve essere presa molto sul serio: „Mc 3, „28Ἀμὴν λέγω ὑμῖν ὅτι πάντα ἀφεθήσεται ⸂τοῖς υἱοῖς τῶν ἀνθρώπων, τὰ ἁμαρτήματα⸃ καὶ ⸂αἱ βλασφημίαι ὅσα ἐὰν⸃ βλασφημήσωσιν· 29ὃς δ’ ἂν βλασφημήσῃ εἰς τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον, οὐκ ἔχει ἄφεσιν εἰς τὸν αἰῶνα, ἀλλὰ ἔνοχός ἐστιν αἰωνίου ⸀ἁμαρτήματος. 30ὅτι ἔλεγον· Πνεῦμα ἀκάθαρτον ἔχει“ („In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna“. Poiché dicevano: „è posseduto da uno spirito impuro“). Per questo sono molto grato a don Giussani per la giaculatoria: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam! Questa preghiera - tra l’altro ieri il Santo Padre ha inaugurato un anno di preghiera in preparazione del giubileo del 2025 - è come un bastione (uno che non deve essere abbattuto) contro l’unico peccato che non può essere perdonato: ὃς δ’ ἂν βλασφημήσῃ εἰς τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον, οὐκ ἔχει ἄφεσιν (perdonato) εἰς τὸν αἰῶνα. Questa preghiera di don Giussani è tra l’altro un sintesi perfetti dell’antropologia e della pneumatologia. 

Seconda postilla al capitolo ottavo del „Senso religioso“, „Conseguenze degli atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo“. Due di queste conseguenze sono l’incomunicabilità e la solitudine. Posso confermare, dopo 30 anni di insegnamento, ciò che scrive don Giussani:   „La vecchiaia a vent’ anni ed anche prima, la vecchiaia a quindici anni, questa è la caratteristica del mondo di oggi“ (116). In questa vecchiaia si sveglia l’istinto sessuale che da a volte la sensazione di essere giovani, ma mancando quell’esperienza che nasce da una memoria, diventa difficile dialogare come persone; il legame che si istaura con qualcuno - cosa di per sé miracolosa -  è piuttosto „reattivo“, il suo eros con il tuo, essendo però il contesto di questa reazione, „le forze più incontrollate dell’istinto e del potere“ ( 117) è difficile, anche se non impossibile arrivare ad un vero e proprio dialogo. Vedo che non c’è un grande interesse, a parte qualche eccezione, ad un vero dialogo tra le generazioni (sto parlando della mia vita, non della vita di altri). Il problema si incentiva quando non riguarda solo individui, ma tutto un popolo. Il motivo per cui io a partire da un certo punto ho smesso di fare polemiche contro il passato della DDR, delle persone che vivono accanto a me o che non partecipo allo sdegno contro la AfD è perché ho la sensazione che ciò contribuirebbe solamente a „disintegrare“ quel poco di „memoria“ che hanno le persone intorno a me. Ed ad aumentare la loro solitudine! - Ho ritrovato in questo capitolo una frase a me molto cara, che ho spesso usato in questi vent’anni nella diaspora; molti colleghi legano la mia persona al motto: „sguardo della totale simpatia“, ma in vero Pavese non dice „sguardo“, ma „giorno“ „Un giorno di simpatia totale, da uomo a uomo“ (Pavese, citato da don Giussani, 117) - ci serviamo degli altri, non facciamo credito a loro di un giorno di simpatia totale, non solo di uno sguardo di simpatia totale, ma del tempo, un giorno di simpatia totale, senza pensare „so come sei fatto“. In questi giorni sto lavorando tanto per andare a scuola con gioia e non come un dovere, aspettando il fine settimana e poi la pensione…questo è il mio „peccato“ più grande, che è anche una mancanza di fiducia nello Spirito Santo! VSSvpM! 

La Germania fa notizia anche nella versione odierna di Banfi: „A proposito di migranti, ieri in Germania c’è stata una grande mobilitazione popolare, 350 mila persone in piazza nella sola Berlino, contro il documento sulla “remigrazione” messo a punto in una riunione segreta dei populisti di Alternative für Deutschland. Documento che ricorda in modo fastidioso il passato razzista del Paese“. Cosa io pensi di tutto ciò l’ho scritto ieri in riferimento ad una lettera che è stata letta in Chiesa ieri dei sei vescovi dei nuovi Länder. La cifra di 350 mila mi sembra un’esagerazione. La polizia parla di 100.000 persone (cfr. Berliner Zeitung). 

Per quanto riguarda Gaza Banfi scrive: „Da Gaza la notizia è che, finito finalmente il blackout, il conto delle vittime palestinesi ha superato le 25 mila. Un numero impressionante, come ha fatto notare ieri il segretario generale dell’Onu“ (versione odierna). Ieri pomeriggio ho parlato dello scontro „mitologico“ tra gli USA e Israele, per questo non mi ripeto.

Abba nostro…

(Pomeriggio/Sera) C’è una frase di Tommaso d’Aquino che riassume il percorso filosofico di Ferdinand Ulrich, ma anche l’intuizione ultima del „Senso religioso“ di  don Giussani: „Cum autem in re sit quidditas eius et suum esse, veritas fundatur in esse rei magis quam in quidditate, sicut et nomen entis ab esse imponitur; et in ipsa operatione intellectus accipientis esse rei sicut est, per quandam simulationem ad ipsum, completur relatio adaequationis in qua consistit ratio veritatis. Unde dico, quod ipsum esse rei est causa veritatis, secundum quod est in cognitione intellectus“ (1. S. 19. 5. 1)“ (citata da Ulrich in „Homo Abyssus“, 436-437). Ne offro qui una traduzione approssimativa: "Ma quando la quidditas di una cosa coincide con il suo essere, la verità si basa sull'esistenza della cosa più che sulla sua quidditas, così come il nome di 'ente' viene attribuito dall'essere stesso. Nell'atto stesso dell'intelletto che riceve l'essere della cosa così com'è, si completa una relazione di adeguatezza attraverso una sorta di simulazione verso di esso. È in questa relazione di adeguatezza che risiede la natura della verità. Perciò, dico che l'esistenza stessa della cosa è la causa della verità, nella misura in cui è nella conoscenza dell’intelletto.“. Ci siamo così abituati, anche nel modo con cui ci esprimiamo, a parlare dell’essenza (quidditas) delle cose che abbiamo perso di vista il fatto che l’essere si dona gratuitamente come amore nella piccola via del quotidiano, non nelle cose essenziali; il grande lavoro di discernimento consiste nel non confondere questo movimento di finitizzazione dell’essere nelle sostanze, nella realtà, come una prigionia nelle cose stesse, cioè in un’esperienza priva di memoria (che è poi la riduzione dell’esperienza ad un provare le cose), per usare il linguaggio di Don Giussani nel capitolo ottavo del „Senso religioso“. 

(Notte) „In quanto meritocratici selezionati attraverso la competizione, passando per le grand ecoles, essi considerano naturalmente la loro posizione come dovuta alle qualità personali, quelle dell'intelligenza e dell'etica del lavoro. Ne consegue che non devono nulla a nessuno. L'aristocratico, al contrario, è probabile che si consideri un segnaposto accidentale nella grande catena di generazione“ (Matt Crawford).

La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione.È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione“ (Papa Francesco, EG, 28). - In queste parole del Santo Padre c’è il motivo ultimo del mio impegno in parrocchia.

Friedrich Merz (18.01.24), per quanto riguarda le questioni interne della Germania, ha ragione: 1) le proteste del popolo (dei contadini, dei macchinisti...) devono essere prese sul serio; 2) il divieto della AfD è il mezzo di coloro che non sanno aiutarsi più in un altro modo, politicamente ragionevole. 

(Wetterzeube, il 21.1.24; Terza domenica del Tempo Ordinario, ciclo B) Le letture domenicali del Canone romano sono: Gio 3, 1-5.10; 1 Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20).  Parto nella mia meditazione dalla frase che mi sembra centrale e che relativizza, dal punto di vista teologico, la formula del cambiamento di un epoca, che ha un suo senso a livello di esistenza storica (che ha i suoi avvenimenti, come l’arresto di Giovanni, etc.): „Mc 1, καὶ λέγων ὅτι Πεπλήρωται ὁ καιρὸς καὶ ἤγγικεν ἡ βασιλεία τοῦ θεοῦ· μετανοεῖτε καὶ πιστεύετε ἐν τῷ εὐαγγελίῳ.“ („E diceva: „Il tempo è compiuto (Πεπλήρωται ὁ καιρὸς) e il regno di Dio (βασιλεία τοῦ θεοῦ; la signoria di Dio) è vicino; convertitevi (μετανοεῖτε) e credete (πιστεύετε) nel Vangelo“). Anche la seconda lettura ci ricorda „la brevità del tempo“(cfr. Balthasar, La luce della Parola, 161). „1 Cor 7, 29τοῦτο δέ φημι, ἀδελφοί, ὁ καιρὸς συνεσταλμένος ⸂ἐστίν·“ (Questo vi dico, fratelli, il tempo si è fatto breve). Balthasar si limita a riassumere l’epistola stessa: „ tutti i beni {la donna, il pianto, la gioia, ciò che compriamo, ciò che usiamo} che abbiamo e dobbiamo usare nel mondo, a causa del tempo premente e della consunzione della figura del mondo, devono essere posseduti e utilizzati in modo che vi si possa rinunciare ogni momento. Il tempo ci è prestato solo su una revoca possibile ogni momento“ (Luce della Parola, 161). Nella commedia diretta dalla regista australiana Renée Webster, „Il più puro piacere“, Australia 2022 (è solo un esempio tra una legione di esempi; Konstanze mi ha detto che anche nella letteratura fantasy il tema è penetrantemente presente), invece il piacere sessuale della donna viene assolutizzato (reazione comprensibile dopo l’assolutizzazione di quello del maschio). A parte il Vangelo, basterebbe già Epicuro per porsi la domanda su che tipo di bisogno sia il sesso; il filosofo greco pensa che sia naturale, ma non necessario. Nel film esso è naturale, come rappresentato  dalle bellissime immagini dell’oceano australiano, e necessario, anche per una donna di cinquant’anni. Gli uomini maschi hanno fondamentalmente la funzione di occuparsi dei bisogni sessuali delle donne, che, nel film, in massa, lo desiderano. Il momento di verità del film è che questo desiderio è polimorfe e personale (ogni persona è diversa), ma per esempio l’ipotesi che una donna per la menopausa o per un altro motivo di salute non ne abbia per nulla voglia, non è preso in considerazione (questo è piuttosto il tema del marito della protagonista Gina, che pensa alla carriera e non al sesso). In vero se si sottolinea il tema del bisogno, allora questo non può essere né sottovalutato né sopravalutato in entrambi i sessi, femminile e maschile. Ma ritorniamo alle nostre letture domenicali. Balthasar pone la questione dei cristiani „che rimangono all’interno della loro professione“ e che sono chiamati al servizio della „βασιλεία τοῦ θεοῦ“: „essi hanno bisogno, per seguire questa chiamata proprio dell’indifferenza di cui ha parlato Paolo nella lettura“ (Luce della Parola, 16).  Ovviamente c'è anche la differenza tra quei cristiani che seguono come laici i consigli evangelici e quelli che sono semplicemente laici, ma ovviamente per tutti vale l’affermazione: Πεπλήρωται ὁ καιρὸς. E a tutti è rivolto l’invito: μετανοεῖτε καὶ πιστεύετε ἐν τῷ εὐαγγελίῳ. Nella predica brevissima di Giona per la conversione della città assira Ninive è anche un’urgenza del tempo: „Tra quaranta giorni Ninive sarà distrutta“, se non si convertirà. Gli abitanti di Ninive prendono del tutto sul serio questa minaccia e così „ appartiene al carattere ironico del libro di Giona il fatto che il profeta insorge contro l’incostanza di Jahvè:  come può Dio minacciare catastrofi e poi però non attuarle?“ L’introduzione al libro di Giona nella Bibbia a cura di Ravasi spiega: „ anzitutto, qual è il vero volto del Signore? È colui che implacabilmente castiga o non è piuttosto colui che misericordiosamente perdona? Se il volto di Dio è quello dell'amore e della misericordia, diventa insostenibile l'atteggiamento di coloro che fanno della fede nel Dio d’Israele un privilegio che esclude tutti gli altri“ (pagina, 1975). 

È sufficiente un video di Seneca Scott per comprendere come sta una parte dei cittadini in California (cfr. X, 20.1.24) - qui riporto il testo scritto: „Luci spente nel  Graveyard - Un mini-documentario di Seneca Scott“. È un pozzo senza fondo, dove siede il diavolo“. - Per quasi due settimane, le piccole case della città di Oakland tra la 35a e Mandela Parkway sono piombate nell'oscurità a causa degli incendi divampati in accampamenti non autorizzati vicino a Wood St. noti per l'attività di spaccio e per gli incendi di veicoli. Il 19 gennaio, l'attivista di West Oakland Shan Hirsch mi ha contattato urgentemente per Cheryl, una residente di 62 anni, e i suoi compagni che cercavano rifugio nelle strade fredde. Turbati dalla condizione degli anziani, abbiamo agito rapidamente, assicurando un albergo per Cheryl e il suo gruppo. Tornati al villaggio di case minuscole, abbiamo fatto un sopralluogo e ci siamo confrontati con gli altri residenti. Perché questo „ this City-run site“ non dispone di un generatore durante le riparazioni post-incendio? Perché sopportare queste condizioni quando le organizzazioni non profit per i senzatetto ricevono fondi consistenti e il personale percepisce stipendi elevati? È un'ingiustizia che richiede attenzione.Nonostante SindacoShengThao, nonostante la consapevolezza di giorni, manca un'azione urgente, mentre lei dirotta l'attenzione su Washington DC.  @carroll_fife è notevolmente e allarmantemente assente. Questo video mira a sollecitare la loro risposta. La soluzione è semplice, ma la città e le organizzazioni non profit non vengono pagate se risolvono il problema. È tempo di cambiare. #LightsOutOakland #OaklandInCrisis #RecallThao #FireFife“. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Il mito dello scontro tra Israele e gli USA è ormai diventato „legione“; ne parla Banfi, lo amplia Borghesi nella sua bacheca in Facebook, ne parla la FAZ, ma quest’ultima precisa immediatamente che si tratta dello scontro tra l’ala di sinistra dei Democratici (la senatrice  Elizabeth Warren) e l’amministrazione Netanjahu e non dell’amministrazione Biden, che il massacro in Gaza lo ha finanziato, con quella israeliana…

Postilla l capitolo 8, 1 „Conseguenze degli atteggiamenti irragionevoli“; „La rottura con il passato“. Come anche nell’Homo Abyssus Ulrich, così Giussani nel „Senso religioso“, si confrontano con le dimensioni del passato, del presente e del futuro; Giussani cita la letteratura cinese „ a cavallo tra l’ottavo e il nono secolo“ ed uno „scrittore del Samizdat, cioè della letteratura clandestina sovietica“. La tesi del capitolo è chiarissima (e corrisponde a ciò che dice Ulrich nell’Homo Abyssus): „ la mia libertà (è) sempre un presente. Ma il contenuto è nel passato, la ricchezza è nel passato. Quanto più uno è potente come personalità, tanto più è capace di recuperare tutto il passato“ (113). Le preoccupazioni sono espresse dal saggio cinese citato in questo modo: „oggi quelli che pretendono di (innovare) rigettano lo Stato e la famiglia, e aboliscono le relazioni naturali, di modo che il figlio non rispetta più il padre, il suddito non si sottomette più (alla legge)… Ma allora che cosa bisogna fare?… Bisogna che gli uomini agiscono da veri uomini… e siano (nuovamente) istruiti nella dottrina (antica). Speriamo che così sia“. 

(21.1.24) "I tempi in cui c'erano lettere pastorali elettorali con raccomandazioni sono finiti - e questo è un bene" (vescovo Bertram Meier, Augsburg). Jasper von Altenbockum, nell'editoriale della FAZ scrive: "Anche la Chiesa cattolica si è svegliata e sta inviando richiami ai fedeli elettori" (20.1.24). A pagina 4 dell'edizione del sabato si parla poi dei vescovi della Germania orientale, che in una lettera mettono esplicitamente in guardia dal votare per l'AfD. "I sei vescovi cattolici della Germania orientale hanno messo in guardia dal votare per l'AfD. In base alla loro coscienza, non possono accettare la posizione di "partiti estremi come il III Weg, il partito Heimat o l'AfD", secondo una lettera pubblicata venerdì" (FAZ). Quando oggi nella chiesa di Gera è stata letta questa lettera, ho subito pensato che si trattasse di un errore di strategia e di contenuto (sarebbe stato meglio se avessero pubblicato la lettera, così come i loro confratelli nell’ovest della Repubblica, senza nominare alcun partito, come invito generale ai valori della democrazia e dello Stato di diritto). Il motivo per cui sarebbe stato meglio è stato espresso in modo molto sintetico e preciso dal vescovo di Augusta, Bertram Meyer, che ho citato prima. Stamattina ascoltando la lettera mi sono sentito come alla fine della pandemia, quando ero in chiesa e indossavo solo parzialmente la maschera (non c'era nessuno intorno a me): quando sono andato alla comunione, il sacerdote ha voluto istruirmi e ha detto che dovevo indossare la maschera. Ho pensato subito che il suo compito era quello di darmi il Signore, non di comunicarmi la sua opinione, da funzionario coscienzioso, sul tema della pandemia. E per quanto riguarda la lettera: i vescovi sono lì per riconciliare e il loro compito è anche quello di occuparsi delle persone che votano per l’AfD, qui nell'est della Repubblica. In una situazione estrema, ci si può anche comportare come Clemens Augustinus Joseph Emmanuel Pius Antonius Hubertus Marie Cardinal Conte von Galen (* 16 marzo 1878 a Dinklage, Oldenburger Münsterland; † 22 marzo 1946 a Münster, Westfalia).  Penso che i vescovi avrebbero dovuto piuttosto impegnarsi per una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina, piuttosto che interferire negli affari di partito della Germania (facendo i nomi di partiti specifici). Mia moglie mi ha detto che è un po' comprensibile perché loro (i vescovi) hanno imparato per tutta la vita che i tedeschi hanno agito troppo tardi durante l'era nazista, eccetera. Ma non siamo ai tempi del nazionalsocialismo e l'AfD non è paragonabile al partito nazionalsocialista. Anche se il mainstream lo pensa e lo suggerisce. La lettera che è stata letta in tutte le chiese oggi (se un prete non si è rifiutato) non è un esempio di coraggio. Quello che ha fatto von Galen è stato un esempio di coraggio. Quello che i vescovi hanno fatto ieri con la loro lettera è solo un assecondare il mainstream. Se vogliono parlare di populismo, allora dovrebbero ascoltare narrazioni molto diverse e offrire un discernimento degli spiriti che non sia così semplicistico.

(Notte) Oggi in macchina Konstanze ed io abbiamo parlato a lungo della trilogia di Kerstin Gier, Argento. Il libro dei sogni, letto in modo meraviglioso da Simona Pahl; non posso scrivere tutti gli argomenti, ma almeno tenerne presente alcuni. 1) il corridoio dei sogni è il luogo del male metafisico, con la minaccia di un demone, che Liv pensa non esista, ma di cui ha paura. Konstanze non pensa che questo elemento si lasci ridurre a sola psicologia. In questo mondo Annabell e Arthur sono strumenti di questo male metafisico. Annabel riesce a rinchiudere il suo psichiatra in un sogno, facendogli credere che è ancora vivo. 2) Nel mondo reale Arthur usa le persone, con le sue capacità paranormali, per minacciare Liv e la sorella Mia. In questo mondo reale Annabell e Arthur compiono azioni che sono veri e propri crimini. 3) l’amicizia è certamente un grande tema, in una tensione tra quella vecchia dei quattro amici (Arthur, Grayson, Jasper und Henri) e quella nuova tra Liv, Grayson e Henry. 4) tra gli  adulti solo la governante Lottie non è caratterizzata in modo noioso. Mentre Ann e Ernst, rispettivamente la mamma di Mia e Liv e il suo nuovo grande amore, lo sono. La sorella di Grayson, Florence, è semplicemente isterica. Philippa, la mamma di Ernst e nonna di Florence e Grayson, è arrogante e senza alcuna empatia, a parte per il bosso in forma di Pavone, che una notte Mia e Liv distruggono. 5) Secrecy è la personificazione del gossip…

Il Ferdinand ha più comprensione di me per la posizione dei vescovi dei nuovi Länder e mi ha raccontato che nel suo tirocinio in parlamento le cose che dicevano i deputati della AfD, in plenum, erano davvero astruse e politicamente problematiche… 

(20.1.24) Un’amico in Facebook scrive nella mia bacheca scandalizzato dalla frase del cardinal Ouellet: „il tempo del cristianesimo è passato“, ma in vero questa frase è sostenuta sia da Peguy che parla di un „tempo dopo Gesù, senza Gesù“ sia da una frase, che avevo letto una volta in „Cielo e Terra“, in cui Adrienne prevede che nel giro di qualche decennio, ovviamene nei nostri gradi di latitudine, il cristianesimo sarà del tutto irrilevante e poi è vero che Dio può far sorgere figli di Abramo anche da delle pietre, ma è un altro discorso. Io non sono molto d’accordo in genere con i discorsi sul „cambiamento di epoca“, se non vengono ben precisati, perché io credo che siamo nella „pienezza del tempo“, ma credo anche che propria in essa si realizzi lo scontro teodrammatico (Balthasar), che comincia già con il duplice giudizio negativo del potere religioso e da parte della della famiglia di Gesù, quest’ultimo è oggetto di meditazione del Vangelo odierno: „Mc 3,21 καὶ ἀκούσαντες οἱ παρ’ αὐτοῦ (i suoi) ἐξῆλθον (uscirono) κρατῆσαι (arrestare, prendere) αὐτόν, ἔλεγον γὰρ ὅτι ἐξέστη (fuori di sé).“ Personalmente non credo che la frase del cardinal Ouellet abbia a che fare con un  „disfattismo scoraggiante“ (Hartmann Facebook) e non credo neppure che sia una messa in questione dell’ appartenenza alla Chiesa, espressa bene in questa frase di Erasmo, in dialogo con qualcuno che non le appartiene, ma che appartiene ad un’altra, che ho trovato anche nella bacheca dell’amico di cui sopra, Stefan Hartmann:  "Non mi sono mai allontanato e separato dalla Chiesa cattolica. So che in questa Chiesa, che voi chiamate chiesa papale, ci sono molti che non mi piacciono, ma li vedo anche nella vostra chiesa. È più facile sopportare i mali a cui si è abituati. Per questo sopporto questa Chiesa finché non ne trovo una migliore, e probabilmente anche lei è costretta a sopportare me finché non sarò diventato migliore. Non naviga infelicemente chi tiene la rotta intermedia tra due mali diversi“.(Erasmo da Rotterdam, Hyperaspistes (1526)).

PS Caro Gigi, ovviamente la frase del cardinal Ouellet, ha un carattere provocativo, ma secondo me non disfattista. Ed è anche vero che bisognerebbe tenere conto, come scrive Stefan Hartmann, della differenza tra cristianità e cristianesimo (Kierkegaard) ed anche di quella tra cristianesimo e cristianismo (Brague), ma il cardinale canadese tiene conto del dibattito sul trans-umanesimo (Paul Kingsnorth, N.S. Lyons, Matt Crawford, Adrian Walker), che i lettori del mio diario ben conoscono. La frase di Erasmo è bella, ma è datata, serve a me che vivo qui nella terra di Lutero. Non nego, ne lo fa il cardinal Ouellet, che vi siano esperienze cristiane giovani, io però ho visto subito in me (!) una grande corrispondenza con la frase del cardinal Ouellet. Per quanto riguarda Trump e l’AfD siamo confrontati  con una vera isteria (di questo ho parlato ieri e nei giorni scorsi nel mio diario), Tuo, Roberto PS Ci sono alcuni giovani giornalisti (Aaron Maté…) che parlano altrettanto chiaro che il papa! 

La società della neve“ (regia di Juan Antonio Bayona, 2023) è un film davvero interessante. „Nell'ottobre del 1972, una squadra di rugby dell'Uruguay voleva recarsi in Cile per una partita amichevole con alcuni amici e familiari. Con 45 persone a bordo, l'aereo decollò e si schiantò durante il tragitto su una montagna delle Ande, a un'altitudine di circa 4.000 metri. Dodici persone morirono nel corso dell'incidente; altre cinque morirono durante la prima notte. I restanti sopravvissuti hanno dovuto affrontare condizioni artiche, con temperature notturne tra i meno 30 e i meno 40 gradi. Dopo 72 giorni tra i ghiacci, 16 persone sono state tratte in salvo“ (Andreas Köhnemann). Mi limito a questo breve riassunto, per quanto riguarda la trama. Si tratta ovviamente di un'esperienza straordinaria, non quotidiana, grazie a Dio, in cui l'istinto di sopravvivenza gioca un grande ruolo, ma anche un vera e propria affezione tra le persone coinvolte, che mangiano i loro morti per sopravvivere. Una delle persone centrali del film, Numa Turcatti (Enzo Vogrincic) è dapprima del tutto contrario, ma alla fine della sua vita (è lui che racconta gli eventi) offre una chiave di lettura eucaristica, scrivendo in un foglietto, che gli altri leggeranno dopo la sua morte, una frase del Vangelo di Giovanni: non vi è un amore più grande che quello di dare la vita per i propri amici. 

"Baku sta bussando alla porta dell'Azerbaigian occidentale", affermano i media statali dell'AZ. L'Armenia è una terra concessa illegalmente da AZ, l'Armenia non ha alcun diritto legale sul proprio territorio e, se AZ riuscirà nell'intento, controllerà tutta l'Armenia, "o la maggior parte dello Zangezur". n AZ non vuole la pace. AZ vuole il Syunik(1)“ (Lindsey Snell, X, 19.1.24) (1) „nota anche come Սյունիք in armeno, è la provincia più sud-orientale e, con i suoi 4.506 km², più estesa dell'Armenia. La regione è costituita da un mosaico di alte montagne, verdi vallate, fiumi e cascate, scogliere e profonde gole a dente di sega. Zyunik comprende i distretti di Kapan, Goris, Sisian e Meghri“ (wikivoyage). PS Grazie a Dio ci sono le voci chiarissime di Lindsey Snell e del Molokano (Renato Farina, 1.1.24) per farci comprendere quale pericolo rappresenti la dinastia degli Aliyev, una delle pietre del mosaico dell’islamo-terrorismo.  „Seduto sulla riva del lago di Sevan, aspettando l’invasione turca, che arriverà, oh se arriverà, pesco in fondo all’oblio perle del Nagorno-Karabakh. Disseppellendole ho la speranza di suscitare il desiderio di perseverare per l'umanità queste genti, cambiando un poco la storia dei miei fratelli e, chissà, dei loro figli e nipoti resistenti in questo Caucaso meridionale che l'inerzia occidentale ha assegnato ai turchi e al loro rinascente impero ottomano“ (Il Molokano, che rinvia al maggior giornalista di inchiesta degli ultimi 50 anni: Ryszard Kapuściński, nella quale tradizione si inserisce la coraggiosissima Lindsey Snell).  

Abba nostro…

(Verso sera) Oggi ho pulito la stalla, che avevo trascurato nelle ultime due settimane, ma grazie a Dio con le temperature gelide, non c’era pericolo; comunque sono contento che stanotte le galline possano riposare in una stalla pulita. 

Ieri è stato sepolto Franz Beckenbauer, nell'Arena di Monaco di Baviera c'è stata la cerimonia. Tutto sommato la cosa più bella che ho letto è stata quella di Markus Söder, il premier della Baviera, che ha parlato della luce che emana da questa personalità del calcio tedesco, anche se negli ultimi anni c'erano state delle ombre, ma sottolineando che la luce era più forte di esse. Che ora riposi in pace nel Dio misericordioso.

Per quanto riguarda la frase del cardinal Ouellet che ho commentato questa mattina, „Il tempo del cristianesimo è passato“, uno dei redattori della communio-online ha precisato: „Nell'originale francese, il cardinale ha scritto "chrétienté", che può essere tradotto come „cristianità“,… ed anche "cristianesimo". Sarebbe stato meglio scegliere "cristianità" nella traduzione“ (Benjamin Leven). Comunque a me sembra che la tesi del cardinale fosse solamente che oggi il cristianesimo è solo una proposta tra le altre, anche se probabilmente la „provocazione“ era voluta. Per quanto riguarda la differenza tra le parole „cristianesimo“ e „cristianità“ in Kierkegaard, la questione può essere riassunta così: „Nel pensiero di Kierkegaard, il termine " cristianità " si riferisce ad un'istituzione o struttura sociale che ha trasformato il cristianesimo in una norma o routine quotidiana. Ciò è in contrasto con l'effettivo nucleo spirituale del cristianesimo. Mentre il "cristianesimo" enfatizza la relazione personale ed esistenziale dell'individuo con Dio, la "cristianità" si riferisce a una forma di fede esterna e istituzionalizzata, spesso modellata da norme e convenzioni esterne. Kierkegaard critica la "cristianità" per aver distorto l'essenza della fede e averla trasformata in un superficiale affare sociale piuttosto che in una profonda relazione individuale con Dio“. Mentre la differenza tra cristianesimo e cristianismo in Brague può essere riassunta nel seguente modo: il cristianesimo è la fede in Cristo, mentre il cristianismo è il cristianesimo come sistema, senza Cristo. Brague rinvia quindi ad una fede autentica in Cristo, che ha generato il cristianesimo e Kierkegaard ad un approfondimento individuale e spirituale, che non può essere sostituito da alcuna formalità istituzionale. Allo stesso tempo, però, vorrei prendere sul serio la provocazione così come è stata tradotta: „Il tempo del cristianesimo è passato“! E questo lo possiamo fare solamente „guidati dal processo concreto del nostro ragionamento e non da una macchina argomentativa che ci spinga ad una conclusione inevitabile“ (Newman, La grammatica dell’assenso, 190). Solo con „un vivo impegno della mente e del cuore“ (Newman, Giussani), si può prendere sul serio la provocazione del cardinal Ouellet. Quando mai, e questo non solo ad un livello istituzionale, ma proprio ad un livello individuale, quando mai Cristo è il nostro primo pensiero? È Cristo il nostro primo pensiero quando ci svegliamo? Nella scuola? Cristo è piuttosto un corollario (un'appendice, aggiunta, poscritto, postilla.)…e questo vale anche per i teologi. Se davvero avessero Cristo nel cuore, non come nozione, come nome, ma come presenza, per esempio, non argomenterebbero mai per avere ragione, ma per comprendere quel processo concreto del ragionamento di quella persona con cui stanno parlando. Non metteremo mai in dubbio l'impegno vivo della sua mente e del suo cuore, mentre per quasi tutti oggi l'altro è solamente una scusa, un’occasione per formulare i propri pensieri e per far vedere quanto siamo dotti. Comunque tutto ciò non è grave, „perché la fede cristiana verte principalmente su questi due asserti: la corruzione della natura e la redenzione operata da Gesù Cristo“ (Pascal, citato da Newman) .Quindi sempre nel nostro argomentare (tra cristiani o in dialogo con non cristiani, che è il contesto in cui si trova la frase di Pascal) è in gioco la corruzione della natura, ma ovviamente è anche in gioco sempre la „redenzione operata da Gesù“ e questa oggettivamente non viene messa in dubbio, neppure dalla frase: „il tempo del cristianesimo è passato“. Appunto del cristianesimo, non di Cristo, che è „pienezza dei tempi“. Ovviamente anche nel mio argomentare c’è un momento di corruzione (nel senso che anch’io voglio aver ragione e non sono mite); penso, però, che l’asserto: „Il tempo del cristianesimo è passato“ sia un presupposto della missione, non un suo ostacolo…e questa frase mi sembra provenire da un processo concreto del mio ragionamento, e non solo e non principalmente dal „voler aver ragione“…


Una bella foto di Konstanze oggi, durante la nostra passeggiata

(19.1.24) Renato mi ha ricordato che Adrienne aveva detto ad Hans Urs che SPN nel cielo era diventato più mite. Ecco io chiedo ad Adrienne, Hans Urs ed SPN il dono della mitezza. Durante la quaresima, tra l’altro, vorrei leggere le pagine che mi mancano di „Cielo e Terra“ volume tre, cioè del diario degli ultimi anni. 

„Mc 3, 13Καὶ ἀναβαίνει εἰς τὸ ὄρος καὶ προσκαλεῖται οὓς ἤθελεν (che voleva) αὐτός, καὶ ἀπῆλθον πρὸς αὐτόν. 14καὶ ἐποίησεν (costituì) ⸀δώδεκα, ἵνα ὦσιν μετ’ αὐτοῦ καὶ ἵνα ἀποστέλλῃ αὐτοὺς κηρύσσειν (a predicare) 15καὶ ἔχειν ⸀ἐξουσίαν (il potere) ἐκβάλλειν τὰ δαιμόνια“ („Salì poi su un monte, chiamò a se quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni“). La scena del Vangelo odierno (Mc 3, 13-19) è importante, perché è l’inizio della struttura gerarchica della Chiesa. Accade su un monte, perché Gesù voleva (ἤθελεν) così e non perché fosse costretto dalla mentalità del suo tempo. Ed anche se con lo scandalo della pedofilia la Chiesa ha perso in autorità (ἐξουσία), non l’ha persa nel cuore di Gesù e questa ἐξουσία si esprime nel predicare (κηρύσσειν) e nello scacciare i demoni (ἐκβάλλειν τὰ δαιμόνια). Due cose non vanno dimenticate. Primo: la Chiesa ha, anche in questa versione sintetica di Marco, una „pietra“: „καὶ⸃ ἐπέθηκεν ⸂ὄνομα τῷ Σίμωνι⸃ Πέτρον“ (al quale impose il nome di Pietro). Secondo: Gesù ha costituito (⸂ἐποίησεν) anche Giuda: „καὶ Ἰούδαν ⸀Ἰσκαριώθ, ὃς καὶ παρέδωκεν αὐτόν“ (il quale poi lo tradì).

Con chiarezza, come ho incominciato a comprendere ieri notte in dialogo con Simone Weil, bisogna dire, cosa che corrisponde anche a ciò che c’è scritto nel Vangelo su mammona, che la mediazione del denaro non solo non è necessaria, ma è un ostacolo alla salvezza. Simone Weil si esprime in modo molto duro: „Denaro, macchinismo, algebra: i tre mostri della civiltà attuale. Analogia completa“ (Quaderni, primo volume, 141). Ugualmente noi usiamo il denaro (come uso anche l’intelligenza artificiale); ho trovato una macchina con 12.000 Km (VW, T-Roc, 1.5, TSI Life) che anche il mio amico Denis (il figlioccio di battesimo dei miei, che è venuto anche al funerale di mio papà), che se ne intende, in Croazia, mi ha detto che è ottima, guardando i dati che gli avevo mandato, ma senza i soldi dell’eredità non possiamo comprarla. Detto questo non deve inserirsi, però, nel nostro intimo l’idea che quel denaro faccia la nostra felicità o la nostra salvezza.  O per fare un altro esempio: è una questione di giustizia dare il denaro che le spetta ad una persona, ma questa persona non deve far diventare quel denaro un idolo della propria identità. Certo chi le trattiene il suo denaro compie anche una colpa, forse anche più grande, ma noi dobbiamo cominciare da noi stessi e porre la nostra speranza in ciò che davvero conta e non nei contanti, tanto più quanto ne abbiamo a sufficienza per vivere e non solo!

Non solo i voti sono aumentati, negli ultimi anni, che i cittadini della Sassonia-Anhalt hanno dato alla AfD, ma anche i membri del partito lo sono, del 42% (MZ); il nostro giornale regionale ha intervistato ieri uno psicologo della politica, Thomas Kliche, che sostiene che il motivo di questo sarebbe perché più persone avrebbero la possibilità o la chance di fare carriera nell’AfD. Io mi chiedo in che cosa consista l'essere esperto di un esperto. Ovviamente quello dello psicologo è anche un motivo, ma i veri motivi, per cui sempre più persone votano AfD e del  come mai gli altri partiti, sempre di più, sanno solo reagire istericamente e senza una vera proposta politica ed accusando tutti coloro che non la pensano come loro di „collaborazione con il nemico“, sono ben altri e ciò presubilemente vale sia per i membri del partito sia per chi lo vota…probabilmente aveva ragione Andreotti  a dire che il potere logora chi non lo ha, certamente è vero che logora chi lo sta perdendo…nella sua bacheca in X una signora che a volte mette il ‚mi piace‘ nei miei post, Bettina Gruber, ironizza giustamente su una politica dei verdi, che con un „habitus-mix di professoressa delle scuole superiori, pastore protestante, zia d'asilo e funzionario subordinato“, parla in modo „sacerdotale“ di un post in X, di un politico della AfD che avevo commentato ironicamente qualche giorno fa: „René Springer (AfD) vuole rimpatriare "milioni" di stranieri. Un piano interessante, ma a parte la promessa strappalacrime (di mandarne, milioni, nella loro patria), come intende farlo esattamente? Di quali stranieri sta parlando, di persone come me che pagano le tasse in Germania da 30 anni?“. Mi sembra che solo la Wagenknecht stia cercando di dare una proposta alternativa, ma vediamo quante persone saprà raggiungere… PS (pomeriggio) Sullo stesso tema ragiona Sebastian Friedrich (Der Freitag, 18.1.24) sostenendo che avremmo bisogno di  „un largo movimento antifascista“ con un motto comune che consisterebbe nella richiesta di divieto della AfD, senza dapprima porsi domande sul realismo di una tale proposta e sul senso democratico di essa; nel 2018 questa strategia avrebbe funzionato con la conseguenza che l’AfD perse voti. A me tutto questo, come si può comprende da ciò che ho scritto questa mattina, non convince per nulla. In primo luogo l’aggettivo „antifascista“ mi sembra un anacronismo, in secondo luogo non ho intenzione di fare comunella politica con nessuno,  senza pormi la domanda sul senso democratico e sulla realizzabilità di ciò per cui lotto; in terzo ed ultimo luogo il 2018 è prima di alcune crisi molto gravi e globali: la pandemia, la guerra in Ucraina e quella in Palestina/Israele, insomma si tratta di tutt’altra cosa…!  Il 2024 non è il 2018! Questo non toglie il fatto che in tante richieste dell’AfD si nasconda, come ho pensato da sempre, un forte „egoismo collettivo“. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Joh 17, 23 ἐγὼ ἐν αὐτοῖς καὶ σὺ ἐν ἐμοί, ἵνα ὦσιν τετελειωμένοι εἰς ἕν, ⸀ἵνα γινώσκῃ ὁ κόσμος ὅτι σύ με ἀπέστειλας καὶ ἠγάπησας αὐτοὺς καθὼς ἐμὲ ἠγάπησας“, la traduzione che abbiamo nella scuola (BasisBibel) suona: „Sono legato a loro e tu con me, in modo che sono inseparabilmente uno. Da ciò il mondo deve conoscere: tu mi hai mandato e tu li ami, come tu ami me“. La traduzione nella pagina ufficiale del Vaticano è la seguente: „Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me“. Questo rafforza quanto già detto in Gv 17,21:    „…ἵνα πάντες ἓν ὦσιν, καθὼς σύ, ⸀πάτερ, ἐν ἐμοὶ κἀγὼ ἐν σοί, ἵνα καὶ αὐτοὶ ἐν ⸀ἡμῖν ὦσιν, ἵνα ὁ κόσμος ⸀πιστεύῃ ὅτι σύ με ἀπέστειλας“ (… perché tutti (πάντες ) siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato). - Nella dodicesima classe ho spiegato oggi che in queste frasi si trova il criterio con cui io giudico tutti gli scismi nella storia della Chiesa.

C’è un punto su cui io non sono d’accordo con Banfi, sebbene egli stesso veda la complessità del problema: „Se Hamas nega l’esistenza di Israele, ripetendo, come da suo statuto, che la Palestina è “dal mare al fiume”, ieri Benjamin Netanyahu ha sottolineato che ogni insediamento ebraico avrà il controllo di sicurezza dell’esercito israeliano dal Giordano al Mediterraneo. Ha detto “Bibi” in tv: «In futuro lo Stato di Israele deve avere il controllo dell’intera area, dal fiume al mare». Una posizione simmetricamente identica e opposta a quella degli islamisti: ancora una volta Hamas e il governo estremista israeliano hanno lo stesso orizzonte. È questa posizione radicale che mette in crisi la presidenza di Joe Biden. Il presidente Usa dà l’impressione di tentennare, di criticare a parole Tel Aviv ma non di non essere in grado, o di non volere, fare di più“ (versione odierna). Biden non tentenna, se le mie fonti hanno ragione! Ha sostenuto questa guerra con i soldi degli americani! E non ha mai detto con chiarezza che l’amministrazione di Benjamin Netanyahu ha massacrato innocenti, in Gaza e in Cisgiordania, non lo ha fatto perché da sempre è stato un guerrafondaio! 

Visto che anch’io nei giorni dopo la sua morte ho parlato solo positivamente di Schäuble (in vero più per il suo amore per la musica, che per la sua politica, vorrei citare qui una voce critica: „Solo Yanis Varoufakis, un tempo il più importante oppositore in Grecia, osa ancora obiettare. Il corso di Schäuble "ha portato all'impoverimento della Grecia, alla deindustrializzazione della Germania e allo scivolamento dell'Europa nell'insignificanza geopolitica“ (Eric Bonse, Makroskop, 11.1.24).

(Tramonto) Sempre sul tema dell’argomentare logico astratto (inferenza) e la concretezza degli eventi, Newman mi fa fare alcuni passi nuovi, di cui gli sono molto grati. Uno su un argomento che interessa più a me che a lui, sebbene lui stesso faccia l’esempio: „Avremmo la guerra in Europa perché la Grecia ha audacemente sfidato la Turchia“ (La grammatica dell’assenso, 186); tento un transfer: „Avremmo la guerra in Europa perché la Russia ha audacemente sfidato l’Ucraina“ , ma possiamo prendere anche un’altra frase: „Avremmo la guerra in Europa perché Zelensky si è messo in testa di vincere la Russia“. Per giudicare su questi „perché“ abbiamo bisogno di una competenza: diplomatici, politici, giornalisti hanno determinate spiegazioni per convincerci del loro „perché“; dovrebbe essere evidente che su temi storici concreti dovrebbe essere possibile un dibattito, senza che la posizione che non corrisponde alla tua propria o al mainstream venga immediatamente accusata di essere „cattiva“. Si può cercare di formulare in modo più rigoroso la nostra posizione. „Un gesto di sfida rivolto all’Ucraina dalla Russia non può che produrre una guerra in Europa; tale è il comportamento della Russia, ergo…“; ma ciò vale anche per l’altra frase: „Zelensky si è messo in testa di vincere la guerra con la Russia e questo non può che provocare un’estensione della guerra, e visto che si sta comportando così come abbiamo sentito anche a Davos, ergo…“. Ripeto con Cicerone, che tutto ciò sta nell'ambito del verosimile, non del vero e su questo mi sembra che sia d'accordo anche Newman. Infondo quando accade e come accade l'assenso a un determinato giudizio? Per me come filosofo è importante che il giudizio abbia una certa complessità, che le narrazioni vengano prese sul serio non solo in una in una direzione, ma in fondo ed infine la narrazione che riterrò vera ha a che fare con la fiducia in chi l'ha formulata o in chi ci ha consigliato una tale fonte. Certamente non nascerà da un sillogismo astratto, da una logica astratta, neppure e tantomeno se questa è logica poi la logica del mainstream. Si può anche dare il caso che due miei amici sostengono posizioni contrapposte, alla fine si imporrà la fiducia più grande, che non è solo una questione di sentimentalismo, ma di una „oggettività“ anche a questo livello dell’amicizia.

L’altra cosa che ho imparato ha a che fare con un tema religioso come quello del miracolo ed in genere della credibilità del cristianesimo nella sua interezza; anche in questo ambito non si imporrà come vero (qui è il caso di parlare del vero e non solo del verosimile) il risultato di una logica astratta. Su un tale tema più che mai avremo bisogno di una certezza e questa si da se siamo „guidati da un processo concreto del pensiero“ (190) e dal coinvolgimento di tutta la nostra persona: „occorre un vivo impegno della mente, adeguato ad un grande problema obbiettivo. Dobbiamo fare appello a tutte le nostre migliori risorse se lo vogliamo affrontare in modo degno della sua dignità, e non con l'animo di chi voglia fare un saggio letterario“ (188). Dobbiamo tenere conto della grandezza e dignità dell'oggetto su cui stiamo ragionando e che, se siamo un po' leali riconosceremo che supera la nostra intelligenza e quindi coinvolge una dimensione più alta. Certamente non ci aiuterà la logica nella sua astrattezza…e infine bisogna tenere conto ancora di una cosa molto importante: argomenti che riguardano il senso religioso possono essere approfonditi solamente se ci serviamo della forza individuale nostra e di coloro che ci stanno ascoltando e non della forza dei sillogismi. Per questo motivo il lavoro di un maestro Cristiano e anche quello dell'attesa, dello sviluppo della forza di giudizio dell’altro, che non cade dal cielo come la pioggia, ma è il frutto di un grande lavoro. Giussani nel „Senso religioso“ parla della „moralità nel conoscere“ (Senso religioso, 46). Quest’ultima implica „ l'amore per la verità dell'oggetto più di quanto si sia attaccati alle opinioni che già ci siamo fatti su di esso“ (47). Implica un lavoro basato sulla fiducia, ma come esperienza di giudizio personale ed esistenziale che non possiamo delegare ad altri, perché in questo caso non si tratterebbe più di fiducia, ma di alienazione…

(Notte) All’inizio di marzo in Vaticano c’è un simposio sul tema: „L’uomo e la donna, immagine di Dio. Per un’antropologia della vocazione“. In questo titolo non si trova solamente il tema del mio grande maestro, Hans Urs von Balthasar, ma tutta la mia vita in nuce. Scrive il cardinal Ouellet nell’edizione di oggi della „Communio-online“: „L’evento (il simposio) è nello spirito del cofondatore di COMMUNIO, Hans Urs von Balthasar, per il quale Papa Francesco nutre grande ammirazione. Pochi teologi contemporanei hanno lavorato così intensamente su una teologia della vocazione. Ci viene in mente il libro "Christlicher Stand" (1977), una notevole visione d'insieme nello stile proprio dell'autore, che riunisce il tutto e il frammento in un approccio mistico e profetico che è appropriato per il nostro tempo“. E in fondo a cosa abbiamo „obbedito“ Konstanze ed io nella nostra vita? Alla vocazione di questo uomo che sono e di questa donna che è lei, nell’apertura al dono dei nostri figli. Ed anche ciò che vi è stato di croce è stato obbedienza alla crux nostra spes! Le due gravidanze interrotte, le sofferenze vissute insieme, le malattie, anche una certa non armonia nel sentire il linguaggio sessuale, etc. Siamo stati chiamati a questa vita comune (con le nostre belle passeggiate e i dialoghi e i „piccolini“ e i giochi in comune) e non vi è altra donna con cui vorrei fare questo viaggio verso di Te, Signore; e sono infinitamente grato per Johanna e Ferdinand. Questa è la mia fedeltà a questa esperienza che ci è stata donata e a Vangelo, che chiede di non separare ciò che Dio ha unito…Buona  notte! 

(18.1.24) Nelle „mappe e ricostruzioni“ della Bibbia a cura di Ravasi e Maggioni (Cinisello Balsamo (MI), 2009), al numero 9, si trova quella de „la Palestina (!) al tempo di Gesù“; la mappa mi aiuta a comprendere l’inizio del Vangelo odierno (Mc 3, 7-12): „7Καὶ ὁ Ἰησοῦς ⸂μετὰ τῶν μαθητῶν (con i discepoli) αὐτοῦ ἀνεχώρησεν⸃ πρὸς τὴν θάλασσαν (si ritirò presso il mare)· καὶ πολὺ πλῆθος (molta folla) ἀπὸ τῆς Γαλιλαίας ⸀ἠκολούθησεν, καὶ ἀπὸ τῆς Ἰουδαίας 8καὶ ἀπὸ Ἱεροσολύμων καὶ ἀπὸ τῆς Ἰδουμαίας (al sud-ovest della Palestina, quindi non facendo più parte della Palestina; Erode il grande era idumeo; la popolazione era di lingua araba) ⸀καὶ πέραν τοῦ Ἰορδάνου ⸁καὶ περὶ Τύρον καὶ Σιδῶνα, πλῆθος (folla) πολύ, ⸀ἀκούοντες ὅσα ⸀ἐποίει ἦλθον πρὸς αὐτόν“. Il πλῆθος (neutro) segue Gesù „sentendo quanto faceva“; il „πλῆθος ha bisogno di cose, di fatti, non solo di pensieri. Questa notte, pensando a questa capacità di guarigione di Gesù, ho pregato per mia moglie che non sta bene e che continua solo perché ha la sensazione, che la lista delle supplenze (in questi ultimi due giorni dopo mesi è corta) diventava sempre più lunga. Credo che l’intensità della menopausa lunghissima e i mal di stomaco abbiano a che fare con quello che dice Simone Weil e sui cui ho riflettuto questa notte qui nel diario: „la nostra civiltà è fondata sulla quantità“ (Volume1,140). Una quantità che ci rende malati (è vero che ci sono cambiamenti epocali, ma ci sono anche processi che sono iniziati già prima della Seconda guerra mondiale.)… Nel resto del brano evangelico che non ho citato viene espresso il „mistero messianico“, che nella nota viene così spiegato, in riferimento a Mc 3,12: „ il comando di tacere ricorre diverse volte. Tale caratteristica propria del Vangelo di Marco è definita „segreto messianico“. Gesù proibisce di rivelare la sua identità di Messia e Figlio di Dio (ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ), forse per evitare che la sua missione venga fraintesa in senso politico.nel Vangelo di Marco, però,  la proibizione assume un valore catechetico, perché solo di fronte alla croce è possibile proclamare, come farà il centurione in Mc 15,39: „davvero quest'uomo era figlio di Dio“. Per questo non vi è nulla di  eretico o riduttivo nel rimanere fedeli alla formula che usa Gesù stesso: ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου (il Figlio dell’uomo). Ci possono essere motivi politici o ideologici, anche oggi, nel sospettare chi usa, contro altri, la formula: ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ (il Figlio di Dio), che è vera, ma che viene usata anche dai demoni! 

Le notizie riguardanti la „profezia della pace“ sono desolanti, qui le riassume con grande competenza Alessandro Banfi nella versione odierna, sebbene abbia l’influenza: „Nel conflitto tra Israele e Hamas «spetta alla comunità internazionale trovare una soluzione: tutti dicono "due popoli in due Stati". Quando realizzare il progetto se non adesso, dopo tutti questi morti e distruzione? Questo è il momento di fissare una data e di arrivare alla pace". E se non faremo presto «il conflitto si allargherà agli Stati circostanti e non solo. In parte sta già accadendo. Il rischio è una terza guerra mondiale. All'Europa chiedo di fare presto e di tutto per la pace, perché il vento della guerra tira forte». Così padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, in un'intervista a Toscana Oggi. La cronaca degli eventi internazionali dà ragione a padre Faltas, in questi giorni a Firenze. C’è grande tensione tra Iran e Pakistan. Ci sono stati attacchi pakistani nel sudest dell’Iran, in risposta ai raid iraniani. Gli Stati Uniti hanno lanciato nella notte un quarto raid contro 14 obiettivi Houthi in Yemen, mentre i ribelli yemeniti hanno attaccato la terza nave americana nel Mar Rosso dall’inizio della settimana. In Terra santa Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, ha subito uno dei più intensi attacchi aerei dall'inizio dell’offensiva israeliana. Mentre due raid israeliani nella Cisgiordania occupata hanno ucciso nove palestinesi. C’è un nuovo lungo black out dalla Striscia. Scrive Anna Lombardi su Repubblica: «Gaza è isolata dal resto del mondo ormai dal 12 gennaio. Colpa dei bombardamenti pesanti, che hanno interrotto certi cavi sotterranei molto complessi da riparare in ambiente di guerra. Da giorni dunque gli abitanti dell’enclave non possono comunicare fra loro e col mondo esterno. Un blackout delle comunicazioni, che ostacola enormemente il lavoro delle organizzazioni umanitarie e degli operatori d’emergenza: ambulanze, medici e chi lavora per recuperare persone ancora vive da sotto le macerie».Michele Giorgio sul Manifesto riferisce la situazione in Cisgiordania: «Solo a Jenin e nei villaggi vicini dal 7 ottobre sono stati uccisi oltre 50 combattenti e civili sui 360 palestinesi che, secondo calcoli del ministero della Sanità, sono morti sotto il fuoco di soldati e coloni israeliani. Tra le vittime ci sono almeno 95 minori, uno dei quali era un bambino di 9 anni. Dall’inizio di quest’anno sono già stati uccisi 41 palestinesi in Cisgiordania. Gli ultimi nove ieri in attacchi con droni e durante un raid dell’esercito nei campi profughi di Balata (Nablus) e di Tulkarem»“ (versione odierna).

Il Papa, nella sua catechesi sui vizi e le virtù di ieri, ha sottolineato che «amare è rispettare l’altro». Mentre «la lussuria devasta le relazioni umane». Non ho letto il testo, lo ho ascoltato, perché a me fa tanto bene vedere come Santo Padre sottolinea le cose che legge e che probabilmente ha scritto un altro. Dopo aver parlato mercoledì scorso della „gola“, nella catechesi di ieri ha parlato della „lussuria“, che definisce così: „voracità verso un’altra persona“ (possesso dell’altro in modo tossico), nella sfera della „sessualità“. Il Papa ha detto con chiarezza che non vi è nella Bibbia una condanna dell’istinto sessuale. Ha citato san Paolo che lamenta, nella Lettera ai Corinti, che alcuni cristiani sono peggio dei pagani, e mancano del tutto di „temperanza“ in questo ambito, per usare il linguaggio di Simone Weil (cfr. la mia meditazione notturna di ieri). Ha sottolineato la purezza dell’innamoramento e dell’amore. Ha spiegato che la castità non è uguale all’astinenza sessuale. Castità significa non voler possedere l’altro. In questo tempo di menopausa di mia moglie con delle sudate che la espropriano del controllo del suo corpo, non ha certo bisogno di della mia brama di possesso; Ulrich ci ha insegnato che il tu è sempre anche un egli/lei, insomma non lo si può imprigionare nella relazione diretta io-tu (tanto meno se questa è tossica). Era molto interessante il modo con cui ha parlato della bellezza del rapporto armonico tra „ragione, pulsione e sentimento“. Della pornografia ha sottolineato la questione della dipendenza. E dei Don Giovanni, l’andare a caccia di avventure. Come sa il lettore del mio diario, non ho mai messo in dubbio il tema della dipendenza pornografica (abbiamo tanto bisogno del medico Gesù anche in questo ambito) e non ho mai messo in dubbio che essa sia un surrogato, ma il tema è complesso, perché se è vero che l’istinto sessuale non deve essere demonizzato, è anche vero che pur nella bellezza di un rapporto matrimoniale con l’altro l’esperienza ci insegna che non vi è un’identità di espressione e di bisogno dell’istinto sessuale, e in un certo senso un video pornografico, può essere di aiuto a qualcuno per temperare l’istinto stesso, per canalizzarlo, anche per rispetto dell’altro (sto parlando di adulti, non di bambini). Comunque è vero che il grande mondo della „cosificazione“ pornografica e sopratutto per il proletariato pornografico è e rimane una distopia realizzata, che sarebbe meglio se non ci fosse stata. Uso la parola distopia in modo paradossale; la Treccani la spiega così: „distopia s. f. [comp. di dis-2 e (u)topia]. – Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa): le d. della più recente letteratura“.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Quello che ha raccontato Matt Crawford del romanzo „A Gentleman in Moscow“ di Amor Towles“, mi ha ricordato gli zii di mia moglie, che a Budapest, privati della loro dimora, vivevano in un piccolo alloggio, con i loro quadri troppo grandi per il piccolo alloggio; lo zio era stato costretto dai comunisti a noleggiare barche in una sponda del Danubio; mi ricordo quando, durante il nostro viaggio di nozze (estate del 1992), nel quale ci regalarono, la moglie e lui, un piccolo servizio di caffè, lui sedeva nel suo bovindo, ricolmo di piante; „real urbanity, without ire“… è proprio la formula che ha risvegliato in me il ricordo di quella visita.  

Postilla al capitolo sesto e settimo del „Senso religioso“ di don Giussani, che portano uno stesso titolo, ma con una differenziazione: „Atteggiamenti irragionevoli di fronte all’interrogativo ultimo“. Il sesto nel senso dello „svuotamento della domanda“ e il settimo nel senso della „riduzione della domanda“. Una prima nota in generale mi sembra essere questa: Don Giussani non si sente al di sopra delle tentazioni, ma sa che esse potrebbero essere anche le sue. „„Nihil humani a me alienum puto“: non ritengo che non possa accadere anche a me una cosa che sia accaduta ad un altro uomo“ (83). Senza questa posizione questo grande lavoro di discernimento sarebbe infine solo fanatismo integralista; non è così. Una seconda nota, che ho cercato di spiegare oggi ai miei ragazzi nel corso di filosofia: c’è un fuoco che dobbiamo „custodire“ e senza il quale abbiamo a che fare con l’abolizione dell’uomo stesso. Ed anche se un carattere e diverso da un altro e non tutti hanno la modalità del fuoco del sacerdote lombardo, questo lavoro di discernimento va fatto (Ulrich lo fa ad un livello filosofico per tutto l’“Homo abyssus“; io sono meno convinto di don Giussani che si possano tenere presenti „tutti“ i fattori, ma dobbiamo averne almeno la disponibilità (ci è difficile comprendere anche solo tutti i fattori coinvolti in una mosca). Quali sono le posizioni che don Giussani con ragione ritiene „irragionevoli“? 1) La negazione teoretica delle domande ultime, perché non servirebbero alla „ricerca dei valori che possono essere assicurati e condivisi da tutti“ (85).2) La sostituzione volontaristica delle domande ultime, che hanno una tensione all’infinito, „per mettersi in adorazione davanti all’altare costruito con le sue stesse mani“ (Russel, citato alla pagina 88). Una frase simile si trova anche nello „Spirito dell’utopia“ di Ernst Bloch. 3) La negazione pratica delle domande ultime, non per mezzo di teorie, ma di anestetici (alcool, droga sono gli esempi del Gius; io aggiungerei le chiacchiere nei social media e nella realtà offline). Le prime tre posizioni irragionevoli sono riassunte con la parola „svuotamento“. 4) L’evasione estetica o sentimentale come riduzione dell’impeto del cuore in uno sdegno che si perde nel vento (97). 5) La negazione disperata; qui Giussani ci vede la posizione più seria e cita l’ossessione di Adorno: „ossessione che dalle figure dell’apparenza emerga la salvezza“ (100); „Quello che Adorno chiama „ossessione“ (anche per la fedeltà come dice nell’aforisma sulla „costanza“ in Minima Moralia; Giussani cita un altro aforisma da questa raccolta; RG) è la struttura dell’uomo, è quello che chiamavamo „cuore““ (100). Il confronto serrato di don Giussani con grandi  poeti del passato e del nostro tempo è impressionante. 6) L’alienazione provocata dal potere e dall’ideologia che Giussani riassume così: evoluzione del progresso vs originalità irriducibile della persona umana e delle sue domande (104). Una voce autorevole contro questa tendenza che mi ha fatto anche ridere per il suo umorismo è quella di Churchill: „ Il decano di studi umanistici, parla con venerazione dell'abilità scientifica che sta avvicinandosi al controllo dei pensieri umani con precisione. Io sarò assai contento, prima che ciò accada, di essere morto“ (107). La posizione più irrazionale di tutte, ad un livello ontologico, ha a che fare con il rifiuto teorico e/o pratico della rilevanza e dell’atto stesso del dono dell’essere come amore gratuito, rifiuto che porta necessariamente al nichilismo nelle sue diverse forme e che Giussani esplicita nelle sei posizioni di cui sopra.

(Notte)

„Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’auto-preservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale»“(Papa Francesco,  EG, 27) - tanto quanto critica il proselitismo, tanto Papa Francesco insiste sull’importanza missionaria, perchè è quello che vuole Gesù: Mt 28, 18καὶ προσελθὼν (si avvicinò) ὁ Ἰησοῦς ἐλάλησεν αὐτοῖς λέγων· Ἐδόθη μοι πᾶσα ἐξουσία ἐν οὐρανῷ καὶ ἐπὶ ⸀τῆς γῆς· 19πορευθέντες ⸀οὖν μαθητεύσατε (fate discepoli) πάντα τὰ ἔθνη, ⸀βαπτίζοντες αὐτοὺς εἰς τὸ ὄνομα τοῦ πατρὸς καὶ τοῦ υἱοῦ καὶ τοῦ ἁγίου πνεύματος, 20διδάσκοντες αὐτοὺς τηρεῖν (conservare) πάντα ὅσα ἐνετειλάμην (ciò che vi ho comandato) ὑμῖν· καὶ ἰδοὺ ἐγὼ μεθ’ ὑμῶν εἰμι πάσας τὰς ἡμέρας ἕως τῆς συντελείας τοῦ ⸀αἰῶνος (il compimento del tempo)“ (Gesù si avvicinò e disse loro: „A me è stato dato ogni potere (ἐξουσία) in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzando nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo“).

Tra il 1941 e il 1942 Simone Weil fa una critica della speculazione finanziaria che se fosse stata recepita ci avrebbe evitato tutte quelle crisi che hanno fare con delle bolle vuote (pseudo denaro in circolazione senza alcuna corrispondenza al merito e alle cose: „l’industria mette almeno il denaro in rapporto con le cose - la speculazione il denaro con se stesso“ (volume 1, 141). Simone pensa che la mediazione del denaro sia uno dei segni della decadenza del mondo moderno: „l'impossibilità di pensare concretamente il rapporto tra lo sforzo e il risultato dello sforzo. Troppi intermediari“ - tutto ciò è vero anche nella scuola e questo accade anche per la saccenteria di adolescenti e dei loro genitori. Alle volte ci si accontenta della „conferma“ del denaro, alla fine del mese, ma in vero dovremmo imparare a stimare il nostro lavoro, anche senza pensare immediatamente a questa mediazione. E dobbiamo anche imparare a non farci prendere solo da quei ragazzi che non ottengono il risultato dello sforzo, perché non ne fanno alcuno. Ma ci sono anche quelli che lavorano bene e che ottengono i loro risultati, se guidati. Alla fine del giorno discenda però laTua misericordia su tutti.

Jube Domine benedicere.
Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis Dominus omnipotens.
Amen.
Fratres sobrii estote et vigilate,
Quia adversarius vester diabolus
tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret
cui resistire fortes in fide.
Tu autem Domine miserere nobis.
Deo gratias.
Adiutorium nostrum in nomine Domini,
Qui fecit caelum et terram. Amen! 

Buona notte! 

(17.1.24) „Stavano a vederlo…per accusarlo“ (cfr. Mc 3,1) - ecco questo atteggiamento non dovremmo mai assumerlo! Mai, con nessuno! Tanto meno con il Papa! Ieri a cena con amici, uno mi raccontava di una giornalista aggressiva, nella loro diocesi, anche con il vescovo: questo non è mai un atteggiamento conciliabile con il „sentire cum ecclesia“ e non è un atteggiamento che dobbiamo avere con gli uomini, che devono essere guadati con „uno sguardo della totale simpatia“ (Pavese); ed è chiaro che non ci è sempre possibile, ma dobbiamo sforzarci, se non lo facciamo la conseguenza è questa: „e i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui (Gesù) per farlo morire“ (Mc 3,6). E noi con le nostre aggressioni facciamo anche „morire“ gli atri. Quale è la colpa di Gesù? Il suo atteggiamento sul sabato, di cui abbiamo parlato ieri. Nel Vangelo odierno di Marco Gesù domanda? „3,4καὶ λέγει αὐτοῖς· Ἔξεστιν τοῖς σάββασιν ⸀ἀγαθοποιῆσαι (fare del bene) ἢ κακοποιῆσαι (fare del male), ψυχὴν σῶσαι ἢ ἀποκτεῖναι; οἱ δὲ ἐσιώπων“ (Poi domandò loro: è lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare qualcuno o ucciderlo? Ma essi tacevano). ψυχὴ, spiega una nota di Maggioni, non è „vita“ in generale, ma la persona umana concreta. Ed ora è Gesù che guarda con indignazione (μετ’ ὀργῆς) e tristezza! Ma questo sguardo è stato provocato dal primo, ed è santo! Noi non ne siamo capaci: la nostra indignazione, scade subito in rancore e risentimento. Gesù non ha mai il cuore duro (συλλυπούμενος ἐπὶ τῇ πωρώσει τῆς καρδίας αὐτῶν - rattristato per la durezza dei loro cuori).

Ieri nel liceo di santa Elisabetta ad Halle c’è stato l’incontro annuale del gruppo armeno, cioè dei licei che praticano un gemellaggio con una scuola armena con la responsabile del Ministero. Un membro dell’ambasciata tedesca, collegato da Yerevan, ci ha assicurato che l’Armenia è sicura e che è più pericoloso camminare a Berlino che a Yerevan, ma che ovviamente da ormai trent’anni c’è un certo pericolo, etc. Si è dichiarato disposto anche a parlare con i genitori dei ragazzi coinvolti nel gemellaggio; so troppo perché questo discorso mi sia stato utile, ma lo è per lo meno a livello „operativo“, nel senso che se davvero avremmo un gemellaggio con la scuola 118 (per ora non ho abbastanza ragazzi per esso e da Yerevan non è ancora arrivato un sì per la data scelta per la loro venuta), potrò dire ai genitori che siamo in contatto diretto con l’ambasciata! 

Caro Julian, grazie per le tue spiegazioni sul sistema tedesco delle tasse „ecclesiali“, che i cittadini pagano allo stato tedesco; qualche volta nella mia vita mi sono occupato del problema ed alcuni anni fa avevo anche scritto un articolo per un giornale online italiano sul tema, perché era successo qualcosa, che mi avevano chiesto di commentare. Ma dopo il discorso di ieri mi sono accorto che davvero ne so pochissimo, e così ti sarei davvero grato se scrivessi qualche pagina introduttiva al problema per il mio blog. Io avevo in testa due problemi, ma ieri ho cominciato a comprendere che devono essere ben differenziati. Avevo legato il tema della mondanizzazione della Chiesa in Germania (cfr quanto aveva detto Benedetto XVI nel suo viaggio in Germania del 2011) con quello delle tasse e poi, di questo non abbiamo parlato ieri sera: mi sono chiesto se sia legittimo teologicamente legare l’appartenenza ad una Chiesa al fatto che uno paghi o meno delle tasse? Grazie per la bella serata, Tuo Roberto 

Maura Zátonyi, una suora benedettina, originaria dell’Ungheria (come mia moglie nel nome c’è un „y“ prima dell’ „i“, che corrisponde al „von“ tedesco), in un articolo per la Communio-online pone una domanda interessante: „Wovon werden diejenigen, die möglicherweise die letzten Europäer sein werden, die Ersten sein? (Di cosa saranno capaci quelli che potrebbero essere gli ultimi europei?), forse nel senso di: in che cosa primeggeranno? Ponendosi questa domanda rinvia alla figura di Papa Gregorio Magno e alla tradizione benedettina e si chiede anche se i conventi potranno aver un ruolo paragonabile a quella che ebbero allora nella crisi dell’impero romano di occidente? C’è una parte monacale in me, anche se io sono laico e non monaco, che si chiede e che sa che senza la preghiera, la meditazione, il lavoro manuale, etc. l’Europa è davvero destinata a tramontare! 

„Oggi accompagniamo la mamma nel suo ultimo viaggio terreno che spalanca le porte al cielo dove lei vedrà tutto quello che ha cercato nella vita, la gloria di Dio, il compimento di tutto che Dio opera in modo eterno, per sempre. Così in questo ultimo cammino insieme porto la gratitudine di aver avuto una mamma così, una mamma che con il suo affetto, con la sua determinazione, con la sua attenzione mi ha fatto cogliere che la vita che mi ha dato è per essere spesa per un Altro. Lei mi ha dato la vita e in questo giorno di morte la vita vince non per una nostra forza di autoconvincimento ma per la presenza di Dio che alla vita porta il suo senso e la fa diventare appassionante, vera, con un destino eterno“ (Gianni Mereghetti, un amico di data antica, ma sempre presente nella mia vita).

Abba nostro…

(A scuola, in un’ora libera) Sto usando in questi giorni, come esperimento, chatgpt sia per una sequenza di lezioni sul buddismo nella nona classe (in cui chatgpt segue le mie indicazioni ed in modo quella particolare di parlare con dei ragazzi/e di 15 anni) e per alcune lettere di lavoro. Ovviamente questo strumento di lavoro è una grande tentazione, perché ti fa risparmiare tanto tempo e comunque volevo innanzitutto vedere dall'interno, non solo come critica all'intelligenza artificiale in generale, cosa significhi usare questa macchina. 

„Nuovo intervento oggi del cardinal Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, su Avvenire. Pizzaballa scrive, in un libro sulla vita di San Francesco d’Assisi, a proposito del suo viaggio in Terra santa: «Sapeva Francesco che probabilmente il Vangelo non avrebbe cambiato le sorti decise dai potenti del suo mondo, ma sarebbe stato comunque un seme gettato nel cuore degli uomini, che poco alla volta, in tempi e modi che non possediamo, avrebbe portato il suo frutto. Perché «il Vangelo è tutto» e «il mondo è nostro, se non ci appesantiamo con i pensieri terreni... È il prezzo da pagare per la felicità». Con questa consapevolezza Francesco è stato capace di varcare confini mentali, prima ancora che religiosi, politici o militari»“ (A.Banfi, versione odierna). - Auguro al giornalista italiano che si riprenda dalla brutta influenza. 

(Pomeriggio/Sera) Non mi sembra esservi dubbio, sebbene questa affermazione sia abbastanza divertente, in riferimento all’oggetto di cui parleremo, che „La grammatica dell’assenso“ sia una delle fonti delle premesse del „Senso religioso“ di Don Giussani e che per esempio nel capitolo „L’inferenza concreta“, l’esempio con l’insularità della Gran Bretagna corrisponda alla domanda che pone don Giussani, sulla dimostrabilità dell’esistenza dell’America hic et nunc: „ la capacità di mostrare è un aspetto della ragionevolezza, ma il ragionevole non è la capacità di dimostrare“ (Giussani, „Seconda premessa. Ragionevolezza“  nel „Senso religioso“, 25). Don Giussani cita un suo dialogo con un collega: „ professore, io non sono mai stato in America, ma le posso con certezza assicurare che l'America c’è. Lo affermo con la stessa certezza con cui dico che lei si trova davanti a me in questo momento. Trova questa mia certezza ragionevole?“ (Senso religioso, 27). Il collega per la dinamica del discorso, si trova costretto a rispondere di no; commenta don Giussani: „ io ho un concetto di ragione per cui ammettere che l'America c'è senza averla mai vista può essere ragionevolissimo, al contrario di quel professore il cui concetto di ragione gli fa dire che non è ragionevole. Per me la ragione è apertura alla realtà, capacità di afferrarla e affermarla nella totalità dei suoi fattori. Per quel  professore ragione è “misura“ delle cose, fenomeno che si avvera quando c'è una diretta dimostrabilità“ (Senso religioso, 28). Insomma don Giussani ha un concetto di ragione come apertura e fiducia; poi prosegue il suo discorso con la „diversità di procedimenti“; ai mi allievi lo presento così: è ragionevole se mia moglie mangia la torta che ho preparato per il suo compleanno e non sarebbe ragionevole se pretendesse una dimostrazione chimica che nella torta non vi sia alcun veleno; mentre se faccio un esperimento chimico non posso dire alla professoressa che mi fido di lei e che non è necessario che faccia parte di questo esperimento. I procedimenti della ragionevolezza sono diversi, etc. Newman si concentra sulla differenza tra inferenza logica astratta e l’inferenza non formale e procede in modo più lento di Don Giussani. La frase di don Giussani sopra citata: „ la capacità di mostrare è un aspetto della ragionevolezza, ma il ragionevole non è la capacità di dimostrare“, è comprensibile nel suo discorso, ma forse Newman fa comprendere meglio che anche il metodo corretto con cui si affrontano quesiti concreti non si sostituisce „all’inferenza logica, ma fa con essa un tutt’uno“ (Newman, La grammatica dell’assenso, 179). Probabilmente nelle sue esposizioni sulla „diversità di procedimenti“ (Senso religioso, 28-29),don Giussani dice la stessa cosa, ma parlando in dialogo con studenti del liceo e non facendo un ragionamento „universitario“ forse mette in evidenza troppo velocemente la soluzione del problema, rinviando all’apertura della ragione e alla fiducia. In questi anni direi che senza l’aiuto di don Giussani non avrei avuto il coraggio di affrontare alcuni argomenti con i ragazzi a scuola, ma allo stesso tempo il lento procedere di Newman corrisponde di più alla mia sete filosofica. Gli esempi che fa Newman riguardanti il presente, il passato e il futuro (l’insularità della Gran Bretagna, l’esistenza di alcuni autori classici e la domanda: „ quali ragioni mi rendono sicuro che io, proprio io, morirò?“ (Newman, 183) mi sembra che permettano al santo inglese di insistere sulla probabilità delle inferenze logiche, una probabilità ben necessaria, ma che non può mai sostituire il „buon senso“; Newman come Giussani vogliono con tutte le forze evitare che ci vengano date „parole invece di cose“ (Newman 183). È da buon inglese Newman cerca di evitare „quello che Locke chiama un surplusage, un eccesso delle credenze sulle prove. Però, dove fallisce la logica riesce il mio pensiero naturale, il mio buon senso - cioè il modo sano in cui funziona la mia mente (anche se non sono in grado di tradurlo in parole adeguate: sicché (per quanto riguarda il terzo esempio) io rimango nella convinzione più precisa, più piena, che un giorno morirò“ (Newman, 184); e questo vale anche per il mio essere nato, etc. Non vi è alcuna contraddizione tra Giussani e Newman, forse solo nella lentezza dell’argomentare del secondo, che mi permette di approfondire più precisamente la questione della certezza, che non è una questione di „pertinenza della logica statistica“ (184), che non è riducibile alla sola inferenza logica, ma suppone una „correlazione tra certezza e prova implicita“ (cosa che don Giussani ben sa!). Mi sembra insomma che Newman mi aiuti ancor meglio a non mettermi sotto lo stress di dover dire con delle parole, ciò che le parole non permettono, tanto meno permettono esse un passo continuo e senza salto tra la certezza e la fiducia che c’è l’America e la certezza del cielo. Parlando della possibile conversione di un protestante al cattolicesimo, Newman dice con ragione, che ciò sia impossibile con un argomentare logico o sillogistico, ma lo diventa possibile con un „atto rapido ed illuminato“ (Newman, 179), che non ha bisogno necessariamente di essere espresso in parole…

(Notte) „Paolo VI invitò ad ampliare l’appello al rinnovamento, per esprimere con forza che non si rivolgeva solo ai singoli individui, ma alla Chiesa intera. Ricordiamo questo testo memorabile che non ha perso la sua forza interpellante: «La Chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa, meditare sul mistero che le è proprio […] Deriva da questa illuminata ed operante coscienza uno spontaneo desiderio di confrontare l’immagine ideale della Chiesa, quale Cristo vide, volle ed amò, come sua Sposa santa ed immacolata (Ef 5,27), e il volto reale, quale oggi la Chiesa presenta […] Deriva perciò un bisogno generoso e quasi impaziente di rinnovamento, di emendamento cioè dei difetti, che quella coscienza, quasi un esame interiore allo specchio del modello che Cristo di sé ci lasciò, denuncia e rigetta». Il Concilio Vaticano II ha presentato la conversione ecclesiale come l’apertura a una permanente riforma di sé per fedeltà a Gesù Cristo: «Ogni rinnovamento della Chiesa consiste essenzialmente in un’accresciuta fedeltà alla sua vocazione […] La Chiesa peregrinante verso la meta è chiamata da Cristo a questa continua riforma, di cui essa, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno». Ci sono strutture ecclesiali che possono arrivare a condizionare un dinamismo evangelizzatore; ugualmente, le buone strutture servono quando c’è una vita che le anima, le sostiene e le giudica. Senza vita nuova e autentico spirito evangelico, senza “fedeltà della Chiesa alla propria vocazione”, qualsiasi nuova struttura si corrompe in poco tempo“ (Papa Francesco). - Qui ci sono alcune parole molto forti: Chiesa in continua riforma, in continuo risorgimento, fedele alla Sua vocazione, che significa essere fedeli a quell’essere „vocati“ da Cristo. Questa riforma non consiste nel cambiare o rinnovare sole le strutture, perché „qualsiasi nuova struttura si corrompe in poco tempo“! Tanti chiedono il superamento del celibato, e io non ho teologicamente alcuna obiezione, ma so che ci sono sia sacerdoti sposati grandi, per esempio nella chiesa ortodossa e certamente anche in quella luterana e calvinista…, ma ci sono anche pastori sposati che non hanno un'esperienza di liberazione, perché avere una donna da solo non significa liberazione; queste sono fantasie di chi pensa che il cambiamento della struttura ci rende immediatamente fedeli a Cristo. Fedeltà ad una donna nell'intimo della fedeltà a Cristo significa imparare ad amare „umsonst“ (gratis et frustra). Una donna può anche significare un ostacolo al tuo essere pastore, come ho visto in prima persona qui nella terra di Lutero. Certo una donna può essere anche un grande aiuto, se ha un senso ecclesiale; ma di questo tipo di donne in Europa non c’è ne sono poi tante, o mi sbaglio? Comunque „riforma continua“ significa lavoro continuo ad incarnare nella nostra piccola via quotidiana la gratuità del dono dell’essere come amore! 

Ovviamente non sono d'accordo su tutto ciò che dice Simone Weil, ma tutto ciò che dice e di una profondità inaudita. Io mi confronto volentieri con lei, senza alcuna censura - sia a livello religioso, che politico, che filosofico…per quanto riguarda la nostra epoca, che è già quella che viveva lei, la quantità ha sostituito la qualità: „la nostra civiltà è fondata sulla quantità“ (Volume1,140) ed anche il metodo il lavoro con se stessi è stato vinto dalla quantità. Noi lavoriamo (penso al mio lavoro nella scuola) ed è talmente tanta la quantità di cose da fare che la qualità ne soffre e tutto, tutto ne viene corrotto, sia nella vita pubblica e sia in quella privata e anche la vita privata, in cui dovrebbe regnare la temperanza, è aggredita dalla follia: siamo tutti folli, non è solo Trump e chi lo vota è folle; non è che l'attuale amministrazione americana non sia folle, è super folle…per quanto riguarda l'amore bisogna dire che spesso noi cristiani usiamo la parola „paganesimo“ in modo sbagliato, quasi che paganesimo significasse perdita dell’anima, ma invero la parola chiave del paganesimo è stata la temperanza (cfr. Simone Weil, 141)  e in questo senso la pensatrice francese ha ragione quando afferma che noi cristiani abbiamo sostituito alla „temperanza“ la „privazione“ e che la privazione continuata non ti permette di vivere. Simone Weil ripete con insistenza la frase di Pascal: chi fa l’angelo, fa la bestia. Ora è chiaro che avendo accumulato tanta quantità c'è bisogno anche della privazione, ma la privazione deve rimanere un momento passeggero: tra l'altro Gesù nel Vangelo di Marco lo spiega bene, facendo l’esempio di Davide e dei suoi discepoli, che  non rispettano il sabato in quel modo in cui i farisei vogliono che lo si rispetti, né ritiene che i suoi debbano digiunare in continuazione; il Gesù solo privazione è una fantasia, ovviamente il Gesù senza la croce è anche una fantasia, ma la super esposizione, l’abbandono della croce  lo puoi vivere solamente se hai passato trent'anni di temperanza (lavoro e famiglia) a Nazareth…Buona notte! 

(Wetterzeube, il 16.1.24) Cominciamo con una frase decisiva del Vangelo di Marco: 2, 27καὶ ἔλεγεν αὐτοῖς· Τὸ σάββατον διὰ τὸν ἄνθρωπον ἐγένετο ⸀καὶ οὐχ ὁ ἄνθρωπος διὰ τὸ σάββατον· 28ὥστε κύριός ἐστιν ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου καὶ τοῦ σαββάτου“ (2, [27] E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per (διὰ) l'uomo e non l'uomo per il sabato![28] Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato“). È vero che Gesù ha detto che non è venuto per buttar via neppure uno iota della legge - le due affermazioni devono essere mantenute vive nel senso dell’opposizione feconda di cui parlano Romano Guardini e Massimo Borghesi. Il che non vuol dire non tener presente la radicalità della frase di Marco e il contesto in cui Gesù pone l’esperienza sopra l’obbedienza letterale, quando dice: 2, „[25] Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? [26] Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?". L’esperienza della fame è superiore al legalismo dei farisei. „Il Sabato è stato fatto per l’uomo“, come lo è la legge fatta per l’uomo. E poi c’è la signoria di Cristo, come ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου (il figlio dell’uomo).

„Sono tanti i ricordi che affiorano alla memoria in questi giorni e una forte commozione li attraversa, ciò che si afferma in questa varietà di sentimenti è la certezza di una storia buona, una storia che Dio ha tratteggiato e che Lui ha compiuto, questa è la certezza che domina queste ore intense e vive. Io ora so che Lui ha fatto e fa, Lui tiene unita una storia umana e le offre una prospettiva eterna, io ora so che Lui porta dentro la vita la sua positività e la fa vincere su tutte le difficoltà e le sofferenze dell’esistenza, ora so che Lui mi ha donato di poter vedere quello che attraverso la libertà opera, ora so che è buono il destino che Lui intesse e compie, ora lo so guardando il volto muto e sereno di mia“ (Gianni Mereghetti, 16.1.24).  - Questo è vero anche quando la propria mamma e noi stessi non siamo sereni. 

Questa certezza di cui parla Gianni guardando la sua mamma malata  non ha nulla a che fare con l’ottimismo tecnologico di Marc Andreessen, che ha pubblicato recentemente un lungo "Manifesto tecno-ottimista“ (di destra, specifica N.S.Lyons, The Rise of the Right-Wing Progressives 15.1.24, perché vi è anche un paradigma tecnologico di sinistra). „Il manifesto di Andreessen è una dichiarazione di fede nel Progresso. La sua argomentazione di base può essere riassunta come segue: La crescita è il bene supremo e lo scopo della vita è perseguire la crescita: "I tecno-ottimisti credono che le società, come gli squali, crescano o muoiano... Crediamo che tutto ciò che è buono sia a valle della crescita“. Crescita = progresso: "Crediamo che la crescita sia un progresso - che porti alla vitalità, all'espansione della vita, all'aumento della conoscenza, ad un maggiore benessere…"(N. S.Lyons). La certezza di cui parla Gianni deriva dal „senso religioso“ (Newman, Giussani), non da quello tecnologico.  "L'unica fonte perpetua di crescita è la tecnologia“ (Andreessen). Quindi la „buona novella“ non è il Vangelo, ma la combinazione di tecnologia e mercati (Nick Land). Lyons continua il riassunto del manifesto, che è il contrario di Gv 1, 14 (Καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο / e il Logos è diventato carne) : „Il potere della tecnologia è infinito: "Crediamo che non ci sia problema materiale - sia esso creato dalla natura o dalla tecnologia stessa - che non possa essere risolto con più tecnologia“. Con una sufficiente magia tecnologica possiamo raggiungere l'utopia: Crediamo che la tecnologia porti il mondo a quella che Buckminster Fuller chiamava "effimerizzazione" e che gli economisti chiamano "dematerializzazione". Fuller: "La tecnologia permette di fare sempre di più con sempre meno, finché alla fine non si potrà fare tutto con niente"". ... "Crediamo nel rendere tutti ricchi, tutto economico e tutto abbondante““. Ecco la parola magica, come alternativa radicale ed inconciliabile con la filosofia del „medesimo uso di essere e „nulla“), con la filosofia della gratuità dell’essere: nulla de-materializzato e tecnologico. „Se il nostro intelletto è in grado di costruire macchine tecnologiche che possano a loro volta espandere la nostra intelligenza, questa sarà la chiave dell'infinito che ci trasfigurerà nell'equivalente degli dei: "Crediamo di essere pronti per un decollo dell'intelligenza che espanderà le nostre capacità ad altezze inimmaginabili. Crediamo che l'intelligenza artificiale sia la nostra alchimia, la nostra pietra filosofale - stiamo letteralmente facendo pensare la sabbia. Crediamo che l'Intelligenza Artificiale sia meglio considerata come un risolutore universale di problemi““. Più esplicito di così si muore! Ecco il ritorno del paganesimo politeista, in questa epoca dopo Gesù e senza Gesù (Peguy), nel senso che non ha più coscienza del ritorno di Gesù. Mi servo ancora delle citazioni di Andreessen, raccolte da Lyons: „Poiché il progresso è la fonte di tutto ciò che è buono, opporsi al progresso tecnologico è un crimine morale: "Crediamo nell'accelerazionismo - la propulsione consapevole e deliberata dello sviluppo tecnologico... Per garantire che la spirale ascendente del capitale tecnologico continui per sempre". ... "Crediamo che qualsiasi rallentamento dell'IA costerà vite umane. Le morti che potevano essere evitate dall'IA a cui è stato impedito di esistere sono una forma di omicidio“". Papa Francesco chiede nel suo messaggio sulla pace che l’intelligenza artificiale sia al servizio dei poveri, Andreessen pensa che sia al servizio di tutti: il nuovo „sabato“, la tecnologia, è per l’uomo! Ecco una scimmiottatura del Mistero! „Technology liberates us by expanding the power of our will over the world: “We believe technology is liberatory. Liberatory of human potential. Liberatory of the human soul, the human spirit. Expanding what it can mean to be free, to be fulfilled, to be alive. We believe technology opens the space of what it can mean to be human.” ("Crediamo che la tecnologia sia liberatoria. Liberatoria del potenziale umano. Liberatoria dell'anima umana, dello spirito umano. Espansione di ciò che può significare essere liberi, essere soddisfatti, essere vivi. Crediamo che la tecnologia apra lo spazio di ciò che può significare essere umani“.). E per questo programma Andreessen si richiama esplicitamente all’antichità pagana: „Technology and progress are sources of human vitality, greatness, and virtue: “We believe in ambition, aggression, persistence, relentlessness – strength… We believe in what the Greeks called eudaimonia through arete – flourishing through excellence. We believe technology makes greatness more possible and more likely.” (La tecnologia e il progresso sono fonti di vitalità, grandezza e virtù umane: "Crediamo nell'ambizione, nell'aggressività, nella persistenza, nell'accanimento - nella forza... Crediamo in ciò che i greci chiamavano eudaimonia attraverso l'arete - la prosperità attraverso l'eccellenza. Crediamo che la tecnologia renda la grandezza più possibile e più probabile“.) - in questo senso della „forza“ (strength) questo di Andreessen è un progetto di destra (eudaimonia through arete). Andreessen collega il suo manifesto con il manifesto del futurista e fascista italiano, di cui credo abbia fatto parte, se mi ricordo bene, anche Papini, che aveva scritto un libro su Gesù, che era piaciuto tanto a mio suocero (ingegnere): „Il progresso tecnologico è una forma di lotta, e la lotta (per crescere ed espandersi) è l'essenza della vita: "Crediamo nella natura, ma crediamo anche nel superamento della natura... Crediamo nella grandezza". ... "Per parafrasare un manifesto di un altro tempo e luogo [del fascista italiano Filippo Tommaso Marinetti, nel 1909]: 'La bellezza esiste solo nella lotta. Non c'è capolavoro che non abbia un carattere aggressivo. La tecnologia deve essere un assalto violento alle forze dell'ignoto, per costringerle a inchinarsi davanti all’uomo.'" Ed ecco l’attacco finale all’ideologia di sinistra, che non è quella cristiana, anche se assomiglia ad essa, perché il cristianesimo vive di una certezza, come sto cercando di esprimere in questi giorni in dialogo con Newman: „La moderazione, l'umiltà, l'egualitarismo, la debolezza e la deferenza verso il passato sono tutti nemici dell'umanità: "La nostra società attuale è stata sottoposta a una campagna di demoralizzazione di massa per sei decenni - contro la tecnologia e contro la vita". ... "Il nostro nemico è la stagnazione. Il nostro nemico è l'anti-merito, l'anti-ambizione, l'anti-sforzo, l'anti-realizzazione, l'anti-grandezza. Il nostro nemico è lo statalismo, l'autoritarismo, il collettivismo, la pianificazione centrale, il socialismo. Il nostro nemico è la burocrazia, la vetocrazia, la gerontocrazia, la cieca deferenza alla tradizione". ... "Il nostro nemico è l'Ultimo Uomo di Friedrich Nietzsche“. Ma, in qualche modo, tutto questo non è utopico o egocentrico: "Tuttavia, non siamo utopisti. Siamo aderenti a quella che [il conservatore] Thomas Sowell chiama la visione vincolata““. 

Lyons commenta: „Forse potete già notare le contraddizioni. Andreessen ha messo insieme diverse influenze filosofiche e politiche di tendenza nel tentativo di vendere lo spirito del suo manifesto. Ha cercato di saldare insieme il culto del tecno-progresso della Silicon Valley, il liberismo senza limiti del liberalismo individualista del libero mercato, il vitalismo nietzschiano degli angoli neo-pagani e "neo-reazionari" della destra online e la bonafides anti-Woke, anti-comunista e anti-burocratica del conservatorismo americano. Non funziona. Uno di questi quattro elementi è particolarmente fuori luogo: il manifesto, essendo un inno al progresso illimitato e a un futuro utopico non realizzato, non è solo non conservatore - è attivamente anti-conservatore. Se si crede che tutto il futuro sarà migliore del passato, allora non c'è nulla del passato che meriti di essere conservato. In questa visione il cambiamento è sempre positivo (e non dobbiamo dimenticare che, in quanto venture capitalist, Andreessen ha letteralmente un incentivo monetario ad agire come mercante di cambiamento). Il manifesto non contiene nemmeno la prudenza, la moderazione o il rispetto per la tradizione ereditata comuni alla "visione contenuta" del conservatorismo; invece, nello spirito di muoversi velocemente e di rompere le cose, denuncia la nozione stessa di precauzione. Un bulldozer per ogni recinzione! E naturalmente non contiene una parola sulla religione o sulla saggezza di qualsiasi tipo, o su qualsiasi forma di valori eterni e senza tempo necessari per una vera eudaimonia. In breve, il suo progressismo è in diretta opposizione al conservatorismo. Il manifesto non è nemmeno in qualche modo reazionario. Il reazionario crede ancora più fermamente del conservatore che, almeno per quanto riguarda le cose più importanti della vita (le cose superiori), molto del passato era in realtà migliore del presente. Soprattutto, l'uomo stesso era in un certo senso migliore, più nobile e più virtuoso nel passato di quanto non lo sia oggi. E notando che la linea di tendenza del "progresso" sembra spingere l'umanità solo più nel fango, il reazionario spera di correggere la rotta e di ripristinare attivamente il meglio di ciò che è stato vandalizzato. Storicamente questo ha significato il "trono e l'altare" del re legittimo e della vera religione, anche se sono concepibili altre varianti, come un repubblicanesimo reazionario. Ciò che un reazionario ovviamente non può essere è un futurista progressista. Sebbene Andreessen citi nel manifesto diversi pensatori „neo-reazionari“ (cosiddetti perché preferirebbero vedere la democrazia sostituita da un re amministratore delegato), la maggior parte di queste figure sembra essere tipicamente molto più preoccupata di tutto il progresso che pensano possa essere scatenato attraverso un cambiamento di regime politico che non di ripristinare le virtù eterne - e quindi sono in verità molto più „neo-reazionari" che „reazionari“ (N.S. Lyons). - Credo di non essere né tradizionalista né reazionario (tanto meno un neo-reazionario), neppure come contrappasso alla mia fase di estrema sinistra da giovane, quando  ero con Leonardo Sciascia contro tutto il sistema. Sono conservatore nel senso che il padre Henri de Lubac diceva e cioè che ogni cristiano è conservatore, nel senso che ha memoria di ciò che viene prima di lui. Ma in non certo senso, ripeto, non sono per nulla tradizionalista, perché credo che il Figlio dell’uomo, che ci insegna che la legge è per l’uomo, sia una presenza ora, non un ricordo. In questo senso è probabile che nell’apprendimento di questo manifesto tecno-ottimista, ponga accenti diversi di quelli N.S. Lyons…

„La clamorosa vittoria di Trump, nonostante sia stato istericamente accusato nell'ultimo anno di insurrezione, frode, tradimento della sicurezza nazionale e gestione di un giro di criminalità organizzata, dovrebbe davvero indurre gli isterici accusatori a riflettere su se stessi, anziché limitarsi a dare la colpa agli elettori“ (Michael Tracey, X, 16.1.24).

Le notizie riguardanti la „profezia della pace“ le prendo, come spesso faccio, dalla versione odierna di Banfi: „È angosciante l’altalena di emozioni alla quale è stata sottoposta l’opinione pubblica israeliana con la macabra roulette russa degli ostaggi. In un nuovo video ieri i terroristi di Hamas hanno fatto annunciare alla giovane Noa la morte degli altri due ostaggi, che erano stati ostentati ancora vivi, nelle immagini spedite domenica. Al 101esimo giorno di guerra l’esercito israeliano non è riuscito a liberare neanche uno dei rapiti il 7 ottobre scorso, nonostante i pesantissimi bombardamenti quotidiani su Gaza e le 20 mila vittime, la stragrande maggioranza civili palestinesi. -  Sul piano diplomatico la Cina, attraverso il ministro degli Esteri Wang Yi, spinge per una Conferenza di pace internazionale, che dovrebbe coinvolgere anche alcuni Paesi arabi. A parlare in modo responsabile e costruttivo del dopo è stato il cardinal Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, che ha sottolineato come la pace sia anzitutto una questione di riapertura di dialogo e di convivenza fra due popoli che oggi sembrano non più comunicare. Lo ha fatto in un discorso per l’apertura dell’Anno accademico dell’Università Cattolica. Sull’altra guerra, quella in Ucraina, la notizia è che il giornale Bild ha pubblicato un documento della Difesa tedesca in cui si ipotizza che l’anno prossimo la Russia di Putin attacchi militarmente la Nato. Il Cremlino ha qualificato la cosa come “bufala”. Volodymyr Zelensky sarà a Davos, al Forum economico, per fare pressione sugli aiuti militari al suo Paese“ (Alessandro Banfi).    

Nell’anno economico 2021/2022, dice il ministro dell’agricoltura della Sassonia-Anhalt, Sven Schulze (CDU), i contadini avrebbero guadagnato molto (MZ) - mi sono chiesto quale sia il momento di verità e quale quello di provocazione in queste affermazioni, mentre 8.500 di loro (informazione della polizia) hanno bloccato ieri Berlino, davanti alla porta di Brandeburgo…

Abba nostro…

(Notte) Giuseppe Reguzzoni ha scritto per il mio blog una bella ricostruzione della polemica Ratzinger/Schmaus con una breve conclusione personale che condivido del tutto: „Il fatto che la polemica, legata a fatti molto lontani nel tempo, sia emersa proprio ora è, a sua volta, significativo del clima culturale e spirituale di oggi. L’attacco alla serietà accademica e scientifica del giovane Ratzinger può essere interpretato tanto «da destra» che «da sinistra», se è concesso usare per l’ambito teologico-ecclesiale questi termini ormai superati anche in politica. Da destra: perché il giovane Ratzinger verrebbe fatto passare per un liberale modernista (cosa che si legge in moltissimi organi di informazione ultratradizionalisti). Da sinistra: perché la tesi dell’ermeneutica della continuità, applicata al concilio Vaticano II, farebbe di Ratzinger un riformatore incompleto, se non un traditore ripiegato su posizioni conservatrici. Il punto è che la tesi di Ratzinger, sul concetto di rivelazione, porta, invece, a un recupero del concetto autentico di tradizione, pienamente in linea con quello che Newman definisce lo «sviluppo» della dottrina cristiana. Ed è questo che di Ratzinger, poi papa Benedetto XVI, dà profondamente fastidio e che qui si seguito, in termini necessariamente molto semplificati, vogliamo riassumere. Gli ultraprogressisti interpretano la tradizione come un magazzino da cui prendere quel che aggrada la propria visione della modernità, per ricostruirla a proprio piacimento (come Ratzinger spiega benissimo nell’Autobiografia a proposito della liturgia). Gli ultratradizionalisti cadono nell’errore di considerare un’interpretazione relativamente recente della tradizione come l’unica possibile, confondendo il loro punto di vista (figlio di quella modernità che contestano) con lo scorrere della tradizione («tradere» significa «consegnare», non «bloccare»).  La neoscolastica, pur con i suoi numerosi meriti, non è la scolastica medievale, ma una sua reinterpretazione moderna (tra l’altro di “neoscolastica” ne esiste più di una), che in alcuni suoi autori ridefinisce in termini moderni la relazione tra natura  e soprannaturale, secondo uno schema che non è quello di san Tommaso d’Aquino (sul piano storico inseparabile dalla tradizione agostiniana, come hanno ampiamente dimostrato gli autori di scuola francese) né, men che meno, quella di san Bonaventura e della scuola francescana. Alla fine, l’ultratradizionalismo, che arriva sino agli eccessi fanatici del sedevacantismo (l’ultimo papa legittimo sarebbe Pio XII) è prigioniero di quello stesso cedimento alla modernità (mal interpretata)  contro cui vorrebbe frapporsi" (Articolo di Reguzzoni).

(15.1.2024 - 110esimo compleanno di Etty Hillesum) Oggi è il compleanno di Etty, ieri al tramonto ho pubblicato una sua foto nelle mie bacheche di Facebook e LinkedIn con questa frase: „Etty Hillesum (15.1.1914 - 30.11.43) “…ma se poi si va fra la gente, ci si rende conto che là dove ci sono uomini c’è anche vita, e che questa vita si ripresenta nelle sue mille sfumature - “con un sorriso e con una lacrima”, per usare un’espressione popolare… e non è forse vero che si può pregare dappertutto, in una baracca di legno come in un convento di pietra - come pure in ogni luogo di questa terra su cui Dio, in tempi agitati, decide di scaraventare le creature fatte a sua immagine e somiglianza?” (Etty Hillesum, Dicembre 1942, dall’edizione integrale delle lettere pubblicata dall’ Adelphi).  Sta descrivendo Westerbork, il lager prima sotto direzione olandese e poi sempre più nazista e tedesca; Etty non tace nulla, le condizioni del campo sono descritte con precisione ed anche i problemi e le stanchezze, fughe e tristezze che provocano; anche la deportazione regolare da Westerbork ad altri campi di concentramento non è taciuta ed in modo particolare quella verso la Polonia, di cui Etty non sa tutto, parla anche di miniere di lavoro, ma è cosciente che si tratta di un destino ignoto e misterioso e tragico. Ma mai e poi mai usa la descrizione del campo per diffondere odio, nemmeno quello legittimo contro il nemico, per cui ha ragione un’amica nella sua bacheca a mettere in evidenza un’altra sua frase, che leggermente variata è presente in tutta la sua opera:  " Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’ odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. E’ l’unica soluzione possibile.“ E questo lo dice pur nella coscienza di quell’essere scaraventati sul grande teatro del mondo, di cui si parla nella frase da me scelta. Etty è stata certamente una di quei „requisiti“ di cui parla Balthasar (cfr qui nel mio diario la meditazione di ieri mattina), ma anche lei è solo uno „stile“, uno stile laicale che mi ha affascinato, ma per l’appunto anche solo uno stile. È possibile, per esempio, senza spargere odio, adoperare parole dure e radicali per raccontare un crimine, penso al modo con cui parla per esempio Aaron Maté… lo dico pur sapendo che ho un mio pre-concetto di tutto questo, nel primo senso spiegato nel mio post sul „Senso religioso“ di don Giussani (Postille sul "Senso religioso)", cioè una preferenza che Balthasar ha riassunto in modo del tutto sintetico: credibile è solo l’amore! 


Dal Vangelo odierno (Mc 2,18-22) imparo: 1) non tutti i giorni sono giorni di digiuno, anzi visto che Gesù ci ha promesso di essere con noi fino al suo ritorno, tutti i giorni sono giorni di festa; ma alle volte partecipiamo (come singoli e come popolo), per quello che possiamo, al mistero dell’ „abbandono“, al mistero della „sottrazione della sua presenza“ ed allora digiuniamo! 2) C’è una preferenza del „nuovo“, dell’ „incipit vita nova“, che il Vangelo odierno spiega così: „..ἀλλὰ οἶνον νέον εἰς ἀσκοὺς ⸀καινούς“ (…ma vino nuovo in otri nuovi). 


«Biden il criminale, il presidente più corrotto nella storia degli Usa, ci sta trascinando verso la Terza guerra mondiale. È lui la vera minaccia alla democrazia, perché è un incompetente» (Donald Trump, ieri). La penso esattamente così, anche se, probabilmente, Donald Trump non è l’alternativa a tutto ciò ed ovviamente lo stile di Trump polarizza in modo tale che, per rispetto dell’ufficio che vuole ricoprire, non avrebbe dovuto pronunciare una tale frase…

„Anche negli Stati Uniti, centro dell'opposizione di destra a Francesco, la sua popolarità tra i cattolici rimane vicina all'80%. Ciò conferma ancora una volta che, sebbene la resistenza sia ben finanziata e feroce, la maggior parte dei cattolici la vede per quello che è, e Francesco per quello che è“ (Austen Ivereigh, X, 15.1.24) - in una foto si vede che la popolarità del Papa negli USA raggiunge il 58 % per gli statunitensi in genere e il 77 % tra i cattolici).

Abba nostro…

(Pomeriggio) La frase di Alexis Carrel citata da don Giussani nel „Senso religioso“ (capitolo primo: Una premessa: realismo), „Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità“ (Senso religioso, 11), che avevo criticato qualche tempo fa, è del tutto vera, se con ragionamento si intende una „inferenza logica“: questo tipo di ragionamento, che è l’inferenza logica, dice con ragione Newman, è condannato all’imprecisione (cfr. „La grammatica dell’assenso, 170), se ci riferiamo a „cose sensibili“: „nella sfera sensibile abbiamo molto più a che fare con cose che con nozioni“ (ibidem, 170). Dobbiamo però specificare di che tipo di ragionamento stiamo parlando? Una riflessione ontologica che parta dal „fatto“ (meglio atto) del dono dell’essere come amore gratuito è tanto quanto, anzi molto più precisa di qualsiasi osservazione! Quando ragioniamo possiamo farlo per ampliare la nostra conoscenza delle cose  e dei fatti che non devono a noi i loro attributi“ (Newman, 170). L’atto del dono dell’essere in modo eccellente non deve a noi nulla di sé e delle proprie proprietà, ma se ci limitiamo solo all’osservazione di fatti è anche possibile un’ampliamento non della sapienza, ma di un cumulo di sapere assolutamente inutile e non amoroso. Se siamo alla ricerca di qualcosa, diciamo il pianeta Nettuno, che è l’esempio fatto da Newman, l’inferenza logica, qui nella modalità della matematica, deve sempre tener conto di un „margine di errore“; giustamente spiega Newman: „il successo  (cioè l’avere trovato il pianeta Nettuno in forza di un calcolo) non sarebbe parso tanto trionfale se non ci fosse stato un rischio di insuccesso“. Insomma ripeto ciò che ho già detto nei giorni passati: un’inferenza sillogistica, matematica, giuridica, etc si muove sempre nell’ambito del verosimile, non del vero, del probabile, non del certo! Ciò non significa che il verosimile sia inutile, per l'appunto è vero-simile. Non significa che un'inferenza matematica sia inutile, eccetera. L’errore che dobbiamo evitare è quello di applicare i cosiddetti universali alle cose singole. Newman fa degli esempi molto buoni (rinvio alle pagine, 170-176). Il fatto che io faccia parte degli uomini e che si possa dire in generale che l'uomo è un animale politico, non fa di me, quel Roberto particolare, un animale politico…anche l'argomento astratto che una persona che conosca bene la matematica a livello accademico la insegni meglio a degli adolescenti di un insegnante che a livello accademico la conosca non così bene, è solo un’ astrazione, che conduce all’errore. „ Le leggi generali non sono verità intangibili; tantomeno sono cause necessarie“  (Newman, 171) - in questo senso hanno ragione sia Newman che Giussani. Ma la riflessione ontologica di cui parlavo non è l’applicazione di una teoria generale ai fatti, ma la percezione del cuore dei fatti stessi, che per l’appunto non possono essere solo osservati, ma amati. Il realismo non consiste nell’osservazioni di fatti, ma nella scoperta „intima“ direi che in ogni fatto ed in ogni persona vi è un momento di gratuità, che non è arbitrarietà, ma la traccia del dono gratuito d’amore che è la donazione dell’essere. Questa critica alla generalità astratta di Newman vale anche per le narrazioni generali. Newman fa questo esempio: „ Vediamo ad esempio questo argomento deduttivo: „L'Europa non potrà avere pace finché non saranno ridotte le ingenti forze armate dei singoli suoi paesi, perché un grande esercito mobilitabile già da solo provoca la guerra“. Qui la conclusione indica solo una probabilità, perché forse nessuno dei singoli paesi questa idea si realizza, anzi in ciascuno di essi, di fatto, certe circostanze politico o sociali possono annullare il pericolo astratto“ (Newman, 173-174). Anche la frase: „non ci sarà pace fino a quando non smetterà di produrre le armi“, è molto astratta, forse un desiderio pio, ma di fatto non si sa mai se mentre un certo paese smette di produrre armi, un altro invece le produce ancora di più. Ma per non sembrare che stia facendo una critica al Papa o al desiderio di pace - chi ha letto il mio diario sa che non l'ho mai fatto - vorrei anche dire che anche la teoria o narrazione generale che un aggressore possa essere fermato solamente con le armi, e per l'appunto solo una teoria. Che ha forse un momento di probabilità, sicuramente non di certezza. La nostra certezza consiste davvero nella „profezia della pace“, senza per questo essere degli ingenui, cioè senza ridurre la profezia in una teoria generale o in un sillogismo… Piuttosto è vero che una guerra, mai e poi mai corrisponde all’unico realismo che sia davvero reale e cristiano: quello del dono dell’essere come amore gratuito! 

(Notte) È la sera del tuo 110esimo compleanno ed ho letto una tua pagina, che avevi scritto due giorni dopo la morte di Spier, il 17.9.1942: „quanto sono grandi le necessità delle tue creature terrestri, mio Dio. Ti ringrazio perché lasci che tante persone vengono a me con le loro pene: parlano tranquille senza sospetti, ed ad un tratto viene fuori tutta la loro pena, e si scopre una povera creatura disperata che non sa come vivere“. In vero è così anche con i ragazzi nella scuola, ma i rapporti sono così formalizzati, che si vede il loro volto a volte sconvolto, ma non si giunge quasi mai ad un vero discorso, ad una vera confidenza. Questa sera al telefono, invece, la mia mamma mi ha fatto sentire una sua pena, ed io non so aiutarla. Mi sembra che si sia messa in testa un „idolo“, che chiama „giustizia“, ma è un idolo. Forse lo puoi tu dal cielo. Il mio grande maestro e la mia grande maestra da decenni, Hans Urs e Adrienne, credo siano meno convinti di te, che sia necessaria la psicologia, ma forse la verità sta di mezzo. Tu ti esprimi così: „ non basta predicarTi, mio Dio, non basta disseppellirTi dai cuori altrui… Bisogna aprirTi la via, mio Dio, e per far questo bisogna essere un gran conoscitore dell'animo umano, un esperto psicologo: rapporti con padre e madre; ricordi giovanili, sensi di colpa, complessi di inferiorità, insomma tutto“ (Etty). Ti chiedo, mio Dio, di liberarmi dai complessi di inferiorità; ecco la preghiera, non una telefonata di non so neppure chi, che mi confermi che sono bravo, ma Tu che sollevi il mio cuore e lo rendi stabile, capace di rimanere in Gesù. Oggi Renato mi ha inviato un video di un missionario che conosce ed ho pensato che la sua vita è davvero bella, consolante, autentica e santa: Tu sai, Signore che io non lo sono, ma oggettivamente, nel contesto dove sono, e come quella persona che sono, sto facendo una cosa simile a lui, anche se parlo meno esplicitamente di Te, Cristo: educo delle persone, da ormai 20 anni (qui nella diaspora) e sono parte di loro, anche se a volte mi stupisco come 20 anni di presenza non hanno tolto il velo, si è un po’ come estranei. Per questo Ti chiedo il dono di cui parla Etty: „quello di poter leggere negli altri“; per aiutare, non per curiosità! Il punto di incontro tra Etty, Adrienne e Hans Urs è che il senso del lavoro di discernimento non è l’armonia psicologica, ma „ci sono tante case vuote, a loro offro Te come commensale più importante“ (Etty).  Io non credo che posso „cercarTi una casa ed un ricovero“; sei Tu che sei già casa e ricovero per noi e non sono neppure sicuro che Tu sei sicuro solo nel nostro cuore, forse lo sono gli dei di cui parlano Etty e Rilke, ma non Tu, e pure capisco che Etty voglia lavorare per Te. Se Tu non ci fossi mio Dio, cosa saremmo noi? Solo una presenza che passa, che non rimane, più corpo che spirito! Cosa chiederTi ancora? La pace che non viene da questo mondo, quella pace che ti permette di dormire. Noctem quietam et finem perfectum concédat nos, omnipotens Deus

PS Quando mi sono rivolto ad Etty ho detto „tu“, mentre a Dio ho detto „Tu“. 

(14.1.24 -2. domenica del Tempo Ordinario) „τὸ δὲ σῶμα οὐ τῇ πορνείᾳ ἀλλὰ τῷ κυρίῳ, καὶ ὁ κύριος τῷ σώματι“ (Il corpo non è per l’impurità (πορνείᾳ), ma per il Signore e il Signore è per il corpo) (1 Cor 6, 13c). Non dobbiamo compiere degli anacronismi e tradurre la parola πορνείᾳ con quello che noi nella società trasparente e pornografica intendiamo con la parola „pornografia“. La traduzione italiana che medito usa la parola „impurità“. Balthasar commenta (cfr. Luce della Parola, Seconda domenica del tempo ordinario, ciclo B): „l’intero uomo corporeo entra nel servizio di Dio“. E la nota della Bibbia a cura di Maggioni spiega: „ secondo la mentalità greca, il corpo è prigioniero dello spirito, come un involucro esterno, per cui tutto ciò che riguarda il corpo non tocca lo spirito, ed è quindi indifferente soddisfare ogni suo capriccio. Per la tradizione biblica, l'essere umano è un tutto unitario, creato da Dio. I cristiani, inoltre, sono partecipi del mistero pasquale e appartengono interamente a Cristo che li ha „comprati a caro prezzo“ con il suo sangue. Quindi nell'uomo tutto deve glorificare Dio“. Ovviamente il corpo non ha solo capricci, ma anche bisogni, ma infine è vero che Dio distruggerà questo corpo (cfr.1 Cor 6, 13). Gesù è il nostro medico anche in questa dimensione del corpo: ὁ κύριος τῷ σώματι ( il Signore è per il corpo). Cerco di offrire nel senso del senso del Suscipe tutto di me, anche il mio corpo, perché „colui che è chiamato viene espropriato (anche del corpo)…allora se uno peccasse a riguardo del proprio corpo, la macchia sarebbe sul Corpo stesso di Cristo“. Mi vengono in mente tante cose di cui ho spesso parlato nei miei diari; detto sinteticamente: io in questo non sono perfetto, ma conto su di Lui, sul κύριος. E so per esperienza che cercare di fare l’angelo in questo ambito non mi garantisce alcuna via di santità. Né ritengo che la fissazione bigotta su questo tema sia d’aiuto. 

Le tre letture della domenica sono 1 Sam 3, 3-10.19;1Cor 6,13-15.17-20; Gv 1, 35-42. Nella prima lettura ci leggo, come Balthasar, il metodo di accompagnamento ecclesiale ad una chiamata del Signore per un giovane. Il sacerdote accompagna e non dice subito, ma solo dopo la terza volta, che può trattarsi del Signore. Poi rinvia al Signore direttamente e la „mediazione ecclesiale“ ha finito il suo compito; di quest’ultima Balthasar spiega: „ gli uomini in giovane età sentono è vero una chiamata, ma sono insicuri, non possono interpretarla, spiegarla giustamente. Allora viene inserita la Chiesa, il sacerdote, il quale sa che cos'è una chiamata autentica o solo presunta; il Dio che chiama si affida a questa mediazione. Il sacerdote, come Eli nell’Antico Patto, deve poter distinguere se è realmente Dio che chiama, e se sì, educare all'ascolto e al servizio perfetto“. - La lettura del Vangelo è quella che Giussani ha spesso commentato, io stesso ne ho parlato nel mio insegnamento di religione più volte, qui vorrei sottolineare solo una parola: „restare“. „Restare è in Giovanni la parola dell’essere definitivamente presso Gesù, la parola della fede e dell’amore“ (Balthasar, 159). „ἦλθαν οὖν⸃ καὶ εἶδαν ποῦ μένει, καὶ παρ’ αὐτῷ ἔμειναν τὴν ἡμέραν ἐκείνην·(andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero (ἔμειναν) con lui). Ecco io non saprei andare e rimanere da alcun altra parte, se non in Te o Gesù. Per quanto riguarda Pietro, Balthasar spiega, che Gesù ha bisogno di lui come „roccia“ (già fin dall’inizio), insomma „viene adoperato per qualcosa d’altro“: „ nessun invito, una requisizione. A Gesù occorre non solo tutto l'uomo, gli occorre come pietra basilare per tutto ciò che costruirà. Nell'ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni Pietro sarà a tal punto la pietra basilare che dovrà portare tutto, anche l'amore ecclesiale: „Simone mi ami tu più di questi?“ (Balthasar); un amore che che ha anche una dimensione di amicizia! Persone come Balthasar, Adrienne, Ulrich, certamente anche Giussani, non sono stati invitati, sono stati requisiti. Per questo sono dei grandi, sulle quali spalle noi cerchiamo di fare qualche passo in avanti.  

Vorrei rinviare qui alla mia meditazione di ieri in dialogo intimo con Newman sui limiti dell’inferenza logica su cose „materiali“, perché, come spesso accade, l’ho scritta dopo aver già pubblicato il link giornaliero al diario. - Proprio per i motivi spiegati li, la polemica retorica di Riccardo Bonacina, anche se forse ha ragione lui, non mi convince per nulla: „Che vergogna il Comune di Modena che da la sua sala civica a personaggi notoriamente squalificati! Già solo leggere la presentazione di questo evento sulla pagina Facebook dell'associazione organizzatrice, fa accapponare la pelle a chiunque abbia un minimo morale oltre che di senso della realtà. Cito testualmente: " Mariupol, città simbolo della rivolta popolare contro la giunta di Kiev, città martire dell'occupazione ‚banderista‘ durata otto anni".Quanto descritto infatti, è espressione della più becera, bassa, arrogante e oltraggiosa propaganda russa. Un modello di comunicazione che può essere di casa nella dittatura di Putin, avvezza a negare anche le verità più inconfutabili e i diritti umani più basilari, ma di certo non nella nostra Italia, paese fondatore dell'Unione Europea e a Modena medaglia d'oro della Resistenza!“ (LinkedIn, una settimana fa).

„Questo non dovrebbe sorprendere nessuno. Aliyev ha creato la "Comunità dell'Azerbaigian occidentale" per rivendicare tutta l'Armenia come "antica terra dell'AZ". Nel dicembre 2022, ha dichiarato che una volta risolta la questione del Karabakh, AZ si sarebbe concentrata sul ritorno all'"AZ occidentale“. AZ non si sarebbe mai fermata al NK( = Nagorno-Karabakh)“ (Lindsey Snell, X, 14.1.24). - Qui la giornalista alternativa Snell si limita senza voli retorici a citare un fatto, anche se ovviamente anche fatti vanno interpretati. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Postilla al capitolo nono del „Senso religioso“ di don Giussani. Il capitolo nono porta il titolo: „Preconcetto, ideologia, razionalità e senso religioso“. Esso mi permette di continuare il lavoro che sto facendo in questi giorni con „la grammatica dell’assenso“ di Newman, un lavoro di discernimento tra la certezza del cuore e le inferenze logiche (anche don Giussani ne parla quando afferma: certe argomentazioni potranno essere anche logiche, ma non sono razionali(132)). Come è noto don Giussani distingue tra due idee del „preconcetto“: vi è un senso giusto del termine ed uno cattivo. Nel mare di ciò che viene detto e comunicato „l’uomo reagisce, e reagisce in base a quello che sa e che è“ (127) - questo è il significato buono del termine. Quello cattivo consiste nella mancanza di „apertura di domanda“ (127). Il preconcetto più pericoloso della nostra epoca, per don Giussani, è quello del materialismo (128), e se davvero abbiamo un cambiamento radicale di paradigma in questi ultimi decenni, allora esso ha un altro nome: nichilismo! Dalla materia si può giungere, ci ha insegnato Ulrich nell’ „Homo Abyssus“ alla dimensione religiosa, o detto filosoficamente a quella „sovraessenziale“. Il niente invece è niente! E si sparge e si dilata come ha saputo raccontare Michael Ende nella sua „Storia infinita“ e don Giussani ci dice bene come si sparge: „con la mentalità comune del popolo“ (128), con la mentalità comune „attraverso i mass-media“ (129), di cui fanno parte tutti gli organi aziendali ed ora attraverso i „social media“ e il loro continuo chiacchiericcio, da non confondere con gli esercizi reali di democrazia. Qui il preconcetto cattivo diventa ideologia! Quest’ultima non ha interesse alle domande ultime della persona nel suo cammino al vero, che è la sua esperienza: questa persona singola, questo individuo „viene emarginato una volta che ha dato spunto all’intellettuale per i suoi pareri, o al politico per giustificare e pubblicizzare una sua operazione“ (129). Come anche Newman, Giussani lotta duro contro ogni forma di „ipse dixit“ - perché oggi i maestri alla moda, nel giornalismo, nel cinema, nelle visioni del mondo fanno passare solo uno „scetticismo distruttore“, il nichilismo appunto, dobbiamo imparare ad usare la nostra ragione. Cosa si può opporre a tutto ciò, come proposta creativa, non come apologetica? Don Giussani lo dirà chiaramente nel capitolo decimo che ho già commentato, ma lo accenna anche già nel capitolo nono: l’esperienza!  Ulrich mi ha insegnato che il cuore di questa esperienza è l’amore gratuito (gratis et frustra). Solo nella gratuità o al „nulla“ (de nada) dell’amore vi è una risposta intima al nulla del nichilismo!  Don Giussani parla di „significato“. „ L'esperienza stessa nella sua totalità guida la comprensione autentica del termine ragione o razionalità. La ragione infatti è quell'avvenimento singolare della natura in cui questa si rivela come esigenza operativa a spiegare la realtà in tutti i suoi fattori, così che l'uomo sia introdotto alla verità delle cose“, al significato delle cose dirà più tardi. Tutti i fattori è forse un’esagerazione dell’anima nobile di don Giussani, ma ci siamo intesi. „ Il senso religioso appare come una prima e più autentica applicazione del termine ragione, in quanto non cessa di tendere a rispondere all'esigenza ad essa più strutturale: quella del significato“ (132). E di questo significato, come ho compreso ieri in dialogo con Newman (cfr. il mio diario di ieri) siamo „certi“, ma non possiamo proiettare questa „certezza“ nell’ambito delle narrazioni di ciò di cui non abbiamo esperienza diretta, senza cadere nuovamente nell’ideologia e nel preconcetto cattivo. - Per quanto riguarda Kant e la citazione che ne fa Giussani nel capitolo novo, bisogna stare attenti a discernere non solo la comunanza, ma anche la differenza. Per Kant la questione del senso religioso è un errore necessario della ragion pura, in questo senso Kant non è un illuminista triviale, ma è pur sempre un errore, che la ragione pura non può risolvere. La ragion pratica lo può, ma come postulato. Mentre questa differenza non c’è in Giussani, per il quale l’essere costretta della ragione, l’essere „forzata“ della ragione a prosi il problema del senso religioso non è un errore, ma un’implicazione  dell’esperienza; senza tenerne conto non si può che cadere nell’ideologia e nel preconcetto cattivo. Uno scontro solo ideologico contro false ideologie non è un cammino „certo“, ma „proselitismo“; con ragione oggi il Santo Padre Francesco all’Angelus commentando Gv 1, 35-42 (con un linguaggio davvero giussaniano) sottolinea che la prima frase di Gesù ai discepoli è una domanda, è un richiamo forte a guardarsi dentro e non a combattere ideologicamente contro false ideologie. Guardarsi dentro per trovare quella certezza di cui il nostro cuore ha bisogno e per restare in comunione con Colui che è „la via, la verità e la vita“. VSSvpM! 

(Notte) Renato Farina mi ha mandato alcune osservazioni sullo stile e sul linguaggio del mio diario, che mi sono davvero preziose, perché non è possibile che uno stile solo sia quello vero, come ho imparato dal mio grande maestro che nella prima parte della sua trilogia teologica, „Gloria“, ha fatto concertare stili diversi, stili laicali e clericali, e che nella sua casa editrice non ha pubblicato solo le sue opere, ma anche quelle di Adrienne e di tantissimi altri. Quando un solo stile diventa l’unico vero abbiamo perso l’intuizione principale: la verità è sinfonica; per questo motivo sono grato che nel mio blog non ci siano solo i miei scritti. Questa riduzione avrebbe un nome: noia. Ecco le osservazioni di Renato: Io ho reazioni diverse dalle tue (i miei pregiudizi!). Di solito sono di tipo “indietrista” come dice il Papa o “bigotto” come scrivi tu. Derivano da un contraccolpo del mio essere stato di estremissima sinistra dopo la crisi dell’adolescenza. Per questo soffro alla contrapposizione tra indietrista e progressista, entrambe criticate dal Papa; o tra bigotto e ribelle, che sono posizioni entrambe da te respinte. Ma è chiaro dove va la preferenza… perché progressista e ribelle sono termini che per il mainstream e per il sentimento comune restano pur sempre positive, mentre indietrista e bigotto risultano ultimamente spregiative. Un esempio? I partigiani cattolici, con cui mi identifico profondamente, si definivano “ribelli per amore”, “bigotti per amore” non si può neanche pronunciare tanto fa ribrezzo. Così come progredire - da cui progressista - è ovviamente meglio per qualunque essere pensante rispetto a regredire… sono piccole cose, di sicuro: ma le parole dicono la realtà che stiamo pensando.

Oggi ho pensato che mio nonno, il mio amatissimo nonno Giovanni, alla mia età aveva già da ben tre anni avuto un ictus e che non poteva più scrivere, se non con fatica (mi ricordo ancora con quale difficoltà scrisse qualcosa con una macchina da scrivere di quei tempi) - sono cosciente che i suoi lunghissimi sedici anni di malattia siano stati una grazia per la nostra famiglia e spero anche per il mio scrivere…

Il viaggio sul canale Brenta (Goethe usa il femminino per esso) e poi sulla laguna, da Padova a Venezia, il 28 .9.1786, non è descritto solo con gli occhi di un turista, che guarda incantato palazzi e giardini, ma di un uomo disposto ad incontrare le persone, in modo particolare, in questo caso, due pellegrini e che si offre come traduttore per gli altri, visto che i pellegrini sapevano solo il tedesco e ne riporta le esperienze, cattive con i cattolici e positive con i protestanti, e il giudizio che la Chiesa romano cattolica sia l’unica „seligmachende“ (l’unica che ci rende beati) e il protestante Goethe trascrive la frasi, senza commentare e senza difendersi…


(13.1.24) I Vangelo odierno (Mc 2,13-17) presenta la scena della conversione di Matteo, „seduto al banco delle imposte“, che Caravaggio ha saputo disegnare in modo del tutto geniale. Oggi vorrei porre l’accento su questo fatto: Gesù è benedizione di Dio e lo è sedendosi a tavola con i peccatori e i pubblicani. La Treccani-online spiega: „(ant. o letter. publicano) s. m. [dal lat. publicanus, der. di publĭcum «tesoro pubblico, appalto dello stato, imposte»]. – 1. Nell’antica Roma, l’appaltatore delle imposte che pagava allo stato una certa somma come introito di una tassa, che poi esigeva per proprio conto. La parola è soprattutto nota per la frequenza con cui ricorre la menzione di questi funzionarî nei Vangeli (spesso in abbinamento con i peccatori o le meretrici), e in partic. per la «parabola del fariseo e del pubblicano» in Luca 18, 9-14. 2. Per estens., non com., gabelliere, appaltatore; spec., in senso spreg., esoso esattore di imposte“. Levi (Matteo) era uno di questi. Quindi non solo si siede a mangiare con pubblicai e peccatori, ma chiamo uno di loro come discepolo. Ed ecco la frase di Gesù, in reazione allo sconcerto degli scribi e dei farisei: „καὶ οἱ γραμματεῖς ⸂τῶν Φαρισαίων⸃ ⸀ἰδόντες ⸂ὅτι ἐσθίει⸃ μετὰ τῶν ⸂ἁμαρτωλῶν καὶ τελωνῶν⸃ ἔλεγον τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ· ⸀Ὅτι μετὰ τῶν ⸂τελωνῶν καὶ ἁμαρτωλῶν⸃ ⸀ἐσθίει; 17καὶ ἀκούσας ὁ Ἰησοῦς λέγει αὐτοῖς ⸀ὅτι Οὐ χρείαν ἔχουσιν οἱ ἰσχύοντες ἰατροῦ ἀλλ’ οἱ κακῶς ἔχοντες· οὐκ ἦλθον καλέσαι δικαίους ἀλλὰ ⸀ἁμαρτωλούς“. Gli scribi e i farisei non parlano direttamente con Gesù, ma con i discepoli e chiedono il motivo del suo mangiare con peccatori e e pubblicani (⸂ἁμαρτωλῶν καὶ τελωνῶν⸃). La risposta di Gesù va riflettuta bene: „Non sono i sani (οἱ ἰσχύοντες = forti) che hanno bisogno del medico (ἰατροῦ), ma i malati (ἀλλ’ οἱ κακῶς ἔχοντες); io non sono venuto a chiamare i giusti (δικαίους), ma i peccatori (⸀ἁμαρτωλούς). Gesù non mette in dubbio che l’appaltatore delle poste per l’impero romano non sia giusto, quindi indirettamente da del giusto agli scribi e i farisei, ma mette in dubbio che la sua venuta sia per questi giusti. Quindi la malattia di cui si parla qui è una malattia sociale, non biologica. Io mi sento malato in questo senso: ho troppo poca resilienza e per questo motivo i ragazzi/e mi possono facilmente ferire, quindi ho bisogno del medico. E di questo ne sono grato, di questo bisogno e del medico. Che questo brano illumini anche il senso ultimo della „fiducia supplicans“ mi sembra essere evidente, senza approfondire ora l’equiparazione degli omosessuali con i οἱ κακῶς ἔχοντες (se di una malattia, si tratta si tratta di una sociale; in questo brano non si dice assolutamente nulla sullo stato di salute fisica e psichica di gay e lesbiche). 

Così riassume Oasis il pericolo di allargamento del conflitto a Gaza: Il „2024 è iniziato con una nuova ondata di violenze che fa temere per l’allargamento del conflitto in corso a Gaza. In particolare, tre fatti hanno segnato queste prime settimane dell’anno: l’uccisione avvenuta a Beirut di Saleh Al-Arouri, uno dei più importanti leader di Hamas, nonché «astro nascente» del movimento (copyright al-Majalla); quella di Wissam Tawil, a capo del gruppo Radwan di Hezbollah; l’intensificazione degli attacchi degli Houthi nella regione del Mar Rosso e il bombardamento anglo-americano che ne è seguito. A questi eventi si aggiunge il terribile attentato terroristico che ha colpito l’Iran“ (Claudio Fontana,12.1.24).

Per quanto riguarda i giornalisti uccisi durante il conflitto in Gaza,  Mauro Primavera e Claudio Fontana(12.1.24) riportano questo caso: „Oltre all’enorme numero di morti provocato tra i palestinesi, negli ultimi giorni è emerso il dramma di Wael Dahdou, giornalista di Al Jazeera. Già il 20 ottobre era stato informato, proprio mentre era impegnato in una diretta televisiva, della morte della moglie e dei due figli più piccoli a seguito di un raid israeliano. Poi, a dicembre, il reporter è stato ferito dall’esplosione di un missile che ha ucciso il collega con cui stava realizzando il servizio. Infine, sabato scorso l’attacco di un drone è risultato fatale anche per il figlio più grande, anch’egli giornalista di Al Jazeera. Secondo il Committee to Protect Journalism, dallo scoppio della guerra sono almeno 79 i giornalisti uccisi dai bombardamenti delle Forze di Difesa Israeliane (IDF)“. 

Per quanto riguarda la richiesta del Sud Africa al tribunale in Aja riporto questo passaggio dei due giornalisti sopra citati, dallo stesso articolo di Oasis: „Come ricorda l’Economist, il Sudafrica è uno storico sostenitore della causa palestinese in quanto considera la politica israeliana nei confronti degli arabi paragonabile al sistema dell’apartheid. Come riporta la testata libanese L’Orient Le-Jour, Pretoria imputa a Tel Aviv di essere responsabile fin dal 1948, anno del primo conflitto israelo-palestinese, di un sistematico processo di privazione dei diritti umani e politici nei confronti dei palestinesi. Nel documento si sostiene che, per quanto gravi siano stati gli attentati del 7 ottobre, essi non rappresentano in alcun modo una legittimazione della ritorsione che è stata condotta dalle IDF e che ha provocato la morte di migliaia di civili, tra cui molti bambini. Le operazioni militari rappresenterebbero quindi una violazione della “Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio” redatta dalle Nazioni Unite nel 1948 e di cui Israele risulta uno dei primi firmatari. Poiché nel Tribunale non vi sono giudici di nazionalità sudafricana e israeliana, lo statuto prevede che i due Paesi nominino un giudice ad hoc ciascuno. Al Jazeera si sofferma sul profilo di quello israeliano, Aharon Barak, un «ottantasettenne che è stato giudice della Corte Suprema per ventotto anni, di cui undici come presidente. In precedenza era stato procuratore generale di Israele e importante accademico all’Università Ebraica. Scrittore prolifico di fama internazionale, è stato relatore in prestigiose università e forum internazionali. Parte della sua attrazione è dovuta al fatto che, nel corso della sua carriera, è riuscito a costruirsi una reputazione da giurista liberal-occidentale che cerca di promuovere lo Stato di diritto e i diritti umani nonostante il fatto di trovarsi in una “zona del mondo difficile”. Questa immagine curata nei dettagli, unita al fatto di essere un sopravvissuto di Auschwitz, gli ha conferito l’aria di figura fuori dall’ordinario, una sorta di campione indomito dei diritti umani». Tuttavia, osserva la testata qatariota filo, quando era giudice della Corte Suprema Barak aveva di fatto sostenuto il programma politico del suo governo, dichiarando «non perseguibili» gli insediamenti illegali in Cisgiordania e approvando il decreto per la costruzione della “barriera di separazione” in Cisgiordania che limita i movimenti dei palestinesi. «Esempi come questi – scrive Al Jazeera – svelano l’approccio di Barak al diritto internazionale: lo ignora quando non è in linea con i suoi obiettivi oppure applica una sua versione distorta in modo da renderlo coerente con lo stato di diritto». Nel corso dell’udienza della Corte Penale, i rappresentanti legali di Israele hanno replicato alle accuse sostenendo che è Hamas ad essere responsabile della morte di 23.000 palestinesi a causa di una strategia che tendeva a mimetizzare i miliziani armati tra la popolazione civile. Viene inoltre negato il fatto che ci sia stato un genocidio a Gaza, anzi viene sottolineato l’impegno dello Stato ebraico a far sì che arrivassero acqua e cibo nelle zone coinvolte dal conflitto“. - Sulla figura di Aharon Barak io avevo dato un giudizio positivo (non ricordo più se solo a voce o anche per scritto) nel senso che ho trovato giusto che Israele non si sottrasse al dibattito, le informazioni di  Al Jazeera non le conoscevo. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho chiesto ad un amico un giudizio su un tema di cui avevo parlato giovedì scorso nel diario e cioè sul paragone fatto dal responsabile della SPD in Sassonia-Anhalt, Andreas Schmidt, di un incontro, a cui ha preso parte il leader del gruppo parlamentare della AfD, Ulrich Siegmund, con l’austriaco Martin Sellner, con la conferenza di Wannsee; la sua risposta è molto radicale e non so se la condivido, ma ritengo che debba venire discussa e per questo la cito qui nel diario: Carissimo, è difficile non sbilanciarsi in questioni revisioniste, perché la narrazione giudaizzante, che si è imposta, è talmente sbilanciata in un senso univoco che più non si può. Chi ama la verità storica deve sbilanciarsi per forza. Anche intorno a Wannsee s'è costruita una narrazione del tutto propagandistica...Parlare  di analogie con Sellner è doppiamente folle...ma come dice Sieferle i tedeschi sono usciti dalla  storia per precipitare nell'inferno irredimibile della colpa imperdonabile, dissolvendo anche la propria fede cristiana...anche per questo ULRICH mi interessa, …  PS Un amico a cui ho fatto leggere questo messaggio mi ha risposto, con ragione: „Sono tempi complessi. Però, in senso lato, non è vero che "chi ama la verità storica, deve sbilanciarsi per forza". Semmai è vero il contrario: chi ama la verità storica, sa quanto essa sia spesso approssimativa o non sia disponibile; sa anche che la storia è ricerca“.

Sulla questione Ratzinger/Schmaus ho chiesto a Giuseppe Reguzzoni un contributo per il mio blog. Un bel contributo di Manuel Schlögl è apparso sulla „Communio-online“. Qui due righe che ho scritto a Giuseppe: Caro Giuseppe, la linea De Lubac, Balthasar, Ratzinger mi è più vicina della teologia per cui sta Schmaus, e proprio per la questione della polarità feconda tra soggetto e dogmatica; ma non mi piace fare la storia della teologia per bianco e nero e così ho pensato a te. Nel mio blog, anche se non è letto da migliaia di persone, incominciano ad esserci dei contributi seri di dialogo teologico e filosofico. Ed anche contributi che non corrispondono al mainstream, Tuo, Roberto 

La poesia numero 14 della raccolta „Die Abenteuer des Tom Bombadil“ (L’avventura di Tom Bombadil) di J.R.R. Tolkien (Stoccarda, 2016 - l’edizione inglese è del 1962), Der Hort (the Hoard), mi ha molto impressionato, perché sembra essere una presentazione poetica e sintetica di tutta la filosofia di Tolkien. C’è il mito dell’inizio paradisiaco, come nel Genesi, è l’epoca, per il narratore Tolkien, degli Elfi, che camminano su sentieri luminosi, gli gnomi e il drago non sono ancora apparsi sul teatro del mondo e neppure l’avidità: „ere dwarf was bred or dragon spawned“ (prima che lo gnomo sia stato allevato o il drago generato). Con l’ingresso dell’avidità (greed) sul palcoscenico del teatro del mondo viene persa la dimensione primordiale del dono dell’essere come amore gratuito o per esprimermi teologicamente della creazione: nessuno dona, tutti vogliono solo prendere e questo non crea, ma dilata le ombre e le tenebre. „La parola inglese "greed" significa "avidità". Si riferisce a un desiderio eccessivo e sconsiderato di possedere beni o ricchezze, spesso a spese di altri o senza riguardo per i limiti morali o etici. "Greed" descrive quindi l'insaziabile desiderio di avere sempre di più, soprattutto in relazione ai beni materiali“(Chatgpt). L’epoca che sopraggiunge non ha più gli Elfi che camminano su sentieri luminosi o che creano gli anelli per ornamento, ma un vecchissimo gnomo o nano che siede in una grotta tetra e conta e riconta i suoi gioielli con avidità, così concentrato da non sentire i passi del drago, che con altrettanta avidità vuole il tesoro del nano. Anche il drago é vecchissimo e dove domina lui gioia e gioventù sono morti. Il suo cuore è congelato come i suoi pensieri di difesa della ricchezza a lui appiccicata. Ed anche per lui l’avarizia concentrata è causa della sua morte, perché non si accorge del giovane guerriero che lo ucciderà, pur avendo il drago denti mostruosi e taglienti. Al giovane guerriero, dipinto con gioia da Pauline Baynes, viene contrapposta la figura di un re vecchissimo (la terza tra le figure vecchie della poesia) che  non sa più sentire l’odore e gustare cibi e vivande (un immagine molto forte per me che ho difficoltà sia con il sentire gli odori che con il gusto del vino). Il re vecchissimo non compie più il suo compito, la giustizia, ma tutto diventa corrotto e non bastano le armi per proteggerlo e così anche lui non sa sentire il sangue versato e non sa nulla del giovane guerriero che prenderà il suo regno e butterà le sue ossa tra altre ossa. Ma non il guerriero, piuttosto gli Elfi dormienti sono coloro che la poesia vuole risvegliare, per aver di nuovo sentieri luminosi, anelli per ornamento e non per potere, piuttosto che un tesoro sepolto e così dimenticato.  „…Earth waits and the Elves sleep“. 

Mi scrive un amico ha proposito di una frase di Martin Buber citata dal Cardinal Zuppi (sul cercare le cause dei conflitti dapprima in sé, non negli altri): „Per quanto riguarda i conflitti individuali, sono ampiamente d'accordo con Buber. Certamente l'affermazione non è del tutto trasferibile ai conflitti tra gruppi sociali (controversie di lavoro) o addirittura alle guerre di aggressione, perché questo giustificherebbe quasi di nuovo l'attacco. È tutto molto complesso, soprattutto a Gaza“. A questa parte del discorso non ho risposto, perché per discutere di una cosa del genere, bisognerebbe tenere ben conto una doppia lezione di Newman: „L’inferenza logica manca di prove in materia concreta perché non ha il pieno controllo dei suoi oggetti: ammette le proprie premesse e niente di più“ (Newman, La grammatica dell’assenso, 165). Qui abbiamo tanta „materia concreta“ (i conflitti individuali, quelli sociali, le guerre di aggressione…). Secondo punto: tanti aspetti che noi riteniamo essere un’argomentazione logica, sono solo „convinzioni già formate in ciascuno di noi, radicate nella nostra natura o comunque nella nostra forma personale“ (ibidem, 169). Ovviamene ci sono scuole giornalistiche  e letture storiche più affidabili di altre, ma è anche vero che in questo tipo di discussioni, come nella questione dell’edizione di una frase di Shakespeare di cui parla Newman, si sono inseriti „numerosi miti, pie menzogne ed altre cose siffatte che ci trascinerebbero in una sylva intricata di primi principi e nudi fatti“ (169). Se si parla di una guerra di aggressione spesso si cade nel mito o favola di Cappuccetto rosso, in modo particolare se sono coinvolti imperi, come è accaduto nel caso della guerra in Ucraina, per la quale, in forza della mia posizione, lo stesso amico mi aveva accusato di propagare gli argomenti di Putin; mentre, e questo è interessante, si è più disposti a ragionare non mitologicamente su Gaza (cioè accettare la lezione che non c’è solo un lupo), sebbene qui i „nudi fatti“ (il massacro di più di 20.000 persone per vendicarne 1.400), sono ben più chiari della situazione ucraina. La frase che mi ha inviato l’amico è un capolavoro labirintico: con Buber l’amico è d’accordo ampiamente, non del tutto e questo è legittimo, ma a che fare con la sua personalità (non sempre disposta a cercare le cause di un conflitto in sé) e non con la logica. Il più grande capolavoro nelle sue righe è quello di insinuare a chi si vuole mettere nella prospettiva dell’altro di legittimare aggressioni ingiuste…Alla fine direi che in questa sopravvalutazione delle inferenze si nasconde la non volontà di porre la questione della „certezza“, non in questioni culturali, giornalistiche e storiche, ma li dove essa ha il suo posto: il nostro cuore! 

(12.1.24) Il vangelo odierno (Mc 2,1-12) pone la questione del perdono del peccato. In una nota (cfr. Edizione a cura di Maggioni, 2009) si legge: „rimettere i peccati era una prerogativa divina. Sembra che nemmeno al Messia fosse riconosciuto questo potere. In effetti dalle parole di Gesù nel verso cinque, con il verbo al passivo, sembra che il perdono venga ad opera di Dio: si tratta infatti di un passivo teologico, cioè dell'uso di una forma verbale passiva per esprimere un'azione di Dio senza nominarlo („Τέκνον, ⸂ἀφίενταί σου⸃ αἱ ⸀ἁμαρτίαι“ - „Figlio, ti sono perdonati i peccati“). E chiaro, però che il perdono dei peccati è legato alla fede nella persona di Gesù, che ha un rapporto peculiare con Dio: per questo si afferma che „il figlio dell'uomo ha potere di perdonare i peccati sulla terra“ (10:  „ἵνα δὲ εἰδῆτε ὅτι ἐξουσίαν ἔχει ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ⸂ἐπὶ τῆς γῆς ἀφιέναι ἁμαρτίας⸃…“). Questa sua capacità di perdonare da a Gesù anche la ἐξουσίαν di guarire il paralitico: „…λέγει τῷ παραλυτικῷ· 11Σοὶ λέγω, ⸀ἔγειρε ἆρον τὸν κράβαττόν σου καὶ ὕπαγε εἰς τὸν οἶκόν σου“ („…disse al paralitico - dico a te: alzati, prendi la tua barella e va a casa tua“). Questo perdono e questa guarigione, senza trattare ora del rapporto tra malattia e peccato, generano nel paralitico la possibilità di divenire attivo, portando la sua barella e andando a casa, mentre all’inizio era stato portato da altri nella casa di Gesù. Gli scribi fanno parte di questo avvenimento, ma sono talmente ripieni della loro pseudo teologia, che pensano solo al diritto di chi abbia il potere di perdonare i peccati; Gesù legge nel loro cuore questi pensieri e pone loro e ci pone una domanda che giunge fino a noi: „Perché pensate queste cose nel vostro cuore“ („Τί ταῦτα διαλογίζεσθε ἐν ταῖς καρδίαις ὑμῶν“). Perché portate nel vostro cuore quel risentimento pseudo teologico del controllo di chi bestemmia o meno.

Ieri nel mio canale YouTube, che non uso quasi mai, ho condiviso un piccolo video in cui ho letto alcuni passaggi dell’intervista di Juli Zeh, concessa al „Der Freitag“, dalla quale ieri ho citato il passaggio riguardante il traghetto con Habeck. In reazione a questo video mi ha scritto una giovane amica contadina: „Grazie per il video sull'articolo. Sì, in effetti è sempre più difficile soddisfare tutti i requisiti come azienda agricola. Non si tratta solo dei severi requisiti di legge che devono essere compresi e attuati entro le scadenze stabilite, dove di solito si viene lasciati soli con domande e problemi. Soprattutto, però, è anche problematica la dipendenza dai commercianti e dai prezzi di mercato, per esempio, dove si cerca di ottenere la merce dagli agricoltori al prezzo più basso possibile, o la mancanza di comprensione da parte di persone che a volte dimenticano come il loro pranzo arriva nel piatto e cercano di cacciare la fattoria dal villaggio perché vogliono avere la "loro pace". Queste sono difficoltà, ma si inseriscono in una lunga tradizione, io vedo, però,  l'agricoltura come una delle attività più significative di noi uomini, ché usiamo le forze della natura per produrre il cibo di cui tutti abbiamo bisogno ogni giorno per sopravvivere. Credo che molte persone non si rendano conto di quanto tuto ciò sia laborioso e dispendioso in termini di tempo e quindi trattano le risorse con leggerezza e giudicano di conseguenza. Vedere gli sviluppi, ad esempio la crescita di un vitello, mi dà molta forza e calore, perché lo considero il senso della mia vita. È anche molto emozionale per me vedere e sentire cosa sta succedendo e come le soglie di inibizione si stanno abbassando nella società. Resta da sperare che ad un certo punto ognuno ritrovi se stesso e che si possa tornare a onorarsi e a rispettarsi, perché ognuno è necessario così com'è. Vorrei quindi ringraziarLa ancora una volta per il Suo video“.

„Biden bombs Yemen to defend "freedom of navigation." Meanwhile, the US backs Israel's regular attacks on Iranian ships trying to bring fuel to Syria. Under US rules: - Yemen can't block ships to stop a genocide. - Israel (with US help) can bomb ships to stop Syria from receiving oil, which Syria only needs because the US military occupies Syria's oil-rich areas and imposes crippling sanctions. (Aaron Maté, X, 12.1.23) ("Biden bombarda lo Yemen per difendere la "libertà di navigazione". Nel frattempo, gli Stati Uniti appoggiano i regolari attacchi di Israele alle navi iraniane che cercano di portare carburante in Siria. Secondo le regole statunitensi: - Lo Yemen non può bloccare le navi per fermare un genocidio. - Israele (con l'aiuto degli Stati Uniti) può bombardare le navi per impedire alla Siria di ricevere petrolio, di cui la Siria ha bisogno solo perché l'esercito statunitense occupa le aree siriane ricche di petrolio e impone sanzioni paralizzanti.)

„I vescovi africani, d’accordo con il Dicastero sulla Dottrina e con lo stesso papa Francesco, hanno emesso un documento in cui sostengono che le benedizioni alle coppie omosessuali non possono essere fatte nei Paesi africani, visto il contesto culturale e civile di quelle nazioni. Dice fra l’altro il documento: «Le Conferenze episcopali di tutta l’Africa, che hanno riaffermato con forza la loro comunione con papa Francesco, ritengono che le benedizioni extra liturgiche proposte nella dichiarazione Fiducia supplicans non possano essere realizzate in Africa senza esporsi a scandali»“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro… - questo è un bel modo di risolvere un problema! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Cerco di evitare il „man sagt“ (si dice), o in genere il „man“, („si“), giustamente criticato da Heidegger. Dire che l’interesse „erotico“ per i miei scolari ed in modo particolare per le scolare è diminuito. Con la parola erotico non intendo né sessuale né pedofilo; secondo la Treccani, l’aggettivo erotico viene usato solo nel senso „sessuale“. „eròtico agg. [dal lat. tardo erotĭcus, gr. ἐρωτικός, der. di ἔρως -ωτος «amore», prob. attraverso il fr. érotique] (pl. m. -ci). – 1. a. Di amore, dell’amore, come fatto fisiologico: desiderî e.; l’impulso e.; mania e.; delirio erotico. b. Che è particolarmente soggetto agli stimoli sessuali: tipo, temperamento erotico. 2. a. Che ha per oggetto l’amore fisico, i fatti e gli impulsi sessuali: trattare argomenti e., fare discorsi e.; libri, racconti e., letteratura e., pubblicazioni e., e anche film, spettacoli e., disegni e.; arte e., con partic. riferimento alla cultura cinese e indiana, arte profana o religiosa che rappresenta esplicitamente scene di vita amorosa, per lo più con intenti didascalici. In senso più ampio, scrittore, poeta e., che ha per soggetto l’amore in genere; anche come s. m., soprattutto se riferito a scrittori e poeti dell’antichità: gli e. greci. b. Che eccita o tende a eccitare i sensi, a stimolare gli istinti sessuali: cibo e., bevanda e., afrodisiaci; danze erotiche. Avv. eroticaménte, sotto l’aspetto erotico, con particolare gusto o interesse per i fatti, gli argomenti, le descrizioni riguardanti il sesso: racconti di ambiente cortigiano, eroticamente trasposti sullo schermo“. Questo non vale solamente per l’aggettivo, ma anche per il sostantivo: „èros s. m. [traslitt. del gr. ἔρως (-ωτος)]. – 1. Nome greco del dio dell’amore (che i Greci impersonarono in Eros, figlio di Afrodite), usato anche come nome com., per indicare sempre il desiderio, l’istinto sessuale, con riferimento alle concezioni che di esso ebbero gli antichi. 2. In psicanalisi, libido. In partic., pulsioni (o istinti) dell’eros, le pulsioni di vita (sia quelle sessuali sia quelle di autoconservazione) viste in opposizione alle pulsioni (o istinti) di morte, come Eros si contrappone (non solo in psicanalisi ma già prima nella mitologia e nella tradizione letteraria) a Thanatos“. A livello filosofico l’amore (eros) significa invece: „Sentimento di viva affezione verso una persona, che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia…Il concetto più propriamente greco e platonico dell’eros riaffiora nel pensiero del Rinascimento (Marsilio Ficino, Leone Ebreo, Giordano Bruno)“ (ibidem). Ecco intendo proprio questo „sentimento di viva affezione che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia“ - ecco proprio questo sentimento è diminuito; oggi improvvisamente mi sono chiesto quale sentimento sia rimasto (ovviamente bisogna distinguere tra i piccoli e i grandi): direi niente! Alcuni mi innervosiscono, ma a parte il mio studente ucraino a cui voglio bene, forse anche a parte un altro ragazzo che cerca il dialogo con me e qualche ragazza, non è rimasto nulla. Ma questo forse è una chance, per pregare per loro e per il loro destino e non per il rapporto con me. E forse in questo senso si tratta di agape, che però non può essere separato completamente da eros, come spiega Benedetto XVI nel „Deus caritas est“. - Mi piacerebbe, almeno come preghiera non perdere il senso dell’amicizia e dell’amore come momento decisivo per comprendere Dio e il prossimo. Ursula Schumacher ne ha parlato in un bell’articolo su Aelred di Rievaulx. 

Parlando della logica aristotelica (inferenza logica, sillogismo) una volta all’anno nel corso di filosofia mi faccio dei pensieri su questo argomento, ma questo tipo di incontrovertibililità non mi interessa molto, „perché il mondo vivo delle cose è tanto poco logico, quanto poetico, e come non lo possiamo portare a perfezione poetica, senza violentarlo non lo possiamo neppure impoverire fino a farlo rientrare in una formula logica“ (Newman, La grammatica dell’assenso, 164). La formula logica: „Tutti gli uomini sono mortali, gli ateniesi sono uomini, quindi gli ateniesi sono mortali“ è incontrovertibile, ma non mi dice nulla su cosa sia l’uomo in particolare o gli uomini in generale e come questi uomini o gli ateniesi in particolare sentano la presenza della morte, etc. Non dico per nulla che sia inutile questo tipo di inferenza, come non è inutile la geometria e suoi principi o l’algebra e i suoi principi, ma diciamo che questo sapere non mi coinvolge a sufficienza per applicarmi ad esso profondamente, se non in punto, che io applico però ad altro tipo di considerazioni. Ecco il punto: „ sì dà inferenza con una proposizione accettata condizionatamente, assenso quando è accettata senza condizioni. Oggetto dell'assenso è la verità, oggetto dell'inferenza una verosimiglianza“ (Newman, ibidem 159). Quando l’altro giorno ho parlato di certezze mi sono riferito ad un assenso certo e vero; abbiamo più bisogno che mai di questo tipo di certezze, non solo dogmatiche (Dio è uno e trino), ma anche a livello esistenziale: è vero che mia moglie mi ama per sempre e che una delusione psicologica non toglie nulla alla certezza di questa asserzione. D’altro canto, anche in questo diario, parlo di cose che sono verosimili, più che vere. In questi giorni evito di usare la parola „genocidio“ per quello che sta succedendo a Gaza (la parola viene usata da Maté), ma presubilemente si tratta di un massacro e non solo e non primariamente di terroristi; perché non dico „certamente“? Perché non è un sapere diretto, ma dipendo da narrazioni che mi sembrano verosimili, mentre altre che mi sembrano meno verosimili le accantono; quelle che mi sembrano verosimili lo sono a condizione che queste narrazioni siano davvero corrispondenti al vero (come tentativo) e se lo sono ne risulta un’altra affermazione: in questo caso se si tratti di massacro o genocidio. Qualora il tribunale dell’Aja decidesse che si tratti di genocidio, avremo un’affermazione autorevole sul tema, ma non ancora una „certezza“. Il che non vuol dire che non si possa dire che una certa affermazione ci sembra così verosimile, che questa verosimiglianza è molto simile alla verità. L’esercizio democratico vuole che ci esercitiamo anche con affermazioni verosimili, non solo con quelle vere; la verità e la certezza riguardano non un’ipotesi di lavoro, ma quello che è e desidera il nostro cuore nel senso di emozione e ragione…

(Notte) Nella tradizione del primo libro di Narnia(C.S.Lewis), Kerstin Gier nella sua trilogia „Argento. Il libro dei sogni“ approfondisce con un suo stile proprio e idee proprie l’idea di un mondo tra i mondi, ed è chiaro che in questo „tra“ si possono incontrare la „regina“ Jadis o Annabell…insomma il male…

(Wetterzeube, l’11.1.24) Rimando alla mia riflessione notturna di ieri sula differenza tra veridicità della dottrina e infallibilità della Chiesa in dialogo con San Newman. 


Oggi ha telefonato Leo e a partire dal mio compleanno vogliamo, anche con Ferdinand, leggere insieme questo libro di Cassirer sull'uomo 

Il Vangelo odierno (Mc 1, 40-45) ci offre alcuni elementi di discernimento forti: 1) Gesù si commuove e purifica un lebbroso, pur sapendo che non lo obbedirà, e lo „caccia via subito“, proprio perché sa che tradirà, per entusiasmo, il „mistero messianico“, proprio al Vangelo di Marco. 2) Gesù accetta la mediazione dei sacerdoti e dei rituali di Mosè, ma lo fa „come testimonianza per loro“. 3) Esplicito il primo punto, seconda parte:  vi é un modo di annunciare per entusiasmo il Vangelo che impedisce l’opera di Gesù. 4) Personalmente chiedo al Signore di purificarmi di quella immondizia personale e collettiva che porto con me!  

Renato mi ha mandato un articolo de „La Nuova Europa“ in cui si parla della sospensione a divinis di un sacerdote russo da parte del Patriarcato di Mosca, padre Uminskij, che davvero mi sembra una figura „evangelica“ luminosa. 

Nel blog di Borghesi ho trovato questa frase su Peguy, che, senza conoscerla (in vero l’avevo letta, ma l’avevo dimenticata), esprime il filo rosso dei miei diari: „Secondo Balthasar «poiché Péguy affonda in una zona che sta al di sotto di tutte le antinomie superficiali, egli resta, per tutti quelli che non sono in grado di seguirlo fin laggiù, uno spirito estremamente contraddittorio oppure il conciliatore di qualsiasi inconciliabilità: comunista e tradizionalista, internazionalista e nazionalista, estremo di sinistra ed estremo di destra, uno che sente con la chiesa e un anticlericale, un mistico e un giornalista arrabbiato, e via dicendo. Ma per chi può vedere il suo profilo profondo, tutte le sue linee apparentemente in urto tra loro si ordinano come tanti raggi che puntano a un centro. Partendo da questo centro egli risolve tutte le opposizioni. Partendo da lì egli si può permettere un humor che inumidisce ogni cosa, un humor che è meno intellettuale di quello di Chesterton, meno complicato di quello di Claudel, una specie di superiore astuzia e bonarietà contadina, mediante la quale egli si distacca da tutta l’intellighenzia clericale-anticlericale che gli sta attorno come l’unico che è rimasto ben piantato nella sua terra, come un incarnato perpetuo»“. - Ovviamente tutto ciò non si realizza nella mia persona presa per sé, per esempio mi manca quel „humor contadino“ di cui parla Balthasar, sono forse troppo serio e certamente alcuni adolescenti penseranno che sono un „vecchio bilioso“. Bisognerà vedere tutto, anche le citazioni dei miei diari, per capire quale sia la presenza del „giornalista arrabbiato“ in essi. Probabilmente non accadrà spesso che uno dialoghi interiormente con la stessa intensità con un santo come Newman e con una giovane ebrea come Etty ed ancor più con uno scrittore come Houellebecq, che consideri suo maestro un uomo „aristocratico“ come Balthasar e uno „democratico“ come padre Dall’Oglio, etc.

Il 20 gennaio 1942, rappresentanti di alto livello del regime nazista si riunirono in una villa di Berlino-Wannsee per un incontro che passò alla storia come la Conferenza di Wannsee. Il responsabile della SPD in Sassonia-Anhalt, Andreas Schmidt, ha paragonato un incontro „segreto“ con l’austriaco Martin Sellner (sembra che si sia parlato dell’ espulsione di persone di origine non tedesca dalla Germania; MZ), a cui ha preso parte anche il leader del gruppo parlamentare della AfD Ulrich Siegmund, con questa conferenza di Wannsee, in cui si decise lo sterminio degli ebrei europei. Molto tempo fa lessi qualcosa su Martin Michael Sellner (nato l'8 gennaio 1989 a Vienna), ma ho dimenticato la fonte, so da Wikipedia „che è un attivista e autore austriaco di estrema destra. Dal 2015 al 2023 è stato portavoce del Movimento Identitario Austriaco (IBÖ). È noto anche come membro della Nuova Destra in Germania“; comunque a me sembra questo paragone con la conferenza di Berlino un’esagerazione del tipo di quelle che portano Trump in Tribunale. La motivazione mi sembra essere sempre la stessa: voler sconfiggere l’avversario non politicamente, ma giuridicamente.

Abba nostro…

(Tarda mattinata) Ieri il mio giovane amico ucraino, Ilia, a cui insegno il tedesco, era triste; non crede che ci sia una speranza di vittoria per il suo paese. Spera un po’ che Biden rimanga il presidente; io non condivido la sua analisi politica, ma la tristezza del suo volto mi ha penetrato il cuore; guardando il video che mi aveva mandato e di cui avevo parlato già il due di gennaio, mi ha fatto vedere dove si trovava la sua scuola; mi ha anche raccontato che i russi, prendendo mossa da video condivisi nella rete, hanno poi bombardato proprio i posti filmati… 

Newman ci insegna a distinguere „certezze“ da „partiti presi“ - a me sembra che tante obiezioni che vengono fatte al pontefice attuale siano „partiti presi“ ed e molto interessante che siano proprio i tradizionalisti che confondano la certezza della dottrina con un partito preso. Di fatto citano qualche frase del pontefice, ma non mi danno per nulla la sensazione che le loro frasi reggerebbero ad un esame scrupoloso (cfr. La grammatica dell’assenso, 155) del senso di queste frasi. Ed è anche molto interessante che la differenza di cui ho parlato sta notte, tra veridicità della dottrina e infallibilità della Chiesa sembra non toccarli per nulla (sostengono che riguarda solo il cardinal Fernandez e il Papa), cosa che mi fa pensare che non abbiano alcun discernimento né un senso dell’esistenza storica. Pensano insomma che le deviazioni siano sempre uguali: Newman parla del dogma dell’Immacolata Concezione, che loro non mettono in dubbio, ma questa è solo un’incapacità di vedere che le sfide del XIX secolo non sono le stesse di quelle de XXI secolo, etc. La loro ostilità è talmente grande che pensano di difendere certezze antiche, mentre soffrono di un eresia moderna, quella di chi mette la protesta sopra la fiducia nell’infallibilità della Chiesa; i tradizionalisti sono insomma i modernisti del nostro tempo…

(Pomeriggio) Continuo il mio dialogo intimo con Newman. In primo luogo gli sono infinitamente grato per la frase: „La vera certezza non dispone d’un mezzo pronto ed esauriente per essere distinta dalla certezza falsa“ (La grammatica dell’assenso, 156); insomma in una discussione dobbiamo essere attenti ed ascoltare e mettere in moto il discernimento per comprendere se si tratta di una certezza o di un partito preso: senza certezze non possiamo vivere! O cadiamo in depressioni! Sono certo che mia moglie e i miei figli mi amano, etc. I criteri che offre Newman sono davvero molto forti: „ direi, insomma, che per la certezza si danno tre condizioni: che consegua all'esame e alla prova, che l'accompagni uno specifico senso di soddisfazione e distensione mentale, e che sia irreversibile. Se l'assenso è prestato senza base razionale, è un giudizio malformato, una fantasia, un partito preso; se non lo accompagna il senso di aver raggiunto un terreno fermo, e poco più che inferenza; se non dura, non era che è una convinzione“ (La grammatica dell’assenso, 158). Non si vive di sole convinzioni ed inferenze (processi induttivi o deduttivi attraverso i quali una preposizione viene derivata da una certa premessa), abbiamo bisogno di certezze. Gli esempi che fa Newman sono interessanti, ma forse il primo basato sull’esperienza è più forte di quello esegetico con Adamo. 1) Sono certo che mio papà non suonerà alla porta fra dieci muniti, perché è morto e il suo corpo è  stato bruciato. 2) Tra l’origine da Adamo o da un „gorilla, o scimpanzé o orangutan o babbuino“ l’ipotesi biblica mi sembra più ragionevole della seconda, ma la mia certezza consiste nel fatto che Dio ha donato gratuitamente l’essere ed ha creato l’uomo, la modalità di questa creazione è descritta molto bene nei due racconti biblici di Genesi, ma mi sembra per l’appunto un racconto da non prendere alla lettera, nel senso fondamentalista del termine. E poi comunque anche Newman dice con ragione: „le scoperte della scienza non possono contraddire la Rivelazione divina“. Poi con ragione, afferma che nelle discussioni con posizioni che riteniamo false non dobbiamo né difenderci né mettersi in discussione…

"La democrazia è a rischio, si dice dopo la vicenda del blocco del traghetto, da parte di un centinaio di contadini, con Robert Habeck; il Presidente federale si è detto "scioccato". Lo è stato anche lei?“. - „Io non c'ero. E nemmeno il Presidente federale. Conosco solo alcuni video e ciò che è stato mostrato nei notiziari. Essere scioccati per questo mi sembra un po' eccessivo ed anche se sono anche molto favorevole a manifestare nel rispetto della legge, non mi sembra proprio il caso di dire che è scoppiata una grande rivolta popolare. Bisogna lasciare la chiesa del villaggio". Juli Zeh, Der Freitag, 11.1.24 - questo vale anche pere il famoso 6 gennaio di tre anni fa a Washington DC. - PS Nella mia bacheca in Facebook un signore ha condiviso la testimonianza di una famiglia che era sul traghetto e che ha avuto molta paura (FAZ); ovviamente una testimonianza diretta va ascoltata con attenzione, ma, come spesso mi è accaduto nella scuola, la testimonianza diretta di un avvenimento non genera sempre la stessa narrazione dello stesso, da parte di persone differenti. Ed anche nei Vangeli, per fare un esempio di questo tipo, Matteo e Luca raccontano in modo diverso la reazione dei due ladroni, solo in Luca abbiamo la narrazione del buon ladrone, appeso su una croce vicino a quella di Gesù… 


(Droyssig, il 10.1.24) Il Vangelo di oggi (Mc 1,29-39) presenta almeno due direttive interessanti. 1) È vero che c’è febbre e febbre, ma a me sembra che nella guarigione della suocera di Pietro sia in gioco una malattia normale, di cui Gesù si occupa; non si occupa solo delle malattie gravi, fisiche e spirituali, ma anche di una febbre. 2) „Andiamo da un’altra parte“. Vedo che il Signore vuole che rimaniamo qui a Droyßig, sebbene io pensi di aver dato quello che potevo (ma forse non ho ancora ricevuto il dono della misericordia per il prossimo), ma credo che questo verso sia anche un invito a non fissarsi; anche nella scuola non dobbiamo fissarci sulle persone che non riusciamo a raggiungere (ovviamente neppure in quelle chi ci adulano)! Andiamo avanti: hanno avuto la nostra presenza ed ora doniamoci: chi ha veramente bisogno di noi? - Fridolin mi ha detto che a differenza di altre persone anziane, ho un giudizio molto differenziato della gioventù che incontro…

„Il cardinale Sarah ha accusato il Papa di eresia, violando il giuramento solenne davanti a Dio che aveva fatto come cardinale. Se è convinto in coscienza, deve tacere, confidando che la storia e Dio lo rivendichino. Questa è la profezia. Tutto il resto è politica di potere“ (Austen Ivereigh, X, 9.1.24) - Austen Ivereigh ha del tutto ragione, ma per essere sinceri bisogna dire che anche tanti „bergogliani“  fanno „politica di potere“, invece che di aiutare il Papa nelle profezie indicate: quella ecologica, quella dei poveri e quella della pace. 

„Il segretario di Stato Usa Anthony Blinken, al suo sesto viaggio in Medio Oriente, ha avuto un incontro aspro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Ha ottenuto per l’Onu l’ingresso a Gaza e nello stesso tempo ha difeso Israele dall’accusa di genocidio, che sarà discussa all’Aja domani e dopodomani. Ma la sua relazione dai Paesi arabi e dalla Turchia ha contrariato Netanyahu. Sebbene Blinken abbia evidenziato che i sauditi sarebbero pronti a riconoscere Israele e che i Paesi arabi sono disposti a mettere i soldi della ricostruzione nella Striscia“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Ho letto un articolo di una ex diplomata italiana che esprime molto precisamente cosa penso del conflitto e commenta indirettamente anche il modo con cui Banfi presenta la questione, anche se Alessandro stesso, che stimo e che consulto volentieri, lascia trapelare l’ambiguità della posizione americana ed europea (per esempio sull’accusa di genocidio). Ma ecco una parte dell’articolo di Elena Basile (Fatto quotidiano, 5.1.24): „Gli sforzi occidentali per un allargamento del conflitto in Medio Oriente sembrerebbero evidenti. Le democrazie europee e persino gli Stati Uniti, in un gioco delle parti probabilmente concordato, criticano l’escalation a cui Israele con la continuazione dello sterminio di civili a Gaza, gli attacchi mirati a persone e non solo in Libano e in Siria, la pretesa che il Sud del Libano sia sfollato, sta portando. Gli fanno da sponda gli Houthi yemeniti con l’unica risposta muscolare araba: attaccano le navi israeliane. L’asse del male o della resistenza, formato da Hezbollah, Siria e Iran, dà prova di cautela e nervi saldi malgrado un orribile atto terrorista abbia colpito la città di Kerman provocando 84 morti e più di 200 feriti tra i civili che rendevano omaggio alla tomba del Generale iraniano Soleimani, assassinato da un attacco ordinato dall’ex Presidente Trump in uno Stato sovrano, l’Irak. L’attentato terroristico è condannato anche dagli Usa e dalle democrazie europee. Iran, Cina e Russia si guardano bene dal lanciare accuse specifiche mentre i soliti poveri Houthi scagliano anatemi contro gli americani e gli Israeliani che vogliono destabilizzare l’Iran. Un clima di paura si diffonde nella regione. Persino un infante comprenderebbe che il bullo del quartiere agisce con le spalle protette dai fratelli maggiori che osservano a distanza.Non si ha la presunzione di condizionare Quirico che tuttavia ci stupisce con due articoli consecutivi nei quali denuncia la scomparsa del Diritto internazionale, il terrorismo dei ricchi realizzato con i droni e persino la guerra ibrida di Gerusalemme, la sua tradizione di assassini eseguiti dal Mossad, una strategia dalla quale la morale e le regole sono scomparse da tempo. In effetti il camaleontico giornalista ritorna alla sua bella penna, ci aveva abituato alle denunce del neocolonialismo in Africa. Eppure disturba ancora l’ambiguità con la quale si descrive la crudeltà della guerra, la perdita di umanità e di senso della giustizia, il superamento delle regole e del diritto Internazionale, senza individuare politiche responsabili e protagonisti identificabili, quasi fossimo tutti in chiesa a piangere sui mali del mondo in un tempo astorico. Il male se appartiene all’occidente è una calamità ineluttabile. E’ una postura ormai diffusa nelle odierne democrazie che sembrano abbracciare un unico presupposto: il cambio degli equilibri nelle varie regioni del mondo a nostro vantaggio contro nemici oggettivi o costruiti a tavolino deve essere perseguito a fin di bene. Le vittime purtroppo non si possono evitare. Questo è il male che esiste su terra. Sognare un mondo differente significherebbe scambiare la terra con il paradiso“ (i corsivi sono miei). Non entro nella polemica (il presidente tacerebbe sulla strage di Gaza), perché ne so troppo poco, ma devo dire che più volte ho avuto la sensazione, pur con tutto il rispetto della Presidenza e del Presidente della Repubblica italiana, come italiano residente all’estero, che la formula di Basile dell’attuale inquilino del Quirinale, come „omaggiato e quasi santificato Presidente“, non sia del tutto ingiusta! - PS Mi è chiaro che su argomenti di questo tipo sia necessaria una certa prudenza; Newman nella „Grammatica dell’assenso“ si esprime così: „un uomo prudente tocca di rado (certi argomenti), salvo vi si senta qualificato dalla sua particolare competenza, dal genio, o altro simile titolo di idoneità. Egli formulerà allora il suo giudizio in base alla probabilità, all’opportunità, alla cautela, alla verosimiglianza, se non anche all’umore e alla passione. Egli non ha la certezza , né gli occorre averla, né fa alcuno sforzo per ottenerla“ (Grammatica dell’assenso, Milano 1980, 145). Sulla questione della „profezia della pace“ il mio intento non era la prudenza, ma l’autenticità; ma allo stesso tempo, fin dall’inizio (Febbraio 2022), ho sempre sottolineato il fatto che le cose che dicevo sul conflitto in Ucraina o che dico in questi tempi sul conflitto in Israele (direttamente o attraverso citazioni), ha ovviamente piuttosto a che fare con la „verosimiglianza“ che con la „verità“, perché io dipendo da narrazioni degli eventi e non ne ho un’esperienza diretta. Le „certezze genuine“ di cui parla Newman hanno a che fare con le esigenze del cuore, non con narrazioni giornalistiche… 

"Le vittime civili della guerra non sono "danni collaterali". Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini orfani e privati del loro futuro. Sono individui che soffrono la fame, la sete e il freddo, o che vengono lasciati mutilati" (Papa Francesco, X, 9.1.24).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Devo combattere con la sensazione, che ho in certe classi, di essere vecchio e sorpassato. Ovviamente la sensazione è troppo vaga, e si basa su osservazione non sistematiche di alcune espressioni che alcuni scolari fanno con la loro faccia, ma in fondo la risposta non è in loro, ma in me e visto che non sono solo, in me al cospetto di quel Tu che è Cristo, che è amore senza riserve. Prendimi per mano, Gesù, e fa che posso fare bene il mio compito fino alla pensione. PS Oggi ho cominciato a fare un ciclo di lezioni sul buddismo con chat.gpt - sono curioso come procederà. 

La INPS ha riconosciuto un anno del mio servizio civile. 

La protesta degli agricoltori continua, così come la reazione dei politici. La leader del gruppo parlamentare della SPD in Sassonia-Anhalt, Katja Pfähle, afferma che i contadini dovrebbero protestare in modo diverso perché impediscono ad altre persone di recarsi al lavoro in orario. Il leader del gruppo parlamentare della FDP, Andreas Silbersack, parla di „coercizione“ e si chiede: "Qual è la differenza tra questi e i giovani che si incollano sulla strada per il clima?". Ma una violazione dello Stato di diritto c’è solo quando si feriscono persone, quando si impedisce ai malati di essere portati in ospedale, quando si sabotano cose (cosa che non è avvenuta nemmeno con il traghetto a Schlüttsiel)… Sembra che molti politici non capiscono che la pazienza è finita. E non hanno idea di cosa sia una protesta e che la gente abbia il diritto di protestare.

(Notte) San Newman ci offre un criterio di importanza vitale: ci sono delle persone che "non credono nell'infallibilità della Chiesa". Credono "nella veridicità della dottrina, ma non nella sua infallibilità" (Grammatica dell'assenso, Milano 1980, 151). In questo modo fanno crollare una certezza che è conditio sine qua non dell’appartenenza ecclesiale. Il santo inglese procede, nel suo giudizio di uno che si fa cattolico e poi in seguito rinnega la sua fede cattolica, nel seguente modo: „prima di essere accolto nel corpo della Chiesa gli viene richiesto se credeva in tutto ciò che è insegnato dalla chiesa, ed egli risponde di sì, perché credeva gli si chiedesse se sposava le particolari dottrine che la Chiesa insegnava in quel momento, e non già (come si intendeva chiedergli) se accettava ciò che la chiesa insegnava o avrebbe insegnato in futuro. Costui dunque non ha mai abbracciato la fede indispensabile ed elementare dei cattolici; non era nelle vere condizioni per venire ricevuto in grembo alla Chiesa. Così, il giorno in cui viene proclamata la definizione dell'Immacolata Concezione egli si trova di fronte ad un'esigenza che esula dall'impegno preso facendosi cattolico, e abbandona la sua professione. Molti diranno che gli ha perduto la certezza nella divinità della fede cattolica, ma in realtà egli non l’ha mai avuta“ (San Newman, ibidem 151-152). Un altro punto importante è la „principale differenza intesa in termini filosofici, tra cristianità nominale e cristianità vitale, quest’ultima ha per un cattolico un criterio e garanzia ultima che Ambrogio riassume così: „Ubi Petrus, ibi ecclesia, ubi ecclesia vita aeterna“. Con ragione Newman dice che abbiamo bisogno di certezze: l’infallibilità della Chiesa sub et cum Petro è una tale certezza, da cui dipende anche il nostro - di noi cattolici - amore di Dio e del prossimo: „ uomini lucidi e sensati o che si considerano tali, ma che non comprendono che cosa significa amare Dio al di sopra di tutto, si accontentano di concedere alle verità religiose quel grado di probabilità che serve loro nelle occorrenze quotidiane“ (ibidem 146), o in quelle che ritengono loro essere le risposte valide per le sfide del nostro rempo. È vero che il matrimonio tra uomo e donna fa parte di queste certezze, ma ciò non significa che non si possa anche benedire altre forme, anche imperfette, dal punto di vista cattolico, di rapporti umani…faccio sempre l’esempio di Glenn Greenwald che ha perso suo marito con una malattia drammatica: se avesse voluto una benedizione per questo tempo di malattia, solo un prete senza misericordia avrebbe potuto rifiutarla. Solo l’amore è credibile! Buona notte! 

(Wetterzeube, il 9.1.24) Gesù, nel Vangelo di Marco, va a parlare anche nella sinagoga e questo provoca uno stupore: „καὶ ἐξεπλήσσοντο ἐπὶ τῇ διδαχῇ αὐτοῦ, ἦν γὰρ διδάσκων αὐτοὺς ὡς ἐξουσίαν ἔχων καὶ οὐχ ὡς οἱ γραμματεῖς“ (ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità (ἐξουσίαν), e non come gli scribi (γραμματεῖς)„ (Mc 1,22). Quelli che conoscono la „grammatica“ della Sacra Scrittura non sono quelli che hanno necessariamente anche l’ ἐξουσίαν; conosco molto bene questo fenomeno; spesso all’inizio del nostro rapporto le persone nella Chiesa hanno parlato più volentieri con me e meno con Konstanze, sebbene lei abbia più ἐξουσίαν di me. Ora nella scuola con la sua presenza „autorevole“, grazie a Dio, le cose sono cambiate. Tanti anni fa il Prof. Ardusso di Torino - quando veniva in Germania lo andavamo a trovare -  si rifiutò di incontrarci di nuovo perché Konstanze ascoltava solo. È solo un esempio per dire di come nella Chiesa si abbia poco il discernimento della vera ἐξουσία. - Nel passaggio proposto oggi dalla Chiesa (Mc 1, 21-28) c’è un altro elemento importante: lo spirito impuro può confessare la divinità di Cristo; Gesù si oppone (questo del segreto messianico è uno degli elementi elementari del Vangelo di Marco, che ho cominciato ieri a mettere in evidenza). Ed anche anche al cospetto del diavolo Gesù parla ed agisce con ἐξουσίαν.

Nel „Kreis“ (distretto) dove vivo, Burgenlandkreis,  ci sono stati ieri 20 blocchi stradali, cinque dei quali intorno a Zeitz, a causa della protesta dei contadini. È stato il motivo per cui ieri nella scuola abbiamo lavorato a distanza (MZ). Il caso di Schlüttsiel, in cui un centinaio di contadini hanno impedito al ministro dell’economia Robert Habeck di scendere dal traghetto (ne parlava Jasper von Altenbockum nella FAZ sabato scorso), cioè un chiaro caso di uscita dalla cultura di protesta propria ad uno stato democratico e di diritto (il sabotaggio lo è sempre), non mi sembra che si sia ripetuto ieri (i malati potevano raggiungere gli ospedali). In macchina Konstanze ed io dovevamo sorridere pensando a questo tratto comune tra la protesta dell’ultima generazione ecologica e quella contadina; mentre nel caso di  Schlüttsiel,  mi sembra abbia ragione il giornalista della FAZ, a paragonarla piuttosto alla cultura di protesta della AfD.   

È morto a 78 anni Franz Beckenbauer, la leggenda del calcio tedesco, che mi avevi già da bambino impressionato per il suo stile di gioco (MZ). 

„Ieri a Gaza c’è stato un record di morti in una sola giornata: sono state 247 le vittime palestinesi in sole 24 ore. In tutto siamo a 23 mila morti, l’1 per cento della popolazione. Sabato saranno 100 giorni dall’inizio della guerra e ci si chiede se l’opposizione interna a Netanyahu riuscirà a far sentire la propria voce“ (A. Banfi, versione odierna).

„Memoria della strage dei santi bambini innocenti: Occorre fare delle lamentazioni, occorre piangere e gridare perché quasi 2000 bambini sono stati uccisi a Gaza. Come è possibile l’acquiescenza dell’Occidente che non ferma questa orribile guerra contro poveri senza più terra!“ (Enzo Bianchi, X, 9. 1.24).

„Non sono un fan del Presidente Trump, per questo mi candido contro di lui. Ma il popolo americano merita una lotta giusta. Negare a un cittadino americano il diritto di candidarsi alla presidenza senza mai accusarlo non solo sembra violare il giusto processo, ma è semplicemente sbagliato“ (Robert F. Kennedy, X, 8.1.24).

Abba nostro… 

(Pomeriggio) „Dopo tutto, è giunto il momento di ricordare che l'egemonia americana è un fenomeno recente. Gli Stati Uniti sono il Paese più ricco del mondo dalla fine del XIX secolo, ma all'inizio la loro ricchezza ha avuto scarso effetto sulla politica e sulla società europea, se non nella misura in cui le figlie dei magnati americani hanno portato generose doti e una sana dose di sangue rosso in alcune famiglie ducali in declino. Gli Stati Uniti combatterono brevemente nella Prima guerra mondiale, ma poi si ritirarono nell'isolazionismo. Sebbene la Seconda guerra mondiale abbia trasformato gli Stati Uniti in una potenza globale, non era ovvio nemmeno nel 1945 che questo nuovo ruolo sarebbe stato sostenuto. In un primo momento, gli impegni militari americani vennero ridimensionati e c'era chi - soprattutto i Dixiecrats del Sud - avrebbe voluto ritirarsi di nuovo dagli affari mondiali. A impedirlo fu la guerra fredda…Oggi le condizioni sono cambiate e l'espressione "seconda guerra fredda" oscura più di quanto riveli. La Russia è più piccola dell'Unione Sovietica. I Paesi che erano alleati dell'URSS nel Patto di Varsavia - anzi, i Paesi che un tempo facevano parte della stessa Unione Sovietica - sono ora membri della NATO. La Russia cerca di esercitare il potere, non di esportare un'ideologia. E la nazione, ovviamente, non è popolare in Occidente. Lo storico Emmanuel Le Roy Ladurie ha calcolato che un quarto dei suoi compagni di studi all'École Normale Supérieure, alla fine degli anni Quaranta, erano membri tesserati del Partito Comunista, con una grande ammirazione per Stalin. Immagino che al giorno d'oggi il numero di „normaliens“ che sono, ad esempio, zoroastriani sia probabilmente più alto di quello di coloro che ammirano Vladimir Putin.“ (Prof. Richard Vinen, il quale è professore di Storia al King's College di Londra. Il suo libro Second City: Birmingham and the Forging of Modern Britain è in uscita.

In un suo articolo „La Fiducia Supplicans e l'autorità dei vescovi“ Jayd Henricks sostiene che (9.11.24) il documento nominato nel titolo ha danneggiato enormemente il papa e il dicastero guidato dal Cardinal Fernandez; il documento sarebbe uscito solo con il consenso del Papa e la maggioranza di cardinali e vescovi sarebbe contraria, cosa che contradirebbe lo Spirito del Vaticano II. Ma in vero credo che questa sia un’esagerazione giornalistica di Jayd Henricks, visto che un vescovo come Stefan Oster, che certamente non è un progressista, lo ha difeso dicendo che è stata cambiata la dottrina della benedizione, non quella del matrimonio…

(Notte) Come Ulrich mi è maestro in questioni ontologiche, cioè riguardanti l’essere, Newman me lo è a riguardo delle questioni della conoscenza, cioè dell’assenso e della certezza. „Gli errori del nostro raziocinio sono lezioni, ammonimenti non già a non ragionare più, ma a ragionare con maggior cautela““ (Grammatica dell’assenso, edizione italiana citata, 140). Ed anche il fatto che a volte sono erroneamente certo di qualcosa (un certezza che si rivela essere stata un pseudo certezza), non significa che non vi sia una certezza veritiera, senza la quale non potremmo per nulla vivere o scrivere queste righe. La mia certezza che Dio sia amore o che l’essere sia un dono di amore gratuito non significa che io sia infallibile in tutto ciò che dico. Per questo per cose storiche uso spesso la parola narrazione e quest’ultima è verosimile, non necessariamente vera. Una frase ontologica non è una narrazione, che muta a seconda del tempo o della prospettiva. L’uomo deve essere cauto, ma non insicuro e a volte basta l’intuizione e non un lungo lavoro filosofico per essere certi, come ci insegna un martire cristiano, che offre la sua vita nel hic et nunc. L’importanza dell’atto di certezza non ha a che fare per nulla con il fanatismo. „Nessun caso di certezza erroneamente nutrita, dunque, vale a far prova che di per sé la certezza è una perversione, una violazione della natura umana“ (142) - vero è piuttosto il contrario. Sono certo che mia moglie sia il dono più grande della mia vita e senza questa certezza non potrei affrontare il giorno, ciò non mi rende né infallibile in tutto né mi lega in modo perverso a mia moglie quasi che fosse Dio… Buona notte! 

(8.1.23 - notte profonda) Ha ragione fratello Matteo Maria: esistono „armi di distrazione di massa“ (Dio non ci lascia soli, 34-35). E queste armi sono surrogati collettivi „che lasciano l’umanità bambina, e le persone sole“ (34); preferirei l’espressione „umanità infantile“, perché bambini lo dobbiamo diventare tutti, per entrare nel Regno dei cieli. Le favole dei nostri „piccolini“ (ne avevo parlato il 10.12.23) non sono armi di distrazione di massa, ma nascono dallo stesso cuore che ha generato anche Narnia; Matteo Maria, però,  parla di altre favole, quelle astrologiche: „persone  con lo stesso segno zodiacale alla ricerca di affinità e solidarietà, ma senza contenuti“ (34). Per quanto riguarda le „mutazioni antropologiche“, con ragione cita quelle „ecologiche“, ma non ci sono solo quelle e per la „cultura dello scarto“ con ragione cita profughi e anziani. Ma se parliamo di „mutazioni antropologiche“ non si potrà tacere quella in cui è venuta meno, nella sua singolarità, la polarità: maschio e femmina. Lo spesso detto: nell’inconscio vi è una perversione polimorfe, che non deve essere criminalizzata, ma curata. Infine sono d’accordo con lui; è forse il messaggio più grande che ho imparato da Etty e Spier e che fratello Matteo Maria impara da Buber: „ bisogna che l'uomo si renda conto, lui stesso, che le situazioni conflittuali che lo oppongono agli altri sono solo conseguenze di situazioni conflittuali presenti nella sua anima. Ricominciando da noi, allora, e ricreando comunità di vita e di destino“ (35). VSSvpM! PS Quando parlo di „perversioni polimorfe“ che devono essere curata non sto pensando ai gay o alle lesbiche. Su di loro vale per me quello che ha detto il Santo Padre: chi sono io per giudicare su di loro? Stavo parlando delle fantasie o rappresentazioni o immagini inconsce che non sono né monogamiche, né solo eterosessuali. E quando uso la parola „perversione“ la uso nel senso di Freud e non di un insulto. Avere „cura“ di ciò significa fare quel lavoro di cui parla Buber o C.G. Jung, etc (anche con l’inconscio)…PS 2 Questa lotta del cardinale Zuppi contro l’astrologia mi ha ricordato una simile lotta di sant’Agostino sullo stesso tema. 


(Al mattino dello stesso giorno) Il primo lunedì della prima settimana del Tempo Ordinario (canone romano) ci presenta il testo „elementare“ di Mc 1, 14-20) a cui in vero tutti i cristiani devono orientarsi, anche noi della „società trasparente“ (Byung Chul-Han). 1) Chi fa sul serio con la „profezia“ può venir arrestato. 2) Gesù si muove e in primo luogo nella sua patria, la Galilea e cerca dei compagni, che non sono intellettuali, ma pescatori. 3) Vuol far loro pescatori di uomini. 4) La sequela significa lasciare la propria stabilità, per seguire uno che si muove. 5) I primi quattro vengono chiamati per nome: Andrea e Pietro; Giacomo e Giovanni. 6) Il contenuto del messaggio è presentato subito nel secondo verso: „Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo“. Per quanto sembri che il tempo dopo Gesù sia un tempo che si dilati all’infinito, un tempo dopo Gesù e senza Gesù noi viviamo in un tempo compiuto, viviamo vicini al Regno di Dio. E il lavoro di conversione non è un accessorio! E comincia con la nostra persona! 

contadini oggi hanno iniziato un giorno di protesta, meglio una settima, ma essendo oggi la situazione sulle strade molto intensa la scuola viene fatta con la nostra „nextcloud“ a distanza. David e mio figlio sono più per i politici, io più per i contadini. Sarà la mia anima „sessantottina“. ;-)   

A proposito di politici: i liberali in Sassonia-Anhalt hanno deciso che la „svolta“ è finita: basta con il denaro „civile“ per gli Ucraini; la guerra dura troppo a lungo, quindi dovrebbero ricevere una sovvenzione statale solo dopo 36 mesi. Esercizio di logica straordinario! 

Una mia amica di Facebook mi ha mandato una sua testimonianza sul documento pontifico „fiducia supplicans“, che tra l’altro non cambia la dottrina della chiesa sul matrimonio, ma quella della benedizione (a chi dare la benedizione). Questa amica mi ha chiesto di pubblicare questa sua testimonianza in modo anonimo: Caro Roberto , penserai che sono sparita, in realtà sto usando meno i social e sto passando più tempo in adorazione e nello studio perchè da pensionata presto servizio in un doposcuola parrocchiale e c'è tanto da capire e da sapere quanto a didattica e pedagogia. Ti scrivo in merito alla "fiducia supplicans“. Sento di condividere con te questo mio percorso ma non di espormi sul gruppo. {Lei non sapeva che non faccio più parte dei „Contadini“ e quindi le ho proposto di pubblicare la sua lettera qui; cfr PS qui sotto; RG}. Come ben sai il padre dei miei figli è gay e i miei figli hanno vissuto episodi di confusione ....I miei figli abitano a Roma e ora il loro padre in pensione li ha raggiunti ....Quando vado a trovarli mi trovo a vivere un'amicizia con il loro padre, non da coppia ma da genitore ....In questo momento G. pur essendo vicino ai 70 come me , a detta di mia figlia, preoccupatissima, si è iscritto a siti di incontro per colmare il suo vuoto affettivo .La cosa mi ha fatto sprofondare in un grande disgusto e senso di colpa per non aver capito chi era e ave esposto i miei figli a tutto questo. Poi, nel profondo disgusto in cui ero è emerso un ricordo. Ero a Capri in vacanza a 18 anni e, accorgendomi di essermi innamorata di lui ,ho guardato il cielo stellato e ho detto a Dio (non frequentava la chiesa):“ Io ti do la mia vita, ma Tu dammi la sua conversione " Allora ho pensato che non mi ero sbagliata ma avevo visto le stelle che erano nell'anima di G. Ora sto capendo che la mia ferita è il luogo della mia vocazione, il luogo dove ho provato l'abisso del disgusto e l'orrore per il peccato è diventato esperienza profonda della Misericordia. E tornando alla „fiducia supplicans“ ho proprio trovato questo sguardo che non è connivenza col male, ma è il passo di Dio che cammina nel fango del nostro male e li ci vede un figlio di Dio con le stelle nel cuore. Questa riconciliazione profonda mi ha tolto la pietra tombale che mi pesava sul cuore da anni e mi ha sciolto altri nodi di non perdono. Ecco ora cerco in ogni persona il figlio di Dio sotto al fango e non penso più che i miei figli sono i figli di un gay, ma di un figlio di Dio PS Avrei altro da dirti ma il tempo stringe .Ti chiedo solo una cortesia: puoi diffondere il mio messaggio, se lo vuoi, ma in forma anonima per rispetto dei miei figli e della delicatezza del problema.Ti abbraccio e  uniti nell'amore verso questa Chiesa che ha ancora la capacità di discutere ed interrogarsi.....Dio ti benedica , figlio di Dio.

PS Dalla bacheca di don Luciano Locatelli, (Bergamo): „Tra le tante reazioni al mio piccolo post sulle precisazioni a "Fiducia supplicans" vi sono quelle di fratelli che "sbattono" in faccia il passo evangelico ove  pare che Gesù dica alla prostituta: "Va' e non peccare più".Vorrei ricordare a questi illustri e profondi esegeti del vangelo che stanno commettendo un madornale errore. Gesù pronuncia quelle parole nei confronti di una donna sorpresa in adulterio e la invita a risanare la sua relazione, a chiudere una relazione probabilmente tossica che la svilisce. E siamo nel testo di Giovanni al cp. 8 (che farebbe però parte del vangelo di Luca... ma questo sicuramente, visto l'altissimo e profondissimo livello di studio dovreste saperlo…). Nei confronti della prostituta, fatto narrato da Luca al cp 7, durante la cena a casa di Simone il fariseo, Gesù non chiede assolutamente nulla alla donna: "Ti sono perdonati i tuoi peccati.... va' in pace". Non sto qui a specificare il possibile motivo delle parole di Gesù che Luca riporta: confido sempre nella vostra illuminatissima scienza biblica. Quindi, adultera e prostituta non sono le stessa persona e tanto meno vivono la medesima situazione!Se vogliamo usare la Scrittura facendo operazioni di copia e incolla per giustificare le nostre idee, allora mi presto anche io al gioco. Matteo, al cp 27, narra che "Giuda si allontanò e andò ad impiccarsi". Gesù disse (Lc 10): "Va' e anche tu fai lo stesso".L'ha detto Gesù, no? Siate fedeli alla sua parola!

Non si ferma la guerra a Gaza. Sabato potrebbe arrivare a 100 giorni. Ieri un attacco aereo israeliano sulla città meridionale di Khan Younis e sull'area di Rafah ha ucciso decine di civili. Secondo i dati di parte palestinese, il numero totale dei morti sarebbe salito a 22 mila 835. Due giornalisti, Hamza Wael Al-Dahdouhof, figlio del capo dell'ufficio dell’emittente al Jazeera a Gaza, e Mustafa Thuraya, reporter freelance per Afp, sono morti in un raid israeliano. Continua a crescere anche il numero dei giornalisti uccisi dal 7 ottobre. Oggi su Repubblica nel suo Diario da Gaza Sami al-Ajrami sostiene che i reporter in questa guerra sono stati un “bersaglio” dei soldati israeliani. Ieri in Cisgiordania durante alcuni scontri, l’esercito israeliano ha anche ucciso, “per errore”, una bambina palestinese di soli 5 anni. Secondo un rapporto di „Save The Children“, di cui si occupa oggi Gabriella Colarusso su Repubblica, dall'inizio del conflitto, più di dieci bambini al giorno hanno perso una o entrambe le gambe. La preoccupazione della diplomazia americana {Basta per favore! Questa guerra l’ha cofinanziata l’amministrazione Biden!!! RG} è che Benjamin Netanyahu non voglia fermarsi per il suo interesse politico: finché c’è in atto un’offensiva militare il suo governo resiste. Ma i parenti degli ostaggi sono tornati in piazza: chiedono una trattativa per la loro liberazione. Mercoledì, all’Aia, ci sarà la prima udienza della Corte internazionale di Giustizia sulla denuncia presentata dal Sudafrica, che accusa Israele di genocidio nell’operazione militare su Gaza“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Oggi, dopo la malattia e i giorni di festa, sono andato nel mio portale scolastico degli E-Mail è ho trovato anche posta dal consiglio diocesano di Dresda-Meißen. Due temi vorrei tenerli presente e quindi ne parlo qui nel diario, brevemente; la posizione della presidentessa del consiglio, Martina Breyer, sulla questione del „percorso sinodale“ tende più a valorizzare quello tedesco, che a quello mondiale, ma forse mi sbaglio. L’altro grande problema trattato è quello della democrazia, per questo motivo mi sono guardato due puntate del „SachsenSofa“ (una trasmissione dell’Accademia ecumenica di Dresda-Meißen) sulla democrazia e sul potere democratico; la prima era del 7.7.2021 (potere democratico) con i seguenti ospiti: Wolfgang Schäuble (ho parlato di lui nel diario in occasione della sua morte recente), che allora era presidente del parlamento tedesco; Heinrich Timmerevers, vescovo della diocesi Dresden-Meißen e Constance Arndt, sindaco di Zwickau. La seconda puntata, che era anche quella di cui hanno messo un link nel protocollo dell’ultimo incontro del consiglio diocesano, era del 20.10.23 („Il nostro futuro nelle nostre mani“) con i seguenti ospiti: Franziska Schubert, presidentessa della frazione Bündnis 90/ Die Grünen nel parlamento della Sassonia; Jürgen Opitz (CDU), sindaco di Heidenau e Alexander Marguier, redattore capo della rivista politica „Cicero“. Entrambe le puntate hanno un livello discreto e la presenza di Schäuble ha messo in evidenza l’importanza dello stato democratico e di diritto. Nella seconda si tiene conto della crisi, in Sassonia l’AfD ha un numero altissimo di voti, ma è già interessante il fatto che nessun esponente della AfD sia stato invitato, sebbene con ragione Alexander Marguier abbia detto che non li si può escluderli dal discorso politico. Il sindaco di Heidenau, pensa che loro si vogliano escludere da se stessi. Il vescovo Timmerevers ha fatto ben vedere la differenza tra la Chiesa (il potere viene dall’alto) e lo Stato (il potere viene dal popolo), ma giustamente ha messo in rilievo che anche per la Chiesa sono necessari  meccanismi di controllo del potere. Sebbene la questione della democrazia non è solo una questione di „controllo“; ne avevo già parlato nel diario nel mio dialogo interiore con il cardinal Matteo Maria Zuppi: la questione della democrazia ed anche quella sinodale sono molto importanti per la Chiesa, anche se non sostituiscono il „sentire cum ecclesia“, che non è democratico; ma anche per lo Stato vale (Schäuble citava Böckenförde) che i fondamenti ultimi della democrazia non vengono dalla democrazia stessa. Io sarei molto contento se nella vita delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali si vedesse un po’ di più il carattere democratico e sinodale, senza mettere in questione la struttura gerarchica della Chiesa… in forza del battesimo siamo tutti cristiani adulti! PS Solo dopo aver scritto queste righe ho sentito la risposta che  Alexander Marguier, redattore capo della rivista politica „Cicero“, ha dato ad una persona che nel pubblico ha posto una domanda sul deludente atteggiamento guerrafondaio dei Grüne: non è vero, risponde il giornalista, c’è solo un guerrafondaio e questo è Putin. La risposta ha un pregio: non ho bisogno di perdere tempo a leggere „Cicero“…  

(Dopo la passeggiata, con -7,5 gradi Celsius



Vorrei paragonarmi con questa tua frase Charles de Jesus: „Più noi abbracciamo la croce, più stringiamo Gesù che vi è attaccato. Quanto più tutto ci manca sulla terra, tanto più noi troviamo ciò che può darci di meglio la terra: la croce; vivere come se io dovessi morire oggi martire. Guardiamoci dall'attaccare il nostro cuore ad una cosa creata, qualunque essa sia, bene materiale, bene spirituale, corpo, anima. Vuotiamo, vuotiamo il nostro cuore di tutto ciò che non è la cosa unica. Nient'altro sia il nostro tesoro che Dio.  Quando abbiamo da sopportare una grave prova, da affrontare un pericolo, una sofferenza, passiamo nella preghiera solitaria gli ultimi momenti, l'ultima ora che ce ne separa“ (Parole cristiane). - La croce, il giogo leggero, per me è per ora una perdita prolungata dell’odorato ed in parte del gusto (vino…), il continuo acufene; i sacerdoti che si bisticciano in parrocchia; poi per il resto non mi manca nulla, a parte il fatto che Johanna e Ferdinand abitano lontano; ma grazie a Dio c’è Konstanze. Credo che si debba tenere desta l’opposizione: da una parte prendere le cose create per quello che sono: dono! D’altro canto non attaccarci il nostro cuore, perché il nostro cuore deve appartenere a chi ci dona l’essere: e questo vale sia per il corpo che per l’anima. Nel „Suscipe“ si offre tutto, anche se io non ci riesco; mi tengo dei riservati, che però sono suoi… VSSvpM! 

(Sera) Il 28 settembre 1786 Goethe arriva a Venezia (suo padre vi era stato nel 1740). La pagina che scrive, ricolma della coscienza che entrare in Venezia è un avvenimento del destino, e che permette di immaginarsi il suo percorso da Padova, sul canale Brenta ed infine attraverso il mare, è di un gusto ed una bellezza straordinaria. A Venezia ho dormito solo una volta, faceva caldo e la gente ha parlato sotto la finestra dell’albergo, fino al mattino, insomma non ho dormito un momento, normalmente, invece ci arriviamo da Mestre, dove visitiamo Michele e Michela con i loro figli, e ci arriviamo con il tram. Il modo con cui Goethe vive l’incipit, la prima volta a Venezia mi ispira, risveglia in lui ricordi lontani e la voglia di essere solo tra tanti, anzi il tra anti fa la solitudine accettabile e bella, una solitudine, nella quale scriverà alla von Stein in Weimar e porterà a compimento l’Ifigenia… La prossima volta ci vorrò andare con più coscienza, non per renderla astratta, Venezia è anche la città in cui mia moglie ha trovato il suo parrucchiere preferito, ma con questa coscienza di essere in una città straordinaria, con esterni ed interni di cultura alta e profonda (per esempio il Tiepolo)…vicina ai nostri amici, altrettanto straordinari, con i loro figli: Maria, che ora frequenta il liceo classico, con Pietro e la sua disabilità, con Carlo, così indipendente e con un grande santo protettore, Charles de Jesus, con Giacomo, così sorridente e con il piccolo Elia…

(Notte) Io non credo che la pornografia, almeno quella che conosciamo noi nella società trasparente, sia solo un problema - il problema è piuttosto in noi, non in un video (il male viene dal nostro interno dice Gesù) - piuttosto a volte è la soluzione (insufficiente) di un problema di gestazione della libido. Ma certamente dobbiamo analizzare alcuni punti, che si possono riassumere nella frase che la pornografia non è un cammino al vero, può essere al massimo un surrogato. In primo luogo è del tutto non realistica; prendiamo una scena tra tante: tre donne fanno sesso con un uomo per più di venti minuti; suppongo che questa prestazione sia possibile solo con medicamenti. Poi perché 3 donne ed un maschio e non viceversa? Altro segno di irrealismo: i quattro armonizzano, in una situazione di espropriazione di sé, per mezz’ora, in modo del tutto armonico, cosa che non sarebbe possibile nella realtà, se non nel caso che non stiano lavorando ( e qui ci sarebbe tutta la questione del proletariato pornografico).  Prego per tute queste persone che fanno questo lavoro e per gli utenti…Che Dio ci dia la Sua gioia! 

„Non ignoro che oggi i documenti non destano lo stesso interesse che in altre epoche, e sono rapidamente dimenticati. Ciononostante, sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti. Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una «semplice amministrazione». Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un «stato permanente di missione»“ (Papa Francesco, EG, 25) - sebbene il papa ci avesse detto che questo era il suo programma, tanti di noi hanno fatto delle sue parole un gossip! Che Dio ci perdoni; sono grato che molti si sono impegnati seriamente in questa „conversione pastorale e missionaria“. 

Leggere la Weil è come respirare aria fresca! Per esempio nella sua parentela tra scienza e religione vs quella tra scienza e lavoro. Il lavoro usa le cose, ma la scienza, come la religione, usa i „segni“; religione e scienza sono la comprensione di parole, nomi, argomenti, che vengono riferiti alle cose, mentre il lavoro usa le cose, la materia. La scienza studia la materia; la magia è stato un tentativo di mettersi in un contatto diretto con le cose per migliorarle o curarle; mentre la scienza lavora con metodo e vuole migliorare il reale attraverso un’ipotesi di lavoro basata su „segni“; il caso, una malattia, non può essere eliminato con la magia, ed anche il miracolo non è magia, è solo un altro metodo, de arriba. Gesù infatti si rivolge prima al Padre!  La medicina cerca di eliminare la malattia con un metodo di uso dei „segni“ (anatomici, diagnostici…); cerca insomma, nella causalità indefinita (apeiron) una concatenazione necessaria di sequenze…

(Wetterzeube, il 7.1.24; Battesimo del Signore)  La festa di ieri, l’Epifania del Signore, che è anche una festa controcorrente, come ha detto ieri il cappellano Julian Kania nella sua omelia in St. Elisabeth in Gera, non collega solo il Logos universale e concreto con la promessa fatta ad Abramo (il che significa anche un legame forte con ebraismo ed Islam), ma anche con il patto ancora più antico (cfr. Balthasar; Luce della Parola, 32) che Dio ha stretto con Noè, cioè con tutta l’umanità - i cristiani sono chiamati, nel Logos universale e concreto, ad essere „fratelli universali“ (cfr. Charles de Jesus). 

Le letture del ciclo B della domenica odierna, Il battesimo del Signore, sono le seguenti: Is 55, 1-11; 1 Gv 5, 1-9; Mc 1, 7-11. Anche se a pochi chilometri da noi le persone soffrono per l’alluvione, come è accaduto a noi nel 2013, dobbiamo aprire il cuore al „tema che unisce i testi della festa odierna“, che non è tanto l’atto formale del battesimo, ma „la congiunzione tra acqua e salvezza. L’acqua è l’immagine significativa della grazia gratis donata e ad un tempo purificante e refrigerante“ (Balthasar, Luce della Parola, 157). Nel suo film su Francesco, Liliana Cavani, faceva pregare il santo di Assisi, durante un’alluvione, più o meno così: l’acqua è nostra sorella oh Padre, che ci purifica e ci da refrigerio, calmala perché non ci distrugga!  Le tre connessioni su cui ci fa riflettere Balthasar sono: acqua e Spirito (nella scena del battesimo di Gesù); la gratuità dell’acqua nel profeta Isaia. Dio è amore gratuito e non si può far alcun scambio con lui. Il dono è de arriba, punto. Acqua e sangue nella seconda lettura di Giovanni: „ ogni battezzato deve comprendere che deve la sua figliolanza divina a questa unità di acqua e di sangue di Cristo; chi col battesimo entra nella vita di Cristo dovrà in qualche modo andare fino alla sua fine, per rendere testimonianza „insieme con lo Spirito“ (Gv 15, 26-27) per la fede a Cristo“ (Balthasar, 158), il Logos universale e concreto che è venuto a salvare tutto il mondo. 

Credo che il cardinal Zuppi, nel suo modo differenziato ed intelligente di porre il problema della „divinazione e di Dio“, la questione degli astri, della scienza e del mondo moderno“ (Dio non ci lascia soli, 30-34), abbia scelto una pista giusta. Con ragione scrive: „ il tentativo di spiegare fenomeni importanti della vita con l’influenza dei pianeti e degli astri ha camminato assieme all'esplorazione e alle spiegazioni filosofiche del mondo, secondo la cultura più avanzata del tempo“ (31); ed anche autori che confessano l’amore senza riserve del e per il Logos universale e concreto, come C.S. Lewis e Balthasar, hanno capito il momento di verità dell’astrologia. Nell’ultimo volume di Narnia, il centauro sa dalla posizione dei pianeti che sta accadendo qualcosa di terribile e Balthasar commentando gli astrologi pagani della festa dell’Epifania, scrive: „ il Vangelo racconta della venuta degli astrologi pagani, che hanno visto sorgere la stella della salvezza e l'hanno seguita. Dio ha detto loro una parola mediante una sola stella insolita in mezzo alle stelle consuete, una stella che li ha fatti alzare di soprassalto e portati all'ascolto, mentre Israele abituato alla parola di Dio e diventato ottuso verso simili parole di rivelazione; esso non vuole lasciarsi disturbare nel normale corso delle sue dinastie (spesso accade la stessa cosa anche alla Chiesa quando mediante un santo è attraversata da un messaggio inaspettato)“  (Luce della Parola, 31). Certo non dobbiamo cercare la salvezza nella magia e nella divinazione, ma il „solo Cristo“ può diventare la scusa per non alzare lo sguardo e per non vedere stelle insolite, come quella che avevano visto gli strani astrologi pagani di cui parla il Vangelo di Matteo,  come quella che si vede nell’apparire di un santo, che disturba il normale corso della vita della Chiesa. Scrivo questo in una delle zone più secolarizzate del mondo, forse ancor più della Gran Bretagna di cui parla Zuppi (Dio non ci lascia soli, 33), perché qui molti non hanno smesso di dirsi cristiani, ma da generazioni non lo sono. Comunque è verissimo quello che dice il fratello Matteo Maria, abbiamo un problema in comune, credenti e non credenti: il nichilismo dilagante (non usa la parola, ma la intende) è l’unica soluzione è l’incontro, un incontro amico, in cui il Logos universale e concreto diventa presenza! Una presenza con valore ontologico, non arbitrario, perché l’essere stesso è dono di amore gratuito! E nulla di ciò che c’è ci sarebbe senza il Logos universale e concreto, senza Gesù! 

Oggi festeggiamo mio padre, Gabor Maté, 80 anni di mio padre. È nato a Budapest il 6 gennaio 1944, due mesi prima che la Germania nazista occupasse l'Ungheria. Riuscì a fuggire dal ghetto ebraico dopo che sua madre, Judy, lo affidò a uno sconosciuto per strada, che accettò di portarlo dai cugini in una zona più sicura. In un appartamento freddo e sovraffollato, lo tenevano al caldo dormendo su ogni suo lato. Dopo aver ritrovato i genitori, che riuscirono a sopravvivere, nel 1956 fuggirono in Canada insieme al fratello Janos. Vivendo a Vancouver, divenne uno studente attivista, scrittore, insegnante di scuola superiore, medico, guaritore e autore rinomato. Lui e mia madre Rae hanno insegnato a me, a mio fratello Daniel e a mia sorella Hannah fin da piccoli ad essere intransigenti sulla verità, sia personale che politica, e a lottare per gli oppressi, soprattutto per i palestinesi occupati in nostro nome. Nel giorno del suo 80° compleanno, onoro la sua vita e tutto ciò che ha dato a me e al mondo. Il mio desiderio è che i moderni ghetti ebraici - il campo di sterminio di Gaza e la Cisgiordania occupata - siano liberati dai moderni nazisti, il governo israeliano, in modo che ogni palestinese possa avere la stessa libertà di seguire il proprio percorso di vita che mio padre ha avuto la fortuna di avere“ (Aaron Maté, X, 6.1.24).

„Ancora bombe e vittime Gaza, ma la situazione è in movimento. Il piano del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant prevede, alla fine delle operazioni contro Hamas, il governo di una coalizione internazionale e il controllo di sicurezza dell’esercito su Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu non vuole ci sia alcuna Autorità palestinese o Paese arabo che entri nel governo della Striscia. Gallant è invece appoggiato dagli Stati Uniti e la sua proposta sta dividendo lo stesso esecutivo di Tel Aviv“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Sera) Su un punto, da sempre, mi sento più vicino a Goethe che a Giussani e alla sua citazione di Carrell, su osservazione e pensiero. In una pagina, che ricorda la sua visita a Padova (27.9.1786), il grande maestro tedesco, si domanda con ragione:  che cosa è l’osservazione senza il pensiero? (Italienische Reise, Hamburger Ausgabe, 60, 30). Per un filosofo: proprio quasi niente! Grandissima anche la definizione di Venezia: „la sovrana sposata con il mare“ (ibidem, 61, 16). - Il canale Brenta, pitturato dal Canaletto, è un ottima scelta di Goethe, in cui si vede il legame tra architettura, capacità ingegneristica e natura. Ci si sente subito in Italia, per la vivacità del popolo sule barche nel canale e sui gradini del canale stesso e poi per la forma degli edifici e della Chiesa. - Quando alcuni fa siamo stati con amici a Vicenza, ci eravamo accorti subito che tutto in fondo girava intorno al Palladio. 

Di un articolo arrivato ieri di Paul Kingsnorth riprendo questa volta solo una domanda: „Why do I get so little time for prayer at Christmas?“ È vero anche per me, sebbene sia stato per lo meno fedele al tempo di meditazione…



(Wetterzeube, il 6.1.24; Epifania del Signore) Tutti gli autori consultati nella mia meditazione mattutina fanno parte o hanno fatto parte della gerarchia della Chiesa romano cattolica, che considero, come la considera SPN „la nostra madre gerarchica“. Un’omelia del cardinal Ratzinger del 1987, condivisa nella sua bacheca da Franca Negri, sulla solennità odierna; le pagine sull’Epifania del Signore di Balthasar, in „Luce della Parola“ e quelle del cardinal Zuppi su ‚amore e favole‘; e su ‚favole, oroscopi e vita‘ in „Dio non ci lascia da soli“. Mi si potrebbe chiedere se queste mie scelte di letture non siano in totale contraddizione con ciò che ho scritto ieri in dialogo con Thomas Mann sul „naturale liberalismo dello spirito“ (Thomas Mann).  In primo luogo non siamo solo spirito e proprio la dimensione più laica in me, quella che pensa che il cammino al vero sia un’esperienza, non solo non trova nulla di estraneo in quello che dicono gli autori scelti, ma pur non leggendoli in modo devoto, vedo in loro persone che mi offrono una casa. Il cardinal Ratzinger presenta la storia dei santi come l’alternativa alla storia dei potenti, partendo da quei personaggi strani che sono stati quei „astrologi pagani“ (Balthasar); Balthasar presenta la solennità odierna come apertura del Mistero del Natale a tutto il mondo. E il cardinal Zuppi, pur prendendo sul serio le favole, ci fa riflettere sulla realtà, anche dei tanti martiri ecumenici del nostro tempo. Ho appreso da lui l’esistenza di un „austero Memoriale dei Martiri Contemporanei nella cripta della basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina di Roma“ (29). Ratzinger mi aiuta a comprendere che la forza nella storia, nella sua dimensione ontologica, significa sempre il „medesimo uso di essere e „nulla“, di ricchezza e povertà, di forza e debolezza (Ulrich). Balthasar che „soltanto la Chiesa di Cristo vede quale stella sorge lassù e quale epifania irradia in tutto il mondo (Luce della Parola, 32), sapendo integrare anche quei personaggi strani che sono quei astrologi pagani di cui parla il testo evangelico (Mt 3,13-17). Il Cardinal Zuppi lucidamente mette in luce le false profezie: l’anti imperialismo della rivoluzione verde khomeinista; la fine dell’ateismo dopo la caduta dell’Unione sovietica; la stessa secolarizzazione è una falsa profezia (Dio non ci lascia da soli, cfr. 27).  In quest’ultimo, nel cardinal Zuppi, vedo un punto problematico: credo che lui abbia compreso cosa sia l’"Illuminismo dell’Illuminismo“, se si tiene conto di quello che scrive sulla Rivoluzione francese e sul suo capovolgimento brutale, ma vedo che forse manca un passo, della cui necessità invece i primi due, Ratzinger e Balthasar, erano coscienti e cioè, che c'è anche necessità, non solo di una critica al fondamentalismo, ma anche di una critica alla critica del fondamentalismo (Robert Spaemann). Quello che per esempio il cardinal Zuppi dice sui suprematisti bianchi è banale. Invero il grande pericolo oggi, sopratutto negli USA, non è quello del suprematismo bianco, ma quello del dell'inimicizia all'interno delle nazioni, una inimicizia profonda, anche tra razze, che viene poi usata per scopi, come nel caso di BLM per legittimare cose che con il razzismo non hanno nulla a che fare, ma che sono espressione del mainstream antropologico, per cui momenti dell’inconscio, come la perversione polimorfe, diventano criterio per tutti; non la luce evangelica, non il discernimento degli spiriti, ma il fondamentiamo acritico che impone i gusti di individui di una minoranza alla maggioranza è la pseudo luce che illumina il mondo. Il cardinal Zuppi lo sa ed in vero il suo testo è molto differenziato, ma alcune sue frasi, per esempio quella della critica ai suprematisti bianchi, echeggiano il mainstream e non il pensiero cristiano. Anche la sua frase sulla difesa delle minoranze è problematica, non perché quest’ultime non debbano essere difese, ma perché spesso questo argomento non mette in luce la forza brutale e lobbistica di pseudo minoranze…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Il colpo di genio o per lo meno uno dei colpi di genio della letteratura mondiale porta il titolo „Die Wahlverwandtschaften“ (le affinità elettive), 1809) di Johann Wolfgang von Goethe, e all’interno di questo colpo di genio si muove il bellissimo romanzo di Francesca Giannone, „La portalettere“, Trebaseleghe (PD), 2023 e non solo per il rapporto tra Antonio ed Anna, ma anche per quello tra Lorenza e Daniele. Non vorrei raccontare qui la trama, tanto più che per il mio intento non servirebbe a nulla e sarebbe un disturbo alla lettura del romanzo stesso; forse basta l’informazione che si trova nella copertina del libro: „Italia anni 30. Un paese del Sud. Una donna del Nord. Un incontro che cambierà entrambi“. La donna si chiama Anna, che è la figura sociale del libro, oltre che il personaggio principale; Lorenza è sua nipote ed è la figlia di Antonio, sposato con Agata (su di lei e sul suo cattolicesimo da rosario e da pettegolezzi umilianti ci sarebbe tanto da dire, ma almeno vorrei ricordare che è proprio lei che veste il cognato morto, Carlo). Antonio è il fratello di Carlo, il marito di Anna. Daniele, lo si scopre abbastanza presto leggendo il romanzo, è il figlio che Carlo ha avuto, prima del suo rapporto con Anna, con Carmela, una sarta elegantissima del paese, e poche persone conoscono questo segreto; Daniele lo conoscerà verso la fine del romanzo. Antonio ed Anna sono i „lettori di classici“ nel libro di Giannone e i libri hanno un’importanza notevole nel romanzo, anche se non contengono le soluzioni, per lo meno non le contengono quando accade il „caso serio“. Come scrive Simone Weil, il sapere di Archimede, non ha evitato che un ubriaco lo uccidesse (Riflessioni sulle cause della libertà, Milano,1983, 94). Alla fine del libro Anna scrive una lettera che Antonio riceverà solo dopo la sua morte, in cui parla delle „Affinità elettive“ di Goethe: „ mi aveva incuriosito per la domanda che poneva, la stessa che in quel momento mi stavo ponendo anch’io: cosa succeda ad una coppia di elementi se ne entra in gioco un terzo?“ (La portalettere, 410). Il terzo è certamente una persona che si aggiunga ad una coppia, ma in vero il terzo è l’incontrollabile, qualcosa di ancora più incontrollabile del sangue: qualcosa che possiamo per l’appunto chiamare „affinità elettiva“. Non averlo per lo più capito è uno degli errori più tragici della Chiesa, nel suo aspetto gerarchico, che nel romanzo è rappresentata solo negativamente, da due figure di sacerdoti, una del tutto cattiva (don Giulio) e l’altra farisaica (don Lorenzo). Che con questa Chiesa Anna non voglia dialogare è chiaro, anche se le sue azioni non corrispondono solamente all’ideologia di sinistra, ma anche alla dottrina sociale cattolica. Parafrasando il cardinale Mateo Maria Zuppi (1) direi che queste due visioni del mondo sono lontane nelle rispettive sagrestie, non nella storia reale del paese e delle famiglie italiane, come a livello letterario ha fatto vedere Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (1908-1968), con le figure di Peppone e don Camillo, che hanno due diverse visioni del mondo, ma non due diverse realtà: quando il fiume Po’ straripa dal suo letto, diventa un problema comune, con soluzioni possibile comuni.  Ma torniamo allo „straripamento“ dell’entrata in gioco del terzo elemento, al di là della razionalità e dell’etica. E poniamoci la domanda più forte, più urgente: vi è una forma che possa essere così forte da tener duro di fronte all’elezione elettiva? Hans Urs von Balthasar (1905-1988), forse uno dei più grandi conoscitori di Goethe del 20esimo secolo, ha scritto: se avessimo chiesto al grande maestro della forma di Weimar, che però scappò in Italia quando non c’è la fce più, quale fosse la forma ultima della sua opera, lo avremmo messo in difficoltà. In un certo senso Anna , certo anche con don Ciccio e Gina (per tradizione), è l’unica che ritenga e difenda la forma come un tesoro (per convinzione): la forma del suo matrimonio con Carlo, pur essendosi avvicinata al terzo elemento  (Antonio): „ la verità, mio caro Antonio, è che per tutto questo tempo abbiamo avuto bisogno di odiarci. Era l'unico modo per non tradire Carlo. La verità, come mi hai detto una volta, si trova tra le righe. E sai cosa c'è tra le mie? C’è che rischiavo di amarti più di quanto avessi mai amato Carlo. E non potevo permettere che accadesse. Carlo non se lo meritava“ (La portalettere, 410); in vero Carlo se lo meritava, ma questo non cambia la questione; alla fine, come nelle „Affinità elettive“ di Goethe, nella figura di Ottilia, il motivo ultimo del romanzo, è il sacrifico o detto in modo meno religioso la rinuncia, che solo/a può forse salvare la forma. Lorenza, che è molto più semplice e meno egoista dell’Edoardo di Goethe, anche se è disposta a lasciare la sua piccola figlia, Giada, per andare a cercare Daniele a New York, è disposta ad uccidere se stessa per non perdere l’affinità elettiva con Daniele. E per quanto riguarda la mia vita, con cui confronto tutta la letteratura, come fa Anna stessa, senza pretendere che ci sia una totale armonia tra forma e affinità elettiva, cosa che già solo per l’esistenza dell’inconscio personale e collettivo (C.G. Jung) non è possibile, direi che quello di questa forma si è salvata nei decenni del mio amore con mia moglie, è dono, non prestazione e ciò ha una sua corrispondenza ontologica, perché l’ essere stesso è dono di amore gratuito (Ferdinand Ulrich). 

(1) „ La vita di quei contadini e quegli operai socialisti, comunisti, cattolici, non è mai stata separata davvero, è rimasta intrecciata, nelle famiglie e nelle case, anche quando non lo era più nelle chiese“ (Matteo Maria Zuppi, Dio non ci lascia da soli, Milano 2023, 27). 


Copertina del libro 

https://graziotto.blogspot.com/2024/01/il-terzo-elemento-e-lincontrollabile.html

(Notte)  „La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa”: vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi“ (Papa Francesco, EG, 29). - in questa citazione dell’inizio del suo pontificato abbiamo anche un riassunto conciso del pontificato stesso, di questi 10 anni di Papa Francesco. Davvero una Chiesa in uscita e festosa, fino a Dubai, fino in Mongolia.

Ciao mia piccola Johanna, eravamo qui con la mamma e parlavamo dei giorni così belli passati con te, passati con voi. Il tuo racconto c’era e c’è piaciuto tantissimo e poi la tua anima così gentile è sempre una bellissima presenza nella nostra casa,  ciao un saluto anche della mamma, tuo papi - Grazie Papi, dass ihr ein Zuhause voller Liebe und Geborgenheit geschaffen habt 😊❤️ Ich fand die Tage auch wunderbar! Danke ❤️

Leggo questo testo di Simone Weil, tenendo conto di ciò che Paul Kingsnorth dice della „macchina“: „ poiché il pensiero collettivo non può esistere come pensiero, esso passa nelle cose (segni, macchine…). Ne consegue questo paradosso: la cosa pensa, l'uomo è ridotto allo stato di cose. Dipendenza dell'individuo rispetto alla collettività, dell'uomo rispetto alle cose: una eademque res (una sola e medesima cosa). Il rovesciamento dei valori è lo stesso nella scienza e nel lavoro: lo scienziato è fatto per la scienza (per raggiungere qualcosa), non la scienza per lo scienziato (per renderlo saggio). E  ancora, lo scienziato dipende dalla scienza (parte della scienza costituita), non la scienza dello scienziato. Esattamente come per le macchine…“ (Quaderno, 1, 137-138). - In questo processo l’inversione è davvero perversa: non vi e più una priorità di qualcuno su qualcosa, della persona sugli oggetti, ma chi vince è la macchina; forse ha ragione Johanna a dire che questo rovesciamento dipende da noi, ma non del tutto. Una volta che la cosa ha la predominanza è la macchina che ha il dominio…Oppure sono troppo vecchio e pessimista. ;-) 

(Wetterzeube, il 5.1.24) Come anche il padre Dall’Oglio SJ, che i lettori del mio diario e non solo loro ben conoscono, il cardinal Matteo Maria Zuppi si confronta sul serio con la democrazia e non la fa in modo banale e conformista, ma in modo „ontologico“. Non so se il cardinale riesce ad essere in tutto libero dal „conformismo del pensiero corrente“ (Zuppi, Dio non ci lascia soli, Milano, 2023, 23), ma leggendolo mi sono accorto che è molto profondo, in primo luogo perché vuole mettersi a quel livello ontologico, la mancanza di percezione del quale è un disastro per il pensiero attuale: „L’amore ci precede, è realtà „ontologica““ (21) - il dono dell’essere come amore gratuito è il primerear che ci permette di respirare, fisicamente e spiritualmente. Alla domanda: per chi, a che scopo la vita? (Cfr. 21), il cardinale, citando Buber risponde: „Non per me“; questo corrisponde alla legge ultima del pensiero di Buber: „L’io costituisce se stesso nel tu“ (20-21) - questo è vero e non è vero, perché l’io è costituito dal dono dell’essere da parte di un Tu, ma non di un tu detto in generale. Comunque è vero che affrontare la questione della democrazia, l’altro come ricchezza, a partire da qui è una mossa profonda, che riguarda anche il „noi“. Dobbiamo entrare nella storia, cioè nell’esperienza per comprendere tutto ciò e per comprendere il Vangelo. E per far questo dobbiamo superare tutti i „fondamentalismi“, anche quelli „laici“ (quelli che Peguy chiamava i clericalismi anticlericali). Per quanto mi sia simpatica l’Anna della Giannone, lei ha un certo carattere fondamentalista laico (clericale anticlericale), a cui grazie a Dio non è fedele fino in fondo, ma è anche una persona davvero democratica, che come portalettere insegna a leggere a chi è analfabeta, che lotta per il voto delle donne e che sa rinunciare al piano di studio per la sua nipote, quando si accorge che non è per lei. Insomma è una persona davvero democratica, perché secondo il dettato della Costituzione italiana „mette dentro le radici della democrazia un impegno pro-attivo, il dovere collettivo, come come „compito della Repubblica“, proprio di „rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza ei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese“. Per diventare uguali davvero“ (19). Ecco Anna simboleggia anche tutto questo. Quello che manca nella riflessione del cardinale, per lo meno in modo esplicito e fino al punto che ho letto, è che non vi è solo un conformismo della maggioranza, ma anche un conformismo di una minoranza che esalta minoranze come criterio ultimo della vita democratica, ma anche per queste minoranze e non solo per la maggioranza vale, che non sono il „tutto“ (18) (e quello che in questo diario abbiamo cercato di riflettere in dialogo con autori come Matt Crawford e N.S. Lyons). Ancora un punto vorrei toccare in questa meditazione: è bello che il cardinale Zuppi dica: „si può essere felici“ e che abbia come meta la „felicità e non i surrogati di essa“, ma non pone, secondo me, la domanda radicale, che io ho visto posta solo da Etty Hillesum: è possibile davvero una felicità senza surrogati? O non è questa ipotesi una forma di fondamentalismo, che comunque il cardinale cerca di superare, prendendo sul serio l’idea che gli altri sono una gioia per me e che li  dobbiamo  guardare  con uno „sguardo di totale simpatia“ (Pavese): „perché la felicità da soli e senza gli altri non c’è, e davvero ce ne restano solo i frammenti e la nostalgia“ (17). Questo significa prendere sul serio, anche a livello costituzionale, chi non la pensa come me e forse ha perso le elezioni, „perché tutti i cittadini hanno pari dignità sociale“ (Costituzione italiana). A questo livello pone anche la questione di una discriminazione a causa dell’età (gli anziani come oggetto di discriminazione, un tema caro anche al Papa).


Agricoltori sulle barricate. "A causa delle massicce proteste degli agricoltori, il governo federale vuole ritirare parzialmente la prevista cancellazione dei sussidi all'agricoltura, il che significa che l'esenzione dalla tassa sui veicoli a motore per gli agricoltori sarà mantenuta e le agevolazioni fiscali per il gasolio dei trattori non saranno ridotte in una sola fase, ma gradualmente entro il 2026" (MZ). Quello che l’articolo non dice è che il governo federale ha bisogno dei soldi per fare la guerra! Cioè è uno stato guerriero e non „benevolo, vicino, ma non oppressivo, che aiuta il bene che viene dal basso, ma senza lasciare solo chi da solo fa fatica ad uscire dal bisogno“ (Zuppi, 18). E i contadini, gli agricoltori si sentono per l'appunto lasciati da soli e per questo la prossima settimana protesteranno, anche se il governo federale ha cercato di fare qualche passo in direzione delle loro esigenze. Ovviamente il governo federale ha bisogno anche di soldi per affrontare il problema della migrazione, in questo si comporta in modo benevolo. Comunque accogliere i migranti è una cosa, fare la guerra è un altro…


Banfi, nella versione odierna, pone la questione che i lettori del mio diario conoscono e che io ho riflettuto in dialogo con giornalisti come Glenn Greenwald e Matt Taibbi: quella di „una stampa sempre più ostaggio dei poteri, che accetta la protezione in cambio della libertà“.


Il doppio attentato in Iran, che mercoledì a Kerman ha ucciso 84 persone (questo il bilancio aggiornato) ferendone 284, è stato un attacco kamikaze, ora rivendicato dallo Stato islamico (Daesh o Isis). La rivendicazione è arrivata su Telegram con un messaggio pubblicato subito dopo un audio in cui il portavoce del gruppo chiama alla «guerra santa» per Gaza contro «gli ebrei alleati con i crociati» e accusa l’Iran sciita di servirsi strumentalmente delle fazioni palestinesi sunnite per combattere «una guerra per procura». Nello stesso messaggio l’Isis afferma che l’attentato è stato condotto da kamikaze, come le autorità stavano accertando. Commenta Guido Olimpio sul Corriere della Sera: «Lo Stato Islamico ha scelto un doppio rilancio. Contro il nemico «vicino»: l’Iran e gli sciiti. Contro quello più lontano: il mondo cristiano ed ebraico, le chiese e sinagoghe a Washington, Londra, Parigi, Roma. «Uccideteli ovunque li trovate», è lo slogan della campagna rivolto ai militanti, ai simpatizzanti, ai singoli».

Dopo la rivendicazione di ieri la tensione internazionale è scesa. Ma in Israele e a Gaza la situazione resta drammatica“ (Banfi, versione odierna).

„Dal quotidiano israeliano Haaretz, auto-tradotto dall’ebraico: "La polizia ha difficoltà a localizzare le vittime di violenza sessuale o i testimoni di atti dell'attacco di Hamas, e non è in grado di collegare le prove esistenti con le vittime descritte in esse“. Chi di noi ha sottolineato le falle di queste denunce di violenza sessuale è stato accusato di negare lo stupro“ (Aaron Maté, X, 4.1.23).

Abba nostro…

(Pomeriggio)  "Eppure! È possibile percepire qualcosa di spirituale, anche nella modalità che ci é più aliena, come veramente ostile? Qui almeno vedete uno per il quale questo non è possibile, non è mai stato possibile. Egli vorrebbe poter chiamare Goethe e Nietzsche suoi educatori, e quindi, ad esempio, il „Pfäffische“ (ciò che sa di prete) gli è estraneo. Ma laddove il Pfäffische appare come spirito e forma, come in Claudel, per esempio, o nel grasso Chesterton, o ora in questo demonizzato Bernanos, - lì mantiene delle riserve, mantiene il suo modo di vivere, ma è incapace di reagire in modo ostile per una semplice ragione psicologica, perché in ultima analisi sente l'azione come amichevole ed affine, semplicemente non si sente seriamente attaccato, - e per di più è convinto nel suo animo più profondo che questo liberalismo, il liberalismo naturale dello spirito, sarà il salvatore del mondo e non la determinazione, e non il terrore“. (Thomas Mann il 7 gennaio 1927 nella rivista letteraria "Die literarische Welt", n. 1, 3° anno, p.1) - „Grazie a Günter Landsberger per questa citazione di Thomas Mann. La fede nella realtà non è solo una "determinazione" schmittiana o heideggeriana, ma una disponibilità incondizionata. In altre parole, completamente priva di Pfäffische“ (Stephan Hartmann).-  Quello che Mann chiama „Pfäffische“ è ciò che il Papa e che Peguy chiamerebbero „clericalismo clericale“. La sfida che ci lancia Mann in quesa citazione del 1927 è seria ed anch’io mi devo chiedere se non ci sia un residuo di Pfäffische in me. Credo con ragione di avere visto anche il clericalismo anticlericale che c’è nel liberalismo, ma credo anche che questo „liberalismo naturale dello spirito“ non è liberalismo anticlericale, come spiega la citazione stessa; detto in riferimento al romanzo di Francesca Gennaro, „La portalettere“, che sto leggendo, esso si esprime in una simpatia innata per Giovanna e non per don Giulio, che dopo averne succhiato l’energia vitale la terrorizza, tagliando con le forbici i pantaloni che si era fatta fare, insieme ad Anna (leggiamo una storia nella Puglia degli anni 40). Per quanto riguarda Bernanos io ci vedo più il sacerdozio nella sua elementarità e debolezza/forza (Il curato di campagna) ed un’incredibile capacità di discernimento degli spiriti (Sotto il sole di satana); di Chesterton non mi piace tutto, ma tantissimo padre Brown e Claudel è grande, sto leggendo con due ragazze del liceo, nell’ambito di un programma per studenti eccellenti, il suo „La scarpina di raso“, ma in fondo mi chiedo anch’io se questo amore impossibile tra Doña Prouhèze e il vice Re non sia una super forzatura…Sia a partire dal „naturale liberalismo dello spirito“ di Mann sia dalla „disponibilità incondizionata“ di Hartmann devo imparare a discernere la tentazione di sentirmi seriamente attaccato da forme di clericalismo che ottenebrano non la mia volontà di confessione del peccato, ma la convinzione profonda del mio Selbstsein.  PS Tra l’altro, vale più per Goethe che per Nietzsche, ma anch’io sento Goethe come uno dei maestri della mia vita, in primo luogo le „Affinità elettive“. 

(Notte) Il 22. Settembre del 1786 Goethe si trova a Vicenza, la Vicenza del Palladio e descrive una serata nell’Accademia Olimpica e si vede tutto quel naturale liberalismo dello spirito di cui parla Mann, nota, senza alcuna anticlericalismo anticlericale, quanti religiosi erano presenti in quella serata, nella quale si discuteva la questione se per una città sia più vantaggiosa l’invenzione o l’imitazione; nota anche l’allegria e l’umorismo del pubblico e desidera tutto ciò, senza alcun nazionalismo malato, anche per la propria nazione; infine si accorge anche della caduta di stile in alcune posizioni prese, ma infine loda la memoria del Palladio…il giudizio sugli italiani, nello stesso giorno, ma in un’altra pagina è sottile e divertente, ne escono bene le persone semplici e le donne, ma non tutte…


(4.1.24) Ho preso di nuovo l’influenza e così non sono potuto andare ieri ad Erfurt ad accompagnare Ferdinand in stazione; mentre Konstanze, Johanna, David e due loro amici di Hannover ci sono andati e poi hanno visitato un parco di luci e di forme vicino ad un lago, e mi hanno inviato alcune foto, ho visto due film di cui vorrei brevemente parlare. In vero ho letto anche una cinquantina di pagine de „La portalettere“ di  Francesca Giannone. 



Foto di David 


Il primo film è ambientato in Islanda. „Under the tree“ (Regia di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson, 2017) rappresenta, drammaticamente/ tragicamente, cosa succede quando tra marito e moglie e tra i vicini di casa vince il risentimento ed infine l’odio. Ne ho parlato ieri nella mia meditazione in dialogo con Agostino, cioè ho proposto l’unica alternativa possibile: ama et fac quod vis.  - Il secondo film è ambientato ad Oxford e poi in un castello nobile inglese. Saltburn (regia di Emerald Fennel, 2023), non è una commedia, piuttosto davvero come dice l’autrice stessa in un’intervista al „The Guardian“ (14.9.2015) sul genere di cose che le piace fare: „dark Side of literature“; il lato oscuro non solo della letteratura e del cinema, ma anche dell’anima umana. Il lato scuro e perverso dell’anima umana. Lo studente Oliver Quick non è attratto, come spiega erroneamente o per lo meno unilateralmente  la presentazione in Amazon Prime, dal mondo aristocratico di Felix Catton, ma volutamente e coscientemente propone il „lavoro“ contrario all’amore, che se pur in modo contraddittorio è presente in Felix e in sua sorella ed anche nei loro genitori, ed elimina sistematicamente tutti, uno dopo l’altro, conquistando la fiducia uno dopo l’altro e uno contro l’altro dei membri della famiglia aristocratica con la meta di possedere il castello, nel quale, nell’ultima scena danza nudo (non è per nulla la scena più perversa, anzi quest’ultima è abbastanza ridicola). 


Una cosa è chiara: questi film non danno letizia, fanno piuttosto sentire il bisogno di essa sub contrario, ma ovviamente non sono „necessari“. Dio sa donare la sua letizia „senza una causa previa“ (SPN, Esercizi 330a), senza „gli atti propri dell’intelletto e della volontà“ (330b). Questa letizia che dona Dio toglie „qualsiasi tristezza e turbamento inoculati dal nemico“ (329 a) ed è chiaro che il nemico faccia il suo „lavoro“ „contro tale letizia e consolazione spirituale, adducendo ragioni speciose, sofismi e continue falsità“ (329b). - L’obbedienza di cui parla SPN non è in primo luogo quella „generale“, ma quella personale e che accade in un determinato momento della propria storia, come è accaduto in questi ultimi tempi in cui il superiore della provincia francese ha chiesto al Padre Servais di lasciare la „Casa Balthasar“. Questa obbedienza è fondata trinitariamente nel senso di Gv 14,28: „il Padre è più grande di me“. Ha quindi una sua dimensione cristologica e mariana e tiene conto delle „Regole per il discernimento degli spiriti“, che in fondo non hanno altro scopo che la difesa e la generazione della letizia! 


Una doppia bomba ha provocato una strage sulla tomba del capo pasdaran nella città iraniana di Kerman.  La prima esplosione nei pressi della tomba di Qasem Soleimani, il generale che ieri era commemorato nel quarto anniversario della sua morte. Soleimani era stato ucciso 4 anni fa in un raid statunitense in Iraq. La seconda esplosione è avvenuta durante i soccorsi. Il bilancio è terribile: 103 i morti e più di 120 i feriti in quello che è il più grave attentato mai subito dall’Iran nella storia recente. Teheran sospetta una responsabilità di Israele, che non ha finora risposto ufficialmente. Da Washington, fonti ufficiali hanno smentito il coinvolgimento americano e israeliano. La tensione è altissima, anche se l’atteso discorso di Hassan Nasrallah, capo degli Hezbollah, pronunciato ieri, è stato più prudente di quanto si ipotizzava“ (Banfi, versione odierna).


Nel suo diario Riccardo Cristiano ha messo sul tavolo la questione dei cristiani in Libano, che non ho visto trattata da altri „diari di guerra“. „Certo: (i cristiani che se ne vanno dai loro villaggi per i bombardamenti reciproci tra Israele e hezbollah) potranno, forse, poi, tornare ai loro villaggi non distanti dal confine con Israele, qualora i reciproci bombardamenti tra hezbollah ed esercito israeliano dovessero estinguersi; ma le cronache, per ora, parlano soltanto di una costante intensificazione, tanto da toccare, per la prima volta, la stessa Beirut, ove è stato eliminato un dirigente di Hamas: Saleh Harouri figura di coordinamento con hezbollah. Difficile che la situazione in Libano migliori nelle prossime settimane! Dunque, la questione dei cristiani del sud del Paese rimarrà di grande attualità. Naturalmente per chi voglia prestarvi attenzione“ (Riccardo Cristiano, Diario di guerra, 21, 3.1.24).


"Non mi sta bene vivere al di là del confine con 30.000 stupratori", ha detto la psicoterapeuta israeliana Ayelet Shmuel tra gli applausi. "Quando vivevo negli Stati Uniti, ogni volta che mi trasferivo in un posto diverso guardavo la mappa per vedere se c'erano pedofili nei dintorni. Dove vivo ora, sono a circa tre miglia di distanza da 20.000 di loro. Quando è troppo è troppo e mai più significa mai più“ - „Quando diciamo "mai più significa mai più", intendiamo dire che l'Olocausto non potrà mai più accadere per nessuno. Cosa intende Ayelet Shmuel quando lo dice?“ (Dalla redazione di „Useful idiots“ di oggi).


Abba nostro… 


(Pomeriggio) Durante la colazione interessante discussione sulla libertà e sulla tecnica. A Johanna è sembrato che io accentuassi troppo la critica della tecnica, quasi che oggi non fosse più possibile la libertà, ma in vero in dialogo con Simone Weil io cercavo il luogo dove sia possibile la libertà. Alle volte argomentando insisto troppo su una certa linea e così viene forse fuori piuttosto Heidegger in me (tecnica come causa della dimenticanza dell’essere) che me stesso. Scrive Simone Weil: „se non c'è nulla di più odioso dell’umiliazione, dell'avvilimento dell'uomo da parte dell'uomo, nulla è così bello e così dolce come l’amicizia“ (Riflessioni sulla libertà, 97). Credo che solamente nell'amicizia, da non confondere con la collettività, sia possibile davvero la libertà umana e così avevo anche cercato di argomentare durante la colazione: libertà di stupirsi che ci sia qualcosa invece che niente, nelle modalità di un fenomeno come per l'appunto l’amicizia: solo l’amico si stupisce di un altro amico. Anche una società è libera se non sottostà all'astrattezza della collettività e all’astrattezza delle loro leggi; lo è, libera, quando supera ogni „costrizione esteriore“ avendo piuttosto fiducia in qualcosa che potremmo chiamare „costruzione interiore“ (necessità interiore) e che sprona la nostra libertà ad un'opera più perfetta. „Solo una simile società sarebbe una società di uomini liberi, eguali e fratelli“ (96) .Tutte le altre forme di società, che siano individualiste o collettiviste, infondo agiscono secondo una legge,  quella in cui l'uomo può asservire l’altro uomo. E sotto questo punto di vista l’IA non cambia niente; certo c'è tutta una discussione se l’IA possa automatizzarsi fino ad un grado di auto-riflessione, ma di fatto anche nel nostro paradigma tecnico la schiavitù e l'asservimento nascono quando un uomo vuole asservire un altro uomo e l'unica possibilità di libertà e quella del pensiero, così come pensano Hannah Arendt ed anche Simone Weil. Il che non significa che non ci sia un pericolo di accumulazione del sapere che schiacci il pensiero stesso; di questo parla Simone Weil nelle sue riflessioni sulla libertà: "È più il progresso della scienza accumula le combinazioni precostituite di segni, più il pensiero è schiacciato, impotente a fare l'inventario delle nazioni che manipola" (Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà, 89). Ma come ricordava mia figlia, almeno fino ad un certo punto, dipende da noi il lasciarsi schiacciare il pensiero…


(Pomeriggio tardo) Sono arrivato alla pagine 152 del romanzo di Francesca Giannone, „La portalettere“.


Questa frase di Simeone Weil mi ha fatto venire i brividi, perché è così vera. „ È vero che il pensiero per se stesso non costituisce in alcun modo una forza. Si dice che Archimede sia stato ucciso da un soldato ubriaco; ma, se fosse stato messo a girare una macchina sotto la frusta di un sorvegliante di schiavi, l’avrebbe girata esattamente allo stesso modo dell'uomo più rozzo„ (Riflessioni sulle cause della libertà, 94)…scusate lo scarto forte, neppure la santità „costituisce in un alcun modo una forza“: Charles de Jesus è stato anche ucciso casualmente, da uno che ha avuto paura, ed anche lui „sorvegliato da schiavi“ non avrebbe potuto fare una magia. Ed anche Kant quando si ammalò di Alzheimer non gli servì a nulla aver scritto la „Critica della ragion pura“. L’Anna della Giannone è una donna ragionevole, che mette le sue forze per poter lavorare un lavoro da maschi nella Puglia degli 30, insegna a leggere ad una donna a cui le porta una lettera e si accorge che non sa leggere,  eppure è presa, anche se solo per un momento dalla forza del „bacio proibito“ con il fratello del marito, che tra l’altro l’ha tradita in modo ben più vergognoso. Forse mi si potrà obbiettare che il mio paragone con la santità è forzato, perché questa non è solo  „pensiero“; sono d’accordo! Per grazia il santo può cose che Archimede non può, ma gratia perficit naturam, non tollit! Per cui è meglio è essere molto umili con dichiarazioni sulla propria o sulla santità di una fraternità; meglio pregare il „Suscipe“ e chiedere al Signore di prenderci per mano come ha fatto con il cieco che ha portato fuori dal paese per guarirlo; alle volte però l’istinto (Pirandello, Non si sa come) è più forte. E meglio lavorare a perfezionare ciò che possiamo (educarci a non essere pieni di rancore), piuttosto che a colpevolizzare ciò che non è colpa, ma natura: per esempio don Giulio che va da Giovanna nel romanzo di Francesca Giannone, pur avendo un senso alto della sua tonaca sacerdotale, ci va per attrazione personale e per natura…


(Wetterzeube, il 3.1.24) Padre Jeremias, nella chat della Brunnenkirche di Erfurt, ha postato la seguente frase di Sant'Agostino: "Lascia che l'amore metta radici nel tuo cuore, e da esso può venire solo il bene". Stavo anch’io meditando una frase di Sant'Agostino: "Ma questo amore è già perfetto quando nasce? Nasce per essere perfezionato; appena è vivo, viene nutrito, poi rafforzato; quando è rafforzato, è perfezionato". Sant'Agostino, La prima lettera di San Giovanni, edizione Greiner, 106). Nella quinta predica sulla prima lettera di san Giovanni, Agostino cerca di risolvere l’apparente contraddizione tra due frasi di san Giovanni: 1)„Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio“ (1 Gv 3,9) e 2) „Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi“ (1 Gv 1, 8). Agostino sa lavorare in modo preciso con categorie teologiche e filosofiche, per esempio lo fa quando spiega che il „come“ (divenite santi come il Padre) è da intendere nella modalità della similitudine e non dell’uguaglianza. Ed anche qui non trova spiegazioni troppo semplici, che tradiscono il testo: non è che prima dell'incontro con Cristo eravamo nel peccato ed ora dopo l'incontro con Cristo siamo senza peccato. Questa spiegazione cronologica non aiuta. Aiuta piuttosto la concentrazione sul tipo di peccato che è il tema di questa meditazione. Ora è chiaro che il grande tema di Agostino è l’amore, quindi il peccato da cui siamo protetti, se siamo in Cristo, è quello del tradimento dell’amore. Vedo che qui io mi muovo sul filo del rasoio, perché ho tanto risentimento per alcune persone, cioè sono peccatore proprio in questa questione dell’amore…e poi faccio parte del secolo, che cerca spiegazioni psicologiche dei „peccati“, che non chiama peccati, piuttosto che una confessione del peccato. In Cristo non possiamo peccare di quel peccato principale contrario all'amore e così vengono coperti tante altre piccole cose e tanti altri piccoli peccati se siamo in Cristo. Don Giussani da come criterio per sapere se si è in Cristo, l’essere nella Chiesa; questo lo sono, ma non prendo parte al momento ai gesti del Movimento di CL in Germania. La mia appartenenza è parrocchiale e sacramentale, anche se  con motivazioni che non vengono solo dalla parrocchia. Ho capito la soluzione teologica che Sant'Agostino dà al problema dell’ apparente contraddizione tra le due frasi citate, ma non so bene come sia la cosa in me…quindi non mi rimane altro che fare quello che dice Sant’Agostino: lasciar crescere l'amore dentro di me e questo lasciar crescere è un lavoro di rafforzamento dell'amore stesso… 


Ho ripensato nella notte ai tre scenari proposti dal giornalista ucraino Valery Pekar: la guerra di logoramento voluta dai russi, il congelamento della guerra e trattative a cui non sarebbero pronti né russi né ucraini e l’improbabile vittoria ucraina sulla Russia, attraverso un appoggio ancora più grande dell’Ucraina stessa. Penso che la la guerra di logoramento sia una proxy war (e non solo qualcosa voluta da Putin), ma che ora gli USA si stanno stancando, forse anche per il motivo delle elezioni. Non penso che la differenza tra democrazia ed autocrazia sia cosi incidente come pensa Valery Pekar. Con Habermas penso che l’Ucraina non debba perdere la guerra e non essendo un politico la mia motivazione non è vincere le elezioni. La proposta di Habermas è quella diciamo più realistica, ma la motivazione ultima del mio pensiero su queste cose è la profezia della pace di Papa Francesco. Se sono in lotta diversi imperialismi è bene che questi imperi entrino in dialogo tra di loro, tenendo conto anche delle esigenze nazionali dell’Ucraina ed ancora più della sofferenza del popolo ucraino, dei soldati ucraini e dei soldati russi. Ieri notte ho parlato anche di due video che mi ha mandato un amico da Kiev.


„Israele colpisce la dirigenza di Hamas a Beirut con l’azione mirata e chirurgica di un drone. È stato ucciso il numero 2 dell’organizzazione terroristica palestinese Saleh al-Arouri, mentre era nel suo ufficio libanese. Al-Arouri è il funzionario del grado più alto fra quelli ammazzati finora. È stato colpito assieme a Khalil al-Hayya, un alto esponente e membro del politburo di Hamas, oltre che a due comandanti delle Brigate Al Qassam e alle guardie del corpo. Stasera alle 18 è previsto un discorso di Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, che aveva già detto nei giorni scorsi che colpire obiettivi di Hamas in territorio libanese sarebbe stato accolto come una dichiarazione di guerra. Il discorso del capo sciita è previsto per la commemorazione dell’uccisione del generale Soleimani, capo delle Forze Quds della Guardia rivoluzionaria iraniana da parte degli Stati uniti il 3 gennaio 2020 all’aeroporto di Baghdad. Le date coincidono e sono ad alto valore simbolico. Il rischio di un’escalation diventa concreto“ (Banfi, versione odierna).

La critica della „macchina“ e così del „paradigma tecnico“ non significa non prendere atto del metodo scientifico e tecnico come di qualcosa molto ben più utile all’uomo della magia (cfr. Simone Weil, Riflessioni sulla causa della libertà, 80-85). Anche se non sono d’accordo con Simone Weil, „che viviamo in un mondo dove l’uomo non deve attendersi miracoli se non da se stesso“ (82), rimane il fatto che il lavoro metodico, per esempio per studiare il Parkinson, come vuole fare Ferdinand nel suo lavoro di dottorato, è ben più utile che un corso di magia sul tema. La realtà del corpo umano e del contesto in cui si trova non è spiegabile in tutti i suoi fattori, anche casuali, ma un metodo di lavoro è utile, come è utile aver una barca ben costruita in mezzo all’oceano in tempesta…non possiamo regolare la tempesta, scrive Simone Weil, ma possiamo regolare la barca…

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 2.1.24; 29esimo compleanno della nostra figlia Johanna) - Quando il Santo Padre Francesco, che ho citato ieri notte, ci ricorda che „La Chiesa deve accettare questa libertà inafferrabile della Parola“ (EG. 22) dice a suo modo quello che Balthasar pensa: lo Spirito Santo apre, per mezzo di un santo, una prospettiva presente nella Parola, ma non, in un certo momento, nella storia della Chiesa, per lo meno non in modo così intenso come viene richiesto dalla Parola. Esempi: Agostino con l’amore, Francesco d’Assisi con la povertà e Ignazio con l’obbedienza del Figlio al Padre e in questo contesto, stando attenti ad ampliamenti indebiti, del cristiano nella Chiesa ci ricordano elementi „evangelici“, necessari per la nostra maturità, per il nostro cammino verso la santità (cfr. Antologia-Servais, 370). Per quanto riguarda l’obbedienza Balthasar ci ricorda che per SPN, che definisce un „uomo del rinascimento“, vi sono tre elementi che sono indispensabili, se non si vuole ridurre l’obbedienza viva in una cadaverica (quest’ultima è una specificità del Figlio nella sua discesa all’inferno). a) L’obbedienza della fede e quindi della Chiesa è l’obbedienza di persone pensanti e responsabili e come tali obbediscono all’autorità, voluta da Dio. 2) Il carattere di „rischio“ (Wagnis) dell’obbedienza è quella di persone attive e non meramente passive (lo vediamo anche nella scena dell’annunciazione; Maria si spaventa, si stupisce, pone una domanda sulla realizzabilità del progetto divino). Non si può forzare l’obbedienza come atto di volontà diminuendo l’obbedienza come atto di intelligenza. L’obbedienza cieca è solo un caso estremo e non sostituisce normalmente l’obbedienza vedente. Ci può essere una situazione estrema in cui infine ci si fida di sé o della Chiesa, nella fiducia che essa agisca in nome di Dio. „Questa possibilità ha il suo posto solamente nell’ambito della fiducia amorosa della fanciullezza cristiana e non può essere tradotta ad un livello mondano e statale“ (Balthasar, ibidem 372). Un partito non può mai chiedere un’obbedienza, che non sia quella della ragione. 3) Non si può ampliare la specificità della verginità, della povertà e dell’obbedienza in un ordine religioso a tutti i cristiani, se non nel senso di una ragionevole indicazione (se mia moglie ha mal di testa non posso pretendere che faccia sesso con me). Ma da chi non ha fatto voto di verginità, di povertà e di obbedienza non può essere richiesto quello che è richiesto ad un monaco. Questo vale mutatis mutandis anche per la Fraternità di CL: nessun dicastero vaticano e neppure il Papa può richiedere da laici un’obbedienza cieca. Ovviamente vale per tutti un certo atteggiamento di umiltà, che non può mai essere rivoltosa. L’altro pomeriggio ho fatto vedere nel rapporto tra Rosmini e Papa Pio VIII come l’autorità papale viene intesa piuttosto come una conferma e non come obbedienza militare. 


Per quanto riguarda il mondo e la guerra Banfi riassume: „un 2024 senza  pace“, dalla versione odierna prendo solo la seguente informazione: „A qualche giorno dall’iniziativa sudafricana alla Corte internazionale di Giustizia, a Tel Aviv inizia a crescere la preoccupazione che il Tribunale dell’Aia possa mettere sotto inchiesta Israele per genocidio. A riportarlo ieri è stato il quotidiano israeliano Haaretz, oggi in Italia Il Manifesto, secondo i quali i vertici dell’esercito sarebbero stati avvertiti del «pericolo reale» di un’incriminazione dai loro consiglieri legali“.


Questa citazioni di don Giussani è una buona correzione al mio carattere malinconico: 

Allora qual è il problema numero uno, il problema primo per noi, da risolvere subito, perché non si può procrastinare neanche d'un istante? Ricominciare! C'è una canzone, di uno dei cantautori più noti, che a un certo punto parla del « disgusto di ricominciare » , tanto « è poi sempre lo stesso » .  Io credo che questo sia il primo muro da abbattere in noi. Ricominciare è una parola molto vicina alla parola più cristiana, alla parola finale  cristiana: « Risorgere » , « risurrezione » . Quante volte ci siamo ricordati che proprio per questo la Pasqua è il mistero principale, il mistero grande della vita cristiana! Perché essa è questo ricominciare, questo passaggio continuo dalla falsità alla verità, dall'incoerenza all'adesione, dalla presunzione e dall'autonomia all'adorazione, dalla pesantezza, che fa arrestare, all'energia del camminare: il mistero della Pasqua è il più importante perché è quello che deve accadere tutti i giorni, anzi, tutte le ore. E se, come grazie a Dio accade anche a molti tra noi, la coscienza della fede è cresciuta, è diventata un habitus o una virtù ( san Tommaso dice che la virtù è come un atteggiamento buono diventato abituale, perciò facile; non abitudinario, ma abituale, e perciò diventato più facile), è diventata un'attenzione, un'allerta, una vigilanza, come dice il Vangelo,  abbastanza abituale, allora non solo tutti i giorni, non solo tutte le ore, ma - starei per dire - in ogni azione, in ogni momento, ci è necessario questo ricominciare. Qualsiasi cosa noi facciamo, infatti, anche se l'inizio è come uno slancio, subito corpus quod corrumpitur aggravat animam  il corpo che si corrompe, la nostra naturalità, pesa sull'animo e tende a far assumere allo slancio un'obliquità, a fargli compiere una parabola immediatamente discendente, e così l'azione si sfascia nella sua bellezza, si stanca nel suo slancio, si corrompe. Come è grande il Signore che, attraverso la sua Chiesa, appena ci riunisce ci fa dire: « Pietà di me, Signore, che sono peccatore » . Prima di accostarci al grande mistero del tempo, al grande mistero del nostro confronto nuovo col destino, con Cristo, «riconosciamo di essere peccatori».

(LUIGI GIUSSANI  La convenienza umana della fede)


Abba nostro… 


(Notte) Per noi è una grande gioia che Johanna abbia il desiderio di passare il suo compleanno, che è cominciato con una bella colazione festiva, con noi. Konstanze e Ferdinand sono andati al Globus in Theissen, mentre Davide ed io abbiamo preparato il tavolo (foto nella mia bacheca di Facebook); dopo la colazione siamo andati a Dresda, dove si trova la figlioccia di battesimo di Johanna, Elisabeth, ed in vero anche la nostra, la sua mamma, Heidi. Non siamo molto lontani, ma Dresda (o più precisamene Radebeul), andata e ritorno, sono più di tre ore e così è un merito di Johanna tenere il legame vivo con l’unica persona che ha chiesto il battesimo in questi nostri anni nell’est ella Repubblica. Ed è bello, non per proselitismo, ma per affezione a Cristo, senso ultimo del reale, che quella decisione di Heidi è andata avanti, con il battesimo delle due figlie, Charlotte (6 anni) e per l’appunto Elisabeth (8 anni). Dopo le ore passate in comune siamo andati a vedere il bellissimo film di fantasia, ma anche di critica ai cartelli economici, „Wonka“ (Dicembre , 2023).  



Foto di gruppo nella casa di Heidi e suo marito 



Foto by Johanna 


Mentre eravamo da Heidi, sebbene il mobile phone non fosse stato sempre nelle mie vicinanze,  è arrivato un graditissimo messaggio di Michele, la signora francese che si è occupata di Ulrich nei suoi ultimi mesi. Mi sento molto legato a lei e lei ricambia questa mia affezione scrivendomi che si sente intimamente legata a me e a Konstanze e che sente la presenza del piccolo pellegrino e fratello di Gesù, Ulrich, che ci insegna cosa sia l’amore „umsonst“ quotidianamente. Era ed è molto contenta che ho continuato la traduzione italiana di „Homo Abyssus“ e quando ha ricevuto la mia E-Mail, sebbene stesse morendo una sua amica di 53 anni, ha sentito l’invio della traduzione come un aiuto! 


In auto, mentre andavamo a Dresda, sono arrivati anche alcuni messaggi del mio giovane amico ucraino, a cui insegno il tedesco, Ilia; mi ha mandato alcune foto del palazzo dove abitava, che è stato scosso dai bombardamenti negli ultimi giorni (con il suo permesso ho messo le foto nella mia bacheca in Instagram e Facebook), mi ha mandato anche due video, nel primo si si vede il fiume Dneper ed uno scorcio della città di Kiev al crepuscolo, e in lontananza un’esplosione, in questo video si sente solo il lamento, forse di un cane. Nel secondo, è notte e si sente e si vede una forte esplosione dietro a dei palazzi popolari, come quelli di Mirafiori Sud a Torino. Vi sono in giro poche macchine, nella strada in primo piano. „Gli ultimi due video non possono essere pubblicati su Internet, è vietato. Mio zio li ha filmati dal suo appartamento. C'è la censura militare, quindi purtroppo non è possibile pubblicarli“ (Ilia). 


Ilia mi ha anche mandato un articolo di Валерій Пекар (Valery Pekar), „Сценарії 2024-2025“ (Scenari 2024-2025), pubblicato 12 ore fa (in riferimento alle 12,49). „Una versione più breve di questo testo è stata redatta e pubblicata il 20 novembre 2023. La nuova versione, in primo luogo, tiene conto di numerosi commenti; in secondo luogo, è stata discussa alla riunione degli analisti alla fine dell'anno, dove le immagini ottenute con metodi diversi quasi coincidevano; in terzo luogo, il testo è stato ampliato e meglio strutturato. Sono grato ai numerosi colleghi che hanno contribuito a migliorare il testo, troppi per essere citati. Ma allo stesso tempo sono l'unico responsabile del risultato“ (Valery Pekar). Il giornalista fa ancora un cappello introduttivo, ma devo anche dire che io dipendo, per la comprensione, totalemente da DeepL, che è un traduttore ottimo, ma non infallibile: „La guerra di posizione non porta a un cambiamento significativo della linea di contatto. Secondo gli analisti militari, le capacità difensive di ciascuna parte superano le capacità offensive dell'altra. Nonostante i significativi successi dell'Ucraina in aria e in mare, il fronte principale della guerra è quello terrestre.

Putin ha scelto una strategia di guerra di logoramento, in cui la Russia autoritaria ha più possibilità dell'Ucraina, perché dipendiamo da alleati democratici la cui posizione potrebbe cambiare dopo le elezioni (nelle quali la Russia certamente interferirà con questo obiettivo).

L'Occidente non considera attualmente accettabile lo scenario di una sconfitta russa, con tutte le conseguenze in termini di quantità e qualità delle forniture di armi, severità delle sanzioni, ecc. I timori dell'Occidente e le ragioni per cui una sconfitta russa è per esso inaccettabile sono descritti in dettaglio in questo articolo“ (VP). Queste righe fanno capire il tono dell’articolo, che si vuole „razionale“, ma che di fatto nella parentesi su possibili interferenze russe nelle elezioni occidentali, assume una tesi che un giornalista come Matt Taibbi, che conosce il russo, ha dimostrato essere infondata. Per quanto riguarda il primo punto dei tre annunciati, il giornalista ucraino scrive: 1. „Guerra di logoramento.Lo scenario peggiore, e finora tutto si sta muovendo lungo questa traiettoria. Il cambio di potere nei Paesi occidentali sta gradualmente portando ad una diminuzione del sostegno fino al punto in cui l'Ucraina non sarà più in grado di continuare la guerra e sarà costretta a negoziare la pace alle condizioni della Russia. Anche se il sostegno politico rimane al livello attuale, ci sono altri due fattori. In primo luogo, il numero di punti di tensione nel mondo aumenterà, distogliendo l'attenzione dall'Ucraina. In secondo luogo, la capacità dell'Occidente di fornire armi comincerà ad esaurirsi e nessuno metterà l'economia americana o europea su una base di guerra: i produttori privati di armi e attrezzature militari investiranno nell'espansione della produzione solo se riceveranno significative garanzie governative, che oggi nessun governo occidentale concederà loro. In ogni caso, l'Ucraina non è in grado di dotarsi da sola di armi moderne, anche se deve fare tutti i passi possibili in questa direzione“ (VP). Per quanto riguarda il secondo scenario scrive: 2. „Congelare la guerra. Questo scenario offre all'Occidente una via d'uscita dall'attuale trappola di "sconfitta, vittoria e ritardo sono ugualmente inaccettabili". In questo scenario, gli alleati mantengono il loro sostegno all'Ucraina all'incirca al livello attuale per evitare la sconfitta dell'Ucraina e la sconfitta della Russia. Riconoscendo l'impossibilità di raggiungere il successo, gli alleati occidentali convincerebbero l'Ucraina a negoziare un congelamento del conflitto, esercitando al contempo una forte pressione su Putin. Biden avvierà i colloqui nella primavera o nell'estate del 2024 (deve sembrare un vincitore delle elezioni, o almeno un pacificatore), oppure il vincitore delle elezioni statunitensi nella primavera del 2025.


Oggi questo scenario può sembrare improbabile, poiché né la società ucraina né Putin sono pronti per i negoziati - non ha bisogno di elezioni, poiché è concentrato sul primo scenario di una guerra di logoramento. Ma molti fattori possono cambiare la situazione: ad esempio, la maggioranza della società ucraina potrebbe non accettare la mobilitazione e iniziare a fare pressione sul governo (e il governo scaricherà facilmente la responsabilità sulle "persone colpevoli di aver disturbato la mobilitazione"), oppure numerose spaccature nella nostra società (in gran parte create dai servizi speciali russi) renderanno impossibile mantenere la linea. Nel frattempo, Putin potrebbe trovarsi sotto pressione interna (clan) o esterna (Cina), anche a causa dei crescenti problemi economici in Russia e in Cina (…). La posizione russa potrebbe essere influenzata da varie azioni asimmetriche dell'Ucraina. Vorrei sottolineare che, a differenza del primo scenario, i negoziati saranno condotti a condizioni occidentali e non russe“ (VP). Il terzo scenario, che l’autore ritiene meno probabile è la „vittoria dell’Ucraina“. 3. „L’Ucraina riesce a convincere i suoi alleati che la sconfitta della Russia è uno scenario accettabile (e persino auspicabile). Gli aiuti aumentano drasticamente fino a raggiungere un livello tale da consentire una controffensiva di successo in primavera e in estate, la liberazione del Sud e della Crimea, una riduzione significativa della linea del fronte, il congelamento della parte occupata dell'Est fino a tempi migliori e, in questo formato, l'avvio di negoziati alle condizioni dell’Ucraina. Dopo la firma della pace, l'Ucraina entra a far parte della NATO e riceve ingenti somme di denaro per ricostruire e modernizzare la propria economia. Un'Ucraina vittoriosa attira l'attenzione del mondo in vari modi, compresi gli investimenti. La situazione della sicurezza è favorevole alla crescita economica e i mari non bloccati sono aperti alle esportazioni. Zelenskyy vince facilmente le elezioni democratiche come vincitore della guerra. Nel frattempo, la sconfitta della Russia porta all'accumulo di fattori in Russia che portano a cambiamenti politici, come è sempre accaduto nella sua storia dopo le sconfitte militari. Questi cambiamenti (nel formato morbido della ri-federalizzazione o in quello più probabilmente duro della decolonizzazione) rendono impossibile per la Russia impegnarsi in ulteriori aggressioni. Lo scenario "vittoria" è il meno probabile, poiché presuppone un livello di abilità strategica e negoziale che l'Ucraina attualmente non possiede. Allo stesso tempo, è l'unico che garantisce la sopravvivenza della squadra politica al potere, ed è bene che gli interessi della società e dell'élite politica coincidano“ (VP). Ovviamente si possono discutere tutti e tre gli scenari ed anche le singole affermazioni: a quali sconfitte della Russia pensa per esempio il giornalista ucraino? L’articolo è differenziato, ma non tiene per nulla conto dell’ipotesi più probabile e cioè che in Ucraina si stia combattendo una „proxy war“ e non tiene per nulla conto della posizione del Santo Padre; il mio compito comunque è molto semplice: insegnare il tedesco ad Ilia e simpatizzare con lui per il suo popolo martoriato; non devo sposare le sue analisi politiche o quelle dei suoi genitori o di questo giornalista…


 „L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione «si configura essenzialmente come comunione missionaria».Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. Così l’annuncia l’angelo ai pastori di Betlemme: «Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo» (Lc 2,10). L’Apocalisse parla di «un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e a ogni nazione, tribù, lingua e popolo» (Ap 14,6)“ (Papa Francesco, EG, 23). Buona notte! 



(Wetterzeube, il 1.1.2024; solennità della Theotókos; 113esimo compleanno di mio nonno Vincenzo (Nani)) A proposito del concerto di ieri, di cui avevo parlato brevemente nella notte, volevo sottolineare che il dirigente era russo, Tugan Sokhiev e il baritono ucraino Iurii Samoilov.


Prologo di Gv 1, [11] Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. [12] A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,[13] i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati“ (εἰς τὰ ἴδια ἦλθεν, καὶ οἱ ἴδιοι αὐτὸν οὐ παρέλαβον. 12ὅσοι δὲ ἔλαβον αὐτόν, ἔδωκεν αὐτοῖς ἐξουσίαν τέκνα θεοῦ γενέσθαι, τοῖς πιστεύουσιν εἰς τὸ ὄνομα αὐτοῦ, 13οἳ οὐκ ἐξ αἱμάτων οὐδὲ ἐκ θελήματος σαρκὸς οὐδὲ ἐκ θελήματος ἀνδρὸς ἀλλ’ ἐκ θεοῦ ἐγεννήθησαν) - la mia breve preghiera davanti al presepio: Non ti sei fatto carne per il volere della carne, ma per il volere di Dio, Tuo Padre!  Che l’anno 2024 mi aiuti a comprendere questa semplice preghiera! 


Ieri Johannes A. mi ha scritto che il fratello vive ancora; ha ricevuto una terapia che gli permette di passare ancora qualche settimana con i suoi figli,  che sono ancora piccoli! 


„Cari fratelli e sorelle! L’odierna liturgia contempla, come in un mosaico, diversi fatti e realtà messianiche, ma l’attenzione si concentra particolarmente su Maria, Madre di Dio. Otto giorni dopo la nascita di Gesù, ricordiamo la Madre, la Theotókos, colei che "ha dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno" (Antifona d’ingresso; cfr Sedulio). La liturgia medita oggi sul Verbo fatto uomo, e ripete che è nato dalla Vergine. Riflette sulla circoncisione di Gesù come rito di aggregazione alla comunità, e contempla Dio che ha dato il suo Unigenito Figlio come capo del "nuovo popolo" per mezzo di Maria. Ricorda il nome dato al Messia, e lo ascolta pronunciato con tenera dolcezza da sua Madre. Invoca per il mondo la pace, la pace di Cristo, e lo fa attraverso Maria, mediatrice e cooperatrice di Cristo (cfr Lumen gentium, 60–61). - Iniziamo un nuovo anno solare, che è un ulteriore periodo di tempo offertoci dalla Provvidenza divina nel contesto della salvezza inaugurata da Cristo. Ma il Verbo eterno non è entrato nel tempo proprio per mezzo di Maria? Lo ricorda nella seconda Lettura, che abbiamo poco fa ascoltato, l’apostolo Paolo, affermando che Gesù è nato "da una donna" (cfr Gal 4,4). Nella liturgia di oggi grandeggia la figura di Maria, vera Madre di Gesù, Uomo–Dio. L’odierna solennità non celebra pertanto un’idea astratta, bensì un mistero ed un evento storico: Gesù Cristo, persona divina, è nato da Maria Vergine, la quale è, nel senso più vero, sua madre. - Oltre alla maternità oggi viene messa in evidenza anche la verginità di Maria. Si tratta di due prerogative che vengono sempre proclamate insieme ed in maniera indissociabile, perché si integrano e si qualificano vicendevolmente. Maria è madre, ma madre vergine; Maria è vergine, ma vergine madre. Se si tralascia l’uno o l’altro aspetto non si comprende appieno il mistero di Maria, come i Vangeli ce lo presentano. Madre di Cristo, Maria è anche Madre della Chiesa, come il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI volle proclamare il 21 novembre del 1964, durante il Concilio Vaticano II. Maria è, infine, Madre spirituale dell’intera umanità, perché per tutti Gesù ha dato il suo sangue sulla croce, e tutti dalla croce ha affidato alle sue materne premure. - Iniziamo dunque guardando a Maria questo nuovo anno, che riceviamo dalle mani di Dio come un "talento" prezioso da far fruttare, come un’occasione provvidenziale per contribuire a realizzare il Regno di Dio. In questo clima di preghiera e di gratitudine al Signore per il dono di un nuovo anno, sono lieto di rivolgere il mio deferente pensiero agli illustri Signori Ambasciatori del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che hanno voluto prendere parte all’odierna solenne Celebrazione. Saluto cordialmente il Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato. Saluto il Cardinale Renato Raffaele Martino e i componenti del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, esprimendo loro la mia viva riconoscenza per l’impegno con cui quotidianamente promuovono questi valori così fondamentali per la vita della società. In occasione della presente Giornata Mondiale della Pace, ho diretto ai Governanti e ai Responsabili delle Nazioni, come anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, il consueto Messaggio, che quest’anno ha per tema: "La persona umana, cuore della pace„. - Sono profondamente convinto che "rispettando la persona si promuove la pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per un autentico umanesimo integrale" (Messaggio, n. 1). È un impegno questo che compete in modo peculiare al cristiano, chiamato "ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti" (Messaggio, n. 16). Proprio perché creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), ogni individuo umano, senza distinzione di razza, cultura e religione, è rivestito della medesima dignità di persona. Per questo va rispettato, né alcuna ragione può mai giustificare che si disponga di lui a piacimento, quasi fosse un oggetto. Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo sempre presenti, dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza, che continuano a persistere in diverse regioni della terra, davanti al permanere di conflitti armati, spesso dimenticati dalla vasta opinione pubblica, e al pericolo del terrorismo che turba la serenità dei popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa, ho ricordato nel Messaggio, è "insieme un dono e un compito" (n. 3): dono da invocare con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi. - Il racconto evangelico che abbiamo ascoltato mostra la scena dei pastori di Betlemme che si recano alla grotta per adorare il Bambino, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo (cfr Lc 2,16). Come non volgere lo sguardo ancora una volta alla drammatica situazione che caratterizza proprio quella Terra dove nacque Gesù? Come non implorare con insistente preghiera che anche in quella regione giunga quanto prima il giorno della pace, il giorno in cui si risolva definitivamente il conflitto in atto che dura ormai da troppo tempo? Un accordo di pace, per essere durevole, deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona. L’auspicio che formulo dinanzi ai rappresentanti delle Nazioni qui presenti è che la Comunità internazionale congiunga i propri sforzi, perché in nome di Dio si costruisca un mondo in cui gli essenziali diritti dell’uomo siano da tutti rispettati. Perché ciò avvenga è però necessario che il fondamento di tali diritti sia riconosciuto non in semplici pattuizioni umane, ma "nella natura stessa dell’uomo e nella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio" (Messaggio, n. 13). Se infatti gli elementi costitutivi della dignità umana vengono affidati alle mutevoli opinioni umane, anche i suoi diritti, pur solennemente proclamati, finiscono per diventare deboli e variamente interpretabili. "È importante, pertanto, che gli Organismi internazionali non perdano di vista il fondamento naturale dei diritti dell’uomo. Ciò li sottrarrà al rischio, purtroppo sempre latente, di scivolare verso una loro interpretazione solo positivistica" (ibid.). -„Ti benedica il Signore e ti protegga… rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace" (Nm 6,24.26). E’ questa la formula di benedizione che abbiamo ascoltato nella prima Lettura. E’ tratta dal libro dei Numeri: vi si ripete tre volte il nome del Signore. Ciò sta a significare l’intensità e la forza della benedizione, la cui ultima parola è "pace". Il termine biblico shalom, che traduciamo "pace", indica quell’insieme di beni in cui consiste "la salvezza" portata da Cristo, il Messia annunciato dai profeti. Per questo noi cristiani riconosciamo in Lui il Principe della pace. Egli si è fatto uomo ed è nato in una grotta a Betlemme per portare la sua pace agli uomini di buona volontà, a coloro che lo accolgono con fede e amore. La pace è così veramente il dono e l’impegno del Natale: il dono, che va accolto con umile docilità e costantemente invocato con orante fiducia; l’impegno, che fa di ogni persona di buona volontà un "canale di pace“. - Chiediamo a Maria, Madre di Dio, di aiutarci ad accogliere il Figlio suo e, in Lui, la vera pace. Domandiamole di illuminare i nostri occhi, perché sappiamo riconoscere il Volto di Cristo nel volto di ogni persona umana, cuore della pace!“ (Papa Francesco, 2024?, no Benedetto XVI, 1.1.2007, nella basilica Vaticana. Omelia nella SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
XL GIORNATA MONDIALE DELLA PACE). 


Le letture del ciclo di letture B, nel quale ci troviamo quest’anno, è uguale a quello del ciclo A, a cui si riferisce l’omelia di  Benedetto XVI: Nm 6, 22-27; Gal 4, 4-7e Lc 2, 16-21. La prima lettura contiene „la solenne formula di benedizione dell’Antico Patto“ (Balthasar, Luce della Parola, 27). In questo contesto Balthasar ci fa riflettere su una cosa da brividi: videntem videre (Agostino). San Paolo ci aveva già avvertito che „il fatto che Dio ci guarda è molto più salutare del fatto che noi vediamo lui… vedere chi ci vede è per Agostino la sua prima beatitudine“ (Balthasar). Dio è uno che ci guarda e guardandoci ci benedice! - Ci insegna Balthasar che porre l'hanno sotto la protezione della maternità di Maria e quindi del suo cuore, non significa fare un gesto sentimentale, perché Maria ed in lei la Chiesa sono „inesauribile vaso della memoria e dell’interpretazione" del Logos concreto ed universale. In Israele sul monte Carmelo, Konstanze ed io, per mano di don Andreas, ci siamo consacrati ai cuori di Gesù e Maria. Ascoltiamo Balthasar nella tradizione del padre Sommavilla SJ: „Noi non saremo figli del Padre, se non avessimo lo Spirito e il sentimento del Figlio, e questo Spirito ci fa gridare con gioia, con riconoscenza, anzi con entusiasmo verso il Padre: „Sì, Tu sei realmente il nostro Padre“. Ma in questo non dimentichiamo che questo Spirito fu mandato per la prima volta alla madre, come Spirito che le portò il Figlio e così in quanto Spirito del Figlio è anche Spirito del Padre, e che il giubilo a questo riguardo, il giubilo che non si spegne mai attraverso la storia della chiesa, risuona nel Magnificat della madre. È una preghiera di lode che risuona verso il Padre interamente dallo Spirito del Figlio, una preghiera personale ed a un tempo ecclesiale, che abbraccia ogni grazia da Abramo fino ad oggi, il miglior avvio per il nuovo anno.“ (Luce della Parola, 28). 


Ecco il Magnificat: Luca 1, [46] Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore [47] e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, [48] perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. [49] Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: [50] di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. [51] Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; [52] ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; [53] ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. [54] Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, [55] come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". Amen! 


Ieri in San Pietro Mons. Gänswein ha celebrato una Santa Messa per Benedetto XVI: „Benedetto XVI è "esempio luminoso", ha detto monsignor Gänswein nell'omelia. "Restiamo uniti anche con Benedetto XVI, sinceramente grati a Dio per il dono della sua vita, la ricchezza del suo magistero, la profondità della sua teologia e l'esempio luminoso di questo 'semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore'", ha detto Gänswein citando le parole che lo stesso Benedetto pronunciò al momento della sua elezione a Pontefice.  Gänswein ha pronunciato l'omelia fermandosi un paio di volte per la commozione“.


Abba nostro…


Dall’Angelus del Papa, la bellissima formula: Maria,  cattedrale del silenzio! Un giornalista tedesco del settimanale „Die Zeit“ ha accusato il Papa di non prendere posizione chiara contro Hamas; in vero forse intendeva che non prende posizione chiara per l’amministrazione Netanyahu; per la pace il Papa prega ogni domenica! 


(Pomeriggio) Ai rami dell’istituto della carità di Rosmini, che avevo già citato l’altro giorno (ascolto delle confessioni; istruzione dei protestanti; educazione dei chierici, visita degli infermi e assistenza ai moribondi, Esercizi spirituali, cura spirituale delle prigioni) si aggiungono nel diario del sacerdote di Rovereto le missioni e lo scrivere i libri. Per quanto riguarda l’elezione del Superiore Rosmini non da per scontato, per nulla, che il Superiore dovrà essere lui; dal 21 al 23 ottobre del 1830 verrà fatto un digiuno per le elezioni del superiore e Rosmini vuole che il suo confessore, padre Loewenbruck,  operi una seria correzione dei suoi difetti - C’è una frase del Rosmini che mi ha impressionato molto e che ha pronunciato quando è morto uno dei suoi migliori amici e sostegni, don Giulio Todeschi: „Iddio mi toglie via uno dopo l'altro i miei sostegni, affinché io impari a dipendere da lui solo, senza alcun appoggio di mezzi umani“ (Diario, 93 alla nota 31). Nel diario di Adrienne von Speyr ed Hans Urs von Balthasar, „Cielo e Terra“, una delle cose che mi aveva impressionato erano le morti di Montecassino. Si erano appena fatti i primi passi della fondazione della Comunità di san Giovanni che veniva richiesta dal Cielo la morte di Adrienne. Sia in quello che accade al Rosmini sia in quello che accade a Balthasar io ci vedo una manifestazione della logica di Dio, una logica del tutto diversa dalla nostra; i due avvenimenti sono simili anche se Don Giulio è morto per davvero, mentre Adrienne no. 


Gli avvenimenti, e le loro narrazioni, a riguardo della violenza scoppiata in Galizia e nelle città di Cracovia e Tarnow nel 1846 sono molto interessanti; mentre il Rosmini portava avanti la sua opera di carità, iniziata già alcuni anni prima, nella modalità della rivolta si compieva una violenza che si auto-generava. Anche contadini, che fino a pochi mesi prima, andavano in chiesa, le saccheggiavano ed uccidevano violentemente i loro nemici. Clark, come ho già detto l’altro giorno, parla di almeno due rivolte: quella dei nobili polacchi e quella dei contadini. Ma non solo gli eventi, che non possono forse essere ricostruiti con la precisione necessaria, ma anche le loro narrazioni sono molto interessanti; a seconda di chi narra un avvenimento o un supposto tale vengono sottolineati (forzati) o inventati fatti. Molto interessante è  il dipinto di Jan Nepomucen sui massacri in Galizia (Clark, 116) - probabilmente nulla di ciò che è stato dipinto corrisponde al vero, ma corrisponde ad una certa narrazione: cattivi contadini pagati dagli austriaci uccidevano i nobili, etc; e questa narrazione pittorica ha contribuito alla formazione della pseudo memoria dell’ élite polacca…



(Notte) Tra l’altro, Cracovia si trova a sei/sette ore di macchina da qui. 


Ieri, dopo la Santa Messa, il cappellano per la festa della Santa Famiglia ha offerto una benedizione per le famiglie presenti in Chiesa. 


Oggi ho compilato la dichiarazione (testamento biologico) sul che fare in caso che in una mia malattia non possa più esprimermi. Dr. Centner dei „Memores“ mi ha consigliato di non scrivere frasi, che sono pur sempre „statiche“, ma di scrivere le persone che avranno il diritto di parlare per me; nel modulo dei vescovi ho scritto i nomi di Konstanze, Ferdinand e Johanna, che sanno che non voglio una trattazione massimale, ma ottimale (O. Höffe); che sono contro l’eutanasia, ma anche contro un prolungamento insensato della mia vita in forza delle nostre capacità tecniche…


Domani Johanna compie 29 anni; oggi sono arrivati da noi, per festeggiare questo evento insieme con noi, cosa che mi/ci da tanta gioia. Ultimamente ho imparato da lei l’importanza del gioco; quando lei e Davide sono da noi giochiamo insieme e il tipo di giochi che lei preferisce sono quelli in cui si gioca insieme con un compito e non l’uno contro l’altro. 


La Parola ha in sé una potenzialità che non possiamo prevedere. Il Vangelo parla di un seme che, una volta seminato, cresce da sé anche quando l’agricoltore dorme (cfr Mc 4,26-29). La Chiesa deve accettare questa libertà inafferrabile della Parola, che è efficace a suo modo, e in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi“ (Papa Francesco, EG, 22). - credo che nel mio diario si veda quale importanza abbia la Parola per la mia vita. Le prediche che io amo di più e che mi aiutano di più sono proprie quelle che si orientano alle letture proposte, come fa padre Balthasar in „La luce della Parola“. Chissà se la Piemme lo ha ancora nel catalogo, ora che appartiene a Mondadori? 


Vi è una linea da tracciare da Simone Weil a Paul Kingsnorth: „la macchina, il metodo si trova nella cosa, non nello spirito“; Paul è diventato cristiano ortodosso perché ha cercato e trovato lo spirito. Simone fa un paragone con l’algebra: „il metodo si trova nei segni, non nello spirito“. Sia la macchina che l’algebra hanno un carattere „universale“, ma non cattolico, perché questo ha sempre a che fare anche con lo spirito, soprattuto con lo spirito. Mentre nella macchina e nell’algebra „ciò che è stato capito una volta si riproduce una quantità illimitata di volte“. Penso ai monopattini che si trovano dappertutto nelle città. Nella filosofia invece „si ricomincia a capire ogni volta“ (Quaderno 1, 138). Nella tecnica ciò non è necessario: „perché è inutile, perché fa perdere tempo, e per altri ragioni ancora“. „Queste applicazioni automatiche conducono di per sé a scoprire cose nuove; allora si inventa senza pensare“ - detto sinteticamente: il pensare „diventa uno strumento“, la ragione diventa strumentale, non più radicale, né stupita. La macchina vuole una tecnica „che da maggior rendimento“; la filosofia una „tecnica (una percentuale di tecnica è necessaria anche nel pensiero; rg) che dà maggior libertà“ e questa questione della libertà ha sommamente a che fare anche con il lavoro; dove dominano le generalità, che Weil chiama „universale“, allora la persona è risucchiata nella collettività e nelle sue esigenze. La scuola muore sotto questo tipo di universalità strumentale; la proposta educativa deve ritornare alla persona, alla libertà e allo spirito…una reazione solo strumentale al disastro delle valutazioni chiamate „Pisa“ non potrà mai essere una reale risposta… 



(Wetterzeube, il 31.12.23; domenica della Santa Famiglia; ultimo giorno dell’anno; primo anniversario della morte di Papa Benedetto XVI) 


Oggi è la festa della Santa Famiglia di Nazaret. Nella liturgia il brano del Vangelo di Luca ci presenta la Vergine Maria e san Giuseppe che, fedeli alla tradizione, salgono a Gerusalemme per la Pasqua insieme con Gesù dodicenne. La prima volta in cui Gesù era entrato nel Tempio del Signore era stata quaranta giorni dopo la sua nascita, quando i suoi genitori avevano offerto per lui «una coppia di tortore o di giovani colombi» (Lc 2,24), cioè il sacrificio dei poveri. «Luca, il cui intero Vangelo è pervaso da una teologia dei poveri e della povertà, fa capire … che la famiglia di Gesù era annoverata tra i poveri di Israele; ci fa capire che proprio tra loro poteva maturare l’adempimento della promessa» (L’infanzia di Gesù, 96). Gesù oggi è di nuovo nel Tempio, ma questa volta ha un ruolo differente, che lo coinvolge in prima persona. Egli compie, con Maria e Giuseppe, il pellegrinaggio a Gerusalemme secondo quanto prescrive la Legge (cfr Es 23,17; 34,23 ss), anche se non aveva ancora compiuto il tredicesimo anno di età: un segno della profonda religiosità della Santa Famiglia. Quando, però, i suoi genitori ripartono per Nazaret, avviene qualcosa di inaspettato: Egli, senza dire nulla, rimane nella Città. Per tre giorni Maria e Giuseppe lo cercano e lo ritrovano nel Tempio, a colloquio con i maestri della Legge (cfr Lc 2,46-47); e quando gli chiedono spiegazioni, Gesù risponde che non devono meravigliarsi, perché quello è il suo posto, quella è la sua casa, presso il Padre, che è Dio (cfr L’infanzia di Gesù, 143). «Egli – scrive Origene – professa di essere nel tempio di suo Padre, quel Padre che ha rivelato a noi e del quale ha detto di essere Figlio» (Omelie sul Vangelo di Luca, 18, 5). - La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà. Oggi pertanto è doverosa una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo. Imitando la santa Famiglia di Nazaret, i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell’educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l’esempio personale. Nello stesso tempo preghiamo perché ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall’amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). L’amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio. - Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19), e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51), ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia. Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe“ (Benedetto XVI, Angelus, Piazza san Pietro, Domenica, 30.12. 2012). - Qui il Santo Padre Benedetto XVI, nella prima frase che ho messo in corsivo, usa la parola „amico“ nel senso di „compagno di giochi e di scherzi“ (il che non vuol dire che genitori non possano giocare con i loro figli). Amicizia nel senso di Gv 15 ha a che fare nel senso più profondo con la donazione dell’essere… PS Benedetto XVI aveva commentato un altro ciclo di letture evangeliche; ma papa Francesco oggi ha sottolineato anche la povertà della famiglia di Nazareth e la sua capacità di stupore. Oggi il Papa ha ricordato anche Benedetto XVI ed ha detto che prova tanto affetto per lui ed ha fatto applaudire la piazza in memoria del papa bavarese. 


In occasione del primo e anniversario della morte di Benedetto XVI Paolo Martinelli, che ha scritto un dottorato sul pensiero di von Balthasar e che è già stato ausiliare nell’ arcidiocesi di Milano e che ora è il vicario apostolico dell'Arabia meridionale, ha scritto una bella riflessione su „Benedetto XVI, un padre della Chiesa“ apparsa nella home page della chiesa di Milano (31.12.23). In verità l’articolo dovrebbe essere letto nella sua interezza, io ne cito alcuni passaggi, con un breve commento; sono del tutto d’accordo che Benedetto XVI è stato ed è un vero padre della Chiesa. - „La domanda sulla sua eredità crescerà sicuramente nel tempo. Certamente il gesto delle dimissioni resterà nella storia della Chiesa e dell’umanità come un atto di profonda umiltà e di consapevolezza del cambiamento di epoca in cui siamo immersi. Ma non è certo l’unica eredità. Ci sono molti livelli per approcciare l’opera di Ratzinger – Benedetto XVI. Soprattutto leggendo le sue omelie pronunciate da Sommo Pontefice si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un padre della Chiesa. Si sente la preziosità di un pensiero di fede maturo, capace di cogliere il mistero celebrato nelle sue implicazioni profonde per il tempo presente. Non credo sia azzardato immaginare che alcune delle sue omelie in futuro potranno essere tra le letture del Breviario, come troviamo oggi le pagine di Sant’Agostino o di San Tommaso. Molti suoi testi, semplici e profondi, sono sicuramente destinati a rimanere nei secoli“ (Martinelli). In questo padre della Chiesa Martinelli vede uno che ha dato espressione alla „capacità del cristianesimo di interloquire con i cambiamenti della storia senza aver bisogno di tradire la propria natura“. Dalla sua prima enciclica (Deus caritas est) Martinelli cita la frase di colore giussaniano: „Il tema dell’essenza del cristianesimo troverà ulteriori espressioni negli anni successivi, come per esempio nella enciclica Deus Caritas est, dove si ricorda che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (n. 1). Per quanto le decisioni etiche siano di importanza anche vitale, in primo luogo quella che si basa sulla differenza tra qualcosa e qualcuno (Robert Spaemann), rimane il fatto che la prima cosa che muove il nostro cuore, come so da tutta la mia esperienza di vita, è l'incontro con persone, e quelle più credibili, che ho incontrato personalmente, erano persone che rinviavano al grande incontro con Cristo (don Paolo Gariglio, padre Balthasar, Ferdinand Ulrich…a suo modo anche mia mamma ed in modo meno pio, ma più profondo, mia moglie). Della lettura che feci negli anni passati del libro che più ho amato di Ratzinger/ Benedetto XVI, la trilogia su Gesù di Nazareth, Martinelli si esprime così: „il testo Gesù di Nazareth è un tentativo appassionato e rigoroso di restituirci il volto del “Cristo reale”, di cui vive la fede del popolo cristiano“. Il vicario apostolico dell’Arabia meridionale esprime anche un pensiero a riguardo dell’ermeneutica del Concilio Vaticano II che  noi qui in Germania, se non vogliamo soccombere ad uno scisma, dovremmo comprendere molto bene e al più presto: „Inoltre, rimane un capitolo aperto l’insieme dei suoi testi che riguardano l’interpretazione del Concilio Vaticano II, al quale partecipò come giovane esperto: sia quelli scritti all’indomani della chiusura del Concilio, sia gli interventi come Sommo Pontefice riguardo alla interpretazione del Concilio stesso. La differenza evidenziata tra l’ermeneutica della rottura/contrapposizione o della riforma nella continuità rimane a tutt’oggi una questione chiave per chiunque voglia fare i conti con il Concilio “reale”“(Martinelli). Per quanto riguarda il dialogo interreligioso, che qui nel diario ho approfondito in modo particolare in dialogo intimo con la figura grandissima di Padre Paolo Dall’Oglio SJ, Martinelli scrive: „Sulla scia dell’insegnamento del Vaticano II, Benedetto XVI ha sostenuto il dialogo interreligioso, incentrandolo soprattutto sulla promozione della pace e la ricerca della verità. Sulle orme del suo predecessore, le diverse religioni vengono invitate al confronto innanzitutto per smascherare ogni tentativo di giustificare la violenza in nome di Dio, riconoscendo inequivocabilmente, a partire dai cristiani, gli errori compiuti nel passato. Inoltre, denunciando la disumanità di un mondo senza Dio, come si e’ tragicamente manifestato nei conflitti del XX secolo, invita le religioni a mostrare il carattere umanizzante della ricerca di Dio, fonte della vera pace. In questa ricerca, Benedetto XVI include in modo originale anche coloro che pur non credendo in Dio, sono autentici “pellegrini della verità e della pace”. Questa impostazione emergerà soprattutto ad Assisi nell’ottobre 2011, 25mo anniversario del primo incontro interreligioso promosso da san Giovanni Paolo II, dove oltre ai rappresentanti delle religioni vengono invitati esponenti del mondo laico“ (Martinelli). Ovviamente su questo punto vi è una linea ben precisa di continuità da san Giovanni Paolo II, attraverso Benedetto XVI fino a Papa Francesco (non ho citato San Giovanni Paolo I solamente per la brevità del pontificato). L’articolo del vicario apostolico finisce con un rinvio alla „testimonianza“ di Benedetto XVI, un’idea di testimonianza che lo ha fatto anche piangere al cospetto degli abusi di minorenni, avvenuta nella Chiesa: „Infine, vorrei ricordare il tema della testimonianza come questione chiave per il futuro del cristianesimo. Tema che lo accomuna per molti aspetti al suo successore, papa Francesco. Celeberrimo è il suo discorso sull’Europa, pronunciato poco prima di essere eletto a sommo pontefice: «Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto le porte dell’incredulità… Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini». Il cristianesimo non si diffonde per «proselitismo», ma per «attrazione» afferma papa Francesco in Evangelii Gaudium, citando Benedetto XVI. È l’attrattiva della testimonianza. Benedetto XVI è stato certamente un testimone credibile della fede. In ciò che ha fatto, ha detto e ha vissuto, come teologo, come pastore, come Sommo Pontefice, fino agli ultimi anni come Papa emerito, dedicati alla preghiera e allo studio, mostrano al mondo e alla storia la statura di un uomo di Chiesa totalmente dedicato alla sua missione, di cui saremo sempre grati: «Un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore»“. Sono molto grato di quest’articolo così bello, semplice e profondo, che mi permette di fare memoria di questo grandissimo padre della Chiesa. Non mi stupisce per nulla che una persona che abbia scritto un dottorato su von Balthasar giunga ad una tale chiarezza di giudizio! 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ne „Il Giornale“ di oggi Vittorio Feltri ha scritto l’articolo più bello che ho letto in italiano sulla guerra in Ucraina; mi fa riflettere molto che un uomo così sarcastico ed ironico sappia essere così profondamente „buono“ (nel senso del trascendentale dell’essere) in quello che afferma. Avendo per quasi due anni scritto queste cose (in modo particolare nel diario notturno) nel mio diario, mi permetto di citare per intero l’articolo sintetico di Feltri : „Brutto segno, quando le trombe di Zelensky tacciono e sulle prime pagine di giornali e Tg la guerra in Ucraina è nascosta in un angolino senza gloria. Vuol dire che va malissimo per Kiev e - dato che ci siamo messi pesantemente in mezzo con parole altisonanti e armi non proprio all’altezza - pure per l’alleanza atlantica, per cui i governi occidentali tacciono, e da noi maggioranza e opposizione preferiscono scannarsi, non su missili e carri armati da esportare gratis sul Mar Nero e in Donbass, ma su impalcature e piastrelle per le facciate di vecchi palazzi a cui mettere o no un cappottone di laterizi finanziati dall’erario.

Con questa spatafiata vi sto dando in realtà una notizia che ufficialmente non esiste. La guerra tra Russia e Ucraina (+Nato) la sta vincendo Putin. La saggezza imporrebbe di sistemare la questione  definendo con bravi geometri e geografi alcune pratiche territoriali relative a Crimea e zone russoparlanti dell’Ucraina per assegnarle, magari dopo scontato referendum, allo Zar che le pretendeva dall’insorgere dello scontro.

La faccenda si poteva risolvere due anni fa, prima delle prevedibilissimi distruzioni immani e del mezzo milione di morti tra soldati e civili distribuiti su entrambi i fronti (dei cimiteri), ragazzi e ragazze gettati nel falò secondo i costumi militari che entrambi i contendenti hanno ereditato da Stalin e dai suoi marescialli, secondo cui la ghirba degli altri, fossero pure connazionali, è safricabilissima agli interessi della cricca al potere. Un po’ di retorica e avanti con la prossima ondata di predestinati alla fossa.

Rispetto l’anelito di libertà del popolo ucraino aggredito, ma constato che esso è stato sequestrato e trasformato in sconsiderato massacro della sua povera gente da un comico diventato capo dello Stato, il quale ha fatto finta di credere che i pigri e opulenti popoli occidentali sarebbero stati disposti al supremo sacrificio della bolletta del gas e addirittura a schierare i propri soldatini a difendere Kherson oppure Mariupol dalle pretese di Putin. Qualcuno ci ha creduto davvero tra i nostri tamburini guerreschi che chiamavano l’Occidente alla difesa dei sacri valori calpestati dal despota orientale?

È antipatico ricordarlo, ma predissi due anni fa questa deriva disastrosa, venendo perciò trattato da cinico egoista proteso a custodire il proprio orto e la sua insalata. Non amo l'insalata, e non posseggo l’orto, adoro la libertà, anche quella degli ucraini, ma mandarli a morte non ha reso libero nessuno. Sostenni allora, e lo ripeto adesso, che la spaventosa disparità delle forze in campo imponesse di fermare il rombo dei cannoni disponendosi a concessioni. Con un piccolo particolare che è tuttora trascurato nelle analisi dei dotti: la dotazione russa di seimila ordigni nucleari di ogni gamma di potenza, trasferibili su bersagli con missili ipersonici. Ci era stata fatta passare l’idea che lo Zar di Mosca, e il suo popolo piuttosto rozzo, fossero disposti gentilmente a tenere nello scantinato queste attrezzature perché certe cose non si fanno, anche se gli americani già avevano provveduto alla medesima bisogna nel 1945. Balle. In caso di minaccia esistenziale, se uno può salvarsi la pelle, non ha remore: mors tua vita mea. Questa è, da Caino e Abele in poi, la regola suprema delle guerre quando non si trova un accordo che le fermi prima.

I russi non hanno mai perso una guerra da quelle parti dove urla il vento e fischia la bufera, le orde di mongoli e tartari si sono schiantate, gli ottomani hanno perso a fine 700, stessa sorte per Napoleone e Hitler. 30 e rotti Paesi della NATO sin dall’inizio hanno escluso di impegnarsi direttamente con i propri soldati a mettere i loro scarponi nel fango ucraino. E se sai che l’avversario non è disposto a dare personalmente la vita, e a scendere in campo, costui ha già perso. Nella mia giovinezza esistenzialista adoravo Camus e Pavese. Quest’ultimo annotò nel suo diario: «Da uno che non è disposto a dare la vita per te, non dovresti accettare neanche una sigaretta». Figuriamoci un missile o un carro armato.  

Detto questo. È chiaro come il sole che Putin resta l’aggressore e Zelensky l’aggredito. Ma l’onestà intellettuale, senza bisogno degli algoritmi da intelligenza artificiale, sarebbe bastata a spingere ad accordi, risparmiando alluvioni di sangue. Sarebbe bastato allora che i loro ( e nostri) capi attingessero alla saggezza del Vangelo dove Gesù, che nonostante tutto preferisco a Zelensky, sistemò la questione così:«…qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si metta prima a sedere ed esamini se possa, con diecimila uomini, affrontare chi gli viene contro con ventimila? Altrimenti, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattare la pace». È tardi per trattare? Non è mai troppo tardi per fermare la guerra“ (Vittorio Feltri, La guerra si può fermare, Il Giornale, 31.12.23).  


NB: Il presente diario notturno è stato aperto per più di mille volte. 

(Notte di san Silvestro) Oggi pomeriggio siamo andati alla „Semperoper“ di Dresda e abbiamo ascoltato un concerto con opere di Mozart, Strauss ed Offenbach, che è stato anche fatto vedere in ZDF; il Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 di Mozart, in particolare, mi ha toccato il cuore; il pianista era il tedesco-russo Igor Levit, che avevo ascoltato a lungo, tramite Apple, qualche tempo fa. Davvero un "artista eccezionale". Il direttore d'orchestra russo Tugan Sokhiev è stato molto bravo e divertente. Anche il baritono ucraino Iurii Samoilov (vestito in modo scanzonato) e la cantante sudafricana Golda Schultz (con uno stupendo abito rosso) erano bravi e divertenti; infine mi ha fatto particolarmente piacere aver potuto identificare correttamente l'arpa, che era suonata da una giovane ragazza, a circa 10 metri da noi. 



Tra gli altri la cantante sudafricana Golda Schultz


„La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria. La sperimentano i settantadue discepoli, che tornano dalla missione pieni di gioia (cfr Lc 10,17). La vive Gesù, che esulta di gioia nello Spirito Santo e loda il Padre perché la sua rivelazione raggiunge i poveri e i più piccoli (cfr Lc 10,21). La sentono pieni di ammirazione i primi che si convertono nell’ascoltare la predicazione degli Apostoli «ciascuno nella propria lingua» (At 2,6) a Pentecoste. Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Il Signore dice: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1,38). Quando la semente è stata seminata in un luogo, non si trattiene più là per spiegare meglio o per fare segni ulteriori, bensì lo Spirito lo conduce a partire verso altri villaggi“ (Papa Francesco, EG, 21) - Questa mattina il giovane cappellano Julian Kania ha consigliato tre punti per la lista dei propostiti nel 2024: cura della propria anima, cura della propria famiglia, cura di Gesù. Aggiungerei solo ciò che ho messo qui in corsivo del testo del papa: annunciare il Vangelo con gioia nella dinamica dell’esodo e del dono.


E l’ultimo pensiero dell’anno va a Etty, che in una lettera del novembre del 42 desidera quasi di prendere il treno dei deportati! La fuga non aiuta mai, dammi Signore questa maturità della mia giovane amica ebrea.


(Wetterzeube, il 30.12.23; ottava di Natale) Grazie, caro Jeremias (un padre agostiniano di Erfurt, mio confessore), per questo invito a lavorare sodo (per la pace, per la giustizia e per l'integrità del creato (a proposito, queste sono le tre profezie che il Papa ci ha affidato). Avevo appena finito di meditare un testo di sant'Agostino sulla prima lettera di san Giovanni quando mi è arrivato il tuo post. Il grande teologo della grazia dice che senza questo lavoro Dio non può fare nulla; non può sostituirsi al nostro lavoro, ma consolante in Agostino è il seguente pensiero: "Rimani, perché egli rimane sempre, persevera nel cammino verso di lui, perché ovunque tu ti volga, egli non si allontana" (La prima lettera di San Giovanni, Friburgo 2023, 93). Quindi in questo duro lavoro siamo abbastanza liberi di sperimentare e possiamo sperare che Egli non si allontani da noi... Per Agostino questo duro lavoro non è attivismo (ognuno fa quello che può), ma preghiera: "quando preghi: „sei stato il mio aiuto", fai qualcosa, perché se non fai nulla, come può aiutarti?". (94). Tuo, Roberto - questo era uno dei due aspetti che volevo rielaborare nella mia meditazione. L'altro è la questione della speranza: qui Agostino vede una fratellanza tra San Paolo e San Giovanni (Rom 8, 24 sg e 1 Gv 3,3): speranza significa che pur non vedendo, persistiamo nella pazienza verso qualcosa che è certo, come ci ricordava ieri il cardinale Scola, in un articolo del „Sussidiario“, ma che è certo nella modalità della speranza, non della visione. È vero che il verbo „sperare“ in latino si costruisce con l’ACI e non con l’“UT“, per questo si tratta di una affermazione certa e non di un desiderare astratto, ma pur sempre un’ affermazione certa nella modalità dell’attesa. Voglio continuare il lavoro con la Filocalia, ma Agostino in questo momento mi aiuta di più, perché non parla di una ‚deificazione’. Noi dobbiamo diventare santi ‚come‘ è santo Dio, ma questo ‚come‘ non è nella modalità della uguaglianza o del „medesimo valore“; questo ‚come‘ è nella modalità della similitudine. Similitudine significa anche differenza; anche nell'eternità non saremo santi come Dio nella modalità dell’uguaglianza, perché anche nell’ eternità, che tra l'altro è già cominciata o meglio che non è mai cominciata, noi non siamo Dio, grazie a Dio, il nostro peccato più grande e l'orgoglio cioè il sapere come „begreifen“ (capire impossessandosi), tantomeno siamo oggi uguali a Dio. I nostri tentativi di santità sono del tutto ironici, per riprendere una formula di Don Giussani. La nostra grande speranza, però, consiste nel fatto che siamo voluti e creati da Dio e non dal diavolo; il diavolo non è il nostro creatore, è il nostro tentatore, ma non il nostro creatore; sarà importante che tutti i figli di Abramo imitino questo loro padre nella modalità della fede, della fede nell'unico creatore. Ogni nostro lavoro è dentro il Suo lavoro. E Lui il grande lavoratore. Il pelagianesimo diffuso oggi corre il rischio di farci dimenticare questa prima e grande verità: il lavoro di Dio viene prima di ogni nostro lavoro.


Abba nostro…


(Pomeriggio) Nel 1828 Rosmini ha 31 anni (cfr. Diario, edizione citata, 88-90). Del suo rapporto con Pio VIII vorrei tener presente alcuni criteri che mi sembrano di grande importanza per la vita spirituale. In primo luogo l’ascolto obbediente del Rosmini di quanto il Papa ha da dirgli, ma anche una corrispondenza intima: quello che gli dice il Papa è quello che da sempre lui pensa su questi temi: in primo luogo che l’Istituto della Carità cominci come cosa piccola (non è una congregazione grande come quella iniziata da SPN); sarà il Signore che la potrà allargare. La Provvidenza è il regista principale dell’agire ecclesiale ed umano. Per esempio io mi fido nella provvidenza traducendo l’Homo Abyssus (non ho né un redattore né un editore) e come ho scritto ieri: se andrà bene non sarà merito solo mio; se va male l’unico che ci perderà sarò io (ma anche questo non è vero, perché io cresco con la traduzione). Secondo che il Rosmini deve scrivere e non spendere tutte le sue energie nella vita attiva. Scrivere con la seguente motivazione: le persone di quel tempo hanno bisogno di ragionamenti, di una filosofia cristiana, teorica e pratica. Qui ci vedo una grande vicinanza con il mio compito, sebbene io abbia un’azione ancora più piccola di quella del Rosmini e poi non essendo un sacerdote non ho bisogno di un’assenso del Papa, almeno non diretto. A me sembra che oggi manchi, almeno qui in Europa una filosofia cristiana, teorica e pratica, coscientemente cristiana, anche se qua e la vi sono alcuni pensatori (per esempio il lavoro ottimo di Borghesi sulla biografia intellettuale del Papa; nel mondo giuridico c’è Ciro Sbailò). Negli USA ci sono alcuni bravi come Adrian Walker e Mark Shiffman.  Per ritornare al Rosmini. I rami dell’istituto della carità sono di importanza elementare anche per la Fraternità di CL e di fatto essa agisce in questa direzione, anche se forse è cresciuta troppo velocemente. Ecco i rami: l’ascolto delle confessioni (85-86); l’istruzione dei protestanti (per me qui nella diaspora luterana ed agnostica ciò ha un’importanza vitale, anche se questa educazione deve essere fatta con un animo ecumenico) (86); l’educazione dei chierici (87); la visita degli infermi e l’assistenza dei moribondi (87); gli Esercizi spirituali (88); la cura spirituale delle prigioni (88). Etc. 


(Notte) Le rivolte in Galizia nel 1946 (cfr. Christopher Clark) sono da datare appena 18 anni dopo questo dialogo tra Pio VIII e Rosmini e nove anni prima della morte del sacerdote filosofo italiano. Queste proteste in Galizia, che hanno perlomeno un duplice volto: l’aristocrazia polacca contro l’impero austriaco di Ferdinando e i contadini contro l’aristocrazia polacca, fanno vedere quanto complessa e non feconda può essere l’idea di rivolta, di rivoluzione e quanto più efficace e di lunga durata sia l’idea di „risorgimento“ di Rosmini…


„CAPITOLO PRIMO

LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA

19. L’evangelizzazione obbedisce al mandato missionario di Gesù: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). In questi versetti si presenta il momento in cui il Risorto invia i suoi a predicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo, in modo che la fede in Lui si diffonda in ogni angolo della terra.

I. Una Chiesa in uscita

20. Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: «Va’, io ti mando» (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: «Andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,7). Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo“ (Papa Francesco, Evangelii gaudium). - è chiaro che in queste parole si trova il senso della mia vita e di quella di Konstanze: andare fuori, chiesa in uscita. Più in uscita di così è forse solo possibile in Giappone o Cina…e per quanto riguarda il nostro parroco, Andreas, nell’amicizia con lui, nel suo coinvolgersi con il mondo della scuola, nei diversi progetti (Juventusfest, Armenia, Dolomiti, Servizi della Parola e qualche rara volta anche nell’insegnamento), è uscito dalle strutture parrocchiali per incontrare i giovani con le loro domande di fede, la dove sono i nostri giovani…oggi mangiando insieme nel ristorante sulla torre di Jena abbiamo ricordato alcune persone che in forza del suo coinvolgimento hanno potuto fare alcuni passi in direzione della Chiesa… PS Dopo il pranzo siamo andati nella piccola chiesa di Kahla che ha una bellissima acustica ed abbiamo pregato i Vespri.


Nel dialogo con Simone Weil mi confronto oggi con due pensieri. 1) La differenza tra arte e gioco per Simone consiste „negli ostacoli inevitabili“, „nella necessità“. La prima li fa suoi, li prende sul serio; il secondo è sospensione del reale, per l’appunto della necessità. Credo che abbiamo anche bisogno di giocare, ma molto di più di qualcosa (arte, filosofia) che ci permetta di prendere sul serio la necessità reale, in  modo che non sia un macigno che ci schiaccia; dobbiamo imparare „il senso necessario dell’essere“ (Ulrich) che consiste nella gratuità dell’amore e della giustizia. 2) „Non si può dipendere dagli essere umani senza aspirare a tiranneggiarli. È questa la fonte di tutte le crudeltà private e pubbliche“ (Quaderno 1, 137). Su questo dobbiamo lavorare; possiamo fare delle proposte, ma non tiranneggiare nessuno, né nella scuola né nella famiglia né nella Chiesa. La gente accanto a noi deve sentirsi libera! Accanto a me! 


(Wetterzeube, il 29.12.23; Ottava di Natale; Thomas Becket, vescovo di Canterbury e martire, 1170)


Se uno mi chiedesse di dire in sintesi quale è il senso di questo lavoro, che dura da più di un anno, con i testi ignaziani, interpretati da Balthasar, che vivo come esercizi nel quotidiano, direi quello che Balthasar stesso riassume in modo del tutto geniale (cfr. Antologia-Servais, 369-370): per quanto dobbiamo curare il nostro „Selbstsein“ (essere se stesso), „riposare in se stessa“ (Etty) la cifra ultima di appartenenza a Cristo, è la seguente disponibilità: „Tu hai fatto per me ciò che vi è di più estremo, come non potrei fare ciò che posso?“. Al cospetto della Sua Croce e della sua discesa all’inferno come non voler imparare ad offrire le poche umiliazioni che ci accadono nella piccola via del quotidiano? Il tema si ripete in tutta la storia dei santi, da sant’Ignazio di Antiochia (con alcune accentuazioni che sembrano quasi pazze), alla regola benedettina (articolo 7), agli Esercizi di SPN, come abbiamo visto qui nel diario. Balthasar ci aiuta a comprendere che se togliamo questa disponibilità alla sequela da Agostino, da san Francesco (ma aggiungo io, anche da Papa Francesco), da Giovanni della Croce, dalla grande e della piccola Teresa, da Charles de Jesus e da Teresa di Calcutta ed ovviamente anche dal santo di questo giorno (cui Donald Trump ha dedicato una festa nazionale), non rimane nulla di ciò che stava a loro a cuore, se non forse un „umanesimo strambo“ o una fraternità angelica, pericolosissima, come ci ricordano Pascal (Papa Francesco), Simone Weil: „chi fa l’angelo fa la bestia“ (profondo)“ (Simone Weil, Quaderno I, 134).  PS questo va detto pur apprezzando come dono la „leggerezza“ dei „Wind Concertos“ (Orpheus Chamber Orchestra, 2002).


Per finire la giornata, ieri notte,  in memora dello scomparso politico Wolfgang Schäuble, con cui ieri mi sono confrontato a lungo, ho ascoltato i concerti per pianoforte ed orchestra, numeri 20 (K. 466; cadenza di Ludwig van Beethoven) ) e 23 (K. 488) di Wolfgang Amadeus Mozart,  in un’edizione del 2012, con Annie Fischer e l’orchestra filarmonica di Sir Adrian Boult. Visto che quest’ultimo è morto nel 1983 e visto che è stato direttore dell’orchestra filarmonica di Londra fino al 1957, l’interpretazione da me ascoltata deve essere datata molto prima dell’edizione del 2012 che ho ascoltato. Annie Fischer è una pianista ungherese, morta a Budapest nel 1995.


Abba nostro…


Riporto qui un passaggio di un articolo di Bayram Balci (Oasis, 28.12.23), che mi ha impressionato molto, sulla questione del ruolo della Turchia, nel conflitto tra Israele ed Hamas (in vero l’articolo va letto per intero, ma questo passaggio aiuta già molto a comprendere come mai la Turchia dopo il 17.10.23 ha smesso ogni tentativo di mediazione politica tra Israele e Hamas):  „a partire dal 17 ottobre, si è osservato un cambiamento nell’atteggiamento turco. Il 17 ottobre non è una data qualunque. È in quel giorno, infatti, che un enorme esplosione all’interno dell’ospedale al-Ahli ha provocato la morte di diverse centinaia di persone. Anche se le circostanze e le responsabilità esatte di quest’esplosione rimangono incerte, la brutalità dell’attacco ha finito per screditare la politica tiepida del “ma anche”. Così, il 24 e il 28 ottobre il presidente Erdoğan ha cambiato il tono della posizione turca. Durante una riunione del gruppo del suo partito al parlamento turco, ha dichiarato che «Hamas non è un’organizzazione terroristica, ma un movimento di liberazione che legittimamente vuole difendere il proprio territorio». Qualche giorno più tardi, in occasione di un’immensa manifestazione a favore della causa palestinese organizzata dal suo partito a Istanbul, si è spinto oltre nella critica, accusando Israele di essere uno Stato terrorista e gli occidentali di complicità nei suoi crimini. Queste dichiarazioni hanno smentito tutte le ipotesi di una mediazione turca. Si tratta di un cambiamento che può essere spiegato in diversi modi.

Il sostegno di Erdoğan alla causa palestinese, e anche ad Hamas, pur con la condanna della violenza barbara del 7 ottobre, non è in alcun modo sorprendente o eccezionale in Turchia. Come abbiamo visto, la causa palestinese genera consenso in Turchia per diverse ragioni, alla destra e alla sinistra dello scacchiere politico. La sinistra e l’estrema sinistra simpatizzano coi palestinesi in nome della lotta anticoloniale. Anche la destra laica li sostiene, ma con un po’ meno entusiasmo. Ma sono soprattutto le diverse correnti islamiste a mobilitarsi a favore della Palestina. Erdoğan non avrebbe quindi potuto non criticare Israele senza deludere la propria base e tutta la società turca.

Non bisogna infatti trascurare la dimensione interna ed elettorale. Nel marzo del 2024 si terranno le elezioni municipali che, per quanto locali, avranno una portata nazionale. Erdoğan spera che il suo partito possa tornare in possesso delle grandi città, Ankara e Istanbul. E a questo scopo utilizza la causa palestinese per emarginare e indebolire i piccoli partiti islamisti con i quali non è alleato.

Tuttavia, nonostante la virulenza delle critiche verso Israele, si percepisce qualche rimpianto in questa posizione, probabilmente adottata controvoglia. Erdoğan sa che, così facendo, ipoteca allo stesso tempo la cooperazione economica con Israele e le sue chance di riabilitazione sulla scena diplomatica regionale e internazionale. Eppure, nonostante la necessità di una politica estera conciliante, Erdoğan si è lasciato sopraffare dall’emozione suscitata dal carattere inaccettabile della violenta repressione israeliana. In un primo momento l’Occidente è sembrato concedere carta bianca a Israele per la propria autodifesa. È una posizione comprensibile tenendo conto delle azioni di Hamas, ma i fatti sono percepiti in modo molto diverso nel mondo musulmano. La violenza degli attacchi di Hamas pare trovare una giustificazione nella stessa violenza decennale della politica israeliana di colonizzazione e di umiliazione. Detto altrimenti, il fatto che l’Occidente abbia adottato una posizione eccessivamente, per non dire esclusivamente, pro-israeliana ha rilanciato la critica che ne ha fatto Erdoğan. Sono molti in Oriente, e non solo in Turchia, a condividere profondamente ciò che Erdoğan dice forte e chiaro a proposito d’Israele e dell’Occidente. Erdoğan si trova così (o almeno aspira) a essere il portavoce dell’Oriente musulmano.

Due punti sono particolarmente inudibili (?) e restano incompresi in Occidente. Nel suo discorso alla grande manifestazione pro-palestinese, il presidente turco ha usato parole che hanno scioccato in Occidente, ma non in Oriente: «l’Occidente ha un debito verso Israele per via dei crimini commessi contro gli ebrei in Europa, e in particolare della Shoah». Dal momento che la Turchia non è stata coinvolta in queste atrocità, essa non ha alcun debito verso Israele e non deve dar prova di compiacenza nei suoi confronti. In effetti, in Turchia tutti lo sanno e lo ripetono all’infinito, quando gli ebrei sono stati espulsi dalla Spagna è nell’Impero ottomano che si sono rifugiati. Erdoğan ha usato le stesse parole e lanciato le stesse accuse, ma con maggiore insistenza, durante la sua visita ufficiale in Germania e il suo incontro con il Cancelliere Olaf Scholz. Nel mondo musulmano c’è infatti il sentimento diffuso che i palestinesi paghino il prezzo delle ingiustizie commesse dagli occidentali nei confronti degli ebrei. E il fatto che ogni critica della politica israeliana di occupazione, di colonizzazione e di repressione sia percepita come un atto antisemita è vissuto come un’ulteriore ingiustizia. Se c’è antisemitismo, questo si trova nel mondo cristiano sin dai primi tempi della cristianità, da quando gli ebrei sono stati accusati di aver «ucciso Gesù». È invece accertato che prima della creazione dello Stato ebraico l’antisemitismo era diffuso in Occidente ma era quasi assente nel mondo musulmano“ (Bayram Balci). L’articolo continua poi con il tema dell’identificazione tra Occidente ed Israele. La posizione tra Occidente e mondo islamico della Turchia che l’autore riassume così: „Persistere in questa collocazione instabile e difficile tra Oriente e Occidente è il suo (della Turchia) destino, consolidare il proprio ruolo nei Sud del mondo che le sono vicini è la sua sorte“ (BB), mi interessa anche per il conflitto armeno ed azero. Bisogna porre la domanda, anche se mi fa male porla, per il mio amore per l’Armenia: esasperare la contraddizione armena-azera non è forse un errore diplomatico grave, come lo è la sovra accentuazione del sostegno per Israele? Il doppio viaggio di Papa Francesco in Armenia ed Azerbaigian nel 2016 non voleva forse evitare proprio questo errore?  PS Bayram Balci è un politologo turco, che però lavora in Francia da anni. E' il secondo articolo che scrive Oasis. 



(Pomeriggio) Il lettore del mio diario conosce mia moglie per qualche frase sua che cito e per il mondo di fantasia dei „piccolini“, di cui ho parlato alla viglia del suo compleanno; ma mia moglie è una „figura“ semplice e complessa allo stesso tempo; è madre, per questo suo essere madre ha sacrificato anche la sua carriera universitaria e il suo dottorato di ricerca in ambito storico e assiriologico. Oggi camminando ha spiegato a Ferdinand come funziona la scrittura cuneiforme ed  anche l’idea centrale del suo „magister artium“ sulle città di Uruk e Babilonia, in cui aveva fatto vedere che l’influsso ellenistico era molto limitato, anche dopo i dodici anni di Alessandro il Grande; la cultura e la religione assire rimasero anche dopo la conquista la forma giuridica, culturale e religiosa delle due città studiate. Infine vorrei ricordare anche la sua attività lavorativa; nella scuola insegna latino, storia e matematica (pur non essendo, in quest’ultima materia, per così dire del mestiere); è la coordinatrice responsabile degli anni medi della scuola (7-9 classe); è la presidentessa del consiglio disciplinare della scuola, etc. Per non citare il numero enorme di letteratura gialla e di fantasia che conosce e che durante le passeggiate a volte mi racconta in modo del tutto avvincente. Mia moglie è il dono più grande che mi ha fatto il cielo! 


Per ritornare all'articolo su Erdoğan; ieri passeggiando ho detto a Ferdinand che non dobbiamo indurire il nostro cuore, neanche come interpreti degli avvenimenti del mondo. La lettura del politologo turco Bayram Balci, questa mattina, mi ha aiutato a comprendere alcuni aspetti di questa personalità politica, che io considero solo un dittatore; Balci ha ampliato il mio modo di vedere Erdoğan e  in questo modo ha anche temperato i sentimenti che ho per lui nel mio cuore; in modo particolare il sentimento del rancore, perché nega il genocidio armeno. In questo contesto vorrei citare ancora una volta mia moglie che a Yerevan in settembre aveva incontrato nella piazza della Repubblica una giovane donna molto preoccupata perché il papà si trovava, proprio in quelle ore drammatiche, in Artsakh, ma proprio questa giovane donna disse a mia moglie, che anche loro armeni avevano fatto degli errori contro gli azeri. Ecco, eravamo molto molto impressionati di come una così giovane donna coinvolta nel dramma avesse un cuore così generoso ed aperto, anche al nemico. Deo gratias et Mariae!  


(Dopo) Procedendo nella lettura del „Dario di carità“ del Rosmini vengo confrontato con un sacerdote, che ama il suo servizio sacerdotale (per esempio ascolta le confessioni…), che ha difficoltà con Roma, ma che vengono superate, per esempio con la solenne approvazione dell’Istituto della Carità da parte di Gregorio XVI nel 1831 (cfr. Nota 10, pagina 83), che tiene un enorme epistolario, come lo conosco da Balthasar, anche con laici, per esempio con il politico Conte Giacomo Mellerio. È bello vedere anche la sua grande fede, anche al cospetto della morte di amici…


(Notte) Leggendo in modo parallelo il libro di Christopher Clark sulle rivoluzioni del 1800 e il diario di Antonio Rosmini mi sembra di poter dire che sebbene il  Dario del filosofo italiano non parli di questi avvenimenti storici, perlomeno fino a dove ho letto io, però, la fondazione di un istituto della carità è la risposta a queste tensioni che ci sono state, per esempio nel mondo tessile… una risposta certa come dice il cardinal Scola in una sua intervista al „Sussidiario“…


„Qui ho scelto di proporre alcune linee che possano incoraggiare e orientare in tutta la Chiesa una nuova tappa evangelizzatrice, piena di fervore e dinamismo. In questo quadro, e in base alla dottrina della Costituzione dogmatica Lumen gentium, ho deciso, tra gli altri temi, di soffermarmi ampiamente sulle seguenti questioni:a) La riforma della Chiesa in uscita missionaria. b) Le tentazioni degli operatori pastorali. c) La Chiesa intesa come la totalità del Popolo di Dio che evangelizza. d) L’omelia e la sua preparazione. e) L’inclusione sociale dei poveri. f) La pace e il dialogo sociale. g) Le motivazioni spirituali per l’impegno missionario. Mi sono dilungato in questi temi con uno sviluppo che forse potrà sembrare eccessivo. Ma non l’ho fatto con l’intenzione di offrire un trattato, ma solo per mostrare l’importante incidenza pratica di questi argomenti nel compito attuale della Chiesa. Tutti essi infatti aiutano a delineare un determinato stile evangelizzatore che invito ad assumere in ogni attività che si realizzi. E così, in questo modo, possiamo accogliere, in mezzo al nostro lavoro quotidiano, l’esortazione della Parola di Dio: «Siate sempre lieti nel Signore. Ve lo ripeto, siate lieti!» (Fil 4,4)“ (Papa Francesco, EG 17-18). - come si vede già dall'indice proposto in questa prima parte dell’ Esortazione di 10 anni fa il Papa ci aveva dato già le linee principali del suo pontificato, i temi che abbiamo poi sentito in questi anni e che ci sono stati di aiuto per comprendere l'esistenza storica che ci troviamo a vivere. Possa Dio donarci quella letizia di cui parla alla fine della citazione. 


Le frasi sono troppo sintetiche, quindi non so se seguo lei o i miei pensieri (cfr. Simone Weil, Quaderno 1, 136); nella pagina precedente aveva scritto: „scienza essenzialmente non volgarizzabile per i fatto che la generalità ha preso il posto della semplicità (cfr. numeri complessi). Di qui subordinazione {qui nel senso negativo del termine; rg}, non più del complesso al semplice, ma al contrario del semplice al complesso“. Io ci vedo qui una critica geniale alla scienza o meglio al scientismo ed alla nostra società perversa che ha dimenticato la semplicità del dono dell’essere (teologicamente ha dimenticato che Dio dona Dio, Adrienne) e quindi tutto si capovolge in modo malato: „considerare il normale come caso particolare dell’anormale“ {qui è stata anticipata la critica geniale di N.S. Lyons e Matt Crawford alla sovra accentuazione delle minoranze}, (così anche il conscio come caso particolare dell’inconscio) comporta lo stesso rovesciamento che il considerare i numeri naturali come un caso particolare dei numeri complessi o l’energia meccanica come caso particolare dell’energia elettrica. Già Leibniz: l’eguale come caso particolare dell’ineguale“ (Weil, 136). Il lavoro che sto facendo con Ulrich è quello della semplicità: „una cosa è più semplice di un’altra quando è impossibile pensare la seconda senza aver pensato la prima“ (Weil, ibidem). Non possiamo pensare nulla senza il dono dell’essere nella sua semplicità e completezza e nella sua non sussistenza: la molteplicità è parte di questo dono semplice, non al contrario…questo pensiero non è per nulla astratto, ma del tutto concreto, come sa l’uomo della luna di Tolkien che non cerca il gelido infinito, ma il calore del finito e come sa Simone: „il pensiero non ha altro oggetto che il mondo, stesso criterio per il lavoro“ (ibidem). Una teologia che non prenda sul serio questo diventa angelica e così pericolosa (Pascal). Buona notte! Ora do spazio solo al clarinetto e al flauto di Mozart! 



(Wetterzeube, il 28.12.23; ottava di Natale; i santi bambini innocenti) Ciò che filosoficamente viene chiamata la secondarietà (Brague) o subalternità (Ulrich) del finito e quindi anche dell’uomo ha una sua traduzione teologica nel ruolo di Maria, „umile e alta più che creatura“ (Dante). Anche nell’umiltà è più che creatura; tutto l’agire di Maria si limita a quel „fate quello che vi dirà“ (Gv 2, 5); ciò non significa che non pensi o non rifletta o non ponga domande, come possiamo vedere nella scena dell’annunciazione (nella nostra piccola meditazione famigliare il 24.12. ho messo in evidenza questi aspetti), ma anche la sua obbedienza non ha tematicamente lo stesso valore dell’obbedienza del Figlio, ma è del tutto „secondaria“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 369). Certo è la regina del cielo e dell’ecclesia, ma accolta ed incoronata da Cristo stesso, come preghiamo nei misteri gloriosi del Rosario. Detto questo all’obiezione che Balthasar discute se Maria non abbia nulla a che fare con la gerarchia dei maschi nella Chiesa, che dipenderebbe direttamente da Cristo,  il teologo svizzero risponde con un no deciso. Anche la gerarchia maschile è da intendere all’interno dell’ordine dell’ancella del Signore, proprio alla Chiesa nella sua interezza; Maria è secondaria a Cristo, non agli uomini della gerarchia ecclesiastica. La donna dell’apocalisse partorisce, partorendo il bimbo, anche gli uomini maschi e i loro ministeri e la sposa dell’agnello - Maria, che non è solo madre, ma anche sposa - „Maria è idea simbolo reale“ (Balthasar) della Chiesa - „ha il carattere e il tenore dell’ordinamento e del comando gerarchico“ , insomma Maria deve ordinare e comandare questo stesso ordine gerarchico maschile. Ripeto: Maria è seconda a Cristo, non a degli uomini e tanto meno alla loro volontà di potenza. Che questo non si veda a sufficienza nella Chiesa attuale lo ha detto recentemente il Papa. Come vorrei che donne con questo senso della secondarietà (Brague, Ulrich), che è il cuore del sentire cum ecclesia, ordinassero di più la Chiesa di quanto accada, mentre purtroppo spesso sono solo delle donne „maschili“, che vogliono avere più potere di controllo, quelle che hanno qualcosa da dire nella Chiesa qui in Germania (altrove non so). Lo affermo anche se sono state proprio alcune donne teologhe (la più famosa è la biografa di Guardini, Gerl-Falkovitz)  che hanno scritto al Papa per evitare il distacco della Chiesa qui in Germania da quella universale, „cum et sub Petro“, che poi ha sua volta è „cum et sub Maria“. Vorrei aggiungere una cosa: spero che vi siano donne giovani, non tradizionaliste (di questo tipo ne abbiamo abbastanza), che in modo mariano aiutino la Chiesa nella situazione burrascosa in cui ci troviamo, come Chiesa e come mondo! Ed anche giovani maschi, che non abbiano alcun desiderio di volontà di potenza! 


Per quanto riguarda i testimoni della vita di Giussani vorrei ricordare Alver Metalli, che vive nella villa miseria a Buenos Aires: ad un dialogo con lui, un dialogo „corpo a corpo“ (Metalli), ho dedicato due lunghi post nel mio blog. 


Abba nostro...

(Pomeriggio) Ci sarebbero tante cose che vorrei scrivere. Ma mi limito a due, di queste cose (forse tre se ne ho il tempo). La prima riguarda una frase del Papa sulla difesa del proprio cuore. Il nostro cuore è attaccato da tanti sentimenti di rancore, di vendetta, che non ci fanno bene. Ma io non vedo un'altra uscita se non la preghiera sincera del „Suscipe“. Prendi e stra-prendi la mia libertà…dammi il tuo amore e la tua grazia e questo mi basta! 


La seconda cosa riguarda la morte a san Stefano di Wolfgang Schäuble (1942-2023). Non è certamente un politico che piace ai greci o agli italiani. Ma per me si tratta di una personalità molto grande, non solo per il suo amore per la musica classica e per la poesia tedesca, ma anche per quelle cose che fanno forse arrabbiare altri paesi. Ritengo come lui che non si debbano fare troppi debiti, al massimo se si ha un piano preciso di come puoi far rientrare i soldi. Ma ancor di più ritengo che il suo atteggiamento nei confronti dell'istituzione dello Stato e della società democratica sia quello giusto. Una critica del sistema come critica al sistema democratico o allo Stato di diritto non mi interessa per nulla. Se uno legge alcune frasi critiche in questo diario in questa direzione, si muove nella direzione in cui io non mi muovo. Anche quando metto in evidenza una critica alla società manageriale capitalistica (anche Schäuble aveva certi dubbi sul capitalismo radicale) lo faccio perché sono preoccupato che alcuni pilastri del pensiero democratico vengano abbattuti in modo spudorato per la propria volontà di potenza. Lo scandalo in cui fu coinvolto alla fine dell'era di Helmut Kohl per soldi che un produttore di armi aveva fatto pervenire al partito della CDU era piuttosto uno scandalo che riguardava appunto Kohl. La differenza tra lui e la Merkel è che mentre quest’ultima, forse con ragione, ha chiesto pubblicamente a Kohl di rinunciare alla qualità di socio onorifico del partito, Schäuble piuttosto temeva per il partito stesso e quindi ha coperto, per quanto possibile, il cancelliere di allora. Alle accuse contro la sua persona (cioè che anche lui era a conoscenza di questo denaro) ha risposto sempre in modo molto credibile. Infine vorrei ricordare l'uomo che a partire dal 1990 ha servito la sua patria in carrozzella, dopo che un matto gli aveva sparato durante un comizio elettorale.


La terza cosa riguarda lo shock dei risultati Pisa riguardanti la scuola. Io credo che lo Stato e le famiglie insieme debbano assumersi una responsabilità grande, già dai primi anni della vita dei propri figli, dei propri ragazzi per insegnare loro a leggere (qui nel senso di una delle modalità comunicative: guardare un quadro, ascoltare musica classica…) e a fare i conti. Cioè quelle competenze delle quali si ha bisogno nella vita. Questa attenzione non dovrà mai dimenticare che le persone che vogliamo educare sono uomini e non solo cittadini che devono funzionare. Tra le cose più belle che ho letto in materia c’è „Il rischio educativo“ di Luigi Giussani. 



(Notte) Ovviamente sono cosciente che il punto di massima differenza che ho con un politico come Schäuble è la questione della „profezia della pace“ e avendo lui sostenuto più volte un politico come Friedrich Merz, non credo, anche se in tutti gli articoli (FAZ, Die Welt, MZ) che ho letto oggi, questo non era il tema, che abbia su questo tema la posizione che ho io. Oggi nell’editoriale principale della FAZ si sosteneva che la crescita della vendita delle armi in Germania sarebbe una notizia positiva, perché il più di questi soldi sono stati investiti per sostenere l’Ucraina; io credo che per comprendere cosa succede in Ucraina non abbiamo bisogno della favola di Cappuccetto rosso e che non è per nulla vero che noi difendiamo i buoni contro il cattivo, ma che siamo in campo con una super potenza contro un’altra. A livello realistico ritengo con Habermas che l’Ucraina non debba perdere questa guerra, non che la debba vincere e per questo motivo sono d’accordo che abbiamo bisogno anche di armi, ma non come l’investimento principale.  L’editoriale era disposto a fare affari, cioè vendere le armi, anche con autocrazie (Arabia Saudita) se sostengono i nostri interessi. Non so bene cosa pensasse Schäuble di tutto ciò, ma è possibile che tra un protestante come lui ed un cattolico come me, su questo punto, la differenza sia molto forte, anche se sulla questione della conferenza con il mondo islamico che fa parte della storia della Germania, ci sia stata invece una vicinanza. Lascio ora tutto nella „Schwebe“, perché è morto ieri e mi premeva sottolineare la sua grandezza e non le contraddizioni del suo agire politico…


„Ho accettato con piacere l’invito dei Padri sinodali di redigere questa Esortazione. Nel farlo, raccolgo la ricchezza dei lavori del Sinodo. Ho consultato anche diverse persone, e intendo inoltre esprimere le preoccupazioni che mi muovono in questo momento concreto dell’opera evangelizzatrice della Chiesa. Sono innumerevoli i temi connessi all’evangelizzazione nel mondo attuale che qui si potrebbero sviluppare. Ma ho rinunciato a trattare in modo particolareggiato queste molteplici questioni che devono essere oggetto di studio e di attento approfondimento. Non credo neppure che si debba attendere dal magistero papale una parola definitiva o completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo. Non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessità di procedere in una salutare “decentralizzazione”“ (Papa Frances o, EG, 16) - in questo punto dell’Esortazione apostolica all'inizio del suo pontificato Francesco faceva vedere da subito bene qualcosa che gli sta molto a cuore, che in certo senso corrisponde ad una posizione „liberale“ (come lo è stato l’atteggiamento di Schäuble sia nel confronto del mondo islamico sia nella crisi pandemica), ma diciamo, con un linguaggio più teologico, che è per l'appunto una posizione sinodale. Non crede che il Papa a Roma possa dire su tutto la cosa più precisa che sostituisca per esempio il giudizio dei vescovi in un certo paese, ma anche il lavoro di noi laici nella comprensione del reale. 


Come filosofo non credo che l’ultima parola sul reale l’abbiano i politici (o altri esperti), anche se il loro contributo è necessario per stabilizzare il sistema o meglio l’istituzione giuridica e politica; nell’analisi di cosa sia la „macchina“ (Paul Kingsnorth) o „la potenza delle macchine“ (Simone Weil, Quaderno 1, 133), che ha sostituito la „potenza della natura“, non abbiamo bisogno solo della persona, ma anche di una collettività, che è liberante quando sostiene la persona; ma sia la persona (Giussani) sia la „collettività“ (Weil) superano di molto „la capacità di controllo di quelli che la dirigono“ (Weil). Il lavoro filosofico sulla persona e sulla collettività non è sostituibile da nessuna gerarchia ecclesiale o politica che sia. E neanche il rinvio maniacale all’avvenimento è un aiuto per comprendere cosa sia un avvenimento e tanto meno la necessità del lavoro riguardante il „Selbstsein“ (l’essere se stesso), che è proprio sia ad un filosofo come Cassirer sia ad un filosofo come Ulrich. „Lo spirito è schiavo ogni qual volta accetta legami non stabiliti da lui“ (Weil) - quello che dice la filosofa francese vale per la filosofia tout court. La filosofia è l’ultimo metodo rimasto all’uomo per fare una lavoro serio con se stesso, con la propria persona e non vi è nessuna istituzione che può sostituirsi al lavoro dell’ascolto della musica, come sapeva bene Schäuble (mentre Lenin non lo sapeva per nulla) e in profondità all’ascolto di se stessi e degli altri. La filosofia è un richiamo forte alla semplicità del dono dell’essere e alla semplicità della sapienza, una vera e propria ancella contro il pericolo della schiavitù, che è „resa inevitabile dalla semplice quantità delle conoscenze; una volta di più l’uomo è vinto dalla massa“ (Weil, 134). Quindi Giussani intuisce bene quando dice che siamo arrivati alla svolta vera e propria, quella della persona, ma questo lavoro non può essere fatto solamente ripetendo i suoi testi; ci dobbiamo lavorare in prima persona e in dialogo con tutte le sorelle e i fratelli uomini. Ha ragione la Weil quando dice che la filosofia è „sapere elementare“, che è differente da quello scientifico, che suppone sempre l*expertise di una élite! E quindi è più in gioco la potenza che il sapere, come abbiamo visto in modo tragico nel tempo di pandemia. La filosofia parte dal semplice dono dell’essere, la scienza dalla manipolazione del reale, in cui il caso e l’imprevisto non permettono un’ultima unità (cfr. Weil, 134), che è garantita invece dal dono dell’essere. 


Mi ha commosso che mia sorella fosse così felice che siamo stati per il Natale a Predazzo! Mia madre continua a vomitare e non sta bene; una nostra cugina è stata tutto il giorno con lei, ma al telefono dice sempre di non preoccuparsi e che sa gestire la sua vita…Buona notte! 



(Wetterzeube, il 27.12.23; san Giovanni Evangelista; onomastico di mia figlia Johanna; ottava di Natale) Ho continuato la lettura del volume a cura di Borghesi su don Giussani. Il contributo di Giulio Andreotti, „Don Giussani e la presenza del laicato nella Chiesa“ (ottobre, 2011), uno dei due contributi di persone già morte, era per me sorprendente. Avevo chiuso interiormente con Andreotti, non per le accuse false di collusione con la mafia, ma per il suo intransigente no alle trattative con le Brigate Rosse durante la prigionia di Aldo Moro (1978) e per la sua frase che avrebbe amato così tanto la Germania (1989) che ne avrebbe preferito due, insomma per la sua posizione contraria alla riunificazione tedesca, ma nel saggio ho visto un Andreotti sincero che ha saputo cogliere almeno due momenti della vita di Giussani: „Giussani non partiva mai da un’opposizione a qualcosa, ma da un positivo“ (42). Ed in secondo luogo, che pur con tutte le opere di Cl, Giussani era più comprensibile a partire da „Maria“ che da „Marta“ (cfr. 43). Nel suo contributo poi Andreotti rinvia alla figura di don Giacomo Tantardini come padre di un laicato „differente“ a Roma: „studenti e lavoratori, giovani sposi con bambini per mano che vanno insieme a ricevere la comunione, una cosa veramente paradisiaca“ (45). Andreotti vede tra l’altro sia la figura di don Giussani che quella di Ratzinger come figure della „legittimità critica del moderno“. E con questa categoria di Borghesi passo al saggio di quest’ultimo, „Don Giussani nella biografia di Alberto Savorana“, il primo del volume, dopo l’introduzione di Borghesi stesso e di cui ho già parlato l’altro giorno. 

A proposito delle mie osservazioni critiche Borghesi mi ha scritto, (non essendoci nulla di privato, a parte il fatto che ho cambiato il numero di telefono, le posso citare): Caro Roberto vedo che hai cambiato numero di telefono. Riguardo alle tue riflessioni ti risponderei così.  La "vita" di don Giussani, la sua testimonianza vissuta della fede, non è un corollario. La vita dei santi è parte integrante della comunicazione della fede. Questo vale tanto più oggi laddove le parole risuonano vuote ed è solo la vita che le accende. Anche i testi di Giussani "parlano" in maniera diversa se uno ha la fortuna di ricollegarli alla memoria di lui. Parimenti il suo "metodo" può essere distinto dalla sua persona-  vale per tutti - ma il "tono" che vi metteva lui è ciò che lo rendeva persuasivo, "esistenziale". Il cantico delle creature è bello, ma lo è ancora di più perché lo cantava Francesco, e questo in un momento in cui era colpito da sofferenze fisiche. Per questo ho voluto questa raccolta di testimonianze dirette, capace di restituirci Giussani "dal vivo". Perché mi interessava chi era lui, la sua umanità, la sua fede, la sua carità. Giussani sta già divenendo un "classico" dentro Cl, si leggono i suoi libri, lo si commenta, ecc. Ma tante cose non le ha dette solo lui, altri le hanno dette anche meglio. Ciò che fa la differenza è il suo pathos, il suo cuore, la sua persona. Se la perdiamo è come perdere i Fioretti di Francesco, le vite di Tommaso da Celano e di Bonaventura. I testimoni di lui vivo stanno venendo meno. Era il momento di raccogliere la loro viva voce e devo dire che la gran parte delle testimonianze del volume sono bellissime, arrivano al cuore. Anche di chi non è di Cl e non ha mai conosciuto il prete di Desio. Quel libro è anche uno strumento missionario, di incontro. Buon Natale Roberto! A te e ai tuoi cari“. - Ci tengo a precisare che queste testimonianze sono davvero belle, per esempio quella di Lucio Brunelli, che racconta di quando Giussani lo visita in ospedale, dopo essere stato pestato da degli estremisti neofascisti…e che quanto Borghesi cita della vita di Savorana è davvero impressionante, dall’infanzia a Desio (socialismo e cattolicesimo) fino alla morte nella clinica di San Pio X a Milano, che è un vero e proprio „suscipe“ tipico dei santi. Non ho mai scritto, però, che il „metodo“ di don Giussani sia più importante del suo calore umano, ma che la vita appartiene al „compito“ e non alla „biografia“ (frase di von Balthasar su Reinhold Schneider, su cui tenni una conferenza a Basilea anni fa). Il rischio di ogni „biografia“ (almeno che non sia un vero e proprio ripercorrere il percorso di santità e di ragione di una persona)  è quello di fare un mito della persona di cui si parla, un mito che ti fa magari venire anche le lacrime agli occhi, ma che fa subito dimenticare la persona nella sua concretezza, nella sua voce concreta nella comunione dei santi, tanto più se  poi il suo carisma è integrato in categorie che non sono solo „calore“, ma per l’appunto categorie ermeneutiche: il carisma più importante del dogma, l’amore gratuito più importante della legge, la legittimità critica del moderno, la critica alla teologia politica, etc. Ed anche certi avvenimenti, come la svolta di Riccione del 1976 corrono il rischio di diventare dei miti per confermare le proprie categorie ermeneutiche. Mentre il modo con cui don Giussani ha parlato de „Il Sabato“, come opera non autoreferenziale, è davvero parte del suo compito ecclesiale, come la sua categoria di „ecumenismo“, che lo porterà fino in Giappone. Ora vado a pulire la stalla delle galline e poi cerco di arrivare al punto che davvero mi interessa. 

Partiamo dalla categoria ermeneutica più importante: solo l'amore è credibile (Balthasar). La possiamo imparare sia da San Giovanni che da San Paolo e San Paolo stesso ci avverte che la legge non salva. Ma „amore“ per il cristiano è sempre e solo: gratis et frusta! Veramente „diverse“ sono quelle persone che quando le incontri „riposano in se stesse al cospetto di un Tu“ che può permettere, nella loro vita, sia il gratis che il frusta. Se no si tratta di uomini o di donne di successo e successo non è uno dei nomi di Dio (proverbio ebraico). Vorrei raccontare un piccolo aneddoto della mia vita. Nel 2012 pubblicai presso la Marcianum Press un'intervista a Robert Spaemann, „Testimone della verità“, in cui c'è tanto del mio cuore, anche se l'incontro più importante non era con Spaemann, ma con Ulrich. Nel 2012 il mio unico filosofo italiano vivente, la mia unica conoscenza in Italia, nel mondo filosofico, era Massimo Borghesi, che stroncò senza pietà questo libro dicendo che Spaemann era sopravvalutato. Io non la penso così, anzi penso che la filosofia dell'etica coniugata con l'ontologia di Spaemann sia un contributo ermeneutico molto importante per il mondo filosofico, nel mondo cattolico e no. Per quanto riguarda poi le polemiche di Don Giussani stesso del tipo: noi impariamo da Gesù e non da Kant ed Hegel, queste sono stupidaggini, perché ovviamente un filosofo impara anche da Kant ed Hegel e comunque non servono a nessuno queste frasi: perché o il filosofo prende sul serio Gesù o certamente non lo prenderà per via di questa frase, che è appunto un’ opposizione e non qualcosa di positivo. E chi non è filosofo, comunque non impara da Kant e da Hegel. Anche dopo questa critica mi confrontai seriamente con il pensiero di Massimo Borghesi ed in modo particolare con il suo primo libro sul Papa, che mi ha aiutato a comprendere tanto del pensiero di questo pontefice, che è davvero un filosofo, anche se parla quasi sempre con un linguaggio molto molto semplice ed umile. Io penso che una sovra accentuazione della biografia di Don Giussani non permetta quelle coniugazioni del suo carisma con altri carisma, penso in modo principale a Ferdinand Ulrich, che ha fatto un'esperienza di santità, sulla questione del silenzio, molto simile a quella di Don Giussani. Ad un certo punto, mi disse Ulrich: avevo chiaro in mente che avevo già parlato tanto, troppo e adesso dovevo vivere quello che avevo detto nella mia filosofia. Una frase simile si trova anche nella biografia di Savorana in riferimento a Giussani, che è certamente un santo della Chiesa romano-cattolica, e non un poveretto come sono io. Ma cerco di muovermi di nuovo verso il punto che mi sta a cuore: Nel passare degli anni ho sempre avuto, lo dico con umiltà, la sensazione che la comunità di Roma ai tempi di Tantardini avesse compreso davvero un don Giussani, più attento all’attrattiva di Gesù che ad un progetto culturale o ad un’egemonia politica, ma che in questa „svolta“ (Riccione 1976) ci fosse una grande tentazione: attrattiva di Gesù e simpatie politiche si mescolano in un modo pericoloso, nel modo più evidente con la preferenza per il guerrafondaio Joe Biden, che molto più di Donald Trump è un pericolo per il mondo e per gli USA, che l’ amministrazione di Biden sta riducendo in quel atteggiamento di sorveglianza „cinese“ di cui parla N.S. Lyons, che è forse ancor meglio del modello originale cinese, ma non sempre e non nella „sostanza“. Per esempio a San Francisco la parola buona, quella del mondo che è così grande che c’è spazio  per tutti è venuta da XI Jinping, non da Biden. Una critica autentica radicale alla teologia politica significa oggi comprendere che il modello guerriero neocon, criticato giustamente da Borghesi, non è una specificità della destra, ma un fenomeno della classe manageriale „bipartisan“, cioè di quella classe che pensa che la tecnica (guerriera) salverà il mondo. Quindi se uno davvero viva nella attrattiva di Gesù non è una questione né di destra né di sinistra, anzi ci sono alcune critiche di destra che sono molto ragionevoli e non sono solo “populismo“ antidemocratico. Antidemocratiche sono quelle élites di destra o di sinistra che siano che impediscono una vera e propria teologia della santità, della teologia in ginocchio. Ecco io credo che, come teologo e filosofo cattolico, il mio compito più grande sia quello di coniugare i carismi nella comunità dei santi (communio sanctorum) in modo che uno non abbia il sopravvento sull'altro, diventando così mitologia, invece che realtà. Questo significa per me: decentramento dal carisma. In riferimento a Spaemann ciò significava la presa sul serio della sua etica. Per quanto riguarda Ulrich: coniugare Giussani ed Ulrich è per me una questione estremamente vitale, più di qualsiasi ricostruzione biografica di ciò che abbiano detto,fatto e pensato Giussani e Ulrich. Si tratta solo di un esempio, ma di vitale importanza perché permette di comprendere cosa sia la gratuità del dono dell’essere come amore gratuito (gratis et frustra). 

Grazie a Dio c'è il sole, ma ho visto in cantina che c'è molta umidità e vicino ad Halle ci sono delle inondazioni (MZ). 

Da Banfi prendo queste informazioni di politica estera, che dovrebbero essere riflettute una per una:  „… Diecimila migranti, provenienti dall’America Centrale, stanno puntando verso la frontiera degli Stati Uniti. Da mesi le autorità messicane bloccavano la rotta, adesso la prima carovana è riuscita a lasciare il Chiapas. Si sono radunati alla vigilia di Natale sotto una grande croce, con la scritta «Cristo è risorto». «La marcia della povertà », l’hanno chiamata. Sono in diecimila, almeno. In Italia ne danno notizia Avvenire e Manifesto. - Alekseij Navalny, l’oppositore numero uno di Putin, è ricomparso, fortunatamente incolume, in una colonia penale in Siberia, a nord del Circolo Polare Artico, dopo venti giorni di viaggio. L’ex blogger è in buono spirito nonostante le traversie e ha voluto rassicurare i suoi sostenitori tramite l’avvocato. «Eccomi, sono il vostro Babbo Natale a regime speciale». Il Manifesto propone un viaggio in Armenia, tra gli sfollati della regione separatista della Artsakh, chiamata dai russi Nagorno Karabakh, che sono stati costretti a lasciare in blocco le loro case lo scorso settembre dopo l’offensiva dell’esercito azero. Secondo Tonia Mastrobuoni di Repubblica il governo di Olaf Scholz è di nuovo nel caos. I sondaggi sono molto negativi: tre quarti della Germania è insoddisfatta dell’operato del suo Cancelliere. Tra i liberali tedeschi sono partite raccolte di firme per farla finita con la scomoda coabitazione con i verdi e i socialdemocratici. E potrebbe scattare la richiesta di un voto anticipato“ (versione odierna).

„In The Intercept, @JudithLevine dichiara: "Una cosa è vera: Hamas e altri militanti palestinesi hanno commesso indicibili violenze sessuali contro civili israeliani il 7 ottobre". Aggiunge che "alcuni individui e organizzazioni di estrema sinistra hanno negato queste atrocità o le hanno sostenute come resistenza giustificata". (https://theintercept.com/2023/12/24/feminism-sexual-violence-hamas-israel/) - La Nazione @KathaPollitt dichiara che "i combattenti di Hamas hanno violentato donne e ragazze israeliane" il 7 ottobre e che bisogna essere "complottisti o negazionisti dello stupro" per metterlo in dubbio. (https://thenation.com/article/world/feminists-hamas-rapes/). In realtà, solo una cosa è vera: al momento, ci sono solo affermazioni non comprovate di violenza sessuale contro civili israeliani il 7 ottobre, e ampi motivi per metterle in dubbio. Non c'è nessuno che abbia dichiarato di essere stato aggredito sessualmente. Non ci sono prove fisiche o forensi. (https://twitter.com/aaronjmate/status/1731931124061122603). Su centinaia di testimoni del 7 ottobre, solo una persona ha testimoniato di aver assistito a violenze sessuali, e la sua storia è stravagante (incluse mutilazioni e necrofilia) e minata da un altro testimone. Un altro presunto "testimone" è emerso quasi due mesi dopo e la sua storia è ancora più ridicola di quella del primo individuo. (Quest'uomo sostiene di aver assistito allo stupro di gruppo di una "bellissima donna con il volto di un angelo", seguito dalla visione della testa di una donna che rotolava a terra dopo essere stata smembrata con una pala). Le denunce di stupro sono state fatte dal gruppo israeliano Zaka, che è stato sorpreso a mentire su bambini decapitati e altre atrocità. (https://thegrayzone.com/2023/12/06/scandal-israeli-october-7-fabrications/). Per denunciare lo stupro, Israele ha usato una foto di una donna curda scattata fuori da Israele. Poi l'ha cancellata silenziosamente. A sostegno delle loro dichiarazioni, sia The Intercept che The Nation rimandano a un articolo di @PHR_IL rapporto. Tale rapporto del PHR cita con favore i truffatori documentati Zaka. E il PHR, per sua stessa ammissione, ha intervistato un totale di zero testimoni. Pertanto, ci rimangono solo accuse infondate e nessuna prova a sostegno, presentate da un governo israeliano genocida che è stato sorpreso a mentire innumerevoli volte. Le persone che si affrettano a ripetere le affermazioni di Israele agiscono quindi solo sulla base della propria credulità e, sospetto, dei propri stereotipi razzisti sugli uomini musulmani“ (Aaron (!) Maté, X, 26.12.23).

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Nella cartolina con gli auguri di Natale Susanne Greiner della Johannesverlag si ringrazia per la traduzione dell’Homo Abyssus, ma pur non negando l’aiuto dal cielo, scrive con ragione che ci sarà bisogno di una revisione della traduzione; giusto, un’opera del genere non può essere tradotta senza un lavoro di redazione, ma ovviamente non è solo il mio compito trovare qualcuno che faccia questo lavoro. Una frase di La Pira al Papa per un suo viaggio a Mosca, può essere applicata anche a questa traduzione, la cita Banfi nella sua testimonianza su don Giussani: „mi rendo conto che non è una cosa semplice, vado a mie spese e a mio rischio: se la cosa va male sarà colpa mia, se la cosa va bene sarà merito di tutti e della Chiesa di Dio“. 

Tra i libri che ho comprato in Italia c’è quello di Matteo Maria Zuppi, Dio non ci lascia da soli. Riflessioni di un cristiano in un mondo in crisi, Milano 2023. Ovviamente avevo già sentito parlare del cardinale di Bologna, della sua azione diplomatica in nome del pontefice di qualche mese fa, ma quello che mi ha sorpreso leggendo il libro è il suo modo di scrivere: non si ha la sensazione che faccia una predica (monologo), ma un lavoro, un lavoro di distinzione sul tema dell'amore, per esempio differenziando tra innamoramento ed amore…un lavoro che con ragione afferma che l'amore è democratico. Nessuno è nato con un amore già compiuto, anche il dono dell'essere come amore gratuito, nella sua semplicità e completezza, non sussiste; senza il nostro lavoro l'amore di cui parla Ulrich non è sussistente, come spiegava il pellegrino di Ratisbona. Solo nel lavoro l'amore diventa amore sia nel senso della filia sia nel senso dell’agape sia nel senso dell’eros. 

(Lipsia) La testimonianza di Banfi, „Don Giussani e „Il Sabato“. Ricordi di un ex direttore“ (a cura di Massimo Borghesi, 46-53) conferma quello che aveva detto Borghesi nella sua e cioè  che „Il Sabato“ non voleva esprimere la linea ciellina, ma il coinvolgimento personale, nel senso della frase di La Pira, che ho citato prima. Nel 1978, quanto incominciò questa esperienza giornalistica, che finirà nel 1993, io ero, sul caso Moro, molto vicino alla posizione di Leonardo Sciascia, ma ricordo ancora oggi che leggevo questo settimanale con grande interesse, in modo particolare gli articoli di Balthasar e Del Noce (che forse facevano parte delle cose pubblicate negli anni 80). 


Lipsia, vecchio municipio 

(Notte) „Giovanni Paolo II ci ha invitato a riconoscere che «bisogna, tuttavia, non perdere la tensione per l’annunzio» a coloro che stanno lontani da Cristo, «perché questo è il compito primo della Chiesa».L’attività missionaria «rappresenta, ancor oggi, la massima sfida per la Chiesa» e «la causa missionaria deve essere la prima». Che cosa succederebbe se prendessimo realmente sul serio queste parole? Semplicemente riconosceremmo che l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa. In questa linea, i Vescovi latinoamericani hanno affermato che «non possiamo più rimanere tranquilli, in attesa passiva, dentro le nostre chiese» e che è necessario passare «da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria». Questo compito continua ad essere la fonte delle maggiori gioie per la Chiesa: «Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7)“ (Papa Francesco, EG, 15). Ho bisogno di conversione io stesso, ma è vero che qui nella diaspora il mio esserci non può che essere missionario. Perché alla fine non posso far altro che di parlare dell’unica cosa preziosa, che è Cristo stesso! E Maria, ma non come dea, semplicemente come „il finito in quanto finito“ (Ulrich), come „Vergine, Madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, termine fisso di eterno consiglio“ (Dante citato spesso da Giussani). 


(Predazzo, 25.12.23; Santo Natale) Tra i libri che ho ricevuto per Natale c’è una raccolta di 16 canti di J.R.R.Tolkien sulla figura di Tom Bombadil, Stoccarda 2016. Il primo canto è di quell’elementarità che mi era già piaciuta ne „Il Signore degli anelli“; una casa vicino al bosco, un uomo che viva nella natura, senza idealizzarla (è più comodo dormire in un letto, che tra le radici di un albero) e che quindi invita nella sua casa la donna del fiume, perché non è possibile l’amore nella profondità di un fiume.Tom è immagine della semplicità e della completezza del dono dell’essere come amore e quindi si oppone allo spirito della sepoltura e della morte.

Abbiamo sentito come famiglia la benedizione „urbi et orbi“ sul principe della pace, Gesù Cristo,  di Papa Francesco. Nella Santa Messa il parroco di Predazzo ha detto ragione che il testo del prologo del vangelo di san Giovanni è il più importante dei vangeli proposti nelle celebrazioni natalizie. Passeggiando con Ferdi abbiamo parlato della frase di Heidegger sullo stupore che ci sia qualcosa invece che nulla.  E delle mie perplessità della ricostruzione dell’importanza dell’Islam nel pensiero di H. Kissinger. Borghesi mi ha risposto sull’importanza della vita di un santo, non come „corollario“, ma come „parte integrante della comunicazione della fede“; le mie obiezioni non riguardano però la „vita“, ma la sovra accentuazione della „biografia“.

„Le immagini che arrivano da Gaza sono al di là della comprensione. Netanyahu, Biden e tutti i loro complici sono tra i più mostruosi criminali della storia“ (Aaron Maté, X,25.12.23).

„Il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo“ (Papa Francesco,X, 24.12.23) 


Abba nostro…


Al passo Rolle: Johanna, Konstanze e Ferdinand 


(Pomeriggio) Ho ascoltato una conferenza che qualche giorno fa don Carrón ha tenuto sul Natale. Ha insistito tanto sul vuoto che proviamo e sulla necessità della domanda in noi; solo una presenza gioiosa da risposta al vuoto e alla domanda di infinto che è in noi; senza prendere sul serio la domanda Gesù è solo un nome e l’annuncio è solo formale…  - Il libro che sta leggendo Ferdinand per un seminario dai Gesuiti a Monaco di Ernst Cassirer, „Tentativo sull’uomo“ pone l’accento anche sulla domanda dell’uomo, sul giudizio dell’uomo, ma la risposta non viene da un avvenimento a lui esterno, ma proprio dal lavoro intimo dell’uomo…si dovrebbe riflettere su entrambi, su Carrón und Cassirer, per giungere ad una risposta che sia davvero ragionevole…


(Predazzo, il 24.12.23; vigilia del Natale) La lettera immaginaria di Giovanni Paolo I a Charles Dickens rivela un dramma sociale, con  motivi, che Stefania Falasca mette in luce anche in riferimento al ministero petrino. L’anno scorso ho letto durante l’Avvento a mia moglie il testo natalizio di Mr. Scrooge, una favola sociale che le piace molto e che possediamo anche in un’edizioni artistica molto bella. Nel modo con cui scrive la sua lettera immaginaria, papa Luciani rivela „la (sua) piena adesione sia sul piano teologico che pastorale alle linee del magistero montiniano  in materia sociale espresse in particolare nell’enciclica „Populorum Progressio““ (Stefania Falasca, edizione critica, nota 10, pagina 14, che avevo già citato ieri). Quest’anno qui a Predazzo ho portato le storie di Mr. Pickwick e dei suoi compagni di battaglia e ieri ho letto il primo capitolo alla mia famiglia. E proprie a questi membri del circolo Pickwick san Giovanni Paolo I manda la sua seconda lettera a „Dickens“; in modo simpatico, ma profondo il Papa veneto fa vedere alcuni dei grandi drammi della politica, non solo degli anni settanta quando uscì la lettera (18.5.1972), ma anche attuali: il „paralogismo“, „ossia (un’) argomentazione falsa ma formulata in buona fede“ (edizione critica 121). Il „sofisma“, ossia un’argomentazione falsa, senza buona fede, espressione di „brutte passioni umane“…fino al fenomeno del „in certi casi è meglio fare quello che fa la folla“ e se ci fossero due folle „allora bisogna gridare con quella più numerosa“ (125); in vero oggi abbiamo anche una folla che viene abusata da una minoranza (classe manageriale la chiama N.S.Lyons) che pretende di sapere cosa debba pensare la maggioranza e che possiede i media aziendali, in cui non la verità „ma i sofismi prodotti dall’opportunismo“ (125) sono il motore di azione… „Il testo non trova precedenti negli scritti e la lettera rappresenta un unicum all'interno della raccolta di „Illustrissimi“; è l'unico caso in cui il mittente interpella l'opera singola di un autore già oggetto di una sua missiva“ (Stefania Falasca). Non sapevo di questa missiva di GPI; ho portato l’opera qui a Predazzo, perché un amico professore di  linguistica ad Heidelberg, A.De Vincenz, che ora giace nel cimitero di  Cracovia, mi aveva detto che quest’opera è un esempio geniale della capacità narrativa non solo in Dickens, ma in tutta la letteratura mondiale…il tono ironico con cui Dickens racconta, mi fa tra l’altro tanto bene…

Arrivando in Italia ho potuto prendere alcuni libri che avevo prenotato nella libreria di Predazzo, tra cui: „In Comunione e in libertà. Don Giussani nella memoria dei suoi amici“ a cura di Massimo Borghesi, Roma 2023). Dico immediatamente il punto che non mi piace, lo accetto, ma non mi piace. Il primo criterio che Massimo Borghesi ha deciso di scegliere, cioè quello della „conoscenza diretta“ non mi piace perché il rischio è che il momento biografico della conoscenza diretta abbia un peso troppo grande con conseguenze di almeno due tipi. Prima conseguenza: alcuni autori importanti non vengono poi consultati, e non perché siano morti o perché siano presenti in altri libri, ma per una scelta. E la seconda ancora più grave è che se ci fosse qualcuno in un dialogo davvero intimamente profondo con Don Giussani, che non fa parte di questa „conoscenza diretta“, costui viene escluso a priori. Comunque sia è la decisione di Massimo Borghesi e io l'accetto così, volevo solo per onestà esplicitare questo momento di imbarazzo ed ora concentrarmi su almeno due punti che mi sembrano decisivi. La prima questione nell’introduzione di Massimo Borghesi che mi interessa intimamente e profondamente è presa da una citazione di Don Giussani nel dicembre del 1973: „CL è un movimento di gente che vuole vivere la Chiesa, e basta; qualsiasi altra specificazione è indesiderata e superflua. Non è CL che ci sta a cuore, ma la Chiesa“. Questa frase è importantissima e Papa Francesco la riprenderà con la formula del „decentrarsi dal carisma“ (Incontro con CL del marzo del 2015). Per me nella diaspora queste affermazioni sono di un’ importanza vitale per comprendere la mia appartenenza ecclesiale. Nella mia attività pedagogica di 20 anni nella diaspora della Sassonia Anhalt, con 2% di cattolici, è il metodo di Don Giussani che mi importa (non la dimensione biografica in cui questo metodo è stato vissuto da don Gius) e questa è la seconda questione che trovo decisiva nell’ introduzione di Massimo Borghesi. Questo secondo momento o seconda questione ha due aspetti: in primo luogo l'essere pedagogo come uno che si pone in dialogo con i suoi allievi, con un superamento, almeno come tentativo, di ogni forma di clericalismo e di autoreferenzialità. La liberazione non consiste nel voler portare persone nel proprio gruppo, non consiste in questo tipo di comunione clericale, ma in una presa sul serio di un Logos universale e concreto che, in quanto esperienza, ti permette di entrare in dialogo con tutti. Il secondo aspetto è quello dell’obbedienza: sì è obbedienti all'opera di un Altro non a se stessi e questo Altro viene definito nell'agosto del 2002 da Don Giussani come: „L'essere è Mistero“, l'essere è amore e amore significa „distaccarsi completamente da sé per entrare in un tu“. La cristologia di Don Giussani si può riassumere nella frase che  Massimo Borghesi riassume nell’introduzione così: „Cristo risposta alla domanda umana“ (9). Ovviamente nel passare degli anni è possibile che la domanda umana si ponga in modo diverso e Massimo Borghesi ne tiene conto; con il suo metodo pedagogico Don Giussani raggiungerà tre generazioni:  „quella degli anni 50, caratterizzata dal clima esistenzialista; quella degli anni 70, segnata dalla politicizzazione integrale del vento della contestazione; quella degli anni 90 immersa nella globalizzazione“ (10-11). Me la storia va avanti: è probabile che la generazione degli anni 90, l'ultima citata, non sia neppure quella in cui si trovano i giovani, in cui ci troviamo noi oggi nel 2023 ed è anche probabile che determinate frasi, che ne so del tipo: la santità è una questione di umanità…, Cristo come risposta umana… eccetera siano diventate talmente momenti del mainstream culturale cattolico  che per esempio sulla questione dei dogmi, proprio per rimanere fedeli al metodo di Don Giussani, ci sia un'altra posizione da prendere…e se i dogmi, nella nostra società liquida, fossero gli ultimi agganci al reale? Cioè se la questione del sospetto di modernismo dovesse essere ripensata in modo più profondo (per non lasciarla nelle mani di una destra insopportabilmente tradizionalista)? Giussani la prese, nel suo dialogo intimo con il suo arcivescovo Montini, sulla questione del „Senso religioso“ e della definizione precisa di cosa sia „esperienza“,  molto sul serio. Nel mio blog ho cercato di rifletterla in dialogo con Ferdinand Ulrich e riferendomi al capitolo decimo di Don Giussani… Per ora mi fermo qui! 

„La Turchia intende occupare altre zone della Siria orientale e le attacca regolarmente. L'Azerbaigian progetta di occupare altro territorio armeno e lo ha regolarmente attaccato. Entrambi lo fanno con il pretesto di operazioni "antiterrorismo" o di risposte a provocazioni inventate, ma il vero scopo è la pulizia etnica. Altrimenti, i loro obiettivi non sarebbero prevalentemente infrastrutture civili“ (Lindsey Snell, X, 23.12.23).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho passato tutto il giorno con i miei e con Antonio Rosmini, Scritti autobiografici. Diari, Roma, Stresa, 2022 a cura di Ludovico Maria Gadaleta. Ci sarebbe tantissimo da dire, ma ad un certo punto incontro la categoria o il principio della „passività“, molto simile alla „secondarietà“ di Brague e alla „subordinazione“ di Ulrich. Questa categoria o questo significato teologico mi sembra molto importante per comprendere anche le cose che ho scritto su Comunione e Liberazione: „Già da molto tempo io avevo messo in pratica, senza espressamente propormelo, il principio della passività, mossovi dalla consapevolezza della mia assoluta impotenza; e dalla stessa esperienza ammaestrato“ (Rosmini, ibidem 79). Ciò non significa che Rosmini non possa pensare, in dialogo con la Marchesa Maddalena di Canossa, anche tutto un piano per una congregazione sacerdotale della carità, sia contemplativa (Dio), sia attiva (bisogni del prossimo), insistendo sull’obbedienza e sul servizio alla Chiesa. Detto questo io penso che senza il principio della passività, ogni attività diventa attivismo sterile ed insensato! 


(Predazzo, 23.12.23; settimo giorno della novena di Natale) Sia Agostino che Giussani mi fanno riflettere sull’attesa e il desiderio di ciò che è infinitamente più grande di noi, così che Egli provoca un’ampiezza nel nostro spirito (Agostino), ma EGLI è presenza nel volto di un uomo (Giussani), di uomini (la Chiesa). Saremo simili al mistero, perché lo vedremo come è! Forse non è tanto la deificazione della Filocalia, ma è un’ideale molto alto, un „desiderio santo“. Siamo arrivati a Predazzo! 


Predazzo, dalla nostra stanza da letto 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Trovo molto preziosa l’edizione critica di Stefania Falasca del libro „Illustrissimi. Lettere immaginarie“ di Albino Luciani/ Giovanni Paolo I, Padova 2023; nell’introduzione Falasca fa vedere il legame tra stile umile e contenuti dotti del papa veneto e prendendo come prima lettura la lettera immaginaria a Charles Peguy ho visto che viene identificato con sapienza teologica e filologica il grande tema della speranza e dell’antropologia come stupore di Dio. A livello di contenuti mi si pone la domanda che ho sempre sia quando leggo papa Luciani sia quando leggo papa Bergoglio: vi è una disponibilità grande a rendere il perdono una realtà amplia, così amplia che non vi è alcun peccato troppo grande che non possa essere perdonato (ibidem, 47-51). Ma che dire di quei peccati che non sono tali e che sono stati considerati dalla Chiesa per secoli come „peccati mortali“? È solo una questione di orgoglio e di mancanza di umiltà porsi questa domanda? 

In una sua intervista Ciro Sbailò pone la questione dell’essere come dono (Ulrich), come superamento anche di una filosofia critica della scienza e della tecnica come quella di Severino. Molto bene! 

Questa mattina Konstanze alla colazione ha spiegato ai nostri figli l’importanza ed unicità dei suoi studi giovanili tra storia ed assiriologia, che mettevano in crisi l’idea di una ellenizzazione generale dopo le azioni di conquista di Alessandro Magno…

(Dopo il tramonto) Carissimo Ciro, oggi con mio figlio, che studia medicina nella TUM di Monaco di Baviera, ma che ha interessi giuridici e filosofici (segue un corso su Heidegger dai Gesuiti a Monaco)  parlavamo della dialettica autocrazia e democrazia, e lui la vede più come te; un occidente democratico che è meglio dei sistemi autocratici, anche se ne vede il dramma tragico del nichilismo, come lo vedi anche tu! La linea Hölderlin-Heidegger che sta approfondendo dai Gesuiti vede una via di uscita nella poesia che crea intimità con la natura e con la propria patria; personalmente vedo una pura catastrofe, che non può essere superata con alcun riarmo, né militare né culturale, né poetico. Per me la via di uscita è semplicemente quella che ho cercato di documentare con la traduzione dell’Homo Abyssus di Ferdinand Ulrich: solo un nulla più radicale del nulla del nichilismo può dare vita ad una speranza certa (Dante, Peguy) nella piccola via del quotidiano. Comunque grazie per la tua bella intervista, che ho mandato anche a mio figlio. Tuo, Roberto 

(Monaco di Baviera, il 22.12.23; sesto giorno della novena natalizia; solstizio invernale) Questa notte abbiamo raggiunto la svolta; i giorni diventano, da ora in poi, sempre un po’ più lunghi e le notti più corte. A Febbraio lo si vedrà con evidenza! 

Agostino mi consola su un punto importante: dentro il mio cuore c’è Cristo, non il diavolo; il diavolo combatte dal di fuori e cerca di aggredire sia la mia capacità di confessare il ritorno di Cristo sia la capacità di confessare i miei peccati. Nessuno può salvarsi da solo, ma il nostro assenso, nella doppia dimensione della fede e della confessione del peccato è necessario, anche se certamente anche esso è dono, ma lo è anche la nostra libertà di assenso e di confessione del peccato. Grazia e libero arbitrio si appartengono!  Ultimamente mi irrita il bisogno di riconoscimento, mentre vedo nella parrocchia tante chiacchiere e tanti atteggiamenti che mi irritano, ma se il mio cuore fosse puro e nobile tutto ciò mi irriterebbe di meno. È solo un esempio. Comunque se Tu sei nel mio cuore, mio Amico e Signore, allora confido in un autentica confessione della tua presenza e del tuo ritorno, confido in una confessione autentica del mio peccato. E chiedo il dono di essere giusto e amorevole! VSSvpM! 


Il biglietto di auguri della Fondazione Oasis riprende un pensiero del mio dialogo con Sant'Agostino 

Noi siamo attesa: la nostra vita lo è. Sappiamo che questa attesa è mistero come inizio, poiché siamo stati fatti, e come termine. Anche per noi l’attesa si traduce nelle nostre idee, concezioni, paure, nella nostra immagine di bene, di male, virtù e difetto. L’attesa si incarna in tutte queste cose. Tutta la vita è profezia di Dio per noi, cioè del regno di Dio. Però questo regno è sempre diverso, imprevedibile, perché ciò che è di Dio è sempre imprevedibile. Perciò guai a chi mette opposizione insormontabile tra l’avvenimento del suo peccato e Dio, a chi rifiuta il perdono. Questa è la crisi dell’attesa: il pericolo che i nostri pensieri, sentimenti, ci blocchino, ci imputridiscano. Mentre tutto è bene e coopera al bene, nulla esaurisce il mistero, ma tutto è profezia di esso, punto da cui parte uno sviluppo imprevedibile. L’equivoco di fondo nell’intendere la legge dell’attesa sta nel pericolo di attendere il regno di Dio senza volere veramente « quel » regno, volere che avvenga senza amare davvero il regno di Dio. I farisei, per esempio, volevano veramente che venisse il regno di Dio, amavano la legge, ma non riuscivano ad amare veramente quello che sarebbe avvenuto. Si può far di tutto perché avvenga la volontà di Dio, senza amare con convinzione e verità le sue modalità. È l’ultimo residuo di un moralismo, l’ultimo brano di sé che non cede mai, che non è amore a ciò che accade. È il non sciogliere il proprio io, il non accettare che l’io scompaia, si perda in Suo nome. Così uno può avere una grande attività, ma non avrà la carità. Ma proprio quando uno riconosce di sbagliare in questo modo, Dio purifica fino al midollo delle ossa: proprio in questa scoperta della nostra resistenza capiamo che cos’è l’amore, che cos’è Dio per noi. Bisogna tener presente che Dio è fedele: ha destato l’attesa per compierla. Ogni tipo di giusto verrà soddisfatto“. 

(Luigi Giussani Dalla liturgia vissuta) 


Ieri a Praga sono stati uccisi 10 studenti per un eccesso di follia da parte di uno che è andato all’università e li ha uccisi. 

Greenwald dice esplicitamente ciò che una grande maggioranza pensa: non è Trump il pericolo maggiore della democrazia: „A prescindere dalle opinioni sul 6 gennaio e sulla condotta di Trump in merito, è ormai fuori discussione che la tattica principale del Partito Democratico e dei suoi alleati mediatici per vincere nel 2024 non è quella di convincere gli elettori a votare per loro, ma invece di imprigionare il loro principale avversario politico e di impedire ai cittadini americani di votare con la forza per lui. Qualunque cosa sia, "salvare la democrazia" non ha assolutamente nulla a che fare con questo. Al contrario: oltre ai continui tentativi di imporre livelli crescenti di restrizione all'espressione del discorso politico, è davvero difficile immaginare un assalto frontale ai valori democratici più evidente e pericoloso di quello che i liberali americani del Partito Democratico stanno facendo per impedire a Trump di candidarsi o addirittura di rimanere libero“ (Rumble, 21.12.23). Greenwald si riferisce alla seguente decisione: „Proprio mentre Trump sale al suo punto più alto nei sondaggi per il 2024 e mentre Biden scade al suo peggior livello di disapprovazione, un tribunale statale del Colorado pieno di giudici nominati dal Partito Democratico ha deciso ieri, con una sentenza 4 a 3, che Trump non è ammissibile a comparire sulla scheda elettorale delle primarie presidenziali repubblicane del Colorado. Secondo questi quattro giudici, Trump è colpevole di essere un insurrezionalista e quindi non può candidarsi alla presidenza in base al 14° emendamento“ (Greenwald). Questa decisione è grave anche se con grande probabilità non passerà il controllo della  Corte Suprema degli Stati Uniti. 

Il Meccanismo europeo salva stati (Mes) approvato dagli altri 26 Stati dell’UE è stato bocciato in Italia. Si tratta solo di populismo? 

„Nei tradizionali auguri alla Curia romana papa Francesco è tornato ieri su uno dei temi a lui più cari. La distinzione nella Chiesa non è tra conservatori e progressisti, ma abituati e innamorati, ha spiegato. Il Natale ci ricorda l’innamoramento“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Bella riflessione con Konstanze a colazione nel Leonardo Hotel sulle irritazioni esagerate, che accadono in noi e di cui diventiamo prigionieri. Ultimamente nella parrocchia sono accadute alcune cose che hanno provocato un’irritazione in me. Dapprima il parroco stesso che si è arrabbiato, perché un suo confratello non gli ha chiesto il permesso di venire ad insegnare qualche ora da noi come supplenza; invece che rallegrarsi di questa forma della „chiesa in uscita“ si è arrabbiato per una formalità; secondo: una signora all’inizio della Santa Messa ci ha chiesto se veniamo, come dei fan di una band, solo quando celebra un certo sacerdote; questo tipo di chiacchierare non fanno bene alla vita di una parrocchia; ieri il responsabile del consiglio pastorale mi ha detto che avrei dovuto cambiare il „servizio della parola“ con qualcun altro, visto che non potevo nella mia parrocchia in una certa data; ma in vero io non ho nessun contratto di lavoro, etc. Questi tre esempi fanno vedere che il motivo per cui ci irritiamo non è senza ragione; senza ragione è quando la reazione diventa così esagerata che si perde quel „riposare in se stessi“ di cui parla Etty. VSSvpM! 


(Wetterzeube, il 21.12.23; quinto giorno della Novena natalizia) Ho letto da qualche parte nella rete. „Il solstizio d’inverno segna il passaggio dall’autunno all’inverno e indica il giorno più corto dell’anno. Il solstizio d'inverno, che si verifica solitamente tra il 20 e il 23 dicembre nell'emisfero nord, rappresenta il giorno più breve e la notte più lunga dell'anno. Nel 2023 il solstizio si verifica venerdì 22 dicembre“ (STUDENTI.IT). 

Qualche anno fa, forse decennio fa, avevo comprato un T-shirt al Meeting di Rimini con una frase di Cervantes sulla libertà come il dono più grande che gli dei hanno fatto all’uomo. Si potrebbe pensare che non vi sia niente di più lontano tra questa frase e il SPN, ma ciò non è vero; anche per Ignazio la libertà è molto importante, come per Tommaso d'Aquino anche la libertà della „causa secunda“ è decisiva. Il vero e proprio miracolo, pensa Tommaso, della creazione consiste nella causa secunda (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 368) e nel „Suscipe“ osiamo una consacrazione della nostra libertà a Dio. „Accipe libertatem omnem“, ma ciò non significa distruzione della libertà ed anche nell'apostolato Balthasar ci ha insegnato, con il suo esempio e non solo con le parole, ad essere uomini liberi…e per quanto io abbia imparato da Ulrich la singolarità di Dio, che non può essere confusa con nessuna delle sue creature né con l’ interezza di esse, non esiste una contemplazione di Dio senza il mondo, qui nel senso di senza la creazione, senza il dono dell'essere come amore gratuito (ibidem, 368). E direi che il trovare Dio in tutte le cose, perché in esse Dio si rivela, vale per il papa come per una prostituta, e a quest’ultime, le prostitute viene concessa l’entrata nel Regno prima dei farisei… Paolo direbbe, con ragione, di non prendere queste frasi come legittimazione del peccato della carne, ma bisogna anche stare attenti a non essere così pseudo pii e super bigotti da non comprendere tutta la forza radicale che si nasconde e si rivela in questa frase: contemplare Dio in tutte le cose e  in tutte le persone. Il contesto delle creature, ci insegna Balthasar, rimane anche nell’eternità: Dio non ha creato arbitrariamente il mondo, né non si è donato radicalmente in questa donazione dell’essere finito. La nostra libertà è analogia della sua liberalità infinita! 

Libertà significa: „E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna“ (1 Gv 2,27). Sant'Agostino ci spiega che San Giovanni dice questa frase, che in sé, essendoci l’unzione, non sarebbe necessaria, come anche Sant'Agostino stesso scrive questo commento alla prima lettera di San Giovanni, come Don Giussani ha scritto testi per una scuola di comunità, come Balthasar ha commentato gli Esercizi di Sant’Ignazio, che abbiamo meditato in quest’ultimo anno. Ma se in tutte queste parole Cristo stesso non insegna, allora esse diventano per l’appunto solo „parole parole parole“. Comunque quel: „non avete bisogno che alcuno vi ammaestri“ è da intendere nel modo più radicale possibile.

Un breve invito di Paul Kingsnorth a leggere Matt Taibbi (entrambi gli autori sono spesso citati nei miei diari: „Ho visto solo ora questo resoconto  (dell’ articolo parlo più tardi, ma le formule di Kingsnorth sono già molto evidenti), di Matt Taibbi, della campagna per la censura di Substack e del perché sia importante, ma è il miglior riassunto della situazione che abbia mai visto, e dovreste leggerlo. Qualsiasi tentativo di censurare il discorso qui non avviene nel vuoto, né riguarda i "nazisti". Fa parte dell'ovvia campagna statale in corso per controllare e monitorare il crescente dissenso ovunque. Sappiamo dove porta“.

N.S .Lyons, cita questa frase, che riporto per completezza delle prospettive, non perché io sia d’accordo. "L'immigrazione di massa è un programma deliberato, ne vogliamo di più, non facciamo più finta che si tratti solo di rifugiati, e non ci fermeremo". - Il governo degli Stati Uniti al mondo di oggi.

Dall’articolo di Taibbi cito questo passaggio: „"Il potere di censurare i nazisti include il potere di censurare i manifestanti di ogni tipo e di impedire alla stampa di pubblicare fatti imbarazzanti e critiche che i funzionari governativi etichettano come 'fake news’". Quasi 50 anni dopo, questo è esattamente ciò che abbiamo visto con i Twitter Files, la CTI League, il Virality Project di cui ho appena scritto e innumerevoli altri progetti di "moderazione dei contenuti". All'inizio promettono di bloccare post chiaramente offensivi o ridicoli, come quelli sui microchip nei vaccini. Ben presto, però, il raggio d'azione si espande fino a includere tutto ciò che "promuove l'esitazione", contiene "narrazioni anti-Ucraina" o si sovrappone troppo strettamente all'"ecosistema informativo", ad esempio, della Russia. È così che Jay Bhattacharya di Stanford o Jill Stein del Partito Verde sono finiti „de-amplificati“ su Twitter e che Aaron Maté è finito in una lista di account trasmessi all'FBI dall'intelligence ucraina“ („Tireless Busybodies Again Target Substack“, 12.12.23).

Abba nostro…

(Monaco di Baviera, pomeriggio tardo) Sia per Baudelaire che per Agostino il mondo pagano e quello cristiano non sono conciliabili (cfr. Van der Meer, Agostino.Il pastore di anime, 1951, edizione tedesca,105). L’eredità pagana di cui parla il padre agostiniano olandese è un miscuglio di teatro, superstizione, astrologia e demoni che il teologo Agostino riassume come controparte a Gerusalemme: la città di Dio sta per la donazione di sé nella chiarezza della donazione dell’essere nella sua molteplicità cosmica, mentre Babilonia sta per la ricerca  e la dipendenza del sé, tramite tutti quegli elementi che fanno parte per l’appunto dell’eredità pagana. Ma né il teologo né il pastore di anime Agostino hanno un’ossessione per il diavolo, anche se i demoni sono integrabili nella sua visione del mondo, mentre nella nostra, dopo la teoria della relatività (come studio del movimento e della velocità delle masse nel cosmo) e dei quanti (come studio dell’energia atomica), è difficile trovare uno „spazio“ per demoni o addirittura per angeli. Io penso che il cosmo sia, con il suo ordine di movimenti - questa notte per esempio ci sarà il solstizio invernale, alle 4,27 credo - che con la sua ampiezza rivela l’ordine e la grandezza sempre più grande di Dio. L’evento spirituale che chiamiamo diavolo non ha un suo posto e non è forte come Dio, ma io starei attento con ogni forma di demitologizzazione eccessiva. Vero è, però, che la terra e il cosmo e tutti i fenomeni ad essi propri sono di Colui che li ha donati e non di colui che racconta menzogne. La bellezza del cosmo rende possibile anche l’allegoresi teologica: il sole come immagine di Cristo, la luna come immagine della Chiesa, etc. E per quanto riguarda il bisogno di segni dell’uomo, bastano quelli semplici come il bacio (antropologia) o come i sacramenti (teologia), non dobbiamo andare a cercare segni nel cielo, anche se io avevo apprezzato, nell’ultimo volume di Narnia, l’integrazione della scienza dei movimenti dei corpi celesti da parte del centauro, senza per questo mettere in discussione il libero arbitrio degli uomini… 

Per quanto riguarda la morte di Toni Negri (RIP) devo dire che l’idea del sabotaggio, come amico di Peguy, mi è del tutto estranea, ritengo invece molto interessante che un pensatore che parte dal mondo cattolico si trovi in una posizione del tutto alternativa al sistema. Io vedo che pensatori come Adrian Walker o Matt Crawford, e poi tutti gli altri che ho citato nel diario, si trovano in conflitto con un sistema che diventa sempre più autoritario, sotto il manto della democrazia, ma a differenza del pensatore italiano non sono mai caduti nella rete della speranza utopica, etc. 


(20.11.23 - 98.compleanno di mia zia Nina, che ora è in cielo, sorella di mia mamma; quarto giorno della novena natalizia) Il padre agostiniano van der Meer vede un certo contrasto tra Sant'Agostino come pastore di anime e Agostino come teologo della Civitas Dei. Io non credo che sia così. In primo luogo perché anche nella Civitas Dei c'è l'impossibilità di distinguere univocamente chi si trova in Gerusalemme e chi appartiene a Babilonia (Balthasar). Il problema degli anticristi, su cui ho riflettuto in questi giorni, è una questione che riguarda anche il pastore e non solo il teologo. Anche Papa Francesco, proprio come pastore di anime, esprime alcune cose molto dure sulla presenza del diavolo. Il padre agostiniano riflette sulla liquidazione del paganesimo avvenuta dopo che il cristianesimo stesso era diventato religione di Stato sotto l’imperatore Teodosio. Tra l'altro mi accorgo ora che questa „salita“ del cristianesimo al potere imperiale accade 30 anni prima della caduta (in Occidente) di Roma stessa. Insomma il cristianesimo non ha veramente approfittato di questa statalizzazione ed imparo anche dal padre agostiniano che c'è una differenza di attuazione di questa statalizzazione: una cosa è vivere a Roma, un’altra è vivere nella provincia africana. Comunque sia, in modo suggestivo il padre van der Meer ci fa vedere anche un Agostino, simile al cardinal Martini, cioè in dialogo con alcuni intellettuali pagani. Cosa che si può paragone anche con i dialoghi del cardinal Ratzinger/ Benedetto XVI con intellettuali come Habermas ed alcuni comunisti italiani…


Ascoltiamo san Giovanni (1 Gv 2), il teologo dell’amore: „[22] Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. [23] Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. [24] Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. [25] E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. [26] Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di traviarvi. [27] E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna“. Commentando queste parole Agostino pone un'alternativa molto radicale tra la vita eterna e il fuoco eterno. Questa minaccia del fuoco eterno è presente anche negli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio…ed anche il Papa della misericordia, del Dio che è tenerezza, Papa Francesco, non nega questo…non nega il lavoro, meglio l’anti-lavoro del diavolo…ed è anche il teologo della speranza per tutti, Balthasar, non nega questa possibilità per me. Noi dobbiamo vivere di un“ mistero“, dice Agostino, e questo mistero è il mistero dell’unzione, che è „una forza invisibile“ e questa unzione invisibile è quell'amore che in chiunque esso diventi vivo, „diventa una radice, che il sole non può bruciare“. „Tutto ciò che ha radice viene nutrito dal calore del sole“. Eccetera. Il mondo non ci offre solo le sue minacce, che paragonate alla minaccia del fuoco eterno sono ben poco, ma ci propone anche il suo calore…chiaro è che questo calore, che può offrire la carne (ma sono „mondo“ e „carne“ la medesima cosa?) non è paragonabile al calore di Dio. Ma poniamo la domanda: serve tutto questo al pastore di anime, serve a me? Cioè questa alternativa che leggiamo nel Vangelo, pensiamo a Matteo capitolo 25 ed in modo particolare ai versi 25, 34.41, che cosa ha che fare con il Dio dell'amore? Perché solo l'amore può curare le anime. Mi sembra che in questa ultima metafora della „radice“, che lavora sotto terra e non può essere bruciata dal sole (Agostino), possiamo comprendere come mai la questione dell’anticristo sia una questione del tutto esistenziale. Che cosa è ciò che abbiamo udito fin dall’inizio? In che cosa consiste questo lavoro intimo delle radici? Nella conservazione, l’unica che ci permette un vero e proprio risorgimento, dell’atto della donazione dell’essere come atto di amore gratuito. Questa è la vita eterna, che non comincia dopo la morte, se no non sarebbe eterna! E il fuoco eterno è la sostituzione di questo atto con forme di attivismo che se morissimo domani non ci avrebbero arricchito di nulla: morire con soldi e potere non rende la morte più gentile. 


Sull’appartenenza ad un ordine religioso o ad un istituto, ma questo vale ancor più per una fraternità laicale, Balthasar sottolinea un momento di verità che Giussani, che dapprima non ha voluto fondare niente, ben conosceva e che secondo me è andato perso con una super insistenza sul carisma e sul fascino del carisma stesso. Ogni organizzazione è frammentaria (Balthasar, Antologia-Servais, 367) e il soggetto in essa è „esposto“ con il suo cuore indifeso: la natura stessa del frammento a cui si appartiene implica che esso non può essere mai usato come una difesa „armata“, „corazzata“, „blindata“ per una „guerra santa“ (l’immagine viene usata da Balthasar stesso). Non solo la bellezza è disarmata (Carrón), anche il nostro cuore lo è (Agostino, parla di irrequietezza). E l` organizzazione (ordine, istituto, fraternità) o serve a questo lavoro delle radici, di cui ho parlato prima, oppure diventa „auto-contraddizione“ (Balthasar). E ciò che il nostro cuore deve conservare (non difendere), come ho detto prima, è la donazione gratuita dell'essere come amore gratuito nella piccola via della quotidianità (Teresa di Lisieux, Ferdinand Ulrich). - Credo che in me stesso ci sia stata una motivazione sbagliata quando decisi tanti anni fa di far parte della fraternità; ho pensato che ciò fosse necessario per un laico nella società liquida, purtroppo non ho preso sul serio che questa mia decisione rafforzava, in me e negli altri, la tentazione di difesa di cui ho parlato qui sopra…


Da Alessandro Banfi le notizie minime necessarie per la profezia della pace: „Una vittima collaterale della guerra è la verità. Perché la violenza dell’uomo sull’uomo è sempre basata sulla menzogna. Fatalmente anche a Gaza e in Israele è così. Non solo perché fino ad oggi sono stati uccisi quasi 100 giornalisti mentre facevano il loro mestiere (…). Ma perché non c’è accesso alla Striscia per la libera stampa. Incredibilmente, secondo i media israeliani, l’esercito di Israele (Idf) ha cercato di smentire il cecchinaggio e l’assalto militare all’unica parrocchia cattolica di Gaza di sabato scorso dichiarando di «non prendere di mira i civili, indipendentemente dalla loro religione»…il cardinal Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, ha poi spiegato ieri, replicando: “Abbiamo avuto contatti con l’esercito israeliano sia durante che dopo. Abbiamo letto un comunicato che sembrava negare tutto, poi c’è stata una correzione dove si sono ammessi i fatti evidenti: due persone sono morte e un tank ha sparato. Questi sono fatti incontrovertibili”. In realtà i colpi dei cecchini dell’Idf hanno colpito e distrutto anche i pannelli solari e il generatore elettrico della casa delle Suore di Madre Teresa, che rappresentano l’unica fonte di elettricità utile anche a far funzionare i respiratori necessari ai giovani disabili che le religiose accudiscono. Distrutti anche i grandi contenitori di acqua posti sui tetti della parrocchia…

Proprio ieri però l’esercito israeliano ha rese note le dichiarazioni di un direttore di ospedale della Striscia che ha ammesso di essere affiliato ad Hamas: i terroristi hanno usato le strutture sanitarie, e persino le ambulanze, per nascondersi“ (versione odierna).

Abba nostro…


(Mattinata) Ascoltando la nona sinfonia di Beethoven nell’interpretazione della filarmonica di Berlino, diretta da Sir Simon Rattle. La dimensione teodrammatica di cui ho parlato negli ultimi giorni mi schiera anche dalla parte di Balthasar e non di Agostino nella ricezione del „teatro“ (qui per tutte le forme di rappresentazione). Probabilmente Agostino aveva le sue ragioni e conosceva bene tutte le forme di teatro della sua regione africana e certamente non si possono usare le argomentazioni balthasariane per legittimare il peccato e poi vi è teatro e teatro: Claudel non è Netflix. Con ragione il padre van der Meer, biografo geniale di Agostino, fa vedere tutta la dimensione popolare del teatro e delle feste popolari e sportive dell’antichità e con ragione afferma che nessuna predica ha mai potuto annientare il bisogno di teatro, festa etc. Filosoficamente, in nuce: Sono con Aristotele, che ha valorizzato anche la dimensione non mimetica, ma catartica del teatro, piuttosto che con Platone, etc. E poi sono un figlio del „Carosello“ degli anni sessanta e non credo che potrei vivere, se non con un particolare aiuto del Signore, senza il mondo delle rappresentazioni, fino a Netflix and co. 


(Pomeriggio) Dopo gli anni di Mirafiori sud (1966-1980) il mio contatto con la cultura popolare, nel senso di un vivere e dormire in mezzo ad essa, si è affievolito. Gli anni della scuola elementare e professionale in Baviera (1994-2002), erano anche un confronto con la cultura popolare, ma cosa diversa è vivere in un quartiere operaio ed altra cosa è, per qualche ora nella scuola, essere confrontato con il „popolo“; anche da alcuni anni qui a Droyssig, per le ore passate nella „Gemeinschaftschule“, lo sono. Tanto più che lo stesso liceo è diventato molto meno elitario di prima. Parlo di tutto ciò perché il capitolo sulla superstizione del padre van der Meer mi ha fatto venire in mente questo tipo di fenomeno della superstizione,  che rimane attivo anche nel popolo cristiano e contro il quale Agostino giustamente combatte. Faccio qualche esempio: nel quartiere operaio di Mirafiori sud avevo sentito parlare del „malocchio“ e della paura che esso sollevava. Nell’epoca pagana in discesa di allora, intendo nell’epoca di Agostino, ci si garantiva, con il motto del „doppio cucito tiene meglio“, anche la protezione di Giunone o di qualche altro dio specializzato per un certo ambito (Nettuno per il mare…) e io mi ricordo di parenti che si ammalavano gravemente e portavano una loro maglietta ad un mago o una maga…Se l’illuminismo ci metteva in allarme contro la superstizione, pensando in fondo che ogni forma di religione è già superstizione, in vero vi è anche tutta una spiritualità autenticamente cristiana che svela la superstizione per quello che è: un’alternativa alla vera religione ed alla medicina. Non so bene quanto sia superstizioso il popolo post cristiano della Sassonia-Anhalt, mi sembra piuttosto un popolo delle feste (pompieri, mercatini del Natale…) che della superstizione. Chi vuole essere davvero un pastore delle anime, anche popolari, deve educare il popolo cristiano a liberarsi, perlomeno un po’, dalla superstizione, proprio  perché essa è un'alternativa alla religiosità autentica, al senso religioso autentico, che è espressione di un io e di un cuore che si orientano alle esigenze realmente umane di giustizia e di amore (che solo superficialmente vengono coltivate nelle feste popolari; lo preciso per non parlare solo di superstizione). Vero è, però, che la nostra carne si ammala e che non dobbiamo dimenticarci che Gesù guariva e scacciava i demoni - se non prendiamo sul serio questo compito allora il popolo si orienterà ad altri potentati, anche quelli demoniaci, che ci fanno pensare che una guarigione magica e pur sempre una speranza che una non attenzione totale a questa esigenza…qualcosa di analogo vale anche per il bisogno delle feste…


(Notte) È compito di ogni buon teologo tener conto della dottrina „perennis“ della Chiesa, non solo per quanto riguarda la Trinità e l’incarnazione, ma anche per quanto riguarda l’antropologia, ma se non si vuole non tenere del tutto non conto dell’esistenza storica e se non si vuole cadere nell’astrazione della sola legge (cosa che sarebbe in contrasto con la „lettera ai Romani“), allora si dovrà essere molto „poveri“ nella determinazione di ciò che non è possibile buttar fuori dalla finestra: Gen 1, 27 fa parte di questa elementarità del messaggio antropologico a cui non possiamo rinunciare, come non possiamo rinunciare a dire che le foglie sono verdi, quando lo sono; questioni, come il sesso prima o dopo il matrimonio, non ne fanno parte. E poi dopo le tante schifezze compiute nella Chiesa sarebbe bello essere un po’ più modeste in affermazioni sessuali e non solo! 


„In ascolto dello Spirito, che ci aiuta a riconoscere comunitariamente i segni dei tempi, dal 7 al 28 ottobre 2012 si è celebrata la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Lì si è ricordato che la nuova evangelizzazione chiama tutti e si realizza fondamentalmente in tre ambiti. In primo luogo, menzioniamo l’ambito della pastorale ordinaria, «animata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la Comunità e che si riuniscono nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna».Vanno inclusi in quest’ambito anche i fedeli che conservano una fede cattolica intensa e sincera, esprimendola in diversi modi, benché non partecipino frequentemente al culto. Questa pastorale si orienta alla crescita dei credenti, in modo che rispondano sempre meglio e con tutta la loro vita all’amore di Dio“ (Papa Francesco, EG, 14a). - io credo che questa „pastorale ordinaria“ corrisponda alla „piccola via“ e solamente nell’ ordinarietà della pastorale, come primo passo, sarà possibile integrare tutto quel popolo che non partecipa più così intensamente al culto. E la meta che esprimiamo con la formula il „cammino al vero è un’esperienza" è „la crescita dei credenti“. La legge nella sua astrattezza non fa crescere nessuno, ci dichiara solamente colpevoli. La lettera ai Romani, quella ai Galati e i testi di Giovanni sono delle pietre miliari a cui non possiamo rinunciare, su di esse e su tutto il NT (come compimento dell’AT) si fonda la dogmatica e la dottrina perennis della Chiesa. 

„In secondo luogo, ricordiamo l’ambito delle «persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo», non hanno un’appartenenza cordiale alla Chiesa e non sperimentano più la consolazione della fede. La Chiesa, come madre sempre attenta, si impegna perché essi vivano una conversione che restituisca loro la gioia della fede e il desiderio di impegnarsi con il Vangelo. Infine, rimarchiamo che l’evangelizzazione è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Molti di loro cercano Dio segretamente, mossi dalla nostalgia del suo volto, anche in paesi di antica tradizione cristiana. Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma «per attrazione»“ (Papa Francesco, EG, 14 b, c). - È molto importante che anche le persone che non hanno un rapporto cordiale con la chiesa e anche coloro che la combattono, anche se nel profondo del loro cuore cercano Dio, vengono integrati nell'interesse della nuova evangelizzazione. Qui il Papa propone un suo grande tema, citando Benedetto XVI e indirettamente Luigi Giussani: la fede non cresce per proselitismo, ma per attrazione; dobbiamo proporre qualcosa di bello alla gente, per questo dobbiamo essere molto essenziali, sebbene questa non sia la parola giusto, meglio: dobbiamo essere molto elementari nella definizione di ciò che è davvero perenne e ciò che non lo è, ciò che può fecondare la nostra „esistenza storica“ e ciò che apparirà solo come legge astratta, che non tiene per nulla conto di Romani 7. 

„Il capitalismo (e le scoperte tecniche che lo hanno preparato) ha realizzato l'affrancamento della collettività umana rispetto alla natura (tempo libero considerevole…), ma questa collettività, in rapporto all’individuo, ha ereditato la funzione oppressiva esercitata un tempo dalla natura“ (Simone Weil, Quaderno 1, 133). L’oppressione limita la nostra libertà ancora oggi; prima, ma anche oggi, era ed è limitata dalla natura. Una malattia, un incontrollabilità di un fenomeno naturale, ma non bisogna dimenticare l’oppressione che viene dalla società stessa, sia nei confronti della natura, come distruzione della nostra casa comune, sia nel confronto degli uomini. Simone Weil si chiede giustamente:  „è possibile trasferire all'individuo questo affrancamento conquistato dalla società?“ Dobbiamo desiderare un’ utopia, dobbiamo desiderare un paradiso terrestre? Un’ utopia, il paradiso terrestre sarebbero davvero desiderabili? „Lì nulla potrebbe insegnare all'uomo il principio stesso del dominio di sé, cioè il trattare il proprio corpo come una cosa. Non vi sarebbero altre regole di vita che le proprie passioni…“ (Simone Weil, ibidem). Capisco l'intenzione di Simone, cioè dobbiamo imparare ad ordinare le necessità, non possiamo abbandonarci completamente alle nostre passioni (non lo possiamo nel mangiare, nel fumo, nel sesso…senza danneggiarci)… Allo stesso tempo mi sembra, però, una definizione molto puritana quella della gestione del proprio corpo con una cosa. Il proprio corpo non è una cosa, ma è un linguaggio. Buona notte! 



Il nostro presepio; normalmente l'ho tirato fuori ed allestito l'8 di Dicembre; quest'anno nel giorno che i bambini hanno portato al Papa i loro bambinelli. 

(19.12.23 - terzo giorno della novena natalizia) Santità è donazione sincera e totale di sé per Cristo, sia nello stato di vita matrimoniale, sia nello stato di vita dei consigli evangelici, sia nel lavoro. Questo diario porta il sottotitolo: tentativo di santità! Tento questo tentativo sinceramente? O basta il gettito di acqua calda della doccia, come mi ricorda Martin Walser (Muttersohn) e l’esperienza, per contraddire quel „amore perfetto che non cerca il suo, ma é mancante di sé“ (Balthasar, Antologia-Servais, 366-367) - il „riposare in se stessi“ di Hillesum/Spier non è il contrario di questa „Selbstlosigkeit“ (mancanza di sé), che il Pons traduce in modo debole con „disinteresse“, „altruismo“. Il „riposo“ è una forma di „mancanza“ di attività; il „farsi qualcosa di bene“ di Anselm Grün non lo è: questo è puro paganesimo; quando Etty sente il bisogno di spogliarsi nuda e mettersi vicino al camino e concedersi, non cerca se stessa, solo percepisce la carne e il suo bisogno di calore. Balthasar stesso concede che tutti siamo in „status perfectionis acquirendae“, non „acquisitae“ (cfr. Thomas, S. Th. II-II 184, a. 4), ma cita giustamente Paolo Fil 3,15: „Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo“. Balthasar traduce: „quindi dobbiamo dire grazie noi che siamo perfetti“ - e tutti i cristiani sono santi e perfetti in Cristo: devono semplicemente diventare ciò che sono! E lo devono autenticamente! Io chiedo con umiltà che Dio mi illumini anche su tutto ciò! 


Riprendo una notizia di questa notte (un candidato dell’AfD in Sassonia vince l’elezione a sindaco) e la collego con quanto leggo nel giornale questa mattina: Gli agricoltori protestano a favore della conservazione del diesel agricolo;  blocco dei sussidi rallenta le auto elettriche; buco di 60 miliardi nel bilancio federale; rilancio del motore a combustione - insomma il contrario di ciò che si è deciso a Dubai. Si vuole risolvere il problema dichiarando che la AfD è un partito „chiaramente estremista“… mi chiedo se nessuno fa i collegamenti. 


Mi ha telefonato un sacerdote svizzero che sta studiano Ulrich; mi ha fatto tanto bene parlare con lui…


Abba nostro…


(Pomeriggio) „Ognuno faccia un esame di coscienza: se uno è un amante del mondo, cambi se stesso e divenga un amante di Cristo per non essere un un anticristo“ (La prima lettera di san Giovanni, 78); ci sono persone che si imbestialiscono se le critichi come anticristo, ma Agostino dice: „se hai paura di sentire una tale critica, abbi ancora più paura di esserlo (un anticristo)“. „Di fronte alla richiesta di due persone di essere benedette, anche se la loro condizione di coppia è “irregolare”, sarà possibile per il ministro ordinato acconsentire. Ma evitando che questo gesto di prossimità pastorale contenga elementi anche lontanamente assimilabili a un rito matrimoniale. È quanto afferma la dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni, pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede e approvata dal Papa. Un documento che approfondisce il tema delle benedizioni, distinguendo tra quelle rituali e liturgiche, e quelle spontanee più assimilabili ai gesti della devozione popolare: proprio in questa seconda categoria si contempla ora la possibilità di accogliere anche coloro che non vivono secondo le norme della dottrina morale cristiana ma umilmente chiedono di essere benedetti. Era dall’agosto di 23 anni fa che l’ex Sant’Uffizio non pubblicava una dichiarazione (l’ultima fu nel 2000 Dominus Jesus), documento dall’alto valore dottrinale“ (Vatican news, 18.12.23). I tradizionalisti adesso attaccano il Santo Padre dicendo che benedice relazioni innaturali, insomma di essere un amante di questo mondo invece che di Cristo, ma chi legge attentamente anche solo il riassunto di questo documento si accorge che l'accusa „dottrinale“ contro il Santo Padre è ancora una volta un segno di sfiducia a priori. Un segno che chi lo critica è un anticristo e provoca scismi nella Chiesa. Da nessuna parte degli scritti di Papa Francesco si trova una equiparazione o un'identità tra il rapporto matrimoniale eterosessuale e un rapporto omosessuale. Ecco il riassunto che offre Vatican news del documento in questione approvato dal Papa: „Dopo i primi paragrafi (1-3), dove si ricorda il precedente pronunciamento del 2021 che ora viene approfondito e superato, la dichiarazione presenta la benedizione nel sacramento del matrimonio (par. 4-6) dichiarando «inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio» e «ciò che lo contraddice», per evitare di riconoscere in qualunque modo «come matrimonio qualcosa che non lo è». Si ribadisce che secondo la «perenne dottrina cattolica» sono considerati leciti solo i rapporti sessuali nell’ambito del matrimonio tra un uomo e una donna.

Un secondo ampio capitolo del documento (par. 7-30) analizza il senso delle diverse benedizioni, che hanno per destinazione persone, oggetti di devozione, luoghi di vita. Si ricorda che «da un punto di vista strettamente liturgico», la benedizione richiede che quanto viene benedetto «sia conforme alla volontà di Dio espressa negli insegnamenti della Chiesa». Quando con un apposito rito liturgico «si invoca una benedizione su alcune relazioni umane», occorre che «ciò che viene benedetto sia in grado di corrispondere ai disegni di Dio iscritti nella Creazione» (11). Dunque la Chiesa non ha il potere di conferire una benedizione liturgica alle coppie irregolari o formate da persone dello stesso sesso. Ma si deve evitare il rischio di ridurre il senso delle benedizioni soltanto a questo punto di vista, pretendendo per una semplice benedizione «le stesse condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti» (12).

Dopo aver analizzato le benedizioni nella Scrittura, la dichiarazione offre una comprensione teologico-pastorale. Chi chiede una benedizione «si mostra bisognoso della presenza salvifica di Dio nella sua storia», perché esprime «una richiesta di aiuto a Dio, una supplica per poter vivere meglio» (21). Questa richiesta va accolta e valorizzata «al di fuori di un quadro liturgico» quando ci si trova «in un ambito di maggiore spontaneità e libertà» (23). Guardandole nella prospettiva della pietà popolare, «le benedizioni vanno valutate come atti di devozione». Per conferirle non occorre pertanto richiedere «una previa perfezione morale» come precondizione.

Approfondita questa distinzione, sulla base della risposta di Papa Francesco ai „dubia“ dei cardinali pubblicata lo scorso ottobre, che invitava ad un discernimento sulla possibilità di «forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano una concezione errata del matrimonio» (26), il documento afferma che questo tipo di benedizioni «si offrono a tutti, senza chiedere nulla, facendo sentire alle persone che rimangono benedette nonostante i loro errori e che «il Padre celeste continua a volere il loro bene e a sperare che si aprano finalmente al bene» (27).

Ci sono «diverse occasioni nelle quali le persone si avvicinano spontaneamente a chiedere una benedizione, sia nei pellegrinaggi, nei santuari, ed anche per strada quando incontrano un sacerdote», e tali benedizioni «sono rivolte a tutti, nessuno ne può essere escluso» (28). Dunque, rimanendo il divieto di attivare «procedure o riti» per questi casi, il ministro ordinato può unirsi alla preghiera di quelle persone che «pur in una unione che in nessun modo può essere paragonata al matrimonio, desiderano affidarsi al Signore e alla sua misericordia, invocare il suo aiuto, essere guidate a una maggiore comprensione del suo disegno di amore e verità» (30).

Il terzo capitolo della dichiarazione (par. 31-41) apre dunque alla possibilità di queste benedizioni, che rappresentano un gesto verso coloro che «riconoscendosi indigenti e bisognosi del suo aiuto, non rivendicano la legittimazione di un proprio status, ma mendicano che tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo» (31). Tali benedizioni non vanno normate, ma affidate al «discernimento pratico in una situazione particolare» (37). Sebbene si benedice la coppia ma non l’unione, la dichiarazione include tra ciò che è benedetto i rapporti legittimi tra le due persone: nella «breve preghiera che può precedere questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrebbe chiedere per costoro la pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo ed aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà» (38). Si chiarisce inoltre che per evitare «qualsiasi forma di confusione e di scandalo», quando a chiedere la benedizione è una coppia irregolare o dello stesso sesso, «mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi. Neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio» (39). Questo tipo di benedizione «può trovare la sua collocazione in altri contesti, quali la visita a un santuario, l’incontro con un sacerdote, la preghiera recitata in un gruppo o durante un pellegrinaggio» (40).

Infine, il quarto capitolo (par. 42-45) ricorda che «anche quando il rapporto con Dio è offuscato dal peccato, si può sempre chiedere una benedizione, tendendo la mano a lui» e desiderarla «può essere il bene possibile in alcune situazioni» (43)“. - sei una critica può essere fatta a questo documento è che esso è troppo „tradizionalista“, e cioè che non si può dire, come fa il documento, che in accordo con la legge perenne sul matrimonio solo rapporti sessuali all'interno di esso sono legittimi o per lo meno si dovrà spiegare bene come questa posizione perenne abbia a che fare con il „cammino al vero come esperienza“,cioè con la nostra „esistenza storica“, senza che siamo amanti del mondo vs Cristo.


La posizione tradizionalista identifica l'essere „nel“ mondo con l'essere „del“ mondo, cioè criminalizza l'essere nel nostro mondo, identificando questo essere nel nostro mondo come un'appartenenza ad esso e come alternativa a Cristo stesso. La posizione tradizionalista non vive dell'avvenimento dell'amore gratuito di Cristo, ma di una legge astratta, una legge che non è rispettata neppure dalla maggioranza delle famiglie cristiane. La maggioranza delle persone, non solo cristiane, ritiene un rapporto di fedeltà un elemento positivo, un valore positivo, ritiene che questo rapporto di fedeltà sia il luogo giusto per avere figli, ma noi non viviamo nella legge, ma nel mondo…e proprio perché non apparteniamo al mondo cerchiamo un percorso che porti alla verità. E qui dovremmo essere molto attenti a forme di discernimento personale, che non sono riassumibili in un documento generale sul problema stesso…è forse uno degli aspetti più importanti della Teologica I di Balthasar la differenza tra verità personale e generale, senza per questo mettere l'una contro l’altra… 


(Notte)  „Neppure dovremmo intendere la novità di questa missione come uno sradicamento, come un oblio della storia viva che ci accoglie e ci spinge in avanti. La memoria è una dimensione della nostra fede che potremmo chiamare “deuteronomica”, in analogia con la memoria di Israele. Gesù ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua (cfr Lc 22,19). La gioia evangelizzatrice brilla sempre sullo sfondo della memoria grata: è una grazia che abbiamo bisogno di chiedere. Gli Apostoli mai dimenticarono il momento in cui Gesù toccò loro il cuore: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,39). Insieme a Gesù, la memoria ci fa presente una vera «moltitudine di testimoni» (Eb 12,1). Tra loro, si distinguono alcune persone che hanno inciso in modo speciale per far germogliare la nostra gioia credente: «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la Parola di Dio» (Eb 13,7). A volte si tratta di persone semplici e vicine che ci hanno iniziato alla vita della fede: «Mi ricordo della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce» (2 Tm 1,5). Il credente è fondamentalmente “uno che fa memoria”“ (Papa Francesco, EG, 13). Ovviamente mi ricordo la gioia che mi prese quando vidi nel 1978 la risposta di Balthasar nella buca delle lettere a Mirafiori sud. Mi ricordo del primo incontro con Ferdinand Ulrich nel 1990 in una parrocchia di Monaco di Baviera, mi ricordo del primo bacio con Konstanze sulla riva del Neckar, mi ricordo della fede semplice di mio nonno che ha passato più di sei anni nella carrozzella e nel letto, mi ricordo quando mi misero in braccio, il 2.1.1995, dopo più di trenta ore di doglie e dopo il parto Cesario la Johanna, a cui cantai „Al primo chiarore del giorno“,  mi ricordo quando tirarono fuori il Ferdinand con una „campana“, dopo 15 ore di doglie, il 15.2.1998, mi ricordo dell’esperienza forte di fede alla tomba di Balthasar a Lucerna nell’estate del 2010…conosco anche la data del mio battesimo: 7.4.60… - tutti avvenimenti della storia viva della mia vita.


Simone Weil pone una domanda decisiva: „Sfuggire alla necessità?“ (Quaderno, I, 132). Una tale fuga non ha alcun senso, ma viene sostituita solo con altre necessità. Quindi non desiderare solamente di andare in pensione o nelle ferie; si può gioire di tutto ciò, ma mai e poi mai possiamo rinunciare „alla disciplina interiore“, quella che mi fa star seduto a questa scrivania…bisogna desiderare di essere un’esistenza teologica anche al lavoro…comunque anche il riposo è dono. 


(Wetterzeube, il 18.12.23; 30esimo compleanno di David; secondo della novena di Natale che dedico alla lettura di Agostino)  


Caro Davide, il tuo primo compleanno da marito e il tuo primo oltre il "2"; è importante per noi vedere come ti prendi cura di Johanna (e viceversa); ti auguro ciò che mi è più caro: la benedizione di Dio in Gesù Cristo, che non è un'idea, ma una presenza, una presenza significativa, poiché è il primo di tanti fratelli e sorelle (e anche di chi non si sente né l'uno né l'altra) ad essere risorto e così a non lasciarci da soli. Senza questo collegamento tra cielo e terra, saremmo piuttosto sprovvisti di protezione sulla terra. Vi auguro una buona giornata, anche se dovete lavorare. Un abbraccio da Konstanze e da me, Roberto



David con Johanna Ferdinand nell'Università di Monaco di Baviera 


„La vita dei consigli evangelici è in primo luogo la Chiesa come tale“ (Balthasar, Antologia-Servais, 365) - questa frase vale in modo particolare per il tema dell'auto perfezionamento (Cfr. Antologia-Servais, 366). L’auto perfezionamento non è un ideale cristiano. L'incontro con se stessi potrebbe essere l'incontro con il diavolo, con l’inferno, mi scrisse una volta Balthasar. Possiamo usare i termini „lavoro con se stessi“, „auto-perfezionamento“) ma ciò che in questo lavoro deve essere glorificato è Dio, non noi stessi; in questo senso la nostra vita deve diventare sempre di più ecclesiale, sempre più un’esistenza teologica. Ciò non significa necessariamente bagni di folla, i padri del deserto erano da soli, anche se alcune persone venivano a chieder loro consigli. O confidare le loro stanchezze. La chiesa tutta deve lavorare per il regno di Dio, non per l'auto glorificazione!


Sono del tutto d’accordo con Sant’Agostino Dio non ha solo creato il mondo, ma lo ha ricreato nel medesimo Logos universale e concreto che fin dall’inizio è Dio! Agostino cita il cantico dell’AT, che io amo di più: Dan 3, 24-90! Li possiamo vedere cosa Dio ha creato e cosa possiamo lodare; non possiamo lodare la buffoneria, l’ avidità, l’ubriachezza e l’ostentazione di ricchezza, come si vedono in tanti video in Instagram, anche da parte di gente giovane, che ha perso l’autostima. Certo non dobbiamo neppure cadere nella tentazione di separare noi come giudici infallibili, che non siamo, il grano dalla zizzania; questo è compito di Cristo, nel giudizio finale; noi dobbiamo sempre e solo aiutare Dio nella vicinanza, nella misericordia e nella tenerezza. Non mettiamoci mai, lo ripeto, nel ruolo dei giudici infallibili, anche se a volte con ragione cerchiamo di ricordare agli altri e a noi stessi ciò che è bello, ciò che è buono, ciò che è vero, ma non siamo noi i giudici, c'è un solo giudice: Cristo, che è Amore assoluto. Cerchiamo, però, anche di non dire bugie e di non giustificare il peccato dicendo che se Dio ci ha creato così allora è giusto così. Riprendo alcuno degli esempi di Agostino: Dio non ha creato gli spergiuri, ma uomini che dicono si e no a seconda di che cosa si tratta; non ha creato i maghi (di pseudo maghi il mondo è pieno ancora oggi), ma gente che lavora, per esempio come medico o come infermiera; Dio ci ha creato con un pene e con un clitoride, ma non ha creato l’adulterio - questo è vero anche se nel mio diario ho parlato della perversione polimorfe, che secondo me, in forza delle leggi dell’inconscio individuale e collettivo, non può essere identificata immediatamente con l’adulterio. Giustificare il peccato non lo ho mai voluto, piuttosto offrire una via per evitarlo.  Dio non ha creato l’usura, non ha creato i venditori di schiavi, di vie liberatorie false per i migranti (ieri il Santo Padre ha fatto un esempio latino americano di ciò), etc. Venditore di schiavi lo si diventa, non lo si nasce. Dio non ha creato i guerrafondai, non ha creato coloro che distruggono la nostra casa comune, eccetera eccetera. Ed ora ascoltiamo il cantico di Daniele 3, [26] "Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;  degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre. [27] Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto; tutte le tue opere sono vere, rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi. [28] Giusto è stato il tuo giudizio per quanto hai fatto ricadere su di noi e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme. Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo a causa dei nostri peccati, [29] poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui, allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo. Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti, [30] non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto quanto ci avevi ordinato per il nostro bene. [31] Ora quanto hai fatto ricadere su di noi, tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio: [32] ci hai dato in potere dei nostri nemici, ingiusti, i peggiori fra gli empi, e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra. [33] Ora non osiamo aprire la bocca: disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi, ai tuoi adoratori. 

[34] Non ci abbandonare fino in fondo, 

per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza; 

[35] non ritirare da noi la tua misericordia, 

per amore di Abramo tuo amico, 

di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo, 

[36] ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare 

la loro stirpe come le stelle del cielo, 

come la sabbia sulla spiaggia del mare. 

[37] Ora invece, Signore, 

noi siamo diventati più piccoli 

di qualunque altra nazione, 

ora siamo umiliati per tutta la terra 

a causa dei nostri peccati. 

[38] Ora non abbiamo più né principe, 

né capo, né profeta, né olocausto, 

né sacrificio, né oblazione, né incenso, 

né luogo per presentarti le primizie 

e trovar misericordia. 

[39] Potessimo esser accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, 

come olocausti di montoni e di tori, 

come migliaia di grassi agnelli. 

[40] Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te 

e ti sia gradito, 

perché non c'è confusione per coloro che confidano 

in te. 

[41] Ora ti seguiamo con tutto il cuore, 

ti temiamo e cerchiamo il tuo volto. 

[42] Fà con noi secondo la tua clemenza, 

trattaci secondo la tua benevolenza, 

secondo la grandezza della tua misericordia. 

[43] Salvaci con i tuoi prodigi, 

dà gloria, Signore, al tuo nome. 

[44] Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi 

servi, 

siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza; 

e sia infranta la loro forza! 

[45] Sappiano che tu sei il Signore, 

il Dio unico e glorioso su tutta la terra". 


[46] I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. 

[47] La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace 

[48] e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace. 

[49] Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco 

[50] e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. 

[51] Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo: 


[52] "Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, 

degno di lode e di gloria nei secoli. 

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, 

degno di lode e di gloria nei secoli. 

[53] Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, 

degno di lode e di gloria nei secoli. 

[54] Benedetto sei tu nel trono del tuo regno, 

degno di lode e di gloria nei secoli. 

[55] Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli 

abissi 

e siedi sui cherubini, 

degno di lode e di gloria nei secoli. 

[56] Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, 

degno di lode e di gloria nei secoli. 

[57] Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[58] Benedite, angeli del Signore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[59] Benedite, cieli, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[60] Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il 

Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[61] Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[62] Benedite, sole e luna, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[63] Benedite, stelle del cielo, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[64] Benedite, piogge e rugiade, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[65] Benedite, o venti tutti, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[66] Benedite, fuoco e calore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[67] Benedite, freddo e caldo, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[68] Benedite, rugiada e brina, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[69] Benedite, gelo e freddo, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[70] Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[71] Benedite, notti e giorni, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[72] Benedite, luce e tenebre, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[73] Benedite, folgori e nubi, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[74] Benedica la terra il Signore, 

lo lodi e lo esalti nei secoli. 

[75] Benedite, monti e colline, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[76] Benedite, creature tutte 

che germinate sulla terra, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[77] Benedite, sorgenti, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[78] Benedite, mari e fiumi, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[79] Benedite, mostri marini 

e quanto si muove nell'acqua, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[80] Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[81] Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il 

Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[82] Benedite, figli dell'uomo, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[83] Benedica Israele il Signore, 

lo lodi e lo esalti nei secoli. 

[84] Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[85] Benedite, o servi del Signore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[86] Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[87] Benedite, pii e umili di cuore, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 

[88] Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore, 

lodatelo ed esaltatelo nei secoli, 

perché ci ha liberati dagl'inferi, 

e salvati dalla mano della morte, 

ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente, 

ci ha liberati dal fuoco. 

[89] Lodate il Signore, perché egli è buono, 

perché la sua grazia dura sempre. 

[90] Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dei, 

lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura 

sempre".  Amen! 



„Papa Francesco ha avuto il merito di accendere l’attenzione sui tragici eventi avvenuti nella striscia di Gaza, dove l’esercito israeliano ha deliberatamente colpito, sabato scorso, il complesso della chiesa cattolica della Santa Famiglia, uccidendo due donne. La Santa Famiglia è l’unica parrocchia cattolica nella Striscia, dove c’è anche la casa delle suore di Madre Teresa, nelle quale vengono accolti bambini disabili. All’Angelus domenicale il Papa ha fatto per una volta il cronista, visto che i grandi media hanno oscurato l’accaduto. E ha detto: “Civili inermi sono oggetto di bombardamenti e spari. E questo è avvenuto persino all’interno del complesso parrocchiale della Santa Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie, bambini, persone malate e con disabilità, suore. Una mamma e sua figlia, la signora Nahida Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton, sono state uccise e altre persone ferite dai tiratori scelti, mentre andavano in bagno... È stata danneggiata la casa delle Suore di Madre Teresa, colpito il loro generatore”“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…



(Notte) Caro Jeremias, ho deciso di trascorrere la Novena di Natale interiormente con sant'Agostino; per questo sto meditando il suo commento alla prima lettera di Giovanni, in un'edizione tedesca appena pubblicata (Friburgo in Fr., 2023); e poi mi è capitato di scoprire, tra i 5.000 libri della mia biblioteca, il libro di p. van der Meer (traduzione tedesca, Colonia 1951) su sant'Agostino come pastore e ho trovato la prospettiva entusiasmante. Sono rimasto particolarmente colpito da due frasi. 1) Agostino non si aspetta di seguire Gesù attraverso la politica "grande" della Chiesa (non salperà mai più dal Nord Africa a Ravenna o a Roma; vuole essere il vescovo locale di una diocesi relativamente piccola. 2) È "ultramontano" (o "ultramarino", come scherza padre van der Meer), ma più nel senso mistico che politico-ecclesiastico. Un grande libro, R



Padre Jeremias


„Sebbene questa missione ci richieda un impegno generoso, sarebbe un errore intenderla come un eroico compito personale, giacché l’opera è prima di tutto sua, al di là di quanto possiamo scoprire e intendere. Gesù è «il primo e il più grande evangelizzatore». In qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio, che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito. La vera novità è quella che Dio stesso misteriosamente vuole produrre, quella che Egli ispira, quella che Egli provoca, quella che Egli orienta e accompagna in mille modi. In tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che l’iniziativa è di Dio, che «è lui che ha amato noi» per primo (1 Gv 4,10) e che «è Dio solo che fa crescere» (1 Cor 3,7). Questa convinzione ci permette di conservare la gioia in mezzo a un compito tanto esigente e sfidante che prende la nostra vita per intero. Ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto“ (Papa Francesco, EG, 12). - anche se non sono un missionario nel senso specifico del termine, in un certo senso la dimensione più profonda del mio essere è quella missionaria, non si tratta di una esagerazione della sottolineatura della propria persona. Perché come dice il Papa il grande missionario è Cristo stesso. Vivere in una diaspora dove ci sono il 2% di cattolici e forse il 14% di luterani, mentre tutti gli altri fratelli e sorelle uomini sono senza una confessione, è una cosa da capogiro. Si può solo sperare che lui si serva dei suoi servi inutili. Dopo domani a causa della mia malattia (ed anche della malattia del pastore luterano) il mio parroco di Eisenberg , Tober, celebrerà due „Servizi della Parola“ nella scuola; anche questa è un occasione missionaria senza paragoni. 


Trovo in Simone Weil elementi veri e propri di una critica dell’utopia politica. „Dal regno della necessità al regno della libertà“ (Quaderno 1, 132): questo ideale è troppo alto, cioè utopico.  Specifica Simone Weil: „no, ma da necessità subita a necessità su cui si opera metodicamente“. E „da costrizione capricciosa e illimitata (oppressione) a necessità limitata“ - non è possibile superare la dimensione della necessità, ma dobbiamo imparare ad evitare forme arbitrarie di coercizione;  infine Simone non ritiene che si debba smettere di comandare alla natura, ma che si deve fare ciò obbedendo alla natura. Senza il comandare alla natura saremo ancora al sistema della schiavitù antica. Quest'ultimo passaggio deve essere spiegato meglio. Spiega Augusto del Noce: Aristotele poteva permettersi la contemplazione della natura senza forme di comando, perché c'erano gli schiavi a fare il lavoro necessario. Con la tecnica moderna impariamo a comandare alla natura e questo permette di evitare che tantissime persone siano schiave della natura e di altri uomini. Allo stesso tempo, però, dobbiamo imparare, se non vogliamo distruggere la nostra casa comune, la dimensione dell'obbedienza alla natura stessa. Quindi la forma di Simone mi sembra molto geniale: comandare alla natura obbedendole“ (132).  


„Molte persone sono molto arrabbiate per l'elezione di questo mite falegname („Per la prima volta, un candidato dell'AfD ha vinto un'elezione a sindaco in Germania. Tim Lochner ha vinto il secondo turno delle votazioni a Pirna, in Sassonia, con il 38,5% dei voti contro due concorrenti... La presidentessa dell'AfD Alice Weidel lo ha definito un "risultato storico per l’AfD“ (Die Zeit)“. Il meteorologo e critico mediatico svizzero Jörg Kachelmann ha chiesto che la Germania "sia unita contro il branco fascista", perché il fascismo è quando persone che non ti piacciono vincono le elezioni dei sindaci in città in cui non vivi“ (EUGYPPIUS, Alternative für Deutschland candidate wins mayoral elections in Pirna, the Left declares "Democracy is on fire“, 18.12.23) .


Buona notte! 


(Wetterzeube, il 17.9.23 - primo giorno della Novena del NATALE. - 87.esimo compleanno di Sua Santità Papa Francesco) È la domenica „Laetare“ (le letture del canone romano sono: IS 61, 1-2. 10-11; 1 Ts 5, 16-24; Gv 1, 6-8; 19-28), ma mai come oggi sento che non si può creare la gioia, si può essere solamente „sorpresi dalla gioia“ (C.S. Lewis), „perché noi tutti siamo prigionieri in noi stessi, incatenati da noi stessi, non intatti, ma così frantumati e poveri che non possiamo guarirci da soli“ (Balthasar, Luce della Parola, nella traduzione di padre Sommavilla SJ, 151-152). Non abbiamo mai potuto farci da soli, come ha giustamente insistito per tutta la vita Don Giussani, ma non possiamo neppure guarirci da soli; la guarigione, però, non è un „miracolo estraneo“, in un certo senso non viene da fuori, pur venendo da fuori bensì „dal nostro interno come un organismo guarisce solo da dentro“ (Balthasar); come sa ogni buon medico; la guarigione può accadere solo dentro e solo „dentro“ ha la sua efficacia;  Dio stesso è „interior intimo meo“ (Agostino);  il Dio che ci ha creato non è lontano o straniero per il nostro intimo più intimo, „Egli ha la chiave della nostra più segreta profondità, noi avvertiamo forse solo col tempo che Egli è in noi da lungo tempo all’opera“; per il tal motivo è stato un grande dono la formula di preghiera che ci ha insegnato Don Giussani: Vieni Santo spirito, vieni per Maria; dov’è lo Spirito Santo all’opera? Lo è in quella segreta profondità di noi stessi, nella nostra massima intimità - solo in essa si apre una porta che porta al Tu divino. È più Egli entra, più scopriamo la distanza fra Dio e la creatura, più non vi è quasi alcun ostacolo tra noi e Lui e più comprendiamo quanto è „totalmente altro“ quel Tu e così Giovanni Battista rimane un'indicazione per tutti secoli fino al ritorno di Cristo: noi possiamo essere solamente „voce che grida nel deserto“, con un senso nostro e non nostro. Quale è il compito?  Spianare la strada per il Signore e sant’Agostino ci aiuta a formulare un pensiero di grande valore: „tu puoi chiamarmi amico, io mi confesso servo“ (citazione in ibidem).  


Tutte le persone che in questi anni hanno contribuito, anche in posizioni molto prominenti, a ridurre il significato della dimensione apocalittica e   teodrammatica nel cristianesimo, fossero anche stati consiglieri del Papa, hanno commesso una grande colpa; il Papa non centra, perché per lui prega Cristo stesso! Degli anticristi dice Giovanni:  „Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri“ ( 1 Gv 2, 19). Ovviamente vale anche per me: ciò che in me ha negato questa dimensione apocalittica è „paglia“ e Cristo „brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile“ (Mt 3,12; Lc 3,17). Con grande probabilità il processo al cardinal Becciu,  con „gravissimi vizi di forma che lo inficiano nella sostanza“ (riconosciuti anche da Ernesto Galli della Loggia), è spiegabile solo con la presenza di „anticristi“ nel Vaticano; nella nostra parrocchia l’incomprensione tra i sacerdoti è un segno della presenza degli anticristi. Il fatto drammatico è che questi anticristi vengono da noi, dalle nostre file dice San Giovanni, la buona notizia è che non hanno mai fatto parte di noi, anche se confessano con le parole Gesù come Cristo. Sant'Agostino è molto preciso non si tratta di confessare Gesù come Cristo con le parole ma con i fatti. L'amore va fatto, non detto. Ovviamente percepisco l’ironia di questa frase! Sant'Agostino pone un'alternativa radicale che non può essere armonizzata; Dio è davvero vicinanza, tenerezza e misericordia (Papa Francesco) , ma non è un brodino di tolleranza generale. Non è possibile dire in modo univoco chi faccia parte di Gerusalemme e chi faccia parte di Babilonia (Balthasar, nel suo commento al De civitate Dei) ma ovviamente Babilonia e Gerusalemme non sono la stessa cosa. Non è la stessa cosa essere un anticristo o non esserlo. „Coloro che non sono anticristi non possono mai rimanere fuori dalla chiesa… secondo la sua propria volontà ogni persona è o anticristo oppure è in Cristo“ (Agostino, La prima lettera di san Giovanni, edizione Greiner, 71).  È anche probabile che la questione degli anticristi sia una questione all'interno del cristianesimo, come ai tempi di Sant'Agostino con il suo problema con i donatisti. Non è una questione che può spiegare l'esistenza di una religione come l’Islam. L'alternativa tra anticristo e Cristo è un'alternativa all'interno della cristianità stessa. È il criterio che ci da Sant'Agostino, il criterio di discernimento, è molto chiaro: domandiamoci quindi chi è menzognero e stiamo attenti non ha alle parole, mai ai fatti - I demoni stessi confessano che Gesù è il Cristo. Perché tutti coloro a cui è stato chiesto di confessare Gesù come il Cristo e lo hanno fatto con le sole parole, questi sono i menzogneri. Ne ho incontrati tanti nella mia vita, di persone che sono amici solo a parole. Amico e chi offre se stesso, anche concretamente, con tempo concreto, per te o per chi ti è caro. Penso ad Adrian che ha accolto mio figlio in California. Tutti gli altri sono parolieri. E non basta aver scritto un libro sul Papa, per essere salvato. Come non sono io salvo perché cito il Papa. „Noi tutti siamo prigionieri in noi stessi, incatenati da noi stessi, non intatti, ma così frantumati e poveri che non possiamo guarirci da soli“ (Balthasar). Amicizie vengono donate per questo scopo della guarigione, e non è mai troppo tardi per esse. Siamo noi che ci decidiamo pro o contro di esse. E nel decidersi pro o contro un'amicizia, già nei fatti, significa avever preso la decisione per Cristo o contro Cristo…  1 Gv 2, 19, però, riguarda la Chiesa tutta; l'uscita da un movimento, da un ordine religioso, da un'amicizia non è nemmeno lontanamente paragonabile con l'uscita dalla Chiesa (ne ho già parlato ieri mattina). 


Abba nostro…


(Notte)  „Un annuncio rinnovato offre ai credenti, anche ai tiepidi o non praticanti, una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice. In realtà, il suo centro e la sua essenza è sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,31). Cristo è il «Vangelo eterno» (Ap 14,6), ed è «lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Eb 13,8), ma la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili. Egli è sempre giovane e fonte costante di novità. La Chiesa non cessa di stupirsi per «la profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio» (Rm 11,33). Diceva san Giovanni della Croce: «questo spessore di sapienza e scienza di Dio è tanto profondo e immenso, che, benché l’anima sappia di esso, sempre può entrare più addentro». O anche, come affermava sant’Ireneo: «[Cristo], nella sua venuta, ha portato con sé ogni novità». Egli sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre “nuova” (Papa Francesco, EG, 11). Caro papa, nel giorno del tuo compleanno, 87º compleanno, leggo questo tuo passaggio dal tuo primo scritto programmatico. Tu chiedi sempre che si preghi per te, prego per te e prego per noi ché prendiamo sul serio questo incipit vita nova di cui tu parli qui, una novità che è la novità di Cristo. Come insegnante sono stanco, non so se avrò l'energia di fare ancora gli anni fino alla pensione (agosto 26, second la data ufficiale). Alle volte mi sembra di aver già dato quello che avevo da dare, nella scuola, ma mi affido a Te (Cristo), così anche per quanto riguarda la vita parrocchiale mi affido a Te anche se io non vedo +1 strada o un compito in essa per me, se non quello che tutti i cristiani hanno e cioè di andare la domenica alla Santa Messa. Ti abbraccio nel Signore,  tuo Roberto. PS Ad un certo punto di queste mi righe mi sono rivolto a Cristo stesso, cosa che tu comprendi molto bene. 


(Wetterzeube, il 16.12.23) C’è un punto, di cui prendo la responsabilità, anche se mi appoggio a Balthasar per formularlo (cfr. Antologia-Servais, 365), sul quale secondo me don Giussani si è sbagliato e continuano a sbagliarsi i ciellini, anche quelli intelligenti, lo dico pur comprendendone le ragioni (evitare il turismo ecclesiale), e cioè che l’uscita da quel particolare che è la Fraternità di CL, significhi perdere la strada a Gesù, sub et cum Petro. Bisognerebbe comprendere i motivi per cui uno se ne va e un motivo potrebbe essere che l’obbedienza a Cristo, e in seconda istanza al Papa, nella Fraternità, per lui, non son possibili nella modalità personale che il Signore vuole da lui. Fa tra l’altro parte di una sovra accentuazione del particolare pubblicare tutto ciò che si trova di don Giussani; ad un certo punto bisognerà pur smetterla e concentrarsi su un numero di opere che si ritengono necessarie, in modo che la gente non si fissi sul don Giussani „biografico“ e che non legga solo Giussani.


Per quanto riguarda la frase di Balthasar, che „la vita dei consigli evangelici è in primo luogo la Chiesa come tale“ (365), sono d’accordo, come sono d’accordo che alla fine, nell’ora della morte, il passaggio stesso lo possiamo compiere solamente obbedienti, casti e poveri (Padre Klein SJ), e questo vale anche nel caso che uno muoia mentre sta facendo l’amore, ma sono anche d’accordo che la verginità non è compatibile con il matrimonio: o si è vergini o si è sposati, anche se ovviamente un certo atteggiamento di verginità o castità può essere il rispettare la moglie che ha mal di testa e non ha voglia né possibilità di sesso. Bisogna stare attenti a non togliere la specificità di una vita dei consigli evangelici, quasi che la particolarità della vita dei consigli evangelici possa venire identificata con l’atteggiamento dei consigli evangelici della Chiesa come tale. In questo modo il sale diventa insipido, dice Balthasar. 


I morti palestinesi hanno superato quota 18.000. «Tale perdita – ha dichiarato al Financial Times Dina Matar (SOAS) – comporta la cancellazione di memorie e identità condivise per coloro che sopravvivono», ciò che «avrà un impatto traumatico» sulle loro vite. Anche perché gli attuali adolescenti che si trovano a Gaza sono già passati attraverso cinque fasi di pesanti bombardamenti: 2008, 2012, 2014, 2021 e 2023. L’impatto sui bambini è devastante: «gli adulti non riescono a creare quel senso di sicurezza che è un bisogno fondamentale per un sano e normale sviluppo del bambino», mentre bisogna tenere a mente che nessun bambino nella Striscia può andare a scuola e, in ogni caso, «più del 50% delle scuole è stato bombardato». Secondo il ministro degli Esteri del Qatar questa situazione e la prosecuzione dei bombardamenti «restringono la finestra» dei negoziati guidati dall’emirato del Golfo per raggiungere un cessate-il-fuoco e la liberazione di altri ostaggi.

A destare preoccupazione non è però (solo) la situazione interna a Gaza. Il rischio di un allargamento del conflitto, infatti, è ancora presente. Recentemente il Consigliere per la Sicurezza nazionale israeliano Tzachi Hanegbi ha dichiarato che la situazione nel nord del Paese deve cambiare: «non possiamo più accettare la presenza delle forze Radwan [componente d’élite di Hezbollah, NdR] al confine. La popolazione israeliana comprende che la situazione deve cambiare, e cambierà. Se Hezbollah concorderà nel cambiarla diplomaticamente, bene. Altrimenti dovremo agire», ha detto Hanegbi durante un’intervista a Channel“ (Claudio Fontana, Oasis, 15.12.23).


Abba nostro…


(Pomeriggio/Sera) Nel mio diario ho già parlato di lui, del germanista Dirk Oschmann ed in modo particolare del suo libro, che lo ha reso famoso ad un grande pubblico tedesco, „L’est è un’invenzione dell’ovest“; questo opuscolo ha un carattere liberatorio per chi vive nell’est e quindi anche per me, che ci vivo da ormai più di venti anni. Ma è anche una tentazione, che porta il nome di quel vittimismo moderno che Mark Shiffman ha analizzato così bene e che ho avuto l’onore di poter condividere nel mio blog. Un altro livello di „critica è il testo di Oschmann, su libertà e estraneità nei romanzi di Kafka (Basilea, 2021). Il capitolo „Amerika als Topos und Schauplatz“ (l’America come topos e scenario, 52-64) mi offre per lo meno due spunti di riflessione: a) in primo luogo l’idea della modernità come movimento, accelerazione, mobilità e alta tecnologia. b) l’Idea della libertà come aggressività vs chi questa libertà non c’è l’avrebbe. In riferimento all'America come scenario della modernità possiamo comprendere che tutti e due questi punti fanno parte certamente dell’anima americana: da una parte la assolutizzazione della „macchina“ come la chiama Paul Kingsnorth, dall'altra un atteggiamento aggressivo nei confronti dei paesi che non rispetterebbero la libertà .Insomma Oschmann come interprete di Kafka mi offre gli strumenti per approfondire la critica alla dialettica fatale democrazia/autocrazia. In genere del mito americano ne hanno parlato più persone nella letteratura tedesca, addirittura anche Goethe per il quale l’America, al cospetto della Europa, rappresenta un luogo di novità, in cui non vi è memoria e tradizione, ma ciò non viene visto da Goethe come un problema, come lo vedrebbe per esempio Don Giussani, ma come un’ occasione. Non essendoci regole e tradizioni si può inventare una „vita nuova“, per così dire. Per Kafka invece questo mito dell'America si presenta come un'illusione e chi ci ha creduto passa attraverso questo movimento dello spirito che chiamiamo disillusione, come è stato rappresentato a livello letterario, per esempio da nel romanzo di Ferdinand Kürnberger, „Stanco dell’America“ (1855). In modo particolare il secondo. Quello della libertà come aggressività può essere rappresentato a livello simbolico con una statua dell'America con la fiaccola (la realtà che si può vedere nel porto di New York) oppure come la statua dell'America con la spada (la rappresentazione letteraria nel romanzo di Kafka). Purtroppo con il movimento „bipartisan“ neocon l'America è diventata sempre più rappresentata dalla statua della libertà con la spada in mano. Insomma la versione letteraria di Kafka ha assunto il valore di una una dimensione profetica.


„Lasset das Zagen, verbannet die Klage“ (Bach, Weihnachtsoratorium), Cessate le vostre paure, bandite i vostri lamenti. È un lavoro difficile da fare (per me), molto lungo! In questo verso di Bach è espresso il mio peccato più grande. Non si tratta di non riflettere anche criticamente le cose. Anzi la „crisi“, la „critica“ pur non essendo la prima parola, fa parte di un’ ontologia completa. Ma il lamentarsi no, dobbiamo e devo davvero cessare con le mie paure bandire i miei lamenti. 


(Notte) Non conosco i termini della questione, so che questa notizia ha reso molto triste Renato. Rimane l'appello, vediamo. „Il cardinale Becciu è stato condannato a 5 anni e sei mesi nell'ambito del processo che lo vedeva imputato in relazione alla compravendita del Palazzo di Sloane Avenue a Londra, per i soldi inviati alla diocesi di Ozieri come offerta per progetti caritativi e per la vicenda legata al tentativo di liberazione di una suora colombiana rapita in Mali e gestita attraverso la sedicente agente di intelligence Cecilia Marogna, a sua volta accusata di aver utilizzato i fondi messi a sua disposizione per spese personali, anziché per quello scopo…“ (Avvenire). 


„La proposta è vivere ad un livello superiore, però non con minore intensità: «La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri». Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: «Qui scopriamo un’altra legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo».

Di conseguenza, un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale. Recuperiamo e accresciamo il fervore, «la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime […] Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo»“ (Papa Francesco, EG, 10). - „Lasset das Zagen, verbannet die Klage“ (Bach, Oratorio di Natale), Cessate le vostre paure, bandite i vostri lamenti. 


"Bereite dich, Zion, mit zärtlichen Trieben, den schönsten, den Liebsten bald bei dir zu sehen" (Bach, Oratorio di Natale): "Preparati, Sion, con teneri impulsi, a vedere l’uomo più bello, la persona più cara, presto con te". Aiutaci in questa preparazione, perché neppure di quella ne siamo capaci; qualora il cardinal Becciu sia davvero innocente, prego con sincerità che non perda la fede! E ti prego anche per Juliane Assange e Alexei Anatoljewitsch Nawalny. „ Certamente un uomo di Stato può gettare un giusto in cella per tutta la vita, e poi non pensarci più; se egli perde il potere, se riflette, può divenire gli stesso saggio, giusto e santo… Ma quanto al giusto in cella, lui non resterà a lungo giusto, perché diventerà pazzo. O in ogni caso debole, vuoto, supplice“ (Simone Weil, Quaderno I, 125). Questa è la descrizione realistica di cosa significa essere in galera innocenti. Per cui se il cardinale Becciu  è davvero innocente chiedo la grazia della santificazione, che non può essere raggiunta con le sole forze umane. Vale anche per gli altri condannati. VSSvpM! Buona notte!


PS QUESTO diario notturno è stato aperto per più di 900 volte, ed anche in questo periodo di Avvento in cui non ne faccio "pubblicità" nelle mie bacheche nei social, viene aperto ogni giorno.


(Wetterzeube, il 15,12,23) Gli argomenti che riporto qui, su due temi, mi erano presenti nella notte in modo molto corporeo, ora ne trascrivo solo l’ossatura. 


Telefonata con Martin (Eichstätt) su Artsakh e su Israele e Palestina.  Parlando in riferimento al conflitto tra Israele e Palestina, ad un certo punto ho detto, prima che la mia voce si indebolisse, che conosco entrambe le letture degli eventi di questi giorni, di questi decenni e che cerco in me di mantenere un equilibrio, di non buttarmi completamente su una lettura totalmente pro Palestina o totalmente pro Israele. Cerco insomma di fare nel mio intimo ciò che i due popoli non riescono a fare nella loro storia. Questo equilibrio non mi è possibile per l’Artsakh, semplicemente perché uno dei due poli del conflitto, l'armeno e infinitamente più debole di quello azero. E comunque l'equilibrio, la via di mezzo, non deve mai diminuire la nostra capacità profetica. Per fare un altro esempio, di cui non ho parlato al telefono, tra i due criminali di guerra Joe Biden e Vladimir Putin non c'è alcun equilibrio da tenere. Si spera che, come è già successo in passato con altri politici, altre ragioni, forse economiche forse climatiche (quest’ultime per quanto riguarda il nostro tempo dopo la Cop28) possono contribuire al superamento della crisi. Mi sembra che Xi Jinping sul grande palcoscenico geopolitico si muova in questa direzione. 


Sulla questione del sacerdote femminile nella Chiesa cattolica. 1) argomentare che lo scritto di San Giovanni Paolo II su questo tema, Ordinatio Sacerdotalis, 22.5.1994) non era teologicamente preciso è per me arroganza universitaria tedesca o di qualsiasi altra nazione, tanto più che grandi teologi hanno sostenuto questo documento, per cui al massimo si può trattare di un dibattito tra teologi, ma non che un documento del magistero su un tema così importante non sia sufficientemente preciso (tanto più perché probabilmente l’autorità del documento non consiste in questa precisione, ma nell’ufficio di colui che lo ha scritto). Bisogna anche considerare che i teologi che lo hanno sostenuto sono molto più profondi di quelli che lo combattono. In primis il cardinal Ratzinger e von Balthasar. 2) dire che l'esperienza di donne che si sentono chiamate al sacerdozio sia molto più importante di quello che pensano dei vecchi abbarbicati al loro potere a Roma, è un insulto e presuppone anche una concezione sbagliata di esperienza. L'esperienza non è solo sentire qualcosa, ma è un giudizio su ciò che si sente e i criteri di ciò che si sente non sono interni al soggetto, anche se ultimamente e gratuitamente corrispondono al soggetto. 3) Ciò non significa che non sia possibile o che non sia doveroso coinvolgere di più le donne nell'esercizio di autorità della potestas ecclesiale, ascoltandole di più, facendole predicare, Hildegard per esempio ha predicato nel Duomo di Colonia. Per far ciò non è possibile tenere conto solo dei tipi umani, uomo e donna, ma bisogna entrare nello specifico di persone concretamente esistenti e che hanno un sentire cum ecclesia. 4) Personalmente mi sono sempre messo in confronto con alcune donne che ho incontrato nella mia vita, in primo luogo con mia moglie, ma anche con Adrienne von Speyr, con Simone Weil, con Etty Hillesum,  ma anche con  Ayelet Gundar-Goshen…5) una certa tipologia a livello antropologico mi sembra dare qualche orientamento, per esempio il fatto che un maschio è più adeguato al compito di rappresentanza, rappresentanza della vita donata, mentre la donna al compito di dare la vita donata, il che non significa, come potrebbe pensare qualche maligno, che l'unico compito della donna consista nel fare figli, cosa tra l'altro grandissima. Etty Hillesum, per esempio, non aveva figli ne voleva fare una famiglia e l’ho letta molto attentamente e leggo molto attentamente fino ad oggi, ciò che dice…


Secondo Balthasar il carisma della Compagnia di Gesù (Antologia-Servais, 364) è partecipazione al compito universale e concreto del Logos universale e concreto. Si tratta di seguire Gesù come si segue un re eterno che ha una sola volontà: „conquistare tutto il mondo e tutti i nemici ed entrare così nella gloria del Padre mio; pertanto chi vuole venire con me deve lavorare con me perché seguendomi nella sofferenza, mi segua anche nella gloria“ (Esercizi di SPN 95). Questo significa diventare per tutti tutto nella verità, considerando tutti i possibili livelli, in ogni situazione, anche in situazioni che si contraddicono completamente, perché la logica ultima non è nella situazione, ma nel Logos universale e concreto…


L’articolo di Paul Kingsnorth (The Storm in the Soul, 14.12.23) su un santo eremita inglese del settimo secolo, Cuthbert, mi è piaciuto molto: solitudine, amore per la natura, brucia la lettera in cui un altro vescovo gli comunica che lui, il re e il popolo lo vuole come vescovo, ma poi accetta, perché vede che è Dio che vuole così e questo non come frase, ma come fatto. 


Al cospetto di 10 miliardi di € cede anche Viktor Orbán, l’unico che avesse una posizione ragionevole sul conflitto in Ucraina…


Abba nostro… 


(Notte) „Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: «L’amore del Cristo ci possiede» (2 Cor 5,14); «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16)“ (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 9). - Tanto più che tutti comunicano ciò che ritengono essere il vero, in cattiva o malafede; dopo anni ho visto „Il codice Da Vinci“, che dice che Cristo era solo un uomo, geniale e profetico, ma un uomo spostato con Maddalena; se fosse così allora l’uomo sarebbe davvero solo - uomini con uomini; terribile! Quindi per come posso voglio annunciare il Cristo trinitario, quindi il Bene, nella speranza del bonum diffusivum sui! Buona notte! 


(Wetterzeube, il 14.12.23 - San Giovanni della Croce) Con Santa Lucia non non si raggiunge come pensa la tradizione la notte più lunga dell'anno, però, quasi. Adesso c'è una certa stabilità: le notti sono lunghe, i giorni sono corti. Santa Lucia è una promessa, promessa di una luce vicina.


Buongiorno, Jeremias! Non ci siamo dimenticati della confessione, ma anche dicembre è stato estremamente impegnativo con la scuola, anche nel fine settimana. Volevamo andare a Monaco questo fine settimana, ma ieri entrambi ci siamo ammalati, quindi la gita da Ferdinand potrebbe essere annullata; penso che gennaio sarà più realistico per la confessione; le mie ragazze sono state molto grate per la serata su Etty, r (Due righe al nostro padre confessore).


I „phantasmata“ sono i dati empirici da cui parte il processo conoscitivo astrattivo. Balthasar pensa che SPN abbia significato per la storia della cultura religiosa un passo al di là della contemplazione meramente „contemplativa“ (Eckart) (cfr. Antologia-Servais, 364). Il grande compito irrisolto è quello di  tenere conto dei „phantasmata“, senza perdere la lezione della spiritualità trascendentale; il diario di Etty è un tale tentativo, anche se con un’accentuazione sua propria (ebraica?) della dimensione psicologica. A livello teologico Balthasar, per esempio con la ricezione di poeti come Peguy, ha fatto un grande passo in questa direzione e Balthasar non può essere separato, neppure filologicamente, da Adrienne, che era medico, quindi un’esperta di phantasmata. Ulrich pensa la sovraessenzialità dell’essere (ciò corrisponde filosoficamente alla dimensione della spiritualità trascendentale), a partire dalla materia. Giussani nel su dialogo con Leopardi, Pasolini, etc… ha preso del tutto sul serio la lezione tomista…I mei due diari (quello notturno e quello diurno), qualora se ne facesse un lavoro di redazione, quest

Ultima non dovrà dimenticare i phantasmata, anche quelli della mia lettura politica del reale…


PS Devo riflettere più attentamente, ma mi sono accorto che Balthasar usa la parola spiritualità „trascendentale“, non“ trascendente“. Quindi riguarda ciò che accade nel soggetto, certamente come apertura al mistero e non solo come possibilità conoscitive di speranza nel senso di I. Kant.


La febbre è scesa, ma non senza medicamenti e si è aggiunto un mal di gola, fastidioso. 


Abba nostro…



(Pomeriggio) Se penso in questi giorni di malattia a Renato Farina mi vengono in mente le critiche che gli sono state fatte, non solo quella in rifermento alle sue presunte collusioni sporche con i servizi segreti, o di aver co-fondato, con un giornalista terribile come Feltri, „Libero“, o la sua stima per Berlusconi, ma in primo luogo quella di essere un „cristianista“. Bene, vivendo da più di trent’anni in Germania, l’era Berlusconi l’ho vissuta da lontano, di „Libero“ ho letto solo gli articoli che mi mandava Renato quando ne faceva parte; non ho letto il libro „Alias agente Betulla“, ma quello che mi ha raccontato lui a riguardo della sua collaborazione con i servizi segreti mi sembra più credibile di quanto c’è scritto nella voce di Wikipedia a suo riguardo. Per quanto riguarda poi la critica più importante, quella di essere un cristianista, bisogna stare attenti a non ridurre la parola critica „cristianismo“ (un cristianesimo senza Cristo, secondo Brague), in un offesa contro tutti coloro che pensano che la cristianità nei secoli sia stata un dono per la società occidentale. Comunque sia quello che più mi impressiona in Renato è che, a differenza dei suoi critici, per esempio con la presa di distanza da „Lepanto“, è capace di far passi enormi oltre a ciò che pensa spontaneamente e poi la sua gentilezza nei miei confronti, anche quando scrivo cose su cui non è per nulla d’accordo, come la mia percezione positiva della „bellezza disarmata“ di Carrón… 


La parola „trascendentale“ nella tradizione tomista si riferisce ai trascendentali dell’essere, che sono specificazioni del dono dell’essere come amore gratuito; nella tradizione kantiana la parola significa la dimensione apriori della soggettività. Ovviamente tra la posizione tomista e quella kantiana vi è una differenza radicale: quella tra il dono dell’essere ed un momento dell’essere stesso che è il soggetto, sia come riposta alla domanda: che cosa possa sapere questo soggetto, sia nel senso del suo agire etico, in forza dell’imperativo categorico. Allo stesso tempo, però, è vero che la dimensione a priori è comune ad entrambe le dimensioni. Diciamo dell’essere a priori che è buono, come diciamo a priori del soggetto che può conoscere certe cose ed atre no e che deve postulare alcuni principi per poter agire eticamente. E per entrambe le tradizioni non vi  lotta contro l’esperienza, ma una posizione dialogica con i „phantasmata“ (cfr. questa mattina)


(Notte) Caro padre Servais, grazie per la notizia davvero sorprendente; quando penso a te, penso anche alla Casa Balthasar, cui avevo donato l’originale delle lettere che mi aveva scritto Balthasar. Il tuo trasferimento a Lyon è comunque davvero significativo, per i motivi a cui tu accenni: l’inizio di una discepolanza ed un amicizia tra de Lubac e Balthasar. A partire dal novembre del 22 ho meditato quasi quotidianamente la tua antologia dei testi ignaziani di Balthasar e sono arrivato alla pagina 364. In vero non vi è quasi nulla che mi è coi nel cuore come ciò che impariamo da SPN. Tuo, Roberto 


„Solo grazie a quest’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri?“ (Evangelii gaudium, 8) - già dai primi passi del suo pontificato Papa Francesco ci comunica alcuno dei suoi temi importanti, come il superamento dell'autoreferenzialità. Ma coniuga sempre questi temi con i temi classici del cristianesimo, in primo luogo con il tema della missione, se abbiamo davvero incontrato il senso della nostra vita come non comunicarlo, pur non volendo fare alcun proselitismo? 


„Scrivendo alla moglie nella grave disgrazia che li aveva toccati, dice Emmanuel Mounier: « Bisogna che noi ci opponiamo al quotidiano che ci rende abituale la ferita » . Non dobbiamo abituarci; ma che cosa vince il quotidiano nella sua capacità di stordimento, di svuotamento, cioè - diciamo la parola terribile - di dimenticanza? L'uomo è quel livello dove la natura non può dimenticare, dove tutto unisce in uno scorcio senza fine. La parola che ci indica il lavoro - il lavoro, perché è un impegno della nostra libertà - contro il quotidiano che svuota è la parola " memoria". Tu ci hai richiamato, amico, ci hai descritto così bene che cosa sia la memoria. Cristianamente parlando - il vocabolario cristiano prende le parole del vocabolario comune, ma non le usa secondo il limite in cui la parola viene usata dall'uomo naturale; prende le parole dal vocabolario naturale e le dilata in una loro significanza ultima, dà loro una pienezza intera - , noi usiamo la parola " memoria" come ci ha insegnato Cristo, perché l'unico comando che ci ha dato per raccordare il nostro momento effimero alla sua permanenza nella storia è la parola memoria: « Fate questo in memoria di me». La parola "memoria", cristianamente usata, indica un fatto che è incominciato nel passato, ma è nel presente, è presente, è un fatto presente che è incominciato nel passato. Così noi non perderemo mai, per sempre, la nostra amicizia e tutto ciò che avrà trapassato e sarà diventato contenuto del nostro cuore, della nostra coscienza. Io avevo chiesto di potere pregare con voi Iddio, di dire la santa Messa con voi e perciò questo momento mi sorprende, nel senso che sarebbe più bello che rileggessimo adagio queste frasi, ma forse provocherete voi stessi a leggerle. La prima, comunque, non possiamo più dimenticarla: quotidianamente «il dolore nel presente scava il cuore ingrandendolo».

Io spero che stiate facendo Scuola di comunità! Nella Scuola di comunità, che cos'è il cuore, parola che abbiamo preso dalla Bibbia? Il cuore indica quel luogo, per così dire, dove l'uomo si identifica con esigenze, desideri, evidenze senza fondo. L'uomo è quel livello della natura in cui la natura prende coscienza di un'esigenza senza fine, cioè di un significato ultimo, come Giovanni dirà altrove. Il dolore, costringendo a sperimentare l'impossibilità nel tempo a soddisfare queste domande, ci costringe o al cinismo o ad ammettere, a riconoscere la prospettiva senza fine cui ognuno di noi è stato destato. Perché questa è l'unica cosa che rende ragionevole a una madre far nascere: l'esistenza della felicità per la quale è fatto il cuore che ci viene dato, la vita cosciente che ci è stata data. Il dolore, facendoci scontrare col limite nel tempo e nello spazio della grande ricerca e della grande esigenza del cuore, ci costringe a capire il destino per cui siamo fatti. E perciò quanto più uno vive questa memoria, quanto più uno riflette su questo, tanto più la sua vita si ridimensiona, assume la misura giusta, quella misura di cui parlava così bene Giovanni in un altro suo brano: «Vivere non è mai banale se si pensa che l'infinito è misterioso e potente e sconvolge tutti i nostri idoli, anche quelli più persuasivi. C'è sempre, in ogni istante, anche se non sembra, la possibilità di trascendere la sfera dell'ovvio e continuare la seconda navigazione. [Come ho detto agli Esercizi, la seconda navigazione è quella verso il significato. Ciò che sentiamo con le mani e vediamo con gli occhi è semplicemente, come dire, la pietra del porto di partenza.] Tutto si consuma. L'infinito no. [E l'infinito è nel cuore, è la dimensione del cuore.] Lo spalancarsi è lo stare con la mente aperta in ascolto di ciò che ogni cosa nasconde. [E ogni cosa sollecita al destino infinito, perciò ogni cosa nasconde in sé questo rapporto che deve essere continuamente "rimemorato", ripreso. È vero quanto aggiunge:] Quanto siamo immersi nella caligine [nell'oscurità] dell'ovvio e dell'idolo [della cosa fine a se stessa]!!!»"

(Assemblea della comunità di Comunione e Liberazione della Campania con Luigi Giussani: Napoli, 26 marzo 1988." In Si prospettano giorni felici, di Giovanni Marco Calzone) - I testi che mi manda Gianni di Don Giussani sono impressionanti, sia quelli di cui parla dell’esperienza, sia questo che parla della „memoria“, che ha un suo fondamento teologico nelle parole di Gesù stesso: fate questo in memoria di me. Poi c'è il tema del „cuore“; senza il cuore così come lo spiega anche in questo passaggio, così come lo spiega nel „Senso religioso“ non abbiamo esperienza, ma solo il provare alcune cose, forse anche di tipo religioso. In Giussani c'è una grande tensione come quella che è rivelata dalla frase di Mounier citata;  credo che sia stato davvero un grande maestro, le poche obiezioni che ho sono solo note al margine. Forse è una sensibilità diversa la perché il mio primo incontro è stato con altri, ma sono molto grato di questo richiamo costante, di questa memoria dell’infinito, senza il quale non è possibile alcun „risorgimento“.


(Wetterzeube, il 13.12.23 - Santa Lucia) Ieri durante tutto il giorno non stavo bene, anche a scuola non stavo bene. Poi siamo andati all'incontro del martedì (Vespri, Santa Messa, Adorazione eucaristica e infine la pizza di „Francesco“, che portiamo e mangiamo in parrocchia). Tornando a casa avevo 38,8 di febbre poi ho preso una pastiglia di ibuprofene 60,0 che durante la notte ha dato il suo effetto. Adesso credo che sta risalendo, la febbre. Sono a casa malato fino a venerdì. Anche Konstanze non sta bene.


Ho letto alcune pagine di San Hurtado (1901 - 1952) sull'aver fame sete di giustizia. Il santo cileno parte dalla constatazione che nessuno di noi, sembra quindi che ciò vale anche per il Cile di allora, abbia mai sofferto di fame e di sete. Perlomeno non quella di cui soffrono le persone davvero povere, poi si concentra sul contenuto spirituale: avere fame e sete di giustizia e cita in questo contesto anche i comunisti che conosceva lui. Se penso ad una persona come Aaron Maté, ebbene, sì, la prima cosa che collego alla sua persona è: fame e sete di giustizia. Questo non vuol dire che tutto quello che dice sia giusto, perché ovviamente alle volte c'è bisogno anche di una „via di mezzo“ nelle posizioni politiche e storiche, ma non è per questa „via di mezzo“, che è una virtù aristotelica, che veniamo chiamati  beati da Gesù.


Mi ha scritto il padre belga Servais SJ, da Parigi: Grazie, carissimo Roberto, e complimenti per la perseveranza nel lavoro arduo della traduzione di Homo abyssus. Ti scrivo da Paris dove faccio visita alla mia « provincia » S.J., ormai integrata nella Francia. Ti darò notizie più avanti ma intanto ti ringrazio di quelle di tuoi figli. E ti auguro anch’io delle sante feste di Natale. Con saluti fedeli, anche a Konstanze


Karl Roßmann, il protagonista del frammento di romanzo, che porta il titolo „Der Verschollene“ (Il disperso), sebbene si orienti allo schema americano, incarnato dalla zio, della salita dal baso all’alto, attraverso le proprie capacità e gli sforzi, di fatto cade sempre di più, nella sua permanenza americana, nello schema dall’alto al basso, sempre più in basso. Questo schema non è la traduzione letteraria di ciò che Ulrich chiama „movimento di finitizzazione dell’essere“. Diciamo che la caduta, l'umiliazione, che accade quando dall'alto sprofondiamo nel basso, può essere integrata nel movimento di finitizzazione dell'essere, ma non è la stessa cosa, perché se no ciò significherebbe che questo movimento ontologico, di cui parla Ullrich, sia la benedizione di ogni ingiustizia. Ci si finitizza per amore, un amore che è capace anche, con l’aiuto di Dio, come sa SPN, di integrare anche le umiliazioni…La caduta in basso di Karl significa semplicemente che il sogno americano, solo a volte ha successo e non è la risposta alla domanda della fame e sete di giustizia…


Abba nostro…


(Mattinata) Ho letto un testo, ora che la febbre sta scendendo, di Reinhold Schneider sull’essere malati nell’Avvento (1950); ed uno di don Giussani, che mi ha mandato Gianni questa mattina (1976, a cura di don Carrón). Entrambi i due testi sono molto belli, anche se il temperamento del sacerdote italiano mi è più vicino. Sento anch'io il valore della luce nell'avvento, delle luci dell’avvento, ma alle volte la carne, con le sue turbolenze, è più forte di queste luci. E quindi poi la mia speranza è che ci sia Uno più grande di me, più grande della mia carne che sappia trasformare il tutto in un’ „esistenza teologica“ (Hans Ursa von Balthasar, citato da Schneider, in riferimento alla piccola di Lisieux). Uno Schneider che mi fa comprendere che la malattia è una tempo di approfondimento, un tempo in cui ci si mette in collegamento intimo, per esempio con le persone che sono in galera, come Julian Assange e Alexei A. Nawalny: ripenso alla frase di Simone Weil che dice che un uomo di Stato, che mette una persona in galera, può dimenticarsi di questa persona, mentre la persona in galera sente tutta l’ urgenza della sua prigionia sulla sua pelle, sui suoi ormoni, sui suoi muscoli, sulla sua anima. Nel testo del 1976 Giussani ad un certo punto diventa veramente rabbioso a pensare il tipo di concetto di autorità che moltissimi nel movimento hanno. Quando leggo questa mattina che alcune parole di Joe Biden, che sono solo ipocrisia, vengono esaltate come speranza della pace, quando invece è lui, che sta finanziando la guerra, mi viene una rabbia che è davvero incontenibile. Forse solo contenibile dalla febbre. Allo stesso tempo però il vero, come ho pensato ieri di fronte a Santissimo, anche in riferimento alla fame e sete di di giustizia (San Hurtado, vedi qui sopra), è quella ostia bianca „sine principio e fine“ (SPN, Adrienne), è l’unica cosa vera, e l’unica verità. In parrocchia, il parroco responsabile di tutte le parrocchie, dove sono attivo, si è arrabbiato perché il parroco di Eisenberg, che è una di queste parrocchie sotto la responsabilità di Gera, è venuto a fare lezione da noi, per un collega malato. Invero il parroco di Eisenberg è difficile, ha un carattere difficile, ma di fatto, però, ha fatto quello che dice il Santo Padre: è venuto fuori dalla Chiesa, è venuto dai ragazzi, che oggi lo hanno applaudito (era l’ultimo giorno). Questo dovrebbe essere motivo di lode non motivo per arrabbiarsi per una questione di potere formale e cioè che un parroco che per decenni non era abituato a chiedere a qualcuno se se poteva fare un'azione di questo tipo, non ha chiesto il permesso in modo adeguato. Io credo che il parroco di Gera non sia in grado di guidare la parrocchia, perché la teologia, l’esistenza teologica, non conta per lui un fico secco.  Mentre il parroco di Eisenberg, pur con tutti i suoi limiti psicologici, tema di cui parla anche a Don Giussani all'inizio del bellissimo testo, segue, segue Cristo. „Quando ci si alza al mattino, ragazzi, quando ci alziamo al mattino, che cosa desideriamo? Dobbiamo far fatica - è vero - a trapassare tutta la ganga dei desideri che istintivamente si presentano al nostro cervello, alla nostra coscienza, alla nostra anima, dobbiamo resistere a questo e penetrare questa ganga per andare al fondo di tutto, a questo desiderio del Suo ricordo! Perché tale è la preghiera del mattino... Se tutto non arriva a questa sponda ultima, su cui, fragile e nudo come un miserabile, il miserabile essere che sei tu, che sono io, sta ad aspettare ciò che lo salva, lo compia, ciò che lo realizzi, ciò che lo sfami e lo disseti, ciò che lo renda padrone di sé e del mondo - perché per questo siamo nati, a imitazione di Colui che è la nostra consistenza -, se tutto non arriva a questa sponda prima, tutto diventa inutile... Perciò valore è rendere funzione di questa Presenza inesorabile, storica, di questo eterno fatto storia, è rendere funzione di questa Presenza tutti gli istanti, secondo tutto il loro contenuto. Io non sto strappandovi via dalle vostre affezioni, dai vostri interessi e dai vostri piaceri umani; io sto riconducendovi, io tento di ricondurvi a quella radice di tutto in cui affetti, interessi e piaceri fioriscono in una gloria impensabile e diventano permanenti, diventano veri... La maturazione di questa iniziativa, la capacità di questa iniziativa matura come storia...Quello che io sono è per la sequela che vivo. Una sequela che passa attraverso i segni degli uomini, di uomini, quei segni che sono degli uomini che Dio ci ha fatto incontrare; ma, col tempo che passa, pur seguendo sempre questi uomini, col tempo che passa diventa sempre più evidentemente e direttamente Cristo l'unico maestro: «Uno solo è il vostro Maestro»! Sono fragile perché vivo di questa sequela, di questa sequela a degli uomini, a una comunità o a un movimento guidato, in cui vive la sequela di Cristo. È la sequela di Cristo l'unica ragione di tutto. È il seguire Cristo l'unica cosa che si deve perseguire. Non ho più una consistenza mia, non ho più certezze costruite da me, in una hỳbris, in un gonfiamento violento di me“ (“Da un intervento di Luigi Giussani agli Esercizi spirituali degli universitari di Comunione e Liberazione (Riva del Garda, 5 dicembre 1976),” a cura di Julián Carrón. In «Nessun dono di grazia più vi manca»: Giornata d’inizio anno degli adulti e degli studenti universitari di Comunione e Liberazione). - infine l’autorità è Cristo, sub et cum Petro, certamente anche Davide Prosperi appartiene a questa autorità, m bisogna stare attenti, bisogna stare attenti a non diventare dei „DEVOTI“  di autorità mondane o ecclesiali. SOLO CRISTO È! 


È molto bello che mentre io davo sfogo alla mia rabbia (qui sopra), Renato Farina mi ha mandato un articolo del Molokano (Tempi, 1.12.23) in cui rifiuta di difendere l’Artsakh e l'Armenia con una nuova Lepanto, in cui parla della bontà: „ci resta solo il patrimonio della bontà“ e propone per il conflitto azero-armeno una soluzione di politica realista: „ma io oggi oso sperare. Senza rovesciare tavoli, il Senato americano ha votato all'umanità una legge che vieta di vendere armi all'Azerbaigian. Una volta tanto sarebbe bello per voi italiani essere più filo americani che filo turchi“  (Il Molokano). 


(Wetterzeube, il 12.12.23 - Madonna di Guadalupe) „Lo schiavo è sottomesso al suo signore e il cittadino alle leggi“ (Simone Weil, Quaderno 1, 129). Balthasar non ha un tale atteggiamento di venerazione nei confronti delle leggi, ma sa che „il livello di organizzazione ecclesiastica traccerà confini normativi che, come tutte le legislazioni umane, hanno una certa „positività"..." (Antologia-Servais, 363). Non sono le leggi (quando non vengono prolificate all’infinito e quando non sono del tutto astratte; se lo sono sono solo espressione del „sistema“) che non permettono che l’individuo conti ancora (vedi qui nel diario, ieri notte in dialogo con Weil), ma un lavoro che diventa così „sistematico“ che provoca „una dissoluzione del rapporto tra lavoro e benessere“ (Weil, ieri notte). Benessere non significa organizzare meglio il lavoro - forse anche questo,  ma solo un poco - ma vivere secondo un telos che viene „de arriba“. Il quarto voto dei Gesuiti ci ricorda che una donazione completa di sé a Cristo è possibile solamente nella Chiesa e come obbedienza al Santo Padre. Ogni ordine religioso, ogni congregazione, ma vale anche per ogni fraternità laicale nella Chiesa che non senta se stessa come „funzione“ alla Chiesa e così come servizio al mondo, „sub et cum Petro“, non potrà che seguire il „sistema“ del mondo. Ma i cristiani sono nel mondo, ma non devono appartenere ad esso. Forse nel passo citato Balthasar sottolinea troppo „l'uscita dal mondo“, che comunque è una parte della dimensione della spiritualità cristiana,  bisognerà anche aggiungere quel uscire dalle sagrestie, che Balthasar stesso conosce, se no non avrebbe scritto „Abbattere i bastioni“. La Chiesa „in uscita“, la „Chiesa ospedale da campo“ sono indicazioni di Pietro e non oggetti adatti ai commenti sarcastici da parte dei tradizionalisti. Ripeto: il Papa vigente non deve essere quello che preferisci, ma quello a cui il quarto voto dei Gesuiti promette obbedienza. E da questo quarto voto dobbiamo imparare noi tutti. 


Io sto con Sant’Agostino non con Ernst Bloch, la mia tentazione della gioventù: gli eretici nono sono il meglio della Chiesa („Ateismo nel cristianesimo“), i santi sono il meglio della Chiesa; gli eretici e gli scismatici sono il peggio nella Chiesa, sono come liquidi che danneggiano l’integrità del corpo. Gli anticristi „sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri“ (1 Gv 2,19). Non stiamo parlando dell'uscita da un ordine religioso o da una fraternità, che può essere anche voluta da Dio, ma dell'uscita dalla Chiesa. Questa non può essere mai voluta da Dio; quindi abbiamo meditare questa doppia affermazione: sono usciti da mezzo a noi, ma non hanno mai appartenuto a noi. Agostino dice che dobbiamo fare un serio esame di coscienza se noi stessi siamo uno di questi anticristi. Se io sono uno di questi anticristi. VSSvpM! Non si tratta di puntare il dito contro gli altri, ma si tratta di una certa chiarezza. Chi porta confusione nella Chiesa o detto meglio è in funzione dell’anticristo, non può essere „strumento“ di Cristo e della chiesa. La cosa più terribile è quando si minaccia con il proprio atteggiamento l'unità della Chiesa. Quando un membro della Chiesa soffre, dobbiamo soffrire con lui e quando un membro della Chiesa gioisce gioiamo con lui (1 Cor 12,26). E poi non si deve mai dimenticare Giovanni 17: il mondo può riconoscere che siamo di Cristo solo nell’unità. Certo anche nella Chiesa si può bisticciare, ma alla fine deve imporsi la riconciliazione. "Così la Chiesa è sollevata quando i malvagi si allontanano da essa" (Sant'Agostino). Bisogna aver il coraggio di purificare la Chiesa, senza dimenticare che „la verità è sinfonica“ (Balthasar) e senza alcuna forma di autoreferenzialità. PS Anche buoni amici possono bisticciare, si bisticcia anche con la moglie…quindi non dobbiamo pensare subito agli anticristi, ci sono ragioni anche psicologiche e di stanchezza…ma il sole non dovrebbe tramontare sui bisticcio o per lo meno non troppi tramonti devono accadere senza che un bisticcio non sia riconciliato…


Il caso del cardinal Becciu è una questione molto triste. È Ernesto Galli della Loggia in questione di Chiesa una fonte affidabile? (Cfr. Corriere della Sera, 12.12.23) Se sì, credo che la soluzione che lui proponga, quella dell’assoluzione del cardinale, per mancanze di prove, sia l’unica possibile. Questo tipo di cose fanno tanto, tanto male alla Chiesa, non solo al Vaticano. Ne ho  appena scritto qui sopra nella mia meditazione mattutina. Le leggi non hanno un valore assoluto sempre, ma hanno sempre, quando sono tali, qualcosa di positivo per la libertà e la verità; mentre in questo processo sembra che ci sia una palude di scontri politici che non sono degni della Chiesa di Gesù Cristo…


Non ci può essere un istante umano che sia vuoto! Ogni istante è come il particolare di un grande disegno; senza quel particolare, il grande disegno avrebbe un buco, avrebbe un vuoto. Noi non compiamo nessun gesto se non dentro, all'interno di una connessione universale. La moralità è compiere il gesto in funzione della totalità. La legge morale è la " lettura" del nesso tra quel che faccio, tra questa fatica di parlare, e l'ordine universale. È dire: « Mistero di Dio, io faccio questa fatica di parlare perché voglio bene a questi ragazzi ed è ingiusto che tu abbia fatto capire a me certe cose e a loro no; non sarebbe giusto. Scusami se dico che non sarebbe giusto, è ingiusto anche dire così » , perché Dio fa quel che vuole. Però, se ha dato a tutti lo stesso desiderio, deve dare a tutti la stessa risposta, presto o tardi, dentro o fuori la vita. Quella sera in viale Lazio (quando Don Giussani aveva incontrato una coppietta ,che si abbracciava e chiese a loro: che cosa c'entra quello che fate con le stelle?) sono andato via lieto, perché avevo scoperto cos'era la legge morale: il nesso tra la banalità dell'istante e la totalità dei fattori che costituiscono l'universo, l'ordine dell'universo. Per questo l'atto umano si chiama « gesto » . Non dici: « Il gesto di un gatto » , ma: « Il gesto di una ragazza »“ (Luigi Giussani, Avvenimento di libertà). - questo è un pensiero importante di Don Giussani, con cui tutti facciamo molta fatica, perché come ho scritto ieri, anche in dialogo con don Giussani, oggi i rapporti sono così „liquidi“ che anche il rapporto con dei ragazzi in una classe ha la stessa intensità (o meglio non intensità) del rapporto che si ha con la gente intorno a me, quando in una città si corre a prendere la metropolitana; insomma i rapporti non diventano concretezza. E poi nella „società trasparente“ (Byung Chul-Han) noi stessi ci mettiamo in „funzione“ di immagini così „trasparenti“ (pornografiche) che è difficile compiere quel passo della moralità di cui parla il Gius:  „il nesso tra la banalità dell'istante e la totalità dei fattori che costituiscono l'universo, l'ordine dell’universo“. Che Dio ci aiuti perché quello che Egli fa o permette è sempre giusto! 


Non saprei come gestire in prima persona un'auto vecchia (sebbene la nostra Skoda Jeti non sia nuova: ha più di 163.000 chilometri), ma mi interessa molto il problema che si nasconde/si rivela dietro l'ultimo articolo di Matt Crawford, Old cars and the logic of dispossession. Big Green wants you to offer a sacrifice to the gods (11.12.23),: A prima vista, i rifiuti e le carcasse arrugginite delle auto di recupero sono entrambi un affronto per l'occhio. Ma mentre i rifiuti esemplificano la mancanza di gestione che è il nucleo etico di una società dell'usa e getta, la presenza visibile di vecchie auto rappresenta l'esatto contrario. Tuttavia, questi aspetti vengono facilmente confusi nell'ambito dell'estetica ambientalista e il risultato è stato quello di conferire uno status morale più elevato al pregiudizio degli americani nei confronti del vecchio, ora dignitosamente considerato un'espressione di responsabilità civica.

Il pregiudizio contro gli anziani è profondamente radicato nella psiche americana. Alexis de Tocqueville riporta la sua conversazione con un marinaio americano nel 1831: "Gli chiedo perché le navi del suo Paese sono costituite in modo da non durare a lungo, ed egli mi risponde senza esitazione che l'arte della navigazione fa ogni giorno progressi così rapidi, che la nave più bella diventerebbe presto quasi inutile se durasse più di qualche anno". Ecco una sorprendente difesa della scadenza come corollario naturale della fede nel progresso“. Per questo motivo ho sempre una certa simpatia per i ragazzi qui dalla mia regione che recuperano le motociclette che trovano nei garage dei loro genitori o addirittura dei loro nonni e che risalgono al tempo della DDR. 


Ieri una ragazza della mia classe, a cui voglio molto bene, ha detto una frase sul Faust di Goethe che non mi piaciuta molto. Dire che il Faust è un pedofilo, perché „usa“ la quattordicenne Margherita per le sue voglie mi sembra uno di quei argomenti alla moda, che non sono presenti mai, spero, nei miei diari. Anche perché una quattordicenne allora e una quattordicenne oggi non sono la stessa cosa… Comunque per quanto riguarda Goethe: nella mia vita, per esempio nei primi anni in cui ero qui in Germania, ho letto tantissimo di lui. Ed anche se nei due ultimi diari, quello notturno e quello diurno, lui non è presente ciò non significa che non sia presente in me.


Abba nostro…


(Mattinata) „Poche speranze per i 137 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Vladimir Putin ha cercato di trattare con i terroristi, raccogliendo un no. Secondo il Washington Post, Israele avrebbe utilizzato fosforo bianco, fra le armi fornite dagli Usa, nell’attacco al Libano…Per le altre notizie dall’estero. I legali di Alexey Navalny, il principale oppositore russo di Putin, hanno detto di aver perso ogni contatto con il loro assistito. Il timore è che sia stato trasferito da una colonia penale ad un’altra. Intanto a Varsavia è stato varato il nuovo governo europeista di Donald Tusk, soddisfatto anche Lech Walesa: la Polonia esce dal club dei sovranisti. In Egitto si vota oggi per le presidenziali. Abdel Fattah al-Sisi è ampiamente favorito per rimanere al potere. I risultati ufficiali saranno resi noti solo lunedì prossimo“ (A.Banfi, versione odierna). - non commento quello che scrive Banfi, in modo molto utile, perché comunque i lettori del mio diario sanno già come commenterei questi fatti. Sottolineo solo che come anche nel caso di Julian Assange ciò che scrive la Simone Weil vale anche per  Alexey Navalny: essere incarcerati così a lungo rende matti. È una cosa del tutto disumana. Tanto più se uno è innocente.  „Lo schiavo è sottomesso al suo signore e il cittadino alle leggi“ (Simone Weil, Quaderno 1, 129).


(Droyssig-Wetterzeube, l’11.12.23 - Compleanno di mia moglie Konstanze) Ieri notte, in vista del suo compleanno, ho scritto una pagina sul „nostro mondo dei piccolini“ (animali di peluche), che rivela tanto della sua anima. Questa mattina glie la ho fatta leggere, prima a lei e poi a Johanna e Ferdinand. Erano tutti tanto contenti! 

La trasformazione della formula Instituti della Compagnia di Gesù in riferimento al Papa, come superiore vero e proprio della Compagnia, dalla versione del 1540 a quella del 1550 - Ignazio muore nel 1556 - non può essere studiata qui nel diario (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 362-363); la seconda è teologicamente più precisa, anche se Balthasar ritiene che anche la formula „Christi in terris vicario“ abbisognerebbe di un ulteriore completamento e non mi stupirebbe se esso fosse pensato da Balthasar in direzione delle decisioni di Papa Francesco, che è in primo luogo „vescovo di Roma“. Comunque a parte queste precisazioni, teologicamente necessarie, tutti nella Chiesa ed in modo particolare, per quanto mi riguarda, la Fraternità di CL (chi la guida è stato sempre obbediente al Papa), dovrebbero imparare da questo quarto voto dei Gesuiti. Perché: „Ubi Petrus, ibi ecclesia, ubi ecclesia vita aeterna“ (Sant’Ambrogio) Riporto qui la seconda formula e ricordo che Balthasar, pur avendo scritto un libro sul „complesso antiromano“, parla sempre di un’integrazione del papato nella Chiesa universale e non viceversa. Ecco la formula, §3: „Soli Domino ac Ecclesiae ipsius Sponsae, sub Romano Pontifice, Christi in terris vicario, servire, post sollemne perpetuae castitatis, paupertatis et oboedientiae votum…“. Dall’idea della sinodalità io erediterei il „sub et cum Petro“. Il Papa vigente non deve essere il mio preferito, ma è e rimane la garanzia ultima dell’ istituzione ecclesiale romano-cattolica.

„Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora“ (1 Gv 2,18). Sono del tutto d'accordo con San Giovanni e con Sant'Agostino e con tutti i grandi teologi e pastori della Chiesa: noi siamo nell'ultima ora, anche se nessuno la conosce in modo cronologicamente preciso, tranne il Padre! La venuta dell'Islam è una venuta nell'ultima ora e credo che questa venuta sia un richiamo di umiltà per noi tutti cristiani, così che non pensiamo che noi e Cristo siamo la medesima cosa. Noi siamo la sposa di Cristo, non Cristo stesso! Nella prima lettera di San Giovanni, commentata da Sant’Agostino, vedo il plurale: gli anticristi. Questo mi sembra davvero molto importante, non c'è solo un anticristo ce ne sono tanti. E per identificarli c'è bisogno di una grande discrezione, di un grande discernimento, e non è possibile certo dire con sicurezza chi essi siano, ma ci sono. Per questo il mondo è una valle di lacrime.  

Ieri pomeriggio ho mandato alla seguente lista mailing : Cardinal Marc Ouellet; Padre Jacques Servais; vescovo Stefan Oster; Prof. Ciro Sbailò (Roma); Prof. Julían Carrón (Milano); Dr. Susanne Greiner; Michele Altmeyer, le nuove 136 pagine della mia traduzione dell’Homo Abyssus: me ne mancano ancora 90. Ciro mi ha scritto immediatamente ed anche il vescovo Oster mi ha mandato le seguente righe, qui in traduzione automatica: „Grazie mille, caro Roberto, e auguri anche a Lei. Sta facendo un lavoro ammirevole, e posso immaginare che sia anche piuttosto arduo. Credo che David Schindler abbia impiegato otto anni per la traduzione inglese. È davvero un servizio alla Chiesa - e spero che anche in Italia sperimenteranno qualcosa della fecondità del pensiero del nostro venerato maestro. Spero che presto potremo lanciare una homepage dedicata a Ferdinand Ulrich. La informerò non appena sarà pronta. Con sincere benedizioni per lei e per tutta la sua famiglia. Suo, +Stefan Oster SDB“.

Per quanto riguarda la „profezia della pace“, riporto le righe riassuntive della situazione della versione odierna di Banfi: „La situazione in Medio Oriente. Gli abitanti di Gaza sono letteralmente alla fame. L’emergenza umanitaria è precipitata secondo le fonti Onu. L’Organizzazione mondiale della sanità ha definito catastrofica la situazione sanitaria a Gaza e chiede l’ingresso immediato di aiuti medici nella Striscia. L’intelligence occidentale stima che dei palestinesi catturati, nei giorni scorsi pubblicate le foto dei prigionieri in mutande, solo il 10-15% apparterebbe davvero ad Hamas. C’è una stata ieri una telefonata di 50 minuti fra il premier israeliano e il presidente russo: da quel che trapela c’è stato grande dissenso fra i due. Sulla Stampa Francesca Mannocchi raccoglie la posizione dei coloni israeliani. Per loro i palestinesi non esistono, così come l’espressione Cisgiordania è un’invenzione occidentale. Papa Francesco ieri all’Angelus ha chiesto che il Natale porti “passi concreti per la pace”“.

Abba nostro…

(Pomeriggio) C’è un passo del Vangelo odierno (Lc 5,17-26) che è molto bello, non me ne ero mai accorto, perché mi sono sempre concentrato di più sulla polemica con i farisei e con gli scribi, che sono scandalizzati che Gesù perdoni i peccati. Ma c'è questo verso, prima della polemica, che è impressionante. Quando vide la loro fede, disse all’ uomo: ti sono perdonati i peccati. Insomma Gesù perdona i peccati per la fede della fellowship, non del malato (per lo meno in questo passo la fede del malato non gioca alcun ruolo prima del miracolo). 

C'è un testo di Luigi Giussani (Viterbo 1977) che conferma il modo con cui sono nella fraternità di CL, con cui Konstanze ed io siamo nella Fraternità. Anche se negli anni passati ci sono stati dei tentativi di fare l’associazione-CL qui nella diaspora, questi tentativi sono falliti. Ma ciò che non è fallito è „la provocazione alla vita“ che mi pone Don Giussani con il suo stile di vita, con il suo carisma. Ciò che non è mai andato perso sono le domande che riguardano me stesso. L’unico gesto che è rimasto in comune con i fratelli dell’ovest della Germania (in modo particolare con quelli della Baviera), è il fondo Papa Francesco, perché riguarda la vita qui nella scuola; spesso attraverso questo fondo è arrivato del denaro a dei ragazzi, che neppure sapevano chi li stava aiutando (ma così si esprime anche Gesù, per quanto riguarda l’elemosina). Ho mandato ad un amico del consiglio direttivo del CJD il resoconto annuale, che mi ha risposto così: Caro Roberto, Che piacere sentirti e leggere il tuo resoconto del FF ( = Fondo papa Francesco). Ricordo ancora come me ne parlasti la prima volta quando ci incontrammo a Borkum.

Guardare i destini di questi giovani mi fa sentire umile per la felicità, il sostegno e l'amore che ho potuto ricevere e che ricevo ancora oggi da una sana cerchia di familiari ed amici. È bello che il FF inizi proprio da qui e crei almeno un piccolo equilibrio - ma con grande effetto. Ringrazio Stephan per questo. Auguro a tutti voi di Droyßig un periodo di Avvento felice e benedetto. Dio vi benedica e siate in salute. 

Un caloroso saluto a Constanze e a Te 

Herwarth (dal letto di malattia del Corona virus) - Anche il direttore generale della Sassonia-Anhalt si è espresso in modo molto positivo: Caro signor Graziotto, il motto "Nessuno deve perdersi“ (Arnold Dannenmann, fondatore del CJD) non deve finire ai limiti esterni dei nostri servizi, in questo caso le nostre scuole. Dove finisce il rifinanziamento dei nostri fornitori di servizi, iniziano i nostri fondi di sostegno, dove li abbiamo. Così come lo è il vostro Franziskusfonds. Grazie per averci dato un'idea di come i vostri alunni sono stati aiutati. Spero che lei e noi avremo sempre buone idee su come rimpinguare questi fondi.

Auguro a lei e a sua moglie un secondo Avvento benedetto!

Cordiali saluti

Diacono A. D.

Direttore generale - Ed infine anche il responsabile di Support International e.V. (l’AVSI tedesca, per abbreviare) della Fraternità, Stephan Scholz, si è espresso così: Caro Roberto, cara Konstanze, caro Stefan, Grazie mille per la bellissima relazione e per la contabilità assolutamente esemplare e la documentazione dettagliata. È arrivata oggi per posta!  Siete fantastici - grazie per questo! È molto bello che tu abbia incluso la tua giovane collega, la signora W.!

Sono sempre commosso quando sento parlare delle ragazze e dei ragazzi che riuscite ad aiutare attraverso questo fondo. Dà un volto al progetto!  

È tragico vedere come la situazione drammatica dei genitori spesso si ripercuota direttamente sui figli. Ti prego di portare i miei saluti ad A. - spero davvero che in quest’ultimo anno scolastico abbia successo con l’ esami di maturità - è particolarmente bello vedere una cosa del genere…(I dettagli finanziari non sono citati qui)… 


Giussani, Luigi. Un caffè in compagnia: Conversazioni sul presente e sul destino. A cura di Renato Farina. Milano: Rizzoli, 2004 - presubilemente il testo è più vecchio e questa citata è solo una ristampa, ma ancora prima di leggere chi avesse fatto l’intervista, mi sono immaginato, dal modo di porre la domanda, nel passaggio che mi ha mandato Gianni, che l’avesse curata il mio amico Renato. Renato ricorda l'accusa fatta a Don Giussani, proprio sulla categoria dell’esperienza, di essere un modernista (accusa che viene ripetuta ancora oggi da quei tradizionalisti che avevano augurato la morte anche di Balthasar). E Giussani prende l'occasione per approfondire bene questo tema, ma fedele al suo metodo: „La vita nostra è dominata da una tensione invece che da una passione, è logorata anziché generatrice e produttiva dell’umano; è definita da ciò che non si deve amare e che si deve combattere piuttosto che da ciò che si deve amare e perciò creare“ (Giussani, Viterbo 1977). Quindi non si mette a combattere l’accusa di modernismo, ma approfondisce il tema del rapporto tra esperienza e ragione. Ragionevole è colui che sottomette la propria ragione all’esperienza. Se non fosse così la ragione sarebbe un preconcetto. A livello ontologico si tratta della „subordinazione“ (secondarietà, direbbe Brague) della ragione al „senso necessario dell’essere“ (Ulrich), che è amore gratuito. Ma ciò vale anche per la quotidianità, per la piccola via del quotidiano. Ora in Don Giussani si tratta della fede come esperienza. La fede è un avvenimento nel presente. Era un avvenimento questa mattina nella scuola, dove ho incontrato ragazzi stanchi. Forse sono stanchi perché stanno troppo nella „macchina“ (Paul Kingsnorth), cioè nel loro smartphone, forse sono stanchi perché è tutto troppo. La prima parte dell'anno è corta, per questo motivo ci sono tantissimi compiti in classe. Sottomettere la ragione all'esperienza non significa sottometterla a tutto ciò che istintivamente i ragazzi vogliono, anche se si deve tener conto della loro stanchezza ed della mia, ma se si tratta della fede, si tratta appunto della fiducia che in questo contesto in cui ci troviamo il Signore,  che è amore gratuito, troverà un modo, anche attraverso quello strumento che sono io,  per canalizzare tutto ciò che accade nella scuola verso il Padre. Qui vorrei ricordare ciò che mi ha impressionato molto già ieri e di cui avevo parlato ieri notte: „Educare significa comunicare la propria umanità…non potrà mai essere una competenza o un competente interessamento ai problemi della scuola che rende „presenza““. Ogni giorno abbiamo l'occasione di incarnare l'amore gratuito del Padre per i nostri ragazzi. -  Entra (il Mistero che si è fatto carne in Maria) nell'esperienza come fattore dell'esperienza umana solita, per cui, qualsiasi esperienza umana, se è compiuta nella coscienza della Sua presenza « dentro», diventa prendere per la mano, prendere per un braccio la Sua presenza, diventa mettere la testa sopra la Sua spalla, come ha fatto Giovanni nell'Ultima Cena, diventa sentirLo dire, lì seduto mentre si mangia il pesce alla mattina presto: « Simone, mi ami tu? » . Tutto il mondo dovrebbe amarTi! Tu hai scelto chi Ti amasse. Me hai scelto, nonostante tutte le mie ribellioni, i miei ribollimenti, le mie deflagrazioni di ira o di istinto! « Signore, Tu sai che io Ti amo »“ (Don Giussani, Tracce 1996). Oggi per la liquidità dei rapporti umani, è possibile che anche con i ragazzi in classe ci sia quel rapporto che si ha, che aveva Don Giussani quando andava a prendere la metropolitana, con le persone che appena vedeva. È una grande sfida. Credere in questa situazione di liquidità, è una grande sfida. Credere che sia possibile essere Chiesa, credere che sia possibile una fellowship. Questo è possibile solamente se i ragazzi possono riposarsi in te, li devi guidare, ma non li devi stressare. Vedo con quale gioia mi accolgono alcuni della mia classe dell'11ª quando mangio con loro. È un gesto semplice, che tiene conto della liquidità dei rapporti. Ma è pur un gesto che accade ora, in cui comunico me stesso, cioè il mio compito che nella profondità e nella quotidianità è ecclesiale. E in tutto ciò non è in gioco il moralismo e neppure le leggi, ma per l'appunto la presenza. Guida o signore la mia presenza, cioè la Tua, sebbene io non sia Te. Ma senza di Te non posso portare alcun frutto. Almeno di questo ho coscienza. 


(Notte)  „La tentazione appare frequentemente sotto forma di scuse e recriminazioni, come se dovessero esserci innumerevoli condizioni perché sia possibile la gioia. Questo accade perché «la società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia». Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo. Non mi stancherò di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva»“ (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 7).  - Papa Francesco cita Papa Benedetto in una frase che credo il Papa bavarese abbia imparato da don Giussani! Ed è così, si tratta di un’affermazione che non ha a che fare solo con le persone del Movimento, ma con tutti: senza un incontro con un avvenimento non accade nulla nel nostro cuore; e questo vale in modo ancora più intenso, imparagonabile con la presenza di Gesù: per persone come Charles o Ferdinand Gesù diventa tutto! Il loro tutto! Il tutto del mondo! Noi che siamo meno santi ci affatichiamo con „scuse e recriminazioni“ e con i „piacere“ della „macchina“ (Paul Kingsnorth), della „società tecnologica“ (Papa Francesco). Dammi Signore la tua gioia, quella che si rivela con i piccolini di cui ho parlato ieri, quella presente nei Vespri, prima. Una gioia che nasce dalla semplicità e completezza del dono dell’essere. 


„Niente è più bello di una barca“ (Simone Weil, Quaderno 1, 130). Simone ne spiega bene il motivo: „ Il marinaio sulla barca ha un peso uguale a quello delle forze infinite dell’oceano… a ogni istante il pilota - con la debole forza dei suoi muscoli sul timone sui remi, debole, ma indirizzata - fa equilibrio a quell'enorme massa d'aria ed acqua“. Noi stessi ci muoviamo su un oceano agitato, di conflitti e di problemi irresolubili, ma se con la nostra piccola barca abbiamo una meta, insomma la indirizziamo ad un telos, allora non siamo più deboli dell'oceano caotico. Questo è un riassunto semplice di Aristotele, della causa finalis in Aristotele. A livello di Rivelazione questa teleologia non viene saltata, ma aiutata, perfezionata. Questo pensiero vale anche per il lavoro (cfr. Simone Weil, 130). Che cos'è la dequalificazione? Un lavoro che non è più indirizzato ad una meta. Che cos'è „la dissoluzione del rapporto tra lavoro e benessere“? Un lavoro che viene fatto solamente per guadagnare soldi, aspettando che venga il prossimo fine settimana o le prossime ferie. Abbiamo bisogno di un lavoro in cui l'individuo conti ancora. Un lavoro che ci pieghi alle sole esigenze del sistema non è sopportabile e per questo motivo si vive di fine settimana in fine settimana, di ferie in ferie. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 10.12.23; seconda domenica dell’Avvento) C’è una differenza abissale tra il „riposare in sé stessi“ (Hillesum, Spier) e il „fare qualcosa di buono a se stessi“ (Anselm Grün); la prima frase ha a che fare con la gioia, la seconda con un surrogato. Ora, io non credo se la parola esperienza ha davvero un senso (ed anche tenendo conto del fatto che l’esperienza è un giudizio), che si possa vivere, a parte quando si è santi, totalmente senza surrogati, ma bisogna chiamare le cose per nome. E porre i puntini sulle „i“. La seconda frase ha a che fare con la dimensione bassa di noi stessi, la seconda con quella alta! E noi siamo chiamati all’alto (De Lubac, san Giovanni Paolo II…). 


Delle letture di questa domenica (Is 40,1-5. 9-11; 2 Pt 3,8-14; Mc 1,1-8) vorrei, seguendo a mio modo la lettura di Balthasar in „Luce della Parola“ (edizione italiana a cura di Padre Sommavilla, 149-150), sottolineare questi elementi. È molto interessante che parlando de „il deserto cresce“, Balthasar consideri anche la profezia a riguardo della nostra casa comune, che Papa Francesco ci ha insegnato a comprendere in profondità, e parla infatti di „disboscamento delle selve che portano la pioggia“ e vede un’impotenza del mondo: „tutti i piani per la civiltà e lo sviluppo sembrano non avere risorse“. Poi parla anche della dimensione spirituale e religiosa: „l’umanità non può quasi più ascoltare il richiamo a „preparare al Signore la strada“. Non siamo più quasi in grado a guardare in alto! - Balthasar collega i giovani che protestavano allora con quell’atteggiamento, quello stile anti-culturale del profeta Battista e con semplicità dice: „ma alla fine questi giovani, se non vogliono diventare direttamente criminali, dovranno pur salire insieme nel grande gioco degli adulti“ (1). Aggiunge che il Battista oggi avrebbe un compito più difficile, perché allora gli si dava credito che sarebbe arrivato qualcuno più grande di lui e c'era una disponibilità a confessare i propri peccati, adesso credo che facciamo addirittura fatica ad identificarli. - Delle altre due letture vorrei solamente sottolineare il messaggio, che Balthasar non intende in senso utopico, o messianico, se con l’aggettivo „messianico“ si intende una riduzione politica di esso, ma parla con speranza di un „futuro, che sta sicuramente avvicinandosi, in cui ‚tutti i mortali vedranno la gloria di Dio‘, Dio stesso raccoglierà l'umanità come un pastore per condurla definitivamente a casa“. -  La lettera di Pietro ci ricorda che 1000 anni sono per Dio come un giorno e quindi non dobbiamo far nostro l'argomento senz’altro sarcastico del ritardo del Signore: „il Signore non è in ritardo nell'adempiere la sua promessa“. Non si potrà mai convincere un balthasariano a progetti di de-mitologizzazione del messaggio cristiano…Per quanto riguarda la nostra vita personale l'ora della morte  e del giudizio è abbastanza vicina, ma allo stesso tempo siamo chiamati ad „accelerare“ la venuta di Cristo, nel senso di comprenderla come gioia: „la storia, che intra-mondanamente sembra correre incontro ad immense catastrofi, è, vista della sua fine, una sicura ed amica strada di casa“. „È bella la strada che porta a casa e dove ti aspettano già…“ (Chieffo); non dobbiamo perdere la speranza e non dobbiamo perdere la fiducia: quello che dobbiamo fare è „essere trovati senza macchia“ (e almeno il tentativo è semplice) ed „essere trovati in pace“. Formula molto simile a quella di Etty: „riposare in se stessi“.  


(1) Per quanto riguarda le proteste dei giovani oggi (Fridays for future…), esse devono certamente essere differenziate. Non tutte le proteste ecologiche hanno lo stesso carattere, e forse solo queste ultime dell'ultima generazione hanno un carattere che potrebbe sconfinare nella criminalità, cosa che adesso non mi sembra molto probabile (incollarsi alla strada fa piuttosto male a loro che agli altri). Per quanto riguarda le proteste degli adulti esse so appunto proteste di adulti e hanno come oggetto una ribellione contro una minoranza, una classe elitaria di minoranza, che pretende dalla maggioranza di sentire quello che non sente. C'è ovviamente spazio per un'educazione del popolo, nelle dimensioni delle tre profezie, quelle del Santo Padre: la profezia della pace, la profezia della difesa della casa comune e la profezia dei poveri e dei migranti. Per quanto riguarda le prime due credo che a volte il popolo sia molto più educato della classe politica stessa; per quanto riguarda la terza ovviamente una società come la nostra fa fatica a vederne il senso, soprattutto se e confrontata con una migrazione non regolata. Kant con una certa ragione, per esempio, diceva che un profugo è un ospite, non un cittadino. Questa lezione di realismo dovremmo prenderla sul serio. Per essere cittadini bisogna integrarsi culturalmente e linguisticamente nel paese in ci si arriva, sebbene una certa „reciprocità culturale“ del rapporto dovrebbe essere il metodo giusto…


 Mi ha scritto Gianni in riferimento a quello che avevo scritto nella mattinata di ieri su Giussani e Testori: „Ti ringrazio è vero ci vuole un lavoro profondo, mentre mi accorgo che anch'io non lo faccio fermandomi alle cose solite. Grazie per avermi rilanciato“.

Negli Esercizi della Fraternità del 1994 Giussani cita Chesterton sul tema della vita quotidiana e lo commenta così: „«La vita quotidiana [ bisogna scegliere, dicevamo, tutte le mattine] è la più romantica delle avventure [ è l'avventura più densa, intensa, suggestiva, bella perfino, anche se dolorosa, faticosa], e soltanto l'Avventuriero la scopre » (Padre Brown) . L'avventuriero è l'uomo di fronte all'infinito, di fronte al suo scopo infinito ( « L'uomo è fatto per l'immortalità: a somiglianza di Dio è fatto l'uomo » )“. - Accelerare la venuta del Signore, nel senso spiegato prima significa: « Affermare il volto buono del Mistero che fa tutte le cose » e questo per Giussani è assunzione di responsabilità nel senso di incarnare almeno un po’ „il volto della paternità, della maternità, delle viscere“. 

Abba nostro…

(Dopo l’Angelus) Leggo e sento più delle cose che riporto qui nel diario. Per esempio questa mattina ho letto un passaggio molto bello di Don Giussani sull’educazione (Luigi Giussani Tertium Millennium, 1999), sulla proposta cristiana, sull'accompagnare in libertà e discrezione le persone alla compagnia della Chiesa (mio figlio, a cui avevo mandato questi pensieri del Gius, al telefono, mi ha detto che noi abbiamo fatto quello che c'è in questo passaggio di Don Giussani) o ho ascoltato quello che ha detto il Santo Padre nell’Angelus, nel quale ha spiegato il  deserto in modo diverso di come ho fatto io questa mattina, non come problema della desertificazione causata dalla „macchina“ (Paul Kingsnorth) o della desertificazione dello spirito, ma come un luogo in cui si impara ad evitare le chiacchiere, in modo che poi quando si usa la „voce“ (anche nel senso del bellissimo song di Adriana Mascagni) la si usa per una cosa buona. Ma tutte queste parole, anche quelli che non ripeto, non rifletto pubblicamene sono parte di me, sono dentro di me. 

(Pomeriggio) Alcune cose che mi manda Gianni si ripetono, per cui si ripetono anche le mie riflessioni; ma spero sempre con qualcosa di nuovo: il testo a cui mi riferisco qui è un passaggio da „Alla ricerca del volto umano“. In questo testo Don Giussani sottolinea l'importanza del „seguire“. Ma in un altro testo, che livello linguistico mi era piaciuto di più, diceva che la parola „figliolanza“ è più chiara della parola „seguire“. In questo testo, a cui mi riferisco ora, parla della parola „dentro“. È molto impressionante questo perché ovviamente non si può fare un'esperienza di qualcosa dal di fuori. La possiamo fare solamente dal di dentro e questo non è semplice, perché le persone dentro alle volte sono dei rompi palle. Questa mattina per esempio prima della Santa Messa una donna, che tra l’altro poi ha distribuito la comunione, mi ha chiesto se faccio parte, come un fan di una band, dei tifosi di un sacerdote e che vengo solo quando c'è per l’appunto lui. Cosa che non è vera, tra l'altro. Queste sono chiacchiere, quelle che odia Papa Francesco. Eppure bisogna rimanere dentro anche se ci sono delle chiacchiere. Perché non possiamo passare il tempo a fare le critiche delle cose che non ci piacciono…Le critiche vanno fatte se sono parte della verifica, se sono un contributo a comprendere lo stile o meglio la profondità di un carisma (per fare un esempio ecclesiale). Per esempio il fatto che in CL si sottolinei sempre la questione che nell'ultimo incontro il Papa ci ha detto che ci sono delle cose del carisma, che non sono ancora state scoperte o approfondite, mentre la frase che ci aveva detto nel primo incontro e cioè che dobbiamo decentrarci dal carisma, questa non viene mai citata, bene, farlo presente è una questione di verifica e di critica nel senso profondo del termine, come quasi tutte le cose che ho scritto in questi anni, e che sono fondamentalmente simili a quello che don Carrón aveva scritto nella sua famosa lettera al Corriere della Sera. 

Ritorniamo alla parola „dentro“: quando Don Giussani diceva ai suoi  allievi: dovete rimanere dentro la tradizione in cui siete nati e verificarla, si trovava in una situazione totalmente diversa dalla mia, perché qui l'80% delle persone non hanno mai fatto parte della tradizione cristiana, tantomeno di quella cattolica. Vengono da famiglie che si erano fondamentalmente adeguate al sistema comunista della DDR. Insomma piuttosto sarebbe quella la tradizione che dovrebbe approfondire e che non conoscono neppure. Del tempo della DDR i giovani hanno preso  per esempio un certo tipo di motocicletta, che hanno trovato nei nei garage delle loro famiglie ed anche un certo senso della famiglia. Ma più di tanto non è presente un vero contenuto di appartenenza; e prima dei comunisti c'era il nazismo. Quindi la situazione in cui mi trovo ad agire è completamente diversa da quella di Don Giussani in Lombardia. Ma anche del tutto diversa da quella dei miei fratelli e delle mie sorelle della Fraternità della Baviera o di Colonia… una diversità che non mi è mai riuscito di comunicare senza che i miei ascoltatori pensassero che fossi strano. Questo non vuol dire che non si possa imparare nulla dal concetto di esperienza di Don Giussani, perché ovviamente c'è un'esperienza che sto facendo nella diaspora, con tutti quei riferimenti, con tutti quegli incontri che ho fatto nella mia vita e che sono presenti nel mio cuore. Ripeto la decisione di Davide Prosperi di approfondire il carisma approfondendo la categoria dell'esperienza è un è una decisione giusta. VSSvpM! 

(Notte) Il nostro mondo dei piccolini (animali di peluche) nasce dalla stessa fonte nella quale sono sorti Narnia e gli Hobbits, solo che da noi hanno un carattere più quotidiano che artistico. Nasce dal cuore di un anima nobile. La voce di Konstanze, inimitabile nella sua tenerezza, li rende vivi nel loro carattere e non hanno tutti lo stesso: Amelie, una mucca, che ama la cioccolata, riposa davvero in se stessa; Jopino, il piccolo cervo, è un monello simpatico e se arriva una nuova macchina (la Volkswagen nel modello popolare (Playmobil), il maggiolino, che tutti conoscono) o uno stivale natalizio è il primo a provarli.  Flockchen, una pecora che viene dal mare del Nord, a Malta ha inventato il „Buon giorno, Valletta“, detto con una voce allegra, come lo è lei stessa, che è diventato memoria del nostro alloggio a Sliema, di due anni fa, quando potevamo vedere dal balcone della stanza da letto appunto Valletta; ed ora a casa a tante cose si può dire buon giorno, per esempio all’arco dell’Avvento, con la signora vestita elegantemente e il marito falegname. Jason viene dal Gran Canyon in Arizona, è un piccolo alce marrone con un grande cuore, come il Ferdi che c’è lo ha regalato. Adesso sta facendo compagnia a Balthasar, un cervo più grande che non è cosi mobile come gli altri piccolini che scorrazzano per casa, mentre siamo a scuola. Jopino è un regalo di Johanna, quando è andata a studiare ad Heidelberg. Poi ci sono i grandi, come Karlchen, un pinguino molto saggio e sereno, che ci è arrivato da poco tempo, dal negozio di giocattoli delle Arcadi di Gera. Wuschel, l’orsetto bianco, nella notte si occupa dei suoi fratelli più piccoli ed ha tanta pazienza, nel giorno parla piuttosto con Karlchen sulla situazione del mondo. Orfeo, il piccolo toro, è tanto carino e non si mette mai in mostra, come la piccola Hermelinchen, una pecora gentile che guarda il mondo con stupore. Ultimamente è entrata nel gioco anche una lepre bianca, che porta il nome di Hoppel Jr., perché anni fa avevamo un Hoppel senior con tutta una sua storia da raccontare. Mago (Malta/Gozo) viene per l’appunto da Malta ed ha paura dei temporali, ma ora pian piano si è abituato al clima tedesco, alla neve. È un cane, che quando si siede deve essere sostenuto. Anche un cuscino, Kitty, fa parte della compagnia, lo avevamo comprato all’aeroporto di Lipsia, in partenza per l’Armenia, quando Konstanze non ha più trovato il suo zaino, che avevamo lasciato, come abbiamo scoperto al ritorno, nel garage, senza accorgercene. Kitty è un cuscino sorridente. E poi c’è ne sono altri, in questi tempi meno attivi, come l’orso marrone, Buck e un vecchio asinello che faceva parte dei giocattoli del nonno di Konstanze…Il nostro mondo dei piccolini dona tenerezza al giorno e fanno parte del nostro essere, del dono dell’essere come amore gratuito…


Qui si vedono Wuschel, Karlchen, Amelie, Flockchen e Mago


I piccolini nel tempo natalizio

Da un testo di don Giussani agli Educatori, anche nella serie di citazioni che mi ha inviato Gianni, c’è una frase che esprime tutta la mia concezione e la mia esperienza di insegnamento: „Educare significa comunicare la propria umanità…non potrà mai essere una competenza o un competente interessamento ai problemi della scuola che rende „presenza". La grande parola di don Giussani, che esprime una posizione del tutto originale e che nel testo, che Gianni riassume con il titolo: „Presenza è un’esperienza in atto“, è la chiave per comprendere i tre fattori su cui Giussani ci fa riflettere: a) la cultura è „presenza“ come dimensione critica, critica non come un mancare ancora qualcosa all'essere, ma come quella crisi ontologica di cui parla Ulrich, una crisi senza la quale saremo già ora in paradiso, ma visto che non lo siamo, un’ontologia senza crisi è astrazione, quella che Ulrich chiama la „sospensione ontologica“. Giussani la definisce così: „la cultura come coscienza critica e tendenzialmente sistematica di un'esperienza in sviluppo“. Questa esperienza in sviluppo si trova nel contesto ontologico del dono dell’essere come amore gratuito. b) Il secondo momento è quello appunto della presenza, che qui da noi, nella diaspora, siamo Konstanze ed io. Lo dico con grande umiltà, e lo dico nel contesto di tutti gli altri colleghi e di tutti i ragazzi, nel contesto della parrocchia, eccetera ma noi siamo la presenza come momento cosciente, non senza gli altri, con gli altri, che Cristo può essere comunicato solamente in un’amicizia, solamente in una fellowship.. c) Il terzo momento è la questione della paternità e maternità: si è presenza solamente se con grande umiltà e con la coscienza che c'è solo un Padre, quello celeste, e una sola madre, Maria, noi stessi siamo per gli altri, o perlomeno dovremmo esserlo, madri e padri. Quindi figli del Padre! Sono infinitamente grato a Don Giussani per questa sua formula: „educare significa comunicare la propria umanità“, non una competenza. Certo nel passare degli anni si ha anche una competenza, ma non è quella che si comunica. Si comunica, come mendicanza, la presenza di Cristo, del Logos universale e concreto che è amore gratuito per eccellenza.

(Wetterzeube, il 9.11.23;  Johannes Didacus Cuauhtlatoatzin) il riferimento ad alcune cose che ho scritto ieri sera e ieri notte. Simone Weil scrive: „lo schiavo è sottomesso al suo signore e il cittadino alle leggi“ (Quaderno primo, edizione italiana, 129). N.S. Lyons dice che le nazioni devono gestirsi in modo autonomo e non farsi risucchiare dagli imperi. In modo particolare da quell'impero generalizzato che lui chiama la classe manageriale e Paul Kingsnorth „la macchina“. Per N.S. Lyons e per Paul Kingsnorth, ma questo vale anche per Matt Crawford e Adrian Walker, il „signore“ che vuole la dipendenza della maggioranza dei cittadini, resi così schiavi, sono le élites di sinistra mondiali. Negli USA per Adrian è il partito democratico che sta creando  „a surveillance state“, insomma che mette in dubbio le „leggi“ democratiche.  Il pericolo per i quattro pensatori citati (ma non ci sono solo loro, tra i giornalisti bisogna citare anche per lo meno: Glenn Greenwald, Aaron Maté, Katie Halper, Matt Taibbi…) viene da queste élites, non dal populismo. Per quanto riguarda la variante tedesca del „signore“, rappresentata dal governo semaforo (SPD, Verdi e Liberali), e in riferimento alla „profezia della pace“ posso confermare che il vero pericolo viene proprio da questa élite, che in nome di una „svolta“, identificata con il nemico „Putin“, sta massacrando il paese con spese militari assurde. 

Per quanto riguarda la Chiesa, riflettendo sulle differenti „integrazioni“ che sono state possibili nella storia della „societas Jesu“, principalmente sulla differenza tra sacerdoti e fratelli laici, Balthasar spiega (cfr. Antologia-Servais, 360-361) che si sono tenuti presenti i gradi di formazione differenziati e la differente intelligenza dei membri della societas; riconoscere queste differenze è stato una questione di realismo: ovviamente non tutti i cristiani sono intelligenti allo stesso modo e per esempio le polemiche generalizzate contro gli intellettuali in CL (fatte per lo più da intellettuali) non sono per me mai state di aiuto. Comunque è vero che oggi la situazione, forse per un caos generalizzato, come pensa Balthasar (ibidem,361-362),  è tale che non si può distinguere precisamente a quale tipo di formazione uno appartiene, anche se ovviamente c'è una differenza tra, che ne so, un avvocato e un cassiere in un supermercato, che sentano una vocazione religiosa. 

Il riferimento alla classe manageriale (N.S.Lyons) i membri di questa élite non sono certamente filosoficamente o teologicamente più intelligente degli altri cittadini, ma semplicemente capiscono molto meglio di altri come funziona il sistema o hanno conoscenze specifiche (come ingegnere, medico…) che permette loro di considerare gli altri come ignoranti e in questo modo di ridurre il rapporto tra le élites, a cui appartengono e gli altri cittadini nella modalità del rapporto tra schiavi e signori, il contrario insomma per l’appunto di un rapporto tra cittadini, che sottostanno alle stesse leggi, anzi come nel caso del corona virus, le leggi possono venir sospese, dall’élite dominante, per un emergenza vera o presunta che sia. 

Per quanto riguarda la chiesa Balthasar pensa che ci sia una tendenza tale che si possa dire che bastano le differenze semplici:  uomini, cristiani e religiosi. Anche Rousseau pensa che siamo in primo luogo uomini, non cittadini… Infine per quanto riguarda i religiosi non esistono differenti sì alla chiamata del Signore (da non confondere con i signori mondani): esiste solo un sì alla chiamata del Signore e al cospetto di questa chiamata bisogna essere indifferenti, anche se poi è chiaro che la vita non può trascorrere in un’ indeterminatezza astratta, cosa che l’ indifferenza di Ignazio non è. Quest’ultima è un metodo per essere aperti alla finitezza di un determinato compito, di  una determinata missione.. ma colui che è stato scelto per una vita religiosa dovrebbe essere aperto il più possibile aldilà dei suoi limiti personali a quello che il superiore vuole da lui, in nome della chiesa non  dell’arbitrarietà. Per i laici questa „finitizzazione“ accade seguendo l'esperienza stessa…Purtroppo per quanto riguarda la vita nelle parrocchie questa indifferenza nei confronti della volontà di Dio e sepolta sotto tante macerie. Spesso i parroci sono solamente dei burocrati che ragionano con le categorie del mondo e non hanno alcuna sensibilità per la missione specifica di una determinata persona, di un altro sacerdote che dipende da loro per esempio…o dei laici nella parrocchia…

Ieri parlando con la mia giovane amica, che ha perso la mamma (cfr. il mio diario di ieri) mi sono accorto di tutto il dramma, che Giovanni Testori e Luigi Giussani, in un dialogo sul senso della nascita, hanno saputo esprimere con parole molto forti. La separazione tra l'amore e la possibile nascita del figlio, la perdita della percezione ontologica che siamo figli, e che è una gioia avere un Padre, ha creato dei disastri sia a livello dello spirito che a livello della carne. Perché queste due cose si appartengono. Ci vuole un lavoro grandissimo, non di proselitismo, ma direi proprio un lavoro filosoficamente profondo, che per quanto mi riguarda è solo un’altra parola per „testimonianza“, non di evocare retoricamente parole, che non possono creare l'esperienza, ma di vivere l'esperienza dell'essere figli così che ad un certo punto quando una persona ti incontra è capace di vedere che quello che gli manca,  quello che le manca, anche se la madre e il padre le hanno voluto (psicologicamente) bene, è  la percezione direi ontologica di essere voluti.

Abba nostro…

(Notte) „Una separazione tra l’amore e la possibile nascita d’un figlio“ , come tragedia (Testori) - questo tema, anche se espresso da Testori, nel dialogo con don Giussani, in modo molto interessante e „carnale“, è una ghiottoneria per il mondo cattolico „conservatore“ e per quanto riguarda la mia vita, Konstanze mi ha aiutato a viverlo, come una grande chance e gioia. Allo stesso tempo, però, rimane il fatto che l’amore spesso è separato dalla nascita di un figlio, ma è anche un modo di esprimersi intimo di una coppia, anche eterosessuale…

„Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte la tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie: «Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere … Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà … È  bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore» (Lam 3,17.21-23.26)“ (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 6) - „la certezza personale di essere infinitamente amato“: su questo punto hanno completamente ragione Giussani e Testori: quando si perde questa certezza, la certezza di essere infinitamente voluto ed amato siamo davvero al cospetto di una tragedia. Signore ed Amico fai che la gioia prenda il posto del risentimento in me! 


Alle otto del mattino del 17 settembre del 1942 Etty esprime così il tema della gioia del Papa; cito sapendo che sono lontano da queste parole e vicinissimo, perché le faccio mie come preghiera: „Il sentimento che ho della vita è così intenso e grande, sereno e riconoscente, che non voglio neppure provare ad esprimerlo in una parola sola. In me c’è una felicità così perfetta e piena, mio Dio. Probabilmente la definizione migliore sarebbe di nuovo la sua (di Spier): „riposare in se stessi“, e forse sarebbe anche la definizione più completa di come io sento la vita: io riposo in me stessa. E questo „me stessa“, la parte più profonda e ricca di me in cui riposo, io la chiamo Dio… E quando dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me. La parte più essenziale profonda di me che presta ascolto alla parte più essenziale e profonda dell’altro. Dio a Dio“.


(8.12.23 - Solennità dell’Immacolata Concezione) Alle 7 il nostro parroco ha celebrato la Santa Messa per Konstanze e me prima di andare al lavoro. Tornando da Eisenberg c’era un cielo infiammato di rosso che era un puro spettacolo. Da noi in Sassonia-Anhalt l’8 Dicembre non è giorno di festa, ma un giorno lavorativo come tutti gli altri - in vero il rosso del cielo mi ha ricordato che questo giorno non è come tutti gli altri, perché nessun giorno lo e per quanto riguarda il mio cuore certamente non lo è, perché questa festa ci ricorda che non siamo soli nell’universo, che davvero Dio è diventato uomo… Una preghiera molto bella, del padre Kolbe, trovata in un articolo di Avvenire, credo che esprima molto bene l’atteggiamento giusto nei confronti di questa solennità: 

„Kolbe che nel 1917 fondò assieme ad alcuni confratelli francescani la "Milizia dell’Immacolata“, pregava così la Madonna:​


Chi sei, o Signora? Chi sei, o Immacolata? In non sono in grado di esaminare in modo adeguato ciò che significa essere “creatura di Dio”. Sorpassa già le mie forze il comprendere quel che vuol dire essere “figlio adottivo di Dio”.

Ma Tu, o Immacolata, chi sei? Non sei soltanto creatura, non sei soltanto figlia adottiva, ma sei Madre di Dio e non sei soltanto Madre adottiva, ma vera Madre di Dio.

E non si tratta solo di un’ipotesi, di una probabilità, ma di una certezza, di una certezza totale, di un dogma di fede.

Ma Tu sei ancora Madre di Dio? Il titolo di madre non subisce mutazioni. In eterno Dio Ti chiamerà: "Madre mia" ... Colui che ha stabilito il quarto comandamento, Ti venererà in eterno, sempre ... Chi sei, o divina?

Egli stesso, il Dio incarnato, amava chiamarsi: "Figlio dell’uomo". Ma gli uomini non lo compresero. Ed anche oggi quanto poche sono le anime che lo comprendono, e quanto imperfettamente lo comprendono!

Concedimi di lodarti, o Vergine Immacolata (…).


„In lui (in Cristo) ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità… „ (Ef 1,4) - questo verso mi ha colpito in modo particolare. Non solo Maria, che è davvero uomo, non una divinità, ma noi tutti siamo stati scelti „prima della creazione del mondo“, in Maria questa scelta è riuscita perfettamente, così che lei è la regina dei santi, di tutti i santi, ma anche per noi la meta è: „ essere santi e immacolati al suo cospetto (di Dio) nella carità…“,che è il tema di questo diario.


„La potenza nascosta della missione (Sendung, compito) si serve dell’intera umanità dello strumento prescelto“ (Balthasar, Antologia-Servais, 359). Questo vale per tutti; per questo è bene che SPN non ci ha lasciato solo uno „spirito“ (che per il cristiano può essere solo quello dell’amore), ma anche alcuni scritti, così che possiamo seguire ed assaporare da vicino la sua umanità. Ma vale anche per noi, vale per me; egli si serve del mio carattere, anche delle mie debolezze perché io sia uno strumento dell’amore salvifico del Padre (formula che usò Balthasar nella prima lettera che mi scrisse).


„75 anni fa, "La perdita del centro" di Hans Sedlmayr parlava dell'anima di molte persone che, dopo la guerra, dubitavano delle nuove imponderabilità di un tempo che si poneva davanti a loro come una sfida da vincere. La sua critica culturale era alimentata dai sintomi di una malattia che egli diagnosticava come tale e che equiparava alla "modernità". Oggi Alexander Gauland (AfD) difende Sedlmayr dall'accusa di una concezione "di destra" della cultura. Ma è probabilmente vero che il disagio della società per la mancanza di chiarezza, la perdita di ordine e l'incertezza inquieta profondamente le persone, oggi come allora. 

È anche vero, però, che coloro che lamentano maggiormente la perdita del centro nelle care certezze della vita, nell'arte e nella cultura, nella famiglia e nello Stato, stanno essi stessi abbandonando il "centro" che rivendicano. Si rifugiano in un ieri pseudo-romantico, spesso offerto come rifugio ingannevole da populisti di destra e di sinistra o dai nuovi populisti alla Wagenknecht. Non abbiamo scelta: sì, il centro non si vede, forse è addirittura scomparso. Ma allora dobbiamo ritrovarlo - o ricostruirlo“ (Henry C. Brinker, Facebook, 6.12.23) - queste parole di un giornalista, credo di origine inglese, mi hanno fatto riflettere. Non so se abbia ragione e non so neppure se il populismo stesso che egli critica non sia, più di quanto egli in parte già concede, davvero un’espressione del centro e non di estremismo, come i più pensano. Ieri mi ha scritto un amico dalla California, docente di filosofia in un seminario cattolico: „The panic over Trump is either cynical or stupid. It’s the Democrats who have been building a surveillance state“. Detto in altri termini è una sorta di pensiero neo-con „bipartisan“, che pensa di risolvere i problemi del mondo con la guerra, che ha lasciato da tempo „il centro“ (non Trump o chicchessia). A me sembra, se il „centro“ non vuole essere ridotto ad una categoria piccolo-borghese, che esso debba assumersi con chiarezza il compito di ciò che Papa Francesco chiama „la profezia della pace“, se non lo fa, sarà poi una Wagenknecht a ricordarcelo. 


Editoriale del New York Times di Nicolas Kristof, due volte premio Pulitzer, che torna sulla questione delle ragioni del conflitto, di cui già ci siamo occupati ieri. Scrive tra l’altro: «Pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi, perché sta promuovendo la propria sicurezza radendo al suolo vaste aree popolate da civili con bombe da 900 chili l’una? (…) Questi sono i risultati finora: un portavoce militare israeliano ha stimato che diverse migliaia di combattenti di Hamas sono stati uccisi, il che potrebbe rappresentare il 10% o meno delle forze di Hamas. Hamas ha guadagnato popolarità e credibilità in Cisgiordania (le bandiere dei miliziani erano ovunque durante la mia recente visita). Gli ostaggi israeliani sono stati messi a rischio e, secondo quanto riferito, uccisi. L’iniziale manifestazione globale di sostegno a Israele è stata sostituita da un’ondata di simpatia per i palestinesi. Hamas è riuscita in uno dei suoi obiettivi, riportando la causa palestinese nell’agenda globale».

„La notizia di oggi è che i combattimenti più massicci si sono spostati nelle aree di Gaza verso il confine con l’Egitto. Polemiche per le foto diffuse sui social media: gli scatti mostrano decine di miliziani, portati via in mutande dai militari israeliani. Ma alcune Ong denunciano che si tratterebbe di civili, tutti maschi che erano nei campi profughi del nord di Gaza. Daniele Raineri su Repubblica scrive che uno di loro sarebbe un giornalista. Intanto a Gerusalemme la polizia è intervenuta per disperdere la marcia degli ultrà religiosi ebrei attraverso la Città Vecchia, quando hanno iniziato a urlare «morte agli arabi». A Tel Aviv in piazza dei Dispersi, com’è stata ribattezzata, i famigliari dei 138 ostaggi ancora tenuti nelle mani di Hamas hanno acceso la prima candela per la festa ebraica di Hannukah, ne restano 131 da illuminare, molte più delle 9 tradizionali“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Agostino (Commento alla prima lettera di san Giovanni, edizione Greiner, 67-68) si pone giustamente la domanda sul come mai non abbia voluto essere toccato da Maria Maddalena dopo la Risurrezione (Gv 20,17). Non è una questione di maschi e femmine, Agostino, con acutezza, dice che ogni persona che Cristo tocca diventa puro. Ma come anche per Filippo (Gv 14,9), ad un certo punto il Signore diventa intransigente: vuole essere e visto e toccato nella sua unità sostanziale con il Padre. Un Cristo non trinitario è un invenzione dei suoi interpreti! 

Padre nostro…


Il dialogo, che ho ridotto all’essenziale (con alcuni singoli ho parlato più a lungo), con la classe con cui c’era stata una crisi mercoledì scorso, è andato bene. In fondo sono così contento che vi sia una persona come Maria, che non è un elemento della psiche, ma viene da fuori e dall’alto. 

(Sera) A differenza di Henry C. Brinker (vedi una sua citazione nel diario di questa mattina) N.S. Lyons, nell’articolo che ho citato ieri (The West’s Anti-Colonial Struggle is Real.), pensa che i populisti siano coloro che si oppongono al colonialismo globale di una classe manageriale e tecnica che vuole soluzioni uniche per tutti (questa classe sarebbe pericolosa non i populismi), una classe manageriale di sinistra che non sopporterebbe la maggioranza, accusata di ignoranza, e che difenderebbe le minoranze, come unico valore (ho usato il condizionale perché riferisco il pensiero di N.S.Lyons, senza per questo volermi distanziare da lui) . Sono d’accordo con Henry C. Brinker: né Trump né l’AfD sono davvero fenomeni cristiani, piuttosto sono fenomeni nazionali, che si oppongono al globalismo manageriale. Negli anni passati ho sempre pensato che questa forma di nazionalismo fosse una forma di egoismo collettivo. È possibile che vi sia anche questa dimensione, ma Adrian ha sempre opposto resistenza a questa idea: l’amore per la propria nazione è un valore e non un problema.  N.S. Lyons dice che questi populismi in tutto il mondo, pur con le loro differenze dovrebbero unirsi contro ogni forma di colonialismo interno, cioè contro élite che vogliono soluzioni globali indiscutibili per i problemi che accadono. Ora è chiaro che di fronte ad un fenomeno come il coronavirus si potrebbe pensare che c'è solamente una soluzione, per esempio quella dei vaccini, ma questa soluzione tecnico manageriale (in questo caso medica) deve e può essere messa in discussione. Certamente con intelligenza e con argomenti scientifici, ma anche con argomenti filosofici. Su questo punto sia N.S.Lyons sia Paul Kingsnorth sono d’accordo. Ciò che il primo chiama managerialismo, il secondo lo chiama „la macchina“.                                                                                Ora alcune obiezioni sul tema nazionalismo: Se pensiamo all’Artsakh non si potrebbe pensare che il nazionalismo non è la soluzione, ma il problema? In vero per quel che so, non si tratta di uno scontro tra due nazionalismi, ma di un impero (quello turco, con il vassallo azero) contro una piccola nazione indifesa o quasi. E per quanto riguarda l'Ucraina è chiaro che nessuno vuole mettere in dubbio il diritto di determinarsi dell’Ucraina, di essere libera dell’Ucraina, ma se uno non crede alla favola di Cappuccetto Rosso come ermeneutica di questo scontro storico, dovrà pur domandarsi se nel concetto di proxy war, che la classe manageriale di sinistra odia, non si nasconda la verità e cioè che in Ucraina si combattono due, per lo meno due imperialismi. 

Personalmente, con la mia vita, non sono proprio un tipo che possa entusiasmarsi all'idea della nazione, ma infondo quando si riflettono i problemi del mondo non si tratta solo della propria persona; io vedo che i fenomeni di globalità incontrollata mettono in crisi le persone e non sono disposto a ritenere che tutti sono nazisti solo perché amano la propria terra. 

Oggi è venuta una mia ex allieva, che ora è un'amica, che ha perso la mamma a luglio - aveva 49 anni. Voleva parlare con me perché la sua sorella piccola, la settimana scorsa è scappata di casa, perché non accettava le regole che la mia amica, che ha assunto ormai anche il ruolo di mamma, aveva messo sul telefonino. Amelie, così si chiama la mia amica, non voleva che la ragazza di 14 anni avesse durante la notte il telefonino. Io credo che questo sia un grande atto di responsabilità, che Amelie abbia cercato di opporre resistenza all’ onnipresenza del telefonino, della macchina (Paul Kingsnorth), ed è vero che questa onnipresenza dello smartphone è deleteria. Amelie mi ha chiesto di parlare con Marie, la sua sorella piccola, che è stata anche mia allieva, ora da tempo non è più nella mia scuola. Avevamo anche un bel rapporto. Per ora Marie si è rifiutata. Ma vediamo. Quelli dell’Ufficio di assistenza per minorenni si sono comportati in modo del tutto incompetente (sono appunto la classe manageriale di sinistra di cui parla N.S.Lyons) e hanno sostenuto che Marie deve decidere da sola quando usare lo smartphone. Chi conosce il rischio educativo di Don Giussani sa che questa è una follia assoluta… 

(Notte) „Il Vangelo, dove risplende gloriosa la Croce di Cristo, invita con insistenza alla gioia. Bastano alcuni esempi: «Rallegrati» è il saluto dell’angelo a Maria (Lc 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr Lc 1,41). Nel suo canto Maria proclama: «Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,47). Quando Gesù inizia il suo ministero, Giovanni esclama: «Ora questa mia gioia è piena» (Gv 3,29). Gesù stesso «esultò di gioia nello Spirito Santo» (Lc 10,21). Il suo messaggio è fonte di gioia: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). La nostra gioia cristiana scaturisce dalla fonte del suo cuore traboccante. Egli promette ai discepoli: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Gv 16,20). E insiste: «Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,22). In seguito essi, vedendolo risorto, «gioirono» (Gv 20,20). Il libro degli Atti degli Apostoli narra che nella prima comunità «prendevano cibo con letizia» (2,46). Dove i discepoli passavano «vi fu grande gioia» (8,8), ed essi, in mezzo alla persecuzione, «erano pieni di gioia» (13,52). Un eunuco, appena battezzato, «pieno di gioia seguiva la sua strada» (8,39), e il carceriere «fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per aver creduto in Dio» (16,34). Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia?“ (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 5) - Vorrei entrare in questo fiume di gioia, garantito dalla gloriosa Croce di Cristo (lo stesso tema della prima lettera che mi scrisse Balthasar: sulla Croce tutta la gloria di Dio è presente. Ed è fonte di gioia! Amelie non crede, e io sono sempre stato molto attento a non fare del proselitismo con lei, del proselitismo ne ha già fatto tanto suo nonno, senza successo. Passeggiando le ho detto che se Dio è realtà, se Dio è presenza non ha bisogno delle mie parole, perché entri nel suo cuore. Anzi il rischio è che le parole creino solo altre parole…anche la gioia di cui parla il Papa non può essere creata da parole…

Da un certo punto di vista ha ragione Simone Weil quando scrive che l'attesa è la situazione più avvilente (cfr. primo quaderno, 129): l'essere è donato davvero, in modo semplice e completo, non dobbiamo quindi essere in attesa di un non-essere-ancora-dell’essere (Ernst Bloch). Per quanto riguarda la differenza tra schiavo e cittadino Simone dice che „lo schiavo è sottomesso al suo signore, il cittadino alle leggi; peraltro il signore può essere molto mite e le leggi molto dure, questo non cambia niente. Tutto sta nella distanza tra il capriccio e la regola.   Ma è anche vero che questo signore di cui lei parla è una volontà estranea; l'obbedienza personale del cristiano non è al cospetto di un estraneo, ma di qualcuno che è interior intimo meo. Buona notte! 

(7.12.23 - Sant’Ambrogio) Gesù, Maria! Basta il loro nome per ricordarmi chi sono le persone in cui io pongo la mia speranza; ed in modo particolare quello di Gesù è un altro nome per ricordarmi che sono in Dio, che mi muovo nell’onnipotente; certo ci sono alcune cose che posso fare e che Gli danno gloria, ma in vero l’essere compiuti al di là dei nostri limiti è ciò che può fare solo Lui! „Tutto rimane pura grazia del Padre e del Figlio, operata in modo compiuto dall’innominato Spirito Santo“ (Balthasar, Antologia-Servais 359, in riferimento al nome di Gesù nella „compagnia di Gesù“). Anima Christi… La formula di don Giussani: „Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam“ lo nomina esplicitamente, lo Spirito Santo, ma Egli rimane meno identificabile dei nomi: Gesù, Padre. Papa Francesco ci ricorda il senso dello Spirito Santo: „per „comunicare Dio“ non bastano la gioiosa credibilità della testimonianza, l'universalità dell'annuncio e l'attualità del messaggio. Senza lo spirito Santo ogni zelo è vano e falsamente apostolico: sarebbe solo nostro e non porterebbe frutto“.


„La posizione in cui noi ci troviamo di fronte all’avvenimento di Cristo è identica a quella di Zaccheo di fronte a quell’Uomo che si è fermato sotto la pianta su cui egli era salito e gli ha detto: «Scendi in fretta, vengo a casa tua». È la stessa posizione della vedova, il cui unico figlio era morto, che si è sentita dire da Gesù, in un modo che a noi appare così irrazionale: «Donna, non piangere!» è assurdo, infatti, dire a una madre cui è morto l’unico figlio: «Donna, non piangere!» -. È stata per loro ed è anche per noi l’esperienza della presenza di qualcosa di radicalmente diverso dalle nostre immagini e al tempo stesso di totalmente e originalmente corrispondente alle aspettative profonde della nostra persona. Sperimentare una reale corrispondenza al cuore nostro è una cosa assolutamente eccezionale: l'«eccezionale» connota, anzi, proprio l’esperienza di una tale corrispondenza. Poiché il cuore nostro è fatto per questa corrispondenza, essa dovrebbe essere normale nella vita; e invece non capita mai; quando capita, ciò costituisce un’esperienza eccezionale. Avere la sincerità di riconoscere, la semplicità di accettare e l’affezione di attaccarsi a una tale Presenza, questa è la fede. Sincerità e semplicità sono parole analoghe. Essere «semplici» vuol dire guardare una cosa in faccia, senza introdurre fattori estranei mutuati dall’esterno. Che il cristianesimo sia un avvenimento è difficilmente ammesso dai più, perché si introduce qualcosa di estraneo all’annuncio che viene fatto: l’opinione in voga, il preconcetto che determina la mentalità comune, il nichilismo“ (LUIGI GIUSSANI   Generare tracce nella storia del mondo) - invero non c'è bisogno di commentare questo testo di Don Giussani, tutto in questo diario parla di quell'affezione, di quell'attaccamento alla Presenza come mi è capitata nella mia vita. Chi non lo capisce (anche solo sfogliandolo) o ha ridotto la Presenza ad una questione formale oppure è stupido. 


Mi scrive un amico dalla California: „The panic over Trump is either cynical or stupid. It’s the Democrats who have been building a surveillance state“.


Padre nostro in onore di Sant’Ambrogio, in modo particolare per le intenzioni dell’arcivescovo di Milano e del popolo santo di Dio a Milano…


Ci tengo tanto al confronto con Sant'Agostino, in modo particolare in questo giorno di Sant'Ambrogio, perché io non credo che ci si possa esprimere in modo teologicamente sensato senza un confronto serio con l’Antico e con il Nuovo Testamento, ma anche senza un confronto con i Padri della Chiesa. Certo le metafore o immagini che usa Sant'Agostino per parlare della Chiesa: i seni di una madre (AT e NT) e l'allattamento di un figlio, non sono le immagini che oggi, nella nostra società trasparente, la maggioranza delle persone collegherebbe con i seni di una donna. Poi bisogna tenere conto che ci sono delle donne che non possono dare il latte ai loro figli, anche se sono delle madri ottime. Questo è un grande mistero, già a livello naturale. Per quanto riguarda le immagini del bere e del cibo collegate alle due dimensioni di Cristo,  da una parte la sua exinanitio e dall'altra la sua identità di natura con il Padre è possibile che i problemi ermeneutici crescano fino ad una non comprensione totale di ciò che viene detto. Allo stesso tempo pur con le difficoltà di comprensione delle immagini, bisognerà salvare questa immagine della Chiesa come madre, se non si vuole perdere completamente quel sentire cum ecclesia che è necessario perché la chiesa non superi solamente le sfide di questi anni, ma sfide di secoli e millenni. E poi dobbiamo stare attenti a non generalizzare la nostra società trasparente come fosse l'unica possibile forma di società esistente oggi nel mondo. Questo non è per nulla vero. Per quanto riguarda l'exinanitio a me ha aiutato moltissimo la filosofia di Ferdinand Ulrich, in modo particolare la formula del „movimento di finitizzazione dell’essere" per comprendere cosa ciò significhi ontologicamente, cioè come dimensione ultima dell’essere stesso. Mentre l'altra dimensione, polare alla prima, della medesima natura tra il Padre e il Figlio tocca uno dei misteri più grandi del cristianesimo, e cioè che il Logos si è fatto carne. Ma il suo farsi carne, con la dimensione di umiliazione che ciò implica, non toglie il fatto che Gesù era vero Dio e vero uomo, ma per l’appunto anche vero Dio. Senza l’annuncio di questa verità il cristianesimo non sarebbe una buona novella, non sarebbe possibile la gioia in un mondo in cui ci sono percorsi di malattia davvero umilianti, in cui ci sono tante ingiustizie sociali, in modo particolare in riferimento al clima e alla guerra. Annunciare la stessa natura tra il Padre e il Figlio fatto uomo significa riproporre la sorprendente gioia che una deificazione in questo mondo matto e corrotto sia possibile. Colui che è davvero Dio è diventato carne. Sant'Agostino ci invita a crescere in tutto ciò noi non sappiamo quando il signore ritornerà, in primo luogo non sappiamo quando ritornerà nella nostra vita personale. Dobbiamo sempre di nuovo tornare a quelle fonti che ci permettono di non infiacchire nella fede, di non diventare così deboli nell'annuncio che in esso non vi è più nulla, ma proprio nulla della gioia sorprendente che ci sia qualcosa invece che niente e che questo qualcosa ci è donato gratuitamente da un Dio che è tutto in tutti, che è amore assoluto. 


„Con 51 voti contrari e 49 favorevoli, i senatori Repubblicani hanno bocciato il provvedimento straordinario proposto dall’Amministrazione Usa che prevedeva uno stanziamento di 111 miliardi di dollari, 50 dei quali destinati al sostegno militare all’Ucraina. Nel pomeriggio di ieri, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva sottolineato, in un discorso drammatico, che il blocco dei fondi sarebbe stato un regalo al presidente russo Vladimir Putin e che avrebbe aperto una prospettiva di guerra diretta Usa-Russia. Ma non è stato ascoltato. A proposito di Kiev, oggi il primo ministro ungherese Viktor Orbán, incontrerà a Parigi il presidente francese Emmanuel Macron. Orbán ha dichiarato che non vuole sostenere il percorso di adesione dell’Ucraina alla Unione europea“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Grazie a Dio il guerrafondaio Joe Biden è stato fermato; quanto che lui vuole fare con i soldi rivela quello che pensa, più di ciò che dice.

Nella sua bacheca in Facebook Padre Jeremias ha pubblicato un articolo sul sacerdozio della donna, una laudatio di Julia Knop su un libro di Suor Philippa Rath OSB; in breve: i maschi del potere nella Chiesa vogliono proibire ciò che è esperienza diffusa: donne che sentono una vocazione al sacerdozio. Questo linguaggio a me non piace, anche se credo davvero che la Chiesa debba accentuare la sua dimensione femminile con più coraggio di quanto sia stato fatto fino ad ora (santa Hildegard poteva predicare nel duomo di Colonia). Anche una femminista come Lucetta Scaraffia pensa che l’insistenza sul sacerdozio della donna sia un vicolo cieco. Certamente si dovranno creare ambiti per potere parlare anche di questo tema, senza censure, ma credo che farlo così come accade in questa laudatio contribuisca solamente ad isolare la Chiesa in Germania da quella universale…questo linguaggio poi nei confronti dei maschi al potere che non comprendono l' esperienza, voluta da Dio, della donna, lo trovo irresponsabile.  - PS ovviamente si potrebbe argomentare che la specificità nazionale tedesca non deve essere sacrificata all'universalità della Chiesa, sebbene questo tipo di argomento, se si pensa al significato della parola „cattolica“, sarà difficile da sostenere. Ma ad un piano più orizzontale, più storico invero la supposta specificità della posizione tedesca o di altre realtà ecclesiali dell’Occidente nordico nei confronti della Chiesa universale ha piuttosto a che fare con il mainstream di cosa significhi essere donna e non con l’ eredità nazionale tedesca stessa… insomma dietro l'argomento dell'esperienza di singole donne si nasconde invero una forma di colonialismo culturale dei più forti.

La Chiesa non è un impero, ma è per l’appunto la Chiesa di Gesù Cristo, il Logos universale e concreto e ciò che vale per lei vale solo analogicamente per il mondo. Per cui il fatto che la Chiesa sia universale non significa automaticamente che una realtà politica universale sia meglio di una nazionale. L’articolo di N.S. Lyons su nazionalismo e colonialismo mi ha fatto molto riflettere (The West’s Anti-Colonial Struggle is Real. Just not in the direction typically assumed (La lotta anticoloniale dell'Occidente è reale. Solo non nella direzione tipicamente ipotizzata, 5.12); la direzione tipicamente ipotizzata è quella della superiorità delle entità sovranazionali (come l'impero ottomano…) sulle nazioni…anch’io ho sempre pensato che la causa delle guerre nel XX secolo fosse uno eccessi di nazionalismo, e può darsi che questo elemento sia anche vero. Ma la realtà, nella complessità dei suoi fattori,  non è così semplice. È da un certo punto di vista si potrebbe anche parlare della seconda guerra mondiale come di uno scontro tra imperi. Ma lasciamo da parte questo aspetto. Vorrei seguire un altro cammino: l’idea coloniale stessa ha significato una de-nazionalizzazione forzata, la divisione nel senso di „divide and rule“ (divide et impera), de-culturalizzazione e demoralizzazione, etc. Tutto „ciò può comportare l'allontanamento delle popolazioni dalla loro terra, anche attraverso la migrazione forzata, o semplicemente attraverso politiche che rendono, nel tempo, sempre più economicamente impossibile il mantenimento della proprietà. Ovviamente lo sradicamento di un popolo dalla sua terra tradizionale è utile anche allo sforzo del colonizzatore di denazionalizzarlo e de-culturarlo“ (N.S. Lyons). Quello che è accaduto in Artsakh a settembre ed ottobre di questo anno è il risultato della volontà imperiale di Erdogan e dall’atteggiamento dittatoriale e di sudditanza di Aliyev. Ho sempre appoggiato la lezione degli Stati-continenti di Alberto Methol Ferré o quella del poliedro di Papa Francesco, ma nel senso di una limitazione della volontà imperiale di un solo impero e non per opprimere le realtà nazionali…

Quando i sistemi diventano più complessi, diventano fragili. In un recente post su Substack, N.S. Lyons spiega che: "Il potenziale per un singolo punto di guasto di innescare una cascata di guasti catastrofici diventa sempre più acuto". L'esempio che utilizza per illustrare questo punto è il completo fallimento del muro di difesa del confine israeliano, costato miliardi di dollari e altamente tecnologico, nel prevenire l'attacco di Hamas del 7 ottobre. La vulnerabilità di Israele alle minacce a bassa tecnologia potrebbe essere paragonata alla vulnerabilità della F150 alla pioggia (cioè basta un po' di pioggia per mettere in crisi il sistema elettronico di una macchina;RG). Lyons prosegue suggerendo che la stessa logica si applica a un sistema troppo complesso come l'impero americano. Forse la complessità aiuta anche a spiegare le disfunzioni che vediamo nelle istituzioni, sia pubbliche che private, in cui strati di gestione intervengono tra un obiettivo e la sua realizzazione… Le automobili di oggi possono avere a bordo fino a 70 computer distinti, noti come unità di controllo elettronico (in breve: ECU). Queste comunicano attraverso un protocollo noto come Control Area Network o CAN…“ (Matthew Crawford, A $5,600 tail light repair? (Una riparazione di un fanale posteriore da 5.600 dollari?), 5.12.23) - questo dei sistemi che diventano sempre più complessi è un elemento decisivo, non solamente a livello pratico, per quale tipo di macchina si vuole comprare, ma pone realmente una questione di filosofia della tecnica molto interessante. Proprio nei termini in cui ne parlano N.S. Lyons e Matt Crawford: la complessità porta guasti a cascata (Complexity leads to cascading failures). 

(Notte) „Zaccaria, vedendo il giorno del Signore, invita ad acclamare il Re che viene umile e cavalcando un asino: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso!» (Zc 9,9). Ma forse l’invito più contagioso è quello del profeta Sofonia, che ci mostra lo stesso Dio come un centro luminoso di festa e di gioia che vuole comunicare al suo popolo questo grido salvifico. Mi riempie di vita rileggere questo testo: «Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof 3,17). È la gioia che si vive tra le piccole cose della vita quotidiana, come risposta all’invito affettuoso di Dio nostro Padre: «Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene … Non privarti di un giorno felice» (Sir 14,11.14). Quanta tenerezza paterna si intuisce dietro queste parole! „ (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 4b) - consegno al Dio della gioia il dialogo che voglio fare domani con i ragazzi della nona classe, per vedere se usciamo da questo atteggiamento di contraddizione reciproca, chiedo delle parole sagge, ma anche capaci di guidare. Poi ti chiedo una grazia, mio Dio della gioia, anche per la situazione della nostra scuola in cui ci sono sempre più colleghi che mancano per periodi molto lunghi, per cose belle come una gravidanza, ma anche molti per malattia. Tutte queste corrono il rischio di provocare un collasso al sistema. „Wo Gefahr ist wächste das Rettende auch“ (Hölderlin; dove c’è il pericolo nasce anche ciò che salva“). 

Dal primo quaderno di Simone Weil (edizione italiana, pagina 128) vorrei prendere tre pensieri, a mio modo: 1) „le azioni dovrebbero causare solo indirettamente la soddisfazione dei bisogni, ma gli intermediari dovrebbero restare così poco numerosi da rendere percettibile questo rapporto di causa ed effetto, anche se indiretto“. Qui ci vedo due cose importanti: a) dapprima di non cercare soddisfazione dei bisogni diretta, ma indiretta (il problema della pornografia, secondo me, non è quello morale, ma che le immagini sono troppo dirette e provocano una eiaculazione insufficiente…); b) il sistema deve rimanere semplice, perché se diventa troppo complesso può collassare (come abbiamo im parato da N.S. Lyons e Matt Crawford). 2) non basta solo desiderare, bisogna anche lavorare e volere le cose. „Ciò che non è ricompensa del lavoro non aspettarlo, riceverlo come una grazia“, ma la parola grazia qui è ambivalente, sebbene sia, come dice Simon Weil, una parola bella. 3) Personalmente direi che c'è sia una ambiguità del lavoro sia un'ambiguità della grazia. L'ambiguità del lavoro consiste nel fatto che dobbiamo imprigionarci nel sistema della società, che perlopiù non è personale ma solo funzionale. L'ambiguità della grazia è quando essa diventa una sorta di magia. „Dobbiamo imparare a ricevere la grazia“, non come magia, ma come amore gratuito.

(Droyssig, il 6.12.23; san Nicola) Questa mattina, quando sono venuto giù dalla parte della casa in cui dormo (la nostra casa ha tre piani, senza contare la cantina; nel primo piano vive una signora con sua figlia; nel secondo viviamo Konstanze ed io, nell’ultimo piano c’è la mia stanza da letto), ed ho visto ciò che Konstanze aveva preparato nella mia scarpa, un usanza tedesca: dei piccoli regali per la festa di San Nicola, tra l’altro un bel berretto verde che le avevo detto che mi piaceva; purtroppo lo avevo dimenticato e così ne avevo già comprato un altro, in sua presenza; ma per lo meno ora abbiamo un berretto comune, verde, in partner look. 


Non sono ancora riuscito a fare la meditazione, perché oggi ho scritto per prima cosa una E-Mail al parroco di Gera per „mediare“ in una tensione tra lui e il parroco di Eisenberg;  che palle questi sacerdoti che non sono capaci di alcuna forma di unità e comunione! 


C’è un punto che Ignazio esprime in relazione al tema dell’essere considerati folli per Cristo (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 358-359), su cui vorrei riflettere brevemente: essere considerato folle senza aver dato motivo di ciò. Questo „senza aver dato motivo“ è secondo me per noi uomini difficile da realizzare e come „prestazione“ non lo è per nulla, ma credo che sia possibile per „grazia“. Probabilmente noi stessi non solo „diamo motivo“ in relazione alla nostra persona, ma anche siamo occasione di peccato per gli altri. Non solo pecchiamo, ma facciamo peccare altri.


PS oggi, nella quinta ora, mi sono arrabbiato con una nonna classe (15 anni). Invero con alcuni ragazzi, maschi, che si comportano sempre come se tutto fosse fatto per il loro piacere. Ovviamente nella nostra società del divertimento in un bisticcio del genere l'unico colpevole è l'insegnante, che non è sufficientemente maturo per affrontare questi adolescenti…(perlomeno questo è il pensiero che si è cristallizzato in me). Poi ho sbattuto le mani sul tavolo, sulla scrivania della classe ed una ragazza si è messa a piangere, perché non sopporta i battiti forti. Con la ragazza ci siamo poi intesi, le ho offerto un abbraccio (scusate il tedeschismo), ma non voleva, però almeno ci siamo parlati (le ho chiesto scusa, lei dapprima ha detto che io non centro, ma volevo prendere la responsabilità ed ho precisato che centro si, visto che l'ho fatta piangere io; le ho chiesto scusa e lei ha accettato le mie scuse, anche se un po’ sorpresa dalla mia mossa; ovviamente il problema probabilmente ha una causa più profonda del mio aver sbattuto la mano sulla scrivania, ma non volevo servirmi di questa spiegazione psicologica; ti prego Signore ed Amico Gesù per lei, per tutti gli altri e per me che eravamo coinvolti nella mia sfuriata). Sono andato dalla ragazza che era uscita con altre due dalla classe con il mio assenso, un po' perché non volevo creare quella situazione che per esempio accadeva a volte con mio suocero, che si arrabbiava e poi per tre settimane non si poteva più parlare con lui…con i ragazzi maschi non mi sono scusato, perché tanto per loro io sono semplicemente un folle ed un cretino e va bene così, tanto più che ho dato motivo di questo loro pensiero con la mia reazione esagerata…VSSvpM! 


La guerra in Medio Oriente riserva ancora tanta distruzione. L’esercito israeliano annuncia di essere arrivato alla fase tre dell’offensiva a Gaza. I tank e i bombardamenti sono concentrati a Khan Younis, mentre Benjamin Netanyahu ha detto ai parenti che non tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas potranno tornare a casa. L’Onu denuncia condizioni apocalittiche per i civili nella Striscia. Per Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore un milione e 800 mila civili palestinesi sono in cammino, avanti e indietro, da 60 giorni senza sapere perché. Il Qatar sta cercando di rimettere in piedi una tregua e una trattativa. Gli Stati Uniti prendono misure contro i coloni israeliani, protagonisti delle violenze in Cisgiordania“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - „Gli Stati Uniti hanno fornito ad Israele, secondo il Wall Street Journal, 15 mila bombe (tra cui 100 da una tonnellata in grado di perforare i bunker sotterranei) e 57 mila proiettili di artiglieria“ (Alessandro Banfi, versione del 4.12.23). - Esagero nel dire che io alle misure degli USA contro i coloni non credo per nulla? 

Abba nostro…


(Notte) il pomeriggio ho corretto il compito in classe dell'11ª in cui avevo proposto un testo di Ulrich che ci aiuta a distinguere tra „essere appiccicato a qualcuno“ ed „amare qualcuno“. Io credo che tutto sommato sono ancora troppo appiccicato ai ragazzi, voglio che loro mi vogliono bene. E quindi la correzione per ore di questo compito in classe era un modo di ricordarmi questa semplice verità e cioè che l'amore non ha che fare niente con l'essere appiccicati. Suscipe! 


„I libri dell’Antico Testamento avevano proposto la gioia della salvezza, che sarebbe diventata sovrabbondante nei tempi messianici. Il profeta Isaia si rivolge al Messia atteso salutandolo con giubilo: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (9,2). E incoraggia gli abitanti di Sion ad accoglierlo con canti: «Canta ed esulta!» (12,6). Chi già lo ha visto all’orizzonte, il profeta lo invita a farsi messaggero per gli altri: «Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme» (40,9). La creazione intera partecipa di questa gioia della salvezza: «Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri» (49,13)“ (Evangelii gaudium, 4). - ho preso il mio coraggio tra le mani ed ho cantato il  „Salve regina“. 


L'epistolario di Max Frisch ed Ingeborg Bachmann non mi dice niente. Ne leggo qualche pezzo, ma ci vedo solo una confusione. L'essere appiccicati l'uno all’altra e il non volerlo, ma vediamo.  La lettera che ha scritto ad un amico Etty nel giorno in cui è morto il suo grande Amico, Spier,  mi fa invece tanto bene e spero di essere anch'io così al cospetto della morte. Molto interessante è anche ciò che la Simon Weil scrive nel suo primo quaderno; alcune frasi le capisco, ma non mi toccano il cuore, per esempio: „grandezza delle leggi, anche le più inumane“. Anche la frase: „l'uomo crea l'universo attorno a sé con il lavoro“ mi convince fino ad un certo punto; comunque potrebbe essere vera se lavoro è anche quello che faccio qui alla scrivania. Molto, molto bella è invece la frase: „non lasciarti imprigionare da nessun affetto. Preserva la tua solitudine, il giorno, se semmai verrà, in cui una vera amicizia ti fosse data, non vi sarebbe opposizione tra la solitudine interiore e l'amicizia, al contrario. È  proprio da questo segno infallibile che tu la riconosceresti“. Ecco questo è verissimo per il rapporto con mia moglie. Si tratta per me di imparare un po’ alla volta anche la solitudine interiore. Buona notte! 



(Wetterzeube, il 5.12.23) „Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!“ (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 3) - «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». AMEN! Ti chiedo Signore ed Amico di prendermi fre le tue braccia redentrici, che questo Avvento sia l'occasione per rinnovare il mio rapporto personale con Te. Fuggo da Te ogni volta che il risentimento prende possesso di me, quando non sono mite ed umile di cuore. Quando mi aspetto dei riconoscimenti che sono molto simili a quella „mondanità spirituale“ che padre de Lubac ci ha insegnato a discernere. «Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore» - non vi è parola più consolatrice di questa. Con ragione Etty dice che il passo più difficile è quello dalla testa al cuore - ma grazie a Dio questa gioia è un tuo dono, non una mia prestazione; se fosse stata una prestazione neo pelagiana Etty non avrebbe potuto sentirla al cospetto del cadavere del suo amico carissimo S. e qualche settimana prima di Auschwitz. Ma anche nella quotidianità c'è davvero un abisso tra noi e quella gioia se rimaniamo nella modalità della prestazione. Quindi è molto saggio che il Papa aggiunga questa frase a proposito del rinnovamento del nostro rapporto personale con Gesù: „o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui“.


„Ciò che cerchiamo in tutto quello che facciamo è una fede più viva e un modo più intenso, più efficace di proporla a tutto il mondo. Diceva il profeta Isaia: «Prima della preghiera guardate alla rupe da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti» (Is. 5,1). La rupe è Cristo.

Noi siamo stati tagliati da questa rupe, siamo parte di essa, e il diritto che abbiamo di esistere coincide con questo compito.

Stiamo attenti che questa correzione - perché tale è la definizione del lavoro che stiamo conducendo - non ci trovi «in difesa»: «Il processo educativo incomincia là dove viene perso lo spazio per l'autodifesa». La cosa più bella al mondo è imparare. E la cosa che tutti devono imparare da chi guida è la sua capacità di imparare. «Vivere vuol dire che attraverso la tua esperienza altri vivano». (LUIGI  GIUSSANI  ASSISI 1978) - Konstanze ed io non abbiamo mai smesso di confrontarci con il Papa, per esempio nel suo Angelus domenicale, e impariamo da lui la sua capacità di imparare, il suo non aver perso la gioia dell'incontro personale con Gesù, neppure nel ministero di più grande responsabilità nella Chiesa cattolica, cioè nel servizio pietrino.  Trovo molto interessante l'idea del „raggio“ degli anni di GS. Se ho capito bene si trattava di un incontro con temi e non con un testo; non so se sia possibile qui da noi nella diaspora, per ora mi limito a mangiare con i miei ragazzi dell'11ª classe. Negli anni passati abbiamo fatto tentativi di proposta della scuola di comunità, ma sono finiti apparentemente nel nulla. Tra l’altro ho proposto per anni le „Lodi“ con scarso successo, ma „successo“ non è uno dei nomi di Dio, dice un proverbio ebraico che amava citare Balthasar. Quello che io vorrei è che i miei ragazzi vedano che io tento un rapporto personale con Gesù, senza fare del proselitismo, che qui nella diaspora non avrebbe tra l'altro alcun senso…come non avrebbe alcun senso l’autodifesa! Quale è la differenza più grande tra il contesto in cui agiva nei suoi primi anni Giussani e il nostro? Lo si capisce bene in questa frase, presa dalla conversazioni con Robi Ronza: „La natura stessa – come allora spesso dicevo – proietta l’uomo nell’universale paragone, dotandolo però di un’ipotesi di lavoro: la tradizione in cui egli è nato e cresciuto, da cui insomma sorge“. Questa tradizione qui da noi non esiste e li dove esiste ha un carattere di autodifesa. C’è ancora la „natura dell’uomo“ e per questo i ragazzi riconoscono per lo più l’autorità della loro famiglia, ma spesso è più un sentimento. Ieri mi ha scritto un WhatsApp una mia ex allieva, che è ormai nell'università, e mi ha chiesto di venire a passeggiare con me, come abbiamo già fatto alcune volte (lei era venuta anche nel nostro viaggio nelle Dolomiti); è morta la sua mamma a luglio, improvvisamente. La mamma si era appena trasferita con la sorella più piccola a Lipsia; venerdì andremo a passeggiare insieme; sebbene lei abbia un nonno, medico che legge addirittura Balthasar, cosa molto strana e rarissima qui nella diaspora, non ha un bel rapporto con il nonno, che mi sembra piuttosto autoritario (o forse solo astratto), non so bene cosa questa morte abbia causato in lei, che non si pensa come „credente“ e nella sua sorella, che ha solo 14 anni, ma io vorrei andare a questo incontro con Gesù…ho avuto entrambe, Marie e Amelie (la studentessa) come allieve e so che proprio questo punto che segue non ha funzionato, presubilemente già nella madre: „L’ipotesi tradizionale arriva al giovane attraverso la figura di chi l’ha già sperimentata, di chi è già divenuto adulto in essa grazie al processo più sopra indicato“(Giussani).


Non credo che ci sia nell’estetica teologica di Balthasar una traduzione per il nostro tempo del rapporto estetico e spontaneo tra essenza ed apparizione nel senso della teologia scolastica e questo non solo nella „teodrammatica“, ma già anche in „Gloria“; nella prima lettera Balthasar mi scrisse: la gloria di Dio è presente e visibile sulla Croce. La figura che dobbiamo imparare a percepire e che a sua volta non solo ci percepisce, ma ci attira, che è il tema del primo volume, è Cristo stesso! Come viene detto esplicitamente nel volume di Gloria dedicato al NT. Balthasar, come „figlio“ di SPN ha imparato a sostenere, non solo nella sua teologia, la tensione „tra la Chiesa organizzata gerarchicamente come forma e il nocciolo imperscrutabile del mistero come contenuto“  (Antologia-Servais, 357, cfr. Questa pagina anche per tutto il resto). Leggiamo nell’epistola della festa di SPN: „Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati“ (2 Tim3,12). Questo vale sia per i nostri maestri, che hanno vissuto più piamente di noi e vale per noi, che ci concediamo „surrogati della gioia“. Quando si fa sul serio con Cristo si rimane da soli, ed è già una grande grazia quando si ha un amico o un’amica (per me mia moglie)…Fa parte del destino ecclesiale dei grandi: Giovanna d’Arco, Tommaso Moro, Blaise Pascal… essere colpiti o lasciati da soli dalla forma istituzionale della Chiesa. Pascal pone la domanda in modo eroico e la pone proprio ai Gesuiti, rimandando a SPN („non demitologizzato“ specifica Balthasar): Padre che cosa ha a che fare questa dottrina con il Vangelo? E nel Vangelo la gioia cristiana ha sempre a che fare con la Croce! Mi sia permesso di dire che la semplice prolificazione esagerata dei testi di un fondatore (mandare, per esempio, in giro citazioni di don Giussani in cui si lamenta che i suoi non hanno letto i suoi testi, non ha alcun senso spirituale) può correre il rischio di ostacolare l’accesso al Vangelo!  



Continuo con il lungo testo che mi ha inviato Gianni, dalle conversazioni di don Giussani con Robi Ronza, e mi concentro sul tema del „sussistere e lo svilupparsi di gruppi impegnati a vivere i rapporti d’ogni giorno nella comunione cristiana, piccoli e grandi che siano“. Non si tratta di gruppi che hanno un ideale comune, ma che vivono della e nella comunione di Cristo. Il mini gruppo, per così dire, che ha questo tipo di caratteristica è ovviamente l'amicizia con mia moglie, ma parlando di gruppi, vorrei accennare a quello del martedì sera: ci incontriamo con il parroco (Tober) ed ultimamente anche con il cappellano (Kania) per una serata di condivisione in Cristo: recitiamo insieme i vespri, celebriamo la Santa Messa ed infine abbiamo 15 minuti di adorazione eucaristica; poi mangiamo insieme la pizza. Entrambi, sia il parroco che il cappellano, ci stanno aiutando a scuola in questo momento perché manca un nostro collega di religione, a lungo malato, ed hanno preso la responsabilità, ad maiorem Dei gloriam,  di alcune ore, che se no non avrebbero avuto una presenza sensata del dell'insegnamento di religione. Mi chiedo se non sarebbe necessario con questo piccolissimo gruppo, di cui fa parte anche mia moglie, di cercare di prendere più esplicitamente sul serio alcuni impulsi che ci offre Don Giussani nella sua lunga esperienza di padre di tali gruppi ed in modo particolare la coscienza che „Cristo è per noi il mistero che ci unisce nell’essere nostro e, tendenzialmente, in tutte le espressioni; non è semplicemente l’ispiratore di una vita comune che ha in sostanza obiettivi che potrebbero trovare ispirazione e metodi anche altrove“. E partire da Cristo tentare un giudizio comune su ciò che accade nel nostro tempo e nella nostra regione. 


La risposata alla domanda come mai non invito queste persone ai gesti del movimento in Germania è molto semplice ed è anche la risposta per cui io stesso non partecipo più a questi gesti (Konstanze ci è quasi sempre andata per fare un piacere a me, visto che lei agisce sempre nella logica dell’amicizia e mai in quella organizzativa). Questo tipo di tentativi ci sono già stati e non hanno portato nessun frutto duraturo, a parte l'importantissimo fondo Papa Francesco per  i poveri qui nella nostra scuola. C'è stata anche generosità da parte delle persone del movimento in Germania, sono venute qui, anche due sacerdoti della san Carlo, un amico è venuto anche al viaggio nelle Dolomiti, ma di fatto rimane una estraneità tra noi che non è superabile portando in giro le persone per chilometri e chilometri nelle autostrade tedesche…


Adriana Cerretelli per il „Sole 24 Ore“ scrive: „Alla vigilia della riunione dei ministri Ecofin che tra giovedì e venerdì doveva in teoria chiudere la partita, si rischia invece, come nel gioco dell’oca, di tornare alla casella di partenza. Di passare dalla buona riforma per una governance più semplice e flessibile, tagliata su sfide e costi di ricostruzione dell’economia europea per restituirle competitività e grinta verde e high tech, al risultato opposto: riedizione barocca e pasticciata del vecchio Patto che, senza un accordo, tornerà in vigore il 1° gennaio 2024, con tutti i limiti di un testo figlio degli Anni ’90, ormai archeologia economico-finanziaria, con regole rivedute in piena crisi 2008-12 ma rivelatesi irrealistiche, complicate, deleterie e di fatto impraticabili. Davvero l’Europa punta all’autogol su una questione chiave per garantirsi un futuro sostenibile? Di sicuro la marcia a ritroso è già un fatto compiuto. La proposta di riforma della Commissione Ue mirava a un duplice traguardo: sostenibilità del debito e di un nuovo modello di sviluppo grazie a massicci investimenti nella transizione industriale, verde, digitale e sociale attraverso percorsi individuali e flessibili di rientro dal debito e riforme strutturali. Il tutto spalmato su periodi di 4-7 anni, con la spesa primaria netta come parametro di misura, da negoziare da ciascun Paese con Bruxelles. E accordi soggetti a verifica e sanzioni se del caso. Su pressione del ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, l’impianto ha cominciato subito a perdere pezzi e a poco a poco anche lo spirito originario. Reintrodotti criteri quantitativi anti-debito, estesi poi anche al deficit, niente distinzioni su qualità di investimenti e spesa pubblica ma calcoli astrusi per tracciarne la dinamica“ (il neretto è di Alessandro Banfi nella versione odierna.) La „gabbia tedesca“, questa è una delle metafore usate, consiste nel „rischio, pesantissimo, che la crisi della Germania e le sue politiche di bilancio, quantomeno discutibili, blocchino ancora di più il dinamismo economico del nostro continente, facendo tornare in vigore le vecchie regole“ (Alessandro Banfi). - non sono un esperto di economia, direi che in genere una certa flessibilità negli investimenti dovrebbe essere più sensata che una rigidità nella pianificazione economica, tanto più che i deficit economici tedeschi dipendono dalle spese folli militari che la Germania ha compiuto a partire dalla guerra in Ucraina. Al cospetto di questa politica guerrafondaia tedesca il buon senso economico tedesco, e cioè che non si possono spendere soldi che non si hanno e che non si avranno nel breve termine è oscurato…

Abba nostro…


(Notte) Oggi mi ha telefonato JAK per dirmi che stava viaggiando per raggiungere Monaco di Baviera, perché il fratello stava per morire. Mi ero dimenticato che aveva questa brutta malattia; allora quando JAK me lo raccontò avevo pregato per il fratello ed oggi ho rinnovato la preghiera per lui, ma anche per la famiglia ed infine poi, quando siamo andati all’incontro del martedì in parrocchia, con Konstanze abbiamo recitato un „Memorare“ insieme. E nelle intenzioni della Santa Messa ho ricordato il fratello di JAK e la mamma di Marie e di Amelie.


Nel racconto annuale che faccio per Support International sul fondo di Papa Francesco della nostra scuola mi sono accorto che quasi tutti i soldi li abbiamo dati a dei ragazzi che vengono da famiglie in cui i genitori si sono divisi. Queste divisioni non hanno solo conseguenze emozionali, ma anche economiche. 


La spiritualità di San Hurtado e molto differente da quella di don Giussani, che sottolinea piuttosto il „centuplo“ quaggiù sulla terra, ma credo che sia importante, guardando il crocifisso, contemplando il suo corpo colpito da frustate e dalla lancia, ricordare che per noi cristiani, quando preghiamo sul serio il „Suscipe“, l’ultima parola c’è l’ha il Signore che può desiderare la nostra disponibilità a soffrire con lui, ad essere soli con lui che era solo, ad essere deboli con lui che era debole ad essere scacciato via o dimenticato dei suoi. Ma  ovviamente anche Don Giussani sottolinea il fatto che ci sono alcune cose del mondo a cui dobbiamo rinunciare, se vogliamo davvero avere quel „centuplo“ quaggiù e quel accoglimento nella casa del Padre che ci viene promesso da Cristo come vita eterna. È molto bello anche come san Hurtado interpreti Matteo 20,22: i due fratelli Giacomo e Giovanni non vengono visti da lui come coloro che esprimono una volontà di potenza, cioè di stare al fianco di Cristo, ma come due che osano, che rischiano qualcosa, nell'intuizione che seguire il maestro vuol dire anche partecipare al suo destino, che i due poi hanno incarnato in modo diverso, Giacomo come il primo martire a Gerusalemme e Giovanni in quei lunghi anni di solitudine sull'isola di Patmos. Non ho il coraggio di dire al Signore: prendi i miei figli, prendi la mia moglie, ma sono cosciente che ciò può accadere e la grazia che noi dobbiamo chiedere, secondo me, è quella del suo amore della sua grazia. Forse anche la grazia della sofferenza al posto degli altri, della morte al posto degli altri. VSSvpM!


(4.12.23 - compleanno di Rosi (1934-1999), la mamma di Konstanze

Per quanto riguarda il rapporto tra carisma e teologia Balthasar mi insegna una cosa che ritengo molto importante. SPN non è per nulla un teologo, se con questa parola si intende un teologo universitario (Giussani lo è per esempio molto di più), ma allo stesso tempo dice Balthasar, che un’ interpretazione teologica della missione di Sant'Ignazio è assolutamente necessaria, se non si vuole perdere il senso per cui egli è stato inviato nel mondo. Attraverso il suo carisma, aperto alle esigenze della chiesa universale e del mondo, è possibile „un'interpretazione del depositum della fede autentica e genuina“ (Balthasar), che prima di lui non c'era ancora. O non era stata ancora sottolineata in modo sufficientemente, oppure era stata dimenticata. Si è scritto tantissimo sugli Esercizi di Ignazio, ma Balthasar afferma „che la quantità di ciò che è stato scritto inganna“ (Antologia-Servais, 356); per quanto riguarda il maestro spirituale, Ignazio è più liberale di Giussani; SPN non ha nulla in contrario che se ne scelga uno secondo il proprio gusto, sebbene ovviamente anche per Ignazio non è bene fare del turismo spirituale. Ma questa non è la questione principale del rapporto tra teologia e carisma. La questione principale consiste nella valenza teologica, e io direi anche filosofica, del carisma stesso. Non si tratta di ripetere il carisma, non si tratta di usarlo per le proprie speculazioni teologiche e filosofiche, ma esso ha un significato teologico, anche solo per il fatto che è stato voluto da Dio. Per quanto riguarda Ignazio si tratta di riportare tutta la teologia all'interno del rapporto di chiamata e risposta tra Dio e la sua creatura. Questo rapporto è la cosa essenziale, perché niente può mettersi tra la creatura e Dio. La Chiesa come istituzione serve a questo rapporto e tutte le spiegazioni e  speculazioni teologiche servono per comprendere questo rapporto di amore tra Dio e la sua creatura… tra l'altro anche per Papa Francesco vale che il suo pontificato ha una valenza teologica e filosofica, per questo non possiamo mai essere sufficientemente grati per lavoro di Massimo Borghesi sulla biografia intellettuale del Papa (Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Milano, 2017. 

PS Giussani stesso propone in un suo testo che porta il titolo: „Il tempo e il tempio“ l’importanza della „vocazione“: „Il tema della vocazione è centrale nell'esperienza di ogni cristiano. Non mi riferisco alla vocazione religiosa in senso specifico - della quale pur si parla in queste pagine -, ma a ciò che, per un cristiano, è la vita stessa; la quale trova tutto il suo significato nell'essere risposta a una chiamata“ - è giusto sottolineare che non si tratta solo dello stato di vita religioso, ma dello „stato“ tout court nel mondo, per il quale pone tre criteri: a) il tempio. O meglio „il tempio nel tempo“: „Si tratta di riconoscere il metodo che Dio ha scelto per farsi conoscere dall'uomo, il metodo della sua misteriosa e reale iniziativa per stabilire un rapporto con l'uomo. E l'uomo, che di questo per grazia sorprendentemente s'accorge, può, nella sua libertà, rispondervi, guardando a quell'inizio nuovo, non fatto da sé, che gli è capitato e che si rivela profondamente corrispondente alle sue esigenze e alle sue attese“. b)  „una nuova moralità, un sentimento nuovo della vita: sentimento di serietà, di responsabilità, di creatività, di libertà, che, poco alla volta, tende a investire tutta l'esistenza, propria e altrui. È una morale nuova che s'affaccia sulla tragedia del mondo; che non nasce né dipende da leggi analiticamente scoperte e fondate, ma dal fascino assecondato di un incontro. La morale inizia nell'uomo come opera di un Altro, che l'uomo riconosce“ (Giussani). c) „Questa fecondità nel tempo e nello spazio è l'origine di un popolo nuovo nella storia, che diviene protagonista della storia“ (Giussani). Un popolo con un atteggiamento ecumenico di riconoscimento del vero ovunque appaia. Un ecumenismo da non confondere con „indifferente tolleranza“. Per riassumere in modo sintetico: la vocazione non si limita al nostro posto nella Chiesa, ma si amplia fino a comprendere quale sia il nostro contributo in e per questo mondo. L’iniziativa, come è proprio ad una vocazione, è di un Altro/altro; la vocazione non è una questione di psicologia del profondo. Per questo può tentare una moralità nuova, che nasce in un incontro e non nell’icona della legge. La vocazione riguarda me come persona nella communio di un popolo nuovo.

„Ecco qual è lo scopo diverso: «Agire come funzione di una esperienza». Se riprenderete queste parole, le capirete meglio di quanto sia capace di farvele capire io adesso. Quello che si fa è in funzione di un’esperienza. Non che uno debba mettere su uno stabilimento per il movimento e neanche per la Chiesa di Dio; ma uno, facendo un’impresa, impostando un’impresa, ha dentro di sé qualcosa d’altro: il contenuto della sua coscienza nasce dall’esperienza del rapporto con Cristo e con i fratelli, dall’esperienza del rapporto con la presenza di Cristo e dalla legge della comunione. Qualche cosa vi giuro che cambia; non sacrificando le leggi proprie del fenomeno, della dinamica del lavoro, neanche un po’; ma c’è qualcosa d’altro nella coscienza con cui fa, che può giungere anche a cambiare i connotati dei rapporti. Tutto questo è una libertà in cammino. E che si agisca in funzione di una esperienza, dell’esperienza della Tua presenza, o Cristo, della esperienza dell’unità con questi fratelli che m’hai dato, che sono membra di me, come io di Te, che io agisca in funzione di questa esperienza, qualcosa mi cambia. Io spero che venga il tempo in cui, ma già ne abbiamo sentito documentazione, tutti possano raccontare quello che la carità di Cristo ha dettato al loro intelligente, arguto, preciso quanto fedele e competente agire umano“. (Luigi Giussani   La verità nasce dalla carne) - „vivere nel compito“ (Balthasar) è il modo con cui Balthasar esprime la frase di don Giussani: „agire come  funzione di un’esperienza“. Credo che chi guida il movimento attualmente, Davide Prosperi, abbia intuito giusto nel sottolineare l'importanza della categoria dell'esperienza in Giussani, essa ci permette di comprendere la peculiarità giussaniana di „un'interpretazione del depositum della fede autentica e genuina“ (Balthasar),di cui ho parlato prima. Già nel modo di parlare di Dio di Giussani, non come un ente supremo, ma come quel Dio coinvolto con la natura e con la storia e che per l'appunto è un Dio che è tutto in tutti, non nel senso del panteismo, ma nel senso del coinvolgimento, dell'avvenimento storico della Sua presenza. 

„Che cosa vuole dire che la nostra compagnia deve diventare esperienza? Significa che deve diventare giudizio sulle cose. L’abbiamo detto prima: deve diventare giudizio. Non è essere dentro la nostra compagnia, se io non ci metto l’intelligenza. E l’intelligenza nella nostra compagnia non è il criticare la compagnia ( allora basta stare fuori): la vera critica non è la capacità di dire: « Ma, se, però » , e di fare obiezioni, la vera critica è percepire, scoprire, anche in una montagna di detriti, la pepita d’oro… La nostra compagnia o diventa esperienza oppure realmente diventa pericolosa: perché chi ci sta ci sta da gregge o – peggio ancora – perché uno, a un certo punto, se ne va fuori dai piedi“ (LUIGI GIUSSANI,   Certi di alcune grandi cose). - io non avrei paura se qualcuno se ne va, se uno se ne va, se ne va. Il signore troverà per lui la via a lui adeguata. Ma io rimango e il confronto con questi testi che mi manda Gianni è il modo con cui io rimango e non è solo una questione intellettuale, ma il mio modo di esserci personalmente e non come gregge. In un suo testo che porta il titolo: „Diventare figli“, Giussani dice: „Seguire non vuol dire semplicemente ascoltare e fare quel che ci si dice: è qualcosa di più. È ciò di cui abbiamo già parlato altre volte: è diventar figli! Figlio è colui che prende la tua natura, che incarna la tua natura“. É ciò che cerco di fare prendendo sul serio i testi che mi manda Gianni. 

Qual è il punto che interessa a Don Giussani? Secondo me gli interessa il vivere la vita come giudizio, come un giudizio illuminato da quell'esperienza prima ed ultima che è Gesù Cristo. Il che non significa saltare la propria professionalità, la propria individualità, ma trovare in Cristo quel luogo e quel tempo che ci permette di comprendere la vicinanza, la tenerezza, la misericordia di Dio e il nostro compito con i fratelli uomini, con cui lavoriamo o siamo in un rapporto di amicizia. 

„Il centuplo o è adesso o non sarà neanche domani, perché il centuplo è il di più di verità su quello che sto facendo. Se io giudico quello che sto facendo in base all’ideale che la compagnia mi dà, se io giudico quello che sto facendo in base all’ideale che la compagnia porta, cioè Cristo, allora, in quello che sto facendo, io acquisto un di più di verità. Perciò il centuplo è, globalmente parlando, il nostro cammino comune. Voglio semplicemente aggiungere che nel tempo uno si accorge, perché diventa macroscopico (è da subito, ma diventa macroscopico nel tempo), anche del modo in cui sta insieme alla sua donna, sta con i suoi bambini, si comporta nella vita politica e sociale, si comporta nel suo lavoro. Col tempo queste cose diventano macroscopiche: è realmente un popolo diverso, una umanità diversa che contrasta con l’umanità che domina il mondo.

Accorgersi che il centuplo – nel giudizio che tu dai circa il rapporto che vivi con i tuoi compagni – è immediato, agisce immediatamente, perché diventa un giudizio che ti fa cambiare il modo di stare di fronte a tutto, accorgersi che questo modo diverso è più di quello di prima, proprio sentirlo, esige una certa maturità o una grande acutezza o una grande semplicità, oppure esige del tempo“ (LUIGI GIUSSANI,  Certi di alcune grandi cose).  - è  importante è quello che dice Giussani alla fine di questa citazione: accorgersi del centuplo,  accorgersi che qualcosa di diverso è un gioco in una vita, esige una certa maturità oppure del tempo, per cui è anche possibile che questa novità ci sia e nessuno se ne accorga; i nazisti non si sono accorti della novità di vita di Etty e così l’hanno uccisa… 

 

 „Lo Yemen sta gonfiando i costi di guerra di Israele. Prendendo di mira Israele e le navi di proprietà israeliana, la resistenza yemenita minaccia l'economia israeliana basata sul commercio ed esige un costo internazionale per la devastante guerra di Tel Aviv contro Gaza“ (The Cradle, 3.12.23). - Uno scolaro dell’ottava classe del mio corso di latino mi ha fatto leggere che anche navi americane sono state aggredite dallo Yemen. 



I due pensieri di papa Francesco ieri all’Angelus (letti dal suo collaboratore; RG) sintetizzano l’angoscia di queste ore: il primo pensiero va agli ostaggi, ai loro familiari, alle speranze suscitate dalla tregua. Il secondo va al popolo di Gaza, di nuovo in fuga e di nuovo sotto le bombe. La rottura della tregua porta “morte, distruzione, miseria”. I tank israeliani puntano su Khan Younis (La città di Chan Yunis e il campo profughi hanno una popolazione complessiva di circa 230.000 abitanti (2016). Chan Yunis è la seconda città più grande della Striscia di Gaza dopo Gaza. Chan Yunis è una delle sedi della Al-Quds Open University. Wikipedia) e l’esercito ha distribuito nuovi volantini ai civili, consigliando loro l’evacuazione. Da ieri è così ricominciato l’esodo dei palestinesi. Il conto delle vittime è salito a 16 mila, secondo il Corriere della Sera. Gli Stati Uniti hanno fornito ad Israele, secondo il Wall Street Journal, 15 mila bombe (tra cui 100 da una tonnellata in grado di perforare i bunker sotterranei) e 57 mila proiettili di artiglieria. Ufficialmente la Casa Bianca continua a chiedere al governo di Benjamin Netanyahu che «faccia di tutto per evitare le vittime civili». Francesca Mannocchi sulla Stampa racconta che a Hebron i palestinesi sono continuamente attaccati e minacciati dai coloni. Mentre Francesca Caferri per Repubblica riporta la relazione sullo stupro di massa del 7 ottobre che è stata spedita al parlamento israeliano“ (Alessandro Banfi, versione odierna).  Questa frase: „Gli Stati Uniti hanno fornito ad Israele, secondo il Wall Street Journal, 15 mila bombe (tra cui 100 da una tonnellata in grado di perforare i bunker sotterranei) e 57 mila proiettili di artiglieria“ è più interessante di tutte le parole che il presidente Biden e la sua amministrazione dicono sul tema.

Abba nostro...

(Sera) L’immagine di Peguy del „figlio“, invece che dell’“allievo“ è molto bella, ma bisogno ricordarci che si tratta solo di un’analogia per quanto riguarda una persona umana: di Padre c’è ne solo uno. In un testo di don Giussani intitolato „Alla ricerca del volto umano“, il sacerdote lombardo parla con ragione dell’esperienza del Movimento di Comunione e Liberazione come un’analogia della vita della Chiesa e per quanto riguarda la parola analogia non si deve dimenticare il Laterano IV (più dissimilitudine che similitudine). La questione dell'obbedienza è una questione davvero seria, non si può, però, richiedere l'obbedienza ad una persona senza conoscerla. Un generale può chiedere l'obbedienza di un soldato senza conoscerlo, non chi guida una Fraternità cristiana. Ed è vero che noi poi dobbiamo metterci nella modalità del compito, nella modalità di ciò che Dio vuole da noi, nella modalità della memoria di Cristo. Ma se questo non accade, per qualsiasi motivo, allora valgono queste parole di Don Giussani: „Il movimento non è nient'altro che lo strumento più vicino in cui si concreta il disegno di amore che è Cristo. Se la tensione non è essere consapevoli di tutto questo, il movimento e le nostre comunità sono nel migliore dei casi una vertiginosa perdita di tempo, ma soprattutto normalmente sono un equivoco, qualcosa che realmente non vale la pena vivere“ ( Alla ricerca del volto umano). Può accadere che al Movimento accada quello che don Giussani riferisce nel rapporto con un parroco: non colpisce e non riesce a raggiungermi. In un certo senso è vero che il Movimento, meglio la Fraternità mi offre come laico una „casa più vicina“ di quanto mi possa offrire un ordine religioso o un istituto secolare, ma ciò non toglie il volto concreto della mia storia, nella quale una persona come Ulrich mi è infinitamente più vicina di qualsiasi sacerdote della Comunità di san Carlo! Infine per quanto riguarda la questione dell'obbedienza nell'ambito della Chiesa cattolica l’istanza ultima è Pietro, l'istanza ultima è il Papa. Se non c'è una vera obbedienza al Papa non si può richiedere l'obbedienza a qualcuno, intendo al Papa regnante, non al nostro pontefice preferito (è certamente legittimo averne uno, ma non in contrasto con il pontefice regnante). Sono contento che Davide Prosperi guidi movimento in questo cammino di obbedienza al Papa. Ogni forma di obbedienza richiesta, anche quella al Papa deve infine essere proposta „secondo il cammino della loro coscienza“ (Giussani, Conversazioni con Robi Ronza), secondo il cammino dei singoli uomini. 

„Allora quando nessuno parlava di comunità, in certi ambienti cattolici venivamo per questo chiamati comunisti; e anche eretici, perché sottolineavamo il valore dell’esperienza, il fatto che la fede dovesse diventare esperienza di vita“ (Giussani, Conversazioni con Robi Ronza). Se l'esperienza di vita che mi propone Don Giussani non diventa esperienza di vita qui nella diaspora, dove sono, allora la perla più preziosa, il tesoro massimo del discorso di Don Giussani va perso: non si tratta più dell'esperienza mia qui nella diaspora, ma di seguire non si sa chi, in qualsiasi altra situazione (tempo e spazio). Nei primi anni di CL Giussani ripeteva spesso questo principio: «Se, diventando adulti, non volete alienarvi e diventare schiavi di coloro che hanno il potere, dovete abituarvi subito a paragonare alla vostra esperienza ogni cosa che io vi dirò, ma anche ogni cosa che altri vi diranno». Non mi stupisce la fratellanza tra don Milani e don Giussani, proprio sulla questione dell’obbedienza: „l’obbedienza contro cui si è scagliato don Milani è quella pecorina, acritica, magica e ultimamente senza risorse, senza creatività, senza capacità di proposte, senza contestazione nel senso provocante e non ribelle del termine“.

La richiesta di un’obbedienza pecorina è quella che ignora totalmente il contesto della persona da cui si richiede l’obbedienza. Non solo il contesto, ma anche il compito di questa persona.



(3.12.23 - Prima domenica dell’Avvento) Tra la frase di Spier che ho citato questa notte: „quando pensi che l'altro non ti consideri abbastanza, significa che ti sei legato e, per via di questo legame, non sei indipendente. Quanto meno ti aspetti, tanto più ricevi“ e il Suscipe, è che nella prima in fondo si desidera una ricevere, ancora non determinato, mentre nella preghiera di SPN si desidera solo la grazia e l’amore che ci può donare solo un Altro che è amore; non essendo la psicologia di Spier neo-pelagiana, nel senso spiegato ieri notte, rimane il fatto che Spier si inginocchia davanti a Dio e non davanti a se stesso ed ha fatto così nascere in Etty il desiderio di Dio, ma la scuola del Suscipe, è il riferimento ultimo di questo diario, perché senza la richiesta radicale dell’amore e della grazia da parte di Dio e senza la consegna di tutto a lui, il passaggio „dalla testa al cuore“ di cui parla Etty non è possibile e la vicina o alcuni adolescenti continueranno a provocare  in me una rabbia improduttiva, quella di Achille…Per questo motivo, pur continuando il diario e rispondendo a chi mi scrive personalmente, farò per il tempo di Avvento, per lo più, silenzio nei social media, anche se da „X“ prenderò alcune informazioni che non ci sono nei media aziendali…



La corona dell'avvento che ha fatto Konstanze 

insieme alle donne della parrocchia 


Le letture della prima domenica dell’Avvento (calendario romano), anno B: Is 63,16-17.19; 64, 1-7; 1 Cor 1,3-9; Mc 13, 33-37, ci pongono davanti agli occhi e al cuore un „lamento“ necessario, che non è l’arrabbiarsi infecondo di cui parla con ragione Spier, ma una vera sofferenza, produttiva (Spier), produttiva se siamo „posti nel nostro compito“ come dice con ragione Balthasar (Luce della Parola, nella traduzione bella di Padre Sommavilla SJ), se „non aiutiamo a costruire il nostro regno, ma il suo“. In cosa consiste il lamento? „ La presunta fioritura della nostra civiltà è „fogliame appassito, trascinato dal vento“. In cosa consiste il nostro compito? Nel vigilare. “L'anno liturgico inizia con la chiamata del Vangelo ad essere vigili, perché la venuta del Signore è incerta. Natale sta fermo e sicuro, ma non la venuta del Signore nel nostro vivere morire, nel vivere e finire della Chiesa“ (Balthasar). Non possiamo perdere la speranza e non possiamo perdere la preghiera e la preghiera di fronte alle catastrofi di cui ogni giorno prendiamo conoscenza consiste nel: „se tu squarciassi i cieli e scendessi!“. Isaia ci ricorda infine una verità semplice, ma molto bella, buona e vera: „pensa che noi, nonostante tutta la nostra ingratitudine, siamo ‚opera delle tue mani‘, siamo l'argilla che tu, come ‚vasaio‘, puoi sempre ancora modellare“ (Balthasar). VSSvpM! 


Ascoltiamo don Giussani: „Lei insiste molto sulla categoria dell'esperienza come fondamento di una sana pedagogia alla fede cristiana. In ciò alcuni osservatori hanno visto delle convergenze con il protestantesimo evangelical che soprattutto negli ultimi vent'anni ha conosciuto un forte revival negli Stati Uniti. Quali analogie e quali differenze può indicare? C'è chi si chiede: CL intende cavalcare quest'ondata di risveglio religioso che finora non sembra investire la Chiesa cattolica americana?“ 

LUIGI GIUSSANI: La categoria di esperienza da noi usata ha un valore assolutamente critico. L'esperienza per noi non è una immediatezza sentimentale, ma il luogo dove l'impatto con la realtà provoca le esigenze costitutive del cuore dell'uomo, sviluppando la ricerca di una risposta alle provocazioni poste dalla realtà. L'esperienza è dunque l'ambito in cui la persona è chiamata a verificare se il fatto di Cristo — la vera, grande ipotesi di lavoro — è capace di rispondere agli interrogativi destati, con una autenticità ed una completezza, nella visione dei fattori, che tutte le altre proposte non hanno. CL perciò si pone unicamente come una volontà di riscoprire e vivere in modo più autentico il fatto che la fede cristiana, così come si è mantenuta nell'alveo della ortodossia, risponde meglio di qualsiasi altra proposta alle esigenze profonde dell'uomo. E in questo senso la proposta ai giovani costituisce un test molto chiaro. Parlerei piuttosto di un revival dell'umano, perché, come dice un grande pensatore americano, spero non dimenticato, Reinhold Niebuhr, nel suo „The nature and destiny of man“: „nulla è così incredibile come una risposta ad una domanda che non si pone » . Quello che la cultura mondana di oggi attraverso i mass media pagati dal potere fa avvenire — come diceva il nostro Pier Paolo Pasolini — è una omologazione totale dei sentimenti e quindi un soffocamento di tutte le esigenze umane originali. L'appassimento della coscienza di queste esigenze, perciò l'obliterazione della coscienza della propria identità, è il vero disastro di oggi. Cristo è venuto a rispondere a degli uomini, non ad esseri inariditi come robot. (LUIGI GIUSSANI,  30Giorni 1988) - bisogna stare molto attenti al modo di argomentare di Don Giussani, ma anche alle persone che cita. Non vi è alcun dubbio che per lui il rimanere „nell'alveo dell’ortodossia" sia un valore. Ma allo stesso tempo cita un teologo protestante, Niebuhr (con una frase che Giussani ha spesso ripetuto nella sua vita),  e un comunista ed omosessuale, Pier Paolo Pasolini, è possibile che quest’ultimo nel fondo del suo cuore sia rimasto cattolico, ma certamente il cattolicesimo non era l'identità per cui lo conosciamo. Condivido anche la critica alla riduzione della realtà a sentimentalismo. Cosa che ho visto in atto in tante varianti evangelicali, che ho conosciuto qui nella diaspora. Ascoltiamo Etty, che ho già citato questa notte, o più precisamente C.G. Jung, che Etty cita:  „l'esperienza è l'unica realtà che non si possa annullare con le discussioni, laddove le immagini possono venire insudiciate e distrutte“. Secondo me non è neanche un mistero così tanto grande che tra un sacerdote cattolico e una ragazza ebrea uccisa ad Auschwitz ci sia questa affinità. Non è strano perché, senza voler rendere cattolico nessuno, che non lo voglia, il mistero di Auschwitz è comprensibile solamente a partire dal mistero del sabato santo di Gesù Cristo, il Logos universale e concreto.  


Abba nostro…


PS Anche se non come a Monaco da Ferdi, questa notte anche da noi è caduta neve fresca nuova, così che il il mercatino di Natale a Droyssig, con i miei ragazzi oggi pomeriggio, sarà proprio romantico.



Abbiamo guadagnato più di 1.000€ per la cassa della 

maturità 2025



Droyssig, castello, oggi 


(Notte) „“Dirompente e significativo”, come ha detto Carlìn Petrini, fondatore di Slow Food, è stato l’intervento di papa Francesco alla COP28, la Conferenza Onu sull’ambiente riunita a Dubai. Nel suo discorso, letto dal cardinal Parolin, Francesco ha sfidato il mondo e ha proposto di stanziare i tanti soldi oggi destinati alle armi e alle guerre alla cura ambientale della Terra. Ha detto: «Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune!». Per poi lanciare l’invito alla comunità internazionale: «Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico»“(Alessandro Banfi, versione odierna).


Una delle cose che mi aveva impressionato negli anni che leggevo il commento al Vangelo di san Giovanni di Adrienne (intendo gli anni in cui l’ho letto interamente), era la sua capacità di discernimento. La cosa peggiore, che lei mi aiutò a comprendere, è quando uno ha perso la fede, ma agisce nella Chiesa come se ce l’ avesse ancora. Questo peccato sembra quasi essere il peccato contro lo Spirito Santo e ci vuole che uno/una lo compensi: Adrienne si è resa disponibile a partecipare a quel mistero di Cristo che in tedesco si chiama „Überforderung“, una pretesa eccessiva che lo fa gridare sulla croce: „Dio mio, Dio mio come mai mi hai abbandonato?“ Chi è morto ad Auschwitz o in un Gulag ha partecipato, volente o nolente alla stessa Überforderung, di cui, pur in tutta la sua positività, si lamenta a volte anche Etty. Ma non solo eventi politici drammatici, anche una malattia come il Parkinson ha a che fare con la Überforderung… Detto questo, però, sia per Adrienne che per Etty vale che la nota ultima della vita è la gioia, è l’essere sorpresi dalla gioia, quella gioia, con la quale, nella sua dimensione cristiana, Papa Francesco ha cominciato il suo pontificato: „1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. 2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto“ (Evangelii gaudium, 2013) - io vedo che in me c’è tanto „risentimento“, quando penso che una persona mi ha fatto un torto; Konstanze mi contraddice quando esagero e le sono grato. Spero che il mio risentimento non sia mancanza di fede…VSSvpM! 


„Come dicevo in apertura, Blaise Pascal, al termine della sua vita breve ma di una ricchezza e fecondità straordinarie, aveva messo l’amore dei fratelli al primo posto. Egli si sentiva e si sapeva membro di un unico corpo, perché «Dio, dopo aver creato il cielo e la terra, che non sentono affatto la felicità del loro essere, volle creare degli esseri capaci di conoscerlo e di costituire un corpo di membra pensanti». Pascal, nella sua posizione di fedele laico, ha gustato la gioia del Vangelo, con cui lo Spirito vuole fecondare e guarire «tutte le dimensioni dell’uomo» e riunire «tutti gli uomini alla mensa del Regno».  Quando compone la sua magnifica Preghiera per domandare a Dio il buon uso delle malattie, nel 1659, Pascal è un uomo pacificato, che non si pone più nella controversia, e neppure nell’apologetica. Essendo molto malato e sul punto di morire, chiede di comunicarsi, ma questo non avviene immediatamente. Allora domanda alla sorella: «Non potendo comunicare nel capo [Gesù Cristo], vorrei comunicare nelle membra». E «aveva un gran desiderio di morire in compagnia dei poveri». «Muore nella semplicità di un bambino», si dice di lui poco prima del suo ultimo respiro, il 19 agosto 1662. Dopo aver ricevuto i Sacramenti, le sue ultime parole furono: «Che Dio non mi abbandoni mai». Possano la sua opera luminosa e gli esempi della sua vita, così profondamente battezzata in Gesù Cristo, aiutarci a percorrere sino alla fine il cammino della verità, della conversione e della carità. Perché la vita di un uomo è tanto breve: «Eternamente nella gioia per un giorno di prova sulla terra»“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis, Roma, San Giovanni in Laterano, 19 giugno 2023). - Chiedo con tutto il mio cuore la semplicità di Pascal, per superare il risentimento che è in me! 

Il 16 settembre, il giorno dopo la morte di Spier, scrive Etty nel suo diario: „Quanto siamo pieni di convenzioni, di preconcetti sui comportamenti da tenere in determinate situazioni… dovrei forse fare una faccia triste o solenne? Sono forse triste? Vorrei congiungere le mani e dire: ragazzi, sono così felice e riconoscente e trovo la vita così bella e ricca di significato. Proprio così, e lo dico mentre sto accanto al letto del mio amico morto prematuramente e mentre io stessa posso essere deportata ogni momento in una terra sconosciuta. Mio Dio ti sono così riconoscente per tutto quanto“ (16.9.42). Nessun risentimento! Neppure al cospetto della morte! PS Anche Tide, presente al decesso di Spier, era molto sollevata, non solo perché in questo modo finivano i suoi „dolori terribili durante la malattia“, ma il „sollievo per la sua morte fu ancora più grande quando venne a sapere che la Gestapo, il giorno dopo il decesso, aveva fatto irruzione in casa sua per arrestarlo e deportarlo“ (Note alla edizione integrale del diario, pagina 888).


(Wetterzeube, il 2.12.23) Mia moglie è nata nel mese di dicembre, ma ieri in macchina mi ha confidato che ha un po' compassione per novembre, un mese che tutti considerano brutto, mentre dicembre è il mese pieno di luci dell’avvento; questa considerazione di mia moglie rivela la sua anima, ricolma di compassione, anche per il mese di novembre. Per quanto mi riguarda il mese di novembre è stato un mese importante, con alcuni passi importanti per la mia spiritualità teologica (rimando all’immagine dell’asino di San Hurtado). E poi finisce con la festa di Sant’Andrea, che per me è l'occasione di pensare al legame profondo che abbiamo con la chiesa ortodossa, con le chiese ortodosse.



Questa mattina dopo aver pulito la stalla



Mentre a Monaco di Baviera da Ferdi c'è stata una valanga di neve, da noi se ne vista un poco! 


Da qualche parte avevo letto che Balthasar non voleva creare un’ inimicizia tra Tommaso d'Aquino e Sant'Ignazio di Loyola. Questa inimicizia sarebbe tra l’altro assurda, anche dal punto di vista della „communio sanctorum“; Ferdinand Ulrich nell’Homo Abyssus ha fatto vedere come Tommaso ed Ignazio siano conciliabili e si arricchiscano a vicenda nella comprensione dell’essere come atto di amore gratuito, che si finitizza in un compito quotidiano… nella meditazione di questa mattina, però, l’accento posto da Balthasar è sulla spiritualità teologica di Ignazio, che è stata tentata solo da alcuni (Suarez, Przywara, Fessard (il quale è stato importante nella vita spirituale di Papa Francesco, come avevo imparato da Borghesi), Karl Rahner) e in questo contesto Balthasar scrive di un effetto profondo rimasto incompiuto e che sarebbe stato necessario per tutta la teologia e la Chiesa e a partire da qui per tutto il mondo, dell’intuizione ignaziana, del suo ritorno alla Bibbia e a Gesù. Nei teologi della riforma luterana l'intuizione di Lutero ha portato più frutti, dice Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 354-355). Il pontificato di Papa Francesco è un'occasione per riprendere questo desiderio di von Balthasar. Di che si tratta? Quale è il cuore di questa teologia spirituale? "Il ritorno, nella modalità della profondità, dell'intera teologia al nucleo della relazione originaria tra il Dio che chiama e invia e l'essere umano riconciliato e inviato in obbedienza. L'apertura della „Societas“ al di là della propria organizzazione a tutta la Chiesa e, attraverso di essa, al mondo, avrebbe potuto stimolare anche questa apertura della sua teologia insieme alla sua spiritualità“ (355). Ma ciò per l'appunto non è accaduto; piuttosto c'è stato (stato?) un dualismo tra la filosofia e la teologia teorica da una parate e la spiritualità di SPN dall’altra. „Un grande numero di gesuiti sono tra l'altro tomisti, o nella concezione più antica o in quella più moderna (Marechal)“. Non saprei dire se sia ancora così. L’avvenimento di Gesù Cristo non è un avvenimento che lascia l'uomo nelle sue teorie. Come il dono dell’essere, come amore gratuito, è un richiamo forte all'uomo pensante, il Logos universale e concreto, non deducibile dal basso, ci chiede obbedienza ad un'intima intuizione di noi stessi, più intima di quanto noi abbiamo di noi stessi, se rimaniamo solamente nel nostro io (sto pensando all’ „Interior intimo meo“ di Agostino). 


Questa notte Gianni certamente per farmi un piacere, mi ha mandato due pagine di Fernando de Haro, da una sua biografia di Don Giussani; le pagine parlavano del rapporto del sacerdote lombardo con Balthasar e Ratzinger; non ho avuto il coraggio di dire a Gianni che non mi sono piaciute per nulla, perché sono scritte nel modo autoreferenziale e moderno proprio a de Haro (sottolineo che è solo un'impressione, non conosco così bene il giornalista spagnolo, per cui è possibile che in altri ambiti abbia dei valori, che io non conosco; per esempio la sua amicizia con Mikel Azurmendi mi aveva impressionato molto e del filosofo basco avevo parlato a lungo in un mio post, nel mio blog, dedicato al dialogo con Don Carrón). Ovviamente si concede che Balthasar sia stato l'uomo „forse“ più dotto del suo tempo, si aggiunge insomma un „forse“ alla frase di de Lubac, cosa che è giusta, perché per esempio Oppenheimer era anche un uomo super colto. Ma è sempre così lo schema delle ricostruzioni cielline:  l'intellettuale colto che arriva dal movimento e vede quanto è vivo il cristianesimo nel movimento. È anche possibile che Ratzinger abbia pensato così, certamente Balthasar ha detto che nel movimento c'è molta libertà, a differenza dell'Opus Dei. E per l’appunto Azurmendi è stato anche molto colpito dal Movimento in Spagna. Ma l'abbraccio che mi ha generato tra Balthasar e Giussani è accaduto in un simposio su Adrienne in cui Giussani è andato da Balthasar, non viceversa. Questo aneddoto è solo una una metafora. Nella mia esperienza forte alla tomba di Balthasar a Lucerna del 2010, certamente c'è stato un rinvio di Balthasar a Don Giussani, ma per me i due, sono due polli che si aiutano e non è l'uno che include l’altro; si tratta di un incontro tra due fratelli, che ora nel cielo è perfetto;  poi è molto interessante che de Haro citi proprio „Abbattere i bastioni“ di von Balthasar, come il libro che avrebbe anticipato il concilio Vaticano II. Sono sicuro che Balthasar non avrebbe mai citato questo libro, che certamente è anche espressione del suo spirito, come la sua opera necessaria da leggere per comprenderlo. A me aveva mandato la traduzione italiana di „La preghiera contemplativa“, sebbene ce ne fosse anche una di „Abbattere i bastioni“, quando non sapevo ancora il tedesco. Ed in fondo „Abbattere i bastioni“ deve essere citato insieme all’altra opera: „Cordula o il caso serio“. Balthasar, come tra l’altro Giussani, non sono autori moderni, certo non sono neanche autori tradizionalisti, ma in questo consiste la loro grandezza: questa impossibilità di inscatolarli in un polo. In questi due autori bisogna tenere aperta l'opposizione popolare di cui parlava Romano Guardini, come l’ha spiegata Massimo Borghesi, nel suo libro sul Papa  per me più bello, quello sulla biografia intellettuale del Papa.

In sintesi: il grande coraggio di Don Giussani consiste nell'aver proposto la categoria dell’esperienza (che include quella dell’esistenza storica), come una categoria assolutamente necessaria per la comprensione del mondo dal punto di vista di Cristo. Una persona come Etty attraverso l'esperienza, impara addirittura la „giustificazione di Dio“. Il grande coraggio di von Balthasar ed Adrienne consiste nel fatto che hanno proposto una teologia del sabato santo, che fa vedere fino a quali profondità di gratuità e di frustrazione l'esperienza debba essere pensata. Il grande coraggio di Ferdinand Ulrich consiste nell'aver proposto un’ ontologia che permetta di comprendere che l'atto di donazione dell'essere come amore gratuito è l’ esperienza ultima a cui fa riferimento tutto il pensiero cristiano.


Ho pulito la stalla, ho dato da mangiare agli uccellini, perché adesso con la neve e il gelo fanno più fatica a trovare il cibo.


Deo gratias et Mariae le analisi del sangue di Ferdinand sono buone! 


„Il Presidente del Bundestag che posa con un parlamentare azero tenendo in mano una foto della regione che l'Azerbaigian ha ‚liberato‘ con la forza dai suoi abitanti armeni due mesi fa, sembra un po' un'approvazione della pulizia etnica“ (Lindsey Snell, X,1.12.23).


Abba nostro...

(Pomeriggio/Sera) Ferdinand ha fatto domanda, presso un’istituto rinomato di Monaco di Baviera, per aver un dottorato di ricerca sul Parkinson, la malattia che hanno avuto, credo, sia San Giovanni Paolo II che Luigi Giussani e su cui ho riflettuto ultimamente, perché l’avvocato Edmund Alexander Gern, figura del romanzo di Martin Walser, „Il curriculum dell’amore„, si ammala proprio di questa malattia, davvero terribile. 



La neve oggi a Monaco di Baviera 


Konstanze, come anche mia figlia, è una grande lettrice di romanzi „fantasy“; oggi in macchina, mentre parlavamo della ‚maschilizzazione‘ della Chiesa (Papa Francesco) e della ‚femminilizzazione’ della società (Matt Crawford), mi ha raccontato che in tanti di questi romanzi c’è uno schema di scene sessuali, che si ripete spesso, in cui l’atto sessuale viene descritto nel dettaglio, e in cui il maschio è solo attento a donare piacere alla donna, cosa, per mia moglie del tutto irrealistica e neppure desiderabile. A livello sessuale si tratta anche di una „femminilizzazione“ sociale o traduzione erotico-sessuale dell’eterno femminino. Anche lei pensa che i due fenomeni di cui sopra forse si appartengono l’un l’altro, l’uno come reazione dell’altro… per quanto invece riguarda la polemica contro il Papa e i cardinali che osano parlare del tema della donna (sebbene in positivo), di qualche testa femminista pseudo cattolica, devo solo dire che invero essa è solo un segno, non solo di povertà umana, ma anche di assoluta e completa mancanza del sentire cum ecclesia. Mentre donne realmente cattoliche, come Stefania Falasca, hanno accolto con gioia l’espressione del Papa. 


In un mondo di tensioni l’atteggiamento della Cina, anche se rimane problematico con le minoranza etniche e religiose nel paese stesso e nel rapporto con Taiwan, mi dà speranza. La frase che ho detto Xi Jinping a San Francisco, che il mondo è grande c'è posto per tutti, è una traduzione politica di quello che dice sempre Papa Francesco sul poliedro. E poi comunque anche con la Lituania e con l'Australia la polemica della Cina a riguardo di Taiwan non è stata esasperata, ma piuttosto si andati oltre, per salvare i rapporti economici con i due paesi. 


(Notte) Johanna ci ha regalato un calendario dell’avvento, nel quale per arrivare da una porticina all'altra bisogna scoprire la soluzione di determinati indovinelli. Così la nostra oretta comune in Avvento, che quest’anno abbiamo già cominciato secondo il calendario ambrosiano, tra Konstanze ed me, si arricchisce di questo gioco comune; nella prima parte dell’oretta (così l’avevamo chiamata quando Johanna e Ferdinand erano piccoli) le ho letto la storia di Krabat (Otfried Preußler), che avevamo comprato nel nostro viaggio autunnale nella Lusazia,  in un’ edizione molto bella, con disegni di un pittore iraniano. 



Il gioco che ci ha regalato Johanna 


Vorrei riprendere un pensiero di questa mattina di von Balthasar, quando ricordavo il suo desiderio che tutta la teologia abbia le sue radici nel rapporto tra la chiamata di Dio e la risposta obbediente dell’uomo. Obbedienza non significa obbedienza militare, ma obbedienza amorosa: è una forma in cui impariamo ad essere davvero liberi, non essere appiccicati agli altri, impariamo a non dipendere dagli altri; in una delle sue lettere Etty cita Spier, che con linguaggio psicologico ci ricorda: „quando pensi che l'altro non ti consideri abbastanza, significa che ti sei legato e, per via di questo legame, non sei indipendente. Quanto meno ti aspetti, tanto più ricevi“ (25.1.42 in Lettere. Edizione integrale, Milano 2013).  Questo è un linguaggio psicologico, ma per essere davvero liberi bisogna davvero superare ogni forma di falsa dipendenza. L’obbedienza è un metodo per essere davvero liberi e superare ogni falsa dipendenza. C'è una differenza profonda tra l'arrabbiarsi o l’ essere scontenti:  questo non è produttivo, precisa Spier e la vera sofferenza: questa è produttiva ed è feconda. L'arrabbiarsi è un modo sbagliato di dipendenza dall'altro. Questa dipendenza psicologica non ha nulla a che fare con la dipendenza ontologica di cui parla Don Giussani e neppure con l’obbedienza di cui parla Balthasar. La grande difficoltà in tutti questi pensieri è il passaggio „dalla testa al cuore“ (Etty); senza questo passaggio si è in balia dell’altro e basta qualche adolescente della nona classe per essere insicuro; comunque per ritornare al pensiero teologico: non è possibile rispondere all'amore di Dio se non con l’amore; non è possibile rispondere alla donazione gratuita dell’essere, se non con l’ obbedienza al senso necessario dell’essere, che è la gratuità. Questi pensieri psicologici li ho aggiunti per far vedere che sono cosciente che ci sono forme di obbedienza, di dipendenza che sono segni di mancanza di maturità, ma nel senso proprio di quello che vuole dire von Balthasar non ho nient'altro da aggiungere: quando Dio, si manifesta l'uomo non può che obbedire. Il „centro“ di cui parla Etty e che permette di essere sicuro, non è solo un centro psicologico, non è in modo primario una questione psicologica, ma è proprio l'avvenimento di Dio, che è amore, nella mia e nella vita degli altri. Ovviamente non si tratta di Dio come una „teoria“, se Dio fosse una teoria, allora ha completamente ragione C. G. Jung: „l'esperienza è l'unica realtà che non si possa annullare con le discussioni, laddove le immagini possono venire insudiciate e distrutte“. 


Ho comprato oggi la corrispondenza tra Ingeborg Bachmann e Max Frisch (Zurigo, Berlino, 2022)  ed ho cominciato a leggere qualche pagina: mentre il rapporto tra Spier ed Etty è un „amore profondo e sereno“, che „non è innamoramento e non ha nulla di erotico“ (lettera a Spier, inizio agosto del 1941), il rapporto tra i due grandi scrittori, tedesca la prima, svizzero il secondo  non è per nulla un rapporto sereno, ma sono ancora troppo all'inizio per dare un giudizio; quando la Ingeborg scrive: „sono chiaramente più che prima da sola e senza un contesto“ (22.7.1958) esprime un pensiero che non può essere abbracciato dall'amore erotico, o perlomeno non solo dell'amore erotico, ci vuole un'altra dimensione. 


„Questa lettera non è certo il luogo per riaprire la questione (quella dello scontro tra il giansenismo e i gesuiti, di cui avevo parlato ieri notte; RG). Tuttavia, ciò che vi è di giusta messa in guardia nelle posizioni di Pascal vale ancora per il nostro tempo: il «neo-pelagianesimo», che vorrebbe far dipendere tutto «dallo sforzo umano incanalato attraverso norme e strutture ecclesiali», si riconosce dal fatto che «ci intossica con la presunzione di una salvezza guadagnata con le nostre forze». E occorre ora affermare che l’ultima posizione di Pascal quanto alla grazia, e in particolare al fatto che Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» ( 1 Tm 2,4), si enunciava in termini perfettamente cattolici alla fine della sua vita“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis) - la psicologia come ne parlano Etty e Spier non è neo-pelagianesimo, perché è del tutto cosciente che „una salvezza conquistata solo con le proprie forze“, non ha alcuna sostanza. Purtroppo nella chiesa si è fatta strada questo tipo di psicologia neo-pelagiana che vuole fa dipendere tutto «dallo sforzo umano incanalato attraverso norme e strutture ecclesiali»; questo è il vicolo cieco in cui si è schiantato il percorso sinodale tedesco. Buona notte! 



Konstanze, che oggi ha adornato il nostro soggiorno e la camera del camino in modo natalizio ed invernale, intenta a studiare il gioco che ci ha regalato 
Johanna. 


(Wetterzeube, il primo giorno di Dicembre; San Charles de Jesus) Il mese di Dicembre prende il suo cammino con la neve, già caduta nei giorni scorsi e che era ieri prevista dalla App, nel mio mobile phone di Apple, anche per oggi e con temperature sotto lo zero - adesso ho visto che dal 75% previsto ieri la caduta di nuova neve è slittata, con un 40 % di probabilità, per due ore nella prossima notte; le galline vanno presto nella stalla, a volte si aggrappano sulle loro stanghe di legno, insieme, sebbene non siano animali molto sociali, durante il giorno non hanno paura della neve. Ieri sera, una, quella che il parroco chiama Wilhelmina, si era aggrappata, pur facendo freddo, sulla parte opposta delle altre.



Dalla finestra alla mia scrivania


Ho letto in von Balthasar che il domenicano San Tommaso d'Aquino è stato scelto come patrono di tutte le scuole, senza badare all'ordine a cui esse appartengono e così per lui il libro di Esercizi di Sant'Ignazio è diventato „una scuola pratica di santità per tutti gli ordini“. Qual è l'idea di questo libro? „L’unità tra conoscenza ed azione“ (Antologia-Servais, 354). „ Gli Esercizi aspirano ad una scelta (si intende la scelta dello stato di vita; RG) a partire dalla pienezza della vita del Signore, un'esistenza a partire dalla pienezza dell'idea cristiana“ (ibidem). Qual è l'idea cristiana? La donazione dell'essere come amore gratuito, rivelato in modo assolutamente non deducibile dal basso, nel Logos universale e concreto, che porta il nome di Gesù. Quel Gesù, che il santo del giorno, Charles de Jesus, ha voluto seguire in tutta semplicità (Nazareth o Tamanrasset o per l’appunto Droyssig). Io sono lontano, da quell'unità di conoscenze ed azione di cui parla Balthasar, ma aspiro a vivere il mio processo di invecchiamento, seguendo Gesù, non seguendo il successo. Questo significa avere più gioia nell'appendere la biancheria che nel tenere una conferenza, più gioia nella mia meditazione quotidiana che nel ricevere la lettera di un personalità eminente ecclesiale… per quanto riguarda le personalità eminenti mondane non ho un grande desiderio di riceverle… forse il dialogo con un filosofo eminente sarebbe una tentazione che mi attirerebbe. Nella scuola, oltre ad alcune lezioni che tengo, mi da grande gioia mangiare con i ragazzi e le ragazze della mia undicesima classe. 


Ieri il collega a cui avevo mandato la E-Mail, che ho condiviso anche qui martedì, mi ha detto grazie.  


Agostino è davvero un padre della chiesa, un padre anche discreto, per esempio non usa la parola „deificazione“ così come viene usata nella „Filocalia“; piuttosto dice che lui a partire da sé non oserebbe farlo, ma cita la Scrittura ed è  la Scrittura che afferma che noi diventeremo come Dio se amiamo più Dio che il mondo, serviamo più Colui che dona gratuitamente l'essere che i successi mondani nelle pagine meditate del commento alla prima lettera di san Giovanni (edizione Greiner, 62-65) questa mattina Agostino mi ha fatto un grande piacere che nel commentare la „concupiscenza della carne“ non parli di sesso, certo anche questo ha a che fare con la carne, ma non si fissa su questo tema. Parla del „pane“, del mangiare e cita Gesù in Matteo 4,4, risponde al diavolo:  l'uomo non vive „di solo“ pane. Mi è piaciuto molto questo realismo del Signore: non vive „di solo pane“, ma di ogni parola che viene da Dio;  poi come ho già scritto l'altro giorno, trovo interessante come lui interpreti la „concupiscenza degli occhi“ in riferimento alla curiosità: la curiosità di fare miracoli e qui Agostino scrive una frase molto bella: non tentiamo Dio quasi come se con un miracolo appartenessimo di più a Dio che senza un miracolo. E tanto più, come nella scena delle tentazioni, certo non fa un miracolo se lo chiede il diavolo. I miracoli vengono fatti per la glorificazione di Dio ed infine trovo molto importante il superamento della tentazione del possesso delle cose e del potere. Tutti vogliono il potere, quasi tutti, anche nella chiesa, ma l'anello del potere deve essere distrutto, non usato. Per quell’unità di conoscenza e azione di cui parla SPN orientiamoci, per quanto ci è possibile nella carne (Rom 7) al dono gratuito d’amore. 


Ferdinand a letto l'intervista al vescovo Oster e l’ha trovata molto adeguata, molto buona. Ne avevo citato un passo ieri qui nel diario.


„„Mentre Israele riprendeva oggi il suo attacco contro Gaza… Interrogato a bordo del suo aereo, Blinken ha rifiutato di commentare“ (WP). Mi ricorda quando Ford e Kissinger visitarono l'Indonesia nel dicembre 1975  diedero il via libera all'invasione di Timor Est. Subito dopo la loro partenza, il giorno seguente, l'Indonesia invase e iniziò un genocidio“ (Aaron Maté, X, 1.12. 23). Se ho capito bene in un tale rifiuto di rispondere è stato coinvolto anche il senatore Chuck Schumer, quando „il suo corteo di auto è uscito dal suo hotel in Israele diretto all'aeroporto di Tel Aviv“ (WP). A volte i messaggi sono così brevi che è difficile tradurli, comunque ciò che voleva dire Aaron è chiarissimo!  A proposito della tentazione del possesso! 


„Un attentato ieri a Gerusalemme, rivendicato da Hamas, ha fatto ripartire la guerra. 48 ore fa il presidente Joe Biden lo aveva detto: «Continuare la guerra è dare ad Hamas ciò che vuole». Una scintilla ha subito riacceso il fuoco. Nell’alba italiana è arrivato l’annuncio ufficiale dell’esercito israeliano: riprendono le ostilità e i combattimenti. Contestualmente Hamas chiama alla sollevazione e al terrorismo tutti i palestinesi di Cisgiordania e Gaza. Si ripiomba nell’incubo della guerra mentre molti ostaggi non sono ancora tornati a casa“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - il giornalista italiano spiega in poche parole bene la situazione in cui ci troviamo. Anche se io ritengo l'interpretazione di Joe Biden assolutamente farisaica e bugiarda! 

„Speriamo che quanti interverranno alla #COP28 siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda. Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna“ (Papa Francesco).


Abba nostro…


(Pomeriggio) Non so se Papa Francesco ripeterebbe per l’oggi la frase, che disse Giovanni Paolo II nel suo discorso per il trentennale di Cl: «Lo Spirito, per continuare con l'uomo di oggi quel dialogo iniziato da Dio in Cristo e proseguito nel corso di tutta la storia cristiana, ha suscitato nella Chiesa contemporanea molteplici movimenti ecclesiali. Essi sono un segno della libertà di forme, in cui si realizza l’unica Chiesa, e rappresentano una sicura novità, che ancora attende di essere adeguatamente compresa in tutta la sua positiva efficacia per il Regno di Dio all’opera nell’oggi della storia». È stato certamente così, ma per quanto riguarda la mia esperienza nella diaspora l’adeguata comprensione auspicata da San Giovanni Paolo II implicherebbe una precisazione teologica chiara contro ogni forma di autoreferenzialità del gruppo. La „positiva efficacia per il Regno di Dio“ implica una contestualizzazione storica e geografica fino a comprendere che in determinate regioni il movimento può essere solo „sotterraneo“  - si è mosso qualcosa in forza di una presenza dell’amore gratuito, ma è possibile che i frutti saranno visti da un’altra generazione.  


(Notte) „E prima o poi trovavo in ognuno di loro un gesto o uno sguardo più nobile di cui credo fossero appena coscienti. E me ne sentivo il custode“ - questa frase di Etty sui suoi colleghi, che ho citato ieri notte, mi è venuta in mente solamente quando sono ritornato a casa. E oggi è stato un giorno lungo, siamo stati a scuola dalle nove fino a dopo le 17, perché c'è stato un collegio professori nel pomeriggio, di cui io non sono in grado di approfittare. Certo quando parla Konstanze, e non solo perché è mia moglie, vedo il lavoro grande che fa lei per la scuola (e vi sono alcuni altri colleghi che fanno altrettanto), una  scuola che si muove, però, pur con qualche eccezione, sempre più lontano da quello che mi interessa: la comunità di cuore e di destino di cui parla Giussani, in riferimento ai giovani e in riferimento ai colleghi. Certo si può avere una comunità di cuore e di destino anche in un progetto, ma io ho la sensazione che il focus sia sempre di più per il progetto in quanto progetto. È la conseguenza è che il fine settimana diventa molto corto, perché domenica pomeriggio dovrò stare di nuovo a scuola, o meglio nel mercatino del castello a Droyssig, ma  tutto è un buon esercizio per essere quell'asino di cui parla San Hurtado. Il pranzo con i miei ragazzi dell'11ª era bello, e nell’ora doppia nella 12ª mi è stato possibile dire alcune cose su quel passaggio di San Giovanni, che avevo scelto per la compito in classe: Dio ha dato il suo Figlio non per giudicare, ma per amare il mondo (cfr. Gv 3, 16 sg.).


„Prima di concludere, è necessario evocare i rapporti di Pascal con il Giansenismo. Una delle sue sorelle, Jacqueline, era entrata nella vita religiosa a Port-Royal, in una congregazione la cui teologia era molto influenzata da Cornelius Jansen, il quale aveva composto un trattato, l’ Augustinus, pubblicato nel 1640. Dopo la sua “Notte di fuoco”, Pascal si era recato a fare un ritiro all’abbazia di Port-Royal, nel gennaio 1655. Ora, nei mesi seguenti, una controversia importante e già antica, che opponeva i Gesuiti ai “Giansenisti”, legati all’ Augustinus, si risvegliò alla Sorbona, l’università di Parigi. La disputa verteva principalmente sulla questione della grazia di Dio e sui rapporti tra la grazia e la natura umana, in particolare il suo libero arbitrio. Pascal, benché non appartenesse alla congregazione di Port-Royal, e benché non fosse un uomo di parte – «sono solo, egli scrive, […] non sono affatto di Port-Royal» – fu incaricato dai Giansenisti di difenderli, soprattutto perché la sua arte retorica era potente. Lo fece nel 1656 e nel 1657, pubblicando una serie di diciotto lettere, denominate Provinciali.  Se molte proposizioni dette “gianseniste” erano effettivamente contrarie alla fede, ciò che Pascal riconosceva, egli contestava che esse fossero presenti nell’ Augustinus e seguite dai membri di Port-Royal. Alcune delle sue stesse affermazioni, però, concernenti ad esempio la predestinazione, tratte dalla teologia dell’ultimo Sant’Agostino, le cui formule erano state già affilate da Giansenio, non suonano giuste. Bisogna tuttavia comprendere che, come Sant’Agostino aveva voluto combattere nel V secolo i Pelagiani, i quali sostenevano che l’uomo può con le proprie forze e senza la grazia di Dio fare il bene ed essere salvato, Pascal ha creduto sinceramente di opporsi al pelagianesimo o al semi-pelagianesimo che riteneva di identificare nelle dottrine seguite dai Gesuiti molinisti (dal nome del teologo Luis de Molina, morto nel 1600 ma il cui influsso era ancora vivo a metà del XVII secolo). Facciamogli credito sulla franchezza e la sincerità delle sue intenzioni.“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis) - questa è davvero una cosa grande, sebbene il Santo Padre ritenga che alcune affermazioni di Pascal siano problematiche, pur essendo un gesuita, crede alla sua sincerità, alla sincerità delle sue intenzioni, e ritiene che la lotta contro il pelagianesimo sia una lotta che debba essere presa sul serio, anche se le persone che Pascal criticava erano i gesuiti stessi. 


„Considerare sempre gli uomini al potere come cose pericolose. Evitarli nella piena misura in cui lo si può senza disprezzare se stessi“ (Simone Weil, Quaderno I, 125-126). Come commento di questa frase della filosofa francese cito dal „Focus attualità“ di Michele Brignone e Francesco Pessi odierno, un passaggio riguardante Israele e Hamas: „Il giorno prima della fine della tregua, una lunga e dettagliata inchiesta della rivista digitale israeliana +972 (ripresa il giorno successivo dal Guardian), ha sottolineato che il numero spropositato di vittime civili a Gaza non è una casualità, ma l’esito di un preciso e deliberato modus operandi. Basandosi su conversazioni con membri dell’intelligence di Tel Aviv, attivi e in congedo, l’autore dell’articolo, Yuval Abraham, scrive che i bombardamenti israeliani hanno lo scopo di «nuocere alla società civile palestinese», in modo da «creare uno shock che, tra le altre cose, avrà forti ripercussioni e porterà i civili a mettere pressione su Hamas». Gli attacchi israeliani non colpiscono alla cieca: grazie alle tecnologie a sua disposizione, Tsahal conosce infatti in anticipo il numero di vittime che sarà provocato da un attacco. Come ha dichiarato una delle fonti dell’indagine «nulla è fortuito, quando una bambina di tre anni viene uccisa in una casa a Gaza è perché qualcuno dell’esercito ha deciso che la sua morte non è così grave, è un prezzo da pagare per colpire un obiettivo. Non siamo Hamas, questi razzi non colpiscono a caso. È tutto intenzionale. Sappiamo esattamente l’entità dei danni collaterali prodotti in ogni casa». Ad aggravare il bilancio delle vittime è il ricorso a un sistema d’intelligenza artificiale, chiamato con il nome dissacrante “Il Vangelo” (Habsora in ebraico), che individua automaticamente bersagli con una velocità impensabile solo qualche tempo fa. Uno strumento così letale che un funzionario dei servizi israeliani l’ha descritto come «una fabbrica di assassinii di massa»“.


“Abbiamo "maschilizzato" la Chiesa. Uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è “maschilizzare” la Chiesa… E questo è un compito che vi chiedo, per favore. Smaschilizzare la Chiesa”.                      Una dichiarazione coraggiosa come questa non sembra avere precedenti nella storia del papato. E sarebbe auspicabile metterla in pratica“ (Papa Francesco, 30.11.23) - Matt Crawford parla di „femminilizzazione della nostra società“. Mi sono chiesto se questi due punti di vista non si trovino in un rapporto di causa effetto. Al maschilismo  nella chiesa si è con il femminismo sociale. Purtroppo entrambi gli estremi non fanno bene all’uomo. Buona notte! 




(Droyssig, il 30.11.2023 - 80esimo anniversario della morte di Etty Hillesum; Sant'Andrea

Con l’aiuto dei testi di Balthasar su SPN, nell'antologia composta dal padre Jacques Servais SJ, ho cercato e sto cercando di riflettere su quel avvenimento, di cui non vi è alcuna alternativa. Non c'è un'alternativa a Gesù neppure dopo la donazione di una religione come l’Islam, che ha raggiunto il cuore di miliardi di persone. Rimane certamente un mistero il motivo per cui dopo la rivelazione definitiva di Dio in Cristo possa sorgere una tale religione (per lo meno ciò serve per la nostra umiltà). Ma  io non voglio mettermi alla ricerca mistica dei misteri di Dio. Leggo con grande stupore e con grande gioia la decisione di Ignazio di bruciare tutte le cose o quasi tutte le cose che aveva scritto sulle sue esperienze mistiche. Questo corrisponde alla sua volontà „davanti suoi e davanti al mondo di apparire unicamente come il fondatore ragionevole“, insomma come colui che fonda la Compagnia di Gesù, per motivi „ragionevoli“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 353). Ciò non significa dimenticare un’esperienza come quella che fa al fiume Cardoner, nella quale il disegno di Dio per il mondo gli appare nella sua „unità indivisibile“. 

A differenza di Lutero SPN non ha bisogno della „sola scriptura“, perché il suo cuore è stato catturato da un avvenimento, non da parole. Mentre Lutero con la sua traduzione della Bibbia lascia o compie un contributo per la formazione della lingua tedesca il testo che c'è rimasto di Ignazio, gli Esercizi, è un testo non letterario, non artistico. In questo senso Ignazio è proprio un soldato, un soldato al servizio di un avvenimento universale e concreto, non in primo luogo di una patria o del sangue etnico. Ieri in una lettera, che ho pubblicato anche qui nel diario, a Giuseppe Reguzzoni, ho riflettuto sul percorso di quell’uomo straordinario che porta il nome di Ernst Jünger (1896-1998), anche quest'ultimo è un soldato, ma non solo un soldato anche un lavoratore, ma non un lavoratore del sistema, è un anarca, ma non un anarchico, è un ribelle, in modo particolare nei confronti dell'illiberalità del liberalismo, uno che ha conosciuto il nichilismo dall'interno, e che infine approda alla Chiesa cattolica, poco prima della sua morte. Mi sono chiesto se sia possibile conciliare la figura dell'asino (San Hurtado; ne avevo parlato martedì sera qui nel diario) e la figura del ribelle (Jünger). Credo che vi sia una priorità dell'asino sul ribelle. Ma credo anche che la polarità, l'opposizione tra asino e ribelle sia feconda, se non si vuole poi ridurre l'obbedienza e la sottomissione teologica ad una forma di dipendenza da tutti i possibili potentati del mondo, che si incontrano sia nei media sia nella vita quotidiana. 


Come mi ricorda la mia saggia moglie anche dietro il sistema liberale ci sono delle persone, che non possono essere ridotte al sistema e questo vale per tutti i sistemi. 


Israele sta commettendo un omicidio di massa a Gaza, e il senatore Chuck Schumer lo sostiene. Schumer e tutti gli altri sostenitori del genocidio possono urlare "antisemitismo" quanto vogliono, ma le persone in tutto il Paese, compresi gli ebrei, continueranno a protestare“ (Aaron (!) Maté, X, 29.11.23).


„A proposito di pace, ieri c’è stata un’importante presa di posizione del presidente Joe Biden. Che ha scritto su X: «Continuare la guerra è dare ad Hamas ciò che vuole. Continuare sulla strada del terrore, della violenza, degli omicidi e della guerra significa dare a Hamas ciò che cerca. Non possiamo farlo. Hamas ha scatenato un attacco terroristico perché non teme altro che israeliani e palestinesi vivano fianco a fianco in pace». Sullo sfondo c’è tutto lo sforzo diplomatico degli Usa ad ottenere una tregua ad oltranza. La morte di Henry Kissinger, avvenuta nella notte, spinge a ricordare che i momenti migliori del governo americano del mondo sono sempre passati dal dialogo e dalla cooperazione internazionale“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Presentare le cose così (solo Hamas vuole la guerra e il terrorismo) significa volere la guerra; di questo non ho mai avuto dubbio, perché Biden è un guerrafondaio, da sempre! 

Abba nostro…


(Durante il compito in classe di Latino) - „Se non si segue come domanda del cuore, allora si ripetono delle parole; la Verità si cristallizza in dottrina; si segue un discorso ma non si cambia il cuore e non si impara, anzi ci scegliamo noi il nostro maestro. Non è più Dio che ce lo sceglie con l'incontro fatto e quindi con la compagnia in cui l'incontro sempre si incarna, ma decidiamo noi chi seguire. (Luigi Giussani  Diventare figli) - ecco, io non ho mai scelto il mio maestro! Mai! Solo che Giussani non è il mio unico maestro! Direi per semplificare che sono stato generato dall’abbraccio tra Balthasar e Giussani e da questo abbraccio è nata l’amicizia con Ulrich che mi ha dato infinitamente di più di ogni gesto del Movimento. Quello che mi è stato donato è la compagnia di Gesù, la communio sanctorum. Giussani ha una sua specificità nel sottolineare la concretezza dell’avvenimento nella sua storicità, ma di fatto di Padre c’è ne solo uno: Dio! La mia vita non ha nulla a che fare con il turismo religioso e contro quest’ultimo scrive don Giussani. 


„La risurrezione è per Gesù un fatto nuovissimo, originalissimo, non l’aveva mai provato. Un fatto storico stava avvenendo, è avvenuto, è avvenuto realmente, e d’altra parte questo fatto lo ha sottratto alla forma naturale dell’esperienza: lo lascia dentro l’esperienza, e perciò dentro il tempo e lo spazio, dentro la storia, ma la forma naturale, normale, nostra, dell’esperienza in Lui cambia, in Lui si esalta, lievita, per così dire. Pur lasciandolo ancora più profondamente dentro la nostra storia («sarò con voi sino alla fine del mondo»), è una forma diversa che l’esperienza assume. Rimane la forma naturale, ma è trasformata. Il risorto, infatti, appartiene al mondo «celeste». È questo il punto che vorrei far entrare nella vostra coscienza. Io l’ho capito quando ero giovane in seminario: il «celeste» non è un’altra cosa dal presente, è la profondità del presente. È allora che ho capito che Dio è la profondità del presente. Dire che l’esperienza del risorto appartiene al mondo celeste vuol dire che la sua esperienza naturale d’uomo si è sprofondata nell’oceano del Mistero, giungendo dal fondo e rimanendo storicamente a livello della nostra storia, della nostra esperienza. Cristo risorto percepisce e vede la nostra esperienza, capisce la nostra esperienza più di noi stessi, in quanto è sceso al profondo di essa, laddove essa si origina e laddove essa dice il rapporto al suo fine, al suo destino“. 

(LUIGI GIUSSANI  Un avvenimento nella vita dell’uomo) - La risurrezione è l’esperienza più importante per il cristiano; senza di essa il cristianesimo stesso sarebbe senza senso; nel suo modo proprio, che mi aiuta tanto, Giussani presenta il legame tra esperienza naturale e storica e l’esperienza „sovraessenziale“ (Ulrich) della risurrezione! Un passaggio davvero grande! 


(Sera) il mio diario si è concentrato di più sulla questione della „profezia della pace“, mentre non ho messo tanto in risalto la questione della „migrazione“; una volta avevo pubblicato un testo di Papa Francesco sul tema, che mi sembrava molto utile e differenziato; la questione della „migrazione ecologica“ è un problema che credo non abbia mai toccato, per questo do la parola al filosofo curdo Ibrahim Özdemir: „Si avvicina un grande sconvolgimento. I migranti climatici vanno ad aggiungersi alla massiccia migrazione già in atto verso le città del mondo. Negli ultimi dieci anni il numero dei migranti è raddoppiato a livello globale e il tema di come far fronte al rapido aumento della popolazione di profughi è destinato a diventare sempre più importante e urgente. Per sopravvivere al collasso climatico sarà necessaria una migrazione pianificata e ricercata, un’azione che l’umanità non ha mai intrapreso prima d’ora. Mentre cerchiamo di comprendere questa sfida globale e trovare soluzioni creative e costruttive, i politici continuano a spendere miliardi di dollari per fare la guerra. L’economista e premio Nobel Joseph Stiglitz e la collega Linda Bilmes hanno calcolato che gli Stati Uniti hanno speso più di 3mila miliardi di dollari nella guerra in Iraq. È tempo che i decisori ascoltino le voci del mondo accademico e di tutte le parti interessate e collaborino con loro per trovare una soluzione più umana al problema“ (Ibrahim Özdemir, nato il 1° gennaio 1960) è un filosofo curdo, accademico e ambientalista islamico. È professore di filosofia all'Università di Uskudar e direttore generale del Dipartimento degli Affari Esteri del Ministero dell'Educazione Nazionale, Turchia“).


https://www.oasiscenter.eu/it/il-ruolo-della-migrazione-nel-far-fronte-alla-crisi-economica-ed-ecologica?_se=YW50b25pYW51bXNlZ3JAb2ZtLm9yZw%3D%3D



Sulla situazione della Chiesa in Germania, riporto questo passaggio di una lunga intervista del vescovo Oster, allievo di Ulrich, che non cerca lo scontro con gli altri vescovi, ma che si è trovato a dover fare una scelta, ed ha scelto Roma: „Il Papa ha ovviamente grandi preoccupazioni - e a mio avviso non sono ingiustificate. Io stesso non parteciperò a questo comitato sinodale per diverse ragioni - e questo ovviamente dà l’immagine, al mondo esterno, di una Conferenza episcopale divisa. Anche questa è in realtà una catastrofe per il popolo fedele in Germania: i vescovi sono divisi. Ma in realtà la mia decisione di non partecipare al Comitato sinodale è stata presa proprio per preservare l'unità con Roma - e, come scrive Papa Francesco in questa lettera, "per  non allontanarmi sempre più dal cammino comune della Chiesa universale". In altre parole, mi sono trovato di fronte ad una scelta: rendere ben visibile la polarizzazione già esistente tra i vescovi o rendere visibile il mio cammino di unità con la Chiesa universale. Entrambe le cose pesano - e la tragedia, a mio avviso, è che noi vescovi tedeschi siamo così poco d'accordo su questioni cruciali di antropologia ed ecclesiologia“ (Stefan Oster, vescovo di Passau, 30.11.23).


(Notte) Etty carissima, mercoledì mattina del 16 settembre 1942, alle nove, nello studio del dottore, tu esprimi un pensiero che rivela una maturità che io non ho. Tu pensi ai „chiassosi e litigiosi membri del consiglio ebraico“ a Westerbork ed invece che criticarli o invece di criticare il sistema in cui si trovano, scrivi: „lasciatemi essere un pezzetto della vostra anima… la parte migliore, che esiste sicuramente in ognuno di voi“; potessi guardare i miei colleghi e i miei alunni e le mie alunne così;  questo avrebbe solo una conseguenza: „E prima o poi trovavo in ognuno di loro un gesto o uno sguardo più nobile di cui credo fossero appena coscienti. E me ne sentivo il custode“. Grazie, Ti abbraccio nell’anniversario della tua morte. Ti posso abbracciare, perché „ il «celeste» non è un’altra cosa dal presente, è la profondità del presente“ (Giussani). Tu sei nella profondità del presente! Tuo, Roberto, un piccolo amico di Gesù 


(Wetterzeube, il 29.11.2023 - 125.esimo compleanno di C.S. Lewis) Appartengo esistenzialmente, religiosamente e culturalmente alla tradizione di quegli uomini che come Benedetto, Francesco, Domenico ed Ignazio di Loyola hanno posto „la libertà della personalità cristiana“ nel grembo della Chiesa romano-cattolica e non a qualsiasi forma di libertà dell’uomo moderno senza legami! Ed anche la variante di Lutero del legame alla sola Bibbia, alla sola fede, al solo Cristo non è la mia modalità di appartenenza, anche se ho cercato di prendere sul serio quell’intuizione del monaco agostiniano sulla „giustificazione per sola fede“ o „per sola grazia“, perché anche nell’appartenenza cattolico-romana vale il detto „non est aliquid inter Deum et creaturas“. Una gerarchia, sub et cum Petro, che non sia al servizio di Dio ha piuttosto a che fare con forme di „gerarchia feudale“ - nel nostro tempo ne esistono tantissime, per esempio nelle diverse realtà lavorative - che non corrispondono allo „Spirito“ della Catholica, che è „istituzionale“, ma non „servile“. Quando ieri notte ho rimandato alla domanda del padre Hurtado: vuoi essere un asino di Gesù?, avevo in mente il cuore della libertà della personalità cristiana e non forme di servilismo che sono l’altra faccia della „libertà dell’uomo moderno senza legami“. Chi pensa di essere senza legami è consegnato ai legami dei potenti di turno. 

Nel percorso della mia appartenenza cristiana ed umana non vi sono, però solo uomini, ma anche donne, le quali però non hanno contribuito a quel pericolo che Matthew Crawford vede nella „femminilizzazione della società“; sono donne forti come Adrienne, che ha lavorato come medico e che nel suo rapporto con Padre Balthasar, ha trovato una forma di „legame“ con la Chiesa gerarchica, che non era di tipo „feudale“, ma di „servizio“: in un certo senso Balthasar non era solo il padre confessore, ma anche lo stenografo di Adrienne. Negli anni passati lei è stata un punto di riferimento molto importante per me: da lei ho imparato a meditare in modo contemplativo il Vangelo di san Giovanni, imparando a discernere le tentazioni di chi si pone in un dialogo polemico con Gesù (è solo un esempio). Quasi tutto ciò che racconto ai miei ragazzi nella scuola di Cristo e della Chiesa l’ho imparato da Adrienne. Negli anni del diario notturno e di questo diurno mi sono confrontato di più con Etty Hillesum, che non è comprensibile senza il dialogo interiore con Julius Spier, ma per entrambe queste donne vale che non Balthasar, e non Spier, ma Dio, la fiducia in Dio è il risultato di questo dialogo serrato con i rispettivi uomini. In un certo senso Etty è più moderna di Adrienne, ma con ragione Lucetta Scaraffia ha fatto vedere quanti elementi „moderni“ ci siano anche in Adrienne. Il mio dialogo interiore con Etty mi ha permesso di prendere sul serio quel motto che si può leggere sulla tomba di Spier: „divieni ciò che sei“. Quando Balthasar scrive che la domanda a cui rispondono uomini come Benedetto, Francesco, Domenico ed Ignazio si svilupperà nei secoli dopo la loro vita storica (cfr. Antologia-Servais, 353), vede giusto. La domanda è esplosa nel nostro tempo: che cosa è la libertà? Etty scrive nella notte dopo la morte di Spier, parlando interiormente con lui: „devo raccontarti una cosa strana, credo che capirai. Alla parete è appeso un tuo ritratto: vorrei farlo a pezzi e gettarlo via, e così facendo avrei la sensazione di esserti più vicina“. La meta della libertà consiste nel „divieni ciò che sei“, ma ciò che siamo è dono, non è produzione. Noi non ci facciamo da noi stessi, come diceva Don Giussani (rimando nel mio blog all’articolo che ho scritto sul decimo capitolo del „Senso religioso“), l'essere ci è donato come atto di amore gratuito, come ho imparato da Ulrich. il „divieni ciò che sei“ non è una produzione. Per questo motivo abbiamo bisogno di quel legame sub et cum Petro. Spier stesso ha sognato di essere stato battezzato direttamente da Cristo. Direi che Etty è piuttosto post-moderna, che moderna. Questo significa mettere in discussione i legami, anche i legami matrimoniali per quanto riguarda Etty, ma alla fine lei si trova in ginocchio di fronte al Dio che vuole giustificare. Per questo trovo in lei un partner di dialogo che non nega per nulla la mia appartenenza a quella tradizione di uomini come Benedetto, Francesco, Domenico ed Ignazio. Lei mi aiuta a superare ogni forma di autoreferenzialità. Senza il superamento della autoreferenzialità il porre la propria libertà nel grembo della gerarchia spirituale ed istituzionale della Chiesa sarebbe un ritorno a forme solo mondane di gerarchia feudale. Ma non è questa l’obbedienza di cui parlano Benedetto, Francesco, Domenico ed Ignazio! 



Questa mattina, passeggiando con i ragazzi della nona classe


Caro (…), la tua frase: "Non lo direi mai davanti agli alunni" (avevo detto al vice preside grazie per non aver detto nulla quando aveva scoperto, verso la fine di una mia lezione, perché voleva dirmi qualcosa, che stavamo giocando; tra l’altro prima del gioco avevo tenuto una lezione sulla differenza tra Voltaire e Kant in rapporto alla religione) mi ha tenuto sveglio per molte ore di questa notte. Queste righe che ti scrivo sono un segno di stima. Penso a te come ad un pilastro della nostra scuola; sei onesto e disponibile, sia nelle questioni pratiche (l'organizzazione degli autobus...) sia in quelle spirituali, come nei giorni in cui è morto mio padre. Vedo che ti sforzi di pianificare l’orario delle supplenze, tenendo conto di alcune esigenze di noi professori, anche se a volte non ho la forza di contrastare i problemi sistematici (troppi colleghi spesso malati...) con il mio impegno personale.  Forse tu hai una concezione della pedagogia diversa dalla mia, per lo meno su alcuni aspetti, ma non sono così vanitoso da pensare che il mio modo sia l'unico modo giusto. Sono, però, anche fedele alla mia strada: mantengo uno standard elevato in tutte le materie che insegno (filosofia, religione e latino), e nella „Gemeinschaftschule“ posso beneficiare della mia esperienza di 9 anni in Baviera (scuola primaria e secondaria; Grund- e Hauptschule). Solo mi accorgo della stanchezza, che anche gli alunni più bravi, a volte sentono nelle ultime ore di lezione e allora mi permetto di inserire una dimensione sociale nelle mie lezioni, anche per non abbassare lo standard del mio insegnamento. Per questo è possibile che se tu verrai da me come ieri - cosa che peraltro avviene molto raramente - troverai una situazione simile (momenti di gioco; tra l'altro, non è affatto scontato che 10 alunni dell'undicesimo anno giochino con il proprio insegnante di classe). Non riuscirei mai a conciliare con la mia coscienza la riduzione della qualità dell'insegnamento. Recentemente il preside ha scritto a me, a me e a Konstanze in vero, una lettera in cui esprimeva la sua stima per noi e per il nostro lavoro: queste sue righe ci hanno fatto molto bene. Ti scrivo, come ho detto all’inizio, perché ti stimo, ma anche per proteggere la mia persona, perché in questi 22 anni a Droyßig non ho mai fatto nulla che fosse deliberatamente dannoso per la nostra scuola.

Ti abbraccio nel Signore, Roberto


„Oggi papa Francesco non potrà tenere l’udienza del mercoledì. Anzi la notizia è che deve rinunciare anche al viaggio previsto a Dubai“ (Banfi, versione odierna).

„Il primo aspetto positivo della vittoria saudita (Expo, 2030) è che questo Paese (Arabia Saudita) rappresenta un modello di sviluppo e di relazione internazionale, diverso e contrario all’islam politico. Non per niente alcuni analisti hanno scritto che l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre era in realtà volto soprattutto ad impedire la distensione fra Gerusalemme e Riad. Dopo Giordania, Egitto ed Emirati, l’Arabia Saudita potrebbe infatti riconoscere ora Israele“ (Banfi, versione odierna). - Non ero cosciente che con Mohammad bin Salman, il principe ereditario saudita, dunque il primo nella linea di successione del sovrano nonché padre re Salman, l’Arabia Saudita si stia sviluppando come un paese esemplare per il dialogo internazionale.  Con Mohammad bin Salman si tratterebbe, tra l’altro, del re più giovane della storia del regno wahabita, nonché il primo a non essere figlio del fondatore Re ʿAbd al-ʿAzīz (cfr. per le informazioni base: insiderover.it). Avevo ancora in mente un wahabismo fondamentalista…

„Ancora contenuti pubblicitari del governo azero su Euronews. È difficile prendere sul serio un'agenzia di stampa che produce pubblicità (content) a pagamento per un'autocrazia di massa. E mi chiedo perché non si sia fermata al Parco dei Trofei Militari“ (Lindsey Snell, X, 29.11.23).

Nelle sue riflessioni sul sulla concupiscenza della carne e sulla concupiscenza degli occhi Sant'Agostino dice alcune cose che sono davvero utili, altre che non mi sono particolarmente di aiuto (cfr. Il commento alla prima lettera di Giovanni, edizione Greiner, 58-62). L’affermazione più importante ovviamente è quella di non dimenticare per l'amore delle creature il creatore. „Le creature sono belle, ma infinitamente più bello è il loro creatore“ (Agostino,59), scrive giustamente Agostino; per quanto riguarda la concupiscenza della carne non riduce questa dimensione solamente alla sessualità, ma parla anche del mangiare e del bere; per quanto riguarda la sessualità la riduce alla procreazione di bambini e in questo contesto esprime un pensiero di questo tipo: dobbiamo amare queste cose senza piacere,  perché ci sono state date solo per l'uso, non per il piacere (cfr. Agostino, edizione Greiner, 61). Secondo me questa affermazione è una assurdità, ma allo stesso tempo, però, capisco che c'è bisogno di un controllo, in primo luogo di un controllo interiore: non c'è lecito tutto né per quanto riguarda il mangiare, né per quanto riguarda il bere né per quanto riguarda il sesso. Ma quale è la linea rossa? Forse in quanto ha detto prima: la creatura non è Dio e non possiamo trattarla come se lo fosse. Di grande aiuto invece è il modo con cui Agostino parla della concupiscenza degli occhi; questa questione lui la collega con la curiosità e curiosità può essere di tanti tanti tipi: curiosità culturale, curiosità per la magia, ed anche curiosità religiosa, per esempio il desiderio di fare dei miracoli. E giustamente Agostino dice che la nostra gioia non consiste nel dover aver scacciato demoni o nel dover risvegliare una persona morta; queste cose vengono a volte donate ad alcuni santi, ma non è che le si può produrre in forza di un certo desiderio o curiosità, perché questo sarebbe soltanto arroganza religiosa. 

Abba nostro...

(Sera) Caro Giuseppe, questo punto è davvero centrale: „il nichilismo può essere superato, solo se attraversato e non semplicemente ignorato o condannato. Nessuna domanda implica una risposta “necessaria”, ma la domanda apre alla risposta. Se, poi, il nichilismo è una forma di gnosi, allora questo attraversamento può avvenire solo mantenendo, con fortezza e decisione, un’apertura all’Altro, cristianamente, alla Grazia, che gli permetta di agire“ (Reguzzoni, 366/367) - come ti avevo detto io trovo questa esigenza, quella espressa da questa tua frase, realizzata nell’ „Homo Abyssus“; Ulrich attraversa il nichilismo, non lo ignora o non lo condanna semplicemente. Con la formula: „il medesimo uso di essere e „nulla“ (Ulrich), vorrei quasi dire che lo eredita, ma per superarlo, senza cadere nella tentazione di una „ontologia debole“, che è un puro e semplice cedimento al nichilismo, con qualche aroma cristiano (o sbaglio? Non ho più letto Vattimo da tanto tempo). Mentre il passaggio dalla gnosi all’apertura all’altro non l’ ho capito precisamente. La preghiera comunque, secondo me, non è una forma di gnosi, ma di  pistis (πίστις). 

„È Il cuore avventuroso, per citare ancora una volta il titolo di un suo celebre romanzo, a dettare all’alfiere (quello che ha salvato la vita a Jünger) quell’atto così coraggioso, non una serie di astratti principi filosofici. Ed è questo medesimo cuore a guidare, passo dopo passo, la resistenza umana a impedire che il sistema, con le sue rigidità ideologiche, ingabbi e paralizzi quel che resta di un intimo e nascosto impeto di libertà, come nel romanzo Sulle scogliere di marmo, risalente agli anni del potere nazionalsocialista, dove Jünger prefigura un mondo cristallizzato dal Potere che tutto decide e definisce“ (Reguzzoni, 368). Su questo punto del superamento del sistema, cioè della comprensione dell'anarca e del ribelle come colui che tenta di superare il sistema, sono completamente d'accordo e corrisponde completamente ad una esigenza della mia vita, in modo particolare dopo trent'anni di lavoro nella scuola tedesca. Mentre mi è del tutto o quasi estranea quest’altra dimensione: „Jünger rappresentava, nelle sue cicatrici e nelle sue opere, l’antica Germania dei grandi principi e valori, quella della terra e del sangue, orgogliosamente aristocratica nella comprensione di se medesima, ma sostanzialmente incompatibile con un modello ideologico totalizzante, di matrice liberale“ (Reguzzoni, 367). In un certo senso ovviamente posso collegare a queste parole un significato, per esempio sotto le due parole „principi e valori“ penso ai 10 comandamenti ed anche al commento di essi che ne fa Gesù in Matteo capitolo cinque; sotto la parola „terra“ penso ai boschi tedeschi, che mi sono entrati nel cuore, in modo particolare per le tante passeggiate che ho fatto con mia moglie in essi. La parola „sangue“ la collego immediatamente al sangue di Cristo, ovviamente anch'io ho del sangue, ma detta così, come lo esprimi tu nella frase qui sopra, mi lascia indifferente ed un po’ mi spaventa (ma è probabile che Jünger abbia pensato al sangue dei quell’alfiere che gli ha salvato la vita), ma la grande difficoltà, per cui questa frase mi rimane estranea  è quell’aggettivo „grandi“: grandi principi e valori. Credo che non abbiamo bisogno di „grandi“ valori ma di un cuore avventuroso nella piccola via del quotidiano. Forse nessuno come la piccola Teresa avrebbe saputo dire cosa significa: donazione della vita, sangue, cuore avventuroso eccetera, eccetera. La clausura del Carmelo può essere un luogo altrettanto avventuroso, come una trincea. 

Per quanto riguarda la formula del „totalmente altro“ (Karl Barth), per me  è sensata solamente se pensata in una polarità feconda con quella del „Non Aliud“ (Nicola di Cusa).

„Perché, allora, tanta insistenza sul nichilismo? Perché esso è la tentazione estrema della civiltà. Non è solo il comunismo, per riprendere un detto di Armin Mohler – celebre, e ingrato discepolo di Jünger –, a essere un sistema politico per popoli sottosviluppati. Lo sono tutte le ideologie, incluso il castrante e omologante liberalismo. Il nichilismo, no. Il nichilismo è il lusso delle società iper-sviluppate e, più precisamente, delle loro élites, lasciando alla massa il proprio essere null’altro che materiale informe di manovra. Si trova un nichilismo in nuce in ogni società avviata verso il declino, non solo nella nostra epoca. Ma, in quest’ultima, il nichilismo e il declino coincidono tragicamente. A Jünger, peraltro, il declino della civiltà interessava infinitamente meno del destino del singolo uomo. È un tratto, in qualche modo biblico, che accompagna tutta la sua produzione letteraria. E questo uomo – eroe, operaio, ribelle, anarca – è ultimamente solo davanti a questo suo destino“ (Reguzzoni, 368). Mi interessa tantissimo questo passaggio dall'eroe al lavoratore. Perché proprio come lavoratore, per esempio insegnante, si sente tutto il peso del sistema. Ed anche tutto il peso dell’ illiberale liberalismo, quasi che non ci possa essere un'altra scuola che non sia quella del sistema liberale. Sulla questione del marxismo come ideologia per paesi sottosviluppati, questa affermazione mi sembra molto semplicistica. La Cina non è un paese sottosviluppato, ovviamente si potrebbe dire che non è comunista…Mentre assolutamente geniale è l'idea del nichilismo come lusso della società iper sviluppata (una sola società del tutto omologante) ed è veramente geniale la frase sull’ élites pseudo democratiche, „bipartisan“, neo conservatrici o meno, che lasciano le masse senza una guida solo come materiale informe di manovra per esperimenti ideologici pseudo liberanti, per le guerre, eccetera. L’idea della creazione di un „vollständig neutralen Verwaltungsumfeld“ (ambito amministrativo completamente neutrale) dell’EuGH è l’esemplificazione della stessa follia. 

„L’Anarca è davvero l’aristocratico… ma l’aristocrazia, etimologicamente intesa come la ricerca del meglio, è la sola salvezza, quando la massificazione tinge il mondo di grigio“ (Reguzzoni, 368). Sì, in questo senso si; t ho già dato alcune informazioni dalla mia vita a riguardo di questo tema; vorrei solo ricordare una scena dalla mia vita: una mia visita da Balthasar nella Arnold Böcklinstrasse, 42 a Basilea, in cui mi ricevette ed era vestito di una semplicità davvero „povera“. La vera aristocrazia è molto semplice ed è molto povera. 

In questo ulteriore passaggio del tuo testo si vede che Jünger stesso aveva una sensibilità per la mia critica all’aggettivo: “grande“. “La reazione è insufficiente e inadeguata, perché non attraversa gli eventi a cui si contrappone e, dunque, non riesce a realizzare una compiuta posizione umana. Il conservatore, invece, conosce il limite estremo di ogni progressismo e utopismo. Diffida di chi dice di voler cambiare il mondo, rivestendo con i grandi ideali la ricerca di posizioni di potere. Il conservatore coerente mette in discussione l’idea stessa che la politica possa realizzare l’uomo nuovo perché si nutre di quel pizzico di scetticismo che sa valutare quanto forte sia il male nell’uomo e dell’uomo“ Reguzzoni, 369). Oltre a questa critica dei „grandi ideali“ trovo geniale la differenza tra reazione e conservazione.

Infine l'ultimo passaggio, diciamo così dal ribelle al cattolico, che in questo modo comprende anche il limite di una ribellione, ed apre le porte ad un „risorgimento (Rosmini). „L’Anarca, alla fine, è colui che non ha padroni in questo mondo e, perciò, non si lascia inquadrare in uno schema, nemmeno interpretativo. Così, l’Anarca non è l’anarchico, non è l’assenza di principio, di Archè, ma la ricerca del Principio; è immagine della libertà umana che si apre all’intervento del Trascendente, è l’Übermensch come destino e non come auto-costruzione, che si conosce limitato e permette alla libertà sovrana della Grazia di innalzarlo al di sopra delle sue stesse resistenze al Bene“ (Reguzzoni, 371). Proprio questa mattina, nel mio „diario diurno“ ho scritto della mia appartenenza cattolica (in dialogo con von Balthasar e Hillesum), proprio in questo senso liberante di Jünger. E non mi stupisce che lui non si sia convertito al luteranesimo, sebbene il pensiero della grazia (dal punto di vista dell’agire di Dio) e della fede (come risposta dell’uomo), sia stato riscoperto dal monaco agostiniano, Lutero, ma senza la Catholica non esiste in fondo una vera alternativa al mondo. Lutero si appoggia troppo ai principi, e di fatto con la sua posizione nei confronti dei contadini ed infine con quella nei confronti degli ebrei, nel suo ultimo scritto, non vi è per nulla, neppure lontanamente qualcosa di liberante, sebbene la sua intenzione iniziale, quella paolina della „giustificazione per grazia“, avesse ragione. Rimando, se hai tempo, a quello che ho scritto stamattina, come dicevo, nel diario - c’è anche un link in LinkedIn.

Tuo, Roberto  


In un'intervista a Radio radicale Renato Farina pone il problema della sconfitta di Roma per la Expo 2030 in modo differente da Banfi. Per lui questa sconfitta è un'espressione del nichilismo che domina nella città eterna.


(Notte) „Pascal non si è mai rassegnato al fatto che alcuni suoi fratelli in umanità non solo non conoscono Gesù Cristo, ma disdegnano per pigrizia, o a causa delle loro passioni, di prendere sul serio il Vangelo. Infatti è in Gesù Cristo che si gioca la loro vita. «L’immortalità dell’anima è una cosa che ci preme a tal punto, ci tocca così profondamente, che bisogna essere del tutto insensati per non essere interessati a conoscere come stanno le cose. […] Ragion per cui, nell’ambito di coloro che non ne sono convinti, io pongo un’estrema differenza tra quanti si impegnano con tutte le loro forze per istruirsi, e quanti vivono senza darsene pena né pensiero». Noi stessi sappiamo bene che spesso cerchiamo di fuggire la morte, o di dominarla, pensando di poter «allontanare il pensiero della nostra finitudine» o «togliere alla morte il suo potere e scacciare il timore. Ma la fede cristiana non è un modo per esorcizzare la paura della morte, piuttosto ci aiuta ad affrontarla. Prima o poi, tutti andremo per quella porta. La vera luce che illumina il mistero della morte viene dalla risurrezione di Cristo».  Solo la grazia di Dio permette al cuore dell’uomo di accedere all’ordine della conoscenza divina, alla carità. Questo ha fatto scrivere a un importante commentatore contemporaneo di Pascal che «il pensiero non arriva a pensare cristianamente se non accede a ciò che Gesù Cristo mette in atto, la carit໓ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis). - nella regione in cui vivo la grande maggioranza dei miei fratelli e delle mie sorelle in umanità non solo non conoscono Gesù Cristo, ma sono le vittime di una campagna anticristiana condotta da potentati fortissimi. Un'allieva mi ha consigliato una serie (The Handmaid’s Tale, 2017) in cui la religiosità e la Bibbia vengono messe in una luce talmente negativa, che io davvero non saprei, neppure come insegnante di religione, sebbene mi esprima teologicamente senza negare la verità, dove cominciare per raggiungere il loro, dei miei allievi, cuore. Forse davvero solo l'amore gratuito può essere una possibilità, ma la confusione ormai è mondiale e globalizzata e sulla nostra regione (dopo dodici anni di nazismo, quattro di Mosca, quaranta di DDR, ed ora  più di trenta di liberalismo, ha una influenza terribile; in fondo l'esperienza cristiana stessa è resa impossibile. Ma voglio avere fede in Dio, in quel Dio che può fare anche delle pietre dei figli di Abramo e spero che in qualche angolo Egli possa penetrare questa barriera globalizzante (per questo motivo ho portato le sei ragazze alla serata su Etty a Erfurt).


Leggendo Simone Weil (Quaderno I, 123-124) ho dovuto ripensare alla serie che ho citato sopra, quella che mi ha consigliato la mia allieva, e ne ho compreso il momento di verità. Su un mezzo sogno, Simone racconta: „una famiglia. Il padre va declamando di continuo citazioni della Bibbia… il padre non capisce niente, non si interessa a niente, declamazioni bibliche… Gli amici del padre bigotti come lui si affollano nella camera e si mettono a gridare. Le adolescenti, approfittando del tumulto, vano del salotto. Ma ne provo uno nausea“. C’è un modo di leggere la Bibbia che è asfissiante e insopportabile, anche per me. Buona notte! 



(Wetterzeube, il 28.11.23) Forse è stata un’azione un po’ matta portare sei ragazze dell’undicesima classe ad una serata dedicata ad Etty Hillesum, per il suo 110esimo compleanno (15.1.1914) e per l’80esimo anniversario della sua morte (30.11.1943), nella Brunnenkirche, dal padre Jeremias, ad Erfurt: ma nonostante il buio, la pioggia e la neve, avevo la sensazione che fosse giusto e che Etty, che considero come un’amica, era con me. Nella scelta di testi, letti da Thomas Sojer e accompagnati all’organo da Elisabeth Hubmann (musiche di Hendrik Andriessen, Louis Vierne, Jeanne Demessieux, Jehan Alain und Darius Milhaud), si esprimeva proprio lei, una Etty non ridotta a scopi teologici, ma lei nella sua interezza. Il primo messaggio che ho percepito è stato quello di un no radicale ad ogni forma di „odio indifferenziato“, che è sempre una grande tentazione. Questo „no“ è l’altra faccia di un si ancora più radicale, alla vita come dono. Ma ritorniamo alla tentazione: se si osserva la reazione dell’amministrazione Netanyahu, legittimata dal premier stesso con la folle citazione di 1 Sam 15, 3, che non è null’altro che una legittimazione teologica del genocidio, all’azione terroristica di Hamas del 7 Ottobre, cresce in me la voglia di gridare ad alta voce che si tratta di una forma terroristica, non diversa da quella di Hamas, se non nelle modalità di attuazione. Per questo non mi bastano le parole pazienti del Santo Padre, dette nello spirito dell’ „equi-vicinanza“ (copyright: Alessandro Banfi)  ad entrambi i popoli, parole santissime, ma ho bisogno anche dall’accusa diretta è chiara di Aaron (!) Maté a condanna dei terroristi più forti, cioè quelli dell’amministrazione del premier israeliano. Ed anche Etty sa dire con tutta chiarezza che ciò che hanno fatto quegli ebrei che hanno collaborato con i nazisti, non avrebbe dovuto accadere. In questa situazione drammatica, at the end of the day, il messaggio di Etty è, però, chiarissimo: no, ad ogni forma di „odio indifferenziato“…e se ci fosse anche un solo tedesco onesto, scriveva, per questo uomo dobbiamo evitare ogni forma di odio contro un intero popolo. 

Da giovane, in vero è morta giovanissima, in modo direi „eucaristico“ ha dato sé stessa come pane a degli uomini, che ne avevano bisogno: io ci vedo in questa donazione di sé molto più amore di quello che vedo in noi cattolici e che con la nostra presunta moralità, chiamiamo „fedeltà“. È lo stesso amore (eros ed agape) della Etty più matura che nella sua ultima pagina del diario scrive: si vorrebbe essere balsamo per così tanti, è lo stesso amore che prova per Dio: non è quest'ultimo che può aiutarci, ma siamo noi che possiamo aiutare lui. L'unica cosa che davvero conta è che un pezzo di Te, o Dio, sia salvato in ognuno di noi. In questa forma assolutamente non dogmatica, ma in un certo senso anche del tutto dogmatica della „giustificazione di Dio“ - 

del tutto dogmatica, cioè irrinunciabile, se si pensa che anche l’anziano Benedetto XVI, in un’intervista con il padre Servais SJ, disse che oggi sembra che non sia tanto l’uomo che debba essere giustificato, ma è Dio che lo deve essere: in questo senso: „giustificazione di Dio“ -  nasce il grande messaggio di rifiuto di ogni odio, anche nei confronti dei nemici: abbiamo talmente così tanto da fare con noi stessi che non abbiamo bisogno di lasciarci andare in questi sentimenti indiscriminati di odio per gli altri (le citazioni precise di Etty si trovano nel foglio che è stato distribuito ieri sera nella Chiesa. Una mia allieva, forse la più sensibile, ha detto uscendo dalla Chiesa: a me, a cui tutto sommato non manca nulla, è difficile non essere negativa, Etty in una situazione davvero drammatica, risplende di gioia! Che il nostro cuore si faccia formare da queste parole di amore per l'uomo e per la vita di Etty, sia nella nostra vita privata (nei confronti di un vicino di casa) o anche pubblica in cui per esempio una certa collega può innervosirci, sia nella nostra considerazione del destino del mondo, in questo ora da „terza guerra mondiale a pezzetti“ (Papa Francesco). 





Presentazione della serata e volantino, pagine 4/1 etc.



Lo storico israeliano Ilan Pappé ha una tesi precisa, che riporta oggi il Manifesto, secondo cui la deriva religioso-messianica dell’ultimo Israele mette a rischio il suo stesso sionismo. Dice: “Già prima del 7 ottobre non avevamo più a che fare con il sionismo. Si è andati oltre, verso un giudaismo messianico. Alla pari del fanatismo islamista, crede di avere Dio dietro di sé. È uno sviluppo ideologico pericolosissimo che, superando il sionismo pragmatico e liberale, lo trascina via con s锓(A.Banfi, versione odierna).

Abba nostro...


(Notte) San Alberto Hurtado pone una domanda tanto semplice come geniale: vuoi essere un asino del Signore? (cfr. Escritos inéditos del Padre Hurtado S.J., nella edizione tedesca del Padre Henrici SJ, Friburgo 2015). Questa sera davanti al Santissimo questa domanda mi ha aiutato molto: non a formulare nuovi pensieri cristiani, ma a compiere davvero un esame di coscienza su questo tema: che cosa desidero nel momento in cui non formulo pensieri cristiani? Che cosa mi fa arrabbiare? Cosa implica il desiderio che uno riconosca la mia sapienza o le mie capacità? Bene, tutto questo - il riconoscimento, la mondanità spirituale - non serve a niente! Il padre Hurtado ci ricorda che a noi  sembra che altre domande siano più importanti, più intelligenti, più psicologicamente adatte alla nostra crescita, ma in vero di tutto questo ci pensa il Signore, il Signore che ha vinto il mondo…ma io sono disponibile ad essere un piccolo anello della catena sua, di lui che ha vinto il mondo? Posso desiderare davvero con una grande ampiezza, posso desiderare la conversione della Cina e del Giappone, ma sono disponibile ad essere un piccolo asino del Signore, un piccolo amico del Signore? O desidero di più andare in pensione, desidero di più che le questioni dell'eredità siano regolate? E poi?  Vorrei mettermi sul cammino della santità, della partecipazione alla sua santità, contro ciò che i miei sensi vogliono. Non sto pensando tanto al sesso, ma al rancore che mi porto dentro per certe persone. Vorrei pregare questa sera per queste persone, per le persone che mi irritano. A difendermi ci pensa Lui! VSSvpM! 


(27.11.23; compleanno di mia sorella Loredana e di suo marito Marco) Sebbene Balthasar sia un sostenitore della vita di clausura, come si può vedere, per esempio, nel suo libro sulla piccola Teresa e sula sua sorella nello spirito, Elisabetta, egli sostiene anche la „mobilità della formazione degli ordini religiosi“ (cfr. Antologia-Servais, 352), iniziata dai Francescani e dai Domenicani, nel loro passaggio dalla clausura alle missioni ed alle cattedre universitarie e completata dai Gesuiti, nella loro disponibilità „al servizio del Papa“, rinunciando per quest’ultimo alla clausura, alla preghiera comune del breviario e all’abito. Nella „Fraternità di Comunione e Liberazione“, l’idea di „clausura nel mondo“, assume una dimensione laica, che permette di ricuperare, per l’appunto anche per i laici, la preghiera del breviario, etc.  A me fa bene questa forma, per questo mia moglie ed io siamo fedeli quotidianamente alla recita dell’Angelus ed almeno una volta alla settimana alla preghiera delle Lodi (nel bosco nei mesi mariani recitiamo insieme il rosario e particolarmente a Novembre la „coroncina“, ma è vero, come precisava Adrienne, che la preghiera ritualizzata del breviario non è la specificità della vita laicale: è possibile che leggere un libro a mia moglie, come faccio in questo tempo invernale con „Krabat“, sia più importante che pregare i Vespri insieme…


Nella pagina che ho letto questa mattina del commento alla prima lettera di Giovanni (e precisamente su 1 Gv 2,16-17, che ho già citato due volte in questi ultimi giorni), Agostino pone una domanda importante: perché non dovrei amare ciò che Dio ha creato? Purtroppo questa volta il santo di Ippona non si sofferma secondo me abbastanza sulla questione che pone ma, retoricamente, pone un'altra domanda che secondo me non risponde, però, alle esigenze della prima. Eccola: cosa vuoi,  amare le cose temporali e in questo modo „passare“ come il tempo passa o rinunciare ad amare il mondo per amare il Dio eterno, che non passa?  (Cfr. Edizione Greiner, 57). A me aiuta molto di più quel „rapporto di solidarietà con la storia nella sua interezza, sia per quanto riguarda il passato sia per quanto riguarda il futuro, nella tensione all'eterno, di cui parla Henri de Lubac sj, che questo trucco retorico di Agostino. Sebbene Agostino stesso ponga la bellissima immagine dell'albero che Dio ha piantato vicino al fiume che scorre e che ci dà la possibilità di aggrapparci ad esso, per non essere risucchiati da un flusso troppo selvaggio. Ma come ho fatto notare negli ultimi giorni, credo che la metaforica di Agostino sia troppo basata sull'ordine come qualcosa di positivo e il selvaggio come qualcosa di negativo, per esempio nell'immagine del bosco e del campo coltivato. Ora questo tipo di metaforica non mi convince, anche se non c'è dubbio che ci siano delle forme di sottomissione al peccato, che non possono essere confuse con la solidarietà con la storia e con gli uomini di cui parla Henri de Lubac (citato da Susanne Greiner nella sua edizione (ibidem)). Questa confusione non ci permetterebbe più di capire la venuta del redentore, ma Agostino stesso, con ragione, distingue tra il redentore e colui che opprime i prigionieri. La metaforica qui è giusta e convincente e si tratta per l’appunto di liberazione dei prigionieri e non della loro oppressione. 


„Papa Francesco, che ha chiesto ieri ad un suo collaboratore di leggere l’Angelus da Santa Marta per evitare il gelo invernale piombato col vento su Roma, ha fatto sapere: «Oggi ringraziamo Dio perché tra Israele e Palestina c'è finalmente una tregua e alcuni ostaggi sono stati liberati. Preghiamo che lo siano al più presto tutti: pensiamo alle loro famiglie. Che entrino a Gaza più aiuti umanitari, e che si insista nel dialogo: è l’unica via, l’unica via per avere pace. Chi non vuole dialogare non vuole la pace»“(Alessandro Banfi, versione odierna).

„Israele @AmbHerzog afferma falsamente che i "prigionieri palestinesi che abbiamo rilasciato sono persone condannate per aver partecipato ad attacchi terroristici". @DanaBashCNN gli ricorda docilmente che non è vero. Quindi il primo passa a diverse altre bugie che Dana accetta: che questi prigionieri palestinesi "sono passati attraverso un processo legale in Israele" - intende i tribunali militari che non offrono alcun processo, neppure per i bambini. Dice anche che "non li abbiamo rapiti" e che "non arrestiamo le persone per niente". In realtà, l'esercito israeliano di occupazione rapisce i palestinesi, compresi i bambini e i ragazzi, come i 17 liberati oggi. E lo fa per infrazioni come il lancio di pietre. In altre parole, per il solo fatto di esistere come palestinesi.“ (Aaron Maté, X, 26.11.23)

Abba nostro…



(Wetterzeube, il 26.11.23; domenica di Cristo Re dell’universo, se mi ricordo bene è anche il compleanno di Mons. Luigi Negri) „La parte migliore e più nobile del mio amico, dell'uomo che Ti ha risvegliato in me, è già presso di Te. È solo più rimasto un vecchio consunto ed infantile in quelle due camerette, la dove ho vissuto le gioie più grandi e più profonde della mia vita. Ho sostato accanto al suo letto e mi sono trovata davanti ai Tuoi massimi enigmi, mio Dio. Dammi ancora una vita intera per poter capire tutto quanto“ (Etty Hillesum, 15.9.42, nel giorno della morte di Spier). Nella sua pietra tombale c'è scritto, oltre al luogo e alla data di nascita e il suo nome: insegnò e visse secondo il motto: „divieni ciò che sei“. Ora restano Fede, Speranza ed Amore, ma più grande dei tre è l’Amore“. Ma fa parte di quel „divieni ciò che sei“ anche il deteriorarsi del suo corpo, in quello stato consunto ed infantile, il diventare „un vecchio consunto ed infantile“. E poi si diventa quella „cosa“ che è il cadavere (del quale quasi solo gli avvoltoi e i vermi hanno gioia). Ed anche tutta la sua libreria, che Etty potrebbe consultare, non serve a nulla in quel momento. Tanto più che ha mal di testa e vomito. Non racconto questo come invito alla depressione, ma come invito alla realtà, come memento mortis. Più forte della morte è  Cristo re, ma noi dovremmo passarci attraverso questa morte, questo morire, descritto in modo così realistico da Etty. O attraverso un altro modo di morire! Dico tutto ciò sebbene la frase che più mi ha sempre impressionato di Gesù è quella che se crediamo in lui moriamo, ma pur morendo, non moriamo. Ed ora le letture domenicali del canone romano (Ez 34, 11-12. 15.17; 1 Cor 15, 20-26.28; Mt 25, 31-46). 


Ez 34, „[8] Com'è vero ch'io vivo, - parla il Signore Dio - poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d'ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge - hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge - [10] Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. [11] Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura“, prendersene cura vuol dire riportare a casa coloro che sono stati scacciati via dalla loro casa, curare i malati (le loro ferite), rafforzare i deboli, eccetera. San Paolo è anche molto realistico quando parla della morte, la morte è l'ultimo nemico, ma alla fine Cristo riconsegnerà tutto al Padre e Dio sarà tutto in tutto, ciò che è già ora vero, nella modalità della speranza. Dio si occupa di noi mortali, non è come i potenti che si occupano solo della loro volontà di potenza, che di fatto non lo è, potente (ma riduce le persone in cose); in questo occuparsi di noi, di noi tutti a cui è stato donato gratuitamente l'essere, ci da anche criteri etici. Bisogna evitare ogni forma di moralismo, ma non si può separare l'ontologia dall’etica. Il criterio che ci da sono „i fratelli più piccoli“, „ciò che noi facciamo o non facciamo al più piccolo dei suoi fratelli viene fatto o non fatto a lui stesso…il magnifico re e giudice si sente solidale con i più piccoli dei suoi fratelli, che non sono meno ragguardevoli, con gli affamati, assetati, stranieri e senzatetto, nudi, malati e prigionieri“ (Balthasar, La luce della Parola, 142) ed alla fine, nel giudizio finale, e sta parlando il teologo della speranza per tutti; quest’azione di giustizia non sarà un amnistia generale, ma Dio fa giustizia ad un animale contro l’altro“ (Balthasar, 143). Certo non senza amore spiega Balthasar e questo già nell’AT.


È interessante che il freno al debito sancito dalla costituzione tedesca debba venir allentato proprio ora (per finanziare le guerre?).


Questa poesia di Gianni sulla „pazienza di Dio“ è davvero molto bella: 


Che pazienza hanno gli istanti,

che attesa sfibra ogni momento! 

Battono il tempo a cadenza perfetta, 

non hanno strane aritmie, 

vogliono solo ripetere il flusso 

cui sono stati sospinti. 

Che pazienza! 

E' quella che Dio mi rivolge, 

lui mi aspetta, si piega al mio lento,

ormai troppo lento-lento passo. 


„Perché ciò che non è nel presente, nell'esperienza presente, una cosa che non sia in qualche modo nell'esperienza presente, non esiste: solo l'esperienza presente, solo ciò che è può essere affermato come essere“ (Luigi Giussani, Si può vivere così?, 1995). Continuo il lavoro con le citazioni di Gianni. Con ragione Don Giussani ritorna ad alcune scene del Vangelo, quella del capitolo uno del Vangelo di Giovanni, dopo il prologo, è una di queste scene, quando Andrea e Giovanni, per una frase pronunciata da Giovanni Battista, seguono Gesù e nasce quel dialogo, così concreto, fatto di domande ed invito: dapprima la domanda del Signore: cosa cercate o volete? e poi la domanda dei due: dove abiti? e poi l'invito a passare del tempo a casa sua. In questo incontro Giussani aveva parlato anche del Barolo, non si può avere un giudizio sul Barolo se non lo si beve, se non lo si beve con una certa attenzione. Perché leggo queste citazioni di Don Giussani che mi manda Gianni? Per fare parte di una storia che accade adesso, così dalla diaspora, nella modalità che mi è possibile. Alla fine, però, la presenza umana può essere solo „un vecchio consunto ed infantile“, ma rimane la possibilità di parlare con Dio, come fa Etty, di parlare con Dio ora. L’ ho imparato dalle citazioni di ieri, la presenza è un'esperienza, ma l'esperienza non può essere ridotta a quello che c'è, perché quello che c’è, può essere anche un corpo invecchiato ed infantile. - in un testo intitolato: „La convenienza umana della vita“ don Giussani parla della preghiera e della misericordia. Cita l’ enciclica di allora di san Giovanni Paolo II, „Dives in misericordia“, mentre noi, mentre in me c'è un „risentimento“, me ne accorgo nella quotidianità, sto pensando ad una cosa molto concreta. Abbiamo qui delle galline (mi fa bene cominciare il giorno con loro), e le abbiamo prese perché la vicina a cui abbiamo affittato un alloggio nella nostra casa lo voleva. Ed ora (de mesi in vero) si è tirata indietro, per una cosa importante, si occupa di uno zio che ha l’Alzheimer, ma lascia anche una figlia, con alcune forme di disabilità, giorni e giorni da sola, per quest'altro compito. Ed io ho un risentimento per questo, penso che lei dovrebbe stare attenta a sua figlia, e poi un risentimento perché non rispetta i patti (pacta sunt servanda), ma invero il pensiero che dovrei avere sarebbe quello della misericordia, quella che io spero anche per me…VSSvpM! 


In alcuni frammenti di una conversazione di Luigi Giussani con un gruppo di Memores Domini Milano, 15 febbraio 1998, il sacerdote lombardo offre una breve storia critica  del Movimento: negli anni intorno al 1968 il movimento si pone come „antitesi“ a quello che volevano i clericali clericali  (statalismo, marxismo, tutti i progetti politici senza Cristo) per parlare con Peguy. In questo atteggiamento nasce una grande tentazione ed è quella della identificazione tra cultura, fede ed egemonia politica. Questa critica all'egemonia è forse la cosa più intelligente che abbiamo fatto prima della pandemia, come „Contadini di Peguy“. La nostra sequela di Papa Francesco nasceva da questa critica all'egemonia, a questa riduzione dell'avvenimento cristiano a cristianismo. Sono rimasto fedele a questa critica, anche se i miei interessi si sono ampliati, non sono più quelli, non sono solo più quelli dell'epoca dei „Contadini di Peguy“. Nella conversione di cui sopra c’è un passaggio che ha fatto muovere il mio cuore nel modo in cui si muove ascoltando l’amato: „ il mio io è il compito che mi ha dato.

Questo è vero per ognuno di voi: l'io è il compito che Dio ha dato a ciascuno di voi. Il rapporto con l'Essere dell'essere partecipato implica questo. L'essere partecipato implica per forza il rapporto con l'Essere, altrimenti non ha partecipato niente. Che vita comunica ognuno di voi?

Per comunicare una vita nel carisma che ci è stato dato, bisogna vivere la conversione: non a me, ma a quello che mi è stato detto. Per esempio, quando c'è stato l'avvenimento di New York (la presentazione de Il senso religioso all'Onu), io ho percepito dove sta la non immedesimazione, la non corresponsabilità tra noi: si ripete la notizia, ma non si rivive in sé il perché io ho lanciato quella "parola". Ancora una volta si riduce quel che dico a quel che si vuole. Io vorrei farvi fare il cammino per cui tutte le cose che dico sono sorte, sono nate in me. E questa è l'ultima nota del fatto della nostra comunicazione agli altri: in quanto la conversione vige in me - vige in me, non che "riesca", ma che "viga" in me -, cioè in quanto è tutti i giorni voluta; quel che posso comunicare agli altri, quel che puoi comunicare agli altri, è in base alla coscienza di conversione che io ho, che tu hai“ (Luigi Giussani).  Questa frase mi ha ricordato una frase importante di von Balthasar: la vita appartiene al compito, non alla biografia. La biografia può essere ricolma di egemonia, mentre il compito viene donato come avvenimento del tutto personale in una tradizione (come mi ha ricordato ultimamente Renato), non nel senso tradizionalista, ma come consegna viva di un avvenimento nei secoli, con un fondamento ontologico. L’Essere dona gratuitamente l’essere come amore gratuito e fa partecipare l’essente a questo dono nel corso della storia fino al presente. Il Mistero è che Dio è tutto in tutto e in tutti nella modalità di un Tu - totalmente altro e totalmente non altro. Ovviamente questa comunicazione dell’avvenimento ha anche una sua dimensione di discernimento critico e la prima criticità consiste nella „crisi ontologica“ che ci permette di capire che neppure un umanesimo, neppure la difesa di un valore importante come la diversità di per sé ci rende più buoni. Noi siamo piuttosto cattivi, ma siamo buoni se collegati a Lui, perché senza di lui non possiamo fare nulla. Egli è il lavoratore (Gv 5)! 


In vero per un’introduzione al pensiero di Matt bastano alcuni brevi accenni ai sui interessi: (spunti presi liberamente da un servizio in Substack che ha inviato questa mattina): „Matthew Crawford nasce a Berkeley; suo padre è un professore di fisica e un jazzista; sua madre è una "cercatrice" New Age; Matthew viene allontanato da scuola all'età di 10 anni per cinque anni, per vivere in un ashram rigoroso e viaggiare in India; ha lasciato la scuola per partecipare al "grande baccanale" del liceo dove "non ha imparato molto"; ha fatto lavori elettrici senza licenza e ha studiato fisica all’università“; „ la burocrazia "comprometta la vitalità della vita"; Hannah Arendt; Tocqueville; Christopher Lasch;  la stretta supervisione della vita dei ragazzi; Johan Huizinga e lo spirito del gioco; la metafora di Oakeshott di una partita di tennis; Enoch Powell; l'economia comportamentale; William James; Nudge e l'architettura delle scelte; Kant; TS Eliot; Nietzsche; la dipendenza dal gioco d'azzardo e la manipolazione dei casinò; Twitter e la "disinformazione"; le auto a guida autonoma; chirurgia plastica; bambini e attivismo trans; il paradosso nordico del genere; nazionalismo; l'amore per i propri simili è sospetto nella sinistra politica;  "la diversità è la nostra forza" diminuisce la diversità; i "deplorevoli" di Hillary; il libro di Matthew „The World Beyond Your Head: On Becoming an Individual in an Age of Distraction“; i cervelloni che non capiscono i pratici; i lavoratori della conoscenza minacciati dall'intelligenza artificiale; l'intelligenza necessaria nei lavori manuali; perché gli americani fanno meno figli; la modernità liquida; la femminilizzazione della società; il pervertito dell'età del bronzo; Ratzinger; la recente conversione di Matthew al cristianesimo; la gratitudine come chiave per vivere bene“; „il controllo sociale e la lotta tra i sessi“.


Abba nostro… 


(Notte) „Né l’intelligenza geometrica né il ragionamento filosofico permettono all’uomo di giungere da solo a «una vista molto nitida» sul mondo e su sé stessi. Chi è riverso sui dettagli dei suoi calcoli non beneficia della visione d’insieme che permette di “scorgere tutti i principi”. Questo appartiene all’«intelligenza intuitiva», di cui Pascal vanta ugualmente i meriti, poiché quando si cerca di cogliere la realtà, «bisogna vedere la cosa all’istante, con un solo colpo d’occhio». Questa intelligenza intuitiva è connessa con ciò che Pascal chiama il “cuore”: «Conosciamo la realtà non solo con la ragione, ma anche con il cuore. È in quest’ultimo modo che conosciamo i primi principi, e invano il ragionamento, che non vi partecipa affatto, cerca di metterli in dubbio». Ora, le verità divine, come il fatto che il Dio che ci ha fatti è amore, che è Padre, Figlio e Spirito Santo, che si è incarnato in Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, non sono dimostrabili con la ragione, ma possono essere conosciute con la certezza della fede, e passano poi dal cuore spirituale alla mente razionale, che le riconosce come vere e può a sua volta esporle: «Ecco perché coloro cui Dio ha dato la religione mediante il sentimento del cuore sono ben fortunati e ben legittimamente convinti»“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis). - sono d’accordo, ovviamente, con il Santo Padre sull'importanza del cuore e della conoscenza intuitiva o intelligenza intuitiva, allo stesso tempo però credo di aver fatto vedere in questo articolo che ho scritto oggi sul 10º capitolo de „Il senso religioso“ di Giussani, in dialogo con le cose che ho imparato da Ferdinand Ulrich, che c'è filosofia e filosofia, c'è una filosofia che non stacca i piani, anzi che nella rivelazione di Gesù Cristo vede un fondamento ultimo anche del discorso filosofico. Io credo che la separazione tra la rivelazione e la filosofia abbia portato la filosofia a quella difficoltà di non vedere in modo nitido le cose, di cui parla Pascal. Perché se il Logos universale e concreto è davvero il logos di tutto l'essere, è davvero il logos del Padre, che ha donato e dona l'essere gratuitamente, allora non esistono questi due piani: teologia e filosofia. Anche se non si deve fare un pasticcio tra filosofia e teologia, sarà bene né mischiare né separare i piani, orientandosi anche in questo alla cristologia (la natura umana e quella divina in Cristo non sono né mischiate né separate).


Martedì notte all'una del 15, no del 16 settembre 1942 Etty scrive una pagina bellissima, dopo aver saputo da Tide che Spier era morto, lo aveva visto come moribondo alla mattina, ma ora si sente „forte, lieta e sicura“. Conosceva anche i limiti di Spier, ma conosceva anche la sua bontà, il fatto che era stato per lei, il mediatore tra lei e Dio. Quando vedrà Spier, prima del funerale, sarà il primo cadavere che Etty vedeva nella sua vita. Si ricorda di alcune frasi che aveva detto lui, tra l'altro che aveva „sognato di essere battezzato da Cristo“. Io faccio fatica con i cadaveri, ma forse il Signore mi darà la forza di essere più sereno anche al cospetto di un cadavere, visto che anch’io dovrò esserlo. Vorrei finire il giorno di Cristo re dell’universo con questo sogno di Spier: essere battezzati da Cristo stesso! 


(Wetterzeube, il 25.11.23) La proposta di appartenenza ecclesiale che fanno SPN e Balthasar suona: „clausura nel mondo: apertura profondissima alla vita trinitaria nell’apertura profondissima al tu degli altri uomini“ (Balthasar, Antologia-Servais, 352)! La conseguenza stupefacente di questa „spiritualità è l’unita di  profondità mistica con un realismo sobrio e deciso“ (ibidem). Riprendiamo il verso che abbiamo meditato ieri mattina, e che Agostino sottolinea con insistenza (cfr. La prima lettera di Giovanni, edizione Greiner, 55-57): „Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui“; perché tutto quello che è nel mondo - la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita - non viene dal Padre, ma viene dal mondo. Il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!“ (1 Gv 2,15-17). Non vi è contraddizione tra la frase di Balthasar e quella di Giovanni (Agostino), perché amare le sorelle e i fratelli uomini non è la stessa cosa che amare il mondo.  Per la nostra „società trasparente“ (Byung-Chul Han) questa è una sfida da brividi. Nel film turco „Bither“, interpretato da Farah Zeynep Abdullah (Bither)…, regia di Mehmet Binay, Caner Alper, 2023, vengono messe in scena sia la concupiscenza della carne, sia quella degli occhi sia la superbia della vita. Non so se in questo film ci sia qualcuno che ami qualcun altro. Tutti mi sembrano completamente nel mondo, ma non nel senso della „clausura nel mondo“. La superbia della vita qui consiste nella ricchezza dei protagonisti con le loro case, vestiti.… Protagonisti che si usano a vicenda. Un signore distinto, con almeno 20 anni o 30 di più della donna che sposa (Bither)  ovviamente la sposa per la concupiscenza della carne, solo che poi non è più in grado di soddisfare le esigenze della carne di una giovane donna. Eiaculazione troppo veloce… Comunque si rapporta a lei, come uno che si masturba guardando un film pornografico. E così il dramma consiste nel fatto che Bither si innamora del nipote del marito, Il quale, però, non la vuole sposare, perché sposandola perderebbe il suo status sociale. E alla fine del film Bither esce con il suo vestito rosso e con una pistola in mano sparando in aria, dalla sua camera, per dire: io sono Bither, non la sposa o la figlia o la sorella di qualcuno;  insomma un disastro, completamente un disastro in cui succede proprio che di questo tipo di concupiscenze mondane si può solo per l'appunto dire che passano. Il Padre nel cielo ovviamente ama anche tutte queste persone (che ci sono anche nella realtà), ama me che guardo il film, che ovviamente provoca anche in me sentimenti confusi, ed ovviamente non si può responsabilizzare il Padre celeste di questo tipo di cose mondane, ma realisticamente parlando, c'è una dimensione di teologia della creazione, che non può essere negata e di cui la bellezza mondana da testimonianza, anche se in forma del tutto ridotta (facendo venire fuori quella dimensione che Etty chiamerebbe la sola carne). L'istinto sessuale non è creato dal film, ma da Dio; se prediamo sul serio il „Suscipe“ dobbiamo riconsegnarlo a Dio, ma non è semplice, perché nell'eros, anche nelle sue forme ridotte, sessuali e carnali, è in gioco il sentire la vita; chiediamo al Signore di sentire di più la vita che lui ci vuole donare nel mondo: quella dell’amore gratuito. 


PS Vorrei solo aggiungere, ma ne avevo già parlato ieri, che non c'è solamente un „amore boscoso per il mondo“ (Agostino) come dipendenza dal mondo vs il Padre, ma anche un amore fatto di „cultura dei campi del mondo“ che infine non è meno perverso, più ordinato, ma non meno perverso. Anzi, in vero, nel bosco c'è la possibilità di incontrare molte più radici, quelle che Agostino vuole che noi abbiamo nell’amore. 





Questa mattina nel bosco a Gera

Abba nostro...


(Pomeriggio, dopo aver corretto i compiti in classe della dodicesima classe) Cerco di leggere tutti i test di Don Giussani che mi manda Gianni Mereghetti, ma in questi suoi giorni di convalescenza ne manda così tanti, che faccio fatica a leggerli tutti e a ripensarli (nel senso di interiorizzarli, di farli miei). Mi ha colpito in modo particolare un testo del 1998, che riprende un suo intervento agli esercizi di Rimini, quindi ad esercizi a cui ho partecipato. Si parla di un tema caro a Don Giussani, quello dell'esperienza e della cultura, ho detto meglio della ragione e dell'esperienza e della moralità. Se si usa male la ragione si corre il rischio di cadere nell'astrazione, in quello che Ullrich chiama la „sospensione ontologica“. Che cosa viene sospeso nella sospensione ontologica? Viene sospeso un pensiero, una ragione che si radica nell'esperienza, viene sospesa una moralità che si radica nell’esperienza. Se tra l'essere e la bontà non c'è un legame intimo nasce un moralismo astratto, che non ci aiuta. Se tra la ragione e la realtà non c'è una connessione intima nasce un intellettualismo astratto che non può aiutarci; di questo sono molto molto grato a Don Giussani, di aver insistito su questo legame tra ragione, moralità, ed esperienza. Certo un'esperienza aperta al senso ultimo di essa stessa, aperta al destino, aperta al mistero… e non un’esperienza nel senso debole di un „provare arbitrario“.  - In un altro testo, preso da “Attrattiva Gesù“, don Giussani insiste, con ragione, sul fatto che il primo passo de „Il senso religioso“ non è ciò che c'è, ma l'esperienza e l'esperienza è esperienza quando vi è un giudizio. Non si tratta solo di un'esperienza orizzontale con i suoi fattori numero 1, 2, 3, 4 eccetera e neppure della somma di questi fattori, ma cioè, come dire, dobbiamo andare alla ricerca di un numero interiore, una dimensione intima del reale che è un fattore misterioso senza il quale tutti gli altri fattori sono come un accumulo di insensatezze. Allora qual’ è il lavoro da fare se si prende sul serio „Il senso religioso“?  E quello di riflettere su tutti i fattori a partire da quel fattore interiore, che non è la somma dei fattori e che è il mistero. Nella realtà c'è il mistero, ma non un mistero staccato dalla realtà, non un mistero „ipostatizzato“ (personalizzazione astratta del mistero come accade in ogni forma politeista, antica o odierna), cioè nella sospensione ontologica o teologica. È una questione di intelligenza e di autenticità prendere sul serio quel fattore intimo del reale che è il mistero. Un fattore connesso con la materialità del reale. - Un terzo testo è preso da „Come nasce un'esperienza cristiana“; in questo don Giussani risponde a delle domande che gli sono state fatte. L'ambiente in cui vivo le cose di cui parla Don Giussani è per me l'ambiente qui nella diaspora, con mia moglie, nella scuola e nella parrocchia… Quando ho letto la giornata di inizio d'anno tenuta da Davide Prosperi l'ho fatto per quel motivo a cui accenna Don Giussani e cioè l’inserimento della nostra esperienza nel tutto del movimento, anche come rispetto a chi lo guida in questo momento. Ora la situazione in cui noi viviamo quella gratuità di amore di cui parla Don Giussani è appunto quella della diaspora. Anch'io sento il bisogno di dire a Gesù: ho capito il senso che ci vuoi dare, ma non ne sento sempre l’attrazione, non ne sento ancora la forza (nel senso di Pascal), non lo vedo nella settimana che scorre, nei compiti da correggere… Quindi Ti chiedo con umiltà, come faceva Charles de Jesus, all’inizio, quando passava tanto tempo nella chiesa senza essere ancora credente:  Signore se ci sei fai che io ti percepisca  e ti percepisca come uno che è coinvolto nella mia vita, anche nei miei peccati, anche nelle mie imperfezioni, anche in quelle cose che non mi sono del tutto chiare. Io credo che Dio c’è, ma ho bisogno di sentirne di più la connessione con i miei muscoli, con con ciò che si muove nel mio inconscio. La dimensione caritativa (Giussani nel testo ne parla in riferimento a delle persone che hanno perso il lavoro) la viviamo in diversi modi, ma anche dando alle volte dei soldi per quei colleghi nel CJD che fanno fatica… - Per oggi vorrei concludere la meditazione con quest’ultimo testo di don Giussani: „Il sì di Pietro come impeto di ogni giorno“. Alcuni temi si ripetono, ma va bene così. Per esempio il tema dell'imprevisto, che mi spaventa sempre un po', perché io penso che l'imprevisto sia qualcosa che sia pericoloso. Ma c'è un poeta italiano, che cita spesso Don Giussani, che dice il contrario: l'imprevisto è la cosa buona, è l’unica cosa buona; leggendo questo ultimo (per oggi) testo mi sono chiesto se davvero voglio che Gesù plasmi tutte le mie azioni. Di fatto non è così, ci sono alcune azioni che le plasmo io come reazione, perché sento, cosa ne so, un certo istinto in me. Ma credo che se davvero, come in un testo antecedente aveva detto Don Giussani, la meta che ha Gesù nel rapporto con noi è che siamo felici, allora si può pregare con tutto il cuore: Signore fai che io sia felice. Perché alle volte cerco dei surrogati alla felicità e mi sembra di non poterne farne a meno, ma ovviamente è possibile farne a meno, se Tu mi prendi per mano. VSSvpM!


PS non so più in quale testo ma Don Giussani parla anche dei gruppetti di Fraternità come quasi un monastero, dove ci si dà una regola, nel senso di quella clausura nel mondo di cui avevo parlato questa mattina. In un certo senso la mia vita con Konstanze ha molte caratteristiche del monastero. Ma ciò non rende automaticamente, sebbene sia la meta ultima, tutto santificato. È un atteggiamento di onestà per me „confessare“ che nel monastero accadono poi cosa che non sono nello spirito del monastero stesso, della clausura nel mondo, ma piuttosto che sono lo specchio di una dipendenza da questo mondo ed invero non saprei neanche come purificarle completamente. 


Sia lode a Dio: alcuni ostaggi sono stati liberati! 


(Notte) „Giunge quindi ad affermare che «la fede è diversa dalla prova. L’una è umana, l’altra è un dono di Dio». Perciò, è impossibile credere «se Dio non inclina il cuore». Se la fede è di un ordine superiore alla ragione, ciò non significa affatto che vi si opponga, ma che la supera infinitamente. Leggere l’opera di Pascal non è dunque anzitutto scoprire la ragione che illumina la fede; è mettersi alla scuola di un cristiano di razionalità eccezionale, che ha saputo tanto meglio rendere conto di un ordine stabilito dal dono di Dio al di sopra della ragione: «La distanza infinita tra i corpi e le menti raffigura la distanza infinitamente più infinita tra le menti e la carità, poiché questa è soprannaturale». Scienziato esperto di geometria, vale a dire della scienza dei corpi posti nello spazio, e geometra esperto di filosofia, vale a dire della scienza delle menti poste nella storia, Blaise Pascal illuminato dalla grazia della fede poteva così trascrivere la totalità della sua esperienza: «Da tutti i corpi insieme non si saprebbe far uscire un piccolo pensiero: è impossibile, appartiene a un altro ordine. Da tutti i corpi e da tutte le menti non si può trarre un moto di vera carità: è impossibile, appartiene a un altro ordine, soprannaturale»“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis) - questo passaggio conferma la mia prima intuizione, già ormai di 10 anni, più o meno,  che il Santo Padre è davvero un filosofo, che ha una missione filosofica, così come Benedetto XVI aveva una missione teologica. Qui richiamandosi a Pascal ci fa capire quello che oggi pomeriggio in dialogo con Don Giussani ho chiamato il mistero, cioè un ordine superiore, che non possiamo aprire dal basso, ma che c'è donato de arriba. Molto bella è anche la definizione di filosofia come „scienza delle menti poste nella storia“. Il padre Pirola SJ a Torino, tantissimi anni fa, mi aveva insegnato che per Anselmo non si tratta della ragione che illumina la fede, ma di una fede, come primo passo della ragione, etc. - questa idea è contenuta anche in questa citazione del Papa. 


Oggi è la giornata del mistero. Anche nel diario di Etty,  che lei riprende a scrivere dopo un mezzo e mezzo di pausa, proprio il 15 settembre del 194,  il giorno in cui è morto Julius Philipp Spier, si parla del mistero. Al cospetto della morte di questa persona, per più di una volta in queste pagine Etty scrive che si trova „davanti ai tuoi massimi enigmi, mio Dio“. „Bisogna sopportare i tuoi misteri“. Parla di uno „spazio interiore del mondo“ (Rilke). Scrive del desiderio di dormire e di „lasciar andare tutto“. Allo stesso tempo non riesce a smettere di scrivere, perché cerca „la forma liberatoria, la parola che esprima il mio ricco, sovrabbondante sentimento della vita“. E poi una frase, se si pensa che Spier è appena morto, se si pensa che lei sa che potrà venire arrestata, che è davvero un testamento:  „…cioè che vivere nel Tuo mondo è una cosa bella e buona, malgrado tutto quello che ci facciamo reciprocamente noi uomini“. Ma rimane realista, anche se ormai vive più in cielo che in terra, come accadrà ad Adrienne, come accadeva ad Adrienne, negli stessi anni: “Forse è stato tutto un po' troppo, mio Dio. Sono costretta a ricordarmi che un essere umano ha anche un corpo. Avevo creduto che il mio spirito e il mio cuore potessero sopportare tutto da soli. Ma il mio corpo si fa sentire e dice: alt“.


Il film che sceglie Konstanze sono sempre film che fanno bene al cuore, mentre i miei sono sempre una ricerca, troppo esagerata (ed infatti Konstanze non li guarda), e che mettono quasi sempre in primo piano temi che hanno a che fare con la sessualità. Lasciare andare tutto. Chiedere al Signore di aprirmi al mistero. Guardare in alto, perché la grazia arriva de arriba! Ma anche qui, dobbiamo stare attenti, perché abbiamo un corpo! 


(Wetterzeube, il 24.11.23Il padre apostolico-armeno Derenik, mandato con la benedizione del „Katholikos“ Karin II Nersissian a parlare ad un gruppo di persone nella Svizzera italiana insieme a Renato Farina, ha dato una testimonianza precisa dell’ingiustizia di ciò che è accaduto a settembre (lui ha vissuto in Artsakh fino all'ultimo); 120.000 armeni dell’Artsakh hanno dovuto forzatamente lasciare un territorio ricolmo di chiese e testimonianze cristiane (cimiteri…), la loro „patria“ (ne avevo già parlato ieri notte, dopo aver per ore corretto i compiti di filosofia dell’undicesima classe ed guardato ed ascoltato il pessimo (tecnicamente parlando) video in YouTube). Pur nella fiducia in Dio, pur nella fiducia che la verità, in qualche modo, splenderà nel suo compito di aletheia (non nascondimento) devo dire con chiarezza, pur avendo analizzato negli ultimi mesi la situazione giuridica degli avvenimenti dopo la caduta dell’Unione Sovietica, che il(personale di terra) Padre Derenik ha ragione: si tratta di un’ingiustizia brutale e l’Europa non fa nulla, anzi peggio stringe accordi, per i suoi interessi, con l’Azerbaigian (Renato). Il diritto internazionale si svela in questi avvenimenti come diritto del più forte, ed anche come „mito“. 


Diversa è la situazione nella vita spirituale (non come alternativa a quella materiale, ma al „mondo“) i santi sono sempre stati dei grandi esempi di fiducia nella provvidenza divina. Hanno passato, prima della loro missione pubblica, del tempo nel deserto e nella solitudine come Antonio, come Benedetto, come Francesco, come Ignazio e visto che abbiamo parlato dell'Armenia anche come Gregorio in Chor Virap. I santi sono santi perché diventano loro stessi trasparenti a quello che Dio vuole, ma nei confronti della Chiesa non sono mai ribelli, la ribellione è legittima nei confronti del mondo e delle sue istituzioni, ma l'istituzione della Chiesa, pur nelle tante contraddizioni del Bodenpersonal (personale di terra), rimane comunque un frutto dello Spirito Santo: per questo motivo il poverello di Assisi non faceva polemiche neppure con il clero corrotto, per questo motivo Ignazio, al massimo con un po' di ironia, ha sempre parlato della subalternità del singolo alla Chiesa come istituzione, nostra madre gerarchica. E con la Chiesa non si può avere solo una „tattica“, come ho visto fare sia nella diocesi di Monaco di Baviera (per anni) sia in quella di Dresda (singolarmente) da parte di laici che non riconoscono fino in fondo l’autorità della Chiesa stessa. Tutti i santi, pur essendo devoti a Dio e non ai dicasteri vaticani, hanno con „incredibile pazienza“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 351, non solo per la formula, ma per tutti i pensieri qui espressi) avuto fiducia, che „la luce avrà la forza“ di imporsi! Non senza sacrifici personali, come sono testimoniati nella vita dei miei maestri (De Lubac, Balthasar, Giussani).


„Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui“; perché tutto quello che è nel mondo - la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita - non viene dal Padre, ma viene dal mondo. Il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!“ (1 Gv 2,15-17). Vorrei prendere sul serio questa sfida, non è per caso che sto scrivendo un diario con il sottotitolo „tentativo di santità“, ma vorrei concentrarmi su quel „tutto“. Ritengo sia un errore ridurre il „tutto“ alla concupiscenza della carne, e ritengo che sia una follia ridurre l'eros alla concupiscenza della carne. Noi dobbiamo davvero ribellarci al mondo, alla superbia della vita, alla volontà di potenza, e tutte quelle cose che gli occhi concupiscono, invece di guardare nella modalità della povertà del deserto, sono „mondo“. Per spiegare questa frase Agostino usa queste metafore: „campo lavorato“ in senso positivo e „bosco“ in senso negativo. Con tutto il rispetto per i campi lavorati dai contadini, che Bruno Brunelli sa fotografare con grande intuizione artistica, e con tutto il rispetto per Agostino, preferisco la metaforica di Ernst Jünger, che vede nel bosco un immagine bella di ribellione all’ordine del mondo. E questo mi fa bene, perché io sono troppo „leale“ sia nei confronti delle istituzioni del mondo (la scuola), sia nei confronti dei ragazzi (del loro essere nel mondo). L’altro giorno parlando del perché sono cristiano ho tentennato e poi ho dato una risposta demenziale: perché l’idea dell’amore mi sembra la migliore. Credo, che con ragione, don Giussani si sia arrabbiato (ovviamente non è vero, perché non ci si arrabbia nel cielo): ma che idea, fatti! E fatti di cui qui si parla sono i santi. Loro sono l’alternativa ribelle al mondo che fa risorgere speranza! Purtroppo noi tutti, io per primo conosciamo come sia squisito il mondo, che passa, e molto meno come sia super-squisito Dio, che non passa! 


„Nel 1988, si stimava che ogni membro dell'esercito israeliano ricevesse dagli Stati Uniti una sovvenzione di circa 9.750 dollari all'anno.

Nel 1988, l'importo annuale dei pagamenti della Sicurezza Sociale erogati agli anziani e ai disabili americani più indigenti era di 4.248 dollari“ (Michael Tracey, X, 24.11.23).


Il Consiglio dell’ assemblea dei rabbini italiani ha accusato il Papa di „aver accusato pubblicamente entrambi le parti di terrorismo“ - suppongo che il Papa non lo abbia fatto; è troppo intelligente e troppo pastore per farlo; ma per quanto riguarda la cosa stessa, e di questo mi occupo come filosofo, quello che i rabbini in Italia vedono come accusa, corrisponde proprio al vero. L’invasione di Gaza, da parte di Israele (da parte dell’amministrazione Netanyahu)  è terrorismo; solo le modalità, ma non la qualità dell’azione, è diversa da ciò che ha fatto Hamas. 


„Circa tre ore fa ora italiana, le 7 in Israele, la radio militare ha confermato il cessate il fuoco. È iniziata la tregua e fra alcune ore dovrebbero tornare a casa i primi 13 ostaggi rapiti da Hamas nell’attacco del 7 ottobre. In tutto dovrebbero essere liberate 50 persone…Ma il mondo è rivolto oggi al valico di Rafah, da lì dovrebbero passare gli ostaggi. Sono ore importanti e fragili, perché nonostante i proclami guerreschi, potrebbe essere l’inizio di una tregua vera di qualche giorno. Gli abitanti della Striscia di Gaza, ma anche della Cisgiordania, attendono col fiato sospeso“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

„Il candidato alla presidenza Cornel West e lo scrittore Gabor Maté si sono incontrati per la prima volta questa settimana per discutere degli orrori della guerra di Israele contro Gaza. "Non so lei", dice il dottor Maté al dottor West, "ma per me quello che sta succedendo è una delle cose più pesanti, se non la più pesante, a cui ho assistito in tutta la mia vita. Non so come paragonare le tragedie, ma c'è qualcosa in quello che sta succedendo ora che sembra più pesante e più oscuro“. West risponde: "Quando guardi preziosi esseri umani che vengono letteralmente uccisi, schiacciati, avviliti, degradati, giorno dopo giorno, ti fa pensare che questo particolare momento storico abbia una certa cupezza e oscurità che altri non hanno“. I due uomini usano le loro complesse storie di tragedia e sofferenza per analizzare l'orrore del momento attuale. "Ho sempre pensato che nessun male mi avrebbe sorpreso e nessuna disperazione mi avrebbe paralizzato", continua West, "perché io e voi conosciamo la storia della specie“ (the history of the species”). Ma la conversazione che ne scaturisce non è per nulla priva di speranza: gli ampi studi di filosofia e storia dei due studiosi si intrecciano per creare un messaggio non di impotenza ma di possibilità… le persone oppresse creano per esempio musica di ribellione;  i due hanno anche parlato dei loro filosofi preferiti ed hanno un messaggio finale da trarre dalla conversazione: "Mai più non è uno slogan tribale. È uno slogan universale. Vale per tutti“ (Redazione di Useful idiots). 

Abba nostro…


(Notte) Sono molto stanco perché ho corretto a lungo, per cui solo un pensiero breve su un testo di Don Giussani, che ho condiviso nella mia bacheca oggi e in cui afferma che anche i lavori più noiosi, se aperti all’infinito, diventano accettabili. Ieri sera in Simone Weil ho letto che ci sono certi lavori, che hanno che fare con un’ oppressione indebita, che rendono la persona una „cosa“. Ora quando la persona è diventata una cosa, non dico che non sia possibile quello che dice Don Giussani, ma questa situazione lavorativa ci pone il problema che non basta una teologia dell'infinito per superare determinate contraddizioni sociali. Etc. 


Riccardo Paresi (Oasis, 15.11.23) ritorna sulla questione della citazione di Amalek, da parte di Netanyahu, con la quale il premier israelita ha cercato di legittimare un massacro anche di bambini. Gabor Maté con ragione dice, non credo in riferimento alla citazione, ma alla situazione di questo attacco terroristico durato più di un mese da parte di Israele in Gaza, che non non è stato mai confrontato nella sua vita con una cosa così terribile. Io direi che questa citazione di Amalek è una cosa del tutto allucinante. Grazie addio si è arrivati ad un cessate il fuoco, ma questo non basta per far dimenticare, almeno da un punto di vista di riflessione filosofica, quello che Israele ha fatto, come reazione all'attacco terroristico di Hamas. 


(Wetterzeube, il 23.11.23 - 88esimo compleanno di mio papà) A volte leggo in Facebook, oggi sarebbero stati xy anni se…; bene, così non scrivo: oggi è il compleanno di mio papà, il fatto che ora sia in una dimensione che non è per noi visibile non toglie nulla alla realtà dell’evento; anzi il silenzio lo rende più reale; in esso riecheggia il modo con cui mi ha guardato nel nostro ultimo incontro all’ospedale di Casale Monferrato, le lunghe passeggiate in cui i nostri cuori si sono incontrati in modo autentico e tutto il resto, ciò che fece soffrire lui e ciò che fece soffrire me, non esiste! Esiste solo il Logos universale e concreto che lo ha accolto, perché è amore gratuito!


I nostri amici di Mestre ci hanno comunicato che per il loro figlio disabile si è aperta una prospettiva di  accompagnamento medico ed umano anche dopo il 18esimo anno: ne sono molto grato! 


Se uno mi chiedesse che cosa è la cosa più importante nel tuo incontro con Hans Urs von Balthasar e con il suo fratello spirituale Ferdinand Ulrich, cosa risponderesti? Sono stati dei „pellegrini“ come SPN (cfr. Il racconto di un pellegrino, 15 et passim) e da quest’ultimo hanno imparato, che  il compito che si ha consiste nell’essere un creatore di forme che a sua volta si lascia plasmare da l’unico che è davvero un creatore. SPN è rimasto per tutta la vita „materia prima“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 351);  Balthasar usa ancora un’immagine più forte: SPN è „come un ombra dell’obbedienza kenotica del Figlio di Dio“; a differenza del grande maestro laico di Balthasar, Johann Wolfgang Goethe, Balthasar non ha alcun dubbio ad indicare la „Gestalt“ (figura, forma) che lo guida: Gesù Cristo, il Cristo trinitario, obbediente fino alla morte e alla morte in croce, fino alla discesa nella dimensione più „liquida“ dell’inferno. Gesù lo poteva e in lui SPN lo ha potuto perché era ancorato in modo stabile nel grembo di Colui che può formare e creare tutto. E non vi è alcuna sfida nella possibile „liquidazione“ di ciò che ha formato, anche da parte dei suoi, sottolinea Balthasar; SPN „assomiglia al chicco di grano che viene trovato nelle tombe egiziane e che è pronto a germogliare di nuovo dopo millenni“ (ibidem, 351). Quello che mi affascina in questi uomini pellegrini è che sono disponibili ad una fiducia totale, quella di Monteccasino, dove ad Adrienne ed Hans Urs veniva richiesto di rimettere nelle mani di Dio la comunità (il bambino) che avevano appena fondato. Nessuna autoreferenzialità, nessun stancante insistere sulla bellezza della propria Gestalt! Ma anche nessun radicalismo che non permetta a me di non vedere anche la positività della creazione di „forme“ (per esempio l’accompagnamento medico di Pietro, nella sua disabilità, anche dopo il suo 18esimo compleanno. Gratia perficit naturam, non tollit


Dei tre momenti di Ernst Jünger di cui ho parlato ieri: il superamento della paura della morte, la permanenza del desiderio erotico che non è possibile distinguere univocamente dal desiderio di amicizia (cosa che concede anche Benedetto XVI nel suo „Deus caritas est“), e il risvegliarsi del senso per la bellezza artistica, vorrei precisare il secondo momento rimandando ad un’ idea di Agostino, nel suo commento alla prima lettera di San Giovanni (edizione Greiner, 54), in cui egli parla dell'importanza della paternità. Il padre è colui che non dimentica Colui che è fin dall’inizio e senza il quale l’inizio non sarebbe ed anche se io penso che quell'inizio sia la maternità di Maria (Padre Klein SJ), rimane il fatto che il padre è uno che costudisce il mistero dell’inizio. Nell'inizio ci è stato donato il Logos universale e concreto, a cui noi vogliamo affidare i nostri figli. Un padre è colui che affida i propri figli al Logos universale e concreto che amore gratuito, fin dall’inizio e prima dell’inizio. Per quanto riguarda la forza dei giovani, Agostino spiega che devono combattere per non essere „liquidati“ nel non-forme liquide del mondo, ma devono rimanere umili, chi combatte senza umiltà cade a causa della sua arroganza. Ferdinand ha detto ad Adrian che non gli piacciono i tradizionalisti, perché sono tutti arroganti. Adrian gli ha riposto che bisogna distinguere quello per cui combattono da questa incapacità psicologica, però prendendo sul serio quello che dicono. Io credo che ci sia in ciò anche una difficoltà teologica, non solo psicologica, come spiega per l'appunto Sant’Agostino. Ma allo stesso tempo però è vero che non bisogna cedere neanche un pochino nella battaglia riguardante la maternità e la paternità (che sono nella loro modalità normale quella tra un uomo ed una donna, anche se io non negherei a priori che ci possa essere una maternità e paternità da parte di una lesbica o di un gay. Io non ho neppure bisogno di distinguermi da questo tipo di maternità e paternità spirituali, per così dire, per difendere quella „materiale“ (che poi non è solo materiale nel senso di Aristotele), che mi è stata concessa, donata! 


„Il popolo palestinese e il popolo di Israele hanno il diritto di vivere in pace: due popoli fraterni. Preghiamo insieme per la pace in Terra Santa, affinché le controversie siano risolte attraverso il dialogo e i negoziati, e non con una montagna di morti per parte“ (Papa Francesco, X, 22.11.23) - nel messaggio il Santo Padre ha parlato anche delle altre guerre che ci sono state dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi ed anche di quella in Ucraina! 


„Israele avrebbe potuto ottenere un accordo sugli ostaggi quasi un mese fa, ma ha scelto invece un'invasione di terra. Poi ha rifiutato lo stesso accordo mediato dal Qatar la settimana scorsa. Cosa è cambiato ora? Secondo Amos Harel di Haaretz, l'"establishment della sicurezza" israeliano ha sviluppato la "consapevolezza che la protesta delle famiglie degli ostaggi sta suscitando un ampio sostegno pubblico e che sarà difficile continuare con una manovra di terra nel sud della Striscia di Gaza se la rabbia dell'opinione pubblica per quello che sarà percepito come un abbandono di donne e bambini aumenterà“. In altre parole, per continuare a massacrare donne e bambini palestinesi a Gaza, Israele deve finalmente smettere di abbandonare il ritorno di donne e bambini israeliani da Gaza“ (Aaron Maté, X, 23.11.23).


Padre nostro! 


(Tarda mattinata, mentre i ragazzi scrivono il compito in classe di filosofia) Ho condiviso nella mia bacheca un articolo di San Newman, riproposto in Substack, quasi sicuramente con intenzioni polemiche nei confronti di Papa Francesco e del suo messaggio principale: Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia. Qui un passaggio delle argomentazioni del santo inglese, tra l’altro canonizzato da Papa Francesco, nell’Ottobre del 2019: „non si può mai essere sicuri della salvezza, finché si è qui; e quindi bisogna sempre temere mentre si spera. La conoscenza dei propri peccati aumenta con la visione della misericordia di Dio in Cristo. Questo è il vero stato cristiano, il più vicino al sonno calmo e placido di Cristo nella tempesta: non una gioia perfetta e una certezza in cielo, ma una profonda rassegnazione alla volontà di Dio, un abbandono di noi stessi, anima e corpo, a Lui; sperando sì di essere salvati, ma fissando i nostri occhi più seriamente su di Lui che su noi stessi; cioè agire per la Sua gloria, cercare di piacergli, dedicarci a Lui in ogni obbedienza virile e in ogni opera buona e faticosa; e, quando ci guardiamo dentro, pensare a noi stessi con una certa avversione e disprezzo in quanto peccatori, mortificando la nostra carne, flagellando i nostri appetiti e aspettando con compostezza il momento in cui, se ne saremo degni, saremo spogliati del nostro io attuale e trasformati nel regno di Cristo“. (San John Henry Newman). Io amo entrambi (il Papa e Newman), ma sentiamo Gesù, come c’è lo riporta san Giovanni, capitolo tre del suo Vangelo: „[16] Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. [17] Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. [18] Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. [19] E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. [20] Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. [21] Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio“. Nessuno può pensare che citando questo passaggio del Vangelo io voglia trascurare la dottrina nella sua interezza (in riferimento al primo argomento di Newman, nella parte che non ho citato del suo articolo: non separare il Vangelo dal resto della dottrina, della quale fa parte, come ci ricorda Newman, anche l’obbedienza all’autorità della Chiesa).  Balthasar, il grande teologo della „speranza per tutti“, non ha mai dimenticato di ricordare che non vi è certezza di salvezza, tanto meno per la mia persona, e il Papa della vicinanza, tenerezza e misericordia di Dio non ha mai cessato di ricordare la presenza del diavolo e non ha mai smesso di fustigare la corruzione…Con tutta serietà, quella richiesta da Newman, chiedo a Dio che mi aiuti a confessare i miei peccati: visto che ho fatto piangere a volte mia moglie, sono sicuro di averne; non sono sicuro di essere salvato, ma di non essere stato vicino, tenero e misericordioso con mia moglie, insomma che non ho tentato seriamente di essere santo come lo è il nostro Padre misericordioso (Mt 5,48). Sono anche certo che vi è stata e vi è una riduzione, nemmeno terapeutica, ma del tutto demenziale della religione in un „fai qualcosa di buono per te stesso“; ma questo motto è di Anselm Grün, non di papa Francesco, che con assoluta serietà ci ricorda la profezia della pace, quella ecologica (dimensione di importanza teologica immensa a livello di teologia della creazione) e quella dei poveri; che ci invita a fare l’esame di coscienza ogni giorno…Nel romanzo di Martin Walser il dottore in giurisprudenza ed economia Edmund Alexander Gern, giustifica i suoi tradimenti, che non nasconde alla moglie Susi Gern, dicendole che non può tagliarsi il cazzo, ma questi tradimenti sono solo la punta dell’iceberg di una liquidità di rapporti e di gestione immorale del denaro e della sua vita; credo che nella Chiesa ci sia fissati troppo sui peccati che hanno a che fare con il sesso e in questo modo siamo rimasti ad un livello adolescenziale di esame di coscienza, tra l’altro del tutto insensato visto che il sesso (pur come forma riduttiva dell’eros), spesso segnala solo un bisogno di affezione (sentirsi amati) e di sentirsi vivi, ma pur con tutta questa insistenza, quest’ultima  non ha avuto alcuna influenza nello svolgersi del modo di vivere la sessualità di miliardi di persone, anche nella Chiesa. Ma ritorniamo a Giovanni, 3,  „[19] E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. [20] Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. [21] Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio“ . Questa è un’indicazione utile per un esame di coscienza adulto e serio: quando propaghiamo la luce e quando propaghiamo tenebre in „cogitatione, verbo, opere et omissione“, sia a livello privato che pubblico. Essere ribelli (nel senso di Jünger) non è peccato, ed io mi ribello ad ogni uso riducente sia del messaggio di Newman che del messaggio del Papa. Con l’esempio di prima (il pianto di mia moglie, grazie a Dio, raro) volevo mettermi in causa in prima persona, ma una moglie, anche Susi Gern, non piange perché il marito guarda un porno, ma perché non la prende sul serio nel suo essere un singolarissimo dono per la sua vita… 


«Che cos’è il cristianesimo?» è quella di un fatto: un fatto come esiste Mosca, o un fatto come lui che è prete: è stato ordinato, è un fatto.

È un fatto! Guardate – per favore – che non è una questione di gusto, di chiarezza intellettuale o di mettere le cose al loro posto: è una condizione, è la condizione fondamentale di ogni pensare cristiano e di ogni comportamento cristiano. La categoria «fatto» diventa la categoria fondamentale per il cammino cristiano. Comunque, che cosa è il cristianesimo? È un uomo che si è detto Dio, vale a dire, è un uomo che ha detto: «Io sono la salvezza della tua vita. Io sono il significato della tua vita».

La parola «esperienza» e tutto il resto sono conseguenze di questo, capite? Ma che cosa è il cristianesimo, è questo.“ (Luigi Giussani  Dall'utopia alla presenza) -  capisco l’esigenza di don Giussani di superare il soggettivismo, e capisco anche che ci sono fatti (Johanna e Ferdinand sono miei figli; Konstanze è mia moglie; Ferdinand Ulrich è mio amico…) e secondo il futuro II sono fatti che in quanto stati saranno sempre. Anche domani mia moglie sarà stata per sempre mia moglie…ma forse sono troppo filosofo per gridare urrà leggendo queste parole! Mentre queste altre parole del Gius mi sono più di aiuto, anche se dicono la stessa cosa: „Se si elimina in Cristo il fatto di essere uomo, uomo reale, storico, si elimina la possibilità stessa di un’esperienza cristiana. Un’esperienza cristiana è un’esperienza umana, perciò è fatta di tempo e di spazio come ogni realtà anche materiale. Senza quest’aspetto di materialità l’esperienza che l’uomo fa di Cristo manca della possibilità di verifica della sua contemporaneità, cioè della verità di quanto Lui ha detto di sé. In un ambito razionalisticamente influenzato, la realtà fatta di tempo e di spazio è disprezzata come luogo sorgivo dell’esperienza del senso ultimo dell’uomo: il senso ultimo dell’uomo non entra nell’esperienza quotidiana. Non si può pensare a Cristo senza una tale concretezza; sarebbe ridurre e trasformare quello che Cristo ha detto di sé, quello che Cristo è, come rivelatore, nelle mani di Dio. Tertulliano afferma: «Caro cardo salutis» («La carne è cardine della salvezza»). L’introduzione e il perno della salvezza è nella carne: Dio entra con Cristo nell’esperienza umana. Caro cardo salutis vuol dire che, se il cardine della salvezza è nella carne, se l’introduzione e il perno della redenzione sono nella carne (Cristo che muore e risorge), Dio, in quanto Cristo, in quanto natura di Cristo, in quanto nella propria natura si è «impadronito» di Gesù di Nazareth, entra nell’esperienza umana: Dio entra con Cristo nell’esperienza umana“ (Luigi Giussani   Dare la vita per l'opera di un Altro) - questo testo è davvero di grande aiuto ed è lo stesso aiuto che mi da Ulrich quando afferma che la vita non si gioca nella essenzialità, ma si gioca nella materia, e nella materia c'è la „sovraessenzialità“ del dono dell'essere.


(23 novembre 1654, notte di Pascal) Questa mattina ho scritto: „SPN è rimasto per tutta la vita „materia prima“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 351);  Balthasar usa ancora un’immagine più forte: SPN è „come un ombra dell’obbedienza kenotica del Figlio di Dio““ - questa sera, nella Svizzera italiana,  il padre apostolico-armeno Derenik, facendo vedere una mappa dell’Artsakh, ha spiegato come questo territorio appartenga religiosamente (migliaia di chiese e di croci), culturalmente ed umanamente agli armeni; una donna in una breve testimonianza ha detto che non augurerebbe neppure ad un turco di perdere la sua patria, le tombe dei suoi cari, etc. In un certo senso capita agli armeni dell’Artsakh di essere  „un ombra dell’obbedienza kenotica del Figlio di Dio“, ma ovviamente vi è una differenza specifica tra un uomo e il suo ordine religioso ed un paese e noi dobbiamo fare tutto ciò che è umanamente possibile perché il diritto internazionale non si riduca ad essere il diritto del più forte, come ha spiegato Renato. E poi semplicemente: gratia perficit naturam, non tollit; a livello di grazia si può essere „un ombra dell’obbedienza kenotica del Figlio di Dio“, ma a livello di natura, la patria, le tombe dei cari sono una realtà da difendere…


In questa notte, 369 anni fa, Pasca chiedeva a Dio non la dimostrazione della sua verità, ma la comunicazione della forza della verità, dell’attrazione della verità, che è Dio stesso. Quella forza che ci rende suo popolo!, che ci da un cuore di carne…e noi abbiamo bisogno sia „dell’ordine del cuore sia delle sue ragioni di credere“: „Secondo le parole di Benedetto XVI, «la tradizione cattolica sin dall’inizio ha rigettato il cosiddetto fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione». In questa linea Pascal è profondamente attaccato alla «ragionevolezza della fede in Dio»,  non solo perché «la mente non può essere costretta a credere ciò che sa essere falso», ma perché «se si urtano i principi della ragione, la nostra religione sarà assurda e ridicola». Ma, se la fede è ragionevole, è anche un dono di Dio e non potrebbe imporsi: «Non si dimostra che si deve essere amati esponendo con ordine le cause dell’amore. Sarebbe ridicolo», osserva Pascal con la finezza del suo umorismo, tracciando un parallelo tra l’amore umano e la maniera in cui Dio si manifesta a noi. Niente più che l’amore, «che si propone ma non s’impone - l’amore di Dio non si impone mai». Gesù ha reso testimonianza alla verità (cfr Gv 18,37) ma «non volle imporla con la forza a coloro che la respingevano». Per questo «c’è abbastanza luce per chi desidera solo vedere, e abbastanza oscurità per chi ha una disposizione opposta»“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis). Io dico a Gesù: lo so che non vuoi impormi la fede in Te, ma io Ti chiedo che Tu mi attragga a Te, chiedo la forza della Tua attrazione, chiedo che tutte le cose che dico in riferimento a Te e al Tuo Padre ed allo Spirito non siano solo parole, ma forza, non nel senso della volontà di potenza, ma nel senso della forza dell'amore stesso, che non usa la modalità ridicola dell’esposizione con ordine delle cause dell’amore, ma per l’appunto usa la modalità dell’attrazione (Giussani, Benedetto XVI), che è in sé ragionevole, ma nel senso della ragionevolezza del reale stesso, dell’essere coma atto di amore gratuito! 

Questa forza di cui parla Pascal è una forza amorosa, del tutto diversa dalla forza che Simone Weil analizza nell’Iliade;  qui „la forza fa dell'uomo una cosa. Intanto in senso letterale, uccidendolo. L'uomo che la morte rende improvvisamente una cosa, l'Iliade dipinge 20 volte questo quadro: „essi a terra giacevano, ben più cari agli avvoltoi che alle loro spose“. Ma non c'è solo una forza che rende l'uomo da morto, da cadavere una cosa, ma vi è anche una forza, quella dell’oppressione, che rende l'uomo già da vivo una cosa. „Il più debole ha appena la scelta tra questo stato e quello di cadavere“. Questo accade quando si fanno lavori umilianti: „penando sotto lo sguardo di un padrone senza dolcezza…““ (Simone Weil, Quaderno I, 122). 


(Wetterzeube, il 22.11.23 - anniversario della morte di C.S. Lewis e di J.F. Kennedy, il 22.11. 1963) Il „grande divorzio“ di C. S. Lewis, pubblicato in tedesco da Hans Urs von Balthasar, ci invita ad una grande separazione dalle presunte ingiustizie che ci sarebbero capitate nella vita; ovviamente certi casi sono davvero molto difficili, come la perdita di un figlio (o una sua disabilità grave), ma C.S. Lewis, che è passato anche attraverso una grande sofferenza, ci ha voluto ricordare che tutto è manifestazione del Suo amore. - Ieri i nostri amici di Mestre hanno pregato per noi, in occasione della festa della Madonna della salute a Venezia…il volto così serio di Pietro, che soffre anche di una forma molto grave di disabilità, mentre porta la candela, mi ha davvero commosso…“Unde origo inde salus“  - „Ci troviamo nel “Polo della Salute”: una realtà nuova, che ha però radici antiche. Qui, sulla Punta della Dogana, sorge una delle chiese più celebri di Venezia, opera del Longhena, edificata come voto alla Madonna per la liberazione dalla peste del 1630: Santa Maria della Salute. Accanto ad essa, il celebre architetto costruì il Convento dei Somaschi, diventato poi Seminario Patriarcale.“Unde origo, inde salus”, recita il motto inciso al centro della rotonda maggiore della Basilica, espressione che indica come sia strettamente legata alla Madre di Dio l’origine della Città di Venezia, fondata, secondo la tradizione, il 25 marzo del 421, giorno dell’Annunciazione…Salus nostra Dominus Jesus. Gesù salva l’uomo ponendolo nuovamente nella relazione salutare con il Padre nella grazia dello Spirito Santo; lo immerge in questa corrente pura e vivificante che scioglie l’uomo dalle sue “paralisi” fisiche, psichiche e spirituali; lo guarisce dalla durezza di cuore, dalla chiusura egocentrica e gli fa gustare la possibilità di trovare veramente se stesso perdendosi per amore di Dio e del prossimo. Unde origo, inde salus. Questo motto richiama molteplici riferimenti; mi limito a ricordarne uno, la celebre espressione di sant’Ireneo: “Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei [est]” (Adv. haer. IV, 20, 7). Che si potrebbe parafrasare così: gloria di Dio è la piena salute dell’uomo, e questa consiste nello stare in relazione profonda con Dio. Possiamo dirlo anche con i termini cari al neo-beato Giovanni Paolo II: l’uomo è la via della Chiesa, e il Redentore dell’uomo è Cristo.“ (Benedetto XVI, 8.5.2011; https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2011/may/documents/hf_ben-xvi_spe_20110508_mondo-economia.html). Nel suo bellissimo discorso Papa Benedetto XVI aveva spiegato tre parole, proprie a Venezia: acqua, salute, serenissima. 


Ieri notte ho citato dal Papa questo passaggio: “Prima della notte del 23 novembre 1654, questo è chiaro, Pascal «non ha alcun dubbio sull’esistenza di Dio. Sa anche che questo Dio è il sommo bene. […] Ciò che gli manca, e che attende, non è un sapere ma un potere, non una verità ma una forza». Ora questa forza gli viene donata per grazia: egli si sente attratto, con certezza e con gioia, da Gesù Cristo: «Conosciamo Dio solo per mezzo di Gesù Cristo. Senza questo mediatore è esclusa ogni comunicazione con Dio» (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis). Due cose mi colpiscono in questo passaggio. Dapprima che ci sono situazioni in cui non abbiamo bisogno di verità, ma di forza. Ciò non significa che la verità non sia importante, ma determinate cose ci sono per l'appunto chiare, ma non hanno la forza di attrarre completamente il nostro cuore e io direi anche i nostri ormoni, i nostri muscoli. Alle volte abbiamo bisogno che la tenerezza di Dio raggiunga i nostri muscoli, non la nostra ragione. La seconda cosa è la questione della mediazione di Gesù Cristo. Io credo che essa debba essere intesa in modo inclusivo. Cristo è l'unico mediatore, la mediazione per eccellenza, per così dire, ma come Logos universale e concreto è capace di integrare tutto, nel rispetto della libertà dell'altro, per esempio il grande mondo dell’Islam. Ho appena tenuto nella 10ª classe una lezione sulla linea Abramo-Agar-Ismaele e sulla linea Abramo-Sara-Isacco, nel senso di Padre Paolo Dall’Oglio. I due testi che ho letto (Gen 16, 1-16; Gen 21,9-21) non mettono in dubbio l'elezione della prima linea, ma ci fanno capire che anche la seconda linea, quella dell’esclusione, viene in qualche modo inclusa. Quello che era vero per il nostro padre Abramo è ancora più vero per Gesù Cristo, Figlio dell'uomo e di Dio.


Leggo nella bacheca di Riccardo Cristiano che c’è stato una tregua in Gaza: „Molto va capito bene di quanto è accaduto questa sera con l’accordo su tregua e rilascio degli ostaggi. Ma se davvero il pentagono non sosterrebbe azioni militari contro il sud di Gaza dopo i cinque giorni di tregua ci sarebbe una novità“ (21.11.23); una donna ha commentato queste brevi righe, in modo del tutto diverso dalla narrazione delle mie fonte americane: „Quello che è accaduto è che gli USA hanno ordinato a Israele di accettare i termini decisi da Qatar/Hamas. Io non ho mai creduto, neanche per un istante, che l'amministrazione Biden avrebbe permesso a Israele di spodestare Hamas da Gaza. Sia ben chiaro, il cessate il fuoco, che verosimilmente diventerà definitivo, è una notizia positiva perchè quantomeno finirà la carneficina dei civili di Gaza, ma dubito che Biden sia mosso dal buon cuore …“ - anche questa donna non ha alcuna fiducia nell'amministrazione di Joe Biden, ma non perché appoggerebbe acriticamente Israele, come sostengono le mie fonti, ma perché appoggerebbe acriticamente Hamas.


Ostaggi e tregua, l’accordo c’è. Lo confermano nell’ultim’ora Joe Biden da Washington e soprattutto Benjamin Netanyahu. I giornali di oggi lo danno per vicinissimo, quasi fatto. Sono ore delicatissime, il mondo tiene il fiato sospeso. Proprio stamattina, all’udienza del mercoledì in piazza San Pietro papa Francesco saluterà alcuni parenti degli ostaggi israeliani nelle mani dei terroristi di Hamas. La speranza è che la tregua di tre-quattro giorni e il ritorno a casa dei rapiti spinga decisamente verso la pace. La pressione dell’opinione pubblica israeliana ed internazionale sembra aver prevalso“ (Alessandro Banfi, versione odierna)

In una lettera ad alcune professoresse (Westerhorstmann; Schlosser, Gerl-Falkowitz, Schmidt)  tedesche del 10.11.23 il Papa dice un chiaro no ad alcune decisioni importanti del processo sinodale tedesco, purtroppo era prevedibile. Non esiste un sinodo senza Pietro, ma purtroppo quello di cui io ho fatto esperienza nelle varie commissioni diocesani, in questi anni tedeschi, non ha un altro nome che „complesso antiromano“. Peccato, perché alcune riforme sarebbero davvero necessarie. „A preoccupare le quattro ex delegate del Synodale Weg è in particolare l’idea della costituzione di un comitato sinodale “teso a preparare l’introduzione di un consiglio direttivo e decisionale”. Il Papa, facendovi riferimento nella sua lettera, sottolinea che tale organismo “nella forma delineata nel relativo testo della decisione, non può essere armonizzato con la struttura sacramentale della Chiesa cattolica”. Ricorda poi che la sua costituzione “è stata interdetta dalla Santa Sede con lettera del 16 gennaio 2023, da me approvata in forma specifica”, scrive Francesco“ (Vatican news, 21.11.23).


Abba nostro…


(Pomeriggio, sera) Caro Giuseppe,

Grazie per il bellissimo saggio sulla conversione di Jünger. „Il nazionalsocialismo gli appare ormai come l’espressione più compiuta della rivoluzione, disumana e tecnicistica, in cui la modernità è precipitata. Il nichilismo è ormai da lui definito «die tiefste Quelle des Übels», la sorgente più profonda del Male. In tutte e tre le fasi Nietzsche – sottolinea Wilczek – è il vero e autentico pensatore di un nichilismo coerente, ma, a partire dalle «scogliere di marmo», la questione centrale diviene il suo superamento“ (pagina 360). Il problema del superamento del nichilismo e anche il problema dell’ „Homo Abyssus“  di Ferdinand Ulrich. Ma vi è una sola possibilità per superare il nichilismo, per quest'ultimo, e cioè la gratuità dell'amore, nel senso ontologico della parola: l'essere è donato gratuitamente e per questo motivo Ullrich può parlare di un „medesimo uso di essere e „nulla““. Questo nulla dell'amore è molto più profondo del nulla del nichilismo; il primo toglie a quest’ultimo la sua forza dall’interno, per così dire. Bisogna tener duro su questa affermazione, senza cedimenti:«il più inquietante (unheimlich) degli ospiti» è il nichilismo ed è vero  „che «non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che occorre è scorgerlo e guardarlo bene in faccia», ma non solo; bisogna tentare di distruggerlo dall’interno. Espressione di un spirito grandissimo è la frase di Ernst Jünger in „Oltre la linea“: «I tiranni odierni non hanno nessuna paura di coloro che parlano (...). È molto più temibile il silenzio – il silenzio di milioni e anche il silenzio dei morti, che diventa di giorno in giorno più profondo e che il rullo dei tamburi non può coprire fino a evocare, un giorno, il Giudizio. Nella misura in cui il nichilismo diventa normale, i simboli del vuoto diventano più temibili di quelli del potere. Ma la libertà non abita nel vuoto, essa dimora piuttosto nel disordinato e nell’indifferenziato, in quei territori che sono, sì, organizzabili, ma che non appartengono all’organizzazione. Vogliamo chiamarli la “terra selvaggia” (die Wildnis); la terra selvaggia è lo spazio dal quale l’uomo può sperare non solo di condurre la lotta, ma anche di vincere» (Oltre la linea, 96). Credo che noi non siamo più capaci di destreggiarci nel deserto e neppure nella terra selvaggia. Siamo talmente diventati conformi al sistema consumistico, che dopo aver letto questa frase, al massimo pensiamo ad una vacanza, che ne so, nella nella savana africana, ma non a quello che intendeva Ernst Jünger, cioè  allo stare fuori dal sistema tecnico, democratico, religioso, quello che si vuole. Cioè al tentativo di stare fuori, perché come sa Paul Kingsnorth, il grande critico della „macchina“, non è possibile a nessuno al cento per cento. Ma almeno possiamo cominciare a passeggiare nei boschi, piuttosto che nei centri commerciali. Andare a cercare i pozzi, come fa Kingsnorth in Irlanda. 

Jünger ci da anche tre indicazioni precise: non avere paura della morte, non far morire in noi la forza erotica, non fa morire noi la bellezza artistica. Tutte e tre le cose hanno a che fare con la grazia, ma implicano anche un lavoro (anche la preghiera lo è). Il Signore chiede al cieco di Gerico che cosa vuole che egli faccia per lui. Ecco queste indicazioni potrebbero essere veramente un aiuto: chiedere di non aver paura della morte, chiedere che la forza erotica in noi non venga dissolta in forme pornografiche o bigotte; chiedere un senso musicale, per esempio per saper ascoltare Mozart e Bach… „La mobilitazione totale è giunta a uno stadio la cui minaccia oltrepassa quelle del passato“ - lo vedo nel mondo della scuola, in cui siamo confrontati continuamente con forme di tirannia, chiamiamola quotidiana. Come risposta a ciò abbiamo „i valori“, per esempio quello dell’accettanza dell'altro. Ma l'accettanza dell'altro è un'astrazione, significa solamente non avere il coraggio erotico di entrare in amicizia con l'altro. Don Giussani parla del valore della verginità come un valore che riguarda tutti noi. In un certo senso ha ragione perché intende verginità come distacco, nel senso del rispetto. Ma io credo che abbiamo bisogno non solo della verginità ,ma anche di un vero e proprio sguardo erotico sull’altro (non pornografico, e non bigotto).

Sono arrivato alla pagina 366, e nei prossimi giorni devo correggere e non so se avrò tempo di leggere. Per quanto riguarda la categoria dell’anarca e dell’aristocratico, solo due pensieri: tra gli autori che più mi hanno influenzato ci sono per lo meno due „aristocratici“ : Hans Urs von Balthasar e Adrienne von Speyr. Mia moglie è figlia dell’aristocrazia ungherese, la sua famiglia era in amicizia con il cardinal Mindszenty. Ma da tutti questi tre aristocratici ho imparato la loro umiltà e il loro inserirsi nel „popolo santo di Dio“; la mia piccola forma di aristocrazia consiste nel dare spazio alle suonate al pianoforte di Mozart, che ascolto sempre dalla prima all’ultima, nell’interpretazione di Evgeni Koroliov. E certamente anche il mio modo di essere insegnante è quella di un anarca. Ed anche se il mio percorso non è quello di Jünger (guerriero, non nazista, ribelle nel bosco, Anarca, cattolico) - ho una grande simpatia per esso. Il mio è semplicemente questo: ragazzo della periferia di una città come Torino, ragazzo che cerca nell’utopia di Bloch un’alternativa ad un cristianesimo borghese; uomo che si accorge che quello spirito dell’utopia era a sua volta borghese e che infine nell’incontro con sua moglie e con Ferdinand Ulrich cerca di dare forma alla sua piccola via del quotidiano, come un piccolo amico di Gesù. Tra l’altro spesso passeggiando nei boschi.  Con  affetto, Roberto


Nella forma del quotidiano per anni hanno fatto parte, in modo preminente, la vita con i nostri due figli, Johanna e Ferdinand. Ed anche ora, grazie a Dio, anche se vivono lontani e con un loro compito, ci cercano. Proprio oggi pomeriggio ho avuto una bella video chiamata con mi figlio, che sa analizzare con precisione il suo tempo di Heidegger ed ora quello a Monaco di Baviera; parlando con Adrian in California, dopo il „Physikum“, si è accorto come il periodo di Heidelberg fosse, per usare questo linguaggio, un periodo „liquido“, al suo paragone questo di Monaco è più „stabile“ con lo studio di medicina, il lavoro come fisioterapista e con lo studio parallelo di filosofia nella Scuola superiore  dei gesuiti. Ha ripreso a frequentare il sacramento della confessione…Anche nei momenti bui delle sue paure, nei mesi scorsi, nostra figlia ci ha sempre cercato con fiducia…


Il percorso di don Giussani (cfr. Appunti da una conversazione di Luigi Giussani all’Assemblea Responsabili a Milano, 1996, che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook) è stato per un certo verso semplice: la vita in famiglia, gli anni del seminario, il vuoto di una vita parrocchiale senza l’annuncio di Cristo e poi il Movimento, fino alla sua forma matura, la Fraternità di Comunione e Liberazione. Devo pensare ad una parola davvero salvifica di Renato: la forma di una Fraternità non „tollit“, parlo a modo mio, quella unica e personale, ma come si incrocia il percorso di Giussani con il mio? Ho sempre preso sul serio l’idea e la realtà della „fraternità“: in primo luogo negli anni dei „Contadini di Peguy“, che purtroppo non hanno superato la crisi della pandemia e della guerra in Ucraina. Ed ora la prendo sul serio con l’amicizia con Gianni e Renato. Ma per dirla molto brevemente: la „fraternità“ qui nella diaspora è quella che vivo ogni giorno con mia moglie, quella che ho vissuto con i miei figli per anni; quella che vivo con il parroco, che da oggi, visto che un nostro collega è da mesi malato, sta facendo qualche ora nella scuola come servizio volontario e gratuito…ed anche se io ho un approccio diverso da quello di Giussani al Berchet, rimane il fatto che Konstanze ed io abbiamo pregato, a volte da soli a volte con pochissimi, per anni, le „Lodi“ a scuola, che preghiamo ogni giorno l’Angelus quando andiamo a scuola e che il prossimo lunedì andrò con alcune ragazze ad Erfurt a sentire una lettura dai diari di Etty Hillesum con accompagnamento musicale all’organo…rimane il fatto che ho condiviso oggi nella mia bacheca in Facebook una conferenza del mio alunno ucraino, anche se io non sono d’accordo con le tesi del professore Timothy Snyder della Yale University, che lui ha citato e sostenuto. Quando Ilia mi ha chiesto, direttamente, cosa penso di queste tesi, gli ho risposto che per me è lui che è importante per me! Per quanto riguarda la tesi principale del professore Schneider, cioè che l’Ucraina deve vincere la guerra, gli ho detto che io non voglio fare il saccente con lui, ma che penso piuttosto ciò che Habermas ha definito così: l’Ucraina non deve perdere la guerra; la formula che deve vincere non mi sembra né realista né geo-politicamente sostenibile…


Nel capitolo „Feldmusik“ (musica da campo) del „Krabat“ di Otfried Preußler si può leggere una parodia altamente ironica della vita miliare, che dopo la lettura del saggio di Giuseppe Reguzzoni, sulla conversione di Ernst Jünger, mi sembrava contenutisticamente troppo „billig“ (meschina), tanto più che la vita dal mugnaio non è migliore, ma comunque sia Preußler ha pur saputo dare voce, in modo letterario ricco e divertente, alla ribellione dei giovani del mulino…


(Notte) „L’intelligenza immensa e inquieta di Blaise Pascal, colmata di pace e di gioia davanti alla rivelazione di Gesù Cristo, ci invita, secondo “l’ordine del cuore”,  a camminare con sicurezza rischiarati da «questi lumi celesti».  Infatti, se il nostro Dio è un “Dio nascosto” (cfr Is 45,15), è perché Lui «volle nascondersi», così che la nostra ragione, illuminata dalla grazia, non avrà mai finito di scoprirlo. È dunque per l’illuminazione della grazia che lo si può conoscere. Ma la libertà dell’uomo deve aprirsi; e ancora Gesù ci consola: «Tu non mi cercheresti se non mi avessi trovato»“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis) - anche la filosofia di Ulrich è rischiarata da „questi lumi celesti“, dalla Rivelazione, pur essendo ontologia vera e propria, ma anche quest’ultima, mirando al tutto, non può negare a priori la luce della Rivelazione. Comunque sia il primo passo lo fa lui! È lui che ci ama e ci conosce per primo! 


Il brano sugli industriali (Quaderno I, 121) è troppo frammentario e così posso assumerne solo una frase: „La libertà è violata. È la fine di tutto!“ Giudicata con questo criterio la mia esperienza lavorativa in Germania, prima in Baviera ed ora in Sassonia-Anhalt, non è davvero libera, non è davvero „sinodale“ (come ascolto reciproco). I capi sono i capi, ma grazie a Dio il sistema non è perfetto, per cui poi nella giornata è possibile un atteggiamento „selvaggio“ nel senso di Ernst Jünger, cioè di alternativa al sistema. Io non mi posso permettere di non lavorare e  mi sono comportato, di conseguenza, in modo abbastanza leale con i miei capi. Ma forse per conservare quella libertà che di fatto il sistema non può opprimere, perché non è, grazie a Dio,  onnipresente… per quanto riguarda l'attività lavorativa di mio papà, come piccolo capo di un laboratorio tessile, non posso dire delle cose precise (so che la sua gente gli voleva bene), ma io vivevo a Torino e il laboratorio era a Casale Monferrato. Conosco di più il metodo di lavoro, come distributore di penne a delle donne della periferia di Torino, perché come giovanissimo, aiutavo mio papà a distribuirle…non credo che si sia arricchito pagando male queste donne, ma sottraendo all’azienda principale, da cui riceveva le penne, alcune di esse per ogni scatola…cosa che a me non piaceva e di fatto poi io mi concentrai sul mio studio di filosofia, che comunque mio papà e mia mamma, visto che anche lei lavorava a tempo pieno sia nel periodo delle penne, con mia sorella, nell’alloggio di strada del Drosso 184 H a Mirafiori sud (Torino) sia poi nel laboratorio a Casale Monferrato a partire dal 1980, hanno finanziato… Buona notte“



(Wetterzeube, il 21.11.23) Gianni, a cui avevo mandato la mia meditazione di ieri notte sulla giornata di inizio d’anno di Prosperi, mi ha risposto così: „Grazie grazie tu sai che per me tu sei di Cl più di me e ti sono grato della testimonianza che mi dai della vostra presenza all'Est, è veramente una grande cosa, mi commuove quello che voi siete, segno carnale di Gesù. Scrivi a Prosperi, scrivi, è importante anche per lui“. Giussani, in un suo commento al Benedictus, dice che esso è ricolmo di gratuità, gratis, gratia! Ed è proprio vero: Dio ha visitato il suo popolo gratuitamente, ma io ho imparato da Ulrich, che la parola tedesca „Umsonst“, significa gratis et frustra! Anche frustra, se no non è neppure gratis, ma è per un tornaconto, che non ha nulla a che fare con il „centuplo“ (Giussani) o la „gioia“ (Pascal, C.S. Lewis), perché, come si esprime Balthasar citando un proverbio ebraico: „Successo“ non è uno dei nomi di Dio! Una lettera a Prosperi non cambierebbe nulla a questa dimensione dell’Umsonst! 


Ieri della mia meditazione sulla giornata di inizio d'anno ho insistito tanto sulla singolarità della nostra esperienza qui nell'est della Germania. Mi si potrebbe obiettare che ci sono almeno una sorella ed un fratello della Fraternità qui a Dresda (90 minuti in macchina), giuristi, che sono anche stati molto gentili con noi, ospitando, qualche anno fa, una mia allieva per una esperienza di tirocinio da loro, in un momento in cui, tra l’altro, a livello della loro famiglia c'erano dei problemi (forse era morto il padre?), ma è anche vero che proprio con loro in questi 20 anni non è nata alcuna vera amicizia. Quando quest’estate, sorprendentemente, mi hanno scritto come stiamo in WhatsApp,  perché si trovavano a camminare vicino a noi, ho risposto con attenzione alla loro domanda, perché non volevo fare small talk con membri della Fraternità e dopodiché non c'è stata poi alcuna reazione, cosa che non mi stupisce, perché corrisponde alla realtà del nostro rapporto. 


E poi nella frase espressa da Nadal, con l’irrealis del presente (congiuntivo imperfetto), mi è svelata la via della vera gioia e del suo medesimo uso con la parola umiltà, percorsa da SPN: „“Quasi qui se negligeret perfecte, et ab aliis negligeretur omnibus“ (Ep., 697); alla fine ciò che conta è solamente quello che il Signore vuole (Balthasar, Antologia-Servais, 350) e ciò può anche accadere nella modalità di una sicurezza verso l’esterno ed un’insicurezza verso l’intimo del proprio cammino, ma in un diario, deve essere tolto anche il velo che copre l’insicurezza. Se no diventa agiografia di se stessi. 


Agostino (cfr. La lettera a Giovanni, edizione Greiner, 53-54) non „tollit“ la dimensione della natura: sottolinea che Giovanni, nella sua prima lettera, si rivolge ai bambini, ai padri e ai giovani uomini: „ I bambini danno testimonianza della nascita, i padri della vecchiaia, i giovani uomini della forza“; vi è insomma una testimonianza propria ai bambini, una testimonianza propria agli anziani, una testimonianza propria ai giovani uomini, ed ovviamente anche alle giovani donne, alle anziane, eccetera, ma poi il vescovo d Ippona volge il nostro sguardo verso Cristo, dove la vera forza è velata nella sua debolezza. Qual è il mistero ultimo della sovranità (basileia) di Cristo? Infine che egli non ha opposto resistenza ai suoi persecutori. Qui si trova il momento insuperabile e profondamente cristiano della bellezza disarmata di Cristo (Julián Carrón). 


Il mondo procede con i suoi drammi, anche se negli ultimi giorni mi sono concentrato di più sul mio percorso interiore. Lascio la parola a Michael Tracey (X, 20.11.23), che con squisita ironia si esprime così, su uno dei drammi del mondo: „Netanyahu, che ignora ampiamente i media israeliani, continua a dire ai media statunitensi che se Israele non invade e occupa la Striscia di Gaza, "l'America sarà la prossima".

"Israele sta combattendo la guerra dell'America", insiste.

Capito (Got that?)? Se la guerra non procede, Hamas si impadronirà di Peoria, Illinois“. 


Abba nostro…


(Dopo) Anche Renato Farina, a cui avevo anche mandato le pagine che ho scritto questa notte in dialogo con Prosperi, mi ha risposto, con un messaggio che mi ha davvero commosso e che è una risposta reale alle mie domande; per questa risposta vale la pena di rimanere nella Fraternità: „La risposta di Costanza (Konstanze in italiano; RG; Renato si riferisce alla domanda che ho posto ieri sera a cena a mia moglie, ripresa dal Vangelo, quella di Cristo al cieco di Gerico: „cosa vuoi che ti faccio?) mi pare bellissima: è la risposta di un fanciullo, essenziale e pura. - Sul resto… come vorrei fosse vivo don Gius per risponderti. Mi viene in mente il caso di chi è frate francescano e ciellino - è di Francesco o di don Gius? La risposta la sappiamo… Dice San Paolo: è di Cristo! E la forma è solo la sua, di quel frate particolare, di quel ciellino: che non è un ibrido, una sorta di ‚ircocervo“ (1), ma un unicum. Scola ha sempre detto che neppure don Giussani era l’uomo di un solo libro. Scola stesso si sentiva di aver attinto a più fonti - Giussani, Balthasar, Wojtyla per poi tornare più profondamente all’insegnamento dei suoi genitori, di don Gius, Balthasar, Wojtyla. Tutte le complicazioni-ricchezze-difficoltà diventano la forma di un’unica preghiera, la tua che umilmente e mai del tutto confortevolmente partecipa al coro della communio… 

Altra osservazione mia:  decentrare il carisma significa custodirlo davvero. Il carisma e un dono di Cristo per Cristo non per sé stesso“ (21.11.23). 


C’è una frase di Prosperi nella giornata di inizio che mi ha colpito molto, verso la fine, ma purtroppo non ho l’originale italiano sotto gli occhi: „siamo i destinatari di un dono“ (traduzione tedesca della giornata di inizio anno, pagina 15).  Ed anche una citazione, nel punto numero 6 della giornata di inizio anno, („La libertà si esprime nella preghiera“), di don Giussani, presa da „Si può (veramente) vivere così?“ Milano 1996, 572 è davvero impressionante: „ si impara ad amare Cristo riconoscendone la presenza. È una grazia: come la presenza, così il riconoscerlo. Lo sviluppo di questa grazia si chiama domanda. Padre Kolbe, mentre era dentro il bunker in cui è morto, in quelle ore terribili, pregando, quando più profondamente si è unito e ha conosciuto Cristo di quando in seminario studiava teologia! Non è conoscendo la realtà che si conosce Cristo, perché non si ha il nesso. È conoscendo Cristo che si conosce la realtà. E si conosce di più Cristo domandandolo. Perciò il peccato grave, da cui derivano tutti gli altri peccati, è l'assenza di preghiera, di domanda, ma di domanda reale, di domanda sofferta, di domanda sincera di domanda, non di pretesa“. Sono parole che esprimono la vita! 


Nel giorno dell’angoscia io cerco il Signore.


La mia voce verso Dio: io grido aiuto!

La mia voce verso Dio, perché mi ascolti.

Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore,

nella notte le mie mani sono tese e non si stancano;

l’anima mia rifiuta di calmarsi. R


Mi ricordo di Dio e gemo,

medito e viene meno il mio spirito.

Tu trattieni dal sonno i miei occhi,

sono turbato e incapace di parlare. R


Ripenso ai giorni passati,

ricordo gli anni lontani.

Tu sei il Dio che opera meraviglie,

manifesti la tua forza fra i popoli. R (liturgia ambrosiana odierna) 



(1) ircocèrvo s. m. [dal lat. hircocervus, comp. di hircus «capro» e cervus «cervo», calco del gr. τραγέλαϕος (v. tragelafo)]. – Nome d’un animale favoloso, che partecipa della natura del capro e del cervo. Usato per lo più (già in lat.) in senso fig., con riferimento a cosa assurda, inesistente, chimerica e sim.: le categorie del pensare ... si fanno esse stesse pensanti e giudicanti, foggiando veri e propri i. mentali (B. Croce).(Treccani). 


(Più tardiDell'omicidio di Giulia non voglio parlare. Ho ascoltato attentamente cosa mi diceva mia mamma, ma mi chiedo se abbia senso amplificare queste tragedie a livello nazionale.


„La prima condizione per potere educare una creatura umana – i figli, primavera della famiglia e della società – è che ci sia questo senso di distacco, di rispetto, questo senso di timore e tremore per il Mistero che è dentro quella creatura, che è così tua eppure non è tua. Senza questo un padre o una madre come fanno a rispettare e ad aiutare i passi di un cammino che nessuno può fissare, neanche il soggetto stesso? Padre e madre finiscono inevitabilmente per compiere la terribile profezia del „Libro della Sapienza“, cadendo in un possesso del figlio che, nel mentre lo stringe, lo soffoca. Al contrario, il distacco di cui stiamo parlando è come il sentimento di non potere esaurire il rapporto col figlio stringendolo tra le braccia, prendendolo per mano o ingiungendogli quello che a noi adulti sembra più giusto, più vero e più adatto a lui. È un reale distacco. Ma non esiste una unità col proprio figlio più profonda di quella vissuta dal padre e dalla madre che cercano di guidare la loro creatura avendo sempre davanti agli occhi questa cosa tremenda e misteriosa che è il suo destino, avendo sempre davanti questo pensiero: che è un essere in rapporto con Qualcosa di molto più grande di noi, a cui io lo debbo accompagnare e verso cui lui andrà utilizzando, ora per ora, delle cose, degli avvenimenti in cui si imbatterà. Perciò io lo debbo aiutare a usare le cose, a fargli prendere la vita il più possibile in modo tale che il suo cammino, istante per istante, sia teso al suo destino. Altrimenti sarebbe stato inutile e ingiusto averlo generato, perché, allora sì, sarebbe inutile vivere, avrebbero ragione gli « empi » del racconto biblico! Si educa un uomo se si favorisce il dilatarsi in lui di un ideale, intendendo per ideale qualcosa di ultimo, di più grande di sé, per cui tutto quello che si fa non lo si fa per se stessi. Questa è l’abolizione dell’egoismo e l’inizio di una difesa della vita come cammino verso il destino preparato da Dio per ciascuno di noi“. (LUIGI GIUSSANI   Il miracolo dell’ospitalità) - È una pagina molto bella questa sul distacco nell’educazione, sul lasciar andare, avrebbe detto Ulrich! 


(Droyssig, il 21.11.23) Caro Davide Prosperi, Gianni Mereghetti ha insistito tanto perché ti scriva e così lo faccio. Questa frase di Don Giussani che hai citato alla fine della giornata di inizio, la sento vera, del tutto vera: „Non è conoscendo la realtà che si conosce Cristo, perché non si ha il nesso. È conoscendo Cristo che si conosce la realtà“. Sono insegnante, ho 63 anni. Vivo da 22 anni, con mia moglie in Sassonia- Anhalt, dove ci sono il 2% di battezzati cattolici. La mia appartenenza alla Fraternità è stata generata da un abbraccio tra Balthasar e Giussani che avevo visto a Roma quando ero giovane. È stata poi confermata nel 2010 alla tomba di von Balthasar, in un momento difficile della mia vita. In questi 23 anni sono successe tante cose. 13 anni fa si è ucciso un ragazzo di 15 anni e mia moglie ed io eravamo le uniche due persone che avevano una parola di speranza per la famiglia. Poi abbiamo accolto per tre mesi una ragazza che era stata abusata dal suo patrigno. E poi c'è la piccola via del quotidiano in una delle zone più altamente secolarizzate del mondo. In cui Konstanze ed io, come insegnanti ,cerchiamo di offrire una maternità ed una paternità nel senso di quello che dice il Papa ripete ogni domenica all’Angelus; Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia. Ci sarebbero tante cose da raccontare, ma la cosa che più mi preme e questa esperienza di gratuità che facciamo e che è un dono di Cristo, nel senso che il nostro amico Ulrich ci ripeteva sempre: un gesto di amore che gratis è deve essere anche disponibile al „frustra“, che c'è nel gratis. Ti invio anche due righe che mi ha scritto questa mattina Renato Farina e che si riferiscono ad alcune cose che avevo scritto nella notte nel mio diario e che gli avevo inviato: „La risposta di Costanza (Konstanze in italiano; RG; Renato si riferisce alla domanda che ho posto ieri sera a cena a mia moglie, ripresa dal Vangelo, quella di Cristo al cieco di Gerico: „cosa vuoi che ti faccio?) mi pare bellissima: è la risposta di un fanciullo, essenziale e pura. - Sul resto… come vorrei fosse vivo don Gius per risponderti. Mi viene in mente il caso di chi è frate francescano e ciellino - è di Francesco o di don Gius? La risposta la sappiamo… Dice San Paolo: è di Cristo! E la forma è solo la sua, di quel frate particolare, di quel ciellino: che non è un ibrido, una sorta di ‚ircocervo“ , ma un unicum. Scola ha sempre detto che neppure don Giussani era l’uomo di un solo libro. Scola stesso si sentiva di aver attinto a più fonti - Giussani, Balthasar, Wojtyla per poi tornare più profondamente all’insegnamento dei suoi genitori, di don Gius, Balthasar, Wojtyla. Tutte le complicazioni-ricchezze-difficoltà diventano la forma di un’unica preghiera, la tua che umilmente e mai del tutto confortevolmente partecipa al coro della communio… 

Altra osservazione mia:  decentrare il carisma significa custodirlo davvero. Il carisma e un dono di Cristo per Cristo non per sé stesso“  (Renato).Ti abbraccio nel signore Roberto PS La risposta di mia moglie era: l’accesso al paradiso, ma non da sola.



(Pomeriggio tardo) Caro Giuseppe, ho letto con grande interesse il tuo saggio sulla „Rivoluzione conservatrice“; alcuni autori che citi sono diventati negli ultimi anni momenti del mio percorso intellettuale, che se il Signore vorrà, voglio approfondire: per esempio Jünger (anche attraverso la monografia di Helmuth Kiesel, che citi), che é un grande, ma anche Sieferle, con la sua critica alla mitologizzazione di Auschwitz, che non ha proprio nulla a che fare con la negazione del singolare crimine che è li accaduto, ed in cui hanno perso la vita persone che mi sono care, come Etty Hillesum, Santa Teresa benedicta a Cruce, Padre Massimiliano Kolbe… 

Per quanto riguarda la guerra, come sai io ho una posizione di totale appoggio alla „profezia della pace“ di Papa Francesco, ma allo stesso tempo ritengo che il modo „oggettivo“ con cui ne parla Jünger, sia una dimensione da tenere conto, come bisogna tenere conto che in una guerra si impongono anche valori di eroismo e compagnia, che hanno un certo loro valore. Ed è propio in forza della „profezia della pace“ che ritengo necessaria una critica più radicale del liberalismo di quella che permetta il concetto di „legittimità critica del moderno“ ; il fenomeno dei neocons negli USA è un espressione liberale guerrafondaia e non la negazione del liberalismo: insomma i neocons non sono conservatori nel senso di un autore come Jünger. L’individualismo liberale, per cui l’unico dio è la volontà del singolo, non può che portare alla decadenza e alla reazione ad essa, che lè ’ideologia neocon. Si è disposti a fare guerra con mezzo mondo per difendere il diritto della volontà del singolo: che follia. 

In dialogo con Antonio Rosmini, un dialogo che voglio approfondire, credo però che l’idea di „risorgimento“, sia più cristiana e più sensata per il reale di quella di „rivoluzione“. 

In dialogo con Ferdinand Ulrich tento di posizionare il mio percorso intellettuale anche con una forma di ontologia che non è né debole, né forte…

Grazie per avermi fatto leggere il  tuo testo, Tuo, Roberto 


(Notte) „Come ricordava San Giovanni Paolo II nella sua Enciclica sui rapporti tra fede e ragione, filosofi come Pascal si distinguono per il rifiuto di ogni presunzione e per la loro scelta di un atteggiamento fatto tanto di umiltà quanto di coraggio. Hanno sperimentato che la fede «libera la ragione dalla presunzione».  Prima della notte del 23 novembre 1654, questo è chiaro, Pascal «non ha alcun dubbio sull’esistenza di Dio. Sa anche che questo Dio è il sommo bene. […] Ciò che gli manca, e che attende, non è un sapere ma un potere, non una verità ma una forza». Ora questa forza gli viene donata per grazia: egli si sente attratto, con certezza e con gioia, da Gesù Cristo: «Conosciamo Dio solo per mezzo di Gesù Cristo. Senza questo mediatore è esclusa ogni comunicazione con Dio». Scoprire Gesù Cristo è scoprire il Salvatore e Liberatore di cui ho bisogno: «Quel Dio non è altro che il riparatore della nostra miseria. Perciò non possiamo conoscere bene Dio senza conoscere le nostre iniquità». Come ogni autentica conversione, la conversione di Blaise Pascal avviene nell’umiltà, che ci libera «dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialit໓ (Papa Francesco,  Sublimitas et miseria hominis). Ave Maria…


(Wetterzeube, il 20.11.23) „Amor meus crucifixus est“ (Dir. Dávila 169, P. 527). Íñigo López de Loyola, prenderà il nome di Ignazio dal primo Ignazio, quello di Antiochia (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 349-350). Non sappiamo molto di questo primo Ignazio, a parte la frase sul primato dell'amore del vescovo di Roma. Sappiamo che il secondo Ignazio era impressionato dall'atteggiamento nei confronti della morte del primo, ma ciò non significa per SPN una sequela letterale del primo Ignazio, perché infondo è solo Dio che decide qual sia la morte di cui dobbiamo morire, ma ha tradotto questa disponibilità in questo motto: „ogni attimo dell'esistenza deve essere riempito con un completo impegno della vita“ (cfr. Balthasar, ibidem). Il che non deve essere frainteso nel senso dell’attivismo. 


Con ragione Agostino scrive che il Logos universale e concreto, Gesù Cristo, „è l’essere stesso“, „senza inizio e senza fine, senza limitazione temporale“ (La prima lettera di Giovanni,  edizione Greiner, 53). Cristo è „prima che Abramo era“ (cfr. Gv 8,58). Ed è giusto che Colui, senza il quale nulla sarebbe (cfr. Gv 1,3) è prima delle stelle ed anche prima di quella stella che è Maria. Ma sulla questione dell’ „inizio“ padre Klein SJ è più chiaro di Agostino: Maria è quell’inizio di cui parla Giovanni, perché in Dio per l’appunto non vi è alcun inizio. Senza quell’inizio, che è Maria, sarebbe la redenzione sarebbe stata un atto di irresponsabilità; in qualcuno doveva essere garantito un sì pieno, semplice e completo, alla redenzione: è questo qualcuno è Maria!  Il Logos universale e concreto è l’Essere stesso che dona gratuitamente l’essere finito, ma è anche l’espressione singolare e personale del dono dell’essere come amore gratuito. Vero uomo e vero Dio! 


„Dice il testo „II senso religioso“ che percepisce più facilmente Dio chi è più impegnato con la realtà. È il contrario di quanto dici: se uno è impegnato con la realtà, lo capisce di più. Impegnato con la realtà vuol dire guardando... tutti guardano una faccia e dicono: «Ha i capelli», ma guardare i capelli in modo tale da incominciare a intuirne la numerosità e la complessità, non lo fanno tutti. Non sono impegnati col reale, perciò appare molto meno bello. Se tu spingi questa osservazione, arrivano a non capire più che cos'è Dio partendo dal disprezzo dei capelli e dalla dimenticanza dei capelli, dalla dimenticanza di qualcosa che vedono, toccano e sentono. Il reale, l'impegno col reale ti fa guardare, toccare e sentire...........................

 La ragione è coscienza della realtà secondo la totalità dei suoi fattori: questo è l'impegno con la realtà. Ora, la realtà non è fatta soltanto di cose che si vedono, si toccano, si sentono, ma è fatta anche di qualcosa che non si vede né si tocca e c'è. Per esempio, banco e l'idea di banco ; oppure , faccia e l'idea di faccia: sono due entità diverse. L'uomo non si può ridurre esaurientemente a ciò che si vede, si tocca, si guarda, ma, per arrivare a questo punto, bisogna partire da ciò che si vede, si tocca, si guarda. Sono partiti da ciò che hanno sentito e da ciò che vedevano, i pastori.................

qualcosa di reale incomincia come qualcosa che si vede, si tocca , si sente, ma ha dentro la presenza di qualcosa che non si vede, non si tocca , non si sente . Allora - come ha detto lei prima - è l'insieme delle cose, non solo un insieme di "ammucchio " (ammucchiare le cose che si vedono di qui e le cose che non si vedono di là): le cose che si vedono o si sentono hanno un "dentro " che non si vede e non si sente e nel quale si compiono nella loro consistenza“. (Luigi Giussani  Una presenza che cambia) - su questo punto Don Giussani segue la lezione di Platone, cioè una parte della realtà, l'idea, non si può toccare, ma segue anche la lezione di Aristotele: si parte da ciò che si tocca (e in ciò che si tocca materia ed idea sono un’unità). Molto bella è la sua definizione di ragione come apertura alla totalità dei fattori del reale. Ed è vero che solo nell'impegno della vita è possibile comprendere cosa sia la vita e che cosa sia il mistero presente in essa, non seppellendo le cose, come abbiamo imparato anche dal Vangelo di ieri, secondo il canone romano. 


L'incontro - da cui parte l'immagine persuasiva di Cristo, in cui si intuisce che Cristo è qualche cosa che è pertinente alla vita, che interessa la vita - è con una compagnia o anche con una sola persona, non in quanto tu capisci che lì c'è dentro Cristo, ma in quanto ti fa dire:  «Ma come mai son così questi qui?».  È in un secondo tempo che, sentendoli dire: «C'è il Signore tra noi, per questo siam così», incominci a capire che forse è vero quel che dicono.

Così, è da una certa esperienza di vita di compagnia in casa che uno incomincia a capire le cose che ha letto nel libretto circa le sue esigenze, eccetera. Uno incomincia a capire di sé quando vive una compagnia in cui queste esigenze sono vissute, che lo implica e lo urge. Allora comincia a capire anche sé; e comprendendo sé, maturando la comprensione di sé, matura enormemente anche il senso della compagnia.

Così, si incontra una compagnia e si dice: «Ma guarda come sono questi qui!». E questi qui dicono: «C'è Gesù Cristo, bisogna far la Comunione»,e uno fa la Comunione per andar con loro, e incomincia a sentire e, risentendo e risentendo, a un certo punto dice: «Mah! Allora dev'esser proprio così, c'è qualcosa d'altro». Allora avviene il passaggio - e guai se non avviene -: questo qualcosa d'altro incomincia ad assumere una imponenza che supera anche quella della compagnia; allora la compagnia diventa stabile, sicura.

Dunque, tu incominci questa strada trovando un compagno, una compagna, oppure vedendo un gruppetto, che ha qualcosa di interessante e gli vai dietro. E senti questi qui che dicono che quello che d'interessante hanno  è perché «C'è il Signore»; e gli vai dietro un po' incuriosita, ma senza essere definita da quella cosa lì, senza essere determinata da quella cosa lì. A un certo punto, però, questo richiamo ingrossa, le «postille» appena accennate di questa faccia misteriosa prendono corpo, sei colpita di più da quell'idea, da quella parola; e sei più colpita dal fatto che la gente ti dice: «Guarda che noi siamo insieme per quello lì». Questo è un salto qualitativo rispetto all'impressione iniziale; allora tu incominci a prender sul serio quello lì: mentre prima non andavi a far la Comunione, adesso vai a far la Comunione anche tutti i giorni, o dici le preghiere tutti i giorni.

Quanto più tu segui con continuità questa evoluzione, tanto più Gesù diventa più importante delle facce messe insieme. Anzi, diventa così importante che capisci che senza di quello le facce scomparirebbero e tu ti "stufiresti"! È questo il destino di tantissima gente che passa attraverso noi e poi se ne va. Come ne Il focolare di Pascoli: se ne vanno per il loro destino, perché non hanno preso in considerazione adeguata, non son stati seri con quella cosa che la compagnia che li ha attratti diceva essere il proprio motivo. La compagnia dice: «Siamo insieme per questo qui»; uno non prende sul serio questo e si appaga della compagnia, gli piace la compagnia; non guarda questa motivazione. Dopo un po', giuro che lascia anche la compagnia! Perché una realtà senza motivo adeguato svanisce.

Il motivo adeguato della nostra compagnia è qualcosa d'altro. Ma questo è ciò che dovrebbe tremare nei nostri occhi tutti i giorni, perché tutti i giorni è proprio così“. - (Luigi Giussani "Tu" ( o dell’amicizia)). - ci sono anche intuizioni teologiche e filosofiche grandi in Giussani, ma lui è davvero un grande pedagogo. E lo si vede in questo passaggio in cui spiega bene come nasce la sequela. Se non avessi incontrato Ulrich, il mio riavvicinamento alla Chiesa, che era accaduto prima di questo incontro non sarebbe stato abbastanza forte per affrontare un mondo, che in quanto mondo tutto dice il contrario di Cristo. Ma con Ulrich ho incominciato a capire che cosa lui seguiva. Qualcuno di più grande di lui. Nel movimento in Germania  ci sono state alcune persone con cui ho vissuto un’amicizia, ma ormai noi da più di vent'anni siamo lontani da tutti. C'è ancora qualche gesto comune, come il fondo di Papa Francesco, con cui sosteniamo alcuni poveri qui nella scuola. Ma di fatto, se penso a qualcuno di concreto che inveri questa frase di Don Giussani, penso ad Ulrich, penso a mia moglie, anche a i miei figli. Davide Prosperi nella giornata di inizio anno dice la stessa cosa e si esprime così: senza educazione non si fa il passaggio alla fede; magari si è anche affascinati da una persona o da una comunità, ma prima o poi esse annoiano, se per l’appunto questa persona e questa comunità non iniziano in noi, e noi lo permettiamo, un percorso educativo. 


Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina; con il 99,26% delle urne scrutinate, Milei, ha ottenuto il 55,69% dei voti, quasi 12 punti in più del rivale, il peronista Sergio Massa, che ha totalizzato il 44,31% (Globalist). I media parlano di anarchico-capitalista, ma è uguale: è espressione di una forma messianica, per la quale speriamo che il prezzo non sia troppo alto. Nel mio blog ho pubblicato una lettera che il padre Pepe aveva scritto su di lui…


Il Papa ci ricorda che la povertà è uno scandalo. Dio ce ne chiederà conto…


Padre nostro… 


(Notte) Luca 18, [35]:  „Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. [36] Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. [37] Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". [38] Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". [39] Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". [40] Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: [41] "Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". [42] E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". [43] Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio“ - A cena ho chiesto a mia moglie, che cosa avrebbe risposto lei a questa domanda: „Che vuoi che io faccia per te?“. Pensando ad un’altra frase di Gesù, credo anche in Luca, quando si domandava se il Figlio dell’uomo troverà ancora fede al suo ritorno, le ho detto, perché lei era rimasta in silenzio, che desidero per me, per la mia famiglia e miei amici, che non perdiamo la fede. Lei con semplicità mi ha detto: gli chiederei di poter andare in paradiso, non da sola. Poi ho ripensato alla giornata di inizio d’anno di Davide Prosperi, che ho letto quasi per intero, ma in tedesco, fino alla „missione“. Volevo scrivergli, ma come si fa a scrivere ad una persona che è responsabile per 90.000 persone? Non fa alcun senso. Io capisco tutto, capisco la sua preoccupazione che non si riduca la nostra compagnia al destino ad una questione solo naturale; ciò che è decisivo è la fede, che può suscitare solo il Signore. Ma poi insiste tanto sull’identità di questa compagnia, CL, con Cristo e che non bisogna tradirla per il nostro io, etc. Tutto vero, come è vero quello che dice sulla missione: Konstanze ed io viviamo da 22 anni nella missione. Ma il mio incontro è stato con Balthasar e poi con Ulrich e poi con mia moglie e i miei figli e poi con persone come Renato e Gianni, ma io non sono mai stato un ciellino puro; lo avevo detto anche al cardinal Scola da giovane: io cercavo una forma di fraternità che né Balthasar né Ulrich avevano fondato per laici e gli chiesi se CL poteva essere questa forma; lui rispose di si; ma io ho quasi sempre fatto l'esperienza di essere uno strano, come il cieco di Gerico. Certo qua e là sono nate anche momenti di amicizia veri, anche qui in Germania. Volevo rimettere nelle mani di Prosperi la mia decisione: Decidi tu, volevo scrivergli,  se uno come me può stare davvero nella Fraternità? Non è questione del mio io, se esso sia in un certo modo o in un altro; la questione è il mio compito nella Chiesa e nel mondo, e questo compito è stato generato dall'abbraccio di Balthasar e Don Giussani e non da Giussani da solo. Io sono stufo di sentirmi sempre in colpa, dopo aver letto un testo di CL. A me sembra di mettere in pratica parola per parola quello che dice Don Giussani, ma la mia realtà è del tutto diversa dalla realtà della Germania dell’ovest (ed anche da quella italiana). Loro, i tedeschi dell’ovest, non mi possono aiutare in questo mio contesto. Mi fanno sentire sempre in continuazione come uno strano. Mi chiedono come sto, io rispondo e loro non commentano mai la mia risposta dettagliata; io posso accettare tutto questo, ma non voglio più pormi la la domanda, dopo aver letto un testo di CL, se sono veramente di CL. Come dicevo volevo scrivere a Prosperi, ma non gli scrivo perché come si fa a scrivere una persona che è responsabile 90.000 persone, non è una cosa seria, non può rispondere in modo serio. "Signore, che io riabbia la vista“! In questa regione, nell'ambito di influenza della nostra attività, se qualcuno chiedesse: dove sono i cattolici? Sono certo che molti risponderebbero: Konstanze e Roberto. Io sono più discreto nella questione della missione, meglio sono discreto nella questione del proselitismo, non della missione. Qui i comunisti hanno costretto la gente alla loro religione, io non posso fare missione in quel senso lì. Sarebbe del tutto non credibile. E pure io credo, con l'aiuto del Signore, di essere stato una presenza missionaria, con mia moglie e i miei figli, qui dove sono. Prosperi cita il Papa dicendo che c’è tanto da scoprire del carisma: E se quello che c’è da scoprire fosse, per esempio, che due persone da 22 anni cercano, pur con tutti i loro peccati, di rendere presente e carnale Cristo in una delle regione più secolarizzate del mondo, con 2 % di cattolici? Cioè se la novità consistesse nel fatto che la presenza missionaria non è tale quando aumentano i membri di CL (e si fanno i gesti alla lettera, a parte che noi abbiamo fatto anche quelli per anni), ma quando uno sta in una regione sapendo che solo Cristo può dare la risposta definitiva  al desiderio dell'uomo. Insomma se la grande novità del carisma consistesse in un decentramento del carisma, verso la presenza, la Sua presenza, crocifissa? "Signore, che io riabbia la vista“.


„Sì, il nostro Dio è gioia, e Blaise Pascal lo testimonia a tutta la Chiesa come pure a tutti i cercatori di Dio: «Non è il Dio astratto o il Dio cosmico, no. È il Dio di una persona, di una chiamata, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio che è certezza, che è sentimento, che è gioia».  Quell’incontro, che ha confermato a Pascal la «grandezza dell’anima umana», l’ha colmato di questa gioia viva e inesauribile: «Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia». E questa gioia divina diventa per Pascal il luogo della confessione e della preghiera: «Gesù Cristo. Mi sono separato da lui, l’ho fuggito, rinnegato, crocifisso. Che io non sia mai separato da lui!». È l’esperienza dell’amore di quel Dio personale, Gesù Cristo, il quale ha preso parte alla nostra storia e incessantemente prende parte alla nostra vita, a trascinare Pascal sulla via della conversione profonda e quindi della «rinuncia totale e dolce», perché vissuta nella carità, all’«uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli» ( Ef 4,22)“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis). - sì questo si può davvero chiedere al Signore: dammi la tua gioia, quella che sola può superare ogni forma di corruzione dell'uomo vecchio. Buona notte! 


PS "La volontà non potrebbe trionfare se dovesse lottare direttamente contro forze superiori" (Simone Weil, Quaderno I, 120).


(Wetterzeube, il19.11.23 - 33.esima domenica del Tempo Ordinario)  Ecco i sei passi che ripropone Davide Prosperi nella giornata di inizio anno: 1) L’incontro; 2) la sua straordinarietà; 3) lo stupore; 4) la domanda: chi è questo uomo?, 5) la sua risposta, che è pura grazia; 6) la nostra responsabilità, che è il coraggio di dire di sì. In questi punti la cosa che più mi ha interessato è la differenza tra ciò che noi possiamo constatare dello straordinarietà dell’agire di Gesù (cr. Gv, 9), come inel caso del cieco nato che vede che gli è capitato qualcosa che prima non gli era mai capitato e di cui mai si era sentito dire: un cieco nato che viene guarito! Ma il passaggio alla „confessione della fede“ accade nel momento in cui Gesù lo aiuta a comprendere ciò che è accaduto: credi tu al Figlio dell’uomo? (Appunto al „Figlio dell’uomo“, basta già questa formula, senza scomodare l’altra, più complessa: „Figlio di Dio“). Prosperi ha ragione, qui in questo aiuto di Gesù c’è il passaggio decisivo. Se Gesù non ci pone questa domanda, non potremo mai e poi mai dire: „Credo, Signore“ (Gv 9), o anche semplicemente: „Credo, Signore, aiuta la mia incredulità“ (Mc 9)! Il „proprium“ del carisma di CL, lo dice bene Prosperi, consiste nella fede come riconoscimento di una presenza, della presenza di Cristo. Così come è accaduto a Konstanze con Ulrich! Ma solo nel senso che lui l’ha presa per mano e l’ha portata al „Figlio dell’uomo“, a Cristo, nel senso che ho citato ieri di Agostino, per ben due volte, alla meditazione del mattino e in quella della notte: „Non voglio che siete miei, ma che siete con me, perché noi tutti apparteniamo a Colui che è morto ed è stato crocifisso per noi“ (Agostino, La prima lettera di Giovanni, edizione Greiner, 52).

La Chiesa ci permette ora di incontrarlo, non solo in una comunità, ma anche ed in modo eccellente: nella Parola e nell’Eucaristia. Oggi, per esempio, nelle tre letture della 33esima domenica del Tempo Ordinario: Sap 6,12-16 (13-17); 1 Ts 4, 13-18; Mt 25, 1-13. Noi siamo „figli del giorno“ dice San Paolo: „Noi non viviamo nel buio, quando è permesso il sonno, ma siamo „figli del giorno“, del tempo in cui si deve lavorare. Gli „altri“, che preferiscono dormire, cercano di costruirsi un mondo, in cui domina „pace e sicurezza“, il che permette l’ozio e il sonno; ma la nostra vita temporale, o privato o pubblica, non è fatta così. Proprio quando ci si culla nella sicurezza, viene di improvviso la rovina, come „le doglie di una donna gravida“. La pace non si concede da sé, ma nel caso che essa sia raggiungibile sulla terra, si può acquistare solo con sforzo „sobrio“ e chiaro come il giorno“ (Balthasar, La luce della Parola, 140-141). La „profezia della pace“ non è un sogno, ma un „lavoro“ e non vi è alcuna garanzia di successo. Anche i poeti hanno una certa ragione, quando nella notte vedono lo spazio dell’amore (Novalis) o del vero riposo che conta sull’agire di Dio (Peguy), ma credo che san Paolo con il suo essere „figli del giorno“ colga il proprium del cristianesimo, che nell’Apocalisse ci rivela che non vi sarà  più notte, ma anche che non avremo più bisogno né della luce della luna né di quella del sole! Si tratta del „Suo giorno“! È anche possibile che il lunedì ci spaventi più della guerra (Walker Percy), ma il coraggio di cui parla Prosperi consiste a volte  solo nel affrontare il lunedì con una risposta di fede! Credo Signore, che la settimana che comincia oggi, nel Tuo giorno, e prosegue nel lunedì, è Tua! Il proprium del carisma può e deve verificarsi domani nella settimana di lavoro, nella „piccola via“ (Teresa): fede come riconoscimento della presenza di Cristo. 

Per quanto riguarda la lettura della Sapienza sulla donna, Balthasar con ragione l’applica al rapporto tra Gesù e la Chiesa e non si perde in glorificazioni di un’immagine antiquata della donna, tanto più che noi tutti abbiamo bisogno anche di „un lavoro frutto delle nostre mani“, come sottolinea con ragione Simone Weil, con cui mi confronto spesso nella notte. 

Abba nostro…


I colori del giorno autunnale di ieri


(Notte) Non amo Rilke come lo ama Etty, ma alcune frasi sono davvero forti, come quella citata dalla giovane ebrea, il 29.7.42, ma in vero nella frase mi colpiscono alcune momenti di frase, non tutta la frase: „…che tu stesso, in quanto amante, hai necessità di star solo…“ e questo lo dice „dopo l’intima vicinanza sotto la coperta a fiori“; sotto quella coperta non era in gioco la concupiscenza, ma per l’appunto il bisogno di vicinanza, senza „oltraggio“; detto questo rimane il desiderio di essere soli: „… questa in apparenza suprema condivisione chiamata amore può svilupparsi integralmente e trovare in qualche misura il suo compimento, solo quando si è soli, separati…“; oggi camminando nella foresta di Zeitz (all'inizio ero con Konstanze poi lei è dovuta tornare perché doveva preparare le lezioni per domani), in una zona miliare forse non aperta al pubblico, avevo la sensazione di un grande silenzio; certo le passeggiate di Paul sono più avvincenti, perché in Irlanda incontra muri, pozzi ed elementi religiosi; nel ‚mio‘ bosco, al massimo si trovano i resti di una casa estiva per bambini nel tempo comunista, e poi una grande parte è stata usata dai russi, e nel bosco ci sono ancora munizioni, ma io ho camminato sulla via principale ed ho sperimentato luce, vastità e libertà, quella che ci si deve donare nell’amore secondo Rilke. Etty si chiede se sarà mai capace di descrivere „un momento alto“ della sua vita, ma in vero ne è capace, perché è capace del suo desiderio: „ si deve diventare ancora più semplici“. E non c'è bisogno di pace esteriore per questo,“E se domani arrivasse il foglio bianco con l'ordine di partenza per me? Pare che le deportazioni da Amsterdam siano sospese. Ora si comincia con Rotterdam. Assistili, mio Dio, assisti gli ebrei di Rotterdam“. Oggi il Papa all'Angelus ha detto che la pace è possibile, Balthasar, nei suoi appunti per le prediche(Luce della Parola), non è così convinto che sia possibile. Anche se dobbiamo lavorare per la pace. Ed anche l’amore è „un lavoro quotidiano“ (Rilke). 


Nella zona militare con il bosco di Zeitz alle mie spalle

In una pagina di Don Giussani che mi ha mandato Gianni, il sacerdote lombardo dice che la questione dell’io è molto importante, forse nel senso del „ritorno a se stessi“ di Ullrich, non dell’ „incontro con se stessi“ di Bloch e C.G. Jung.  „Il diventare quello che si è“ di Pindaro è Spier invero esprime un lavoro necessario. Giussani è stupito del fatto che Dio voglio accompagnare l'uomo, la singola persona, proprio prendendo sul serio il suo io, mentre i potentati del mondo strapazzano l’io, lo rendono malato, fluido.  Parlando di Giussani, vorrei aggiungere che ´ mi sono chiesto se questo lavoro che fa Prosperi, per quanto sia bella la sua conferenza, per la giornata di inizio anno, non significhi essere troppo appiccicati a Don Giussani. E così si ripetono le frasi per decenni, le stesse frasi, senza che cambi nulla. Anche se quel punto sottolineato da Prosperi, commentando Giovanni capitolo nove, di cui ho parlato stamattina, è davvero molto interessante. Che il Signore benedica Prosperi.

PS forse sono strano io o forse sono strani loro. Sorelle e fratelli della Fraternità di Comunione e Liberazione mi chiedono come sto, rispondo seriamente. E poi… solo…il niente.

„Il 23 novembre 1654, Pascal ha vissuto un’esperienza fortissima, di cui si parla fino ad oggi come della sua “Notte di fuoco”. Questa esperienza mistica, che gli fece versare lacrime di gioia, è stata così intensa e così determinante per lui che l’ha registrata su un pezzo di carta datato con precisione, il “Memoriale”, che egli aveva infilato nella fodera del suo mantello e che è stato scoperto solo dopo la sua morte. Se è impossibile sapere esattamente quale sia la natura di ciò che accadde nell’anima di Pascal quella notte, sembra trattarsi di un incontro di cui egli stesso ha riconosciuto l’analogia con quello, fondamentale in tutta la storia della rivelazione e della salvezza, vissuto da Mosè davanti al roveto ardente (cfr Es 3). Il termine «fuoco», che Pascal ha voluto collocare in testa al “Memoriale”, ci invita, con le debite proporzioni, a proporre tale accostamento. Il parallelismo sembra indicato da Pascal stesso che, immediatamente dopo l’evocazione del fuoco, ha ripreso il titolo che il Signore si era dato davanti a Mosè: «Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe» ( Es 3,6.15), aggiungendo: «non dei filosofi e dei sapienti. Certezza, certezza, sensazione, gioia, pace. Dio di Gesù Cristo»“ (Papa Francesco, Sublimitas et miseria hominis) - Ecco questo è davvero un momento alto, un momento che non può essere forzato, un momento che ci può essere donato. Ma possiamo chiederlo, possiamo chiedere questo momento alto, senza forzare nulla. Cose forzate non donano la gioia, che è solo „sorpresa“. Non vi è una gioia che non sia sorprendente! Buona notte! 


(Wetterzeube, il 18.11.23) Su almeno un punto non vi è alcuna differenza tra SPN, Balthasar e Giussani. Non è possibile pensare „ad maiorem Dei gloriam“ senza l’obbedienza al Papa, a quello esistente, non ad uno alternativo a lui. Per cui a lode al Padre è sempre anche lode della Chiesa sub et cum Petro; non c’è bisogno di alcun fanatismo per questo lodare (Alabar), piuttosto la fedeltà che hanno i bambini per i loro genitori, e poi anche humor e pazienza. Non vi è nulla di più estraneo allo spirito cattolico che l’assalto ai dogmi, alle forme ecclesiali e alle immagini protestante (cfr. Antologia-Servais, 348-349). „Give me my good old religion, it’s good enough for me…“; il che non vuol dire che non ci sia una „profezia cattolica“, ma essa consiste solo nel ricordare che non Agostino, non Donato, non Paolo, non Pietro, ma Cristo è morto per i nostri peccati e ci ha resi „bambini“, ci ha giustificato. Tutti i maestri cristiani, anche il Papa non possono altro che dire: „Non voglio che siete miei, ma che siete con me, perché noi tutti apparteniamo a Colui che è morto ed è stato crocifisso per noi“ (Agostino, La prima lettera di Giovanni, edizione Greiner, 52). Solo lui può guarirci e perdonare i peccati! 

Il servizio di Oasis (Claudio Fontana, Mauro Primavera e Francesco Pessi) sulla stampa araba ed internazionale di ieri è molto utile: è chiaro che vi sia una differenza di narrazione sulla questione se i terroristi siano o meno nascosti negli ospedali di Gaza ed in modo particolare nell’ospedale più grande di Gaza City, il Dar al-Shifa. Mi ha interessato molto, oltre alla riunione araba dello scorso fine settimana a Riyad, per le cose che avevo imparato da Slavoj Žižek, quello che si dice sula e quello che accade in Cisgiordania, che potrebbe diventare ancora più pericoloso delle violenze in Gaza:   „Nel frattempo, la situazione in Cisgiordania e a Gerusalemme est è sempre più tesa, mentre si moltiplicano le violenze contro i palestinesi per mano dei coloni. In queste ore le IDF hanno circondato l’ospedale di Ibn Sina nel corso di un’operazione militare a Jenin. Al-Jazeera ha raccontato la storia e le azioni del rabbino Arik Ascherman, che difende i contadini palestinesi nella West Bank: oggi – ha detto Ascherman – l’israeliano medio non riesce a «distinguere tra il terrorista palestinese e il palestinese terrorizzato». (Sul fronte politico israeliano il leader dell’opposizione Yair Lapid ha nuovamente richiesto le dimissioni di Netanyahu e delle componenti più estremiste del suo governo, ribadendo la disponibilità all’ingresso nella coalizione qualora non fossero presenti queste figure“). Ed ha suscitato il mio interesse anche la nota riguardante i cristiani ed in modo particolare gli armeni a Gerusalemme: „La situazione è sempre più complessa anche per i cristiani che vivono in Israele, come dimostra la vicenda degli armeni di Gerusalemme. Secondo l’Armenian Weekly la comunità armena in Terra Santa si trova davanti a una «minaccia esistenziale» a causa delle azioni dei coloni israeliani“. Per quanto riguarda la Turchia di Erdogan in X ho letto che „Last month, Turkey bombed 150+ civilian sites including hospitals, schools, and power plants in NE Syria“ (Lindsey Snell). Anche la rassegna stampa parla della Turchia: „È nelle relazioni tra Iran e Turchia, invece, che si aprono nuovi scenari secondo Fehim Tastekin (Al-Monitor): «Turchia e Iran sembrano disposti a verificare se la loro convergenza su Gaza possa aiutare a risolvere spinosi problemi bilaterali». Tuttavia, anche sul tema delle relazioni con Israele, Ankara e Teheran hanno opinioni ben diverse, con Erdoğan che non sembra intenzionato a cedere alle richieste iraniane di interrompere le relazioni con lo Stato ebraico“. Il presidente turco è oggetto di attenzione anche nella stampa tedesca, perché la Turchia vuole comprare aerei da combattimento europei (Eurofighter Typhoon). Ovviamente non ho citato per caso l’informazione di Lindsey Snell: io non ci vedo nulla di positivo, a differenza della CDU, che Recep Tayyip Erdoğan voglia comprare aerei di combattimento europei, invece che americani (fonte FAZ). E la questione non è soltanto l'ingresso o non della Svezia nella Comunità europea (Marie-Agnes Strack-Zimmermann, FDP), ostacolata dallaTurchia e non è neppure la posizione a riguardo di Israele (la FAZ riporta le sue frasi sul fascismo dello Stato di Israele e sulla messa in questione del diritto ad esistere di questo Stato…), che tra l’altro è complessa, come si vede dalla rassegna stampa di Oasis. Anche se capisco che per i tedeschi questo è importante, la vera questione è per me questa:  che cosa ci fa Recep Tayyip Erdoğan con gli aerei di combattimento, vuole continuare a bombardare ospedali in Siria?

Abba nostro…

(Notte) Riprendo il dialogo con Pascal che ho interrotto ieri sera: „Per questo Pascal rileva che, se c’è un Dio e se l’uomo ha ricevuto una rivelazione divina – come diverse religioni affermano – e se tale rivelazione è veritiera, là deve trovarsi la risposta che l’uomo attende per risolvere le contraddizioni che lo tormentano: «Le grandezze e le miserie dell’uomo sono così palesi che necessariamente occorre che la vera religione ci insegni che c’è nell’uomo qualche grande principio di grandezza, e che c’è un grande principio di miseria. Inoltre, occorre che essa ci spieghi questi stupefacenti contrasti». Ora, avendo studiato le grandi religioni, Pascal conclude che «nessun pensare e nessun fare ascetico-mistico può offrire una via di salvezza», se non a partire dal «superiore criterio di verità della irradiazione della grazia nell’anima». «Invano, o uomini – scrive Pascal immaginando ciò che il vero Dio potrebbe dirci – cercate in voi stessi il rimedio alle vostre miserie. Tutti i vostri lumi possono giungere al massimo a capire che non troverete in voi né la verità né il bene. I filosofi ve l’hanno promesso e non vi sono riusciti. Essi non sanno né quale sia il vostro vero bene, né quale sia la vostra vera condizione». Arrivato a questo punto, Pascal, che ha scrutato con la singolare forza della sua intelligenza la condizione umana, la Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa, intende proporsi con la semplicità dello spirito d’infanzia quale umile testimone del Vangelo. È quel cristiano che vuole parlare di Gesù Cristo a quanti concludono un po’ in fretta che non ci sono ragioni consistenti per credere alle verità del cristianesimo. Pascal, al contrario, sa per esperienza che ciò che si trova nella Rivelazione non solo non si oppone alle richieste della ragione, ma apporta la risposta inaudita alla quale nessuna filosofia avrebbe potuto giungere da sé stessa“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“). - Per quanto sia grande la filosofia, essa non può creare un’esperienza e se il cammino al vero è un’esperienza (non come provare arbitrario, ma come giudizio insito nell’esperienza stessa), la filosofia non può che comportarsi al cospetto di ciò, come „ancilla Domini“. Quando nella giornata di inizio anno Davide Prosperi si richiama ad un concetto di esperienza ricolmo di tradizione, rende un servizio grande al Movimento, ma si deve fare un passo „indietro“ fino a quella „rivelazione“ di cui parla Pascal e che è l’inizio della tradizione (in vero propio all’inizio lo fa, citando a lungo dal Vangelo di Giovanni 17 sull’unità). Prosperi cita poi il Papa che un’anno fa ha detto a CL che nel carisma ci sono ancora tante cose da scoprire e per questo Prosperi e la diaconia hanno riproposto di leggere di nuovo il „Percorso“, partendo dal „Senso religioso“, che ci propone l’infallibilità del cuore come corrispondenza alle evidenze ultime dell’essere. È chiaro che questa frase del Papa  piace di più a chi guida il Movimento di quella del decentramento dal carisma del 2015, ma io credo che questi due messaggi debbano essere tenuti insieme. Non scopriremo mai ciò che ha da insegnarci il carisma di nuovo, se non con un decentramento da esso ed un ritorno alla „rivelazione“ e dovremmo imparare con Agostino che non è Giussani che ha portato il peso del peccato del mondo: anche Giussani ci avrebbe detto ciò che scriveva Agostino e che ho citato questa mattina: „Non voglio che siete miei, ma che siete con me, perché noi tutti apparteniamo a Colui che è morto ed è stato crocifisso per noi“ (Agostino, La prima lettera di Giovanni, edizione Greiner, 52) - senza il Suo amore gratuito (questo è „il Fatto“ che non possiamo creare), appeso infine alla Croce e disceso all’inferno non potrei vivere la sfida che  mi è posta nel vivere in una regione con il 2 % di cattolici. I tre punti dell’incontro, della grazia della fede e della corrispondenza della fede alla mia esperienza (Prosperi) non possono essere ridotti all’incontro con i gesti della Movimento in qualche parte del mondo. Questi possono essere un’aiuto, se incarnano la Sua presenza. Posso incontrare Cristo qui nella diaspora, nella modalità proprie alla diaspora - se non è vero, allora non diventa certo vero perché vado ad un gesto a Berlino. 

Simone Weil scrive che per „i lavori molto qualificati, il lavoro a cottimo è svantaggioso“ (Quaderno, I, 119). „Il lavoro a cottimo è una forma di remunerazione che tiene conto del risultato ottenuto dal dipendente. In pratica, e per dirla in maniera estremamente semplice, tanto lavori e tanto ti pago. Si potrebbe dire che questa formula penalizza chi si rilassa troppo e premia chi non si perde via in chiacchiere. E che consente di portare a casa una paga più alta senza ricorrere al lavoro straordinario: basta sfruttare ogni minuto e produrre il più possibile“ (Carlos Arija Garcia, 2022). Simone definisce questo modo di lavorare: „infernale. Ma non può essere altrimenti assolutamente non qualificato“. Il lavoro dell’insegnante, che è un lavoro molto qualificato, non può funzionare così. Non si può lavorare con il motto: „tanto lavori tanto ti pago“, perché la qualità dell'insegnamento implica anche pause, implica una conoscenza di quello che può un gruppo. Il troppo può diventare anche del tutto troppo poco. Comunque secondo me vale anche per i lavori qualificati: „costringere il pensiero ad assaporare perpetuamente la schiavitù del corpo“, cioè i limiti del corpo. 

Ciò che dice Simone sull'amicizia mi aiuta davvero tanto. Quando mi scrive qualcuno della Fraternità, io mi emoziono, ma in vero „non ho il potere di farlo uscire dalla caverna“, cioè dal carisma (pur con i suoi limiti non conosco nessuno a parte Renato che almeno ci provi). Pensare di averlo (la persona della Fraternità che mi cerca) proprio come amico è una questione adolescenziale. Anche nella fraternità bisogna prendere del tutto sul serio quello che dice Simone: „impara ad essere sola non fosse altro che per meritare la vera amicizia. Non lo sei mai stata dopo i tuoi 16 anni, salvo un anno (anche meno), e come eri abbattuta! Impara ad esserlo serenamente e gioiosamente“ (Quaderno I, 120). 

(Wetterzeube, il 17.11.23; compleanno di Padre Paolo Dall'Oglio SJ) Nel cassetto della scrivania, che tra l’altro è quella che usava Ferdinand da giovane, ho trovato la piccola croce che aveva ricevuto nel giorno della cresima: me la sono messa al collo, perché Konstanze è in giro con la scuola per tre giorni. Questo gesto è solo un simbolo, un piccolo simbolo,  ma per dire che quando non appartengo a Cristo, attraverso di lei, appartengo a Cristo direttamente. Dopo le Lodi sono andato in giardino a pulire la stalla delle galline ed ora sono di nuovo qui alla scrivania, invero dopo una doccia calda e fredda, scrivania che ha per me la valenza come per Etty. È un luogo di rifugio, ma è anche un luogo di obbedienza: oggi attraverso la meditazione sul testo di von  Balthasar sul tema: obbedienza personale come grande rinuncia a se stessi,  come un'ultima forma di rinuncia al proprio ego. Ciò accade appunto spesso seduto a questa scrivania, dove rifletto su Gesù e come dice Balthasar il primo contatto è quello diretto con lui. Questo è  il senso degli degli Esercizi di Ignazio: metterci in contatto diretto di obbedienza con lui. Il problema sussiste poi dopo quando si inserisce questa obbedienza nella struttura della Chiesa. Questo inserimento è senz'altro possibile, con i sacramenti e, per esempio, in modo simbolico, nella fedeltà all'Angelus di Papa Francesco, di Konstanze me. Per i gesuiti in una forma di obbedienza ultima al Santo Padre (Formula § 3). La Fraternità di Comunione e Liberazione era ed è per me un aiuto a  questo stesso scopo: l’appartenenza a Cristo come laico. I gesti ufficiali sono troppo lontani: quello dell’Avvento, il più vicino è a Berlino, che verrà tenuto da padre Romano (sono molto contento che stia bebe dopo l’operazione); Berlino da qui, sono sei ore di macchina, andata e ritorno. Accenno solo a questa difficoltà logistica, c’è un livello più profondo, ma di questo non vorrei parlarne oggi direttamente. Ritorno al testo di Balthasar (Antologia-Servais, 347-348): non c'è nessuna vita cristiana senza la forma dell'obbedienza e la forma dell'obbedienza ha la sua figura ultima nell’ „ecce ancilla“ di Maria. San Paolo si esprime così: „Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più, io ma Cristo vive in me; questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e che ha consegnato se stesso per me“. Senza la forma della consegna di sé non esiste vita cristiana, ma Balthasar stesso non nega che vi sia una difficoltà, una difficoltà diciamo di tipo „politico ecclesiale“, quando l'obbedienza richiesta ai gesti o a qualsiasi altra cosa viene sciolta, viene staccata dall’ obbedienza mariana di cui ho parlato, e che è un obbedienza diretta al cielo, mediata solo dall’arcangelo Gabriele;  spesso per tanti nella Chiesa ciò ha significato obbedire a dei comandi, non tanto ad un’ istanza che è a sua volta obbediente e quando si diventa solamente una funzione, un strumento al servizio di una gerarchia, potrebbero essere anche i dicasteri romani, allora c'è un pericolo, anzi questo pericolo diventa quasi ‚necessario‘, lo dico ironicamente e cioè in questo pericolo l’abuso accadrà senz’altro; e di fatto ci sono stati tanti tantissimi abusi nella Chiesa, piccoli e grandi; ecco io ho una fedeltà ed una fiducia ultima nella Chiesa (anche nella guida attuale del Movimento) come l'aveva Sant’Ignazio, ma bisogna parlare chiaro su queste cose, cum grande animo y liberalidad!  

La frase su cui ho meditato ieri notte: „Appena c'è bisogno, desiderio, anche reciproco c’è oltraggio“ (Simone Weil, Quaderno 1, ibidem) mi è rimasta presente tutta la notte; Adrienne diceva qualcosa del genere, qualcosa che esprime una certa „umiliazione“ insita nel sesso; credo che non si possa negarlo, ma credo anche che bisogna stare attenti a non scadere in forme angeliche, come le uniche pure: „chi vuole fare l’angelo fa la bestia“ (Pascal). Il pericolo non consiste certo in anime nobili come Simone ed Adrienne o come mia moglie, ma esiste per me. Il fatto stesso che ci sia un clitoride o che il pene non sia fatto solo per fare la pipì ed eiaculare sperma in vista di futuri bambini, significa che a livello di teologia della creazione, almeno che non si pensi che la natura sia totalmente corrotta, il sesso ha a che fare anche con il piacere e non solo con l’umiliazione. Detto questo, però, è vero che noi come cristiani non possiamo far altro che consegnare anche questa dimensione a Cristo: Suscipe! PS Nell’orgasmo stesso vi è un momento di fiducia, la fiducia di lasciarsi andare al cospetto dell’altro.

"A causa della debolezza dell'economia e delle tendenze demografiche, si prevede che il numero di dipendenti in Sassonia-Anhalt diminuirà nel prossimo anno. I lavoratori anziani che vanno in pensione sono più numerosi dei giovani che entrano a far parte della forza lavoro. "Senza l'afflusso di lavoratori stranieri, i problemi sarebbero molto più gravi", ha dichiarato alla MZ la ricercatrice del mercato del lavoro Anja Rossen dell'Istituto per il mercato del lavoro e per la ricerca professionale (IAB) di Norimberga" (Steffen Höhne, MZ di oggi). I migranti sono insomma di aiuto, in modo particolare per il settore di basso salario. Questa notizia non credo sia una buona notizia. Si deve tenere conto che in questa prospettiva gli stranieri sono delle funzioni che chiudono i buchi. E poi bisogna anche tener conto della dialettica servo-padrone di Hegel. Se sono loro che si occupano del settore a basso salario, questo non corrisponde certamente ai loro desideri e forse neppure alle loro competenze e rende i tedeschi dipendenti da competenze altrui, che si ribalteranno dialetticamente, come sapeva Hegel.

La confrontazione di Agostino con i donatisti è molto interessante; loro mettono in questione due cose: l’universalità della Chiesa e la sua origine a Gerusalemme. Le argomentazioni nel dettaglio sono datate, per esempio quella in cui si cita positivamente l’ordine dell’imperatore Constantino, che aveva vietato agli ebrei di entrare in Gerusalemme; ma il contesto in cui si parla di ciò è così ironico, che in vero non si capisce bene cosa voglia dire Agostino nel dettaglio; ma l’affermazione, nella sua globalità, è chiarissima. Gesù ha amato Gerusalemme! Chi non odia i suoi fratelli, ama la Chiesa nella sua universalità (non solo quella che parla latino e punico) ed ama la sua origine: Gerusalemme! Gesù ci ha insegnato che dobbiamo amare Dio „in spirito e in verità“, non in una città particolare, ma è vero che ci sono città particolari, come Gerusalemme, come Roma (anche se non è scientificamente del tutto chiaro dove si trovi la tomba dell'apostolo Pietro). Oggi poi Gerusalemme è diventata una città importante per tutti i figli di Abramo, per gli ebrei, per i cristiani e per i musulmani. Ed è del tutto necessario che anche a questo livello ritroviamo uno spirito di unità, di unità nel nostro padre Abramo che aspettava Cristo. I donatisti di Agostino danneggiavano l'unità della Chiesa, con argomentazioni contrarie alla sua universalità. Oggi l'universalità della Chiesa deve essere ripensata nel contesto mondiale. Ciò significa considerare anche gli altri figli di Abramo e pensare al cuore della Catholica, non come un cuore trionfalistico, ma come ad un cuore amante nel senso delle cose che ho scritto ieri in dialogo con Agostino. Perché dobbiamo essere uniti? „Chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi“ (1 Gv 2,11). 

Nell’ospedale di Al Shifa sono stati mostrati ad alcuni giornalisti fucili e munizioni, che sarebbero stati nascosti in un reparto. Nei pressi della struttura l’esercito israeliano ha anche annunciato il ritrovamento del cadavere di una donna rapita, Yehudith Weiss. Ma nessuno dei covi di cui si è parlato per giorni. L’esercito ora punta sulla zona meridionale della Striscia di Gaza, quella dove si sono trasferiti a piedi migliaia di profughi nei giorni scorsi. Nel mirino, secondo Guido Olimpio del Corriere della Sera, proprio il campo di Khan Younis, a ridosso del confine con l’Egitto. La situazione in Cisgiordania sta peggiorando: Nello Scavo su Avvenire racconta che a Betlemme quest’anno non ci saranno le luci e gli addobbi di Natale, in solidarietà con le vittime di Gaza“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Anche le mie fonti americane hanno molti dubbi sui covi dei terroristi che sarebbero nascosti negli ospedali. Quello che sta accadendo a Gaza è terribile. Non ha niente a che fare con l'amore per i fratelli e le sorelle di ci ho parlato nella mia meditazione in dialogo con Agostino. Neppure con quelli rapiti israeliani. Infatti i loro parenti stanno protestando contro Netanyahu in una marcia da Tel Aviv a Gerusalemme.  

Abba nostro...

(Pomeriggio, dopo la traduzione di Ulrich) Per alleviare il mio acufene ho fatto oggi una lunga passeggiata, più di due ore, fino ad una paese qui vicino, e sono ritornato a casa su un percorso circolare. All’inizio della passeggiata, un signore di Koßweda, che mi saluta sempre con tanto calore, mi ha offerto il tu e mi ha detto che si chiama Jürgen - si è informato sul come mi trovassi qui in Germania e mi ha detto che gli sono da sempre simpatico. Si ricordava di una cosa che gli avevo raccontato più di un anno fa. 



Ho pensato che l’espressione di Ulrich „obbedienza al senso necessario dell’essere“ completi, dal punto di vista filosofico, quello che ho scritto questa mattina, in dialogo con Hans Urs von Balthasar. L’obbedienza che si richiede deve nascere a sua volta da un atteggiamento di obbedienza e non essere ridotta ad un „comando“ e per quanto possibile deve essere conciliabile con il „senso necessario dell’essere“, che consiste nella gratuità del dono di amore. Ulrich poi non difende mai un’obbedienza statica e tradizionalista: perchè presuppone sempre che „nell’accoglienza pensante di ciò che è storicamente dato, nella qualcosa l’uomo viene reso disponibile (non: si rende disponibile; ndt), accade l’obbedienza al cospetto della nullificazione dell’essere, che fa uscire di sé comunicativamente la ragione nella sensualità e la porta in cammino nell’incalcolabilità di ciò che è storico: „Sed quia primum principium nostrae cognitionis est sensus, oportet ad sensum quodammodo resolvere omnia de quibus iudicamus“ (V. 12.3.2)“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 434). Il senso necessario dell’essere accetta la sfida della novità storica!

(Notte) „È allora che Pascal pone la sua grande ipotesi: «Cosa dunque ci gridano quest’avidità e quest’impotenza, se non che un tempo ci fu nell’uomo un’autentica felicità di cui ora gli restano soltanto il segno e l’orma del tutto vuota, che egli tenta invano di riempire con tutto ciò che lo circonda, chiedendo alle cose assenti l’aiuto che non ottiene dalle presenti? Ma invano, perché quest’abisso infinito non può essere colmato se non da un oggetto infinito e immutabile, ossia da Dio stesso».  Se l’uomo è come «un re spodestato»,  che tende solo a ritrovare la grandezza perduta e che tuttavia se ne vede incapace, chi è dunque? «Quale chimera è dunque l’uomo? Quale stramberia, quale mostruosità, quale caos, quale soggetto di contraddizioni, quale prodigio? Giudice di tutte le cose, debole verme della terra, depositario del vero, cloaca di incertezza e di errore, gloria e rifiuto dell’universo. Chi sbroglierà questo groviglio?». Pascal, come filosofo, vede bene che «quanto più si hanno lumi, tanto più si scopre grandezza e bassezza nell’uomo», ma che questi opposti sono inconciliabili. Perché la ragione umana non può armonizzarli, né risolvere l’enigma“  (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“) - mi sembra che nel suo argomentare Pascal tenga conto anticipatamente anche dell'inconscio caotico di C.G. Jung. Questo me lo rende molto simpatico; detto sinteticamente l’uomo è: „depositario del vero, cloaca di incertezza e di errore“. Questo io chiamerei „atteggiamento di confessione“, da qui vale poi la pena di fare di passi successivi, che continuerò nelle prossime notti.

Ora un po’ di dialogo con Simone Weil, 1) che dall’Iliade, che ho cominciato a leggere due estati fa, impara che „la molla della guerra è la disperazione“ (Quaderno, I, 117). Pur tenendo conto delle critiche legittime a Putin ed a Netanyahu - mutatis mutandis - credo che valga anche per loro. 2) Che con ragione afferma che è „un’illusione che il tempo mi porterà per se stesso, coraggio, energia…Di solito è il contrario“ (118); lo stesso vale per la speranza nella „diplomazia economica“, che ha fatto ieri in San Francisco, con l’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden, un passo importante. Che la forza destruens economica sia in grado di sconfiggere automaticamente quella destruens della guerra è un illusione. Bisogna lavorare alle soluzioni di pace senza „rinviare mai indefinitamente“, quando è necessario bisogna „rinviare a un momento ben preciso“. 3) Che pensa che non bisogna riempire la giornata solo con cose importanti, ma anche „con cose indifferenti“. Oggi sono andato a trovare il contadino malato a Koßweda, che è anche una cosa importante in sé (Mt 25), ma forse „indifferente“ in relazione al mio programma di traduzione, etc. In me è molto forte, come in Simone (mutatis mutandis), la „disciplina della riflessione“, ma non si è uomini completi solo con la riflessione. Voglio guardare di più le galline, come facevo all’inizio e non solo dare loro da mangiare o chiudere o aprire la stalla. 4) Che ci invita a coltivare la „disciplina dell’attenzione per il lavoro manuale - niente distrazioni, niente fantasticherie“ (119). Quindi pulire la stalla, senza pensare ad altro e senza pensare quando ho finito. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 16.11.23) Il tema del divorzio tra fede e cultura, di cui ho scritto ieri pomeriggio, qui nel diario, citando un’intervista di Luigi Accattoli a don Luigi Giussani del 1984, è molto complesso (per quanto riguarda l’intervista rimando a ciò che ho scritto ieri pomeriggio). Ne parla anche Sohrab Ahmari in un suo articolo in difesa della conversione Ayaan Arsi Ali (The American Conservative, 14.11.23), conversione criticata, per dirla brevemente, di „cristianismo“ (Brague, L.Brunelli). „L'associazione tra Chiesa e civiltà si approfondì con la conversione constantiniana, un fenomeno che vide la quota cristiana dell'impero aumentare vertiginosamente: Ogni nuovo convertito comprendeva tutti gli articoli del credo? Difficile. Come ha notato il patrologo francese Jean Cardinal Danielou, per molte di queste masse appena cristianizzate la fede era poco più di un insieme di rituali esterni. Eppure, l'immersione in una civiltà cristiana ha giovato a queste masse, sia dal punto di vista temporale che da quello eterno.  

Ancora oggi, una persona come Hirsi Ali scorge i contorni della civiltà cristiana che incorniciano le democrazie occidentali che rimangono "segnate dalla croce", come dice Pierre Manent, per quanto possano cercare di cancellarne il segno. Quando Hirsi Ali identifica il cristianesimo come una religione che si è lasciata alle spalle la fase dogmatica per abbracciare il dibattito ragionato e la libertà di parola, senza dubbio semplifica eccessivamente le cose. Eppure non ha tutti i torti. Il monoteismo il cui Dio è il Logos stesso, la ragione fatta carne, ha prodotto una civiltà molto diversa rispetto, ad esempio, all'Islam, per il quale Dio è ineffabilmente Altro, non ragionevole né su cui ragionare. Comprendendo la differenza, Ayaan Hirsi Ali si è elevata molto al di sopra del suo ambiente neo-ateista. E questo dovrebbe rallegrare i cristiani, piuttosto che spingerli a stanare una credente „inautentica““(Sohrab Ahmari). In cosa consiste precisamente l’accusa di „cristianismo“: „Tuttavia, proprio l'enfasi sulla civiltà nella storia di conversione di Hirsi Ali ha invitato alcuni credenti a mettere in discussione le sue motivazioni e persino la sua autenticità. Il cristianesimo potrebbe essere una risposta migliore ai vecchi problemi umani rispetto allo scientismo ristretto o al woke-ismo, notano, ma dov'è Cristo in tutto questo? Hirsi Ali ha accettato gli insegnamenti di base del "semplice cristianesimo": che l'unico Dio si è assunto il compito di sanare la frattura causata dai nostri primi antenati, diventando uomo, morendo sulla croce e risorgendo il terzo giorno?“ (Sohrab Ahmari). La risposta di Ahmari non mi convince molto, in primo luogo perché confonde la „svolta constantiniana“(libertà di professare la propria fede) con una conversione di Stato al cristianesimo, piuttosto propria a Teodosio che a Costantino (cfr. Massimo Borghesi, Critica della teologia politica“), ma vi sono anche elementi di verità nella sua risposta; sentiamone una parte: „Non si tratta di domande irrilevanti  (quelle poste dai critici della conversione di Ayaan Hirsi Ali). Ma devono essere poste dai ministri della chiesa ad Hirsi Ali, non dal pubblico cristiano in generale. Per il pubblico in generale, le ragioni civili o culturali per convertirsi al cristianesimo dovrebbero essere sufficienti. In effetti, il fatto stesso che queste siano le prime domande che vengono in mente al pubblico cristiano è un sintomo della perdita del cristianesimo pubblico e culturale e del triste confinamento della fede in una sfera ristretta e individualista. Il cristianesimo storico, al contrario, si è diffuso in modo civile.

In quale altro modo la Chiesa degli apostoli e dei martiri avrebbe potuto convertire l'Impero romano dall'interno? Di certo non aveva eserciti tribali da comandare (come il profeta Maometto). No, il popolo romano, spesso a partire dalle élite romane, si è rivolto al cristianesimo perché la vita cristiana era attraente: In un mondo tardo-romano caratterizzato da decadenza, oppressione, esposizione dei neonati (infant exposure), aumento dei divorzi e crollo della fertilità, i seguaci di questa strana setta vivevano in modo giusto e umano“ (Sohrab Ahmari). Non voglio perdermi nei dettagli, per esempio sul fatto che gli parli di un „pubblico cristiano“ ( the Christian public’s mind), invece che di un „popolo cristiano“, forse è anche possibile che questa differenza, per il tema dell'articolo, non sia molto rilevante. Cerco di limitarmi al punto che per me è decisivo e lo esprimo in due aspetti: primo, non so se nella scrittrice somala, che conosco solo dall'articolo di Ahmari, ma certamente nell'autore dell'articolo vi è una visione molto unilaterale sia dell'Islam che di Maometto, che Dio lo benedica. Insomma non tanto la questione della presenza pubblica del cristianesimo è per me  il problema, ma il fatto che essa si fondi su una „differenza da“;  una differenza che squalifica l’avversario, come fondamentalista e guerriero a priori. Per quanto riguarda la questione di Dio, Dio è davvero il „Totalmente altro“ e non solamente Qualcuno che sta a disposizione per il discorso democratico mondiale. Detto questo è vero che ci sono forme di clericalismo, di dogmatismo, di fondamentalismo che sono state,  grazie a Dio, superate, nella modalità pubblica di esistere dei cristiani. Luigi Giussani, che citavo ieri, per esempio pone la questione decisiva della ragione, ed in forza di essa del superamento del divorzio tra fede e cultura, ma il mio grande maestro Balthasar mi ha sempre fatto comprendere che, sebbene non ci sia teologia senza filosofia, la teologia non può essere ridotta alla filosofia. In questo senso già da questo punto di vista ontologico e teologico il dialogo con l'Islam è molto importante. Papa Francesco ci ha fatto comprendere come sia possibile un dialogo inclusivo, non esclusivo con l’Islam (a partire dai fondamenti del concilio Vaticano secondo);  il padre Paolo Dall’Oglio SJ ha sacrificato addirittura la sua vita per questo nuovo compito, per questa nuova missione cristiana. Nella mia meditazione mattutina su uno scritto molto interessante di Hans Urs von Balthasar (Antologia-Servais, 346-347), sulla questione del valore della sequela medievale, fa comprendere che c'è stata una cristianizzazione di valori etici, che deve essere guardata in modo piuttosto critico. È vero che c'è una questione di revisionismo storico del modo di guardare alle crociate, per fare un esempio, ma con ragione Balthasar parla di una „tragedia delle crociate“ e fa vedere come la cristianizzazione della spada, fa anche esempi molto concreti di quando i papi hanno mandato delle spade consacrate ai re, è una dimensione che deve essere radicalmente superata. Deve essere radicalmente superata ogni forma di „teologia politica“. La presenza pubblica cristiana deve essere compiuta nella modalità della „teologia della politica“ versus la „teologia politica“, ciò significa che il Vangelo da un orientamento decisivo, ma non è eo ipso legge civile. E per quanto riguarda la questione importante della regalità di Gesù, di cui Sant'Ignazio è uno strenuo difensore, bisogna dire con assoluta chiarezza, come fa von Balthasar in questo passaggio su cui sto riflettendo, che si tratta di un regno spirituale (lo dice anche Gesù a Ponzio Pilato). Ahmari da una parte loda il superamento del dogmatismo cristiano, e propone una religione cristiana come attraente per il suo modo „normale“ di vivere i rapporti umani, ma allo stesso tempo, nel modo di argomentare c'è una inimicizia ultima, nei confronti dell'Islam, che rende il suo articolo per me inaccettabile, inaccettabile come lo è la dialettica fatale tra democrazia ‚cristiana“ ("segnate dalla croce“) ed autocrazia ateistica o fondamentalista. Sinteticamente: non il limitarsi ad argomenti di civilizzazione, ma il tipo di civilizzazione che viene proposta dell’articolo, sono per me è un problema. L'autore parla di dialogo, ma il cuore dell'articolo è una avversione.


Su Silvana (nel giorno del suo compleanno) e Silvio Stancich: Caro Arden, ho conosciuti entrambi, sia tua mamma che tuo papà. Una volta da giovane sono stato anche a casa loro, due o tre giorni. Avevo trovato tra i libri di tuo papà una biografia di Lenin, una biografia critica, che è stata per me molto utile nel mio cammino intellettuale. La malattia di tua mamma me la ricordo ancora, oggi. Ma di più ancora mi ricordo quando vendevano le pesche, mi sembra di poter dire con sincerità che la tua mamma e l’Istria, il colore rosso della terra dell’Istria, sono per me due parti della stessa medaglia. Con il tuo papà ho giocato tutta un’ estate a scacchi. Insomma sono state persone di riferimento della mia gioventù. E credo che non sono spariti nel nulla


L’evento importante delle ultime ore  è stato il vertice fra il presidente usa Joe Biden e quello cinese Xi Jinping a San Francisco. Al di là degli schieramenti ideologici e delle posizioni politiche, è il mondo degli affari e dell’economia che spera in una nuova fase di dialogo fra Stati Uniti e Cina. Non solo perché il mondo ha bisogno di una stabilità geo politica ma perché la mancata crescita economica e la recessione del dopo pandemia (e del dopo tassi a zero) rischiano di essere un fenomeno globale. Solo un rilancio delle relazioni positive fra questi due Paesi può favorire un maggior equilibrio e una collaborazione fra l’Occidente e il Sud del mondo. Ci sono stati altri momenti nella storia (in special modo durante la guerra fredda) in cui la diplomazia economica ha spinto a rompere schemi e barriere: speriamo che la storia si ripeta. Riecheggiando il documento di Assisi (dei vescovi italiani: „Nel cantiere della pace c’è posto per tutti“ (RG): viene da dire che anche “nel cantiere dell’economia mondiale c’è posto per tutti”“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - questa notizia è perlomeno molto importante, per il superamento della dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia, anche se ovviamente „il cantiere dell'economia mondiale“ non è di per sé salvifico.

Abba nostro…


(Pomeriggio) „Come faremo noi a resistere, a riprendere, pur sapendo che bisogna applicare la ragione, l'affezione, la libertà come abbraccio di tutti i fattori dell'esperienza, e che la realtà emerge nell'esperienza, che dall'esperienza solo si può partire, all'esperienza tutto deve essere ricondotto e grazie a essa tutto può essere illuminato affezionatamente, verità resa sterminata dal punto di fuga che l'esperienza sempre ha dentro di sé, rimandando essa, di fatto, a qualcosa di oltre e di misterioso? Solo la compagnia tra noi può sostenere lo sforzo, il rischio, il coraggio del singolo. Ma una compagnia che tutta quanta si esaurisca nel sostenere la ripresa del singolo non può esserci, non può essere trovata tra gli uomini, tra gli uomini soli. Occorre la presenza di qualcosa d'Altro, la presenza di un Altro, la presenza di un uomo che è più che uomo: Dio venuto in questo mondo, diventato uno fra noi per coagulare questa solidarietà che rafforzi e renda capace di riprendere continuamente la via al vero e al bene attraverso una fatica comune. La compagnia e Gesù, la compagnia umana con la realtà di Gesù dentro di essa: questo è ciò che ci dà la capacità di riprendere. La compagnia e Gesù ci fanno lavorare sul terreno solido della realtà così come emerge nell’esperienza, questo è tutto -, salvando ragione, affezione e libertà“. (LUIGI GIUSSANI In cammino) -  Ferdinand Ulrich vede giustamente un pericolo nel puro realismo dei soli fatti, che è altrettanto astratto come il puro idealismo del sole idee (Homo Abyssus, 431-432). Qui, in questa citazione, Giussani ci fa comprendere che c'è un realismo della sola compagnia senza Gesù che non può aiutarci. Come il realismo senza la filosofia dell'essere come amore gratuito è annuncio di una strana pazzia, chiamata esistenza, così una compagnia senza Colui che è in modo singolare ed eccellente il dono dell'essere come modo gratuito, non può che deludere le attese del cuore dell'uomo, che non potrà mai anticipare la risposta di Dio, ma che non si accontenta neppure delle risposte degli uomini (senza Gesù).

(Sera) Non solo ai discepoli di Emmaus, ma anche a tutti i discepoli Gesù spiega le Scritture, cioè quello che si legge in esse „di me“ (Gesù), quello che si legge „di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi“. „Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione, il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Sant'Agostino riprende questo passaggio di Luca e ci invita a non dubitare della Chiesa, sposa di Cristo, perché lei esiste in tutti i popoli, tra tutti i popoli e nessuno deve dubitare che l'inizio sia stato a Gerusalemme; ci sono ancora pochi popoli, diceva Agostino, che non sono stati raggiunti, ma anche loro verranno raggiunti (cfr. La prima lettera di Giovanni, edizione Greiner, 48). La nostra situazione è più complessa. Certo ci sono pochi popoli in cui non si sappia della Chiesa, ma il fenomeno dell’ateismo ha un'espansione mondiale. Poi ci sono miliardi di persone che non appartengono alla Chiesa e non è possibile liquidare questi miliardi di persone con la categoria di „eretici“, che Agostino pensava in riferimento ai „donatisti“. Questa categoria dell'eresia, che non è il meglio del cristianesimo, come pensava Ernst Bloch, ma per l'appunto ciò che crea ancora una volta una divisione nell'unità voluta da Gesù, non è utilizzabile per la questione complessa in cui ci troviamo a vivere. Ci sono ancora oggi degli eretici. Ma non si possono dichiarare eretici miliardi di persone. E sebbene la „casta meretrix“ si sia auto danneggiata con i suoi scandali, io mi fido di lei: „nessuno abbia dubbi a riguardo della Chiesa, poiché lei esiste tra tutti i popoli. Nessuno metta in dubbio che la Chiesa ha avuto inizio da Gerusalemme ed ha raggiunto tutti i popoli“ (Sant Agostino, ibidem). Credo con de Lubac che ci siano „cristiani anonimi“, ma penso con von Balthasar che la categoria dei „cristianesimo anonimo“ non sia utile, anzi che danneggi l’invito di Cristo ad annunciare il suo amore tra tutti i popoli. Io non voglio neppure „battezzare/consacrare“ nessuno con categorie strane: l’Islam è l’Islam e non una forma cristiana degenerata; e gli ateisti sono tali e non appartenenti ad un „cristianesimo anonimo“. Io credo che noi dobbiamo ritornare al contenuto dell’annuncio, a cu si riferisce anche Agostino. Cosa dicono le Scritture di Cristo? Che „patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno“. Non si tratta di pensare ad un „cristianesimo pomeridiano“ (Halík), che poi è solo una nuova allegoria per il „cristianesimo anonimo“ di Karl Rahner. Si tratta di ritornare al messaggio cristiano nella sua singolarità, e quanto è difficile per noi questo, quanto è difficile sebbene abbiamo letto migliaia di volte Filippesi 2,7, come è difficile capire che la presenza di Cristo nel mondo non è nella modalità del trionfalismo, ma in quella della exinanitio. Lui è presente come l'agnello immolato che non immola nessuno. È presente ovviamente anche come risorto, ma la risurrezione non è un trionfo calcistico! Io credo, Signore, aiuta la mia incredulità!  

(Più tardi/notte) È il romanzo di Martin Walser, „Curriculum dell’amore“, un narrazione, che potremmo indicare come „puro realismo“, nel senso criticato da Ulrich, cioè di un realismo senza alcun respiro „sovraessenziale“? Non mi sembra, proprio per la miscela dei fatti che racconta: un uomo ricco e dominato dal suo pene, che diventa povero e malato, dominato dal Parkinson - senza che per questo il desiderio sessuale finisca, anzi non finisce neppure quando per il Parkinson, si fa la pipì addosso. Una donna, che l’uomo ricco ha tradito per tutta una vita e tradisce ancora ora, per lo meno una volta alla settimana, e che cerca di formare la sua vita in questo momento della storia, dove sono arrivato, ed in cui comincia a comprendere che il marito ha una valanga di debiti, che ancora crede un pochino ai suoi piani economici di ripresa, ma che si domanda se davvero voglia stare con questo uomo, quando non le potrà più pagare le donne di servizio e la Porsche 911, e di cui già ora è stufa, tanto più che gli deve lavare i panni bagnati di pipì. Per ora vince il suo senso dell’ordine, che applica nella catalogazione dei debiti del marito, con la speranza di poterli „tilgen“ (estinguere). Io ci vedo, nel modo in cui Walser racconta, una storia, in cui l’exinanitio accade come „esperienza“, almeno nel senso che il lettore può fare questa esperienza.  

Parlando della condizione umana in Pascal, Il Papa approfondisce a suo modo la questione del realismo: „La filosofia di Pascal, tutta in paradossi, procede da uno sguardo tanto umile quanto lucido, che cerca di raggiungere «la realtà illuminata dal ragionamento». Egli parte dalla constatazione che l’uomo è come un estraneo a sé stesso, grande e miserabile. Grande per la sua ragione, per la sua capacità di dominare le sue passioni, grande anche «in quanto si riconosce miserabile». In particolare, aspira ad altro che ad appagare i propri istinti o a resistervi, «infatti, ciò che è natura negli animali, noi la chiamiamo miseria nell’uomo». Esiste una sproporzione insopportabile tra, da una parte, la nostra volontà infinita di essere felici e di conoscere la verità e, dall’altra, la nostra ragione limitata e la nostra debolezza fisica, che conduce alla morte. Perché la forza di Pascal è anche nel suo implacabile realismo: «Non occorre un’anima molto elevata per capire che in questo mondo non esistono soddisfazioni autentiche e stabili, che tutti i nostri piaceri non sono altro che vanità e i nostri mali sono infiniti, e che infine la morte, che ci minaccia ad ogni istante, deve immancabilmente metterci entro pochi anni nell’orribile necessità di essere eternamente o annientati o infelici. Nulla è più reale né più terribile di questo. Facciamo pure gli spavaldi quanto vogliamo: ecco la fine che attende la vita più bella del mondo». In questa condizione tragica, si comprende che l’uomo non possa rimanere in sé stesso, poiché la sua miseria e l’incertezza del suo destino gli risultano insopportabili. Ha bisogno quindi di distrarsi, ciò che Pascal riconosce di buon grado: «Da qui deriva che gli uomini amano tanto il clamore e il movimento». Se infatti l’uomo non si distrae dalla propria condizione – e tutti sappiamo tanto bene distrarci con il lavoro, i piaceri o le relazioni familiari o amicali, ma ahimè anche con i vizi a cui ci portano certe passioni – la sua umanità sperimenta «il suo nulla, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. [Ed escono] dal fondo della sua anima […] la noia, l’umor nero, la tristezza, il dispiacere, la stizza, la disperazione». E tuttavia il divertimento non placa, né colma, il nostro grande desiderio di vita e di felicità. Questo, tutti noi lo sappiamo bene“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“). Martin Walser, senza dare giudizi del tipo seguente, molto chiari, ma che non credo aiutino l’uomo della società trasparente: «infatti, ciò che è natura negli animali, noi la chiamiamo miseria nell’uomo», racconta la stessa miseria umana. «Non occorre un’anima molto elevata per capire che in questo mondo non esistono soddisfazioni autentiche e stabili, che tutti i nostri piaceri non sono altro che vanità e i nostri mali sono infiniti…“ (Pascal). Anche Susi Gern del „Curriculum dell’amore“ di Walser lo sa benissimo. 

L’ultimo passo intellettuale del giorno lo faccio con Simone Weil, poi „compieta“ e poi spero di poter dormire, dopo una doccia calda. In circa due pagine Simone apre prospettive molto intense, forse anche molto „alte“, ma vale la pena addentrarsi in un dialogo interiore con lei (per ora trascuro le cose che dice su scienza e tecnica, anche se sono interessanti). 1) Nei confronti della collettività, di qualsiasi collettività „l'individuo non ha che  una forza: il pensiero. Ma non come lo intendono i piatti idealisti - coscienza, opinione, eccetera. Il pensiero costituisce una forza e dunque un diritto unicamente nella misura in cui interviene nella vita materiale“. Simone pensa alla questione sociale, non solo in riferimento „agli sfruttati, ma anche in rapporto ai privilegiati“, io penso piuttosto al fatto che l'unica vita materiale in cui possiamo intervenire è il nostro io, la nostra persona. 2) Su amore e lavoro, su amore fisico e lavoro lei dice alcune cose che sono molto interessanti; a) in primo luogo: „non rendere il lavoro più potente, ma più cosciente e più metodico“. Il mio diario serve a questo: rendere l'esperienza che faccio nel lavoro, nelle letture, nell'appartenenza alla Chiesa più cosciente e più metodica. b) sull'amore fisico Simone parla molto „alto“ : purezza per lei è possibile „solo a condizione che non vi sia desiderio, e neppure propriamente voluttà“. Insiste sulla necessità „che l'amore fisico possa almeno teoricamente essere puro“. Sarebbe troppo amaro che la stessa creazione di un nuovo essere umano fosse un atto impuro… tutta la vita ne sarebbe macchiata“ (quaderno, 1, 117). Questo è ciò che io ho visto realizzato perlopiù in mia moglie, con pochissime cadute. Certo non in me.  Mi è di aiuto la frase: „La vita non ha bisogno di mutilarsi per essere pura“. „ Percepire l'essere amato in tutta la sua superficie sensibile, come un nuotatore il mare. Vivere all'interno di un universo che è lui. È per caso (un caso provvidenziale) che questa aspirazione profonda, che ha le sue radici nell'infanzia (gestazione), coincide con l'istinto detto sessuale - il quale è estraneo all'amore, se non per il pensiero dei figli. Per questo la castità è indispensabile all'amore. E l'infedeltà lo macchia. Appena c'è bisogno, desiderio, anche reciproco c’è oltraggio“ (Quaderno 1, ibidem). Cerco di vivere in quell'universo che è mia moglie, per esempio leggendole un libro, per esempio giocando con lei con i pupazzi, so molto bene che proprio per lei vale quanto qui dice Simone: „l'istinto detto sessuale è estraneo all'amore, se non per il pensiero dei figli“. Quindi stando con lei non è possibile non esercitarmi nella questione della castità, nel senso di Simone e per quanto riguarda l’infedeltà: Gesù mi insegna quello che mi insegna Simone. Detto questo, però, c'è in me una dimensione „bassa“, che ha a che fare con bisogno e desiderio. C'è una differenza ovviamente tra quando ero giovane ed ora che sono anziano. Umiltà per me significa semplicemente chiedere a Gesù di prendermi per mano anche su questa cosa, così che quando prego il „Suscipe“ lo possa fare seriamente. Comunque Etty Hillesum mi è su questo punto molto più vicina di Simone Weil; ma per entrambi vale sono più brave di me. 3) Definizione geniale della gioia: „ la gioia altro non è che il sentimento della realtà… la tristezza altro non è che l'indebolimento e la scomparsa di questo sentimento. I pazzi non sono gioiosi. Quando si è tristi a lungo e in modo continuo si diviene un po' pazzi“. Buona notte!

(Wetterzeube, 15.11.23 - San Alberto Magno) Balthasar parla di SPN come del „più spiccato „Theo-didatta“ della storia della Chiesa“ (Antologia-Servais, 345-346). Come gli apostoli (a parte Paolo), come Francesco d’Assisi, come il curato di Ars, in un certo senso. Non è la sua forza speculativa ciò che ci attrae, ed anche Balthasar, tra gli uomini più colti del suo tempo, è speculativamente meno  forte di Karl Rahner; ma per l’appunto tutto questo non c’entra - il cristianesimo, come ho ripetuto ieri all’undicesima classe, è un avvenimento (Giussani), non una filosofia. E in quest avvenimento è Dio colui che insegna e „non est aliud inter Deum et creaturas“! Il che non vuol dire che Ignazio sia un’alternativa alla tradizione, piuttosto è vero il contrario, ma mettendosi in contatto con la fonte originale della tradizione diventa a sua volta, inizio di nuove tradizioni da quella tradizione, originata da Dio stesso!   

Non bisogna neppure dimenticare che uno dei due grandi teologi del Nuovo Testamento, Giovanni, era un pescatore. E se Klaus Berger ha ragione, bisognerà anche pre-datare i suoi scritti.


Per quanto riguarda le tradizioni, dobbiamo ricordarci in primo luogo della tradizione di Abramo e di quella di Mosè, che in vero sono due momenti della stessa tradizione. La promessa fatta ad Abramo è inverata in Cristo, ci insegna Agostino, nel suo commento alla prima lettera di san Giovanni. Agostino vive quando l’unità della Chiesa è minacciata da eresie, ma non conosce la situazione di molteplicità delle chiese, in cui viviamo noi ed ovviamente vive anche prima dell’avvento dell’Islam. Ora non solo i cristiani con le loro confessioni, ma anche un’altra religione, l’Islam, vedono in Abramo il loro padre, così che tre religioni si richiamano ad Abramo, pur nella differenza di comprensione tra le tre: ebraismo, cristianesimo e l'Islam. Agostino vedeva la Chiesa presente in tutto il mondo, senza concorrenza, a parte quella degli eretici. Ma ovviamente, va anche detto che il Logos universale e concreto che è Cristo, è più grande di Abramo, anche se non è riconosciuto in modo confessionalmente perfetto da tutte le tre religioni. Il Corano concede una singolarità a Cristo che non ha neppure Maometto, che Dio lo benedica. E tutto l’AT lo aspetta, come sottolinea Agostino stesso. E nel vangelo di Luca, Cristo stesso, che appare ai due discepoli di Emmaus, „cominciando da Mosè e da tutti i profeti , spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui“ (Lc 24, 27). Ma ritorniamo a Giovanni, con la sua contrapposizione forte tra mondo e Cristo: „Non amato il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo - la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita - non viene dal Padre, ma viene dal mondo. Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!“ (1 Gv 2,15-17). Quindi non possono essere imputate alla volontà del padre la bramosia, l'avidità e l’orgoglio. Quindi il sesso come bramosia, l'avidità del denaro e l'orgoglio del potere, della volontà di potenza fanno parte di questo mondo e questo mondo passa. Non credo, tra l'altro in accordo con la Lettera ai romani capitolo sette, che sia possibile vivere completamente senza i surrogati del sesso, del denaro e del potere, ma per l'appunto sono surrogati. È un surrogato può essere sopportato o se volete usato, non amato! 


"Anche nell’esperienza cristiana, anzi massimamente in essa, appare chiaro come in un’autentica esperienza siano impegnate l’autocoscienza e la capacità critica dell’uomo, e come una autentica esperienza sia ben lontana dall’identificarsi con una impressione avuta o dal ridursi a una ripercussione sentimentale. È in questa «verifica» che nell’esperienza cristiana il mistero della iniziativa divina valorizza essenzialmente la ragione dell’uomo. Ed è in questa «verifica» che si dimostra l’umana libertà: perché la registrazione e il riconoscimento della corrispondenza esaltante tra il mistero presente e il proprio dinamismo di uomo non possono avvenire se non nella misura in cui è presente e viva quella accettazione della propria fondamentale dipendenza, del proprio essenziale «essere fatti», nella quale consiste la semplicità, la «purità di cuore», la «povertà dello spirito». Tutto il dramma della libertà è in questa «povertà di spirito»: ed è dramma tanto profondo da accadere quasi furtivo. (Luigi Giussani, Il Rischio Educativo) - questo modo del tutto non sentimentale di Don Giussani di porre la questione della „purità di cuore“, della „povertà dello spirito“, partendo da un dato ontologico, cioè che siamo fatti, cioè che siamo coloro a cui è stato donato gratuitamente l'essere, è straordinario.


Con grande gioia, ieri, il mio parroco, che ha trascorso tutta la sua vita in questa regione, nato in Sassonia, ora lavora come parroco in Turingia, mi ha raccontato che il Partito „La Sinistra“ scioglierà la propria frazione nel parlamento tedesco, il 6 dicembre, il giorno di San Nicola; questa è la prima grande conseguenza della decisione di Sahra Wagenknecht di lasciare questo partito.


„Fosse comuni per i morti a Gaza. Fosse comuni per evitare epidemie. Chissà se Ilham, la donna anziana cristiana, uccisa da un cecchino israeliano sulla porta della Parrocchia di Gaza, è stata sepolta in queste ore. Pensare che i suoi resti possano essere ancora all’aperto ci mette a disagio. La stampa internazionale non ha accesso alla zona da settimane. Fonti da Gaza parlano di 40 pazienti morti negli ultimi giorni, compresi tre neonati prematuri le cui incubatrici sono state staccate per mancanza di alimentazione. I medici, raggiunti per telefono, o attraverso le Ong, garantiscono che staranno fino all’ultimo con i loro 650 pazienti. Nella Striscia ci sono 36 centri ospedalieri e, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, 22 strutture sono fuori servizio a causa degli scontri armati“ (Alessandro Banfi, versione odierna) -ieri sera durante la Santa Messa ho pregato per Ilham.

Joe Biden, tra tutti i politici che si sono avvicendati a Washington negli ultimi quattro o cinque decenni, è stato a lungo uno dei più strenui…e devoti sostenitori dello Stato di Israele, e non solo un sostenitore dello Stato di Israele, ma un sostenitore della politica americana di fornire più armi e più aiuti a Israele di qualsiasi altro Paese. Ed è una delle cose in cui ha sempre creduto. Non ha mai vacillato, a partire dagli anni Settanta e Ottanta fino agli anni Novanta, quando era vicepresidente sotto il presidente Obama, prima di candidarsi alla presidenza, quando si è candidato alla presidenza, ora che è un presidente americano“ (Glenn Greenwald, Rumble, 4.11.23) - quanto dice il giornalista statunitense, che vive in Brasile, Glenn Greenwald, mi sembra molto più credibile, anche perché lo conosce meglio, delle speranze che pone Alessandro Banfi nel presidente americano, Joe Biden, anche nella versione odierna, che riferisce di un ottimismo del presidente sulla questione degli ostaggi… 

„È incredibile. David Friedman, ex ambasciatore statunitense in Israele sotto Trump, afferma che "è stato provato con certezza" che il quartier generale di Hamas si trova sotto l'ospedale Shifa. Alla domanda sulla fonte di questa presunta prova, Friedman accusa Marc Lamont Hill di negare l’Olocausto!“ (Michael Tracey, X, 14.11.23)

Padre nostro…

(Primo pomeriggio) In genere, durante una passeggiata, preferisco sentieri circolari di quelli che vanno avanti e indietro, ma anche un sentiero circolare, a volte è fatto con spezzoni di strada. La parola spezzone significa, secondo la Treccani: „pezzo, frammento, elemento parziale di un tutto unitario organico“. I filosofi tendono normalmente a questa organicità, ma essa può essere anche solo un'apparenza e un sistema chiuso organico può essere anche semplicemente un’astrazione, molto differente dalla realtà, molto differente dai percorsi nel bosco, dove per l'appunto ci sono a volte spezzoni di strada che poi si interrompono e ci si deve guardare intorno, per scoprire quello più „stabile“, che insomma non porta solamente fino ad una radura e a volte procedono, ma anche con alcune difficoltà, dovendo scendere in modo scosceso dalla collina e così credo sia la vita.

(Lavoro con alcuni testi di don Giussani)  „La vostra non è innanzitutto un’organizzazione, ma un’ esperienza ; la parola esperienza indica il nesso che il nostro agire ha con la sua sorgente ultima, il mistero di Dio. È nell’esperienza che Dio arricchisce il nostro niente e perdona la nostra miseria facendola agire, facendola partecipe della Sua « attività » ( è una parola banale, ma non sappiamo trovarne un’altra) di Creatore, di Ri-creatore, di Redentore. L’esperienza proclama sempre un nesso con Dio. Infatti un’esperienza diventa cattiva quando questo nesso con Dio non sia riconosciuto e la costruzione sia tentata a prescindere da Dio o addirittura contro la legge di Dio: non può durare a lungo un’esperienza che non rispetti la grande sorgente da cui nasce tutta l’energia umana. « Chi fa, falla » ; ma dentro lo stesso fallo avviene la bontà di una Redenzione attraverso l’umiltà di un perdono accettato e, prima ancora, attraverso la contrizione di un riconoscimento del proprio errore. È proprio attraverso il fallo che normalmente – dico addirittura normalmente – l’uomo cammina di più verso Dio. È il sistema che Dio ha usato. All’inizio del grande processo umano, ha permesso ( lo diciamo umanamente parlando) una cosa misteriosamente tremenda – che stringe ogni uomo che viene in questo mondo, lo angustia, nel senso latino della parola, gli stringe la gola, lo fa passare per strettoie, in una via che altrimenti avrebbe dovuto essere larga e tranquilla –: il peccato originale. Per il peccato originale, Dio è diventato uno di noi, questa storia che Dio ha voluto costruire ha portato Lui stesso dentro la nostra carne. La vostra è un’esperienza, perciò è un nesso con il divino, è un nesso con il Mistero, ma non diciamo più parole astratte, diciamo parole che la nostra storicità crede: è un nesso tra voi e Cristo, tra voi e Dio fatto uomo. Solo dall’esperienza può nascere, anzi, è normale che nasca una volontà di aiuto vicendevole. La vostra esperienza è una compagnia, prima che un’organizzazione o una struttura. L’esperienza implica e mette in gioco il tuo io, la tua persona, non l’adesione a un’associazione. La tua persona, col calore di amore e di sacrificio che deve utilizzare, resta più aperta come sensibilità al sacrificio e alla gioia degli altri; quindi si stabilisce una facilità di appoggio l’uno all’altro in cui consiste la vita di una amicizia. La vostra è un’esperienza ed è un’amicizia. L’organizzazione e l’associazione sono strumento di aiuto a queste due cose: all’esperienza personale e all’amicizia vicendevole“. (Luigi Giussani, Il miracolo dell’ospitalità) - l'insistere di Don Giussani sul fatto che vi è una priorità dell'amicizia sull'associazione, anche se un'associazione può essere al servizio dell’amicizia (sta parlando in questo passo citato con le famiglie dell’accoglienza), mi aiuta molto, direi che mi fa tanto bene. E questo non solamente per la vita di fraternità, anzi neppure in primo luogo per la vita di fraternità del movimento, visto che vivo lontano da tutti. Ma per il modo di rapportarmi a mia moglie, per il modo di rapportarmi ai colleghi, per il modo di rapportarmi alla parrocchia, quello che davvero conta in quella esperienza cristiana che si riferisce a Dio, che riceve da Dio il dono gratuito dell'essere, è che tutti i rapporti potenzialmente sono i rapporti tra amici. È vero bisogna distinguere tra un collega ed un amico, anche per non essere poi del tutto delusi. E forse io nel passare degli anni sono diventato un po' pessimista su questo, ma è vero, almeno come potenzialità, che un collega potrebbe diventare un amico. L'altro giorno una ragazza della mia classe si è ringraziata con sincero affetto per il fatto che ho mangiato con loro. Anche questo è un piccolo segno che anche con i ragazzi, anche oggi nell'era del dominio della macchina, è possibile un'amicizia. Nel rapporto matrimoniale questo è più semplice, perché si presuppone che con una persona che si sono passati più di trent'anni non ci sia solo e forse neppure principalmente un'attrazione erotica, ma questa amicizia che è l'espressione umana più alta del dono gratuito dell'essere; per quanto riguarda la parrocchia le cose non sono così semplici, perché anche nella parrocchia ci si sospetta a vicenda. Allo stesso tempo, però, visto che la parrocchia è la vita della chiesa per me qui nella diaspora, dovrebbe esserci almeno la preghiera che nasca un'amicizia. Sono anche molto contento che negli ultimi tempi stia nascendo un'amicizia con il nuovo vicario della parrocchia, con il nuovo cappellano. E con il mio parroco, pur nelle differenze delle personalità, vi è senz'altro un'amicizia in Cristo. Come credo che stia nascendo con il mio padre confessore agostiniano a Erfurt.  — „L’esperienza e l’amicizia (o compagnia) che nasce dall’esperienza hanno una caratteristica che dimostra la loro vicinanza a Cristo. L’esperienza è un orizzonte che si dilata sempre di più: quanto più uno vi penetra accogliendola, quanto più uno vi cammina dentro, tanto più essa si allarga, con un orizzonte che diventa sempre più grande. La compagnia è un’amicizia che traduce in termini passeggeri, ma di valore non passeggero, il rapporto con Cristo.«Anche noi, dunque – scrive san Paolo nella Lettera agli Ebrei – circondati da un così gran numero di testimoni...» : la Chiesa è veramente un grande popolo di testimoni! Tante volte viene la tentazione di separare le cose piccole dalle grandi, ma il piccolo è talmente folto, intenso, che non c’è più il piccolo o il grande, tutto è grande. Ho visto una giovane mamma che cercava di imboccare il figlio spastico con un cucchiaio che si perdeva sulla faccia: è divino, è grande come Dio! Per questo io avevo vergogna a venire da voi.«Anche noi, dunque, circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che ci è di peso...»: si può deporlo vivendo, lo si depone vivendolo; se uno non lo vuol vivere, allora non lo depone e il peso lo definisce. «Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia...»: non siamo i redentori di noi stessi; la nostra fatica nel soccorrere il bisogno dell’altro, della vita che ci è davanti, tra le braccia, non è un gesto che redime, che può redimere la nostra vita, che può redimere il mondo. Quando noi siamo appena appena attenti, sentiamo ben lontana da noi la tentazione dell’orgoglio, di una soddisfazione moralistica di noi stessi; percepiamo benissimo la strana commistione di impeto di generosità, che persegue il bene e la verità riconosciuta, e di sproporzione, una sproporzione in cui la stanchezza e l’equivoco penetrano. «Anche noi, dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti». «Corriamo con perseveranza»: la parola perseveranza ricorda la grande parola che Cristo ha ripetuto, più di tutte le altre, nell’ultimo discorso che ha fatto ai suoi discepoli prima di andare a morire: rimanete, permanete, rimanete in me“. (LUIGI GIUSSANI  Il miracolo dell’ospitalità) - il dono dell'essere come amore gratuito ha in Gesù Cristo una sua esemplarità, una sua singolarità ultima, che non è anticipabile dal basso, che non è deducibile dal basso. Non si può dal basso dedurre questo amore crocifisso, che è così grande, che è cosi de arriba, che non ha neppure di paura di scendere nel più profondo strato dell’inferno; io so che sono malato nello spirito, anche se invito a non fissarsi solo su determinati peccati, ma so che ho un bisogno terribile di questo amore che sa abbracciare anche le dimensioni egoistiche ed infernali del peccato che ci sono in me. Quindi non mi basta solo un’ ontologia, è necessaria una cristologia. Detto meno astrattamente: è necessario quel Gesù che ti prende per mano e ti porta in un luogo di raccoglimento in cui guarisce il tuo corpo e la tua anima. Con Konstanze, in questi 20 anni nella diaspora, abbiamo cercato di essere una famiglia che accoglie sia nella quotidianità della scuola, della giornata scolastica, sia in dimensioni radicali, come quando abbiamo ospitato per alcuni mesi una ragazza che era stata abusata dal patrigno, quando abbiamo accolto una studentessa di CL di Milano, che non si trovava bene a Lipsia, quando siamo andati, Konstanze ed io, da una famiglia, qualche ora dopo che il loro figlio si era ucciso, per portare speranza. 

Cosa vuol dire fare esperienza? Vuol dire prendere contatto con la realtà in modo tale che essa diventa visibile, sensibile, udibile, tangibile, percepibile, conoscibile. E, in questo impatto, la realtà crea problemi: getta davanti alla faccia dell'uomo, al cuore dell'uomo, se stessa, destando perciò un desiderio, desideri, ricerche, ricerca: ridesta un'energia di rapporto, così che l'uomo in questo impatto diventa più grande, diventa più se stesso, applica più sé, realizza di più se stesso. Dice il testo rosso ( che voi non avete letto o avete letto una volta sola, così che non potete pretendere di saperlo, e neanche di averlo capito) che non c'è esperienza se non produce crescita dell'io. La crescita dell'io è nel fatto che, a contatto con la realtà - qualunque sia il tipo di contatto, a qualunque livello -, la realtà provoca, chiama l'io, facendo insorgere un problema. Ecco, nell'impatto con la realtà, la realtà viene a galla e ti chiama, per esempio, oppure ti fa un gesto e tu vuoi spiegare questo gesto: ti crea un problema. Nel cercare di rispondere a questo problema, conosci la realtà e conosci sempre di più la tua capacità di fronte a esso, cioè cresce il sentimento di te, la coscienza di te stesso. (Luigi Giussani  Una presenza che cambia) — in modo molto realistico Don Giussani ci ricorda che la realtà, che l'impatto con essa ci crea un problema. Certo se ci creasse solo un problema e non fosse fonte di stupore, stupore che ci sia qualcosa invece che nulla (Heidegger, Balthasar), non avremo ovviamente neppure voglia di porci il problema che la realtà ci pone. Ma molto realisticamente spesso la realtà della scuola, la realtà della parrocchia, la realtà dei rapporti occasionali, per esempio quando guidiamo nell'autostrada, ci creano problemi… E l'atto più grande della „paideia“ non può essere quello nei confronti degli altri, ma in primo luogo nei confronti di se stessi; il lavoro della paideia deve essere fatto con se stessi. In modo che noi cresciamo e se non cresciamo vuol dire che non abbiamo fatto un'esperienza nel senso che ci propone Don Giussani. Poi io sono del tutto ignorante: non solo non ho letto il „libro rosso“, ma non so neppure che cosa sia. Infine: Simone Weil, con un certa ragione, ci ricorda che vera libertà nasce nella dialettica: pensiero/azione e non in quella desiderio/soddisfazione, ma io penso che sia anche un altro segno del realismo del don Gius, che egli non disdegni di parlare anche del „desiderio“. Il Papa stesso ci ricorda che per Pascal, il desiderio della felicità è la caratteristica più importante dell’essere umano

Vorrei commentare ancora questo passaggio di un'intervista a Don Giussani del 1984, prima sentiamo da Giussani stesso: LG: «Riteniamo che abbia una grande importanza per la vita di oggi l'esperienza cristiana che facciamo, non il nostro, movimento come tale. Riteniamo per esempio che abbia una grande importanza il messaggio del Papa, cui noi cerchiamo di adeguarci, da cui cerchiamo di trarre l'alimento per la nostra vita personale e collettiva. Siamo ancora del parere di Dante Alighieri: 'Avete il pastor della Chiesa che vi guida / questo vi basti al vostro salvamento'. Siamo anche persuasi che ciò che cambia il mondo non è ciò che statisticamente sembra prevalere. L'importante è che siamo purificati nella verità, perché è la verità che vince nel tempo, o che vince il tempo, anche se non toccasse a noi di vivere la gioia di vedere un suo trionfo terreno».

LA: „Il rapporto con gli altri movimenti cattolici Non è un montarsi la testa quel dare sempre un giudizio negativo della Chiesa italiana?“ 

LG: «Non direi che io abbia un giudizio negativo sulla Chiesa italiana. Anzi ha una grandissima tradizione. Dico che bisogna lottare per la verità di questa tradizione e perché questa tradizione sappia comunicarsi e sappia ispirare atteggiamenti e opere utili al bene comune. Al bene comune degli uomini. Mi pare che la Chiesa italiana dovrebbe assumersi in modo più adeguato il compito di valorizzare la profondità e la sicurezza tradizionale della fede popolare. L'aspetto che può generare più disagio nell'assetto della Chiesa italiana si può riassumere nella preoccupazione, espressa dal Papa a quasi tutte le Conferenze episcopali regionali, sul pericolo del divorzio tra fede e cultura»

LA: Don Giussani, questa frase la deve spiegare. 

LG: «Per abolire il divorzio tra fede e cultura è necessario che la realtà del popolo cristiano, e quindi la Chiesa, sia energicamente presente nella problematica e nel dibattito che angustia la vita del mondo di oggi. Sulla difesa della vita, per esempio, o della libertà. Il Papa in Canada ha detto ai vescovi di aiutarlo a superare la "cospirazione del silenzio" nei confronti delle Chiese dell'Est. Vale anche per i nostri vescovi. Non sarebbe una fede vissuta quella che non dicesse qualcosa su tutta la vita dell'uomo. Sarebbe una grave iattura favorire una riduzione della vita della Chiesa a culto e rito, con qualche spinta a interessarsi degli emarginati». Luigi Accattoli Don Giussani, fondatore di CL CORRIERE DELLA SERA 1984 - nella prima parte dell'intervista Don Giussani spiega che cos'è la Fraternità di Comunione e Liberazione e parla di una coscienza matura dell’esperienza del Movimento stesso: „Nella esperienza di Comunione e Liberazione ognuno di noi cerca una cosa sola: vivere la vita come rapporto con Cristo, fonte di intelligenza e di amore, nel modo meno indegno possibile. La Fraternità rappresenta l'aspetto più maturo dell'esperienza di CL, per il quale sì è chiesto alla Chiesa un giudizio sulla sicurezza e sull'utilità ecclesiale dell'esperienza stessa“. La parte istituzionale della Fraternità è sottolineata pochissimo, anche se ovviamente ci chiede un'obbedienza alle decisioni della diaconia di Milano, ci chiede un confronto settimanale con i testi, ma si lascia anche tanta libertà di formare la propria appartenenza alla fraternità stessa. Nel passaggio citato dell'intervista mi sembra molto importante il richiamo al Santo Padre. Ormai sono passati quarant'anni da quell'intervista, quasi quarant'anni. Il Santo Padre è un altro per cui la questione del divorzio tra fede e cultura si pone in modo diverso. Se allora era importante presentare la difesa della vita, come una priorità del pontificato di San Giovanni Paolo II, ora Papa Francesco, non è che abbia dimenticato quel valore, ma ritiene che la difesa della vita abbia la modalità della profezia della pace, della profezia ecologica e della profezia dei poveri. Quindi gli emarginati di cui parla alla fine Don Giussani, di cui lui non ne critica l'attenzione in sé stessa, ma quando questa diventa un pochettino la ciliegina sulla torta solo cultuale e liturgica, diventano un tema forte del pontificato di Francesco. Ed anche per lui vale ciò che dice Dante:  'Avete il pastor della Chiesa che vi guida / questo vi basti al vostro salvamento’. Questo è il motivo ultimo per cui Konstanze ed io siamo fedeli all’Angelus domenicale del Papa. Infine vorrei dire ancora una parola sulla mia via alla Fraternità, che non è stata una via diretta, ma una via nata dall'incontro con Hans Urs von Balthasar. Senza l'amicizia tra il teologo svizzero e il sacerdote lombardo io non sarei mai entrato nella Fraternità di Comunione e Liberazione. Ma io credo che Don Giussani dal cielo mi aiuti, così come mi aiuta il padre Balthasar e credo che, come disse una volta don Gius agli Esercizi di Rimini, parlando delle persone del Movimento che si trovavano in India da suor Teresa di Calcutta, che loro appartenendo a suor Teresa appartenevano anche a lui e quindi io credo che tutto il mio lavoro, di cui do testimonianza in questo diario, con i testi di Sant'Ignazio, di Balthasar, eccetera siano anche un modo di approfondire la mia appartenenza alla Fraternità di Comunione e Liberazione, cioè a Cristo! Viva la communio sanctorum! 


(Notte) È proprio bella la lettera del Papa su Pascal; riprende anche i propri temi: «la realtà è superiore all’idea»„ ma cita anche delle frasi del maestro francese, che sono, nella loro sinteticità, davvero geniali, come per esempio:  «Chi vuole fare l’angelo fa la bestia». Non approfitta della critica pascaliana al Dio dei filosofi, per saltare la sua filosofia; anzi proprio come diceva Balthasar: „non vi è teologia senza filosofia“; ed anche il Papa scrive: „Occorre dunque, per comprendere bene il discorso di Pascal sul cristianesimo, essere attenti alla sua filosofia“. Conosce anche i limiti della filosofia stessa, ma ne comprende pure il cuore: quello di essere ricerca „del senso integrale del nostro destino, della nostra vita, e della nostra speranza, protesa a una felicità che non è proibito di concepire eterna“. E con Ulrich, sia Pascal che il Papa, sanno che c’è una „logicizzazione dell’essere“ che distrugge la gratuità del dono dell’essere come amore gratuito: „E le ideologie mortifere di cui continuiamo a soffrire in ambito economico, sociale, antropologico e morale tengono quanti le seguono dentro bolle di credenza dove l’idea si è sostituita alla realtà“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“).


Non so bene come mai Simone Weil dice che „la nozione di necessità è morta“ (Quaderno I, 114);  per sostenere la sua tesi afferma che „nella scienza essa (la  nozione di necessità) appare soltanto come „regola del gioco“. Come regola del gioco, ma non come necessità nel senso letterale del termine; a livello ontologico Ulrich parla del „senso necessario dell’essere" e questo non è un „gioco“ (almeno nel senso debole del termine), ma pone il problema serio della gratuità del dono dell’essere. Comunque mentre questa frase non mi ha aiutato in modo particolare, un’altra, che si trova nello stesso quaderno, è, invece, davvero molto utile: „il segno che il lavoro - quando non è inumano - è fatto per noi, è la gioia, gioia che non è diminuita neppure dalla spossatezza“ (114-115); senza questo legame tra la gioia e il lavoro è difficile sostenere un lavoro per tutta la vita. Infine c'è una narrazione mitologica interessante, della Simone, e cioè che „ogni uomo è un Proteo“. La Treccani mi aiuta a comprendere che con Proteo si intende una persona che „muta spesso di opinioni, per celare agli altri le proprie idee o intenzioni“. Questo si riferisce anche al racconto del mito, nel quale Proteo, questo Dio marino minore, resiste a tutti i tentativi di fargli prevedere il futuro e solo quando è costretto, cioè quando lo si è fermato, allora racconta quello che accadrà;  questa dimensione della predizione del futuro, non c'è tanto in Simone, piuttosto, quella  dell’amicizia, che è la ricompensa per chi tiene abbracciato Proteo, „senza perdersi d'animo, finché non abbia assunto la forma umana“ (Treccani). Questo bisogna specificarlo, perché lui può assumere, nel mito, anche forme di animali, forme svariate, come quella „del serpente, del leone, ma anche di una fiamma ardente, di una pianta altissima“ (Treccani), eccetera. Buona notte! 



(Wetterzeube, il 14. 11. 23) Non credo di aver mai fatto un’ esperienza simile a quella di SPN al fiume Cardoner, che Balthasar definisce così: „un illuminazione intima dello Spirito“, „un versarsi universale dello Spirito“ nel suo spirito; „un essere informato intimamente dallo Spirito“ (cfr. Antologia-Servais, 344), per lo meno non in quella intensità, che fa si che Ignazio abbia memoria di ciò anche quando è anziano (Ignazio muore nel 1556, quando aveva 65 anni; quindi due anni più di me ora). Mi ricordo una volta a Mirafiori Sud quando tornai a casa dalla parrocchia, in quello spazio aperto, in quella piazza davanti alle scuole, dove giocavamo ogni giorno al pallone, e guardando il cielo stellato, per quanto è possibile in una città come Torino, ebbi una grande gioia. E poi ci sono stati momenti intensi, come la notte prima della morte di mio papà…Per quanto la filosofia sia importante per me, devo dire che spesso anch’io mi metto in un atteggiamento di ascolto direttamente in contatto con la Sacra Scrittura, così come me la presenta liturgia della Chiesa. E cerco di prendere sul serio quel „punto giovanneo“ di cui parla Balthasar, cioè l'identità tra sapere e vita, pur non essendone sempre all’altezza, meglio pur non essendone quasi mai all’altezza. Quando ieri notte ho citato la frase di Simone Weil: „ l'ordine delle cose non è l'ordine del pensiero“ (Quaderno I, 112), ho voluto sottolineare la priorità della realtà sul pensiero (Bergoglio) ed anche il pericolo, quando non lo si fa, di „logicizzare l’essere“ (Ulrich). Il punto giovanneo di cui parla Balthasar, l’identità di sapere e vita, non è inteso in quel senso, ma come invito a non fare del messaggio cristiano: „parole, parole, parole“ (Mina). C'è infine un punto molto importante in Ignazio (tra l’altro anche in Balthasar), che secondo me ha a che fare proprio con lo Spirito Santo e cioè quello dell’ironia, quella con cui egli rispose alle accuse dei domenicani inquisitori (non tutti i domenicani sono inquisitori), che confondevano Ignazio con illuministi della prima ora ed erasmiani. 

„Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo“ (1 Gv 2,10). „Chi riceve scandalo che io non ne frema?“ (2 Cor 11,29b). Questo è un punto molto importante: non dobbiamo dare scandalo e non dobbiamo agire così come se ricevessimo sempre scandalo da qualcuno. Chi ama i fratelli, chi ama la Chiesa non riceve in lei mai uno scandalo definitivo. Anche gli scandali che ci sono stati in Comunione  Liberazione (ammessi anche da don Julián, in una sua lettera del 2010 al „Corriere della Sera“), non sono mai stati il motivo, per me, per prendere distanza dal Movimento, perché da Adrienne ho imparato che non c'è mai una differenza univoca tra i miei peccati i peccati degli altri. Che attualmente io non vada ai gesti del Movimento in Germania non ha a che fare con questione di scandali, allora ce ne sarebbero molti più grandi nella diocesi di Dresda. Ha a che fare con un non sentirmi…, no no questo non è il punto, ha a che fare forse con qualcosa che non mi fa bene, oggettivamente,  perché in quel contesto non si prende sul serio il mio io (o lo si prende troppo sul serio). Ma anche questo non è motivo di scandalo. Io vado in parrocchia e mi comporto così come nella nostra diocesi il vescovo, come ultima istanza, ne porta la responsabilità (sto pensando ai „Servizi della Parola“ da parte di laici come me). Vedo che molte persone, anche qui in Germania, prendono scandalo o trovano motivo di inciampo da alcune decisioni di Papa Francesco, per esempio ultimamente a riguardo di un vescovo, che è stato sospeso dal suo ministero e che poi ha risposto con un video, talmente religiosamente edulcorato, talmente pseudo pio che a me faceva vomitare… ovviamente criticare il Papa puntualmente e con amore è possibile nella Chiesa…se no, che senso avrebbe un percorso sinodale? Saprebbe già tutto lui (il Papa)! Comunque sia, dobbiamo evitare ogni scisma ed anche evitare un atteggiamento, per me insopportabile, di vittime, di vittimismo quasi che sia un peso dover sopportare questo grande vulcano ignaziano che è il Papa…

Per quanto riguarda la questione dello Stato di Israele, oggi, direi che non c'è solamente l'ingenuità di coloro che non si rendono conto che Hamas è un gruppo terroristico pericoloso, che usa anche i civili, per le proprie azioni terroristiche, per esempio prendendone in ostaggio, per esempio usandoli come scudi umani, ma bisogna anche stare attenti che non venga a priori accusata ogni critica, anche dura, allo Stato di Israele come ingenuità o addirittura come antisemitismo. Il fatto che Hamas sia più debole dell'esercito di Israele non lo rende immediatamente santo, ma neppure la dimostrazione di forza del dell’amministrazione Netanyahu è segno di santità, né di necessità di autodifesa. Non posso che ritornare alla posizione del filosofo sloveno Slavoj Žižek, quando afferma che non c'è una parte buona in questa guerra.

„Israele ha appena venduto 1,2 miliardi di dollari in sistemi di difesa missilistica all'Azerbaigian, poche settimane dopo che gli Stati Uniti hanno approvato ulteriori 14 miliardi di dollari in aiuti a Israele, che ha dichiarato di dover espandere le proprie capacità di difesa missilistica“ (Lindsey Snell, X, 14.11.23) 

Ci voleva proprio uno studio dell'Istituto superiore di Merseburg (MZ di oggi)  per comprendere che, anche nella nostra regione, la sessualità oggi non è più come quella di trent'anni fa. Più masturbazione, più partner, più l'idea che importante nella sessualità non sia tanto il fatto che ci si ama, ma che i  due siano d’accordo, eccetera; questo lo so già guardando Netflix e osservandomi, anche se a me, grazie a Dio, è donata la grazia di vivere non solo un rapporto duraturo, ma un matrimonio come sacramento! Da 31 anni! 

Ho letto il bell’articolo della professoressa Myriam Wijlens (Università di Erfurt) sull’incontro sinodale romano (4-29.10.23) (6.11.23) - qui solo una nota al margine, che in vero non è neppure un commento all’ottimo articolo, ma un mio problema: io non sono mai stato un grande amante dei lavori in gruppo nella scuola, ma per quanto riguarda il sinodo romano credo che siano stati davvero il metodo giusto, anche se ovviamente non penso che un profeta o un filosofo debbano sempre parlare nel ritmo dei quattro minuti previsti dall'incontro sinodale. Ed ovviamente anche il lavoro che sto facendo con questo diario supera i limiti del quattro minuti. Anche se cerco di fare dei piccoli frammenti.

Abba nostro...

(Nella tarda mattinata) „Ieri sera a Bologna quasi mille persone si sono radunate in presenza a parlare di pace, sotto il titolo “Anche  se pare impossibile”. Sono intervenute due grandi personalità: il cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo della città e presidente della Cei (collegato da Assisi ha detto. “La pace è il problema dei problemi”), e il cardinal Pierbattista Pizzaballa, Patriarca dei Latini di Gerusalemme. Uno dei momenti toccanti della serata è stato quando Pizzaballa ha raccontato dei cristiani nella Striscia di Gaza. 18 sono morti nei bombardamenti, molti hanno avuto la casa distrutta. Poi ha accennato alla storia di Ilham, la donna anziana che, stanca di stare rinchiusa negli edifici della parrocchia da giorni, è uscita al sole, all’aperto, ed è stata colpita e uccisa da un cecchino israeliano. Il suo cadavere è ancora là, per terra. Raccoglierlo può costare la vita…Sul piano diplomatico, l’Europa finalmente si muove. Domani il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, sarà in Israele. Dice Borrell: «No a spostamenti forzati della popolazione palestinese da Gaza, non ci possono essere espulsioni verso altri Paesi; nessuna riduzione del territorio, non ci può essere la rioccupazione di Gaza da parte di Israele; la questione della Striscia di Gaza va vista come parte integrante della questione palestinese nel suo complesso». A Gaza deve tornare «una Autorità Palestinese: ho detto una Autorità — ha sottolineato Borrell — non l’Autorità Palestinese. I suoi termini di riferimento e la sua legittimità dovranno essere decisi e definiti dal Consiglio di Sicurezza»“ (Alessandro Banfi, versione odierna). 

Armenia/Azerbaigian

„Il Consiglio Affari esteri ha discusso di Armenia/Azerbaigian, alla luce dell'operazione militare dell'Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh del 19-20 settembre 2023, del conseguente sfollamento di massa di oltre 100.000 armeni del Karabakh e degli sforzi in corso per normalizzare le relazioni. Il Consiglio europeo di ottobre 2023 ha discusso su come rafforzare ulteriormente la cooperazione dell'UE con l'Armenia e sostenere le sue autorità democraticamente elette, la sua resilienza, la sua sicurezza e il proseguimento delle riforme nel Paese. „Sulla base di ciò, il Consiglio ha convenuto di esplorare la possibilità di fornire all'Armenia un sostegno non letale nell'ambito del Fondo europeo per la pace e di rafforzare la Missione dell'UE in Armenia, per consentire un maggior numero di osservatori e di pattugliamenti, anche in aree sensibili. I ministri hanno anche parlato dell'opzione di consentire la liberalizzazione dei visti per l’Armenia.

Dobbiamo essere molto attenti a qualsiasi tentativo di destabilizzazione dell'Armenia, sia all'interno che all'esterno. Il nostro messaggio all'Azerbaigian è chiaro: qualsiasi violazione dell'integrità territoriale dell'Armenia è inaccettabile e avrà gravi conseguenze sulla qualità delle nostre relazioni. Chiediamo la ripresa dei negoziati tra Armenia e Azerbaigian sul lavoro svolto dal Presidente del Consiglio. Abbiamo bisogno che il trattato di pace sia concluso e siamo impegnati a continuare il nostro ruolo di mediazione. Abbiamo deciso di invitare il Ministro degli Esteri armeno a unirsi a noi a margine di uno dei prossimi Consigli Affari Esteri. Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza“ (Consiglio Affari Esteri, 13 novembre 2023) 

Sul ritorno dell'uomo a se stesso 


Tramite il ritorno compiuto in modo sempre più originale a se stesso l'uomo viene sempre più profondamente all'essenza delle cose, così che l'autorealizzazione umana culmina in un lasciar-essere amante dell’essente, da cui sprigiona luce e raccoglimento. Ma questo movimento è portato ed „orientato/giudicato“ dalla differenza ontologica „verticale“,  che l'uomo compie in raccoglimento ed uscita da sé purificante. Nell'indeterminatezza dell'apparenza (presa per se stessa) tuttavia non è deciso ancora nulla definitivamente sull'essenza degli essenti, perché gli essenti sono nella varietà delle loro apparizioni, in rapporto alla loro essenza, necessariamente indeterminati. Il ritorno dell'uomo a se stesso prende, però, la decisione sull'essenza, senza distruggere l'indeterminatezza dell'apparenza, proprio a favore dell'essenza esistente (!), se la conoscenza mira all'essere, ma d'altro canto l'essenza è mediata proprio tramite questo essere, di volta in volta già nella sua apparenza. Il ritorno a se stesso si svela come il cammino dalla distrazione e dalla molteplicità dell'apparenza all'unità, poiché all’essere, in vero „unumquodque, sicut custodit suum esse, ita custodit suam unitatem“ (Nota 200: Th.1.11.1). Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 428).


(Pomeriggio) „L'ideologia trans afferma che un "sé" psicologico interiore è non solo un, ma l'unico giudice legittimo e autorevole della verità e della realtà. L'autorità del sé viene quindi affermata come superiore a tutte le rivendicazioni esterne, siano esse sociali o biologiche. Anche la stessa realtà materiale del corpo è vista solo come una forma di ingiusta oppressione, un limite artificiale imposto alla piena sovranità e "libertà" dell'io e dei suoi desideri che deve essere superato attraverso la "liberazione". Inoltre, la "vera identità" del sé (sia essa concepita come fissa o fluida) è considerata così ineccepibile da poter essere imposta all'esterno, sotto forma di richiesta di accettazione e affermazione totale da parte degli altri, la cui sovranità è necessariamente vista come asservita al vero sé (io). In effetti, la richiesta centrale dell'ideologia trans è che, per amore della giustizia, il mondo deve conformarsi alla volontà, piuttosto che la volontà al mondo. In questo senso, il transgenderismo è l'espressione ultima di un centramento della volontà di potenza individuale - e, probabilmente, di un "identitarismo" in senso più ampio: fare della propria "identità" interiore la pietra angolare della realtà. Ma, ancora una volta, questo identitarismo è radicalmente individualista, non collettivista“ (N.S. Lyons, 14.11.23).


„San Massimo il Confessore ha molto da offrire agli ideologi del gender di oggi, in particolare la sua comprensione del fatto che la volontà è radicata nella natura piuttosto che nella persona, o meglio nell'"uomo psicologico“. Massimo il Confessore (580-662) si trova al crocevia sia storico che teologico tra il periodo della Chiesa primitiva e quello scolastico. Storicamente arriva dopo la caduta dell'Impero romano, ma prima della scissione tra Occidente e Oriente del 1054. Dal punto di vista teologico, egli sintetizza la sinfonia della fede nel contesto di una liturgia cosmica, ma non come un sistema rigoroso (che era stato favorito dai teologi scolastici). Questo contesto è importante perché, come per Massimo, il concetto di volontà è una dimensione antropologica vitale per noi oggi. Come il mondo postmoderno, "anche la Chiesa primitiva dava importanza al libero arbitrio umano come mezzo per opporsi sia al fatalismo pagano sia al determinismo percepito da vari gruppi gnostici cristiani“.Il contrasto tra la concezione del libero arbitrio di Massimo e quella dell'ideologo gender può essere evidenziato nell'opera fondamentale Le fonti dell'etica cristiana, in cui Servais Pinckaers contrappone una concezione moderna della volontà intesa come libertà dalle costrizioni a una concezione più tradizionale della volontà come libertà per l'eccellenza. La libertà per l'eccellenza prevista da Massimo il Confessore è il processo di deificazione, mentre la libertà dalla costrizione esemplificata da un ideologo del gender è vista come l'emancipazione dal proprio sesso assegnato alla nascita. C'è quindi un'attenzione e una priorità alla potenzialità rispetto all'attualità, a chi si potrebbe essere piuttosto che a chi si è. Il problema è che la potenzialità, per definizione, non è determinata, è fluida, il che porta a una potenziale ansia per il proprio senso di sé. Il dio volontaristico del Medioevo si è trasformato in un sé volontaristico. Inoltre, questi due approcci alla comprensione della volontà differiscono nel luogo in cui ciascuno ritiene che la volontà sia situata. Per Massimo è radicata nella natura, per l'ideologo del gender nella persona. Per Massimo la volontà, intesa come unità complessa di appetiti razionali e istintuali, nasce dalla natura ma cerca di attualizzarsi attraverso un soggetto personale, mentre per l'ideologia di genere la volontà autonoma supera i limiti negativi e oppressivi della natura, dai quali bisogna liberarsi. Parte del problema del paradigma di genere è che si basa sul presupposto che la propria identità possa essere sbagliata. È così, perché se la potenzialità implica la mancanza di definizione, chi ero ieri non era determinato e quindi poteva essere sbagliato. La rottura delle categorie è ciò che spinge l'ideologo. Sia i costrutti sociali che il modo in cui ci sentiamo con noi stessi cambiano. Quindi, se questi sono i mattoni con cui costruiamo una concezione di noi stessi, la nostra identità è intrinsecamente instabile.“ (By Fr. Olek Stirrat, 14.11.23) .


NB = il tema è troppo complesso per un giudizio personale; i due autori citati, il primo da un punto di vista sociologico/filosofico e il secondo  da quello teologico/filosofico, si esprimono chiaramente ed in sintonia,  così da offrire un aiuto sia ad un dibattito sia ad una riflessione sul tema; in corsivo si trovano le tesi che mi hanno interessato in modo particolare. 


(Sera) Confrontarsi con Pascal significa confrontarsi anche con la sua genialità matematica e geometrica. „Un giorno, il padre sorprese il figlio in ricerche di geometria e si accorse subito che, senza sapere che quei teoremi esistevano nei libri sotto altri nomi, Blaise, dodicenne, aveva dimostrato completamente da solo, disegnando delle figure per terra, le trentadue prime proposizioni di Euclide. Gilberte si ricorda a tale proposito che il padre fu «spaventato dalla grandezza e dalla potenza di quell’ingegno»“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“). Mentre i postulati di Euclide („Per due punti distinti del piano passa una sola retta“; etc.)  sono relativamente facili, almeno da comprenderli in modo passivo, le proposizioni („Sopra una data retta finita, costruire un triangolo equilatero…“) sono per me, anche solo da seguire passivamente, abbastanza complesse. „Negli anni che seguirono, Blaise Pascal metterà a frutto il suo immenso talento consacrandovi la sua forza di lavoro. A partire dai diciassette anni frequenta i maggiori dotti del suo tempo. Presto si succedono le scoperte e le pubblicazioni. Nel 1642, a diciannove anni, inventa una macchina di aritmetica, antenata delle nostre calcolatrici. Blaise Pascal ha questo di estremamente stimolante per noi, che ci richiama la grandezza della ragione umana, e ci invita a servircene per decifrare il mondo che ci circonda. L’ esprit de géométrie, che è tale attitudine a comprendere in dettaglio il funzionamento delle cose, gli sarà utile per tutta la vita, come osserva l’eminente teologo Hans Urs von Balthasar: «[Egli] si rende capace inoltre, dalla precisione propria dei piani della geometria e delle scienze della natura, di raggiungere la precisione tutta diversa che è propria del piano dell’esistenza in genere e della sfera cristiana». Questo esercizio fiducioso della ragione naturale, che lo rende solidale con tutti i fratelli umani in cerca di verità, gli permetterà di riconoscere i limiti dell’intelligenza stessa e, nel contempo, di aprirsi alle ragioni soprannaturali della Rivelazione, secondo una logica del paradosso che costituisce il suo marchio filosofico e il fascino letterario dei suoi Pensieri: «Alla Chiesa fu altrettanto difficile mostrare, contro chi lo negava, che Gesù Cristo era uomo, quanto mostrare che era Dio. E le apparenze erano altrettanto grandi»“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“). 


Proseguo nel confronto con il primo quaderno di Simone Weil. 1) Questa mattina ho riflettuto sulla questione sinodale; Simone scrive:  „transizione tra sistema attuale sistema decentralizzato molto difficile se si tiene conto delle condizioni oggettive, impossibile perché sarebbe necessaria una cooperazione cosciente dei poteri e degli oppressi. I poteri non faranno nulla per diminuire se stessi anche se lo volessero, non lo potrebbero, a causa della rivalità“ (113). Nella Chiesa abbiamo la „comunione dei santi“, quindi la possibilità che tra chi ha il potere e chi non ce lo ha, ci sia una vera comunione. Insomma la chiesa potrebbe proprio sfidare (nel senso di assumere un compito di paideia) il mondo su questo punto, sulla transizione tra un sistema centralizzato ad uno decentralizzato. 2) „La macchina funzionerà secondo le sue leggi proprie finché non si romperà“ (Simone Weil, 113).  Questo pensiero piacerebbe tanto a Paul Kingsnorth. Siamo contaminati dalla macchina. Simone, però, aggiunge: „non essere complice. Non mentire - non restare cieco“. La macchina è così sviluppata, che probabilmente non è possibile non essere complici; ma almeno possiamo cercare di mettere in pratica, la seconda parte della frase: „non mentire - non restare cieco“. 3) „Che cosa c’è al mondo di più opposto alla purezza? La ricerca dell’intensità“ (ibidem).   


Se si elimina in Cristo il fatto di essere uomo, uomo reale, storico, si elimina la possibilità stessa di un’esperienza cristiana. Un’esperienza cristiana è un’esperienza umana, perciò è fatta di tempo e di spazio come ogni realtà anche materiale. Senza quest’aspetto di materialità l’esperienza che l’uomo fa di Cristo manca della possibilità di verifica della sua contemporaneità, cioè della verità di quanto Lui ha detto di sé. In un ambito razionalisticamente influenzato, la realtà fatta di tempo e di spazio è disprezzata come luogo sorgivo dell’esperienza del senso ultimo dell’uomo: il senso ultimo dell’uomo non entra nell’esperienza quotidiana. Non si può pensare a Cristo senza una tale concretezza; sarebbe ridurre e trasformare quello che Cristo ha detto di sé, quello che Cristo è, come rivelatore, nelle mani di Dio. Tertulliano afferma: «Caro cardo salutis» («La carne è cardine della salvezza»). L’introduzione e il perno della salvezza è nella carne: Dio entra con Cristo nell’esperienza umana. Caro cardo salutis vuol dire che, se il cardine della salvezza è nella carne, se l’introduzione e il perno della redenzione sono nella carne (Cristo che muore e risorge), Dio, in quanto Cristo, in quanto natura di Cristo, in quanto nella propria natura si è «impadronito» di Gesù di Nazareth, entra nell’esperienza umana: Dio entra con Cristo nell’esperienza umana“.

(Luigi Giussani  Dare la vita per l'opera di un Altro) -  nella mia lezione nella 11ª classe ho insistito su questo punto, che sottolinea Don Giussani la carne è cardine della salvezza. Ho detto che l'immortalità dell'anima è un pensiero platonico, non specificamente cristiano e che la buona novella non è l'annuncio dell'immortalità dell'anima, ma l'annuncio della risurrezione della carne. Buona notte! 



(Wetterzeube, il 13.11.23) Al fiume Cardoner, tra Cardona e Manresa, nel nord della Spania, un piccolo fiume, non più grande della nostra Elster bianca, qui vicino a casa, ma forse più veloce e più pulito (sebbene anche da noi quest’estate i bambini ci hanno fatto il bagno dentro), SPN ha una visione, diciamo di tipo mariano: la fede e la sua oscurità, ma anche l'intensità, è più grande della comprensione. Ciò non significa che Maria (Lc 1,29.34; 2,19.51) o Ignazio non si fatichino a capire, ma l'intensità è così grande che non si lascia riassumere in parole. La chiarezza di questa oscurità è così grande che supera ogni aiuto che si è ricevuto fino ad ora ed ogni sapere che si è avuto fino ad ora; il compito pietrino è diverso: in esso, anche per l’annuncio, è più importante capire e ciò che non capisce adesso lo capirà dopo (Gv 13,7…) e poi vi è una memoria propria della Chiesa a cui, già dall’inizio, è affidata una comprensione di tutti i legami e di tutte le dimensioni del disegno divino, una volta per tutte. Se non fosse così non avremo una rivelazione definitiva, non avremo la parola di Dio (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 343). 

Il commento di Agostino a questo verso mi ha aiutato tanto: „Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre“ (1 Gv 2,9). Noi dobbiamo amare i nostri nemici (Mt 5,44) ed ora Agostino ci domanda: ma se noi addirittura odiamo i nostri fratelli e le nostre sorelle allora come possiamo dire che ci sia luce in noi? Magari tante persone ci dicono che siamo bravi, che siamo dei veri cristiani, dei veri testimoni, ma invero siamo ancora nelle tenebre. Certo non è facile amare i pagani, ed intorno a noi ce ne sono tanti di pagani, ci sono momenti di paganesimo anche nelle persone che ci sono amiche. E poi ci sono le sorelle e i fratelli di altre confessioni che hanno in comune con noi il battesimo, ma che a volte si comportano in modo tale che non è facile amarli. Bene per tutto questo vale allora Matteo 5,44, ma io scopro che in me a volte c'è una durezza di giudizio, anche in cose quotidiane, soprattutto in cose quotidiane, che rivela che sono ancora nelle tenebre, non nell'oscurità della fede, ma proprio nella tenebre del peccato. In questo Konstanze mi aiuta tanto, a superare  giudizi unilaterali e troppo duri. 

„Gaza è sull'orlo del collasso: „Sostenere una "pausa" nella perpetrazione di atrocità di massa piuttosto che sostenere la fine di tali atrocità (sotto forma di un cessate il fuoco) significa effettivamente che le vite dei palestinesi non contano. Cinicamente, l'Occidente sta dicendo ai palestinesi: vi daremo da mangiare, ma il giorno dopo potreste essere uccisi“. - di Sara Roy, accademica di Harvard, una delle maggiori esperte mondiali dell'occupazione e dell'assedio di Gaza da parte di Israele“ (Aaron Maté, X, 12.11.23). 

"Durante il suo viaggio in Medio Oriente, il Ministro degli Esteri federale Annalena Baerbock (Verdi) ha riaffermato l'appello della Germania per una soluzione di due Stati nel conflitto mediorientale. La coesistenza pacifica di Israele e di uno Stato palestinese è "l'unico modello sostenibile che possa garantire una pace e una sicurezza durature per israeliani e palestinesi", ha spiegato Baerbock sabato a Tel Aviv. Durante una visita a Ramallah, in Cisgiordania, ha anche promesso 38 milioni di euro in aiuti umanitari per i territori palestinesi" (MZ) - questa posizione è molto più ragionevole di quella che la stessa ministro degli esteri federale sostiene nella guerra in Ucraina. Ma se si prendono sul serio le cose che dice Sara Roy, allora, credo, che questa posizione più ragionevole nasconda solo tantissima ipocrisia.

“Basta! Basta, fratelli, basta! A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini. Ogni essere umano, che sia cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo e religione, ogni essere umano è sacro, è prezioso agli occhi di Dio e ha diritto a vivere in pace” (Papa Francesco, ieri all’Angelus, che come al solito abbiamo seguito, Konstanze ed io, con fedeltà).

„Sul piano diplomatico tutti guardano all’incontro che ci sarà fra 48 ore a San Francisco fra il presidente cinese Xi Jinping e quello statunitense Joe Biden. Xi cerca il rilancio economico mondiale, Biden ha bisogno di distensione internazionale e di riaprire il dialogo con tutti“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Padre nostro…

(Mattinata, in un ora libera - nella prima settimana dell’Avvento, nella liturgia ambrosiana) Milano, 17 dicembre 1991 

Carissimi, dalla particolare condizione che il Signore mi chiede di abbracciare vi mando il mio augurio di Buon Natale. Che cosa grande è accaduta che Dio sia nato da una donna come ognuno di noi, e che per questo a quest' unica donna ci affidiamo come una grande nidiata di bambini alla loro madre! Che cosa grande è accaduta che questo uomo Dio sia qui tra noi nell'Eucarestia e nella nostra comunione! Tre cose mi hanno colpito prima di tutte le altre nella meditazione dell' Avvento: 

1) E' l'invito di San Paolo nella lettera agli Efesini ( cap. 4, versetti 31 e seguenti): " Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo". E' naturale: se Colui che è il Signore ci ha così amati da venire tra noi abbracciandoci fino a farci diventare una cosa sola con Lui anche noi non possiamo non desiderare di trattarci come dice San Paolo riuscendoci secondo la grazia che ci è data ma anche secondo la buona volontà del cuore. 

2) Fra tutte le mirabili preghiere di questo tempo vi segnalo quella del mercoledì della seconda settimana di Avvento: " O Dio Onnipotente, che ci chiami a preparare la via al Cristo Signore, fai che per la debolezza della nostra fede non ci stanchiamo di attendere la consolante presenza del medico celeste". Che non ci stanchiamo di attendere: cioè che non ci stanchiamo di domandare. Domandare che cosa? Che la sua presenza ci liberi, cioè ci renda più affezionati a Lui; e la nostra vita sarà più integra, tesa alla volontà del Padre e quindi al perdono e all' aiuto vicendevole. La nostra debolezza può diventare un alibi cioè una scusa per rinunciare alla domanda di fronte a tutta la nostra dimenticanza e a tutti i nostri errori: come se Cristo non fosse ormai sempre presente sorgente di una forza più grande della nostra fragilità

3) Negli inni della Liturgia di Avvento abbiamo letto: " Nell'avvento glorioso, alla fine dei tempi, ci salvi dal nemico la tua misericordia", e ancora: " Quando alla fine dei tempi Cristo verrà nella gloria, dal suo tremendo giudizio ci liberi la grazia". E' la misericordia di Cristo che salva prima e più che le nostre capacità e il nostro valore. Egli è venuto a salvarci, Egli ci salverà : il nostro cuore deve continuamente chiedere la sua pietà. E' così che l'amore tra noi umani, che sorge dalla fede affettuosa e tenace a Cristo, ci rende testimoni di Cristo, Redentore dell'uomo, in questo mondo sbalestrato, convulso, impietoso e pure così degno di essere amato se Dio lo ha amato fino a rendersi uomo Lui stesso. Vi abbraccio a uno a uno, vi chiedo perdono per quanto non sono capace di fare per voi e abbandonandomi tutto alla generosità della vostra preghiera mi sento con voi, comunque noti, in comunione sempre più fedele. 

don Luigi Giussani, Milano, 17 dicembre 1991  - l’idea della misericordia è parte fondamentale del „magistero“ di don Giussani. E secondo me l’atteggiamento di misericordia di Dio non riguarda solamene il nostro peccato, ma anche la nostra debolezza, che ha bisogno per l’appunto del medico celeste. 


«Tutti gli uomini cercano di essere felici. Non ci sono eccezioni, per quanto diversi possano essere i mezzi impiegati. Tutti mirano a questo fine» (Blais Pascal, citato in Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“) - lettera apostolica,  che ho cominciato a meditare la notte scorsa. Anche se mi ha colpito molto il modo di pensare di Simone Weil, che afferma che, libertà non viene raggiunta nella dialettica desiderio/soddisfazione, ma in quella pensiero/azione, non bisogna dimenticare questo fine ultimo del nostro agire, di cui parla Pascal: la felicità, che è qualcosa di più della soddisfazione, ma non può essere raggiunta senza il desiderio! Che Pascal non pensi ad una soddisfazione egoistica lo si capisce dal suo desiderio, espresso dopo una malattia: «Se i medici dicono il vero, e Dio permette che mi rialzi da questa malattia, sono deciso a non avere alcun altro impiego né altra  occupazione per tutto il resto della mia vita che il servizio ai poveri» (ibidem). Ho tra l’altro sempre inteso il mio lavoro di paideia nella scuola come servizio ai „poveri“. E il suo modo di pensare in forza della dialettica pensiero/azione lo si capisce anche dal suo impegno pubblico, pensiero come apertura alla realtà, come aletheia, nel senso di Heidegger (il vero e il bene non rimangono nascosti) forse: „mi pare di poter riconoscere in lui un atteggiamento di fondo, che definirei “stupita apertura alla realtà”. Apertura alle altre dimensioni del sapere e dell’esistenza, apertura agli altri, apertura alla società. Ad esempio, egli fu all’origine, nel 1661, a Parigi, della prima rete di trasporti pubblici della storia, le cosiddette “Carrozze a cinque sols”“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“). Il Papa ci fa anche capire che Pascal non rimane a questo livello filosofico generale, ma giunge ad una vera e propria confessione del suo amore per Cristo: „Se Blaise Pascal può toccare tutti, è soprattutto perché ha parlato mirabilmente della condizione umana. Sarebbe tuttavia sbagliato non vedere in lui che uno specialista, per quanto geniale, dei costumi umani. Il monumento che formano i suoi Pensieri, di cui alcune formule isolate sono rimaste celebri, non si può comprendere realmente se si ignora che Gesù Cristo e la Sacra Scrittura ne costituiscono al contempo il centro e la chiave. Se infatti Pascal ha iniziato a parlare dell’uomo e di Dio, è perché era arrivato alla certezza che «non solo non conosciamo Dio se non tramite Gesù Cristo, ma non conosciamo noi stessi se non tramite Gesù Cristo. Non conosciamo la vita, la morte, se non tramite Gesù Cristo. Fuori di Gesù Cristo non sappiamo cos’è né la nostra vita, né la nostra morte, né Dio né noi stessi. Così senza la Scrittura, che ha per unico oggetto Gesù Cristo, non conosciamo nulla e vediamo solo oscurità». Perché possa essere capita da tutti, senza venir considerata come una pura affermazione dottrinale inaccessibile a quanti non condividono la fede della Chiesa, né come una svalutazione delle legittime competenze dell’intelligenza naturale, un’affermazione così estrema merita di essere chiarita“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“) - questo percorso di chiarimento voglio farlo alla notte, prima di andare a dormire, un passo dopo l’altro).


(Notte) The Biden administration is lying when it says it can’t stop the war on Gaza. (Jacobin).


Ho visto in Netflix un film polacco su un medico che perde la memoria, ma non la sua capacità medica e che va in giro nel mondo per ritrovare sua figlia, non in primo luogo la sua identità…una bella storia di amore (doppia), che fa vedere come il popolo cristiano sa riconoscere la verità.


La frase di Simone Weil: „Leggi, sola fonte di libertà. Per questo sul piano delle religioni primitive, tutto ciò che è regola (formule e riti magici, tabù) costituisce un grande progresso“ (Quaderno I, 112), è vera, o meglio è in parte vera. La legge non è l’unica fonte della libertà, l’amore lo è, e per questo, infine, „La lettera ai Romani“ e quella ai „Galati“ sono per me molto importanti; ma a questo livello „primitivo“ la frase di Simone è certamente vera. Comunque c’è ne un’altra che mi ha impressionato ancora di più: „ l'ordine delle cose non è l'ordine del pensiero“ (112); non so bene, visto che ho appena cominciato a meditare i quaderni di Simone, in che senso lei intenda questa frase; per me ci sono almeno due agganci: 1) la realtà ha una priorità sull’idea (Bergoglio) e 2) per questo bisogna stare attenti ad ogni forma di „logicizzazione dell’essere“ (Ulrich). 


„Come cristiani dobbiamo tenerci lontani dalla tentazione di brandire la nostra fede come una certezza incontestabile che si imporrebbe a tutti. Pascal aveva certamente la preoccupazione di far conoscere a tutti che «Dio e il vero sono inseparabili». Ma sapeva che l’atto di credere è possibile per la grazia di Dio, ricevuta in un cuore libero. Lui, che per la fede aveva fatto l’incontro personale con il «Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti», aveva riconosciuto in Gesù Cristo «la via, la verità e la vita» ( Gv 14,6). Perciò propongo a tutti coloro che vogliono continuare a ricercare la verità – impresa che in questa vita non ha mai fine – di mettersi in ascolto di Blaise Pascal, un uomo dall’intelligenza prodigiosa che ha voluto ricordare che al di fuori della prospettiva dell’amore non c’è verità che valga: «Ci si fa un idolo persino della verità stessa, perché la verità fuori della carità non è Dio, ma è la sua immagine e un idolo che non bisogna amare, né adorare». Pascal ci premunisce così contro le false dottrine, le superstizioni o il libertinaggio, che tengono tanti di noi lontani dalla pace e dalla gioia durature di Colui che vuole che scegliamo «la vita e il bene» e non «la morte e il male» ( Dt 30,15). Ma il dramma della nostra vita è che talvolta vediamo male e, di conseguenza, scegliamo male. In realtà, noi possiamo assaporare la felicità del Vangelo solo «se lo Spirito Santo ci pervade con tutta la sua potenza e ci libera dalla debolezza dell’egoismo, della pigrizia, dell’orgoglio». Inoltre, «senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento». Per questo l’intelligenza e la fede viva di Pascal, che ha voluto mostrare che la religione cristiana è «venerabile perché ha conosciuto bene l’uomo», e «amabile perché promette il vero bene», possono aiutarci ad avanzare attraverso le oscurità e le disgrazie di questo mondo“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“). - chi vorrebbe mai scegliere al posto di una pace di una gioia duratura delle paci effimere? Certo è un discorso „alto“, io spesso ricordo che noi siamo anche però determinati dal „basso“. Ma ciò non significa che l'ultima parola sia il basso. Per Etty non era così, l'ultima parola era la giustificazione di Dio, era la preghiera che Dio le desse la forza di sopportare anche le situazioni più difficili. Buona notte! 

(Notte profonda) „«Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna - ha detto Giovanni Paolo I - è il tentativo di correggere lo stupore dell'evento di Cristo con delle regole». Oggi, mentre risuona drammaticamente l'interrogativo che si legge nei Cori da «La Rocca»di T.S.Eliot («È la Chiesa che ha abbandonato l'umanità, o è l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?»), lo Spirito, che è l'energia con cui Dio opera nel mondo, non smette di suscitare in uomini e donne lo stesso identico stupore di Giovanni e Andrea di fronte all'avvenimento cristiano. In luoghi lontani, nelle più sperdute terre, rivive l'avvenimento cristiano - e anche nei luoghi soliti del lavoro e della famiglia, così spesso tragicamente «deserti» d'umanità. Ancora, come e forse più che nell'epoca del grande movimento benedettino, i cristiani comunicano al mondo una positività di esperienza, un impeto di carità che serve a tutto il popolo. Ciò accade dove il cristianesimo non è ridotto a «discorso», a «parola» e al conseguente soggettivismo, ma esiste come esperienza di un avvenimento nel presente. Quel che non esiste come esperienza presente non esiste: essere contemporanei a Cristo è l'unica condizione perché inizi realmente la conoscenza di Lui come consistenza di tutte le cose (Col 1), come inizio di un popolo nuovo (Gal 3), come criterio con cui affrontare la totalità dell'esperienza (cattolicità) e come origine di posizione culturale, di un punto di vista che permette di vagliare tutto e trattenere ciò che vale (Ts 5). Così che dinanzi all'avvenimento cristiano - che è il più straordinario evento della storia umana e che tutta la investe di un valore che commuove - la domanda che sorge e che misura la serietà e la passione con cui ogni uomo guarda la propria vita è: di che si tratta? (Luigi Giussani Alla ricerca del volto umano) 





Foto della mia famiglia a Venezia, 26.6.2021 

(la mia famiglia è la via della santità per me)



(Wetterzeube, il 12.11.23; 32.domenica del Tempo Ordinario del canone romano; San Giosafat Kuncewycz; credo che sia l’inizio dell’Avvento nel canone liturgico ambrosiano

Questo è il percorso: uno all'inizio è colpito e segue; poi identifica il suo interesse con quello di Dio e identifica la sua verità con la verità obiettiva, quella di Dio; e poi, col suo tempo, Dio compie. La Scuola di comunità funziona quando il suo contenuto accende la domanda a Cristo. Così, ad esempio, quando uno si ritrova arido e non comprende l'intensità degli avvenimenti, chiede a Dio di poter capire. Guardare in faccia alle parole; tanto più uno guarda in faccia alle parole, tanto più si immedesima. E anche se questo sguardo è arido, l'insistenza in esso diventa una domanda. Tutto quello che non si riconduce a domanda non è umano. Più importante della modalità con cui si svolge il gesto, è la fedeltà ad esso. La Scuola di comunità non è anzitutto uno " strumento" per la vita del movimento di cui si possa fare a meno, ma ne è come la fonte; descrive la natura dell'esperienza del movimento. Se vissuta come strada e non come strumento, la Scuola di comunità produce già un cambiamento. Per questo è così importante che chi parla durante l'incontro testimoni il suo proprio cambiamento. Ridurre la Scuola di comunità ad un arzigogolare sui pareri suscitati dalla lettura ci rende asfittici. La consolazione di vedersi in tanti ad un raduno non può essere sostitutiva dell'impegno del singolo. Nelle modalità di svolgimento della Scuola di comunità deve essere rispettato il principio della libertà. Ognuno partecipi al momento da cui si sente più aiutato.

(LUIGI GIUSSANI,  1990 La Scuola di Comunità) - credo che si veda che io mi impegno come singolo sui testi di Don Giussani. Una volta negli esercizi Rimini Don Giussani disse che le persone del Movimento che stavano con madre Teresa, stavano con lui. Quindi spero che il mio impegno con i testi di SPN e di Balthasar, sia anche uno stare con lui. Tanto più che ora nella comunione dei santi nel cielo, le fratellanze sono ancora più compiute. La modalità con cui mi è possibile, qui nella diaspora, fare la scuola di comunità fedelmente è leggere questi testi che mi manda Gianni Mereghetti. 


„CHE COSA RENDE UNITO L’IO? 

«Non sono quando non ci sei», dice una canzone di Francesco Guccini che dà il titolo a questo nostro incontro («Vorrei», parole e musica F. Guccini). 

Di chi possiamo dire così? 

Di chi possiamo dire così ora? 

Questa espressione mi ha colpito per due ragioni. 

La prima è che io mi rendo conto di che cosa è essenziale per me perché non sono quando manca, e si vede dal fatto che «resto solo coi pensieri miei», come continua la canzone di Guccini. 

E la seconda ragione è che quella cosa essenziale deve essere presente ora. 

Se non è presente ora, io non sono. 

Mi sembra che non ci sia un altro criterio per riconoscere l’essenziale a cui il Papa ci ha richiamato di nuovo nel Messaggio al Meeting di Rimini, se non questo: una presenza che mi fa essere; lo riconosco perché quando manca io non sono, non sono proprio. 

Si vede subito che non è prima di tutto un problema di coerenza, ma di appartenenza a una presenza senza la quale io non sono“. 

(Julián Carrón, Non sono quando non ci sei. Giornata di inizio d'anno 2014) - Gesù Cristo, sono tuo, un piccolo amico tuo! 


Durante la mia predica ieri una donna della nostra parrocchia aveva le lacrime agli occhi. Poi mi ha detto che il Servizio della Parola l'aveva aiutata tanto. I miei tre punti della predica erano: la sapienza non è lontana e si trova qui nei testi della Sacra scrittura. L'annuncio della risurrezione di san Paolo è Parola di Dio. Non il cuore di Dio è duro, ma noi siamo indifferenti al suo amore. E questo può avere conseguenze, nel senso del „troppo tardi“.


Sul santo del giorno, che per me è importante, perché io chiamo il mio angelo custode: Giosafat. Ma quello che racconta, Matteo Liut è anche molto interessante: Giosafat Kuncewycz: „I semi della verità sono quelli che uniscono gli esseri umani, mentre le ideologie parziali e le tifoserie creano divisione, conflitto e sofferenza. Chi oggi ha infiammato il cuore dell’Europa con una guerra sanguinosa e fratricida dovrebbe far tesoro dell’eredità spirituale di san Giosafat Kuncewycz, vescovo di Polock e testimone di unità tra le popolazioni slave. Nato a Wolodymyr in Volinia (Ucraina) nel 1580, è il simbolo degli esiti nefasti degli scontri tra ortodossi e uniati. A quei tempi parte della Rutenia era passata dalla Russia al dominio del re di Polonia, Sigismondo III. Se la fede dei Polacchi era cattolica romana, in Rutenia i fedeli aderivano alla Chiesa greco-ortodossa. Per unire le due anime si cercò una conciliazione tra Chiesa greca e comunità latina: si mantennero i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta «uniate», ebbe l’approvazione del Re di Polonia e di papa Clemente VIII. Per gli ortodossi, però, gli uniati erano solo dei “traditori”, mentre per i latini essi erano degli estranei. Giovanni Kuncewycz, che prese il nome di Giosafat, si fece difensore della Chiesa uniate. A vent’anni era entrato tra i monaci basiliani; poi fu priore, abate e infine arcivescovo di Polock, intraprendendo una riforma dei costumi monastici della regione rutena. Ma a causa del suo operato nel 1623 un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto“ (di Matteo Liut, Avvenire di oggi). NB: altre volte siamo stati noi cattolici ad aver ucciso qualcuno per la sua confessione.


„Il 6 ottobre, c'è stata una barbara occupazione militare che Israele ha iniziato nel giugno 1967, dopo la pulizia etnica dei palestinesi nel 1947-48. Hillary (Clinton) lo omette nella sua "analisi storica". Mente anche su questo punto: Ai palestinesi non è stato offerto un vero e proprio Stato, ma solo un insieme di „bantustan“ cisgiordani scollegati tra loro e circondati da insediamenti israeliani, senza sovranità su Gerusalemme est e tagliati fuori da Gaza. I leader palestinesi, compreso Hamas, hanno accettato l'enorme compromesso di uno Stato nel 22% della Palestina storica. Israele e gli apologeti degli Stati Uniti, come Hillary, sono così fanatici estremisti da non poterlo nemmeno accettare“(Aaron Maté, X, 12.11.23).


Matthew Crawford ha scritto un articolo, che ho condiviso nelle mie bacheche (Facebook, LinkedIn, X) sul tema: „terminali per il gioco d’azzardo, progettati per creare dipendenza“ (paragonati ai i giochi elettronici per bambini). Matt ne fa un paragone con un gioco usato da sua figlia, quando era bambina (Leap Frog Learning Table): „Il fascino del Leap Frog Learning Table per i bambini frustrati dal proprio corpo (in cosa consiste questa frustrazione del corpo lo spiega Matt nell’articolo;RG) sembra essere simile a quello delle slot machine per gli adulti frustrati dalla vita. Quest'ultimo aspetto è spiegato da Natasha Dow Schüll nel suo libro profondamente inquietante Addiction by Design: Machine Gambling in Las Vegas. L'obiettivo dei giocatori compulsivi alle macchinette non è vincere denaro, come si potrebbe supporre, e non si può capire la loro dipendenza senza tenerlo presente. L'obiettivo è entrare nella zona: il luogo in cui "le proprie azioni diventano indistinguibili dal funzionamento della macchina". Spiegano questo punto come una sorta di coincidenza tra le loro intenzioni e le risposte della macchina": si preme il pulsante e la macchina risponde sempre. Schüll nota infatti dei parallelismi con i giochi elettronici per bambini e si rifà a studi su questi ultimi che esplorano un certo paradosso. Essi inducono alla passività attraverso l'illusione del controllo. L'autrice cita uno studioso che parla della loro "reattività unica", che "amplifica e abbellisce le azioni dell'utente in modo così irresistibile da disconnetterlo dagli altri e cancellare il senso di differenza dalla macchina".Quando si gioca a una slot machine o a un videopoker, o si vince o si perde. Uno degli informatori di Schüll le dice: "Non mi interessa se prende monete o paga monete: il contratto è che quando metto una nuova moneta, ottengo cinque nuove carte e premendo quei pulsanti, mi è permesso di continuare. Quindi non è affatto un gioco d'azzardo - anzi, è uno dei pochi posti in cui sono sicuro di tutto.... Se non si può fare affidamento sulla macchina, allora tanto vale stare nel mondo umano, dove non c'è nemmeno prevedibilità“. Il fascino del gioco d'azzardo è apparentemente legato all'esperienza del mondo umano come privo di un'intelligibilità di base“ e quindi di prevedibilità. Anni fa, un caro amico giornalista, dopo la morte della moglie, è entrato in questo inferno e probabilmente, come spiega Matt, non era in primo luogo una questione di soldi.


Abba nostro…


(Notte) Sull’inizio dell’Avvento secondo la liturgia ambrosiana:


Carissimi fratelli,

la soglia dell'Avvento rilancia la storia del grande sacramento della sua incarnazione: il Mistero si è «circoscritto in un volto umano». Qui sta tutto lo stupore, l'onore e la responsabilità della nostra fede.

È in questo la ragione unica della nostra fraternità. Ognuno di noi infatti potrebbe seguire il Signore e la sua Chiesa come crede opportuno, appoggiandosi come vuole, scegliendo cioè luoghi secondo il suo sentire o secondo le sue opinioni. Invece noi ci siamo messi insieme perché, attraverso la sequela obbediente all'incontro che è avvenuto tra noi, il Signore ci ha fatto intravedere un'intensità e gioia maggiori nel vederLo e nel seguirLo.

L'Avvento ci trova insieme perché da un ascolto umile e da una fedele sequela noi siamo persuasi che proviene un cammino cristiano più vero, secondo l'esempio del Verbo fatto «obbediente» - e secondo l'esempio degli ordini religiosi nella storia della Chiesa.

La nostra unità non dà quindi alcun obbligo, non è un dovere: essa è semplicemente un metodo, perché la carità di Cristo sia più semplice, sicura, ardente, intera e continua.

Quante vicende ha attraversato il movimento in questi ultimi sei mesi! E quante vicende personali! E quanti pensieri, opinioni, reazioni, impeti ed incertezze possono essere sorti nel nostro cuore. Ma ciò che importa è riprendere più concretamente e generosamente l'umile sequela alla unità che ci guida, ci invita e ci decide. Essa può ben sbagliare:

- per questo dobbiamo pregare che essa sia più protesa nella invocazione dello Spirito e della Madonna e nell'attenzione all'insegnamento e alle direttive del Magistero;

- per questo dobbiamo sempre intervenire positivamente, con pazienza.

Ma proprio per quanto abbiamo detto, non sarebbe mai conveniente a noi scegliere di staccarci per affermare ultimamente nostre posizioni personali o di gruppo: è in una sequela alla compagnia dataci dal Signore il metodo più utile per imparare lo Spirito e l'obbedienza al mistero della Chiesa!

Riprendiamo il cammino, allora, con una maturità più grande, cioè con una più grande consapevolezza, umiltà e amore fedele.

Mai la nostra compagnia è stata una fioritura così impressionante di creazioni in cui «la gioia dell'amore a Cristo si rende sperimentabile nell'amore ai fratelli»: dalla generosità del «mattone», ai tentativi di creare grandi opere per malati e anziani, dalle cooperative per handicappati a quelle per il sostegno e la compagnia ai bisognosi, dalle famiglie per l'accoglienza

alla grande accoglienza della gente di tutto il mondo per amore del loro Destino, Cristo, come sono tutte le nostre missioni.

Grazie di cuore, fratelli.

Perdonatemi ciò di cui non so esservi esempio, e vi sono eternamente riconoscente per l'esempio che a me voi tutti siete.

Auguri di Buon Natale, a voi, alle vostre famiglie, ai vostri gruppi.

Affezionatissimo don Luigi Giussani, Milano, 21 novembre 1988 - cerco di vivere come posso questo invito all'unità; ho mandato la mia traduzione di Ulrich a Don Carrón; leggo questi testi che mi manda sempre Gianni; cerco di vivere l'amicizia con Renato; mi occupo del Fondo Francesco della nostra scuola, eccetera.


Quando oggi ho letto nella bacheca X di Aaron Maté: „non perdonare, non dimenticare“, non è che non lo capisca; come dimenticare una notizia del genere: „«La situazione è veramente molto critica…specie all'ospedale Al-Shifa, non c'è elettricità, il cibo scarseggia, non c'è acqua, le medicine rimaste sono poche e non sappiamo come fare. Ci sono 37 neonati in incubatrice, ma bisogna ventilare a mano perché non c'è elettricità. Non arriva nulla all'ospedale, nessuno può raggiungerci, non abbiamo nulla, ci sono continui bombardamenti» (un medico a Gaza). Israele è convinta che alcuni terroristi di Hamas si nascondano nei pressi o nei sotterranei dell’ospedale e insistono con le operazioni militari a Gaza“ (Banfi, versione odierna). Ma gli Israeliani hanno anche a loro volta le loro vittime. Devo infine sempre pensare all'atteggiamento di misericordia con cui Etty ha vissuto le settimane, i mesi prima di Auschwitz. E questo non la rende meno perspicace di  comprendere la situazione: „ E naturalmente, non si potrà mai più riparare al fatto che alcuni ebrei collaborino a far deportare tutti gli altri. Più tardi la storia dovrà pronunciarsi su questo punto“ (28.7.42). Quest’ultimo è, però, forse il suo giudizio più duro. „ Io sostengo che se noi non opponiamo a tutto ciò un'alternativa forte luminosa con cui si possa ricominciare da capo in un luogo del tutto diverso, allora siamo perduti, definitivamente e per sempre“ (27.11.23) - un’ alternativa forte e luminosa, non: „non dimenticare, non perdonare“. Questa alternativa forte e luminosa, viene espressa così: „ sono riconoscente di non provare nessuno odio e amarezza, ma di avere una così gran calma che non è rassegnazione, bensì una sorta di comprensione per questo tempo, per quanto strano ciò possa sembrare!“ (22.7.42). Ma come ho detto, in Etty non vi è alcun cedimento di intelligenza: „provo un bisogno quasi diabolico di osservare ciò che capita. Di vedere, sentire, esserci anch'io, di rubare alla vita tutti i suoi segreti, di osservare freddamente le espressioni degli uomini nelle loro ultime convulsioni“ (28.11.23).


In un secolo di grandi progressi in tanti campi della scienza, accompagnati da un crescente spirito di scetticismo filosofico e religioso, Blaise Pascal si è mostrato un infaticabile ricercatore del vero, che come tale rimane sempre “inquieto”, attratto da nuovi e ulteriori orizzonti. Proprio questa ragione così acuta e al tempo stesso così aperta, in lui non metteva mai a tacere la domanda antica e sempre nuova che risuona nell’animo umano: «Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?» ( Sal 8,5). Questa domanda è impressa nel cuore di ogni essere umano, di ogni tempo e luogo, di ogni civiltà e lingua, di ogni religione. «Che cos’è un uomo nella natura? – si chiede Pascal – Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla». E al tempo stesso l’interrogativo è incastonato lì, in quel Salmo, nel vivo di quella storia d’amore tra Dio e il suo popolo, storia compiuta nella carne del “Figlio dell’uomo” Gesù Cristo, che il Padre ha donato fino all’abbandono per coronarlo di gloria e di onore al di sopra di ogni creatura (cfr v. 6). A tale interrogativo, posto in un linguaggio così diverso da quello matematico e geometrico, Pascal non si è mai chiuso“ (Papa Francesco, Lettera apostolica, "Sublimitas et miseria hominis“). Buona notte! 


(Wetterzeube, l’11.11.23 - San Martino)  Papa Francesco insiste quasi ogni domenica a dire che „Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia“; il vangelo della 32esima domenica del Tempo Ordinario (Mt 25,14-30) - stasera devo tenere il „Servizio della Parola“, quindi devo preparare la predica - sembra contraddire ciò, ma Balthasar anticipa Francesco quando precisa: „E la parabola di quelle che arrivano e bussano troppo tardi, e che vengono ricacciate come sconosciute, non allude ad una durezza del cuore di Dio, che non vuol perdonare i peccatori, allude unicamente al fatto che per la nostra tiepidezza ed indifferenza può darsi una volta un vero „troppo tardi“ (Luce della Parola, 139). Balthasar è il teologo della speranza per tutti, non della certezza per sé! Anche le altre letture (Sap 6,12-16 (13-17); 1 Ts 4, 13-18) ci invitano alla sapienza ed alla speranza. „Con l'anno liturgico che si avvicina alla fine lo sguardo si svolge alla conclusione della storia e al ritorno di Cristo. Anzitutto bisogna mantenere vigile questa fede in noi“ (Balthasar, 137). Sapienza, che non bisogna andare a cercare chissà dove, visto che è davanti alla nostra porta, consiste in questa „perenne vigilanza“ (Balthasar, 138). Ci sono delle vie speciali, come quella di Simone Weil, che ci ricordano che la sapienza (o momenti di essa) è dappertutto, ma non dobbiamo tutti conoscere il sanscrito per salvarci, piuttosto semplicemente mantenere la fede che nella „piccola via della nostra vita“ possiamo, giorno e notte, essere vigili ed in attesa: Cristo ritorna per un giudizio ultimo sulla storia e su di noi! Per quanto riguarda la speranza, san Paolo si è sbagliato solo sul punto che Cristo non è ritornato nel momento in cui lui era vivo, ma ciò che dice, fa parte profondamente della nostra vita e della nostra fede: „ Paolo la ravviva presso coloro che piangono sui loro congiunti morti „come persone che non hanno nessuna speranza“. Ciò che mette loro davanti agli occhi non è né annientamento, né trasmigrazione delle anime, bensì la partecipazione alla risurrezione di Cristo, chi ha sconfitto l’apparente definitività della morte“ (Balthasar, 137-138). Così io posso sperare per il mio papà defunto…

Ritorno ora a riflettere su alcune parole del fondatore della Fraternità a cui appartengo, Luigi Giussani, del 1991: 1) „NULLA È IMPOSSIBILE A DIO. Dice il Vangelo di san Marco: «Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze [coloro che legano il significato del loro tempo e della loro esistenza a qualcosa che possano possedere; Cristo, infatti, parlava a gente che non aveva un soldo in tasca] entreranno nel Regno di Dio". I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel Regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio". Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio"» (Mc 10, 23-27). Ciò significa che è impossibile all'uomo essere se stesso, ma non è impossibile all'uomo diventare se stesso nella compagnia di Dio. L'uomo è un essere che è stato voluto e fatto per essere amato da Dio, il Mistero che fa tutte le cose. Questo amore del Mistero a me, mi costituisce; quando dico «io», anche distratto, dico questo rapporto. San Giovanni nella sua prima lettera dice: «Carissimi, in questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui [potessimo essere noi stessi in lui]. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati [il nostro male]» (1 Gv 4, 9-10). Siamo amati; più teneramente di quanto voi abbracciate, baciate e curate il vostro bambino. Siamo voluti; più di quanto ognuno, ferocemente attaccato al suo amor proprio, pretende imporsi. Dice Pavese nel suo Mestiere di vivere:«Perché quando riesci a scrivere di Dio, della gioia disperata di quella sera di dicembre al Trevisio, ti senti sorpreso e felice come chi giunge in un paese nuovo?». È una novità che deve entrare nel nostro modo di concepire e di pensare a noi stessi; è proprio come entrare in un paese nuovo: il paese del nostro io. In questo sta l'amore: non noi abbiamo amato Dio, abbiamo amato l'essere, abbiamo amato il vivere, ma la sorgente del vivere ha amato noi. 2) LA PRIGIONE DELLA DISTRAZIONE. Nella misura in cui dimentichiamo questo, diventa vera la frase di Kafka: «Io porto perennemente le sbarre dentro di me»: cadiamo dietro le sbarre di una prigione; l'uomo non è libero, non è se stesso. Questo ci accade - tutti i giorni - perché non attendiamo niente, se non l'affermazione acre di quello che ci preme al momento. Non si attende nulla, non si domanda. Dice ancora Pavese: «Si dimentica soltanto quello che si era già dimenticato quando accadeva». Il nostro delitto è non far caso a ciò per cui ci siamo, viviamo e verso cui andiamo. È, perciò, una menzogna: si dimentica, si nega qualcosa che sta accadendo. La nostra distrazione è una menzogna. Mi scrive con sincerità uno fra voi: «Non riesco proprio ad immaginare che Qualcuno mi ami prima di tutto, prima anche che io lo sappia e lo riconosca e lo accetti. Ho sempre la pretesa di metterci del mio». Questa lettera riflette l'atteggiamento di tutti noi: abbiamo sempre la pretesa di «metterci del nostro» per essere noi stessi e invece, così, perdiamo noi stessi. Noi siamo stati amati e dobbiamo accettare di accorgerci di quello che è accaduto e che accade istante per istante, perché in ogni istante sono voluto! Questo io sono: uno voluto, amato, abbracciato, sostenuto, continuamente alimentato e, quando vengo meno, continuamente perdonato. Così si afferma il nostro soggetto vero che cambia continuamente di ora in ora, di giorno in giorno, di anno in anno, diventando sempre più se stesso, sempre più vero. 3) APPARTENENZA. La forma di questo cambiamento è racchiusa in una parola che noi pronunciamo spesso senza riflessione: appartenenza. In uno dei nostri ultimi incontri don Ricci mi ha detto: «Tante volte non riesco se non a dire: offro». «Offro» è tutto quello che l'uomo può dire. «Offro» vuol dire: ti riconosco, o Cristo, riconosco che sono fatto di te, riconosco che sono alimentato da te, riconosco che sono ripreso da te, riconosco che sono destinato a te, riconosco che ti appartengo. Questa è la grande parola: ti appartengo; perciò l'unico gesto veramente umano è «ti offro». Lo ha scritto su un foglio il nostro amico Frascarolo, perché non poteva più parlare: «Quando ci riesco, offro tutto questo per noi». Sant'Ireneo ha detto: «Christus totam novitatem attulit, semetipsum afferens», «Cristo ha portato tutta la novità della vita offrendo se stesso». Dice la liturgia: «La nostra vita risplenda al mondo come annuncio dei cieli nuovi e della terra nuova». Cieli nuovi e terra nuova non sono un sogno, non stanno oltre le nubi. Cieli nuovi e terra nuova sono la realtà, l'esistenza vissuta da un soggetto cosciente, cioè da un soggetto che riconosce la sua appartenenza e dice «offro». In questo sta l'annuncio e noi possiamo echeggiarlo solo attraverso l'offerta. Ognuno di noi è stato chiamato a portare dentro l'universo questo messaggio. Ecco, dunque: il cambiamento di sé si riassume tutto nella parola «offro». L'alternativa è essere «dietro le sbarre»: schiavi o belve; passivi o violenti; alla mercé di altri o presuntuosi nel tentativo di renderli schiavi; comunque investiti dalla ferocia. La forma del cambiamento, la liberazione dalla ferocia, è riconoscere di appartenere, a Cristo. 4) UN MONDO NUOVO. Questo cambiamento di noi stessi porta anche a un cambiamento di ciò che ci circonda. In questo cambiamento si realizza l'energia di una giovinezza senza fondo, che non conta gli anni che passano dentro la carne, secondo quanto detto dal Papa a Fatima. La persona viva sono io che cambio perché riconosco di essere amato e voluto da Dio cui «nulla è impossibile». Vivere, a noi, sarebbe impossibile; ci ridurremmo a rotolare come sassi, a muoverci come animali, a disperarci per intuizioni e per desideri senza possibilità di realizzazione. «Il messaggio sociale del Vangelo - scrive Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus - non deve essere considerato una teoria, ma prima di tutto un fondamento e una motivazione per l'azione. Spinti da questo messaggio, alcuni dei primi cristiani distribuivano i loro beni ai poveri, testimoniando che, nonostante le diverse provenienze sociali, era possibile una convivenza pacifica e solidale. Con la forza del Vangelo, nel corso dei secoli, i monaci coltivarono le terre, i religiosi e le religiose fondarono ospedali e asili per i poveri, le confraternite, come pure uomini e donne di tutte le condizioni, si impegnarono in favore dei bisognosi, degli emarginati, essendo convinti che le parole di Cristo: "Ogni volta che farete queste cose a uno dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me", non dovevano rimanere un pio desiderio, ma diventare un concreto impegno di vita. Oggi, più che mai, la Chiesa è cosciente che il suo messaggio sociale troverà credibilità nella testimonianza delle opere, prima che nella sua coerenza e logica interna» (n. 57).{Il che non vuol dire che non ci siano compiti nella Chiesa che riguardino proprio questa „coerenza logica ed interna“, secondo me. RG} 5) LA TESTIMONIANZA DELLE OPERE. La testimonianza delle opere è un «canto di vita nuova», come diceva la Redemptoris Missio. Mi diceva uno di noi l'altro giorno: «Voi non sapete cosa vuol dire avere Cristo come socio nella ditta!»; e non è una frase detta a vuoto, perché se Cristo c'entra con tutta la mia vita, c'entra anche con me come direttore d'impresa! Non, quindi, coprirsi dietro sigle, ma essere uomini responsabili e formati. Di questa persona viva - viva perché voluta e amata da Cristo, dal Mistero di Dio - un possesso nuovo della realtà e del mondo, una nuova compagnia umana devono essere l'espressione: attraverso le opere. Opere nuove devono esprimere questo totale essere posseduti dal Mistero di Cristo. Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, diceva: «Dalla amicizia per Cristo all'azione, dall'azione all'amicizia: è uno degli aspetti della vita cattolica. Dove questa circolazione di carità ebbe il suo corso, fiorirono le opere ed ebbero - piccole o grandi che fossero, fortunate o fallite - valore apologetico [dimostrativo], virtù rappresentativa; e dove invece quella si rallentò, di queste si oscurò lo splendore e si attenuò l'efficacia». Siamo chiamati a creare un mondo nuovo proprio con tale «circolazione di carità», con tale amicizia attiva e creativa. C'è un nemico della nostra fede: rendere dio il potere umano, il piccolo potere nella vita familiare o il grande potere nella vita pubblica e sociale. Nella Centesimus Annus Giovanni Paolo II afferma: «Se ci si domanda donde nasca l'errata concezione della natura della persona e della soggettività della società, bisogna rispondere che la prima causa è l'ateismo; è nella risposta all'appello di Dio, contenuto nell'essere delle cose, che l'uomo diventa consapevole della sua trascendente dignità. Ogni uomo deve dare questa risposta, nella quale consiste il culmine della sua umanità, e nessun meccanismo sociale o soggetto collettivo può sostituirlo. La negazione di Dio priva la persona del suo fondamento e, di conseguenza, induce a riorganizzare l'ordine sociale prescindendo dalla dignità e responsabilità della persona [dall'amore alla persona]» (n. 13). Chissà che questa creazione di opere come espressione del riconoscimento dell'amore di Cristo che ci genera ad ogni istante non riesca a cambiare anche il tono della nostra vita e a farci capaci di dirigerci contro quello che altrimenti sarebbe il dio delle nostre giornate: il potere, l'arido potere consumato nel gruppo di amici, utilizzato nella vita familiare, o nella vita collettiva. (LUIGI GIUSSANI  Giornata di fine anno 1991) - Ho letto con attenzione quello che dice don Gius e sono d’accordo su tutto (in modo particolare sul fatto che il nostro io ha bisogno di Cristo). Per quanto riguarda le „opere“, io qui nella diaspora faccio parte dell’opera, fondata dal parroco luterano Arnold Dannenmann (* 4 gennaio 1907 a Faurndau; † 1 marzo 1993 a Göppingen) ( è stato un teologo protestante, fondatore e dal 1947 al 1985 presidente del Christliches Jugenddorfwerk Deutschlands (CJD)), che ora nella persona di Herwarth von Plate del consiglio direttivo, ha trovato una figura che ne vuole approfondire le radici cristiane, che per me in ultima istanza significano appartenenza alla Catholica; appartenenza che mi ha permesso ugualmente di fare parte di quest’opera, che ha come motto: „nessuno deve andare perso“. Con il „Fondo Papa Francesco“ (Support International e.V.) per i bisognosi qui nella nostra realtà, in modo molto concreto, è presente la mia appartenenza cattolico-romana, in questa realtà luterana ed ecumenica, ma in vero, in un contesto di una maggioranza senza alcun confessione. 

„L'affermazione che "ai palestinesi è stato offerto uno Stato indipendente da Israele, ma lo hanno rifiutato" è una menzogna usata per giustificare la violenza e l'occupazione israeliana. Il ministro degli Esteri israeliano Shlomo Ben Ami ha detto dell'"offerta" di Camp David del luglio 2000, che Hillary cita: "Se fossi stato un palestinese, avrei rifiutato anche Camp David". Questo perché Israele non ha mai offerto ai palestinesi uno Stato vero e proprio, ma solo cantoni della Cisgiordania circondati da insediamenti israeliani e tagliati fuori da Gaza“ (Aaron Maté, X, 10.11.23).

La questione è troppo complessa per darne un giudizio definitivo, ma direi che tra la posizione di Orbán e quella di Ursula von der Leyen, sulle trattative per un ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, quella del premier ungherese è più al servizio della profezia della pace che quella della commissaria europea. 

"Infine, Loriot, che pubblicò guide, manuali…in rapida successione a partire dagli anni Sessanta, fece scintille sul bisogno diffuso, allora come oggi, di una guida in tutte le situazioni della vita. Lo stato mentale ed emotivo naturale dei tedeschi, come Loriot in primo luogo ha mostrato, derivava da una profonda insicurezza e da un contemporaneo sovraccarico situazionale. Entrambi insieme portano alla confusione, irritabilità e, in perfetta simbiosi tra i due stati, a confusione irritabile. Tutto ciò doveva essere nascosto nel modo più disinvolto possibile. Ma con che cosa? Solo la convenzione sembrava promettere la salvezza. Sicuramente dovrebbe essere possibile affrontare la vita moderna in modo educato e civile, con decenza e nel rispetto di forme elementari e civili. Ma questa speranza ingannava. Loriot osservava impassibile come i suoi personaggi si aggrappassero agli ingannevoli parapetti di convenzioni svuotate di senso, scivolando con sicurezza verso il disastro. Così facendo, non seguì affatto il dettame di Dürrenmatt, secondo cui una storia è compiuta quando ha preso la peggiore piega possibile. Loriot si serviva poco della cattiveria, del ridicolo e della satira caustica. Fare del male agli altri non era per nulla tra le sue intenzioni" (Hubert Spiegel, Das Mängelwesen Mensch, FAZ di oggi, in occasione del centesimo compleanno di Loriot domani (Bernhard-Viktor "Vicco" Christoph-Carl von Bülow (1923-2011)).

Abba nostro…

(Gera, mattinata) Per Heidegger, in Platone c'è un "primato dell'idea del bene (come adeguatezza) come facilitazione dell’esattezza della conoscenza  e del non-essere-nascosto di ciò che è  conosciuto. La verità qui è ancora soprattutto il suo non-essere-nascosta ed esattezza, sebbene anche il non-essere-nascosta sia già sotto il giogo dell'"idea"" (Heidegger, Platons Lehre von der Wahrheit, 232); in Aristotele il giogo dell'idea si presenta così: "Non è cioè il falso e il vero nelle cose stesse... ma nella comprensione" (Met. E., 4, 1027b, 25 sq.)... Il discorso di Heidegger si muove in una direzione precisa: "D'ora in poi il carattere dell'essenza della verità come esattezza dell'immaginazione proposizionale diventa decisivo per tutto il pensiero occidentale" (232). La critica a Tommaso è: "La verità qui non è più aletheia (il non-esser-nascosto), ma omoìōsis (adaequatio)" (citato in Heidegger, 233). In Cartesio, come pensatore moderno, Heidegger vede una continuazione di Aristotele e Tommaso: "La verità o la falsità in senso proprio non possono essere in nessun altro luogo se non nella sola mente" (Cartesio, citato in Heidegger 233). In Nietzsche vede lo stesso percorso, solo intensificato e sub contrario: "La verità è una specie di errore...". (ibidem). Nietzsche dice che il percorso era sbagliato, ma in questo modo conferma il percorso sub contrario. Che cosa è andato perduto? Prima con l'ambiguità di Platone, poi come  percorso coerente da Aristotele, attraverso Tommaso e Cartesio fino a Nietzsche, l'aletheia non è più il non-essere-nascosto, ma la "giustezza dello sguardo". E così l'essere non è più il non-essere-nascosto, ma un'idea. Il che per me, seguendo Ulrich, significa: non più il dono gratuito dell'essere, ma la logicizzazione dell'essere ( = idea) è decisivo. Ieri questa critica heideggeriana non mi era così chiara! Io capisco Heidegger in questo modo: all'inizio l'aletheia era "il nascosto nel non-essere-nascosto", cioè il mistero nell’uscita di sé comunicativa dell’essere. Dopo di che, abbiamo a che fare solo con una lunga logicizzazione dell'essere; tuttavia Ulrich pensa che questo non valga per Tommaso. Cosa è andato perduto per Heidegger? "La verità non è più, in quanto non-essere-nascosto, il terreno dell'essere stesso, ma piuttosto, come risultato della sua sottomissione all'idea, è diventata correttezza, è così d'ora in poi è la specificità della conoscenza dell'essere" (Heidegger, 234). La scuola con il suo sistema di voti muore sotto tutto ciò: non il non-essere-nascosto dell'essere, non il mistero che qualcosa è piuttosto che niente, ma la correttezza è il fattore decisivo e questa viene addirittura classificata e quindi produciamo persone che non hanno il senso del mistero e del suo apparire, ma solo della correttezza o scorrettezza degli argomenti. Con l'eccessiva enfasi sul possesso della conoscenza, la paideia (educazione) diventa pura comunicazione di conoscenze giuste e sbagliate. Cosa si perde? La meraviglia, lo stupore che qualcosa sia piuttosto che niente! E questo qualcosa è espressione del nascosto nel non nascosto (aletheia). Se ho capito bene il testo, anche il passaggio dalla sophia nella caverna alla philosophia sotto il sole è infettato da questa eccessiva enfasi su ciò che è  "giusto". E nel profondo è anche il motivo per cui non voglio più stare a scuola (ma sia come Dio vuole, non come io voglio), anche se, come ho detto ieri nella dodicesima classe: non sono mai stato un insegnante così! Per me la scuola era ed è il luogo dello sguardo di una totale simpatia (Pavese). Senza questo sguardo di una totale simpatia, la correttezza nella conoscenza o anche nell'etica (come eccessiva enfasi sui valori nel senso spiegato ieri) è una pura frode che porta il nome di "umanesimo".

(Wetterzeube, pomeriggio) Quando Balthasar scrive, commentando il Vangelo di domani (Mt 25,14-30), di cui ho parlato questa mattina, che „si tratta del raggiungimento della santità stessa che come tale non è partecipabile; di mezze santità lo sposo non sa che farsene; solo la santità totale è secondo la sua essenza partecipabile. Solo il tutto santo Figlio di Dio poteva portare il peccato del mondo“ (Luce della Parola, 139), parla secondo me troppo „alto“. Forse è importante ugualmente dare questo spunto di riflessione, perché senza le virtù della temperanza e del coraggio (senza le quali non è possibile la santità non dimezzata; lo dico, sapendo, tra l’altro, che in questo modo mi distanzio da ciò che dice Heidegger nel suo saggio su Platone)  „la vita è solo un vergognoso delirio“ (Simone Weil, „Riflessioni sulle cause della libertà…“, 79). Ma giustamente Simone Weil ci ricorda che „l'uomo è un essere limitato a cui non è concesso essere come il Dio dei teologi, l'autore diretto della propria esistenza“ (79), l’autore diretto della propria santità. Lo spunto di riflessione di Balthasar è ugualmente importante perché già per la libertà umana e necessario un momento di eroismo, come lo è per raggiungere la santità. A parte che senza la grazia non è possibile. Ascoltiamo attentamente Simone Weil: „ si può intendere per libertà qualcosa di diverso dalla possibilità di ottenere senza sforzo ciò che piace. Esiste una concezione ben diversa della libertà, una concezione eroica che è quella della saggezza comune. La libertà autentica non è definita da un rapporto tra il desiderio e la soddisfazione, ma da un rapporto tra il pensiero e l'azione; sarebbe completamente libero l'uomo le cui azioni procedessero tutte da un giudizio preliminare concernente il fine che egli si propone e il  concatenamento dei mezzi atti a realizzare questo fine“ (Simone Weil, ibidem) - nel „concatenamento dei mezzi atti a realizzare questo fine“ bisognerà tenere conto di „necessità assolutamente inflessibili“, che possono essere di tipo sociale, lavorativo, ma anche riguardanti la struttura del proprio corpo. Simone Weil  ha preteso molto del proprio corpo, ma non è certamente la via praticabile da una maggioranza. Poi è vero che Dio può fare dalle pietre dei figli di Abramo, per cui penso sempre con grande commozione a Gesù che prende per mano quel cieco e lo porta fuori dalla città per guarirlo. È anche vero che il Vangelo parla di una porta stretta, ma a me sembrano certe argomentazioni, che non tengono conto del „basso“ porte chiuse piuttosto che strette; non è il caso di Balthasar, che certamente mi protegge anche dal cielo.

(Notte) Della lista delle tentazioni di cui parla Simone Weil nel primo quaderno, (Milano 1982, 111), devo dire che la tentazione della pigrizia, non mi sembra „di gran lunga la più forte“, né per lei né per me, ma ovviamente ci sono momenti della giornata in cui sono pigro (è pigrizia guardare un film?). Direi che „non si deve rimandare ciò che si è deciso di fare“, ma non si deve neppure anticipare il fare stesso. C'è un kairos anche per il fare (per tradurre…). Le tentazioni della vita interiore sono davvero interessanti, in almeno in due punti : „non venire alle prese se non con difficoltà che incontri effettivamente“ (per me significa: non anticipare interiormente problemi che non ho incontrato effettivamente), e „troncare senza pietà quanto vi è di immaginario nel sentimento“ (venerdì nelle ultime due ore ho spiegato alla 12ª classe che l'amore non è un sentimento, almeno una ragazza ha capito molto bene e infatti ha ri-sottolineato quanto avevo detto dell'inno all'amore, alla carità, di San Paolo, che parlando di amore per l'appunto non intende qualcosa di romantico. Molto interessante è come Simone spiega la tentazione della perversità: „non rispondere mai al male con le reazioni atte ad accrescerlo“. Avevo imparato da un altro francese, il padre Ganne SJ, a non parlare in continuazione di anima e spirito; qualcosa di simile dice anche Simone: „ esercitarsi a descrivere tutto questo (il pensiero libero o i sentimenti) senza parlare mai di anima, di spirito, eccetera“ (112). 

Contro la tentazione di dominio, Papa Francesco ci ricorda che Teresina ci ha insegnato che „in un momento nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei indica la via della piccolezza“ (C’est la confiance, 52). L’esortazione apostolica del Papa sulla ragazza della Normandia si conclude così: „Un secolo e mezzo dopo la sua nascita, Teresina è più viva che mai in mezzo alla Chiesa in cammino, nel cuore del Popolo di Dio. Sta pellegrinando con noi, facendo il bene sulla terra, come ha tanto desiderato. Il segno più bello della sua vitalità spirituale sono le innumerevoli “rose” che va spargendo, cioè le grazie che Dio ci dona per la sua intercessione piena d’amore, per sostenerci nel percorso della vita. Cara Santa Teresina, la Chiesa ha bisogno di far risplendere il colore, il profumo, la gioia del Vangelo. Mandaci le tue rose! Aiutaci ad avere fiducia sempre, come hai fatto tu, nel grande amore che Dio ha per noi, perché possiamo imitare ogni giorno la tua piccola via di santità. Amen“ (C’est la confiance, 53). Buona notte! 

(Wetterzeube, il 10.11.23) Un amica condivide, da due giorni, nel suo status in Whatsapp fotografie scattate nel deserto della Giordania, dove si trova da una settimana. La mia meditazione mi porta a riflettere sull’ isolamento di SPN a Manresa (Balthasar, Antologia-Servais, 342). Scrive il teologo svizzero: „I grandi messaggeri di Dio arrivano quasi sempre dopo un lungo periodo trascorso nel deserto. Sarebbe sbagliato pensare che questo tempo sia stato da loro sprecato, o che sia stato semplicemente superato o troppo letteralmente frainteso. Senza Manresa, Ignazio non esisterebbe“. Paragonabile a questa dimensione dell’isolamento è la mia meditazione, spesso mattutina, senza la quale Roberto non esisterebbe e non potrebbe andare nella scuola ed essere presente attivamente nel lavoro. Ed ho ascoltato con interesse che per Simone Weil (Martina Bangert e Wolfram Eilenberger in dialogo con Simone Müller, 31.01.2021) scrivere era un momento di „ascesi“. La scrivania, anche Etty Hillesum ne parla, come luogo di rifugio ed ascesi! Certo poi possono subentrare posti e situazioni ben più dure di ascesi, come i mal di testa della Weil e il campo di concentramento della Hillesum, ma già alla scrivania si è come nel „deserto“. Sulla mistica del superamento dell’io, io sono scettico, sia in riferimento al grande maestro Eckhart sia nella Weil, ma ci sono tante cose che servono, senza voler anticiparle, come esercizi di ascesi: per me l’acufene, da ormai più di un anno, i disturbi del gusto, che non permettono di godere del vino, il desiderio sessuale che non si lascia esercitare ed oggettivare in modo davvero piacevole, il lavoro a scuola, di cui non ho più voglia, anche se incontrare le giovani e i giovani mi fa ancora piacere (forse gioia), etc. Tutto ciò per me è il modo quotidiano di vivere quel: Gesù Crocifisso mi ha costretto in ginocchio, di Simone. E di fatto anche la distanza attiva dal Movimento (non quella interiore) ha a che fare con queste forme di „ritiro“, di „diminuzione“ del gusto e del perfetto udire e vedere. Le esperienze di preghiera in comune, i canti, l’esperienza culturale al Meeting, in primo luogo gli Esercizi ed anche qualche amicizia mi hanno sempre fatto tanto bene, mentre la vita in parrocchia è piuttosto dovere, che ciò non sia possibile è per me sofferenza (grazie a Dio ci sono ancora Gianni e Renato); il problema di non legarmi che aveva Simone (che non volle il battesimo) non è il mio, in primo luogo perché il Logos è sempre universale e concreto e senza la sua, di Simone, intelligenza, l’occuparsi di altre religioni può diventare anche solo turismo religioso, ma anche ed in primo luogo, perché comunque l’assenza di Dio è sperimentabile anche nella Chiesa, direi soprattutto nella Chiesa. E il Deus absconditus è il motivo ultimo perché forme di identificazione sociologica con una confessione possono diventare legami che frenano l’ampiezza, la cattolicità, nel senso vero del termine, la frenano perché invece che della distanza di Dio subentra il calore collettivo, che non è „chiesa“. 

Quello che dobbiamo fare lo esprime bene Agostino, ovviamente interpretando Giovanni: „Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio“ (1 Gv 2,7). E questo comandamento che abbiamo ascoltato più volte è semplice: vi do un nuovo comandamento che vi amiate l’un l’altro. E probabilmente ciò significa anche superare il proprio io! Non misticamente, ma dando più valore al compito che Dio vuole da noi, che alle nostre esigenze. „Il comandamento antico è la parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi già appare la luce vera“ (1 Gv 27b-28). Agostino commenta: „il comandamento è nuovo, perché le tenebre riguardano l’uomo vecchio, mentre la luce riguarda l’uomo nuovo“ (La prima lettera di Giovanni, edizione Greiner 36). Anche Giussani nella meditazione di ieri sera parlava dell’uomo nuovo obbediente alla luce, non ad un programma di partito. L’uomo nuovo non da più peso a tutto ciò che appesantisce la nostra vita (scolari arroganti, colleghi sapientoni, etc.). Chiedo la grazia di essere un uomo nuovo nella scuola! 

„Bombardamenti israeliani hanno colpito contemporaneamente l'ospedale Al Awda di Gaza, l'ospedale Indonesiano e l'ospedale Al-Shifa. Israele sta conducendo un'operazione di bombardamento coordinata contro gli ospedali“ (Aaron (!) Maté, X, 10.11.23)

„Vent’anni fa, l’anniversario preciso cade domenica 12, lavoravo con Enrico Mentana al Tg5 e mi toccò seguire la strage di Nassirya. A tutt’oggi l’attentato più grave contro italiani dopo la Seconda guerra mondiale. Ricordo ancora in modo vivido i giorni di dolore e lacrime, di vero lutto nazionale. In quel buio ci fu un momento di luce assoluta: la vedova di un carabiniere, Margherita Coletta, ci chiese di mandarle a casa una troupe e quando ebbe davanti le telecamere, aprì il Vangelo e lesse quella pagina: “Io vi dico, amate i vostri nemici…”. Una testimonianza rivoluzionaria, una pietra di scandalo, un momento di pace e di verità. Anche in questi terribili giorni sono emerse testimonianze simili. Accanto al punto più basso di odio e di terrore, persone o momenti di persone testimoniano il perdono, perdono che viene dall’alto, perdono che nessun atto, solo umano, può ottenere. Non so se fra vent’anni ne potrò ancora scrivere, ma sono sicuro che rimarranno nella memoria, insieme alla angosce e ai dolori, alcune parole ascoltate in questi giorni. Come quelle di Varda Goldstein del Kibbutz Kfar Aza nella sua lettera al Papa o quelle del cardinal Pierbattista Pizzaballa, quando scrive: “Si deve amare tutti. Questa è la grande sfida che abbiamo come cristiani qui. Essere capaci di amare l’ebreo e il musulmano, l’israeliano e il palestinese. Anche quando non riconoscono il nostro amore”. Ieri Liliana Segre, aprendo la riunione straordinaria della commissione parlamentare contro il razzismo, ha invitato a «piangere i bambini di ogni nazionalità, di ogni colore e di ogni credo». E ha aggiunto: «Voglio continuare a coltivare la speranza, la fiducia. L’utopia di un mondo che ripudia la guerra e il terrorismo, che ripudia l’antisemitismo, l’islamofobia e ogni tipo di razzismo, che contrasta l’odio dilagante nelle strade, ma anche sui social, con la cultura della pace, del confronto, del rispetto, della solidarietà. Utopia? Sì, utopia. Di chi crede che la violenza non sia l’antidoto alla violenza, ma ne generi altra, all’infinito»“(Alessandro Banfi, versione odierna).

Lech Wałęsa (1943) era ieri ad Halle…la sua visita è per me l’occasione per dire che quella Europa di cui la parla, quella messa in moto con il movimento sindacale Solidarność, che si ricollegava idealmente con l’Europa delle madri e dei padri fondatori la sento come la mia „patria“, senza per questo voler superare l’autonomia relazionale degli Stati. Il mio dialogo critico con le democrazie dell’Occidente non mette mai in dubbio lo stato di diritto e la democrazia come forma politica, piuttosto vuole sottolineare fattori che ne mettono in crisi l’identità cristiana e democratica. Tutto il lavoro giornalistico di Maté, Greenwald, Taibbi, etc. mi permette di vedere quando dietro pseudo discorsi democratici si nasconda una atteggiamento guerrafondaio, dietro la preoccupazione per fake news si nasconda un tentativo di censura, etc. Mai e poi mai ho messo in dubbio la forma democratica o lo stato di diritto. Quando Wałęsa ci rende attenti al pericolo del populismo ha in mente la situazione polacca, che io conosco appena, non so essa se è applicabile alla situazione tedesca. Quando Rainer Haseloff dice che il pericolo più grande è quello del radicalismo di destra ne capisco i motivi (in modo particolare in questi giorni), ma a me sembra che ciò sia un’esagerazione ermeneutica, che non tiene conto dei tanti errori fatti nella memoria della catastrofe di Auschwitz, in modo particolare di ciò che Sieferle chiamava una mitologia religiosa, che ha come conseguenza, anche in questi giorni, la copertura ai massacri dell’amministrazione Netanyahu.  

Abba nostro…

(Pomeriggio) (10.11. 23) "Concependo il valore, naturalmente, come la condizione "posta dalla vita stessa" per rendere possibile la "vita", Nietzsche ha colto l'essenza di agathon (il bene) in modo più spregiudicato (nel senso di: con meno pregiudizi) di coloro che inseguono l'infondato equivoco dei "valori intrinsecamente validi"... Le "idee", dunque, pensate in greco, rendono possibile a qualcosa di apparire in ciò che è e quindi di essere presente nella sua permanenza. Agathon, in greco, significa ciò che è capace di qualcosa e rende capace di qualcosa... Le idee sono l’essente di ogni essente... L'essenza di ogni idea sta in un permettere e rendere capace di apparire (di qualcosa che può essere visto), che concede una visione dell'apparire... quindi l'idea delle idee, il rendere capace per eccellenza, è agathon" (Heidegger, La dottrina della verità di Platone - nelle parentesi ci sono mie spiegazioni). Noi cristiani conosciamo la sfida ermeneutica di cui parla Heidegger, perché quando parliamo di „amore“ dobbiamo presumere che gli ascoltatori intendano  "sentimento"; e qui quando Platone dice ‚agathon‘ molti intendono qualcosa di morale, i valori morali, "i valori intrinsecamente validi“ (i valori irrinunciabili, indiscutibili), ma questo non è Platone, secondo Heidegger, ma la nostra epoca moralizzatrice, che in fondo ragiona troppo astrattamente con i "valori intrinsecamente validi" e di conseguenza si trasforma nel suo contrario: sono proprio i pacifisti, per fare un esempio attuale, che poi diventano i più guerrafondai. E nella mia esperienza so che i valori che rimangono solo nella sospensione ontologica (nell'astrattezza di un oscillare avanti e indietro) non servono a nulla; sono solo parole vuote! Il sole porta a "splendere" (la parola tedesca che usa Heidegger è „Scheinen“, ma non nel senso di sembrare vs. vero, ma nel senso di qualcosa che ha una forma, che può essere vista) ciò che è adatto, ciò che è buono, nel senso di Platone;  la prospettiva non è troppo "alta", poiché anche il fuoco nella caverna ha già un po' delle proprietà del sole: qualcosa ci sarà da vedere, anche se non è ancora l'essente dell'essente, ma anche le ombre sono essenti,  che hanno delle mancanze. Così come i surrogati non sono e non possono sostituire il vero, ma a volte devono bastare... Tuttavia, affinché l'essente si salvi nell'essere, abbiamo bisogno del sole, della luce, per poter vedere l'idea più alta, il bene nel senso di ciò che è adatto, ciò che idoneo, che serve in modo realistico, a passare da una fase ad un altra. E la paideia (educazione) di cui abbiamo parlato ieri consiste (non nel riversare idee o conoscenze in menti impreparate), nell'offrire aiuto per "agire con prudenza e acume, sia nella propria vita che nella sfera pubblica“ (Heidegger), o per dirla in altro modo: per "rendere l'uomo libero e saldo, per la chiara costanza della visione dell'essere". Per ciò che è adatto, idoneo. Adatto a cosa? Non so esattamente cosa intenda Heidegger, ma con Ulrich direi "adatto ad obbedire al senso necessario dell'essere", in altre parole: a comprendere e vivere il dono gratuito dell'essere. Ho già indicato ieri che la visione dell'essenza di Heidegger non mi basta. Non ho bisogno dell'essenza delle cose in astratto, ma dell'amore che è "presente" in esse. Ieri abbiamo visto che paideia significa passare da una transizione a un'altra: all'inizio si è ancora nella caverna, ma non si è più incatenati, poi si arriverà gradualmente alla luce del giorno. "Il passaggio da una situazione all'altra consiste nella correttezza dello sguardo" - la parola platonica orthotes significa "correttezza dello sguardo". L'"apparenza" dell'esistente è vista nella corrispondenza della conoscenza con la cosa stessa. Heidegger dice che il soggetto della parabola platonica, che stiamo analizzando, non è la verità (ciò che non è nascosto), ma la verità alla scuola dell'idea e in questa scuola o, per dirla senza metafore, sulla base di questa idea, la verità diventa "orthotes, la correttezza del percepire e del dire". "In questo cambiamento della natura della verità c'è allo stesso tempo un cambiamento del luogo della verità. In quanto non-essere-nascosta, essa è ancora una caratteristica fondamentale dell'esistenza stessa. Ma come giustezza del "guardare", diventa una caratteristica del comportamento umano nei confronti dell'essere" (Heidegger, ibidem).  Nella scuola dell'idea e, in particolare, nella scuola dell'idea del bene, impariamo a distinguere tra verità in relazione all'esistente e verità in relazione al soggetto. L'adeguatezza non consiste certo nella mera constatazione dei fatti, ma in una giusta preoccupazione, cura per ciò che appare ed accade...

(Sera) Sono completamente d’accordo con il commentatore arabo: "«Che farsa», questa Pax Americana, commenta indignato Marwan Beshara, analista di Al Jazeera. Il fatto di pensare a un piano di pace con i bombardamenti ancora in corso è di per sé paradossale. Sbalorditiva, per l’autore, la dabbenaggine dell’Autorità Nazionale Palestinese e di Abu Mazen nell’abboccare alle promesse di Blinken: «la semplice idea che l’Autorità faccia ritorno a Gaza a bordo dei jet e dei carri armati israeliani che hanno raso al suolo la città è assolutamente folle»“ Citato in (https://www.oasiscenter.eu/it/focus-uscire-impasse-il-piano-di-pace-amministrazione-biden?_se=bHVrYWtlc2luaUBnbWFpLmNvbQ%3D%3D).

Greenwald: Cominciamo così: il 7 ottobre, come la maggior parte delle persone, ho guardato questi video orribili di israeliani terrorizzati, uccisi, torturati nel modo più sadico possibile, di bambini portati e rapiti a Gaza davanti ai loro genitori, di anziani uccisi davanti ai loro figli, di storie orribili di ogni tipo. E penso che qualsiasi persona, una persona perbene per definizione, si sia infuriata da ciò che Hamas ha fatto quel giorno e abbia trovato che non c'è alcuna giustificazione morale per questo. Questo è certamente qualcosa che ho provato e che ho ripetuto molte volte da allora. Ora, però, siamo a un mese di distanza e ciò significa che c'è stato un mese di risposta israeliana, che è consistita in gran parte in un'incessante e massiccia campagna di bombardamenti a Gaza, un luogo da cui la maggior parte delle persone non può uscire. I confini con Israele sono chiusi e abbandonati da tempo, così come quelli con l'Egitto. Quindi, c'è una popolazione intrappolata di 2,2 milioni di persone, metà delle quali sono bambini. Si può discutere sui numeri, ma molte migliaia di loro stanno morendo, comprese le persone che ovviamente hanno figli o che a volte, non essendo sostenitori di Hamas, non si assumono la responsabilità di ciò che è accaduto, deve essere una tragedia anche per qualsiasi persona onesta. E so che sono sicuro che anche tu guardi a questa situazione con empatia. Quindi, visto il punto in cui ci troviamo, qual è la sua visione complessiva di questo conflitto tra palestinesi in Gaza e israeliani? - Batya Ungar-Sargon (è una giornalista che attualmente è Opinion Editor di Newsweek. È anche editorialista della rivista Compact,): „Wow. Visione complessiva. Voglio dire, sì, la parola tragedia viene sicuramente in mente. Le immagini che arrivano da Gaza sono insopportabili. Naturalmente, come hai detto tu, le immagini che arrivano da Israele il 7 ottobre, credo che per me e per molte altre persone cambino il mondo in molti modi. È una sensazione di tragedia travolgente. E credo che Israele debba sradicare Hamas. Non credo che possa permettere che ciò che è successo rimanga in piedi. E per me, la prospettiva di un cessate il fuoco, che è ciò che Hamas chiede, non sorprende, permetterebbe ad Hamas di riorganizzarsi, di avere lo spazio di cui ha bisogno per riprendersi e continuare ad esistere. E penso che sarebbe immorale per Israele permettere al gruppo che ha perpetrato il massacro del 7 ottobre di continuare a esistere in questo modo. Per me, e sono curioso di sapere cosa ne pensi tu, Glenn, l'unica lente con cui Israele ha la responsabilità di fare un passo indietro e permettere ad Hamas di avere lo spazio per riorganizzarsi è una lente molto "woke". E per "woke" intendo una lente che sostituisce un senso oggettivo di ciò che è morale e giusto con l'idea che la parte con meno potere abbia una virtù intrinseca associata ad essa… E credo che questa sia l'unica lente con cui ha senso dire che dovremmo accogliere la richiesta di Hamas - che tiene ancora in ostaggio 240 israeliani e americani e altre nazionalità e che ha perpetrato quell'evento - e credo che questa visione, che valorizza la debolezza, sia quella che la gente applica quando chiede a Israele di subire il 7 ottobre e poi di sedersi e permettere ad Hamas di continuare a esistere“ (Dialogo in Glenn Greenwald, Rumble, 9.11.23). 

(Notte) Ho preso in mano i Cahiers (I) di Simone Weil (nella traduzione italiana, Milano 1982), perché, come per la stessa Simone, anche per me „scrivere per frammenti corrisponde…non solo ad una necessità contingente, ma inerente alla forma del suo (mio) pensiero filosofico“ (Giancarlo Gaeta, 34). Il tutto si rivela innanzitutto nel frammento, come ho imparato da Balthasar. Ma prima di leggere la parte dell’introduzione sul „Prologo“, ho letto il „Prologo“ stesso. Non so chi è entrato nella sua camera e l’ha portata „in una chiesa“ (in vero il testo è formulato al maschile). Quindi potrebbe essere capitato a me. Una forza che mi spinga ad inginocchiarmi e che poi dopo tanta intimità, del pane e del vino condiviso, gli/mi dice: „Ora vattene“. Sono cattolico e battezzato, al contrario della figura del „Prologo“, ma sono lontano da quella frase del mio maestro, che ho citato qualche giorno fa: „Se parliamo seriamente, il cristiano non ha scelta se vuole orientare tutto, proprio tutto, verso l'amore perfetto. Deve farlo con una vera e propria decisione che può essere presa una volta per tutta la vita, ma che poi deve essere ripetuta, praticata e rivitalizzata ogni giorno. Questo è il significato elementare degli Esercizi Spirituali Ignaziani“ Non ho mai messo in dubbio che Gesù mi ami (Gesù è l’associazione che mi suggerisce il „Prologo“). Come potrebbe non amarmi? Anche se non ne sono degno. Ma forse sono solo superficiale (e quindi non penso con paura che potrebbe dire anche a me: „Vattene“), mentre quale profondità e discrezione comunicano queste parole: „ E tuttavia in fondo a me qualcosa, un punto di me, non può impedirsi di pensare tremando di paura che, forse, malgrado tutto, mi ama“ (105). Non so, però, se è solo questione di superficialità. Simone sa dell’importanza della sofferenza (e non vi sarebbe per me sofferenza più grande di quella che il Signore mi dica: „Vattene“), ma confessa con ragione: „io credo al valore della sofferenza nella misura in cui si fa tutto (ciò che è onesto) per evitarla“ (109). Fare di tutto per evitare che il Logos universale e concreto mi dica: „Vattene“. Come si deve far tutto per evitare che „l’amore diviene il mezzo principale per dominare“ (110). Il verso che lei cita dell’Iliade, lo potrei dire a Konstanze: „Konstanze, tu sei per me padre e nobile madre / E sorella, tu sei la mia sposa fiorente“ (Nota 1, pagina 110). La grazia che chiedo è che nel nostro amore non ci sia dominio.

A differenza di Simone, la piccola Teresa non è „analitica“, forse quindi non è filosoficamente così interessante, pur avendo sintesi e brevitas in comune con Simone, ma prendo sul serio per me la lezione di Papa Francesco: „Precisamente, il contributo specifico che Teresina ci regala come Santa e come Dottore della Chiesa non è analitico, come potrebbe essere, per esempio, quello di San Tommaso d’Aquino. Il suo contributo è piuttosto sintetico, perché il suo genio consiste nel portarci al centro, a ciò che è essenziale, a ciò che è indispensabile. Ella, con le sue parole e con il suo personale percorso, mostra che, benché tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. È lì che Teresa ha fissato lo sguardo e il cuore“ (C’est confiance, 49). Ciò che davvero è costituivo per la Chiesa è l’amore gratuito, privo di ogni forma di dominio: „Dal cielo alla terra, l’attualità di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo rimane in tutta la sua “piccola grandezza”. In un tempo che invita a chiudersi nei propri interessi, Teresina ci mostra la bellezza di fare della vita un dono. In un momento nel quale prevalgono i bisogni più superficiali, lei è testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, lei ci fa scoprire il valore dell’amore che diventa intercessione. In un momento nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei indica la via della piccolezza. In un tempo nel quale si scartano tanti esseri umani, lei ci insegna la bellezza della cura, di farsi carico dell’altro. In un momento di complessità, lei può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell’amore, della fiducia e dell’abbandono, superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo. In un tempo di ripiegamenti e chiusure, Teresina ci invita all’uscita missionaria, conquistati dall’attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo“ (C’est la confiance, 52). Come questa mattina quando Konstanze ha aiutato una collega in forte difficoltà.  

(Wetterzeube, il 9.11.23) Per la storia tedesca, questa data è, come si dice, „intrisa di storia“. Il 9 novembre 1918, la Repubblica tedesca fu proclamata due volte, da politici diversi, ponendo fine all'epoca di Guglielmo II: da Philipp Scheidemann (MSPD) e da Karl Liebknecht (Lega Spartaco). Il 9 novembre 1923 ci fu un fallito colpo di Stato di Hitler. Il 9 novembre 1938 il noto pogrom di novembre o notte dei cristalli. E infine, il 9 novembre 1989, la caduta del Muro di Berlino. Non so se c’è un filo rosso tra gli avvenimenti, se non per l’appunto il fatto che accadano in un giorno, sebbene non siano stati generati in un giorno solo.

Come ci ricorda Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 342) nella testa di SPN, nei suoi  primi anni dopo la conversione, c’erano tanti romanzi cavallereschi, e così Balthasar paragona Ignazio con Don Quijote e racconta una scena, secondo me, di un significato intriso di simbolica. Si tratta della caduta, in fondo al percorso che ha portato Ignazio da Genova a Bologna, in una fossa ricolma di fango, rischiando la vita e mentre cercava di liberarsi, infine con successo, venne deriso dalle persone, che per l’appunto si godevano lo spettacolo e se ci fossero stati i telefonini avrebbero senza dubbio ripreso un video per Instagram; il simbolo forte è l’invito ad accettare la derisione altrui, senza la quale non vi è in noi neppure un minimo di umiltà. L’altro simbolo è quello della testa piena di „romanzi“, non meno astratti, di quelli cavallereschi di SPN. 

Agostino sa essere di una precisione incredibile, vi è in lui la tentazione della retorica, ma nel passo che ho letto questa mattina, dal suo commento alla prima lettera ai Romani è lucido, di quella lucidità che sto ammirando in questi giorni in Simone Weil (ieri ho condiviso un video nel mio canale di YouTube in cui leggo alcune sue pagine sulla libertà e di cui ho parlato ieri notte nel diario). Ma ascoltiamo Agostino: "Che cos'è la perfezione nell'amore? Amare i propri nemici come se fossero fratelli, perché il nostro amore non deve essere ostile; augurare a qualcuno il benessere temporale è bene, ma anche se non c'è, l'anima è protetta. Se si augura la vita ad un amico, si fa qualcosa di buono. Se sei felice della morte del tuo nemico, fai qualcosa di male“. Questo che dice il vescovo di Ippona vale per tutto, per tutti gli ambiti e vale anche per quei „avversari“ nella vita concreta, che sono i nostri piccoli nemici, ma che in vero possono solo offrirci quegli „ostacoli esterni“ (Weil), che possono diventare un occasione per la „mia“ (Rilke) salvezza. Cfr le mie meditazioni notturne e serali degli ultimi giorni. 

L'Eintracht Gladau, una squadra di calcio della Sassonia-Anhalt, è stata espulsa dal campionato, a metà stagione, a causa dell'estremismo di destra. In questo caso sono d'accordo con la decisione, perché ovviamente deve essere pur possibile guardare una partita di calcio senza paura di essere picchiati (cfr. MZ di oggi). 

85 anni fa, anche a Vienna, una folla fanatica saccheggiava le proprietà ebraiche, cacciava gli ebrei dai loro appartamenti e dalle loro case, incendiava le sinagoghe e i simboli religiosi dell'ebraismo e li distruggeva. Come cristiani, dobbiamo confessarlo con vergogna: La resistenza delle Chiese all’antisemitismo, che da tempo era diffuso, fu troppo esigua e appena udibile. In effetti, secoli di polemiche antigiudaiche da parte cristiana hanno contribuito a far sì che l'antisemitismo si radicasse così profondamente nella società. Soprattutto in questi giorni dobbiamo rendercene conto: L'odio violento contro gli ebrei è una realtà terribile, anche nella società laica e "postmoderna". Come cristiani, non possiamo rimanere in silenzio. Siamo chiaramente dalla parte dei nostri fratelli ebrei. Il rispetto della dignità umana è indivisibile. Nessuno può esserne escluso“ (Cardinal Christoph Schönborn) 

„Un esodo a piedi, con le poche cose raccolte all’ultimo. L’esercito israeliano ha concesso ieri tre ore agli abitanti di Gaza City e del Nord della Striscia per abbandonare tutto e andare verso sud (Vedi Foto del Giorno). Sono circa una ventina i chilometri da percorrere…La buona notizia è che mentre l’esodo dei disperati avveniva, è aumentato il pressing internazionale per una tregua in cambio del rilascio di ostaggi. È il Qatar, da anni sostenitore di Hamas (“ogni mese l’ambasciatore consegnava ad Hamas le valigie piene di dollari con il beneplacito di Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano”, scrive oggi Davide Frattini sul Corriere) che sta conducendo la mediazione“ (Alessandro Banfi, versione odierna)

Come ho scritto ieri è davvero difficile mantenere in modo fecondo e compassionevole l’opposizione che esprimo oggi con la citazione del cardinal Schönborn e con i fatti, che racconta Banfi, in riferimento a Gaza. Eppure dobbiamo aprire il nostro spirito in modo tale che nulla venga dimenticato. Ungaretti si esprime così: „È il mio cuore il paese più straziato“ (1). Ma anche la ragione, come apertura al reale, è straziata.  Questo strazio ci permette di comprendere un poco, anche se da lontano, cosa stanno soffrendo gli ostaggi nelle mani di Hamas e i profughi palestinesi, che come quelli armeni dall’Artsakh, hanno dovuto lasciare la loro casa in fretta e furia. 

(1) Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro. / Di tanti / che mi corrispondevano / non m'è rimasto / neppure tanto. / Ma nel mio cuore/ nessuna croce manca. / E’ il mio cuore / il paese più straziato.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ferdinand mi ha chiesto di leggere un testo di Heidegger con lui per preparare un suo seminario alla scuola superiore dei gesuiti a Monaco di Baviera: "... in cui consiste l'effettivo essente dell'essente" (Heidegger, La dottrina della verità di Platone). Mi limiterò a notare brevemente la strana formulazione che forse esprime la prima testimonianza delle transizioni dall'essere legati nella caverna alla luce del giorno. Queste transizioni sono "lotta", non solo una simpatica attività intellettuale. Heidegger non sta dicendo che la luce del giorno è l'essente contro il non-essente dell'essere legato, ma che anche le ombre sono viste come essenti, ma che la luce del giorno è molto più non nascosta e quindi "l'essente dell'essente". Lo sforzo della paideia (educazione) consiste nel superare la mancanza di educazione. Ma passo dopo passo e in modo ‚militante‘ (Socrate viene addirittura ucciso). La prima cosa da evitare è la comunicazione del "mero sapere". "Platone vuole anche mostrare che la paideia non ha la sua essenza nel versare nell'anima impreparata un mero sapere come un recipiente vuoto che viene tirato fuori a piacimento. L'educazione autentica si prende cura e trasforma l'anima stessa e nel suo insieme, ponendo prima l'essere umano nel suo luogo d'essere e familiarizzandolo con esso" (Heidegger, ibidem). L’ampiezza pedagogica qui descritta consiste nella trasformazione dell'uomo nella sua interezza, affinché raggiunga il luogo che gli consente di interiorizzare il "sapere"... "'Verità' (a-letheia; non nascondere) ha significato a lungo per il pensiero occidentale la corrispondenza dell'immaginazione pensante con la cosa: adaequatio intellectus rei" (Heidegger). Questo è forse ciò che Aristotele chiama il rendere certo i fenomeni (come primo passo della conoscenza).  "L'essenza dell'"educazione" (paideia) si fonda sull'essenza della "verità" (aletheia)". (Heidegger) - l'educazione senza verità è indottrinamento. Ma il primo passo della verità non è comprendere intuitivamente il tutto, ma rendere certi i fenomeni. E non solo all'esterno, ma anche nella caverna (cfr il mito platonico su cui stiamo riflettendo), il che potrebbe persino costare la vita al liberatore. Questa salvaguardia dei fenomeni è un passo verso la verità, non tutta la verità; la filosofia non si blocca dove si blocca la scienza: nella salvaguardia dei fatti, ma si muove verso una dottrina che considera vero anche il non detto. Per concludere per oggi: tra essentia ed existentia Heidegger/Platone sostiene la priorità dell'essentia, mentre Sartre parla addirittura di existentia vs. essentia. Ulrich con la "sovraessenzialità dell'essere" si trova tra i due fuochi. La sola existentia, senza il dono dell’essere, è solo fatti senza significato. La sola essentia senza l'esistenza è un’ „oscillazione ontologica", cioè un'idealità astratta. Ma perché ci sia davvero una differenza feconda tra essentia ed existentia (e non solo un'opposizione), dobbiamo obbedire al "senso necessario dell'essere" e questo non è l'essenza delle cose o la pura esistenza, ma un "sovra", cioè: il dono gratuito dell'essere come amore!

(Sera) „La settimana scorsa, abbiamo visto il direttore delle comunicazioni del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby mostrare le sue (terribili) abilità di attore con finte lacrime per gli israeliani morti. Oggi, con i bombardamenti israeliani su ospedali e campi profughi che hanno portato il bilancio delle vittime palestinesi a oltre 10.000, Kirby ha un messaggio diverso: gli Stati Uniti non tracciano linee rosse per Israele. Hanno libertà di uccidere tutte le persone che ritengono opportune. E a proposito di marionette dello Stato di sicurezza, Jake Tapper della CNN, facendo la sua parte nella macchina della propaganda genocida, ha una domanda per voi: Cos'altro dovrebbe fare Israele? "Sentono gli appelli per un cessate il fuoco", dice ai suoi telespettatori. "E non vedono cortei per la restituzione degli ostaggi". Quindi non hanno altra scelta che bombardare gli edifici in cui si trovano gli ostaggi“ (Redazione di „Useful idiots“) - Aaron Maté e Katie Halper conoscono il dibattito bipartisan americano come pochi altri, Banfi che fa anche un grande lavoro giornalistico, se non vuole su questa cosa essere ingenuo, dovrebbe tenerne conto.

Ora gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno una nuova guerra da finanziare, questa volta in Medio Oriente, non in Europa orientale, con un alleato molto più prezioso e politicamente potente di quanto Zelensky a Kiev possa mai sperare di essere. Tutti, a parte Zelensky, hanno segnalato con forza, se non dichiarato apertamente, che è giunto il momento di porre fine a questa guerra e di chiedere la pace all'Ucraina. Molte testate giornalistiche americane, che per lungo tempo hanno sostenuto la guerra, stanno ora pubblicando regolarmente articoli volti a preparare gli americani e gli ucraini al fatto che il treno dei guadagni sta per finire. Persino il Presidente Zelenskyy, in un discorso di oggi, è sembrato finalmente accettare il suo destino, quando ha implorato gli americani di concedergli crediti e prestiti, se l'America non fosse ancora disposta a concedergli altri soldi gratis“ (Glenn Greenwald, Rumble, 7.11.23) - quanto ho detto di Aaron Maté e Katie Halper vale anche ovviamente per Glenn Greenwald, Matt Taibbi, etc. Non dico che solo loro dicano la verità, ma per arrivare a quest’ultima bisogna ascoltare anche la loro voce…

A livello di meditazione spirituale, ascoltiamo ora cosa ci dice don Giussani sul tema dell’obbedienza, da parte dell’uomo nuovo: „Quello che chiedo al Signore in questo momento è che ci aiuti, o che mi aiuti nell'aiutarvi, a capire il significato più vero di quello che stiamo confidandoci in questi tempi. Perché il nostro discorso ha sottolineato e sottolinea certe cose? Veramente, non è facile accettare con tranquillità, come la può accettare un vecchio come me, la verità, che d'altra parte è inconfondibile e irresistibile, delle parole che diciamo e che ci siamo detti, specialmente le ultime due volte. «L'uomo nuovo». Che cosa si dice, che cosa si intende dire, che cosa si pretende di dire con «l'uomo nuovo»? «L'uomo nuovo» potrebbe anche avere come sinonimo «l'uomo vero». Ma questo può sembrare un appesantire la chiarezza della proposizione. Perché? Perché tanti possono sentirsi «uomini veri» mentre, dal punto di vista del Signore, possono oggettivamente essere poco «veri». L'uomo nuovo, l'uomo vero - questo è il particolare punto di vista che ci è stato iniettato dal Signore - è l'inizio dell'eternità nell'esperienza dell'uomo solito in questo mondo; è l'esperienza di un uomo che coltiva l'eterno, percepisce l'alba dell'eterno in sé, capisce come nella sua esistenza la verità eterna o la felicità compiuta ed eterna sono tangibili, sono contenuto reale dell’esperienza (è quello che Ulrich esprime con il termine filosofico di „sovraessenzialità dell’essere: un essere donato gratuitamente che viene e conduce all’eterno;RG). Per questo ho sottolineato molto l'importanza di quella magnifica poesia che è l'inno „Prima che sorga l’alba". «Prima che sorga l'alba / vegliamo nell'attesa»: c'è un'attesa nell'uomo, quanto più è semplice e trasparente, c'è un'attesa che deborda ogni raggiunto termine, ogni raggiunto oggetto del proprio desiderio, ogni raggiunto compagno, ogni raggiunta soddisfazione. Ecco, ci può essere un pagano, un poeta pagano, il poeta più pagano che la storia letteraria ci abbia fatto conoscere, che ha un'intuizione, a un certo punto, che descrive geneticamente questa impressione che l'uomo ha, che l'uomo può avere, del non eterno: il non eterno, l'effimero, il passeggero come una dimostrazione, per contrario, dell'eterno, dell'eterno per l'uomo, di una verità eterna per l'uomo, di una felicità eterna per l'uomo; perché è traducibile anche in questi termini il fatto che le cose, tutte le cose, persone o cose, tutte le cose - momenti o periodo o vita intera - non sono. «Non sono»: non sono sufficienti a dire e a definire. «Medio de fonte leporum surgit amari aliquid quod in ipsis floribus angat», dice Tito Lucrezio Caro, che è il più accanito materialista dell'antichità: proprio nel folto della soddisfazione c'è un punto di sorgente amara che strozza, soffoca, strozza in mezzo al piacere. Comunque, l'eterno ha un inizio nel tempo. Il tempo dell'uomo non è come il tempo della gazza ladra o del micio, del gattino: ha dentro quel qualche cosa di vero, che è vero, ha dentro il vero (altrimenti non se ne potrebbe neanche parlare). Ha dentro il vero. È l'eterno che ha l'inizio nel tempo. Se l'eterno è amore e felicità, verità e felicità, l'eterno è presente nel tempo come verità e come felicità, come soddisfazione, come compimento, come esperienza di compimento. È una differenza di vita quella che, attraverso noi, Dio vi chiede, Gesù vi ha chiesto. Vi ha chiesto e, quindi, vi chiede, perché il Signore non può venire nel mondo e nella tua vita e commettere l'errore (sarebbe un andar contro natura, per Lui) di chiederti «momentaneamente»: non naviga che nell'eterno il Signore, cioè Dio fatto uomo, l'uomo che è Gesù Cristo (è la stessa affermazione di quanto ho imparato ieri mattina da Balthasar; RG). Ho pensato, rimuginando questa cosa, che è una piattaforma perenne, anche senza credere in Dio, dell'insufficienza della forma della nostra vita, della forma "terrena" della nostra vita. Volevo cercare di farvi capire il valore, il valore reale della tematica sul lavoro. Che cosa c'era prima del lavoro? Che tema abbiamo fatto negli Esercizi prima del lavoro?Abbiamo parlato della memoria, cioè di Cristo. Di Cristo e poi dell'uomo. E, parlandovi dell'uomo dopo d'aver parlato di Gesù Cristo, abbiamo ripetuto che l'uomo è uomo se imita Cristo, come avevamo detto agli Esercizi della Fraternità due anni fa e poi l'anno scorso: Dio è tutto in tutto, questa è l'osservazione suprema che, anche se non è voluta, ci segue ogni giornata, ogni tempo, ci tallona senza sbagliare di un minuto; e, si diceva poi, l'uomo è uomo solo in quanto è memoria di Cristo, «Cristo tutto in tutti». «Dio è tutto in tutto», ma «Cristo è tutto in tutti», cioè Cristo - la sua concezione di Dio e dell'uomo - deve essere imitato, cioè deve riflettersi nella coscienza di tutti: «Cristo tutto in tutti».Quello che implica questa tentata identificazione o questa sequela, in quanto è consapevole e cordiale, sembra portare in sé un suggerimento altamente anomalo per le nostre esperienze normali (tanto che l'animo devoto sta lì ad attendere, carico di curiosità e poi di desiderio; ma l'animo - come dire? - non riflessivo, che non bada a sé, che non pensa mai a sé, rifiuta le cose con la stessa istintività con cui esse gli vengono a tiro, con la stessa istintività le rifiuta): «Factus oboediens usque ad mortem». San Paolo, parlando di Gesù, ha questa espressione terribile, chiara e terribile: terribile all'uomo piccolo; ma all'uomo che è come bambino o come grande con grande coscienza di sé, diventa invece un sollievo e una sorgente di pace, di equilibrio e di pace. Gesù - ricordate il pezzo importante della lettera ai Filippesi? -: «fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce». Fatto obbediente. Per non tardare troppo, dico che l'uomo nuovo è l'uomo vero, ed è l'uomo felice, della felicità che è letizia, della felicità che può avere, come tante volte sperimentiamo noi e vediamo negli altri, in tanti altri (tanti altri senza le pretese che abbiamo noi). L'uomo nuovo è l'uomo felice, che ha questa soddisfazione - soddisfatto -, una soddisfazione che è gremita di gratitudine (l'uomo intellettuale come noi, ben sapendolo; ma è più meravigliosa la gratitudine che ha la persona pacata, pacificata, senza troppi ingombri di parole e di rapporti!. L'uomo nuovo è l'uomo vero. E l'uomo nuovo (o vero) ha come sua definizione l'obbedienza (non c'è nessuna affermazione più ridicola di questa nell'uomo che crede di avere consistenza in sé, che ha una qualche consistenza in sé, o uno spazio che attenda questa presunzione, questa presuntuosa posizione): l'obbedienza come norma della vita, come descrivibile dinamica dell'esistenza di un individuo. Perché Cristo è l'uomo: «Ecce homo», «Ecco l'uomo». Ponzio Pilato ha detto così quando ha presentato Cristo schiaffeggiato, con la corona di spine e tutto insanguinato: «Ecco l'uomo». Ma quell'uomo era così per obbedienza. E qualsiasi cosa si possa dire di Cristo, fu per obbedienza: «Io, quello che il Padre mio vuole, faccio sempre». (A livello filosofico Ulrich parla di „obbedienza al senso necessario dell’essere“ e il senso necessario consiste nella gratuità dell’amore che Cristo, non ha solo incarnato, ma era fino alla fine, fino alla Crocifissione e fino alla discesa all’inferno; RG). L’obbedienza è pensare, fare tutte le cose avendo il motivo e il criterio da Altro attivo e determinante nel presente, cioè da una Presenza; l'obbedienza è l'adempiere questo - sperimentalmente, anche secondo l'assetto che si è assunto o che Dio fa assumere -, l'obbedienza è atteggiamento, comportamento - comportamento e atteggiamento, perché tutto diventa in noi punta aguzza, improvvisa (oppure punte aguzze normali nella giornata) o diventa placida sorgente, una virtù sorgiva; ma la cosa più bella sono le due cose insieme, quando c'è una semplicità da bambini e uno sguardo e un comportamento da grandi. L'imitazione di Cristo mi pare che conduca a queste (come si chiamano in montagna?) strette forre -. L'obbedienza è la parola che riempie il cuore, comunque, per la modalità umana nuova. Un uomo nuovo, una vita nuova, un atteggiamento nuovo, ha come trasparente paradigma una modalità nuova nel guardare tutte le cose. Questa modalità nuova è che il guardare le cose aumenta, fa essere più ‚fiottante‘ una speranza, la speranza che non può mantenersi se non è vera, veramente intesa. Ma la speranza è tutto il grembo dell'uomo; il grembo dell'uomo (per fare un paragone che può sembrare valido solo per la donna) è la speranza.  La fede, la speranza e la carità sono tre virtù, le abbiamo imparate come tre virtù, ma sono un bozzetto in  cui il punto cardine è la certezza, una certezza. È come avere una certezza in tutti i campi, per tutto l'orizzonte (include anche la fede, deve arrivare alla fede; per questo i termini cristiani «isolano» questa fede come sorgente di saggezza). L'obbedienza è parola che riempie il cuore della modalità nuova di una speranza vera: la speranza come certezza che l'uomo ha in cammino; un cammino che è dettato dalla certezza della fede e che si documenta, ravvivandosi continuamente con quel che fa, con la carità. (LUIGI GIUSSANI Il fiotto dell’obbedienza). VSSvpM!  

(Droyssig, l’8.11.23) Perché il mio „lavoro“ con gli Esercizi di SPN non sia inutile devo tener presente, quanto scrive Balthasar: „Se parliamo seriamente, il cristiano non ha scelta se vuole orientare tutto, proprio tutto, verso l'amore perfetto. Deve farlo con una vera e propria decisione che può essere presa una volta per tutta la vita, ma che poi deve essere ripetuta, praticata e rivitalizzata ogni giorno. Questo è il significato elementare degli Esercizi Spirituali Ignaziani“. Balthasar parla molto „alto“, seriamente appunto, e per quanto io ritenga che si debba tenere conto anche del „basso“, questa frase esprime il criterio ultimo della sensatezza della mia vita. La mia promessa matrimoniale la vivo proprio nel senso di „una vera e propria decisione che può essere presa una volta per tutta la vita“. E senza quel „Paraclito“ di cui parla Giovanni questo senso non è realizzabile. E come sottolinea Agostino  („La prima lettera  di Giovanni“) questo „paraclito“ non è Giovanni, né, aggiungo io,  tanto meno Balthasar, né Giussani, né il Papa ma Cristo che ha dato la sua vita (fino al sangue) per noi, per i nostri peccati e per quelli del mondo intero.   Affermare qualcosa d’altro significa dare il via libera ad eresie e scismi. Purtroppo non vi è quasi più nessun teologo, sicuramente non c’è ne sono tra le corifee, che abbia a cuore l’unità trinitaria! 


Abba nostro…


(Mattinata/Primo pomeriggio) Per comodità mi servo del grande lavoro di Alessandro Banfi per non perdere almeno alcuni degli argomenti, in primis quello della profezia della pace, su cui ho lavorato tanto nei mie diari e lo contraddico solo in un punto. „Giorni drammatici di grandi angosce e di grande dolore. Il conto dei morti a Gaza, non verificabile dalla stampa libera cui è negato l’accesso alla Striscia, sarebbe salito a 13 mila vittime, di cui più di quattromila bambini. Giorni confusi sul piano politico e diplomatico, perché gli Usa hanno ricevuto un secco no da Israele alla loro richiesta di tre giorni di pausa. Ieri Benjamin Netanyahu ha per così dire alzato la posta in un’intervista alla rete americana ABC, promettendo che Israele entrerà a Gaza e ci resterà, garantendo la sicurezza nella Striscia. Massimo Gaggi sul Corriere della Sera nota giustamente che mai gli Stati Uniti sono stati così in difficoltà nella politica estera. Il Sud del Mondo e l’Asia incalzano l’Occidente. Un Occidente che appare sempre meno credibile nell’applicazione della difesa equa e universale dei diritti umani e della democrazia. L’Europa semplicemente non c’è. E quando c’è, è divisa.

Giorni tragici per gli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei rapitori. Oggi su Repubblica c’è una straordinaria e accorata lettera a Papa Francesco di Varda Goldstein del Kibbutz Kfar Aza, quello dell’attacco in stile pogrom dei tagliagole di Hamas. Varda ha avuto due familiari e ora ha la nuora e tre piccoli nipoti fra gli ostaggi e chiede al Papa un intervento per riportarli a casa. Una lettera da leggere tutta e da mandare a memoria, perché testimonia la grandezza e la sofferenza di un intero popolo. Un altro documento eccezionale (in questi giorni di buio ci sono luci a volte imprevedibili) è la bella intervista pubblicata ieri pomeriggio dall’Osservatore Romano al cardinal Pierbattista Pizzaballa, da cui traspare un’enorme solidarietà con la sua gente, fatta di palestinesi ed ebrei. Dice il Patriarca dei Latini, riecheggiando il Vangelo: “Si deve amare tutti. Questa è la grande sfida che abbiamo come cristiani qui. Essere capaci di amare l’ebreo e il musulmano, l’israeliano e il palestinese. Anche quando non riconoscono il nostro amore”“ (Alessandro Banfi, versione odierna). È molto bello che il giornalista italiano ci tenga informati su aspetti così „opposti“, ma che devono essere presi tutti sul serio (i morti a Gaza e gli ostaggi). Io sono d’accordo con il giudizio sugli USA e sull’Occidente, inclusa Europa; la non credibilità dell’Occidente consiste, però, nel fatto che esso stesso è coinvolto in maniera equivoca nei conflitti e per quanto riguarda il rapporto tra gli USA e Israele, quello che dice Banfi è „naiv“ (super ingenuo). 

Ilia, il ragazzo dell’ucraina, con cui faccio una volta alla settimana tedesco, mi ha raccontato che qualche settimana fa, durante un funerale vicino a Charkiw, un missile russo ha ucciso 62 due persone, di cui 10 bambini. Aveva lacrime agli occhi! 

Dalla mia bacheca di Facebook. A proposito dell'espressione "sicuramente estremista di destra" in relazione all'AfD 

Dopo la Turingia, anche la Sassonia-Anhalt, il Land in cui vivo, ha dichiarato l'AfD un'organizzazione estremista, con la formulazione che questo partito, che ha ottenuto più del 30% dei voti nel nostro Land, è "sicuramente estremista di destra" (vedi MZ di oggi).  Il capo dell'Ufficio per la protezione della Costituzione, Jochen Hollmann, afferma: "Nessuno può ora dire che non lo sapevano".  Io, però, sono molto scettico sul fatto che questa misura raggiunga effettivamente gli obiettivi che si prefigge; al massimo, alcune persone incerte saranno forse scoraggiate da essa. Forse il nuovo partito che Sahra Wagenknecht, ex politica del partito „Die Linke“ (La sinistra), vuole fondare, ha più possibilità di scomporre il campo politico della destra, anche se Sahra Wagenknecht non è, per l’appunto, una politica di destra. A mio avviso, quasi tutte le parole che l'Ufficio per la protezione della Costituzione ha giudicato problematiche non sono realmente contrarie alla Costituzione: chiamare alcuni cittadini „Passdeutsche" (tedeschi che sono tedeschi perché hanno un passaporto tedesco) non è bello, ma per molti può essere una definizione appropriata. E chiamare i migranti "intrusi" o "invasori" è sfacciato, ma sono tutte parole che la libertà di parola dovrebbe consentire, se non si vuole finire in una dittatura dell'opinione. L'espressione "migranti culturalmente estranei che sono in Germania solo per l’assistenza sociale" può anche essere diffamatoria, ma molte persone possono pensarla così sui migranti. E c’è, comunque la si pensi, un fondo di verità nell'affermazione. Qualche anno fa avrei definito queste affermazioni dell'AfD come espressione di "egoismo collettivo", che non è altro che la definizione di Rousseau del nazionalismo, ma ciò non aiuta a capire le ragioni degli altri. PS Sono un italiano che, per natura della cosa stessa,, non ha interesse ad un'alternativa per soli tedeschi, quindi per favore non offendetemi come simpatizzante dell'AfD solo perché ho un'opinione che non è consenziente con la decisione dell'Ufficio per la protezione della Costituzione; quest’ultima mi fa pensare piuttosto al tentativo di sconfiggere Donald Trump, non politicamente ma legalmente!

Il nostro amico Herwarth, che fa parte del consiglio direttivo del CJD, era a Droyssig per qualche ora: ci ha salutato con grande gioia ed affezione.  Mi e ci ha riempito il cuore! 

(Sera) Ho pubblicato un video nel mio canale in YouTube, che non uso quasi mai, leggendo alcune pagine di Simone Weil sulla libertà (Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale“ 74-77). È un testo davvero profondo, che si dovrebbe commentare riga per riga. Già l’inizio è per un filosofo, un dono di Dio: „ E tuttavia nulla al mondo può impedire all'uomo di sentirsi nato per la libertà. Mai, qualsiasi cosa accada, potrà accettare la servitù; perché egli pensa“. Non è possibile pensare senza libertà e non è possibile essere liberi senza pensiero. L’uomo „non ha mai smesso di sognare una libertà senza limiti… questo sogno è sempre rimasto vano, come tutti i sogni, oppure è servito da consolazione, ma come fosse oppio; e tempo di rinunciare a sognare la libertà, e di decidersi a concepirla“. Per Simone Weil „ il comunismo immaginato da Marx è la forma più recente di questo sogno“; quindi anche il comunismo immaginato da Marx è „oppio“; la critica marxista della religione come oppio dei popoli ritorna su di lui come un boomerang, lanciato da questa giovane donna geniale, che ha profetizzato la vittoria del nazismo, che ha fatto esperienza degli orrori della guerra civile spagnola, che per comprendere il duro lavoro dei lavoratori ha lavorato in fabbrica e che non teme di criticare Marx, dall’interno, per così dire. „Occorre tentare di raffigurarsi chiaramente la libertà perfetta, non nella speranza di raggiungerla, ma nella speranza di raggiungere una libertà meno imperfetta di quella della nostra condizione attuale; perché ciò che è migliore è concepibile solo mediante ciò che è perfetto. Ci si può solo dirigere verso un ideale. L'ideale è altrettanto  irrealizzabile del sogno, ma, a differenza del sogno, è in rapporto con la realtà“. Ovviamente è possibile usare le parole in modo diverso: si può dire „ho un sogno“ (Martin Luther King), nel senso dell’ideale di Simone; comunque sia, ideale per lei ha una connessione con il reale, un reale diretto verso il sogno, non un’ideale „ipostatizzato“, che Ulrich chiama „sospensione ontologica“; la „sospensione ontologica“ di Ulrich è un po’ come il sogno di Simone Weil, non come usa il termine Martin Luther King. La „sospensione ontologica“ è una forma astratta di idealità che viene „ipostatizzata“ in quanto ideale, invece che essere qualcosa che stimola il reale, che è a sua volta dono, cosa che Simone Weil non pensa, almeno nello scritto che sto analizzando. „ La libertà perfetta non può essere concepita come se consistesse semplicemente nella scomparsa di quella necessità la cui pressione subiamo perpetuamente; finché l'uomo vivrà, vale a dire finché l’uomo costituirà un infimo frammento di questo universo spietato, la pressione della necessità non si allontanerà mai un solo istante“. Non dono ma „universo spietato“! Allo stesso tempo, però, Weil vede nella durezza che dobbiamo affrontare nella vita davvero un dono. „ È sufficiente tenere conto della debolezza umana per comprendere che una vita dalla quale  la nozione stessa di lavoro fosse pressoché scomparsa sarebbe preda delle passioni e forse della follia; non c'è padronanza di sé senza disciplina, e non c'è altra fonte di disciplina per l'uomo oltre lo sforzo richiesto dagli ostacoli esterni“. Quindi per essere disciplinati non è necessario sognare una perfezione impossibile, ma prendere sul serio „gli ostacoli esterni“. Senza questo lavoro con gli „ostacoli esterni“ la libertà è pseudo libertà, cioè „puro arbitrio“, „sottomissione incondizionata al capriccio“. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 7.11.23) Aprendo la stalla delle galline ho ammirato la luce del giorno, che si rispecchia su alberi e sulla casa, in modo particolare guardando, alberi e casa, dal sud, mentre il nostro bellissimo Ginkgo dopo qualche giorno di foglie color sole, ormai le ha quasi perse tutte.


 


Quando Etty dice: „Lascerò a Te e le Tue decisioni, mio Dio“ (cfr mio diario ieri notte), formula un pensiero molto ignaziano, un pensiero  dell’indifferenza. Dobbiamo educarci a tenere o non tenere le cose acquisite „in base a ciò che Dio Nostro Signore“ suggerirà alla nostra volontà, insomma se questo attaccamento è mosso dal servizio al Signore, „così che il desiderio, di servire in modo sempre migliore il Nostro Signore ci determini nell’accettare o lasciare una certa cosa“ che riteniamo importante (cfr. SPN, Esercizi, 155; Balthasar, Antologia-Servais, 341). Questa indifferenza non è mancanza di legame, ma volontà di non anticipare nulla, prima che il Signore stesso lo voglia. Per esempio non posso fare i voti prima del tempo, quando ho voglia io, neanche dopo il tempo, e similmente ciò vale anche per la promessa matrimoniale. I voti in un ordine religioso o la promessa matrimoniale non sono solo questioni formali. Nel cammino d’amore c’è un momento in cui il voler „oggettivarsi“ è mezzo per il fine (amore), ma nell’amore compiuto il voto e la promessa hanno il carattere di un voto oggettivo e di una promessa definitiva. Lo Spirito Santo stesso per Balthasar ha un momento istituzionale: quello di testimoniare oggettivamente l’amore tra il Padre e il Figlio. Noi non possiamo anticipare il tipo di istituzionalità che Dio ha pensato per noi, ma una volta che la decisione è presa il voto e la promessa matrimoniale non sono una formalità, ma espressione oggettiva dell’amore. Poi c’è anche il pericolo di „installarsi“ (Adrienne): questo accade non a causa del voto o della promessa, ma perché se ne è perso il carattere vitale, che consiste nel fare, almeno come tentativo, solo ciò che è gradito a Dio. 


Agostino mi fa „lavorare“ sulla questione del peccato. Il fatto che Dio è giusto e che perdona il peccato, il fatto che Dio è „vicinanza, tenerezza e misericordia“ non significa lasciar libero corso ai peccati, ma non significa neppure, secondo me, fissarsi solo su un certo tipo di peccati, qualora essi siano davvero tali. Dobbiamo evitare „false sicurezze“; anche il grande teologo della speranza per tutti, aveva per l’appunto una speranza e non una sicurezza per tutti ed in primo luogo per sé. La certezza di cui ho parlato nei giorni precedenti non è una falsa sicurezza, ma il Suo dono; questa certezza non può essere ridotta ad un psicologico „fai qualcosa di buono per te“ (questa  spiritualità, che io lego al monaco benedettino Anselm Grün, non è più cristiana); la meta per il cristiano non è „essere sodisfatti con se stessi“, su questo Agostino ha completamente ragione (cfr „La prima lettera di Giovanni“, edizione tedesca, 31), non è neppure l’incontro con se stessi (Bloch), che come mi disse Balthasar in una delle sue lettere, potrebbe essere anche l’inferno. Io non voglio incontrare me, vorrei incontrare TE! Dobbiamo davvero sforzarci di non peccare e chiediamo con umiltà che il Signore ci faccia sapere quale sono davvero i peccati e non „fantasmi di peccati“. Non dobbiamo diminuire il decalogo e neppure aumentarlo; nel discorso della Montagna Gesù non fa alcuna prolificazione del decalogo, ne mostra la sua dimensione interna. „Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto“ (1 Gv 2,1) - „ Paràclito è un termine tipico di Giovanni. Indica la persona che sta accanto qualcuno per aiutarlo. Di volta in volta dalla tradizione cristiana è stato inteso come avvocato, intercessore, consolatore“ (Nota a cura di Maggioni). Chiedo a Gesù di aiutarmi a confessare bene il peccato, senza false sicurezze, ma anche a discernere ciò che è peccato e ciò che è la natura umana! 


Mi ero accorto anch’io di uno striscione con il colore della bandiera argentina, domenica scorsa all’Angelus, che Konstanze ed io seguiamo sempre con grande fedeltà, ma solo oggi con un tweet di Alver Metalli ne ho capito la portata: „In Vaticano è scoppiata la campagna per il viaggio di Papa Francesco in Argentina. I due articoli che abbiamo evidenziato mostrano la bandiera argentina con la scritta "Vieni, Francesco, il tuo popolo ti aspetta", che si poteva vedere questa domenica in Piazza San Pietro, mentre Papa Francesco recitava l'Angelus dalla finestra del Palazzo Papale. Ma la campagna sta prendendo piede anche in Argentina. Venerdì prossimo (10 novembre) alle ore 11 si terrà una Messa con successiva festa presso il Santuario della Virgen de Caacupé a Ciudad Evita. Stesso obiettivo: chiedere la visita di Francesco in Argentina!““. Capisco questo bisogno del „padre“, ma credo che anche per questo valga ciò che ho detto prima sull’indifferenza ignaziana e di fatto Papa Francesco andrà o non andrà con quel criterio. 


La questione della migrazione, con previsioni sempre più favorevoli all’AfD, si presenta qui nella nostra regione così: „In vista dell'incontro al vertice tra il Cancelliere federale Olaf Scholz (SPD) e i premier dei Länder (regioni), il capo del governo della Sassonia-Anhalt Reiner Haseloff (CDU) ha chiesto lunedì nuove soluzioni in materia di immigrazione. A fronte del "forte afflusso" di richiedenti asilo che continua da anni, i Länder e i comuni stanno raggiungendo sempre più i loro limiti. Ciò si ripercuote sia sull'accoglienza che sull'assistenza alle persone. Le capacità di accoglienza non possono essere ampliate a piacimento, ha dichiarato Haseloff all'MZ in vista del „incontro al vertice" (Jan Schumann, MZ, da oggi).


L'amministrazione di Joe Biden, complice di genocidio, segna il superamento ufficiale dei 10.000 morti di Gaza annunciando un nuovo trasferimento di armi a Israele per 320 milioni di dollari. Nel frattempo, "il Pentagono si è rifiutato di dire quanti armamenti militari, attrezzature e altri aiuti ha fornito a Israele" dal 7 ottobre. I complici di un genocidio hanno diritto alla segretezza?“ (Aaron (!) Maté, X, 6.11.23)


Le due notizie devono essere prese del tutto sul serio ed aver un posto, lo stesso, nel nostro cuore: „…ci sono ancora 241 ostaggi nelle mani degli aguzzini (Hamas; RG)…il segretario generale dell’Onu usa una metafora agghiacciante, dicendo al mondo: “La Striscia di Gaza è un cimitero di bambini”. La “strage su strage” continua“ (Alessandro Banfi, versione odierna. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) „La Fraternità è fatta di persone che si riconoscono amiche e si raccolgono periodicamente per richiamare la memoria di Cristo presente e per sviluppare una consapevolezza di questo carica di ragioni. Gente che era estranea diventa amica, persone che hanno figli, genitori, uomini e donne, intimi fra loro, si ritrovano così spalancati a una profondità di affezione che prima non conoscevano, perché l'affezione più grande è la passione per il destino e la verità propria e dell'altro, per la bellezza, splendor veritatis — splendore di verità —, come scrive il Papa Giovanni Paolo II nella sua Enciclica. Ne nasce lo spettacolo di brani di un popolo, di società diversa, definita da un clima diverso, quello stesso di cui parla san Paolo quando afferma: «Stimate gli altri migliori di voi». Un clima, dunque, in cui diventa possibile una stima vicendevole. L'umiltà che ne nasce è la caratteristica fondamentale (altro che orgoglio o presunzione!) di chi vuole conoscere Cristo. Sull'esempio di san Francesco d'Assisi, che poteva scrivere nella sua «Lettera a un ministro» (del culto): «Ama coloro che agiscono con te in questo modo e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te». Come dà a te quel che dà, e non si può pretendere di più da te, così tu non pretendere di più dagli altri, più di quello che possono dare. E lo conferma, poi, nella frase più impressionante: «In questo amali» — in quello che il Signore dà loro capacità di fare, amali — «e non pretendere che diventino cristiani migliori», non pretendere che diventino come vuoi tu, cioè secondo un tuo progetto. Per questo ognuno di noi, raggiunto dalla grande Presenza, è chiamato ad essere ricostruttore di case distrutte. Quello che Gesù ha fatto si ripercuote anche dove sono io, dove sei tu tutti i giorni. Ognuno di noi è, tutti i giorni — se solo vi aderisce con sincerità —, la bontà di Gesù, la sua volontà di bene per l'uomo che vive in questi tempi tristi e oscuri: «Si voltò e vide tutti quelli che lo seguivano, ed ebbe pietà di loro perché erano come un grande gregge senza pastore» (Mc 6, 34).

LUIGI GIUSSANI  Osservatore Romano febbraio 1997 - ha ragione don Giussani: non possiamo pretendere da un altro ciò che non può dare; cerchiamo di essere la bontà di Gesù e cerchiamo di vivere quella reciprocità della stima reciproca, senza la quale l’idea stessa di Fraternità è un non senso! 


Simone Weil non pensa nello schema di pensiero di Jan Jacques Rousseau, che vedeva nell’epoca primitiva un’epoca di libertà, mentre per l’uomo primitivo la sua epoca era piuttosto un’epoca „in balìa del bisogno“ (procurarsi qualcosa da mangiare per non morire di fame, qualcosa da vestirsi per non morire di freddo o per non aver paura di morire di freddo…). La nostra epoca moderna, come collettività, è capace di gestire „la forza e le azioni del fuoco, dell’acqua, dell’aria, degli astri e di tutti gli altri corpi“ (Descartes), questo ha permesso di superare la dipendenza diretta dalla natura, a parte quando accadano catastrofi, che l’uomo non sa (ancora) gestire (Tsunami…). Ma anche se è vero che in molte (?) parti del mondo abbiamo superato la schiavitù, è anche vero che le forme dell’oppressione sociale non sono superate: „gli sforzi del lavoratore moderno gli sono imposti con una costrizione altrettanto brutale, altrettanto spietata e che lo incalza di quanto la fame incalzava da vicino il cacciatore primitivo; a partire da questo cacciatore primitivo fino all'operaio delle nostre grandi fabbriche, passando per i lavoratori egizi comandati a colpi di frusta, per gli schiavi dell'antichità, per i servi del medioevo costantemente minacciati dalla spada dei signori, gli uomini non hanno mai smesso di essere spinti al lavoro da una forza esterna e sotto minaccia di morte quasi immediata“ (Weil). Ed anche se dai più di 80 anni che ci separano da questo scritto sono cambiate, almeno nell’Occidente, molto le condizioni di lavoro, ciò non vale per tutto il mondo né per una maggioranza del mondo e i movimenti migratori, per esempio, fanno vedere una dipendenza dalla natura e dalla società impressionanti. E se, per parlare della mia realtà, si tiene il conto dello stress degli insegnanti e del loro desiderio di vacanze, anche se ovviamente non si tratta della stessa oppressione sociale subita da un lavoratore in fabbrica o in miniera degli anni della Weil o di altre parti del mondo oggi, non si può dire che non vi siano forme nuove e specifiche di oppressione sociale - genitori che non educano con gli insegnanti ma contro di essi; ragazzi che sono del tutto viziati e non hanno il minimo di rispetto per le persone adulte ed anziane, anche se sono forse ancora una minoranza in una scuola come la nostra, sono una minoranza potente, una forza esterna che determina la tua vita e la tua salute. Grazie a Dio il sistema non è così perfetto da mettere in pratica le sue pretese di determinare il tuo comportamento e grazie a Dio c’è anche sempre il „mantello di Maria“ che mi protegge. Rilke, nel passo che ho citato ieri notte dice una cosa molto importante: „il mio cuore anela ad essere martellato e levigato: purché sia la mia durezza, quella che mi appartiene, e non, come per tanti anni durante l'infanzia e l'adolescenza, un’ inutile crudeltà, dalla quale non mi fu dato di imparare nulla“. Bisogna specificare che questo lavoro per cui la durezza diventi mia durezza, non è un lavoro che può compiere un sistema, questo è il nostro lavoro del tutto personale, senza il quale anche una normale regolamentazione di azioni viene interpretata immediatamente come oppressione…



(Notte) All’una e mezzo di pomeriggio del 28.7.42  Etty si trova al tavolino di Spier, che è malato; l’amore per Dio e l’amore per Spier sono presenti, forse con la stessa intensità ed Etty gli chiede con semplicità: „ sono pronta, per quanto si può esserlo in questi casi, mio Dio, ma Tu non mi porti ancora via da lui, vero? Non è ancora possibile, proprio no“. Ma allo stesso tempo, scrive qualche riga dopo: „ Se devo andare via, non voglio che lui mi segua. Il mio cuore volerà verso di lui, da ogni luogo della terra, come un uccello alla ricerca di qualcosa, e sempre lo troverà“. E Spier a sua volta le chiede di rimanere, ma ha anche tanta fiducia in Dio: „ Non puoi andartene, ha detto. Non vado ancora via. Dio non mi farà andare via un giorno prima del necessario“. Questa incredibile „confiance“, che Etty esprime così: „ adesso il mio cuore è totalmente qui, di nuovo, in queste due camerette. E anche la mia preghiera. Stamattina era con tutti quelli che incontravo sulla strada. Deve essere sempre là dove ci si trova casualmente“. Ma anche dove ci si trova per lavoro! Bisogna pregare anche per i ragazzi che rompono! Perché alla fine conta solo l’amore, come impariamo da Etty e noi cattolici, in modo particolare, della piccola Teresa: „Non tutto è ugualmente centrale, perché c’è un ordine o gerarchia tra le verità della Chiesa, e «questo vale tanto per i dogmi di fede quanto per l’insieme degli insegnamenti della Chiesa, ivi compreso l’insegnamento morale». Il centro della morale cristiana è la carità, che è la risposta all’amore incondizionato della Trinità, per cui «le opere di amore al prossimo sono la manifestazione esterna più perfetta della grazia interiore dello Spirito». Alla fine conta solo l’amore“ (Papa Francesco, C’est la confiance, 48). Buona notte! 


(Droyssig, Il 6.11.23) Aurelio Agostino nel suo commento alla prima lettera di San Giovanni invita con ragione ad una confessione del peccato in un atteggiamento di umiltà. Dire che siamo senza peccato significherebbe dire allo stesso tempo che Dio è un bugiardo, per Giovanni. E per quanto riguarda noi, se diciamo: non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo il peccato, invece, Dio è così fedele e giusto, che egli perdona il nostro peccato e ci purifica da ogni ingiustizia (Cfr. 1 Gv 1, 8-9). Ci sono certamente peccati a livello della natura (chiacchieriamo invece di essere discreti…), a livello della grazia (non crediamo davvero che Gesù ha già vinto il mondo…), a livello della chiamata personale (non facciamo adeguatamente ciò che Dio desidera da noi…). Su un punto, però, io non sono d’accordo con Agostino: „In primo luogo la confessione del peccato, poi l’amore“ (cfr edizione tedesca tradotta da Greiner, 30). Io non credo per nulla che senza il „primerear“ del Suo amore, noi saremo in grado di confessare qualsivoglia cosa, tanto meno i peccati. L’amore è sempre e solo reciproco e nell’amore di Dio è in gioco il suo „primerear“. „L’amore consiste nella comunicazione tra le due parti, cioè nel fatto che l’amante dà e comunica all’amato quello che ha, o di quello che ha o può avere, e allo stesso modo fa l’amato con l’amante“ (SPN, Esercizi, 231) - nel caso di Dio, Egli ci dona l’essere come amore gratuito e noi, per quanto riguarda il peccato, come risposta amorosa diciamo a lui „come stanno le cose“ (cioè confessiamo il peccato). SPN descrive il „primerear“ di Dio così, un primerear che noi dobbiamo „ricordare“: „i benefici ricevuti di creazione, di redenzione e di doni particolari, valutando con molto affetto quanto Dio Nostro Signore ha fatto per me e quanto mi ha dato di ciò che ha e come , per conseguenza, il Signore stesso desidera darsi a me, in tutto quello che può, secondo suo divino progetto“ (Esercizi, 234). Noi non possiamo che rispondere a questo primerear dell’amore se non con il „Suscipe“ e senza temere per la nostra libertà: „Solo per colui che è al di fuori dell’amore e per il quale la libertà coincide con un’autodeterminazione egoistica, questo dono della propria libertà, nel senso del „Suscipe“ appare come una sottrazione di amore“ (Balthasar, Antologia-Servais, 340); ed anche senza approfondire qui la differenza tra gli stati di vita del cristiano è chiaro che amore implica sempre un „per sempre“ e „senza condizioni“. Per la chiamata specifica ciò significa che per grazia si è chiamati ad un dono totale della  propria libertà, della propria ricchezza e della propria sessualità. Se non vi è la grazia di questa chiamata, prevale la dimensione naturale, che, però, non è „natura pura“,; l’essere finito (la natura) è anche dono dell’essere come amore gratuito, ed in questo dono  doniamo noi stessi: „L’amore perfetto consiste nell’auto donazione di sé, in donum sui“ (Balthasar, 338). Ma ogni gestione, relazionalmente autonoma, di libertà, di ricchezza e di sessualità accade „in donum sui“. Ma noi non siamo „puro spirito“, né gli agenti passivi dell’unico spirito attivo del mondo (Hegel) o di un progetto di emancipazione materiale universale (Marx), noi siamo spirito e carne e possiamo donarci solamente come tali e dove non vi è una chiamata specifica di grazia, prevale per l’appunto la dimensione naturale.


Una bomba atomica su Gaza. Dopo un mese dall’attacco terroristico di Hamas, un ministro israeliano, Amichai Eliyahu, del partito di estrema destra ‘Potere ebraico’, ha evocato la possibilità di usare una bomba nucleare. Lo ha fatto ieri in un’intervista a Radio Kol Berama, dicendo che «è una delle possibilità». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ha mantenuto nei suoi poteri, anche se ha fatto sapere che sarà escluso dalle prossime riunioni del gabinetto di crisi. Lui si è difeso, dicendo poi che era una metafora“ (Banfi, versione odierna) - ovviamente si è responsabili anche delle „metafore“ che si usano. Banfi mette in evidenza, „sul piano politico- diplomatico… l’incontro fra il segretario di Stato Usa Tony Blinken e il capo dell’Autorità Palestinese Abu Mazen. Gli americani hanno chiesto ad Abu Mazen di tornare a prendere il controllo sulla Striscia, una volta concluse le operazioni militari“ (versione odierna). Questa notizia non esprime una „novità“ (Banfi), ma è pura e semplice ipocrisia; per questo fatto meno teologico di quello riflettuto sopra, vale quello che dice Agostino: „prima la confessione del peccato, poi l’amore“, poi ci credo che gli USA hanno realmente un’intenzione diplomatica. Il peccato è „bipartisan“: i terroristi di Hamas hanno ucciso 1.300 innocenti (civili) israeliani, e lo Stato terroristico israeliano ha risposto uccidendone 10.000, anche con i soldi degli USA! 


„…Torneranno gli armeni di Artsakh (Nagorno-Karabakh) nella loro terra profumata di 34 o 37 erbe (perdo sempre il conto) e acque montane? In Europa, in America, a Istanbul, Singapore, dove si analizza cinicamente la storia, si dà per definitiva la svolta geopolitica del Caucaso con la chiusura della partita a favore del dei turco-azeri; è ritenuta inevitabile la progressiva occupazione prima del sud-est dell’Armenia, quindi la riduzione della Repubblica strizzata da ogni parte, a sacca di alieni impotenti, fantocci del Sultano…“ (Il Molokano, Onore al popolo fuggito con le ossa dei propri morti, Tempi, 01.11.23)


Abba nostro…


(Pomeriggio) „Perché non appena un potere oltrepassa i limiti che gli sono imposti dalla natura delle cose, restringe le fondamenta sulle quali poggia, rende questi limiti stessi sempre più ristretti. Estendendosi aldilà di ciò che può controllare, genera un parassitismo, uno spreco, un disordine che, una volta apparsi, si accrescono automaticamente. Tentando di comandare anche la dove non è in grado di esercitare una costrizione, provoca reazioni che non può né prevedere né regolare“ (Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, 64) - questo passaggio delle „Riflessioni“ di Simone Weil potrebbe essere applicato, a scopo esemplificativo, alla politica bipartisan dei neocons americani.  Moltiplicando le guerre in favore dell’espansione e della difesa della democrazia, da una parte mettono in moto il meccanismo che la guerra genera la guerra, come il dolore genera il dolore, un omicidio un altro, ma poi si mette in motto anche l’altro meccanismo che è quello del limite del potere stesso, che non viene mai, secondo Weil, messo in crisi da una rivoluzione (la rivoluzione piuttosto è un segno che il sistema era già in crisi, come si può vedere anche nell’esempio della rivoluzione pacifica che fece vedere come la DDR non aveva più potere), ma che esagerando la sua volontà di potere e di oppressione mette in moto meccanismi e reazioni che non può più controllare. Questo è anche il limite dell’azione vendicativa di Israele che non è dimostrazione di forza, ma di debolezza, anzi ha bisogno di un’aura di potere, proprio perché il potere lo ha perso, perché ogni sistema è limitato, anche quello super tecnologico che avrebbe dovuto controllare i confini con Gaza; la super tecnologia di comunicazione ti da la sensazione di aver raggiunto l’ubiquità, ma è per l’appunto solo un’apparenza; certo per un dialogo di amore può essere d’aiuto vedere il volto del figlio amato in una video chiamata, ma come strumento di controllo probabilmente comunica solo la sensazione di potere e non un potere reale. Non solo nel senso che attraverso Facebook è possibile far sorgere un movimento di resistenza, ma è anche possibile controllarlo, ma proprio nel senso più radicale che l’ubiquità digitale non ti rende davvero presente dappertutto, perché la nostra presenza è sempre limitata…Quindi una moderazione nell’esercizio del potere, un riconoscimento che vi sono altri punti del poliedro del potere, è necessaria perché l’uomo non metta in moto movimenti solo distruttivi ed incontrollabili. Questo è il motivo ultimo per cui la lotta tra democrazia e autocrazia è semplicemente una follia. 


Zelensky annuncia che dietro l'attacco di Hamas c'è la RUSSIA.Il presidente ucraino è terrorizzato che vi siate dimenticati di lui“ (Useful idiots) - anche lui cerca una presenza ubiquitaria facendo affermazioni forse assurde, ma che rivelano il suo desiderio di presenza dappertutto, che è del tutto non realistico. 



(Notte) È chiaro che la mia giornata non ha un’urgenza di pericolo come quella che aveva quella di Etty; il 28.7.42 lei riceve un formulario (lo chiama „stampato“) per il personale del consiglio ebraico, ma non sa bene di cosa si tratti appena lo vede e quindi, dopo qualche frasi veloci auto-pseudo-tranquillizzanti, le „tremano le gambe“; e di fatto „una settimana dopo (il 6 e il 9 agosto 1942) ebbero luogo grandi rastrellamenti nella zona sud di Amsterdam“ (nota per la pagina 743); Spier non sta bene, ma la „sua ex moglie non era ebrea. I loro figli quindi erano „semi-ariani“, nella terminologia nazista, ragione per cui Spier sperava in ogni caso di ottenere un rinvio alla deportazione“ (Nota alla pagina 738). Etty è contenta che „il dottore dice che il pericolo di una polmonite è passato“, ma di fatto Spier morirà un mese e mezzo dopo di tumore al polmone. Etty prega così: „ Dio, mio Dio, non mi farai certo andare via finché lui è malato“. Il diario prosegue fino al 12.10.42, quindi questa preghiera è stata esaudita. In questo contesto Etty scrive: „ lascerò che la catena di questa giornata si svolga anello dopo anello, io stessa non ci metterò mano ma avrò fiducia. Lascerò a Te e le Tue decisioni, mio Dio“. Dal Febbraio dell’anno scorso aleggia una paura della guerra, addirittura con bombe atomiche, ma Putin si è comportato per ora, da questo punto di vista, in modo più razionale di quanto pensavano coloro che lo hanno definito il nuovo Hitler. Dopo il 7 di Ottobre si è pensato ad un ampliamento immediato del conflitto, ma sebbene Israele abbia reagito in modo tale che non sappiamo come andrà finire (10.000 morti in due settimane come reazione ai 2.000 del 7. Ottobre), al momento il pericolo di una guerra totale, a partire da quel focolaio, non sempre vicina. Vediamo. Etty vuole ancora leggere Jung e Rilke e cita quest’ultimo con un passo delle sue lettere, che mi ha fatto pensare alla discussione che abbiamo avuto questa sera nell’organo consultivo della scuola, su una proposta del consiglio degli studenti, di annunciare i test che sono da scrivere a scuola: gli argomenti avevano una certa solidità, da entrambe le parti (a. Non esiste sola la scuola…b. I test a sorpresa servono per prepararsi in continuazione). Ma quando ho letto Rilke ho pensato che esprimeva la mia preferenza in questo dibattito: „non temevo la durezza di quegli anni di tirocinio: il mio cuore anela ad essere martellato e levigato: purché sia la mia durezza, quella che mi appartiene, e non, come per tanti anni durante l'infanzia e l'adolescenza, un’ inutile crudeltà, dalla quale non mi fu dato di imparare nulla. (O magari ho anche imparato qualcosa… ma perdendo tali e tante energie“ (Rilke). Cosa imparare da Etty? Ad avere fiducia (confiance), che è poi il tema dell’esortazione del papa, che oggi non stava bene, su Teresina: „Questa Esortazione su Santa Teresina mi consente di ricordare che in una Chiesa missionaria «l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa». Il nucleo luminoso è «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto»“ (Papa Francesco, C’est confiance, 47). „ La giornata di ieri mi ha dato tanto coraggio, ho capito che Dio rinnova sempre le mie forze“ (Etty, 28.7.42), l’amore salvifico di Dio! Rivelato in Gesù e in tutti coloro che sono stati in qualche modo crocifissi da un potere spietato, da circostanze spietate. Buona notte! 


PS La giornata mi ha donato, no meglio, Colui che mi ha donato questa giornata, mi ha donato  colori autunnali splendenti. 



Il faggio rosso dietro casa, questa mattina 


(Wetterzeube, il 5.11.23; 31esima domenica del tempo ordinario; Bernhard Lichtenberg (* 3 dicembre 1875 a Ohlau nella Bassa Slesia; † 5 novembre 1943 a Hof) è stato un sacerdote tedesco e prevosto della cattedrale di Berlino che si è pubblicamente schierato a favore dei perseguitati durante la dittatura nazionalsocialista; sono stato più volte alla sua tomba).


Le letture di questa domenica (Ml 1,14 - 2, 2.8-10); 1 Ts 2, 7-9.13; Mt 23,1-12) hanno come tema „la posizione del clero nel popolo di Dio“ (Balthasar, La luce della Parola, 135-137). Balthasar li prende molto sul serio e spesso usa argomentazioni molto simili a quelle a cui ci ha abituato Papa Francesco, anche se forse in modo un po’ più moderato nella critica al „clericalismo“; specifica, nel commento alla prima lettura che „viene biasimato un falso clericalismo“. Lo scritto di Malachia chiude la sequenza dei dodici profeti minori…ha operato in epoca post-esilica…le questioni di cui tratta sono quelle sollevate dalla comunità dei rimpatriati, e che si trova a vivere un momento di stasi, sia sul piano cultuale che su quello morale“ (commenti a cura di  Gianfranco Ravasi, edizione della CEI del 2009). Balthasar traduce questi problemi per l’oggi in questo modo: 1. „Non mette (questo tipo di sacerdote) l’onore di Dio al primo posto, ma predica un’etica intramondana psicologia e sociologica che piace al popolo“ (136). Questo problema di cui parla il mio maestro è certamente vero, anche ieri sentendo la conferenza di Sigi Zimmer su gay e lesbiche, molto utile per la comprensione della Bibbia, avevo spesso, quando commentava più in generale, la sensazione che usasse un ductus per farsi piacere dal popolo, che non è tanto, in questo, voce del „popolo santo di Dio“, quello che va ad Altötting per chiedere la grazia di un figlio (tanto per fare un esempio), ma quello  del „democraticismo non cristiano“  (Balthasar), quello che ripete acriticamente ciò che dicono i „clericali anticlericali“ (Peguy) o il mainstream dei media aziendali; allo stesso tempo, però, dopo la lettura del diario di Etty, so che vi sono letture psicologiche (C.G.Jung), che sono utili. Etty cita Jung ancora nel luglio del 42 e rimane fedele a ciò che ha imparato da Spier e alla sua persona fino alla sua morte (settembre del 42), ma è anche vero che Spier, pur essendo ebreo e ciò vale anche per Etty, amava Gesù; nel suo, di Etty, zaino per andare al campo di sterminio, lei ci voleva mettere anche la Bibbia, AT e NT. Ed io sono molto grato che il mio padre confessore agostiniano, Jeremias, tenga presente anche alcune lezioni della psicologia. 2) In questo secondo punto  Balthasar parla piuttosto di un problema di allora: „non comprendono più la religione del Patto“. 3) Balthasar critica „la parzialità nel vostro insegnamento“: „dei singoli vengono preferiti, si lavora con gruppuscoli scelti, si pratica della dinamica di gruppo e cose simili con essi, il resto lo si lascia stare“. Questa parzialità è „profanazione dell’alleanza“. Nei miei anni tedeschi ho visto all’opera nelle diocesi un certo tipo di élite di laici che non hanno il sensus ecclesiae che io ho imparato dai miei maestri (Balthasar, Adrienne, don Gius). Hanno piuttosto il problema di venir onorati per il loro lavoro „onorifico“). Per questo tipo di persone non vi è discernimento tra Parola di Dio e parola degli uomini, e se tu ti concentri sulla Parola di Dio, sei subito sospettato di essere un „tradizionalista“. È vero quello che dice Balthasar: i sacerdoti hanno oggi (in paragone ai tempi di Gesù nella sua polemica contro i farisei, ma anche in paragone a tempi passati, per esempio prima della „Rivoluzione francese“) in genere un senso del „sacerdozio come ministero di servizio“, anche se Balthasar in questo commento non tiene conto del disastro della pedofilia; Balthasar comunque dice crdo con ragione che non è una maggioranza quella che entra „con violenza nel ministero sacerdotale per la sete di potere“ (di questo tipo di sacerdoti ce ne sono, però, sia a destra che a sinistra e ce ne sono anche tra arcivescovi…), ma io so per la mia esperienza nell’Ordinariato di Monaco di Baviera e Frisinga che ci sono dei laici che hanno queste sete di potere, meno con violenza, in modo  piuttosto subdolo, ignorando ogni indicazione del loro vescovo. E per quanto riguarda la diocesi della mia parrocchia, quella di Dresda, chi guida i laici del consiglio diocesano, è certamente una donna onesta, ma in lei non ho percepito neppure lontanamente sensus ecclesiae, piuttosto la volontà di controllo del potere clericale, certo con la motivazione di evitare scandali come quelli della pedofilia, che, l’evitarli, è cosa buona, ma questi scandali si evitano guardando a Cristo, non solo e non primariamente con un sistema di controllo. Per quanto poi riguarda la frase di Gesù che i „dottori della legge…insegnano sì la legge di Dio, ma non la praticano, impongono agli uomini gravi pesi che essi non portano“ (Balthasar) non so bene chi dia qui più pesi insopportabili. I tradizionalisti si sono auto screditati perché anche loro coinvolti da scandali di soldi e sesso, quelli di sinistra (sit venia verbo) sembrano più accomodanti, ma in vero sono per lo più moralisti insopportabili. Poi per quanto riguarda grandi sfide globali come la pandemia e la guerra non vi è un monopolio di bene solo da una sola parte. Criterio deve rimanere la libertà cristiana e non l’oppressione del mainstream. 


Anche se non è possibile per Agostino discernere in modo univoco tra Gerusalemme e Babilonia, nel senso che non è chiaro chi appartiene a quale città, rimane il fatto che per lo stesso Agostino, come interprete della „Prima lettera di san Giovanni“ è possibile distinguere tra „luce ed oscurità“; nessuno può dire che ci sia oscurità in Dio. E l’oscurità è il peccato; in modo del tutto realistico Agostino sa che se si vive in mezzo al mondo con le sue tentazioni, abbiamo forse commesso altri peccati e che è vero che il battesimo ci aveva del tutto purificati, ma noi dopo forse abbiamo peccato. Io direi lo stesso senza „forse“; come se ne esce? Con il sacramento della confessione in cui non dobbiamo giustificarci, ma dire come stanno le cose (anche senza virgolette, tante formule sono quelle di Agostino). Quale è la meta di tutto ciò? La comunione con Dio, che è „vicinanza, tenerezza e misericordia“ (Papa Francesco). Ed anche Agostino vuole dire cose che ci diano la gioia, ma la gioia è la comunione nostra, di sorelle e fratelli, con Dio. Anche nella confessione del peccato devono essere evitate ogni forma di „oppressione“ ed esercitata una sana intelligenza, che ci aiuti a rispondere alla domanda: in che cosa consiste precisamente la tenebra in noi? Quando ci muoviamo nelle tenebre? Cedere alla „carne“ è già tenebra? In un certo senso direi che il peccato più grande è perdere „la certezza“ che Dio ha già vinto il mondo e il suo peccato. Ovviamente c’é anche una falsa certezza. 


I funzionari statunitensi riconoscono che l'assalto di Israele a Gaza non ha nulla a che fare con l'autodifesa. Si tratta di preservare "l'aura di potere dell'esercito israeliano", che "è stata scossa dall'attacco del 7 ottobre". Israele sta massacrando migliaia di civili per proteggere la sua "aura di potere" (Aaron Maté, X, 5.11.23)


Abba nostro…


(Pomeriggio) „Le forze armate israeliane hanno colpito anche la scuola delle suore del Rosario, del Patriarcato latino di Gerusalemme, nella zona di Tel al-Hawa, dentro la Striscia di Gaza. Lo conferma oggi sui giornali la religiosa Nabila Saleh, preside dell’istituto delle Suore del Rosario: «Danneggiato il grande cortile esterno». È stata anche colpita ieri una struttura gestita dall’Onu. Nel mirino anche alcune ambulanze, per gli israeliani usate in realtà dai capi di Hamas. La sostanza è che il martellamento su Gaza continua e coinvolge i civili. «L’operazione di terra non si ferma», spiegano i vertici dell’esercito israeliano. Gli esperti dicono: si va sempre più verso uno scenario di guerriglia urbana. Nessuna tregua, nessuno stop. Fa impressione il bilancio stilato da Cosimo Caridi sul Fatto di oggi: 10 mila i civili morti in 27 giorni, più delle vittime civili fatte dalla guerra in Ucraina in due anni“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - „Il vero e proprio soggetto dell’Iliade è l’impero della guerra sui guerrieri e, mediante loro, su tutti gli essere umani; nessuno sa perché ciascuno si sacrifichi, e sacrifichi tutti i suoi ad una guerra micidiale e senza oggetto, ed è per questo che, lungo tutto il poema, viene attribuito agli dèi l’influsso misterioso che fa fallire le trattative di pace, riaccende continuamente le ostilità, riporta indietro i combattenti che un lampo di ragione aveva spinto ad abbandonare la lotta“ (Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, 53-54). Con ragione Aaron Maté sottolinea che addirittura i funzionari statunitensi devono ammettere che l’azione israeliana a Gaza non ha nulla a che fare con l’autodifesa, che sarebbe un principio razionale, ma con il non oggetto che chiamiamo „aura di potere“; un non oggetto, che esprime „un’assurdità essenziale che è nel cuore della vita sociale“ (Weil, 57), a cui si sacrificano vite umane. Quale legge segue questa assurdità? Come impariamo dall’Iliade, afferma con ragione Simone Weil, „il male essenziale dell’umanità, è la sostituzione dei mezzi ai fini“ (Weil, 54). Il fine dovrebbe essere un sensato vivere insieme o se si vuole un’autodifesa razionale, qualora uno abbia fatto qualcosa di inaccettabile; ma qui abbiamo a che fare con un’inversione radicale tra il fine, il benessere degli uomini, con il mezzo del potere, che non è un oggetto stabile; ogni corsa al potere rivela come „il potere è instabile“ (Weil, 52). L’aura del potere ci inganna perché vuol far credere al nemico che si abbia un potere stabile, che invece non si ha! E che non si può avere, per una non uguaglianza insista nelle cose stesse (non voglio spingere questo pensiero, però, fino alla „natura totaliter corrupta“ di Lutero); devo dire che per la prima volta nella mia vita comprendo il senso profondo di questo tema dell’uguaglianza, che per l’uomo rimane, nella sua condizione tragica, inarrivabile; l’uguaglianza non muore perché ci sono dei cattivi capitalisti, dei cattivi padroni, dei cattivi insegnanti o dei cattivi genitori o dei cattivi scolari. Uomini che si trovano in un percorso o meglio in una corsa al potere, che ritengono di dover rafforzare, nel contesto delle cose e della gestione delle cose, si trasformeranno in specialisti che hanno potere su gli altri: l’uguaglianza muore perché gestiscono un potere sacerdotale, scientifico, militare, finanziario o amministrativo. Vuol dire che per la Weil nessuno ha colpa? Solo gli dèi? Forse, ma certo è che l’aspirazione individuale al potere è cosa ben limitata nei confronti di questo meccanismo dell’inversione tra il telos e i mezzi, e il mezzo del potere. „Per sopprimere l’oppressione stessa bisognerebbe sopprimerne le fonti, abolire tutti i monopoli, i segreti magici o tecnici che danno potere sulla natura, gli armamenti, la moneta il coordinamento dei lavori“ (Simone Weil, 57). Ma questo non è possibile, anche perché non possiamo ritornare ad un rapporto di semplice contatto con la natura; anche quando uno si masturba guardando un porno non è in contatto solo con il proprio bisogno naturale, ma con tutto un sistema di specialisti in cui alcuni opprimono altri, etc. Una possibilità di emancipazione potrebbe essere la „macchina“ (uso il termine nel senso di Abbey, Kingsnorth), come pensava Aristotele: „che ammetteva che non ci sarebbe stato più alcun ostacolo alla soppressione della schiavitù se fosse stato possibile  far svolgere i lavori indispensabili a „schiavi meccanici“, e Marx, quando ha cercato di anticipare il futuro della specie umana, non ho fatto che riprendere sviluppare questa concezione. Essa sarebbe giusta se gli uomini fossero guidati dalla considerazione del benessere“ (Weil, 56). Ma non lo sono perché sono affascinati dall’anello del potere (perché sono cattivi dice Gesù), che deve essere distrutto, non amministrato…Stamattina commentando le letture della domenica secondo il canone romano - gli ambrosiani sono già a Cristo Re dell’universo - ho detto che il loro oggetto era „la posizione del clero nel popolo di Dio“ e in questo modo mi hanno aiutato a comprendere le letture sia Balthasar che il Papa all’Angelus, ma in vero, meditando sull’antifona delle Lodi, presa da queste letture, vi è un tema geniale e forse più profondo in queste letture: „solo uno è il vostro maestro, voi tutti siete fratelli. Il più grande di voi sia il vostro servo“. Io credo che questo verso spezzi il meccanismo di inversione tra mezzi e fine. E spezzi ogni forma di „specializzazione sacerdotale“, che è poi l’intuizione profonda di fratello Jeremias, agostiniano. Questa è una visione che mette in crisi radicalmente la specializzazione sacerdotale criticata da Weil e paragonabile ad altre specializzazioni: scientifiche, tecniche, militari, finanziare ed amministrative. „A partire da quel momento, tali privilegiati, che dipendono, per vivere, dal lavoro degli altri, hanno in mano la sorte di quegli stessi da cui dipendono, e l’uguaglianza muore. È quello che succede innanzitutto quando i riti religiosi con i quali l'uomo crede di conciliarsi con la natura, diventati troppo numerosi, troppo complicati per essere conosciuti da tutti, diventano il segreto e di conseguenza il monopolio di alcuni sacerdoti, il sacerdote dispone allora, benché si tratti solo di una finzione, di tutte le potenze della natura, e in nome loro comanda“.  La grande battaglia del gesuita sul trono di Pietro è quella di ribaltare la piramide e per questo chiede insistentemente preghiere, perché sia docile allo Spirito Santo, che in ultima istanza è, pur soffiando dove vuole, testimone istituzionale dell’amore infinito ed „uguale“, per quanto riguarda la natura divina, tra il Padre e il Figlio. Quando don Giussani dice che il Movimento è la mia e la tua persona pensa ad una cosa del genere. Io ho sempre inteso l’obbedienza di SPN  come un metodo di libertà, per evitare l’obbedienza a potentati che non possono che incarnare l’inversione tra il telos e i mezzi e il mezzo del potere. Sulla Croce è morta ogni forma di „corsa al potere“! Forse il vero peccato, anche personale, è quello di non prendere sul serio il messaggio di „fratelli tutti“. „Sola gratia“! 

(Notte) Ho visto un bel film, davvero cristiano, in cui alla brutalità dei maschi, non si da la risposta lesbica, oggi alla moda, ma l’amore matrimoniale, di un cristiano che sa rispettare la libertà dell’altra persona e sa perdonare e una donna, che sa riprendere la croce nelle mani, che aveva gettato nel lago alla morte della mamma, e la propria vita. „L’amore è forte“, diretto da D.J. Caruso nel 2022, ed interpretato magistralmente da Abigai L Cowen e Tom Lewis. 


„E i miei scarabocchi potranno forse restituirmi qualcosa di me stessa“ (Etty, il 27.7.42, alle dieci e mezza di sera); 81 anni dopo, anche più o meno allo stesso orario, cara Etty, posso dire che „qualcosa di te stessa“ è arrivata a me e che io te ne sono davvero grato. Sei dovuta andare „da sola, non assieme a qualcun’altro in un ultima follia“, allora già lo intuivi; hai dovuto abbandonare Spier ad Amsterdam, dove nel settembre di quell’anno morirà, ma sei diventata quella testimone che volevi diventare, testimoni a me, che ti leggo, „che Dio è vissuto anche in questi nostri tempi“, che in mezzo all’oppressione più barbara e folle, hai „innalzato Dio“, „hai salvato un pezzetto di Dio“. E non solo a questo livello metafisico alto, ma anche per la quotidianità, mi sei sorella come pochissime altre persone, mi insegni, „in nome di Dio“, ad „accettare“ che il lavoro che faccio è monotono“ (il mio un po’ meno del tuo, perché a volte ci sono momenti di verità) „e che vengo maltrattata da ragazze d’ufficio al quanto primitive e vanitose“ (io da alcune scolare ed alcuni scolari), „ con la passione per l’organizzazione; tra una cosa e l’altra, comunque, mi rimane tanto tempo a disposizione: quindi devo cercarlo di impiegarlo bene, invece di sentirmi triste in una sorta di rabbia impotente“. E il consiglio che dai è davvero grande: „oggi ho imparato una cosa importante: dovunque ci troveremo, dobbiamo esserci con tutto il nostro cuore. Se il cuore è altrove, non saremo capaci di dare abbastanza  alla comunità a cui apparteniamo e quella comunità ne diventerà più povera. Che si tratti di impiegata carrierista o  Dio sa cosa, bisogna esserci con tutto il cuore e si potrà trovare qualcosa anche in loro“ (27.7.42). È lo stesso messaggio della piccola Teresa: „Si chiude il cerchio. « C’est la confiance». È la fiducia che ci conduce all’Amore e così ci libera dal timore, è la fiducia che ci aiuta a togliere lo sguardo da noi stessi, è la fiducia che permette di porre nelle mani di Dio ciò che soltanto Lui può fare. Questo ci lascia un immenso torrente d’amore e di energie disponibili per cercare il bene dei fratelli. E così, in mezzo alla sofferenza dei suoi ultimi giorni, Teresa poteva dire: « Non conto più che sull’amore». Alla fine conta soltanto l’amore. La fiducia fa sbocciare le rose e le sparge come un traboccare della sovrabbondanza dell’amore divino. Chiediamola come dono gratuito, come regalo prezioso della grazia, perché si aprano nella nostra vita le vie del Vangelo“ (Papa Francesco, C’est la confiance, 45). Lo chiedo, buona notte! 


Il Ferdi si è preso tanto tempo per farci, con professionalità medica, una dieta, per diminuire di peso lentamente; si è fatto anche tanti pensieri, per le cose che a me sembra indispensabili, come il pane…Ora davvero, buona notte! 



(Wetterzeube, il 4.11.23 - San Carlo Borromeo) La critica al marxismo di Simone Weil (cfr. Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale) è molto interessante, ed in vero ciò che lei critica, come dice lei stessa, vale sia per il capitalismo che per il marxismo, che in qualche modo abbiamo ancora vivo solamente in Cina. La società manageriale criticata da N.S.Lyons accumuna sia i sistemi autocratici che quelli democratici. Questo vale anche per la critica di Simone Weil. Quale è il punto? I metodi di produzione, come abbiamo visto nella storia della DDR, non sono diventati più umani, perché socialisti. L’idea che vi sia o vi sarà una tecnica che permetta di minimizzare la fatica del lavoro è una assunzione idealistica ed utopica, ma non è provata e non tiene conto di fattori che appartengono al reale: il caso, cioè cose che accadano e che non sono previste, scarsezza delle risorse, disonesta umana, etc… Per quanto riguarda lo sviluppo tecnico si deve tenere conto che esso mobilita forze costruttive che distruttive (bomba atomica, industria militare in genere)…Simone Weil ha vissuto in un’epoca all’inizio del processo della tecnica automatica, ma ne intuisce già la traiettoria: „il suo principio risiede nella possibilità di affidare alla macchia non solo un’operazione sempre identica a se stessa, ma anche un insieme di operazioni diverse“ (31). Nell’intelligenza artificiale addirittura la capacità di riflettere sulle proprie strutture elementari. In cosa mi aiuta Simone Weil? In primo luogo a fare una critica dell’utopia e di quella che Ulrich chiama „la sospensione ontologica“. Non si ha più in essa compito finito, ma si vive nell’universale astratto. „La nostra cultura cosiddetta scientifica ci  ha dato la funesta abitudine a generalizzare, a estrapolare arbitrariamente, invece di studiare le condizioni di un fenomeno e i limiti che esse implicano“ (24) - sia „lo spirito nascosto che opera nell’universo“ (Hegel), sia la „materia come motore della storia“ (Marx) sono astrazioni, sono sospensioni ontologiche del „movimento di finitizzazione dell’essere“ (Ulrich). Il „movimento di finitizzazione dell’essere“ è l’esatto contrario dell’idea che attraverso un approfondimento manageriale delle possibilità tecniche sarà possibile superare forme di oppressione dell’uomo, da non confondere con una normale „subordinazione dei propri capricci individuali ad un ordine sociale“. Infine la cosa più geniale della critica al marxismo di Simone Weil è la critica all’idea di rivoluzione: „la parola rivoluzione è una parola per la quale si uccide per la quale si muore, per la quale si mandano le masse popolari alla morte, ma che non ha alcun contenuto“ (35-36) - Antonio Rosmini e Augusto del Noce opponevano a ciò l’idea di „risorgimento“ e il cardinal Joseph Ratzinger l’idea della „ecclesia semper reformanda“. Ogni movimento rivoluzionario (quello di  Hamas per esempio) mette in moto meccanismi oppressivi e distruttivi, terroristici. Ma ciò, la tendenza al terrorismo, vale anche per la gestione vendicativa della reazione alle sommosse rivoluzionarie. Rivoluzione infine è un’altra parola per terrorismo! 


Caro (…), grazie mille per la conferenza di Sigi Zimmer su gay e lesbiche nella Bibbia. Ho ascoltato i primi 36 minuti, molto attentamente, e voglio ascoltarla fino alla fine. Ma ora volevo fare una breve pausa. Innanzitutto mi è piaciuto ascoltare la lingua bavarese (ho poi saputo che il signor Zimmer è svevo; sembra che, da italiano, non riesco a distinguere così bene i dialetti), con quel "gel" che mi ha ricordato tanto Ulrich. E mi ha fatto molto bene sentire queste argomentazioni basate sulla Bibbia. Vado a scuola due volte alla settimana con un gay e uno dei miei giornalisti preferiti è, purtroppo era, perché suo marito è morto di recente, un gay sposato, che ha adottato due bambini; quindi non ho affatto paura del contatto con i gay e le lesbiche e trovo, soprattutto i rapporti tra le lesbiche, affascinanti proprio perché meno "diretti"... e come ho appreso dalla conferenza, anche tra i gay non c'è un particolare amore per il sesso "diretto" (erotismo anale). La mia domanda non era a questo livello. Per caso mi sono trovato di fronte al commento di Schlier al passo di Romani (1:18-32). E dopo che Netanyahu ha usato 1 Sam 15:3 per giustificare le sue azioni criminali a Gaza, mi sono chiesto se anche questo passo di Romani 1:18-32 (finora l'autore della conferenza ha solo accennato al fatto che Paolo si rivolgeva ai romani chic, quindi aveva un problema completamente diverso da quello del Levitico) potesse essere usato in modo discriminatorio. Non stavo nemmeno cercando di fare un'affermazione generale su gay e lesbiche (stavo solo usando un linguaggio freudiano) e mi riferivo solo a Romani 1:26-27 in quanto è la "Parola di Dio" (e a differenza del Levitico è sicuramente un brano che si potrebbe incontrare in un gruppo di studio biblico cristiano in parrocchia) e chiedevo a me stesso e poi a te se ero riuscito a esprimere il momento di verità di questo brano di Paolo con la mia perplessità sull’uso del brano stesso, in modo ragionevolmente e teologicamente "pulito". Ora continuo ad ascoltare. - Poi Sigi Zimmer arriva al punto di cui mi sono occupato. In generale, va detto che pochissimi passi del NT possono essere applicati a lesbiche e gay e nessuno nel senso moderno del termine; Gesù non ne parla affatto. È stata molto utile la frase di Zimmer, che dico sempre anche ai miei studenti: dobbiamo evitare qualsiasi ideologia della parola di Dio; anche gli autori biblici sono legati al loro tempo e per quanto riguarda il passo di Romani 1:26-27: non si tratta di una relazione omosessuale premurosa, ma dell’arroganza della società chic romana, che in realtà perseguiva anche "passioni vergognose". Ora ascolto l'ultima parte! - Forse rimane aperta la questione, che Schlier invece affronta, che non si tratta solo di un atteggiamento della gente bene romana, ma di una caratteristica della società pagana, alla quale tutti noi apparteniamo in questa società trasparente e post-cristiana (Byung Chul-Han), e di come possiamo affrontarla. Alla fine della conferenza, Sigi Zimmer si concentra sul secolare maltrattamento degli omosessuali e pone la questione etica di dove fossero i cristiani in tutto questo: cosa hanno fatto effettivamente per ridurre al minimo questa sofferenza? ecc.


Il ministro degli Esteri degli USA, Antony Blinken, chiede una migliore protezione dei civili a Gaza, secondo la FAZ. Quello che non fa, secondo me, è dire che già ora gli uccisi, anche bambini, sono tantissimi. Israele ha risposto al terrore con il terrore. Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, nel suo atteso discorso di ieri, ha evitato di dichiarare una grande guerra, ma ha anche detto che un attacco a obiettivi in Libano sarà trattato come un attacco all'Iran e che ciò che accade a Gaza provocherà una reazione al confine libanese-israeliano (info da FAZ)


Abba nostro…


(Pomeriggio) „Καὶ καθὼς οὐκ ἐδοκίμασαν τὸν θεὸν ἔχειν ἐν ἐπιγνώσει, παρέδωκεν αὐτοὺς ὁ θεὸς εἰς ἀδόκιμον νοῦν, ποιεῖν τὰ μὴ καθήκοντα…“(E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata ( ἀδόκιμον νοῦν), sicché commettono ciò che è indegno…) (Rom 1,28). Anche se la conferenza di Sigi Zimmer mi ha aiutato a comprendere meglio il problema dell’omosessualità (sit venia verbo) nella Bibbia, la sua argomentazione, che in questo passaggio della Lettera ai Romani Paolo avesse in mente in primo luogo gli eccessi delle persone bene dell’oligarchia romana, non mi convince del tutto. „Come abbiamo visto Paolo parla tradizionalmente e convenzionalmente, per così dire nel gergo della filosofia popolare stoica, che da lontano ha anche influenzato il linguaggio giudaico-ellenistico e il suo pensiero“ (Schlier, 63). Perché usa Paolo un linguaggio così „filosofico“, anche se popolare, per condannare un’oligarchia per nulla filosofica? Lascio la domanda in sospeso. 



Anche se non ho pensato ancora in modo analitico il rapporto tra libertà ed oppressione, come sa fare Simone Weil, anche e soprattuto in riferimento ai metodi di produzione, credo di poter dire che la maggioranza delle persone che lavorano nel sistema scolastico lo percepiscano come „oppressivo“ (per questo vivono di ferie in ferie), sebbene spesso esso richieda solo una certa forma di „subordinazione“ tipica di ogni società, che non può prendere sul serio tutti i capricci degli individui. Un sistema e conciliabile con la libertà personale se non è onnicomprensivo, ma pur dovendo tenere conto delle condizioni oggettive, è possibile essere liberi, almeno fino ad un certo punto, anche in condizioni sfavorevoli (penso a Etty che legge Rilke anche nel caos del lavoro). Comunque sia quella dell’oppressione sociale è un tema gigantesco e la Chiesa deve stare attenta a non confondere mai obbedienza con oppressione. Solo un uomo libero può essere davvero obbediente, in primo luogo al senso necessario dell’essere, come dono di amore gratuito. 



(Notte) Agostino ci invita a confessare il peccato al cospetto della luce che è Dio! Confessare la nostra bruttezza, la nostra scelleratezza. Ho letto in una citazione di don Giussani, che ho messo qualche ora fa nella mia bacheca in Facebook, che lui andava a scuola con la certezza che Cristo ha vinto il mondo, non di aver successo con i ragazzi, non necessariamente di aver successo con i ragazzi. Se sono onesto, come vuole anche Etty (27.7.42), „onesto e aperto“, allora devo dire che io non ho molta resilienza - la disobbedienza spudorata di almeno tre degli scolari della nona classe in latino, ieri mattina, mi ferisce e non penso in quel momento che Cristo è presente e che ha vinto il mondo: vorrei avere quella bellezza che aveva don Giussani nella scuola, la sua certezza della vittoria di Cristo. Mea culpa, mea maxima culpa! Credo che la santità consista in questa „certezza“; la piccola Teresa „non dubitava della fecondità di questa dedizione: «Penso a tutto il bene che potrò fare dopo la mia morte». «Il buon Dio non mi darebbe questo desiderio di fare del bene sulla terra dopo la morte, se non volesse realizzarlo». «Sarà come una pioggia di rose»“ (Papa Francesco, C’est la confiance, 44). 


Il sistema scolastico ha dei momenti oppressivi, ma in vero non è totalmente chiuso, mi permette di essere me stesso e comunque la mancanza di certezza nella vittoria di Cristo non ha che fare con il sistema, ma con la mia piccola fede, con la mia poca fede. È vero che ci sono prove in cui si sentono gli atei come i fratelli più prossimi (Halík), ma alla fine, non in modo trionfalistico, forse anche solo (sit venia verbo) con un „tutto è compiuto“ non può non vincere la certezza, perché Cristo ha già vinto il mondo. Buona notte! 



(Wetterzeube, il 3.4.23; tra gli altri, Padre Rupert Mayer SJ, sono stato più volte alla sua tomba a Monaco di Baviera - * 23 gennaio 1876 a Stoccarda; † 1° novembre 1945 a Monaco di Baviera, è stato un gesuita tedesco, presidente della Congregazione Mariana Maschile. Durante l'epoca nazionalsocialista fece parte della resistenza cattolica. È stato beatificato nel 1987). 


Tra le tante polemiche contro il Santo Padre c’é anche quella che egli avrebbe condannato la liturgia precedente a quella sorta dopo il Concilio Vaticano II; la RdS23, k-m propone invece l’importanza della liturgia per chi fa parte della comunità cristiana e la proposta fatta, senza esserne un esperto, mi sembra molto equilibrata: „Se l’Eucaristia dà forma alla sinodalità, il primo passo da compiere è onorarne la grazia con uno stile celebrativo all’altezza del dono e con un’autentica fraternità. La liturgia celebrata con autenticità è la prima e fondamentale scuola di discepolato e di fraternità. Prima di ogni nostra iniziativa di formazione, dobbiamo lasciarci formare dalla sua potente bellezza e dalla nobile semplicità dei suoi gesti. - Un secondo passo si riferisce all’esigenza, da più parti segnalata, di rendere il linguaggio liturgico più accessibile ai fedeli e più incarnato nella diversità delle culture. Senza mettere in discussione la continuità con la tradizione e la necessità della formazione liturgica, si sollecita una riflessione su questo tema e l’attribuzione di maggiore responsabilità alle Conferenze Episcopali, sulla linea del motu proprio Magnum principium. - Un terzo passo consiste nell’impegno pastorale di valorizzare tutte le forme di preghiera comunitaria, senza limitarsi alla sola celebrazione della Messa. Altre espressioni della preghiera liturgica, come pure le pratiche della pietà popolare, in cui si rispecchia il genio delle culture locali, sono elementi di grande importanza per favorire il coinvolgimento di tutti i fedeli, per introdurre con gradualità nel mistero cristiano e per avvicinare all’incontro con il Signore chi ha meno familiarità con la Chiesa. Tra le forme della pietà popolare spicca in particolare la devozione mariana, per la sua capacità di sostenere e nutrire la fede di molti“ (RdS23, k-m) - nella scuola per esempio, avendo a che fare con tantissimi ragazze/i che non appartengono ufficialmente ad  una „comunione trinitaria ed ecclesiale“, in questi anni abbiamo proposto tantissimi „Servizi della Parola“; impressionante è stato anche il fatto che nel „Servizio della Parola“ alla fine dell’anno, quando abbiamo proposto una benedizione personale, tantissimi, che certamente non avevano mai fatto parte di una liturgia nel senso descritto dalla RdS, siano venuti; ho posto le mani sulle loro spalle è ho pronunciato semplicemente, con il loro nome, la formula: „Il Signore bi benedica, ti preservi da ogni male e ti conduca alla vita eterna“. 


Rimando al mio dialogo interiore ieri sera e notte, dopo che sono ritornato da scuola (incontro del team organizzativo della „Juventusfest 2024) con il filosofo sloveno Slavoj Žižek. 


Michele Brignone, in un suo articolo risponde in modo molto accurato alla domanda, che è anche il titolo dell’articolo: che cosa vuole Hamas? (Oasis, 2.11.23) Ne cito una parte, perché permette davvero di comprendere il fenomeno Hamas dall’interno: „…il braccio militare di Hamas puntava evidentemente a innescare un’insurrezione generalizzata, che al momento non si è verificata. Nelle sue apparizioni televisive, anche la leadership politica del movimento ha peraltro lasciato trasparire un certo disappunto di fronte all’inazione degli alleati regionali (Libano, Iran, Yemen, Iraq e Siria, il celebre “Asse della Resistenza”, MB ). Come ha messo in luce la studiosa americana di jihadismo Nelly Lahoud, questo elemento suggerisce un parallelo tra Hamas e al-Qaida, nonostante la diversità delle due organizzazioni. Con gli attacchi dell’11 Settembre, anche Osama Bin Laden mirava a sfatare il mito della potenza americana e mettere in moto un’insurrezione islamica globale, ma l’attacco statunitense in Afghanistan e l’assenza di una mobilitazione da parte musulmana hanno vanificato i suoi piani. Su una scala più ridotta, anche Hamas intendeva dimostrare la fine dell’invincibilità israeliana, galvanizzando la popolazione palestinese e le piazze arabe e islamiche, ma la mancata sollevazione, l’attendismo dei suoi alleati e la brutale ritorsione israeliana hanno probabilmente complicato i calcoli del movimento“ (Michele Brignone) - dopo queste similitudini, Brignone fa però vedere anche le differente tra ISIS e Hamas: „È vero che la violenza indiscriminata con cui gli assalitori hanno colpito il 7 ottobre ha fatto venir meno alcune differenze tra Hamas e l’ISIS, ma il linguaggio utilizzato dall’annuncio del “Diluvio di al-Aqsa” mette in risalto anche significative divergenze tra i due gruppi. Organizzazione marcatamente salafita, lo Stato Islamico è attento a esibire la conformità dottrinaria delle sue idee e delle sue azioni, che vengono puntualmente giustificate da citazioni, certo selettive e decontestualizzate, del Corano, della Sunna e di autori classici particolarmente autorevoli. Il vocabolario religioso è ovviamente ben presente nel comunicato delle Brigate al-Qassam, che contiene diversi rinvii al Corano, menziona a più riprese il soccorso che Dio fornirà attraverso i suoi angeli e insiste sull’importanza della moschea di al-Aqsa. Ma i riferimenti islamici sono trattati in modo diverso dalle due organizzazioni, a partire dall’immagine stessa del Diluvio che ha dato il nome all’attacco di Hamas, un tema tipicamente millenaristico molto utilizzato anche dall’ISIS. Il secondo numero di Dabiq, la rivista in lingua inglese dello Stato Islamico, portava esattamente questo titolo (The Flood) e al suo interno si trovava un lungo e dettagliato parallelo tra la vicenda di Noè, raccontata anche dal Corano, e la condizione attuale dell’umanità. Nel proclama di Hamas non mancano i toni apocalittici – i palestinesi sono invitati a «incendiare la terra sotto i piedi degli occupanti usurpatori» –, ma l’allusione al diluvio non è inquadrata in una cornice dottrinaria rigorosa e il nemico non viene identificato secondo la classica dicotomia teologica impiegata dai movimenti salafiti (credente/infedele), bensì in termini più chiaramente politici (l’occupante criminale). Soprattutto, contrasta con il lessico delle organizzazioni jihadiste salafite il richiamo alle violazioni del diritto internazionale e ai diritti umani, due istituti che ISIS rifiuta categoricamente come un mero prodotto dell’Occidente idolatra. Questo non significa che Hamas abbia davvero a cuore la legalità internazionale, ma tale commistione tra retorica religiosa e linguaggio secolare è un indicatore della sua appartenenza alla galassia dei Fratelli musulmani, l’organizzazione islamista da cui è nato il movimento palestinese, più che a quella salafita“ (Michele Brignone).


Gli USA non devono solo „frenare“, ma devono „confessare“ che con il loro aiuto Israele ha ucciso nella sua reazione 8.000 persone, di cui 3.200 bambini (Unicef). 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Secondo Vasily Astrov, economista dell'Istituto di Studi Economici Internazionali di Vienna, la cui ricerca si concentra sulle analisi macroeconomiche e sulle questioni energetiche, "dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022, l'Occidente ha inasprito massicciamente le sanzioni economiche contro la Russia in risposta all'invasione. L'obiettivo era quello di mettere in ginocchio la Russia dal punto di vista economico, in modo che l'esercito si ritirasse dall'Ucraina. Questo obiettivo non è stato raggiunto. La Russia non è stata danneggiata in modo significativo dalla guerra e dalle sanzioni, né si è ritirata dall'Ucraina. L'Ucraina, invece, sta subendo un indebolimento economico a causa della guerra" (redazione di Makroskop).


„Διὰ τοῦτο παρέδωκεν αὐτοὺς ὁ θεὸς εἰς πάθη ἀτιμίας, αἵ τε γὰρ θήλειαι αὐτῶν μετήλλαξαν τὴν φυσικὴν χρῆσιν εἰς τὴν παρὰ φύσιν, ὁμοίως τε καὶ οἱ ἄρσενες ἀφέντες τὴν φυσικὴν χρῆσιν τῆς θηλείας ἐξεκαύθησαν ἐν τῇ ὀρέξει αὐτῶν εἰς ἀλλήλους, ἄρσενες ἐν ἄρσεσιν τὴν ἀσχημοσύνην κατεργαζόμενοι καὶ τὴν ἀντιμισθίαν ἣν ἔδει τῆς πλάνης αὐτῶν ἐν ἑαυτοῖς ἀπολαμβάνοντες“ („Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento.“ (Rom 1,26-27). Questa posizione molto severa di Paolo sull’omosessualità ha un’argomentazione „teologica“, che non ha antecedenti; vi sono anche nella letteratura greca alcune voci contro l’omosessualità, ma con altro tipo di argomentazioni. Ovviamente è possibile chiedersi anche a livello di psicologia del profondo o biologico come nasca l’omosessualità e ci si può chiedere anche come mai, proprio nella Chiesa, che conosce  questo tipo di argomentazione teologica-critica di Paolo, si siano verificati tanti casi di omosessualità ed anche di pedofilia. Per Paolo la perversione omosessuale è un caratteristico dell’epoca pagana; quindi io direi che in una „epoca dopo Gesù, senza Gesù“ (Peguy) ci troviamo di nuovo nel paganesimo, e che di esso facciano parte anche cristiani battezzati, perché non è possibile separare in modo univoco la civitas dei Gerusalemme da quella di Babilonia. L’argomentazione teologica di Paolo procede così: 1) „Una tale perversione dell’istinto sessuale  e del rapporto sessuale è la risposta del Dio punitivo alla deificazione del sé e del mondo“ (Schlier, 62); 2) „è la sua vendetta divina e necessaria“ (ibidem); 3) „questa si compie già qui sulla terra nel corpo dei pagani“ (ibidem). Questa argomentazione è teologica, ma non specificamente cristiana, è vi è un consenso abbastanza generale su questo giudizio di Paolo nella polemica contro l’omosessualità giudaica e giudaico-ellenistica. Questo tipo di linguaggio di Paolo ricorda più il verso usato da Netanyahu per legittimare la sua aggressione contro Hamas e contro Gaza (1 Sam 15,3), che il linguaggio del Dio d’amore in Lc 15, 11 sg. Un Dio che è vicinanza, tenerezza e misericordia non parla in questo modo punitivo e vendicativo. Allo stesso tempo, però, senza scomodare l’idea di un Dio misericordioso per giustificare cose della carne, la stessa analisi di Paolo, se viene presa sul serio, ci ricorda questa caratteristica del mondo pagano, cui facciamo parte già per il semplice fatto che abbiamo lo stesso immaginario collettivo ed inconscio. Non averne tenuto conto è secondo me una delle cause della tragedia della pedofilia. Questo è il motivo per cui io, invece, ieri ho parlato del valore catartico della pornografia (ovviamente l’universo pornografico non è tutto uguale), che vive delle perversioni polimorfe (tra cui l’omosessualità) - uso la parola „perversione „non come insulto, ma per concedere che anch’io sono d’accordo che il rapporto naturale è quello tra l’uomo e la donna, solo che ritengo la dimensione della perversione polimorfe come facente parte del nostro inconscio collettivo ed individuale. Allo stesso tempo un discorso rigidamente teologico corre il rischio di provocare semplicemente un cortocircuito. Una lettura fondamentalista e letterale della Bibbia è criminale per quanto riguarda la politica ed è irresponsabile per quanto riguarda la sessualità.  Il termine „passioni infami“ (πάθη ἀτιμίας) io lo userei solo per rapporti che hanno superato il livello pornografico „normale“, per sconfinare già in una dimensione libertina radicalmente perversa, cioè sadista. VSSvpM! 


L'intervento di Gregory Alegi, storico e giornalista, docente alla Luiss Guido Carli, che ho letto in LinkedIn mi ha fatto davvero arrabbiare. Dopo la lettura del grande articolo di Slavoj Žižek, che ho analizzato ieri sera e notte qui nel mio diario, l’articolo di Alegi è del tutto sbilanciato nella critica alla sola Hamas. Hamas è certamente un’organizzazione terroristica, quanto sia legata, storicamente ad Arafat e al terrorismo di allora delle Brigate Rosse non lo so. Ma so che oggi Hamas ha un „contesto“ che non è certamente quello degli anni di piombo, come concede un po’ anche Alegi. Poi per quanto riguarda il giudizio rozzo ed offensivo sul caso Moro, non c’erano solamente i compagni che parlavano dei brigatisti come „compagni che sbagliano“, c’era anche la posizione del tutto articolata e differenziata di Leonardo Sciascia. L'intervento di Gregory Alegi è del tutto ideologico e sbilanciato e fa di tutta l’erba un fascio, senza saper distinguere tra ISIS e Hamas come invece fa Michele Brignone nel suo articolo in Oasis di cui ho parlato questa mattina nel diario.


Rashid Ismail Khalidi (arabo: رشيد خالدي; nato nel 1948) è uno storico palestinese-americano del Medio Oriente e professore di Studi arabi moderni alla Columbia University.


"È rimasto sorpreso da quanto Biden sia stato estremo nel sostenere Israele", abbiamo chiesto al professor Rashid Khalidi, autore di La guerra dei cento anni in Palestina, "rifiutando di chiedere un cessate il fuoco e sminuendo il numero di morti?“. "Risposta breve", risponde. "No"."Penso che ciò che il presidente ha detto sul numero di morti palestinesi sia assolutamente spregevole e imperdonabile, e richiede scuse pubbliche da parte del presidente stesso. Quando l'amministrazione, giorno dopo giorno dopo giorno, si accanisce sulle vittime civili israeliane e il numero di vittime civili palestinesi è nove volte superiore, e il presidente degli Stati Uniti ne denigra i numeri, è offensivo, avvilente e ripugnante“. Khalidi continua spiegando che le azioni di Biden non sono solo moralmente insostenibili, ma anche politicamente. "Perderà il sostegno di un gran numero di persone. Questa amministrazione è stata oltremodo trumpiana nel sostenere ogni posizione avanzata dall'amministrazione Trump, senza eccezioni". Khalidi prevede che se Biden rimarrà su questa strada, non solo perderà la presidenza, ma costerà anche la Camera ai Democratici. "Quindi, sono rimasto sorpreso? No“.“ (Redazione Useful idiots).



(Notte) „Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita…quello che abbiamo visto ed udito, noi lo annunciamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi“ (1 Gv1, 1-3a). E ciò che Giovanni annuncia è „la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi“. Agostino nel suo commento, tradotto da Susanne Greiner (Johannes Verlag, 2023), specifica che l’inizio non era quando Gesù prese la carne da Maria, c’era già un „primerear“, che, però, non è l’inizio di Dio, come ho imparato dal Padre Klein SJ, perché Dio non ha inizio. Comunque è vero come dice Agostino: „colui che ha creato il sole è prima del sole“. Tengo fermo questa idea sull’inizio e procedo su un punto che per me è decisivo: noi possiamo addirittura mangiare il Signore, ma non lo possiamo toccare come lo ha toccato Giovanni, ma ciò non ci impedisce una comunione con lui. La rivelazione, il Logos di Dio ci permette di vedere ciò che hanno visto Giovanni e gli altri, ma in modo diverso, ed abbiamo la garanzia di Gesù: „beati quelli che non hanno visto ed hanno creduto“ (Gv 20,29b); anche la concretezza di una comunità non supera questa cosa che dice Gesù. Noi possiamo aver comunione di gioia con il Padre e con il Figlio, anche se non possiamo toccare Gesù come avrebbe potuto toccarlo Tommaso dopo la Risurrezione…che però non tocca il Maestro, ma ne confessa la divinità. Perché è sensato fidarsi di queste parole? Perché se queste parole non fossero vere, allora saremmo davvero nel buio più pesto. Non forzo niente, ma sento che è così! Sensus fidei! Questo è comune anche con altri che hanno guardato a Gesù, anche se non erano cristiani. Quando Etty vuole dare il suo assenso ad „un’alternativa forte e luminosa con cui si possa ricominciare daccapo in un luogo del tutto diverso“ e sa che senza questo assenso, allora siamo perduti definitivamente e per sempre“ (27.07.42), ha sensus fidei! Sa della vita eterna, „che era presso il Padre e si è manifestata a noi“; questa ragazza ebraica leggeva Agostino! Per Teresina questa certezza è espressa in modo teologico preciso e supera la barriera tra cielo e terra: «Il mio Cielo trascorrerà sulla terra sino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra» (citazione in Papa Francesco, C’est la confiance, 43).


Se uniamo Charles Peguy con Simon Weil, si potrebbe tradurre una frase di quest’ultima, presa da „Riflessione sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale“ (Parigi, 1955; Milano 1983, così: Solo dei clericali clericali e solo dei clericali anticlericali „possono pretendere di misurare il valore di un’idea dalla quantità di sangue che essa ha fatto scorrere“ (13). Il martirio è importante come testimonianza (come „alternativa forte e luminosa“) e non per lo scorrere del sangue in quanto tale; nel suo linguaggio laico  Slavoj Žižek si esprime così: „esperienze estreme del male non hanno alcun carattere emancipatorio“; infine, come ultimo pensiero del giorno: io penso con radicalità che la parola rivoluzione sia „semplicemente una delle numerose menzogne suscitate dal regime capitalista“ (Simon Weil, 13); rivoluzioni finiscono sempre nel terrore! Buona notte! 


(Droyßig, il 2.11.23; giorno dei morti o meglio commemorazione di tutti i fedeli defunti) Alla citazioni di don Giussani sull’ascesi (cfr. qui nel diario, ieri sera), Michele Dantini, professore italiano di arte, nella mia bacheca di Facebook, ha risposto così: „Per Florenskij, caro Roberto, l’ascesi dispone di un’unica vera risorsa motivazionale: l’emozione della bellezza - bellezza del creato, delle sue norme costanti o delle sue sorprendenti particolarità; bellezza delle opere d’arte che siano veramente belle; soprattutto bellezza del rito - il rito ortodosso - e bellezza dei Santi e Perfetti. Florenskij chiama anche l’ortodossia stessa, proprio in quanto ascesi, arte - un’arte che, giunta al suo vertice, non ha più niente a che fare con il mondo dei manufatti“ - è chiaro che un figlio spirituale  di Hans Urs von Balthasar non può non percepire tutta l’oggettività di questa bellezza, descritta dal teologo ortodosso Florenskij, oggettività che è mantenuta anche da don Giussani con la parola „destino“ e che lo differenza, come scrivevo ieri sera, dal teologo alla moda Anselm Grün. Balthasar, nella „visione della figura“ („percezione della forma“, Gloria I) pone al centro la „figura“ (Goethe) e non la „soggettività“ (Kant). È la „figura“ (Gestalt) che attrae, senza questa „oggettività“, Balthasar avrebbe scritto una „teologia estetica“, cosa che non ha fatto, ma per l’appunto ha scritto un’ „estetica teologica“. La bellezza è per Balthasar addirittura il primo dei „trascendentali dell’essere“ con cui comincia la sua trilogia. Senza questo rapimento dell’uomo, operato dalla figura bella, in prima ed ultima istanza, il Logos universale concreto crocifisso, non sarebbe possibile alcuna ascesi… Il mio confronto con la „Filocalia“ nasce da questo desiderio di confronto con la „bellezza oggettiva“.


„La maturazione del sensus fidei richiede non solo di aver ricevuto il Battesimo, ma anche di sviluppare la grazia del sacramento in una vita di autentico discepolato, che abiliti a discernere l’azione dello Spirito da ciò che è espressione del pensiero dominante, frutto di condizionamenti culturali o in ogni caso non coerente con il Vangelo. Si tratta di un tema da approfondire con un’adeguata riflessione teologica“ (RdS23, h). - Questa dell’ „autentico discepolato“ è una questione decisiva, sia per la vita sacramentale, come preparazione adeguata ai sacramenti della cresima (confermazione), del matrimonio e dell’ordine sacerdotale, ma anche per la vita di un uomo nelle sue amicizie,  nel lavoro, nella gestione della sua presenza nei media; con Peguy direi anche che l’autentico discepolato deve diventare un’autentica figliolanza, quella che provo per SPN, Balthasar, Adrienne e don Giussani; anche l’amicizia con Adrian (da nessun’altro, come da lui, ho imparato a distinguere „l’azione dello Spirito da ciò che è espressione del pensiero dominante“, per questo motivo sono stato molto contento che mio figlio Ferdinand sia andato a trovarlo di nuovo qualche settimana fa)  è un dono di questa figliolanza con i primi tre, altre amicizie, che vengono piuttosto da don Giussani sono in questo momento „raffreddate“, le uniche attive sono quelle con Gianni e Renato (che ha un senso anche vivissimo di discernimento tra il mondo e il Vangelo), perché ritengono la mia amicizia con Adrian un problema. Ma nelle amicizie si deve essere molto discreti e porre aut aut blocca processi che arrivano fin alla figliolanza ultima, quella con Dio Padre che dona gratuitamente l’essere. 


Sono d’accordo con Banfi nella sua risposta ad un’abbonata che gli ha scritto „sostenendo che quello colpito da 6 bombe a Gaza “non era un campo profughi ma il campo di addestramento delle elites di Hamas”. Per Israele, come riportato nell’articolo di cronaca, l’attacco è infatti servito a uccidere Ibrahim Biari, comandante di un battaglione di Hamas e tra i responsabili del massacro del 7 ottobre. Ma quello resta un campo profughi e l’effetto collaterale dell’uccisione del capo di Hamas sono molte vittime, fra cui bambini. Meglio non vedere, non sapere e dire che lì i profughi non ci sono. Secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani “il raid a Jabaylia potrebbe costituire crimine di guerra”, perché si tratterebbe di “attacchi sproporzionati” (Banfi, versione odierna). Mentre le sue, di Banfi, speranze in un intervento diplomatico degli USA contraddicono tutte le mie fonti (Aaron Maté, Glenn Greenwald…) che a differenza di lui conoscono in modo molto approfondito il dibattito americano e che sostengono che l’amministrazione Biden sostiene senza alcun obiezione l’operato di Israele. „Intanto il „Corriere della Sera“ oggi anticipa un’ipotesi sull’esito finale: un piano Usa prevede un controllo internazionale della Striscia. Per arrivarci la diplomazia dovrebbe aprire canali finora rimasti chiusi. O quasi“ - „Il corriere della sera“ è certamente un grande giornale come lo è la „Frankfurter Allgemeine Zeitung“ che continuo a leggere, ma come tutti i „media aziendali“ non contribuiscono quasi mai a discernere „l’azione dello Spirito da ciò che è espressione del pensiero dominante“. La grandezza di Banfi sta nel seguire precisamente cosa dice il Papa, ma a volte, per un giornalista di Substack, segue troppo acriticamente i „media aziendali“.  PS Questa nota critica non toglie nulla al fatto che io sono molto grato per le sintesi di Banfi. 


„Mio padre morì un venerdì pomeriggio, nel suo letto. Mi e stato concesso di stare con lui. La notte successiva siamo rimasti in silenzio accanto al suo letto per la maggior parte del tempo. Si sentiva una pace profonda. La mattina dopo ci fu il funerale. Quando la bara fu portata fuori da casa sua, ebbi la forte impressione che lui fosse lì a guardare il suo corpo che veniva portato via. In quel momento ho sentito una cosa molto profonda: quello che giaceva nella bara non era più lui! Ho sentito la sua vicinanza, con me, non con la persona morta. Quel momento è indimenticabile nella mia memoria.

La Chiesa celebra il giorno di Ognissanti e della commemorazione di tutti i fedeli defunti. Ricorda tutti i defunti, tutte le innumerevoli persone che hanno vissuto prima di noi e che hanno attraversato l'unica porta stretta della morte. Ma dove? Dov'è questo "laggiù", che deve essere incomparabilmente più popolato della nostra terra, se esiste "l'aldilà"? Al cimitero ci sono i resti mortali. Le visite alle tombe di questi giorni d'autunno sono destinate a loro. Eppure non sono le tombe a essere visitate, ma le persone che sono qui sepolte. È per questo che vado sulla tomba dei miei genitori. Mi fa bene pensare a loro, ringraziare per loro e anche pregare.

A ogni Messa, la Chiesa prega per i defunti. Ne hanno bisogno? Li aiuta? Molti anni dopo la morte di mio padre (ero già arcivescovo), una donna che non conoscevo mi avvicinò per strada, completamente all'improvviso, e mi disse: "Devi pregare di più per tuo padre!". Subito se ne andò per la sua strada e io rimasi a bocca aperta. Da allora penso molto più spesso ai miei genitori, soprattutto durante la Messa. Perché pregare per i defunti? Sono già nella vita eterna. Hanno raggiunto la fine del cammino.

Mi consola il fatto che possiamo pregare per loro. Quanto spesso la morte è vissuta come una dolorosa interruzione! Molte cose rimangono non fatte, non risolte. Il senso di colpa non è stato perdonato, la riconciliazione non può più avvenire. La preghiera per i defunti dimostra che non siamo ancora alla fine del nostro cammino con coloro che ci hanno preceduto. Loro stessi hanno ancora una lunga strada da percorrere "laggiù" fino a quando non saranno completamente nella luce. Aiutarli a farlo può essere lo scopo della preghiera per i defunti.

Alcuni muoiono in modo tale che gli altri hanno l'impressione che siano immediatamente immersi nella luce eterna. Sono morti "nella chiamata della santità". Non tutti sono esplicitamente venerati come santi. Ma tutti hanno vissuto nel modo in cui Gesù si riferisce al Vangelo di oggi: li chiama i miti, i misericordiosi, gli operatori di pace. Sono quelli che sono poveri davanti a Dio, retti di cuore, perseguitati per la loro fede. Sono chiamati "santi". Perciò possiamo chiedere loro aiuto, in modo diretto e schietto“.

Cardinal Christoph Schönborn (traduzione automatica di DeepL rivista velocemente da me)


Abba nostro…


(Pomeriggio) «Se la forza è imparentata con il male, l’unico modo di uscire dal suo dominio è di acquisire appunto la condizione del debole. È a partire dalla debolezza che si può ritrovare il bene, ed è da qui che bisogna muovere per mettersi sulla via della giustizia» (Simon Weil, citata da Massimo Onofri (Avvenire di oggi), nella sua recensione del libro del filosofo del diritto Tommaso Greco, „Curare il mondo con Simon Weil“).  Questa idea della debolezza non è solo importante per la filosofia del diritto (Tommaso Greco), ma anche per l’ontologia dell’essere come dono di amore gratuito (Ferdinand Ulrich). L’essere stesso si presenta all’uomo in „movimento di finitizzazione“ e quindi di „debolezza“; certo vi è anche una „forza“ (nel senso di semplicità e completezza) di questo dono, ma essa consiste nella sua „exinanitio“, così che di fatto si può parlare del „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich); solo in questo movimento di „nullificazione“ è possibile pensare alla bontà del dono dell’essere come „similitudo divinane bonitatis“ (Tommaso d’Aquino). Da qui nascono indicazioni precisi per una concezione della giustizia (filosofia del diritto) e dell’amore (ontologia). 


Insegnare Aristotele significa per me riprendere alcuni temi decisivi come l’idea di causa finalis, di teleologia nel reale; significa, nella lezione che ho tenuto oggi, dire ai giovani che abbiamo bisogno di una „flessibilità e tolleranza gnoseologica“. A livello di teoria della conoscenza bisogna imparare che non esiste un solo metodo di conoscenza; è uno dei più grandi meriti pedagogici di don Giussani quello di aver insegnato a tutto un popolo la differenziazione dei metodi di conoscenza (nelle premesse al „Senso religioso“). 


Per quanto riguarda la differenza tra mimesis e katharsis mi sembra molto importante che Aristotele, a differenza di Platone, non pensi all’arte solo come attività pedagogica e morale; anche dall’Edipo, che uccide il padre e dorme con la madre, è possibile trarne un profitto, come purificazione catartica. Ho cercato di spiegare questo concetto con i film dell’orrore, ma ho visto che alcune ragazze facevano fatica a comprenderne il significato. Mi è venuto in mente di fare un esempio con la „pornografia“: ho detto che nessuno si guarda un video pornografico per motivi „mimetici“, sebbene mia figlia mi dica che le donne lo guardano proprio per paragonarsi con le donne rappresentate, ma è possibile che un tale video abbia una funzione catartica. I maschi ridevano, le ragazze ascoltavano con attenzione. Poi ho lasciato cadere il paragone. Per rifletterci ancora un momento: Io credo che la mia difficoltà con il modo cattolico di parlare di pornografia, sia proprio questo: non vengono considerate due cose. In primo luogo che non tutta la pornografia è uguale ed in secondo la dimensione „catartica“. Ovviamente si può mettere in dubbio che la pornografia sia arte, ma è anche vero che la „porneia“ del NT ha aspetti cultuali che la pornografia oggi non ha e quindi non si tratta della stessa cosa. Concesso che la pornografia esprime tra l’altro una dimensione di surrogato sessuale, rimane il fatto che la colpevolizzazione di ciò porta a bloccare quell’unico senso per cui potrebbe far bene guardarsi un film pornografico, che non è certo mimetico, ma per l’appunto catartico…Ovviamente questa è solo una delle possibile considerazioni del problema, c’è tutto un’aspetto sociale che riguarda il „proletariato pornografico“, che certamente ha elementi di sfruttamento, che non possono essere dimenticati. PS Una cantante anti-pop di nome Ashnikko, con la quale non sono d'accordo, come si può immaginare da parte di un cattolico, quando lei afferma che l'aborto ha a che fare con il diritto all'autodeterminazione della donna, ma che in un'intervista a Thomas Clausen (Vogue Germania), esprime molto bene il momento catartico di Aristotele: "Si potrebbe metterla così. "Weedkiller" è il nome del cattivo della storia in cui l'eroina si trasforma in seguito. Metà combattente, metà Weedkiller. Riflette il mio conflitto interiore e la mia lotta. Forse si tratta anche di diventare i demoni che vivono dentro di me, invece di limitarsi a combatterli. Mi piace l'idea di trasformarmi in una creatura spaventosa. Voglio essere più spaventosa dei miei demoni!... Estrarre il dolore dal tuo corpo per trasformarlo. Questo è l'effetto che la musica ha per me". (ASHNIKKO)


(Sera) Il filosofo sloveno Slavoj Žižek (nato a Lubiana il 21.3.1949) scrive in un articolo sul settimanale "Der Freitag" una cosa molto interessante, che forse solo lui come sloveno e io come italiano possiamo (ci è lecito) dire in Germania: „Coloro che appartengono al paese che ha commesso l'Olocausto, cercano ora di discolparsi della loro colpa sostenendo l'ingiustizia israeliana, verso un altro gruppo! L'ossessione tedesca di essere dalla parte giusta sta avendo un rovescio oscuro“. Ovviamente è possibile porsi la domanda se davvero persone che vivono oggi hanno colpa di ciò che è accaduto allora, ma Slavoj Žižek, vede bene: di fatto molti politici si sentono ancora in colpa o per lo meno ritengono che si debbano sentire in colpa. Penso anch’io come il filosofo sloveno che non c’è frase più cretina e stolta di questa: „La cattiveria di Hamas non ha un contesto“; questo non è vero mai, non è neppure vero per Hitler: „anche Hitler non è venuto da vuoto. Noi dobbiamo comprendere il contesto della malvagità“ (Slavoj Žižek). „Un analisi del contesto di un massacro o di una guerra non significa una scusa o una giustificazione“ (Slavoj Žižek). Una delle critiche fatte a Slavoj Žižek è stata quella che egli paragonerebbe due cose che non si possono paragonare: „Il governo israeliano non propaga l’uccisione indiscriminata di tutti i nemici“; Žižek da ragione ai critici su questo punto, ma in vero dopo la citazione di 1 Sam 15, 3 da parte di Netanyahu, anche su questo punto non vi è alcuna differenza tra Netanyahu e Hamas. Ecco la citazione dall’AT: „Và dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini". Poi ironicamente Žižek aggiunge: vi è ancora una differenza tra Hamas e il governo di Netanyahu: Hamas annuncia di voler far sparire tutti gli Israeliani, mentre il governo israeliano, in primo luogo il ministro per la sicurezza nazionale, Ben Gvir, opera già ora per raggiungere lo scopo di cacciare via tutti i palestinesi. Žižek come filosofo vuole „salvare i fenomeni o i fatti“ (Aristotele): dopo l’8 di ottobre, un giorno davvero nefasto per l’umanità dell’uomo, il governo israeliano ha ucciso 8.000 palestinesi, tra cui 3.200 bambini (info dell’Unicef). Un altro fatto è la situazione in Cisgiordania. Žižek cita, approvandola, la filosofa americana Judith Butler, che ho citato qualche giorno fa, in modo critico (ma non avevo letto alcuna sua frase diretta). Sentiamo la filosofa americana ora in un citazione vera e propria, che approvo anch’io, come fa Žižek: „"Dalla confisca sistematica delle terre agli attacchi aerei di routine, dagli arresti arbitrari ai posti di blocco militari, dalle separazioni forzate delle famiglie alle uccisioni mirate, i palestinesi sono costretti a vivere in uno stato di morte lenta ed improvvisa" (Der Freitag, numero 42). Questo è ciò che sta accadendo in Cisgiordania. Devo andare di nuovo a scuola, quindi interrompo qui per ora la lettura del grande e profondo articolo del filosofo sloveno Žižek (Der Freitag, Nr. 44).


(Notte) Slavoj Žižek continua la sua analisi (Der Freitag, Nr. 44), con una precisa connessione: non è possibile pensare (non giustificare) ciò che è accaduto il 7 ottobre senza tenere conto i 3.800 palestinesi ammazzati e i tanti altri che sono stati angariati nella Cisgiordania dal 2008; la stessa cosa ha cercato di esprimere segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, il 24.10, violentemente criticato dal mainstream. Come filosofo, anche se capisco i sentimenti di entrambi le parti, non voglio farmi incatenare dalla pseudo logica del „solo una parte“, „contro l’altra“ (quante volte ho citato nel mio diario la critica del Papa alla logica di Cappuccetto rosso); anche quando parlo del rapporto tra armeni ed azeri, cito spesso il fatto che il Papa nel 2016 era andato in entrambi i paesi: Armenia e Azerbaigian. Poi è chiaro che i miei sentimenti sono più a favore degli armeni, ma questo non mi impedisce di pensare nel senso proposto da Žižek: il male ha sempre un contesto ed è possibile che in un certo conflitto uno sia più colpevole di un altro, ma ciò non toglie che si debba riflettere sul contesto e che si debbano evitare generalizzazioni fuorvianti e alternative non feconde (del tipo: è peggio l’Olocausto o il colonialismo?). Žižek cita un graffiti (non so come si esprima il singolare di un plurale) che ha letto in Ljubljana: „se fossi un palestinese della Cisgiordania, sarei anche  un negatore dell’Olocausto“ ; Žižek sa che un filosofo onesto non può pensare così e che non può mai assumere una tale pseudo logica e precisa che anche l’altro estremo deve essere evitato: „Un israelita giudaico di cui i suoi antenati sono stati perseguitati o uccisi brutalmente, ha il diritto di ignorare quelle ingiustizie che lo Stato di Israele commette contro i palestinesi“. 

Žižek, „in una tradizione marxista antica“ sostiene radicalmente che l’antisemitismo non è mai legittimabile. Ci avvisa anche che facile equazioni non prendono sul serio la tragicità dell’esistenza storica: Israele, per esempio, non è l’Ucraina e le aggressioni russa e di Hamas non sono giustificabili, né paragonabili, anche se possono e devono essere comprese, ma per l’appunto non legittimate, anche perché l’equazione Donezk sarebbe la Cisgiordania russa non è sostenibile, come non è sostenibile il fatto che Israele sia la causa di tutti i problemi del mondo: questo modo di pensare ha un nome: nazismo! Israele o meglio il suo governo è responsabile o meglio co-responsabile della crisi nella regione in cui è e non di tutti i problemi del mondo. Žižek dice anche un no netto al populismo di sinistra e alle sue tendenze antisemitiche. Il problema del populismo è l’identificazione semplicistica del nemico nella corruzione, per esempio di alcune persone potenti. Ancora un esempio: io ho appoggiato nel mio diario la tesi della „proxy war“ di Aaron Maté, perché era una voce del tutto soppressa dai „corporate media“ e per la questione del „contesto“ di cui sopra. 

Per quanto riguarda l’antisemitismo di destra Žižek cita l’esempio del nazista Reinhard Heydrich, per spiegare il fenomeno, sorto compiutamente nel contesto del fondamentalismo evangelicale statunitense, di una sorta di „antisemitismo sionista“. Il nazista Heydrich augurava agli ebrei, che se ne andavano per costruire uno stato israeliano, successo (la „nostra benevolenza ufficiale“), forse perché avrebbero fermato il pericolo arabo. In modo estremo e disgustoso si esprime il fondatore dell’organizzazione cristiano-sionista John Hagee: la persecuzione degli ebrei da parte di Hitler „era un piano divino“, per „convincere gli ebrei  a fondare il moderno stato di Israele; „egli definisce oltre a ciò gli „ebrei liberali avvelenati e spiritualmente ciechi“ (cfr. Žižek). Di questo tipo di antisemitismo senza senso non vi è nessuna traccia né in Žižek né in Sieferle, che ho citato qualche volta nel mio diario. Infine Žižek ha una visione del tutto tragica della situazione e nega che esperienze estreme abbiano un carattere emancipatorio (come sapeva bene a suo modo von Kleist quando affermava che il dolore può rendere saggi, non necessariamente lo fa). Sinteticamente: Chi compie atti terroristici contribuisce all’aumento della tragedia. Il filosofo cerca di comprenderla, non di negarla né di giustificarla! PS Tra l'altro il concetto di "surplus di piacere" (Lacan), usato dal professor Jamil Khader, citato da Žižek, per spiegare l'atteggiamento dei fanatici coloni israeliani è da brividi!


Etty mi aiuta a fare l’esame di coscienza ed anch’io posso dire che sono ingrato (cfr. 27.7.42) e che ho uno spirito ben poco collegiale nei confronti dei miei colleghi. Non trovo il nostro lavoro stupido ed assurdo, ma l’idea di una scuola sempre aperta di Luigi Berlinguer mi fa venire il vomito (sebbene questo amico appena morto di Angelo e Rossella abbia fatto delle cose molto buone come ministro, in primo luogo l’autonomia scolastica, così che ogni singola scuola possa progettare una propria proposta scolastica) ed anch’io cerco di essere il meno possibile insegnante (come cerca di essere il menon possibile dattilografa) nel senso usuale del termine, anche se mi impegno quasi sempre a fare lezioni di un certo livello. E soprattuto sono ingrato per piccolezze: non è davvero molto resiliente se un piccolo arrogante adolescente suscita in me una non voglia di andare a scuola, mentre il lavoro che faccio è sensato e mi permette di co-finanziare la mia famiglia, etc. 

Ed infine la piccola Teresa: „Dopo molti secoli in cui schiere di santi hanno espresso con tanto fervore e bellezza le loro aspirazioni ad “andare in cielo”, Santa Teresina riconosce, con grande sincerità: «Allora avevo grandi prove interiori di ogni genere (fino a chiedermi talvolta se c’era un Cielo)».  In un altro momento dice: «Quando canto la felicità del Cielo, il possesso eterno di Dio, non provo alcuna gioia, perché canto semplicemente ciò che voglio credere». Cosa è successo? Che lei stava ascoltando la chiamata di Dio a mettere fuoco nel cuore della Chiesa più di quanto sognasse la propria felicità“ (Papa Francesco, C’est la confiance, 42). Più autenticità di così si muore! Al cospetto della tragedia di cui parla Žižek non basta qualcosa a cui si voglia credere, ci vuole una presenza, come quella che ha permesso a due ragazze così diverse come Teresina ed Etty di essere quello che sono: „balsamo per molte ferite“ (12.10.42; quindi dopo che Spier era morto di cancro ai polmoni il 15.9.42). 


(Wetterzeube, 1.11.23, Ognissanti; 83esimo anniversario del battesimo di Adrienne) Aprendo la stalla alle galline ho detto loro di lodare il Signore, come recita uno dei Cantici che più mi è cari nell’AT: Daniele 3,57-69.71-72.70.73-76.78.77.79-88, che è poi il secondo salmo della prima domenica del breviario romano-cattolico. Ai nomi di „Hananja, Asarja e Mischaël“ (traduzione tedesca) aggiungo sempre i nostri, della mia famiglia e di qualche amico. Al Papa penso nel verso: „lodate il Signore voi, suoi sacerdoti“. 


La relazione di sintesi del Sinodo (2023) continua con il tema dell’iniziazione cristiana, nel senso di „entrare in una comunità di fede“; ora che è ricominciata la scuola devo fare più passi distinti, rallentando il ritmo, e così mi limito ai paragrafi a-f delle „convergenze“.  „L’iniziazione cristiana è l’itinerario attraverso cui il Signore, mediante il ministero della Chiesa, ci introduce nella fede pasquale e ci inserisce nella comunione trinitaria ed ecclesiale. Tale itinerario conosce una significativa varietà di forme a seconda dell’età in cui viene intrapreso e delle diverse accentuazioni proprie delle tradizioni orientali e di quella occidentale. Tuttavia vi si intrecciano sempre l’ascolto della Parola e la conversione della vita, la celebrazione liturgica e l’inserimento nella comunità e nella sua missione. Proprio per questo il percorso catecumenale, con la gradualità delle sue tappe e dei suoi passaggi, è il paradigma di ogni camminare insieme ecclesiale“ (RdS23, 3a). Nella mia vita ho accompagnato un professore di fisica, che voleva ricevere il battesimo, nel suo percorso catecumenale (vivevo allora ancora in Baviera). Poi una collega che si è fatta battezzare in questi anni „sassoni“. Infine una famiglia ha cominciato questo percorso e lo ha interrotto, ma Dio troverà le sue vie, che non sono spesso le nostre. Forse per il mio carattere non sono la persona più adatta per incarnare, „il volto materno di una Chiesa che insegna ai suoi figli a camminare camminando con loro“ (RdS23 3, b), Konstanze ha avrebbe ben più doti di me. Il percorso catecumenale dovrebbe aiutarci ad entrare nell’unico ambito in cui la parola „uguaglianza“ ha un senso teologico: „fra tutti i battezzati vi è un’autentica uguaglianza di dignità e una comune responsabilità per la missione, secondo la vocazione di ognuno“ (RdS23, 3c). Sono del tutto d’accordo con il testo che sto meditando che il sacramento della cresima, cioè della confermazione, dovrebbe essere approfondito, avendo anche il coraggio di non ‚donarlo‘ a gente troppo giovane: „La Confermazione rende in qualche modo perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste. Essa arricchisce i fedeli con l’abbondanza dei doni dello Spirito e li chiama a sviluppare la propria vocazione specifica, radicata nella comune dignità battesimale, a servizio della missione. La sua importanza deve essere maggiormente evidenziata e posta in rapporto alla varietà di carismi e ministeri che disegnano il volto sinodale della Chiesa“ (RdS23 3,d). Per quanto riguarda la domenica il documento propone la soluzione che si pratica anche nella nostra diocesi: „La celebrazione dell’Eucaristia, soprattutto alla domenica, è la prima e fondamentale forma con cui il Santo Popolo di Dio si riunisce e si incontra. Dove essa non è possibile, la comunità, pur desiderandola, si raccoglie intorno alla celebrazione della Parola“ (RdS23, e). Molto importante è anche ciò che si dice sull’Eucarestia in generale: „Dall’Eucaristia impariamo ad articolare unità e diversità: unità della Chiesa e molteplicità delle comunità cristiane“ (RdS23, f). - È chiaro che una regione come quella dove abito, con il 2 % di cattolici (forse il 14 % di luterani), quindi il 16% di battezzati e dopo 40 anni di DDR, in cui i cittadini erano costretti ad avere una certa „religione“, cioè l’ „ateismo“, la questione dell’inserimento in una comunità di fede, tanto più quando questa comunità di fede è oggetto di attenzione dai media quasi solo esclusivamente per i suoi scandali, si pone in modo diverso che in Italia o in Baviera. La spiritualità della presenza come cristiano nel mondo di lavoro in cui mi trovo è stata sempre molto più importante per me che forzati tentativi di inserire qualcuno nella mia comunità di fede, che servo in diverse modi e di cui faccio parte attualmente attraverso l’Eucarestia domenicale, la confessione e un settimanale adorazione del Santissimo…


Un amica ha messo nel suo status di Whatsapp alcune immagini della sua giornata di ieri in Giordania, in modo particolarmente straordinaria è l’aerea delle rovine greco-romane in Jerasch con due anfiteatri, un forum, un circo, un ninfeo e templi/chiese…


Adrian mi ha inviato un articolo di Matt Feeney sulla criminalità in California ed in particolare in Oakland. Credo che questa situazione, descritta nell’articolo, che si può riassumere con il sottotitolo: criminalità arrogante ed impertinente alla luce del sole, sia anche un modo di rendere la democrazia solo una „formalità“, insomma sia un attacco vero e proprio alla democrazia (altro che il 6 gennaio 2020), che richiede una soluzione politica postpartisan, per esprimersi con Seneca Scott: il mio politico preferito per eccellenza, guerriero nel giardino e padre di una capra, e per quanto riguarda la politica per l’appunto alla ricerca di soluzioni postpartisan. 


Visto che nel mio diario ho usato la parola „guerrafondaio“, mi sono voluto informare sul significato preciso di essa: „guerrafondàio aff. e s. m. (f. -a) [der. della locuz. guerra a fondo, condotta cioè con energia e risolutamente: epiteto ironico coniato dal giornalista Gandolin (pseudonimo di L. A. Vassallo) durante la guerra italo-abissina del 1896], spreg. – Chi è accanito fautore della guerra a ogni costo. Anche come agg.: gruppi g.; nazionalismo g.; fare una politica guerrafondaia“ (Treccani) - intuitivamente ho sempre usato il termine in senso sarcastico, che corrisponde all’uso ironico e spregiativo di cui parla la Treccani.  

„Sale l’angoscia per la Striscia di Gaza: per i civili colpiti nell’offensiva dell’esercito israeliano. L’Unicef denuncia che questa zona è diventata un cimitero per migliaia di bambini e lancia anche l'allarme sul rischio di morte per disidratazione. Secondo il ministero della Sanità della Striscia gestita da Hamas, gli attacchi hanno ucciso più di 8.500 persone, principalmente civili. Ieri, come si vede nella Foto del Giorno, il bersaglio scelto è stato il campo profughi di Jabaliya. I palestinesi sopravvissuti hanno riferito che le sei bombe sganciate dagli aerei e concentrate in pochi metri hanno provocato una specie di terremoto, che ha lasciato solo macerie. L’altra istantanea dell’orrore non viene dalla nuova strage di Gaza ma da Parigi. Dove sono state dipinte delle stelle di David, al di fuori di case abitate da ebrei. E l’ondata di odio e di risentimento nei confronti di Israele e un pericoloso antisemitismo sembrano aumentare fra Europa e Stati Uniti, con inquietanti “caccia all’ebreo”. In un’intervista al Corriere della Sera un leader di Hamas rivendica la scelta del terrore, sostenendo che i pacifisti fra i palestinesi, come Abu Mazen, non hanno mai ottenuto nulla da Israele e che l’unica logica per farsi capire è quella della violenza. La corsa verso il terrorismo e verso la guerra sembra inarrestabile e contagiosa. Non solo a livello diplomatico e di geo politica. Ma nei sentimenti prevalenti oggi nelle persone. Molto fa anche la guerra di propaganda su che cosa sta avvenendo davvero e la logica dei social che intima continuamente a schierarsi di qua o di là. Mauro Magatti scrive un editoriale per Avvenire sul canone occidentale in cui ricorda il messaggio del cardinal Martini sulla “convivenza delle differenze”. Ma il „Giornale“ ospita un articolaccio in cui si sostiene che ci sarebbero cardinali a disagio perché papa Francesco “non si schiera”. Poi nomi di cardinali nell’articolo non ci sono, ma intanto il titolo finisce in prima pagina. Eppure l’Onu e l’Europa dovrebbero essere in prima linea a chiedere il cessate il fuoco, mentre la Santa Sede a volte sembra davvero sola a condannare ogni violenza“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Bisogna meditare queste righe una per una, tutto quello che riassume qui il giornalista italiano è di importanza decisiva per il nostro futuro! Mai più è ora, per tutti! 

Per quanto riguarda il presunto non prendere posizione del Santo Padre, in un tema così importante come la pace,  questa è polemica pura, se davvero lo fanno cardinali, dovrebbero vergognarsi, perché loro hanno giurato fedeltà al ministero di Pietro fino al sangue. Il Santo Padre prende posizione: per la pace! Ed è chiaro che facendo sul serio su questo punto, viene odiato dai potentati di questo mondo! 

Abba nostro…

„…οἵτινες μετήλλαξαν τὴν ἀλήθειαν τοῦ θεοῦ ἐν τῷ ψεύδει καὶ ἐσεβάσθησαν καὶ ἐλάτρευσαν τῇ κτίσει παρὰ τὸν κτίσαντα, ὅς ἐστιν εὐλογητὸς εἰς τοὺς αἰῶνας, ἀμήν“ (…poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen) (Rom 1,25). - Questa è una grande tentazione, ed è davvero una tentazione „cultuale“, invece che venerare ed adorare Dio, si venera ed adora la creatura. Questa è idolatria, che oggi accade così, che se non ne vuoi far parte, vieni accusato di „discriminare“ qualcuno; ma le creature sono creature e non Dio (vale anche per i politici e i loro messaggi); la democrazia è un metodo politico eccellente che corrisponde, a livello teologico, all’idea dell’uguaglianza di tutti i battezzati, ma i suoi „riti“ (compresi quelli per ricordare tragedie passate)  sono idolatria. La democrazia deve rimanere un modalità politica e non religiosa. L’idolatria è una grande tentazione perché ti ta l’idea di essere umano (fai memoria per esempio delle sconfitte dell’umanità), ma in vero un „servizio di Dio“, che è amore e servizio all’amore assoluto e non una „cultualizzazione“  di ciò che  è stata una tragedia. In questi giorni pregando pensavo che è davvero difficile immaginare quel Tu che è Dio (ma che è paradossalmente anche Non-aliud), mentre è più facile venerare la creatura al posto del creatore (τὸν κτίσαντα) e con questo „cambiamento“ (μετήλλαξαν τὴν ἀλήθειαν) si giustifica poi tutto, come sta accadendo in questi giorni. L’olocausto diventa il culto con cui legittimare la barbarie oggi, che poi viene chiamata: diritto a difendersi. Per questo ho scritto nella mia bacheca: mai più è oggi, per tutti! 


(Sera) Ma che cosa può persuadere a questa #ascesi, a questo lavoro e allenamento? 

Anche qui il processo faticoso si chiama «ascesi». La #moralità nasce come spontaneità in noi, come atteggiamento originale, ma subito dopo, se non è continuamente recuperata da un lavoro, si altera, si corrompe. La parabola che tende inesorabilmente alla corruzione deve essere continuamente arginata. Ma che cosa può persuadere a questa #ascesi, a questo lavoro e allenamento? L’uomo infatti solo da un amore e da una affezione è mosso. L’amore che ci può persuadere a questo lavoro per arrivare a una capacità abituale di distacco dalle proprie opinioni e dalle proprie immaginazioni (non di eliminazione, ma di distacco da esse!), così da porre tutta la nostra energia conoscitiva nella ricerca della verità dell’oggetto qualunque esso sia, è l'amore a noi stessi come destino, è l’affezione al nostro #destino. È questa commozione ultima, è questa emozione suprema che persuade alla virtù vera.  

LUIGI GIUSSANI  IL SENSO RELIGIOSO - Don Giussani non dice l’amore a noi stessi, ma l’amore a noi stessi come destino; questa è la differenza tra lui e Anselm Grün, che oggettivamente non è più cristiano, è solo psicologia. 


Il nostro „destino“ si avvererà „in una moltitudine immensa“, riguarda davvero me, il mio destino, ma in questa moltitudine (Ap 7,9). Una moltitudine che non guarda se stessa, ma „il trono e l’Agnello“. „La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello“ (Ap 7, 10). La salvezza non appartiene al nostro ego, anche se si tratta del nostro destino e del destino di una moltitudine. E in questo trono non siede un re, anche se è il re più grande, perché davvero è una presenza non solo simbolica per una moltitudine immensa, „che nessuno poteva contare“, ma è Abba (Papà), un padre che ama e che dona l’amore (cfr. 1 Gv 3, 1-3), dona realmente l’amore e grazie a Dio abbiamo „il sigillo del Dio vivente“, per questo siamo „santi“, come ha detto l’anziano sacerdote nella Santa Messa poca fa. „ Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così com'è egli è“ (1 Gv 3, 2). Sarà possibile vederlo questo Tu infinito, è infinito ma può stare su un trono e l’Agnello ci ha garantito che se vediamo lui, vediamo il Padre e se abbiamo servito il più piccolo dei fratelli abbiamo servito lui. Amore di Dio e amore del prossimo. Le beatitudini (Mt 5,1-12a) ci aiutano a „concretizzare“, perché Dio è „id quod maius cogitari nequit“ (Sant’Anselmo); piuttosto che speculare sull’infinito è meglio ricordarsi che se siamo nel pianto verremo consolati, se siamo miti erediteremo la terra, se abbiamo fame e sete di giustizia saremo saziati. Se saremo misericordiosi troveremo misericordia. Se saremo puri di cuore, cioè se crediamo alla gratuità del dono dell’essere come amore da parte di Dio, vedremo Dio; se saremo operatori di pace verremo chiamati figli di Dio. Se verremo perseguitati per la giustizia, di noi sarà il regno dei cieli quindi: „beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché è grande la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi“.  Buona notte!


PS Herwarth ci ha telefonato da Borkum, abbiamo parlato alcuni minuti, in modo intenso, per esempio della loro figlia Teresa, che è disabile e che ora con 19 deve fare un passo lontana dalla famiglia, in un istituzione che le sia da sostegno anche quando i genitori saranno anziani o non vivranno più... 


(Wetterzeube, il 31.10.23; in questo giorno le sorelle e i fratelli luterani ricordano il cuore della Riforma: la giustificazione, nel senso della ‚sola fide‘ e della ‚sola gratia‘). Nel paragrafo  „Radunati e inviati dalla Trinità“ (RdS23, 2), che come il paragrafo precedente è scandito in tre passi: convergenze, questioni da affrontare, proposte), ci viene ricordato che per „il Concilio Vaticano II, la Chiesa è «un popolo adunato in virtù dell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (LG 4). Il „colloquio“ trinitario diventa compito per la Chiesa, nel senso che „tutti i battezzati s’impegnino a esercitare in reciprocità la propria vocazione, il proprio carisma, il proprio ministero. Solo così la Chiesa potrà farsi veramente “colloquio” al suo interno e con il mondo (cfr. Ecclesiam suam 67), camminando fianco a fianco di ogni essere umano con lo stile di Gesù“ (RdS23, 2,a). La lezione di Lutero, cioè il suo momento di verità, è stata completamente assunta dalla Chiesa cattolica:  „Il rinnovamento della comunità cristiana è possibile solo riconoscendo il primato della grazia. Se manca la profondità spirituale, la sinodalità rimane un rinnovamento di facciata“ (RdS23, 2,c). Tra le „questioni da affrontare“ vengono ricordati con ragione, almeno due punti: 1) Un dialogo che nasca dall’ascolto reciproco e della Parola, sub et cum Petro, deve essere molto attento ad una questione antropologica elementare: „è fondamentale promuovere visioni antropologiche e spirituali capaci di integrare e non giustapporre la dimensione intellettuale e quella emotiva dell’esperienza di fede, superando ogni riduzionismo e ogni dualismo tra ragione e sentimento“ (RdS23, 2,g). 2)  „È opportuno infatti valorizzare la pluralità di forme e di stili, di metodi e di criteri che lo Spirito Santo ha suggerito nel corso dei secoli e che fanno parte del patrimonio spirituale della Chiesa“(RdS23, 2,i). Un dialogo ovviamente in primo luogo implica il superamento del proprio io, „in un dinamismo di comunione e di missione che ci fa passare dall’io al noi e ci pone a servizio del mondo“ (RdS23, 2,a), Vero servizio al mondo è possibile solamente evitando i due estremi:, autoreferenzialità e perdita di identità: „Poiché la sinodalità è ordinata alla missione, è necessario che le comunità cristiane condividano la fraternità con uomini e donne di altre religioni, convinzioni e culture, evitando da una parte il rischio dell’autoreferenzialità e dell’autoconservazione e dall’altra quello della perdita di identità“ (RdS23, 2,e). Nella messa in pratica delle proposte io vedo il pericolo che ho esposto ieri: più ancora che il clericalismo, il potere di determinate élite di laici, che nelle diverse commissioni parrocchiali, diocesane ed anche dei movimenti, mettano al centro la chiesa, cioè se stessi, e non il regno (cfr per quanto riguarda chiesa e regno, che è poi la grande lezione del modernismo, il suo momento di verità: RdS23, 2,b). Saranno loro che hanno il potere riguardante le scelte: „Ogni Chiesa locale si doti di persone idonee e preparate per facilitare e accompagnare processi di discernimento ecclesiale“ (RdS23, k).  Prego davvero lo Spirito Santo (per Mariam) e confido che persone davvero idonee allo „scopo“ dell’annuncio del Vangelo, non al mainstream del mondo, vengano raggiunte e coinvolte. VSSvpM! Dovranno essere persone che hanno un senso dell’unità tra „ragione e sentimento“ (questo significa prendere sul serio la frase di von Balthasar, che non si da teologia senza filosofia) e che non ritengano il proprio stile ecclesiale come l’unico possibile e che davvero evitino gli estremi: autoreferenzialità (ciò significa anche ereditare il momento di verità delle scienze psicologiche e sociologiche…ma anche prendere sul serio le persone che vivono nella spiritualità della „piccola via“ del quotidiano) e perdita di identità, che non è la loro identità biografica, ma quella che deriva dal compito trinitario di cui ogni battezzato deve assumersi la responsabilità: comunione e liberazione. 


Renato mi ha inviato un video con uno stralcio del TG2000 in cui si parla del paese cristiano palestinese Taybeh in cui coloni fanatici israeliani, armati dal governo dopo il 7.10., hanno attaccato contadini palestinesi (alcuni sono finiti al Pronto soccorso) che raccoglievano le olive ed un bus con bambini che ritornavano da scuola (grazia a Dio hanno rotto „solo“ la finestra posteriore del bus). Un amica israeliana ha condiviso la foto di una mamma in uniforme, quindi di un soldato, che allatta il suo baby. Le immagini sono tante, alcune estreme, come quella di bambini palestinesi di Gaza feriti in modo brutale; in modo particolare per videos e foto si dovrà fare grande discernimento in un equilibrio tra „ragione e sentimento“, cercando di comprendere il momento di verità di tutte queste immagini e cercando di fare silenzio, come ho visto ieri nel film di Scorsese, nella bellissima figura dell’indiana Molly!  E poi prendendo sul serio il consiglio di Spier (25.4.87 - 15. 9.42) in una pagina di diario di Etty del luglio del 42 (!), che ho citato ieri notte: "è il momento di mettere in pratica il detto: ama i tuoi nemici. E se lo diciamo noi bisogna pur credere che sia possibile…".


„Gli israeliani hanno fatto in modo che tutti i servizi Internet e altre forme di comunicazione esterna con Gaza siano ora quasi completamente tagliati. Tutto ciò avviene mentre il bombardamento israeliano su Gaza raggiunge il livello più intenso finora. E questo la dice lunga, visto che Israele, nella prima settimana di questa guerra, ha sganciato più bombe su questa minuscola striscia di terra di quante ne abbiano sganciate gli Stati Uniti sull'Afghanistan in un anno intero. Nel frattempo, la scorsa notte gli Stati Uniti hanno bombardato siti iraniani in Siria come rappresaglia per gli attacchi missilistici iraniani contro le truppe statunitensi dispiegate in Siria - sì, abbiamo ancora truppe statunitensi dispiegate in Siria - e il Dipartimento di Stato ha emesso oggi un avviso urgente che invita tutti i cittadini americani in Libano a lasciare immediatamente il Paese. Questo fa seguito a un precedente avviso di viaggio del Dipartimento di Stato, secondo il quale gli americani si trovano di fronte a un aumento degli attacchi e del rischio di attacchi violenti contro di loro a causa del sostegno del loro governo allo sforzo bellico israeliano. Tutto questo è avvenuto e sta avvenendo mentre Joe Biden e i suoi alleati repubblicani e democratici al Congresso, in modo del tutto bipartisan, giurano un sostegno illimitato a Israele insistendo sul fatto che non intendono imporre alcun limite al modo in cui Israele può bombardare Gaza o invaderla, anche se stanno usando bombe americane e denaro americano per pagare quelle bombe per bombardare tutta Gaza - e l'intera regione lo sa“ (Glenn Greenwald, Rumble, 30.10.23).


„La notizia della morte di Shani Louk è terribile (una ragazza tedesco-israeliana di 22 anni; RG). È stata uccisa in modo brutale, come molte altre persone. Questo dimostra tutta la barbarie dell'attacco di Hamas, che deve essere ritenuto responsabile. Questo è terrore e Israele ha il diritto di reagire“ (Cancelliere Olaf Scholz, X, 30.10.23).


Due mie amiche stanno facendo da oggi, due settimane di ferie in Giordania: li la situazione è tranquilla. Speriamo in bene! Prego per loro! Ho scritto alla mia amica: „Sì! Godetevi questo tempo di vacanze! Il Ministero degli Esteri tedesco stesso avrebbe reso impossibile il viaggio, se fosse acutamente pericoloso e poi come dice Crawford, un amico di Adrian, solo con un po' di rischio è possibile sperimentare cosa sia la grazia; ti abbraccio, r

PS Ero in Armenia con K proprio quando l'Azerbaigian ha attaccato Artsakh“.


„Secondo un nuovo profilo pubblicato dalla rivista Time, "Zelensky si sente tradito dai suoi alleati occidentali". Tuttavia, "la sua convinzione della vittoria finale dell'Ucraina sulla Russia... preoccupa alcuni dei suoi consiglieri" e sfiora "il messianismo". "Si illude", dice uno stretto collaboratore. "Non abbiamo più opzioni. Non stiamo vincendo. Ma provate a dirglielo“. Gli illusi guerrieri per procura occidentali - che hanno sabotato gli accordi di pace e convinto Zelensky di poter vincere - hanno effettivamente tradito l’Ucraina“ (Aaron Maté, X, 30.10.23).


Abba nostro…



(Tarda mattinata) Domani ricomincia la scuola è così ho dedicato un ora di lavoro alla mia posta elettronica del CJD.


In suo articolo del 29.10. Paul Kingsnorth racconta di un rituale cristiano, in onore di una santa Brigida irlandese, che mi ha ricordato il rituale ad Altötting, quando si gira intorno alla cappella centrale, portando una croce e pregando per le proprie intenzioni: „Avrei voluto fare questo giro in irlandese, ma l'ho fatto comunque, parlando in inglese, e ha portato una sorta di pace semplice e radicata. Rituali come questo, solo pochi decenni fa, facevano parte del modello di vita quotidiana nell'Irlanda rurale, come in molti altri Paesi. Cosa si perde quando queste piccole cose essenziali vengono eliminate dalla nostra vita? Stiamo appena iniziando a scoprirlo“. Pur avendo studiato filosofia, pur avendo certamente tanti aspetti della società trasparente e secolare in me, non ho mai avuto difficoltà con questo tipo di rituali, per il motivo che ricorda Paul Kingsnorth: una  pace semplice e radicata! 


„Διὸ παρέδωκεν αὐτοὺς ὁ θεὸς ἐν ταῖς ἐπιθυμίαις τῶν καρδιῶν αὐτῶν εἰς ἀκαθαρσίαν τοῦ ἀτιμάζεσθαι τὰ σώματα αὐτῶν ἐν αὐτοῖς·(„Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità (ἀκαθαρσίαν) secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare (ἀτιμάζεσθαι) fra di loro i propri corpi“) (Rom 1,24). La „Bibbia di Gerusalemme“ commenta in due direzioni: da una parte che l’errore religioso di confusione dell’incorruttibile Dio con il corruttibile uomo ha come conseguenza „una confusione etica e sociale“, ma, in secondo luogo, che „Paolo giudica e condanna il mondo pagano, non le intenzione dei singoli uomini, delle quali è giudice solo Dio“! Schlier fa un paragone diretto tra il mondo pagano antico e il mondo pagano dell’epoca post cristiana e probabilmente ha presente tutta l’epoca della rivoluzione sessuale (il libro è stato scritto nel 1976/1977). Che in questa epoca (ed anche nella nostra ce ne sono ancora) vi siano state forme in cui si è disonorato, profanato, violentato ed abusato il corpo (vendendo tutto ciò come onore e gloria del corpo) credo che non lo metterebbe in dubbio neppure Houellebecq, che non vede la sessualità solamente come „desiderio egoista“. Houellebecq non mette neppure in dubbio che vi sia una „divinizzazione del mondo“ che ha condotto al disonore del sé e alla violenza del mondo, come accade nell’eutanasia, per esempio o nell’aborto; infine è probabile che l’autore francese non metta neppure in dubbio che l’omosessualità sia una tale perversione dei rapporti naturali del mondo. L’auto-apoteosi dell’uomo lo conduce ad una eliminazione di se stesso. Quello che, però, non viene detto da Schlier è che c’è una sessualità che è causata dall’inconscio dell’uomo e che non è espressione di „egoismo“, ma di „desiderio di vita“ e che ha avuto conseguenze, nelle sue forme perverse (pedofilia) anche nella Chiesa (proprio negli anni in cui Schlier scriveva il suo commento alla „Lettera i Romani). Insomma non si tiene conto, secondo me, del fatto che anche persone che tendono all’alto come Etty, non hanno potuto saltare il basso e che è improbabile che questo tipo di dipendenza abbia a che fare con il παρέδωκεν del verso 1,24 e se davvero gli uomini dovessero essere stati „abbandonati“, „consegnati“ da Dio, ciò implicherebbe non solo la giustificazione dell’uomo, ma anche quella di Dio: perché ha creato una creatura di carne?   PS Schlier accenna anche alla questione cultuale della sessualità, che è un capitolo necessario per comprendere ciò che intendeva san Paolo. 


Don Giussani affronta a suo modo la questione della sessualità, che ho riflettuto qui sopra in dialogo con Prof. Schlier. „Questo distacco da tutto fa nascere di più la passione per Cristo: ancora una volta, Maria sotto la croce è espropriata da ciò che le era stato dato. Infatti Gesù, rivolgendosi a lei dalla croce e indicandole Giovanni, dice: «Donna, ecco tuo figlio!» (Gv 19,26): più espropriata di così! Eppure lì possedeva ancora di più la coscienza della sua appartenenza. Ma che cos’è, cristianamente parlando, il distacco nell’avere le cose? È la verginità: è l’ideale della vita cristiana, il possesso vero delle cose. È un valore da vivere in tutte le vocazioni. Questo coraggio del sacrificio fa possedere di più tutto, perché tutto appartiene a Cristo, come io appartengo a Lui. Il sintomo della maturità della fede è la memoria, per cui Cristo, reso presente fra noi, diventa familiare a noi in ogni luogo (non solo in chiesa) e da ciò nasce il coraggio di possedere le cose nella verginità, come la Vergine Maria ci ha insegnato“ (LUIGI GIUSSANI  Chi è la Madonna?). L’affermazione di don Giussani che la verginità „è un valore da vivere in tutte le vocazioni“ lo posso verificare ogni giorno nel mio rapporto con Konstanze, per questo sono grato di queste parole del sacerdote lombardo (Nord Italia), ma allo stesso ci vedo un problema, in primo luogo perché questa affermazione rischia di svalutare la chiamata specifica alla verginità e in secondo luogo perché non risponde alla domanda che ho posto sopra: perché Dio ha creato esseri sessuali, non solo nel senso della procreazione, ma anche del piacere, come sentimento di essere vivi e non come „brama egoistica“… 


(Pomeriggio) Martino Diez, fondazione Oasis, mi permette di riflettere ed approfondire una notizia che avevo dato nel diario, citando Michael Tracey: „Il regresso morale che la terza guerra di Gaza ha innescato ha conosciuto una nuova accelerazione domenica scorsa quando il primo ministro israeliano ha paragonato i palestinesi agli Amaleciti, la popolazione che Saul, il primo re d’Israele, riceve l’ordine di sterminare da parte del profeta Samuele (cfr. 1 Sam 15). Subito dopo, Netanyahu si è spinto ancora più indietro nel tempo, stabilendo un nesso esplicito tra gli eroi dell’indipendenza del 1948 e Giosuè figlio di Nun, il successore di Mosè a cui l’omonimo libro biblico attribuisce la conquista della terra promessa, 3000 anni fa. Al confronto, il simbolismo di Hamas, legato alla moschea di al-Aqsa sul Monte del Tempio a Gerusalemme, appare quasi moderno, dato che il santuario islamico fu fondato “solo” 1300 anni fa dal califfo ‘Abd al-Malik e la presunta ascensione al cielo di Muhammad – che è la principale anche se non unica ragione per cui il luogo è sacro ai musulmani – risale ad appena 1400 anni fa…In questa escalation, i movimenti fondamentalisti ebraici hanno da tempo rotto il cordone di sicurezza che circondava alcune pagine dell’Antico Testamento, con il risultato che al jihad islamico torna ora a contrapporsi lo herem (la guerra di sterminio) veterotestamentario. È questo uno degli aspetti più preoccupanti della guerra in corso, per cui anche un non credente come Netanyahu, per il quale ciò che realmente conta è la nazione israeliana, cioè una forma di messianismo secolarizzato, finisce per citare la Bibbia e recitare la preghiera del soldato, peraltro incespicando qua e là perché il ghostwriter si è dimenticato di vocalizzarla a dovere.“ (Martino Diez, Amalek, o la guerra santa di Netanyahu, 30.1023) - nelle sue lettere Hans Urs von Balthasar (1979) mi aveva reso attento al pericolo del „messianismo secolarizzato“; Martino Diez da anche un ottima risposta „teologica“ alla questione posta da questo tipo di citazioni: „Più radicalmente però (in riferimento ad altre possibili risposte; RG), nelle pagine dell’Antico Testamento si constata un progressivo abbandono prima della prassi poi della teorizzazione della guerra di sterminio per aprirsi, dopo la catastrofe politica della fine della monarchia, a una visione in cui anche le nazioni trovano il loro posto accanto al Popolo. È il messaggio dei grandi profeti, che nei gruppi fondamentalisti ebraici sono quasi completamente ignorati, pur essendo teoricamente considerati come parte della rivelazione, per preferire loro le pagine più arcaiche di Giudici e Giosuè. Alla fine, è Ebraismo Sansone che uccide i filistei, scena oggi molto di moda, come è Ebraismo l’esordio di Isaia in cui il monte del tempio del Signore diventa meta di pellegrinaggio per «tutte le genti» e le spade si mutano in vomeri, le lance in falci (Is 2,2–4). Nell’Antico Testamento la tendenza al superamento della logica esclusivista è chiara, ma il processo resta aperto, il finale da scrivere. Ed è esattamente questa una delle ragioni per cui i cristiani considerano la Bibbia ebraica come un discorso in attesa di un compimento, un dramma in cerca di un epilogo che ne sciolga i nodi. È da sempre il punto di contrasto tra ebrei e cristiani.“


„Sul piano diplomatico c’è da registrare una grande preoccupazione in Vaticano. Ieri è arrivata una telefonata dall’Iran al Segretario di Stato Paul Richard Gallagher che ha inquietato la diplomazia del Papa. Francesco torna a chiedere con forza il “cessate il fuoco”. E non sono pochi gli osservatori (da Olivier Roy a Gilles Kepel oggi intervistati) a vedere nel ruolo dell’Iran la chiave di questa crisi mediorientale“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Hamas e la Repubblica Islamica sono terroristi e non parlano a nome del popolo iraniano o della Palestina. L'intera situazione in Israele e a Gaza è una tragedia incredibile. Se da un lato si tratta di una guerra per procura da parte della Repubblica Islamica e del suo braccio terroristico Quds Force e va condannata con la massima fermezza, dall'altro è fondamentale che Israele faccia tutto ciò che è in suo potere per proteggere i civili palestinesi secondo le leggi dei conflitti armati.Siamo onesti: la crisi odierna è in gran parte dovuta ad Hamas, che ha preso il controllo di Gaza nel 2006 e da allora non ha permesso alcuna elezione.  Gaza avrebbe potuto essere un'altra Dubai o Singapore. Invece, Hamas ha dirottato i fondi per costruire tunnel e ottenere razzi e armi dalla Repubblica Islamica dell'Iran, il più grande sponsor del terrorismo al mondo, per fare la guerra. La stragrande maggioranza degli iraniani non sostiene la Repubblica islamica ed è ostaggio delle sue politiche di distruzione dell'anima del regime. La stragrande maggioranza dei palestinesi vuole la pace, vuole un buon lavoro e un'istruzione decente per i propri figli.  Vogliono una vita migliore.  Questo non è possibile con la leadership di Hamas che prende ordini dai leader islamisti di Teheran che vogliono esportare la loro vile rivoluzione per riportare il mondo indietro al sesto secolo. Hamas, come la Repubblica Islamica, si occupa di terrorismo. Ad Hamas non importa dei palestinesi. Hamas sapeva esattamente come Israele avrebbe risposto al brutale attacco ai suoi cittadini del 7 ottobre.  Hamas è come l'ISIS. Deve essere distrutto“ (Masih Alinejad, X, 30.10.23).

„Intellectual insanity. Judith Butler: "Hamas and Hezbollah are social movements that are progressive and are part of the Global Left“ (Zineb Riboua, X, 29.10.23). 



Poiché non so cosa intenda precisamente con „Global-Left“ la filosofa americana Judith Butler (1956), non so bene cosa lei intenda, se la citazione qui sopra è giusta, quando afferma che Hamas e Hezbollah ne facciano parte, né so come ciò sia conciliabile con gli studi sulla non violenza della Butler stessa. I suoi studi sul gender mi fanno pensare che essa sia la mente filosofica della sinistra mainstream, quella che in differenti variazioni ha la possibilità di dare il „nihil obstat“ a ciò che è di sinistra e ciò che non lo è. La sinistra-sinistra che conosco io (Aaron Maté…) mette piuttosto in questione radicalmente l’agire dello stato israeliano che definire parte o meno della „Global-Left“ dei suddetti movimenti. Per quanto riguarda la citazione della giornalista iraniana, Masih Alinejad, devo dire che era per me un’esigenza citare anche una voce radicalmente anti-Hamas, ma che le sue due ultime righe: Hamas „deve essere distrutto“, tradisce un atteggiamento che non ha nulla a che fare con una filosofia della non violenza radicale, come quella rappresentata dal Papa e dal Cardinal Pizzaballa e che ho documentato nel mio diario negli ultimi mesi! 



Johanna a Parigi 

(Sera) Dal capitolo molto ben raccontato, "Il complesso di potere nel contorno del momento. Intervista estiva", nell'ultimo romanzo di Uwe Tellkamp, "Il sonno degli orologi", in cui egli riflette  la figura di Angela Merkel, nel romanzo Anne Hofmann, tre "punti"  hanno ispirato a mia volta una riflessione: 1) La democrazia funziona soprattutto attraverso l'analisi delle "maggioranze"; 2) In una democrazia c'è un "dare e avere" tra politica e "media aziendali". 3) "Anne è insicura, me lo dicono i piccoli segni. Teme la televisione e il suo potere, un errore e puoi essere fatto fuori, metti con noncuranza una collana il cui colore da lontano ricorda quello di un regime dittatoriale (Uganda o qualcosa del genere), o sfociando in un simbolo che qualche movimento separatista pensa sia tuo, e tu sei nei guai in una democrazia, hai perso il controllo. Anne vuole il controllo, il controllo offre una presa, il controllo offre una forma, il controllo salva" (390). 

(Notte) Al 25.7.42 (morirà il 30.11.43 ad Auschwitz; mentre Spier muore già il 15.9.42 ad Amsterdam) Etty, con tre citazioni cerca di dire alcune cose che gli sembrano essere molto importanti e che non può esprimere con sue parole; io dapprima le abbrevio: 1) „le decisioni non esistono“, 2) al di là del fatto crudo della bruttezza e della bellezza, c’è la possibilità, „con il tempo“, di essere „tutto più nuovo, più giusto, più anonimo“ (queste  prime due sono di Rilke); 3) l’uomo normale è chi è capace a sopravvivere (cfr. Jung). È possibile sopravvivere in una scuola senza essere anonimi? „Passo alla piccola Teresa e alla sua piccola via, che in un certo senso è anche „anonima“: „Tale scoperta del cuore della Chiesa è una grande luce anche per noi oggi, per non scandalizzarci a causa dei limiti e delle debolezze dell’istituzione ecclesiastica, segnata da oscurità e peccati, ed entrare nel suo cuore ardente d’amore, che si è incendiato nella Pentecoste grazie al dono dello Spirito Santo. È il cuore il cui fuoco si ravviva ancora con ogni nostro atto di carità. “Io sarò l’amore”: questa è l’opzione radicale di Teresina, la sua sintesi definitiva, la sua identità spirituale più personale“ (Papa Francesco, C’est la confiance, 41). Per essere l’amore non bisogna prendere più decisioni, queste le prende un Altro: „ Quando dentro di noi una cosa procede con tanta naturalezza dall'altra, senza alcuna forzatura, ecco che non resta spazio per una decisione. La catena si srotola, anello dopo anello, e l'uno è infilato nell'altro, con una chiusura leggera e tuttavia fissa, mobile eppure in un legame infinito“ (Rilke). Solo l’amore può trasformarci così: „ per restituirmi, con il tempo, tutto più nuovo, più giusto, più anonimo“ (Rilke).  Jung non nega l’amore, ma ci riporta su un terreno più realistico, quello della normalità: „ normale per l'appunto è quella persona che, pur vedendo ridotta al minimo la possibilità di vivere a causa di svariate circostanze, è comunque in grado di sopravvivere“. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 30.10.23) „Un frutto inestimabile è l’accresciuta consapevolezza della nostra identità di Popolo fedele di Dio, al cui interno ciascuno è portatore di una dignità derivante dal Battesimo e chiamato alla corresponsabilità per la comune missione di evangelizzazione. Questo processo ha rinnovato la nostra esperienza e il nostro desiderio di una Chiesa che sia casa e famiglia di Dio. È proprio a questa esperienza e a questo desiderio di una Chiesa più vicina alle persone, meno burocratica e più relazionale che sono stati associati i termini “sinodalità” e “sinodale”, offrendone una prima comprensione che ha bisogno di incontrare una migliore precisazione. È la Chiesa che i giovani avevano dichiarato di desiderare già nel 2018, in occasione del Sinodo a loro dedicato…In mezzo a noi erano presenti sorelle e fratelli di popoli vittime della guerra, del martirio, della persecuzione e della fame. La situazione di questi popoli, per i quali spesso è stato impossibile partecipare al processo sinodale, è entrata nei nostri scambi e nella nostra preghiera, nutrendo il nostro senso di comunione con loro e la nostra determinazione a essere operatori di pace.“ (Synod23 – Relazione di Sintesi della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-29 ottobre 2023) e risultati delle Votazioni, 28.10.2023“, (da ora in poi RdS23 o Synod23 ), Parte 1, 1, a sg.). La RdS23 conferma che „la prospettiva sinodale rappresenta il futuro della Chiesa“ e riprende le tre parole chiave dell’IL23 (Instrumentum laboris): comunione, missione e partecipazione. Non tace le ferite che la Chiesa stessa ha provocato e che le hanno fatto perdere in credibilità, perché „solo l’amore è credibile“ (Balthasar). Non tace neppure le paure opposte di tradizionalisti e progressisti. Con il Sinodo cambierà la nostra fede (i primi), con il Sinodo non cambierà nulla (i secondi). Comunque per me se si prenderà sul serio questa frase: „Un frutto inestimabile è l’accresciuta consapevolezza della nostra identità di Popolo fedele di Dio, al cui interno ciascuno è portatore di una dignità derivante dal Battesimo e chiamato alla corresponsabilità per la comune missione di evangelizzazione“ (RdS23, 1,1a), ci muoveremo nella giusta direzione. Quella che ci permetterà, spero, di superare un problema di cui ho letto in „Avvenire“:  «una sorta di élite laicale che perpetua le disuguaglianze e le divisioni nel Popolo di Dio»; questa è la mia esperienza in tanti anni di appartenenza alla Chiesa cattolica in Germania, molto più intensa nei  primi anni, perché l’Ordinariato di Monaco di Baviera era il mio datore di lavoro (1993-2002), ma che rivedo di nuovo ora, che ho fatto qualche passo nel „consiglio diocesano“ a Dresda. Questa élite laicale è totalmente sbilanciata in una direzione sola: la Chiesa non è per loro „casa e famiglia di Dio“ (RdS23, 1,1b), ma un’istituzione come un altra, che ha dei problemi strutturali di gestione del potere, che devono essere superati con un „controllo“ del potere stesso. 

Di questo problema ne avevo scritto nel maggio del 23 alla presidentessa del consiglio diocesano, senza ricevere alcuna risposta:


(22.5.23) Gentile signora Breyer, 

ho letto con attenzione il documento di Thomas Arnold. Sono d'accordo con l'identificazione del tema (l'abuso di potere) e anche con l'idea di trasparenza nell'esercizio del potere, e non perché pensi che possiamo e dobbiamo imparare qualcosa esclusivamente dalla democrazia di oggi (ci sono anche, per usare l'espressione di Charles Peguy, "anticlericali clericali" nella società democratica), ma soprattutto perché fa parte della comprensione della Chiesa stessa esercitare il potere in modo trasparente. Nel film "Of Men and Gods“ (film sui monaci uccisi in Algeria), si vede esattamente come i monaci non mettano in dubbio che il superiore, Padre Christian, prenda delle decisioni, ma che lo faccia da solo e senza trasparenza, cioè "clericalmente". Anche i principi guida citati nel documento, che si basano sulla dottrina sociale cattolica, sono buoni - è particolarmente importante sottolineare il principio della diversità senza arrivare al vicolo cieco dell’ordinazione sacerdotale delle donne; anche la femminista Lucetta Scaraffia pensa che ridurre la questione della diversità nella Chiesa alla questione dell'ordinazione sacerdotale non serva a nulla, almeno per il momento (pensa lei), nella Chiesa universale e a Roma. Una volta ammesso tutto questo, penso che il linguaggio e la forza con cui viene usata la parola "controllo" nel documento non aiuterà a dialogare con Roma; la domanda da porsi è, a mio avviso: vogliamo davvero ottenere qualcosa o vogliamo solo avere ragione? Abbiamo ancora un "sentire cum ecclesia" tale da vedere la gerarchia come madre (Ignazio), o vogliamo partire da un "sospetto"? Si tratta ancora di amore (Credibile è solo l'amore, Balthasar) o di controllo del potere? Il documento sottolinea che la capacità di imparare non è un adattamento al mondo, ma poi alcuni temi (quello dell’uguaglianza, per esempio) vengono ripresi come se fossero "dogmi", mentre il mondo stesso si chiede se, ad esempio, l'uguaglianza debba essere equiparata alla giustizia (cfr. presso l’editrice Suhrkamp: Gleichheit oder Gerechtigkeit? (Uguaglianza o giustizia?) a cura di Angelika Krebs). O, per fare un ultimo esempio, ci si lamenta che non ci sia un'immagine positiva del sacerdote, mentre io, come filosofo (e non principalmente teologo), so che esiste una letteratura molto approfondita al riguardo: Balthasar, Ratzinger per esempio....

Mi fermo qui per non rubarle tempo, ma almeno questo è quello che volevo dirle, in modo che possa anche vedere che quello che lei manda in giro viene letto; la prego di perdonare alcune imprecisioni della mia lingua tedesca.

Suo, Roberto Graziotto (traduzione automatica di DeepL rivista da me). 


A questo tipo di élite laica di sinistra, che ovviamente sostiene il cammino sinodale tedesco, nelle diocesi si oppone un’élite più tradizionale, critica del cammino sinodale tedesco . Quando mio figlio è stato in California nel seminario di San Patrick in California, ogni seconda persona gli chiedeva dove stesse andando la Chiesa in Germania; mio figlio che non è, Deo gratias et Mariae, in nessuno di questi circoli ecclesiali, non sapeva che rispondere. 


Questa élite più tradizionale, in un „manifesto“ per un inizio, che loro definiscono nuovo, si esprimeva così: 


„Come cristiani cattolici, riconosciamo la necessità di una riforma fondamentale della Chiesa. Tuttavia, non c'è mai stato un vero e profondo rinnovamento senza la conversione e la riscoperta del Vangelo che cambia la vita. Ecco perché il Cammino sinodale (in Germania) manca drammaticamente il bersaglio della vera riforma. Nella sua fissazione sulla struttura esterna, manca il nocciolo della crisi; viola la pace nelle comunità, abbandona il cammino dell'unità con la Chiesa universale, danneggia la Chiesa nella sostanza della sua fede e si incammina in direzione di uno scisma.

Noi professiamo la Parola di Dio viva, in cui c'è luce e verità. La troviamo testimoniata in forma vivente nelle Sacre Scritture, tramandata in forma vivente attraverso la Chiesa, resa visibile nella fede vivente. Questa Parola di Dio vivente è resa vincolante e conservata da testimoni, che ricevono compito e missione da parte del magistero ecclesiale.. La nostra coscienza ci obbliga a non appoggiare mai richieste o seguire iniziative che dissolvano o relativizzino questo impegno nei confronti della Parola di Dio viva. Si tratta piuttosto di cercare nella sua Parola vivente la volontà di Dio per la sua Chiesa oggi…“ - all’amico che mi aveva mandato il „manifesto“, risposi nel modo seguente, senza ricevere neppure da lui una qualche risposta:


Caro (...), I punti citati nel manifesto sono ben formulati, ma troppo apologetici per i miei gusti, forse ne possiamo parlare insieme; in ultima istanza nel manifesto non mi sembra ci sia nulla di nuovo (la novità la vedo nel modo di parlare di Papa Francesco e questo non è affatto apologetico). E dopo 20 anni di diaspora, penso che sia necessario un cammino sinodale, e non sono sicuro che queste persone del manifesto lo vogliano davvero. Tuo, R (29.6.22)


Queste mie esperienze personali, nella Chiesa in Germania, e riferite al sinodo tedesco, sono riassunte così nella RdS23, in riferimento al sinodo universale (2021-2024): „Senza sottostimare il valore della democrazia rappresentativa, Papa Francesco risponde alla preoccupazione di alcuni che il Sinodo possa diventare un organo di deliberazione a maggioranza privo del suo carattere ecclesiale e spirituale, mettendo a rischio la natura gerarchica della Chiesa. Alcuni temono di essere costretti a cambiare; altri temono che non cambierà nulla e che ci sarà troppo poco coraggio per muoversi al ritmo della Tradizione vivente. Alcune perplessità e opposizioni nascondono anche la paura di perdere il potere e i privilegi che ne derivano. In ogni caso, in tutti i contesti culturali, i termini “sinodale” e sinodalità” indicano un modo di essere Chiesa che articola comunione, missione e partecipazione. Ne è esempio la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA), frutto del processo sinodale missionario di quella regione“ (1,1g). La RdS sa che un cammino sinodale è possibile solamente con un approfondimento pastorale, teologico e canonico e quindi sono da evitare contrapposizioni infeconde tra questi tre livelli (1,1,j); corrisponde al mio cammino spirituale il dialogo preferenziale con „le tradizioni dell’Oriente cristiano“ (1,1,k), che ho cominciato in questo diario con un dialogo interiore con la „Filocalia“. L’idea di sinodalità viene presentata nella RdS23 come un tentativo di superare l’individualismo, il populismo e la globalizzazione astratta: „In questa linea, si può affermare che la pratica sinodale fa parte della risposta profetica della Chiesa a un individualismo che si ripiega su se stesso, a un populismo che divide e a una globalizzazione che omogeneizza e appiattisce“ (1,1,l). Infine: ho cominciato questa riflessione sulla RdS23 nel mio diario, perché sono convinto che per ora le riflessioni sinodali sono limitate ad un circolo abbastanza piccolo di persone: „La ricchezza e la profondità dell’esperienza vissuta conducono a indicare come prioritario l’allargamento del numero delle persone coinvolte nei cammini sinodali, superando gli ostacoli alla partecipazione finora emersi, così come il senso di sfiducia e i timori che alcuni nutrono“ (1,1,m).


A commento di un video che pubblica nella sua bacheca in X (29.10.23), scrive Lindsey Snell: „"Rimozione di toponimi falsi a Khankendi“. Gli azeri continuano a smantellare il patrimonio armeno e a rimuovere ogni traccia della lingua armena dal Nagorno-Karabakh. I funzionari dell'AZ affermano di volere il ritorno degli armeni, che l'AZ è "multietnica" e che la cultura armena sarà protetta“.


„Dopo la crisi ucraina, la crisi mediorientale è ora il secondo caso in cui molti (!) nel Partito Verde (Die Grüne) puntano imprudentemente e con spaventosa unidimensionalità e semplicismo sulla carta militare. Tutti possono imparare e nuove domande necessitano di nuove risposte. Ma è difficile allontanarsi dai principi e dai programmi originali“ ( in tal modo come fanno i „Verdi“)“ (Johannes Varwick, X, 29.10.23). - In vero, come spiegava Alain de Benoist (filosofo della „Nuova destra“ francese), quella dei Verdi è la logica conseguenza di una posizione pacifista e moralista, come la loro. Mentre questa osservazione del professore di Halle mi sembra molto sensata: „Per quanto riguarda il dibattito in Germania: trovo questo discorso del "mai più è ora" molto stupido e addirittura impertinente, perché strumentalizza l'Olocausto in modo inammissibile. La vita ebraica va ovviamente protetta, questo è il dovere dello Stato e dei cittadini! Mi oppongo senza compromessi all'antisemitismo, sia a quello purtroppo radicato da tempo in Germania sia a quello importato, ma chi ora vuole usarlo per mettere a tacere le critiche al governo israeliano - ed è esattamente questo che accade! - non ha la mia comprensione“ (Johannes Varwick, X, 29.10.23).


„Non ho problemi a definire Israele uno Stato nazista che commette atti di genocidio, sapendo bene cosa ha subito la mia famiglia ebraica. 

I nazisti sono un male storico unico. Lo Stato israeliano è un'iterazione moderna: fanatici suprematisti che uccidono in massa“ (Aaron Maté, X, 29.10.23).


„Sulla Stampa parla Suor Nabila Saleh, preside della scuola cattolica Rosary Sisters School di Tel el-Hawa, quartiere nel centro della Striscia di Gaza e spiega che le persone rifugiate in chiesa non possono o non vogliono andare verso Sud, come chiede l’esercito israeliano. L’emergenza umanitaria non è uno slogan. È una realtà“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


Abba nostro…


(Durante la mattinata) „…διότι γνόντες τὸν θεὸν οὐχ ὡς θεὸν ἐδόξασαν ἢ ηὐχαρίστησαν, ἀλλ’ ἐματαιώθησαν ἐν τοῖς διαλογισμοῖς αὐτῶν καὶ ἐσκοτίσθη ἡ ἀσύνετος αὐτῶν καρδία (…perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa) (Rom 1,21). A livello di connessione tra i versi non è del tutto chiaro il procedere argomentativo di San Paolo, come spiega Schlier, ma il pensiero è ben chiaro: gli uomini hanno conosciuto Dio, ma non gli hanno dato gloria (non hanno riconosciuto la sua gloria) ed ancor di più non gli hanno reso grazie. Dio dona gratuitamente l’essere così che tutti, anche i pagani, avrebbero potuto rispondere alla gratuità „gloriosa“ che si manifesta nell’esserci qualcosa invece che nulla con una gratuità del cuore. „Non hanno lasciato a Dio la sua gloria come Dio e si sono persi nell’ingratitudine“ (Schlier, 56). La conseguenza di ciò è il nichilismo futile, espresso con il verbo: ἐματαιώθησαν. „Mataioun nella forma passiva significa „nullo“, „futile“ oppure „essere reso vanitoso“ „ (Schlier, 56). Ciò significa, nel mio linguaggio, che la conseguenza dell’abbandono dell’ontologia dell’essere come amore gratuito e „glorioso“ genera il nichilismo. E lo genera in primo luogo nei „ragionamenti“ (ἐν τοῖς διαλογισμοῖς); in questo modo il pensiero viene indebolito e non nel senso legittimo, perché l’essere come amore gratuito è in vero „nulla“ (ma il nulla della gratuità, non quello del nichilismo), ma in un modo illegittimo, riducendo tutta l’ontologia in „debolezza“. E una volta che il pensiero diventa debole, lo diventa anche il nostro cuore (per Paolo, spiega Schlier, si tratta dell’ „inaccessibile centro vitale dell’uomo“) . Debole non è tenero: debole significa una forma di ottenebramento che non permette più di vivere nella verità! Allo stesso tempo, però, con ragione spiega Schlier: „Il cuore non è più comprensivo, non comprende più. Questo cuore che non comprende più ovviamente non ha perso ogni conoscenza, e questo cuore ottenebrato non è completamente senza luce. Il suo comprendere è un comprendere debole (nullo), che comprende e tuttavia non comprende. Non comprende, però, la realtà chiara e definitiva della realtà delle cose, la verità. L’uomo vive un’esistenza ambigua. La sua tenebra è quella della penombra“ (Schlier, 57). Detto ontologicamente: il pensiero debole ha un senso della non sussistenza dell’essere, ma non ha alcun senso della semplicità e completezza del dono dell’essere e della sua „gloria“; noi dobbiamo dialogare anche con queste persone che vivono nella penombra, ma senza negare la luce del giorno: „la realtà chiara e definitiva della realtà delle cose“. Questo vale sia per la profezia della pace, sia per un antropologia adeguata al dono gratuito e preciso dell’essere. 


„…φάσκοντες εἶναι σοφοὶ ἐμωράνθησαν (Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti) (1,22) - Schlier mette in relazione a questo verso anche 1 Cor 3, „[18] Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; [19] perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio…“. Si può essere anche un filosofo rinomato e tradotto in tante lingue, ma essere „stolto“ al cospetto di Dio. Quindi dobbiamo scegliere quella stoltezza al cospetto del mondo per essere davvero saggi al cospetto di Dio. Questo non per stravaganza, ma per non umiliare la verità, pur riconoscendo che anche gli uomini che vivono nella „penombra“, pur qualcosa hanno compreso del reale. Questo non significa che dobbiamo seguirli nel loro „mōrós“ (stoltezza). 


In cosa consiste la stoltezza del pagano? „…καὶ ἤλλαξαν τὴν δόξαν τοῦ ἀφθάρτου θεοῦ ἐν ὁμοιώματι εἰκόνος φθαρτοῦ ἀνθρώπου καὶ πετεινῶν καὶ τετραπόδων καὶ ἑρπετῶν (…e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili) (Rom 1,23). Prima della perversione riguardante i sessi, san Paolo ci  ricorda questa perversione teologica ed antropologica. I pagani, e purtroppo noi spesso con loro, noi pagani-do-Gesù e senza-Gesù (Peguy), non sappiamo più discernere ciò che è corruttibile, da ciò che non è corruttibile, non siamo più capaci di distinguere tra gli uomini che non si ritengono solo saggi (σοφοὶ), ma addirittura dei e Dio (θεοs). Qui ci troviamo nel centro di quella sfida filosofica che consiste nel discernere tra gli idoli e Dio, tra ciò che è corruttibile e ciò che non è corruttibile. Questo discernimento richiede un’ontologia adeguata, che non può essere solo „debole“ , ma debole e forte allo stesso tempo. Il disastro ontologico ha poi conseguenze antropologiche che vedremo in seguito. Rimane per me aperta la questione della „realtà“ inconscia e quindi della psicologia che analizza questa „realtà inconscia“ (individuale e collettiva), ma è anche vero che nella mia vita vi è stata un preferenza per la filosofia, anche sulla psicologia del profondo inconscio e che colei che mi ha convinto a fare un passo in quella direzione è una delle persone più luminose che io conosca: Etty Hillesum. Senza di lei (e senza un’autentica considerazione della mia esperienza) non avrei trovato alcun accesso a C.G. Jung, perché avrei sospettato il grande mastro di oscurare „la realtà chiara e definitiva della realtà delle cose, la verità“ (Schlier).


Oggi Johanna e David passano la loro giornata nell’universo creato da Walter Elias 'Walt' Disney (1901 - 1966), nella versione parigina. 



Johanna e David



Disneyland in Parigi 


(Sera) Vorrei scrivere qualcosa su due film che in qualche modo mi aiutano a comprendere meglio l’anima statunitense, che insomma sono al servizio dell’apocalisse dell’anima statunitense. Il primo è il famosissimo „Il padrino“ (1972) di Francis Ford Coppola, interpretato magistralmente da Marlon Brandon (Don Vito Corleone), Al Pacino (Michael Corleone), Diane Keaton (Kay Adams-Corleone) etc. Lo stato e la polizia sono fondamentalmente corrotti, non meno della famiglia Corleone; un sussulto di amore c’è quando don Vito decide di non vendicarsi per l’omicidio di suo figlio Santino (James Caan), ma l’assemblea di mafiosi non arriva ad un reale accordo e così il figlio Michael, più saggio degli altri, e che il padre sperava diventasse senatore, risolve il problema con il metodo dell’imperatore Augusto, prima del governo della pace: uccide tutti i nemici, mentre lui si trova al battesimo di un suo figlio…La religione cattolica gioca un certo ruolo formale, ma non contenutistico; quando il sacerdote chiede a Michael se abdica al diavolo, lui risponde di si pensando ai „diavoli“, non diversi da lui, che sta eliminando…

Il secondo film lo abbiamo visto oggi pomeriggio, Konstanze ed io: „Killers of the Flower Moon“ (2023) diretto magistralmente da Martin Scorsese ed interpretato genialmente da Leonardo di Caprio (Ernest Burkhart), Molly Kyle (Lily Gladstone) e Robert De Niro (William „King“ Hale). Qui la“ famiglia“ e i politici della regione sono del tutto corrotti; lo Stato centrale nella parte finale del film ne esce bene, come l’idea di „stato di diritto“. Infine si fa chiarezza degli omicidi degli indiani „Osage“  (non so se si chiamano così anche in italiano), a cui hanno contribuito in primo luogo lo zio „King“ (a cui Ernest obbedisce ciecamente), che ci tiene alla sua „image“ di benefattore degli indiani, ma che li sfrutta e li ammazza, come ci tiene alla sua religiosità tradizionalista, che consiste nel consolare i parenti delle persone, che ha fatto uccidere, dicendo che ora sono dal „Signore“. Qui l’apocalisse dell’anima statunitense perversa consiste  nella corruzione (soldi come idolo massimo), omicidio…La vera anima americana invece è rappresentata da Molly (indiana Osage), che sarebbe disposta a perdonare al marito, se avesse avuto il coraggio di dirle la verità fino in fondo. È una donna coraggiosa, che non parla molto, che sta in silenzio quando si scatena il temporale. Riesce a tirare fuori il meglio di Ernest, suo marito, che alla fine rivela, in un processo, la corruzione omicida dello zio, ma che purtroppo non è capace di dire a sua moglie la verità fino in fondo e cioè che per mesi le ha somministrato, per tenerla „tranquilla“ (era andata fino a Washington per parlare con il presidente), pur essendo malata di diabete, insulina sporca di una sostanza che fa aggravare il suo stato di salute. 


(Notte) A differenza di Etty credo si necessario parlare della „situazione“, ma un po’ nel senso di Karl Barth, per comprendere meglio la Bibbia e non „per turbare le persone intorno a me“ (Etty, 25.7.42), ma anch’io ho bisogno „del materiale di studio difficile“, come può essere la traduzione di Ulrich o la meditazione del commento alla „Lettera ai Romani“ di Schlier. Fra due giorni ricomincia la scuola ed io desidero ascoltare „la mia voce interiore“ e tirar „dritto per la mia strada“ o essere seduto in un angolino a leggere ciò che mi serve per vivere. „Non è un isolarmi dal dolore che ho intorno, non è neppure una forma di apatia. Sopporto e custodisco tutto dentro di me, ma tiro diritto per la mia strada“; stare nella scuola solo per la scuola (ragazzi, insegnanti, genitori) non è qualcosa che fa per me. Ciò semplicemente mi distruggerebbe o farebbe venir fuori il „mio umorismo quasi diabolico“, il mio sarcasmo per colleghi e ragazzi. A me Rilke non dice molto, ma ciò che cita Etty nel suo diario il 25.7.42 sulla debolezza camuffata di bontà lo capisco molto bene. Ho davvero tanto bisogno di silenzio o delle variazioni di Goldberg, anche per non essere sempre confrontato con il tono dell’acufene. Nella scuola  c’é troppo chiasso…Anche nella Chiesa dovrebbe esservi più silenzio nel senso della piccola Teresa: il cuore di cui lei parla „non è il cuore di una Chiesa trionfalistica, è il cuore di una Chiesa amante, umile e misericordiosa. Teresina mai si mette al di sopra degli altri, ma all’ultimo posto con il Figlio di Dio, che per noi è diventato servo e si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte su una croce (cfr Fil 2,7-8)“ (C’est la confiance, 40). PS Spier dice una frase da brividi: "è il momento di mettere in pratica il detto: ama i tuoi nemici. E se lo diciamo noi bisogna pur credere che sia possibile...". 


(Wetterzeube, il 29.10.23; beata Chiara Luce Badano) Il confronto di ieri notte con Paolo e precisamente con 1, 18-32 della sua Lettera ai Romani non è concluso e chiedo a Dio chiarimenti e tanta misericordia…Questa mattina, però, vorrei confrontarmi con le letture della 30esima domenica del Tempo Ordinario del canone romano (Es 22,21-27; 1 Ts 1, 5-10; Mt 22, 34-40 e in questo senso fare anche un passo in avanti con la questione paolina del rapporto tra legge e grazia. „Nessuna etica è più semplice e trasparente di quella cristiana“ (Balthasar, La luce della Parola, 135). E questo certamente non per merito dei cristiani, né dei loro fratelli maggiori, gli ebrei: „essi avevano perduto l’orientamento nel labirinto dei loro innumerevoli comandamenti“ (Balthasar, ibidem 134). E noi cristiani li abbiamo seguiti in questo labirinto, sebbene fossimo stati liberati da Cristo, che „riprendendo la prescienza degli uomini“, l’ha ordinata nella semplicità; „chiarendola, ha innalzato la struttura di fondo di ogni etica cristiana“ (134). Dobbiamo amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutto il nostro pensiero: e queste tre cose devono essere prese sul serio tutte e tre, se non ci si vuole perdere ancora una volta nel labirinto delle troppe leggi: cuore, anima e pensiero! Il secondo aspetto non è meno importante: „amare il prossimo come te stesso“. „Né una qualche norma particolare ha valore senza l’amore del prossimo, né questo ha la precedenza davanti all’amore di Dio“. Per Balthasar nessuno come Paolo ci ha insegnato „l’indivisibilità dell’amore di Dio e del prossimo“ e questo implica per lui il passaggio dall’amore degli idoli a quello di Dio! Gli „idoli“ sono surrogati, promettono l’amore e la vita, ma non hanno né possono donare amore e vita. Ma anche questo invito alla conversione dagli idoli a Dio non deve riaprire la strada al labirinto delle troppe leggi. Io vedo un „labirinto di leggi“ in campo sessuale, non nel senso che le leggi siano tante, ma nel senso chi vi ci entra corre il rischio farisaico di vivere nella schiavitù dell’imposizione di leggi ad altri, a quegli altri che si perdono nel labirinto, mentre coloro che le impongono non sono capaci a portarne minimamente il peso, se ci paragoniamo con „la struttura di fondo di ogni etica cristiana“, nella sua „semplicità e trasparenza“. La lettura  dell’Antico Patto di questa domenica poi ci ricorda di non „fissarci“ solo o in primo luogo sull’ambito individuale. Tra l’altro questa „fissazione“ non è utile, visto che nessuno dei figli di Abramo, e neppure degli altri figli del mondo che non si riconoscono con Abramo, hanno „mantenuto il comandamento capitale di amare Dio“, sebbene, già in forza del dono gratuito dell’essere come amore, avrebbero potuto farlo: noi tutti „siamo nel peccato“ e noi tutti dobbiamo, certamente prima facie in modi molto diversi, ricordarci che è Dio che dona l’essere, e per quanto riguarda la nostra storia di figli di Abramo: è Dio che ci ha liberato dalla schiavitù di Egitto. Per questo motivo, come risposta di amore, dobbiamo prendere sul serio ciò che sia questo passaggio dell’Esodo (Es 22,21-27) sia Papa Francesco non smettono di ricordarci: „Dio ha dimostrato ad essi (in vero a noi tutti; RG) che erano stranieri, un amore come a creature sue proprie e in questo ricordo Israele (tutti i figli di Abramo; RG) deve con altrettanto amore ed indulgenza trattare gli stranieri, i poveri le vedove e gli orfani“ (Balthasar, 135). Ecco il criterio del giudizio finale in grande sinteticità, come piace all’amico Bruno Brunelli: „Ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me“ (Matteo). 

„Il 28 ottobre 1953 il collegio Cardinalizio in conclave eleggeva Angelo Giuseppe Roncalli papa. Realizzò il sogno di Pio XII di un Concilio per la Chiesa, su basi e temi differenti da quelli pensati da papa Pacelli, è aprì una stagione nuova. Ecclesia semper reformanda!“ (Massimo Maggiaschi, LinkedIn) - per me vi è una linea rossa tra Giovanni XXIII e Francesco nell’aver compreso che la logica dei blocchi distrugge il mondo. „Se qualcuno deve trionfare allora che sia la pace“ (Giovanni XXIII): «O Principe della Pace, Gesù Risorto, guarda benigno all'umanità intera. Essa da Te solo aspetta l'aiuto e il conforto alle sue ferite. Come nei giorni del Tuo passaggio terreno, Tu sempre prediligi i piccoli, gli umili, i doloranti; sempre vai a cercare i peccatori. Fa' che tutti Ti invochino e Ti trovino, per avere in Te la via, la verità, la vita. Conservaci la Tua pace, o Agnello immolato per la nostra salvezza: Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem! Ecco, Gesù, la nostra preghiera. Allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace, e confermali nella verità, nella giustizia, nell'amore dei fratelli. Illumina i reggitori dei popoli, affinché, accanto alle giuste sollecitudini per il benessere dei loro fratelli, garantiscano e difendano il grande tesoro della pace; accendi le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rinsaldare i vincoli della mutua carità, a essere pronti a comprendere, a compatire, a perdonare, affinché nel Tuo nome le genti si uniscano, e trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo, la pace, la Tua pace» (Papa Francesco, 27.10.23). 


A David e Johanna in partenza per Parigi: „Buon viaggio! Non so se avrete tempo, ma forse in questi tempi di guerra varrebbe la pena fare un salto, non so bene se sia nel centro di Parigi ,dove si ricordano le  apparizioni della Vergine Maria, Rue du Bac, 1830; e da li che viene la medaglia miracolosa, che Johanna certo conosce. "I tempi sono cattivi. Gravi sciagure stanno per abbattersi. Tutto il mondo sarà sconvolto da disgrazie d'ogni specie“ (questo disse Maria a  Suor Caterina (al secolo Zoe) Labouré. Comunque in primo luogo si tratta della gioia del vostro viaggio di nozze. Vi ho mandato la cartina di Google Maps, per sapere dove si trova, Rue du Bac 140. 



Johanna e David, in treno per Parigi 


N.S. Lyon ha pubblicato il 27.10 una citazione sulla semplicità, che mi fa tanto bene, dopo aver parlato del „labirinto delle leggi“, presa da un saggio, che aveva letto da giovane e con cui già allora si era identificato, di William George Jordan, del 1905: „Nessun carattere può essere semplice se non è basato sulla verità, se non è vissuto in armonia con la propria coscienza e i propri ideali. La semplicità è la pura luce bianca di una vita vissuta nell’interiorità. Viene distrutta da qualsiasi tentativo di vivere in armonia con l'opinione pubblica. L'opinione pubblica è una coscienza di proprietà di un sindacato, dove l'individuo è solo un azionista. Ma l'individuo ha una coscienza di cui è l'unico proprietario. Adattare la propria vita ai propri ideali è la strada maestra per la semplicità…La semplicità è un disprezzo sereno per le cose non essenziali della vita. È la fame irrefrenabile di ciò che non è essenziale il segreto della maggior parte del malcontento del mondo. È la costante ricerca di superare gli altri che uccide la semplicità e la felicità. La natura, in tutte le sue rivelazioni, cerca di insegnare all'uomo la grandezza della semplicità. La salute non è altro che il vivere una vita fisica in armonia con alcune leggi semplici e ben definite. Cibo semplice, esercizio fisico semplice, semplici precauzioni faranno miracoli. Ma l'uomo si stanca delle cose semplici, cede a sottili tentazioni nel mangiare e nel bere, dà ascolto al suo palato invece che alla Natura, e soffre. Viene quindi portato a conoscere intimamente la dispepsia, e si siede come un bambino alla sua stessa tavola imbandita, costretto a limitarsi a mangiare il semplice cibo che disprezzava… L'uomo dal carattere semplice guarda la verità e l'onestà così dritto in faccia che non ha coscienza degli intrighi e della corruzione che lo circondano“ (William George Jordan). Questo atteggiamento del carattere è per me possibile se si parte da una considerazione ontologica seria: il dono stesso dell’essere è „semplice e completo“ (Tommaso). 


Paul Kingsnorth mi ha fatto nascere l’interesse per i pozzi, uno dei quali ho visto è fotografato nel monastero dei Celestini a Oybin. In un suo articolo dell’altro giorno (22.10.) ne ha presentato uno che si trova sulla "Wild Atlantic Way“: „… è una strada bellissima. E se percorrete il tratto che attraversa Gleninagh, a sud di Galway e a est di Black Head, e se siete bloccati dietro a uno di quei pullman e siete costretti a rallentare e a guardarvi intorno, potreste notare una piccola costruzione interessante ed intrigante sul ciglio della strada. Sembra una piccola chiesa gotica, ma in realtà si tratta di un pozzo, che contiene una sorgente originariamente nota come Tobar Chornáin, ma che oggi viene per lo più chiamata, in base alla sua architettura, Pinnacle Well“ - beh i pozzi fanno parte di quelle cose semplici che rendono la vita semplice di cui parla William George Jordan. Ed ovviamente l’acqua è semplice e necessaria! 


Pozzo nel monastero di Oybin 

„La regina Rania di Giordania accusa l’Occidente di avere un “doppio standard”. Mentre il presidente turco Racep Tayyip Erdogan ha chiamato al telefono papa Francesco, cercando di rilanciare il suo ruolo di mediazione. Politicamente i fratelli musulmani, che lui guida in Turchia, sono certamente il partito più affine ad Hamas. Hamas, nel frattempo, ha spedito un rappresentante a Mosca, che però non è stato ricevuto da Vladimir Putin, in cerca di solidarietà internazionale. Oltre a Turchia e Qatar, la Russia entrerà nel gioco di una trattativa? Difficile dirlo ma la guerra in Ucraina ha tolto molte possibilità a Mosca. Anche se Israele non ha mai aderito alle sanzioni economiche occidentali e non ha mai voluto dare armi a Kiev“ (Alessandro Banfi, 27.10.23) - visto che io ho scritto sempre e solo cose negative su Erdogan, volevo almeno citare una notizia, che comunque in sé è positiva.

Un esempio per come non leggere la Bibbia: „Netanyahu dichiara l'invasione: "Dovete ricordare ciò che Amalek vi ha fatto, dice la nostra Sacra Bibbia".1 Samuele 15:3: "Ora andate a colpire Amalek e distruggete completamente tutto ciò che possiedono, senza risparmiarli, ma uccidete uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini““ (Michael Tracey, X, 28.10.23).

Abba nostro…

(Dopo l’Angelus) Vedo che il Santo Padre è molto preoccupato, vedo che insiste tanto nel suo no alla guerra, speriamo in bene. Nella prima parte dell’Angelus, completamente nella scuola di San Paolo (ma anche di San Matteo…), il Papa ci ricorda che per Gesù l’amore del prossimo e l’amore per Dio sono inseparabili. E che la priorità di quest’ultimo consiste nel fatto che che il Suo amore ci precede. Egli anticipa ogni nostra azione con il suo amore vicino, tenero e misericordioso! E noi ci possiamo fidare come i bambini che si fidano dei loro genitori. Tutto si radica in questo „primerear“. Lo so che tanti tradizionalisti, quando ascoltano o leggono l’avvertenza di Geremia (Ger 23, 9-17.21-29) sui falsi profeti pensano a Papa Francesco, perchè lui con il suo Dio vicino, tenero e misericordioso propagherebbe una „sicurezza di salvezza“, ma in vero la sua profezia della pace e della conservazione della nostra casa comune e dei poveri, sostengono il contrario di una salvezza garantita…. 

„τὰ γὰρ ἀόρατα αὐτοῦ ἀπὸ κτίσεως κόσμου τοῖς ποιήμασιν νοούμενα καθορᾶται, ἥ τε ἀΐδιος αὐτοῦ δύναμις καὶ θειότης, εἰς τὸ εἶναι αὐτοὺς ἀναπολογήτους“ (Poiché la sua realtà invisibile viene percepita dalla creazione del mondo, in paragone alle sue opere (τοῖς ποιήμασιν) nel pensiero (νοούμενα), la sua potenza eterna e divinità, per questo motivo non sono scusabili). Cioè gli uomini non sono scusabili, perché la Sua, di Dio, realtà invisibile non rimane nascosta, ancor più, ci insegna Heinrich Schlier, non rimane nascosta la gloria della sua realtà, lo splendore della sua potenza e vedremo che la conseguenza di ciò per San Paolo è la perversione dei rapporti sessuali. Dire che tutti siamo nel peccato, che i pagani sono nel peccato, non significa per la „Lettera ai Romani“, una giustificazione del peccato, ma siamo confrontati con una „accusa“; in verità avremmo potuto evitare tutto ciò. „Perché Dio si è reso conoscibile nella sua creazione“ (Schlier, 55). Io credo che nella sua creazione sia anche incluso, in riferimento alla sessualità, pure il fatto che gli organi di procreazione siano anche organi di piacere, ma questo non giustifica comunque, se prendiamo sul serio la „Lettera ai Romani“ (1, 18-32) alcuna forma di perversione. È già nel verso 18 si dice chiaramente: „Ἀποκαλύπτεται γὰρ ὀργὴ θεοῦ ἀπ’ οὐρανοῦ ἐπὶ πᾶσαν ἀσέβειαν καὶ ἀδικίαν ἀνθρώπων τῶν τὴν ἀλήθειαν ἐν ἀδικίᾳ κατεχόντων“ (Poiché (γὰρ) l’ira di Dio è rivelata dal cielo su ogni ateismo empio (ma c’è un ateismo non empio? traducendo così tradisco il testo?) ed ingiustizia dell’uomo, le qual cose hanno abbassato la realtà in ingiustizia, hanno ridotto la verità in ingiustizia (τὴν ἀλήθειαν ἐν ἀδικίᾳ κατεχόντων). In dialogo con Etty, che certamente vuole liberarsi dal „basso“, ho imparato a non saltare il basso, ma con ciò spero di non aver fatto ciò che la Parola di Dio non vuole: τὴν ἀλήθειαν ἐν ἀδικίᾳ κατεχόντων, tenere giù, sottomettere la verità sotto l’ingiustizia; comunque sia san Paolo qui mi fa riflettere al quanto. Il che non toglie che con Schlier, dobbiamo domandarci: „perché (i pagani) hanno abbassato, esiliato la verità?“ (Schlier, 55). Su questa domanda dovrò „lavorarci“ su. Parlando di tutto ciò con Konstanze passeggiando nel bosco, lei mi ha detto una frase davvero da brividi: se non possiamo contare sulla misericordia di Dio, per la nostra tendenza al basso, allora possiamo solo sperare che non esista. VSSvpM! 


(Notte) Johanna ha telefonato da Parigi; è molto contenta del viaggio di nozze, che era il dono delle due nostre famiglie, quella sua, cioè noi, e quella di David; l’Hotel è addobbato con simboli di Halloween ed anche la cena era dedicata a questo tema; da piccoli i nostri bambini, nella tradizione di Tolkien e C.S. Lewis, sono stati educati ad un’integrazione dell’annuncio cristiano con la dimensione mitologica del reale, abbiamo solo fatto attenzione a non sdolcinare il diavolo, ma questo non è il caso della festa die Halloween. Johanna ama molto questa simbologia. 



Ornamenti di Halloween nell'hotel di Parigi



La pentola della strega 


Purtroppo da più di 24 ore lo stato israeliano ha cominciato la „follia“ (Erdogan) della vendetta in Gaza; ecco perché il Papa era così triste oggi. Le manifestazioni per i Palestinesi sono diventati fiume, non solo nelle piazze arabe: Londra, Roma, Berlino…sono alcuni dei luoghi in cui ve ne sono state con un grande numero di persone. Ma il governo italiano e quello tedesco si trovano in una posizione non chiara. Rolf Peter Sieferle (1949-2016) avevo previsto dove avrebbe portato il mito di Auschwitz - qui la parola mito è usato come contrasto alla realtà di Auschwitz, che Sieferle non ha mai messo in dubbio. Si tratta di una sorta di religione cultuale e mitica, per cui ora, dove sarebbe necessario un chiaro no a ciò che fa Israele (come stato, non come popolo), viene fuori un’insostenibile neutralità; in questo senso si può dire che l’olocausto genera l’olocausto, senza forzare, però, paragoni, che come ha detto ieri saggiamente Gabor Maté, non sono adeguati. Ma sono morti tantissimi bambini e questo ancor prima dell’azione militare e terroristica cominciata ieri. Gli USA ha già dimenticato le sdolcinate parole del presidente, sta del tutto dalla parte di Netanyahu: criminali di guerra (Biden e Netanyahu) si aiutano a vicenda.     


Non dobbiamo soccombere alle preoccupazioni: „mio, Dio, allontanale da me… una cosa è certa: dobbiamo accettare tutto dentro di noi dobbiamo essere pronti a tutto e sapere che le „cose ultime“ non possono esserci sottratte; allora, con quella pace interiore, sapremo ben compiere i passi necessari“ (Etty, 24.7.42), senza anticipare pericoli, che è sempre un’azione senza senso. In quella pagina di diario Etty cita da un libro, „L’Europa e l’anima dell’oriente“, un passo da brividi, da brividi profetici, anche se la Russia di oggi, forse non è all’altezza di quello che scrive l’autore, che comunque pensava „solo agli spiriti illuminati della cultura russa“. Ma leggiamo attentamente questo passaggio, che contrappone con una profonda ragione l’amore alla sovra accentuazione della „giustizia“: „ si comprese che l'idea di giustizia non è il supremo principio dell'etica, che al di sopra c'è l'idea di amore la quale, aldilà del giusto e dell'ingiusto, della colpa e della vendetta, chiude per sempre la fonte della discordia fra gli uomini con un grande gesto di bontà che tutto perdona e tutto purifica, rendendo così possibile il regno di Dio sulla terra. Questo, che è il nucleo del cristianesimo e che, sia a quel tempo sia a nostri giorni, ha incontrato fortissima resistenza, fu recepito più facilmente e coltivato con maggior serietà dall'élite morale russa che non dall'Occidente europeo, il quale risente della sopravvalutazione cui è andato incontro il principio di giustizia, sicché non riesce ad avanzare aldilà di esso“. Si tratta del primato dell’amore annunciato da Cristo! È un ebrea che trascrive questo passaggio! Teresa la pensa nello stesso modo: «Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in nessuno dei membri descritti da San Paolo: o meglio, volevo riconoscermi in tutti!... La Carità mi diede la chiave della mia vocazione. Capii che se la Chiesa aveva un corpo, composto da diverse membra, il più necessario, il più nobile di tutti non le mancava: capii che la Chiesa aveva un Cuore, e che questo Cuore era acceso d’Amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa: che se l’Amore si dovesse spegnere, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’ Amore racchiudeva tutte le Vocazioni, che l’Amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi!… Insomma che è Eterno!… Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante ho esclamato: O Gesù mio Amore…, la mia vocazione l’ho trovata finalmente! La mia vocazione è l’Amore!… Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l’hai dato: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore!… Così sarò tutto… Così il mio sogno sarà realizzato!!!» (Citato in Papa Francesco, C’est la confiance, 39). Questa dichiarazione di amore poi per Teresa si gioca tutta sulla piccola via del quotidiano, sulla „via comune“ che impara da Maria! (C’est la confiance, 36). Buona notte! PS sono stato molto grato di aver studiato oggi alcune pagine del Prof. Schlier sulla „Lettera ai Romani“.


(Wetterzeube, il 28.10.23; Apostoli Simone e Giuda Θαδδαῖος; quest’ultimo è venerato, insieme a Bartolomeo, come legame apostolico primo, dalla Chiesa apostolica armena) Nella basilica minor di Jablonné v Podještedi (Cz), nel chiostro della quale si trova il convento di suore domenicane, ho trovato il libro, il commento alla „Lettera ai Romani“ di Heinrich Schlier, professore dell’università di Bonn e pubblicato nella DDR dalla casa editrice Benno, nel 1978; Herder lo aveva pubblicato nella RFD un anno prima; questa mattina ho letto l’introduzione, in quattro passi: la situazione storica in cui è sorta la Lettera di san Paolo, il carattere dello scritto; che cosa appartenga davvero alla penna di Paolo; il movimento dei pensieri della Lettera ai Romani. Non ho purtroppo il tempo di studiarlo attentamente e le poche cose che scrivo qui sono del tutto „soggettive“, ma come dice l’autore nella breve premessa, in riferimento al fatto che non ha potuto considerare tutta la bibliografia della Lettera ai Romani: „in verità questa „soggettività“ è quella propria ad ogni incontro“: vale per l’incontro con le persone, che per quello con i libri. Fin dai miei anni come studenti di filosofia, la lettera ai Romani (una professoressa di Torino aveva offerto un seminario o un ciclo di lezioni sul tema, sul commento di Karl Barth a questa epistola) è una grande sfida, il cui significato Schlier presenta in riferimento all’esegesi, al metodo storico critico e alla teologia. Vorrei far memoria di questi temi: Paolo voleva andare in Spania, perché voleva annunciare Cristo a persone, che non avevano mai sentito parlare di Cristo da qualcun’altro e quindi in luoghi in cui non c’era già stato l’annuncio cristiano, ma fa un eccezione per Roma e si rivolge con la sua lettera in modo particolare ai pagani diventati cristiani. Il tema è il seguente: la giustizia di Dio si impone per grazia e non per la legge! La legge testimonia solo che siamo tutti peccatori. Ciò non significa che nella lettera non si leggano anche richiami ed esortazioni a comportarci come figli della luce, come amanti, perché nell’amore si riassumono tutti i comandamenti. Nei capitoli 9-11 si parla del mistero doloroso del rifiuto da parte di „Israele secondo la carne“ del Logos universale e concreto, ma anche della certezza che tutto Israele, non solo „Israele secondo lo spirito“, verrà salvato; per Israele, ma anche per noi tutti il grande pericolo consiste nell’auto-giustificazione, nell’auto-giustizia. La Lettera dell’apostolo delle genti è molto coraggiosa, ma mette anche in evidenza la tentazione di una posizione in cui viene sovra accentuata l’importanza dei carismi: „hyperphronein“ è il nome di questa tentazione; un atteggiamento che non si trova più nell’umiltà e nella misura della fede. Nel capitolo 12 della Lettera, „in un gioco di parole con i verbi hyperphronein - phronein, phronein - sôphronein, Paolo esorta ad una mentalità che aderisca alla misura di fede assegnata a ciascun credente. Rifiuta l'arroganza a scapito di un membro della comunità e invita ad una prudenza non priva di umiltà“ (Friedrich Wilhelm Horn). Dovevo pensare al „decentramento dal carisma“, di cui aveva parlato il Papa a noi di CL, nel marzo del 2015. Allo stesso tempo, però, questa critica alla hyperphronein non significa che dobbiamo perdere il coraggio così proprio a questa „Lettera“ nel criticare ogni forma di „icona della legge“, senza per questo dire che la legge sia „cattiva“, ma non è da essa che siamo giustificati: giustificati lo siamo solamente dall’amore gratuito di Cristo, che è in sé e per noi giustizia di Dio!

PS La legge non solo non è cattiva per San Paolo, ma è compiuta pienamente nell'amore: "L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore. Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri". (Rom 13, 10-14)  - non ripeto qui ancora una volta quanto ho detto più volte sui „surrogati“, e che mi è del tutto presente.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che la reazione di Israele all’attacco terroristico di inizio Ottobre (7 Ottobre) da parte di Hamas non è „adeguata“; il cancelliere tedesco Olaf Scholz invece a ricordato il diritto di auto-difendersi di Israele. Un amica, Teresa Nurieljan, che vive in Israele, scrive nella sua bacheca in Facebook, che non ha nessuna tolleranza per chi dice che Israele esagera. Israele non avrebbe mai cominciato una guerra; io non do lezioni a chi si trova minacciato dai missili, ogni giorno, e capisco che una persona che ha una figlia nell’esercito israeliano la pensi così. Ma vi sono anche israeliani che la pensano in modo diverso. „"Non sono anti-israeliano", spiega il membro della Knesset israeliana Ofer Cassif, sospeso dall'assemblea legislativa per 45 giorni dopo aver criticato "l'assalto fascista" di Israele a Gaza. "Il governo è anti-israeliano. Il governo mina la sicurezza e il benessere dello Stato e dei suoi cittadini“. Cassif, che è ebreo e ha prestato servizio nell'esercito israeliano, prosegue: "Poiché sono dalla parte di Israele, sono contro il governo di Israele. Perché sto con Israele, sto con i palestinesi““ (Redazione di Useful idiots, 27.10). Anche Gabor Maté, nato Gábor Máté (* 1944 a Budapest), che è un medico canadese di origine ungherese (la sua famiglia, di religione ebraica, sfuggì per poco alla deportazione durante l'occupazione tedesca e lasciò l'Ungheria nel 1956), ha preso le distanze dalla reazione di Israele (cfr. Aaron Maté, X, 28.10.23). La cosa più bella che ho letto sul tema è la lettera del cardinal Pierbattista Pizzaballa, che ieri CL-online ha tradotto anche in tedesco (l’ho inviata a tante persone che conosco, per esempio nella chat del mio padre confessore in Whatsapp, dove ha trovato molto consenso) e di cui avevo parlato nel giorno dell’uscita, perché me la aveva mandata Renato Farina. 

Domani David e Johanna vanno a Parigi! Deo gratias et Mariae! 

Ieri abbiamo pregato e digiunato con il Santo Padre! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) C’è un capitolo nell’ultimo romanzo di Uwe Tellkamp, „Der Schlaf in Den Uhren“, in cui alcuni critici letterari discutono la questione se sia necessario o meno, se sia gusto letterario o meno, inserire elementi biografici nel proprio romanzo (379-380). La questione non è stupida, non lo è addirittura in riferimento ad un „Diario“, ma a parte l’arroganza dei critici, in modo particolare di uno, io non ci vedevo molto in quella discussione, e credo che Tellkamp stesso volesse mettere in mostra questa superficialità di giudizio, pseudo critico. Ad un altro livello, quello che pone Balthasar, in riferimento a Reinhold Schneider, è vero che la „vita appartiene al compito, non alla biografia“ e che quest’ultima è interessante solamente se aiuta chi scrive e chi legge a comprendere di quale „compito“ si tratti. Per quanto riguarda questo diario si tratta del filo rosso ultimo che regge tutto ciò che scrivo: il dono dell’essere come amore gratuito e la „crisi ontologica“ che viene messa in moto, se si prende sul serio questa gratuità del dono dell’essere. Una vita non può essere forzata in un compromesso tra gli estremi, ma deve essere tenuta „sveglia“, nella polarità in cui l’essere è donato, ultimamente quella tra l’atto dell’essere e l’essenza delle cose e delle persone. Il dono stesso dell’essere è in sé polare, come ricchezza e povertà, che Ulrich esprime nel „medesimo uso di essere e „nulla“, Tommaso nel suo „esse est aliquid simplex et completum, sed non subsistens“. L’essere non è una „sostanza“, né un’essenza, esso è in un certo senso, proprio nella sua semplicità e completezza, „nulla“. Mentre la sostanza e l’essenza della sostanza sono „qualcosa“, non sono qualcosa di assoluto e neppure qualcuno di assoluto, questo lo è solo Dio, che dona gratuitamente l’essere. Di Dio Tommaso dice che è „ipsum esse subsistens“, tutte le altre cose e persone hanno una relatività o relazionalità. Per quanto riguarda la differenza tra sostanza ed essenza si tratta, credo, della differenza tra una cosa e la sua „natura“, „essenza“ per l’appunto ed a seconda se uno pensi platonicamente o aristotelicamente vi sarà un’altra accentuazione: in Platone l’essenza è la realtà reale, per Aristotele lo è l’unità tra i due poli. Per quanto riguarda il punto di partenza di questa riflessione, la biografia non è l’essenza della vita, ma il compito è l’essenza della vita, ma senza la gratuità del dono dell’essere, tutto rimane ripiegato in se stesso…

(Notte) „Non credo molto in un aiuto dall’esterno, né ci conto - su inglesi o americani o una rivoluzione o Dio sa cosa. Non ci si può attaccare a queste cose. Quel che viene è bene. Buona notte“ (Etty Hillesum, 23.7.42 (!). Mi scrive un’amica: „Io penso che il terrore sui civili inermi è appunto terrore. Non può essere condannato da una parte e giustificato a parti inverse…L'occidente lo fa. Dimenticando tutto: cristianesimo, cultura classica, illuminismo e democrazia…Ho visto il video di un padre che raccoglieva i pezzi di suo figlio dentro a una busta della spesa“ - le ho mandato come risposta il video con il padre di Aaron, Gabor Maté, e la frase di Etty con cui ho cominciato questo passo del diario. Su quanto dice Maté major, la mia amica mi ha risposto: „Concordo. Anch’io nella mia vita non ho visto orrore peggiore“.  Eppure non dobbiamo perdere la speranza: essere riconoscenti per le tante cose belle che abbiamo ancora, per un uomo o una donna che ci amano, per le rose nel giardino che resistono al freddo che pian piano sta venendo, sebbene sia ancora molto mite il tempo; per il viaggio di nozze a Parigi di David e Johanna a partire da domani; per questa scrivania e nonostante tutto, per quell’ „equilibrio, pazienza e pace“ di cui parla Etty, ed anche per „una qualche intuizione sui rapporti tra le cose“. Certo anche Etty ha paura, a volte pensa che se le cose non accadessero nel momento di forza potrebbe suicidarsi : „Mio Dio, ho promesso che avrei confidato in te…sto molto bene mio Dio…accetterò tutto come verrà mio Dio“ (ibidem). Anche la giovane della Normandia, proprio nel momento oscuro del suo proprio „ateismo“ (forse si può concedere questa formula a Tomáš Halík), ci travolge con un messaggio di speranza e di amore: „Il peccato del mondo è immenso, ma non è infinito. Invece, l’amore misericordioso del Redentore, questo sì, è infinito. Teresina è testimone della vittoria definitiva di Gesù su tutte le forze del male attraverso la sua passione, morte e risurrezione“ (Papa Francesco, C’è la confiance, 29). Bisognerebbe avere il coraggio di un amore personalissimo con Gesù, come quello che avevano Teresa  e Maria Maddalena o Charles de Jesus o Ulrich: «Quando vedo Maddalena avanzare in mezzo ai numerosi convitati, bagnare con le sue lacrime i piedi del suo Maestro adorato, che lei tocca per la prima volta, sento che il suo cuore ha compreso gli abissi d’amore e di misericordia del Cuore di Gesù e che, per quanto peccatrice sia, questo Cuore d’amore non solo è disposto a perdonarla, ma anche a prodigarle i benefici della sua intimità divina, ad elevarla fino alle più alte cime della contemplazione» (citazione in: Papa Francesco, C’è la confiance, 29) - ecco ci conto nella contemplazione, non nell’Occidente che gronda sangue ed ignominia.

(Notte profonda, si fa per dire, visto che domani cambiano l’orario e guadagniamo un’ora) Confrontarsi con la „Lettera ai Romani“ (1, 18-32) significa porsi la domanda se spiegazioni psicologiche dell’omosessualità, come la formula „perversione polimorfa“ non significhino cedere ad un „pensiero infondato“, teologicamente infondato. A me sembra che la „perversione polimorfe“ faccia parte della „natura bassa“, di cui bisogna tener conto, per motivi di psicologia dell’inconscio e del profondo, individuale e collettivo. Per Paolo hanno a che fare con l’ira di Dio. Nella mia testa c’è questo passaggio di pensieri: tutta la teologia non è servita a bloccare la perversione dei pedofili, sarebbe stato meglio se avessero tenuto conto, per se, senza coinvolgere altri, di questa perversione. Per il tema dell’omosessualità ciò significa che essa fa parte della perversione polimorfe (uso questo termine psicologicamente, non come insulto), anche nel senso che un eterosessuale può trovare eccitante il rapportarsi erotico di due lesbiche, anche se ciò dovesse portare alla masturbazione. Criminalizzare questo processo significa solamente fare dei „salti metafisici“, che si rivolgono contro le persone come un boomerang; ma Paolo ci fa riflettere sull’ira di Dio contro i pagani ed è possibile che vi sia un ira di Dio contro il paganesimo implicito della società trasparente, che mette in mostra queste „passioni vergognose“. Io vedo che il nostro mondo è ricolmo di tutte quelle perversioni etiche („intelligenza depravata“) di cui parla San Paolo: „…ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia“ (Rm 1, 29-31). Ma queste caratteristiche negative, hanno a che fare con la perversione polimorfe dell’omosessualità? San Paolo è Parola di Dio, non io; io cerco solo di capire e certamente non voglio mettermi contro il giudizio di Dio, né applaudire chi vi si mette contro: „E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa“ (1,32). Infine sono certo che noi abbiamo bisogno di LUI e della sua misericordia: degli abissi di amore del cuore di Gesù! Buona notte! 


(Jonsdorf (Lusazia), il 27.10.23) Dall’Instrumentum laboris, che è stato usato in questo mese a Roma, mi sembra di percepire un messaggio principale: „comunione, missione e partecipazione“ e un metodo per metterlo in pratica: „dall’io al noi“. In questo senso viene fatta una proposta diversa di radicalità della chiamata di Dio, senza mettere in dubbio che ci siano „vocazioni specifiche“: „La radicalità del Cristianesimo non è appannaggio di alcune vocazioni specifiche, ma è la chiamata a costruire una comunità che vive e testimonia un modo diverso di intendere la relazione tra le figlie e i figli di Dio, che incarna la verità dell’amore, che si fonda sul dono e sulla gratuità. La chiamata radicale è quindi quella di costruire insieme, sinodalmente, una Chiesa attraente e concreta: una Chiesa in uscita, in cui tutti si sentano accolti“ (26). 

Questo vale a diversi livelli: vale già nel matrimonio, che è un costruire insieme un luogo attraente e concreto. Vale per la diocesi e per la parrocchia, vale anche certo per un movimento ecclesiale o per un ordine religioso. Un matrimonio in cui non ci sia „comunione“ tra gli sposi ed anche con i figli ed in cui i membri vengono solamente „educati“, senza forme partecipative nel giudizio, non è certamente un luogo attraente. Sposi che non sappiano andare fuori dalle proprie mure, con un compito, per esempio il lavoro, non hanno alcuna forza missionaria ed alla fine rischiano di ridurre la loro famiglia ad un „egoismo in due“ o ad un „egoismo tra pochi“. Quello che dico per il matrimonio vale anche per la diocesi, per la parrocchia e per un movimento o per ordini religiosi; io parto da ciò che conosco. 

Faccio un esempio, per quanto riguarda il rapporto tra diocesi e parrocchie:  Nelle parrocchie della nostra diocesi (Dresden-Meißen) ci sono laici che si assumono la responsabilità di tenere „Servizi della Parola“, con distribuzione della comunione, consacrata da un sacerdote. La responsabilità ultima di questa decisione la porta il vescovo, ma dall’ordinariato, secondo me, non si tiene conto sufficientemente del metodo partecipativo e sinodale; non vi  è alcun dubbio che il vescovo e l’ordinariato possano e debbano formulare delle direttive (in modo da evitare forme di „egoismo tra pochi“), per esempio che il Servizio della Parola debba differenziarsi dalla Santa Messa, ma è anche vero che adulti nella fede, in dialogo con il loro parroco e con il popolo santo di Dio, possono gestire le forme di  „perfezionamento“ anche senza direttive solo dall’alto (cioè dal centro), che piuttosto dovrebbe essere chiamato in causa se il popolo santo di Dio o gli altri membri della parrocchia hanno un problema con una delle persone che celebrano il „Servizi della Parola“. Bisogna anche tenere presente  che spesso vi sono cristiani adulti non solo in Dresda, ma anche appunto nel nascondimento di una periferia, che hanno un ritmo lavoro intenso e che non hanno bisogno di corsi di perfezionamento „centralizzati“, a cui non partecipano, ma che subiscono, sacrificando il loro poco tempo libero, spesso anche (questa è la mia esperienza in trenta anni di chiesa in Baviera, in Magdeburg ed ora in Dresden-Meißen), dovendo nascondere tutta la forza interiore che hanno, perché verrebbe interpretata come arroganza. Insomma il processo dall’io al noi, non è solo una questione centrale, ma per l’appunto „sussidiaria“ (sinodale) - la vita viene formata dove accade e non in modo centrale, per quanto possibile. 

Ovviamente ci si può e si deve incontrare anche nel „centro“ come è accaduto in questo mese a Roma, dove tanti cristiani da tante parti del mondo si sono incontrati ed hanno fatto passi insieme di dialogo ed ascolto, nella preghiera e nel silenzio. Ma un incontro di perfezionamento in una diocesi non ha questo carattere: vi sono alcuni, che hanno un certo potere ecclesiale, che insegnano, spesso in modo non partecipativo (così la mia esperienza, in modo particolare nell’ordinariato di München-Freising) cosa sia una chiesa moderna e all’altezza dei tempi. Spesso sono stati per me, questo tipo di incontri, forme di umiliazione continua ed ovviamente si può imparare l’umiltà anche dall’umiliazione, come mi ha insegnato San Ignazio di Loyola, ma umiltà ed umiliazione non sono la stessa cosa. Non si aveva un vero interesse per la mia persona e per il mio cammino spirituale, che in vero non è né di destra né di sinistra, per usare questo tipo di vocabolario politico, ma si sospettava di me, anche solo per il fatto che io non penso che vi sia una forma di sinodalità cattolica, senza il „sub et cum Petro“. 

La grande difficoltà per me é stata sempre quella che la mia anima teologica (non è l’unica che ho) ha sempre desiderato un serio confronto con opposizioni feconde (Romano Guardini), in primo luogo tra la fede come atto di fiducia elementare ed ontologica e i contenuti della fede (per esempio il Dio trinitario). A seconda di quale mainstream si faccia parte, normalmente si ha a che fare solo con ultra tradizionalisti, per i quali sono decisivi solo i „dogmi“ (spesso poi questi ultra tradizionalisti hanno un atteggiamento tipico del „vittimismo“ moderno) oppure con la sola fiducia, per cui la fede diventa una notte oscura in cui tutte le vacche sono nere. O un giorno panteistico, in cui tutto diventa esperienza religiosa. Spesso nella Chiesa si vivono forme di esilio interiore, in cui non si osa dire cosa si pensa per paura di essere maltrattato o identificato immediatamente con una certa parte, nella quale invece non ci si identifica. 

La sequela di Pietro, ma in vero la sequela di Cristo è stata per me sempre motivo di gioia quando ho potuto vivere in dialogo con grandi e piccoli testimoni, della fiducia elementare che Cristo, il Cristo trinitario, non ci lascia soli; nelle varie istituzioni (ordinariato, movimento come istituzione) ho sempre fatto l’esperienza di un radicale sospetto che la mia persona sia strana e non qualcuno che abbia bisogno solamente della gratuità dell’amore: «agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità» (Ef 4,15-16).

Abba nostro…

(Wetterzeube, Sera) Ho finito di leggere „Il mulino nero“ di Jurij Brězan a Konstanze; sia l’albergatrice a Jonsdorf che l’oste a Zittau erano positivamente colpiti dal fatto che leggessi un libro a mia moglie, mentre aspettavamo il cibo e le bevande: la storia era davvero avvincente e sono contento che Krabat alla fine decida di bruciare i libri della gnosi magica con il fuoco del focolare materno, la cui conservazione da parte della madre di Markus e di Krabat, segna l’inizio della fine del mugnaio-lupo cattivo…

Tornando oggi a casa siamo passati da una cittadina della Repubblica Ceca, Rumburk, in cui si trova una copia della famosa cappella di Loreto; il chiostro interno, nel soffitto, accoglie una serie di dipinti che raccontano la storia di Maria; non li ho fotografati tutti, ma una buon parte. Un primo dipinto rappresenta forse Anna e Gioachino. 



Poi segue quello della nascita di Maria, con Anna distesa sul letto e Gioachino seduto di fianco ad esso, con una mano benedicente; probabilmente un’ostetrica tiene il baby Maria in braccio, mentre altre due donne preparano la culla, etc. La gioia è rappresentata sia in forma contemplativa, Anna distesa sul letto, che nelle faccende che seguono la nascita di un bambino e a cui una madre non può partecipare per la fatica del parto: partorire stanca.



 Tra la nascita di Maria e il suo sposalizio erano rappresentate alcune scene, che riprendevano rituali ebraici. Io ho fotografato invece la scena del matrimonio tra Maria e Giuseppe, alla presenza di un sacerdote e di alcuni ospiti, adulti, giovani e bambini. 


La scena dell’annunciazione vede l’arcangelo Gabriele inchinato di fronte a Maria e fuori dalle finestre, formate da archi a tutto sesto, si possono contemplare la rappresentazione di Dio Padre e lo Spirito Santo nella forma di una colomba.


 Un altro dipinto ritrae il cammino di Maria verso Elisabetta, con diversi angeli che accompagnano la Madonna ed un uomo anziano, dietro Maria, che è intento a raccogliere qualcosa dal terreno, forse una traccia del passaggio di Maria.


 L’incontro di Maria ed Elisabetta è rappresentato in tutta semplicità, ma nella gioia dei colori dei vestiti delle due, mentre Zaccaria si trova sulla soglia della casa. Questo mistero del Rosario, che oggi abbiamo pregato con l’intenzione del Santo Padre, mi ha sempre donato tanta gioia. 


Nella scena della nascita il bambino è nella mangiatoia, si intravedono il bue e l’agnello e Giuseppe Maria siedono vicino al bambino, ma credo sia Giuseppe che lo copre. Più che una stalla sembra essere 



una grotta sulla quale cresce un albero di cui si intravedono le radici ed una parte del tronco. Nel seguente dipinto viene illustrata la fuga in Egitto, con Maria, come vuole la tradizione, seduta su un mulo con il bambino in braccio e Giuseppe che conduce il mulo e si guarda intorno guardingo: fuggire stanca ed è pericoloso.


 Nella scena famigliare tutti e tre lavorano: Giuseppe e Gesù come falegnami, Maria come tessitrice. Charles de Jesus, ora pro nobis!


Ho fotografato anche la scena in
  cui Gesù si congeda dalla sua vita famigliare, per cominciare la sua vita pubblica.


 Facciamo un salto: Gesù, che trascina la croce, incontra Maria sulla via del Calvario.


 La scena della crocifissione vede, oltre al Crocifisso, Maria e Giovanni, la Maddalena inginocchiata e il centurione che guarda Cristo.


 Nella scena della pietà, Maria, vestita di blue e con il volto coperto abbraccia il capo di Gesù, il cui corpo giace a terra; Maria Maddalena bacia i piedi del Maestro, come faccio spesso io, quando passo davanti ad un Crocifisso; Giovanni con un manto rosso è in ginocchiato e guarda l’amico.


 Secondo una tradizione, amata anche da Sant’Ignazio di Loyola, Maria incontra il Risorto per prima; in una finestra un angelo manda via le donne, perché il sepolcro è vuoto e nell’altra tre angeli guardano la scena in cui Gesù abbraccia Maria inginocchiata e che che ricambia l’abbraccio.


 Nella scena di Pentecoste Maria si trova nel centro del dipinto con lo Spirito Santo dipinto su di lei, in forma di una colomba disegnata nel sole. Pur senza il sacerdozio delle donne, dovremmo con insistenza mettere nuovamente la donna nel centro della Chiesa.


 Gli ultimi dipinti che ho fotografato rappresentano la morte di Maria, sdraiata su un letto e circondata dai discepoli 


ed infine l’assunzione e l’incoronazione in cielo, incoronazione celebrata dalla Santissima Trinità.



Ave Maria...

(Jonsdorf (Lusazia), il 26.10.23) Devo dire con sincerità che se io non pensassi che Cristo non è solo (mio) Maestro e (mio) Signore (Dio), ma anche mio fratello ed amico, non potrei prendere sul serio nessuna delle cose che Evagrio Monaco dice nel „Sommario di vita monastica che insegna come si debba esercitare l’ascesi e l’esichia“ (Filocalia, 99-106) e questo non solo perché io non sono monaco, ma perché mi sembrano sbagliate, come indicazione per tutti i monaci e ancor peggio per tutto il popolo santo di Dio. Ed Evagrio stesso fa differenza tra la sua forma di solitudine radicale nel deserto e quella in „un cenobio di santi padri“, a cui è permesso avere un ragazzo che aiuta nella vita quotidiana, mentre nella sua forma anacoreta radicale non lo è o per lo meno non è consigliabile. Detto questo sono vere tante cose che dice e in un mondo ricolmo di gente che fa affari e bene che ci sia chi li rifugge, per il bene suo e di tutti. Per quanto riguarda il „timore e tremore“ con cui dovremmo servire ed avvicinarci a Cristo e „al Padre suo senza principio e al santissimo e coeterno Spirito“ direi che vi è un momento di verità: non solo quando incontriamo un re (cosa che non mi è mai capitata, a parte una volta da lontano una regina, forse quella belga, che venne a visitare il castello di Sanssouci con l’allora presidente della repubblica tedesca Richard Karl barone von Weizsäcker (1920-2015)) o una persona importante, ma in vero anche con la propria moglie o con un amico Papa Francesco ci insegna a chiedere permesso, scusa ed ad essere discreti, che sono forme quotidiane, se si vuole usare questo linguaggio antico, di „timore e tremore“. Alcuni suoi consigli li avrebbe potuto scrivere anche Epicuro, per esempio quello di non vedere troppa gente (anche amici ed anche parenti) e di non andare troppo sovente in una città, ma è vero che lui rimanda spesso a parole della Scrittura. Ritengo che sia del tutto importante, anche per noi laici, riflettere, anche se non continuamente, sulla morte ed anche „sullo stato di morte del corpo“, a me aiuta una scena che non mi fece bene (in rifermento al cadavere di mio suocero), ma che è possibile qui da noi in Germania: il nostro cadavere viene allontanato dai propri cari in un sacco di plastica nero. Per quanto riguarda la paura dell’inferno, sebbene negli Esercizi, SPN pensa che sia anche (questo „anche“ si trova pure nel testo di Evagrio) un modo legittimo di riflettere sulle conseguenze del nostro peccato (non di quello degli altri, forse), io ci andrei cauto e vorrei sottolineare l’atteggiamento ultimo della „speranza per tutti“, allo stesso tempo, però, è vero anche per me che certe decisioni guerriere suscitano in me anche l’immagine dell’inferno, non solo quello metafisico, ma anche quello storico. Ed è vero che la discesa all’inferno di Cristo e non solo nel limbo, ma proprio nell’inferno, è tra le cose che più mi impressionano del „mio Amico grande grande“. Ed anche Adrienne ed Hans Urs che hanno come pochi altri sottolineato nel XX secolo la speranza per tutti, senza cadere nell’eresia dell’ ἀποκατάστασις, hanno preso come pochi altri così sul serio l’inferno. Noi però siamo chiamati alla beatitudine eterna, alla Gerusalemme celeste e il metodo primo di Dio nell’avvicinarsi a noi è racchiuso nelle tre parole che il Papa ripete in continuazione: vicinanza, tenerezza e misericordia! Vi è anche l’ira di Dio, ma essa è anche una forma di amore! 

Per quanto riguarda i consigli pratici, credo che tutti possono essere d’aiuto se vissuti come un metodo per avvicinarci al Logos universale e concreto e alla sua presenza di amore e non solo come sistema ascetico. Tutto ciò che facciamo: il mangiare, il vestirsi, il riposarsi, il lavoro intellettuale e quello manuale, il sesso, possono essere vissuti nella modalità della „povertà“ (non miseria), oppure solo come egoismo individuale e collettivo. Adesso vado a comprare il pane - qui nella panetteria  la gente ci va al mattino presto - e poi continuo. Facendo un transfer dall’atteggiamento radicale di un padre del deserto alla mia realtà, sia nel senso di cose che faccio che in quello di cose che dovrei fare, farei i seguenti esempi: quando si hanno ospiti la qualità dei discorsi dovrebbe essere più importante che la qualità del cibo; non contribuire alla società dello scarto, comprando troppo; andare a comprare il pane a piedi, se è possibile; non dimenticarsi che il modo con cui si allevano gli animali ha a che fare con la dignità dell’uomo;  non scegliere sempre il miglior negozio per i vestiti, ma anche offerte popolari (C&A, tanto per fare un esempio), mettere i vestiti che non si usano più negli appositi cassonetti; pulire il gabinetto ed altre cose  quotidiane come forme grate del lavoro manuale come servizio; non arrabbiarsi se la notte non si riesce a prendere sonno; vivere la xenitía (estraneità) come chance, per esempio quella di non vivere nel proprio paese natio: etc. Per quanto riguarda il sesso, devo dire che dopo il disastro della pedofilia, io direi che c’è solo una linea rossa per noi laici: non commettere adulterio nella realtà e nel cuore, ma non ogni forma erotica, come fantasia (perversione polimorfe) è adulterio; anche la masturbazione non è adulterio; lo dico in rifermento ai laici, non mi voglio immischiare nella guida spirituale di monaci e sacerdoti. E per quanto riguarda i laici direi anche che bisogna tener conto che le persone non sono tutte uguali e per questo motivo una „teologia del corpo“ generalizzante è un’impresa assai ambigua, anche se può essere fatta in modo saggio… credo che tante cose che disse sull’argomento San Giovanni Paolo II fossero sagge. Parola chiave: amore e responsabilità. Ma credo che Papa Francesco con il suo „Amoris laetitia“ ci faccia fare anche passi importanti e realistici.

„Annunciando l'imminente invasione di terra di Gaza, Netanyahu proclama: "Realizzeremo la profezia di Isaia".Questa è una delle profezie messianiche dell'Antico Testamento citate dai predicatori cristiani evangelici che vedono Israele come precursore dell’Armageddon“ (Michael Tracey, X, 25.10.23). - „Con il termine Armageddon (in latino tardo Armagedōn, latino ecclesiastico Armageddon, pronuncia /armaˈʤɛddon/), o anche Armagedon o Armaghedon (pronuncia /armaɡeˈdɔn/), in greco antico: Ἁρμαγεδών’, Harmagedṓn, si indica un luogo dove, secondo il Nuovo Testamento (Apocalisse di Giovanni 16,16[6]), tre spiriti immondi radunerebbero, alla fine dei tempi, tutti i re della terra. L'interpretazione immediata, dato il contesto, è che si tratti della battaglia finale tra i re della Terra (incitati da Satana) e Dio, tra il bene e il male“ (Wikipedia).

„Dipendenti della BBC Arabic sono stati sospesi per aver apprezzato tweets a favore della Palestina. Nel frattempo il canale ospita israeliani come questo ragazzo che dice che equiparare i palestinesi agli animali è offensivo per gli animali. E poi il conduttore lo ringrazia. Che canale disgustoso“ (Rania Khalek, X, 24.10.23) - cfr mia bacheca in X.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Nell’Instrumentum laboris del sinodo, nel capitoletto „A 1. I segni caratteristici di una Chiesa sinodale“, si parla, a diversi livelli dell’importanza del battesimo; anche per il mio dialogo con Evagrio questo argomento è molto importante. Il battesimo è comune sia ai monaci, che ai laici; io ritengo che ci sia una „chiamata speciale“ alla vita dei consigli evangelici, per eccesso, si potrebbe dire, ma ciò non significa che i laici siano meno adulti nella fede; è vero che i figli di un matrimonio sono mortali, se poi morranno di morte penosa (cfr Evagrio, Filocalia“, 99) si vedrà, di fatto sono figli nati in un sacramento ed hanno un destino eterno, come tutti gli uomini che Dio vuole salvare. Per quanto riguarda „le concupiscenze carnali“, ovviamente esse sono „surrogati“ e non hanno la freschezza dei sentimenti eterni, ma la carne non può essere „saltata“ e deve essere considerata nella molteplicità delle sue concretizzazioni… 

Ieri siamo stati nel bosco, oggi nella città di Zittau - Konstanze aveva preparato ieri un bel percorso nel bosco ed oggi uno altrettanto bello in questa città, al confine con la Polonia e la Repubblica Ceca, che abbiamo raggiunta con una locomotiva a vapore. Dalla stazione ci siamo mossi in direzione dello „Johanneum“, che è ancora oggi un liceo/ginnasio, che porta il nome di un intellettuale pre-illuminista, Christian Weise (1642-1708), il quale, in versi, aveva cantato la fine di un’era, quella caratterizzata dal „velo quaresimale“, di cui parlerò più avanti. Davanti al ginnasio si trovano i resti di una sequoia, dell’epoca terziaria (25 milioni di anni fa): l’ultima volta che ne avevo visto alcuni esemplari vivi, di sequoie, ero vicino a San Francisco, nel viaggio della nostra famiglia in Arizona, Nevada e California del 2015. L’edificio ha un torre campanaria di 56 metri, con un angelo dorato nella sua cima.


Johanneum 

Nel convento francescano di una volta, trasformato oggi in museo abbiamo visto il piccolo (alto 4,30 metri e largo 3,50), si fa per dire, piccolo in riferimento al grande, nella Chiesa della Santa Croce, velo quaresimale (1661/1662), che fu usato, per l’appunto nel tempo quaresimale, per non permettere al popolo peccatore di guardare l’altare sacro (versione dura) o per educarlo ad accontentarsi anche di segni più modesti del sacro (versione dolce). Lutero era contro questo tipo di tradizione liturgica, ma la popolazione rimase fedele ad essa, anche dopo la Riforma. Il tema del velo è la crocifissione, con un dito di Cristo Crocifisso, in direzione di un dito del Padre, che ricorda il dipinto di Michelangelo nella Sistina; un angelo raccoglie il sangue di Cristo; Maria e Giovanni si trovano in piedi davanti alla croce e Maria Magdalena in ginocchio dietro di essa. Tra la croce e Giovanni con Maria si trova un tronco di legna, da cui sorge un germoglio, segno di speranza. In basso a destra è rappresentato il diavolo, per ricordare la discesa all’inferno di Cristo. 


Ex convento francescano


Il piccolo velo quaresimale 

Nel museo dell’ex convento francescano, c’é di tutto, per esempio un quadro di Karl Wilhelm Schmidt (1902-1976), di stile „comunista“, appeso per anni nel municipio, dove si andava a sposarsi: una coppia, maschio e femmina, in mezzo ad un prato di grano, lei ha dei fiori nella mano destra, lui è vestito elegantemente; i due si guardano, innamorati, e davanti a loro si vede una fabbrica che emette fumo nero: il dipinto è molto sdolcinato e senza censure „ecologiche“ - una delle cose più brutte della DDR, quando ci andai per la prima volta, era che puzzava. Non è qui il caso di riflettere sulla domanda se la DDR sia stata una dittatura „comoda“, per lo meno comoda nei confronti dello stalinismo più violento - casualmente oggi ho letto il capitolo del nuovo romanzo di Uwe Tellkamp, che accennava proprio a questo problema. 


Il dipinto comunista 

Usciti dal ex convento, lo abbiamo aggirato per vedere la sua facciata rinascimentale, nella forma di una casa con il tetto a capanna o a doppia falda. 


La facciata rinascimentale del ex convento francescano

Ci siamo diretti poi verso la Chiesa della Santa Croce, in cui abbiamo visto il velo grande, con 56 quadri del 1472, all’incirca tre volte più grande del „piccolo“, con scene dell’AT e del NT, con una storia avventurosa - dei soldati russi, penultimo capitolo, lo usurano come protezione di una sauna, con conseguenze disastrose per la bellezza del velo. 


Dettaglio del grande velo quaresimale 

 Oltre al telo nella sua grandezza, ho anche fotografato sei quadri, con la flagellazione e la risurrezione di Cristo, etc. Camminando verso il centro in cui si trova la Johanniskirche, che era chiusa e il municipio di stile italiano, siamo passati in un parco, con un orologio floreale, che mette in moto, ogni quarto d’ora, un carillon, costruito con la porcellana di Meißen, famosa in tutto il mondo.


Orologio floreale 

 Nello stesso parco abbiamo visto un gigantesco platano di ca. 175 anni; le piazze, nel centro della città, sono restaurate molto bene e sia la casa del sale che la piazza davanti al municipio danno un aspetto davvero europeo a questa cittadina, nella quale il primo maggio del 2004 è stato festeggiato l’allargamento dell’EU, alla presenza dei capi di stato della Germania, della Repubblica Ceca e della Polonia. Quanto tempo è passato e quante delusioni hanno preso la forma che conosciamo: un AdF con più del 30 %, in tante parte dei nuovi Länder. Qui in Zittau è il partito più grande! Infine siamo stati in un quartiere popolare, che è stato abbellito con pop-art. Si vedono, nei palazzi popolari, animali e persone appesi, orizzontalmente alla pareti, sulle stesse, pesci colorati nei parchi giochi, bidoni della spazzatura dietro inferiate colorate, etc.  


Dettaglio del quartiere pop art    

(Jonsdorf (Lusazia), il 25.10.23) Non bisogna solo aver pazienza con Dio (Tomáš Halík), bisogna proprio „giustificarlo“ come disse Benedetto XVI in dialogo con padre Servais SJ. „Difenderlo“, nel senso di Etty e non in un senso primariamente apologetico. Non bisogna mai  dimenticare che quando la storia si  fa davvero oscura, diciamo ad Auschwitz, ma anche nel dopo Auschwitz Dio manda uomini che fanno vedere che Dio è presente ovunque, non in modo trionfalistico, ma semplicemente: in una giovane donna ebraica, che si compra un mazzo di rose, mentre tutti, quasi tutti  intorno a lei, „odiano, e sono ciecamente ottimisti“ (Etty, Diario, 23.7.42), in Teresa benedicta a Cruce, che unisce nella sua persona la fede ebraica e cristiana e che sarà presente ad Auschwitz come testimonianza dello specifico cristiano, cioè Cristo (cioè la sua croce), nel padre Massimiliano Kolbe, simbolo ultimo di gratuità e durante e dopo  Auschwitz in Adrienne che „viaggia“, per confortare, nei campi di concentramento e morirà una morte al contagocce (con profonde discese all’inferno), come quella che è stata donata a mio nonno Giovanni (Vincenzo). Etty in mezzo all’inferno, quello terreno, non vuole che si usi la parola „marciume“, perché se no, „finisce per propagarsi nell’atmosfera, e non la rende certo migliore“ (ibidem). Anche se a volte si perde d’animo, impara „sempre qualcosa dagli uomini“, e ritiene che „inginocchiarsi sul pavimento di pietra davanti a Dio, in mezzo a tutta quella gente“, che incontra nel suo lavoro, sia „l’unico atto degno di un uomo che ci sia rimasto di questi tempi“ e poi non dimentica mai la sua amicizia con Spier né il suo corpo („la vescica sotto il piede“). Sono grato che il Dio trinitario sia sempre presente, come Padre di tutti gli uomini (per questo possiamo sempre imparare qualcosa da loro), come „Figlio dell’uomo“, disponibile per amore a tutto, cosa che corrisponde alla volontà divina, fino all’inferno, fino nel luogo dell’assoluta mancanza della percezione del Dio che è amore assoluto, come Spirito Santo che soffia dove vuole, ma che non è arbitrarietà, ma legame „istituzionale“ dell’amore del Padre e del Figlio e tutto questo si rivela in persone concrete: Etty compra le rose, perché sono „reali“, dono reale del Padre, „quanto tutta la miseria vissuta in un giorno“. VSSvpM! 

In completa sintonia con Etty ci scrive il cardinal Pizzaballa da Gerusalemme: „Stiamo attraversando uno dei periodi più difficili e dolorosi della nostra storia recente. Da ormai più di due settimane siamo stati inondati da immagini di orrore, che hanno risvegliato traumi antichi, aperto nuove ferite, e fatto esplodere dentro tutti noi dolore, frustrazione e rabbia. Molto sembra parlare di morte e di odio senza fine. Tanti “perché” si accavallano nella nostra mente, facendo aumentare così il nostro senso di smarrimento.Tutto il mondo guarda a questa nostra Terra Santa, come ad un luogo che è causa continua di guerre e divisioni. Proprio per questo è stato bello che qualche giorno fa, tutto il mondo fosse invece unito a noi con una giornata di preghiera e di digiuno per la pace. Uno sguardo bello sulla Terra Santa e un importante momento di unità con la nostra Chiesa. E questo sguardo continua. Il prossimo 27 ottobre il Papa ha indetto una seconda giornata di preghiera e di digiuno, perché la nostra intercessione continui. Sarà una giornata che celebreremo con convinzione. È forse la cosa principale che noi cristiani in questo momento possiamo fare: pregare, fare penitenza, intercedere. E di questo ringraziamo il Santo Padre di vero cuore“. In riferimento alla frase di Gesù, che abbiamo ascoltato domenica scora: rendere “a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Matt. 22,21), il cardinale da un giudizio „politico straordinariamente preciso: „La coscienza e il dovere morale mi impongono di affermare con chiarezza che quanto è avvenuto il 7 ottobre scorso nel sud di Israele, non è in alcun modo ammissibile e non possiamo non condannarlo. Non ci sono ragioni per una atrocità del genere. Si, abbiamo il dovere di affermarlo e denunciarlo. Il ricorso alla violenza non è compatibile col Vangelo, e non conduce alla pace. La vita di ogni persona umana ha una dignità uguale davanti a Dio, che ci ha creati tutti a Sua immagine.La stessa coscienza, tuttavia, con un grande peso sul cuore, mi porta oggi ad affermare con altrettanta chiarezza che questo nuovo ciclo di violenza ha portato a Gaza oltre cinquemila morti, tra cui molte donne e bambini, decine di migliaia di feriti, quartieri rasi al suolo, mancanza di medicinali, acqua, e beni di prima necessità per oltre due milioni di persone. Sono tragedie che non sono comprensibili e che abbiamo il dovere di denunciare e condannare senza riserve. I continui pesanti bombardamenti che da giorni martellano Gaza causeranno solo morte e distruzione e non faranno altro che aumentare odio e rancore, non risolveranno alcun problema, ma anzi ne creeranno dei nuovi. È tempo di fermare questa guerra, questa violenza insensata. È solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze, e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace. Se non si risolverà questo problema alla sua radice, non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo. La tragedia di questi giorni deve condurci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno in questo senso più serio di quanto fatto fino ad ora. Solo così si potranno evitare altre tragedie come quella che stiamo vivendo ora. Lo dobbiamo alle tante, troppe vittime di questi giorni, e di tutti questi anni. Non abbiamo il diritto di lasciare ad altri questo compito“.

La lettera del cardinal Pizzaballa continua con quello che io ho chiamato qui sopra „giustificazione di Dio“: „Ma non posso vivere questo tempo estremamente doloroso, senza rivolgere lo sguardo verso l’Alto, senza guardare a Cristo, senza che la fede illumini il mio, il nostro sguardo su quanto stiamo vivendo, senza rivolgere a Dio il nostro pensiero. Abbiamo bisogno di una Parola che ci accompagni, ci consoli e ci incoraggi. Ne abbiamo bisogno come l’aria che respiriamo.“Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). Ci troviamo alla vigilia della passione di Gesù. Egli rivolge queste parole ai suoi discepoli, che di lì a poco saranno sballottati come in una tempesta di fronte alla Sua morte. Saranno presi dal panico, si disperderanno e fuggiranno, come pecore senza pastore. Ma questa ultima parola di Gesù è un incoraggiamento. Non dice che vincerà, ma che ha già vinto. Anche nel dramma che verrà, i discepoli potranno avere pace. Non si tratta di una pace irenica campata in aria, né di rassegnazione al fatto che il mondo è malvagio e che non possiamo fare nulla per cambiarlo. Ma di avere la certezza che proprio dentro tutta questa malvagità, Gesù ha vinto. Nonostante il male che devasta il mondo, Gesù ha conseguito una vittoria, ha stabilito una nuova realtà, un nuovo ordine, che dopo la risurrezione sarà assunto dai discepoli rinati nello Spirito.È sulla croce che Gesù ha vinto. Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi. La pace di cui parla non ha nulla a che fare con la vittoria sull’altro. Ha vinto il mondo, amandolo. È vero che sulla croce inizia una nuova realtà e un nuovo ordine, quello di chi dona la vita per amore. E con la Risurrezione e con il dono dello Spirito, quella realtà e quell’ordine appartengono ai suoi discepoli. A noi. La risposta di Dio alla domanda sul perché della sofferenza del giusto, non è una spiegazione, ma una Presenza. È Cristo sulla croce“.

Prima ricordavo come Etty non voleva che si propagasse la parola „marciume“; lo stesso dice il cardinal Pizzaballa: „È su questo che si gioca la nostra fede oggi. Gesù in quel versetto parla giustamente di coraggio. Una pace così, un amore così, richiedono un grande coraggio. Avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi, significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare. Significa impegnarsi personalmente per la giustizia, essere capaci di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni. Significa impegnarsi, essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione. Il nostro parlare non deve essere pieno di morte e porte chiuse. Al contrario, le nostre parole devono essere creative, dare vita, creare prospettive, aprire orizzonti“.

Ho citato così a lungo la lettera del Cardinal Pierbattista Pizzaballa, perché come l’intervento del Santo Padre di qualche giorno fa sulla migrazione, ha un carattere davvero „esemplare“, „programmatico“; penso anche che questa lettera, mutatis mutandis, valga anche per il conflitto tra Armenia e Azerbaigian e per tutta la questione umana, storica e politica dell’Artsakh.  

Forse Barak Obama e Donald Trump, tra gli ultimi presidenti americani, sono stati gli unici a non corrispondere al 100% al progetto guerriero dei neocons. John Fitzgerald Kennedy (John F. Kennedy) (1917-1962) è stato il presidente che per contrastare il complesso militare americano ci ha perso la vita. Robert F. Kennedy Jr. potrebbe essere anche una vera alternativa al progetto neocon. 

„Ho visto un numero sorprendente di persone, sia a destra che a sinistra, sostenere o insinuare che il rapido collasso di queste difese (quelle al confine con Gaza) presumibilmente impenetrabili, insieme alla successiva lentissima risposta dell'esercito israeliano all'attacco, giustifichi di per sé una spiegazione cospiratoria - ad esempio che Netanyahu, o Washington, o chiunque altro all'interno deve aver voluto che l'attacco passasse, perché altrimenti non sarebbe potuto passare. Trovo quest'idea ridicola e illuminante. È significativo che molti trovino l'idea che gli ebrei israeliani siano stati deliberatamente traditi e lasciati uccidere dal loro stesso governo ferocemente nazionalista come una teoria più facilmente credibile rispetto al fatto che sistemi tecnologici complessi possano fallire. Ritengo che questo fatto ci dica qualcosa di importante su come noi moderni siamo arrivati a fraintendere il funzionamento delle cose, a sbagliare la nostra fiducia nei sistemi e spesso a renderci accidentalmente più vulnerabili al caos, anziché ridurlo“ (N.S.Lyons, 24.10) - in modo particolare questo punto mi interessa moltissimo: sistemi anche super sofisticati possono fallire e testimoniano ancora una volta che il nostro tempo ha perso il senso della differenza tra cose e persone…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Sto leggendo pian piano l’ „Instrumentum laboris“ del sinodo e in modo particolare mi ha fatto tanto bene questa spiegazione di sinodalità: l’attore principale del sinodo è lo Spirito Santo, che ci ha aiuta, nella sua unità, a prendere sul serio la differenza di carismi personali ed ecclesiali ed in modo particolare ci aiuta a presentare, nel dialogo con gli altri, ciò che ci sta a cuore non come rivendicazione, ma come qualcosa che ci preme per il bene nostro e il bene comune; insomma non si può ridurre il sinodo in un luogo di rivendicazioni sindacali, ma bisogna aver il coraggio della differenza e di esprimerla, in modo che ognuno possa imparare dall’altro, sub et cum Petro! E questo vale anche per la parrocchia, per la diocesi, ma anche per una famiglia! 

Abbiamo fatto una camminata di tre ore qui a Jonsdorf e ci ha fatto tanto bene stare in mezzo al bosco, con i suoi percorsi in salita e discesa; il percorso di questa mattina si chiama: „Nelle fenditure delle macine“. Ovviamente anche nel bosco vi è una storia geologica, mineraria e sociale, presentata da alcuni cartelli in modo chiaro e nel paesaggio di rocce si possono identificare alcune forme, come quella per esempio di un bassotto, di un rinoceronte, di un organo, di una teiera o quella di una trappola per topi. Una parete che si chiama „parete dell’orso“, di pietra arenaria squadrata, si è formata nel periodo e nel mare cretaceo, 80 o 90 milioni di anni fa; ca. 30 milioni di anni fa il movimento di magma si è spinto tra le rocce arenarie formandone determinate forme; lo stesso accadde con le cupole di lava di basalto;  la storia sociale di queste rocce comincia nel 1570 quando Hieronymus Richter produce delle moli dalla roccia. Questo tipo di lavoro è durato ca. 350 anni.


Il bassotto 


Il rinoceronte


La teiera

(Jonsdorf (Lusazia), il 24.10.23; Sant’Antonio Maria Claret (1807-1870) „Ma l’oscurità non può estinguere la luce: ella è stata conquistata da Colui che come luce è venuto nel mondo (cfr Gv 12,46). Il racconto di Teresina manifesta il carattere eroico della sua fede, la sua vittoria nel combattimento spirituale, di fronte alle tentazioni più forti. Si sente sorella degli atei e seduta, come Gesù, alla mensa con i peccatori (cfr Mt 9,10-13). Intercede per loro, mentre rinnova continuamente il suo atto di fede, sempre in comunione amorosa con il Signore: «Corro verso il mio Gesù, gli dico che sono pronta a versare fino all’ultima goccia il mio sangue per testimoniare che esiste un Cielo. Gli dico che sono felice di non godere quel bel Cielo sulla terra, affinché Egli lo apra per l’eternità ai poveri increduli»“ (Papa Francesco, „C’est la confiance, 26) - io credo che ci faccia bene leggere l’interpretazione della piccola Teresa di Thomas Nevin e Tomáš Halík (che evitano censure bigotte della giovane donna della Normandia), ma a me sembra che abbiano fatto un passo troppo grande e che sarebbe stato meglio non fare oggetto di una gnosi superiore „il carattere eroico della sua fede“. La domanda che pongo a Nevin è: è possibile che una santa muoia senza fede? La domanda che pongo a Halík? Questo suo rispetto incondizionato per chi non crede, non è, pur con tutte le sue precisazioni, un tradimento del compito che ci da il Signore: annunciate a tutto il mondo il Vangelo? Cerchiamo di riflettere con calma: padre Klein SJ ricordava ai suoi confratelli, al cospetto della morte tranquilla di Karl Rahner, che morire in pace è un virtù stoica e non cristiana. Tra le sette „parole“ di Gesù sulla Croce, c’è anche il grido, ricordato da Matteo: „Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?“ (Mt 27, 46)  e da Marco: „Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?“ (Mc 15,34). Ma mentre grida così non mette in dubbio che ci sia un Padre, ma che Egli sia li presente per lui. Giovanni ci ricorda che l’ultima parola è stata: „E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò“. Non vi è alcun trionfalismo in queste parole ed anche se Gesù nel grido recita un salmo, beh recita per l’appunto quei versi e non altri. Ed alla fine compie un atto di fiducia molto discreto e constata che „tutto è compiuto“. Leggendo Adrienne, che ha vissuto „buchi della fede“ da brividi e senza l’aiuto del confessore sarebbe forse impazzita ha comprendo un po’ il grande mistero dell’abbandono di Dio; Adrienne  forse lo ha compreso e ne ha fatto esperienza come nessun’altro e non ha fatto l’errore di cui parla Balthasar, che avrebbe fatto Teresa, di riferire l’intera problematica Dio-peccatore, come riporta anche Halík, alla propria persona: Adrienne viene espropriata di sé per la Chiesa e per il mondo e non per giorni, ma per anni. Forse è possibile interpretare la frase di Paolo, che alla fine rimane solo l’amore per spiegare la missione ecclesiale grandissima della piccola Teresa e forse si deve sottolineare ancora più intensamente l’idea di una „chiesa in uscita“ e compagna degli ateisti nel loro essere ateisti (almeno come primo passo). Halík sottolinea egli stesso che gli ateisti non fanno un lavoro fino in fondo, in questo si rendono colpevoli, ma forse il teologo ceco ha troppa stima per il loro essere e rimanere atei-distanti;  e comunque rimane il fatto, come dice con semplicità il Santo Padre: che „l’oscurità non può estinguere la luce“ e che non è possibile non „intercedere“ per gli atei, che loro si sentano o meno aggrediti in forza di questa intercessione nella loro dignità. Teresa nella questione di Pranzini è molto coraggiosa: „Offrendo la Messa per lui e pregando con totale fiducia per la sua salvezza, è sicura di metterlo in contatto con il Sangue di Gesù e dice a Dio di essere sicurissima che nel momento finale Lui lo avrebbe perdonato e che lei ci avrebbe creduto «anche se non si fosse confessato e non avesse dato alcun segno di pentimento». Dà la ragione della sua certezza: «Tanto avevo fiducia nella misericordia infinita di Gesù».Quale emozione, poi, nello scoprire che Pranzini, salito sul patibolo, «a un tratto, colto da una ispirazione improvvisa, si volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presenta e bacia per tre volte le sante piaghe!». (Papa Francesco, „C’est la confiance, 28). È molto coraggiosa, perché è disposta anche a superare la dimensione sacramentale (senza confessione e senza segni visibili), ma con grande gioia apprende del bacio della croce. Halík ha ragione a dire che a Teresa non interessa una via della propria perfezione, ma non annuncia una generale solidarietà con i non credenti, ma la misericordia di Gesù: „Insieme alla fede, Teresa vive intensamente una fiducia illimitata nell’infinita misericordia di Dio: «La fiducia che deve condurci all’Amore». Vive, anche nell’oscurità, la fiducia totale del bambino che si abbandona senza paura tra le braccia del padre e della madre. Per Teresina, infatti, Dio risplende prima di tutto attraverso la sua misericordia, chiave di comprensione di qualunque altra cosa che si dica di Lui: «A me Egli ha donato la sua Misericordia infinita ed è attraverso essa che contemplo e adoro le altre perfezioni Divine! Allora tutte mi appaiono raggianti d’ amore, perfino la Giustizia (e forse anche più di ogni altra) mi sembra rivestita d’ amore».  Questa è una delle scoperte più importanti di Teresina, uno dei più grandi contributi che ha offerto a tutto il Popolo di Dio. In modo straordinario ha penetrato le profondità della misericordia divina e di là ha attinto la luce della sua illimitata speranza“ („C’est la confiance, 27). Su questo punto Papa Francesco è del tutto non moderno e non contemporaneo: non annuncia mai una generica solidarietà con i peccatori, ma la misericordia di Dio che non ha fatto mai un passo indietro nel suo amarci fino alla fine, neppure quello della discesa dell’inferno, in cui c’è tutta la melma dei nostri peccati, in primo luogo quello dell’egoismo! Io credo che su questo punto quasi nessuno abbia compreso il Papa, perché noi abbiamo una difficoltà incredibile nel confessare il peccato e lo dico senza quegli occhiali clericali che vedono peccati dappertutto (in primo luogo nel sesso), come sa bene chi legge il mio diario.

Alcuni anni fa a Malta, meditando „Croce ed inferno“ di Adrienne dissi a Dio che ci pensasse lui alla mia morte, che io, con paura, ma anche  con fiducia gli davo il via libera. Il mio desiderio più grande è poter dire: „tutto è compiuto“. 

Per quanto riguarda il mio giudizio spietato su Joe Biden di ieri sera, devo dire che io sono filosofo, non papa, tanto meno politico e parlo da filosofo e non da diplomatico. E delle sue parole non me ne frega nulla, mi interessano i fatti di cui porta la responsabilità, lui e tutta la leadership occidentale! 

Dell’ultimo articolo di Matt Crawford (War and comradeship. And the dissatisfactions of bourgeoise existence) vorrei sottolineare solo un aspetto: „Ma in una società cosmopolita come la nostra, lontana dalla scena della battaglia, le qualità umane richieste e coltivate dalla guerra sono fondamentalmente in contrasto con i nostri principi pubblici. Tendiamo a pensare che la mentalità "prenditi cura di te stesso" della tribù provenga da un diverso stadio dello sviluppo umano, parte di una mentalità "noi contro loro" che ci vantiamo di aver lasciato alle spalle nella marcia in avanti della ragione. Ciò che lo studioso francese Pierre Manent ha detto dell'opinione illuminata europea potrebbe essere detto della sua controparte americana: Crediamo di "essere diventati così universalmente umani da non avere nemici". Eppure facciamo piovere più morti nel mondo di chiunque altro“. - Credo che Matt faccia bene a porre la domanda dei veterani, ed anche di ricordare il grande problema della loro integrazione, come ha fatto a livello cinematografico Clinton „Clint“ Eastwood Jr. (* 31. Mai 1930 in San Francisco, California) e credo anche che faccia bene a „criticare“ l’atteggiamento individualista della società borghese, di cui io mi rendo conto. Vorrei davvero che nascessero più amicizie autentiche, ma nei limiti di una „profezia della pace“, cosciente che ci sono nemici, ma che essi sono nostre sorelle e fratelli…

„«Ti ho amato di un amore eterno e ho avuto pietà del tuo niente» (Cfr. Ger 31,3): questa notizia che ci giunge dalla storia del popolo ebraico è la cosa che mi commuove di più; il Mistero che fa tutte le cose ha avuto pietà del mio niente, del nostro niente. Lo ha riconosciuto anche la Madonna: «Il Signore ha guardato il niente della Sua serva». Questa pietà di Dio nei nostri confronti viene “prima” di ogni altra considerazione - tanto è vero che non è legata al nostro essere bravi oppure no: la preferenza di Dio è totalmente gratuita, tanto è vero che ci prende così come siamo - e per questo è la ragione che sta all’inizio di ogni nostra iniziativa verso gli altri e ne indica il metodo: la gratuità.

Se non partiamo da qui in ogni nostro tentativo di amare e di aiutare gli altri, in ogni gesto che chiamiamo di carità, prima o poi ci stanchiamo, le cose ci logorano e col tempo diventiamo sordi al nostro bisogno e a quello dei nostri fratelli uomini. E per questo siamo tentati di chiuderci nell’individualismo, ultimamente indifferenti a tutto e a tutti, cioè soli. Ma rimanere stupefatti perché Cristo ha avuto pietà del nostro niente, abbassandosi fino a divenire uno tra noi, questo vince ogni smarrimento e ogni impotenza e ci rende colmi di quella pienezza che ci fa accettare ogni sacrificio, fino alla possibilità umanamente inconcepibile di dare la vita perché l’altro viva, esattamente come ha fatto Gesù con ciascuno di noi e come farebbe una madre cristiana col proprio bambino.

Julian Carrón 10 marzo 2010 - in queste poche righe don Julián dice tutto l’essenziale, anche per comprendere quanto ho scritto sopra in dialogo con la piccola Teresa e il teologo ceco Halík ed anche come risposta a ciò dice Crawford sull’individualismo borghese. 


Abba nostro…

(Pomeriggio) „Luci a Firenze. Ieri sera è accaduto un fatto notevole nel capoluogo toscano. Convocati da padre Bernardo Gianni, l’abate di San Miniato al Monte, hanno camminato insieme per la pace in Medio Oriente il rabbino capo Gadi Piperno e l’imam Izzedin Elzir. «È stato un piccolo miracolo, capace di andare oltre i contingenti steccati dell’odio e del sospetto», ha detto il benedettino che ha radunato migliaia di persone e anche quanti per la geopolitica sono considerati “nemici”“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - questa è davvero una bella notizia. Per il resto sono anche contento che Banfi si sia scusato di aver dato ieri una notizia falsa: non è stato Joe Biden a telefonare al Papa, ma quest’ultimo ha preso l’iniziativa. Banfi dice che si è trattato di whisful thinking, ma in vero, anche se capisco che il Papa abbia telefonato al cattolico più potente del mondo, io penso che quel cattolico sia un criminale di guerra (cfr. Aaron Maté), come lo sono stati i suoi successori, da quando negli USA imperversano i neocons bipartisan guerrafondai. Che l’attacco degli Hamas sia stato terroristico e bestiale chi scrive questo diario non lo ha mai messo in dubbio, ma vero è anche che la risposta di Israele è stata altrettanto e quantitativamente ancor più terroristica e bestiale; che la controffensiva a terra sia stata rinviata di due giorni, forse è una piccola vincita della profezia della pace, ma bisogna dire che la vendetta feroce è già accaduta e la situazione ora è del tutto precaria. Bisogna anche precisare che la leadership occidentale sta tutta con Israele e con il suo desiderio di vendetta…anche se qua e la, per ipocrisia, dice che deve essere rispettato il diritto internazionale, che è sempre più mito, sempre meno „icona della legge“. 

Oggi siamo stati nei ruderi del monastero di Oybin, che è stato un centro importante della cristianità nella Lusazia. La mia prima associazione è stata la Sagra di San Michele, vicino a Torino. L’imperatore Carlo IV (XIV secolo dopo Cristo), che lo aveva preso in consegna il 1349) dedicò il monastero allo Spirito Santo e lo consegnò  a sua volta alla congregazione dei celestini, fondata da Pietro da Morrone, che sul monte Morrone, vicino a Sulmona, aveva fondato l’ordine dei celestini. Quando fu eletto Papa si chiamò Celestino V; la sua rinuncia all’ufficio petrino ha ispirato quella di Benedetto XVI. Un monastero del genere, pur nella sua potenza e gloria, era un luogo di solitudine, di cultura e preghiera, in cui vissero da sei a dodici monaci; dopo la Riforma luterana i celestini abbandonarono il monastero, l’intervento dei gesuiti è stato piuttosto quello di una liquidazione del monastero: loro portarono la biblioteca e i tesori la presenti a Praga. L’Europa che ha perso questi luoghi di solitudine ha perso parte della propria identità; vorrei precisare che cristianità non è sinonimo di cristianismo - quest’ultimo è un fenomeno, di destra e di sinistra, che può essere definito come cristianesimo senza la fede in Cristo ora presente. La variante di destra è interessata all’idea del cattolicesimo come ordine; quella di sinistra ad un’idea di solidarietà, che ha origine dal cristianesimo, ma che non abbisogna più della presenza di Cristo. Similmente ad Hölderlin che ha versato lo specifico cristiano nella sua idea della Grecia, così i cristianisti di destra e di sinistra hanno gettato via la fonte (Cristo) per versare la sua figura di ordine o rivoluzionaria nelle loro proprie idee.  Dopo la visita siamo tornati a piedi da Oybin a Jonsdorf sulla strada „Leipaer“ (13./14.secolo, un vecchio percorso commerciale da Zittau verso la Boemia), che attraverso attualmente il bosco. All’andata eravamo andati ad Oybin con il treno. 


I ruderi della Chiesa del monastero di Oybin



Molte più foto si possono vedere nella mia bacheca in Facebook in data odierna


(Jonsdorf (Lusazia), il 23.10.23; San Giovanni da Capestrano) Ieri notte ho ascoltato alcune testimonianze sconvolgenti (ma anche di fede) di ciò che è accaduto in Artsakh, proprio nella settimana quando eravamo in Armenia, ed anche sui mesi, antecedenti ad essa, in cui il corridoio di Lachin era chiuso: maltrattamenti, uccisione di bambini… Mi ha scritto Armen, da Yerevan: „Gli italiani, come gli ebrei, hanno venduto armi mortifere agli  assassini azeri. Sapevano certamente come le avrebbero usate. Il Vaticano ha taciuto come se tutto ciò stesse accadendo su un altro pianeta“. Gli ho risposto: „ Quest’ultima cosa non è vera. Il Papa ha parlato più volte dell’Artsakh, ma vero è che la sua voce non conta nulla. Mentre purtroppo è vero che il governo italiano fa affari, anche militari, con l’Azerbaigian“. 



Roberto con la bandiera armena, 22.09.23



Konstanze con Armen, 20.09.23


Isaia Anacoreta esprime il suo no radicale alla mondanità, anche quella spirituale, in questo modo: „La prima virtù è l’assenza di cure, cioè l’essere morti a ogni uomo ed affari“ (La custodia dell’intelletto, punto numero 25). Credo nel senso di morti ad ogni uomo che ci porta sulla via della mondanità. Oltre alla cura/custodia dell’intelletto, consiglia una cura  del cuore e ci pone di fronte ad una sequenza ovvia: „È impossibile che faccia il bene chi è solito fare il male“ (21), ma distingue anche precisamente tra le virtù, come ho fatto anch’io in alcune mie lezioni a scuola; le virtù non sono tutte primarie e bisogna distinguere anche il contesto del loro esercizio: „sapere di quale virtù darci cura, quando sono presenti fratelli e padri, quali esercitare quando siamo soli, quale sia la prima virtù, quale la seconda e la terza, quale passione sia propria dell'anima e quale propria del corpo, quale sia la virtù dell'anima e quale del corpo…“ (24). Direi che bisogna tener conto anche se uno è monaco e se non lo è. Con queste differenziazioni, comunque, non intendo una scala per diventare sempre meglio, ma semplicemente esprimo la preoccupazione, che se tutto è definito nella stessa intensità come vizio o tutto come virtù, il rischio è che prima o poi arrivi un rigetto, come quando uno perde troppo velocemente 30 chili…Io non credo che ci sia la possibilità, come invece pensa Isaia Anacoreta, qui sulla terra, di „non peccare mai“. Per quanto riguarda, che il Papa riassume così: „il tradizionale insegnamento cattolico circa la crescita della grazia, cioè che, giustificati gratuitamente dalla grazia santificante, siamo trasformati e resi capaci di cooperare con le nostre buone opere in un cammino di crescita nella santità. In tal modo veniamo elevati, così da poter aver reali meriti in ordine allo sviluppo della grazia ricevuta“ (Papa Francesco, „C’est la confiance“, 18), io ho grande dubbi, sebbene espresso così equilibratamente come fa il Papa sia legittimo, cioè è legittimo perché tutto parte dalla „grazia santificante“, ma io preferisco del tutto la lezione della piccola Teresa, che è anche „dottore della Chiesa“: „Teresina tuttavia preferisce (in riferimento al tradizionale insegnamento cattolico dei meriti; RG)  mettere in risalto il primato dell’azione divina e invitare alla fiducia piena guardando l’amore di Cristo donatoci fino alla fine. In fondo, il suo insegnamento è che, dal momento che non possiamo avere alcuna certezza guardando a noi stessi,  nemmeno possiamo esser certi di possedere meriti propri. Pertanto non è possibile confidare in questi sforzi o adempimenti. Il Catechismo ha voluto citare le parole di Santa Teresina quando dice al Signore: «Comparirò davanti a te con le mani vuote», per esprimere che «i santi hanno sempre avuto una viva consapevolezza che i loro meriti erano pura grazia». Questa convinzione suscita una gioiosa e tenera gratitudine“ (Papa Francesco, „C’est la confiance“, 19). Detto questo non è male che Isaia Anacoreta ci ricordi ben precisi vizi, in primo luogo l’accidia (La custodia dell’intelletto, 22): „ tedio, svogliatezza, pigrizia e inerzia spirituale. Ingenera ottusità dello spirito, impotenza della volontà e disgusto per gli stessi doni di Dio“ (Glossario alla Filocalia della comunità di Monteveglio). Altri vizi sono la vanagloria, l’orgoglio, la collera (da distinguere dall’ira secondo natura, che è cosa buona), l’ingordigia“ (La custodia dell’intelletto, 24). Questa notte, nel dormiveglia ed anche nel sonno/sogno c’erano due cose che si contrastavano: da una parte la possibilità del piacere sessuale che potrei provare con una giovane ragazza (cosa del tutto fantasiosa visto la mia età e il mio peso) che si lasci andare, non tanto al sesso (in questo il sogno era realista) ma a giochi sessuali e d’altra parte il rimanere fedele ad una scena del Vangelo che mi si era presentata: Gesù dodicenne che parla con i dottori della legge del Padre, e spiega loro la vicinanza, tenerezza e misericordia del Padre, di suo Padre…Ovviamente credo che Isaia Anacoreta abbia ragione a dire che questi pensieri sono alternativi, ma è anche vero che non è così semplice, come pensa lui, liberare cuore ed intelletto da questa interazione…VSSvpM! 


„Jimmy Carter in 2013 said he met several times with Hamas leadership and they would be willing to accept the existence of Israel -- but Netanyahu was intent on imposing a "one-state solution," which would make negotiations impossible and be "a disaster for Israel““ („Jimmy Carter nel 2013 ha dichiarato di aver incontrato più volte la leadership di Hamas e che questa sarebbe disposta ad accettare l'esistenza di Israele, ma Netanyahu è intenzionato a imporre una "soluzione di un solo stato", che renderebbe impossibili i negoziati e sarebbe "un disastro per Israele““) (Michael Tracey, X, 22.10.23).


L’Iran ha minacciato di intervenire, se Israele entrerà nella Striscia di Gaza. Il governo di Gerusalemme ha contro-minacciato una reazione diretta verso Teheran“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…


(Sera) Oggi siamo stati nella Repubblica Ceca a Prebischtor (Pravčická brána), dove hanno girato una scena del secondo volume di Narnia (la cristologia di Narnia, The Lion, the Witch and the Wardrobe), dove i bambini corrono su un arco di rocce. Come ho scritto più volte, devo tanto a C.S. Lewis, senza lui non sarei stato in grado di insegnare in modo sensato nella „Grund- und Hauptschule“ in Baviera ed anche i primi anni a Droyßig ho usato Narnia per il mio insegnamento di religione; poi sono passato all’“Hobbit“ e al „Signore degli anelli“ di J.R.R.Tolkien…ultimamente insegno in modo più „normale“, forse anche perché i bambini non hanno più la pazienza per un racconto lungo. Per quanto riguarda uno de contenuti: già allora mi chiesi se non fosse un po’ esagerato il sacrificio di Aslan per l’errore di un bambino (Edmund), ma in vero io credo che i futuri adulti, i bambini che non sono già ora più bambini, sanno davvero essere molto cattivi. Aslan li ama come sono. Purtroppo un grande incendio, forse per via della siccità delle penultime estati, ha ridotto il paesaggio in una valle di conifere morte, che mi hanno fatto pensare al settimo volume di Narnia (l’escatologia di Narnia), che non è stato filmato, in cui i Calormeniani invadano Narnia e ne distruggono i boschi. 


L'arco sulla roccia su cui hanno girato una scena di Narnia, 2 


Come mi immagino io Narnia


                                      Dopo che i Calormeniani hanno distrutto i boschi

Oggi ho letto con una certa attenzione molte pagine del libro di Tomáš Halík (* 1. Juni 1948 in Prag), „Geduld mit Gott“ (pazienza con Dio), Praga 2007 (Friburgo, 2010): a differenza del suo  „Der Nachmittag des Christentums“ (il pomeriggio del cristianesimo), Freiburg in Br., 2021, l’ho trovato molto interessante, in modo particolare il suo modo di leggere Teresa di Lisieux, come solidale con gli ateisti, con i non credenti (50). Come io sto facendo dialogare Etty Hillesum con Teresa (dialogo ebraico-cristiano), lui fa dialogare Nietzsche con la piccola di Lisieux (dialogo ateismo-cristianesimo). Anche il suo modo di interpretare il passo evangelico di Zaccheo (Lc 19,1-10) l’ho trovo molto interessante: come Matteo, dopo l’incontro con Gesù, cambia radicalmente la sua vita, ma a differenza di Matteo, Zaccheo non diventa un discepolo, rimane uno „distante-vicino“ (Halík intende la sua missione sacerdotale, in modo particolare, per i distanti-vicini). Infine ritengo molto interessante come il teologo ceco affronti la questione della ragionevolezza della fede, accentuando più il fatto che a partire dalla sola ragione, in vero, ci sono tanti argomenti anche per non credere, sebbene lui inviti i non credenti ad avere pazienza con Dio…Mi è piaciuta anche tanto una sua citazione di un filosofo ceco, che vorrei conoscere meglio: „Das authentische Erbe des Christentums ist zu wertvoll, um es fundamentalistische Sonderlingen zu überlassen“ (L'autentico patrimonio del cristianesimo è troppo prezioso per essere lasciato ai disadattati fondamentalisti),  Slavoj Žižek, 2001. PS Proprio nel senso di quanto dice il teologo ceco, Papa Francesco scrive nella sua esortazione apostolica: „Teresina viveva la fede più forte e sicura nel buio della notte e addirittura nell’oscurità del Calvario. La sua testimonianza ha raggiunto il punto culminante nell’ultimo periodo della vita, nella grande «prova contro la fede»,  che cominciò nella Pasqua del 1896. Nel suo racconto, ella pone questa prova in relazione diretta con la dolorosa realtà dell’ateismo del suo tempo. È vissuta infatti alla fine del XIX secolo, cioè nell’“età d’oro” dell’ateismo moderno, come sistema filosofico e ideologico. Quando scriveva che Gesù aveva permesso che la sua anima «fosse invasa dalle tenebre più fitte», stava a indicare l’oscurità dell’ateismo e il rifiuto della fede cristiana. In unione con Gesù, che accolse in sé tutta l’oscurità del peccato del mondo quando accettò di bere il calice della Passione, Teresina coglie in quel buio tenebroso la disperazione, il vuoto del nulla“ („C’est la confiance, 25). 


Roberto legge Tomáš Halík

Joe Biden è semplicemente la continuazione della politica diabolica neocon (la guerra infinita degli USA per risolvere tutti i problemi), che è ormai bipartisan. Nelle sue telefonate (con il papa, con il presidente francese, con la premier italiana e con il cancelliere tedesco) non credo per nulla che vi sia un’intenzione diplomatica; ha appena chiesto al parlamento più soldi per finanziare le sue guerre in Ucraina ed in Israele (FAZ) - questi sono i fatti, le altre sono parole, parole, parole…anche il sentimentalismo di dire agli Israeliani che nel 11.9. gli USA avevano forse esagerato…beh, questa non è sincerità, come pensa Caracciolo, ma solamente sfacciataggine sentimentale… o forse semplicemente l’inizio della demenza…


(22.10.23; Ventinovesima domenica del tempo ordinario; Giornata missionaria mondiale; San Giovanni Paolo II) Rinvio alla meditazione della notte in cui ho citato una frase di don Giussani che mi aiuta a far parte della fraternità di CL; della mia mamma e dei suoi ricordi di guerra ed ho continuato il dialogo interiore con Teresina ed Etty. 


Le letture della ventinovesima domenica del tempo ordinario (IS 45,1.4-6; 1 Ts 1,1-5 (su questa ha predicato ieri  il parroco Wolf di Gera in riferimento alla festa del coro della parrocchia); Mt 22,15-21)  mi sono assolutamente necessarie per comprendere questo momento preciso della nostra esistenza storica. Balthasar è di straordinario aiuto (Luce della Parola, 132-133). Gesù sfugge alla trappola dei farisei e fonda una vera e propria „teologia della liberazione“ che non può essere ridotta ad una „teologia politica della liberazione“. Con la sua risposta ("Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio“) non salva solo „l’immediatezza“ a Dio dell’antico popolo santo, ma anche l’immediatezza del popolo santo di Dio attuale. Ciò significa „sentirsi responsabili a partire da più in alto per la politica mondana“ e significa, per parlare con Augusto Del Noce, tentare una vera e propria „filosofia del risorgimento“. L’unica cosa che sta a cuore a Gesù è Dio! E per questo non vuole essere confuso con gli  zeloti, ma neppure con chi si sottomette senza discernimento all’autorità politica. A Dio spetta tutto, sia ciò che è naturale sia ciò che sovrannaturale, con il rispetto delle „causae secundae“. „E là dove una potenza mondana si ribella contro questo tutto - che oltrepassa di gran lunga tutto il dato politico - e pretende per sé questo tutto, egli farà resistenza e i suoi con lui“ (Balthasar). Opporrà, opporremo resistenza, ma non nello spirito di un rivoluzionario: il cristiano oggi non può che riconoscere la legittimità dello stato di diritto e la forma politica della democrazia (se questa poi sia la fine della storia, lo vedremo, forse no). „Ma Gesù non si lascia portare su questo piano (quello della „teologia politica“ o quello della „sola politica“; RG), ne riconosce la legittimità solo superandola e relativizzandola“ (Balthasar). Ed ora giungiamo a Ciro, all’imperatore, che diventò il re della Persia nel 539 a.C., e che avrebbe fatto in modo che gli Israeliti potessero ritornare alla terra promessa dal loro esilio in Babilonia. Isaia dice che Dio gli ha permesso di „abbattere le nazioni“, ma sottolinea che solo Lui stesso è Dio. Ascoltiamo il profeta per intero: 


Isaia, 45 


[1] Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: 

"Io l'ho preso per la destra, 

per abbattere davanti a lui le nazioni, 

per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, 

per aprire davanti a lui i battenti delle porte 

e nessun portone rimarrà chiuso. 


[2] Io marcerò davanti a te; 

spianerò le asperità del terreno, 

spezzerò le porte di bronzo, 

romperò le spranghe di ferro. 


[3] Ti consegnerò tesori nascosti 

e le ricchezze ben celate, 

perché tu sappia che io sono il Signore, 

Dio di Israele, che ti chiamo per nome. 


[4] Per amore di Giacobbe mio servo 

e di Israele mio eletto 

io ti ho chiamato per nome, 

ti ho dato un titolo sebbene tu non mi conosca. 


[5] Io sono il Signore e non v'è alcun altro; 

fuori di me non c'è dio; 

ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci, 


[6] perché sappiano dall'oriente fino all'occidente 

che non esiste dio fuori di me. 

Io sono il Signore e non v'è alcun altro. 


Questo mi sembra decisivo, Dio è l’unico Signore, ma si serve di Ciro e lo appoggia nel suo desiderio di potere, in vista  della decisione dell’imperatore stesso di permettere al popolo di Dio di ritornare a casa. Ora di chi il Signore si serve è cosa sua  ed ogni tempo ha bisogno di discernimento. Con grande probabilità tra gli „imperatori“ odierni c’è un consenso sulla „volontà di potenza“ e sull’uso della violenza e su questo punto non vi è alcuna differenza. Il sistema manageriale e guerriero globale ha ormai carattere „cinese“ (N.S.Lyons), ma è anche possibile che Dio si serva piuttosto di Xi Jinping, che vuole diventare il leader del sud globale, che del soldato Joe Biden, che incarna un’ulteriore passo della politica bipartisan neocon. Questo non significa giustificare nulla, tanto meno il modo con cui Xi Jinping si comporta con minoranze religiose nel suo paese. Ma quando Dio dice  che Ciro è il suo eletto, sebbene non lo conosca, non legittima proprio niente! Gesù disincanta ogni sacralità, anche quella democratica odierna, anche quella autocratica odierna: „Dio è l’unico Signore, e ai dominatori viene lasciato nei migliore dei casi un divino feudo a prendersi cura su incarico di Dio dell’ordine dello stato“ (Balthasar). 


Abba nostro…


(Jonsdorf (Lusazia) , pomeriggio) Un amico scrive in Fb, che San Giovanni Paolo II, il 7.10.23 non sarebbe stato in silenzio, ma sarebbe intervenuto a favore di Israele: implicita è la critica al papa attuale, che, però, è intervenuto chiaramente, sia a favore delle vittime israeliane che di quelle palestinesi (oggi ha ripetuto la stessa cosa all’Angelus, in cui tra l’altro il Papa ha commentato il Vangelo odierno (Mt 22,15-21) nel senso balthasariano, che ho seguito nella mia meditazione mattutina - bisogna, però, tenere conto che i transfer attuali sono miei e non di Balthasar e che il papa ovviamente non può parlare come un filosofo). L’amico fa un errore tipico della „teologia politica“, confondendo il popolo ebraico con il suo Stato, cadendo nella „trappola dei farisei“, che volevano mettere il Signore in difficoltà con la domanda sulle tasse e Cesare. Ma in vero in forza di una sana „teologia della politica“ non è possibile far altro che dichiarare il proprio sostegno sia al popolo ebraico che a quello palestinese; tra l’altro molti ebrei la pensano così. Detto questo credo anche che il papa attuale abbia un senso molto più umile della sua funzione di vescovo di Roma e non crede per nulla che una sua presa di posizione di „teologia politica“ sarebbe risolutiva. San Giovanni Paolo II era anche molto attento a non fare „teologia politica“, ma alcune sue affermazioni erano forse non equilibrate, come quando disse a Breznev, che se le sue truppe avessero aggredito la Polonia, lui sarebbe venuto personalmente a Varsavia… 


(Notte) Venendo qui nella Lusazia alta, siamo passati, al nord di Dresda, per il mulino di Schwarzkollm, dedicato alla figura letteraria di „Krabat“  (un giovane croato che arriva in Lusazia e si integra facendo tanto bene alla regione che lo ha accolto). Forse c’è anche, se ho capito bene, una figura storica dietro quella letteraria. Nel breve percorso letterario dietro il mulino si può leggere che „Krabat non è solo una saga del popolo sorabo, ma anche un „eroe“ dei sorbi“. „Nacque nel 1624 in un piccolo paese, vicino ad Agram (oggi, Zagabria) in Crabaten (oggi Croazia) come figlio di una nobile familia militare“. 




 Nel centro della saga si trova l’amore di Kantorka, che colpisce dapprima il suo udito, per il bel canto, che la vista e che lo aiuterà a superare l’incantesimo di un mugnaio-mago cattivo…


La storia è diventata famosa in tutto il mondo nel racconto di Otfried Preußler (1923-2013) e che vogliamo rileggere in quella che chiamiamo „unsere Stundchen“ (la nostra oretta comune) durante l’avvento. Qui oggi abbiamo cominciato a leggere la versione, più filosofica, di Jurij Brezan (1916-2006), „Il mulino nero“ che è tutta basata su due simboli: una „cassapanca del sapere“, sorvegliata da un lupo o dal mugnaio-mago cattivo ed un „braccialetto della gioia“, che permette a Krabat di liberare se e i compagni (trasformati in corvi e in maiali) dalla „volontà di potenza“ del mugnaio. 



Roberto-Krabat consulta il libro del mugnaio 


Etty non si sente un eroe con risorse infinite: „Mio Dio, dammi forza, non solo spirituale, ma anche fisica“ (22.7.42); è molto importante questa aggiunta: „anche fisica“; Etty non dimentica mai il „fisico“, il „corpo“: „sono tanto stanca oggi, in tutto il corpo, non ho molto coraggio per affrontare il lavoro di questa giornata“ - un lavoro che non ama, ma di cui è grata, „perché mi hai (Dio) portato in mezzo al dolore e alle preoccupazioni di questo tempo“. Lo stesso vale per me per la scuola! Ma questa debolezza fisica non la rende amareggiata: „Sono grata di non provare nessuno odio o amarezza“. „Ogni giorno ha il suo compito“ (cfr. Mt 6,34); lei vive completamente nel mistero della confiance: dobbiamo capire ed amare il tempo che ci è dato di vivere: „in qualche modo io seguo la mia vita interiore, che diventa sempre più semplice ed è lastricata di benevolenza e di fiducia“. „«Ah, se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola tra tutte le anime, l’anima della sua piccola Teresa, non una sola di esse dispererebbe di giungere in cima alla montagna dell’amore! Infatti Gesù non chiede grandi azioni, ma soltanto l’abbandono e la riconoscenza» (Teresa di Lisieux, citata dal Papa, „C’est la confiance, 21). „Chi vede me vede il Padre“, quindi in un certo senso la confidenza di Teresa e quella di Etty hanno la stessa fonte, anche se Teresa come cristiana, accentua più il Figlio: „Il centro e l’oggetto del suo sguardo non è lei stessa con i suoi bisogni, ma Cristo che ama, che cerca, che desidera, che dimora nell’anima“ („C’est la confiance, 22). 


(21.10.23) Questa notte, in direzione sud-est Orione brillava in tutto il suo splendore difensivo. Salmo 8, [4] Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, [5] che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?. Abbiamo più che mai bisogno della tua „cura“, perché sembra che non solo i tuoi nemici, o Signore…periranno“ (cfr. Sal 92,10). Di fronte al pericolo, Teresa e Etty, con cui da qualche notte dialogo qui nel diario e non solo, invocano Dio, la seconda il Padre, la prima il Figlio. «Ecco la mia preghiera: chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così strettamente a Lui, che Egli viva ed agisca in me. Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore, quanto più dirò: Attirami, tanto più le anime che si avvicineranno a me (povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino) correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva» (Teresa, citata da Papa Francesco, C’est la confiance, 15.10.23, 12). „Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me…Si, mio Dio, Ti sono molto fedele, in ogni circostanza, non andrò a fondo e continuo a credere nel senso profondo di questa vita, so come devo continuare a vivere e ci sono in me, e in lui (Spier), delle certezze così grandi, Ti sembrerà incomprensibile ma trovo la vita così bella e mi sento così felice. Non è meraviglioso? Non oserei dirlo a nessuno con così tante parole“ (Etty, Diario, 20.7.42). Queste due anime infiammate di amore sanno che Dio è misericordia. Certo le persone che sono direttamente confrontate con la morte, con la guerra sono spaventate ed io non voglio fare loro nessuna lezione di stoicismo, sono ben troppo debole per questo, ma vedo che nei giorni della partenza per Westerbork, Etty scrive: „Senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordiosi dobbiamo essere noi nel nostro cuore“ (20.7.42); ci sono rabbini che pregano per la pace nel parlamento statunitense, ci sono tanti ebrei che non vogliono essere difesi così…mentre i politici ormai sono tutti affondati nella dialettica fatale: noi buoni democratici e gli altri cattivi autocratici. Quella che dopo il 9.11. ha costato la vita a così tante persone! Il ministro  degli Esteri Antony Blinken cita in X una frase del presidente Joseph R. Biden Jr,, che mi ha fatto rabbrividire: „Hamas and Putin represent different threats, but they both want to completely annihalate a neighboring democracy“ (Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina). Sappiamo bene cosa una frase del genere significa nella testa dei bipartisan neocons. Eppure: o Dio, „Ti sembrerà incomprensibile ma trovo la vita così bella e mi sento così felice“, guardando Orione e camminando nei boschi, facendo colazione con mia moglie e per il matrimonio di mia figlia e per lo studio di mio figlio…


Luca, 12 [1] Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. [2] Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Lo dico en passant, (by the way) ma in questa idea del verso due, c’è la spiegazione della parola „diurno“, che ho messo come titolo a questo mio diario. Ma procedo con la citazione del verso 8: Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio. Scrivo con questa intenzione: riconoscere il Logos universale e concreto, che si chiama Gesù, come uno dei suoi piccoli amici. Lo faccio anche quando cerco di confrontarmi, spero senza ipocrisia, con „La custodia dell’intelletto di Isaia Anacoreta (Filocalia, 91-93, i punti 13-20). „ Se l'uomo non odia ogni attività mondana non può rendere culto a Dio. Qual è allora il culto di Dio? Non consiste forse nel non avere noi nulla di estraneo nell'intelletto mentre lo preghiamo? Né voluttà mentre lo benediciamo? Né malizia mentre inneggiamo a lui? Né odio mentre diamo a lui la preferenza? Né zelo malvagio che ci freni mentre meditiamo di lui e ci ricordiamo di lui?( Isaia Anacoreta, La custodia dell’intelletto, 13). Io credo, come ci hanno insegnato  Henri de Lubac e Papa Francesco, che dobbiamo evitare ogni mondanità. In primo luogo la mondanità spirituale! Non è possibile dare culto a Dio se nel cuore abbiamo la mondanità spirituale! E con quest’ultima bisogna fare un taglio netto, nel senso delle parole usate da Isaia Anacoreta: „recidere“ (13), „separazione drastica“ (17). Ma come nello pseudo Antonio, anche in Isaia ci sono frasi che sono piuttosto platoniche e stoiche che cristiane: „Quando l'intelletto serba i sensi dell'anima lontani dalle volontà della carne e li trasferisce nell'impassibilità e separa l'anima dalle volontà della carne, allora, se Dio vede le turpi passioni gettarsi sull'anima per dominare i sensi con il peccato e l'intelletto gridare ininterrottamente a Dio nel segreto, allora egli manda il suo aiuto e dissolve tutto in un solo colpo“ (14). Io non metto in dubbio che Dio possa „dissolvere tutto in un solo corpo“, ma metto in dubbio che, almeno ciò vale per il nostro tempo, che l’impassibilità dell’anima e dell’intelletto vs le volontà della carne sia una meta raggiungibile o desiderabile. A me sembra che questa spiritualità porti necessariamente all’ipocrisia. La Bibbia ci insegna qualcosa d’altro. Ezechiele 36, [24] Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. [25] Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; [26] vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. [27] Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. [28] Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Non c’é alcun „se…allora“, la guerra del nostro cuore di pietra la vince Dio non noi, anche se noi dobbiamo assentire (come conseguenza del suo amore)! È vero quello che dice Isaia Anacoreta al punto 16: „ Chi non trova aiuto in tempo di guerra, neppure può confidare di avere la pace“. Appunto trova aiuto, ma non con la logica „se, allora“ del punto 14. Per quanto poi riguarda la „naturalezza“ (non la natura in senso filosofico) dei nostri istinti, io non userei la definizione „contro natura“; certo l’intelletto è più nobile (non comincio usualmente la giornata guardano un porno, ma con la meditazione), ma la „naturalezza“ (grattarsi, fare la pipì, mangiare, attività sessuali…) ha in sé una dimensione di „perversione polimorfa“ che non credo che tanti uomini nella nostra epoca trasparente possano ignorare (nel senso di „recidere“), per motivi chiariti dalla psicologia del profondo, individuale e collettiva, al massimo la si può sublimare (ma ovviamente ci sono anche anime nobili, sebbene pure loro non sono perfette). Ci si può masturbare (nel senso della parola tedesca: dare pace a se stessi) anche organizzando un convegno sulla teologia del corpo! Quando Isaia Anacoreta scrive: „ ti raccomando, finché sei in questo corpo di non rilassare il tuo cuore“ (15), pensa suppongo a quello che io chiamo far uso di surrogati! Voglia Dio, per un desiderio profondo che abbiamo di pace (non di impassibilità), donarci un „santo riposo“ (che corrisponde alla natura dell’uomo, nel senso filosofico del termine), piuttosto che un „rilassamento“, ma questo è davvero: sola gratia! 


Sahra Wagenknecht ha fondato un nuovo partito facendo una critica radicale alla „sinistra-liberale con feticcio autoritario". Feticcio: „Oggetto inanimato al quale viene attribuito un potere magico o spirituale. Il vocabolo, adottato nel 16° sec. dai navigatori portoghesi (feitiço) per designare gli idoli e gli amuleti che comparivano nelle pratiche cultuali di popoli indigeni africani, fu esteso successivamente alle reliquie sacre della devozione popolare e, più in generale, a qualsiasi oggetto ritenuto immagine, ricettacolo di una forza invisibile sovrumana“. È ciò che io chiamo „mitologia“ vs „realtà“. Non abbiamo bisogno di idoli, ma di Dio…pur con tutta la simpatia che ho per la Wagenknecht, non so se in questo punto mi possa aiutare; noi avremmo davvero bisogno di quello che Augusto Del Noce chiamava un risorgimento vs rivoluzione( di destra e di sinistra). PS Camminando nel bosco con mia moglie e parlandone con lei mi era immediatamente chiaro che il feticcio magico di cui parla Wagenknecht sono le armi e l'autoritarismo consiste nel fatto che chi non sostiene la mainstream è criminalizzato, almeno a livello di "Gesinnungsdiktatur".  


Biden, il nuovo campione dei neocons bipartisan, ha bisogno di più soldi per finanziare le sue guerre in Ucraina ed in Israele.  „Ogni atrocità israeliana è un'atrocità congiunta israelo-statunitense. Come ha chiarito il genocida Joe Biden, la sua amministrazione sostiene al 100% l'aggressione di Israele. E come tutti i crimini israeliani, non sarebbe possibile senza il sostegno militare e "diplomatico" degli Stati Uniti“ (Aaron Maté, X, 20.10.23).


„Meno di 24 ore dopo che Joe Biden è apparso al fianco del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e ha promesso un sostegno totale e illimitato allo sforzo bellico israeliano a Gaza, simile a quello che gli Stati Uniti hanno promesso per lo sforzo bellico in Ucraina, il Dipartimento di Stato ha emesso oggi quello che ha definito un "avvertimento mondiale" per tutti gli americani che viaggiano all'estero, citando "il rischio potenziale di attacchi terroristici" e "azioni violente contro cittadini statunitensi". L'avviso invita gli americani all'estero a "prestare maggiore attenzione". Nella puntata di ieri sera di System Update abbiamo posto queste due domande: 1) È più probabile che il sostegno degli Stati Uniti alla guerra israeliana a Gaza rafforzi la sicurezza dei cittadini americani o che la indebolisca? 2) Nel decidere se gli Stati Uniti debbano finanziare e armare un Paese straniero e, nello specifico, se finanziare e armare Israele, la sicurezza dei cittadini americani è un parametro rilevante - per non parlare di quello principale?“ (Greenwald,  Rumble, 19.10.23). 


Sette anni fa a Gerusalemme, a casa appena tornato da Gerusalemme, avevo pubblicato in Facebook questa meditazione (in Facebook di oggi vi è anche una foto di allora, che aveva scattato Konstanze, della Basilica del Santo Sepolcro e della risurrezione di Cristo):


E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? - In dialogo con #DonJuliánCarrón

#Diarioscolastico


(Cfr. Paginauno, La forma della testimonianza, Tracce Settembre 2016)

"Allora quale è lo scopo del Movimento? Generare un adulto che abbia una tale certezza da introdurre nel mondo una posizione originale davanti ad ogni dimensione della vita umana" (Paginauno, ibidem, XII).


Creare un adulto che sia capace di giudicare lui stesso ciò che è giusto. Non è un tempo facile; ancora qualche settimana fa abbiamo seriamente temuto del futuro della scuola. Il preside si è fidato, come qualche anno fa, in una situazione simile, del mio giudizio. E con questo giudizio nel cuore è andato ad un dialogo difficile con  i suoi capi. In vero però non era il mio giudizio, ma il giudizio originale di cui parla don Julián. 

Io stesso sono ad un punto in cui avrei bisogno di approfondire alcune cose di ciò che ho fatto e pensato nella mia vita ed invece devo occuparmi di adolescenti e ogni (!) giorno devo ritrovare la forza di incontrarli dando però loro qualcosa di decisivo. 

Allora è importante di ritornare sempre di nuovo alla natura del compito originale: "il compito nostro è portare Cristo, che è il seme della soluzione dei problemi". 

La prossima settimana ci sarà un incontro importante. Alcuni amici della fraternità verrano da noi per valutare se continuare l'esperienza del fondo papa Francesco, in cui in questi ultimi due anni abbiamo potuto nella nostra scuola aiutare alcuni ragazzi e famiglie in difficoltà. Questi fratelli della fraternità verranno da noi "andando incontro alle ferite dell'uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesù" (papa Francesco, citato nella pagina uno). Se non venissero in questo spirito, la loro venuta non avrebbe alcun senso.

Il mondo tutto è in disequilibrio. Alcuni pensano che stando appiccicati al "passato" (il vero Giussani, il vero cristianesimo di una volta) ci sarebbe la soluzione, ma in vero ciò che si percepisce in questi amici è solo il pianto della Maddalena quando ha pensato che il Signore fosse morto. 

Nella meditazione del giorno, che ho condiviso questa mattina, di san GPII invece si fa vedere come la Chiesa può interpretare i segni dei tempi. Giudicare lei stessa ciò che è giusto, in un atteggiamento di vero dialogo ed umiltà, ma non per questo di "indifferentismo religioso".

La soluzione dei problemi non è ovviamente l'indifferentismo religioso, ciò non lo è neppure per un vero mussulmano o ebreo. Noi cristiani dobbiamo cercare Cristo giorno e notte, che è il seme della soluzione dei problemi. 

Roberto, un piccolo amico di Gesù

VSSvpM!


Abba nostro…


(Pomeriggio) La fondazione Oasis sta facendo un servizio molto utile con articoli sulla reazione dei media arabi agli ultimi eventi. Le piazze arabe esplodono, ma ci sono anche giornalisti molto critici nei confronti di Hamas. Il giudizio che più mi ha interessato è il seguente: „Sul quotidiano panarabo londinese al-Quds al-‘Arabi – letteralmente “La Gerusalemme araba” – l’attivista siriano Yasin al-Hajj Saleh denuncia la tendenza del mondo occidentale a difendere sempre e comunque il punto di vista israeliano, ciò che dimostrerebbe la sua incapacità di «pensare a partire dalla prospettiva degli altri, cioè i palestinesi assediati e sottoposti a un regime di apartheid». Ed è su questa incapacità, scrive l’editorialista, che «Hannah Arendt ha fondato la sua idea di “banalità del male”, diagnosticata osservando il processo contro Adolf Eichmann», l’ufficiale nazista responsabile della deportazione degli ebrei nei campi di sterminio. «L’atto del pensare è un dialogo intrapersonale […] in cui coinvolgiamo un’altra persona diversa da noi, non simile e non uguale. L’incapacità di pensare a partire dalla prospettiva di un’altra persona è perciò l’incapacità stessa di pensare […] e implica l’incapacità di formare la coscienza». Eichmann non riuscì mai a mettersi nei panni degli ebrei, e la stessa cosa accade oggi in Occidente «dove c’è un’ampia produzione di “eichmannismo”. […] L’altro oggi è l’immigrato, il rifugiato, la persona di colore e, nel contesto attuale, il palestinese. La coscienza si forma con l’allenamento a pensare a partire dalla prospettiva di questo altro, ciò che implica [saper] ascoltare la sua voce e accogliere le valutazioni che egli fa di se stesso». Ma l’Europa oggi ha aderito totalmente al punto di vista ebraico ed è alle prese con un «monologo, non un dialogo, con una convinzione fanatica, non una riflessione morale, capace di generare una coscienza». Questa incapacità è radicata anche in Medio Oriente, constata al-Hajj Saleh. In Oriente essa è conseguenza dell’alienazione e del risentimento che l’oppressione ha generato, mentre in Occidente è il risultato dell’«interiorizzazione di una dottrina di superiorità e predominio, che riflette l’egemonia globale, la ricchezza e il potere dell’Occidente negli ultimi secoli»“ (Oasis).


Dopo la colazione nella Robert’s Mühle, nella valle tra Crossen e Eisenberg, che porta il nome di Mühltal, abbiamo camminato sulla collina fino a raggiungere l’ambito delle conifere. Abbiamo anche recitato, quando eravamo nel fondo della valle accanto al ruscello, il Rosario per la pace nel mondo: una bella mattinata, piena di gioia e di colori, in cui abbiamo anche parlato del nostro breve viaggio, da domani, nella Lausitz (Lusazia). 



Vicino alle conifere


(Notte) „Il Movimento sei tu. Il problema, dunque, non consiste nella domanda «cosa fare per il Movimento», perché il Movimento non è una organizzazione, il Movimento sei tu“ (Luigi Giussani, Agli educatori: l'adulto e la sua responsabilità).


Per non dimenticare l’Armenia: «Ilham Aliyev tiene un discorso da guerriero fanatico permanente. Orgoglioso di aver cresciuto, in 20 anni, una generazione di Azeri assetati di sangue armeno. Le sue parole sono le stesse di Hamas. Dopo l’Artsakh, attaccherà l’Armenia per placare questa sete» (Jean-Christophe Buisson, Vicedirettore di Le Figaro Magazine).


«Se un giorno ti svegli e scopri che i terroristi jihadisti anticristiani Azeri hanno trasformato Etchmiadzin [la Santa Sede della Chiesa Apostolica Armena] in una moschea, non importa di chi è la colpa. Stai facendo tutto il possibile per prevenirlo? Così ho pensato…» (Vic Gerami).


Mia mamma al telefono mi ha detto che non avrebbe mai pensato, con 85 anni, di sentire la realtà della guerra così vicina. Si ricorda ancora quando da bambina doveva scappare in un rifugio sotterraneo nel campo, a dieci minuti dalla casa dove abitava, che si trovava vicino al seminario. E poi i ricordi degli „scalmanati“, comunisti o fascisti che fossero, e della rabbia di donne selvagge che quando trovavano un fascista, quando arrivarono i comunisti al potere, lo picchiavano con gli zoccoli; lei si ricordava di una scena in un bus, in cui un fascista si era nascosto sotto i sedili e quando uscendo dal paese le donne lo scorsero, perché lui si sentì fuori pericolo, lo picchiarono furiose. Anche suo papà era stato un fascista, ma buono, secondo i racconti del paese, così che gli stessi comunisti lo proteggevano, sebbene uno gli avesse sputato in faccia, con cui mio zio, suo figlio, poi diventò amico, provocando l’ira di sua sorella. Stasera aveva voglio di parlare e così di ricordo in ricordo si è arrivati al suo tema preferito: la sua buona educazione, che in un quartiere come Mirafiori Sud nella periferia di Torino, dove alcuni (molti?) giovani sono andati a finire anche in galera, lei ha permesso di tirar su figli bravi - racconto che in me solleva sempre l’obiezione, che poi così bravo non sono e che la mia cara mamma non tiene a sufficiente conto della grazia; comunque è bello sentirla così orgogliosa dei suoi figli e poi è vero che oggi i genitori sono piuttosto gli avvocati dei loro figli, che educatori…cosa che crea degli egoisti narcisisti…


„Se tu affermi di credere in Dio devi anche essere coerente, devi abbandonarti completamente e devi aver fiducia. E non devi neppure preoccuparti per l’indomani“ (Etty Hillesum, 21.7.1942). „Una delle scoperte più importanti di Teresina, per il bene di tutto il Popolo di Dio, è la sua “piccola via”, la via della fiducia e dell’amore, conosciuta anche come la via dell’infanzia spirituale. Tutti possono seguirla, in qualunque stato di vita, in ogni momento dell’esistenza. È la via che il Padre celeste rivela ai piccoli (cfr Mt 11,25)“ (Papa Francesco, C’est la confiance, 15.10.23, 14). „Nel cuore di Teresina, la grazia del battesimo è diventata un torrente impetuoso che sfocia nell’oceano dell’amore di Cristo, trascinando con sé una moltitudine di sorelle e fratelli“ (C’est la confiance, 15.10.23, 13). Etty non ha questa grazia del battesimo sacramentale, ma in qualche modo, lei che ha letto i russi (Dostoevskij…) ed Agostino, ha ricevuto un battesimo della sofferenza, che la rende certa e grande come la piccola Teresa. „Dobbiamo essere coerenti, se abbiamo fiducia dobbiamo averla fino in fondo“ (Etty); con ragione Teresa non insiste sulle sue capacità, ma neppure Etty lo fa („se non vado a letto alle dieci non sarò in grado di reggere ad un’altra giornata come questa“ (19.7.23); „Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me“ (20.7.42). Etty ha Spier, ma a volte è lei che lo tira su: „Dobbiamo essere coerenti…“. Teresa ha Gesù: «L’ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre di più» (citata in „C’est la confiance, 16). Etty vuole creare ora un’umanità nuova: „ custodire un prezioso pezzo di vita, con tutta la responsabilità che me ne viene“ (21.7.42). Teresa si sente responsabile per le persone che vuole portare con sé in cielo. «Nonostante la mia piccolezza, posso aspirare alla santità. Farmi diversa da quel che sono, più grande, mi è impossibile: mi devo sopportare per quello che sono con tutte le mie imperfezioni; ma voglio cercare il modo di andare in Cielo per una piccola via bella dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova» (citazione in „C’est la confiance, 15). „. Di fronte a un’idea pelagiana di santità, [26] individualista ed elitaria, più ascetica che mistica, che pone l’accento principalmente sullo sforzo umano, Teresina sottolinea sempre il primato dell’azione di Dio, della sua grazia. Così arriva a dire : «Sento sempre la stessa audace fiducia di diventare una grande Santa, perché non faccio affidamento sui miei meriti, visto che non ne ho nessuno, ma spero in Colui che è la Virtù, la Santità stessa: è Lui solo che, accontentandosi dei miei deboli sforzi, mi eleverà fino a Lui e, coprendomi dei suoi meriti infiniti, mi farà Santa» („C’est la confiance, 17). „E volevo ancora dire questo: credo di essere arrivata pian piano con la semplicità che ho sempre desiderato“. Noi abbiamo bisogno della semplicità di queste giovani donne, per non soccombere, anche se domani Putin ordinasse di bombardare Berlino! Anche se Joe Biden mettesse in pratica, non solo con i soldi, questo già lo fa, le sue idee folli! VSSvpM! 


(Wetterzeube, il 20.10.23) Sento in me l’esigenza dell’ „esichia“, che come spiega il glossario alla Filocalia della Comunità di Monteveglio, „indica insieme raccoglimento, silenzio, solitudine esteriore ed interiore, unione con Dio“ (Filocalia, 36); in questi giorni di ferie autunnali è bello cominciare il giorno con l’apertura della stalla e le Lodi. Ed oggi con la lettura di alcune pagine di Isaia Anacoreta (370 d.C.), sulla custodia dell’intelletto. Quando questa notte nel dormiveglia una certa volgarità si era presa possesso di me, ero contento quando è subentrato il silenzio; personalmente non sono molto aiutato da frasi del tipo: „dicono che il nemico sia la coscienza che si oppone all’uomo che vuole fare la volontà della carne. Se l’uomo non l’ascolta viene consegnato ai suoi nemici“ (Isaia Anacoreta, Filocalia, 91) - i motivi della mia perplessità li ho già spiegati ieri in dialogo con lo pseudo Antonio. Il Signore con il suo avvertimento è più semplice: „conosci il tuo avversario finché sei in strada con lui“ (cfr. Mt 5,25), mentre il monaco complica l’argomento chiamando la coscienza stessa „nemico“, che dobbiamo seguire per combattere i „nemici“. Isaia Anacoreta stesso, però, con ragione ci dice, nel punto numero 6: „ Se il tuo cuore comincia a odiare per natura il peccato, lo ha vinto e si è posto lontano da quelli che generano il peccato. Poni anche il castigo davanti a te e sappi che il tuo aiuto ti rimane accanto. Non contristarlo in nulla, ma piangi davanti a lui dicendo:  „Tu hai la misericordia, perché tu mi riscatti o Signore“! Io sono impotente a fuggire dalle mani dei nemici senza il tuo aiuto“. I veri nemici sono quelli che non ci permettono di prendere sul serio e con gratitudine il dono dell’essere come amore gratuito. Questa lotta è molto stancante, così che si ha bisogno di un riposo, che Isaia Anacoreta chiama „riposo sabbatico“ - in questo riposo cominciamo ad avere una percezione reale della sovraessenzialità del dono dell’essere, nella materialità del nostro io. Questo riposo deve essere distinto dal „rilassamento“, quello che ci porta a „masturbarci“, realmente o metaforicamente, e che apre forse un varco ai demoni. Io credo davvero che dobbiamo curare le virtù, ma discernere anche precisamente quali siano le virtù primarie (giustizia, temperanza, saggezza, fortezza), da quelle secondarie (puntualità…); visto che siamo corpo, chimica non sarà possibile a tutti vivere senza surrogati, come quello della masturbazione. Ciò non toglie che il nostro cuore non debba essere attento a non appesantirsi con la crapula (Il mangiare e il bere smoderatamente e con disordine), l’ubriachezza e le preoccupazioni di questa vita ( cfr. 12). Non so se sia un pensiero „modernista“, ma io credo che dobbiamo tenere conto del fatto che la necessità di piacere, spesso è solo espressione naturalmente necessaria del desiderio di vita (una necessità meno forte del senso necessario dell’essere, ma di cui dobbiamo tenerne conto): sesso, se non è possibile altrimenti, da soli; il mangiare bene, il bere un buon vino…Vero è che io non sono un monaco, e che forse per monaci è necessaria una ben altra radicalità di cura delle virtù, ma io vedo che quando si esagera con le virtù viene un contraccolpo, che ha meno a che fare con i demoni e più con la psicologia del profondo, individuale e collettiva; lo dico senza voler affermare che il diavolo non c’è. Certo che c’è e come, fino nella dimensione di quella che Paul Kingsnorth chiama „la macchina“. Di grande aiuto mi sembra il primo punto della „custodia dell’intelletto“: „Vi è tra le passioni un'ira dell'intelletto, che è secondo natura. Senza ira non vi è neppure purità nell'uomo, se cioè egli non si adira contro tutto ciò che il nemico semina nell'uomo a suo danno. E quando Giobbe lo trovo, insultò i suoi nemici, dicendo loro: gente senza onore, spregevoli, privi di ogni bene, non vi ho stimati degni di essere tra i miei cani da pastore (cfr. Gb 30, 4.1)“ (Filocalia, 89). Rinviandoci a Charles de Jesus il Papa ci ricorda la virtù della mitezza, ma il Signore stesso, e noi non vogliamo in questo essere meglio del Signore stesso, si arrabbia e dice parole molto dure contro i farisei. E l’ira di Giobbe contro i suoi nemici (pseudo amici) è legittima ed ha poco a che fare con l’ira di Achille, con cui comincia l’Iliade e che paralizza l’eroe greco…Ma ripeto: badate che i vostri cuori non si appesantiscono con un’ira come quella di Achille…


Ripensando a quello che ho scritto ieri notte in dialogo con Teresa ed Etty, credo che sia giusto precisare, che forse  la „partenza di Etty per Westerbork“ è un passo ulteriore, a quello che ci sta capitando, verso l’inferno, anche se la valigia atomica che Putin porta con sé in Cina non mi ha fatto dormire con calma…


Per quanto riguarda il grande problema della migrazione, che insieme alla profezia della pace, fa parte delle cose (meglio sarebbe dire „Tatsachen“ (fatti reali) invece che „Dinge“ (cose), ci avverte Wittgenstein) che ricolmano il cuore del Papa; ieri sera in una veglia di preghiera, Francesco, ha trovato espressioni precisissime, che tengono conto sia delle criticità che dei compiti, e che cito qui per intero: 


Non saremo mai abbastanza grati a San Luca per averci trasmesso questa parabola del Signore (cfr Lc 10,25-37). Essa è anche al centro dell’Enciclica „Fratelli tutti“, perché è una chiave, direi la chiave per passare dalla chiusura di un mondo a un mondo aperto, da un mondo in guerra alla pace di un altro mondo. Stasera l’abbiamo ascoltata pensando ai migranti, che vediamo rappresentati in questa grande scultura: uomini e donne di ogni età e provenienza; e in mezzo a loro gli angeli, che li conducono.

La strada che da Gerusalemme portava a Gerico non era un cammino sicuro, come oggi non lo sono le numerose rotte migratorie che attraversano deserti, foreste, fiumi, mari. Quanti fratelli e 

sorelle oggi si ritrovano nella medesima condizione del viandante della parabola? Tanti! Quanti vengono derubati, spogliati e percossi lungo la strada? Partono ingannati da trafficanti senza scrupoli. 

Vengono poi venduti come merce di scambio. Vengono sequestrati, imprigionati, sfruttati e resi schiavi. Vengono umiliati, torturati, violentati. E tanti, tanti muoiono senza arrivare mai alla meta. Le rotte migratorie del nostro tempo sono popolate da uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, da fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio. Spesso sono persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo, come vediamo purtroppo in questi giorni. 

Anche oggi, come allora, c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura. Questa è la verità. Invece, cosa dice il Vangelo di quel samaritano? Dice che vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione (v. 33). Questa è la chiave. La compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza: questo è lo stile di Dio. E la compassione è impronta di Dio nel nostro 

cuore. Questa è la chiave. Qui c’è la svolta. Infatti da quel momento la vita di quel ferito comincia a risollevarsi, grazie a quell’estraneo che si è comportato da fratello. E così il frutto non è solo una buona azione di assistenza, il frutto è la fraternità.

Come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore. Per molti, purtroppo, è troppo tardi e 

non ci resta che piangere sulle loro tombe, se ne hanno una, o il Mediterraneo è finito per essere la tomba. Ma il Signore conosce il volto di ciascuno, e non lo dimentica.

Il buon samaritano non si limita a soccorrere il povero viandante sulla strada. Lo carica sul suo giumento, lo porta a una locanda e si prende cura di lui. Qui possiamo trovare il senso dei quattro 

verbi che riassumono la nostra azione con i migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. 

I migranti vanno accolti, protetti, promossi e integrati. Si tratta di una responsabilità a lungo termine, infatti il buon samaritano si impegna sia all’andata sia al ritorno. Per questo è importante prepararci 

adeguatamente alle sfide delle migrazioni odierne, comprendendone sì le criticità, ma anche le opportunità che esse offrono, in vista della crescita di società più inclusive, più belle, più pacifiche.

Mi permetto di evidenziare l’urgenza di un’altra azione, che non è contemplata dalla parabola. 

Dobbiamo tutti impegnarci a rendere più sicura la strada, affinché i viandanti di oggi non cadano 

vittime dei briganti. È necessario moltiplicare gli sforzi per combattere le reti criminali, che speculano sui sogni dei migranti. Ma è altrettanto necessario indicare strade più sicure. Per questo, bisogna 

impegnarsi ad ampliare i canali migratori regolari. Nello scenario mondiale attuale è evidente come sia necessario mettere in dialogo le politiche demografiche ed economiche con quelle migratorie a 

beneficio di tutte le persone coinvolte, senza mai dimenticarci di mettere al centro i più vulnerabili. 

È anche necessario promuovere un approccio comune e corresponsabile al governo dei flussi migratori, che sembrano destinati ad aumentare nei prossimi anni.

Accogliere, proteggere, promuovere e integrare: questo è il lavoro che noi dobbiamo fare.

Chiediamo al Signore la grazia di farci prossimi a tutti i migranti e i rifugiati che bussano alla nostra porta, perché oggi «chiunque non è brigante e chiunque non passa a distanza, o è ferito o sta 

portando sulle sue spalle qualche ferito» (Fratelli tutti, 70).

E adesso faremo un breve momento di silenzio, ricordando tutti coloro che non ce l’hanno fatta, che hanno perso la vita lungo le diverse rotte migratorie, e coloro che sono stati usati, schiavizzati.


Domenica prossima, alla presenza del cancelliere Olaf Scholz (SPD) verrà inaugurata una nuova sinagoga, la prima costruita dopo la fine della seconda guerra mondiale nella nostra regione, per la comunità ebraica di Dessau (Sassonia-Anhalt) (MZ) - "Ascolta, O Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno" (in ebraico שְׁמַע יִשְׂרָאֵל ה' אֱלֹהֵינוּ ה' אֶחָד), presente in Deuteronomio 6,4.


Non tutto quello che fanno i politici è sbagliato, per esempio è bello che il cancelliere tedesco prenda parte a questa inaugurazione della sinagoga di Dessau, ma ascoltando il video del parroco Bernhard Dittrich, Schmochtitz (Erfurt, Brunnenkirche, il 2.10.23), quando dice che l’atteggiamento della chiesa cattolica nella DDR era quello della distanza, sebbene non rinunciasse ad una presenza cooperativa, ho pensato che ciò vale anche per noi nei confronti della leadership occidentale! Distanza! 


Glenn Greenwald ha intervistato Briahna Joy Gray  e Michael Tracey sulla politica di sostegno degli USA per Israele. La domanda trattata, simile a quella che questi giornalisti avevano posto per la proxy war in Ucraina, è la seguente:  „il coinvolgimento degli Stati Uniti in questa nuova guerra andrà effettivamente a vantaggio dell'aumento e della sicurezza degli interessi del governo degli Stati Uniti e del popolo americano?“ (Greenwald, Rumble 18.10.23). Ovviamente non è l’unica domanda possibile, ci si può anche chiedere, come anche nel caso della migrazione, cosa possiamo fare per sorelle fratelli che non appartengono al nostro popolo. Ma direi con chiarezza, ripeterei con chiarezza, quello che ha detto il Papa: una guerra non è mai un aiuto alle nostre sorelle, ai nostri fratelli uomini. Allo stesso tempo, però, è una domanda legittima, perché ovviamente uno Stato deve rendere conto in primo luogo della responsabilità per il proprio popolo…con un’apertura alla trascendenza, come precisa il grande filosofo italiano, Antonio Rosmini.


„Biden ha messo insieme la crisi ucraina e quella mediorientale presentando un possibile confronto globale armato (a questo punto sempre più probabile) fra democrazie e autocrazie. Il „Domani“ titola: La guerra globale del soldato Biden…Il mondo arabo è in rivolta. Ha scritto ieri con chiarezza Sara Gandolfi nella sua newsletter per gli abbonati del Corriere: «La crisi in Medio Oriente ha creato una nuova, forse profonda, spaccatura fra mondo occidentale e Sud globale. In questo scenario l’Europa, storicamente e culturalmente la parte dell’Occidente che più sapeva parlare al Sud del mondo, è diventata irrilevante. Chiusa in se stessa, non solo alle frontiere. Bloccata, immobile. Nelle sue società minacciate da un dilagante antisemitismo e da un’altrettanto contagiosa islamofobia“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…


(Pomeriggio) Il bosco è ancora del tutto verde o molto verde per essere al 20 di Ottobre in Germania, ma quella parte con i pini dal profumo-verde-intenso (vedi le mie foto qui sotto) è stata massacrata dalle penultime estati, in cui non aveva piovuto per mesi…ma forse ciò che più mi ha fatto male è stata l'assenza di due pini, a forma di "v", l'uno vicino all'altro, che sono morti per la siccità 




(Notte) C’è una polarità forte che non deve essere spezzata, un’opposizione feconda (Guardini, Borghesi): un polo è il battesimo (Teresa con il battesimo) e l’altro la grazia che ci libera dalla autoreferenzialità (Etty senza battesimo). Etty sa che vive in „un periodo troppo duro per persone fragili come me“ (20.7.42); Etty si sa fragile e Teresa si sa un „povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino“ (C’est la confiance, 15.10.23, 12). Ma vicino a questo braciere, l’amore gratuito di Cristo, ha saputo attirare a sé, attraverso Teresa, tante anime, in modo particolare dopo la morte. Etty sa che „seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l'umanità che conservo in me stessa malgrado le mie esperienze quotidiane. L'unico modo che abbiamo di preparare a questi tempi nuovi e di prepararli fin d'ora in noi stessi.“ Per questo motivo la reazione esagerata d’Israele - e dobbiamo stare molto attenti, in modo particolare noi che non siamo la, a non farci prendere da sentimenti da 11.9. deve essere condannata ed io mi riferisco, per dire ciò, ad un’ebrea, una giovane ebrea uccisa a Auschwitz: „senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordioso dobbiamo essere noi nel nostro cuore“ (Etty). Il cardinal Pizzaballa dice con ragione: "...la domanda non è dov'è Dio?, ma dov'è l'uomo?dov'è la nostra umanità?…“. Questa la dobbiamo preparare noi, per noi e per le sorelle e i fratelli e Teresa ci ricorda l’amore singolare al più grande di questi fratelli! Cristo, Figlio del Dio vivente! 


(Wetterzeube, il 19.10.23) „E qual è stato il “segreto” di Charles de Foucauld, della sua vita? Egli, dopo aver vissuto una gioventù lontana da Dio, senza credere in nulla se non alla ricerca disordinata del piacere, lo confida a un amico non credente, a cui, dopo essersi convertito accogliendo la grazia del perdono di Dio nella Confessione, rivela la ragione del suo vivere. Scrive: «Ho perso il mio cuore per Gesù di Nazaret». Fratel Carlo ci ricorda così che il primo passo per evangelizzare è aver Gesù dentro il cuore, è “perdere la testa” per Lui. Se ciò non avviene, difficilmente riusciamo a mostrarlo con la vita. Rischiamo invece di parlare di noi stessi, del nostro gruppo di appartenenza, di una morale o, peggio ancora, di un insieme di regole, ma non di Gesù, del suo amore, della sua misericordia. Questo io lo vedo in qualche movimento nuovo che sta sorgendo: parlano della loro visione dell’umanità, parlano della loro spiritualità e loro si sentono una strada nuova… Ma perché non parlate di Gesù? Parlano di tante cose, di organizzazione, di cammini spirituali, ma non sanno parlare di Gesù. Credo che oggi sarebbe bello che ognuno di noi si domandi: Io, ho Gesù al centro del cuore? Ho perso un po’ la testa per Gesù?“ (Papa Francesco, Udienza di ieri) - ho smesso di usare, per motivi diversi, la formula, che per anni ho aggiunto al mio nome, „un piccolo amico di Gesù“, ma non credo, almeno spero, di aver mai cessato di confessare che Egli è il mio unico amore; certo io non sono Teresa, sono un filosofo e ne parlo a modo mio, ma mai e poi mai ho dimenticato che „tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste“ (Gv 1, 3). Il filo rosso di questo diario è il dono gratuito dell’essere come amore: questa donazione non sarebbe stata possibile senza il Logos universale e concreto, che ha un nome: Gesù! Proprio per questo le parole che ci ha rivolto il Papa, a noi della Fraternità di CL, sul „decentramento dal carisma“, che poi  era quello che mi ha insegnato Ulrich per anni, hanno penetrato il mio cuore. Gesù, non CL! Certo la mia gente mi è cara, ma solo quando mi aiuta ad arrivare a Gesù. 

Da giorni gira per la rete questa frase del Cardinal Giacomo Biffi (1928-2015), che è certamente intesa come critica al Santo Padre Francesco: “Verranno giorni ,diceva Solov'év, e anzi sono già venuti, diciamo noi ,che il cristianesimo sarà ridotto a pura azione umanitaria, nei vari campi dell'assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura. Il messaggio evangelico identificato nell'impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell'esortazione a rispettare la natura. Ma se il cristiano, per amore di apertura al mondo e di buon vicinato con tutti, quasi senza avvedersene, stempera sostanzialmente il Fatto salvifico nella esaltazione e nel conseguimento di questi traguardi secondari, allora egli si preclude la connessione personale con il Figlio di Dio, crocifisso e risorto, consuma a poco a poco il peccato di apostasia e si ritrova, alla fine, dalla parte dell'Anticristo.” Non so bene quali siano le cose che hanno spinto il cardinal Biffi a scrivere (quale è la data di questa citazione?) e citare Solov’év così e non so neppure a cosa si riferisse Solov’év quando ci rese attenti al modo subdolo di agire dell’Anticristo, cosa che tra l’altro il Santo Padre, che ha letto più volte „Lord of the world“ di Robert Hugh Benson ben conosce; il Santo Padre stesso, che più volte a criticato le „colonizzazioni ideologiche“ e che ben conosce il metodo del discernimento di SPN sa benissimo che in tutto, si nasconde sempre una tentazione, perché il diavolo non è cretino, ma menzognero! Ma è un’impertinenza incredibile, ignorante ed arrogante, accusare il Santo Padre di „apostasia“, peccato consumato poco a poco, mentre il cuore di Francesco si trova in ciò che ha scritto sulla piccola Teresa o in quello che ha detto ieri e che, chi segue con fedeltà il gesto dell’Angelus, come Konstanze e me, sa benissimo: „San Charles de Foucauld, figura che è profezia per il nostro tempo, ha testimoniato la bellezza di comunicare il Vangelo attraverso  l’apostolato della mitezza: lui, che si sentiva “fratello universale” e accoglieva tutti, ci mostra la forza evangelizzatrice della mitezza, della tenerezza. Non dimentichiamo che lo stile di Dio sta in tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza. Dio è sempre vicino, sempre è compassionevole, sempre è tenero. E la testimonianza cristiana deve andare per questa strada: di vicinanza, di compassione, di tenerezza. E lui era così, mite e tenero. Desiderava che chiunque lo incontrasse vedesse, attraverso la sua bontà, la bontà di Gesù. Diceva di essere, infatti, «servitore di uno che è molto più buono di me». Vivere la bontà di Gesù lo portava a stringere legami fraterni e di amicizia con i poveri, con i Tuareg, con i più lontani dalla sua mentalità. Pian piano questi legami generavano fraternità, inclusione, valorizzazione della cultura dell’altro. La bontà è semplice e chiede di essere persone semplici, che non hanno paura di donare un sorriso. E con il sorriso, con la sua semplicità Fratel Carlo faceva testimonianza del Vangelo. Mai proselitismo, mai: testimonianza. L’evangelizzazione non si fa per proselitismo, ma per testimonianza, per attrazione. Chiediamoci allora infine se portiamo in noi e agli altri la gioia cristiana, la mitezza cristiana, la tenerezza cristiana, la compassione cristiana, la vicinanza cristiana. Grazie“.

„Considera come il possesso di beni e l’uso delle ricchezze siano soltanto un’effimera illusione e riconosci che la vita virtuosa e gradita a Dio è cosa migliore della ricchezza“ (Pseudo Antonio, in Filocalia, I 59) - questo assomiglia al Vangelo, ma non è il Vangelo. SPN quando ci insegna l’indifferenza, anche nei confronti della ricchezza ci riporta al Vangelo. „Quanto più modesta è la vita di uno, tanto più felice è costui“ (ibidem) - beh, così pensa anche Epicuro! Non è che non sia saggio, ma non si tiene conto della lezione di San Paolo: „ sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno“ (Gal 2,16). Tanto meno verrà giustificato da un consiglio morale. Infine: in un certo senso è vero che „l’intelletto ordinario e mondano è volubile, produce insieme tanti pensieri buoni che cattivi, è mutevole per natura e i suoi mutamenti tendono verso la materia“ (Filocalia, 59), ma questo modo di parlare è stoico o platonico, cristiano è invece affermare che la „sovraessenzialità dell’essere“ (con questo termine Ulrich intende che il dono dell’essere gratuito non è una delle essenze mondane, ma è il „primerear“ dell’agire di Dio per l’uomo) o è testimoniata nella materia oppure  è solo una „sospensione ontologica“ (con questo termine Ulrich intende un’idealità astratta).

La sinagoga del centro di Berlino è stata colpita da bombe molotov. Secondo la polizia, due sconosciuti mascherati hanno lanciato ordigni incendiari in direzione della sinagoga. Tuttavia, non hanno raggiunto l’edificio“ (Zeit Online) - con ragione i politici tedeschi si schierano con gli ebrei che vivono in Germania. "Condanno fermamente il vile attacco alla comunità ebraica di Berlino. È nostra responsabilità comune proteggere le vite degli ebrei nel nostro Paese. Non dobbiamo permettere che l'odio per gli ebrei continui a guadagnare terreno in Germania“ (Friedrich Merz, CDU). "Ci opponiamo con tutta la forza dello Stato e della nostra società. Mai più è ora", ha scritto Baerbock, il ministro degli esteri tedesco, sulla Piattaforma X. Allo stesso tempo, però, è compito importante il discernimento di ciò che fa Israele in queste ore e che spingono Aaron (!) Maté a scrivere in X: „Grazie a tutti coloro che si rifiutano di lasciare che questo regime israeliano assassino uccida in nostro nome. Mai più significa mai più per tutti.“ Aaron si riferisce ad una protesta di cui si parla nella bacheca di „Jewish Voice for Peace“ (Voce ebraica per la pace), che  porta il sottotitolo: „Ebrei che si organizzano per la liberazione della Palestina e l'ebraismo oltre il sionismo“. Ecco la notizia di questa pagina: „Centinaia di ebrei americani stanno tenendo un sit-in al Congresso - e non se ne andranno finché il Congresso non chiederà un cessate il fuoco a Gaza. Mentre migliaia di ebrei statunitensi protestano all'esterno, più di 350 sono all'interno, tra cui due dozzine di rabbini, che oppongono una resistenza di preghiera“. PS "Nell'ultima settimana, Israele ha sganciato più di 6.000 bombe su Gaza, uno dei luoghi più densamente popolati della Terra, con una popolazione composta per almeno la metà da bambini sotto i 18 anni" (Greenwald, 17.10.23).

Le cabine di segnalazione ferroviaria della Sassonia-Anhalt sono obsolete, una crescente carenza di personale(cfr. MZ di oggi) è quello che puoi provare sulla tua pelle se viaggi con la ferrovia in questi mesi e ciò non vale solo per il nostro Land. Sia io che colleghi sono stati confrontati con la soppressione di un treno, perché non c’era personale disponibile. Per un figlio di un ferroviere, come me, è cosa alquanto triste…

„Ugualmente abbiamo scoperto che, pur nella varietà dei modi in cui la sinodalità è sperimentata e compresa nelle diverse parti del mondo sulla base della comune eredità della Tradizione apostolica, ci sono interrogativi condivisi: fa parte della sfida discernere a quale livello è più opportuno affrontare ciascuno di essi. Altrettanto condivise sono alcune tensioni. Non dobbiamo esserne spaventati, né cercare di risolverle a tutti i costi, ma impegnarci in un costante discernimento sinodale: solo in questo modo le tensioni possono diventare fonti di energia e non scadere in polarizzazioni distruttive“ (Instrumentum laboris, della XVI Assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi, 6) .

Mi scrive Renato Farina: „…Io non mi aspetto di reagire male quando mi metto a leggerti e so che troverò osservazioni diverse dalle mie...Perché percepisco la tua sincerità, che l’unica cosa che tendenzialmente ti interessa è “quaerere Deum”. Altrove sono portato a individuare un interesse doloso o colposo per confortare una scelta già fatta di partito ecclesiastico o ciellino…“ (Whatsapp di oggi)

Dopo aver letto la versione odierna di Banfi mi accorgo che le mie preoccupazioni espresse in questo mio diario ieri notte, non sono prive di senso: «Siamo sull’orlo di un abisso profondo e pericoloso. Il rischio dell’espansione di questo conflitto è molto reale» (Tor Wennesland, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente); „L’incendio si propaga nel mondo arabo. La rabbia delle piazze viaggia come un’onda d’urto impressionante“; at the end of the day i leader occidentali sono „per la sola difesa di Israele“; Putin a Pechino; „L’Italia ha sospeso, insieme ad altri 10 Paesi europei, l’area Schengen, ripristinando i controlli alla frontiera“… 

Abba nostro...

(Pomeriggio) Certo alcune cose sono “secondarie” (difesa della natura, la difesa della pace nel mondo…), nel senso delle “causae secundae”, perché l’unica „causa prima“ è Dio, ma a Tommaso d’Aquino non sarebbe mai venuto in mente di dire che le „causae secundae“ non sono importanti. Piuttosto questa alternativa tra causa prima e causae secundae, nel senso di  un aut aut, è tipica del protestantesimo, non del cattolicesimo. Gratia perficit naturam, non tollit. 

In queste giorni di ferie ho ripreso a camminare lungo il bosco (Zeitzer Forst), che nella sua interezza ha un’estensione all’incirca di 855 ettari e si trova al confine tra la Sassonia-Anhalt e Thüringen (da casa mia posso raggiungerlo a piedi), ca. 10 chilometri sud-ovest di Zeitz. Fino al 1953, come ho letto in un cartellone alle porte del bosco, serviva come zona ricreativa in prossimità di centri urbani ed in particolare in prossimità di Zeitz. Dopo questa data è stato usato come campo di esercitazioni e stazione di rifornimento di carburante delle truppe sovietiche fino al 1991. Dopo la loro partenza, pian piano, pur con alcuni progetti delle forze armate federali, non volute dalla popolazione, è ritornato ad avere un suo carattere ricreativo. Nella nostra foresta casalinga, per così dire, vivono tutto l’anno, come ha avevo visto con un collega, cavalli Komik e il bestiame delle Highlands, ma anche altri animali meno spettacolari, ma interessanti, come il coleottero, l’eremita, e uccelli come la cicogna nera e l'averla rossa, che ha uno sguardo molto serio e che „impala le sue prede sulle spine dei cespugli spinosi prima di mangiarle“. 


(Sera) Nella nostra parrocchia gira un libro che è piaciuto molto, al parroco e ad altri: Tomáš Halík, Il pomeriggio del cristianesimo, Freiburg in Br., 2021. Io in queste cose sono proprio un figlio di Balthasar, e questa interpretazione rahneriana di Papa Francesco, con tanto di cristianesimo anonimo, la trovo noiosa, insomma qualcosa come un’auto-castrazione, che spezza l’opposizione feconda tra fides qua e fides quae, tra emuna e pistis (Buber), con una priorità del primo fattore (fides qua, emuna), che di fatto è un cedimento apriori al mondo. Come direbbe Balthasar, una chiesa così non la si deve martirizzare, si uccide già da sé. Purtroppo nelle troppe interviste il Papa stesso ha dato adito a questo tipo di interpretazione. Ovviamente non è tutto senza verità: è vero che personalmente possiamo avere dubbi a volte e non solo una fede granitica, è vero che la fiducia originaria, rappresentata dalle parole fides qua e emuna, è un fattore importante…è vero che Abramo si muove verso una terra che non conosce, ma tutto ciò è vero proprio nell’opposizione polare e feconda con i contenuti della fede, con il grande contenuto della fede: Cristo, il Logos universale e concreto di Dio, fatto carne…


(Notte) „Ciò che colpisce è come Teresina, consapevole di essere vicina alla morte, non viva questo mistero rinchiusa in sé stessa, solo in senso consolatorio, ma con un fervente spirito apostolico“ (Papa Francesco, C’est la confiance, 15.10.23, 11). Un simile atteggiamento vale anche per Etty: „Spero di essere un centro di tranquillità in quel manicomio“ (16.7.42). Lei si pensa nell’inferno del campo di concentramento insieme ad altri. Ovviamente Teresina è cristiana e questo le fa dire cose di una certezza che Etty forse non ha: „«In Cielo desidererò la stessa cosa che in terra: amare Gesù e farlo amare». Etty si pone domande del tipo: Hai altri progetti per me, mio Dio? Riuscirò ad accettarli?“ - ma agli altri lei da la sensazione di una grande forza: „ Durante le settimane precedenti si era già riconciliata con se stessa. Interiormente forte, già, forse addirittura gioiosa, ha accettato il suo destino, convinta di poter offrire aiuto ai suoi compagni di sventura con la sua forza d’animo. In lei, mente e spirito si sono sviluppati in una rara armonia. Davvero una ragazza straordinaria“ (Han Wegerif in una lettera a Leonie Snatager, „sulla partenza di Etty per Westerbork“ (un campo di transito in Olanda dal quale oltre 100.000 ebrei e "zingari" furono deportati nei campi di concentramento: Google Maps) (cfr commento al diario, p. 883). Voglio dire con tutto ciò che non vi è differenza tra la cristiana Teresa e l’ebrea Etty? Ovviamente ci sono differenze, ma in questo mistero vi sono anche tante similitudini! Per giustificare tutto ciò non ho bisogno del concetto  di „cristianesimo anonimo“, al massimo di quello di  „cristiano anonimo“, ma non ho neppure alcuna necessità di proselitismo e non ho per nulla la necessità di battezzare Etty. Vedo solo un ecumenismo del martirio e spero nell’intercessione di entrambe, per aver un po’ di forza per i piani che Dio ha pensato per me e per i miei cari…Da un certo punto di vista mi sento più vicino ad Etty che ha Teresa, anche se io confesso con quest’ultima la singolarità unica di Cristo! VSSvpM! 

(18.10.23 - San Luca, evangelista) La giornata si sta aprendo con una leggera nebbia sul campo dietro casa e con dei bei colori invernali. Ancora nella penombra ho aperto la stalla delle galline e recitato le Lodi.

La questione degli „spazi protetti di dialogo“, decisa da Papa Francesco, per i lavori del sinodo, è davvero una decisione che conferma ancora una volta che il Santo Padre non agisce con i criteri di questo mondo. Non vi è nulla di così contrario, come questi spazi protetti di dialogo, alla nostra società trasparente. Dopo aver scritto il diario per me, per tanti anni, ho deciso di mettere il mio diario sul mio blog, perché volevo che la mia voce, che non è giornalistica, o per lo meno che non è in primo luogo giornalistica (sebbene dialoghi anche ed in modo particolare con giornalisti „alternativi“), sia presente nel mondo delle comunicazioni. Per qualcuno il mio lavoro è un aiuto. Una volta dopo aver partecipato ad una seduta della scuola di comunità di Cl, scrissi nella mia bacheca in Facebook, sui contenuti di quella seduta, senza far nomi; Martin Groos mi disse che non voleva perché voleva proteggere la scuola di comunità, come spazio protetto di dialogo, ora capisco meglio cosa intendeva, ma è qualcosa che mi è abbastanza estranea. Ritengo infatti che il dialogo pubblico sia importante (anche ciò che è nascosto deve essere portato alla luce del sole), anche se porta con se rischi di polarizzazione. Comunque sia, io guardo con simpatia alla decisione del pontefice, che sia il vescovo Oster (l’ho citato ieri nel diario) che Georg Schimmerl, in dialogo con P. Bernhard Eckerstorfer, rettore di Sant’Anselmo, mi hanno fatto comprendere meglio; cito dall’articolo del mio amico  Schimmerl: „È chiaro che si tratta di una sfida per i comunicatori e i media. Tuttavia, il Papa non si aspetta risultati spettacolari. La sua speranza è piuttosto che la Chiesa in questo cammino comune, in cui tutti sono coinvolti, torni a seguire più da vicino le orme di Gesù, cioè che prenda le misure dalla persona, dall'annuncio e dalla pratica di Gesù. Eckerstorfer fa un parallelo tra il metodo del Sinodo e le tre fonti di conoscenza già praticate dai monaci nel deserto egiziano: La prima fonte di conoscenza è la silenziosa conversazione interiore con Dio che avviene all'interno di ogni individuo. La seconda fonte è il fatto che le cose più importanti della vita spesso ci vengono dette dagli altri. Questo corrisponde al dialogo e all'ascolto nel sinodo. Infine, la terza fonte di conoscenza è costituita da circostanze ed eventi esterni che devono essere interpretati. Oggi si parla di "segni dei tempi“, come fonte di esperienza di Dio“ (17.10.23). La „silenziosa conversazione interiore con Dio“ o forse meglio l’ascolto di ciò che mi fa vedere Dio accade per me per lo più di notte; il secondo aspetto in dialogo con mia moglie (nel passato anche in dialogo con Ferdinand Ulrich); il terzo nel diario, che tra l’altro in tante cose rimane discreto, pur avendo io bisogno di una comunicazione autentica. 

Per quanto riguarda la metodologia di lavoro al Sinodo un amico mi ha spiegato quanto segue: „i gruppi cambiano ogni settimana. Vengono formati secondo le lingue ufficiali del sinodo (Italiano, Francese, Inglese, Spagnolo). I partecipanti non possono scegliere ne la composizione del gruppo ne il gruppo stesso. Così sono invitati a mettersi in confronto con culture e mentalità diverse. Da una grande parte dei partecipanti questo sistema viene lodato…per altri è faticoso.  A proposito dei temi: viene seguito con accuratezza l‘Instrumentum laboris“. Nel primo punto  dell’IL viene citata la domanda di partenza:  «come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale), quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?».

PS Questo tipo di metodologie di apprendimento che noi a scuola chiamiamo „forme cooperative di apprendimento“, usate nel sinodo, sono state nella mia vita un problema, piuttosto che una chance - ovviamente nella scuola ho imparato che non si possono tenere conferenze di 90 minuti, che un dialogo con gli scolari è importanti, ma è anche vero che nei miei primi anni tedeschi ho sempre pensato che queste tecniche di apprendimento non fossero innocenti in relazione ai contenuti problematici comunicati. Forse su questo mi sono sbagliato, comunque la grande differenza tra la scuola e la chiesa e che in quest’ultima sono adulti che si servono di esse…

Degli „Avvisi sull’indole umana e la vita buona“, falsamente attribuito ad Antonio il Grande e che si trova all’inizio della „Filocalia“, vorrei sottolineare due aspetti: un’anima ragionevole è quella che „sa discernere tra ciò che è bene e ciò che è male“, non in primo luogo quella di coloro „che hanno studiato discorsi e i libri dei sapienti di un tempo“ (58). Mentre questo aspetto mi sembra davvero consono al Vangelo, il secondo è piuttosto stoico che cristiano: se siamo virtuosi (continenti, pazienti, temperanti, costanti…) „non ci parrà più che ci accada nulla di aspro o doloroso o intollerabile“ - questo semplicemente non è vero, in due sensi. Primo perché nessuno di noi è completamente virtuoso e secondo perché anche ai virtuosi accadono cose dolorose ed intollerabili…

Cos'è il sentimento? La reazione di fronte alla realtà. Reazione immediata e inevitabile di fronte a una cosa che interviene. Perciò, la reazione inevitabile può essere di qualsiasi natura (ingiusta, giusta: può essere di qualsiasi natura). È lì che incomincia il problema: è il problema di mettere a posto il sentimento. Allora, tu hai questo sentimento di reazione e ti puoi chiedere: «Signore [perché la vera domanda è quella che fai al Signore], Signore, posso intervenire per correggere?», senza presunzione, non commettendo violenza (come è adesso la situazione in Italia: per correggere si fanno delitti molto più gravi di quelli che si vogliono correggere); «Signore, posso correggere? E se non posso correggere, se non so come correggere e non posso correggere, accetto lo scopo per cui Tu hai permesso che queste cose accadano». Vuol dire accettare la volontà di Dio (non perché le cose accadano secondo la volontà di Dio, ma dentro il disegno della volontà di Dio). La tua fatica incomincia quando t'accorgi della reazione e ti domandi: «Ma questa reazione è giusta o ingiusta?», primo problema. E, secondo, se dici: «È giusta la reazione, perché è una cosa sbagliata», lì incomincia veramente la tua   fatica: «Posso porvi rimedio? Ho la capacità - non presuntuosa, senza presunzione - e la volontà di sacrificarmi per porvi rimedio?», e normalmente direi di no! Qui incominciano a emergere i due tipi di fatica più grandi: 

- la prima fatica è quella di intervenire ugualmente per ciò che si può fare, per quel che puoi fare, senza pretendere di riuscire. L'utopia e la pretesa di intervenire a mettere a posto il mondo secondo un proprio programma. In piccolo, l'utopia può essere ripetuta anche di fronte all'atteggiamento che una tua compagna ha in casa o la capocasa ha in casa; 
- e, seconda fatica, di fronte all'inevitabilità della cosa e alla impossibilità tua ad aggiustare la cosa, accettarla nel nome di Dio. Accettarla non vuol dire che accetti la cosa così come è: accetti di vivere in quella ingiustizia, perché sai che attraverso questa accettazione - il sacrifìcio è questa accettazione - si compie la giustizia di Dio. La giustizia vera non è quella che è individuata dalla nostra analisi, ma è il mistero della volontà di Dio. Non capire questo è non capire cos'è l'obbedienza. L'obbedienza è sempre così; raramente non è questo, perché l'obbedienza - normalmente, almeno - è l'esperienza di qualche cosa contraddittorio con quello che faresti tu, con quello che hai visto tu, con quello che prevedi tu. Altrimenti l'obbedienza non apporterebbe mai nessuna novità reale. 
(LUIGI GIUSSANI Dal temperamento un metodo ) - In modo molto più preciso dello pseudo Antonio, Don Giussani spiega che non tutto è volontà di Dio, solo perché accade: "non perché le cose accadano secondo la volontà di Dio, ma dentro il disegno della volontà di Dio". Ma allo stesso tempo il Gius ci ricorda, e questo è vero sia a livello del grande palcoscenico del mondo, sia in quello nostro piccolo (il rapporto con un'inquilina), che spesso non possiamo cambiare le cose, neppure possiamo cambiarle minimamente, oltre a non poterle cambiare utopicamente: la fatica consiste nell'accettare la  sensatezza della volontà di Dio, del suo disegno...senza per questo diventare schiavi di tutto ciò che vogliono gli altri.

Un amico di CL scrive nella sua bacheca: „C'è una congiura contro la pace o almeno il cessate il fuoco? La strage dell'ospedale avviene esattamente mentre Biden - a cui va riconosciuto il coraggio - prende l'aereo per recarsi sul teatro di guerra. L'incontro di Amman è saltato, la possibile mediazione americana sugli ostaggi in cambio dell'annullamento dell'attacco di terra è abortita. La Russia e l'Iran chiedono una riunione urgente del Consiglio di sicurezza per condannare Israele obbligando gli Usa a porre il veto. Insomma un perfetto sincronismo che uccide il bambino nella culla proprio nel momento in cui si intravedeva qualche spiraglio. I falchi dei due schieramenti festeggiano su una pila di cadaveri. Si saprà mai con certezza chi ha sparato quel razzo?“ (Lucio Bergamaschi). Un altro amico che non nomino, perché la notizia che mi ha mandato è privata, mi ha scritto: „Su Gaza (bomba sull’ospedale), sono stati gli israeliani - mie fonti - /un razzo Kassam in rovesciata non ha tutta questa potenza“. Leggo in X: „Nessun razzo palestinese può causare la carneficina e la morte di massa che abbiamo visto in quell'ospedale. Israele ha avvertito dell'evacuazione prima di bombardarlo. I funzionari hanno gongolato prima di negare. Vergogna a tutti gli stenografi dei media che ripetono le bugie di Israele per sviare l'autore di questo grave crimine di guerra“ (Abby Martin, X, 18.10.23).  Anche Jonathan Cook argomenta nella stessa direzione della Martin. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, credo che come tedesco non possa far altro, nella sua visita in Israele, è del tutto solidale con quest’ultimo: „Terrore brutale. L'esecuzione di civili indifesi. Neonati assassinati, bambini rapiti. I sopravvissuti all'Olocausto umiliati. Ci fa gelare il sangue. Israele ha il diritto di difendersi da tutto questo. Uno Stato ha il dovere di proteggere i propri cittadini“ (X, 17.10.23).

Abba nostro…

(Pomeriggio) „La fame è, come ha indicato correttamente Amartya Sen, un fenomeno politico, non naturale“ (Christopher Clark, La primavera della rivoluzione, Monaco di  Baviera 2023, 73). In Europa oggi, ma non sono per nulla un esperto, la fame non mi sembra essere più un problema primario generalizzato, perlomeno se lo si confronta con gli anni 40 del XIX secolo, ma anche da noi ci sono tante persone che dipendono da un servizio mensa collettivo. Leggendo la parte del libro di Clark su „Precariato e crisi“ del capitolo „Questione sociale“, mi sono chiesto quali siano i problemi primari che preoccupano gli uomini del nostro tempo qui in Europa (sebbene ovviamente ci saranno differenze tra Berlino e Palermo…). Gli „stranieri“, che ora non sono più le persone di un paese vicino che avevano fame e venivano dove c’era da mangiare, ma un movimento di migrazione da lontano, sono certamente uno dei fattori che fanno davvero paura…non ho al momento la forza di considerare tutto questo ambito di problemi più approfonditamente, nel diario mi sono occupato piuttosto del grande problema della „profezia della pace“, ma ovviamente so che la fame ha fatto parte della storia della mia famiglia, per esempio quando i suoi membri sono migrati in tutto il mondo (Canadà, Australia, Piemonte…).

(Notte) I tempi si fanno sempre più drammatici e la mia stabilità psicologica indebolisce, per cui vorrei di nuovo ricominciare il mio dialogo privilegiato con due donne: Etty Hillesum (con lei ho dialogato a lungo all’inizio del mio „diario notturno“) e Teresa del Gesù Bambino e del Volto Santo (con lei, quando vivevo ancora in Baviera, dialogai ha lungo attraverso la lettura del libro che le ha dedicato von Balthasar), e a cui il Santo Padre ha dedicato un’esortazione apostolica (C’EST LA CONFIANCE, 15.10.23). E proprio di questa parola abbiamo bisogno: «È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!». Purificare il cuore significa ritornare continuamente al mistero primo del dono dell’essere come amore gratuito, al mistero ultimo del Logos universale e concreto, incarnato come amore. “Gesù è il mio unico amore” - questa frase stava scritta nella sua cella. Che Dio voglia che sia incisa nel mio cuore, nel cuore del „piccolo amico di Gesù“. «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi. Voglio dunque rivestirmi della tua propria Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Te stesso». Ho fiducia nella Tua Giustizia, mio Dio, non nella mia. Anche se sono grande e grosso (grasso) di fatto non ho una „dura scorza“, quindi non mi rimane che prendere sul serio quello che dice Etty: „rimarrò inerme e disposta a tutto“ ed in vero non ho proprio nulla da difendere, certo mi piacerebbe difendere gli ospedali e i civili a Gaza o in Ucraina, ma non dipende da me. Ci sarà una guerra in Europa? Nel mondo c’è già. Etty ci consiglia di non anticipare nulla, ma di sopportare ogni momento (cfr. 15.7.42) ed io ho Konstanze con me ogni giorno: e questa compagnia è „quasi sfacciatamente tanto per una persona“ (Etty). Entrambe queste donne, forse anche diverse, hanno fiducia!  C’est la confiance et rien que la confiance qui doit nous conduire à l’Amour». Se ci aspetterà un destino terribile allora voglio ricordarmi che „Dostoevskij trascorse quattro anni di galera in Siberia avendo la Bibbia come sua unica lettura; non gli era permesso di stare solo e anche l’igiene lasciava molto a desiderare“ (Etty, 15.7.42). Buona notte! 


(17.10.23 - Sant’Ignazio di Antiochia) Il santo del giorno mi è presente per due pensieri, che diventano sempre più attuali: da una parte il primato dell’amore del vescovo di Roma e poi  l’idea del martirio, che forse non deve essere desiderato, come lo desiderava Ignazio di Antiochia, ma che diventa ed è diventato, per tanti una reale possibilità, in una inter-confessionalità del martirio. Questa possibilità non deve essere confusa con il desiderio psicologico del disastro. 

Nicodimo Aghiorita nel proemio della Filocalia ci ricorda „l’eterno consiglio di Dio“, che consiste nella nostra deificazione e che non è un’ideale per soli monaci, ma anche per noi laici. Come la preghiera continua, di  cui il mondo ha grande bisogno (oggi il patriarca latino di Gerusalemme ci ha invitato alla preghiera e al digiuno), non è qualcosa che riguarda i soli monaci; e questa preghiera può anche ‚solo’ consistere nell’invocazione del nome di Gesù (e di Maria). Il monaco editore della Filocalia sa che una tale meta abbisogna anche di libri, che, però, come abbiamo imparato da don Giussani,, non sostituiscono l’incontro reale con le persone. La Filocalia è presentato come „libro che è tesoro della sobrietà, guardia dell’intelletto, mistica scuola della preghiera spirituale…modello di condotta pratica, guida sicura alla contemplazione, giardino dei Padri, catena d’oro della virtù“. Il limite dei libri è che noi siamo anche chimica, muscoli, ma è vero che dobbiamo lavorare alla „nostra purità del cuore“, che per me significa, ricominciare sempre di nuovo dalla gratitudine che vi è qualcosa invece che nulla e che nel Logos universale e concreto, che è Cristo, possiamo contemplare quale disponibilità il nostro Maestro ed Amico ha avuto a discendere fino nell’inferno più profondo della libertà dell’uomo mal usata. 

Il problema non è fare sempre più cose, ma approfondire quello che si sta facendo. Così uno giunge ad un punto in cui gli è chiesto anche il sacrificio, cioè una disponibilità a cambiare l'immagine dell'opera che si era fatto. Uno incomincia un'opera con una certa idea ma poi le circostanze lo costringono a cambiare se vuole che quello che fa sia in funzione della grande opera che è il Mistero di Dio, cioè la Chiesa che noi serviamo attraverso l'opera che è il movimento. Il movimento non è un'organizzazione dentro la Chiesa. È il nostro modo di servire il regno di Dio che è la Chiesa. Questa è la radice della gratuità che qualifica l'esperienza di adulti che fanno opere. La gratuità sta in questa disponibilità a cercare di rendere quel che si fa sempre più in funzione della grande opera di Dio, che è la compagnia nostra, il nostro movimento e, attraverso esso, la Chiesa e il mondo intero. Ma "occorre soffrire": occorre una sofferenza per essere figli, perchè la nostra vita sia tesa a domandare un'esperienza viva, a immedesimarsi con essa, a imitarla. La sofferenza è strapparsi dall'istintivo, da quello che appare come ovvio, dal proprio parere e piacere, dalla propria misura.   (Luigi Giussani  Diventare figli 1989) - io non ho mai abbandonato la „compagnia nostra“ e di fatto sono ancora qui a meditare su questo testo. Sono anche contento che chi guida il Movimento, Davide Prosperi, segua il Papa e poi io sono rimasto fedeli agli incontri che ho fatto nella mia vita: l’abbraccio tra Balthasar e Giussani è ciò che mi ha generato, al di là di questo abbraccio non riconosco la mia storia, ma la storia di altri. E poi per me il servizio dell’opera del Movimento e la decentrazione del carisma sono la medesima cosa, se non fosse così CL sarebbe solamente „un’organizzazione dentro la Chiesa“, ma il fondatore stesso dice: „Il Movimento non è un’organizzazione dentro la Chiesa“. 

Nell’angolo più ad est della Sassonia-Anhalt, nel campo di aviazione di Holzdorf, si costruirà una base di missili del tipo Arrow 3 (cfr. MZ di oggi), con sui sarà possibile difendersi da un possibile attacco missilistico di Mosca; la fine del progetto è prevista per il 2025 è costa tantissimi soldi; investimento che viene legittimato con la ricaduta positiva sull’occupazione, anche civile, nella regione. Il premier Reiner Haseloff parla di una grande chance - si una grande chance per la posizione dogmatico-guerrafondaia che li unisce tutti (Grüne, SPD, CDU…). Posizione „guerrafondaia“ non tanto per la base missilistica, che forse è legittima, ma per la mancanza di idee diplomatiche e per la categoria del tutto equivoca di „Zeitwende“. 

Credo davvero che un sinodo della Chiesa cattolica senza gli avvenimenti in Europa del 1848/1849 non sarebbe stato possibile. Nel suo libro „Primavera della rivoluzione“ lo storico Christopher Clark ci aiuta ad approfondire quale influsso quegli eventi, che altri storici leggono sotto la categoria del „fallimento“, hanno avuto nella storia europea e non solo. Mio figlio Ferdinand mi ha parlato del libro di uno storico (che tra l’altro lo ha portato all’aeroporto di San Francisco) in California che tenta un giudizio positivo della storia degli zar in Russia e queste poche parole mi hanno davvero interessato, ma credo che questo lavoro sulla „Primavera della rivoluzione“  di Clark tocchi in modo ancora più profondo la mia sensibilità.

"Stamattina entro così nell’aula sinodale, riflettendo sul fatto che il #Sinodo in questo tempo ha anche un forte valore #politico. Infatti la sinodalità implica la scomparsa della categoria del “nemico”. Io so che chi la pensa diversamente da me non mi è ostile, ma anzi deve esprimere la sua opinione perché il discernimento sia reale. Non solo: la dissonanza e il contrasto vanno registrati senza tentativi forzati di armonizzazione o di sintesi. Questo oggi ha un valore immenso" (Antonio Spadaro SJ, X, 17.10.23).

„E se ora mi chiedete perché descrivo costantemente eventi collaterali e spettacoli collaterali e non riferisco dal Sinodo stesso, è semplicemente perché il Papa vuole la massima riservatezza possibile. Non possiamo dire molto di concreto sui contenuti, e certamente non su chi ha detto cosa. Secondo la concezione di Francesco, questa è una parte essenziale del "metodo" di una Chiesa sinodale e soprattutto di un Sinodo sulla "sinodalità". Lo spazio protetto per tutti, in modo che le polarizzazioni non sorgano e siano rafforzate dai resoconti giornalistici. Il metodo consiste nel parlare in piccoli gruppi di una questione particolare. Ma prima si recita una preghiera e poi si fanno alcuni minuti di silenzio per dare spazio allo Spirito di Dio e per ascoltare la propria interiorità. Poi c'è uno scambio. Ognuno ha la possibilità di parlare per un tempo massimo di quattro minuti sulla domanda posta; tutti gli altri ascoltano. Dopo alcune richieste di intervento, c'è di nuovo il silenzio della preghiera, poi a un certo punto arriva il secondo turno: dall'io al noi. Ognuno porta ciò che ha sentito, ciò che è diventato importante per lui dagli altri o ciò che lo ha commosso. Poi di nuovo silenzio, poi si cerca di parlare delle singole cose, si fanno domande e infine si scrive un testo comune che viene portato nella grande assemblea generale. Tuttavia, diversi piccoli gruppi hanno già trattato un singolo argomento, quindi questo è un altro esercizio di ascolto. E poi il gruppo cerca di creare il proprio testo a partire da ciò che ha ascoltato….“ (Vescovo Oster, Instagram, 17.10.12)

„Un altro collega di Gaza che non è scappato dal nord dice che la gente ora beve acqua contaminata, il disastro umanitario è più mortale dei bombardamenti. Centinaia di vittime sono rimaste intrappolate sotto le macerie per giorni perché i soccorritori sono stati bombardati nel tentativo di raggiungerle“ (Abby Martin, X, 17.10.23). 

„Sul terreno le notizie restano drammatiche: la crisi umanitaria della Striscia di Gaza è gravissima. Secondo il report dell’Onu mancano cibi e medicine. I civili palestinesi morti sono saliti a 2.800. In 600 mila premono sul confine di Rafah con l’Egitto nella speranza di uscire“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - negli sforzi diplomatici sono coinvolti tutti: Da Putin a Biden, anche la Cina. - "Ieri, a chi gli chiedeva se fosse disposto all'eventualità di uno scambio di prigionieri tra lui e bambini tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza, il cardinal Pizzaballa ha risposto con prontezza: « Assolutamente sì».

PS Il professor Stephen Walt, docente di Relazioni internazionali presso la Harvard Kennedy School of Government (in dialogo con Glenn Greenwald, Rumble 16.10.23) non è per nulla convinto del ruolo diplomatico di Biden in questa nuova guerra. Il fatto che il presidente voli a Gerusalemme non dice ancora nulla sui suoi motivi e di fatto tra le affermazioni di moderazione e i fatti c’è un abisso ermeneutico; di fatto già ora la risposta israeliana, chiaramente comprensibile, ha costato la vita a tantissimi palestinesi, come riportato qui sopra, citando Banfi. 

Abba nostro…


Io. Foto di Nicolas Rausch al matrimonio di David e Johanna 

(Notte) Il popolo di Etty si trova nel „dolore e la distruzione“, ancora una volta, ma le ricette di Etty, per così dire, anche nel dolore e la distruzione sono: „esserci con tutto il cuore“, „umore leggero e come danzante“, e questo sebbene „oggettivamente“ ci si trovi nell’inferno (che purtroppo questa volta anche Israele provoca ad altri), e „i cieli si stendono così bassi e minacciosi“; per Etty, quando consiglia „umore leggero e come danzante“ non si tratta di „umorismo macabro“ (cfr. Mercoledì 15.7.42). Si tratta semplicemente di vivere senza farsi determinare da altro, ma solo dall’Altro che dona gratuitamente l’essere, non lo distrugge. Buona notte! 


(Wetterzeube, il 16.10.23


„Fratelli e sorelle, quante volte non ci curiamo dell’invito di Dio perché intenti a pensare alle nostre cose! Spesso si lotta per avere il proprio tempo libero, ma oggi Gesù ci invita a trovare il tempo che libera: quello da dedicare a Dio, che ci alleggerisce e risana il cuore, che accresce in noi la pace, la fiducia e la gioia, che ci salva dal male, dalla solitudine e dalla perdita di senso. Ne vale la pena, perché è bello stare con il Signore, fargli spazio. Dove? Nella Messa, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e anche nella carità, perché aiutando chi è debole o povero, facendo compagnia a chi è solo, ascoltando chi chiede attenzione, consolando chi soffre, si sta con il Signore, che è presente in chi si trova nel bisogno. Tanti, però, pensano che queste cose siano “perdite di tempo”, e così si chiudono nel loro mondo privato; ed è triste. E questo genera tristezza. Quanti cuori tristi! Per questo, perché chiusi“ (Papa Francesco, ieri all’Angelus). - Questa meditazione mattutina nel diario è un tempo di preghiera, in questo senso descritto dal Papa. Ferdinand, che ieri ha ascoltato con noi l’Angelus e pregato il Rosario, mentre lo portavamo a Monaco di Baviera, ha sottolineato proprio questo passaggio dell’Angelus, che ho citato qui sopra. Vivere un tempo che libera, per questo oltre allo studio di medicina si è iscritto alla Scuola superiore di filosofia dei gesuiti a Monaco, in cui aveva insegnato anche Ferdinand Ulrich. Quello che il Papa chiama mondo privato triste è quella dimensione „bassa“ di cui spesso parlo nel diario. Il momento caritativo è quello che vivo spesso nella scuola con un’attenzione particolare ai ragazzi che soffrono. Il Papa nel magistero dell’Angelus ci introduce ogni domenica alla fedeltà al Vangelo e quindi a Cristo. Nella seconda parte dell’Angelus ieri ha parlato di Israele, in modo del tutto diverso da come fa la FAZ nell’editoriale del fine settimana, che riconosce la difficoltà, sottolineata dall’ONU, di evacuare il nord di Gaza in così breve tempo, ma che non dice, come fa il papa che „le guerre sono sempre una sconfitta, sempre“! Ecco il passaggio per intero: „Continuo a seguire con tanto dolore quanto accade in Israele e in Palestina. Ripenso ai tanti…, in particolare ai piccoli e agli anziani. Rinnovo l’appello per la liberazione degli ostaggi e chiedo con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto. Si rispetti il diritto umanitario, soprattutto a Gaza, dov’è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione. Fratelli e sorelle, già sono morti moltissimi. Per favore, non si versi altro sangue innocente, né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo! Basta! Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre! La preghiera è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra. Invito tutti i credenti ad unirsi alla Chiesa in Terra Santa e a dedicare martedì prossimo, il 17 ottobre, alla preghiera e al digiuno. E adesso preghiamo la Madonna [Ave Maria…].“. Ormai i morti in Gaza sono superiore a quelli israeliani (1300) del cattivo e riprovevole attacco terroristico di Hamas, la scorsa settimana: „i numeri della impossibile evacuazione di Gaza e della prima reazione israeliana sono drammatici: nella Striscia ci sono già stati 2.300 uccisi, di cui 724 sono bambini“ (Alessandro Banfi, versione di ieri). Il Santo Padre ha parlato anche dell’Artsakh: „Non è venuta meno la mia preoccupazione per la crisi nel Nagorno-Karabakh. Oltre che per la situazione umanitaria degli sfollati - che è grave -, vorrei rivolgere anche un particolare appello in favore della protezione dei Monasteri e dei luoghi di culto della regione. Auspico che a partire dalle Autorità e da tutti gli abitanti possano essere rispettati e tutelati come parte della cultura locale, espressioni di fede e segno di una fraternità che rende capaci di vivere insieme nelle differenze“.VSSvpM!


Johanna e Ferdinand


Ferdinand e la sua mamma

Ovviamente sono cosciente che per il mio lavoro nella scuola guadagno soldi, e molti di più di quelli che guadagna un insegnante in Italia, ma l’atteggiamento di attenzione al dolore non viene pagato; come anche qui a casa nostra, avendo affittato l’appartamento di sotto, guadagniamo ogni mese soldi, che ci aiutano a pagare il credito della casa, ma è anche vero, che se non abbiamo mai aumentato l’affitto, etc tutto questo è una forma di caritativa, che non spiego più precisamente per discrezione. Per questo fa anche davvero male quando poi le persone a cui sei attento, ti rispondono con ingratitudine. E so bene che è quello che chiedo nel „Suscipe“ ed in genere con Ignazio: la partecipazione piccolissima, ma che fa male, al suo infinito amore e alle umiliazioni che ha subito per noi. È vero come dice il Papa che passare il tempo con il Signore è bello, ma ciò per me vale più per la meditazione che per la caritativa…

Il dibattito a distanza tra Giovanni Maddalena e Pierluigi Banna sul concetto di esperienza in Don Giussani, non mi soddisfa del tutto. Non so se quest’ultimo riduca il concetto di esperienza all’ontologia debole di Vattimo e non so se il primo, con il suo concetto di certezza cattolica (ontologia forte?), davvero colga nel segno. Può darsi che in entrambi ci sia del vero. In vero l’ontologia cristiana è allo stesso tempo forte e debole, povera e ricca. L’essere è donato in semplicità e completezza (forza), ma è „nulla“ (quindi ancor più che debole). La bellezza, bontà e verità disarmata non è un’invenzione di Julián Carrón, ma il cuore ultimo del cristianesimo, sia a livello creazionale (Dio crea il mondo gratis) sia a livello di redenzione (…lo salva gratis). E „gratis“ significa sempre, come si può contemplare nella gloria crocifissa e nella discesa all’inferno, anche „frustra“. Come ha detto mio figlio ieri in macchina, ciò non significa che non possiamo dare un giudizio su tutto, invece che nascondersi dietro un cristianesimo da salotto e da da dibattiti, che non prende mai posizioni, se non in accordo con il mainstream. Comunque sia forse Giovanni Maddalena ha una comprensione più articolata e quindi più cattolica dell’esperienza di quella di Pierluigi Banna. 

Ascoltiamo don Giussani: „La nostra compagnia ci provoca a un cambiamento "cattolico": valorizzare tutto. Se in un fenomeno ci sono 99 cose oscure e una chiara, valorizzi quella chiara. Questo è l'assoluto della vita della Chiesa: spalancare le braccia a valorizzare tutto ciò che accade, innanzitutto tra i fratelli cristiani. Questa cattolicità deve incominciare nella nostra comunità, tra le nostre comunità. Come osservava il cardinale Martini: bisogna evitare «rigidità, resistenza, convinzione di avere già tutto» e di essere nel giusto, assenza di sfumature, non ascolto, giudizio presuntuoso. Occorre «un dialogo in cui, al posto di autodifesa e di polemica, entri il vero desiderio di essere aiutati a crescere nel Mistero di Cristo» che è la Chiesa, a crescere nel Mistero della nostra compagnia. La legge della nostra vicinanza è una sola: la carità. San Paolo, ai cristiani di Roma, la descrive così: «Per la grazia che mi è stata concessa (per lo Spirito che mi ha investito), io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi... La carità, non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia (una carità a cui manchiamo sempre), piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri: non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi» (Rom 12,3-6; 9-16). Ha detto un Padre del deserto: «Se desideri conoscere il tuo prossimo, onoralo piuttosto che biasimarlo». È un ottimo commento alla formula del matrimonio, quando ognuno degli sposi promette all'altro «di amarti e di onorarti per tutta la vita». Un corollario. Tale carità tra noi ha un corollario grave e urgente: che nessuno può dire a un altro «Tu non sei della nostra compagnia, tu non sei del movimento». Chi può pretendere di sostituirsi, se l'altro desidera o vuole? Posso paragonare io - fariseo - la mia "purità", di fronte al pubblicano che sta in fondo al tempio? Chi può pretendere di giudicare? È un moralismo insipiente, presuntuoso in ogni caso, anche quando le cose sembrassero evidenti. Nessuno escluda; nessuno è escluso. Io posso dare novanta e sembrarmi che l'altro dia appena lo 0,9. Non so se davanti a Dio sono più grande io o è più grande lui: è Dio che misura le cose e sa le condizioni in cui uno cammina. «E neanche io giudico me stesso», diceva san Paolo. E così sono abbandonato a Dio. Essere abbandonati al giudizio di Dio è essere abbandonati alle braccia di un padre: «Mio Dio, mia misericordia». Misericordia che nella storia ha un nome: Gesù Cristo, come disse Giovanni Paolo II nella Dives in misericordia. La carità tra di noi che non deve giudicare ed escludere nessuno, ha una regola banale, concreta: l'umile sequela a chi guida. Seguire chi guida non è un eseguire, ma nasce dall'approfondimento della comune esperienza. Per questo solo chi fa profondamente Scuola di comunità segue veramente. Altrimenti uno segue la sua testa e vive i suoi personalismi.  (LUIGI GIUSSANI  Le leggi della carità 1990) - io al momento nella diaspora faccio la scuola di comunità leggendo attentamente le cose che mi mandano Gianni Mereghetti e Renato Farina. Questo testo del Gius, leggendolo avevo le lacrime agli occhi, bisognerebbe impararlo a memoria! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) «Sono sbalordito dalle posizioni del Pontefice, che non si preoccupa dell'Europa e in nome dell'ospitalità incondizionata approva la scomparsa programmata della civilizzazione europea. Fa esattamente il contrario dei suoi predecessori: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Non ha mai condannato come si deve l'invasione russa dell'Ucraina e non ha mai nemmeno voluto prendere in considerazione la realtà della violenza islamista. Per me Papa Francesco è ormai totalmente screditato e rappresenta una catastrofe per la Chiesa e per l’Europa» (Alain Finkielkraut, La Stampa, intervistato da Danilo Ceccarelli) - da un certo punto di vista sono molto grato al filosofo francese, che è molto più coerenti di quei sostenitori di Bergoglio, che dicono che il Papa ha ragione, ma di fatto non hanno mai smesso di credere al mito della liberazione dell’Ucraina con le armi. Ovviamente non è vero che Papa Francesco voglia “la scomparsa programmata della civilizzazione europea“, come dimostrano, per esempio, i suoi discorsi al parlamento europeo e non è vero che lui dice l’esatto contrario dei suoi predecessori citati da Finkielkraut, ma è vero che per una posizione guerrafondaia come quella del filosofo francese il Papa „ormai è totalmente discreditato“, sebbene poi quando il giornalista italiano gli chiede quale speranza lui abbia nel conflitto, risponde in modo abbastanza bergogliano: „La mia unica speranza è che una parte dei musulmani residente in Europa si rivolti contro questa radicalizzazione (antisemitica; RG) e dica "Not in my name“»“. In vero la speranza del Papa riguarda i mussulmani di buona volontà in tutto il globo terrestre. 

Massimo Cacciari afferma con ragione, anche ne „La Stampa“, che ne questo né quello, mutatis mutandis, ucraino sono conflitti „incapsulabili“; non so se, come pensa il filosofo veneziano, solo gli USA siano chiamati in gioco, ma in vero la domanda che pone Cacciari è centrale: „La storia pone anzitutto agli Stati Uniti una domanda concreta: conviene ai suoi attuali disegni geo-politici mantenere tra Israele e palestinesi una situazione che, lasciata a sé stessa, potrebbe concludersi soltanto in base al “classico” principio: “i confini del mio Stato sono definiti soltanto dai limiti della mia forza” e al suo interno non tollero altri Stati ma al più solo dei ghetti?…Che una faglia così decisiva come quella che corre tra Israele e Palestina resti aperta, con i conseguenti terremoti che può sempre suscitare in tutto il Medio-oriente, appare contraria ai loro interessi, a ogni linea di Realpolitik“. Quello che dicono le mie fonti giornaliste americane non lasciano sperare in nulla di buono, anche se nelle ultime ore sia Blinken che Biden hanno detto cose sagge. Credo che il filosofo dell’ „icona della legge“ veda bene quello che chiama il “disordine globale”; io in vero non so più in che sperare, se non in Cristo e nel suo vicario, il vescovo di Roma. Cacciari nel senso di Hannah Arendt spera nel „pensiero“: „Gli unici soggetti in grado di far riprendere la strada della trattativa sono loro (gli USA, RG), piaccia o no; la Russia è fuori gioco, la Cina da lontano assiste al moltiplicarsi delle difficoltà dell’Occidente, l’Europa anche assiste, ma per impotenza. Il grande politologo Raymond Aron rispondeva a chi gli domandava perché non avesse mai fatto politica: «Perché voglio pensare». Con tutto il cuore dobbiamo augurarci che la leadership politica americana sia oggi in grado di smentirlo»“.

(Continuazione della mediazione) Ho dovuto risolvere alcuni problemi pratici (notaio per la delega a mia sorella; elettricista per le nostre inquiline) e cosi non ho potuto scrivere quello che ho pensato riflettendo su alcune pagine di Nicodimo Aghiorita (Filocalia, 48-50). Penso che la crisi di cui lui parla in riferimento al suo tempo, valga anche per noi: sia i monaci che i laici hanno per lo più dimenticato la meta ultima della volontà di Dio: „la deificazione dell’uomo“. La perfetta grazia dello Spirito che è necessaria per raggiungere questa meta ci è data già nel battesimo, ma noi viviamo in un tempo di „negligenza“ ed „ignoranza“ teologiche; io credo che con l’aiuto della grazia i comandamenti, se non vengono proliferati, siano „accessibili“ a tutti: nessuno è costretto ad uccidere qualcuno, nessuno è costretto ad offenderlo…Il monaco ortodosso pensa che invocando il nome di Gesù ed in un atteggiamento di preghiera continua, sia possibile, „in breve tempo“ superare la „perversione“: „il nostro Dio è un fuoco divorante la perversione“. Io penso che ci sia una perversione polimorfe sessuale che non sia la perversione più grave (perché essa pur in modo perverso si orienta al godimento di quegli organi che sono stati creati da Dio: il clitoride e la parte superiore del pene (quando leggevo Houellebecq sapevo come si chiamava) non le ho inventate io): la più grave è la „corruzione“, in tutti gli ambiti. Perversione accade la dove a livello ontologico creazionale si dimentichi il dono dell’essere come amore gratuito e dove, a livello di redenzione cristologica, si dimentichi il Logos universale e concreto, che è venuto a salvare i malati. Senza Cristo non possiamo fare nulla. 


(Feuerbach-Stuttgart, il 15.10.23; 28esima domenica dell’Ordinario; 101esimo compleanno di don Luigi Giussani; santa Teresa d’Avila) Ieri nella Cappella sepolcrale sul Württemberg si sono sposati Johanna e David, e precisamente nella casa parrocchiale, costruita da Giovanni Salucci nel 1820-1821, perito edile alla corte di re Guglielmo I. Si trattava della casa parrocchiale del religioso ortodosso, che pregava quotidianamente per la salvezza dell’anima della regina Katharina; la casa ha lo stile di una villa in Toscana; la cerimonia è stata condotta da un’impiegata statale, che ha saputo trasmettere, in modo elegante e sentito, l’importanza istituzionale del matrimonio. Johanna e David, che si sposeranno in Chiesa nel maggio del prossimo anno, con tanti ospiti, erano molto attenti e commossi. Konstanze aveva preparato  alcuni giochi, che abbiamo giocato insieme, dopo la prima parte di dialogo e del pranzo (una zuppa di zucca; un piatto di antipasti italiani; gnocchetti di farina con gulasch ed un dessert di cioccolata; c’erano due ottimi vini delle colline in cui abbiamo festeggiato ed altre bevande). Uno dei giochi consisteva in una dichiarazione di amore, pensata per germanisti e storici, con tante citazioni (che avevano ricevuto un mese fa per tre giorni), che non avevano a che fare con l’amore (Ceterum censeo Carthaginem esse delendam; veni, vidi, vici; essere o non essere…); entrambi sono stati davvero bravi ed ho potuto anche „sentire“ l’amore reciproco che vivono da ormai sette anni; un altro gioco consisteva nell’indovinare che cosa, su un determinato tema, pensa rispettivamente l’altra persona e questo in competizione con l’altra giovane coppia, il fratello di David Jonas e la sua fidanzata Sue…Abbiamo terminato la giornata in una piccola sala cinematografica pensata solo per noi, guardando un film di Spielberg del 1985, la storia di un ragazzo che attraverso un esperimento si trova invece che nel 1985, nel 1955 e deve aiutare mamma e papà ad andare insieme ad un ballo, dove si baceranno per la prima volta… La famiglia di David aveva a sua volta preparato un tavolo di regali…il nostro, delle due famiglie, regalo comune è un viaggio a Parigi…Una prima scelta di foto si può vedere nella mia bacheca in Facebook…Anche alla nonna abbiamo mandato foto ed un video, in cui abbiamo cantato insieme „Sono un italiano“ di Toto Cotugno! 





Senza mettere in dubbio l’idea di SPN che la chiamata specifica per il cristiano è quella ai consigli evangelici, ritengo che queste parole di Ignazio siano molto utili anche per il matrimonio: „la terza circostanza è di tranquillità: quando cioè una persona, tenendo presente perché l’uomo è nato, cioè per lodare Dio nostro Signore e per salvare la propria anima, e volendo ottenere ciò, sceglie come mezzo un genere o stato di vita nell’ambito della Chiesa, per essere aiutata nel servizio del Signore e nella salvezza della propria anima. Ho parlato di tempo tranquillo, quando, cioè, l’anima non è agitata da vari spiriti ed usa le proprie potenze naturali liberamente e tranquillamente“ (Esercizi 177). Johanna, che ieri ha cominciato il pranzo con la preghiera (Vieni Signore Gesù, sii nostro ospiti e benedici noi e il cibo che stiamo per ricevere dalle tue mani), e con David si è decisa anche per il matrimonio ecclesiale, ha avuto problemi psicologici ultimamente, che secondo me non hanno a che fare con questa loro scelta, che è stata davvero „tranquilla“ ed io non credo che lei, che loro avrebbero potuto salvare la loro anima, per usare il linguaggio di SPN, in altro modo…


Ritorno al tema della libertà: io credo con Balthasar, che l’assioma agostiniano centri il problema nel modo più preciso: „la libertà sempre più grande dell’uomo consiste nella partecipazione sempre più grande, che è grazia, alla libertà di Dio“ (Balthasar, Antologia-Servais, 338). E in questo processo non c’è una distinzione netta tra „dovere“ e „potere“ (nel senso di essere lecito), anzi io direi che abbiamo cristianamente parlando a che fare sempre con un medesimo uso delle parole obbedienza e libertà. Ovviamente l’uomo è anche carne, non può agire sempre a questo livello „alto“, ma l’ideale concr è e rimane quello trinitario, che è amore del tutto reciproco: „il Figlio non fa nulla se non quello che vede fare dal Padre e tuttavia il Padre esaudisce continuamente il Figlio“ (Balthasar, 337).  Per gli uomini reciprocità significa: „se uno ha la scienza, la darà a quello che non l’ha e così se ha onori, ricchezze, ecc.; lo stesso poi farà l’altro nei confronti del primo“ (cfr. SPN, Esercizi, 231).


„Bisogna prendere coscienza delle circostanze... non delle circostanze, ma dell'io nelle circostanze, perché altrimenti prendere coscienza delle circostanze è una pretesa astratta. La terza cosa è l'affezione!

Cresce la coscienza di sé, se cresce l'affezione vale a dire se cresce la capacità di accogliere e aderire a sé e di accogliere e aderire a ciò che ci circonda, per quello che esso è rispetto a noi; il culmine di ciò che ci circonda rispetto a noi è tutto ciò che è identico a noi: gli altri, gli altri uomini. Insomma, cresce di più la coscienza di sé, matura la coscienza di sé, quanto più matura la capacità di affezione.

Ma l'affezione cos'è? È aderire all'essere, cioè è affermare la cosa che hai davanti per quello che essa veramente è, è affermare l'altro per quello che è. È affermare l'altro, perciò è la cosa più difficile perché per affermare l'altro devi dimenticare quello che hai già in mente dell'altro o dimenticare quello che hai in mente in quel momento.

È uno strappo a qualcosa che sei: per portarti avanti, l'affezione deve farti fare uno strappo, magari uno strappo ‚bouleversanst‘, sconvolgente.

Affezione o amore, capacità di amare, capacità di amore. Innanzitutto, amore a sé, perché il primo impatto è con se stessi. Ma «sé» non è un sé astratto: è un amore a sé secondo il nesso con l'origine di cui si ha coscienza, secondo il nesso con l'origine e, quindi, secondo le modalità con cui si affrontano tutte le circostanze: il proprio io concreto, insomma.

Dopo amerai il prossimo tuo come te stesso. Se non sei capace di essere così con te, non sei capace di essere così con gli altri, e la tua cosiddetta affezione agli altri è un essere travolto dalla tua istintività oppure travolto dalla tua stupidaggine, dalla tua debolezza“. 

(LUIGI GIUSSANI  L'autocoscienza del cosmo) - Qui don Giussani ci fa fare un grande passo nella reciprocità, con due mosse che mi sembrano determinanti: 1) Incontrare davvero l’altro significa „dimenticare quello che hai già in mente dell’altro“; 2) amore per l’altro è possibile solo come amore per il proprio „Selbstsein“ e ciò non psicologicamente nel senso che devo fare qualche diavoleria per sentirmi bene, ma ontologicamente: „essere così con te…“

 

Renato mi ha mandato una lettera di Don Morlacchi, che non ho fatto ancora  tempo di leggere e queste righe: „Anche la piccola comunità cristiana di Gaza, composta da un migliaio di cristiani, di cui poco più di 150 cattolici, è gravemente minacciata, anche se del tutto innocente. Da una suora amica ho saputo che alcune religiose lì presenti, che accudiscono anche alcune famiglie musulmane bisognose, hanno detto: “non possiamo abbandonare i nostri bambini”. Che coraggio. Che amore!“


Abba nostro…


(Feuerbach- Stuttgart, il 14.10.23 - giorno del matrimonio civile di Johanna e David) Questa notte dovevo pensare che nella volontà trinitaria di Dio, che nel primerear trinitario si esprime come sovrabbondanza di amore e che si esprime misteriosamente anche sul monte del Calvario, c’è posto sia per il matrimonio, che la guerra ha distrutto, umanamente parlando, tra Maya ed Eliran (Israele) e quello che Deo volente sarà compiuto oggi a mezzogiorno. Crux spes nostra! Questo significa che Hamas ha potuto distruggere e questo è semplicemente terribile, la celebrazione umana dell’amore tra Maya ed Eliran, ma non può far nulla contro l’assunzione di questo amore nell’amore infinito di Dio. E proprio a Dio mi rivolgo che benedica questo primo passo di oggettivazione del loro amore di Johanna e David. Nella benedizione è inclusa la sapienza che „l’amore è lo scopo finale (telos) della storia del mondo, l’Amen dell’universo“ (Novalis), ed anche la sapienza quotidiana che il Santo Padre Francesco riassume nelle tre parole: grazie, perdono e permesso. Che gli sposi  sappiano perdonarsi a vicenda, chiedere scusa quando e necessario e che siano capaci di essere discreti, anche dopo anni di matrimonio comune…

Che Dio benedica Maya ed Eliran! Cosa è accaduto sulla Croce e cosa hanno compreso quei pochi amanti che si trovavano a guardare l’Amore crocifisso ed udire le poche parole che ha detto questa „sovra-parola“ (Balthasar) che è il Logos stesso? Perdonali che non sanno cosa fanno…è stato confessato tutto il peccato del mondo, diceva Adrienne! Alla fine di fronte a questo incomprensibile Amore misericordioso, possiamo solo dire: „ecce ancilla“. L’arcangelo Gabriele annuncia il grande mistero del Dio fatto carne, „salutando la Madonna“,  poi lo conferma, perché Maria ha posto alcune domande necessarie, perché l’ancilla non è una marionetta, ma infine „il terzo punto“ è che „la Madonna rispose all’Angelo: Ecco la serva del Signore avvenga in me secondo la tua parola (SPN, Esercizi, 262). 


Quando Dio dialoga con l’uomo non si tratta di un dialogo tra due che hanno lo stesso valore, tra due uguali. Dio è il sempre più grande, e quindi alla fine è necessaria una rinuncia totale a ciò che ci è proprio (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 336), quella a cui siamo educati nel „Sume et suscipe“, in questa rinuncia, „restituzione“ (epistrophé, Plotino) si realizza l’unica libertà possibile per il cristiano. Libertà per il cristiano è affermazione, risposta affermativa al dono dell’essere come amore gratuito, al dono del Logos, come amore che non si fissa in se stesso. Libertà ed obbedienza al „senso necessario dell’essere“ sono la medesima cosa! 


Ora ascoltiamo don Giussani che ha un altro accento sul tema libertà e liberazione ed è bene così: la verità è sinfonica: „Nessun uomo può stare sotto a un altro uomo, perché ogni uomo appartiene a Dio. Cristo introduce un altro concetto: in Lui Dio diventa il destino comune, ma con una precisione nuova: «Io sono la Via, la Verità, la Vita». L’uomo può stare sotto solo a un altro uomo: Cristo. Altrimenti è schiavo di altri uomini. A noi, a questo punto — momento in cui si nota l’imperversare del potere che squalifica la nostra epoca e la nostra umanità, fin le radici dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, che sono dettati a nostra insaputa — che cosa manca, che cosa manca a una sensibilità umana vigile? Manca una cosa, la coscienza del carisma, direbbe Giovanni Paolo II. A noi cristiani manca l’esperienza. I cristiani, infatti, dovrebbero essere i difensori della libertà dell’uomo; perché non dobbiamo dimenticare che Cristo, come dice il Vangelo, alla gente è apparso innanzitutto e soprattutto, al di là dei miracoli, come la voce, la presenza che liberava: liberava dal potere, e per questo ha privilegiato i bambini, i poveri, gli ammalati, cioè i socialmente impotenti, affermando che non si può toccare neanche un capello del più piccolo di loro. Cristo era sentito come il liberatore, ma in questo senso, prima che dal peccato. Noi cristiani non abbiamo l’esperienza che ci dica, che ci faccia sentire esistenzialmente, l’appartenenza nell’oggi a Cristo. Tutti parliamo di Cristo, della Parola di Cristo, ma ci manca l’appartenenza nell’oggi a Cristo, vale a dire l’esperienza della appartenenza alla Chiesa come avvenimento. Non c’è nessun altro modo per vivere, per sperimentare l’appartenenza a Cristo, se non sperimentare l'appartenenza alla Chiesa come avvenimento: questo è il concetto di carisma. Che l'appartenenza a Cristo nell’oggi, che è la Chiesa, diventi esperienza: il carisma è l’energia viva che la rende esperienza. Per questo Giovanni Paolo II, che fra tutti quelli che hanno parlato nel mondo in questi anni, è stato ed è il difensore più evidente della libertà dell’uomo, ha nella sua ecclesiologia un punto nevralgico, nuovo, totalmente nuovo, che il clero non capisce, non accetta: il carisma che si traduce nei movimenti, in un movimento. Voglio dire che un movimento, come traduzione di un carisma, di un determinato modo di sperimentare nell’oggi la appartenenza a Cristo, cioè alla Chiesa, è il luogo della libertà, e questo è il luogo della difesa dal potere civile ed ecclesiastico“. (LUIGI GIUSSANI, 1987) - il „senso necessario dell’essere non è sottomissione ad un altro uomo“! Ma per l’appunto all’essere donato gratuitamente! La sottomissione a Cristo, al Figlio dell’uomo, è l’unica forma legittima di sottomissione, perché Egli è il Logos universale e concreto, senza il quale non vi sarebbe mai stata alcuna donazione dell’essere come amore gratuito (cfr. Prologo di san Giovanni). Il modo con cui Don Giussani identifica, seguendo san Giovanni Paolo II, le parole esperienza e carisma mi irrita, ma forse non ho capito bene il senso di questa equiparazione o forse questo senso è superato. Per me la parola centrale sul carisma l’ha detta Papa Francesco nel marzo del 2015: decentrazione dal carisma! Ma ovviamente sono d’accordo con Don Giussani: l’appartenenza a Cristo e l’apparenza alla Chiesa sono la medesima cosa, sono il medesimo avvenimento! Extra ecclesia nulla salus! Ma chi è dentro e chi è fuori non è cosa univoca (Agostino)! Le parole di san Giovanni Paolo II sui movimenti, sul movimento sono state importanti, ma ora dobbiamo ascoltare Papa Francesco, che in un certo senso ci rimanda in parrocchia e conferma l’idea della missione, non il proselitismo, nel luogo quotidiano in cui lavoriamo, viviamo, etc. In cui incarniamo Dio come tenerezza, vicinanza e misericordia! Sebbene spesso facciamo ciò che non vogliamo (cfr. Rom 7, 14-25). Ed ovviamente „tenerezza“, non è „sdolcinatezza“: Papa Francesco non è un papa sdolcinato, anzi è molto serio, perché guarda in continuazione al Crocifisso! Su una cosa Don Giussani ha esagerato: con la sua critica legittima al moralismo e con precisioni del tipo di quelle che si trovano nel testo citato: Cristo come liberatore, ma non in primo luogo dal peccato, ha contribuito a giustificare atteggiamenti sbagliati (immorali ed illegali…) dei suoi, detto questo ha ragione a sottolineare che vi è una liberazione dal potere dei clericali-clericali e dei clericali-anticlericali che è davvero un tema „cristologico“ (Peguy) e che don Giussani esprime così: „I cristiani, infatti, dovrebbero essere i difensori della libertà dell’uomo; perché non dobbiamo dimenticare che Cristo, come dice il Vangelo, alla gente è apparso innanzitutto e soprattutto, al di là dei miracoli, come la voce, la presenza che liberava: liberava dal potere, e per questo ha privilegiato i bambini, i poveri, gli ammalati, cioè i socialmente impotenti, affermando che non si può toccare neanche un capello del più piccolo di loro“.


Adesso vado a portare Johanna dal barbiere! 


Abba nostro…


(13.10.23; un giorno prima del matrimonio di David e Johanna) „In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra…Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria sua sposa, che era incinta“ (cfr. Lc 2, 1-5). Commenta SPN: „Salì Giuseppe dalla Galilea a Betlemme, per fare atto di sottomissione a Cesare“ (Esercizi, 264,1). Ci si sposa in un municipio, per parlare in modo antico, perché si fa un atto di „sottomissione“ al proprio Stato e alle sue leggi…questo accadrà domani con il matrimonio civile di Johanna e David. È una prima forma di „oggettivazione“ del proprio amore, che non è per nulla estranea al pensiero cristiano. Il pensiero cristiano si ribella al „potere di Cesare“, quando questo diventa corrotto, quando prende le forme di un „regime manageriale“ (N.S. Lyons), quando fa sue guerre che minacciano il mondo (Greenwald, Maté, il buon senso…).  


„Nel Nuovo Testamento si parla di libertà solamente in modo mitigato e in qualche modo non accentato“ (Balthasar, Antologia-Servais, 335). Il tema della libertà ha un suo suono, ci insegna Balthasar, nel senso del superamento della schiavitù del peccato: „Cristo ci ha liberati per la libertà! Siate dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù“ (Gal 5,1). Ma perde in intensità di suono, già nell’avvertimento, quando, proprio in Galati, Paolo dice: „Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non diventi però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio l’uno dell’altro“ (5,13). Quello che per Paolo davvero conta è l’“essere presi in servizio“, cioè la missione (compito) che Dio ci dona e detto questo la conclusione è chiarissima: „E Cristo è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro“ (2 Cor 5,15). Balthasar conosce i termini „Eigentlichkeit“ (autenticità, nel senso di essere come si è), „Autonomie“ (autonomia), „Selbstsein“ (essere-se-stesso), semplicemente perché prende sul serio la dimensione della „causa secunda“, ma sarà ben difficile, sebbene egli non sia né un „tradizionalista“ né un „reazionario“ (questa gente gli ha augurato la morte), trovare in lui una legittimità, seppur critica, del moderno, alla modernità, che egli chiama „metafisica dello spirito“ oppone, come roccia che resiste a questa liquidazione metafisica del cristianesimo, autori come Goethe ed Heidegger. Ed anche per quanto riguarda l’Antigone non la ritiene un eroe della libertà, piuttosto un’irresponsabile…Siamo liberi se partecipiamo al dono libero dell’essere come amore gratuito, siamo liberi, per parlare teologicamente, se partecipiamo alla volontà di Dio: „ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quella sulla terra“ (Ef 2,10). Con ciò Paolo stesso non nasconde la difficoltà: „Sappiamo infatti che la Legge è spirituale, mentre io sono carnale, venduto come schiavo del peccato. Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto…quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me…Chi mi libererà da questo corpo di morte?“ (Cfr l’intero passaggio della lettera ai Romani 7, 14-25). Non voglio arrabbiarmi con adolescenti, che a loro volta agiscono come c’é scritto qui, eppure mi feriscono…Eppure per grazia è possibile una partecipazione, in qualche modo da noi voluta, alla volontà trinitaria di Dio, che non ha creato il mondo, perché nel primerear trinitario si annoiava, ma per una sovrabbondanza di amore! 


Teresa, che 7 anni fa ci (membri della nostra parrocchia) aveva guidato in modo molto competente per le strade di Israele, scrive cose drammatiche nella sua bacheca, cose che devono rimanere nel mio cuore: „Come si dice in tedesco? Riusciamo a malapena a seppellire i nostri morti. Giovani, soldati che non sono in servizio, vanno ad aiutare senza aver un compito ufficiale! Genitori che seppelliscono due fratelli, sono giovani che avevano la vita davanti a loro!“ (Teresa Nurieljan, Facebook, 12.10.23). 


Mi limito oggi a citare queste due informazioni: 1) „Il bilancio dei morti aumenta sempre di più. Nello Stato ebraico sono più di 1.300 le vittime e 3.300 i feriti, di cui 28 in condizioni critiche. È il prezzo più alto in vite umane mai pagato da Israele nella sua storia. 1.537 le vittime sulla Striscia di Gaza tra cui 500 bambini e 276 donne, secondo il ministero della Sanità palestinese. I feriti sono 6.612“; 2) „Anche nelle chiese italiane martedì si seguirà il suggerimento del neo cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei latini: digiuno e preghiera per la pace“. (Alessandro Banfi, versione odierna). 


Abba nostro…


(Nella tarda mattinata, mentre i ragazzi scrivono il compito di storia) „Infine, è un notevole paradosso che i media israeliani contengano molte voci che invitano alla moderazione nel modo in cui Israele usa la forza militare a Gaza, per vendicare gli attacchi di sabato da parte di Hamas. Sostengono … che c'è una distinzione cruciale tra Hamas da un lato e i civili palestinesi dall'altro. Sostengono che le vite dei gazesi, dei palestinesi comuni, hanno un valore, soprattutto se si considera che metà dei 2,2 milioni di abitanti è composta da bambini, persone di età inferiore ai 18 anni. Sostengono inoltre che Israele deve osservare l'umanitarismo di base e le leggi di guerra di lunga data per evitare di spegnere indiscriminatamente una quantità massiccia di vite palestinesi innocenti“ (Greenwald, Rumble, 12.10.23) - già qualche giorno fa il giornalista statunitense aveva fatto notare questo paradosso: un consenso bipartisan negli USA pro-Israele, costi quel che costi, ed un’invito alla moderazione da parte dei media israeliani. Greenwald in riferimento alla ‚proxy war‘ in Ucraina, ad una possibile guerra contro l’Iran (ha davvero aiutato questo paese l’Hamas?) o addirittura contro la Cina pone legittimamente la domanda: „Questo solleva la questione, a mio avviso, di quante guerre con quanti Paesi diversi gli Stati Uniti dovrebbero combattere?“. Alessandro Banfi, però, come argomento contro il consenso bipartisan, cita la frase del Ministro degli Esteri statunitense, che sembra prendere sul serio la questione umanitaria: „Ieri il segretario di Stato americano Tony Blinken, al quale il premier israeliano ha mostrato le foto dei bimbi decapitati nel kibbutz, ha voluto sottolineare: “Noi democrazie ci distinguiamo dai terroristi perché cerchiamo di applicare altri standard, anche quando è difficile. Questo è il motivo per cui è così importante prendere ogni precauzione possibile per evitare di fare del male ai civili”“ (versione odierna). Sui video riguardante i „bimbi decapitati“ Aaron Maté ha dubbi: „E il modo migliore per farlo (influenzare l’opinione pubblica in modo tale che dia l’assenso ad una guerra totale, anche contro civili; RG)  è trasformare il nemico in "animali umani", come dice il ministro della Difesa israeliano. Così, quando un ufficiale israeliano (che in precedenza aveva dichiarato di voler cancellare i palestinesi) ha fatto affermazioni non verificate e prive di prove sul fatto che Hamas decapitava i bambini per strada, stuprava le donne e uccideva gli ostaggi, CNN e co. hanno svolto il ruolo di media di Stato: senza ulteriori indagini, hanno trasmesso la storia in tutti i notiziari, i titoli e le notifiche push per allertare gli americani sui terribili animali umani che hanno bisogno di altri bombardamenti“ (Redazione di „Useful idiots“). Una segretaria a scuola mi ha chiesto come mai non si sentano delle proteste contro il massacro di israeliani, così come ci sono state all’inizio dell’invasione russa, quanto io ho accennato ad una considerazione equilibrata del conflitto, aveva le lacrime agli occhi, perché pensava alle sue giovani figlie, che se fossero in Israele forse sarebbero morte, insomma non era possibile alcuna oggettivazione delle emozioni, cosa che capisco molto bene, ma senza la quale non ci sarà mai pace nel mondo…


„Stiamo assistendo a una campagna di pulizia etnica di massa in tempo reale. Se siamo tutti d'accordo sul fatto che uccidere i civili è indifendibile, allora perché lo stiamo sostenendo direttamente - su una scala peggiore che mai - a Gaza?“ (Aaron Maté, X, 12.10.23) 


Tra il miliardario neoliberista Pierre Omidyar e il miliardario controverso Elon Musk (cfr. Greenwald, Rumble, 11.10.23), preferisco quest’ultimo, perché con il suo modo di dirigere „X“ (Twitter) permette alla „profezia della pace“ di avere una base diu informazione utilizzabile. Mentre con la sua legge chiamata „Digital Services Act“ l’Unione Europea sta uccidendo la libertà di informazione e la profezia della pace. Il miliardario liberista sopra citato contribuisce con i suoi soldi alla stessa meta…


(Feuerbach-Stuttgart, notte) Mi aiuta più quello che scrisse Karl Barth di quello che scrive Paul Kingsnorth e cioè che per capire la „Lettera ai Romani“, intendo con ciò tutta la Parola di Dio, mi serve di più un giornale che un ruscello, allo stesso tempo capisco che ci sono momenti in cui non si argomenta, ma si sta di fronte ad un albero, che ora in autunno ha le folle che ingialliscono, ma anche di fronte al primerear dell’amore trinitario di Dio, dal cui amore sovrabbondante derivano tutti gli uomini che ho visto giù in pizzeria e anche quelli che con la loro mancanza di gratitudine ti feriscono in continuazione, o quasi e che io a mia volta ferisco con la mia incapacità di immedesimazione. Dobbiamo considerare con grande affetto tutto ciò che Dio fa per noi, per esempio il matrimonio tra David e Johanna domani a mezzogiorno e non farci sommergere dalla palude della rabbia e della scontentezza...mentre in Israele Maya (23) & Eliran (24), che stavano progettando il loro matrimonio, sono stati sepolti insieme (cfr mia bacheca in Facebook). 



Appena abbasso le difese della razionalità, salta fuori un’ira contro persone vicine che mi/ci feriscono e ci feriscono davvero, invece che essere grate, ma non ci feriscono così che non possono essere perdonate. Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!




Questa mattina nel parco con i ragazzi della 9b


(12.10.23; compleanno di mia nonna Maria, nata nel 1909; a due giorni dal matrimonio di Johanna e David; scoperta dell'America) Il matrimonio civile di Johanna e David, al quale sono invitati  solamente le due famiglie strette, mentre al matrimonio in Chiesa, nel maggio del prossimo anno, sono invitati anche parenti ed amici, è un’importante assunzione di responsabilità, un piccolo germoglio, che deve essere difeso e protetto in questo mondo impazzito, per questo motivo ho messo in evidenza negli ultimi giorni questo evento.  - Ferdi oggi va da sua sorella a Stoccarda per aiutarla nei preparativi; Konstanze si è fatta tantissime belle idee (giochi; piccole azioni simboliche…) per passare il tempo insieme, dopo la cerimonia, con la famiglia di David.



Johanna e Ferdinand, foto di David 


A differenza del giovane Karl Barth con il suo no di Dio all’uomo, nel commento alla Lettera ai Romani, Balthasar conosce la presa di coscienza della negatività dell’uomo, che deve, da quest’ultimo, essere affermata, ma conosce anche la partecipazione di questa creatura, da Dio amata, alla Sua libertà e al Suo amore, e quindi l’importanza delle „causae secundae“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 334-335). È vero che Dio non può essere espresso da alcuna parola (Gregorio di Nazianzo, Filocalia…), è vero che Egli è „Totalmente-altro“, „Essere-totalmente-altro“, ma è anche vero che il paradosso deve essere salvato in tutta la sua radicalità: Dio è anche il „Non-Altro“ (Nicola di Cusa) e certamente non balbetta, pur con tutto il rispetto per chi balbetta! Dio parla, manda il suo Logos comunicativo, comunicativo nella carne e nel „Suscipe“, ma anche in altre preghiere, i santi ci hanno insegnato a parlare con Dio. Al cospetto di questo Dio  che comunica il suo amore, in primo luogo donando gratuitamente l’essere e poi, nella pienezza dei tempi, donando il suo Logos stesso, non siamo solamente Non-Dio e per questo la Filocalia ha ragione a parlare della „deificazione dell’uomo“. Noi siamo uomini liberi e degni di essere rispettati come tali e se partecipiamo alla bontà di Dio, diventiamo anche semplici e con ragione vede Balthasar come ideale la „semplicità (non dabbenaggine) della creatura nel suo movimento da Dio a Dio“ (Hans Urs, Adrienne). 


Renato mi ha inviato, certamente non solo a me, una presa di posizione di un sacerdote che vive a Gerusalemme: don Filippo Morlacchi, che con una posizione cristiana (la misericordia), dice cose, per quanto riguarda l’analisi politica, molto simili a quelle che ho scritto ieri rinviando a Glenn Greenwald: non si può parlare di un terrorismo-solo-di-Hamas e bisogna in qualche modo tener presente, quando pronunciamo il nostro no contro la „strage degli innocenti“ (i bambini israeliani), che rende questa azione dell’altro giorno terrorismo puro, che dal punto di vista palestinese, che certamente non si riconosce con le brutalità dell’uccisione di bambini, si possa pensare anche ad un’opposizione, ad una lotta di resistenza, visto che anche i loro bambini sono stati uccisi. Questo commento, detto così, è forse sbilanciato, ma una dichiarazione di solidarietà ad Israele la si può leggere anche in questo diario e comunque tutto il mondo in questo momento è solidale con Israele, e quindi si deve bilanciare il discorso anche dall’altro punto di vista, quello palestinese. 


Commentando un video del presidente americano J. Biden Aaron Maté scrive nella sua bacheca in X: „Lo prendo come una conferma del fatto che non esistono videos di bambini israeliani decapitati da Hamas in Israele“ (12.10.23).


«È diritto di chi è attaccato difendersi, ma sono molto preoccupato per l’assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti. Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al conflitto tra Israeliani e Palestinesi, ma alimentano l’odio, la violenza, la vendetta, e fanno solo soffrire gli uni e gli altri. Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra, ma di pace, di una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità» (Papa Francesco, sottolineature di Alessandro Banfi).

Ieri a scuola nel pomeriggio c’è stato un primo collegio professori sui voti dai ragazzi; con ragione mia moglie vede un atteggiamento non collegiale da parte di quei professori che si profilano come migliori degli altri nel tenere sotto controllo la disciplina di classi indisciplinate. Professori che poi a loro volta si lamentano dei ragazzi indisciplinati, ma la causa di ciò sono ovviamente solo gli altri e mai il loro formalismo e legalismo, che notifica solamente l’esistenza di un problema, non il contributo alla sua soluzione. Nella scuola regna il mito dell’uguaglianza: i professori dovrebbero essere tutti uguali e stronzate del genere, ma almeno su un punto ci comporteremo in modo solidale, se smettessimo di profilarci-contro-gli-altri…Dovevo pensare a San Giovanni XXIII, ad una sua frase che ho fissato all’inizio della mia bacheca in Facebook: il mondo ha bisogno di tanta pace e Dio c’è la donerà se cominciamo ad essere noi in pace (citata a memoria). 


Abba nostro…



(Pomeriggio) „In breve, se la pandemia è uscita da un laboratorio, è stato un disastro prodotto dalla natura stessa del nostro regime manageriale“ (N.S.Lyons, 12.10.23). Lyons non nega che il virus sia stato pericoloso, ma afferma che con grande probabilità esso abbia avuto una caratteristica „ingegneristica“ e la pericolosità sia stata voluta, certo non nel senso di danneggiare direttamente le persone, ma nel senso che questa possibilità di poterle danneggiare non abbia escluso esperimenti con i virus, che non avevano un consenso scientifico (ma solo bipartisan politico). La fuga dal laboratorio di Wuhan insomma è stata causata da una hybris e la non comunicazione di questa possibile fuga è stato un inganno della comunità scientifica, oltre che delle persone normali come me. I lockdowns generalizzati sono stati imposti senza alcuna verifica della loro sensatezza ed oggi sappiamo che non erano né utili né necessari e che hanno avuto delle conseguenze catastrofali, per esempio nella scuola. Per un altro tema disse il grande storico del nazionalsocialismo Ernst Nolte, che il „passato non passa“, insomma che si evita ogni discussione storico scientifica su ciò che è accaduto, ora spero che ciò non accada per il covid 19.  Io mi sono accorto subito che c’era una mitologia della scienza, che dichiarava per deficienti tutti coloro che non erano d’accordo sulla posizione del mainstream (che ha avuto una sua ragionevolezza, in parte). Ma di tutto ciò sapevo troppo poco ed oro scioccato per le notizie che venivano dal Nord Italia e non volevo urtare amici ingegneri, che, però, a loro volta, non hanno preso minimante sul serio ciò che io come filosofo ho assunto con il latte materno, per così dire e cioè che non esiste una purezza della scienza, che essa è sempre coinvolta con la politica e che un dibattito scientifico implica sempre una verifica ed una falsificazione empirica, etc… PS Tutto questo non ha nulla a che fare con l’apocalisse nel senso della „distruzione“ o di „complotto“, ma con l’apocalisse nel senso letterale del termine: rivelazione. In tutto questo si sono rivelati tanti cuori…


(Wetterzeube, l’11.10.23; a tre giorni dal matrimonio civile tra Johanna e David; San Giovanni XXIII, papa) In primo luogo, per come siamo fatti o forse per come siamo diventati nella nostra esistenza storica, dobbiamo prendere sul serio l’invito a ritornare sempre di nuovo al „Suscipe“ ed anche se Adrienne ed Hans Urs hanno spesso vissuto di persona ciò che in tedesco si chiama „Überforderung“ (pretesa eccessiva, sovraccarico), rimane il fatto che Balthasar non ha mai messo in dubbio il principio tomistico: gratia perficit naturam, non tollit. Questo significa per la libertà: „Quando Ignazio di Loyola prega: Sume, Domine, et suscipe meam libertatem,  con il verbo „sume“ (prendi) non intende in alcun modo „destrue“ (distruggi), come dovrebbe logicamente fare una filosofia stoica o Zen. La pretesa „formale“ della filosofia (l’assoluto non può essere pensato come l’ „Altro“ del mondo molteplice) viene compiuta dal cristianesimo „materialmente“, nella dimensione della libertà, e per questo motivo senza il pericolo (filosoficamente quasi inevitabile) del panteismo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 334). Perché il panteismo (Spinoza, Goethe…) è un pericolo? Forse perché santifica tutto ed in questo modo distrugge la dinamica teodrammatica in cui la libertà di Dio e quella dell’uomo si incontrano, a volte si scontrano. Le decisioni che prendiamo non sono tutte sante, a volte sono un mischio tra sacro e profano, a volte tra eroismo e peccato, ma sono le nostre, quelle  di uomini liberi, non di marionette; alcune di queste decisioni devono essere confessate come peccato, ma sono altre potenze che vorrebbero ridurci a marionette che mettono in pratica la „legge“, non il Dio che è Amore e che come tale, donandoci gratuitamente l’essere (e giustificandoci gratuitamente!), ci dona, nello stesso, atto un’impronta della sua libertà. Quando insegniamo a scuola, quando compiliamo la dichiarazione dei redditi, quando cerchiamo di gestire la nostra potenza sessuale, che indubbiamente con gli anni diminuisce, ma non sparisce, siamo uomini liberi e come tali possiamo chiedere con umiltà il dono dell’obbedienza ed offrire nel „suscipe“ la nostra libertà…


Un amica tedesca, che vive da una vita in Israele, scrive che non dovremmo ‚mai più‘ dire che Israele reagisce in modo esagerato; lei stessa sa che i palestinesi non sono tutti terroristi ed è chiaro che emozionalmente, visto anche il fatto che una sua figlia è soldato, non può che pronunciare quel ‚mai più‘. Io credo, però, che noi dobbiamo dire due cose in modo chiaro: uccidere bambini (in numero enorme, come testimonia questa mattina „Avvenire“) non è mai un „atto di resistenza, ma è semplicemente „terrorismo“; purtroppo la seconda è che Israele in questi decenni non si è, a volte, comportato in modo differente: terrorismo, anche quello di stato, genera terrorismo ed è chiaro che con ciò non intendo dire che Israele sia uno stato terroristico, ma che a  volte (quante volte?) si è comportato in modo terroristico; l’esistenza dello Stato di Israele dopo Auschwitz è „un punto di non ritorno“. Vorrei aggiungere by the way: l’idea che noi sediamo tutti sulla nostra poltrona comoda davanti al televisore, quando esprimiamo giudizi sull’esistenza storica degli altri è fuorviante: noi lavoriamo, abbiamo dolori, ci informiamo, ci preoccupiamo, abbiamo insonnia… Come scrive Walker Percy: a volte ci si trova più sicuri mentre siamo vicinissimi ad un ciclone che quando ne siamo lontani… e lo dico sapendo che, ovviamente, essere in quel kibbutz, in cui hanno trovato tutti quei bambini morti, è un’esperienza infinitamente più tragica che un maltempo violento… Comunque sia io desidero solamente, per me e per gli altri, che diventiamo tutti „benedizione“, come Abramo (Gen 12). 


„Alcuni sostengono che sia imprudente per i gruppi palestinesi lanciare operazioni di resistenza a causa della violenta reazione israeliana che provoca. Ma Israele è costantemente impegnato in una violenza schiacciante, con o senza resistenza“ (Rania Khalek, X, 8.10.23) - bisogna tenere conto di quello che dice la giornalista libanese ma passando i giorni è sempre più chiaro che non si tratta di „resistenza“, ma di „terrorismo“, come spiega bene anche Alessandro Banfi nella versione odierna: „I soldati israeliani hanno portato ieri i giornalisti nel kibbutz di Kfar Azza, al confine con la Striscia di Gaza. Ed hanno mostrato i resti di una mattanza spaventosa: gli assalitori di Hamas sabato hanno assassinato duecento persone, di cui una quarantina erano bambini. Molti neonati. In diversi sono stati decapitati. Un dettaglio raccapricciante che ricorda il modus operandi dell’Isis. Per il mondo una notizia sconvolgente: una “strage degli innocenti” come titolano molti giornali italiani oggi compiuta da un Erode collettivo“. Detto questo il giornalista italiano, però, non nasconde anche l’altro aspetto del problema: „L’Onu e l’Unione Europa però non possono ignorare il diritto internazionale e condannano l’assedio totale dei due milioni di palestinesi che non hanno più cibo, acqua ed energia elettrica. Anche il valico della Striscia di Gaza con l’Egitto è stato chiuso e bombardato, fermando gli aiuti umanitari e sanitari che potevano arrivare dal Cairo e dalle organizzazioni internazionali“.


„Hamas non è il popolo palestinese“ (Cardinal Pierbattista Pizzaballa)


„Il male non genera mai il bene, non lo fa mai. Non vale la dialettica hegeliana e quella marxista per cui il male è razionale e deve accadere perché si sviluppi in bene; ed è menzogna pure il dogma liberale secondo il quale l’egoismo moltiplicato per un milione di egoismi genera magicamente la felicità universale. Solo la bontà, misterioso lascito di Dio, sopravvissuta anche al peccato originale e poi resa vittoriosa dal Nazareno, è la speranza. Ma chi ce la porterà qui? Venga il Papa a Stepanakert! Fa tardivamente in tempo. Adesso la capitale del piccolo illusorio e meraviglioso Stato è territorio azero, lo dicono tutti, specialmente alcuni ministri italiani. Se ben consigliato Bergoglio avesse scritto a Ilham Aliyev, dittatore presidente a Baku, un messaggio tipo quello che San Giovanni Paolo II indirizzò a Leonid Breznev («Se lei invaderà la Polonia verrò io in aereo a Varsavia»), il genocidio sarebbe stato meno probabile, forse impossibile“ (Renato Farina) - mi premeva citare questo passaggio dell’articolo di Renato Farina (cfr la mia bacheca in Facebook, „Caduto Artsakh ora si tratta di bloccare il genocidio…“), ma credo, con tutto il rispetto per il molokano e per san Giovanni Paolo II che loro avevano ed hanno un’idea troppo „potente“ di quello che può fare o non può fare un papa nel nostro tempo…Francesco è un uomo molto umile…


Io penso che le realtà associative determinate totalmente dalla fede sono vive nella misura in cui rispondono ai " segni dei tempi", come direbbe Giovanni XXIII. Ora, è un segno dei tempi che oggi Dio e Cristo ( e tendenzialmente la concezione della realtà della Chiesa) non sono negati ma relegati, nel migliore dei casi, a lato della vita, fuori della vita con la sua trama di bisogni concreti. Occorre quindi che Cristo venga testimoniato dentro la realtà mondana, nella sua dinamica quotidiana, nel lavoro. Perché il lavoro è il fenomeno espressivo dell'attaccamento alla vita da parte dell'uomo, l'attività che concretizza l'immagine della sua realizzazione.

Luigi Giussani  30Giorni 1989


Abba nostro…


(Pomeriggio) Con la sua solita genialità giornalistica Greenwald mi fa capire per lo meno cinque cose: 1) l'attacco indiscriminato e terroristico contro civili, anche bambini, accade da entrambe le parti (Palestina e Israele). 2) Prendere posizione su questi temi significa comunque far arrabbiare qualcuno. 3) Il conflitto è disastrosamente pericoloso e può ampliarsi nel giro di pochi settimane in un conflitto non solo regionale. 4) Grandi emozioni come quelle suscitate in questi giorni o nei giorni dell'undici settembre del 2001 non sono dei buoni consiglieri. 5) Il dibattito su queste cose è più libero in Israele che negli USA...


(10.10.23; a quattro giorni dal matrimonio di David e Johanna; san Daniele Comboni; nonno di Konstanze, nato nel 1901) La consolazione spirituale, la gioia vera e propria, non viene raggiunta per delle cose terrestri, al massimo per queste si giunge ad una soddisfazione legittima, ma transitoria. C’è una consolazione che nasce per „il dolore dei propri peccati, o per la Passione di Cristo Nostro Signore“ (SPN, Esercizi 316, c), ma vi è anche una consolazione per „ogni tipo di intima letizia che sollecita ed attrae alle cose celesti“ (316 e). Queste cose celesti sono sempre presenti, anche se noi non ne abbiamo sempre o quasi mai coscienza. Nella narrazione della nascita di Cristo, Nostro Signore ed Amico, accadano cose molto concrete ed umane: „La Madonna e il suo sposo Giuseppe vanno da Nazareth a Betlemme: Salì Giuseppe dalla Galilea a Betlemme, per far atto di sottomissione a Cesare, con Maria sua sposa e donna già incinta. Partorì il suo figlio primogenito e lo avvolse con panni e lo pose in una mangiatoia“ (Esercizi, 264); tutti questi sono accadimenti fisici, famigliari e politici, ma „l’esistenza cristiana accade biblicamente parlando davanti al cielo aperto“ (Balthasar, Antologia-Servais, 333): „arrivò una moltitudine dell’esercito celeste che diceva „sia gloria a Dio nei cieli“ (Esercizi 264,3 ed ovviamente il Vangelo di san Luca). Con cielo non si intende quello in cui il volo BA 286 (British Airways) sta portando Ferdinand da San Francisco a Londra, passando per il cielo statunitense, quello del Canadà (dove si trova ora), con il suo grande golfo (Hudsonbai), quello della Groenlandia e quello dell’oceano Atlantico. il cielo è una realtà tanto quanto vera, molto più vera di quella in cui mi trovo ora, nel nostro salone con la finestra aperta (in Germania, ad Ottobre!), dopo aver portato Konstanze a scuola. Balthasar specifica che questa apertura del cielo non ha a che fare con l’idea della coscienza chiusa in se stessa ed aperta solo a Dio. Noi non doniamo a Dio solo la nostra coscienza  - che spesso poi non è per nulla nostra ma il teatro su cui giocano tante potenze mondane o addirittura diaboliche -  ma tutto noi stessi in un’apertura verticale: „davanti alla vostra infinita bontà e davanti alla vostra Madre gloriosa e tutti i santi e sante della corte celeste: io voglio e desidero ed è mia ferma decisione, purché sia per vostro maggior servizio e lode, imitarvi nel sopportare tutte le ingiurie ed ogni disprezzo…“ (Esercizi, 98bc). Cioè non siamo mai soli con il disprezzo di alcuni colleghi e con il modo distorto o per lo meno univoco in cui adolescenti percepiscono il reale, ma c’è sempre Maria e la corte celeste (e qui ci sono persone concrete come Ulrich, Adrienne, Balthasar, don Giussani…; ma non credo neppure che la mamma di Konstanze, nata a pochi chilometri da qua, sia estranea al fatto che noi da più di venti anni siamo nell’este della Germania) che ci accompagnano, c’è sempre l’infinità bontà di Dio che non cessa mai di lavorare! Quando ci sentiamo vittime di qualche ingiustizia cerchiamo di considerare sempre questa concretissima bontà di Dio, che ha donato a Ferdinand 10 giorni in un contesto universitario non pagabile con le nostre risorse, che permette a Johanna di sposarsi (civilmente), dopo una forte crisi di attacchi di panico, che certamente sono ancora presenti, ma grazie a Dio in modo più lieve.  


Il nostro modo „trasparente“ di vivere la gioia invece è piuttosto rappresentato da ciò che mi ha raccontato la parrucchiera, che ieri mi ha tagliato i capelli: l’11 di Novembre vola in Turchia con una amica-collega, all inclusive, senza mariti o uomini che siano, ma forse troveranno la uomini o ragazze con cui divertirtisi…quando io detto, come commento, che se i mariti sono d’accordo facciano pur così, lei ha farfugliato: anche se non sono d’accordo…probabilmente si tratta più di parole che di fatti…all inclusive significa che saranno spesso ubriache…ecco la gioia del mondo… non il lavoro, ma le ferie in Turchia, all inclusive…sull’ „all“ ovviamente si può discutere…


La solidarietà con Israele qui in Germania è sentita in modo particolare, così è chiaro ed è giusto che il primo ministro della Sassonia-Anhalt, Reiner Haseloff (CDU), dica che „non vi è nulla che giustifichi l’attacco terroristico dell’Hamas in Israele. E ieri, in occasione del quarto anniversario dell’attentato contro la sinagoga di Halle, il Primo Ministro ha specificato che questo attentato non era solo l’opera di un singolo „ma espressione di un antisemitismo diffuso e violento nell’aerea dell’ estremismo di destra“, ma che non corrisponde a quanto pensa la maggioranza dei tedeschi (cfr MZ di ieri ed oggi). Anche il cancelliere Olaf Scholz, in occasione di questo anniversario, ha detto con chiarezza che „le ebree e gli ebrei devono poter vivere senza paura“ qui in Germania ed ovviamente anche nel loro paese…io non ho alcun dubbio che ci debba essere un chiaro no all’antisemitismo, vero è, però, anche che c’è da sperare, che nella sua reazione all’attacco terroristico (i servizi dell’ARD e dello ZDF non sono molto chiari su questo punto, cioè sul come Israele sta rispondendo ora all’attacco terroristico e barbarico…), Israele stesso non dia motivo per un’escalation dell’antisemitismo… Mi ha scritto in Facebook Franca Negri: „In una chat, a commenti di solidarietà ad Israele, Joseph Weiler, (saprai chi è…) risponde: “grazie per tutti i vostri messaggi. Piango per il sangue degli innocenti di entrambe le parti”. Questo professore ebreo, giurista e docente sudafricano, naturalizzato statunitense, e rettore di un istituto universitario europeo a Firenze, che ha dialogato con Julián Carrón su Abramo,  esprime bene la realtà nel suo complesso: ci sono uomini di pace „da entrambi le parti“!


Ecco la versione contraria a Joseph Weiler: Il ministro della Difesa israeliano: "Ho ordinato un assedio totale sulla Striscia di Gaza. Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, tutto è chiuso. Stiamo combattendo contro animali umani e agiamo di conseguenza".


Infinitamente più chiaro di ARD e ZDF ieri sera è Alessandro Banfi (perché ha scritto oggi o perché è italiano ed è su questo tema giornalisticamente più libero?):" Due milioni di palestinesi che abitano nella striscia di Gaza sono sotto un assedio totale. Niente cibo, niente acqua, niente energia. Insieme ai raid aerei con bombardamenti, è questa la prima reazione di Israele all’attacco terribile dei terroristi di Hamas. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato a Washington per i prossimi giorni un’offensiva di terra. Hamas ha fatto sapere che ucciderà gli ostaggi (fra loro ci sono anche due italiani), ogni volta che i civili saranno bombardati. È una guerra spaventosa dagli esiti imprevedibili. Resa ancora più angosciante dalle tante vittime civili coinvolte. La caccia degli israeliani, casa per casa, nei kibbutz e negli insediamenti, le giovani rapite al rave nel deserto, l’anziana inferma portata via con i kalashnikov sono altrettante istantanee dell’orrore. Un orrore che ricordano rastrellamenti e odio razziale di 80 anni fa. A questi scatti oggi si aggiungono le foto dei bimbi feriti a Gaza, portati di corsa in ospedali che presto non avranno più medicinali e non funzioneranno più. Il terrorismo e la guerra «non portano a nessuna soluzione, solo alla morte», ha detto papa Francesco, invocando una pace che sembra diventata oggi nel mondo una opzione stupida, insensata, poco adeguata" (versione odierna).


In questo momento Ferdinand sta volando sul golfo canadese, Hudsonbai (8,32 h). 


Il problema ermeneutico è come si scrive questa notizia. Il candidato della AfD, Henning Dornack, „soccombe“ (MZ di ieri) nell’elezione a sindaco per la  città Bitterfeld-Wolfen (Sassonia-Anhalt), al candidato della CDU, Armin Schenk, che rimane cosi capo del municipio. Ma si può anche scriverla così: il candidato della AfD, che nel ballottaggio si è trovato contro tutto l’establishment, ha comunque raggiunto il 46,18 % dei voti, mentre il sindaco vigente ne ha ricevuti, per l’appunto nel ballottaggio, nella prima puntata ne aveva ricevuti di meno del suo avversario, il 53,82 %…  


Abba nostro…


(Dopo) In un certo senso condivido la critica di Novalis al Protestantesimo (La cristianità o l’Europa, Darmstadt 1999, II, 738) ed essa corrisponde anche alla mia esperienza: c’è stato davvero all’inizio un fuoco dal cielo, nell’idea della giustificazione gratuita del monaco agostiniano Lutero, e qua e la ci sono dei momenti di verità e bellezza (Bach…oltre a quelli citati da Novalis), ma in vero, a me sembra, che la maggioranza dei protestanti che ho conosciuto siano o senza fede o con un minimo senso di cosa sia la grazia; gli evangelicali sono pieni di entusiasmo, che, però, non dona per lo più a loro un discernimento storico nella quotidianità e negli avvenimenti della storia. Qualche volta sono superiori a noi cattolici nella musica, per esempio nella sequela di Johann Sebastian Bach. Ma la critica forte di Novalis vale anche per noi cattolici, che staremmo troppo spesso sotto l’influsso protestante descritto e che soffriremmo di una vacanza della „sede universale“ (riducendo la Catholica in una setta); questa vacanza avrebbe rafforzato i potenti nel servirsi del cristianesimo per i loro scopi e poi, aggiungo, per abbandonarlo…Ovviamente non si tratta di riflettere su queste critiche di Novalis proiettandole nel nostro secolo, ma se ne deve tenere conto, se davvero si ha ancora un senso per la cristianità, che non è cristianismo (cristianesimo senza Gesù) e l’Europa…


(Sera) Devo dire che specialmente con Papa Francesco non si possa parlare oggi di una „vacanza della sede universale“ (Novalis) del papato; anzi da un certo punto di vista la sede del vescovo di Roma non è mai stata così universale. Anche con le due ragazze con cui leggo „La scarpina di raso“, Jette e Paula, ho parlato di universalità, qui nel senso tipico di quest’opera di Claudel: un’università orizzontale che collega l’America Latina (Rodrigo), passando per l’Africa (Proëza) e l’Europa (il re di Spagna), con la Cina e il Giappone ed una verticale, che collega la terra (doña Proëza) con il cielo (l’angelo custode) e con un grande tema: l’amore impossibile, ma del tutto carnale e spirituale allo stesso tempo, tra Rodrigo e Proëza…


Mi è piaciuto molto il saggio sullo genio femminile di Deborah Savage, Ph.D., che legge il secondo racconto della creazione in modo molto simile a come ho fatto io in questi anni nella scuola; lei sottolinea che la genialità femminile, che non è „seconda“ all’uomo, ma „ultima“ (nel linguaggio biblico ciò significa „più importante“), consiste nell’avere cura di persone, non primariamente di progetti…


Ferdinand è arrivato a Monaco di Baviera. Deo gratias et Mariae! 


Oggi ha telefonato Martin da Eichstätt: abbiamo parlato dell’Armenia…con lui e Maria siamo stati alcuni anni fa insieme a Yerevan…



Mia moglie a Yerevan, Settembre di quest'anno


(9.10.23 Wetterzeube, a cinque giorni dal matrimonio civile tra Johanna e David; San Johann Newman) Mi sveglio con il desiderio di essere, in modo mariano, cioè di protezione, come sapeva ancora Novalis, un mantello per il matrimonio di Johanna e David, che li nasconda dalle turbolenze del mondo. Sancte Newman ora pro eis! 



David e Johanna, mia foto


Ieri sera quando abbiamo guardato il telegiornale del primo canale tedesco (ARD) si è parlato di 700 morti in Israele e sebbene ci si scambi missili tra Gaza ed Israele, una vera azione di risposta all’attacco terroristico, come avevo pensato dopo la telefonata con mia mamma ieri sera, non c’è stata e un professore (Zimmermann?) che hanno intervistato a casa sua, per motivi di sicurezza, a Tel Aviv, dove originariamente saremmo dovuti atterrare la settimana scorsa, per un viaggio della parrocchia che poi era stato cancellato, perché c’erano troppo poche persone interessate, ha detto che Israele si dovrà decidere tra un’azione di risposta che tratti per liberare i tanti ostaggi oppure una risposta radicale, più propria al governo di destra, che è oggi al potere, sotto la guida di Netanyahu. Vedremo. Rania Khalek scrive in „X“ di una „resistance operations“ dei palestinesi, come anche Aaron Maté; io capisco i loro motivi, ma una operazione di resistenza che prenda in ostaggio baby è per me terrorismo, un terrorismo che, se hanno ragione la giornalista libanese e quello canadese, non è estranea alle azioni dello Stato di Israele stesso; io mi oriento, come sempre, alla posizione del pontefice che ieri all’Angelus si è espresso così: „Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente, provocando centinaia di morti e feriti. Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina“! VSSvpM! 


Banfi, nella versione odierna, riporta l’informazione che „i primi jet (israeliani) hanno già colpito e i tank sono in viaggio verso Gaza“. Francesca Mannocchi sulla Stampa riporta oggi i sentimenti di una popolazione che si sente in prigione da anni, stretta tra il controllo poliziesco di Israele e il terrorismo di Hamas“ (Banfi). 


Confrontarsi con SPN, Adrienne, Hans Urs e Ferdinand significa porsi sempre di nuovo nell’atteggiamento del „Suscipe“ (Esercizi, 234) e questo anche e soprattutto per quanto riguarda la libertà. Non esiste una libertà „accanto“ a Dio, come non esiste l’essere „accanto“ a Dio: il „medesimo uso di essere e ‚nulla‘“ (Ferdinand Ulrich) chiarisce che l’essere è ‚nulla“, cioè amore gratuito e questo vale anche per la libertà: „accanto“ a Dio è un opera del diavolo, in Dio è la massima espressione dell’amore. Per questo preghiamo alla scuola di SPN: „Prendi Signore, prendi in eccedenza tutta la mia libertà“. Questo non mi rende schiavo, piuttosto amico del mio Signore ed in questo modo „partecipe all’assoluta libertà“ (Balthasar, Antologia-Servais, 333). Rinunciare ad un concetto di libertà autonomo, significa partecipare alla vera ed unica „autonomia“ (ipsum esse subsistens), quella di Dio! La nostra vita è un tentativo di crescita nella libertà (nel senso del medesimo uso di libertà ed obbedienza) cioè di dire si alla „chiamata, alla grazia e alla missione“ che giungono „de arriba“. In una crisi come quella che stiamo vivendo, quella di una terza guerra mondiale, ormai neppure tanto a pezzetti, ma esplicita, non abbiamo bisogno della nostra pseudo libertà, ma della sua assoluta, che non abbiamo nella modalità del possesso, ma della partecipazione. 


Assolutamente in accordo con quanto qui sopra scritto è il seguente testo di don Gius, che parla di amore e partecipazione, di non esistenza dell’io „accanto“ a Dio: „La legge dell’io è una sola: amare. E questo si capisce, perché è la legge della fonte stessa da cui nasce: « La fonte è in Te dell’Essere » . Dio, che è la fonte dell’essere, ha una sola dinamica, descrivibile esclusivamente come dono di sé, commosso. Così noi siamo fatti parte, siamo fatti accedere, appena appena, sulla soglia del grande Mistero che fa tutte le cose, il Mistero del Dio Padre che ama generando il Figlio, facendo scaturire in questo rapporto la realtà dello Spirito che è identica a ognuno di loro. La legge dell’io è l’amore, la legge dell’io è dare sé. Quando ero Prefetto, perciò stavo al banco davanti alla classe nel liceo in seminario, stavo là a curare la classe e c’erano dentro due ragazzi a cui io tenevo moltissimo – due preferenze – e scrivevo quaderni interi su queste cose qui. Che la legge dell’io è amare vuol dire: non esiste l’io, non si attua l’io, se non nell’amore. E infatti se non si attua nell’amore, come amore, l’io è insoddisfatto, rabbioso con sé, ostile agli altri, incapace di bere e di assimilare la bellezza della realtà, annoiato, facilmente urtato, eccetera... andate sul vocabolario Zingarelli a trovare i sinonimi di queste parole!  (Luigi Giussani   Si può vivere così?).  


Nelle elezioni in Baviera e nell’Assia, i dati sono però ancora provvisori, l’AfD ha raggiunto una percentuale molto alta per i vecchi Länder (14, 6% in Baviera, 18, 4 % in Assia) della Repubblica federale tedesca, nell’Assia la CDU ha stravinto (34,6 %) e in Baviera la CSU (37 %) con „Freie Wähler“ (15,8 %) hanno ottenuto una chiara maggioranza. I partiti al governo sono quelli perdenti (SPD, Grüne, FDP). L’AfD nell’Assia è ormai il secondo partito (SPD (15,1 %) e Verdi (14,8 %) hanno meno voti). In Baviera è il terzo partito (SPD 8, 4%; Verdi 14,4 %). In Baviera i „Liberali“ (FDP) non superano il 5 % e quindi sono esclusi dal parlamento bavarese. In Assia al momento hanno il 5 %. Che cosa significa questo voto? Il 43 % delle persone che hanno più di 60 anni hanno votato la CDU nell’Assia. Lo stesso tipo di persone ha votato la CSU in Baviera, raggiungendo il 47 %. Ma anche i giovani sotto i 30 hanno votato rispettivamente la CSU in Baviera (23 %) e la CDU in Assia il (22 %).  Gli anziani come me sono preoccupati, ma non so se davvero i partiti „cristiani“ sapranno rispondere al grande tema, quello della guerra, in modo ragionevole. Vedremo! 


Banfi riporta anche un giudizio interessante di Matteo Renzi: “Non ci rendiamo conto che dopo l'invasione russa in Ucraina sono saltati equilibri decennali. Focolai pericolosi nei Balcani, violenze sugli armeni in Nagorno Karabakh, colpi di Stato in Africa, tensioni nel Mar Cinese. L'anarchia regna sovrana, senza l'iniziativa diplomatica delle istituzioni internazionali che brillano per la loro assenza. La violenza terrorista di Hamas non è solo un disastro per il Medioriente ma rischia di essere la goccia che fa traboccare un vaso già colmo di odio. L'Europa deve recuperare una propria dimensione di politica estera: oggi non è credibile nel Golfo, non è credibile in Nord Africa, non è credibile in Terrasanta. Ma non lo è nemmeno davanti al dolore degli armeni o all'allarme estremista sotto il Sahara. Allora: o ci diamo una bella sveglia come cittadini europei o saremo gli spettatori di un film del terrore”. - Non credo che ilm governo tedesco sia meglio di fronte a questi problemi, di fronte a questo problema, anzi in un certo senso è peggio e purtroppo su questo tema l’alternativa Friedrich Merz 1955, che in realtà dovrebbe avere ancora nel sangue il 1945) non è un’alternativa e non lo sono neppure i vincitori di ieri: Markus Söder (CSU) in Baviera e Boris Rhein (CDU) nell’Assia. Quest’ultimo è nato nel 1972 e il primo nel 1967…lontani dal 1945, ancor più di quanto lo sia io stesso (1960). 


Abba nostro…



(Wetterzeube, l’8-10-23; sei giorni prima del matrimonio di David e Johanna; 27esima domenica dell’ordinario)


Devo dire che leggendo le letture di questa domenica (Is 5,1-7; Fil 4, 6-9; Mt 21, 33-43) e il commento di Balthasar (Luce della Parola), mi venivano i brividi, proprio pensando a cosa accade in queste ore ad Israele, cosciente che dalla parole della Bibbia non si può trarre un indicazione diretta di „teologia politica“, ma anche cosciente di quello che dice Karl Barth e che non vale solo per la lettera ai Romani: « La lettura di ogni sorta di letteratura profana, e anzitutto dei giornali, deve essere raccomandata con insistenza a chi vuole comprendere l’Epistola ai Romani».Ma come aggiunge Balthasar: „la parabola (Mt 21, 33-43) non si troverebbe nel Nuovo Testamento se non si riferisse anche alla Chiesa“; e in questo contesto dice una parola che dovrebbe essere letta anche a Roma, in questi giorni di Sinodo: c’è „una specie di martirio all’interno della Chiesa stessa: rigetto, sospetto, ironia e sospetto“. E questo richiamo vale per tutti, per tutti! Anche per i cardinali dei „dubita“, loro stessi, con il loro modo di parlare generano: „rigetto, sospetto, ironia e disprezzo“; la rete è piena di questa „generazione“. Ma ovviamente vale anche per i „bergogliani“, che spesso pensano che solo loro la sanno giusta. Ma bisogna stare attenti a „non accusare la Chiesa come tale“ (gli attacchi al Papa sono gravi quando sono attacchi alla Chiesa come tale), chi lo fa viene interpellato da Dio personalmente: come vengono accolti i profeti nella Chiesa, come vengono accolti da me? E un Papa, può essere anche un profeta. Balthasar offre un criterio: „il vero cristiano si riconoscerà in questa pace che domina in lui, anche se piange sullo stato del cristianesimo“! La pace di Dio supera ogni comprensione! E le preoccupazioni che aveva Balthasar non è detto che siano le stesse di oggi, ma il criterio di giudizio rimane immutatio: seguiamo Dei stranieri o Dio? Dio che è „vicinanza, tenerezza e misericordia“. Ecco alcune delle preoccupazioni di Balthasar allora; una ha un valore immenso anche oggi: la falsificazione della missione dei santi: Agostino non è colui che in primo luogo ha introdotto la caccia agli eretici; Francesco non è solo e non in primo luogo un’ entusiasta della natura, come Papa Francesco non lo è, infatti è preoccupato sia per la nostra casa comune sia per i poveri. Ignazio non è un astuto stratega, ma colui che ci educa a considerare l’amore di Dio per noi, „con tanto affetto“.Altre preoccupazioni di Balthasar hanno certamente un valore anche oggi, ma bisogna vederne in profondità il significato oggi, perché la Parola di Dio ci interroga oggi in modo sempre nuovo, senza „cancellare“ il passato. Una di queste preoccupazioni era la riduzione della preghiera ad „igiene dell’anima“, che è in fondo è solo consacrazione del nostro egoismo. Un’altra la riduzione del dogma „ad archetipo spirituale“, mentre i dogmi sono „Auswortung“ (resa in parole) di „avvenimenti“, avvenimenti che accadono ora, come contemporaneità, oggi, al Cristo trinitario! Infine la „Messa come auto-soddisfazione della comunità (alla fine se la rappresentazione ha accontentato si applaude)“ ; nella nostra diocesi i „Servizi della Parola“, che certamente sono una risposta alla mancanza di sacerdoti e che sotto la responsabilità del vescovo hanno un loro senso, rischiano di accontentare solamente il desiderio di partecipazione dei laici, in cose che non sono loro proprie!  VSSvpM! 


Un ragazzo della nona classe mi ha invitato alla Santa Messa per la sua cresima; adesso andiamo a Naumburg per rispondere a questo suo desiderio. VSSvpM! 

„La prova che tra i miei 4855 contatti e 1006 followers dilaga l’antisemitismo: solo 6 persone, con il loro like, hanno voluto testimoniare la propria solidarietà a Israele in un giorno in cui gli israeliani hanno sofferto un insensato atto di guerra rivolto indifferentemente contro civili e militari; che ha distrutto esistenze, disseminato terrore, usato corpi offesi e dilaniati come bandiere di un folle disegno di autoaffermazione. L’antisemitismo - e dico antisemitismo: non antisionismo. Non c’è alcuna differenza possibile oggi - è un problema da cui la “sinistra” italiana, populista, plebea, rossobruna, non si è mai affrancata…“ (Michele Dantini, nella sua bacheca in Facebook) - sono d’accordo con Michele, ma è anche vero che lo stato di Israele, a sua volta, in Gaza per anni ha contribuito ad incendiare il rapporto con in palestinesi (come hanno documentato giornalisti molto coraggiosi); questo non legittima in alcun modo la risposta terroristica di Hamas …


„Israele è in guerra con i palestinesi da prima del 1948, quando li ha ripuliti etnicamente e ha rubato le loro case. Da allora occupa e assedia il popolo palestinese. Per l'atto di resistenza di oggi, Israele terrorizzerà i suoi obiettivi tradizionali: I civili palestinesi“ (Aaron Maté, X, 7.10.23).


Abba nostro…


(Pomeriggio, dopo la cresima di Florian (nome di cresima:Domenico) in Naumburg con il vescovo Feige di Magdeburg)


Durante la liturgia della cresima sono state lette altre letture, quella famosa di Isaia 11 sul virgulto, lo Spirito e la pace; una di san Paolo sulla diversità dei carismi e sull’unico Spirito Santo e il vangelo di san Giovanni su Tommaso, che non crede alla risurrezione di Cristo (Gv 20). Il vescovo ha predicato in modo chiaro e secondo me ha scelto il tema giusto, in una regione con maggioranza di non credenti; Konstanze ed io dovevamo pensare alle premesse del „Senso religioso“ di don Giussani: in che cosa crede chi non crede? E in cosa crede chi crede? Nessuno, anche chi si richiama alla scienza, può offrire una dimostrazione di tutto ciò che per l’appunto ‚crede‘. Mi sono piaciute anche molto due osservazioni del vescovo di Magdeburg, alla cui diocesi  appartiene Naumburg, una durante la predica ed un’altra prima di rispondere al „Credo“: 1) sebbene Tommaso dubiti della risurrezione di Cristo, riferita dagli altri discepoli, non si allontana dalla communio con loro e questo gli permette di incontrare poi Gesù. 2) La Chiesa è santa, perché Dio è santo, ciò vale anche quando essa è coinvolta in scandali, che presubilemente sono l’unica cosa che molte delle persone in chiesa hanno sentito della Chiesa. Molti non erano cattolici e molti non frequentano la Chiesa regolarmente - la chiesa era piena, cosa molto rara nella diaspora. 


Vorrei riprendere un momento le letture della 27esima domenica dell’ordinario. 1) „E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglia farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni…Ebbe la vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi“ (Is 5, 4-7). Leggere questo testo dopo la dichiarazione di Sergei Alexandrowitsch Karaganow sulla deterrenza nucleare mi ha spaventato. Noi tutti non sappiamo minimamente cosa sia la giustizia o lo sappiamo in modo molto lento. Il ministro della difesa italiana Guido Crosetto comincia a capire, lentamente, ma identificando un solo colpevole (nel suo testo solo uno ha ragione), e non menzionando esplicitamente il pericolo nucleare, quello che in questo diario riferisco dall’inizio della guerra in Ucraina: “Noi non cambiamo linea, vediamo però che la situazione in Ucraina si sta incancrenendo. Kiev ha grande difficoltà a riconquistare i terreni persi e Mosca non riuscirà mai a conquistare la nazione attaccata. Assistiamo all’impossibilità di risolvere il conflitto sul campo. Per cui noi continuiamo ad aiutare chi ha ragione, ma analizziamo ogni giorno tattiche più proficue per costruire tavoli di dialogo, raggiungere la pace e avviare la ricostruzione di un territorio invaso e smembrato” (citazione in A. Banfi, versione odierna). Prego con umiltà che l’ira di Dio, per parlare il linguaggio dell’AT, venga fermata e che la vigna, che siamo noi, non venga calpestata e ridotta in un deserto! 2) Mt 21, [40] Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?“ (Che hanno ucciso i profeti e il Figlio). [41] Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo". [42] E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? [43] Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. [44] Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà“". Per riprendere le parole del Papa all’Angelus: il grande peccato di questi vignaioli avidi, e non si tratta solo di Israele, come ho spiegato questa mattina si tratta di noi, e non avere gratitudine. Il grande peccato e non accogliere l’essere come dono di amore gratuito (cfr. Papa all’Angelus), il grande peccato è la nostra avarizia (avidità), il nostro egoismo, la nostra violenza che crea violenza. Su questo punto ha ragione il Papa, non Aaron Maté, che chiama il terrorismo un „atto di resistenza“, mentre terrorismo e guerra generano terrorismo e guerra. In queste ore ciò significa: „Un assalto militare in larga scala, chiamato da Hamas «Diluvio Al Aqsa», ha preso di sorpresa Israele. Sfondando il confine con la striscia di Gaza, i miliziani palestinesi hanno ucciso almeno duecento persone e hanno rapito un numero imprecisato di cittadini israeliani. Diffondendo video cruenti in tutto il mondo arabo. L’azione militare, un vero atto di guerra, ha avuto il sostegno esplicito dell’Iran, ed è scattata durante alcuni giorni di festa del calendario ebraico. La memoria è andata a 50 anni fa, allo Yom Kippur: anche allora gli israeliani furono presi di sorpresa. Ma le somiglianze non sono altre. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto subito che si tratta di un atto di “guerra” ed ha ottenuto la solidarietà nazionale in vista di quello “strike back”, di quella reazione che si annuncia senza precedenti“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Ma in vero i precedenti ci sono stati ed hanno causato la morte di tanti civili palestinesi (in questo ha ragione Maté).  La violenza genera violenza! 


(Dopo) Sono molto grato che il vescovo di Passau, Oster, che ha incontrato personalmente il Papa, come ho visto in Instagram, sia a Roma per il sinodo. Ha un grande sapere, non solo teologico, ed un grande „sentire cum ecclesia“, ed è protetto dal cielo da Ferdinand Ulrich, e quindi sa dialogare anche con chi non la pensa come lui, anche con chi non è fedele alla tradizione come lui e come il suo maestro non è un tradizionalista reazionario…ma uno che cerca di essere contemporaneo al Cristo risorto, oggi. 


Ferdinand ha telefonato dalla California e mi ha raccontato dei suoi giorni da Adrian, nel seminario di san Patrick e nella Stanford University, a quattro chilometri dal seminario, che lo hanno arricchito tantissimo, sia religiosamente (cattolicamente, per essere precisi), che dal punto di vista scientifico ed umano… 



Adrian Walker, foto di Ferdinand


Georg Philipp Friedrich Hardenberg (Novalis) (1772-1801). Che cosa ho imparato dalla lezione di Del Noce/Borghesi di non idealizzare il Medioevo? Che la guerra dei Trent’anni è stata nociva per il cristianesimo (ed ancor di più per gli uomini che hanno perso la loro vita in essa) e che da questa delusione nascerebbe un’idea di libertà che sarebbe il cuore della modernità, la sua legittimità. Questa lezione mi sembra essere corretta, se non si perde di vista che la modernità a cui ci si deve rivolgere è piuttosto quella della dignità dell’uomo di Pico della Mirandola (Henri de Lubac) che quella di Voltaire, che della libertà poi è un campione solo a parole, come si può vedere dal suo atteggiamento nei confronti di Rousseau. Per quanto riguarda la Rivoluzione francese, senza voler negare che gli ideali di ‚libertà, fraternità e uguaglianza‘ abbiano certamente una loro legittimità, non bisogna neppure dimenticare che essa in pochi anni si trasforma in terrore (Robespierre). 

Non si deve neppure dimenticare che io scrivo tutto questo sotto grande pressione, ho la sensazione che il mondo si stia sgretolando, e in questa „pressione“  Novalis mi aiuta infinitamente di più di Voltaire e di tutto il „vittimismo moderno“ (Cfr. Mark Shiffman nel mio blog). „La cristianità e l’Europa“ di Novalis, scritta nel 1799, sa leggere con grande amore il Medioevo, senza per questo aver un giudizio unilaterale su uno dei fenomeni della modernità: il protestantesimo; quest’ultimo, che protesta contro la pretesa „di un potere scomodo e apparentemente illegittimo sulla coscienza“, ma per l’appunto solo apparentemente illegittimo, viene ereditato come positivo, negativa ne è solamente la conseguenza, quella della rottura dell’unità della cristianità. Probabilmente Roma stessa non fu innocente in questo processo di rottura, ma non lo furono neppure i principi che usarono la riforma per sostituire un’astrazione con un’altra (un potere con un altro) e che hanno lasciato l’Europa in una completa „anarchia religiosa“… Di fatto con la perdita di una cristianità unica, che nel progetto primo dell’EU aveva un suo ultimo riflesso, perché i padri di quell’idea erano tutti cristiani, addirittura alcuni in odore di santità, dicevo di fatto con la perdita della cristianità, che non è riducibile al concetto giustamente criticato di cristianismo, abbiamo perso una duplice protezione: quella di un governo civile che di fatto pensava più a Cristo che a se stesso e la protezione di un „capo della Chiesa“, che filtrava, discernendo, le idee quando si presentavano come „scoperte premature e pericolose“ (Novalis). Per quanto riguarda poi la Bibbia, come sola scriptura, e che in questo modo veniva ingoiata dalla „filologia sola“, Novalis ha un’idea ben precisa: la lettera non salva mai, neppure quella di una „sola scriptura“. È bene che a Roma in questi giorni la Parola di Dio venga portata in processione, ma per l’appunto viene portata da un soggetto orante e non primariamente filologico…  PS Ed in vero è in assoluto accordo con l’idea della „Cristianità o l’Europa“ (Novalis) che in vero dall’inizio del conflitto in Ucraina sia stato solo il Papa, che tra i grandi, abbia avuto davvero in mente la salvezza degli uomini…


Il "diario diurno" è stato oggi aperto per la centesima volta.


(SeraMia mamma ci ha telefonando, piangendo, credo che abbia visto le immagini della reazione di Israele in Gaza, che suppongo avvenga in assoluta violenza, quella che genera altra violenza, ma non so; vedrò fra un po’ nel telegiornale. Le lacrime di mia mamma mi hanno trafitto il cuore…lei ha detto che dobbiamo pregare, ma che suppone che stiamo vivendo la terza guerra mondiale, il terzo segreto di Fatima…


Ancora un pensiero su Novalis, che è morto a pochi chilometri da qua, in Weißenfels: lui critica con ragione una civiltà che si „dedica esclusivamente ai mezzi per ottenere il benessere“; "I bisogni e le arti per soddisfarli diventano più intricati", l'uomo si perde nella sua „avidità“ e vi investe troppo tempo; così tutte le forze servono il "basso" nell'uomo e tutto questo va a scapito della "raccoglimento interiore“. Anche una persona interiore come Etty non poteva cancellare il „basso“, ma dobbiamo chiedere di non perdere la nostra forza interiore, dobbiamo chiedere la grazia che i tempi „pornografici“ diminuiscano e la preghiera diventi, come vuole il Vangelo e la Filocalia, „permanente“. 


(7.10.23 - Memoria della nostra Signore del Rosario) Dopo aver aperto  la stalla delle galline, nella parte del giardino con le rose, nella poltrona da spiaggia di vimini, una di quelle che si vedono al mare del nord, che mi aveva regalato Konstanze per un compleanno, ho recitato l’inizio del Rosario ed ho pregato le Lodi, anche per David e Johanna, a sette giorni dal loro matrimonio, in forma civile. 


SPN ci invita a „ricordare i benefici ricevuti di creazione (per esempio le rose in giardino…), di redenzione (che Gesù non si stanca di aspettarmi…“non sono degno di tutto ciò che fai per me, tu che ami tanto uno come me“ (Chieffo)) e di doni particolari (per esempio la mia famiglia…), valutando con molto affetto (tanto più che Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia) quanto Dio nostro Signore ha fatto per me…“ (Esercizi 234a - i corsivi, ovviamente, sono miei). Questa è la prima valutazione: „quanto Dio nostro Signore ha fatto per me“, mentre poco fa in giardino, recitando la prima decade del Rosario, che oggi vorrei pregare per intero; la mia attenzione scivolava su un collega, che a me sembra mi faccia spesso notare come io non sia conforme al sistema (a me sembra che per lui i 45 minuti esatti di lezione siano più importanti della qualità del mio lavoro), e certamente esagero, perché lui ha anche altri sentimenti nei miei confronti; poi è scivolata sulla nostra inquilina, che a me sembra prenda sempre più decisioni che non le spettano, perché la cosa è nostra, non sua…Chiedo al Signore di opporre a questi scivolamenti, la forza della considerazione prima: „quanto Dio nostro Signore ha fatto per me e quanto mi ha dato di ciò che ha“ (234a); il curatore degli Esercizi, in traduzione italiana, padre Pietro Schiavone SJ, cita come commento una lettera di SPN ai gesuiti della Comunità di Coimbra: „ sia sempre benedetto e lodato il Creatore e Redentore nostro, dalla cui infinita liberalità deriva ogni bene e grazia. E piaccia a lui schiudere maggiormente ogni giorno la fonte delle sue misericordie allo scopo di aumentare e portare avanti quanto a cominciato nel anime vostre. E non dubito che lo farà. La sua suprema bontà e sommamente comunicativa dei suoi beni e il suo eterno amore è più disposto a darci la perfezione che noi a riceverla. Se così non fosse Gesù Cristo non ci spingerebbe a ciò che possiamo avere soltanto della sua mano, dicendo: „Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli“ (Mt 5,48). E certo che da parte sua è pronto a dare, purché da parte nostra siamo umilmente ricettivi e desideriamo ricevere le sue grazie e purché ancora veda che facciamo buon uso dei doni ricevuti e domandiamo attivamente e diligentemente la sua grazia.“ Chiedo al Signore la grazia che la „presa sul serio“ del „basso“ in me non diventi giustificazione a non procedere nel cammino di perfezione, che non è bigotto, ma è, però, santo. Dobbiamo quindi ritornare sempre di nuovo a questa considerazione prima: „quanto Dio nostro Signore ha fatto per me e quanto mi ha dato di ciò che ha e come per conseguenza, il Signore stesso desidera darsi a me, in tutto quello che può, secondo il suo divino progetto“ (234a). E tutto questo con grande tenerezza ed affetto. Un affetto che non è contrario alla „ragionevolezza“, infatti SPN ci invita a considerare „con molta ragionevolezza e senso della giustizia, ciò che da parte mia devo offrire  e dare alla sua divina maestà, cioè tutte le mie cose e me stesso con esse, così come chi si offre con molto trasporto“ (234b). E qui entra in gioco il paradosso cristiano: fedeltà all’inconcepibile (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 333). La comprensione dell’incomprensibile, la fedeltà all’incomprensibile accade quando non ci fissiamo in noi stessi, come l’essere non si fissa in se stesso, ma è „sommamente comunicativo“; nella mia traduzione dell’Homo Abyssus di Ulrich ho usato la formula: „uscita di sé comunicativa dell’essere“. Questo significa, a livello esistenziale: consegnare il nostro cuore, la nostra memoria, il nostro intelletto e la nostra volontà al fuoco divino, un fuoco  di amore e purificazione, che accade anche nella modalità semplice della meditazione e della preghiera: „Prendi, Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo: tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono, tutto è tuo, disponine a tuo pieno piacimento, dammi il tuo amore la tua grazia, ché questa mi basta“ (234c). 


Ricordando il concetto di certezza morale ne abbiamo rievocato un corollario: la natura ci permette di ottenere la certezza circa l'umano comportamento - proprio perché fondamentale per la vita - più velocemente di altri tipi di certezza, attraverso cioè l'intuizione della convergenza di tanti indizi verso un punto. Quanto più allora uno condivide la vita di una persona tanto più è capace di certezza morale a suo riguardo, perché la congerie di indizi si moltiplica. Così è stato per Gesù. Allora la sua bontà, la sua intelligenza, la sua tremenda capacità introspettiva, la possibilità prodigiosa di governo delle cose, la naturalezza della sua attitudine al miracolo sono, per chi vive con lui o per chi sa prestargli vera attenzione, tutti indizi che via via si moltiplicano e si approfondiscono, indizi che fanno « restare a bocca aperta » , indizi che provocano una domanda cui non si sa rispondere, ma cui si deve poter rispondere“. (Luigi Giussani, All'origine della pretesa cristiana) - non posso citare più precisamente, perché tutto ciò che ho citato del don Gius in questi giorni, sono le citazioni che mi invia Gianni Mereghetti, e quindi riporto come citazione e come fonte, quello che lui riporta. La ragionevolezza di cui parla SPN e simile a questa ragionevolezza della certezza morale di cui parla il don Gius. Tutto ciò che è fondamentale per la vita, anche se non spiega razionalmente il paradosso cristiano (la comprensione dell’incomprensibile), non può rimanere ignoto. Mentre SPN ci invita di più (ma non esclusivamente) ad un lavoro di introspezione, don Gius cin invita di più (ma non esclusivamente) alla condivisone di vita con altre persone, ma sempre, e ciò vale per entrambi, rivolti a Gesù: la certezza morale che guardandolo ci lascia a bocca aperta ci impone la domanda: ma chi è Costui? Chi è quell’uomo, quel figlio dell’uomo, che dopo la fuga in Egitto, da bambino, ha trascorso trent’anni a Nazareth e poi si è messo in cammino verso Gerusalemme e la è stato ucciso, fuori dalle mure della città, e poi è disceso all’inferno e poi, sorprendentemente, per un grande lavoro del Padre, è risorto ed ha messo in noi, in qualche modo „la naturalezza della sua attitudine al miracolo“, anche se a differenza di lui siamo uomini di poca fede…


Se ha ragione l’intellettuale venezuelano Moisés Naím che solamente la collaborazione tra avversari politici è feconda, allora devo dire, che sebbene io sia a livello di principio d’accordo con Nicolas Busse (FAZ di oggi), che l’unità europea ha garantito un periodo straordinariamente lungo di pace, credo che dovremmo metterci davvero in dialogo con la posizione di Orbán e non accusarlo, con una sorta di „dittatura dei principi“, di esprimere le sue obiezioni in modo non conveniente. Certo il vocabolario usato da lui (stupro) o quello usato dal premier polacco, Morawiecki („diktat“, parola che ha, però, un senso metaforico), a riguardo della decisione sulla migrazione del consiglio dei ministri europeo, non è  adeguato e bisognerà ricordare all’Ungheria e alla Polonia, che „pacta sunt servanda“, ma si dovrà pur prendere sul serio le loro obiezioni, tanto più se queste non riguardano solo la politica di asilo politico, ma anche il sostegno della folle guerra in Ucraina, che non tiene conto di nessuna delle obiezioni di una persona come  Sergei Alexandrowitsch Karaganow. Cioè non è solo Orbán che si rifiuta di fare cose utili a tutta l’Europa e ai poveri migranti che muoiano nei campi di concentramento libici e nel mare, ma siamo anche noi che con arroganza estrema consideriamo sempre come nemici le persone che non la pensano come noi, un arroganza che poi nel caso delle nostre sorelle e i nostri fratelli dell’Artsakh mostra tutta la sua ipocrisia…La decadenza morale di cui ci accusa Sergei Alexandrowitsch Karaganow si vede anche in un’altra notizia della della MZ di oggi: per una mancanza di personale infermieristico chiudono, perché falliscono economicamente, case di riposo per anziani…


„«La democrazia entra in Iran attraverso la porta dei diritti delle donne»; lo auspicò l’attivista Shrin Ebadi, 76 anni, quando nel 2003 ricevette il Nobel per la pace. Ora è una sua “sorella” minore, Narges Mohammadi, a ottenere vent’anni dopo lo stesso riconoscimento per la “sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran”. Ben poca democrazia, nel frattempo, è entrata nel Paese nonostante il ribollire delle proteste giovanili, ragazzi accanto a ragazze. Narges Mohammadi nei suoi 51 anni di vita ha collezionato 13 arresti, 5 condanne per un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate. Oggi è detenuta con altre 300 compagne nel carcere di Evin e in un suo recente articolo per il “New York Times”, fatto uscire di nascosto nel primo anniversario dell’omicidio di Mahsa Amini, il 16 settembre, ha scritto «Più ci imprigionano, più diventiamo forti»“ (Avvenire di oggi).

Abba nostro…


(Dopo la correzione del compito in classe di latino della nona classe) Ieri ho finito di vedere la versione cinematografica di Harry Potter (Joanne K. Rowling) in 7 parti (l’ultima è divisa in I e II). Credo che Joanne K. Rowling si trovi nella tradizione di J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis, forse un po’ di più in consonanza con Tolkien, anche se ci sono elementi che sono molto postmoderni (come la necessità che Severus Snape uccida Albus Dumbledore (parte 6). La figura di Neville Longbottom è molto tolkiana: l’eroe è semplice e di fatto è proprio lui che taglia la testa al serpente di Lord Voldemort. Come in C.S. Lewis gli eroi sono dei bambini, all’inizio della storia, poi dei giovani (Harry Potter, Hermine Granger, Ron Weasley, Ginny Weasley…); il tema dell’amore tra giovani non è presente in Tolkien e in C.S. Lewis, credo sia presente nella nella versione cinematografica tra Susan Pevensie e il principe Caspian, ma non ricordo più se giochi un ruolo nei libri. In Harry Potter credo sia stata una buona idea  di Joanne K. Rowling unire Hermine Granger con Ron Weasley e non con Harry Potter, mentre quest’ultimo si unisce ed alla fine ha anche due figli con la sorella di Ron: Ginny Weasley… ci sarebbero ancora tante cose da dire, alcune le ho scritte quando ho cominciato a vedere le puntate… ma per ora basta così. PS ho usato i nomi della versione tedesca, che probabilmente sono quelli dell'originale inglese.


(Sera) Mi scrive la mia vicina di casa sull’attacco terroristico ad Israele: „E in termini di intensità, il peggiore finora. Attacchi di Hamas dall'aria, dall'acqua, da terra, rapimenti di soldati e civili, tra cui bambini e un anziano, oltre 3000 razzi in mattinata“. Ogni giorno veniamo a conoscenza di crisi pericolose: Artsakh-Azerbaigian, Serbia-Kosovo, Israele-Gaza…oltre alla, forse, più grave di tutte, per noi europei: Ucraina-Russia.


„Ich fühle des Todes

Verjüngende Flut

Und harr in den Stürmen

Des Lebens voll Muth.

Von ihm will ich reden 

Und liebend verkünden

So lang ich 

Unter Menschen noch bin.

Denn ohne ihn

Was wäre unser Geschlecht,

Und was sprechen die Menschen,

Wenn nicht sprächen von ihm 

Ihrem Stifter,

Ihrem Geiste“.


Novalis Hymne an die Nacht, 4, 


("Sento la morte

Marea che ringiovanisce

E resisto, nelle tempeste

Della vita, pieno di coraggio.

Di lui parlerò 

E proclamerò con amore

Finché io 

sono ancora tra gli uomini.

Perché senza di lui

cosa sarebbe la nostra razza,

e di cosa parlano gli uomini

se non parlassero di lui 

Il loro fondatore,

il loro spirito“.)


(6.10.23 - San Bruno) Ancora 8 giorni al matrimonio di David e Johanna, che la grazia, che rende visibile  questo segno, per ora nella forma civile, li accompagni per tutta la vita. Sub tuum praesidium…


Ferdinand ci manda immagini molto belle dalla California! 


Più ancora che la metafora del fuoco in cui dobbiamo gettare tutto di noi („il mondo, le nostre gioie, le nostre speranze…l’onore, il successo, la nostra volontà, l’intelletto, l’animo, finalmente il nostro io: absume et suscipe“) per vedere il volto di Dio nella notte, mi ha aiutato questa frase di Balthasar: „non è un donare, ma il sapere crescente: vengo preso, mi devo arrendere. Grazia è tutto: l’apparire di Dio; grazia anche ogni sacrificio, che il fuoco mi strappa“ (cfr. Antologia-Servais, 332). Non è una nostra prestazione! Vale anche per la scuola! Anche l’ontologia ci testimonia questa non prestazione della donazione dell’essere: l’essere donato è semplice, completo e non sussistente (Tommaso, Ulrich). Ulrich parla del „medesimo uso di essere e „nulla““. Non si tratta, come ho scritto centinaia di volte, del nulla del nichilismo, ma del nulla dell’amore gratuito: de nada! 


Maria disse: avvenga di me ciò che hai detto»: cioè fiat (cfr. Lc 1,30-38). È questo fiat il secondo elemento per una fede matura: è l’energia di quel sì. Come san Paolo chiamerà Gesù: l’«Amen», il «sì» di Dio (cfr. 2 Cor 1,18-20). Questa energia è la forza della volontà, o meglio della libertà. La libertà che aderisce dice: «Sì, riconosco». Ci può essere, però, un riconoscimento che non accetta, non si coinvolge. In questo modo la mia fede diventa fiacca, vuota, senza senso. Bisogna sottolineare la ragionevolezza di quel «sì»: perchè lei ha detto di sì? Nel mistero di quel momento la Madonna ha intuito che era proprio un annuncio di Dio, Dio vero. Così è avvenuto anche per noi. Infatti nessuno di noi è cristiano se non perché, in qualche modo, l’intuito, il capire che Cristo è vero, la Chiesa è vera, il mistero cristiano è vero, l’ha preso anche solo per un attimo. Tutti abbiamo avuto questa intuizione. La grandezza della Madonna è la sua semplicità: lei ha detto: «Sì» e basta, non chiedeva altro. Noi, invece, abbiamo sempre bisogno di qualcosa d’altro, di qualche prova in più per potere essere decisi. La maturità della fede, Cristo l’ha definita, paragonata al bambino. Il bambino sente istintivamente di appartenere ai genitori e di fronte alle cose dice: «Sì», sgrana gli occhi: non chiede altre conferme di ciò che vede. Quello che il bambino fa per istinto di natura, l’uomo con una fede matura lo fa coscientemente. Quindi la maturità della fede è il bambino che da istinto diventa coscienza, con la stessa semplicità“. LUIGI GIUSSANI, Testo di un intervento tenuto presso il Santuario della Beata Vergine di Caravaggio il 3 giugno 1982) - è un testo molto bello perché mi/ci fa comprendere che il „cedere“, „l’arrendersi“, di cui ho parlato prima in dialogo con Balthasar, è ragionevole. Ragionevoli sono solo le cose semplici, in primo luogo l’essere come amore gratuito che è un dono „semplice e completo“ (Tommaso, Ulrich). Da un certo punto di vista si potrebbe pensare che anche Maria ha bisogno di „prove“: come può accadere?, chiede a Gabriele. Ma non è così: le sue sono domande „filosofiche“, quindi „semplici“, il suo „fiat“ è assoluto, ma Maria non è un robot. C’è un sapere che è segno di quella ragionevolezza di cui parla don Giussani. 


È molto bello quando il vescovo di Passau, Stefan Oster, un allievo ed amico di Ulrich, dice (in Instagram) del rapporto con un suo confratello, con cui si trova a Roma per il sinodo: non la pensano per nulla alla stessa maniera, ma si ascoltano con grande rispetto e la grazia li ha messi nello stesso gruppo…


Mi ha scritto Renato: „Mi ha molto spaventato Karaganow, perché c’è un pensiero geopolitico che ha molta forza morale - avevo trovato la stessa moralità visionaria in certi consiglieri serbi - che vedevano i singoli morti come piccoli alberi che non contano niente nella foresta. Gli “occidentali” invece fingono, e sanno di mentire. Insomma la vedo male…“.


„Il cristiano invece è tutto attesa, che brucia via anche la ferita dolorosa, faticosa, laboriosa di ogni giorno: la ferita del dolore e del male. « La mente cristiana è piena di attesa e - prosegue Luzi - il passato è un seme del futuro » . Questo è ragionevole! « Il passato è un seme del futuro » : altrimenti, perché c'è stato? Altrimenti, tra me e il mio passato, tra l'istante che vivo ora e l'istante di ieri, vi è una distanza infinita: non mi appartiene più niente, eccetto che il residuo pesante della polvere e del fango, o di nostalgie non purificate. Ma il brano non termina qui. « La mente cristiana è piena di attesa e il passato è un seme del futuro o niente » . Niente! Ma ... mia madre, niente? No! Mio padre, niente? No! Il passato, niente? No! Sarebbe veramente diabolico uno che dicesse così, sarebbe veramente il luogo della menzogna come contraddittorio al luogo dell'umano. Il passato, che ognuno di noi può dettagliare nei suoi ricordi, e che è il grande pilone, la grande colonna, su cui sta la sua casa ora - ed è la grande storia per cui si erige la bellezza del Monte Bianco o si adagiano le valli splendide delle Dolomiti, e risuona la musica di Beethoven o di Mozart -, il passato: niente? No! Non possiamo neanche immaginarlo, è una cosa inimmaginabile. Eppure è detta, eppure diventa principio, criterio per giudicare l'umanità e il proprio modo di essere nell'umano: si resta nell'umano abolendo l'umano. Noi, amici miei, ci siamo messi insieme, coscientemente - con una coscienza di spessore più o meno grande - perché ci siamo sentiti costretti a scegliere tra queste due posizioni: quella mondana, che porta al niente, e questa cristiana, che porta al seme che diventa albero, al passato che diventa eternità, alla vita che vince la morte, alla vita che attraversa la morte e la vince. E siamo costretti a scegliere tutte le mattine: per accettare la moglie o il marito, i figli, la condizione di disoccupazione in cui si è, quel che sta avvenendo, e accettare che le cose che gremiscono tutto l'indaffararsi della società siano così sconfortanti e facciano intravedere a stento qualcosa di buono, nonostante la buona volontà evidente di alcuni. Tutte le mattine siamo costretti a scegliere: fra un tutto che finisce nel niente ( e come potrebbe non destare almeno un lembo di depressione e di cattiveria questo tipo di scelta? Nella misura in cui questo male del mondo ci incrina, vi è realmente una depressione psichica, che è cattiveria etica, cattiveria morale) e la vita che ha uno scopo. Mi alzo al mattino e la vita ha uno scopo: allora ragione ed affetto, che sono le due caratteristiche proprie dell'umano, hanno spiegazione del loro essere, del loro esistere, della loro natura. La vita che incomincia questa mattina ha il suo scopo, giorno dopo giorno si protende, attende e si protende, allo scopo ultimo: «Affermare il volto buono del Mistero che fa tutte le cose», il volto della paternità, della maternità, delle viscere (la parola che la Liturgia attribuisce a Dio è infatti «almo»: generatore, fertile), che sta all'origine del progetto del nostro vivere e al termine della faticosa corsa, del faticoso cammino della nostra esistenza. Eterne pater, una paternità che è tale per sempre: sei mio Padre per sempre, sei la maternità di mia madre per sempre“.

(LUIGI GIUSSANI  Esercizi della Fraternità 1994) 


„Da osservatrice avanzo poi il sospetto che noi europei compriamo il gas russo attraverso l’Azerbaigian, aggirando le sanzioni che abbiamo solennemente deciso contro Mosca. Fondamentalmente sarebbe una grande ipocrisia. Un’ipocrisia, ammantata di pseudo buone intenzioni, ma in fondo autolesionista. Mi chiedo: perché non c’è nessuna capacità diplomatica? Perché l’Europa, 450 milioni di persone, un grande mercato, una potenza reale si autocancella, si fa trattare a pesci in faccia. In realtà, in un quadro complesso, la Turchia sta perseguendo uno scopo ben preciso…

Basta guardare una carta geografica. La Turchia vuole un suo corridoio territoriale, tagliando in due l’Armenia: una connessione per collegare via terra il territorio turco con quello azero. I presidenti Erdogan e Aliyev lo hanno dichiarato apertamente. È il cosiddetto “Corridoio Zangezur”. La Turchia metterebbe così un’ipoteca sulle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, che sono di cultura e tradizione islamica. Questa è l’ambizione dell’imperialismo neo-ottomano. (Antonia Arslan, intervista a Vita) 


NB! Non mi è possibile documentare nel diario tutto ciò che leggo. Alcune frasi mi colpiscono, per esempio quella del premio nobel della letteratura, convertito al cattolicesimo, il norvegese Jon Fosse, in una intervista al New Yorker, che Banfi, nella versione odierna riassume così: “Nel mondo in cui viviamo, sento che i poteri sono quelli economici, che sono così forti. Sono loro che comandano tutto. E ci sono forze che stanno dall’altra parte, e la Chiesa è una di queste. E perché la Chiesa esista – e la Chiesa cattolica è la più forte – bisogna in qualche modo forzare (non capisco in che senso: rafforzare? RG) il cattolicesimo. La Chiesa è l’istituzione più importante, a mio avviso, della teologia anticapitalista”“. In vero non credo, però, che la Chiesa abbia una qualsivoglia „teologia-anti“, ma capisco l’intenzione dello scrittore ed ovviamente mi accorgo che tutto lo sforzo del pontificato del Papa, che in questo momento guida la Chiesa cattolica, consiste nel mediare, nel comunicare, nel farci vedere che Dio è „vicinanza, tenerezza e misericordia“. Noi dobbiamo diventare „vicinanza, tenerezza e misericordia“ per i migranti; quello che vogliono Giorgia Meloni e Rishi Sunak (cfr. Banfi, versione odierna) non é  idiota (combattere l’illegalità), ma probabilmente è ipocrita (che è tra l’altro l’accusa che fa Antonia Arslan ai leader europei e che io condivido del tutto; è la stessa che ho espresso ieri acriter  contro la Baerbock) e quindi è chiaro che Banfi dica con durezza: „Ma quale asilo e rifugio garantiscono oggi questi due Paesi (Italia e Inghilterra) a coloro che ne hanno diritto? Esiste forse un flusso “legale”? Chi scappa da una guerra o da una persecuzione, etnica, politica o religiosa, come può approdare ai nostri civili e democratici Paesi?“. Come dicevo ieri a mia moglie a cena, la mia grande tristezza consiste nel fatto che noi alla critica di decadenza morale di Sergei Alexandrowitsch Karaganow, non abbiamo nulla da controbattere: siamo noi che mettiamo in galera giornalisti che dicono la verità sulle nostre guerre ingiuste (Julian Assange) e poi tutte le altre cose che ho elencato ieri sera nel mio diario. Ovviamene possiamo dire che i russi non sono meglio: „ieri un missile russo ha provocato una strage di civili“, che Putin è un criminale di guerra. Ma lo stesso possiamo dire di Zelensky e di chi lo appoggia: Biden è anche un criminale di guerra, come lo è tutta la corrente politica dei neocons, che è bipartisan e che da decenni insanguina il mondo!  


Abba nostro…


(Pomeriggio) Il piccolo Ilia, con papà russo, della quinta classe, ha fiducia in me ed anche il mio allievo ucraino, che si chiama a sua volta Ilia, ha fiducia in me. Come sarebbe bello se questa fiducia diventasse cultura generale. Oggi ho chiesto ad Alina, con genitori azeri, se volesse con me far parte del progetto Armenia, le ho raccontato delle due ragazze, russa ed ucraina, che hanno portato, per volontà del papa, insieme la croce, e lei mi ha detto che lo desidererebbe (che desidera la pace), ma se nel suo passaporto ci fosse un timbro armeno, non potrebbe più andare dalla sua famiglia in Azerbaigian… questo è il mondo oggi; sempre più bloccato, sempre più sul baratro dell’abisso…ovviamente ho capito molto bene il motivo di Alina e le ho detto grazie per il suo desiderio di pace, anche se non può venire con me in Armenia -  è previsto, da parte nostra, un viaggio, Deo volente, per il maggio del 2025 ed una venuta armena da noi, per l’Ottobre del 2024.


L'intervista a Moisés Naím, intellettuale venezuelano, è molto interessante, anche se su un punto, tra l'altro un punto importante, non sono d'accordo. Lo esprimo subito questo punto: la dialettica democrazia/autocrazia non mi sembra al momento il vero problema. Certo la frase che ci sono politici autocratici che si camuffano come democratici ha forse un certo valore, ma non mi sembra essere il punto di fuoco. Vero è che c'è un problema di disinformazione delle  persone che votano senza davvero avere cognizione di causa (votano per vendetta) questo è un punto forte dell'intervista. Il punto più interessante del pensiero di  Moisés Naím è la necessità di una collaborazione politica tra "avversari".  Anche quello che dice sulla crisi dei leader è vera; io non credo di soffrire di anti politica, ma quando vedo i leader europei assolutamente incapaci di difendere diplomaticamente il popolo armeno sono sconvolto. Come si è espressa Antonia Arslan: "Come cittadina europea sono sbalordita dal comportamento dei nostri leader politici. Mi sento in grande disagio se penso che Charles Michel (presidente del Consiglio europeo ndr) si è fatto prendere in giro da Ilham Aliyev, presidente dell’Azerbaigian. Aliyev aveva dato l’assicurazione che non avrebbe usato la forza, non avrebbe fatto un intervento militare e otto giorni dopo, proprio durante l’assemblea delle Nazioni Unite, hanno fatto un intervento militare".


(Wetterzeube, il 5.10.23 - Faustina Kowalska) La notizia che ho letto in un articolo di Lucetta Scaraffia (cfr mia bacheca di ieri in Facebook), cioè che in Vaticano la moglie del presidente azero Aliyev è stata insignita della più alta onorificenza vaticana riservata ai laici“, probabilmente per i soldi  azeri donati „per i restauri delle catacombe di Commodilla e di alcuni preziosi beni artistici conservati in San Pietro“ è sconvolgente. Il tono dell’autrice in questo articolo è, però, quello analizzato da Mark Shiffman nel saggio su liberalismo e vittimismo che ho pubblicato nel mio blog. Il commento acido sul Papa: „il Papa stesso li ha sempre difese debolmente“ fa parte di questa ideologia vittimista per gli altri („Perché gli armeni non fanno notizia“) e non corrisponde al vero: il Papa è andato nel 2016 in Armenia; come mi ha scritto ieri sera Renato, nel 2015 Francesco ha riconosciuto in San Pietro il genocidio armeno e comunque l’atteggiamento di Francesco, che ha citato addirittura il corridoio di Lachin in un Angelus è quello assolutamente non mitologico che i problemi si risolvono diplomaticamente, mentre quello della Scaraffia assume addirittura il mito della difesa dell’Armenia „come avamposto orientale di una cultura europea“… Antonia Arslan ci rende attenti alla drammaticità del caso e della storia armena con tutto un altro tono e senza censurare nulla, per esempio il fatto che il diritto internazionale odierno si basa su decisione prese da Stalin. 



Lago di Sewan, mia foto del settembre di quest'anno


Mi accorgo leggendo il testo della meditazione odierna (Balthasar, „Suscipe, consume“ in Antologia-Servais, 331-332) di avere le lacrime agli occhi, leggo un autore che conosco da più di 45 anni ed ho ancora le lacrime agli occhi. Dio ha meritato molto più amore di quello che noi gli diamo, diceva Adrienne, e ci da molto più amore di quello che meritiamo. Il compito del cristiano è testimoniare che l’amore di Dio è vita eterna e noi trai i due Ignazio, quello di Antiochia e quello di Loyola, dobbiamo imparare a donare noi stessi, non a lamentarci con un atteggiamento da vittime, e neppure come pseudo difesa di altre vittime. Non è necessario desiderare il martirio, „sebbene il cristiano conosca un desiderio di martirio“ (Balthasar), che non ha nulla a che fare con il vittimismo: ma piuttosto ma con „un tramonto nell’ordinarietà“: parole risuonano in modo sempre troppo altisonante, dice Balthasar, in modo troppo acido, mentre le possiamo „lasciar cadere, dimenticare, sono irrilevanti“. Rilevante è solo il „Sume et suscipe“ - è meglio non difendersi, per esempio da un adolescente che dice cose offensive…“Prendi, Signore, prendi in eccedenza tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo: tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono, tutto è tuo, disponine a tuo piacimento, dammi il tuo amore e la tua grazia, ché questo mi basta“. Amen! Con una certa ragione il giovane Balthasar nel capitolo su Goethe del suo „Apocalisse dell’anima tedesca“, diceva che la „rassegnazione“ non è solo un termine negativo, in un senso profondo essa è „declino nell’ordinarietà“. Il che non vuol dire che non si possa gioire, come fa mia figlia, per donne che raggiungono risultati inediti, fa parte della nostra natura umana questa gioia, ma dobbiamo educarci a „lasciar andare“ (Ulrich), a „decadere“ (Balthasar), a „cedere“ (Don Julián Carrón). Questo è lo specifico cristiano! I tradizionalisti accusano il Papa di non sottolineare abbastanza lo specifico cristiano, ma credo che non abbiano la minima idea di cosa esso sia, tanto poco come i progressisti! Il „movimento dal Padre al Padre“ (Adrienne) implica sempre anche  la ἐπιστροφή plotiniana, il ritorno della creatura in Dio. 


„A proposito di clima vi dico due cose soltanto, prima di terminare. È un clima in cui san Paolo ha il toupet di affermare: «Stimate gli altri migliori di voi». Già questo si può dire senza pensarci, ma non si può dire pensandoci, perché è abbastanza giudicativo di come viviamo. La Fraternità dà un clima in cui diventa possibile una stima vicendevole - «Stimate gli altri migliori di voi» -, con una umiltà che ne nasce, che è la caratteristica fondamentale (altro che orgoglio o presunzione!) di chi vuole conoscere Cristo. «Vogliamo vedere Cristo», dissero i primi pagani nel dodicesimo capitolo di san Giovanni. «Vogliamo vedere Gesù», dissero ad Andrea, che li condusse da Filippo perché era di Betsaida e sapeva il greco. È un clima da cui nasce quella umiltà di cui, così, poteva parlare soltanto san Francesco d'Assisi. Vi leggo la cosa più stupenda di oggi, perché questo è il criterio con cui il movimento, il nostro carisma ci fa sentire l'amicizia tra noi, ci fa sentire cos'è la Fraternità e cos'è la vita tutta intera vissuta nella coscienza della Sua presenza. Lettera di san Francesco d'Assisi a un ministro (del culto): «Ama coloro che agiscono con te in questo modo [obbediente, rispettoso...]. Non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te». Come dà a te quel che dà, e non si può pretendere di più da te, così tu non pretendere di più dagli altri, più di quello che possono dare. E lo conferma dopo, nella frase più impressionante: «In questo amali [in quello che il Signore dà loro capacità di fare, amali], non pretendere che diventino cristiani migliori [non pretendere che diventino cristiani migliori, cioè secondo la tua testa]». Più di così se mòre... di umanità. (LUIGI GIUSSANI  1995). Devo dire un grande „mea culpa“ su questo! Non fidarsi mai di parole altisonanti, di critiche altisonanti sono irrilevanti; rilevante è l’umiltà, come la spiega qui don Giussani, rinviando a San Francesco, che abbiamo festeggiato ieri.  Su San Francesco don Gius ha anche detto: „Nino Salvaneschi, questo scrittore oramai perso nella memoria della gente, ha scritto una vita di san Francesco. La cosa più bella è la prima pagina, dove c'è quella frase che ho citato tante volte: « Dopo Dio e il firmamento, Chiara »: 1. Più niente, più niente! È come se Francesco avesse aggiunto: « Ecco, non ho bisogno d'altro. Non ho bisogno d'altro » . Vivendo la vita che viveva, col saio direttamente sopra il corpo, d'estate affaticato, d'inverno raggelato: « Quivi - scrivi, frate Leone - quivi è perfetta letizia » . 2 La povertà, in tutte le sètte o in tutte le religioni in cui viene citata e raccomandata, è per un disprezzo del mondo, per una affermazione spiritualistica del valore dell'uomo: per affermare il valore spirituale dell'uomo bisogna distaccarsi dalle cose ( distaccarsi vuol dire perderle - perderle! -, buttarle via, dimenticarle). Non è così in questo capitolo di „Si può vivere così?“ che, non essendo lungo, questa settimana potrete leggere con calma anche solo se fate la mezz'ora di silenzio che dovreste fare tutti i giorni ( se non la fate, vi mettete nella impossibilità, nella incapacità di toccare le vesti di Cristo, di sentire la veste di Gesù nel tempo, nella esperienza dei vostri rapporti: Gesù si tocca, si vede, si sente, si ode, dice san Giovanni;  è qualcosa che si tocca, si vede, si ode). (LUIGI GIUSSANI  Si può (veramente!?) vivere così?) - e Gesù lo tocchiamo nell’ordinarietà e in alcuni grandi incontri (Balthasar, Ulrich, mia moglie…per me) ed in alcune amicizie, che non nascano perché la si pensa allo stesso modo, ma perché si è toccati da Chi solo può dare l’amore „umsonst“ (gratis et frustra). 


Riflettendo sul breve articolo di Matt Crawford (Driving as revolt against the Borg. A new front in populism?, Substack, 5.10.23) devo tener conto che la Sassonia-Anhalt non è la California: per ora non ho ancora visto da noi un auto (taxi) senza conducente. Ma credo che i nostri giovani, con il loro motorino della DDR e che non amano i Verdi, facciano parte di quel nuovo fronte populista, che non ama essere diretto dall’alto della politica e chi sa che non abbiano solo in mente il desiderio di muoversi in una regione in cui i bus li portano solo a scuola, ma che intuiscano anche quello che intuisce Matt: tanto più automazione, tanto più controllo politico…con tutta il rispetto per la mia giovane amica Alessandra che si occupa, come ingegnere, di automazione…


„Io, come ogni altro terrestre, sono preoccupato per il cambiamento climatico. L'umanità dovrà dolorosamente adattarsi ad esso. Ma quando questo cambiamento viene considerato peggiore di una catastrofe nucleare che spazzerà via centinaia di milioni di persone e minerà l'ambiente umano, ci si rende conto che abbiamo a che fare con un pericoloso... Non voglio usare il termine appropriato. Dopo tutto, stiamo parlando dei leader di una grande potenza nucleare (Biden, Blinken) . La paura delle armi nucleari, della guerra nucleare in generale, deve essere ripristinata con urgenza“. (Karaganov, scienziato russo) - non so se l’autore abbia ragione; non sono un pacifista, piuttosto un non-violento, ma almeno una cosa è chiara; questo pericolo di cui parla deve essere preso sul serio, qualora l’autore riesca a convincere il suo presidente…ma forse Putin, pensa già così, non so! 


„A proposito di ecologia, ieri il Papa ha diffuso, nel giorno di San Francesco d’Assisi, l’esortazione apostolica Laudate Deum, un “aggiornamento” della Laudato si’. Perentorio, deciso, esplicito: sono questi gli aggettivi che usano stamane i giornali, sintetizzando la lunga invettiva del Papa, che non ha mezzi termini contro il negazionismo sui cambiamenti climatici, diffuso anche nella Chiesa. È molto efficace anche sulla necessità di un multilateralismo dal basso, che sembra accogliere il grido del Sud globale“ (Banfi, versione odierna).



“Il Sinodo non è un parlamento: è un’altra cosa; …il Sinodo non è una riunione di amici per risolvere alcune cose del momento o dare le opinioni: è un’altra cosa” (Papa Francesco, citando in Banfi).

„Non solo i morti nel Mediterraneo, l’Europa di Ursula von der Leyen ha sulla coscienza anche l’esodo biblico dei 120 mila armeni, cacciati dal Nagorno Karabakh. Ieri il presidente azero ha cancellato, con tracotanza, la sua annunciata presenza a Granada (dove vi è un incontro informale dell’EU sui migranti): non proverà ad accordarsi con l’omologo armeno“ (Banfi, versione odierna)

Un ulteriore conflitto sta diventando pericoloso, quello tra Serbia (con il presidente Aleksandar Vučić) e il Kosovo (con il premier Albin Kurti): cfr. „Der Freitag, 5.10.23). 

Abba nostro…   


(Sera) Ho recitato due decadi del rosario (Sub tuum praesidium…), una con Konstanze e ho pregato i „Vespri“. L’articolo dello scienziato della politica russo Sergei Alexandrowitsch Karaganow, che mi ha mandato Renato, mi ha impressionato non poco, anche se io non sono d’accordo con lui su tutto e tanto meno sulla tesi centrale della deterrenza nucleare. Prima di finire il giorno vorrei dire due parole sulla decadenza morale dell’Occidente, una delle tesi dell’articolo. Che noi stiamo a guardare, per lo più solamente a guardare (no, in vero usufruiamo anche del gas di un dittatore o diamo onorificenze a sua moglie), quanto centomila persone sono costrette a lasciare il loro paese (Artsakh), che ci poniamo quasi solo problemi organizzativi e di respingimento di migranti, quando ventimila persone sono morte nel Mediterraneo, che migliaia di bambini vengono abortiti e non per una causa giuridica o medica, ma perché non sono conciliabili con il nostro modo di vivere, sono tutti segni che la decadenza morale non è un’invenzione russa, ma corrisponde al nostro modo di essere: guerre iniziate senza prove della loro sensatezza (Iraq, Libia…), una NATO sempre più aggressiva, etc. Con una certa paura devo dare atto che abbiamo qui in Germania un ministro degli Esteri che è una fanatica guerrafondaia, ignorante e senza alcuna esperienza mondiale che sta guidando il suo paese ad uno scontro diretto, forse nucleare, con la Russia. Che Dio non lo voglia, ha ripetuto Karaganow, sebbene lui ritenga che un intervento nucleare sia una scelta ragionevole per evitare un conflitto infinito…Che Dio non voglia, che ci siano uomini davvero di preghiera, che come Mosè, si mettano tra l’ira giustificata di Dio e noi. La polemica del cardinal Sahra con il Santo Padre mi intristisce (non so se sua o dei suoi fan)! Non è vero che non faccia parte della missione principale di Pietro di salvare il pianeta, la nostra casa comune (che poi è creazione di Dio) - evitare uno scontro nucleare e misure ecologiche necessarie fanno parte della teologia della creazione, oltre che del buon senso! Io non ridurrei  ne metterei in prima linea questioni sessuali quando si parla di decadimento dell’Occidente, se con questioni sessuali si intendono i desideri polimorfi della carne, che Etty, per esempio, non ha mai censurato…


(Wetterzeube, il 4.10.23 - San Francesco d’Assisi; onomastico di mio papà) Mi ha scritto una collega da Yerevan: „…abbiamo perso un'altra parte del nostro paese e ora stiamo lottando per la nostra sovranità e la nostra indipendenza…“. 


Forse il centro degli Esercizi di SPN per Balthasar è „la contemplazione per raggiungere l’amore“ (Esercizi, 230-237), che trova nella preghiera che ho imparato da lui e da Adrienne e che rivela il suo/loro cuore e la sua/loro vita a disposizione del cuore e della vita di Dio, il „Suscipe“, la sua espressione più autentica. Lo scopo è una totale immersione nel cuore trinitario di Dio che ci permette di comprendere „come tutti i beni e i doni discendono dall’alto, cioè la mia limitata potenza dall’alto, da quella somma ed infinita, e lo stesso la giustizia, la bontà, la misericordia, ecc., proprio come i raggi discendono dal sole, le acque dalla fonte, ecc.“ (237). Doniamo noi stessi per essere „mitverstrahlt“, insomma dobbiamo diventare uno di questi raggi che discendono dal sole! È da brividi come Balthasar traduce la prima frase del Suscipe, che padre Giuseppe De Gennaro SJ (uso quasi sempre la sua traduzione quando cito dagli Esercizi) traduce in questo modo: „Prendi, Signore, ed accetta“; Balthasar traduce: „prendi, Signore, prendi in eccedenza“! Al cospetto di Dio il nostro „Selbstsein“ si racchiude e schiude in questa offerta del „Suscipe“. Poi viene offerto ciò che Agostino vedeva come imago Trinitatis (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 331): „la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà“, che vengono immersi nell’archetipo trinitario; poi la povertà dell’amore offerta in modo libero e volontario, viene espressa nel verso: „tutto ciò che ho e possiedo“! Balthasar ci vede qui la ἐπιστροφή plotiniana, presente sia nel AT che nell’AT, che è ritorno della creatura in Dio: ciò che gli altri dovrebbero vedere in me non è la mia volontà di potenza, ma la sua potenza, non ciò che io possiedo, ma il suo „possesso“: „Tu me lo hai dato, a te, Signore lo ridono, tutto è tuo, disponine a tuo pieno piacimento, dammi il tuo amore e la tua grazia, ché questa mi basta“ (Esercizi, 211). Ovviamente dire queste cose mi fa venire in mente il verso di un’opera citata sovente da Don Giussani: «Io sono Manara, colui che mente quando dice: io amo. Ma perché ho detto all'Eterno che io l'amavo, il mio cuore è gioioso e le mie mani sono desiderabili come pani». Se no le mani servono solo per masturbarsi. Quando cito le parole di Balthasar mento, perché, anche se nella vecchiaia sono costretto a dire: Tu me lo hai data la mia limitata potenza, a te, Signore la ridono, sono lontanissimo dal „Suscipe“. Ma questo essere lontano non deve essere esageratamente sottolineato, per non cadere in forme non cristiane di vittimismo: essere cristiani significa essere gioiosi ed essere gioiosi è possibile solamente quando teniamo conto di questo: «Io sono Manara. E colui che amo mi dice: queste cose non sono state. Se ha rubato, se ha ucciso: che queste cose non siano state! Lui solo è.» Solo Cristo è la nostra sostanza, solo Lui è la vera gioia. E questa gioia ci rende liberi, perché in vero vi è una profonda unità tra „obbedienza“ (SPN) e „libertà“ (Don Gius), in vero si può parlare del „medesimo uso di obbedienza e libertà“, che per Don Giussani davvero nasce dal „suscipe“ (prendi ed accogli; prendi e stra-prendi): L'uomo vivo è libero. Libero da che cosa? Libero da tutto ciò che fu; per questo è senza recriminazione: la recriminazione rivanga quel che fu. Libero da se stesso, cioè da ciò che fu; libero in quello che è ora, nel Cristo che è ora, nella presenza di Cristo riconosciuta , nella presenza di Cristo riconosciuta come la sua - la sua! - unica consistenza; libero dalle catene del tempo e dello spazio; e libero nei rapporti. Che un rapporto ti liberi sensibilmente, questo è il marchio della sua autenticità, della sua bontà: che ti liberi, non che ti complichi, ti leghi, ti appesantisca e ti trascini, ti decida lui“ (LUIGI GIUSSANI   Il tempo e il tempio). Questa libertà nasce dalla radicale donazione di sé! 


Spero che questa „libertà“ accompagni anche il lavoro sinodale. Molto bello l’intervento di Timothy Radcliffe, domenicano: „Come Gesù nel Getsémani rinunciò a “gestire” (il contrario del „suscipe“, RG) la propria vita e la affidò al Padre, così l’Assemblea sinodale dovrebbe avere «la dinamica della preghiera più che di un parlamento», lasciandosi «illuminare, guidare e indirizzare dallo Spirito Santo», libera «dalla cultura del controllo». Il che non significa «non fare nulla», bensì agire lasciando che «lo Spirito ci porti là dove non avremmo mai pensato di andare»“ (citazione dalla versione odierna di Banfi).

PS Detto questo, però, a me non piace il modo di riportare le notizie ecclesiali che creano subito fazioni. I bergogliani che osannano il Papa capace di umorismo e i cattivi (Burke, Sahra) che usano toni apocalittici quando non dovrebbero; poi, non sono un canonista, ma io non credo che una nota o due in una lettera apostolica siano „dottrina“ a cui non si può che obbedire…


Sulla questione dei divorziati risposati la mia posizione è quella di Francesco, anche se io ho dubbi anche sulla continenza come ideale generalizzato (perché „gratia perficit naturam, non tollit), non come ideale in sé, a secondo di una chiamata di Dio, perché in questo caso è Dio che da la forza:  „Francesco ha scritto che la continenza rimane l’ideale (come volevano San GPII e B XVI), sì, ma «in certi casi», e dopo «adeguato discernimento» con un padre spirituale, i nuovi sposi possono accostarsi alla comunione, che «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli»“ Banfi, versione odierna).


Da Mestre mi scrive Michele: „Ciao Roberto, noi stiamo bene sì. Eravamo a casa e abbiamo sentito il via vai delle ambulanze e degli elicotteri. Credo che tra le vittime ci siano anche dei tedeschi“. „La serata di ieri è stata segnata dal terribile incidente dell’autobus di linea, precipitato da un cavalcavia vicino a Mestre. Il mezzo è caduto sulla linea elettrica della ferrovia, incendiandosi. Il tragico bilancio provvisorio è di 21 morti e ci sono feriti gravi“ (Banfi, versione odierna). 


„Il decimo anniversario della strage dei migranti a Lampedusa è stato un giorno di dolore e di ricordo. Perché quei primi 300 morti sono diventati più di ventimila in questi anni“ (Banfi, versione odierna).


„La sofferenza degli armeni scappati in 120 mila dal Nagorno Karabakh inquieta il mondo. Il governo di Erevan ha deciso di voltare le spalle alla Russia ( con „l’adesione alla Corte penale internazionale, quel tribunale dell’Aja che ha emesso il mandato di cattura per Vladimir Putin a causa dei crimini di guerra in Ucraina“), fino ad ora alleata, provocando l’irritazione del Cremlino. Ma, Francia a parte, anche l’Europa è in imbarazzo, visto la pesante dipendenza dal gas dell’Azerbaigian e dal rapporto con la Turchia, vero sponsor della violenza azera“ (Banfi, versione odierna). L’articolo che ho pubblicato ieri nel mio diario di Antonia Arslan è per me il commento adeguato a questa notizia. 


Non traggo mai dalla mia meditazione o dal Vangelo una „teologia politica“; il mio giudizio politico nasce piuttosto da una „teologia della politica“, insomma non faccio mai una „mitologizzazione“ degli avvenimenti, piuttosto cerco sempre di smascherare i miti, come quello del diritto internazionale, quando lascia da solo un paese come l’Armenia o mitologizza la lotta di liberazione di un altro paese, come nel caso dell’Ucraina. Certo alcune cose, come i 20.000 morti nel Mediterraneo, l’esodo forzato degli Armeni dall’Artsakh negano esplicitamente i criteri che ci ha posti il Signore in Mt 25, ma ovviamente non è possibile dare giudizi politici come „colpi di martello“; c’è bisogno di un discernimento relativamente autonomo delle realtà temporali. La vittoria di Robert Fico in Slovacchia va giudicata, per esempio, attentamente e non solo con l’ermeneutica mainstream:  „La Slovacchia - un tempo metà della Cecoslovacchia, che faceva parte della cortina di ferro e si pensava fosse anti-russa, nonché Paese confinante con l'Ucraina - ha appena riportato una clamorosa vittoria dell'ex primo ministro, il populista Robert Fico, e del suo partito di sinistra Smer, che significa Direzione. Fico si è presentato con una piattaforma che rifiutava esplicitamente di fornire un solo centesimo o una sola arma in più all'Ucraina. Un cambiamento radicale per un Paese che è stato uno dei primi a inviare armi all'Ucraina, suo vicino, dopo l'invasione della Russia. Le elezioni non riguardavano solo l'Ucraina. Fico, che è stato a lungo considerato un uomo di sinistra, ha messo insieme un programma davvero populista, che ha posto l'accento sulle limitazioni all'immigrazione e si è opposto all'agenda LGBT dell'UE tanto quanto ai tradizionali programmi sociali della sinistra liberale. Tuttavia, ha riproposto temi populisti molto standard, ad esempio proclamando spesso: "La gente in Slovacchia ha problemi più grandi dell’Ucraina““(Greenwald). Il giornalista statunitense, che è egli stesso omosessuale, è molto attento a tutto ciò che è assunzione acritica del mainstream e l’“agenda LGTB“ fa parte di questo mainstream, come ne fa parte anche il sostegno armato dell’Ucraina, sebbene non vi siano successi militari evidenti. La spiegazione dei corporate media sulla vittoria di Fico e cioè che ha vinto perché non è stata censurata a sufficienza la „disinformazione russa“ (nei vari social), è priva di ogni prova oggettiva, come ha dimostrato per esempio Matt Taibbi per „X“. Con ragione Greenwald mette in evidenza tutti i casi quando le democrazie occidentali diventano sempre più autarchiche ed insofferenti con le opinioni alternative: „A proposito di censura online, il governo canadese ha appena emesso un decreto davvero agghiacciante. Ha ordinato che tutte le piattaforme che consentono i podcast - e questo include ovviamente la piattaforma Rumble, così come YouTube, Spotify e qualsiasi altro servizio di streaming - si registrino immediatamente presso il governo canadese, per consentire ai regolatori governativi di sottoporre queste piattaforme a maggiori controlli legali e normativi. A maggio, il Parlamento canadese ha promulgato il Digital Streaming Act, noto anche come C-11, che è diventato legge quando ha ricevuto l'assenso reale. Sì, i canadesi hanno bisogno del permesso di Re Carlo per promulgare le leggi. Sebbene i suoi sostenitori liberali abbiano insistito sul fatto che la legge non era intesa a conferire loro il potere di censurare i contenuti politici - per carità, non c'è dubbio che questa nuova legge consenta esattamente questo. Sebbene la legge non sia così esplicita o severa come quelle attualmente in vigore nell'UE e nel Regno Unito, non è nemmeno così severa come quella in vigore in Brasile e in innumerevoli altri Paesi. Il contesto chiave per questa legge e per il nuovo ordine del governo canadese alle piattaforme podcast di registrarsi è il clima palesemente favorevole alla censura in Canada, che sostiene ripetutamente ogni sorta di limitazione legale all'hate speech e alla disinformazione, nonché le tendenze sempre più autoritarie del governo Trudeau che, come sicuramente ricorderete, ha scatenato una guerra extragiudiziale contro i camionisti pacifici che protestano contro i mandati del COVID, anche sequestrando i loro conti bancari senza alcun giusto processo“ (Greenwald, Rumble 3.10.23). 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Il mio allievo ucraino, a cui do lezioni di tedesco, è, comprensibilmente, molto patriota; per lui è già un problema che il nonno da parte di padre viva nella Crimea (Foros) e che abbia lavorato 14 anni a Mosca; ma mi ha assicurato che anche lui è completamente per l’Ucraina; Ilia, che si trova qui con mamma e papà, è convinto che dopo la guerra la Crimea sarà di nuovo governata da Kiev, quindi di nuovo nell’ Ucraina. Dai risultati che vedo sul campo non credo che abbia ragione, ma a differenza di tanti io non faccio lezioni a nessuno, piuttosto ascolto…lui non crede neppure che sia possibile un incontro di pace tra i giovani ucraini e quelli russi e mi ha raccontato che una volta un gruppo di giovani russi lo ha insultato perché aveva osato parlare in russo…Molto meno comprensibili sono invece frasi del tipo, che ho letto nella bacheca in Facebook di Luigi Geninazzi: "Gli italiani sono stanchi di una guerra che non combattono, sentenziando sulla pelle degli altri che cosa gli ucraini dovrebbero fare" (Vittorio Emanuele Parsi). Questa è solo retorica guerriera; vero è che tutti siamo coinvolti in questa guerra, che senza l’appoggio dell’Occidente sarebbe da lungo persa. Ovviamente vi è un coinvolgimento diretto ed uno indiretto…


(Stoccarda- Feuerbach, il 3.10.23 - Giorno dell’unità tedesca; san Dionigi l’Areopagita) Tra l’altro il „Feuerbach“ è un piccolo ruscello che scorre in una valle vicino all’alloggio di David e Johanna.


Mi sono chiesto, oggi nel giorno dell’unità tedesca, se il libro di Dirk Oschmann, di cui ho parlato qualche mese fa nel diario (parte ‚notturna’) non sia anche una forma di vittimismo liberale (cfr. ciò che ho scritto ieri in dialogo con un collega di Adrian, Mark Shiffman). In vero, sebbene lo spunto di Mark Shiffman sia molto interessante, e possa, con il permesso dell’autore, pubblicarlo nel mio blog, bisogna stare attenti a non farlo diventare una chiave ermeneutica assoluta, cosa che l’autore certamente non vorrebbe. Bisogna stare attenti a non diventare impertinenti: prima si creano le vittime e poi le si accusa di essere e tali; il libro di Oschmann offre dati molto precisi per comprendere come mai, per esempio, non ci siano quasi professori dell’est e che le cattedre importanti all’est siano occupate da professori dell’ovest. In questo senso è stata una buona idea di Burkhard Schmitt di volere come suo successore alla guida del liceo di Droyssig una persona dell’est, Stefan Dr. Auerswald. 


Pregando le „Lodi“ i „Salmi“ alternano nella voce dell’orante un sentimento di sconforto (parte del secondo „salmo“ (Is 38), che però non dimentica che il Signore lo ha aiutato, e un sentimento di gioia e gratitudine intensa (Sal 65 (64)): coroni l’anno con la tua bontà.  


„…facendo attenzione solo e soltanto alle nude parole della preghiera, senza accogliere insomma null’altro né di interiore né di esteriore, per custodire il pensiero perfettamente libero da immagini e colori“ (Nicodimo Aghiorita, Proemio alla Filocalia, 47) - ho detto le Lodi nella hall dell’hotel Moxy e sto facendo la meditazione in essa, dove, come in tutte le hall c’é musica, e non una musica adatta alla meditazione: questo fatto è un simbolo del mondo in cui viviamo, in cui è molto raro trovare uno spazio interiore „perfettamente libero da immagini e colori“ ed in vero Nicodimo con la sua frase: „quale distruzione ha prodotto il male e il nostro eccessivo attaccamento alle realtà sensibili“ (47) rivela una spiritualità che non mi corrisponde a pieno. L’uomo interiore deve essere trovato prima facie nella materia e nella realtà sensibile non oltre di essa, anche se deve tendere alla „sovraessenzialità“, che per Ulrich è una caratteristica della materia stessa. Eppure per me il confronto con Nicodimo è importante per arginare l’invasione del „basso“ e non dimenticarsi della meta ultima, anche del movimento di finitizzazione: la deificazione dell’uomo, perché il „Figlio dell’uomo“ nella „pienezza dei tempi“, si è fatto uomo per santificarlo. Davvero tutto il nostro intelletto devo volgersi verso l’uomo interiore (come sapeva anche molto bene Etty) e dobbiamo imparare ad invocare quell’unico nome della misericordia incarnata in cui c’è salvezza: Cristo! Un Cristo che non è sostituibile da alcuna dimensione solo umana di senso! 


Mi sembra molto importante il ricordo che „l’iscrizione sulla croce di Cristo era in greco, latino ed ebraico“ (Dall’Oglio, 137) - per quanto io ami, come insegnante di latino, la lingua latina, ritengono che davvero sia stato un grande passo quello che è stato fatto nel Concilio Vaticano II „con l’aiuto del Patriarca melchita Maximos IV Sayegh“ (Dall’Oglio, 135), nel superamento del monolinguismo latino. Ovviamente è vero che, come ricordava Robert Spaemann, che una preghiera deve essere compresa in primo luogo da Dio, ma la domanda di Padre Paolo, rimane legittima: „Qualcuno può impedire a Mosè di pregare in ebraico?“ (137). In genere dovremo trovare un equilibrio tra questi due fattori: „La lingua è diventata una caratteristica dell’identità religiosa“ (134) e „la mescolanza fa parte del principio di civiltà“ (135) - padre Paolo è cosciente della fecondità di questa „opposizione“. 


„Non è vero che ci sono sempre stati i morti nel Mediterraneo. Dieci anni fa, il 3 ottobre del 2013, subito dopo la tragedia di Lampedusa che aveva causato 368 vittime, l’Europa volle un’operazione militare della nostra Marina, che si chiamò Mare nostrum e che fermò la strage dei profughi. In quei dodici mesi non ci fu neanche un morto per naufragio“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Wetterzeube, sera) Vorrei riportare qui in traduzione automatica, rivista da me, l’E-Mail che ci ha scritto il nostro preside, in stampa intestata della scuola: 

Cari Konstanze e Roberto, vorrei cogliere l'occasione per esprimere i miei più sentiti ringraziamenti per il vostro lavoro nella nostra scuola. Più volte, in situazioni e contesti diversi, ho potuto sperimentare il modo prezioso la dedizione con cui vi impegnate per i nostri studenti e per la nostra comunità scolastica. Molte delle vostre idee e dei vostri concetti sono diventati parte percepibile e tangibile del nostro programma scolastico. Questo vale non solo per lo scambio di studenti con l'Armenia, ma anche per il lavoro nell'ambito delle proposte educative per ragazzi eccellenti, per l’impegno come insegnanti di classe, per il viaggio a Malta, per i progetti di educazione religiosa, per il coordinamento, per le funzioni religiose e le riflessioni in chiesa, per la Juventusfest e molto altro ancora.Vi percepisco sempre come partner leali e amichevoli che non solo hanno in mente la missione cristiana della nostra scuola, ma la realizzano visibilmente e attivamente in modo interiorizzato per la nostra comunità scolastica. Per i nostri studenti, insegnanti e compagni di vita così ispirati hanno un significato pedagogico e umano eccezionale, come è emerso dalle mie conversazioni con gli ex scolari, soprattutto nell’ultimo incontro di settembre.

Dopo le nostre numerose esperienze e le mie percezioni personali, sento il bisogno di formulare questo messaggio per iscritto e quindi in modo duraturo. Grazie mille per il vostro notevole e stimolante lavoro!Con i migliori saluti

Dr. Stefan Auerswald (Coordinatore del sito/Direttore del Ginnasio)

Per quanto riguarda la riunificazione tedesca vorrei riportare il giudizio mia moglie, la cui madre (nata tra Dresda e Lipsia ad Hartha) ha vissuto nella DDR fino a quando ha conosciuto Béla (suo marito, con cui si è trasferita a Budapest), lo voglio riportare perché si tratta di un giudizio dall’interno e dopo più di 20 anni vissuti in Sassonia-Anhalt anche da un interno suo personale: in vero, a parte qualche eccezione, dice, nessuno vorrebbe ritornare nella DDR. Io insistito anche pubblicamente sull’importanza di un giudizio più differenziato sul passato della DDR, ma rimane il fatto che, come dice mia moglie, la separazione della Germania era semplicemente una cosa assurda e che ora pochissimi rivorrebbero il regime democratico socialista…

Sulla data fatale del 19 settembre che per grazia di Dio abbiamo vissuto in Armenia (vedi le mie notizie nel diario notturno, voglio riportare per intero l’articolo di Antonia Arslan, apparso oggi su „Avvenire“: 

Percorrendo la lunga strada che collega l’Armenia con l’Artsakh (come gli armeni chiamano il Nagorno-Karabakh), la sinuosa lunga via che oltrepassa le altissime montagne del Caucaso, fiancheggiata talvolta da ruscelli deliziosi che scorrono fra l’erba («di quelli veramente cantati dai poeti», come direbbe il buon Alfieri, da bravo lettore di Petrarca), altrove da scoscendimenti impressionanti, altrove ancora da file di vispe mucche che ogni tanto decidono improvvisamente di attraversare la strada, ad un certo punto è d’obbligo una sosta obbligata davanti a uno strano monumento. È l’ultima in vista dell’arrivo, subito prima della capitale Stepanakert: e siamo quasi alla fine del viaggio.

Non è una delle splendide antiche chiese e monasteri che sorgono qua e là nelle posizioni più pittoresche, evocando antiche glorie e cavalieri erranti, e neppure un edificio moderno, opera di uno dei raffinati architetti armeni. Sono due grandissime figure umane stilizzate, scolpite nel tufo rossastro dallo scultore Sargis Baghdasaryan nel 1967, che rappresentano un uomo e una donna in forme squadrate ma riconoscibili, che si stagliano, estremamente suggestive, sullo sfondo delle montagne che le circondano.

Anche il titolo della scultura è molto suggestivo: “We are our mountains” (“Noi siamo le nostre montagne”), un’umile ma fiera dichiarazione di appartenenza. Ma la gente del posto ha dato alla scultura un soprannome affettuoso molto speciale, che si è imposto nel tempo, perfino nelle cartoline postali: le due figure sono chiamate Dadik e Babik, nonna e nonno: sono il nonno e la nonna di tutti, che proteggono il popolo delle valli. E veramente tali appaiono nella loro forza primitiva, quasi un avvertimento, la porta d’ingresso a un piccolo e autentico mondo antico.

Questo gruppo di montanari, col loro peculiare dialetto e i loro antichi usi e costumi, è infatti l’unica parte (annidata da millenni in quelle appartate vallate del Caucaso) del variegato mondo armeno che ha conservato – fino all’inizio dell’epoca sovietica – addirittura una classe nobiliare: i “melik” dell’Artsakh, cinque famiglie che governavano dai loro castelli un territorio ancora feudale. Ma tutto questo coesisteva con molta attenzione al progresso: la capitale del tempo, Shushi, sormontata dalla sua imprendibile fortezza, era una città vivacissima in cui coesistevano e si incrociavano popoli e culture, con teatri, tipografie, giornali di varie tendenze politiche, non a caso chiamata «la Parigi del Caucaso». E durante la tragedia del genocidio del 1915-22, non essendo sudditi dell’Impero ottomano, gli armeni del luogo non subirono la sorte dei loro fratelli d’Anatolia.

Bisognerebbe ricordare però che l’Artsakh non è soltanto una piccola, pittoresca regione di montagna; è stato per molti secoli, fino a tutto l’Ottocento, un importante snodo di comunicazioni tra Oriente e Occidente, uno dei percorsi della via della seta. Ed è ancora di grande importanza strategica per le comunicazioni via terra fra Est e Ovest.

Ma oggi – e finalmente si comincia a parlarne – dopo il blocco dell’unica strada che ancora collegava l’Artsakh al mondo esterno (il cosiddetto “corridoio di Lachin”), con uno spietato assedio durato nove mesi, che ha portato la popolazione allo stremo, l’Azerbaigian – che è armato fino ai denti, e assistito “come un fratello di sangue” dall’alleata Turchia di Erdogan – ha sferrato un ultimo micidiale attacco militare. Questo non certo a caso il 19 settembre, proprio mentre era in corso a New York l’annuale assemblea dell’Onu; e dopo aver solennemente garantito al presidente del Consilgio Ue Michel – che era convinto di aver operato una mediazione – che comunque non avrebbe attaccato...

Oggi tutto quel mondo è crollato, e abbiamo assistito a un esodo praticamente totale dei circa 120mila abitanti ancora in loco, in fuga dalle milizie azere con ogni mezzo e in ogni modo possibile, ben consapevoli del destino di umiliazione e segregazione (se non di morte...) che incombe su di loro. Nel silenzio pressoché totale dei capi di Stato occidentali, dagli Usa di Biden e Blinken alla Ue di von der Leyen e Michel, dall’Inghilterra alla nostra silenziosa Italia (solo la Francia dice qualcosa, per antica amicizia verso gli armeni), è tutto un coro muto di bocche cucite e tremebonde: non sia mai che un po’ di gas ci venga negato... Anzi, in sovrappiù, il nostro Paese ha venduto all’Azerbaigian armi e aerei!

Oggi i membri del governo della piccola Repubblica sono stati dichiarati da Baku criminali di guerra, e vengono ricercati come tali; circolano video in cui soldati azeri si impadroniscono delle case sparando all’impazzata, e mostrando in ogni atto quell’odio anti-armeno che è stato incessantemente coltivato in loro dal regime totalitario di Aliev, che governa come un monarca assoluto per diritto ereditario. Tutto viene poi postato sui social, come la distruzione (avvenuta ieri) della Croce cristiana che brillava sopra la capitale. A quando il destino degli amati Babik e Papik, divenuti un simbolo odiato di un popolo di cui si desidera l’annientamento?

L’odio anti-armeno si intreccia e potenzia con l’odio anti-cristiano: il popolo martire che un secolo fa, durante il genocidio, ha perso tre quarti della sua realtà numerica, assistendo in seguito alla cancellazione di ogni traccia della sua presenza in Anatolia (la distruzione delle chiese e delle croci di pietra, e perfino il cambiamento dell’onomastica di città e paesi, di luoghi, fiumi, montagne dove era presente da millenni), si deve confrontare oggi con un risorgente incubo di annientamento, che non è solo fisico, coinvolge la stessa memoria della sua esistenza e della fede che definisce la sua identità. E ha un esempio preciso davanti agli occhi: la distruzione di ogni traccia della sua presenza nel territorio del Nakhicevan, l’altra regione armena attribuita da Stalin all’Azerbaigian nel 1921. Là, sono state dissepolte perfino le fondamenta delle chiese e dei monasteri – e distrutti persino i cimiteri: l’ultimo caso nel 2007, con le ruspe in azione.

Infine, dovrebbe suonare un campanello d’allarme non dico nei cuori, ma certo nelle teste dei governi occidentali il fatto che il presidente turco Erdogan non fa mistero della sua intenzione di congiungere via terra il territorio turco con quello azero tagliando in due l’Armenia, nel sogno imperiale di quell’espansione verso Oriente che era il progetto dei Giovani Turchi, cento e quindici anni fa...

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(Stuttgart-Feuerbach, il 2.10.23 - la festa dell’angelo custode)


 Ángele Dei, qui custos es mei, me tibi commissum pietáte supérna, hodie (or hac nocte) illúmina, custódi, rege et gubérna. Amen.


Dopo aver recitato le „Lodi“ ho accompagnato Johanna in editrice, ritornato all’hotel (Moxy) mi dedico ora alla meditazione. 


Già nel proemio alla „Filocalia“, Nicodimo Aghiorita, volge lo sguardo a Dio; è vero che un filosofo deve superare la prova della storia, che comunque per lui include già da sempre la dimensione ontologica della „crisi dell’essere“ e non solo una dimensione orizzontale, ma ciò non toglie che, in un atteggiamento di preghiera, il filosofo stessa debba guardare in direzione di Chi dona l’essere gratuitamente. ‚Crisi dell’essere‘ significa sostenere il giudizio della sovraessenzialità dell’essere nel momento storico che ci capitato di vivere. Proprio questa „sovraessenzialità“ viene espressa da Nicodimo così: „Iddio, la Natura beata, perfezione al di là del perfetto, principio creatore di ciò che è buono e bello, buono al di là del buono e bello al di là del bello…“ - quindi essenziale al di là delle essenze…Questo Dio, „Natura beata“, ci vuole comunicare la beatitudine, comunicazione che per Nicodimo ha un nome: „deificazione dell’uomo“; so da Ulrich che questo processo di deificazione passa attraverso un „movimento di finitizzazione“: senza la finitizzazione la deificazione diventa un progetto trionfalistico, ma senza la deificazione la finitizzazione diventa un progetto vittimistico. Il „ribelle“, Satana, è invidioso di questa armonia del rapporto tra Dio e la sua creatura è ha tentato i nostri progenitori (anche noi siamo tentati) con una programma di deificazione alternativo, basato non sulla „fiducia“, ma sul „begreifen“ (comprendere nella modalità dell’afferrare). Ma pur con tutti i suoi sforzi non è stato possibile al „bugiardo“ di rendere la natura „totaliter corrupta“: „il consiglio di Dio a proposito della deificazione della natura umana rimane in eterno, e i pensieri del suo cuore di generazione in generazione“ (Sal 32, 11)“ (Nicodimo Aghiorita). Ovviamente questo consiglio divino implica un lavoro della nostra libertà, il quale rende necessaria la „compunzione“: „l’intima esperienza dell’anima che giunge alla percezione della gravità del suo peccato in rapporto all’immensità dell’amore divino e alla maestà di Dio“ (Glossario della Comunità di Monteveglio alla „Filocalia“) - dobbiamo venire punti, in modo che venga fuori il veleno da noi, quel veleno che ci fa fare sempre obiezioni, che non ci fa credere che Dio abbia donato davvero l’essere gratuitamente come fonte di gioia! Un veleno che ci rende spesso arrabbiati e bisognosi di difese psicologiche da parte di nemici reali ed immaginari che ci circondano. VSSvpM! 


Per questo lavoro il cristiano non privilegia una lingua sull’altra e non ha paura di incarnarsi nella lingua che costituisce ora la sua civiltà (cfr. Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, 131-132, in riferimento alla lingua araba). „Il cristiano che è invitato dallo Spirito Santo a parlare tutte le lingue, che problema ha con la lingua? Il cristiano che è inviato dallo Spirito Santo per unirsi a tutte le civiltà e per essere in grado, pur orgoglioso della sua radice, di adottare qualsiasi radice, di diventare cinese, giapponese, siberiano e alaskano, per dare il buon frutto del Vangelo, perché dovrebbe aggrapparsi ad un solo colore?“ (Dall’Oglio, 132-133).  Che il mio diario sia scritto in italiano e non in tedesco ha per lo più a che fare con il fatto che io non sono particolarmente bravo con le lingue, ma leggendolo si può vedere come esso abbia integrato anche moltissimo della cultura tedesca, che cerca di mediare nel linguaggio italiano…


„Leggo con sorpresa che Carlo Masala nega di aver sempre sostenuto che la guerra di aggressione russa sarebbe stata decisa solo militarmente e non al tavolo dei negoziati. È bene che ora corregga la sua posizione, ma dovrebbe per favore evitare di alterare la storia della sua posizione:  A differenza di Carlo e del mainstream della politica di sicurezza, da mesi sostengo la necessità di rimanere capaci  di un azione politica, anche in questa difficile situazione e di non lasciarci trascinare da una dinamica di escalation. Da tempo sono favorevole a una pausa e a una riflessione su un equilibrio di interessi di realpolitik in questa situazione completamente confusa. Per il momento, questo conflitto non può essere risolto e quindi dobbiamo congelarlo. Una soluzione dovrà essere tentata da altre generazioni; il compito della nostra generazione non è quello di entrare in una guerra incalcolabile e forse nuclearizzata con la Russia. Ho l'impressione che la competenza in materia di rischio (cioè la capacità di comprendere quale sia il rischio che corriamo; ndt) sia poco sviluppata tra molti. Se i negoziati sono una prevenzione preventiva dell'escalation, allora il punto cruciale è che i fondamenti del conflitto non cambieranno positivamente nei prossimi mesi e anni, ma i costi della guerra si moltiplicano ogni giorno in più e possono rapidamente andare fuori controllo. 

I negoziati sono presupposti, ardui e senza garanzia di successo. Ma cercare una soluzione militare sul campo di battaglia non è un'alternativa responsabile. In altre parole: Una soluzione politica non dovrebbe concentrarsi solo sulla giustizia, ma anche sulla limitazione dei danni, sulla stabilità e sull'equilibrio tra interessi e ambizioni contrastanti. Di tutte le varianti ipotizzabili, spingere per un rapido cessate il fuoco e la disponibilità a negoziare nel senso di una stabilizzazione attraverso uno status di neutralità e l'accettazione provvisoria di modifiche territoriali sarebbe ancora la migliore, in ultima analisi anche per l'Ucraina. 

Le reazioni a queste considerazioni sono state sempre le stesse: Questo sarebbe "lasciare che la Russia vinca" (un'assurdità!), che "non spetta a noi decidere, ma all'Ucraina" (un'altra assurdità) e che sarebbe "cantare la canzone russa" o addirittura essere un troll di Putin (un'impertinenza!). 

Sono certo che prima o poi si arriverà alla linea che sostengo da tempo e allora coloro che hanno bruciato l'Ucraina in una lotta senza speranza dovranno chiedersi se sia stata una buona strategia“. (Johannes Varwick, X, 1.10.23 , professore in Halle) - questa è in sintesi la posizione che ho sostenuto più o meno esplicitamente dall’inizio della guerra in questo diario (nella parte notturna), in dialogo con Aaron Maté e Glenn Greenwald… ma anche in dialogo con la critica alla logica di Cappuccetto Rosso da parte del Santo Padre…


Abba nostro…


(Pomeriggio) L’articolo che mi ha mandato Adrian di Mark Shiffman, „Modern Political Victimology“, mi sembra essere davvero geniale e degno di essere fatto oggetto di riflessione. Secondo l’autore la caratteristica prima del liberalismo è il vittimismo, nelle tre varianti di Hobbes (lo stato protegge le vittime), Locke (le vittime si proteggono da sole) e Rousseau (le vittime diventano rivoluzionarie, cioè sognano il regno naturale perso in cui non c’era alcun dominio). Le articolazioni dell’autore sono poi ben più precise, perché per esempio la posizione di Locke si divide in due parti (le vittime ricche e le vittime povere; differenza esplicabile bene nel caso di Donald Trump, che si ritiene una vittima del sistema e in questo modo acquista le simpatie di tante vittime povere) ed altrettanto succede con il tipo di „rivoluzione“ inteso dai seguaci di Rousseau. Non posso entrare nel merito ora in modo dettagliato, ma vorrei sottolineare tre punti che mi sembrano davvero decisivi, per un paragone tra modernità e cristianesimo. 1) In un primo luogo l’idea di diritti che difendono le vittime e pian piano „terzi“ che sarebbero vittime del sistema o dei potenti (come nel caso di chi si indegna per una presunta ingiustizia di cui ha sentito parlare; nel caso di BLM questa indignazione diventò virale ed igenua). Ne nasce un’idea di diritti e di giustizia che non ha a che fare con le virtù cardinali, ma piuttosto con la volontà immediata di singoli, a cui lo stato non ha nulla da insegnare, ma deve solo fare attenzione in modo che i singoli non si sbranino l’uno con l’altro (Hobbes ritiene che solo in questo modo l’uomo da lupo diventa un dio per l’altro). 2) Ma ciò che più mi interessa al momento è la sostituzione dell’uomo che erra e che pecca con l’uomo vittima (mentre nel diario di Agostino l’autore si sa peccatore, cioè è cosciente del „propter me et pro me peccatore“, in quello di Rousseau Jan Jacques è solo la vittima del sistema, anche quando decide di non educare i suoi figli da sé, ma di darli ad un’istituzione educativa), perché questa idea fa nascere l’idea di un cristianesimo che difende ed è balsamo per le vittime. Il meglio di questa idea, nelle letture mie, si trova nel diario di Etty Hillesum (ma lei per l’appunto non è cristiana, ma ebrea): dentro la macchina totalitaria dello stato nazista ci sono state davvero tante vittime, in primo luogo ebrei, ed essendo il sistema così forte e non essendo in grado di cambiare il sistema Etty vuole essere balsamo per più vittime possibili. Nella nostra società odierna il cristianesimo è ridotto ad un movimento di sentimenti per le vittime, in questo modo, però, la sofferenza vicaria della vera vittima per gli uomini (l’agnello innocente maciullato per noi), che sono a volte vittime, spesso peccatori, viene ridotta in un sentimentalismo cristiano, che di fatto spesso serve solo a chi lo pratica e non è fecondo. La speranza non è posta nell’oggettività della Chiesa, ma in sentimenti umani. 3) L’ultimo punto che vorrei sottolineare è la riduzione terapeutica del cristianesimo: visto che ogni forma genitoriale è imperfetta (lo è anche la maternità della Chiesa, lo sono tutti i genitori, che non possono che, pur nel bene che fanno, non fare degli errori…), allora si abbisogna di specialisti che curino tutte le oppressioni autoritarie che hanno avuto un’influsso negativo sulla nostra vita. Questa forma terapeutica sostituisce anche l’idea rivoluzionaria, tanto più che ogni rivoluzione si è capovolta nel suo contrario. Interessante è che per Shiffman non vi è neppure una differenza qualitativa tra sinistra e destra: sono entrambi formi di vittimismo. La prima lamenta uno scarto sociale (forma classica) ed ora una forma difesa dei diritti dei singoli, che sarebbero e a volte sono davvero vittime in quanto non corrispondo alla normalità (forma postmoderna). La seconda lamenta uno scarto biologico e nazionale: il sistema dominante non prende sul serio le esigenze dei singoli popoli. Identificando se stessi come le vere ed uniche vittime o come gli unici che identificano in un „terzo“ la vera vittima è possibile che lo scontro tra populismo di destra e di sinistra (anche nella forma elitaria criticata per esempio da Glenn Greenwald) porti ad una violenza „armata“, insomma ad una „guerra civile“. La via di uscita dal dramma non è né l’identità di destra né quella di sinistra, ma il riconoscimento delle autorità naturale (la famiglia) e soprannaturale (la Chiesa). Per quanto riguarda la destra e la sinistra si può solo sperare che abbiano un po’ di buon senso e che non esasperino il conflitto. Lo Stato pur avendo una funzione amministrativa importante, non dovrebbe mai diventare „fonte di salvezza“, tanto meno „unica“. È chiaro che questa idea si scontra diametralmente con l’idea dei „clericali anticlericali“ (Peguy) che sperano un sollievo solo dall’idea di Stato „liberale“, il quale però non considera i cittadini come uomini, ma come vittime. Nell’idea „rivoluzionaria“ di Rousseau si tratta sia nell’educazione che nella politica di limitare i danni del sistema, non del rischio educativo di uomini, imperfetti per uomini imperfetti. Detto ciò non ne risulta da tutto ciò per me un bisogno di „teologia politica“, ma di una realistica „teologia della politica“. Alla fine del suo articolo Shiffman scrive: „C'è una storia più lunga e complicata da raccontare su come questa crisi sia arrivata a noi, e perché ora, e cosa dice sul destino del liberalismo. Il punto qui è suggerire che la „vittimologia“ secolare della politica dell'identità rappresenta una crisi del tentativo di fondare la legittimità dello Stato moderno e il suo monopolio della violenza sulla vittimologia secolarizzata, e che dovremmo aspettarci che il disfacimento di questo progetto sia violento. Si tratta in fondo, credo, di una crisi della nozione stessa di legittimità come principio secolare. Possiamo avere un principio sostenibile di legittimità politica che non sia in qualche modo esplicitamente subordinato al Dio che si offre come agnello innocente ucciso per noi? Sembra che stiamo naufragando su questa domanda, alla quale la politica dell'identità pretende di rispondere in modo affermativo, mentre ci spinge verso la dissoluzione. Speriamo di riuscire a trovare una risposta più soddisfacente, perché altrimenti, Dio ci aiuti, siamo davvero in alto mare“. Io credo che dovremmo sforzarci di far comprendere che una legittimità politica, „esplicitamente subordinata al Dio che si offre come agnello innocente ucciso per noi“, per non diventare una forma  di fondamentalismo che già conosciamo (quello dei „clericali clericali“ (Peguy)), abbisogni di un’ontologia adulta e del servizio, inteso qui non come pseudo servizio per pseudo deboli, ma nel senso di SPN: l’uomo è fatto per lodare, venerare e servire Dio, quel Dio che dona a tutti l’essere come dono di amore gratuito, un essere che è comprensibile solamente come analogia del Logos universale e concreto, che è venuto per servire e non farsi servire, amare e non farsi amare. „Non si da teologia, senza filosofia“ (Balthasar, Teologica I), cioè la subordinazione a Dio è, in primo luogo, per l’uomo, subordinazione al „senso necessario dell’essere“, che è amore, non in primo luogo legge o diritti. Una teologia che tentasse di far proprie, in modo imminente le „armi“ della Chiesa cadrebbe nella contraddizione che Shiffman vede con chiarezza: „L’ incorporazione nello Stato - descritta da Zarathustra di Nietzsche come "il più freddo di tutti i mostri freddi" - può fornire solo una somiglianza distorta della comunione con il nostro Creatore mediata attraverso il nostro Redentore. La vittimologia secolarizzata che sottende quell'insoddisfacente incorporazione politica deve inevitabilmente essere rivolta contro se stessa, assumendo forme che promettono ammalianti imitazioni della liberazione e della dignità personale che si trovano solo nell'incorporazione divinamente istituita. La pace della città terrena è sempre tenue perché, in fondo, è sempre divisa contro se stessa. Non può fare buon uso delle armi che toglie dalle mani della Chiesa, proprio perché non sono state fatte per essere armi“. Infine per esprimersi in modo del tutto sintetico direi che il nostro tempo liberale ha sostituito la preghiera con una accusa del tutto infeconda delle e per le vittime. 


PS Mio figlio studia medicina, quindi dedica la sua vita alla diagnosi e alla terapia ed ovviamente so che ci sono stati di malattia psichica che devono essere guariti con una terapia (medicine, analisi…), ma allo stesso tempo credo che la critica di Shiffman valga più per l’ideologizzazione della terapia, non per le scienze che la mettano in pratica ed io credo anche che forse alcune „malattie“ non ci sarebbero se la Chiesa prendesse più sul serio il suo compito di guarire i malati, per esempio nella „guida spirituale“…



(Feuerbach, l’1.10.23; 26.esima domenica dell’Ordinario; santa Teresina di Lisieux) Essendo in giro non ho tutti i libri a disposizione che ho a casa, per cui non posso in dialogo con Balthasar, cercare di approfondire le letture odierne domenicali. I beduini, ci ricorda padre Paolo, non avevano libri con sé, ma ciò non li rendeva senza cultura (cfr. Il mio testamento, 129). Comunque il testo del Vangelo, che sentirò poi nella Chiesa, è il seguente: Mt 21, [28] "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. [29] Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. [30] Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. [31] Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. [32] È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli“. Sono d’accordo con M. Benedetta Artioli, quando afferma: „L’uomo che - almeno in linea di principio non cerca di stabilire una qualsiasi disciplina  del suo pensiero e dei suoi sensi, non può pregare realmente“ (Introduzione alla Filocalia, 28); „una mente libera di vagare tra orizzonti vaghi, aperta a qualsiasi pensiero“ o „occhi e gli altri sensi“ che in modo disordinato si muovono „liberamente“ (pseudo-liberamente), non possono venire esorcizzati dalle immagini e sensazioni in loro presenti, che negano del tutto quella sobrietà di cui ho scritto ieri, così cara alla Filocalia. Eppure i pubblicani e le prostitute di cui parla Gesù hanno certamente un altro immaginario, per lo meno inconscio, da quello che hanno moralisti, ma anche persone pie, e credo che di ciò si debba tenere conto. Se la sobrietà diventa un metodo per non farsi „ubriacare“ dal sangue di Cristo, diventa un consiglio stoico, che nulla ha a che fare con Cristo e che non aiuta, credo, la preghiera continua e la preghiera di Gesù. Comunque ripeto, sono d’accordo con Artioli: dobbiamo evitare ogni preghiera esoterica e magica (pseudo-preghiera) e ritornare sempre di nuovo alla Parola di Cristo, meglio all’esperienza di questa Parola, che non può essere sostituita da alcuna tecnica… 


Quando siamo stanchi veniamo aggrediti da immagini che non ci lasciano in pace: quello che rimane in noi della „lezione“ che ci ha fatto un collega che si è arrabbiato, perché abbiamo finito, per amore ai bambini, l’ora di lezione alcuni minuti troppo tardi; di una donna che ci aggredisce in un negozio, perché secondo lei non ci siamo mossi nel modo adeguato e veloce alla cassa. Ci sono persone come mia moglie che hanno più resilienza di me, ma anche loro arrivano ad un limite, quando sono stanche (entrambi gli esempi sono accaduti a mia moglie), ma di fronte alla generalizzata caduta di inibizioni ad usare l’altro per reagire alle proprie frustrazioni e ai propri complessi di inferiorità o al sovraccarico emotivo, dobbiamo, in qualche modo, ritornare alla preghiera continua, che sa che noi da soli non ci salviamo („Signore vieni presto in mia aiuto“) - dobbiamo pregare di più anche per gli altri e comunque anche per noi stessi, visto che anche chi prega manca spesso di una vera pazienza e resilienza (certo ciò vale per me). 


Per quanto sia importante la liturgia interiore (preghiera contemplativa, meditazione…) rimane il fatto che noi cattolici viviamo dei sacramenti della chiesa. Siamo cattolici perché battezzati e io mi ricordo anche della data del mio battesimo, così come desidera il Papa (7.4.60). Vado, con pochissime eccezioni, ogni domenica alla Santa Messa e ricevo la comunione, che è una medicina contro le nostre malattie, proprio perché in essa mangiamo Gesù; la confessione accompagna anche la mia vita (circa tre volte all’anno; forse troppo poco, ma non si deve dimenticare che io vivo nella diaspora); e il sacramento del matrimonio è la base di tutto ciò che sono come uomo laico…la giaculatoria che ci ha insegnato don Giussani (VSSvpm) è un collegamento continuo con il sacramento della cresima…


Chi ha bombardato il Nord Stream? Gli Stati Uniti ne avevano la capacità, il movente e l'intenzione. Inoltre, preferisco l'unica fonte anonima di un giornalista leggendario alle molteplici fonti anonime dei media dell'establishment - giornalista con un curriculum che comprende le armi di distruzione di massa in Iraq e il Russiagate - in qualsiasi momento“ (Aaron Maté, X, 30.9.23). Maté si riferisce al giornalista Seymour Hersh, di cui avevamo riparlato nel „diario notturno“, il 28.9.23. 


„Le ultime sulla guerra ci dicono che Kiev sta procedendo ad una politica di riarmo indipendente, annunciata da Volodymyr Zelensky, appoggiata dagli Stati Uniti. Mentre Mosca annuncia il sì delle quattro regioni ucraine annesse. Intanto quasi centomila armeni hanno dovuto lasciare l’enclave del Nagorno Karabakh in un drammatico esodo di grandi proporzioni. L’Occidente, nota Domenico Quirico, si volta dall’altra parte forse perché troppo legato alle risorse energetiche che vengono dall’Azerbaigian“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

„In piazza San Pietro a Roma ieri mattina papa Francesco ha presieduto la cerimonia del Concistoro, in cui ha “creato” 21 nuovi cardinali. Le nuove porpore riguardano in buona parte l’Europa (8), quindi l’Africa (3), Asia (3), l’America latina (3) e il Nordamerica (1). Calcolando il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa in quota asiatica, rimane Claudio Gugerotti a “rimpolpare” molto parzialmente la sempre più esigua presenza di italiani tra gli elettori di un futuro Conclave: sono solo 14 su 137 e saranno 13 su 119 a fine 2024. L’Europa ha in tutto 52 elettori su 137, una minoranza“ (Alessandro Banfi, versione odierna). 

Abba nostro…


(Pomeriggio) A differenza delle opere di J.R.R.Tolkien e C.S.Lewis, di cui conosco anche i romanzi, dell’opera Harry Potter di Joanne K. Rowling conosco solo la variante cinematografica, che ho rivisto negli ultimi giorni fino al film numero sei, in cui Silente, la figura di Joanne K. Rowling che forse equivale al Gandalf in Tolkien, sacrifica la sua vita per la missione di uccidere Voldemort. Il tema del sacrificio vicario, che è un’idea del tutto cristiana, appare da subito, quanto Silente confida a Harry, che il motivo per cui lui è più forte di Voldemort, è il sacrificio vicario d’amore della madre. A questo livello l’opera di Joanne K. Rowling è del tutto cristiana, in un certo senso per lo meno esplicitamente cristiana come Narnia (Aslan, figura di Cristo, che si sacrifica per salvare Narnia e i bambini). Per quanto riguarda le forti analogie di Harry e Voldemort non ho ancora un’idea ben precisa. Frodo non riesce a distruggere l’anello da solo, ha bisogno in un certo senso di Gollum, ma è  vero che Gollum vive perché Frodo si è del tutto comportato nel senso della bonitas nei suoi confronti. Frodo è indebolito dal potere dell’anello, ma è  una figura della bonitas (similitudo divinae bonitatis). E per quanto riguarda Cristo è vero che quest’ultimo è stato fato „peccato“, ma non ha commesso alcun peccato… dovrò seguire questo tema nelle ultime quattro puntate del film…per dare un giudizio più preciso…


Almeno su un punto Heidegger ha ragione: il tipo di filosofia di cui abbiamo bisogno è una filosofia che sia all’altezza della storia; questo diario (sia quello che porta il titolo notturno, sia questo diurno), è un tentativo di interpretare la storia che ci è capitato di vivere e che, proprio perché profondamente filosofico, non si fida del mainstream dei corporate media, ma ha cercato di leggere la storia citando e riflettendo un giornalismo alternativo a quello aziendale (tra l’altro anche nella sua versione cattolica). Poi ho consultato autori che non sono solo giornalisti, ma che hanno un senso profondo del tempo che stiamo vivendo: Matt Crawford (amico di Adrian Walker), Paul Kingsnorth…Parallelamente, ma non solo, a questo diario ho continuato la traduzione dell’Homo Abyssus di Ferdinand Ulrich (1961), che mi ha permesso di affrontare un’ontologia all’altezza del passato, del presente e del futuro, che non ha ceduto né a reminiscenze tradizionaliste, con le loro sovra accentuazioni del „già passato“ né quelle utopiche di un „non-essere-ancora dell’essere“ (Bloch); la sfida vera del passato e quella del futuro si giocano nell’oggi, ma non un oggi „ipostatizzato“, ma davvero compreso nella sua tentazione più grande, il nichilismo, ed abbracciato con una speranza ancora più grande: il „nulla“ del dono dell’essere come amore gratuito. Il filosofo italiano, Massimo Borghesi, ha certamente avuto, su alcun punti del mio modo di pensare, una grande influenza (in modo particolare ereditando  l’idea di opposizione di Romano Guardini), ma di fatto la sua legittimità critica del moderno mi è estranea - il moderno si legittima da solo e noi cristiani possiamo concentrarci sulla „critica“. Da alcuni giornalisti dell’aera bergogliana ho imparato molto, ma a parte con Alver, non c’è mai stata un vero interesse reciproco (senza reciprocità non si da amicizia). Ho imparato alcune cose dal loro modo „di muovere i sentimenti“, di cogliere momenti del vero nel reale non autoreferenziale, ma io sono filosofo e senza un’idea forte non so che farmene di sentimenti; l’idea forte di cui ho bisogno viene espressa da Ulrich con la formula del „medesimo uso di essere e „nulla““…, che esprime un’assoluta gratuità, senza la quale la grande frase di Balthasar, rimane solo una frase sentimentale: „solo l’amore è credibile“. Tra l’altro il libro che porta questo titolo è uno scritto programmatico che introduce alla Trilogia (Gloria, Teodrammatica, Teologica) e che ci aiuta a discernere ogni forma di riduzione dell’amore. Un piccolo libro, per nulla di semplice lettura… Per essere davvero gratis l’amore deve essere espressione sia del gratis che del frustra; il pensiero di Ulrich, che Balthasar ha ereditato, insieme a quello di pochi altri (Przywara…), a questo livello di intimità, sul „movimento di finitizzazione dell’essere“ è la cura più radicale contro ogni formi di riduzione del cristianesimo in cristianismo (Brague) e contro ogni forma di „ontologia forte“, senza cadere nella formula dell’“ontologia debole“ (Gianni Vattimo), che è solo, forse, il contrario della prima: l’essere è sempre ricco e povero, forte e debole, e senza nullificarsi nel nichilismo (gaudente o tragico che sia), sa prendere sul serio la sfida dell’amore che è per l’appunto „nulla“. A livello teologico si tratterà di vedere sulla croce tutta la gloria di Dio (Balthasar). A livello di esperienza si tratterà di un’amicizia come compagnia al destino (Giussani). 


(Stuttgart- Feuerbach, il 30.09.23; San Gerolamo; Concistoro a Roma) Il cammino o il sentiero di santità è certamente un sentiero che in qualche modo, pur rimanendo radicalmente laici, eredita la tradizione monacale. Paul Kingsnorth sta facendo ciò, camminando per l’Irlanda, cercando pozzi e segni della presenza monacale, ed amando gli alberi. Per padre Paolo Dall’Oglio, che dieci anni fa è stato rapito e di cui sto meditando il „testamento“, ha significato il confronto con il „monachesimo egiziano“, „che combina vita comunitaria ed ascetismo“ (cfr. Il mio testamento, Milano, 2023, 126). Io non sono un’asceta, ma certamente ho bisogno di momenti importanti di vita separata da quella comunitaria. Non solo la mancanza di reciprocità, di cui ho parlato ieri, ma anche la sovra accentuazione del momento comunitario, hanno portato ad un rapporto di crisi con la Fraternità di Comunione e Liberazione. Dai monaci egiziani si impara: „Questo andare e venire sul sentiero è il legame che ci unisce e ci invia, come Gesù è la via, colui che ci raduna, ed è colui che ci manda nuovamente verso la solitudine“ (127). 

Per quanto riguarda l’ascesi mi sono di grande aiuto le osservazioni di padre Paolo su „una via ascetica simile a qualsiasi vita ordinaria: se c’è un malato si prendono cura di lui come qualsiasi vicino, e se c’è un morto, viene seppellito come qualsiasi altra persona“ (127). Anche la fedeltà alla vita contemplativa è un momento ascetico.

E il sentiero è un cammino per il mondo, nella Chiesa e con la coscienza „che il sentiero che sale fino alla stalla e alla casa dei pastori“ è „un sentiero scavato in luoghi edificati anticamente, più antichi del monastero stesso“ (128). In un certo senso il mondo è più anziano della Chiesa, e l’essere donato, l’unico che ci sia, è più originario di ogni azione ecclesiale… 


L’idea del diario diurno nasce anche dal primo approccio alla „Filocalia“ (amore del bello e del bene) del monaco del monte Athos Nicodimo Aghiorita, pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1782 (cfr. Introduzione alla Filocalia di M. Benedetta Artioli, Torino 1982, 9). Ieri citando un passo degli Esercizi di SPN ho fatto un confronto tra pensieri che muovono il cuore e quelli che chiariscono il reale, aiutando a discernere tra bello e brutto, bene e male, vero e falso. Ma tutti gli autori confrontanti erano teologi cattolici, nella grande polemica tra il monaco del monte Athos Gregorio Palamas e il filosofo Barlaam (XIV secolo), c’è uno scontro tra chi pensa in Cristo e chi pensa in riferimento ad un pensiero solo o principalmente umanistico. La prima, a cui ci rende attenti SPN, non è una vera e propria disputa, ma un’opposizione feconda, mentre la seconda è una vera e propria disputa che propone posizioni alternative. Penso tenendo conto di Gv 1,3 (tutto è stato fatto mediante il Logos) ed Ef 35, 9 (tutto viene ricapitolato in Cristo) o penso in riferimento a criteri che ultimamente non sono cristiani, anche se hanno sapori cristiani (umanesimo, illuminismo)? Cercare le fonti della spiritualità nella Grecia, come ha fatto il monaco ortodosso calabrese Barlaam non è del tutto falso, ma corre il rischio di logorare la singolarità di Cristo. Dietro l’idea di Barlaam dell’inconoscibilità di Dio si nasconde il dramma dell’umanesimo ateo (Cfr. Henri de Lubac nella sua  opera che porta questo titolo), così come dietro l’idea dell’altro grande monaco calabrese, Gioacchino da Fiore, dell’età dello Spirito Santo si nasconde l’idea dell’eliminazione dell’idea del Padre e del Figlio.  


Il primo grande tema con cui siamo confrontati leggendo la „Filocalia“ è quello della „preghiera continua“ - ciò non significa che dobbiamo passare più tempo in chiesa che nel mondo. Ci sono brevi formule („O Dio viene a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto“; „Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam“…) che ci ricordano che non basta la Liturgia della comunità cristiana, neppure la partecipazione ai sacramenti e tanto meno ai gesti di una comunità per pregare continuamente; abbiamo bisogno di ciò che D. Staniloae, chiama: „liturgia interiore“, in cui la grazia del battesimo diventa vera oggi! Don Giussani ha ragione a ricordarci che non basta questa vita interiore, che abbiamo bisogno di una comunità identificata oggettivamente, ma allo stesso tempo senza la „liturgia interiore“ anche la partecipazione ai gesti diventa solo formale e l’“esperienza“ di cui parla il sacerdote lombardo e che non è primariamente „organizzazione della comunità“ è invece in primo luogo conoscenza interiore di ciò che sperimentiamo. La preghiera interiore e continua è un tentativo di confronto di tutto con il dono dell’essere come amore gratuito, di un dono che possiamo solo percepire come „movimento dal Padre al Padre“ (Adrienne). Ulrich spiega che si tratta di un „movimento di finitizzazione“, senza il quale la „luce trasfigurante di cui parla suor M. Benedetta, diventa prima o poi eros platonico, che dimentica completamente la dimensione dell’exinanitio, della nullificazione dell’amore cristiano. Probabilmente non è possibile nella società trasparente in cui viviamo essere completamente „sobri“ come lo richiede la „preghiera continua“. Il filosofo cerca di vivere in forza di una „sobrietà del cuore e dell’intelletto“, ma è chiaro che tutta la comunicazione della società trasparente mantiene l’anima in una continua „eccitazione dei pensieri e delle immagini“ (cfr. Introduzione dalla Filocalia, 10). Il „movimento di finitizzazione“ stesso é un movimento di sobrietà,  ma nella traduzione dell’ „Anima Christi“ Hans Balthasar usa la formula: „sangue di Cristo ubriacami“. Forse ci si dovrà chiedere che cosa nell’esperienza di preghiera continua cristiana corrisponda (mutatis mutandis) alla e superi la dimensione della perdita di controllo nell’esperienza sessuale dell’orgasmo.  


Il dramma dell’Artsakh continua. Ricevo un messaggio da Renato: „Alle ore 18.00 ora locale (ore 16.00 di Roma) di oggi, 97.735 sfollati forzati sono arrivati dall’Artsakh in Armenia (81,15% della popolazione prima del 19 settembre). 20.609 veicoli hanno attraversato il ponte Hakari. Contrariamente a quanto il governo diceva prima, mi risulta che il ritmo non è rallentato, siamo sempre a 1.000 ogni ora“ (29.9.23).


Uno dei cardinali creati oggi, Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, dice con ragione che obbedienza e libertà non stanno in contraddizione, come avevo detto nei giorni scorsi, dialogando con SPN e Balthasar: „Nella Chiesa non c’è imposizione, solo obbedienza. L’obbedienza è un segno grande e importante di libertà. Nell’obbedire andando in Terrasanta ho scoperto prospettive nuove che mai avrei immaginato“.


Non sarebbe giusto se il giudizio politico di Hannah Arendt (critica alla fondazione dello Stato di Israele) venisse usato, come è stato usato, per dimenticare o addirittura negare il suo amore concreto per il popolo di Israele: Engagement per "il resto che si è salvato", per i bambini e i giovani a cui a permesso di raggiungere la Palestina o che ha incontrato e sostenuto (cfr. Thomas Mayer, Hannah Arendt, Monaco di Baviera, 2023, 34). Il mio amore per il popolo ucraino si vede piuttosto nelle mie lezioni gratuite di tedesco ad un ragazzo ucraino, Ilia, della nona classe e non viene negato dalla mia critica a Zelensky, che ovviamente non è la prima cosa che ho da dire a questo ragazzo...


Abba nostro…