mercoledì 16 marzo 2022

Diario notturno - un tentativo di autenticità

 Diario notturno - un tentativo di autenticità 

Pubblico qui per la prima volta nel mio blog il mio diario notturno in statu nascendi. Dal 24.9.21 fino al 16.3.22 è in ordine cronologico; a partire dal 17.3.22 poi in ordine inverso. Non è stato ancora fatto un lavoro di redazione ultima del diario, perchè ciò supera le mie forze, ma ogni pezzo è stato letto con grande attenzione e spesso in un atteggiamento di preghiera. Ho condiviso i singoli pezzi nella mia bacheca di Facebook verso le dieci di sera (così è stato all’inizio), in questi ultimi mesi, senza alcun titolo e senza attirare l’attenzione al diario stesso, se non mettendo sempre alla fine di esso # con il titolo diario notturno. Tra le persone più citate nella prima parte del diario sono Etty Hillesum, nell’edizione integrale del suo diario (1941-1942), uscita nella casa editrice Adelphi, 2015 e Papa Francesco nell’Esortazione apostolica „Gaudete et Exultate“, 19.3.2018. A partire dalla quaresima del 2022 è spesso citato anche il diario di Hans Urs von Balthasar ed Adrienne von Speyr, Cielo e Terra III, Einsiedeln 1976. Nell'estate del 2022 vi è un confronto serrato con il socialista Peguy, nei testi presentati da Pigi Colognesi in "Il fazzoletto di Peguy", Siena 2020. Nel tardo autunno del 2022 comincia un confronto intenso con la Parola di Dio (le letture del canone romano). A partire dal Novembre del 2022 ho cominciato un serrato confronto con Sant’Ignazio, tramite i testi dell’antologia ignaziana di Hans Urs von Balthasar a cura di Padre Servais SJ. E a partire dall’estate del 2023 ho dialogato intensamente con Padre Paolo Dall’Oglio SJ. 

Se uno cerca in queste pagine una storia „devota“ sarà certamente deluso. Per i „laici clericali“ questo diario notturno è troppo „clericale“, e per i „clericali clericali“ è troppo laico. È certamente una „confessione“, nel doppio senso della parola, come confessione della mia fede in Dio, che è per me „interior intimo meo“ (Agostino) - per questo motivo le pagine esplicitamente religiose (almeno nella prima parte) sono poche -  e che è quel tutto personale in cui io mi muovo ed esisto (nel senso di Paolo) e come confessione dei miei peccati (nel senso di un atteggiamento di confessione che si spinge fino all’autenticità), ma manca di ogni strumento retorico, a differenza delle „confessioni“ di Agostino, che è l’unico Padre della Chiesa latina che scriva un latino degno di Marco Tullio Cicerone. Questo diario non sarà utile neppure a chi cerca delle immagini devote quotidiane, quasi che la „piccola via“ (Teresa di Lisieux) consista in un cammino fatto di „buone notizie“. Ma confida „assolutamente“ nella speranza che nasce se un Tu, che è assoluto amore gratuito, ti guarda e ti lascia agire liberamente.


„Non spingeteci  a conclusioni troppo affrettate,

Di mattina siete molto meno feroce“ (Ptitzyn);  „Di sera, invece,

Sono più franco! Di sera sono più cordiale…sono più aperto,

Più preciso, più onesto e più rispettabile.

Con  questo, senza alcun dubbio, offro il fianco alle vostre frecce,

Ma me ne infischio“(Lebedev).

Dostojewskij, L’idiota,  III, 4

 

Ad Deum vigilat, qui opera noctis reicit (Dominica, ad Laudes matutinas)!


„Abwärts wende ich mich zu der heiligen, unaussprechlichen  geheimnisvollen Nacht. Fernab liegt die Welt - in eine tiefe Gruft versenkt - wüst und einsam ihre Stelle“  (Novalis,  Inni della notte,  variante della stampa Athenaeum).

„Du kommst, Geliebte / - die Nacht ist da - /Entzückt ist meine Seele - /Vorüber ist der irdische Tag / Und du bist wieder Mein“ (Novalis, Inni della notte,   variante manoscritto, la variante  Athenaeum recita invece: …denn   ich  bin Dein und Mein)

roberto.graziotto31@gmail.com



Il ponte della luna, estate 2022 - Istria


(Droyssig, il 29.9.23 - Festa dei santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele


Lodi


Io prego che per i miei cari e per me si metta in moto la dimensione verticale tra cielo e terra, insomma che il movimento degli angeli, tra cielo e terra, diventi esperienza nel nostro cuore. E che le specificità dei tre arcangeli ci vengano in soccorso, così come esse sono cantante nell’inno delle Lodi, nel canone romano. Michele contro tutte le guerre (in primo luogo contro Satana), Gabriele per l’annuncio di ciò che è importante nel cielo e Raffaele per le malattie, per esempio per quel diabete che ha colpito un ragazzo della quinta classe, che ha già problemi psicologici gravi, di cui mi ha parlato ieri Konstanze. 


C’è un obbedienza del singolo cristiano nella Chiesa, ma c’è anche un obbedienza della Chiesa alle missioni che Dio stesso manda direttamente dal cielo; la Chiesa, a volte con ritardi spaventosi (Giovanna d’Arco), ha comunque sempre riconosciuto „il dito di Dio“ in grandi missioni ecclesiali, come dicevo a volte dopo la morte - Balthasar fa l’esempio di Angela Merici (1474-1540), la fondatrice delle Orsoline e Mary Ward (1585-1645), che aveva già messo in pratica la sequela al Signore senza clausura (cfr. Balthasar, Antologia Servais, 329-330). Queste persone scelte da Dio, non dai superiori o dai vescovi (Adrienne, Don Gius…), rimangono semplici cristiani che obbediscono alla Chiesa, nella fiducia ultima „che quello spirito che ci governa e ci sorregge, per la salvezza delle nostre anime, sia lo stesso in Cristo Nostro Signore, che è lo sposo, e nella Chiesa, che è la sposa. Infatti la nostra madre Chiesa è retta e governata dallo stesso Spirito e Signore Nostro il quale detto i dieci comandamenti“ (SPN, Esercizi, 365, bc). Ma ovviamente pur con tutta la pazienza necessaria non tutti i conflitti e le piccolezze umane vengono superate e tutto ciò deve essere visto come esercizio gradito a Dio. Questo tema è importante anche per comprendere cosa sia esperienza in CL (non organizzazione, come ho spiegato ieri): io vedo che Konstanze, in una missione molto espropriante nella diaspora segue con grande coraggio il carisma di don Giussani (Cristo nell’esperienza), ma i „grandi“ di Cl in Germania non se ne sono mai accorti. Insomma non hanno il minimo dubbio che solo Konstanze deve seguire i gesti e non il contrario: loro dovrebbero seguire lei e riconoscere il dito di Dio in lei. Questa reciprocità, nell’amicizia con Ulrich, era un’ovvietà! Lo stesso accade per me, anche se io non sono così grande come lei: due amici della fraternità di Dresda mi chiedono come stiamo, io rispondo attentamente alla domanda: nessuna risposta. Viene eletto un nuovo responsabile della Fraternità di CL in Germania, gli invio la le righe che avevo mandato ai due amici: nessuna risposta. Ed anche  le persone con cui c’é stata in passato una certa amicizia, da cui è nato anche il „fondo Francesco“, per i poveri nella nostra scuola, mandano solo lettere circolari, nessun segno serio di interesse personale. Tutto ciò non è così importante, io seguo Gianni Mereghetti piuttosto o Renato Farina, ma indica un errore di metodo grave. 


Quello che scrive SPN nel numero 363 degli Esercizi è molto importante; sta parlando delle differenze tra i Padri della Chiesa (Girolamo, Agostino, Gregorio…) e gli Scolastici (Tommaso, Bonaventura, il Maestro delle sentenze…); i primi, secondo SPN, educano „i sentimenti, per amare e servire in tutto Dio Nostro Signore“; i secondi „chiariscono nei nostri tempi le cose necessarie alla salute eterna“; quest’ultimi aiutano „a combattere e spiegare tutti gli errori e tutti gli inganni“ ed hanno una conoscenza più appropriata della Scrittura e ovviamente „dei canoni e delle costituzioni della nostra santa Madre Chiesa“ (363). SPN ritiene necessari entrambi i metodi. Io vedo come qualcosa di veramente catastrofale, se si leggono solo autori che „muovono i sentimenti“, non solo a questo livello altro del confronto e si ritengono astratti coloro che „chiariscono“ un problema; anche in CL, sebbene don Giussani certamente fa parte più dei secondi che dei primi (in vero in lui vi è un buon equilibrio), si fanno sempre battute idiote sugli „intellettuali“. Di fatto è così, che anche a livello giornalistico si impongono letture del reale che „muovono il sentimento“, ma non „chiariscono“ un bel nulla! In questo tempo di guerra ciò a conseguenze catastrofali. A livello filosofico è davvero interessante che nella Chiesa, con la scusa del superamento dell’autoreferenzialità si erediti tutto, tranne un pensiero autenticamente „scolastico“, nel senso spiegato qui sopra. 


„Libro di inglese dell'11° anno nelle scuole gov. azere: "Voglio vendicarmi del nemico [gli armeni]“. Libro di storia del 7° anno: non c'è stato alcun genocidio armeno. Libro di storia dell'11° anno: altra negazione del genocidio. È questo che la "multietnica" AZ intende insegnare ai bambini armeni „reintegrati“?" (Lindsey Snell, X, 28.9.23) 


„Inquietante proclama di Vladimir Putin sulle armi ad alta tecnologia e sui nuovi ordigni nucleari, cui sta lavorando Mosca. Mentre sul campo bellico, l’Ucraina mette in campo, a sorpresa, caccia supersonici. Migliaia di profughi sono costretti ad un esodo forzato dalla regione del Nagorno Karabakh, proclamata territorio dell’Azerbaigian. Il mondo assiste in silenzio (per una serie di interessi e riguardi verso gli azeri e i turchi) all’ennesima tragedia del popolo armeno“ (Banfi, versione odierna).

È possibile che sulla cosa stessa (le ONG e i migranti) abbia ragione Baerbock e non Tajani, ma sentire il ministro degli esteri tedesco a dire che „ogni vita conta“ mi viene il vomito…la Baerbock è tra le guerrafondaie più convinte in Germania. 


Abba nostro…



(Droyssig, il 28.9.23) Tornando dall’Istria Ferdinand ha trovato nella sua posta il risultato del Physicum (raccolta di esami dopo i primi due anni di medicina): questo ostacolo è superato e sebbene la prima parte scritta (c’erano 32 gradi Celsius) non era andata bene, c’è la fatta. Parte scritta in generale (cioè prima e seconda parte): 4; orale: 2; materia facoltativa: 1. Nella somma: 3. Bene! Ne sono proprio contento. Domani va a trovare Adrian in California! E in tanto si avvicina il matrimonio civile di David e Johanna.


Quando Ulrich parla di „crisi dell’essere“ usa anche il verbo „bestehen“ (superare); io non ho quasi mai tradotto la parola tedesca con „superare“, perché in vero la „crisi dell’essere“, non è un „esame“ o per lo meno non lo è come sono gli esami a scuola o all’università, che sono solo una debole analogia di essa. Comunque sia è vero che il dono dell’essere è dato sempre in una „crisi“, in un „giudizio“.


Quando Gianni Mereghetti interpreta quanto ha detto Davide Prosperi sull’esperienza, differenziata dall’organizzazione, comprende un momento essenziale della „crisi dell’essere“, che per l’appunto è appropriazione di un’esperienza, tramite giudizio e non produzione o organizzazione. Questo significa la frase che l’esperienza è „coscienza di ciò che sto vivendo“ (Gianni) e non „gestione di un particolare“; Gianni fa un esempio con la sua mamma e con i suoi „gesti incoscienti in cui vibra una domanda di senso“; se penso alla mia mamma, che ha ormai 85 anni, vedo che lei vuole vivere la sua esperienza e non che noi le organizziamo la vita, sul modo poi in cui noi la organizziamo la vita ha dei dubbi, che contraddicono il suo senso di giustizia; non ho la soluzione, ma l’ascolto, telefono quasi ogni giorno ed ho sentito quando ieri mi ha detto che la sua vita finirà prima della gestione organizzativa dell’eredità. Io spero di rivederla a Febbraio, ma vedremo. Di cosa dobbiamo avere coscienza nella vita? Che in tutte le tentazioni, in tutte le riduzioni e surrogati il nostro cuore ha bisogno di ritornare al Padre, Colui che dona gratuitamente l’essere…e che questo ritorno passa attraverso una crisi ontologica, un giudizio ontologico, cioè un’esperienza oggettiva („il rapporto che una cosa ha con il suo senso, che è oggettivo“; Ulrich parla di „senso necessario dell’essere“). Ecco la domanda centrale: Vigliamo produrre l’essere o riceverlo come dono? 


Przywara riassume „l’atteggiamento cristiano nella sua interezza“ come pazienza (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 329). Anche Etty parla tanto della pazienza, la grande Etty, che non ho dimenticato per nulla anche se non ne parlo più così tanto, come all’inizio di questo diario notturno. In SPN pazienza e lavoro sono termini che si usano l’uno per l’altro e il vero lavoratore paziente è Dio stesso, piuttosto che noi; quando va bene noi con i nostri tentativi di pazienza (che non abbiamo, direbbe don Andreas), siamo solo una debole analogia del Padre lavoratore: „Dio lavora ed opera per me in tutte le cose create sulla faccia della terra“ (Esercizi, 236), come Cristo lavora per me (propter me et pro me peccatore), per salvarmi. Cristo fa solo ciò che vede fare dal Padre, che „si comporta da lavoratore nei cieli, negli elementi, nelle piante, nei frutti, nel bestiame, etc. dando l’essere, conservando, facendo vegetare, sentire, etc.“ (236). Quando noi sbagliamo il giudizio e nella „crisi dell’essere“ sovra accentuiamo la produzione e l’organizzazione, giungiamo al disastro ecologico, che sta causando la migrazione di milioni di sorelle e fratelli uomini. Ma SPN non parla mai solo a questo livello generale, per cui ci invita a  „riflettere su me stesso“ (236 b), cosa che qui ho fatto in dialogo con Gianni Mereghetti e con il suo modo di comprendere la giornata d’inizio anno. 


Nell’Osservatore Romano, in un articolo con una foto di due anziani armeni, che dice più di tanti articoli, per usare l’espressione di Renato, il cardinal Zuppi (non so se con firma) parla dei 19.000 sfollati armeni dell’Artsakh. Qui la „crisi dell’essere“ appare nella sua dimensione tragica, come tante volte nella storia: è causa di tragedia il „gestire“ (sfollare, deportare, massacrare…) la vita di popoli, invece che di intenderli come manifestazioni politico concreta del dono dell’essere…


I lavoratori di „Kaufland“, mi ha raccontato una madre di una mia allieva, stanno scioperando, perché hanno un salario così basso che non permette di vivere in questo mondo di crisi accelerate…lei tra l’altro vive da sola con la figlia, che si è occupata delle nostre rose quando eravamo in Croazia.


„Ieri il Consiglio dei Ministri (italiano) ha varato nuove regole restrittive, prevedendo più espulsioni per falsa identità e reati gravi e disponendo che i minori siano messi anche nei centri per gli adulti. Il segretario della Conferenza Episcopale Giuseppe Baturi è intervenuto sottolineando che la soluzione al problema migratorio non può essere soltanto respingere e contenere. Invece è sempre solo sul fronte delle misure di detenzione e polizia che si muove il governo. È vero che Giorgia Meloni sta chiedendo uno sforzo comune all’Europa, ma sull’emergenza l’Ue è ancora divisa, nonostante Berlino dia segnali di voler ascoltare le richieste di Italia e Francia“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro… 


(In una pausa a scuola) „La domanda che formula Glenn Greenwald in dialogo con il giornalista ucraino-americano  Lev Golinkin deve essere posta:  Fin dall'inizio del massiccio ruolo degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, la domanda principale - e ancora senza risposta - è stata: perché? Perché i leader statunitensi considerano l'Ucraina un Paese così vitale per la sicurezza e la prosperità degli Stati Uniti da essere disposti a spendere centinaia di miliardi di dollari per alimentarla, a esaurire le proprie scorte di armi e persino a rischiare un'escalation o uno scambio nucleare con la Russia? 

È stato chiaro fin dall'inizio della guerra che - come sempre accade per le guerre americane - i pretesti offerti sono solo questo: pretesti. Siamo lì perché siamo persone buone e benevole che credono profondamente nelle virtù della democrazia e nella necessità di difenderla quando è sotto attacco. Letteralmente, tutto ciò che riguarda la politica estera degli Stati Uniti negli ultimi 70 anni, smentisce questa propaganda. Proprio come la scusa offerta per la guerra al terrorismo era una palese frode - ve la ricordate? "Ci odiano per le nostre libertà" - insieme alla scusa offerta per l'invasione dell'Iraq ("dobbiamo combatterli laggiù per non combatterli qui"), le affermazioni sul perché gli Stati Uniti siano così profondamente radicati nella guerra in Ucraina sono state più che altro ridicole.

Questa settimana, il guerrafondaio neocon di lunga data Bill Kristol - che ora si identifica comprensibilmente come un democratico favorevole a Biden - ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria per rafforzare il sostegno alle politiche di guerra di Biden in Ucraina. Nel farlo, lo spot, straordinariamente candido, fa luce sul vero motivo per cui gli Stati Uniti considerano la guerra così vitale: non è per salvare l'Ucraina e gli ucraini, ma piuttosto per distruggere l'Ucraina e perseguire l'unico vero obiettivo di indebolire la Russia. Un reportage di "60 Minuti" di domenica sera ha spiegato nel dettaglio che gli Stati Uniti non solo stanno spendendo decine di miliardi di dollari per sostenere l'esercito ucraino, ma anche altre decine di miliardi per sostenere le imprese, l'industria e le infrastrutture interne ucraine - il tipo di sostegno che gli americani possono solo sognare dal proprio governo.

Tutto questo accade mentre quel piccolo problema - che l'ideologia nazista continua ad essere dominante in ampi settori dell'Ucraina, compreso l'esercito - lo stesso esercito che stiamo affogando in sofisticate armi offensive - continua a riemergere. Il presidente del parlamento canadese si è dimesso oggi dopo essere stato protagonista di un incidente molto spiacevole: Il primo ministro canadese Justin Trudeau, insieme al presidente Zelenskyy e all'intero parlamento canadese, ha guidato una standing ovation in onore di un personaggio definito eroe ucraino - che, a quanto pare, è stato un vero combattente delle SS naziste durante la Seconda Guerra Mondiale, combattendo non solo contro la Russia ma anche contro il Canada e tutti gli altri nemici della Germania nazista. Il Primo Ministro Trudeau, per spiegare l'imbarazzo, ha iniziato a blaterare che era tutta colpa del Cremlino e della disinformazione russa - una tattica usata da diversi organi politici e mediatici statunitensi questa settimana per spiegare ogni sorta di difetto… che era ancora la loro scusa preferita.

Parleremo con il giornalista ucraino-americano Lev Golinkin, che fin dall'inizio della guerra si è opposto a gran voce all'imbiancatura del problema "nazista" dell'Ucraina, del significato più ampio di questa standing ovation per un vero combattente delle SS ucraine e del motivo per cui incidenti così imbarazzanti continuano a verificarsi ogni volta che l'Occidente va a lodare gli ucraini e finisce invece per applaudire i veri nazisti, non quelli che indossano il cappello MAGA in Oklahoma o in Texas, ma quelli veri che si trovano in tutta l’Ucraina“ (Greenwald, in Rumble, il 26.9.23).  - Io capisco che al ragazzo ucraino, con cui faccio esercizi di tedesco una volta alla settimana, e che è davvero preoccupato per la sua patria, che ha dovuto lasciare, probabilmente farebbe infuriare questa lettura di Greenwald- Golinkin, che, però, e sua volta ucraino; ieri parlando con il ragazzo della tensione tra legge e realtà nell’Artsakh ho cercato di fargli capire questo problema in relazione ad un problema con cui lui è meno emozionalmente coinvolto, e che forse potrà illuminare, fra qualche anno, la sua posizione sul conflitto nella sua patria. È interessante che in due anni ha già cambiato completamente il suo giudizio su Erdogan, da grande politico a stronzo…  


(Pomeriggio) Avevo parlato, qui nel mio diario, della ricerca giornalistica di Seymour Hersh a riguardo di Nord Stream II (8.2.23), che proponeva la lettura di una partecipazione o addirittura di un’esecuzione statunitense degli stessi. Wolfgang Michal riprende oggi il tema in „Der Freitag“ (39. Edizione, 28.9.23) e mette bene in mostra almeno un punto: il governo tedesco non è interessato ad un chiarimento degli attacchi contro il gasdotto Nord Stream nel Mar Baltico. I „corporate media“ si erano fissati sulla pista ucraina… 


(Sera) „La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina, e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte“ (Ap 21, 23-25). Non bisogna dimenticare che si tratta di un’altra luce, la luce dell’Agnello che è passato attraverso la notte, non della luce del commercio. Novalis negli „Inni alla notte“, parla di un’altra notte e di un altro giorno, la notte è simbolo dell’amore, il giorno di attivismo stancante e quindi può dire con certezza: chi ha assaporato la gioia della notte e la stanchezza buona che a volte essa dona, costui „davvero non ritornerà al commercio del mondo, nella terra dove governa la luce e dove dimora un’inquietudine eterna“ (secondo il manoscritto); „…davvero non ritorna al commercio del giorno, nella terra dove dimora la luce in un inquietudine eterna“ (secondo l’edizione Athenäum). Di questa luce inquieta delle vanità che accadono sotto la luce del sole non ha bisogno la città che attendiamo e non ne abbiamo bisogno noi, neppure della luce della luna, se essa è foriera di inquietudine. Nella città celeste, nella Gerusalemme celeste non ci sarà più né la notte né il giorno dell’inquietudine, non ci sarà commercio, ma il medesimo uso di notte e giorno, di ricchezza e povertà, ci sarà solo l’amore dell’Agnello! Una creatura tenera capace di integrare in sé tutta la tenerezza dell’amore, che accade nella notte di Novalis!  


(27.9.23) La questione dell’obbedienza è una questione seria! Attraverso l’obbedienza siamo proiettati oltre le nostre personali „opinioni“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 328). Questo andare oltre le proprie opinioni è anche una questione filosofica, come è stata combattuta da Socrate-Platone vs i sofisti. Con l’insistenza sul metodo: „la gioventù dibatte“, che certamente ha un suo valore democratico, i giovani vengono educati qui da noi, in modo eccessivo, ad uno scontro tra opinioni, che devono difendere secondo il caso, non secondo ciò che pensano. Questo metodo non supera le personali opinioni, semplicemente rende tutto un’opinione, che vince quando viene presentata con competenza retorica. Ma ritorniamo alla Chiesa. L’obbedienza del singolo cristiano alla e nella Chiesa è per SPN un’ovvietà, ma lo è „come partecipazione del cristiano al „sentire“ intimo della Chiesa nella sua interezza, e poiché la Chiesa è coinvolta oltre se stessa nell’obbedienza divino-umana di Cristo, e in questo modo si „richiede-troppo“ da lei, così il singolo cristiano viene ‚richiesto‘, al di là del suo „modo di vedere „ e le sue „opinioni“, dalla e nella visione della Chiesa (la, dove lei obbedisce davvero e la sua obbedienza è garantita)“ (Balthasar, 328). 


Davide Prosperi all'inizio della giornata di inizio ha parlato della centralità dell'esperienza, Julian Carrón nel 2009 ha detto che l'esperienza è strumento di un cammino umano“ (Gianni Mereghetti, in un’a-mail di questa mattina). Don Giussani, in un testo che mi ha mandato questa mattina Gianni e che forse è stato letto nella giornata di inizio anno, esprime in questo modo la questione dell’obbedienza: „La persona prima non esisteva: perciò quello che la costituisce è un dato, un prodotto d’altro. Questa situazione originale si ripete ad ogni livello dello sviluppo della persona. Ciò che provoca la mia crescita non coincide con me, è altro da me“ - in questo modo l’obbedienza stessa ha una sua fondazione ontologica e non ha nulla a che fare con arbitrarietà, come si vede anche nel testo che ho citato di Balthasar. Giussani continua: „Concretamente esperienza è vivere ciò che mi fa crescere“ (per questo faccio quotidianamente gli „esercizi“ con SPN e Balthasar, per questo vado in parrocchia, per questo vivo il sacramento del matrimonio, per questo leggo questo testo di don Giussani, per questo seguiamo l’Angelus del Papa…). „L’esperienza realizza quindi l’incremento della persona attraverso la valorizzazione di un rapporto obiettivo“. Quando Giussani afferma: „La persona è innanzitutto consapevolezza“, questo non è vero  ad un livello etico-ontologico: si è persona anche se non si ha consapevolezza, come quando dormiamo o come nel caso di una forte disabilità spirituale, si è persona per appartenenza al genere umano, alle altre persone (Robert Spaemann). Ma la frase è vera nel contesto in cui la cita Giussani: „quello che caratterizza l’esperienza non è tanto il fare, lo stabilire rapporti con la realtà come fatto meccanico: è l’errore implicito nella solita frase «fare delle esperienze» ove «esperienza» diventa sinonimo di «provare». Ciò che caratterizza l’esperienza è il capire una cosa, lo scoprirne il senso. L’esperienza quindi implica intelligenza del senso delle cose“ - ma questa comprensione non ha nulla a che fare con le opinioni, che sono anche solo un „provare“ al livello del pensiero o della retorica. Fare esperienza è partecipare al Logos universale e concreto che è Cristo, che mi chiede due cose: amare Dio e il prossimo. Il Logos universale e concreto che è venuto a salvare il mondo, non solo la Chiesa mi „richiede“ in modo „oggettivo“, ciò non significa partecipazione alle linee di un partito, neppure a quelle che vengono date nella giornata di inizio d’anno; quello che si deve seguire, anche nella giornata d’inizio anno, è ciò che mi fa crescere e le opinioni non fanno crescere, perché essa spesso negano l’esperienza, nel senso spiegato da don Giussani: „La vera esperienza immerge nel ritmo del reale, e fa tendere irresistibilmente ad una unificazione fino all’ultimo aspetto delle cose, cioè fino al significato vero di una cosa“. „Dio è esattamente il significato unitario cui la natura nella sua obiettiva organicità richiama l’umana coscienza“ (Giussani) - qui con natura non si intende il grattarsi quando si ha un prurito, ma natura nel senso filosofico forte: „Caratteristica della natura è quella di costituire una trama organica e gerarchica che solleciti un’esigenza di unità immanente ad ogni persona“ (Giussani). Perché è necessaria un’educazione che ci conduca al di là delle nostre opinioni, fino all’ „unità immanente ad ogni persona“? Perché è necessaria un’ontologia unitaria dell’essere come amore donato gratuitamente? „L’esigenza di unità - anima della vita cosciente della persona - deve lottare contro forze di divisione anch’esse presenti nell’uomo; forze che lo inclinano a non considerare la connessione obiettiva e a frantumare l’organicità della trama naturale, isolandone i singoli aspetti“ (Giussani). Da queste divisioni nascono frasi come: „ognuno ha la sua verità“, „ognuno ha la sua esperienza“: „Di qui tante inadeguate, anche se frequenti accezioni della parola esperienza: dove cioè per esperienza s’intende reazione immediata a cose proposte, o il moltiplicarsi di legami per mera prolificazione di iniziative, o l’improvviso fascino o disgusto delle cose nuove, o l’affermazione di una propria elaborazione o di un proprio schema, o un ricordo del passato che non rivive come valore del presente, o addirittura un avvenimento citato per bloccare un’aspirazione o per mortificare ideali“ (Giussani).


Balthasar ci fa comprendere che l’obbedienza ecclesiale è sensata solo all’interno dell’obbedienza di Cristo. Lo stesso fa don Giussani: „L’intervento dei profeti e di Cristo nella storia ha avuto la funzione di richiamare con assoluta chiarezza Dio come l’ultima implicazione della umana esperienza, e quindi la religiosità come dimensione inevitabile di autentica, esauriente esperienza. Ma la eccezionalità di Cristo non sta tanto nel fatto che egli sia un richiamo a quella implicazione, quanto nel fatto che il suo avvenimento costituisce la presenza fisica di quel significato ultimo della storia. Non c’è esauriente esperienza umana se non è valorizzazione - consapevole o no - del rapporto con questo fatto che è l’uomo-Cristo. Il rapporto obiettivo che incrementa l’umana persona non ha più soltanto come luogo la natura, ma anche un luogo «sopra-naturale»: la storia di questo luogo si chiama Chiesa («Corpo mistico di Cristo»)“ (Giussani).


A partire da ciò don Giussani spiega, nel suo modo teologico e pedagogico singolare, a tutto un popolo cosa sia „esperienza cristiana“: „L’esperienza cristiana ed ecclesiale emerge come unità d’atto vitale risultante da un triplice fattore: a) L’incontro con un fatto obiettivo originalmente indipendente dalla persona che l’esperienza compie; fatto la cui realtà esistenziale è quella di una comunità sensibilmente documentata così come è di ogni realtà integralmente umana; comunità di cui la voce umana dell’autorità nei suoi giudizi e nelle sue direttive costituisce criterio e forma. Non esiste versione dell’esperienza cristiana, per quanto interiore, che non implichi almeno ultimamente questo incontro con la comunità e questo riferimento all’autorità. b) Il potere di percepire adeguatamente il significato di quell’incontro. Il valore del fatto in cui ci si imbatte trascende la forza di penetrazione dell’umana coscienza, richiede pure un gesto di Dio per la sua comprensione adeguata. Infatti lo stesso gesto con cui Dio si rende presente all’uomo nell’avvenimento cristiano esalta anche la capacità conoscitiva della coscienza, adegua l’acume dello sguardo umano alla realtà eccezionale cui lo provoca. Si dice grazia della fede. c) La coscienza della corrispondenza tra il significato del Fatto in cui ci si imbatte e il significato della propria esistenza, - fra la realtà cristiana ed ecclesiale e la propria persona, - fra l’Incontro e il proprio destino. È la coscienza di tale corrispondenza che verifica quella crescita di sé essenziale al fenomeno dell’esperienza. Anche nell’esperienza cristiana, anzi massimamente in essa, appare chiaro come in un’autentica esperienza sia impegnata l’autocoscienza e la capacità critica dell’uomo, e come una autentica esperienza sia ben lontana dall’identificarsi con una impressione avuta o dal ridursi ad una ripercussione sentimentale. È in questa «verifica» che nell’esperienza cristiana il mistero della iniziativa divina valorizza esistenzialmente la ragione dell’uomo. Ed è in questa «verifica» che si dimostra l’umana libertàperché la registrazione e il riconoscimento della corrispondenza esaltante tra il mistero presente e il proprio dinamismo d’uomo non possono avvenire se non nella misura in cui è presente e viva quella accettazione della propria fondamentale dipendenza, del proprio essenziale «essere fatti», nella quale consiste la semplicità, la «purità di cuore», la «povertà dello spirito». Tutto il dramma della libertà è in questa «povertà di spirito»: ed è dramma tanto profondo da accadere quasi furtivo“ (Giussani). In vero si può parlare del medesimo uso di obbedienza e libertà…


I giornali tedeschi parlano della crisi armena in Artsakh e Renato Farina mi ha ha mandato questa due notizie dall’Italia: 1) ROMA, 26 SET - "E' vero, come riferiscono fonti di stampa, che le industrie italiane hanno fornito apparati militari all'Azerbaijan, Paese da anni coinvolto in operazioni militari nei territori armeni del Nagorno-Karabakh? Il ministro della Difesa non ritiene che, se confermata, questa vendita sia in violazione della legge 185 del 1990, che vieta forniture militari a Paesi in conflitto o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, e non ritiene che questo concorra a mantenere aperto un conflitto che ha causato centinaia di vittime e migliaia di sfollati? Con quali iniziative l'Italia intende concorrere ad un blocco delle operazioni militari a favore dell'attivazione di negoziati per la pace e la stabilità della regione?". Sono le domande contenute nell'interrogazione rivolta al ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha come primo firmatario il deputato democratico e vicepresidente della commissione Difesa, Piero Fassino, ed è stata sottoscritta anche dai deputati dem, Stefano Graziano, Andrea De Maria e Giuseppe PROVENZANO. (ANSA). LMP-COM 2023-09-26 18:37 S0A QBXB POL“.  2) Azerbaigian: Pellegrini(M5s),Crosetto spieghi forniture militari = (AGI) - Roma, 26 set. - "Ho presentato un'interrogazione parlamentare al ministro della Difesa Crosetto per chiedergli conto delle notizie che parlano di negoziati per forniture militari all'Azerbaigian. Nonostante la cessazione delle ostilità a seguito della sconfitta dei separatisti armeni del Nagorno-Karabakh da parte delle truppe governative azere, negoziati tra le parti sono in corso ma non e' ancora stato firmato un trattato di pace. Ne deriva che l'Azerbaigian è ancora in stato di conflitto. Questo, oltre alle violazioni dei diritti umani commesse da Baku con il blocco umanitario imposto per quasi un anno alla popolazione armena dell'enclave che oggi sta fuggendo per timore di una pulizia etnica, ci porta a chiedere alla Difesa se non consideri le forniture militari oggetto di trattative tra Roma e Baku contrarie alla legge italiana 185 del 1990 che vieta la vendita di armi a Paesi in stato di conflitto o responsabili di gravi violazioni di diritti umani". Lo dichiara il deputato Marco Pellegrini, capogruppo del Movimento 5 Stelle nella Commissione Difesa di Montecitorio, primo firmatario dell'interrogazione. (AGI)com/Ser 261416 SET 23“. Renato Farina stesso aveva insistito per mese sulla legge italiana 185 del 1990. Ieri un amico tedesco, che ha vissuto per due anni in Armenia, mi ha mandato un video in cui si vede una colonna infinita di macchine di armeni che fuggono dall’Artsakh; anche la giornalista freelance Lindsey Snell ha documentato questa fuga, certo molto più comoda delle deportazioni descritte da Antonia Arslan, nel suo „La masseria delle allodole“, ma pur sempre una deportazione, che sarebbe per noi tutti un qualcosa che sconvolgerebbe i nostri animi così poco resilienti. Poi si sentono voci di torture ed uccisione di uomini che accadano proprio in queste ore…


La critica di Andrea Grippa (vice segretario della Lega) alla Germania, „espressa stavolta con forte potere di immaginazione storica…ha imputato alla Germania un’invasione destabilizzatrice di migranti paragonabile all’occupazione del suolo patrio dopo l’8 settembre“ (Banfi, versione odierna), è semplicemente folle ed ignorante…ignorante della reale situazione tedesca e delle intenzioni della ex cancelliera, che pur nel suo realismo, riconobbe la crisi del secolo e cercò di rispondere cum grande animo y liberalidad. Il governo che segue, senza la coerenza della Merkel, rimane su questa linea in riferimento al problema della migrazione…


Abba nostro…


(Tramonto, verso la sera) Il giorno ha il suo lavoro, che stanca, ma che può essere anche fecondo; sebbene non abbia usato, coscientemente, la brillanza retorica di Tucker Carlson (cfr la mia bacheca in X), oggi parlando dell’aborto nella nona classe ho dato testimonianza della differenza tra una cosa ed una persona e che quella mini persona nel grembo della madre non può essere semplicemente eliminata, come si può eliminare una cosa che ci pesa…Nel giorno si seguono poi le avventure del mondo (in questi giorni il dramma delle mie sorelle e miei fratelli armeni), usando anche e soprattutto fonti che non sono quelle del mainstream…ma forse, è solo nella notte, come pensa Novalis (Inni alla notte), che possiamo gettare uno sguardo „in un nuovo ed impenetrabile mondo“, nelle quali vivono ormai mio papà e Ferdinand Ulrich, i nostri nonni, Cornelia, ma anche i grandi maestri: don Giussani, Balthasar…e io chiedo la grazia „della fede eterna e costante al cielo della notte e alla sua luce“, che per Novalis è l’amata, per me i tanti amati che sono passati oltre…


(Wetterzeube, il 26.9.23) - Mi sono chiesto se la mia volontà di tradurre l’opus magnum di Ulrich, Homo Abyssus (sono arrivato alla pagina 415), non miri al bene, ma alla vana gloria; in SPN trovo questa risposta: „Qualora la suddetta anima buona, in consonanza col pensiero dei nostri Superiori, volesse dire o fare qualcosa nella Chiesa che sia a gloria di Dio Nostro Signore, e le venisse il pensiero o la tentazione dal di fuori di non parlare e di non fare quella cosa, adducendo il pretesto della vana gloria o di altra cosa, etc. allora deve elevare la mente al proprio Creatore e Signore e, se scopre che quella cosa è per il suo giusto servizio o per lo meno non gli è contraria, deve operare in maniera diametralmente opposta a quella tentazione, secondo il detto di S. Bernardo: „Non ho cominciato per te, non finirò per te““ (SPN, Esercizi, 351). Ulrich mi ha sempre chiamato „anima nobile“; il cardinal Ouellet mi ha scritto che è un grande servizio quello che sto facendo (per la Chiesa e per il mondo) ed anche il padre Servais mi ha incoraggiato a farlo…insomma, anche se loro non sono miei superiori diretti, vi è una consonanza con questi uomini di Chiesa in questa mia intenzione di tradurre l’Homo Abyssus, che ho mandato anche don Julián Carrón (quando ero arrivato alla pagina 399). E poi bisogna stare attenti che non ogni prete e per me un „superiore“ ed ancor più che „l’autorità ecclesiale esterna, se è esercitata in modo buono, può ricordare al singolo ciò che salendo dalla profondità più intima già sa, a condizione che egli stesso sia Chiesa interna, Chiesa dei santi e di Maria, Chiesa della fede, dell’amore e della speranza“ (Balthasar, Antologia-Servais, 328). Comunque sia per l’oggetto su cui stiamo riflettendo (la traduzione) è vero che io non sto, per lo meno, facendo qualcosa che sia contraria alla Chiesa ed ovviamente spero che sia un servizio. La traduzione tra di questa opera,  che parla dell’essere come amore gratuito mi aiuta tra l’altro ad „elevare la mente al mio Creatore“. Certamente non ho cominciato a tradurre perché il diavolo lo voleva e non smetterò per un suo suggerimento. Mutatis mutandis devo dire che anche il mio confronto con i giornalisti alternativi (freelance) che sono citati in questo diario nasce da un suggerimento di una persona che sta dedicando tutta la sua vita a Cristo; Ferdinand stesso volerà da Adrian fra qualche giorno. Mettere in dubbio la serietà di questo motivo è per me segnale di mancanza di autenticità ultima, anche se ovviamente si può avere un’altra sensibilità da quella di Adrian o di me. 


Tanto più lavoriamo esposti alle tentazioni che sono proprie al mondo e tanto più abbiamo bisogno di „consolazione spirituale“; non avendola a volte ci lasciamo andare in azioni che sono solo „surrogati“ e che come tali possono dare solo una pacificazione superficiale, a volte necessaria, ma certamente non nella serietà della parola: „senso necessario dell’essere“, piuttosto una necessità fisica. „Chiamiamo consolazione spirituale il causarsi nell’anima di qualche movimento intimo con cui l’anima resti infiammata nell’amore al suo Creatore e Signore; come pure quando essa non riesce ad amare per se stessa nessuna cosa creata sulla faccia della terra, ma solamente in relazione al Creatore di tutto“ (SPN, Esercizi, 316 a, b); come quando il Papa si è commosso a vedere gli occhi di un bambino africano nel volo di ritorno da Marsiglia. In relazione al creatore di quel bambino il nostro modo di affrontare la questione dei migranti è ingiustizia pura, spesso camuffata da preoccupazione politica. Ignazio continua la sua spiegazione della consolazione spirituale: „Così pure, quando la persona versa lacrime che la spingono all’amore del suo Signore, o causa del dolore dei propri peccati, o per la Passione di Cristo Nostro Signore o a causa di altre cose, direttamente indirizzate al suo servizio e lode“ (316 c). Non c’è dubbio che i morti nel Mediterraneo o gli aborti in una clinica abbiano a che fare con la „Passione di Cristo Nostro Signore“. Infine è bene ricordare che solo la consolazione spirituale ci può donare vera pace: „Infine chiamo consolazione ogni aumento di speranza, di fede e di carità ed ogni tipo di intima letizia che sollecita e attrae alle cose celesti e alla salvezza della propria anima, rasserenandola e pacificandola nel proprio Creatore e Signore“ (Esercizi, 316 d,e,f). 


Dalle fonti che mi manda Renato e da altre che conosco io devo dire con chiarezza che in Artsakh le donne armene vengono deportate e gli uomini torturati ed uccisi. Questo è ciò che Erdogan chiama „misericordia della nazione turca“, la stessa misericordia che portò al genocidio armeno all’inizio del XX secolo. Che il Signore ci doni almeno lacrime per le nostre sorelle e fratelli, meglio sarebbe anche una soluzione reale! 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Il numero degli aborti in Sassonia-Anhalt è in crescita del 2 %. Nel 2022 „3.132 donne si sono decise contro il bambino“ (MZ). Nel 2021 c’erano stati 3.075 aborti. Johanna Walsch dell’organizzazione „pro Familia“ spiega il fenomeno così: „Ci sono in generale più grandi insicurezze economiche e sociali“. „Prima c’è stato Corona - continua - la guerra ha suscitato paure, e poi è venuta l’inflazione“. Questo tipo di spiegazioni si aggiungono al fatto che sempre meno donne vogliono un bambino. A livello federale ci sono stati nel 2022 104.000 aborti (10 % do più che l’anno precedente) (per tutte le informazioni, cfr. Lisa Garn e Hagen Eichler, MZ di oggi). A livello di destini singoli è difficile un giudizio (e forse è meglio non darlo, per il motivo che ci ha detto Gesù), ma certamente a livello generale si tratta di una „patologia“ se sempre meno donne (e gli uomini?) vogliono un bambino e per quanto riguarda l’aborto, per me come filosofo, si tratta della perdita totale della differenza tra una „cosa“ ed una „persona“. Delle cose possiamo fare ciò che vogliamo (nel limite del sensato ovviamente), non delle persone. Stabilire l’esattezza dell’inizio del cammino di una persona non è facilissimo, ma tutto sommato la posizione cattolica mi sembra molto ragionevole: dal primo momento in cui lo sperma e l’ovulo si fecondano comincia la vita umana. Presi per se, sia lo sperma che l’ovulo sono delle cose, ma dal momento  in cui essi si penetrano in modo fecondo comincia il misterioso cammino della persona umana…e solo queste due cose possono fondersi fecondamente; se metto in contatto un filo d’erba con lo sperma di un uomo non succede nulla…


Ho letto che Gianni Vattimo non sta bene; non so se sia un grandissimo filosofo, vedremo, ma ho alcuni ricordi di lui. Avevo deciso di fare una tesi su von Balthasar con lui e gli fece leggere una lettera che mi aveva mandato il maestro svizzero da Basilea; il commento di Vattimo fu: ma non ha una macchina da scrivere? Poi ci siamo incontrati una volta nel treno tra Milano e Torino: ero andato a sentire una sua conferenza nella capitale lombarda; ad un certo punto mi chiese, mi avrebbe anche potuto ignorare come professore, come andava la mia tesi, ma a quel punto mi ero già deciso di andare a Pavia, perché gli esami di storia della filosofia a Torino venivano esaminati da matti. Una volta che lo incontrai nell’università, sebbene fossero gli anni in cui ero uscito dalla Chiesa, mi confuse con un ciellino e mi disse che i ciellini sembrano fatti tutti con lo stampo, tutti uguali. A livello filosofico mi ha interessato la sua idea di „ontologia debole“, che corrisponde ad una parte dell’intuizione di Ulrich, cioè che l’essere non è sussistente…Abba nostro (per la sua malattia)…Le noie che ha avuto con la giustizia sono davvero un noiose, ho condiviso nella mia bacheca di oggi un articolo sulla questione…Da giovane percepii che c’era stato un contrasto fra Coppellotti e lui, ed ovviamente, essendo Coppellotti il mio insegnante al liceo, ero emozionalmente di quest’ultimo. 


(Wetterzeube, il 25.9.23) „Il fascino è l’attrattiva del veropulchrum splendor veri, diceva san Tommaso. Il fascino è l’attrattiva del vero. Così, in un certo senso, l’inizio cristiano non è l’inizio di una religione e neanche di un’etica, ma di un’estetica, in un certo vero senso, perché l’etica verrà come conseguenza e sarà un amore, conseguenza d’un amore destato, e l’amore è destato dalla bellezza che è l’attrattiva propria della verità“( Luigi Giussani, Meeting Rimini 1985 ). - Questa frase mi sembra del tutto balthasariana. La Trilogia comincia con un’estetica teologica (non una teologia estetica), poi procede con una „teo-drammatica“ per giungere in fine ad una „teo-logica“; bisogna tenere conto delle precisazioni „in un certo senso“, „in un certo vero senso“ di Giussani; per Balthasar si tratta per l’appunto di una estetica teologica. Chi viene attratto da chi, in questa estetica teologica? Cristo ci vede e ci attrae, nessun altro può prendere questa posizione. Balthasar, in una lettera, mi disse che non voleva che si lavorasse solo sull’estetica teologica, perché questa riduzione non corrisponderebbe al suo pensiero. Noi uomini, tutti, siamo solo „portatori di un compito“ e questo compito consiste nel servire il nostro Signore; ciò non significa che non siamo più „soggetto umano spontaneo e libero“ e per quanto mi riguarda non significa neppure che non abbiamo anche una dimensione „bassa“, che, in modo particolare in situazioni di stress, abbisogna a volte di  „surrogati“. Noi siamo e rimaniamo persone umane, che cercano di essere totalmente trasparenti al cospetto della persona divina, che ci vede e ci attrae e ci perdona (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 327-328). Quanto più siamo santi, tanto più cercheremo „senza riserve“ (cioè senza surrogati) „di mettere le nostre forze personali, spirituali e quelle con cui diamo forma a qualcosa nel servizio del pensiero e del volere del nostro sovrano“ (Balthasar, 327). Nell’educazione si da forma a qualcuno. Non possiamo forzare la santità (possiamo desiderarla) né una vita secondo i consigli evangelici (dobbiamo rimanere indifferenti), perché secondo SPN rimane una questione della libertà divina se „la vostra santissima maestà voglia eleggermi e ricevermi per tale stato di vita“ (Esercizi, 98d). E per quanto riguarda „la nostra sensualità e il nostro amore carnale e mondano“, SPN parla con realismo di „rintuzzare“ (respingere, smorzare, mitigare), non „eliminare“, perché, secondo me, questo non è per nulla possibile. Il che non vuol dire che noi non possiamo dire con grande umiltà e libertà: „io voglio e desidero ed è mia ferma decisione, purché sia per vostro maggior servizio e lode, imitarvi nel sopportare tutte le ingiurie ed ogni disprezzo e ogni tipo di povertà, tanto attuale quanto spirituale“ (SPN, 98c). Per far questo dobbiamo poter contare sulla „presenza ed intercessione“ dei santi protettori (cfr. Dall’Oglio, Il mio testamento, 125-126). Come Paolo si è sentito „incoraggiato“ e „benedetto“ e „sostenuto“ dai monaci che nei secoli erano prima di lui in Mar Musa, io spero anche nella presenza e nell’intercessione dei miei santi e dei miei maestri (donne ed uomini).


Eugene Kontorovich (Kontorovich è professore alla Scalia Law School della George Mason University e direttore del Centro per il Medio Oriente e il Diritto Internazionale. in un articolo che ho condiviso in Facebook (Nagorno-Karabakh and the Myths of International Law, WSI, 21.9.23) fa comprendere bene che „l'Azerbaigian ha una pretesa legale superiore sul territorio“ del Nagorno-Karabakh (= Artsakh), per l’appartenenza giuridica durante il periodo sovietico e per quella creatasi dopo questo periodo, per quanto le linee di confine tirate non tenessero conto della vera presenza umana e culturale nell’Artsakh. La guerra con cui gli armeni nel 1988-1994 si ripresero parte del territorio dell’Artsakh non era quindi legale, come non lo era la ripresa della Crimea da parte dei russi, ma vi è una tensione tra legalità e appartenenza ad un popolo per tradizione e cultura di cui bisogna, in entrambi i casi, tenere  conto. Due anni fa gli azeri si sono ripresi alcuni territori persi nel 1988-1994 e l’altra settimana, quando eravamo in Armenia, li hanno riconquistati, massacrando persone che sono culturalmente ed umanamente armene. „Il diritto internazionale non sostituisce la giustizia o la moralità. L'Armenia ha legami antichi con l'area, che ospita una delle più antiche chiese cristiane ortodosse del mondo. La maggior parte della sua popolazione è costituita da armeni, che non vogliono essere integrati nell'ovile azero dopo i ricordi dei pogrom e delle ostilità del XX secolo. La storia suggerisce che la maggior parte di loro non rimarrà in Karabakh sotto il dominio azero, soprattutto data l'incapacità dell'Armenia di proteggerli e la riluttanza dell'Azerbaigian a offrire ai residenti una significativa autonomia. Se Baku riuscirà a convincerli a rimanere come minoranza, sarà un forte segnale delle buone intenzioni dell’Azerbaigian“ (Kontorovich).  Il professore di diritto dell’università in Virginia ci invita ad imparare alcune cose da questo conflitto: „La prima riguarda la forza degli istinti sulle istituzioni. Gli odi e i rancori tribali e le ambizioni nazionalistiche sono vivi e vegeti nel XXI secolo. Le guerre per il suolo non sono limitate alle nazioni arretrate o agli Stati totalitari: Armenia e Azerbaigian sono entrambi membri del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa“. Noi stessi sappiamo, se siamo onesti, che anche nella nostra vita quotidiana, sebbene come cristiani siamo „portatori di un compito di pace“, che il basso (gli istinti) si prendono possesso di noi e che non tenerne conto (la confessione del peccato fa parte di questo tenerne conto) significa solamente saltare (tollere) la natura umana, qui nel senso biologico e non di giustizia morale; come Achille non si è potuto liberare dalla sua rabbia, così  „gli odi e i rancori tribali e le ambizioni nazionalistiche sono vivi e vegeti nel XXI secolo“. Affermare il contrario significa solamente sostituire la realtà con un mito, in questo caso con il mito della legge internazionale). I tentativi europei di mediare tra le due nazioni non sono serviti a nulla, anche perché poi l’Europa stessa non è pura nelle sue azioni - per il gas si fa tutto e si permette tutto e il gas c’è lo ha l’Azerbaigian, non l’Armenia. Come anche per le nazioni unite da Tito nello stato: Jugoslavia,  abbiamo a che fare nelle tensioni tra le due nazioni di cui stiamo parlando qui di un  “frozen conflict” (conflitto congelato), non di una soluzione vera e propria. La soluzione azera la settimana scorsa era forse ‚legale‘, ma in vero era certamente di forza: la forza dell’esercito azero.  „Questo fatto militante fornisce una seconda lezione sulle grandi pretese in nome del diritto internazionale. L'assalto finale dell'Azerbaigian al Karabakh non è stato in risposta a un'immediata aggressione armena. Generazioni di giuristi internazionali hanno sostenuto che le modifiche forzate anche alle linee armistiziali stabili sono illegali ai sensi della Risoluzione 2625 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - la "dichiarazione di relazioni amichevoli" del 1970 - e non possono essere riconosciute da altri Stati. Ma questa è sempre stata una finzione, applicata in modo selettivo. La sovranità di Baku in Karabakh sarà riconosciuta“ (Kontorovich). Mentre le conquiste armene del 1988-1994 per la risoluzione citata non sono state conosciute, verrà riconosciuta, perché si tratta del più forte, la conquista azera. Qui abbiamo a che fare con il mito della legge internazionale, che nasconde e non regola i rapporti reali di forza. „La terza lezione riguarda la difesa. I Paesi che affidano la propria sicurezza a protettori stranieri - come ha fatto l'Armenia con la Russia, che ha mediato un cessate il fuoco per il conflitto del 2020 - lo fanno a proprio rischio e pericolo. La potenza più grande stipula un accordo di questo tipo quando è utile per proiettare la propria potenza e il proprio prestigio. Non c'è motivo di aspettarsi che intervenga se il momento è scomodo, come lo è ora per Mosca. Forse la comunità internazionale avrà pietà della parte più debole, ma è una scommessa rischiosa“ (Kontorovich). Le parole, molto diplomatiche del Papa, mercoledì scorso si inseriscono, come soft power, in questo contesto della pietà della comunità internazionale. Il Santo Padre Francesco sta scommettendo tutto sulla diplomazia della pace, per questo motivo non accetta mai confrontazioni dirette, non lo fa neppure con la Russia o con  Cina, perché lui agisce sempre secondo la priorità della missione (non proselitismo, come non si stanca di dire) sulla politica e spera in una presenza missionaria, come lo è stata la nostra la settimana scorsa in Armenia. “L'ultima lezione è storica. Un tempo la solidarietà religiosa o etnica era uno dei motivi dominanti nelle guerre e nella politica internazionale. La Turchia è il principale alleato dell'Azerbaigian, ma queste considerazioni non sembrano più guidare l'Occidente cristiano. E Dio aiuti gli Stati che devono restare soli“ (Kontorovich) - ma bisogna dire che Dio si serve anche della sua Chiesa ed io come figlio (sebbene adottivo) di SPN, sa che non vi è Chiesa senza il „sub et cum Petro“. Gli interventi del Papa non hanno nulla a che fare con un „minimo sindacale“, ma sono frutto di una certa decisione diplomatica. Quando il mio amico Renato, che mi ha mandato questo bellissimo articolo del professore statunitense, mi scrive: „Oggi accade quel che ti ho spedito! Inizia il genocidio, pulizia etnica, sono fratelli“ - io sento vibrare il suo cuore, che ho sentito in tutta la sua forza al lago di Sevan, la settimana scorsa, ma sarei cauto con l’usare la parola genocidio, che  ha usato anche la mia amica armena Ruzanna, per usarlo quando sarà il caso e per rimanere credibili, ma è in dubbio che di Aliyev non ci si può fidare: lui sta massacrando le mie sorelle e i miei fratelli ed io non so cosa fare, se non invocare la misericordia potente di Dio! 


Renato mi ha inviato questo messaggio: „Arrivano solo donne, bambini e anziani. Uomini giovani non si vedono. «Gli Azeri hanno iniziato ad arrestare gli uomini, accusandoli di essere terroristi e di piazzare mine in Azerbaigian. Inizia la retata» (Liana Margaryan, giornalista freelance – Ore 08.37).


Abba nostro…


(Pomeriggio) „A Nakhchivan, Erdogan si è congratulato con l'esercito azero per la vittoria e "per il suo atteggiamento umanitario nei confronti dei civili“. "I nostri fratelli azeri hanno mostrato ancora una volta la giustizia e la misericordia della nazione turca al mondo intero", ha detto.

Poi ha minacciato l’Armenia“ (Lindsey Snell, X,  25.9.23).


(Wetterzeube, il 24.9.23 - 25.esima domenica del Tempo Ordinario romano) Ieri è cominciato l’autunno, mentre noi tornavamo, in modo abbastanza scomodo dall’Armenia, che conosce altre scomodità e perdite che le nostre valigie rimaste a Vienna. È stato per me molto importante essere, con mia moglie e gli altri colleghi e con gli armeni rivisti o incontrati per la prima volta, in questo tempo difficile in Armenia e prego il Signore che si trovi una soluzione che non sia guerra e terrore. L’autunno è una stagione dai colori belli e che conducono al silenzio dell’inverno. 


Abbiamo ritrovato lo zaino di Konstanze che all’inizio del viaggio avevamo lasciato nell’aeroporto di Lipsia e che siamo andati a prendere nell’ufficio oggetti smarriti dell’aeroporto stesso. Abbiamo dovuto parlare anche con un poliziotto, che ci ha detto che sono sorti dei costi, perché degli specialisti della polizia hanno controllato che non ci fosse dentro una bomba. Il cervello poi gira intorno alle stesse domande: a se avessi fatto questo o quello, ora non avremo avuto questo problema. Konstanze ha bisogno del mio amore per non sentirsi troppo colpevole…questa mattina guardando la nostra icona del Sinai ha avuto la sensazione che Cristo le sorridesse benvolente, con un leggero umorismo sulle cose di cui lei si sente in colpa o su cui si fa dei problemi: spero che questo sorriso di Cristo la raggiunga di nuovo. E raggiunga anche me!   


Del Vangelo della domenica (Mt 20,1-16a) mi hanno colpito tutti i tre commenti che ho letto o sentito. Quello del cardinal Schönborn (Vienna) che interpreta la decisione del padrone di pagare tutti i lavoratori, quelli della prima ora e quelli delle ore più tarde, con lo stesso salario, come un gesto di solidarietà anche per quei lavoratori che non avevano trovato lavoro e che avevano una famiglia da sostenere, nella salute e nella malattia e che non avevano uno stato o un sistema lavorativo come quello che conosciamo noi. Il cardinale ha cominciato la sua predica dal sistema sociale di sostegno dei malati e disoccupati in Austria, uno dei migliori del mondo. Quello del Papa (Angelus, Roma) che ha sottolineato che quel padrone è Dio, che va in cerca dei suoi figli, sempre, nelle diverse età della loro vita (San Gregorio Magno). E quello di Balthasar (Luce della Parola), che sottolinea, come fa anche il Papa, „la libera e smisurata bontà di Dio“. Balthasar spiega anche che „la giustizia è una caratteristica di Dio tanto quanto lo sono l’amore e la misericordia“ (Luce della Parola, 124); Gesù insomma non è venuto ad „abolire la legge“, neppure quella dell’ordine intramondano, privato e pubblico, ma la grandezza ed alterità dei pensieri di Dio (cfr. Is 55,6-9) - 55, [8] Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, 

le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. [9] Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, 

i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri“ - ha a che fare con la misericordia, con la disponibilità al perdono (di cui noi, paesi ricchi, abbiamo tanto bisogno): „il pensare e l’agire di Dio viene connotato proprio come pietà e perdono, che naturalmente, in quanto grazia, contiene in sé l’esigenza della conversione  (ripeto, di cui noi, paesi ricchi, abbiamo tanto bisogno); tutto questo è considerato dal punto di vista della grazia, non della giustizia“. Anche tutta la questione della migrazione deve ovviamente tenere conto anche della situazione dei comuni che accolgono (che non ce la fanno più) e del pericolo di una reazione populista di destra (Jasper von Altenbockum, FAZ di ieri), ma non può dimenticare le parole forti del pontefice, che ci giungono da Marsiglia: contemplare ed accogliere i volti delle persone bisognose (guerre, clima, politica) e non fomentare alcun allarmismo. 

Infine san Paolo (Fil 1, 20-24;27a) ci ricorda che ciò che davvero conta è Cristo, non le nostre opere: „Non è lui (Paolo) a scegliere, ma lascia che sia Dio a scegliere per lui la cosa migliore. Questa cosa migliore non consiste, come credono alcuni, nella crescita continua delle opere buone e degli impegni apostolici, ma soltanto nella realizzazione del volere di Dio, i cui piani sovrastano anche i desideri e le aspirazioni dell’Apostolo“ (Balthasar, Luce della Parola, 125).


Un viaggio lampo quello di Marsiglia di papa Francesco. Ma un viaggio intenso, che ha spazzato via tutte le possibili strumentalizzazioni di populisti e sovranisti. Francesco è stato chiarissimo: salvare una persona che rischia di morire in mare è un obbligo, un dovere di civiltà. Non solo, i migranti non sono “palline da ping pong” che si possono respingere e rispedire da dove sono venuti. Perfetta la sintesi che ha fatto monsignor Gian Carlo Perego della fondazione „Migrantes“ (che sarà protagonista giovedì prossimo a Milano della Conferenza di Oasis “Cambiare rotta”) quando ha detto: «La Chiesa ripete che il Mediterraneo deve essere un luogo della vita. Il che significa “no” a ulteriori vittime del mare, “no” a muri sia ideali sia materiali, “no” a sbarramenti nei confronti di chi cerca liberà, sicurezza e pace». Sull’aereo di ritorno da Marsiglia (pochissimo risalto alle sue parole stamane sui giornali italiani) papa Francesco ha continuato ad esprimersi con la stessa determinazione: «Si sa che finiscono nei lager, finiscono peggio di prima. Conosco casi di chi si è suicidato perché non tollerava questa tortura. Alla gente che viene chiedono soldi. È una vita terribile». E ancora sulla polemica contro le Ong: «C’è chi si dedica a salvare gente in mare e ti racconta storie terribili. Oggi le cose sono migliorate c’è più coscienza. Certe cose prima non si sapevano, non ci dicevano la verità. A noi fa bene conoscere questi drammi, ci renderà più umani e pertanto anche più divini». Nell’aggiunta a braccio di un discorso ricco di citazioni, papa Francesco dedica un pensiero a «tanti cristiani, spesso costretti a lasciare le loro terre oppure ad abitarle senza veder riconosciuti i loro diritti, senza godere di piena cittadinanza». Ed evoca «un grido di dolore che più di tutti risuona, e che sta tramutando il mare nostrum in mare-mortuum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignit໓ (Alessandro Banfi, versione odierna) - sono grato a Banfi per i suoi riassunti e le sue sintesi, ma sarebbe forse opportuno dire che populisti e sovranisti non fanno solo una strumentalizzazione del Papa e di alcune sue parole, ma colgono alcuni aspetti veri del problema e il Papa stesso all’Angelus oggi ha parlato di un diritto a non migrare, non solo di quello a migrare! 

Abba nostro…


(Aeroporto di Yerevan, il  23.9.23 - San Padre Pio da Pietralcina; inizio dell’autunno) Purtroppo l’opera di Tigranian non è stata eseguita, perché c’era una manifestazione anche davanti o meglio dietro l’Opera; così siamo andati a bere qualcosa in un bel locale vicino alla piazza della Repubblica con il preside del liceo cattolico di Halle, con la responsabile del ministero in Magdeburg e con il nostro  preside; abbiamo cercato di riflettere su quali prospettive potrà aver il gemellaggio armeno-tedesco, in questa situazione di instabilità; uscendo dal locale avevo la sensazione che le proteste contro Nikol Pashinyan si fossero intensificate. L’autista del taxi, che ci ha portato qui all’aeroporto, quando gli ho detto che ero triste per la situazione creatasi in Artsakh, mi ha detto di non preoccuparmi e che le cose cambieranno (we change it) . Un ufficiale avrebbe cominciato la rivolta in Nagorno Karabakh e sarebbero stati già uccisi molti soldati azeri. Nikol Pashinyan dovrebbe essere ucciso (to kill è il verbo che ha usato) perché non è un vero patriota; ha fatto il nome di un politico, che piace a lui e di cui non avevo sentito ancora parlare, il nome è Artur, ma il cognome non sono stato capace ad identificarlo, comunque lui sarebbe un vero patriota. Il nostro autista del  taxi intende per patriottismo: amore per la sua  patria e per la sua mamma…  parlava un inglese molto buono, all’inizio abbiamo parlato di calcio (tedesco ed italiano), poi appunto di politica, con un motto ben chiaro, il suo: combatteremo, o vinceremo o moriremo…


(Aeroporto di Francoforte, lo stesso giorno) Quando si dice esplicitamente che si vuole uccidere il proprio premier ci si trova ad un altro livello della critica politica di quella presente anche in questo diario; a me non piace Annalena Baerbock, ministro degli Esteri tedesco, e direi che è una figura esemplare del pacifismo guerrafondaio dei verdi, ma io non direi mai che vorrei ucciderla…


Ed ora, anche qualcosa sul viaggio di ritorno; la Lufthansa (LH), l’altra notte, ha cancellato il nostro volo di ritorno (Yerevan, Francoforte, Lipsia) e poi con fatica abbiamo ricevuto un volo sostituivo questa notte (Yerevan, Vienna, Berlino), che però era talmente mal organizzato (un tempo troppo breve tra un volo e l’altro con un ulteriore ed insensato nuovo controllo dei bagagli a mano) che abbiamo perso il contatto previsto ed ora siamo a Francoforte sul Meno e fra un ora e mezza abbiamo il nostro „boarding time“; da Berlino, con il treno, dovremo raggiungere la macchina del nostro preside che si trova nel parcheggio dell’aeroporto di Lipsia. Nel volo originario saremmo arrivati a Lipsia alle nove del mattino, mentre ora arriveremo all’auto il pomeriggio tardi e la signora della LH, qui a Francoforte, dove abbiamo cercato di cambiare il volo di Berlino in uno per Lipsia, ci ha spiegato che siamo già fortunati, perché tutti i voli sono „überbucht“ (overbooking) e per lo meno abbiamo un posto a sedere nel volo…è chiaro che viaggiando ci sono imprevisti, ed è vero che non si deve reagire in modo esagerato, perchè nessun sistema è perfetto, allo stesso tempo, però, ci si sente in questo tipo di imprevisti come un tassello in un grande mosaico della „macchina“, in cui non si è persona, ma per l’appunto un tassello anonimo, comunque almeno, nel volo della linea austriaco, ho detto alla hostess che ho guadagnato almeno due cioccolate per lo stress che non ho causato io, e lei me ne ha regalate tre…Ovviamente è anche comprensibile che la LH non voglia volare in un paesi in subbuglio, ma, allo stesso tempo, dovrebbe essere più semplice il modo con cui si arriva ad un aiuto economico, per i costi che la loro decisione (di coloro che l’hanno presa in nome della LH) ha causato (hotel per una notte ulteriore…).


Nel volo da Vienna a Francoforte ho continuato la mia meditazione sul testo di  padre Schmemann, sul tema „liberi nella donazione di sé“. Il verso già citato: „Riconoscerete la verità e la verità vi farà liberi“ (Gv 8,32), viene interpretato nel senso che la verità di cui qui si parla è Cristo stesso. È lui che ci rende liberi, liberi di donare se stessi, perché solo l’amore ci rende liberi. „L’amore libera perché l’amante si dona all’amato liberamente e non per una costrizione“ è questo significa amare!  Sono d’accordo con Schmemann´ del tutto, eppure il tono „guerriero“ del padre ortodosso non mi piace. Credo che l’amore di Cristo sia „singolare“ - solo in lui vi è un amore che sale sulla croce, anche per i nemici e che scende fino all’inferno nella modalità della sostituzione vicaria. E non è per nulla vero che Cristo non conosce la paura (ibidem, 44)…Ma se l’amore è vero ed è capace di ricapitolare tutto in sé, allora dobbiamo imparare a riconoscere il momento di verità di ciò che critichiamo. Schmemann stesso dice che vi è un momento di verità nelle posizioni che critica, ma il tono di fondo è quello di presentare un cristianesimo-contro: contro il marxismo, che analizza il capitalismo, ma non saprebbe dire nulla di sensato sulla libertà; contro Schopenhauer che pensa che l’uomo sarebbe libero solamente se fosse capace di superare la dittatura della volontà ed anche gli esistenzialisti sarebbero in fondo solo uomini che prendono decisioni per capriccio…sarà che io sono cattolico ma ho bisogno di un et…et… e non solo di un aut…aut…


Abba nostro…


(Dopo) Come ho detto in un messaggio nella nostra chat di famiglia con David i giorni armeni erano davvero belli, sia dal punto di vista meteorologico, sia dal punto di vista del dialogo tra colleghi, sia dal punto di vista dell’inizio di un nuovo rapporto con la scuola 118 e di una continuazione, anche se non ufficiale, con alcune persone della scuola numero 6. Abbiamo anche intrapreso alcune belle gite come si può vedere nelle mie foto di questi giorni (ne pubblico qui una per tutte). 



Lago di Sevan

Per me era davvero importante essere a Yerevan in questo momento storico, in cui la questione dell’Artsakh cerca una soluzione come quella del Trentino-Alto Adige da noi, una regione che fa parte dell’Italia, ma con una grande autonomia. Le questione storiche ed istituzionali non sono molto semplici da risolvere ed è certo che anche gli armeni hanno fatto degli errori e per questo, in vero, un dialogo armeno-azero sarebbe di importanza capitale, ma è anche vero che non si può lasciare solo un popolo che è già stato massacrato e violentato nella sua storia…situazioni quotidiane che si sono trasformate in massacro di uomini e deportazione di donne (cfr. Antonia Arslan), che hanno il volto delle persone che abbiamo incontrato in questi giorni…


(Yerevan, il 22.9.23) La Lufthansa ha cancellato il nostro volo di ritorno, così siamo ancora a Yerevan, che ieri ha festeggiato, in uno tono mesto, la giornata dell’indipendenza. L’inviato speciale de „Le Figaro“ qui a Yerevan e a Gori, scrive: „L'atmosfera è elettrica nel cimitero di Yerablur a Yerevan, dove le bandiere dell'Armenia e dell'autoproclamata Repubblica di Artsakh adornano le tombe“. Oggetto della critica sono i politici che hanno permesso la conquista dell’Artsakh in 24 ore di bombardamenti ed in testa ad essi Nikol Pashinyan. Ieri sera in „Piazza della Repubblica“ la tensione era „elettrica“ solamente direttamente davanti al palazzo, difeso dai soldati, ma la folla mi sembrava piuttosto non una folla, ma un popolo mesto a gruppetti (in Facebook ho condiviso una foto per documentarlo, che riprendo anche qui nel diario). Noi siamo stati a cena con due amici di vecchia data che erano preoccupati, ma come tra amici si rideva anche, ed ad un certo punto è venuto un signore a dirci che il nostro comportamento non era adeguato all’ora di tristezza che stiamo vivendo. Non lo so, non credo che non si possa ridere quando si è tristi…Ma ritorniamo all’inviato de „Le Figaro“: „Arus Harastunian, la moglie di un soldato ucciso in Artsakh l'8 ottobre 2020, dice che sta vivendo il suo dolore per la seconda volta. "Non riesco a descrivervi i miei sentimenti", dice con il volto chiuso. L'Artsakh è il nostro cuore sacro. Pashinyan ha riparato strade e dato cibo, ma erano le armi ad essere necessarie. Il mondo è cieco. Riconosce finalmente il genocidio armeno, ma solo per permettere che questa nuova tragedia abbia luogo. Siamo stati delusi. Perché nessuno ha imposto sanzioni all'Azerbaigian e alla Turchia dopo l'aggressione del 2020? Per il gas o il petrolio, ecco tutto!““. Anche la mia amica a cena parlava di un „secondo genocidio“. Io capisco questa sofferenza, ma non credo che il dolore di per sé sia un ottimo consigliere politico. E il mio giovane amico pittore, Karo, sentiva anche il bisogno di non stare in continuazione sul pezzo „Artsakh“, sebbene egli abbia fatto il servizio ne Nagorno-Karabakh.  Sono ‚contento‘ di essere qui in queste ore di sofferenza e forse dovrò tener conto di più di questi sentimenti descritti dalle persone con cui ha parlato l’inviato francese, ma non credo che ci sia un’altra via di uscita da quella che ha indicato il Papa mercoledì all’udienza: dialogo! Il che non vuol dire che non si debba o non si possa anche chiaramente descrivere l’anima azera con termini duri, come fa il mio amico italiano, Renato Farina:  „Gli azeri sono nomadi turcomanni - agiscono come Genghis Khan - distruggono presenze aliene alla loro lingua-etnia (vedi 1915)“. Il mio amico prevede il disastro, ma crede ancora nel miracolo: „Tutto è preparato con cura da decenni. Aliyev continuerà il suo lavoro con l’Armenia e il mondo sarà molto preoccupato e ci saranno appelli al dialogo molto equilibrati tra le ragioni delle due parti. Poi ci sarà una parte sola. Io prevedo questo, ma credo nel miracolo di Dio che suscita inaspettatamente la bontà!“ E ci ricorda, il mio amico, il modo con cui salutano gli armeni: „il bene sia con te“! 

L’ora attuale viene descritta in questo modo dall’inviato de „Le Figaro“: „Giovedì, dopo aver deposto le armi il giorno prima, i rappresentanti dell'Artsakh hanno iniziato i negoziati con il vittorioso Azerbaigian, sotto l'egida della Russia. Al centro delle discussioni c'era la "reintegrazione" della regione nello Stato azero. Il destino dei 120.000 armeni che vivono nell'enclave, sottoposti da nove mesi a un duro blocco che li priva di cibo, benzina e medicinali, rimane molto incerto.



Ieri sera nella piazza della Repubblica, Yerevan 


Non vogliamo vivere sotto il giogo degli azeri", si preoccupa Alina, una studentessa contattata telefonicamente a Stepanakert, la capitale dell'Artsakh. Queste discussioni sono molto tristi. È semplicemente un altro genocidio. Come possiamo vivere con gli azeri dopo tutto questo? Non avremo altra scelta che andarcene, perché prima o poi verranno a cercarci““. Quello che dice la studentessa, che tra l’altro è confermato anche dalla giornalista indipendente Lindsey Snell, mi fa capire meglio il giudizio duro del mio amico Armen, quando gli ho inviato la lettera di alcuni deputati del parlamento europeo a Charles Michel (presidente del concilio europeo), a Ursula von der Leyen (presidentessa della commissione europea ed a Josep Borrell (vice presidente della stessa): „Per le persone che hanno perso le loro case, i loro figli e il loro intero futuro, questo non è più rilevante 😐“. Alcuni soldati dell’Artsakh ed in particolare un ufficiale famoso, insignito del titolo di «Héros de l’Artsakh», vogliono continuare a combattere perché non si fidano di un dialogo con gli aguzzini. Ed io credo che non si debba essere ingenui, ma spero che le parole del Papa abbiano un peso tale che non siano solo legittimazione di un altro genocidio, parola questa, tra l’altro, che io userei con cautela. Ecco cosa ha detto il Papa mercoledì: “Ieri mi sono giunte notizie preoccupanti dal Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale, dove la già critica situazione umanitaria è ora aggravata da ulteriori scontri armati. Rivolgo il mio appello ancora a tutte le parti in causa e alla comunità internazionale affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone e il rispetto della dignità umana”.


Padre Schmemann ci ricorda due passaggi di San Paolo che sono decisivi per il tema della libertà. „Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù“ (Gal 5,1). „L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte“ (1 Cor 15, 26). Ed in vero sia il peccato che la morte ci rendono schiavi di un determinismo ritenuto insuperabile. Ovviamente tutti pecchiamo, facciamo quel passo falso od un altro, ma non è questo che intende il padre ortodosso: intende quell’autocompiacimento e quel minimalismo etico che riteniamo normale per l’uomo e che ci fa dimenticare completamente il „propter et per me“ del „lavoro“ di Cristo per noi, lavoro che compie fino alla morte e alla discesa all’inferno.  E la morte non è qualcosa a cui dobbiamo abituarci, ma l’assoluta contraddizione del dono dell’essere come amore gratuito. Abbiamo bisogno di un vero e proprio cambiamento interiore che ci permetta di sperare nel perdono di tutti quegli atti e di quell’atteggiamento in noi che non testimoniano l’amore gratuito, ma per l’appunto autocompiacimento e minimalismo etico a cui abbiamo ridotto il cristianesimo. Dobbiamo chiedere con umiltà quel dono e quel desiderio di perdono, che sono così centrali nel messaggio biblico: Signore fammi essere all’altezza, anche se devo tener conto e confessare il basso in me, di quel dono che discende dall’alto  e che è il dono dell’essere come atto di amore gratuito. 


Abba nostro… 


(Pomeriggio) Credo davvero che ci sia una perdita del senso del peccato per autocompiacimento e per minimalismo etico (Alexander Schmemann), ma c’è anche un bisogno superstizioso di „uno stato di innocenza perfetta“ (Martin Walser, Die Verteidigung der Kindheit (la difesa della fanciullezza), Francoforte sul Meno, 2017, 144), che corrisponde piuttosto ad un’astrazione ideale che ad un lavoro con se stessi e ad un vero senso del peccato. Questa astrazione ideale di stampo superstizioso riduce il mondo „ad un asilo infantile“, il quale è controllato da una „spia divina che classifica ed annota tutto ciò che si fa in bene e male“ (Walser). Le due posizioni non sono in contraddizione, perché anche Schmemann scrive che „il peccato non consiste nel fare passi falsi e nel trasgredire i comandamenti“ (38). Questi li facciamo tutti, ma in un vero e proprio compiacimento egoistico che legittima la nostra mancanza di amore. E questo è grave, perché „solo l’amore è credibile“…  


Il Santo Padre è in Francia a Marsiglia, „perché nella città costiere francese si svolgerà il terzo incontro del Mediterraneo: ci saranno 62 Vescovi dei Paesi che si affacciano sul mare nostrum. Sarà un’occasione unica per riflettere sui dilemmi legati all’immigrazione, all’integrazione, all’accoglienza. Su Avvenire il vescovo di Marsiglia spiega che nessuno ha soluzioni facili in tasca, ma la Chiesa c’è e non farà mancare la sua presenza“ (Banfi, versione odierna). Anche il presidente italiano, Sergio Mattarella, nell’incontro in Sicilia con quello tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ci rende attenti al problema del secolo, ad uno dei problemi del secolo, dicendo che il trattato di Dublino (15.6.90) è preistoria, che non regola più la realtà migratoria, che ha un volto molto più tragico e differente di  quanto avesse nel 1990. Insomma abbiamo bisogno di nuove forme per l'esame di una domanda di asilo presentata in uno degli stati membri della Comunità Europea…


Anche la Polonia comincia ad averne le scatole piene del protagonismo guerriero di Zelensky…


Stasera andiamo all’opera: „Anoush“ di Armen Tigranian (1912), basata sul poema con lo stesso titolo di Hovhannes  Tumanyan (1892), una storia romantica e tragica che speriamo non diventi simbolo del popolo armeno stesso. Qui un riassunto dell’azione tradotto dal Wikipedia tedesco: „La tragica storia d'amore è ambientata in un tipico villaggio armeno del XIX secolo. Anoush è una giovane ragazza del villaggio che si innamora di un pastore di nome Saro. Una sera, durante una festa di matrimonio nel villaggio, Mossy, il fratello di Anoush, e Saro si sfidano in un incontro amichevole. Anoush assiste in disparte. Ma invece di concludere l'incontro con un pareggio, come è consuetudine, Saro viola il codice d'onore locale e  umilia Mossy gettandolo a terra. Infuriato, Mossy giura di annientare Saro, che ora considera suo nemico. Dopo che i tentativi di riconciliazione tra i due falliscono e le loro speranze di matrimonio si infrangono, Anoush e Saro fuggono. Quando Anoush torna finalmente al villaggio per riconciliarsi, Mossy trova Saro e lo uccide. Dopo questa perdita, Anoush impazzisce e pone fine alla sua vita gettandosi da una scogliera“.


(Yerevan, il 21.9.23) Ho mandato una lettera in difesa dell’Artsakh di alcune deputati del parlamento europeo al mio amico armeno, di cui ho parlato ieri. Mi ha risposto laconicamente: „Per le persone che hanno perso le loro case, i loro figli e il loro intero futuro, questo non è più rilevante 😐“. - - Renato non è d’accordo con il mio amico: „Non è vero, uscendo dal dramma odierno, può porre le basi di un minimo di tutela - la proposta italiana dello statuto tirolese è interessante - difficile ma interessante“. 



Per quanto riguarda la mia meditazione con il testo di padre Schmemann sulla libertà, direi che la tesi principale, per quanto l’ ho capita fino ad ora: solo nel cristianesimo vi è una vera e propria realizzazione della libertà, non mi convince; sono d’accordo con lui, che spesso siamo confrontati con una „terribile, tragica e criminale confusione di termini“ (ibidem, 31), anche oggi, anche nella quotidianità, non solo nei grandi sistemi, ma anche nel mondo di pensare delle persone, che di questi sistemi sono vittime, vedo tanta confusione. Sono anche d’accordo che vi è vera libertà, solo dove c’è spazio per l’imprevisto (30), ma per esempio l’Islam è uno di questi imprevisti nella storia del mondo, che non è solo storia di schiavitù, come il cristianesimo, nella sua tentazione (cristianismo) non è solo libertà. Il punto di maggior distanza dal padre è quello sul „determinismo della natura“. Certo tante cose nell’uomo sono determinate: deve bere, mangiare, orinare…e se una malattia prende le sue mosse (per esempio il Parkinson), pur con tutti i miglioramenti medici, essa per lo più ha un percorso determinato, etc. Ma l’uomo non è solo malato ed io credo con Ulrich che vi sia nella materia stessa una traccia di „sovraessenzialità“ (libertà ontologica dalla dimensione delle essenze) e quel „qualcosa“ (non nella modalità del „da“, ma del „con“), non sia neppure un „qualcosa“, ma un „niente“. L’idea della liberazione non cristiana corrisponderebbe ad un idea di liberazione „da qualcosa“, la libertà del cristiano, di un essere ricolmo „con qualcosa“, dice il padre, ma in vero ciò che ci rende liberi è il dono dell’essere come amore gratuito, che non è „qualcosa“, ma piuttosto „nulla“, nel senso del medesimo uso di essere e „nulla“ (Ulrich) e questo dono dell’essere non è fatto solo ai cristiani, ma a tutti. Come tutti hanno un medesimo cuore! Il padre ha ragione a dire che „la religione in generale“ non è sempre testimonianza di libertà, ma il  „senso religioso“ (come funziona il cuore dell’uomo che desidera bellezza, bontà e verità…) nell’uomo è qualcosa di puro, anche se a volte sepolto da strati di non libertà e senza un „avvenimento di libertà“ esso rimane sepolto… Il padre ortodosso ha anche ragione a dire che la narrazione biblica è una narrazione di libertà, che tiene conto sia del basso (polvere) che dell’alto dell’uomo (spirito), ma io intenderei tutto ciò in modo „inclusivo“, non di un inclusione ingenua, ma di un inclusione del discernimento…PS Un’idea molto bella del padre Schmemann mi sembra essere quella che solo la caduta di uno che è „sublime“ è alcunché di tragico… 


A proposito di „sublime“, adesso andiamo al lago di Sevan! 


„Migliaia di persone nel Nagorno-Karabakh senza casa, migliaia di persone intrappolate, separate dalle loro famiglie, senza cibo, acqua, collegamenti.

Immaginate di essere sopravvissuti alla guerra del 2020, quando i soldati azeri invasero e massacrarono i civili per sport, e di ritrovarvi ancora una volta alla loro mercé“ (Lindsey Snell, X, 21.9.23).


Abba nostro…



(Yerevan, il 20.9.23; 121esimo compleanno di Adrienne) Per cominciare il giorno vorrei prendere sul serio quello che dice il padre Schmemann (Besedy na Radio ‚Swoboda‘, Mosca 2009; Friburgo 2022): dobbiamo definire più precisamente che cosa intendiamo con liberazione e libertà; non è sufficiente dire da cosa vogliamo liberarci, ma dobbiamo imparare a dire per cosa e come vogliamo essere liberi. E davvero in questo tema prezioso della libertà l’antica Grecia, che non aveva problemi con la schiavitù, sebbene volesse la libertà di una propria città contro l’invasione di un’altra o di un altro popolo e l’antica Roma, che ha creato un vero e proprio sistema di diritto, ma che chi non lo rispettava, per esempio non si sottometteva la deificazione di un imperatore, veniva eliminato ( ma vale già anche prima per il tempo repubblicano l’eliminazione del nemico), non hanno nulla da dirci; e neppure la natura è qui di aiuto: se ho un cancro in una certa parte del cervello, non so neppure più chi sono. Dobbiamo arrivare a Cristo - tra l’altro basta nominarlo che in certi ambienti sei già considerato un fondamentalista o sospettato di fondamentalismo - per comprendere cosa significhi libertà. Il padre Schmemann cita Gv 8, 32: se riconoscete la verità, la verità vi farà liberi e poi san Paolo, dalla grande lettera della libertà: Dio ci ha liberati per la libertà. Stati quindi saldi e non lasciatevi imprigionare di nuovo dal giogo della servitù (Gal 5,1). Il dono della libertà ci è donato insieme alla donazione dell’essere che è in se stessa libera, non vi è alcuna  costrizione in essa e l’atto di donazione dell’essere stesso non è causato (Ulrich); e possibile che un accadimento naturale mi ponga totalmente nella dimensione della causalità (esempio del cancro al cervello), ma ultimamente la sua presenza (della donazione gratuita dell’essere come amore), già nel senso del futuro II non è cancellabile (l’uomo ora malato, prima era sano e il suo essere stato sano non sarà mai cancellabile) ed alla fine la malattia stessa non avrà carattere definitivo, definito è solamente l’amore!  


Quando ho chiesto alla ragazza, di cui ho scritto ieri sera qui nel diario, e che abbiamo incontrato nella piazza della Repubblica, che cosa si aspettasse, che tipo di reazione si aspettasse da Nikol Pashinyan, una reazione militare o diplomatica, mi ha risposto immediatamente: diplomatica. Mi ha impressionato la chiarezza di pensare di questa giovane ragazza. Come anche in Ucraina, pure lì in Artsakh, una reazione militare, con grande probabilità, avrebbe solamente conseguenze catastrofali per gli uomini di quella e di questa regione…Adesso andiamo a Chor Virap, un monastero davanti all’Ararat, che non ho ancora visto in questi giorni! 


„Ricordiamo che le ambizioni territoriali dell'Azerbaigian non si esauriscono con l'Artsakh.

Aliyev dice che il prossimo passo sarà l'"AZ occidentale" e che negli ultimi due anni l'AZ ha già lanciato diversi attacchi su larga scala in territorio armeno“ (Lindsey Snell, X, 19.9.23) .


Abba nostro…



(Pomeriggio) Siamo stati a Chor Virap dove ho pregato per la pace; secondo la tradizione San Gregorio l’illuminato passò in una grotta nell’attuale monastero di Chor Virap 13 anni della sua vita, prima che il re Trdat III, avendone bisogno per la guarigione, lo riabilitò. Il Re è noto per aver proclamato il Cristianesimo religione di stato dell'Armenia nel 301, facendo del proprio paese il primo stato cristiano della storia. La collega che era con noi sapeva bene i termini e le date di questa storia dell’inizio del cristianesimo in Armenia. Io ho cercato di spiegare la differenza tra Costantino, il Grande e Teodosio ed ho messo la decisione di Trdat, il Grande in relazione a Teodosio, visto che sotto Costantino, con l’editto di Milano, il cristianesimo non era diventato religione di stato…


Dopo la visita al monastero abbiamo partecipato ad una degustazione di vino nell’azienda vinicola, Tushpa, nell’Ararat Valley (cfr. Facebook per le foto) - i tre vini assaggiati, pur tenendo conto dei miei disturbi con il senso del gusto, erano buoni e presentati con amore da una giovane ragazza, in lingua inglese: Kangun (2021) (che era tra l’altro anche il nome del cognac degustato), Haghtank (vino rosso del 2019) e Muscat (2022) - quest’ultimo ha superato alla meglio i miei disturbi di gusto…PS Anche Papa Francesco conosce il vino di questa azienda.


Leggo da Yerevan la versione di Banfi: all’ „Onu, ieri ha parlato per la prima volta di persona dall’invasione russa del suo Paese, Volodymyr Zelensky all’Assemblea Generale. Ha detto che presenterà il suo piano di pace, basato sull’integrità territoriale ucraina, al Consiglio di sicurezza {Questo significa che non ha presentato alcun piano di pace; RG}. Intanto una nuova guerra lancia i suoi bagliori sinistri sull’Europa, proprio nella zona delle Repubbliche ex sovietiche. L’Azerbaigian ha lanciato un’ “operazione anti- terrorismo” in Armenia che ha tutti i connotati dell’attacco militare. Interessante l’intervista su Repubblica al docente di Ca’ Foscari Carlo Frappi, che dice: “L’Azerbaigian era insofferente alla stagnazione dei negoziati che dura da tre anni e cercava un’escalation. E poi c’è la distrazione della Russia, che adesso è impegnata con tutte le sue risorse militari, economiche e politiche nella guerra in Ucraina”“.


(Pomeriggio, tardo) Abbiamo incontrato un vecchio amico ameno, Armen Karapetyan, cantante lirico, che da una vita vive nella sua patria, sebbene per le condizioni di allora (tre ore luce al giorno), non ricevette un contratto dalla Germania (che forse gli costò la carriera) e che io, che l’ho sentito cantare, penso che abbia (forse avuto) la stoffa per una grande carriera. Lui dice che ormai tutto è perso in Artsakh e che Aliyev, il dittatore azero e Putin, sono d’accordo, entrambi figure del KGB: nessun’altro, dice, avrebbe potuto  dire agli azeri dove erano le postazioni armene, che ieri sono state attaccate. Non lo so se ha ragione, ma è una lettura interessante…  Abba nostro…


(Notte) Dal Pontefice un appello anche per la pace in Nagorno Karabakh e in Ucraina. “Ieri mi sono giunte notizie preoccupanti dal Nagorno-Karabakh, nel Caucaso meridionale, dove la già critica situazione umanitaria è ora aggravata da ulteriori scontri armati. Rivolgo il mio appello ancora a tutte le parti in causa e alla comunità internazionale affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone e il rispetto della dignità umana”. “Restiamo uniti nella vicinanza e nella preghiera per la cara e martoriata Ucraina”.


Mi ha scritto un amico nella mia bacheca in Facebook: "Qui, alcuni corrispondenti, dicono che il presidente dell'Armenia ha concesso definitivamente il Nagorno Karabakh agli azeri e che gli americani sono lì per addestrare la polizia e l'esercito armeno a contenere le proteste che si annunciano in seguito alla decisione". Ecco la mia risposta: „si questa versione mi sembra più probabile di quella del mio amico; ma io in queste cose non censuro nessuno, tanto meno uno che qui ci vive da sempre. Per quanto mi riguarda Nikol Pashinyan non ha una alternativa, dato che quello strnz di Aliyev parla addirittura dell'Armenia come Azerbaigian dell'ovest. Ieri sera qui a Yerevan nella Piazza della Repubblica una ragazza mi ha tradotto cosa dicevano i manifestanti, che però non sono molti, ed anche dieci minuti fa, quando sono passato non erano molti. Le ho chiesto: cosa ti aspetti da Pashinyan? Un intervento militare, uno diplomatico e lei mi ha risposto che si aspetta uno diplomatico. Il mio amico pensa che Pashinyan non è il peggio, chi è venuto prima di lui è il peggio. Per quanto riguarda gli americani c'è ne sono molti, ma quelli che ho visto, quasi tutti da LA, sono turisti...


(Yerevan - Armenia, il 19.9.23) Nel suo libretto sulla libertà, tradotto dal russo in tedesco da Marta Pavlíková, il padre ortodosso Alexander Schmemann usa una formula-domanda che mi ha fatto molto riflettere: „ciò che desideriamo assolutamente“, che cosa desideriamo assolutamente?  Abbiamo ancora nel nostro intimo una „gerarchia dei valori“ o tutto è appiattito in basso? Certo c’é anche il basso e ciò è innegabile, ma facciamo parte anche noi di coloro che odiano ciò che è sublime, di cui è ripiena la nostra società trasparente e pornografica? Filosoficamente da Ulrich ho imparato la dimensione „sovraessenziale“, ma che valore ha nella quotidianità? È il Dio che dono l’essere gratuitamente è solo una parola o è davvero una „presenza“, come dice don Giussani? Una presenza che si può toccare, udire, vedere? Ci lasciamo assimilare dal Cristo crocifisso e risorto? 


Abba nostro…


(Pomeriggio) L’Azerbaigian ha cominciato a bombardare l’Artsakh, mentre noi, mia moglie, il capo (della scuola) ed io, per riallacciare i rapporti con una scuola di Yerevan, la numero 118, siamo nella capitale armena. Nella mattinata abbiamo cominciato ad abbozzare un rapporto culturale e scolastico con la nuova scuola (fino ad esso, cioè fino a prima della pandemia, avevamo avuto un gemellaggio con la scuola numero 6, che però aveva ragazzi solamente fino alla nona classe, mentre la 118 ha ragazzi fino alla 12esima), che prevede un nostra visita di otto giorni nel settembre del 2024 ed una loro da noi, nell’aprile-maggio del 2025, della stessa durata. Ritornando in Hotel il nostro capo ci ha detto che l’incontro che aveva con l’ambasciatore è stato cancellato, perché lui doveva partecipare ad una video chiamata, per gestire la crisi, con Berlino. Renato Farina mi ha mandato la dichiarazione dell’Ambasciatore della Repubblica d’Armeni in Italia, Tsovinar Hambardzumyan sull’aggressione di oggi dell’Azerbaijan: „Oggi l’Azerbaijan ha avviato un massiccio attacco non provocato contro il Nagorno-Karabakh, colpendo città e civili su larga scala. Dopo aver imposto un blocco totale, per circa 9 mesi, sottoponendo la popolazione di 120.000 armeni alla fame e sofferenze morali e psicologiche, ora l’Azerbaijan li sta prendendo deliberatamente di mira per eliminarli.

Questa aggressione non provocata nel Nagorno-Karabakh può essere descritta solo come atrocità di massa. L’Azerbaijan sta ignorando completamente tutti gli sforzi precedenti per stabilizzare la situazione e i relativi appelli internazionali.

Mentre la comunità internazionale chiede all’Azerbaijan l’immediata apertura del corridoio di Lachin e propone un meccanismo di dialogo tra Stepanakert (capitale dell’Artsakh) e Baku (capitale dell’Azerbaijan), quest’ultimo inizia un attacco di aggressione contro la popolazione.

Come prima di ogni attacco, anche questa volta, l’Azerbaijan ha iniziato una propaganda diffondendo false notizie e incolpando le forze armene per aver attaccato le postazioni dell’Azerbaijan. Queste fake news sono state puntualmente smentite sia dall’Armenia che dal Nagorno-Karabakh (= Artsakh) sapendo che in questo modo l’Azerbaijan prepara una nuova aggressione. 

Pochi giorni fa il Primo Ministro Armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato apertamente che l’Azerbaijan sta schierando le forze armate sul confine con l’Armenia e intorno al Nagorno-Karabakh, ma questo messaggio di allarme è caduto nel vuoto. 

Gli appelli della comunità internazionale non hanno prodotto nessun risultato. Ilham Aliyev ha ignorato tutti gli avvertimenti e tutti gli appelli della comunità internazionale. Tutto questo rischia di portare inevitabilmente a ulteriori numerose tragedie umane. 

In questa situazione e’ necessario dare un forte messaggio politico di condanna da parte della comunità internazionale e di adottare immediate sanzioni al paese che sta ignorando la stessa comunità internazionale“. - Il messaggio mi è arrivato quando sedevamo davanti alla moschea blue di Yerevan, che testimonia una presenza dell’Islam di secoli. Devo sempre pensare al doppio viaggio del Papa nel 2016, quando è venuto sia qui Yerevan come anche a Baku. Io non vedo un’altra strada per uscire dal dramma se non quella del dialogo, ma ciò non giustifica l’aggressione odierna. „L’Azerbaigian bombarda gli armeni

Il suono delle sirene ha avvertito a partire dalle 13 (ora locale) i cittadini della capitale dell’Artsakh che i raid aerei e i bombardamenti dell’artiglieria azera erano cominciati.

L’Azerbaigian ha utilizzato come scusa per invadere nuovamente il Nagorno-Karabakh un presunto attacco armeno nella regione di Askeran, circostanza definita da Erevan come «completamente falsa. È l’Azerbaigian stesso ad aver violato il cessate il fuoco utilizzando facendo fuoco in quella direzione con mortai e armi leggere»“ (Leoni Grotti, Tempi di oggi). Un mio amico armeno, cantante lirico mi ha anche scritto due righe: „In Karabakh è cominciato lo spargimento di sangue“. Sono contento di essere qui in queste ore, per sentire da vicino la sofferenza di un popolo, maltratto e dimenticato dalla storia…VSSvpM! 


(Sera) Nella piazza della Repubblica a Yerevan protestano contro il premier Nikol Pashinyan, perché non reagirebbe adeguatamente all’attacco azero di oggi pomeriggio - mi ricordo ancora come tutta la piazza, oggi c’è ne era poca di gente al confronto, lo aveva osannato, qualche anno fa. Una ragazza che abbiamo incontrato „per caso“ (ha chiesto in tedesco a Konstanze cosa stasse cercando) e che ha il papà in Artsakh e che da ieri non ha più sentito, ci ha tradotto cosa stavano dicendo i dimostranti, ha detto che sa che gli armeni non ha alcun diritto di reagire militarmente in Artsakh, ma anche lei desidera una presenza diplomatica più forte del premier. Era molto stupita quando le ho detto che i media italiani e tedeschi hanno parlato ampiamente dell’accaduto odierno. Tra l’altro un gruppo di studenti di Naumburg (Sassonia-Anhalt) che stava arrivando da noi e che si trovava già nell’aeroporto di Francoforte è dovuto ritornare in dietro, perché il ministero regionale tedesco non se la sentiva di prendersi una tale responsabilità, qualora il conflitto dovesse ampliarsi… Insomma siamo a Yerevan al momento giusto, per stare davvero con questo popolo tartassato dalla storia…


(Droyssig, il 18.9.23) Sebbene Balthasar abbia scritto un libro sul „Complesso antiromano“, non difende una posizione teocratica, che pensa che il papa abbia un potere assoluto nella Chiesa e sopra tutti i poteri della terra. Il ministero del Papa deve essere integrato nella Chiesa universale e non viceversa. Allo stesso tempo è vero che “poiché il papa „nell’ambito della Chiesa gerarchica“ (SPN, Esercizi, 170) - rappresentando un altro che a sua volta dominava servendo - da la forma, non si  può rinunciare all’idea del regno sacro, che è allo stesso tempo spirituale e terreno“ (Balthasar, Antologia-Servais, 327). Quale è lo scopo, il telos di questo „regno“? „Dare al mondo la forma di Cristo“ (ibidem). La forma di Cristo si lascia riassumere nella parola „descensus“, come condizione dell’ascesa! Mai e poi mai un „gesuita“ (non solo nel senso dell’ordine dei Gesuiti) potrà legittimare le critiche al papa, che nel decennio  del pontificato di Francesco hanno ‚rivelato“ chi davvero segue e chi non lo fa! Come ricordava il padre Klein SJ, confessore di Ulrich, „ubi Petrus ibi ecclesia, ubi ecclesia vita aeterna“ (Ambrogio). Senza il Papa, quello regnante, non un’idea tradizionalista o progressista, non si da forma cattolica. Riferirsi a Balthasar per criticare Francesco è una follia, anche dal punto di vista filologico.  Come non è possibile riferirsi a Giussani per criticare Francesco. In Giussani „forma“ ed „avvenimento“ non stanno in contraddizione, tanto meno in riferimento al Papa, ma in un’opposizione polare e feconda (Guardini, Borghesi). Le accuse a Papa Francesco possono essere riassunte con due o tre frasi: per i progressisti sarebbe un Papa che parla in modo riformato, ma dal quale non ci si potrebbe aspettare una vera riforma della Chiesa (che per loro ha un carattere eminentemente clericale: sacerdozio per le donne…); per i tradizionalisti vi è una critica a pendolo: da una parte Francesco si comporterebbe come un monarca assoluto ed arbitrario (scelta dei vescovi…) e dall’altra avrebbe distrutto la forma cattolica, in modo particolare quella liturgica. Vero è che Pietro, in questo caso Papa Francesco, cosa che in vero vale per ogni uomo che segua i consigli evangelici, al quale si riferisce questa frase di Balthasar  „difende la forma, ma mai i limiti (o confini), perché la sua interiorità è la missione del Signore al di là di ogni confine“ (cfr. Esercizi, 281)“ (Balthasar, ibidem 327). Qui la „Chiesa in uscita“ di Papa Francesco è presente anche filologicamente nei testi di Balthasar, che ha obbedito al Papa, quando san Giovanni Paolo II lo voleva come cardinale della Chiesa cattolica, sebbene sapesse che in „cielo hanno altri piani“. Questa è una posizione di martirio radicale, ma in vero per tutti i cattolici vale ciò che dicono gli Esercizi di SPN: noi dobbiamo fare solo ciò che non contraddice o meglio è in accordo con la forma cattolica, cioè con la forma di Cristo. 

Nella quotidianità, per esempio come insegnante, non è facile seguire la forma di Cristo del „descensus“, in fondo perché siamo uomini di poca fede ed appena ci si presenta un’umiliazione concreta ci dimentichiamo del descensus, dell’exinanitio, senza la quale non vi è alcun amore cristiano. La difficoltà ha certo anche un aspetto psicologico, per me come mancanza di resilienza, cioè quella sovranità che non si lascia facilmente aggredire. Questa mancanza di resilienza mi porta poi ad una reazione esagerata che non risolve, ma complica la situazione. Comunque io lavoro con questa mia debolezza e spero nella protezione del mantello di Maria… La meta è un’indifferenza teologica nel quotidiano, che se raggiunta davvero fa la differenza dalle altre persone, senza neppure volerla…

Che Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni si siano incontrate a Lampedusa ed abbiano formulato un piano in 10 punti (a me sembra che la forma sia comunque quella di stampo poliziesco e non primariamente umano) è certamente cosa buona, forse più buona dell’altro incontro, quello di Matteo Salvini e Marine Le Pen a Pontida (Bergamo), ma è vero anche che la commissaria „uscente“ non rappresenta solo l’Europa buona, e gli altri non rappresentano solo quella cattiva, anzi un dialogo tra le posizione è più che mai necessario…

È l’amicizia « che rende Cristo provocazione quotidiana » . L’opposto della prima cosa che abbiamo detto, vale a dire della presenza devastante della mentalità comune. « L’amicizia rende Cristo provocazione quotidiana. » È l’amicizia che ci inoltra pedagogicamente nella realtà quotidiana, come verifica che Cristo è la cosa più cara che ho. È nell’amicizia che io sono introdotto pedagogicamente ( l’amicizia è pedagogo) nella realtà quotidiana: essa mi introduce, mi educa a stabilire i rapporti quotidiani come verifica che Cristo è veramente la cosa più cara che ho, dove la parola « caro » implica riconoscimento, stima, affezione, appartenenza. Perciò la grande legge dello strumento che Cristo ha scelto – l’amicizia che è la Chiesa in quanto vive stringendosi d’appresso, stringendoti fisicamente –, la grande legge di questo strumento è il seguire. Seguire: « Adesione umile al movimento » , cioè seguire « gli esempi » , stamattina è stato detto, valorizzare gli esempi. Ma attenzione all’alternativa che abbiamo già accennato stamattina: nella compagnia, o si segue, allora la compagnia è veramente la fraternità, la fraternità « come il proprio luogo, il luogo del proprio io » , dove il proprio io riconosce il suo senso e riconosce i sensi del suo camminare, o si interpreta. Questa è la differenza fra cattolicesimo e tutte le altre religioni cristiane. O si segue o si interpreta, e l’interpretazione è assolutamente nella solitudine, l’interpretazione è l’affermarsi della solitudine. C’è anche un’altra strada, che è l’alienazione: l’alienazione è il seguire, ma non l’autorità, non la storia che si esprime nell’autorità, nell’unità, nell’unità della compagnia o nell’unità della storia del movimento. O si segue o si interpreta.

LUIGI GIUSSANI  Ciò che abbiamo di più caro: (1988-1989) - porre la questione della forma cattolica significa porre questa alternativa radicale di don Giussani: o si segue o si interpreta; ma come diceva don Giussani in riferimento ai vescovi: si seguono i vescovi se seguono il Papa, „che da la forma“ (Balthasar) e questo vale per tutte le autorità regionali di CL e della Fraternità: le si segue se seguono il Papa…E poi per quanto riguarda la mia posizione e la nostra vita nella diaspora noi seguiamo dove c’è vera amicizia (non quella che sussiste se si partecipa ai gesti, ma quella che „viene prima“). A partire già dalla prima udienza dal Papa nel marzo del 2015 io visto in CL tanto gossip sul Papa, molta interpretazione e poca sequela…Per questo il nostro gesto di fedeltà è l’Angelus del Papa…

“Il paragone dentro l’esperienza si chiama « verifica » . La libertà è seguire l’Altro cui apparteniamo, perché non esiste libertà assoluta ( è soltanto Dio), perciò, come si spiega ne Il senso religioso , la libertà è una dipendenza: o si dipende dallo Stato o si dipende da qualcosa di più grande di noi, cui apparteniamo. E la nostra compagnia è la fragile e fin risibile apparenza con la quale coincide la nostra appartenenza a Cristo e al suo mistero totale che è la Chiesa. La libertà – questo è un Nota Bene importante, perché è rivelativo –, la vera libertà è un seguire che implica la dimensione della totalità, cioè della cattolicità. Si segue non in questa cosa, in un’altra, in un’altra, si segue in tutto. Il seguire è un paragone, è vivere il passo nel paragone con l’altro a cui appartengo; e il passo è qualsiasi cosa: mangiare e bere, vegliare e dormire, vivere e morire. Perciò, per sua natura, non è un seguire in alcune cose e in altre, quelle che voglio io, no: è un seguire secondo una dimensione di totalità, cioè di cattolicità. Qual è allora l’obiezione, cioè il punto faticoso? Il punto faticoso, l’obiezione della libertà è la « diversità » . Nel suo aspetto etico, accettare la diversità significa perdonare, e siccome non c’è uno di noi uguale all’altro, non possiamo convivere se non perdonando“. 

(LUIGI GIUSSANI   Ciò che abbiamo di più caro) - in primo luogo questo diario è testimonianza viva e quotidiana che io vivo nel e del paragone! E che sono disposto a perdonare e ad essere perdonato!  


Stasera volo con Konstanze e il preside a Yerevan (Armenia): VSSvpM! Porto con me un libro sulla libertà del padre Alexander Schmemann (ortodosso), perché lo stimo molto e non conosco la letteratura spirituale della Chiesa apostolico-armena. 


Abba nostro…

 


(Aeroporto di Lipsia) Nell’intervista di Pierluigi Banna con Fernando de Haro io vedo almeno due cose in gioco: si tratta senza dubbio del linguaggio e delle strutture di pensiero, chiamate „vettori“, usate da don Giussani: un avvenimento fuori di noi, il criterio oggettivo del cuore che giudica l’esperienza, la verifica di ciò che ci ha fatto crescere. Ma la seconda cosa in gioco è uno slittamento modernistico di Giussani; il Giussani di cui si parla nell’articolo, sarebbe stato piuttosto amico di Karl Rahner che di Hans Urs von Balthasar; il nichilismo stesso viene quasi presentato come un grembo da cui nasce l’amore per il vero o la nostalgia di questo amore per il vero, senza alcuna „confessione del peccato“ e senza alcun „superamento dall’interno“. La ragionevolezza dell’esperienza cristiana non conosce alcuna notte della fede e nessun salto che sia degno di questo nome. Si riconosce un’autorità che viene dal di fuori, ma nessuna tensione obbedienziale: riconosco quello che la Chiesa giudica come bianco, sebbene a me sembri nero (Esercizi di SPN). Poi è vero che la natura non è totaliter corrupta, ma questo non rende cristiano a priori, ciò che non lo è. È vero che Gesù nel primo incontro (Gv 1, 37…) presubilemente non spiega i dogmi, ma è anche vero che c’è una responsabilità per i dogmi e dei dogmi per noi, che non può essere sostituita da nessuna frase ad hoc di Ratzinger. Infine nell’articolo manca completamente la dimensione dell’ecumene che ha portato don Giussani fino in Giappone…


(17.9.23; Adrienne von Speyr; Hildegard von Bingen; Roberto Bellarmino; 24esima domenica del Tempo Ordinario)


Delle letture domenicali (Sir 27,30 - 28, 7 (27,33 -28,9); Rm 14,7-9; Mt 18,21-35) vorrei sottolineare alcuni aspetti, rinviando per tutti gli altri al commento di Balthasar, Luce della Parola, Casale Monferrato, 1990, 122-123 ed ovviamente alle letture stesse. In primo luogo: confrontarsi con la Parola di Dio fatta carne significa superare il livello di un „sentimento umanistico generale“. Per quanto sia importante „un etica dell’amore“, che faccia crescere l’altro (come mi ha scritto un’amica parlandomi di un piccolo libro di Bell Hooks), io non credo che si possa davvero amare, amare fino in fondo, anche chi ti umilia, se non si ha, come aveva Israele nell’AT e come ha la umma islamica, un senso forte dell’ „offerta di grazia“ e della „remissione di colpa da parte di Dio“ (cfr. Balthasar, ibidem). Anche gli „orientamenti pastorali per coloro che sono migranti a causa del clima“, non è solo una questione umanistica, ma di teologia della creazione, a livello solo umanistico questo documento dice cose delle quali si può discuterne l’opportunità (per esempio nella premessa del pontefice il paragone con la crisi del Covid-19, sebbene il pontefice stesso ne veda le differenze). - San Paolo dice una parola forte: „nessuno di voi vive per se stesso…“, certo noi viviamo perché ci è stato donato gratuitamente l’essere. „Nessuno deve la sua esistenza a se stesso, egli è come esistente, uno che deve la sua esistenza a Dio, ma ancor di  più: egli deve se stesso più in profondità a colui che ha già espiato per la sua colpa e di cui rimane nel più profondo debitore“ (Balthasar) - ma ciò non genera schiavi, anche la parola dello „schiavo inutile“ ha solo valore simbolico, che ci ricorda la sproporzione tra Dio e l’uomo,  ciò genera uomini liberi, amici del Signore. - Nel Vangelo della misericordia è descritta anche l’ira di Dio, per cui è legittimo porsi la domanda: „Che cosa è allora l’ira di Dio? Essa è l’effetto che l’uomo senza amore produce presso l’infinito amore“ e chi è l’uomo senza amore? „Colui che non lascia entrare in sé la divina misericordia, perché intende solo egoisticamente la remissione dei debiti“ (Balthasar, ibidem). In nessun modo l’ira di Dio è un invito a rimanere chiusi nella propria ira: già Omero con l’ira di Achille ci fa vedere che questo essere chiusi nell’ira non è fecondo e genera la morte, sia nella forma passiva (Achille che non combatte più perchè Agamennone gli ha preso la sua donna, Briseide, preda di guerra) che in quella attiva (Achille che vendica la morte di Patroclo ed uccide Ettore).


Ursula von der Leyen va con la premier italiana Giorgia Meloni sull’isola di Lampedusa - è già qualcosa se si prende coscienza „vor Ort“ del problema. Negli ultimi giorni sono arrivati 7.000 migranti sull’isola, che sta ‚scoppiando‘, come si è espresso Banfi nella versione odierna.

Non posso verificare al momento la serietà della fonte, ma visto che si tratta di un avvenimento (probabilmente) in Sassonia-Anhalt, di cui come dicevo non posso verificare, se la fonte sia del tutto credibile, ne riporto la notizia: 🇩🇪 A Magdeburg, in Germania, si svolge oggi la più grande azione di protesta di quest'anno in Germania, di cui i media non possono parlare. I tedeschi protestano contro la politica del Paese a favore della NATO, le forniture di armi all'Ucraina e le restrizioni alle libertà civili. Il numero dei partecipanti, secondo varie stime, raggiunge le 80 mila persone“ (Sprinter, Twitter (X), 16.9.23). - Il testo è condiviso dall’autore in inglese e da altri testi dello stesso „autore“, vedo che è fortemente filo russo…Il „Wochenblatt“ parla di proteste contro i provvedimenti governativi contro il Covid ed in genere contro il governo federale attuale e, citando la polizia di Magdeburg come fonte, dice che ci sono stati 2.000 partecipanti. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Robert F. Kennedy ha condiviso nella sua bacheca in Twitter (X) , il 15.9.23 la testimonianza di una ragazza, che mutatis mutandis, mi ha fatto pensare immediatamente a Sophie Scholl: „Questa ragazza ucraina sta dicendo la verità. I governi statunitense e ucraino stanno nascondendo questo (quello della guerra) terribile massacro ai loro cittadini. Quasi tutto quello che ci dicono su questa guerra è una bugia“. La ragazza è del tutto cosciente che la guerra non finirà „né domani né dopodomani, e sfortunatamente neppure nemmeno fra un anno“ e che la narrazione della ripresa della Crimea il prossimo anno è uno „schiaffo in faccia agli ucraini sofferenti al fronte“.  

Il Papa nellAngelus ci ha chiesto di  pensare ad una persona che ci ha ferito e di perdonarlo nel nostro cuore: ho pensato all’adolescente di venerdì scorso… 


(Wetterzeube, il 16.9.23; nono giorno della novena per far memora di Adrienne e per chiedere la sua intercessione per alcune cose che mi stanno a cuore) „Lo spirito oggettivo come norma ecclesiale“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 325-326) e il tema di questa meditazione. Ed ovviamente Balthasar parte da SPN: „Per non sbagliare, dobbiamo sempre ritenere che quello che vediamo bianco sia nero, se lo dice la Chiesa gerarchica“ (E, 365 a). Questo è un punto di non ritorno, ma questo atteggiamento non crea spiriti pseudo devoti, ma davvero liberi: i miei maestri sono stati davvero liberi, non come i clericali clericali e i clericali anticlericali, „qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo“ . Liberi significa: „La norma nel caso del cristiano non può essere il proprio arbitrio e neppure una considerazione etico-generale“ (Balthasar). Il cristianesimo non è liberalismo! Per cui il candidato alla presidenza dell’Argentina Javier Milei può anche dire cose esatte e cattoliche sull’aborto, ma la sua posizione „liberale“ non è cristiana. Vi è forse una legittimità critica del moderno (Del Noce, Borghesi), ma mai una glorificazione del liberalismo e/o della modernità, che sono fondati sul proprio arbitrio, che diventa quasi subito e quasi sempre arbitrarietà. Il cristianesimo non ha neppure a che fare con un progetto etico mondiale (Küng). Intendere la „Fratelli tutti“ così significa distruggere la fonte ultima delle argomentazioni del Papa: la fratellanza si fonda e si basa sull’unico Padre, che dona gratuitamente l’essere. Ovviamente vi è un „tao“ e vi „sono norme etiche che valgono per tutti“, ma ciò non è lo specifico cristiano ed ultimamente un cristiano non può partire da esse, anche se le riconosce nel senso del „gratia perficit naturam, non tollit“. Il cristiano segue una „norma divina“: „una tale norma può essere solo lo Spirito“, che è davvero „Spirito assoluto“, ma non contro il Padre che dona l’essere e contro il Figlio che ci riporta al Padre, dopo che abbiamo perso la strada della gratuità dell’amore divino, donato radicalmente. Per questo motivo sebbene la sequela di Cristo è sempre una sequela personale, pensata trinitariamente in modo personale per me, ciò non significa mai che questa norma sia identica con la volontà singola né con la somma democratica di volontà singole. Esiste una „coscienza complessiva e generale di tutti i fedeli, che non si trova al di fuori delle singole persone, ma che tuttavia non è identica con i singoli e non risulta dalla somma dei singoli stessi“ (Balthasar). La „Chiesa in uscita“ o la „Chiesa  ospedale da campo“ non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con lo stare ai margini della Chiesa. La violenza che subisce un insegnante da un adolescente che lo provoca la si sopporta solo dal „centro“ e il centro è Cristo; la Chiesa che è „l’oggettivazione di Cristo“ (Balthasar), il suo „proseguimento“ (Giussani) ci educa nel viaggio dal „sentire cum ecclesia“ fino al „sentire ecclesiae“ a perdere ogni arbitrarietà ed a metterci  al servizio dell’unico che ha salvato il mondo, mondo che può presentarsi nel comportamento di un adolescente (probabilmente sostenuto dai genitori). E il sentire ecclesiae è ultimamente „sentire Spiritus Sancti“ e questo non si incontra „fuori“ dalla Chiesa, ne ai suoi margini. Il „sentire cum Spirito Santo“ è „la norma generale soggettiva e in questo modo la regola, che supera il soggetto singolo, dell’universalizzazione della vita di Gesù attraverso lo Spirito Santo“, quel Gesù che è stato schiaffeggiato se pur innocente! Si, che nella sua umanità è salito sulla Croce ed è disceso nell’inferno! VSSvpM! 


Sulla questione del rapporto tra democrazia e autocrazia, che Javier Milei pone come un contrasto insuperabile, nel senso che la prima è innocente e la seconda è assassina, devo dire che questo tipo di ragionamento non tiene per nulla conto degli assassini democratici; una posizione multipolare mi sembra più realista e non legittima per nulla i crimini autocratici. - Per quanto riguarda il dibattito tedesco se la CDU debba evitare ogni collegamento con la AfD, io propendo per una posizione di dialogo, tanto più che qui da noi nell’est l’AfD è forse la posizione politica più forte, ma ovviamente, devo anche dire, dopo aver ascoltato l’intervista con Milei, che dice su alcuni temi cose simili all’AfD, in una sorta di AfA (Alternativa per l’Argentina), che c’è un livello di assurdità delle affermazioni (come le critiche unilaterali di un argentino contro il papa argentino), che rendono davvero difficile il dialogo…


Per tutta la mattinata ho un incontro in parrocchia, spero che lo Spirito Santo sia con me e con tutti i partecipanti! VSSvpM! 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Nella versione del 13.9.23 (trascrizione del giorno dopo) Greenwald, nella sua trasmissione in Rumble, presenta due aspetti interessanti del dibattito politico americano e mondiale. In primo luogo che una stragrande maggioranza di americani (degli USA) non vogliono una seconda presidenza di Biden: perché è vecchio e perché l’economia non funziona. La seconda l’aggressiva sfacciataggine con cui Zelensky e il suo governo pretende le armi dall’Occidente, sfacciataggine messa in rilievo, l’altro giorno, anche dalla FAZ, che è decisamente pro Ucraina. Da una parte capisco che se uno crede che l’invio delle armi possa risolvere il problema dell’aggressione di Putin, tutto proceda troppo lentamente, nel senso che più si è indecisi e più la guerra dura e più gente muore; questa interpretazione è quella che mi ha offerto il mio allievo ucraino, a cui insegno il tedesco; mi è chiaro che lui non possa far altro che pensare così. L’editorialista della FAZ a cui mi riferivo, Nikolas Busse, dice con ragione, però, che i governi occidentali devono tener conto anche del poco sostegno che ha ormai l’idea dell’invio delle armi nei loro paesi. E dice anche che la sfacciataggine di Kiev non è di aiuto, tanto più che la Germania è ormai il secondo paese, dopo gli USA, che con più intensità invia armi in Ucraina.   



(Wetterzeube, il 15.9.23; i sette dolori della Madonna; ottavo giorno della novena in memoria di Adrienne) Ho trovato questo elenco dei sette dolori di Maria: 1. Profezia dell’anziano Simeone sul Bambino Gesù; 2. La fuga in Egitto della Sacra famiglia; 3. La perdita di Gesù Bambino nel Tempio (in vero era già dodicenne); 4; L’incontro di Maria e Gesù lungo la via Crucis; 5; Maria ai piedi della Croce; 6.Maria accoglie nelle braccia Gesù morto; 7. Maria assiste alla sepoltura di Gesù. Un altra variante è questa, ma è solo un linguaggio leggermente diverso: „Queste sofferenze (in riferimento anche ai dolori del mondo) simboliche includono la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, il momento in cui Gesù si smarrì al tempio, la dolorosa salita di Gesù al Calvario, la crocifissione, la deposizione dalla croce e infine la sepoltura. Vorrei, però, porre l’attenzione ad un momento della vita di Gesù, di cui ho sentito parlare da Ferdinand Ulrich e Luigi Giussani. È il momento in cui l’arcangelo Gabriele se ne va. „In quel momento la Madonna ha dovuto vivere tutta l’energia che occorre alla fede. E l’ha dimostrato proprio in quel momento, in cui anche ciò che aveva dentro di sé non poteva essere constatabile; in quel grande momento («E l’angelo partì da lei»), in cui lei rimase sola, sola di fronte al fidanzato, sola di fronte ai familiari, sola di fronte al mondo, ed è stata leale con quello che aveva sentito e visto. La fede implica un coraggio che sostenga l’intelligenza. L’intelligenza si esprime con un giudizio («Sì, è così»); ma occorre il coraggio del cuore, prima di tutto anche per dire: «È così», e poi, soprattutto, per rimanere in questa affermazione, per restare in questa affermazione. Per questo la fede è direttamente proporzionale al più elementare e insostituibile gesto dell’uomo; anzi, il vero gesto umano, starei per dire, è solo questo (tutto il resto è come dato; anche questo è fino a un certo punto dato, ma è il punto in cui ciò che ci è dato obbliga la nostra libertà): voglio parlare della “domanda”, che si può anche chiamare preghiera. Non si può avere fede senza chiedere la fede. E così io mi immagino la Madonna prima dell’Annunciazione, con l’abitudine che certamente ha avuto di leggere la Bibbia, di ripetere in sé la grande domanda che l’uomo ha fatto al Signore in tutti i tempi. E mi pare abbastanza significativo che, al termine della storia religiosa dell’umanità che fa la Bibbia, la Bibbia termini proprio con una domanda: «Vieni, Signore Gesù»“ (Giussani, 1988). Questo passaggio mi da i brividi, perché io ho la  sensazione che noi siamo proprio in quel tempo in cui gli angeli e forse anche in un certo senso i maestri sono andati e noi siamo soli con l’esigenza di dire: „Si, é così“, come ho imparato da Balthasar, da Adrienne, dal don Gius, da Ulrich, da Dall’Oglio…Gianni scrive che andava a scuola con la curiosità di incontrare Gesù; io non so dire queste frasi, anche se ovviamente vorrei che ultimamente la mia vita abbia senso, che io sia un balsamo per gli altri, e che questo è possibile per me solo nell’assenso al Logos  universale e concreto che è Gesù; io vedo solo, per quanto riguarda la scuola, che fanno fatica i ragazzi, anche quelli bravi, forse proprio loro, per cui nella mia doppia ora di filosofia, gli ultimi 15 minuti gioco „scala quaranta“ con loro, perché poi dopo di me hanno ancora 90 minuti di storia e sono affaticati, si sono alzati presto, etc. Spero che Gesù abbia a che fare con quella decisione ed anche con tutto ciò che ho raccontato e discusso ieri con loro su Platone: come e quando è davvero possibile un dialogo filosofico? …

I mei maestri non insistono tanto sulla questione  della domanda preliminare che Maria pone: come è possibile? Ma questa secondo me appartiene anche alla „ragionevolezza“ di Maria. E per quanto riguarda il rosario: io l’ho detto tante volte nella mia vita, e non solo nel bisogno, ma la spiritualità del: dire almeno un rosario al giorno, per togliersi il diavolo di torno, non la sopporto. In questo momento per me questa meditazione è come dire il rosario e poi posso finirla anche con il rosario o con un Ave Maria, ma la Madonna non è né un postino né una contabile. VSSvpM! 


„Per non sbagliare, dobbiamo sempre ritenere che quello che vediamo bianco sia nero, se lo dice la Chiesa gerarchica“ (SPN, Esercizi, 365a). E questo in una situazione che sembra essere quella di un „Sabato santo“ prolungato, quella in cui angeli e maestri sono partiti da noi è a volte pesante! E per quanto dobbiamo con ragione insistere sulla „ragionevolezza“ di ciò che facciamo, ci vuole „tanto coraggio del cuore“ nel fare il „salto“, perché di un salto  si tratta: „è un passo della fede puramente ecclesiale nella notte“ (Balthasar, Antologia-Servais, 325). È un passo che Sant’Ignazio chiama „obbedienza“: ciò che vede come nero lo intende come bianco; ovviamente è giusto essere anche davvero liberi e non troppo devoti, ma alla fine ciò che conta è l’obbedienza: „Perché crediamo che quello spirito che ci governa e ci sorregge, per la salvezza delle nostre anime, sia lo stesso in Cristo Nostro Signore, che è lo sposo, e nella Chiesa, che è la sua sposa. Infatti la nostra santa madre Chiesa è retta e governata dallo stesso Spirito e Signore nostro il quale dettò i dieci comandamenti“ (Esercizi, 365, bc). Dieci, però, non cinquantamila! Anche e sopratutto per l’obbedienza vale il „cum grande animo y liberalidad“! 


In vero con Papa  Francesco il Signore ci ha dato un grande maestro, che supera tutti gli schemi e Konstanze ed io lo seguiamo regolarmente, nella sua preghiera dell’Angelus. Ma ovviamente si tratta del Papa, che è a Roma o in giro per il mondo, non un maestro che si possa toccare nella quotidianità…e va bene così, perché „il passo nella notte della fede“ lo dobbiamo fare noi! 


Si possono dire certamente tante cose di Paolo Dall’Oglio, ma che egli sia un „sionista“, beh questo è proprio l’ultima cosa che mi verrebbe in mente, ma proprio questa è stata detta dopo le sue ricerche scientifiche sul monastero di Mar Musa; grande è stata la sua reazione, ha cercato il momento di verità dei suoi critici, che non volevano Mosè come patrono, ma un monaco straniero venuto dall’Etiopia, come da sempre hanno creduto. „C’è del vero nell’adesione popolare a questa narrazione. Essa parla della continuità dell’amore della gente per questo santo: lo amano o ora lo difendono nei confronti di Paolo, che viene e lo cancella, e dicono: È vergognoso rubarci la memoria!“. Questo ha aumentato la mia consapevolezza e comprensione dei dati socio-storici „psico-collettivi“ e li prendo seriamente in considerazione, perché forse queste persone con la loro pietà e il loro rapporto con il santo attraverso la pietà, lo conoscono meglio dei manoscritti“ (Il mio testamento, 125).  Ma miracolosamente questa polemica cessò: „per opera di Dio si è fermata“, dice Paolo. Mi sono chiesto, tra l’altro leggendo, che così si dirà di questo diario, che cosa se ne dirà, senza quella pietà dei critici di Paolo. e cosa si dirà di colui che lo scrive: un perverso agente di Putin? Ma è lo stesso mi fido di Dio! 


Per quel gioco (Harry Potter, battaglia per Hogwarts) che ci hanno fatto conoscere Johanna e David ho cominciato a vedere ‚sistematicamente‘ i film di Harry Potter. Per ora ho visto i primi due. Il messaggio è quello dell’amore, dell’amore che si sacrifica per un altro come dice Albus Dumbledore a Harry Potter, a proposito del sacrificio della madre di Harry. Un amore che diventa la profondità più profonda di Harry. Rubeus Hagrid è anche una bella figura, un uomo semplice, obbediente ed amico di Dumbledore, che è tra l’altro una vera figura di padre che sa guardare oltre le regole. Lord Voldemort e la sua connessione con Harry mi spaventa e non so se sarà possibile davvero tenere quell’equilibrio che c’è in C.S.Lewis e in J. R.R. Tolkien, che sanno distinguere più precisamente tra il bene e il male; ma vediamo…


Il Cardinal Matteo Zuppi conclude oggi la sua visita a Pechino, dove è stato ricevuto da Li Hui, rappresentante speciale per gli affari euroasiatici, l’uomo che nel governo cinese si occupa della guerra“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Sono d’accordo con Banfi: se 7.000 migranti arrivano in un giorno a Lampedusa, la risposta a questo problema non può essere in primo luogo la „Marina militare“…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ho sentito l’intervista che Tucker Carlson ha fatto con il possibile futuro presidente dell’Argentina, Javier Milei. La visione di quest’uomo è facile da riassumere: i socialisti sono assassini, con loro non si fa alcun commercio e chi li appoggia fa una politica di compiacimento con degli assassini (per esempio Papa Francesco). Raramente ho sentito una tanto chiara sfacciataggine. Neanche da Matteo Salvini. Purtroppo un certo pubblico tradizionalista proverà un grande piacere per la posizione del „liberale“ Milei, che condanna radicalmente l’aborto…



(Wetterzeube, il 14.9.23 - settimo giorno della novena per  Adrienne; esaltazione della Croce) Quando ieri trascrivevo il punto 362a degli Esercizi di SPN ho pensato a quello che Balthasar dice a suo modo: l’intenzione ultima del „sentire cum ecclesia“ non può essere cambiata, ma il modo con cui essa viene espressa, lo può (cfr. Antologia Servais, 324-325). Oggi non si può né si deve tenere nascosto cose che comunque vista la trasparenza della nostra società non possono essere tenute nascoste. Il „popolo semplice“ di cui si preoccupa SPN ha un accesso al mondo delle informazioni democratiche, e questo è bene, anche se la mormorazione (gossip) generale non lo è. Per quanto riguarda la „critica democratica“ Balthasar la prende come un fatto, ne comprende anche i problemi, se questa „critica democratica“ si accoppia ad una „educazione medio-bassa crescente“ e dove si legge poco ed in modo acritico, sotto il mantello della democrazia. Il tema è difficile, ma direi che la „critica democratica“ è un bene non come mormorazione, ma come tentativo di controllo di élite che vogliono solamente la loro sussistenza. In generale penso che si debba ereditare la lezione di Padre Dall’Oglio: cura di leggi democratiche di base, senza mettere in questione la struttura gerarchica della Chiesa, come obbedienza a Cristo. 


In questi giorni ho citato meno dal testamento di Dall’Oglio, non perché non lo legga più. Al momento, nelle pagine che sto leggendo, Dall’Oglio presenta ricerche scientifiche sul monastero di Deir Mar Musa e sul patrono del monastero (Il mio testamento, 118-123) che sono molto interessanti, proprio per il metodo usato: devozione si, ma basata su ricerche scientifiche…A parte il fatto che un monastero che probabilmente abbia in  „Mosè, profeta della Bibbia e Kalim Allah, colui che conversava direttamente con Dio“ (122), il suo patrono,  insomma un patrono che è  un profeta e legislatore sia per la Bibbia che per il Corano, mi interessa molto, perché credo che dobbiamo tutti imparare a parlare direttamente con Dio, le pagine, però, non si prestano tanto ad una riflessione di un diario… 


C’è una frase di San Bernardo, citata da SPN (Esercizi, 351), che per me è di capitale importanza: „Non ho cominciato per te, non finirò per te“, rivolta al diavolo. Ci può essere anche un eccesso di pseudo umiltà che ci impedisce di agire, per la Chiesa o nel mondo, pur essendo in accordo con un superiore o con il padre confessore, e in questo contesto SPN ci insegna: si „deve operare in maniera diametralmente opposta alla tentazione, secondo il detto di San Bernardo…“. Noi invece, purtroppo, siamo molto dipendenti dalle insinuazioni del nostro nemico, che ci tenta in modo differenziato…


Nel nostro collegio professori si cercava qualcuno che a titolo onorifico dialogasse in tedesco con il nostro allievo ucraino (nona classe) e mi sono offerto. Ieri ho cominciato leggendo un articolo con lui della FAZ, che normalmente è favorevole all’Ucraina, in cui si diceva, però, che da Kiev arrivano critiche ingiuste ed unilaterali, perché la Germania è ormai già il secondo fornitore di armi all’Ucraina. Lui mi ha spiegato il motivo ucraino di queste critiche: tanto più si è lenti nel fornire le armi, tanto più la guerra dura a lungo e tante più persone muoiono. Il mio compito era di insegnarli il tedesco e non di insegnargli cosa debba pensare. Io ho solo contrapposto le due tesi, la sua e quella che dice che bisogna rallentare l’invio delle armi per evitare un’escalation…Era molto grato che passassi un ora con lui ad imparare il tedesco senza alcun guadagno economico… 


„Volendo offrire una sintesi un po’ brutale: nella visione di von der Leyen c’è l’Europa delle banche e dei banchieri e c’è l’Europa che affianca gli Usa nella guerra commerciale alla Cina, in nome del “green”. Manca però l’Europa della solidarietà fra i popoli e dell’accoglienza. Manca l’Europa della pace, storicamente in prima linea contro l’uso delle armi nucleari e a favore del multilateralismo. Manca l’Europa soggetto politico autonomo, in grado di sviluppare una propria attività diplomatica, schiacciata com’è nello scontro fra Occidente e Paesi del Sud Globale“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Condivido completamente questo giudizio; aggiungerei che l’élite che guida l’Europa attualmente non ha la minima di idea di cosa pensino i popoli che vivono in essa…

Alle undici di mattina suonavano le sirene d’allarme dappertutto, nei mobile phones ed offline - sembrava di essere in guerra…

Per quanto riguarda l’educazione, dalla nota 191 dell’Homo Abyssus, prenderei questi elementi critici: ormai abbiamo a che fare con solo-maschi, che non usano la loro potenza per donare l’essere in modo gratuito; con solo-femmine che hanno perso il senso della fecondità, non solo quella naturale, ma anche quella spirituale e con solo-bambini gettati in un mondo di cui capiscono abbastanza in fretta i meccanismi, ma a cui manca una proposta umana da verificare. Giussani e Ulrich sono, nell’aver compreso tutto ciò, davvero fratelli nello spirito…per superare la crisi abbiamo bisogno di semplicità e povertà di spirito, abbiamo bisogno di Cristo come esperienza, non solo come Parola…(cfr. Il passaggio di Don Giussani che ho condiviso nella bacheca di Facebook, preso: „L’io rinasce da un incontro“)… Educatori che non comprendono il „movimento di finitizzazione dell’essere“ fisseranno se stessi e i loro alunni in una intellettualità astratta che rende „ipostasi“ le astrazioni e rende le persone astrazioni…le conseguenze sono spaventose. Speriamo che ce la facciamo…

Per quanto riguarda l’intervista di Greenwald a Jenin Younes (Rumble, 11.9.23), avvocato che difende persone che sono state censurate perché avevano idee alternative sui vaccini vs Covid, cosa che contraddice il primo emendamento della costituzione degli USA, è chiaro che si tratta del valore della e del diritto alla libertà di opinione. Ci sono critiche ai vaccini che sono senza senso (insomma che sono disinformazione), ma vi sono anche critiche sugli effetti collaterali che non possono essere censurate, perché son un vero contributo ad un dibattito pubblico, libero e scientifico. Tra le cose che dicevo sul movimento di finitizzazione e l’educazione e questo tipo di temi, non c’é forse una linea diretta, ma anche un lavoro scientifico preciso e la comunicazione di ciò che si è studiato, è una forma di „finitizzazione“, cioè di assunzione di un compito preciso per il bene comune… e che un governo costringa, per esempio e in primo luogo, i big tech a censurare questo tipo di critiche è davvero scandaloso…  

I troll di Twitter e i politici di alto livello amano definire "agenti russi" i giornalisti che raccontano la verità sulla guerra per procura in Ucraina. Gli utili idioti Aaron, Katie e Matt, così come innumerevoli altri giornalisti indipendenti, sono stati tutti accusati di essere al soldo di Putin, un'accusa francamente stupida (ma tristemente efficace) che non è mai stata supportata da uno straccio di prova. Quello che dicono è che l'invasione illegale della Russia è stata fatta in gran parte per impedire un'ulteriore espansione della NATO. E anche se questo è stato verificato innumerevoli volte da funzionari degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, qualsiasi giornalista che abbia l'integrità di riferirlo viene tacciato di essere a favore di Putin. Ma cosa succede quando lo stesso Segretario Generale della NATO pronuncia queste esatte parole in una conferenza stampa? È un tirapiedi di Putin? La NATO lavora davvero... per Putin?Con zero prove… Useful Idiots sostiene ufficialmente che Jens Stoltenberg e il resto della NATO sono burattini di Putin. Ora possono vedere come ci si sente a replicare a un'affermazione così stupida“ (La redazione di Useful idiots, 14.9.23). - Visto che è accaduto anche a me riporto in traduzione automatica (DeepL), rivista da me, questa ironica frase degli utili idioti americani…a cui mi unisco come utile idiota in terra tedesca…

„Gv3, [13] Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo“. - Questa è un espressione del „movimento di finitizzazione dell’essere“, nella dimensione della Rivelazione sovrannaturale…Cristianamente, a differenza della filosofia platonica, non è possibile pensare ad un’ascesa, senza la discesa del senso necessario dell’essere. 

Abba nostro…


(Droyßig, il 13.9.23; sesto giorno della novena per Adrienne) C’è un passaggio degli Esercizi di SPN o meglio un capitolo che porta il titolo: „ Le note seguenti servono per identificare e capire gli scrupoli e le insinuazioni del nostro nemico“, che mi sembrano di un importanza vitale per noi uomini del mondo „trasparente“. Già la distinzione iniziale tra „giudizio errato“ (346) e „scrupolo“ (347) mi sembra di importanza capitale. Di alcune colpe possiamo dire che non le abbiamo fatte e se noi stessi diciamo di averle compiute operiamo con un „giudizio errato“; lo „scrupolo“, che „procede dal nostro proprio giudizio e libertà“ ed è un’ „insinuazione del nostro nemico“, consiste nel fatto che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato, ma che ne esageriamo la portata e questo provoca „angoscia“. Credo che c’è un livello di angoscia che deve essere interrotto, anche con medicamenti, perché il dolore genera il dolore, come avevo imparato da un medico di Heidelberg nei miei primi anni tedeschi e questo dolore può essere troppo elevato. Ma vi è anche un livello di „angoscia“ che può e deve essere sopportato. Mentre dobbiamo imparare a disprezzare il „giudizio errato“, „perché è interamente errore“, le conseguenze dello scrupolo possono essere sopportate „per un certo spazio di tempo“: „è proprio delle anime buone vedere colpa là dove colpa non c’è“ (347,c). E visto che non è mai possibile separare completamente tra la mia colpa e la colpa degli altri, e pur tenendo conto delle differenziazioni di cui sopra e dei limiti di tempo, è bene, per un certo periodo di tempo per l’appunto e secondo le forze che si hanno portare un po’ il peso del peccato del mondo! 


Anche dopo la tragedia della pedofilia bisogna dire con Agostino che non dobbiamo essere grati solo di Cristo, ma anche della Chiesa (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 322-324). „Dobbiamo essere disposti a ritenere per buoni e a lodare le disposizioni, le raccomandazioni e i comportamenti dei nostri superiori, perché sebbene alcuni siano, o non furono buoni, il parlare contro di essi, sia predicando in pubblico, sia discutendone davanti al popolo semplice, generebbe mormorazione e scandalo piuttosto che vantaggio: e così il popolo si indignerebbe contro i propri superiori sia temporali che spirituali“ (SPN, Esercizi, 362a). Il nostro tempo, la nostra „società trasparente“, in modo particolare con i „social media“, è diventata una società di mormorazione generalizzata e questo non fa bene a nessuno. Da qui non nasce, però, alcun progetto di censura, tanto meno di giornalisti alternativi che fanno un grande servizio alla verità, anche se contraddicono quello che scrivono o dicono i loro colleghi dei media aziendali. Ma ritorniamo al nostro problema nella Chiesa, per esempio ricordando il gossip generalizzato: è bene ricordare che SPN procede la sua raccomandazione, appena citata, così: „Ma, come è dannoso parlare male in assenza dei superiori alla gente semplice, così può essere vantaggioso parlare delle loro cattive abitudini a quelle persone che possono porvi rimedio“ (362b). Ed a certe abitudini bisogna porre rimedio e non nasconderle e bisogna servirsi per questo sia delle leggi civile che di quelle canoniche. Da questo atteggiamento di rispetto per la Chiesa, secondo Balthasar, non ne consegue che „aspetti singoli della Chiesa come istituzione diventino oggetti di un amore riflesso: perché ciò potrebbe contraddire proprio lo spirito più profondamente ecclesiale“ (Balthasar, ibidem 323). Insomma non dobbiamo adorare certi momenti istituzionali della Chiesa (dicasteri della chiesa centrale, responsabili regionali di un movimento…), quasi  che ogni espressione clericale sia „ex cathedra“. Ed in genere SPN non parla di „amore per la Chiesa“, ma di partecipazione al suo amore, come sposa di Cristo, per Cristo e in Cristo per tutti i nostri fratelli e sorelle che incontriamo nel mondo e particolarmente nella nostra quotidianità…Che cosa e chi amo nella Chiesa? Ho un grande rispetto per la sua forma liturgica e sacramentale, che accompagna l’uomo dalla culla alla bara; ho un grande amore per i suoi santi e per i suoi maestri (in modo particolare per quelli che ho incontrato e che mi hanno aiutato ad amare Dio e il prossimo), ho un grandissimo amore per le persone che nella quotidianità mi ricordano che in Cristo vengono „ricapitolate“ tutte le cose… e tutti gli uomini.


Il cardinal Matteo Zuppi è a Pechino, nella sua veste di inviato speciale di papa Francesco sul fronte della pace. È già stato a Kiev, a Mosca e a Washington. Ma la visita in Cina potrebbe rappresentare un momento chiave dell’iniziativa voluta dal Papa. Iniziativa per una “pace giusta” e soprattutto per ora centrata su uno scopo umanitario. Nello Scavo su Avvenire rivela che già 500 bambini sono potuti rientrare in Ucraina, dopo una trattativa silenziosa. Trapelano pochi dettagli dell’operato di Zuppi, ma sono state molto chiare le parole che ha pronunciato a Berlino nella tre giorni organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e che si è conclusa ieri con una cerimonia sotto la Porta di Brandeburgo (…), quando ha detto: «Dev’essere una pace scelta dagli ucraini, con le garanzie, l’impegno, lo sforzo di tutti. E quindi chiaramente quello della Cina è uno degli elementi forse più importanti». Poi ieri, prima di partire direttamente da Berlino, ha anche aggiunto a Tv2000, facendo riferimento all’incontro ecumenico: «L’auspicio è quello di spingere e tessere la difficile tela della pace. La preghiera ecumenica di questi giorni sicuramente è un motivo ulteriore per cercare con fiducia il dono della pace che è un dono di tutti e per tutti». Proprio a Berlino papa Francesco ha fatto arrivare un messaggio sulla necessità di non perdere la fiducia e perseverare per far cessare il conflitto“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Sono molto grato al giornalista italiano, che mi permette di seguire, nel dettaglio ed in modo sintetico, avvenimenti che sono di estrema importanza e che in questo diario trovano anche „commenti“ miei, che, però, non devono essere ripetuti continuamente…Il filo rosso di queste citazioni è spesso „la profezia della pace“! 

Abba nostro…


 (Pomeriggio) Credo che SPN abbia totalmente ragione a far risalire gli scrupoli alle insinuazioni del diavolo e che faccia bene a farci notare che „il nemico osserva bene se un’anima è grossolana oppure delicata“ (349). E a seconda se è l’una o l’altra le tentazioni sono diverse. Noi, se vogliamo perfezionarci nella vita spirituale, dobbiamo fare il contrario di ciò che si aspetta il diavolo, il nostro nemico; l’anima grossolana deve educarsi a „rendersi più sensibile“ (350). Mentre l’anima delicata, deve stare attenta agli eccessi di colpevolizzazione e questo significa per SPN „stare salda nel giusto mezzo“ (350b). Io credo che il giusto mezzo non sia identificabile con sensazioni da borghesucci o di persone eccessivamente pie e moralistiche. Questo vale anche per la pornografia: è vero che questa azione (visione di un porno e conseguente masturbazione) non è una quesitone che riguarda solo un individuo, ed è vero che può provocare un rapporto sbagliato con la persona che si ama o con altre persone nel mondo lavorativo, ma è anche vero che può essere la reazione, fino ad un certo punto del tutto comprensibile, per uno sbaglio antecedente ad essa; insomma la questione causa ed effetto non è per nulla chiara. E poi vi è anche da tenere conto di tutta la problematica dell’inconscio collettivo (in riferimento ad un articolo di Mariolina Ceriotti Migliarese in „Avvenire“, 13.9.23, che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook)… 


La differenza ontologica tra essere (Sein) ed essenza (Wesen) può illuminare anche quella tra uomo e donna; l’essere è atto che si dona e l’essenza è il grembo che riceve questo atto di donazione. Questa analogia non può essere assolutizzata, cosa che non farebbe bene, né all’uomo né alla dona, quasi che entrambi fossero solo esplicitazioni di un sistema; ne è possibile da ciò che si legge nei racconti della creazione della „Genesi“ né dalla filosofia di Ulrich assolutizzare una priorità dell’uomo sulla donna. Nel secondo racconto della creazione l’uomo dorme, quando Dio trae da lui la donna che gli viene donata. Insomma  „la donna procede dall’uomo, ma gli è „data“ da Dio“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 408). E nel primo racconto viene „solo“ detto: „Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò“ (Gn 1, 27). Io non penso che una teologia o una metafisica dei sessi debba orientarsi solamente alla procreazione o alla generazione; è già un’esperienza di grande fiducia e comunione perdersi nell’orgasmo proprio e/o dell’altro, ma è vero che la dimensione della gratitudine si esprime in modo eccellente proprio nella nascita del bambino, dei bambini: „ma come, però, il movimento di finitizzazione dell’essere si illuminava nella profondità più profonda come grazie, così il bambino non è null’altro che il grazie incarnato di questo compimento del movimento di finitizzazione dell’essere, tema del quale è l’uomo“ (Ferdinand Ulrich, 408). La tentazione che entrambi, sia l’uomo che la donna, devono evitare è rispettivamente di un „essere che si fissa in se stesso“ e non è più capace di donarsi sia quella di un’essenza chiusa in se stessa, che non è più capace di fecondità…



(Wetterzeube, il 12.9.23 - Nome di Maria; quinto giorno della novena per Adrienne) Quale è il centro vitale del „sentire cum ecclesia“, penso all’intera storia della Chiesa? Maria è la quintessenza della Chiesa. Uso la parola „quintessenza“ nel senso di „natura intima e ultima“ (Treccani) della Chiesa. Il centro vitale della Chiesa è ovviamente Cristo, ma dal punto di vista solo umano (sit venia verbo), cioè mariano, è obbedienza a Cristo. Questa obbedienza non è solo propria al „popolo santo di Dio“, ma alla Chiesa nella sua interezza, anche ai suoi vescovi…, ci insegna Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 321-322): „sentire cum ecclesia è sentire in se stesso questa obbedienza della Chiesa“ (Balthasar). Il tradizionalismo può aver pochissimo „sentire cum ecclesia“, tanto quanto ne ha il progressismo. Mi accorgo leggendo Balthasar, che conosce tutta la tradizione e pensa sempre dal Vangelo e da essa, che a volte confondo la „gerarchia della Chiesa“ con l“a gerarchia nella Chiesa“: la prima è la struttura obbedienziale a cui la Chiesa tutta è chiamata se vuole seguire Cristo; la seconda è la „prova“ se uno seguire davvero. I tradizionalisti, che criticano la Chiesa conciliare (ne parlo perché uno si è espresso nella mia bacheca, criticando don Giussani e per l’appunto la Chiesa conciliare nella sua interezza), si richiamano all’antica Messa (che poi così antica non è) che Paolo VI avrebbe tradito, sono in fondo dei modernisti e „protestanti“, sanno poco o niente della Chiesa nella sua interezza, della Parola di Dio, dei Padri, dei Padri del deserto, etc. La gerarchia attuale sub et cum Petro, quell’unico che abbiamo, Papa Francesco, perché vive di questa obbedienza ultima e gerarchica (questo lo garantisce Cristo, non io), è il criterio per sapere se uno segue sé o il mondo. Per un cattolico non c’è un altro criterio. Si possono ovviamente criticare alcune delle cose che dice il Papa, ma non mettere in dubbio il criterio stesso, perché l’ufficio petrino sarebbe stato ricoperto da „massoni“. Tra l’altro questi tradizionalisti sono quelli che hanno detto che Dio ha fatto morire Balthasar tre gironi prima di ricevere  il berretto cardinalizio, perché non voleva eretici in questo collegio…Io chiedo al Signore con umiltà di figlio ed amico di imparare a vivere l’obbedienza al Padre come l’ha vissuta lui! La Chiesa sposa impara da Cristo cosa sia obbedienza! 


La prossima settimana quando volo in Armenia mi porterò un libro del Padre ortodosso Alexander Schmemann sulla libertà, per la meditazione mattutina e appena ho finito gli Esercizi di sant’Ignazio vorrei riflettere sulla „filocalia“. Non sono un monaco, il cui valore riconosce anche il Sacro Corano (cfr. Dall’Oglio, Il mio testamento, 113), ma ho un desiderio grande di „vivere in una grotta con una lampada“ (114). Cioè di vivere della „Luce della Parola“…


„Noi vedremo progressivamente come la ragione è un sapere, certamente, ma che implica l’impegno di tutto l’uomo, più che la sola potenza del suo intendimento“ (Paul P. Gilbert, La semplicità del principio. Introduzione alla Metafisica, Casale Monferrato, 1992, 11) - questa intuizione del gesuita belga corrisponde, analogicamente, a ciò che Ferdinand ci raccontava ieri a cena di „neuroanatomia“: i centri da cui partono le informazioni che ci permettono di muoverci non si trovano solo nel cervello. Ma a parte questa osservazione ieri ho preso nelle mani l’introduzione alla metafisica di Gilbert, perché mi è piaciuto il titolo (da anni attraeva la mia attenzione): „La semplicità del principio“. „Il principio è come lo spirito umano che si riconosce nell’espressione che esso non è, ma che gli è tuttavia propria e di cui assume la responsabilità…Lo spirito si esprime armoniosamente in ciò che non è“ (13) - se non fosse così lo spirito umano rimarrebbe chiuso in se stesso e non avrebbe alcuna capacità ontologica, nel senso della „sovraessenzialità“ (Ulrich), ma quest’ultima si gioca nella materia, anche nella materia dell’uomo e non è un’astrazione gnostica. Noi tendiamo alla semplicità, alla semplicità del dono dell’essere come amore gratuito (che non siamo), anche o forse proprio perché „il nostro spirito non è semplice per se steso“: semplice e completo è il dono dell’essere…e in questa semplicità è sovraessenziale, ma di una sovraessenzialità che ci riguarda e che non si fissa nella „sospensione ontologica“. Cosa sospende la sospensione ontologica? il movimento in cui il dono dell’essere diventa finito e contingente…

Gilbert propone nel primo capitolo del suo libero, per partire, cinque  definizioni della metafisica, delle le quali la quarta è per lui „la più consistente“: „la metafisica ricerca il senso del reale e principalmente della vita umana, assumendo un punto di vista antropologico“ (ibidem, 23). Questo corrisponde all’intuizione di Ferdinand Ulrich che il „movimento di finitizzazione dell’essere“ è il tema per eccellenza dell’uomo, sebbene Ulrich tenti di superare ogni riduzione antropologica del dono dell’essere come amore gratuito. Il che significa prendere sul serio anche la prima definizione: „la metafisica è la scienza dell’ente in quanto ente“, che nel linguaggio di Heidegger ed Ulrich, si esprime come „scienza dell’essere in quanto essere“…


Ci si può chiedere ed anzi per un pensatore è doveroso chiedersi che cosa significhi „essere come dono d’amore gratuito“. Se scrivo: „l’essere è un dono di amore gratuito“ ho scritto una frase in italiano comprensibile, insomma è certo anche una questione di linguaggio, il poterla esprimere. Ma in vero per me è un’ „ipotesi di lavoro“ sull’essere in generale (un’ipotesi elementare), che posso formulare perché ho fatto esperienza di doni e del donare o del ricevere un dono. Questa ipotesi di lavoro non riguarda solo un certa particolare azione, ma riguarda per l’appunto tutto l’essere.  E per quanto in modo incosciente, tutti hanno un’ipotesi di lavoro sull’essere: è un caso, è una diavoleria (il reale come accumulazione di piccole e grandi follie)…Ulrich, da cui ho imparato a parlare così, comincia il suo opus magnum, Homo Abyssus, dicendo che neppure di una mosca sappiamo dire fino in fondo quale ne sia l’essenza ed è interessante che parta proprio dalla mosca, che in vero sentiamo come un fastidio e non come un dono. In vero anche l’esperienza del fastidio e del dolore ci spinge a chiedere un senso generale, che confermi o falsifichi quello stupore che certamente abbiamo in qualche modo provato che ci  sia qualcosa invece che nulla e che questo qualcosa è espressione del bene, della bontà sotto intesa in quella affermazione dell’essere come atto e come dono di amore…


In un certo senso, ma il tema dovrebbe essere approfondito al di là di ciò che permetta un „diario“, l’affermazione che l’essere è „amore gratuito“ è della modalità di una „causa finale“ - non è né una causa materiale, né efficiente, forse un po’ formale, ma come tale rischia di diventare quell’idealità astratta, criticata da Ulrich o di servire solo all’intelligibilità, che può diventare „logicizzazione“ dell’essere stesso. Che cosa significa causa finale? Per Aristotele“ il bene è la causa finale, di cui l’amore è la perfetta espressione, mentre l’odio è anti-finale, è fonte di distruzione…gli enti tendono verso il loro bene. „Il bene (…) è (…) il termine di ogni generazione e di ogni movimento“ (Metafisica, I 3, 983a); nello stesso modo la gioia estetica è il fine del lavoro dello scultore. Il bene è ultimo. La metafisica aristotelica è la scienza di questo fine“ (Paul P. Gilbert, ibidem 38). Ulrich, seguendo Tommaso, che segue Aristotele, parla dell’essere come „similitudo divinae bonitatis“. Certo nella natura e nella storia ci sono anche forze distruttrici, che sono per l’appunto anti-finali. L’ipotesi di lavoro del bene ultimo è necessaria se si cerca un senso del tutto. L’alternativa a ciò è anti-finale ed in questo senso del tutto non filosofica…


Cosa significa essere "filorussi"? Questa è la domanda che abbiamo esaminato mercoledì sera quando abbiamo analizzato un nuovo rapporto commissionato dall'Unione Europea, condotto da un gruppo di sedicenti "esperti di disinformazione" finanziato da Omidyar (Pierre Omidyar (* 21 giugno 1967 a Parigi, persiano پیر امیدیار) è un imprenditore franco-statunitense, fondatore ed ex presidente del consiglio di amministrazione della piattaforma di vendite su Internet eBay. È stato anche finanziatore di The Intercept.“ Wikipedia, edizione tedesca), che è stato pubblicizzato dal Washington Post ed è diventato super virale, come era prevedibile. L'accusa centrale nei confronti di Twitter e di altre società di Big Tech è stata catturata dal titolo del Post "Musk New Twitter Policies Help Spread Russian Propaganda, the EU Says" (Le nuove politiche di Twitter aiutano a diffondere la propaganda russa, dice l'UE), ma quando si scava nel rapporto, come abbiamo fatto noi, si scopre che per "propaganda pro-Russia" si intende qualsiasi cosa che si discosti dalla politica statunitense e dalle narrazioni dell'UE sulla guerra. Il solo fatto di mettere in dubbio l'opportunità del ruolo della NATO in Ucraina o di affermare che l'Ucraina sta perdendo la guerra si qualifica come "propaganda pro-russa“, che l'UE vuole vietare. Lo scopo di questa narrazione creata dal Washington Post non è solo quello di stigmatizzare, ma di bandire ogni dissenso sulla guerra… 

Una prova concreta della nostra osservazione è emersa quasi subito dopo la messa in onda del nostro programma. Una nuova biografia di Elon Musk sostiene che Musk ha negato i servizi Starlink (Starlink offre un servizio di Internet globale ad alta velocità, con download fino a 220 Mbps, ideale per applicazioni critiche in movimento) all’esercito ucraino, in particolare alla sua flotta di sottomarini, mentre questi si preparavano ad attaccare la Marina russa. La società di Musk, SpaceX, controlla più satelliti di qualsiasi altra società o governo al mondo e viene utilizzata, tra le altre cose, per garantire la connessione a Internet in qualsiasi parte del mondo, anche quando le forze militari del proprio nemico cercano di negare il servizio Internet con i bombardamenti. Musk ha fornito all'Ucraina miliardi di dollari di servizi Starlink gratuiti dall'inizio della guerra, ma il governo degli Stati Uniti si è inizialmente rifiutato di risarcirlo. Inizialmente aveva detto che avrebbe dovuto ritirarli perché non potevano permetterseli, ma poi ha annunciato che avrebbe continuato a fornirli gratuitamente. Come sempre, con l'Ucraina e i suoi sostenitori, nulla è mai abbastanza. Bisogna sempre dare di più. Musk ha confermato parte della storia in questa nuova biografia e ha fornito il suo motivo in questo modo: "C'era una richiesta di emergenza da parte delle autorità governative di attivare Starlink verso Sebastopoli, con l'ovvio intento di affondare la maggior parte della flotta russa alla fonda. Se avessi accettato la loro richiesta, SpaceX sarebbe stata esplicitamente complice di un importante atto di guerra e di un'escalation del conflitto".

Ha poi precisato di non aver effettivamente interrotto i servizi esistenti, ma di aver semplicemente rifiutato la richiesta dei militari ucraini di estenderli ulteriormente per poter attaccare i russi nel modo del tutto nuovo che temeva avrebbe portato a un'escalation, di cui la sua azienda e lui stesso sarebbero stati in ultima analisi responsabili dal punto di vista etico, se non legale. 

Questa concessione ha immediatamente portato a diffuse accuse che Musk fosse colpevole di tradimento o almeno di essere "filo-russo" e si sono diffuse richieste al governo degli Stati Uniti di sequestrare i suoi servizi Starlink. Ma in che senso è filo-russo? Le aziende private o, se vogliamo, i governi stranieri, hanno l'obbligo di fornire all'esercito ucraino tutto ciò che chiede? Coloro che rifiutano queste richieste, anche per il desiderio di non contribuire all'escalation di una guerra già pericolosa, sono intrinsecamente colpevoli di volere che il Cremlino vinca la guerra o di essere pro-Putin?“ (Glen Greenwald, Rumble, 7.9.23; trascrizione dell’8.9.23) - Ho citato a lungo questo passaggio di Greenwald, perché anche questo diario è stato accusato di essere filo russo o meglio io sono stato accusato di essere filo russo.


Sulla guerra in Ucraina la notizia di oggi è che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un sta per arrivare in Russia, a bordo di un treno blindato. Si teme che a Vladimir Putin porti aiuti militari. Alle elezioni in Russia il partito di Putin è in vantaggio, anche nelle quattro regioni ucraine annesse, mentre le forze ucraine avrebbero ripreso il controllo delle piattaforme petrolifere Boyko, in Crimea, occupate dalla Russia nel 2015. - Sul fronte diplomatico stasera il cardinale Matteo Zuppi dovrebbe partire per Pechino nella sua missione umanitaria voluta da papa Francesco. È già stato a Mosca, Kiev e Washington. La Santa Sede all’Onu a Ginevra ha lanciato un appello contro l’uso delle bombe a grappolo in Ucraina“ (Alessandro Banfi, versione odierna)

Abba nostro… 


(Pomeriggio) Purtroppo le catastrofi naturali continuano: in Libia un ciclone (Daniel) ha devastato la città di Derna: ho letto da un amico in Facebook che le autorità libiche temono più di 2.000 morti e 1.200 dispersi. Ave Maria…


(Droyssig, l’11.9.23; 11 eleven; quarto giorno della novena per Adrienne) Nessuno che riconosca SPN per padre potrà mai dimenticare il punto 353 dei suoi Esercizi: „Messo da parte ogni giudizio, dobbiamo aver l’animo disposto e pronto ad obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo Nostro Signore che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica“ (353). Questa obbedienza non implica nessuna devozione eccessiva, se non quella normale di crescita in un’istituzione, nei confronti dei dicasteri romani e delle loro richieste, ed anche nessuna devozione eccessiva per „Roma“, a parte il fatto che è una città straordinaria per la sua storia spirituale e culturale. „La Chiesa del ministero (cfr. Esercizi, 353: la Chiesa gerarchica) ha un suo luogo geografico-simbolico: Roma. A partire da esso la Chiesa entra addirittura nel campo di forze politiche della storia del mondo. La Chiesa della santità non può per sua essenza aver un tale luogo; una città può qui solamente garantire per tutti i luoghi della santità, che hanno lo stesso valore del suo. Il primo contrassegno della santità ecclesiale è: compito, missione, peso di una responsabilità, che colpisce ed affascina l’uomo eletto ed esige da lui una disponibilità fino al sangue. Ad altri è permessa la libertà, a lui no; altri hanno una scelta, lui no“ (Balthasar, Antologia-Servais, 320). Dio ha scelto per lui, anche il luogo: Tamanrasset ha lo stesso valore di Roma, ma anche la diaspora, o il luogo dove è stato rapito padre Dall’Oglio…Non credo di aver avuto o di aver una chiamata specifica, non sono né un monaco né seguo alla lettera i consigli evangelici, ma quando ho letto queste righe di padre Balthasar, questa mattina, sapevo che stava parlando di me. Almeno per un certo „momento“ di questa affermazione. Devo stare dove Lui vuole, non dove voglio io! Il luogo può essere una città in Mongolia o un luogo non conosciuto dell’Irlanda, ma per chi è stato eletto ed in un certo senso ciò vale per tutti: il luogo è il compito stesso, per cui è stato eletto, anche se magari in quel luogo ci è andato per motivi terreni. I santi hanno un carisma particolare (il „ministero della grazia“ lo chiama Balthasar) e i santi sono „le potenze concrete, i simboli reali del regno di Dio, le Sue „idee“, e allo stesso tempo le sue „potenze“, sotto il dominio e l’idea massima ed onnipotenza di Cristo, che come persona concreta è la verità“ (Balthasar). 


Il compito ha sempre a che fare con spirito e materia. „Dio, per mezzo del suo Spirito, si mette all’opera per creare l’universo, spiritualmente e materialmente“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 111). Dio ha creato anche la materia che esprime la sua profondità e la sua gioia! Ma vi è un „primato dello spirito“. Il peccato è la „perdita del primato dello spirito“; questo può portare, anche per un monaco, alla „mondanità spirituale“ (De Lubac). Ad una „realizzazione falsamente spirituale“ (Dall’Oglio). La materia, già in quanto materia „è l’espressione della profondità dello spirito“, ma anche della sua gioia e della sua pace. Noi dobbiamo stare attenti ad non „imbrigliare“ il nostro spirito ai nostri desideri ed istinti materiali, insomma dobbiamo stare attenti a non „distorcere la vita spirituale“. Non dobbiamo mai perdere l’umiltà di ritornare ogni giorno alla Parola di Dio e alla Chiesa (gerarchica e di santità). 


Purtroppo il Marocco è stato „devastato dal sisma“: „Nella notte fra venerdì e sabato un violentissimo terremoto ha colpito il Marocco. A Marrakech ci sono già 300 mila persone senza tetto. I morti sono più di duemila, i feriti 2.400. Il Re Maometto VI ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Ma i soccorsi fanno fatica a raggiungere le zone più colpite. Ieri all’Angelus il Papa ha pregato per le vittime..“(Alessandro Banfi, versione odierna). 


„I grandi della terra hanno pubblicato il documento finale del G20 in cui vengono condannati la guerra e l’uso delle armi nucleari, senza citare Russia e Ucraina. È una vittoria diplomatico-politica dei Brics e dell’India, Paese organizzatore“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

„Appena uscita dal suo grande viaggio in Ucraina, Victoria Nuland afferma che un "asse" dell'attuale strategia statunitense è quello di "mettere a rischio alcuni dei beni più preziosi della Russia". Questo mentre gli attacchi sul territorio russo sono aumentati notevolmente e gli Stati Uniti, secondo quanto riferito, invieranno missili balistici a lungo raggio“ (Michael Tracey, Twitter (X), 10.9.23). -  Michael Tracey mi è di grande aiuto, perché con una sola frase, mi permette di comprendere, che al di là di tutte le parole, questa guerra procede e come spesso ci avverte anche Banfi, procede con una brutalità ed una escalation spaventose! 



Nel film „Clèves“ (2022) di Rodolphe Tissot, interpretato magistralmente dalla giovane Louisiane Gouverneur, viene raccontata la scoperta del proprio corpo da parte di una quindicenne. Ho ancora ricordi di quella scoperta nella mia vita, una scoperta che ci confronta con un „fatto“. Ne parlo qui perché la mia meditazione sopra non abbia un tono troppo alto. Credo anche che la narrazione di questa scoperta come „imbrigliare il nostro spirito alla materia“ sia del tutto unilaterale, allo stesso tempo, però, devo dire che il film presenta un percorso eccessivo di questa scoperta, non perché faccia vedere una ragazza che si masturba, ma perché questa ragazza, lasciata da sola con (papà) o senza (mamma) un preservativo,  per i suoi desideri passa anche sopra i cadaveri e l’innocenza, che sussiste anche quando ci si masturba, non esiste per nulla. Questo film è quasi un „giallo“; che il sesso possa portare, vissuto nel modo con cui lo vive la protagonista, alla gravidanza, è chiaro, insomma il film non nega alcuno dei fattori della questione…le fasi del percorso della scoperta del proprio corpo (si accenna anche alle fantasie davanti ad uno specchio…) sono super accelerate e alle fine rimane solo una tristezza infinita…


Don Giussani è un vero e proprio teologo, non solo pedagogo! Mi ha molto impressionato una sua intervista del 1998 (vedi mia bacheca in Facebook di ieri) apparsa in „Communio“, in lui il sacerdote lombardo esprimeva la dimensione teologica e dogmatica da cui nasce CL. Vi è in lui una vera intenzione pedagogica, che tiene conto del fatto che „il cammino al vero è un’esperienza“, ma vi è anche in lui, ed è forse l’altra faccia della stessa medaglia, il bisogno profondo di rendere esperienza la teologia e la dogmatica cattolica…Il verbo si è fatto carne, il peccato originale… 


Per quanto riguarda il peccato (originale ed attuale) mi sono chiesto che cosa si possa dire di esso a partire dall’ontologia del dono dell’essere come amore gratuito. Mi sembra che il peccato sia il gettare un ombra sulla semplicità e completezza del dono dell’essere stesso; il peccato oscura e complica questa semplicità; ma vi è anche un’altra forma di peccato, quella che „essenzializza“, „ipostatizza“ il dono stesso, che diventa pesante come una „persona“, come un’ „essenza“, invece di essere „nulla“ (gratis et frustra); pecchiamo insomma quando confondiamo il donatore e la persona o la cosa donata, con l’atto stesso della donazione, che è comprensibile solamente „nel medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich). Nella prima forma di peccato l’atto del dono viene „complicato“, non si crede insomma più che nel dono stesso e nella sua semplicità vi sia la parabola eccellente della bonitas divina - per questo dobbiamo gettarci in un operare furioso; nella seconda forma esso viene „reso pesante“; in entrambi i casi si dimentica Dio, nel senso che non si crede egli ci abbia donato l’essere in semplicità e completezza oppure si ritiene che il dono sia così perfetto che non ci rimane null’altro da fare che lamentarne la dimenticanza da parte degli uomini… Ovviamente peccato è anche una manipolazione dei doni, che dimentica ogni gratuità…



Abba nostro… 



(Wetterzeube, il 10.9.23; 23esima domenica del Tempo Ordinario del canone romano; terzo giorno della novena per Adrienne) Le letture (Ez 33, 7-9; Rm 13, 8-10; Mt 18, 15-20) della domenica odierna, che riguardano l’esortazione reciproca amichevole e quella istituzionale, la legge e la preghiera,  „sono assolutamente decisive per la forma da Dio voluta della Chiesa“ (Balthasar, Luce della Parola, edizione citata, 120). Ovviamente in un tempo di „matti“, come oggi nei social media, in cui questi si auto-sentono responsabili per la salvezza della tua anima, bisogna dire che non si deve mai perdere di vista che „l’uomo resta libero“, non solo di dire di no, ma dire di si in modo diverso, da come pensa la tua non richiesta guida spirituale. L’esortazione al centro di queste letture è „amorevole e reciproca“ e non accade in forza di idee che ho io personalmente e neppure di leggi del mondo, ma „come rimando all’autorivelazione divina e all’ordine ecclesiastico fondato da Cristo“ (Balthasar, ibidem). Per quanto riguarda la corruzione e l’abuso della propria identità per legittimare affari che sono solo mondani (ma questo vale certamente anche per eresie dottrinali), negli anni passati avrei desiderato un governo più chiaro in CL: „esiste una linea di confine indicata da Dio oltre la quale un peccatore o un lontano non può più considerarsi come appartenente alla Chiesa di Dio“, detto questo Balthasar specifica: „Non la Chiesa lo esclude dalla sua communio, egli stesso si scomunica“ (ibidem, 121). Infine bisogna anche dire, pur con tutta la legittimità della critica al clericalismo e all’autoreferenzialità, che vi è una „centralità ecclesiale“, a cui dobbiamo tendere „e riportare tutti coloro che si trattengono sugli orli e che oltre essi si perdono“ (Balthasar). Questa „centralità ecclesiale“ è Cristo stesso e la sua „legge“ che riassume tutta la legge, „che integra in sé tutti i singoli comandamenti“, che non dobbiamo né aumentare (appesantire) né diminuire (alleggerire). 

Quando l’altro giorno abbiamo pregato per Johanna (perché Maria prenda possesso delle sue paure) ho sentito tutta la verità (non magica, ma tuttavia reale) di ciò che si legge nel Vangelo odierno e che Balthasar commenta così: „ciò che due invocano con sguardo comune-amoroso a Dio viene concesso“ (La luce della Parola, 121). 

Cosa si può imparare dalla Susi Gern di Martin Walser (in il „Curriculum dell’amore“, Francoforte sul Meno, 2001)? Se penso alle letture appena commentate, non dovrebbero essere lei e suo marito e tutti gli altri „amanti“, che non sono solo personaggi di un romanzo, ma in vero personaggi del nostro mondo postmoderno, essere oggetto di una „esortazione amorevole“ e di una spiegazione che hanno un „concetto troppo stretto ed unilaterale“ (Balthasar, che tra l’altro Walser amava) d’amore (quello di Edmund è ridotto al suo cazzo)? Non so, credo che noi cattolici con consigli sulla vita sessuale degli altri, senza averne spesso l’autorità e credibilità abbiamo così esagerato, che sarebbe meglio un po’ di silenzio. E per Susi, nel suo „curriculum d’amore“, non ci sono solo le scappatelle per compensare quelle del marito, ma anche l’amore per la sua figlia disabile e il rimanere con suo marito, che le danneggiano la salute, come le dice ad un certo punto il medico…D’altra parte se penso ad un film giapponese che ho visto, „When the Rain Falls“ (2022, regia di Shûsuke Kaneko con l’interpretazione notevole di Kazumi e della bellissima Kazuha Komiya), devo pur dire, pur nel massimo rispetto per l’amore omosessuale delle protagoniste e pur ammettendo che l’affermazione che l’amore sessuale tra maschio e femmina, come dice Kazuha, è molto o forse troppo diretto, che l’interpretazione del maschio nel film è del tutto unilaterale e che l’idea di un amore „non diretto“ è a sua volta una tentazione di ridurre la legittimità della tenerezza sessuale al solo „femminile“…Sul film ci sarebbero molte altre osservazioni da fare, per esempio sulle strutture non democratiche della vita quotidiana giapponese che arrivano fin nel letto degli amanti, ma mi limito a quanto detto…

„L’aspetto più affascinante dell’esperienza umana è l’evidenza del cambiamento di sé nel modo di percepire, di concepire, di immaginare, di progettare e di operare. Insomma, uno come Emmanuel Mounier, di cui ieri sera abbiamo letto le lettere, è un altro uomo! L’uomo è questo! Qualcuno mi citava un padre e una madre di Varese, che hanno avuto due bambini gemelli minorati... Fisici e psichici! Una cosa da disperare. Prima potevano apparire due persone insignificanti, sono diventate due persone eccezionali! Chi vuole capisca. È come dopo la resurrezione di Lazzaro: « Molti giudei venuti, vedendo il miracolo, credettero in Gesù e molti corsero a Gerusalemme per accusarlo » . Erano davanti allo stesso fatto. La libertà è veramente la cosa più evidente e più misteriosa. Sono belle tutte le nostre considerazioni sulla libertà. Vi consiglio di andare a vedere Il senso religioso ,  senza perdere nessuna proposizione, perché ogni frase è un discorso. Vi si dice, per esempio, che la libertà è il modo con cui uno guarda la profondità di questa vallata, con cui dice le preghiere, con cui si pone di fronte al reale, all’essere; la libertà è una scelta primordiale“. (LUIGI GIUSSANI  L'io rinasce in un incontro).


Se penso all’intervista di Glenn Greenwald con Freddi DeBoer (https://rumble.com/v3frqzo-system-update-show-144.html), credo di dover sottolineare due aspetti come importanti per le riflessioni spesso intraprese in questo diario: la classe dominante da lui criticata è in fondo la stessa classe manageriale criticata da N.S.Lyons, una classe dominante che ha sostituito l’interesse per la classe operaia, per i poveri con questioni di identità di gender, che riguardano minoranze, ma che diventano criterio, per giudicare tutti. Secondo aspetto: l’aver studiato in una certe università, che si possono permettere solo un élite, implica anche un certo di tipo di uomo che governerà tutta la società, senza conoscerla, dopo lo studio. Questa classe dominante non ha un vero interesse per l’altro o per lo meno solo per l’altro se è integrabile in una certa ideologia che identifica nemici, che non sono più tali o che lo sono solo puntualmente (un agente bianco che picchia un „non bianco“), come nel caso del suprematismo bianco, il cui  campione sarebbe Donald Trump, cosa che non spiega come mai „non bianchi“ negli USA, che sono ancora in maggioranza dai democratici, si spostino sempre di più in direzione di Trump o in genere del partito repubblicano o si sentano come un „Post-Partisan Solutionary“ (Seneca Scott). 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 9.9.23 - Pietro Claver (Verdú, 25 giugno 1581 – Cartagena, 8 settembre 1654) è stato un gesuita, missionario e santo spagnolo; beatificato nel 1850, è stato canonizzato da papa Leone XIII nel 1888, patrono dei diritti dell’uomo; secondo giorno della novena per AvS: Memorare…) Se il principio petrino nella Chiesa incarna la chiesa come istituzione e quello paolino, la chiesa come profezia, missione (Sendung) e verità, che cosa incarna il principio mariano nella Chiesa? La prima cosa da dire è che „la Chiesa era in Maria già presente, prima che gli uomini abbiano ricoperto un ministero“ (Balthasar, Antologia-Servais, 320). Maria è una donna, ed è l’ancella, che dopo aver chiesto qualche chiarimento „filosofico“ (ed in lei la filosofia stessa è ancella, non domina), dice il suo fiat assoluto, definitivo e non rimanda mai a se stessa, ma a Cristo - „qualsiasi cosa vi dica, fatela“ (Gv 2,5). Cristo dispone di lei: Gv 19,26. Non la mette dapprima in contatto con il principio petrino, ma con quello giovanneo, che nella Chiesa è amicizia, amore gratuito. Giovanni a sua volta non si trova mai in concorrenza con Pietro (Gv 20, 1-10), al massimo è la madre che vuole un posto privilegiato per suo figlio, per i suoi figli…In cosa si differenzia il principio mariano da quello giovanneo? In vero non lo so bene, so che entrambi vivono insieme, non solo come principi, ma come persone: „E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé“ (Gv 19, 27) - in un certo senso abbiamo forse a che fare (in Giovanni) con la percezione maschile dell’amore, che tra l’altro è richiesto anche a Pietro (cfr. Gv 21, 25 sg.), ed addirittura in forma „crescente“: „Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?“ Ma per quanto riguarda Giovanni è Maria che vive da lui, non viceversa. Allora in cosa consiste il principio mariano? „In modo nascosto la sua maternità vergine ordina l’intero spazio della Chiesa, gli conferisce ciò che è luminoso, caldo, salvo. Il suo mantello rende la Chiesa un mantello di protezione“ (Balthasar). Di tutto questo abbiamo più che mai bisogno! Abbiamo bisogno di una donna che ci insegni cosa significhi „presenza operante e servizio umile“.

Ma per quanto Maria sia anche la madre dei sette dolori, dei settanta volte sette dolori, essa è anche l’ancella della gioia. Dall’Oglio, che ci tiene a dire che i monaci di Deir Mar Musa non sono dei „riusciti“, dice anche che lui non vuole una „spiritualità della tristezza, della morte, del fallimento e della rovina“, non vuole „una spiritualità negativa del pianto“; sotto il „mantello di Maria“, che io ho sempre sentito molto presente qui nella diaspora, siamo il „campo di Dio“: „Cosa semina Dio in voi? Il seme di Dio sono i suoi desideri, il suo amore e la sua sollecitudine per tutte le creature, anzi per ogni cosa. Egli è il Buon Pastore, l’amante dell’universo materiale (!), spirituale, morale e culturale“; sono molto grato a Dall’Oglio e a Ferdinand Ulrich nell’Homo abyssus che insistano sulla „materia“ (Il mio testamento, 110). Nella materia si concretizza il dono dell’essere come amore! Quindi, io, che non sono un monaco, devo dire: anche nella bellezza del corpo di una donna, si concretizza il dono dell’essere come amore! Ma ovviamene anche per me vale, anche io richiedo „una vita centrata sulla presenza divina“. 

„Un americano non bianco su quattro si è sentito dire dai media aziendali per sette anni di fila che Trump è un razzista, che li odia, che il Partito Repubblicano favorisce la loro soppressione e persino il loro sradicamento, eppure continuano in numero sempre maggiore a esprimere il loro sostegno al nazionalista bianco. Per certi versi, questo dimostra semplicemente che sempre meno persone ascoltano i media aziendali o si fidano di ciò che dicono. Ma lo scrittore e accademico eterodosso di sinistra Freddy deBoer ha pubblicato un nuovo libro che spiega molto bene queste tendenze in modo ancora più chiaro. Si intitola: "Come le élite hanno mangiato il movimento per la giustizia sociale““ (Glenn Greenwald, Rumble,  7.9.23; trascrizione del giorno dopo). Questo giudizio è molto importante, tanto più se uno vuole essere davvero fedele alla dottrina sociale della Chiesa. Le élite al potere, tanto meno quella dell’amministrazione Biden, sono interessate davvero ai poveri negli USA e le narrazioni critiche sul suprematismo bianco non rivelano un interesse per i non bianchi negli USA, ma, se è vero quello che dice Greenwald, esattamente il contrario. 

Le narrazioni occidentali dei „corporate media“ degli eventi del mondo e in modo particolare della guerra in Ucraina hanno conseguenze preoccupanti: più del 13 % dei cittadini in Sassonia-Anhalt (MZ) vogliono fare il servizio militare nell’esercito tedesco; ovviamente io credo che un esercito sia importante e necessario per una nazione, ma ritengo anche che non l’esercito, ma la diplomazia risolva finalmente la guerra. 

La FAZ fa sempre più propaganda guerriera: i paesi industriali e democratici vs gli altri e teme che il G 20 in India diventi una „vittima della multipolarità“ (Nikolas Busse, editoriale) - io sto con il Santo Padre, che viaggia in Mongolia e guarda con simpatia al popolo cinese e non cerca uno scontro con XI Jinping… 

Abba nostro…

(Dopo aver tradotto Ulrich) „L’evoluzione non va dalla materia allo spirito puro, ma piuttosto essa è già da sempre  „aperta“, attraverso lo „spirito puro“ e la materia lo è nell’uomo e „tramite“ di lui, nel suo „superamento-conservazione“  in Dio. - La materia perciò „intende“ fin dall’origine l’essere nella sua sovraessenzialità. Per questo motivo l’evoluzione non rimane nell’ambito inorganico, ma va oltre il „puro corpo“, mentre il „puro spirito“, prigioniero nell’essere sostanzializzato, rifiuta la dimensione vegetativa e sensitiva. La „carne“ gli da scandalo“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 402). Quindi: uno spirito puro senza materia si scandalizza della carne; una materia che non deriva più dal dono dell’essere come amore gratuito è un grembo assoluto che genera solamente ciò che deve necessariamente morire.

Per non rimanere ad un livello ‚troppo alto’ (questa è la nuova critica che fanno alcune/i ragazze/i brave/iagli insegnanti più bravi), vorrei riflettere, con questo tipo di criterio, brevemente, su un film russo che ho rivisto ieri, „Il desiderio sessuale di una donna“, 2019. Il film racconta la storia di una ginecologa, Lena (30 anni) e del suo desiderio di sesso non corrisposto, al momento, dal marito Sergej. Per Sergej, tutto preso dal suo lavoro culturale nel teatro, Lena è „strana“ e ciò che è strano, lo capirà pian piano, è la „carne“, la dimensione vegetativa e sensitiva del sesso, che Lena cerca di canalizzare con masturbazione e 2 scappatelle sessuali, sebbene ami il marito. Alla fine una di queste scappatelle diventano oggetto di un video nella rete e così il marito se ne accorge. Alla fine del film la ‚perdona‘, ma in un senso ambiguo, un po’ lo eccita il fatto delle scappatelle e un po’ con un senso di pseudo superiorità, la giudica: lei è fatta così e bisogna tenerne conto. In vero Sergej non tiene conto per nulla della dimensione carnale, vegetativa e sessuale di Lena e questo secondo me è più grave del fatto che Lena non sia disciplinata, non tenendo conto che questo tipo di rapporti sessuali non sono fecondi. Ma nel bisogno di sesso di Lena non ci vedo alcun desiderio di „volontà di potenza“, piuttosto un espressione del desiderio di vivere. La dimensione sovraessenziale, cioè il fatto che la materia deriva dall’essere e porta in sé il carattere della gratuità dell’essere donato, o meglio la comprensione di ciò è davvero „grazia“ e nemmeno i cristiani, che queste cose dovrebbero saperle, possono saltare impunemente la „carne“…  

(Wetterzeube, l’8.9.23 - Nascita di Maria) „Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo“ (Mt 1,1). La singolarità della persona di Cristo nasce in questa storia. „Gesù non salva nell’insieme, ma persona per persona. In questo rende la persona degna del fatto che il suo amato muoia per lei“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 109). Questa polarità  (opposizione polare): insieme/persona deve essere salvato in modo fecondo ed è possibile solamente con una priorità della persona, dell’io sull’insieme. E tuttavia l’insieme esiste e viene ricostruito nella „genealogia di Gesù“ di Matteo così: „…in tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Gesù quattordici“ (Mt 1,17). „Gesù da forma ad un nuovo livello di coscienza umana e lo realizza; c’è un salto evolutivo con Gesù, che porta l’uomo ad un altro stadio rendendolo obbediente nella libertà“ (Il mio testamento, 108). Anche nella genealogia c’è un „salto“: „Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dal quale è nato Gesù, chiamato il Cristo (Mt 1,16) - non è nato dall’insieme, ma da Maria! L’ultimo figlio di questo insieme dapprima non capisce, ma poi sogna ed obbedisce („Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore“ - Mt 1, 24). Giuseppe crede: „…il bambino che viene generato in lei viene dallo Spirito Santo“ (Mt 1, 20). A che cosa obbedisce il cristiano, a chi? „Il Vangelo è dunque una legge (sharī’a) in quando di natura sua richiede ascesi, forza di cuore, formazione, impegno e tutto ciò che riguarda il buon esito dell’’obbedienza alla legge, che ora è legge del Vangelo: amore di Dio, amore del prossimo, logica della gratuità“ (108). In un intervista a „Radio Radicale“ Farina ha ricordato che la parola giusta per „prossimo“ è „amico“. Il Vangelo ci presenta una logica dell’amicizia. Da qui nasce anche un bisogno gnostico e filosofico autentico: „Quanti monaci sono andati nel deserto per uno scopo filosofico, per una conoscenza e la vera scienza delle cose ultime“ (108). Ma „gnosi“ qui non significa „logicizzare“ il dono dell’essere come amore gratuito, ma la richiesta del dono del „sentire“: „Desideriamo ardentemente conoscere l’intenzione di Dio e il mistero di Dio“! E questo in modo assolutamente personale: perché soffre mia figlia? Perché soffre Emma? Perché un ora di filosofia slitta nello „psicologico“…

SPN ci aiuta a comprendere „il vero criterio che dobbiamo avere nella Chiesa militante“ e ci offre „regole precise“, che hanno un carattere mariano implicito, dice Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 319).  La persona umile non intende mai la priorità della persona fuori dal „sentire cum ecclesia“. Con questo criterio si comprende subito se uno segue la sharī’a de Vangelo o no! „Messo da parte ogni giudizio dobbiamo avere l’animo disposto e pronto a obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo Nostro Signore, che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica“ (Esercizi, 353). Una Chiesa sub et cum Petro, ma ancor di più sub et cum Maria: „la sposa di Cristo, la Chiesa, possiede la sua origine e il suo grembo permanentemente fecondo in Maria“ (Balthasar, ibidem). Per questo motivo SPN quando ci insegna a meditare su tutto il  mondo, „sulla rotondità del mondo in cui vive tanta gente così diversa“, ci fa passare da questa ampiezza alla „camera della Madonna, nella città di Nazareth“ (Esercizi, 131), una stanza che ha contenuto qualcosa di più grande del mondo intero, un grembo in cui c’era il Logos universale e concreto! Anche quando si parla in modo mistico, mi accorgo che qualcosa non va nell’argomentare dell’altro, nell’argomentare mio se questo duplice sub et cum petrino e mariano non sono presenti. Nei confronti del papa attuale l’arroganza di giudizio è giunta fin dentro l’animo della persona di tanti credenti! Ed è interessante che questo pontefice è un pontefice filosofico (la questione della fecondità dell’opposizione polare (Guardini, Borghesi)…) e mariano: tutti i suoi viaggi cominciano dalla „Salus populi Romani“.

La guerra in Ucraina intanto continua senza tregua in tutta la sua crudeltà. La Nato sottolinea che Kiev guadagna 100 metri al giorno nella sua controffensiva. Ma l’uso delle armi a uranio impoverito e delle bombe a grappolo fa discutere e inquieta, anche se né Stati Uniti, né Russia le hanno mai messe al bando. Il cardinal Matteo Zuppi ha incontrato a lungo a Roma i vescovi impegnati nei lavori del Sinodo della Chiesa greco-cattolica, ribadendo la vicinanza della Chiesa cattolica all’Ucraina“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Ovviamente è bene che la Chiesa esprima la sua vicinanza all’Ucraina, ma credo che sia necessario anche fare un passo profetico in direzione della „verità“; forse questo non è il compito della Chiesa gerarchica-petrina, sebbene il Papa, per esempio, con la sua critica alla Logica di Cappuccetto rosso ha detto qualcosa di realmente profetico), ma lo è della Chiesa profetica-paolina, che anche al cospetto di Pietro dice con chiarezza e senza passi all’indietro, ciò che ritiene vero per la propria missione (Gal 2). Il Papa lo sa e per questo ha avuto anche il coraggio, in una delle catechesi del mercoledì, di commentare la Lettera ai Galati. Per quanto riguarda la questione ucraina secondo me ciò significa: non vi è un’identità tra il governo/l’esercito ucraino e il popolo ucraino; discutere apertamente sul fatto che nell’esercito ucraino vi sono forze naziste; discutere apertamente sul fatto che Zelensky è stato eletto per un mandato di pace e non di confrontazione; dire con chiarezza che, se si vuole prendere sul serio la critica alla logica di Cappuccetto Rosso, che la guerra in Ucraina è una „proxy war“: Putin non è l’unico lupo; dire con chiarezza che la pace si decide a livello diplomatico, non inviando armi…

Alcune righe a N.S. Lyons: Buon giorno! Vivo in Germania e mi accorgo nel mio rapporto con gli studenti di filosofia al liceo che vi è davvero una forma sempre più stretta di "totalitarismo": spiegare Platone e la sua equazione tra verità e bene, diventa sempre più difficile, ma è una bella sfida anche per me con 63 anni. Nel corso di filosofia dell'undicesima classe abbiamo analizzato parte della sua " China convergence". Sarei anche molto interessato all'articolo su Tolkien, Lewis e il totalitarismo.  Ho fatto anche l'abbonamento della sua pagina, ma devo dire che pian piano, per seguire  Paul Kingsnorth, Matt Crawford, Aaron Maté, etc. i costi diventano sempre più alti e devo stare attento perché ho un figlio che studia medicina in una delle città più care della Germania (Monaco di Baviera). Comunque sia, le sono molto grato per i suoi impulsi di riflessione. Per quanto riguarda la parte propositivia io non vedo un'altra via che quella che Hans Urs von Balthasar riassume così: Solo l'amore è credibile

Abba nostro…

PS I miei giovani che sono simpatici e mi vogliono bene (pur in tutta loro e la mia labilità) hanno una difficoltà enorme a comprendere la differenza tra opinione e verità, per loro tutto è un’opinione. Con l’esempio dello scontro tra i sofisti e Socrate/Platone è possibile fare qualche passo nella direzione giusta, ma non è facile. Il totalitarismo del mainstream non è per nulla interessato alla differenza tra verità (aletheia, emeth) e opinione (doxa), tutto è opinione ed alcune opinioni vengono identificate come pericolose e devono essere censurate; censura che nega sia i valori liberali che quelli cristiani (anche ciò che è nascosto deve essere rivelato). 

Il managerialismo tecnocratico criticato da N.S. Lyons è una questione di vitale importanza. Nella „Laudato sì“ il Santo Padre critica l’assolutizzazione del paradigma tecnocratico, che è in fondo una forma di gnosi ipostatizzata, quella che Ulrich critica nell’ „Homo Abyssus“; la gnosi ipostatizzata pensa astrazioni come se avessero lo stesso valore di una persona (ipostasi). Essa ha la modalità di una „sospensione ontologica“ (Ulrich), ciò significa che la persona concreta, nel suo cammino quotidiano e la logica della quotidianità vengono „sospese“ per una „idealità astratta“, quella che si realizza per esempio in uno smart phone, che permette una comunicazione ‚ideale‘ tra me in Sassonia-Anhalt e Adrian in California, ma che annulla o rischia di annullare la presenza carnale dell’amico, quasi che una video chiamata sia uguale ad un incontro in presenza. La logica che si attua a questo livello della sospensione è poi, quando non si tratta solo di una chat tra due amici, ma della presenza online in genere, regolata dagli algoritmi, che misurano i miei interessi digitali… è del tutto chiaro che al cospetto di questa onnipresenza digitale uno voglia fuggire nel deserto, dove si possono porre le domande che davvero ci interessano filosoficamente e non quelle volute dagli algoritmi. Detto ciò è vero che la tecnica ci permette cose che non saremo capaci a fare senza di essa: per scrivere ci vuole una penna e il MacBook Air con cui sto scrivendo è anche solo una penna più sofisticata, tanto più quando lo si usa per scrivere un diario o un romanzo. 

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 7.9.23) Sia Padre Balthasar che Padre Dall’Oglio sanno che noi al cospetto di Dio non possiamo essere solo „spettatori“. Il nostro assenso è decisivo. L’essere ci viene donato gratuitamente, non imposto! „La grazia di Maria era, come umile ancella di partorire il Figlio eterno insieme con il Padre“ (Balthasar, Antologia-Servais, 318). Il Padre è Colui che dona l’essere gratuitamente e ci ha donato il Figlio, il suo dono più gratuito e singolare, il Logos universale e concreto di tutta la realtà, con l’assenso di una donna, non di una dea. „La grazia del Figlio diventato uomo è di farci partecipi alla sua nascita eterna dal Padre e di riportarci con lui nel suo movimento al Padre“ (Balthasar, ibidem). Infatti passando gli anni, preparandoci alla morte, come dicevano e dicono i monaci del deserto, vogliamo ritornare alla fonte, a Colui che dona gratuitamente l’essere! „La grazia del Padre e del Figlio è quella di donarci lo Spirito Santo non come un risultato (lo Spirito non può essere un tale risultato), ma piuttosto come come Uno che procede di volta in volta, addirittura da noi, se il Padre e il Figlio ci coinvolgono nel loro alitare lo Spirito“ (Balthasar, ibid.). Quando si è voluto fissare lo Spirito Santo come un’epoca separata dal Padre e dal Figlio l’errore non era quello di pensare che lo Spirito procede anche da noi, ma quello di rendere „passato“ Colui che eternamente dona l’essere in assoluta gratuita e il suo Logos e quello di rendere passato, ma è lo stesso errore, Colui che vuole riportare tutto il mondo al Padre, tutto l’essere finito al Padre, anche le balene, che sono già citate nel primo racconto della creazione in Genesi e che avevano tanto colpito Etty! Ci sono momenti, come dice mia moglie, in cui si ha la sensazione certa che Cristo è accanto a te, in una stanza dove si prega insieme per esempio, ma noi siamo comunque ontologicamente e quotidianamente sempre in Dio:   „In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: Perché di lui anche noi siamo stirpe“, dice Paolo agli ateniesi. 

Sono totalmente grato a Padre Dall’Oglio che egli scriva, in questo ordine, che noi siamo „poveri e peccatori“; noi ci muoviamo in Dio, come „poveri e peccatori“, ci muoviamo in lui „non come ‚signori e signore‘, ma uomini e donne, discepoli e discepole, con la loro realtà fisica, sociale, culturale, sessuale“ (Il mio testamento, 106). Forse vale non solo per i  monaci, ma per tutti noi che cerchiamo di dire il nostri sì a Cristo: siamo „persone alle quali è andata male“, siamo per l’appunto „poveri“, se no non cercheremo, nella logica dell’azione e della quotidianità, un altro Logos, da quello del mondo. In un certo senso non siamo „neppure adeguati per vivere nella società, facciamo più male di quanto aiutiamo, perché abbiamo bisogno di salvezza“ (107), noi, non gli altri! Non in primo luogo gli altri. I monaci di Deir Mar Musa vanno nel convento, nel deserto, perché non sono adatti a vivere nella società, noi altri, che rimaniamo nel mondo, andiamo nel deserto della meditazione, per non fare troppo male a noi stessi e agli altri. Perchè dicevo che l’ordine delle parole: prima povero e poi peccatori mi è di grande aiuto? Ovviamente sono convinto di essere un peccatore, cioè uno che ha „esercitato la sua libertà in modo sbagliato“, ma prima ancora sono convinto di essere un „povero“: „ a causa del peccato originale. Quando diciamo poveri, intendiamo che questa realtà è una caratteristica della natura umana, esito dell’accumulo e dell’influsso del peccato di generazioni e generazioni, e del peccato dei progenitori Adamo ed Eva“ (Dall’Oglio, 106). Ma non solo della natura umana intaccata dal cumulo del peccato, aggiungo! Anche ontologicamente siamo poveri e ricchi allo stesso tempo, ma per l’appunto anche „poveri“, perché l’essere donato è povero e ricco. Ricco come dono semplice e completo e povero per „il medesimo uso di essere e „nulla““ (Ferdinand Ulrich), cioè „per la non sussistenza dell’essere“ (Tommaso). L’essere finito è sempre subalterno e secondario (Ulrich, Brague)! 

Ovviamente ha ragione Don Giussani quando dice che la nostra, di coloro che sono nati in un paese cristiano, prima ipotesi di lavoro da verificare è il cristianesimo, ma lui era del tutto ecumenico e il suo ecumenismo lo ha portato fino in Giappone, e quindi avrebbe capito benissimo la missione di uno come Padre Dall’Oglio, innamorato dell’Islam e seguace di Gesù! 

Ieri ho scritto nel mia bacheca in Facebook: „Stare con il popolo ucraino non significa pensare che l’invio di armi dell’Occidente sia d’aiuto a questo popolo. Chi lo afferma e si richiama a Papa Francesco tradisce volutamente o meno tutto o quasi tutto ciò che il papa dice e fa per il popolo ucraino“. Credo che noi dovremmo anche cercare di comprendere il „momento di verità“ delle cose che dice Putin. Il problema del nazismo è un problema autentico in Ucraina, certo non nel senso propagandistico e generalizzato pronunciato dal premier russo, ma in modo specifico, come presenza tra i soldati e nell’esercito, ma dall’inizio della guerra, anche per il modo di parlare e di fare di Putin, non si è voluto tenerne conto…

Giornata di “martirio”, come titola Avvenire, ieri per l’Ucraina con il bombardamento russo nel Donbass che ha centrato un mercato. Il segretario di Stato usa Tony Blinken ha compiuto il quinto viaggio a Kiev, annunciando l’arrivo di nuove armi. Comprese quelle all’uranio impoverito“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Dopo la mia lezione di filosofia nell’undicesima su Platone) Pensare è il contrario di dominare. Pensare (Denken) e ringraziare (Danken) sono due attività simili; proprio dallo stupore grato che c’è qualcosa invece che niente nasce il pensiero, nasce il desiderio di verità e quest’ultima non é né opinione né la constatazione di qualcosa. Verità è Ἀλήθεια: qualcosa che è dapprima nascosto, ma che al pensiero si rivela come alcunché di buono, come il bene. 

(Wetterzeube-Droyßig, il 6.9.23) Per Mechthild di Magdeburg (1207-1282), il capoluogo della Sassonia-Anhalt, dove vivo da più di  20 anni, Dio non è una sostanza statica, ma luce che fluisce: „la luce fluente della divinità“. L’espressione di Tommaso, „relatio subsistens“, (S. Th. 140, a 2) ha una sua utilità, pensa Balthasar, ma non esprime a sufficienza l’avvenimento del movimento di Dio. Ed anche quando Dall’Oglio parla della consacrazione dell’amore ci invita ad entrare „nel movimento del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo“ e specifica, come fa anche Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 317-318) che „lo Spirito ci porta al Figlio, il Figlio ci rivela l’identità di Dio e ci introduce nella sua vita con Dio Padre“ (Il mio testamento, 104). Il movimento ( l’avvenimento) che è Dio non finisce, come pensa Hegel, nello Spirito, e il movimento della realtà finita, dentro questo movimento di Dio, è „dal Padre al Padre“ (Adrienne). La parola „sostanza“ è utile, perché Dio non è „un vortice senza direzione“, ma in lui vi è un „ordine delle processioni divine che non può essere invertito“ (Balthasar). Amore è movimento (donazione di sé all’altro) e il movimento viene spiegato da Gesù con parole semplici: amore di Dio e del prossimo (cr. Mt 22, 34-40) e in questo amore c’è, per quanto incoativa, sempre anche la possibilità di essere un „sostituto“ (abdāl; come intuisce Farina nella sua spiegazione delle morti di operai nel vercellese) - con Abramo e Maria (anche se io differenzierei più tra i due), dice Padre Paolo. Sostituto significa: colpisce me, invece che un altro che ha commesso la colpa. Come nel caso che uno venga assalito da attacchi di paura per cose che non ha fatto. Per quanto riguarda l’Islam, per Padre Paolo ciò significa: „Cristo ha redento l’Islam, cioè l’umma dell’Islam…ha redento i mussulmani personalmente“, non perché siano solo „spettatori“ della salvezza, ma perché vi partecipino, cioè contribuiscano alla „costruzione del Regno e al servizio del Regno“ (Cfr. Il mio testamento, 105). Per noi cristiani, (però), si tratta di approfondire il mistero della Trinità, perché se tutto il reale è in Dio, allora tutto è nel movimento trinitario. E in questo mistero possiamo confessare che Cristo è il „sostituto“ per eccellenza! Ma per l’appunto il Cristo trinitario. „Il Padre creatore dona il mondo al Figlio redentore, il quale, dopo „il superamento di tutti i nemici“ lo pone ai piede del Padre, come regno compiuto (cfr. 1 Cor 15,25), il Padre a sua volta pone il Figlio come capo e riassunto/ricapitolazione dell’intera opera del mondo (cfr. Ef 1,10). Lo Spirito di entrambi come „terzo“, in questo ciclo infinito di donazioni, è impulso, attualizzazione, colui che compie, ma in nessun modo così che tutto fluisca in lui, piuttosto, attraverso di lui nel Figlio è condotto al Padre, che a sua volta è fonte ed origine di tutto, essendo Colui che fluisce verso il Figlio e lo Spirito“ (Balthasar). Quando ero giovane Coppellotti mi chiese, eravamo in una pizzeria a Torino, se tutte queste parole trinitarie non fossero solo „astrazioni“, ed in vero ogni parola e ogni narrazione sono astrazioni, ma in esse vi è anche una grande sapienza, che ci permette di comprendere, anche se dovremmo tenere conto del fatto che Dio è in alto e noi in basso (nel senso di Ignazio e Etty), come e cosa sia una comunità e come siamo noi, che nel nostro Selbstsein siamo um movimento fluido di ragione e volontà…

La parola esperienza indica il nesso che il nostro agire ha con la sua sorgente ultima, il mistero di Dio. È nell’esperienza che Dio arricchisce il nostro niente e perdona la nostra miseria facendola agire, facendola partecipe della Sua « attività » (è una parola banale, ma non sappiamo trovarne un’altra) di Creatore, di Ri-creatore, di Redentore. L’esperienza proclama sempre un nesso con Dio. Infatti un’esperienza diventa cattiva quando questo nesso con Dio non sia riconosciuto e la costruzione sia tentata a prescindere da Dio o addirittura contro la legge di Dio: non può durare a lungo un’esperienza che non rispetti la grande sorgente da cui nasce tutta l’energia umana. « Chi fa, falla » ; ma dentro lo stesso fallo avviene la bontà di una Redenzione attraverso l’umiltà di un perdono accettato e, prima ancora, attraverso la contrizione di un riconoscimento del proprio errore. È proprio attraverso il fallo che normalmente – dico addirittura normalmente – l’uomo cammina di più verso Dio. È il sistema che Dio ha usato. All’inizio del grande processo umano, ha permesso ( lo diciamo umanamente parlando) una cosa misteriosamente tremenda – che stringe ogni uomo che viene in questo mondo, lo angustia, nel senso latino della parola, gli stringe la gola, lo fa passare per strettoie, in una via che altrimenti avrebbe dovuto essere larga e tranquilla –: il peccato originale. Per il peccato originale, Dio è diventato uno di noi, questa storia che Dio ha voluto costruire ha portato Lui stesso dentro la nostra carne. La vostra è un’esperienza, perciò è un nesso con il divino, è un nesso con il Mistero, ma non diciamo più parole astratte, diciamo parole che la nostra storicità crede: è un nesso tra voi e Cristo, tra voi e Dio fatto uomo. Solo dall’esperienza può nascere, anzi, è normale che nasca una volontà di aiuto vicendevole. La vostra esperienza è una compagnia, prima che un’organizzazione o una struttura. L’esperienza implica e mette in gioco il tuo io, la tua persona, non l’adesione a un’associazione. La tua persona, col calore di amore e di sacrificio che deve utilizzare, resta più aperta come sensibilità al sacrificio e alla gioia degli altri; quindi si stabilisce una facilità di appoggio l’uno all’altro in cui consiste la vita di una amicizia. La vostra è un’esperienza ed è un’amicizia. L’organizzazione e l’associazione sono strumento di aiuto a queste due cose: all’esperienza personale e all’amicizia vicendevole“. (Luigi Giussani  Il miracolo dell’ospitalità). 


La MZ di oggi annuncia una grande riforma della scuola, questa volta  delle elementari - quante c’é ne sono state in questi trenta anni di scuola in Germania. Questa vuole coordinare il lavoro della scuola al mattino con quello di assistenza al pomeriggio. Per educare un uomo c’é bisogno di un villaggio, ma in questo villaggio la famiglia, quella non assorbita o distrutta completamente dal capitalismo, ha una funzione principale, ma non so se chi ha pensato questa riforma, che allunga la scuola, lo sappia…

Per quanto riguarda la guerra non so bene cosa Banfi intenda con la parola „guerra endemica“, ma una malattia endemica è una malattia, che senza influenza dal di fuori, è una realtà presente e duratura; ora la seconda parte è vera, per quando riguarda la prima, nessuna proxy war può essere „endemica“.

Con N.S. Lyons credo anch’io, per intuizione, che il libro di Neil Howe (The Fourth Turning Is Here (2023)) sia interessante, ma anche che sia vago. Ovviamente non è il primo tentativo di ricostruire la storia per cicli o fasi evolutive. Il suo tentativo si muove come una sorta di arrotolarsi in avanti, mentre altre (Gioacchino da Fiore, Lessing) piuttosto come un’evoluzione lineare in avanti. Il filosofo napoletano Giambattista Vico, con il suo incessante ripetersi di cicli (età primitiva e divina, età poetica ed eroica, età civile e veramente umana), sembra aver influenzato l’idea ciclica di Howe: “High,” “Awakening,” “Unraveling,” e “Crisis.” Questo ciclo generazionale corrisponde in qualche modo alle figure:“Artists,” “Prophets,” “Nomads,” e “Heroes”. L’idea forte in tutto ciò N.S. Lyons la riassume così: “The old American republic is collapsing. And a new American republic, as yet unrecognizable, is under construction.” (N.S.Lyons, Creative distruction, 5.9.23). Vago, secondo me non è solo il sorgere magico ed ottimista di una società migliore (con connotati di destra o di sinistra?), ma anche l’uso dei termini. Per esempio il „profeta“ per me non è un’idealista astratto ed utopico come per Howe. Il profeta ha il carattere di „sostituto“ (abdāl), come il servo del profeta Isaia…

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 5.9.23 - Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)) Ieri abbiamo pregato con Johanna e David, che da domenica sono qui da noi, e la mia preghiera era ispirata da Peguy. Maria, signora di Altötting, prendi le mie paure, sono troppe, non so che farmene, mi opprimono, trasformale tu, in qualcosa di sensato. Amen! E Johanna e mia moglie hanno ripetuto l’“Amen“ in modo udibile, ma credo che anche David abbia detto, sebbene luterano, „Amen“. Come dice Peguy, questa è un’idea semplice e geniale. Quello che non possiamo gestire o proteggere deve diventare offerta a chi lo può gestire e proteggere! Maria è solo un uomo, ma può mediare tutto, perché ha detto si a Dio senza ma e però…Poi Konstanze ha dato una grande testimonianza della presenza di Cristo, parlando del suo vero amico, Ferdinand Ulrich, che una volta le aveva tolto un peso, che durava da mesi, tra l’altro rinunciando alla cena per lei. Quando si parla di amicizia, Konstanze misura tutto con quell’incontro: un amico con cui si poteva parlare di tutto e a lungo; un amico che mediava la presenza di Cristo, in modo così reale che lei non lo aveva mai sperimentato, un amico che sapeva sacrificarsi per te. Al cospetto di ciò quasi tutti gli „amici“ del Movimento, fanno solo „parole parole parole“…Ma grazie a Dio qualcuno prega anche con noi! 

Spesso, in questi giorni, mi ritorna in mente la critica di uno del Movimento di Roma, credo, che sostiene che il Papa non annuncia Cristo: il Papa che dice sempre di nuovo di mettere nella propria tasca un piccolo vangelo e di leggerlo; il Papa che ha fatto distribuire la piccola coroncina, in cui tra l’altro preghiamo: „per la sua (di Cristo) dolorosa passione, abbi misericordia (Tu, Padre) di noi e dei nostri peccati“; il Papa che ha predicato durante la pandemia online di fronte a tutto il mondo il Vangelo; il Papa che nell’Angelus spiega ogni domenica il Vangelo e che ieri nella conferenza stampa di ritorno dalla Mongolia, ha prima di tutto citato, come senso del viaggio, la piccola comunità cattolica in Mongolia…(ha proposito di questa conferenza il Papa ha spiegato molto bene cosa abbia intenso con l’elogio della cultura russa parlando con i giovani…)

Credo con Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 316-317) che il coinvolgersi di Dio con la creatura sia drammatico, sia un avvenimento sconvolgente e straordinario, che non è accaduto una volta per tutte, ma che accade sempre di nuovo, in modo eucaristico. „Il rendersi presente del Signore trasfigurato nella temporalità della Chiesa“ (Balthasar). A me piace molto la parola greca „oikonomia“ per esprimere tutto ciò. In questa parola manca l’abbassarsi di Dio con l’uomo, ma dice solamente: „la donazione e lo sforzo di Dio per il suo mondo“. Chiaramente bisogna tenere conto anche del „de arriba“, come spiegato ieri, insomma „che egli pur essendo nella condizione di Dio, non ritiene un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini“ (Fil 2,6), ma per l’appunto „non ritiene un privilegio“ questa dimensione e quindi non ti fa pesare il suo impegno per noi, come un signore che ti deve ricordare in continuazione la differenza di rango. Quando io visitai Balthasar nella Arnold Böcklin Strasse 42 a Basilea era vestito, lui che era un aristocratico da secoli, che come bambino è stato educato a parlare da subito tre lingue, etc. come un semplice vecchietto…E mia moglie non parla mai del suo titolo nobiliare, che a causa del comunismo non ha potuto portare in modo esplicito, ma che è contenuto nella „y“ del suo cognome: „Szelényi“. Il coinvolgersi di Dio con la sua creatura è drammatico, perché si incontrano e a volte si scontrano la libertà infinita e quella finita…

Per lo stesso motivo per cui mi piace la parola „oikonomia“  mi piace anche il modo graduale (cfr. Il mio testamento, 103) in cui padre Paolo Dall’Oglio confessa la sua fede in Dio, modo graduale che corrisponde per lo più alla quotidianità della nostra comprensione del mistero. Per questo Padre Paolo non aveva alcun problema nell’usare la parola „nasāra“ per „cristiani“, per lo stesso motivo per cui Charles de Jesus ha voluto andare a vivere a Nazareth, da cui deriva la parola nasāra, „che è tra l’altro „una delle prime formule per indicare i cristiani nella lingua siriaca“ (101). Certo i cristiani possono essere definiti anche e forse meglio come „masihīyn“, dalla parola „Masīh“ (Cristo). In modo graduale impariamo a confessare la nostra fede „di Gesù Nazareno il Cristo di Dio e sua parola, suo perdono, il Figlio unigenito“ (103), senza dimenticare che egli è anche il profeta potentissimo (muqtadir). E Gesù stesso chiama se stesso „Figlio dell’uomo“, sebbene sia „Figlio di Dio“ e „la vocazione è sempre rivestita di carne, viene nella storia, in una circostanza, in un cammino“, eppure non si diventa né monaci né cristiani coscienti se non si tiene conto del „de arriba“, se non si tiene conto „della radice divina“ di tutti questi termini e della persona in cui confessiamo la nostra fede! E noi dobbiamo ogni giorno imparare a diventare „eucarestia“ (Qurbān). A offrire noi stessi per il bene dei nostri cari e del mondo, e questo non in modo sentimentale, ma quotidiano! Se no facciamo solo „parole, parole, parole“. 

Ovviamente mi sono più simpatiche le pecore che i lupi e mi spiace che quest’ultimi abbaino ucciso 246 animali utili e domestici, tra cui 200 pecore (cfr. MZ di oggi) in Sassonia-Anhalt (da noi ci sono 183 lupi), ma il modo di pensare dei „Verdi“ mi spaventa sia per i lupi che per il lupo (Putin), essi si sentono legittimati ad uccidere per salvare. Questo è esattamente il contrario del programma cristiano, in cui Uno viene ucciso per salvare…

Sono d’accordo con Horst Seehofer (CSU) e Friedrich Merz (CDU) nel sostenere Markus Söder (CSU), premier bavarese, che ha difeso il suo ministro dell’economia Hubert Aiwanger, accusato di aver scritto, 36 anni fa, un volantino antisemitico, che sembra invece essere stato scritto dal fratello. Con ragione Seehofer dice: „In uno stato di diritto per un accusa deve essere fornita anche una prova. Ma non è stato così“ (MZ). Gli ebrei a Monaco di Baviera e nel consiglio centrale nazionale, come anche i Sinti e Rom dicono che le scuse del ministro non erano serie…nel frattempo ho un’allergia contro l’eliminazione giuridica di politici…e il distanziarsi di Aiwanger dal volantino mi sembrava sincero…

„Buona festa del lavoro a tutti! Anche questo fine settimana ho partecipato al picchetto delle governanti degli alberghi che scioperavano contro i trattamenti disumani, compresa la violenza anti-sciopero dell'hotel Fairmont Miramar di Los Angeles. Gli addetti alle pulizie del Fairmont puliscono 14-15 camere grandi al giorno. L'hotel, che ha ridotto il personale durante la COVID, sta ora godendo dei tassi di occupazione e dei profitti precedenti alla COVID, ma vuole comunque aumentare il carico di lavoro giornaliero a 18 camere per compensare la carenza di personale. Ogni anno 3 lavoratori su 5 si infortunano sul lavoro a causa del sollevamento ripetitivo di materassi pesanti e dei piegamenti per pulire. I lavoratori di solito fanno il pendolare a 2 ore da Palmdale o Victorville a causa dell'inaccessibilità degli alloggi a Santa Monica. Alcuni vivono in auto durante la settimana lavorativa per risparmiare sulla benzina. Molti lavoratori fanno anche due lavori per tenere il passo con l’inflazione. Mentre licenziava centinaia di lavoratori dell'hotel durante la pandemia, l'amministratore delegato della Hilton ha raddoppiato il proprio stipendio da 10 a 20 milioni di dollari all’anno“ (Robert F. Kennedy Jr, Twitter (X), 4.9.23). Kennedy ha gli stessi interessi di un politico che tenga conto della dottrina sociale della Chiesa…

Ci si potrebbe chiedere come mai  confrontarsi con il „sapere assoluto“ di Hegel, in modo così serio come fa Ferdinand Ulrich, in un epoca così relativista e nichilista come la nostra, ma io credo che il relativismo e il nichilismo sian forme di sapere totalmente assolute. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Papa Francesco si è rivolto al popolo russo e al popolo cinese, appellandosi alla loro storia e alla loro cultura, con grande rispetto, ma con lo spirito di dialogo e di pace. Sembrano piccoli passi controcorrente rispetto a come i Grandi della Terra pretenderebbero di definire il corso della storia, col loro potere“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Solo un gesuita può aver la sapienza di dire queste cose! 


(Droyssig, il 4.9.23) La frase che segue di Balthasar, che avevo citato ieri, mi ha spinto a partecipare ad una disputa nella mia bacheca in Facebook, cosa che faccio del tutto raramente, su una frase che il Santo Padre aveva detto ai giovani russi, sull’impero e sulla cultura russa. „Anche il cristiano deve parlare e disporsi al disprezzo del popolo. Al disprezzo del suo ambiente, dell’opinione pubblica, dei giornali e dei media. La tentazione di non dire più niente, di lasciare che il mondo corra è grande. Il mondo va senz’altro incontro alla propria rovina: a che scopo anche dirglielo?“ (Balthasar). La discussione ha messo in luce, ancora una volta, quanta incomprensione vi è per questo papa tra i cattolici (e tra i ciellini), per questo questa mattina ho condiviso in Fb il seguente post: 


Ubi Petrus, ibi ecclesia. Ubi ecclesia vita aeterna! 


Le porte della mia bacheca sono aperte, come insegna padre Paolo Dall'Oglio con le porte aperte del monastero di Mar Musa; ma anche li alla notte sono chiuse, perché non siamo ancora nella Gerusalemme celeste. Per quanto mi riguarda si può anche criticare il Papa, con rispetto, ma dire che egli non annuncia Cristo, non è una critica, ma un'ingiuria e pseudo spiegazioni intellettuali per questa non cambiano la cosa stessa. Pietro deve essere integrato nella Chiesa universale e non viceversa, ma la mia linea di condotta su questo punto è chiara: Ubi Petrus, ibi ecclesia. Ubi ecclesia vita aeterna!


Balthasar si domanda come sia da comprendere il „de arriba“ (Esercizi, 237) di SPN. In primo luogo dobbiamo imparare che Dio è sempre in alto, e che noi siamo sempre in basso ed anche quando esercitiamo la nostra religiosità, essa si trova nel basso, non nell’alto. L’idea platonica dell’eros che ci sia un’aspirazione all’alto, che l’uomo può gestire con le sue forze, non è cristiana. E il „desiderium“ di Agostino è un’aspirazione purificata: „solo Dio nel suo amore libero, pieno di grazia ed in discesa può calmare questo desiderio“ (Balthasar, Antologia-Servais, 315). Balthasar sa, come J.R.R.Tolkien, che l’anello del potere deve essere distrutto: „il desiderio creaturale non può essere volontà di potenza, non può essere un catturare Dio, ma volontà di donazione di sé, volontà di lasciarsi catturare da lui“ (Balthasar). Lo Spirito Santo, che don Giussani ci ha educato a implorare più volte al giorno con la giaculatoria: „Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam“, si muove al contrario dell’eros platonico: discende, non ascende. È il nostro compito di uomini è il „movimento di finitizzazione“, cioè „adattamento al movimento di discesa dello Spirito Santo“, che ci insegna a discernere, a partecipare e guidare come Dio discerne, partecipa e guida. L’immagine archetipica dell’amore si trova in un questo movimento di discesa, prima di Dio, poi nostra! 


Dopo la visita del Papa in Kazakhstan (settembre 2022), anche questa in Mongolia (settembre 2023) rivela un papa, con la croce sul suo petto, che testimonia il Logos universale e concreto, che è Cristo, nella modalità delle „porte aperte“, dell’“uscita“ ed in un certo senso della „discesa“: non esercita volontà di potenza, ma quella di donazione di sé agli altri. Stefania Falasca ci ha fatto leggere, vedere e sentire ciò che caratterizza questo viaggio: la sua dimensione missionaria ed ecumenica, sulle tracce dei grandi gesuiti, come Matteo Ricci e Francesco Saverio.  


Vi è una forma di paura che si manifesta come paura di aver ucciso gli altri o di aver fatto un gesto o dimenticato qualcosa (spegnere una candela…) che ha provocato la morte di altri. Non credo, anche se può essere una misura provvisoria, che chiudere le porte aiuti a superare questa paura. Credo che dobbiamo imparare ad uccidere davvero gli altri, non come omicidio, ma come salvaguardia del proprio „Selbstsein“; nella palude della paura non ci si dona agli altri, non li si ama, ma li si teme: dobbiamo uccidere l’altro nella palude delle nostre paure, per amarlo davvero. 


La guerra in Ucraina diventa sempre più pericolosa: „Le notizie dal fronte bellico sono angoscianti. La Reuters ha confermato che stanno arrivando a Kiev dagli Usa altre armi all’uranio impoverito. Mentre si sospetta che Mosca abbia dispiegato i nuovi missili strategici nucleari russi, i Sarmat. Si tratterebbe di un ulteriore aggravamento della situazione. Anche da Cernobbio, al tradizionale Forum dello studio Ambrosetti, è emersa tutta la preoccupazione del mondo imprenditoriale italiano, che ha dovuto subire un brusco rallentamento delle esportazioni e dei commerci. Ma la diplomazia per ora sembra bloccata e senza fantasia. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto sostiene con la Stampa che l’Italia vuole la pace, ma che tocca a Putin la prima mossa per uno stop delle ostilità“ (Alessandro Banfi, versione di ieri) - come  giustamente dice Robert F. Kennedy Jr, non è per nulla vero che la prima mossa tocca a Putin, per i motivi che ho più volte ripetuto. In una proxy war entrambi i combattenti devono muoversi…devono aprire le porte per un dialogo diplomatico…

„Le nuvole di guerra che gravano sul mondo angosciano papa Francesco che dalla Mongolia lancia un appello ai capi di Stato e di governo del pianeta: se chi guida le nazioni «scegliesse la strada del dialogo con gli altri, contribuirebbe in maniera determinante alla fine delle guerre che continuano ad arrecare sofferenza a tanti popoli». E nell’Incontro Ecumenico e Interreligioso dell’“Hun Theatre” il suo invito si è rivolto ai credenti: «In quest’ora della storia», lacerata e insanguinata da guerre e scontri, ha detto il Papa, «la nostra responsabilità è grande. Il nostro comportamento è chiamato a confermare nei fatti gli insegnamenti che professiamo; non può contraddirli, diventando motivo di scandalo». Ci sarà tempo per riflettere sull’ennesimo gesto di pace di Bergoglio, che cade in un momento particolarmente cupo della storia. La sua è stata un’offensiva in nome della pace e del dialogo ai confini del mondo asiatico, che ha avuto però come sfondo Russia e Cina. Ai cinesi si è rivolto direttamente, al termine della celebrazione di ieri mattina. Ha preso per mano il vescovo emerito di Hong Kong, il cardinale John Tong Hon, e l’attuale vescovo, il porporato designato Stephen Chow, e ha detto: «Vorrei approfittare della loro presenza per inviare un caloroso saluto al nobile popolo cinese. A tutto il popolo auguro il meglio, e andare avanti, progredire sempre. E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini». Papa Francesco è in rientro dalla Mongolia e atterrerà oggi pomeriggio a Fiumicino alle 17“ (Banfi, versione odierna). - In vero sono d’accordo su tutto con Alessandro, ma non so se ci sarà tempo per riflettere sull’ „ennesimo gesto di pace di Bergoglio“…

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 3.9.23 - 22esima domenica dell’Ordinario) In riferimento a Ger 20,7-9, Balthasar, nel commento alle letture del canone romano, che porta il titolo „Luce della Parola“ (Piemme, Casale Monferrato, 1990 - portai io allora questo testo in editrice, forse la cosa più grande che feci pubblicare in quegli anni di Piemme), dice:  „Anche il cristiano deve parlare e disporsi al disprezzo del popolo. Al disprezzo del suo ambiente, dell’opinione pubblica, dei giornali e dei media. La tentazione di non dire più niente, di lasciare che il mondo corra è grande. Il mondo va senz’altro incontro alla propria rovina: a che scopo anche dirglielo?“ (traduzione di Guido Sommavilla SJ). Il popolo di cui si parla qui non è il „popolo santo di Dio“, ma quello che segue acriticamente i media, etc. Vedo che c’è un adeguamento sempre più grande, in forza di un lavoro di censura capillare delle voce alternative, che vengono offese con diversi titoli: populisti, sostenitori di Putin, etc., a ciò che dice la classe dominante e a ciò che dicono i „corporate media“ e fanno i „big tech“. Ovviamente bisognerebbe differenziare ancora di più, ancora più precisamente, ma le definizioni: antifascista, antirazzista non sono né d’aiuto né utili, anzi creano solamente un inimicizia nel „popolo santo di Dio“  che offende Dio! E cosa offende Dio? „Violenza ed oppressione“, traduce Sommavilla, „violenza e rapina“, tradurrei io. Chi in questa terza guerra mondiale a pezzetti dice che i nostri, che l’Occidente (USA ed UE) si comportano, non meno di Putin, secondo questo detto del profeta: „violenza e rapina“, viene immediatamente fatto oggetto di „disprezzo“, a cui si deve insegnare, quando si è buoni, che cosa sia un lavoro di ricerca scientifica delle fonti, cosa che, chi mi conosce, non metterebbe mai in dubbio che io non faccia, nei limiti della mia quotidianità. La violenza più grande è stata in questo anno e mezzo quella degli „amici“, che hanno smesso di parlare con me o mi hanno insultato o che se hanno parlato con me, hanno dovuto dirmi, che le mie fonte sono pericolose, sebbene io sia una persona onesta. Basta! Bisogna avere il coraggio di superare la tentazione di Geremia, che ben conosco: „Si sente come ingannato da Dio stesso: la sua missione è pura vanità. Si comprende che vuole sottrarvisi: non pensarci più, non parlarne più! Ma così la situazione si fa davvero insopportabile: ora la parola non detta gli brucia il cuore“ (Balthasar, ibidem 119).

Non voglio lamentarmi eccessivamente, perché a differenza di Geremia so che il programma di Cristo (Mt 16,21-27) ha un solo motivo: „Quando Gesù nel Vangelo presenta il programma decisivo della sua missione: della croce prende scandalo non solo il mondo, ma dapprima anche la Chiesa (quindi in un certo senso anche il „popolo santo di Dio“; r). Essa è composta di uomini, i quali tutti vorrebbero sfuggire al dolore quanto possibile“ (Balthasar, 118). A nessuno di noi piace il disprezzo, tanto meno degli amici! Ma Gesù su questo è chiaro, anche se dice che il suo giogo è leggero: „prendi tu stesso la tua croce, per mio amore e vantaggio dei tuoi fratelli, per la cui salvezza bisogna soffrire. Non esiste altra via di salvezza tranne che me stesso. La tua salvezza non consiste nel liberarti del tuo io, ma nell’offrire di continuo il tuo io per gli altri, il che non avviene senza dolore e croce“ (Balthasar). 

Se uno vuol sapere cosa sia la nostra società trasparente (pornografica), secondo la definizione di Byung Chul-Han, e finanziaria dovrebbe leggere il „Curriculum dell’amore“ di Martin Walser e poi confrontarsi con Rm 12,1-2. „I cristiani devono offrirsi corporalmente alla misericordia di Dio come vittime vive e sante, in questo consiste il culto vero ed adeguato al Logos di Cristo. La dedizione di tutta la vita per la causa di Dio e di Cristo fa di tutta l’esistenza un’unica celebrazione liturgica“ (Balthasar, ibidem 119). Se questa frase non vuole essere ridotta in una forma di bigottismo astratto allora si deve dire che una menopausa lunga sopportata con pazienza, che un acufene a volte penetrante sopportato con pazienza, per quanto possibile, sono „celebrazione liturgica“! Ma anche la vita di una ninfomane (cfr. „Il diario di una ninfomane“, diretto da Christian Molina, 2008) o la Susi di Walser, che vive con una ragazza disabile, con un marito che la tradisce, con il desiderio di trovare un uomo, per annuncio al giornale, che soddisfi il suo bisogno di essere amata per sempre, sono ben più „vittime“ che i tanti „clericali-clericali“ ed „clericali-anticlericali“ che sanno sempre e subito quale sia il modo realistico e morale di vivere…

Mentre stavo scrivendo ha telefonato mio figlio Ferdinand e abbiamo parlato a lungo del commento di Balthasar a Geremia. Mi ha raccontato che il Mainstream ad Heidelberg era insopportabile, così che piano non ha più preso parte a discussioni (la tentazione di Geremia). A Monaco di Baviera, nel contesto della facoltà di medicina, si trova più a suo agio, perché non è confrontato in continuazione con il dogmatico mainstream… Con ragione mio figlio ha un bisogno grande di „ermeneutica“ delle posizioni diverse, ma ha capito bene quello che tentavo di dire. Quando sono in gioco „violenza e rapina“ at the end of the day si deve prendere partito. È vero, per fare un altro esempio, che nello scontro tra azeri/turchi ed armeni c’è tanto da interpretare, ma alla fine bisognerà pur dire che gli armeni all’inizio del XX secolo hanno subito il primo genocidio, non viceversa. E che è in gioco un pericolo grande che lo subiscano oggi di nuovo! Un ultima cosa che mi ha impressionato è stata questa sua osservazione: USA e UE si concentrano sempre di più sulla soluzione neocon guerrafondaia, mentre gli altri (si riferiva all’incontro in Sudafrica) si incontrano e parlano insieme…


„Medito: Papa Francesco, parlando ai giovani cattolici russi, ricorda Pietro il Grande e Caterina di Russia... in Mongolia ricorda la Pax Mongolica... Probabilmente perché la storia dei popoli fa parte dell'anima e della cultura dei popoli stessi, e quando ci si approccia ai popoli si deve "vagliare ogni cosa e trattenere ciò che vale" del loro passato... da noi in Occidente impera la Cancel Culture... c'è qualche cosa che non mi torna... per me sbaglia l’Occidente“ (Sezzim Sezzim, Facebook).


Abba nostro…


(Pomeriggio) La madame Gervaise del „Portico del Mistero della seconda virtù“ è diversa da quella del „Mistero della carità di Giovanna d’Arco“ - la prima fa delle prediche, la seconda, quanto „rientra“, fa parlare di Dio, che dice quelle cose insuperabilmente vere e belle sulla „speranza bambina“, ma fa parlare anche il poeta stesso, che sa che „ci sono dei giorni in cui si deve andare più in alto“, che non bastano i santi, non basta don Giussani, che era certamente un santo, ma che lascia dire ai suoi figli cose orribile sul Papa (potrebbe fulminarli dal cielo), non basta Ferdinand Ulrich, che comunque non ha mia voluto questo ruolo. Non bastano Adrienne ed Hans Urs e Cornelia sebbene siano andati molto in profondità con il „fiat voluntas tua“, non basta quell’uomo intelligente e buono che è stato Henri de Lubac, non basta il mio amatissimo Charles de Jesus e non bastano neppure i grandi: Giovanni l’Evangelista, Pietro, Giovanna d’Arca…Bisogna andare da Maria che ci porta direttamente a Dio, per i nostri figli che soffrono, per la mia bambina che soffre, per la pace, che pochi vogliono nel mondo…E il „colpo“, colpo di genio, di cui parla l’autore meno clericale che io conosca, è quello di affidarli a Maria i bambini ammalati e poi girarsene ed andarsene. Certo c’è un rischio in ciò. But no risk no fun! Ma chi non risica, non rosica! Il che vuol dire che dobbiamo pregare, ma infine fidarci ed in vero, sia per Emma (con il suo ictus da tredicenne) che per Johanna (con i suoi attacchi di panico), Maria sta facendo tanto. Nella terra di Lutero ci si deve chiedere perché si debba passare per Maria, ma credo sia più un problema dei luterani che di Lutero, e comunque la risposta è l’ontologia! Senza una filosofia dell’essere adeguata, non si capisce chi sia Maria (e viceversa): „lei è infinitamente ricca, poiché è anche infinitamente povera“ (Peguy), proprio come l’essere donato come amore gratuito: infinitamente ricco, perché nulla è senza l’essere (a parte il non essere), ma infinitamente povero, per via del „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich): l’essere non è sussistente, sussistente lo sono la medicina donata e il bambino che la riceve, l’essere è „nulla“. Amore gratuito! Maria è „infinitamente alta. Perché è anche infinitamente discendente“, come l’essere è ciò che più di „alto“ possiamo predicare, ma esso è comprensibile solamente nel „movimento di finitizzazione“, nell’accoglienza della croce della quotidianità. Maria „è infinitamente grande. Perché è anche infinitamente piccola“…Ed in vero la cosa più semplice è rivolgersi a lei, come l’essere stesso come dono di amore gratuito è „semplice e completo“. Ciò che è donato in un bambino, non può essere superato: „l’innocenza del bambino supera l’innocenza dell’uomo. Val più di quello che l’uomo non osa neanche più chiamare la sua innocenza“ (Peguy). La speranza stessa è bambina, come lo l’essere stesso: l’uomo come inizio, l’uomo come bambino! E questa bambina prende per mano la fede e l’amore! 


Anni fa quando lessi un libro di un autore italiano sulla salita e la discesa dell’impero americano, Sergio Romano, pensai che aveva un idea molto semplificata di „impero“, sebbene avesse visto cose vere dell’impero in questione, e preferii di molto la lettura dello scienziato della politica tedesco, Herfried Münkler, che ha scritto un libro sugli imperi, molto più complesso e che tiene conto anche della missione politica di un impero, che non è solo „violenza e rapina“. Questa comprensione complessa di un impero c’è l’ha anche il Papa, per questo può comprendere la missione politica di un Genghis Khan (nato a Temüjin; c. 1162 – 25 August 1227). E gli intellettuali cattolici sono per lo più impreparati, perché non hanno solo un pensiero debole, ma un vero e proprio bullshit in testa…


(Wetterzeube, il 2.9.23 - 50esimo anniversario della morte di J.R.R. Tolkien) Che cosa unisce, come fratellanza spirituale, la teologia di Hans Urs von Balthasar con la filosofia di Ferdinand Ulrich? Neppure e tanto meno la sequela del Crocifisso accade „con la presa della croce nella modalità del potere, ma in un puro lasciar-accadere del movimento di discesa di Dio, che attraverso la kenosis, l’obbedienza, la quotidianità dell’uomo conduce alla croce“ (Balthasar, Antologia-Servais, 314). „…Ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini…“ (Ef 2, 7 sg.). Ulrich fa vedere che questo movimento di discesa, che egli chiama „movimento di finitizzazione dell’essere“, non è solo una questione di volontà o razionalità, ma è la struttura ontologica elementare per eccellenza. Tutto nella logica del mondo, che è un’aspirazione nascosta al potere, che è un impulso a raggiungere il primo posto“, contraddice questo movimento di discesa „de arriba“. E in quest’ultimo non è neppure prevista una nuova salita, dopo la discesa, come si vede in tanti film. Si tratta semplicemente della „piccola via“. E i miei esercizi quotidiani con SPN e Balthasar mi stanno indicando questa via quotidiana, come tra l’altro aveva fatto già Ulrich, come il mio percorso per glorificare Dio, anche nella vecchiaia. Ovviamente vedo bene tutto ciò che in me si oppone a ciò, ma bisogna lasciarsi prendere per mano da Gesù. Don Giussani ha ragione a dire che „dobbiamo stare attaccati alla compagnia in cui il Signore ci ha messi“ (Esercizi della Fraternità del 1988), ma io non ho mai fatto altro che stare attaccato a questa compagnia; il fatto che al momento non mi è possibile fare parte dei gesti „ufficiali“della Fraternità è in ultima istanza, perché ciò non mi aiuta, anzi è un ostacolo a questa mia fedeltà.  


Anche l’altro figlio di Ignazio che sto seguendo in questo diario, Paolo Dall’Oglio, arriva allo stesso punto, per quanto riguarda la relazione islamo-cristiana. Quale è il modo di pensare che non rattrista lo Spirito, ma lo consola? Quello dell’amore. „Dio non pensa con una parte della sua mente ed ama con un’altra parte della sua mente. La sua comprensione è misericordia“ (Il mio testamento, 99). Misericordia accade sempre e solo come „movimento di finitizzazione dell’essere“ e questo movimento non esprime un’utopia, nel senso di una „sospensione astratta del reale“, ma la logica ultima dell’essere. „Il Concilio Vaticano II dice nel documento „Nostra aetate“ che ‚dobbiamo dimenticare il passato‘ e ciò che si intende è perdonare, non dimenticare, ma portare il passato verso il futuro“ (99), che è il compito dell’oggi. Quando il grande Imam Al Tayyeb e Papa Francesco firmano un documento sulla fraternità di tutti gli uomini, non è che non sanno che nel passato e nel presente ci siano scontri e brutalità tra cristiani e mussulmani, non è che il Papa non conosca i martiri cristiani, ma cerca di adeguarsi a quell’invito al perdono, che è il cuore di Dio. Gesù ci avverte: „come una colomba e come un serpente“: „ma il serpente Gesù, ama e non odia, è un serpente pieno di amore, non il primo serpente che ha ingannato Adamo ed Eva, ma un magnifico serpente che conosce la via, protegge i poveri e rimprovera i ricchi per i loro peccati“ (Il mio testamento, 100). 


Padre Paolo dice con ragione: „Dio non vuole presentarci la verità biblica senza tener conto del nostro sviluppo, perché la verità biblica evolve con la nostra comprensione e l’interpretazione evolve con la storia della nostra comprensione; questo ci fa parlare di interpretazione“ (Il mio testamento, 98). Se questo vale per la Bibbia, vale anche, ancor di più, per la Costituzione tedesca, 75 anni dopo l’apertura del consiglio parlamentare in Bonn. Con ragione Jasper von Altenbockum, nell’editoriale della FAZ, si concentra piuttosto su questo problema interpretativo, che sul „canto delle sirene dei populisti“, come ha fatto nel discorso ufficiale l’ex capo dello stato, Joachim Gauck. Poi, almeno per quanto riguarda i populisti statunitensi, sono sicuro che non si tratta di mettere in discussione la costituzione americana, ma di lamentarne il tradimento. Per i nostrani non so, ma devo dire che non credo che l’AfD abbia alcuna chance di successo, se si profilasse come nemico della costituzione. La questione vera e propria è: „quel che importa è l’uomo“ (Von Altenbockum). 75 anni fa, pensa il giornalista della FAZ, una delle menti più brillanti del giornale francofortese, era chiaro. Ed oggi? 


  «Nella novità del vostro nous», vale a dire: è una novità sempre. Altrimenti le cose come fanno a essere sempre novità, sempre novità? È impossibile che il tempo non metta l'abitudine. Invece è sempre una novità, per cui dopo cinquanta volte che uno viene a casa vostra è molto più nuovo tutto quel che c'è che neanche la prima volta. Anzi, è questo che poi corregge, la correzione esige questo: col tempo che passa, la novità continua, ti corregge quel che sembrava mancare. (LUIGI GIUSSANI Affezione e dimora) 


Matt Taibbi ha completamente ragione quando dice che la difficoltà con le nuove forme di censura è che esse si nascondono sotto un manto umanitario. In un certo senso abbiamo oggi una più grande difficoltà ermeneutica o interpretativa nel discernere il bene dal male, perché chi fa il male è diventato più astuto e si presenta come difensore del bene, in un modo infinitamente più raffinato, che sotto le dittature del XX secolo.


Io non conosco nessuna narrazione mitologica, che sia così geniale, nel discernimento del potere, come „Il Signore degli anelli“ di J.R.R. Tolkien. L’astuzia di Ulisse è raccontata in modo geniale da Omero, ma solo in Tolkien il messaggio è chiarissimo: l’anello del potere non va usato ma distrutto! E gli eroi, a parte le analogie forzate cristiane, che non credo sarebbero piaciute a Tolkien, anzi proprio per esse aveva consigliato al suo amico C.S.Lewis di distruggere Narnia (grazie a Dio Lewis non ha seguito il consiglio), sono i piccoli  e non i grandi della terra: Frodo, e non Gandalf o Aragorn, ha il compito di distruggere l’anello e non ci sarebbe neppure riuscito senza l’aiuto involontario di Gollum…


Abba nostro… 


(Pomeriggio) „Altri tempi rispetto a quando nell’ottobre del 1989, in un viaggio analogo verso la Corea, la Cina negò allora a Giovanni Paolo II anche il permesso di entrare nel suo spazio aereo. E se al telegramma di papa Francesco del 2014 fece seguito il silenzio, dopo questo ultimo telegramma ieri la risposta di Pechino è stata immediata: la Cina vuole «rafforzare la fiducia reciproca» con il Vaticano, ringraziando il Papa per il «messaggio di saluto e di augurio» al presidente Xi Jinping e al popolo cinese, durante il suo passaggio sullo spazio aereo della Cina“ (Stefania Falasca, Avvenire) - questa è davvero una notizia storica!


(Wetterzeube, 1.9.23) Sia per quanto riguarda l’evoluzione biologica sia  per quella cosmica, Balthasar non insegna alcun fondamentalismo, ma una seria „discussione“. Per quanto riguarda la prima l’uomo, in modo del tutto biblico è il „re della creazione“ (per ordinare, non per distruggere), ma non è uno „straniero“ (cfr. Antologia-Servais, 312-313). Si arriva a lui passo dopo passo nelle pre-forme non umane, ma poi vi è un salto inspiegabile, analogamente come l’AT, passo dopo passo, ci conduce a Cristo, ma solo un salto, in qualche modo visto dal „servo“ di Isaia, ma non pensato fino in fondo, perché nessun pensiero può pensare la singolarità del Logos universale e concreto che è Cristo fino in fondo, dicevo c’é un „salto“, che solo ci può portare all’avvenimento di Cristo. Quindi vi è una solidarietà mondo-uomo, che ho espresso con la formula: il compito dell’uomo è ordinare, non distruggere. Dio è un lavoratore che si occupa di tutto ciò: „Dio lavora e opera per me in tutte le cose create sulla faccia della terra“ (Esercizi, 236). E lo Spirito Santo stesso lotta, perché tutto vada nella giusta direzione: „…Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo…ma lo Spirito stesso geme con gemiti inesprimibili“ (cfr. Rom 8, 19-26). In vero è tutta la materia cosmica, che „vuole essere liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio“. Vi è una figura, un idea (Eidos) immanente alla materia cosmica, ma con l’avvenimento di Cristo, con la sua discesa all’inferno, anche quello dei „buchi neri“, anche quello del „fuoco cosmico“, lo (l’Eidos) ha innalzato, anche e soprattuto in forza dei „gemiti dello Spirito Santo“, in modo „sovraessenziale“ (Ulrich), facendoci comprendere che la meta ultima è il Padre che ha donato gratuitamente l’essere. Tutto, materia compresa, anche nella nuova dimensione scoperta dalla fisica dei quanti, tutto, materia in primo luogo, si muove „dal Padre al Padre“ (Adrienne). 


CL ha un nuovo responsabile per la regione Germania, che si chiama Carlo (non conosco il cognome) e poi ci sono nuovi responsabili per alcune diocesi (Freiburg in Br., Rottenburg-Stuttgart, München-Freising, Köln), in cui sono stati trovati anche delle „guide spirituali“. Carlo vuole servire „ognuno di noi“ della Fraternità. Vuole seguire, con l’aiuto di altri, il Papa, ricorda i gesti di CL. E ci invita alla „con-responsabilità“. Di tutto questo io non so nulla (a parte la con-responsabilità), certamente per colpa mia, ma non mi è possibile superare il sospetto, che se anche mi gettassi di nuovo nella vita attiva di CL in Germania, dopo poco, scoprirei che sono solo un pesce fuor d’acqua, anche se ci sono certamente alcuni amici veri, che pregano per noi. Poi, con Support International, abbiamo il bel progetto del „fondo papa Francesco“. Don Andreas Tober, pur con tutti i suoi difetti, avrebbe potuto essere una buona „guida spirituale“ per la diocesi di Dresden-Meißen, ma i miei piccoli tentativi iniziali di farlo conoscere sono stati subito bloccati, in statu nascendi, per disinteresse, dei vecchi della CL tedesca ed ora è troppo malato. 


„Domandiamo per tutti noi di non contristare lo Spirito“ (Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, 97-98). Contristiamo lo Spirito ogni volta che non comprendiamo che „la lettera uccide e lo Spirito fa vivere“ (Cfr. 2Cor 3,6). Padre Paolo lo dice in riferimento alle „relazioni interreligiose“ e mi sembra una pagina da meditare, non solo in relazione all’Islam, ma anche al buddismo (in queste ore il Santo Padre si trova in un paese a maggioranza buddista, la Mongolia). Per quanto riguarda l’Islam è chiaro che nel Corano ci sono frasi che contraddicono la dogmatica e la Bibbia, ma ciò non toglie che contristeremo lo Spirito se non ne vediamo anche le luci. „Chiediamo a noi tutti, cristiani e mussulmani, di non contristare lo Spirito, di saper ascoltare il prodigio dello Spirito nella nostra storia; e l’opera dello Spirito nella storia non è solo opera di Dio, è opera, se volete, consultiva e partecipativa“ (98). Parlare di corresponsabilità nella Chiesa è possibile, solamente se si prende sul serio questa dimensione „consultiva e partecipativa“. Prego, che in questo  viaggio in Mongolia del Santo Padre, tutti i partecipanti sappiano, in modo particolare in riferimento alla profezia della pace, „saper ascoltare il prodigio dello Spirito nella nostra storia“…


„Il presidente Biden ha giustificato la sua politica di apertura delle frontiere come una risposta umanitaria alle spaventose rivelazioni dei media secondo cui la pattuglia di frontiera dell'era Trump aveva 2.600 "bambini in gabbia". Oggi ci sono 12.000 bambini in gabbia + 85.000 bambini scomparsi“ (Robert F. Kennedy, Jr., Twitter, 31.8.23)


Abba nostro…


(Pomeriggio) Il manifesto del „principio speranza“ (Ernst Bloch) e dello „spirito dell’utopia“ (Ernst Bloch) di Elfriede Jelinek e Konstantin Wecker (Der Freitag, 31.8.23), che è un invito a disertare ogni guerra imperiale, ha ovviamente un certo coraggio e si sforza davvero di dire tante cose vere, e con ragione riporta la frase di Ernst Toller, il quale afferma „che per essere giusti non bisogna dimenticare“. È bene che l’articolo ci ricordi cosa significhi fare patti con Erdogan, è bene che si impegni per il popolo curdo e quello in Jemen; meno bene, ma ovviamente non si può citare tutto e che non citi la violenza azera-turca contro il popolo armeno. Eppure, leggendo l’articolo, alla fine rimane un vuoto, quello dello spirito dell’utopia stesso e del principio speranza che ne consegue, che non hanno evitato che Bloch, il loro autore, fosse infine, non solo un eretico del marxismo, ma anche uno stalinista. Rimane il vuoto di miti, come quello di popoli che si sollevano contro i loro sovrani, mito bello questo ovviamente, ma pur sempre mito, con una parte d verità ed una parte di pura utopia. Ed infine la verità è detta a metà: da 20 mesi non assistiamo solo ad una guerra aggressiva, contraria al diritto dei popoli, da parte di Putin, ma ad una vera e propria „proxy war“, da parte di chi ne è un esperto insuperabile: i neocons bipartisan statunitensi, che tra l’altro hanno eredito la politica di governi che hanno un propensione alla guerra e che sono sudditi del complesso industriale, a partire dallo sgancio delle bombe atomiche ad Hiroshima e Nagasaki…Da qualche parte ho letto che la guerrafondaia Nancy Pelosi ha detto a Venezia che il ritorno di Trump alla presidenza sarebbe una tragedia, beh l’unica cosa che mi è chiara in questa frase e che la Pelosi ha paura di ciò che con grande probabilità accadrà…


È bene che il papa, che non incarna lo spirito dell’utopia, che è e rimane una forma di sospensione astratta del reale (Ferdinand Ulrich), ma il logos universale e concreto dalla pace (certo anche il papa parla di sogni, ma sono sogni che nascano dal logos), sia in Mongolia, invitato dal giovane cardinal Giorgio Marengo, un vero e proprio missionario ecumenico nella vasta terra asiatica, tra la Russia e la Cina. Seguo attentamente ciò che scrive Stefania Falasca di questo viaggio. 


«Il bene e il male sono rimasti immutati da sempre, e il loro significato è il medesimo per gli Elfi, per i Nani e per gli Uomini. Tocca a ognuno di noi discernerli, tanto nel Bosco d’Oro quanto nella propria dimora».

Aragorn in  John R.R. Tolkien, "Il Signore degli Anelli“ (50 anni fa, domani, è morto il grande autore inglese). 


Dal mio politico preferito: „Un tempo "A Taste of Denmark" era un locale storico e amato di Oakland.  Ora, come molte altre piccole attività commerciali di Oakland, è finito. Dall'altra parte della strada, dove gli anziani erano soliti andare a prendere le loro ricette, la vecchia farmacia sembra una scena di Mad Max. I progressisti fanno un gran parlare, ma quando si tratta di ottenere risultati, tutto ciò che otteniamo sono scuse, dita puntate e attacchi personali diretti a chiunque abbia idee migliori“ (Seneca Scott, Twitter, 1.9.23).


(Pomeriggio tardo/sera) Mi ha commosso molto il servizio, ben condotto da Gennaro Ferrara, de „Il diario di Papa Francesco“ (31.8.23), sulla viaggio apostolico del Papa in Mongolia. Le parole „piccolezza“ e „pazienza“ per il lavoro missionario, usate dal giornalista Paolo Affatato e le storie di una crescita lenta, ma viva della Chiesa di Madre Lucia Bortolomasi, una delle missionarie della Consolata, che è stata a lungo in Mongolia ed anche la bella storia della statua di Maria, ritrovata tra le immondizie, mi hanno davvero impressionato. Anche il cardinal Marengo mi sembra una bella figura di sacerdote. In qualche modo, anche se io non faccio lavoro missionario diretto, a parte l’insegnamento di religione, che però è più un lavoro culturale o quando predico nei Servizi della Parola, mi sento ispirato da questa gente che ama Cristo, senza imporsi nella modalità del proselitismo, ma che si incarna tra la gente nella modalità dell’affezione e dell’attrazione. Poi io sono un laico, ma fa lo stesso…



(Wetterzeube, il 31.8.23) Con grande probabilità ha ragione don Giussani quando dice che in quelle prime ore passate insieme (Gv 1, 35 sg.) dei due discepoli con Gesù, quest’ultimo non avrà spiegato loro il mistero della Santa Trinità, ma ciò non toglie che questo mistero è importante, non solo per i teologi, ma per ogni uomo. Per questo motivo, quell’anima davvero ecumenica che è Padre Dall’Oglio, scrive: „è senza dubbio molto spiacevole che nel Corano si dica che Dio non è trino“ (Il mio testamento, 96). Il che non toglie che la via che è stata cominciata con il Concilio Vaticano II sia un punto senza ritorno: ogni uomo ed anche i libri religiosi non sono privi della luce di Dio e questo certamente vale per il santo Corano, „che costituisce la fonte di insegnamento spirituale per un quarto dell’umanità“ (cfr. ibidem).  E noi cristiani abbiamo dato, con le nostre dispute circa il dogma ed anche con la nostra idolatria reale, quella del potere, del sesso e del denaro, motivo agli altri di non credere in quello che dicono i nostri testi sacri e la nostra Chiesa: Dio è amore trinitario! San Giovanni Damasceno parla dell’Islam, è forse anche con un intento unitario ed ecumenico, come una delle eresie cristiane (non come un’altra religione), „ma l’Islam è rimasto e si è diffuso, mentre le altre 99 eresie, elencate da san Giovanni Damasceno, si sono estinte“ (nota 37, pagina 97). E con la sua diffusione l’Islam ci ricorda in carne ed ossa, insomma come esperienza: „Dio è verità, ma noi non abbiamo la verità“ (nel senso che non la possediamo) e „ci impedisce di vantarci della verità senza vivere secondo la verità“ (ibidem 87). Specifico che usare potere, sesso e denaro non ci fa di per sé immediatamente degli idolatri, ma la tentazione all’idolatria in tutto ciò  è forte.

Sulla questione dell’ecumenicità devo dire che in questi venti anni in una delle parti più secolarizzate del mondo e allo stesso tempo terra di Lutero, in modo particolare per come ho insegnato, ma anche nei miei articoli giornalistici per il 500 anniversario della Riforma luterana, per le amicizie che ho vissuto, ho dimostrato di essere anch’io un’anima ecumenica, ma sono grato a padre Paolo quando nomina anche le differenze, perché esse ci sono e spesso fanno rimpiangere di non vivere in un luogo in cui l’ampiezza e la profondità cattoliche non siano più visibili. Grazie a Dio possiamo seguire anche da qui Pietro, che oggi vola in Mongolia. 

Per quanto sia importante sottolineare, come fa don Giussani, che in tutto il cristianesimo, anche nei suoi misteri, è decisivo l’impegno per l’umano, dobbiamo dire con SPN, ora più che mai, visto che questo impegno umano è stato spesso insudiciato, che tutto, il mondo stesso ed anche i suoi valori, arrivano „de arriba“ (dall’alto). E nel punto 237 degli Esercizi SPN ci fa proprio meditare ciò e l’oggetto di questa meditazione, non può essere ridotto a livello orizzontale. Balthasar non dice che Teilhard de Chardin si sia sbagliato nell’opporre il „carattere evolutivo dell’universo“ ad un’“immagine del mondo antica e rigida“; come non sarebbe saggio non prendere sul serio le altre forme di superamento della „rigidità“, come la teoria della relatività (Einstein) e quella dei quanti (Oppenheimer). Balthasar, che non è uno scienziato,  ha sempre e solo detto che non si può ridurre il „de arriba“ a questa dinamicità cosmica (cfr. Antologia-Servais, 312). Dio è un fuoco ben più potente che il fuoco atomico e a differenza di quest’ultimo non è distruttivo! Il cuore di Dio è il cuore ecumenico per eccellenza!

Dio ha sfondato questa separazione, questo vuoto tra Sé e l'esperienza dell'uomo. L'esperienza implica un complesso di fattori misurabile, determinato da tempo e spazio, che viene raccolto dai sensi - che è cioè visibile con gli occhi, tangibile con le dita, udibile con le orecchie - ( che tu ci sia, che tu sia « presente » mentre parlo, è un'esperienza). Dio, il Mistero che fa tutte le cose, ha sfondato la lontananza, il vuoto che l'uomo inevitabilmente porrebbe tra Lui e il tempo e lo spazio, cioè la realtà in quanto sensibile, visibile, tangibile, udibile. Il problema è quello di un divino sentito come astratto, di un quid che non è nominabile in modo sperimentale perché con la vita non c'entra, non è cioè percepito aver a che fare con niente (eppure, che le cose non si fanno da sé è così vero, che qualsiasi uomo ha il senso di questo destino più grande di lui, per quanto soffocato o alterato nella distrazione normale). Il Mistero ha sfondato l'astrazione e la lontananza in cui sarebbe inevitabilmente tenuto dall'uomo, poiché, non essendo né visibile, né toccabile, né udibile, il pensiero non lo può afferrare come afferra il significato di un viso e l'affezione non vi si può dirigere come si dirige su un viso. La realtà di un viso è misurabile col tempo e con lo spazio, è visibile, tangibile, udibile: la mia intelligenza può perciò rendersene conto, sorprenderne la profondità, e la mia affezione muoversi verso di esso. Ciò che non è sensibile (tangibile, visibile, udibile), ciò che non è sperimentabile, non può essere vero oggetto di intelligenza e di affezione: intelligenza e affezione restano astratte. Ciò che non è esperienza - nel senso detto - non può essere contenuto di un pensiero e di una affezione reali, ma di un pensiero e di una affezione astratti, che non hanno valore e tenuta, che non hanno cioè nessuna incidenza sul tempo e sullo spazio, su quel che si vede, si tocca e si sente. Dio, noi lo viviamo così! Ma Dio ha sventrato, ha sfondato la distanza in cui noi lo sentiremmo e lo terremmo. Come, Dio, ha sfondato questa lontananza? Incarnandosi e uscendo dal seno di una donna come bambino“. (LUIGI GIUSSANI   30giorni  1993) - questo passaggio testimonia un tema caro a don Giussani, e quando dice che „qualsiasi uomo ha il senso di questo destino più grande di lui“, eredita anche il „de arriba“ ignaziano. 


La MZ parla oggi di un boom di esportazioni sospetto di tante ditte qui in Sassonia-Anhalt, ma è un problema che riguarda l’intera Germania. Gli esporti con la Russia sono drasticamente diminuiti, per via delle sanzioni, ma quelli con il Kazakistan, con il Kirgisien, con il Turkmenistan sono aumentati addirittura fino al 733 % (con destinazione russa?).  Si tratta di un imbroglio? Direi che si tratta di istinto di sopravvivenza dei datori di lavoro contro le sanzioni fanatiche dell’EU. 



L’ultimo film di Jennifer Lawrence, „No hard feelings“ (regia di Gene Stupnitsky, 2023) fa vedere vedere un percorso dell’attrice, dal mito (I tribuni di Panem, 2012-2014), attraverso la scienza (Don’t look up, 2021) alla quotidianità dell’occidente statunitense. Sesso non è qui idolatria, piuttosto un modo di sopravvivere, se ne fa vedere lo iato tra la pornografia e la realtà (l’eiaculazione precoce del giovane) ed anche il bisogno di farlo con qualcuno che si conosce. E poi il valore dell’amicizia sta sopra agli interessi economici… Nel frattempo Jennifer Lawrence ha 33 anni. Ed è davvero molto bella! 


Ecco le parole del Papa ai giovani russi che hanno fatto arrabbiare Kiev: „La politica e la stampa internazionale però si sono soffermate sulle parole aggiunte a braccio dal Papa. In particolare l’invito rivolto ai giovani a «non dimenticare » la loro identità. A custodire l’eredità «della grande Russia, dei santi, dei re, la grande Russia di Pietro il Grande, di Caterina II, quell’impero russo grande e colto, di tanta cultura, di tanta umanit໓ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Il papa che da una priorità dell’universale sul particolare, sa, però, che l’identità nazionale, non è qualcosa che può essere sacrificata sull’altare di un cosmopolitismo astratto, come quello della globalizzazione dell’indifferenza. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) È cominciato il 43esimo viaggio del Papa che lo porta in Mongolia, da una piccola chiesa nascente ed in un luogo in cui il dialogo tra le religioni è di primaria importanza pratica. Seguo l’avvenimento tramite gli articoli di Stefania Falasca. 


Renato Farina mi ha mandato un articolo di Giuseppe Emmolo sul contadino e testimone della pace Franz Jägerstätter (1907-1943) che si è opposto alla follia nazionalsocialista, nella piena coscienza che ci sono alcune cose che vanno dette, anche se tutti preferiscono i compromessi. Si è trovato da solo, con la moglie Franziska e il parroco, ma non si è sentito da solo, perché era in un colloquio continuo con il reale con Dio e non aveva neppure bisogno di condannare sacerdoti e vescovi che non hanno compreso il pericolo nazionalsocialista. Nella mia pagina in Facebook ho condiviso alcune citazioni dai suoi scritti. Qui ne riprendo una che mi sembra di essere di importanza vitale anche oggi, mutatis mutandis: «Ma da noi, il Nazionalsocialismo è semplicemente caduto dal cielo? Credo che non valga la pena spendere delle parole a questo proposito, perché chi negli ultimi dieci anni è stato vigile sa benissimo come e perché tutto è successo così. Quante storie orrende contro il Cancelliere Schuhschnigg e il clero sono state inventate e a noi raccontate nel marzo 1938. Le poche persone che non si fecero ingannare e indurre da questo funesto “sì” (l’Anschluss) furono chiamate folli o comunisti». (Quaderno 2, atti della Positio super martyrio, Roma, 2005).


Io non so se una lista Sahra Wagenknecht avrà politicamente successo, qualora si attuasse il progetto. È possibile che abbia ragione il collaboratore alla cattedra di scienza comparante della politica, Jan Philipp Thomeczek, dell’università di Potsdam (Der Freitag, 24.8.23) a dire che bisogna essere cauti nelle previsioni di successo, ma io non credo che il problema sia solo partitico (AfD, Wagenknecht), io credo che Sahra Wagenknecht sia una forma legittima di populismo, che comprende due temi in modo esemplare, di cui non si fa sufficientemente chiarezza nei partiti al governo ed in quelli all’opposizione: la questione dell’integrazione dei migranti e la follia della guerra in Ucraina.    



(30.8.23) „Tutti quelli che avranno criterio e ragione si offriranno interamente alla fatica“ (Esercizi, 96) - SPN sta parlando della fatica di Dio lavoratore. Dio lavora (236), non guarda videos! Il „colloquio“ che SPN consiglia negli Esercizi con Dio o con Maria, non è un’ovvietà, tanto è vero che Gesù stesso è stato crocifisso e il dialogo con gli uomini finisce in un urlo! Noi non dobbiamo dimenticarci nelle tante battaglie del mondo, nella tanta sofferenza del mondo (dai giovani che soffrono di attacchi di panico alle guerre), che Dio lavoro e si impegna nel mondo (cfr. Antologia-Servais, 310-311). Noi „balthasariani“ non dobbiamo mai dimenticare che Balthasar non è solo l’autore di un „estetica“, ma anche è soprattuto di una „drammatica“, che è il cuore della trilogia! Chi pensa di poter meditare Dio nella calma si sta illudendo e perdendo „la più profonda profondità della verità“ (Balthasar) e cioè che di fronte all’impossibilità del dialogo tra la libertà finita e quella infinita, „Dio prende tutto il peso su di sé“, mandando il suo Figlio: „Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto“ (Gv 1, 10). Per questo abbiamo più che mai bisogno di abdāl, ed anche se solo Dio ci conosce basta. Cosa fanno costoro? Offrono interamente la loro fatica all’impegno di Dio per il mondo!  

E il grande e drammatico impegno di Dio con il mondo o meglio la nostra partecipazione ad esso viene rivelata dalle tre antiche parole: fede, speranza e carità. Di fronte alla mole di sofferenza e di malvagità del mondo, che mettono in crisi quella evidenza che Peguy mette in relazione alla parola „fede“, non dobbiamo perdere per l’appunto la fede che Egli ha vinto il mondo e che lo sta vincendo definitivamente come „lavoratore“. Di fronte all’incapacità, anche da parte di amici, di capire davvero ciò che sta nel nostro cuore, non dobbiamo perdere quell’amore che ci tiene drammaticamente legati con tutte le nostre sorelle e tutti i nostri fratelli uomini, ed in modo preferenziali con i poveri e i deboli. Ed infine non dobbiamo perdere la speranza bambina, che giustamente Peguy dice essere quella meno evidente di tutte: perché sperare ed in cosa ed in chi? Spero come un abdāl che Dio è davvero misericordioso e vuole salvarci tutti. Come un abdāl e non come uno che fa parte di un Movimento, oppure come un abdāl in esso e sapendo che anche le persone che dicono di essere nel giusto, perché difendono il Papa per esempio, non è detto che lo siano. Possono difendere il Papa solo perché è, ai loro occhi, potente e non per amore gratuito. E poi si possono dire tutte le cose, anche le più giuste, ma se in noi non c’é amore e speranza e fede gratuite, tutto ciò non serve a nulla, come ci ricorda san Paolo. Gli abdāl „sono conosciuti e nominati solo da Dio e il loro numero varia a seconda delle tradizioni…servono Dio per tutta la vita e sono mediatori di misericordia“ (cfr. nota 3, p. 23 del testamento di Padre Paolo). 

È possibile dialogare con l’Islam, ma ovviamente l’Islam è un fenomeno grande e quindi con un mussulmano sufi e forse con tanta gente normale è possibile dialogare, mentre con „giovani salafiti wahhabiti“ (e c’é ne sono anche tra cristiani di questo tipo, per esempio i guerrieri neocons di tutti i tipi) non è possibile. È possibile dialogare solo con chi ha un senso della tenerezza di Dio, un senso che la sua lotta e il suo impegno per il mondo, per salvare tutti, sono compiuti da un cuore misericordioso. Chi non si commuove del pianto, anche di quello di Dio, provocato dal bruciore dell’inferno (cfr. Padre Paolo), non sarà mai un uomo del dialogo e le „lacrime sono, dall’altra parte, il paradiso stesso“ (Padre Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, 95). 

Abba nostro…

(Dopo il film „Oppenheimer“, che ho rivisto con la mia classe) Abbiamo usato il „Wandertag“ (giorno del cammino) per andare al cinema è vedere un film; i due che erano in ballottaggio erano „Barbi“ ed „Oppenheimer“, ed ha vinto quest’ultimo. Deo gratias! 

Sì, Cristo verrà da questa generazione! Egli verrà da uno, di essa…Vuoi esserlo tu? Il più piccolo di tutti, colui che meno si può usare agli occhi del mondo, può essere il più utile agli occhi di Dio…Signore, non ho alcun valore…ma pur se molto impacciato, pieno di paura e tremore, ti dono il mio cuore. Nella sua entrata in Gerusalemme, nel giorno del suo trionfo, il Signore cavalcò un asino e rimane fedele a questa sua abitudine, viene nell’anima degli asini, che sono di buona volontà, che sono poveri, dolci ed umili. Vuoi essere un asino del Signore? Il Signore non ti vuole imbrogliare; ti dice precisamente di che si tratta…sarà difficile, molto difficile; si deve combattere contro le proprie passioni; giacché queste mirano al contrario di ciò che Egli ha intenzione di fare. Non si possono uccidere queste passioni con un colpo solo; devono morire, giorno dopo giorno“ (San Alberto Hurtado, ritradotto dal tedesco di Peter Henrici) - questo passaggio del santo gesuita cileno ieri durante l’adorazione eucaristica mi ha colpito molto e mi ha ricordato subito gli abdāl. Signore, io credo e spero che tu vieni da questa nostra generazione della bomba atomica, in cui non è stato solo spezzato l’atomo, ma in cui è stato spezzato il nocciolo della nostra anima, per cui non ci possiamo difendere da soli. Il volere vuole il bene, ma noi ci perdiamo per strada mentre vogliamo raggiungere il bene, mentre vogliamo raggiungere l’amore. È siamo del tutto impotenti di fronte allo schianto del nulla. Non siamo capaci neppure ad aiutare i nostri cari, possiamo solo sperare che lo faccia Tu, nostro Signore ed Amico, e che lo facciano i tuoi santi. San Alberto, ti chiedo aiuto per mia figlia Johanna e per Emma… 

„Il Manifesto esalta la linea scelta dal governo del cancelliere Olaf Scholz: più welfare per contrastare la recessione in Germania. Una linea che potrebbe essere di buon auspicio anche in vista delle trattative europee sul nuovo Patto di stabilità“ (Alessandro Banfi, versione odierna). A me che vivo in Germania, nella Sassonia-Anhalt da più di venti anni questa asserzione de „Il Manifesto“ mi fa imbestialire. Il cancelliere non fa proprio nulla per evitare l’inasprimento della guerra in Ucraina, che sta impoverendo ulteriormente poveri e classa media (cfr. MZ di ieri e di oggi) in Germania ed in modo particolare nel Land dove vivo. E il suo welfare sono solo parole, parole…mentre i soldi vanno al fronte. Ho letto da qualche parte nella rete (salabam): „In linea generale con il termine “welfare” si intende “benessere”, ovvero tutte quelle prestazioni rientranti nell’ambito della tutela della persona che in una società si attivano quando un cittadino o un lavoratore cadono in malattia, sono vittima di infortunio, invalidità, disoccupazione e vecchiaia, o nel caso del lieto evento di una maternità“ - probabilmente la situazione è più sostenibile che negli USA, ma se ogni quarto bambino si trova nella povertà (Sassonia-Anhalt), direi che siamo molto lontani dal benessere. E la classe media tedesca investe sempre meno soldi e non può mantenere il proprio stato di vita. Insomma quella de „Il Manifesto“ è una fake news („Un aspetto curioso di news in italiano, non ancora registrato dai dizionari, è che sempre più spesso è usato anche come sostantivo singolare: se si fa una ricerca per “una news” si trovano più di 350000 risultati“ (Terminologia). Sebastiano Canetta ne „Il Manifesto“ non nasconde la crisi tedesca, ma forse non ne ha capito il motivo ultimo e primo. Ecco le sue parole: „«Per la Locomotiva d’Europa, sotto il profilo economico, è destinato ad andare tutto molto peggio delle previsioni, che infatti gli esperti devono ritoccare continuamente al ribasso per poter stare dietro all’irrefrenabile picco negativo. L’ultima mazzata sul governo Scholz è il calo del Pil del 2023 assai maggiore di quanto immaginato, appena certificato dall’autorevole istituto Ifo: 0,4% anziché 0,1%; è una notizia da brividi che dimostra quanto ancora sia lontana la Germania dall’uscita dalla recessione tecnica“. Quello che non viene detto, ne da Canetta né dai „corporate media“ in generale, è che il governo non ha i soldi, perché li spende negli armamenti, per fare quello che dice di voler fare: „In testa all’offensiva di Scholz, come promesso dal ministro del Lavoro, Hubertus Heil (Spd), l’aumento del 12% dell’assegno mensile del reddito di cittadinanza agli oltre cinque milioni e mezzo di beneficiari, di cui 1,7 milioni disoccupati. A partire dal prossimo 1 gennaio la cifra di base del Bürgergeld (soldi per i cittadini; r)  per i single passerà dagli attuali 502 a 563 euro, mentre agli adolescenti della fascia 15-18 anni spetteranno come minimo 471 euro al mese anziché 420, ai bambini 6-14 anni 390 invece degli odierni 348, e ai minori di sei 357 invece di 318. «In questo tempo di crisi e sconvolgimenti i cittadini devono poter fare affidamento sullo stato sociale» sottolinea il ministro socialdemocratico, rivendicando la scelta di «ripresa del welfare» non solo del suo partito ma dell’intera coalizione“ (Il Manifesto). No comment ulteriore! 

Sulla questione delle fake news la „Treccani“ scrive:  Se il web è sempre stato una prateria, si aprono così nuovi spazi per altri post che ''galleggeranno'' sul web, senza alcuna possibilità di collegarli a un'identità riconosciuta, proprio mentre Facebook e Google sono alle prese con la necessità di porre un freno alla circolazione di notizie false sulle loro piattaforme. Simile a Medium, già popolare negli Stati Uniti, Telegraph presta il fianco a 'trolls' e autori di fake news, che potrebbero essere attribuite a chiunque. (Repubblica.it, 25 novembre 2016, Tecnologia) Negli ultimi giorni la Media Editor del Washington Post, Margaret Sullivan, ha chiesto che si mettesse in soffitta il termine “fake news“, proprio perché di per sé fuorviante. Secondo la giornalista americana bisogna distinguere tra cose diverse che, allo stato attuale, fanno invece tutte capo alla medesima, generica, categoria. Le differenze tra una bufala creata ad arte e un errore giornalistico, per esempio, sono notevoli e vanno affrontate in modi differenti. Allo stesso tempo una teoria del complotto sgangherata fondata sul nulla e un’opinione estremamente faziosa e politicizzata – magari posta a sostegno di posizioni che giudichiamo repellenti – sono ancora elementi differenti che non è possibile trattare allo stesso modo. (Philip Di Salvo, Wired.it, 13 gennaio 2017, Attualità/Media) [tit.] Putin: “Chi commissiona fake news su / Trump è peggio delle prostitute”. (Fatto Quotidiano.it, 17 gennaio 2017, Mondo). Dall'ingl. fake news ('notizie false’)“. Questo passaggio della Treccani pone ovviamente i termini del dibattito, ma solo dal punto di vista dei „corporate media“ (Repubblica, Washington Post..) e dei „Big tech“ (Facebook, Google..). La questione dei „trolls“  di Telegraph o in genere russi dovrebbe essere analizzata, per l’appunto senza „un’opinione estremamente faziosa e politicizzata“ e ciò significherebbe prendere sul serio il lavoro fatto da giornalisti alternativi come Matt Taibbi, che tra l’altro attraverso un’analisi approfondita di Twitter ha fatto vedere che la narrazione di trolls russi è del tutto falsa, come lo è in genere il Russiagate.  

Viaggio del Papa in Mongolia: „Per il suo 43° viaggio apostolico Francesco vuole incontrare da vicino una Chiesa nascente, spuntata da poco nel mezzo della vastità dell’Asia orientale tra la Russia e la Cina. E tutto è ormai pronto per la partenza domani verso Ulan Bator del primo Pontefice deciso a mettere piede nelle steppe mongole, sferzate da venti siderali, nella volontà di condividere, dopo quasi dieci ore di volo, tre giorni con una comunità giovane e minuscola di poco più che un migliaio di cattolici“ (Stefania Falasca). Prego per questo viaggio e per le nuove critiche che sono stata fatte al Papa e di cui parla Banfi nella versione odierna ed ovviamente anche per le „speranze bambine“ di pace: „Oggi fra i ministri a Bruxelles si parlerà soprattutto di guerra in Ucraina, com’è fatale. Dopo l’apertura di Volodymyr Zelensky alla “soluzione politica”, da Kiev è partita una raffica di critiche e insulti a papa Francesco, prendendo a pretesto una frase detta da Bergoglio coi giovani russi e di cui peraltro la Sala stampa della Santa Sede ha chiarito il senso. Il Ministro degli Esteri ucraino da Parigi, nel giorno dei funerali di Prigozhin, ha detto che chi tratta con Mosca muore. Il Corriere, Il Foglio e La Stampa fanno oggi da risonanza alla propaganda ucraina. L’impressione è che si voglia riequilibrare le frasi del presidente ucraino, in senso bellicista e che quindi si tiri il Papa per la stola. La realtà dei fatti, come scrive Avvenire, è che c’è un’enorme “stanchezza delle armi”. A Mosca non ci sono più reclute e anche a Kiev “il nazionalismo non smuove più i giovani, nemmeno in Ucraina: la guerra fa paura”. Anche per questo una soluzione politica appare più vicina“. Ave Maria…

(Wetterzeube, il 29.8.23 - Decapitazione di san Giovanni Battista) Nel secondo punto della contemplazione per raggiungere l’amore, SPN usa la formula: „osservare come Dio abita nelle creature“, viene evitato ogni „sentimentalismo“, perché poi parla della modalità in cui Egli abita: „dando l’essere, nelle piante facendole vegetare, negli animali facendogli sentire, negli uomini facendoli intendere“ (Esercizi, 235). Balthasar nel suo commento (cfr. Antologia-Servais, 309-310) ci aiuta a comprendere ancora meglio l’intenzione di Ignazio. Non vi è proprio nulla che non „abiti in Dio“. Dio insomma abita nelle creature, perché le creature abitano in lui e le creature, come non potrebbe dirlo un lettore  attento di Goethe, sono anche le pietre! Pietre, piante, animali e l’uomo abitano in Dio, nel Dio trinitario! Quando i teologi parlano delle „opere esterne“, intendono che esse non sono Dio direttamente, ma tutto ciò che è, è in Dio. Balthasar ci fa fare un grande passo! Quale è la logica ultima di Dio? Che il suo „Selbstsein“ (ipse esse subsistens) si rivela „nel dono di sé“. Il Padre ha creato tutto per il Figlio, il Figlio vuole riconsegnare il mondo nella sua completezza al Padre, lo Spirito Santo, che è amore, anche amore istituzionale tra i due, glorifica questo amore che è e testimonia, l’amore del Padre e del Figlio. Questo significa che se tutto è in Dio, la logica ultima del reale, anche di quello finito è: il senso dell’esistenza è „Selbstsein in Fürsein“ (essere-se-stesso nell’essere-per-l’altro). Qualche volta nel diario ho polemizzato contro la tendenza teologica di vedere la Trinità dappertutto, anche nel letto degli sposi, che a volte in modo molto semplice tentano in modo imperfetto di vivere questa legge ultima del reale: essere-se-stesso nell’essere-per-l’altro. Non era una polemica contro Dio, ma contro i suoi agenti sulla terra, che mettono pesi sugli altri, che non sono minimamente capaci di portare. Si masturbano spesso, o meglio masturbano il loro ego, con tanta volontà di potenza, e poi criticano che si masturba, forse solo per far calare la tensione nel suo corpo. È chiaro che nella masturbazione è contradetta la logica dell’ essere-se-stesso nell’essere-per-l’altro, ma bisogna stare attenti a non dimenticare, ciò che Balthasar non dimentica mai. Anche nella perversione la natura non è totaliter corrupta! In tutto, anche nel peccato, come Balthasar sa da Claudel, che oggi riprendo a leggere con le due ragazze, „rimane riconoscibile il senso proprio dell’esistenza donata, che consiste nell’essere-se-stesso in direzione dell’essere-per-l’altro“ (Antologia, 310). Voglia il Signore che diventiamo sempre più missionari di questo amore! 

Per quanto riguarda il dialogo sul „volto di Dio“ con la umma islamica, che segue il profeta Muhammad (la pace sia con lui), bisogna dire che è nostro compito come cristiani, rimanere fedeli alla teologia della Trinità, confessando le nostre colpe, quando l’abbiamo ridotta ad un „triteismo“ e in primo luogo rimanere fedeli alla confessione e professione di fede, che „il volto di Gesù crocifisso è il volto di Dio scoperto“ (Padre Dall’Oglio). Sia ebrei che mussulmani portano troppi veli, certamente per un rispetto di Dio e dell’uomo che noi in Occidente dobbiamo imparare di nuovo, ma che nascondono questa verità! Allo stesso tempo bisogna dire, però,  che il ritorno definitivo di Gesù a Gerusalemme come „re del giorno del Giudizio“, è testimoniato anche nel santo Corano: „Quando diciamo che Gesù viene di nuovo per mostrare il volto di Dio a tutti, che viene il ‚re del giorno del Giudizio‘, secondo le parole della sura al-Fatiha (la sura Aprente) nel Corano, riprendiamo un’antica espressione dei Padri della Chiesa: Gesù è il re del giorno del Giudizio, e governa con misericordia, mostrando l’infinita misericordia di Dio a tutta l’umanità“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 94). 

Avendo parlato ieri della scelta preferenziale dei poveri e dei deboli, voglio ricordare che nella Sassonia-Anhalt, dove abito, „ogni quarto bambino è minacciato dalla povertà“ (MZ), in questo caso da quella materiale, ma quella spirituale è ben più grande, aggravata dal lungo ed insensato Lockdown durante la prima parte della pandemia nelle scuole (Crawford). Ma ritorniamo alla povertà materiale: un bambino su quattro sigifica  la quota di povertà più alta della Repubblica federale tedesca. Il governo della coalizione del semaforo (SPD, Verdi, FDP) ha tentato di fare una legge per superare questo problema, ma le associazioni sociali non sono convinte che i soldi arrivino a chi ne ha davvero bisogno e la legge stesse non supera la stigmatizzazione di dover chiedere il denaro (per i dettagli cfr MZ di oggi). 

Nel giorno della decapitazione del Battista vorrei scrivere due righe in difesa della filosofia. A me irritano i filosofi che parlano come politici e con la preoccupazione dei politici, il consenso. La filosofia non si occupa di consenso, ma di verità, pur nel rispetto dell’autorità politica, se non contraddice la verità! Mi hanno anche sempre irritato le critiche generalizzate alla filosofia, che nella tradizione monastica, è sempre stata intesa come intimamente legata a Cristo, anzi come Cristo stesso. E come potrebbe essere altrimenti se Cristo è il Logos universale e concreto. Spesso mi ha irritato la dipendenza di cattolici da pensieri che non sono in alcun modo conciliabili con lo spirito della Catholica. E questo non perché voglia difendere l’autoreferenzialità; chi ha anche solo sfogliato questo diario, leggendo qua e là, sa che non vi è nulla di autoreferenziale in esso. Ma una filosofia che non dia ragione del „dono dell’essere“ semplicemente non è ne vera né cattolica (universale). E sola a partire dal dono gratuito dell’essere è possibile fare discernimento nel senso del „Pànta dokimàzete tò kalón katéchete“ (Vagliate ogni cosa e trattenete il valore). Solo a partire dal dono dell’essere come amore gratuito, nel „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich) è possibile rispondere, dall’interno, al nemico numero uno della nostra epoca: il nichilismo! 

Abba nostro...

(Pomeriggio) „La notizia per certi versi clamorosa sulla guerra in Ucraina viene da una dichiarazione di Volodymyr Zelensky che apre ad una “soluzione politica” sulla Crimea. La circostanza è interessante per il segnale che rappresenta, più che per la sostanza della cosa. Tanto più che secondo Bloomberg anche Erdogan vedrà Putin l’8 settembre per la trattativa sul grano. Si è davvero aperta una “finestra” per la pace, come ha sostenuto Romano Prodi qualche giorno fa? Domenico Quirico sulla Stampa è molto scettico: la strada della diplomazia è impossibile, secondo lui, dopo che l’Occidente si è messo in guerra contro la Russia. Lo Zar russo e la stessa Federazione russa vanno sconfitti e cancellati: questa è stata la logica applicata finora e niente fa pensare che cambierà. Vedremo“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Ovviamente sarebbe bello se la dichiarazione di Zelensky fosse un autentico passo politico, ma purtroppo la logica che ho visto fino ad ora in azione è quella descritta da Quirico: comunque non è vietato contare sulla „speranza bambina“ di Peguy. 

Ci sono tante categorie o tanti significati della filosofia di Ferdinand Ulrich che mi sono diventati molto importanti e che sono la base elementare su cui si fonda questo diario, anche se non vengono spesso citati espressamente. Il „medesimo uso di essere e „nulla““, come risposta al nichilismo odierno; il „movimento di finitizzazione dell’essere“ come superamento di ogni astrazioni ontologica, per una piccola via del quotidiano; il „senso necessario dell’essere“ come espressione e logica ultime del dono gratuito dell’essere come amore; etc. Ma vi è un espressione misteriosa, che io credo sia tra le più profonde di questa filosofia, che ha sempre catturato la mia attenzione: il non-essere-causato-dell’essere. Misterioso perché sembrerebbe contraddire il pensiero della creazione, che comunque a sua volta non è solo „causare“, ma per l’appunto anche „donare“. L’atto stesso del dono dell’essere, che si dona negli essenti, non è a sua volta causato, ma per l’appunto donazione libera, che non trova nella categoria della „causa“ un’esplicitazione adeguata.VSSvpM! 

(Wetterzeube- Droyssig, il, 28.8.23 - Sant’Agostino) Sia nel primo punto (Esercizi, 234), sia nell’ultimo (237) della contemplazione per raggiungere l’amore, SPN ci insegna che tutto ciò che noi crediamo di sapere e fare è dono (234), è „dono dall’alto“ (237), consideriamo quindi „che tutti i beni e i doni discendano dall’alto, cioè la mia limitata potenza dall’alto, da quella somma ed infinita; e lo stesso la giustizia, la bontà, la pietà, la misericordia, ecc., proprio come i raggi discendano dal sole, le acqua dalla fonte, ecc.“ (237); consideriamo che in questo donarsi „il Signore stesso desidera darsi a me“ (234). È chiaro che ci sono persone che ci hanno insegnato tutto ciò, a cui siamo legati da un affetto particolare, ma non dobbiamo imparare a guardare come don Giussani o Ulrich guardavano, ma dobbiamo imparare a guardare come Dio guarda, come Gesù guarda e dobbiamo ricordarci che nel semplice essere donate e presenti delle cose (non è lo stesso che la brutale presenza delle res), Dio è presente; certo tutto ciò vale anche per il mare e la montagna o per il deserto, ma vale anche per un paesaggio creato dall’uomo in una città, vale anche per la villa miseria a Buenos Aires; Balthasar tocca qui un grande mistero: Dio ci lascia fare (scrivere libri, dare una certa forma ad una città, costruirla…), e nel „suo paziente dare spazio alle invenzioni della sua creatura“ (Balthasar, Antologia-Servais, 308) Egli è presente, come uno che non si impone (ibidem, 309). Quindi anche laddove non vi siano segni della cristianità o non ce ne siano molti, come suppongo sia in Mongolia, dove andrà fra qualche giorno il papa, Egli è presente! E per quanto sia legittimo distinguere tra natura e sovranatura, ad un certo punto, quando si voglia davvero raggiungere l’amore donato gratuitamente, „creazione, stato di grazia, azione della redenzione non vengono qui più distinti; e non possono neppure venir distinti, perché l’intenzione di Dio, di comunicarsi fino alla fine, è indivisibile“ (Antologia, 308). Dio si comunica nella pura esistenza delle cose e delle persone. SPN, però ci invita, a non rimanere a questo livello, generale della meditazione: „Terminare poi riflettendo su me stesso…Infine si concluda con un colloquio e un Padre nostro“ (237). Ieri sera dopo aver chiuso la stalla delle galline, era all’imbrunire,  quando mi sono seduto a cena, mi sono accorto che non avevo lavato la  padella come desidera la vicina di casa, con cui gestiamo questo progetto delle galline; allora sono ritornato giù, sperando che la pizza non diventasse fredda; piovendo ho messo gli apparecchi acustici in tasca e poi aprendo la porta, ritornando in casa, ne ho perso uno, e la pizza diventava sempre più fredda - Konstanze ha visto che ero in tilt ed è andato a cercarlo; in questo particolare il dono dell’essere come amore gratuito diventa minimo e la pretesa della vicina massimo, ma questo non può essere e non è neppure amore per la vicina. Anche il semplice dono di fare bene un’azione quotidiana viene dall’alto e non può essere distrutto da alcuna pretesa. Esempi analoghi si possono fare anche dalla quotidianità scolastica…Ho chiesto al Padre di liberarmi da questa dipendenza dalle creature, quasi che loro fossero Dio…Padre nostro…

L’altro giorno, cosa che ho già in parte raccontato, uno di CL mi ha fatto la predica, dicendomi che il mio modo di affrontare la questione della guerra in Ucraina non fosse scientifico e che non avevo considerato il blocco russo del problema. Insomma non avevo considerato che tutti in Ucraina odiano i russi; a parte il fatto che questa frase non è minimamente scientifica, devo dire che come insegnante e non come specialista in cose ucraine, mi sono dato da fare per seguire bene una o meglio due delle narrazioni, tenendo conto anche un po’ delle altre. La grande difficoltà è che la Russia, come paese autocratico ed anche per via della lingua, non mi permette di fare quel lavoro che ho fatto con fonti americane. E per quanto riguarda le persone del Movimento, che si occupano di Ucraina e Russia, e che sanno le lingue, sono talmente fanaticamente da una parte che non mi è stato possibile, sebbene all’inizio ci abbia provato, fare alcun dialogo con loro. Queste persone solo nel sentire ciò che a me sembra essere provabile, e cioè che in Ucraina si combatte una „proxy war“ vedono nero davanti agli occhi e cominciano ad insultarmi o commiserarmi; insomma non vedo in loro il minimo sforzo di falsificare la loro tesi; la loro tesi è dogmaticamente vera e tutte le fonte che uso io non sono serie apriori, sebbene siano abbastanza differenziate: Aaron Maté dice cose simili a quelle che dice a volte il Papa, ma non le medesime e non ha alcun senso „pastorale“ per il popolo martoriato dell’Ucraina…Mi sono tra l’altro confrontato anche con posizioni più moderate della mia, come quella di Massimo Borghesi (si tratta di un attacco della Russia, ma dobbiamo risolvere il problema con la diplomazia) o quella di Jürgen Habermas (la guerra non deve essere vinta, ma neppure persa). Infine leggo regolarmente la FAZ che ha una posizione pro war e ne conosco tutti gli argomenti…

Abba nostro…

(Pomeriggio, dopo la scuola) Per Padre Paolo Dall’Oglio, come per il Pedro Arrupe y Gondra SJ (1907-1991), ex padre generale dei gesuiti, come anche per Papa Francesco, la scelta evangelica significa: „Siamo solidali con i deboli della terra“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 93). Si tratta di „una scelta preferenziale per i deboli e i poveri, come la scelta del Vangelo stesso: è la scelta di Gesù. Più questo povero soffre, più Dio si unisce alla sua sofferenza attraverso Gesù. “ (ibidem). Questo è vero in modo esemplare nella baraccopoli la Carcova, ma è vero anche nella regione in cui mi trovo, sebbene la povertà sia di altro tipo. Dove ci sono due percento di battezzati cattolici vi è automaticamente per esempio una povertà spirituale. Dove giovani soffrono, come in una pandemia spirituale, di attacchi di panico siamo nel mezzo di una povertà che grida, anche se in silenzio, il bisogno dell’unione „di Dio con la sofferenza degli uomini“. È possibile, anche se i giovani forse non lo sanno, che stiano portando un peso per Gesù! 

„Interessante un commento dell’ex ambasciatore Sergio Romano, secondo cui la democrazia americana guiderebbe il mondo, attraverso una forte vocazione militare, che di fatto ha mantenuto gli Usa in guerra per molti anni, anche dopo il 1945“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

(27.8.23; Santa Monica; 21esima domenica dell’ordinario) Ascoltando un’intervista con Sohrab Ahmari, che ho condiviso nella mia bacheca in X, mi sono reso conto che si dovrebbe differenziare bene cosa sia tradizionalismo e cosa sia conservatorismo; quando io prendo le distanzi da forme di tradizionalismo, intendo forme che assolutizzavano il passato.  Sohrab Ahmari mi ha fatto comprendere il legame, per esempio, tra il movimento conservatore e la classe operaia che io non ho mai considerato con attenzione adeguata. Molto interessante è anche la sua idea della tirannia nel privato: "I conservatori sono abbastanza abituati a pensare al governo come all'unica fonte potenziale di coercizione", racconta Ahmari, "quindi il fatto che un segmento della destra fosse improvvisamente attento a ciò che le big tech possono fare a voi, mi è sembrato un'apertura per dire: 'Ehi, lasciate che vi mostri altri tipi di coercizione privata che sono meno visibili, ma tanto più insidiosi’" (Redazione di Useful Idiots) - Ho pensato immediatamente alla dichiarazione delle tasse a cui mia moglie da decenni dedica dieci giorni della sua vita ogni anno (ovviamente conosciamo la possibilità di un esperto delle tasse, ma mia moglie non lo vuole, con un motivo ben preciso), quindi in dieci anni sono cento giorni…



Papa Francesco ha parlato direttamente ai giovani russi in un’occasione straordinaria di dialogo, via streaming: una sorta di replica della Gmg in terra russa, organizzata a San Pietroburgo. I giovani russi sono stati invitati a «essere costruttori di ponti tra le generazioni» e «artigiani di pace in mezzo a tanti conflitti, in mezzo a tante polarizzazioni che ci sono da tutte le parti, che affliggono il nostro mondo». «Vi invito – ha ancora detto in collegamento video – a essere seminatori, a spargere semi di riconciliazione, piccoli semi che in questo inverno di guerra non germoglieranno per il momento nel terreno ghiacciato, ma che in una futura primavera fioriranno. Come ho detto a Lisbona – prosegue Francesco – abbiate il coraggio di sostituire le paure con i sogni. Non siate amministratori di paure ma imprenditori dei sogni»“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


(Pomeriggio) È uscito la terza parte dello scritto di Matt sulla diversità e lo stato- partito (cfr. Matthew B. Crawford, The corporate-state Nexus, 26.8.23). Matt sta diventando un autore importante per il mio dialogo interiore e per la mia comprensione del reale. Qualche giorno fa scrissi qui nel mio diario che Adrian Walker e Matthew Crawford non sono autori di destra, non sono neocons, come tra l’altro non lo è neppure Renato Farina in Italia. Anzi Matt in questo suo ultimo articolo nomina esplicitamente l’errore della destra americana con il suo sogno del liberalismo puro. Adrian e Renato sono due autori cattolici è già per questo, già per il loro consenso esplicito alla dottrina sociale della Chiesa, non hanno nulla a che fare con i neocons (a parte poi il fatto che Renato da giovane fece parte dell’ultra sinistra). Dico sempre che nel dibattito sulla guerra in Ucraina in Italia Massimo Borghesi è l’unica voce cattolica (a parte il Papa, ovviamente), che io conosca, che sia seriamente contro la guerra in Ucraina, ma in vero lo è anche Renato Farina.  Questo è un altro elemento che non può essere conciliato con la dottrina neocon della guerra perpetua…Ma torniamo a Matt. Al momento abbiamo a che fare con un intervento dell’oligarchia anziana della sinistra statunitense (con assensi in Europa) sull’economia pura, a difesa ideologica delle minoranze e contro il supposto suprematismo bianco. Non i risultati delle imprese, ma quella che N.S. Lyons chiama l’ideologia manageriale, ciò che Matt chiama lo stato-partito con la sua ideologia umanitaria, sono normalmente il presupposto per aver successo nella nostra società. La destra reagisce a ciò con il sogno del neoliberalismo puro (il mercato si regola da solo). Questo programma neo-liberale viene contraddetto dalla lettera apostolica programmatica di Papa Francesco, „Evangelii Gaudium“, che vuole sostenere, con una politica sociale, i poveri. Un altro errore della destra è stato quello di scambiare Papa Francesco per un agente dell’ideologia manageriale. Il suo „chi sono io?“ in riferimento ad un giudizio sugli omosessuali è stato scambiato, sebbene il Papa abbia criticato più volte il regime del pensiero unico, come un assenso all’ideologia umanitaria in difesa ideologica delle minoranze. Purtroppo anche alcuni bergogliani di rilievo, con una acritico sostegno della cultura-„woke“ (ultimamente il padre Spadaro stesso con la sua difesa di Michela Murgia) hanno contribuito a questo errore di giudizio della destra. Il Papa è pastore anche delle persone concrete che appartengono a queste minoranze ed ovviamente non vuol dar nessun giudizio sul singolo omosessuale, sui singoli omosessuali, ma la sua difesa è pastorale, non ideologica. - Durante la pandemia, con la chiusura del Vaticano e con la difesa troppo forte del vaccino (come atto di amore del prossimo) si è pensato ancora una volta ad un papa appartenente alla dittatura sanitaria, all’ideologia manageriale (ma già la sua critica al paradigma tecnocratico, che è il primo punto di identificazione dell’ideologia manageriale, avrebbe dovuto insegnarci il contrario); si deve tener conto, però, che il Papa vivendo in Italia, era sconvolto, comprensibilmente, dalle notizie che arrivavano dal nord Italia, dalla mia patria, ma anche in questo contesto con la sua presenza liturgica online è stato pastore di tanti, anche di me, che vivevo isolato dalla mia famiglia in Germania ed è stato anche uno dei prominenti che dopo un anno era già di nuovo in viaggio (Irak), quando la dirigenza sanitaria lo accusava di irresponsabilità. Solo dopo abbiamo compreso il disastro pedagogico ed umano che ha significato il Lock down nelle scuole, ma il papa ha sempre pregato per noi insegnanti…Come filosofo ho subito intuito che qualcosa stava andando storto, proprio ed anche nella concezione di cosa sia scienza e nel caso specifico del Covid di quale fosse la parte vulnerabile della popolazione. „Per fare l'esempio più importante, il partito-stato si è messo in imbarazzo nella sua risposta al Covid, sopprimendo i normali processi di disputa scientifica e sbagliando molto di conseguenza. La pandemia ha rivelato una discrepanza di fondo tra la scienza come modalità di indagine, la cui forza deriva dall'insistenza sulla falsificabilità, e la scienza come autorità univoca che non deve essere messa in discussione, che è il ruolo che le viene richiesto dal Partito. Inoltre, la premessa della nostra risposta alla pandemia è stata che siamo una grande "popolazione vulnerabile", in barba ai fatti - ma in perfetta conformità con la logica politica con cui il Partito Umanitario estende il suo dominio (si veda la Parte 1 di questa serie). Nella perversione che ne è derivata, le autorità non si sono impegnate in una protezione mirata dei più vulnerabili (come previsto dai piani pandemici di lunga data), ma hanno inflitto danni gratuiti a bambini che presentavano un rischio minimo di contrarre il virus. I fatti sul gradiente di rischio di Covid basato sull'età, appresi all'inizio della pandemia, hanno dovuto essere soppressi per sostenere un senso generale di emergenza e convincere la maggioranza a cedere nuovi poteri alla Sanità Pubblica“ (Matthew B. Crawford, ibidem). È possibile che questo errore fatale, come anche con l’errore fatale della classe politica dominante, al governo o all’opposizione, di sostenere il mito della liberazione con le armi dell’Ucraina (questo errore il Papa, sebbene preghi ogni domenica per il  popolo ucraino, non lo ha fatto, anzi con la sua critica alla logica di Cappuccetto rosso ha indicato tutt’altra strada), mentre questo mito è con-causa della morte di tantissimi ucraini e russi, dicevo è possibile che con questi errori fatali venga provocata una reazione populista, che è del tutto erroneo giudicare come „neocon“. „What the fallout of these revelations might be is difficult to predict. But it does feel like a time of peril for the party-state. What comes next?“ (È difficile prevedere quali potrebbero essere le conseguenze di queste rivelazioni. Ma sembra un momento di pericolo per il partito-stato. Cosa succederà dopo?).

Abba nostro…

(Verso sera) Se uno vuole davvero comprendere che cosa significa oggi la formula di Peguy: „dopo Gesù, senza Gesù“ deve aprire gli occhi e svegliarsi nella e discernere la nostra „società trasparente“ (Byung Chul-Han) oppure leggere, per esempio, „Il curriculum dell’amore“ di Martin Walser: rimangono i soldi e la perdita dei soldi a causa di astrazioni finanziarie; rimane il sesso, con le sue fantasie pornografiche, fino quasi al sadismo (farsi picchiare, farsi urinare addosso…) e la perdita del sesso. In qualche modo tutto questo mondo sveglia la libido e il caos dell’inconscio si mette al servizio di queste fantasie „trasparenti“, ma in fondo rimane anche una grande tristezza, quella di desiderare un amore fino alla morte che invece non è più possibile, se non per grazia (che non è uguale a miracolo, nel senso debole del termine), un amore per sempre. Come dice il cardinal Scola: l’amore ho è per sempre o non è amore. 



(Wetterzeube, il 26.8.23) Cominciamo con SPN che scrive, nel terzo punto della contemplazione per raggiungere l’amore,  una cosa che mi è di grande aiuto: „considerare che Dio lavora ed opera per me (ma anche per tutti i miei cari ed anche per gli altri; r) in tutte le cose create sulla faccia della terra, come cioè si comporti da lavoratore nei cieli, negli elementi, nelle piante, nei frutti, nel bestiame, ecc. dando l’essere, conservando, facendo vegetare, sentire, ecc. Poi riflettere su me stesso“ (Esercizi, 236). Il dono dell’essere come amore gratuito non è un passatempo, è un lavoro. Dio lavora, per questo nel settimo giorno si ripossa: „Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che aveva fatto creando“ (Gen 2, 2-3). Visto che nella lingua ebraica non vi è un passato del verbo, ma i verbi esprimono la compiutezza o incompiutezza delle azioni, mi sembra essere anche filologicamente corretto quello che SPN ci vuole insegnare: Dio non ha solo lavorato, ma lavora ed opera adesso e per questo si riposa anche adesso, ogni settimo giorno. E lavora sostenendo gli elementi, i frutti (per esempio le mele nel nostro giardino), gli animali (per esempio le capre nel campo davanti a casa)…ma sostiene anche a noi, sostiene mia figlia quando ha i suoi attacchi di panico… e per questo accolgo di cuore l’invito della mia sorella francescana Michelle, che ieri mi ha inviato questo messaggio: „Figlio carissimo, prima di tutto ti esorto ad amare il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutte le tue forze. Senza di questo non c'è salvezza. (Dal «Testamento spirituale al figlio» di san Ludovico). 


Balthasar mi fa comprendere, come figlio di SPN, „l’immanenza divina in tutto l’essere creato“ (cfr. Antologia-Servais, 307-308). E la direzione del nostro sguardo al creato, prima che ai servizi ecclesiali, è il metodo migliore per evitare ogni clericalismo. „Dio è nell’essere l’essere originario, nella vita la vita originaria, nel sentire il sentire archetipico“ (Balthasar). Ovviamente non dobbiamo interrompere il nostro pellegrinaggio a livello della natura e chiedere, in quello della sovranatura, di diventare „suo tempio“. In questa pagina che sto meditando in primo luogo Hans Urs mi vuole insegnare che Dio partecipa al mondo, nel modo concretissimo spiegato sopra e che Egli è „il sole paterno del bene“, che incendia o scalda le nostre durezze e rigidità e ci vuole rendere una „fonte di vita che partecipa alla fonte eterna di vita“. 


In un senso del tutto ignaziano anche Dall’Oglio, a proposito dell’ecumenismo dice: „la questione non è l’unità delle Chiese , ma il servizio per l’unità del mondo“ (Il mio testamento, 92). Ieri ascoltando un podcast della diocesi di Erfurt, sentendo parlare il mio padre confessore, Jeremias Kiesl, agostiniano, mi è piaciuto molto il suo stile „democratico“ di essere sacerdote nella Brunnenkirche; la sua più grande preoccupazione è di non essere ostacolo alla vita che Cristo fa sorgere in Erfurt e questo suo atteggiamento mi fa comprendere cosa intenda il Padre Dall’Oglio SJ con „chiesa democratica“; non è una chiesa che metta in dubbio il „sub et cum Petro“: „Ci sono critiche e discussioni, ma il carisma di Pietro rimane il carisma di Pietro, e la cattedra di  Roma rimane la cattedra di Pietro“, detto questo, però, o anche senza però, „l’organizzazione della vita della base di questa piramide può essere democratica, perché non c’è bisogno di imitare  l’imperatore di Roma come avveniva il quarto secolo, o il re di Francia nell’ottavo secolo…“ (92). E per quanto sia importante la modalità canonica, l’ecumenicità di una chiesa particolare, non vive di solo „canone“: „la nostra comunità è ecumenica anche se è cattolica nell’obbedienza; i canonisti comprendono in modo canonico, noi comprendiamo in modo spirituale e teologico, perché ognuno ha la sua soddisfazione“ (Il mio testamento, 93). 


Sono completamente d’accordo con il premier bavarese Markus Söder (CSU), quando afferma, nell’intervista che gli ha fatto la FAZ, insieme al premier dell’Hessen, Boris Rhein (CDU), che i „Verdi tedeschi“ sono del tutto ideologici; gli argomenti che porta Söder riguardano la migrazione e la politica energetica, io avrei anche quello della guerra in Ucraina, che è il grande assente in questa intervista molto interessante, per comprendere il dibattito politico in Germania in questi mesi. Non mi posso soffermare su tutto, ma vorrei riflettere un attimo sulla frase di Söder: „L’AfD è il nostro avversario sistematico (mentre i Verdi sono „il polo opposto“) perché mette in dubbio la democrazia“. Probabilmente ciò è vero, per quanto riguarda l’AfD in Germania, ma è vero che questo argomento viene usato nel mondo, negli USA in primo luogo, per discreditare a priori chi si chiede se la democrazia sia davvero democratica come „avversari sistematici“ e come propagandisti di Putin; l’argomentazione di Söder contro l’AfD coinvolge anche quella contro il „polo opposto“, che non sono soli i „Verdi“, ma la coalizione detta del semaforo (SPD, Verdi e Liberali) e suona così: chi vota l’AfD, visto che non possono raggiungere una maggioranza governativa, sostiene indirettamente la coalizione del semaforo. Se è così allora il pericolo „sistematico“ non è poi così grande, perché per Söder e Rhein la coalizione del semaforo sta mettendo in crisi il benessere in Germania e non la democrazia. Comunque non avendo parlato i due  del tema più importante, la guerra in Ucraina, diventa difficile per me dare un giudizio definitivo sui due. - Ieri al Meeting il presidente italiano Mattarella ha parlato di migrazione in modo personale, nel senso che queste persone, i migranti, non sono solo un „fenomeno sociale“ ma per l’appunto persone che interpellano le nostre persone (il presidente ha fatto l’esempio di un quattordicenne che è morto nel mare e nello zaino aveva la sua pagella). I due politici tedeschi hanno più un problema di governabilità ed integrazione di questa massa di gente, che ovviamente è anche una questione legittima. 


Sempre nella FAZ Johanna Kuroczik nell’editoriale lungo odierno pone il problema del „dolce veleno“ degli smartphone: i nostri giovani e bambini passano più di cinque ore davanti allo schermo, due delle quali in media come TikTok. Vorrei proporre questo tema nel mio corso di filosofia (undicesima classe) e in quelli di etica (nome classi). La giornalista cerca di evitare di cadere in una denigrazione diabolica dello smartphone ed anche in soluzioni convergenti a quelle cinesi, che vogliono vietare ai ragazzi di usare lo smartphone per più di due ore, in questo modo non soddisfa ne una critica radicale della „macchina“ (Paul Kingsnorth) né un approccio realistico, che prenda in considerazione, per esempio, la possibilità che le depressioni dei giovani non abbiano tanto o solo a che fare con lo smartphone, ma con lo stress delle scuole e dei posti di lavoro…e con avvenimenti criminali nella società e nella chiesa (pedofilia). 


Nella sesta pagina della FAZ odierna Friedrich Schmidt parla della crisi, sempre più terribile nel Nagorno-Karabakh (Armenia).   Questo articolo è più „neutrale“ di quelli che scrive Renato Farina, ma avendo come „dialoganti“ due armeni, una donna che ha scelto di vivere in Nagorno-Karabakh (Gohar Gjurdschjan ) ed un giurista (Moreno Ocampo) armeni mostra, grazie a Dio, una certa simpatia per chi, gli armeni, ha solo una speranza, „che il male perda“, come si è espressa la 26enne. 


La MZ scrive che a partire dall’inizio della guerra in Ucraina sono aumentati qui da noi in Sassonia-Anhalt gli attacchi e gli incidenti digitali e che queste aggressioni digitali vengono fatte dai Russi. Io non so, riporto come commento associativo, il commento di Aaron Maté alla seguente comunicazione della CNN-Politics: „L'intelligence russa sta attuando un programma sistematico per riciclare la propaganda a favore del Cremlino attraverso relazioni private tra agenti russi e inconsapevoli obiettivi statunitensi e occidentali, secondo quanto dichiarato di recente dall'intelligence statunitense“. Aaron commenta: „Traduzione: I servizi segreti statunitensi stanno attuando un programma sistematico per riciclare la propaganda pro-CIA attraverso relazioni private tra agenti statunitensi e stenografi consapevoli dei media statunitensi e occidentali, tra cui la CNN“.  


Abba nostro…


(Pomeriggio, dopo la lettura di Peguy) Alcune cose che dice madama Gervaise ne „Il mistero della carità di san Giovanna d’Arco“ sono davvero molto belle: sul tesoro delle sofferenze, sul tesoro delle preghiere ed in modo particolare sul tesoro dei „Padre nostro“ pregati, dopo il primo che è stato pregato da Gesù stesso, sul tesoro dei meriti, ma ad un certo punto, alla fine, „un po’ bruscamente“, Giovanna taglia corto, perché sono state fatte troppe parole e le domande sono rimaste senza risposta, in primo luogo quella della dannazione: „un’anima, una sola anima è di un valore infinito. Quale sarà il valore di un’infinità di anime?“ E cosa ci accade quando vediamo „che un’anima si danna…“. In modo molto pio, proprio la religiosa che si fissa sull’eternità di un inferno pieno di anime, dice: „Mai noi sappiamo se un’anima si danna“, mentre la piccola Giovanna, che vuole e spera un inferno vuoto, sa „bene che ce n’è che si dannano. Vediamo bene. Vediamo! Madama Gervaise: spesso noi crediamo pure che una data anima sia dannata“. Ma Giovanna spera contro la speranza e non si nasconde dietro frasi pie, che poi nascondono una certa arroganza, se si pensa  che la religiosa dice a Giovanna, proprio a lei che sarà bruciata dalla Chiesa: „ quando saremo morti per lui, come loro (Pietro...), bambina, potremo forse dire una parola, potremo dire la nostra“ su chi è vile o non vile, su chi abbandona o non abbandona. Ma anche Gesù parla prima della crocifissione e della discesa all’inferno,  della sofferenza e della prova, e della sua risurrezione! Perché per grazia si può avere anticipatamente un’idea della propria fedeltà…Poi vorrei in conclusione dire che questo cielo di Gervaise in cui „non si dice più nulla…perché non c’é più nulla da dire“ su  tradimento e fedeltà, è un tantino noioso…


(Dopo la traduzione di Ulrich) Caro don Julián, 

non so se ti ricordi più di me, visto che conosci così tante persone; qualche anno fa ti avevo parlato di Ferdinand Ulrich, che tu avevi citato anche negli Esercizi e ti eri comprato l’edizione americana del suo opus magnum: Homo Abyssus (1961). Fra qualche giorno avrò compiuto la traduzione delle prime 400 pagine di quest’opera in italiano e come sempre, compiute le 100 pagine nuove, le mando al padre Servais SJ, al cardinal Ouellet e al vescovo Oster. Se ti fa piacere te le posso inviare anche a te o per „Page“ o per „PDF“. Sono alla pagina 384; ne traduco una al giorno, ma la domenica riposo ed a volte, quando nella scuola c’è troppo da fare, salto il pensum quotidiano. 

Spero che stai bene, pur nei tempi difficili.

Tuo, Roberto (Graziotto) - Caro Roberto, 

mi ricordo benissimo di te. Ti ringrazio di avermi fatto conoscere Ulrich, di cui ho apprezzato tutto quello che ho letto. Perciò sì, desirerei ricevere la traduzione di Homo Abyssus in italiano. 

Grazie ancora per tenermi nei tuoi pensieri.

Un abbraccio 

Julián


(Wetterzeube, il 25.8.23) L’alce, che comunque appartiene alla famiglia  dei cervi, a differenza di quest’ultimi va a cercare il cibo da solo, io credo di essere, non solo per il peso, più un alce che un cervo, anche se vi sono gruppi di alci. 


Nel sistema platonico da un certo punto di vista si può abbandonare il corpo al suo destino e ai suoi bisogni, e concentrarsi sull’anima, questo non è possibile nel cristianesimo. Il secondo punto della contemplazione per raggiungere l’amore „consiste nell’osservare come Dio abita nelle creature: negli elementi dando l’essere, nelle piante facendole vegetare, negli animali facendoli sentire“ (Esercizi, 235). Io cerco sempre di immaginarmi gli animali nel bosco vicino a casa, ma anche le nostre galline, etc per ringraziare Dio per la loro esistenza. Il dono dell’essere come amore gratuito riguarda anche questa dimensione vegetale ed animale. Il numero degli Esercizi citati continua: considerare come Dio abita „negli uomini facendoli intendere; quindi in me dandomi l’essere, il vegetare, il sentire, l’intendere e, in più, rendendomi tempio suo, dal momento che io sono creato ad immagine e somiglianza della sua Divina Maestà“ (ibid.). „Gen 1,[27] Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò“. Ulrich nell’Homo Abyssus insiste sul fatto che non c’è un „corpo puro“, come non c’è un’ „anima pura“, ma che le due realtà sono contemporaneamente presenti, se non fosse così il nostro corpo non potrebbe essere o divenire „tempio di Dio“, ed in vero secondo SNP lo può solamente con l’aiuto di Dio, ma Ignazio non dimentica che in noi vi è anche la dimensione vegetale e animale; anche noi vegetiamo come un pomodoro, e sentiamo come un alce. 


Quindi l’amore eterno di Dio come creatore ci dona gratuitamente l’essere in tutte queste dimensioni, credo anche nelle pietre. Nel nostro giardino c’è ne sono da almeno quattro paesi differenti dell’Europa (Italia, Slovenia, Croazia, Irlanda). Detto questo è vero che „la Chiesa non conosce, nell’adorazione, alcun oggetto più grande, che l’auto-rappresentazione dell’amore eterno, come essa viene espressa nella preghiera introduttiva degli Esercizi „Anima Christi““ (Balthasar, Antologia-Servais, 306-307), che Balthasar traduce in modo leggermente, ma non indifferentemente, diverso dalla traduzione che gira nelle Chiese tedesche, qualora qualcuno si ricordi di essa (io la uso nel „Servizio della Parola“): Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo salvami. Sangue di Cristo, ubriacami. Acqua del costato di Cristo lavami. Sofferenza di Cristo, rafforzami. O buon Gesù, esaudiscimi. Nascondimi nelle tue ferite. Fai che non mi separi mai da te. Proteggimi dal nemico cattivo. Chiamami nell’ora della mia morte. Invitami così che possa arrivare a Te. Ché io ti lodi con i tuoi santi, da eternità in eternità. Amen! 


Proprio in questi giorni sento che la spiritualità del monastero di Mar Musa al-Habashi è per me di vitale importanza; sento come le persone soffrono, anche quelle molto vicine al mio cuore, è comprendo che „l’intercessione è essenziale“, la preghiera come intercessione, perché quest’ultima „è ospitalità spirituale“ della sofferenza dell’altro, dell’altro (cfr. Dall’Oglio, Il mio testamento, 90). Io mi fido tanto del Padre Paolo, per il suo coraggio, ma anche per la sua obbedienza, come nel caso in cui la „Congregazione per le chiese orientali“, per motivi legali ragionevoli, nel 2004, disse che non era possibile un monastero ecumenico come voleva fondarlo Paolo a Mar Musa: „ho fatto discernimento ed ho deciso di accettare la risposta della Chiesa, perché la nostra missione va più lontano, è in primo piano, non può rimanere in attesa sulla strada di negoziati infiniti; la nostra missione tra le Chiese ci catapulta in avanti“ (ibidem, 91). 


È caduto l’aereo di Evgenij Prigozhin; ovviamente io non so che cosa sia successo, ma questo rafforzerà ancora una volta i „corporate media“ nella loro narrazione dell’unico lupo cattivo che si è vendicato di chi si dice abbia tentato due mesi fa „il golpe all’interno della Federazione Russa“.  PS  Dal „Corriere della Sera“: «Faccio le mie sincere condoglianze alle famiglie di tutti i morti per la catastrofe aerea... I dati preliminari dicono che a bordo si trovavano dirigenti della compagnia Wagner... Prigozhin lo conoscevo da molto tempo, dall’inizio degli anni Novanta. Era un uomo d’affari di talento e dal destino complesso e ha commesso seri errori nella vita. Ma ha ottenuto i risultati che servivano, sia per sé che per la causa comune quando gliel’ho chiesto. Come, appunto, in questi ultimi mesi» (Putin). 


Konstanze ed io pregheremo oggi il Santo Rosario per gli attacchi di panico di mia figlia. Amici pregano con noi. 


Abba nostro…


(Dopo l’ora di lezione nella dodicesima classe) Quello che non ho detto ieri, parlando della Giovanna d’Arco di Peguy, e che quest’ultima stessa dice di appartenere a qualcuno, a qualche uomo, a qualche santo, san Remigio, san Giovanni e santa Giovanna, sebbene questi tutti direbbero che sono nulla e che Cristo è tutto (come mi ha fatto notare Renato). Ovviamene apparteniamo sempre a persone concrete…che, cosa che è venuta fuori, sorprendentemente, nella dodicesima classe, hanno compreso la paradossale pretesa di Cristo: essere assolutamente forza ed assoluta debolezza allo stesso tempo, assoluta ricchezza ed assoluta povertà…e questo nella „carne“. 


Ho guardato in questi giorni con una certa simpatia all’incontro sudafricano dei paesi del gruppo Brics, (cfr la foto molto bella nella versione odierna di Banfi), a cui hanno preso parte: „il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente cinese Xi Jinping, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, il primo ministro indiano Narendra Modi e Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov“. È stata „presa la decisione “storica” di allargare ad altri 6 Paesi, fra cui Iran e Arabia Saudita“,  ma anche Argentina ed Egitto… (cfr. Banfi, versione odierna). Vorrei come commento far memoria di una frase molto importante per la „profezia della pace“: «L’espansione dimostra che l’approccio unilaterale è sulla via del declino» (Ebrahim Raisi, presidente iraniano) - PS Ho pubblicato nel mio profilo di Facebook questa frase come post a parte; ne è nato un dialogo critico interessante con Riccardo Cristiano e Giampiero Bianchi. Qui condivido solo il mio ultimo intervento: „…grazie per il dialogo! È vero che la realtà deve essere compresa nella totalità dei suoi fattori, ma è anche vero che nel frammento c'è sempre anche il tutto ed io non posso, perché sono un uomo limitato, occuparmi di tutto. Io ho parlato nel mio diario di "una certa simpatia", non di una "totale simpatia". E non ho alcuna "ideologia dell'anti-ideologia", piuttosto da un anno e mezzo nel mio diario ho cercato, in dialogo con alcuni giovani autori americani e canadesi, di approfondire i nostri errori. Il che non vuol dire che gli errori degli altri mi interessano di meno e forse come dice Riccardo sono causati da essi e non hanno alcuna forza innovativa o alternativa. Guardando all'incontro dei paesi Brics ho notato solo, per qualsiasi motivo loro lo facciano, che essi dicono frasi che servono più alla ‚profezia della pace‘ che le frasi ho sentito dire da Biden e dal suo corteo di cortigiani, che in vero sono contraddittorie e che hanno contribuito, con la sofferenza del proprio popolo, ad inasprire questa proxy war che vedo da un anno e mezzo, anche se tanti amici negano che sia tale. Ma io a proposito di verità e falsi pudori non ho mai sentito alcun argomento efficace che mi abbia convinto che non si tratti di una proxy war, ho sentito solo insulti, fino a quello che io farei propaganda per Putin, che è uno stalinista nato! Ed in vero non ho mai sentito, neppure dai bergogliani accaniti (dagli altri neppure me lo aspetto), come mai sostengano il mito della difesa del popolo ucraino con le armi, invece che di leggere la realtà con quel metodo del poliedro, che ci ha spiegato il papa. Non ho sentito nessun commento serio neppure da parte dei bergogliani (con l'unica eccezione di Massimo Borghesi) di cosa significhi la critica del papa alla logica di Cappuccetto Rosso e non sento mai, neppure da loro, cosa significhi nel concreto di quest crisi una soluzione diplomatica poliedrica, invece che sferica...Questa guerra non può essere vinta, al massimo, come dice Habermas, non deve essere persa...ma io credo che dobbiamo smetterla al più presto, se non vogliamo far saltare il mondo per aria. E per ora tutto l'invio in crescendo di armi non ha salvato l'Ucraina, la sta distruggendo. Per questo mi interessa se quel autocrate di Xi Jinping parla di pace...


(Wetterzeube, il 24.8.23 - San Bartolomeo (Natanaele)) La seconda prova scritta di ieri è andata bene; fra due settimane sapremo se ciò basta per equilibrare quella dell’altro ieri che non è andata tanto bene, secondo il giudizio di Ferdinand. Ferdinand è andato da Johanna a Stoccarda, perché David è per una settimana con la sua famiglia a Spalato.


Facciamo ancora un passo nella meditazione/contemplazione „per raggiungere l’amore“. Il primo preambolo ci invita a rappresentarci la „composizione del luogo“. „Qui sarà vedere come mi trovo al cospetto di Dio Nostro Signore, degli angeli, dei santi che intercedono per me“ (Esercizi, 232). Balthasar ci invita a far ciò chiamando le nostre malattie per nome, noi che siamo „sodisfatti nelle nostre installazioni“ (cfr. Antologia-Servais, 304-306). L’Apocalisse spiega bene cosa sia una „installazione“: „Tu dici sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di  essere un miserabile, un povero, cieco e nudo“ (3, 17). Ieri parlavo con delle ragazze della nona, a cui voglio bene, e che avevano il loro corpo scritto con una biro o un pennarello, una diceva di sé, in inglese, di essere sexy e che ne era cosciente. Poi abbiamo parlato di un invito che aveva fatto loro la „Pastoralreferentin“ di una comunità cristiana di Naumburg, di andare con lei a fine Ottobre a Taizé: le obiezioni che avevano le ragazze erano molto tiepide ed installate: dobbiamo dormire in tenda e farà freddo, per un viaggio di questo tipo avrei bisogno di una valigia più grande di me…non le ho criticate, anche perché non sarebbe servito a nulla, o solamente detto che Taizé è uno degli luoghi di incontro cristiano per i giovani più famoso di Europa e poi ho parlato di come è morto il fondatore…ma io stesso ho ovviamente la mia installazione, forse il bisogno che ho di loro, mentre dovrei essere più „adulto“…e poi capisco molto bene il rimprovero alla Chiesa di Laodicèa  riguardante la „vergognosa nudità“, che credo faccia parte della ricostruzione del luogo in cui mi trovo al cospetto di Dio. Gesù vuole che i cristiani di Laodicèa si convertono ed è duro con loro: „sto per vomitarti dalla mia bocca“, proprio perché sei tiepido, sei installato. Ma proprio nel passaggio dedicato a questa chiesa, vi è un passo bellissimo dell’Apocalisse: „Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò  da lui, cenerò con lui ed egli con me“ (3, 20). La reciprocità dell’amicizia con Cristo!  Quello che posso offrire a Dio è un acufene continuo, che ho imparato a sopportare, disturbi nell’olfatto e nel gusto…

Nel secondo preambolo della „contemplazione per raggiungere l’amore“ SPN ci invita a chiedere ciò che vogliamo: „Qui sarà chiedere intima conoscenza per tanto il bene ricevuto, perché, rendendomene pienamente conto, possa in tutto amare e servire la sua divina maestà“ (Esercizi, 233): il dono di una moglie saggia e più giovane di me, il dono dei miei due figli, il dono di poter tradurre Ulrich, il dono di alcune amicizie (ultimamente la tenerezza di Renato per me), il viaggio prossimo in California di Ferdinand da Adrian, il dono di un lavoro sensato, il dono della mia anziana mamma ed anche un senso per una nudità non vergognosa…e poi bisogna allargare lo spettro: il dono di una chiesa eucaristica e che può perdonare i peccati, il dono che essere-chiesa è possibile nel quotidiano e questo non in modo più blando che nella preghiera o nella Santa Messa…il lavoro contemplativo e di meditazione permette di essere grato di tutto ciò. E chiedo al Signore di darmi il dono di „valutare con molto affetto“ i tanti doni che mi ha fatto a livello della creazione e della redenzione, in primis il dono dell’essere come atto di amore gratuito (cfr. Esercizi, 234).


Come ci sono fantasie cristiane (cristianiste, meglio) brutali contro altre religioni, ci sono anche narrazioni e fantasie brutali mussulmane contro di noi: „ci sono racconti che dicono che Gesù prega a Gerusalemme dietro il Mahdi, in direzione della Mecca, spezza la croce, svergogna i cristiani, uccide il maiale e professa la sua conversione all’Islam“ (Dall’Oglio, 88); ma vi sono anche altre storie: Gesù che uccide i mostri Gog e Magog, che „provocano il caos e causano un indicibile disastro ecologico su tutta la terra“; e gli abdāl, con l’offerta di se stessi, gli abdāl, che servono Dio nel nascondimento e sono mediatori di misericordia, come Gesù stesso è il profeta della misericordia, aiutano Gesù in questo compito. Ed infine vi è una corrente gesuana nell’Islam che pensa che „il Mahdi e Gesù sono una sola persona“, come avevo accennato ieri in forza di una mia intuizione… Fa certamente parte dei beni ricevuti la dichiarazione unitaria del Grande Imam Al-Tayyeb e Papa Francesco ad Abu Dhabi sulla fraternità di tutti gli uomini…


Per quanto riguarda un politico è tra le cose più sagge che abbia letto sulla guerra in Ucraina:


Avvenire: Professore, oggi siamo più vicini o più lontani a una prospettiva di pace?

Prodi: Forse più lontani. Anche perché le vantate controffensive hanno dato luogo soltanto a una guerra di trincea che comporta una moltiplicazione delle sofferenze, senza né vincitori né vinti. Come ha detto domenica scorsa il cardinal Matteo Zuppi al Meeting, avremmo tanto bisogno di un grande intervento di pace della Ue. Ma le divisioni interne lo impediscono. E allora ci ritroviamo in guerra e senza un’evidente mediazione.

Avvenire: Quella della Santa Sede, con il prossimo viaggio del cardinal Zuppi a Pechino, cosa è?

Prodi: Su input di papa Francesco, il cardinale si appresta giustamente a visitare, dopo Ucraina, Russia e Usa, il quarto Paese protagonista di questo frangente della storia: la Cina, appunto. Non la si può definire una vera mediazione di pace. Ma il grande contenuto di umanità apportato dal cardinale è certamente l’unica premessa possibile per allargare la speranza di pace, finora troppo flebile.

Avvenire: Come si può uscire da questo conflitto nel cuore dell’Europa?

Prodi: Dispiace essere monotono, ma non ho da cambiare una sillaba rispetto a quel che dissi il primo giorno: cioè che non vi sarebbe stata nessuna possibilità senza un’intesa fra Stati Uniti e Cina, e così è ancora oggi. Bisogna riconoscere che il re è nudo e prendere atto della superiorità americana e cinese nel mondo: la pace la fa chi comanda.

Avvenire: Non sarebbe interesse di tutti la pace?

Prodi: Sì, dal punto di vista politico e anche economico. Guardi cosa succede: questa situazione ha diminuito le prospettive di crescita per tutti i Paesi e ha reso molto più difficile l’elaborazione di una politica per l’Africa e le aree più povere del pianeta. Ogni guerra produce tragedie infinite e ogni giorno rischiamo la possibilità di un’escalation. Anche se molti analisti i rischi di vera tensione li vedono più ancora a Taiwan, dove appunto è in gioco la Cina.

Avvenire: In questi 18 mesi, quando si è evocata la pace si è sempre stati tacciati di «posizioni filo-russe» o «filo-putiniane». E’ sbagliato parlare di pace?

Prodi: La pace ha sempre la sua validità nella storia. Uno degli errori commessi finora è stato proprio quello di assimilare questa parola a una sorta di patto col diavolo. E si è persino cercato di definire ingenui coloro che parlano di pace. Il nostro obiettivo deve essere quello di riflettere su quali sono le condizioni per una possibile pace giusta e duratura.


Come filosofo ho solo da aggiungere che gli USA non hanno avuto interesse alla pace fino da ora, perché la stanno facendo la guerra. 


Abba nostro…  


(Dopo la scuola) Spiegando il simposio di Platone ho cercato di difendere „eros“, come forza vitale, da non confondere con „sex“ - sex è un bisogno del corpo, come orinare; eros è bisogno di un altro, e questo non solo per la sua bellezza, ma anche e sopratutto per la sua bontà. Dentro la filosofia di Platone dell’anima vs corpo non si può dire di più, per il di più c’è bisogno del cristianesimo, che non pensa e confessa  primariamente l’immortalità dell’anima, ma la risurrezione della carne. 


Ecco il decalogo di Vivek Ramaswamy, candidato repubblicano:  TRUTH.


1. God is real.

2. There are two genders.

3. Human flourishing requires fossil fuels.

4. Reverse racism is racism.

5. An open border is no border.

6. Parents determine the education of their children.

7. The nuclear family is the greatest form of governance known to mankind.

8. Capitalism lifts people up from poverty.

9. There are three branches of the U.S. government, not four.

10. The U.S. Constitution is the strongest guarantor of freedoms in history.


Traduzione automatica dei DeepL, con mio controllo: 


VERITÀ.


1. Dio è reale.

2. Esistono due generi (credo che intenda due sessi; ndt).

3. La prosperità umana richiede combustibili fossili.

4. Il razzismo inverso è razzismo.

5. Un confine aperto non è un confine.

6. I genitori determinano l'educazione dei propri figli.

7. La famiglia nucleare è la più grande forma di governo conosciuta dall’umanità. (Credo che intenda la famiglia eterosessuale)

8. Il capitalismo solleva le persone dalla povertà.

9. Il governo degli Stati Uniti ha tre rami, non quattro.

10. La Costituzione degli Stati Uniti è il più forte garante delle libertà della storia.


Capisco come i tradizionalisti possano essere affascinati dal programma, ma questa miscela neocon mi disgusta, non perché non contenga momenti di verità (1, 2, 4,, 6 etc.), ma per quello che non dice e per le menzogne evidenti (3, 8…).


(Pomeriggio) L’articolo del professore emerito di teologia cattolica all’università di Würzburg, Erich Garhammer è semplicemente gossip accademico e non ho né tempo né voglia di commentarlo nel dettaglio. Ne parlo solamente perché me lo ha mandato un amico. La predica al funerale di Benedetto XVI di Papa Francesco, non era „fredda“, ma rispettava un’idea profonda di SPN: noi siamo solo strumenti della volontà salvifica di Dio, anche Benedetto XVI. Che dopo la morte di Benedetto XVI il Papa si distanzi dal suo predecessore è fake new. E un contrasto teologico tra  Victor Manuel Fernández e Joseph Ratzinger io non lo vedo: vale anche per BXVI che ci sia una crescita della Chiesa nell’interpretazione della Parola e della verità, questo lo diceva anche san Newman che Benedetto XVI ha amato tanto; che le donne teologhe non abbiano significat per BXVI è fantasia (cfr. santificazione di Ildegarda von Bingen il 10.5.2012, solo come esempio); un platonismo di Ratzinger è pura fantasia, come lo è l’idea che fosse diventato un puro critico del Concilio Vaticano II e che abbia pensato solo ad una riforma dall’alto, cioè del magistero…Devo dire che in vero io non so che cosa abbia letto nella sua vita Erich Garhammer…


Renato Farina interviene sul libro di Ascione e sull’articolo di Polito, ma sebbene io gli voglia bene, a Farina, devo dire che l’articolo non mi dice molto. Cosa significa che Carrón è amato dagli intellettuali di sinistra? Io non sono di sinistra, ma direi che la sua, di Carrón, intuizione sul nichilismo e sulla bellezza disarmata sono geniali, di quest’ultima ne ho parlato l’altro giorno qui nel diario. E la difesa di Formigoni mi sembra davvero solo „politica“ e non risponde per nulla a ciò che scrisse Carrón sul Corriere più di dieci anni or sono: «Provo un dolore indicibile nel vedere che cosa abbiamo fatto della Grazia che abbiamo ricevuto. Se il movimento è continuamente identificato con la trattativa del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato»(1.5.2012). E poi domando all’amico: certo Formigoni è un uomo libero, ma si trova agli arresti domiciliari per uno sbaglio giudiziario? O perché se lo è meritato? Anch’io non ho fatto mai parte della dirigenza di CL, sono solo stato invitato due o tre volte alla diaconia allargata e mi sono sentito come un pesce fuor d’acqua e sono piuttosto un nuovo, rispetto ai 60 anni di Renato (anche se anch’io ritengo di far parte di questa storia), che da alla fine, pur confermando la scelta di don Giussani, questo giudizio: 

„Scrive Ascione cogliendo l’essenziale: «Nel raccogliere il testimone, Carrón cita una frase dettata dal fondatore alla sua segretaria particolare, Gisella Corsico, nel 1991: “L’affezione che è necessario portarci tra noi ha una sola urgenza: la preghiera, l’affezione a Cristo”». Lo scopo di Cl non è costituire un partito, un’associazione culturale, uno strumento sindacale di militanti per risolvere l’ingiustizia. Ma lasciare che accada il cristianesimo nell’esistenza. Tanta roba. E Carrón c’è, con umiltà, non cambia una parola del “percorso” proposto dal fondatore. Carrón ha il suo accento, il suo stile, una certa predilezione per gli intellettuali-intellettuali, specie giuristi e filosofi. Usa la scopa senza riguardi per ripulire l’aia da chi reputa aver i piedi piantati in un mondo che non c’è più. Ha governato bene? Si è fidato troppo di sé, attribuendosi, ben oltre il mandato del fondatore, l’esclusivo possesso del carisma giussaniano? Scrive Ascione con acutezza: «Potrebbe sembrare un contrappasso. Il Papa che Carrón difende dalle critiche dei suoi, è il Papa che fa calare il sipario sulla gestione ciellina del prete spagnolo». La Messa non è finita, però“ (Renato Farina, La Messa di don Gius non è finita, Korazym). Forse ha ragione Renato, ma io credo che non solo don Carrón abbia avuto questo peccato: pensare di avere l’esclusivo possesso del carisma giussaniano…


(Dopo la lettura di Peguy) Il dialogo tra madama Gervaise e Giovanna d’Arco è un terreno di profondità inaudita per il discernimento dello spirito, quello che io conosciuto in modo particolare, nel modo più profondo, nel commento a san Giovanni di Adrienne: madre Gervaise sembra stare dalla parte giusta, dalla parte ortodossa con la comunione dei santi universale e senza divisioni e Giovannina sembra stare con l’orgoglio nazionalista, ma non è così. In primo luogo, anche se Giovanna non ama gli inglesi, dice che anche loro non avrebbero lasciato Gesù da solo, come è accaduto con gli apostoli (a parte Giovanni) e poi lei non pensa di essere perfetta, ne pensa che la sua gente lo sia: „Siamo grandi criminali, siamo grandi peccatori. Ma mai avremmo fatto questo…io dico soltanto: Io sono come tutti quanti; (ma) io so che non lo avrei abbandonato“. Chi dice una vera e propria eresia è madame Gervaise, non Giovannina, lei dice solo quello che vede e quello che sa. Ecco l’eresia: „Mio Dio, i tuoi santi dovrebbero vivere sempre. Se ne vanno troppo presto, sempre troppo presto. Li richiami sempre troppo presto“. Alcuni in CL lo hanno pensato del don Gius. Poi alcuni hanno pensato che il Santo Padre ha sbagliato a togliere la guida a don Carrón, altri ne hanno gioito, perché pensano di essere meglio o una parte essenziale del carisma, che il sacerdote spagnolo non avrebbe tenuto presente! Ma il Santo Padre, alla scuola  di SPN, pensa semplicemente che nessuno è essenziale, nessuno: non Benedetto XVI, per fare un altro esempio, non Carrón, non Giussani. Se il carisma di don Giussani è ancora vivo o per parlare con Renato se la Messa di Don Gius non è finita, ciò è vero anche se CL lo guidassi io, che in queste cose sono un cretino e che sono l’ultimo arrivato. Perché o CL è guidata dal cielo oppure la Messa è stra finita. Questo è il vero orgoglio: pensare che un maestro qui sulla terra sia necessario! Necessario è solamene il „senso necessario dell’essere“ (Ferdinand Ulrich) che è amore gratuito, chi guida è del tutto irrilevante. Questo è il motivo per cui il Papa chiede sempre di pregare per lui: perché a differenza di tutti i bergogliani sa la propria assoluta irrilevanza. Noi siamo solo strumenti, servi inutili e come tali amici di Gesù! E come tali mai lo tradiremmo, nel „caso serio“. VSSvpM! 

 

(Wetterzeube, il 23.8.23 - Santa Rosa da Lima) La prima parte scritta dell’esame del Ferdinand non è andata molto bene: lui aveva studiato con il metodo di chiedersi le ragioni dei fatti e nell’esame scritto (esami, meglio) sono stati chiesti solo fatti puri e poi ha cominciato da quelli che sapeva di meno, cosa che è stato un errore metodico, come ben sa. Oggi c’è la seconda parte. Ma la posta in gioco non è alta: l’orale lo ha superato bene e al massimo fra qualche mese dovrà riscrivere gli scritti. Vediamo. Che Maria lo protegga.


Non vi  è nulla di più consono alla filosofia dell’essere come amore gratuito (Ferdinand Ulrich) dell’intuizione, del tutto balthasariana, di Julián Carrón, della „bellezza disarmata“ - oltre alla sua confessione dei peccati del movimento, di cui ho parlato ieri, questa idea della bellezza disarmata è la cosa che meno gli perdonano i tradizionalisti, che sono sempre in guerra di idee con gli altri. Ovviamente mi si può accusare, come ha fatto un amico, senza però alcun sguardo di simpatia per quello che faccio in questo ambito, che io stesso mi confronto con posizioni „tradizionaliste“ (Walker, Crawford, Kingsnorth, Lyons…), ma questo non è vero, nessuno di questi autori è „tradizionalista“ e non fa alcuna „guerra“, ma ne subiscono una, quella dell’assolutizzazione del paradigma tecnocratico (la macchina), e fanno un lavoro di discernimento, analogo a quello che fa Ulrich per le tentazioni filosofiche, delle tentazioni del nostro tempo, sempre più intollerante nei confronti di chi non appoggi la narrazione unica. Questo lavoro filosofico di discernimento è per un filosofo per l’appunto „testimonianza“ e non „guerra“ ed ha, come la testimonianza stessa, una dimensione pubblica.  


Ho scritto che l’idea della „bellezza disarmata“ è un’idea balthasariana; mi si potrebbe obiettare che vi sono alcuni aneddoti biografici dalla vita di Balthasar, che sembrano dire il contrario: per esempio una sua frase sulla bomba da gettare sul Vaticano per risolverne i problemi o quella su Gheddafi da eliminare violentemente, oppure si potrebbe obiettarmi che lui è stato un autore ed un uomo molto ironico, ma l’ironia non è uccidere qualcuno, anzi è una vera e propria modalità dell’uccisione della guerra; in vero, però,  tutti i suoi testi ignaziani raccolti dal padre Servais e la grande Trilogia parlano un altro linguaggio: il centro di tutto per Balthasar è il Cristo trinitario, che è  l’agnello immolato che non immola nessuno! E questo agnello immolato è il vincitore! 

Come cristiani dobbiamo essere disponibili ad un piano universale divino che può essere riassunto con questo motto: „essere-per-gli-altri nel mistero intradivino e trinitario“ (Balthasar, Antologia-Servais, 305). E questa disponibilità è radicalissima: „Suscipe, Domine (prendi ciò che ti offro)…sume (ruba e consuma ciò che forse io non ho il coraggio di offrirti“ (ibid.). La meta non è „la distruzione dell’essere persona“ o di quello che spesso chiamo „Selbstsein“, ma compimento, un compimento che, però, non può essere „logicizzato“ (Ulrich). SPN nella „contemplazione per raggiungere l’amore“ spiega due cose: „la prima è che l’amore si deve dimostrare più nelle opere che nelle parole“ - specifico che il lavoro di discernimento di un filosofo è „opera“, non „parole“. „La seconda è che l’amore consiste nella comunicazione tra le due parti“ (Esercizi, 230); insomma l’amore è reciproco e questo significa per esempio: „se l’uno ha la scienza, la darà a quello che non l’ha e così se ha onori, ricchezze, ecc.“  Il piano universale è dare la vita per gli altri, ma senza amicizia ciò non è possibile e l’amicizia, il tema del Meeting di questo anno, è reciprocità. 


Non credo, con padre Paolo Dall’Oglio, che sia possibile esprimere una „disponibilità per il piano universale divino“ (Balthasar), senza coinvolgere anche l’Islam in questa riflessione, per esempio nel senso di un attesa comune del „giorno in cui il Figlio di Maria ritornerà a Gerusalemme affinché Dio mostri il Suo volto“ (Il mio testamento, 87). Ovviamente vi sono delle diversità anche sostanziali tra il cristianesimo e l’Islam (cfr. Remi Brague) ed è quindi legittima la formula di Robert Spaemann: ‚adoriamo il medesimo, ma non lo stesso Dio‘. Una grande differenza consiste nel fatto che nell’Islam „Gesù in realtà non sia stato ucciso, ma così è parso“ (cfr. Corano IV, 157-158; cfr. Nota 31, Il mio testamento, 88), ma questo non essere morto davvero non è un oltraggio (forse, però, indica una diversa concezione del „movimento di finitizzazione dell’essere“ (Ulrich), deve piuttosto essere messo nel capitolo: morte di alcuni grandissimi profeti. „Elia che è stato portato in cielo“ oppure „il grande mistero di Mosè“, che nessuno sa dov’è „perché nessuno ha visto il suo corpo“ (forse la scomparsa di padre Paolo ha a che fare con questo mistero) oppure „i sette dormienti di Efeso“. Nel momento attuale i mussulmani aspettano sia il „Mahdi“ che „Gesù“: „il Mahdi muhammadico che è guidato da Dio, cammina sulla via del Signore dei mondi, viene dallo Yemen: si dirigono a Gerusalemme e dichiarano una lotta contro l’Anticristo, che occupa Gerusalemme, e contro la sua comunità. Gesù combatte l’Anticristo e trionfa su di lui“ (Il mio testamento, 88), ma se siamo di fronte a dei misteri, ai dei grandi misteri, credo che si possa almeno ipotizzare l’idea che nel giorno in cui il figlio di Maria ritornerà a Gerusalemme e mostrerà il suo volto, potrebbe anche darsi che il Mahdi e Cristo siano rivelati come una sola „figura“…

L’incontro dei paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina, con tendenza ad aumentare: Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Siria, Messico, Nigeria…) in Sudafrica potrebbe essere una grande occasione per comprendere meglio i punti molteplici del poliedro politico del mondo e  Xj Jinping, sebbene sia a livello di politica interna un autocratico, ponendo la questione della pace come prioritaria per il  sud globale del mondo, è segno di „speranza“. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Quando leggo che il governo italiano (il ministro degli esteri Antonio Tajani) e il Meeting vogliono la pace e poi si aggiunge: „una pace giusta“ (cfr. Banfi, versione odierna) mi spavento; cosa significa: giusta? Ancora più armi per raggiungere un equilibrio che permetterebbe la pace? GIUSTA significa per me riconoscere che si tratta di una guerra per procura tra la Russia e gli USA e smetterla immediatamente con questa follia. Questo significa: uccidere la guerra, il resto è bullshit! 


(Dopo la traduzione di Ulrich) „Perciò non c’é alcuna „sensualità pura“ come inizio della conoscenza umana, senza che questa sia da sempre adempiuta completamente dalla profondità della luce dell’essere come essere aperta dalla ragione e questo dal primo attimo della sussistenza dello spirito corporale“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 380). Insomma nella conoscenza non vi sono prima i sensi e poi la ragione, che ci apre la dimensione ontologica del dono dell’essere come essere; non esiste un „corpo puro“ senza spirito, ma il corpo già da subito è corpo e spirito insieme. Questo è vero in un certo senso anche a livello pornografico: non posso aver un rapporto orale con l’altro senza in qualche modo dedicarmi a lui e il dedicarsi a lui è già una dimensione spirituale, per quanto rozza. Proprio in questo tema abbiamo almeno due tentazioni „clericali“. Quella dei clericali-clericali che proiettano sul corpo un’idealità spirituale che non ha e quella dei clericali-anticlericali che vorrebbero vivere il corpo come „ginnastica pura“. Entrambi gli estremi sono falsi. La luce dell’essere come essere non è idealità pura, ma si fa sempre e da sempre „carne“ nel movimento di finitizzazione e di fatto al di là della quotidianità essa rimane pura astrazione ideale, sospesa sul nulla. Questo è vero sia a livello ontologico che a livello gnoseologico: la relazione tra conoscenza con i sensi e con la ragione si muove sempre insieme come nella copula aristotelica tra anima e corpo.  Un razionalismo puro è cosa divina e una sensualità pura è cosa animale…


(Dopo la lettura di Peguy) Da un certo punto di vista si potrebbe dire che teologicamente parlando la religiosa Gervaise ha ragione e la piccola Giovanna d’Arco ha torto, ma non è così, perché di fatto la bambina Giovanna può dire con ragione: „Io non posso mentire. Io non voglio mentire. Dico quello che è“. Cosa dice la prima: che la comunione dei santi è „una“ e che i primi santi sono i più grandi, i santi fondatori. Cosa dice la piccola Giovanna? Che nessun santo francese, che nessun contadino francese avrebbe rinnegato Gesù come lo ha fatto Pietro e che i primi santi erano fortunati: avevano Gesù e lo hanno lasciato da solo. E cosa dice Gesù? Che quelli che verrano dopo di lui potranno fare cose più grandi di quelle che ha fatto lui, figuriamoci dei suoi primi santi. E io penso con Ignazio che sia meglio seguire la chiesa gerarchica, sub et cum Petro, ma ciò non significa che essa abbia sempre ragione. Ed infatti ha bruciato Giovanna d’Arco come una strega (solo un religioso le ha fatto compagnia fino alla fine); e vero poi l’ha santificata: morta il 30.5.1431, meglio uccisa! Beatifica da san Pio X  il 18.4.1919 e santificata da Benedetto XV il 16.5.1920. 490 anni dopo! Sarà che la piccola Giovanna d’Arco sia una patriota francese ed un soldato, come del resto lo fu Peguy, ma io  non ho mai letto cose così autentiche come quelle che si leggono nel „Mistero della carità di san Giovanna d’Arco“  e nel rogo ha davvero „ucciso la guerra“! Perché come dice SPN l’amore si dimostra con le opere, non con le parole! 


(Wetterzeube, il 22.8.23; Beata Vergine Maria Regina) Oggi e domani Ferdinand ha le prove scritte (dalle nove alle tredici) che vengono riassunte con il nome di „Physicum“. È bello che la prima parte accada oggi nella festa mariana, voluta da Pio XII nel 1955, dapprima al 31 maggio, ma poi spostata alla data odierna „perché facesse da „complemento“ alla solennità celebrata la settimana prima, quella dell’Assunzione“ (Matteo Liut in „Avvenire“). Sono contento che i miei Esercizi quotidiani con l’antologia balthasariana di Servais SJ abbiano ultimamente come tema Maria, oggi la „Mediatrix omnium gratiarum“ (303). Sabato scorso al „Servizio della Parola“. in cui eravamo solo in cinque, ma dove due o tre si raccolgono nel Suo nome, c’è Gesù in mezzo a loro, ho inserito per la prima volta la preghiera triplice ignaziana: a Maria, Gesù e al Padre. 


„Fare un colloquio con la Madonna perché mi ottenga grazia dal suo Figlio e Signore affinché io sia ricevuto sotto la sua bandiera“ (Esercizi 147). Vi è davvero una bandiera cristiana, anche se il Padre Dall’Oglio ha completamente ragione quando scrive: „non venire con le tue idee teologiche a giudicare chi andrà all’inferno e chi andrà in paradiso. Prendi le cose dai volti delle persone, leggi i fenomeni: quest’uomo è perdonato, conosce Dio e Dio conosce lui“ (Il mio testamento, 87). E si può essere perdonati praticando la propria religione. Il nostro modo teologico cristiano di parlare può essere offensivo, se intransigente, per chi non è cristiano: „Dio lo ha amato (colui che è stato perdonato) in Gesù Cristo e ha offerto suo figlio perché potesse ricevere il perdono. Si, questa è la vera teologia cristiana, e noi crediamo in essa e la sperimentiamo, ma questa persona ha ottenuto il perdono praticando la sua religione“ (87). Noi non sventoliamo la bandiera di Cristo contro gli altri, ma per noi chiediamo con tutta sincerità, che Maria mi ottenga la grazia affinché io sia ricevuto sotto la sua bandiera: „prima in somma povertà spirituale e, se piacerà alla sua divina maestà  e mi vorrà eleggere ed accettare, anche alla povertà attuale“ (Esercizi, 147); sventolare la bandiera di Cristo in povertà spirituale significa non fare alcun proselitismo e non dobbiamo tanto confrontarci con altre modalità di perdono (buddista, islamica…), ma „nel soffrire obbrobri ed ingiurie per meglio imitarlo (Cristo) in questi , purché possa sopportarli senza peccato da parte di nessuna persona e senza offesa alla sua divina maestà“ (Esercizi, 147); c’è insomma un radicalismo cristiano che provoca il peccato negli altri ed offende Dio. Noi dobbiamo essere sempre del tutto indifferenti: questo chiedo a Maria (Ave Maria…), a Cristo (Anima Christi…, che io prego quasi sempre nella traduzione di Balthasar) e al Padre (Padre Nostro…). Balthasar ci insegna a contemplare „i misteri di Cristo con gli occhi di Maria“ e questi misteri, che „devono“ essere contemplati con gli occhi di Maria „riguardano il mondo intero ed ognuno di noi in particolare“ (Balthasar, ibidem 303). Noi, sotto la sua bandiera, siamo „fratelli e sorelle di Gesù e quindi figli di Maria“, non contro gli altri, ma per salvare la nostra anima, in una sequela spirituale o attuale di Gesù.       VSSvpM! 


Senza farne uno schema rigido mi sembra molto bello lo schema delle virtù teologali che propone Dall’Oglio, seguendo il suo maestro Massignon (che collega queste virtù anche alle rispettive lingue: ebraica, siriaca ed araba): gli ebrei ci ricordano in modo particolare la virtù teologica della speranza; i cristiani quella dell’amore e i mussulmani quella della fede, che Padre Paolo identifica con la parola „sincerità“. Ovviamente un diario che porta il sottotitolo: „un tentativo di autenticità, è molto interessato a questa parola „sincerità“.  


Da qualche giorno Wetterzeube ha un cartello che indica il centro storico del paese: la grande casa medievale che da direttamente alla piccola  diga e il nuovo/vecchio caffè che porta il nome „Zum Esel“ (Dall’asino) e che sono stati oggetti sovente delle mie foto. 


Ancora sei aperture e il mio diario sarà stato aperto per ben 10.000 volte (visto che viene aperto almeno 15 volte al giorno, oggi supererà questa linea). Ringrazio tutti i miei lettori…


„Oggi è il 10° anniversario del massacro chimico di Ghouta in Siria. Gli Stati Uniti hanno incolpato il governo siriano, ma tutte le prove indicano i ribelli settari dello squadrone della morte. Ecco perché Obama non ha bombardato.  Ci sono funzionari occidentali che sanno di più su Ghouta di quanto sia stato reso noto pubblicamente. Così come le fughe di notizie dell'OPCW hanno svelato l'inganno di Douma, forse troveranno un modo per dire la verità su Ghouta“ (Aaron Maté, 21.8.23). Credo che Riccardo Cristiano non sia d’accordo con questa narrazione degli eventi e che lui ritenga che sia stato davvero il governo siriano. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) «Provo un dolore indicibile nel vedere che cosa abbiamo fatto della Grazia che abbiamo ricevuto. Se il movimento è continuamente identificato con la trattativa del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato» (Don Julián Carrón, 1.5.2012) - con questa frase don Julián aveva tentato di decentrarsi dal carisma, purtroppo questo suo tentativo ha portato alla quasi rottura nel Movimento. Bisogna anche dire che Don Julián è stato sempre fedele al papa, anche nella critica al „tradizionalismo“, questo anche perché Don Giussani non era un „tradizionalista“, come non lo era neppure Balthasar, come non lo è nessuno dei miei maestri; ovviamente un buon cristiano „conserva“ la tradizione, ma sempre come una spinta in avanti. L’intervista di Davide Prosperi ad „Avvenire“ per me non ha tensione, ma dice una cosa buona e cioè che CL vuole seguire ed essere chiesa e vuole seguire il papa. Cosa significa tensione? „Credo che se fossi stata lì, non l’avrei abbandonato“ (Jeannette in „Il mistero della carità di Giovanna d’Arco) - ecco, noi di CL dobbiamo fare due cose: in primo luogo far compagnia a Gesù, sul serio, con tutta la tensione di cui siamo capaci e poi al Papa nelle sue profezie, in primis quella della pace: dobbiamo uccidere la guerra! Ed dobbiamo anche uccidere il tradizionalismo (anche il progressismo) quello della religiosa Gervaise è davvero spietato, pur nelle bellissime cose che sa anche a dire, ma quando arriva il caso serio (come mai Cristo ha gridato sulla Croce?), la risposta non deriva dall’amore, ma dalla pseudo dottrina dell’inferno eterno: „è che il Figlio di Dio sapeva che la sofferenza del figlio dell’uomo è vana a salvare i dannati“, per cui Jeanette deve smetterla di farsi pensieri sul come salvare i dannati. Ma in vero e questo è davvero rivoluzionario, la rivoluzione di un altra donna, grande come Giovanna, Adrienne: Gesù non è stato tre giorni nel limbo, come pensa Gervaise, ma è sceso nell’inferno più brutale, nell’inferno più giusto ed ha cambiato davvero il mondo sotto, qui e sopra. Il grido della Croce riguardava il suo essere abbandonato dal Padre, non dal fatto che altri erano dannati. Se guardiamo solo il mondo sembra che la guerra non sia stata ancora uccisa, ma se guardiamo il cuore del mistero del mondo, vediamo che anche la cosa più atroce non può uccidere la tensione di una tredicenne, di Giovanna: „credo che se fossi stata lì, non l’avrei abbandonato“ - è così è stato: Giovanna, Rita, Caterina, la piccola Teresa, Teresa di Calcutta, Etty, Teresa benedetta della Croce, Adrienne… sono state lì (nell’inferno) e non lo hanno abbandonato…VSSvpM! 



(Droyssig, il 21.8.23) Matthew ha risposto ad un commento che avevo messo ieri sotto il suo articolo; qui condivido il testo inglese, con una traduzione automatica: „Roberto, I like very much your formula “the real is not governable, but self-governing.” I think this captures what is disturbing about “virtual reality,” a manufactured world that IS fully governable from afar, by remote control, because it has no inner necessity of its own, no teleology, and is certainly not ordered by benevolent care for the creatures who will inhabit it. The formula also expresses the reason why the very concept of reality is so irritating to the ideologue and to the tyrant, who think that by controlling language they can control everything. There appears to be a deepening confluence of these two modes of gnostic revolt against the real, the technical and ideological, that are being prosecuted by our various secular clerisies. “Artificial intelligence” is scary because it promises to install systems of remote control in every layer of life, in ways that are opaque and cannot be held to account by any political process“ (Roberto, mi piace molto la tua formula "il reale non è governabile, ma auto-governabile“. Penso che questo catturi ciò che è inquietante della "realtà virtuale", un mondo fabbricato che è completamente governabile da lontano, con un controllo a distanza, perché non ha alcuna necessità interna, nessuna teleologia, e non è certamente ‚ordinato‘ per una cura benevola per le creature che lo abiteranno. La formula esprime anche il motivo per cui il concetto stesso di realtà è così irritante per l'ideologo e per il tiranno, che pensano che controllando il linguaggio possano controllare tutto. Sembra esserci una confluenza sempre più profonda di queste due modalità di rivolta gnostica contro il reale, quella tecnica e quella ideologica, che vengono perseguite dalle nostre varie ‚clericalizzazioni‘ (secular clerisies) laiche. L'"intelligenza artificiale" fa paura perché promette di installare sistemi di controllo a distanza in ogni livello della vita, in modi che sono opachi e non possono essere tenuti in conto da alcun processo politico).


Videntem videre“ (Agostino, Sermone 69,3), „vedere colui che vede“! È un tema importante per San Paolo ed anche per Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 302), che nella nostra società trasparente e pornografica deve essere forse spiegato precisamente. Il modo di  guardare di Dio è del tutto diverso dal modo con cui noi guardiamo „pornograficamente“ il reale (non solo video pornografici, ma tutto il reale). Ovviamente Dio ha creato i corpi che vengono usati pornograficamente, in questo senso non è scandalizzato da ciò e da come noi vediamo, ma la sua vicinanza misericordiosa guarda in modo tale che ‚dimentica‘ le nostre fissazioni in certe immagine ed azioni. Forse ci aiuta la coscienza dell’essere visti, se sappiamo che non si tratta di uno spione, ma di Uno che con il suo sguardo trasforma il reale in quello che il reale è: dono di amore gratuito, per imparare a guardare come Egli guarda. Nel passaggio citato dell’antologia balthasariana il grande maestro svizzero ci ricorda che nel cielo lo sguardo di Dio è sempre unito allo sguardo di Maria. Questo sguardo polare di un Padre e di una madre è tipico del NT, dice Balthasar, certamente è profondamente cattolico e logico: non è possibile separare la fecondità umana di Maria dalla fecondità di Dio! E Maria è la quintessenza della chiesa immacolata (Ef 5,27), che è sposa di Gesù“ (Balthasar). L’immagine dello sposo e della sposa viene riproposto anche da SPN: „…Perché crediamo che quello spirito che ci governa e ci sorregge, per la salvezza delle nostre anime, sia lo stesso in Cristo Nostro Signore, che è lo sposo, e nella Chiesa, che è la sposa“ (Esercizi, 365,b). Ed anche nel momento solenne, dell’offerta della nostra vita a Dio, in cui sono in gioco il nostro „desiderio e la nostra ferma volontà“, SPN non può che parlare anche di Maria: „Eterno, Signore di tutte le cose, io faccio la mia offerta, col vostro favore ed aiuto, davanti alla vostra infinita bontà, e davanti alla vostra Madre gloriosa e a tutti i santi e sante della corte celeste…“ (Esercizi, 98, a-b).


Mi ha profondamente colpito quando la Jeanette di Peguy conferma la sua solitudine dopo la prima comunione: una solitudine peggiore della prima, perché prima ci si aspettava un rimedio, mentre dopo la prima comunione il rimedio sembra non aver avuto alcun effetto positivo: nessuno vuole davvero uccidere la guerra! Leggendo padre Paolo mi accorgo pian piano che per lui, forse l’Islam, è stato un „rimedio“, dopo Cristo, ma non senza di Cristo, quasi che Cristo con l’Islam ci mandasse ancora una volta, prima del Suo ritorno definitivo, la possibilità di sottomettersi all’“Eterno, Signore di tutte le cose“ (SPN). „Islām deriva dalla quarta forma (aslama) della radice verbale salima (la stessa di sālam, pace) e significa affidamento, sottomissione. Da cui il sostantivo e l’aggettivo muslim“ (Nota 28, ne „Il mio testamento“, 84). La pace e la sottomissione al Signore sembrano essere la quintessenza dell’Islam. L’Islam è stato voluto da Dio per „uccidere la guerra“ (Peguy) - certo ci sono state le crociate, certo c’è il terrorismo ‚islamista‘, come vi sono state crociate e terrorismo di stampo ‚cristianista“.  Ma tutto ciò sono tradimenti! Non dicono nulla sulla quintessenza dei fenomeni! „Quando Gesù Cristo ha vissuto il suo islam?“ (Dall’Oglio) 1) Quando „sulla croce ha detto: „Consegno il mio spirito nelle tue mani“ (cfr. Lc 23,46). Consegnare si traduce in arabo con il verbo aslama, spiega padre Paolo. 2) Quando nell’ultima cena ha consegnato se stesso! - „I mussulmani hanno ragione al cento per cento quando dicono che Gesù è un muslim monoteista, hanno tutto il diritto di considerarlo un vero mussulmano, e dicono addirittura di lui, soprattutto nelle confraternite sufi, che è il cardine e il più alto in autorità, cioè nella santità, perché presso di loro è il profeta che rappresenta al meglio, tra gli amici di Dio, l’unione spirituale con Dio, e in questo aspetto Muhammad imita Gesù“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 85). Wael Farouk lo aveva detto in un articolo ne „Il Sussidiario“, che nel Corano nessuno è talmente „singolare“ come Gesù. Per quanto riguarda il NT, basta leggere attentamente Giovanni per essere confrontato con due frasi che si trovano in un rapporto di opposizione polare: a) il Padre è più grande di me, quindi io sono totalmente sottomesso al Padre. b) Il Padre ed io siamo una cosa sola. Se non si vuole che la Trinità sia l’annuncio di un triteismo, è necessario salvare la singolarità assoluta dell’ ex Patre. A me sembra che in modo particolare nella nostra società, „dopo Gesù, senza Gesù“ l’Islam sia l’occasione per rinnovare la nostra totale sottomissione al Padre (con la sua corte celeste): „Io voglio e desidero ed è mia ferma decisione, purché sia per vostro maggior servizio e lode, imitarvi nel sopportare tutte le ingiurie, ogni disprezzo e ogni tipo di povertà, tanto attuale quanto spirituale…“ (SPN, Esercizi, 98c).


Dal Meeting di Rimini“ per l’amicizia tra i popoli“ mi giungono, attraverso la versione odierna di Banfi queste parole del cardinal Zuppi: «L’Europa fa troppo poco, dovrebbe fare molto di più. Deve cercare in tutti i modi di aiutare iniziative per la pace, seguendo l’invito di papa Francesco a una pace creativa…Ogni giorno che passa vede tante persone morire, un odio che diventa più profondo, un inquinamento che diventa insopportabile per tutto l’ambiente. Questa davvero è una guerra mondiale a pezzi».


„Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vola in Olanda e Danimarca per ringraziare dell’arrivo dei caccia bombardieri“ (Banfi).

Abba nostro…


(Pomeriggio) Ho letto, nei testi della mostra su Peguy al Meeting, di una bella iniziativa che si tiene nella periferia di Milano, in cui si cerca, come popolo, di andare incontro alle tante solitudini, insomma una chiesa in uscita verso le solitudini di una città. Credo anche che a livello umano, lavorare e vivere in una periferia di una metropoli come Milano o Parigi, sia più pesante di quello che faccio io, in un paesino della Sassonia-Anhalt. Quando io metto a volte in evidenza la radicalità della nostra, di mia moglie e me,  scelta di vita nella diaspora, intendo un livello teologico (il che non vuol dire astratta), non sociologico: c’è una differenza enorme se uno vive in un luogo in cui 2 % sono battezzati (con i protestanti il 16%) o se invece ve ne sono  50 % di persone, che sono battezzate, nel luogo in cui agisce. E chi ha le antenne teologiche sentirà tutto il peso e l’abisso di questa prova, senza misconoscere quello che fanno gli altri…  


(Sera) Meditando la lunga e profonda meditazione di Madama Gervaise (Charles Peguy, Il mistero della carità di san Giovanna d’Arco), solo una religiosa può meditare così a lungo, dovremmo tornare alla domanda principale (come mai grida Gesù se si trova a pochi passi dal suo ritorno al Padre?), ma ci sono tanti elementi in essa che meriterebbero una meditazione propria. In primo luogo quel desiderio di dire che anche i funzionari, presi uno per uno, in primis Ponzio Pilato, non erano davvero cattivi, e questo certo vale per i „manager“, che indirettamente ho criticato in dialogo con N.S. Lyons, nella sua critica all’ideologia manageriale. Forse qualcuno, ma pochi, sono davvero cattivi, ma gli altri, fanno il loro lavoro. In secondo luogo Peguy dice con una forza incredibilmente profetica che il contrasto tra popolo e governo è normale, non è insomma un’invenzione dei populisti odierni, strano è che con Gesù, popolo e governo siano d’accordo nell’uccidere chi voleva uccidere la guerra, Gesù! Infine le pagine su Maria, che in quei tre giorni, o forse due giorni, è invecchiata di dieci anni, probabilmente di più, è diventata brutta in quei tre giorni. Maria era una donna forte, che incinta andava a trovare la sua cugina Elisabetta, non in automobile, che non era ancora inventata, ma a piedi. Ma anche le donne forti, come mia moglie, dopo 32 ore di doglie, come con Johanna o 16, come con Ferdinand, cedono, cedono un po’ e io so come la morte di uno dei suoi figli la invecchierebbe di una vita, lei che la vita l’ha data, quando erano bambini i nostri figli, in modo molto più radicale del mio. Leggere Peguy significa pregare e Peguy, che era un uomo molto coraggioso, non avrebbe mai fatto pubblicità di se stesso: medita la Parola, non se stesso e la Parola viene poi indagata con domande da brividi, senza censurare nulla…


(20.8.23; San Bernardo; 20esima domenica dell’ordinario; surrexit Dominus vere) La seconda parte della trilogia di articoli annunciata da Matthew B. Crawford porta il titolo: „Diversity and nation“ (diversità e nazione), 19.8.23. A me sembra che l’idea principale o il filo rosso dell’intuizione di Matt sia che le due parti (diversità e nazione) si trovino in una relazione di contrasto, cosa che in vero è ovvia, ma non è ovvia la radice di questa intuizione o approfondimento del tema che propone il pensatore americano (e le sue fonti). La „volontà generale“ di  Rousseau voleva essere ed è stata un modo per superare la contrapposizione polare tra aristocrazia/clero e popolo e precisamente la contrapposizione tra  un popolo che si sottomette, perché in fondo crede che l’aristocrazia e il clero abbiano un disegno politico buono per loro e queste „classi“, aristocrazia e clero, che pensavano se stesse in modo cosmopolita, cioè cattolico. Tocqueville propone un’idea di „autogoverno“ dell’individuo e della nazione, che attraverso la „volontà generale“ è anche quasi un individuo, come cammino democratico… Questa idea democratica ha subito alcune crisi, la prima possiamo chiamarla così: il popolo diventa massa e a questa sfida la filosofia risponde con la valorizzazione dell’individuo versus il „pubblico“ (per esempio in Kierkegaard, che critica anche il „pubblico ecclesiale“ e con la critica verso il „man“ (Heidegger), la critica del „si dice“. Ma nel frattempo abbiamo a che fare, secondo Crawford, con una nuova crisi, quella della diversità atipica che dovrebbe essere difesa da una normalità sbagliata. Il motore di questa nuova mossa è come spesso il denaro: le imprese non volevano sapere solamente cosa vuole comprare il consumatore medio, ma un certo settore dei consumatori, per offrire una merce a loro adeguata. Gli algoritmi aiutano ad identificare questi settori, queste nicchie di consumatori. Se i commercianti vogliono ciò, i „politici“, che fanno parte del „partito-stato“, che sono in vero un’oligarchia sedicente umanitaria, vede in questo studio delle nicchie la possibilità di un controllo del tutto, di tutti. In questo „studio“ delle diversità è passata l’idea che è „umanitario“  solo chi ritiene gli atipici più importanti dei „tipici“; chi difende i „tipici“ sarebbe di destra, chi difende gli atipici, anche nella versione terapeutica (le tante disabilità che non hanno bisogno di una „volontà generale“, ma di specialisti che si occupano di loro: disabilità del linguaggio, disabilità del calcolo…ultimamente la disabilità del „covid lungo“) sarebbe „umanitario“. Quello che le persone, che seguono il mainstream, non capiscano è come attraverso questa idea della difesa delle minoranze atipiche, secondo Matt, passerebbe il vecchio concetto di un’oligarchia (ma peggiorato perché non più spiritualmente cattolico), di oligarchie che stabiliscano cosa si debba pensare e che, se N.S. Lyons ha ragione, astraggono totalmente dal reale, perché il reale non è governabile, ma si auto-governa. Questa critica di Lyons e Crawford (ma anche la versione giornalistica di Glenn Greenwald) non sono di „destra“, ma originariamente e profondamene democratiche; per me cattolico sono importanti, non principalmente per la difesa della normalità, che comunque anche per me è importante, perché „gratia perficit naturam, non tollit“, ma perché fanno comprendere che il passaggio alla democrazia dell’occidente ha fatto bene alla Chiesa, che così è costretta a ripensare la sua idea di gerarchia, per quella che essa è: non oligarchia, ma servizio al „popolo santo di Dio“. Popolo santo di Di che non segue il „pubblico“ o il „si dice“, ma la Parola di Dio e che negli Esercizi di Sant’Ignazio ha una guida che sa che la chiamata ultima dell’uomo è quella personale: un Dio personale che chiama persone singole; questo è un modo cattolico di ereditare Kierkegaard…Ed in Benedetto XVI (per far un esempio) abbiamo anche visto che questa posizione cattolica è capace a dialogare anche con la logica del „pubblico“ (Habermas), quando essa si mette al servizio della „volontà generale“ e non di un programma oligarchico che vuole dominare individui e nicchie, con la pretesa di difenderli…PS Tra l’altro mi ha molto aiutato l’idea di Matt degli adolescenti, con cui io lavoro, che non sono in primo luogo „ribelli“, ma che „hanno una propensione naturale all’imitazione ed un bisogno di „affiliation““ (Crawford) e per questo sono molto vulnerabili, per l’aggressività con cui la moda e i commercianti che la dirigono li avvicina…


Maria possiede dall’inizio l’intera grazia dello Spirito Santo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 301). Quando dico che Maria è „filosofa“ (madre della sapienza) so bene che in essa non vi è spazio per il „dubbio metodico“ (Cartesio), perché al cospetto dei fatti che vive (lei non pensa mai nella „sospensione di un’idealità astratta“ (Ulrich), al cospetto della realtà lei non „barcolla nel buio“, ma vive una „crescita silenziosa nella comprensione“ (Balthasar, ibidem), di una comprensione/filosofia che introduce al reale, di una comprensione semplice dell’essere, che è per l’appunto „simplex et completum“, come lei è la „serva semplice del Signore“ (Lc 1,38), l’unico Signore che lei segua nel mondo ed al di là di esso. Sa che seguirlo, significa fidarsi totalmente di lui („fate ciò che vi dice“ (Gv 2,5), sa che bisogna dire di si al mistero (ciò che non si può comprendere). Ha memoria di tutto ciò che le accade, vuole essere introdotta a tutti i fattori di ciò che le accade (per usare la formula di Giussani), inclusa la risurrezione, che lei secondo Ignazio e Balthasar ha vissuto per prima, anche se non se ne parla nel Vangelo, perché nel frattempo il Signore sa che i suoi „sono capaci di comprendere“ (cfr. Mc 7,18): „Apparve alla Vergine Maria. Questo sebbene non si dica nella Scrittura, lo si ritiene per detto, perché si afferma che apparve a tanti altri. Infatti la Scrittura suppone che abbiamo intelletto“ (SPN, Esercizi, 299). Si tratta di logica! Per parafrasare il vecchio professore di Narnia: ma cosa si impara oggi nelle scuole e nelle università, anche quelle cattoliche?  Se è apparso a tanti, come non può essere apparso a colei che è sua madre e che sotto la croce ha consegnato a Giovanni, come sua madre (di Giovanni) e come sua sposa (di Gesù)? Immagino cosa la nostra società trasparente e pornografica, di cui io faccio parte, di questo tipo di pensieri: madre e sposa allo stesso tempo… In un certo senso il disastro è già cominciato con l’avvento della psicoanalisi freudiana…


Come il padre benedettino Henri Le Saux (1910-1973) è appartenuto totalmente all’induismo, senza smettere di essere sacerdote di Gesù, „sacerdote che consacrava l’eucaristia cristiana ogni giorno“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 83), il padre gesuita Paolo Dall’Oglio (1954 - scomparso nel 2013) appartiene totalmente all’Islam, in un mistero ancora più da brividi, perché durante la prigionia è improbabile che abbia potuto „consacrare l’eucarestia“, in un certo senso è diventato eucarestia ed ha confessato il peccato del mondo, senza voler essere identificato con Cristo, come Mohammed non può essere identificato con Allah: „Questo approfondimento cristiano circa la comunicazione tra le anime attraverso l’eucaristia, il mistero di Cristo che continua nella Chiesa, il corpo di Cristo, può offrire qualcosa per cogliere il meccanismo dell’appartenenza di ogni mussulmano all’anima di Muhammed attraverso il nobile corano. Il Corano è ciò che fa sì che il mussulmano adori Dio e non adori il profeta“ (Dall’Oglio, 83). Anche noi non adoriamo il sacerdote che consacra l’Eucaristia o che confessa e da l’assoluzione in nome di Cristo, ma Dio stesso. In un certo senso non è necessario insistere solo sulle differenze dogmatiche, perché la dogmatica, in Maria per prima, è diventata carne. E nella sua scomparsa Dall’Oglio non può che diventare ciò che il Logos universale e concreto è: totale exinanitio da sé!  Solo da questa mossa di radicale nullificazione può sorgere la logica della risurrezione! 


Abba nostro…


(Dopo) Questo passaggio dell’intervista di Nino Sunseri su „La verità“ a Giulio Tremonti, mi interessa molto, perché spiega anche la fine dell’attività tessile di mio padre, oltre che la crisi che stiamo vivendo in questi anni e in questi giorni a livello economico e finanziario: „Sunseri (S): „Come andarono le cose? Tremonti (T): «La crisi del 2008 è stato il segnale d’allarme che il meccanismo della globalizzazione stava generando mostri. Esattamente nei settori in cui si manifesta oggi: immobiliare e finanza. Ma la causa è più profonda».S: Quale? T: «In quella sessione con Bertinotti cercammo di capire quello che stava succedendo. La traiettoria si stava delineando abbastanza chiaramente: l’Asia e soprattutto la Cina diventavano la fabbrica del mondo, il lavoro veniva portato in quell’area sfruttando i costi molto bassi. In Occidente restavano i disoccupati da assistere e un welfare sempre più pesante da finanziare. In questa maniera è stata distrutta la classe media in Europa e negli Stati Uniti».S: Ma che c’entrano i mutui subprime (mutui in cui si sovvenzionano debitori non affidabili; r)  con la Cina che diventa la fabbrica del mondo? T: «C’entrano perché furono in qualche modo una forma di indennizzo. Il lavoro diventava precario e malpagato. Come rimborso c’era la casa che veniva data anche a chi non poteva permettersela». (…) «Le regole vennero abolite e le politiche monetarie divennero particolarmente permissive fino ad arrivare all’assurdo dei tassi negativi per cui sono i creditori a dover pagare gli interessi ai debitori. Fu inaugurata l’epoca del denaro super facile permettendo ai governi di spendere senza pensarci troppo. Tanto c’erano le Banche centrali a coprire il fabbisogno. Il risultato è quello che vede. Il potere si è spostato nelle mani di tecnostrutture come Bce e Fed e la politica non può che guardare». (…) «Forse non tutti ricordano che una delle filiali di Evergrande (banca cinese in crisi in questi giorni; r) si trova nel Delaware, una specie di paradiso fiscale nel cuore degli Usa. Ma soprattutto nessuno ha fatto caso al nome di origine inglese così come „Country garden“, l’altra immobiliare a un passo dal fallimento. Ispirazione capitalista in un sistema comunista. Una miscela esplosiva».S: Arriviamo alla crisi di oggi. T:«Tutto nasce dall’abbattimento delle regole voluto dai governi per superare la crisi del 2008. Sono stati scatenati gli spiriti peggiori del capitalismo e della finanza cambiando completamente i parametri dello sviluppo».S: Perché? T: «Il vecchio capitalismo aveva le banche, i fondi pensione, l’industria e qualche grande fondo investimento. Il nuovo capitalismo si basa sull’esplosione della finanza. I fondi speculativi si sono moltiplicati. Le operazioni non si misurano più in miliardi ma in milioni di miliardi in un contesto in cui con i computer sposti miliardi con un clic»“. Questo breve passaggio fa vedere come l’analisi di N.S.Lyons sulla classe manageriale è molto profetico. I manager tecnocratici che astraggano dal reale lavoro (rimando alle cose che ho citato ieri di Peguy su questo tema) hanno contribuito a distruggere „la classe media in Europa e negli Stati Uniti“ - chi si è accorto in tempo della crisi, come mio padre, ha salvato il suo patrimonio (ma con operazioni non del tutto trasparenti, almeno per me), chi no ha fallito. Chi si fida del denaro semplice, che è una parodia della semplicità dell’essere come dono di amore gratuito, contribuisce a rafforzare quell’ultimo punto dell’ideologia manageriale, da non confondere con lo spirito imprenditoriale buono ed autentico: Abstraction and Dematerialization.


(Pomeriggio) Madama Gervaise ne „Il Mistero di carità di Giovanna d’Arco“, da dapprima una risposta „ferma“ a Jeanette, ma poi le sue risposte diventano sempre più „rigide“, per usare il linguaggio del Papa oggi all’Angelus. Fermo è buono, rigido è male. Alla questione che pone Giovanna: „la sola grande storia del tempo!“, quella di Gesù, è „lontana“, sembra quasi non essere più vera, tanto per ricordare una frase di Hegel nel suo diario, Madama Gervaise, risponde con ragione: „È la medesima storia, esattamente la stessa, eternamente la stessa, che è accaduta in quel tempo e in quel paese e che accade tutti i giorni in tutti i giorni di ogni eternità. In tutte le parrocchie di tutta la cristianità“. La religiosa comprende anche il dramma della ragazza, quello tra prima e dopo aver partecipato alla prima comunione: „perché il più grande medico del mondo era passato e non vi aveva fatto nulla. La medesima solitudine. Nella medesima solitudine. E non era più la medesima. Non era più prima. Era dopo. Alla sera della tua giornata. Prima era una grande desolazione. Ma non era che una grande desolazione che aspettava il rimedio. Dopo era una grande desolazione che non aspettava più il rimedio“. Giovanna dice che è vero, che la religiosa dice il vero! E noi diciamo che è vero. È venuto Gesù, ma ora siamo di nuovo „sebbene dopo Gesù, senza Gesù“; i cristiani non uccidono la guerra, ma la fanno… i cristiani statunitensi, addirittura con un presidente cattolico, non uccidono la guerra, ma la fanno…i cristiani russi, addirittura con un presidente ortodosso, non uccidono la guerra, ma la fanno…e i cristiani ucraini non dicono al loro presidente con reale chiarezza che dovrebbe cominciare ad uccidere la guerra, non a farla…E noi? Abbiamo fatto parte di parrocchie e comunità cristiane, di movimenti, ma anche se quest’ultimi si auto lodano in continuazione non abbiamo visto quella amicizia gratuita che è venuto ad annunciare Gesù, l’abbiamo vista solo una volta nel volto del vecchio pellegrino di Ratisbona, ma non in modo puro, lui non voleva che si dicesse che in lui sarebbe stata in modo puro. La vedo in qualche amico, ma non in modo puro… È la vedo in mia moglie, ma anche in lei ovviamente non in modo puro e io non sono puro per lei, non sono puro per i miei figli, che conoscono la solitudine anche dopo l’incontro con me, anche dopo l’eucaristia. E poi c’è la grande sofferenza universale dell’inferno e qui Madama Gervaise diventa del tutto rigida…senza speranza per tutti! Il mio modo di essere a Rimini al Meeting è leggere, per quanto posso, perché domani c’è la scuola, Peguy!   PS Ovviamente Madama Gervais ha ragione a dire, da un certo punto di vista, che non esiste una „chiesa infernale“, ma da un altro punto di vista, lei non tiene conto che Gesù, pur non avendo peccato, è stato fatto peccato ed è disceso nell’inferno, ed ha compreso cosa sia la totale mancanza di speranza…



(Dopo) Se uno vuole capire cosa significhi vivere „dopo Gesù, senza Gesù“ (Peguy) deve stare solo con gli occhi aperti, ma a livello letterario, forse può essere d’aiuto „Il curriculum dell’amore“ di Martin Walser. Susi Gern vorrebbe avere un amore che non finisce mai, perché amare vuol dire amare per sempre, ma questo nella nostra società trasparente e liquida è possibile solo come grazia, e presumibilmente mai in modo puro, del tutto puro. Suo marito, Edmund, le da cinque o sei mila euro al mese per le governanti, ma la tradisce continuamente ed apertamente, ciò fa parte del deal. E i soldi li fa con operazioni finanziarie, senza che con queste operazioni ci „sia una crescita anche solo di un centesimo del prodotto nazionale“. Lei non vuole essere più toccata da lui e questo è già un vantaggio, perché può permettersi una vita ricca, senza „prostituzione notte per notte sul letto della camera matrimoniale“. Per i suoi bisogni di donna ha lei stessa degli amanti, che devono essere, però, trovati senza distruggere una famiglia e dando la sensazione che si tratti di un amore per sempre. Non ho letto quasi mai, credo neppure in Houellebecq un romanzo che faccia vedere la tragedia dello iato tra amore pornografico ed amore romantico, come lo fa questo romanzo di Walser. Susi sopporta anche un po’ del primo, dell’amore pornografico, se c’è il secondo. Ma la vera domanda è se in questo mondo di soldi, che si fanno senza lavoro, e sesso digitale al telefono o pornografico nella realtà liquida, ci sia spazio per un pò di amore gratuito? Edmund cucina per Susi, ma forse è solo una questione che riguarda il suo ego. Ma Conny, la figlia quasi trentenne, che ha una disabilità forte, ripete frasi in continuazione e si è fatta la pipì nelle mutande fino a quando aveva più di venti anni, abita a casa, non in un istituto e e questo è davvero amore gratuito. È possibile amare tutto ciò, senza porsi il problema bigotto di distinguersi da essio, senza legittimare il peccato?


(19.8.23) Comincio raccogliendo alcuni pensieri per la predica che devo tenere questa sera nel „Servizio della Parola“ in parrocchia. Questa che segue è forse la frase che più mi ha impressionato di San Paolo: „Dio infatti ha racchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti“ (Rom 11, 32). Questo significa, come specifica Balthasar nel suo commento a tutte le letture domenicali del canone romano, che ebrei, pagani e cristiani vivono nella disobbedienza! Tutti sono peccatori. Tutti hanno in qualche modo rifiutato il dono gratuito dell’amore di Dio. Ma ovviamente la citazione non si ferma a questa dichiarazione della disobbedienza di tutti. Arriva infine il messaggio centrale del NT che è stato il tema per lo meno degli ultimi quattro pontificati, direi in ascesa: il beato Giovanni Paolo I, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Papa Francesco. Dio è vicinanza, tenerezza e misericordia! Quasi ogni domenica all’Angelus il Papa ripete questa frase. Dio è e vuole essere „misericordioso con tutti“!  Questo ha anche conseguenze politiche, nel senso della „teologia della politica“ (il Vangelo come orientamento della politica), non di una „teologia politica“ (il Vangelo come testo di legge) inconciliabile con il NT. Il Vangelo ci ricorda che Gesù nella sua missione terrena è in primo luogo „il messia del popolo eletto“, di Israele (la Germania non lo può dimenticare) ed è egli è venuto a salvare questo popolo, ma a differenza nostra che cerchiamo solo un’ alternativa per il nostro popolo, Gesù si lascia commuovere dalla fede di questa donna cananea di cui ci parla il Vangelo odierno (Mt 15,21-28), come in un altra occasione si lascia commuovere dalla fede del centurione romano. Insomma nella sua missione terrena Gesù si concentra sul suo popolo, ma lascia il cuore aperto agli altri. Con San Paolo questa realtà che i pagani obbediscono ed hanno una fede che Israele non ha si intensifica, così che la missione terrena di Paolo ha i pagani stessi come priorità, ma non dimentica Israele, perché il patto che Dio ha voluto con Israele non ha perso la sua rilevanza („infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili“ (Rom 11, 29): il fatto che noi siamo infedeli non è per Dio motivo di esserlo a sua volta (cfr. 2 Tim 2,13). Il profeta Isaia si pone anche il  problema della „salvezza senza confini“, ma anche gli „stranieri“ devono essere integrati nella „nell’osservare il diritto e praticare la giustizia“ (56). Non vi è un autentico amore per gli stranieri senza l’integrazione nella giustizia, che è in primo luogo la giustizia dello stato che integra o che dovrebbe farlo, ma che ha un carattere ultimo nella giustizia di Dio, che è assoluto amore! Ritorniamo un momento a Paolo in rapporto all’ umma islamica; nei media aziendali l’Islam fa notizia come problema terroristico. Ma in vero, come ci ha insegnato Padre Paolo Dall’Oglio SJ, c’è una grandissima parte dell’Islam che è sottomessa alla volontà di Dio, più di quanto lo siamo noi occidentali, in una „società dopo Gesù, senza Gesù“ (Peguy), in una società in cui si sostituisce il diritto e la pratica della giustizia, con il diritto di oligarchie, democratiche o autocratiche, che non è „stato di diritto“, ma diritto del più forte! Forse vale anche per la umma islamica la frase di Paolo: „Come voi (pagani, mussulmani) siete stati disobbedienti a Dio ed ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro (degli ebrei, dei cristiani) disobbedienza, così anche essi (gli ebrei, i cristiani) ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anche essi ottengano misericordia“ (Rom 11, 28-31). Il piano di Dio non cambia: essere misericordiosi verso tutti! Che questo escluda miliardi di persone è un’idea assurda ed inconciliabile con la realtà, che Dio è amore!   


Ieri a scuola nel „Servizio della Parola“ per la nona e decima classe ho predicato sull’incontro di Gesù con Zaccheo (Lc. 19, 1-10) - ho detto quello che un ciellino dice commentando questo passaggio ed in vero quello che ho imparato da don Giussani è proprio molto utile e bello (tanto più che in questi Servizi della Parola scolastici più della metà non hanno alcuna confessione di appartenenza ecclesiale). Non ho però menzionato nella predica ai giovani una domanda che mi è venuta meditando ieri il primo punto degli Esercizi di Ignazio. Nella prima settimana gli esercizi spirituali di SPN hanno una meta ben precisa: „ preparare e disporre l’anima a togliere da sé tutti i legami disordinati, e dopo averli tolti, di cercare e trovare la volontà divina nell’organizzazione della propria vira e per la salvezza dell’anima“ (E, 1b/c). Nell’incontro di Gesù con Zaccheo, quest’ultimo mette ordine morale nella sua vita dopo che Gesù è venuto a casa sua, insomma la gioia della presenza di Gesù mette in moto l’ordine morale e non viceversa. Sembra esserci una contraddizione con il metodo di SPN („dopo averli tolti“). Ma gli Esercizi vengono dati a persone che hanno già incontrato Cristo, insomma se Zaccheo avesse voluto sapere, oltre al suo gesto spontaneo di moralità, come organizzare la sua vita (cosa vuole il Signore da lui come stato di vita) e salvare la sua anima, avrebbe dovuto fare in qualche modo degli „esercizi spirituali“. L’appartenenza meccanica e spontanea alla presenza da sola non permette di superare il disordine della nostra anima, tanto più che il discernimento del disordine non accade normalmente nell’immediatezza…e tanto meno, normalmente, si sa immediatamente quale sia lo stato di vita che il Signore ha pensato per noi. 


Nel suo articolo nell’editoriale lungo della FAZ Julia Anton analizza il fenomeno del „Subway-shirt“; non sono un tuttologo e non voglio commentare tutto ciò che leggo e certamente alcuni argomenti della giornalista sono veri; detto con il mio linguaggio: è sicuramente una questione di disordine della propria anima se dei maschi si sentono in diritto di toccare il culo di una donna o dirle volgarità nella metropolitana, perché lei indossa una minigonna e quindi è forse vero che il fenomeno del Subway-shirt, con cui le donne coprono il loro corpo per non essere molestate, rivela un disordine dei maschi. Ma che la moda sia principalmente „espressione di autodeterminazione“ e per questo si debba, educando il popolo nelle metropolitane, abbandonare il più presto possibile il Subway-shirt,  è un mito, non realtà e che non vi sia anche un disordine dell’anima delle donne, ma solo una del maschio, è ideologia, non realtà…Un problema simile abbiamo anche nella scuola… 


Speriamo che la crisi del settore immobiliare in Cina (FAZ, Avvenire) non abbia conseguenze fatali per la stabilità del mondo, già così traballante…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Su e con Charles Peguy. Sono state scritte alcune cose molto belle su Peguy, per esempio l’articolo di Renato oggi in „Libero“, che è stato ripreso da „korazym.org", ma è un’esperienza umana e letteraria da brividi ritornare ai suoi testi, come ho fatto la scorsa estate con i suoi scritti politici da socialista, ed oggi pomeriggio con il dialogo iniziale tra Giovanna e Hauviette nel „Mistero della carità di Giovanna d’Arco“ (1916), un dialogo in cui anche la sua amica più giovane di tre anni dice a Giovanna, tredicenne, delle cose molto sagge. Ed è chiaro che si può pensare ad un autore come Peguy, non solamente „in memoriam, sed in intentionem“, cioè in dialogo con uno che non si sente padre, ma figlio della Chiesa e che in nessun modo vuol essere ridotto ad un „santino“ da venerare…  Forse il punto più da brividi di queste prime pagine del „Mistero di san Giovanna d’Arco“ è quella formula: „uccidere la guerra“, perché la „guerra è solo fonte di sofferenza“, in primo luogo quella tra cristiani stessi ed anche perché neanche la pace di Gesù ha saputo ucciderla. Piuttosto è lui che è stato ucciso e Giovanna si chiede se questa morte non sia stata inutile ed anche la morte di tutti i santi che sono venuti dopo; anche dopo SPN i casini non sono finiti ed anche il suo ordine ha fatto casini; ed anche dopo Peguy e Giussani, i due che cita Farina, i casini non sono finiti e lo stesso Peguy ha creduto che la guerra in nome della Francia portasse salvezza al mondo e lo stesso Movimento di CL, che spesso  si auto-loda per la sua santità, ha fatto casini ed alcuni casini sono anche in responsabilità diretta del fondatore, che non voleva neppure esserlo, fondatore, ma che forse ha legato a sé troppo alcune persone. Hauviette con saggezza dice a Giovanna: „Nostro Signore Gesù Cristo è il primo dei santi e il primo dei fondatori. È il più grande santo e il più grande fondatore. E tutta la sua santità si rivolge, su tutto ciò che si chiama cristiano. Su tutto ciò che è chiamato cristiano. Tutto il suo merito, tutta la sua santità si riversa eternamente“. Ma anche per Lui (figuriamoci per gli altri), vale quel „come è lontano tutto ciò“ dei primi versi: „Padre nostro, padre nostro che sei nel regno dei cieli, com’è lontano il tuo regno dall’arrivare nel regno della terra…dall’arrivare nel regno di Francia“…Jeannette (Giovanna) riconosce l’importanza della saggezza di una donna che vive in un ordine religioso per le domande strazianti che ha, per la domanda straziante se tutto l’operare di Gesù non sia stato del tutto inutile, riconosce l’importanza della Santa Messa, ma non censura alcuna domanda; Hauviette sa che ha che fare con una santa, ma ritiene che la parrocchia e il battesimo bastino…e che non sia poi così chiaro che si debba andare in convento per salvare il mondo. Forse basta essere „una buona cristiana come tutti gli altri“ dire le preghiere semplici, con cui inizia il „Mistero di santa Giovanna d’Arco“: Padre nostro, Ave Maria“. E poi la quotidianità, che è sempre molteplice: „ci vogliono dei parrocchiani di ogni sorta per fare una parrocchia“. Quando Jeannette rimane da sola, però, non può accontentarsi del semplice orgoglio di Hauviette e rimpiange, o forse solo constata, che quel momento di assoluta pienezza che tutti desideriamo, si è avverato quando Gesù era sulla terra, in territori in cui forse non ci sono più parrocchie cristiane; è vero che Gesù rimprovera Tommaso quando è così carnale, ma in vero la Giovanna di Peguy non richiede alcuna dimostrazione: sente solo tutta la grandezza di un ora e di un luogo in cui tutti avrebbero potuto avvicinare Cristo, toccarlo. Lo si è potuto incontrare non solo come figlio dell’uomo, ma come figlio di Israele, come un cittadino di Israele: „ciascuno poteva avvicinarti“: „la più grande storia dei cieli, la più grande storia del mondo. La più grande storia del tempo. La sola storia del tempo. La più grande storia di tutte. La sola storia interessante che sia mai accaduta“, camminava impolverata nelle strade di Israele, non perché Israele fosse più bravo ed infatti è stato disobbediente (cfr. Rom 11), ma perché Dio lo ha scelto. E scegliendolo il lavoro, il lavoro dei contadini, degli operai, degli insegnanti, dei medici supera la dimensione del lavoro temporale, diventa „sovraessenziale“ (Ulrich): più essenziale dell’essenziale dimensione del lavoro che costruisce e non distrugge…Ogni lavoro diventa partecipazione all’eternità, anche lo scrivere questo diario…


(Wetterzeube, il 18.9.23) „Perché non è il molto sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose internamente“ (SPN, Esercizi 2c): all’inizio degli Esercizi SPN spiega cosa siano gli Esercizi e fa un paragone con gli „esercizi corporali“; con quest’ultimi si vogliono forse eliminare un po’ di chili o un dolore dovuto ad una mancanza di dilatazione ed allungamento adeguati dei muscoli, con i primi l’anima vuole disporsi in modo tale da „togliere da sé tutti i legami disordinati“ (E, 1b), per poi „cercare e trovare la volontà di Dio“ (1c). Dopo questo primo punto di introduzione e spiegazione del termine „Esercizi“ SPN dice che chi da gli esercizi non deve mai spiegare a lungo una storia che è oggetto della meditazione di chi fa gli esercizi; bisogna essere sintetici e in questo contesto scrive la frase con cui ho cominciato la meditazione odierna. Nel mio percorso di esercizi quotidiani con SPN e Balthasar sto meditando in questi giorni sulla figura di Maria, che ascoltava tutte le parole, che ascoltava e che non sempre comprendeva, nel suo cuore; chi lascia cadere una parola del vangelo o della dogmatica, che è un modo sintetico di riassumere ciò che si trova esplicitamente o implicitamente nel Vangelo a livello teologico, non è un buon teologo, fa propaganda di sé e dei suoi pensieri, magari con un sentimentalismo che non ha nulla a che fare con „il sentire e gustare le cose intimamente“ di cui parla SPN. Non è un buon teologo chi non pensa in ginocchio e in un atteggiamento di amore, che mai e poi mai vuole trarre profitto e sfruttare l’amato (cfr. Antologia-Servais, 300-301) per una propria ideologia, progressista o tradizionalista che sia. Certo non è necessario aver presente tutto il catechismo o tutto la dogmatica quando si medita una storia del Vangelo, basta prendere sul serio una verità (per esempio l’incarnazione meditando il passo della nascita del bambino nella stalla, o la Trinità meditando alcune pagine di Giovanni, o l’assunzione di Maria in cielo meditando il dogma stesso…) che si arriverà sempre a tutta la verità che è Cristo trinitario stesso. Il tutto nel frammento! 


Leggendo alcune notizie della presenza del pericolo islamista in Svezia o un articolo della NNZ mi accorgo come le cose che scrivo qui sull’Islam, alla scuola di Padre Paolo, siano del tutto „fuori linea“. Io credo, perché lo vedo nel modo di rapportarsi all’Islam del Papa o di Padre Paolo che vi siano dei veri devoti di Dio nell’Islam, come i „devoti del Monte Arafat“ che pregano ed intercedano per il mondo o come il grande Imam Al-Tayeb o il grande Ayatollah Al-Sistani; è non ho alcun problema quando Dall’Oglio paragone Muhammad a Gesù, pace e benedizione su di loro. Non dobbiamo dimenticarci che Gesù è anche e così chiama se stesso: „Figlio dell’uomo“ e come non vi è un’anima autenticamente mussulmana, che non sia „muhammadica“, così non vi è un’anima autenticamente cristiana, che non sia „gesuana“ (cfr. Il mio testamento, 80). Io non voglio far cadere nessuno degli aspetti della dogmatica cristiana e del Vangelo, ma il Vangelo stesso mi invita a prendere sul serio la presenza di Dio nel samaritano, „che adora ciò che non conosce“, mentre i giudei „adorano ciò che conosciamo“ (cfr. Gv 4, 22), ma viene un tempo, „viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità“ (Gv 4, 23) ed io credo che i devoti del monte Arafat, etc. adorino davvero il Dio vivente. Il „medesimo Dio vivente, anche se non lo stesso“ (Robert Spaemann), cioè nel senso che alcune frasi del Corano non corrispondono alla dogmatica cristiana. Ma non è vero che l’Islam, come pensa la grande borghesia europea e tanti altri, sia di per sé violento. Non vi è violenza nell’anima di Muhammad, pace e benedizione su di lui, nel suo rapporto di adorazione di Dio. Poi per il cristiano basta l’Eucaristia, non deve diventare un esperto di Corano. Nell’Eucarestia, dice padre Paolo, „Gesù ha espresso l’uscita da se stesso“, cioè è l’amante per eccellenza, non vi è amore senza uscire da se stessi, ma ha espresso anche la dipendenza della salvezza dal suo corpo, che nel pane e nel vino è „espressione di sé“ (Il mio testamento, 82). Da questo centro eucaristico si comprende anche il senso dl maestro di Padre Paolo (guru, Sheikh) che non deve peccare dell’arroganza dell’umiltà, perché se segue Gesù deve mantenere l’opposizione polare dell’uscita di sé e dell’espressione di sé. Da Ulrich ho imparato piuttosto il primo elemento, ma lui sebbene mi abbia rinviato sempre a Cristo, non ha mai abdicato alla sua responsabilità per me (questa sarebbe l’arroganza dell’umiltà), fino al letto di morte, quando ha tenuto a lungo la mia mano nella sua, ed anche ora in cielo non lo fa, senza il suo aiuto non mi sarebbe possibile tradurre l’Homo Abyssus.   


La „favola“ „Royal Blue“ (regia di Matthew Lopez, 2023) è semplicemente la propaganda dell’oligarchia democratica, che dice di sé di essere tollerante ed amante della classe operaia, entrambe le cose non sono vere. L’amore omosessuale tra il principe Henry e il figlio della presidente americana, Alex, ha certamente aspetti drammatici, che giungono fino al cuore, ma già la scelta del nome del figlio, Alex Claremont-Diaz (dovevo sempre pensare alla politica democratica Alexandria Ocasio-Cortez) smascherano questa commedia amorosa per quello che è: propaganda! 


Sul „lavoro“ dalla mostra di Rimini su Charles Peguy:  

Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale. Era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali. Si lavorava bene. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto...Il lavoro fatto bene per sé è come quello degli scalpellini medievali che curavano nei minimi particolari il fregio che sarebbe stato posto sul pinnacolo più alto della cattedrale e che nessuno avrebbe mai visto da vicino. Quegli operai e artigiani certamente vivevano il lavoro come necessario pedaggio per arrivare allo stato borghese, ma persisteva in loro l’eredità di una concezione secondo cui l’uomo risponde, lavorando, a una vocazione. E ciò produce la gratuità e l’esattezza che il lavoro mercificato non conosce...Nel lavoro disinteressato, il lavoro che una persona fa, gratuitamente, nel suo tempo libero. Che deve essere molto. Il tempo libero dei cittadini è fatto salvo nella città armoniosa perché il tempo libero è il tempo della vita interiore e del lavoro disinteressato“.


«Una grande #filosofia non è quella che pronuncia giudizi definitivi... è quella che introduce un’inquietudine, che suscita uno scossone». Charles Peguy  - non è questo in contraddizione con quello che ho scritto sulla „dogmatica“ qui sopra? In vero no, perché la dogmatica, sono pochissime frasi, che esprimono in modo sintetico realtà che sono loro stesse „uno scossone“.


Abba nostro…


(Pomeriggio) „Non sono affatto un intellettuale che si abbassa a considerare il popolo, io sono il popolo“ (Charles Peguy, nell’intervista del Meeting di Rimini) - questo è vero totalmente per me. Anche quando traduco „Homo Abyssus“ sono il ragazzo che abitò nella periferia di Torino,  Mirafiori Sud, che passo dopo passo, ha fatto un certo cammino, ma che non ha mai smesso di essere „popolo“, di essere „contadino“: e lo sono davvero, i miei nonni erano contadini, migranti in e dall’Istria, quindi posso dire con Peguy: „Noi siamo il partito di quelli che costruiscono. Loro sono il partito di quelli che demoliscono. Noi siamo il partito dell’aratro. Loro sono il partito della sciabola. Noi saremo sempre battuti“ (ibidem). Gli intellettuali si servono di miti (per esempio di quello della liberazione) e confondono l’anima „con gli atti della ragione“ - questa confusione o identificazione è intellettualismo (cfr. Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 376). Né Tommaso né Peguy hanno mai fatto una tale confusione…Ne la posso fare io, che mai e poi mai, proprio perché sono popolo potrei, ridurre l’anima agli atti della ragione…



(Droyssig, il 17.8.23) È ricominciata la scuola (intendo con i ragazzi), anche con Emma, che non ha riconosciuto la sua classe, almeno è così per ora. Ho pregato tutta l’estate per lei, per l’ictus che ha avuto lo scorso anno e che le ha fatto perdere la memoria, ma grazie a Dio non il linguaggio. Quando l’ ho incontrata nel parcheggio non mi ha riconosciuto, ma ha sorriso, sebbene fosse anche un po’ spaventata di questo suo „primo giorno“…La mia classe, l’undicesima a, è molto simpatica - ho cominciato le tre ore introduttive dicendo che non sono solo un’insegnante, che sono un uomo e che lo sono anche loro, uomini, e che il nostro cuore funziona più o meno nello stesso modo, anche se io ho 63 anni ed ho bisogno di un apparecchio acustico e loro no - purtroppo il direttore ha interrotto, per „citofono“, la mia breve introduzione, dicendo, in stile „manageriale“, che la cosa  più importante è rispettare il regolamento dei telefonini, che forse è anche un modo di regolare l’influenza della „macchina“ (Kingsnorth), ma che non volevo certamente menzionare come primo passo dell’anno scolastico, tanto più che io su questa cosa sono più „liberale“, cosa che in vero non mi sarebbe permessa, visto che con una amministrativa pseudo unità si vuole negare ogni possibile differente atteggiamento, perché chi la pensa diversamente è una persona infantile, che non sa agire se non con un „mi piace“, „non mi piace“…Grazie a Dio in altri ambiti c’è più libertà di „autogoverno“ (Tocqueville) del proprio insegnamento…


Stamattina ho cominciato con i due testi di Balthasar („La posizione archetipica di Maria“, Antologia-Servais, 298-300) e Dall’Oglio (Muhammad sulle orme dei profeti, Il mio testamento, 79-80), ma non ho avuto tempo di scrivere la mia meditazione. Qui vorrei solo sottolineare due o tre pensieri per me particolarmente importanti. 1) La διάστασις (lo scarto) tra la disponibilità e la chiamata contrassegna nel modo più chiaro la creaturalità di Maria - Maria è un uomo, un uomo che in modo perfetto ha detto sì a Dio, e così è legittimo il percorso triplice di preghiera ignaziano „per Maria a Gesù al Padre“ (cfr. Esercizi 63 et passim), ma come uomo ha un atteggiamento tipico degli uomini: essere perplessa! In un certo senso questa perplessità è anche l’atteggiamento tipico della filosofia, che di fronte ad una cosa straordinaria, domanda: „Come accadrà ciò?“ (Lc 1,34). Questo atteggiamento filosofico non ha alcuna macchia: è stupore puro, non ha nulla a che fare con le nostre perplessità, irritate o infettate con i nostri traviamenti. 2) Non ho alcuna problema con la formula che si dice insieme al nome di Muhammad, „pace e benedizione su di lui“, perché in vero noi uomini siamo tutti bisognosi di pace e benedizione…Come accadde con valore archetipico con  Abramo ci sono persone che come credenti hanno un rapporto diretto con Dio ed in vero questa è la metta  per tutti gli uomini. Muhammad era certamente un tale uomo e come disse in modo diplomatico il nestoriano Timoteo I, patriarca della Chiesa d’Oriente (780-823), „ha seguito le orme dei profeti“. Credo con Padre Paolo che sarà necessario nei secoli, pur nella gratitudine per la „Nostra aetate“ (Concilio Vaticano II), „alla cui redazione ha lavorato il francescano Muhammad Yuhanna Abd al-Jalil“, fare alcuni  passi oltre l’atteggiamento di simpatia per l’Islam di Charles de Jesus e della Chiesa in genere, verso un riconoscimento teologico della missione di Muhammad…anche perché in vero ogni uomo deve coltivare nella sua anima un rapporto diretto con Dio…non est aliquid inter Deum et creaturam/s.


Abba nostro… 


(16.8.23) In vero io vorrei essere solamente uno degli „abdāl“, era la stessa cosa che cercai dire quando firmavo le mie lettere con „un piccolo amico di Gesù“. Il termine abdāl è arabo e viene utilizzato „nella mistica islamica per indicare un gruppo particolarmente importante di veri e puri credenti in Dio. Conosciuti e nominati solo da Dio e il cui numero varia a seconda delle tradizioni, gli abdāl servono Dio per tutta la vita e sono mediatori della sua misericordia“ (in Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, nota 3, p. 23). Quando prego „Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam“, chiedo di diventare uno degli abdāl, „intercessori e sostituti, con Abramo e Maria“ (Dall’Oglio, 23). Per diventare questo bisogna prendere sul serio la lezione più difficile degli Esercizi: accettare l’umiliazione quotidiana come atto privilegiato di amore di Dio! Io credo sempre di più che abbiamo bisogno di una „catena di anime“, non di un „Movimento“. E io credo che don Giussani, quando dal cielo mi aiuta, non si scandalizza di questa affermazione: „il posto privilegiato per cambiare il mondo è l’anima. Il campo più grande per il progresso della storia fino alla sua fine è l’anima…non è ciò che viene raccontato sui giornali e sugli schermi, ma è fatta di catena di cuori, di anime, che trascinano la storia fino al suo compimento“ (Dall’Oglio, 79). Tradisco tutto ciò spesso, ma è l’unica cosa che mi interessa: “il rapporto dell’uomo con Dio“. Questo accade, in modo particolare, ogni volta che nella storia si intensifica il „caso serio“, che ciò sia in Nagorno Karabakh o in Siria è uguale. Padre Dall’Oglio era uno degli abdāl e lo è ancora; „il segreto dell’Islam è nel mistero di Muhammad, in un anima che ha incontrato Dio, e in Dio che ha incontrato un anima“ (Dall’Oglio, 77). Questo gruppo di persone, gli abdāl, fanno parte del popolo santo di Dio, ma accettano, anche se con fatica, la lezione degli Esercizi di SPN! E queste anime sono la verità ultima dell’ecumenismo delle religioni e delle confessioni. 


La storia dei discepoli di Emmaus è davvero una grande storia (Lc 24, 13-35): Gesù stesso si fa compagno di strada è spiega ai due le Scritture. Balthasar riassume così: „Che Dio è un Dio dei viventi e non dei morti, Gesù lo aveva già detto ai Sadducei, in Gesù viene dimostrato ciò come „la vita e la resurrezione“ (Gv 11, 25). Non è per nulla un’esagerazione o un’interpretazione tarda ed artificiosa dell’Antico Patto, se questo pensiero elementare è messo in risalto qui da Gesù stesso ed in seguito dalla chiesa come senso elementare dell’intera Scrittura antico-testamentaria“ (Antologia-Servais, 297). Ciò significa che morte ed umiliazione non sono l’ultima parola e neppure un’obiezione contro l’essere-messia di Gesù (non solo un profeta come pensavano i discepoli di Emmaus o come pensano i mussulmani). Ed anche la possibile sofferenza degli abdāl non è un’obiezione contro il fatto che sono eletti. Il piccolo amico di Gesù ha bisogno di un pane vero, di una manna vera e questo è ciò che dona Gesù ai discepoli di Emmaus e a noi tutti. Ma questa donazione eucaristica non è mai esclusiva, ma inclusiva di tutto ciò che Dio semina, anche nel Buddismo anche nell’Islam, anche nelle persone di „buona volontà“.


Il sistema manageriale che regge il mondo occidentale anche nel quotidiano significa una quasi completa mancanza di autogoverno (Tocqueville) e fiducia nella persona, significa l’utopia che un’unità orizzontale, per esempio tra i colleghi nella scuola, basti per risolvere tutti i problemi. È una continua fonte di umiliazione e la lezione degli Esercizi di SPN, di cui parlavo sopra, ha qui un suo ambito privilegiato di realizzazione. Comunque si può chiedere, per evitare ogni masochismo, che Maria, con il suo mantello, ci protegga da questo sistema…


Gianandrea Gaiani in un suo lungo e molto informato articolo, „Gli ucraini non sfondano: in Occidente inizia lo scaricabarile?“, in AnalisiDifesa, 14.8.23, spiega il fallimento dell’azione militare ucraina. Il territorio riconquistato è minimo, le perdite di uomini infinite e si chiede se questo dato porterà ad un cambiamento della narrazione mainstream. Il disastro non è solo militare ed umano, ma anche economico. I miliardi spesi in questa guerra assurda, negli USA e in Europa, è allucinante. 


Abba nostro…



(Sera) Ho sentito i primi 40 minuti di questa intervista autentica (quella di Tucker a Kennedy in Twitter/X), sapiente, moderata ed intelligente con Robert J. Kennedy Jr,  che conferma il lavoro che ho fatto nel mio diario in dialogo con Aaron Maté ed altri sulla guerra per procura in Ucraina. Io spero che questo uomo, radicato nella grande storia della sua famiglia e del suo paese diventi presidente degli Stati Uniti d'America.  Un grande grazie anche all'intervistatore  Carlson Tucker, che ha pagato in modo serio il suo amore per la verità. Kennedy propone una chiara linea diplomatica, che è lontana migliaia di chilometri dalla posizione bipartisan dei neocons.  



(15.8.23 - Assunzione di Maria in cielo) C’è una forma di preghiera e colloquio triplice con Maria, Gesù e il Padre che mi corrisponde tanto (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 298; Esercizi, 63, 147). Quello del numero 63 è stato l’oggetto del mio triplice dialogo breve questa mattina: „1. colloquio. Il primo colloquio con la Madonna, affinché mi ottenga grazia dal suo Figlio e Signore per tre cose“, tre cose che mi stanno tanto a cuore, anche se io ritengo che ci voglia anche, ma non soprattutto, un discernimento che tenga conto dell’inconscio. „La prima, perché io senta profonda cognizione dei miei peccati e disgusto per gli stessi. La seconda perché senta il disordine delle mie attività in modo tale che, detestandolo, mi corregga e mi ordini. La terza chiedere la conoscenza del mondo perché, detestandolo, allontani da me le cose mondane e vane. Dopo di ciò un Ave Maria. 2. colloquio:  Il secondo, fare altrettanto con il Figlio affinché me lo ottenga dal Padre. Dopo di ciò, l’Anima Christi.  3. Colloquio: Il terzo altrettanto con il Padre perché lo stesso eterno Signore me lo conceda. Dopo un Padre nostro“. Nell’ultimo colloquio viene superata la dimensione di mediazione dei primi due (Maria/Cristo; Figlio/Padre). Ho chiesto tutto ciò seriamente, anche se forse bisogna stare attenti a non essere moralisti; ma è vero che Ignazio tiene conto sempre della morale, cosa del tutto differente dal moralismo, ed io ne voglio anche tenere conto, perchè vi sono cose sono „permesse alla libertà del nostro libero arbitrio“, ma vi sono anche cose che sono „proibite“ (cfr. Esercizi, 23d). 


Nel giorno di Maria vorrei pregare con Paolo Dall’Oglio per la „comunità (Umma) del Profeta Muhammad affinché siano davvero sottomessi (muslimin) a Dio nel monoteismo, nella misericordia, nella sincerità ed affinché ricevano la benedizione e il perdono. Attendiamo con loro il giorno in cui il figlio di Maria ritornerà a Gerusalemme affinché Dio mostri il suo volto“ (Il mio testamento, 75-76). E non ho alcun problema a dire dopo il nome di Muhammad: „pace e benedizione siano su di lui“ (per i problemi a riguardo di questa formula, cfr. Dall’Oglio Ibidem ed anche Dall’Oglio, Innamorato dell’Islam, credente in Gesù, Milano 2011, capitolo VI.) , perché in vero pace e benedizione dovrebbero essere l’oggetto di preghiera di intercessione per tutti gli uomini, in modo particolare per quelli deboli; che la sofferenza di quest’ultimo, ne chiedo con Padre Paolo l’elemosina, sia preghiera di intercessione per tutti gli uomini ed in modo particolare per la umma (Umm = madre) del Profeta, „pace e benedizione siano su di lui“. Ave Maria, Anima Christi, Pater noster…PS Se uno si chiede come mai questo tipo di preghiera oggi, cioè se uno si chiedesse del senso (attualità) di essa in un diario, domanda legittima, devo dire che sebbene i media non ne parlano più, io non ho dimenticato la sofferenza di paesi a maggioranza mussulmana, come la Siria o l’Afghanistan…  


Due pastori luterani, uno dei quali dice di essere mio amico e fratello in Gesù, mi hanno accusato in Facebook di fare propaganda russa, perché ho pubblicato tre cartelloni dei Verdi, in cui prima delle elezioni, propagavano il loro „pacifismo“… 


Su Oppenheimer. "Su nessun altro avevano mai pesato, in modo così crudele, i dilemmi derivanti dal fatto che l'uomo aveva acquisito un potere sulla natura del tutto sproporzionato rispetto alla sua forza morale... Mai, tuttavia, questa preoccupazione fece vacillare la sua fede nel valore della conoscenza, sia scientifica che umana. Né c'era qualcuno che come lui volesse appassionatamente contribuire a scongiurare le catastrofi che lo sviluppo delle armi di distruzione di massa avrebbe potuto portare. Era l'interesse dell'umanità che aveva in mente, ma allo stesso tempo lo faceva sempre da americano... Quando gli chiesi... perché non aveva ancora pensato di lasciare gli Stati Uniti, mi rispose con le lacrime agli occhi: "Dannazione, io amo questo Paese" (George Kennan, diplomatico e ambasciatore di lungo corso, padre della politica di contenimento (Containmentpolitik) americana, citato in Kar Bird, Martin J. Sherwin, J. Robert Oppenheimer, Berlino, 2023 19-20).


Abba nostro…


(Sera) „Oggi, nella solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio e Signore nostro Gesù Cristo, che, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta anima e corpo nella gloria celeste, invochiamo la sua materna intercessione a nome del martoriato popolo Armeno Cristiano dell’Artsakh, che è sotto una terribile prova:

Sub tuum praesídium confugimus, sancta Dei Genetrix; nostras deprecationes ne despícias in necessitatibus; sed a perículis cunctis líbera nos semper, Virgo gloriosa et benedícta.

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

Il Sub tuum praesidium è il più antico τροπάριο, composizione poetico-musicale nella musica bizantina e nella liturgia orientale di uso liturgico devozionale cristiano a Maria, Madre di Gesù, risaliente al III secolo e ancora oggi usato in tutti i principali riti liturgici cristiani. È un’invocazione collettiva che lascia intravedere la consuetudine, da parte della comunità cristiana, di rivolgersi direttamente alla Madonna, che fin dalla remota antichità è chiamata Teotokos, Dei Genetrix, Madre di Dio, invocando il suo aiuto nelle ore difficili. Il testo del Sub tuum Praesidium esprime con efficacia la fiducia nell’intercessione della Vergine.

Nella preghiera alla Vergine San Bernardo dice: «Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo che alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato».

Questa è la consolazione e speranza nostra e del popolo dell’Artsakh“ (Vik van Brantegem, Facebook, 15.8. 23) 


(14.8.23 - San Massimiliano Kolbe) Oggi comincia la scuola con un collegio professori che durerà tutto il giorno. Ieri siamo stati dalla nostra figlioccia di battesimo a Radebeul, vicino a Dresda. Nel frattempo lei stessa ha due bambine che sono state entrambe battezzate. Il marito accompagna queste decisioni pur non essendo battezzato. 


L’ufficio pastorale di Pietro trova in Giovanni 21 le sue linee fondamentali e questo ministero petrino ha nulla a che fare con ciò che ho scritto ieri sull’influenza di una concezione manageriale nella chiesa. L’idea manageriale nega la croce, in forza dell’edonismo della pseudo immediatezza, ma a partire da: „ed un altro ti porterà dove tu non vuoi“ (Gv 21,18), „la croce rimarrà legata al papato, anche se ci saranno papi non degni, ma tanto più uno prenderà sul serio il suo ministero, tanto più sentirà la croce sulle sue spalle come un peso crescente“ (Balthasar, Antologia-Servais 296-297).  Certo nessuno è libero dalla tentazione della mondanità spirituale, neppure il Papa, ma per il Papa prega Gesù e la decisione presa con le tre domande, quasi del tutto eguali, è definitiva: mi ami più di questi? Balthasar specifica: mi ami più di Giovanni, che era presente sotto la croce? Pietro può rispondere di sì anche perché cosciente della fedeltà di Giovanni, insomma può contare sull’intercessione di Giovanni e di Maria! „Senza la confessione di questo amore più grande il buon pastore, che da la vita per le sue pecore, non potrebbe affidargli le sue pecore per pascerle“ (Balthasar). 


Dall’Oglio ci parla del grande mistero dell’intercessione, cosciente anche dei problemi psicologici (sensi di colpa) e di falsa interpretazione (sfruttamento del dolore degli altri) ad esso legati, un mistero a cui partecipano in modo eccellente i deboli (anche il bambino scartato, anche il feto abortito): „più grande è l’innocenza dell’umano soffrire - e questo vale per gli animali, per la materia…ma stiamo parlando qui di anime umane…- cioè, maggiore è la sofferenza inconsapevole, di colui che non può offrire volontariamente se stesso, tanto maggiore in questa sofferenza c’è l’offerta volontaria di Gesù, cioè l’offerta di Dio: quei sofferenti offrono per noi l’elemosina di Dio stesso, l’elemosina di salvezza“ (Il mio testamento, 75). In questo senso siamo davvero „mendicanti peccatori“, in quel mistero di reciprocità di cui parla don Giussani: l’uomo mendicante del cuore di Dio e Dio mendicante del cuore dell’uomo. Siamo nella dimensione più profonda di quella legge teodrammatica che Balthasar ci presenta nella seconda parte della sua grande Trilogia (estetica, drammatica e logica).


Questo è il „nuovo mondo“ criticato da N.S. Lyons e a suo modo anche da Paul Kingsnorth e Matthew C. Crawford:  „Il capitalismo sta scomparendo, ma il socialismo non lo sostituisce. Quello che sta nascendo è un nuovo tipo di società pianificata e centralizzata che non sarà né capitalista né, in nessun senso accettato della parola, democratica. I governanti di questa nuova società saranno le persone che controllano effettivamente i mezzi di produzione: cioè dirigenti d'azienda, tecnici, burocrati e soldati, riuniti da James Burnham sotto il nome di "manager". Queste persone elimineranno la vecchia classe capitalista, schiacceranno la classe operaia e organizzeranno la società in modo tale che tutto il potere e i privilegi economici rimangano nelle loro mani. I diritti di proprietà privata saranno aboliti, ma la proprietà comune non sarà stabilita. Le nuove società "manageriali" non consisteranno in un mosaico di piccoli Stati indipendenti, ma in grandi super-Stati raggruppati attorno ai principali centri industriali in Europa, Asia e America. Questi super-Stati combatteranno tra loro per il possesso delle rimanenti porzioni di terra non catturate, ma probabilmente non saranno in grado di conquistarsi l'un l'altro completamente. Al loro interno, ogni società sarà gerarchica, con un'aristocrazia di talenti al vertice e una massa di semi-schiavi alla base. Questa visione di un mondo assediato dalla convergenza manageriale sarebbe (dopo ciò che scrisse James Burnham) diventata la base del più famoso romanzo di Orwell, 1984. Ora quel mondo sta prendendo forma“ (N.S. Lyons, The China convergence, 3.8.23). Secondo me gli stati-continenti di cui parla Alberto Methol-Ferré non sono quei „super stati“ di cui parla Lyons, perché i primi rispettano la particolarità degli stati nazionali e sono stati pensati dal filosofo paraguaiano nel senso di una collaborazione poliedrica e non come agonici l’uno contro l’altro. Comunque credo che si debba essere coscienti che l’interpretazione di Lyons sembra essere più realista di quella di Methol Ferré, ma io non vedo alcuna vera formulazione di una speranza politica mondiale, se non nell’idea di un superamento delle influenze sferiche (la superpotenza al centro e tutti gli intorni ad essa), in direzione di un rapporto poliedrico tra stati-continenti, rispettosi delle particolarità di quelli nazionali. Ritengo anche che si debba accettare la sfida che ci viene posta sull’espandersi di un’oligarchia manageriale, rispondendo ad essa non solo nel senso di una criticità maggiore, ma di un semplice rinvio ad un’universalità che non funziona così, un’universalità dell’amore, come quella che è schizzata in modo geniale in Giovanni 21 e che è stata realizzata nei secoli nella Chiesa cattolica (come „casta meretrix“). In un certo senso in quest’ultima è preso sul serio anche l’ideale dell’autogoverno (Tocqueville), perché, come si vede negli Esercizi di SPN la chiamata è sempre personale e non vi è nulla, tanto meno una chiesa oligarchica, tra Dio e l’uomo chiamato: „non est aliquid inter Deum et creaturas“ (Tommaso d’Aquino). 


Anche se il mondo occidentale si è trovato in lotta con il terrorismo islamico ed ora con quello russo, credo che Lyons abbia ragione a vedere nello scontro-amore tra Occidente e Cina la sfida più pericolosa: „Oggi i grandi super-Stati lottano per il possesso della terra. Ma per tutte le speculazioni del passato secondo cui il XXI secolo sarebbe stato definito da uno "scontro di civiltà", oggi c'è solo una forma soffocante di civiltà moderna che si è estesa su tutta la superficie del globo, con le sue molteplici personalità in lotta tra loro per la supremazia imperiale. In Occidente, il managerialismo progressista ha strangolato dolcemente (softly) la democrazia in un secolo di manipolazioni, l'ha svuotata e ora ne indossa la pelle. In Oriente, il virus importato del managerialismo comunista ha spazzato via una civiltà un tempo grandiosa in un fiume di sangue, per poi cristallizzarsi nella fredda e dura macchina che ora governa le terre della Cina. Il managerialismo fascista, ucciso dai suoi fratelli fratricidi, vive nei loro geni“ (Lyons, The China convergence). La Chiesa Cattolica quando è quello che è, proseguimento dell’amore del Logos universale e concreto oggi, è la proposta che ho per combattere quella forma soffocante ed unica criticata da Lyons: „Oggi il managerialismo ha conquistato il mondo così a fondo che alla maggior parte di noi può sembrare l'unico universo possibile, l'acqua stessa in cui nuotiamo. Con la nostra storia riscritta e le nostre menti condizionate, proprio come previsto da Orwell (e da altri profeti), ora fatichiamo persino a percepirne l'esistenza, e tanto meno a rompere il paradigma di ferro del pensiero manageriale e a riconoscere che, sia come forma di governo che come modo di essere, esso rappresenta nell'esperienza umana qualcosa di completamente nuovo, anormale, tirannico e assurdo.

Nata dalle concezioni di base della modernità, la grottesca patologia del managerialismo è definita dalla sua smisurata arroganza e dall'implacabile riduzionismo“ (Lyons, ibidem). È quel riduzionismo che Balthasar profetizzò nel suo geniale „solo l’amore è credibile“; si tratta di quelle riduzioni psicologiche, sociologiche, cosmologiche dell’avvenimento dell’amore gratuito che non è un’idea, ma una realtà che si gioca più che nell’analisi dei massimi sistemi, nella piccola via della quotidianità, in cui Cristo ha promesso di non lasciarci da soli e che trova nell’amicizia gratuita l’unico vero criterio di discernimento ed autenticità, ma proprio quest’ultima è sostituta dall’arroganza, anche nella forma softly, di una gnosi (che Lyons chiama manageriale) che pensa di poter salvare il mondo. E cosa succede a chi si oppone alla gnosi? «…Tra i suoi amici corre un mormorio… Alcuni gli tolgono il saluto. I più ragionevoli sono gentili con lui, quando lo incontrano, ma non lo invitano a casa. I più intelligenti - di idee larghe e profonde - pur invitandolo a casa, non lo lasciano però entrare nel loro animo, che resta chiuso dinanzi a lui» (Vasilij Grossman, Tutto scorre, pag 69). È il mistero della croce, non lamentiamoci, perchè è la logica promessa della risurrezione!  


Abba nostro…


(13.8.23 - 19.esima domenica del tempo ordinario; Surrexit Dominus vere!

Ovviamente vi è anche una classe manageriale nella Chiesa, insomma i clericali-clericali, per parlare con Peguy, che possono essere sia laici che sacerdoti. Ed è chiaro che ognuno non pensa di farne parte, almeno non nel senso criticato da N. S. Lyons, nella sua „convergenza cinese“, su cui ho riflettuto, anche criticamente, negli ultimi giorni nel mio diario; questa classe non ha nulla a che fare con la dimensione petrina della Chiesa, ma si inserisce, nella modalità della „mondanità spirituale“ (Henri de Lubac), in essa, Chiesa, come un corpo estraneo… N. S. Lyons ci offre sette criteri per identificarla: 1) Scientismo tecnocratico; 2) Utopia come ideologia; 3. Migliorismo; 4) Libertà come ideologia; 5) Materialismo edonistico; 6) Cosmopolitismo ed universalismo omogenei; 7) Astrazione e de-materializzazione. La chiesa manageriale non è la „chiesa ospedale da campo“ (Papa Francesco; Massimo Borghesi); in un certo senso è una „teologia teocon“, ma nella nuova versione „bipartisan“, nella quale spesso i „democratici“ statunitensi sono peggio, perché più coerenti dei „repubblicani“ (qualcosa di analogo vale anche per la sinistra in Europa). Scientismo tecnocratico significa, per esempio, che la guerra dell’aggressore cattivo (la favola dell’unico lupo cattivo) può essere risolta solamente mandando armi a chi si suppone essere stato aggredito, a chi a volte è davvero aggredito. A questo atteggiamento „guerrafondaio pacifista“ (i Verdi tedeschi sono i campioni di esso) corrisponde l’utopia che con la giusta tecnica si possono risolvere tutti i problemi e che quindi se procediamo su questa strada potremo liberare e migliorare i popoli oppressi, addirittura il mondo intero. Nei confronti del materialismo edonistico questa chiesa manageriale non formula alcun pensiero critico: dalla pillola alla teoria gender tutto ciò serve per migliorare il mondo. Il principio giusto di Bergoglio che „l’universale ha priorità sull’universale“ viene letto dalla chiesa manageriale come cosmopolitismo ed universalismo omogenei, cioè non viene formulata alcuna critica seria sul „globalismo dell’indifferenza“. Infine questa chiesa astrae da tutte le strutture materiali (per esempio dalla differenza tra maschio e femmina), leggendo in modo improprio il „non esiste più né maschio ne femmina, né ebreo né pagano“ paolino. In fondo essa non ha alcun interesse al Cristo crocifisso e come tale risorto, ma ad un’utopia sentimentale, con i suoi eroi, che sono sempre quelli che sono del tutto d’accordo con questa ideologia manageriale. Il principio espresso da Balthasar nel primo volume della „Teologica“ è esattamente il contrario di questo programma ideologico, è servizio al „caso serio“: „non si da teologia senza filosofia“; non si tratta che tutti diventino filosofi accademici, ma che abbiano, come possono, un pensiero che rispecchi la realtà ontologica del dono gratuito dell’essere come amore! Gratuito significa sempre „gratis et frustra“. Ma ovviamente per la chiesa manageriale il „frustra“ è solo una debolezza che deve essere superata e migliorata. Non è così! Alcune crisi possono essere marginate, non migliorate. Etty Hillesum, che tra l’altro è stata quasi fino alla fine del diario, affascinata dalla carne in quanto carne, ha imparato in dialogo con Spier a ridurre le sue crisi ad ore o pochi giorni invece che a settimane o mesi, ma la situazione non è migliorata e con grande probabilità,  suppone nel diario, all’ingresso in un campo di concentramento il suo corpo, che non le permetteva di camminare a lungo, cederà, senza per questo accusare Dio. Il suo diario è uno dei più grandi tentativi di „giustificazione di Dio“ (copyright dell’espressione: Benedetto XVI in un’intervista a Padre Servais SJ). Per il resto il mondo si trova con la sua „terza guerra mondiale a pezzetti“ (Copyright dell’espressione: Papa Francesco)  in un lungo „Sabato Santo“: tantissimi popoli si trovano nell’inferno! E noi non possiamo annunciare loro, come cristiani, un’utopia liberante, anche se dobbiamo aiutarli in modo molto concreto, come ha fatto il cardinal Zuppi nel suo viaggio diplomatico, ma la Risurrezione che è l’ultimo passo logico di Croce e discesa all’inferno (Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar) non è per nulla un mito di liberazione terrena. La verità del dono dell’essere come amore gratuito si gioca nella „piccola via del quotidiano“ (Teresa di Lisieux, Ferdinand Ulrich), piuttosto che a livello dei „massimi sistemi“, la cui logica neppure il Papa è in grado di cambiarla. Fraternità di uomini (se è cattolica può esserlo solo sub et cum Petro) che prenda sul serio la preghiera e l’amicizia (Luigi Giussani) sono quell’esperienza che è l’unico modo di camminare al vero! In questo cammino, prima di ogni senso religioso e prima di ogni premessa esistenziale conta un avvenimento, l’avvenimento del Logos universale e concreto che si è fatto carne e che come tale può con un atteggiamento ultimo di „vicinanza, tenerezza e compassione“, insomma di misericordia  diventare „fiamma di intercessione“ (Charles de Jesus; Paolo Dall’Oglio…) per gli uomini confusi e senza pastori…Infine l’uomo deve imparare a rivolgere lo sguardo a Dio, non a se stesso, nel senso del „principio e fondamento“ di SPN e del „Suscipe“: „L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio Nostro Signore e per salvare, in questo modo, la propria anima e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, affinché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. Da qui segue che l’uomo deve servirsene, tanto quanto lo aiutino a conseguire il fine per cui è stato creato e tanto deve liberarsene quanto glielo impediscano. Per questa ragione è necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create… in modo da non desiderare da parte nostra più la salute che la malattia, più la ricchezza che la povertà…“ (Esercizi, 23).  „Prendi Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo: tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono, tutto è tuo, disponine a tuo pieno piacimento, dammi il tuo amore e la tua grazia, ché questa mi basta“ (Esercizi, 234 c). 


Abba nostro…


(12.8.23 - 118. compleanno di Hans Urs von Balthasar; Karl Leisner, sacerdote e martire cattolico, morto per le conseguenze della sua incarcerazione in un lager nazista) Le donne che vanno al sepolcro sono „portatrici della memoria delle parole di Cristo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 295-296). „Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli (i due uomini con abito sfolgorante) dissero loro: ‚Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: ‚Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno‘’“ (Luca, 24, 5-7). Avevano sentito le parole, ma erano talmente contro l’esperienza quotidiana che non ci avevano creduto o per lo  meno non ne hanno visto una „referenza“ alla loro vita! Nessuno di noi ha visto una persona sepolta due giorni prima risorgere. Sono cristiano perché ci credo in queste parole di Luca, ma questa è un’esperienza di grazia: credo che Cristo sia risorto nella quotidianità di Galilea, ma anche così che non si poteva più fermarlo in essa. Credo che sia ritornato dal Padre ed interceda per noi e che abbia scelto alcune persone che sono „una fiamma di intercessione e di preghiera“ (Padre Paolo Dall’Oglio su Charles de Foucauld, che prega tra l’altro per la conversione di Louis Massignon). Charles chiede l’elemosina di sentire la sofferenza e la confusione morale in cui si trova Louis. E io so che nella mia vita ho grandi intercessori nel cielo, per questo non sono eccessivamente preoccupato per la mia confusione e per la mia immoralità (nessuno è buono, tanto meno io): Hans Urs ed Adrienne, Ferdinand (Ulrich), Luigi (Giussani), Etty, mio nonno…So che senza la loro intercessione Konstanze ed io non saremmo più insieme, perché tutto nel nostro mondo è liquido o al massimo è un sogno, come nel film divertente girato in Bali, Ticket to paradise, 2022, del regista Ol Parker, con l’interpretazione di Julia Roberts e George Clooney, Kaitlyn Dever e Maxime Bouttier…Anche se questo film mi ha fatto ridere ed è divertente, infine vi è una contrapposizione insuperabile tra la Galilea e Bali…


Per l’estate avevo sospeso l’abbonamento cartaceo della FAZ, che è arrivato di nuovo questa mattina presto, quando sono andato dalle galline. Per quanto riguarda la profezia della pace sono stato subito confrontato con una notizia triste: Berlino progetta la consegna di missili da crociera del tipo Taurus all’Ucraina, che implicano anche la discussione sugli aerei che sono in grado di portarli e la questione di quale lontananza possano raggiungere questi missili. Il governo ucraino ha promesso a quello tedesco che li vuole usare con moderazione, ma ovviamente a Berlino non ci credono e studiano la possibilità digitale di limitarne la lontananza. La narrazione della FAZ è sempre la stessa: c’è stata un’invasione dell’unico nemico e il governo tentenna, almeno la parte socialdemocratica di essa; i guerrieri verdi sono in prima linea per mandare armi che „salvano la vita degli uomini“ e „liberano il popolo oppresso“; l’ipotesi di una proxy war è scartata a priori - salverebbero e libererebbero.


Penultimo passo con Lyons sul metodo, che è piaciuto tanto a Mao e che piace a Xi Jinping, nella sua versione digitale odierna:  “Fengqiao experience” (枫桥经验)“. Un modello in cui la società regola da se stessa la sua fedeltà al partito manageriale, con un sistema di controllo e di punti, per cui si viene premiati e puniti a seconda del comportamento che si ha. Non pensare all’anticristo è difficile per me, lettore, come il Papa, di Robert Hugh Benson. La facciata è quella buona: vengono premiati dal sistema persone che si comportano in modo lodevole a livello sociale ed ecologico e puniti chi invece non si adegua. Ma in vero si tratta di un sistema di totale controllo, non solo soft, del pensiero delle persone. Ovviamente nell’argomentare di Lyons ci vedo tante tentazioni: quella della difesa liberale della differenza tra pubblico e privato, che di fatto, come ultima istanza, è inconciliabile con la dottrina cattolica, quella dell’identificazione nella destra di una speranza perché meno integrata della sinistra in questo sistema manageriale, che per esempio chiude i conti bancari a chi non propaga il mainstream (per esempio quello di Nigel Paul Farage, che poi è fallito, perché il personaggio è troppo noto)…ci vedo la tentazione di sottolineare certi temi a riguardo della rivoluzione antropologica (superamento della differenza biologica tra uomo e donna) contro altri. Credo che ci sia bisogno di una grande saggezza e di un grande equilibrio (il nome ignaziano è discernimento), per comprendere quali siano le sfide che potrebbero portare alla abolition of the man. I lager in nord Africa e il cimitero-Mediterraneo di cui ha parlato il Santo Padre nel suo ritorno dal Portogallo, l’assurda proxy war in Ucraina sono disastri umani non meno intensi di quello di un totale controllo e perdita di libertà analizzato da Lyons. Disastri che non interessano per nulla al sistema manageriale, che è sociale ed ecologico e rispettoso delle differenze solo come „immagine“ e non come realtà in carne ed ossa: le madri e i bambini che crepano nei lager nel nord Africa, nel deserto e nel mare non ricevono aiuti efficaci, neppure a livello incoativo, perché il sistema impegna i suoi soldi per le armi e non per questo tipo di persone, che sono davvero „troppo differenti“. I temi antropologici non sono meno importanti, ma a seconda di cosa si tratti si dovrà fare un grande lavoro di discernimento: una cosa è uccidere un bimbo nel grembo della madre o affittare il proprio utero ed un’altra confessare la propria omosessualità o anche il proprio essere „gay etero“: „che è un espressione strana, e la cosa più strana è che gli omosessuali la usano su se stessi, perché implicitamente giudica tutti gli omosessuali…ma…sappiamo che Dio ha creato ogni persona con il suo orientamento“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 73). Anche le questioni nazionali dovranno essere ripensate con grande saggezza ed equilibrio per evitare il globalismo dell’indifferenza e per valorizzare l’amore alla propria patria…


La FAZ sposa la narrazione acritica sui processi contro Trump, che invece sono motivati politicamente, come affermano tutte le mie fonti, anche quelle della sinistra-sinistra; non ho speranze in questo uomo, ma in vero ha messo un po’ in crisi il sistema manageriale, che lo accusa di fare le cose che fa esso stesso.


Nella pagina economica della FAZ si parla di un nuovo computer, molto più veloce di quello classico, rilevante anche per la guerra: il „Quantencomputer“ (computer quantistico). Se l’analisi di Lyons è anche solo parzialmente vera il sistema manageriale ne avrà bisogno per sostenere la “Fengqiao experience” (枫桥经验) in modo ancora più efficiente. Grazie a Dio al momento il sistema non è né perfetto né coerente. 


Abba nostro…


(11.8.23 - Clara d’Assisi; Nicola di Cusa) Ieri il nostro Ferdi ha superato la prova orale multipla del Physicum con un „bene“ (2). Siamo contenti e grati. Non ho ancora notizie di Peter. Nel frattempo è arrivato un breve sms: l’operazione è andata bene! 


Balthasar ci parla della bellissima scena di Mc 16,1-7 (Antologia-Servais, 294-295), mettendone in risalto due aspetti: le donne come rappresentanti della Chiesa amante. Per me non è questione di „correttezza politica“ parlare di questo tema, ma semplicemente Vangelo, come osserva Dall’Oglio quando da i motivi per cui parla di bambini e donne (cfr. Il mio testamento, 73). Secondo aspetto: la logica della Croce implica come conseguenza la Risurrezione. Questo è il motivo per cui i cristiani dovrebbero essere felici: pur in tutto il „movimento di finitizzazione“ (Ulrich), pur in tutta la quotidiana „obbedienza al senso necessario dell’essere“ (Ulrich), pur in tutta la „exinanitio“ (Ulrich), bisogna dire che vi è un „movimento di gloria“ innegabile: l’Agnello macellato e che non macella nessuno è risorto! E per comprendere ciò c’è bisogno dell’“istinto certo“ (Balthasar) del „popolo santo di Dio“ (Bergoglio), di una „semplice devozione popolare“ (Balthasar), come quella delle donne che vanno al sepolcro, sebbene non sappiano chi farà rotolare la grande pietra che separa la vita dalla morte. Alla fine chi vince è la realtà, per cui l’angelo può dire alle donne: guardate il luogo dove era, non c’è più! L’“ „ovvietà calma“ (Balthasar) con cui parla il „giovane“ è possibile, perché è Dio in gioco. Il giovane dice alle donne, osserva Balthasar, che il risorto non c’è più come se dicesse, la persona che voi amate è andata a fare una passeggiata, non è più in casa. E dove è andata? „In Galilea“, il luogo del primo amore, ma anche della quotidianità, è andato là dove voi avete vissuto il vostro quotidiano (Charles de Jesus, Balthasar). 


Credo che in certe persone sensibili come la nostra Johanna i problemi psicologi (attacchi di panico), abbiano a che fare, non solo e non primariamente con la durezza del metodo educativo, che a volte abbiamo usato, ma con quelle „sette generazioni“ di cui parla la Bibbia e di cui parla C.G. Jung ed anche con una dimensione di „inconscio collettivo“ (C.G. Jung): drammi reali come la pedofilia, come la proliferazione del virtuale sul reale (IA), diventano dramma psicologico. Anch’io mi ricordo di aver subito da giovane il dramma della confusione tra immaginazione e realtà: la paura di buttarmi giù dal quinto piano, di aver ucciso un bambino mentre guidavo in retromarcia, di risvegliarmi nella bara…


Nel passo che ho letto questa mattina Padre Paolo parla della pedofilia. Gesù è molto chiaro: „sarebbe meglio per lui che gli  fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare“ (cfr. Mt 18,6), ma parla anche di perdono, tiene conto della „malattia mentale“ e non fa compromessi „con gli ordinamenti, la debolezza dei pastori responsabili e la loro incapacità di fornire controllo e protezione“ (Il mio testamento, 72). 


È certamente un merito grande di Massimo Borghesi aver compreso l’atteggiamento di guerra permanente dei teocon. Forse bisogna dire con maggior coraggio che oggi i neocon sono un dramma „bipartisan“ e bisogna anche dire che i teocon, che hanno attaccato il papa in questo decennio, sono una minoranza nell’ambito neoconservatore generale, a cui del papa semplicemente non frega assolutamente nulla. E suppongo che un teocon e neocon intelligente come Bannon pensi che l’arcivescovo Viganò sia semplicemente uno svitato, con ego ferito. Ovviamente il papa con il suo atteggiamento non violento dice e fa il contrario di ciò che dicono e fanno i neocon bipartisan. 


Il terzultimo passo del lungo e profetico articolo di Lyons sulla convergenza cinese fa comprendere il ruolo che la IA (ChatGPT…) ha e potrà avere nel futuro, nell’amplificazione dell’unica narrazione legittima (il papa fa presubilemente lo stesso nel suo messaggio della pace analizzando il nesso tra IA e guerra). Ma grazie a Dio (da un certo punto di vista) la realtà è resistente e così il sistema soft avrà bisogno anche di quello hard (questo ovviamente non grazie a Dio). Ma nella resistenza ad esso noi cristiani abbiamo un’esperienza millenaria. Non solo come lotta politica, ma anche come chiesa amante, quella rappresentata dalle donne che vanno al sepolcro…


Abba nostro…



(10.8.23 - San Lorenzo) Fra qualche ora Peter, un cappellano che si è fatto male durante la giornata della gioventù con il Papa, viene operato a Dresda e fra qualche ora Ferdinand ha l’esame di orale del Physicum. Ave Maria…


„Tutti questi (gli undici apostoli rimasti fedeli) erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui“ (Atti 1,14). Balthasar ci insegna l’importanza dei „rappresentanti simbolici della Chiesa“ (cfr. Antologia-Servais, 293). Il più importante è Maria, che è „Chiesa nell’origine“. Maria è una donna, rappresentante del finito in quanto finito, ma aperto all’infinito! La Chiesa è stata fondata sotto la Croce e nella scena citata degli Atti, dopo che Gesù è ritornato al Padre, la Chiesa, anche chi era scappato al cospetto della Croce, si trova riunita in preghiera - perseveranti e concordi nella preghiera, non nella diffusione di un’ideologia. La Chiesa prega il Suo amato e ne aspetta il ritorno! La novità e giovinezza che Padre Paolo si aspetta per la Chiesa non è data da un’ideologia, ma da una Chiesa fedele fino al ritorno di Gesù Cristo (il grande tema di Walker Percy). „Questo è un simbolo teologico importante: la cosa nuova che stiamo facendo riguarda la Chiesa fino al ritorno di Gesù Cristo“ (Il mio testamento, 71). È quello che lui ha cercato di fare con le sue compagne e i suoi compagni a Deir Mar Musa al-Habashi, senza sogni fondamentalisti, che lui riassume con il concetto di „salafismo negativo“: „fare credere in Cristo un miliardo e mezzo di mussulmani“, ma con la spiritualità di un salafita positivo, che per il cristiano significa: il Vangelo basta! Certo non un Vangelo astratto, ma così come è descritto nel passo citato degli Atti: nella Chiesa raccolta in preghiera ci sono gli apostoli che hanno un ministero gerarchico nella Chiesa, ma ci sono anche alcune donne ed anche i fratelli di Gesù, che dapprima lo avevano trattato come uno malato di mente e „nel mezzo Maria“ (Balthasar). Quindi ascoltiamo la domanda che ci pone Padre Paolo: „O Chiese d’Oriente, dov’è il vostro amore? O Chiese di Oriente e di Occidente, dov’è il vostro amato? Quali sono le vostre priorità? Dov’è il vostro primo entusiasmo? Dov’è la vostra prima speranza?“ (Il mio testamento, 69). Chi aspettiamo qui noi nella diaspora? Il ritorno di Cristo, non conversioni di masse! 


Il mondo autocratico e democratico si muove in tutt’altra direzione. NS Lyons spiega le analogie tra il „sistema manageriale“ e  il sistema cinese con lo stato-partito e il „fronte unito“, che coinvolge anche organizzazioni che non fanno parte direttamente del partito, ma che contribuiscono alla sua direzione unica ed indiscutibile di stato e società, anche se forse questa, a parte in qualche dissidente, non esiste: non vi è nulla in Cina che non sia stato diretto dal partito, dal punto di vista di chi si identifica con il sistema. Il sistema manageriale è più soft (e per tanto tempo si è fidato dell’auto-generazione della narrazione mainstream), ma ultimamente è preso dal panico, perché nel mondo si mettono insieme persone che vivono una perseveranza ed una concordia che non è di stampo ideologico (le Chiese quando seguono solamente l’amato e di cui Lyons non parla in profondità), oppure un populismo ribelle che per l’appunto mette in questione la narrazione unica che ci si aspetta dai cittadini, se vogliono essere lodati e se vogliono fare carriera. Nel 2020 non ha vinto con Joe Biden la democrazia vs le tendenza autocratiche di Donald Trump, ma semplicemente l’ oligarchia manageriale, il cui primo atto è stato di mettere Washington sotto un enorme controllo poliziesco, con la scusa della rivolta al Capitol (che è stata un’idiozia, non un colpo di stato). I sistemi democratici dapprima non hanno avuto bisogno di un „fronte unito“ alla cinese (come dicevo si sono fidati dell’auto-generazione della narrazione unica), ma ora, come hanno fatto vedere giornalisti come Matt Taibbi, Aaron Maté, Glenn Greenwald ed altri che cita Lyons, c’è di fatto una coalizione forte tra i giganti tecnologici e i servizi segreti americani (e i politici che si servono di essi  o che li servono), che permettono una sola narrazione, per esempio sulla guerra in Ucraina, per esempio sulla rivola al Capitol, per esempio su una possibile vittoria di Trump, per esempio sulla disforia transgender, etc. Nel dettaglio quotidiano il sistema vive di persone che agiscono non con un’idea, se non quella di rafforzare il proprio ego e la propria posizione nell’ambito lavorativo in cui si trovano. Cercano la lode di chi ha il potere nel sistema ed organizzano, come tecnici ed esperti del sistema (vale anche per la scuola) quel pezzo di sistema in cui si trovano. La narrazione unica o viene sostenuta o non viene per nulla analizzata, perché non serve al loro ego. Bisogna tenere gli occhi aperti nel mondo del lavoro e vedere chi non si adegua al sistema manageriale, come nel grande palcoscenico del mondo si deve discernere e riconoscere chi si trova in contrasto con il sistema manageriale…ma ovviamente la mia speranza è nella Chiesa sub et cum Petro e con Maria nel suo mezzo, perché alla lunga, proprio perché attende il ritorno del Suo Signore, non è troppo sensibile alle lodi del mondo. Per questo motivo, pur stimando tanto Adrian e Matt, ritengo che il loro silenzio sul Papa sia problematico. 


Il Papa argentino è stato attaccato con brutalità inaudita da destra ed è stato accusato di essere un ideologo del sistema manageriale dominante (per usare il linguaggio di Lyons); quest’ultimo, il sistema manageriale, ne ha visto certamente dapprima, per la spiritualità del „chi sono io?“, una figura facilmente integrabile, ma non è così. Il Papa prega ed aspetta il ritorno di Cristo, come spiegato da Padre Paolo, sa distinguere tra il „popolo fedele di Dio“ e il „populismo“, ma le sue posizioni sull’aborto e sulla ideologia gender non si lasciano integrare nel sistema manageriale, per questo motivo la ricezione del suo magistero a sinistra è del tutto selettiva. Purtroppo alcuni dei „bergogliani“ ed anche a volte il Papa stesso, con un numero eccessivo di interviste e con qualche imprudenza (come il sostegno incondizionato del vaccino) hanno contribuito a rafforzare questa percezione selettiva. Ma in vero la critica del Papa alla logica di Cappuccetto rosso e il suo orientamento alle persone che soffrono (il popolo martoriato ucraino, ma anche i soldati russi), proprio nella sua narrazione di ciò che sta accadendo in Ucraina, sono la prova più grande della sua non integrabilità nel sistema manageriale del partito umanitario, che spedisce armi, che non risolvono il conflitto in corso (affermando che salvano gli uomini) e che pensa di risolvere i problemi con la logica tecnocratica, che il Papa critica nella „Laudato sì“ e con le sua applicazione militare. È interessante che lo scritto del primo gennaio sulla pace il Papa lo dedichi all’IA, che è il cuore del sistema manageriale…Il sistema manageriale ha confuso lo „sguardo lieve e non fondamentalista“ del Papa con la propria visione del mondo e a destra non si sono accorti del suo potenziale rivoluzionario evangelico…Tra l’altro il rapporto diplomatico del Vaticano con la Cina non ha secondo me nulla a che fare con una simpatia per il sistema cinese, ma con la priorità della fede nel ritorno di Cristo in ogni sistema…


Dalla versione di Banfi, due notizie, una riguardanti i naufragi dei migranti ed una riguardante la guerra in Ucraina/Russia: 1) „Le prime pagine purtroppo sono ancora dominate dall’ultimo terribile naufragio nella rotta Tunisia-Sicilia, da Sfax a Lampedusa. 41 persone sono morte nel mare e sarebbero potuto essere salvate“. 2) „Le notizie sulla guerra sono centrate su un nuovo misterioso attacco ad una fabbrica di Mosca, che i russi negano. Resta l’impressione che la partita a scacchi fra Ucraina e Russia si giochi sulla difesa aerea dai droni sulle rispettive città“.


"Il mio paese è stato trasformato in un immenso campo di concentramento, il più sofisticato dai tempi della seconda guerra mondiale" (Araik Arutyunyan, presidente del #NagornoKarabakh)


Abba nostro…


(Dopo la traduzione di Ulrich) Ci si può chiedere ovviamente che senso abbia il pensiero nella ripetizione di Ulrich, ripetizione di temi che variano un poco, ma che dicono sempre quasi sempre le stesse cose, la stessa cosa. Noi accompagniamo sempre con il nostro pensiero, in qualche modo, magari con un pensiero disordinato ciò che accade. La filosofia di Ulrich ci offre la possibilità di ordinare il procedere del pensiero e della realtà, come doni dell’essere gratuito. In questo modo la filosofia non è un’astrazione, ma la modalità concreta e quotidiana del pensiero, che nessun guru può far per te, anche se ovviamente ci si può servire di un linguaggio più semplice di quello di Ulrich, linguaggio che è per l’appunto filosofico e per filosofi…In questo senso la filosofia è per il filosofo l’atto di massima obbedienza, non a se stesso, ma al „senso necessario dell’essere“, che è amore.


(Wetterzeube, il 9.8.23 - Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, co-patrona dell’Europa) Il canone romano ci presenta nel giorno odierno un Vangelo da brividi: Gv 4, 19-24. „Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre…viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità“. Non importa se sono a Roma o a Milano, a Yerevan o a San Francisco, nel deserto o al mare, sui monti o in campagna o in un paesino come questo in cui scrivo. Ciò non significa che non ci siano fedi più vere di altre („voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei“), ma la decisione grande, sarà adorare in spirito e verità, è adorare in spirito e verità. Senza eroismi, se non quello quotidiano del far parte di questa comunità di adoratori. „La grazia del poter esserci prevale di gran lunga il pensiero di una sequela etico-ascetica: da nessuna parte si accenna, che i discepoli debbano aspirare o addirittura provocare persecuzione e sofferenza (per adeguarsi in modo più prossimo al Signore)“ (Balthasar, Antologia-Servais, 293). Chiediamo la grazia di essere disponibili alla sua chiamata (Esercizi, 95), sapendo che anche per i primi discepoli si è trattato di un atto di fede (San Giovanni la pensa così), chiediamo la grazia della gioia, che „è una decisione, è superamento di se stessi“ (Dall’Oglio, 68). „Non chiamiamo gli altri al battesimo per piangere con noi“ (ibidem), anche se dobbiamo fare compagnia agli altri anche quando soffrono. Ma vocazioni straordinarie, come quella di padre Paolo nel „contesto mussulmano“ o come la nostra, in una delle regioni più secolarizzate del mondo, „dovrebbero essere adornate da una risata di gioia“ (ibidem). Nel contesto mussulmano può diventare una sequela davvero rischiosa, come è accaduto a padre Paolo, di cui da dieci anni non sappiamo più nulla, nel nostro contesto democratico, abbiamo a che fare con altre sfide, per cui lascio l’ultima frase di questo passo della meditazione, piuttosto all’esperienza di padre Paolo e non alla nostra: „E sia giorno di gioia, se Dio vuole, quello in cui gusteremo l’offerta finale per Gesù, e chiediamo questa grazia; perché è una grazia che nessuno può attribuirsi“ (Dall’Oglio, Il mio testamento, 69). L’offerta finale a Gesù, come è stata chiesta a Edith Stein e a Padre Paolo è una cosa davvero da brividi! Comunque tutti noi dobbiamo chiedere la grazia dell’innalzamento, sia nella modalità della croce quotidiana e di una buona morte sia nel senso della gloria: „dopo essere apparso agli Apostoli per lo spazio di quaranta giorni, facendo molti ragionamenti e miracoli, e parlando del regno di Dio, ordinò loro di aspettare in Gerusalemme lo Spirito Santo promesso. Li portò sul monte Oliveto e alla loro presenza si alzò in alto ed una nuvola lo nascose ai loro occhi“ (SPN, Esercizi 312, 1-2). Il che non significa che dobbiamo guardare solo il cielo: „Uomini di Galilea che cosa state guardando in cielo? Questo Gesù che si è allontanato dai vostri occhi verso il cielo, verrà nello stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo“ (cfr.SPN, 312, 3). 


È chiaro che c’è una differenza tra una dittatura ed un sistema manageriale democratico; un conto è un sistema che organizza il pagamento delle tasse ed un altro è un sistema che organizza il massacro di Auschwitz, ma con ragione Crawford e Lyons mettono in evidenza che il sistema manageriale, che negli USA ha sostituito l’ideale dell’autogoverno (Tocqueville) della nazione e del singolo, assume sempre di più forme che convergono con quelle oligarchiche ed autocratiche: come „regime“ terapeutico permanente, come stato in cui le soluzioni dei cosiddetti esperti sembrano essere le uniche buone, quasi che i cittadini siano degli infanti permanenti, che hanno bisogno di un padre o di una madre dominanti senza possibilità di „svezzamento“; si tratta di un sistema che vive del fatto che uno abbia in continuazione sensi di colpa…Giussani, per l’ambito ecclesiale (ma non solo), quando parla di „autorità“ ci tiene a dire che vi è una „autorità che puzza“ e ciò che dice dell’autorità assomiglia molto a quello che dice Tocqueville sull’autogoverno. Si può poi sottolineare questo autogoverno come istanza etico-ascetica, come un po’ fa Kingsnorth, ma si può anche proporre questo tema come appartenenza a piccole comunità (famiglia, vicinato, fraternità…) come fanno Crawford e Lyons. La frase stessa di Gesù sugli adoratori in spirito e verità implica un profondo autogoverno. Per quanto riguarda le reazioni al Covid, credo che il Santo Padre abbia trovato una posizione di saggezza ed equilibrio. C’è stato un momento in cui si è dovuto chiudere le porte, ma mai il contatto con le persone, come fece con le Sante Messe online, ma è venuto „presto“ il momento in cui è andato in Irak (marzo del 2021), sebbene la crisi non fosse ancora del tutto superata. Forse le cose che disse sul vaccino, come amore del prossimo, sono state imprudenti. 


„Oggi è il 78esimo anniversario dell’attacco nucleare su Nagasaki“ (Banfi, versione odierna)


Abba nostro…


(Wetterzeube, l’8.8.23 - San Domenico) Se Gesù non è risorto dai morti allora tutto quanto scriverò nella meditazione non ha alcun senso! Non seguo un morto, ma seguo Lui che è vivo e solo perché è vivo ha senso fare un „colloquio“ con lui, ha senso porsi le domande: „che cosa ho fatto per Cristo, che cosa faccio per Cristo e cosa devo fare per Cristo“ (SPN, Esercizi, 53,b). Ha senso parlare con questo „amico grande grande“ e parlargli di Emma e degli attacchi di panico di Johanna e dell’esame di Ferdinand fra due giorni o del rapporto con mia moglie o chiedergli la salute spirituale e corporale per mia moglie e che il nostro matrimonio sia testimonianza della gratuità dell’amore di Cristo. O pregare per il papa e per il suo desiderio di pace, per il cappellano, Peter,  che si è ferito durante l’incontro con il Papa in Portogallo …Bernhard, che da quest’anno è il responsabile di religione nella scuola, mi ha chiesto di tenere la meditazione del prossimo martedì, cioè la seconda del collegio professori; ieri ne ho parlato con mia moglie  a cena e mi ha detto, basta che riprendi alcune delle cose che ha detto il papa ai giovani (il problema non è cadere, ma smettere di credere che ci si può rialzare…) ed hai già una meditazione eccellente, anche se devi ricordarti, ha precisato, che alcune frasi come: „solo Gesù ci offre amore gratuito“, sebbene sia ultimamente vera, non può essere ripetuta così nella nostra regione, in cui ci sono persone che fanno cose gratuite, sebbene non credano in Cristo, almeno sebbene non ci credano esplicitamente…Comunque anche qui Cristo è risorto e presente. „Asceso in alto ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini“ (Ef 4,7). I doni sono i carismi e le missioni che mette a disposizione per la sua Chiesa (cfr. Antologia-Servais, 292), che hanno senso solo se danno testimonianza del risorto! Se no, sono forme di dominio ecclesiale! 


„Dopo aver conosciuto quel sacerdote americano a Karachi e la comunità dei padri domenicani, ho trascorso una notte con san Domenico (il cui nome completo significa „servo di Cristo“). Ho preso un libro sulla sua vita e l’ho letto, e ho sentito che la grazia della mia chiamata all’intercessione era entrata nel mio cuore in modo pratico, ho capito che si può vivere per pregare per il mondo e che questo riempie completamente la vita…la vita per la preghiera da sola è sufficiente“ (Padre Paolo Dall’Oglio SJ, Il mio testamento, 66). Anche se non sono più il responsabile di religione, anche se fra tre anni vado in pensione, prego che gli amici mi ricordino, qualora lo avessi dimenticato, come fa anche padre Paolo nel passo che ho smesso di trascrivere, chiedo a mia moglie che mi ricordi che la preghiera di intercessione, anche qualora non possa farla, per una malattia, in modo cosciente, è sufficiente per dare senso alla vita! Mi ha raccontò una volta Ulrich che quando i confratelli andarono da padre Klein SJ per dirgli che Karl Rahner stava morendo in pace, il padre confessore di Ulrich rispose loro: questo è molto differente da come è morto Cristo, che è morto urlando e se urlava non aveva più coscienza di quanto aveva fatto la sera prima, dell’offerta della sera prima: „Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue“. Ciò non significa che la coscienza di fare parte del corpo di Cristo non sia importante, senza questa appartenenza non portiamo frutti ed è bene che la „curiamo“ fino a quando ne abbiamo coscienza, coscienti anche di essere uno tra miliardi, ma anche con la coscienza che questa identità non ha un carattere „identitario“: essa „non esclude né allontana nessuno“ (il Papa in Portogallo; Padre Paolo nel suo testamento). 


Questa mattina presto, dopo aver aperto la stalla delle galline, ho ripreso il testo di NS Lyons, „The China convergence“. Il testo è molto forte, ma come tutti i testi, che riassumano anche il pensiero di altri in modo schematico, corre il rischio di essere ingiusto ed impreciso. Vorrei fare tre passi all’interno di questo testo, cercando di imparare il suo momento di verità, che è notevole, ma anche di formulare la mia critica. 1) Il primo passo riguarda alcuni momenti della nostra storia attuale. La quasi vittoria di un socialdemocratico come Bernie Sanders (qualcosa di analogo ci sarà da dire se nel 2024 si dovesse imporre Robert F. Kennedy Jr., sebbene quest’ultimo non sia socialista), nella corsa elettorale all’interno del partito democratico, per stabilire chi fosse il candidato democratico alla presidenza nel 2016, l’altro era Hilary Clinton; la vittoria di Donald Trump nel 2016 (e la sua possibile vittoria nel 2024, aggiungi io) e le analisi dei file di Twitter da parte di Matt Taibbi l’anno scorso, che hanno dimostrato che le accuse dell’ influenza russa nella politica occidentale sono false,  fanno vedere come il partito manageriale sia in crisi, ma si potrebbero fare altri esempi europei degli ultimi anni: l’uscita della Gran Bretagna dall’EU, che tra l’altro cita anche Lyons, la presidenza di Orban in Ungheria, il governo di Giorgia Meloni in Italia, che vengono criticati da sinistra come fascismo, autoritarismo, populismo sono segnali per l’appunto della crisi del partito manageriale e tecnocratico, che può essere definito come un partito umanitario di sinistra, sinistra nel senso nuovo del termine, come partito che difende „i diritti degli individui“, invece che una politica rivoluzionaria (Menke). A parte Sanders non ho molta simpatia per tutto ciò, ma, come nel caso della AfD qui in Germania ed in modo particolare nella Germania dell’est, voglio comprendere questo fenomeno, piuttosto che „escludere“.  2) L’analogia che fa Lyons tra la pedagogia di John Dewey (1859-1952), appoggiata a livello politico dal presidente americano Thomas Woodrow Wilson (1856- 1924) e la pedagogia politica di Mao Zedong (1872-1976) come pedagogia manageriale, soft la prima e hard e brutale la seconda è davvero molto interessante: la meta di entrambi è un uomo nuovo, totalmente funzionale ai bisogni del sistema, che presenta se stesso come „scientifico“. Questa analogia è per me molto importante perché appoggia l’intuizione di questo diario, che la dialettica contrappositiva tra  democrazia ed autocrazia non regge. 3) Balthasar mi chiese in una delle sue lettere come mai non mi accorgessi che Adorno e Bloch sono solo „messianismo secolarizzato“, messianismo senza Dio. In questo senso ho le carte in regola per comprendere l’attacco frontale di Lyons contro la „Scuola di Francoforte“ (Horkheimer, Adorno, Marcuse), che avrebbe un precursore nella figura di Wilhelm Reich. Contenuto dell’attacco: il disastro del nazismo viene strettamente legato ad una concezione repressiva della sessualità e all’autoritarismo della famiglia (il Führer nella famiglia), diciamo „classica“. Anche i soldati in guerra, che sono stati analizzati a livello psicoanalitico alla fine di essa, avrebbero avuto problemi non tanto con lo stress della guerra, ma con il loro passato represso a livello sessuale e famigliare. In vero basterebbe il numero 110 dei „Minima moralia“ di Adorno, in cui quest’ultimo difende la „costanza“ (fedeltà) in amore, addirittura come ossessione, per far comprendere che la critica di Lyons è troppo unilaterale e che Adorno non può essere integrato totalmente nel capitolo „rivoluzione sessuale“ (Wilhelm Reich). E basterebbe il rinvio alla critica di Adorno ed Horkheimer all’illuminismo e alla difesa della „Humanae vitae“ di Horkheimer, per far comprendere, che in vero ogni schematismo corre il rischio di essere troppo unilaterale e banalizzante. Infine leggendo il diario di Etty Hillesum, che non viene però dalla scuola di Freud, ma da quella di C.G. Jung, o riflettendo sul mio rapporto con mio padre, direi che la critica all“autoritarismo“ o la semplice constatazione che Etty viene aiutata da uno psicologo, piuttosto che dalla sua famiglia, significa per me  che in tutti questi temi c’é bisogno di „molta saggezza ed equilibrio“ (Dall’Oglio), perché ogni attacco unilaterale corre il rischio di non fare comprendere il reale in tutti i suoi aspetti…  La sfida seria che ci pone Lyons è quella della trasformazione dello stato costituzionale in uno stato terapeutico…


Abba nostro…


(Dopo la traduzione di Ulrich

„Come l’auto-determinazione dello spirito finito non può mai cominciare nel puro spirito come spirito, così non prende neppure il suo inizio nella realtà sensoriale già da sempre presente, perché li sarebbe anticipatamente, se il momento della realtà venisse assolutizzato, resa „passata“ ogni determinazione dell’essere. Lo spirito finito non potrebbe così presupporsi per la sua determinazione come „indeterminato“. Teniamo d’occhio che l’indeterminatezza dello spirito finito, come presupposto della sua determinazione, non può mai fermarsi nel medium puro dell’essere corporale. Anche la pura storicità, che ha in modo eccellente il suo luogo metafisico in questa dimensione, diventerebbe un „passato“ calcolabile e il gioco libero della sua indeterminatezza, che corrisponde alla sovraessenzialità dell’essere indeterminato, destino già da sempre determinato, quindi mito, se l’ „inizio“ nella realtà positiva, non accade nell’apertura della differenza onto-logica“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 369).  


(Credo di aver accompagnato (nei mie commenti alla traduzione dell’Homo Abyssus di Ulrich) il lettore di questa opera ad una comprensione adeguata del linguaggio di Ulrich, così che ora ognuno può fare il transfer nella realtà concreta di cui ha bisogno, senza eccedere con i commenti. In questo punto appena tradotto, vedo in gioco una grande liberazione: nessuno delle lontananze ontologiche può essere assolutizzata, né il futuro né il passato, ma anche lo stesso presente deve essere considerato in modo tale che non impedisca „il gioco libero dell’ indeterminatezza“ dell’uomo, non per rimanere indeterminato, ma come presupposto libero della sua determinatezza. RG).


(Pomeriggio) Devo dire che con il suo „Curriculum dell’amore“ Martin Walser ci faccia scendere nel triste „quotidiano postmoderno“, in cui non vi è  più alcuna difesa, se non un senso di giustizia e rispetto molto generali: Susi riceve dal marito, che la chiama in continuazione con un vezzeggiativo e che la tradisce continuamente, 5.000 € al mese per le donne delle pulizie; anche lei ha rapporti con altri uomini, ma di meno del marito; la figlia Conny soffre di un handicap, provocato alla sua nascita: si è fatta la pipì addosso fino a più di venti anni e ripete le storie all’infinito, storie che Susi ascolta, quando sono rivolte a lei, cioè quasi sempre; il figlio Andrea vive con una donna dominante… e nel sottofondo una crisi finanziaria che farà crollare il sistema della giustizia e del rispetto generali…Il linguaggio usato da Walzer corrisponde a questa liquidità dei rapporti. Genialità pura nella comprensione del nostro tempo!



(Wetterzeube, il 7.8.23) Solo quando la Chiesa fa gli „Esercizi“, cioè solamente quando sta al cospetto del Suo Signore, non corre il rischio di essere confusa con il „partito umanitario“ (M. Crawford),  di cui vorrei parlare più avanti. Fare gli Esercizi significa incontrare la gratuità dell’amore di Cristo - l’unica cosa davvero gratuita, ha detto il Papa ai giovani in Portogallo. Ma cosa porta a noi il Gesù risorto dopo la crocifissione, la sua morte e la sua discesa all’inferno? La pace perfetta, quella che il mondo non sa dare. La parola tedesca per masturbazione è „Selbstbefriedigung“ (la pace che ci si da sé). Direi che quella vera e propria, pur rimanendo un surrogato, è la meno pericolosa, perché ha a che fare con il desiderio della carne. Ormai film, serie comunicano solo questo pensiero: darsi la pace da sé, insomma una sorta di masturbazione spirituale generalizzata. La Chiesa annuncia invece quella pace che è Cristo stesso. Non c’é bisogno di una scena di riconciliazione con i discepoli, che lo avevano abbandonato, rinnegato e tradito, perché tutto ormai accade e viene compreso in quella grande pace - la pace che trasforma la morte in vita, l’odio in amore - „il Suo amore ha avuto il respiro  più lungo“. (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 291-292). L’autorità della Chiesa consiste semplicemente nel dare testimonianza di questa pace, del Suo spirito di missione che porta i cristiani in tutto il mondo, quella pace che si vedeva nel volto di Papa Francesco, quando nella notte ha parlato con i giovani, durante la veglia eucaristica. La pace di chi sa e che ha l’autorità di perdonare i peccati; la Chiesa lo può fare, perché sa Chi è la verità e lo sa non in forza di una gnosi, ma dell’amore che Cristo ci ha donato nella sua vita terrena, sulla croce, nella morte e nella discesa all’inferno e stando con noi fino alla fine dei tempi. Quando la Chiesa non da l’assoluzione, se è coerente con la misericordia e vicinanza di Dio, dovrebbe farlo solamente per amore, non per un certo mainstream morale. La risposta a questo Suo amore è la fede, „non vedere, non voler fare esperienza“, come Nostro Signore dice chiaramente a Tommaso! Il cammino al vero è un’esperienza, ma un’esperienza di fede e di confessione (Mio Signore, mio Dio)! 


Don Giussani insiste con ragione sull’importanza dell’autorità e dell’obbedienza (vedi le citazioni che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook). „L’obbedienza è a ciò che sale dai secoli di vita della Chiesa, fin dal fiato di Cristo, dentro la compagnia presente“ (Don Giussani, Un avvenimento nella vita dell’uomo). Se non sale da quel „fiato di Cristo“ („il Suo amore ha avuto il respiro più lungo“ della morte e dell’odio), allora non è un’obbedienza cristiana e può essere confusa con l’obbedienza al „partito umanitario“ (Crawford). „In sostanza, il loro lavoro (della nuova classe e del partito-stato) consiste nel dire agli altri cosa fare. Ne consegue che sono più investiti delle altre classi nell'avere autorità, che può avere una base morale o scientifica“. (Matthew Crawford, ibidem, 2023). Don Giussani ha sempre detto che è necessaria una „verifica“, un „muso a muso“ con una realtà incontrabile e non una rinuncia del proprio „Selbstsein“, nell’obbedienza… la questione qui è molto seria. Vi è un umanesimo cristiano, ma non ha il volto del partito umanitario, analizzato da Matt Crawford e N.S. Lyons). Il partito umanitario annuncia se stesso (la propria gnosi tecnocratica), non la gratuità di Cristo. 


Facciamo alcuni esempi concreti. „L’ospitalità abramitica è al centro del nostro carisma, è uscita da se stessi“ (Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, 63); ma padre Paolo conosce la stanchezza e la noia che provoca l’affollamento. Gesù non ha allontanato le folle, ha dato loro mangiare spirituale e materiale, „ e qui entriamo in una questione squisitamente evangelica che ha bisogno, come ogni altra cosa nella nostra vita, di saggezza ed equilibrio“ (Dall’Oglio, 64). Il Santo Padre in tutte le sue esternazioni sull’accoglienza dei migranti, parte dall’idea di „ospitalità abramitica“, ma non ha mai perso „saggezza ed equilibrio“, a differenza del partito umanitario, che non vorrebbe tenere conto dei problemi reali delle nazioni ad accogliere e fermare una „migrazione illegale“ (ne ha parlato ieri Robert Kennedy Jr in Twitter). Crawford racconta nel suo articolo di cui ho parlato ieri che due poliziotti al confine hanno cercato di fermare un flusso illegale di migranti (mentre i loro colleghi stavano più o meno a guardare) e sono stati attaccati addirittura dal presidente americano. Per Crawford è un esempio per spiegare il potere del partito umanitario, che non è interessata alla saggezza e all’equilibrio, ma alla propria „image“, che in questo caso teme più della peste l’accusa di „suprematismo bianco“, senza tenere conto che i poliziotti di frontiera sono in maggioranza ispanici. Una nazione, però, non è un monastero e non è confrontata solamente con il problema della noia di spiegare ad una folla di visitatori del monastero, sempre di nuovo le stesse cose („gli affreschi quattro volte in un giorno“). Certo anche una nazione deve fare esercizio di „uscita da sé“ ed anche per le nazioni vale il comandamento dell’amore, ma appunto preservando „saggezza ed equilibrio“. La Chiesa nel suo annuncio dell’amore gratuito deve stare attenta a non esercitare un’autorità come „elezione“, nel senso di un modello fiduciario protestante, che vede nell’autorità non un compito rappresentativo di un popolo adulto (il „popolo santo di Dio“ è un popolo realmente adulto), ma di comando, in forza di una scienza e morale più grande di quella del popolo stesso. Grazie a Dio don Giussani, che ha studiato il protestantesimo americano, non si è mai basato su questo modello fiduciario. Non ho fiducia nell’autorità perché ha una moralità e un sapere più grande di chi obbedisce, ma perché è essa stessa obbediente a Colui che è il più grande („id quod maius cogitari nequit“) e che ci dona la sua grazia perché possiamo essere sapienti e responsabili. Nel senso del Vaticano II si dovrà poi distinguere tra l’autorità del mondo e quella della Chiesa: quest’ultima rappresenta Cristo e la sua pace, la prima, cioè quella dello stato, rappresenta la volontà dei suoi cittadini (seguendo una costituzione), che vengono considerati degli adulti che sanno distinguere ciò che è per loro normale e giusto e sarà molto attenta, se non vuole perdere ogni senso democratico, a non diventare una rappresentanza fiduciaria o oligarchica, nel senso di un’elezione di uomini più sapienti e più morali. C’è un punto che va spiegato molto precisamente: l’amore cristiano non supera la dialettica vicino/lontano, la dialettica normale/minoritario…“gratia perficit naturam, non tollit“! Ciò significa che una nazione con le sue legge deve difendere in primo luogo i suoi cittadini (ciò che è vicino) e non i migranti (ciò che è lontano); ovviamente in forza del diritto internazionale si dovranno evitare disastri come le morte di mamme e bambini nel deserto e nel mare e nel caso serio si dovrà superare la comprensione della propria nazionalità come un „bastione“, come fa Gesù con quella donna che gli spiega che anche i cani hanno bisogno del cibo che cade dal tavolo dei festeggianti…ma tutto questo sempre con quella saggezza ed equilibrio di cui parla padre Paolo.


Per quanto riguarda la questione del tipico ed atipico che oggi nei giovani ha sostituito il senso religioso e cioè la pseudo difesa dell’atipico, come vera dimostrazione della propria umanità, ci vorranno anche molta „saggezza ed equilibrio“ - si tratterà qui di offrire un vero e proprio discernimento per la questione omosessuale e di gender e transgender. L’altro deve essere amato come altro e non „cucinato“ come proprio, ma ciò non significa che fenomeni minoritari diventino, nel senso del „moralismo minoritario“ criticato da Crawford, il criterio ultimo di un atteggiamento umanistico (non umanitario) per la maggioranza. Don Giussani ha ragione a dire che i giovani hanno bisogno di autorità, ma per l’appunto di un’autorità che non richiede da loro una fiducia cieca, ma una „verificata“.


Abba nostro…


(Dopo la traduzione di Ulrich) „Il verum è con-determinato originariamente, non solamente dalla ragione divina e il bonum non solo a partire dalla voluntas divina, ma piuttosto anche tramite la relazione alla ragione e alla volontà dello spirito finito“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 367) - qui Ulrich ci spiega il motivo per cui l’uomo deve essere trattato come un adulto e non come uno che che ha bisogno di una classe dirigente di esperti che gli dica cosa sia vero e giusto… in vero, per le decisioni essenziali (nel senso dell’essenziale nel materiale di Ulrich) basta il giudizio che risulta dal nostro ‚impegno‘, non nella idealità astratta, ma nell’essere concreto che Dio ci dona (e che origina anche il dono del sogno diurno). Con ciò non è che gli esperti non siano importanti, ma in un certo senso sono solo „artigiani“: chi fa un frigorifero, chi sa operare come chirurgo…artigiani che si impegnano in cose „materiali“, nell’ambito della loro competenza…


C’è un pensiero di don Giussani (vedi una citazione da „Dall’utopia alla presenza“, che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook) che è davvero grande ed utile: la verifica non la si fa principalmente tra posizioni diverse, ma con l’esperienza originale o detto con il linguaggio di Ulrich con l’esperienza del dono dell’essere come amore gratuito da parte dell’Essere con la E maiuscola… 


Per ritornare in modo semplice all’articolo di NS Lyons sulla classe manageriale, che ho citato nei giorni scorsi, vorrei precisare che ovviamente non tutte le persone che hanno fatto uno studio tecnico (ingegneri, informatici…) fanno parte di questa classe nel senso del dominio; molti sono cittadini che hanno contribuito a fare strade, ponti, frigoriferi, computer; oggetti questi, che fanno parte della nostra quotidianità e a cui nessuno di noi vorrebbe davvero rinunciare, ma è vero che laddove il pensiero tecnico-scientifico sospetta a priori di quello filosofico o della saggezza del popolo, abbiamo a che fare con una partecipazione più o meno diretta alla classe manageriale criticata da Crawford e Lyons. Il populismo non è identificabile con la categoria del „popolo santo di Dio“ di Bergoglio, lo ha detto lui stesso, ma credo che sia necessario un lavoro di analisi più approfondito, di quanto io sia capace di fare, per comprendere il momento di verità del populismo stesso…


(Wetterzeube, Festa della Trasfigurazione, il 6.8.23) 

«Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante... Venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". Appena la voce cessò, Gesù restò solo» (Lc 9,28-29.34-36). 

L'istante del tempo ha significato come ritorno di Cristo, e quel giorno sarà il giorno della gloria; ma ogni istante è l'istante della gloria, e la gloria di Cristo nell'istante è la trasfigurazione del contenuto dell'istante, è la trasfigurazione che avviene in quello che facciamo. Questa trasfigurazione è la verità dell'umano, è la verità di quello che facciamo, origine di una umanità diversa“. (LUIGI GIUSSANI  Il Rosario) - in vero abbiamo bisogno più del pane che mangiamo di questa trasfigurazione dell’istante quotidiano di cui parla Don Giussani per spiegare la festa della Trasfigurazione, del „giorno della gloria, ma ogni istante è l’istante della gloria“, anche se noi lo viviamo spesso nel caos dei surrogati. - „C'è ancora un'altra parola che la teologia orientale ha mantenuto con un vigore che da noi non è più reperibile da troppi secoli, la parola « trasfigurazione » . Una capacità di sguardo e di affezione alla realtà nel suo mistero—cioè nel suo significato misterioso— nel suo destino a noi misterioso, un'affermazione alle cose nel nome di Cristo, introduce nella nostra esperienza umana ciò che (appunto, con un termine cristiano antico, ma soprattutto mantenuto nella teologia orientale) si chiama trasfigurazione. La realtà viene come trasfigurata, incomincia cioè a rivelarsi— come l'alba rivela l'inizio del giorno. C'è un modo di vedere le cose, c'è un modo di amarle, tipico di colui che appartiene al popolo cristiano, che rappresenta l'inizio del futuro, l'inizio dell'eterno, sia come capacità di certezza (una certezza che si fonda su quel criterio unico che è Cristo, una capacità di certezza senza cui nulla può essere costruito), sia come capacità di offerta, così come S. Paolo scrive nella Lettera ai Romani, al cap. 12: « Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio a offrire i vostri corpi (cioè: la vostra vita concreta) come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio: questo è il vostro culto spirituale ( questa è la vostra cultura nuova). Non assumete gli schemi mentali di questo mondo, ma trasformatevi ( una metamorfosi ontologica che diventa palese sperimentalmente) rinnovando la vostra mente ( il vostro modo di giudicare) per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto » . È questo l'esito del rapporto che c'è tra l'uomo e quel popolo di Dio a cui egli appartiene, tra il laico cristiano e la realtà: l'esito finale è quello di una libertà inaudita che può avere anche come sinonimo la parola povertà. Povertà non significa assolutamente, immediatamente, « non avere soldi » , ma significa piuttosto quello che S. Paolo scrive nella 1a Lettera ai Corinti ( c. 7): « Questo vi dico, fratelli, il tempo si fa breve; d'ora in poi quelli che hanno moglie siano come se non l'avessero, coloro che piangono come se non piangessero, quelli che godono come se non godessero, quelli che comprano come se non possedessero, quelli che usano del mondo come se non usassero, perché non è questo il vero volto delle cose... » . Allora il cristiano— l'uomo chiamato ad appartenere al popolo di Dio o, con valore ontologico più profondo, al « corpo di Cristo » — è chiamato soprattutto a questo: a riconoscere chi è Cristo . Se Dio è diventato veramente uomo, fatto della carne e del sangue di Maria— come dice il Papa nella sua ultima enciclica— cosa può esserci di più grande nella vita che riconosce questo?“ (LUIGI GIUSSANI  1987). - Purtroppo noi tutti, credo, o quasi tutti, assumiamo „gli schemi mentali di questo mondo““; chi ha fatto in questo periodo di guerra in Ucraina un passo reale e sincero di trasformazione nel senso della profezia della pace del papa? Intendo anche nell’istante in cui spesso non-dialoghiamo con gli altri, ma semplicemente sputiamo loro addosso la nostra visione delle cose?` Chi ha tentato anche solo un poco lo „svezzamento“  dagli schemi mentali di questo mondo, che vengono a noi anche attraverso „l’inconscio collettivo“ (C.G. Jung)? - 

„Trasfigurazione è un termine che il Papa usò nel discorso per il nostro trentennale; esso significa che le cose assumono un volto, una vibrazione e quel che è opaco e greve incomincia a diventare trasparente e lieve. 

Il miracolo del cambiamento. Ad una fiera a Seattle, in Usa era allestito uno stand curato da tre nostri amici. A conclusione della fiera sono stati interrogati da due persone che lavoravano negli stands vicini perchè volevano sapere che cosa c'era di diverso tra loro: semplicemente da come lavoravano si capiva che tra loro c'era qualche cosa di grande, che non si riusciva ad identificare. Apparentemente, infatti, il loro stand era uguale a quelli delle altre società. È dal nostro cambiamento che deriva il trasfigurarsi delle cose. Esso avviene secondo il misterioso disegno di Dio, nella pazienza; non si vede il procedere, si vede ciò che è avvenuto. Come il tempo: non ci si accorge che passa, ci si accorge che è passato. « Bisognerà un giorno o l'altro - dice Emmanuel Mounier - accettare o volere la conversione che dobbiamo vivere noi, cristiani per tradizione, più fortemente di ogni altro » . Questa è la strada della pace, della tranquillità, della letizia“. (LUIGI GIUSSANI 1990). 


Martin Walser vede una piaga del nostro tempo quando fa dire ad una donna di un suo romanzo: „i maschi sono per l’appunto adolescenti puberali“ („Der Lebenslauf der Liebe“ (La vita nel percorso dell’amore), Francoforte sul Meno, 2001, 13), cioè infantili ed immaturi; poi aggiunge: „molti maschi sono adolescenti puberali“. Molti maschi non hanno avuto il coraggio dello „svezzamento“: „In quegli Esercizi (del 1991 nelle Filippine; r) avrei dovuto scegliere, come un adulto responsabile della sua decisione, di venire in questo deserto (Mar Musa, Siria; r) sotto la mia responsabilità, senza l’approvazione di nessuno, né di un vescovo né di un monaco. È stato come uno svezzamento, l’uscita della copertura dell’autorità e dall’approvazione dell’autorità, che rappresentava per me una morte, al punto che, al termine del ritiro spirituale, mi sono recato alla tomba dei monaci“ (Paolo Dall’Oglio, SJ, Il mio testamento, 61); dovevo pensare, leggendo queste righe di Dall’Oglio, a quella pagina del diario di Balthasar ed Adrienne, „Terra e cielo III“, in cui Balthasar scrive in una colonna i motivi per rimanere nell’ordine dei gesuiti ed in un altra quelli per fondare la comunità di san Giovanni, anche a costo di uscirne. La prima colonna è lunghissima, nella seconda c’è solo una riga: obbedienza a SPN! E poi anche Balthasar si trova qui sulla terra „senza l’approvazione di nessuno, né di un vescovo né di un monaco“. Come padre Dall’Oglio anche padre Balthasar ha certamente dialogato con alcune persone, ma certe decisioni le puoi prendere unicamente da solo (solus cum solo), anche se all’inizio non le capisce nessuno o quasi ed alcuna autorità le approva. Questa „trasfigurazione“ è un atto adulto e il nostro problema oggi è che mancano adulti! 


Un tipo di „trasfigurazione“ negativa, in grande accordo con N.S. Lyons, viene descritta da Matt Crawford in questo modo: „Stiamo assistendo a una trasformazione in corso del nostro regime politico, in cui la sovranità (cioè l'autorità di decidere) è stata gradualmente trasferita dal suo contesto costituzionalmente prescritto, che garantiva una presunta deferenza alla maggioranza, a un insieme di clericalità tecniche e morali che si sostengono a vicenda. Si tratta di un'entità statuale che espande il suo dominio su due fronti: la rivoluzione "woke" e la colonizzazione della vita ordinaria da parte delle competenze tecniche…

La pratica liberale forse non si è mai conformata bene alla teoria liberale. Come ogni regime, tende all'oligarchia. La domanda è: su quali basi viene legittimato il governo? Adottando una base „vittimologica“ (vittimismo ideologico; ndt) per la legittimità, le élite di oggi hanno intrapreso un progetto che difficilmente si rivelerà stabile“ (Matthew Crawford, Minoritarian moralism, 5.8.23). Come anche N.S.Lyons e come ho cercato di fare in questo diario in riferimento alla profezia della pace, Matthew Crawford mette in questione la differenza qualitativa tra democrazia ed autocrazia e per questo non ha alcuni problemi ad usare parole come „regime“ o come „partito-stato“: „Per quanto ne so, il concetto di "partito-stato" è stato proposto per la prima volta dal ministro jugoslavo diventato dissidente Milovan Djilas per spiegare la divergenza tra teoria e pratica nel regime che si definiva comunista.[iii] Lo Stato non mostrava segni di cedimento. Ma stava effettivamente cambiando forma, istanziandosi (instantiated) in una "nuova classe" di manager o burocrati, proprio come nell'Occidente liberale. Il loro governo rispondeva a imperativi generati interamente all'interno del Partito e trattava la società più ampia come un pozzo di risorse da utilizzare per perseguire fini che a volte erano in contrasto, o addirittura apertamente ostili, a quella stessa società.

L'idea del partito-stato offre una serie di leve analitiche utili al di là del contesto del comunismo della metà del XX secolo; esse possono anche mettere in evidenza la divergenza tra teoria e pratica nel regime che si definisce "democrazia liberale". Il termine "partito-stato" suggerisce che lo Stato stesso è di parte, piuttosto che neutrale, rispetto alle parti del corpo politico. Più obliquamente, avere in mano questo concetto rende più facile vedere che alcune funzioni che associamo allo Stato sono in realtà distribuite e devolute a entità non statali che lavorano in simbiosi con lo Stato, e che questa simbiosi le spinge a coalizzarsi in qualcosa che assomiglia a un partito. Il risultato è un sistema di governo che non può essere chiamato a rispondere del proprio operato con i consueti meccanismi conosciuti dalla teoria liberale per limitare il potere dello Stato. Questo partito-stato tende a un potere "assoluto" (cioè di cui non si deve rendere conto), esercitato per conto di coloro che sono membri del partito stesso“ (Matthew Crawford). Quando ho cercato il significato preciso di „rivoluzione Woke“ ho trovato questa spiegazione: „Come spiega „La Repubblica“, dal punto di vista grammaticale, ‚woke‘ è semplicemente il passato del verbo ‚to wake‘: svegliare. Politicamente, evoca l’idea di un risveglio di stampo progressista: la “consapevolezza di problemi sociali e politici come il razzismo e la diseguaglianza”, secondo un dizionario dello slang di Washington“. “La “cancel culture”, la “woke revolution” e poi sempre il “politically correct” sono termini inglesi che stanno entrando anche nel lessico comune italiano, in quello giornalistico soprattutto. Si tratta di fenomeni ancora poco radicati nella coscienza comune, evanescenti, inafferrabili. Non esiste nulla di tutto ciò, secondo la maggior parte degli opinionisti di sinistra: sono solo paranoie dei conservatori, buone per far propaganda e demonizzare l’avversario“ (Stefano Magni, 2.1.22). In forza del dialogo con Adrian Walker (e grazie a lui con Matthew Crawford) non credo che si tratti di paranoie di destra, visto che Adrian non è né di destra né di sinistra. Il confronto con Papa Francesco mi ha, però, semplicemente fatto comprendere che è necessario un discernimento di più temi di quelli citati da Matthew Crawford (rivoluzione woke e invadenza tecnica del quotidiano). Non c’é dubbio che l’assolutezza del paradigma tecnocratico, come afferma anche il Papa nella „Laudato sì“, raggiunga davvero la vita ordinaria e quotidiana, fino alle impostazioni dominanti a livello di gestione della scuola e di educazione nella scuola, è „mainstream“ e non vi è neppure alcun dubbio che sia in atto una rivoluzione antropologica che è paragonabile ad una „abolition of the man“, ma allo stesso tempo è vero che il „partito-stato“ è sempre più imbarazzantemente e pericolosamente unitario nel sostenere altri temi, come per esempio che con la guerra si salvano vite umane, con i diversi miti di liberazione „minoritaria“ (come nel caso del mito della liberazione del popolo ucraino); il partito-stato delle democrazie sedicenti liberali non ha alcun vero interesse ad aiutare i poveri o i popoli aggrediti, i migranti che crepano nel Mediterraneo e a parte qualche slogan non ha neppure interesse ad un dialogo tra persone di diverse religioni e a difendere la nostra casa comune (la natura)…Anche un partito ecologico come i Verdi tedeschi è in prima linea nel sostenere la legittimità di una guerra che, al contrario di ciò che affermano, non salva il popolo ucraino e che mette del tutto in secondo piano le mete ecologiche del partito. Io credo che ci sia davvero bisogno di un discernimento politico al di là di destra e sinistra! Attento a non fare compromessi ingiusti a scapito della difesa della persona umana, ma anche attento a non sostenere miti di inimicizia che non aiutano l’uomo (per esempio quello di un’inimicizia ontologica tra le donne e gli uomini…), tra democrazia ed autocrazia (N.S.Lyons ha scritto cose geniali sul tema)… 


Abba nostro…


(Dopo l’Angelus) Il messaggio del Santo Padre Francesco ai giovani è „semplice e completo“, mai banale: la gratuità dell’amore  di Gesù, l’apertura della Chiesa a tutti, il rialzarsi dopo essere caduti, il guardare dall’alto in basso solo quando si offre aiuto a qualcuno, la richiesta di pregare con lui per la pace… Mia moglie dice: ed anche se solo una di queste parole rimane nel loro cuore, hanno imparato qualcosa per la vita. Ecco ciò che ha detto all’Angelus, nel riassunto di Vatican News: "Amici, permettete a me, anziano, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace“… 

E parlando di pace, il Papa chiede a tutti i presenti di accompagnare “con il pensiero e con la preghiera” tutti i loro coetanei “che non sono potuti venire a causa di conflitti e di guerre”. “Nel mondo sono tante”, scandisce il Papa con amarezza. La stessa con cui esprime il dolore per la martoriata Ucraina. „Pensando a questo continente, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto“…

L’invito è proprio attraverso la preghiera dell’Angelus a mettere “nelle mani di Maria, Regina della pace, il futuro dell’umanità”. “E, tornando a casa – esorta il Pontefice - continuate, per favore a pregare per la pace”. Voi siete un segno di pace per il mondo, una testimonianza di come le nazionalità, le lingue e le storie possono unire anziché dividere. Siete la speranza di un mondo diverso…

Insieme a tutto questo, il Papa per undici volte nel suo intervento ripete la parola “obrigado”, “grazie” in portoghese. Parola risuonata tante volte in questi giorni e che – dice Francesco – “non esprime solo gratitudine per ciò che si è ricevuto, ma anche il desiderio di ricambiare il bene”. “Tutti, in questo evento di grazia, abbiamo ricevuto e ora il Signore ci fa sentire il bisogno, tornando a casa, di condividere e donare a nostra volta, testimoniando, con gioia e gratuità, il bene che Dio ci ha messo nel cuore”, afferma. “Obrigado”, quindi, al cardinale Manuel José Macário do Nascimento Clemente, patriarca di Lisbona, e alla Chiesa e al popolo portoghese…Una raccomandazione infine per tutti i “cari giovani”: “Dio – afferma Jorge Mario Bergoglio - vede tutto il bene che siete, Lui solo conosce quello che ha seminato nei vostri cuori. Per favore, custoditelo con cura”. „Fatene memoria, fissate nella mente i momenti più belli. Poi, quando arriverà qualche inevitabile momento di fatica e scoraggiamento, e magari la tentazione di fermarvi nel cammino o di chiudervi in voi stessi, ravvivate le esperienze e la grazia di questi giorni“,  “Non dimenticatelo mai”, esorta il Papa, “questa è la realtà, questo siete voi: il santo Popolo di Dio che cammina nella gioia del Vangelo!”.



(Wetterzeube, il 5.8.23) Siamo di nuovo a casa. Il nostro parroco si è occupato dei fiori in casa e di pulire la stalla delle galline, che questa mattina ho riaperto io ed un allieva è venuta a bagnare i fiori, che si trovano nel giardino…


Per quanto riguarda la meditazione: è vero che Gesù è un singolo, ma è un singolo che agisce in e con una comunità (questo già a livello trinitario) e che non annuncia l’incontro con il sé, ma il „regno“ e non un regno teologico-politico (il regno di Israele), come speravano i discepoli, ma il „regno di Dio“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 289-291). Stefan Hartmann ha scritto un articolo sull’importanza del singolo (cfr. la mia bacheca in Facebook) per il „Tagespost“ (3.8.23) e fa dei riferimenti importanti a Kierkegaard e Balthasar (ma anche ad altri) per sostenere la sua tesi, ma è interessante che quando parla della de-mondanizzazione del cristianesimo citi Rudolf Bultmann, Dietrich Bonhoeffer e Joseph Ratzinger/Benedikt XVI, mentre papa Francesco, che dall’inizio del pontificato ha criticato duramente e continuamente la „mondanità spirituale“ (De Lubac), non venga menzionato neppure con una riga. Nell’articolo di Hartmann, che è molto bello e dotto e con con ragione sottolinea l’importanza del singolo non „inscatolabile“, manca l’altro polo, quello del „popolo santo di Dio“ (Lucio Gera, Jorge Mario Bergoglio/Papa Francesco).  Per Balthasar è la Chiesa tutta che riceve lo Spirito Santo e non solo dei singoli (questi ricevono una chiamata singolare), che possono essere davvero un correttivo alle masse, „causate“ da digitalizzazione, ideologie e spersonalizzazione, ma possono anche essere solo portavoce di una lamentela borghese…Ed in vero il vero problema di quello che N.S. Lyons, chiama la „convergenza con la Cina“ è un problema di oligarchie e le masse sono piuttosto „vittime“ che „attori“ del dramma. 


Lyons non mette in discussione la brutalità dei sistemi autocratici, come per esempio quello cinese, ma si potrebbe fare anche l’esempio di quello azero, come fa Vik van Brantegem, nel suo articolo, in cui difende con ragione il lavoro della „singolare“ giornalista Lindsey Snell a difesa dell’Armenia. Ma nel suo articolo sulla „convergenza con la Cina“ Lyons fa vedere come le democrazie stesse, cosa che van Brantgem diventano, in maniera più soft, normalmente (ma vi sono anche casi brutali come quello di Julian Assange), vengano sempre più regolamentate da oligarchie, che hanno perso ogni valore borghese e aristocratico all’antica, e che lui chiama „il regime manageriale“, che ha una sua ideologia ben precisa, con i seguenti pilastri: scientismo tecnocratico, utopismo (non più spirito dell’utopia, ma l’utopia come ideologia), migliorismo (la realtà può essere sempre migliorata con soluzioni tecniche); liberazionismo (libertà come ideologia); materialismo edonistico; cosmopolitismo universale omogeneo. Questi elementi sono comuni sia ai sistemi autocratici (privati però di libertà ed edonismo) che alle democrazie e le oligarchie al potere nei sistemi democratici diffidano delle masse stupide, tanto quanto lo fanno i sistemi autocratici; per menzionare Brecht, si potrebbe dire che desiderano un altro popolo e vogliono dissolvere il popolo esistente, che per esempio da noi vota l’AfD. Certo anche tutte queste cose che dice Lyons possono diventare delle lamentele ad alto livello, ma in vero sono anche analisi molto utili, che possono essere corrette dall’ampiezza del ministero petrino, che per esempio nell’università a Lisbona ci ha dato un compendio del suo pensiero che non corrisponde né all’ideologia manageriale criticata da Lyons né è un nostalgia di valori passati. Nelle sue lettere apostoliche e nelle sue encicliche il Papa sa dar voce sia a mondi particolari come l’Amazonia, sia all’universalità cattolica che non è confondibile con il  „cosmopolitismo universale omogeneo“ criticato da Lyons, Kingsnorth e da Crawford, anche solo per il fatto che ha un vero e proprio interesse per i poveri. 


„I grandi problemi non sono riducibili a facili affermazioni“ (Paolo Dall’Oglio, 59) e noi dobbiamo imparare dal gesuita rapito a gestire in modo „non fondamentalista, ma lieve“ (Papa Francesco nella prefazione al testamento di Padre Paolo) le differenze. Quando ci imbattiamo in „differenze“ dalla nostra identità, dobbiamo dapprima metterci all’ascolto (Dall’Oglio fa esempi molto concreti: la chiusura delle scuole per le donne da parte dei talebani; l’adozione di figli da parte di omosessuali) (cfr. Il mio testamento, 57-61) e dice con ragione in riferimento al primo esempio: „non sto dicendo che è necessario accettare la differenza, ma non è nemmeno necessario combattere“ (58), tanto meno se chi pretende di avere una migliore ideologia (la democrazia) arriva con bombe e razzi e poi se ne va non avendo risolto stabilmente alcun problema…Dobbiamo metterci in ascolto dell’altro e non „cucinarlo“ come ho detto ieri e sapere che l’altro ha il suo interno tanti altri ‚altri‘ (la gente di Hamas non sono i talebani; gli sciiti non sono i sunniti; gli omosessuali non la pensano tutti alla stessa maniera…)…


Abba nostro…


(Pomeriggio) „La „diminuzione ontologica“ dell’uomo in relazione al „puro spirito“ non è da giudicare solamente come scarto, ma piuttosto si svela come rivelazione originaria della positività dell’essere sovraessenziale. La storicità dell’uomo ha qui il suo luogo metafisico“.

(Ferdinand Ulrich, Homo abyssus, 365) - per questo ogni tentativo di far a meno dell’uomo, perché debole ed antiquato, analizzato con intelligenza da Matthew Crawford, non corrisponde per nulla all’ antropologia cristiana, che sa che diminuzione e grandezza dell’uomo sono i due poli della stessa realtà ontologica…



(Stuttgart-Feuerbach, il 4.8.23  - san Giovanni Maria Vianney) Che il padre porti la figlia all’altare è un abito culturale e non una necessità ontologica e se questo atto significa, come forse ha significato ed in alcune regioni del mondo significa ancora oggi, che la donna passa dal possedimento del padre a quello del marito, si tratta di un modello culturale che io non voglio sostenere, come non voglio sostenere il modello culturale dell’uomo che discute e mangia al tavolo e la donna lavora in cucina…Nel nostro matrimonio, nel 1992, mio suocero Béla, di origine ungherese, accompagnò mia moglie all’altare e mia mamma accompagnò me, in questo caso il simbolismo non è più lo stesso di cui sopra - si tratta forse della consegna da parte del „passato“ al „nuovo“; mia figlia vuole, sebbene non abbia preso ancora una decisione definitiva, che lei e il suo futuro marito procedano insieme all’altare; forse in questa variante, manca il „passato“, ma Johanna mi ha detto che nella cerimonia ci sono altre possibilità per esprimere la gratitudine per il „passato“ e comunque, come dice mia moglie, si tratta del loro matrimonio e quindi è giusto che decidano loro… che la donna e l’uomo procedano insieme all’altare ha un significato teologico rilevante: sono gli sposi gli attori del sacramento del matrimonio…


La forza educativa di Giussani non consiste soltanto nel riportare al tempo presente la freschezza originaria dei Vangeli. Per quanto non fosse un esperto studioso delle antichità cristiane, trovava in tutta la tradizione della chiesa delle origini espressioni, episodi e figure a lui congeniali per descrivere il cuore dell’esperienza cristiana. Stando alle stesse parole di Giussani, questo dinamismo di rivitalizzazione della tradizione si rifà al modo stesso con cui Gesù si presentò all’interno della tradizione giudaica: Quello che incominciò a dire di nuovo, lo disse dentro l’antico: era un nuovo modo di vedere il mondo. Le parole erano le stesse: era un nuovo modo di vedere le parole antiche. Insisto perché questa è la vita del cristiano, essere cristiani è questo: una novità che si apre sempre il varco dentro le parole antiche“ (Angelo Scola, prefazione al volume, „Giussani e i padri della Chiesa“). Il cardinale emerito di Milano cita anche una frase del Papa nell’udienza a CL del 2015 per avvalorare questa atteggiamento di Don Giussani nel rapporto tra passato e nuovo: „Il cristianesimo non si realizza mai nella storia come fissità di posizioni da difendere, che si rapportino al nuovo come pura antitesi; il cristianesimo è principio di redenzione, che assume il nuovo, salvandolo“ - bisogna specificare, però, che „salvare“, non significa „cucinare“; con ragione Padre Paolo Dall’Oglio, nel capitoletto „L’ospitalità è l’arte di uscire verso l’altro“ (Il mio testamento, 54-57), insiste tanto sulla logica dell’accoglienza dell’altro come altro: „Così come c’è teologia ed umanità, c’è „alterità“: è l’universo dell’altro, l’altro nella sua essenza, un altro che non puoi uniformare a te, „cucinarlo“, e trasformarlo nella tua comunità. E qui sta il segreto dell’alterità“ (54). Il „salvataggio“ di cui parla il papa non è „cucinare“, l’altro così che diventi me. Non esiste un „essenza umana pura“ (57), come non esiste l’essere puro, ma sempre l’essere che si è „finitizzato“ nella „materia“, come insegna Ulrich in „Homo abyssus“. Padre Dall’Oglio, nella tradizione di Nicola di Cusa, lo dice con tutta chiarezza: „Io dico che questa essenza umana non è platonica, non è un esempio realisticamente esistente, ma una volta indossa un abito cristiano, una volta un abito indù, una volta un abito sunnita, uno sciita, uno ebraico eccetera. Non é un’unica essenza che dobbiamo scoprire e rendere assoluta per tutti. Non è così“ (57), perché ciò significherebbe „il cristianesimo come fissità di posizione da difendere“ criticato dal Papa. Non esiste neppure un cuore umano „essenziale“, questo è il rischio del grande pensiero del „cor inquietum“ di Agostino, che SPN corregge con uno sguardo „via dal cuore dell’uomo“, nel suo „Principio e fondamento“: „L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio Nostro Signore“ (Esercizi, 23) e non per lodare l’irrequietezza del suo cuore o il suo senso religioso, come sapeva molto bene don Giussani, che metteva l’avvenimento cristiano prima del senso religioso. Concentrandosi verso Dio, verso il cuore di Dio, il cristiano ha la possibilità di salvare la sua anima, non gli altri (cfr. Esercizi, 23). È Balthasar che sottolinea la polarità tra Agostino ed Ignazio.


E per quanto riguarda il rapporto tra nuovo e antico, Balthasar sottolinea l’importanza delle figure di transizione come san Tommaso, l’apostolo (tra la Chiesa intorno al Gesù terreno (kata sarka) e la Chiesa dopo il Gesù terreno) e come san Giovanni Battista (tra antico e nuovo patto) (cfr Antologia-Servais, 289). L’antico deve cedere il passo al nuovo se non vuole cadere in un tradizionalismo insopportabile, che „cucina“ l’altro, in questo caso il „nuovo“. È vero anche il contrario, ma non come „ritmo puro“, e cioè che un un futuro-in-arrivo che neghi, inghiotta il già-passato (Ulrich) diventa progressismo inconsistente, mentre, come ci ha spiegato Romano Guardini, una vera riforma ecclesiale è vera ed autentica solamente come ritorno all’origine, „ripetizione in avanti“ (Kierkegaard) dell’origine! 


La ragione per don Giussani è introduzione al Mistero della realtà in tutti i suoi fattori ed in questo senso è critica di ogni riduzione del pensiero a razionalità senza Dio. Per Pascal Descartes non nega il Mistero, ma il suo pensiero è inconsistente, perché basato solo sul „cogito“, come „dubbio“ che ingoia il „sum“…In Don Giussani Il „sum“ diventa un cammino esperienziale al vero…


Con grande ragione e sapere, N.S.Lyons, pur non negando che in genere i sistemi dittatoriali siano più crudeli e brutali di quelli democratici, fa comprendere, in un suo articolo, che la differenza tra democrazia ed autocrazia si sta appiattendo in una similitudine: The China Convergence, Yes, the West is becoming more like China. Here is the real reason why (3.8.23).


Bellissime le immagini del Papa a Lisbona (Portogallo) con i giovani! „Non capisco l'acredine di tanti sedicenti cristiani - ma anche di tanti laici -  verso i ragazzi che in queste ore stanno partecipando alla GmG di Lisbona. La Gmg è prima di tutto  un'occasione preziosa di annuncio, il Papa e la Chiesa tutta lo sanno benissimo. La Chiesa è madre e da madre abbraccia i  suoi figli  più giovani, facendo balenare davanti ai loro occhi e al loro cuore Colui che il loro cuore, anche confusamente,  attende:  questo è quello che conta. Poi ognuno, per come può, con i suoi tempi, con la libertà di ogni figlio di Dio, deciderà cosa fare di quel seme consegnato in Portogallo.  Buona GMG ragazzi! Pregate anche per noi che siamo a casa!“ (Cristina Ghezzi, nella sua bacheca in Facebook).  


Caro Gianni, ho letto le risposte di don Giussani del 1997 sul senso della nostra Fraternità, come luogo di concretezza dell’ideale di Cristo, che mi hai mandato. Io per carattere sono così, sono un uomo che cerca di vivere la fraternità con la propria moglie, con i miei figli, con gli amici. Prendo sul serio le cose che mi mandi o che mi manda Renato; quest’estate, pur in una giornata caldissima, mia moglie ed io siamo andati un ora in autostrada per incontrare i nostri amici Maria Grazia e Bruno, Paola e Nicola con cui avevamo iniziato l’esperienza dei „Contadini di Peguy“ e che non vedevamo più da prima della pandemia; questa mattina nel diario ho citato una frase di un’amica della Fraternità, Cristina (anche una „contadina“), che condivido sul Papa a Lisbona con i giovani; con amici di Monaco di Baviera ed Eichstätt abbiamo un piccolo progetto in comune che si chiama „fondo papa Francesco“, per sostenere i poveri nella nostra scuola, ma di più al momento non posso. Partecipare ai gesti ufficiali di CL è troppo stancante ed io mi sento spesso, con la mia storia, come un pesce fuor d’acqua. Basta così, per far parte di questa storia? Tuo, Roberto 

PS Con Konstanze seguiamo regolarmente l’Angelus del Papa 


Risposta di Gianni: Caro amico, basta quello che vivi e lo sai meglio di me. Poi tu hai una coscienza del carisma di don Giussani più grande di quella che ho io e questa è la forza della fede di cui ti sono grato.Prima o poi ci si vede. Ciao, Gianni 


Abba nostro…


(Stuttgart-Feuerbach, il 3.8.23) Sono all’ultimo piano del piccolo hotel Alpha, in una stanza „Wintergarten“, con accesso alla terrazza accogliente che fa da tetto, con uno sguardo sulla collina di Feuerbach ed ho tempo di nuovo per il mio diario. Abbiamo lasciato la Croazia martedì mattina presto e siamo andati da Ferdinand, a Monaco di Baviera, che non ha molto tempo, a causa del Physicum, ma abbiamo mangiato alla sera insieme, in un ristorante indiano vicino a casa sua. Nel pomeriggio Konstanze ed io eravamo andati a vedere il film „Oppenheimer“, che era piaciuto tanto a Ferdinand e che era stato criticato da Greg Mitschel, in dialogo con Aaron Maté e Katie Halper. Certamente si potrebbe fare un film su Hiroshima e Nagasaki (ed anche distinguere tra le due città come giustamente disse un compagno di classe di mia figlia) e questo sarebbe davvero necessario, ma se ci si concentra sulla figura di Oppenheimer, allora il film è stato fatto con grande cura, cosa che concede anche Greg Mitschel, e non è in nessun caso una glorificazione della bomba atomica, piuttosto una sua reale condanna. Io capisco che se si hanno le conoscenze della realtà, dovute alla fisica dei quanti, che non solo fa comprendere la relatività di tempo e spazio (Albert Einstein), ma del fuoco che vi è in essa, è difficile smettere di ricercare e di fatto l’uso guerrafondaio della bomba è responsabilità ultima del presidente Truman, che nel film considera Oppenheimer un „piagnone“ e non dello scienziato o per lo meno non solo sua…Il film presenta gli USA in tutta la loro grandezza, ma anche in tutte le loro lacerazioni, anche per l’uso non conseguente dello stato di diritto (poi l’odio statunitense a priori di ogni posizione comunista è davvero irritante). - A cena Ferdinand ci ha spiegato il suo metodo di studio, che non è quasi per nulla un memorizzare, ma un tentativo di capire ciò che studia, in modo che siano comprese, nel modo più preciso, tutte le connessioni sistematiche della materia studiata, nelle sue diverse ramificazioni. Personalmente sono d’accordo con lui, ma credo sia necessaria anche la fiducia che ogni frammento contiene un cammino che porta al tutto: il tutto è sempre presente nel frammento…


Accanto all’Hotel „Leonardo“, dove abbiamo pernottato a Monaco, c’é un ospizio di San Cristoforo, che si intravedeva tra gli alberi anche dalla finestra della nostra stanza, con una clinica di cure palliative. È buono e bello sapere che esistono luoghi in cui si possono trascorrere gli ultimi difficili momenti della vita terrena in modo sensato.


Ieri abbiamo passato un bel pomeriggio e sera con Johanna e David, che ci hanno insegnato un nuovo gioco, molto divertente, in cui si hanno otto carte con delle lettere, che si devono perdere per vincere, dicendo su un tema, ed in forza delle lettere che si hanno in mano, un concetto adeguato. Alla sera abbiamo mangiato in un ristorante che è gestito dallo stesso catering, che hanno scelto per il loro matrimonio…Delizioso! 


„Chiamo consolazione spirituale il causarsi nell’anima di qualche movimento intimo con cui l’anima resti infiammata nell’amore del suo Creatore e Signore; come quando essa non riesca ad amare per se stessa nessuna cosa creata sulla faccia della terra, ma solamente in relazione al Creatore di tutto. Così pure, quando la persona versa lacrime che la spingono all’amore del suo Signore, o a causa del dolore dei propri peccati, o per la Passione di Cristo Nostro Signore o a causa di altre cose direttamente indirizzate al suo servizio e lode. Infine chiamo consolazione ogni aumento di di speranza, di fede e di carità e ogni tipo di intima letizia che sollecita e attrae alle cose celesti e alla salvezza della propria anima, rasserenandola e pacificandola nel proprio Creatore e Signore“ (SPN, Esercizi, 316; si tratta della terza regola per avvertire e conoscere in qualche modo i vari movimenti che avvengono nell’anima: per trattenere i buoni e per respingere i cattivi“). Noi tutti abbiamo bisogno di questa consolazione spirituale, più di quanto abbiamo bisogno dell’acqua da bere. Abbiamo bisogno di un anima che comprenda il dono „sovraessenziale“ dell’essere - certo possiamo amare tante cose, ma se non amiamo il loro Creatore, corriamo il rischio di perdere tutto: a causa dell’acufene il mio udito è disturbato, il mio olfatto non funziona (forse per il covid o forse  per il vaccino) ed anche il gusto non è al cento per cento. Ed ora? Eppure il Creatore non dona alcuna prova che non abbia un senso. Gli uomini sono aggrediti da attacchi di panico, da guerre e carestie, da una crisi climatica senza precedenti, insomma siamo in piena notte del mondo ed è necessario comprendere che anche „la ‚notte oscura‘ dell’anima“ può essere intesa „come una consolazione oggettiva“ (cfr. Balthasar, 287-288). Ciò significa che anche le lacrime per la Passione di Gesù di cui parla Ignazio, che è venuto per parlarci del Padre che dona gratuitamente l’essere o anche per i nostri peccati (egoismo, narcisismo, moralismo…) possono essere espressione di un consolazione profonda. Chiedo per tutti i mei cari, per tutti i miei amici, per tutte le persone che incontro o vedo, anche in Instagram, questa consolazione spirituale, che sa alzare lo sguardo: tanti vescovi e il papa, nella giornata della mondiale della gioventù in Portogallo, si esercitano in questo alzamento dello sguardo.


Non esiste consolazione spirituale senza credere davvero che Dio ci ospita nel suo amore, nella sua misericordia, come spiega molto bene padre Paolo Dall’Oglio SJ: „Siamo ospiti di Dio…Dio venne è dono ad Abramo un figlio, lui è colui che ha compiuto l’atto dell’offerta e dell’ospitalità, perché il Generoso è Dio nella casa di Abramo“; certo anche Abramo che lo ospita, in un senso meno spirituale, fa i suoi doni, ma chi è davvero generoso è Dio che ci dona l’essere e completo e che nessuna malattia o non funzionamento dei sensi renderanno mai meno semplice e completo. In un mondo come il nostro in cui l’ospitalità è cosa rara (quasi mai nessuno suona al nostro campanello a casa) e in cui vi è una sovrappopolazione, possiamo imparare nuovamente il senso profondo dell’ospitalità, se comprendiamo noi stessi sempre come „ospiti“ che rispecchiano come possono la misericordia di Dio: „quando diciamo che Dio è onnipotente, è per la sua misericordia, non per la sua violenza“ (Padre Paolo, Il mio testamento, 53). Io mi accorgo come a volte sono molto violento nel giudizio, per nulla misericordioso…ma ciò di cui ha bisogno l’uomo è di amore. Certo si può essere anche ironici e qualche volta sarcastici, ma non dobbiamo mai dimenticare, che se guardiamo a Dio, il Misericordioso e Generoso, impariamo che „il suo potere infinito non contraddice la sua misericordia, perché ha impiegato tutto il suo potere per assecondare la scelta della misericordia come sua essenza. Questa è una frase importante perché pone l’ospitalità nella dimensione mistica spirituale contemplativa“ (Padre Paolo, 53). Anche tante frasi di don Giussani, su ragione ed esperienza, che mi manda Gianni Mereghetti, sono tutte un’introduzione al Mistero di Dio, che ci dona un cammino consolatorio e ragionevole e non solo prove assurde (cfr.  alcune citazioni del sacerdote lombardo nella mia bacheca in Facebook)…


Abba nostro…


(Cervera, il 31.7.23 - Sant’Ignazio di Loyola) C’è voluto un gesuita come papa perché il Vaticano tentasse almeno un po’ ad essere evangelico anche nella forma. La scelta di vivere a Santa Marta, personalmente sarà stata importante per il papa, per motivi di igiene psicologica e mentale, ma a livello più generale è un tentativo del Vaticano stesso di essere „evangelico“ anche nella forma (cfr. ciò che dice Padre Dall’Oglio nel capitolo del suo testamento: „Una vita evangelica anche nella forma“, 48-50). Lui non nega che nel Vaticano ci sia la Chiesa, ma la forma che si vede non è quella evangelica. „Ci sono apostoli, naturalmente, che sono i cardinali, e il Papa è Pietro; la Chiesa è la Chiesa, il sacramento è il sacramento, il battesimo è il battesimo e il perdono è il perdono. Tutto l’essenziale è presente. Sfortunatamente la forma non è evangelica“ (49-50). Grazie a Dio lo stato Vaticano non è più uno stato, come lo era tra il 1870 e il 1900, cioè uno „stato autoritario non democratico“ (Dall’Oglio), ma senza rinunciare alla forma gerarchica credo che si debbano ancora fare passi seri nella comunicazione di ciò che è davvero un valore, in questione di libertà di coscienza, di libertà di stampa, anche di sindacati (quasi tutti gli esempi sono di padre Paolo); lo stesso vale per la Fraternità di CL, che a me non sembra sia una forma adeguata al meglio di un’epoca democratica come la nostra e al Vangelo (tenendo conto della differenza tra modernità, post-modernità e Vangelo), pur negli sforzi fatti dopo le critiche vaticane. Direi che anche qui in CL l’essenziale è giusto ed è presente, ma la forma lascia molto a desiderare…Nella vita matrimoniale si è immediatamente molto più vicini a Nazareth di quanto ci si trovi ad esserlo in incontri di CL, perché nella vita famigliare necessariamente sei confrontato con il lavoro manuale (lavare i panni, pur con l’aiuto della lavatrice…), con la presenza nella società (scuola per noi), con le regole del buon vicinato, insomma con tutto ciò che è semplice (cfr. l’ultima frase del capitolo citato. 


Ma torniamo alla questione della famiglia. Essa è certamente in crisi, lo è perché è stata autoritaria, nel senso dell’immagine: „gli uomini mangiavano mentre le donne erano in cucina o impegnate a servire“ (47). Ma i  fenomeni analizzati ieri, come la pseudo liberazione sessuale ed anche „l’emancipazione delle donne“ (cfr. Dall’Oglio, 46) di cui parlo oggi, in dialogo con padre Paolo, in riferimento al capitolo: “Come potete vivere insieme?“ (46-47), hanno creato „problemi“: aumento sconcertante dei divorzi ed aumento dell’omosessualità. Uomini che vivono con uomini perché hanno paura della donna emancipata e donne che vivono con le donne per non essere con il maschio ingiusto (meccanismi che ho visto in moto anche in molti film nel mio account di Amazon-Prime, ed anche nella realtà). Ci sono certamente anche altri motivi per cui si è omosessuali, ma quelli citati da Padre Paolo sono da prendere sul serio. La forma della famiglia è „il campo d’amore tra diversi“ (46-47), tra diversi sessualmente non solo a livello di gender, aggiungerei io, anche se capisco davvero che ci sono situazioni concrete in cui uno*una per un motivo o l’altro non puoi vivere con l’altro sesso, ed anche se a livello inconscio di sessualità polimorfa (per esempio nei sogni notturni), l’omosessualità (per me quella tra donne) può essere eccitante…Detto questo, nello spirito di padre Paolo direi: chi non sceglie la vita (esistenza e forma) secondo la teologia cattolica della morte con Gesù e Maria, dell’unità della morte e della vita (Ulrich) con Gesù e Maria, nella forma sacramentale del matrimonio tra uomo e donna, e nella vita dei consigli evangelici, „allora è meglio non infastidire se stessi e gli altri“, „coloro che non amano la logica della croce dovrebbero lasciarci, che Dio li aiuti ad avere successo nella loro vita“ (47). Noi gli auguriamo di cuore successo nella loro vita. Non si tratta solo di lasciar Deir Musa, ma di smetterla di inquinare la Chiesa romano cattolica con concezioni che non hanno nulla a che fare con il Vangelo, sia nella concezione del matrimonio sia nella concezione della vita dei consigli evangelici. Per fare un esempio: una lotta femminista che veda in sé e per sé un’inimicizia tra il maschio e la femmina non è cattolica e non corrisponde a ciò che si legge nel Vangelo (cfr. Maria e Giuseppe, Maria e Giovanni…) . Etc. Critiche esasperate a Pietro non sono cattoliche e non corrispondono a ciò che si legge nel Vangelo. 


In cosa si distinguono le tre forme di umiltà di Ignazio? Tutte hanno a che fare con un „ridimensionarmi ed umiliarmi“ (Esercizi, 165). Nella prima non si vogliono fare peccati mortali, neppure se in cambio potessi essere „padrone di tutte le cose create di questo mondo, o a costo della propria vita fisica“ (165b). La seconda è la stessa cosa, ma non si è disposti neppure a fare peccati veniali. Su cosa siano poi peccati mortali e veniali ci sarebbe tanto da discutere, ma non così che non sia più possibile una confessione. Balthasar ci spiega che la terza forma dell’umiliazione, se non vuole mettere in discussione la logica ultima degli Esercizi, cioè l’indifferenza, cioè il lasciar a Dio l’ultima parola (cfr. Antologia-Servais, 286-287), presuppone una grazia speciale, la grazia della terza modalità dell’umiltà, presuppone un’azione ed una volontà di Dio, qualcosa che fa davvero bene a me ed a cui io rispondo con un: desidero, scelgo (167a), preferisco (167b). Cosa preferisco e scelgo? „Di essere stimato stupido e pazzo per Cristo, che per primo fu ritenuto tale, anziché saggio e prudente“ (167b). Questo vale sia per la scelta una tantum dello stato di vita sia per la quotidianità: nel lavoro c’é tanta occasione di ridimensionarsi ed umiliarsi! Questo può accadere anche in una fraternità, in un monastero o in una famiglia cristiana, ma bisogna pregare e lavorare tanto, perché la chiesa stessa, come nel caso della „mondanità spirituale“ (De Lubac), non diventi essa stessa mondo! 


Nelle vacanze seguo le cose del mondo come si può vedere nelle mie bacheche (Facebook, Twitter e LinkedIn), ma qui nel diario mi concentro sulla vita spirituale e quotidiana…seguo l’assurdità di questa guerra senza vincitori in Ucraina, seguo i disastri della migrazione…


Abba nostro…

 



(Cervera, il 20.7.23 - 17esima domenica dell’ordinario. Surrexit Dominus vere!) Questa meditazione è stata discussa, in grande parte, con mia moglie, al bar, nella via principale di Parenzo, dove andiamo da anni, dopo la  Santa Messa nel duomo. 


Mi ha colpito molto la famosa richiesta di Salomone a Dio nella prima lettura del canone romano: „Il tuo servo sta in mezzo al tuo popolo, che tu hai eletto: un grande popolo, che per la sua grandezza non si può né contare né stimare. Dona quindi al tuo servo un cuore che ascolta, così che egli possa governare il tuo popolo e sappia discernere tra il bene e il male“ (cfr. 1 Re 3, 5.7-12). È la stessa richiesta che faccio al Signore per gli ultimi tre anni di insegnamento che Deo volente mi rimangono. E spero di non „cadere“ da questa sapienza, come è accaduto a Salomone, chiedo di essere davvero „libero interiormente“, in modo da non essere né bigotto né sleale e di saper sopportare anche le ingiurie e la sofferenza che si incontrano necessariamente nell’attività lavorativa… Balthasar spiega che „da nessuna parte viene detto che i discepoli debbano mirare o provocare persecuzione e sofferenza“ (Cfr. Antologia-Servais, 285), perché ciò ha un nome: masochismo! Come sempre Balthasar ha una grande stima per SPN e dice che lui ha capito il „centro“ del problema: l’indifferenza! È Dio che decide, non noi! Noi decidiamo e vogliamo ciò che lui vuole.  „Io voglio e desidero ed è mia ferma decisione, purché sia per vostro maggior servizio e lode, imitarvi nel sopportare tutte le ingiurie e ogni disprezzo ed ogni tipo di povertà, tanto attuale quanto spirituale, qualora la vostra santissima maestà voglia eleggermi e ricevermi per tale stato di vita“ (Esercizi, 98, c,d). Tutto ciò vale sia per la scelta di vita una tantum sia per la quotidianità (analogia electionis), e può essere attuato solamente „col vostro favore ed aiuto“ (98a). „Fare un colloquio con la Madonna perché mi ottenga grazia dal suo Figlio e Signore affinché io sia ricevuto sotto la sua bandiera, prima in somma povertà spirituale e, se piace alla sua divina maestà e mi vorrà eleggere ed accettare, anche nella povertà attuale…“(Esercizi, 147). Se piace alla sua divina maestà! Quello che dobbiamo fare noi c’è già scritto nel „principio e fondamento“: „…Per questa ragione è necessario renderci indifferenti, verso tutte le cose create (…) in modo da non desiderare da parte nostra più la salute che la malattia, più la ricchezza che la povertà, più l’onore che il disonore, più la vita lunga che quella breve, e così in tutto il resto, desiderando e scegliendo solo ciò che più ci porta al fine a cui siamo stati creati“ (cfr. 23, de). Questa è la sequela per Sant’Ignazio e dobbiamo stare attenti ad ogni forma di riduzione dello specifico cristiano (il fine), che può essere riassunto con la frase: amare chi ci ama e amando dona gratuitamente l’essere! Non si tratta in primo luogo di etica in generale, anche se Ignazio non la nega: essere indifferenti verso le cose create „in tutto quello che è permesso alla libertà del nostro libero arbitrio e non lo è proibito“ (cfr ibidem). Insomma ci sono anche cose che eticamente ed oggettivamente non ci sono permesse! 


Ci sono due giudizi del padre Paolo Dall’Oglio SJ che sono davvero geniali: uno ad intra ed uno ad extra. Partiamo da quest’ultimo, a riguardo del monachesimo, non casto né obbediente del 68’. È stato un tentativo di buona volontà, fondato su un’idea „antropologica positiva, semplice, ottimista ed ingenua“, che non ha tenuto conto di quelle conseguenze, che Michel Houellebecq descrive in modo geniale nelle sue „Particelle elementari“: libertà sessuale libera, senza responsabilità procreativa, porta al narcisismo ed all’egoismo e non alla liberazione. Il che per Houellebecq non significa che non ci sia un vero e proprio piacere sessuale, non teleologicamente determinato dalla procreazione, ma dal modo come è fatto e funziona il clitoride e il glande (glans penis). Ad intra: vi è un oppressione della donna da parte dei maschi nella Chiesa. Con la scusa dell’obbedienza si è appoggiato un determinato schema maschilista, lo dico con le mie parole: il maschio fa il global player e la donna sta a casa a pulire il monastero. Il monastero di Deir Mar Musa vuole essere un luogo in cui non si vive in forza di questo schema maschilista, ma anche in cui si è attenti a non cadere nella logica della rivolta dei Mamelucchi, che arrivati al potere si vendicano dei mussulmani che li avevano prima oppressi. Si deve tener ferma all’idea reale di un’amicizia tra donna ed uomo, nel matrimonio e nel monastero, nei monasteri, in cui si segue la donazione dei carismi personali di Dio e non gli schemi: maschilista o femminista. Bisogna chiamare le cose per nome ed anche avere la libertà di dire che la famiglia con schema maschilista spesso è stata ed è un prigionia per decenni (questo vale anche per la vita nei conventi e nei movimenti), ma non è possibile vivere nella spirito del „superamento di sé“,quando si è arrivato al sistema giusto! In questo momento che scrivo mia moglie prepara un minestrone, ma è una questione puntuale e non sistematica: scrivendo e preparando il minestrone ci si può esercitare nel superamento di sé…


Ed ora un sogno che è stato certamente influenzato da un film giapponese che ho cominciato a vedere (La Geisha), ma che ha una sua logica, che non ha che fare con il film. Due ragazze con una leggera  differenza di età sono costrette a vivere insieme (questo è il punto di aggancio, poi il resto è sogno, non film); una delle due ragazze, in modo del tutto irrealistico, dice all’altra che ogni tra giorni deve masturbarsi, e che i gemiti non hanno a che fare con lei, ma con l’atto di masturbarsi. Dopo alcuni anni la ragazza più giovane, che dapprima aveva solo registrato superficialmente i gemiti dell’altra, una volta percepisce questi gemiti in modo diverso e cioè svegliano in lei il piacere. Questo piacere tra le gambe, ho pensato, ripensando al sogno, è un punto importante: forse è paragonabile con il mangiare una torta. Non c’è dubbio che fa piacere e che non si può essere incolpati di avere un clitoride sensibile o uno stomaco a cui piacciono le torte…Poi nell’orgasmo, la cui importanza può essere esagerata o diminuita, vi è in gioco la perdita di controllo di sé, come anche nel bere eccessivamente e questa perdita di controllo contiene un momento di verità che non può essere dimenticato, se si vuole essere autentici. Il continuo controllo ci rende infelici… Insomma imparo dal sogno a tenere conto del fatto, che pur nella differenza tra gli uomini, rappresentata anche dalle „Particelle elementari“, è innegabile che il sesso si aggancia ad un „calore“, „piacere“ innegabile e che la proposta cristiana non può essere solo critica, ma deve chiedere con umiltà a Dio, per sé e per gli altri, che gli uomini percepiscano non solo quel calore basso, ma anche il calore alto della tenerezza, vicinanza e misericordia di Dio! 


Abba nostro…


(Sera) Volevo confrontarmi più sistematicamente con Pascal, ma abbiamo ripreso le nostre passeggiate e così ho meno tempo e padre Paolo, anche per il suo decennio di scomparsa, ha per me al momento priorità. Oggi volevamo farne una di passeggiate, un po’ meno lunga, ma quando siamo arrivati sul posto ci siamo chiesti se avevamo spento il fornello elettrico su cui Konstanze aveva preparato il minestrone e così, non sapendo se lo avevamo davvero spento, siamo tornati indietro. La gratuità dell’amore è sempre gratis et frustra! 


Ma ecco qualche pensiero di e su Pascal: „Quanto più si è spiritualmente dotati, tanto più accade di scoprire uomini originali. La gente comune non fa differenza tra un uomo ed un altro“ (Pascal, Pensieri 58) - la „gente comune“ non è il „popolo fedele di Dio“, che sa distinguere per esempio da un santo e l’altro…comunque è vero che solo l’originalità riconosce l’originalità. Questo è anche un motivo, odiernamente, per cui il pensiero cattolico, quasi sempre scialbo, non riconosce né la propria né l’altrui originalità. Non si deve mai mettere per esempio l’essenzialità contro la materialità. Non abbiamo bisogno di pensieri essenziali, ma materiali. Lo stesso dono dell’essere, che è il tema dell’uomo, non è alcunché di essenziale, ma per l’appunto di molto materiale: „Un uomo è un unità sostanziale“ (stiamo attenti che Pascal dice „sostanziale“, non „essenziale“) „ma se lo si analizza, sarà la testa, il cuore, lo stomaco, le vene, ogni vena, ogni particella di vena, il sangue?“, si chiede Pascal al numero  60 e un un certo senso io direi che l’uomo è proprio tutto questo nella sua sostanzialità…Dobbiamo imparare „il principio leibniziano degli indiscernibili“ (Paolo Serini), che Pascal riassume così: „una vite ha mai prodotto due grappoli eguali e, in un grappolo, due acini eguali?“ (Pensieri, 59). Detto questo rimane vero che l’infinto non è la somma di particolari, come l’uomo non è la somma di naso, orecchio, olfatto difettoso, etc. 


(Parenzo, il 29.7.23 - Marta; Maria e Lazaro; 10 anni dalla scomparsa di Padre Paolo Dall’Oglio SJ)


C’è un passaggio del „testamento“ di Padre Paolo che dobbiamo prendere sul serio, anche come insegnanti, anche se esso si riferisce al superiore di un ordine religioso: „Chiedi a Dio di saggiare la debolezza del tuo superiore, in modo che tu possa crescere come risultato di quella debolezza“ (43). Anche i ragazzi nella scuola non crescono solo per la forza dei loro insegnanti, ma anche e soprattuto per la loro debolezza; solo l’accettazione di questa ci permette di non fare alcun culto della personalità. Ma ci permette anche di non oltraggiare l’insegnante come fanno a volte genitori, ragazzi e colleghi, quasi che loro fossero perfetti. E poi infine il lavoro da fare è quello con noi stessi, cioè „scendere dalla mure della difesa“ del proprio „onore“ e dobbiamo smetterla con la „cieca adesione“ alla nostra „dignità“, dovremmo imparare a provare piacere e gioire „nel vedersi ribollire di fastidio“, insomma nel vedere la nostra debolezza, che non deve essere superata, superare dobbiamo esserlo noi stessi, „per imitare e rassomigliare più effettivamente a Cristo Nostro Signore“ e per farlo dobbiamo ‚desiderare e scegliere‘ … „la povertà con Cristo povero piuttosto che la ricchezza, le ingiurie con Cristo, che ne è ricolmo, piuttosto che gli onori“ (SPN, Esercizi 167). Il quotidiano offre usualmente molto materiale per esercitarci in ciò. 


Vorrei fare una piccola tre giorni di particolare attenzione a Cristo, da questo giorno in cui ricorre il decimo anniversario del rapimento di Padre Paolo al giorno di festa di Sant’Ignazio! 


Forse padre Dall’Oglio è più inclusivo di padre von Balthasar nel rapportarsi a Buddismo ed Islam, ma le osservazioni di Balthasar sono sempre molto intelligenti e lui, per esempio, ci vede una differenza tra l’atteggiamento ultimo del buddista e quello del cristiano, che certamente vede anche Dall’Oglio. La meta ultima del buddista, pur nella rinuncia dei beni terreni, è il „perfezionamento di se stessi“, forse nella modalità della rinuncia alla propria „personalità“, ma per il cristiano la meta non è mai il „superamento etico di se stesso“, ma il desiderio e la scelta dell’umiliazione e della scomparsa. „Desidero e scelgo, per imitare e rassomigliare più effettivamente a Cristo Nostro Signore, la povertà con Cristo povero, piuttosto che la ricchezza“ (si intende anche la ricchezza spirituale), „le ingiurie con Cristo, che ne è ricolmo, piuttosto che gli onori“ (Esercizi, 167). Il cristiano sceglie una persona, non il „nirvana“, „l’offerta di sé come partecipazione all’offerta di sé in Croce di Cristo“ (cfr. Antologia-Servais, 284-285). 


Decentramento dal carisma significa ricordarsi, in riferimento alla compagnia ecclesiale, di qualcosa che per don Giussani, che riteneva la compagnia di CL una cosa bella, era del tutto ovvia: „ la compagnia è il segno – insoddisfatto, approssimativo, analogico, perché il segno è tutte queste cose – di una realtà dell’altro mondo!“ Io mi ricordo la gioia di mia figlia Johanna quando nel suo tempo di liceo ritorno dalle prime ferie dei giovani di CL: „cantano le canzoni che voi ci avete insegnato“, disse a Konstanze e me, che da anni non facevamo più parte formalmente ed attivamente di quella compagnia; ma poi si è rotto qualcosa e Johanna ha visto ciò che è anche questa compagnia bella: ideologia tradizionalista, incapacità di superare Don Giussani kata sarka! Comunque don Giussani dal cielo ci penserà a pregare per la sua gente! E sono contento che Johanna è ancora in dialogo con la sua madrina di battesimo, Maria. 



Mio figlio Ferdinand che è sotto stress per il Physicum si è preso il tempo di leggere la critica di  Maté, Halper in dialogo con Greg Mitschel, su Oppenheimer; a lui la critica sembra troppo unilaterale… lui ci vede una critica e vera propria, ma per l’appunto ‚focusiert“ ad Oppenheimer stesso e non al popolo giapponese… 


Abba nostro…


(Sera) „Poi distinsi una forma bianca distesa, da cui si staccò un uomo che aveva al collo il fazzoletto rosso. Era Bruno. E la donna era Clara e aveva nel grembo nudo una chiazza dorata. Il vetro polveroso copriva la scena come una nebbia“ (Cesare Pavese, ‚Primo amore‘ in „Feria d’Agosto“, Torino 2021 (1946), 61. Clara è la sorella di Nino, l’amico ricco di Berto, il narratore, e Bruno è l’autista della famiglia di Nino. Insomma si tratta di un amore non permesso, ma che, appena scoperto, Nino vuole che si lasci subito il luogo della scoperta, la scena osservata; a differenza della nostra epoca trasparente si accenna appena al contenuto visto e quello che si vede lo si vede come attraverso ad una „nebbia“. E il ‚primo amore“ di Berto consiste nell’aver parlato una volta con Clara, anche se il tema era la nascita di un vitello…insomma tutto molto lontano dalle messe in scena ‚pornografiche‘ di oggi…



(Cervera, il 28.7.23) Credo che questo passaggio di Padre Paolo Dall’Oglio SJ su „Obbedienza e ribellione“ debba essere ripreso punto per punto. Comincio con il ricopiarlo: 


„Ribellione e sinonimo di obbedienza! Uno obbedisce onorevolmente solo se è capace di ribellarsi, e chi non sa ribellarsi non sa obbedire. Può essere paragonato a ciò che accade nell’amore, nella misura in cui l’odio è amore: se non odi in te stesso, e anche nell’altro, tutto ciò che ostacola l’amore vero, come il bieco egoismo, come l’adesione cieca ad un opinione o la tendenza a sfruttare l’altro (prendi questo, porta quello…servimi!) che si insinua nella relazione non sai da dove, allora tu  non ami. Piuttosto, l’amore è corrotto dai vermi dell’amore. / Amare significa abbandonare costantemente il cuore. Amare è vedere come la tua idea sia ancora rigida, ma sia chiamata attraverso l’amore ad aprirsi ad orizzonti sempre nuovi. Nell’obbedienza e nell’amore capita la stessa cosa: se non ti ribelli alla tirannia della tua passione con la forza dell’ascetismo, se non ti ribelli alla dittatura dell’istinto, se non ti ribelli alla tua pigrizia e alla tendenza a sfruttare gli altri, se non ti ribelli alla rigidità della tua opinione, se non ti ribelli alla calcificazione delle idee che hai ereditato, se non ti ribelli alla rigidità della tua appartenenza…come puoi voler obbedire allo Spirito Santo che è tutto rinnovamento e fedeltà, apertura e lealtà, impegno e libertà? / Come vuoi obbedire allo Spirito Santo se sei inerte?“ (Il mio testamento, 41-42). - Quasi tutto ciò che viene rappresentato come amore nel cinema oggi (un esempio: „Una stanza a Roma“ (2010), dove viene raccontata la storia di due donne che la notte prima della loro partenza, una per la Spagna l’altra per la Russia, vivono il loro „amore“…) è il contrario di questo brano, perché è narrazione della „dittatura dell’istinto“ o dell’immediatezza, ma è vero che in noi stessi ci sono pieghe di questa frase: per uno la rigidità, per l’altro la totale mancanza di ascetismo per un altro ancora lo sfruttamento dell’altro o forse tutte le cose insieme…bisogna davvero lavorare tanto con se stessi e fidarsi solo dello Spirito Santo. VSSvpM!  


PS Forse non c’é solo una passione a cui dobbiamo opporre la forza dell’ascetismo, ma che deve essere vissuta nella sua gratuità; il problema è come, senza essere bigotti, ma anche senza essere sleali…


(Parenzo) Piccolo „colloquio“ con Gesù sul tema: „come egli soffre tutto questo per i mie peccati e che cosa dovrei fare e patire per lui“ (Esercizi, 197) - noi non siamo solo passivi e riceventi, ma dobbiamo aiutare il Signore nella redenzione (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 284). Non sono la piccola Teresa o Adrienne o Etty e non so offrire tutto, ma per lo meno cerco di offrire gli acciacchi della vecchiaia, senza lamentarmi troppo. Quando sono caduto l’altro giorno, scendendo da Montona (Motovun) mi sono fatto male e mi sono lamentato, ed in vero nel momento del dolore non riesco a non lamentarmi, ma ho cercato, appena andava di nuovo, di non fare la piva. Tra l’altro Konstanze era scesa, con la testa che le girava, a prendere la macchina che era sotto il monte e non mi aveva detto che non stava bene, credo per il caldo e l’umidità eccessiva, che da due giorni grazie a Dio è passata, per non farmi preoccupare. 


Davvero impressionante sono i punti degli Esercizi di SPN dedicati „alla „contemplazione per raggiungere l’amore“ (230-237), in cui si trova anche il „Suspice“ (prendi e accetta, o con lo stile di Balthasar: „prendi e stra-prendi“; 234 c). Sono pagine di una grandezza personale e cosmica che mi fanno tanto bene, perché ci fanno comprendere in modo assolutamente concreto che il „contesto“ in cui siamo e respiriamo, è il dono gratuito dell’essere, da parte di un „lavoratore“ straordinario ed unico…a cui possiamo e dobbiamo comunicare la nostra gratitudine…


Vedi foto nella mia bacheca in Facebook: „La piccola (Fati) ha poco meno dell’età di mia figlia, è morta insieme alla madre (Marie) mentre cercava di attraversare il Sahara per raggiungere l’Europa. Sono state trovate così, madre e figlia, l’una accanto all’altra, vicino a un arbusto che forse è sembrato loro offrire riparo. L’ombrello è chiuso, e questo fa pensare che siano morte nel sonno, per gli effetti della disidratazione. Vorrei dire loro, se avesse senso: possiate riposare in pace“ (Michele Dantini).


Abba nostro… 


(Sera) About Christopher Nolan’s Oppenheimer: „“What is included in the film is extremely accurate,” Mitchell says, but the details omitted tell a different story. “In the movie we don’t see warnings about the radiation effect, we don’t see the horror in Japan.” Nolan apparently leaves the audience with a grave warning about the future of nuclear warfare, but is he giving a pass to his characters who dropped the bombs already?“ (Useful Idiots). 


Questo testo che segue è una versione leggermente modificata di quanto ho scritto nelle risposte all’articolo di Matt Crawford, che nel frattempo è diventato amico di Adrian Walker, sull’anti-umanesimo: 

Credo che l’anti-umanesimo, che Matt giustamente vede ed analizza, abbia le sue radici in una “metafisica dello spirito” (Hans Urs von Balthasar, Ferdinand Ulrich) come superamento dell’epoca del Padre, che dona gratuitamente l’essere e del “Figlio dell’uomo”, in cui il Logos per l’appunto si fa “carne debole” (stupida, fragile, obsoleta e quindi macellata dall’odio). Il solo-spirito come „educazione degli uomini“ (Lessing) dice loro che essi sono inutili come individui (Hegel). Il solo-spirito nel suo divenire non ha più bisogno degli uomini concreti, ma di un „sistema perfetto“, che non necessita alcun „autogoverno“ dei cittadini (Tocqueville). Quando poi il solo-spirito viene gestito da un élite ci troviamo nel pieno di un programma che ha un nome: abolizione dell’uomo (C.S. Lewis, M. Houellebecq), questo programma viene poi sostenuto in guerre folli, perché sistemi in concorrenza credono di essere l‘unico vero; in una distruzione della casa comune (la natura, come la chiama Papa Francesco) e dell’antropologia giudaico-cristiana giudicata obsoleta; in una totale dimenticanza dei poveri (il sud del mondo, i migranti, ma anche i propri poveri, per cui non si hanno soldi visto che li usano per distruggere il mondo).


(Cervera, il 27.7.23) Ieri alla Santa Messa in onore di Sant’Anna c’era molta gente, anche tre dei cerverani della stalla: Severino, che ha più o meno la mia età e da cui ho comprato l’olio di oliva, perché mia mamma dice che di lui ci si può fidare; Vilma e Loredana, che hanno la mia età, e con cui da bambini portavamo, intendo tutto i piccolo gruppo che ne faceva parte, come Clara, Walter…, le mucche al pascolo ed abbiamo affrontato i primi ‚problemi‘ adolescenziali. C’erano anche Graziella e Nello di cui ho già parlato qualche giorno fa… 


„La risurrezione di Cristo è una buona notizia per tutto il mondo materiale, e da cui proviene l’importanza del lavoro manuale. Nel buddismo, l’illuminazione del Buddha pone tutti gli elementi, l’intero mondo materiale sul sentiero dell’illuminazione“ (Padre Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento spirituale, 41) - in questo modo molto „ecumenico“ Padre Paolo pone le basi per una spiritualità quotidiana del lavoro, che coinvolge tutto: pulire le stanze, preparare da mangiare, occuparsi del giardino o della natura intorno al convento…ma ovviamente anche pulire il gabinetto o usare la aspirapolvere fa parte di questa spiritualità che non dimentica la materia…


Anche Balthasar, questa mattina, mi ha fatto meditare su cose molto concrete come l’uso dei soldi (cfr. Antologia-Servais, 284) e per quanto riguarda la Chiesa Balthasar ritiene che essa avrebbe l’autorità di fissare una determinata somma di denaro per le sue necessità materiali, ma che però percorre normalmente la via della libera offerta di denaro; il modello tedesco a me non piace, perché pone la Chiesa in una troppa grande dipendenza dallo stato, ma in sé è chiaro che la Chiesa non vive di solo „spirito“: le chiese devono essere riparate e riscaldate, etc. Ignazio, per quanto riguarda le famiglie, rinvia al modello di Gioacchino ed Anna che riassume così: divisione in tre parti, „la prima ai poveri, la seconda al servizio del tempio  e la terza la tennero per il mantenimento di se stessi e della loro famiglia“ (Esercizi, 344, c) e per quanto riguarda i vescovi cita Sant’Agostino , che „determina ed ordina che la suppellettile del Vescovo sia sempre semplice e povera“ (Esercizi, 344, a). Il modello Gioacchino ed Anna non è forse applicabile alla lettera nella nostra società, ma ci si può orientare ad esso nella gestione del denaro…


Oggi, quando sono ritornato dalla Santa Messa nella basilica di Parenzo, siamo ritornati a Buzet ed abbiamo fatto una bellissima passeggiata in direzione del canyon, arrivando fino ad un laghetto (Grjoka), in cui abbiamo fatto il bagno nudi. Una bellissima atmosfera, soli con le trote, e con un’acqua fresca molto rara in questa stagione in Istria…


Abba nostro…


(Cervera, il 26.7.23 - Santi Anna e Gioachino, genitori di Maria) Tra la Cervera con la stalla, che sembra venga rinnovata come museo, e la Cervera con il porto, dove è nato mio padre, sulla collina, c’è una piccola cappella dedicata a Sant’Anna, nella quale oggi pomeriggio alle sei verrà celebrata la Santa Messa. Della festa di sant’Anna, a livello popolare, mi ricordo la festa con il cibo istriano, preparato dai cerverani per gli ospiti, sotto il grande albero, credo un olmo, tra le nuove case che danno sul mare e la stanza in cui sto scrivendo nel „castello“, dove abitava negli anni trenta il custode dei contadini, per il conte che invece abitava nel castello vero e proprio sull’isola di san Nicola, dove mia nonna andava a stirare. Mi ricordo anche degli anni in cui mio padre, nel giorno di sant’Anna, con l’aiuto di Lucio Pulin, tentò (tentò, nel senso che era più un suo desiderio che degli altri) di dar forma ad un torneo di bocce in onore di mio nonno, Vincenzo Graziotto - quest’anno, durante il torneo di bocce, vinto dalla squadra cerverana, sono stati invece ricordati i nomi di Lucio Pulin e di mio padre, ma il torneo è stato fatto poco prima del nostro arrivo, non nel giorno stesso di sant’Anna, nel quale non vi è più alcuna festa popolare - la „macchina“ (Paul Kingsnorth) con le sue proposte individuali ha disgregato il desiderio di stare insieme; ai tempi che lo organizzava mio padre, che metteva a disposizione le medaglie, le squadre di bocce arrivavano fin dal Veneto…


Nella „Contemplazione per raggiungere l’amore“ (Esercizi, 230) SPN dice: „In primo luogo conviene avvertire due cose: la prima è che l’amore si deve dimostrare più nelle opere che nelle parole. La seconda è che l’amore consiste nella comunicazione tra le due parti, cioè nel fatto che l’amante dà e comunica all’amato quello che ha, o di quello che ha e può avere, e allo stesso modo fa l’amato verso l’amante: se uno ha la scienza la darà a quello che non l’ha…Lo stesso farà l’altro nei confronti del primo“ - quindi le due cose da considerare sono che dobbiamo smetterla con „parole, parole, parole“ e che dobbiamo metterci in comunicazione con l’altro in modo reciproco, in forza dei doni che abbiamo. Al terzo punto di questa contemplazione, quello che sottolinea Balthasar, nel testo della mia meditazione odierna  (Antologia-Servais, 282-283), dobbiamo „considerare come Dio lavora ed opera per me in tutte le cose create sulla faccia della terra, cioè come si comporti da lavoratore nei cieli, negli elementi, nelle piante, nei frutti, nel bestiame, ecc. dando l’essere, conservando, facendo vegetare, sentire, ecc.“. Così anche noi dobbiamo comportarci da lavoratori: grati dell’amore di Dio, portare l’amore agli altri. Non primariamente con parole, ma con opere ed in modo reciproco. Non si tratta di „semplice simpatia o umanità“ (Balthasar), ma del Mistero grande e profondo, che Uno che non ha bisogno di me, si faccia carne per me, per salvarmi e questo nei modi concreti che vengono presentati nel Vangelo (il Vangelo basta ci ricorda anche padre Paolo): dare da bere agli assetati, da mangiare agli affamati, curarsi di chi è malato, andando a cercare la pecorella perduta, etc… e che questo Uno faccia ciò per coinvolgermi in questo lavoro per le mie sorelle e i mie fratelli (anche per quelli che hanno difficoltà con l’identificazione del proprio gender), perché si può fare esperienza di Dio, scrive Balthasar, non tanto per le nostre interiorizzazioni di Dio e con i nostri sforzi mistici ed ascetici, ma semplicemente come lavoratori, che prendono sul serio il movimento in uscita di Dio (la Chiesa in uscita, la Chiesa ospedale di campo di Papa Francesco): cerchiamo di essere balsamo per gli altri…Giovanni c’è ne da il motivo in modo crudo: „Se uno afferma: amo Dio, mentre odia il suo fratello, è un bugiardo; poiché se uno non ama il suo fratello, che sta davanti ai suoi occhi, tantomeno può amare Dio, che non vede“ (cfr. 1 Gv 4,20). Ovviamente non vi è alcun „anti-umanesimo“ in questo amore, ma neppure esso è fondato su una qualsivoglia forma di umanesimo. Noi siamo lavoratori di Dio, quando percepiamo la gratuità e la non necessità del nostro impegno nel suo nome! Gratuità che rispecchia la gratuità del Suo amore! Il „senso necessario dell’essere“ è il „lavoro“, ma la spiegazione elementare di ciò non è un nostro sforzo, ma il dono gratuito dell’essere come amore di Dio che è per l’appunto lavoro nel senso spiegato nel terzo punto della „contemplazione per raggiungere l’amore“. 


(In riferimento ad una frase di Padre Paolo che ho condiviso ieri in Facebook e che avevo citato anche qui nel diario). Caro Claudio, credo che a livello del solo ragionamento non ci sia una risposta alla tua obiezione „aristotelica“: „Se lo scopo rimane „essere grande“ non ha molta importanza con quale mezzo ci si arriva, poiché quell’azione - definita dallo scopo - sarà pur sempre messa in atto per „essere grandi“ e dunque „l’essere piccoli“ o „umili“ che dir si voglia è solo una messa in scena“. La radicalità del vocabolario scelto da Padre Dall’Oglio: umiliati, scompari…significa che il senso di questa frase non sono tanto i mezzi con cui vogliamo raggiungere lo scopo, ma l’offerta ad una persona, che può poi cambiare radicalmente il significato al nostro desiderio di essere grandi, nel senso del „Suscipe“ ignaziano: „prendi, Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo: tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono, tuitto è tuo, disponine a tuo pieno piacimento, dammi il tuo amore e la tua grazia, ché questa mi basta“ (Esercizi, 234, c).  

Il modo con cui padre Paolo Dall’Oglio SJ parla di „obbedienza“ mi corrisponde del tutto (cfr. Il mio testamento 38-40). Mi corrisponde perché alla fine, per quanto „l’obbedienza allo Spirito“ sia obbedienza „nel corpo della Chiesa“, se no si rimane soli e la „solitudine uccide“, l’obbedienza è „essenzialmente obbedienza a Dio“. Poi per il marito può essere obbedienza alla moglie, per il gesuita al suo superiore, tenendo conto della reciprocità di cui prima, ma in gioco è Dio che ci vuole raggiungere ed aiutare quando abbiamo „perso il sostegno della felicità interiore, e l’assenza di felicità interiore paralizza“. L’obbedienza è aiuto, e più si è sconsolati e più è aiuto: „sono nell’infelicità totale e non c’è nulla che mi piaccia oggi, tranne l’essere distaccato dalla mia volontà“ - per spiegare questa frase padre Paolo fa degli esempi come gesuita, io mi permetto di farne uno da laico. Hai voglia di sesso, ma tua moglie non vuole o non può e la masturbazione in una certa situazione non è una soluzione (come lo può essere stata in altre), allora per uscire  dal buco, in cui solo l’eiaculazione potrebbe servire o per lo meno dare un po’ di sollievo, è necessaria l’obbedienza alla moglie, come distacco completo dalla propria volontà. E come fiducia in Dio, perché queste cose non si possono fare… Un altro aspetto sottolineato da Padre Paolo mi sembra anche molto utile: „dobbiamo sapere che non c’é obbedienza  allo Spirito Santo senza l’esodo (hijra) dal famigliare e dal conosciuto, l’emigrazione da ciò che è abituale, dalle consuetudini e dalle tradizioni. Questo ha bisogno dell’altro, ha bisogno dell’esistenza di un altro: tu hai bisogno dell’obbedienza all’esistenza dell’altro, che è sommamente altro, e non puoi cambiarlo e renderlo simile a te per convinzione e tradizione, perché è un altro, e questo altro è diverso. Quanto rimane altro!“ (Il mio testamento, 38).  Non è difficile immaginarsi come 20 anni nella diaspora significhino proprio questo: ciò che mi è famigliare, i cattolici, sono solo il 2 % ed hanno un esperienza di vita molto diversa dalla mia…rimane solo il servizio all’altro come altro! 


Giuseppe Reguzzoni ha scritto un articolo molto informato sulla guerra in Ucraina, dopo le forniture delle bombe a grappolo, che ho condiviso in tutte le mie bacheche. Fa vedere la posizione contrarie delle chiese (anche se forse non del tutto coerente, per lo meno per quanto riguarda la conferenza episcopale cattolica tedesca) e l’indecisione di politici che in passato si erano posizionati contro le bombe a grappolo. Qui il finale dell’articolo stesso: „Palaver cita, poi, un altro passaggio dell’enciclica, secondo cui i criteri tradizionali della cosiddetta guerra giusta (che vengono addotti come giustificazione alla consegna di armi pesanti all’Ucraina) sono da considerare insufficienti: “con lo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi possibilità delle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti. Dunque non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce.  Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’. Mai più la guerra!”. Ce n’è abbastanza per poter dire di no alle bombe a grappolo e a qualunque forma di estensione del conflitto in corso.“



Abba nostro…


(Cervera, il 25.7.23 - San Giacomo il Grande) „Chiedere di conoscere intimamente il Signore, che per me si è fatto uomo, perché lo ami e lo segua di più“ (SPN, Esercizi, 104, 3), con la coscienza che questo „amico“ (Gv 15), che voglio seguire, è il „re eterno e signore universale“ (E, 97). Non solo chiedere, ma fare proprio un „colloquio“ - si  può parlare con il proprio re - „pensando a ciò che devo dire alle tre persone divine o al Verbo eterno incarnato o alla Madre e Signora nostra“ (E, 109). Nella basilica di Parenzo, questa mattina, ho dialogato con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, rivolgendomi ad ognuna delle tre persone della Trinità, con una preghiera finale breve a Maria, rappresentata nel mosaico. Nel „colloquio“ non ho taciuto che io non sono un monaco, ma ho messo ugualmente sotto la sua luce la mia sensualità e il mio amore umano e mondano (cfr. E, 97c). E credo davvero che anche per un laico - ha ragione padre Paolo a non „percepire una divisione tra i battezzati“ (padre Youssef, in Il mio testamento, 10) - dicevo, credo che anche per un laico la sfida sia quella che il gesuita scomparso riassume così: „“Gesù ha detto: ‘se vuoi essere grande, sii il più piccolo di tutti’. Cosa vuoi? Essere grande? Umiliati! Vuoi essere conosciuto? Scompari!” (Padre Paolo Dall’Oglio SJ, 2011-2012) - quel „scompari“ è da brividi tra l’altro; siamo ormai al decennale della sua scomparsa il 29.7.2013). Si tratta normalmente di piccole cose del quotidiano che possiamo inserire nel suo invito a portare la croce quotidianamente, senza essere delle „pive“ e senza confondere le nostre piccole difficoltà, che abbiamo in comune con tutte le sorelle i fratelli uomini, con il mistero tremendo e grande dalla sua redenzione (salita sulla croce e discesa all’inferno) (cfr. Antologia-Servais, 281-282). Dobbiamo semplicemente seguirLo, con il popolo santo di Dio, quello che oggi ho incontrato nella basilica di Parenzo e con il prossimo, per esempio con mia moglie (che fa anche parte del popolo santo di Dio), che è il „luogo“ e il „tempo“ adeguato perché anche i Suoi „consigli“, oltre che ai suoi „comandi“, diventino almeno un po’ carne in noi, in me…

«L'amicizia è la passione per il destino dell'altro quando l'altro te la ricambia, ti accetta; riconosce e ti accetta. Allora diventa amico, altrimenti è soltanto compagno. Cristo è fratello e compagno di tutti; amico di pochi, perché chi gli corrisponda, gli risponda, si trova raramente. Allora fissa Lui quelli che deve avere: siete voi! Dio, se è bello! Ma quando uno capisce che è bello, non può più desistere dal prendere per il collo l'amico e obbligarlo, se potesse» 

LUIGI GIUSSANI 1997 - utile questa differenza tra „compagno“ ed „amico“, anche se quando si è davvero amici non è più necessario prendere nessuno per il collo. 


Dell’intervista con Rocco Buttiglione prendo per me l’idea del bene comune per cui ci si deve impegnare come popolo cristiano con tutti gli altri cittadini, anche se sono avversari politici.


Il dieci di agosto Ferdinand ha il suo esame orale del „Physicum“: che SPN lo aiuti. 


Abba nostro… 


(Primo pomeriggio) Ho mandato un messaggio vocale a Leo, per spiegarle che cosa mi affascina della figura di Padre Paolo Dall’Oglio SJ, che è stato rapito il 29.7.2013.


Quello che Pascal non può perdonare a Descartes mi sembra possa essere riassunto così: 1) Il sapere certo, certo attraverso il dubbio metodico di Descartes, è „inutile ed incerto“. 2) Vuole spiegare il mondo senza Dio, senza insomma considerare chi ha donato gratuitamente l’essere. 3) Le spiegazioni solo meccaniche del mondo non spiegano un bel nulla, anche se in un certo contesto sono legittime; questo salva anche l’ontologia, criticata aspramente da Comte. 4) È vero che una „macchina aritmetica“ (come lo è l’attuale IA) pensa più simile all’uomo che ad un animale, ma la volontà rende gli animali più simili agli uomini; la „macchina“ non ha una sua volontà, ma può essere usata da una volontà maligna…(cfr. Pascal, Pensieri 50-57).  


(Cervera, il 24.7.23 - Sono passati 36 anni dal primo bacio con Konstanze sulla riva del Neckar; San Cristoforo

Renato mi ha mandato alcune foto di una sua amica da Odessa, purtroppo la cattedrale della „Trasfigurazione“, patrimonio mondiale dell’UNESCO, è gravemente danneggiata. Dal 2018, dopo lo scisma, appartiene alla Chiesa ortodossa dell’Ucraina. 

Padre Paolo e la grotta. Nel 1975 durante un pellegrinaggio in Terra Santa Padre , Padre Paolo fa esperienza di una mancanza di ospitalità da parte di due monasteri ortodossi, cosa che lo spinse a pensare che se „avessi fondato un monastero non avrei mai detto a qualcuno: „Non ho posto per te““. Dormì in una grotta vicino ad un corso d’acqua, wadi, che in certe occasioni è molto ed improvvisamente pericoloso, questa esperienza per lui non solleva un piagnisteo intimistico (vedi ciò che ho scritto ieri in dialogo con don Giussani), ma una domanda oggettiva, in riferimento alla questione teologica ed esistenziale di massima importanza: è Dio sufficiente nella vita dell’uomo? „Se la mia permanenza in questa grotta non ha senso, allora anche il mio ingresso nella Compagnia di Gesù non ha senso. E se la mia permanenza nella grotta ha senso perché devo scendere da qui ed entrare nella Compagnia di Gesù? In quel frangente scesi, perché avevo fame! Ma in realtà rimasi lì tutto il giorno con questa idea: se, dopo essere entrato nella Compagnia di Gesù, dimenticassi che la mia permanenza nella grotta ha portato con sé, nel tempo della sua durata, un significato sufficiente, allora la mia perseveranza nella scelta religiosa, la mia scelta del celibato, il non avere un conto in banca, non apparire nella società, sarebbero parole vuote“ (Il mio testamento, 36-37), perché tutto ciò può diventare solamente una forma di „installazione“, che non ha più nulla a che fare con la radicalità della sequela di Gesù. La grotta sta per ogni esperienza forte: l’esperienza della cattedrale danneggiata ad Odessa, i più di vent’anni passati nella diaspora di Konstanze e me, l’insegnamento per decenni nella periferia di città come Parigi e Roma…Tutto si gioca in questo la frase: „Dio e la vita nel mondo bastano“ fa parte delle tante „parole, parole, parole“, o è via, verità e vita? 

Meditando la lavanda dei piedi e lo shock provato da Pietro (SPN, Esercizi, 289; Gv 13, 6-11) nel capovolgimento dei valori religiosi ed esistenziale in atto in quella azione di Gesù, Balthasar scrive: „Là l’ordine del mondo, qui la comunione con Gesù“ (Antologia-Servais, 280). Per quanto il cattolicesimo sia la confessione dell’et…et, qui ci troviamo di fronte ad un aut…aut da cui dipende la verità e l’autenticità di ciò su cui meditiamo…dipende la verità della nostra vita. O con Gesù o con l’ordine del mondo…o con l’amore gratuito o con la logica di ‚Mammon‘: l’opposizione non può essere più radicale. Dopo la Santa Messa ritorno su questo punto. 

(Parenzo) Io spesso mi arrabbio quando non viene preso sul serio l’ordine del mondo e dell’uomo ben educato (quando giovani non salutano per primi o non si alzano quando entra un anziano nella metropolitana o pretendono che tu ti metta in fili quando sei nella caffetteria della scuola…), ma Gesù nel momento sommo del suo amore, ci da un esempio che non centra nulla con questo ordine: lavare i piedi è un attività da schiavi non da liberi, Dio è in alto, l’uomo in basso. Come mai capovolge questo ordine con il suo esempio? Perché quell’ordine non è sicuro, può servire anche pere umiliare l’altro. E Gesù preferisce umiliarsi liberamente, così che non dipenda dai poteri di questo mondo…Pietro sa che Gesù è in alto e lui è in basso, ma questo tipo di considerazioni non servono a nulla. Conditio sine qua non della sequela è obbedire al maestro anche e sopratutto quando fa cose che non si capiscono, quando assume la „forma di servo“… L’anno scolastico che qui a Parenzo sembra ancora lontano comincerà e sarà il luogo in cui esercitarsi in questa „obbedienza“; il sistema scolastico non è fatto per umiliarti, ma ogni sistema non è perfetto e così accadano sempre umiliazioni, a cui non vorremmo rivoltarci, ma in vero sono piccoli esercizi di obbedienza a Cristo. Lo dico senza cadere in forme di masochismo e senza dimenticare il „gratia perficit naturam, non tollit“.  Ma facciamo ancora un passo: cosa sconvolge Pietro? Che il suo Maestro amato deve soffrire per lui, come il nostro prossimo soffre quando ci ribelliamo al „senso necessario dell’essere“, che è amore gratuito. Questa cosa è per noi tutti talmente assurda e dolorosa che non sappiamo più quale sia il peccato perché Gesù debba soffrire così tanto, „propter e per me peccatore“. Invece che „confessare“ il peccato lo abbiamo „rimosso“. 

„Istituì il santissimo sacrificio dell’Eucaristia, come massimo segno del suo amore, dicendo: Prendete e mangiate…“ (SPN, Esercizi, 289, 3) - ciò che non può essere mangiato e bevuto, ciò che non è semplice non è amore. 

Non c’è un solo faraone (cfr. Es 14,5-18; Es 15) ed è bene che su questo racconto, oggetto della prima lettura odierna del canone romano, riflettano tutti i „faraoni“ (anche noi piccoli faraoni), perchè Dio è lento all’ira, ma se crediamo che danneggiare i suoi templi, uccidere uomini in guerre assurde, bambini indifesi nel grembo della madre o nei barconi nel Mediterraneo… rimanga senza conseguenze confonde l’exinanitio di Dio con l’impotenza ed insignificanza di Dio…Alla fine è Lui il vincitore! Ma segni non vengono dati a generazioni infedeli (cfr. Mt 12, 38-42) se non quello di Giona. Tre giorni e tre notti all’interno della terra. Il primo atto di discesa è la lavanda dei piedi; il secondo la crocifissione e il terzo la deposizione nel sepolcro e la discesa nell’inferno…Speriamo che ci siano uomini di preghiera sinceri che evitino il disastro apocalittico…

Abba nostro…


(Cervera, il 23.7.23) „Questo popolo santo nasce nel deserto, proprio come il popolo di Mosè è nato nel deserto, dopo avervi trascorso quarant’anni, un tempo abbastanza lungo per una rigenerazione: tutti muoiono e non resta che una generazione pronta all’altezza; una generazione che esce per essere obbediente a Dio“ (Padre Paolo Dall’Oglio SJ, Il mio testamento, 33-34). Etty faceva parte di questa „generazione pronta all’altezza; una generazione che esce per essere obbediente a Dio“, addirittura per giustificare Dio (copyright dell’espressione Benedetto XVI), pur conoscendo che c’è anche un „basso“ nell’uomo e che forse non può morire, perché se no saremmo in quella situazione, che in modo diverso, ma spettacolarmente unito, descrivono C.S. Lewis e Michel Houellebecq: the abolition of the man. Allo stesso tempo desidero per i miei allievi, per i miei figli, per mia moglie e per me, per tutti un po’ di deserto vs „la macchina“ (copyright: Paul Kingsnorth). Etty tendeva all’alto al cospetto e in Auschwitz! Dopo Auschwitz e dopo i Gulag il mondo è andato avanti e le atrocità non sono finite: guerre su guerre, terrorismo, aborti, uomini e bambini che muoiono in mezzo al mare e la sfida rimane la stessa: „una generazione pronta all’altezza; una generazione che esce per essere obbediente a Dio“. „Le cose non sono fenomeni“ (Padre Paolo, 34) - l’essenziale è nascosto (sia come preghiera, sia come caritas) e l’essenziale non è comprensibile in modo essenzialistico, ma solo nella materia, anzi forse solo nella nostra chimica, genetica: perché o il dono dell’essere come amore gratuito è scritto nei nostri geni oppure è solo fantasia. „Una generazione pronta all’altezza; una generazione che esce per essere obbediente a Dio“, cioè una generazione inter-connessa: „la verità dell’universo sta nell’interdipendenza spirituale tra anime e cuori, nel livello di connessione della preghiera, nella comunione dei santi“ (Padre Paolo, 34). 

Buona domenica! 

(Dopo la Santa Messa) Per quanto riguarda l’analogia electionis dei consigli evangelici, insomma per quanto riguarda questi „consigli“, non per monaci, ma per chi vive nel mondo e non come „anfibio“ (copyright: Paolo Dall’Oglio SJ), ma del tutto nel mondo, ci si può chiedere cosa essi significhino davvero e non solo in fraseologie cristiane. Libertà, ricchezza e sesso sembrano essere e lo sono davvero forme di vita, forme in cui ci si sente vivi. Nessuna di queste forme è stabili: le belle ragazze che fanno vedere seni e culo nelle spiagge estive, diventeranno meno belle o si ammaleranno e noi maschi che le osserviamo, invecchiamo e non abbiamo nulla „davon“ o ben poco… Come dice mia mamma, la ruota gira, e i ricchi di oggi possono essere i poveri di domani o essere già oggi così poveri, che sopportano la loro vita solo con una marea di alcol, che mettono in mostra nelle loro story di Instagram. E la libertà si scontra continuamente con momenti anti-democratici e anti-libertari, per esempio come supervisione continua di tutti gli atteggiamenti umani o come umiliazione del maschio (Matt Crawford). Vero è anche, però, che il fatto che un bel seno si afflosci non significa che quando è bello non possa essere fonte di piacere maschile o lesbico nel „hic et nunc“. Per rispondere alla domanda di cui sopra direi che vi è una sola risposta sensata, se non si vuole essere del tutto masochisti: possedere con la coscienza di non possedere davvero, gioire con la coscienza che la gioia vera, quella che ci sorprenderà per sempre, non si trova nel finito; essere liberi con la coscienza che quando diventeremo vecchi o malati, andremo dove non vogliamo…

(Mezzogiorno)  „Una realtà sociale diversa: quanto è lontano il nostro concetto di amicizia da ogni riduzione intimistica, che si rivela nelle vostre pretese – perché alla mia età non c’è più niente da fare –, nelle vostre pretese meschine, per cui giudicate la compagnia perché non vi fanno attenzione, perché non vi danno, perché non avete, perché non, perché non, perché non. Ogni intimismo è radicalmente strappato da questa concezione di amicizia, ogni sentimentalismo viene epurato da questa amicizia che nasce dalla fatica di rendere carne l’ideale, cioè Cristo, il riconoscimento di Cristo, l’affezione a Cristo, « caro » , « ciò che ci è caro » . È lo stupore della grazia, di questa forza che misteriosamente opera. Io non avrei mai pensato di avere questa forza, di avere questa capacità, era impensabile, come è impensabile; tant’è vero che tutta la gente che ci circonda sente le nostre parole come parole dell’altro mondo: anche noi eravamo così, prima. L’amicizia è una realtà sociale che cambia il modo di pensare e l’operare, è una realtà sociale pensante e operativa, non teme il modulo mordente della correzione, anzi, ha come legge la correzione, secondo l’etimologia della parola, « reggere con » , « reggersi insieme » ; essa ha come modulo del suo cammino la correzione e ha come volto in qualunque condizione la letizia: « Renderò nota la forza della mia presenza nel mondo, nella storia, attraverso la letizia del vostro cuore » ( è un brano di una Messa ambrosiana dell’Avvento, della liturgia), LUIGI GIUSSANI   CIO' CHE ABBIAMO DI PIU' CARO“ -  Il giudizio che da don Giussani sul sentimentalismo intimistico è del tutto corretto, ma per l’appunto non ha nulla a che fare con la „correzione cristiana“. Ovviamente già il mondo non ha attenzione alla mia persona e quindi non è molto semplice far parte di una realtà ecclesiale che si comporta precisamente come il mondo. Allo stesso tempo dobbiamo, però,  davvero uscire da ogni forma di piagnisteo intimistico. Critiche devono avere sempre un carattere profetico, non intimistico. È che la presenza sociale di CL abbia guadagnato tali critiche profetiche, credo sia molto difficile da mettere in questione…

(Dopo) Il presidente armeno, Vahagn Khachaturyan, è in Italia e così, per lo meno (non mi sono note altre testate) il „Corriere della Sera“ ricorda la situazione insostenibile, che da 224 giorni accade nel Nagorno-Karabakh e che ho ricordato già alcune volte nel mio diario. „Sì, nel 2023, non possiamo tollerare che 120 mila persone soffrono la fame. Non possiamo portare il cibo perché l’Azerbaigian sta bloccando il corridoio“ (Vahagn Khachaturyan). L’articolo del „Corriere“ me lo ha mandato Renato che attualmente si trova nel ‚Bergsbotn utsiktsplattform‘ (Norvegia). 

Il Santo Padre nell’Angelus ha ricordato, tra l’altro, anche la situazione ad Odessa di cui parla anche Banfi nella versione odierna: „Nella notte e all’alba, ma i giornali non ne avevano ancora notizia, c’è stato un pesante bombardamento di Odessa, dove è stata anche centrata la Cattedrale“. 

Motivo di speranza e di preghiera è la missione diplomatica del cardinal Zuppi: „Fa sperare la conferma che il cardinal Matteo Zuppi andrà davvero a Pechino per la quarta tappa della sua missione, dopo Kiev, Mosca e Washington. Secondo il capo della conferenza episcopale Usa, il dialogo dell’inviato speciale del Papa con il presidente Biden ha basi promettenti, anche se non esistono foto ufficiali dell’incontro“ (Banfi). Cosa quest’ultima davvero scandalosa, in modo particolare sotto la regia di un presidente cattolico, dovuta ad un formalismo esasperato…

Abba nostro…

Abbiamo fatto una visita prolungata a Nelo, che compie oggi 79 anni, e Graziella con la loro figlia Claudia, che nell’ora della morte di mio papà hanno dimostrato un grande affetto; c’era anche il loro figlio Dennis, il figlioccio di mio papà, che aveva organizzato un pulmino per venire al suo funerale. Abbiamo anche parlato del loro primo figlio morto nel 1973, che si chiamava anche Dennis, ed aveva 2 anni e mi ha commosso come Graziella dicesse che non è facile per una mamma dimenticare una tale tragedia, anche se poi si hanno altri figli. Anche per il Nelo non è stato facile, infatti gridava il nome del suo bimbo quando guidava il camion, ma oggi ha parlato di „destino“. 

Fa un grande onore a Pascal che finisca i suoi aforismi critici contro Montaigne, con questa osservazione: „Non in Montaigne, ma in me stesso, trovo tutto quello che vedo in lui“ e questo non solo perché ciò è „conforme al concetto dello stesso Montaigne che ‚ciascuno reca in sé la forma intera dell’umana condizione‘“, come precisa Paolo Serini nelle sue note all’edizione italiana, ma perché non è possibile distinguere mai univocamente tra la propria e l’altrui colpa (Adrienne von Speyr), da cui forse deriva anche il consiglio di Gesù del Vangelo odierno (Mt 13, 24sg.) di non separare fino alla il grano e dalla zizzania. Dalle critiche a Montaigne, proprio scrivendo un diario, se ne deve, però, tener conto: non dire stupidaggini deliberatamente, non parlare troppo di sé, non usare in modo esagerato parole lascive, e „last but not least“: „si possono scusare i suoi sentimenti un po’ liberi e voluttuosi in alcune occasioni, ma non si possono scusare le sue opinioni affatto pagane sulla morte“. 



(Parenzo, il 22.7.23 - Santa Maddalena) Non mi dimentico mai, neppure ora che sono vecchio, che c’é una chiamata radicale a seguire il Signore, quella dei consigli evangelici, della povertà, della verginità e della obbedienza, quella che vivono Alver in una villa a Buenos Aires e Adrian in un’ università in California. È tra i valori più grandi per me essere fedele a queste amicizie, ma anche nella via matrimoniale, esiste un’analogia electionis, in cui si può pregare con sincerità il „prendi Signore ed accetta tutta la mia libertà…“ (SPN, Esercizi, 234c). E come chi è chiamato sulla via dei consigli evangelici non ha più un piano sulla propria vita, se non quello di seguire Gesù (Antologia-Servais, 278-279), così anche per chi prosegue negli anni non sa come per esempio morirà: sarà facile, sarà difficile? E per tutti i cristiani vale la dimensione della „fuga“, come la spiega Padre Paolo Dall’Oglio SJ, Il mio testamento, 30-32. Dobbiamo fuggire dal mondo per arrivare al deserto, per alcuni ciò sarà una questione simbolico-reale, per altri solo simbolica, come l’iniziare la giornata con la meditazione. Per padre Paolo, che conosce ovviamente „l’essere nel mondo, ma non del mondo“, la parola „fuga“ ha una dimensione „critica“, critica „della borghesia della vita monastica occidentale“, ma in genere della „sottomissione al paganesimo“ (sottomissione alla società trasparente e pornografica, consumistica) di noi tutti, fuga dai diversi faraoni che vogliono incendiare il mondo e i popoli e che davvero ci fanno paura. Non credo che l’eccitazione che si prova guardando il culo di una donna giovane mentre fa jogging, con una forza che non si ha più, sia „sottomissione al paganesimo“, credo di aver letto a sufficienza Houellebecq per evitare una tale ipocrisia, e di fatto quella visione del culo di una donna ti fa venire subito in mente che come vecchio non potresti più corrispondere sessualmente a quella forza in corsa e che la tenerezza del sorriso di mia moglie, con cui mi accoglie al mattino, mi corrisponde di più o il sorriso che scambio da più di un decennio,  con quel signore che incontro alla Santa Messa qui a Parenzo e con cui non ho mai scambiato una parola, è un vero e proprio superamento dell’estraneità. In una pagina di don Giussani (Esercizi 1996), che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook, il sacerdote lombardo parla in modo mirabile della gratuità reciproca dell’amicizia, verso il cosmo e verso gli uomini e del superamento dell’estraneità che accade in una tale amicizia vissuta e cita i bellissimi versi di Ada Negri per spiegare questa gratuità: „…Ami, e non pensi essere amata: ad ogni fiore che sboccia o frutto che rosseggia, o pargolo che nasce, al Dio dei campi e delle stirpi rendi grazie in cuore“. Come Maria Maddalena è totalmente grata quando Cristo la chiama per nome (cfr. Gv 20, 1-2.11-18). Don Giussani in modo molto chiaro parla dell’Essere che dona l’essere, „il Mistero dell’essere, cui partecipa quel fiore“, quel pargolo, le persone che siedono qui al bar dove scrivo, vicino al duomo…E chi dona l’essere è potente, anche se noi a volte (spesso) non vediamo la sua potenza. SPN lo chiama „re eterno“, che ha un piano ben preciso: „è mia volontà conquistare tutto il mondo e tutti i nemici, ed entrare così nella gloria del Padre mio“ (Esercizi, 95, b); gratuità reciproca significa che senza calcoli si risponda, nella modalità dell’ „obbedienza al senso necessario dell’essere“ (Ullrich), con un sì a questa sua volontà di salvare il mondo: „pertanto chi vuole venire con me, deve lavorare con me perché seguendomi nella sofferenza, mi segua anche nella gloria“ (Esercizi, 95, c). E molto importante la sottolineatura critica di Padre Paolo del „timore“ e della „fuga nel deserto“: „in arabo la parola rāhīb, monaco, deriva dalla radice verbale rahība, „aver paura““. Chi non ha paura è un incosciente, basta pensare a quel „salto di qualità della guerra in Ucraina“ di cui parlava ieri Banfi nella versione „da ieri l’esercito di Kiev usa le bombole a grappolo“, che gli sono state mandate dagli USA e che rivelano ancora una volta, senza giustificare quel guerrafondaio stalinista di Putin, come nella guerra in Ucraina si tratti di una „proxy war“ (Aaron Maté…), che purtroppo tantissimi nella Fraternità di CL negano ci sia. 

Mi scrive Francesco Coppellotti: „La chiesa di Francia ha deciso di beatificare Henri de Lubac e ha chiesto anche a me di scrivere un testo a suo favore“.

Abba nostro…

(Cervera, Pomeriggio) Proseguendo la lettura e così il dialogo con il Kafka di Reiner Stach, sono giunto al capitolo „Pensieri su Freud“ (69-89), che richiede una riflessione molto importante, per questo diario, che vuole presentarsi come un „tentativo di autenticità“, su almeno due punti: la questione della psicoanalisi e la questione letteraria. 1) Sono un „figlio“ di Balthasar e come tale ho un „sospetto“ nei confronti della psicanalisi e di fatto come Kafka non ne so molto: diciamo che so quello che tutti conoscono ed attraverso la lettura del diario di Etty sono arrivato anche a C.G. Jung e alla sua teoria dell’inconscio, anche nel suo aspetto collettivo. Da un autore come Recalcati ho ereditato l’idea del sacrificio non reale, ma „fantastico“, di fatto io, però, trovo lo scolaro di Lacan, in fondo, abbastanza moralista e alla moda. La questione del „complesso di Edipo“ l’ho vista in atto in una famiglia che conosco ed ovviamente comprendo molto bene che ci sia anche una fase prima di Edipo, come sembra essere nel caso di Kafka: l’instabilità dei rapporti umani nei primi due anni di vita come „spiegazione“ di catastrofi nella vita…Sono cosciente anche che ci sia in ciò che raccontiamo di autobiografico, una „mitologia personale“, con cui cerchiamo di raccontare con modalità terapeutica la nostra vita: per esempio le cose che ho scritto su mio padre, non sono un descrizione oggettiva, ma certamente hanno a che fare anche con un racconto „mitologico“, con la mia mitologia, che comunque non vuole mai essere „vendicativa“ (tanto più che mio padre non aveva gli eccessi che Kafka descrive del suo) ne un „fare i conti con“, e, vale anche per Kafka, non ha un significato narcisistico o di „gnosi“, ma piuttosto direi auto-terapeutico (cfr. Stach, 70). 2) Per quanto riguarda la questione letteraria sono cosciente che io non ho una capacità letteraria come Kafka, e neppure come un buon giornalista (Brunelli, Farina), ma è chiaro che ho uno stile, semplice, ma in tensione letteraria, teologica e filosofica e che quindi tutto ciò che scrivo non è spontaneo, ma per l’appunto „letterario“. 3) Infine una parola sull’essere obbediente, che non avevo previsto all’inizio di questa meditazione. Il filo dell’obbedienza famigliare l’ho tagliato per la prima volta in modo netto rimanendo a studiare a Torino (1980), mentre i miei genitori si trasferivano, con mia sorella, a Casale Monferrato per l’attività tessile, ma forse è vero che interiormente sono troppo „obbediente“, non nel senso forte del termine (obbedienza al senso necessario dell’essere, non a quello fantastico), ma in quello ridotto psicologicamente di dipendenza dall’altro o da tutti quegli altri che hanno compiuto disastri nella mia educazione (cfr. citazione di Kafka stessa in Stach, 69) e che continuano a farlo, sebbene non sia più un giovane da educare. Per quanto riguarda Kafka, egli non parla solo dei genitori, ma anche „dei parenti, di una certa cuoca, degli insegnanti, di alcuni scrittori, di famiglie amiche…“ di tutte quelle persone che hanno sempre un’idea precisissima di cosa significhi essere uomini, mentre l’esserlo è un lavoro che richiede più „leggerezza“ che „fondamentalismo“. Siamo in cammino e ciò vale per tutti, fino all’ultimo respiro…



(Parenzo, il 21.7.23) Cosa faccio quando vado a prendere la comunione, come poc'anzi, nel duomo di Parenzo? In vero non faccio molto, ma vado a ricevere un cibo di vita eterna, che mi viene offerto, non solo a me, in una modalità semplice: Gesù mi si dona in pane e vino, che sono il suo corpo e il suo sangue (che il sacerdote consacra e beve in Suo nome per noi), in modo che la sua carne formi la mia. 


Cosa succede nei quaranta giorni dopo la risurrezione e prima della Sua ascesa al Padre? „Dopo essere apparso agli Apostoli per lo spazio di quaranta giorni, facendo molti ragionamenti e miracoli, e parlando del Regno di Dio, ordinò loro di aspettare in Gerusalemme lo Spirito Santo promesso“ (SPN, Esercizi 312, 1). Così come fece nella sua vita: ragionamenti e miracoli. Nel Vangelo di oggi (Mt 12,1-8) ragiona con i farisei, citando le Scritture e per far capir loro che i suoi discepoli non hanno fatto niente di male a mangiare le spighe di grano nel Sabbath perché avevano fame. Anche David fece così…il ragionamento implica anche un rimprovero: se avessero capito cosa significa: „misericordia io voglio, non sacrificio“, allora non accuserebbero questi innocenti. E questo è particolarmente interessante: la misericordia serve per comprendere anche l’azione degli innocenti, non solo dei colpevoli.   

Balthasar ci tiene a sottolineare che i quaranta giorni tra la Risurrezione e l’Ascensione sono un tempo „tra“: tra il tempo terreno e quello eterno ed hanno la meta di superare l’estraneità tra il cielo e la terra, così come era già accaduto nella sua vita terrena. E l’estraneità si supera con gesti semplici: mangiare insieme e con ragionamenti che richiamano ciò che davvero conta (cfr. Antologia-Servais, 278). A differenza della Passione non nasconde più la sua divinità, essa è evidente, visto che fa cose che nessun vivente può fare (entrare a porte chiuse in una stanza), ma tutto accade in semplicità: un dialogo con Pietro, un mangiare in comune, un ascolto, un vedersi…


Padre Paolo ci tiene a dire che la comunità di Deir Mar Musa non è fatta per gente per bene e che possono dire: la mia vita è riuscita ed ora faccio un passo  ulteriore e mi offro a Dio. Chi cercava padre Paolo per la sua comunità? „Noi siamo i perdenti in cerca di un ospedale, siamo gli squattrinati che cercano una banca, noi siamo gli affamati che cercano un ristorante, siamo i malati mentali in cerca di aiuto psicologico…perché „ci è andata male““ (Il mio testamento, 29). Non ha nulla in contrario che ci siamo comunità cristiane più „realizzate“, ma per quanto riguarda Deir Mar Musa: „non annoveriamo tra noi e non arriva ai voti monastici definitivi nella nostra Comunità, chi non è persuaso nel più profondo di sé di essere una persona povera e peccatrice, senza un soldo, alla quale „è andata male“, una persona che non ha speranza, se non viene Gesù in persona a salvarlo“ (28). E ciò non come dottrina che nessuno metterebbe in discussione, ma che potrebbe anche non dirci assolutamente nulla, ma come realtà. Quando Bruno di Houellebecq cerca di comprendere queste cose come dottrina lo portano alla depressione, ma di fatto lui è davvero malato, non perché desidera che qualcuno gli faccia un pompino, ma perché di fatto non potrà vivere senza una clinica. E per quanto riguarda me: vedo quanta poca resilienza ho nella quotidianità scolastica, etc. Insomma vedo quanto abbia bisogno di un medico…e per quanto riguarda i mussulmani, che in Irak sono arrabbiati con la Svezia, seppure io non ne conosca tanti, seguo ciò che ho imparato da padre Christian e da Padre Paolo: „prendetevi cura dell’Islam e dei mussulmani per me, io li amo e voi aiutatemi a prendermi cura di loro“…ho conosciuto una ragazza mussulmana e so quanto sia importante per lei il suo Corano (non mi era lecito prenderlo in mano), noi in Occidente, in Svezia ed altrove, dobbiamo stare attenti a non uccidere ogni forma di sacralità con la scusa della libertà, mentre si tratta di „pornografia“, che non è un problema in sé, ma quando viene legittimata intellettualmente…


222esimo giorno del #ArtsakhBlockade… - che cosa significa per la questione armena la frase di Padre Dall’Oglio SJ, citata qui sopra: „prendetevi cura dell’Islam e dei mussulmani per me, io li amo e voi aiutatemi a prendermi cura di loro“. Certamente non significa difendere dittatori come Erdogan o Aliyev; ed ovviamente, per quanto riguarda la mia vita, vale anche la frase:  „prendetevi cura dell’Armenia e degli armeni per me, io li amo e voi aiutatemi a prendermi cura di loro“. Prendersi cura  degli Armeni, anche in Artsakh significa non essere ingneui e non credere alla propaganda turca e azera di ciò che accade nel 222esimo giorno del blocco dell’Artsakh; allo stesso tempo, però, io non sono d’accordo con quanto scrive Robert Ananyan e che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook: la posizione della profezia della pace, mutatis mutandis, vale anche per l’Armenia -  l’aiuto deve intensificarsi, ma rimanere politico-diplomatico e non guerriero-militare. E non sono neppure d’accordo nell’esasperazione della dialettica democrazia-autocrazia che fa il giornalista armeno e che di fatto funziona seconda la logica di Cappuccetto rosso, il che ovviamente non significa legittimare le aggressioni guerriere russe. Dei tre articoli pubblicati  da „Korazym“, due di Ananyan sull’Armenia ed uno di Pierre Vermeren (Le Figaro, 17.7.23) su Erdogan, quest’ultimo mi sembra utile perché fa vedere il pesante record dell’eredità del dittatore turco. 



„Ulteriore salto di qualità della guerra in Ucraina. È ufficiale: da ieri l’esercito di Kiev usa le bombe a grappolo. Ordigni messi al bando dalla comunità internazionale, vietati dalla Convenzione di Oslo che però Usa, Russia e Ucraina non hanno mai sottoscritto“ (Alessandro Banfi, versione odierna)


Abba nostro...

(Primo pomeriggio) Leggendo l’articolo di Matt Crawford sul vitalismo, che è intellettualmente molto vivace ed interessante, mi sono chiesto se esso abbia a che fare con la mia esperienza in Germania e precisamente in Sassonia-Anhalt (uno dei territori dell’ex DDR)? Quale è la tesi? Vi è stato un tempo negli USA in cui i bambini che giocavano regolavano i loro giochi con „leggi“ fatte da loro stessi, mentre oggi con un cammino di „supervisione“, dall’asilo infantile fino al raggiungimento della propria professione, si è controllati da „leggi“ che determinano dal di fuori ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo sentire. Il „populismo“ e il „vitalismo“ sono intesi come ribellione incoativa a questa forma di supervisione esterna (statale ed istituzionale), portata avanti in primo luogo da donne, che sono maggioritarie nelle sfere seconde del potere (fonte Marie Harrington), ma che sono proprio quelle che più dirigono la vita concreta. Queste forme di protesta dovrebbero chiedersi cosa significa essere un uomo oggi e forse in questo difettano ancora. Per quanto riguarda il tema di cui parliamo, nel rapporto tra i sessi, essere uomo significa difendere le donne, quelle che ci sono prossime, nella nostra piccola via, e diffidare ed ignorare quelle pubbliche che vogliono supervisionare il mondo. La risposta alla domanda che ho posto è si! Vi è un arbitrarietà del governo di queste donne pubbliche che non ha che fare con criteri oggettivi, essi sono piuttosto del tutto soggettivi: ciò che loro ritengono essere una ferita…deve essere punito, per lo meno, con un’umiliazione del maschio…


 Capisco l'amarezza di una persona come Seewald, anche per il modo con cui è stato trattato Mons. Georg Gänswein, non dal papa, che ha il diritto di dichiarare finito un certo servizio, ma dai bergogliani, che hanno insultato un uomo che ha dato la sua vita per l'opera di un altro/Altro, ma le accuse generalizzate al papa invecchiato (intervista a Peter Seewald in kath.net)  che nominerebbe solo persone che rompono con la tradizione è un'invenzione della fantasia, strana, di tutti i tradizionalisti, e non fa alcuna differenza se siano essi stati giornalisti liberi, o che siano omosessuali, etc. Si sogna una chiesa forte, a cui si danno diversi nomi, per esempio quello di Benedetto XVI e si sospetta il nuovo papa di rompere gli argini, che ci portano con violenza un'acqua nuova che infetta l'antica...e che sola ci potrebbe salvare dal disastro del mondo, del quale i critici stessi ne fanno parte. 


(Pomeriggio tardo)  Sulla fraternità di Comunione e Liberazione. „Nella terminologia del nostro movimento si chiama «Fraternità» quell'amicizia che sente come suo compito il richiamare all'altro la presenza di Cristo. La Fraternità è fatta di persone che si riconoscono amiche e si raccolgono periodicamente per richiamare la memoria di Cristo presente e per sviluppare una consapevolezza di questo carica di ragioni. Gente che era estranea diventa amica, persone che hanno figli, genitori, uomini e donne, intimi fra loro, si ritrovano così spalancati a una profondità di affezione che prima non conoscevano, perché l'affezione più grande è la passione per il destino e la verità propria e dell'altro, per la bellezza, splendor veritatis — splendore di verità —, come scrive il Papa Giovanni Paolo II nella sua Enciclica.  Ne nasce lo spettacolo di brani di un popolo, di società diversa, definita da un clima diverso, quello stesso di cui parla san Paolo quando afferma: «Stimate gli altri migliori di voi». Un clima, dunque, in cui diventa possibile una stima vicendevole. L'umiltà che ne nasce è la caratteristica fondamentale (altro che orgoglio o presunzione!) di chi vuole conoscere Cristo. Sull'esempio di san Francesco d'Assisi, che poteva scrivere nella sua «Lettera a un ministro» (del culto): «Ama coloro che agiscono con te in questo modo e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te». Come dà a te quel che dà, e non si può pretendere di più da te, così tu non pretendere di più dagli altri, più di quello che possono dare. E lo conferma, poi, nella frase più impressionante: «In questo amali» — in quello che il Signore dà loro capacità di fare, amali — «e non pretendere che diventino cristiani migliori», non pretendere che diventino come vuoi tu, cioè secondo un tuo progetto. Per questo ognuno di noi, raggiunto dalla grande Presenza, è chiamato ad essere ricostruttore di case distrutte. Quello che Gesù ha fatto si ripercuote anche dove sono io, dove sei tu tutti i giorni. Ognuno di noi è, tutti i giorni — se solo vi aderisce con sincerità —, la bontà di Gesù, la sua volontà di bene per l'uomo che vive in questi tempi tristi e oscuri: «Si voltò e vide tutti quelli che lo seguivano, ed ebbe pietà di loro perché erano come un grande gregge senza pastore» (Mc 6, 34). (Un’amicizia che richiama all'altro la presenza di Cristo    Giussani Luigi  L'Osservatore Romano,  1997) - Sono contento che Massimo Borghesi sia stato capace di curare un libro in cui molti degli amici di don Giussani sono raccolti insieme, anche se su tanti temi la pensano in modo differente, per presentarne la figura - il libro porta il titolo  „In comunione e libertà“. Io ho scritto tanto sul Movimento, sebbene non abbia conosciuto il fondatore, spero di non averlo mai fatto nel senso di „pretendere“ qualcosa nel senso della citazione di don Giussani qui sopra, ma piuttosto come discernimento di ciò che le mie consorelle e i miei confratelli dicevano di essere e come contributo a quella ricostruzione di case distrutte di cui parla don Giussani e credo di aver amato tante persone di quelle che ho incontrato in CL, anche quelle che mi consideravano e mi considerano strano. Nelle mie critiche mi sono sempre coinvolto in prima persona, perché io non credo che si possa distinguere in modo univoco tra la colpa degli altri e quella mia, senza cadere in quell’atteggiamento di pretesa che giustamente don Giussani critica. 


La mutazione non sarà mentale bensì genetica“ (Michel Houellebecq, Le particelle elementari, 363). In fondo Houellebecq nel suo romanzo del 1998 non dice null’altro di quello che avevo scritto C.S. Lewis nel suo „The abolition of the man“ nel 1943, ma solamente nell’ultima riga si capisce che non sta difendendo il progetto riguardante „la creazione del primo essere, primo rappresentante di una nuova specie intelligente creata dall’uomo, a sua immagine e somiglianza““ (363), che il narratore situa alla data del 27.3.2029, questo progetto viene presentato come un fatto e raccontato come profetia ex eventu. L’ideatore della clonazione, Michel Djerzinski sparisce nel mare, i pochi uomini rimasti sono disponibile a lasciar spazio ai nuovi uomini, ma il libro è dedicato all’uomo vecchio, a „questa specie tormentata, contraddittoria, talvolta capace di inaudite esplosioni di violenza, ma che tuttavia non cessò mai di credere nella bontà e nell’amore“ (365). Ovviamente il sesso è un tema che distingue  C.S. Lewis da Michel Houellebecq, ma forse è solo una questione di costumi differenti e di epoche differenti… 



(Cervera, Istria, il 20.7.23) „San Tommaso, incredulo, perché era stato assente all’apparizione precedente, dice: Se non lo vedrò, non ci crederò. Apparve loro Gesù di lì a otto giorni, entrando a porte chiuse, e dice a San Tommaso: Metti qui il tuo dito e vedi la verità e non essere incredulo ma credente. San Tommaso credette dicendo: Signore mio e Dio mio; e Cristo gli disse; Beati sono coloro che non hanno visto e hanno creduto.“ (SPN, 305; cfr. Gv 20, 24-29). In un certo senso vale anche per Pietro e Giovanni, che vedono dapprima solo il sepolcro vuoto. Pietro, che rappresenta l’autorità ecclesiale, con cui l’amore rappresentato da Giovanni, che arriva per primo al sepolcro, ma che non sta in concorrenza con l’autorità, „vede le bende per terra e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte“ (Gv 20, 6-7); questo basta per comprendere che non è stato un furto, ladri non si sarebbero presi la briga di piegare il sudario e metterlo a parte. Ma in questa esperienza prevale ancora il non vedere della fede (cfr. Antologia-Servais, 277)

Gesù viene incontro al desiderio di Tommaso, ma per introdurre i tempi futuri in cui, dopo la sua ascensione, non sarà, se non in casi mistici eccezionali, possibile incontrarlo corpo a corpo, lo corregge: non è questo il metodo. Dobbiamo partire dalla fede ed arrivare ad un’ „esperienza“ della Parola della vita e questo, sottolinea Balthasar, non in solitudine, ma nella comunità di chi rende testimonianza di quel avvenimento originario in cui era possibile incontrare, toccare e vedere il Figlio (cfr. Antologia-Servais, 277).

„Dentro questa compagnia c'è qualcosa che è capace di metterci insieme: qualcosa che non è noi, presente attraverso di noi, per la tua felicità. Perciò questa compagnia è l'unico punto dove tu sei considerato, stimato, amato, ricercato come persona per il tuo destino, per la tua felicità. Essere fedeli a questa compagnia, anche se si dovesse durare a lungo senza capire, come confusi - ma per quanto confusi, nella nebbia, si intuisce che in questa compagnia c'è qualcosa che da nessun'altra parte si trova - è una saggezza, un interesse, che non mentisce, non inganna, e il tempo lo fa vedere. Rimaniamo fedeli a questa compagnia, aiutandoci, quanto più ne capiamo il valore, ad essere coerenti e generosi nel viverla! Vivere con serietà questa compagnia vuol dire voler bene all'altro, condividere la vita dell'altro: affermare con tutto se stessi la verità della sua umanità, cioè il suo destino, e aver passione per questo destino, che attraversa la sua vita di ogni giorno con tutti i bisogni di cui è fatta. L'alba di un mondo nuovo Immaginiamo che tremila giovani lavoratori vivano o cerchino di vivere con serietà questa Presenza che nella nostra compagnia si rende visibile; immaginiamo che una tale compagnia sia vissuta, che sia vissuta perciò la passione per il destino dell'altro, il desiderio di aiutare l'altro nel suo bisogno, affinché sia più lieto e possa raggiungere, nella verità, anche la gioia, affinché la sua vita cammini verso il destino per cui è fatta, attraversando dolori, contraddizioni, delusioni, ma sempre riprendendosi; immaginiamo che avvenga così di tutti noi: è un altro mondo, sarebbe un altro mondo! Già solo con noi - così - sarebbe un altro mondo. Noi siamo stati chiamati a realizzare questo altro mondo, a sperimentare l'alba di un mondo nuovo in questo mondo . 

(LUIGI GIUSSANI  Trenta giorni 1993) - quel „qualcosa dentro la compagnia“ di cui parla Giussani è la fede, la fiducia. Le frasi sull’unicità di „questa compagnia“ non le trovo d’aiuto, anzi non sono per nulla „lievi“, ma danno adito al sospetto del „fondamentalismo“, se vengono intese, senza quel „decentramento del carisma“ di cui ci ha parlato il Papa nel 2015 e su cui ho riflettuto ieri. Comunque per quel che posso prendo la prendo sul serio, per esempio prendendo sul serio l’invio di queste frasi, che mi manda Gianni e non dimentico che don Giussani stesso disse una volta, negli Esercizi una frase che poi non apparse nell’edizione ufficiale degli stessi: chi tra di noi sta con le sorelle di madre Teresa sta nella nostra compagnia…  


Non bisogna confondere l’appartenenza cristiana con le diverse appartenenze nazionali…La Chiesa è madre della Germania tanto quanto è madre della Francia. È la madre degli armeni tanto quanto dei curdi, la madre dei siriaci  tanto quanto dei turchi, la Chiesa è la madre del popolo indiano tanto quanto lo è dei cinese, è madre dei russi quanto è madre del popolo polacco, la Chiesa è madre del popolo d’ America quanto è madre del popolo iraniano. La Chiesa non accetta mai di non prendersi cura di questo per amore di quello“. 

Padre Paolo Dall’Oglio SJ, Il mio testamento, 25 - questo passaggio altamente profetico di padre Paolo fa comprendere come mai Papa Francesco, pur sottolineando le sofferenze della martoriata Ucraina non abbia mai smesso di criticare la logica di Cappuccetto Rosso e mandi il suo inviato, il cardinal Zuppi, dappertutto. In questo senso capisco anche molto bene la critica, discreta e piena di rispetto, che Padre Paolo fa di Charles de Jesus: egli ha interpretato „la realtà in chiave etnico-nazionalista“, quando ha affermato, similmente a ciò che pensava Charles Peguy, che „la Prima guerra mondiale tra Germania e Francia“ fosse una „guerra tra la fede della Francia (e questo non è esatto, perché la Francia era laica) e il paganesimo della Germania“ (Il mio testamento, 25). Queste categorie di „teologia politica“ sono sempre pericolose e corrispondono alla logica di Cappuccetto rosso, allo stesso tempo, però, va detto che davvero è possibile che una nazione, per quanto il governo sia laico (vale forse anche per l’Armenia), sia meno pagana di un’altra e che le categorie etnico-nazionaliste, per quanto non possano essere l’ultimo criterio, siano criteri validi in seconda istanza… 


Il continuo scusarsi di ciò che si dice, di ciò che si fa e forse anche di ciò che si  è, per Pascal ha solo una duplice conseguenza: „O ci spingono a crederci o ci irritano“ (Pensieri, numero 45). E poi rivelano un atteggiamento di „servo“ che non è conciliabile con quello dell’essere "amici", del reale e degli altri, voluto da Gesù...


Abba nostro…


(Pomeriggio)


Testori: Quando tu avverti intero e totale il tuo niente, quando senti la tua caduta, la tua cenere, le tue ossa, la tua stessa bara, in quel momento hai la percezione del massimo grado di coscienza concessaci, quindi della massima felicità; se la felicità è, come credo, coscienza. 

Don Giussani: È una possibilità di gioia; dice san Paolo: «Sovrabbondo di gioia nella mia tribolazione». Ma tu dici un'altra cosa. Dici che anche l'esperienza più tragica del mio niente, del mio male, se la riconosco, diventa un grido di dolore che coincide con la certezza della presenza. E perciò diventa speranza. 

Testori: Diventa felicità. Felicità in un senso completo, totale. Mentre non credo che lo stato di felicità sociale porti alla conoscenza del tuo limite; lo fugge continuamente proprio per non volerlo riconoscere e considerare. 

Don Giussani: A prezzo di dimenticanza. È la propaganda del potere... 

Testori: ... forse è la sua seduzione. 

Don Giussani: Comunque è l'arte della dimenticanza. La felicità è umana quando non è a prezzo di dimenticanza“. 

( Giovanni Testori e Luigi Giussani, IL SENSO DELLA NASCITA) - in primo luogo è vero che c’è una propaganda e seduzione del potere dominante e che questo vale anche per la nostra società consumistica e trasparente; è vero che c’è nella propaganda e nella seduzione del potere  una felicità che è a prezzo della dimenticanza, mentre solamente la percezione della propria nullità porta ad una felicità cosciente, ma io trovo troppo „teatrale“ la frase sul niente intero e totale, sulla caduta, sulla cenere e sulla bara…in tutto c’è un momento di verità, anche nella propaganda e nella seduzione del potere ed ogni posizione umana contiene un momento di dimenticanza, perché se no non sarebbe neppure possibile vivere. Credo che si debba tradurre la giusta intuizione dei due dialoganti in frasi più quotidiane e più piccole. 


Se paragono le strutture della vita del giovane Kafka con le mie ci sono evidenti analogie, ma anche differenze notevoli. Suo padre era più duro e la mia mamma molto più presente della sua. Comunque una struttura era simile: „l’uomo lavora e la donna lavora „con““ (cfr. Reiner Stach, Kafka, I, 62) e questa struttura implica una priorità del lavoro sulla famiglia, anche se poi il lavoro viene giustificato come sostegno per la famiglia stessa. La seconda struttura di cui vorrei parlare è quella della moralità che sostiene la quotidianità e che non è coincidente con quella dei 10 comandamenti, ma con quella del „lupo borghese“ (cfr. 65). Nella mia vita ci sono state due fasi, quella delle penne a Torino, vissuta da me direttamente e poi quella delle camicie da notte, che hanno sostenuto economicamente il mio studio, ma che io non ho vissuto direttamente, se non in modo del tutto periferico e teorico, come percezione della crisi del mondo tessile, che usava forza lavorativa nell’est dell’Europa (Romania…) o nell’estremo oriente, perché molto più economica… Quando eravamo proprio piccini mia mamma si è occupata di noi molto di più di quanto abbia fatto la madre di Kafka, che era assente, perché di fatto totalmente coinvolta nel lavoro o in due gravidanze dopo quella di Franz. Come datore di lavoro mio padre era molto meno arbitrario e molto più gentile del padre di Kafka; mi ricordo che quando morì la „capa“ della ditta tessile, mio padre le baciò la fronte nella bara, cosa che io, che ho paura del contatto con cadaveri, non sarei capace di fare, ma a parte questo caso estremo, cioè nella quotidianità, credo che egli si sia comportato bene con i suoi lavoratori. Con mia madre meno, visto che spesso le ha detto delle cose del tutto impertinenti, sebbene lei abbia quasi sempre lavorato con lui, anche nella fase delle penne, e gli abbia fatto sempre da mangiare e lavato la biancheria e stirato, etc. Anche quando era all’ospedale, alla fine della sua vita, nei primi giorni, mia madre se ne accorse, perché il telefonino era rimasto acceso, diceva ad un suo compagno di stanza, che lei è stata una donna cattiva…cosa che ha ferito profondamente mia madre. Comunque in genere, per quanto mio padre avesse un carattere meno duro che quello di H. Kafka, aveva una struttura simile: apprezzato fino in fono era chi era come lui e cioè chi sosteneva una priorità del lavoro su tutto il resto. E per quanto  riguarda i 10 comandamenti, che mia mamma ha seguito molto più di lui, egli non avrebbe mai avuto il coraggio di metterli in discussione a livello teorico, ma a livello pratico ha mancato contro di essi in modo grave, sia per quanto riguarda il sesto che per il settimo comandamento. Probabilmente lui ha pensato che un infrazione del settimo comandamento fosse legittima difesa (tasse troppo alte…), come quando io rubavo i libri da giovane studente e che le infrazioni contro il sesto, fossero saltuarie e che lui non avrebbe mai messo in crisi la struttura famigliare stessa, cosa che in fin dei conti è vera. Io non voglio giudicare nessuno, tanto meno mio padre, perché la carne è carne ed ha le sue esigenze, ma ciò non significa che dobbiamo smettere di mendicare una felicità cosciente della debolezza, come la esprime Testori, piuttosto che lasciarci andare in una legittimazione della debolezza stessa, per fare i cazzi propri…


(Mestre, Hotel Garibaldi, il 19.7.23) „Non si trattava di politica ma dello sguardo di un missionario che sperimenta, innanzitutto si di sé, la potenza della misericordia di Cristo“ (Papa  Francesco, in Paolo Dall’Oglio, Il mio testamento, Milano 2023, 6) - senza questa potenza lo sguardo di misericordia, può diventare anche motivo di depressione, come abbiamo visto qualche giorno fa in dialogo con il Bruno di Houellebecq. Io mi sento molto legato a questo gesuita che è sparito dieci anno or sono, quando „con coraggio aveva cercato nel nord della Siria un contatto con i rapitori di due vescovi“. Da lui e dal padre Christian ho imparato un altro sguardo sull’Islam, che non si lasci distrarre nel giudizio dalle tante storie vere in cui cristiani sono uccisi da terroristi islamici (ma anche molti mussulmani sono stati  uccisi da questi terroristi): „sappiamo però ciò che lui non avrebbe desiderato: incolpare della sua misteriosa e drammatica scomparsa l’Islam“; lui, nel rispetto della sofferenza dei cristiani perseguitati, innamorato dell’Islam, invitava all’“amore per tutti i mussulmani“ ed io lo seguo in questo! Il dono dell’essere come amore gratuito non riguarda solo un confessione religiosa, ma tutti gli uomini ed anche le altre confessioni religiose. E per parlare con Padre Paolo: anche se vi è una storia di elezione (Abramo, Sara, Isacco), vi è anche una storia di esclusione (Abramo, Agar, Ismaele), che non è esclusa dalla misericordia e dalla promessa di fecondità di Dio. È vero che in Galati 4, 21 sg, come mi ha fatto notare Michele Brignone, Paolo parla in modo diverso: „[21] Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge? [22] Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. [23] Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. [24] Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar [25] - il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. [26] Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre“. Certo c’è una dimensione della legge, quando essa diventa un’icona, che non è feconda e che nel passo della lettera ai Galati, in modo allegorico, è spiegata con i due diversi  figli di Abramo: l’elezione collega la linea Abramo-Sara-Isacco-Gesù; l’esclusione la linea Abramo-Agar-Ismaele-Islam, ma ciò non toglie la logica ultima di Genesi che vede un’inclusione anche dell’esclusione, tanto più che l’amore, se prendiamo Gesù, come giudice ultimo, non supera neppure uno iota della legge. E poi è bene che ci sia un’ultima opposizione della Gerusalemme di lassù e quella di quaggiù, ma in vero su è giù ci stanno tutte le confessioni religiose, a seconda se in esse si imponga la novità dello Spirito o il tradizionalismo. Infine bisogna tenere conto che l’Islam nasce sei secoli dopo Cristo, cosa di cui Padre Paolo era cosciente, anche nel suo tentativo allegorico di spiegare il rapporto tra elezione ed esclusione…Ed ovviamente rimane anche e soprattutto per un cristiano la confessione della singolarità del Logos universale e concreto che è Cristo! Singolarità che secondo Wael Farouk è presente anche nel Corano, anche se non non in modo compiutamente cristiano. In Padre Paolo è presente come gioia: parlando della „sua offerta finale per Gesù“, l’esprime così: „Io dico: la nostra vocazione nel contesto mussulmano dovrebbe essere adornata da una risata di gioia. E sia giorno di gioia, se Dio vuole, in cui gusteremo l’offerta finale per Gesù, e chiediamo questa grazia; perché è una grazia che nessuno può attribuirsi“ (citazione dalla prefazione del Papa, 7). 

Tante volte in questi anni di insegnamento di religione ho spiegato la corsa di Pietro (gerarchia) e Giovanni (amore) alla tomba (Gv 20). Maria Maddalena aveva visto per prima la tomba vuota, poi arrivano i due „rappresentanti simbolici della Chiesa“ (Balthasar, Antologia-Servais, 276-277) che confermano che non c’è stato un furto, ma che le cose sono andate in modo giusto e legittimo. Adesso partiamo e così interrompo qui…

Abba nostro…

(Cervera, Parenzo - Croazia

Sono molto contento dell’obbedienza del cardinal Zuppi al Santo Padre, nel suo grande lavoro diplomatico e di carità che lo ha portato a Kiev, Mosca, Washington e forse lo porterà a Pechino. 

„Ecco il punto: bisogna che questa compagnia sia creata. Questa compagnia non c'è automaticamente; c'è potenzialmente in tutti quelli che fanno parte del movimento, ma come compagnia reale, operante, attiva devi crearla, devi volerla e, perciò, suscitarla. Devi dire al tuo amico: « Siamo in cammino per il Destino insieme, siamo in cammino verso la santità insieme: aiutiamoci! » . Occorre creare la compagnia con le sue inevitabili espressioni… 

La presenza di Cristo a me - qui ed ora - è una compagnia o, meglio, è in una compagnia. Egli è dentro la compagnia qualificata dal comune carisma. Il carisma è la prima qualificazione della compagnia che lo Spirito, attraverso il Battesimo, prevede; e resta la fondamentale. Il carisma è il terminale del Mistero dell'Incarnazione; il Mistero dell'Incarnazione sarebbe sospeso e, quindi, diventerebbe immediatamente astratto, se non giungesse a toccarmi in carne e ossa: « La mia carne esulta nel Dio vivente » ( Sal 84,2); il Dio vivente è dentro la fattispecie, il segno della compagnia che ci stringe da vicino. Questa compagnia avrà come primo criterio la facilità della conoscenza e la preferenza affettiva, che però poi tende a dilatarsi per accogliere altri, come può. (LUIGI GIUSSANI, Il miracolo della compagnia 1992) - Anche se io non lo avrei detto così, certamente l’incontro con Michela e Michele e i loro cinque figli ha a che fare con quanto don Giussani dice nella prima parte della citazione: una compagnia, reale, operante ed attiva deve essere creata… in gesti semplici, come per esempio la visita di una famiglia con una prova forte e che è contenta di essere accolta per quello che è. Per quanto riguarda il carisma devo dire che ciò che ci ha detto il Papa nel 2015 mi corrisponde infinitamente di più di quello che diceva Giussani nel 1992, anche perché le „inevitabili espressioni“ di cui parla il sacerdote lombardo, possono diventare per la compagnia „curvatio in se ipsa“!  Certamente il carisma come dono dello Spirito Santo, da il volto ad una compagnia e la distingue da un’altra, ma nel suo essere „terminale del Mistero dell’incarnazione“ essa corre il rischio, che è il rischio di tutte le traduzioni umane di un dono divino, di „installarsi“ (copyright: Adrienne; significa che la forma è ok, ma il contenuto, l’amore gratuito, è andato perduto), cosa che secondo me è accaduta in grandi parte della CL che ho conosciuto io online ed offline, e al cospetto di questa „installazione“ è necessario un „decentramento dal carisma“. Il Mistero ci tocca in carne ed ossa non in formalismi, ma in amicizie vere e proprie e gratuite. Per una compagnia cristiana ogni forma di proselitismo è veleno! La compagnia ecclesiale deve rimanere „missionaria“, ma lo deve essere in una forma „lieve“, mai „fondamentalista“, per usare i termini del Santo Padre nella sua prefazione al testamento spirituale di Padre Dall’Oglio. Anche l’incontro con Michele e Livia potrebbe diventare una tale compagnia.


Ho letto a Konstanze in auto l’introduzione di Padre Jihad Youssef, monaco, Superiore della comunità monastica di Deir Mar Musa, al testamento spirituale di padre Dall’Oglio, che mi ha commosso così che spesso non ho potuto trattenere le lacrime; la luce che arriva dal deserto siriano a me nella società trasparente e pornografica è di grande aiuto e mi ha commosso la stima ed amicizia che prova il padre Youssef per il fondatore. Un particolare mi ha fatto piangere in silenzio a lungo e cioè il desiderio di padre Paolo diventare un „mendicante ‚gesuano‘ nelle strade di Mecca“ ed anche la sua decisione di far vivere nel monastero donne e uomini, senza sessualità, ma non senza affetto. Io credo che noi abbiamo bisogno più dell’aria che respiriamo di questo affetto ed anche un autore come Michel Houellebecq scrive che la tenerezza e l’affetto vengono prima della soddisfazione sessuale, forse non sempre a livello cronologico, ma sempre a livello ontologico…VSSvpM! 



(Mestre, il 18.7.23) „I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro“ (Gv 20, 10-11). Mentre Maria la Madre è a casa da Giovanni (cfr. Gv 19, 27). A Maria Gesù, secondo SPN, appare dopo la Risurrezione per prima e lei non ha bisogno di stare al sepolcro, perché lei, che è la Chiesa in senso più stretto, lascia accadere del tutto ciò che Dio vuole. Maria di Magdala è commovente: non vuole apparizioni di angeli, sepolcri vuoti, vuole il cadavere dell’amato e quando il cadavere si rivela come il massimamente vivente per lei tutto è compiuto. Massimamente commovente è quell’essere chiamata per nome: Maria! Il che non la legittima  trattenere il Maestro (Gv 20, 17), perché Egli non è ancora tornato al Padre, a Colui che dona tutto l’essere come amore davvero gratuito! La Chiesa, secondo Balthasar, nella sua profondità è donna (cfr. Antologia-Servais, 276). È una donna che dice di sì all’incarnazione di Dio, è una donna che deve dire di sì al suo ritorno al Padre! Colei che deve  fare questo passo in modo così drammatico, vicino al sepolcro che avrebbe dovuto contenere un cadavere, è colei a cui sono stati assolti i peccati; la Madre lo ha detto già da sempre! Già da sempre è immacolata. In questa Chiesa-donna è compreso tutto, sia la Chiesa gerarchica che quella amorosa: Un sacerdozio per le donne metterebbe a rischio questa priorità facendo anche della donna un uomo. Chi non comprende questo in modo aggressivo non è più cattolico, anche se ci sono certamente persone che lo sono e desiderano una sacerdozio per le donne, ma ciò è un difetto di comprensione teologica e filosofica dell’avvenimento cristiano. 

Per quanto riguarda il legame tra sessualità e diavolo credo che ci siano due forme di clericalismo (copyright: Peguy), quello dei clericali-anticlericali, che pensano che il diavolo sia un invenzione e che la sessualità sia del tutto pura e libera e poi ci sono i clericali-clericali, che vedono in tutto quello che non è conforme ad una certa morale tradizionale cattolica un’espressione del diavolo. Si dovrà ovviamente distinguere tra stato di vita dei consigli evangelici e quello matrimoniale, ma quello che si deve davvero evitare sono entrambe le forme di clericalismo (a proposito del film: „Le suore peccatrici del convento di santa Flora).

„All'apice della guerra fredda, mio zio John F. Kennedy scambiò 26 lettere molto personali con il premier sovietico Nikita Kruscev. Nella prima lettera, Krushchev disse a mio zio che la terra è un'arca - dobbiamo preservarla. Grazie a questa corrispondenza, mio zio e Kruscev si resero conto che entrambi volevano la pace, ma che erano circondati da un apparato di intelligence e da vertici militari che consideravano la guerra non solo inevitabile, ma anche auspicabile. Sessant'anni dopo, i miei obiettivi sono gli stessi. Superare il semplicistico pensiero "noi contro loro", parlare con i nostri avversari e preservare questa bellissima arca. Quando l'America farà i primi passi verso la pace, torneremo a essere un vero leader mondiale e una vera autorità morale“ Robert F. Kennedy Jr., Twitter, 17.7.23).

Mi scrive un giovane dal Bangladesh: „Buongiorno mio caro amico, come stai Dio benedica te e la tua cara famiglia, questa mattina viene celebrata la Santa Messa a tuo nome e per la tua famiglia, allo stesso tempo ricordiamo tutti i popoli direttamente colpiti dall'Italia e dall'America e dall'Europa di estrema ondata di caldo. Insieme al Canada, anche la California in America sta bruciando tra gli incendi. Circa tremila acri di terra sono stati bruciati dal fuoco. L'Italia ha lanciato l'allerta rossa. ondata di caldo ora situazione estrema. Ci sono molte parrocchie della nostra diocesi che offrono la Santa Messa e la preghiera del santo rosario per tutti voi. ho iscritto il tuo nome alla Santa Messa. Dio ti benedirà. sei una persona molto buona“.

Ieri sera siamo stati a cena dai nostri amici di Mestre, che hanno cinque figli, di cui uno con un handicap (autismo) - loro sono per me davvero „chiesa“, oltre anche ad essere molto intelligenti (conoscenza dell’arabo…), hanno un senso di ciò che è la chiesa (sentire cum ecclesia). La figlia sta crescendo con intelligenza e domande, e questo rispecchia il modo con cui è stata educata e di tutti i quattro figli si potrebbero dire tante cose, ma almeno una la dico subito: nessuno è uguale all’altro…

PS è un linguaggio un po’ alto quello che usa don Giussani, ma in vero non saprei dire molto diverso sul tema dell’amicizia: 

„L'amicizia è quel luogo dove l'attaccamento al vero, l'aiuto agli altri che vivono il vero, ma soprattutto la purità totale per cui ti interessi agli altri (il vero ti fa interessare agli altri), li trovi proclamati, riproclamati contro tutte le obiezioni, sostenuti. L'amicizia non trae la sua consistenza dal fatto che tutti riconoscano la verità, dal fatto che tutti nella compagnia desiderino che gli uomini - tutti gli altri - riconoscano anche loro questa verità, ma è fatta dall'amore al destino dell'altro, dall'amore al destino degli uomini. Quindi l'amicizia è il luogo dove l'amore al destino dell'altro è costitutivo del vivere insieme. «Perché siete insieme?» «Perché desideriamo che ognuno dei compagni raggiunga il destino.» Questo realizza una purità di umanità che vibra già nel contenuto nuovo di avviso, di instancabilità, di generosità, di bellezza e di fascino che è nella compagnia cristiana o, meglio, nella compagnia dei voluti da Dio.


La volta scorsa dicevi che questa compagnia non ha tanto lo scopo di conoscere il vero; quasi si elimina questo primo aspetto, quasi vien meno…


Non: «vien meno», ma: «dato questo». È soltanto il vero, quando è dato, che può permettere l'altro passo e poi l'altro passo ancora. Perciò, innanzitutto, l'amicizia è la ricerca del vero; se non è ricerca del vero, diventa falso anche tutto il resto, è ambiguo e naturalistico il secondo passo, e il terzo.

LUIGI GIUSSANI  “Tu” ( o dell’amicizia)


Ciò che è decisivo è un attaccamento a un altro. La legge ultima della natura non è il fare, l'essere coerente col vero, coincidente col giusto, corrispondente col bello, ma è l'amare, cioè affermare l'altro. Tu continuamente fai l'alternativa tra l'io vero che è amicizia ( infatti di uno che ha degli amici ti puoi fidare, gli dai dei soldi da trafficare) e l'uomo solitario che è l'uomo perduto.  


Io vorrei capire di più perché dici che l'amicizia è necessaria.


L'amicizia è necessaria, innanzitutto perché è dell'essenza dell'amore: se l'amore è passione per il destino dell'altro, questa gratuità - come ho detto agli universitari  - è possibile esclusivamente quando si dice sì a una presenza senza limite. Quando due diventano amici perché vogliono il bene ultimo uno dell'altro - che è visivamente, fisiologicamente separabile; si tocca che è separabile da altro tipo di passione di qualsiasi genere; è un'altra cosa ( non si sa dire, perché non corrisponde a niente di preciso nella nostra esperienza; si presènte, ma non si può definire) -, quando l'amicizia c'è tra due ( cioè uno vuole il bene dell'altro e il secondo vuole il bene del primo), è un dato di fatto originale, appartiene alla struttura dell'impeto originale, il volere che tutto il mondo ci fosse lì, che tutta la gente conoscesse, tant'è vero che uno può fare addirittura il sacrificio di non veder più la persona che, amata, ha destato il tutto. Una persona amata che ha il desiderio del destino dell'altro: questo semplice movimento implica la passione - fino alla voglia di morire: nessuno ama gli amici come chi dà la vita - perché tutti entrino in questa amicizia. Perciò dal punto di vista sociale non esiste nessun fattore di pace paragonabile a questo. Non mi son spiegato? Però, parlatene tra voi. Quel che diciamo non son parole e richiami che possono essere accusati di alternativa all'esperienza quotidiana dell'uomo, alla pura esperienza umana; anzi, la mettono così in mostra che mandano fuori a calci gli equivoci che vi si annidavano! Io vorrei che questa fosse la definizione della nostra compagnia, perché in questi giorni pensavo che se ami il destino della persona che hai davanti, questo Altro incontrato inerente alla persona, allora vuol dire che tu abbracci la persona che hai davanti; invece, a volte è come se uno si staccasse... Si va sul tram ed è tutta gente che ci appartiene, e loro non lo sanno. Il grave non è che loro non lo sappiano, il grave è che noi non ci accorgiamo di questo. Tant'è vero che questo può accadere perfino di una casa del Gruppo Adulto. La stessa cosa vale per l'amicizia tra un uomo e una donna che formeranno una famiglia e vale per l'amicizia tra gente chiamata alla verginità. E bisogna accorgersi di questo, perché allora uno s'accorge di quanto gli manchi, ma non come prima cosa - « Oddio, quanto mi manca! » -: se fosse una conseguenza in primo piano sconforterebbe, distoglierebbe dallo scopo. Invece, non è in primo piano, è in secondo piano. Rimane in primo piano una volontà indomabile, un desiderio indomabile di realizzare questo. Allora di fronte a questo desiderio indomabile, centomila errori non contano più: tutto questo non è mai esistito, Egli solo è.

LUIGI GIUSSANI, “Tu” ( o dell’amicizia)


Mia mamma mi ha telefonato e mi ha parlato con entusiasmo di una serata in un ristorante sul Po’ in Emilia-Romagna; un signore le ha detto che non è vero che ha passato 60 anni in Piemonte, visto che parla come loro e lei le ha orgogliosamente risposto che non ha mai voluto imparare un’altra lingua, perché solo in quella lingua si sente a casa. Era entusiasta della gioia e del mangiare offerto nel ristorante, e questo è davvero quel sentimento di ‚patria‘ che non può essere sostituito da nessuna forma di ‚meticciato‘, senza per questo voler suggerire il mito di una razza pura che non avrebbe nessuno senso per la mia vita…e poi sto parlando di lei, non di me! 


Abba nostro…

(Pomeriggio) L’idea della „bilancia multipolare“ o dell’“imperialismo unitario“  dell’analisi marxista (cfr. Lotta comunista, Anno LIX, Numero 634) è certamente un’idea utile per esprimere un’ „opposizione internazionale alla guerra d’Ucraina“, ma è per l’appunto un’idea, come si vede anche nel modo con cui il giornale citato, che mi ha venduto un giovane a Venezia, parla di eventi del passato. Per fare un esempio: Berlino 1953 viene considerato come un atto di debolezza da parte dell’Unione Sovietica, ma non appare mai l’idea che il popolo comunista stesso della DDR allora era stanco del regime e che non si trattava in primo luogo di una questione di regolazione imperialista, ma della delusione del socialismo reale…Ovviamente anche se si legge un articolo sul sinodo della Chiesa Cattolica (cfr la mia bacheca in Facebook), diviso in una fase del discernimento ed una della profezia, ci muoviamo a livello di idee astratte, ma il programma cattolico, mi sembra infine, più realista: non si tratta di creare un giorno una società comunista, ma di creare ora una società in cui i cristiani diventino „prossimo“ di chi soffre ora. Comunque a livello dell’analisi qualche analogia tra l’imperialismo unitario e la globalizzazione dell’indifferenza la si può trovare…e l’idea di come l’imperialismo europeo e nipponico si giochino il loro ruolo nel teatro del mondo non è male…

„Un uomo che guardi la donna, di cui è innamorato e con cui si sposa, senza pensare mai al suo destino, è un povero squilibrato, che ‚schizofrenizza‘ la sua vita e la vita dell’altra; infatti vivranno schizofrenici. E quanti sono così!“

LUIGI GIUSSANI  SI PUO' VIVERE COSI'? - Leggendo queste righe ho pensato che don Giussani ha ragione, ma anche che Gesù è venuto per gli schizofrenici…


(Podere del Germano Reale, Coriano, 17.7.23) „Della risurrezione di  Cristo Nostro Signore e della sua prima  apparizione. Apparve alla Vergine Maria. Questo, sebbene non si dica nella Scrittura, lo si ritiene per detto, perché si afferma che apparve a tanti altri. Infatti la Scrittura suppone che abbiamo intelletto, secondo quello che sta scritto: Siete anche voi senza intelletto?“ (SPN, 299). La polarità feconda intelligenza/Parola deve essere mantenuta viva. Certe cose sono così ovvie che non c’è bisogno di scriverle; se il Signore è apparso a tanti altri, come è possibile pensare che non sia apparso a colei, „nella quale, visitata dalla Spirito prima di tutti gli altri, ha concepito il corpo della Parola. Intorno a lei prega la Chiesa, che accada ad essa, ciò che originariamente è accaduto a Maria. E Maria stessa prega nuovamente per l’avvenimento: prega ora come Chiesa, come punto centrale della comunione dei santi, che l’incarnazione della Parola, compiuta nella croce e nella risurrezione, si comunichi a tutta la comunità“ (Balthasar, Antologia-Servais, 275-276). Tutto qua! In queste parole sta il senso della meditazione cristiana della Parola: che accada nella nostra carne ciò che è accaduto nella carne di Maria! E che ciò accada non solo superficialmente o per morire sotto i cespugli di rovi della nostra esistenza, ma per portare frutti, in alcuni di più in altri di meno, come abbiamo imparato ieri nel Vangelo. Come funzioni o non funzioni la nostra carne lo sto imparando anche dalla lettura delle „particelle elementari“ di Houellebecq. 

Nell’autore francese è impressionante come egli abbia accolto tutto il meglio della cultura francese (Peguy, Pascal…), ma come lo paragoni con le diverse modalità di vivere la carne, simboleggiate dai due fratelli, Michel e Bruno. Il primo conosce tutto il determinismo scientista dell’ interpretazione della carne, ma sa notare come aspetti mitologici siano presenti in tutto ciò, anche nel finalismo di Darwin, il secondo ha il desiderio semplice della soddisfazione sessuale della carne, che non gli impedisce di vedere la connessione tra carne e soldi e tutto il movimento narcisista che si mette in moto quando la sessualità, come spiega il fratello, ha perso il suo legame con la procreazione ed è diventato puro egoismo. Con Cristiane Bruno vive un momento di soddisfazione sessuale massima (cosa estranea a Michel che dal sesso, anche quello orale, ha solo una soddisfazione moderata), che non ha alcuna inibizione, neppure nei confronti del sesso con altri e con altre coppie, solo il criterio della non violenza, cosa che nel sadismo invece non è per nulla presente (sadismo di cui si vede la connessione anche con il movimento hippy ed altri fenomeni meramente economici). Ma alla fine non riesce a superare il suo egoismo, o per lo meno non nel tempo adeguato, è così lascia Christiane sulla carrozzella da sola, che si uccide. 

È vero quello che dice Pascal, la gente spesso è un „buon giudice“, insomma sa che cosa faccia bene all’uomo, anche se forse non sa come trasportare questo sapere e sentire anche in riferimento alla propria persona, ma per lo meno sa che „essere un uomo per bene“ è più importante che una certa specializzazione: „è molto più bello, infatti, sapere qualcosa di tutto che non sapere tutto su una cosa“ (Pascal, Pensieri, Numero 39, 14), senza diventare dei „tuttologi“, che devono sempre, citando trecento nomi, farti vedere come loro sanno tutto, ma in vero ciò di cui si ha bisogno è una risposta di amore gratuito al nostro bisogno stesso. 

Abba nostro…


(Podere del Germano Reale, Coriano, 16.7.23 - quindicesima domenica dell’ordinario - surrexit Dominus vere!) 

„Io rimasi a Digione da solo. Feci un nuovo tentativo di diventare cattolico; sdraiato sul letto, leggevo „Il mistero dei santi innocenti“ e bevevo liquore d’anice. Peguy è proprio bello, è straordinario; ma leggendo il suo libro finii per deprimermi completamente. Tutte quelle storie di peccato e perdono del peccato, con Dio che si rallegra più per il ritorno di un peccatore che per le preghiere di mille giusti…Mi sarebbe piaciuto essere un peccatore, ma non ci riuscivo. Avevo la sensazione che mi avessero derubato della mia giovinezza. Non volevo altro che farmi  ciucciare il cazzo da quella ragazzina dalle labbra carnose“ (Bruno Clément in Michel Houellebecq, Le particelle elementari, 208-209). Questo passo è geniale non solo per Bruno, ma per tutta la nostra „società trasparente“ (Byung-Chul Han) ed anche per la comprensione o incomprensione di ciò che sia cattolico. La vera critica a Papa Francesco non è quella dei tradizionalisti di varia formazione, e cioè che sarebbe troppo poco cattolico e moderno, ma in vero che è troppo cattolico e per questo fino in fono non comprensibile per un uomo normale della nostra società trasparente e pornografica, che in vero vuole farsi „solo ciucciare il cazzo“, cosa che Bruno giustamente non identifica con il peccato, ma che è piuttosto un’espressione di vita, che Bruno tra l’altro vuole ricambiare facendo una cosa che Christiane trovi eccitante: „leccarle la figa“ e il resto…fino alla penetrazione e al sesso con un’altra coppia  - cosa che però conosco solo dal film omonimo; del romanzo sono arrivato solo fino alla pagina 227, quando Bruno racconta a Christiane il suo ritorno, come insegnante, nella città in cui era stato collettivamente abusato da adolescente. Molto più simile al „peccato“ è l’egoismo di Bruno, che non gli permette di prendere subito con sé Christiane, quando si scopre che è gravemente malata (film). Io non credo che „fantasie erotiche“ siano „peccato“; peccato è tradire la moglie, in realtà o in fantasia, se davvero quella è l’intenzione; alle volte  un momento di un altra persona reale lo troviamo eccitante, ma in vero questo può essere anche solo percezione dell’altro, che può portare all’onanismo, ma che non necessariamente significa che uno voglia farsi „ciucciare il cazzo“ da lei. Per Bruno si tratta di uno scompenso psicologico il fatto che lo voglia davvero, ma anche in lui è in gioco piuttosto il desiderio di non invecchiare e non quello di tradire la moglie, Anne, che nel brano citato, „per le vacanze di febbraio…andò a trovare i suoi“; mentre con Christiane, in quel momento era già divorziato da Anne, non c’è stata alcuna promessa cattolica di fedeltà. L’indissolubilità del matrimonio in cui io credo fermamente, Bruno la percepisce già nella scena del suo matrimonio in chiesa come un fanatismo del prete eccitato da san Paolo, in vero è gratia pura nella carne, nella materia. Tanto più in una società come quella trasparente in cui tutto (film, pubblicità, romanzi, video…) racconta qualcosa altro ed in modo particolare l’idea folle della spontaneità dell’amore, che è il contrario della fedeltà. Il Papa cerca di aiutarci dicendo che Dio è tenerezza, vicinanza e misericordia e cercando di non farci fissare sul sesso, quasi che questo fosse l’unico possibile peccato. Per comprendere il cattolico Papa Francesco sarà necessario chiedere la grazia del discernimento: che cosa ci allontana davvero dalla gratuità del dono dell’essere come amore gratuito? Forse la separazione tra gratis et frustra è davvero il peccato più grande: noi abbiamo ridotto l’amore gratuito ad un romanticismo sentimentale, ma amare gratuitamente, significa accettare il momento frustrante del reale…

Credo che in tutti i misteri teologici, anche e soprattutto in quello del „sabato santo“, ci siano momenti analogici (cfr. Lateranense IV) nel reale. Giustamente mi scrive un’amica: „Moltissimi sperimentano questa condizione, questo essere nella solitudine più buia. Sono rassegnati. Spesso si vuole anche restare ancorati all’inferno, convinti che nessuno potrà scendere in quell’abisso per donarci il calore della Sua presenza. Solo Cristo in definitiva viene a visitarti nelle tenebre, affinché tu risorga con il potere del Suo Spirito…È vero quello che dici, che solo Lui è sceso negli Inferi per liberarci dal male. Questo suo movimento, questo venire a noi, lo devi sentire verso di te. È a te che si dona. Anche io trovo molto difficile sostenere gli ambienti di chiesa. Quando posso mi rifugio tra monaci, che mi restituiscono un senso…“. Le avevo parlato delle mie difficoltà a seguire i gesti concreti di CL. Io mi rifugio in SPN, Balthasar, Ulrich, insomma negli autori che dal cielo mi guidano, c’è ne sono altri, anche donne come Adrienne e Etty. E poi nei sacramenti  della Chiesa. Io non credo che l’uomo di oggi possa essere aiutato se non da persone che abbiano fatto davvero esperienza della discesa all’inferno e che non rinviano a sé, ma a Cristo, che nell’inferno vi è disceso nella radicalità più profonda così da poter abbracciare, dal basso, tutto l’abisso dell’uomo: dai campi di concentramento nazisti, ai gulag stalinisti, fino ad oggi, alle cliniche in cui si uccidano milioni di bambini non nati, ai morti nel Mar Mediterraneo, ai campi di concentramento libici, alle guerre folli che combattiamo come se il lupo fosse sempre l’altro, ad ogni forma di egoismo personale e collettivo e fino arrivare alle conseguenze che tutto  ciò ha sulla psiche e sul corpo dell’uomo, per esempio, in quel volere essere „ancorati all’inferno“ e non a quel Logos universale e concreto, il cui annuncio: „resurrexit“, giunge, per quanto debole, fino a noi. Per grazia! 

„Bisogna che non si possa dire di uno: „È un matematico, un predicatore, una persona eloquente, ma solamente che è un uomo per bene („honnête homme“). Questa qualità universale è la sola che mi piaccia. Quando nel vedere una persona ci viene in mente un suo libro è cattivo segno“ (Blaise Pascal, Pensieri, 14). A questo mi ha educato Ulrich, che mi fece un grande complimento per il mio modo di leggere „Homo abyssus“, secondo lui io ero sempre nella lettura laddove mi trovavo esistenzialmente, ma che non voleva che si associasse la sua persona ad un libro - lui era un piccolo pellegrino e fratello di Gesù che si dava tutto nel rapporto che si instaurava con lui hic et nunc! Parlando di tutto, anche di libri! 

Abba nostro…

(Dopo la Santa Messa nella comunità monastica fondata da Giuseppe Dossetti (1913-1996), Parrocchia di S. Innocenza) La predica del sacerdote Lanfranco Bellavista mi ha colpito molto.  Innanzi tutto ha collegato l’idea della santità a quella della „destrutturazione“ - incontrare un santo significa incontrare uno che ci  destruttura, che fa cadere i nostri „castelli“. Il Santo Padre nel 2015 lo aveva detto alla fraternità di CL di decentrarsi dal carisma, ma nessuno, assolutamente nessuno o quasi, anche don Carrón non lo fece, prese sul serio la parola del decentramento dal carisma, perché anche il carisma può diventare una „struttura“. Destrutturarsi non significa dittatura della spontaneità, ma dare una chance al Signore di giungere davvero nella profondità del nostro io, del suo bisogno e desiderio, del suo peccato. Secondo punto della predica di don Lanfranco: non bisogna indurire il cuore; ogni struttura indurisce il cuore e non vi è più alcuna tenerezza nel nostro comunicare. Dobbiamo lasciar spazio alla Parola, con cui Dio ha creato il mondo; il dono dell’essere come atto di amore gratuito è la formula filosofica per la comunicazione della Parola dell’amore gratuito. Meditare questa parola significa chiedersi cosa significhi per me, ma anche annuncio agli altri, come ha sottolineato anche il Padre nell’Angelus, che tra l’altro ha pregato ancora una volta per il superamento del flagello della guerra ed in modo particolare per il martoriato popolo ucraino, che sta soffrendo molto. Noi non annunciamo più la Parola, perché essa non significa nulla per noi. VSSvpM! 


(Podere del Germano Reale, Coriano, 15.7.23) Maria è presente sotto la croce e „soffre con il Figlio, fa esperienza nel suo spirito della morte del Figlio, il colpo con la lancia, la ferisce, ferisce lei che deve sopravvivere al Figlio, il colpo che le era stato promesso“ (Balthasar, Antologia-Servais, 275). Qui sotto la croce nasce la Chiesa: „il suo costato fu ferito con la lancia e venne fuori acqua e sangue“ (SPN, Esercizi, 297,3). „Acqua e sangue dei sacramenti“ (Balthasar). Qui sotto la croce il Logos è ricolmo fino all’estremo della pienezza divina e della sostanza del mondo; dobbiamo ricordarci di questo se noi cristiani non vogliamo diventare un club elitario ecclesiale. Cristo è venuto a salvare la sostanza del mondo, è venuto a salvare noi, che di quella sostanza siamo ricolmi. Maria è presente sotto la croce con alcune altre donne e con Giovanni, perché sotto la croce „si compie l’incarnazione di Dio e comincia la chiesa“, che ha l’unico compito di distribuire eucaristicamente questa pienezza divina del Figlio e questa sostanza del mondo che ha accolto in sé. I clericali-clericali e i clericali-anticlericali non capiscono questo, perché sono unicamente interessati alla distribuzione della loro vanagloria. I primi vogliono distribuire la vanagloria ecclesiale (mondanità spirituale in forma formalistica), i secondi la loro ottusa incapacità a riconoscere che ill movimento di discesa e finitizzazione del Logos è compimento della donazione dell’essere come amore e non una forma di estraniazione, da cui ci si dovrebbe liberare… 

Ieri qui al podere ci è venuta a trovare la famiglia Dantini (vedi selfie di Dora nella mia bacheca in Instagram-Facebook); con Livia, che è amica di Massimo Borghesi, ci siamo conosciuti per Facebook; è una delle poche persone che mi ha detto di leggere a volte il mio „diario notturno“, che tra l’altro è stato aperto per ben 9.170 volte. Michele è professore di storia dell’arte ed è un specialista di Paul Klee. Ama la cultura russa ed era molto interessato all’idea fondamentale dell’Homo Abyssus. Livia mi sembra molto profonda, ad un certo punto ha detto che la grandezza di Cristo consiste nel fatto che quando io mi trovo all’inferno lui non si spaventa di ciò, ma viene a salvarmi proprio la dentro…

In vero la risposta al motivo elementare in cui si può riassumere l’“Homo abyssus“ è molto semplice: l’essere è un dono di amore „umsonst“ (gratis et frustra), di cui possiamo fare esperienza nella „piccola via“ della nostra esperienza quotidiana. Tutte le forme di ipostatizzazione dell’essere (quasi che l’essere stesso sia una persona di cui lamentare la mancanza, invece che di essere l’atto di donazione del Dio trinitario come persone), tutte le forme in cui l’essere rimane nella sospensione astratta di un’ontologia che non si fa carne, hanno dimenticato le polarità ultime in cui l’essere viene donato (essere, essenza; povertà, ricchezza; uomo donna; persona singola e comunione…). Il lavoro filosofico è un lavoro di discernimento per svelare ogni forma di logicizzazione dell’essere che per l’appunto lo rende oggetto di una gnosi e non di un atto di amore…

„Huxley ha dimenticato di tener conto dell’individualismo. Non ha saputo capire che il sesso, una volta dissociato dalla procreazione, sussiste meno come principio di piacere che come principio di differenziazione narcisistica; lo stesso dicasi per il desiderio di ricchezza“ - non è Paolo VI nell’enciclica odiata dai modernisti cattolici, „Humanae vitae“, ma Michel Djerzinski nel romanzo di Michel Houellebecq, Le particelle elementari). Houellebecq sa che c’è un bisogno sessuale che mira al piacere, anche a quello del sesso orale, ma sa anche che nella sostanza del mondo si è infiltrato un elemento tossico, il narcisismo, che distrugge l’essere-con dell’uomo, la struttura comunionale più profonda dell’essere nella sua interezza e dell’essere uomo in particolare, senza per questo concedere nulla a forme di collettivismo che non tengono conto che per quanto l’uomo non possa vivere da solo, esso riceve in modo del tutto personale e singolare il dono dell’essere.  

„C’è un certo modello di vaghezza e di bellezza, il quale consiste in un certo rapporto tra la nostra natura, debole o forte che sia, e la cosa che a noi piace“ (Pascal, Pensieri, 10). La relazione tra noi e la cosa (casa, donna, paesaggio, poesia, romanzo…) può essere costruito su un modello buono o su uno cattivo, secondo Pascal. Buono sarà il modello se corrisponde alla semplicità e completezza del dono dell’essere, cattivo se complicato ed incompleto. Cattiva sarà la relazione se rendesse sostanza ciò che sostanza non è, essenza ciò che essenza non è! L’essere non è una sostanza, l’essere è un dono! Ma la cosa donata (una donna, una rosa…) è sostanza, non l’essere, quest’ultimo in vero è „niente“, „nulla“, cioè amore. 

"Siamo arrabbiati con Putin perché ha bloccato il flusso di denaro degli oligarchi che andava nelle tasche di molti capitalisti occidentali. È così semplice“ spiegare il motivo per cui Putin è così odiato, così si esprime l’ex analista della CIA e vicedirettore dell'Ufficio antiterrorismo degli Stati Uniti Larry Johnson, che tra l’altro pensa che "l'Occidente non può vincere“ questa guerra e che solo la diplomazia ci porterà fuori da questo incubo (cfr. fonte: Useful idiots).

Abba nostro…


 (Podere del Germano Reale, Coriano, il 14.7.23) Una notte silenziosa, dopo il casino notturno di Riccione, causato principalmente dal bagno numero 100. 


„Fu tolto dalla croce da Giuseppe e da Nicodemo, alla presenza della sua madre addolorata“ (SPN, Esercizi, 298,1). Nicodemo alla fine si espone con un gesto pubblico e non solo con dialoghi segreti di notte  con Gesù. Anche questo ultimo atto della sepoltura di un morto accade „alla presenza della madre addolorata“, che la tradizione mariana presenta trafitta „dalle sette spade“ e secondo Balthasar questo è un simbolo „debole“ (cfr. Antologia-Servais, 274-275). Maria è solo un uomo! Non è un uomo-Dio e quindi non può portare il peso del peccato del mondo; lei è immagine del „finito in quanto finito“ (Ulrich). Come l’essere finito è dono dell’Essere infinito, così anche qui nei misteri della passione Maria è „partecipe“ a questa sofferenza sovra-umana, come la „sovraessenzialità“ dell’essere è „partecipazione“, non „identificazione“ con l’Essere assoluto, che dona gratuitamente l’essere. La metafisica  dello spirito hegeliana, con tutti i suoi passi che la precedono (cfr. Balthasar, Gloria III,2), è un percorso di identità tra Dio e l’uomo, che poi Marx trasformerà in una priorità del lavoro rivoluzionario dell’uomo e che le filosofie esistenziali ateistiche (Sartre) intenderanno nella modalità dell’esistenza vs essenza, fino alla scomparsa dell’essere stesso come dono in nome di un’ontologia non esistente o debole (Marion, Vattimo). Ulrich con il suo „Homo Abyssus“ farà discernimento della tentazione della „metafisica dello spirito“ e riproporrà, a livello dell’esistenza, della „piccola via“ (Teresa di Lisieux) e della materia (il sì di Maria accade nella sua materia) la finitudine dell’uomo come „partecipazione“ al mistero del dono dell’essere, che nella passione rivela il suo aspetto tragico, a cui l’uomo-Maria può solo assentire: „non viene preteso da lei null’altro se non la non-ribellione, piuttosto lei deve dire il  suo si fino alla fine terribile. Da nessun uomo, da nessuna madre, da nessuna donna si è potuto pretendere così tanto“ (Balthasar). Maria è antropologia compiuta come „partecipazione“ e „lasciar accadere“. Se penso alla mamma di Emma vedo che alle volte vengono richieste a noi uomini cose che sono del tutto incomprensibili a noi uomini…


Don Giussani: „Proprio perché sa che tutto appartiene a qualcosa di più grande di sé, in cui tutto è redento, anche il meschino, anche quello che di per sé è piccolo e doloroso. Allora anche il meschino e il doloroso partecipano del significato, cioè acquistano valore e grandezza. Il concetto supremo antropologicamente più grande del cristianesimo, è il concetto d'offerta. Per cui l'individuo che sta esprimendosi in un gesto anche ridottissimo rappresenta in effetti una partecipazione totale all'essere. Se l'uomo in quello che fa, in quello che sta facendo, fosse anche lì, fermo, nel letto, riconosce d'appartenere al disegno di Dio e alla sua volontà, riconosce d'appartenere a Cristo, egli diventa insostituibile funzione a quel disegno; quel disegno mancherebbe di qualche cosa se mancasse di quell'istante; e quel disegno, a prescindere da tutti i condizionamenti, dà a quell'istante dell'uomo tutta la carica del suo significato totale, cioè di Cristo stesso. Non c'è più l'inutile, non c'è più lo sfortunato, non c'è più il disgraziato, non c'è più il deietto; ma tutto quanto il valore dell'uomo, qualunque cosa faccia, piccola o grande, si gioca totalmente nella coscienza del suo rapporto con il tutto, con Dio, col Padre, nella coscienza e accettazione di appartenere in quello che fa“. ( Giovanni Testori e don Luigi Giussani, IL SENSO DELLA NASCITA) - Don Giussani in questo passaggio dal suo dialogo con Testori non dice null’altro di quello che ho cercato di esprimere sopra, solo che non lo riferisce qui direttamente a Maria ma all’offerta di ogni uomo, per quanto meschino esso sia, per quanto possa lasciar solo accadere ciò che accade. Lasciar accadere non significa non partecipare anche ad un lavoro di recupero delle capacità perse, come nel caso di Emma, come nel caso di ogni percorso di riabilitazione. 

„Lo stelo del clitoride, la corona e il solco del glande sono rivestiti di corpuscoli Krause, ricchissime di terminazioni nervose“ (M. Houellebecq, 169). Con questo linguaggio scientifico Christiane spiega a Bruno il motivo per cui l’uomo e la donna hanno piacere nel rapporto sessuale, ed in modo particolare in quello orale. L’altro giorno avevo scritto che l’esistenza del clitoride nella donna, significa, se si vuole prendere sul serio l’opera creatrice di Dio, che il piacere sessuale stesso è dono di Dio, ed avevo fatto notare che il maschio non avrebbe qualcosa di simile, ma solo il pene per la funzione biologica di liberarsi dall’urina, per la procreazione e per il piacere, ma per l’’appunto non avrebbe un organo separato con la sola „teleologia“ del piacere come il clitoride, ma ovviamente la parte superiore del pene, il glande, ma anche il tessuto del  pene e dei testicoli con la loro sensibilità al piacere, sono qualcosa di simile…Houellebecq parla di tutto ciò in modo del tutto disinibito e non dimentica nessuno dei fattori, per esempio che anche gli organi sessuali invecchiano e sono meno „teleologici“  al piacere, sebbene il desiderio sessuale in molte donne ed uomini non diminuisca, solo perché la capacità di erezione è diminuita o perché „la frammentazione dell’elastina durante le mitosi fanno progressivamente perdere ai tessuti la loro compattezza e la loro elasticità“ (170), così che per l’appunto si ha „la fica di una donna vecchia“ o il cazzo di un uomo vecchio…ed è chiaro che anche questo può essere offerto, ma la cosa non è così semplice, perché implica una completa maturità nei confronti della propria finitudine…

Ci sono certamente „fantasie contrarie al proprio bene“ (Pascal, Pensieri, 9-10 per questa e per tutte le altre citazioni), „e questa bizzarria fa perdere la bussola“. Ovviamente nella mia educazione cattolica ho imparato a collegare una tale frase con le fantasie erotiche, ma Pascal stesso dice che il „piacere è la moneta per la quale diamo tutto quello che si vuole“, anche alla „malizia della concupiscenza“. Io direi che è opportuno applicare a questi temi un metodo fenomenologico e personale semplice, cioè non negare i fatti, riflettere a partire da „ordinarie conversazioni quotidiane“ e non solo da riflessioni astrattamente filosofiche e se è possibile evitare errori comuni, come la „luna a cui si attribuisce il mutare delle stagioni, il processo delle malattie…“; su quest’ultima cosa Pascal è più realista di me: „quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che ci sia un errore comune“…io direi che dobbiamo tenere conto dei fatti (fenomeni) e delle persone. Per quanto riguarda il piacere è un fatto che la voglia sessuale per alcuni (molti?) uomini non diminuisce per il fatto che essa è diminuita nel proprio partner o perché i suoi organi sessuali sono invecchiati. La fedeltà non si gioca secondo me con astrazioni. Anche Pascal dice: „morale e linguaggio sono scienze particolari, ma universali“; universale è che tutto ha a che fare, sia il linguaggio che la morale con il dono dell’essere come atto di amore gratuito, ma particolari sono gli uomini che vivono questo dono. Ieri ho detto a mia moglie: il sesso è per me importante, ma tu lo sei di più. La fedeltà matrimoniale è una questione di fedeltà ad una persona, non ad una legge e per questo motivo, senza negare ciò che dice Gesù e cioè che puoi compiere adulterio già nel tuo cuore, non esiste una legge per cui tutte le fantasie erotiche sono di per sé contrarie al tuo bene…

„Biden sta conducendo l'operazione di guerra di gran lunga più aggressiva che gli Stati Uniti abbiano mai condotto contro la Russia, con obiettivi ideologici massimalisti, un'escalation costante e nessuna fine in vista - e i media continuano a inquadrare la sua posizione sull'Ucraina come "cauta" ed "esitante" 🤪“ (Michael Tracey, Twitter, 14.7.23)

Abba nostro…


(Riccione, il 13.7.23) „Guardare e considerare ciò che fanno (la Nostra Signora e san Giuseppe), per esempio, camminare e lavorare, affinché il Signore nascesse in somma povertà per poi morire in croce dopo tanti stenti di fame e di sete, di freddo e di caldo, di ingiurie e di affronti; e tutto questo per me. Quindi, riflettendo, trarre qualche vantaggio spirituale“ (Esercizi, 116) - è possibile trarre qualche „vantaggio spirituale“ da questa storia? Balthasar cita questo passaggio (Antologia-Servais, 274) per parlare della Madre coinvolta nel mistero di redenzione. Ieri abbiamo visto, che nel caso estremo, il coinvolgimento di Maria consiste nel lasciar-accadere. In vero quasi tutta la nostra vita dalla nascita, al lavoro fino alla morte e per quest’ultima in modo radicale come per la nascita, si tratta di un lasciar-accadere. Certo decidiamo di fare un certo lavoro, ma poi comincia la logica del lavoro stesso. Insomma ciò che consideriamo nella storia santa è anche quello che accade nella nostra esperienza. Tutto ciò che accade nella storia santa ed anche nella nostra esperienza è profondamente „per me“, mentre noi pensiamo spesso che questo e quello accada „contro di me“. Ma ripongo la domanda: quale vantaggio si  può trarre da una storia che vuole povertà, mentre noi vogliamo ricchezza, che riguarda il lavoro di una vergine, mentre noi vogliamo sesso?…la moda oggi ci presenta delle giovani ragazze, ma non solo, in spiaggia in cui si vede il culo senza alcun impedimento ed anche i seni sono appena coperti ed io siedo qui e faccio una meditazione sui testi degli Esercizi. Che vantaggio ne traggo? In vero la sofferenza non sin ferma neppure durante una serata di ballo, come ieri quando una signora è caduta ed ora deve essere operata…una ragazza che stava passando è stata invitata dalla DJ ad entrare nel cortile da ballo e lei, dopo qualche esitazione è entrata e si è messa a ballare muovendo il suo giovane e bel corpo, una signora più anziana balla con lei, ma cade, forse perché aveva dei tacchi troppo alti, la giovane donna, smette di ballare e va prendere il ghiaccio e poi la responsabile dell’Hotel  porta la donna che era caduta in ospedale…guardare e considerare come neppure la notte di ballo Riccione può fermare il mistero della croce…considerare tutto ciò non è masochismo, ma realismo più puro, con una dimensione di speranza: tutto accade per, non contro di me! Balthasar ponendo l’attenzione su Maria ci fa comprendere come lei fosse indispensabile per il concepimento, per la nascita e per la morte di Gesù: „Nessuno uomo e senza altri uomini“, quindi Maria non può aiutare Gesù a scendere dalla Croce, ma la sua presenza è indispensabile e non bastano i ladroni, neppure nella versione di Luca, in cui uno si converte: c’è davvero bisogno di una persona che sia totalmente madre e vergine, cioè aperta radicalmente al mistero. Questa è la singolarità di Maria! Questo è il motivo per cui ho fissato nella mia bacheca in Facebook l’icona di Maria comprata a Creta per Emma. Nella storia, questo è storico (copyright, per la formula, di Houellebecq), c’é stata un uomo, solo uomo, che è stata davvero completamente a disposizione di Dio, come madre e come vergine e nessun crimine, neanche nella Chiesa, ci ha fatto dimenticare nei secoli, questa disponibilità fatta donna! VSSvpM! 


Ci sono certe frasi di autori non cristiani di cui i cattolici „tradizionali“ sono del tutto golosi, ma proprio in queste frasi bisogna stare molto attenti, a non usare autori per scopi, che sono del tutto estranei a questi autori stessi. Eccone una: „Il 14.12.1967, l’Assemblea nazionale votò in prima sezione la legge Neuwirth sulla legalizzazione della contraccezione…A partire da quel momento ampie fasce di popolazione ebbero accesso alla liberazione sessuale, sin lì riservata alla élite economica e agli artisti.  Fa un certo effetto osservare come spesso tale liberazione sessuale venisse presentata sotto forma  di ideale collettivo, mentre in realtà si trattava di un nuovo stadio nell’ascesa storica dell’individualismo. Coppia e famiglia rappresentavano l’ultima isola di comunismo primitivo in seno alla società liberale“ (M. Houellebecq, Le particelle elementari, 137). A parte che ciò non è vero: spesso coppia e famiglia nel mondo cattolico erano luoghi del tutto patriarcali in cui la donna era ridotta a lavorare per l’uomo (niente comunismo) e a parte il fatto che Houellebecq nel suo ultimo romanzo parla di sesso orale come nessun cattolico tradizionale vuole sentire, rimane vero che l’osservazione ha un momento di verità forte, quella dell’individualismo, ma allo stesso tempo, rimane il fatto che la società trasparente nel suo egoismo e nella sua pornografia, che davvero non dovremmo legittimare intellettualmente come giustamente ci consiglia Houellebecq, ha anche un suo momento di verità: il sesso è completamente inserito nella struttura dell’umano, perché l’uomo vuole vivere e non morire. Il „perficit“ della grazia non può non tenere conto di questo momento della „natura“, anche se la natura invecchia, mentre la grazia non lo fa.


Ieri a Marcelli (Ancona) abbiamo passato alcune ore molto belle con Maria Grazia e Bruno e con Nicola e Paola, che hanno preparata per noi un bel pranzo; è stato possibile riflettere con calma su temi importanti…tra cui la disforia.



Abba nostro… 


(Pomeriggio, Podere del Germano Reale, Coriano) „Dire l'Angelus quando ci si alza, quando si sorge dal letto al mattino (se lo ridiciamo insieme dopo, non importa)! Ma l' Angelus è una formula proprio divina, è l'uomo che dignitosamente si imbarca nella vicenda della giornata come un pezzo del suo cammino verso il destino! Se ci fosse qui gente che ha la dignità umana, l'intelligenza umana e la potenza umana di un Aristotele o di un Socrate o di un Platone, la cosa da cui sarebbe più colpita del mondo di adesso è questa (nel mondo, in qualsiasi tempo!): degli uomini che si educano (si educano! È bellissimo che debbano fare la fatica di educarsi, perché altrimenti lo spring, la sorgente viene subito bloccata: l'acqua si disperde, se l'io non si crea un atteggiamento secondo la sua natura) e allora riconoscono la ragionevolezza di intraprendere la giornata. La ragionevolezza di intraprendere la giornata - sia buona sia cattiva, sia triste sia in una situazione euforica - è data dallo scopo, dalla coscienza dello scopo. Qui è il genio del Mistero nel modo che ha usato per svelarsi all'uomo, che è la suprema caratteristica della sua definizione come misericordia (perché la definizione che il Dio cristiano ha dato di sé è la parola misericordia; non c'è nessuna parola che evochi la parola Mistero come la parola misericordia: non si può capire la misericordia, se non si brandisce il punto di vista della parola Mistero). ( LUIGI GIUSSANI, L'autocoscienza del cosmo) - Konstanze ed io diciamo sempre, alla mattina presto, quando andiamo in macchina insieme a scuola l’“Angelus“ e poi seguiamo alla domenica quello del Papa; Giussani, di cui oggi a san Leo abbiamo trovato un bel basso rilievo davanti alla Chiesa di Sant’Igne, dove era stato anche San Francesco (vedi foto nelle mie bacheche di Instagram e Facebook), spiega bene il motivo per cui è bene fare questo gesto di preghiera; un motivo simile ha anche la mia meditazione mattutina sugli Esercizi di SPN/Balthasar (Antologia-Servais), con la preghiera sempre uguale che li apre, se no nell’estate nulla ricorda più l’avvenimento di Cristo; la lettura della biografia di Kafka o delle „particelle elementari“ di Houellebecq sono anche „educazione“, per esempio alla non autoreferenzialità e quest’ultimo, nel suo modo esplicito di parlare di sesso, mi aiuta a superare un certo moralismo che ho succhiato con il latte su questo tema e che di fatto è per tutti ed anche per me quasi sempre solo fariseismo…



(Riccione, il 12.7.23) SPN invita a considerare la „solitudine della nostra Signora“ (208, settimo giorno c). In che cosa consiste questa solitudine? „Soffre nello spirito di non poter togliere nulla al figlio“ (Balthasar), non può toglierli alcune peso della sofferenza che intuisce che il Figlio sta portando per tutti e che pesa più di tutto il mondo; sa che no può togliere alcun peso a Gesù indebolito già dalla brutale flagellazione romana (cfr. Mel Gibson, The passion): „deve lasciar accadere tutto ciò e può offrirgli solamente questo lasciar-accadere, che come tale non può risolvere un bel nulla“ (cfr. Antologia-Servais, 274). Qualcosa di „analogo“ accade ad una madre o ad un padre che devono lasciar-accadere una malattia fisica o psichica della propria figlia o il non trovare marito o moglie rispettivamente della figlia o del figlio. Vediamo come genitori che i propri figli sono coinvolti nel mistero della sofferenza e non possiamo far nulla e il nostro amore consiste proprio solamente nel lasciar-accadere, un lasciar accadere che non risolve la sofferenza stessa o minimamente. „Analogia“ è sempre nel pensiero cattolico: „maior dissimilitudo“, perché il rapporto tra Maria e Gesù è del tutto singolare…


Dopo tre anni rivedremo oggi, „Deo volente“ Maria Grazia e Bruno, Paola e Nicola. 


Houellebecq sul cristianesimo: „Profondamente distaccata dalle categorie cristiane della redenzione e della grazia, estranea alla nozione stessa di libertà e perdono, la sua (del fratello biologo molecolare nel romanzo) visione del modo aveva un che di meccanico e spietato“ (Michel Houellebecq, Le particelle elementari, 107). „Qualsiasi anche approssimativa analisi dell’umanità dovrebbe necessariamente tener conto di casi come questo (della nonna cattolica nel romanzo). È storico: essere umani di questo tipo esistono. Esseri umani che lavorano per tutta la vita, e lavorano duro, solo per abnegazione e per amore; che per spirito di abnegazione e di amore danno letteralmente la propria vita al prossimo; che tuttavia non hanno mai in alcun modo la sensazione di sacrificarsi; che in realtà non hanno mai immaginato maniera di vivere diversa da quella di dare la propria vita al prossimo per spirito di abnegazione e di amore. In pratica, questi essere umani sono generalmente le donne“ (110). Sta parlando un nichilista, che però non vuole negare ciò che è storico, anche se la sua spiegazione del mondo è piuttosto rigorosamente deterministica e ritiene che il comportamento umano abbia a che fare „con un gran numero di neuroni“: „eppure in determinate circostanze , estremamente rare - i cristiani parlavano di stato di grazia - un’onda di coerenza nuova sorge e si propaga all’interno del cervello“ (111). In questi giorni con mia zia Pina e mia mamma abbiamo a che fare con alcuni fatti storici che corrispondono alla citazione di pagina 110, anche se forse non allo stato puro. Donne che hanno servito con abnegazione i mariti e i famigliari fino alla morte…ma allo stesso tempo vedo, anche in una donna come mia mamma tutta chiesa e famiglia (in modo particolare i figli) che c’è un bisogno di libertà da questo asservimento al prossimo (perché di  fatto certe forme di amore sono forme di asservimento); comunque è grande la capacità di osservazione di Houellebecq e che non riguarda solamente l’uso o il non uso del cazzo. 


Aaron Maté e Katie Halper: „proprio questa settimana, mentre il Presidente Biden progetta di inviare all'Ucraina munizioni a grappolo considerate dalla NATO un crimine di guerra, si sono ricordati di quando Jen Psaki e l'amministrazione Biden si lamentavano che se la Russia avesse usato munizioni a grappolo, sarebbe stato (avete indovinato) un crimine di guerra“ (Redazione di Useful idiots).


Abba nostro… 


(11.7.23 - Benedetto, padre del monachesimo occidentale e patrono dell’Europa) „Chiedere dolore, afflizione e vergogna perché il Signore va alla passione per i miei peccati“ (SPN, Esercizi, 193).  Questa questione dei „miei peccati“ è molto seria ed è una caratteristica del pensiero cattolico (anche romano cattolico): „moriendo pro meis peccatis“, non solo per i peccati degli altri. Balthasar ci tiene a sottolineare che a differenza di Lutero, sorprendentemente, sorprendentemente se si pensa al „sola gratia“,  non si trova nella concezione cattolica alcuna forma di „sinergismo“ - io non coopero alla mia salvezza „ex aequo“, perché davvero nel senso del „sola gratia“, la grazia della salvezza è grazia e chiamata. Come accadde per Pietro, a cui il Signore chiede per ben tre volte se lo ami ed a cui mai sarebbe venuto  in mente di dimenticare che lui aveva rinnegato il Signore ed in questo senso era uno di quelli che lo ha crocifisso (cfr. Antologia-Servais, 272-273). Non sono io che dico a me stesso, guarda il Signore ti vuole salvare, ma è il Signore che me lo dice, in un intimità di dialogo ed essere-in-lui. Io contemplo lui, non me! In me non vi è nulla da contemplare, perché di fatto vi è solo mancanza di amore e mancanza di fedeltà, a qualsiasi livello. Contemplando il suo „abbandono“ vedo quale sono le conseguenze ultime di questa mancanza di amore e fedeltà. Lo ripeto: dobbiamo guardare a chi è salito in croce per noi (per me) ed è disceso all’inferno per noi (per me), non noi stessi, perché questo ha come conseguenza solo un contrappunto psicologico: credere in se stessi, che potrebbe essere anche l’inferno, come mi scrisse Balthasar da giovane. Quando io dico che dobbiamo tenere conto del caos dell’inconscio, delle perversioni polimorfi, etc. non intendo giustificare nulla, ma semplicemente non fissarmi in quelle forme di mancanza di fedeltà e amore che si nascondono nella libido, perché in quest’ultima, in tutta la sua contraddizione, si nasconde anche la volontà di vita e non una maniacale concentrazione su di sé.  Io non voglio incontrare il mio sé, ma Cristo, ma questo a partire dall’esperienza personale e collettiva in cui mi trovo. Signore, aiutami a guardarmi il meno possibile, ma neppure a sublimare la mia libido in forme di pseudo religiosità. Nella confessione della mancanza di fedeltà ed amore c’è tutto, anche la mia sessualità, ma ben altro: il mio non voler invecchiare, il mio essere ben poco „balsamo“ per gli altri, in modo particolare per chi mi vive vicino. Sono triste Signore di non essere più equilibrato, più ancora di non essere balsamo per gli altri. Signore vieni presto in mio aiuto! 


La prima parte della notte è terribile: ogni sera gli insopportabili bassi del bagno numero 100, che non è terribile perché non mi fa sentire Mozart, ma perché con l’esagerata sottolineatura dei bassi, distrugge la musica stessa che sceglie. Ho cercato di vedere un film per non concentrarmi ai bassi, ma la scelta non era molto buona e poi guardare sdraiato, in un calore umido molto alto, mi ha reso del tutto nervoso, cosa che fa suscitare in me l’idea che la libido possa risolvere il problema e non lo può, ma non credo neppure che, se si è strutturati come me, la si possa  del tutto evitare e se una determinata persona mi sveglia una certa fantasia erotica (ma io non sono per nulla bravo in ciò), non è che voglio compiere con lei adulterio ed almeno, sebbene in modo ridotto, mi è presente…e posso pregare per lei (dopo). 


Chiedo a san Benedetto l’intercessione per il dono della pace! Chiedo una soluzione per i migranti ed anche un tentativo di dialogo tra populisti e le sinistre. 


„Google ha deciso che l’intervista di @jordanbpeterson

a @RobertKennedyJr -- che ha ottenuto il 20% dei sondaggi - conteneva idee (per esempio sui vaccini) che non dovevano essere ascoltate, quindi ha semplicemente bandito tutto da YouTube.

Questo tipo di controllo del nostro discorso politico da parte di giganti aziendali dovrebbe essere scioccante, ma è ormai normalizzato“ (Glenn Greenwald, Twitter, 10.7.23).


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ho ripreso Michel Houellebecq tra le mani, dopo aver letto mesi fa il suo ultimo romanzo, in traduzione tedesca, „La distruzione“, questa volta, nella traduzione italiana di Sergio Claudio Perroni, „Le particelle elementari“, Firenze 1999 (Parigi 1998). Ho immediatamente la sensazione di autenticità e capacità di pensiero. Il romanziere francese non è uno che usa la parola della svolta epocale per cose di poco conto, quelle che lui chiama le „mutazioni metafisiche“ sono poche, il cristianesimo è stata una di queste mutazioni, quando il potere romano sembrava essere ancora molto forte, la scienza un’altra, quando il potere cristiano sembrava intoccabile. Forse proprio in questi decenni ne sta capitando una che è forse una prosecuzione di quella scientifica e che Paul Kingsnorth chiama l’epoca della macchina, in cui si vuole a far meno degli uomini. Negli anni 70 Houellebecq vede una rivoluzione antropologica, chiamata rivoluzione sessuale, che ha minato la comprensione giudaico cristiana del matrimonio, ma in vero qualcosa di essa si percepisce già nel diario di Etty Hillesum, scritto negli anni 40. Per Etty non si tratta di una soddisfazione sessuale individuale come meta della felicità (questo fa parte davvero degli anni 70), piuttosto di una piega della carne, di cui si deve tenerne conto, per cui Etty si spoglia nuda di fronte al camino e vuole aver una soddisfazione meramente carnale, che infine piuttosto appaga l’uomo che lei e che non è solo di carattere eterosessuale, anche se Etty non si confesserebbe alla dona che sveglia in lei certi interessi, ma in vero per non imbarazzare lei. L’ebrea Etty non vuole avere un rapporto matrimoniale eterosessuale classico (nel senso della nonna cattolica e che votava de Gaulle, del libro di Houellebecq) ed anche il rapporto „matrimoniale“ che vive è con un 62enne, e per questo avrà dovuto anche tener conto della differenza di forza  sessuale tre lei e lui; anche solo l’erezione, se funziona, non funziona più come quella di un giovane. Tutto questo che cerco di descrivere è per Etty forse anche un momento della carne per la carne, ma anche della compassione e di fatto per aver un rapporto con un 62enne devi avere anche il senso della compassione (oppure lo si compra con il denaro, ma è un’altra cosa). Con il 54enne Spier non si tratta solo di tenerezza: „la tenerezza è anteriore alla seduzione“ (Houellebecq, ibidem 66). Certo si tratta anche di questo, della tenerezza, e certamente nel rapporto tra Etty e Spier non è in gioco primariamente la „seduzione“, ma la „lotta“ dei corpi che rotolano per terra e lotta non è solo „tenerezza“. Insomma il loro viaggio di rafforzamento psicoanalitico coinvolge anche il corpo. Ma torniamo a Houellebecq: „Non esiste un solo esempio di moda proveniente dagli Stati Uniti che non sia riuscita nel giro di pochi anni a sommergere l’Europa; non un singolo esempio“ (87). Nei tantissimi film statunitensi c’é un modo di parlare di sesso, anche quando non se ne parla, che è del tutto differente da quello usato in un film turco o russo. Sia nei film romantici, in cui non si parla di quella cosa calda che si trova tra le gambe di una donna, sia in quelli in cui esplicitamente si parla di ciò, influenzano ogni sera il modo di pensare di milioni ed ovviamente la parte alta di Etty ed anche di Michel non è per nulla presente; la prima si arrampica fino a salvare Dio nel disastro di Auschwitz, il secondo sa che la filosofia, pur essendo „spesso considerata priva di qualsiasi rilevanza di ordine pratico, ovvero di scopo“, essa ha una rilevanza non indifferente: „Eppure la visione del mondo più comunemente adottata in un dato periodo dai componenti di una data società è determinante tanto per l’economia quanto per la politica per il costume di quella società“ (Houellebecq, 11). Fenomeni come la disforia gender nasce da una determinata filosofia, come tutto il fenomeno della „macchina“ (Kingsnorth) o dell’abolizione dell’uomo e dei suoi errori (Crawford). 

Comunque non si può accusare Houellebecq di ridurre tutto al sesso. Dei due fratelli del libro, uno, Michel, ha il pene per liberarsi dell’urina, l’altro, Bruno, invece, almeno da giovane, deve masturbarsi almeno tre volte al giorno; è certamente anche uno degli atti di coraggio di Michel Houellebecq, che per l’appunto non dobbiamo lasciare solo ai film statunitensi o europei, mettere a tema questo modo di appagamento sessuale, quando non si ha la possibilità di viverlo in coppia; Houellebecq non è un moralista, ma uno che osserva quanto del sesso ha a che fare con la chimica, quanto con la „filosofia“ („ideologia“), nel senso sopra spiegato. Sul tema „masturbazione“, anche se la frase nel CCC è ben differenziata, da vescovi e prete ho sentito quasi solo stupidità paternalistiche, anche se tra l’antropologia cristiana, nel suo momento forte, e quella materialista, vedo che Houellebecq ha piuttosto, forse in modo neppure tanto nascosto, simpatia per la prima: cfr quanto scrive lo scrittore francese alla pagina 84: „In effetti l’antropologia cristiana, per lungo tempo prevalente nei paesi occidentali, accordava un’importanza sconfinata alla vita umana nella sua interezza, ossia dal concepimento alla morte; questa importanza va collegata al fatto che i cristiani credevano all’esistenza all’interno del corpo umano di un’anima - anima nel suo principio immortale, e destinata ad una successiva confluenza in Dio. Sotto l’impulso del progresso della biologia, nel XIX e nel XX secolo doveva poco a poco svilupparsi una un’antropologia materialista, radicalmente diversa nei suoi presupposti ed assai più modesta nelle sue sollecitazioni etiche“. Sono molto grato all’Homo Abyssus di Ulrich, distante da ogni „essenzialismo“, di aver preso sul serio la lotta metafisica all’interno della materia, non al di là di essa… 



(Riccione, 10.7.23) Di nuovo „rumore“ fino a 20 all’una di notte: un’ eccessiva sottolineatura dei bassi, che nasconde e rende quasi irriconoscibili anche le melodie  più belle, come quelle dei Pink Floyd o d Michael Jackson. Ma Konstanze ed io abbiamo sviluppato una strategia per sopravvivere ed alla fine, per 20 minuti, ho sentito con gli auricolari i tre grandi tenori (Carrera, Domingo e Pavarotti) per non impazzire…  Nemmeno un tentativo sghembo di fantasie erotiche mi ha salvato dalle follie del rumore. 


Il Padre mio opera sempre e anch’io opero“ (Gv 5,17). E come ci  ricorda Pavese „lavorare stanca“, per questo c’è anche e soprattutto per Dio un „Sabbath“. Balthasar cita SPN (Esercizi 236), e riassume quanto li scritto con la parola „sforzo“. E di fatto si tratta di uno sforzo cosmico ed umano: il suo abitare nelle creature è per l’appunto lavoro di ‚nutrimento‘. Nutre gli uccelli, veste l’erba del campo (cfr. Mt 6,25-34), „fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti“ (Mt 5,48). Insomma il dono dell’essere come amore gratuito non è solo „leggerezza“ è anche „lavoro“. E lo stesso vale per la ricerca di Dio di coloro che sono malati e persi (cfr le tre parabole della misericordia di Dio in Lc 15). Come sottolinea Balthasar, Dio non è solo bontà che perdona, ma va a cercare chi si è perso e ciò che ha perso fino a quando lo trova e quando colui che era perso o morto ritorna gli va incontro e lo abbraccia calorosamente. Balthasar spiega: „La ricerca di Dio di ciò che è andato perso non significa che Dio non sappia dove questo si trovi, ma significa che egli cerca la via - se una di queste vie sia efficace - sulla quale il peccatore può ritornare al Padre“ (Antologia-Servais, 272). Ciò mi commuove: Dio cerca la via che va bene per me! E questa ricerca è lavoro, è „sforzo“ che alla fine implica il „rischio“ di mandarci il Suo Figlio amato, singolarmente amato. „Se il Figlio discende fino al più profondo abbandono del peccatore, fino nella perdita del Padre, allora questa è la più faticosa ricerca di  Dio di colui che si è perso“ (Balthasar, ibidem). Nella mia predica, nel Servizio della Parola all’ultimo giorno di scuola, alle ragazze ed ai ragazzi degli ultimi tre anni ho detto che come il figlio che va in un ‚paese lontano‘, anche noi dobbiamo andare in un ‚paese lontano‘, cioè assumere una prospettiva che non è quella che ci è immediata (nella parabola di Luca, quella del fratello che rimane a casa) e che questo viaggio è rischioso, si può infatti perdere tutto, ma il „rischio“ è possibile e doveroso, mi rendo conto in questa meditazione, perché accade nel rischio ancora più grande del Padre…


A me non piacciono le sdolcinature neppure quando parlo di mia mamma. Alcune cose che lei dice sono di stampo razzista, di quel razzismo che si respira nell’aria qui in Italia, per cui anche sconosciuti devono dirti che l’Italia è cambiata e che hanno paura dei migranti, dei „marocchini“. E secondo me ciò non ha solo a che fare con l’amore del proprio paese, anche se ovviamente il razzismo di oggi non è identico di quello degli anni 60 negli USA e proprio in questo paese ci sono forme in cui l’oggetto del razzismo possono essere anche i bianchi. Mia mamma ha votato Giorgia Meloni, perché si fida di lei e di fatto questa donna sa incantarti a livello „retorico“, ma non sempre a livello di „persuasione“. È vero, per quanto riguarda i migranti, che dobbiamo fermare un’immigrazione illegale e non controllata e che le forme di meticciato culturale non sempre funzionano, ma di fatto la prima cosa che dovrebbe venirci in testa dovrebbe essere lo „sforzo“, il „lavoro“ che eviti a concreti uomini di finire in campi di concentramento o di crepare nel mare, mentre l’uomo che l’altro giorno mi ha raccontato delle sue „paure“, viaggiava in un mercedes di lusso, ma di cui doveva sottolineare che era vecchio, e non se ne tornava a casa su un barcone rotto. Ma ritorniamo alla mia mamma. È certamente una donna coraggiosa di 85 anni, che vive e va in bicicletta vedendo da un solo occhio, che ha spesso mal di testa per questa situazione del solo occhio, ma che spesso è di  buon umore, sebbene possa appena camminare, etc. Non è solo la mia mamma, che mi ha dato la vita, è anche davvero una donna coraggiosa, ma ciò non la rende infallibile nel giudizio e non è neppure vero che lei si trova bene dappertutto come dice. Per quanto riguarda la sua fede, essa è vera e mia mamma prega molto, ma ci sono anche elementi pagani come quello di giocare al Lotto con i numeri dei morti, che guarda a caso non avrebbero nulla da fare in cielo se non di suggerire i numeri giusti ad una donna a cui, a livello di denaro, non manca quasi nulla, perché vinca alcune piccole somme di denaro, che servirebbero certamente a ben altra gente. Alla fine ciò che mi convince non è tanto l’immagine che vuole vendere di se stessa, ma il suo coraggio reale, che non so se io, con minore resilienza, ho ed avrò quando il mio corpo e le mie gambe funzioneranno ancora di meno. Ieri nella mia bacheca in Facebook (Instagram) ho condiviso una sua bella foto, sulla riva del mare, vestita di bianco e con il  suo bastone, senza il quale non può camminare, ma che le ricorda, cosa che non le piace, che è vecchia. „Invecchiare stanca“! 


„Dieci anni dopo la strage di Lampedusa, la situazione non è cambiata molto. Semmai è peggiorata. Il grido degli ultimi della terra, dei migranti, il grido che papa Francesco fa suo, arriva attraverso una lettera scritta all’Arcivescovo di Agrigento. Un appello all’umanità quasi del tutto inascoltato che ricorda la «morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro»“ (Alessandro Banfi, versione di ieri).

Don Giussani: „Se la colpa è dell'astrazione, è soltanto il concreto che può minacciare il dominio dell'astrazione. E il concreto è una presenza diversa. Ma una presenza diversa si esprime in parole, in parole che però lasciano intravvedere una continuità; non parole che «definiscono», nel senso che questo mondo «definisce tutto», vale a dire mette nella tomba tutto, rende cadavere tutto. Perciò devono essere parole che esprimono un contenuto vivo, cioè una presenza. Io non riesco a trovare un altro indice di speranza se non il moltiplicarsi di queste persone che siano presenze. Il moltiplicarsi di queste persone; e una inevitabile simpatia o, starei per dire una cosa brutale, una «sindacalità» nuova fra queste persone; così come la esprime il termine che noi usiamo: riconoscimento. Al di fuori di questo, la traiettoria è così povera, l'umano è così relegato; è come se i mendicanti di una città dovessero combattere col potere che domina la città.                                   

( Luigi Giussani e Giovanni Testori, IL SENSO DELLA NASCITA) - questo pensiero di don Giussani su delle persone vive che usano parole vive, mi commuove. Perché scrivere un diario, invece che un saggio sistematico, se non con questo motivo di superamento dell’astrazione? 

Abba nostro…


(Tarda mattinata) „Il passato non è morto, non è neppure passato“ (William Faulkner, citato in Reiner Stach, Kafka. I primi anni, Francoforte sul Meno, 2014 (edizione del 2015), 34), da una parte e il tentativo gigantesco di superare il passato lasciandolo-essere-passato di Ernst Nolte (Cfr. La guerra civile Europea, 1917-1945. Bolscevismo e stalinismo, Berlino 1987 ) sono i due poli che mi interessano, un’opposizione polare feconda dell’esistenza storica. A livello ontologico, nel „Homo Abyssus“ (1961), Ferdinand Ulrich ci aiuta a comprendere quale sia il rapporto fecondo con le „distanze“: il „già-passato“ e il „futuro-in-arrivo“, a partire da un presente che è allo stesso temp ricolmo di gratitudine per il passato e di speranza per il futuro. Ma ovviamente si tratta, cosa che Ulrich sa bene, che comprende sempre tutto nella materia e nell’esistenza storica, di non farne un „ritmo puro“. Ogni storia personale è sempre una lotta per appropriarsi un passato che ci vuole fagocitare e per superare il pessimismo fatalista del „ritorno dell’uguale“. La lettura della biografia di Kafka di Reiner Stach è un esercizio per questo approfondimento storico, anche se è possibile che in Kafka tutto sia rimasto incompiuto, non solo l’ultimo romanzo ed anche se, per quanto riguarda la mia vita, gli avvenimenti di cui parla Nolte probabilmente sono più importanti di quelli della storia di Praga, antecedentemente a Kafka, sebbene poi i due blocchi storici non siano separabili…


(Pomeriggio) Non potrei dire che il rapporto con mio padre sia stato solo un „rapporto di potere“, come forse è stato quello tra Hermann, il padre di Franz Kafka, e suo figlio. Credo che ci sia stato davvero qualcosa come amore gratuito nel suo atteggiamento, per esempio quando ha finanziato il mio studio di filosofia, ma ancor più, in certi discorsi, che abbiamo tenuto insieme e la cui intimità non ha quasi mai saputo tenere, quando c’erano altre persone, in questo caso doveva farmi vedere che lui aveva più „potere“ di me ed è chiaro, anche da alcuni racconti, per esempio a riguardo di suo nonno, il mio bisnonno Gaetano, che il suo ideale era quello di un uomo che aveva potere, cioè che era capace di mantenere ordine in una famiglia di 28 persone che vivevano insieme al porto di Cervera (Istria): il bisnonno Gaetano, la bisnonna Matilde, i tanti figli con le loro moglie e il loro figli. In altri casi sapeva analizzare bene un tipo di „paternità“, che non sapeva lasciar- andare e crescere i propri figli, come, così appariva a lui,  nel caso di mio zio (il fratello di mia nonna) Martino che viveva in Australia ed è anche vero che di fatto lui mi ha lasciato andare in Germania nel 1990 e che ciò gli costò sofferenza, a lui e a mia mamma. Ma il suo discorso che lui faceva tutto per la famiglia, sapendo che ha avuto anche donne che non erano mia mamma, non mi ha, però, mai convinto, e lo trovavo di un sentimentalismo insopportabile. Credo che il meglio del suo carattere sia venuto fuori nel suo rapporto con mia nipote Erika, la figlia di mia sorella, che lo considerava un nonno che leggeva, cosa che faceva davvero e che aveva una comprensione illimitata dei bisogni della nipote. Per me, che ho lavorato con lui da adolescente per anni, portando delle penne a delle donne nel quartiere di Mirafiori Sud a Torino, che sapeva dei sui imbrogli nella consegna delle stesse, e per mia sorella Loredana e mia mamma che lavoravano a casa a fare queste penne, che lui andava a prendere dopo il lavoro nella Ferrovia, quando non era più macchinista, a Settimo Torinese, cioè dall’altra parte della città, la cosa era più complicata: questa mistura di amore famigliare e lavoro, che ben conoscevano anche Julie ed Hermann Kafka, è stata una vera sfida alla gratuità dell’amore, sia nella fase delle penne a Torino sia in quella tessile a Casale Monferrato, che, però, io non vissi più direttamente, mentre mia madre dovette sopportarla fino alla „pensione“. Certamente mio padre ha adorato sua mamma, mia nonna Maria ed ha molto sofferto per la lunga malattia di mio nonno Vincenzo, detto Nani, della mamma aveva sempre un suo fazzoletto nella tasca e quindi è un buon segno che le sue ceneri siano nello stesso tumulo della nonna. Tanti suoi racconti mi sono cari, come quelli riguardanti il lavoro che ha più amato, l’essere macchinista della Ferrovia dello Stato italiano, della sua gioventù di profugo a Casale Monferrato, ma certamente sarebbe stato più credibile se non avesse dovuto farmi spesso notare che la sua fiducia stava piuttosto nel suo genero imprenditore, che nel suo figlio filosofo…comunque sia, ora „tutto è compiuto“, e certamente il passaggio finale, attraverso gli ultimi due mesi brutali di malattia e separazione dalla sua famiglia, per via del covid, è stato il fuoco in cui si è bruciata la paglia ed è rimasto l’oro, l’oro di un uomo che ha saputo dare stabilità ed aiuto alla sua famiglia…ed anche, in certi momenti, affetto, come quel giorno che mi abbraccio, dopo che avevo falsificato un voto a scuola, non considerandomi un delinquente, ma una bambino che aveva paura…



(Riccione, il 9.7.23) Il rumore delle notti pagane estive è arrivato ovviamente fino nella nostra stanza, con musica altissima e ritmica fino alle due di notte e poi schiamazzi per tutta la notte, comunque visto che io nella prima parte della notte non dormo mai bene ed anche se, fino a quando ho detto si al rumore mi sono interiormente ed esteriormente ribellato, alla fin fine è una cosa che, credo, posso sopportare per la mia mamma, che per la prima volta  fa delle ferie in un Hotel ed è contenta delle distanze ravvicinate con cui può raggiungere la spiaggia e la sala da pranzo. 


„Eterno Signore di tutte le cose, io faccio la mia offerta, col vostro favore ed aiuto, davanti alla vostra infinita bontà e davanti alla vostra Madre gloriosa e a tutti i santi e sante della corte celeste: io voglio e desidero ed è mia ferma decisione, purché sia per vostro maggiore servizio e lode, imitarvi nel sopportare tutte le ingiurie ed ogni disprezzo ed ogni tipo di povertà, tanto attuale quanto spirituale, qualora la vostra santissima maestà voglia eleggermi e ricevermi per tale stato di vita“ (SPN, E, 98). Nella sua radicalità ultima si tratta dello stato di vita dei consigli evangelici, ma analogamente, possiamo, in qualsiasi stato di vita, fare l’offerta al „Signore di tutte le cose“, cosa che senza il suo „favore ed aiuto“ non è possibile, che le „ingiurie e il disprezzo“, di cui comunque si fa esperienza nella vita, nella vita lavorativa, ma anche da amici, serva al piano ultimo previsto dal Dio trinitario e di cui si parla nel numero 102 degli Esercizi: nella „pienezza dei tempi“ trinitariamente Dio ha deciso „che la seconda persona si faccia uomo per salvare il genere umano“, perché se no „tutti andavano all’inferno“. La meta ultima della vita consiste nel salvare il genere umano e la nostra anima! O si serve questo piano o si è contro di esso. O siamo „balsamo“ (Etty) per questo piano o siamo veleno! Balthasar ci aiuta a comprendere che per Gesù la vita era servire questo piano, ma anche per lui, che ha vissuto per l’ora in cui questo piano si è compiuto, la „volontà razionale“ lo affermava, ma la „volontà naturale e dei sensi“ ne era disgustata. Cristo ha sofferto volontariamente per amore, ma non era un masochista. La sua „volontà assoluta“ si è imposta assoggettandosi alla volontà del Padre! „In altro modo non ci si può immaginare la presa in consegna di ciò che è contrario ed estraneo a Dio all’interno della propria obbedienza“ (Balthasar, Antologia-Servais, 271). In altro modo non si può salvare il mondo e la propria anima! 


Renato Farina mi ha mandato un articolo di Fernando de Haro sull’IA e sulla „disforia“ che porta il titolo „Il mistero dell’io“. Nell’articolo si usa uno dei principi di Bergoglio: „il tempo è superiore allo spazio“, ma di fatto esso è davvero „hegeliano“: vi è una necessità dialettica del male per il bene; in fondo Fernando de Haro è caduto nella tentazione „gnostica“, che è il contrario dell’impostazione „teodrammatica“, di cui sopra in dialogo con SPN e Balthasar, in cui l’essere balsamo per il mondo, non richiede una teoria sull’io,  ma il sangue, la salita sulla croce e la discesa fino all’inferno, perché questo è il significato della „presa in consegna di ciò che è contrario ed estraneo a Dio all’interno dell’obbedienza di Gesù“.  Se si vuole leggere qualcosa di davvero cristiano sui temi della disforia e sull’IA si devono leggere autori come Paul Kingsnorth e Matthew Crawford che hanno il senso delle tenebre e del diabolico che può nascondersi dietro questi temi. A me sembra che De Haro abbia ridotto sia Bergoglio che il „Senso religioso“ di Don Giussani in una „teoria alla moda“ con cui stare in dialogo (pseudo-dialogo) con altri giornalisti alla moda…


Abba nostro…


(Mattinata tarda) Già dalla mia amicizia, durata brevemente, con Luigi Terzuolo, mi era chiaro che la questione del „segno“ delle cose non è del tutto semplice e Pavese me ne spiega bene il motivo. La teologia del segno dice che nella cosa c’é il segno di chi l’ha creata. Questo è vero, ma bisogna stare attenti di non privare con questo argomento la cosa stessa del suo essere in sé dono d’amore gratuito. Ecco Pavese: contemplare un „campo di granoturco“ è un atto di coraggio, per questo dice „nei brevi istanti che oso contemplarlo“ (Feria d’Agosto, Torino, edizione del 2021, 11). Quale è il rischio? „Un gesto troppo brusco potrebbe farne traboccare malamente ogni cosa“. Il segno è qualcosa di troppo brusco se „chi guarda di là dall’oggetto“, non si rende conto che „nulla ci si può ripromettere che esso già non contenga“; se il „segno“ significa: „tulle le cose vogliono un oltre“ si corre il rischio che quell’“oltre“, sia „un gesto troppo brusco“. Il dono dell’essere, quel campo di grano o il mare con le sue onde sono doni semplici e completi che non rinviano ad un oltre, ma sono doni d’amore gratuito in se stessi. Allo stesso tempo il dono dell’essere non è sussistente, sussistente lo sono il campo di grano, in modo relativo e chi lo ha donato, in modo assoluto: ora in questa relazione tra chi dona e la cosa donata c’è spazio, nel riconoscimento teleologico della cosa stessa, per una teologia del segno che non sia „un gesto troppo brusco“. 





(Brixen, l’8.7.23) Notte difficile, verso le tre, Konstanze, che è sempre molto coraggiosa con il dolore, lamenta un dolore così forte che la immobilizza, ma non vuole che faccia niente, a parte tirare le tende antiche dell’Hotel Jarolim, così che non le venga freddo nella schiena; forse si è trattato di una colica, anche se il dolore nella schiena era abbastanza alto, poi mi chiede di dormire, dicendomi che mi avrebbe chiamato se ne avesse avuto bisogno, ad un certo punto sento che si è addormentata ed ora dorme ancora. Quando si sveglia vedremo. 


Gesù non ha bisogno che gli venga circonciso un membro del suo corpo, poiché in vero „l’intero uomo corporale deve venir circonciso, per essere consegnato nel possedimento di Dio“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 270-271). Gesù lo è da sempre in possesso di Dio Padre! La provvidenza divina lascia comunque che accada questo segno formale e cerimoniale al suo pene. „Ridanno il bambino a sua Madre, che aveva compassione per il sangue che usciva dal suo Figlio“ (SPN, E, 266,3). Abbiamo a che fare qui con un’anticipazione del sangue versato nella passione e che ha uno scopo: „per il mio peccato“, non solo per il peccato di chi vende la droga, di chi fa la guerra, di chi lascia morire degli uomini, anche dei bambini in un campo di concentramento in Libia o nel Mediterraneo, ma del mio che non vendo droga, etc., ma per cui Cristo ha versato il suo sangue. Cristo è morto anche per il mio peccato, per il mio egoismo, per la mia mancanza di tenerezza, di fiducia, di disponibilità al perdono…Non pensare più così significa semplicemente non essere più cristiano ed anche se in me vi sono tante parti pagane, quelle della società trasparente in cui vivo e c’è tanta debolezza e disobbedienza, quella accumulata nella mia vita, non metto in discussione questa dimensione del peccato personale, anche se chiedo che si tenga conto di alcune strutture del nostro inconscio che non si lasciano superare con „parole, parole, parole…“. Per quanto riguarda la circoncisione, cerchiamo di capire cosa accade con questo gesto: si fa un segno nella carne per dire che il bambino appartiene in primo luogo a Dio. E che il membro scelto sia il pene non è casuale: con esso viene eseguita una funzione vitale biologica, si possono procreare bambini ed avere piacere. Ed è bene che il maschio si ricordi che tutto ciò ha a che fare con la creazione di Dio. Una circoncisione della donna non è possibile, senza distruggere ciò che Dio ha creato e senza violentare una donna. Maria, come ci insegna SPN, ha compassione con il Figlio „per il sangue che usciva“. Nella cerimonia la famiglia „offre“ il bambino a Dio, questo accade anche mutatis mutandis con il sacramento del battesimo; nella Santa Messa viene offerto il Signore a Dio Padre, per far memoria che Cristo appartiene al Padre. Anche il Figlio „offre“ nel cerimoniale sua Madre e la sua famiglia. Il cerimoniale permette di fare ciò in modo non violento. Balthasar, però, vede in profondità che cosa davvero venga „offerto“: la Chiesa-mariana che non ha bisogno di alcuna circoncisione corporale, viene offerta e sottomessa „al diritto ecclesiale“, al „diritto canonico“, pur con tutto ciò che a questo livello formale può venire frainteso. Approfondiamo questo punto per noi cristiani. Perché abbiamo bisogno di una chiesa gerarchica, della mediazione del diritto canonico se Gesù stesso dice che basta dire di sì quando è sì e no quando è no? Perché non basta il sì mariano se „non est aliquid inter Deum et creaturas“? Forse una risposta la troviamo nell’accusativo plurale; non vi è „aliquid“ tra Dio e le persone umane, ma tra le persone umane c’è il peccato che non permette loro di dire un sì autentico senza una qualche mediazione della legge, ma legge stessa non deve innamorarsi di se stessa, visto che non la legge, ma il sangue di Cristo ha salvato il mondo. Non bastano parole per il salvare il mondo, si deve arrivare al sangue…non c’è neppure la possibilità di aver bambini senza l’offerta mensile del sangue da parte della donna e senza il parto che è una totale perdita di controllo di sé per la vita del bambino. VSSvpM! 


Solo l’uomo che vive questa speranza in Cristo continua tutta la sua vita nell’ascesi, nello sforzo per il bene. E anche quando egli sia palesemente contraddittorio, desidera il bene. Questo vince sempre, nel senso che è l’ultima parola che si dice su di sé, sulla propria giornata, su quel che si fa, su quel che si è fatto, su quel che si farà. L’uomo che vive questa speranza in Cristo continua nell’ascesi. La parola “moralità” non è per lui: è una parola che gli fa paura, è una parola che gli scompiglia l’animo. Gesù no, Gesù non gli scompiglia l’animo! La moralità, l’essere morale, il dover essere: questo scompiglia l’animo, fa impaurire, ma Cristo no. Come mai il «sì» a Cristo è detto da Simone? Qual è la sua ragione vera, anche se inconfessata a se stesso, incognita a lui stesso? Perché il «sì» detto a Gesù vale di più che numerare tutti i propri errori ed elencare tutte le possibilità di sbaglio futuro che la propria debolezza implica? Perché il «sì», questo «sì», è più pesante e più grande di tutta la responsabilità morale, tradotta nei suoi particolari, tradotta in pratica concreta? Perché? La risposta a questo «perché» rivela l’essenza ultima del «mandato» dal Padre. Cristo, mandato dal Padre, è Colui che rivela il Padre agli uomini, al mondo. E come Lo rivela? «Questa è la vita vera: che amino te, solo vero Dio, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato: Gesù Cristo.»

LUIGI GIUSSANI  ATTRAVERSO LA COMPAGNIA DEI CREDENTI - Quello che scrive qui don Giussani non è in totale contraddizione con quanto detto da me qui sopra in dialogo con SPN e Balthasar? Non è quel sì di Pietro (Gv 21) anche solo una parola? No, non è in contraddizione, ma si trova in un’ opposizione polare con la dimensione dell’offerta cerimoniale e legale; senza prendere sul serio quel sì come cammino di ascesi, come sforzo per il bene, la legge, anche quella ecclesiale ci ricorda solo che siamo peccatori. Punto. Non peccatori per cui Cristo offre il suo sangue salvifico, ma semplicemente peccatori. Punto. E senza l’amore, la legalità e la morale, non possono che spaventarci: piuttosto che in un cammino di bene, siamo in un cammino in cui non facciamo bene agli altri, o attivamente o perché in fondo non c’è ne frega nulla di loro.  E la legge e la morale ci ricordano solamente il nostro buio. Con ragione Paul Kingsnorth scrive: „too much focus on the darkness and you can forget about the existence of light“ ("Se ci si concentra troppo sull'oscurità, ci si può dimenticare dell'esistenza della luce“; per la fonte cfr. la mia bacheca in Facebook di ieri). 



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Abba nostro…



(Bressanone, il 7.7.23) Alcune foto di Brixen le si possono vedere nella mia bacheca in Facebook, in modo particolare mi ha colpito nel chiostro del duomo, l’affresco con i tre discepoli che dormono e Gesù che prega rivolto al Padre; non so se sia un caso, ma il rotolo tra il Padre e il Figlio ha la forma di un punto di domanda; SPN prevede durante gli Esercizi anche meditazioni alla mezzanotte, ma i tre discepoli, i migliori tra l’altro, dormono. L’oggetto della meditazione odierna è „la sepoltura di Gesù“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 269-270). Quale è l’oggetto della meditazione? „Come il corpo santo di Nostro Signore restò sciolto e separato dall’anima, e dove e come fu sepolto“ (E, 208, b). In primo luogo Balthasar sottolinea che non si tratta di una morte apparente: „il corpo fu portato al sepolcro, fu unto e seppellito“ (E, 298,2). E accaduto a Cristo ciò che accade a tutti i nati da donna: muoiono, solo che Cristo in modo del tutto singolare fa della sua morte „un segno ed uno strumento dell’amore“ e l’amore „è ciò che di più vivo ci sia: non può morire“ (Balthasar), oppure se muore, per l’appunto diventa strumento e segno di vita! Già l’amore erotico ha una grande forza vitale, sia nella dimensione procreativa, ma anche nell’orgasmo, in cui si perde il controllo di sé e nelle forme di reciprocità possibili è fonte di gioia. In un certo senso sia l’esistenza della clitoride (la cito perché a differenza del pene ha solo una funzione di gioia) che in genere dell’orgasmo, se non si vuole accusare il creatore di fare cose senza senso, implicano una vitalità dell’amore che non è filtrata da mediazioni „gnostiche“. Allo stesso tempo una vergine o la vergine che hanno la clitoride (se capisco bene il pons in italiano la parola è sia maschile che femminile in italiano), ma non la usano, non è che abbiano un meno di amore, sia nel senso della perdita di controllo sia nel senso della reciprocità: in vero mai nessuno, come Maria, ha perso il controllo di sé nella rapporto con il Padre celeste. Quando Balthasar pensa alla vitalità dell’amore non pensa in primo luogo all’amore erotico, ma all’amore gratuito di Cristo, che non smette di essere vita, neppure nella morte. SPN ci aiuta a meditare questa morte singolare di Cristo: „Cristo spirò in croce e il corpo restò separato dall’anima“ (E, 219); forse qui SPN pensa in modo troppo platonico, comunque è chiaro che un cadavere è differente da un corpo vivo e quindi si può esprimere la cosa anche come fa SPN, che specifica, però, „benché la divinità fosse sempre unita con il corpo“, quindi anche nel suo essere cadavere. „L’anima beata sempre unita alla divinità discese all’inferno; liberò là le anime giuste“ - SPN è apparso tantissime volte ad Adrienne, già quando era bambina, e credo che alcune cose dal cielo le direbbe in modo diverso, comunque la sua figlia dilettissima, Adrienne, fa un’esperienza della discesa all’inferno, che secondo me, non è solo questione di discesa dell’anima che libera le anime; a me sembra che Cristo, in modo misterioso, come lo sono stati i viaggi in campi di concentramento o in un convento di Adrienne, che era allo stesso tempo a Basilea e nell’altro luogo, abbia integralmente fatto esperienza dell’inferno come luogo della giustizia di Dio e come tale della lontananza da Dio, che è amore. Nell’inferno Cristo fa esperienza di tutta brutalità, mancanza di forma e bestialità del peccato del mondo e viene sorpreso dalla risurrezione nel mattino di Pasqua, „e poi ritornato al sepolcro e risuscitato, egli apparve alla sua benedetta Madre in corpo ed anima“ (E, 219). Una risurrezione che non sia „in corpo ed anima“ è frutto della stoltezza gnostica di tutti i tempi. 


La tensione in Tunisia è senza controllo; a me non interessano ora discorsi generali, per quanto legittimi, sulla fermata dell’immigrazione illegale, a me interessa sapere cosa succede a questi nostri fratelli uomini, „che arrivano dalla regione sub-sahariana“ (Banfi): andranno a finire nei campi di concentramento libici?  Creperanno nel Mar Mediterraneo? E cosa facciamo noi italiani, tedeschi… ed europei per aiutarli, in modo che non muoiano, perché queste morti non sono „un segno ed uno strumento dell’amore“, ma un segno dell’infernale ingiustizia che grida vendetta fino a Dio. 


Abba nostro…



(6.7.23 - santa Maria Goretti) Le sette parole sulla croce vengono riassunte da SPN così: „Disse in croce sette parole, pregò per quelli che lo crocifiggevano; perdonò al ladro; raccomandò San Giovanni a Sua Madre e la Madre a San Giovanni; disse ad alta voce: Ho sete, e gli diedero fiele ed aceto; disse che era stato abbandonato; disse: È compiuto; disse: Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito“ (Esercizi, 208, 1). Le sottolineature di Balthasar si orientano al Vangelo e al riassunto preciso che ne fa SPN: „queste parole sono il suo intero testamento per la Chiesa“ (cfr. Antologia-Servais, 269). Perché chiede al Padre di perdonarci? Perché non ci rendiamo conto di nulla! Confessa il nostro peccato per ricevere alla domenica di Pasqua: „la grande assoluzione“ (qui si trova il fondamento del sacramento della confessione). „La madre senza peccato viene messa a disposizione della Chiesa (Gv 19,25-27), che conserverà questo nocciolo senza macchia, pur in tutta la peccaminosità“. E questo accade come sottolineano Giovanni e SPN in una reciprocità del rapporto tra Giovanni e Maria. „La cosa più importante è l’essere-stato-abbandonato da Dio“ - solo in questa profondità ultima dell’amore viene acquistato „per sempre un accesso al Padre“. Proprio perché ha sete diventerà una fonte inesauribile, sacramentale (battesimo ed eucaristia), ma anche esistenziale. „Nel grande urlo della morte (Mt 27,46) Dio dice a noi tutti ciò che non può essere più espresso in parole umane: l’amore eterno supera ogni parola“ (Balthasar). Per me del tutto importante è la parola: „è compiuto“. Per quanta sofferenza ci sia stata prima della morte dei nostri cari, ad un certo punto: „tutto è compiuto“. Poi china il capo verso la terra espira profondamente il suo spirito, così che a Pasqua potrà „dare a loro lo Spirito dicendo: Ricevete lo Spirito Santo; a quelli a cui rimetterete i peccati, saranno loro perdonati!“ (SPN, E, 304,3). Il mio colloquio: Non so o Signore come mai tu permetta che una tredicenne abbia un ictus tale che non sa più chi siano i suoi amici e che comincia ad avere paura di non sapersi orientare nell’edificio scolastico, che poi è un simbolo dell’orientarsi nella vita. Ti ringrazio che il centro del linguaggio nel cervello non è stato colpito e chiedo a Te e a Tua madre, Virgin Kardiotissa, di accompagnare Emma nel suo lungo processo di guarigione e fai che io non dimentichi mai di pensare almeno una volta al giorno a lei e alla sua famiglia! So che Tu hai un amore che supera ogni parola. E che sei sceso in una profondità dell’abbandono che Ti permette di abbracciare tutto dal basso, per tirarlo in alto! Io credo Signore, aiuta la mia incredulità! 


Diceva sant'Ambrogio: « Santo non è chi non sbaglia mai, ma chi cerca continuamente di non cadere » . Veramente immorale dunque non è chi sbaglia, ma chi non avendo la memoria e la passione per Cristo non tende ad altro che a sé. È lontano dall'ascesi cristiana non chi pecca, ma chi dimentica Cristo. La radice dell'immoralità è non camminare verso qualcosa, l'essere fermi in se stessi, anche se si è potenzialmente le creature più nobili del mondo. Un uomo che cammina! L'atteggiamento che ci è richiesto dunque dal cristianesimo è quello di un uomo che cammina, che si muove verso. Perché la vita è una dinamica, è per sua natura muoversi, e l'ascesi cristiana, il centro della personalità morale del cristiano, è movimento nella direzione adeguata all'umano. E lo stato d'animo di quest'uomo in cammino è la pace. 

Non si tratta però della pace di quando tutti i conti ci tornano; si tratta invece di riconoscere con l'apostolo Paolo che « Egli è la nostra pace » ( Ef 2,14). Una pace fondata su ciò che Dio ci ha veramente rivelato di essere, e che risplende sul volto di Cristo: misericordia. L'esperienza della misericordia è piena del sentimento di ciò che siamo veramente, troppe volte conniventi col male, e nello stesso tempo pieni di stupore per la diversità della giustizia di Dio che ci abbraccia: Cristo, che cammina con noi. E la forma specifica di questa pace è la gratitudine, senza la quale neppure la pace è duratura. La gratitudine infatti dice che l'Altro è tutto e dà tutto per me, è espressione di dolore e di certezza, dinamismo inesauribile dell'homo viator. Quest'uomo che cammina ha la capacità di ricominciare sempre, senza teorizzare e giustificare il male, mai, ma senza smettere di rialzarsi, mai, né deluso né stanco. Dice san Giovanni in quella mirabile frase che dovrebbe essere l'asse portante di ogni tensione morale: « Chiunque ha questa speranza, si purifica come Egli è puro » ( 1 Gv 3,3). La speranza è una certezza nel futuro per una cosa presente. Perciò è la presenza di Cristo, resa nota dalla memoria, che ci rende certi del futuro. Ed è possibile allora un cammino senza sosta, un tendere senza limiti, a partire dalla certezza che Lui mi possiede e che si manifesterà in me. Questa è l'ascesi dell'uomo nuovo di cui si parla nel Nuovo Testamento. E la formula più bella del miracolo morale che quest'uomo dovrebbe rappresentare è in san Paolo quando dice: « Sperando contro ogni speranza » ( Rm 4,18). E l'ascesi è proprio questo: che diventi in noi familiare, nonostante tutto, la domanda della presenza di Cristo in ogni situazione della vita: a Cristo, presenza che salva. A noi tocca camminare senza smettere di domandare“.

LUIGI GIUSSANI  ALLA RICERCA DEL VOLTO UMANO - quando leggo queste cose qualcosa si ribella in me, forse la libido, che nell’estate è alimentata da tante immagini. Quello che ho imparato dal mio padre confessore, forse espresso più umilmente dal mio fratello confessore, è di non fissarmi, nel tema della purezza, al tema della sessualità (tanto più che per un 63enne si tratta di ben poca cosa). Detto questo don Giussani ha ragione siamo homo viator! Siamo in cammino e la più grande ascesi la richiede la vita stessa! La speranza certa che abbiamo per grazia ci purifica. Da che cosa? Dall’egoismo che ci vuole far dimenticare Emma! Ed egli è puro! Come noi possiamo essere puri come lui, come dice Giovanni, non lo so! Ma certo è che senza Cristo non potrei far altro che dimenticare, al più presto, Emma! E gli attacchi di panico di mia figlia. Non smetto di domandare che Tu sia tutto in tutti! 


Meloni (I) è un po' più articolata di Morawiecki (Pl), ma entrambi sono d'accordo su due cose. Far saltare in aria il mondo (lo chiamano liberare l'Ucraina) e innalzare bastioni in Europa (lo chiamano fermare la migrazione irregolare). - Questo breve aforisma che ho pubblicato ieri su Facebook non è del tutto equilibrato (voleva essere una provocazione), anche se ha cercato di dire, nell’inciso, che Giorgia Meloni è più articolata del premier polacco (detto tra parentesi: nella conferenza stampa finale il premier polacco ha chiamato la nostra premier più volte con il solo nome, la Meloni non lo hai mai fatto) . Alessandro Banfi spiega bene in cosa consista l’articolazione, che io avevo notato per esempio nel modo di parlare della guerra; a differenza di Morawiecki, Meloni ci teneva a dire che le azioni di guerra sono la conditio della pace, etc. Ecco il giudizio di Banfi nella versione odierna: „Giorgia Meloni va in Polonia per l’incontro dei Conservatori, la “famiglia” europea di cui è diventata la leader indiscussa. L’incontro con l’omologo Mateusz Morawiecki è stato cordialissimo, ma le divergenze restano. Il premier polacco ha una linea precisa di chiusura totale della “Fortezza Europa”: vuole “sigillare i confini esterni dell’Europa”, come ha detto. Eppure la strategia della nostra premier è obbligata: tenere insieme popolari e conservatori per avere, usando un termine caro alla sinistra italiana, una “vocazione maggioritaria” anche a Bruxelles. Dunque no a Marine Le Pen e no all’Afd tedesca e insieme predicare un aiuto ai Paesi del nord Africa, non dimenticando del tutto, sul tema immigrazione, un principio di solidarietà tra le nazioni europee. È ovvio che se questa è la linea finirà per essere conflittuale con quella di Matteo Salvini, alleato in Italia ma sempre più alternativo in Europa. È stato lo stesso capo leghista a rompere gli indugi e in qualche modo ad aprire questa competizione tutta “europea” all’interno della maggioranza di governo italiana“.



Abba nostro…


(Pomeriggio) C’è una frase di don Giussani (fonte e commento nel mio post su „Tierra prometida“, del 3.7.23) che mi ha aiutato molto a comprendere i miei/nostri ormai 21 anni in Sassonia-Anhalt: „CL non vuole di per sé proporsi come CL, preoccupata della sostanza della proposizione dell’annuncio, cerca un’immedesimazione totale con le condizioni della gente cui si rivolge“. Proprio quest’ultima parte: „un’immedesimazione totale con le condizioni della gente cui si rivolge“, mi permette di entrare in dialogo con una persona come Dirk Oschmann (professore di letteratura all’università di Lipsia), che lamenta una radicale ingiustizia nel rapporto est/ovest. Lui come „ateo e protestante intransigente“ (Dirk Oschmann, L’est è un’invenzione dei tedeschi dell’ovest“, 111), trova in me cattolico una persona che lo ascolta attentamente, cosa del tutto importante in questi giorni, in cui si parla di due vittorie simbolicamente importanti dell’AfD in Turingia e Sassonia-Anhalt, un’AfD da cui vuole differenziarsi anche Giorgia Meloni. Importante perché sebbene Oschmann pensi che l’AfD sia un partito radicale di destra, egli cerca di capire i motivi della sua vittoria. Il professore di Lipsia non mi aiuta in alcun modo in questo mio lavoro di ascolto, visto che mi toglie anche quei pochi miti, che me lo renderebbero ‚immediatamente‘ simpatico, per esempio l’Italia come la fuga necessaria per sopportare la Germania, da Goethe ad oggi; quando viaggia preferisce andare dai puritani degli USA, e per quanto riguarda la sua biografia: un viaggio in Polonia e l’ospitalità di questo paese era la realtà che conosceva nella DDR, certamente non un viaggio in Italia. Eppure capisco molto bene il suo messaggio, che si può riassumere con le sue parole: „La differenza nella questione della democrazia spaventa ed indigna l’Ovest della Germania“; la differenza consiste per esempio nel fatto che l’AfD ha da noi nell’Est più del 30 % dei voti e nelle due vittorie di cui sopra ha sorpassato il 50%, cosa impensabile per ora nell’Ovest, ma continua Oschmann: „la differenza nella quesitone del pagamento“ non è motivo di irritazioni da parte dell’Ovest. Si intende che lo stesso lavoro nell’Est è pagato di meno, ma questo non è motivo di scandalo. „Se Jürgen Habermas dice con ragione che nell’Est, prima del 1989, non c’era un discorso pubblico, ma dopo il 1989 non è cambiato nulla, lo stesso vale analogamente per il denaro: prima del 1989 l’Est non aveva soldi, dopo neppure“ (ibidem 121). Dietro questa osservazione non c’è solo l’etica protestante e lo spirito del capitalismo, ma anche un vero e proprio problema di mancanza non paternalistica di solidarietà: la vittoria dell’AfD ha a che fare con un dislivello sociale, professionale e politico se si pensa che gli accademici nell’Est e i responsabili economici sono una minoranza assoluta e che la maggior parte degli immobili non appartiene a gente che vive già dal tempo nei nuovi Länder, ma a quelli che ci sono arrivati dopo la caduta del muro. Anche Konstanze ed io veniamo dall’Ovest ed io addirittura dall’Italia, ma la mamma di Konstanze è nata ed ha vissuto, fino al matrimonio con mio suocero, nella DDR (per poi andare in Ungheria) ed un italiano, anche per la presenza forte del partito comunista, si è trovato in una certa condizione analogia a quella della DDR, molto di più di quanto sia accaduto ad un cittadino della Germania federale del’Ovest. Quando noi abbiamo comprato la villa dell’inizio del XX secolo, dove viviamo, che in Lipsia varrebbe un milione di €, l’abbiamo pagata 67.000 €, che abbiamo potuto pagare con un credito, sebbene noi non abbiamo mai fatto parte della dirigenza della scuola, pur avendo alcuni posti di coordinazione importante, ma che non ci aumentano lo stipendio e la villa c’è la siamo potuti permettere solamente perché si trova in una zona di possibili alluvioni. Torniamo al punto di partenza: una presenza missionaria qui da noi, significa concentrarsi sulla „sostanza della proposizione dell’annuncio“ (Cristo è risorto) e non nel dare lezioni di democrazia a chicchessia qui nell’Est, significa essere molto seri nella percezione della condizione in cui vive la gente a cui ci rivolgiamo. Significa un divieto assoluto di proselitismo, perché credibile è solo l’amore e l’amore lo si fa, non lo si predica. In questi giorni consisteva per esempio nell’informarmi come mai due ragazze della mia classe non erano venute alla festa della maturità e segnalar loro che io accetto completamente la loro decisione…e da una delle due mi è arrivata una grande conferma del mio lavoro: „Sì, è un peccato che sia andata così (si sono sentite marginalizzate dalla responsabile della Oberstufe e dalla dirigenza scolastica; r) e che il rapporto sia fallito anche a causa della mancanza di comunicazione (io non sapevo nulla di ciò che era accaduto, sebbene sia stato il loro insegnante di classe; r).Tuttavia, come ho detto, grazie che Lei si é informato e per aver mostrato interesse per la nostra decisione, ciò significa molto per noi. Inoltre, la sua attenzione riflette bene il  suo insegnamento. Spero che continui ad interessarsi agli studenti :)“. 



(5.7.23 - ultimo giorno di scuola dell’anno scolastico 2022/23) „Gesù cade per la seconda volta“ (settima stazione della via Crucis). Questo terribile venire a meno delle forze del Figlio di Dio ci deve ricordare questa parola (del Vangelo di san Giovanni): „Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito per esso“ (Gv 3,16). Questa donazione è una decisione trinitaria: „le tre persone divine guardano tutta la superficie e rotondità del mondo intero, pieno di uomini, e…vedendo che tutti andavano all’inferno, decidono nella loro eternità che la seconda persona si faccia uomo per salvare il genere umano“ (SPN, E, 102); quando Cristo è sulla terra, per portare il peso del peccato del mondo, il Padre continua a guardare, ma non è come stare al cinema, in cui si vedono attori che non conosciamo, che al massimo ci commuovono per il loro ruolo; il Padre vede il Suo Figlio diletto, il Suo Figlio unigenito: „Che cosa deve accadere nel cuore del Padre, vedendo ciò. Se deve dirsi: proprio questo ho permesso al mio Figlio unicamente amato, perché mi ha chiesto di farlo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 268). Balthasar è coraggioso e parla di „dolore del Padre“, anche se ovviamente sa che vi è una eresia riguardante la passione del Padre. Ma il Padre divertito non lo era certamente, quando gli uomini hanno deriso ed ucciso suo Figlio. SPN usa il simbolo reale del lavoro, invitandoci a „considerare come Dio lavora e opera per me in tutte le cose create sulla faccia della terra, cioè come ci si comporti da lavoratore nei cieli, negli elementi, nelle piante, nei frutti, nel bestiame, ecc., dando l’essere, conservando, facendo vegetare, sentire, ecc.“ (E, 236). „Lavorare stanca“, vale anche per Dio. E vedere come gli uomini trattano suo Figlio è più che stancante. È Gesù è così affaticato che cade per la seconda volta sulla via crucis; abbiamo a che fare con un uomo e non con un mito, come quello di Atlante che porta il peso del mondo nelle sue spalle, senza cadere. Nel mito abbiamo a che fare con una prestazione atletica, nella realtà teologica con l’amore „umsonst“ (gratis et frustra) di Dio.  


Balthasar consiglia al cospetto di questo peso portato da Dio di non pensare tanto alle proprie fatiche, quel poco che possiamo portare, poco in confronto di ciò che porta Dio, è in vero null’altro che grazia (ibidem 269). Ma vorrei, visto che si tratta della fine dell’anno scolastico, accogliere l’invito di SPN alla fine del punto 236 degli Esercizi sopra citato: „poi riflettere su me stesso“ (236, b). Tante cose sono state grazia: tante ore tenute in religione, filosofia e latino; il viaggio a Malta con la nona classe, la Juventusfest; l’aiuto di Konstanze in tante piccole e grandi cose, dal ricordarmi le firme da porre nei documenti nella lavagna della sala professori fino alle diverse valutazioni su certi temi che dovevamo fare al computer… Ma la fatica più grande è stata una nuova tendenza, nella nostra scuola, ad esercitare l’autorità, in un mofo che non permette alcuna „partecipazione di responsabilità“. Faccio un esempio: due ragazze della mia classe avevano deciso di non partecipare alla festa in cui si consegnano i certificati di maturità e sono state trattate in modo molto freddo dalla dirigenza scolastica ed io come insegnante di classe non ne sapevo nulla. Se non mi fosse venuto in mente di mandare alle due ragazze un Whatsapp sarei rimasto all’oscuro di un fatto che le ha rattristate molto: che differenza tra l’ideale  del CJD che recita „nessuno deve andar perduto“ e questo modo di comportarsi…Ma non è l’unica umiliazione dovuta a una totale non „partecipazione“ alla responsabilità dell’autorità che ho subito quest'anno!    


Nella mia vita ho letto qualche volta una stampa cattolica interessante, come nel caso de „Il Sabato“, „Trenta giorni“ ed anche, pur con il ductus sempre auto-lodante, „Tracce“; sono contento che la „Famiglia cristiana“ faccia compagnia a mia mamma, ma spesso media cattolici sono per me identici con „gossip cattolico“; ed ora che ci sono i social media, abbiamo un’amplificazione del gossip! Ho letto oggi in una bacheca di un cattolico, che tra l’altro stimo, questo commento, che trovo insopportabile: „Papa Francesco mi irrita proprio

- per il suo rifiuto fondamentalista della Santa Messa con il rito antico

- per la nomina di un banalizzatore di abusi a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

- per il suo trattamento umiliante dell'arcivescovo Gänswein

  • per la mancata accettazione delle offerte di dimissioni da parte del cardinale Woelki e del cardinale Schönborn.  

Mi ricordo come se fosse ieri una scena con mio nonno, quando era già malato: avevamo visto in televisione san Giovanni Paolo II e lui era del tutto commosso, solo al vedere il Papa. Mio nonno non avrebbe mai scritto cosa gli irritasse del Papa, anche nel caso in cui qualcosa lo avesse davvero irritato. Personalmente sono in questi giorni molto contento che il Papa abbia ricevuto la moglie di Julian Assange, per quanto riguarda i punti segnalati dal conoscente direi che per tutte le  posizioni del Papa, viste con una certa simpatia, vi sia una spiegazione. Detto con mie parole: non dovrebbero i tradizionalisti fare un mea culpa, se un papa che era aperto al rito tridentino ora ha una linea più intransigente? Bastano davvero le critiche di certi giornali al nuovo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede per definirlo senza possibilità di appello un banalizzatore della pedofilia? È vero che tanti bergogliani hanno trattato l’arcivescovo Gänswein in modo umiliante, ma per quanto riguarda il Papa, non ha lui l’autorità per dire: hai fatto un grande lavoro, ma ora è finito? E per quanto riguarda il cardinal Woelki: non potrebbe essere proprio il mobbing contro il cardinale il motivo per cui il Papa non vuole cedere alle dimissioni? Ed infine: se in Austria c’è ancora bisogno del cardinal Schönborn, non ha il Papa l’autorità per decidersi a rifiutare per ora le dimissioni offerte? 


La MZ di oggi pubblica i risultati di un monitor della Sassonia-Anhalt che è molto interessante. Qui solo alcuni punti: 56 % degli interrogati afferma che la guerra in Ucraina causa una crisi economica seria, che in modo particolare per gli stati bassi della società ha conseguenze gravi in capacità di acquisto. Nel 2020 c’erano 44 % degli interrogati che lamentava la mancanza di giustizia in Germania, oggi sono il 64%. Il sistema democratico è apprezzato (92 %), ma solo una minoranza è contenta con il modo con cui i partiti oggi gestiscono il sistema democratico…


Abba nostro…


(4.7.23) „Portava la croce sulle spalle, e siccome non c’è la faceva, fu costretto Simone Cireneo a portarla dietro a Gesù“ (SPN, Esercizi, 296,2). Questo corrisponde a ciò che dicono i sinottici: „Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo“ (Mc 15,21; cfr. anche Mt, 27, 32; Lc 23, 26). In „opposizione“ (Guardini) a ciò: „Ed egli portando la croce (da solo, spiega Balthasar), si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota“ (Gv 19, 17). Balthasar insiste sempre sul fatto che si muore da soli, anche se c’è gente intorno a te e che Gesù nella via crucis era da solo, anche se era „attorniato da una folla“ (cfr. Antologia-Servais, 267-268). Per quanto riguarda Simone di Cirene riporta l’opposizione tra Giovanni e i sinottici e specifica che Simone forse è stato costretto a portare una delle due travi della croce. In vero credo che sempre, quando ci si avvicina al mistero, si debba tenere conto di „una strana affermazione doppia“, come fanno i Vangeli. Senza questa „opposizione“ il rischio della „gnosi“, della riduzione dell’amore alla gnosi, è troppo alto, così da fare del Venerdì santo una legge della storia o della ragione (Hegel).


Agostino Soliloqui 1,2-4, questo brano mi è stato mandato da Renato Farina; l’ho letto molto attentamente e lentamente, per due volte, se è necessario commenterò qua e la, in questo tipo di parentesi { }, alcune cose. 


La preghiera consigliata da don Gius agli esercizi del 1992- dare la vita per l’opera di un Altro (RF)


Genesi dell'opera e invocazione (1, 1-6)


L'esperienza interiore di Agostino.


1. 1. A lungo sono andato meditando su molte e svariate cose e per molti giorni ho esaminato diligentemente me stesso e il mio bene e la qualità del male che dovevo fuggire. All'improvviso mi disse qualcuno, non so se io stesso o altri fuori di me o dentro di me, ed è proprio questo il problema che mi accingo ad esaminare attentamente; mi disse dunque {e quello che sto cercando di fare con questo diario notturno}:

RAGIONE: - Ed ora supponi di aver trovato qualche cosa; a chi lo affiderai per passare ad altro?

AGOSTINO: - Alla memoria, evidentemente.

R. - È forse tanto ampia da conservare adeguatamente tutti i risultati della ricerca?

A. - È difficile, anzi impossibile.

R. - Pertanto è opportuno scrivere. Ma cosa fare, ché la tua salute non ti consente la fatica dello scrivere? E queste tue riflessioni non si possono dettare perché richiedono la perfetta solitudine. {Per ora riesco ancora a scrivere, ma non so per quanto. Vale anche per lo scrivere: „Lavorare stanca“ (Pavese)}

A. - Hai ragione. Non so proprio che cosa fare.

R. - Invoca salvezza e aiuto per raggiungere il tuo intento. Quindi consegna allo scritto anche la tua invocazione in maniera da sentirti rinvigorito da tale inizio. Di seguito riordina in brevi conclusioni i risultati dell'indagine. Per ora non ti rivolgere ad una folta schiera di lettori {giusto}; queste tue meditazioni sono destinate a pochi fra i tuoi concittadini.

  1. - Così farò.


Invoca Dio principio del mondo della natura…


1. 2. O Dio, creatore dell'universo, concedimi prima di tutto che io ti preghi bene, quindi che mi renda degno di essere esaudito, ed infine di ottenere da te la redenzione. O Dio, per la cui potenza tutte le cose che mi da sé non sarebbero {non capisco questo passaggio}, si muovono verso l'essere; o Dio, il quale non permetti che cessi d'essere neanche quella realtà i cui elementi hanno in sé le condizioni di distruggersi a vicenda; o Dio, che hai creato dal nulla questo mondo di cui gli occhi di tutti avvertono l'alta armonia; o Dio, che non fai il male ma lo permetti perché non avvenga il male peggiore; o Dio, che manifesti a pochi, i quali si rivolgono a ciò che veramente è, che il male non è reale; o Dio, per la cui potenza l'universo, nonostante la parte non adatta al fine, egualmente lo raggiunge; o Dio, dal quale la dissimilitudine non produce l'estrema dissoluzione poiché le cose peggiori si armonizzano con le migliori; o Dio, che sei amato da ogni essere che può amare, ne sia esso cosciente o no; o Dio, nel quale sono tutte le cose ma che la deformità esistente nell'universo non rende deforme né il male meno perfetto né l'errore meno vero; o Dio, il quale hai voluto che soltanto gli spiriti puri conoscessero il vero; o Dio, padre della verità, padre della sapienza, padre della vera e somma vita, padre della beatitudine, padre del bene e del bello, padre della luce intelligibile, padre del nostro risveglio e della nostra illuminazione, padre della caparra mediante la quale siamo ammoniti di ritornare a te: ti invoco.


...e del mondo intellegibile e morale.


1. 3. O Dio verità, fondamento, principio e ordinatore della verità di tutti gli esseri che sono veri; o Dio sapienza, fondamento, principio e ordinatore della sapienza di tutti gli esseri che posseggono sapienza; o Dio, vera e somma vita, fondamento, principio e ordinatore della vita degli esseri che hanno vera e somma vita; o Dio beatitudine, fondamento, principio e ordinatore della beatitudine di tutti gli esseri che sono beati; o Dio bene e bellezza, fondamento, principio e ordinatore del bene e della bellezza di tutti gli esseri che sono buoni e belli; o Dio luce intelligibile, fondamento, principio e ordinatore della luce intelligibile di tutti gli esseri che partecipano alla luce intelligibile; o Dio, il cui regno è tutto il mondo che è nascosto al senso, o Dio, dal cui regno deriva la legge per i regni della natura; o Dio, dal quale allontanarsi è cadere, verso cui voltarsi è risorgere, nel quale rimanere è aver sicurezza; o Dio, dal quale uscire è morire, al quale avviarsi è tornare a vivere, nel quale abitare è vivere; o Dio, che non si smarrisce se non si è ingannati, che non si cerca se non si è chiamati, che non si trova se non si è purificati; o Dio, che abbandonare è andare in rovina, a cui tendere è amare, che vedere è possedere; o Dio, al quale ci stimola la fede, ci innalza la speranza, ci unisce la carità; o Dio, con la cui potenza vinciamo l'Avversario: ti scongiuro. O Dio, che abbiamo accolto per non soggiacere a morte totale; o Dio, dal quale siamo stimolati alla vigilanza; o Dio, col cui aiuto sappiamo distinguere il bene dal male; o Dio, col cui aiuto fuggiamo il male e operiamo il bene; o Dio, col cui aiuto non cediamo ai perturbamenti; o Dio, col cui aiuto siamo soggetti con rettitudine al potere e con rettitudine l'esercitiamo; o Dio, col cui aiuto apprendiamo che sono anche di altri le cose che una volta reputavamo nostre e sono anche nostre le cose che una volta reputavamo di altri; o Dio, col cui aiuto non ci attacchiamo agli adescamenti e irretimenti delle passioni; o Dio, col cui aiuto la soggezione al plurimo non ci toglie l'essere uno; o Dio, col cui aiuto il nostro essere migliore non è soggetto al peggiore {ciò non è possibile credo al cento per cento}; o Dio, col cui aiuto la morte è annullata nella vittoria (1 Cor 15, 54); o Dio, che ci volgi verso di te; o Dio, che ci spogli di ciò che non è e ci rivesti di ciò che è; o Dio, che ci rendi degni di essere esauditi; o Dio, che ci unisci; o Dio, che ci induci alla verità piena; o Dio, che ci manifesti la pienezza del bene e non ci rendi incapaci di seguirlo né permetti che altri lo faccia; o Dio, che ci richiami sulla via; o Dio, che ci accompagni alla porta; o Dio, il quale fai sì che si apra a coloro che picchiano (Mt 7, 8); o Dio, che ci dai il pane della vita (Gv 6, 35.48) o Dio, che ci asseti di quella bevanda sorbendo la quale non avremo più sete (Gv 4, 14; 6, 35); o Dio, che accusi il mondo sul peccato, la giustizia e il giudizio (Gv 16, 8); o Dio, col cui aiuto non ci sottraggono la convinzione coloro che non credono; o Dio, col cui aiuto riproviamo coloro i quali affermano che le anime non possono meritare presso di te; o Dio, col cui aiuto non diveniamo schiavi degli elementi che causano debolezza e privazione (6 Gal 4, 9); o Dio, che ci purifichi e ci prepari ai premi divini: vienimi incontro benevolo.


Invoca Dio come Essere assoluto e Provvidenza.


1. 4. In qualsiasi modo io possa averti pensato, il Dio Uno sei tu e tu vieni in mio aiuto, una eterna e vera sussistenza, dove non ci sono discordia, oscurità, cangiamento {cambiamento}, bisogno, morte, ma somma concordia, somma chiarezza, somma attuosità, somma ricchezza, somma vita, dove nulla manca, nulla ridonda, dove colui che genera e colui che è generato sono una medesima cosa (Gv 10, 30); o Dio, cui sono soggette tutte le cose prive di autosufficienza, cui obbedisce ogni anima buona; per le cui leggi ruotano i poli, le stelle compiono le loro orbite, il sole rinnova il giorno, la luna soffonde la notte, e tutto il mondo, mediante le successioni e i ritorni dei tempi, conserva, per quanto la materia sensibile lo comporta, la grande uniformità dei fenomeni attraverso i giorni con l'alternarsi del giorno e della notte, attraverso i mesi con le lunazioni, attraverso gli anni con i ritorni di primavera, estate,… autunno ed inverno, attraverso i lustri col compimento del corso solare, attraverso i secoli col ritorno delle stelle alle loro origini; o Dio, per le cui leggi esistenti per tutta la durata della realtà non si permette che il movimento difforme delle cose mutevoli sia turbato, ma che venga ripetuto, sempre secondo uniformità, nella dimensione rotante dei tempi; per le cui leggi è libera la scelta dell'anima e sono stati stabiliti premi per i buoni e pene per i cattivi con leggi fisse e universali; o Dio dal quale provengono a noi tutti i beni e sono allontanati tutti i mali; o Dio, sopra del quale non c'è nulla, fuori del quale nulla e senza del quale nulla; o Dio, sotto il quale è il tutto, nel quale il tutto, col quale il tutto; che hai fatto l'uomo a tua immagine e somiglianza (Gn 1, 26), il che può comprendere chi conosce se stesso: ascolta, ascolta, ascolta me,  mio Dio, mio signore, mio re, mio padre, mio fattore, mia speranza, mia realtà, mio onore, mia casa, mia patria, mia salvezza, mia luce, mia vita; ascolta, ascolta, ascolta me nella maniera tua, soltanto a pochi ben nota (l’ultime righe in corsivo sono quelle sottolineate in modo particolare da Renato). - In un certo senso è proprio così che se Dio è tutto „il male non è reale“ (Agostino). Io affido tutto ciò che sento, gioie e preoccupazioni, di mia moglie, dei mei figli e delle altre persone che incontro a questo Dio „sopra del quale non c'è nulla, fuori del quale nulla e senza del quale nulla“.


Per quanto riguarda il dibattito in Sassonia-Anhalt sulla AfD in occasione della vittoria del candidato dell’AfD, Hannes Loth, in Raguhn-Jeßnitz  per un posto come sindaco a tempo pieno, vorrei specificare due cose, una propria della nostra regione ed una in generale. L’esempio che fa Reiner Haseloff (CDU e premier del Land) per spiegare il motivo della stanchezza nella politica e di questa vittoria dell’AfD, la nuova legge per il riscaldamento, detta legge per l’energia negli edifici, è certamente giusto, ma io credo che il grande tema del dissenso sia l’atteggiamento guerriero della Germania nel conflitto ucraino. In generale: tutte le vere critiche sensate che io conosco nelle democrazie occidentali a chi governa non sono mai di tipo antidemocratico, anzi sono una richiesta di chiarezza democratica contro le oligarchie politiche e militari, che hanno il dominio nei paesi democratici; io non appoggerei mai una critica che fosse „contro il sistema democratico“ e di fatto checché ne dica Berward Küper, responsabile dell'Associazione delle città e dei comuni ed ex sindaco di Naumburg, se Hannes Loth fosse davvero contro il sistema, così da non poter prestare il giuramento previsto dalla legge quando diventi sindaco, non sarebbe nella posizione di fiducia da parte di più del 50% dei votanti in Sassonia-Anhalt.


Una cosa è certa per chi legge questo diario, per esso non vale l’espressione latina: „Plus poetice, quam humane locutus es“ („hai parlato più da poeta, che da uomo“). E lo „stile naturale“ con cui è scritto, anche quando parlo di filosofia, ha solo una meta, che Pascal esprime così: „restiamo tutti ammirati ed estasiati, perché ci aspettavamo di trovare uno scrittore, e troviamo invece un uomo“. Questo diario ha solo un ammiratore, Gigi, ma spero davvero che lo sia per il motivo espresso da Pascal. 


“L’unico modo per proteggere i giovani dai messaggi negativi e dalle notizie false e inventate, e dalle tentazioni del materialismo, dell’odio e del pregiudizio, è non lasciarli soli in questa battaglia, ma dare loro gli strumenti necessari che sono libertà, discernimento e responsabilità. La libertà è ciò che distingue una persona. Dio ci ha creati liberi anche di rifiutarlo, la libertà di pensiero e di espressione sono essenziali per aiutarli a crescere e imparare” (Papa Francesco in dialogo con Hamad Al-Kaabi, direttore del quotidiano in lingua araba degli Emirati Arabi Al-Ittihad).

Abba nostro…


(Pomeriggio) Ieri con la sua sapienza materna Konstanze ha parlato con quella persona che mi aveva fatto arrabbiare per la sua mancanza di gratitudine ed è riuscita a liberare lei e me dalle catene dell’inimicizia. Avevo citato l’altro giorno una frase della piccola Teresa: „se tu spezzi le catene delle anime prigioniere con la tua dolcezza“; questa dolcezza l’ho vista ieri in azione, nella mia moglie carissima. 



(3.7.23) Non bisogna mai dimenticare che Gesù è stato deriso in modo diabolico (Balthasar, Antologia-Servais, 267); gli hanno messo un mantello regale ed hanno fatto finta di onorarlo con parole di omaggio, che erano per l’appunto menzogna, poi gli hanno messo una corona di spina, che imprimono nella sua carne e nelle sue ossa. Queste spine della corona sono la forma fisica delle „spine della derisione“; in questi giorni faccio molto fatica a sopportare quella che credo sia ingratitudine di una persona, ma che Konstanze cerca di spiegarmi che non ha a che fare con me; questa persona è così, non in riferimento a me, ma in sé. Faccio tanta fatica quindi per qualcosa di psicologico, ma è in vero solo un esercizio, che confrontato alla derisione diabolica di Cristo non sarebbe neppure qualcosa da ricordare: lo ricordo perché è il mio diario e voglio essere sincero anche sulla mia mancanza di resilienza e debolezza psichica. Per quanto riguarda Gesù sono gli ultimi passi di un combattimento teodrammatico, in cui il diavolo raccoglie tutte le sue ultime poche forze per combattere „l’umiliazione regale“, la donazione eucaristica di sé che non bada a spreco che vedono realizzata nel Nostro Signore. 


Mi ha fatto tanto bene che il Santo Padre abbia ricevuto in udienza la moglie di Julian Assange, Stella Morris. Questo è un segno grande in sé, perché non è giusto che un uomo che ha rivelato dei crimini sia in prigione, mentre chi li ha commessi e fuori, è un segno di vicinanza per la moglie ed anche indirettamente per Assange ed è un piccolo segno per me, che la mia attenzione al giornalismo americano alternativo, per esempio a Glenn Greenwald (come esempio), che si è impegnato tanto per Assange, non è una stupidaggine. 



Per la prima volta in Sassonia-Anhalt (Raguhn-Jeßnitz) ci sarà un sindaco a tempo pieno della AfD. Si chiama Hannes Loth, ha 42 anni, ed è stato votato con il 51,13 % dei voti; nell’est della Germania la AfD ottiene spesso più del 30 % dei voti, ma secondo statistiche attuali, al Momento, anche nell’intera Germania raggiunge il 20 % dei voti. Il premier della Sassonia-Anhalt, Reiner Haseloff (CDU), parla di un „colpo in aria“, insomma di un colpo di pistola che ci avverte di un pericolo, e ammette che „la politica“ dovrà fare meglio i suoi compiti (MZ) - io ritengo che dovremmo avere un’alternativa per il possibile stato continente Europa e non ho simpatie per un’alternativa solo tedesca, ma non sono neppure disposto ad offendere il 50 per cento di un popolo bollandolo di „nazismo“, tanto più che vede problemi reali, che i politici (non la politica) dovranno prendere sul serio e che probabilmente riguardano un’escalation guerriera, che non sembra difendere vite, ma piuttosto annientarle, una migrazione non integrata, decisioni ecologiche „fondamentaliste“, ed interi strati sociale (cioè poveri…) che hanno difficoltà a giungere alla fine del mese…


140esimo compleanno di Franz Kafka…


Abba nostro...


 (Pomeriggio) Mi basta un semplice pensiero come quello di Teresa di Lisieux, che ho letto in Instagram: „se tu spezzi le catene delle anime prigioniere con la tua dolcezza“ o l’espressione filosofica di Ulrich: „logica dell’exinanitio dell’essere“, per comprendere come sono così lontano dalla santità. 


Pascal afferma che „la comunanza intellettuale“ che abbiamo con una persona „inclina in modo necessario il nostro cuore ad amarla“ - ma in vero ciò può essere anche una tentazione, se si rimane al livello della „comunanza intellettuale“. 


Ho ascoltato una parte (18 minuti di 29) dell’intervento della premier italiana all’Assemblea Generale di Assolombarda: confermo la sua capacità retorica, la sua competenza in tanti aspetti del reale, il legame che pone tra sovranità italiana ed Europa, ma di fatto, come quasi tutti i politici occidentali pensa in forza della logica amico/nemico e gli avversari sono di fatto nemici da cui ci si deve liberare, per non esserne dipendenti…ma chissà forse, mi sbaglio, adesso preparo da mangiare. 


(2.7.23) „Questa mattina al corso su „L'io, il potere e le opere“ mi ha molto colpito come Massimo Borghesi abbia ricondotto l'origine dell'opera all'esperienza della caritativa e abbia fatto vedere come vi sia un filo rosso nel carisma di don Giussani che riporta sempre a trovare in quello che si fa un'educazione di sé alla carità. E' questa la genialità del carisma, che si va all'altro, a tutti gli altri partendo da sé, è ciò che educa sé ad aprire a tutti e questa mattina è risultato di nuovo evidente e affascinante così da riconoscere l'origine di ogni amicizia operativa di cui ha parlato Luis Rubalcaba nella propria affezione a sé, quella che origina da Gesù“ (Gianni Mereghetti, 1.7.23). - Due parole di commento: proprio in questi giorni pensando all’ingratitudine di persone per cui ci siamo davvero impegnati tanto a livello caritativo (pagando a volte i soldi  per la scuola di un figlio, non aumentando mai l’affitto, avendo finanziato un progetto a loro caro…), ho pensato che in fondo una carità, in cui non si senta il „peso della croce“, cioè in questo caso l’ingratitudine, non è vero amore gratuito cristiano, che è per l’appunto sempre gratis et frustra. Loro mi fanno davvero arrabbiare, ma mia moglie mi ha fatto notare che questa rabbia in me non è buona, è solo i giogo leggero della croce. Il secondo commento riguarda l’“amicizia operativa“: a me questo linguaggio irrita. Un’amicizia, quella vera, cioè gratuita, è sempre e solo ricettiva e non operativa: le opere, quando sono autentiche, nascano dalla ricettività. E poi cosa è questo dogma psicologico odierno dell’affezione di sé? In una delle sue lettere mi scrisse Balthasar: l’incontro con il sé (cioè l’affezione ultima al sé) potrebbe essere anche l’inferno. Certo Gesù dice che dobbiamo amare gli altri come se stessi e questo è vero, nel senso che dobbiamo avere cura del nostro „Selbstsein“ (essere se stesso), che con Beda il Venerabile, è una fortezza del cuore dei credenti, che è dono, non prestazione e che va sempre di pari passo con l’umiltà, ma visto che le frasi le diciamo nella nostra epoca, dobbiamo specificare cosa intendiamo con „affezione di sé“…


(1.7.23) C’è un passaggio del Vangelo di Luca, che un pastore riformato, mio conoscente era stupito che ci fosse nel Vangelo: „Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadano a terra“ (Lc 22, 44). Ricordiamo questo mistero nei misteri dolorosi del Rosario. Bruno Maggioni spiega che questo verso c’è solo in Luca e sottolinea il „come“; comunque lascia aperta la possibilità che ci sia stata davvero una „ematoidrosi“ (sudore del sangue), come segno di „una profonda sofferenza fisica“. Il termine „agonia“ veniva tradotto nella versione della CEI del 1974 con „angoscia“; la versione del 2009 traduce invece con „lotta“, che fa pensare ad una „competizione sportiva“. Balthasar sa che alcuni copisti del Vangelo lasciano addirittura cadere questo verso, che invece lui considera „un testo autentico del Vangelo“ e il cui contenuto non ha a che fare „con una mera angoscia umana e con l’agitazione per la sofferenza che dovrà sopportare“. „Questa uscita della sua sostanza intima“ può essere spiegata solamente „con un conflitto tra Dio nel cielo e Dio come rappresentante dei peccatori sulla terra“ (cfr. Antologia-Servais, 267); non abbiamo, però, a che fare con una dialettica luterana o hegeliana, per le quali „la follia divina diventa per l’uomo una cosa spiritualmente manipolabile, un metodo filosoficamente applicabile, una dialettica. E’ in questo modo che il Luteranesimo giunge a parlare di un Dio la cui sapienza ha necessariamente un aspetto diabolico, che la Bontà divina è al tempo stesso Collera divina, cosa che, alla fine, porterà al razionalismo dialettico di Hegel per il quale la Croce, il Venerdì Santo è, come egli dice, speculativa, cioè la legge stessa della ragione, che la si chiami umana o divina. La danza sacra che i filosofi di oggi fanno attorno all’hegelismo, ultima tappa della filosofia prima del materialismo e del positivismo, si rivela infeconda e sterile, gira solo attorno a se stessa, dimenticando sempre più il vero mistero: quello della Croce e della sua presenza reale nella Chiesa di tutti i tempi per mezzo dello Spirito. Nessuna sapienza umana può manipolare lo scandalo cristiano e la follia di Dio a proprio conto“ (Balthasar al Meeting di Rimini nel 1984). Il conflitto intradivino di cui parla Balthasar non è una gnosi, ma amore, un conflitto (opposizione, Gegensatz nel senso di Romano Guardini) tra l’amore di Dio nel cielo e quello di Dio sulla terra. Il cristiano si mette umilmente al servizio di Cristo come „scandalo e follia per uomini e popoli“ e va su una terza via, che non corrisponde a nessuno degli imperialismi conosciuti, di cui Balthasar nella conferenza al Meeting, ne parlava così: „All’Est predomina il materialismo, in Occidente il positivismo. E non crediate che questa evoluzione si arresti davanti alle porte della Chiesa. Oggi più che mai la Chiesa è minacciata da una lacerazione che la scinde fino in fondo in due campi che, girando entrambi intorno allo scandalo e alla follia divina, sono nocivi in ugual misura“ (Balthasar). Il progressismo nega esplicitamente lo scandalo e la follia di Dio (questo è più il problema dell’ élite cattolica tedesca che ha portato alle esagerazioni del sinodo attuale), che prende su di sé la Croce e discende nell’inferno pro nobis. Il tradizionalismo „non nega espressamente lo scandalo del Cristo e quello della sua Chiesa, ma il centro del suo interesse è altrove: nell’affermazione che non si deve toccare il deposito tramandato che per esso si esprime innanzitutto nella ‘lettera’: la ‘lettera’ della messa di Pio V, la ‘lettera’ dei Concili precedenti, il Vaticano II il quale, interpretando alcune verità secondo lo Spirito, avrebbe tradito la ‘lettera’ e sarebbe perciò inaccettabile. Questo è la negazione implicita della presenza di Cristo per mezzo atteggiamento dello Spirito nella Chiesa di tutti i tempi, quindi anche in quella d’oggi“ (Balthasar, 1984) - con quale brutalità questo tradizionalismo, come ci ha fatto vedere per esempio Massimo Borghesi,  abbia combattuto e combatta un pontefice come Papa Francesco lo abbiamo visto in questi dieci anni e purtroppo, non dico chi guida CL, ma CL nella sua estensione spesso ha ceduto totalmente alla tentazione tradizionalista, anche se non so di chi sia la colpa. Forse in America Latina le cose sono diverse come sto cercando di comprendere in dialogo con Alver Metalli. VSSvpM! 


Ho lasciato il gruppo „I contadini di Peguy“, che è stato una grande esperienza per me! Ma l’ultimo gesto che abbiamo davvero condiviso è stata la benedizione eucaristica del mondo del Papa davanti a una piazza vuota per la pandemia, poi ognuno è andato per la sua strada, anche nel modo di ascoltare il pontefice. Ho compiuto il gesto formale dell’abbandono, perché esso corrisponde ad una situazione di fatto che dura da tanto tempo, mantengo, però, nel mio cuore le persone e tutto il bene che ho sperimentato in questo gruppo. - Ho mandato una somma al Santo Padre (Elemosineria vaticana)  per il „martoriato popolo ucraino“. 



„Solo l’amore è credibile“, solo un amore che è così grande che non si spaventa neppure o meglio che si spaventa, ma proprio nell’exinanitio vede quello di cui l’uomo ha bisogno: di essere perdonato, di essere salvato dalla croce e dall’inferno meritato, da uno che non lo ha meritato. „Nell’angoscia spaventosa di non poter fare ciò che è preteso, Gesù deve con uno sforzo giungere alla decisione del sì. È proprio una lotta con se stesso; deve strappare con la forza, nella fatica della debolezza più estrema, l’assenso al „sia fatta la Tua volontà“ (Balthasar, ibidem). Questo è la follia cristiana! 


Abba nostro…


„Quando si vuole correggere umilmente qualcuno e mostrargli che sbaglia, conviene prima osservare da quale lato esso consideri la cosa, perché di solito da quel lato è vera, e riconoscergliene la verità, ma, in pari tempo, mostrargli per quale aspetto è falsa. Di ciò resterà contento, perché vedrà che non si ingannava e che il suo errore stava solamente nel non vedere tutti gli aspetti della cosa. Ora, nessuno di noi è triste di non vedere tutto; quello che non si vuole ammettere è di essersi ingannati; è ciò dipende forse, dal fatto che naturalmente l’uomo non può vedere tutto, né naturalmente ingannarsi circa l’aspetto dal quale considera una cosa…“ (Pascal, Pensieri, 8) - per lo meno a partire dal 24.2.22 la cosa che più mi è mancata, nei non dialoghi che ho vissuto, è questa saggezza del filosofo francese. Ovviamente discutendo della guerra nessun può dire di vedere tutto, né che la sua narrazione sia l’unica giusta, ma vorrebbe che si prendesse sul serio la cosa che ha intuita come vera…e non si tratta di „eloquenza“ che di fatto è, come dice Pasca, sempre dittatoriale, ma di un vero dialogo di persuasione filosofica, nel senso di Carlo Michelstaedter. O detto altrimenti: nel senso di „persuadere“ con l’ACI e non con l’“ut“ e il congiuntivo.


(30.6.23) Quale è il motivo ultimo per cui Cristo prende su di sé la passione e la morte in croce? E in cosa consiste davvero la passione? SPN ci invita a fare delle considerazioni concrete: „come mettendosi a pregare, emise un sudore simile a gocce di sangue“ (Esercizi, 201) e più in generale, ma in modo del tutto concreto ci invita a considerare „ciò che nostro Signore soffre, o vuole soffrire“ (E, 195) e non soffre solamente perché Giuda gli da un apparente segno di pace o perché Pietro vuole difenderlo con la spada o perché Pilato non ha il coraggio di difenderlo o perché i sacerdoti pensano di servire Dio uccidendo lui o perché i suoi discepoli scappano o perché dormono, etc. Soffre perché la „divinità si nasconde, come cioè, potendo distruggere i suoi nemici, non lo fa e come lasci soffrire tanto crudelmente la santissima umanità“ (E, 196), insomma soffre „per il venir crocifisso interiormente tramite Dio per il mondo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 266). La sua disponibilità a prendere su di sé l’abbandono da parte di Dio, questo è il punto cruciale, perché sono cristiano. Il cristianesimo è una religione saggia, non si è cristiani, però, per un programma di saggezza, ma perché si è sentito di Uno che per amore, per amore per persone che non lo amano per nulla, o poco o tiepidamente, è disposto a non sentire più il Padre, che invece lo ama da sempre ed in modo consustanziale! È disposto a non sentire più la fonte ultima dell’amore gratuito. „Senza la croce intima, quella esteriore sarebbe senza senso: solo l’amore giustifica la sofferenza, solo la sofferenza dell’amore la situazione difficile che gli provoca il mondo“ (Balthasar, ibidem). Il motivo ultimo della redenzione è l’amore di Dio, non il masochismo! E Dio non lo si ama con programmi culturali, ma solamente quando si è stati toccati da questo mistero per cui per amore si è disposti a non sentire più l’amore! Solo di fronte a ciò è sensato l’invito di SPN: „e qui, con grande vigore, cominciare a sforzarmi di soffrire, di sentire tristezza, di piangere“ (E, 195b); noi siamo spontaneamente tristi perché persone che dovrebbero essere grate si rivelano come tuoi nemici, perché  colleghi non hanno interesse per te, neppure dopo vent’anni di vita comune, ma non si tratta di questa sofferenza immediata e spontanea, ma di „un sforzarsi a soffrire“. Sforzarsi per esempio di vedere nella freddezza ed incapacità di amarti di determinate persone ciò che il Signore ha preso su di sé volontariamente; piangere perché ciò (la sofferenza per amore) è necessario, non per il nostro ego ferito! VSSvpM! 

Nella notte ho dovuto nuovamente pensare alla retorica di Giorgia Meloni, la presidentessa del consiglio dei ministri italiana; quando grida, arrabbiandosi, che il motivo ultimo del suo agire nella questione della migrazione è la sconfitta degli scafisti, vuole davvero „persuaderci“ o sta facendo della „retorica“ - uso queste parole nel senso del brillante studente goriziano, Carlo Michelstaedter, che si uccise quando si accorse che il mondo era solo retorica, per nulla persuasione. Anche il Santo Padre è furioso per gli scafisti, ma a me sembra che il suo cuore sia sofferente per i bambini che muoiono in mare; lo è anche il cuore della premier italiana o la retorica è il motivo ultimo del suo parlare ed agire? 

Deo gratias et Mariae! Il cardinal Zuppi ha potuto incontrare il patriarca Kirill (non ho ancora letto nulla sul tema, ho solo visto la foto nella prima pagina di Avvenire condivisa in LinkedIn). Le follie che ho letto da parte di cristiani su questo uomo, che guida la Chiesa ortodossa russa, vengono superate da questo gesto di „amore gratuito“! - PS Dalla versione di Banfi odierna prendo questa frase del patriarca russo: «È importante che tutte le forze del mondo si uniscano per prevenire un grande conflitto armato. Le Chiese possono lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia».


Abba nostro…

„Coloro che sono avvezzi a giudicare con il sentimento non intendono nulla nelle cose del ragionamento, perché vogliono capire subito di un solo sguardo, e non sono avvezzi a cercare i principi. E gli altri, per contro, che sono assuefatti a ragione per principi, non intendono nulla nelle cose di sentimento, perché vi cercano i principi e non riescono a coglierli con una sola occhiata“ (Blaise Pascal, Pensieri, traduzione di Paolo Serini, Milano, 1976 (Torino, 1962), 7). - Credo che sia un pensiero non solo filosofico, ma che offre una mediazione di discernimento tra spiriti diversi che si incontrano nella vita, vivono forse una certa amicizia, ma poi si allontano l’uno dall’altro, perché non si fidano del modo di pensare dell’altro, mentre, come sempre, l’opposizione polare diventa feconda quando si è disposti ad imparare reciprocamente l’uno dall’altro.

„Beffarsi della filosofia è filosofare davvero“ (Blaise Pascal, ibidem). 

Lo scontro tra il pensiero essenzializzato, lo spirito logicizzato e il pensiero incarnato, che vede nella materia, nel „peso del piccolo“ la rivelazione della „sovraessenzialità dell’essere“, cioè del dono dell’essere, che non è frutto dei pensieri dell’uomo su ciò che sia essenziale o meno, ma di Colui che dona il dono dell’essere stesso come amore, dagli anni sessanta del secolo scorso, in cui è stato scritto „Homo Abyssus“ di Ferdinand Ulrich, ad oggi è diventato ancora più radicale ed annientante: qui trovano lo spazio interpretativo tutte quelle forme di pensiero che vedono un’inconciliabilità tra „spirito“ (gender) e „carne“ (biologia), che riducono l’uomo ad un materiale di scambio o cibo dei cannoni e dei carri armati.

(Pomeriggio) Vorrei riflettere oggi in modo più sistematico ed in questo senso forse meno nel dettaglio sulle tesi di Paul Kingsnorth (cfr. quanto avevo scritto ieri più nel dettaglio). Partiamo da questo punto: „Ma mentre i vecchi valori erano incentrati sulle persone, sui luoghi e sulla preghiera, i nuovi erano incentrati sulla scienza, sul sesso e sull’io“. Ovviamente bisognerà specificare di quali „vecchi valori“ si parli, ma intendo ciò che scrive Kingsnorth, che tra l’altro ha letto anche Augusto del Noce, ma che legge probabilmente in modo meno conciliante con la modernità di Borghesi, come una differenza tra era cristiana ed era moderna; è chiaro che si tratta di una semplificazione, perché probabilmente nella modernità vi è anche molto più cristianesimo di quanto si pensi, come hanno fatto vedere Henri de Lubac con il suo „Pico della Mirandola“ (a riguardo della dignità dell’uomo) e Massimo Borghesi con i suoi studi sulla „legittimità critica del moderno“, comunque anche Pascal usa a volte semplificazioni se scrive: „Descartes inutile ed incerto“ (Pensieri, edizione italiana citata, 18). Cosa dire allora su questa affermazione: ritengo che la persona, i luoghi in cui si abita e quelli di pellegrinaggio come la preghiera hanno un grande valore per me - sto scrivendo un diario, non un saggio. Forse il punto meno accentuato nella mia vita è quello dei luoghi, perché nella mia vita sono stato troppo „pellegrino“ e non credo che ci sia un luogo a cui io sia attaccato in quanto luogo - forse paradossalmente l’Istria, paradossalmente perché ci sono stato quasi solo in estate. Vero è, però, che ho un legame speciale per il santuario mariano di Altötting, in cui Konstanze ed io abbiamo chiesto la grazia della nascita dei nostri figli. Mi sono chiesto leggendo Kingsnorth se ci sia un legame invece tra scienza, sesso ed io (come valori moderni)? Forse nel senso che non vi è bisogno né di un’attenzione alla persona né al luogo né alla preghiera per asserzioni di tipo scientifico, per la pratica sessuale e per l’ormai dogmatica adulazione dell’io, mentre a me è rimasto iscritto direttamente nel cuore ciò che una volta mi scrisse Balthasar in una lettera: l’incontro con il sé potrebbe essere anche l’inferno. Per quanto riguarda il sesso credo, invece, che ci sia un legame più forte di quanto faccia prevedere la contrapposizione di Kingsnorth tra sesso e persona, perché senza il sesso il rapporto  con l’altro può diventare anche solo spiritualismo che non tiene conto della materia, di cui è fatta una persona. È vero, però, che ci sono persone del tutte concrete in cui il linguaggio sessuale è assopito o morto o offerto. Mentre per altre il sesso a volte si assolutizza così che  vuole essere soddisfatto senza pensare alla persona (di questa dimensione le cose più sincere le ho lette in Etty Hillesum). 

Di notevole importanza, dovuta forse anche al fatto che Kingsnorth è un convertito ortodosso, è la presa sul serio dell’Anticristo, come dimensione oscura della „Maschine“; un approccio esclusivamente „scientifico“ invece non permette di prendere sul serio la dimensione demoniaca del reale. 

Forse anche per l’associazione o il contrasto alla „Fratelli tutti“ del papa mi ha interessato la frase di Kingsnorth: „Mi sono ispirato alla nozione di Robert Bly, secondo cui stiamo vivendo in una "società dei fratelli", una cultura priva di adulti che si rifiuta di crescere. Ovviamente il papa non intende questo, ma l’ipotesi di lavoro di una fratellanza, invece che di un conflitto tra popoli e persone, ma l’aspetto che sottolinea Paul mi sembra molto interessante: l’assunzione di responsabilità di un adulto che può per l’appunto avere la modalità di una generazione paterna e materna, e non di fratellanza…

„In ultima analisi, ho suggerito che il sistema di valori della sinistra globalista e del capitalismo globalista erano in fondo gli stessi: il desiderio di una cultura globale universale e la fine di tutte le tradizioni limitanti“ - suppongo che questo sia un pensiero molto simile a quello di Augusto del Noce, critico di una sinistra come partito di una massa liquida e della società opulenta, per la quale „niente è reale e il denaro è l'unica misura“. Il tradizionalista francese René Guénon  ha definito la nostra cultura  il "regno della quantità“. La sinistra, quella criticata da Aaron Maté, Glenn Greenwald, Adrian Walker, Matthew Crawford… è quella che di fatto non sa discernere la dimensione oscura della „Machine“, che ha una sua logica intima: „ecco ciò che la  „Macchina sa fare meglio: rompere le forme e distruggere i limiti. Il transgenderismo e il transumanesimo, ho suggerito, esistevano sullo stesso spettro: entrambi richiedevano il superamento della biologia in nome di una "liberazione" voluta dalla materia stessa“. Etc.


"Come finirà questa guerra?", abbiamo chiesto all'ex ufficiale dei servizi segreti del Corpo dei Marines e ispettore delle Nazioni Unite per le armi Scott Ritter. La risposta non è stata bella.

"Con un sacco di ucraini morti", ci ha detto gravemente. "Quando Lindsay Graham si mette a fare il suo schiamazzo malato e dice che combatteremo fino all'ultimo ucraino, purtroppo è quello che succederà".

Ritter spiega che Putin e la Russia non saranno sconfitti militarmente, e ogni giorno che gli Stati Uniti estendono la guerra per procura nel tentativo di dissanguare la Russia e arricchire i produttori di armi, i nostri "amici" soffriranno ancora di più.

"Stiamo condannando i nostri amici ucraini, ogni giorno centinaia di famiglie, a un destino che in molti casi è peggiore della morte. Bombardamenti sulle case, persone per strada con i loro bambini; questo è ciò che stiamo facendo ai nostri amici ogni giorno della settimana".

Conclude, dando il giusto nome al nostro rapporto con il popolo ucraino: "Non siamo amici. Siamo il peggior nemico che si possa immaginare".

Cosa farebbe Scott Ritter se fosse presidente oggi?

"Fermerei questa guerra all'istante", dice. "Non ci saranno più armi in Ucraina. È finita. Chiamerei Zelenskyy e gli direi che è finita. E poi chiamerei Putin e gli direi: "Fermeremo i combattimenti e non li ricominceremo mai più. Dobbiamo sederci e parlare. Tutto qui, si chiama diplomazia““ (Redazione odierna di „Useful idiots).


(29.6.23 - 12.esima settimana dell’Ordinario. San Pietro e Paolo, Apostoli) La vita di Gesù è orientata a quella che Giovanni chiama l’ „ora“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 265-266). Gesù dispone di tante cose, ma alla fine altri dispongono di lui e in questo sia san Paolo che san Pietro lo seguono, l’ora di san Paolo sarà segnata dalla spada, quella di san Pietro dalla croce. „Quando eri più giovane ti vestivi da solo ed andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, ed un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi“ (Gv 21, 18). È l’esperienza più difficile che sto facendo in questa mia vecchiaia appena cominciata ed a cui mi ribello, perché non ho abbastanza fede, ma „Signore, io credo, aiuta la mia incredulità“ (Mc 9). Nella donazione di sé eucaristica c’è il più grande segno dell’amore di Cristo per i suoi e nella modalità della speranza per tutti - in questo dono siamo confrontati con la polarità del disporre e del lasciare che altri dispongano di te, come si vede già nella semplice formula eucaristica: „Questo è il mio corpo, che è dato per voi“ (Lc 22,19). È lui che dispone e dice: questo è il mio corpo, ma in questo suo disporre e decidere si disporrà di lui è davvero “dato“. Si tratta infine di una „passione“, non di un „azione“ o se vogliamo della polarità passione ed azione, che non è „ritmo puro“, ma è „espressione della volontà attiva di donarsi, che necessariamente va oltre i limiti del poter decidere da sé nell’ immensità di un puro permettere che altri decidano“ (Balthasar). Se non fosse così la passione non solo non avrebbe un significato universale che invece ha, ma semplicemente non sarebbe nemmeno all’altezza dell’esperienza che fa ogni persona che invecchia. SPN dice che „Cristo nostro Signore soffre, o vuole soffrire, nel suo essere di uomo“ (Esercizi, 195), ma conosce bene tutti i motivi del tutto „passivi“ della passione: „lo trascinano legato dalla casa di Anna alla casa di Caifa…Gesù rimane tutta quella notte legato…lo tenevano prigioniero, si burlavano di lui, lo ferivano, gli coprivano il volto,  e gli davano schiaffi…“ (Esercizi, 292). „Pilato prese Gesù e lo flagellò“ (E, 295), fu crocifisso, „portava la croce sulle spalle, e siccome non ce la faceva, fu costretto Simone Cireneo a portarla dietro a Gesù“ (E, 296), „il suo costato fu ferito con la lancia, e venne fuori acqua e sangue“ (E, 297). SPN ci invita a piangere per tutto questa passione! 

Ho aspettato per giorni il giudizio di Greenwald sugli ultimi eventi in Russia, e grazie a Dio ora è arrivata la trascrizione della sua trasmissione in Rumble di qualche giorno fa, perché condivido il suo scetticismo sulla fatale dialettica tra democrazia ed autocrazia, non perché neghi la differenza tra stato di diritto e stato autocratico, ma sono scettico quando questa dialettica viene usata per sostenere il programma dei neocons, repubblicani o democratici che siano: la guerra infinita come modus vivendi e moriendi. Segnalo qui tre aspetti del giudizio. 1) In primis sulla figura non democratica di Zelensky: „Joe Biden e la maggior parte degli altri funzionari occidentali ci dicono costantemente che la guerra in Ucraina, come ho detto per ogni conflitto che gli Stati Uniti hanno combattuto negli ultimi 20 anni, è una giusta battaglia tra la democrazia da un lato e l'autocrazia dall'altro. È sempre stata un'affermazione molto strana quando si parla di questa guerra, dato che il presidente ucraino Vladimir Zelenskyy è da tempo impegnato nel classico autoritarismo e persino nel dispotismo. Tra questi, l'ordine di chiudere le stazioni televisive dell'opposizione un anno prima che la Russia invadesse l'Ucraina, la messa al bando dei partiti dell'opposizione e persino l'ordine alla chiesa più antica del Paese, la Chiesa ortodossa russa, di chiudere alcune delle sue chiese, sulla base di sospetti di fedeltà al governo russo. Ma la vena tirannica di Zelenskyy ha appena raggiunto un nuovo massimo o un nuovo minimo. Ha annunciato l'annullamento di tutte le elezioni, comprese quelle per la scelta del presidente ucraino, fino a quando la guerra in Ucraina non sarà terminata, il che significa che si è autoproclamato presidente del Paese a tempo indeterminato. Tutti i Paesi occidentali che sostengono l'Ucraina affermano che questa guerra probabilmente andrà avanti per anni, il che significa che Zelenskyy rimarrà al potere, presumibilmente senza alcun tipo di responsabilità democratica. Si tratta di un'azione molto strana da parte di chi sostiene sul palcoscenico del mondo di difendere la democrazia. In sostanza, sostiene di dover distruggere la democrazia ucraina per salvarla“. 2) Un secondo aspetto è la questione della rivolta di Yevgeny Prigozhin:  „Il leader del battaglione di mercenari russi, il gruppo Wagner, guidato dal ricchissimo Yevgeny Prigozhin, ha iniziato a marciare verso Mosca. Nel suo discorso, Prigozhin ha inveito contro il ministro della Difesa, che ha a lungo accusato di negligenza e altre colpe nella conduzione della guerra. Nel giro di poche ore da questo evento molto complesso, nel bel mezzo della nebbia della guerra, condotto da ogni sorta di personaggi di ogni tipo e con ogni sorta di motivazioni misteriose, numerosi commentatori occidentali hanno iniziato a rilasciare dichiarazioni definitive su ciò che stava accadendo e su ciò che sarebbe accaduto. Tutte coincidenze che coincidono con le loro opinioni di lunga data sulla guerra in Ucraina. Alcuni hanno persino affermato, in alcuni dei post più virali sui social media che sono stati visti e approvati da centinaia di migliaia, se non milioni di persone, che Putin e i suoi più stretti collaboratori erano già fuggiti da Mosca su jet privati, in preda al panico per quello che dicevano essere l'imminente colpo di stato contro il Cremlino. Come sempre, quando tutto è crollato appena 18 ore dopo, tutti sono andati avanti come se nulla fosse“. 3) Ed infine il tema intoccabile, perché di questo aveva parlato Putin nel suo primo discorso, e cioè degli elementi nazisti nel governo e nell’esercito ucraino: „Uno dei giornalisti più informati sulla guerra in Ucraina è il giornalista ucraino-americano Lev Golinking. Da anni si occupa della guerra, spesso come voce solitaria sulle pagine di The Nation, New York Times, CNN e altre testate. Stasera parleremo con lui degli ultimi sviluppi e, in particolare, della preoccupazione che nutre da tempo, ovvero che la presenza significativa di veri nazisti - non quelli che indossano i cappelli MAGA, ma quelli la cui ideologia è esplicitamente allineata con le idee di Adolf Hitler - sia stata costantemente sminuita dalla stampa occidentale, perché i governi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, vogliono finanziare e armare quei battaglioni nazisti. Parleremo con lui di questo, del cinico sfruttamento delle accuse di antisemitismo in questa guerra e in generale…“ (video trascrizione del 28.6.23). 

L'Arrow 3 (sistema di difesa aerea a scudo), figlio del programma speciale, pesante miliardi di Euro, del governo tedesco, di stanza anche in Sassonia-Anhalt, ci proteggerà da attacchi missilistici (MZ di oggi). Quindi mi sento già molto più sicuro e meglio.  

In attesa del possibile incontro del cardinal Zuppi con il patriarca Kirill e dell’esisto dell’azione umanitaria („riportare i bambini ucraini nel loro Paese“), segnalo questo atto di devozione molto importante: „Zuppi si è inginocchiato davanti all’icona mariana più antica della storia russa: quella Madonna della tenerezza che è il vero simbolo della tradizione cristiana di quel Paese“ (A. Banfi, versione odierna).

Sull’Armenia Renato Farina sta conducendo una sua personale guerra giusta e non violenta al governo italiano, che nello scontro azero e armeno non solo è ambiguo, ma addirittura appoggia la parte azera. Dio volendo a Settembre ritornerò a Yerevan. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Lascio la parola  a Katie Halper e Aaron Maté, ma non so se riesco a rendere bene in italiano il loro stile sarcastico/ironico: „I nostri leader neocon ci preparano alla distruzione del mondo, ma sul serio, non spaventatevi“ (Halper(Maté), insomma non è necessaria alcuna forma di panico. Che era il motto, tra l’altro, della mia classe al liceo: „l’importante è non farsi prendere dal panico“. Ma ora lascio davvero la parola a Katie e Aaron più a lungo:  „Il dream team neocon bipartisan Blumenthal e Graham è tornato with more hits che sono sicuramente da morire! Questa volta parlano di armi nucleari: La Russia è una minaccia per le armi nucleari tattiche, sostengono, ed è per questo che dobbiamo armare l'area con le nostre bombe nucleari. "Non si tratta di un'azione sconsiderata o di panico", dice Blumenthal, con il respiro pesante per l'umida e calda attesa delle esplosioni sulla Russia. E se i russi dovessero usare le loro armi, beh, sussurra un ultimo avvertimento, grondante di piacere per la prospettiva di nuvole di funghi (of mushroom clouds) che si diffondono sull'Europa, sarà morte creata dalla loro stessa mano: "Saranno distrutti. Saranno sventrati“. Anche Biden, nel frattempo, nutre grandi speranze per lo sforzo bellico, dichiarando ai giornalisti che "Putin sta perdendo in Iraq". Tutti si sono sentiti troppo imbarazzati per correggerlo. E mentre il nostro confuso guerrafondaio in capo è impegnato a combattere fino all'ultimo ucraino, i suoi compari di Pod Save America sono duramente impegnati a fare campagna per il loro capo: "Il castigo funziona!", dicono ridendo, pianificando il modo migliore per spingere gli americani a votare per Biden. Se vivete in uno Stato in bilico", spiega il conduttore Jon Favreau (e ora vorrei davvero non aver già usato "dripping" per le parole di Blumenthal), "e votate per Cornel West (Cornel Ronald West (Tulsa, 2 giugno 1953) è un filosofo, attivista, politico e intellettuale statunitense, socialista), state aiutando Trump a diventare presidente. Tutto qui. E potreste dire 'Oh è colpa di Joe Biden che ha fatto questo o quello', no no no. È una vostra decisione. Se volete aiutare Donald Trump a diventare presidente, allora dovreste votare per Cornel West““(Katie e Aaron). 

Oggi è l’onomastico di Paul Kingsnorth, in questa occasione ha pubblicato un articolo che riassume la sua posizione su ciò che egli chiama „the maschine“ (la macchina): The tale of the maschine, 29.6.23. A differenza di Massimo Borghesi Paul Kingsnorth non ha una legittimazione critica del moderno, ma una sua radicale critica: „Il progetto ultimo della modernità, sono giunto a credere, è quello di sostituire la natura con la tecnologia e di ricostruire il mondo in forma puramente umana, per meglio realizzare il più antico sogno umano: diventare dei. Quella che io chiamo la Macchina è il nesso di potere, ricchezza, ideologia e tecnologia che è emerso per far sì che ciò avvenga“(ibidem). Dalle mie letture non mi sembra che Paul abbia una posizione meramente tradizionalista, piuttosto ha normalmente quel equilibrio che Ferdinand Ulrich riassume così: „L’autocritica della filosofia come tale non ha perciò alcun inizio senza tradizione, ma anche alcuna tradizione, nel senso del già-passato, senza una partenza originaria del futuro“ (Homo Abyssus, 356). Ma allo stesso tempo devo dire che Paul Kingsnorth è meno capace di Ulrich a tenere l’equilibrio della critica al moderno. Anche un pensatore come Bergoglio/Papa Francesco, che non è ottimista, ma non è privo di speranza, prende sul serio la possibilità che il paradigma tecnico assolutizzato porti alla distruzione della nostra casa comune; pericolo questo che Kingsnorth esprime così: „Siamo sempre più incapaci di sfuggire al nostro totale assorbimento da parte di questa cosa (the maschine) e stiamo raggiungendo il punto in cui il suo controllo sulla natura, sia selvaggia che umana, sta diventando inarrestabile. Sta sviluppando una propria teologia, mentre ci trasporta a velocità di curvatura (at warp speed) in un nuovo modo di essere umani. Il suo modus operandi è l'abolizione di tutte le frontiere, i confini, le categorie, le essenze e le verità: lo sradicamento di tutti i modi di vivere precedenti in nome del puro individualismo e della perfetta soggettività. Ora non siamo fatti dal mondo, siamo noi a crearlo. E possiamo creare tutto ciò che vogliamo. O almeno così vogliamo credere“. Questa follia, che non ha più alcun senso della donazione dell’essere e che se pensa ad una prestazione, non pensa al generare, ma al causare, ci sta portando sull’orlo dell’abisso. Paul pensa insomma che ci sia un’“accelerazione della guerra all'umanità e alla natura che noi stessi abbiamo scatenato“.

Tra le fonti di Kingsnorth, della prima delle tre parti del saggio uscito oggi, si trovano Simon Weil, Oswald Spengler (che per esempio è spesso criticato da Ciro Sbailò, con cui ho dialogato ieri pomeriggio), Christopher Dawson, Alasdair Macintyre, Lewis Mumford, Rupert Sheldrake,  Philip Sherrard,  Stephen Toulmin, Jacques Ellul. 1) Simon Weil. „Attingendo all'opera di Simone Weil, il mio saggio introduttivo, The Great Unsettling, ha scavato nella sensazione fondamentale che ho da tempo sull'impatto della modernità: che essa ci scombussola e ci sradica dalle connessioni umane cruciali: tra di noi, con i nostri antenati, con i nostri luoghi e con la natura. Le culture senza radici che ne derivano sono praticamente uniche nella storia dell’umanità“ (Paul). 2) Oswald Spengler. „Nel libro Il fuoco faustiano ( Faustian Fire), ho posto questa domanda a Oswald Spengler, che, attraverso la sua epopea Il declino dell'Occidente, mi ha spiegato che l'Occidente era una "cultura faustiana" - una cultura di conquista, esplorazione e dominio, che era sorta, aveva dominato il mondo e ora era nel suo inevitabile declino, avendo esaurito il suo scopo e la sua forza. L'attuale "guerra culturale", suggerivo, non era una causa di quel declino, ma solo un sintomo. Abbiamo una guerra culturale perché non abbiamo più una cultura: l'Occidente si sta frammentando e non può essere ricomposto“ (Paul). Questo momento faustiano o se si vuole prometeico è stato il primo passo cultural-critico fatto dal grande teologo cattolico Hans Urs von Balthasar, nella sua monumentale: „Apocalisse dell’anima tedesca“. E probabile che un giurista veda meno il pericolo di quanto lo vedano un teologo e filosofo, non perché sia più scemo, ma perché in vero la cultura giuridica è il meglio che possa offrire l’Occidente. 3) Christopher Dawson, Alasdair Macintyre. „Ma cos'è questo "Occidente"? In The „Dream of the Rood“, lo storico Christopher Dawson ha offerto una risposta: è l'ex territorio della Chiesa cattolica, quello che una volta si chiamava "cristianità" e che oggi si definisce per lo più "liberalismo" o "modernità" o "mondo sviluppato", ma che si basa ancora sul modello etico del Sermone della montagna. Ho analizzato „After Virtue“ di Alasdair Macintyre per capire cosa succede a una cultura quando abbandona le sue convinzioni spirituali fondamentali. La sua risposta rispecchia quella di Spengler, ed entrambi hanno previsto che lo sgretolamento dell'Occidente avrebbe portato a un ritorno alla vera religione“(Kingsnorth). Questo punto mi sembra particolarmente importante perché si vede come il motivo ultimo della crisi della modernità e della postmodernità è „spirituale“. Insomma dobbiamo, per esprimersi con SPN cercare ciò che „salva la nostra anima“. 4)  Lewis Mumford. „Questa parte della mia serie mirava a scomporre „La macchina“ nelle sue parti costitutive, definendola ed esplorandone la genesi. Il primo saggio, Blanched Sun, Blinded Man, ha utilizzato il classico studio di Lewis Mumford „The Myth of the Machine“ per tentare di smontare e mettere in evidenza i valori e le caratteristiche fondamentali della società della Macchina.

Come è nata, dunque, questa "Macchina", storicamente parlando? Riconoscendo che si tratta in qualche modo di una tendenza interna che sorge e decade in momenti diversi della storia, in „un mostro“ che cresce nei deserti ho suggerito che l'attuale iterazione potrebbe essere fatta risalire alle recinzioni delle terre in Inghilterra nel primo periodo moderno, che hanno posto le basi per la rivoluzione industriale. Lo stesso processo - il furto della terra e la conseguente proletarizzazione delle persone - è stato poi globalizzato, e questo processo continua“. Un processo che forse ha fatto il primo grande passo con la rivoluzione francese, che Kingsnorth, come anche tra l’altro il Goethe maturo, critica duramente: „Il saggio successivo, Mille Mozart (A Thousand Mozarts), ha esplorato l'equivalente politico della recinzione: la rivoluzione, concentrandosi in particolare sulla Francia. Liberando il terreno dalle vecchie strutture - aristocrazia, chiesa, monarchia e una serie di costumi e tradizioni - i rivoluzionari non sono riusciti a creare il paradiso che volevano, ma hanno creato uno spazio in cui la Macchina potesse muoversi. La tradizione è un baluardo contro il potere del commercio e l'acido dissolvente del denaro, e rimuovendoli, tutte le rivoluzioni del periodo moderno hanno finito per accelerare lo spostamento commerciale e tecnologico verso la Macchina“ (Paul Kingsnorth). 5) Rupert Sheldrake. „Se le due rivoluzioni gemelle della ragione (quella francese. ndt) e dell'industria hanno spianato il terreno, la Macchina che è cresciuta sul suolo livellato ci ha dato la capacità di conquistare la natura stessa - o almeno così credevamo. La „Green Grace“ ha utilizzato il libro di Rupert Sheldrake "The Science Delusion" per tracciare il cambiamento di atteggiamento dell'Occidente moderno nei confronti della vita non umana. Dal considerare il mondo come un organismo, siamo passati a vederlo come un meccanismo e la nostra smania di rifarlo a nostra immagine e somiglianza, aiutati dagli dei gemelli della Scienza e della Ragione, è iniziata sul serio“ (ibidem). 6) Philip Sherrard. „In „Do What Thou Wilt“ ho approfondito la filosofia e l'ideologia guida della scienza, il mezzo pratico e la giustificazione pseudo-religiosa del nostro dominio sulla materia. Facendo riferimento a The Rape of Man and Nature di Philip Sherrard e attingendo alla mia esperienza nella tradizione misterica occidentale, ho suggerito che la scienza ha molto più in comune con la magia di quanto i praticanti dell'una o dell'altra si sentano solitamente a proprio agio nell'ammettere: entrambe mirano a manipolare l'universo a beneficio dell’uomo“ (ibidem). 7) Molto interessante è anche un saggio in cui Kingsnorth ci fa riflettere su quella che io chiamerei la dittatura dell’immediatezza: „“Want Is The Acid“ si concentra sulla gratificazione immediata dei sensi, necessaria per far funzionare la macchina, e su come tutti gli ingranaggi della nostra società siano oliati per mantenere tale gratificazione. Il nostro desiderio è incoraggiato in ogni momento, perché il desiderio stimolato e poi soddisfatto è la base della crescita economica, e la Macchina ha bisogno di crescita come un pesce ha bisogno di acqua. Il trionfo della Macchina è il trionfo dei mercanti“ (PK). Io ne vedo le conseguenze catastrofali sulla mia persona (una pseudo gratificazione immediata per non prendere sul serio la gratificazione mediata della vecchiaia) ed anche sul mio lavoro pedagogico. I ragazzi fanno sempre più fatica a concentrarsi perché con la cultura che trasmette la macchina, hanno bisogno di una „gratificazione immediata“ che ostacola quella mediata di leggere Shakespeare o di imparare il latino o di dialogare con un altro uomo. È vero che il positivo della macchina è che permette la comunicazione o per usare il linguaggio di Ulrich „l’uscita si sé comunicativa dell’essere“, che, però, nel filosofo tedesco non è solo positiva, ma è anche „alienazione“. 8)  Stephen Toulmin. Una delle accuse che mi sono state fatte in questi mesi è di essere anti-americano a priori, cosa che in vero è del tutto assurda. È vero come dice Sbailò che il sistema americano è molto complesso, ma non è possibile anche vedere ciò che Kingsnorth vede nel suo saggio „The Black Ships“ in cui ha esaminato „un particolare esempio storico di questo trionfo della „macchina“ - la conquista economica americana del Giappone - e lo ha usato come simbolo del conseguente processo di "globalizzazione", una parola dal suono benevolo che indica la colonizzazione economica del mondo da parte delle forze del mercato. Rifacendomi ai miei primi libri e a „Cosmopolis“ di Stephen Toulmin, ho suggerito che la globalizzazione era una combinazione di rapacità economica e del desiderio di estendere la visione del mondo ordinata e razionale della Macchina a tutti gli angoli della Terra. Il concetto che racchiudeva entrambi era la ricerca dell’“apertura“" (ibidem). Non sarebbe poi così difficile vedere le analogie di questa critica della globalizzazione con quella che fa il papa della „globalizzazione dell’indifferenza“. 9) Jacques Ellul. „L'ultimo saggio della seconda parte della mia serie, „You Are Harvest“, ha esaminato le tecnologie e i meccanismi particolari che vengono utilizzati oggi per estendere il dominio e la visione del mondo della Macchina. Con l'aiuto dell'opera classica di Jacques Ellul, „La società tecnologica“, ho analizzato come si stia sviluppando un sistema di monitoraggio e controllo senza precedenti e come la maggior parte di noi sia inconsapevole o impreparata a ciò che sta accadendo. Non si tratta di una "teoria del complotto": è semplicemente, come ha spiegato Ellul, la logica della macchina, una logica che lui chiama „tecnica““(PK). Della seconda e terza parte dei saggi di Kingsnorth mi occuperò domani.

(Prima della cena, aspettando che il riso sia pronto) Devo dire, a proposito di un discorso recente della premier italiana Meloni, che ha una capacità retorica buona e che ha una buona dose di pragmatismo (sulla crisi in Tunisia, sulla missione diplomatica del cardinal Zuppi, sulla prosperità economica…), ma allo stesso tempo, per quanto riguarda il tema che interessa questo diario, la profezia della pace, devo anche dire, sebbene sia chiaro che un filosofo ed una premier non possono parlare nello stesso modo, che la sua tesi che è possibile una negoziazione di pace solamente se ci è un equilibrio militare tra Ucraina e Russia è solo in parte vera. Il momento di verità lo ha messo in evidenza Jürgen Habermas, quando ha detto che questa guerra non deve essere vinta, ma neppure persa, allo stesso tempo fa, però, parte del lavoro critico del filosofo dire con altrettanta chiarezza, che nella guerra in Ucraina si combattano due imperialismi e che la posizione della premier sostiene uno di questi imperialismi contro l’altro. Per quanto riguarda la posizione criticata dalla Meloni, che sarebbe meglio vivere sotto una dittatura che morti, credo anch’io che essa sia debole. La questione non è questa e non lo è neppure il mito - non la realtà - di chi è morto per difendere la democrazia, ma una visione davvero politica che tenga conto, in modo poliedrico, di tutte le posizioni in gioco, di tutte le posizioni dei diversi stati continenti, siano essi democratici o autocratici e con la disponibilità a fare un’autocritica di quella che è la nostra posizione e non primariamente di quella degli altri.  


(28.6.23) SPN da informazioni precisi sul come debba comportarsi il padre che da gli Esercizi e colui che li riceve e per quanto riguarda la scelta tiene conto dei due poli: da una parte essa è qualcosa di totalmente „soggettivo“, nel senso che Dio comunica direttamente con l’anima di chi riceve gli Esercizi: „perciò, chi li da non propenda, né si inclini verso l’una o verso l’altra parte, ma, stando nel mezzo, come una bilancia, lasci operare il Creatore con la creatura e la creatura con il suo Creatore e Signore“ (Esercizi 15,c). D’altro canto la scelta viene fatta „nell’ambito della santa madre Chiesa gerarchica“ (Esercizi, 170), quindi „è necessario che tutte le cose oggetto della nostra scelta siano indifferenti, o in se stesse buone e che siano ammesse nell’ambito della santa madre Chiesa gerarchica e che non siano cattive o in contrasto con esse“ (ibidem). Il padre che da gli Esercizi, pur nella piena discrezione, rappresenta la Chiesa gerarchica. Senza questa polarità „soggettiva“ (chi riceve gli Esercizi nel suo rapporto diretto con Dio) ed „oggettiva“ (chi da gli Esercizi, come rappresentante della Chiesa e aperto allo Spirito Santo) non vi è una vera fecondità ecclesiale ed umana, anche se spesso la Chiesa non si accorge subito dell’autenticità di una missione ecclesiale, tanto più se essa accade in un ambito così diverso da quello conosciuto dal centro della Chiesa, o detto altrimenti quando essa accade in una „periferia“ che richiede un incarnazione differente da quella a cui ci si è abituati. Allo stesso tempo, però,  per non essere stravaganti è sempre necessario come spesso hanno fatto padre Henri de Lubac SJ, padre Hugo Rahner SJ e lo stesso padre Balthasar inserire la novità che sono gli Esercizi ed una vita spirituale nella periferia „nella grande tradizione dei Padri“ (cfr. Antologia-Servais, 264) e all’interno della „lectio divina“, che è la Parola stessa. Tutti gli uomini si trovano in una polarità soggetto/oggetto (cittadino, stato), questo vale anche per i cristiani, ma questo tipo di realtà sono sempre „secondarie“ alla polarità „primaria“ tra fedele e chiesa - una spiritualità che non tenga conto di questa polarità ecclesiale di fatto non è più cristiana. 

Non mi ricordo più bene l’argomentazione di Spaemann, che mi sembrava del tutto sensata, ma parlare di diritto al suicidio è un non senso; il suicidio è un fatto, non un diritto. Diritti e doveri si hanno nell’ambito di una comunità (stato, società…), non se si esce definitivamente da essa. 

La santità è un percorso d’amore, più dono che prestazione, perchè il „cristianesimo è amore, con il comandamento di amare come il suo più grande comandamento; l’amore vuole donarsi, fondersi, perdersi; non più due, ma uno in colui che ama!“ (San Alberto Hurtado, edizione tedesca, 83). - PS Oggi nella sua Catechesi del mercoledì il Santo Padre ha presentato la figura „ di una religiosa straordinaria, Santa Mary MacKillop (1842-1909), fondatrice delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore, che ha dedicato la sua vita alla formazione intellettuale e religiosa dei poveri nell’Australia rurale. Mary MacKillop nasce nei pressi di Melbourne da genitori emigrati in Australia dalla Scozia“; mi sono sentito subito legato a questa suora „australiana“ per il suo impegno nel mondo educativo e condivido tutto ciò che la seguente citazione mette in luce del suo lavoro nella scuola, che è la parte più importante della mia vita lavorativa, anche se io posso essere forse meno esplicito di lei nell’uso del linguaggio cristiano: "Mary MacKillop era convinta che lo scopo dell’educazione è lo sviluppo integrale della persona sia come individuo sia come membro della comunità; e che questo richiede sapienza, pazienza e carità da parte di ogni insegnante. L’educazione in effetti non consiste nel riempire la testa di idee: no, non è solo questo. In cosa consiste l’educazione? Nell’accompagnare e incoraggiare gli studenti nel cammino di crescita umana e spirituale, mostrando loro quanto l’amicizia con Gesù Risorto dilati il cuore e renda la vita più umana. Educare è aiutare a pensare bene: a sentire bene – il linguaggio del cuore – e a fare bene – il linguaggio delle mani. Questa visione è pienamente attuale oggi, quando sentiamo il bisogno di un “patto educativo” capace di unire le famiglie, le scuole e l’intera società. Lo zelo di Mary MacKillop per la diffusione del Vangelo tra i poveri la condusse anche a intraprendere diverse altre opere di carità, a partire della “Casa della Provvidenza” aperta ad Adelaide per accogliere anziani e fanciulli abbandonati. Mary aveva molta fede nella Provvidenza di Dio: era sempre fiduciosa che in qualsiasi situazione Dio provvede. Ma questo non le risparmiava le ansie e le difficoltà derivanti dal suo apostolato, e Maria ne aveva buone ragioni: doveva pagare i conti, trattare con i vescovi e i preti locali, gestire le scuole e curare la formazione professionale e spirituale delle sue Suore; e, più tardi, i problemi di salute. Tuttavia, in tutto questo, rimaneva tranquilla, portando con pazienza la croce che è parte integrante della missione. In una occasione, nella festa dell’Esaltazione della Croce, Mary disse a una delle sue consorelle: “Figlia mia, da molti anni ho imparato ad amare la Croce”. Non si è arresa nei momenti di prova e di oscurità, quando la sua gioia era smorzata dall’opposizione e dal rifiuto. Vedete: tutti i santi hanno trovato opposizioni, anche all’interno della Chiesa. È curioso, questo. Anche lei ne ha avute. Rimaneva convinta che, anche quando il Signore le assegnava «il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione» (Is 30,20), lo stesso Signore avrebbe presto risposto al suo grido e l’avrebbe circondata con la sua grazia. Questo è il segreto dello zelo apostolico: il rapporto continuo con il Signore. Fratelli e sorelle, il discepolato missionario di Santa Mary MacKillop, la sua risposta creativa ai bisogni della Chiesa del suo tempo, il suo impegno per la formazione integrale dei giovani ispirino oggi tutti noi, chiamati ad essere lievito di Vangelo nelle nostre società in rapida trasformazione. Il suo esempio e la sua intercessione sostengano il lavoro quotidiano dei genitori, degli insegnanti, dei catechisti e di tutti gli educatori, per il bene dei giovani e per un futuro più umano e pieno di speranza." 


Sull’Europa e i migranti. “L'Europa di Faser, Baerbock, Meloni, della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del ministro degli Interni francese Gérald Daran non aiuta le persone in difficoltà" (Sebastian Puschner, Der Freitag, 22.6.23).

Chi ha fatto negli ultimi decenni guerre per una sete di riconoscimento sferico e globale, la Cina o gli USA

Spero tanto che la missione di pace del cardinal Matteo Zuppi a Mosca sia feconda, spero che incontri il patriarca Kirill, così che quest’ultimo non si senti separato dagli altri grandi patriarchi della cristianità. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Da un certo punto di vista si potrebbe pensare che non vi sia niente di più differente della „metafisica nella ripetizione“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 353sg.) dal lavoro di autenticità di questo diario, ma ciò non è vero, perché autenticità non ha nulla a che fare con la tirannia della spontaneità; non si è autentici perché spontanei, ma perché, in un movimento di ripetizione in avanti, si comprende sempre meglio la struttura ontologica ultima del reale che è l’essere come amore.  Da qui nasce l’esigenza di un’ „ontologia individuale“, non di un „sistema assoluto“. La ripetizione è un aiuto pratico anche per vedere nella piccola via del quotidiano quanto siamo lontani da questo annuncio ultimo: l’essere è un dono di amore gratuito…e per pensare, nella modalità della preghiera, che ogni giorno possiamo fare un passo nella direzione giusta…Questa penetrazione nel reale è possibile solamene se il Logos stesso si è incarnato in esso. VSSvpM! 

Il confronto con il professor Ciro Sbailò è per me interessante (in questo caso nell’ascolto del suo dialogo, in forma di un Webinar, con Nicoletta Cusano e Paolo Passaglia, moderato da Raffaele Torino), anche se io ho un riferimento filosofico ultimo diverso dal suo. Quello che per lui significa Emanuele Severino per me lo significa Ferdinand Ulrich: si tratta di due filosofi di riferimento. Mentre il filosofo italiano, partendo da Parmenide, parte da un’ontologia dell’essere che non può non essere, il filosofo tedesco, partendo da Tommaso d’Aquino, riflette su ciò che chiama il „movimento di finitizzazione dell’essere“, in cui l’essere non rimane in una sfera astratta di „sospensione ontologica“, ma per l’appunto si fa „piccola via“ quotidiana. Il punto di contatto è la questione del nichilismo, che per Severino è un fenomeno inconscio, strettamente legato al problema della tecnica e che ha una sua ricaduta giuridica in Kelsen come „nullità del fondamento“, mentre in Ulrich, con la sua tesi del „medesimo uso di essere e „nulla““, si cerca una risposta concreta al nulla del nichilismo, pensando un nulla ancora più profondo, rivelato dal linguaggio, quando come ringraziamento rispondiamo: „di nulla“. Il nulla nullificante del nichilismo trova nel nulla dell’amore gratuito un nulla ancora più autenticamente gratuito (nel senso di gratis et frustra) che lo abbraccia dal di sotto e lo supera. Il nulla del nichilismo rimane in fondo un’astrazione sospesa di cui non si può vivere, mentre il nulla dell’amore è il motivo ultimo del nostro pensare ed agire. Ontologicamente ciò significa che la „sostanzializzazione“ dell’essere che fa Severino in fondo non gli permette di prendere sul serio quel cammino di „nullificazione“, che è invece proprio dell’amore. Così Ulrich può dire con Parmenide e Severino che l’essere è semplice e completo, ma in senso polare e opposto può dire anche che l’essere non è sussistente: sussistenti, anche se in modo relativo, sono gli essenti. Ed in modo assoluto lo è Dio. In questo senso Ulrich, distinguendo tra „donare e produrre“,  ed ancor più tra „generare e causare“ fa una mossa che permette anche una critica radicale di quella che Paul Kingsnorth, chiama „la macchina“ (paradigma tecnico assolutizzato), che potrebbe portare davvero ad un „tramonto dell’occidente“, non solo come lavoro che fa l’occidente su stesso, ma come disastro. I critici della tecnica (Spengler, Heidegger, Kingsnorth) forse non tengono sufficientemente conto del carattere comunicativo e condiviso della tecnica, come un elemento positivo per la modernizzazione del reale, ma forse Sbailò non tiene sufficientemente conto che in quel „cambiamento del modo in cui le cose cambiano“, c’è un germe molto pericoloso e distruttivo, che potrebbe distruggere la nostra casa comune (cfr. Papa Francesco, Laudato si). 

Per quanto riguarda i momenti storici di riferimento del professore italiano, la repubblica di Weimar e le primavere arabe, certamente si tratta di momenti forti: nel primo perché si vede il cedimento della democrazia all’autocrazia hitleriana e il secondo perché vede una mancata modernizzazione (tecnica come condivisione, come „uscita di sé comunicativa dell’essere“, per usare un’altra formula di Ulrich) del mondo arabo; per quanto mi riguarda, pur essendo d’accordo con lui sulla complessità del sistema statunitense, devo dire che l’influenza dell’industria militare come fattore che riduce spesso la democrazia statunitense in una oligarchia neo-conservatrice che vive, rendendo infinita la guerra, mi sembra un oggetto di ricerca, di cui si parla un po’ nel mio diario notturno, che mi interessa perché, come dice Hannah Arendt la critica dei miei, mi interessa più della critica degli altri. E visto che cito la Arendt direi che la arretratezza della politica (Nicoletta Cusano) vs la velocità della tecnica si trova in un rapporto di similitudine con ciò che per Arendt significa pensare, cioè rallentare. 

Ovviamente essendo Sbailò un giurista costituzionale ha una sensibilità ed una coscienza infinitamente più grande della mia del momento più forte della cultura europea e cioè quello di una filosofia concreta dello stato di diritto, che manca alle autocrazie. È vero che l’Europa ha gli strumenti per risolvere i suoi problemi (anche quelli concreti della futura mancanza di acqua, come ha detto Paolo Passaglia) e che forse è più forte dei sistemi autocratici, che spesso hanno solo una forza apparente. Molto è interessante è la questione del declino nel dibattito politico filosofico in Cina, che solo apparentemente è stata forte nella crisi globale della pandemia. 

Sulla questione della difesa europea ho meno scrupoli di Paolo Passaglia. Se si approfondisce la questione degli stati continenti (Alberto Methol Ferrè, Jorge Mario Bergoglio) è chiaro che un continente deve poter difendere i suoi cittadini e questo probabilmente non può accadere in modo solo non violento (qui si dovrà distinguere tra pacifismo e non violenza; il primo corre il rischio di capovolgersi in violenza, proprio perché si sente indifeso, il secondo è un metodo di difesa), tanto più se si considerano gli interessi geopolitici degli USA nell’estremo oriente. Ma ovviamente per me non si tratta solo di chiamare l’Europa alle armi, ma anche di far rinascere  quella sua eredità più originaria, che è la vocazione diplomatica e che ha portato in queste ore il cardinal Zuppi a Mosca, dopo essere stato  qualche settimana fa a Kiev. Su questo aspetto il punto di contatto di con il professor Sbailò è la sua critica alla dialettica amico-nemico di Carl Schmitt come sublimazione e legittimazione della violenza politica…


(27.6.23) Balthasar non si muove solo nelle sfere alte (qualora mai lo faccia), non potrebbe neppure farlo, visto il suo amore e la sua reverenza per SPN. Quindi sa che ci sono ostacoli legittimi nel non potere seguire la chiamata del Signore (cfr. Antologia-Servais, 262-263), che comunque chiama chi vuole e non chi è adatto, ma non chiama violentando le persone. Gesù in Mt 13, 21 riassume in modo mirabile un’impossibilità, che non è ribellione, parlando di una persona che con gioia ascolta la Parola, „ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno“. Non credo che ci sia mai stata una tale chiamata per me, ma forse, se ci fosse stata, io sarei stato una persona così; quando nel 1987 ho conosciuto Konstanze ero in uno stato d’animo di grande instabilità e certamente la sua forza ha dato forma alla mia vita ed in un certo senso lo fa ancora. Si deve tener conto, che pur con lo studio di filosofia, io vengo fuori da un quartiere operaio a Torino e che il mio grado di istruzione ed ingegno non erano molto elevati (cfr. SPN, Esercizi, 18,b). Quale sia anche  l’ostacolo legittimo bisogna comunque tenerne conto in modo che non vengano distribuiti compiti che potrebbero allo sfacelo della persona. Per queste persone SPN prevede che ci si concentri sulla „spiegazione di ogni comandamento, come pure dei peccati mortali, dei precetti della Chiesa“ (18,f). Per quanto riguarda i „peccati mortali“, bisognerà, secondo me, tenere conto anche dell’epoca e dell’inconscio collettivo in cui si vive. Poi ci sono degli obblighi famigliari di cui si deve tenere conto, per esempio come nel caso di un amico che non è potuto diventare sacerdote fino alla fine dell’educazione del figlio della sorella, che era stata abbandonata dal marito, etc. Balthasar specifica anche che bisogna tenere conto di tutto ciò, anche se si è stati già ordinati o si è entrati in un ordine religioso, etc. - piuttosto che la distruzione del Selbstsein di una persona, si può uscire, senza rendersi colpevoli e senza che la chiamata non sia stata autentica. 

"Il successo dell'AfD nelle elezioni del consiglio distrettuale in Turingia (Sonnenberg) scuote i rappresentanti degli altri partiti... in Sassonia-Anhalt, l'AfD potrebbe conquistare, per la prima volta, domenica prossima, un posto di sindaco a tempo pieno" (MZ, 27.6.23) - Sono ovviamente d'accordo con il primo ministro della Sassonia-Anhalt Reiner Haseloff quando dice: "Nessun voto per l'AfD". E forse è anche vero che questo partito "diventerà superfluo quando la politica si occuperà delle preoccupazioni della gente"; e per Haseloff queste preoccupazioni sono: Migrazione, cambiamento climatico (non nel senso dei Verdi) e conservazione della prosperità tedesca. Quello che non dice è che la gente, presumibilmente, non vuole il sostegno alla guerra in Ucraina e nessuno degli „altri partiti" è chiaro su questo punto. Sahra Wagenknecht è decisamente chiara, ma il suo stesso partito (La sinistra - Die Linke) non la sostiene. Pertanto, anche se non tutti nell'AfD non vogliono questo linguaggio forte, si deve tener conto (politicamente, non primariamente legalmente o dal punto di vista della polizia) quando il "vicepresidente dell’AfD in Sassonia-Anhalt“, Hans-Thomas Tillschneider dice: "Non ci siamo candidati per portare un po' di vento fresco nei municipi. No, vogliamo semplicemente scatenare una tempesta". Il candidato a sindaco dell'AfD in Raguhn-Jeßnitz (distretto in Anhalt-Bitterfeld), Hannes Loth, che ho citato all'inizio, lo contraddice, ma probabilmente solo per motivi tattici: "Voglio portare una ventata di aria fresca. Altri sono responsabili delle tempeste". È chiaro che se qualcuno vuole un ufficio politico in Germania, non deve ricordare l'anno 1933 con il suo linguaggio, sebbene io non credo che Tillschneider lo volesse fare. Il motivo per cui non voterò e non posso votare AfD è che questo partito lavora troppo con la dialettica nemico-amico, mentre io penso in forza dell'idea del poliedro, nel senso di Papa Francesco.  

Nell’incontro con gli artisti nella Cappella Sistina il Papa ha usato una bella immagine: l’artista è come un bambino che inventa e sogna cose nuove. „Diceva uno scrittore latinoamericano che noi, le persone, abbiamo due occhi: uno per guardare quello che vediamo e un altro per guardare quello che sogniamo“ (Papa Francesco) - la profezia della pace ha bisogno del secondo occhio.

„E dopo secoli di Vangelo che predica l’amore per i nemici e impone di rimettere la spada nel fodero ammonendo che «chi di spada ferisce di spada perisce» – ammonizione sempre valida per tutti e in tutti i tempi – possiamo ancora accettare che i cristiani siano beffati così tanto da non fare nulla per risolvere i conflitti senza il ricorso alle armi? Perché gli uomini si uccidono tra loro (le guerre sono sempre fratricide)? Nei cristiani non c’è nessuna giustificazione, perché sono costretti a riconoscere nell’altro il proprio prossimo, senza etnia, nazione, ideologia, sesso che distingua. Ecco perché è importante non smettere mai di ragionare sulla pace, non darla mai per conquistata (la pace non è mai per sempre perché il suo nemico la combatte sempre) e costruirla con la testimonianza personale che deve diventare intelligenza dell’amore. Nell’enciclica Fratelli tutti, papa Francesco parla di «amore politico». Indica alcuni esempi, come non dare soltanto qualche denaro a chi chiede aiuto perché non ha niente, ma di cercargli lavoro. Ecco cosa chiede questo «amore politico» agli artigiani di pace, come tutti i cristiani sono chiamati ad essere! Non è «amore politico» anche una diplomazia che mai taglia ma sempre cuce, che non esclude mai nessuno, non considera mai niente e nessuno come definitivamente perduto nei rapporti tra nazioni, popoli e Stati? Questo è il nocciolo di fondo e questa è la radice fondamentale della pace possibile. E una diplomazia così può compiere davvero i miracoli di fermare le guerre. Non possiamo accettare di pensare come tutti, e un cristiano non può seminare odio nel mondo digitale che è sempre «poroso» con quello reale; non può seminare odio, conservarlo, costruire muri, gridare contro qualcuno. «Amore politico» per la pace non deve significare, ad esempio, investire sull’appartenenza comune e costruire in tanti modi, ad iniziare dagli atteggiamenti quotidiani, ponti, cioè conoscenza, incontro, condivisione che annullino i pregiudizi e risolvano i contenziosi? Il cuore dell’uomo, constata il salmista in pericolo, è un abisso: «Si ostinano a fare il male, progettano di nascondere tranelli; dicono: “Chi potrà vederli?”. Tramano delitti, attuano le trame che hanno ordito; l’intimo dell’uomo e il suo cuore: un abisso!» (Sal 64,6-7). Ecco perché la pace inizia nel cuore, colmando l’abisso con l’amore, non accettando che sia riempito di ignoranza, di inimicizia, di quei tanti ami di divisione che continuano ad essere gettati nel cuore delle persone e che possono crescere, se non scegliamo l’amore. È vero che, per ottenere la pace, non basta fare qualcosa (spesso possiamo fare molto poco) ma sono indispensabili la conversione dei cuori e l’aiuto del Signore!“ (Cardinal Matteo Zuppi) - Ecco questo è un uomo che ha il secondo occhio, quello che sa „sognare il sogno di Dio“. Aver un cuore di pace significa anche studiare, per esempio le differenti narrazioni degli eventi, approfondirla almeno una, ma questo studio come dialogo non è quasi mai possibile, neppure in una Fraternità cristiana. L’esperienza più sconvolgente di questa guerra è certamente quella del martoriato popolo ucraino, ma per quanto riguarda noi è l’assoluta incapacità di dialogo, il mutismo (non il silenzio), tra fratelli, con chi la pensa in modo differente, sebbene il Papa abbia detto all’Angelus: „Chiediamoci allora: io, di che cosa ho paura? Di non avere quello che mi piace? Di non raggiungere i traguardi che la società impone? Del giudizio degli altri? Oppure di non piacere al Signore e di non mettere al primo posto il suo Vangelo? Maria, sempre Vergine, sapiente Madre, ci aiuti ad essere saggi e coraggiosi nelle scelte che facciamo.“ (Domenica, 25.6.23). VSSvpM! 

„Allora, l'evento è l'istante in cui tu manipoli, utilizzi la circostanza che ti si propone, che ti vien su dal passato e scivola nel futuro, essendo determinata il più possibile dal pensiero e dall'amore a Cristo. Ma questa è una definizione teorica, anche se giustissima. È giustissima, ma è teorica, perché non è istituendo un giudizio, un tribunale, o istituendo un'ora di scuola che tu impari a far così, che tu cambi l'istante. Il cambiamento dell'istante è la conseguenza di un habitus, di una virtù, cioè di un modo di vivere che tu favorisci, di un modo di vivere determinato dall'offerta a Cristo, dal pensiero di Cristo, dall'utilizzare Cristo come criterio di giudizio su quel che faccio: « Cristo cosa farebbe? Al mio posto, nell'usare questa cosa o in questo rapporto, cosa farebbe questo uomo? Perché ama la cosa o ama la persona certamente più di me: cosa farebbe? » . E allora cerchi di modulare quello che stai facendo, nell'istante, secondo questo habitus mentale, questa mentalità. È una mentalità da creare: « Cambiate mentalità » . Va' a leggere Romani 12, 1- 2. E se, usando il rapporto con questa cosa, con questa circostanza, con questa persona pensando - se hai questo habitus mentale - al  Signore, capisci che non stai usando il modo giusto, allora hai un dolore che ti converte. Cioè converti l'azione, cambi; converti l'azione, la dirigi in modo diverso“  

LUIGI GIUSSANI  DAL TEMPERAMENTO UN METODO - per la profezia della pace questa pagina di don Giussani significa; cosa farebbe oggi chi ha detto di amare i nemici? Chi ha vietato a Pietro di usare la spada? E che quando ha usato questa metafora - la spada - lo ha fatto in modo spirituale e mai militare? Capisco molto bene che non si debba dapprima predicare ciò agli altri, che stanno soffrendo molto e forse devono anche difendersi, ma a noi stessi: sono un uomo del dialogo e della pace? 


Abba nostro…

(Pomeriggio) „Ma questa radice della verità non si lascia mai „oggettivare“ o sistematizzare, cioè fissare nel terminus della riconduzione dell’errore alla sua base elementare, e questo perché il compimento del movimento di finitizzazione, tramite la ragione, ha le sue radici nell’amore, che già da sempre ha distrutto l’idealità essenzializzata del verum. Il superamento vero e proprio dell’ipostasi dell’essere riesce solamente nella „subalternità storica““ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 352). - Cosa intende Ulrich con questa frase molto forte, di cui posso qui analizzare solo un aspetto? Cosa significa che l’amore ha distrutto l’idealità essenzializzata del verum? Qui Ulrich non contraddice quel secondo occhio di cui ha parlato il Papa con gli artisti: l’occhio che sa sognare il sogno di Dio. Per il semplice fatto che nell’amore assolutamente semplice e vero di Dio non vi è alcun spazio per un’idealità essenzializzata: tutto in Dio è assolutamente concreto, anche i sogni non sono „essenziali“, ma “reali“. E la nostra realtà si gioca sempre nella storicità che ha il carattere della subalternità (Ulrich) o secondarietà (Brague). 

(26.6.22 - anniversario della morte di Hans Urs von Balthasar) Credo che sia per l’elezione dello stato di vita che Dio ha pensato per noi, sia per la quotidiana analogia electionis, dobbiamo tenere conto che non ci troviamo in un terreno neutro, ma in un campo di battaglia tra Cristo e il nemico menzognero della natura umana. Se si pensa di „modernizzare“ questo aspetto ciò significa semplicemente che il no a Dio, forse in un punto nascosto della nostra anima, è diventato palese. Da una parte c’è „Cristo che chiama tutti e vuole tutti sotto il proprio vessillo, mentre Lucifero, al contrario, sotto il proprio“ (SPN, Esercizi 137). Ed anche se non si può separare univocamente chi appartiene a Gerusalemme e chi a Babilonia (Agostino, interpretato da Balthasar), queste due città simboleggiano un’appartenenza differente e ci sono davvero i buoni e cattivi. Nella composizione visiva del luogo di questa battaglia bisognerà tenerne conto: „qui consisterà nel vedere un grande accampamento in tutta quella regione di Gerusalemme  dove il condottiero generale dei buoni è Cristo nostro Signore; è un altro accampamento nella regione di Babilonia dove il capo dei nemici è Lucifero“ (SPN, Esercizi 138). Tra i due accampamenti ci sono i „traditori“ (che dicono di seguire Cristo, ma seguono Lucifero), i „convertiti“ (che pensano di seguire Lucifero, ma in vero sono buoni). Noi dobbiamo chiedere di appartenere all’accampamento giusto, perché ciò non è automatico: „qui sarà di conoscere gli inganni del cattivo capo e l’aiuto per difendermi da essi e di conoscere la vera vita che indica il sommo e vero capo e la grazia di seguirlo“ (SPN, Esercizi 139). Quale è la meta? Quella che descrive il punto 135 degli Esercizi, da Balthasar citato in continuazione: „…come dobbiamo comportarci per arrivare alla perfezione in qualunque stato e condizione di vita che Dio Nostro Signore ci concedesse di scegliere“. Ora a questa perfezione appartiene la cura dei malati e dei feriti. L’immagine che ci ha presentato papa Francesco, della „Chiesa ospedale da campo“ è del tutto ignaziana: dove c’è una battaglia ci sono i feriti, che non possiamo univocamente distinguere tra buoni e cattivi. Il buon medico si occupa di entrambi, perché lo stato di ferito può essere anche lo stato adatto per la conversione. Balthasar, di cui oggi si ricorda il trentacinquesimo anniversario del ritorno al Padre, cioè della sua morte, riassume la posta in gioco così: forse in un punto nascosto della nostra anima abbiamo scelto il nostro io invece che Dio. „Invece di porre il senso e la formazione della della vita completamente nella volontà di colui che ci manda“ , con una determinata decisione sul nostro io nel mondo“, chi è inteso“ da questa scelta „si fissa nella propria volontà di decidere“ la forma e i contenuti „della sua vita secondo il proprio arbitrio“ (Cfr. Antologia-Servais 262). Etty ci ricorda che dobbiamo essere „balsamo“ per i feriti e come lettrice di Agostino, certamente, in qualche modo sapeva che tipo di battaglia fosse in gioco ad Auschwitz. 

(Ad un giornalista di CL) interessante il tema della tua tesi di laurea. Per quanto riguarda i temi che accenni, davvero sarebbe necessaria una lunga discussione: per esempio, la modalità del razzismo oggi non ha molto a che fare con quella del razzismo degli anni 60. Come si è potuto vedere nel movimento BLM, assunto del tutto acriticamente qui in Europa, la morte di George Floyd è stata solo l’occasione per perseguire mete del tutto diverse e che con il razzismo, nel senso classico, non avevano più quasi nulla a che fare, se non nel senso che in una battaglia tra cittadini si deve stare attenti a non coltivare un abisso di inimicizia, che non sarà più superabile. Detto in breve: la „dominanza bianca“ non è il problema attuale, piuttosto lo è una rivoluzione antropologica, che chi ha guidato BLM, voleva portare avanti, nel senso di un superamento della differenza sessuale. Per quanto riguarda il ruolo della  nazione americana nel mondo, nella sua opposizione al comunismo sino-russo, è molto bene che segnali questo punto; in questa segnalazione c’è un momento di verità e mi ricordo come mio suocero, nobile ungherese, nella cui famiglia il cardinal Mindszenty era ospite settimanale e  che ha perso tutto sotto il comunismo, mi parlava della liberazione statunitense, ma questo momento biografico è una dimensione della narrazione, per altri la liberazione dell’armata rossa nel 45 fa parte della loro biografia ed in genere io penso a tutti questi potentati nel senso del „poliedro“ e non della „sfera“. Ed anche nella lotta legittima al comunismo come ideologia stalinista San Giovanni Paolo II (con il sindacato Solidarność) hanno proposto un’altra terza via, che nulla ha a che fare con il capitalismo neoconservatore statunitense, che in vero è l’incarnazione di un altro „accampamento“, quello della guerra infinita contro i nemici e non l’ospedale da campo pacifico voluto da tutti i pontefici del XX secolo e del nostro. E se si parla del ruolo della nazione americana nel grande palcoscenico del mondo non si possono tacere i disastri dell’industria militare, che già Dwight Eisenhower aveva criticato e la cui critica fa parte della eredità politica della famiglia Kennedy. Penso allo sgancio delle bombe atomiche in Giappone, della guerra menzognera in Irak e del disastro in Afghanistan…Infine quando nel 1989 in modo silenzioso e democratico i cittadini della DDR hanno affondato il regima comunista, ci hanno dato anche altri modelli, non violenti per l’appunto, di combattere il comunismo! 

(Ad un altro giornalista di CL) La sequenza dei fatti dal 2014 fino ad oggi è anche una sequenza di narrazioni, così che non è possibile dire in modo univoco quali siano i fatti buoni, non lo è neppure per il Maidan. L’idea dell’Occidente ritroso a combattere, non corrisponde per nulla alla narrazione di persone appartenenti ai neocons di questi „fatti“ e che ha per lo meno il pregio di non nascondersi dietro il mito della difesa della „democrazia“. Massimo Borghesi ha il pregio di aver per primo in Italia smascherato i miti guerrafondai dei neocons. Certo Putin è un guerrafondaio, forse indebolito nelle ultime ore, dopo il tentato colpo di stato di Prigozhin, ma la storia della lotta tra gli imperialismi è sempre stata una storia di lotta tra guerrafondai. Poi per quanto riguarda il mito del Biden buono che avrebbe voluto risolvere tutto con la fuga di Zelensky e la resa di Kiev ciò non corrisponde per nulla al fatto degli investimenti di miliardi di dollari in logistica guerriera ed in armi per sostenere un governo corrotto e con elementi nazisti al suo interno. Detto questo poi ci si può chiedere cosa queste discussioni servano al cospetto del „martoriato popolo ucraino“, che non è riducibile al mito della resistenza ucraina, che nessuno vuole „insultare“, ma per l’appunto  „entmythologisieren“. 

Ovviamente i morti del turismo irresponsabile (i ricchi rinchiusi un una piccola capsula, alla ricerca della Titanic) sono anche uomini e quindi catturano la nostra attenzione ed era giusto il tentativo di salvarli, rimane il fatto, comunque, che la tragicità sistematica dei morti dei profughi nel Mediterraneo, proprio in forza dell’opzione preferenziale per i poveri, ha un valore, non dico giornalistico, ma umano del tutto differente (cfr, con simili ma anche differenti sottolineature l’editoriale di Reinhard Müller nella FAZ del 24.6.23). 

„L'AfD ha vinto per la prima volta in Germania le elezioni per un consiglio distrettuale. Nel distretto della Turingia, Sonnenberg, il loro candidato Robert Sesselmann ha vinto il ballottaggio di domenica contro l'amministratore distrettuale in carica Jürgen Köpper della CDU (secondo i risultati elettorali preliminari ha ricevuto il 52,8% dei voti)“ (cfr MZ di oggi). La notizia è riportata anche dalla versione odierna di Banfi, ma io sarei cauto con l’allarmismo sull’ ultra destra. Il vero pericolo viene oggi dal governo del semaforo ( SPD,Verdi e Liberali) con la sua politica guerrafondaia, che neppure il cancelliere dalla lente reazioni ha saputo fermare. La CDU di F. Merz è altrettanto guerrafondaia. 

Abba nostro…


(25.6.23) Oggi viaggio di ritorno in Germania - speriamo che il mio ginocchio c’é la faccia e mia moglie ha mal di testa, ma il reale è illuminato di luce e colori e forse anche d’immenso! 

La cerimonia in Chiesa del matrimonio di Damiano e Silvia era molto bella ed elegante; ed era anche possibile pregare, quindi profondamente cattolica. La festa con la famiglia e gli amici aveva uno scenario mozza fiato, sotto le grandi rocce dolomitiche del passo Sella a duemila e quattrocento metri sul livello del mare e con la Marmolada, che al tramonto era illuminata di luce. Il mangiare è stato scelto con cura; gli elementi popolari (compresi i canti del trentino ed inventati) erano belli, forse l’alcol un po’ eccessivo. Perché i volti ubriachi fanno vedere anche un’ultima malinconia del reale. Gli sposi si sono curati dei loro ospiti con grande attenzione…

(A due giornalisti italiani di CL) In vero non so cosa dire io; non avete mai preso sul serio la tesi della proxy war ed ora dite che si deve finirla con questa tesi. Poi si prende un argomento delle ultime ore (Prigozhin) e si mettono in questione argomentazioni che né si conosce né si è mai minimamente guardato con quel minimo di simpatia senza la quale non è possibile la comprensione (già per Platone). Infine vengo/veniamo accusati di non comprendiamo che la Russia è un regime criminale, cosa che non è mai stata messa in discussione né da me né da Greenwald. Infine l’accusa ridicola della messa in questione dell’esistenza degli Stati Uniti d’America. Quasi tutte le mie fonti, conoscono gli USA infinitamente meglio di voi che a parte l’arroganza del sapere già tutto (anche in riferimento a Robert F. Kennedy Jr.) non si capisce quale sia il motore che muove le vostre argomentazioni. Il mio migliore amico è statunitense, docente di filosofia in California, membro della Comunità di san Giovanni ed una delle persone più intelligenti che io conosca, ma neppure questo fatto, per chi dice che l’amicizia in Cristo è il motivo ultimo delle proprie decisioni, conta; non voglio appioppare a lui le mie idee, ma certamente il dialogo con questi giornalisti, che vedono i limiti del sistema statunitense, è uno dei doni intellettuali più grandi che abbia mai ricevuto, a questo livello di filosofia della politica e dell’attualità e che per l’appunto debbo ad Adrian Walker (così si chiama il mio amico). 

 San Cristoforo prega per noi! 

(24.6.23 - Compleanno di san Giovanni Battista; matrimonio di Silvia e Damiano) Ieri notte Damiano ha cantato una serenata per Silvia, lui su un sollevatore e lei sul balcone. Qualche foto si trovano anche nella mia bacheca in Instagram e Facebook.

Noi cristiani non siamo liberi da reazioni psicologiche, ma quando viviamo pregando, quando facciamo un sobrio esame di coscienza e a seconda dell’età e dello stato di vita abbiamo una chiara e trasparente guida spirituale, quando ci impegniamo in un’adeguata contemplazione della parola di Dio e della nostra esperienza - tutto ciò, ovviamente, non ha nulla a che fare con il „sorvegliare e punire“ (Michel Foucault) di cui ho parlato ieri pomeriggio - allora è possibile agire ed essere cristiano non per un menefreghismo nei confronti del mondo o per irrisolti complessi nella sfera sessuale o perché abbiamo paura della vita (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 261-262, in riferimento alla chiamata di un giovane alla sequela di Cristo). Tutte queste difficoltà possono essere presenti, in modo particolare nei giovani, ma non solo. Balthasar rinvia ai  sensi di inferiorità che hanno tanti giovani…ma è possibile avere un’anima buona, che viva una buona, non eccessivamente devota o servile, obbedienza nei confronti dei Superiori, che ripeto sono buoni se sono a trasparenti a Cristo, e non ripieni dello schema „sorvegliare e punire“; è possibile avere un anima buona che vuole „fare qualcosa per la Chiesa che sia a gloria di Dio nostro Signore“ (cfr. Esercizi 351) e che non comincia le sue azioni per un’eccessiva influenza psicologica e tantomeno per il desiderio del diavolo, ma si orienta a quel motto di san Bernardo che cita SPN in Esercizi, 351: „Non ho cominciato per te, non finirò per te!“ (Questo vale anche in riferimento al rapporto brutto che abbiamo con la figlia della Ute, a cui abbiamo affidato l’alloggio e che in questi giorni mi pesa. Lei pensa che facciamo troppo poco per le galline). 

„In occasione del terzo episodio del suo nuovo programma, riservato a Twitter, da quando è stato cacciato da Fox News, Tucker Carlson ha recentemente svelato perché l'establishment di Washington sta cercando di "mettere [Donald] Trump dietro le sbarre per il resto della sua vita". È tutta una questione di politica estera, ci ha detto Carlson, in particolare "le invasioni e le occupazioni e le guerre per procura" e tutte le altre politiche "che hanno un prezzo di mille miliardi di dollari““ (Jacobin, 22.6.23). La rivista socialista risponde già con il titolo a questa idea di Carlson: „For the love of God, stop saying Trump was an antiwar president“ (Per l'amor di Dio, smettetela di dire che Trump è stato un presidente contrario alla guerra).

Abba nostro…


(Predazzo, Italia, il 23.6.23) Balthasar mi fa riflettere su un modo di dire di SPN, che rispecchia un’intenzione principale del santo: „de arriba“ (dall’alto). Nelle scelte che facciamo, in quale ambito sia della quotidiana analogia electionis, come anche in quella riguardante la scelta di vita, che Dio ha pensato per noi, il criterio per sceglierla è che arrivi dall’alto. Che si tratti di elemosine o di altro, il criterio e la domanda che ci dobbiamo porci è se l’amore che ci muove venga dall’alto: „La prima è che l’amore che mi muove a dare l’elemosina venga dall’alto, dall’amore di Dio Nostro Signore“ (Esercizi, 338). Ma ciò appunto vale per tutto: „il quarto punto consiste nel vedere come tutti i beni e i doni discendono dall’alto, cioè la mia limitata potenza, dall’alto, da quella somma ed infinita; e lo stesso la giustizia, la bontà, la pietà e la misericordia, ecc., proprio come i raggi discendono dal sole, le acque dalla fonte, ecc.“ (Esercizi 237). Ovviamente ciò vale anche per la potenza, per quanto limitata, sessuale. Questo criterio contraddice il mondo e quindi il nostro sentire come cittadini di questa epoca; certo noi dovremmo essere nel mondo, ma non del mondo, ma chi può dire di sé che senta davvero così? In quella poca potenza sessuale che mi rimane vedo piuttosto un criterio per sentirmi vivo, ma che per l’appunto non arriva „de arriba“ o per lo meno non arriva del tutto de arriba, perché rimane vero che così come siamo stati creati è qualcosa che il Padre ha voluto. Per questo non mi/ci rimane che la preghiera, che alla fine delle Lodi odierne recita: „Padre onnipotente, vieni nel nostro cuore ed illuminalo con la tua luce, così che riconosciamo i tuoi ordini e Ti seguiamo come nostro re sul cammino, in cui Tu ci conduci“. Purtroppo noi abbiamo tantissimi re durante la giornata che conducono il nostro cammino, per esempio mandandoci un Whatsapp. Ma non sono nostri re e non possono determinare il tempo della nostra riposta e neppure se vogliamo rispondere…

«Ma occorre stare attenti a un particolare: questa commozione e questa emozione veicolano, portano con sé un giudizio e un palpito del cuore. È un giudizio, perciò è un valore - diciamo - razionale, non in quanto possa essere ricondotto e ridotto a un orizzonte di cui sia puramente capace la nostra ragione, ma razionale nel senso che dà la ragione, porta in sé la sua ragione. E diventa palpito del cuore per questa ragione. Non è carità, l’emozione o la commozione, se non ha dentro di sé questo giudizio e questo palpito del cuore. Qual è la ragione? “Ti ho amato di un amore eterno, perciò ti ho fatto parte di me, avendo pietà del tuo niente”: il palpito del cuore è la pietà del tuo niente, ma la ragione è che tu partecipassi all’essere» (LUIGI GIUSSANI,   SI PUO' VIVERE COSI’?) - sulla questione del giudizio, come lo spiega don Giussani, si potrebbe dire che un giudizio, se vuole essere ragionevole, arriva „de arriba“. L’amore con cui Dio ci ama di un amore eterno viene dall’alto, ma ovviamente questo amore che viene dall’alto, non rimane in alto: „ha pietà del tuo niente“, ha pietà del mio niente.  


Ieri siamo stati dal notaio per permettere che mia sorella agisca con la nostra delega per le tanti questioni dell’eredità. 

„La visita del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva a Roma ha messo in primo piano la spinta dei Paesi del Sud Globale a favore della pace. L’abbraccio, per nulla formale, di Papa Francesco con il presidente ha simbolicamente ricordato al mondo che, al di là dello schema bipolare e manicheo imposto dalla guerra, la maggioranza della popolazione mondiale ha problemi di fame e di sviluppo. E chiede al mondo conto delle grandi spese per gli armamenti. Il Manifesto giustamente mette in fila tutte le iniziative di pace, compresa quella brasiliana, nata da quelli che una volta si sarebbero chiamati i Paesi non allineati. L’Europa non può perdere l’occasione storica di essere il principale interlocutore, dall’interno dell’Occidente, di questi Paesi. È una sfida difficile, “fragile” come è sempre la pace e come ha sottolineato papa Francesco, parlando con Lula. E tuttavia è una sfida ineludibile. Tanto più che le notizie dal punto di vista militare convergono, dalle due parti, su un innalzamento della tensione dello scontro. Mosca continua a minacciare, in modo ossessivo, il ricorso alle armi nucleari. Mentre sui giornali si fa sempre più strada l’idea che la Nato, visto lo stallo della controffensiva ucraina, possa entrare direttamente in guerra contro la Federazione Russa. Il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha voluto esprimere “speranza” per l’iniziativa dell’incaricato speciale Matteo Zuppi, che dopo Kiev potrebbe recarsi a Mosca“ (Alessandro Banfi, versione di ieri). Stamattina pregando Ger 14,17b-21 ho pensato alle persone che sono in guerra. Come leggendo 2 Cor 12, 9b-10 ho pensato ai cristiani in Nigeria…

Il  modo assolutamente arrogante con cui viene trattata Robert F. Kennedy, Jr. sia da Biden sia dai „corporate media“, anche in Italia, dimostra solo una cosa: ormai non è possibile essere considerato una persona degna di dialogo se non sei nel coro di ciò che le rispettive élite intellettuali pensano si possa pensare, ma anche sulla questione Covid RFK mette il dito nella piega, che per usare le parole di Greenwald può essere così spiegata: „Le agenzie governative che dovrebbero esercitare una supervisione sull'industria farmaceutica sono invece controllate dalle aziende più ricche e potenti del settore“.  Per quanto riguarda la profezia della pace RFK pone l’unica domanda sensata: „“Who do we want to be? A nation of war, or a nation of peace?“

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Sulle rivendicazioni morali dell’umanesimo: „Ma non bisogna ingannarsi: all’anima, illusione dei teologi, non è stato sostituito  un uomo reale, oggetto di sapere, di riflessione filosofica o di intervento tecnico. L’uomo di cui ci parlano e che siamo invitati a liberare è già in se stesso l’effetto di un assoggettamento ben più profondo di lui. Un’anima lo abita e lo conduce all’esistenza, che è essa stessa un elemento della signoria che il potere esercita sul corpo. L’anima, effetto e strumento di una anatomia politica; l’anima, prigione del corpo“ (Michel Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Torino 2014 (1976), 33) - Nella quotidianità, il sistema del „sorvegliare e punire“ è esercizio di un potere generalizzato ed interiorizzato di cui la filosofia dell’essere come dono di amore gratuito deve e vuole tenere conto. Le connessioni tra sapere e potere sono un’ipotesi che Foucault prende sul serio e che io stesso voglio prendere sul serio, anche come teologo, che non crede che l’anima, nella sua unione con il corpo, sia un’illusione. Il motivo principale del pontificato di Francesco: Dio è tenerezza, vicinanza e compassione è un tentativo di togliere dalla nostra testa e dal nostro cuore l’idea di un Dio che sorveglia e punisce. Sulla Croce e nella discesa all’inferno Cristo ha, nel proprio corpo-anima, distrutto e superato ogni forma di sorveglianza e punizione…non vi è alcuna linea che conduca dall’atto di donazione dell’essere come dono di amore gratuito all’idea di sorveglianza e punizione…ciò ha un significato infinitamente importante anche per il pedagogo…VSSvpM!


(Kufstein, Austria, il 22.6.23) Stiamo andando a Predazzo (Tn, Italia) per l’appuntamento con il notaio (eredità di mio padre) e per il matrimonio di Silvia, la figlia di mia sorella, che si sposa con Damiano. 

Mi ricordo ancora ora con quale gioia Cornelia Capol mi fece notare che avevo cominciato, ero ancora giovane, ad usare una delle categorie molto importanti per Adrienne ed Hans Urs: ‚Sendung‘, che si può tradurre con missione, nel senso di missione ecclesiale o compito. Gesù aveva una „missione assolutamente singolare“, che forse si può tradurre con l’annuncio del Padre! Come un essere mandato (mittere, missione dal Padre, che dona l’essere gratuitamente…). Questa sua singolarità e coscienza della propria missione non significa che sia troppo alto per noi (cfr. Antologia-Servais, 259). Anzi lui è l’esempio originario che dobbiamo seguire. La nostra disponibilità (indiferencia) e il nostro compito nel mondo non sono senza soluzione di continuità, perché siamo travolti da tanti sentimenti centrifughi e che hanno a che fare con la quotidianità: un vicino che non sopportiamo, colleghi che ci innervosiscono…come diceva ieri Konstanze, siamo pieni  di rabbia e così il nostro stato d’animo psicologico oscura la missione: essere nel luogo che siamo coloro che diffondono la bontà, strumenti del bonum diffusivum sui! Chiediamo a Maria, nella quale disponibilità e missione erano senza soluzione di continuità, di aiutarci a non affondare nella melma degli stati di animo, di dosare le parole chiare che a volte possiamo usare, in modo tale che siamo gente mandata dal Padre, come Cristo era mandato dal Padre, ad annunciare la vicinanza, misericordia e tenerezza del Padre ed a contribuire alla redenzione dei nostri cuori di pietra o se vogliamo usare un’altra metafora di carne malata. Ave Maria…

Il riunirsi è una necessità imprescindibile dell'umano rapporto. Ma il nostro riunirsi è gesto cristiano, è comunione. L'assemblea allora (traduzione letterale del termine antico « ecclesia », chiesa) è gesto di comunione, in cui si mette in comunione l'esperienza della vita. Il concetto di raggio rifletteva questa preoccupazione. Quando dicevo che il raggio è come un atto di preghiera, perciò occorreva puntualità, rispetto religioso, silenzio, ecc., si sottolineava anche quel che abbiamo accennato. L'assemblea ultimamente è allora gesto di rapporto mutato, e questo vale per qualsiasi tipo di riunirsi“. Luigi Giussani, Scuola Quadri 1972. - Secondo me questo vale anche per la meditazione, che è un riunirsi con Dio e che non deve essere compiuta quando si ha voglia, perché è un „atto di preghiera“. Non vedo neppure contraddizione tra il raggio (riunirsi) di cui parla Giussani e la meditazione personale: il primo senza la seconda diventa solo formalismo, la seconda senza il primo individualismo elitario. 

Abba nostro…


(21.6.23 - Solstizio d’estate) Siamo nel pieno dell’esplosione di vita e di luce, ma da domani le giornate cominceranno a diminuire, cosa che grazie a Dio all’inizio non è percepibile. 


Credere nella chiamata di Dio significa rinunciare a gestire da sé piano, contenuto, percorso della propria vita. Credere alla chiamata significa donare radicalmente il proprio intero io, con i suoi desideri e le sue aspirazioni ed offrirlo per e dentro una missione che non potremo mai abbracciare con uno sguardo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 258). Non perché non ci sia un’unità, anzi la chiamata stessa garantisce l’unità della vita, di chi è chiamato, come il sacramento del matrimonio da unità alla vita degli sposi, che se no sarebbero del tutto in balia, di „segreti sporchi“, come li chiama Alexandra Daddario, in un suo film girato in Giappone.  La chiamata ad una vita dei consigli evangelici è per Balthasar radicalissima e la sua morte è l’ „installazione“ (Adrienne) - cioè secondo la forma si è ancora in un ordine, in un istituto secolare, etc., ma la radicalità di una totale priorità del compito sulla propria biografia è andata perso! Come dicevo, qualcosa di analogo vale anche per il matrimonio ed anche dopo trentuno anni di matrimonio, dobbiamo chiederci, che cosa da unità alla nostra vita: il sacramento (promessa indissolubile di fedeltà benedetta da Dio) o le nostre aspirazioni? Per SPN, Adrienne e Balthasar significa rinunciare all’ „amore, al volere e agli interessi propri“ (Esercizi, 189 d). Il dogma psicologico ripetuto da tutti: priorità dell’amore di sé è per SPN il contrario dell’amore cristiano, che tiene conto del „Selbstsein“, ma come dono, non come pretesa. Amore cristiano significa pregare seriamente il Suscipe: „Prendi, Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo: tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono, tutto è tuo, disponine a tuo pieno piacimento, dammi il tuo amore e la tua grazia, ché questa mi basta“ (traduzione di Giuseppe De Gennaro SJ). Ma non è tutto ciò troppo alto per l’uomo? In un certo senso si, perché siamo tutti peccatori, ma non è neppure un’idealità astratta. Un uomo come SPN, uno come Balthasar, una donna come Adrienne, un uomo come don Giussani, uno come Bonheoffer etc., nascono perché hanno preso sul serio il „Suscipe“. Ed anche Etty fa del tutto sul serio con questo cammino, sapendo, ogni giorno che passa, sempre più chiaramente che la sua vita finirà in un campo di concentramento, per cui non ha neppure la forza fisica per affrontarne una giornata, ma in cui ci vuole andare a testa alta, magari tormentata dalla diarrea, ma essendo disposta a difendere e giustificare Dio! 


L’amore è un giudizio commosso per una Presenza connessa col destino. Su questo vi prego di fare attenzione. L’amore è un giudizio, come quando si dice: «Questo è il Monte Bianco», «Questo è un mio grande amico». L’amore è un giudizio commosso per una Presenza connessa col mio destino, che io scopro, intravedo, presento connessa col mio destino. Quando Giovanni e Andrea l’hanno visto, gli sono andati dietro, e Lui ha detto loro: «Venite a casa mia. Venite a vedere»; ci sono andati e sono rimasti lì per ore a sentirLo parlare: presentivano, non capivano, ma presentivano che quella persona era connessa col loro destino. Tanti parlavano: quelli che parlano in pubblico li avevano sentiti tutti, avevano ascoltato tutti i pareri, i pareri di tutti i partiti, ma quell’uomo era connesso col loro destino. L’amore è un giudizio commosso, mosso da una Presenza che si presente connessa col destino: è il «presentimento del vero» di cui parla il Volantone di quest’anno“.

(Luigi Giussani   Attraverso la compagnia dei credenti, 1994-1996). - Come anche il „Suscipe“ è un „giudizio commosso“; non è possibile pregare seriamente il „Suscipe“ in modo sentimentale, come non è possibile amare in  modo sentimentale; il sentimentalismo non è amore, ma un movimento della psiche o dei propri ormoni; non è possibile neppure stare decenni con una donna per „sentimento“, ma solo per un „giudizio“ e questo „giudizio“ è grazia, non una „prestazione“. Si è commossi proprio perché è un dono! 


Riporto un lungo passaggio di Glenn Greenwald (Trascrizione di una trasmissione in Rumble del 20.6.23) sui „neoconservatori“, che giustamente sono stati presi di mira dal filosofo italiano Massimo Borghesi, già allora, nella versione repubblicano dell’era Bush Jr. Oggi, questa è la tesi di Greenwald, sono presenti in forma „democratica“ ed in modo particolare uno,  Bill Kristol, è l’oggetto dell’analisi di Greenwald, che tra l’altro contraddice la tesi che Donald Trump sia un „neoconservatore“ (come mi aveva più volte ripetuto Adrian Walker). Ecco il testo del giornalista americano sulla „singolare malvagità e l'inganno di Bill Kristol“: 


„Uno degli sviluppi più straordinari, allarmanti e sconcertanti a cui si assiste nella politica americana è la completa riabilitazione dei neoconservatori. La maggior parte degli americani che conoscono questo termine lo hanno imparato per la prima volta nel 2002, durante la preparazione dell'invasione americana e britannica dell'Iraq. I neoconservatori sono stati i più accesi e veementi sostenitori non solo dell'invasione dell'Iraq, ma soprattutto del quadro guerrafondaio alla base di quell'attacco, ovvero che il mondo è migliore quando gli Stati Uniti lo governano, e in particolare il Medio Oriente, attraverso l'applicazione di una forza militare superiore, in sostanza ordinando a tutti i Paesi di eseguire gli ordini degli Stati Uniti, sempre sotto la minaccia che la mancata obbedienza si tradurrà in attacchi, invasioni, bombardamenti, cambi di regime, colpi di Stato e molto altro. Questa mentalità imperialista e militarista non era esattamente nuova.

Gli Stati Uniti hanno combattuto guerre, imposto tirannie e architettato colpi di stato in tutto il mondo, in ogni continente, durante la Guerra Fredda e dopo, ma ciò che distingueva i neocon dai guerrafondai e dai militaristi standard erano due qualità:  1) In primo luogo, non hanno altre politiche al di fuori della loro ricerca di una guerra senza fine. Molti neocon, infatti, sono nati come liberali o addirittura di sinistra e sono stati disposti a trasformarsi in qualsiasi cosa, purché ciò servisse a risolvere l'unico problema a cui tenevano davvero: porre gli Stati Uniti in uno stato di guerra infinita, quasi sempre combattuta dalle famiglie e dai figli degli altri piuttosto che dai propri. A partire dalla guerra in Iraq, una guerra che bramavano e chiedevano a gran voce molto prima degli attentati dell'11 settembre - quell'attacco è diventato il pretesto per la guerra in Iraq - hanno sostenuto ogni nuova guerra americana proposta da allora. "Neocons" è un educato eufemismo per "guerrafondai sanguinari e sociopatici“. 2) In secondo luogo, i neocon, per definizione, fanno a malapena finta di interessarsi alla verità, che la conoscano o meno. Quelli più intelligenti lo fanno, quelli più stupidi no. Sono spesso seguaci del filosofo politico tedesco-americano Leo Strauss e del suo credo nella "nobile menzogna", falsità propagate da coloro che sono superiori nella società per ingannare e fuorviare i contadini e indurli ad agire in modo contrario al loro sistema di credenze, per il loro bene in quanto le élite devono trovare quel concetto per loro. Non è un caso che la guerra in Iraq, insieme a tutte le guerre statunitensi che sono seguite, sia iniziata - e poi sostenuta - con una propaganda così intensa e ingannevole che chiamarle bugie è un triste eufemismo. I neoconservatori credono nelle bugie. Credono nelle bugie - e sembrano trarne eccitazione - quasi quanto credono e trovano scopo ed eccitazione nelle guerre. 3) Si dice che i neoconservatori abbiano raggiunto l'apice del loro potere durante l'amministrazione Bush-Cheney, quando il trauma dell'attacco dell'11 settembre e la paura e la rabbia che ha ispirato hanno finalmente dato loro il carburante per portare avanti il loro programma demenziale di guerra permanente senza fine. Il totale fallimento della guerra in Iraq e la consapevolezza che essa si basava su menzogne raccontate al pubblico attraverso i media aziendali, spesso guidati dagli stessi neoconservatori, hanno presumibilmente fatto sì che i neoconservatori venissero finalmente espulsi dal potere e dall'influenza a Washington. Sono stati screditati, ci è stato detto, finalmente smascherati come gli ingannevoli sociopatici che sono. 4) Avrebbe dovuto essere vero, ma non lo è stato affatto. I neocons si sono un po' nascosti dopo l'amministrazione Bush, ma non sono mai scomparsi e, nel 2013 e nel 2014, hanno iniziato a percepire una realtà politica in evoluzione: il sentimento anti-guerra stava crescendo nel Partito Repubblicano - come prima dell'11 settembre - come dimostrano le campagne di Ron Paul o il programma della campagna presidenziale 2008 di George Bush, secondo cui gli Stati Uniti dovevano avere una politica estera più umile. Allo stesso tempo, i Democratici stavano diventando sempre più affascinati dalle promesse, dal potere e dal profitto che la guerra fornisce. Nel 2013 e nel 2014, i neoconservatori si sono particolarmente innamorati di Hillary Clinton. Sebbene la narrativa che ci viene propinata oggi sostenga che i neocon siano tornati al Partito Democratico solo come reazione a Trump - in quanto i neocon sono patrioti così onorevoli e devoti alla democrazia che semplicemente non potevano sopportare gli impulsi antidemocratici di Trump - la realtà, come è facilmente dimostrabile,…, è che i neocon che hanno iniziato a manovrare, si sono riattaccati al Partito Democratico molto prima che emergesse Trump, ed erano particolarmente eccitati dalla prospettiva di una presidenza guidata da Hillary Clinton, la cui critica a Barack Obama era che - nonostante avesse bombardato otto diversi Paesi a maggioranza musulmana - Obama non era sufficientemente aggressivo, bellicoso e militarista.  5) La migrazione dei neocon verso il Partito Democratico è ormai completa. Praticamente tutti i principali neocon dell'era Bush-Cheney non si preoccupano nemmeno più di marchiarsi come conservatori "Never Trump". Sono democratici come tutti gli altri e ammirano ardentemente Joe Biden. E perché non dovrebbero esserlo? La loro percezione che il Partito Democratico sia il miglior veicolo per portare avanti la loro patologia affamata di guerra è corretta. Ma il fatto che si siano opportunisticamente trasformati in forti oppositori di Donald Trump e siano diventati democratici - insieme al tempo, il che significa che sempre più persone non ricordano chi siano o cosa abbiano realmente fatto - significa che i neocon hanno raggiunto un livello di influenza probabilmente superiore a quello che esercitavano nel 2002 e che era. È per questo che è così urgente documentare chi sono tutti loro e perché sono singolarmente minacciosi e dementi. 6) Il neocon più influente e illustre è quasi certamente Bill Kristol. Per anni ha diretto una rivista, The Weekly Standard, fondata nel 1995 e finanziata da Rupert Murdoch, che aveva lo scopo di spingere gli Stati Uniti ad allinearsi sempre più all'ideologia neo-conservatrice, esercitando influenza all'interno del Partito Repubblicano. Kristol ora svolge esattamente lo stesso ruolo - contaminare il nostro corpo politico con la malattia neo-conservatrice - ma ora opera all'interno del Partito Democratico ed è ora finanziato non da Rupert Murdoch, ma dal miliardario liberale Pierre Omidyar. Si potrebbe sostenere in modo molto efficace e persuasivo che Bill Kristol è la singola influenza più tossica, distruttiva e maligna sulla politica americana nel corso degli ultimi tre decenni“.


Sono arrivato, nella traduzione di „Homo Abyssus“, alla pagina 350 della traduzione. Mi sembra che il linguaggio di Ulrich diventi, pagina dopo pagina, sempre più chiaro. 


Abba nostro...


(Tarda mattinata) Guardando un film con Alexandra Daddario mi sono fatto alcuni pensieri sul fenomeno del ‚servilismo sessuale‘ - nella filosofia dell’essere come dono di amore gratuito si parla di „subalternità“, per esempio dell’uomo nei confronti di chi dona l’essere ed in genere come una specie di virtù cristiana; Brague parla di  „secondarietà“. Forse proprio questa subalternità è il momento di verità del servilismo sessuale, ma in esso, a parte la motivazione psicologica, da non sottovalutare, che per alcune persone è l’unico modo per essere „arrapati“, rimane una forma di dipendenza a livello di „Selbstsein“, che è del tutto estranea alla filosofia dell’essere come amore gratuito…



„Le ultime notizie dall’Ucraina raccontano di uno stallo da entrambi i fronti, con la tentazione attribuita a Mosca dal presidente Usa Joe Biden di ipotizzare armi tattiche nucleari. E con il sospetto, espresso da Domenico Quirico sulla Stampa, che la Nato voglia entrare in guerra direttamente per chiudere la partita. In una bella intervista al Corriere della Sera, il presidente brasiliano Lula, oggi in visita in Italia, dice: «Ho mandato un inviato speciale, Celso Amorim, a Mosca e a Kiev. Entrambi i Paesi credono di poter vincere militarmente: non sono d’accordo. Credo che ci sia troppa poca gente che parli di pace. La mia angoscia è che con così tante persone che soffrono la fame nel mondo, ci occupiamo di guerra. È urgente che la Russia e l’Ucraina trovino una strada comune verso la pace»“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

„Poiché non abbiamo più una cultura, abbiamo invece una guerra culturale. Ma io non credo in questa "guerra". Con questo non voglio dire che non ci siano cose per cui valga la pena lottare. La cultura dell'inversione non farà che aggravarsi, e si dovranno pagare dei costi per chi sostiene che uno più uno è ancora uguale a due. Bisognerà prendere posizione. Ma non credo alle linee di frattura - razza, genere, "identità" - lungo le quali ci viene detto di allinearci. Penso che siano una trappola: un'ulteriore prova di quanto siamo persi. Se c'è una "guerra" oggi, è una guerra spirituale. È la Macchina contro la cultura a misura d'uomo, il technium contro la creazione, il nostro desiderio di essere dei contro il nostro desiderio di essere con Dio. Tutti noi siamo quotidianamente sradicati da questa cosa che noi stessi stiamo creando. Bianchi e neri, immigrati e nativi, occidentali e orientali, uomini e donne: tutti abbiamo storie diverse, ma la grande inquietudine è la nostra eredità comune“ (Paul Kingsnorth, The Raindance, Counterculture for reactionary radicals, 21.6.23). -  Ulrich pone la questione della tradizione e quindi delle radici nel senso di condizione per pensare e ringraziare e come Paul eviterebbe ogni guerra culturale.


(20.6.23) Ultimamente vedo che mi sono disperso in ciò che mi è proprio e questo non mi fa bene, anche se a volte non vedo come si possa aver un momento di „pacificazione“, se non nei surrogati. Così oggi ho cominciato la giornata con le „Lodi“ - in vero molto prima avevo aperto la stalla alle galline, che mi preoccupano, perché ci sono dei ratti vicini alla stalla, comunque ho chiesto ad un collega di biologia di aiutarci con delle trappole. Ma ritorniamo alla dispersione: „La dispersione in ciò che è di volta in volta proprio condurrebbe in un vicolo cieco. Vera fede al contrario significa rinuncia a tutto ciò che è proprio (SPN, Esercizi, 189) e al posto di ciò accogliere il „dono di grazia“ pensato per me, il cui senso ed essenza consiste nell’esserci per tutti“ (Balthasar, Antologia-Servais, 257). Non ritengo che tutte le cose che ho cercato di dire in questo diario sul sesso siano sbagliate, ma ho sentito questa mattina forte il desiderio di „emendare e riformare la mia vita“ e questo può accadere solamente indirizzando „la vita e la condizione sociale alla gloria di Dio Nostro Signore e alla salvezza della propria anima“ (cfr. SPN, 189). Questo tipo di riforma ha a che fare con cose concrete: la nostra casa (189, b), i nostri averi (189, c) - per quanto riguarda gli averi SPN specifica la decisione sulla quantità, „cioè quanto debba destinarne alla sua famiglia e alla sua casa e quanto ne debba distribuire ai poveri ed ad altre opere pie, senza volere o cercare cosa alcuna che non sia, in tutto, a maggiore lode e gloria di Dio Nostro Signore“ (189, c). Ciò significa, per fare un esempio, un equilibrio tra la cura delle rose nel giardino, che in questi giorni, anche per il lavoro di allontanamento delle erbacce di Konstanze, stanno fiorendo molto bene e le nostre donazioni di soldi (Support International, Elemosineria vaticana, Fondo comune…). Il punto 189d è quello a cui si riferisce Balthasar e che riassume sinteticamente il tutto: „Ciascuno sappia che tanto vantaggio riceverà in tutte le cose spirituali, quanto più si libererà dall’amore, dal volere e dall’interesse propri“ (traduzione di Giuseppe De Gennaro SJ). 


„Solo l'amore a Cristo può far emergere questa suprema purità della gratuità che è l'umiltà, l'umiltà del proprio limite; il proprio limite non sarà allora ingenerosità, non verrà a  gravare la coscienza come un peccato: riconoscere il proprio limite sarà anch'esso un’accoglienza".

(LUIGI GIUSSANI "Il miracolo dell'ospitalità", maggio 2012, Piemme)


A proposito della polemica tra Menke/Recktenwald e Magnus Striet, a cui si riferisce questa citazione (cfr. per la fonte la mia bacheca di Facebook), vorrei formulare solo una riflessione, ma dapprima citazione: „nella sua conferenza, l'emerito dogmatico di Bonn Karl-Heinz Menke - come Pater Recktenwald - si è impegnato senza riserve sul piano della filosofia e non ha esitato a compiere un'incursione attraverso epoche importanti della storia della filosofia, a partire dalla concezione della libertà di Aristotele, dalla sua interpretazione da parte degli arabi e da Tommaso d'Aquino, che considerava l'orientamento naturale della volontà umana verso il bonum universale del tutto compatibile con la sua concezione della libertà. Tommaso identifica la felicità, verso la quale Aristotele vede ogni essere umano come necessariamente ordinato, come amicizia con il Creatore trinitario, che in quanto infinitamente amorevole è allo stesso tempo l'epitome della massima libertà“. La posizione di Striet sembra  essere invece un’assolutizzazione della libertà stessa, richiamandosi in modo erroneo a Kant. Io credo che il lavoro di Massimo Borghesi sulla legittimità critica del moderno in questo tipo di scontri tra progressisti e tradizionalisti sia davvero utile, perché il muro contro muro, in vero, non aiuta proprio nessuno, se non ai tradizionalisti di sentirsi del tutto nel vero (verità/amore vs libertà) e agli altri anche, ma con segno opposto (libertà vs verità). 

„Ogni memoria è così memoria a partire dal ringraziamento ed è aperta, pensando, al futuro-in-arrivo, meglio accade a partire da questa apertura verso il futuro-in-arrivo. Tutto ciò che l’uomo pensa è pensato in forza del futuro, ma in una memoria grata del ‚passato dal futuro‘. Solamente così l’uomo pensa qui ed ora nell’“esserci“ del suo presente ontologico, che è la sigillatura del suo pensiero come ringraziamento“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 348). Questa frase di Ulrich è importante per comprendere il rapporto tra passato (tradizione) e futuro (libertà) - una teologia che perda la sua origine tradizionale ha perso anche il senso di gratitudine per il passato, una che ha perso l’apertura al futuro fa ricadere l’uomo ‚sempre colpevole“ in un tragica astrazione della legge e in un tragico non arrivare mai del futuro liberante. 


„L'insediamento di Intel a Magdeburg per la produzione di chip è finalmente compiuto" (Kai Gauselmann e Steffen Höhne, MZ). Si tratta del "più grande investimento straniero nella storia della Germania" (Cancelliere Scholz), che è stato pesantemente sovvenzionato dallo Stato, con molti più soldi del previsto, a causa dell'aumento dei prezzi delle costruzioni e dei macchinari. Questo progetto creerà molti posti di lavoro in Sassonia-Anhalt (ma non solo visto che una parte del progetto sarà realizzato a Breslau (Wroclaw) in Polonia), sia nella produzione diretta che presso i fornitori. Ho voluto menzionarlo brevemente questo fatto, perché ho una stima particolare per gli investitori…


„Questa notte, Daniel Ellsberg, che ha fatto la storia divulgando i ‚Pentagon Papers‘, è morto oggi di cancro al pancreas all'età di 92 anni. La fuga di notizie di cui Ellsberg fu responsabile nel 1971 avrebbe rischiato di mandarlo in prigione per decenni, se non a vita, come ben sapeva quando la fece. Eppure, all'età di 40 anni, con alcune delle più impressionanti credenziali dell'establishment che si possano compilare, sacrificò consapevolmente la sua libertà perché credeva che fosse un imperativo categorico che gli americani sapessero la verità sulla guerra del Vietnam, e cioè che gli alti funzionari delle amministrazioni Johnson e Nixon promettevano continuamente agli americani che mancavano pochi mesi alla vittoria quando, in privato, dicevano esattamente il contrario, cosa che fecero fin dall'inizio della guerra. Sapevano che la vittoria non solo era impossibile, ma che lo scenario migliore era una situazione di stallo con i nord-vietnamiti. 

Come dicevo Ellsberg è famoso soprattutto per il caso dei ‚Pentagon Papers‘, che ha provocato anche una delle più importanti sentenze sulla libertà di stampa nella storia della Corte Suprema, ma la sua importanza non si è limitata a quella controversia. Gli stessi valori e le stesse cause che lo hanno portato a quello straordinario atto di abnegazione sono stati gli stessi che hanno motivato il suo lavoro fino all'ultimo mese di vita, quando ha lottato contro una forma molto maligna di cancro che gli ha tolto la vita in tempi relativamente brevi“ (Glenn Greenwald, Rumble, trascrizione del 19.6.23). - RIP 


„Venerdì scorso il Segretario di Stato Antony Blinken ha confermato ancora una volta che l'amministrazione Biden non ha alcuna intenzione di porre fine al conflitto in Ucraina in modo pacifico. Ha respinto l'idea di un cessate il fuoco e ha chiesto ulteriori trasferimenti di armi e aerei ad alta tecnologia“ (Robert F. Kennedy, Jr., Twitter, 19.6.23) -  Mentre Banfi nella versione odierna scrive: „Sul piano internazionale è molto importante il dialogo fra Stati Uniti e Cina. Il segretario di Stato Usa Tony Blinken è stato ricevuto a Pechino e all’incontro ha partecipato anche il presidente cinese Xi Jinping“. 




Abba nostro…


(19.6.23) Nell’articolo che ho recensito ieri pomeriggio di Matthew C. Crawford sull’illegittimità del maschio, l’autore cita una frase di J.J. Rousseau, che sostiene che la donna virtuosa rende l’uomo virtuoso. Il vocabolario di Rousseau non mi piace tanto perché suppone una virtù in sé che nessun uomo uomo ha, anche nessuna donna - noi siamo cattivi, come dice Gesù, anche se la nostra natura non è totaliter corrupta, come forse pensava Lutero. Ma è comunque vero che avere una moglie che ha un’anima nobile nobilita l’uomo. 35 anni con Konstanze (quest’estate, il 24.7., saranno 36 anni dal primo bacio sulla riva del Neckar ad Heidelberg) hanno significato tanto: in primo luogo i nostri figli, Ferdinand e Johanna; poi l’amicizia comune, ma non mischiata, con Ulrich; la preghiera in comune e negli ultimi anni l’Angelus in comune con Papa Francesco (con più regolarità che con gli ultimi pontefici, sebbene anche da loro abbiamo imparato tanto); accoglienza di alcune ragazze e ragazzi in difficoltà; sofferenze e gioie condivise; tantissimi discorsi di discernimento. Tutti ciò ha fatto si che guardassi in alto e che quindi quel basso implicito nella frase di Rousseau abbia avuto una correzione fraterna continua. Certo alla fine è Dio che agisce attraverso di lei, ma bisogna anche onorare le causae secundae. 


„Prima di tutto, l'amicizia non è in balìa dell'umore - con tutti gli annessi e connessi -, ma è cammino al destino, perciò è frutto di un giudizio, di un riconoscimento, che a volte ti riempirà il cuore di un'onda di commozione, altre volte ti lascerà imperterrito e affaticato, come se fossi da solo. Ma non sei da solo, ti senti come da solo, ma non sei da solo! In secondo luogo, questa amicizia, che non dipende dall'umore, dallo stato d'animo, ma da un giudizio, vale a dire da una connessione riconosciuta tra il rapporto che vivi e il destino di tutti e due, di tutti e tre, di tutti e quattro, di tutti e venti, di tutti insieme, questa amicizia, se adesso ti sembra arida, se un giorno è arida, il giorno dopo ti riserva una sorpresa di emozione, di dolcezza, un senso di pace e di sicurezza. L'amicizia non è contro l'emozione; la vera amicizia è contro l'emozione senza ragione. Se noi due siamo da soli in montagna, abbiamo perso la strada e incomincia la bufera, pensate che legame si stabilisce tra me e lui! Ci si sostiene, ci si aiuta, ogni indizio che io vedo lo dico a lui: « Passiamo di qui! » . Io seguo lui, lui segue me. Che razza di concordia! Usciti da quella bufera, dove il pericolo era mortale, siamo più amici di prima, perché abbiamo fatto esperienza di cosa voglia dire l'essere insieme“ (LUIGI GIUSSANI  Avvenimento di libertà). - questa frase di don Giussani è l’inveramento logico di ciò che ho scritto su mia moglie, citando Rousseau; tutte quelle cose in comune con Konstanze sono appunto: comunione nel giudizio e cammino comune al destino. Certo quello che don Giussani dice vale per tutti i gruppi di fraternità, per la fraternità e per tutta la Chiesa, ma forse perché noi viviamo così nella diaspora devo dire che ho fatto esperienza della contestualizzazione esistenziale di questa frase in primis in questi 36 anni di vita in comune con mia moglie. E grazie a Dio i nostri figli, pur essendo lontani (Monaco di Baviera e Stoccarda), fanno ancora parte di questa storia. 


„Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: ‚Seguimi‘. Ed egli si alzò e lo seguì“ (Mk 2,14). Come per Paolo, anche per Matteo, la chiamata accade nella modalità prima di SPN: è immediata ed evidente. Ovviamente non si sa, in questa chiamata cosa ci aspetta, a differenza della terza modalità non si ha tempo di ragionare e considerare tutti gli aspetti, anche se comunque la forza di attrazione del basso non può essere considerata fino in fondo neppure nella terza modalità; per questo, l’altro giorno, durante la prima Santa Messa di don Julian Kania, ho pregato tanto per lui, perché rimanga fedele al dono che gli è stato fatto con il sacerdozio. Nella prima modalità si è del tutto ignoranti del percorso da fare, e quindi anche molto umili. Paolo, facendo parte dei primi dieci uomini della storia mondiale, con un’influenza che dura secoli, non minore a quella di Giulio Cesare, Augusto o Alessandro Magno, ha poi ricevuto anche un grande onore, ma tutta la sua teologia della grazia e delle opere, della legge e del vangelo, secondo Balthasar, nasce da questa prima e semplicissima azione di Dio che lo acceca e lo butta  a terra. Analogamente per Matteo, scrive Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 256-257), la connessione teologica, chiara ed inesorabile tra AT e NT nasce da quella prima esperienza, che Caravaggio ha saputo dipingere in modo insuperabile: la luce viene dall’alto (quindi dal Padre), il dito di Gesù, anche illuminato, si rivolge a Matteo, colpito dal raggio di luce e dal gesto di Gesù, che chiede con il suo gesto se è inteso proprio lui; il vangelo ci dice che questa incertezza dura solo qualche istante; di fatto si alza e lo segue. 


„Ancora in primo piano il naufragio in Grecia che ha provocato più di 600 morti. Ieri papa Francesco ne ha parlato al primo Angelus in piazza san Pietro dopo il ricovero al Policlinico Gemelli, fermandosi a ricordare che il mare era “calmo”, quando il peschereccio è andato a picco. Come ad intendere che i soccorsi erano possibili“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Il Santo Padre ha pubblicato una nuova lettera apostolica, „Sublimitas et miseria hominis“, in occasione del quarto centenario della nascita del filosofo francese Blaise Pascal. Il cardinale José Tolentino de Mendonça, che ha presentato il testo, come scrive Stefania Falasca ne „L’avvenire“, sottolinea che Pasca ci insegna il vuoto e il nulla che minacciano l’uomo, ma allo stesso tempo l’importanza della fede „per trovare cammini di speranza nel cuore dell’uomo“. Il mio lavoro di traduzione dell’opera massima di Ferdinand Ulrich, „Homo abyssus“ (sono arrivato alla pagina 347) è un tentativo filosofico di dare una risposta alla medesima questione del nulla e del vuoto, a partire da un „nulla“ ancora più grande, ancora più profondo, ancora più disarmato, che è quello dell’amore gratuito, che ci fa fare le cose „per nulla“. Senza una ricompensa. 


L’intervista de „Il giornale“ a Ciro Sbailò, per spiegare il suo volume „La chiamata alle armi dell’Europa“ mi ha fatto riflettere. Da una parte è chiaro che l’autore ha un’altra sensibilità intellettuale di chi scrive questo diario, che ha scommesso tutto sull’invito fatto dal Santo Padre alla Fraternità di CL, di sostenerlo nella „profezia della pace“ e che per questo si è messo in dialogo con la sinistra-sinistra americana, ma non solo visto che Robert F. Kennedy Jr. stesso è contro la guerra in Ucraina, che pensa alla guerra in corso come una „proxy war“. D’altra parte io stesso non sono così ingenuo da pensare che il mondo può essere gestito senza un esercito, per cui l’idea di un esercito europeo, mi sembra poter essere un contributo a quell’idea del „poliedro“ che il Santo Padre espresse, tra l’altro, nel suo discorso al parlamento europeo. Nel mio dialogo con un giornalista come Glenn Greenwald ho compreso quanto sia in crisi la democrazia occidentale e su questo punto, se capisco bene il preside della facoltà di Scienza politiche dell’Università degli studi internazionali di Roma, mi sembra che ci sia un ulteriore punto di contatto: “Le democrazie sono vincolate dai principi dello stato di diritto e dal diritto umanitario, che le rendono oggettivamente esposte a poteri e gruppi senza scrupoli. Un altro gap è registrato dai politologi tra il processo di occidentalizzazione e quello di democratizzazione. Se da un lato registriamo una sempre maggiore diffusione degli stili di vita e della cultura occidentali (intese in senso lato, con particolare riferimento alla scienza, alla tecnologia e al ruolo svolto dai media nella vita pubblica e privata), dall'altro abbiamo una democrazia globale in recessione, caratterizzata, tra l'altro, dall'affermazione di tendenze politico-istituzionali autoritarie anche in Paesi di recente transizione verso la democrazia” (Ciro Sbailò) - se Greenwald ha ragione, la crisi non ha solo a che fare con paesi di recente appartenenza democratica, ma anche con una democrazia di antica data come quella degli USA. Il professore Sbailò, però, ha anche ragione a dire che non si deve cadere nella melma di critiche a priori alle democrazia occidentali, cosa che i miei autori non fanno, ma specificano sempre, come statunitensi, dove la democrazia cede per esempio alle esigenze dei servizi segreti e dove i „corporate media“ si riducono ad essere i portavoce di tali servizi e dell’industria militare statunitense. Non si deve cadere in tale tentazione e i motivi li articola lo stesso Sbailò “nel primo capitolo del libro dedico uno spazio particolare alla puntuale decostruzione della tesi del “tramonto dell’Occidente”, oggi ampiamente utilizzata nelle strategie geopolitiche. Tra l’altro, si rileva, come la “criticità” sia un tratto originario del diritto occidentale e come molte delle critiche “globali” all’Occidente cadano in contraddizione giacché esse stesse si muovono all’interno di un orizzonte di pensiero occidentale”. Etc. 


(18.6.23 - 11. domenica dell’Ordinario) „Vorrei che comprendeste come la libertà è essenziale per essere critici. Ho qui due libri; se voglio vedere questo, che cosa devo fare? Prenderlo, sfogliarlo, devo fare attenzione a, tendere a. Ma come faccio ad avere attenzione se non ho almeno un po' di interesse? Se non c'è « inter- esse » , non faccio attenzione. Allora, come faccio a giudicare? Capite come è importante che il significato ultimo della vita, della mia personalità, la felicità, la giustizia, la verità, siano qualcosa di più di me che io non riesco ad afferrare subito. Proprio per questo io perdo interesse. Mi preme di più il disco di oggi, la ragazza di domani, l'approvazione a scuola, il terrore del quattro, mi preme di più la paga del padre, perché sono cose immediate. Allora, quello che non mi interessa, a cui non faccio attenzione, non lo posso capire. E questa è l'ingiustizia: che tutti pretendono di giudicare, tutti hanno opinioni sulla religione, senza né attenzione né interesse. Non possono essere critici, perché « critica » è parola greca, che vuol dire « vagliare » ; e per vagliare devo prendere in mano, devo fare attenzione, per fare attenzione devo avere interesse. Senza interesse di fronte a una cosa non si è critici. Quale è la situazione più anti-critica che esista? Partire con antipatia nel giudicare una cosa. Partire con antipatia o con disinteresse è non essere critici verso la cosa. Questa è tra l'altro una idea contraria a quella diffusissima che afferma: per essere critici bisogna essere « tabula rasa » , disinteressati. Ma neanche un po'! Il disinteressamento non ti fa comprendere la cosa nelle sfumature vere. Usiamo un'altra parola. Interesse o attenzione vuol dire simpatia, cioè amore. Partire senza amore per una cosa non ti permette di capirla, di trovarla. Ecco allora che la mentalità descritta prima, quella della cultura agnostica, o della cultura scientista o marxista, questa cultura dominante, tutti i vostri giornali, i vostri film, il vostro clima e la vostra compagnia, tutto il mondo in cui vivete... tutte queste cose vi strappano da questo interesse, e voi credete di essere critici. Voi vi allontanate, perdete il contatto con il problema più grosso e affascinante, pretendendo di essere più grandi: siete degli alienati. L'alienazione è l'essere comandati dal di dentro, e tanto più quanto meno ve ne accorgete. Perché, come dico sempre - anche questo è un concetto che ripeto spesso per il bene vostro - è molto meno alienato Spartaco con le catene ai piedi che noi, senza catene ai piedi ma condizionati nella testa. A scuola faccio sempre questo paragone. Scrivo sulla lavagna la parola « omnre » e poi dico: « Supponete che uno arrivi in ritardo, si sieda sul banco e cominci a dire: Omnre? ha scritto « omnre » : che stupido il professore, scrive parole senza senso. Entra un altro, vede la parola e dice: guarda, è una parola che non so capire e domanda: scusi professore, cosa vuol dire quella parola? Lei ha scritto « omnre » . No - risponde il professore - non si legge omnre, si pronuncia « uotce » : è una parola russa che significa « padre » . « Ah, ho capito » , e si siede. Qual è la differenza fra questi due? Per il primo, siccome quella parola non corrispondeva a nulla di quello che sapeva non valeva niente. Anche per l'altro ragazzo non corrispondeva a niente, però era aperto. Questo è il critico, colui che va alla ricerca del valore, e allora ha domandato. Immaginate che io sia pazzo e davvero abbia scritto una parola senza senso: allora sarebbe stato confermato che io ero un uomo strambo. È esattamente così, ragazzi. Siccome la religione, il contenuto ultimo della nostra coscienza e della nostra possibilità di uomini, la risposta ultima, non corrisponde a niente di quello che si può misurare con gli alambicchi, con le spanne, coi missili, col metro, con la pancia, siccome non corrisponde a niente di quelle cose che abbiamo in testa, allora diciamo che non val la pena. Ma questo è essere acritici, chiusi. In questo senso la difficoltà grossa nasce dal fatto che Dio è nascosto; che la realtà ultima, il contenuto ultimo della religione è la coscienza che dipendiamo da qualcosa di più di noi, e che il nostro destino è qualcosa di più rispetto ad ogni immaginazione possibile. Detto ciò, ne deriva uno stato di  incertezza per cui noi, attaccati alle nostre misure, a quello che vediamo, confondiamo la ricerca e il desiderio di conoscere il mistero con il dubbio: meglio, lo eliminiamo col dubbio. Siccome non corrisponde a quello che immaginiamo, lo dichiariamo inconsistente, non c'entra più con la vita. Ma chi è di noi che, nella società in cui siamo immersi, dice che la religione non c'entri con la vita? È questa la cosa più orribile. Perché la religione è ciò che ha la radice di ogni cosa della vita. Il nostro dubbio è frutto di alienazione, cioè di schiavitù, di una mentalità che favorisce una debolezza della nostra libertà, la quale è fatta per aderire al vero, ma è debole, è carica di amor proprio e si attacca a quello che ha tra le mani. Con questo noi eliminiamo ciò che di più profondo, sicuro, affascinante e operativo c'è in tutta la nostra vita.  (LUIGI GIUSSANI  MONTE GENEROSO,  1990) -  Questa pagina di don Giussani, che riprende quello che aveva spiegato ne „Il senso religioso“ è di importanza capitale e non solo per la questione della religione, ma ovviamente per questa in modo particolare. C’è un espressione in tedesco che si può tradurre liberamente così: forti nelle opinioni, ma ignoranti. A differenza degli 90 oggi tutti possono esprimere le loro opinioni nei vari mezzi di comunicazione (Facebook, Twitter…), senza aver la più pallida idea dell’oggetto delle contese. Sono cosciente che in questa critica c’è una tentazione elitaria, e bisogna stare attenti ad essa, ma per dirla in positivo, come fa don Giussani: per criticare qualcosa o qualcuno bisogna conoscerlo e non si da conoscenza senza un momento di simpatia. Quando Adrian Walker mi fece conoscere alcuni giornalisti americani io avevo un atteggiamento di simpatia per lui e quindi li ho presi sul serio e quando cominciai a dire alcune delle cose imparate agli amici europei trovai un muro: come pensano questi giornalisti americani non si può pensare e questo a priori; anche quando mi sforzavo di prendere sul serio quello che dicevano i sollevatori di muri, dicendo che c’è una parte di verità in quello che sostengono loro, ma bisogna tenere conto anche di altri aspetti, venivo immediatamente insultato: le tue fonti non sono precise, solo le nostre lo sono, sebbene chi me le aveva fatte conoscere era uno dei miei migliori amici ed una delle persone più intelligenti che io conosca e che sta dando tutta la sua vita per Cristo…La pagina di don Giussani, anche se probabilmente oggi la mentalità vincente non è più lo scientismo o il marxismo, ha il merito di farci riflettere su due aspetti, uno generale: di chi fidarsi nella marea delle narrazioni sulla pandemia, sulla guerra, etc.? Ed uno specifico: il senso religioso, il senso della giustizia, il senso dell’amore gratuito, anche se lasciano tracce nei vari film che vediamo, nei romanzi che leggiamo, nei video che consumiamo, etc abbisogna di un metodo di conoscenza che è un accostarsi critico, libero e personale al tema.

Questa è la parola giusta: accoglienza. Il non giudicare nessuno vuol dire accogliere tutti. Senza identificare il non giudicare con la parola accogliere, ci sarebbe un equivoco: perché, quanto a giudicare, dobbiamo giudicare! Ma non possiamo giudicare la persona - la persona viene accolta -, giudichiamo atto per atto: « Un atto fatto così è sbagliato » . Dicendo: « Tu hai compiuto un atto sbagliato » , non possiamo giudicare la persona a cui lo diciamo, perché per giudicare la persona entrano infiniti fattori che soltanto Dio può vedere. Invece tutto il resto del mondo è come se giudicasse la persona... Certo, il resto del mondo giudica la persona perché fissa la perfezione in valori che costituiscono tornaconto per sé; e ha interesse, quindi, a eliminare le persone che cadono sotto i segmenti di giudizio in cui fissa la perfezione. Mentre, di fronte a un errore chiaro che io commetto, non mi posso arrestare; l'errore che ho commesso non mi può definire, non mi definisce, perciò son sempre mobilitato. (LUIGI GIUSSANI  "Tu" ( o dell’amicizia)). - In questo secondo testo don Giussani precisa il rapporto tra accoglienza e giudizio. La persona non va mai giudicata, perché solo Dio conosce il suo cuore, allo stesso tempo ci sono atti, comportamenti che necessitano un giudizio, anche se dobbiamo stare attenti ad essere davvero critici come spiegato nella mia prima citazione odierna di don Giussani. Entrambe le citazioni mi sono state mandate da Gianni Mereghetti. 


Papa Francesco il 25.3.22 ha consacrato noi stessi, l’umanità ed in modo particolare la Russia e l’Ucraina al cuore immacolato di Maria. Negli ultimi giorni la Chiesa romano cattolica ha celebrato il Sacro cuore di Gesù e il Cuore immacolato di Maria. Antonio Socci ne parla in suo articolo di ieri ricostruendo i dati storici essenziali della festa e mettendo in relazione critica il tema del cuore di carne di Dio e i poteri mondani. Sul monte Carmelo ad Israele Konstanze ed io qualche anno fa ci siamo consacrati al cuore immacolato di Maria e al sacro cuore di Gesù. Non sono particolarmente pio e devoto, ma avevo questa esigenza, in quei giorni tra l’altro mio figlio ebbe un incidente con la macchina in cui avrebbe potuto perdere anche la sua giovane vita. Era l’ottobre del 2016. In vero in questa festa della Chiesa cattolica non c’è null’altro che la dimensione liturgica di ciò che dico e scrivo sull’essere come dono di amore gratuito. Ed in vero una ninfomane, una prostitua, un don Giovanni (sono cosciente della differenza terminologica discriminante se chi vuole o desidera fare l’amore sia un uomo o una donna: il maschio è un „don“, la donna una „maniaca“…), un mafioso, non hanno meno, ma anzi più bisogno del cuore immacolato di Maria e del sacro di Gesù. Gli esempi sono casuali, volevo solo dire che la mia preferenza per queste feste implica un atteggiamento del tutto diverso di coloro che pensano che „la perfezione è in valori che costituiscono tornaconto per sé“ (Giussani), sono i peccatori, cioè noi tutti, che hanno davvero bisogno di una festa del cuore dell’amore gratuito…Nella ricostruzione di Antonio Socci ci sono giudizi sulla rivoluzione francese e quella bolscevica, sul protestantesimo che probabilmente dovrebbero essere a loro volta oggetto di differenziazioni e critica, ma oggi è domenica e voglio riposarmi…


„La propaganda di Stato azera sostiene che l'Armenia è uno Stato creato nel 1918 nell'"Azerbaigian occidentale“. Questo mentre l'Azerbaigian viola il cessate il fuoco quasi quotidianamente... e sostiene di volere la pace con lo Stato che dice non esistere“ (Lindsey Snell, Twitter, il 18.6.23).


Abba notro…


(Pomeriggio) Matt Crawford ripubblica oggi, con qualche accorgimento, un testo sull’uomo e la donna che aveva pubblicato qualche hanno fa (nel 2020) e che porta il titolo: The illegitimacy of the male. Institutional misandry is getting internalized, to the detriment of men and women both. „La paranoia sessuale promossa dalla burocrazia sessuale dei campus universitari educa l'immaginazione sessuale di giovani uomini e donne in modi che rendono l'intimità molto più difficile. Gli effetti includono una pratica rigorosa dell’auto-sospetto che spetta agli uomini e l'insoddisfazione delle donne per i compagni moralmente vermi che è stato loro insegnato ad approvare. Essere gay è l'unico modo per essere al di sopra di ogni rimprovero. In caso contrario, ci si può disaffezionare in modo performativo dall'eterosessualità adottando modelli di discorso che suonano gay“ (Matt Crawford). Queste sono le parole con cui Matt spiega il motivo della ripubblicazione dell’articolo che era passato per lo più inosservato. 

Nella scuola media e nel liceo gli studenti forse sono ancora troppo giovani per essere del tutto indottrinati come in un campus universitario, ma io vedo che anche li l’ideologia di cui parla Matt sta prendendo il sopravvento, come si può vederla in atto in tantissimi film in Netflix… Ironicamente Matt commenta così: „La buona notizia, da questa prospettiva, è che il maschio, come la femmina, è interamente un "costrutto sociale". Quando il sesso viene inteso come un prodotto arbitrario della volontà umana, si favorisce l'ostinazione delle persone che sono irritate dal modo in cui uomini e donne vivono e si sentono realmente. La differenza sessuale viene intesa non come un dato di fatto, e certamente non come un dono di cui gioire, ma come un problema da risolvere“. È chiaro che la filosofia dell’essere come atto di amore gratuito vede nella differenza sessuale, senza per questo criminalizzare gli omosessuali (mi ricordo bene la prima domanda che formulò Papa Francesco: chi sono io per farlo?), „un dono di cui gioire e non un problema da risolvere“. In un certo senso proprio nel sesso si vede la semplicità e completezza del dono dell’essere, senza per questo volerne predicare la sussistenza: sussistenti sono gli attori del gioco sessuale e i loro possibili figli non l’essere. Anche la natura non può essere sostanzializzata né confusa con il naturalismo del grattarsi, ma certamente è in essa che accade il dono dell’essere. Forse si potrebbe precisare che il dono dell’essere ha una connotazione naturale ed una storica. Nella sinistra liberale quando si parla di sesso si assume questa posizione: „La scienza è buona, ma il concetto di natura è cattivo. La Natura è il rifugio dei mascalzoni che vogliono lasciare gli uomini liberi di comportarsi così. "Gli uomini si comportano così perché la cultura lo permette, non perché la biologia lo richiede“ (Matthew Gutmann). Gutmann intende revocare questo permesso“ (Matt Crawford). 

Non riprendo i gustosi esempi di lavoratori che fanno battute maschiliste e che potrebbero essere accusati di latente violenza sessuale, lavoratori di cui abbiamo bisogno per mangiare il nostro tonno delizioso o per aver l’elettricità in casa, ma capisco molto bene quando Matt afferma: „Oggi, essere maschi significa vivere sotto una macchia morale. In particolare, si è deciso che la sessualità maschile è illegittima. Naturalmente, essa ha sempre rappresentato un problema per la società, come qualcosa che deve essere addomesticato - reso generativo piuttosto che distruttivo - perché presenta pericoli ed energie indispensabili. Attualmente lo vediamo attraverso la lente semplificativa del codice penale, con concetti come aggressione e molestie sessuali. Questi vengono fatti passare per la sessualità maschile nel suo complesso“ (Matt). Non dico queste cose per negare che vi sia  anche una questione femminile: se a 800 metri di distanza dal Vaticano c’è la centrale degli ordini femminili, che fino a Papa Francesco non è mai stata consultata (fonte Lucetta Scaraffia), ovviamente ci si può chiedere se ciò non faccia parte di un atteggiamento patriarcale idiota, allo stesso tempo le cose che scrive Matt fanno parte di esperienze che io ho fatto in questi anni e che hanno reso impossibile anche amicizie iniziate, perché erano sempre sotto il peso del sospetto, se la mia posizione cattolica non fosse a priori troppo maschilista, quindi troppo discriminante. Grazie a Dio io ho un’innata simpatia (insomma naturale nel senso del grattarsi) per i rapporti lesbici, così che nessuno mi può accusare di essere troppo cattolico e conosco abbastanza bene i casini/piaceri che ci provoca l’inconscio personale e collettivo. 

Allo stesso tempo credo che anche il romanzo di Michel Houellebecq, „Distruggere“, con la sua dichiarata confessione per l’amore eterosessuale, che ho letto qualche tempo fa, inclusi blowjob, fosse tra l’altro un modo dello scrittore francese per protestare contro la colpevolizzazione del maschio.  

Matt si concentra nel seguito dell'articolo su uno studio fatto all’interno delle università americane: il passaggio dagli anni settanta ai nostri è che prima erano controllate le istituzioni, ora invece sono controllati gli studenti: “L'oggetto del controllo sono ora gli studenti: le università, in quanto „franchisee“ del governo federale, devono ora gestire le relazioni sessuali degli studenti tra loro. Questa trasformazione è avvenuta al di fuori del processo legislativo, dove sarebbe stata soggetta alle pressioni democratiche (e quindi all'opinione comune), ed è stata invece interna all'apparato normativo federale… l'obbligo legale che le università hanno di avvertire prontamente le loro comunità di una minaccia grave e continua (per esempio, quando c'è un tiratore attivo (active shooter) nel campus) è stato interpretato in modo da richiedere un invio di e-mail a tutti gli studenti e ai docenti quando è stato segnalato un incidente del tipo: “toccate e strusciamenti indesiderati". Come affermano Gersen e Suk, "questo tipo di invio di e-mail in diretta, incidente per incidente, non è solo una segnalazione. Costruisce l'ambiente in cui studenti e dipendenti vivono e lavorano. Questi messaggi comunicano che l'università è un luogo sessualmente pericoloso. Ci ricordano che l'ambiente educativo è costantemente esposto a rischi sessuali e che la burocrazia lo sta monitorando““ (Matt Crawford). 

Come nel caso della difesa legittima degli afro-americani in cui i bianchi sono oggetto di un sospetto generale illegittimo, così nel caso della difesa, anche giusta, delle donne viene insinuato un sospetto generale: „Trascorrere gli anni formativi in un'istituzione di questo tipo significa imparare che le relazioni tra uomini e donne sono in fondo conflittuali. A chi giova tutto ciò? La burocrazia stessa, perché si nutre di conflitti“ (Matt Crawford). Anche Genesi 3 parla del conflitto di dominanza dell’uomo sulla donna, quindi si potrebbe dire che descrivendo questo tipo di problemi non si tratta solo di sostenere i desideri burocratici, ma è anche vero che il monitoraggio burocratico non è certo quello che può essere dedotto dal messaggio biblico in cui il sesso non è „totaliter corrotto“.  

A livello di scuole medie e liceo il sospetto forse è generalizzato verso tutti gli adulti, gli insegnanti e non ho dati per differenziare tra maschi e femmine, ma vedo anche nel mio contesto lavorativo che la cultura del sospetto non è una fantasia nevrotica di Matt, ma una vera e propria catastrofe per i rapporti intergenerazionali. Quello che descrive Matt nell’ambito universitario lo si vede anche ora nella Chiesa. Giustamente si è instaurata una cultura della tolleranza zero nei confronti della pedofilia, ma ci sono anche casi ora di cardinali che vengono accusati ingiustamente di cose mai fatte (cardinal Pell in Australia, presubilemente anche le accuse contro il cardinal Ouellet sono da situare in questo contesto…), per una cultura generale del sospetto versus il sesso e verso i maschi (io nel frattempo mi chiedo  se non possa venir considerato come discriminante il fatto stesso che faccio passare, quando incontro davanti ad una porta, prima la donna) che nell’università viene descritto così da Matt: „Secondo il Cleary Act che regola le università, ciò che fa scattare l'obbligo di denuncia per un atto di cattiva condotta sessuale è la mancanza di consenso. Ma il consenso non è definito. Come spiegano Gersen e Suk, alcune scuole definiscono il consenso in modo tale da rendere "non consensuali" la maggior parte delle interazioni sessuali (del tipo che le persone hanno effettivamente). Gli episodi di comportamento scorretto devono essere moltiplicati per garantire la salute dell'istituto; diventano l'occasione per nuove iniziative, seminari obbligatori e per gonfiare ulteriormente l’amministrazione“. Quando quest’anno ho cercato di fare una lezione sull’etica sessuale, mi sono limitato a trovare alcune categorie generali con cui si può dire che il sesso è legittimo, una di questa era il „consenso“ - se i due sono consenzienti allora il sesso è eticamente legittimo, ma in vero la questione è davvero molto complessa, anche perché se una quindicenne ed un cinquantenne sono consenzienti, il rapporto rimane illegale. Ma ritorniamo alle osservazioni di Matt:  „Una descrizione schematica di un'esperienza intrinsecamente disordinata ci risparmia lo sforzo difficile e umanizzante dell'interpretazione, per cui potremmo essere sollevati dall'accettare la comprensione appiattita che ci viene offerta dai burocrati, in quanto fornisce un tipo più facile di auto-legittimazione. Nel campus assistiamo alla riduzione dell'intero miasma dell'incompetenza sessuale degli adolescenti, con le sue speranze mal riposte e le sue crudeltà insensibili, al concetto legale di consenso. Sufficientemente catechizzata nel linguaggio del consenso, una giovane donna potrebbe non avere altro vocabolario per esprimere la sua infelicità e confusione in un incontro sessuale. Non sarà stata davvero consenziente? Accettando lo schema semplificato, diventa possibile parlare con sincerità della "cultura dello stupro" nei campus. Questo aggiunge un po' di giusto calore alla sua infelicità e riscatta la brutta esperienza sessuale come un risveglio politico.  Così l'"idealismo giovanile" viene imbrigliato nell'espansione dei poteri della polizia. Un comportamento che una volta avrebbe fatto condannare un giovane come un mascalzone - "ha approfittato" di una ragazza - viene chiamato aggressione sessuale“ (Matt).

Matt descrive un passaggio dalla moralità in ambito sessuale ad una accentuazione dell’ „amministrazione della morale“, che ha conseguenze notevoli per l’autocoscienza dei ragazzi. „La domanda è: cosa sta facendo tutto questo alla coscienza sessuale delle persone? Contrariamente a quanto si dice in modo eccessivo sulla cultura dell’aggancio (hookup culture), sembra che questo renda i giovani uomini e le giovani donne più diffidenti gli uni verso gli altri. Scrivendo sull'Atlantic, Kate Julian ha raccolto dati sulla "recessione sessuale" che ha colpito i giovani americani. Una statistica che salta all'occhio è che "i ventenni di oggi hanno due volte e mezzo in più la probabilità di essere astinenti rispetto alla generazione X". Le ragioni di questo fenomeno sono difficili da conoscere e senza dubbio complesse. Ma una visione conflittuale del sesso è sicuramente parte del quadro“ (Matt) che sto analizzando in questa riflessione in dialogo con Matt, che si concentra di più sul mondo universitario ed io sulle esperienze che conosco: la Chiesa e la scuola.

Infine si deve tenere conto anche della dimensione online della nostra vita attuale: „"Nessuno si avvicina più a nessuno in pubblico", ha detto uno degli informatori di Julian. È più sicuro trovare un compagno online, dove le ambiguità sono state eliminate dal semplice fatto che ci si trova su un'app di incontri. Non è richiesta l'audacia, non è necessario oltrepassare il limite, come si deve fare quando si esercita l'iniziativa romantica nella routine della vita quotidiana. Invece, è racchiusa in un regno separato di schermi, dove ci si limita a seguire un copione tacito nell'app di incontri stessa - un altro tipo di supervisione burocratica. Alcune delle giovani donne intervistate si sentono prive di attenzioni maschili e possono solo fantasticare su come potrebbe essere un incontro casuale in cui un uomo ti parla in una libreria, ad esempio, dopo aver notato il tuo buon gusto per i libri. Ma anche questa fantasia è considerata anacronistica o in qualche modo sbagliata. Non ha senso voler flirtare con qualcuno, data la paranoia in cui sono state educate.  Il desiderio di intimità di una giovane donna potrebbe dover diventare piuttosto acuto prima di riuscire a bucare lo strato protettivo di interpretazione politica ostile che le è stato imposto dalle istituzioni. Un modo per ammorbidire questa membrana è l'alcol, il che forse spiega il ruolo che svolge all’università“ (Matt).

Anche nella scuola, in determinate classi, che ovviamente sono tutte sotto il dominio di ciò che Kingsnorth chiama la „macchina“, ho notato come l’omosessualità sta diventando l’unico atteggiamento sicuro  per non essere accusato di maschilismo o di discriminazione sessuale: „La maggior parte delle persone non è ribelle, e si può ipotizzare che l'investimento delle nostre istituzioni nell'esagerazione del conflitto sessuale possa contribuire a spiegare il crescente prestigio culturale dell'omosessualità. Per un uomo, essere gay è l'unico modo per essere irreprensibile. Per una donna, essere gay è l'unico modo per essere al sicuro. E viceversa, essere un maschio etero… richiede una costante vigilanza contro l'influenza corruttrice delle proprie inclinazioni più elementari“. 

La tradizione cristiana, riflettendo su questi temi, non può essere considerata del tutto innocente, con la sua retorica della castità: „Michel Foucault, nel suo saggio "La battaglia per la castità", ha scritto delle pratiche di rinuncia sessuale nel primo cristianesimo e del passaggio da semplici divieti a complesse tecniche di autoanalisi. "Con Tertulliano [verso il 200 d.C.] lo stato di verginità implicava la postura esteriore e interiore di colui che ha... adottato le regole di aspetto, di comportamento e di condotta generale che questa rinuncia comporta". Un paio di secoli dopo, si era aperta una nuova arena di ascetismo. "Non si tratta di un codice di azioni permesse o proibite, ma di un'intera tecnica di analisi e diagnosi del pensiero, delle sue origini, delle sue qualità, dei suoi pericoli, del suo potenziale di tentazione e di tutte le forze oscure che possono nascondersi dietro la maschera che può assumere". Ciò che è necessario è "una diffidenza diretta ogni momento contro ogni proprio pensiero, un'auto-interrogazione senza fine per stanare ogni fornicazione segreta che si annida nei recessi più reconditi della mente““ (Matt).

Ovviamente c’è anche una vera e propria verginità che non ha nulla a che fare con i meccanismi di cui parla Michel Foucault (non proibizioni, ma diagnosi del pensiero…), ma che è un dono che Cristo stesso fa ad alcune persone per il Regno di Dio.  




(17.6.23 - Memoria del 17.6.1953)  „È qui che sorge una nuova struttura di pensiero, di sensibilità, di affezione. Infatti, quanto più approfondisco la coscienza di me stesso, tanto più riesco a giudicare tutto con questa esperienza». La più bella definizione di critica io l’ho trovata nella Lettera ai Tessalonicesi, quando san Paolo scriveva proprio ai più ignoranti, a quelli di Salonicco: «Vagliate ogni cosa e trattenete il valore». «Vagliate ogni cosa», perciò niente è censurabile, niente è escluso, «e trattenete», lui letteralmente dice, «il bello»; ma il bello, come diceva san Tommaso, «è lo splendore del vero», perciò «trattenete quello che è vero»; ma il vero in quanto ti muove si chiama «valore»: «trattenete il valore». «Il poco gusto e il poco amore» prosegue la nota «a curare la nostra mentalità e perciò a sviluppare in noi quello che si chiama “cultura”» vale a dire un modo di vedere tutta la realtà, d’affrontarla, di giudicarla, costruendo dentro l’orizzonte grande il nostro contributo creativo, partendo da dove siamo, nell’ora che viviamo «sarebbe segno di superficialità nell’appartenenza. Questa posizione, questa mentalità, o cultura, si esprime nel giudizio, e il giudizio è la consapevolezza della esperienza che si sviluppa nei problemi e nelle difficoltà dell’esistenza. Occorre dunque che in noi avvenga una coscienza viva e critica, sempre più chiara, sempre più capace di capire le implicazioni dell’esperienza che viviamo, così che ne nasca una forma, la forma di un nuovo modo di vivere e di sentire.»  Ma - ero stato incerto se leggere anche questo - l’importante è che abbiamo a seguire. Ricordatevi che seguire da uomini significa usare l’intelligenza, perciò cercare di comprendere le ragioni, di assimilare la modalità con cui si affrontano le cose, e usare l’affezione: si segue con tutto il cuore, con il cuore. Quello che si capisce solo in termini astratti, ultimamente non lo si capisce, cioè non lo si comprende, non lo si prende, non sta più in noi, non rimane in noi. Allora, la nostra pietra di sostegno è la nostra compagnia, innanzitutto come esempio di giudizio sulla vita e sul mondo, perciò come direttive, come direttive che ci vengono date, che sono gli esempi di un giudizio, che sono aiuto per un giudizio, per sapere come fare. Una Fraternità, se fosse veramente vissuta fraternamente, quanto aiuto dovrebbe dare in questo senso! Non perché ci si sente obbligati a mettere sul tappeto tutti i nostri problemi intimi: sono i criteri da capire!  (LUIGI GIUSSANI,  La verità nasce dalla carne) - Questa pagina, che mi ha mandato Gianni Mereghetti, è molto bella, ha molto valore, perché è molto vera. Anche se io ultimamente non seguo i gesti di CL in Germania, seguo con mia moglie, come gesto più intimo a livello ecclesiale, l’Angelus del Papa e cerchiamo di comprendere il suo  giudizio sul reale. In questo senso tutto ciò che ho scritto sulla profezia della pace in questo diario nasce da un’obbedienza alle cose che ho sentito da Francesco, anche se ovviamente i miei giudizi culturali sono miei e non suoi, ma come dice don Giussani: „seguire da uomini significa usare l’intelligenza…si segue con tutto il cuore“.   

Tutte le riflessioni possibili sul reale, sul modo con cui Dio ci chiama, non devono farci perdere la semplicità dello sguardo: la volontà di Dio ha la caratteristica dell’unità e può essere trovata. Ciò vale sia per la scelta di vita che per le scelte nel quotidiano (cfr. Antologia-Servais, 254-256). Quando non ci mettiamo a disposizione con „indifferenza“ a questa semplicità di Dio, seguiamo vie disordinate, vie storte. Quando io, rinviando alla „Scarpina di raso“ di Paul Claudel, ricordo che Dio scrive anche su vie storte, non intendo legittimare le vie storte, quasi che Dio le voglia; io registro solo il fatto che nell’esperienza accade per lo più così, anche se ci sono davvero anime nobili, belle, buone e vere. Per quanto riguarda l’amore gratuito, SPN dice „che la prima regola è che l’amore che mi spinge e mi fa scegliere la tale cosa, venga dall’alto, dall’amore di Dio, in modo che colui che sceglie, senta per prima cosa in sé che l’amore, che più o meno ha verso la cosa che sceglie, è solo per il suo Creatore e Signore“ (Esercizi, 180, traduzione di Giuseppe De Gennaro SJ). Nel diario di Etty Hillesum ci sono pagine bellissime che testimoniano questo amore che viene dall’alto. Un grande amore per Dio e per le sue creature, un desiderio di difenderlo, un desiderio di spiegargli cosa lei ha capito dell’amore e della grandezza del tempo che sta vivendo. "Dio, tu mi doni sempre simili scene grandiose, mio Dio. Te ne sono così grata. Il nudo dolore spirituale, le domande ultime, mi stanno tanto spesso davanti nella loro nudità e io cerco sempre, con ogni mio senso, di captare qualcosa di quello che accade nelle Tue creature, mio Dio. Penso che questi siano tempi grandi, comunque tempi grandi e un giorno Ti dirò perchè," ( da Etty Hillesum, " Diario. 1941-43, 18 settembre 1942). Quando io sottolineo la testimonianza che Etty nel suo diario da anche del „basso“ non intendo giustificare nulla, solo prendere in considerazione ciò che vedo in me e fuori di me. Ed io vedo che sebbene sia filosofo fino al midollo la mia giornata non è diretta solo dalla ragione, ma ci sono anche i moti sensuali, nella forma del basso e del surrogato, che però ci danno la sensazione di essere vivi, anche se è solo un’apparenza. Lasciamo parlare Paolo, lettera ai Romani, capitolo 8: „[5] Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. [6] Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. [7] Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. [8] Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio“. La cosa più sincera da dire è che tutti noi non piacciamo a Dio, perché in modo più o meno nascosto, non viviamo secondo „il senso necessario dell’essere“ (Ferdinand Ulrich), che è l’amore gratuito, ma secondo le leggi della carne, che non danno la vera pace. La parola tedesca per masturbazione è molto interessante: „Selbstbefriedigung“ (dare pace a se stesso). Dare pace a se stesso non è possibile, perché solo Dio da la vera pace. Io non voglio invitare ad una rivolta contro Dio, semplicemente prendere in considerazione che, se Dio non ci dona un cuore nuovo, non potremmo fare altro che scegliere, a volte, delle vie in cui ci diamo la pace da soli; che Dio ci dia la grazia di ricordarci che esse non portano alla vera pace. Che ci dia la grazia di offrigli la nostra mano, perché egli la prenda! 

Alcuni pensieri sul 17.6.1953, nel settantesimo della sua ricorrenza. Quando i carri armati vengono usati contro degli uomini, chi li usa compie sempre un’ingiustizia, tanto più quando li usa contro delle persone che hanno lottato per la democrazia, contro le vessazioni nel lavoro, contro le collettivizzazioni forzate, come accadde allora nella DDR, pochi anni dopo la sua fondazione. 15.000 dimostranti  furono arrestati, alcuni condannati a morte (FAZ, 17.623). I morti furono 55, di cui 21 nell’attuale Land, Sassonia-Anhalt (Halle, Magdeburg…), che per via dei suoi grandi centri industriali è stata palcoscenico, insieme a Berlino, delle lotte di cui stiamo scrivendo. „In Halle dimostrarono 60.000 persone, in Bitterfeld fino a 30.000“ (MZ, 17.6.23). La foto della MZ fa vedere i carri armati russi ad Halle e quella della FAZ a Berlino… Allo stesso tempo va detto con chiarezza che nella memoria di questo giorno si mischiano realtà e mito; il governo comunista legittimò la richiesta di „aiuto“ a Mosca perché si sarebbe trattato di una controrivoluzione; Berthold Kohler commenta: „con simili menzogne Putin legittima il suo assalto in Ucraina“ (FAZ, 17.6.23). L’assalto di Putin non è legittimabile, ma vi è una differenza profonda negli avvenimenti che Köhler mette in relazione.  I dimostranti del 17.6.23 erano all’opposizione nella DDR di allora, le accuse di Putin, vere o false che siano, si riferiscono ad un governo, di cui fino all’inizio della guerra nessuno avrebbe mai negato che fosse del tutto corrotto, un governo usato da una potenza imperiale (gli USA) per in suoi interessi. Nel commento di Köhler, in cui lamenta che i cittadini dei nuovi Länder non guarderebbero con orgoglio alle proteste di allora, si nasconde l’arroganza dei tedeschi dell’ovest, che con ragione Dirk Oschmann, professore di letteratura a Lipsia, accusa di essersi inventati un est a loro piacimento e di non comprendere nulla di ciò che si pensa e si sente nell’est della Repubblica federale odierna. Già il paragone tra la dittatura di Hitler e quella della DDR, pur con tutte la sua brutalità, in modo particolare degli anni 50 e 60, non regge ad uno studio approfondito del fenomeno di cui parliamo. Il 17.6.53 diventa un mito quando serve per trovare un ulteriore argomento contro la profezia della pace…

La guerra in Ucraina si protrae e continua ad aggravarsi senza che apparentemente se ne intraveda la fine. A quasi un anno e mezzo dall'inizio di questa orribile guerra, la fine del conflitto sembra più lontana che mai. Non c'è alcuna prova che i funzionari americani o occidentali stiano anche solo cercando di raggiungere una risoluzione diplomatica e molte prove che stanno bloccando la possibilità di una risoluzione, ovunque essa emerga. Per mesi abbiamo sentito dire che la millantata controffensiva ucraina è in arrivo. Non è mai stato chiaro cosa avrebbe dovuto ottenere o in cosa sarebbe consistita questa controffensiva, se non nel dare agli americani un motivo per rimanere pazienti e continuare a versare enormi quantità di dollari delle loro tasse nelle casse di Vladimir Zelenskyy e di altri funzionari ucraini. Ora che la controffensiva, qualunque cosa significhi, è in corso, stiamo già sentendo il tipo di propaganda d'élite progettata per abbassare le nostre aspettative e persino prepararci al suo fallimento. Tra le tante cose da dire sulla guerra, ce ne sono molte. Una è che la storia sembra sempre ripetersi. Lo abbiamo già visto in passato, sia nella guerra del Vietnam, quando i leader del Pentagono assicuravano costantemente all'opinione pubblica che la vittoria era proprio dietro l'angolo, che servivano solo un po' più di soldi, armi, soldati di leva e gente che moriva. E anche nella guerra in Iraq, quando i proclami che "i prossimi sei mesi sono cruciali" sono diventati una tale ripetizione di scemenze da diventare fonte di umorismo“ (Glenn Greenwald, 16.6.23) 

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Ulrich stesso si pone la domanda se in questo modo, cioè nella valorizzazione della materia (cfr. Homo Abyssus, 346), la sua filosofia non sia decaduta in soggettivismo assoluto, in antropologismo assoluto. Non è che con la sfida della materia e della storicità non si sia uccisa, senza accorgersene la metafisica, la dimensione sovraessenziale dell’essere? Questo non è possibile perché la storia stessa e la materia sono espressioni all’interno del dono dell’essere come amore e non pure accidentalità. E non c’è bisogno né di una sostanzializzazione dell’essere, cioè di una concezione forte dell’ontologia, né di un dio divino (Heidegger) per superare la crisi, che è l’esistenza stessa. Solo l’amore è credibile. E questo amore non è riducibile al puro passato di una „mediazione antica“ (Heidegger, Hölderlin, Goethe…) né proiettabile nel puro futuro di uno spirito dell’utopia (Adorno, Bloch…).  Tutto si gioca sempre nel presente, gravido del già-passato e del futuro-in-arrivo.

Qualche giorno fa, 7.6.23 è morto Peter Henrici, gesuita, filosofo, esperto di Blondel, vescovo ausiliare di Zurigo, nipote di Hans Urs von Balthasar; qualche anno fa quando tenni una conferenza a Basilea sulla contrapposizione tra vita e biografia a Basilea, mi disse che era stata una vera e propria testimonianza. La prima volta lo incontrai, fu a Torino, nei primi anni del mio studio di filosofia, invitato dal „Centro teologico“ dei Gesuiti. RIP. 

(Dalle 18,00) Non intendo ovviamente cercare di fare una riflessione a livello di filosofia della politica, deducendola direttamente dall’ontologia dell’essere come dono di amore gratuito, da una parte perché non ho la capacità speculativa di farlo, ma dall’altra perché l’ontologia non è un sistema perfetto da cui dedurre tutti i propri pensieri. Chiaro è però che non si può parlare di amore gratuito e poi legittimare volontà di potenza, corruzione, imbrogli, etc. Detto questo rimane vero che i temi di „filosofia della politica“ nascano in me dalla riflessione in corso nel tempo in cui mi trovo a vivere e con una scelta di fondo, anzi due: piuttosto criticare ciò con cui ci si identifica e cercare il momento di verità anche in ciò che si ritiene essere il proprio avversario. Con questo metodo mi sono imbattuto in una parola di un filosofo francese che appena conosco, Jacques Rancière, nato in Algeria: „Post-democrazia“, con cui si può riassumere il dialogo che ho fatto in questo diario con filosofi come Adrian Walker, Matthew C. Crawford, e giornalisti come Glenn Greenwald, Aaron Maté, Matt Taibbi, etc. Ne parla Dirk Oschmann nel suo libro sull’est della Germania come invenzione dell’ovest tedesco, che è in vero è una metafora eccezionale per tutte le mistificazione dei „corporate media“ su tantissimi temi… Rancière usa questo concetto forte per spiegare le democrazie occidentali a partire dal 1989: „Questa espressione servirà semplicemente a contrassegnare il paradosso che sotto il nome di democrazia viene fatta valere la prassi consensuale della dissoluzione delle forme dell’agire democratico“ (citato in Oschmann, 211, nota 70). Questo vale per le guerre che vengono condotte per difendere la democrazia, vale per l’identificazione di temi di cui viene sottovalutata o sopravvalutata l’importanza a seconda delle esigenze di un’oligarchia, che ritiene di essere in possesso dell’unica verità, che sistematicamente criminalizza gli avversari, dissolvendo così il discorso pubblico democratico stesso che vive di „critiche“. Ed anche un amore che non permetta critiche ha nomi ben precisi: paternalismo, dominanza di un partner sull’altro, etc. Di questo fenomeno della „post-democrazia“ Oschmann ne parla così: "Una democrazia rappresentativa in cui non ci si trova adeguatamente rappresentati ha più di un problema, anzi fondamentalmente non è affatto una democrazia rappresentativa o è solo una democrazia di alcuni per alcuni. Per gli altri è una simulazione di democrazia“. Tutto il lavoro fatto da giornalisti come Juliane Assange, che ora si trova in galera per questo, fanno vedere quanto sia precisa questa categoria della „simulazione di democrazia“. Come si vuole descrivere se no un fenomeno in cui chi ha scoperto e rivelato crimini di guerra in Irak e in Afghanistan si trova in galera e chi li ha commessi fuori di essa? Matt Taibbi ha fatto vedere, in un’analisi puntigliosa dei files di Twitter, come l’oligarchia democratica ha inventato scandali (Russiagate) e ne ha nascosti altri (per esempio quello del laptop del figlio del presidente Biden). Aaron Maté, con un’analisi precisa dei grandi giornali americani, ha rivelato il volto della proxy war in Ucraina, etc. Queste voci del giornalismo americano alternativo a quello dei „media corporate“, che spesso sono solo l’amplificazione dei desideri dei servizi segreti americani, fanno semplicemente quello che dovrebbe il quarto potere della libertà di stampa: salvaguardare la democrazia, che non è fatta una volta per tutte, ma deve impegnarsi sempre di nuovo in un discorso pubblico aperto e critico! 


(16.6.23) Ieri abbiamo parlato della terza modalità della chiamata di Dio e della risposta dell’uomo, che SPN chiama „terzo tempo“ (Esercizi, 177). In questa modalità, che SPN definisce come „calma“, è richiesto un impegno più grande della nostra ragione. Ciò però non significa che sia una chiamata più debole né significa „ragione pura“, perché questa per SPN, Balthasar non esiste (cfr. Antologia-Servais, 253-254). Balthasar scrive nella Teodrammatica I che non si da teologia senza filosofia e la sua affermazione è molto forte, ma non esiste per lui una „filosofia pura“, perché nella tradizione monastica Cristo stesso è la filosofia. E Cristo non può essere „confessato“ con la „ragione pura“; se ci mettiamo davvero in cammino verso quella frase di San Paolo: „non vivo più io, ma Cristo vive in me“ (Gal 2,20), questo cammino non può che essere „sovraessenziale“, non potrà che essere naturale e sovrannaturale allo stesso tempo. Si continua a vivere nel corpo, con le esigenze del corpo (cfr. Gal 2,20), ma cerchiamo di vivere questa vita nel corpo „nella fede del Figlio di Dio“ (Gal 2, 20). Questa esperienza di fede non è riducibile a „sentimenti“ e „entusiasmi“ puramente umani. „È un’esperienza della fede, le cui leggi possono e devono andare oltre le leggi puramente naturali“ (Balthasar). Il „sentire“ di SPN non è mai sentimentalismo e presuppone sempre l’ „indifferenza“. Quindi nei giorni della scelta del „terzo tempo“ la ragione è più attiva che nel primo e secondo tempo, ma anche per questa modalità vale che la grazia viene sempre dall’alto. E per quanto riguarda l’analogia electionis del lavoro filosofico, in quanto introduzione alla realtà in tutti i suoi fattori (Don Giussani), ci si dovrà essere sempre una disponibilità al „salto“ (al „Mistero“ dice don Giussani) - la „referenza“ delle nostre frasi che riguardano Dio e l’uomo non è una linea continua, tra ciò che diciamo e l’oggetto. Per fare un esempio di Don Giussani che ho usato tante volte in questi anni di insegnamento: dalla frase ‚non posso dimostrare l’esistenza dell’America in questo momento in cui non sono in America, posso solo crederci’  alla frase ‚non posso dimostrare l’esistenza del cielo, ora che non sono nel cielo, posso solo crederci“ non vi è una linea diretta, perché di fatto, anche se sarebbe costoso, in America ci posso comunque andare con mezzi meramente umani, con scelte meramente umane, nel cielo solo attraverso la morte, che non è meramente umana. E per quanto riguarda il suicidio non vi è nulla di più contrario di esso al dono dell’essere come atto di amore gratuito. 

„Io ed Egli (Cristo). Il cristianesimo non è una dottrina astratta, non è una raccolta di dogmi, prescrizioni e comandamenti…Il cristianesimo è Egli“ (San Alberto Hurtado, 1901-1952). San Paolo dice che non dobbiamo rendere vana la grazia di Dio. Come la rendiamo vana? „Se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano“ (Gal 2,21). 

Un amico a cui ho parlato di Etty Hillesum mi ha scritto: „Con Etty H., che stimo molto, sembra che il suo percorso di vita non sia andato senza sesso.  E lei ha le sue buone ragioni. Con HUvB e Adrienne lo escludo, a causa dell'alta spiritualità“.

Una nuova Lampedusa nel Mediterraneo irrompe nella scena europea, mentre le istituzioni comunitarie solo qualche tempo fa avevano dedicato giorni di trattativa per raggiungere un nuovo patto sui migranti. Sarebbero morti annegati circa 100 bambini al largo della Grecia, intrappolati nel peschereccio andato a picco. Lo raccontano i superstiti dall’ospedale di Kalamata ancora sotto choc. In tutto le vittime potrebbero essere seicento. Un numero altissimo di morti siriani, afghani, egiziani, pakistani e palestinesi. Ci sarebbero gravi responsabilità del governo greco nell’omesso soccorso, mentre sono nove le persone fermate con l’accusa di essere gli scafisti. Dai racconti dei superstiti e dai familiari delle vittime  si evince che i trafficanti di migranti avrebbero chiesto tra i 4 e i 6 mila dollari a persone“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - I fattori in gioco in una tragedia di questo tipo sono tanti, ma questa è un’ingiustizia che il cielo, nel suo ritmo paziente, registra e di cui ci chiederà conto: eccome! 

Abba nostro…

(15.6.23) SPN parla di  „tre tempi“ della scelta della vocazione come risposta alla chiamata di Dio. Si tratta di tre modalità: la prima è talmente chiara ed evidente („immediata“ - Esercizi 15, 336) che non rimane che seguire (San Paolo, San Matteo…); la seconda implica un lavoro, non solo naturale, di discernimento degli spiriti; la terza un lavoro di intelligenza e percezione naturali. Nella seconda si è sballottati qua e la, ma alla fine la chiamata si impone con la stessa evidenza che nella prima, nella terza si tratta di un movimento calmo, senza sballottamenti, ma in cui si deve pian piano comprendere cosa Dio vuole da me. Balthasar fa un esempio con i colori: nella prima modalità la luce della certezza si impone come un bianco accecante all’occhio di colui che è chiamato; nella seconda vi è uno spettro scomposto di colori che ad un certo punto, con un discernimento che non coinvolge solo le forze naturali della comprensione e della percezione, si impone come bianco. Nel terzo chi è stato chiamato si trova di fronte ai colori singoli del prisma e con una sua attività naturale deve fare un lavoro di composizione degli stessi fino a quando giunge alla semplicità del bianco (cfr. Antologia-Servais, 251-253). Questo vale anche per l’analogia electionis nel quotidiano: cosa il Signore vuole da noi non si impone sempre con un’evidenza immediata; spesso ci troviamo in una situazione di lavoro e siamo troppo anziani per trovarne un altro che sembra che il cammino sia quello della mera costrizione, anche se in noi c’è un movimento di ribellione a ciò che facciamo. Più si è poveri e più probabilmente i legami lavorativi o di mancanza di lavoro si impongono come una „croce“ che non si può non portare, perché si deve finanziare la vita nostra e dei nostri cari, ma forse è giusto ricordarsi che Dio può tutto e che noi in ogni momento della nostra vita possiamo chiedere a Dio di fare di noi degli strumenti della Sua volontà salvifica, nella modalità lavorativa o di salute che ritiene opportuno…

Mia mamma, ieri al telefono, non si voleva impegnare in un giudizio su Berlusconi; si è limitata a dire che per tantissimi è un grande, io preferisco la formula semplice dell’ arcivescovo di Milano Delpini: è un uomo, che ora si trova al cospetto di Dio giudice! Renato Farina dice che lui era un genio, beh io ho altri uomini come geni in testa: Mozart, Goethe, Balthasar…L’articolo di Farina sui suoi tentativi di pace l’ho condiviso, perché quella della profezia della pace per me è una priorità assoluta; e quello di Thomas Fazi mi ha fatto comprendere anche la statura di un uomo politico che ha cercato di mediare tra gli imperi, che ha guidato il più lungo governo italiano negli ultimi decenni…Poi da Glenn Greenwald ho imparato a sospettare delle élite democratiche più o meno di sinistra, che di fatto con i loro giudizi dogmatici non sono per nulla in grado di comprendere cosa pensano e sentono moltitudini di uomini e che per questo vengono giudicate da loro semplicemente come dementi. Dopo un certo periodo di simpatia per la sinistra democratica mi trovo ora in una situazione in cui cerco di vedere chi sia davvero in grado di fare un discernimento delle oligarchie, che dicono di sé di essere democratiche e migliori dei sistemi autocratici, per questo motivo mi interessa la figura di un politico come Robert F. Kennedy, Jr, con la sua voce rauca o mi interessano altri politici del fronte repubblicano o senza alcuna identificazione politica precisa (scusate gli esempi americani). La più bella definizione di sé di un politico che conosco è quella del candidato sindaco nella città di Oakland, Seneca Scott: „Oakland's Neighbor. Post-Partisan Warrior in the Garden & Goat Dad “ Non voglio comunque che un politico salvi il mondo, ma che sia il più autentico possibile, anche nel discernimento dei vicoli ciechi in cui si muovono le élite che governano il mondo…

Abba nostro…

(Pomeriggio) „WashPost: "Mentre si dirige verso la campagna per la rielezione del prossimo anno, Biden ha bisogno di un'importante vittoria sul campo di battaglia per dimostrare che il suo sostegno incondizionato all'Ucraina ha dato lustro alla leadership globale degli Stati Uniti, ha rinvigorito una politica estera forte con un sostegno bipartisan e ha dimostrato l'uso prudente della forza militare americana all’estero". - Si noti come questo "sostegno all'Ucraina" non abbia nulla a che fare con la difesa dell'Ucraina. Si parla invece di "leadership" e "forza" degli Stati Uniti“ (Aaron Maté, Twitter, 14.6.23).

„Se le prime notizie saranno confermate, ci troveremmo di fronte al più grave disastro della storia del Mediterraneo. Nella Lampedusa della vergogna morirono più di 300 persone. Qui il primo bilancio parla di 90 morti e 550 dispersi. Il peschereccio diretto in Italia aveva imbarcato 750 profughi, siriani, afghani, iracheni ed egiziani. Si è inabissato al largo della Grecia. L’accordo in sede Ue, celebrato pochi giorni fa come un passo avanti, dimostra tutta la sua inconsistenza“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

(14.6.23) Chi ha letto anche solo un pochino questo diario sa che chi lo scrive non è facilmente catalogabile, e il motivo ultimo di questa „libertà“ è una tensione polare, che ho imparato in modo particolare da Adrienne, Hans Urs, ma anche dal don Gius. Dobbiamo obbedire la Chiesa, la nostra santa madre gerarchica e metterla al di sopra delle nostre opinioni private (cfr Ignazio, Esercizi, 353). Il modo „privato“ con cui ho sentito parlare del Papa, tanto per prendere la punta massima e minima allo stesso tempo della gerarchia, in Facebook, ma non solo, è semplicemente non cattolico. Allo stesso tempo, però, missioni ecclesiali come quella di san Giovanni d’Arco o il curato d’Ars non nascono da un’istituzione gerarchica, ma dal cuore stesso di Dio. Ecco questa è la polarità: un atteggiamento di figlio nei confronti della nostra madre gerarchica, ma anche un cuore aperto a ciò che Dio vuole da me e non da un altro. E tanto la missione è grande, tanto più, almeno per un certo periodo, si è semplicemente soli o meglio con pochissimi compagni di viaggio  (cfr. Antologia-Servais, 249-250)

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Dopo otto esami di maturità in „Religione“ e due protocolli degli esami della collega provo a scrivere qualcosa su Berlusconi; ho sentito la bella omelia tenuta dall’arcivescovo di Milano, Mons. Delpini, che termina con un’ultima domanda: che cosa si può dire di Berlusconi? È un uomo che incontra Dio che lo giudica. Io vivo in Germania dal 1990, per cui non ho le emozioni che hanno gli italiani su questo uomo, né in positivo né in negativo - pur essendo io stesso un italiano, ma per l’appunto residente all’estero. E poi come filosofo le storie strappa lacrime mi danno per lo meno fastidio. Tanto per fare un esempio: io non riesco a leggere gli articoli di Marina Corradi (i tanti che ha scritto sulla guerra in Ucraina), che mi danno solamente una sensazione di irritazione; se ne comprende subito l’intenzione e se ne è irritati, per parafrasare una frase di Goethe. Io stesso ho un incontro settimanale con un ragazzo ucraino di 15 anni, ma non mi verrebbe mai in mente di farne una storia strappa lacrime ed anche con lui mi comporto come sono, come uno che non crede alla storia di Cappuccetto rosso, anche se l’incontro con questo giovane mi da l’occasione di dare un volto al popolo martoriato dell’Ucraina di cui parla il Papa.   Ma ritorniamo a Berlusconi: anche la storia che ha raccontato Renato Farina a „Radio Radicale“ - tra l’altro si tratta di una bella intervista - su Berlusconi che porta due bambini africani e la madre, con il suo areo, a Londra mi innervosisce. Ma c’è ancora qualcosa che mi irrita in modo ancora più grande: sono stufo delle identificazioni di determinate persone, Putin o Trump o Berlusconi con il male assoluto o con Hitler, che non hanno alcun senso storico. Per quanto riguarda poi Trump e Berlusconi, incarnano il tipo di politico, che in forza di un’intuizione anti-politica, riescono ad interpretare i sentimenti di moltitudini. Certo non mi sembra che siano coerenti (e chi lo ?), ma non mi sembra neppure che sia necessario definire se stessi contro di loro, quasi che senza di loro non si saprebbe che dire di noi stessi. A livello di contenuti poi mi sembra importante pensare sempre al momento di verità, anche dei propri avversari, come ha fatto Thomas Fazi di cui ho riportato ieri la parte finale del suo articolo sul cavaliere italiano, che devo ora giustificarsi al cospetto di Dio, non mio. Ed io spero che il suo impegno per la pace (cfr. articolo di Farina su „Il Sussidiario“) pesi di più che le storie a luci rosse o di corruzioni varie, qualora siano vere. 

Robert F. Kennedy, Jr. ha seguito a lungo una traiettoria che lo ha reso un democratico ideale e un liberale amato. Porta il nome di una delle famiglie politiche più ammirate del XX secolo nel Partito Democratico. Suo padre è stato procuratore generale degli Stati Uniti, senatore di New York e uno dei più importanti sfidanti alle primarie di un presidente americano in carica, avendo estromesso il presidente Lyndon Johnson dalla corsa nel 1968 con la sua campagna elettorale basata sull'opposizione alla guerra del Vietnam, che LBJ aveva sostenuto, e che si è conclusa solo con l'assassinio del padre. Con un pedigree da Harvard e dalla London School of Economics, è stato anche un avvocato ambientalista di lungo corso, ma invece di infilarsi nel facile percorso a sua disposizione come progenie di una delle più storiche famiglie politiche americane, ha scelto la strada molto più difficile di essere un pensatore indipendente, dissidente e di alcuni dei più cari pietismi dell'establishment politico, e ora presenta una piattaforma profondamente eterodossa e trans-partitica sulla base della quale sta cercando di ottenere la nomination del Partito Democratico contro il presidente in carica Joe Biden. È difficile definire RFK Jr. dal punto di vista ideologico, come del resto quasi tutti i personaggi interessanti di questi tempi. È diventato uno schietto oppositore della guerra per procura degli Stati Uniti in Ucraina, un critico veemente dello Stato di sicurezza degli Stati Uniti, in particolare della CIA e dell'FBI, e un ardente oppositore degli estremi del capitalismo corporativo e clientelare, avvertendo che gli Stati Uniti sono diventati un'oligarchia corporativa, il tutto come risultato di un governo che si basa sulla fusione del potere statale e corporativo a beneficio di una piccola e ricca élite. Tutti questi punti di vista si inseriscono comodamente nel quadro politico mainstream della sinistra-liberale del passato. Ma altri punti di vista da lui sostenuti, tra cui il suo scetticismo sui vaccini, la sua dura critica alle ortodossie attuali e all'establishment della politica sanitaria che le impone, e i suoi avvertimenti sulla crisi al confine, sono più difficili da collocare. Si trova a suo agio a parlare con Tucker Carlson e Steve Bannon che con i tradizionali alleati del Partito Democratico. Ma qualcosa nella sua candidatura sta entusiasmando gli elettori democratici. In parte potrebbe essere l'affetto che i democratici nutrono per il suo cognome, in parte è probabilmente solo un'insoddisfazione generalizzata nei confronti di Joe Biden e la preoccupazione che sia in grado di sopportare i rigori di una campagna presidenziale autunnale senza COVID, per non parlare di altri quattro anni di governo. Ma deve esserci dell'altro. RFK Jr. sta facendo il giro dei media da mesi ormai, e il sostegno che riscuote tra gli elettori democratici non fa che aumentare. Gli ultimi sondaggi mostrano che il 20% degli elettori democratici lo sostiene, mentre un altro 8% appoggia l'altra sfidante di Biden alle primarie, Marianne Williamson. Le élite del Partito Democratico e i loro alleati mediatici possono voler fingere che non sia vero, ma è evidente che c'è un vero sfidante alle primarie di Joe Biden e, in questo momento, lo sfidante principale è RFK, Jr“ (Glenn Greenwald, 12/13.6.23). 


(13.6.23 - Sant’Antonio da Padova) C’è un ragazzo del Bangladesh che prega per me e la mia famiglia e che mi ha scritto che nella sua diocesi ci sarà oggi una processione in onore di sant’Antonio. 

È un’idea abbastanza moderna (solo nel senso che è apparsa più tardi nella Chiesa) spiegare la Trinità, l’Unico vero Dio, con un’analogia famigliare; sant’Agostino la spiega con facoltà all’interno dell’uomo (memoria, intelligenza, volontà (amore)) e per quanto riguarda il rapporto tra amore e legge, che impegna sia il cristiano che l’ebreo (ma in vero anche chi appartiene alla umma islamica) Balthasar riassume così il pensiero agostiniano: „l’amore consiste nella figura trinitaria del „cuore puro“, della „buona conoscenza“ (coscienza) e della „fede sincera“ (1 Tim 1,5), tutti e tre come effetti della grazia di redenzione in noi, che ci purifica e ci rende capaci nell’intimo dell’essere stesso, che diventa cosciente nella buona coscienza e che si dona in una fede in Dio sincera“ (Balthasar, Antologia-Servais, 249). L’intimo dell’essere è quello che io chiamo „Selbstsein“ (l’essere stesso). Per quanto l’appartenenza ad una tradizione sia importante l’essere stesso dell’uomo non può essere fissato tradizionalmente, ma essere aperto a ciò che la Chiesa (che non può insegnare null’altro di ciò che il Cristo trinitario ci ha insegnato) ci insegna e che non è altro che amore realmente gratuito! VSSvpM! 

Il giudizio di una parte della sinistra-sinistra americana su Silvio Berlusconi è durissimo: „"La fine di un’epoca“: così „La Repubblica“ ha titolato il suo servizio sulla morte di Silvio Berlusconi, sottolineando la sua lunga permanenza al centro della vita pubblica. Questo modo di inquadrare la sua statura "storica" è stato forse più gentile di una trattazione dei suoi trascorsi criminali, dell'abuso d'ufficio e dell'uso del parlamento per difendere il suo impero televisivo. Tuttavia, dire che la sua morte segna la fine di un'epoca significa fraintendere i cambiamenti che ha incarnato. Dall'attuale governo di estrema destra italiano all'ascesa del trumpismo negli Stati Uniti, stiamo ancora vivendo nel mondo di Berlusconi. La prima corsa elettorale del magnate dei media nel 1994 ha preannunciato molti cambiamenti che si sono presto diffusi in tutta la democrazia occidentale. Centrando la sua campagna elettorale sulla resistenza a una sinistra presumibilmente onnipotente, si candidò come leader non di un partito di massa, ma di un veicolo in fase di avviamento chiamato „Forza Italia“. Le sue liste di candidati erano popolate dai suoi alleati d'affari; la campagna elettorale si svolgeva attraverso le sue emittenti televisive private; e la sua richiesta di un'Italia "liberalizzata" e libera dal mercato si sposava con l'uso del potere statale per servire i suoi interessi commerciali. Si è trattato, in breve, di una privatizzazione strisciante della democrazia italiana. Ciò è stato possibile grazie al marciume del vecchio ordine, espresso da uno scandalo di corruzione noto come "Tangentopoli", che ha affossato i vecchi partiti di massa tra il 1992 e il 1994. In un'atmosfera di sfiducia popolare nelle istituzioni, „Forza Italia“ e i suoi alleati hanno affermato di rappresentare un nuovo movimento „liberalizzatore" (“liberalizing”), denigrando i "politici" elitari. Il neofascista Movimento Sociale Italiano si è ricreato come il partito della "gente" - gente comune - e non della „tangente". Berlusconi, membro di lunga data della loggia massonica P2 - che aveva, attraverso il suo socio Marcello Dell'Utri, una serie di legami con la mafia - era un candidato ironico per rappresentare questo cambiamento dei tempi. Il suo governo avrebbe infatti indurito il legame tra il potere dello Stato e i torbidi interessi imprenditoriali. Tuttavia, la nuova destra da lui guidata è riuscita a coagulare una consistente minoranza di italiani dietro il suo progetto, conquistando abitualmente il potere mentre la base della sinistra si frammentava. Sebbene i problemi legali di Berlusconi abbiano alla fine ostacolato la sua carriera politica, egli lascia dietro di sé un regno pubblico permanentemente inaridito e una destra radicalizzata“ (Jacobin, 12.6.23). - In questo giudizio che contiene certamente momenti di verità, manca per me non solo la delicatezza di non dire certe cose nel giorno della sua morte (de mortuis nisi bonum), ma manca quel modo trasversale di pensare la realtà, che è proprio ad un giornalista come Glenn Greenwald, che di fatto cerca dappertutto momenti di verità ed autenticità. 

L'ex presidente Donald Trump è stato nuovamente incriminato. Questa volta è un gran giurì federale ad accusarlo di sette capi d'imputazione relativi alle accuse di aver gestito in modo scorretto informazioni riservate trasferendole dalla Casa Bianca a Mar-a-Lago e di aver ostacolato l'indagine del Dipartimento di Giustizia nascondendo informazioni rilevanti. Con questa incriminazione - la seconda per Trump, dopo quella di 34 capi d'accusa formulata ad aprile dal procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg e relativa alle registrazioni contabili per i pagamenti all'ex star di film per adulti Stormy Daniels - Trump diventa il primo presidente o ex presidente della storia americana ad affrontare accuse penali federali. Analizzeremo ciò che sappiamo su queste accuse e le ragioni per sospettare che questo sia poco più di un altro caso di abuso dei poteri legali da parte dell'establishment, con l'obiettivo primario di rendere Trump ineleggibile per la corsa alla presidenza nel 2024, dato che quasi tutti i sondaggi lo danno in largo vantaggio su tutti gli sfidanti del GOP, nonché nel suo scontro diretto con Joe Biden nelle elezioni generali…La difesa di Trump, o una delle sue difese,…, è che è estremamente strano, e siamo d'accordo, cercare di perseguire qualcuno per aver gestito in modo scorretto informazioni riservate quando quella persona all'epoca era il presidente degli Stati Uniti, il che significa per definizione che aveva il potere assoluto, unilaterale e non rivedibile di de-classificare qualsiasi documento volesse. Non c'è bisogno di un atto del Congresso. Non c'è possibilità di ricorso legale. Il Presidente ha il potere di classificare e de-classificare informazioni in qualsiasi momento, senza dover spiegare o rendere conto a nessuno del motivo per cui lo ha fatto e senza che sia necessario alcun atto del Congresso o di qualsiasi altro organo normativo. L'argomentazione di Trump, o una di esse, è che, prima di lasciare la Casa Bianca, ha in un certo senso agitato la bacchetta magica e ha detto: "Con la presente de-classifico tutti questi documenti" o l'ha detto a se stesso, e quei documenti sono diventati non classificati, e quindi non avrebbe potuto infrangere la legge prendendo questi materiali non classificati o mostrandoli a qualcun altro“ (Glenn Greenwald, 12.6.23). - La differenza tra Greenwald e Jacobin è che il primo comprende che persone come Trump o Berlusconi, pur con tutti i loro gravi difetti, sono o sono stati davvero voce di una grande parte dei loro rispettivi popoli…non di una minoranza…

Per quanto riguarda le nuove accuse al Cardinal Ouellet e quelle al padre Kentenich: Caro S., Matthew C. Crawford ha scritto recentemente un articolo molto interessante sulla sensibilità delle donne che hanno raggiunto una certa posizione di potere e che le donne delle classi inferiori non conoscono affatto: 

https://open.substack.com/pub/mcrawford/p/what-makes-women-strong?r=19nmhx&utm_campaign=post&utm_medium=email.

Per quanto riguarda Padre Kentenich, se la biografia di Suor Schlickmann è attendibile, egli si è mosso su un sentiero molto pericoloso; da un lato, comprendeva giustamente l'importanza dell'amore umano anche all'interno della Chiesa, dall'altro, è proprio lì che ci si muove in un ginepraio di sensibilità. Nel suo splendido diario Etty Hillesum (uccisa ad Auschwitz) descrive il suo "legame d'amore" con il suo psichiatra, più anziano di lei di quasi 30 anni, dove sicuramente, senza arrivare al sesso, sono state superate molte linee che oggi sarebbero scandalose per molti, ma Etty sa che l'uomo non è puro spirito… Cordialmente, Roberto

Abba nostro…

(Pomeriggio) Una voce interessante su Berlusconi: „...In effetti, nel corso degli anni, è diventato evidente che la crisi finanziaria alla base della caduta di Berlusconi non è stata semplicemente causata dai mercati finanziari, ma dalla stessa Unione Europea. Come ha riconosciuto anche il Financial Times, la BCE sotto la guida di Mario Draghi "ha costretto Silvio Berlusconi a lasciare l'incarico in favore del non eletto Mario Monti", interrompendo gli acquisti di obbligazioni italiane da parte della banca centrale - provocando così deliberatamente un aumento dei tassi di interesse al di sopra dei livelli di sicurezza - e facendo della cacciata di Berlusconi la precondizione per un ulteriore sostegno della BCE.Indipendentemente da ciò che si pensa di Berlusconi, è difficile immaginare uno scenario più inquietante di una banca centrale presumibilmente "indipendente" e "apolitica" che ricorre al ricatto monetario per cacciare un governo eletto e imporre la propria agenda politica. Eppure l'evidenza suggerisce che è stato un colpo di stato monetario quello che ha avuto luogo in Italia nel 2011. Le conseguenze sarebbero diventate tragicamente evidenti negli anni successivi: L'Italia è stata sostanzialmente messa in "amministrazione controllata" da Bruxelles e Francoforte - e, in misura crescente, da Washington. Il tipo di relativa autonomia che Berlusconi era riuscito a ritagliare per il suo Paese è oggi un lontano ricordo. Oggi ci si aspetta una cieca obbedienza allo status quo euro-atlantico da parte dei governi italiani, a meno che non vogliano affrontare le conseguenze di un passo falso - un punto che Meloni comprende fin troppo bene.Tutto ciò non significa che si debba glorificare Berlusconi, naturalmente. Tutte le accuse mosse contro di lui nel corso degli anni - i suoi torbidi affari con personaggi loschi legati alla mafia, i suoi scandali sessuali, il suo patrocinio delle élite politiche del Paese, l'uso spregiudicato del suo impero mediatico, l'uso della politica per promuovere i propri interessi economici - sono, dopo tutto, vere e molto gravi. E ogni volta che ha dovuto scegliere tra gli interessi del Paese e quelli personali - per esempio sulla Libia - ha sempre finito per scegliere i secondi. Eppure, ci sono pochi dubbi sul fatto che Berlusconi, nel bene e nel male, sia stato l'ultimo statista italiano. Nonostante sia stato considerato una minaccia per la democrazia, è stato il suo abbandono ad aprire le porte alla svolta post-democratica, e quindi post-politica, dell'Italia. Da quando ha lasciato il suo incarico, i nostri governi eletti si sono trasformati in meri esecutori di diktat stranieri - e l'antiberlusconismo non ha fatto nulla per impedirlo“ Thomas Fazi, The Left was blinded by Berlusconi, Unherd, 13.6.23).

( Sera) Buona sera Ciro, ho ascoltato molto attentamente la tua lezione sul diritto costituzionale nell’Islam mediterraneo e le tue precisazioni molto dettagliate del rapporto tra stato, governo ed umma islamica. Ho imparato molto ed ho compreso quanto sia necessario differenziare i diversi livelli. Sulla questione della sharia, integrata nel sistema statale, ho dovuto pensare a quanto scrive il professor von Stosch dell’università di Paderborn, nel suo libro „La sfida dell’Islam“, in cui fa capire che in vero la sharia stessa è un momento garantista nell’Islam, analogamente a ciò che dici sul Corano creato e non creato. Ti auguro un buon periodo estivo, Tuo Roberto 

(12.6.23) „Dialettica dell’umiltà. Ignazio esige dai suoi umiltà (le tre modalità dell’umiliazione) perché possano piacere a Dio e agli uomini. Senza gentilezza non c’é apostolato, senza umiltà non c’é gentilezza. L’umiltà può essere usata come mezzo, se essa sta già alla radice del movimento di ricerca“ (Balthasar, Antologia-Servais, 248). Ciò non toglie che Balthasar stesso sia stato un uomo anche fortemente combattivo ed ironico (per esempio in „Cordula“ vs Rahner, accettando poi però la mediazione di de Lubac) e senza alcuna „captatio benevolentiae“ (per esempio nell’epistolario con me). L’umiltà di cui si parla qui non è in primo luogo una caratteristica psicologica, ma un atteggiamento teologico ultimo. Sul tema il padre Kentenich, come ho scritto ieri, ci aiuta a comprendere che dobbiamo criticare il prossimo il meno possibile, non passare al contrattacco quando veniamo feriti, pur dicendo esplicitamente che non dobbiamo „difenderci“. Quello che scrive don Giussani in „Ciò che abbiamo di più caro“ e cioè sulla  continuità del giudizio e del paragone con il nostro cuore, anche per i dettagli della vita, è anche una scuola di umiltà. Si tratta di sostituire pian piano il giudicare spontaneo con un lavoro continuo di giudizio. 

„La guerra della Russia contro l'Ucraina ha portato ancora una volta al centro dell'attenzione il più grande Stato del continente europeo. Mentre si parla molto di linee del fronte, forniture di carri armati e offensive, si legge poco della costituzione interna dell'Ucraina. Il libro del Prof. Dr. Nicolai N. Petro "La tragedia dell'Ucraina", pubblicato alla fine del 2022, mira a colmare questa lacuna. La posizione di Petro è che l'Ucraina non è in procinto di diventare una nazione per tutti gli ucraini. Piuttosto, il professore sostiene, che negli ultimi decenni l’Ucraina è stata definita da un tipo di nazionalismo che esclude l'est a maggioranza russa (un terzo della popolazione). Egli invoca una commissione ucraina per la verità e la riconciliazione, che però deve includere l'intera popolazione. Un'Ucraina riconciliata sarebbe anche più protetta dalle aggressioni straniere. Nella nostra discussione con Nicolai Petro, vogliamo esaminare in particolare la storia dell'Ucraina negli ultimi 30 anni. Quali sono state le forze decisive durante le proteste di Euromaidan? Secondo la tesi di Petro, non rappresentavano l'intero popolo ucraino. L'ovest dell'Ucraina ha vissuto l'Euromaidan come una liberazione, l'est piuttosto come una minaccia. Nella nostra discussione, vogliamo anche esaminare il ruolo dell'UE e le conseguenze dell'Accordo di associazione per l'economia ucraina. La guerra della Russia contro l'Ucraina ci interesserà al più tardi quando Petro ci spiegherà perché, secondo lui, i vari sforzi di pace, da ultimo Minsk II, sono falliti. All'interno dell'Ucraina, c'è una spirale decennale di violenza che proviene sia dall'est che dall'ovest del Paese. Petro presenterà esempi storici che potrebbero servire da modello per un processo di riconciliazione in Ucraina“ (Introduzione di Makroskop, 13.6.23 all’intervista che è stata fatta al professore Nicolai Petro. „Nicolai N. Petro è professore di scienze politiche presso l'Università di Rhode Island ed esperto di sviluppi politici in Ucraina e Russia. Nel corso della sua carriera accademica, ha vissuto per diversi anni sia in Ucraina che in Russia, a volte come addetto politico presso l'ambasciata statunitense a Mosca. La sua ricerca si concentra sul ruolo che la religione, la storia e i simboli culturali possono svolgere nello sviluppo democratico. Il suo ultimo libro, La tragedia dell'Ucraina, è stato pubblicato alla fine del 2022“ (redazione di Makroskop).  -  Con queste categorie e giudizi del prof Petro si può ovviamente anche giudicare l’attualità, che nella versione odierna Banfi riassume così: „Le notizie sulla guerra in Ucraina sono centrate sulla controffensiva dei soldati di Kiev. Che procederebbe con lentezza ma con successo. Gli ucraini hanno conquistato almeno tre villaggi del Donbass e avrebbero sabotato una linea ferroviaria di rifornimento della Crimea. Secondo gli esperti militari, l’Ucraina riconquista terreno, mentre la Russia resta padrona dei cieli. In campo diplomatico, l’iniziativa più accreditata resta quella condotta dall’emissario speciale del Papa, il cardinal Matteo Zuppi. Questa settimana si dovrebbero capire gli eventuali tempi di una visita a Mosca. A Vienna si sono riunite diverse associazioni pacifiste“.  

Abba nostro…

(Pomeriggio) Questa mattina è morto Silvio Berlusconi (1936-2023). In vero non ho molto da dire su di lui nella modalità del mio diario, se non che ho sentito l’esigenza di scrivere due righe a Renato Farina: „Mi dispiace per Berlusconi, che tu stimavi“. Mia figlia Johanna aveva frequentato alcuni anni fa un seminario nella facoltà di storia ad Heidelberg su Berlusconi e ne veniva fuori, se mi ricordo bene, un uomo che ha usato la televisione come mezzo di propaganda per i suoi interessi politici, ma probabilmente nel seminario stesso ha imparato molto di più e certamente è difficile per me dare un giudizio sintetico di una persona che ha fatto parte della storia nazionale e mondiale a suo livello…e quasi completamente nei mie anni tedeschi.R.I.P.

Le pagine sulla cura della finitezza, che Ulrich scrive in dialogo con Martin Heidegger (Homo Abyssus, 342 sg.), fanno vedere come l’anima di Ulrich sia del tutto filosofica, come lo è anche l’intento della sua filosofia, che non è un pasticcio teologico-filosofico. L’uomo deve davvero aver cura della finitezza, non di problemi pseudo teologici, deve giocare la sua partita nella temporalità, nell’affrontare la crisi che la realtà stessa porta con sé, quando l’uomo prendendo sul serio la sfida della realtà stessa non si muove nel pseudo cielo ideale della sospensione ontologica, in cui i pensieri hanno priorità sulla realtà e diventano necessariamente ideologia. O Dio è vicino all’uomo nella finitezza oppure è solo idealità astratta. Quindi non dobbiamo avere cura di conquistare il cielo, ma di essere all’altezza della crisi implicita nella nostra vita finita, nel nostro esserci.

Dopo gli anni eroici nel campo di concentramento di Dachau Padre Josef Kentenich (1885-1968) vive gli anni eroici, che Dorothea M. Schlickmann riassume con il titolo: „Nel reticolo delle accuse ecclesiali“, che da quanto ho capito arrivano dapprima più dai vescovi tedeschi, che da Roma. Per i dettagli rinvio alla biografia di suor Schlickmann (opera citata 224-243 e sg.). Le difficoltà credo siano nate da un vocabolario nuovo, dal valore dell’autostima, dalla decentralizzazione del potere, insomma per dirla in una parola, dalla mancanza di clericalismo nell’opera di Schönstatt. Il padre si muove sul filo del rasoio, ma è chiaro che se davvero si vuole rispondere al kairos in cui ci si trova, bisogna avere molto coraggio. Al padre non interessa un’appartenenza formale. Chi fa sul serio con la critica al formalismo è chiaro che si troverà in difficoltà. Per chi conosce la vita di Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac, Luigi Giussani…non mancano le analogie con la vita del fondatore di Schönstatt, anche se in lui ci sono alcune accentuazioni sue particolari. „Dobbiamo volerci bene anche umanamente“ - l’amore assoluto di Dio passa attraverso legami umani, passa attraverso l’assunzione di responsabilità analoghe a quelle di un padre e di una madre; in modo particolare mancano i padri, che sono tornati dalla guerra e dai campi di concentramento, quando sono tornati, con ferite emozionali terribili. Non essendo loro capaci di una disposizione d’animo buona, sarà necessario essere padri di figli senza padre. Che delazione (di pochissime persone) possano mettere in crisi un tale esperimento, mi è del tutto chiaro. Anche Allende che conosce padre Kentenich in Cile sottolinea, che per la prima volta sentì da un sacerdote tali cose (cfr. Alver Metalli, Tierra prometida, 128-136). Durante la prima „visitazione“ di un vescovo tedesco Padre Kentenich si trova in Argentina e proprio in America Latina la sua opera avrà una grande estensione. Durante i suoi viaggi missionari non cerca un sostituto, perché vuole prendere sul serio la capacità delle sue suore („capacità di governo delle donne“) e dei suoi preti di „autogovernarsi“. Per un uomo che ha vissuto il disastro nazista e che ha la sensibilità e la spiritualità di padre Kentenich la „decentralizzazione del potere“ è quasi un comandamento. La visitazione del vescovo ausiliare Dr. Bernard Stein finisce bene (dopo essere cominciata male e in modo autoritario), ma i sospetti versus il padre Kentenich hanno superato addirittura la soglia della morte e fermato per il processo di beatificazione. Piano piano vorrei approfondire questa figura straordinaria del cattolicesimo tedesco, che ha avuto tra i primi il senso dell’“abbattere i bastioni“, della laicità della Chiesa, della necessità della libertà e dei legami umani di amore e che ha saputo criticare quello che chiamava il „pensiero meccanicistico“ e che Ulrich chiama il „sapere logicizzato“. 


(11.6.23) Oggi è il compleanno di Gigi, che legge regolarmente il mio diario notturno ed anche ciò che condivido in Facebook; gli ho chiesto, visto che nel suo profilo in Facebook non c’è una sua immagine, se sarebbe disposto a farmi vedere il volto del mio lettore preferito: mi ha mandato una foto sua e dei suo due figli, un bambino ed una bambina. 

Oggi siamo stati in Auerbach (Vogtland) per la prima Santa Messa di don Julián Kania, che ha passato nella nostra parrocchia, un anno di preparazione prima del diaconato, poi uno di diaconato ed ora rimarrà per un anno da noi come sacerdote. È l’unico sacerdote per quest’anno nella nostra diocesi. Un suo giovane confratello ha tenuto una bella predica, in cui ha precisato alcuni punti necessari per il sacerdozio, ma anche divertente, rimandando alla figura di padre Brown. Tornando a casa ho ripreso in mano la biografia di padre Josef Kentenich, scritta da Dorothea M. Schlickmann, che avevo interrotto nel capitolo antecedente alla sua ordinazione a sacerdote: dal libro di Alver, „Tierra prometida“, avevo appreso della sua influenza in Cile ed anche dei suoi interessi psicologici, che nella giusta misura sono davvero importanti, per non cadere in astrazioni solo teologiche, anche se la teologia e non la psicologia deve essere il criterio ultimo per un cristiano. Nel capitolo „pedagogo con cuore e passione“ mi ha impressionato il suo atteggiamento di fiducia e trasparenza nei confronti dei suoi allievi e per quanto riguarda il rapporto con i colleghi da un consiglio davvero utile: „criticarli il meno possibile e rinunciare ai contro-attacchi, ma anche non lasciarsi spingere in una posizione di difesa“ (cfr. Edizione tedesca, 64). Per il resto è un uomo molto realista che sa che non può cambiare le strutture legali ed educative del suo tempo, ma che cerca, con un programma di „autoeducazione“ di rafforzare il Selbstsein dei futuri sacerdoti, di cui si occupa come spirituale del seminario.  

Abba nostro…


(10.6.23) Quello che Balthasar riferisce nel passaggio che medito oggi alla scelta dello stato di vita (una volta per tutte nella vita), vale anche, come ho imparato da lui, per la quotidianità della analogia electionis (cfr. Antologia-Servais, 246-248). Nella quotidianità, in modo particolare nel rapporto con gli altri (colleghi, ragazzi…), spesso i rapporti sono dominati dalla volontà di potenza e dal sospetto, e l’uomo naturale in noi cerca di difendersi con una sottolineatura della propria „potenza“; questa non è la via cristiana della mistica; l’antico ideale consisteva in un’identificazione con il divino, quello cristiano nella „nullificazione“. Ciò significa che dobbiamo fare un reale cammino di umiltà; nella parola tedesca „Demut“ (umiltà) e contenuta la parola „Mut“ (coraggio). Il cammino dell’umiliazione cristiana, senza essere un cammino masochista, è un esercizio di vera e pura disposizione alla potenza di Dio - e per ciò abbiamo bisogno di „coraggio“ del „lasciare“; è lui che ci salva, non noi. Ignazio lo articola in tre passi o gradini. Il primo è quello dell’obbedienza ai comandamenti; il secondo è quello dell’indifferenza, che significa che la salute non è meglio della malattia, l’onore non è meglio dell’umiliazione, la ricchezza non è meglio della povertà. La meta del cristiano non è mai la scalata dei potentati, per esempio all’interno di una scuola. Il terzo passo è quello specificamente cristiano che pensa che obbedienza, povertà e verginità siano consigli che tutti dobbiamo prendere sul serio, così come possiamo. Non si tratta di offrirsi in modo entusiasta perché il mondo ci schiacci, anzi si può anche chiedere come mai si viene picchiati ingiustamente, anche se a volte le persone che hanno un certo potere su di noi, sono psicologicamente così deboli, che dovremmo cedere, perché non diventino totalmente irrazionali. Ma se Gesù dice che dobbiamo portare la nostra croce quotidiana, allora questo destino è oggettivamente scelto da lui per noi tutti e non possiamo ribellarci, ma contribuire in primo luogo alla diffusione della bontà. Lo potremo fare tenendo conto del carattere che abbiamo, tenendo conto della „materia“ ed avendo pazienza con la ribellione dell’uomo naturale in noi che non vuole rinunciare alla sua potenza (sessuale, sociale ed economica), ma dobbiamo metterci davvero in cammino… 

Mi sembra che Nikolas Busse nel suo articolo su Trump (editoriale principale nella FAZ di questo fine settimana) offra due elementi importanti per il discernimento del „caso Trump“. Da una parte la dimensione dello stato di diritto, che vale per tutti. Anche un ex presidente si trova „sotto“, non „sopra“ lo stato di diritto. Dall’altra la coscienza che oggi, e negli USA in prima linea, lo scontro culturale e politico, passa attraverso un’indebita politicizzazione del diritto. Ciò non vuol dire che abbiano ragione i sostenitori di Trump a dire che si cerca di sconfiggerlo con mezzi giuridici, ma che si deve tener conto di questa dimensione di politicizzazione indebita del diritto, se si vuole essere realisti. 

Per quanto riguarda la decisione di Lussemburgo sui migranti Berthold Köhler (FAZ, editoriale lungo) ne parla in modo positivo, perché l’Europa deve stare attenta a non auto-eliminarsi con una politica di asilo politico caotica. Cosa penso di questo tema l’ho già scritto ieri. Comunque Köhler ha in un certo senso ragione: deve accadere una regolazione nella politica dell’accoglienza, in modo che non si creano negli stati europei delle società parallele, che non sono per nulla integrate nel paese di accoglienza ed a cui i populisti reagiscano in modo per l’appunto solo „reazionario“… 

Oggi Juventusfest in due atti! Quindi di nuovo tutto il giorno a scuola. È un occasione per comunicare la lettera „C“ del CJD a gente che non ha nessun legame ecclesiale. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Guardando certi volti assolutamente irraggiungibili di alcuni, pochi, ragazzi mi chiedo che cosa è successo nella loro vita perché sono così, già con 15 anni, e come mai in me non nasca alcuna misericordia, piuttosto la voglia di dar loro una sberla…Comunque sia la festa è andata proprio bene. Una signora, una mamma del team organizzativo, ha scritto nella chat e mi ha confermato personalmente che era più nervosa oggi che al giorno del suo matrimonio, cosa che fa vedere l’importanza di questa festa del passaggio dall’età bambina a quella giovanile, nella nostra regione…

Ciò di cui ho fatto esperienza con Ulrich è stata la grazia di dare una risposta al desiderio dello spirito di utopia che era sorto in me con l’incontro con Francesco Coppellotti e attraverso di lui con Ernst Bloch: l’uomo deve avere cura solamente della finitezza, non di progetti utopici, e nella finitezza materiale troverà anche l’onnipotenza dell’amore di Dio (cfr. Homo Abyssus, 343). 


(9.6.23) Sono i due volti di uno stesso gruppo di persone che sono „legione“ nella Chiesa, per quanto oggi sia possibile essere in tanti nella Chiesa: sentono il comandamento dell’amore gratuito, ma non vogliono approfondirlo. Approfondiscono tutto, anche in ore ore al computer, ma senza che questo comandamento dell’amore gratuito abbia qualcosa davvero a che fare con loro e con le loro decisioni. Uno dei volti è quello del voler essere lasciati in pace: queste sono le mie conoscenze, questi sono i miei incontri e questo basta. Di fatto anche se dicono di seguire Gesù o il Papa non hanno la minima idea di che cosa significhi amare gratuitamente (questo al massimo vale per la loro famiglia). Si tratta di un’indifferenza cattiva quella che porta addirittura i discepoli a dormire nel giardino degli olivi. Il secondo volto è un sotto fondo di coscienza sporca: si qualcosa non va, ma non c’è una via di uscita, l’importante è che la mia anima abbia una certa misura di calma e questo basta. Infondo non fanno più alcun passo per prendere sul serio l’invito alla metanoia. Questa riguarda i santi, non i cristiani „normali“. (Antologia-Servais, 245-246). Ovviamente elementi di questo gruppo di persone con due volti riguarda anche a me, perché non è possibile una separazione netta tra il mio peccato e quello degli altri. Io vedo „dipendenze“ da „surrogati“ in me e non so come uscirne, credo che però sia rimasta in me un’inquietudine del cuore che mi permette e mi permetterebbe di approfondire un rapporto di amore con Gesù e con gli altri. Non credo che nella regione dove vivo io sia possibile usare il linguaggio della piccola Teresa: voglio che ci si innamori di Gesù, ma credo che nella sostanza quello che lei dice vale per tutte le regioni del mondo. I gruppi evangelici lo usano, ma non c’è in loro alcuna forma e così a me sembra non aver radici. „Non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam“.  

C’è una cosa che ritengo assolutamente insopportabile nel porre la questione femminile: quando il porla significa un irrigidimento ideologico di ciò che c’è scritto anche in Genesi: „verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà“ (Gen 3, 16); è grave quando uomini dominano le donne (anche viceversa), ma la vera inimicizia è quella tra satana e la donna (Gen 3,15) e non tra la donna e l’uomo. Dio ha misericordia di tutto, ma l’irrigidimento dell’inimicizia tra l’uomo e la donna è una delle dimensioni del peccato contro lo Spirito Santo.

 „A Lussemburgo è stato siglato un nuovo patto sull’emergenza migranti“ (Banfi, versione odierna). Il patto è riassumibile nella formula „egoismo collettivo“, che in Rousseau non è una parolaccia o un’offesa, ma la definizione del nazionalismo, che qui vale per lo stato-continente, Europa. Che ovviamente deve regolare l’entrata dei migranti, ma non delegare agli altri la soluzione dei problemi (Turchia, Tunisia…) o lasciare alcuni paesi da soli nella ricerca di una soluzione (Italia, Grecia.)… Il messaggio cristiano implica sempre un abbattere i bastioni o le fortezze, perché siamo sorelle tutte e fratelli tutti. 

Per quanto riguarda la questione del “pareggio confuso” (Lucio Caracciolo, citato in Banfi), tra Ucraina e Russia, questa posizione mi sembra simile a quella di Jürgen Habermas. La meta non può essere vincere la guerra, ma non perderla. Priorità per la profezia della pace hanno le trattative: „Il sottosegretario generale dell’Onu, Miguel Ángel Moratinos, ha detto: «Le Nazioni Unite sostengono la missione del cardinale Zuppi. Se è un dovere morale e politico aiutare il popolo ucraino e condannare l’aggressione russa, occorre anche guardare al futuro e quindi fare tutto il possibile per fermare al più presto la guerra. Perciò abbiamo bisogno di persone che possano favorire il dialogo»“ (citato in Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Pomeriggio tardo pieno di luce) Della filosofia di Ulrich (Homo Abyssus, 341-342) ci sono due pensieri che mi sembrano di vitale importanza. In primo luogo che non vi è idealità senza prendere sul serio la materia. Ed in secondo luogo che le dimensioni passato, presente e futuro devono compenetrarsi in modo fecondo. Cioè nessuna delle distanze può crescere a discapito del presente, etc.

(Wetterzeube, l’ 8.6.23 - Corpus Domini) „Il ‚lasciare‘ sarà sempre difficile per l’uomo naturale, così che egli per giungere ad una giusta „Gelassenheit“ (calma interiore) deve „pregare, anche se ciò fosse contro la carne“ (Esercizi, 32), di essere derubato da Dio“ (Balthasar, Antologia-Servais, 245). VSSvpM! „Esaudisce la mia preghiera, Signore, perché la tua bontà mi fa bene; rivolgiti a me nella tua misericordia“ (Salmo, 69,17). Ciò è davvero complesso perché l’uomo naturale ha bisogno di segni naturali per sentirsi vivo. Ma Dio può tutto. 

Posso portare il titolo di „custode del faro nel CJD“ recita il certificato firmato da Thomas Kerksiek. Di che si tratta? Di un azione del CJD (Christliches Jugenddorf - villaggio cristiano della gioventù) di rafforzare il „C“. Un faro realizzato ed eseguito nel CJD, con dodici cassetti, in cui vengono deposti materiali sull’identità religiosa del CJD, arriverà anche a Droyssig. Ho partecipato ad un seminario a Bonn per ricevere questo compito. La meta di tutto ciò viene descritta così in uno dei documenti della nostra organizzazione: "È riconoscibile e tangibile che il CJD modella il suo lavoro sulla base dell'immagine cristiana dell'uomo".

La notizia di ieri nel versante della guerra: „Gli sforzi diplomatici della Santa Sede cadono di nuovo in ore drammatiche perché nella notte fra lunedì e martedì è stata distrutta parte della grande diga sul fiume Dnpr di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson. Le acque hanno allagato la città e altri 24 villaggi“ (Alessandro Banfi, versione di ieri). - Tralascio, per motivi di tempo, le reciproche accuse e le relative argomentazioni, la possibilità di una mancanza di manutenzione dovuta alla guerra, etc. Banfi sinteticamente scrive: „Come sempre in guerra una vittima è la verità“. - „L’Ucraina è in ginocchio per le conseguenze della rottura della diga sul fiume Dnpr: si profila una catastrofe ambientale di grandi dimensioni. Perché l’acqua, che ha invaso un’ottantina fra villaggi e città, non defluirà rapidamente e già c’è allarme sulle sostanze chimiche e industriali che inquinano campi e abitazioni (Banfi, versione odierna).


Ieri il Santo Padre è stato operato al Gemelli; Andrea Tornielli scrive: „L'intervento chirurgico a cui è stato sottoposto Papa Francesco è terminato: si è svolto senza complicazioni ed ha avuto una durata di tre ore“. 

„Chiaramente, molte speranze sono riposte nella propaganda. Mi riferisco a tutta l'affermazione del girl-power nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro aziendali, negli sport giovanili organizzati, nell'industria dei consigli per i genitori, nel giornalismo aziendale e così via. Ma il risultato è stato troppo spesso una fragilità fragile, a giudicare dall'atmosfera di paranoia sessuale e vittimismo che prevale nelle istituzioni della classe medio-alta intorno alle questioni di genere. I mandati amministrativi e i regimi terapeutici si moltiplicano, i discorsi e i comportamenti sono sempre più strettamente monitorati per proteggere la delicata sensibilità delle nostre giovani donne dotate di potere“ (Matthew C. Crawford, What makes women strong?, 6.6.23). - Credo che Matt veda qui un vero e proprio problema e la soluzione è „contadina“, cioè mancanza di monitoraggio nei rapporti maschio/femmina:  „the rednecks (i bifolchi) may have something to teach us“. „Era proprio l'indecenza della cultura del retrobottega a rendere il lavoro in quel ristorante (per Marilyn Simon) aperto 24 ore su 24 un lavoro tollerabile, ed erano tutti gli insulti volgari del luogo di lavoro a dare una sorta di dignità grintosa al nostro lavoro. Lavorando lì si diventava parte di una famiglia. Trasgredire le regole che governano i convenevoli sociali, che dovevano essere osservate attentamente nella sala da pranzo del ristorante, era l'iniziazione al clan“ (ibidem), insomma questa donna è resa forte non dalle regole borghesi, ma dall’esperienza da retrobottega…

Abba nostro…


(Bonn, il 6.6.23) L’indifferenza di SPN non deve essere interpretata nel senso della „distruzione“ del proprio „Selbstsein“ e neppure della propria volontà. La meta non è una panteistica „una-sola-volontà“, che per l’appunto distrugge la libertà dell’uomo e la sua propria volontà (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 243-244). La co-operazione della creatura, la sua partecipazione alla libertà di Dio fanno parte di essa: è vero che Dio ci dona una vita ed in essa una quotidianità, in modo tale che la scegliamo; lo può fare perché Dio è interior intimo meo e non una macchina che distrugge la mia personalità - sono piuttosto io che la distruggo, quando mi allontano dalla logica dell’amore donato gratuitamente. 

Il viaggio ieri da Lipsia a Bonn è stato davvero stancante; uno dei ricordi più belli di mio padre è quello di un suo saluto dal treno, quando passava vicino alla nostra casa in via Zino Zini 81 a Torino, una specie di isola tra i binari. In vero  ero contento di riprendere il treno, di vedere correre il paesaggio dietro di me dal finestrino…arrivati ad Erfurt il treno non ha potuto, però, proseguire il percorso previsto verso Eisenach, la città natale di Bach, con meta Francoforte, forse perché una persona si era gettata sotto il treno, cosa che è successa anche a mio padre. Per un certo periodo di tempo siamo stati fermi in stazione, poi siamo stati dirottati verso Sangerhausen (marcia indietro in direzione nord, mentre Francoforte è in direzione sud) e con un ritardo di più di due ore siamo giunti a Fulda, dove l’ICE ha terminato la sua corsa, perché il macchinista aveva guidato più del previsto e non si è trovato un sostituto. Tutti i passeggeri, quindi anche la ragazza mussulmana che pregava di fronte a me ed anche la giovane studentessa di architettura che dapprima sedeva accanto a me e poi si è messa in un posto dietro di noi per far spazio a sé e a me,  sono stati fatti traslocare in un treno regionale a Francoforte, in cui siamo arrivati con cinque ore di ritardo. Almeno quattro persone mi hanno chiesto l’elemosina mentre aspettavo il mio tema, che aveva ancora una volta un notevole ritardo. Ho detto per loro un Ave Maria. Persone anziane non hanno potuto proseguire il loro viaggio di ritorno a Karlsruhe, perché il loro treno, sebbene annunciato, è stato cancellato all’ultimo momento, come tanti altri, perché la stazione centrale, per più di tre ore è stata bloccata da una donna che voleva suicidarsi. Per farla breve con 7 ore di ritardo sono arrivato nella mia stanza a Bonn. Gli ultimi due ferrovieri erano molto gentili…Significa indifferenza ignaziana nella quotidianità prendere tutto ciò con Gelassenheit (calma)? Certo nessuno dei passeggeri poteva cambiare qualcosa nel caos del viaggio e mettersi a gridare non avrebbe aiutato nessuno, forse neppure me stesso; quindi si: „calma“. Ma allo stesso tempo speriamo che in responsabili abbiano preso le decisioni giuste; ed anche per quanto riguarda me, una piccola decisione è stata quella di continuare nel lavoro della correzione dei compiti in classe di religione; ma ho scritto anche un post in Facebook: „Viaggio in treno da Lipsia a Bonn. Libretto di Franz Kafka“! Sto scrivendo in un piccolo bar nel centro di  Bonn, mentre aspetto l’inizio della „Veranstaltung“ del CJD, per cui sono qui. Il tavolino è solido, di un materiale che non conosco, ma non mi sembra per nulla plastica e il piedistallo, su cui si trova il rotondo stesso, è di ferro massiccio con ornamenti semplici, ma che danno la sensazione di tre zampe di leone… Adesso vedo se riesco a fare una bella foto qui del centro e poi ritorno in Hotel…

„C’è una certa eccitazione bellicista sui giornali di oggi per quello che potrebbe essere “il giorno dell’attacco”. La Repubblica arriva ad evocare il D-day. Gli ucraini stanno per sferrare la controffensiva di cui si parla da settimane e che è stata anche confermata dallo stesso Volodymyr Zelensky. La propaganda della guerra rischia così, per una fatale coincidenza, di coprire mediaticamente la missione del cardinal Matteo Zuppi, inviato speciale del Papa sul fronte della pace. Zuppi è arrivato a Kiev, prima tappa del suo delicato viaggio diplomatico e oggi dovrebbe incontrare il presidente ucraino. Ieri ha visitato Bucha, iniziando il suo sforzo proprio ricordando le vittime del “martoriato popolo ucraino”“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Non c’è alcuna via che colleghi la volontà salvifica di Dio con l’eccitazione bellicistica. Profezia della pace significa co-operare a diffondere l’annuncio di Gesù dopo la sua resurrezione:  „la pace sia con voi“. Compito massimo del cristiano a livello di „teologia della politica“  è la liberazione dai miti politici e guerrieri. È vero che la politica non può far tutto, che dobbiamo rimanere realistici, ma per chi provoca la guerra vale la frase del mite Gesù:  „sarebbe meglio non fosse mai nato“. 

Abba nostro…


(5.6.23) Ferdinand Ulrich mi diceva che ci si può anche gongolare superficialmente all’infinto nella domanda: devo diventare sacerdote? Memores? Sposarmi? Detto filosoficamente: l’essere donato come amore, invece che finitizzarsi, altalena nella „sospensione ontologica“ E Balthasar stesso scrive che la domanda sullo stato di vita è „secondaria“. O c’è la chiamata di Dio o non c’è e se non c’é non bisogna inventarsi una chiamata che non è stata fatta e che non ha nulla a che fare con la „psicologia“ (mi sento chiamato…ciò potrebbe essere anche l’inferno). Se c’è, Dio troverà il modo che arrivi al cuore dell’uomo ed allora bisogna obbedire. E per quanto riguarda l’analogia electionis nella quotidianità non dobbiamo perdere del tempo con questioni pseudo spirituali. Quando rispondiamo con amore al dono di amore di Dio? Quando abbiamo posto l’intera nostra esistenza nella mano di Dio ed abbiamo rinunciato alla formazione ed organizzazione della nostra giornata in un sistema che si deve ripetere esattamente come lo abbiamo pensato noi; ovviamente ci sono gli impegni quotidiani di lavoro, ma quando diciamo a Dio con serietà: fai di me uno strumento della Tua volontà salvifica, abbiamo scelto l’amore! Poi ci sono le „vie storte“ ed „anche il peccato“, ma se la consegna è seria allora Dio saprà formare della nostra vita qualcosa di sensato, in cui lodiamo e serviamo lui e il fratello non noi! E con l’avanzare della vecchiaia comprenderemo meglio: „ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, ed un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi“ (Gv 21, 18). 

„Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi“ (Gv 15,15). 

Abba nostro…


(4.6.23 - Solennità domenicale della Santissima Trinità) "La liturgia della SS. Trinità è la meditazione fondamentale, è l’alfa e l’omega di tutto. È un mistero nascosto nonostante sia stato rivelato, è il fondo che non riusciremo a esaurire neanche nell’eternità, quando lo vedremo faccia a faccia. Dall’epistola di san Paolo ai Corinti: « Fratelli, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, la carità di Dio Padre e la partecipazione dello Spirito Santo sia sempre con tutti voi »  . La parola « grazia » riassume, secondo tutta quanta la sua estensione in modo esauriente, quello che Dio è per noi: cioè tutto. La Trinità è sorgente della grazia , dall’origine al destino eterno, dalla natura costruita proprio per essere ricettacolo della figliolanza con Dio e quindi della somiglianza con Cristo, dall’inizio misteriosamente embrionale della storia fino alla espansione eterna. La grazia è origine di tutto." ( LUIGI GIUSSANI, DALLA LITURGIA VISSUTA) - e molto bello ciò che dice don Giussani e vorrei sottolineare con gratitudine quel suo realismo con cui parla della somiglianza con il Cristo trinitario: si tratta di una somiglianza „misteriosamente embrionale“. L’espansione eterna di essa è grazia, non protagonismo eroico dell’uomo! 

Balthasar presenta un’inversione interessante di quello che forse anche un buon cristiano direbbe e cioè che c’è bisogno di più motivi per scegliere la via dei consigli evangelici che quella dei comandamenti. Mentre Balthasar pensa che ci sia bisogno di più motivi per rimanere nel mondo, perché „la vita nel mondo è in gran parte più difficile che una dei consigli evangelici“ (Antologia-Servais, 242-243); per questo motivo SPN, nella „Directoria ignatiana autographa“, afferma: il cristiano „deve essere completamente indifferente così da poter imboccare sia la via dei consigli evangelici che la via dei comandamenti, meglio egli deve, per quanto gli riguarda, aver più l’inclinazione per i consigli, se questo è il miglio servizio di Dio. Perché c’é bisogno di segni chiari per comprendere se uno debba rimanere nello stato dei comandamenti secondo la volontà di Dio, invece che imboccare la via dei consigli, giacché è evidente che il Signore ci sprona ai consigli, mentre nella via dei comandamenti presenta i pericoli più grandi“. Quando da giovane lessi queste cose in un libro importantissimo di Balthasar tradotto in italiano con il titolo, se mi ricordo bene: „Gli stati di vita del cristiano“, sebbene in tedesco ci sia il singolare: „Lo stato di vita del cristiano“, ne fui molto colpito ed ho sempre cercato di tenerne conto, sia per me sia per i miei figli, forse con Ferdinand sono stato più consequente su questo. La mia reazione giovanile, di cui ho parlato ieri, quando ero disposto a diventare sacerdote purché guarisse un giovane della parrocchia malato di cancro o la serietà con cui presi le parole di Ulrich quando mi chiese di discernere se il mio rapporto con Konstanze non fosse più un rapporto tra sorella e fratello, fanno vedere che non dico che ci sia sta una ovvia disposizione all’indifferenza, ma per lo meno una disposizione sofferta ad essa. E già nella sua prima lettera (1978) Balthasar mi aveva consigliato questo atteggiamento di indifferenza: Il Signore potrebbe volerla anche come monaco trappista. E per quanto riguarda la frase delle difficoltà che si incontrano nello stare nel mondo essa è del tutto vera: essere cittadino di un tempo come il nostro comporta tentazioni molto forti! Quando Alver racconta in „Tierra prometida“ di tutti gli incontri importanti che ci sono stati all’inizio degli anni 80 e che hanno portato alla nascita di CL in Argentina, ho pensato che per me, sebbene ne comprenda l’importanza per loro, sarebbero stati per me solo motivi di tentazione: è stato un modo con cui Dio mi ha fatto percorrere la sua via per me all’indifferenza il fatto che la mia via a Cristo, a parte qualche personalità, sia accaduta con persone che non avevano alcun desiderio di protagonismo, in primis mia moglie! 

Ulrich stesso, per lo meno dagli anni in cui l’ho conosciuto io (1990) ha rifiutato expressis verbis ogni protagonismo filosofico, politico ed ecclesiale. Mentre questo pericolo io lo vedo in persone come alcuni degli amici di Bergoglio (giornalisti per lo più), che hanno fatto e stanno facendo davvero un lavoro straordinario per la diffusione del pensiero del Papa, ma che a volte rischiano di essere anche loro un gruppo chiuso, in forza del quale viene deciso cosa sia davvero importante e chi: me ne sono accorto leggendo in aereo per Creta una scena che raccontava monsignor Georg Gänswein in rapporto ad Andrea Tornielli. Certamente il fatto di aver servito fino alla morte Papa Benedetto XVI non significa che da ciò ne venga fuori un diritto a determinati privilegi, ma il modo con cui i bergogliani hanno reagito al libro intitolatoNient’altro che la verità“ (Piemme), scritto a quattro mani con il vaticanista Saverio Gaeta, non ha nulla a che fare con la misericordia di cui parla Papa Francesco. Io credo che tutti, ma proprio tutti dobbiamo esercitarci nell’indifferenza! Perché la „mondanità spirituale“ è un rischio per noi tutti, non solo per l’arcivescovo Gänswein!!!

Per quanto riguarda la guerra lascio la parola a Alessandro Banfi che riassume l’essenziale in questo modo: „Preoccupazione a Kiev ed eccitazione bellicista sui giornali per la controffensiva che Volodymyr Zelensky ha annunciato in un’intervista al quotidiano americano Wall Street Journal. Pare tutto pronto per l’attacco delle prossime ore che il generale Petraeus, ex capo della Cia, prevede “impressionante”. Gli esperti militari spiegano che la partita decisiva si giocherà nei cieli: questo spiegherebbe l’insistenza del presidente ucraino nel richiedere gli F-16 all’Occidente. I russi scavano trincee. Edward Luttwak, con l’abituale franchezza, dice a Libero che il rischio è che la guerra vada avanti ad oltranza. Perché la “vittoria” è altamente improbabile sia per l’Ucraina che per la Russia. - La diplomazia della pace è ancora in movimento, tenuta viva soprattutto dall’iniziativa della Santa Sede. I giornali occidentali tendono però a sottovalutare il summit che il primo giugno ha portato a Città del Capo i ministri degli Esteri di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, i cosiddetti Brics, che si preparano all’incontro di Johannesburg dal 22 al 24 agosto. Impressionante infatti è l’elenco degli altri Paesi coinvolti: in presenza c’erano Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Cuba, Repubblica democratica del Congo, Comores, Gabon e Kazakhistan. In collegamento hanno partecipato Egitto, Argentina, Bangladesh, Guinea- Bissau e Indonesia. Come ha notato l’accademico pontificio Stefano Zamagni, al recente incontro del MEAN a Roma, è il Sud Globale che chiede altri strumenti di convivenza e di interscambio commerciale e che reclama un mondo multilaterale e non più unilaterale. La pace non potrà che passare da un nuovo rapporto fra Occidente e Sud Globale“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Ho scritto così tanto su questi argomenti che ognuno si può immaginare come commenterei queste notizie. 

"L'uomo e la sua speranza vanno oltre l'entità dello Stato e oltre l'ambito dell'azione politica... Così il primo servizio della fede cristiana alla politica è che essa libera l'uomo dall'irrazionalità dei miti politici" (Joseph Ratzinger, 26.11.1981).

Abba nostro…

(Pomeriggio) A causa dell’estrazione del dente non sono potuto andare a Dresda, dove fra pochi minuti sarà ordinato sacerdote, l’unico della nostra diocesi (Magdeburg non è ha nessuno e così Erfurt; due ragazzi sono stati invece ordinati a Berlino la settimana scorsa), Julian Kania, che fra qualche giorno compierà 27 anni. In questa occasione il parroco oggi nella predica ha citato una frase di san Giovanni Paolo II, non so se alla lettera, ma il cui contenuto era: solo un sacerdote può sostituire un altro sacerdote. Non posso ricostruire, ne voglio,  tutte le polemiche interne alla parrocchia, che purtroppo il parroco stesso ha intrapreso mischiando spesso livelli che non dovevano essere mischiati, che hanno portato a fargli pronunciare questa frase, ma sono l’occasione per dire che sacerdoti cresciuti come tali durante il pontificato di san Giovanni Paolo II e che non soffrivano di complesso antiromano, penso in modo particolare ha sacerdoti che hanno preso sul serio l’„Ecclesia de Eucharistia“ (2003), e il suo modo di presentare sacrificio, redenzione ed espiazione, pensano così e che questo fa bene alla Chiesa, perché è vero che la gerarchia non è tutto nella Chiesa, ma ne è una parte essenziale, perché i sacerdoti in forza del sacramento dell’ordine ci offrono Cristo realmente presente nell’Eucaristia. Del nostro parroco si possono dire tante cose, ma certamente non è uno che mette in discussione, anzi che offre tutta la sua vita per il mistero di Gesù Cristo, che in modo singolare ed universale rappresenta nella carne della Chiesa la speranza per tutti (tutti come ha sottolineato Papa Francesco oggi all’Angelus). Auguro a don Julian di essere sacerdote anche in questo senso! 

(Sera) Tra le cose più profonde che ha scritto Ratzinger/Benedetto XVI c’è un’affermazione sul Sabato Santo: Dio è assente, è nel sepolcro e non si sveglia, non ci parla, così che non è neppure necessario metterlo in discussione, basta ignorarlo (cito a memoria); la conseguenza è una forma di paganesimo terribile in cui si cerca di distruggere sia Dio che l’uomo; ma bisogna stare attenti a non ridurre Benedetto XVI a queste frasi profonde, ma tragiche; egli è uno dei pochi tra i grandi teologici che ha saputo ereditare la frase di don Giussani, che il cristianesimo è avvenimento (non lamentela) e che Gesù ci avvicina per attrazione, non per moralismo…poi nell’accusare gli altri di eresia (una delle cose che i tradizionalisti hanno ereditato del non tradizionalista Benedetto XVI) si deve stare attenti a pensare solo agli altri: invero tutte le frasi sul Sabato Santo, tutte le possibile cadute eretiche riguardano in primo luogo me, non gli altri…

(3.6.23) Io sono del tutto d’accordo con SPN (Esercizi 356/357) e Balthasar che la scelta di sposarsi e quella di seguire Cristo in una scelta specifica non hanno lo stesso valore. SPN lo dice in modo „duro“: „non si prendono i voti per diventare commerciante o per diventare marito“. Balthasar spiega: "Nessun cristiano sano di mente, non deformato da pregiudizi, dirà mai di sé di aver scelto lo stato coniugale per elezione divina, una scelta paragonabile alla scelta e alla chiamata che la persona chiamata al sacerdozio e alla sequela personale nello stato dei consigli evangelici riconosce o sente in sé“ (Antologia-Servais, 241-242). Per cui si può così riassumere la posizione dei due: „se non si prendono i voti ci si sposi“. Personalmente ho sempre sentito Konstanze come il più grande dono che Dio mi abbia fatto, anche forse per la mediazione di preghiera di Balthasar stesso, ma questo dono, pur avendo un carattere ontologico, non aveva un carattere di astrazione ideale, come l’affermazione che avrei scelto il matrimonio con Konstanze per „elezione divina“ - queste cose le dice solamente chi si trova in una „sospensione ontologica“ o detto più semplicemente quando si è sani di mente; la presenza di Konstanze, il suo modo di guardarmi  e prendermi sul serio, i suoi seni, il suo volto bellissimo, la sua serietà erano il modo con cui l’ho dapprima percepita, ora ovviamente so che è una madre straordinaria e non solo dei suoi figli, che ha una professionalità nel lavoro incomparabilmente più grande della mia, etc. Di fronte a questa sua presenza, ma anche già prima non ho mai trovato nella mia anima  una „chiamata“ che avesse una figura davvero concreta; quando pensai da giovane di farmi sacerdote lo pensai perché un giovane malato di cancro guarisse e don Paolo, il mio parroco di allora, mi liberò da questa follia. Dopo la dichiarazione di nullità del matrimonio con Paola pensai di diventare gesuita, ma Ignazio in modo molto ironico, bloccò immediatamente il tentativo, dopo solo dieci giorni di Esercizi: in una discoteca mi baciai con una giovane diciottenne che conoscevo appena… 

Guardando ieri la cerimonia della consegna del premio Paolo VI al presidente italiano Sergio Mattarella da parte del Santo Padre mi sono chiesto se il lettore di questo diario non trovi il mia dialogo con giornalisti della sinistra-sinistra nord americana molto non istituzionale, insomma troppo rivoluzionario per un cristiano. A parte che tutti i giornalisti con cui mi sono confrontato si occupano molto intensamente delle istituzioni, anche se in modo critico, cosa che fa parte di un sano discorso democratico, ed io non ho mai visto o sentito in essi inviti all’insurrezione, poi per quanto mi riguarda io ho un atteggiamento elementare di riconoscimento dell’autorità - i miei giudizi sul cancellierato della Angela Merkel, per fare un esempio sono fondamentalmente stati positivi e non mi verrebbe mai in mente di accusarla di aver creato un’instabilità in Germania per aver accolto, per motivi umanitari, un milione e mezzo di profughi dalla Siria nel 2015 o addirittura di aver sbagliato tutta la politica energetica nei confronti di Putin, etc. Il mio giudizio sull’atteggiamento di servizio del presidente Mattarella è per lo più positivo e credo, con rispetto, che egli abbia contribuito ad una continuità istituzionale in Italia, guardo con simpatia, dopo alcune forti perplessità iniziali, al governo di Giorgia Meloni, e questo ha anche certamente a che fare con il fatto che la mia mamma l’ha votata. Il mio no radicale alle posizioni guerrafondaie di una politica come Annalena Baerbock, ministro degli esteri tedesco, ed anche contro quelle della Meloni, quando pensano di salvare vite umani inviando armi in Ucraina, non ha nulla a che fare con il non riconoscimento del loro ufficio, in cui sono state elette democraticamente. Infine ritengo che la radicalità filosofica, se non diventa insurrezione o invito al sabotaggio (cosa di cui sembra non si sia fatto alcun scrupolo l’amministrazione di Joe Biden nel caso nord Stream II) sia necessaria ad una democrazia e non ritengo che tutti in uno stato debbano parlare con l’accortezza istituzionale di un presidente…    

Adesso devo andare dalla mia amica Sylke, che ha in questo fine settimana servizio di pronto intervento, per togliermi il dente, sotto il quale era sorta l’infezione, che mi ha provocato la febbre per giorni. 

„L'Azerbaigian, partner energetico affidabile dell'UE, ha bombardato la casa di questa donna di 79 anni a Sotk (vedi foto in Twitter) durante gli attacchi di settembre contro l'Armenia. Da allora, lei e gli altri civili qui presenti hanno subito regolari violazioni del cessate il fuoco da parte dell'Azerbaigian.Anche oggi abbiamo sentito dei bombardamenti“ (Lindsey Snell, Twitter, 2.6.23).

Abba nostro…

(Primo pomeriggio) Sono passati 10 anni dall’alluvione che mise la Sassonia-Anhalt sotto acqua, come è accaduto qualche giorno fa all’Emilia-Romagna. 63.000 persone hanno dovuto lasciare le loro case, come accade anche a noi per una settimana; il livello della Saale raggiunse gli 8,1 metri, livello massimo negli ultimi 400 anni (fonte MZ); domani nella parte „Zeitz“ della MZ uscirà un lungo e bell’articolo di Yvette Meinhardt, che durante l’Erasmus Plus era venuta con me anche in Armenia; nell’articolo di domani, che ho potuto leggere in anticipo, racconta ciò che è accaduto qui a noi a Wetterzeube, quando l’Elster bianca è uscita dal suo letto; quello che Yvette ha messo in rilievo e quello che ho voluto dirle nell’intervista, che mi ha fatto l’altro giorno: la solidarietà tra la gente, l’aiuto dei pompieri e solo come domanda la questione se è stato fatto davvero abbastanza contro una nuova possibile alluvione, sebbene noi in momento lottiamo piuttosto con la siccità…

Alexander Armbruster nella FAZ di oggi scrive che l’Intelligenza artificiale non ci distruggerà, perché non è un soggetto e non sa neppure di esistere. Lui pensa che sia una tecnologia utile ed è vero -  un traduttore automatico come DeepL, che uso per il dialogo con i giornalisti di lingua inglese, funziona con intelligenza artificiale. I pericoli ci sarebbero, nell’uso guerriero di essa, nella prolificazione di fake news, ma non nel tema, secondo l’autore assurdo di un soggetto che si rivolgerà contro di noi. Tutto vero, anche se non tiene conto dell’argomento teologico, cioè che vi è un soggetto che può servirsi di essa: colui che mente sempre. Comunque è bene conoscere anche argomenti non teologici, se si vuol parlare su questo tema… 

(Dopo) Sono un po’ sorpreso dalla profondità di come mi ha commosso la frase di Sylke, dopo che mi ha tolto il ponte ed estratto il dente, che non si fa volentieri del male agli amici; a parte che è  stata bravissima come dentista, questa sua frase mi ha colto impreparato, sebbene davvero lei e suo marito sono forse gli unici veri amici che abbiamo qui, dopo vent’anni in Sassonia-Anhalt. L’amore per la Croazia, i viaggi fatti insieme, le serate passate insieme hanno rivelato una stima reciproca, che ha generato pian piano la gratuità dell’amicizia. 

Una studentessa mi ha scritto: Caro signor Graziotto, Le scrivo questa lettera per ringraziarla per tutti gli anni in cui mi ha sostenuto come insegnante di fiducia. Ho avuto molti momenti bui, nei quali Lei è stato una luce per me. Lei è una benedizione per tutti coloro che la incontrano con la Sua natura meravigliosa, umoristica e tollerante; conserverò la sua natura nel mio cuore e la ricorderò. Siete una grande persona. Grazie mille, M.


(2.6.23) Dio è un soggetto infinito, non solamente un oggetto delle nostre speculazioni. Questo soggetto infinito è „interior intimo meo“, è „non aliud“, ma è davvero un Tu che ci ha amato per primo (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 239-241). Il senso primo ed ultimo dell’esserci è rispondere con amore al suo amore! Se si pensa questo in modo consequente è chiaro che Dio stesso stabilisce la quantità e la qualità di ciò che possiamo donargli; da alcune persone Dio vuole tutto, da altre si accontenta della modalità normale delle nostre azioni e delle nostre promesse. E se noi siamo davvero indifferenti per le due vie, allora le due vie sono entrambe vie che ci portano alla perfezione. Prima di sposarsi Ulrich mi disse due cose: una che forse Dio voleva un rapporto di fratellanza tra me e Konstanze e non di sposalizio. Portai con me per giorni questa sua frase, ma mi decisi contro di essa. La seconda fu che la mia frase: „non posso vivere senza Konstanze“ è idolatria. Solo di Dio si può dirla. E questa sua frase mi è stata di grande aiuto: il dono che è stato ed è Konstanze, può essermi richiesto…

Nel primo Angelus dopo l’invasione russa dell’Ucraina, papa Francesco citò l’articolo 11 della Costituzione italiana. Quello che sancisce: “L’Italia ripudia la guerra”. Dopo un anno e mezzo ieri, nel discorso per la Festa della Repubblica che cade oggi, 2 giugno, lo ha fatto anche il presidente Sergio Mattarella. Le parole chiave del breve intervento di saluto (…) sono tutte centrate su una visione precisa e che si racchiude in questa citazione: «La ricerca della pace e del benessere fra le nazioni richiede impegno e disponibilità a individuare insieme soluzioni comuni. È questo il fondamento della nostra scelta in favore del multilateralismo». Il mondo non può essere unilaterale, non può essere visto da un solo punto di prospettiva, sia pure quello delle società più ricche del mondo. Anche perché la maggioranza dei cittadini del mondo vivono nel cosiddetto “Global South”. Non solo: la parola pace, come nota Avvenire, ricorre ben 5 volte nel discorso di Mattarella. E c’è un esplicito riferimento a tutta l’attività diplomatica di queste ore, quando il Presidente dice: «Assistiamo con interesse e attenzione a tentativi di individuare sentieri di dialogo per giungere alla pace»“ (Angelo Banfi, versione odierna). - Qualche giorno fa il presidente italiano ha ricevuto il premio Paolo VI, della cui cerimonia ho condiviso un video nella mia bacheca in Facebook. Il suo modo di atteggiarsi nei confronti del Santo Padre mi ha fatto vedere la sua, del presidente italiano, grande personalità. Le parole del Santo Padre su servizio, responsabilità e legalità si applicano bene al presidente Mattarella; il discorso sulla pace, riportato da Banfi, lo conferma in modo assoluto. 

Renato Farina, in Italia, è uno dei giornalisti che con maggiore competenza ed amore si occupa dell’Armenia; non posso ricostruire tutto il suo grande lavoro, ma solo porre, come note al margine o se volete domande a Farina stesso, alcune domande riguardanti le „strutture argomentative“,  che si ripetono nei suoi articoli. Voglio dire che la mia meta non è una posizione neutra tra Armenia ed Azerbaijan, il mio cuore è preso troppo dalla prima realtà, ma volontà di dialogo aperto su tutte le questioni, perché solo la verità ci fa liberi. Ecco le strutture argomentative di Farina: 1. Il genocidio commesso contro gli armeni (1915-1918) è stato commesso coscientemente contro un popolo cristiano. 2. Il Nagorno-Karabakh è stato donato, astraendo dal contesto religioso-culturale cristiano, da Stalin, all’ Azerbaigian. 3.  Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, soldati armeni occupano parti del territorio che Stalin aveva donato ingiustamente all’Azerbaigian. 4. Con l’aiuto del dittatore Erdogan, il dittatore Ilham Aliyev cerca di rioccupare non solo il territorio perso, ma addirittura tutta l’Armenia. 5. In un articolo uscito il 31.5.23 in „Libero“ il giornalista italiano annuncia il fatto che „il Nagorno-Karabakh è stato riconosciuto dal governo guidato da Nikol Pashinyan come territorio appartenente a pieno titolo all’Azerbaigian“. Questa in un certo senso è una buona notizia, perché sembra mettere fine all’assedio che dura da mesi del territorio in questione. Per la mia scuola ho guidato un gemellaggio della nostra scuola con una scuola di Yerevan per anni e per me la parola „Armenia“ è legata a tanti volti concreti che mi sono entrati nel cuore: dai colleghi che hanno fatto con me il gemellaggio, ai ragazzi e alle ragazze a cui ho fatto conoscere Lipsia, Weimar, Erfurt, Dresda e Berlino, al mio giovane amico pittore… Andando in giro per l’Armenia, a parte l’accendere le candele nelle bellissime chiese, non ho mai notato una particolare vicinanza al cristianesimo, nel senso di una reale appartenenza, ma è possibile che ciò abbia a che fare più con le mie conoscenze, che con la realtà nella sua interezza. La memoria del genocidio fa parte dell’identità di questo popolo, a me sembrava più di una vera appartenenza cristiana. A me interessa davvero comprendere: 1. Quali sono stati i fattori che hanno portato al genocidio; l’interpretazione (sono stati uccisi, perché erano cristiani) di Renato è l’unica possibile?. 2. La donazione di Stalin era del tutto un’astrazione? Un docente dell’università di Jena, di cui non ricordo più il nome, pensa che in questo territorio vi siano sia tracce culturali sia armene che azere. 3. La guerra è sempre la via sbagliata, anche quando la fanno i soldati armeni. 4. Almeno il dittatore turco è stato riconfermato democraticamente; è davvero interessato ad una così spudorato allargamento dell’idea del „secolo turco“. 5. Mi ricordo ancora come Nikol Paschinjan abbia davvero conquistato il cuore della sua gente, anche di persone che non erano molto interessate alla politica, ma la sua gente ora lo seguirà in questa idea che sa così tanto di „Realpolitik“? 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Per la prima volta in giardino dopo i giorni di febbre, per l’infezione nella bocca. Alla mia destra il Ginkgo, che germoglia un po’ più tardi e sfiorisce un po’ prima, ma che con il suo simbolismo dell’amore (Goethe), è una presenza che amo molto nel nostro giardino. Nella nostra aiuola principale, di cui si è occupata e si sta occupando con grande amore mia moglie, il rododendro piantato l’anno scorso e che aveva sofferto molto per la siccità, ma che avevamo salvato bagnandolo ogni sera, si è risvegliato con dei fiori di un rosa felice, alla mia destra e davanti a me ci sono le rose, purtroppo una è morta. Ed anche l’uva, guardando a destra la casa, da dove sto scrivendo, la nostra piccola casetta aperta, e il melo, qui vicino a me stanno crescendo bene e nell’autunno, se Dio vorrà ci doneranno i loro frutti. Aveva bisogno di cominciare così questa breve riflessione in dialogo con una frase molto bella di Paul Kingsnorth: „Da quando ho iniziato a scrivere, la frammentazione è diventata più rapida, ma continuo a pensare quello che pensavo allora: che le guerre culturali siano una manifestazione superficiale di una spaccatura molto più profonda nella psiche dell'Occidente moderno. Si ha una guerra culturale solo quando non si ha più una cultura“. (Paul Kingsnorth, The West Must Die, 31.5.2023). Avere una cultura è sentire qualcosa che non sia solo la propagazione della „Macchina“ o di quello che il Papa, nella „Laudato si’“ chiama il „paradigma tecnico“. E non c’è in me alcun „timore di affrontare od usare“ la tecnica, ora che scrivo mi sto servendo di un MacBook. Ma capisco molto bene il desiderio che non sia la „macchina“ ad orientare la mia vita. „Come i saggisti che cercano di andare al nocciolo della questione, o i poeti che si affannano ad annotare il dettato, a volte si ha l'impressione che tutti gli scontenti della nostra disgregazione in corso, da qualunque parte pensino di stare, siano motivati dallo stesso senso di perdita o confusione che la modernità della Macchina ha creato strappandoci tutti dai nostri ormeggi. I populisti di destra che si ribellano agli insetti e ai baccelli, e i ribelli dell'estinzione di sinistra che fermano il traffico perché vogliono fermare la Macchina, sono abitualmente presentati come opposti, ma a me sembrano manifestazioni della stessa frustrazione. I progressisti che inveiscono contro la "bianchezza" e i tradizionalisti che si rifiutano di essere imprigionati in una città di quindici minuti stanno prendendo una posizione stranamente consonante contro la stessa cosa: un futuro razionalizzato, profittatore e disumano che sentono chiudersi su di loro senza alcuna via di fuga“ (Paul Kingsnorth). Paul dice che a volte cede alla tentazione di difendere l’Occidente, perché comunque si tratta della nostra casa, della nostra tradizione, ma, poi, pensando che è proprio l’Occidente che ha generato la „Macchina“, si chiede perché debba difenderlo. Nel nostro gruppo di Facebook, chiamato i „Contadini di Peguy“, che ha avuto il suo momento di maggiore attività prima della Pandemia, ci sono due punti che sono per me un motivo che mi rende molto orgoglioso di farne parte. Il primo che mentre quasi tutti i ciellini in rete facevano del gossip sul Papa, noi lo abbiamo riconosciuto come guida morale, culturale e religiosa. È il secondo punto è stato quello di non identificare l’Occidente con il cristianesimo. Tutto il lavoro fatto in questo diario, per la profezia della pace, nell’ultimo anno di non identificare la posizione dell’Occidente con quella del Papa, era per me figlia della stessa posizione culturale ed umana dei „Contadini“. Per questo mi ferì profondamente quando una persona, che tra l’altro non faceva neppure parte del gruppo, mi disse che dovevo smettere di scrivere per il gruppo perché la mia posizione non era conciliabile con la posizione di esso; bene, non so se fosse conciliabile con quello che si stava facendo, ma certamente lo era con le intuizioni di fondo. Credo che con più chiarezza di tutti io abbia recepito la critica alla logica di Cappuccetto rosso del Papa. In questo anno di guerra la „Macchina“ ha rivelato il suo volto guerriero, annientando tutti come filo Putin, chi non ha mai creduto alla lotta per la liberazione del popolo ucraino con le armi dell’Occidente. Comunque non voglio a mia volta fare una „guerra culturale“ ma innaffiare le rose e il rododendro, coma atto simbolicamente „culturale“. 

PS Nella parte più soleggiata del giardino, anche se in grande ritardo dall’Italia e da Creta, stanno fiorendo le prime rose…

(Tramonto) Ho letto, una grande parte, dell’intervista che ha fatto Glenn Greenwald con il Professor Norman Finkelstein (trascrizione del 1.6.23). Ovviamente io non ho molto in comune culturalmente con un maoista, che però è sincero con se stesso e con la storia, per dire che quello che dicevano i piccolo-borghesi sul maoismo era vero e che lui si era sbagliato. I suoi genitori ebrei, entrambi internati in campi di concentramento nazisti, sono stati gli „ultimi“ stalinisti, che erano grati che l’Armata Rossa avesse liberato l’Europa dai nazisti, pagando un prezzo immenso: 27 milioni di morti. Le mie famiglie hanno sofferto sotto ogni forma di stalinismo, titoismo, etc. Ma il suo „metodo critico“, che gli ha permesso di scoprire che un libro di moda sui palestinesi, fosse un’invenzione della macchina propagandistica di Israele e del mondo accademico degli USA, che gli ha permesso di rivedere il suo giudizio giovanile pro maoista, mi convince. Fa parte di quel plus della libertà accademica e democratica potere riflettere liberamente sotto ogni forma di mitologia, anche se uno dei miti - ed è un ebreo che sta parlando - è quello del ritorno sempre uguale del pericolo antisemita, ritorno in ritmo con le violenze che l’esercito israelitico ha compiuto nella seconda parte del secolo scorso. Come culturalmente tedesco non metto in dubbio la legittimità dell’esistenza dello Stato di Israele, ma non sono disposto a far passare come legittime le azioni di violenza israeliane…Ritengo che si debba far memoria dei milioni di ebrei uccisi, ma credo che Sieferle abbia visto bene quando ha fatto vedere che si può ridurre anche Auschwitz in un mito. Molto impressionante nella vita di Finkelstein è il fatto che quando fai questo lavoro di critica dei miti, viene tagliato fuori dal mondo accademico, che ha nel suo genoma la critica, ma che spesso viene sommersa dalla volontà di potenza più bieca. 

(1.6.23) Avendo la febbre riduco al minimo il diario. L’altro ieri, quando durante l’adorazione eucaristica, ho meditato un testo di san Alberto Hurtado, e guardando un po’ il Santissimo ed un po’ mia moglie, ho pensato che nel cielo Gesù ci fa un grande dono: il nostro corpo corruttibile risorge come incorruttibile. Ho pensato al corpo di mia moglie, che ha portato su di sé quattro gravidanze, due riuscite, due no, che da tre anni è appesantito dalla menopausa, ed altre cose e che pur con l’apparire dei primi capelli bianchi mi appare bello, il suo volto bellissimo. Nel cielo riceverà  un corpo incorruttibile, che non ha più a che fare con l’attrazione erotica, ma che sarà bello, della bellezza di Gesù. Spero di esserne degno. 

Con ragione Greenwald, Halper e Maté si ribellano ai paragoni senza senso tra Hitler e Trump, ed ora tra Hitler e Ron DeSantis; come sarebbe bello trattare gli avversari politici come avversari e non come nemici assoluti. 


(31.5.23) Oggi è l’anniversario della morte di mio nonno Orazio Leali, che non ho conosciuto, perché è morto quando avevo due anni, se mi ricordo bene. Mia mamma fa dire oggi una Santa Messa per lui: so che è stato un fascista e che beveva, ma è pur sempre il papà di mia mamma ed avrà avuto anche delle parti buone nel suo carattere, per lo meno quando non aveva bevuto eccessivamente, cosa questa, credo, che gli sia costata la vita. 

Balthasar dice che dobbiamo corrispondere all’idea di santità che Dio si è fatto di noi (cfr. Antologia-Servais, 238-239). Le idee in Dio non hanno nulla a che fare con l’idealità astratta („sospensione ontologica“) criticata da Ulrich; in Dio le idee sono realtà massima. Dio certamente tiene conto „della natura, delle forze e della possibilità del singolo“, ma come un’artista compone i colori della nostra vita come vuole lui; è possibile che alcuni colori, spiega Balthasar, siano appena toccati, mentre altri vengono liberamente scelti creando un immagine che non sarebbe possibile fissandosi solamente sulla natura, sulle forze e possibilità di una determinata persona. „Dalla contemplazione della pura natura di una persona non sarà mai possibile leggere che cosa la grazia di Dio vuole fare con lei, in quale modo dovrà rinunciare a se stessa, chiaro è solamente che lo dovrà, perché ogni amore è rinuncia a ciò che è proprio“ (239). Se uno vuole vedere rappresentato in atto il contrario di ciò può scegliere uno dei tanti film che si possono vedere in Netflix, e che sono una traduzione popolare della riduzione psicologica dell’idea di benessere. Comunque, per quanto riguarda il mondo, non si tratta di pensare come sconfiggere il nemico, ma di sostenere chi vuole andare in un’altra direzione (Alver Metalli) e la direzione verso cui dobbiamo andare è l’adeguamento della nostra persona all’idea che Dio si è fatta di noi, perché Egli è „interior intimo meo“. In un atteggiamento di preghiera dobbiamo cercare di capire in quale stato di vita Dio ci vuole, ma in forza dell’analogia electionis, dobbiamo anche cercare di capire cosa Dio voglia da noi in questo giorno. Il passo più citato degli Esercizi di SPN da Balthasar è il numero 135. Dio vuole, nella vita che ha pensato per noi, che diventiamo „perfetti“. Perfetti nella corrispondenza all’amore gratuito di Dio! Diventare come il mondo non è la meta del cristiano: come il mondo il cristiano lo è già per il semplice fatto che vive in questo mondo e come „cittadino di questo nostro tempo“ non può far forse altro. La cittadinanza del cielo non è eroismo della volontà, ma grazia! 

Per quanto riguarda il centenario di Henry Kissinger, pur essendo grato per la sua posizione moderata nel conflitto ucraino, vorrei non dimenticare che egli è stato una delle figure politiche che ha sostenuto la concezione „sferica“ del potere statunitense. Scrive Jacobin: „Come consigliere per la sicurezza nazionale di Richard Nixon - e poi segretario di Stato, ruolo che assunse senza abbandonare il suo incarico originario - Kissinger supervisionò personalmente una campagna di bombardamenti che uccise 150.000 civili in Cambogia. E tra le molte altre atrocità che ha favorito, ha contribuito a rovesciare Salvador Allende, il presidente socialista democraticamente eletto del Cile. Kissinger ha come tutti sanno dichiarato di non capire "perché dobbiamo stare a guardare un Paese che diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo“. Le prove di questi crimini non sono mai state messe in dubbio. È tutto di dominio pubblico…. La verità più brutta su Kissinger è che non è un mostro unico. È un rappresentante insolitamente chiaro di un mostruoso sistema di egemonia globale statunitense“. Quello che la rivista socialista Jacobin chiama „egemonia globale statunitense“ la chiamo, seguendo Papa Francesco, concezione sferica (vs quella poliedrica) del potere. 

I tentativi di tutela costituzionale contro l' AfD (MZ, oggi in riferimento al ramo giovanile), per quanto forse legittimi, non risolveranno il problema politico di un popolo intero che vota questo partito. E per la questione del „popolo tedesco“, anche se io sono piuttosto per un’idea di „meticciato“, non si deve trattare una realtà di questo tipo come un problema in sé…e i problemi che nascono da una migrazione poco controllata devono essere discussi senza essere accusati di „fascismo“. 

Non posso ovviamente riportare qui nel diario tutto ciò che leggo, che ne so della crisi sulle riforme dei metodi di riscaldamento delle case private, di cui si parla oggi in Germania, non si trova nella nel mio diario, anche se è certamente un tema che ha che fare con la quotidianità di noi tutti. Ho fatto delle scelte e per questo mi sono concentrato sui temi riguardanti la „profezia della pace“; quando mi manca il tempo di scrivere, cito una frase sintetica, che prendo spesso dalla versione di Alessandro Banfi, come faccio anche oggi con l’allargamento del conflitto ucraino, che ha coinvolto anche la capitale russa, Mosca: „Veniamo alla guerra in Ucraina. Ieri Mosca è stata colpita da un bombardamento di droni. Secondo quanto scrivono gli esperti militari del Corriere della Sera si tratterebbe di un “salto di qualità” del conflitto. Vedremo nei prossimi giorni se si rivelerà giusta questa valutazione. Intanto il campo diplomatico è sempre in movimento“ (Banfi, versione odierna).

Che si tratti di Alexandria Ocasio-Cortez (AOC) o di Elly Schlein („la papessa straniera“ (Banfi)), abbiamo a che fare con un’identità di sinistra-radical-chic, che si presenta sempre come vera alternativa, ma che alternativa non è. Della prima Greenwald dice: „Ma a prescindere da ciò che si pensa di lei, lo speciale marchio di politica identitaria di AOC, la sua passione nel definire ogni repubblicano un suprematista bianco o un fascista e la sua gestualità da ragazzina di teatro completamente innocua verso la forma più banale e comoda di socialismo imborghesito hanno catturato lo zeitgeist del sentimento online post-George Floyd, ossessionato da Trump, di sinistra e liberale“ (Greenwald, Rumble, 24.5.23). Si tratta di una presenza politica „virale“ nei social-media piuttosto che di una presenza che influenza davvero la legislatura concreta. Della seconda Banfi scrive nella versione odierna: „La Schlein, che il partito-partito aveva bocciato, preferendole Stefano Bonaccini, è stata invece eletta sulla scia di un’operazione d’immagine. Come se la modernità esotica delle sue ascendenze elvetico americane facesse premio su tutto. Come se la politica fosse puro marketing e che dunque per contrapporsi alla madre conservatrice Giorgia Meloni ci volesse una donna LGBT, da copertina di Vogue con armocromia, un distillato di radicalismo chic“. - Ovviamente in tutto vi è un momento di verità: la cultura LGBT nasce perché nel passato vi sono stati errori gravissimi nella gestione di realtà non eterosessuali, ma è anche vero che oggi (basta dare un’occhiata ai film che vengono presentati da Netflix) c’è un vero e proprio attacco lobbista LGBT che non aiuta neppure gli omosessuali. Greenwald stesso è omosessuale; ha appena perso il marito per una malattia terribile, con cui aveva adottato due bambini, ma non cade per nulla nell’idea che un’identità radical chic che critica la presunta supremazia bianca ed eterosessuale rappresenti davvero l’istanza critica del nostro tempo. I veri grandi campi di battaglia del nostro tempo, indicati dal papa, sono: la profezia della pace, quella ecologica (di cui i radical chic si servono ma in modo non consequente, visto che sono quasi tutti guerrafondai), che implica una critica del paradigma della „macchina“ (Paul Kingsnorth) e quella dei poveri. Vi è poi una grande rivoluzione antropologica in atto, su cui ci si dovrà parlare in modo del tutto aperto e cercando di imparare gli uni da gli altri (il tema della maternità surrogata è uno di questi temi), intendo parlare con chi non identifica l’altro a priori come un fascista o come un perverso. 

Abba nostro…

(Pomeriggio, tardo) Sentire  con più di 39 gradi di febbre la conferenza online di Massimo Borghesi del 19.5.23, oggi condivisa nel suo blog, è stata per me un’esperienza importante. La febbre seleziona quello che ti giunge alla coscienza; la linea che tira Borghesi da Max Scheler a Romano Guardini, per comprendere la dicotomia più tragica del secolo passato e del nostro: quella tra amore e pensiero, è una traccia geniale. Credo che abbiamo perso un uomo come Scheler, perché il „formalismo nell’etica“ ha distrutto ogni forma di „sapere“ o „conoscenza affettiva“. Il tradizionalismo non può essere incolpato di tutto, perché ha il suo momento di verità, ma certamente deve essere incolpato di aver così sottolineato il problema del formalismo della dottrina, che nella Chiesa non si è potuto più respirare. A livello filosofico si deve stare attenti a non sovra accentuare l’intenzionalità  aristotelica, che è importante, ma è solo un aspetto. È vero che c’è una forma nelle cose, ma c’è anche un’intenzionalità delle emozioni, che nessun pensiero che si voglia davvero affettivo e pratico, può ignorare. Da Romano Guardini impariamo che nella realtà vi sono delle opposizioni polari, che non devono scadere in contraddizione pura - l’anti logica mistica è un’altra cosa, come ho cercato di spiegare qualche giorno fa, quando ho scritto qui nel diario da Erfurt. Nella sua vita Romano Guardini ha sofferto molto di depressione e solo un pensiero pratico (san Bonaventura), nel senso spiegato da Borghesi, poteva aiutarlo. Nel mio dialogo con Etty Hillesum, mi sono accorto che è necessario anche un dialogo che tenga conto dell’inconscio (C.G.Jung): non si tratta con ciò di adeguarsi al basso caotico dell’inconscio, ma di tenerne conto. Ereditare la lezione di Paul Claudel nella „Scarpina di raso“ significa tenere conto del fatto che non vi è una via verso l’alto, che non tenga conto delle „vie storte“ ed „anche del peccato“. È vero che il passo più citato di Balthasar degli Esercizi di SPN è  il numero 135, dove si parla della perfezione per entrambe gli stati di vita del cristiano, ma è anche vero che proprio il grande maestro di Lucerna ha tradotto e messo in scena più volte „La scarpina di raso“. Essere docili allo Spirito Santo, senza ridurlo al formalismo dottrinale, è forse la grande scommessa del pontificato di Francesco, il Grande. Non significa legittimare il peccato, visto che la meta è quel siate perfetti come lo è il Padre celeste, ma il Padre celeste non è perfetto nel „formalismo“, ma nell’amore gratuito: „solo l’amore è credibile“! 

PS Ho chiesto per Whatsapp a Massimo Borghesi se era chiaro che cosa volessi dire con questa riflessione qui sopra sulla sua conferenza. Ha risposto: „Certo! Il tema della conoscenza affettiva è fondamentale anche dal punto di vista tomista perché il "realismo" tomista può, in realtà, essere veramente guadagnato solo a a prtire dall'affezione. Solo per colui che ama l'altro "esiste" veramente come un Tu reale. Questa era la scoperta di Giussani negli ultimi anni, anche alla luce di Heinrich Schlier, come faccio vedere nel mio libro su di lui. Si tratta di un punto fondamentale per lo più non afferrato. Per  questo solo chi ama Gesù lo avverte come realmente esistente. Non è una questione sentimentale. In gioco è la realtà“.

(30.5.23 - Santa Giovanna d’Arco; San Ferdinando III di Castiglia) Oggi è l’onomastico di mio figlio Ferdinand, ed anche se il santo patrono di Johanna è san Giovanni l’Evangelista, dandole questo nome, abbiamo pensato anche alla santa di Orleans, che la Chiesa dapprima non ha saputo riconoscere come mandata da Dio (cfr. Georges Bernanos, Il curato di campagna). I motivi immediati della scelta del nome dei nostri figli sono stati la comunità di san Giovanni, fondata da Adrienne ed Hans Urs, e Ferdinand Ulrich. 

Riflettendo sugli stati di vita del cristiano Balthasar ci fa riflettere su un paradosso (cfr. Antologia-Servais, 238). Se si prende sul serio l’indifferenza ignaziana, „che amando è pronta a tutto“, abbiamo a che fare con l’ „opposizione feconda tra gli stati di vita“ e non ha senso porsi la domanda quale sia il migliore; d’altra parte è una questione che sta sotto la minaccia di „anatema“ (cfr. DH 1810) non considerare lo stato di vita che ha scelto Cristo come il migliore. Non si tratta di una dimensione strutturale ecclesiale esterna, ma della Chiesa come „allungatura“ di Cristo, la cui missione nel mondo era di fare la volontà del Padre, „in terra come in cielo“ e in questo modo far giungere il regno di Dio qui sulla terra. Gesù è venuto a rivelare colui che ci ha donato, dona e donerà l’essere come amore gratuito: la vicinanza, tenerezza e misericordia di Suo Padre, del „Padre nostro“.                                         Il mondo nelle sue perversioni capisce meglio dei figli della luce che tutto deriva dal Padre, la cui volontà non può essere ridotta alle esigenze borghesi (di igiene, come si vede in un film tedesco su una ragazza che si  ribella a tutte le preoccupazioni igieniche). Il nostro sistema immunitario non sopporta troppa igiene e neanche troppe difese „tecniche“ contro le malattie (mascherine…), anche se per un certo periodo di tempo forse hanno avuto senso nella pandemia. Il Padre ha creato anche i virus e probabilmente solo le nostre follie da laboratorio portano al collasso della realtà.

Nel Vangelo di oggi (Mc 10, 28.31) si parla di quel centuplo tanto caro e con ragione a Don Giussani: „In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà“. Per questo „lasciare tutto“, come stiamo imparando in dialogo con Balthasar, c’è una dimensione „attuale“: lo stato di vita dei consigli evangelici ed uno „spirituale“. Quando ho lasciato la mia patria nel 1990 l’ho lasciata per Konstanze, che tra l’altro mi aveva aiutato a ritornare a Cristo, senza fare alcun atto di proselitismo, che le è del tutto estraneo. E quando siamo venuti qui in Sassonia-Anhalt ci siamo venuti per il lavoro, ma ovviamente ci siamo venuti portando anche la presenza della Catholica qui in una delle zone più secolarizzate del mondo; insomma Dio si è servito delle nostre scelte „umane“, per darne una valenza „spirituale“. In questo senso vale anche  per noi il „per causa mia e per causa del Vangelo“, ma non in modo „attuale“. Questo vale per un missionario che raggiunge una determinata terra in obbedienza ai suoi superiori…

Il premier della Sassonia-Anhalt Reiner Haseloff (CDU) non vuole, per i prossimi due anni, un aumento del canone televisivo per le televisioni pubbliche e statali (ARD, ZDF), perché un tale aumento metterebbe in crisi il già minimo gradimento di cui godono queste televisioni, di cui si deve pagare obbligatoriamente il canone, con la minaccia di una detenzione per reticenza (Fonte: MZ). Ieri sera ho visto un film tedesco, di cui ho parlato qui sopra, originariamente prodotto dalla ZDF, ma l’ho visto in Netflix, a parte questo, non so più quando sia stata l’ultima volta che ho guardato queste televisioni pubbliche - mi ero servito negli anni addietro dei loro telegiornali, che, però, per quanto riguarda la Chiesa, avevano delle informazioni del tutto unilaterali ed affette, quasi sempre, di „complesso anti romano“. Probabilmente vale per loro tutto ciò che Greenwald dice dei „corporate media“…

Renato Farina, che per quanto riguarda la politica italiana non la pensa sempre come me, ma bisogna anche dire che lui la ci vive ed io no, per quanto riguarda la „profezia della pace“, ha scritto un articolo molto importante su „Il Sussidiario“ sulla crisi kosovana („Feriti 14 militari italiani, ora l’UE non faccia l’errore di Clinton“), facendo vedere un altro degli aspetti della proxy war tra USA e Russia e facendoci comprendere che anche per quanto riguarda la Serbia, invece che l’attacco di Clinton, sarebbe stato opportuno un „onesto compromesso“ (copyright dell’espressione: Alver Metalli)…rimando qui a quanto ho scritto ieri in dialogo con Metalli sul conflitto delle „Malvinas argentine“ nel post in cui mi sto confrontando in modo serrato con „Tierra prometida“ („La filosofia dell’essere come amicizia  - Meditazioni sul libro di Alver Metalli, Tierra prometida, Bari 2023“ nel mio blog „Diario di Roberto Graziotto“).

Abba nostro…


(29.5.23) Se comprendo bene Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 237) la differenza decisiva, per quanto riguarda la struttura e la suddivisione nella Chiesa, non è quella tra gerarchia e laici, ma quella tra chi ha fatto un voto per Dio (come risposta ad una chiamata di Dio e non come eroismo) e chi lo ha fatto per un uomo (come nel caso del matrimonio); quindi la specificità della vita basata sui consigli evangelici consiste, per Balthasar, in questo voto per Dio e come tale è „sovraessenziale“ (Ulrich usa questo termine per parlare dell’atto di donazione dell’essere) ed è d’aiuto per tutti nella Chiesa. Questo stato di vita „attuale“ di disposizione per Cristo è lo stato di servizio (instrumentaliter: Tommaso, Summa theologiae II-II 184, a.3), che vuole una rinuncia completa a stabilire quale sia la forma della missione di cui si ha bisogno da colui che ha ricevuto la chiamata e vi ha risposto trovandosi per l’appunto nello stato dei consigli evangelici, cosa questa che non può essere richiesta ad un uomo sposato. Certo vi sono coppie che vivono in modo radicale il Vangelo (la grazia di Dio può tutto), ma bisogna stare attenti a non forzare lo stato di vita matrimoniale per cose per cui non è stato pensato; ho visto per esempio persone che vivono in modo  così radicale la propria fedeltà alla Fraternità di CL (non vi è alcun accanimento in ciò, parlo di ciò che conosco), da mettere in crisi il loro matrimonio o di viverlo in modo „sublimato“, cioè non si tratta più di un semplice rapporto tra un uomo e una donna, aperto ai figli, ma ognuno fa le sue cose religiose, come se esse e non il rapporto stesso, fosse ciò che è gradito a Dio. VSSvpM! 

Per quanto riguarda gli attacchi a santa Teresa di Calcutta, che succedono più sistematicamente (con un  lungo documentario su Sky), da quelli occasionali a san Giovanni Paolo II, vedo che i giornalisti cattolici reagiscono con un: „giù le mani dai nostri santi“. Io non metto mai in dubbio il criterio della santità: chi la chiesa, con un lungo processo (anche se si tratta di persone che hanno vissuto poco tempo fa), ha dichiarato santo è santo. Ritengo, però, che la difesa del tipo „giù le mani“ sia sbagliata e non porti alcun frutto. In primo luogo perché un santo è anche un uomo; da giovane avevo conosciuto una sorella dell’ordine fondato da Madre Teresa, le Missionarie della carità, che si sentiva soffocare nell’ordine; io ero troppo giovane per farmi un vero e proprio giudizio, ma non mi sembrava che suor Libera, così si chiamava la sorella, non volesse vivere più lo stato dei consigli evangelici, ma che gli mancasse quel valore dell’amicizia che vedeva in CL e non nell’ordine. Questo avvenimento non mise in dubbio il grande valore dell’ordine fondato da Madre Teresa, ma mi fece vedere che si trattava pur sempre di un ordine nel mondo e non ancora nel paradiso. La difesa del „giù le mani“ non tiene conto poi del fatto che essa stessa crea quel atteggiamento che si dice che in tutte queste critiche forse c’è qualcosa di vero, se si tiene conto che la „casta meretrix“ (la meretrice casta) si è comportata in modo tale che la gente (non il popolo santo di Dio) ha visto più la „meretrix“ che la „casta“. 

A proposito di un film svedese che ho visto in Netflix (The Year I Started Masturbating, 2022, interpretato molto bene da Katia Winter) io non credo che la masturbazione (ovviamente bisogna distinguere se si masturba un/a adolescente, una donna di 40 anni o un anziano…) sia la soluzione definitiva di tutti i problemi, che ti rende rilassato ed adulto, come viene rappresentata nel film. Credo che sia piuttosto un „surrogato“, nel senso spiegato da Etty nel suo diario, che può avere anche una dimensione di riduzione dello stress al lavoro o che serve per supplire una differenza di bisogno sessuale tra i partner. È un tema complesso, ma di certo le versioni bigotte sul tema mi sono del tutto estranee e non mi aiutano a comprendere il fenomeno minimamente. 

Con ragione Don Luigi Giussani ha insistito sul „centuplo quaggiù“ (e non solo sulla vita eterna), anche se poi noi di CL abbiamo usato questa sua insistenza per giustificare il nostro peccato; per questo motivo trovo utile ritornare all’idea più tradizionale di San Alberto Hurtado, che la vita è un periodo di prova. La frase che segue può essere fraintesa in un senso neoplatonico: „La vita presente ha il suo valore come teatro contemplativo e di azione della nostra prova; a parte questo non saprei perché ci dovrebbe essere imposta. La vita è una sorta di ombra senza sostanza“ (Hurtado, ibidem, 73). I surrogati che usiamo per sopravvivere fanno parte di questa mancanza di sostanza. Sento, però, la necessità di precisare, che io leggo queste pagine di Hurtado senza distinguere in modo radicale tra vita profana e vita sacra e che la prova, l’esame che dobbiamo superare ha un solo nome: il profumo che possiamo spargere con la nostra vita è quello dell’amore gratuito e il cattivo odore è quello dell’egoismo - l’incontro con se stessi, l’armonia con se stessi non potrà mai essere la meta della vita e della morte cristiane. Qualcosa della bellezza del cielo è presente anche sulla terra (per me per esempio il corpo nudo di una donna) precisa san Hurtado, ma questa bellezza deve essere ritrovata anche nel dolore e nella morte: „la sofferenza non è solo un castigo, come la morte non lo è“. È bello soffrire e morire per Cristo: la perdita delle foglie in autunno è un avvenimento di bellezza non minore a quello dell’esplosione di vita e di luce fino alla solstizio estivo. Credo che dobbiamo vivere entrambe le cose come un incoativo e come un estremo omaggio che rendiamo al creatore! Tutto rivela la gratuità dell’amore gratuito! Tutto: vivere in unità della vita e della morte, diceva Ulrich. Il Signore vuole da me una modalità concreta di risposta al suo dono di amore gratuito: per questo vivo. Con gli occhi diretti a lui e non a me: adorare, servire e lodare Dio dice il „Principio e fondamento“ di SPN. E la morte stessa è l’estremo omaggio con cui lodiamo Dio! Il tempo che ci è dato da vivere è breve e quello che possiamo fare di veramente grande consiste nello spargere il profumo dell’amore gratuito, così come possiamo, nella materialità del nostro corpo. 

„Gli analisti più attenti lo avevano ampiamente previsto, anche quando la stampa occidentale immaginava l’opposto: Recep Tayyip Erdogan è per il terzo mandato consecutivo presidente della Turchia. Ieri il secondo turno delle elezioni presidenziali ha sancito la sua affermazione. Sono elezioni che ci riguardano molto più di quello che pensiamo, e non solo perché di fatto i turchi sono diventati controllori della Libia, ad un braccio di mare dalla Sicilia. Ma perché l’ambizione ottomana di muoversi fra le potenze con una certa libertà potrebbe colpire, come è già accaduto, gli interessi italiani ed europei. Lui, Erdogan, nella prima dichiarazione dopo la vittoria elettorale, ha parlato di “secolo turco”. È un dato di fatto che oggi la Turchia è nella Nato ma non ha aderito alle sanzioni contro Mosca, ed è stato l’unico soggetto della diplomazia internazionale (oltre al Vaticano per gli aspetti umanitari) a raggiungere concretamente un accordo fra Ucraina e Russia, in questo anno di guerra, proprio sul tema del grano“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Qualcosa di analogo a ciò che dice Banfi per l’Italia e per l’Europa in genere vale anche per la Germania, che ha finanziato, già sotto il cancellierato di Angela Merkel, con un volume di soldi gigantesco la permanenza di molti profughi in Turchia.

„Baku festeggia la rielezione di Erdogan, euforica per il fatto che l'Azerbaigian potrà continuare i suoi sfrenati tentativi di pulizia etnica e di accaparramento del territorio contro l'Armenia con il pieno sostegno della Turchia, membro della NATO“ (Lindsey Snell, Twitter, 28.5.23).

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Konstanze ed io abbiamo sentito, mentre facevamo il brunch pentecostale, dopo la Santa Messa, il discorso che il Santo Padre ha tenuto ai vescovi ed ai referenti del Cammino sinodale del 25.5.23 e che ho condiviso nelle mie bacheche con il titolo: Lo Spirito Santo, fonte di confusione ed armonia. Credo sia importante ricordare alla Chiesa tutta, che il protagonista del Cammino sinodale è lo Spirito Santo e non le varie lobbies di potere ecclesiale (diocesane, dei movimenti, degli ordini religiosi, delle parrocchie…). In un certo senso i singoli membri del „popolo santo di Dio“ sono le persone che più mi interessano e che più interessano al Papa. E per quanto riguarda questo mio diario vorrei tanto che i criteri che da il Papa siano quelli per giudicarlo: è il diario espressione di adeguamento al mondo o un vero frutto dello Spirito Santo. E i criteri sono: superamento dell’autoreferenzialità, superamento del clericalismo, anche di quello dei laici (fuori e dentro la Chiesa), ascolto di quella voce che crea confusione ed armonia…Buona Pentecoste a voi tutti! 

(Pomeriggio tardo) La questione posta da san Hurtado, se nel cielo rivedremo i nostri cari e che a me ha fatto tanto bene viene posta in modo del tutto diverso e radicale da maestro Eckhart, di cui ho visto ieri ancora una volta la chiesa dove predicava ad Erfurt, in una forma di „epoché“ del giudizio che forse non è neppure più cristiana, ma piuttosto una premessa all’idealismo tedesco, forse un primo passo inconscente verso l’idealismo tedesco. A cosa ci invita a rinunciare maestro Eckhart? Al „sé stesso“, al „mondo“, a „Dio“ (cfr. Alois Haas, ibidem 58). Quale è lo scopo? Raggiungere „il nulla più libero del sé, del mondo e di Dio“. In una sua predica sul regno di Dio (Haas, 55) il monaco di Erfurt si esprime in modo meno filosofico, ma non meno radicale: „Nella misura in cui l’anima con la fede è capace di affondare nel bene non conosciuto, diventa così uno con il bene sconosciuto, che diventa sconosciuta a se stessa e a tutte le creature“. „Nel medesimo uso di essere e „nulla““ Ulrich, in dialogo faccia a faccia anche con Eckhart ed hegel, salva la deriva idealista del grande monaco tedesco. E forse questo è possibile, perché Ulrich, seguendo la piccola Teresa di Lisieux e non in primo luogo l’epoché della „grande morte del buddismo“, non perde mai di vista la „piccola via“, che non si dissolve nel divenire nichilistico di Dio. Detto ciò rimane anche vero che la questione filosofica di Heidegger-Eckhart (Haas, 51) deve essere pensata fino in fondo. In primo luogo sarà anche importante confrontarsi con la parola „Gelassenheit“ , che è un’invenzione di maestro Eckhart, anche se la usa solo una volta, e che viene interpretata da Eckhart stesso come radicale epoché di giudizio, come „resignatio“, ma poi ci si deve confrontare con una pagine memorabile di Heidegger che pensa l’assoluto come privo di ogni determinazione - dimensione questa che va al di là sia dell’idea del „non-ancora-determinabile“, del „non-ancora-determinato“ a livello gnoseologico e al di là del „non-essere-ancora dell’essere“ di Ernst Bloch, a livello ontologico. La meta di Heidegger è decisamente un ritorno all’antichità non cristiana: „mancanza di nome di Dio e del fondamento dell’anima“ e superamento radicale della dialettica soggetto-oggetto nel senso di un’unità che predica: „entrambe le cose: io sono l’assoluto, e l’assoluto è me. Un’unità in cui è superato ogni cambiamento. L’alternativa a questo nulla/tutto è la piccola via della donazione dell’essere come amore gratuito.  

(Erfurt, il 28.5.23 - Solennità di Pentecoste) Ieri sera siamo stati alla Santa Messa celebrata dal nostro padre confessore, Jeremias, e poi siamo rimasti ad Erfurt. 

Quello che scrive Balthasar sulla chiamata generale e particolare/attuale al „consiglio evangelico“ è di importanza capitale per la vita della chiesa. Dapprima sono stati rivelati i „comandamenti“ (AT), che valgono per tutti e per tutti i tempi. Il consiglio evangelico dell’amore gratuito, però, è qualcosa che, in modo „spirituale“, non „attuale“ vale anche per tutti. Se uno si chiede, cosa debba fare per diventare santo, la risposta è: amare gratuitamente (che è qualcosa di più di non profanare il nome di Dio, non commettere adulterio, non rubare, non uccidere…) E questo amore gratuito ha a che fare con la povertà spirituale, con la verginità spirituale e con l’obbedienza spirituale. Se uno sia chiamato in modo specifico ed „attuale“ (cfr. Antologia-Servais, 236-237), non dipende da una scelta di un eroe, ma da una chiamata del Signore e Balthasar specifica: „Poiché la scelta particolare è una cosa del Signore e non dell’arbitrio del cristiano, che desidera sceglierla secondo una regola teoretica della „perfezione“, tramite il non essere stato eletto ad una vita dei consigli evangelici „attuale“ non gli accade alcuna ingiustizia“. Chi è chiamato in modo attuale, nella storia della Chiesa, conferma tradizionalmente con i voti la sua chiamata. Balthasar specifica ancora, citando Tommaso d’Aquino, che la vita attuale dei consigli evangelici appartiene alla perfezione solamente „instrumentaliter et dispositive“, ma per tutti vale che dobbiamo diventare santi come il Padre nel cielo che ama tutti gratuitamente (gratis et frustra, anche se in Dio Padre non vi è una frustrazione in senso psicologico): possedere le cose senza possederle; possedere una donna senza possederla; possedere gli amici  senza possederli (da non intendere come una vita alla disincarnazione) possedere la libertà senza voler aver sempre ragione: „obbedienza spirituale“. Il cammino di santità è accettare di farsi prendere per mano da Gesù: regole teoretiche della perfezione non funzionano e causano solo arroganza…

Del centenario della nascita di don Lorenzo Milani ieri vorrei ereditare alcuni punti che mi sembrano importanti, più della questione se in lui ci siano elementi di intellettualità borghese o del classismo ideologico, nella modalità dell’esaltazione della cultura popolare e contadina (Marcello Veneziani) - questo problema non c’è lo ho per nulla, visto che io vengo da una famiglia contadina ed anche operaia (mio padre è stato ferroviere e mia madre ha lavorato alla FIAT…) e non „borghese“. In primo luogo mi interessa il suo essere stato sacerdote e maestro. Per quanto riguarda il primo aspetto, vorrei citare una frase di Valente, che come al solito chiarisce le cose in modo sintetico ed efficace.  „Don Lorenzo non è che si mettesse la tuta d’operaio per stare vicino al popolo. Non ha mai messo tute da operaio. Ha sempre fatto il prete e basta“ (Gianni Valente). Sua moglie, Stefania Falasca, ha condiviso oggi nella bacheca in Facebook quanto aveva detto Papa Francesco a Barbiana. Il suo lavoro di maestro e sacerdote consisteva nel dare la parola a chi non c’è l’aveva. Per me oggi significa ridare un linguaggio ai giovani che sono del tutto o quasi in ciò che Paul Kingsnorth chiama „la macchina“. Sono anche molto contento che il Papa sia andato a Barbiana per confermare un desiderio giusto di don Lorenzo: la chiesa come istituzione c’è per confermare i suoi figli che vanno per strade singolari (in modo che un non pensi che sia una questione solo privata) e i „numeri“ (quante persone facciano parte di un’esperienza non centrano proprio un fico secco) - solo la missione conta! 

Abba nostro…

(Erfurt - tarda mattinata) In un certo senso se si parla di „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ferdinand Ulrich) ci si serve di una „logica dell’indicibile come anti-logica della contraddizione“ (cfr. Alois Maria Haas, ibidem 44); un’anti-logica di cui si sono serviti sia gli scettici, sia i mistici tedeschi (Heinrich Seuse, Johannes Tauler…) sia lo zen-buddismo sia Nâgârjuna (secondo secolo dopo Cristo in India). Quando Tommaso dice che nell’essere c’è tutto a parte il non essere si serve del principio di non contraddizione, ma se ci si concentra sull’assoluto e, come nel caso di Ulrich, sul dono gratuito dell’essere come amore, che è similitudine dell’assoluto, non basta neppure la logica dell’opposizione (Romano Guardini), ma per l’appunto si necessità la logica della contraddizione   della sua molteplice articolazione: è, non è, è e non è, né è né non è (cfr. Haas, ibidem 38-38). Nel linguaggio del maestro Nâgârjuna: „non da se stesso; non da altro; non da due (insieme), non senza motivo vengono percepiti una volta da qualche parte alcuni essenti“ (cfr. Haas, 45). Non commento tutto, ma faccio qualche esempio: l’essere donato è semplice e completo, ma non è sussistente (è e non è); gli essenti seguono „il senso necessario dell’essere“, non sono senza motivo, etc…Per quanto riguarda „il medesimo uso di essere e „nulla““ ci troviamo nel cuore di quel vuoto e povertà che insegnano sia il maestro indiano sia il piccolo fratello pellegrino di Gesù (Ulrich), che si serve sia dell’opposizione povertà/ricchezza, vuoto/pieno, sia mette in gioco una radicale gratuità, che è per l’appunto „nulla“. Facciamo ancora un passo: essendo che tutto accade in questo dono dell’essere, come insegna un monaco zen del nono secolo, Linji, con un altro linguaggio da quello di Ulrich e forse anche con un’altra intenzione, non vi è una differenza ultima tra sacro e profano; oggi nella basilica benedettina, ridotta a museo, sul Petersberg, qui ad Erfurt, ho visto una rappresentazione della Madonna con una veste blu e di Eva nuda, ma in senso stretto ci si potrebbe immaginare anche una Maria nuda, come Cristo stesso è morto nudo sulla Croce. Scrive Linji: „senza Buddha, senza Dharma (etica, morale, religione…), senza cercare fuori o dentro - questo „ES“ (pronome neutro terza persona singolare), è l’uomo indipendente del cammino, è la vera idea, e l’uomo autentico senza grado, rango, condizione, stato“ (cfr. Haas, 47). Al cospetto dell’essere come dono gratuito non vi è alcun grado che faccia comprendere il mistero, neppure il papa ha ricevuto più essere dell’ubriaco che ieri ha ballato davanti al nostro tavolino e a cui una donna, con la disapprovazione del marito, ha dato soldi, attenzione e si è fatta baciare la mano. Nella profanità della scena c’era più religione che in tante azioni religiose e liturgiche. Questo maestro dello zen buddista, nel senso del maestro Nâgârjuna ed appoggiandosi a la quadruplice logica di cui sopra, afferma: „qualche volta tolgo la persona, ma non le circostanze. Qualche volta tolgo le circostanze, ma non la persona. Qualche volta tolgo sia la persona che le circostanze. Altre volte non tolgo né le circostanze né la persona“. Senza questo superamento delle determinazioni dell’esistenza umana e senza una certa anti-logica della contraddizione, che per l’appunto predica il „medesimo uso di essere e „nulla““ non è possibile dire nulla di sensato sul gratis e frustra dell’amore con cui l’assoluto, il mistero, ci educa ad un ritorno in esso; che senza „Gelassenheit“ non è possibile e senza che l’uomo si faccia educare da un abbraccio reale a diventare non-uomo, quindi divino. Non credo che sia possibile ciò senza vie storte e senza surrogati, ma l’intenzione deve rimanere una sola: entrare e dissolversi nel mistero di Colui che dona gratuitamente l’essere. Cosa che non è possibile senza svuotamento e senza povertà di spirito… 

(27.5.23) „La morte di una persona ci occupa di più che la sua nascita“ (Alberto Hurtado, Gelingendes Leben (una vita che riesce), Friburgo, 2015, 69). Ovviamente ha ragione Hannah Arendt a sottolineare l’importanza della nascita, ma forse l’affermazione di san Hurtado rimane vera, perché la morte rappresenta anche qualcosa di assurdo. 

Come ci insegna 2 Sam 12, 15-23 essa fa parte anche della vita e Davide con ragione dopo aver digiunato in modo molto radicale, una volta saputo che il bimbo è morto, rientrò „in casa, chiese che gli portassero del cibo e mangiò“. Alla domanda stupita dei servi, risponde: „Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo: „Chissà? Il Signore avrà forse pietà di me e il bambino resterà vivo“. Ma ora che gli è morto: perché digiunare? Potrei forse farlo tornare? Andrò io da lui, ma lui non tornerà da me!“ Quello che può fare ora Davide è mangiare e bere e consolare Betsabea (cfr. 2 Sam 12,24-25), dove il consolare non è solo qualcosa di spirituale, ma implica il giacere con lei: „così partorì un figlio, che egli chiamò Salomone“. 

Detto questo più si approfondisce il fatto che Dio è un Dio della vita e tanto più è chiaro che Dio non può volere la morte  - penso ai versetti del libro della „Sapienza“, che ho sentito commentare, non so più in quale anno, da don Giussani agli Esercizi di Rimini. „Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’é veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale“ (Sap 1,13-15) L’interpretazione umana della morte, come avvenimento definitivo, nasce da una mancanza di ragione (sragionano, dice la Sapienza 2,1). Il mistero più grande è che ci sia qualcosa, invece che nulla e perché dovrebbe poi finire nel nulla? È vero che noi, una volta che la morte è decisa, come nel caso del primo figlio di Davide e Betsabea, non possiamo fare più nulla: ad un certo punto i genitori di mia moglie, alcuni amici, i nostri nonni se ne sono andati e non abbiamo potuto fermare la scomparsa, sebbene avessimo pregato. Ma una scomparsa per la scomparsa è priva di ogni momento di fede, speranza ed amore. È priva del senso ontologico dell’essere! La Chiesa non si è mai pronunciata sulla questione se noi dopo la nostra morte vedremo in nostri cari, anzi un sacerdote di Neckargemünd, quando morì Béla, ci disse che noi nel cielo vedremo Dio, non i nostri cari, ma in vero la liturgia della Chiesa prevede questo incontro, anche se l’incontro con Dio sarà la cosa più importante e san Hurtado afferma con ragione: Considerando il modo con cui Dio agisce „il suo comportamento sarebbe un terribile scherzo se egli immettesse in noi un amore ardente e senza limiti per uomini che significano per noi di più di quanto significhiamo noi per noi stessi, se questo amore dovesse spegnersi con la morte. Tutto ciò che noi siamo ci accompagnerà nell’aldilà“ (Hurtado, ibidem). L’essere „non aliud“ di Dio si rivela proprio nel suo essere così fedele come nessuno di noi lo può essere. E nell’incontro con i nostri cari si potranno anche chiarire cose che nel mondo non è stato possibile chiarire.



La „disapprovazione della guerra“ con il gesto mariano di cui si parla alla pagina 98 di „Tierra prometida“ (in relazione ad una possibile guerra tra Argentina e Cile) è per me una delle eredità più importanti di questa „storia di una storia“ di Alver. C’è un filo rosso che conduce quella disapprovazione alla mia disapprovazione della guerra come metodo per risolvere la terribile guerra in Ucraina. Questa disapprovazione non significa minimamente legittimare i bombardamenti di ospedali da parte della Russia (qualora questa notizia sia vera), in cui sembrano esserci due morti e 23 feriti, di cui tre in modo molto grave. La Russia, però, afferma, che avrebbe colpito un deposito di munizioni. Interessante è per me che l’annuncio del bombardamento di ospedali, anche di una clinica per animali, durane il quale è morta una persona, sia congiunto con la richiesta del ministero della difesa ucraino di fornire 48 jet da combattimento del tipo americano F-16. (FAZ, 27.5.23). L’editoriale di Heike Göbel della FAZ ci ricorda la verità lapalissiana che lo stato non può fare tutto, bene sarebbe bello se ci si ricordasse di ciò quando si usano i soldi per la guerra e non quando li si vuole usare per la cura di malati. 

„I funzionari statunitensi affermano spesso di avere poca conoscenza dei piani militari dell'Ucraina. Ma ecco Victoria Nuland che dice al Forum sulla sicurezza di Kiev che gli Stati Uniti stanno "lavorando" sul piano di controffensiva dell'Ucraina "con voi da circa 4-5 mesi““ (Aaron Maté, Twitter, 26.5.23).

Abba nostro…

(Pomeriggio - Erfurt) Credo che la filosofia dell’essere come amore gratuito debba confrontarsi con la tradizione di pensiero scettico-mistica (cfr. Alois Maria Haas, Vento dell’assoluto, edizione tedesca citata, 34-43) se non vuole ridursi ad una pura chiacchiera filosofica, che non tiene conto del fatto che è mistero già il fatto che ci sia qualcosa invece che nulla e che colui che dona l’essere stesso, nella modalità del „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ferdinand Ulrich), è a sua volta mistero. Se si ha a che fare con il mistero dobbiamo anche prendere sul serio un’ascesi del giudizio su tutte le cose. Don Giussani nelle sue „premesse“ al „Senso religioso“, quando ci dice di non sposare i giudizi degli altri, ci educa un po’ a questa ascesi del giudizio, solo che a differenza dello scetticismo, ritiene che dobbiamo esercitarci in un giudizio più esistenziale. Cosa molto utile per un discernimento dell’esistenza storica, ma se si cerca di pensare il mistero stesso e cioè quando si vuole percorrere la via „dalla differenza del molteplice verso l’unità“ assoluta“, allora è chiaro che si deve essere molto modesti nel giudizio stesso; non si tratta di „incomunicabilità“, piuttosto di „mistagogia“, nel senso di una guida che ci aiuti, cioè ci guidi a comprendere, per quanto sia possibile, il mistero stesso. La mistica che ho conosciuto con Adrienne non è identica all’apofasia (non si può dire nulla del mistero), ma ha piuttosto un carattere kataphatico (discesa del mistero nell’essere come dono di amore gratuito). Certamente vi è una differenza e non solo una similitudine tra ateismo apophatico e mistica apophatica, ma vi è per l’appunto anche una similitudine tra una scetticismo nullificante  ed una mistica unificante, e questo ha proprio a che fare con il significato della parola „nulla“ che non è solo nichilistico, ma anche caratteristica dell’amore gratuito. Perchè è proprio la gratuità dell’amore assoluto che non è comprensibile e in questo senso un ateo è più vicino al mistero di un chiacchierone, dicendo che „la prima causa di tutte le cose è sconosciuta ed inconoscibile“. In un certo senso senza scetticismo non sarebbe stato possibile il lavoro missionario dei cristiani, perché la filosofia antica, come introduzione alla beatitudine (Platone, Aristotele, Epicuro…), non avrebbe avuto bisogno dell’annuncio cristiano. Ed anche in questo senso ci possiamo servire di un’affermazione di Ludwig Wittgenstein (25.5.15): „L’istinto mistico viene dalla mancanza di pace nei nostri desideri tramite la scienza. Noi sentiamo che anche se tutte le domande scientifiche hanno ricevuto una risposta, il nostro problema non è stato neppure toccato“ - non è specificato quale sia il problema, ma certamente non è qualcosa che si possa ricostruire con domande scientifiche. „Allora non rimane più aperta per l’appunto alcuna domanda; e proprio questa è la riposta“ (Wittgenstein, ibidem). Forse nel senso che le domande scientifiche non sono la via da percorrere per giungere al mistero, ma bisogna allargare l’idea di ragione stessa, senza ridurre questa in una chiacchiera - il che non significa che le domande scientifiche non siano sensate… ma hanno altri oggetti di ricerca…


(26.5.23 - San Filippo Neri, il santo che ha raggiunto il cuore di Goethe) Per quanto riguarda lo stato di perfezione in senso proprio, Balthasar specifica che non è quello in cui si possiede l’atto di amore perfetto, perché questo lo possiede, anzi lo è solo Dio. Colui che si trova irrevocabilmente in uno stato che lo obbliga ad orientarsi „con solennità“  a quelle cose che sono perfette, o detto altrimenti che lo obbliga perpetuamente a definire tutto se stesso in forza dell’amore gratuito, si trova, perché lo ha scelto, come risposta ad una chiamata di Dio, nello stato di vita dei consigli evangelici; comunque è anche vero che in ogni stato di vita cristiano è possibile prendere del tutto sul serio la gratuità dell’amore di Dio (cfr. Antologia-Servais, 236). Nella nostra società liquida, senza fare sconti, bisognerà però dire che anche chi si trova su „vie storte“, storte dal punto di vista di questa teologia dello stato di vita cristiano, non ha perso irrimediabilmente la possibilità di vivere secondo la gratuità dell’amore; non posso immaginarmi che Glenn Greenwald, sebbene abbia vissuto in uno stato di vita non previsto dalla chiesa, non abbia, in modo particolare nei mesi di malattia di suo marito, vissuto nel mistero di quell’amore gratuito che è la dimensione ontologica ultima di tutto il reale. 


Anche se in traduzione automatica, velocemente controllata da me, vorrei riportare il giudizio di Greenwald sulla guerra in Ucraina, che corrisponde all’impressione che mi sono fatto io: „Questa sera (23.5.23), un'ulteriore escalation nella guerra per procura ( proxy war) degli Stati Uniti contro la Russia in Ucraina, con le forze ucraine che intensificano le incursioni oltre il confine e gli attacchi all'interno della Russia. Mentre tutto questo accade, l'amministrazione Biden continua il suo schema bizzarro, instabile e pericoloso (bizarre, unstable and dangerous pattern). Prima insiste sul fatto che non invierà una certa arma o un certo sistema militare all'Ucraina perché farlo sarebbe troppo rischioso per un'escalation della guerra e per trascinare ulteriormente gli Stati Uniti nel conflitto - rischiando anche un confronto militare diretto tra gli Stati Uniti, il Paese con la seconda riserva nucleare più grande al mondo, e la Russia, il Paese con la più grande - solo che poi Biden torna indietro mesi dopo e annuncia che, in effetti, invierà esattamente quello stesso sistema di armi che aveva detto con enfasi di non poter fornire all'Ucraina a causa dei gravi pericoli. Lo hanno fatto prima con le batterie di missili Patriot, che Biden aveva detto all'inizio della guerra che non avrebbe mai inviato all'Ucraina, per poi annunciare improvvisamente, nel dicembre dello scorso anno, che li avrebbe inviati. Lo stesso è accaduto con i carri armati Abrams. Biden ha passato tutto il 2022 a rifiutare categoricamente le richieste dell'Ucraina per poi fare marcia indietro quest'anno, annunciando che gli Stati Uniti avrebbero inviato 31 carri armati, tanto per cominciare. Ed è appena successo di nuovo, questa volta con i caccia F-16, che hanno facilmente la capacità di volare in profondità in Russia e bombardare obiettivi russi. Biden è stato particolarmente categorico sul fatto che l'invio di alcuni dei più potenti e complessi jet da combattimento degli Stati Uniti creerebbe un rischio troppo elevato di una grave escalation, compreso il loro utilizzo per bombardare la Russia. Tuttavia, la settimana scorsa, Biden ha fatto di nuovo marcia indietro, dicendo al Presidente Zelenskyy che quei jet sarebbero arrivati e che gli Stati Uniti avrebbero iniziato ad addestrare i piloti ucraini al loro utilizzo. 

Questo „schema bizzarro“ (bizzarre pattern) è l'incarnazione vivente dell'escalation strisciante e fuori controllo. Ciò che un mese viene dichiarato impensabilmente pericoloso e rischioso, un mese dopo diventa la politica di guerra ufficiale del governo. Su questa strada, sembra molto più probabile che gli Stati Uniti si trovino in una sorta di confronto militare diretto con la Russia. Come reagirebbero gli Stati Uniti se un Paese vicino colpisse ripetutamente il suolo americano utilizzando missili, carri armati e caccia forniti da Cina, Russia o Iran? 

Come è accaduto fin dall'inizio di questa guerra, ci si chiede quali interessi o benefici statunitensi possano giustificare questi rischi sempre più pericolosi, soprattutto alla luce della posizione di Washington che per due decenni, sotto entrambi i partiti, ha affermato che l'Ucraina non è mai stata e non sarà mai un interesse vitale per gli Stati Uniti.“ (Trascrizione della trasmissione in Rumble, 26.5.23).  - Sono cosciente che ci sono altre narrazioni degli eventi, ma fino a quando questa narrazione non sarà smentita con argomenti convincenti, essa rimane la mia narrazione, che tra l’altro, anche se il Papa non è un giornalista, è compatibile con la sua critica alla logica di Cappuccetto rosso. 


Abba nostro…



(Tarda mattinata, in una pausa) San Alberto Hurtado ha ragione ha ricordarci le due città di Agostino ed anche il fatto che noi oscilliamo tra le due: in una adoriamo Dio e nell’altra adoriamo noi stessi (Hurtado, ibidem 68). Da Hans Urs von Balthasar, proprio come interprete di Agostino, ho imparato che non c’è un confine univoco tra le due città, quindi l’immagine di Hurtado dell’oscuramento tra le due spiega bene il rapporto delle due città nei nostri confronti. „Ragione e fede ci conducono a Dio. La mia sensualità disordinata mi conduce all’adorazione del mio „Io“ e all’idolatria, che è il contrassegno del peccatore: adorare la creatura al posto del creatore“ (Hurtado, 68). Se si prende sul serio la prima frase allora dobbiamo dire con chiarezza che noi peccatori oscilliamo tra la ragione/fede alla sensualità disordinata e che anche qui non c’è un confine univoco, tanto meno c’é la possibilità di essere solo ragionevoli e fedeli. Direi anche che, pur sottolineando l’importanza di andare in alto, dobbiamo tenere conto anche del basso. Per fare un esempio: chi si masturba non lo fa in primo luogo per adorare se stesso, ma perché forse non ha la possibilità di vivere la dimensione della sessualità con il suo partner (per esempio se è malato) oppure per rallentare il peso dell’essere sotto stress lavorativo. Certo questo è un surrogato e si dovrà stare attenti che il movimento di oscillazione non ci porti dal surrogato all’adulterio, ma in queste cose dobbiamo essere realistici. Almeno questo dovremmo impararlo dal caos della pedofilia…



(25.5.23) SPN che parla di „stato di vita“ nel senso di „vita“, come abbiamo visto l’altro ieri, distingue tra „via dei comandamenti“ (non avrai altro Dio all’infuori di me…non uccidere…)  e „via dei consigli“ (obbedienza, povertà e verginità). (Cfr. SPN, Esercizi 135, citati in Antologia-Servais, 235-236). Quest’ultima è stata chiamata  anche „via della perfezione“, ma in vero, come abbiamo visto, SPN pensa che tutti dobbiamo tendere alla perfezione e non c’é dubbio che Gesù abbia vissuto questa via dei consigli evangelici, chi dice altro non conosce i Vangeli, ma legge solo romanzi sul tema. E proprio Gesù in Mt 22,36-40 ci fa comprendere che l’amore perfetto è anche „comandamento“, ma ovviamente in questo comandamento c’è anche la dimensione del „consiglio“, perché chi ama lo fa liberamente e vede nei desideri dell’amato un comandamento. Poi ci sono deformazioni di tutto ciò quando si vede nel desiderio di chi non ama davvero un comandamento, da cui invece dobbiamo liberarci con un „grande divorzio“ (C.S.Lewis). Un affermazione del passaggio che stiamo meditando mi sembra importante: ci sono persone che seguono i consigli in modo letterale, ma tutti siamo chiamati in un senso largo a seguirli.

Ieri sono stato intervistato dalla MZ (Yvette Meinhardt), sezione Zeitz, a dieci anni dall’alluvione (qualcosa di molto simile a quello che stanno vivendo ora in Emilia-Romagna, e che hanno vissuto l’anno scorso nella Renania) che non ci permise di vivere per una settimana nella nostra casa e, allora non eravamo ancora i proprietari, visto che abbiamo comprato la casa dopo l’alluvione, cosa che ha stupito la giornalista, costrinse i proprietari ad una rinnovazione della cantina, dell’impianto elettrico e dell’alloggio sotto quello dove abitavamo allora ed abitiamo ora. Quando abbiamo comprato la casa lo abbiamo fatto nel senso di Paolo: possedere senza possedere e questo è un modo largo di vivere il consiglio della povertà. L’abbiamo comprata perché è in un posto bello ed essa stessa è molto bella, ma lo abbiamo fatto sapendo anche che è in un terreno pericoloso, cosa che se non fosse così non ci avrebbe permesso di comprarla. In ogni matrimonio l’obbedienza reciproca (in polarità con la libertà) degli sposi è un elemento importante del rapporto ed anche se con il consiglio della verginità io faccio fatica, già solo il fatto che divento più vecchio mi costringe a tenerne conto. 


Questa difficoltà con la „verginità“ non ha solo a che fare con me o con la società trasparente o con gli scandali di pedofilia della Chiesa (pedofilia che era presente anche nell’antichità, come mi ha fatto notare un amico, e non come scandalo), ma è registrata anche dal mito della scelta di  Venere da parte  di Paride; insomma è la cultura occidentale stessa che ha difficoltà con essa. Certo anche la sapienza e il potere hanno il loro grado di tentazione, come „logicizzazione del reale“ o come „abuso di potere“, ma la tentazione di Venus è alla fine quella che si impone.  


L'uso dell'esperienza elementare, o del proprio «cuore», è dunque impopolare soprattutto di fronte a se stessi, poiché quel «cuore» appunto è l'origine dell'indefinibile disagio da cui si viene presi quando, ad esempio, si è trattati come oggetto di interesse o di piacere. La propria esigenza di uomo o di donna è ravvisabile come diversa: è esigenza di amore, ed è purtroppo miseramente facile a essere alterata. Incominciamo a giudicare: è l'inizio della liberazione. Il ricupero dell'esistenziale profondo, che permette questa liberazione, non può evitare la fatica di andare controcorrente“. 

( LUIGI GIUSSANI, IL SENSO RELIGIOSO) - se davvero si fa sul serio con il paragone e con confronto esistenziale con questa frase allora devo dire che spesso è fonte di piacere anche 'profondo' „essere oggetto di interesse e piacere“; l’anima nobile e casta di don Giussani ha difficoltà con ciò, ne sente un disagio, ma in vero oggi per tanti è come un ultimo aggancio alla realtà, anche se in questa forma „perversa“ (nel senso di Freud e C.G.Jung). È vero che c’è una dimensione „sovraessenziale“ in cui l’amore gratuito è più di tutte queste „perversioni“, ma ciò deve essere verificato nella materia, non nella teoria, neppure nella teoria della sdc. E per quanto riguarda la fatica di andare contro corrente ciò è vero anche nella Chiesa. Comunque è vero che l’esigenza del cuore come desiderio di amore gratuito è più di tutto ciò che la carne come dimensione bassa può dare, ma io nel frattempo sono allergico ad ogni „idealità astratta“. 


Abba nostro…



(Tramonto) Certamente la prima filosofia con cui ho cercato di esprimere ciò che pensavo, dopo la crisi della mia appartenenza ecclesiale (1981-1988), è stata la filosofia dell’utopia di Ernst Bloch, ma vi è stato anche un incontro con la filosofia postmoderna, come critica alle grande narrazioni (François Lyotard, Gianni Vattimo…) ed anche quando incontrai la filosofia di Ulrich cercai con la sua categoria della „non sussistenza dell’essere“ di ereditare alcuni aspetti della de-costruzione di un pensiero e di un linguaggio autoritario ed in genere di ogni soggetto di dominio (cfr. Alois Maria Haas, Wind des Absoluten. Mystische Weisheit der Postmoderne? (Vento dell’assoluto. Saggezza mistica della postmodernità?) Friburgo in Br. 2009, (2023), 12) tipico della postmodernità. La critica postmoderna al „logo-centrismo“ assomiglia a quella alla „logicizzazione dell’essere“ di Ulrich, nella sua filosofia dell’essere come dono di amore gratuito, senza giungere all’esigenza postmoderna della pluralità di sensi vs il senso, la molteplicità è alcunché di positivo. 

Il seguente detto del primo Wittgenstein non ha una vera importanza per me: „su ciò che non si può parlare, si deve tacere“, forse per i limiti ermeneutici della frase stessa, che intende che si possa parlare solamente di ciò che scientificamente dimostrabile, mentre la sua domanda riguardane l’inesprimibilità tra pensiero e realtà, sebbene io creda con Frege e con Spaemann che ci sia una relazione tra pensiero e realtà, la trovo interessante in una situazione di crisi e quindi non nei limiti ermeneutici del primo Wittgenstein: posso pensare che la tredicenne Emma abbia avuto un ictus, ma percepisco anche la totale inesprimibilità di un senso in questa affermazione. Il secondo Wittgenstein, che non intende più il linguaggio come un „sistema scientifico astratto“, ma cerca di comprendere con finezza e capacità di ascolto come le persone usino un determinato linguaggio, mi è infinitamente più vicino del giovane Wittgenstein…

Per quanto riguarda Nicola di Cusa, credo che sia la sua idea di Dio come „non aliud“, sia la sua „dotta ignoranza“ sono categorie con cui io, ancor oggi, mi avvicino al mistero dell’assoluto, di cui in fondo so solo, che ci sorprenderà con una gioia, che noi non possiamo né creare, né pensare, né immaginare. Speriamo di esserne degni! 



(24.5.23) Se contempliamo la vita del Signore vediamo che ci sono due „stati di vita“ , ma una sola via - la via del Signore è l’amore gratuito che ci ha donato il Padre ed in cui ci muoviamo, per l’appunto come non si stanca di dire Adrienne, dal Padre al Padre. Il primo stato di vita è quello del mondo: nasciamo, cresciamo dentro una famiglia e dentro legami famigliari, oggi questi legami sono molto deboli, così che si arriva molto presto ad una crisi, ma una qualche forma di legami obbligati ci sarà, perché senza di essi non possiamo crescere. La differenza nel Signore è che lui vive nello“stato del mondo“, ma liberamente: una libertà che nasce nel grembo della Trinità, ma la sua appartenenza in questo stato del mondo è autentica e non è uno „stato della scelta“ mascherato. Il dodicenne fa vedere a tutti chi è Suo Padre, ma poi si rimette dentro i legami famigliari e li dentro compie la volontà e la missione del Padre. Poi, quando comincia la sua vita pubblica, abbiamo a che fare con una „rottura“, con un „salto“: egli sceglie alcuni compagni di viaggio e per questa famiglia sovrannaturale contrasta anche un indebito immischiarsi della famiglia „naturale“. Nella zona del mondo in cui vivo vedo un grande attaccamento alla famiglia, anche se spesso non è quella biologica, ma quella che si crea dopo che il padre e la madre vivono in un nuovo rapporto. In questo senso lo „stato del mondo“ che vivono è „liquido“. Le scelte che vedono i bambini sono in un certo senso una pseudo „scelta dell’elezione“, nel senso che viene scelta una altra donna o un altro uomo, ma si passa da un obbligo all’altro e non si tratta di quella libertà di cui parla Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 234-235). Scegliere quello che Dio vuole da noi. Questo salto nella nostra regione sarà molto complesso, anche se ovviamente Dio può fare di pietre, figli di Abramo. Fra due settimane abbiamo un ordinazione sacerdotale, cosa più unica che rara al momento.

Viviamo tutti poi in una società trasparente, quindi „pornografica“ - non so fino in fondo quale conseguenze ciò abbia nel profondo, ma certamente spesso un bisogno di soddisfazione „bassa“ dei bisogni, che rende difficile lo sguardo alto. Quanto Etty dice che si vorrebbe essere balsamo per così tanti, sa tutte queste cose. Sa quanto lei non desideri essere ingabbiata in legami obbligati, in modo particolari quelli famigliari naturali, sa che lei stesso non ha bisogno di sesso con Spier, ma ha bisogno del suo corpo e non solo del suo spirito. Come essere balsamo per gli altri senza il corpo? Sa che Spier stesso che ha un’anima monacale, non può vivere senza surrogati, sa che in lei stessa a volte il bisogno della carne basso è così forte che non sa liberarsene, anche se non si aspetta la pace dalla carne; ma nel suo cammino unico di amore gratuito alza sempre di  più lo sguardo verso l’altro, senza perdere di vista l’esigenza di essere balsamo per così tanti. Detto questo Etty è un anima pura che non agisce per egoismo, mentre io credo che noi tutti siamo abbastanza egoisti e che camuffiamo il nostro egoismo anche con un linguaggio pseudo religioso. In questo diario dell’autenticità ho cercato almeno di non fare camuffamenti religiosi. 

Per quanto riguarda la Fraternità di Comunione e Liberazione direi che la Fraternità è utile se permette di vivere il nostro „stato del mondo“ alzando lo sguardo al Padre: se i gesti famigliari vengono solo sostituiti da gesti della comunità, obbligati, allora essa è solo formalismo, in cui certi obblighi sono sostituiti da altri. Certamente ci si sono uomini liberi in CL…


Caro (…), per evitare fraintendimenti; la foto di ieri non era pensata nel senso che fosse mandata a don (…); volevo solo farti vedere che ho pensato a lui, scrivendo il suo nome e il nome di una nostra allieva della settima classe che ha avuto un ictus su un foglietto, che ho messo sull’altare di santa Rita, nella nostra cappella parrocchiale. 

Ciao, Roberto 


Abba nostro…


(Pomeriggio) La lettera pastorale sulla sessualità per la quaresima di questo anno della conferenza episcopale scandinava è amichevole e sottolinea alcuni aspetti che sono importanti, ma non mi convince del tutto. Innanzitutto il primo passo è saltato, e si comincia subito da Noè e l’arcobaleno, per motivi ben comprensibili, ma di tipo politico; questo salto non è molto problematico, perché di fatto i vescovi scandinavi sono coscienti che Dio ha fatto un patto con la carne intera („con ogni carne“ (Gen 9,11.15.17) (pagina 1). Il primo passo è quello dei primi due capitoli della Genesi, che visto che parliamo di sesso vorrei riassumere così: „Ora tutti i due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna“ (Gen 2, 25). L’uomo e la sua donna erano nudi e non provavano vergogna. La vergogna subentra con il peccato originale che è stato una mancanza di fiducia in Dio, ma la vergogna non fa della natura dell’uomo e della sua nudità qualcosa di totaliter corrotti! Il patto di Dio, dopo il diluvio, secondo i vescovi implica un’attesa di giustizia da parte di Dio, ma a me non sembra che nel testo ci sia una „condizione“ del tipo: se siete bravi allora non farò venire alcun diluvio (cfr. Gen 9, 11 sg). Direi piuttosto che questa promessa: „non ci saranno più le acque del diluvio, per distruggere ogni carne“ crea la possibilità della giustizia nel rapporto tra i sessi. Con una certa ragione il testo dei vescovi scandinavi sottolinea il fatto che oggi l’Arcobaleno è diventato un segno di un movimento che „dissolve la persona come se il sesso biologico fosse una pura causalità“ (pagina 2). Con ragione denunciano il fatto che si insegnano ai bambini „ipotesi avventate“, che non sono fatti dimostrati e che questo ha una conseguenza grave: con queste ipotesi avventate, quando si dimostrassero false, si „corre il pericolo di venir feriti in modo terribile“ (pagina 4). Con ragione il testo sottolinea il fatto che il collasso della realtà biologica ci porta ad una sovra accentuazione della „percezione di sé soggettiva“ (pagina 2). Il dono dell’essere come amore accade nella materialità biologica del corpo umano. Il testo dei vescovi è amichevole ed un invito a tutti, perché tiene conto del fatto che che nella realtà ci sono anche contraddizione e ferite che vanno accolte e guarite. Quindi il dono dell’essere nella complementarietà del maschile e del femminile è la struttura normale, ma in ognuno di noi ci sono delle „parti caotiche“ (pagina 3). „Nella comunità ospitale della Chiesa c’é posto per tutti“ (pagina 3) e sull’umanità stanca, ferita e confusa „scende la misericordia di Dio“ (Midrasch del quarto secolo), non la condanna. Ma proprio si innesta un punto debole della lettera e cioè quando si parla dell’ „ideale alto“, che mette ordine alle „parti caotiche“ che ci sono in ognuno di noi. Anche Etty, come ho già detto questa mattina, si orienta all’alto, ma tenendo conto del basso, perché se no il rischio è quello di giungere ad una idealità astratta, che può essere ripetuta all’infinito, ma che anche se tiene conto dei piccoli passi in cui ci si migliora, non tiene conto di quell’esigenza di nudità senza vergogna, che non è stata distrutta totaliter dal peccato originale. E non tiene conto del fatto che il caos dell’inconscio e la perversione polimorfe fanno parte di quella carne „biologica“ nella sua interezza che si vuole salvare. 

Si può sottolineare l’importanza dell’ideale ascetico, ma se questo ideale ci porta alla „sospensione ideale ontologica“, quest’ultima sovrasterà la carne e la materia dall’alto senza cambiare proprio nulla e innesterà meccanismi di compensazione, per cui non ci si masturberà, quando si ha un bisogno sessuale che non può essere acquietato, per qual si voglia ragione, con un partner, ma ci si prenderà delle compensazioni anche ecclesiali nelle forme diverse di „mondanità spirituale“ (in CL per esempio, mia moglie che è un’anima davvero buona e nobile, ha sempre sentito come „compensazione“ in questo senso il fatto che alcune persone potevano partecipare ad una cena ed altre no: è solo un esempio). Non si tratta di abbassare indebitamente la canna per misurare per esempio un salto, ma di tener conto dell’esperienza, che senza contraddire Gesù nell’essenziale (non commettere adulterio), non confonde ogni fantasia erotica vissuta polimorfa, nella nostra società trasparente, come adulterio. Quando ero giovane un vescovo del sud dell’Italia, che combatteva contro la mafia, aveva detto alle suore che servivano nella sua casa, che sarebbe stato meglio se si fossero guardate un porno ogni tanto, che le telenovelas ogni giorno. Secondo me non era solo una battuta, ma teneva semplicemente conto che per camminare in alto, senza essere sospesi in un’idealità astratta, in qualche modo si dovrà pur gestire il basso. 

Anche l’ideale della verginità - sono tutti vergini i firmatari della lettera - è cosa buona: di fatto ora che scrivo questo commento, invece che guardarmi un porno o una telenovela, sto agendo in modo „vergine“, ma ciò non toglie che vi sia anche una verginità installata e sospesa. 

In breve: si cerchiamo di esercitarci nelle virtù, nella verginità, ma in primo luogo lasciamoci investire da quell’amore gratuito che ci vuole guidare anche per „cammini storti“, che non son solo da essere accolti „paternalisticamente“, ma presi per quello che sono: tentativi di vivere quello che la carne nella sua nudità promette (un po’ di liberazione, un po’ di riconoscimento), anche se non potrà mai soddisfare il bisogno ultimo e grande di liberazione, che è l’incontro con Dio nel suo „oggi“. VSSvpM! 



PS Il mio diario è stato aperto per ben 8.000 volte.



(23.5.23) Ho chiesto ad una paio di persone di pregare per una nostra allieva molto giovane che ha avuto un ictus ed ha perso la parola. Konstanze ed io preghiamo anche per questa intenzione. 


Le pagine (Antologia-Servais, 229-230) in cui Balthasar parla della „differentia specifica“ di ciò che in italiano è stato tradotto come „stato di vita del cristiano“; in tedesco Balthasar parla di „christlicher Stand“ e „Stand“ significa: stato, condizione, situazione; SPN parla semplicemente di „vita“, dicevo queste pagine di Balthasar sono per me importanti per dire con chiarezza alcune cose. In primo luogo che la „vita“ (Esercizi, 135), che il Signore ha pensato per noi e che noi abbiamo accolto, è „irrevocabile“ („cum immobilitate, sine facultate resiliendi“)  - resiliendi viene dal verbo latino resilio, che significa rimbalzare e saltare indietro. Oggi la parola resilienza viene usata per la facoltà psicologica di affrontare le difficoltà e superare i problemi. Balthasar la cita nel senso che dalla „vita“ scelta non è possibile saltare indietro e quindi che i problemi e le difficoltà vengono superate in essa e non abbandonandola, come oggi è comune. Ed io, sto scrivendo la meditazione di fronte a mia moglie che sta leggendo i suoi Emails, non voglio che sia revocabile la scelta fatta ed in cui sono inclusi irrevocabilmente anche Johanna e Ferdinand, che ci hanno scritto delle belle lettere per la festa del mamma e del papà, che in Germania viene festeggiata nel giorno dell’Ascensione. Non voglio che sia revocabile, perché essa fa parte dell’intimità della mia natura umana. E nessuno lavoro, compito civile o scelta professionale può avere il valore di questa differentia specifica. Questa vita viene vissuta nella vita più grande che è quella della Chiesa, „nella quale tutti i cristiani sono chiamati ad essere, stare“ e che per tutti è una „posizione“, con cui ci si può confrontare, se la chiesa pensa questo „stato“, meglio questa „vita“ „in uscita“, come ha fatto il Papa per esempio con la dichiarazione della fratellanza umana, firmata con il grande imam Ahmed Mohamed el-Tayeb.  

Vero è però il fatto che nella nostra società trasparente, in cui il cristiano vive, ci sono tantissime forze centrifughe e fuga non è uscita. Il cristiano come „cittadino del suo tempo“ ci vive dentro a tutto questo caos ed io non credo che sia possibile „non essere ‚di’ questo mondo“ senza la preghiera forte di Cristo per noi. Noi non dobbiamo giudicare nessuno, perché i motivi per cui, a così tanti, non è possibile vivere questa differentia specifica sono molti e nessuno dovrebbe dire che ha in sé la resilienza necessaria per rimanere nella vita scelta. Bisogna ripetere ancora una volta la formula ignaziana e non nella sua forma appiattita: „Abbi fiducia in Dio come se tu non facessi niente e lui tutto; sforzati però così che il successo delle cose intraprese dipenda da te e non da Dio“. Questa versione appiattita, commenta Borghesi, „conclude in un „dualismo“ tra grazia e natura che toglie la loro tensione“. La formula ignaziana presentata da Gabriel Hevenesi suona invece: „Abbi fiducia in Dio così che il successo delle cose dipende da te e non da Dio; sforzati però così come se tu non facessi nulla, ma Dio solo facesse tutto“. Qui grazia e natura si incrociano in forza tensionante (cfr. Massimo Borghesi, Jorge Mario Bergoglio, Milano 2017,40-44). In questa tensione tra la libertà di Dio e quella dell’uomo è possibile una fedeltà che al mondo non è possibile, ma non credo che si debba e si possa vivere la vita come una „roccaforte“ in cui nessuno può entrare. Ed anche se riusciremo a viverla senza il peccato della fuga lo vedremo alla fine della vita, quando abbiamo offerto il nostro ultimo respiro. Noi dobbiamo cercare di essere d’aiuto alle persone che incontriamo…ed anche accettare che qualcuno sia d’aiuto per noi, anche se vive nel caos del mondo. 


Per quanto riguarda la mia appartenenza alla „Fraternità di Comunione e Liberazione“ non so, ma non credo, che essa abbia per me questo valore della differenza specifica della „vita“ di cui parla SPN. Credo che essa sia davvero stata un aiuto e quando leggo la „tierra prometida“ di Alver vedo che tanti aspetti della mia vita hanno a che fare con questa fraternità, in modo particolare  con la sua capacità di vivere l’esistenza storica come compito, ma rimane il fatto, per me innegabile, che Giussani da solo non sarebbe bastato per questa mia appartenenza: la sua amicizia con Balthasar o meglio l’amicizia di Balthasar con lui ha generato la mia appartenenza che sta o cade con la tensione di questa amicizia. Per Konstanze tutto ciò è ancora più accentuato: l’incontro della sua vita, in questo senso ecclesiale, è stato Ferdinand Ulrich; in CL ci sono state alcune persone che lei ha stimato molto, ma in vero ne è rimasta delusa, perché di fatto, appena la appartenenza ai gesti si è allentata, queste persone sono scomparse dalla sua vita o sono cambiate, diventando sempre di più solo „istituzionali“…


Una parola vorrei dirla anche sull’intervista di Lanfranco Palazzolo a Renato Farina in „Radio radicale“ in riferimento alla frase di Achille Occhetto sul „castigo di Dio“, a proposito dell’alluvione in Emilia Romagna. Le risposte di Renato sono molto articolate e cerca di prendere sul serio la frase del politico italiano, che nel 1988 era stato nominato segretario generale del „Partito comunista“, che prese poi il nome di „Partito democratico della sinistra“. Un punto mi sembra molto importante: la misericordia, la tenerezza e la vicinanza di Dio non sono una permanenza in un „Wellness Hotel“ - anche il Papa della misericordia ha parole terribili contro i corrotti e come ha sottolineato sempre Robert Spaemann non ha smesso di parlare anche del diavolo…Renato spiega bene che dire questo tipo di frasi da destra ti fa considerare un bigotto e da sinistra un pazzo, ma credo che la provocazione possa essere usata, se si è coscienti che è una provocazione, tanto più se la si riferisce ai peccati di sesso, cosa che ha fatto Farina e non Occhetto…Non bisogna mai dimenticare che il grande teologo della „speranza per tutti“, Balthasar, che Renato cita nell’intervista, per dire che dopo la sua risurrezione certe frasi del Vangelo vanno interpretati in modo diverso, è anche il teologo della discesa all’inferno…


Abba nostro…


(Pomeriggio) La trasmissione su Taha Hussein (Oasiscenter: Alessandro Banfi e Michele Brignone) è fatta molto bene e presenta questo professore del mondo arabo-francese, che mi ha ricordato il „divano orientale-occidentale di Goethe“. Il personaggio è troppo complesso per essere discusso in un diario come il mio, ma vorrei sottolineare alcuni elementi che sono per me importanti. Nella mia tesi di laurea in filosofia a Pavia (1986) lavorai su due aspetti del pensiero di Hans Urs von Balthasar: la sua critica al metodo storico critico di lettura della Bibbia e la sua teologia nel significato di definitività. Taha Hussein impara dall’occidente proprio il metodo storico e critico che applica al Corano, Balthasar ovviamente non ha alcun problema con questo metodo, ma ne vede anche i limiti, quando esso viene assolutizzato e non permette più di percepire la „figura di Cristo“. Anche Taha Hussein è critico nei confronti dell'Occidente, qui simboleggiato dal metodo storico-critico: c'è del buono, ma c'è una tendenza alla colonizzazione, che è anche una forma dell’assolutizzazione di se stessi. Alla fine della trasmissione si parla anche dell’influenza politica di Taha Hussein, ma su questo so troppo poco per dire qualcosa di sensato. Wael Farouk, durante la trasmissione, ha spiegato molto bene la rilevanza di questo autore dapprima criticato, ma ora rivalutato anche dalla grande università del Cairo, The Al-Azhar University… 


Non ho tempo oggi di approfondire l’articolo di Tracey Rowland su Papa Benedetto XV, che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook; vorrei solo fare una nota al margine. Condivido l’idea delle tre crisi nella storia della Chiesa: quella su Dio (inizio della storia della Chiesa), quella sulla Chiesa (crisi protestante) e quella sull’antropologia (oggi). So che Benedetto XVI non può essere ridotto alla posizione „tradizionalista“ su tutti e tre i temi. La sua idea di Dio nella „Deus caritas est“, che mette in relazione addirittura eros ed agape e la sua idea sulla „giustificazione di Dio", fanno vedere quanto rivoluzionario sia stato il suo pensiero. Credo che Benedetto XVI abbia compreso bene ciò che Claudel scrive nella „Scarpina di raso“: di nessun santo si può dire che sia stato necessario, ma ciò lo si può dire di Lutero. Ed infine è vero che sul corpo dell’uomo si possono dire tante stupidaggini, ma è anche vero che anche su questo tema Benedetto XVI era in dialogo con la modernità e non solo un suo critico. Infine ancora un punto: la comunione è non è un banchetto di peccatori, ma è un toccasana per i peccatori e non solo un distintivo per un élite di sedicenti santi…


(22.5.23 - Rita da Cascia) Quello che dice Balthasar sulla motivazione e sulla quintessenza dello stato di vita cristiano è davvero rivoluzionario, perché Ignazio stesso ha compiuto questa rivoluzione, l’unica che io riconosca, giacché le rivoluzioni se no nella storia si capovolgono sempre in dittatura o in nuove forme di dominio. Ma in questo caso è una vera e propria rivoluzione, ancora più profonda di quanto lo sia stata la Riforma luterana. In cosa consiste questa rivoluzione? Nel fatto che il cammino del cristiano non corrisponde ad un programma di perfezionamento, basato su uno schema sempre valido o su norme sempre valide. Quando il Papa, in modo particolare nella „Amoris laetitia“ ha cercato, senza voler scandalizzare nessuno, di mettere in pratica un pochino di questa rivoluzione, tutti i tradizionalisti, anche quelli intelligenti come Robert Spaemann, che aveva una certa simpatia per il papa, gli sono saltati addosso. Cosa deve fare il cristiano? Dove è il luogo, il dove del suo essere? La risposta è semplice: „il dove dello stare di Cristo è la volontà del Padre, il dove del cristiano è lo stare nella chiamata che risuona in modo sempre nuovo della volontà rivelata del Padre, tramite la Parola di verità del Figlio“ (Antologia-Servais, 231). Questo è il motivo per cui papa Francesco ci ha chiesto di tenere sempre in tasca il Vangelo e leggerlo durante la giornata. Uno dei criteri per sapere se questa rivoluzione è autentica è se accade nel rispetto della chiesa gerarchica nostra madre. Ma anche la Chiesa non è uno schematismo e neppure da norme generali è possibile dedurre cosa il Padre vuole da noi: solo nella Parola di Dio e nell’esperienza letta con quella luce è possibile un cammino al vero. Che cosa devo fare? Quello che il Padre vuole da me ora, non la morale borghese, etc. È chiaro che SPN o Paolo non vogliano che si usi questa libertà per peccare, ma tutti pecchiamo, per cui è meglio tenere conto del fatto che „anche il peccato“ (Claudel) fa parte di quel cammino, sebbene il Padre non ci chiederà mai di contraddire i suoi comandamenti. Quando, però, i discepoli dicono a Gesù: „ora crediamo“, Gesù li avverte: „Adesso credete? Ecco viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per contro suo e mi lascerete solo, ma io non sono solo, perché il Padre è con me“ (Gv 16, 31-32). Cosa deve fare il cristiano? Non lasciare solo Gesù, che è l’unico che può darci la pace: „vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo“ (Gv 16,33). Per questo non è possibile che l’avvento dell’Islam, che crede in un Dio della pace, non faccia parte di questa storia in cui Cristo ha vinto il mondo! Certo ci sono traditori nell’Islam, come ci sono tra di noi! „Adesso credete?“ - che questa domanda di Cristo ci penetri il cuore. VSSvpM! 


La MZ ci ricorda che i radicali dell’estrema destra, che vengono chiamati Reichsbürger (cittadini del Regno), e che la tutela costituzionale considera pericolosi estremisti, sono nello „stato di vita“ di in una „ubriacatura di armi“, che possono possedere legalmente. La pulizia si occupa di sequestrare munizioni, ma non le armi, etc. È chiaro che chi ha l’ufficio del ministro degli interni deve occuparsi di questi 13 cittadini che in Sassonia-Anhalt possiedono legalmente le armi, ma l’espressione stessa, dopo il G7, mi fa un po’ ridere: chi ha un’ubriacatura di armi? Chi ha scelto come stato di vita un’ubriacatura di armi? 


Sono molto triste per il disastro climatico in Emilia Romagna, la terra che mia mamma, sebbene nata a Suzzara (Mn) ha sempre considerato e considera come la sua patria…


Abba nostro…


(Germania, Wetterzeube, il 21.5.23) Nel romanzo „Zwischen Welten“ („Tra mondi“) di Juli Zeh e Simon Urban, (Monaco di Baviera, 2023), in cui Stefan, un giornalista gender, dialoga con Theresa, una contadina, il primo invita in redazione una giovane attivista, Leonie, per creare insieme un numero ecologico della rivista, e lei si esprime, nella seduta di redazione, in modo molto radicale: non abbiamo solo a che fare con un cambiamento, ma con una catastrofe ambientale e la nostra generazione di adulti è colpevole di ciò. Hitler aveva sulla coscienza, argomenta, l’uccisione di 6 milioni di ebrei, noi invece di miliardi di persone sul pianeta. E per la ragazza „l’élite di sinistra della repubblica“ fa parte di questa generazione pluriomicida. San Alberto Hurtado dice con altrettanta radicalità: „Parliamo ora della morte reale. Chi pecca, muore davvero; perde la vita divina della grazia. Dilania il rapporto con Dio…; vive per Satana, Dio muore“ (Gelingendes Leben, Friburgo 2015, 62). Se Leonie usasse il linguaggio di padre Hurtado, potrebbe esprimersi anche così. Invece che di generazione pluriomicida, potrebbe dire generazione satanica. Etc. Quando leggo, io, non Leonie, queste pagine, devo pensare subito a peccati che hanno a che fare con il sesso (retaggio adolescenziale) e credo che questa sia una fissazione: rompiamo davvero il rapporto con Dio, come lo descrive Hurtado, se ci masturbiamo, forse perché non possiamo trovare una certa calma in altro modo, o piuttosto se non c’è ne frega nulla della catastrofe ambientale di cui parla Leonie? O per parlare di temi che mi coinvolgono  più emotivamente: pecchiamo quando smettiamo di guardare con simpatia la propria moglie o un amico o un allievo? Quando non ci apriamo ad un nuovo rapporto, per comodità? Quando smettiamo di pregare per le persone che ci circondano? Quello che ovviamente manca del tutto nella giovane radical-attivista è la via di uscita: l’homo sapiens alla fine ha distrutto anche la sua casa, perché non sa rinunciare a viaggi in aereo, alle mucche che producono il latte, alle armi che distruggono la vita degli altri e la nostra…Hurtado, che dice che se rompiamo il rapporto con Gesù, lo abbiamo anche rotto con la sua madre, scrive e ci invita a ritornare a lei e a lui: „Affrettati, vai da lei, pieno di speranza, e chiedile la grazia di essere di nuovo il suo bambino“ (63); io vorrei pregare con le parole di san Alberto Hurtado, nel modo più sincero che posso, senza escludere nulla: „Gesù, amico della mia anima…se voglio peccare, incatenami, uccidimi, ma per favore non permettere, che io pecchi, non permettere che io tradisca mai la tua amicizia, mai!“ (64). Amen! 


Abba nostro…

 


(Sera) Il Santo Padre all’Angelus ci ha fatto riflettere su due domande: perché festeggiamo l’Ascensione? Che senso ha insomma festeggiare una dipartita? E seconda domanda: che fa Gesù in cielo? Noi festeggiamo il cambiamento del cielo: la carne, la nostra, è giunta in cielo. E Gesù intercede per noi facendo vedere al Padre, che si commuove, quanto è costata la nostra redenzione. 


Belle telefonate con Ferdinand e Johanna; con Johanna abbiamo parlato del suo matrimonio ad ottobre, quello civile. Con Ferdinand abbiamo tra l’altro ricordato un’idea di Adrian: la bellezza del dono dell’essere non dipende dal superamento del male, perché in questo modo si da troppa importanza al male. L’essere è bello nella sua semplicità e completezza. Non abbiamo usato questo linguaggio, ma abbiamo espresso la stessa cosa. Poi mi ha detto che il suo continuo passare da un virus all’altro rallenta la sua attività di studio, ma gli fa ricordare chi davvero è Colui che opera e compie le cose e le persone…VSSvpM! 


(Creta, il 20.5.23) Padre Jeremias mi ha chiesto se siamo stati colpiti dal terremoto qui sull’isola, ma in vero non abbiamo sentito proprio nulla, solo un giovane svizzero che si era fatto male, mentre cercava di raggiungere la spiaggia rossa nel sud dell’isola e che ho riportato nel suo hotel, perché faceva fatica a camminare, mi aveva chiesto se lo avevamo sentito. Oggi è l’ultimo giorno di un viaggio davvero sereno, benedetto e felice, per quanto io con il mio carattere sia capace di ciò. Comunque lo scrivere qui di fronte alle onde nella spiaggia mi fa tanto bene. 


Per quanto riguarda la meditazione mattutina balthasariana il tema „la complessità e purezza dell’intenzione“ (Antologia-Servais, 230-231) nel risposta alla chiamata di Dio. Ci sarebbe da dire tanto su questo tema, ma mi limito solo ad un aspetto. Nei nostri anni in Sassonia-Anhalt, come ho raccontato nel post in dialogo con Alver nel mio blog, solo una persona si è fatta battezzare in relazione alla nostra presenza, ed anche solo due persone ho potuto mandare alla „Casa Balthasar“ a Roma, per un tempo di discernimento spirituale: un giovane con un padre luterano ed una madre cattolica, che però forse si è immischiata troppo quando il figlio era a Roma e poi nostro figlio Ferdinand. Balthasar parla con ragione di un „aiuto o di un impedimento a causa dell’ambiente e le condizioni di vita“ (230). Quando racconto ai miei amici che la nostra regione è tra le più secolarizzate del mondo, anche più della Cina, mi rispondono automaticamente, che anche dove vivono loro la secolarizzazione è invadente, cosa che non metto in dubbio, ma quello che loro non tengono conto è che essere in una regione con il 2% di cattolici è del tutto diverso di esserne in una con 40 % di cattolici, tanto per fare un esempio (questo è il dato di Colonia, per cui i sacerdoti della „San Carlo Borromeo“ vengono mandati in questa ciuttà). Poi è possibile, anzi è certo che io stesso non sia così privo della „carne“, da poter aiutare qualcuno a fare una scelta, che SPN, pur riconoscendo tutta la complessità di essa, pensa che abbia un momento di semplicità: ogni scelta motivata dello stato di vita, „che viene da Dio, deve essere sempre pura e trasparente senza mistura della „carne“ o di un altra inclinazione disordinata“ (Esercizi, 172). Non credo che sia possibile fare una scelta matrimoniale, anche voluta da Dio, senza mistura della carne, ma capisco molto bene quello che dice SPN riguardo ad una scelta che porti al sacerdozio o ad una vita dei consigli evangelici. Tante storie che ho sentito in questi anni, per esempio dei „Memores Domini“, tra i quali ci sono certamente scelte belle e volute da Dio, erano mescolate con la carne ed in alcuni sacerdoti che ho conosciuto, ho visto che „di una scelta storta o cattiva“ si è cercato di fare una scelta di Dio. Le conseguenze di una mancanza di lavoro di discernimento ha conseguenze che purtroppo hanno fatto tanto male alla Chiesa. In questo senso la „Casa Balthasar“ è stata ed è un vero e proprio regalo del cielo, ma presuppone normalmente una „concretezza cattolica“, che in una terra di missione come la mia, non è quasi presente. Per quanto riguarda infine la quotidianità, cioè l’analogia electionis nel quotidiano, vale per ogni nostra scelta che essa deve essere pura, ma non bigotta, e trasparente, se sia davvero nella nostra società trasparente possibile una totale mancanza di mistura della carne, se lo sia per me, non credo, ne credo che davvero quando ci si apre ad un altro/a sia possibile davvero  distinguere univocamente tra eros ed agape. La direzione data da SPN rimane vera, ma è anche vero che il lavoro tra Etty e Spier, pur tenendo conto della differenza grande tra psicoanalisi e guida spirituale, ci fosse stato molto più coraggio di coinvolgersi completamente nel rapporto di quanto accada nella Chiesa: Etty vuole l’alto, ma tiene conto anche del basso. Io posso solo ripetere con umiltà: Signore non allontanarti da me, si fa sera! 


Nel dialogo tra Patroclo e Achille (Dialoghi con Leucò, 54-58) Cesare Pavese, che ritiene „superfluo rifare Omero“, ma si limita „semplicemente“ a riferire il colloquio tra i due amici „alla vigilia della morte di Patroclo“, viene toccato il grande tema della morte. Per farci coraggio diciamo: „ne abbiamo viste di peggio“, ma in vero: „Il peggio verrà“ e verrà quando saremo cadaveri o quando il nostro cadavere sarà portato via in una busta di plastica. Patroclo si ribella a queste parole, ma forse semplicemente perché è più giovane ed ha ancora la sensazione che tutto duri in eterno, che un’estate non finisca mai, che un bel viaggio sia eterno, mentre non è così. Gesù punta in alto e ne sono molto grato, quando dice: chi crede in me non morirà ed anche se morirà sarà solo un passaggio verso la „casa“, dove ci sono tanti posti per noi tutti…


Abba nostro… 

 


(Creta, il 19.5.23) Nella scelta, come obbedienza alla chiamata libera di Dio, la singola persona si trova in un momento di immediatezza. La mediazione ecclesiale, prima di questa scelta e dopo di essa, cessa di essere, perché „non est aliquid inter Deum et creaturam“ e la Chiesa stessa deve essere del tutto trasparente alla volontà del Suo Signore (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 229-230). Questo elemento mistico è presente negli Esercizi di SPN, ma non la visione o l’esperienza mistica stessa deve essere voluta, perchè questa è „gratis gratia data“, che non può essere esercitata, ma la volontà di aprirsi ed infine di essere solo uno strumento nella volontà salvifica di Dio, può essere „esercitata“. Credo che ci sia una dimensione di analogia electionis anche in questa cosa; questa notte Cristo era presente nella nostra camera, senza alcuna mediazione ecclesiale, se non l’icona della Virgin Kardiotissa; non era una presenza „tenera“, anche se credo che il Papa abbia ragione ad insistere sulla tenerezza, la compassione e la vicinanza di Dio. Forse non era tenera anche perché il tutto è accaduto nel dormiveglia, con solo alcuni momenti di stato di veglia reale. Nella notte mi ero fatto tanti pensieri su cosa sia possibile far coincidere e cosa non sia possibile far coincidere con questa presenza, ma ora in parte questi pensieri sono forse quasi del tutto spariti. Comunque ero stupito (o forse no) aprendo il libro  di meditazione di Balthasar di trovare il tema „„immediatezza“ tra creatore e creatura“. Visto che questa presenza non dipendeva da me ho pensato che non potessi fare nulla per trattenerla, ma il Pater, l’Ave e il Gloria erano compatibili con essa; Cristo appare sempre per riportarci al Padre, che dona gratuitamente l’essere… Una preghiera immediata era forse possibile, ma resa difficile dal dormiveglia. Esigenze fisiche, come dove andare ad orinare, non sono impedite dalla presenza; altre come un dormiveglia erotico non sono conciliabili, non perché io creda che ogni fantasia erotica sia adulterio intimo, ma perché se la presenza è reale, Cristo ci educa immediatamente a guardare le persone come le guarda lui, cioè con un amore assolutamente gratuito. Vedo che c’è qualcosa di bloccato in me e che reagisco di più al „sex appeal“ (sebbene la mia forza erotica è del tutto diminuita), cosa che è un problema se diventa „adulterio“, se no può essere un modo  di percepire l’altro - in vero più l’altra per me. Cosa voleva questa presenza da me questa notte? Guidarmi! Accetto con gratitudine la sua guida e le offro la mano, come faccio spesso quando penso a Cristo! VSSvpM! 


Caro Luigi, il dispiacere è reciproco! Ma anche la gioia che ci siamo parlati. Per quanto riguarda la „totale incomprensione dell’ideologia di  Putin“ non so, perché non è il mio problema. Un caro amico, professore di linguistica all’università di Heidelberg, che ora è morto ed è sepolto a Cracovia, Andrzej De Vincenz, mi disse, lui sapeva il russo, che Putin usava già da subito un linguaggio stalinista; questo mi bastò, per via dei stalinisti la mia famiglia da parte di padre, nella versione di Tito (che secondo me era stalinista quanto il suo avversario Stalin), e quella di mia moglie, nella versione sovietica, avevano perso tutto, mia moglie addirittura titolo nobiliare ed una villa a Budapest, oltre che la patria. Poi so che Putin è un criminale di guerra, che si è appropriato di alcuni temi ortodossi. Ma il mio problema, e tutte le mie fonti americane e canadesi sono di quel tipo, è il potere statunitense ed Occidentale, nella versione neocon bipartisan: questo potere ha perso in forza democratica ed è del tutto coloniale. Quindi con i cattolici di cui parli con grande probabilità vi è solo una coincidenza puntuale e non una vera e propria fratellanza. Visto che si tratta di una guerra imperiale io tengo solo presente ciò che il Papa dice sul „poliedro“. Quello che apprendi dal  Sismografo:  „due inviati papali andranno a Kiev (Cardinal Matteo Zuppi) e a Mosca (Arcivescovo Claudio Gugerotti) con una proposta di tregua“, deve essere davvero accompagnato in preghiera, ma hai ragione per un commento è meglio aspettare. 


„Il governatore della Florida e candidato repubblicano alle presidenziali Ron DeSantis si è scagliato contro gli investimenti "selvaggi" che avrebbero minacciato i fondi pensione dei suoi dipendenti statali. Ma la minaccia più imminente per i fondi pensione dei dipendenti pubblici della Florida sembra essere rappresentata dai massicci investimenti pensionistici statali che, sotto la guida di DeSantis, sono andati ad alcuni dei donatori di Wall Street del Partito Repubblicano“ (Jacobin, 18.5.23).


Abba nostro…


(Pomeriggio)


Nel suo ultimo articolo, „Seeing Like Google“, Matthew B. Crawford (18.5.23) riflette su un tema che mi interessa per due motivi: da una parte la questione di elementi del tutto non democratici nelle democrazie occidentali, che mi rendono del tutto sospetta la rigida dialettica democrazia/autocrazia, con cui si vuole far saltare per aria il mondo; e poi per la questione del sapere universale versus quello locale, che Google, l’esempio studiato nell’articolo, ha cercato (con Street View)  e sta cercando di realizzare (con Ground Truth); detto con semplicità Google cerca di rendere visibile la realtà reale con questi strumenti „universali“, di cui tra l’altro ci serviamo tutti i giorni, come Google Map. Matt sa che sono necessari compromessi, ma con l’esempio di Matt McCabe, che fa parte dei cabbies (Taxi) di Londra e che ha acquistato la sua licenza con tanto studio, per anni e con sacrifici da parte della sua famiglia, e che ora con i metodi di Google ed Uber può essere sostituito anche da una persona non londinese, che non ha alcuna conoscenza della città, ma che per l’appunto si serve del GPS di Google e che con tanti altri, che intasano la città, perché un sistema del genere funziona solamente se la città è piena di macchine Uber, in modo che senza aspettare a lungo ti arriva un taxi dove sei, offrono un servizio analogo a quello professionale di McCabe e dei suoi colleghi. Io comprendo molto bene la tentazione di tutto ciò: a Malta mi sono servito di Bolt che funziona come l’Uber di cui parla Matt Crawford. Ed in vero Roller (questi poi si muovono per lo più senza regolamento stradale) e Taxi di Bolt non vengono ben visti da chi guida un taxi alla vecchia maniera e che fa un servizio personalizzato. Noi a Malta abbiamo fatto un compromesso, usando anche un servizio del nostro, ormai amico, „Charvin“. Ma ecco la questione che mi preme: Il papa dice che l’universale ha una priorità sul locale e questo da un certo punto di vista è vero, in modo particolare se si prende sul serio l’opposizione polare feconda tra universale e locale; ma una frase vera dal punto di vista teologico e filosofico non è immediatamente vera, anzi non è per nulla vera se non si tiene conto che sotto il sapere „universale“ del Tech Google si nasconde una volontà di potenza sul sapere locale (per esempio nell’esempio dei cabbies di Londra) e non quella dimensione cattolica a cui pensa il Papa quando parla del principio della priorità dell’universale sul locale. Alberto Methol Ferrè vedeva applicato questo principio nella priorità dello stato-continente America Latina sugli interesse dei singoli stati dell’America Latina stessa, ma questo stato continente non era inteso come volontà di potenza sui singoli stati, ma per rafforzare i singoli stati nella concorrenza degli altri grandi stati-continenti (USA, Russia, Cina…). E sia Methol Ferrè che Bergoglio hanno sempre voluto valorizzare l’opposizione polare feconda tra locale ed universale. A livello teologico è anche vero che la Chiesa nella sua universalità ha una priorità sulle singole chiese; anche se ovviamente un’opposizione polare feconda potrebbe aiutare a disinnescare molti conflitti, quello per esempio della chiesa cattolica in Germania e la Chiesa universale, rappresentata da Roma…Con il suo articolo Matt mi ha fatto comprendere che dietro l’universalità si nasconde il potere di pochi, di un’élite, che fondamentalmente pensa che la digitalizzazione del reale sia „realtà +“.


Caro Matt, a parte la questione a cui accennavo prima della dialettica rigida e pericolosa tra democrazia ed autocrazia, mi ha fatto riflettere quanto dici sul rapporto tra sapere locale e sapere universale, dietro il quale si nasconde la questione della „sovranità“: una sovranità locale permette di tener meglio a bada la questione del „potere“, il cui anello deve andar distrutto e non può essere utilizzato (Tolkien); il sapere universale invece è sempre sapere di un monopolio, di una concentrazione di potere, che di per sé è pericolosa. Certo qualora ci sia, ed io che credo che ci sia, un sapere universale come servizio, in una polarità feconda con quello locale, allora ha ragione Jorge Mario Bergoglio quando dice che il primo ha una priorità sul secondo. Un abbraccio da Creta, in cui sto passando alcuni giorni molto belli con mia moglie. Tuo, Roberto 


(Creta, 18.5.23 - Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo in cielo)  La basileia del mare non si lascia ridurre ad „un po’ d’onda che schiuma“  (la ninfa cretese e minoica Britomarti), anche se alla fine del giungere delle onde in spiaggia accade anche questo, ma nulla toglie al suono e alla forza del movimento delle onde e del mare stesso.  Vero è, però, che essa è solo (sit venia verbo) segno della basileia del Signore: „a me è data la basileia nel cielo e nella terra“ (cfr. Mt 28, 16-20). Questo ultimo incontro di Gesù con i suoi in Matteo accade su un monte in Galilea. Galilea significa non solo i primi passi della missione pubblica di Gesù, ma anche la sua quotidianità - vero è però che l’incontro accade su un monte, quindi in un luogo teofanico ed anche se li ha chiamati amici, ora i suoi si gettano per terra. Ed alcuni hanno dubbi. Ad entrambi Gesù ricorda la sua basileia cosmica e da loro un compito: fate di tutti i popoli dei seguaci del Dio trinitario e ci promette di essere con noi fino alla fine del mondo. I miei sensi (quelli che funzionano, l’odorato purtroppo funziona molto male), al momento, sono troppo presi dal mare qui davanti a me, ma credo di aver spiegato bene il luogo in cui il Signore sale al Padre; una festa questa che Padre Pierre Ganne SJ chiamava la festa della maturità del cristiano: Gesù è presente ma non come lo era stato in quel viaggio pubblico dalla Galilea a Gerusalemme: beati quelli che credono, pur non vedendo. Gesù ci vuole e lo può, ha la basileia per questo, incontrare personalmente, „cosicché noi in ogni stato o vita, che Dio nostro Signore ci dona, per sceglierlo, possiamo giungere alla perfezione“ (Esercizi di SPN, 135). E la perfezione non è né una virtù ed una pace piccolo o grande borghese, né un canone di regole impersonale etico religioso (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 229). E tutto deve e può essere messo al servizio di questo incontro, anche il caos dell’inconscio, in modo che che ci sia davvero una analogia electionis per tutto ciò che facciamo nella nostra vita. Il punto di fuoco è e rimane l’obbedienza. Ciò che noi scegliamo è solo risposta obbediente a ciò che Gesù vuole da noi. Il vangelo continua fino ad oggi e la risposta adeguata a questo movimento del vangelo è l’obbedienza al Nostro Signore: Signore io credo, aiuta la mia incredulità! Ecco la mia mano…


Devo dire che mi ha commosso Luigi Geninazzi rispondendo al mio post in cui mi ero arrabbiato con lui, sulla sua idea di un viaggio a Kiev del Papa in segno di solidarietà. Alcuni punti nella sua risposta sono veri. Una „mediazione politica di Papa Francesco semplicemente non esiste“: su questo punto ha ragione se con „politica“ si intende „teologia politica“. Il Papa non agisce mai a questo livello, piuttosto ad un livello di „teologia della politica“. Ha ragione a dire che Putin per ora „non ha mai dato un cenno di risposta alle pressanti richieste del Papa di parlargli“. Se questo sia motivato con il „Rimsky Pape“ „considerato tradizionalmente come l’Anticristo“ non lo so. Comunque a Cuba ci fu un incontro tra il patriarca Kirill e Papa Francesco, quindi si era mosso qualcosa nel superamento di questo modo di vedere tradizionale russo e Putin, prima del conflitto, ha incontrato più volte il Papa. Come non so se si possa paragonare il viaggio di San Giovanni Paolo II a Sarajevo con un possibile viaggio di Papa Francesco a Kiev. Ora vorrei fare notare due punti che mi sono molto importanti. Putin è un criminale di guerra, come lo sono quasi tutti i potenti (Biden…) e come lo è Zelensky, che era stato votato con una grande maggioranza proprio per fare ciò che ora non fa. Questa è la „brutale verità“: il suo grazie per l’aiuto umanitario è semplicemente una menzogna e la trattativa politica non è solo quello che avrebbe dovuto promettere al Papa, che gli ha regalato un ramo di ulivo, ma è quello che aveva promesso ai suoi elettori! Ma la cosa ancora più importante per me è questa: anche tra i bergogliani non c’è quasi nessuno, a parte Massimo Borghesi, che in Italia dica con chiarezza anche solo una parola sulla critica alla logica di Cappuccetto rosso del Papa e sulla critica allo scontro tra imperialismi, che è poi solo un modo appena differente di dire che in Ucraina si sta combattendo una proxy war e che la supposta guerra di liberazione è solo un mito! Sarebbe andato San Giovanni Paolo II a Sarajevo se ci fosse stato la uno che avrebbe ridotto ad un mito il suo viaggio? Francesco è un gesuita ed è allergico a questa riduzione a mito del suo operare, per questo, credo, non è mai ritornato come Papa in Argentina! 


Padre nostro…


(Sera) In dialogo con Luigi Geninazzi. È bene che ci diciamo le cose chiaramente, così dovrebbero fare fratelli che hanno Cristo come „dogma“, non primariamente un’analisi politica. Anche se davvero, confermo, abbiamo più di una posizione in cui siamo abbastanza all’opposto; seguendo la narrazione che ho scelto come la più verosimile (Aaron Maté, Glenn Greenwald, Michael Tracey…) la frase che tu consideri la più infelice, è per me la più geniale, insieme a quella della critica alla logica di Cappuccetto rosso: „Vado a Kiev solo se posso andare anche a Mosca“. La frase non è solo felice e geniale, è anche del tutto coerente al messaggio ultimo del papa in cose di „teologia della politica“ (già a partire da Puebla). Per quanto riguarda la proxy war lo hai già ricordato: non siamo d’accordo. Per quanto riguarda poi „la lotta di liberazione anti-coloniale dell’Occidente e della Ucraina“, concedendo che l’Occidente faccia qualche errore, devo dire che è pura mitologia. Gli USA hanno aggredito l’Irak presentando prove false, tanto per fare l’esempio più noto. E se il cardinal Parolin ha detto quello che tu citi, qualora egli intenda davvero il popolo ucraino con Zelensky, allora direi che grazie a Dio non è lui il Papa: Zelensky non sta facendo nulla per creare una pace giusta. Il suo ultimo viaggio è l’annuncio di un mito pericoloso, confermato anche dalla premio nobel della letteratura Swetlana Alexijewitsch, che ho ammirato tanto per il suo libro su Chernobyl. Tra le posizioni più moderate che mi hanno convinto fino ad un certo punto c’é la posizione di Jürgen Habermas: la guerra non va persa, ma non va neppure vinta. Quest’ultima cosa *vincere la guerra“ è il nome del mito pericoloso.


Cesare Pavese dice cose che sono davvero geniali; dapprima vorrei citare solo due formule; parlando di Artemide e affermando che non ha un carattere dolce, ma è una vergine che sparge sangue, scrive anche che è „emersa nel mondo da una selva d’indescrivibili madri divine del mostruoso Mediteranno“ (Dialoghi con Leucò, 35). Questa è pura profezia. L’Europa stessa sta mostrando il suo carattere „non dolce“ e trasformando il Mediterraneo, dove sono ora, guardando il mare, in un mostro, che ingoia fratelli uomini che scappano dalla loro patria. Ma Cesare non parla solo della vergine selvaggia, parla anche, ecco la seconda formula, di una „madre imperiosa“, Altea, che uccide il proprio figlio, Meleagro. Grazie a Dio non ho una madre così, ma so che anche l’anoressia ha a che fare con madri dominanti ed una volta, alcuni anni or sono ho potuto vedere quali siano le conseguenze per un figlio, che ha potuto spiare nel viso della madre la sua sorte quotidiana (cfr. ibidem, 50). Anche i miei figli sono stati fortunati e non hanno visto gli occhi di una madre, „fissi su ogni tuo passo e gesto“ (50), fin dall’infanzia…




(Creta, Hotel Carolina Mare, il 17.5.23) Questa mattina ho scritto una lunga meditazione sulla rivista „Incontri“ (1981-1982) in dialogo con il libro di Alver Metalli, Tierra prometida (75-80), nel post che sto dedicando a questo scopo. Dopo la meditazione e la colazione abbiamo fatto un bellissimo giro, dietro i monti, che si vedono qui dall’Hotel. La prima tappa è stato un luogo di pellegrinaggio mariano, il monastero Panagia i Kerá dove si venera un’icona della Madonna, Virgin Kardiotissa (17 secolo),  davanti alla quale, Konstanze ed io abbiamo pregato per la pace nel mondo. Mi sono poi comprato una semplice icona di questa vergine Maria, che porta il bimbo, abbastanza adulto, in grembo, che ha l’approvazione e la benedizione del monastero, in cui vivono, credo, delle donne consacrate. Dopo aver passato il passo siamo arrivati all’alto piano Lassíthi, sul quale dopo aver visitato la grotta di Giove, abbiamo fatto una lunga passeggiata, con un paesaggio davvero impressionante di fiori dai variegati colori ed ai piedi del monte Díkti, incoronato da un nuvolone nero. Alcune impressioni fotografiche del giorno si trovano nelle mie bacheche di Instagram e Facebook. In una taverna a gestione famigliare abbiamo mangiato un minestrone buono di verdure e pomodori, nella località di Ag. Georgios. Vicino alla grotta di Giove, che ricorda o la sua nascita (cosa che confermerebbe indirettamente la lettura di Pavese, che pensa l’uomo più antico degli dei olimpici, simbolo in questa lettura pavesiana, della sospensione ontologica o dell’idealità astratta di Ulrich) o il rapporto sessuale con Europa (anche questo astratto, visto che si tratta di uno dei passi tempi preferiti di Giove, quindi una vale l’altra), ho letto nei „dialoghi con Leucò“, quello  tra la „ninfa cretese e minoica“ Britomarti e Saffo, un dialogo su cui vorrei ritornare quando sono meno stanco e che ho interpretato e letto un po’ con Konstanze nella taverna Maria-Rea.


Abba nostro…


(Tramonto) Il mare è abbastanza agitato, ma il tramonto è calmo, sebbene una maglia aiuti a stare seduti, senza aver freddo. Torno con il pensiero a Cesare Pavese, che nel breve commento-introduzione al dialogo tra la ninfa cretese e minoica Britomarti e la lesbica Saffo, dice cose sorprendenti o per lo meno sorprendenti ora che la sinistra è diventata un fenomeno di massa, all’interno della società opulenta, che difende diritti di singoli, invece che pensare al bene comune: „Che Saffo fosse lesbica di Lesbo è un fatto spiacevole“. Non credo di essere di sinistra nel senso attuale, ma non la penso come Pavese: piuttosto trovo il rapporto lesbico piacevole, anche se non mi interessa per nulla l’impostazione (scientifica?) che essere omosessuali sia una questione genetica; io non sono un esperto in materia, ma a me questa posizione scientifica, che deve essere accettata dogmaticamente, solleva il sospetto. Credo che ci siano, però, situazioni in cui una sopravvalutazione o meglio un abuso della mascolinità porti ad un rifiuto, che può esprimersi con una modalità lesbica. Etty Hillesum, che in tutto ciò è sincera, dice che scopre in lei anche questa dimensione lesbica, anche se non lo avrebbe detto alla donna che l’attraeva, per non spaventare lei, non per se stessa. Lei non ha nulla da difendere, tanto meno la propria immagine. Comunque, at the end of the day direi con Pavese: „mai noi riteniamo più triste il suo scontento della vita, per cui s’ indusse a buttarsi in mare, nel mare di Grecia“ (nuova edizione, 42), dove per l’appunto sto scrivendo. Che cosa sia lo scontento di vita viene approfondito nel dialogo stesso: „l’inquietudine, il tumulto“, che lei sperava che con il salto del suicidio finisse, mentre, dopo il salto non smette il „desiderio“ e non smette la noia e la monotonia - scrive una persona che nel 1950 a Torino si ucciderà. Anche la ninfa vuole sfuggire alla monotonia e cerca il „mutamento“; e in questo mutamento non c’è spazio per l’uomo, il cui possedere diventa inevitabilmente „fissazione“; è quello che capita a Calipso - impressionante leggere queste pagine davanti all’entrata della grotta di Giove, che sembra una discesa ad inferos, un inferno umido: „Calipso è stata fermata da un uomo“ - una cosa, l’essere fermata da un uomo, che ha spaventato anche la nostra carissima Etty. „Per anni e per anni  non uscì più dalla sua grotta“. L’amore gratuito è luce, è movimento delle onde, che è qualcosa di più, che „un po’ d’onda che schiuma“, che è il contrario della monotonia, è piuttosto forza che si ricicla, che non danneggia. L’eros nella modalità di Elena, danneggia, anche se lei è contenta di se stessa, e questo sebbene per dieci anni uomini si ammazzino per lei e donne, come la sorella Clitemnestra, la figlia di Agamennone Elektra e la figlia di Priamo Cassandra perdano tutto per lei. E per quanto riguarda la dea, Afrodite, che come tutti gli dei olimpici, è idealità astratta che fa soffrire gli altri, con ragione la piccola Britomarti, preferisce fuggirla…e trovare nel sorriso e nell’accettazione ciò che basta…solo che, purtroppo, se non si è una ninfa la semplicità e completezza del sorriso non acquieta il desiderio sessuale, perché quella completezza e semplicità non è sussistente e noi abbiamo bisogno di carne, che a sua volta, però, è solamente relativamente sussistente…Speriamo almeno di non compiere l’errore degli olimpici…Buona notte! Ora tutta l’attenzione alla basileia del mare…


(Malia, Creta, il 16.5.23) Gli Esercizi di SPN mirano ad una „decisione elementare“, „semplice e completa“ che vale per tutta la vita. Ma cosa accade se uno fa passare per decisione di Dio, una sua decisione, insomma se racconta una bugia su questa decisione che ha preso? E cosa accade „se uno non sceglie per nulla, ma rimane nel segno di una mancanza di decisione“ (Balthasar, Antologia-Servais, 228)? Ovviamente, anche se Dio è misericordioso ed amore, come non si sono stancati di dire gli ultimi pontefici, ciò ha delle conseguenze. Questa decisione elementare, semplice e completa è corrispondenza all’amore gratuito ed ha una sua dimensione „singolare“  - quanto è stata presa è stata presa una volta per tutte, e quanto è stata oggetto di bugia o di una non decisione, rimane tale (con squilibri nei rapporti). Questa singolarità ha una sua dimensione analogica: „la scelta elementare o dello stato  di vita è, però, cornice e così punto di partenza di una sempre nuova scelta di Dio in ogni attimo della vita: l’analogia electionis deve diventare la forma che penetra la vita cristiana“ (228-229); se ciò non accade ci si „installa“ in uno stato di vita ma non è più fecondo e questo può accadere, perché si è persa la strada o perché fin dall’inizio era tutta una menzogna. Ciò non significa, secondo me, che  una qualche difficoltà o tristezza sia immediatamente segno che si è persa la strada o che si è fatta una scelta sbagliata o che non si è presa alcuna decisione. È possibile che una novità che si è percepita dal cielo non venga compresa da chi guida la comunità e che quindi, colui che ha visto le cose dal punto di vista del cielo,  faccia fatica ad identificarsi con chi guida… È possibile che in un matrimonio vi sia una differenza di bisogni sessuali, ma non bisogna dimenticarsi che il cristiano deve portare la sua croce quotidiana, è questa grazia, non punizione. Forse è possibile che una fedeltà ad un ordine, ad una comunità religiosa o in matrimonio sia diventata così bigotta che non permette nuovi incontri ed una risposta al bisogno di amore che c’è nel mondo. Certo ci si può sbagliare in tutto ciò, per esempio dando tante energie a persone e trascurando anche un  po’ il marito o la moglie, e tutto questo finisce nel nulla, ma il nulla è segno d’amore e l’amore gratuito è sempre gratis et frustra…Con umiltà bisogna chiedere al Signore che ci prenda per mano, in modo che il cedimento a surrogati o la via curva non diventino „adulterio“. Ma quando l’adulterio accade vale la parola del Signore: …anch’io non ti condanno, va e non peccare  più. VSSvpM! 


Ieri ho visto per la prima volta nella mia vita il mare libico, mi ha commosso pensare che al di là del mare ci siano campi di concentramento di profughi, ma mi ha commosso pure l’essere nel punto più a sud dell’Europa o quasi, vi è, infatti, un’isoletta che è ancora più al sud. Abbiamo fatto un cammino, che non pensavo fosse per me più possibile,  nel canyon delle farfalle rosse, ed invece le mia ginocchia hanno fatto un buon servizio; siamo camminati tra le rocce e sul letto di un ruscello, arrampicandosi qua e là, fino ad una chiesetta, dedicata a san Demetrio. Nel percorso ho pensato quanto sia importante l’adequatio intellectus ad rem, ma non solo l’adeguamento dell’intelletto, ma di tutto il corpo al percorso ha reso possibile il percorso stesso e non la dichiarazione di un non posso; è chiaro che se la res fosse stata il percorso che porta alla vetta del Monte Everest il mio intelletto e il mio corpo non avrebbero potuto adeguarsi a ciò, ma è vero anche che possiamo più di quello che pensiamo di potere, come si è visto poi nel cammino di ritorno; l’App dava un percorso di 6 chilometri e fino alla chiesetta, con una bellissima campana dal suono formidabile, era anche ben segnalato, ma poi non si capiva più quale traiettoria fosse da prendere e così siamo tornati, stanchissimi, perché pensavamo di essere già quasi alla meta, sul percorso fatto; purtroppo Konstanze, che è la più forte di noi due, ha avuto un mal di pancia terribile e così abbiamo fatto un passo dopo l’altro, scoprendo grazie a Dio, che lo stesso percorso nel suo contrario non era lo stesso ed alcune difficoltà le abbiamo potute superare con più facilità; ad entrambi mancava la stabilità dell’andata, ma passo dopo passo e con pause seduti su rocce, e liberando il corpo per via del mal di pancia, siamo arrivati alla meta. Avevamo solo da bere con noi, perché per sei chilometri non c’eravamo portati da mangiare e chissà se ciò avrebbe fatto bene a Konstanze. Tra l’altro avevo dimenticato il mobile phone in macchina, eravamo quindi soli tra le rocce e gli oleandri, contando solo su „audjutorium nostrum in nomine Domini“ e contando sul fatto che il nostro corpo è fatto anche per portare sofferenze, che tra l’altro, come ha detto Konstanze, per chi è fuga nel mondo, sono ben più pesanti, visto che noi sapevamo che alla fine del percorso ci sarebbe stata un auto che ci avrebbe riportato in Hotel…


Abba nostro…



(Creta, 15.5.23) L’articolo di Nathan Pinkoski, „Fukuyama vs. Fukuyama“ (First things, giugno 2023) sul liberalismo e la crisi del liberalismo e sulla differenza tra il giovane Fukuyama e l’attuale, ha tutto un altro livello della critica ai liberali tedeschi di cui ho parlato l’altro giorno, prima di volare qui a Creta. In primo luogo perché non vede primariamente nel populismo, ma nella sinistra attuale (in modo particolare nei „democratici“ statunitensi) il vero pericolo, cosa che in questo anno di guerra ho potuto constatare nelle prese di posizione dell’Amministrazione Biden sulla guerra in corso in Ucraina (a cui non si è opposto neppure l’uomo più a sinistra dei democratici, Bernie Sanders), sostenuta in Germana in modo simbolico ed emblematico da Annalena Baerbock (sinistra ecologica), ma ovviamente accettata dal cancelliere Olaf Scholz (SPD) ed in Italia, in modo altrettanto simbolico, anche se sub contrario, dalla premier Giorgia Meloni (populismo di destra), solo che quest’ultima ha per lo meno l’esigenza di confrontarsi con Papa Francesco o forse si tratta semplicemente  del prezzo che deve pagare una populista di destra, per essere il premier in un paese dell’alleanza atlantica, guidata dai democratici.  

Ma ritorniamo a Fukuyama e alla critica del liberalismo di Pinkoski. Mentre il primo Fukuyama aveva, con una certa parentela con Leo Strauss (liberalismo come abolizione della filosofia) e C.S. Lewis (liberalismo come abolizione dell’uomo), il senso che un liberalismo sfrenato avrebbe portato all’ abolition of the man, l’ultimo Fukuyama, con la sua esaltazione dell’io interiore, si limita a presiedere a questa abolizione dell’uomo, per il sovra potere che ormai ha la „macchina transumana“, una macchina che vuole sostituire l’uomo con le sue decisioni considerate a volte o spesso non opportune: medici che si rivoltano contro il vaccino durante la pandemia, pensatori che si rivoltano contro l’intelligenza artificiale, giuristi che non sarebbero precisi in modo sufficiente… L’ideologia di questo trans-umanesimo, che si serve dei desideri dei singoli, che vengono appoggiati, perché comunque non disturbano l’evolversi della macchina e della sua logica, vede nei cristiani che non vogliono piegarsi alle lobbies del gender vs sesso, di cui non fanno parte solo i tradizionalisti, ma anche il Papa stesso, un nemico acerrimo. Da approfondire sarebbe ora il rapporto tra l’ideologia del gender e quella trans-umana, ma credo che già a livello intuitivo se ne veda il nesso…io vorrei qui riaprire un dibattito che avevo sollevato leggendo il libro di un filosofo tedesco sulla „critica ai diritti“.

Christoph Menke aveva criticato il liberalismo con i suoi diritti dei singoli, perché ciò avrebbe tolto forza alla lotta politica, che è sempre lotta per il bene comune e non per il supposto bene dei singoli. Nella sua periodizzazione della storia del diritto in Atene, Roma e Londra ci aveva fatto comprendere i passaggi in cui da un diritto che voleva educare i cittadini a comportarsi secondo la natura dell’uomo (Atene), ad uno che li voleva costringere (Roma) si era giunti ad uno che aveva solo un dio la volontà del singolo (Londra). Allora, quando feci la recensione di questo libro ne „“Il Sussidiario“, ne tiravo la conseguenza che fare una „lotta culturale“ all’interno del regime liberale di Londra, non avrebbe avuto alcun senso, meglio sarebbe stato usare gli spazi giuridici dello stato di diritto liberale per formulare delle leggi in grado di salvare il salvabile. La ragione filosofica che mi muoveva non era il marxismo come nel caso di Menke, ma la dottrina sociale, personale, filosofico-teologica della Chiesa romano cattolica - che pensavo allora fosse sostenibile piuttosto con la „bellezza disarmata“ della testimonianza (Julián Carrón). Ma credo che questa posizione, in me non in Carrón, fosse troppo debole, perché avrebbe costretto la Chiesa a sua volta a presiedere all’abolizione dell’uomo; insomma una chiesa liberale non salva l’uomo, ma ne presiede la sua abolizione. Posizione questa che a livello giornalistico è stata e viene difesa in Italia da Renato Farina. Ed in vero non basta una „legittimità critica“, perché credo che il liberalismo, anche nella sua forma più acuta, quello che oppone alla macchina solamente l’io interiore, abbia perso la battaglia a priori. 

In vero comunque nel dialogo con Christoph Menke avrei dovuto approfondire la questione filosofica, cosa che non feci fino in fondo. E cioè che un dono dell’essere nella realtà polare (maschio/femmina; vicino/lontano; particolare/universale…) contraddice il liberalismo nella sua affermazione di fondo: non il dio della volontà del singolo, ma il dono dell’essere nella modalità di opposizioni polari (Guardini, Borghesi), insomma „il senso necessario dell’essere“ (Ulrich) è il criterio ultimo del reale, dei suoi pensieri e del discernimento degli spiriti. E io credo che non abbiamo bisogno di una lotta o guerra civile spirituale, ma di una riflessione filosofica, che con umiltà, non è disposta a „cancellare“ nessuna delle posizioni in gioco, ma che non sposa a priori posizioni tradizionaliste o progressiste, perché non corrispondono a quella dialettica reale ultima tra vero e falso (Augusto Del Noce); per fare un esempio l’opposizione polare non ha bisogno di forme paternalistiche o patriarcali, ma di un reale e fecondo avvicinarsi in complementarietà tra uomo e donna. Il modello dell’uomo che lavora (e che in vero fa lavorare anche la moglie, ma senza riconoscerne la dignità) e che così salverebbe la famiglia, come formula massima e vera  del rapporto uomo e donna, etc. non corrisponde alla mia esperienza e non corrisponde a quel cammino al vero che è l’esperienza stessa tout court. 


Abba nostro...


(Malia (Creta), il 14.5.23) Per Balthasar la scelta di Dio è „unica“, nel senso che accade una sola volta. „Chi è obbediente, non sceglie se stesso, ma si lascia scegliere“ (Antologia-Servais, 228). „Non sceglie nemmeno uno stato di vita, ma scegliendolo, obbedisce alla scelta di Dio“. Siamo a livelli molto alti direbbe Etty ed ovviamente dobbiamo scegliere l’alto, non il basso, ma esiste anche il basso. Comunque: „Chi è scelto deve andare sulla via della santità nel voto visibile“ - qui non so se Balthasar parli della scelta „stretta“, quella dei consigli evangelici; comunque in altri testi dice che tutti dobbiamo camminare sulla via della santità. Prima del matrimonio Ulrich mi disse che credeva che Dio forse volesse il rapporto tra Konstanze e me come una fratellanza verginale; quando lo disse fu uno shock per me; in un viaggio in Italia di lavoro e poi nel viaggio in Egitto, con Konstanze e Rosi, lottai molto su queste parole. Non so se avesse ragione lui e se io non sia stato obbediente, ma credo di aver fatto una scelta nella scelta definitiva di Dio e non contro di lui. Konstanze ha certamente tanto desiderato i figli, un po’ come per mia mamma il sesso era in modo particolare, anche se forse non unico, in funzione dei figli (lo dico in relazione a Konstanze). Per me è diverso, anche se ritengo i miei figli un dono di valore inestimabile. Chiedo al  Signore che mi aiuti nel cammino di santità, in modo che il sesso faccia parte, anche come sacrificio, all’interno di questo cammino, ma a differenza di Konstanze io faccio molta più fatica su questo e non credo che per me sia possibile, almeno per ora, senza surrogati, come non lo è stato per Etty e Spier. Ma ovviamente vorrei volare in alto, non in basso. 


Zelensky è stato dal papa è questo è bene; ho visto solo una foto nella prima pagina di Avvenire, ma con lo zoom ho potuto leggere solamente il sottotitolo. Il Papa vuole il dialogo; Mattarella parte di parte giusta, cosa che corrisponde alla logica di Cappuccetto rosso; e la premier Meloni parla in stile neocon-USA: nessuna tregua senza giustizia. Comunque che Zelensky sia stato dal papa è cosa molto buona. 


PS Purtroppo, dopo aver letto la versione di Banfi, ripenso  che Zelensky sia davvero un pagliaccio guerrafondaio pericoloso e che agisce contro il mandato per cui è stato eletto. Molto bella invece la frase, che cita la versione stessa, dell’ arcivescovo lituano Visvaldas Kulbokas, dal 2021 ambasciatore del Papa in Ucraina «Nessuno può vincere una guerra. Che cosa significa “vincere”, quando ci sono decine di migliaia di morti? L’unica cosa che rimane è fermarla. Chi ha la possibilità di farlo, lo faccia subito».


(Pomeriggio) Gli dei dell’Olimpo di Cesare Pavese sono più giovani dell’uomo e vivono come immortali in un’idealità astratta, in una „sospensione ontologica“; su questo io ci vedo una grande consonanza tra Ferdinand Ulrich e Cesare Pavese. L’idealità che il Radioso Apollo dona al giovane Iacinto, come ogni idealità è „spirito puro“ che non regge allo scontro con il reale. Nel dialogo tra Eros e Thanatos (Dialoghi con Leucò, Torino 2020, 29-32), il primo pensa che per il tempo che è durata, la „sospensione ontologica“ sia stata alcunché di positivo e chiede a Thanatos: „che cosa sarebbe mai stato (Iacinto) senza l’ospite di Delo (il Radioso Apollo)?“; Thanatos risponde con ragione: „Un uomo tra gli uomini“. In che  cosa non ha ragione Thanatos? Secondo me nella contrapposizione sartriana tra esistenza ed essere. Gli dei olimpici: „non esistono: sono“; il che è un problema nella „sospensione ontologica“, ma non in ciò che Ulrich chiama la „sovraessenzialità dell’essere“, che nella sua semplicità, completezza e non sussistenza è immagine della divina bonitatis misericordiosa, appunto nell’esistenza, e non di quella senza crisi olimpica. 


Abba nostro… 


(16.5.23 -  compleanno di  Béla, tentato omicidio di San Giovanni Paolo II; prima apparizione di Fatima) Balthasar non evita la domanda centrale della nostra esistenza: è possibile fare una scelta definitiva di ciò che il Signore, interior intimo meo, vuole per me? E la risposta è: sì! Se non fosse così gli Esercizi di SPN non avrebbero alcun senso, perchè questo è il loro tema. „Corrispondenza tra la volontà eterna di Dio per la mia vita personale e la mia volontà di inserirmi in libertà in questa volontà eterna“ (Antologia-Servais, 227). Questa non è una stranezza di Ignazio, ma corrisponde alla struttura sacramentale ultima della Chiesa, che oggettivamente nel battesimo ci inserisce in Dio e noi dovremmo poi soggettivamente corrispondere a ciò (per questo motivo la cresima, come viene per lo più praticata oggi, è senza senso) e confermare questo inserimento. Nella preghiera del „Suscipe“ alla fine degli Esercizi, ma in vero ogni volta che preghiamo questa preghiera, confermiamo ciò che Dio vuole per noi. Tra i giovani più intelligenti vi è difficoltà con queste scelte definitive, ma alcuni poi si impegnano in un matrimonio inteso così, in un sacerdozio inteso così, in una vita dei consigli evangelici intesi così! Io non nego e non ho mai negato che ciò sia vero, ma ho sottolineato sempre di nuovo la possibilità di quelle „vie storte“ della „Scarpina di raso“ di Claudel, che Balthasar stesso ha tradotto in tedesco. Senza Claudel ciò che dicono Balthasar e SPN è puro fondamentalismo che non corrisponde all’esperienza come cammino al vero, ma in vero i due (SPN da cielo) non si sono mai messi contro Claudel. 


„Tomad, Señor, y recibid toda mi libertad, mi memoria, mi entendimiento y toda mi voluntad, todo mi haber y mi poseer; Vos me lo distes, a Vos, Señor, lo torno; todo es vuestro, disponed a toda vuestra voluntad; dadme vuestro amor y gracia, que ésta me basta“.


La differenza tra la sinistra-sinistra americana e quella tedesca è che la seconda è semplicemente noiosa ed incapace di un pensiero, che non sia solo contrapposizione al populismo (cfr. Wolfgang Michal, Der Freitag, 11.5.23), quindi incapace di dire qualcosa di sensato su fenomeni come Trump negli USA e la AfD in Germania, mentre in un certo senso la tanto criticata FDP, nell’articolo intendo, è per lo meno, anche se non sistematicamente, capace di  prendere alcuni aspetti della domanda populista sul serio. Infine sui cambiamenti antropologici in corso la sinistra-sinistra tedesca non percepisce neppure il problema, che hanno miliardi di persone: insomma è pensiero del tutto elitario. 


Ieri la undicesima, che amo tanto tra l’altro (meglio amo tanto tante persone che ci sono li dentro), mi ha dato la conferma che Paul Kingsnorth ha del tutto ragione: il trionfo della „macchina“; alla domanda cosa fosse la cosa più importante del loro tempo libero, la risposta è stata: videogame! 


Oggi voliamo a Creta! A proposito della macchina…;-) - Prima del volo un’occhiata veloce alla FAZ mi offre un’immagine corrotta del paese dove abito da più di una metà della mia vita: un pubblico ministero (procuratore) che deve andare per 6 anni in galera, cosa rara in Germania, ma secondo Reinhard Müller (editoriale principale della FAZ) non si tratterebbe di un caso singolo, ma di un avvenimento che danneggerebbe la stima che si ha per la giustizia tedesca; il vice cancelliere sotto accusa per nepotismo…ma la cosa che più mi irrita sono le accuse contro il Sudafrica di aver venduto armi alla Russia, perché ciò allungherebbe la guerra, secondo la Annalena Baerbock, stimata da un neocon americano (chiaro, sostiene la stessa politica guerriera), mentre invece i carri armati tedeschi in Ucraina la accorcerebbero e salverebbero le vite umane. Questo è fariseismo allo stato puro! 


Francesco a Tawadros sui martiri copti sgozzati e decapitati dai jihadisti in Libia il 15 febbraio 2015: "Sono i nostri Santi, Santi di tutti i cristiani, Santi di tutte le confessioni e tradizioni“ (Fonte: Vatican news).


Abba nostro…


(Nürnberg - Heraklion) Georg Gänswein nel suo libro tradotto in tedesco con il titolo „Nichts als die Wahrheit“, dice che la filosofia personalista unisce il pensiero filosofico di san Giovanni Paolo II con quello teologico di Benedetto XVI, che con le sue encicliche e le sue catechesi ha offerto una vera e propria enciclopedia per i secoli futuri (se ci saranno). La posizione personalista afferma l’io non come „qualcosa“, ma come un „qualcuno“ in dialogo con colui che dona l’essere, che a sua volta non è qualcosa, ma un atto di donazione personale e che quindi ha della persona i tratti di opposizione feconda: Padre-Figlio, uomo-donna, universalità-concretezza, etc. In un intervista Caylan Ford riprende un tema su cui ho ultimamente riflettuto in dialogo con Matt Crawford, Paul Kingsnorth e N.S. Lyons. La grande crisi odierna secondo questi autori, che mi sono stati consigliati da Adrian Walker,  ha a che fare, in modo speciale, con un collasso della realtà e con una priorità della „macchina“ sulla „realtà“; un tema questo che era molto caro a C. S. Lewis, Robert Spaemann e Ferdinand Ulrich. Una delle grandi eresie, quella dello gnosticismo, di cui parla anche Caylan Ford, pensa che ultimamente il reale sia malvagio e che solo un sforzo gnostico può dare un senso alla vita. L’essere non è più visto come un dono d’amore, ma come uno sbaglio, da cui possiamo liberarci con una qualche forma di gnosi. Qualora per esempio uno non senta il suo corpo maschile come un dono e lamenti l’impossibilità di poter essere incinta, è inclinato a pensare che non il suo sentire, ma il corpo stesso sia sbagliato. Nella mia esperienza, che è piccola, ho notato che si tratta di una patologia e che nessuna gnosi (psicologia…) da sola, per quanto necessaria, potrà far passare questa patologia come qualcosa di normale. Così come l’anoressia è una patologia che va curata, anche con una psicologia ancorata al reale e non con una che lo sostituisce con una forma di „logicizzazione“ (Ulrich). L’esperienza che ha fatto la Ford è quella della „cancellazione“ della tua esistenza e del tuo modo di pensare se hai il coraggio di dire queste cose pubblicamente. Vero è che se l’uomo non è più in dialogo con Qualcuno, che dona un essere sensato e polare, a cui si può rispondere solamente con „il senso necessario dell’essere“ (Ulrich) siamo in balia di un pensiero che ha perso ogni traccia di trascendenza ed ogni traccia della presenza della trascendenza nell’essere stesso. Ciò non significa, come ho già detto questa mattina, negare che ci siano anche „vie storte“ al vero, tanto meno la caoticità del inconscio, che non può essere superato con coercizioni e repressioni. Ovviamente non posso pretendere che un maschio possa superare il suo sentirsi donna (gender dysphoria) con un atto repressivo, così come non si può costringere una ragazza a non aver più l’anoressia. Una patologia può essere forse curata, non repressa. A livello della caoticità delle perversioni polimorfe credo si debba in primo luogo tenere conto della loro forma patologica; se uno ha un disturbo alla gola può essere d’aiuto tossire e quindi non è bene far sentire in colpa una persona che tossisce, ma ciò non toglie che si è guariti quando non si tossisce più. Probabilmente si dovrà, nel limite del legale, non colpevolizzare forme di perversione polimorfa, ma l’orgasmo che esse provocano, non può essere la meta, perché la meta è sempre una gioia vera, non patologica o perversa. Nella realtà, nel dono semplice e completo dell’essere vi è donata sostanza sufficiente per provare quella gioia che nasce da questa completezza e semplicità dell’essere donato, nella sua struttura polare. Allo stesso tempo, però, l’essere non è una cosa che soddisfi, in verità esso è „nulla“, è gratuità pura, una gratuità che è grazia, sebbene la grazia sia gratis, ma non magia, la grazia corrisponde gratuitamente ad un’esigenza del cuore dell’uomo, che non è puro spirito, ma materia e spirito. Il dono sovraessenziale dell’essere accade nella materialità e non nella spiritualità pura, ma la verginità stessa è qualcosa che accade nel corpo materiale. Con il „suscipe“ chiediamo al Signore di toglierci tutto, a parte l’amore e la grazia; non so se ho sempre pregato autenticamente questa preghiera, ma certamente l’ho fatto a volte, ma vedo nell’esperienza che questo non mi ha liberato magicamente da forme di perversione polimorfe e credo che abbia ragione il mio padre confessore, Jeremias, che non ci si deve fissare su di esse, perché è possibile che abbiano un loro senso psicologico di liberazione parziale, ma rimane il fatto che il dono dell’essere è stato donato e viene donato in semplicità e completezza non patologica; Gesù dice che viene per i malati e quindi sono certo che ci sarà anche per me e per tutti una via, per quanto „storta“, che mi/ci porterà ad un assenso più semplice e gioioso e prego che ciò accada non nella modalità di uno che porta una rosa da solo in un campo di feriti (copyright: Henri de Lubac), ma nella modalità comunionale e cattolica: essere è sempre con-essere, è sempre dialogo con Colui che dona l’essere e con le sorelle tutte e i fratelli tutti, ed anche con chi non si sente (!) né l’uno né l’altro. 


Abba nostro…


(12.5.23) Il tema degli Esercizi di Ignazio è la scelta di vita, e in questo senso essi sono pensati per un giovane o una giovane che non hanno ancora fatto questa scelta, se oggi poi, essa passi attraverso gli Esercizi stessi o attraverso amicizie che assumano una tale responsabilità e/o attraverso una lettura, è questione che lascio qui aperta. La scelta viene formulata così da Balthasar: „quale forma della donazione di vita vuole Dio da me: stato dei consigli evangelici, sacerdozio o matrimonio?“ (Antologia-Servais, 226). Poi Balthasar fa parlare SPN stesso: „Scegliere lo stato o la vita, che Dio nostro Signore mi dona, per poterlo davvero scegliere e poter giungere in ciò alla perfezione“ (Esercizi, 135). Ecco la meta è la perfezione: per Etty andare con testa alta nel campo di concentramento; per me oggi accettare la vecchiaia come un dono di Dio…Per un giovane o una giovane fare ciò che Dio gli/le indica e che non può essere scelto in forza di „regole generali“, ma „faccia a faccia con Dio“ ed „in preghiera“, il che non vuol dire non usare „la ragione che riflette naturalmente“. Pregare sul serio il „Suscipe“ significa accogliere  ciò che Dio ha pensato per me. Nel mio diario, forse per realismo, dopo tanti anni di vita, ho detto che ciò non è possibile farlo senza surrogati, senza „curve“, ma ciò non significa che davvero, con semplicità e completezza,  non cerchi di dire: prendi Signore tutto me stesso! 

„Tomad, Señor, y recibid toda mi libertad, mi memoria, mi entendimiento y toda mi voluntad, todo mi haber y mi poseer; Vos me lo distes, a Vos, Señor, lo torno; todo es vuestro, disponed a toda vuestra voluntad; dadme vuestro amor y gracia, que ésta me basta“.


Se Zelensky domani va dal papa crea un fatto che mi permetterebbe di cambiare l’opinione che ho di lui. 


Gli sconci commenti che ho letto ieri sull’ intervista del cardinal Zuppi ad un giornalista di „La Repubblica“ mi hanno amareggiato; certamente ci sono diversi stili nella Chiesa e non tutti mi devono piacere. Faccio un esempio: nessuno è obbligato di considerare  Adrienne von Speyr una grande teologa, ma se qualcuno affermasse che lei e Balthasar sono stati perversi, perché hanno passato pomeriggi insieme con la scusa dei dettati sui testi biblici, allora avrebbe superato una linea rossa; non si tratterebbe più di opinioni, ma di offese, di calunnie che tra l’altro accaddero allora, così che Balthasar consigliò ai suoi confratelli di parlare di meno e di pregare di più per lui…


Abba nostro…


(Droyssig, l’ 11.5.23) La meditazione di questa mattina, ne ho parlato anche con Konstanze portandola in auto a scuola, dopo aver pregato insieme il „Regina coeli“, riguarda la povertà, la perdita del proprio onore o gloria e l’umiltà (Antologia-Servais, 225). Una frase di Balthasar mi ha colpito molto e non cerco di risolverla filosoficamente, perché non è possibile, è il contenuto della mia preghiera mattutina. Noi abbiamo paura quando viene messa in discussione la nostra dignità (da parte di colleghi, della presidenza della scuola, dei genitori o degli allievi) e pensiamo di doverci difendere (una certa legittimità vi è nella difesa, anche Gesù chiede perchè lo schiaffeggino), ma non bisogna dimenticare che la perdita più grande della nostra dignità accade nel nostro intimo (egoismo, arroganza, narcisismo - cioè tutte le modalità con cui non corrispondiamo in modo semplice e completo al dono dell’essere, semplice e completo, per quanto ciò sia possibile all’uomo nella vita finita) e quella esteriore è solo una rappresentazione esteriore di ciò che è nel nostro intimo, ma ancor più, non dobbiamo dimenticare che „audjutorium nostrum“ è „in nomine Domini“! 


Adrian mi ha mandato un articolo importante di Matt Taibbi (vedi mie bacheche in Twitter, Facebook e LinkedIn), nel quale il giornalista statunitense, che ha vissuto anche a Mosca, ricorda un discorso molto importante di Dwight D. Eisenhower, in cui il presidente uscente il 17.1.1961, pubblicamente parlò del pericolo di un nuovo potere, che non sarebbe stato facile ad essere sconfitto, un potere che minacciava la democrazia dall’interno: „il potere di una produzione di armi permanente“; Matt Taibbi ed altri ci fanno comprendere che nel nostro tempo abbiamo a che fare con una nuova versione di questo potere: quello del „complesso industriale della censura“; significa che vi è un potere, presubilemente legato all’altro, che ci regola quale sia la narrazione buona degli eventi e cosa sia disinformazione. Chi la pensa diversamente è immediatamente non solo un avversario, ma un nemico degli interessi della democrazia. Una persona con cui non vale la pena parlare, bisogna distruggerlo per lo meno interiormente. 


„Papa Francesco e il patriarca copto-ortodosso di Alessandria, Tawadros II, (sono stati) insieme ieri in Piazza San Pietro per l’udienza generale del mercoledì. Il ricordo dell’incontro del 1973 tra Paolo VI e Shenouda III: “Questa visita ci avvicini più celermente al giorno in cui saremo una cosa sola”“ (Alessandro Banfi, versione odierna, con foto sul tema). - Tawadros e Francesco. L’abbraccio non è da leggere solo come espressione di una corrispondenza di sentimenti, ma della stessa fede e riconoscersi fratelli nella stessa fede significa riconoscimento reciproco dell’ecclesialità. I rapporti amichevoli, fraterni sono il fondamento di tutto l’ecumenismo. E in questo senso approfondire i rapporti tra le due Chiese e tra le altre è molto importante anche per la continuazione del dialogo teologico. Non si può, infatti, fare il dialogo teologico senza amicizia e senza carità fra le diverse Chiese“ (Stefania Falasca, nella sua bacheca in Facebook).



Abba nostro…



(10.5.23) Il discernimento degli spiriti accade sempre nella concretezza della vita. Non ho visto la scena dell’incoronazione di Carlo III, ma ne ha parlato il nostro parroco nella predica; su questo tipo di temi Reinhold Schneider ha detto tutto ciò che doveva essere detto: anche per l’esistenza di un re vale „la dialettica tra rinuncia ed uso del mondo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 223-225); e per tutti coloro che esercitano un potere, di qualsivoglia tipo esso sia, „l’analisi etico-psicologica della forza che tenta l’uomo, dalla gloria all’ambizione, dal potere alla sete di potere, dalla rappresentazione all’arroganza è inconfutabile“ (Balthasar) e nel punto di incrocio tra le due dimensioni (la santità di Dio e la malvagità dell’uomo) può esserci solamente uno che è allo stesso tempo vero uomo e vero Dio: Cristo, che media „tra il Dio santo e il mondo caduto nel peccato“. Non so se abbiano ragione Agostino e Balthasar, che non sia possibile un „frui“ del mondo, se davvero si fa sul serio con l’affermazione che l’unità della creazione non deve essere spaccata manicheisticamente. Balthasar concede, quello che concede il Vangelo: essere nel mondo, senza essere del mondo; chi sono io per mettermi oltre questo limite? Ma vedo che nell’esperienza, proprio ora da maggio fino al solstizio estivo (copyright: Paul Kingsnorth) vi è una vera esplosione di crescita e godimento, che fa cantare Fabrizio De André: morire a maggio ci vuole molto, troppo coraggio!  Ma ovviamente si invecchia e si muore anche a maggio! Comunque, nel senso di Agostino e SPN, non è possibile non considerare i due accampamenti militari, quello di san Michele Arcangelo e quello di Satana. Non è possibile separarli in modo univoco, ma non perché ci sia confusione nella cosa, ma perché c’é confusione in noi. Come nella cosa stesa si può distinguere tra bene e male, ma anche in questa distinzione si è tentati e la tentazione si chiama fariseismo, auto-glorificazione. 

Non vi è quasi nulla di più assurdo che identificare l’accampamento mussulmano con quello del diavolo; il cammino intrapreso da Charles de Jesus, padre Christian, padre Paolo, Papa Francesco (tanto per citare quelli che conosco io) deve procedere e portare frutti…


Nel suo discorso nella piazza rossa a Mosca Putin si è servito di un mito: è solo lui l’aggredito; ma ovviamente non è cosi, lui è anche l’aggressore; solo che gli altri si servono anche di miti (quello della liberazione dell’Ucraina, quello della difesa della democrazia…) e in questa lotta mitologica corriamo il rischio di annientarci tutti. Il discernimento degli spiriti deve essere davvero concreto e deve mostrare i miti come tali. Solo chi è operatore di pace fa qualcosa per l’accampamento giusto! 


Dopo nove mesi  di malattia  ieri è morto il marito di Glenn Greenwald David Miranda: auguro tanto a questo grande giornalista che il Signore gli dia, a lui  e ai suoi figli adottati, la forza necessaria per affrontare la perdita e prego per David che Gesù lo accolga nel suo regno, già oggi. 


Abba nostra…


(9.5.23) Chi nega che ci sia un dramma della lotta cristiana, nega il cristianesimo stesso, che non ha solo una dimensione estetica e teorica, ma per l’appunto „teodrammatica“, e quest’ultima non è solo individuale, ma anche sociale: „Come la lotta spirituale di Cristo era finalizzata alla riconciliazione del mondo con Dio, così anche la lotta della sequela di Cristo deve avere le sue essenziali dimensioni sociali“ (Balthasar, Antologia-Servais, 222-223). Per parlare e pensare con Agostino si tratta della lotta tra le due „civitates“, che non possono essere distinte univocamente: „Entrambi i corpi, come quelli di due lottatori nel pieno della battaglia, sono spesso indistintamente impigliati l'uno nell'altro; solamente l'Ultimo Giorno ( = il giorno del giudizio universale) li separerà visibilmente per noi“ (Balthasar). Ma la scelta che si deve fare negli Esercizi non è di tipo singolare? Si, l’unico Re chiama me, chiama te, ma nella Chiesa e nella dimensione sociale in essa implicata. Le lotte universali hanno poi a che fare con il cuore del singolo, perché nel cuore del singolo uomo vengono prese decisioni che hanno a che fare con tutta la storia; le regole per il discernimento degli spiriti hanno, secondo Balthasar, „una tradizione fortemente biblica-patristica-medievale“, ma i Padri della Chiesa hanno sempre insistito sulla nostra lotta con Cristo per la salvezza del mondo, non solo della nostra anima, anche se il compito che riceviamo in questa lotta è sempre personale ed anche se la dimensione ascetica, quella che sottolinea Paul Kingsnorth, ha un ruolo specifico per SPN: questa linea ascetica, pneumatica che passa anche attraverso autori come Origene, i monaci del deserto, Evagrio è quella che porta ai combattenti per Cristo „katexochen“ (per eccellenza, in senso stretto), sono i cristiani dei „consigli evangelici“, ma forse anche alcuni sposati, che vivono in situazioni estreme come Paul. Io non sono uno di questi lottatori katexochen, ma ho sempre mantenuto un’amicizia particolare con loro (Cornelia, Adrian, Alver); ma tutto quello che ho detto sulla „profezia della pace“ in questi mesi ha certamente una valenza di lotta katexochen, che trova un suo riscontro forte nella „Fratelli tutti“: „Ci sono due situazioni estreme che possono arrivare a presentarsi come soluzioni in circostanze particolarmente drammatiche, senza avvisare che sono false risposte, che non risolvono i problemi che pretendono di superare e che in definitiva non fanno che aggiungere nuovi fattori di distruzione nel tessuto della società nazionale e mondiale. Si tratta della guerra e della pena di morte“. (Papa Francesco, Fratelli tutti, 255). Esclusivamente per questo motivo ho criticato la mitologia di una guerra di liberazione del popolo ucraino. Per quanto riguarda il mio lavoro nella scuola ho cercato sempre di tenere vivo, per come posso in una regione come la nostra e tenendo conto delle mie forze, almeno in modo implicito, il senso di questa lotta, ma forse dovrei farmi meno impressionare da quello che pensano gli altri (colleghi, genitori e scolari), cioè essere più coraggioso. Il mio tentativo di parlare dello sguardo „della simpatia totale“ (Pavese) nella scuola fa parte in modo eminente di questa lotta, che mia moglie ha vissuto sempre in prima persona e socialmente nella guida di classi molto complesse e come presidentessa del consiglio disciplinare della scuola…


„Summer is here and everything is growing. Between Mayday and the solstice, we have six or seven weeks of frantic flourishing here in the Irish west. This is what part of the land looks like this week, complete with the rusting ancient bicycle we found when we moved in, which has now been absorbed into the tree growing over it.

The vision of the greening land always fills me with joy. The swallows are back, the nights are still and the world still works. Given the dark content of the last couple of essays, it’s good to go outside and get some perspective“. (Paul Kingsnorth)  - Even in our garden the small leaves of the ginko have sprouted and are a great joy to me. Today I cut some of the grass. But not everywhere because this growth of grass is growth of life. And the green fields around the house are like a sea of green joy. (Roberto)


Nel mio articolo per „La Nuova Europa“ di qualche anno fa sull’est della Germania citai la critica di Christoph, Hein del famoso film „La vita degli altri“, che, secondo l’autore tedesco non terrebbe conto di alcuna periodizzazione della storia della DDR. Lo stesso autore, con Elmar Faber (cfr. Oschmann, L’est è un invenzione…, 53), critica, forse con ragione, la terminologia „Aufbau Osten“ (ricostruzione est), usata per sostenere i nuovi Länder, dopo l’ingresso della DDR nella BRD, presa acriticamente dalla „Lingua Tertii imperi“ nazionalsocialista e Oschmann, con l’esempio della ricostruzione architettonica del castello berlinese, nello stile dell’epoca imperiale Guglielmina, con la distruzione del brutto „Palazzo della Repubblica“ del periodo della DDR, ci permette di comprendere che invece di un serio lavoro di ripensamento critico della storia tedesca nella sua interezza, vengono fatte scelte politiche imbarazzanti, quasi che l’epoca Guglielmina, con il suo imperialismo (genocidio degli Herero e Nama nell’odierna Namibia), sia di per se meglio del periodo della DDR. 21 anni di vita in Sassonia-Anhalt non sono passati per nulla, tanto meno mi permettono giudizi arroganti e senza senso come la riduzione della storia della repubblica democratica tedesca a qualcosa che deve essere solo dissolta e dimenticata…Il libro di Oschmann mi permette di comprendere in profondità alcuni aspetti dell’essere tedesco ed in particolare dell’essere tedesco dell’est e mi permette di discernere anche alcune frasi che si dicono senza pensare: per esempio: „sono europeo“, da parte di un tedesco, che rivelano solamente una mancanza, anche solo minima, di capacità critica di ripensare fino in fondo il proprio colonialismo più o meno nascosto. Hans Joas, un filosofo della religione, lo esprime in modo sintetico: „Se qualcuno dice di sé di essere europeo, si è già smascherato come tedesco“ (cfr. Oschmann, 59). Questa frase rivela quali abissi si nascondono nelle nostre formule per spiegare la nostra identità. Un tale lavoro deve essere certamente fatto anche per l’Italia…Mi ricordo una prima intervista che mi fece la MZ quando arrivai a Droyssig: eravamo un caso più unico che raro. Venivamo dall’ovest e senza alcuna motivazione economica  - dopo ci siamo accorti che con la nostra venuta si erano realizzati anche alcuni miglioramenti economici e professionali. Ma quando parlavamo con Ulrich di questa nostra decisione ci chiese se saremmo stati disposti di vivere del nostro orto, qualora non ci fossimo integrati, etc. Nell’intervista della MZ, ad un certo punto, cercai di esprimere la mia sensazione di allora di essere venuto nella parte della Germania con una storia più complessa e difficile, ma che mi sentivo solidale proprio con le persone di questa regione; i lettori della mia intervista furono irritati di questa mia osservazione ed ora capisco, con la lettura di Oschmann, che avevano ragione. Certo, nelle mie parole c’era anche un momento di verità, perché già a partire da Yalta, „i tedeschi dell’est sono stati fin dall’inizio i veri e propri sconfitti dalla guerra“ (Heinrich August Winkler, citato da Oschmann, 72). E tra gli sconfitti più sconfitti ci sono sicuramente i „maschi dell’est in modo particolare quelli nati tra il 1945 e il 1975“ (Oschmann), come mi è capitato di vedere nella parentela di mia moglie, la cui madre è originaria dell’est della Germania. Con l’ingresso della DDR nella BRD avevano perso tutto: dal lavoro, ad una vita più o meno agiata ed addirittura, come fa notare Christa Wolf, nella „Città degli Angeli“, la loro stessa patria; ci vuole un’arroganza infinita, un’assoluta incapacità di uno „sguardo della totale simpatia“ (Cesare Pavese) ed un maniacale volere sempre aver ragione (una delle grandi cose che ci aveva insegnato don Carrón) per non comprenderlo…



„Strano destino questo 9 maggio, data della sconfitta del nazismo, ricorrenza celebrata da Mosca, ma che Kiev sconfessa per celebrare la Festa dell’Europa unita (altra ricorrenza che cade oggi). Ursula von der Leyen sarà nella capitale ucraina, mentre sulla piazza Rossa sfileranno i mezzi militari e Vladimir Putin parlerà alla nazione russa, nel giorno della Vittoria. La contrapposizione delle celebrazioni dà il senso del rischio che l’Europa, pur nel necessario sostegno alla martoriata Ucraina, non consideri quel “dialogo tra le parti che soppianti il fragore e lo strazio delle armi”, che ricorda oggi il direttore di Avvenire Marco Girardo come missione principale della Ue. La sensazione è proprio che l’Europa lasci alla Cina quel ruolo di mediazione verso il cessate-il-fuoco che tutti ritengono essenziale. Lo spiega bene Henry Kissinger in un’intervista televisiva, oggi pubblicata dalla Stampa nella sua trascrizione. E non è solo una valutazione da esperti di geo politica. Ieri il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha ricevuto, a Pechino, l'ambasciatore statunitense Nicholas Burns. C’è un fitto lavorio diplomatico: fra pochi giorni fra l’altro,  il 18 e il 19 maggio Pechino ospiterà il primo vertice con i leader di 5 ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan, che stanno assumendo un ruolo chiave (anche per l’Italia se si considera l’ultimo viaggio di Guido Crosetto in Uzbekistan) nella possibile mediazione fra le parti“ (Alessandro Banfi).  - Il mio commento su quanto scrive qui Banfi nella versione odierna si trova nella mia meditazione sulla lotta cristiana, con cui ho cominciato questo giorno. 

Abba nostro…


(8.5.23) Parlare di „lontananza di Dio“ non è molto semplice, visto che „tutto accade in Dio“ (cfr. Schelling). Comunque in un certo senso l’espressione può essere intesa solamente come genitivo oggettivo. Non è Dio che compie l’azione della lontananza, ma piuttosto colui che la subisce (sit venia verbo). Noi con le nostre azioni, pur accadendo in Dio, possiamo allontanarci da lui e questo per motivi etici. È interessante l’espressione che usa Balthasar a riguardo delle tentazioni: Gesù si lascia coinvolgere in queste tentazioni perché ci ama, ma anche per farci vedere che in esse dobbiamo, con tutto l’amore di cui siamo capaci, legarci al Padre, „per così dire nel tempo etico essere attaccati all’eternità etica“ (cfr. Antologia-Servais, 221). Con le nostre critiche al moralismo, con la nostra sovra accentuazione dell’ontologia, dimentichiamo spesso che l’amore cristiano non permette il peccato: non onorare i genitori; rubare, uccidere, commettere adulterio…E ci sono alcune cose che dobbiamo semplicemente fare per puro „dovere“. Non si va a lavorare sempre per piacere! E non ci si astiene dal rubare solo per „piacere“. Allo stesso tempo, però, non deve essere dimenticata la lezione di san Paolo: ci sono cose impossibile alla legge (cfr. Rom 8,3), che al cospetto della carne è resa impotente. Ma Dio si trova al di sopra di questo dilemma. Come? „Mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato ed a motivo del peccato“ - a „motivo del peccato“ significa per eliminare il peccato (Cfr. Maggioni). Dio ha „condannato il peccato“ dice san Paolo. Addirittura afferma, che „non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo“, perché ci ha „liberato dalla legge del peccato“ (Rom 8,1), sebbene cristiani rubino, commettano adulterio, etc. E sebbene non sia per nulla riscontrabile nell’esperienza che i cristiani agiscano sempre non secondo la carne, ma secondo lo Spirito (cfr. Rom 8,4). Nell’undicesima classe venerdì ho detto che sono rimasto fedele a Konstanze per tutti questi anni non per il comandamento, ma per non ferire lei, ma in un certo senso neppure questo è vero: è come se ci fosse una protezione dell’amore gratuito che dobbiamo implorare e fare, pur non essendo capaci né di implorarla, né di farla. Insomma dobbiamo farla, sapendo che è Dio che la fa! SPN si esprime più precisamente! „Abbi fiducia in Dio così che il successo delle cose dipende da te e non da Dio; sforzati però così che come se tu non facessi nulla, ma Dio da solo facesse tutto“ (cfr. Massimo Borghesi, Jorge Mario Bergoglio, Milano 2017, 43-44. Gabriel Hevenesi commenta: „Il valore inestimabile della nostra formula ignaziana consiste nel fatto che essa offre un’interpretazione della nostra esperienza, ma anche che essa ci pone un’inquietudine che ci permette di fare domande all’esperienza stessa“ (Ibidem, 44). Ecco credo che questa inquietudine è ciò che deve nascere in noi quando riflettiamo sulla „lontananza di Dio“. VSSvpM! 

Ho deciso di vedere fino alla fine „Killing Eve“ - ma at the end of the day l’unica cosa davvero affascinante era l’amore, abbastanza gratuito, tra Eve e Villanelle, un amore erotico e lesbico, ma che alla fine non riesce a salvare Villanelle - stupenda la scena sotto acqua in cui Eve cerca di raggiungere, senza riuscirci, quella di Villanelle ferita a morte. Per cosa sta Carolyn? Per la legge? Per l’astrazione senza quasi emozioni? Certo Villanelle ha ucciso troppo per essere salvata dall’amore erotico. Ma quale è il messaggio della serie? Si tratta di un thriller, ma ciò non rende inutile la domanda sul messaggio…

Il dibattito sull’età imputabile (In Germania è con 14 anni; in Inghilterra con 10) riguarda il fatto che la criminalità dei bambini è in crescita, per esempio nella periferia di Halle. La domanda non risposta che avevo leggendo l’articolo odierno della MZ era: come mai è cresciuta del 23% in paragone con il 2021? Il criminologo, Jens Borchert, professore nella facoltà tecnico-scientifica di Merseburg, ma che ha lavorato anche come secondino in una prigione per anni, dice che l’intimidazione non aiuta ad integrare questi giovani (in Inghilterra la criminalità dei bambini è addirittura maggiore); e sebbene comprenda il desiderio di poliziotti e politici di abbassare l’età imputabile a dodici anni, credo che il criminologo abbia ragione… 

Siamo alla vigilia della tradizionale sfilata militare sulla Piazza Rossa: quel 9 maggio che i russi considerano il giorno della Vittoria, perché celebra la presa della Berlino nazista alla fine della Seconda guerra mondiale e la firma della resa tedesca. Vladimir Putin sarà in piazza e parlerà in un discorso, già carico di attese, perché dalle sue parole si potrebbe capire la prospettiva futura dell’ “operazione militare speciale” in Ucraina“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Vedremo, ma ovviamente il lavoro da fare con questi discorsi mitologici sulla vittoria è quello della „demitologizzazione“…

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Giustamente mia figlia Johanna ci vede un momento di pazzia nel racconto di Döblin, „Uccisione di un ranuncolo“ - pazzia come esagerata percezione di un avvenimento che può accadere quotidianamente. Ed anche il desiderio di riflettere „una volta in modo chiaro e calmo. Lentamente, punto per punto“ su questo avvenimento fa parte della pazzia, che però ha un suo momento di verità: la percezione che tutto il bosco sia arrabbiato con lui, gli corra dietro e lo insulti e lui perciò scappa insanguinandosi nello scontro con i rami ha un significato altamente simbolico; gli alberi, cosa che conoscono anche C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien, diventano quasi persone che annunciano il disastro della distruzione della nostra casa comune, della natura, qui simboleggiata dal ranuncolo. Il matto percepisce qualcosa di vero nelle sue paure, ma poi si sfoga con i più deboli che sono in questo caso gli apprendisti del commerciante, che egli vessa come ha angariato il ranuncolo: „Egli non si lascherà mettere sotto i piedi da nessuno, proprio da nessuno“. Poi pensa a qualche azione liturgica e caritativa a favore del ranuncolo ed ha uno scoppio di ira con la governante che non ne capisce il senso: „non permetterà a nessuno di criticarlo“. „Egli espierà, espierà per la sua misteriosa colpa“. 

(7.5.23) 

L'inverno se n'è andato l'aprile non c'è più, è ritornato maggio al canto del cucù. Cucù, cucù, l'aprile non c'è più e ritornato maggio al canto del cucù.

Ora che posso tenere la finestra aperta nella notte la melodia degli uccelli del primo mattino ed anche il canto del  cucù supera il tono dell’acufene e quando apro la stalla delle galline sento un vero e proprio concerto. 

Nel post in dialogo con il libro  di Alver Metalli ho scritto questa mattina una meditazione sulla mia vita missionaria nella Sassonia-Anhalt. Ecco il link: https://graziotto.blogspot.com/2023/05/la-filosofia-dellessere-come-amicizia.html

Nuovo attentato in territorio russo. Questa volta l’autobomba colpisce un leader nazionalista vicino a Vladimir Putin, Zakhar Prilepin, che rimane gravemente ferito, mentre muore il suo autista. Mosca accusa Kiev e gli americani. Da parte loro, gli ucraini denunciano un attacco con le armi al fosforo a Bakhmut. Violenta la polemica del capo della Wagner Evgenij Prigožin, che ha minacciato di ritirarsi fra tre giorni dal fronte più caldo. Dove invece potrebbe arrivare il ceceno Ramzan Kadyrov, che ieri ha sostenuto di essere pronto a subentrare con le sue truppe. Scarse le novità sul fronte diplomatico. In India, a Goa, durante il summit della Sco (Shanghai cooperation organisation) c’è stato un faccia a faccia fra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il suo omologo cinese Qin Gang, con a tema l’Ucraina“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Mi limito per l’attualità a queste poche righe di Banfi, perché sto lavorando su altri temi, ma ovviamente per lo sforzo fatto in questo diario sul tema della „profezia della pace“, queste informazioni sono molto importanti.

Perché mi entusiasma il libro di Dirk Oschmann sull’est della Germania come invenzione dei tedeschi del ovest? Cosa ho in comune con questo professore di germanistica (oggetto di ricerca da Lessing, Goethe attraverso Kafka fino a Thomas Mann), nato nella DDR, nel 1967 (anno di nascita di mia moglie)? Il punto di massimo contatto è la sua citazione di Hannah Arendt, che non amava collettivi, ma persone singole e poi ovviamente il fatto che, anche se come insegnante di filosofia, religione, storia e latino, nato in Italia nel 1960, sto vivendo da 21 anni a pochi chilometri di distanza da dove vive lui (Lipsia) e posso comprendere, dall’interno, la sua critica ad una diffamazione dell’est, da parte di chi ha il potere mediatico e politico nell’ovest. Come fa Oschmann mi rifiuto di considerare le persone con cui vive come dei nazisti, solo perché il 30 % di loro vota AfD. Come alcuni dei miei amici qui nella regione in cui vivo, Oschmann ha anche un giudizio differenziato del passato della DDR. Il punto di massima distanza è il fatto che vota i „Verdi“, che dopo la catastrofale politica guerrafondaia della Annalena Baerbock, io non potrei mai votare. Ma mi sento vicino a lui anche nella comprensione profonda che stanno vivendo paesi democratici in tutto il mondo. E ritengo infine giusto che  una vera riunificazione tedesca avrebbe dovuto implicare una nuova costituzione tedesca e un nuovo inno nazionale…

In Facebook come commento a quanto scrivo qui sopra Luigi Geninazzi dice: „La Ddr l'ho visitata tante volte e mi sono convinto che il suo vero nome fosse „Deutsche dramatische Republik“ (repubblica drammatica tedesca; mia traduzione)… Difficile trovarci qualcosa di buono a distanza di decenni. Questo è puro revisionismo storico, lo stesso che sta usando Putin e provocando disastri…“. Non ho risposto a questo commento, perché non voglio perdere tempo in non-dialoghi. L’autore del commento ci dice che lui è un esperto (ha fatto più viaggi nella DDR), che ha un nome per essa e che non vi è nulla di positivo in questa storia, poi con il giudizio sul „revisionismo storico“ mi rende attento del pericolo disastroso di chi lo usa, come farebbe Putin…Devo specificare che il giudizio di Oschmann, forse non sono stato sufficientemente chiaro su questo punto, e cioè che l’est è un’invenzione dei tedeschi dell’ovest, si riferisce in primo luogo agli anni dopo la caduta del muro, ma ovviamente difendendo la tesi che sarebbe stata necessaria una vera riunificazione e non un ingresso della DDR nella BDR, da anche un giudizio articolato sul passato e poi con la figura del nonno e della sua falegnameria ci presenta una figura eccezionale di opposizione alla DDR dall’interno di essa. Nel giudizio di Geninazzi manca del tutto una periodizzazione dell’epoca della DDR: nella sua testa si tratta di una notte drammatica in cui tutte le vacche sono nere. Ed ovviamente queste vacche nere ci sono, basta pensare ad una realtà come Hohenschönhausen, di cui ho scritto questa mattina nel post in dialogo con Alver Metalli. Per quanto riguarda Oschmann ci sono tante cose che non mi vedono d’accordo con lui, per fare un altro esempio, il suo giudizio §218 (legge sull’aborto) come „residuo patriarcale“ (Oschmann, 36) e ciò lo dico non nel senso che vorrei che la mia posizione cattolica fosse legge per tutti, ma perché nella questione dell’aborto è in gioco la differenza tra qualcosa (di cui si può disporre) e qualcuno (di cui non si può disporre), come l’ho imparata da Robert Spaemann, e che è un problema che non ha nulla a che fare con un „residuo patriarcale“.  Mentre mi trova del tutto d’accordo con Oschmann  sul suo giudizio sulle posizioni „pubbliche“ nel senso di Habermas: sui temi bisogna pronunciarsi pubblicamente e solo quando lo si fa un giudizio assume una valenza oggettiva e critica.

Il Santo Padre nell’Angelus ha ripreso le grandi domande: Chi sono? Da dove vengo… di cui avevo parlato qualche giorno fa in dialogo con N.S. Lyons. E ci ha detto con chiarezza che Gesù è la via, la verità e la vita (Vangelo odierno).  


(6.5.22) In un sua introduzione ad un’antologia del „Civitas Dei“, di cui ho parlato anche nel mio blog, Balthasar dice che non si può specificare in modo univoco chi appartiene a Babilonia e chi a Gerusalemme. Ma ciò non significa che non ci siano Babilonia e Gerusalemme: „Babilonia e Gerusalemme si riuniscono allo stesso posto per prendere decisioni ultime“ (Balthasar, Antologia-Servais, 221). E la lotta ultima è quella tra la volontà di potenza cesarea e la potenza della croce. „Le tentazioni sono inevitabili. La vittoria di Cristo è inevitabile. Anche il soccombere alle tentazioni è inevitabile? O c’é una soluzione del nodo?“ (Balthasar). Maria che scioglie i nodi mi/ci aiuti in questo. Nel periodo di malattia ho cominciato a vedere una serie, „Killing Eve“; Villanelle, la killer su commissione, nella terza stagione (secondo episodio) vuole farsi battezzare; il pastore, che sospetta con ragione che i motivi di Villanelle non siano sinceri, e la figlia del pastore, che dapprima ama Villanelle e che poi alla fine la ritiene un diavolo, vengono, quando la killer viene a sapere che il pastore aveva ucciso la moglie da ubriaco, uccisi in modo brutale (si tratta di un thriller). Come don Camillo Villanelle parla con Cristo che non risponde (alle volte non risponde neppure a don Camillo), poi infine le appare Gesù, ma solamente come immagine maschile di se stessa. Mi sono chiesto se sia legittimo guardare una tale presa in giro del battesimo e di Gesù; ovviamente non voglio essere bigotto ed accetto la critica ad una comunità ecclesiale farisaica, incapace di integrare una killer, dall’altra, con l’uccisione dei due, Villanelle diventa sempre più figura di Babilonia. Non ho preso ancora una decisione se andrò avanti, solo perché a me sembra che Villanelle sia disperata e non espressione di volontà cesarea. VSSvpM!  

Mi ha scritto un amico a cui avevo chiesto una definizione di „gender dysphoria“: „The ideological definition: being born in the wrongly sexed body. The correct definition: feeling like you’re in the wrongly sexed body. Which, if the feeling is sincere, is a pathology. Like anorexia“. 

Il segretario generale dei „Liberali“ tedeschi, Bijan Djir-Sarai dice con ragione che nella politica migratoria ci vuole pragmatismo e non moralismo (questo corrisponde tra l’altro all’idea della priorità della realtà sulle idee di Papa Francesco), se questo pragmatismo implichi anche un si alla difesa dell’Europa con le recinzioni, ho alcun dubbi, anche se do ragione a Bernhard Müller (FAZ, 6.5.23) che un paese che abbia rispetto di se stesso, debba precisare cosa gli sia possibile e cosa non gli sia possibile; per quanto riguarda la politica migratoria: una risposta europea sarebbe comunque un vero segnale che questo rispetto di se stessi non ha nulla a che fare con egoismo collettivo e con la volontà di potenza. 

Boris Palmer non è un nazista (FAZ, 6.5.23)! Se abbia davvero questa volta, con la sua difesa  dell’uso della parola „negro/i“, superato i confini del discorso democratico non lo so, so però che ormai è del tutto difficile parlare senza il sospetto discriminatorio. Ieri, nella conferenza per il festival della fondazione della nostra scuola, ha parlato il simpatico inglese, di origine ugandese, Musa Okwonga, che, però, personalmente, non mi ha davvero aiutato a discernere la valenza della problematica „razzista“ oggi. Il film di Clint Eastwood su Mandela aveva davvero contribuito a fare alcuni passi nella direzione giusta, cioè nel superamento della dialettica amico/nemico…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Il libro del professore di letteratura, specialista tra l’altro di Kafka, Dirk Oschmann (nato a Gotha nel 1967), sul rapporto tra est ed ovest della Germania, è realmente geniale, „L’est è un’invenzione dei tedeschi dell’ovest, Berlin 2023. C’è scritto molto di quello che ho cercato di dire ai miei amici dell’ovest della Germania e che non hanno mai capito. Lo scopo del libro non è un’accentuazione dell’identità dell’est, ma un processo di non-identificazione, perché in fondo si tratta di essere davvero tedeschi, davvero europei e non tipi speciali dell’est. È  un libro che cerca di mettere in crisi le ovvietà ermeneutiche del rapporto tra est ed ovest e che ha compreso la profonda crisi della democrazia nei paesi democratici (USA, Francia, Germania…), di cui spesso ho parlato nel mio diario. È un libro che cerca di superare le affermazioni arroganti dei tedeschi dell’ovest sull’est, è un libro che ama la libertà e la giustizia…

L’oscillazione del racconto di Döblin, di cui ho parlato negli ultimi due giorni, continua: da una parte l’omicida del ranuncolo mette in dubbio di aver ucciso davvero il fiore e comunque, anche qualora fosse ferito, certamente si potrà fare qualcosa per salvarlo, qualcosa del tutto artificiale, quasi sperando in una magia, od anche qualcosa di medico e caritativo - guardandosi intorno grida: „Sono un samaritano. Non capite il tedesco?“. D’altra parte, una volta che si è chiarita la situazione: il ranuncolo è morto, l’insistere sul diritto legale di potere uccidere tanti fiori quanto ne abbia voglia, e che nessuno ha il diritto di punirlo: „era suo diritto uccidere fiori e non si sentiva per nulla obbligato di argomentare ciò con più precisione“. Chiarita la legalità dell’omicidio, il cuore può aprirsi al desiderio di esprimere le proprie condoglianze, agli fiori, per la morte del fiore; lui era semplicemente stanco e faceva caldo, per questo ha ucciso il fiore, „ma in fondo tutti i ranuncoli gli sono del tutto indifferenti“.

(5.5.23) Paul Kingsnorth intuisce in modo profondo che lo scontro („cambio d’epoca“) in cui ci troviamo coinvolti ha un’origine spirituale! Per parlare con Balthasar direi che ha un’origine teodrammatica! È uno scontro tra la libertà e il potere di Dio e la libertà e il potere dell’uomo. SPN pensa che il potere dell’uomo, nel contesto del mondo e della storia, è in se neutrale (Esercizi 32), riceve il suo segno positivo o negativo, buono o cattivo, pieno di grazia o demoniaco dapprima in forza della decisione dell’uomo: se egli si sottomette a Dio nella fede e nell’amore o se vuole dominare da sé“ (Balthasar, Antologia-Servais, 220). Il „cambio d’epoca“ accade all’interno della „pienezza dei tempi“, in cui Cristo è il criterio ultimo del discernimento degli spiriti; bisogna tenere conto, se si prende sul serio l’esistenza storica, del fatto che un’epoca cambia, ma non bisogna mai dimenticare che l’avvenimento definitivo della rivelazione dell’amore gratuito di Dio è già accaduto in Cristo, continua in modo particolare nella storia della Chiesa e si rivelerà in modo metafisicamente assoluto nel suo ritorno alla „fine dei tempi“. E in questo viaggio di ritorno dal Padre al Padre „potere in senso proprio ed originale lo ha solo Dio, non l’anima“ (Balthasar); questo ci fa comprendere la crisi in modo molto profondo: la priorità della psicologia sulla teologia e sulla filosofia! Una vera e propria catastrofe, perché giudichiamo in continuazione in forza di criteri sbagliati. Il potere della „macchina“ (Paul Kingsnorth) non è neutrale, se è stato preso e viene preso in forza di decisioni che hanno a che fare con il dominio dell’anima, invece che della sua sottomissione (a Dio). Impedire la riflessione su tutto ciò dichiarando stupidi chi non accetta lo sviluppo tecnico attuale non è servizio all’uomo. Noi cristiani non abbiamo alcuna luce, la lotta spirituale che dobbiamo affrontare è quella di portare la luce di Cristo „nello spazio delle tenebre, delle forze demoniache“, in modo che il potere di Dio, non nostro, non dell’occidente e non dell’oriente, ma di Dio, si diffonda nel mondo. Una giornata di sole come quella odierna, di cui sono molto grato, perché l’inverno tedesco, quest’anno, è stato lungo e grigio, rivela questa luce, ma non è questa luce. Il problema è e rimane: quale è la bandiera (nel senso di SPN) che vogliamo vinca? 

„Lo scandalo per tutti, come Papa Francesco e il presidente Mattarella hanno più volte sottolineato, è che l’Europa non affronti in modo corale e solidale l’emergenza profughi. Populismi e sciovinismi andrebbero messi da parte per non rifugiarsi nell’egoismo patriottico dei poliziotti e dei muri alle frontiere“ (Alessandro Banfi). - L’Europa, tradendo la sua tradizione del dopo guerra, usa le sue energie per partecipare ad una guerra folle e la questione dei migranti non riceve quell’attenzione di cui avrebbe bisogno. La questione è se vogliamo davvero impegnarci ad essere operatori di pace, con noi, con gli altri e con la natura o se diamo spazio, con le nostre decisioni, a quel potere demoniaco, di cui l’egoismo collettivo (patriottismo degenerato) è solo uno dei fattori in gioco, e forse neppure il più importante. In un certo senso non è stata per nulla presa sul serio la decisione del Papa di dire quello che ha detto sulla pace, proprio in Ungheria, lodandola e non solo criticandola. Il vero problema in Europa non sono solo persone come Orban, ma tutti quei governi che fanno la guerra, invece che la pace. 

„Per il secondo anno consecutivo, alla cena dei giornalisti/corrispondenti della Casa Bianca, il presidente Joe Biden è stato „massaggiato“ con la cieca fedeltà della sua stampa aziendale, un governante e i suoi compari che hanno deriso il giornalista più famoso del mondo che non è potuto venire all’evento. L'ipocrisia, che fa eco al coraggioso elogio di Trevor Noah, amico di Biden, dello scorso anno, mostra quanto pericolosamente incestuosa sia diventata la relazione tra media e governo. Il New York Times ha twittato una singola citazione dal discorso di Biden: "Il giornalismo non è un crimine“. Eppure assistono in silenzio complice alla tortura di Julian Assange, condannato all'ergastolo per aver pubblicato il loro stesso materiale. Quindi, in qualità di veri giornalisti, a differenza delle persone che ridono e applaudono ai falsi brindisi al Primo Emendamento, Aaron e Katie si alzano e si battono per Julian Assange“ (Redazione di Useful idiots) - il piccolo insegnante, nella campagna sassone-anhaltina, si unisce a Katie ed Aaron e prega per Julian Assange nella sua  prigionia. 

Il Molokano (alias Renato Farina) ci ricorda in Tempi (1.4.23) la tragedia che sta accadendo nel Nagorno-Karabakh, sotto assedio da mesi da parte degli azeri, senza che nessuno, a parte qualche giornalista (Lindsey Snell, Luca Steinmann…), la grande Antonia Arslan e il Papa, alzi la voce per dire che ciò che accade è davvero ingiusto e che è forse la preparazione di un ulteriore atto del genocidio, cominciato nei secoli scorsi, con la punta massima all’inizio del XX secolo, contro il popolo armeno…Dal lago di Sevan, con le trote più squisite del mondo, il molokano fa esercizio di memoria storica, sapendo che nessun mito („nessuna compagnia di nani, elfi, uomini e mezzi uomini irromperà per frapporsi allo scempio“) salverà gli armeni… Che Dio (cfr. Es 20,1-2) liberi e salvi il popolo armeno! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Ci sono due situazioni estreme che possono arrivare a presentarsi come soluzioni in circostanze particolarmente drammatiche, senza avvisare che sono false risposte, che non risolvono i problemi che pretendono di superare e che in definitiva non fanno che aggiungere nuovi fattori di distruzione nel tessuto della società nazionale e mondiale. Si tratta della guerra e della pena di morte“. Papa Francesco, Fratelli tutti, 255

Il signor Fischer di Döblin, nel racconto „Uccisione di un ranuncolo“, oscilla, in una sospensione psicologica del giudizio: da una parte verso il panico, che lo fa vomitare al solo pensiero di aver ucciso il ranuncolo d’altra parte si pone strafottente la domanda: „Che cosa centra il ranuncolo con lui?“ Quando si trova da questa parte dell’oscillazione certamente non è disposto a prendere su di sé l’umiliazione di Canossa, nella quale l’imperatore Enrico IV aspetta per tre giorni in ginocchio il perdono da parte di papa Gregorio VII. Ma l’oscillazione è sempre in movimento così che il „gentil signore“ si chiede se qualcuno lo sta osservando in questa sua indecisione. Ed in mezzo all’odore di cadavere e alla sua indecisione, appare improvvisa e sciolta la frase: „Mi rifiuto, mi rifiuto assolutamente di avere qualsiasi rapporto con la sua azienda“. Con l’azienda di chi? Chiaro che da questa parte dell’oscillazione l’odore del cadavere aumenta e il cadavere stesso deve essere allontanato e sostituito con un fiore ben profumato…

La meditazione sul libro di Alver, Tierra prometida, appare più tardi in un post a parte.

(4.5.23) Secondo Balthasar (Antologia-Servais, 218-219) la scena dell’entrata di Gesù a Gerusalemme è tra quelle che rivelano in modo davvero intenso un’ambiguità di fondo nel modo con cui noi ascoltiamo le parole del Signore e guardiamo i suoi gesti. Oggettivamente è tutto vero: Gesù è il messia, il discendente di Davide e addirittura il „re d’Israele“ (Gv 12,13), soggettivamente è accaduto un fraintendimento senza eguali delle intenzioni di Dio. Questo fraintendimento teodrammatico è il contesto in cui accadano da allora (siamo nella „pienezza dei tempi“) tutti gli avvenimenti della storia: la salvezza passa attraverso la croce, la morte e la discesa agli inferi. In queste frasi si tratta solo, per comodità mia, di parafrasi di quelle di Balthasar (una buona traduzione di Balthasar è sempre molto impegnativa ed io Devon andare a scuola fra 10 minuti; Padre Henrici aveva ragione a dire che è più facile tradurre Rahner che Balthasar, tanto più per un filosofo). I bambini non ancora corrotti dal fraintendimento dicono la verità: „Osanna al figlio di Davide“. Ma il figlio di Davide non è venuto ad annunciare una nuova „teologia politica“, né di destra (il cristianesimo come ordine) né di sinistra (il cristianesimo come rivoluzione). Cristo annuncia solamente l’amore gratuito del Padre e questo annuncio non può essere tradotto in alcuna frase teologico politica, ma certamente non è assimilabile per legittimare e fare una guerra per difendere la democrazia, che è poi solo un modo farisaico per non dire: per difendere i nostri interessi. Interessi tra l’altro, che per una fondamentalista priorità delle idee sulla realtà, non vengono neppure difesi, come ha fatto vedere un articolo di „Cicero“ sulla politica energetica tedesca, che ho condiviso ieri nella mia bacheca e che sostiene questa tesi: „Die Ampel ist aber bereit, das Land für eine ideologische Luftnummer zu spalten, anstatt die Akzeptanz für Klimaschutz durch sinnvolle Maßnahmen zu erhöhen“ (Il governo è disposto, tuttavia, a dividere il Paese per un castello d'aria ideologico, invece di aumentare l'accettazione della protezione del clima attraverso misure ragionevoli). 

Un attacco nel cuore di Mosca, proprio nella settimana della consueta sfilata sulla Piazza Rossa. Nel cielo del Cremlino (lo mostra un video diffuso sui social) si vedono due esplosioni. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti si sarebbe trattato di un attacco di droni ucraini, sventato dalla contraerea, nella notte fra il 2 e il 3 maggio. Kiev da parte sua ha fermamente negato l’incursione profonda nel territorio russo, ma è molto difficile, nella propaganda delle accuse reciproche, capire quale sia la verità. I commentatori oggi formulano diverse ipotesi: il principale sospettato è il generale ucraino che si occupa delle azioni coperte oltre confine. Anna Zafesova sulla Stampa avanza però anche l’ipotesi di una lotta interna al Cremlino. Uno scenario in cui il colpo militare sarebbe servito per fare pressione su Vladimir Putin, per forzarlo a mosse più drastiche, col fine di chiudere “l’operazione militare speciale”. Comunque la si pensi, il risultato è quello di un aumento vertiginoso della tensione internazionale: in questo senso non si sbaglia a ipotizzare che dietro l’attacco ci possano essere i falchi, coloro che comunque sono per alimentare e allargare il conflitto. A Kiev o a Mosca. Intanto a Bruxelles (pare una notizia di Lercio, la testata parodia dei giornali di gossip) è stata varata una legge europea sul rifornimento di munizioni che permette agli Stati europei di spendere i soldi del Pnrr per la corsa agli armamenti. Next Generation WAR? Il cardinal Parolin conferma la missione di pace vaticana e si dice stupito che sia stata negata dalle parti“ (Alessandro Banfi, versione odierna). - Sempre più utili i sommari di Banfi sulla guerra, in modo particolare in periodo scolastici molto intensi, che non mi permettono di leggere molto…Chiarissimo è che i falchi di tutti i colori vogliano un’intensificazione della guerra, chiaro è che la Germania è coinvolta in questa guerra in modo tale che posso dire con cognizione di causa: la Germania è in guerra! Carri armati tedeschi uccidono soldati russi…e che in questo contesto degli attivisti ecologici vengano denunciati perché pacchetti della ditta DHL hanno subito un contrattempo (MZ di oggi) è ipocrisia pura… Io denuncio il governo tedesco di mettere in pericolo la vita di milioni di persone in Germania ed Europa.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Per commentare in modo adeguato l’espressione „pienezza dei tempi“ credo che bastino i concerti per pianoforte ed orchestra di Mozart (per esempio nell’interpretazione di Murray Perahia con l’orchestra da camera inglese), dal numero 1 al numero 27 e se io metto in evidenza in modo particolare il numero 23, ed in esso l’adagio, tra l’allegro e l’allegro assai, rimane il fatto che ognuna di queste note vuole la sua cattolicità e il suo ritmo che già nel primo concerto, e in modo particolare nel suo andante, si esprime in una genialità insuperabile: desiderio, tristezza e gioia esprimono le modalità ultime della pienezza dei tempi, che è risposta al desiderio, apertura di una tristezza e di una gioia che il mondo non conosce.

I falchi della guerra non capiscono nulla della „Fratelli tutti“ e del suo „perdono senza dimenticanze“, perché non hanno alcun interesse a spezzare „il circolo vizioso“, frenando „l’avanzare delle forze della distruzione“ (251). Le loro speranze per superare l’ingiustizia si trovano solo nel circolo vizioso delle forze della distruzione. Il Santo Padre non sta parlando di „impunità“, „ma la giustizia la si ricerca in modo adeguato solo per amore della giustizia stessa“ (252) e non per vendicarsi. „Quando vi sono state ingiustizie da ambo le parti, va riconosciuto con chiarezza che possono non aver avuto la stessa gravità o non essere comparabili“, ma sempre si deve tener conto che „non si può pretendere che vengano ricordate solamente le sofferenze ingiuste di una sola delle parti (253). La profezia della pace „chied(e) a Dio «di preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione; di ungere tutto il nostro essere con l’olio della sua misericordia che guarisce le ferite degli errori, delle incomprensioni, delle controversie; la grazia di inviarci con umiltà e mitezza nei sentieri impegnativi ma fecondi della ricerca della pace»“ (254). 

Nel suo racconto „L’uccisione di un ranuncolo“ Alfred Döblin ci fornisce poco a poco informazioni importanti sull’ „omicida“: è vestito di nero, ha occhi marrone chiari, cammina con calma e conta i suoi passi e con attenzione nel percorso che ha intrapreso, è grasso, si chiama Michael Fischer, è un commerciante, ma pian piano viene rivelata la sua disposizione alla violenza, come quando prende a sberle i suoi apprendisti ed è molto attento solo a cosa direbbero i suoi colleghi o una donna se lo vedessero ora senza fiato, dopo aver ucciso un ranuncolo… Dopo l’uccisione si occupa di nuovo del suo „autocontrollo“; ma che natura ha questo autocontrollo? E se si sapesse in tutta Friburgo che lui è l’omicida di un ranuncolo? „A lui penseranno i funzionari della polizia giudiziaria, all’omicida, che in modo furbesco se la ride sotto i baffi“ (Döblin); quando ho tempo procederò nel commento, tenendo conto dell’oscillazione tra arroganza e panico, che lo vedano qualche collega o una donna…

(Sera

Caro Alver, il tuo libro é finalmente arrivato ed ho cominciato subito a leggerlo; farò come ho fatto con „Epifanie. Racconti minimi di vita e di morte, Bari 2021“, lo mediterò, pian piano. La posta in gioco questa volta è molto alta, perché la mia appartenenza alla Fraternità è molto in crisi ed anche dalla lettura e meditazione del tuo libro dipenderà molto. Tu scrivi che il metodo educativo di don Giussani era centrato sul dialogo (cfr. Tierra Prometida, Bari 2023, 18); bene io in CL non ho fatto quasi mai questa esperienza, a parte negli anni dei „Contadini di Peguy“, che, però, non hanno retto alla prova della pandemia e della guerra in Europa o alle porte dell’Europa. Non sono mai stato in America Latina, ma so che c’è un rapporto intimo tra di noi, tu in Argentina ed io in Germania, e che quindi faccio parte tra „questi rapporti di uomini in luoghi distanti“ (9). So di far parte di quella „corrente di amicizie che scava un solco nella più vasta storia degli uomini del nostro tempo“ (9), anche se l’anima benedettina e per me indissolubilmente legata con quella ignaziana e come figlio di Ignazio, in una delle zone più secolarizzate del mondo, spero che SPN (Sanctus Pater Noster, come lo chiamavano Adrienne von Speyr ed Hans Urs von Balthasar), mi tenga ben stretto, perché ho la sensazione che l’essere un „cittadino del nostro tempo“ (Schiller) alle volte mini la mia appartenenza a quel „solco“ di cui sopra. L’uomo che sta al centro della storia che narri io non l’ho mai incontrato personalmente, ma una volta, nel 2010 alla tomba di Balthasar, a Lucerna, l’avevo sentito tanto vicino e il suo abbraccio a Roma, durante un simposio voluto da san Giovanni Paolo II, tra Giussani e Balthasar, l’ho considerato sempre come la generazione della mia missione ecclesiale. Per quanto riguarda le suore di Vitorchiano, la prima canzone che ho cantato a mia figlia, quando me la diedero in braccio, dopo il taglio Cesario, nel 1995, è stato „Nel primo chiarore del giorno“. Tuo, Roberto 


(3.5.23) „Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco“ (Ap 20,14) - nella scena della risurrezione di Lazarus (Gv 11), la morte non è ancora stata gettata nello stagno di fuoco, non c’è ancora la morte della morte, ma c’è davvero un „Admirabile Commercium“: „lo scambio meraviglioso tra la vita e la morte. Dammi la tua morte, parla la vita, poi io ti do la mia vita“ (Balthasar, Antologia-Servais, 216-217). Ho sentito una volta in una predica di una donna ad Erfurt (Brunnenkirche) l’idea che Gesù avesse pianto perché volendo riportare Lazzaro in vita lo avrebbe costretto a morire una seconda volta (in vero „la seconda morte“ non è quella). Sembra un bel pensiero, ma con esso si corre il rischio di spostare l’attenzione dall’Admirabile Commercium ad un gioco intellettuale; quando Gesù  piange, piange perché sente tutta la violenza e la puzza della „putrefazione inarrestabile“ (Balthasar). E la questione è molto semplice: ha Cristo un potere su questa „putrefazione inarrestabile“ o non c’è l’ha? Quando il „dramma dell’umanesimo ateo“ entra nella Chiesa porta in essa il dubbio che Cristo non abbia questo potere. O per lo meno che non c’é lo abbia „qui ed ora“. Ma con questo „qui ed ora“ sta e cade un cristianesimo che non vuole essere inghiottito da una forma di vitalismo dell’orgasmo, che pensa l’appartenenza cattolica (proprio cattolica, non in genere cristiana), come „vergogna insuperabile“ (Annie Ernaux). Colui che resuscita il suo amico che dorme prega il Padre, che dona la vita, di manifestare questo dono inarrestabile della vita; Egli stesso dovrà combattere questa lotta ultima: „in un intreccio singolare tra vita e morte“. E noi stessi dobbiamo passarci dentro, ma sapendo che non siamo i primi e che il Primo „ha già vinto la morte“. Fa parte dell’intreccio singolare tra vita e morte se e come dovremo mettere da parte la nostra coscienza che „tutto è compiuto“, „qui ed ora“. I surrogati sono il vitalismo giovane che pensa che un orgasmo sia eterno; a volte non possiamo vivere senza questi surrogati, ma solo Uno è „la via, la verità e la vita“ e per chi come i nostri fratelli mussulmani (non solo cugini come voleva un cardinale tedesco), non può confessare fino in fondo questa singolarità divina, avrà i suoi criteri per sapere cosa sia vera vita, vera forza e vero coraggio. Perchè? Perché il Logos universale e concreto è venuto a salvare il mondo non solo la chiesa romano-cattolica - ciò vale anche per l’ebraismo come dice san Paolo stesso in Rom 11, che annuncia che l’intero Israele verrà salvato. È vale per tutti gli uomini religiosi e di buona volontà, anche se in modo „anonimo“ (Karl Rahner letto con gli occhiai di Henri de Lubac) e „misterioso“.

È curioso notare come gli stessi giornali che nei giorni scorsi hanno completamente silenziato il Papa in Ungheria e il suo richiamo all’Europa (la sua drammatica domanda: “Dove sono gli sforzi creativi di pace?”) oggi ne parlino perché Kiev e Mosca hanno smentito che esista un “piano di pace” del Vaticano. In realtà qualcosa si muove, come conferma Stefano Zamagni al Fatto. Da Bruxelles Josep Borrell ha esaltato una risoluzione che è stata approvata nei giorni scorsi all’Onu con 122 voti favorevoli, 18 astenuti e 5 contrari e che parla di “aggressione” russa all’Ucraina: Cina e India condividono il giudizio. Il tema dell’aggressione era stato al centro della telefonata fra Xi e Zelensky. In Ucraina pare intanto imminente la controffensiva. Si registrano i primi “segnali” di attacco mentre gli ucraini dicono di essere quasi pronti. Il Papa non si stanca di chiedere dialogo, “bussando a ogni porta per cercare la pace”, come ricorda oggi Avvenire“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Spesso, come anche in questo caso, mi aiutano molto i giudizi di fatto e di valore sintetici di Alessandro, anche se in vero non sono per nulla stupito, insomma non lo trovo „curioso“, che i giornali aziendali silenzino il papa ed abbiano un giudizio, con qualche rara eccezione, quasi sempre guerrafondaio, visto che sono i portavoce dei loro governi e dei servizi segreti, come ha fatto vedere con acribia, per esempio, Glenn Greenwald…

Il sistema di propaganda statunitense è incredibilmente efficace. Il potere statale decreta che c'è un "genocidio uiguro" e tutti, in modo trasversale, annuiscono. Chi osa far notare che non ci sono prove e che i principali sostenitori sono truffatori finanziati dallo Stato, viene tacciato come "negazionista del genocidio““ (Aaron Maté, Twitter, 2.5.23).

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Il padre di mia moglie è nato a Budapest, questo significa che i miei figli, oltre a sangue italiano e tedesco, hanno anche sangue ungherese, che scorre nelle loro vene, anche per questo leggo con grande attenzione il giudizio del Santo Padre su questo paese. Mio suocero dovette scappare dal regime comunista, perché per salvare la ditta in cui lavorava, avrebbe dovuto fare dei contratti con ditte americane, ma solo quelle russe erano permesse. Ora leggiamo il Santo Padre: "Le solide radici cristiane del popolo ungherese sono state però messe alla prova. La loro fede è stata provata al fuoco. Durante la persecuzione ateista del ‘900, infatti, i cristiani sono stati colpiti violentemente, con Vescovi, preti, religiosi e laici uccisi o privati della libertà. E mentre si tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste intatte: è restata una Chiesa nascosta, ma viva, forte, con la forza del Vangelo. E in Ungheria questa ultima persecuzione, oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica. Ma in quell’atroce genocidio tanti si distinsero per la resistenza e la capacità di proteggere le vittime, e questo fu possibile perché le radici del vivere insieme erano salde. Noi a Roma abbiamo una brava poetessa ungherese che ha passato tutte queste prove e racconta ai giovani il bisogno di lottare per un ideale, per non essere vinti dalle persecuzioni, dallo scoramento. Questa poetessa oggi fa 92 anni: tanti auguri, Edith Bruck!  -  Ma anche oggi, come emerso negli incontri con i giovani e con il mondo della cultura, la libertà è minacciata. Come? Soprattutto con i guanti bianchi, da un consumismo che anestetizza, per cui ci si accontenta di un po’ di benessere materiale e, dimentichi del passato, si “galleggia” in un presente fatto a misura d’individuo. Questa è la persecuzione pericolosa della mondanità, portata avanti dal consumismo. Ma quando l’unica cosa che conta è pensare a sé e fare quel che pare e piace, le radici soffocano. È un problema che riguarda l’Europa intera, dove il dedicarsi agli altri, il sentirsi comunità, sentire la bellezza di sognare insieme e di creare famiglie numerose sono in crisi. L’Europa intera è in crisi. Riflettiamo allora sull’importanza di custodire le radici, perché solo andando in profondità i rami cresceranno verso l’alto e produrranno frutti. Ognuno di noi può chiedersi, anche come popolo, ognuno di noi: quali sono le radici più importanti della mia vita? Dove sono radicato? Ne faccio memoria, me ne prendo cura?“ (Catechesi odierna). 

Ascoltando il concerto per clarinetto K. 622 di Mozart (Koji Okazaki e Kalman Berkes…) cerco di dare un giudizio più preciso su Annie Ernaux, La honte, 1996. Mi sembra molto bella la scelta dell’esperienza di una ragazza di dodici anni come motivo principale del libro (insomma in una frase prima del sesso), ed in modo particolare dell’esperienza di una ragazza che assiste al tentativo del padre di uccidere la madre. Mia moglie si ricorda che come dodicenne era perdutamente innamorata di un suo insegnante, per cui preparò anche una torta, che gli portò per il suo compleanno, senza pensare minimamente ad un rapporto sessuale con lui; credo che qualcosa di simile provai per l’insegnante che era responsabile del mio gruppo nelle vacanze estive dei ferrovieri di Torino. La dodicenne Ernaux, invece, è catturata da un’esperienza estrema, ma anche da una vergogna irreparabile e che ha un solo nome: la sua identità cattolica. „Nulla può far si che non sia mai accaduto, che la fede in Dio fino alla gioventù sia stata per me l’unica normalità, e la religione cattolica l’unica verità. Posso leggere „Essere e nulla“ di Sartre e posso divertirmi leggendo che Giovanni Paolo II in „Charlie Hebdo“ sia chiamato la „checca polacca“, ma non posso cambiare il fatto che io nel 1952 ero convinta di vivere, dalla prima comunione, in peccato mortale, perché con la punta della lingua avevo spezzato l’ostia, che era rimasta appiccicata al mio palato“ (Ernaux). È vero che un dodicenne può aver grande paure, per esempio della morte, per esempio del fatto di non aver detto con precisione le sue preghiere, ma le frasi del tutto acritiche della Ernaux sul laicismo, mi hanno fatto pensare che la sua narrazione della vergogna insuperabile di essere cattolica, sia piuttosto ideologia che cammino al vero. Alcune cose che dice sulla vergogna, in generale, non sono stupide, per esempio, che la „cosa peggiore della vergogna è il credere di essere l’unica che percepisce le cose come le percepisco io“, ma già la frase che la vergogna abbia a che fare con „l’impressione che ad una persona può accadere ogni cosa possibile e che non finirà mai e che la vergogna generi sempre più vergogna“, mi sembra piuttosto qualcosa che accade nella „sospensione ontologica“ (Ulrich) e non nell’“esperienza come cammino al vero“ (Giussani)…Che poi la liberazione da tutto ciò sia l’orgasmo di una quattordicenne, appena accennato alla fine del racconto, anche per una persona come me, affascinata dal mistero dell’orgasmo, mi sembra solo una forma „logicizzata“ di un’esperienza…Basta Ernaux - senza Mozart sarei schiantato sotto tanto „clericalismo anticlericale“ (Peguy). 


(Wetterzeube, il 2.5.23) Sulla scena della trasfigurazione ci sarebbe tanto da dire, ma oggi vorrei soffermarmi solo su un aspetto e cioè sul fatto che essa non si trova nel vangelo di san Giovanni, sebbene quest’ultimo fosse stato presente ed abbia osato alzare un po’ lo sguardo su ciò che in essa accadeva (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 215-216) e certamente l’ha sentita come un momento di forza, prima del caso serio. Giovanni ci educa, però, a guardare la gloria di Cristo in tutto, in tutta la sua vita (miracoli, parole, discorsi polemici) e durante l’ultimo pezzo del tragitto: nell’indietreggiare e cadere a terra dei soldati e delle guardie che lo arrestano appena Gesù va incontro loro (Gv 18, 6), „nel discorso solenne sulla regalità di Gesù al cospetto di Pilato“ e poi in una delle frase di Gesù in croce che più mi ha aiutato nella poca sofferenza che ho dovuto affrontare nella mia vita: „È compiuto“ (Gv 19, 30), anche la sofferenza terrena più difficile (i sedici anni di sofferenza di mio nonno…) ad un certo punto, possiamo dire con fiducia: „È compiuto“. Nella prima lettera che mi scrisse Balthasar nel 1978 con assoluta chiarezza mi disse: sulla croce tutta la gloria di Cristo è visibile! Bisogna solamente tenere gli occhi aperti. In un altro vangelo la trasfigurazione accade in dialogo con legge e profezia (Mosè ed Elia) e va bene così, tutto il vangelo nella sua quadruplice molteplicità è Parola di Dio. Comunque, anche per il dialogo con Ebraismo ed Islam non è necessaria una visione della gloria così speciale come accade nella trasfigurazione, basta già la vita in tutti i suoi fattori. E per le altre sensibilità cristiane, nelle quali la trasfigurazione „è il punto massimo dell’epifania terrena di Dio in Cristo“ (Balthasar in riferimento ai monaci del monte Athos), va bene così, non c’é bisogno di fare alcuna polemica: le vie del ritorno al Padre sono molteplici. 

Nella „storia più importante della sua carriera“ Matt Taibbi e cioè con l’analisi precisa dei file di Twitter sta venendo fuori qualcosa davvero importante per sfatare la dialettica democrazia/autocrazia. Con due tipi diversi di algoritmi (“A Priori Russians” e “Inferred Russians“,  "russi a priori" e "russi indiziati") ,Matt Taibbi ci fa vedere come le minacce all'establishment venivano classificate come provenienti da agenti russi, sebbene non lo fossero. Quello che viene fuori dai file può essere riassunto così: „ I rapporti mostrano costantemente la collaborazione tra i media aziendali, le società private e il governo degli Stati Uniti per controllare una narrazione delle informazioni e censurare tutto ciò che non vi rientra“ (Redazione „Useful idiots“). Questo significa in fin dei conti che non vi è alcun plus della democrazia nei confronti dell’autocrazia: "Ciò di cui queste persone stanno realmente parlando quando prendono decisioni sui contenuti, non è solo una violazione del Primo Emendamento, non è solo una violazione dell'antitrust, è una demolizione completa dell'intero modello di funzionamento della democrazia“ (Matt Taibbi). „Il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti. Esso, inoltre, proibisce al Congresso degli Stati Uniti di "fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione". Fu approvato nel 1789 e ratificato con altri 12 emendamenti nel 1791„ (Wikipedia).

Matt Crawford si chiede cosa significhi „Tech“ oggi (What is „tech“?, 1.5.23) e risponde con un esempio molto semplice e molto evidente e con un breve commento. Esempio: „Per poter parcheggiare l'auto a Santa Cruz, se ci si trova nei pressi del lungomare, è necessario scaricare l'applicazione „Parkmobile“ e creare un account. Forse siete pronti a rilassarvi sulla spiaggia dopo una giornata pesante, o forse avete un'auto carica di bambini con la glicemia bassa, due dei quali hanno un disperato bisogno di trovare un bagno. Ma dovrete trovare un segnale cellulare, registrare la vostra carta di credito e creare una password prima di poter proseguire il vostro viaggio. Naturalmente, poiché l'app si blocca durante l'ultima fase, non si è sicuri di aver davvero pagato il parcheggio o se invece si pagherà una multa di 85 dollari in futuro. È super rilassante…Se non avete uno smartphone, siete sfortunati. Magari pagate le tasse per la manutenzione della strada, ma non potete parcheggiarci, perché non siete cittadini a tutti gli effetti“. Commento: „Qualsivoglia delle trasformazioni impreviste del mondo che hanno portato scoperte come la macchina a vapore e il telegrafo (e anche Internet), esse sono state produttive, in quanto hanno introdotto nuove efficienze che si sono diffuse nell'intera economia. Ma è difficile evitare la sensazione che la "tecnologia" di oggi sia più spesso una tassa sull'economia reale, che impone costi che non compaiono in nessun registro perché sono pagati da voi e da me in moneta di disturbo (in the coin of nuisance)“. Personalmente non ho più difficoltà ad usare le diverse app per cose che davvero mi aiutano a risparmiare tempo: per esempio quella di Laura Bolt per poter usare a Malta lo scooter, dopo aver fatto i diecimila passi, che mi sono anche segnalati dal smartphone, ma ciò non toglie che non mi debba fare alcun pensieri più seri su questo tema, quindi pensieri che non hanno solo a che fare con l’utilità accidentale per me. Ed anche il pagamento con lo smartphone lo trovo utile, perché non devo sempre schiacciare il code. Matt, riflettendo sulla contro-produttività (Ivan Illich) provocata dalla produttività delle scoperte tecnologiche (per esempio l’auto) specifica: „La contro-produttività della "tecnologia" di oggi che ho in mente non è di questo tipo. Non si tratta di una conseguenza non voluta, dovuta in parte a problemi di azione collettiva (ad esempio, la congestione causata da tutti gli altri che usano l'auto). Piuttosto, il modello di business della tecnologia consiste spesso nell'aggiungere strati di controllo ad attività che non ne hanno bisogno e nel collocare questo controllo extra e gratuito in sistemi che devono essere costantemente aggiornati“ (Matt)…e che non sono gratuiti e che ci rendono ostaggi di meccanismi che non comprendiamo fino in fondo. Questo discorso mi interessa per la riflessione che sto facendo da mesi sulla democraticità della democrazia e per comprendere fenomeni che fanno parte della nostra vita quotidiana. Adesso devo andare a scuola…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Víkingur Òlafsson, in un album della „Deutsche Grammophon“ del 2021 presenta in modo molto ‚simpatico‘ una scelta di suonate al pianoforte di Mozart e di alcuni suoi contemporanei. In modo particolare l’adagio in B minore di K.540 corrisponde ai bisogni più profondi della mia anima…ma anche la trasposizione per piano del „Ave verum Corpus“ (K. 618) di Franz Liszt. In vero anche tutto il resto…

Perché c’è qualcosa invece che niente? Questo vale certo per tutto anche per un pietra, ma in modo particolare ci si potrebbe chiedere: come mai c’é la musica di Mozart, invece che niente? E a quale tipo di logica corrisponderebbe il pensiero che lo sparire di tutto ciò, sarebbe qualcosa che non dovrebbe far sollevare alcuna obiezione? La spiegazione ateistica è meno complicata di quella cattolica, ma non corrisponde minimamente al mio cuore (emozione e ragione) e non risponde minimamente alla domanda per eccellenza: perché c’è qualcosa e qualcuno, invece che nulla? E perché una volta che c’è dovrebbe scomparire eternamente? 


(Friedrichroda, il primo di maggio del 2023, inizio del mese mariano; san Giuseppe lavoratore) Nella notte il bisogno di cantare il „Regina coeli“, per la pace e per le intenzioni del Santo Padre. Ieri una bellissima giornata ad Erfurt con la famiglia, a cui ormai si è aggiunto, con gioia, David. All’una del pomeriggio abbiamo assistito alla Santa Messa, celebrata da fratello Jeremias; alle tre siamo andati al teatro, per un opera molto interessante di Christoph Willibald Gluck (1714-1787), Telemaco, ossia l’isola di Circe (libretto scritto da Marco Coltellini, 1765). Il tutto era stato pensato come una sorpresa per me, una sorpresa che mi ha corrisposto molto. A Malta avevo letto un romanzo su Elettra e con il Telemaco avevo l’opportunità di occuparmi di un altro dei figli dei re impegnati nella guerra a Troia, in questo caso tutta la scena si svolge dopo la guerra, al ritorno verso Itaca, nell’isola di Circe (mi sono chiesta se per la Villanelle, interpretata da Jodie Marie Comer, di „Killing Eve“ ci sia un’altra via di uscita che il suicidio, come nel caso di Circe), che è l’immagine erotica vs Penelope. L’interpretazione di ieri È molto ben riuscita, sebbene l’opera alla sua uscita nel XVIII secolo non avesse avuto successo. Valeria Mudra (Telemaco), Candela Gotelli (Circe), Julian Freibott (Ulisse), Evelina Liubonko (Merione), Daniela-Gersten Meyer, e il coro di donne ed uomini avevano ognuno una loro particolare bellezza. Di Asteria si capivano molto bene le parole italiane, Merione aveva una voce incantevole; Circe si muoveva nel modo più adeguato al suo ruolo e Telemaco, quando mi è passata accanto, aveva un’aurea straordinaria, etc. 

Nel primo giorno del suo viaggio in Ungheria, parlando con le autorità, il Santo Padre ha parlato di Budapest, la città in cui nacque mio suocero, in cui la sua famiglia  incontrava regolarmente il cardinal Mindszenty  in cui vissero Béla e Rosi (mia suocera), prima di scappare nella Repubblica Federale tedesca, la città in cui Konstanze ed io abbiamo fatto il nostro viaggio di nozze e i primi tentativi di un rapporto sessuale completo, e in cui siamo ritornati con i nostri bambini, qualche anno fa; il Papa ne ha parlato così: „Budapest è città di ponti. Vista dall’alto, “la perla del Danubio” mostra la sua peculiarità proprio grazie ai ponti che ne uniscono le parti, armonizzandone la configurazione a quella del grande fiume. Quest’armonia con l’ambiente mi porta a complimentarmi per la cura ecologica che questo Paese persegue con grande impegno. Ma i ponti, che congiungono realtà diverse, suggeriscono pure di riflettere sull’importanza di un’unità che non significhi uniformità. A Budapest ciò emerge dalla notevole varietà delle circoscrizioni che la compongono, più di venti. Anche l’Europa dei ventisette, costruita per creare ponti tra le nazioni, necessita del contributo di tutti senza sminuire la singolarità di alcuno. Al riguardo un padre fondatore preconizzava: «L’Europa esisterà e nulla sarà perduto di quanto fece la gloria e la felicità di ogni nazione. È proprio in una società più vasta, in un’armonia più potente, che l’individuo può affermarsi» (Intervento cit.). C’è bisogno di questa armonia: di un insieme che non appiattisca le parti e di parti che si sentano ben integrate nell’insieme, ma conservando la propria identità. È significativo in proposito quanto afferma la Costituzione ungherese: «La libertà individuale può svilupparsi solo nella collaborazione con gli altri»; e ancora: «Riteniamo che la nostra cultura nazionale sia un ricco contributo alla multicolore unità europea». Penso dunque a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli. È questa la via nefasta delle “colonizzazioni ideologiche”, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta. Che bello invece costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia – abbiamo Paesi in Europa con l’età media di 46-48 anni –, perseguite con attenzione in questo Paese, dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno. Il ponte più celebre di Budapest, quello delle catene, ci aiuta a immaginare un’Europa simile, formata da tanti grandi anelli diversi, che trovano la propria saldezza nel formare insieme solidi legami. In ciò la fede cristiana è di aiuto e l’Ungheria può fare da “pontiere”, avvalendosi del suo specifico carattere ecumenico: qui diverse Confessioni convivono senza antagonismi – ricordo la riunione che ho avuto con loro un anno e mezzo fa –, collaborando rispettosamente, con spirito costruttivo. Con la mente e il cuore mi dirigo all’Abbazia di Pannonhalma, uno dei grandi monumenti spirituali di questo Paese, luogo di preghiera e ponte di fraternità“ (28.4.23).

Balthasar unisce due momenti del NT che si appartengono: il cammino di Gesù sull’acqua (Mt 14, 22-33) e l’ufficio petrino (cfr. Antologia-Servais, 212-214). Il grande „soldato“ del complesso antiromano dice con chiarezza: non si deve divinizzare Pietro; Pietro è solo un uomo e senza Cristo sprofonda nelle acque del lago; non confessa più la vera modalità con cui Cristo è il „Figlio del Dio vivente“ e lo rinnega per ben tre volte. Questo provoca una svolta: „Tu sai che io ti amo“ e poi una promessa, che vale fino al giorno di oggi: „Ho pregato per te in modo che la tua fede non vacilli“ (Lc 22.32). In modo particolare con Papa Francesco ho visto seguaci di Balthasar che non lo prendono davvero sul serio, aspettano che muoia; le parole di Balthasar non possono essere usate per questo atteggiamento spirituale che è pura „installazione“. Tra i seguaci di Bergoglio mi hanno, però, sempre convinto solo chi conosce limite e grandezza di questo ufficio (per esempio Gianni Valente), che ha ormai una portata mondiale, anche in dialogo con altre religioni. Fa bene Papa Francesco a chiedere insistentemente preghiere per lui - credo lo faccia perchè sa quale sproporzione ci sia tra il suo ufficio e la sua persona. Il santo popolo di Dio ama il papa, ma ovviamente sa che è solo il vicario, non Cristo stesso.  È solo il vescovo di Roma, in un certo senso. 

Abba nostro…

(Wetterzeube, pomeriggio) „Papa Francesco ha in corso una missione di pace. Lo ammette Bergoglio sul volo papale di rientro da Budapest. Non è stato un discorso casuale quello pronunciato dal Santo Padre venerdì sugli “sforzi creativi di pace”: l’invito del papa è rivolto a tutti, all’Europa in primis, ma è chiaro che vede la Santa Sede impegnata in prima linea“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Ho mandato un lungo messaggio vocale ad Adrian (California) sull’articolo/intervista di N.S. Lyons, Thoughts on Today's Upheaval and Its Implications, 27.4.23, che mi aveva mandato. Autori come N.S. Lyons, Paul Kingsnorth e Matt Crawford, che mi arricchiscono molto,  originano da o giungono a quel tipo di pensiero che può essere riassunto con la parola „Tao“ di C.S.Lewis o con la „natura“ di Spaemann o con l’“essere come dono“ di Ulrich. Sono autori molto sensibili alla catastrofe in cui ci sta portando la „machine“ (copyright: Kingsnorth), che C.S. Lewis aveva profetizzato nel suo terzo volume di Perelandra, che Ulrich ha letto più volte ed a cui Lyons rimanda nell’intervista citata qui sopra. La „machine“ causa un collasso della realtà e della normalità, questo provoca conseguenze terribili anche per la cristianità e per i cristiani. Con la sua critica al „cristianismo“ Brague ci aveva fatto comprendere un cristianesimo senza Cristo, ma è possibile che ormai al cospetto della svolta d’epoca in cui ci troviamo, la differenza tra cristianità of struggle e cristianità of care, sia ancora più feconda: io non ci vedo una contraddizione, ma piuttosto una polarità feconda (Guardini) e non penso che quella of care abbia preso il sopravvento, per cui si dovrebbe sottolineare più quella of struggle, se si vuole far fronte al vitalismo di destra. Le tre componenti della cristianità of struggle sono la vita, la forza e il coraggio, secondo Lyons, quelli della cristianità of care li riassumerei io con le tre parole vicinanza, compassione e tenerezza di Papa Francesco. Ma, tanto per fare un esempio: il grande propagatore della cristianità of care, che Lyons non cita mai, Papa Francesco nella questione della profezia della pace, sta mostrando una forza ed un coraggio, ed un amore per questa vita, straordinari. Poi per quanto riguarda la polarità maschile/femminile, io starei attento a non forzare solo uno degli elementi: troppo maschile porta, tra l’altro, a quella che chiamerei la rivolta lesbica e troppo femminile ad una sopravvalutazione del patriarcato, che ho visto all’opera nella mia famiglia per decenni e che non mi ha fatto per nulla bene, ne ha fatto bene alla mia famiglia…etc...

(Sera) Anche se capisco alcuni dei suoi argomenti, Annie Ernaux, La honte, 1997, è tra le forme più pericolose e più brutali di clericalismo anticlericale, che io conosca: per lei essere cattolica è una vergogna che non può essere superata da nulla, tanto meno (neppure) da una lettura filosofica, etc. Terribile. 


(Friedrichroda - 4. Domenica del tempo pasquale) - Quando rifletto sul discorso della montagna di Gesù spesso mi accadano due cose: un vuoto, non mi viene in mente nulla oppure qualcosa che è talmente „alto“ che non centra più nulla con me. Stamattina una frase di Balthasar (Antologia-Servais, 212-213) invece ha fatto centro. „Beati sono quelli che sono poveri nel cuore, che sono sgomberati, perché hanno spazio in se stessi“ - il verbo „ausräumen“ fa venire in mente una stanza da cui si sono tolti mobili ed oggetti inutili, ma in vero anche una stalla che si è ripulita dal letame. Lo sguardo nel discorso della montagna si alza in „alto“, ma per scoprire che Dio stesso è povero e in quanto tale ricco e glorioso: „Chi è più povero di Dio Padre, che con suo Figlio ci „ha dato tutto“ (Rom 8,32), chi è più povero del Figlio, che non ha donato a tutti solamente il suo amore, ma anche la sua carne e il suo sangue, chi è più povero dello Spirito Santo che non è null’altro che l’amore offerto senza alcuna riserva?“ (Balthasar). Per comprendere questo „medesimo uso di povertà e ricchezza“ (Ulrich), dobbiamo essere sgomberati e per questo lavoro di sgombero la differenza tra gli stati di vita è secondaria ed una coppia di sposi può essere ben più avanti (diciamo di un vescovo) nella comprensione di un amore che rinuncia, è pacifico e misericordioso. Il paragone con il vescovo è mio, ma l’osservazione sugli stati di vita è di Balthasar stesso, che sa, come ha imparato da Adrienne, che ci si può „installare“ anche in ordine religioso. In una „stalla“ che è solo apparentemente pulita, come mi ha detto ieri Johanna, parlandomi del breve racconto di Alfred Döblin: „L’uccisione di un ranuncolo“, l’uccisione di un semplice fiore di campo. Il signor Michael Fischer, l’omicida del ranuncolo, è un signore borghese per bene, che oscilla tra il diritto di uccidere il ranuncolo e fortissimi sensi di colpa, ma di fatto è un omicida. 

Nel suo viaggio apostolico in Ungheria, nell’incontro con i poveri e i rifugiati presso la chiesa di santa Elisabetta di Ungheria (29.4.23) ha incontrato due sposi, Zoltàn e Anna, che accolgono persone senza fissa dimora, sia nel loro esigenze materiali che in quelle spirituali.  Per quanto riguarda l’Europa il papa ha sinteticamente riassunto il suo compito: „quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico“ (Incontro con le autorità, 28.4.23). 

Abba nostro…


(29.4.23) Dobbiamo approfondire il tema della „chiamata degli apostoli“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 211-212), tanto più in un tempo in cui i crimini dei loro successori vengono alla luce, ma anche tantissimo gossip, in cui la Chiesa romano-cattolica, come dice un mio amico,  che è uscito da essa/lei e che forse riconosce come unica autorità Schopenhauer, è sempre di più il caprio espiatorio di tutti i peccati del mondo. Per Balthasar la chiamata accade nella modalità dell’opposizione polare feconda di „salto“ e „continuità“. Chi è chiamato deve lasciare tutto e non può avere alcuna pretesa che si usino i suoi talenti naturali e sociali per la creazione del Regno di Dio. Ma allo stesso tempo un pescatore può essere davvero essere usato come pescatore, un filosofo come filosofo, se ha rimesso tutto, intimamente, nelle mani di Cristo e Gesù stesso usa la metafora: farò di voi pescatori di uomini e lui stesso, falegname, muore appeso al legno della croce, etc. Una certa ascesi è necessaria sia nel lavoro nel mondo sia in quello della Chiesa: vi è insomma anche spazio per la „continuità“, se si è fatto davvero il salto, che consiste nel considerare Cristo più alto, più profondo, più tenero, più esigente di qualsiasi altra istanza o persona…ma che come risorto rinvia i suoi nella „quotidianità della Galilea“ (Balthasar). 

Sono in viaggio: la mia famiglia ha preparato una piccola sorpresa per me, per il mio compleanno; il giorno del mio compleanno (31.3.) era quello prima della partenza per Malta e così non sono potuti venire da me! 

Il Papa a Budapest ricorda all’Europa, la pace come missione! 

Abba nostro…

(28.4.23) „Nel grembo della mamma, nella bara e nella chiamata di Cristo l’uomo è da solo con Dio, il cui dito è rivolto verso di lui“ (Balthasar, Antologia-Servais, 209-210) - il commento alla chiamata di Matteo viene inteso da Balthasar in modo del tutto personale; certo i discepoli sono anche un gruppo, vi sono delle donne che lo seguono, che sono anche un gruppo, ma „la chiamata è sempre e solo per un singolo“. Il mondo con il suo caos omologante vuole la nostra presenza tutta per se, come una sorta di Babilonia accattivante, ma il Signore si presenta come una presenza alternativa, che non vuole solo un mezzo si, una mezza obbedienza, un si e no allo stesso tempo: „Tu, per me“! Io, per lui! Certo non sono un monaco trappista, ma un laico nel mondo, contemporaneo al mondo, „cittadino del suo tempo“ (Schiller), ma per ora per grazia e per giustificazione gratuita ritorno sempre di nuovo a lui, di lui parlo nel mio insegnamento di religione, in questo diario, con gli amici ed in famiglia… Io chiedo di essere solo uno strumento della sua volontà salvifica, con tutto il caos che c’è in me e nella coscienza che due misteri fanno parte dell’avvenimento di questa salvezza: Dio non vuole salvare il mondo da solo, ha bisogno che i giustificati gratuitamente, diventino operatori di fede, di pace, di verità…Il secondo mistero è la risposta certa alla chiamata: si alzò e lo seguì; con il suo di oscurità e luce il Caravaggio mette in evidenza il rapporto diretto nella chiamata di Matteo: „non est aliquid inter Deum et creaturam“! C’é un momento di stupore, che non ha nulla a che fare con il dubbio: si alzò e lo seguì. 

„Il capo della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, Christoph Heusgen, sostiene la consegna di jet da combattimento all'Ucraina..." (MZ, 28.4.23). È stato un ex consigliere di Angela Merkel per la politica estera e di sicurezza. Quindi vuole una Germania sempre più coinvolta in una guerra "calda" in Ucraina; il governo sta mettendo un freno a questo tipo di impegno di jet da combattimento, ma sulla sua, del governo,  credibilità nutro molti dubbi. 

"Biden dice che un attacco nucleare da parte della Corea del Nord porterebbe alla "fine" del regime" (AFP News Agency). “Ricordiamo che solo pochi anni fa, Trump era impegnato in una diplomazia diretta con Kim Jong Un, la Corea del Nord aveva smesso di lanciare missili vicino al Giappone e si parlava seriamente di porre formalmente fine alla guerra in Corea" (Michael Tracey, Twitter, 27.4.23).

„È obiettivamente inquietante quanto ha affermato il presidente del Consiglio italiano sui migranti, quando ha detto di condividere la linea degli inglesi su questa materia. Com’è noto, il governo di Londra è accusato dall’Onu e da molte associazioni umanitarie perché non riconosce il diritto d’asilo e deporta gli aventi diritto in Ruanda“ (A. Banfi, versione odierna).

Il potere logora chi non c’è l’ha“ - rispose ironicamente Giulio Andreotti alle Brigate Rosse, negli anni di piombo. È la frase che mi è venuta immediatamente in mente leggendo l’editoriale di „Der Freitag“ (un giornale tedesco, che ha un gemellaggio con „The Guardian“), firmato da Wolfgang Michal, sui miliardari che posseggono giornali e televisioni: oggetto principale dell’attacco è Rupert Murdoch, che possiede la trasmittente statunitense Fox News, in cui lavora per esempio Carlson Tucker, che forse non avrà il cuore puro, ma io non sono Dio per giudicarlo, tanto più che un cuore puro non c’è lo ho neppure io, ma che pone domande scomode per esempio contro l’interventismo guerriero degli Stati Uniti in varie parti del mondo. Nell’articolo di Wolfgang Michal viene fatta di tutta l’erba un fascio, senza fare neppure un accenno al giornalismo alternativo di cui ho parlato ieri e che per me è la vera alternativa, per l’appunto, ai giornali e media aziendali, di cui fa parte anche „Der Freitag“, in cui si trovano sempre anche interessanti spunti di riflessione sul nostro tempo, non perché le idee di sinistra siano meglio delle altre (motivazione del giornale), ma perché su alcuni temi pone domande interessanti, come tra l’altro fa anche Carlson Tucker.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Anche il Papa del perdono non può ovviamente pretendere un „perdono sociale“: „La riconciliazione è un fatto personale, e nessuno può imporla all’insieme di una società, anche quando abbia il compito di promuoverla“ (Fratelli tutti, 246), così fece nel 2016 il papa andando sia in Armenia che in Azerbaigian; ha cercato di promuovere il perdono, ma ovviamente non si può pretendere che gli armeni dimentichino cosa è successo durante il loro genocidio; e questo vale ovviamente ed in modo particolare anche per la Shoah, „simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo“ (247). Non bisogna dimenticare le sciagure dell’umanità, come Hiroshima e Nagasaki (248) e non bisogna dimenticare neppure il bene che è stato fatto durante queste sciagure (249). Memoria e perdono sono due poli che si appartengono, ma se c’é una memoria collettiva, non esiste un perdono collettivo. VSSvpM! 

(27.4.23) Il commento delle nozze di Cana di Balthasar è davvero straordinario (cfr. Antologia-Servais, 208-209): in primo luogo solo un’anima nobile come Balthasar, di una nobiltà „sovraessenziale“ nei confronti di quella che ha ereditato facendo parte di un’antica famiglia nobile di Lucerna, una nobiltà come quella che vedo in mia moglie (la cui famiglia da parte di padre faceva parte della nobiltà ungherese), gli permette di comprendere la bellezza polare di questo passaggio evangelico (Gv 2,1-12); la bellezza di un passo in cui colei che normalmente è in silenzio e contempla, colei che è all’ultimo posto, diventa, senza alcuna forzatura, uno dei personaggi principali della scena; la bellezza di un Signore che non invita, ma che è stato invitato. Dall’altra parte il polo della durezza: donna cosa vi è in comune tra me e te? In questa bellezza-dura sta anche la chiarezza di Maria: „fatte ciò che lui vi dirà“. Una totale sottomissione al Signore, la capacità di dare il consiglio giusto che per Balthasar non è mai una questione di psicologia. I due percorsi di vita, quello di Gesù e quello di Maria, saranno nella fase pubblica di Gesù, non contemporanei, non simultanei. La madre come parte della famiglia naturale viene messa accanto, dimenticata e solo sulla Croce abbiamo una simultaneità dello spirito: questo è tuo figlio, detto a Maria di Giovanni, questa è tua madre detto a Giovanni di Maria; il Figlio diventa lo sposo senza alcun incesto! A Cana la donna, Maria, è già nell’ora del dolore (della separazione) e per questo Gesù fa ciò che dice. In quella concreta festa di matrimonio in cui per la povertà di chi invita il vino non basta, nessuno è cosciente che la sovrabbondanza del vino di Cristo è anticipazione laica di ciò che accadrà nel giovedì santo a livello sacerdotale (idea mia, non di Balthasar, ma ispirata da lui). E solo per la sovrabbondanza della presenza di Cristo l’acqua diventa vino, se no gli sposi avrebbero dovuto festeggiare per l’appunto senza vino, come fanno le nostre sorelle e i nostri fratelli mussulmani (tutti questi paragoni con l’Islam sono frutto della mia amicizia spirituale con padre Dall’Oglio, non di quella con Balthasar). 

Ho letto nella prima pagina di „Avvenire“ che c’è stata una telefonata tra Zelensky e Xi Jinping: questa è finalmente una buona notizia. Speriamo che sia un po’ come Ciro il grande, che fece qualcosa di buono per Israele, anche se non era „credente“: „Nel 538 a.C. emise anche un editto che consentiva agli Ebrei non solo di fare ritorno in patria, ma di ricostruire il tempio di Gerusalemme. In questo modo il sovrano ottenne anche il controllo dell'area fenicio-palestinese“ (Wikipedia) - insomma faceva i suoi interessi, ma le sue azioni avevano una ricaduta positiva per Israele. «Ho pensato talvolta quanti regimi democratici sono stati abbattuti da chi preferiva qualunque altro regime piuttosto che la democrazia; e ancora quante monarchie e oligarchie sono state distrutte dalle fazioni popolari, e che, di quanti hanno tentato di farsi tiranni, alcuni furono fatti fuori immediatamente, altri invece - indipendentemente dalla durata del loro governo - sono stati ammirati come saggi e felici […] Considerando tutto questo mi ero convinto che un dato uomo su qualunque animale può governare fuorché su altri uomini. Ma quando ho riflettuto che c'era stato Ciro […] fui costretto a ravvedermi.» (Senofonte, Ciropedia, I, 1,1-3). Speriamo che non sia solo Whisful thinking

C’è finalmente stato il tanto auspicato colloquio telefonico tra il presidente cinese Xi Jinping e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Ha scritto su Twitter il presidente ucraino: “Ho avuto una telefonata lunga e significativa con il presidente cinese Xi Jinping. Credo che questa chiamata, così come la nomina dell'ambasciatore dell'Ucraina in Cina, darà un potente impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”. Ha detto Xi: “Il dialogo e la negoziazione sono l'unica via d'uscita praticabile. Non ci sono vincitori in una guerra nucleare”. Del contatto telefonico diretto fra Cina ed Ucraina si è cominciato a parlare subito la presentazione del piano di pace da parte di Pechino. Sia Emmanuele Macron che Ursula von der Leyen, in visita da Xi, l’avevano caldeggiato. E ora Von der Leyen dice che è un “passo importante”. La Cina propone una soluzione alla “coreana”, che prenda le mosse da un cessate-il-fuoco. Ma del colloquio fra i due Presidenti, durato un'ora, sono trapelati pochi dettagli. Per Kiev il rispetto reciproco per la sovranità e l'integrità territoriale sono condizioni indispensabili per trattare. Ma, come osserva Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore, stamattina “solo gli americani possono convincere l’Ucraina a fare delle rinunce; e solo i cinesi possono parlare allo stesso modo con i russi. Il problema è quanto Joe Biden e Xi Jinping oggi credano che per loro possa esistere una causa comune”. Forse la minaccia di una maxi recessione dell’economia mondiale e i destini interdipendenti di queste due super potenze possono spingere alla pace“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

„Il punto non è mai stato che Carlson Tucker sia un oppositore perfettamente coerente e puro di cuore dell'interventismo statunitense, ma che è l'unica figura di spicco in TV che incoraggia costantemente l'interrogazione scettica dell'ortodossia interventista, a prescindere dalla caratura partitica“ (Michael Tracey, Twitter, 26.4.23). 

Ieri ho messo una parte del mio commento all’articolo di Paul Kingsnorth, come commento nella piattaforma sua di Substack: almeno cinque persone hanno schiacciato il „mi piace“; ne sono contento, perché questo forse attirerà l’attenzione di Kingsnorth stesso. Sarebbe bello riflettere con lui su ascesi ed amore. In vero mi piacerebbe anche se ci fosse un dialogo serio tra la posizione di alcuni miei amici ingegneri, che ovviamente sono più propensi alle aperture del digitale, e la posizione scettica di Kingsnorth, ma forse anche questo desiderio è solo Whisful thinking. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Come al solito nella versione del giovedì la redazione di „Useful idiots“ si esercita in una sana e legittima ironia, che non so se, con l’aiuto di deepL, riuscirò a rendere in italiano: „Con il rapporto di questa settimana, secondo cui nel 2022 gli Stati Uniti hanno speso 10 volte di più per l'esercito che per l'istruzione, non sorprende che il deputato Mike Gallagher abbia scelto di ignorare l'avvertimento di Eisenhower di guardarsi dal complesso militare industriale, fornendo invece una citazione più appropriata: "L'unico modo per vincere questa guerra è prevenirla“. E come fanno i nostri coraggiosi membri del Congresso a prevenire la guerra con la Cina? Con i giochi di guerra!Durante la trasmissione „Monday Mourning“, abbiamo visto Martha Raddatz stupirsi per l'inedito bipartitismo di un Congresso che vuole solo andare d'accordo e giocare alla guerra nucleare con la Cina: i membri del Congresso di entrambi gli schieramenti, guidati dal repubblicano Gallagher e dal democratico Krishnamoorthi, si sono scatenati nel gioco generale, ridendo e bombardando e ridendo e bombardando. Oggi abbiamo visto come Gallagher riassume ciò che ha imparato dal suo incontro di gioco: "Se vogliamo avere una speranza di fermare la Terza guerra mondiale, dobbiamo armare Taiwan fino ai denti proprio adesso". La Cina ora vedrà i leader statunitensi complottare una guerra contro di loro, armare Taiwan e fare riferimento alla guerra in Ucraina come "pratica" per quella cinese. E se i signori comunisti cinesi in qualche modo lo prenderanno come un segno di aggressione, beh, sarà colpa loro“ (Redazione).

Nei seguenti punti della „Fratelli tutti“ Papa Francesco propone ciò che chiama:  „Il vero superamento“ di un conflitto: „Quando i conflitti non si risolvono ma si nascondono o si seppelliscono nel passato, ci sono silenzi che possono significare il rendersi complici di gravi errori e peccati. Invece la vera riconciliazione non rifugge dal conflitto, bensì si ottiene nel conflitto, superandolo attraverso il dialogo e la trattativa trasparente, sincera e paziente. La lotta tra diversi settori, «quando si astenga dagli atti di inimicizia e dall’odio vicendevole, si trasforma a poco a poco in una onesta discussione, fondata nella ricerca della giustizia»“ (244). L’esistenza del conflitto non deve diventare la scusa per rimanere nel suo pantano, anzi deve essere prosciugato, nel senso di parlare con chiarezza e trasparenza, per cercare insieme una via di uscita reale dal conflitto stesso. „Più volte ho proposto «un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto. […] Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto».Sappiamo bene che «ogni volta che, come persone e comunità, impariamo a puntare più in alto di noi stessi e dei nostri interessi particolari, la comprensione e l’impegno reciproci si trasformano […] in un ambito dove i conflitti, le tensioni e anche quelli che si sarebbero potuti considerare opposti in passato, possono raggiungere un’unità multiforme che genera nuova vita»“ (245). Questo significa superare la logica sferica del voler sempre aver ragione, per comprendere che nei confitti umani la meta è la modalità poliedrica, che qui viene espressa come „unità multiforme che genera nuova vita“

(26.4.23 - 64 anni fa si sposarono i miei genitori, mia mamma aveva appena compiuto 21 anni) Ascoltiamo prima il commento di Balthasar a Mt 4,1-11: le tentazioni di Gesù (cfr. Antologia-Servais, 207-209; si tratta di un passo preso da Gloria I (1961), cioè dalla grande trilogia). „Il primo atto dell’operare messianico di Gesù è la confrontazione con Satana nel deserto“ - questo è un punto di non ritorno, per ogni teologo che sia serio. Una volta il marxista eretico Ernst Bloch fu invitato a dialogare nella facoltà teologica di Tübingen (Tubinga), quando i teologi gli assicurarono che non credevano più nel diavolo, si alzò e se ne andò. Se uno pensa come teologo che il mondo non stia sotto il dominio di potenze diaboliche è semplicemente noioso e per nulla illuminato. Il teologo della „speranza per tutti“, Balthasar, ha preso invece, la potenza del diavolo del tutto sul serio, una potenza che si auto-glorifica, ma che è all’interno dei limiti del regno della morte. In „similitudine a tutti i suoi fratelli“ (Eb 2,17) il Signore „assaggia“ , ma discerne anche, l’essenza di „questa potenza-illusione“, perchè potenza-verità ha solamente Dio! Dio è l’unico potente, è l’unico in possesso di una vera gloria (doxa): „Doxa (opinione) sta contro la doxa (gloria), la bellezza di sotto contro la bellezza di sopra“ (Balthasar).  Il diario di Etty, pur avendo letto C.G. Jung e conoscendo la dimensione caotica dell’inconscio, è testimonianza che la giovane ebrea ha cercato la „bellezza di sopra“, non quella di sotto, anche se a volte a ceduto ad essa. Il no di Balthasar, in questo commento alle tentazioni, non può essere formulato in modo più radicale, in questo non meno radicale del giovane Barth del commento alla „Lettera ai Romani“, con il suo no al mondo: no al „potere del piacere e al piacere del potere“, si al servizio di Dio e alla sua gloria; in questo servizio dell’unico Dio glorioso l’uomo non fa esperienza solamente della gloria, ma viene rivestito di gloria. „Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontana da lui fino al momento fissato“ (Mt 4,11): il Signore non ha un pane magico, „perché non di solo pane vive l’uomo“; non ha voluto il potere e la gloria terrestre, perché bisogna adorare solo Dio; non ha voluto un salvataggio magico di angeli, che lo proteggono da tutte le stupidaggini che può fare un uomo, perché non si prova il potere e la fedeltà di Dio. Detto questo vorrei anche precisare e non so se Balthasar sarebbe d’accordo con me, che lo svegliarsi del piacere sessuale in un adolescente, che rimane vivo anche da anziani, solo che l’erezione è più difficile (e per cui si è più dipendenti da surrogati,  se si è single o se non ha lo stesso bisogno sessuale del partner), -  secondo me ciò va detto dopo tutte le sciagure della Chiesa del dopo Concilio Vaticano II in cose sessuali, - sebbene accada anche in un mondo delle potenze demoniache, non è un’invenzione di esse. Il calore del piacere, più che la potenza, che a seconda dell’età ha un’altra valenza, è espressione di una possibilità del Dio creatore, che può diventare espressione del dominio satanico, quando si pone come alternativa a Dio, che è amore gratuito, come alternativa del potere del denaro, come alternativa del potere della porneia: ieri nel film del 2003, ma le cose oggi sono ben peggiorate, il simpatico imprenditore pornografico, quando una ragazza gli ha detto che non poteva fare quello che lui voleva con tanti giovani tutti insieme, ha mostrato infine tutta la sua violenza diabolica… quelli hanno pagato quindi si deve fare. VSSvpM! 


Comunque grazie a Dio la nostra salvezza non dipende dalla nostre idee, ma dalla volontà del Padre: „E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato; che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lol risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno“ (Gv 6, 39-40). Credo Signore, aiuta la mia incredulità! 


Il capitolo ottavo degli Atti (1-8), proposto dalla chiesa oggi fa vedere una chiesa fortemente perseguitata, ci fa capire anche il fanatismo di Saulo: „cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere“. Filippo nel frattempo è in Samaria e con parole e segni testimonia che Cristo è vivente. Il suo operare fa nascere la gioia, perché non ci si trova solo al cospetto di parole: „da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, e molti paralitici e storpi furono guariti“. 


La redazione di Useful idiots pone un problema che mi sono posto anch’io negli ultimi due anni, da quando Adrian mi ha fatto conoscere questo tipo di voci di giornalismo alternativo: „Negli ultimi due anni, le conversazioni con altri giornalisti indipendenti come David Sirota, Jordan Chariton, Abby Martin e altri ancora, hanno dimostrato la crescente importanza di una maggiore organizzazione dei media indipendenti. Invece della sovrapposizione di argomenti, della competizione per gli abbonati e della dispersione del flusso di informazioni, un fronte unito non solo renderebbe più facile per gli abbonati ottenere notizie reali, ma creerebbe anche un degno avversario per i media aziendali. Quest'idea sembra, almeno per ora, troppo difficile da realizzare in un panorama mediatico controllato dalle multinazionali. I commentatori arrabbiati e gli avidi giornalisti mainstream spesso si chiedono perché gli spettatori debbano pagare per le notizie, ma, come sottolinea spesso Taibbi, preferiamo che sia il lettore a comandare piuttosto che la lobby delle armi chimiche“ (Redazione, 25.4.23). Questo lavoro di unità giornalistica alternativa permeerebbe anche che ognuno si specializzi su determinati temi, con la consapevolezza, come ha spiega la redazione in riferimento ad Aaron Maté, che altri si occuperanno di altri. Questo diario ha fatto due scelte di selezione di informazioni giornalistiche: a) giornalismo alternativo vs giornalismo aziendale, che comunque seguo nel lavoro della FAZ e della MZ e  b) una scelta di giornalisti cattolici che mi danno informazioni che nel giornalismo alternativo che conosco sono sottovalutate: Alessandro Banfi, Alver Metalli, Gianni Valente, Lucio Brunelli, Renato Farina, sono tra i nomi che cito e leggo di più. Nell’arena giornalistica si lanciano veri e propri filosofi come Matthew C. Crawford e Massimo Borghesi, che mi permettono di approfondire alcuni temi ad un livello non solo giornalistico ed anche considerando prospettive diverse…Matt viene più dall’ambito conservatore e Massimo più da quello progressista…   


„L'osservazione di Glenn Greenwald sul fatto che i liberali odiano Carlson Tucker e ignorano Sean Hannity è giusta. Tucker è l'unica figura conservatrice dei grandi media a divergere, a criticare le guerre degli Stati Uniti all'estero, il potere delle aziende e di Wall St, la disuguaglianza. Hannity è un normale esponente del GOP e non suscita nemmeno lontanamente l'interesse dei liberali“ (Lee Fang, Twitter, 25.4.23).


Dalla bacheca di Massimo Borghesi in Facebook ho condiviso anche nella mia bacheca questa frase del filosofo italiano Cacciari (li si trova anche la fonte): “C’è ormai un atteggiamento totalmente succube delle diplomazie e delle politiche occidentali nei confronti della Nato e degli Stati Uniti. E c'è una data che segna l'inizio di questa egemonia” ovvero “l’11 settembre 2001, con l'attacco alle Torri Gemelle. Da quella risposta americana, e dai fenomeni di terrorismo planetario che ha generato. Da quel momento l'Occidente si è schierato con la sua capitale. Quella capitale era anche precedente, ma quell'attacco ha fatto sì che lo schierarsi con la capitale diventasse qualcosa di totale, globale, a differenza di quello che era stato in tutto il secondo dopoguerra. Anche all'ombra della Guerra fredda, gli altri Stati occidentali avevano una effettiva autonomia. Basta pensare come le diplomazie di altri Stati europei hanno seguito altri momenti di conflitto, dalla drammatica crisi dei missili a Cuba con l'Urss, al Vietnam. Basta pensare anche alla politica estera italiana nel Mediterraneo, in Medio Oriente, nei confronti del conflitto israelo-palestinese. Vi erano margini di autonomia che via via sono andati scomparendo”. (Massimo Cacciari)


Il vescovo trappista norvegese Erik Varden ha spiegato l’intenzione di una lettera pastorale dei vescovi norvegesi sulla sessualità, che non ho ancora trovato e letto, ma di cui ovviamente, all’interno di una filosofia dell’essere come amore donato, mi interessa l’affermazione che la donazione del corpo che abbiamo non è un caso. Nella mia piccolissima esperienza vedo che chi mette in dubbio questo dono lo fa in forza o per lo meno in concomitanza di una grande sofferenza (morte della madre) e che queste persone sono, per la forza mediatica del mainstream, che favorisce la nuova antropologia sessuale e discrimina chi non la accetta, lasciati di fatto del tutto o quasi del tutto da soli…Su un ulteriore punto vorrei aggiungere una breve riflessione, quello della „complementarietà del maschile e del femminile“; io penso che questa complementarietà faccia parte della volontà del Dio creatore e la lettera devi vescovi della Scandinavia ha toni delicati, ho letto in articolo, che ho condiviso nella mia bacheca, con chi sente estraneità al cospetto della complementarietà del maschile e del femminile. Qualche volta nel mio diario ho scritto che l’attrazione lesbica può essere anche una reazione legittima ad una forma di dominio maschile e rimane il fatto, a livello di inconscio, dove la sessualità è polimorfe, che essa ha un’attrazione anche per i maschi eterosessuali, detto questo, però, è vero che il criterio oggettivo, non l’attrazione soggettiva, rimane quello della complementarietà del maschile e del femminile, che è una delle polarità ontologiche del dono dell’essere come amore gratuito.  


Abba nostro…


(Pomeriggio) Leggiamo con attenzione i tre numeri che il Santo Padre nella „Fratelli tutti“ dedica al tema: Le lotte legittime e il perdono.

„Non si tratta di proporre un perdono rinunciando ai propri diritti davanti a un potente corrotto, a un criminale o a qualcuno che degrada la nostra dignità. Siamo chiamati ad amare tutti, senza eccezioni, però amare un oppressore non significa consentire che continui ad essere tale; e neppure fargli pensare che ciò che fa è accettabile. Al contrario, il modo buono di amarlo è cercare in vari modi di farlo smettere di opprimere, è togliergli quel potere che non sa usare e che lo deforma come essere umano. Perdonare non vuol dire permettere che continuino a calpestare la dignità propria e altrui, o lasciare che un criminale continui a delinquere. Chi patisce ingiustizia deve difendere con forza i diritti suoi e della sua famiglia, proprio perché deve custodire la dignità che gli è stata data, una dignità che Dio ama. Se un delinquente ha fatto del male a me o a uno dei miei cari, nulla mi vieta di esigere giustizia e di adoperarmi affinché quella persona – o qualunque altra – non mi danneggi di nuovo né faccia lo stesso contro altri. Mi spetta farlo, e il perdono non solo non annulla questa necessità bensì la richiede“ (241). Quando in questo diario ho criticato fortemente la riduzione di tutti i problemi della guerra in Ucraina al solo Putin, assumendo i risultati di ricerca di molti giornalisti alternativi, non ho mai messo in dubbio, come non lo hanno messo in dubbio quasi tutte le fonti che usavo, che Putin fosse un criminale; ho solo chiesto che si prendesse sul serio che qui abbiamo a che fare con più criminali e che alcuni criminali di guerra vogliono impedire ad un altro criminale di guerra esserlo, presentando se stessi come i soli buoni. In questa lotta tra imperialismi è vero che criminali di guerra combattono vs altri criminali di guerra e per entrambi vale la frase: il modo di amarli e cercare di togliere loro il potere che non sanno usare e rivelare come tale l’illusione che loro siano i soli giusti. Questo ha significato per me prendere sul serio la critica alla logica di Cappuccetto rosso. Ma procediamo con la lettura del Santo Padre: „Ciò che conta è non farlo (ciò che è stato proposto nel punto precedente) per alimentare un’ira che fa male all’anima della persona e all’anima del nostro popolo, o per un bisogno malsano di distruggere l’altro scatenando una trafila di vendette. Nessuno raggiunge la pace interiore né si riconcilia con la vita in questa maniera. La verità è che «nessuna famiglia, nessun gruppo di vicini, nessuna etnia e tanto meno un Paese ha futuro, se il motore che li unisce, li raduna e copre le differenze è la vendetta e l’odio. Non possiamo metterci d’accordo e unirci per vendicarci, per fare a chi è stato violento la stessa cosa che lui ha fatto a noi, per pianificare occasioni di ritorsione sotto forme apparentemente legali». Così non si guadagna nulla e alla lunga si perde tutto“ (242). Insomma anche qualora fosse giusta la narrazione che vede nell’Ucraina il paese più danneggiato, cosa che in un certo senso è innegabile: la guerra viene fatta nel suo territorio, sono in maggioranza loro che diventano profughi…, la reazione a tutto ciò non può essere l’ira, per quanto comprensibile. Quando l’anno scorso una donna ucraina ed una russa, che erano amiche e colleghe, hanno portato insieme la croce nel Venerdì Santo, è bastato già questo questo gesto da solo per sollevare l’ira del governo ucraino, „un’ira che fa male all’anima della persona e all’anima del nostro popolo“. Ultimo passaggio dell’argomentazione del Papa: „Certo, «non è un compito facile quello di superare l’amara eredità di ingiustizie, ostilità e diffidenze lasciata dal conflitto. Si può realizzare soltanto superando il male con il bene (cfr Rm 12,21) e coltivando quelle virtù che promuovono la riconciliazione, la solidarietà e la pace».In tal modo, «a chi la fa crescere dentro di sé, la bontà dona una coscienza tranquilla, una gioia profonda anche in mezzo a difficoltà e incomprensioni. Persino di fronte alle offese subite, la bontà non è debolezza, ma vera forza, capace di rinunciare alla vendetta».Occorre riconoscere nella propria vita che «quel giudizio duro che porto nel cuore contro mio fratello o mia sorella, quella ferita non curata, quel male non perdonato, quel rancore che mi farà solo male, è un pezzetto di guerra che porto dentro, è un focolaio nel cuore, da spegnere perché non divampi in un incendio»“ (243). A parte il grande teatro del mondo, già nel piccolo della mia famiglia paterna, ho sperimentato cosa significhi tutto ciò: il marito di mia zia, quella che avevo amato di più da piccolo e mio padre bisticciarono e non ci fu più modo, neppure con la mediazione di un padre cappuccino, perché si facesse la pace; ognuna delle parti in gioco ha pensato di essere nella ragione assoluta ed hanno portato un pezzo di guerra dentro di sé fino alla fine; tentai di scrivere una volta una lettera di riconciliazione, a cui non fu mai data una risposta; ora lo zio è morto, mio papà anche…non ho mai sentito così tanta impotenza nella gestione di un conflitto come quella volta…speriamo che il fuoco della morte abbia portato un po’ di quella riconciliazione che non si vede, ma che è reale.  VSSvpM! 

La seconda parte dell’articolo di Paul Kingsnorth sull’intelligenza artificiale ed in genere sul rapporto tra dimensione digitale e spirituale, The Neon God (26.4.23),  mi ha colpito molto, anche se io non sono tanto per una „aut-aut“, ma diciamo che come lui era sconvolto a vedere un monaco del Monte Athos con un smartphone, anch’io sono sconvolto se leggo una notizia del genere: „Ilia Delio, una suora francescana che scrive sul rapporto tra l'IA e Dio, ha un'idea migliore (Kingsnorth lo dice sarcasticamente): preti robot di genere neutro, che sfideranno il patriarcato, preverranno gli abusi sessuali e supereranno la vecchia nozione che "il prete è ontologicamente cambiato al momento dell'ordinazione". L'IA, dice Delio, "sfida il cattolicesimo a muoversi verso un sacerdozio post-umano“(Paul Kingsnorth). Per Kingsnorth c’è un contrasto di fondo tra digitale e spirituale, anche se egli stesso usa il digitale per esprimersi contro questa dimensione transumana. Con ragione esprime una critica forte all’idea della neutralità della tecnica, a cui io non ho mai creduto. La sua proposta per arginare i danni è l’ascetismo, che distingue tra crudo (più radicale) e cotto (più diplomatico). Questo ascetismo consiste nel tirare delle linee che non vanno sorpassate, per esempio lui ha rifiutato il passaporto digitale sanitario, etc. Io sono molto meno coerente di lui: non avevo nulla contro il passaporto sanitario (e questo forse per ingenuità) ed uso addirittura lo smartphone per misurare i passi che faccio al giorno, etc. Sulla questione del coinvolgimento del satanico nella „macchina“, direi che tutto ciò che è umano è coinvolto con questa sfera (vedi la mia meditazione mattutina qui  nel diario), fino a quando Cristo non ritornerà definitivamente. E ritengo che l’ascesi sia una aiuto vero, ne ho parlato ieri a proposito del vino, in dialogo con i mussulmani; anzi nei primi tempi in cui usai Facebook facevo veri e propri periodi di astinenza (Avvento, Quaresima), ma direi che un’ ascesi attiva mi convince di più di quella solo rinunciataria; per me la linea rossa è questa: uso del digitale non esclusivo! Ci devono essere tempi per i libri, per le passeggiate, per il sesso (non cibernetico), per i fiori e per le galline, per tagliare l’erba…E poi proporrei un criterio ancora più profondo dell’ascetismo. Oggi nella sua catechesi il Papa dicendo che i monaci e le monache sono il cuore pulsante dell’annuncio ha citato la bellissima frase della piccola Teresa: “Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunciato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni. Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore”. „Ama et fac quod vis“ (Agostino). Il che non vuol dire che l’amore non abbia anche confini che non possono essere superati: quello che descrive la suora francescana citata è per me un tale confine. Quello che lei vuole è „Abolition of the man“ (C.S. Lewis). Per tutto ciò che va in quella direzione, in cui una macchina sostituisce radicalmente l’uomo, il mio no, non è meno radicale di quello di Paul Kingsnorth. 

Comunque anche se io ho preso un po’ le distanze dall’aut-aut tra digitale e spirituale di Paul Kingsnorth, rimane il fatto che l’autore irlandese vede molto nel profondo: nessuna dimensione digitale può sostituire quella materiale. „Se la conoscenza dell’uomo non comincia dai sensi, nell’incalcolabilità dell’esistenza storica, allora anche il „futuro-in-arrivo dell’essere“ e con esso anche il ritorno dell’uomo a se stesso è reso impossibile. La materia è in questo senso la crisi storica del futuro-in-arrivo ontologico dell’uomo nella speranza“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 341).  Insomma solo nella materialità l’uomo è capace di speranza, conoscenza ed amore! 


(25.4.23 - Festa della liberazione) „Nel battesimo di Gesù si incrociano un avvenimento verticale ed uno orizzontale“ (Balthasar, Antologia-Servais, 206-207). La profondità dell’acqua nell’AT sta per il caotico nell’uomo, che per la Bibbia non è solo „inconscio“, ma anche „peccato“. Balthasar dice che tramite questa azione Gesù solidarizza con il peccato; è interessante che dica con il peccato, non con il peccatore, che viene salvato con il „battesimo di conversione“; il battesimo di Gesù sta all’inizio dei misteri della vita  pubblica di Cristo. Con esso comincia il „movimento di finitizzazione“ (Ulrich) e di „exinanitio“ di Cristo: quel movimento che lo farà essere peccato, senza aver mai peccato. La vita pubblica di Cristo, pur essendoci alcuni momenti trionfali, è fondamentalmente un movimento di finitizzazione, che viene confermato dall’alto, dal Padre: „„Tu“ che cominci la tua discesa fino nella profondità più profonda, „sei il mio Figlio amato“; tu che cominci il tuo percorso di solidarietà e sofferenza vicaria, nella modalità del „Servo di Israele“, che ti porterà a scendere all’inferno, rivelerai così cosa sia l’amore-gratis: frustra et gratis! In questa apertura verticale del cielo su di lui discende lo Spirito: „lo Spirito dell’unzione messianica di  Cristo, lo Spirito dei sette doni, lo Spirito della missione, lo Spirito che porta al Figlio la volontà del Padre: è sospeso su di lui, l’obbediente, ed abita  allo stesso tempo dentro il suo cuore“ (Balthasar) - per quanto riguarda la parola „sospensione“, Balthasar la usa in modo diverso da Ulrich, per quest’ultimo essa è astrazione, per Balthasar è un movimento oscillatorio che non può essere fissato nella res. Fino a qui abbiamo parlato del movimento verticale, ma è necessario anche quello orizzontale, per comprendere l’entrata di Gesù nella storia del mondo. Balthasar considera qui il rapporto tra l’AT e il NT è dice con chiarezza, che „ La fede e il desiderio di Israele cooperano all’arrivo del Patto nuovo e definitivo“ (Balthasar); questo è senz’altro vero, ma alla scuola di Padre Dall’Oglio SJ aggiungerei che ciò vale anche per l’Islam: anche questa fede è donata per comprendere il Patto nuovo e definitivo. Con Cristo l’acqua che Abramo da ad Agar diventa vino (cfr. 21, 14) e con l’Islam, discendente di Ismaele, si ritorna al pane e all’acqua che Abramo ha dato ad Agar; l’Islam non deve forzare nulla in direzione del „pane e vino“ che sono i segni definitivi di Cristo, ma deve essere disponibile, nella propria tradizione, di tenere conto di quella singolarità che il Corano attesta a Cristo stesso (Wael Farouk). Il cristiano potrà festeggiare la Santa Messa con pane e vino ed anche nella vita di ogni giorno, gioire per la possibilità di bere il vino, a cui dovrà rinunciare durante la quaresima, per ricordarsi che il „movimento di finitizzazione“, per il quale la simbologia di pane ed acqua è più adeguata, è ancora in corso. Già e non ancora! E lo Spirito come fuoco si muove comunque dove vuole! 


A me sembra che l’impegno di insegnanti senza maturità in „scuole secondarie“ (non solo in quelle  professionali, in cui già accade), nelle materie economia, tecnica, economia domestica, arte e musica, di cui ha parlato il ministro della cultura in Sassonia-Anhalt, Eva Feußner (CDU) sia una buona idea (cfr. MZ, 24.4.23), non solo perché mancano 1.000 insegnanti, ma anche semplicemente perché non è detto che il sapere accademico crei un pedagogo migliore. Una certa conoscenza della materia, la disponibilità ad imparare ed un apertura del cuore per i ragazzi è secondo me sufficiente. E da un certo punto di vista si potrebbe pensare ad un tale impegno anche nei licei, per esempio come supporto nei progetti e nelle ore di supplenza. Per quanto riguarda lo stipendio si dovranno fare delle differenze, che tengano conto della durata più lunga di uno studio accademico…


Secondo l’istituto di ricerca per la pace di Stoccolma la spesa militare in Europa non è stata mai così alta negli ultimi 30 anni (MZ, 25.4.23). Si tratta di una crescita del 13 %. A livello mondiale c’é un aumento del 3,7%. Chi ha investito di più nelle spese militari, con un grande distacco dal secondo, sono gli USA (877 miliardi di dollari), seguiti dalla Cina (292 miliardi, sempre di dollari) e dalla Russia (86,4 miliardi $). Bisogna commentare la notizia? 


Non vivo in Italia da 33 anni, per questo motivo sulla festa della liberazione in Italia cito solamente una frase dalla versione di Banfi odierna, che mi è piaciuta tanto (aggiungo solo di mio, che leggendo quest’estate di nuovo „La luna e i falò“ di Cesare Pavese, ho visto come l’autore piemontese faccia ben vedere come nella lotta di liberazione c’era un aspetto di violenza arbitraria innegabile):  „La festa della Liberazione, il 25 aprile, è vissuto oggi all’insegna di una memoria condivisa, dopo le polemiche dei giorni scorsi. Sergio Mattarella iniste sul valore della Memoria, dopo il suo viaggio in Polonia e con la visita ad Auschwitz. Non dimenticare la testimonianza di “quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista”, 78 anni fa. Giorgia Meloni in una lettera al Corriere della Sera rivendica l’itinerario della “destra democratica” che condivide i principi della democrazia, pur ricordando gli strascichi di odio della “guerra civile”, anche dopo la fine della guerra. La premier cita anche positivamente Luciano Violante (per il suo famoso discorso di insediamento come presidente della Camera) e Silvio Berlusconi nel corteo partigiano di Onna, mentre sceglie una donna partigiana (ma anche “patriota”) della Brigata Osoppo come suo simbolico riferimento alla guerra di liberazione. Meloni ricorda nella sua lettera anche il filosofo Augusto Del Noce, per le sue critiche all’uso della Resistenza come ideologia: l’antifascismo di facciata usato come strumento di esclusione e di divisione.

A noi del grande pensatore piemontese piace ricordare anche il suo pacifismo assoluto, il suo intransigente antifascismo segnato dalla non-violenza, che, come ricordava spesso alla fine della vita, lo isolò insieme ad Aldo Capitini negli anni in cui tutti, o quasi, gli italiani erano fascisti. Ieri sera TV2000 ha proposto uno straordinario film, La vita nascosta-The hidden life, di Terence Malick, che racconta la testimonianza eroica contro il nazismo dell'obiettore di coscienza austriaco Franz Jägerstätter, che fu giustiziato dai nazisti nel 1943 e poi beatificato nel 2007, perché non accettò mai di giurare fedeltà ad Adolf Hitler. Insieme ai ragazzi bavaresi della Rosa Bianca, insieme alle suore che a Roma salvarono la vita almeno alla metà degli ebrei dopo il 16 ottobre del 1943, è questa Resistenza che oggi non vogliamo dimenticare“.

Abba nostro…


 (Pomeriggio(Pomeriggio) Il Santo Padre non evita i passaggi del Vangelo che non corrispondono immediatamente al suo discorso, ma cerca di comprenderli e di farli comprendere: „Tuttavia, quando riflettiamo sul perdono, sulla pace e sulla concordia sociale, ci imbattiamo in un’espressione di Cristo che ci sorprende: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10,34-36). È importante situarla nel contesto del capitolo in cui è inserita. Lì è chiaro che il tema di cui si tratta è quello della fedeltà alla propria scelta, senza vergogna, benché ciò procuri contrarietà, e anche se le persone care si oppongono a tale scelta. Pertanto, tali parole non invitano a cercare conflitti, ma semplicemente a sopportare il conflitto inevitabile, perché il rispetto umano non porti a venir meno alla fedeltà in ossequio a una presunta pace familiare o sociale. San Giovanni Paolo II ha affermato che la Chiesa «non intende condannare ogni e qualsiasi forma di conflittualità sociale: la Chiesa sa bene che nella storia i conflitti di interessi tra diversi gruppi sociali insorgono inevitabilmente e che di fronte ad essi il cristiano deve spesso prender posizione con decisione e coerenza»“ (Fratelli tutti, 240). Non mi convince del tutto la spiegazione del Papa anche se l’accetto, perché è lui il papa, non io, ma è chiaro che ci su può porre la domanda: se si tratta di un invito „ semplicemente a sopportare il conflitto inevitabile“, perché il Signore si esprime in modo così attivo: „Sono infatti venuto a separare…“; credo che il Signore con il suo agire provochi un discernimento e metta in moto quella che Balthasar chiama la „dinamica teodrammatica“: tanto più amore, tanta più avversione. Comunque dal punto di vista dell’agire concreto e del senso la cosa rimane la stessa:  „la Chiesa sa bene che nella storia i conflitti di interessi tra diversi gruppi sociali insorgono inevitabilmente e che di fronte ad essi il cristiano deve spesso prender posizione con decisione e coerenza“ (San Giovanni Paolo II). Per quanto riguarda la „profezia della pace“ è chiaro che ci saranno conflitti, ma che l’impegno del cristiano deve essere non violento (anche nel senso di Augusto del Noce, ma anche in quello di Charles de Jesus). 



La grande differenza tra il film sul porno proletariato che ho visto tempo fa  (e che è molto più recente e per questo tipo di tema la cosa è molto rilevante) e quello sulla vita di una pornostar del 2003, interpretato da Juliette Marquis, nata a Kiev nel 1980: This Girl’s Life, di Ash Baron-Cohen) che ho visto oggi, è che la prospettiva stessa è differente: un conto è la massa proletaria, un’altro è essere una porno star, che forse può permettersi libertà che il proletariato non può permettersi, anche se nell’ambiente nobile rappresentato dal film vi è pure una forma di violenza, appena mascherata dalle apparenze. Il film è interessante perché la porno star vive con il suo padre che ha Parkinson: insomma non è solo attrice, ma anche figlia ed una figlia amorosa che si occupa dell’igiene del papà, come io da giovane mi sono occupato dell’igiene di mio nonno, le rare volte che mia nonna non era a casa. Alla star del film fa piacere il sesso (senza costrizione e violenza); ad un certo punto smette con questo lavoro per aprire una sua ditta di spionaggio per clienti che vogliono sapere se il loro partner è fedele (cosa rara). Ad un certo punto del film dice al suo ragazzo, che lei non è fatta per la monogamia e che non crede che essa sia naturale: in un certo senso è vero, se con la parola natura si intende naturale nel senso di grattarsi, fare la pipì, etc e non si intende il senso forte filosofico della parola: ciò che è adeguato all’essenza dell’uomo nel senso etico ed ontologico. A livello naturale, nel primo senso, è possibile, tanto più con la biografia che ha Moon (la porno star). Oggi ho pubblicato nel mio blog un intervento sugli scandali della Chiesa di un teologo di Bamberg; personalmente penso che la catastrofe che è accaduta nella Chiesa abbia a che fare con il fatto che non si sia presa sul serio questa dimensione naturale di Moon, che tra l’altro sa che c’è una linea rossa: bambini ed animali! 


Visto che ho una scolara che proviene da Trinidad-Tobago ho ripreso in mano il premio nobel della letteratura del 2001: V.S. Naipaul, e precisamente un suo racconto che narra del cambiamento di vita di Santosh, che davvero è quello che dice il titolo del racconto (1975): „uno tra tanti“. Santosh è nato a Bombay, in cui era uno nel flusso del tutto ed una parte del suo padrone, ora, come cittadino statunitense, a Washington, è uno fra tanti, è uno libero e la cui libertà gli da il sapere „che ho una faccia ed un corpo e che devo nutrire e vestire questo corpo per un numero determinato di anni. Poi tutto è passato“. La libertà è stata pagata con l’essere uno straniero ontologico, direi io, uno che è solo, uno che vuole godere e che si accorge che non c’è nulla da godere ed in fondo anche la Moon del film di cui sopra, una volta che il sesso non le fa più così piacere, non sa bene quale sia il suo compito nei confronti degli altri. Grazie a Dio che lei ha ancora il padre malato di Parkinson. Il nostro Santosh non ha proprio nulla: la donna che ha gli serve solo per essere cittadino americano e il vuoto che sente lo vive come rinuncia, ma in vero si può rinunciare sensatamente a qualcosa se si ha una missione, come sa anche l’Ottilie di Goethe nelle „affinità elettive“. 


(24.4.23 - un’anno dalla morte di mio papà) Per più di due decenni Gesù è stato falegname, non venditore di diamanti (è solo un esempio in riferimento ad una serie che ho visto ieri, perché sono malato); un lavoro bello, manuale, dignitoso che credo appartenesse ai lavoro dei poveri. Colui che vi è di più prezioso nella storia del mondo, „perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo“ (Gv 6,27), vive nascosto nell’ambito della famiglia, „come sottomissione ai legami naturali“ (Balthasar, Antologia-Servais, 205); „questa velatura appartiene all’essenza dello stato nel mondo, perché gli ordinamenti del mondo stesso sono involucro“ (Balthasar, ibidem). Il mondo non deve accorgersi del fuoco vivo di coloro che seguono il Padre, che ha donato radicalmente l’essere come amore. „La velatura viene percepita dal mondo come qualcosa di normale, così che lo scoprimento repentino nel secondo stato di vita, per chi ne è lontano, è motivo di scandalo“ (Balthasar, cita Mc 6,3). Per Balthasar come per SPN, per la scelta da compiere, ci sono solo due stati di vita: o si vive nel mondo sottomessi ai legami naturali o si è scelti per seguire Gesù con i consigli evangelici. Gesù vive dapprima sottomesso alla famiglia, ma poi la lascia e diventa motivo di scandalo e incomprensione per la famiglia stessa e per il mondo. Perché poi esplicitamente con la sua forma di vita dice: „Questa è l’opera di Dio:  che crediate in colui che egli ha mandato“ (Gv 6,28). I legami naturali sono anche una difesa contro tutto ciò che nel mondo non ha forma, e non è libero! Ma alle volte è necessario dire esplicitamente: la mia vita appartiene al Padre!


La serie belga  „Rough diamonds“ (Rotem Shamir, Yuval Yefet, 2023) presenta la storia di una famiglia ricca di ebrei ortodossi, che ha perso negli ultimi decenni la sua ricchezza. Noah, che aveva lasciato i legami naturali della famiglia ortodossa, ritorna da Londra, per partecipare al funerale di suo fratello Yankis, che si è suicidato, perché aveva minato l’esistenza dell’impero di diamanti e denaro della sua famiglia; Noah non sapeva nulla di tutto ciò, ne viene a conoscenza in occasione del funerale. Il fratello (Eli) e la sorella (Adina) non sono in grado da soli di superare la crisi e Gila, la moglie di Yankis, con due figli cerca di riprendere il controllo della propria vita. Gila è stato il primo amore di Noah, ma su questo ritorno dopo. Noah a Londra è dentro una struttura che vende droga, guidata dalla nonna di suo figlio; la moglie è morta. La struttura famigliare ortodossa è talmente forte, all’apparenza, da saper formare la vita (matrimonio, funerale…), ma la morte di infarto del capo di famiglia è simbolo di una debolezza radicale: la forma dei legami naturali da sola non regge alla crisi, senza compromessi con la corruzione (mafia, droga…). Il mondo postmoderno è rappresentato dalla  procuratrice, che cerca di scoprire le ingiustizie, ma che vive da sola ed ha solo un padre come legame, che l’ammira, ma che non vive con lei. Ed è rappresentato dalla capo ufficio belga di una ditta canadese di diamanti, una donna attraente e con cui Noah andrà a letto, ma che non è disposta a fare da babysitter al figlio di Noah e che che ha una linea rossa ben precisa nella professionalità del proprio lavoro; Gila nei suoi confronti è molto più rigida, ma nella serie supera questa rigidità, andando al cinema e andando a letto con Noah, anche se ciò che lei cerca è un uomo che la protegga… Mi accorgo che scrivendo sto semplificando troppo, ma non ho molta forza e devo fare un lavoro per un collega… Comunque sia, detto in modo sintetico:  la comunità tradizionale degli ebrei ortodossi distingue completamente tra amicizia ed affari, offre legami naturali di protezione, ma quest’ultima fa acqua da tutte le parti. L’icona della legge, la procuratrice, ha in comune con questa comunità che la legge è una questione di principio, ma è più coerente di essa…L’ottava puntata finisce con la preghiera dello Yom Kippur, in cui la comunità si confessa per quello che è: peccatrice al cospetto di Dio! Un Dio che pur in tutte le contraddizioni, rimane un punto di riferimento fisso!  


„Il Presidente brasiliano Lula da Silva ha provocato e sta provocando attacchi virulenti negli Stati Uniti e in generale in Occidente per aver perseguito politiche che ritiene vantaggiose per il popolo brasiliano, ma che tuttavia sono in conflitto con gli interessi degli Stati Uniti e con la loro politica estera. A suscitare le maggiori ire è il rifiuto di Lula di utilizzare le risorse brasiliane per alimentare la guerra per procura in Ucraina, sostenendo invece che il Brasile non vuole una guerra con la Russia, ma solo una guerra per migliorare la vita dei brasiliani. Lula sta anche favorendo maggiori relazioni commerciali con Pechino, perché in passato ciò ha stimolato la crescita economica del Brasile. 

C'è un'ironia evidente in questo caso, ovvero che la CIA e l'amministrazione Biden non hanno fatto mistero dei loro sforzi per aiutare Lula a sconfiggere Jair Bolsonaro nelle elezioni del 2022. Ma non è giusto volere che i leader politici, compresi i nostri, usino le risorse nazionali per migliorare la vita dei loro cittadini, piuttosto che una piccola parte di istituzioni internazionali che combattono guerre infinite dall'altra parte del mondo?“ (Glenn Greenwald in Rumble, l’altro giorno). 


Ancora due punti veloci perché sono stanchissimo: „i conflitti finiscono sempre per essere contagiosi“ (Banfi, versione odierna) - vero, ma è davvero così che solo Mosca provoca questo contagio; dalle lotte contro la guerra di San Giovanni Paolo II si potrebbe imparare ben altro…


„Why have we not seen the manifesto left by the person responsible for the massacre at a Christian school in Nashville on March 27th more than three weeks ago?“ (Greenwald, in Rumble) 


Abba nostro…



(Notte) Massimo Borghesi mi ha mandato un suo articolo sul „cambiamento d’epoca“ apparso sull’ „Osservatore Romano“, „Lasciarsi interrogare dalle sfide del presente“, che riprende ciò che ha detto in un importante conferenza a Madrid sul Papa, a cui ha partecipato anche il cardinal Aguiar. In Germania è stata usata questa formula per legittimare la guerra in Ucraina, ma in se essa è davvero interessante. È davvero interessante perché il campo di battaglia  di questa crisi è il nostro cuore, anche di noi cristiani: siamo noi che di fatto non sappiamo avere un senso di appartenenza cattolica, come amore gratuito. Ognuno ha le sue ricette, i suoi carismi, ma la vera sfida è il decentramento dalle nostre ricette e dai nostri carismi. Dobbiamo guardare la dove ci sono veri focolari di amore gratuito e solo questo amore può unire il mondo: o scopriamo che siamo fratelli tutti oppure verrà presto la fine, anche fisica, di tutta un’epoca; e se guardiamo il secolo appena passato, basterebbero due nomi: Nagasaki e Dresda per far capire che identificare in Mosca il motivo del cambiamento di un’epoca è stoltezza pura. L’unica purezza di cui siamo capaci. Purtroppo anche una persona intelligente e che ha sofferto molto, come Liliana Segre, aumenta il mito della resistenza al cambiamento d’epoca provocato dai russi, con la sua frase su „Bella ciao“. E per quanto riguarda la Chiesa, trovo un’idea geniale unire le due congregazioni, quella della dottrina della fede e quella della missione ed evangelizzazione. Perché? Semplicemente perché siamo in quel punto che aveva previsto il Figlio dell’uomo, quando si chiedeva se ci sarebbe stata ancora fede al suo ritorno…Buona notte! 


(23.4.23 - Terza domenica di Pasqua; surrexit Dominus vere) Mio figlio mi ha suggerito di vedere il film di Clint Eastwood, Invictus, 2010. È un film profondamente statunitense, che corrisponde al meglio dell’anima americana, che sa che politica del bene comune senza perdono e riconciliazione non è possibile e che il razzismo può essere superato, se lo può, solamente con un’unità profonda, insomma sentendosi davvero, entrambi, bianchi e neri, sudafricani, nel caso del film. Non conosco molto di Mandela, ma la caratterizzazione che ne fa Eastwood è davvero geniale: non un santo, ma un uomo che ama davvero il suo paese, che tutto quello che dice lo ha pagato con decenni di prigionia, che ha sentito su di sé anche l’impossibilità di riconciliare una famiglia, la propria, mentre si è capaci di riconciliare, almeno per un momento, un paese intero, cosa che mutatis mutandis ho visto, nella mia esperienza solamente in Ferdinand Ulrich. Il Mandela di Eastwood è una pietra miliare della profezia della pace


In questi giorni non ho la forza di leggere per la febbre, a parte il testo della mia meditazione, è così ho visto tanti film. Alcuni mi sono davvero piaciuti e sono esempi di un vero amore gratuito: „Call me Chihiro“ (2023) e „Mona Lisa and the Blood Moon“ (2022), di cui ho già parlato o per lo meno segnalato nelle mie bacheche nei social. Altri non sono di grande valore, a parte credo due film, che ho anche segnalato, due storie di lesbiche, in un contesto politico e sociale molto intenso: „My Days of Mercy“, 2017 e „The Archer“, 2017. Di quelli che non sono di grande valore non vorrei segnalare il titolo, ma fare una nota: io non credo per nulla che un atto sessuale che funzioni sia segno di un amore veramente gratuito; non c’é una parola italiana adeguata per „ficken“; il Pons da „scopare“, ma è un immagine del tutto diversa; „ficken“ è „penetrazione“; certo la penetrazione è necessaria per avere bambini in modo naturale e i bambini sono qualcosa di realmente gratuito. Ma per quanto riguarda il „ficken“ credo che un’amicizia davvero gratuita può sopportare anche ciò e che due anime davvero pure possano compiere questo atto di penetrazione in modo complementare. Ma noi siamo una società trasparente, pornografica ed anche malata: essa non crea la libido, ma ne da una forma; a seconda dell’età e della persona che si è credo che l’istinto sessuale si esprima in diverse forme, ma credo che vi sia un calore ultimo in esso, che è una barriera alla formalità fredda del mondo, un calore che può essere sperimentato sia nell’eterosessualità che nella omosessualità ed anche da soli, nell’onanismo (il che vuol dire che questi rapporti abbiano un’eguale valenza ontologica). È probabile che la „concupiscenza“ non sia completamente eliminabile da un rapporto sessuale, ma secondo me è peccato solo quando violenta la libertà dell’altro o lo riduce ad una cosa. E poi molto dipende dallo sguardo; lo sguardo con cui la Lisa del film, di cui sopra, guarda la spogliarellista all’asta, che è stata la prima persona che l’ha aiutata quando è scappata dalla prigionia psichiatrica, è uno sguardo concentrato sulla bellezza e non sulla volgarità dei movimenti. Ed anche il Mandela di Eastwood dice ad una donna che guardandola rimpiange di non essere più poligamico come suo padre. Tutto sommato la frase più bella sul sesso l’ha detta una scrittrice americana: troppo sottovalutato, troppo sopravvalutato (cfr. Ursula K. Le Guin).  


Che Dio ci dia uno sguardo davvero puro che sa vedere la bellezza anche in un volto stanco o che invecchia


„Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento ed oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia“ (1 Pt 1, 18) - una frase incredibilmente forte e geniale che mette in contatto la nostra vuotezza con quella dei padri. Cosa avevano fatto i padri? Avevano ucciso o contribuito ad uccidere i profeti; avevano rubato la moglie degli altri e fatto uccidere il legittimo marito; si erano fidati di un serpente in questione di intelligenza; avevano imbrogliato e dubitato di tutto, come facciamo anche noi e si erano continuamente lamentati. E da questo non si viene liberati da cose effimere, come argento ed oro, come i soldi, ma solamente dal sangue prezioso ed innocente dell’agnello macellato e che non macella nessuno. E se usiamo la parola Padre allora ricordiamoci che questo Padre, che dona gratuitamente l’essere, non fa alcuna preferenza e che „giudica ciascuno secondo le proprie opere“ (1,17), non secondo quanto altri dicano, ma secondo ciò che egli vede in ciascuno di noi e secondo quel misterioso verso di Giovanni, che Dio non ha mandato il Suo Figlio per giudicare il mondo, di cui ho parlato qualche giorno fa.  


Ed ora una parola sulla festa: Gesù ci rimprovera („stolti e lenti di cuore“), ma rimane con noi quando si fa sera e spezza con il pane così che possiamo confessare: „Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone“ (cfr. Lc 24,13.35). 


Un sindaco è davvero grande quando affronta con coraggio i problemi, i modo da cercare di liberare le persone da una „condotta vuota“; speriamo che Seneca Scott c’é la faccia a diventare sindaco: „Oakland -- Con la Guardia Nazionale (guerra alla droga 2.0) che arriva a SF per reprimere l'epidemia di „fentanyl“, dove pensate che si sposterà l'attività di spaccio? Teniamo presente che la maggior parte degli spacciatori guatemaltechi vive già a Oakland. La città si troverà ad affrontare una crisi se non si interviene in modo analogo sui mercati della droga all’aperto“ (Seneca Scott, Twitter, 22,4,23).


133° giorno del blocco azero del Nagorno-Karabakh, che intrappola 120.000 persone. Giovani che rappresentano esclusivamente organizzazioni governative dell'AZ cantano l'inno nazionale dell'AZ, tipico delle proteste ecologiche legittime“ (Lindsey Snell, Twitter, 23.4.23).


„Le notizie sulla guerra in Ucraina registrano uno scontro, anche diplomatico, senza precedenti fra Germania e Federazione russa. Gli ex alleati del Nord Stream hanno deciso di espellere reciprocamente i rappresentanti dell’altro Paese. Sale dunque il tasso di tensione in Europa. E lo si percepisce anche dalle discussioni nel gruppo di contatto di Ramstein. Gli alleati occidentali discutono sulle priorità degli aiuti all’Ucraina: da Kiev chiedono aiuto sui tre fronti delle munizioni, della difesa aerea e della logistica. Ma l’orizzonte degli aiuti qual è? L’escalation o il cessate-il-fuoco?“ (Alessandro Banfi, versione odierna). 

Abba nostro...


(22.4.23) Della scena del bambino nel tempio, quanto Gesù aveva 12 anni, Balthasar parla di un’ „immagine in movimento inaudita“ (Antologia-Servais, 204-205): il bambino è in dialogo con i dottori della legge e con gli esegeti di tutti i tempi, intuisce ovviamente che c’è una crescita orizzontale dei testi, ma egli vede il tutto dalla prospettiva del Padre, insomma dall’alto e intuisce, come si esprimerà nei „discorsi polemici“ di Giovanni, che se i dottori della legge amassero davvero Mosè allora amerebbero anche lui.  Al cospetto del dodicenne sono ancora meravigliati, ma l’ammirazione può velocemente „rovesciarsi in sgomento e rifiuto selvaggio“ (Balthasar) - i lunghi anni dell’obbedienza nei confronti dei genitori, che non comprendono cosa dice loro il dodicenne Gesù, per ora non lasceranno esplodere apertamente il selvaggio no (forse nella famiglia qua e là ci saranno opposizione alla sua crescita), ma la sfida apertasi nel tempio rimane viva, come un fuoco: quale è l’intenzione del Padre rivelata in e nascosta da tante parole e da tanti strati dei testi? A livello di storia del mondo e non solo di quella sua personale il Logos universale e concreto deve crescere e cresce anche dentro una storia che non ha visto scomparire le grandi religioni dell’oriente, che ha visto nascere quella dell’Islam e che oggi è confrontata con un movimento ateistico di portata mondiale. Insomma il nascondimento di Cristo continua, perché nessun protagonismo missionario, che sarebbe solo proselitismo, convincerà il mondo che Cristo è l’incarnazione ultima dell’amore gratuito. Ma continua anche il martirio, perché quando questo amore viene identificato come tale, è causa di scandalo e di rifiuto selvaggio. 

Matt ha ragione ad insistere, come faceva anche Don Giussani nel Percorso, che la realtà non l’abbiamo creata noi e che in essa vi è un ordine, un’intenzione del Padre che non è nostra produzione! Al cospetto di e all’interno di questa realtà, che non abbiamo creato noi la vera libertà si esprime nel „senso necessario dell’essere“ (Ferdinand Ulrich); è vero che ci sono forme di dominio violento, patriarcale o tecnico, che hanno portato ad accentuare una rivolta femminile e forse addirittura lesbica, come rifiuto del dominio, ma il movimento omosessuale stesso può diventare una forma di dominio che non permette di aiutare persone che di fatto sono eterosessuali, che hanno bisogno della polarità uomo e donna e che solo forme di dominio hanno reso invivibile. Per quanto riguarda il sesso stesso, esso  è un bisogno e non so se ha ragione Epicuro quando lo differenzia dal bisogno di mangiare, etc., come bisogno „naturale, ma non necessario“; in Cristo, che è pero „vero uomo e vero Dio“, può essere donata una forma di vita verginale che fa tanto bene alla chiesa, quando è autentica e non si installa in forme di incapacità di donarsi davvero; la sovraessenzialità verginale accade nella materia dell’uomo, fa parte del dono gratuito dell’essere, ma non è la via normale di vivere la sessualità: è un dono dall’alto. Che ci sia infine bisogno di una ascesi anche per il sesso è presumibilmente vero, ma esso è anche una forma per sentirsi vivi.

Politicamente, la mia posizione, che nasce da una riflessione ultimamente e semplicemente ontologica (essere come dono di amore gratuito) e di obbedienza sub et cum Petro, se la paragono al dibattito tedesco, è molto simile a quella di Sahra Wagenknecht, che sui temi guerra in Ucraina, migrazione e giustizia sociale dice cose molto simili alla dottrina sociale cattolica e alle esternazioni del Santo Padre, anche se il Papa, sulla migrazione è più „evangelico“ e meno „populista“. Comunque io penso che non la posizione di Sahra  sia „cinica“ come afferma Thomas Holl (FAZ, 22.4.23), ma cinico è l’invio di armi, senza un piano di pace, cinico e guerrafondaio sono quasi tutte le azioni della NATO che ha le sue basi in Germania (Ramstein), che vuole aprire un centro di riparazione di carri armati in Polonia, al confine dell’Ucraina, che invita Zelensky ad un incontro in Lituania , che sta insomma trasformando la partecipazione alla guerra da sostenimento logistico, in una vera e propria partecipazione „calda“, che probabilmente è ancora più grande di quello che raccontano governi guerrafondai e media aziendali al loro servizio e al servizio dei servizi segreti. Non so se la Wagenknecht abbia la forza di creare un partito popolare o di dare voce ad esso, ma certamente non si può ridurre la sua presenza politica al funerale del suo partito, come fa Thomas Holl. Comunque sia il mio dialogo privilegiato con la sinistra-sinistra tedesca e canadese etc., ha una linea rossa ben precisa. Azioni di attivismo climatico di estrema sinistra, come quella del sabotaggio dei tubi di drenaggio nelle miniere di carbone a cielo aperto nella nostra ragione non fanno parte dello stile di un discepolo di Peguy! Il lavoro non si distrugge, lo si riforma quando ciò è necessario. Allo stesso tempo, però, non sono per nulla d’accordo con l’analisi di Chris Schulenburg, politico degli interni della CDU che fa di tutta l’erba un fascio, e riassume ogni forma di protesta, come quella di attivisti che si incollano alla strada e che non fanno alcun sabotaggio, con la formula della „radicalizzazione e l’aumento della spirale di violenza“ (MZ, 22/23.4.23).

PS (Pomeriggio) L'articolo di Alina Saha (Der Freitag, 20.4.23) sull'"Ultima generazione" e la sua protesta per il clima mi ha aiutato molto a capire il fenomeno. Ho chiesto anche alla mia famiglia ed ad una mia amica e mi hanno confermato che l'"Ultima generazione" non si riferisce a se stessa, ma alla causa (la difesa della natura): "In ogni caso, non intendo dire che si tratti solo del movimento e non della protezione del clima in sé, sono politicamente presenti e rumorosi…“, mi ha scritto un amica. E come dice Saha, "Friday for Future" ha dimenticato, criticando in questo  senso l’ „Ultima generazione“, che con il loro invito a saltare la scuola il venerdì, anche loro avevano commesso una disobbedienza civile e che spesso la "disobbedienza civile" è una virtù e non un vizio. Vedo anche che nella critica generalizzata ed isterica all’ „Ultima generazione“ è in gioco un'inversione tra il secondario e il primario: "Per quanto riguarda l'ultima generazione, sono molto d'accordo con i loro obiettivi e trovo anche buone e giuste le azioni di blocco delle strade. Trovo assurdo che il funzionamento del traffico stradale sia diventato un bene così alto che tutti si arrabbiano se non arrivano in tempo da A a B, come se questo fosse in qualche modo un diritto umano“, ha aggiunto la mia amica. Trovo che oggi le virtù secondarie (come la puntualità) siano spesso confuse con le virtù primarie, o le banalità con i diritti umani, ecc. Certo, se si impedisse, cosa che per quanto ne so l'ultima generazione non ha fatto, ad un'ambulanza di raggiungere l'ospedale, sarebbe una violazione dei diritti umani, ma per l’appunto ciò non è accaduto. Sono d'accordo con la mia amica, anche se non si tratta forse di una violazione dei diritti umani, che danneggiare opere d'arte non è ragionevole: "Tuttavia, non ho alcuna simpatia per le azioni con cui hanno danneggiato l'arte". Il fatto è che l’"Ultima generazione“ ha una grande e comprensibile preoccupazione per la nostra casa comune ed è stanca di sentire solo parole, parole, parole. Per me la linea rossa del comportamento immorale, come ho già scritto stamattina nel mio diario, viene superata quando si commette un sabotaggio, come hanno fatto gli estremisti di sinistra nelle miniere di carbone della nostra regione: Il lavoro e i metodi di lavoro possono essere riformati, mai distrutti. Ovviamente ci si può mettere politicamente d’accordo, per un loro superamento. Mio figlio, tra le persone da me consultate, era il più contrario, ma con alcuni argomenti forti: quale è il risultato e il pubblico concreto che vuole raggiungere l’ „Ultima generazione“? Il pubblico intellettuale è già convinto e il pubblico dei „lavoratori“, che non possono permettersi di arrivare tardi al loro lavoro o che vogliono andare a letto dopo una notte di servizio, molto di meno e proprio (o anche?) questi sono quelli che vengono irritati, da quel tipo di lotta politica dell’“Ultima generazione“. 

„La campagna presidenziale di Joe Biden ha spinto l'ex direttore ad interim della CIA Mike Morell ad "aiutare Biden" organizzando 50 colleghi per firmare una lettera nell'ottobre 2020 in cui si affermava falsamente che le email compromettenti del portatile di Hunter Biden pubblicate dal Post erano disinformazione russa. In una testimonianza privata giurata, Morell ha detto alla Commissione Giudiziaria della Camera che Antony Blinken, ora Segretario di Stato, era l'alto funzionario della campagna elettorale che lo aveva contattato "il 17 ottobre 2020 o prima", tre giorni dopo che il Post aveva pubblicato un'e-mail dal portatile che suggeriva che Hunter aveva presentato il suo partner commerciale ucraino a suo padre, l'allora vicepresidente Biden“ (Miranda Devine, New York Post, 22.4.23).

Abba nostro…  

(Pomeriggio) L’articolo di Massimo Borghesi, „Il mio amico don Giacomo“. Tantardini e Jorge Mario Bergoglio (Il Sussidiario, 21.4.23), segna certamente il punto di massima vicinanza tra il mio pensiero e quello di quel gruppo di amici, guidati da don Tantardini, e che portò alle pubblicazioni: „Il Sabato“ e „Trenta giorni“, che io lessi con grande attenzione, nella seconda parte degli anni 80: l’intervista-dialogo tra Hans Urs von Balthasar e Giovanni Testori, gli interventi di Del Noce, le interviste a Balthasar, di una delle quali parlai nella mia tesi di laurea del 1986, un suo intervento su Paolo VI, la posizione di san Giovanni Paolo II sulla guerra, e poi tante personalità della Catholica nel mondo. Negli anni novanta si è poi sviluppata l’amicizia con Bergoglio e Tantardini ed alcuni grandi temi del pensiero di sant’Agostino, che io, però, ho conosciuto di meno. Sono gli anni in cui andai in Germania e persi un po’ il contatto con questo mondo giornalistico cattolico italiano (volevo allora leggere solo cose tedesche), che ripresi quando entrai in Facebook; se mi ricordo bene recepii di quel periodo  l’intervento del cardinal Ratzinger a Rimini sull’ „ecclesia semper reformanda“ („una compagnia semper reformanda“, del settembre del 1990), stiamo scrivendo il primo anno della mia vita tedesca. I temi sviluppati in rapporto ad Agostino: deletactio, gratia, critica all’imperialismo del denaro mi arrivarono, ma in dialogo con altri autori, in primo luogo con il mio amico Ferdinand Ulrich. È anche vero che con il mio periodo tedesco, prima in Baviera fino al 2002 e poi in Sassonia-Anhalt fino ad oggi ed in modo particolare nel secondo di questi periodi comincia per me un cammino di completa secolarizzazione, che solo amicizie forti come con Balthasar ed Ulrich hanno saputo arginare; chi legge con attenzione il mio diario sarà, dietro al linguaggio spesso cristiano, sconcertato di leggere cose che rivelano un’estrema secolarizzazione del mio modo di vedere le cose (tutto quello che ho scritto sui surrogati necessari in dialogo con Etty Hillesum); se penso alla „delectatio“ mi viene prima di Cristo in mente il culo di una donna (su questo Walker Percy ha scritto cose deliziose)…Quando appare sulla scena del grande palcoscenico del mondo Bergoglio io ne riconosco subito il figlio di Ignazio, che avevo imparato ad amare in Ulrich; non è un caso che tra quell’anima nobile di mia moglie ed Ulrich sia nata un’amicizia indissolubile e che spesso mi dica: nel Papa rivedo Ulrich; ed è proprio mia moglie e la mia piccola famiglia che sono per me una roccia che contrasta il ritmo di estrema secolarizzazione in cui sento il mio corpo… A me Bergoglio conquistò il cuore da quel gesto in cui si inchinò davanti alla piazza di san Pietro per farsi benedire dal popolo. Non perché io mi senta un padre di quel popolo, ma piuttosto un figlio che è colpito solo dalla semplicità dei gesti e dalla semplicità di un pensiero profondo: tutto ciò che accade, accade all’interno di quella donazione gratuita dell’essere, in quella tensione gratuita che è un gesto in primo luogo ontologico. Il primerear del Papa!  La Chihiro di cui ho parlato l’altro giorno in riferimento ad un film giapponese appena uscito è ciò a cui tendo: essere il volto buono dell’essere, nella coscienza di essere cattivo ed egoista, ma anche nel desiderio di dire alcuni no radicali (Ulrich mi disse che dovevo imparare ad ucciderlo, altro che le palle sulla centralità del carisma… Certo è che ciò che ci salva non è un pensiero, solo amicizie gratuite che prendono sul serio la nostra carne, che non è solo amicizia, ma anche libido ed angoscia della morte…

(Notte) Lieber Ferdinand, ihr Lieben, der Filme von Clint Eastwood, Invictus, über die Biografie von Mandela, hat mich zu tiefst beeindruckt, zu tiefst gerührt. Mandela  ist ein großartiger Mensch gewesen, der verstanden hat, was verzeihen bedeutet. Und Clint Eastwood hat auch mit diesem Film das Beste der amerikanische Seele gezeigt. Danke für diesen Vorschlag. Papa 

(21.4.23 - 85.esimo compleanno di mia mamma; 64esimo compleanno di Lorenz Gadient) - Nella notte avevo di nuovo febbre alta e così oggi non vado a scuola e comincio la giornata, dopo la doccia, con un concerto per violoncello (nell’interpretazione di Yo-Yo Ma) ed orchestra (Filarmonica di New York) di John Williams, che esprime il dolore del mondo (il tema delle liste di Schindler mi fa sempre piangere) e con la meditazione sugli anni dell’ infanzia e gioventù di Gesù (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 203). Charles de Jesus ha espresso tutto ciò che si  poteva esprimere a livello esistenziale e teologico su questi anni: prima della missione pubblica, c’è stata un lungo periodo di nascondimento, che dovrebbe ricordarci che il protagonismo non è necessariamente né primariamente una virtù cristiana (anche se in certi casi è necessario). Sull’episodio del dodicenne al tempio dovremmo riflettere in modo separato; per quanto riguarda la frase che piace tanto ai tradizionalisti di Lc 2, 41-52, Balthasar la giudica „senza colore“, ma tiene fermo il dato che pur se Gesù ha avuto una intuizione della sua singolarità, non „ha necessariamente dovuto avere una coscienza precisa dell’estensione e del contenuto della sua missione nella sua interezza“ (Balthasar). Insomma Balthasar prende sul serio i verbi: crescere e fortificare.

Glenn Greenwald (4-Year Anniversary of Julian Assange's Imprisonment: The Real Story and Latest Developments, 20.4.23, che è il resoconto della trasmissione del 14.4. in Rumble) mi aiuta a crescere nella coscienza di cosa significhi il destino di Julian Assange, di Edward Snowden ed infine di Jack Teixeira (prima del suo arresto Greenwald aveva alcun dubbi sul tipo di documenti che circolavano in rete sulla guerra in Ucraina). I tre casi hanno in comune che i media aziendali e le amministrazioni politiche al potere durante il loro arresto od esilio hanno fatto di tutto per discreditare le persone stesse, senza prendere sul serio i contenuti delle loro rivelazioni e per quanto riguarda Assange anche la durezza della sua prigionia: „Julian Assange ha trascorso quattro anni interi in un carcere di massima sicurezza nel Regno Unito chiamato Belmarsh, che nel 2004 la BBC ha definito con orgoglio la Guantanamo britannica. È un carcere noto per essere notoriamente duro. Ospita i peggiori criminali violenti e i sospetti di terrorismo. Assange, senza alcun motivo valido, è stato tenuto in quella prigione per quattro anni di fila, anche se l'unico crimine per cui è stato condannato è un'accusa di violazione della libertà provvisoria derivante dalla sua richiesta di asilo all'Ecuador, nel 2012. Eppure, il 12 aprile 2019, quindi quattro anni e due giorni fa, Assange è stato arrestato dalle forze dell'ordine britanniche, che sono entrate nell'ambasciata dell'Ecuador, lo hanno trascinato fuori e portato nella prigione di Belmarsh, dove è detenuto da allora“. Parliamo dei contenuti: Edward Snowden fece sapere al mondo che il proprio governo spiava i propri cittadini con la pseudo legittimazione di cercare terroristi nel mondo; Julian Assange ha rivelato le brutalità e la corruzione dell’impegno militare degli USA in Afghanistan ed Irak, appoggiato da governi brutali e corrotti. Jack Teixeira ha rivelato che l’appoggio statunitense in Ucraina implica la presenza di truppe statunitensi, insomma che non si tratta solo di un appoggio logistico, ma „caldo“. È chiaro che un governo in guerra deve mantenere un certo segreto sulla specificità delle sue manovre, ma non si possono ingannare i cittadini con bugie gigantesche e con una totale mancanza di trasparenza, se si vuole tenere fermo a quel presupposto „plus“ che le democrazie avrebbero nei confronti delle autocrazie. La brutalità di luoghi come Guantanamo e Belmarsh ci fanno vedere che l’argomento che noi democratici non siamo così brutali come i dittatori autocratici, non regge ed metodicamente dubbio: la critica alla propria gente deve avere una priorità nei confronti della critica agli altri (Hannah Arendt). 

Ideological thinking is impatient with aspects of the world that resist its intellectual schemas. They must be brought into conformity with the guiding vision, or else denounced (Il pensiero ideologico è insofferente agli aspetti del mondo che resistono ai suoi schemi intellettuali. Devono essere resi conformi alla visione guida, oppure denunciati) (Matt Crawford, 21.4.23). „Dovremmo diffidare della tendenza ormai quasi universale a usare la parola "ideologia" in modo disinvolto, per riferirsi a qualsiasi costellazione di idee o priorità politiche. Ciò priva la parola della capacità di discernere una forma di pensiero particolarmente distruttiva che tende a dominare le nostre vite all'interno della struttura politica che chiamiamo Stato moderno. In questo senso, un'ideologia è un sistema concettuale che semplifica eccessivamente la realtà pretendendo di spiegarla in modo esauriente e che giustifica il suo dominio politico insistendo sul fatto che, se la realtà sociale e politica potesse essere resa conforme al suo schema concettuale, tutti i problemi sarebbero risolti“ (Mark Shiffman, 21.4.23 in un contributo come ospite di Matt Crawford, What is ideology?): „Hannah Arendt, nel suo studio del 1950 „Le origini del totalitarismo“, osserva che, mentre il potere politico dei sistemi ideologici era visibile almeno a partire dalla Rivoluzione francese, il vero carattere dell'ideologia emerge chiaramente solo a metà del XX secolo, quando i movimenti totalitari salgono al potere e "procedono a cambiare la realtà in accordo con le loro pretese ideologiche". Secondo la Arendt, se è vero che "tutte le ideologie contengono elementi totalitari... la vera natura di tutte le ideologie si è rivelata solo nel ruolo che l'ideologia svolge nell'apparato del dominio totalitario“(Mark Shiffman). Allo stesso tempo direi che il criterio espresso nella frase: le ideologie "procedono a cambiare la realtà in accordo con le loro pretese ideologiche“, metta in crisi anche la differenza fatale tra democrazia ed autocrazia, anche se esso ha avuto origine nell’apparato del dominio totalitario. Nella nostra riflessione dovremo tenere conto di uno dei principi di Bergoglio: la priorità della realtà sull’idea, di cui non parlano né Shiffman né Crawford. Ed anche della critica di Ferdinand Ulrich della „sospensione ontologica“, che forse non è adatta ad una dimensione giornalistica del discorso, in cui l’astrazione ideologica ha un carattere addirittura ontologico, come vero è proprio „collasso della realtà“; non è più prioritario il dono dell’essere nella materialità dell’esistenza, ma la una sua proiezione, che Ulrich chiama „sospensione“. Secondo la Arendt, „un'ideologia è letteralmente ciò che il suo nome indica: è la logica di un'idea... il suo movimento di pensiero non scaturisce dall'esperienza, ma si autogenera, e... trasforma l'unico e solo punto che viene preso e accettato dalla realtà sperimentata in una premessa assiomatica.... Una volta stabilita la sua premessa, il suo punto di partenza, le esperienze non interferiscono più con il pensiero ideologico, né possono imparare qualcosa dalla realtà. Quando raggiungono il potere, i movimenti ideologici trattano le vicende umane "con una coerenza che non esiste in nessun luogo della realtà". Ciò rende l'ideologia intrinsecamente violenta“ (Mark Shiffman) e questo vale secondo me oggi ugualmente per le ideologie democratiche ed autocratiche. „Poiché l'ideologia ha fornito la tabella di marcia politica per superare le sofferenze umane (povertà, oppressione, disprezzo, alienazione, sradicamento, ecc.), coloro che si oppongono alla sua attuazione, o addirittura non collaborano con sufficiente impegno, non sono solo avversari politici, ma piuttosto nemici dell'umanità (o di qualunque sottoinsieme della razza umana che vogliamo prendere in considerazione come "il popolo"). Il fanatico ideologico può distruggerli o mandarli in campi di prigionia non solo con la coscienza pulita, ma persino autocompiacendosi delle proprie motivazioni umanitarie“ (Mark Shiffman). Forse Shiffman sottolinea troppo il momento conservatore della critica all’ideologia, ma rimane il fatto che le soluzioni ideologiche della povertà, oppressione, disprezzo, alienazione, sradicamento, etc sono solo pseudo soluzioni che sono fissate nel cielo „sospeso“ dell’ideologia stessa. Shiffman vede due alternative al pensiero ideologico: la tradizione classica e quella biblica. „La tradizione classica riconosce che l'attività pratica, e in particolare la pratica politica, richiede la virtù della saggezza pratica. La saggezza pratica tiene conto della complessa molteplicità di beni o fini perseguiti da diversi tipi e gruppi di esseri umani e della necessità di equilibri e compromessi tra questi diversi fini. Riconosce anche la necessità di attribuire a questi diversi fini un certo ordine gerarchico all'interno della struttura di un ordine sociale e politico, un rango che a volte deve essere soggetto a compromessi o adattato alle circostanze, ad esempio in tempo di guerra“ (Shiffman). È chiaro che la „profezia della pace“ vive di questa „saggezza pratica“ e discerne ogni forma di mito di liberazione utopico. È interessante che proprio Papa Francesco, che ci ha insegnato il principio della priorità della realtà sull’idea, sia stato uno dei pochi che in questo periodo di guerra abbia criticato la logica di Cappuccetto rosso, nell’identificazione del nemico. „La seconda caratteristica chiave proviene dalla tradizione biblica. È il riconoscimento che il mondo è un ordine creato con una sua realtà e integrità, una realtà e un'integrità che non inventiamo, costruiamo o decidiamo da soli e che violiamo a nostro danno e che quindi dobbiamo imparare a riconoscere e rispettare. Un ordine che affonda le radici del suo essere e della sua intelligibilità in un Creatore che supera le nostre capacità di comprensione deve in definitiva ospitare, nel profondo delle cose, una meraviglia e un mistero che non potranno mai essere catturati nei confini dei nostri schemi concettuali. Le ideologie, al contrario (secondo le parole della Arendt) "non sono mai interessate al miracolo dell’essere" (Shiffman). Esse mantengono l’essere stesso nella „sospensione“ delle loro idee, lo „ipostatizzano“, invece che „finitizzarlo“ nella materialità complessa del reale. Proprio il contributo della tradizione biblica ci fa vedere come l’idea della Arendt debba essere pensata in modo più radicale:  „secondo la Arendt, la "rigorosa logicità dell'ideologia come guida all'azione permea l'intera struttura dei movimenti e dei governi totalitari“, oggi in vero vale anche per i sistemi democratici, che hanno sostituito la molteplicità poliedrica degli interessi del reale con la loro comprensione „sferica“ dello stesso. E questo a diversi livelli, da forme di rivoluzioni antropologiche (per quanto riguarda l’omosessualità essa non è mai un problema come momento del reale, anzi in certi casi è una forma di liberazione dalla dominanza maschile, ma lo è quando, inforza di una presenza politica di lobbies diventa, un’idea astratta) che sostituiscono il reale stesso e il suo ordine, „il senso necessario dell’essere“ (Ulrich), con le proprie idee per l’appunto fino ad una concezione di protagonismo sferico che criminalizza tutte le altre prospettive di interessi nel mondo. Shiffman ha un senso estremo di ciò che Ulrich chiama „il senso necessario dell’essere“: „Chi, invece, riconosce l'irriducibile complessità nelle vicende umane e il mistero nella natura delle cose, si impegna a orientare il proprio pensiero e la propria azione all'interno di questo ordine e delle possibilità che esso offre, in uno spirito di umile attenzione e rispetto per ciò che è dato“. E l’autore proposto da Matt ci aiuta anche a comprendere che non solo l’autocrazia, ma lo stato moderno stesso, se assolutizzato, come abbiamo visto nel periodo della pandemia e come vediamo dal lavoro di critica giornalistica di Greenwald (come esempio, qui nel diario se ne trovano ben di più), ha delle tendenze totalitarie:  „L'ideologia è una forma particolarmente moderna di illusione politica, resa possibile dallo Stato moderno. Il potere senza precedenti dello Stato moderno di costringere i suoi sudditi genera la fantasia di rimodellare questo "materiale umano" in un ordine più privo di attriti. Ancora più importante, la scala su cui agisce lo Stato e il suo apparente potere di trasformare le condizioni di esistenza in accordo con i desideri umani incoraggiano coloro che sognano di liberarsi da queste condizioni a farne (come disse Tocqueville dell'amministrazione centralizzata francese) "l'unico e necessario agente della vita pubblica“ (Shiffman).  E per quanto riguarda la quotidianità, vedo anche nei giovani, il pericolo di cui parla Shiffman: „Anche per questo motivo, tutte le politiche ideologiche tenderanno al totalitarismo, esigendo che io guardi il mio prossimo non con un occhio di riguardo per la nostra misteriosa relazione comune con la creazione o il suo creatore, ma con un occhio di polizia per qualsiasi segno di non conformità ai parametri di umanità che ha dettato“(Shiffman).

Abba nostro…

(Pomeriggio) Come non esiste il „solo cattivo“, non esiste neppure il „solo buono“ in politica, per questo il Papa ci parla del poliedro: i due pensieri del „solo buono“ e del „solo cattivo“ sono entrambi sferici. 

Nella „Fratelli tutti“ il Santo Padre parla di „conflitto inevitabile“: „Il perdono e la riconciliazione sono temi di grande rilievo nel cristianesimo e, con varie modalità, in altre religioni. Il rischio sta nel non comprendere adeguatamente le convinzioni dei credenti e presentarle in modo tale che finiscano per alimentare il fatalismo, l’inerzia o l’ingiustizia, oppure, dall’altro lato, l’intolleranza e la violenza (237).Mai Gesù Cristo ha invitato a fomentare la violenza o l’intolleranza. Egli stesso condannava apertamente l’uso della forza per imporsi agli altri: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così» (Mt 20,25-26). D’altra parte, il Vangelo chiede di perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) e fa l’esempio del servo spietato, che era stato perdonato ma a sua volta non è stato capace di perdonare gli altri (cfr Mt 18,23-35)“ (238). „Se leggiamo altri testi del Nuovo Testamento, possiamo notare che di fatto le prime comunità, immerse in un mondo pagano colmo di corruzione e di aberrazioni, vivevano un senso di pazienza, tolleranza, comprensione. Alcuni testi sono molto chiari al riguardo: si invita a riprendere gli avversari con dolcezza (cfr 2 Tm 2,25). Si raccomanda «di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini. Anche noi un tempo eravamo insensati» (Tt 3,2-3). Il libro degli Atti degli Apostoli afferma che i discepoli, perseguitati da alcune autorità, “godevano il favore di tutto il popolo” (cfr 2,47; 4,21.33; 5,13)“ (239). „Tuttavia, quando riflettiamo sul perdono, sulla pace e sulla concordia sociale, ci imbattiamo in un’espressione di Cristo che ci sorprende: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10,34-36). È importante situarla nel contesto del capitolo in cui è inserita. Lì è chiaro che il tema di cui si tratta è quello della fedeltà alla propria scelta, senza vergogna, benché ciò procuri contrarietà, e anche se le persone care si oppongono a tale scelta. Pertanto, tali parole non invitano a cercare conflitti, ma semplicemente a sopportare il conflitto inevitabile, perché il rispetto umano non porti a venir meno alla fedeltà in ossequio a una presunta pace familiare o sociale. San Giovanni Paolo II ha affermato che la Chiesa «non intende condannare ogni e qualsiasi forma di conflittualità sociale: la Chiesa sa bene che nella storia i conflitti di interessi tra diversi gruppi sociali insorgono inevitabilmente e che di fronte ad essi il cristiano deve spesso prender posizione con decisione e coerenza»“ (240). Insomma ci sono conflitti, anche inevitabili e tanto più la situazione è corrotta e tanto più lo sono: conflitti con uomini che vendono altri uomini (per esempio nella prostituzione), che costringono altri uomini a vivere in situazioni intollerabili (Guantanamo, Belmarsh…), che vendono il passaggio verso l’Europa su barche che non sarebbero neppure in grado di reggere la traversata di un lago… - e voglia Dio che il cristiano prenda con decisione e chiarezza partito per i deboli, per i maltrattati…

Questa mattina in dialogo con Shiffman e Crawford ho ricordato l’eredità del compromesso antica, ma vi è anche quella tragica, che Jennifer Saint presenta nel suo romanzo „Elektra“ (2022) - essa ci fa riflettere sulla rabbia e sulla vendetta, ma alla fine per spezzare il risucchio della vendetta, bisogna purificarsi e vivere nel nascondimento…


(20.4.23) Per quanto riguarda l’incontro storico tra Simeone e la santa famiglia nel tempio, Balthasar si chiede: visto che a partire da Cristo avrà valore solamente la circoncisione del cuore, perché Gesù deve farsi circoncidere all’ottavo giorno? Perché ha bisogno l’immacolata concezione, che ha per l’appunto concepito in modo verginale, la purificazione prevista dal culto ebraico? (Cfr. Antologia-Servais, 202). La risposta di Balthasar è chiarissima: Gesù non è il superuomo gnostico che non ha bisogno della legge! „È solamente nel mezzo di questa obbedienza alla legge spira lo Spirito (Lc 2,25-27) ed illumina in Simeone l’Antico Patto, che si supera a sua volta e nel messia riconosce non solamente „la gloria di Israele“, ma anche „la luce per rivelarti alle genti“ (LC 2,32) (Balthasar). E proseguendo queste domande non è possibile pensare all’Islam come un ricordo forte a noi cristiani che la legge non può essere ignorata:  la confessione del Dio Misericordioso ed unico, la preghiera durante il giorno,  l’elemosina, la quaresima…E secondo me vale anche per la umma mussulmana, ciò che dice Balthasar per Israele: vi è una continuità più grande della rottura drammatica, che risulta dal rifiuto di Gesù, rifiuto che vede noi cristiani colpevoli per l’appunto di gnosticismo, di pelagianesimo, etc. 

Abba nostro…

(Gera, Pomeriggio) Il lavoro con la „Fratelli tutti“ implica una rivoluzione o per lo meno una riforma dei modelli di interpretazione del reale. Prendiamo qui due aspetti come esempio: l’opzione preferenziale per i poveri: (235) e il „perdono“ (236). Nel primo punto qui citato il Santo Padre afferma che le ineguaglianze sociali provocano i conflitti. Questo vale a diversi livelli del reale. Per quanto riguarda la „profezia della pace“, direi che se si considera il conflitto in corso tra Ucraina (USA) e Russia e si tiene conto dei miliardi che gli USA hanno investito e stanno investendo in questo conflitto, impoverendo i poveri del proprio paese e se si tiene conto del fatto che il PIL statunitense è infinitamente più voluminoso di quello russo, vediamo che le interpretazioni che ne risultano implicano anche una presa in considerazione di narrazioni che non sono quelle dei media aziendali e dei governi coinvolti abbastanza direttamente nella guerra (USA, Germania…)…questo è quello che ho cercato di fare in questo diario, pagando un prezzo altissimo: la lontananza o il mutismo di amici che mi considerano fuori dal reale. Per quanto riguarda il secondo aspetto, il perdono, è  vero che ci sono situazioni in cui è in gioco la legittima difesa ed è vero che il perdono non è un condono di punizioni, a volte necessarie, ma è vero che se non si coniugano i due temi: profezia della pace e perdono, non si dirà mai nulla che corrisponda a ciò che il Papa si aspetta da noi - tutti i miti della liberazione del popolo ucraino sono nella loro unilateralità l’esatto contrario di ciò che il Papa dice dall’inizio del conflitto. 

Sono del tutto d’accordo su due punti presi in considerazione da Massimo Cacciari in un’intervista che ho letto nella versione odierna di Banfi ed apparsa sul „Fatto“. In primo luogo la sinistra borghese, dagli Stati Uniti, alla Germania, all’Italia non da alcun contributo serio alla profezia della pace. Secondo, in Germania, dopo l’uscita dalla scena politica di Angela Merkel non vi è più alcun contributo borghese ad un equilibrio tra le potenze del mondo. Lo spostamento a sinistra di Angela Merkel, così criticato dai conservatori tedeschi, è stata una possibilità, per la Merkel, di mantenere un certo equilibrio, che aveva addirittura superato la crisi del 2015, con l’accoglienza di un mezzo milione di siriani,  interno ed estero. Lo spostamento a sinistra attuale (SPD, Verdi e Liberali) è solo vassallaggio nei confronti degli USA. 

Lucio Brunelli ricorda don Giacomo Tantardini nell’ „Osservatore romano“  (l’articolo è uscito l’anno scorso, ho letto il giorno dopo nella versione di Banfi, doveva lo avevo trovato) - prete lombardo, „incarnato“ a Roma; sacerdote non conformista, autentico, amico del papa attuale, così che nel magistero di Francesco ci sono alcuni elementi del pensiero e della vita di don Giacomo. Per Lucio l’incontro con questo sacerdote, è stato l’incontro. Un uomo che ha saputo prenderlo nella sinistra dove si trovavano Lucio ed altri ragazzi. Il mio incontro con Von Balthasar ha una valenza simile, ora ho la febbre e non posso raccontare nel dettaglio, ma quella dello svizzero è un’autenticità dalla modalità molto differente da quella di don Giacomo: quando parlava Balthasar o si era affascinati dai contenuti oppure si era al cospetto di uno che piuttosto che conquistarti, voleva allontanarti da te…eppure mi ha avvicinato a Cristo, mentre io vivevo nella realtà complessa ed affascinante di Mirafiori sud, quartiere di periferia di Torino! Quindi un contesto non molto borghese. VSSvpM! 

(Notte) Cosa mi è piaciuto nel film „Call my Chihiro?“ (2023), regia di Rikiya Imaizumi ed interpretato magistralmente da Kasumi Arimura (1993)? Questo mischio di bontà (l’essere il volto e le mani dell’amore gratuito) e la necessità di „uccidere“ (nel senso della „spada“ di Gesù) - alcuni rapporti possono essere solamente tranciati con un colpo netto, senza incattivirsi…Chihiro è una ex prostituta, come la Sonja di Dostoevsky; non ama le masse, ma sta a disposizione di chi ha davvero bisogno, fino alla sepoltura. È immagine della divina bonitatis…dopo un certo periodo di tempo come lavoratrice in un ristorante fast food, la fine del film la trova contadina, nella pianura di fronte al monte vulcano Aso (3776,24 metri), che il vulcano attivo più grande del Giappone. 

(19.4.23) Il 28.6.1957, nella festa del sacro cuore di Gesù, Adrienne, così riporta Balthasar, dice: c’è un essere all’unisono con il Signore che non è costrizione, ma „libertà, gioia e pienezza“. Questa è la meta, quando l’abbiamo raggiunta, siamo rinati dall’alto! VSSvpM! 


Nella sua catechesi il Santo Padre ricorda l’importanza del martirio ed anche il fatto che oggi ci sono più martiri che nell’antichità cristiana. Senza volermi paragonare con le suore, uccise nello Yemen (e che con le sorelle e i fratelli mussulmani uccisi in quel paese), vorrei, però, ricordare un’esperienza che faccio: tanto più chiaro è l’annuncio cristiano qui nella diaspora, è tanto è più chiaro il no che ti viene gettato addosso, che non è martirio del sangue, ma che è una forma di martirio del bisogno di armonia che si ha con gli altri. 


Sempre Repubblica propone integralmente in italiano il saggio dei due esperti americani, Haass e Kupchan, comparso su Foreign Affairs. In esso si suggerisce di rivedere la strategia di sostegno all’Ucraina non avendo più come unico orizzonte l’abbattimento del regime di Putin ma l’offerta di un accordo di sicurezza formale all’Ucraina. L’impressione è che il saggio a doppia firma sia in linea con alcune delle cose dette nelle scorse settimane dal capo di stato maggiore Usa Mark Milley e condivise da diversi membri dell’amministrazione americana“ (Alessandro Banfi, versione odierna).    

Mi sembra che il Vangelo di San Giovanni odierno debba essere letto e meditato per intero: 3, [16] Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. [17] Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. [18] Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. [19] E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. [20] Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. [21] Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Medito questo testo nella settimana della luce pasquale ortodossa e credo con Paul Kingsnorth che ogni tenebra del mondo sia contenuta in questa luce. Insomma credo profondamente all’annuncio cristiano: Cristo è risorto, è veramente risorto! E credo con sincerità alla paradossale frase di Giovanni: Dio non ha mandato il Logos universale e concreto per giudicare, ma per salvare il mondo ed allo stesso tempo credo che chi non ha questa fede sia già giudicato. Eppure dobbiamo chiederci seriamente cosa significhi la frase: chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Non è possibile che il Signore della speranza per tutti pensi: chi non dice „Signore, Signore“ non è salvato. Chi non fa parte di una chiesa cristiana non è salvato, etc…Anche se la partecipazione alla chiesa è necessaria per la salvezza, non è chiaro chi sia dentro e chi sia fuori (Agostino, non Graziotto). Io direi che chi non crede nell’assolutezza dell’amore gratuito di Dio (che si rivela in modo sempre personale, per esempio nel più piccolo dei fratelli), chi non crede nel dono gratuito dell’essere, che nel Logos universale e concreto trova la sua rivelazione definitiva nella „pienezza dei tempi“ si è auto-condannato: ma questo assenso può avere una valenza implicita ed anonima, senza per questo credere ad un cristianesimo anonimo, che non rispetta l’identità dell’altro…

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Ho detto questa mattina ai ragazzi delle classi che ho avuto: abbiamo due narrazioni sul tema vita e morte, in vero ne abbiamo di più, comunque sia: una è quella moderna (ma in vero anche questa è una semplificazione, sarebbe meglio dire: narrazione atea), che dice che nasciamo e moriamo e quando siamo morti siamo cibo per i vermi. E quella cristiana che parla della risurrezione della carne. Avete un organo di discernimento, ho aggiunto: il vostro cuore. Giudicate quale di queste due narrazioni corrisponde di più al vostro cuore. E davvero tanti hanno detto che la seconda narrazioni corrisponde di più al loro cuore…Ho anche espresso questa idea con i più grandi: la prima narrazione è più „facile“ da comprendere, ma non spiega nulla di ciò che il mio cuore ha bisogno; la seconda è più „difficile“ ma risponde alla domanda più geniale della storia della filosofia: perchè c’é qualcosa invece che niente?

„L'FBI ha arrestato un ventunenne che sostiene di essere la persona che ha fatto trapelare su Internet decine di documenti riservati che mostrano un coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina molto più ampio di quello precedentemente riconosciuto dall'amministrazione Biden. Ma non è stata l'FBI a dare la caccia e a trovare il presunto „leaker“, Jack Teixeira, della Guardia Nazionale- Aerea del Massachusetts. Sono stati invece due giornali: il Washington Post, che stamattina presto ha fornito ogni possibile dettaglio sul leaker per consentire all'FBI di identificarlo e trovarlo, e il New York Times, che ha fatto il suo nome, svelandolo prima che l'FBI stessa potesse trovarlo. Ora l'hanno arrestato grazie al lavoro di questi due giornali. È stato il loro lavoro, in collaborazione con il sito Bellingcat, finanziato dal governo degli Stati Uniti e dall'Unione europea, a permettere all'FBI di trovare e arrestare il presunto leaker. L'idea del giornalismo, apparentemente, in teoria, è quella di portare trasparenza su ciò che le istituzioni più segrete e potenti fanno nell'oscurità. Esattamente quello che ha fatto in questa fuga di notizie. Perché, allora, sedicenti testate giornalistiche dovrebbero fare il lavoro dell'FBI e dare la caccia al leaker, vantandosi di averlo trovato prima dell'FBI? Perché un ventunenne della Guardia Nazionale, che la BBC descrive con il grado di aviatore di prima classe, una posizione "relativamente junior", avrebbe avuto accesso a quelli che i media sostengono essere i segreti più sensibili e potenzialmente dannosi del governo? Come abbiamo denunciato e dimostrato sin dall'insediamento di Trump, la funzione dei media aziendali statunitensi è sempre stata quella di fungere da propagandisti e messaggeri per lo Stato di sicurezza degli Stati Uniti. Ma nell'era Trump, questo rapporto si è ulteriormente intensificato, poiché la CIA, l'FBI e la Sicurezza Nazionale sono diventati gli alleati più preziosi, i leader del tentativo in corso di sabotare Trump e il suo movimento“ (Glenn Greenwald,Servants of Power: WaPo & NYT Hunt Down Ukraine-Docs Leaker—Doing the FBI’s Work for Them, 19.4.23).

(18.4.23) Ferdinand ha superato il difficile esame di biochimica con 38 punti su 40, in questo modo potrà partecipare nell’estate al primo grande blocco di esami, che viene chiamato „physicum“. Che Dio protegga il suo cammino. 


Seguendo l’Antologia-Servais, 200-201, sono arrivato, in questa seconda settimana pasquale a meditare, il mistero della nascita di Gesù. Balthasar, che medita su un dipinto che non ho sotto gli occhi, sottolinea questi aspetti: ciò che è stato promesso nell’Antico Patto viene, per grazia, ora compiuto in modo sovrabbondante. Non si tratta di una sovrabbondanza esoterica, ma di un piccolo bambino, che i semplici possono vedere e contemplare. Gli angeli ci sono solo per annunciare questa nascita. Così come solo i semplici possono godere delle prime ore passate con il Signore (cfr. quello che ho scritto ieri notte in dialogo con Guardini), possono rinascere dall’alto, possono riconoscere che è il Signore che appare dopo la sua morte. Nella narrazione della nascita, Giuseppe, secondario a Maria, gioca però un ruolo molto importante: senza di lui Gesù non sarebbe „figlio di Davide“, anche senza di lui non vi sarebbe la nuova fecondità verginale, senza di lui non ci sarebbe un luogo sicuro (alle volte anche in fuga) in cui proteggere Gesù e Maria, dalla persecuzione, dalla curiosità cattiva e dalle illazioni offensive e infondate sul loro conto. E poi ci sono gli animali nella narrazione natalizia (come ricorda anche Ulrich nel suo ultimo libro), che hanno un destino misterioso, ma che attendono con noi la rivelazione della gloria definitiva, e che rappresentano il cosmo in cui gli uomini si trovano, con quest’ulitmi sono transitori, ma per l’appunto in movimento dal Padre al Padre. Dal punto di vista del percorso della storia del mondo aggiungerei a ciò che ha scritto Balthasar l’avvento dell’Islam, che riconosce la nascita verginale di Gesù, anche se paradossalmente ci ricorda che la fecondità della carne, che va protetta dalla luce pornografica del nostro tempo, è anche al servizio di Dio. La nostra società trasparente ci ricorda, però, a sua volta, che non è possibile per tutti, nel percorso transitorio dell’esistenza, rinunciare a tutti i surrogati, senza provocare personaggi non semplici, ma solo irrigiditi…


Nello scontro tra il ministro dell’ambiente Steffi Lemke (verdi) e il premier bavarese Markus Söder (CSU), la posizione di quest’ultimo (gestione regionale delle centrali atomiche), più ragionevole; è stato del tutto irragionevole, come ho imparato da Robert Spaemann, aprire la strada atomica negli anni 60, una vera e propria follia umana, ma ora che la follia è stata compiuta, è meglio gestirla e perché non a livello regionale, tanto più che io dei guerrafondai ecologici non mi fido per nulla.


Hristos a Înviat“! Per chi non lo sapesse, che probabilmente è la maggior parte di voi, è la formula rumena di "Cristo è risorto“! Conosco pochissime parole di rumeno, e per lo più provengono dalla Divina Liturgia ortodossa, ma ne sono felice.

Questa settimana è la Settimana Luminosa nella Chiesa ortodossa - cioè la settimana dopo la Pascha, o Pasqua - e gli ortodossi si salutano con queste parole non solo questa settimana, ma anche per i 40 giorni successivi. La nostra funzione pasquale qui nell'ovest irlandese, in una chiesa buia e piena di candele, si è protratta fino alle prime ore del mattino di domenica, ma non riesco a pensare a un modo migliore per passare la notte in questi giorni… Insieme al canto ultraterreno e all'incenso e al legno e alla pietra e alla pittura secolari, è un'esperienza profonda, antica e inspiegabile. Mi sembra che la Settimana della Luce sia un antidoto alla visione oscura che ho proposto nel mio saggio della settimana scorsa. Se la vostra visione del mondo è metafisica, cioè se credete in cose al di là del misurabile, anche in questo caso l'oscurità è reale. Ma lo è anche la luce, e la luce alla fine vince, perché tutto, compresa l'oscurità, è contenuto in essa. Si dà il caso che io creda in questo, e che ritenga ciò una risposta al nichilismo della cultura“ (Paul Kingsnorth).


„L’uomo è la direzione del movimento di finitizzazione dell’essere, poiché egli tramite la sua essenza comprende tutte le dimensione di realizzazione, nella tensione della partecipazione ontologica, e come spirito corporale sta nella medesima tentazione dell’angelo: sacrificare la sovraessenzialità dell’essere, l’exinanitio alla pseudo sussistenza ed abbandonare la „povertà in spirito“ per la pseudo pienezza dell’essere sostanzializzato“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 339) - non voglio prendere questa critica all’essere sostanzializzato per legittimare il peccato, ma bisognerà pur tenerne conto per evitare ogni forma di pseudo pienezza e sussistenza, anche di tipo religioso.

Molto bello il concerto per arpa di Tchaikovsky interpretato da Anneleen Lenaerts, Tugan Sokhiev e la filarmonica viennese. 


Abba nostro… 


(Pomeriggio) „Gratia perficit naturam non supplet“ - la reazione „naturale“ al cospetto della morte è paura, perché essa è la negazione della vita, ma credo che sia uno dei segni più evidenti dell’essere cristiano l’atteggiamento di apertura (di non nascondimento) nell’avvenimento della morte, perché essa è stata sconfitta. Nascondere la morte dei propri cari è credo - come il nascondere le loro malattie o le nostre - uno dei segni più evidenti che non crediamo nella risurrezione di Cristo e dei nostri cari…Ovviamente ci sono casi estremi, come la morte di un figlio, di un bambino che può provocare il nascondimento della morte anche a se stessi (come in un film che ho visto: „Mia und Morgenrot", 2020 con Ana Dordevic) - io comunque non ho parlato di un „merito“, ma di una „grazia“; mi ricordo di una risposta di Bernanos ad un giornalista che gli chiedeva se come cristiano non avesse paura della morte: si, ho paura, ma al cospetto di un tu, fu la sua risposta. 


(Notte) Adrienne in Cielo e Terra III (Numero, 2253) dice che non si può essere in intimità con Cristo senza portare un po’ del peso delle sue sofferenze. Al momento il peso più grande è la paura, che a differenza del 1962, non si trovi una soluzione al conflitto, ai conflitti. L’impotenza davanti a ciò che fanno i potenti della terra. Non ho coraggio di chiedere più paura e poi Adrienne dice che ciò non ha senso: basta il „sia fatta la tua volontà“ - e la sua volontà è gioia e luce ed in questa gioia e luce ci sono anche le tenebre. Non dico di sentire completamente questa gioia, ma vedo quanta sofferenza c’è nel mondo, vedo come anche il mondo del cinema  e della letteratura cercano di riflettere questa sofferenza (dalla pena di morte („My day of Mercy, 2019, con Elliot Page e Kate Mare), ai camp di pseudo educazione per ragazze (The Archer, 2017 con Bailey Noble e Jeanine Mason) , all’incapacità di integrarsi a Washington quando si viene da Bombay (V.S. Naipaul, Uno tra molti, 1999 …) e il mondo cerca un po’ di gioia, quella che conosce, anche nell’amore omosessuale; io so che senza Cristo tutto ciò è paglia, ma il sentire cum ecclesia non può essere costruito dal basso, solo donato dall’alto e poi vale davvero: gratia perficit naturam, non tollit


(17.4.23 - seconda settimana del periodo pasquale) La visita di Maria ad Elisabetta è una delle storie del Vangelo che più mi riempie di gioia, anche dicendo il Rosario me ne sono spesso accorto: essere in viaggio per aiutare, l’abbraccio tra le due donne „davanti alle case, in uno spazio aperto: è un avvenimento di portata mondiale, non solo intra-israelitico“ (Balthasar, Antologia-Servais, 199-200); un avvenimento del tutto umano, che ha una spiegazione teologica e questa spiegazione la da Elisabetta: „Appena il tuo saluto è giunto ai mei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo“ (Lc 1, 44). „Il Nuovo e l’Antico Patto si abbracciano e formano insieme una figura inseparabile“ (Balthasar). Questo accade dapprima nella gioia e nel segreto del grembo di una donna, ma nella modalità di una crescita e di una diminuzione: „Lui deve crescere, io, invece, diminuire“ (Gv 3, 30), dice Giovanni il Battista di Gesù. Questa modalità non è superata neppure dall’avvento dell’Islam; nel momento che Maometto incontra la singolarità di Cristo, quest’ultimo deve crescere e l’altro diminuire, non nella violenza, ma nella gioia. Non sto parlando di una superiorità dei cristiani, che possono essere addirittura innamorati nell’Islam (Padre Paolo dall’Oglio SJ), ma della singolarità insuperabile di Cristo stesso. Tutti i rapporti umani devono essere visti ed integrati in questa singolarità ultima di Cristo, se non non sono veri; anche se ci si dovrà coinvolgere di più di quanto permetta la nostra formalità piccolo-borghese. E di quanto permetta l’ideologia liberale, che di Ger 31, 22, non capisce nulla: „la donna circonderà l’uomo“; cioè prima che la rappresentazione maschile entri in scena, tutto ciò che davvero conta è già accaduto nella donna. Forse ha ragione Gabriela Wozniak a dire che questa idea di Balthasar è troppo archetipica e non tiene conto delle donne nella loro singolarità storica, ma ciò vale solo per le formule, non per la realtà, come si vede nell’amicizia tra Balthasar e von Speyr.


La nostra vera difficoltà è quella di Nicodemo: „Come può nascere un uomo quando è vecchio?“ (Gv 3, 4). Domanda che nasce al cospetto della frase chiarissima di Gesù: „In verità, in verità ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio“ (Gv 3, 3). È davvero possibile una nascita dallo Spirito? È possibile non meravigliarsi? Come è possibile tutto ciò che dice Gesù, se in vero solo nella carne abbiamo la sensazione di essere vivi? (Cfr. Gv 3,1-8). La Chiesa ci educa alla venuta dello Spirito, alla festa della Pentecoste. Gesù conferma: „quello che è nato dalla carne“, quindi anche se ci da la sensazione di essere vivi, perirà; qui Gesù comunque, in un certo senso, si limita alla constatazione: „Quello che è nato dalla carne è carne, è quello che è nato dallo Spirito è spirito“ (Gv 3, 6); ma anche alla constatazione teologica: „se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio“ (Gv 3,5). Lasciamoci educare dalla Chiesa alla venuta dello Spirito! VSSvpM! 


La Russia fa manovre nel Pacifico: lo scenario è quello del conflitto "sulle isole Curili meridionali e sull'isola di Sakhalin"; "dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Mosca litiga con il Giappone per le isole Curili" (FAZ, 15.4.23) - anche nella settimana di Pasqua della Chiesa ortodossa non c'è traccia di distensione; i conflitti si moltiplicano come funghi in una settimana di pioggia. 


L'unica concessione al pubblico conservatore (di cui io non faccio parte) è che non bisogna pensare molto alla "politica estera femminista", altrimenti l'editoriale di Peter Sturm (FAZ, 15.4. 23) è in linea con il mainstream: Annalena Baerbock ha "una visione del mondo più realistica di un politico come Emmanuel Macron, che pensa se stesso come uno politico di portata mondiale“. In cosa consiste il realismo del ministro degli esteri tedesco? Nel fare una lezione di moralità e legalità alla Cina, dicendo cose ovvie che non tengono per nulla conto delle debolezze del nostro sistema e del nostro essere parte in causa nel conflitto in Ucraina: insomma un criminale di guerra vuole insegnare ad altri criminali di guerra che non si fa la guerra! 


„La Pasqua ortodossa è stata segnata dai missili russi sulle chiese ucraine“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

"...Saluto tutti voi, romani e pellegrini! In particolare i gruppi di preghiera che coltivano la spiritualità della Divina Misericordia, convenuti oggi al Santuario di Santo Spirito in Sassia. E, certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate."

( Papa Francesco dopo il Regina Coeli di domenica 16 aprile 2023)



(Notte) C’é un tempo fra i tempi in Gesù, ci insegna Romano Guardini: Gesù è stato battezzato, la voce del Padre dal cielo ha confermato la missione del Figlio, ma non ha ancora chiamato i primi discepoli o meglio i primi due, a cui Giovanni Battista aveva indicato l’agnello che porta il peccato del mondo, non erano ancora arrivati da lui. È un tempo di assoluta libertà, di libertà ontologica: essere come libertà. Nulla in questo tempo-tra è stato frainteso di ciò che voleva dirci, perché tutto era ancora contenuto nel silenzio; poi i primi due lo seguono ed egli chiede loro cosa cerchino; la prima frase di Cristo nel vangelo di San Giovanni è una domanda. Anche i due gli chiedono qualcosa: dove abiti e lui risponde: „venite e vedete“ e poi passano alcune ore insieme; in quelle ore tutto è „semplice e completo“ e non vi sono fraintendimenti; in quel tempo- tra non vi è alcun obbligo che egli muoia giovane, non vi è alcun obbligo di „discorsi polemici“: ci si può immaginare un Gesù che diventi anziano come Abramo ed anche il fatto che egli debba soffrire non è una questione di costrizione: „è il dovere dell’amore“ (Romano Guardini, Il Signore, 34-37). Che questa figura dell’amore gratuito sia stata distrutta così da giovane è qualcosa che comprendiamo e non comprendiamo ed ha a che fare con una decisione trinitaria, disposta all’abisso dell’amore, ma il „senso necessario dell’essere“ è amore, non massacro: sarebbe stato per noi meglio se questo massacro non fosse stato compiuto, che Giuda non lo avesse tradito, che Pietro non lo avesse rinnegato, che Pilato non lo avesse lasciato da solo, che il sommo sacerdote non ne avesse ordinato il sacrificio. Non c’é alcun obbligo a terminare un’amicizia; lo facciamo e basta e questa è una tragedia incomparabile!!! Non c’è alcun obbligo a fare la guerra!!! La si fa perché si vuole farla! E i potenti che la vogliono sono solo criminali di guerra, non statisti, non difensori della patria!!! Noi siamo del tutto impotenti: totalmente prigionieri nella carne, ma abbiamo bisogno dello Spirito! VSSvpM! 


(Domenica della misericordia, il 16.4.23 -  Pasqua ortodossa) Mi arriva questa frase di Gianni: „Io domando con forza e determinazione la fede, che io sappia riconoscere oggi la presenza di Gesù risorto, che lo sappia seguire nella modalità con cui mi si presenta e sulla strada su cui Lui mi chiama. Questo domando consapevole delle mie incertezze e del mio male ma nello stesso tempo certo che Lui non si ferma a guardare come sono, non si scandalizza, come faccio io, della mia sproporzione, ma la porta sulle sue spalle così che con Lui io possa attraversare il guado dell'esistenza e gioire della sua compagnia“. La porta sulle spalle la mia sproporzione e ci prende per mano, come ha fatto qui sulla terra e come fa ora, che è ritornato al Padre. Ieri Gianni mi avevi mandato questa frase: „Scopo della vita è vedere e abbracciare Cristo. La nostra vita non è definita dalla morte. Prima che dalla morte la nostra vita è definita dall'incontro con Cristo. L'incontro con Cristo abbatte tutti i limiti della vita. I doni di Dio sono irrevocabili ma noi possiamo ridurli. I diversi doni di Dio sono fiamme la cui luce irradia l’infinito. Il frutto non deve essere nostro, ma quello dello Spirito. Il vecchio Simeone stringe il bambino per rivelare la luce del bambino. Il „nunc dimittis“ non è il canto del cigno, ma è il riflettere la luce del volto buono di Dio“ (Forse sono appunti di Gianni dagli Esercizi). Sul „nunc dimittis“ voglia tornare sta notte. Le frasi sono belle, ma perché non siano astratte, bisogna lavorarci su. È vero che scopo della mia vita è abbracciare Gesù, non la morte. Ciò significa anche abbracciare le persone che mi affida e chiedo un senso dell’ordine in questo abbraccio: mia moglie e i miei figli, vengono prima di una ragazza che era con noi a Malta e che mi ha segnalato più volte il desiderio di un abbraccio: ma anche lei deve essere abbracciata e non solo con frasi e non solo con il mio corpo. Un ragazzo si è sentito così abbracciato che la mamma ci ha scritto per dirlo: parla in continuo di Malta. Cristo abbatte tutti i limiti della vita: quindi è libertà! Libertà e misericordia! Misericordia è tenerezza e vicinanza. Noi a chi siamo vicini? Io a chi sono vicino? Vicino non con astrazioni, ma con tutto me stesso. Non si deveno ridurre i doni di Dio, non si deve ridurre il dono dell’essere come amore gratuito. Cosa che facciamo in continuazione! Chi amiamo davvero continuamente? Chi stringiamo noi, come Simeone ha stretto il bambino? Chi stringe lo Spirito attraverso di noi? Per chi siamo il volto buono di Dio? 


Per me Torino non è la città elegante del diavolo (mi riferisco ad un film che ho visto)! È la città dei miei primi venti anni di vita: della casa in mezzo ai binari, dell’alloggio nel quartiere operaio di Mirafiori Sud,  dello svegliarsi della mia sessualità (con una libido di luce e non oscura), dei miei primi incontri con Cristo nella parrocchia, del Centro teologico dei Gesuiti, degli anni del liceo Majorana con i miei primi tentativi di esprimermi politicamente, in modo particolare nei mesi del rapimento di Aldo Moro; dei primi anni di università, con filosofia e musica, la bella città con tracce romane, medievali e con i palazzi di Filippo Juvarra (che sono luoghi di luce), con il fiume che scorre in mezzo d essa e le colline…e con le Alpi, in modo particolare il Monviso, che la circondano e con presenze architettoniche notevoli come la Sacra di San Michele, che nel film forse hanno usato come parte dello scenario diabolico, mentre se mi ricordo bene ci ha vissuto anche il grande filosofo Rosmini, che ha annunciato la luce del dono dell’essere. 


Con ironia commenta Lindsey il rogo di una bandiera azera in Armenia: „Un Paese che tratta come un eroe nazionale l'uomo che ha ucciso con un'ascia un soldato armeno durante un addestramento della NATO e che ha celebrato collettivamente i numerosi e continui crimini di guerra delle forze armate azere, semplicemente devastato dal rogo della sua bandiera in Armenia“ (Twitter, 15.4.23).


Per comprendere cosa sta succedendo in Ucraina, mi sembra molto importante l’intervista al Patriarca Sviatoslav Shevchuk, che dal 2011 guida la Chiesa greco-cattolica ucraina, apparsa in „Avvenire“ e riportata dalla versione odierna di Banfi; ne riporto un passaggio, sebbene valga la pena di leggerla per intero, anche per la questione della liberazione di prigionieri politici praticata dalla Santa Sede. Qui riporto quel passaggio che conferma la mia impressione che non solo la Russia ma anche l’Ucraina non si fida del Papa: „Affinché si apra una trattativa, entrambe le parti devono fidarsi del mediatore. Per il momento devo purtroppo affermare che non c’è un clima politico di fiducia nei confronti del Papa: né sul versante russo, né su quello ucraino. La Russia è a maggioranza ortodossa e non vede nel Pontefice un leader autorevole. E il solo scopo del Cremlino è strumentalizzarlo per fini di propaganda esterna. Se guardiamo a Kiev, dobbiamo constatare un raffreddamento delle relazioni fra Ucraina e Santa Sede. Questo anno di guerra è stato l’anno delle grandi incomprensioni. Il governo ucraino non capisce le proposte e i gesti di pace fatti dalla Santa Sede come, ad esempio, l’idea di una conferenza “Helsinki 2”. Lo stesso vale per la scelta vaticana di restare al di sopra delle parti. Anche la doppia visita ipotizzata dal Papa, prima a Mosca e poi a Kiev, viene per adesso rigettata nelle due capitali. Certo, va sostenuto l’impegno della Santa Sede a far tacere le armi e ad aprire una fase nuova, quella dei negoziati“. 


Per quanto riguarda la questione dei migranti io direi solo alcune cose:  1. È immorale che questi fratelli uomini muoiano nel Mare Mediterraneo ed altrove (lager in Libia…); su questo punto vale come criterio ultimo la parabola del buon samaritano. 2. Migranti che si sono integrati in Italia (lavoro, famiglia, amicizie…) o in un altro paese devono venire protetti in modo speciale. 3. Non farei uno scontro politico su questo tema, perché evitare il commercio di uomini ed aiutarli nel loro paese, se possibile, sono mete legittime. 4) Bisogna prendere anche sul serio quelle analisi che dimostrano che la presenza dei migranti (per esempio negli USA) abbiano aiutato l’economia del paese che li ha integrati (cfr versione odierna di Banfi)… 


Abba nostro…


(Sera) Lo dico pur avendo ascoltato oggi per ore le „Cellosuite“ di Bach (in vero le sto ascoltando ancora), suonate da Yo-Yo Ma e pur amando Mozart, ma c’é un modo di vivere la musica che corrisponde alla „sospensione ontologica“ di cui parla Ulrich e che il film „Till det som är vackert“ (2010),  della regista svedese Lisa Langeth, rappresenta in modo geniale: Katarina (Alicia Vikander) vive l’incontro con Mozart e Kierkegaard come una reale rivoluzione del suo stile di vita, di cui si approfitta Adam (Samuel Fröler), dirigente di musica classe. In Adam la cultura musicale e filosofica è fissata appunto nella „sospensione ontologica“, che non diventa carne; anche Katarina deve imparare a non vedere un contrasto tra Mozart e il reale, ma a suo modo ci riesce, nell’abbraccio con la madre dipendente dal alcol e nella sua professionalità, cosa che non è possibile senza uccidere Adam. 


"Così, recitare il Cantico del Nunc dimittis, la sera a Compieta, è recitare come il Cantico della vergine Maria una profezia di cosa già accaduta: il regno dei cieli tra di noi, il Mistero comunicato alla carne, al tempo e allo spazio. Per noi «la sua salvezza» dovrebbe essere già la nostra gloria e questa stessa sua salvezza è «luce per illuminare» gli altri. È commovente ogni sera poter rinnovare, con speranza certa, questa richiesta: è commovente, perché poter dire al Signore di essere il salvatore, di essere, di esistere così come già esiste, strappa la grazia, nonostante il nostro male, e ci lascia andare, come il vecchio Simeone, in pace. È come un bambino che dicesse, prima di andare a letto, a suo papà: «Papà, tu sei il mio papà». Qualsiasi mancanza quel bambino avesse fatto durante la giornata, anche un istante prima, dicendo così affermerebbe la verità più corrispondente al cuore e alla realtà che si possa immaginare. «Chiedo solo questo a Cristo, di essere fedele a se stesso, di esserci così come è» sembra di udire il Papa: «Non dico “Vieni”, [...] dico “Sii”!» «e di tenermi stretta nella sua compagnia, dentro il suo popolo.»" ( LUIGI GIUSSANI, LA VERITA' NASCE DALLA CARNE) - anche il Santo Padre nell’Angelus ha detto che Tommaso può esprimere la sua confessione di fede solamente nella comunità, solamente nel suo popolo. Per questo motivo vado alla Santa Messa, per questo motivo vado in parrocchia e per questo motivo cerco di mantenere un rapporto, seppure minimo, con la Fraternità. Non si crede da soli e non si è salvati da soli, neppure con il supporto di Mozart. 



(Wetterzeube, 15.4.23) Siamo di nuovo a casa! Ho letto il bel titolo degli Esercizi della Fraternità: „Gli occhi fissi su Gesù, origine e compimento della fede“. Nel mio percorso di „Esercizi“ con SPN/Balthasar sono arrivato ai misteri della vita nascosta. Israele non può generare da solo il „Figlio dell’uomo“, che è il „Figlio dell’Altissimo“, ma nella sua esperienza storica c’è un tema che si ripete: donne non feconde o anziane diventano più feconde di quelle feconde. Il si di Maria „ovvio e non accentuato“ (Balthasar, Antologia-Servais, 197-199) - da questa non accentuazione nasce anche il desiderio per me di non accentuare il carisma ricevuto - è generato dal Dio trinitario stesso, ma si trova in quella storia dei „poveri di Jhwh“ e si apre a tutta l’umanità, come Abramo è benedizione per tutti i poveri, come lo è Noè, come lo annuncia Isaia…Balthasar dice: „La vitalità del Dio trinitario non si rivela teoricamente, come dottrina , ma nella sua attiva donazione di sé all’umanità“ e laddove „l’uomo è infine solamente disponibilità a Dio, Dio può in lui, meglio con lui operare sia il divino che l’umano“. Nel si semplice di Maria c’è spazio per  domande, anche per le domande del nostro tempo; Balthasar nel passaggio citato insiste sull’universalità del messaggio. Solo Maria è l’uomo solamente disponibile a Dio; noi tutti conosciamo forme di „installazione“, in cui la vitalità di Gesù non ci raggiunge più. Allo stesso tempo con Pietro e Giovanni non posso che dire: „noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato“ (cfr. At 4,13-21). Anch’io non posso tacere di aver incontrato persone come Balthasar o Ulrich, non posso tacere di aver in qualche modo intuito la bellezza di Cristo nell’eucaristia, anche se il nostro tempo è totalmente diverso da quello in cui hanno vissuto i miei amici e maestri (un vero e proprio capovolgimento epocale e certo non a causa di Putin) ed anche se io non sono così coerente come lo erano i miei maestri, sebbene Ulrich stesso, nel letto di morte mi ha detto, che lui non è nulla, vale anche per me la loro fede: solo Cristo! Il Vangelo di oggi (Mc 16,9-15) insiste sull’universalità dell’annuncio e ci presenta „individualità senza mandato“ (copyright: Gianni Valente), come Maria Maddalena, da cui sono usciti sette demoni per opera di Cristo, come i due discepoli di Emmaus, che erano del tutto increduli. Poi appare Lui e sia la Maddalena che che i discepoli di Emmaus vanno dai discepoli, che non credono a queste testimonianze, così che Gesù li rimprovera, con amore ma li rimprovera. 


La verginità non è un valore a livello „essenziale“, essa è un dono „sovraessenziale“ - piuttosto l’eros ha un valore „essenziale“, come atto di tenerezza e soddisfazione e come procreazione di figli. La verginità è un dono che viene dall’alto e come tale ha una fecondità che nessun gesto erotico ha, ma piuttosto che forme di „installazione“ e meglio vivere la vitalità contenuta nell’eros, in modalità legali e morali; le forme polimorfe della sessualità non sono peccato (e quindi possono essere legali e morali), credo, basta viverle in modo non accentuato (cioè non come lobbies o forme plateali) ed è sempre necessario un discernimento, perché l’omosessualità non è una malattia, ma può essere vissuta come tale…


Per quanto riguarda il mondo ho trovato interessante l’articolo di Christian Meier (FAZ, 8.4.23) in cui si spiega il conflitto nel plateau Al-Aqsà, per cui si deve tener contro di almeno tre fattori: la coincidenza in questo anno del ramadan islamico con la pasqua ebraica; le diverse azioni di guerra per procura tra Iran ed Israele ed infine le turbolenze riguardanti la riforma della giustizia in Israele.  Poi l’articolo di Lutz Herden (Der Freitag, 13.4.23) in cui fa vedere, nel recente viaggio in Cina, la differenza tra la politica estera di Macron e quella di von der Leyen. Macron è molto più vicino alla profezia della pace di von der Leyen, ma il suo (di Macron) isolamento in Europa non lo rende molto forte. Baerbock, come von der Leyen, sono del tutto vittime della dialettica fatale tra democrazia e autocrazia, mentre tutto ciò che si può leggere in questo diario sul tema, ci fa vedere che entrambi i sistemi sono malati o che per lo meno entrambi i sistemi fanno parte del poliedro del grande teatro del mondo. Dopo aver letto Kingsnorth il servizio dell’IA al servizio della guerra in „Der Freitag“ (13.4.23) è proprio sconvolgente. Davvero, il diavolo probabilmente! 


Abba nostro...


(Sera) „Il primo e fondamentale carisma è il cuore“ - da Rimini mi arriva questa frase. Devo dire che la frase del Papa del 2015 mi aiuta di più: „decentrarsi dal carisma“, ma detta così: „Il primo e fondamentale carisma è il cuore“, può avere anche un suo valore. Silenzio, umiltà attesa, anche di qualcosa di grande, ordine, libertà vs tentazione, sono le parole che mi giungono da una frase di Romano Guardini (Il Signore, 33-34). Buona notte! 


(Sliema, 14.4.23 - venerdì dell’ ottava di Pasqua) L’ipotesi che l’anticristo non sia solo una metafora, ma l’agente di una tecnica che vuole creare Dio (cfr Paul Kingsnorth, The Universal) e che produce un’intelligenza artificiale, che aumenta la propria coscienza, la propria autocoscienza, anche la capacità di riflettere astrattamente su ciò che sta facendo, deve essere presa sul serio e discussa e non rifiutata a priori, quasi che una dimensione apocalittica degli avvenimenti del mondo a priori non abbia nulla a che fare con Cristo. 


Oggi ritorniamo in Germania, ma adesso andiamo alla Santa Messa…


Dalla prima lettura (At 4,1-12) possiamo imparare che quando è richiesta una testimonianza, ma san Paolo dice anche quando non è richiesta, possiamo dire con chiarezza che non vi è altra salvezza se non nel nome di Cristo. Del Vangelo, preso da uno dei capitoli che io amo di più (Gv 21, 1-14), vorrei solo sottolineare che Gesù non ha bisogno dei nostri pesci, anche se li richiede per aggiungerli ai suoi, che stanno sul fuoco con il pane: 21, [9] Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. [10] Disse loro Gesù: "Portate un pò del pesce che avete preso or ora"


Sulla fuga di documenti americani la tesi di Greenwald mi sembra di grande interesse: essa non è paragonabile per gravità a quelle di Daniel Ellsberg (gli USA non stavano vincendo la guerra in Vietnam) o WikiLeaks (i soldati statunitensi uccidevano persone innocenti) o Snowden (i servizi segreti statunitensi spiavano i propri cittadini). La fuga di cui si parla in questi giorni sembra solo dirci cose che già sappiamo: gli USA sono coinvolti nella guerra per procura in Ucraina e sembra avere un solo messaggio: i Russi stanno perdendo la guerra, per cui bisogna continuare a fare questa guerra che invece costa la vita di tanti giovani soldati…. Questa fuga sembra insomma essere un atto di propaganda dei servizi segreti statunitensi e quindi dell’amministrazione Biden. Se è vera questa narrazione, allora l’informazione che riporta Banfi è in parte una banalizzazione di ciò che sta accadendo, anche se gli si deve essere grati, perché il giornalista italiano non nega la fragilità del sistema statunitense, „in bilico fra una presunta totale trasparenza e un controllo sempre più ferreo della vita delle persone, sia che si tratti di democrazie che di autocrazie“; Greenwald stesso, nel suo resoconto, parla di banalizzazioni o vere e proprie fake news a proposito delle altre fughe di notizie degli anni passati ed esprime, come abbiamo visto, alcuni dubbi sulla fuga attuale (cfr. Greenwald, Leaked Ukraine War Docs: What’s really going on? Plus: Dems Urge Biden to Ignore Court Rulings, 13.4.23). Leggiamo Banfi nella versione odierna,: „Con grande clamore, e in diretta Cnn, dopo che il New York Times aveva bruciato tutti sul tempo, è stata arrestata la “talpa” dei leaks del Pentagono. È un 21enne della Guardia nazionale, che aveva messo in circolo nella rete le informazioni segrete sulla guerra in Ucraina. Tutto è cominciato, racconta Massimo Gaggi sul Corriere, da una chat di una dozzina di ragazzini che il militare voleva impressionare. Una spia venuta dal web, più che dal freddo. Segno di tempi folli, riflesso emblematico di un sistema fragile sempre in bilico fra una presunta totale trasparenza e un controllo sempre più ferreo della vita delle persone, sia che si tratti di democrazie che di autocrazie. Ora esperti e militari tendono a ridimensionare la fuga di notizie, ma per qualche giorno il mondo è stato appeso a questi “leaks”“. 



Abba nostro…


(Terrazzo del AM Language, Sliema, il 13.4.23 - giovedì dell’ottava di Pasqua) „Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono stati più di 441 i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale da gennaio a marzo 2023: è il trimestre con più morti dal 2017. La tragedia di Cutro non è stata un’eccezione, una fatalità. A fronte di queste cifre, l’Onu chiede più pattugliamenti in mare. L’emergenza vera è il mancato soccorso. E invece la reazione del nostro governo (non apprezzata secondo le cronache odierne neanche a Bruxelles) è per ora stata solo quella dello stato d’emergenza“. (Alessandro Banfi, versione odierna). 


Il Vangelo odierno (Lc 24, 35-48) mette bene in luce quell’opposizione polare di cui ho parlato ieri a proposito della risurrezione di Cristo. Gesù entra nel cenacolo sebbene le porte siano chiuse, ma non è un fantasma, fa vedere le sue mani e i suoi piedi, feriti sulla croce e mangia con i suoi. L’apostolo Tommaso non crede che Gesù sia apparso e vuole fare esperienza di quelle mani e di quei piedi feriti. Ma quelle ferite, spiega Balthasar, sono uno „spazio vuoto“. Gesù parla, comanda e rimprovera, vuole che si creda anche se non si vede. Balthasar si chiede: „Ciò di cui Tommaso fa esperienza è un’esperienza o una non-esperienza? Qualcosa al limite di entrambe le cose, sicuramene qualcosa che ha costretto a credere, proprio perché paradossale, chi aveva dubitato“ (Antologia-Servais, 197). A noi non rimane che chiedere con semplicità quella luce interiore che dona lo Spirito Santo e che ci permette di avere una „inchoatio visionis“ (Tommaso d’Aquino), cioè una „fede vissuta e viva“. 


Se l’idea di non vassallaggio dell’Europa agli USA serve alla profezia della pace, allora sia benvenuta, anche se la dice Macron. 


Abba nostro…


(Sliema, Malta, 12.4.23) Da una parte Crawford ha del tutto ragione, in riferimento anche a quello che ho scritto ieri sera, a criticare il „liberalismo“, per la perdita della differenza tra tirannia ed autorità, allo stesso tempo credo che ci sia anche una tenerezza del Padre, che non può abusare della sua autorità paterna, per ferire i suoi figli e poi se dobbiamo essere perfetti come il Padre celeste, come dice Gesù, allora vale che dobbiamo esitarci sempre di nuovo nell’amore gratuito e nel primerear di cui parlavo ieri. Per questo motivo la differenza di cui si parla nell’intervista tra Matt e NS Lyon tra madre e padre non mi convince del tutto: la madre sarebbe colei che ti ama, perché ci sei e del padre devi guadagnarti l’amore: come è possibile guadagnarsi l’amore gratuito? Allo stesso tempo proprio in queste due settimane con quindicenni vedo che davvero ogni forma di autorità è stata cancellata dal liberalismo, ma anche da altre forme politiche che consegnano i loro bambini già con un anno ad un asilo, rafforzando un rapporto affettivo quasi esclusivamente tra persone delle stessa età, mentre gli adulti sono solo al servizio dei loro bisogni e delle loro umori…Per quanto riguarda la perdita della differenza tra tirannia ed autorità, a livello del grande teatro del mondo, ci si dovrà poi chiedere se essa abbia anche una valenza nella riduzione del reale all’alternativa fatale tra democrazia ed autocrazia…


Per quanto riguarda il compromesso proposto nell’intervista di un ritorno diciamo all’anno 1985, ad un tempo in cui la tecnica era semplice: il frigorifero serviva per tenere freschi i cibi, il telefono per parlare con qualcuno a distanza, non mi sembra molto realistica, credo che dovremmo cercare di educarci, in questo tempo di „tecnica complessa ed algoritmica“ per non perdere il contatto con il reale: le onde del mare, il vento, il cibo, il sesso…


C’è una frase delle letture di questi giorni dell’ottava di Pasqua che mi ha sempre irritato, quella in cui il giudeo Pietro dice agli altri giudei (quindi l’antisemitismo non centra nulla): „voi l’avete crocifisso“; penso con Balthasar che in vero cristiani, giudei e pagani abbiano partecipato a questa crocifissione; è vero che Pietro non lo avrebbe crocifisso, ma al cospetto della croce ha rinnegato Cristo e poi è fuggito. Vero è, però, che la sua autorità è stata ricostruita dal Signore stesso, in quel „pasci le miei pecore“ di Gv 21 e che in un certo senso l’errore di Pietro, non è paragonabile a quello del sommo sacerdote e del procuratore romano, che avrebbero potuto impedire la crocifissione e non lo hanno fatto. Ma in vero anche loro non lo avrebbero potuto: qui sarebbe necessario un pensiero teologico più preciso del mio. 


Sulla questione dei sensi spirituali il vangelo odierno (Gv 20,11,18) e di grande aiuto (cfr. Antologia-Servais, 195-196). Il rammentare con i sensi questa scena non è difficile, perché essa scende fin sotto la pelle, in modo particolare per quel „Maria“. Con i suoi sensi Maria vede gli angeli, che però non le danno consolazione, perché il Signore non c’è; vede il Signore, ma lo scambia per il giardiniere; per ben due volte deve girarsi per poi, alla chiamata del suo nome, riconoscerlo. Quindi i sensi corporali centrano anche con la percezione della resurrezione, ma non bastano; un esperienza mistica come quella di Maria non può essere forzata, ma noi possiamo rammentarci la sua forza, la sua presenza per me/noi oggi: non sono solo, il Signore è con me, anche se mi devo girare due volte per riconoscerlo. „Essa allora, voltatasi verso di lui (per la seconda volta), gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro!“ (Gv 20, 16). Poi con tutta chiarezza Gesù le dice: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro“ (Gv 20, 17). Insomma anche se non possiamo liberarci da soli dai nostri sensi corporali ed anche se essi sono la modalità in cui ci rapportiamo al reale nella quotidianità, ad un certo punto è necessario un „salto“, che consiste nella percezione della distanza tra noi e il Padre! 



„La risposta dell'Azerbaigian al chiaro video che mostra le forze dell'AZ avvicinarsi e sparare ai militari armeni è: "La macchina della propaganda armena si è esposta".

Ma l'AZ nega anche il blocco del Nagorno-Karabakh, che dura ormai da 122 giorni, e sostiene che la strada è aperta. Le bugie sono la politica di Stato dell’AZ“ (Lindsey, Snell, Twitter, 11.4.23).


Abba nostro…


(Pomeriggio) Se penso alla nostra convivenza qui a Malta non si può dire che i giovani non riconoscano la nostra autorità, anzi sono abbastanza obbedienti nel fare ciò che richiediamo nell’ambito del programma, ma un vero dialogo di verifica con noi, nel senso del rischio educativo, non accade: sulla rivoluzione antropologica in atto e sui nuovi diritti individuali non vi è alcun altra autorità che il liberalismo dominante. Forse sull’insensatezza della guerra vi è una certa consonanza di giudizio e questo ovviamente non è poco. 


The first and last criterion regarding dead migrants in the Mediterranean is expressed in the parable of the Good Samaritan. Point.


Una individualità senza mandato sulla risurrezione di Gesù  (quella di don Antonio Persili da Tivoli; cfr. Articolo di Gianni da Valente nella mia bacheca in Facebook)
È un’interpretazione davvero geniale. Perché c’è una polarità che non può essere cancellata in tutte le scene della risurrezione. Da una parte Maria Maddalena, che era innamorata di lui, non lo riconosce, pensa che era il giardiniere. Dall’altra parte però Gesù ci tiene tanto che lui non è un fantasma. Mangia con i discepoli. Insomma mi sembra che la polarità di questo mondo, non più di questo mondo e quella di cui si deve tenere conto. Non fa più parte della dimensione spazio temporale il fatto che possa passare attraverso le mura. Ma fa parte della dimensione spazio-temporale che mangia. Questa polarità non può essere sciolta razionalmente o gnosticamente. La tomba è aperta per le donne, che vogliono andare da lui. Non per lui.
PS se c’è una priorità nei due poli allora quella è quella spazio-temporale, perché Gesù non è ancora ritornato al padre.


(Sliema, Malta, l’11.4.23 - martedì dell’ottava di Pasqua) La questione dell’“inizio“, come la pone Heidegger è certamente interessante, ma per me troppo astratta (poesia come critica alla tecnica?); l’inizio è la „Galilea“ in cui ci aspetta Gesù e per quanto mi riguarda non è una questione di un primo incontro, che per persone come me è solo un mito. Padre Klein SJ, il padre confessore di Ulrich, diceva che la frase: „In principio era il Verbo“ (Gv 1,1) non è da intendere nel senso dell’inizio di Dio, perché Dio non ha inizio. „In principio“ ha a che fare con l’atto di donazione dell’essere come amore: questo è il principio, in cui „era il Logos“. L’essere finito nella sua purezza è in questo „inizio“, quindi in Maria. Se con il lavoro di Giuseppe e Gesù come falegnami è santificata la tecnica, vi è però un passo ancora antecedente: il si di Maria, „sub specie aeternitatis“, quindi nella sua „sovraessenzialità“, che, però, nella storicità dell’incontro con l’angelo Gabriele, non impedisce a Maria di porre domande. Non si tratta di un si cieco, ma di un si che è possibile per quel „primerear“, che è l’atto ontologico di donazione dell’essere, e che diventa „bambino“ nel grembo di una giovane ragazza. Ovviamente „fare“ un bambino per venderlo è un atto che contraddice questo „primerear“. Ma non voglio entrare qui in una discussione di questo tipo, solo evitare che l’inizio sia una „contraddizione“. Una contraddizione ontologica (la contraddizione dell’inizio) accade nel momento in cui si dice „si e no allo stesso tempo“ all’avvenimento del dono dell’essere come amore gratuito. Procedo dopo la Santa Messa. 


Nella vita quotidiana ci sono delle accortezze da prendere: se per esempio una quindicenne ti fa vedere con il suo atteggiamento che tutto fa schifo e possibile che non sia possibile tirarla fuori dal „buco“ (causato per esempio anche dalla separazione dei genitori…) in cui si trova e l’amore gratuito può prendere anche la forma della presa di distanza da lei, nel senso che la si lascia nel buco, sperando che Dio la tiri fuori da esso…Ma torniamo al problema (sit venia verbo) dell’inizio. Il si di Maria non è un si senza domande: infatti lei chiede cosa significhi il saluto dell’angelo e chiede come sia possibile che sia incinta di un figlio senza „conoscere“ un uomo. Se ora l’angelo, come spiega don Giussani ai Memores in un suo intervento del 1998, „Appunti da una conversazione di Luigi Giussani con un gruppo di Novizi dei Memores Domini“, Milano, 1 febbraio 1998, è tutta la chiesa, nei particolari volti che ci ha incontrato, allora anche nei confronti di essa sono possibili domande, come quelle che Maria pone all’angelo, così che il „fiat voluntas tua“ sia davvero un andare in Galilea, un andare in quel luogo non ideologico, ma di semplicità e completezza ontologica, che è il dono quotidiano dell’essere come atto di amore gratuito. Quando l’angelo se ne va, un momento della storia dell’annunciazione che ha colpito molto sia Giussani che Ulrich, Maria rimane sola a spiegare a Giuseppe e ai suoi genitori che cosa è accaduto, ma vive e può spiegare solo in forza di quel primerear che non può essere prodotto, ma solamente accolto. Voglio fare ancora un passo: Giussani negli anni 50 ha avuto il bisogno di dire che tutta la teologia mira all’umano ed aveva ragione, ma ora secondo me, bisognerà dire che l’umano di cui parla don Giussani non è una questione primariamente di cultura, ma proprio di fede e quindi l’ora dell’esistenza storica che ci è toccato di vivere richiede che l’umano sia di nuovo davvero trasparente a Dio, al Mistero, come e quando Dio vorrà, precisa don Giussani. Secondo me noi cristiani dobbiamo riprendere la responsabilità di una narrazione non atea della storia, dobbiamo riprendere la responsabilità della fede, in modo che l’umano non sia solo una questione culturale, ma un avvenimento di vita aperta alla gratuità dell’amore di Dio. Dobbiamo avere il coraggio di riparlare di Dio, di quel Dio che dona l’essere gratuitamente e non vuole mai la guerra tra uomini. Dobbiamo avere il coraggio di parlare di Dio, non solo del Mistero! 


La tensione nel mare tra la Cina e Taiwan è cresciuta negli ultimi giorni. Quando leggo che gli USA si fanno il carico dell’insegnamento del rispetto dell’autonomia di altri paesi e di non partecipare ad una crescita della militarizzazione in una regione del mondo, ciò mi innervosisce, come quando ciechi vogliono spiegare ad altri ciechi quale sia la via da percorrere…“Le altre notizie dall’estero riguardano anzitutto le tensioni a Taiwan. Nuove esercitazioni navali cinesi alimentano lo scontro diplomatico e si intrecciano con il resto dell’instabilità  mondiale“ (Alessandro Banfi, versione odierna). „Papa Francesco invoca la pace, chiede di perseverare. Di non mollare. La Pasqua dovrebbe ispirare i potenti della terra“ (Ibidem). 


Abba nostro…


(Tarda mattinata, dopo essere stato con i giovani sul terrazzo di Am Language) La ricostruzione di elementi della tragedia greca di Jennifer Saint (Elektra, 2022) sono forse un esempio di „narrazione atea“ - il romanzo, in cui l’io narrante sono Elektra, Clitemnestra e Cassandra, è scritto in modo molto avvincente, ma c’è un punto che fa vedere l’abisso da una narrazione cristiana: quello del lutto irrisolto di Clitemnestra, dopo il sacrificio di Ifigenia da parte di Agamennone; certo è un avvenimento del tutto sconvolgente, che forse piegherebbe la fede di ognuno di noi, ma la risposta cristiana a ciò è il perdono, non la vendetta, la cui idea da sola riesce a placare il cuore di Clitemnestra; sono arrivato al capitolo 15 e non so ancora come la narrazione finisca e se, visto che la persona principale è Electra e non Clitemnestra in questa narrazione si inserisca un momento della speranza e del perdono cristiani…


(Pomeriggio, dopo la visita di Valletta) La violenza dei potenti implica anche sempre l'accondiscenda di altre persone meno potenti. Nell'opera di Caravaggio, che ha portata mondiale e che si trova in una cappella della co-cattedrale dedicata a San Giovanni Battista di Valetta, lo si può vedere bene: c'è chi eseguisce l'ordine di decapitare il Battista, e la potenza della luce di Caravaggio piomba sul suo braccio sinistro e sulla sua schiena; c'é chi indica dove deve essere posta la testa di Giovanni; c'é chi è disposto a portare questa testa al re Erode e di nuovo la luce del Caravaggio illumina il suo braccio destro; c'é chi proba misericordia o terrore di fronte a questa decisione, nata dalle voglie erotiche di Erode ed infine ci sono i curiosi, che stanno nel buio e che sono incarcerati, ma il cui gossip non si fermerà nelle tenebre della galera…


Oltre all'importantissimo quadro di Caravaggio nella co-cattedrale di Valetta ho cercato alcune scene, di diverso tipo e valore,  che rappresentano il battesimo di Gesù (come si può vedere nella mia bacheca in Instagram e Facebook); nel soffitto della cattedrale ho trovato anche il dipinto di questa scena di Giovanni Battista: "Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Gv 1, 29). 


Dopo la cattedrale abbiamo proposto due alternative, da una parte con mia moglie di visitare il museo archeologico (foto in post a parte) oppure con me la Chiesa del naufragio di san Paolo, come introduzione alla spiritualità cattolica, che a differenza di quella evangelica non vuole solamente "ascoltare la parola" o di quella ortodossa non vuole solamente "vedere le icone", ma vuole "toccare", per esempio le reliquie; nell'immagine si vede la colonna in cui si suppone che sia stato decapitato San Paolo, che, a differenza di reliquie meno famose, non si può più toccare, perché sotto vetro ;-) . 


La pubblicazione di documenti segreti preoccupa gli USA, a me preoccupa il contenuto, che mette in evidenza, qualora c’è ne fosse bisogno, che in Ucraina si stanno scontrando due imperialismi e che da subito si trattava di una proxy war. Chi li ha pubblicati corre il rischio di essere imprigionato, come il grande Julian Assange. 


(Sera) „C'è una via d'uscita? Mi sono avvicinato all'intuizione che fonda il pensiero di Lewis. Esiste un ordine creato, di cui non siamo gli autori. E, cosa fondamentale, quest'ordine è buono. Perché il suo autore è buono e lo ha creato per amore. Se si ha la fortuna di essere colpiti da questa esperienza (che viene regalata a sorpresa), è come bere un acido. Sotto la sua influenza, si ha la sensazione di aver ottenuto l'accesso percettivo allo strato più fondamentale, che è sempre stato lì in attesa di essere notato“ (Matthew Crawford, The reality crisis, 11.4.23). L’ordine creato di cui parla Crawford corrisponde a quella dimensione del dono dell’essere come amore gratuito di cui parlo spesso e di cui ho parlato questa mattina. Una via uscita da che cosa? Dal liberalismo, dalla modernità che ha certamente una sua legittimità, ma che deve essere anche criticata radicalmente. L’essere dell’uomo non è libero perché può scegliere tra diversi prodotti (per esempio tipi di musiche, che i giovani sentono oggi senza soluzione di continuità), ma perché può essere obbediente al „senso necessario dell’essere“, che non è l’oggetto del sé liberato del liberalismo, ma dell’essere obbediente, dell’uomo che riconosce maestri e padri, una tradizione, una realtà fuori di sé e che nell’attrito con essa, nel conflitto, impara cosa significhi il reale. Oggi abbiamo a che fare con un infantilismo infinito che pretende di avere sempre ragione. Insomma gente che non è capace a vivere fuori dal loro contesto „famigliare“ e che pretende di spiegarti cosa sia il reale e cosa sia moralmente adeguato. Certo nella „vita comune“ ci sono pur sempre momenti di bontà, perché grazie a Dio non possiamo ridurre la realtà alle nostre rappresentazioni (idee), ma stare con dei quindicenni, oltre alla gioia della loro giovane vita, fa anche vedere la brutalità di quella tirannia di cui parla Crawford. Per essi il reale è noia, e non si accorgono che proprio la noia è ciò che potrebbe salvarli dal non senso della loro vita. Per non morire di noia, muoiono di manipolazione…


(Sliema, il 10.4.23 - Lunedì dell’ottava di Pasqua) Per quanto riguarda la discussione tra i gesuiti se l’uso dei sensi nella meditazione sia da intendere più nel senso mistico, come realizzazione di una presenza (Juan de Polanco…) o come un esercizio semplice che aiuta la distensione, il rilassamento, adatto agli esercizi serali (General Acquaviva), vorrei fare solo alcune note al margine (per il tema stesso rimando all’Antologia-Servais, 194-195). Ovviamente bisogna distinguere tra periodi in cui si fanno davvero glie Esercizi spirituali (e in cui si legge solo la Bibbia o testi adatti proposti da chi tiene gli Esercizi e si rispetta il silenzio) e periodi di preghiera quotidiana: quanto segue ha a che fare con questa seconda dimensione. La mia giornata comincia con una meditazione e qui a Malta anche con la Santa Messa. Spesso alla sera per rilassarmi guardo piuttosto un film, a casa, quando non ho dei ritmi così intensi come a Malta, faccio un momento di meditazione, come si vede in questo diario: in dialogo con Etty Hillesum o ultimamente con Romano Guardini, ma il momento importante della serata è piuttosto „cinematografico“ o „narrativo“; negli ultimi mesi Konstanze ed io abbiamo ascoltato una storia insieme, la storia di una famiglia nobile prima, durante e dopo la prima guerra mondiale (Hanna Caspian, La tenuta Greifenau). Con ciò è chiaro che si è spesso totalmente immersi in una narrazione atea del reale, che coinvolge piuttosto i sensi dell’udito e visivi. Quando non si usano queste narrazioni solo come „surrogati“ (cosa che non è forse del tutto evitabile), allora è raggiunta anche quella dimensione del „sentire“, che è più importante dell’accumulo di sapere, anche per Ignazio, ed in vero anche in un mondo „dopo Gesù e senza Gesù“ (Peguy) vi sono tanti momenti di verità e quindi di amore gratuito sparsi anche nelle narrazioni atee del reale. Le persone di Comunione e Liberazione intendono normalmente la „presenza“ come partecipazione ai gesti del Movimento, per quanto mi riguarda: la meditazione mattutina, la Santa Messa, l’adorazione eucaristica, la confessione, l’Angelus con il Santo Padre e la ricerca nella giornata della Sua presenza sono molto più „presenza“ che la partecipazione a gesti, che io (!) ho percepito spesso come noiosi e ripetitivi. Se penso alla sdc penso ad un luogo in cui si cerca in modo disperato di rendere esistenziale ogni pensiero di Giussani (non è una critica a Giussani da cui ho imparato tanto) Alla scuola di Ulrich, mi ha ricordato Konstanze, „presenza“ è anche e soprattutto semplicemente „essere“, sedersi, bere un te ed essere grati del giorno o di problemi risolti, senza aggiungere alcun testo. Dio è presente insomma nel reale stesso, che è dono d’amore. La dimensione mistica, cioè l’apertura del cielo, non può essere forzata…ma forse desiderata… 


(Sliema, 9.4.23 - Pasqua, resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo) Anche se io non sottolineerei l’aspetto ascetico come fa Paul Kingsnorth come l’aspetto essenziale dell’annuncio, sebbene abbia ragione a dire che senza una qualche forma di quaresima, non vi è neppure la festa di Pasqua, e sebbene sia vero che la nostra società consumistica abbia bisogno di un lavoro di „ascesi“, direi che ha ragione quando  dice che noi dobbiamo mettere in crisi la narrazione atea del mondo. Noi cristiani, i migliori tra di noi, ci  siamo abituati a prendere alcune affermazioni di atei o agnostici come conferma della nostra fede, ma in vero siamo noi che dobbiamo annunciare e vivere la resurrezione di Cristo. Cosa che senza il Suo aiuto (grazia), non è possibile, perché siamo anche noi nella palude del mondo. La prima grande differenza tra la narrazione atea del mondo e quella credente è appunto la nostra fede, che Egli è risorto! Resurrexit Dominus vere! Nell’avvenimento della resurrezione in modo del tutto „sovraessenziale“ (Ulrich) si invera il dono dell’essere come amore gratuito. Non nell’essenza delle cose, ma nelle cose stesse, donate, c’è tutta la forza del dono dell’essere, che è e non può non essere! Che è nella modalità del medesimo uso di essere e „nulla“ (Ulrich), cioè della gratuità indistruttibile dell’essere stesso, che non è produzione, ma per l’appunto dono! Tornare in Galilea è per me tornare nella semplicità e completezza del dono dell’essere stesso! Le nostre azioni sono impure, quando non hanno più questa semplicità e completezza del dono dell’essere (cfr. Ez 36,17). „Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese“ (36,20) - sono stati scacciati anche dalla loro narrazione del mondo, che narra un movimento dal Padre al Padre. „Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati…vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio“ (36,22.26-28). Questa azione è il primerear dell’amore di Dio, non a riguardo di noi, ma a riguardo del suo santo nome e del dono che ci ha fatto e ci fa continuamente. VSSvpM!


PS Comunque, brevemente, sul tema dell’ascetismo; chi conosce la gioia, ma anche il peso dello stare con dei quindicenni, sa anche che passare le proprie ferie pasquali (11 giorni) con loro, implica anche una dimensione ascetica. 


„Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova…. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù“ (Romani 6,4.11). Paul Kingsnorth cita, in un’intervista di cui ho parlato l’altro giorno, la speranza che Oswald Spengler aveva nella Chiesa cattolica, come unico baluardo contro la narrazione ateistica del mondo, contro il tramonto dell’occidente e che secondo lui è stata delusa, ed è per questo che, quando gli è stata donata la conversione, è diventato cristiano ortodosso. Per me non è così: le grandi profezie della pace, della difesa della nostra casa comune e dell’opzione preferenziale per i poveri sono vissute in modo del tutto convincente nella Chiesa romano cattolica, sub et cum Petro, una Chiesa in dialogo con tante chiese ortodosse, tra l’altro. Allo stesso tempo è vero che tutti noi facciamo molta fatica con la vita nuova di cui parla Paolo; in un mondo di peccato è difficile considerarsi morti al peccato, ma allo stesso tempo possiamo porre la nostra speranza in quello che dice Ezechiele: „ Io (Dio) agisco non per riguardo a voi…“.


Cerchiamo di usare tutti i nostri sensi per guardare quel giovane che le donne incontrano nella tomba; guardiamo la sua veste bianca; guardiamo le donne che si spaventano, forse perché non vedono il loro Signore. Ascoltiamo il loro sospiro di paura e poi le parole del giovane seduto a destra. Sentiamo il profumo di questo giovane, lasciamo prenderci dallo stupore che non vi è alcun odore di cadavere; assaporiamo la tenerezza, la vicinanza e la bontà di Dio che si rivela in questa tomba vuota e in questo annuncio del giovane uomo: Cristo vi precede in Galilea! Tocchiamo quel masso, uscendo dalla tomba, che pur così grande era stato spostato…(Cfr. Antologia-Servais, 192-193). 


„Lui si chiama Destiny, è un ragazzo nigeriano arrivato in Italia su un barcone. Ieri durante la veglia pasquale ha ricevuto il battesimo dal Papa. Si è accostato alla Chiesa cattolica dopo essere stato aiutato dalla caritas della mia parrocchia. Oggi è il suo compleanno. Auguri Destiny!“ (Lucio Brunelli, Facebook). 


Caro Julian, grazie per la musica: Mozart, che è il compositore che io amo di più ed anche per "Christus vincit, Christus regna, Christus imperat"; in modo particolare per il profondissimo testo di tuo fratello. Si c'è bisogno di una morte e di una risurrezione in noi; una morte di ciò che ci rende dipendenti da surrogati che non sono la vita stessa; ed una risurrezione, per trovare un accesso all'Altro e agli altri, che lottano per un senso, ma che a volte sono pesi per se stessi e per gli altri. Con il mio diario notturno, da circa un anno ho cercato di testimoniare che Gesù vive (cfr. Mc 16,15), includendo anche tutto il dramma del mondo in questo annuncio. Ed anche questa mattina nella mia riflessione pasquale ho cercato di invitare me stesso e chi legge ad una narrazione che tenga conto che Cristo vince e regna, nella modalità della vicinanza, tenerezza e misericordia di cui parla spesso papa Francesco. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Oggi nel giorno di Pasqua, abbiamo fatto una gita turistica sull'isola; la prima tappa è stata la Blue Grotto, nel sud est dell'isola; poi i due templi, che sono molto vicini alla Blue Grotto: Ħaġar Qim e Mnajdra, che si trova a 500 metri del primo; Dorothea e Urs hanno tenuto due belle conferenze sui templi, facendoci comprendere la loro antichità ed importanza ed anche le differenti forme. Konstanze ci aveva spiegato al museo quale sapere cosmologico e tecnico sia stato necessario per costruire questi templi. Io ho proposto, come riflessione filosofica, la domanda, se in questa connessione tra religione e tecnica non vada perso l'inizio (essere, poesia), con un trionfo della dimenticanza dell' essere (Heidegger), ma in vero credo che Giuseppe e Gesù, con la loro attività di falegnami, abbiano santificato il lavoro "tecnico".  Volevamo andare con le barche alla Blue Grotto, ma il mare era troppo agitato. L'ultima tappa è stata Mosta, con la sua chiesa circolare: Edoardo e Valentin hanno tenuto la conferenza sulla chiesa e sulla bomba che non l'ha distrutta nella seconda guerra mondiale, anche con alcune note divertenti. 


(Sliema, 8.4.23 - Sabato Santo) Il Signore giace in una tomba come cadavere; gli altri sono fuori, anche Maria e Giovanni, che sono stati consegnati l’uno l’altro, come madre e figlio; mentre Maria e Giuseppe hanno accompagnato nella nascita e nella crescita il Signore, mentre i discepoli e le donne che lo seguivano lo hanno fatto durante il periodo pubblico, ma per l’appunto come discepoli e non come maestri, ora sulla Croce è Gesù che genera un nuovo rapporto: quello verginale tra Maria e „il discepolo da lui amato“. Gli altri discepoli sono fuggiti per la paura. Nella tomba il cadavere è cadavere, ma come accadeva ad Adrienne che era in una stanza a Basilea e „viaggiava“ in un campo di concentramento, ora Cristo è cadavere nella tomba, ma „discende“ allo stesso tempo nell’inferno per raggiungere tutte le follie dell’uomo, che si distrugge in guerre che hanno solo un motivo: la volontà di dominio. La volontà di dominio, guardata con gli occhi di Dio, è qualcosa del tutto ridicola, perché solo lui è il Signore! Guardata dall’inferno significa il dolore mortale di mamme che perdono i loro figli giovani, la stanchezza di vecchi costretti ad aspettare la fine di un bombardamento in una metropolitana; ieri aspettando l’inizio della processione ero seduto sulla scalinata della Chiesa di santa Catarina a Zejtun e facevo fatica: il mio corpo si irrigidiva per la scomodità. Cosa vede Cristo nell’inferno? Tutte le ombre dei peccati più bestiali: sia in cliniche ben ordinate sia nel mare mediterraneo, dove mi trovo ora, sia in un campo di combattimento…Cosa sente? I comandi di chi ordina guerre che sono solo un inutile macello? Cosa percepisce con l’olfatto? La puzza disgustante del peccato! Cosa tocca? La melma dei peccati che gli fa perdere ogni senso dell’orientamento. Cosa gusta? La palude del peccato che gli entra fino in bocca, così da farlo vomitare. Nell’inferno, che è la giustizia pura di Dio, egli diventa peccato!  Le donne si preparano per andare ad imbalsamarlo con olii preziosi; Pietro piange; Maria e Giovanni pregano…  (cfr. Antologia-Servais, 190-192)


Abba nostro...


(Notte pasquale) Notte di Pasqua celebrata da Savio Hon Tai-Fai (Hong Kong, 21 ottobre 1950), che è un arcivescovo cattolico cinese, dal 24 ottobre 2022 nunzio apostolico a Malta. Forse per la presenza del nunzio sono state lette tutte le sette letture dell’AT che vorrei riprendere nel mio corso di teologia dell’undicesima classe. Ed ovviamente anche quelle del NT:

Genesi 1,1-2,2

Salmo 103,1-2.5-6.10.12-14.24.35

Genesi 22,1-18

Salmo 15,5.8-11

Esodo 14,15-15,1

Salmo da Esodo 15,1-18

Isaia 54,5-14

Salmo 29,2.4-6.11-13

Isaia 55,1-11

Salmo da Isaia 12,2-6

Baruc 3,9-15.32-4,4

Salmo 18,8-11

Ezechiele 36,16-17a.18-28

Salmo 41,3.5;42,3-4

Romani 6,3-11

Salmo 117,1-2.16-17.22-23

Marco 16,1-7.


Marco, 16 


[1] Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. 


[2] Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. 


[3] Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".


[4] Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande.


(Sliema, 7.4.23 - Venerdì Santo; 63.esimo anniversario del mio battesimo) - „Tra i due litiganti il terzo gode“, mi ricorda Julian, un amico di Malta, riferendosi alla Cina, che è senz’altro un paese autocratico e di cui non mi fido, ma di cui tengo conto. Sulla questione specifica di ciò che Xi Jinping ha detto a Emmanuel Macron e ad Ursula von der Leyen, essa mi ricorda molto la posizione che ha proposto il Papa, quando ha analizzato ciò che stava accadendo in Ucraina e non ha solo espresso il suo dolore per la „martoriata Ucraina“: „Non esiste una panacea per risolvere la crisi“ (Xi, citato in un articolo di Andrea Lavazza, Avvenire, 6.4.23); „Tutte le parti, ha detto il presidente durante l’incontro con Macron, „dovrebbero partire da sé stesse e creare le condizioni per porre fine alla guerra“. La Cina è anche del tutto chiara nel suo no alle armi nucleari e biologiche. Per quanto riguarda le parole di von der Leyen devo dire che bisogna avere una faccia tosta incredibile ad andare a dire alla Cina: „contiamo sul fatto che la Cina non fornisca alcun equipaggiamento militare alla Russia, direttamente o indirettamente“, mentre la Germania ha mandato carri armati in Ucraina…Buono invece è il consiglio di parlare con Volodymyr Zelensky, anche se la posizione che ha espresso il suo consigliere, Mykhailo Podolyak, non lascia spazio ad alcuna speranza: „"La base per un vero negoziato con la Federazione è il ritiro completo dei gruppi armati russi oltre i confini riconosciuti internazionalmente dall'Ucraina nel 1991. Compresa la Crimea. Non c'è alcuna questione di concessioni territoriali o di contrattazione dei nostri diritti sovrani“.  

Aaron Maté è un giornalista canadese di importanza capitale per il dibattito sui problemi attuali del mondo, che tiene conto dell'intero dibattito nord americano sui temi. Non sono sempre d'accordo con lui, per esempio  sulla Siria, ma tante cose che ho seguito di lui, nell'ultimo anno, sono del tutto verosimili. Che informazioni "ufficiali" dicano su di lui quello che tu citi non mi stupisce. Oggi quando non si è d'accordo con i media aziendali o con le élite "democratiche" si è subito sospettati di accelerare la disinformazione, come ha dimostrato in modo molto convincente Glenn Greenwald. Con Uwe Tellkamp direi che non si nasce come opponenti, ma lo si diventa di fronte la tanta ingiustizia, che ci sta portando ad una catastrofe ancora più grande di quella che conosciamo dalla ultime due guerre mondiali. - è la risposta che ho dato ad un „amico“ di Facebook, che mi aveva chiesto dove avessi preso l’informazione che l’amministrazione Biden stesse „mettendo fine a Medicaid“ e che attaccava la mia fonte (Aaron Maté). La fonte che cita lui, vedi nella mia bacheca in Facebook, afferma invece che vi è da parte di Biden ed Harris, in riferimento alla regione Oklahoma, ma non solo (anche in altri 30 stati),  „una strategia globale volta a migliorare la salute materna, in particolare nelle comunità poco servite“. Devo dire  che tra una fonte „ufficiale“ come quella che usa lui, e la mia „critica“, mi fido di più della mia…

Anche se ho una simpatia ancora più grande per il possibile sindaco di Oakland, Seneca Scott (Post-Partisan Warrior in the Garden & Goat Dad), mi sembra importante riprendere una notizia di Jacobin: „Martedì sera, la sinistra di Chicago ha ottenuto la sua più grande vittoria nella memoria recente. Brandon Johnson, ex insegnante delle scuole pubbliche di Chicago e organizzatore sindacale, ha sconfitto Paul Vallas, un fanatico delle privatizzazioni, per diventare il prossimo sindaco della città. Questo risultato era tutt'altro che scontato. Johnson ha iniziato la corsa con un sondaggio di appena il 3%. A gennaio, il sindaco uscente di Chicago Lori Lightfoot aveva promesso che "Brandon Johnson non diventerà certamente sindaco di questa città". Ora è chiaro che si sbagliava. Il mese prossimo presterà giuramento alla guida della terza città più grande della nazione, un momento cruciale per il movimento progressista che ha portato Johnson oltre il traguardo di vittoria. Una settimana prima delle elezioni del 4 aprile, Johnson si è radunato a Chicago al fianco del senatore Bernie Sanders, che ha dichiarato: "La questione fondamentale è: Da che parte state? Siete dalla parte della gente che lavora o dalla parte degli speculatori e dei miliardari? E io so da che parte sta Brandon“. Alla festa per la vittoria di martedì sera, Johnson ha fatto eco a questo sentimento, dicendo: "Questa sera è l'inizio di una Chicago che investe veramente in tutti i suoi abitanti... una città dove nessuno è troppo povero per vivere. C'è più che abbastanza per tutti nella città di Chicago“(Jacobin, 6.4.23). 

"Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?“ (Gv 18, 11) - la frase che Gesù ha detto a Pietro, che aveva appena tagliato con la spada l’orecchio del servo del sommo sacerdote. „Quel servo si chiamava Malco“ (Gv 18,10). Pietro ha qui ancora il coraggio della spada, che si capovolge dialetticamente in paura, una paura che nasce dal non fidarsi delle parole del suo Signore: „non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?“. Non vi è alcun fatalismo in queste parole, Gesù si difende quando una guardia gli da uno schiaffo, perché avrebbe parlato senza rispetto al sommo sacerdote:  "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?“ (Gv 18, 23).


Inclusione del mondo nella meditazione. Balthasar ci insegna come. Questa inclusione „non ha per nulla il carattere della distrazione, ma quello del raccoglimento nell’essenziale: proprio nel senso dell’intenzione di Dio nella sua rivelazione. Ma questo raccoglimento accade solamente  se tentiamo di vedere il mondo con gli occhi di Dio. Non come il mondo guarda se stesso, neppure il modo con cui siamo abituati noi a vederlo, fa parte della meditazione - ciò sarebbe realmente distrazione -, ma appunto come Dio lo vede ,allo stesso tempo nella distanza da Dio, in cui il mondo cerca di fuggire e nella vicinanza di Dio, nel quale Dio raggiunge il mondo con l’opera della sua misericordia: nella missione di suo figlio“ (Antologia-Servais, 189-190). Tutto ciò che accade accade all’interno del Dio trinitario, anche se alcune cose accadano nella modalità della lontananza ed altra in quella della vicinanza. Quando il Santo Padre, nell’incontro con la Fraternità di CL, ci ha detto di aiutarlo nelle tre profezie che gli stanno a cuore: quella della pace, quella della difesa della natura e quella dell’opzione per i poveri, ci educa a guardare il mondo con gli occhi di Dio; non ci si può immaginare un Dio che è amore e che dona gratuitamente l’essere, che abbia gioia quando i suoi figli si uccidono, quando distruggono la loro „casa comune“, quando dimenticano i poveri. „Che io mediti la donazione di sé di Dio senza dimenticare la sua donazione a tutti („al più piccolo tra i mie fratelli“, Mt 25.40) e la premessa che tra la la mia meditazione e il mio lavoro nel quotidiano non ci sia un abisso“ (Balthasar). 


„Un anno fa ci fu una polemica odiosa contro il Papa e la Chiesa per le due donne, una russa e una ucraina, che portarono la croce al Colosseo, in silenzio. Dodici mesi dopo il valore di quel gesto è aumentato. Dodici mesi dopo la guerra, e la corsa folle agli armamenti che ha contagiato il mondo, appaiono più che mai una tragedia. Il Mistero del Golgota contiene già la promessa di una resurrezione, ad essa anche stasera nel dolore della Passione vorremmo guardare. Ieri il nunzio  apostolico in Ucraina, l'arcivescovo Visvaldas Kulbokas ha raccontato che Papa Francesco aveva dato l’assenso ad un viaggio, nel maggio scorso, nella “città martire” di Mariupol, quando era ancora in mano ucraina, prima di capitolare. La rivelazione è stata fatta dal Nunzio nel colloquio online con la carovana italiana della pace “StopTheWarNow”. La pace è possibile“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


Abba nostro…


(Tarda mattinata) „Questo „riassunto" (cfr. Twitter di Michael Tracey, sottolineato in giallo, 6.4.23, ma il cui contenuto è presente anche nel seguente Tweet) del ritiro dall'Afghanistan pubblicato dalla Casa Bianca è semplicemente patetico. Denuncia Trump di aver "incoraggiato i talebani" avviando negoziati diretti. Se c'è qualcosa in cui l'amministrazione Biden è coerente, è la virulenta opposizione alla diplomazia“.


(Sera) Per via del vento non siamo stati nella St. Peter's Pool, ma quest'anno abbiamo intrapreso un nuovo percorso, che ci ha portato fino alla St. Thomas Bay - camminando si impara davvero una terra, se no il reale è come vedere un video. Camminare è anche un modo per comprendere che la realtà ha la priorità sulle idee e che la realtà è ricolma di colori e bellezza, mentre le idee ci rinchiudono nel nostro fanatismo, cosa che è vera anche nel caso del "liberalismo". 


Dopo la passeggiata al mare, da Marsaxlokk alla St. Thomas Bay, siamo andati in una cittadina, che porta il nome di Zejtun (anche questa è stata un primiera), per assistere alla processione del venerdì Santo. Alcuni ragazzi hanno posto davvero tante domande - cosa che è stata l'occasione per fare un corso accelerato in AT, NT e nella storia romana.


La conversione di sette giorni fa tra John Heers e Paul Kingsnorth è interessante, anche perché cercano di superare la narrazione atea del reale, ma in fondo una persona come Alver Metalli, mi convince di più: credo che vi sia una priorità della missione sull’ascetismo (vedi articolo di Lucio Brunelli che ho condiviso oggi nelle mie bacheche), anche se quest’ultimo è certo un valore. Capisco la critica alla macchina di Kingsnorth, ma non tutti sono chiamati a ritirarsi in una Farm e nella fede ortodossa: la Chiesa cattolica non è meno antica, ma rischia di più ed è più in uscita; comunque prendo l’occasione del dialogo tra Heers e Kingsnorth per riflettere sulla narrazione ateistica dell’evoluzione e per confidare di più in quel Dio che ci ha creato e verso cui ci muoviamo. 


(Sliema, il 6.4.23 - Giovedì Santo) „La preghiera contemplativa è un lavoro“ (Balthasar, Antologia-Servais, 188-189); è un lavoro che deve essere compiuto in „sobrietà“ e per comunicare agli altri „dolcezza“ o per usare la parola del Papa „tenerezza“ (che non significa permettere tutto, lo penso anche in riferimento ai ragazzi a scuola). Un lavoro che nessuno può fare per noi e in cui non ci possiamo fidare di frasi ad effetto o di qualche buon pensiero che i nostri maestri cristiani o non cristiani hanno espresso. È un lavoro in cui dovremmo cercare di non essere tanto noiosi. Nella Settimana Santa non ci sono in vero tante discussioni drammatiche; le dispute drammatiche di alcun capitoli del Vangelo di san Giovanni, in cui i Giudei accusano Gesù di essere posseduto dal demonio e in cui Gesù risponde con durezza che Egli opera tutto in nome del Padre, sono passati. Ora è cominciato il caso serio (l’ora la chiama Giovanni), in cui Gesù „prova persino l’abbandono da parte di Dio“, come ci ha spiegato il Papa mercoledì scorso e come ha provato anno dopo anno Adrienne, in modo assolutamente esemplare per tutta la Chiesa e per il mondo. Ma questo dramma del triduum accade per lo più nel silenzio e festeggiando la pasqua insieme ai suoi amici con gesti molto umili e sobri: la consegna del pane e del vino, come segni del suo corpo e del suo sangue, la lavanda dei piedi…Dopo il Giovedì Santo la situazione diventa davvero drammatica: nella preghiera nel giardino degli Ulivi, nel tradimento di Giuda, nel rinnegamento di Pietro, nel fuggire degli apostoli, nel massacro della flagellazione, nel portare e nel cadere sotto la croce, nella morte, nella discesa all’inferno, ma tutto questo „lavoro“ ha delle ricadute semplici e quotidiani: proprio nella vita quotidiana si tradiscono e si rinnegano gli amici, si festeggiano feste che implicano tanto lavoro (preparare una camera, una cena…) ed anche la croce deve essere stata fatta da un falegname e morire moriamo tutti ed anche da soli…Il dramma è nell’essere stesso, donato e non accolto; non in lunghe discussioni: Gesù non risponde o risponde appena a Pilato, Erode, al sacerdote…Vedo che la pandemia ha lasciato delle debolezze psichiche molto grandi nei ragazzi e so che Gesù è qui con noi qui a Malta e che le sta portando e ci chiede di essere molto sobri in tutto questo; essere qui a Malta con i ragazzi è il modo di festeggiare il triduum e nella liturgia possiamo portare i piccoli o grandi drammi di questi ragazzi, che a volte hanno semplicemente paura per un raffreddore… 

Oggi la mia Johanna vola da Stoccarda a Milano per visitare la nonna! 

Un giornalista libero come Michael Tracey ci ricorda in Twitter i passaggi storici che hanno portato alla catastrofe ucraina: „Dicembre 2013: John McCain, in diretta da Kiev, dichiara alla CNN che la delegazione statunitense in Ucraina sta cercando di "portare a termine" una "transizione" nel Paese (cioè di rimuovere il governo). Dichiara di essere "contento" che Victoria Nuland sia con lui sulla scena, nel tentativo di raggiungere questo obiettivo“ (Twitter, 5.4.23). Il premier allora era Wiktor Fedorowytsch Janukowytsch (25.2.2010-22.2.2014). 

Quello che scrive Tracey su questo punto corrisponde a quello che pensa l’amministrazione russa, cosa che è problematica solamente se si identifica con la verità ciò che dice l’amministrazione statunitense e con la menzogna l’altra versione. Ascoltiamo un giornalista italiano de „Il Manifesto“: „«Ora siamo nella fase di un conflitto caldo con gli Stati Uniti». Lo ha detto ieri il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov alla radio Sputnik. «Stiamo assistendo al coinvolgimento diretto di Washington in una guerra ibrida con la Russia in diversi settori. Alcune forme di questa guerra sono semplicemente senza precedenti... semplicemente non esistevano e non potevano esistere durante la Guerra fredda». La dichiarazione è di quelle che lasciano il segno, soprattutto nell’escalation mediatica degli ultimi mesi tra la Casa Bianca e il Cremlino. Martedì la sede centrale della segreteria della Nato aveva issato la bandiera della Finlandia per celebrare l’ingresso di Helsinki nell’Alleanza e poco dopo il ministro della Difesa russo Shoigu aveva annunciato la consegna alla Bielorussia dei sistemi missilistici Iskander, capaci di trasportare bombe nucleari tattiche e testate convenzionali. Contestualmente Shoigu aveva annunciato che «una parte degli aerei bielorussi ha acquisito la capacità di colpire obiettivi nemici con armi nucleari», lasciando intendere che la mossa di Mosca era una risposta all’allargamento della Nato. Allargamento che ora è effettivo, dato che la Finlandia e la Federazione russa condividono una frontiera di quasi 1.400 km. Il giorno seguente, durante una cerimonia il presidente russo ha rincarato la dose affermando di fronte all’ambasciatrice americana a Mosca, Lynne Tracy, che le relazioni tra il suo Paese e Washington attraversano una «crisi profonda» la quale, secondo il Cremlino, sarebbe stata generata dal sostegno Usa alle rivoluzioni colorate nelle ex repubbliche sovietiche e, in modo particolare, al «colpo di stato a Kiev». Ancora una volta il leader russo ha ribadito che la cosiddetta «rivoluzione arancione» ucraina del 2014 è «all’origine della crisi attuale». Tuttavia, il capo di stato ha chiarito che la Russia «non vuole isolarsi» e rimane aperta alla «cooperazione» con qualsiasi paese sulla base di un principio di «eguaglianza»“ (Sabato Angieri). 

Un altro degli aspetti che si deve tener contro per comprendere lo scontro tra imperialismi in atto viene ricordato da Aaron Maté, che cita Seymour Hersh: „Sy Hersh: "A poche settimane dal mio rapporto secondo cui Joe Biden avrebbe ordinato la distruzione dei gasdotti Nord Stream, la CIA ha prodotto una storia di copertura e ha trovato dei volenterosi moltiplicatori nel New York Times e in due importanti pubblicazioni tedesche““ (Twitter, 5.4.23). Hersh scrive anche esplicitamente che „la storia di copertura è stata condivisa e sostenuta dal BND, il servizio di intelligence federale tedesco“ (THE NORD STREAM GHOST SHIP, 5.4.23).

„La logica di #Habeck ( =vice cancelliere tedesco) costa "una quantità brutale di denaro": Prolungare senza sosta la guerra con forniture di armi fino all'irrealistica riconquista della Crimea e fino ad allora garantire che ogni fabbrica bombardata costruita da aziende tedesche sarà ricostruita con i soldi dei contribuenti 🤦‍♀️“ (Sahra Wagenknecht, Twitter, 5.4.23). 

Abba nostro…

(Sera dopo la liturgia del giovedì santo)  - „È la stagione delle accuse, il che significa che Trump è l'unica cosa di cui parlano i media liberal-corporativi (ovviamente non parlano del fatto che Biden stia mettendo fine a „Medicaid“ per milioni di americani). Ma per quanto MSNBC e CNN siano piene di notizie su Trump, le crepe nella storia cominciano a trapelare. La storia che conosciamo da sette anni, che narra la frode di documenti e di denaro segreto è così noiosa, poco interessante e irrilevante per gli americani che si trovano ad affrontare problemi reali (come quelli della fine di Medicaid per milioni di americani, da parte di Biden) che persino gli opinionisti dei media innamorati pazzamente di Trump, come Tapper, Todd e Maddow, non riescono ad appassionarsi a questa storia. Fanno finta di essere infuriati solennemente per lo smacco che riceve la carica di presidente, ma quando il denaro sporco è il primo capo d'accusa per una carica che traspira crimini di guerra, cambi di regime e attacchi con i droni, i dettagli del caso fanno addormentare anche i più curiosi. (Ma non abbastanza da prestare attenzione alla fine di Medicaid per milioni di americani)“ (Useful idiots, oggi).

„È molto bello il modo in cui Papa Francesco non solo lava i piedi ai prigionieri, ma comunica con tutti personalmente e con un sorriso“ (Stefan Hartmann).

C’è una semplicità quotidiana nell’ultima cena, sia nel gesto di distribuire  il pane e il vino con l’invito di ripetere questo suo gesto come memoria della sua morte (1 Cor 11, 23-26), sia nella lavanda dei piedi (Gv 13, 1-15), che contiene quel dialogo, in un certo senso davvero umoristico tra Pietro e il Signore, sul lavare o meno i piedi e poi tutto il corpo, che Gesù interrompe con un: chi ha preso un bagno è puro, basta lavare i piedi…In paragone a ciò la pasqua ebraica, che Gesù festeggia, è molto più solenne ed anche „in partenza“. La scena poi con il sangue è brutale (Es 12,1-8.11-14), ma la flagellazione e la croce non lo sono di meno. E per quanto riguarda i primogeniti egiziani, che il Signore vuole uccidere, oggi ci pensiamo noi stessi con milioni di aborti…

(5.4.23 - mercoledì santo) Una delle belle esperienze che facciamo a Malta è quella del sorgere del sole al mare; a parte che passeggiando per le strade vuote si sentono anche gli uccellini, lo spettacolo che propone un'alba è spesso davvero particolarmente bello - in Facebook ho pubblicato alcune delle mie foto, ma anche gli scolari ne hanno fatti alcune di belle. Come di tradizione, nel nostro viaggio a Malta con la nona classe, chi viene al sorgere del sole, che finiamo con un salmo o, come in quest'anno, con la recita del "Padre nostro", riceverà un pezzo di torta nel bar-pasticceria di  Medina, che porta il nome di "Fontanella": si tratta della torta più bella del mondo. Dopo l’alba in comune, Konstanze ed io siamo andati alla Santa Messa dai Salesiani.  


Le cose che ha scritto Balthasar sugli Esercizi di SPN sono davvero molto utili: questa mattina mi è servito per la meditazione il capitolo sulla „giusta guida per l’interpretazione del Vangelo“ (cfr. Antologia-Servais, 187-188). I passi del Vangelo che meditiamo non sono delle meteoriti che ci colpiscono dall’alto senza alcuna mediazione. Il Vangelo è la Parola di Dio, come Parola della Chiesa. È vero che la Chiesa, da sempre, non solo dallo scandalo della pedofilia, è „casta meretrix“, ma per l’appunto non è solo „meretrix“: ci si può fidare di lei, perché è „santa“. Prendiamo una frase del Vangelo, quella che solo il Padre deve essere chiamato „padre“; possiamo imparare sempre molto da una tale frase, che ci invita ad una vera conversione, ma allo stesso tempo possiamo continuare a chiamare il Papa „Santo Padre“ o un sacerdote di un Ordine religioso „padre“, con la coscienza ovviamente che questo tipo di „padri“ sono solo rappresentazione del Padre…Un altro aspetto del capitolo dell’antologia con i testi di Balthasar è la frase per me molto importante che Cristo, a parte nell’eucarestia, non può essere incontrato „nudo“: neanche l’incontro in un particolare carisma è incontro con il „Cristo nudo“; la Chiesa e non un momento di essa, ci presenta quell’interpretazione valida, che è come un vestito per comprendere il Cristo nudo; solo questa interpretazione ci permette di illuminare e cambiare la nostra esistenza.  Il cammino al vero è un’esperienza, ma solamente nella Chiesa: extra ecclesia, nulla salus. Questa frase è da prendere in tutta la sua radicalità, anche se non in modo esclusivo, ma inclusivo, perché at the End of the day nessuno sa, a parte Dio, chi è fuori e chi è dentro la Chiesa. 


PS "Rivolgiamo un secondo sguardo al Crocifisso e vediamo Gesù ferito. La croce mostra i chiodi che gli forano le mani e i piedi, il costato aperto. Ma alle ferite del corpo si aggiungono quelle dell’anima: ma quanta angoscia! Gesù è solo: tradito, consegnato e rinnegato dai suoi, dai suoi amici, anche dai suoi discepoli, condannato dal potere religioso e civile, scomunicato, Gesù prova persino l’abbandono di Dio (cfr v. 46). Sulla croce compare inoltre il motivo della condanna, «Costui è Gesù: il re dei Giudei» (v. 37). È un dileggio: Lui, che era fuggito quando cercavano di farlo re (cfr Gv 6,15), viene condannato per essersi fatto re; pur non avendo commesso reati, è messo in mezzo a due malfattori e gli viene preferito il violento Barabba (cfr Mt 27,15-21). Gesù insomma è ferito nel corpo e nell’anima. Mi domando: in che modo ciò aiuta la nostra speranza? Così, Gesù nudo, privo di tutto, di tutto: questo, cosa dice alla mia speranza, come mi aiuta?“ (Papa Francesco, Udienza generale di oggi).


Continua il lavoro di Greenwald, come avvocato della democrazia: „L'incriminazione del Presidente Trump è ovviamente una storia enorme, ed è per questo che vi abbiamo dedicato l'intera puntata di ieri sera, un episodio di 90 minuti, ma è importante non lasciare che ci distragga da tutto il resto che il governo sta tentando di fare, a partire da due proposte di legge al Congresso che vengono giustificate in nome della messa al bando dell'app di social media TikTok: una chiamata Data Act, l'altra Restrict Act che, in realtà, farebbero molto, molto di più che mettere al bando TikTok. Essi autorizzerebbero l'amministrazione Biden e i futuri presidenti a vietare qualsiasi app o piattaforma di social media se decidessero, a loro esclusiva discrezione, che l'app rappresenta in qualche modo una minaccia per la sicurezza nazionale“ (Greenwald, Rand Paul Blocks Authoritarian “Anti-TikTok” Bill. Plus: Darren Beattie on Douglass Mackey Guilty Verdict, Trump Indictment, 4.4.23)

Alessandro Banfi presenta la giornata di ieri dell’ex presidente americano in questo modo, buono per la sintesi, ma che non aiuta a comprendere la questione in gioco: „Alla fine l’accusa è pesante e riguarda le elezioni del 2016. Donald Trump si è presentato ieri al Tribunale penale di Manhattan per un atto che non ha precedenti nella storia: l’incriminazione di un ex Presidente degli Stati Uniti. Si è dichiarato «non colpevole», di fronte ai 34 capi di accusa che gli sono stati notificati. Le autorità hanno evitato le foto segnaletiche e altri atti che avrebbero potuto trasformare l’evento in uno show a favore dell’imputato. L’accusa ha imputato a Trump anche di aver incitato alla violenza pubblica, nei giorni scorsi, non risparmiando le persone della Procura e i loro familiari. Il procuratore Alvin Bragg ha anche chiesto un impegno alla segretezza alle due parti del processo, che contrasta palesemente con la strategia propagandistica di The Donald. Al termine dell’udienza (la prossima è fissata a dicembre), Trump è ritornato a Mar-a-lago in Florida, dove ha tenuto una conferenza stampa e dove ha ribadito: «Il mio unico crimine è stato difendere l’America». Ma la reazione dei suoi fan e supporter per ora è stata meno rilevante del previsto. Le vicende giudiziarie si intrecciano con quelle politiche, visto che nei prossimi mesi i repubblicani americani dovranno scegliere il loro candidato. Joe Biden, nota oggi Mario Del Pero sul Quotidiano Nazionale, preferirebbe gareggiare contro lo stesso Trump“ (Banfi, versione odierna). In primo luogo, se ha ragione Greenwald, non è vero che l’accusa riguardi in primo luogo o solamente le elezioni del 2016, ma un caso specifico noto già a tutti: „un presunto pagamento del silenzio in uno scandalo sessuale avvenuto prima di diventare presidente“ (Greenwald qualche giorno fa, quando le accuse non erano ancora note). I fan di Trump non si sono mai comportati nel modo sconsiderato riferito dai media aziendali, come sanno i lettori di Substack, di cui fa parte anche Banfi: il 6 gennaio è un’azione durata tre ore, subito presa sotto controllo: insomma si tratta di un mito, come quello del Russiagate. Ma il vero è grande problema è che l’amministrazione Biden e non Trump ci sta portando verso una terza guerra mondiale, in vero già iniziata, e voluta da anni, „bipartisan“. E Biden stesso non si è mai dovuto presentare in un tribunale per giustificare quello che abbiamo appreso dal Laptop del figlio e non sto pensando alle immagini pornografiche, che riguardano solo il figlio, ma ai coinvolgimenti economici in Ucraina ed in Cina del presidente stesso. 


Ursula Von der Leyen è davvero il “poliziotto cattivo”, ed in vero anche stupido - vediamo cosa succederà nella visita cinese.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Una delle catastrofi più grandi per la proposta educativa nella nostra regione (penso alla Sassonia-Anhalt, non a Malta) è che i bambini vengano dati all’asilo con un anno di età; gli adulti che incontrano nella quotidianità sono adulti pagati per fare una certa prestazione; le figure di riferimento dell’amore gratuito sono sempre persone della loro stessa età, da cui nasce, se va bene, una sicurezza instabile dei sentimenti, mai una certezza del cuore, che può dare solo un adulto…

(Sera) È diventata una cara tradizione l’incontro con il padre salesiano, Joe Cini, che in questi venti anni ha presentato la figura di san Paolo (Atti degli Apostoli, 27/28) a tantissimi studenti della Christophorusschule in Droyßig, durante il nostro viaggio primaverile qui sull’isola mediterranea. Come ogni buon salesiano, il padre Joe è interessato con il cuore a questo servizio ai giovani. Con un linguaggio semplice ha presentato san Paolo, per il suo significato in genere e per l’isola di Malta; questa volta ci ha fatto anche una breve introduzione al triduum pasquale. Balthasar dice che un buon cristiano si fida della Bibbia e questo vale certamente per padre Joe. Per quanto riguarda Paolo, anche solo da un punto di vista umano, tenendo conto della sua „Wirkungsgeschichte“  (storia dell’impatto), è certamente, per la sua importanza, tra le prime dieci persone di tutta la storia dell’umanità…

Mi ha impressionato ieri, nella lettura del Vangelo, che quando Gesù ha dato un boccone da mangiare a Giuda, il diavolo se ne è preso possesso. Sono abituato a pensare a Gesù come uno che ci prende per mano per salvarci, ma forse lo ha fatto anche con Giuda, accelerando il percorso che Giuda stesso aveva deciso di intraprendere…

(Sliema, il 4.4.23 - martedì della Settimana Santa (settimana autentica)) Abbiamo festeggiato, un pochino, il compleanno di una ragazza sulla terrazza della AM Language School. Konstanze aveva preparato per lei un piccolo cestino con qualche dolciume.

Una cosa che non mi era mai stato di aiuto e non mi è di aiuto è il discorso religioso riguardante il primo incontro che avrebbe generato la nostra fede, qualcosa come quello che è accaduta a San Paolo sulla via di Damasco. Balthasar, come quasi sempre, mi è di aiuto: nel capitoletto „contemplazione essenziale ed esistenziale“ (cfr. Antologia-Servais, 186-187) presenta due tipologie per avvicinarsi al Signore ed essere avvicinati da lui: vi è appunto il tipo-san-Paolo, in cui in un’esperienza forte si è gettati a terra e poi la vita successiva a questo incontro primo dipende appunto da esso e con una certa teologia si cerca di esprimere il senso di questo incontro; ma vi è anche un tipo che riflette filosoficamente, per esempio per quanto mi riguarda sul dono dell’essere come atto di amore gratuito, ma che allo stesso tempo, in modo „contemplativo“, cerca di avvicinarsi alla concretezza del Logos fatto carne. Il primo tipo è più attivo; è chiaro che da questa attività possono sorgere progetti importanti: l’annuncio del Vangelo in Europa, la generazione di una Fraternità come quella di CL (sebbene don Giussani abbia avuto anche una dimensione contemplativa); dal tipo contemplativo (Giovanni, Agostino, SPN, Balthasar, Adrienne…) nascono anche attività e comunità, ma che sono più piccole, sebbene per quanto riguarda SPN, da lui è nato uno degli ordini più grandi della Chiesa cattolica.

Ho letto nella bacheca di Stefan Hartmann che i vescovi francesi hanno deciso di aprire il processo per la dichiarazione di Padre Henri de Lubac come beato; credo, con il teologo tedesco Hartmann, che sarebbe importante aprire anche un processo del genere per Hans Urs von Balthasar. Ecco il mio commento: „Penso che sia de Lubac che von Balthasar meritino davvero di diventare beati della Chiesa Cattolica. Entrambi hanno sofferto profondamente per la Chiesa, l'hanno amata profondamente e sono stati coraggiosi, obbedienti e liberi allo stesso tempo. Come per Balthasar, anche per Adrienne dovrebbe essere aperto un tale processo di beatificazione. Poiché queste due missioni ecclesiali (di Balthasar e della Von Speyr) sono in vero un’unica missione. In nessun altro luogo (come nel caso dei tre) ho visto una così profonda disponibilità a scendere all’inferno, perché lì Cristo possa operare la sua forza di liberazione….“.

Io imparo molto da Banfi, ma alle volte il suo giudizio non mi convince: è vero che per quanto riguarda l’attentato di Pietrogrado le cose non sono ancora chiare e forse non lo saranno: chi ha voluto davvero uccidere l’attivista nazionalista Vladlen Tatarsky? Ma a me non sembra che ci sia una mancanza di chiarezza per quanto riguarda il sabotaggio al gasdotto Nord Stream; vi è piuttosto una chiara non volontà dei politici, dei servizi segreti e dei media corporate, televisivi e giornalistici, di prendere sul serio il lavoro del grande giornalista americano Seymour Hersh, che con grande „verosimilitudine“ ha fatto vedere il coinvolgimento degli USA in questo sabotaggio.

«Ursula von der Leyen non ha nominato la guerra in Ucraina nel suo tweet in cui ieri dava conto del pranzo all’Eliseo con il presidente francese. “Buona discussione con Emmanuel Macron oggi. Abbiamo condiviso le nostre analisi sulle questioni chiave da sollevare con il presidente Xi, sulle questioni economiche europee e sui nostri sforzi congiunti in materia di migrazione”, ha twittato la presidente della Commissione europea. Il riferimento è al viaggio di domani dei due leader a Pechino per l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping“ (Alessia Grossi, Il Fatto) - purtroppo, da quello che ho letto, non vedo un piano realistico dei due europei per coinvolgere il colosso cinese in un’azione diplomatica per la pace in Ucraina. Nei prossimi giorni voglio capirci qualcosa di più…intendo sull’intenzione del viaggio. 


Abba nostro…


(Pomeriggio, verso sera) La giornata odierna, dopo la scuola, ci ha visto a Valletta. Nele, Magnus ed Elias hanno tenuto una  bella conferenza sulla città, dal punto di vista storico e geografico. Con una bella camminata per la città, in cui i nostri giovani hanno trovato alcuni motivi fotografici molto belli (qui presento i miei con le tradizionali foto di gruppo), siamo arrivati allo spettacolo fotografico "The Malta Experience". In esso il popolo maltese viene presentato come un popolo con una forte autocoscienza, elaborata non contro gli altri, ma con gli altri. A partire dall'epoca dei templi, più antichi di Stonehenge, i millenni sono passati con l'arrivo dal mare dei diversi imperi e delle diverse civiltà, che hanno arricchito la storia dell'isola. A livello linguistico abbiamo la grande influenza del mondo arabo ed islamico e a livello culturale religioso quella del cristianesimo, con l'arrivo, raccontato anche dagli Atti degli Apostoli, di san Paolo sull'isola, nella quale ha predicato e curato i malati per tre mesi. Il primo approccio della cultura araba e mussulmana si è integrato bene con la cultura cristiana, portando nuovi metodi di agricoltura e ricchezza. Nei secoli successivi vi è stato un assedio ottomano, del 1565, anche noto come il Grande Assedio di Malta, che fu per l'appunto "un assedio stretto dall'Impero ottomano, deciso a conquistare Malta, per eliminare l'Ordine ospedaliero di San Giovanni; la strenua difesa dei cavalieri e dei maltesi obbligò gli Ottomani a desistere dopo quasi quattro mesi" (Wikipedia). Lo spettacolo presenta Malta in questa come l'ultimo bastione della difesa dell'occidente, ma devo dire che il primo momento di pace tra Islam e cristianesimo, mi sembra di importanza notevole e maggiore di questo mito del grande assedio. Nel ventesimo secolo Malta si presenta ancora una volta come la difesa della cultura contro, questa volta, la barbarie nazista. Il re inglese Giorgio VI premia l'isola di Malta con "la George Cross in riconoscimento della galanteria dei suoi abitanti durante la seconda guerra mondiale. I destinatari di questo premio possono aggiungere GC dopo i loro nomi; la croce è seconda solo alla Victoria Cross (la più alta decorazione militare britannica)". Alla fine lo spettacolo fotografico ricorda anche le diverse tappe dell'indipendenza maltese fino all'entrata nell'Eu. Abbiamo concluso il nostro pomeriggio camminando fino al Upper Barakka Gardens...



(Sliema, Malta, il 3.4.23 - Lunedì della Settimana Santa) Quale è la meta di SPN nella meditazione della vita di Gesù? L’incontro con il concretissimo delle diverse scene di questa vita e l’indifferenza: questa vita è il criterio non la mia vita. E se è vero, pur nelle tante tentazioni, che l’esegesi teologica del 20esimo secolo voleva liberare la vita di Gesù da tante „sovra-costruzioni“, allora possiamo dire che l’intenzione di Sant’Ignazio di Loyola si trova in un rapporto di vicinanza con l’intenzione dell’esegesi teologica moderna (cfr. Antologia-Servais, 185-186). Forse la Settimana Santa può essere vista come un tempo di tentazione, simile a quello del deserto, all’inizio della missione pubblica di Gesù. Ancor più di una persona con una grande coscienza del reale, con una coscienza tale che non vuol far cadere alcuno degli elementi importanti e che non fa alcuno sconto alla propria visione del mondo, Gesù ha una percezione divina ed umana del reale, ed ora per poter morire, deve in qualche modo „nascondere“, deporre nel Padre questa coscienza e la sua natura divina (cfr il „Hinterlegen“ („porre dietro“ di Adrienne); la grande tentazione di chi è così spiritualmente sveglio è di superare i propri limiti (cfr. Romano Guardini, Il Signore, 31) e il diavolo lo tenta proprio in questo senso: perché non trasforma pietre in pane se ha fame? Perché non si getta da un altezza se si fida in Dio? E se davvero vuole raggiungere tante persone, perché non accettare la proposta di dominarle, adorando chi ha un certo potere nel mondo? Nella Settimana Santa la potenza di Dio si rivela sub contrario e Gesù in modo drammatico deve accettare tutti i limiti dell’umano e fidarsi, anche nel buio, completamente in Dio! 

Il Santo Padre ieri nella predica per la domenica delle Palme ha parlato del dolore:Papa Francesco è tornato ieri in piazza San Pietro, dopo i giorni all’ospedale Gemelli. Un ritorno a tempo di record, vissuto però in modo dimesso. Bergoglio è apparso affaticato, anche se rinfrancato dall’abbraccio affettuoso della folla dei 60 mila presenti, che hanno sfidato le improvvise folate di vento gelido. Il Papa ha voluto, nell’omelia, ricordare nella Domenica delle Palme, che apre i riti pasquali, “le sofferenze del corpo di Gesù”. Il suo discorso è suonato come una meditazione elaborata a contatto con le dure realtà di malattia e dolore che si trovano in ogni ospedale e che il pontefice ha vissuto di persona negli ultimi giorni. Come scrive Enzo Bianchi, nel commento su Repubblica, i cristiani si immedesimano ogni anno nel calvario del Signore. «Tentativo di mimesis? Necessario coinvolgimento dei corpi dei credenti nella memoria della Passione? Esperienza di lutto e di tenebra da iscriversi nella fede? I cristiani vivono ancora la settimana santa così e da questa “fatica” dovrebbero, coerentemente con i Vangeli, arrivare a farsi domande sul perché il giusto diventa vittima dei malvagi fino a essere perseguitato ed eliminato». La seconda Pasqua di guerra aggiunge poi alle riflessioni dei credenti lo sgomento di tutti: il mondo sembra correre verso l’autodistruzione“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Uno degli sconti più grandi che si fa alla visione del mondo democratica è di essere meglio di quella autocratica, cosa che in un certo senso è vera, ma allo stesso tempo, vi è ora uno studio di tante censure ed uno studio della volontà di dominio „sferica“ di questa visione del mondo che tutto ciò non può essere ignorato, tanto più se in forza di questo „meglio“ si è disposti a distruggere il mondo (cfr. quello che ho scritto ieri in dialogo con Matthew C. Crawford). A parte il fatto che ci sono contraddizioni anche gravi come quella di cui ha parlato oggi nella versione Banfi: „Intanto l’Onu deposita ufficialmente un rapporto per cui la Libia sarebbe responsabile di gravi lesioni dei diritti umani, con l’appoggio più o meno implicito della Ue e dell’Italia“.

Un giornalista americano dei „corporate media“, un giornalista quindi che lavora con le categorie destra/sinistra (conservatore/progressista), Christopher White, in una intervista con „domradio.de", sul tema delle dimissioni di un vescovo, se coinvolto nella gestione non trasparente dei casi di pedofilia, tra le tante cose inutile, da un’informazione davvero interessante: „Il cardinale Marc Ouellet ha guidato la Congregazione dei vescovi per dodici anni e ha dichiarato che il 40% dei vescovi presi in considerazione ha rifiutato di essere nominato“ - non stupisce, visto che la Chiesa cattolica, come ha detto un mio amico ateo e schopenaueriano, è diventato il caprio espiatorio di quasi tutti i mali del mondo. La cosa comunque è grave, perché pur con l’umiltà che ci richiede Cristo, dobbiamo anche prendere su di noi la responsabilità che ci viene richiesta. 

Ieri è stata la giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo; Cristina, nella sua bacheca in Facebook, ha condiviso una pagina del libro di Gianluca Nicoletti sul tema, „Alla fine qualcosa ci inventeremo“, presa dal XX capitolo: „Nostro figlio è la nostra droga“, in cui si afferma, tra l’altro, che l’autista pretende da chi gli fa compagnia, l’assunzione di un ruolo di dominanza - questo ovviamente non corrisponde a quell’atteggiamento di servizio umile di cui parla il Vangelo, ma l’autismo è per l’appunto una malattia, e in questo caso non è male sapere, anche se non ci si può piegare del tutto ad esso, questo desiderio di essere dominati, da parte dell’autista.

Sono contento della sconfitta politica di Sanna Marin, che è una guerrafondaia - sulla vittoria della destra in Finlandia non so cosa dire, perché non ho informazioni a sufficienza. Comunque, come mi ha detto un amico maltese, la polarizzazione contro la destra o contro Trump è per l’appunto solo una polarizzazione unilaterale ed il mondo oggi ha bisogno di tutto, ma non di polarizzazioni… 

„Dire che si tratta di un passo straordinario significa sottovalutare radicalmente il caso. Non c'è quasi modo di esprimere a parole l'importanza di ciò che è appena accaduto. Trump è diventato il primo ex presidente della storia americana a essere incriminato - non per azioni che avrebbe compiuto in qualità di presidente, ma per un presunto pagamento del silenzio in uno scandalo sessuale avvenuto prima di diventare presidente - e non sulla base di precetti chiari o consolidati del diritto penale, bensì sulla base di teorie dubbie e nuove che non sono ancora state approvate da nessun tribunale sul fatto che, se si riuscisse a dimostrarlo, questo sarebbe un reato. E non viene fatto con un'apparenza apolitica, ma con l'esatto contrario, a Ground Zero per il liberalismo americano: Manhattan, portato avanti da un procuratore del Partito Democratico appena eletto e fortemente sostenuto dal mega-donatore del Partito Democratico George Soros, che infatti ha dato soldi al PAC che ha poi promosso la candidatura di Bragg…Un gran giurì convocato dal procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, membro del Partito Democratico, eletto da un elettorato di New York a maggioranza liberale e democratica, ha votato per incriminare l'ex presidente Trump. Le accuse nello specifico non sono ancora state pubblicate, il che significa che non sappiamo esattamente quali siano le accuse, ma sappiamo di cosa si tratta. Sappiamo a cosa si riferiscono le accuse. Ed è qualcosa di cui il pubblico è a conoscenza da molto tempo: sapeva tutto di questo caso quando si è recato in cabina elettorale nel novembre 2016 e ha votato per Donald Trump nonostante ne fosse a conoscenza. Lo sapevano per tutta la presidenza Trump e lo sapevano nel 2020 quando, nonostante gli straordinari danni della pandemia COVID e la devastazione economica che accompagnava le serrate, lo hanno quasi rieletto.“ (Glenn Greenwald in Rumble, BREAKING: New York Grand Jury Indicts Donald Trump, 3.4.23). Greenwald, in questo stesso articolo, che è la trascrizione di ciò avevo detto a voce nella sua trasmissione di Rumble, ci spiega il peccato mortale di Trump: „Trump è riuscito a far luce su ogni sorta di istituzione di autorità e potere di cui i leader americani, per diventare tali, accettano essenzialmente e implicitamente di non parlare in termini di verità. Fin dall'inizio, durante la campagna elettorale del 2016, Trump ha detto cose come: "Il modo in cui Washington funziona è che se sei ricco come me, puoi semplicemente firmare un assegno a chiunque abbia bisogno di un favore. E nel momento in cui scrivi quell'assegno, loro prendono il telefono e dicono: "Salve, signor Trump, cosa posso fare per lei?". Cose che non si dovrebbero dire e che non si possono dire se si vuole essere un leader americano. Ha messo in dubbio la sostenibilità della NATO. Ha deriso la comunità dei servizi segreti. Ha contestato ogni sorta di principio bipartisan, tra cui quello secondo cui gli Stati Uniti dovrebbero andare in giro per il mondo a cambiare governi a loro piacimento. Ha attaccato frontalmente gli accordi di libero scambio e l'intera istituzione del neoliberismo globale. E su molte di queste cose non è andato fino in fondo, sia perché era incapace o indisciplinato, sia perché si è circondato di persone che lo hanno ingannato attraverso l'adulazione e lo sfruttamento di altri difetti del suo carattere, tutte cose che sono sul suo registro“. 

Abba nostro…

(Sera) Pregando i „Vespri“ la sensazione della bellezza di Cristo: assolutamente vera, assolutamente reale, senza alcuna macchia. 

Ma anche Cristo è stato tentato e Romano Guardini, tra gli altri ci ricorda un aspetto: perché consegnarsi alla miseria delle persone piccole, al torpore cupo dei credenti? (Cfr. Il Signore, 33). Alla stupidità degli adolescenti? Al piccolo mondo dei parrocchiani? In lui la risposta alle tentazioni è tranquilla, sveglia, libera, definitiva come un aut aut: chi vogliamo adorare (cfr. Romano Guardini, 32-33)?

(Sliema, Malta, 2.4.23) Matthew B. Crawford, nel suo articolo odierno, „Anatomy of the consensus-borg“( Substack), riassume in modo sintetico e geniale, tutto ciò che ho cercato di narrare, a livello politico, giorno per giorno, in questo diario e che mi ha allontanato da una serie di posizioni che avevo preso nel gruppo „Contadini di Peguy“, negli anni prima della pandemia (ma per nulla da Peguy stesso). In modo particolare, prendendo le distanze, dalla narrazione unilaterale riguardante l’ex presidente degli USA, Donald Trump: „Nel mondo di Clinton e Obama, l'ascesa di Donald Trump è apparsa come un profondo tradimento - perché, a loro avviso, la Silicon Valley avrebbe potuto fermarlo ma non l'ha fatto. Come responsabili della politica governativa su Internet, avevano aiutato le aziende tecnologiche a costruire le loro fortune sulla sorveglianza di massa e avevano evangelizzato Internet come un faro di libertà e progresso, chiudendo un occhio sulle loro flagranti violazioni degli statuti antitrust. In cambio, le aziende tecnologiche hanno fatto l'impensabile: non perché hanno permesso alla Russia di "hackerare le elezioni", un'accusa disperata lanciata per mascherare la puzza di fallimento, ma perché si sono rifiutate di intervenire per impedire la vittoria di Donald Trump“ (Matthew C. Crawford). Matthew, all’inizio dell’articolo, fa vedere che comunque non si tratta solamente del ex presidente americano, ma di una serie di cambiamenti che vale la pena di meditare uno per uno, perché rivelano un sistema di controllo „democratico“, che rende la differenza tra democrazia e autocrazia, semplicemente un „mito“ (un mito che contraddice la profezia della pace): „Per spiegare la creazione di un rigido consenso intorno ad affermazioni empiriche e a posizioni politiche che sembrano estremamente discutibili, sono state proposte una serie di idee e osservazioni, soprattutto in quelle zone di Internet in cui la sensazione prevalente è che qualcosa sia andato seriamente storto. Le spiegazioni offerte includono: - le "cascate di preferenze" nelle opinioni di prestigio; - la crescente tendenza dei governi occidentali a invocare "stati di emergenza" per perseguire misure impopolari; - i promotori della paura, accreditati ma fondamentalmente imprenditoriali, che lavorano in simbiosi con i media; - l'erosione dell'integrità e dell'indipendenza scientifica attraverso finanziamenti centralizzati e "cartelli di ricerca“; - la funzione che il panico morale svolge nel coordinare i vari nodi del potere attorno a un'agenda che altrimenti rimarrebbe controversa o discutibile; - il ruolo che la "politica del ripudio" e la denuncia morale svolgono nell'assicurare alle élite lo svincolo dalla fedeltà alla comunità nazionale; - l’auto-ipnosi di gruppo che è stata chiamata "formazione di massa“; - la "sovrapproduzione di élite" che finiscono per competere tra loro in modi distruttivi per la società, ad esempio attraverso test di purezza ideologica e annullamento della cultura, che inducono al conformismo. “ (Matthew). Ovviamente il panico, non solo quello morale, con la pandemia e con le immagini che mi venivano (non solo a me ovviamente) dal nord dell’Italia era causato da un evento che ha creato tanti morti. Il Papa rispose con la chiusura delle funzioni pubbliche in Vaticano e con le Sante Messe quotidiane televisive, che mi avevano fatto tanto bene, perché io mi trovavo bloccato in Germania, senza poter andare trovare i miei genitori; ma grazie a Dio ad un certo punto, il Papa ha smesso di apparire quotidianamente in televisione con la Santa Messa e grazie a Dio è stato uno che ha cominciato di nuovo a viaggiare, quando altri ritenevano il pericolo della pandemia non ancora finito (in Iraq nel marzo del 5-8 marzo 2021). Oltre alla pandemia Matthew riassume alcuni avvenimenti storici di cui si dovrà tenere conto: „Una delle voci più incisive di questo quadro emergente è stata pubblicata la scorsa settimana su „Tablet“ da Jacob Siegel. Siegel era un ufficiale dei servizi segreti dell'esercito che ha prestato servizio in Afghanistan e da allora è diventato un giornalista con cose interessanti e importanti da dire. Egli ripercorre l'ascesa di un'infrastruttura di "guerra dell'informazione" nel governo degli Stati Uniti, iniziata con l'11 settembre e, a suo dire, successivamente convertita a scopi di politica interna. I metodi di contro-insurrezione - conquistare i cuori e le menti attraverso la propaganda - utilizzati all'inizio della Guerra globale al terrorismo (GWOT: guerra globale al terrorismo) erano quelli del Vietnam. Ma nel 2014 si sono verificati diversi eventi che hanno convinto il governo statunitense della necessità di rivedere le proprie capacità di guerra dell’informazione. Dapprima la Russia ha cercato di reprimere il movimento Euromaidan, sostenuto dagli Stati Uniti, in Ucraina; pochi mesi dopo la Russia ha invaso la Crimea; e alcuni mesi dopo lo Stato Islamico ha conquistato la città di Mosul, nel nord dell'Iraq, dichiarandola capitale di un nuovo califfato. In tre conflitti distinti, si è visto che una potenza nemica o rivale degli Stati Uniti ha usato con successo non solo la forza militare, ma anche campagne di messaggistica sui social media progettate per confondere e demoralizzare i suoi nemici. [I funzionari della sicurezza degli Stati Uniti e della NATO si sono convinti che] lo Stato doveva acquisire i mezzi per assumere il controllo delle comunicazioni digitali in modo da poter presentare la realtà come volevano e impedire che la realtà diventasse altro. Una volta che l'ISIS si è ritirato e Osama bin Laden è morto, l'opinione pubblica americana ha perso interesse per il terrorismo. Ma a quel punto l'apparato di guerra informativa sviluppato nella GWOT si era evoluto in una "industria auto-interessata e auto-giustificante che impiegava migliaia di persone all'interno e all'esterno del governo e che operava senza una chiara supervisione o utilità strategica", scrive Siegel. Per giustificare la sua esistenza, aveva bisogno di minacce. L'elezione di Trump nel 2016 ha rappresentato una nuova minaccia per la nazione, anzi per l'umanità. Naturalmente, questa affermazione è iperbolica. Ma, a giudicare dal delirio generale, credo che rifletta accuratamente lo stato d'animo iperbolico di chi è al potere e di chi si sente più o meno a proprio agio con gli attuali assetti. Mentre il Partito Democratico è riuscito a neutralizzare (anzi, a sabotare) Bernie Sanders nel 2016, i Repubblicani non erano abbastanza organizzati per fare lo stesso con un candidato che sembrava, almeno, minacciare "i loro legami commerciali con la Cina, il loro accesso alla manodopera importata a basso costo e il lucroso business della guerra costante", come dice Siegel. Trump è stato in grado di aggirare il controllo dei partiti e di utilizzare i social media per raggiungere direttamente gli elettori. La sua elezione alla presidenza è stata considerata un'usurpazione da entrambi i partiti. Si è detto che è stata causata dall'incapacità di Facebook e Twitter di controllare la disinformazione seminata dalla Russia. Questo è il momento chiave e l'affermazione chiave che ha inaugurato una nuova era. Il campo della competizione politica era ora esplicitamente epistemico. A questo fatto se ne aggiunge un altro: la politica interna era stata corrotta da un nemico straniero. Ciò significava che ci trovavamo in uno "stato di eccezione", il tipo di emergenza in cui i poteri di guerra dell'esecutivo erano ritenuti appropriati e i principi costituzionali potevano essere sospesi“ (Matthew). Questo stato di guerra vs Trump continua ancora oggi come ho raccontato ieri in dialogo con l’editoriale della FAZ e visto che il Russiagate non ha alcuna sostanza hanno cambiato il capo di accusa. Per quanto riguarda il Russiagate, Jacob Siegel e Matthew ricordano quanto ormai tutti dovrebbero sapere: „Come ora sappiamo, le affermazioni che hanno portato all'interferenza russa hanno sovrastimato la portata e l'efficacia di tale interferenza.  Le grandi potenze cercano regolarmente di influenzare le elezioni di altri Paesi, probabilmente nessuno più accanitamente o con successo degli Stati Uniti. Le affermazioni esagerate sull'ingerenza russa si sono diffuse attraverso il miglioramento degli algoritmi e i consueti processi mimetici del giornalismo, ma un importante elemento iniziale della storia sembra provenire da "una nuova società chiamata Hamilton 68 [che] sosteneva di aver scoperto centinaia di account affiliati alla Russia che si erano infiltrati in Twitter per seminare il caos e aiutare Donald Trump a vincere le elezioni", scrive Siegel. La notizia è diventata di grande attualità, ma come sappiamo dalla pubblicazione dei Twitter Files, i dirigenti di Twitter hanno capito subito che si trattava di una truffa. Citando Matt Taibbi, Siegel riferisce che quando Twitter ha analizzato l'elenco degli account segnalati, ha scoperto che Hamilton 68 aveva "semplicemente raccolto una manciata di account per lo più reali, per lo più americani, e descritto le loro conversazioni organiche come complotti russi". La scoperta ha spinto il responsabile della fiducia e della sicurezza di Twitter, Yoel Roth, a suggerire, in un'e-mail dell'ottobre 2017, che l'azienda prendesse provvedimenti per smascherare la bufala e "far capire che si tratta di una stronzata"". Ciò non è avvenuto. Il motivo per cui non è successo è che Twitter e le altre aziende di social media erano proprio allora in procinto di integrarsi con lo Stato di sicurezza nazionale“ (Matthew C. ). Matthew conclude il suo articolo, tenendo conto anche di nuove invenzioni come ChatGPT di cui ho già parlato nel mio diario: „L'ultima frase sulla propaganda generata dall'IA è inquietante. Siegel presenta argomenti e osservazioni di varia persuasività. Scrive con un fervore morale che probabilmente lo squalificherebbe dalla società educata, ma che sembra appropriato come risposta agli eventi, in particolare per uno che si è arruolato nell'esercito per conto di un Paese che sembra in procinto di essere trasformato al di là di ogni riconoscimento. In questo assomiglia all'icona dei Boomer, il veterano del Vietnam che torna a casa e dice la verità al potere. Attualmente gli esperti di estremismo della NPR ci avvertono che le lamentele di sentirsi traditi da chi è al potere sono un indizio sicuro di simpatie fasciste, il linguaggio risentito del Beer Hall Putsch. Ma naturalmente il tradimento da parte di chi è al potere esiste davvero, come credo abbiano giustamente percepito i veterani del Vietnam. Squalificare la rabbia politica con un parallelo storico forzato con Monaco di Baviera nel 1923, piuttosto che con il complesso politico-militare-industriale americano degli anni Sessanta (più vicino e direttamente rilevante), inizia a sembrare uno sforzo per proteggere l'attuale costellazione del potere. Una costellazione che può sembrare, beh, un po' fascista. Non da ultimo, per la sua insistenza sul fatto che i nemici politici interni sono agenti di una potenza straniera ostile - che, per inciso, era anche la premessa del senatore Joseph McCarthy nel 1950“ (Matthew). Questa analisi di Matthew (e tutti gli altri che ho citato in questi mesi) a me sembra „verosimile“,ma il motivo primo per cui ho dialogato con questa narrazione in modo privilegiato è, perché essa, secondo me, sfatando la pseudo dialettica democrazia/autocrazia, è un reale aiuto alla „profezia della pace“. Ancora una parola su Peguy: il poeta e filosofo francese non era un pacifista, ma non ha vissuto neppure in quella fase della storia in cui vivo io, cioè nell’epoca posteriore alla „pacis in terris“, ma il modo sincero di confrontarsi con il reale, la sua fede in Gesù e Maria, mi fa sentire l’autore francese molto vicino, molto consono.

Abba nostro…

(Pomeriggio della domenica delle Palme) La meditazione della Parola non sostituisce la visita della Santa Messa, ma la Santa Messa non è una sorte di magico „ex opere operato“ che possa sostituire la meditazione personale (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 184-185): nella dimensione liturgica della Santa Messa veniamo educati ad inserirci nella comunità ecclesiale, senza pensare di essere delle star della „personalità“, ma allo stesso tempo, la liturgia stessa vuole essere approfondita personalmente per ricevere in modo personale e cosciente la santa comunione, che è la presenza di Cristo stesso. Alle 19,30 andiamo alla Santa Messa dai Salesiani in Sliema, che da anni ci accompagnano in questa avventura di portare ragazzi tedeschi in mezzo al Mediterraneo.


(Droyssig - Monaco di Baviera, il 1.4.23) La chiamata cristiana o se volete la proposta cristiana ha una pretesa integrale, ma non integralista, totalizzante, ma non totalitaria, perché è un Dio libero che chiama un uomo libero. C’é un momento irrazionale e caotico nell’uomo, che spesso mette in crisi la nostra razionalità e la nostra volontà (ed anche la nostra libertà). Il nostro desiderio, nella sua integralità, si orienta a Dio e Dio nella sua libertà si orienta a noi: questa seconda dimensione è originaria, perché il primerear consiste nel dono gratuito dell’essere e senza questo dono, non vi sarebbe alcun desiderio. Ignazio parla di sentimento, di sentire, ma non si tratta di quella dimensione irrazionale e caotica, che ha a che fare con il nostro inconscio e con la nostra chimica, ma di quello che don Giussani chiama il cuore; se Dio ci dona un cuore e noi accettiamo questo dono, abbiamo anche l’organo con cui ricevere ed accogliere il dono dell’essere, nella sua dimensione creaturale e redentiva; questo cuore, che dopo il peccato originale viene creato e generato di nuovo ci permette di riportare tutto, anche la base vegetativa della nostra vita al Padre. Le difficoltà che abbiamo nella vita ad integrare l’irrazionale in questo logos ultimo della nostra vita, sono necessarie per non perdere l’atteggiamento ultimo dell’umano: la secondarietà (subalternità) o espresso in modo religioso l’umiltà; „senza di Cristo non possiamo fare nulla“!  

Il mio diario è stato aperto per più di 7.000 volte. 

„Forse se Trump avesse davvero colluso con la Russia a scopo di tradimento, sarebbe stata una trasgressione di gravità sufficiente a giustificare la prima incriminazione di un presidente. Ma, come ricorderete, si è rivelato del tutto fittizio, quindi hanno optato per la storia di Stormy Daniels“ (Michael Tracey, Twitter, 1.4.23). Ovviamente nell’editoriale principale della FAZ di oggi si cavalca la nuova accusa di finanziamento illegale di un attrice-porno… La cosa è molto semplice: il giornale francofortese, come tutti i giornali aziendali, vede in Trump, quello che in parte è: uno che da voce a chi non fa parte delle élite del mainstream; forse è vero che non lo fa per aiutare queste persone, ma il suo ego. Rimane il fatto che uno così va distrutto, perché da voce a chi deve tacere e non rompere le palle alle nostre élite liberali e capitaliste; è inutile dire che il silenzio di san Giuseppe non ha nulla a che fare con tutto ciò. 

Abba nostro…


(31.3.23 - Mio 63esimo compleanno) Quando il papa dice che non ci si salva con la teologia, che di per sé, può essere anche il lavoro di un ateo (cfr la catechesi, mercoledì scorso), sta parlando di una teologia astratta, non di una „teologia in ginocchio“; se si parla di quest’ultima, allora vale la frase di Balthasar: „all’interno della teologia in senso proprio non vi è alcuna astrazione, nessuna „dottrina“ che valga generalmente, da cui si è sottratto l’avvenimento, alcun „contenuto“ meramente spirituale, che abbia validità anche senza la figura, che coinvolge i sensi, del Vangelo“ (Antologia-Servais, 182). Nella meditazione cristiana è in gioco, nella storicità-concreta, il concretissimo divino. Nel Vangelo non abbiamo a che fare con dei casi generali: quei Giudei che polemizzano con Gesù e che lo vogliono lapidare (cfr. Gv 10, 31-41), sono un caso concretissimo che illumina anche altre esperienze concretissime. „Il concreto riceve in ciò un’universalità e necessità che spetta nel mondo altrimenti solamene alle leggi e alle norme astratte; diventa una parola e una legge di Dio che vale per tutti i tempi e tutti i luoghi, senza per questo perdere nulla della sua concretezza, del suo colore e della sua impronta singolarmente storici“ (Balthasar). La parola chiave è „Incontro“ lo dice Balthasar e lo ha detto il papa nella sua catechesi del mercoledì scorso. Ma non si tratta di un incontro limitato ad un carisma, ma proprio un incontro con Gesù vivo ora, che può essere avvicinato con l’azione (esperienza) e con la meditazione (contemplazione). 

Carissimo Renato, grazie per la tua risposta attenta! Sulla prima parte hai completamente ragione: bisogna accettare le umiliazioni, come percorso di umiltà; sulla seconda cosa, cioè sul Movimento, devo essere una volta convinto (non so da chi) che qualcuno prenda sul serio la mia missione particolare che non è mai stata generata da don Giussani da solo, ma dal suo abbraccio con Balthasar.  Grazie della tua amicizia, Tuo, Roberto

Carissimo Claudio, in vero io non so proprio cosa dire sulla tua domanda; nel tempo che Don Carrón ha guidato la Fraternità io lo seguito con lealtà ed ho imparato molto da lui; allo stesso tempo il riassunto che ne ha fatto qualche giorno fa De Haro non mi ha convinto per nulla, anche se l’idea centrale, quella della bellezza disarmata, rimane una grande sfida ed è molto cristiana. Su Prosperi non so che dire, a parte che cerca di ubbidire a quello che vogliono a Roma. Quale è il passo indietro che avrebbe fatto Santoro? Di lui ho letto solo la sdc sui cinque „senza“ del razionalismo moderno. L’idea che il Movimento rilegga per l’ennesima volta il „Percorso“, non mi convince tanto ed a me non aiuta; il meglio di Don Giussani lo sta proponendo il Papa, per esempio nell’ultima catechesi, in cui ha parlato dell’incontro, che per un gesuita è sempre incontro con Gesù e non solo con un carisma particolare. Poi per quanto riguarda me è probabile che la difficoltà nasca dal fatto che Don Giussani non ha mai generato da solo la mia appartenenza a questa storia, ma l’abbraccio tra von Balthasar e lui lo ha fatto. Anche tutte le cose su cui ho riflettuto politicamente negli ultimi tempi erano in un dialogo privilegiato con un filosofo statunitense della comunità di san Giovanni, fondata da Adrienne e Balthasar, e mi sono mosso in una direzione del tutto differente dalle cose che dice per esempio „La nuova Europa“; credo che quest’ulitma sia un’interpretazione legittima, ma non l’unica e non quella che mi aiuta. La persona a cui in questo tema mi sento vicino in Italia è Massimo Borghesi. Un abbraccio, grazie per gli auguri per il mio compleanno, Roberto 

Il Papa sta migliorando. Al Gemelli stanno curando l’infezione alle vie respiratorie e l’illustre paziente sembra reagire bene alle cure. Ci vorrà ancora qualche giorno e Francesco potrà essere dimesso. Intanto in Vaticano si è già deciso di assegnare ad alcuni Cardinali gli impegnativi riti pasquali, che si aprono fra 48 ore con la Domenica delle Palme in piazza San Pietro“ (Alessandro Banfi, versione odierna)

Abba nostro

(Tarda mattinata) Ho letto nella bacheca di Bruno Brunelli questo post: Dalla presentazione del libro. "Perché negli ultimi anni abbiamo sentito parlare sempre più di troll e bot russi? Cosa sono e quale strategia nascondono questi attacchi informatici? L’avvento al potere di Vladimir Putin, nel 2000, ha aperto una nuova fase nella storia della Russia, portando il Paese a nutrire maggiori ambizioni nell’arena internazionale non più sostenibili con le vecchie strategie. La cosiddetta ‘Dottrina Gerasimov’, che prende il nome dal Generale che l’ha teorizzata, è il punto di partenza della guerra non convenzionale che vede come strumenti principali internet, le nuove tecnologie e i social network. Una guerra occulta, che si combatte anche in tempo di pace e che ha, fra i suoi obiettivi, la manipolazione dell’opinione pubblica e l’uso dell’informazione come arma a largo spettro. In questo libro Marta Ottaviani illustra come Mosca sia riuscita a influenzare alcuni grandi conflitti e appuntamenti internazionali attraverso attacchi hacker ai danni di molti Paesi europei e legioni di troll al soldo del Cremlino, che operano per accrescere la popolarità di Putin e screditare gli oppositori. L'obiettivo è quello di far filtrare la versione dei fatti russa, ribaltando la realtà.“ (Marta Ottaviani. Oggi collabora soprattutto per i quotidiani Avvenire e La Stampa, Radio In Blu) - Su questo punto abbiamo un'analisi diametralmente opposta, che io ho sviluppato in dialogo con giornalisti americani e canadesi, di cui nessuno appartiene alla „destra trumpiana“. Tutti questi giornalisti hanno smontato con un lavoro minuzioso tutto quanto affermato su questo post a riguardo del libro di Marta Ottaviani. Lo studio attentissimo di Matt Taibbi ha fatto vedere che non esiste nessuna consistente presenza di troll e bot russi. Ovviamente io credo che queste cose non sono una questione di verità, ma di verosimilitudine. A me sembra che quello che ho detto in questi mesi nel mio diario sia più verosimile; ma è possibile che abbia ragione Bruno. A me sembra che la critica del papa alla logica di Cappuccetto Rosso sia più simile alla mia posizione, ma posso sbagliarmi e certamente Putin non è un santo, anzi è uno dei lupi. Comunque sia il Papa sta al di sopra di tutto ciò e il suo programma: "Fratelli tutti" è per me di importanza vitale , come lo è certo anche per tutti coloro che si ritengano cattolici.

Spesso gli ultimi della società sono stati offesi con generalizzazioni ingiuste. Se talvolta i più poveri e gli scartati reagiscono con atteggiamenti che sembrano antisociali, è importante capire che in molti casi tali reazioni dipendono da una storia di disprezzo e di mancata inclusione sociale. Come hanno insegnato i Vescovi latinoamericani, «solo la vicinanza che ci rende amici ci permette di apprezzare profondamente i valori dei poveri di oggi, i loro legittimi aneliti e il loro specifico modo di vivere la fede. L’opzione per i poveri deve portarci all’amicizia con i poveri»“ (Papa Francesco, Fratelli tutti, 234).  - Questo punto 234 della Fratelli tutti deve essere tenuto in considerazione se si riflette sul fatto che sono proprio spesso i poveri e gli scartati che fanno scelte politiche che potrebbero essere accusate di „egoismo collettivo“ („atteggiamenti che sembrano antisociali“); comunque io vedo una vera vicinanza ai poveri non in un partito, ma in gente come Alver o padre Pepe…

Jacob Siegel scrive con ragione che il primo bersaglio della censura „democratica“ non è la „destra“ - questo è davvero liberante, perché il rischio è di arenarsi in un’accusa reciproca: la destra che dice di subire la censura della sinistra, e viceversa. Oggetto di censura sono tutte quelle opinioni, che, per esempio, radicalmente pensano che la guerra, in un epoca atomica, sia semplicemente una follia (nella tradizione pontificia, per lo meno da Giovanni XXIII fino ad oggi, ma in vero si possono anche citare tutti gli altri pontefici a partire da Benedetto XV, anche se prima di Giovanni XXIII non c’era un pericolo nucleare)  o quell’altre opinioni di che pensa che non si possa parlare acriticamente, in uno scontro tra imperialismi (copyright: Papa Francesco), di legittima difesa di un popolo, anche se ci sono certamente situazioni in cui determinati popoli soffrono più di altri, durante un periodo di guerra. La dialettica destra/sinistra non è in vero in grado di spiegare cosa accada ora, in cui il pericolo è piuttosto quello di un’assolutizzazione del paradigma tecnocratico, come tentativo di superare i difetti dell’uomo (evito qui ogni espressione sarcastica) e di combattere il nemico che si crede essere l’unico colpevole. 

Sto leggendo l’autobiografia di Sakine Cansiz, una rivoluzionaria curda, nata nel 1958 - sono arrivato al suo 16esimo anno, in cui racconta di un’azione politica rivoluzionaria nella sua scuola contro i fascisti turchi; ad un certo punto specifica che c’era un ragazzo, nella sua classe, che faceva del casino e lo chiamava antifascismo. Lo dico per far comprendere che anche una persona che come la Cansiz, nel 1974, parla di antifascismo, sa ben distinguere anche con i suoi 16 anni, se questo termine è usato in modo appropriato; per quanto riguarda il nostro tempo non vedo alcun pericolo di fascismo o nazismo - non ci si può immaginare Hitler che non viene eletto e poi si presenta quattro anni dopo di nuovo alle elezioni. Il grande pericolo della profezia della pace non viene solo da destra, solo dai presunti fascisti, ma viene anche e in questo momento soprattutto da partiti che dicono di sé di essere democratici ed in un certo lo sono (i Verdi in Germania, i democratici negli USA…)


(30.3.23) Senza una spontaneità, mancanza di pregiudizi ed imparzialità nei confronti del Vangelo non è possibile meditare e seguire Cristo. Anche Lutero ha avuto questa mancanza di pregiudizi nei confronti del Vangelo, scrive Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 181). Una dissociazione tra tra la persona di Gesù, che è il Logos di Dio e la parola del Vangelo non è pensabile, per nessuno che voglia capire qualcosa di Cristo, ed ancor più per uno che lo voglia seguire. Una certa ingenua fiducia, che grazie a Dio non mi è mai stata tolta, nel testo del Vangelo ci permette un accesso immediato in ciò che sono i sentimenti di Cristo, nel suo „stato“, condizione di essere nei confronti del Padre. Le meditazioni sulla vita di Gesù sono la spina dorsale degli Esercizi di SPN; queste cose che ci insegna Balthasar, alla scuola di SPN e che insegnano certamente tutti i veri maestri cristiani sono di importanza capitale: „se uno osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno“ (Gv 8, 51); in questo periodo sono molto stanco, perché fare un lavoro interiore (di cui questo diario da testimonianza) ed insegnare nella scuola, alle volte, è un vero peso, tanto più che più si è trasparenti alla Sua Presenza, tanto più si scatenano le forze contrarie, ma bisogna essere molti semplici anche in questo: se Gesù ci può salvare dalla morte eterna, ci può anche salvare da queste forze e dalle persone in cui sono presenti ed io ho sempre pensato di stare sotto il mantello di Maria, in questi venti anni nella diaspora. Vale per tutta la mia piccola famiglia. Anche nel passo evangelico odierno (Gv 8, 51-59) le persone („i Giudei“) si scatenano contro di lui e contro di lui in modo particolare, perché Gesù ci dice che alla Sua sequela il „gioco è dolce“: „Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: „se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno“. Con chi stanno parlando „i Giudei“? Con uno che dice di sé ed io ci credo in tutta semplicità: „Prima che Abramo fosse, Io sono“. A questo punto lo vogliono lapidare, „ma Gesù si nascose e uscì dal tempio“. Abramo ha gioito di Cristo, „esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia“. Questa gioia è il criterio ultimo di autenticità, anche se non si è cristiani. Vedere il giorno dell’amore gratuito di Dio e non gioire è impossibile. 

„Ricercatori universitari hanno confrontato i salari e gli stipendi sulla base dei dati dell'Ufficio federale di statistica. Secondo questi dati, i dipendenti di università e scuole guadagnano in media 4.686 euro lordi al mese" (MZ), quindi „ i dipendenti del settore pubblico sono tra quelli che guadagnano di più nella Germania orientale“.Ed in vero se penso a quello che guadagnano i colleghi in Armenia, ma anche in Italia non posso lamentarmi. Bisogna, però, tenere conto di alcune cose: quel „in media“ tra due gruppi che guadagno diversamente, come è il caso di chi lavora nell’Università e chi lavora nella scuola (ed ancor più per chi lavora in una scuola privata) è problematico; non bisogna poi dimenticare quel „lordi“, non bisogna dimenticare che il piccolo alloggio a Monaco di Baviera, dove mio figlio studia medicina,  costa 800 € al mese, senza riscaldamento, etc. Insomma non mi lamento, ma questo articolo della FAZ contribuirà ancora una volta a buttare fango su chi accetta di lavorare nella scuola, in un mondo che spesso si fatica…in un mondo in cui anche bravi giovani colleghi si ammalano di burn out…

Le notizie sulla guerra raccontano di un terreno bellico ancora “troppo umido” per sviluppi immediati e movimenti di truppe. Volodymyr Zelensky ha mandato un messaggio diretto a Pechino, chiedendo un colloquio con il presidente Xi. Ieri il presidente ucraino ha parlato al telefono con Giorgia Meloni, ringraziandola per l’appoggio dell’Italia“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - sebbene io non abbia alcuna simpatia per il presidente ucraino, ritengo essere una notizia molto positiva il suo desiderio di parlare con il presidente cinese. 

La difesa delle bistecche e dell’uomo di Farina in „Libero“ è un tema importante per osteggiare il trans-umanesimo del nostro tempo, che cerca con l’assolutizzazione del paradigma tecnico di abolire l’uomo, nei suoi bisogni corporali e nel suo fare errori (per esempio a livello di informazione). La frase di Cicerone diventa un vero e proprio programma profetico: „errare humanum est“; anche mangiare, fare l’amore, toccare, odorare, guardare, ascoltare senza continui sensi di colpa „ecologici“. 

Der ricovero del papa si è detto che era qualcosa di già programmato, oggi Banfi ci rivela: „il ricovero improvviso di ieri è stato uno choc inaspettato e le cronache riferiscono che l’infermiere personale lo ha convinto a farsi portare in ospedale, dopo che il Papa aveva accusato un forte dolore al petto“. Spero tanto che il Papa stia bene e che abbia la forza per affrontare la pesante settimana santa, la notte pasquale, etc. (Ave Maria…); desidero anche, però, che sullo stato di salute del papa ci sia trasparenza; è uno dei segni della malattia diffusa del nostro secolo, nascondere le proprie malattie. 

Abba nostro…

(Dopo la scuola, la breve meditazione su „Fratelli tutti“) „La promozione dell’amicizia sociale implica non solo l’avvicinamento tra gruppi sociali distanti a motivo di qualche periodo storico conflittuale, ma anche la ricerca di un rinnovato incontro con i settori più impoveriti e vulnerabili. La pace «non è solo assenza di guerra, ma l’impegno instancabile – soprattutto di quanti occupiamo un ufficio di maggiore responsabilità – di riconoscere, garantire e ricostruire concretamente la dignità, spesso dimenticata o ignorata, dei nostri fratelli, perché possano sentirsi protagonisti del destino della propria nazione»“ (Fratelli tutti, 233) - se prendo come esempio gli USA, devo dire che è probabilmente vero che Donald Trump ha promesso ai gruppi vulnerabili, ciò che non ha mantenuto (Jacobin), ma è anche vero che i democratici, non ci hanno neppure provato, con eccezione di Bernie Sanders. Io non so bene (a livello statistico preciso) chi voti „Fratelli d’Italia“ in Italia e „Alternative für Deutschland“ in Germania, ma credo che tanti di questi gruppi più vulnerabili si identifichino con questi partiti e credono di poter aver da loro quella dignità che l’élite governative americane e tedesche non sanno dare loro; „America first“, etc. può essere interpretato come „egoismo collettivo“, come ho fatto nel passato, ma può essere anche interpretato nel senso di un protagonismo nella gestione del destino della propria nazione. Dire a priori che ciò non è possibile significa minare da subito „la promozione dell’amicizia sociale“. Per quanto riguarda le mie simpatie politiche le riassumerei con il nome del candidato a sindaco nella cittadina californiana Oakland: Seneca Scott, che parla di sé come „Oakland’s Neighbor. Post-Partisan Warrior in the Garden & Goat Dad“ ("Il vicino di Oakland. Guerriero post-partigiano nell'orto e papà di una capra“). 

(Notte) Ovviamente non voglio essere un „ideologo del cristianesimo“, perché giustamente il Santo Padre, mercoledì nella catechesi, ci ha ricordato che ciò che veramente conta e se lasciamo entrare te, Gesù, nel nostro cuore, se lascio entrare te Gesù nel mio cuore. Non posso e non voglio forzare nulla, ma spero che tu mi prenda per mano e cammini con me, come hai camminato con il cieco che hai guarito. Capisco anche molto bene quando il papa dice che si può essere teologi ed atei, il che non vuol dire che la teologia non sia importante, ma  da sola ci fa diventare solo degli ideologi del cristianesimo. Anche la filosofia, se non è ancella del Signore, non serve a nulla, ma se lo è aiuta la teologia stessa a non diventare ideologia. Chiediamo la grazia dell’incontro con Gesù, ogni giorno! 

Fai, Maria, che questa notte sia una notte in cui con Gesù e con l’aiuto dello Spirito Santo, nel deserto, sia insieme con il Padre, che ha donato l’essere gratuitamente; nel deserto c’è anche un elemento selvaggio, che il vangelo di Marco, come ci fa notare Romano Guardini, esprime così: „stava con le bestie selvatiche“ (Mc 1, 13); ma non dobbiamo spaventarci, perché „gli angeli lo servivano“. Ed oggi a scuola ho potuto raggiungere il cuore  di qualche bestia selvatica, che ha anche un angelo custode…Con la mia mamma e Konstanze abbiamo al telefono pregato un’ Ave Maria per il papa. Buona notte! 


(29.3.23) Siamo ancora nel mese di san Giuseppe è così Michele mi manda alcune frasi del Papa sul padre putativo di Gesù: „Giuseppe, che è un falegname di Nazaret e che si fida del progetto di Dio sulla sua giovane promessa sposa e su di lui, ricorda alla Chiesa di fissare lo sguardo su ciò che il mondo ignora volutamente. Oggi Giuseppe ci insegna questo: “Non guardare tanto le cose che il mondo loda, guarda alle periferie, quello che il mondo non vuole”. [...] In questo senso è davvero un maestro dell’essenziale: ci ricorda che ciò che davvero vale non attira la nostra attenzione, ma esige un paziente discernimento per essere scoperto e valorizzato. Scoprire quello che vale. Scoprire l’essenziale“. ( Papa Francesco 17. 11. 2021). Il Santo Padre usa la parola „essenziale“, così come siamo abituati a comprenderla e non nel senso del pericolo che ci vede Ulrich e cioè di un’idealità astratta che non si fa carne; dicendo che l’essenziale sono le „periferie“ il Papa dice la stessa cosa che mi ha insegnato Ulrich: l’essenziale accade nella materia, non nelle idee. E nel reale abbiamo bisogno sempre di un paziente discernimento di ciò che dobbiamo fare.

Pregare non è per Balthasar in primo luogo un movimento dal basso, dal desiderio del mio io verso Dio; „la preghiera si compie innanzitutto la dove Dio rivela liberamente la sua parola e il discorso all’interno di Dio stesso al mondo e a partire dalla parola, che discende nel mondo, si aspetta una risposta che risuona dal mondo“ (Balthasar, Antologia-Servais, 180). Senza questa rivelazione del cuore di Dio, del discorso nell’intimità della Trinità, l’uomo non saprebbe proprio cosa chiedere e cosa dire e su cosa esprimere la sua gratitudine. E questo dialogo nell’intimità della Trinità non accade nella modalità della subordinazione, ma „dell’ordine originario di generazione e di soffio dello Spirito“. Anche se il Padre è più grande all’interno della Trinità nessuna delle persone è subordinata ad un’altra: verità e decisioni vengono comunicate da una persona all’altra in uno scambio tra chi è Dio completamente: „Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero“…All’interno di questa uguaglianza divina („stessa sostanza“) l’uomo è chiamato a sentire, parlare e decidere. È vero che per l’uomo l’obbedienza al „senso necessario dell’essere“ è subordinazione, secondarietà, perché l’uomo non è Dio, ma nella preghiera viene fatto quasi uguale a Dio, se si mette in un totale atteggiamento di ascolto e non di imposizione della propria volontà: „sia fatta la Tua volontà“. Nella preghiera, però, può accadere che una decisione presa, venga cambiata e che uno davvero malato, risulti sano“ (Cfr. Adrienne von Speyr, Cielo e terra III, 2251). 

Non tutti i discorsi rispecchiano il dialogo trinitario: nei discorsi polemici di Giovanni, che abbiamo ascoltato ieri ed oggi nel Vangelo (canone romano), Gesù si esprime in modo molto duro con i suoi interlocutori (Gv 8,21-42). I farisei parlano dal basso, Gesù dall’alto, cioè da ciò che ha imparato nel dialogo trinitario. Un dialogo con Gesù è sensato solamente se è originato dal dialogo d’amore delle tre persone trinitarie; essere figli di Abramo od anche di un dio generato dal basso non è garanzia di veracità…

Il Cremlino accusa ora la Germania di essere “coinvolta direttamente” nella guerra per l’invio dei carri armati Leopard a Kiev. Intanto la neve sembra fermare l’offensiva di primavera, annunciata da tempo dagli ucraini“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - io non saprei cosa obiettare a quello che afferma il Cremlino. Sulla questione dei carri armati tedeschi in Ucraina ho già scritto ieri cosa penso. 

In Francia ed Israele le proteste continuano ed in Francia coinvolgono molti giovani (Fonte: Banfi, versione odierna) - personalmente non ho molta simpatia per la „democrazia diretta“ (piazza), ma vedo che in determinate situazioni, in cui la „democrazia rappresentativa“ è ridotta alla volontà di un élite, che ha perso il contatto con il suo popolo, essa è male minore. La complessità dei problemi da risolvere, sia a livello giuridico che a livello legislativo, come a quello esecutivo necessitano una metodologia complessa, che può essere garantita solo dalla democrazia rappresentativa, che per l’appunto non rappresenta se stessa, ma il popolo che l’ha eletta (nella mia bacheca in Facebook ho condiviso ieri un po’ di materiale visivo e giornalistico sulle manifestazioni in Israele). 

Abba nostro…

(Dopo la scuola) „Non c’è un punto finale nella costruzione della pace sociale di un Paese, bensì si tratta di «un compito che non dà tregua e che esige l’impegno di tutti. Lavoro che ci chiede di non venir meno nello sforzo di costruire l’unità della nazione e, malgrado gli ostacoli, le differenze e i diversi approcci sul modo di raggiungere la convivenza pacifica, persistere nella lotta per favorire la cultura dell’incontro, che esige di porre al centro di ogni azione politica, sociale ed economica la persona umana, la sua altissima dignità, e il rispetto del bene comune. Che questo sforzo ci faccia rifuggire da ogni tentazione di vendetta e ricerca di interessi solo particolari e a breve termine». Le manifestazioni pubbliche violente, da una parte e dall’altra, non aiutano a trovare vie d’uscita. Soprattutto perché, come bene hanno osservato i Vescovi della Colombia, quando si incoraggiano «mobilitazioni cittadine, non sempre risultano chiari le loro origini e i loro obiettivi, ci sono alcune forme di manipolazione politica e si riscontrano appropriazioni a favore di interessi particolari»“ (Papa Francesco, Fratelli tutti, 232) - solo una cultura dell’incontro permette la costruzione della pace sociale in un Paese! Per questo chiedo scusa, se negli anni precedenti, sebbene qua e la lo avessi già intuito, abbia presentato la mia posizione in modo così radicale, che non c’è stato spazio per un vero dialogo. Anche l’argomento: si dialoga solo con chi dialoga non vale, perché in vero a parte terroristi, nessuno è interessato ad una mera esasperazione dei rapporti; anche l’“America first“ di Trump o il tema dei „fratelli d’Italia“ o l“Alternativa per la Germania“, possono essere letti in modo esasperato oppure nella modalità di una, forse sbagliata, ma non sempre incomprensibile, anzi a volte legittima priorità di ciò che ci è vicino; Robert Spaemann affermava con ragione la necessità della dialettica vicinanza-lontananza, che può essere interpretata come una priorità del particolare sull’universale, ma non lo deve necessariamente, piuttosto può essere interpretata, con l’adagio tomistico del „gratia perficit naturam, non tollit“, nel senso che l’universale perfeziona il particolare ma non lo toglie. - La condanna delle manifestazioni pubbliche violente è giustissima, ma ovviamente non ogni manifestazione di piazza è violenta, anzi alcune nascono perché si subisce una violenza; vero è che ogni manifestazione dovrà essere chiamata in vita  con chiari obiettivi politici e senza alcuna intenzione di manipolare le masse… 

Nel suon articolo, „A Guide to Understanding the Hoax of the Century. Thirteen ways of looking at disinformation“, Jacob Siegel, esprime un’ipotesi di lavoro che ha a che fare con la pace sociale in un Paese e che può essere raggiunta solo con una cultura dell’incontro (cfr. Fratelli tutti, 232) e non del sospetto. I servizi segreti americani si stanno servendo dei big tech (Facebook, Google…) e dei giornali aziendali per creare un sistema dittatoriale di sospetto che impone a cittadini cosa devono pensare: si usa una disinformazione radicale per combattere una non esistente disinformazioni di presunti „terroristi interni“, che hanno la sola colpa di non sostenere ciò che il mainstream vuole: su tutto! Su cosa si deve pensare di Trump, della pandemia, della guerra, del sei gennaio, della Chiesa cattolica, di Xi Jinping, di Joe Biden… Qui il potere non è più inteso come servizio ai cittadini, ma quest’ultimi sono giudicati a priori se non pensano ciò che si deve pensare: mentre una volta la filosofia si chiedeva se la forma più fascista fosse l’antifascismo (è solo un esempio) voluto dall’alto, ora sono pochissimi i filosofi che pensano di traverso e chi lo fa viene immediatamente accusato di essere un cospiratore filo russo, etc…Ci si serve del paradigma tecnico per controllare tutti coloro che non la pensano come vuole il mainstream. Cultura dell’incontro, tra uomini liberi,  come la vuole il Papa, per il bene comune, deve superare dapprima ogni forma di criminalizzazione del popolo che si oppone. La meta è un dialogo aperto tra posizioni che si contraddicono, ma non si sospettano di volere ciò che è malvagio a priori…

(Notte) „A questa discesa nella profondità dell’uomo risponde l’apertura dall’alto“ (cfr. Lc 3,22) (Romano Guardini, Il Signore, 28). Il movimento di finitizzazione dell’essere (Ulrich) non è umiliazione per l’umiliazione, ma a questo movimento, con cui la filosofia cerca di comprendere la dinamica ultima dell’essere come amore gratuito, la teologia risponde con una voce che viene dall’alto: „Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento“ (Lc 3,22). In questa tensione tra filosofia e teologia fallisce il pensiero, anche se intuisce la realtà su tutta la realtà, la verità su tutta la verità“ (Romano Guardini); anche il pensiero più acuto non può che arrivare alla conoscenza di non conoscere: „Tutto ciò è mistero, il mistero del Dio trinitario nel suo rapporto con il Figlio di Dio diventato uomo“ (Guardini). Ci sappiamo nel movimento dal Padre al Padre (Adrienne), che Guardini riferisce al Figlio stesso: viene nel mondo in discesa, per ritornare al Padre in ascesa. Il cuore di questo movimento è amore! Amore gratuito! Quando si fa sul serio con esso, si rimane in compagnia solo di Dio, con qualche rarissima eccezione. 

Prego che il Santo Padre superi i problemi di cuore che ha! Credo che per me sia venuto il momento di dire un addio, in questo mondo, a certe amicizie che non hanno retto la crisi della pandemia e della guerra e che quindi non erano nulla anche prima. Non vi è alcun odio, semplicemente una constatazione. VSSvpM! 

(28.3.23) „Il Figlio rivela nella sua „discesa“ nella carne (SPN, Esercizi, 102) dapprima se stesso: il suo amore discendente, umile e obbediente…in lui non si rivela solo una parabola (allegoria) dell’amore eterno, ma l’amore eterno stesso… egli non vuole esprimere un’“essenza“ (natura) neutrale di Dio, ma secondo quanto ripete continuamente, il carattere intimo, insomma l’intimità del Padre che lo ha mandato“ (Balthasar, Antologia-Servais 179-180). Il dono dell’essere finito come amore gratuito è una parabola della bonitas divina (Tommaso, Ulrich), Cristo stesso è la bonitas divina stessa, in questo senso il Padre (ed in lui Cristo stesso), che Egli rivela definitivamente, è più grande del dono dell’essere, ma diventando uomo, tutto ciò che Cristo fa è umano, ma di un’umanità aperta al mistero: „sebbene le sue opere e la  sofferenza di questo uomo non hanno nulla di disumano e sovrumano, ma piuttosto  rimangono nell’ambito dell’umano, ricevono tuttavia il loro senso, se vengono lette ed interpretate come espressione dell’essenza dell’amore divino“ (Balthasar, ibidem). Se tutto ciò che fa Cristo è umano, allora accade nel cuore stesso, nel tema stesso dell’uomo, nel movimento di discesa o finitizzazione dell’essere; nessuna forma di trionfalismo può essere espressione dello specifico cristiano ed umano…Nel più grande tra gli uomini, Giovanni il Battista, come abbiamo imparato ieri notte, „tutto tendeva a superarsi in Cristo, ad essere con lui, ad immergersi nel Regno di Dio, che doveva, in tutta la sua pienezza profetizzata da Isaia, ora iniziare, portando con sé la nuova creazione; impensabile per noi, ma per lui  il profeta sentita chiaramente e desiderata con tutta la potenza della sua natura. In una modalità, però, per la quale psicologia pura non è sufficiente“ (Romano Guardini, Il Signore, 27). Questa nuova creazione è un nuovo atto di donazione dell’essere? No, perché nulla è più grande del Padre, neppure il Figlio, che ha donato l’essere. Ed anche l’uomo più grande che ci sia mai stato è il più piccolo nel Regno dei cieli. Ogni riduzione antropologica, sociologica, psicologica dell’evento cristiano non permette di comprendere cosa sia l’amore di Dio per l’uomo. Anche la frase dell’amore discendente, umile ed obbediente del Figlio non può essere ridotta psicologicamente; ieri nel film polacco, con tutto il rispetto, il sacerdote dice all’arcivescovo, che sa che è un ubriacone, ma non lo giudica e quindi non vuole essere giudicato dall’arcivescovo nella sua decisione di aprire un ospizio per malati terminali: la missione la si riceve da Dio, non dall’arcivescovo, perché solo Dio è il Padre!  

Della vita quotidiana, nella regione in cui vivo ricordo lo sciopero per l’aumento dei salari (non così pesante come quello in Francia), che aveva una dimensione nazionale, dei trasporti pubblici (treni…) - probabilmente una delle conseguenze della guerra in Ucraina e dell’esplosione dei prezzi;  e ricordo anche  i tanti malati, aggrediti da diversi virus, che provocano malattie senza  soluzione di continuità, cosa,  che il medico intervistato, non considera singolare, c’era anche prima della pandemia, ma ora ha per l’appunto la modalità di una aggressione di virus molteplici, che riempiono gli studi medici…(fonte MZ).

Francia ed Israele sono in subbuglio, a causa di scioperi nazionali fortissimi - un ulteriore segno della crisi delle democrazie occidentali?

„Lunedì scorso, l'amministratore delegato ad interim di Starbucks Howard Schultz si è dimesso dalla sua posizione con circa due settimane di anticipo rispetto al programma precedentemente annunciato e tre giorni prima dell'assemblea annuale degli azionisti della società. Questa settimana Schultz testimonierà sotto giuramento sul palcoscenico nazionale in merito alle pratiche lavorative dell'azienda sotto la sua guida e quella dei suoi predecessori. Il dirigente uscente ha accettato di testimoniare solo sotto la minaccia di un mandato di comparizione da parte del senatore Bernie Sanders, che ha chiamato pubblicamente in causa Schultz nella sua posizione di capo della commissione del Senato per la salute, l'istruzione, il lavoro e le pensioni“ (Jacobin, 27.3.23) - a me piacciono gli imprenditori onesti, perché danno lavoro a tante persone e Starbucks mi è piaciuto come stile (avevo comprato ad Heidelberg una bella tazza con il motivo del castello), quindi ero abbastanza scioccato quando ho sentito dei problemi gravi nella gestione del lavoro e nel trattamento dei lavoratori. Uno stile „discendente, umile ed obbediente“ dovrebbe essere anche quello degli imprenditori, pur nella specificità di un’attività economica che deve fiorire. 

Guardando la foto di Glenn Greenwald, con suo marito, da otto mesi gravemente malato, con qualche miglioramento, così che possono passare del tempo insieme ed in dialogo l’uno con l’altro al fine settimana, e dei loro due bambini adottati, ho detto un Ave Maria per una pronta guarigione…

„Sul fronte del conflitto in Ucraina, Kiev ha annunciato un’offensiva militare verso Mariupol e Melitopol, mentre sono arrivati i primi 18 carri armati tedeschi Leopard. Uno studio dell’università di Princeton ha simulato gli effetti di una guerra nucleare, all’inizio solo con armi “tattiche”, come minacciato da Vladimir Putin. Risultato: 90 milioni di morti in quattro ore. Uno scenario sconvolgente“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - ho citato anche lo studio dell’università di Princeton, ma se accade ciò che è previsto siamo tutti fottuti. Vorrei piuttosto commentare l’arrivo dei primi 18 carri armati tedeschi Leopard. Quando arrivò Hitler nell’Unione sovietica stalinista i russi dapprima hanno pensato ad una liberazione, per poi accorgersi che erano caduti dalla padella nella brace; ora certamente per gli ucraini l’arrivo dei carri armati tedeschi sarà visto come liberazione, ma devo dire che solo l’idea che ci siano carri armati tedeschi in quella zona mi spaventa, ed io sono uno che il popolo tedesco davvero lo amo. Questa scelta è il contrario di quel lavoro artigianale per la pace di cui parla Papa Francesco: „Molte volte c’è un grande bisogno di negoziare e così sviluppare percorsi concreti per la pace. Tuttavia, i processi effettivi di una pace duratura sono anzitutto trasformazioni artigianali operate dai popoli, in cui ogni persona può essere un fermento efficace con il suo stile di vita quotidiana“ (Fratelli tutti, 231) - siamo a milioni di anni luce di distanza da questo atteggiamento, sia nel piccolo che nel grande teatro del mondo; il nostro stile di vita quotidiana è dominato dal desiderio di aver ragione, dall’incapacità anche minima di comprendere la posizione dell’altro. L’invio di carri armati è il contrario di questo lavoro artigianale della pace - è l’imposizione di una supremazia tecnica. Lo so per esperienza personale: l’idea di famiglia che ha il papa, sia per le nostre famiglie concrete sia per la famiglia umana, è quasi del tutto scomparsa, quando lo sarà davvero completamente saremo confrontati con quella che Lewis chiamava „the abolition of the man“. Ecco cosa dice il Papa della famiglia: „Infatti, «la nostra società vince quando ogni persona, ogni gruppo sociale, si sente veramente a casa. In una famiglia, i genitori, i nonni, i bambini sono di casa; nessuno è escluso. Se uno ha una difficoltà, anche grave, anche quando “se l’è cercata”, gli altri vengono in suo aiuto, lo sostengono; il suo dolore è di tutti. […] Nelle famiglie, tutti contribuiscono al progetto comune, tutti lavorano per il bene comune, ma senza annullare l’individuo; al contrario, lo sostengono, lo promuovono. Litigano, ma c’è qualcosa che non si smuove: quel legame familiare. I litigi di famiglia dopo sono riconciliazioni. Le gioie e i dolori di ciascuno sono fatti propri da tutti. Questo sì è essere famiglia!“ (Fratelli tutti, 230). 

Dal mondo finanziario: „Le quotazioni di Deutsche Bank sono risalite“ (Banfi). 

„107° giorno di blocco azero del Nagorno-Karabakh, con 120.000 persone bloccate. AZ continua a negare di aver bloccato il Corridoio di Lachin, gli unici veicoli che possono passare sono quelli del CICR e delle forze di pace russe e, per qualche motivo, per i media statali azeri ogni volta che ne passa uno è ancora un evento che fa notizia“ (Lindsey Snell, Twitter, 28.3.23).

Abba nostro…

(Dopo la scuola) Il mio studente ucraino dell’ottava classe mi ha appena raccontato che il discorso di Giorgia Meloni sull’Ucraina gli ha toccato profondamente il cuore - ho replicato, con onestà, che non sono sempre d’accordo con quello che dice la premier italiana, ma che capisco quando lui afferma che è una „donna forte“. Si, in un certo senso lo è davvero e non lo dico solo in senso negativo. 

Della passione secondo Luca mi colpisce, tra le tantissime cose, la spudorata disponibilità a mentire dell’assemblea di sacerdoti, farisei ed anziani: cfr. Lc 23, 2: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re“ - tutte menzogne spudorate. E nella passione secondo Matteo il formalismo con cui i sommi sacerdoti e gli anziani gestiscono le trenta monete d’argento, che Giuda ha riportato loro, dopo essersi pentito: 27, [6] Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue". [7] E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. [8] Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d’oggi". I ragazzi della decima erano stupiti di come si possa essere così irrazionali da uccidere Gesù, etc…

(Sera) Mi accorgo che le giornate, già ora a marzo, sono davvero lunghe e piene di luce, sebbene il tempo non sia particolarmente bello. Ne sono davvero grato. 

Leggendo e meditando i punti 2250-2252 di Cielo e Terra III, vedo che in Adrienne vi è una grande disponibilità a portare una parte della sofferenza di Cristo, sulla Croce e nel purgatorio (l’ordine liturgico ed umano viene superato e messo in discussione, forse per superare ogni forma di formalismo); vedo che attraverso questa sua obbedienza accadano miracoli veri e propri, e che il cielo è aperto, così che lei incontra, nella sua stanza da letto, persone che sono nel cielo; io non voglio forzare nulla di mistico, ma sono contento della sua testimonianza.

Questa apertura del cielo, ed anche i miracoli, corrispondono a quello che accade nel Vangelo; dopo essere stato battezzato da Giovanni Battista, „ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento“ (Mt 3, 16-17); solo Gesù vede, credo, ma la voce viene udita, non solo da lui, se no non avrebbe senso l’annuncio che si tratta del suo Figlio, l’amato: Gesù lo sapeva già quando aveva 12 anni…Ma in tutto ciò non è in gioco lo straordinario. Gesù si mette in fila per essere battezzato con gli altri e Romano Guardini spiega: „accogliere la parola del Battista e confessarsi come peccatore“, sebbene Gesù non abbia peccato: „Gesù non pretende alcuna eccezione, ma si pone sotto la „giustizia“, che vale per tutti“ (Romano Guardini). 

(27.3.23) SPN ci invita a meditare „come le tre Persone abbracciano con uno sguardo di insieme l’intero globo terrestre“ (Esercizi, 102) (cfr. Antologia-Servais, 178-179). Questo nel senso di padre Christian (trappista ucciso in Algeria) significa desiderare di guardare gli altri, nel suo caso i mussulmani, come Dio li guarda e cioè con un amore infinito. Se si è minimamente cristiani, pur essendo fatti di carne ed ossa, di inconscio, etc dobbiamo imparare ciò che nel battesimo è accaduto, per me il 7.4.60, e cioè che siamo morti a questo mondo: siamo in questo mondo, ma non di questo mondo ci ha insegnato Gv 17,14. Possiamo imparare anche tanto dai figli di questo mondo, ma dobbiamo, nella meditazione e nella nostra vita, ritornare sempre di  nuovo alla fonte ultima (il cuore trinitario di Dio) e da li farci rimandare nel mondo, con un compito preciso, che è fuoco, come è fuoco la missione di un profeta, su cui ho riflettuto ieri notte. Ma come dice Romano Guardini, che sembra anche in questo essere una fonte privilegiata di Papa Francesco, anche i profeti sono gettati a volte nelle tenebre e nell’impotenza ed hanno dubbi, il che non toglie che le loro persone, che dicono ciò che Dio comanda loro, non siano fuoco: sono eletti prima della fondazione del mondo (Ef 1,4) per dire nel mondo ciò che Dio vuole, non ciò che il mondo vuole. Noi tutti siamo eletti primi della fondazione del mondo, nell’atto di donazione dell’essere come amore gratuito. E visto che Dio è „interior intimo meo“ cerchiamo di essere obbedienti a ciò che Dio vuole per il mondo e per noi, personalmente. Il movimento a cui partecipiamo è un movimento dal cuore di Dio, dal cuore del Padre al cuore del Padre (Adrienne), passando per questo mondo con un compito ben preciso, che ha a che fare con quello sguardo d’amore e di simpatia per gli altri di cui ho parlato prima; purtroppo le persone ci fanno spesso arrabbiare, forse perché vediamo in loro la mancanza di amore che è in noi, ma comunque, lasciamoci prendere per mano da Gesù e camminiamo in questa settimana non con le nostre paure, sensi di colpa, arroganze, ma per l’appunto con lui, che ci porta fuori dal sepolcro (Gv 11,1-45). 

Come commento ad un articolo di Pepe Escobar sul seppellimento della „pax americana“, attraverso il patto tra Putin e Xi Jinping, che avevo solo condiviso, ieri notte, nella mia bacheca in Facebook, perché mi sembrava interessante rifletterci su e non perché io sia del tutto convinto della tesi del giornalista di „The Cradle“, scrive un amico: „Prima di seppellire la supremazia del mondo occidentale in termini globali (conoscenze, innovazione tecnologica, capacità produttiva, ecc.) ce ne vuole. E io dico per fortuna, perché in oriente vedo solo collettivismo e autocrazie. Nulla di buono“. Questo è un commento interessante, che ovviamente non nasce dalla meditazione dello sguardo di Dio sull’intero globo terrestre, che ho proposta prima. Il criterio ultimo di giudizio è la certezza a riguardo della supremazia conoscitiva e tecnica del mondo occidentale; mentre tutto il resto è solo „collettivismo ed autocrazia“. Non sono Dio e non ho questo sguardo d’insieme di cui parla SPN. Ed ovviamente ritengo legittima la critica all’autocrazia, quando non serve a giustificare una terza guerra mondiale. Ma il metodo di autenticità di questo diario propone uno sguardo critico in primo luogo sui „nostri“, sul nostro sistema democratico, che, come ci ha fa vedere ogni settimana Glenn Greenwald, fa acqua da tutte le parti. Basta dare uno sguardo al Laptop del figlio di Biden per vedere cosa ciò significhi -  e non mi scandalizzano le foto pornografiche, ma lo spudorato commercio con le tante criticate autocrazie di suo padre. Dopo la critica alla fariseismo di Gesù, tutte le altre critiche sono solo una continuazione di quel giudizio…ed è inutile aggiungere che la critica al Movimento di CL, in cui spesso „presenza“ è ridotta a „dominanza occidentale“ (di sinistra o destra non è cosa primaria), rimane su questo del tutto attuale…

Massimo Borghesi nella sua bacheca In facebook pubblica una frase di Alessandro Banfi sulla questione dell’invio delle armi all’uranio impoverito: „Nel dibattito italiano, poi, manca del tutto una discussione sull’invio di armi all’uranio impoverito all’esercito di Kiev, annunciato con gran clamore da una Gran Bretagna uscita sì dall’Europa, ma alleato ingombrante nell’alleanza atlantica. Davvero l’Europa condivide l’invio di queste armi? Domenico Leggiero dell’Osservatorio militare ha scritto ieri una lettera aperta a Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, in cui lancia un appello e scrive: “L’Europa ha una storia di conflitti interni recenti che hanno inquinato gran parte del territorio e causato migliaia di morti, non può consentire altri crimini del genere. Se è vero che la risoluzione del 01/11/2007 con cui l’ONU mette al bando le armi all’uranio impoverito non è stata votata da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, è anche vero che 122 Paesi del mondo, compreso l’Italia, l’hanno votata ed approvata. Se una risoluzione non obbliga nessuno mette in discussione l’etica di uno Stato, nel nostro caso, di un Continente”“ (ALESSANDRO BANFI, 24.3.23). Commenta un altro amico: „È difficile commentare ogni singolo atto ed aspetto di questa terribile guerra. Dovremmo stare qui tutti i giorni a giudicare una cosa o l'altra. A domandarci se sia più grave l'uranio impoverito o la tratta dei bambini. Se invece guardiamo il quadro generale, vediamo che da una parte c'è un dittatore sanguinario che reprime l'opposizione e uccide i giornalisti e dall'altra un "Occidente" che ha molti difetti, ma permette libere elezioni, una stampa che esprime posizioni molto diversificate e dove il potere passa di mano frequentemente. Io non ho dubbi da che parte stare“ - lo sguardo al quadro generale è presumibilmente corretto, ma è anche vero che vi sono giornalisti „occidentali“, che non fanno parte dei media aziendali, ma di piattaforme come Substack od Rumble, che con un discernimento analitico molto scrupoloso mettono in dubbio, in modo radicale, la narrazione „occidentale“, ma ciò è forse di seconda importanza. Vero è che anch’io non ho dubbio da che parte stare, per il semplice fatto che ci sto già in una parte, quella occidentale, ma proprio per questo sono critico, in modo particolare, di questa parte e proprio per questo prendo molto sul serio la critica del Santo Padre alla logica di „Cappuccetto rosso“ e l’invio di queste armi all’uranio impoverito sono un ulteriore segno della nostra non innocenza…

Abbiamo più che mai bisogno di una posizione molto differenziata sulla questione della presunta innocenza occidentale, anche nella questione della migrazione, a cui avevo accennato ieri in un messaggio a Renato Farina. Anche su questo punto nella versione odierna Alessandro Banfi ci aiuta in modo sintetico e preciso allo stesso tempo: „In Italia l’emergenza sbarchi (5mila solo in pochi giorni) si risolve in un braccio di ferro sulle navi delle Ong. Riportando ognuno in una posizione comoda: chi vuole innanzitutto accogliere e salvare contro chi vuole anzitutto respingere e “aiutare a casa loro”. La realtà dei fatti è più complicata e anche drammatica: non c’è oggi un modo ordinato e legale per regolare i flussi di chi sceglie l’Italia o l’Europa, anche avendone diritto. Dopo il “Wir schaffen das” (ce la facciamo; rg) di Angela Merkel, non c’è stata una minima idea comune europea per affrontare la questione. Che in un anno di guerra è diventata gigantesca: i Paesi del Nord Africa e del Golfo concentrano ora criticità epocali. Dalla Tunisia al collasso, e che caccia i migranti sub-sahariani, all’Afghanistan abbandonato alla dittatura e alla povertà dei talebani, l’arco della crisi migratoria è ampio e circonda un Occidente paralizzato. Spiriti religiosi, uomini delle chiese, intellettuali lanciano appelli inascoltati ai politici e ai governi. Il papa continua a sottolineare che c’è un diritto a restare nel proprio Paese oppure ad essere accolto e integrato“ (Alessandro Banfi).

Abba nostro…

(Pomeriggio - dopo la scuola) Dapprima continuo la mia breve meditazione pomeridiana sulla „Fratelli tutti“: „Come hanno insegnato i Vescovi del Sudafrica, la vera riconciliazione si raggiunge in maniera proattiva, «formando una nuova società basata sul servizio agli altri, più che sul desiderio di dominare; una società basata sul condividere con altri ciò che si possiede, più che sulla lotta egoistica di ciascuno per la maggior ricchezza possibile; una società in cui il valore di stare insieme come esseri umani è senz’altro più importante di qualsiasi gruppo minore, sia esso la famiglia, la nazione, l’etnia o la cultura». I Vescovi della Corea del Sud  hanno segnalato che un’autentica pace «si può ottenere solo quando lottiamo per la giustizia attraverso il dialogo, perseguendo la riconciliazione e lo sviluppo reciproco»“ (229). Questo passaggio è di importanza per la „profezia della pace“, sia sul piccolo teatro del mondo (a) sia su quello grande (b). (a) Il valore della riconciliazione è proattivo, per questo, quando si dialoga insieme si deve mettersi attivamente al servizio della verità e dell’altro - non dobbiamo desiderare di dominare l’altro, per esempio comunicandogli quanto sia idiota ciò che dice; certo si può pensare che su un certo tema io sia più vicino di un altro alla verità, ma ciò non significa che non ci sia anche in ciò che dice l’altro un momento di verità. Anche a questo livello è importante „il valore di stare insieme“ come criterio del rapporto con l’altro e lo stare insieme può essere raggiunto solo in modo proattivo; b) il papa dice che l’universale ha sempre una priorità sul particolare e senza comprendere questo si arriva sempre a quel modello sferico di dominio o di egemonia, che porta alla guerra e non alla pace; ciò non significa che il particolare (famiglia, nazione, etnia o cultura) non abbiano la loro legittimità; per esempio l’amore per la mia famiglia, se sano, non mi porta ad odiare altri, ma ad amarli; qualcosa di simile vale anche per l’amore per il proprio popolo. Per quanto riguarda la dialettica democrazia/autocrazia io non sono sicuro se è vero a priori che un sistema sia meglio dell’altro per la lotta „per la giustizia attraverso il dialogo, perseguendo la riconciliazione e lo sviluppo reciproco“. Si possono fare esempi in cui ciò non riesce sia in un sistema che nell’altro. Per questo il „valore di stare insieme“ a livello mondiale dovrebbe essere coltivato al di là dell’ aut aut tra democrazia e autocrazia… 

Nella decima classe abbiamo parlato del mito della caverna di Platone: per esplicitare la differenza tra ombre e verità ho proposto, tra l’altro, di riflettere ed argomentare sulla questione della differenza tra qualcosa e qualcuno in riferimento all’aborto. Dopo una discussione del genere ti rendi conto di cosa sia il „cambiamento di un’epoca“ di cui parla Papa Francesco; siamo in un’epoca in cui l’argomentazione come ricerca di verità non è quasi più possibile, non è neppure possibile dire che le foglie sono verdi (certo ci sono anche foglie di altro colore ed a seconda della stagione possono essere anche gialle), ma sto parlando dell’indicazione di foglie verdi come verdi, nel momento in cui sono tali. In questa epoca ci sono solamente delle opinioni o le propria verità. Ritorniamo all’argomentazione proposta: da qualcosa non nasce qualcuno, per cui quel qualcuno dal momento in cui è sorto è già da subito qualcuno (cioè, persona); una bella obiezione è stata quella di M che ha detto che l’ovulo o lo sperma presi di per sé sono qualcosa e non qualcuno. Vero, questo è un argomento molto forte, se si esclude la dimensione di mistero del reale. Un telefonino ed un libro messi insieme non concepiranno mai un qualcuno (se non per magia, cosa del tutto diversa dal mistero), mentre nella connessione tra ovulo e sperma, pur nel mare di elementi persi, vi è, dal momento in cui la connessione è „misteriosamente“ riuscita lo sviluppo di un qualcuno che non diventerà di più di quello che già da subito è: un uomo. D non ha detto nulla su questa argomentazione ma ha sostenuto la tesi vetero-femminista che invece il feto è qualcosa, una parte della mamma, come un braccio è parte della persona che lo ha e che un uomo, può aver un certo diritto di decidere, ma la decisione ultima la prende la donna, perché lei ha un utero e non l’uomo. Della decisione io non avevo per nulla parlato, anzi avevo detto che da una certa argomentazione filosofica non deriva necessariamente una determinata legge; credo che D pensi che non sia  questione di legge, ma di determinazione ultima della donna sul proprio utero. In vero questa mi sembra una decisione politica e non un’argomentazione filosofica; una decisione politica che mette in dubbio del tutto la complementarietà tra l’uomo e la donna e che di fatto nega un evidenza: è cioè che una donna non può generare un bel nulla senza un uomo, per cui quel qualcuno che cresce in lei non è solo sua proprietà…   

Ecco come ci si ricorda dell’invasione americana dell’Irak da parte del mondo arabo: „Gli arabi ricordano ancora le scene di terrore della distruzione dell’Iraq. Non sono mai state dimenticate e non saranno mai dimenticate. Saranno nei libri di storia arabi perché le generazioni future possano vederle e imparare da esse. Questo è ciò che l'egemonia statunitense ha portato agli arabi; questa è l'eredità degli Stati Uniti nel mondo arabo“ (Ebrahim Ashem, Twitter, 27.3.23 a commento di un video sul tema).

(Notte) „Il più grande di tutti i profeti, il più grande tra gli uomini, distrutto dall’odio di una donna viziosa e dalla debolezza di un piccolo e degenerato tiranno“ (Romano Guardini, Il Signore, 25 su Giovanni Battista). „Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui“ - noi dobbiamo smetterla di pensare nella categoria di chi sia il più grande. Solo Cristo è grande! E come Andrea e Giovanni si sono distaccati dal loro maestro, così lo dobbiamo fare noi. Distaccarsi dal maestro per aderire all’unico Maestro! La singolarità della missione di Giovanni Battista consiste nell’essere colui che indica la via, ma che come Mosè non potè entrare nella terra promessa da vivo, ma ha dovuto morire sul monte Nebo, così come Giovanni deve fermarsi prima e morire la morte propria di tutti i profeti, per poi entrare nel cielo, in cui siamo tutti piccoli o tutti grandi; vero è, però, che ci sono alcuni che capiscono di più, come quel sacerdote cattolico, Johnny, di cui è stato girato un film polacco, che è all’ottavo posto della classifica dei film in Netflix. Un sacerdote che morente sa essere vicino ai morenti! Perchè ha una forza che lo rende più grande del Battista, che è il precursore, non per una punizione, come nel caso di Mosè, ma per „compito“.  VSSvpM! 

(26..3.23 - Quinta domenica di quaresima) - Detto molto in generale: non ho mai creduto allo schema semplice dell’ascesa e declino dell’impero statunitense (Sergio Romano), piuttosto allo schema complesso di salite e discese (Herfried Münkler) e non ho mai negato a priori che un impero possa avere una „missione“, un „compito“ - anche gli imperatori assiri e babilonesi ne avevano uno, che la Scrittura riconosce. Allo stesso tempo, però, ho sempre pensato che la missione della Chiesa cattolica correggesse quella degli imperi (vedi il ruolo di Papa Giovanni XXIII nella crisi a Cuba nel 1962) ed infine, dopo la terzietà degli imperi e la secondarietà della Chiesa ho sempre visto nell’Agnello macellato che non macella nessuno il criterio ultimo di una „teologia della politica“. Per quanto riguarda la scelta atlantista dell’Italia e della Germania, già a partire da Adenauer a De Gasperi fino alla Merkel ho sempre pensato che prima facie essa sia corretta; anche durante la crisi del 2003, a differenza di altri (ed anche a differenza di san Giovanni Paolo II, pur nel rispetto dovuto ad un papa), ho pensato che l’impero statunitense avesse un certo diritto a difendersi dagli attacchi terroristi, come lo ha Israele nel suo contesto. Ed anche all’attacco della NATO contro la Jugoslavia ho pensato come qualcosa di legittimo; gli occhi mi si sono aperti con questa guerra in Ucraina e con le indicazione del Santo Padre Francesco di non leggere questo conflitto come una fiaba (Cappuccetto rosso), ma piuttosto come una guerra tra imperi; in dialogo con giornalisti come Greenwald e Maté ho visto che, dal punto di vista americano, si trattava davvero di una „proxy war“…di questo ho già scritto; vorrei fare un passo indietro, ad Angela Merkel, che era viene criticata (per esempio ieri da François Hollande (FAZ), sebbene abbia mediato con lei una tregua nel 2014 tra Ucraina e Russia: sulla cosa stessa voglio ritornarci stanotte) per aver dialogato con Putin e fatto con lui affari, mentre lui stesse preparando una guerra…Questa lettura è unilaterale: Angela Merkel ha pensato di domare l’autocrate russo, ma bisogna dire che non solo lui preparava la guerra, se la preparava, ma la preparavano anche gli altri, in primis gli USA. Quello che vorrei sottolineare che a parte la simpatia della futura cancelliera tedesca, cosa che quasi le costò la carriera politica, per la guerra statunitense in Irak nel 2003, „la cancelliera tedesca ha guardato sempre con scetticismo agli interventi militari“ (Ralph Bollmann, Angela Merkel e il suo tempo, Monaco di Baviera 2021, 451). Non aveva avuto alcun grande problema, se non uno di PR (pubbliche relazioni), con lo spionaggio della NSA statunitense in Germania, forse perché pensava che un lavoro di servizio segreto massiccio dopo l’11 Settembre fosse necessario, ma non le piaceva lo stile „messianico“ di Obama, che prometteva cose che non avrebbe mai potuto mantenere (solo nella seconda legislatura di quest’ultimo vi è stato un avvicinamento politico), ed anche le frasi di Obama sulla linea rossa in caso Baschar al-Assad usasse gas tossici, non le era piaciuta; la cancelliera preferiva una politica estera in cui si tenessero aperte tutte le opzioni non militari. Quindi fu grata quando Vladimir Putin, nel vertice dei G20 in San Pietroburgo nel settembre del 2013, propose un compromesso, „che prevede la distruzione delle armi chimiche siriane“ (Bollmann, 452), e che salvò Obama dal suo dilemma (intervenire o no dopo Ghuta: in cui si presumeva, non so se con ragione, l’uso di armi chimiche) ed evitò un inasprimento del conflitto. Insomma la cancelliera non aveva davanti agli occhi solo un rompi palle che la teneva al telefono con monologhi per delle ore o uno che stava preparando una guerra, ma uno che proponeva anche compromessi. Mia moglie dice che Putin ha aspettato l’uscita della Merkel dal palcoscenico politico tedesco per attaccare l’Ucraina, forse perché ormai non si fidava più di nessuno. Comunque la politica del dialogo economico della Merkel è stata infinitamente più feconda della dialettica democrazia/autocrazia attuale…e del dogma dell’invio delle armi in Ucraina come unico metodo per risolvere la crisi, ripetuto ieri anche dal socialista François Hollande. 

Per quanto riguarda l’articolo di Fernando de Haro sugli ultimi 10 anni di CL devo dire che sebbene io stesso abbia pensato le cose che lui scrive, ultimamente mi sono abbastanza allontanato da quel tipo di lettura; vero è che la riduzione della „presenza“ ad „egemonia politica“ non ha fatto bene al Movimento, ma oggi non è la destra il problema, le narrazioni di sinistra degli eventi sono ancora più pericolose o ugualmente pericolose di quelle di destra. C’è un’egemonia culturale e/o politica (Germania) della sinistra che pretende di essere l’unica davvero candida e che ha polarizzato le prese di posizioni, sia nel caso della guerra in Ucraina, sia durante la pandemia: in entrambi i casi sarebbe chiaro chi siano stati davvero gli uomini per bene  e scientificamente corretti: chi recitava che maschere e vaccini sono stati l’unica reazione razionale, sebbene tanti medici non la pensassero così e sebbene anche i vaccinati hanno sopportato reazioni molto violente del virus e molti ne portano ancora ora le conseguenze (bisognerà tenere conto anche delle differenze regionali…) Per quanto riguarda la guerra in Ucraina per essere un uomo per bene bisogna confessare la propria fede nella lotta di resistenza del popolo ucraino, perché se si pongono alcune domande (per esempio riguardo la differenza tra governo e popolo ucraino) e si prendono sul serio altre narrazioni, si è immediatamente un sostenitore di Putin. Insomma anche per la profezia della pace la posizione della sinistra non è per nulla una garanzia di razionalità. Poi per quanto riguarda i cambiamenti antropologici e i diritti ad essi connessi direi con il vescovo Oster che dobbiamo imparare tanto, ma che è legittimo chiedersi se l’utero in affitto o l’aborto come diritto siano davvero un progresso dell’umanità o se non ci siano omosessuali, che non lo sono per motivi genetici, ma per un difetto psichico - senza dimenticare che ci sono state delle aberrazioni mostruose che non devono ripetersi, come la cura forzata ormonale di omosessuali e tutto il resto già noto su questo tema. Insomma la difesa di certi valori, nei modi propri e sensati di uno uno stato di diritto, è una lotta che può e deve essere combattuta: vale per l’aborto, la comprensione del matrimonio come per i morti nel Mediterraneo, etc. La testimonianza della bellezza disarmata non deve diventare un mito con cui benedire tutte le follie di questo mondo, senza per questo credere all’altro mito, quello che la legge giusta crei una realtà giusta. Ovviamente si dovrà anche distinguere tra il dialogo personale e le lotte politiche: ho imparato da Ulrich che non basta sbattere in faccia la verità a qualcuno, perché essa diventi feconda. Certi risultati si raggiungono solo con il silenzio orante… 

„Blinken nega il ruolo degli Stati Uniti nell'attentato al Nord Stream. Non che mi sorprenda che abbia mentito, ma mi piacerebbe che questa domanda fosse rivolta a Jake Sullivan e William Burns. Nella storia di Hersh, sono i due principali a conoscenza diretta del piano per bombardare il Nord Stream“ (Aaron Maté, Twitter, 25.3.23).

Il mio amico Nicola F. Pomponio ha scritto una recensione di un libro „pubblicato in Spagna nel 1919 a cura di un sacerdote cattolico, grande arabista e conoscitore sia del pensiero di San Tommaso d’Aquino sia della mistica musulmana: Miguel Asìn Palacios. Il titolo
è già di per sé esplicativo: “La escatologìa musulmana en la Divina Commedia”“ (Nicola). Il libro parla delle possibili connessioni tra „Il libro della scala“ (mussulmano) e la „Divina commedia“: „E’ una tesi che permette di pensare i rapporti non necessariamente mediati solo dalla violenza o, peggio ancora, dallo “scontro di
civiltà”, bensì vivificati da un’osmosi sotterranea, si direbbe giornaliera, di pensieri travalicanti dogmatismi opposti e che fanno del Mediterraneo un luogo di incontro, confronto, reciproco arricchimento. Questo ci sembra l’aspetto più interessante del testo, giustamente sostenuto con esempi convincenti nella suddetta, interessantissima introduzione dell’Ossola.Il Dantedì (che si celebra sempre il 25.3., giorno di inizio del viaggio letterario di Dante nell’oltretomba) può così essere un’occasione di riflessione sulla “Divina Commedia” ma anche, forse soprattutto, sull’inesauribile ricchezza negli scambi tra gli uomini; scambi che spesso nelle ricostruzioni specialistiche, il cui valore è comunque fondamentale e ineliminabile, si corre talvolta il rischio di smarrire. Se ci si chiude all’interno di formulette pronte all’uso si può non notare quanto queste formulette impediscano di cogliere la vitalità, la ricchezza, l’esuberanza, la profondità degli avvenimenti. Così come quando rimasi, scioccamente, stupito vedendo una mia conoscente iraniana che, da brava musulmana sciita, pregava con ardore, in una delle più belle chiese torinesi, davanti alla statua della Madonna“ (Nicola).

Abba nostro…

(Dopo l’Angelus) La predica che ha tenuto ieri una donna  nella Chiesa di Erfurt (Brunnenkirche), dove ci confessiamo, era molto interessante, per esempio si è chiesta se Gesù non abbia pianto perché l’amico doveva ritornare in questo mondo, per poi dover morire di nuovo ed ha rinviato alla complementarietà di Marta e Maria, secondo Teresa d’Avila, ma nelle sue poche parole all’Angelus il Santo Padre colpisce immediatamente l’essenziale: è possibile o no spostare la pietra del sepolcro e farci uscire dal buio? 

Dal mondo finanziario arriva un’altra informazione catastrofica: il crollo in Borsa di Deutsche Bank. Massimo Cacciari, ripreso da Banfi, spiega che il sistema ha volte, immoralmente, ha bisogno della guerra. 

La mia fonte sul conflitto in Ucraina (2013-2015) è uno storico e giornalista della „Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung“, quindi del giornalismo aziendale francofortese, che al momento è del tutto bellicista, si tratta di Ralph Bollmann, nella sua biografia della cancelliera tedesca Angela Merkel. Ho letto questo capitolo il 24.4.22 e di nuovo ieri ed oggi (25/26.3.23); mi sembra ben fatto. Ne viene fuori una cancelliera che simpatizza per l’Ucraina, che ha contribuito a non invitare più Putin al G7 (che quindi da G8 e ridiventato G7), perché a differenza del G20, si tratterebbe anche di una comunità di valori, che ha spinto Hollande, che ieri nell’intervista della FAZ si vantava di averlo fatto come alcunché che lo distanziava dalla cancelliera, a cessare di vendere elicotteri da guerra alla Russia, ma che è rimasta sempre in dialogo, attraverso una diplomazia telefonica e di presenza con il presidente russo e per la quale l’opzione militare non è mai stata un’opzione; anche dalla dittatura della DDR ci si liberò senza armi. Una cancelliera che ha letto i „Sonnambuli“ dello storico australiano Christopher Clark, che parla dello scivolamento delle potenze europee nella prima guerra mondiale, uno scivolamento per l’appunto non pianificato e che ha letto l’opera dello storico tedesco Jürgen Osterhammel sulla „Verwandlung der Welt“ (sul cambiamento del mondo). Una cancelliera cosciente che non si fanno le guerre con potenze nucleari, anche se non ha mai giustificato l’annessione della Crimea. Il punto di contatto tra una politica realista come la cancelliera tedesca Angela Merkel e me, filosofo, senza responsabilità politiche dirette, in un piccolo paese della Sassonia-Anhalt, è proprio lo scetticismo nei confronti di una soluzione militare del conflitto. In riferimento alla crisi finanziaria, sempre abbinata ad uno scenario da guerra, il filosofo italiano Massimo Cacciari (ieri su „La Stampa“), sostiene che „non è solo una questione di tecnici,…, avvertendo che l’indebitamento degli Stati toglie sovranità alla democrazia e toglie in prospettiva, un po’ come accaduto per la pandemia, libertà d’azione ai singoli e ai gruppi sociali. Aumentando le diseguaglianze. …Cacciari…si chiede ancora: quanto la guerra, la necessità di avere un nemico, “serve” a questo sistema?“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Ascoltiamo il filosofo italiano direttamente: „La contraddizione si aggrava naturalmente quando ai motivi della crisi finanziaria se ne aggiungono altri derivanti dai conflitti geopolitici intrinseci alla globalizzazione. Si tratta, allora, di dirottare investimenti colossali per il rinnovo dei sistemi di sicurezza e di difesa. Il creditore benedice tali scelte, poiché il sistema economico-militare è un elemento cardine del processo produttivo e dell'aumento dei profitti. D'altra parte, è ben noto a chi studia le fondamentali regolarità della prassi politica che in momenti di tensione sociale la "struttura" di uno Stato regge tanto meglio quando più chiaramente individua un avversario o un nemico all'esterno. Il conflitto geopolitico può benissimo funzionare in questo schema: obbliga a investire nei settori più remunerativi del capitalismo attuale e, a un tempo, "struttura" all'interno il sistema socio-politico. Sotto la spinta prepotente di tutti questi fattori assistiamo a una trasformazione delle costituzioni reali delle nostre democrazie, di cui finora si parla soltanto in qualche libro, ma che la politica ignora o rimuove. Sorvoliamo in questa sede sulle importanti disquisizioni intorno alla differenza tra emergenza e eccezione. La semplice realtà è che lo stato permanente di emergenza non può non finire col produrre una discontinuità istituzionale, e cioè una eccezione che contraddice le regole valse fino a quel punto. Lo Stato debitore sarà sempre più governato dalle "tecniche", e dunque dai "tecnici", rispondenti agli interessi del creditore. Sarà uno Stato amministrato secondo le finalità di quest'ultimo. La crisi radicale di sovranità comporterà uno sviluppo del conflitto sociale in forme completamente diverse dalla passata "lotta di classe", ma non perciò meno radicali“ (Massimo Cacciari)…      

(Sera) Il Santo Padre nell’Angelus ha chiesto un’ennesima volta di pregare per il „martoriato popolo ucraino“ - cosa che noi facciamo sempre con lui. Abbiamo anche preso molto a cuore la sua critica alla favola di Cappuccetto rosso, come chiave ermeneutica degli avvenimenti in Ucraina, senza negare che un anno fa è stato Putin ad entrare in un paese straniero, ma anche senza dimenticare il ruolo degli Stati Uniti, che da una parte dicono che sono solo „aiutanti“ e non hanno alcuna decisione da prendere in un paese straniero, l’Ucraina e che la decisione ultima spetterebbe al presidente Zelensky, ma che d’altra parte hanno fatto ben sentire il proprio no al piano di pace cinese e questo con grande probabilità perché la meta dell’ „aiuto“ non è far vincere l’Ucraina, ma sconfiggere Putin, sacrificando l’Ucraina. Greenwald, che sostiene questa tesi, ha fatto circolare nella sua trasmissione in Rumble, tante prove di come gli USA siano del tutto coinvolti nella gestione politica e militare dell’Ucraina, fin dal 2013. Poi non bisogna neppure dimenticare che il presidente Biden è responsabile, poco di meno di quanto lo sia George W. Bush, dell’invasione dell’Irak… Se questa narrazione è vera allora il popolo martoriato dell’Ucraina ha per lo meno due lupi: gli USA e la Russia.  

Alla fine della giornata lasciamo la parola a Romano Guardini, che ci presenta in modo così autentico la figura del profeta Giovanni: „essere profeta significa dire ciò che il Signore comanda, nel tempo e contro il tempo“ (Il Signore, edizione tedesca citata, 22), ma non significa non avere alcun dubbio, come ci ha ricordato recentemente anche il papa; „in verità la vita del profeta è sbattuta qua e la da ogni tempesta ed è caricata di ogni miseria“ (Romano Guardini, 23). Ci sono momenti che vede tutto con chiarezza (e che con chiarezza dice ad Erode ciò che non gli è lecito fare, neppure come regnante) e ci sono momenti in cui „cade nella tenebra e nell’impotenza“ ed in cui deve accogliere il rimprovero del Signore: „Beato chi non si scandalizza di me“. Comunque è bene che Giovanni mandi i suoi discepoli a chiedere al Signore: sei tu colui che aspettiamo? Sei tu la salvezza definitiva di noi tutti? Sei davvero il signore della storia? VSSvpM! 


(25.3.23 - Solennità dell’annunciazione della nascita di Gesù) In Maria, uomo come noi, essere finito come noi, non è accaduta la „tragedia dell’alienazione tra Dio e noi“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 178). Questa tragedia ha oggi (anche) la forma della guerra, della distruzione della „nostra casa comune“, cioè della natura e della dimenticanza dei poveri. Nel nostro quotidiano assume tante forme personali: guerra tra parenti, incapacità di riprendere il dialogo dopo che si è bisticciato…Dio è amore, è essere l’uno per l’altro; come confessiamo nel „Credo“ è Dio trinitario. „Dio è quindi già l’essere l’uno per l’altro, e precisamente in modo così assoluto, che in lui non si trovano tre al cospetto l’uno dell’altro, per poi dopo comunicare qualcosa di sé all’altro, ma piuttosto questi tre sono essi stessi il frutto della comunicazione“ (Balthasar). Noi non possiamo liberarci da soli dalla tragedia dell’alienazione, della separazione per cui popoli entrambi cristiani non trovano più una via d’accordo, in cui amici hanno perso quell’unità che li legava; ed ovviamente ognuno penserà che è l’altro colpa di questa alienazione…Dio che vede tutto ciò è davvero un „Dio della visione“, come spiega Agar: „Non ho forse visto colui che mi vede?“ (Gen 16,13); anche noi lo vediamo nell’Eucarestia, alle volte nella sorella o nel fratello, ma Egli, il cui essere l’uno per l’altro è semplice e completo, ci vede sempre con questo atteggiamento di amore incondizionato e per questo nella pienezza dei tempi diventa avvenimento la decisione trinitaria di salvezza e per questo la seconda persona della Trinità si è fatto uomo e si fa uomo! Si fa uomo in una chiamata del tutto personale che ci chiama ad agire nel mondo, non solo e non primariamente nella chiesa, ma nel mondo. La chiesa se è continuazione dell’opera della seconda persona della Trinità fattasi carne, allora non può che essere „chiesa in uscita“; questa non è stupidaggine di Papa Francesco, ma è l’intuizione più profonda di SPN (Ignazio): Dio è venuto a salvare il mondo, non la chiesa. E questo in modo del tutto incondizionato - non dipende né da una mia competenza morale, il che non mi giustifica a fare la guerra, a rubare…, anzi è il suo amore che genera la moralità (Don Giussani); questo non dipende neppure dalla mia visione degli avvenimenti del mondo. Se ci si guardasse con uno „sguardo della totale simpatia“ (Cesare Pavese) anzi saremmo subito disposti a vedere il momento di verità in quello che dice l’altro ed anche se non ci si fosse possibile, non ci verrebbe mai in mente di farlo ricredere o di giudicarlo, perché questo non è possibile tra cristiani: non giudicate per non essere giudicati! Alle volte si può avvertire un altro con grande umiltà, se vediamo un errore di fondo, con tanta umiltà perché tante narrazioni sono possibili del reale: come ci insegna il Papa dobbiamo imparare una cultura ed un atteggiamento umano poliedrico. Si può anche sostenere una posizione con convinzione, ma non in modo tale che si approfondisca la separazione dell’essere l’uno per l’altro. E poi bisogna essere sinceri: non nascondersi dietro le buone maniere (copyright: Francesco), dietro le scuse…

Il vangelo odierno è talmente ricco (Lc 1,26-38) che non mi è possibile commentarlo sinteticamente: negli ultimi tempi, di questo passaggio del Vangelo, ho sottolineato l’atteggiamento di domanda, insomma filosofico, di Maria: „si domandava che senso avesse un saluto come questo“. E poi chiede esplicitamente: „Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?“. Il si di Maria non è insomma sottomissione di una schiava nel senso umiliante del termine, ma di „una serva del Signore“, che come i servi dell’antichità, spesso pensavano più precisamente dei loro padroni…

"24 anni fa, la NATO iniziava la sua guerra illegale contro la Jugoslavia. Quando i media criticarono i bombardamenti, la NATO bombardò i media. Quando la Cina criticò il bombardamento, la NATO bombardò l'ambasciata cinese. Poi è stato istituito un tribunale penale che non ha voluto indagare sulla NATO" (Glenn Diesen, Twitter, 24.3.23).

Abba nostro…

(Notte) Sono tanto contento per la confessione da fratello Jeremias ed ora troppo stanco per scrivere alcune cose che avevo pensato: sull’atlantismo e la Merkel, su un articolo di Fernando de Haro sugli ultimi 10 anni di CL. Mi  limito solo a riscrivere due versi, che cita anche Romano Guardini, nel „Il Signore“ dal Vangelo di Giovanni: 3, [25] Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. [26] Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui". [27] Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. [28] Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. [29] Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. [30] Egli deve crescere e io invece diminuire“. Questa è la dinamica della „presenza“, anche se ci sono „tempi alti“: Mt 9, [14] Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". [15] E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno“.

Buona notte! 

(24.3.23) L’incontro con il libro di Romano Guardini, Il Signore, è stato del tutto „casuale“ - il libro era li in uno scaffale, neppure tra i libri che leggo attualmente, e mi ha quasi chiamato; ho cominciato a leggerne un paragrafo, come ultimo atto della giornata, ed ecco che veniva fuori, pagina dopo pagina, una fratellanza con Ferdinand Ulrich, è un accesso al nostro Signore, non di stampo psicologico, ma di vero incontro con il Suo Mistero: il Mistero del Dio che si è fatto carne. Un incontro che è concentrazione nel Signore, ma visto che il Signore, è il Logos universale e concreto, è anche incontro nella prospettiva di SPN e Balthasar: chiamato viene personalmente un singolo (cfr. Antologia-Servais, 177-178), per tutti, per un popolo intero, come si vede nel papa. Non viene chiamato un singolo per aumentare il numero dei membri della Chiesa, ma per salvare il mondo nella sua interezza e per sottomettere ogni nemico, nella Chiesa e nel mondo. Questo messaggio corrisponde completamente alla mia esperienza nella diaspora, che è chiamata nel mondo, non primariamente nella Chiesa. SPN ci porta oltre, ci libera dalle grinfie una teologia della predestinazione e dell’elezione: gli eletti di un carisma non sono una categoria cattolica adatta alla modernità, nel senso qui di una coscienza umana e mondiale della propria missione ecclesiale, del proprio compito come uomo. Paolo, Giovanni, i padri greci ci educano a questa universalità, in modo da ritornare al Padre del mondo intero che dona l’essere a tutti e questo accade attraverso la croce, la discesa all’inferno e la risurrezione (nel mondo). Paolo VI ci ricorda che questa chiamata di un singolo, non deve essere intesa in modo individualista, può essere chiamata anche e soprattutto una coppia:  „Ed ecco che alle soglie del Nuovo Testamento, come già all'inizio dell'Antico, c'è una coppia. Ma, mentre quella di Adamo ed Eva era stata sorgente del male che ha inondato il mondo, quella di Giuseppe e di Maria costituisce il vertice, dal quale la santità si espande su tutta la terra. ( Paulo VI , «Alle "Equipes Notre-Dame», 4 maggio 1970)…

Per quanto riguarda Giorgia Meloni (1), che mia mamma ha votato, non condivido la sua scelta atlantista (non so quando sia profonda) e non so se faccia a sufficienza per evitare che il Mediterraneo sia un vero e proprio cimitero di povera gente, ma il suo atteggiamento  nei confronti del Papa lo trovo rispettoso e come tipo, detto in modo molto generale, mi piace, tanto più se non vuole prendere ordini dell’Eu di Ursula von der Leyen. „L’Europa di Ursula Von der Leyen appare … oggi politicamente addormentata, in un sonno senza sogni“ (Alessandro Banfi, versione odierna). I sogni del Papa per l’Europa sono: unità e pace. I „nemici“, nel senso di SPN, sono coloro che dicono no alle tre profezie del papa: quella della pace, quella ecologica e quella dell’opzione preferenziale per i poveri. Leggendo la versione di Banfi vedo che le due donne al potere e all’opposizione in Italia fanno parte di questi „nemici“: „Le due leader italiane del governo e dell’opposizione, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, sono accomunate da una radicale scelta atlantista e, come nota oggi Gad Lerner sul Fatto per la nostra premier, anche da una buona dose di sentimento anti-cinese“. Questo è davvero un peccato. „Ci è voluto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, ieri a Bruxelles, per mettere l’Europa di fronte all’evidenza, quando ha detto ai leader del nostro continente: siete sicuri di voler isolare la Cina e la sua proposta di pace? Ci è voluto Volodymyr Zelensky per sottolineare che vale la pena capire meglio le intenzioni di Pechino“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Sono contento che Zelensky abbia una linea di interesse per la proposta cinese, ma non mi fido tanto, perché contraddice il suo fondamentale atteggiamento guerrafondaio dell’ultimo anno…Ieri ho letto una frase di Ottilie von Faber-Castell che purtroppo non è più vera: "A volte sono arrabbiata con gli uomini (maschi). Dopo tutto, sono solo gli uomini che hanno voluto questa guerra, che continuano ad estenderla, ad alimentarla come un fuoco selvaggio" (Ottilie von Faber-Castell, 4.9.1916 (nel romanzo di Asta Scheib). Purtroppo oggi la guerra la vogliono anche le donne. 

Abba nostro…

(1) Sulla Meloni mi scrive un’amica italiana, a cui avevo chiesto cosa pensasse della premier: „Che ha fegato, è una che ha il coraggio delle sue idee e non le manda a dire, penso che se è arrivato un governo di destra c'è lo siamo meritato, per una sinistra indecente, da dopo Berlinguer. Nonché per una dx che fatica ad esprimere un pensiero liberale senza il rischio di essere tacciata di fascismo“. 

(Dopo) Domanda di Aaron Maté al presidente degli Stati Uniti che ha scritto, per l’inizio del Ramadan: „ Jill e io auguriamo alle comunità musulmane qui in patria e in tutto il mondo un mese benedetto e prospero. Ramadan Kareem!“; ecco la domanda di Aaron: „Milioni di musulmani in Siria, Iran, Yemen e altrove vivono sotto le sanzioni, gli assedi e le guerre degli Stati Uniti, che mirano a impedire non solo la loro prosperità, ma persino il diritto di vivere. Come si fa ad augurare "Ramadan Kareem" a persone che si sta cercando di impoverire e uccidere?“

(Pomeriggio) - (Marzo, 2023) Caro Stefan, caro Bernhard, 

Alla fine del mio periodo come "Coordinatore del profilo cristiano della scuola" e responsabile del Dipartimento di Religione, è forse giunto il momento di scrivere qualche parola di sintesi per mostrare in che modo ho cercato di vivere lo "sguardo di totale simpatia" (Cesare Pavese). 

  1. Come cattolico nella "terra della riforma" e in una delle regioni più secolarizzate del mondo, ho sempre cercato di coltivare uno stile ecumenico e "filosofico" con tutti. Quindi il prendere sul serio la diversità delle confessioni e delle visioni del mondo è sempre stata una priorità per me, senza perdere la mia identità. E più specificamente per la scuola, ho sempre pensato che l'unità e la diversità dei carismi abbiano un grande valore e che i due poli (unità e carisma) si arricchiscano a vicenda. 
  2. Per quanto riguarda l'insegnamento della religione, pur avendo progettato un curriculum di argomenti (che sono da qualche parte in segreteria), ho anche pensato e agito tenendo conto del fatto che la diversità di stili tra noi colleghi e anche l'orientamento al progetto (cioè allontanarsi dal curriculum per perseguire un problema o un'idea particolare: per esempio, il mio lavoro con J.R.R. Tolkien in alcuni anni e in alcune classi per combinare mitologia e cristianesimo) sono un arricchimento e non un problema. 
  3. Con innumerevoli esami di religione nella maturità del ginnasio e, più recentemente, nella prova ultima della Community School, ho messo, insieme ad altri colleghi, la materia religione al servizio dell'evento istituzionale più alto delle nostre due scuole. 
  4. Da qualche anno, ho aggiunto anche elementi di movimento al mio insegnamento nelle scuole medie e inferiori, perché i ragazzi stanno troppo seduti a scuola o a casa e hanno bisogno di reimparare la competenza dell’uso del proprio corpo; inoltre, alcuni elementi (verifica dell'obiettivo di apprendimento dell'ultima lezione...) possono essere completati anche nel movimento. Infine questo "rituale" è un'opportunità per conoscere personalmente molti studenti. 
  5. Per i progetti non in loco, ho proposto con mia moglie, e anche con il signor Schmitt, le giornate di trekking religioso-filosofico nelle Dolomiti fino all'anno scorso (una pausa è stata forzata solo dalla pandemia) nei primi 5 giorni delle grandi vacanze estive e abbiamo sviluppato il viaggio a Malta, durante le vacanze pasquali, da viaggio linguistico a viaggio olistico (con elementi religiosi). L'unione di alunni e insegnanti e anche dei genitori (nel viaggio sulle Dolomiti) è sempre stata una mia grande preoccupazione. Ho anche contribuito ad "ampliare" il viaggio a Roma del dipartimento di latino per includere la dimensione religiosa della città di Roma; e ho trovato particolarmente fruttuosa la collaborazione tra il dipartimento di latino e quello di religione. 
  6. Un progetto molto grande è il festival della Juventus, che si basa sulla festa del cambiamento di vita della diocesi di Erfurt: Le persone che non sono religiose non devono e non possono essere costrette ad una professione di fede in una confessione. La Juventusfest, che celebra il passaggio dall'infanzia all'età adulta e che si presenta come un'alternativa alla Jugendweihe, è stata ed è un'iniziativa dei genitori (suggerita per la prima volta da una madre) che prende sul serio la loro libertà e, tuttavia, è un "luogo" in cui anche la dimensione religiosa è stata coltivata e alimentata (la visita di un parroco, alternativamente cattolico e protestante; il discorso dei presidi durante la festa; la benedizione alla fine della cerimonia; una campagna di raccolta fondi per Support International). 
  7. Con il viaggio in Armenia, ho coordinato per anni un piccolo progetto in un Paese dove i cristiani armeni hanno sofferto e sono stati uccisi nel corso di un terribile genocidio (1915-1918), purtroppo anche nel disinteresse di noi tedeschi. E oggi questo Paese è ancora in un processo che dovremmo sostenere per non lasciarlo solo, come è stato lasciato solo tante volte per ragioni geopolitiche. 
  8. All'inizio del mio lavoro a Droyssig sono stato attivo nella commissione disciplinare e come presidente ho avviato un nuovo ordinamento disciplinare (con l'aiuto del Prof. Klaus Rennert (Università di Halle) e della Sig.ra Goerke-Berzau (OLG Naumburg)): l'amore cristiano ha bisogno anche di una situazione giuridica solida e trasparente; mia moglie ha poi assunto questo servizio, con ancora maggiore professionalità, e io ho svolto il ruolo di insegnante di fiducia, che è più consono alla mia natura. 
  9. Il Franziskusfond Droyßig in collaborazione con Support International, con cui abbiamo offerto il nostro aiuto in casi estremi (malattia, incendio...), era ed è un elemento del mio/nostro coordinamento del profilo cristiano della scuola. 
  10. In infinite meditazioni (meditazioni del lunedì, meditazione prima di una conferenza generale dei professori...) ho cercato di trasmettere una cultura cristiana anche a tutti i colleghi, che non sono socializzati come cristiani. Come uomo e cristiano, ho coltivato amicizie con insegnanti, alunni e genitori, perché senza questa dimensione umana delle amicizie, un'istituzione diventa puramente formale.
  11. Abbiamo dovuto affrontare anche situazioni estreme: due suicidi di studenti e un omicidio di un ex studente. In queste situazioni io, insieme a mia moglie, ho offerto una parola di speranza, direttamente e attraverso le funzioni religiose. 
  12. In alcune interviste con la MZ ho anche comunicato alcuni valori della nostra scuola cristiana e nell'attuazione del progetto Erasmus con Caroline Gunther su "Tragedia e speranza" abbiamo portato con noi in Armenia anche un giornalista della MZ. Il progetto è stato portato a termine in Germania, Polonia e Francia e comprendeva elementi storici, culturali e religiosi. 

Vorrei infine anche esprimere la mia gratitudine a Bernhard, che da anni si occupa di alcune questioni pratiche (l'orario dell'anno prossimo, la settimana del progetto nella settima classe, il servizio religioso al festival della fondazione con Johanna...)...  

Spero di essere stato uno strumento di Dio, perché non possiamo essere altro che strumenti del suo amore. In solidarietà, Roberto

(NotteMichael Tracey in dialogo con „Useful idiots“ rivela qualcosa di sconcertante, se dovesse risultare vero, è cioè che il Dipartimento di Stato statunitense ha inventato la storia secondo cui la Russia starebbe rapendo i bambini ucraini e mi toglie ogni speranza su Ron DeSantis, che fa solo finta di non essere un falco di guerra, ma che in vero è un altro guerrafondaio alla maniera neocon’s. 

Siamo nella „pienezza dei tempi“, che è cominciata con l’incarnazione di Dio; che dopo l’avvenimento definitivo di Cristo, Dio permetta una religione come l’Islam, significa una totale rinuncia ad ogni forma di predestinazione ed anche di elezione esclusiva. Solo Dio è Dio e noi come Giovanni Battista possiamo solo indicare a Lui, al Dio fatto carne: „…colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo…dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me“ (Gv 1, 26.30). Il Logos universale e concreto è prima di tutti, prima del giudaismo, prima del cristianesimo, prima dell’Islam, prima di qualsiasi altra religione e visione del mondo. Ma in questo suo essere prima, include tutto ciò che è dopo, in modo che nessuno possa vantarsi di essere l’eletto singolare. Singolare è solo Cristo! È necessario che noi veniamo umiliati da una religione come l’Islam, per ricordarci la singolarità ultima di Cristo, che non è identica alla nostra. Di questo ho parlato oggi con la mia undicesima classe. Buona notte! 

(23.3.23) Pian piano se ne va il tempo dei bucaneve e dei croco, come ho constatato dopo aver aperto la stalla delle galline, facendo un giro intorno alla casa; i giacinti si sono aperti e le primule stanno fiorendo in ogni parte del giardino, con i primi narcisi gialli, mentre i tulipani stanno ancora dormendo. 

L’ultima frase che ho letto ieri notte era di Romano Guardini, che parla della libertà di Dio ed aggiunge: „Nessuna delle grandi cose della vita umana è nata dal semplice pensiero; tutte sono nate dal cuore e dal suo amore. L'amore, però, ha il suo perché e il suo percome. Ma se è Dio che ama? Se è la profondità e la potenza di Dio che si innalza, di cosa sarà capace l'amore? Di una gloria così grande che deve sembrare stoltezza e insensatezza a chi non procede dall’amore“ (Romano Guardini, Il Signore, 1953). Spero che questa frase mi accompagni durante il giorno, sia la sostanza del giorno e lo è, ma spero di percepirlo…

Michele continua a mandarmi delle frasi importanti del Papa su san Giuseppe ed ecco quella di stamattina, che mi mette in immediato contatto con la villa miseria di Alver e don Pepe e con le persecuzioni di cristiani in Africa (Nigeria…): „Cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a chiedere l’intercessione di San Giuseppe proprio nei momenti più difficili della vita vostra e delle vostre comunità. - Lì dove i nostri errori diventano scandalo, chiediamo a San Giuseppe di avere il coraggio di fare verità, di chiedere perdono e ricominciare umilmente. - Lì dove la persecuzione impedisce che il Vangelo sia annunciato, chiediamo a San Giuseppe la forza e la pazienza di saper sopportare soprusi e sofferenze per amore del Vangelo. - Lì dove i mezzi materiali e umani scarseggiano e ci fanno fare l’esperienza della povertà, soprattutto quando siamo chiamati a servire gli ultimi, gli indifesi, gli orfani, i malati, gli scartati della società, preghiamo San Giuseppe perché sia per noi Provvidenza. Quanti santi si sono rivolti a lui! Quante persone nella storia della Chiesa hanno trovato in lui un patrono, un custode, un padre!“ (Papa Francesco 16. 02. 2022).

Ed ora Balthasar che confronta Lutero con Ignazio di Loyola dicendo che il primo parla di una giustificazione che nasce dall’ascolto della Parola, mentre il secondo parla di un avvenimento in cui si ascolta la chiamata personale di un re ed a cui dobbiamo rispondere con una decisione ed un’azione. La „lectio divina“ è un metodo per ascoltare questa chiamata, ma è puro intellettualismo, se no si fa la verità. Balthasar cita una frase impressionante di SPN (cfr. Antologia-Servais, 176-177), in cui il santo spagnolo ci aiuta a discernere anche i nostri „nemici“ nel mondo e che il teologo svizzero spiega in questo modo, che io esprimo con mie parole: 1) Il Vangelo è proclamazione di un’azione che deve ancora accadere ed è da subito un invito all’uomo e al mondo. 2) in questa chiamata del Signore non si sta parlando della Chiesa, ma di tutto il mondo nella sua interezza e questa chiamata vale per ogni singolo, in modo diretto („non est aliquid inter Deum et creaturas“, Tommaso), quindi è una chiamata che accade prima dei gesti della Chiesa; 3) Dio ci chiama nell’avvenimento della redenzione e si aspetta da noi una risposta, personale che implica, come ho scirtto, sopra una decisione ed un’azione: non basta, per quanto sia importante, il semplice sentire e credere. 

Il Vangelo odierno (Gv 5, 31-47) conferma tutto ciò e lo esplicita: „Voi scrutate le Scritture pensando di avere in esse la vita eterna“, ma non basta ascoltarle o scrutarle, perché le Scritture „danno testimonianza di me“, di Cristo che è venuto per salvarci, non per condannarci, „ma voi non volete venire a me per avere vita“; vita non la „sola scriptura“ e Gesù si serve della testimonianza di alcuni uomini, ma ha una testimonianza superiore a quella degli uomini: „le opere che il Padre mi ha dato da compiere“, non gesti di appartenenza ecclesiale (non l’ennesima rilettura del percorso di don Giussani), ma le opere che il Padre ci ha dato da compiere la dove siamo e che riguardano il mondo nella sua interezza, in dialogo con tutti. E se scrutate davvero le scritture come una proclamazione di una decisione che dovete prendere e di un’azione che dovete compiere allora non vi troverete null’altro che la chiamata personale di Cristo, che è una chiamata di amore… 

Abba nostro…

(Tarda mattinata, in una pausa) Ultimamente Alessandro Banfi riassume sempre in modo preciso e sintetico, con un giudizio che trovo stimolante, anche se non sono d’accordo con tutto e sulla scelta di ogni singola parola, la situazione della guerra; per questo motivo mi limito a citare il passeggio della versione odierna sul tema, con un piccolo commento: „Tornano subito a parlare le armi, i missili e le bombe. La diplomazia e le proposte di pace vengono archiviate in fretta, in preparazione di quelle offensive di primavera che eccitano gli strateghi militari. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato i suoi soldati nelle trincee di Bakhmut, la nuova città simbolo della resistenza ucraina. È la risposta muta alle speranze suscitate dalla visita di Xi Jinping a Mosca. Londra ha confermato l’invio di proiettili all’uranio impoverito, che saranno dati in dotazione all’esercito ucraino. Di che cosa si tratta? Forse qualcuno ricorderà le centinaia di soldati italiani, in missione in Kosovo o in Iraq, che si sono ammalati o sono morti, soprattutto di leucemia o di altri tumori, per le conseguenze dell’uso di queste armi, che spargono nano particelle letali per la salute umana. Domenico Leggiero, un ex maresciallo animatore dello speciale “Osservatorio militare”, ha dedicato anni a battersi per i suoi ex commilitoni, che fra l’altro erano stati tenuti all’oscuro della pericolosità di quelle armi dai loro stessi comandanti. Personalmente ho conosciuto Leggiero e mi sono occupato di tante vicende di giovani vittime del nostro esercito, quando lavoravo al Tg5, uno dei pochi telegiornali italiani che fra mille difficoltà, corre oggi l’obbligo di ricordarlo, diede notizia in quegli anni di alcuni di questi casi. Scoprire che i giornali non ricordano oggi le centinaia di vittime del nostro esercito e festeggiano con soddisfazione l’arrivo di queste armi, che “non sono vietate” e non sono nucleari, lascia sgomenti. Ci consola in parte l’amaro articolo di Domenico Quirico, che sulla Stampa lancia un’invettiva contro gli inglesi e il loro bellicismo. Iacopo Scaramuzzi su Repubblica riferisce di un misterioso filo diplomatico tessuto fra il Vaticano e Mosca, che avrebbe al centro un leopardo siberiano, “adottato” da papa Francesco. Mentre Avvenire dà notizia di 15 bambini ucraini tornati ora dalla Russia. Seguiranno altre “restituzioni”? Fosse così, toccherebbe ringraziare la Corte penale dell’Aja. Intanto a Roma è in campo l’iniziativa di un tavolo per la pace che coinvolge diversi esponenti di quasi tutti i partiti e che viaggia quasi in parallelo rispetto al dibattito ufficiale“ (Alessandro Banfi). Penso come Banfi che ci sia davvero una resistenza ucraina, ma penso anche che questo termine abbia una dimensione mitica, che serve per coprire i battaglioni nazisti e la corruzione, che il presidente Zelensky copre. Inoltre penso che la colpevolezza nei confronti dei bambini rapiti ed/o uccisi deve essere provata giuridicamente o con un lavoro di giornalismo critico e sul posto; infine penso che la decisione della Corte dell’Aia sia stato uno strumento di militarizzazione del diritto internazionale. Più in generale, penso come Michael Tracey, che l’aver fatto fallire a priori il tentativo di mediazione cinese, la consequente vicinanza politica tra Cina e Russia e tante altre cose, siano segni che non abbiamo dei politici „realisti“ (questo è il punto di accordo con Tracey), nel senso della teologia della politica cattolica, ma che abbiamo da una parte e l’altra degli ideologi guerrafondai. 

(Pomeriggio) Per la meditazione pomeridiana in questo periodo di quaresima vorrei accennare alla due ultime catechesi del Santo Padre ed agli ultimi due „senza““ del razionalismo moderno della scuola di comunità. Il Santo Padre ha detto che l’apostolato è una missione che tutti hanno nella Chiesa, nel senso del sacerdozio comune di tutti i fedeli (15.3.23) e la settimana dopo ha rinviato alla „magna carta“ dell’evangelizzazione, la „Evangelii nuntiandi“ di san Paolo VI (8.12.1975), che ci ricorda che per evangelizzare bisogna essere testimoni (22.3.23). Questo significa vedere anche i laici come una reale presenza apostolica ed evangelizzatrice; in un certo senso come è possibile che una donna predichi (santa Hildegard nel duomo di Colonia), è anche possibile che un laico tenga gli Esercizi per una fraternità laicale; ovviamente nella quotidianità si evangelizza anche: se penso a questi 20 anni nella diaspora tutta la nostra piccola famiglia è stata testimone della fede. Ed è in vero un grande miracolo che mia moglie ed io, in una delle zone più secolarizzate del mondo, non abbia perso la propria apostolicità. 

Per quanto riguarda „il mondo senza io“, so che in ciò si trova un grande giudizio della mia quotidianità: tanto più una scuola diventa solo un luogo di leggi e tanto meno l’io, con il suo carisma, può essere fecondo.  L’“io senza Dio“  può avere una dimensione panteista, in cui l’io è solo un insignificante momento di un tutto, oppure una nichilista, in cui di fatto l’io non vede più il proprio Selbstsein come dono, ma come causalità pura e senza senso. 

"Sabato si celebrerà la Solennità dell’Annunciazione del Signore e il pensiero va al *25 marzo dello scorso anno*, quando, in unione con tutti i Vescovi del mondo, si sono *consacrate* la Chiesa e l’umanità, in particolare *la Russia e l’Ucraina, al Cuore Immacolato di Maria*. Non stanchiamoci di affidare la causa della pace alla Regina della pace. Desidero perciò invitare ciascun credente e comunità, specialmente i gruppi di preghiera, a *rinnovare ogni 25 marzo l’atto di consacrazione alla Madonna*, perché lei, che è Madre, possa custodirci tutti nell’unità e nella pace.
E non dimentichiamo, in questi giorni, la martoriata Ucraina, che soffre tanto".
(Papa Francesco, Udienza Generale, 22.03.23)

Le mie speranze che nel partito repubblicano statunitense ci siano più forze che possano contribuire alla pace, sta sparendo sempre di più; Ron DeSantis, che aveva detto qualche giorno fa che l’impegno militare statunitense in Ucraina è insensato, ora ci dice che Putin è un „criminale di guerra“, cosa certamente vera, ma ovviamente del tutto unilaterale: „DeSantis su Putin: "Penso che abbia grandi ambizioni. Penso che sia ostile agli Stati Uniti, ma... è fondamentalmente una stazione di servizio con un mucchio di armi nucleari".John McCain ha coniato questa descrizione della Russia: "stazione di servizio mascherata da Paese". È bene conoscere le influenze di DeSantis“ (Michael Tracey, Twitter, 23.2.23).

Qualche giorno fa ho scritto che sono un „soldato“, ma nel contesto ben preciso di ciò che dicono SPN e Balthasar, per il resto, se con soldato si intende un guerriero della guerra, direi con Johann, il poeta lavoratore, del romanzo di Asta Scheib su Ottilie von Faber-Castell: "Ma vedo solo soldati morti, lontani e vicini. Non c'è più nessun uomo, nessun uomo vivo?... Sulla montagna di teschi, alla pura luce del fuoco, sta un uomo nudo, senza colpa e senza peccato, senza armi e granate, senza pugnale e fucile... Come nel giorno della creazione, si guarda intorno" (Johann nel romanzo di Asta Scheib su Ottilie von Faber-Castell). 

(Notte) „Ciò che è decisivo rimane tuttavia il primo passo nell’essere; ciò che uno è già dalla sua nascita“ (Romano Guardini, Il Signore, Lipsia 1953, 17). Questo è vero sia ontologicamente, che cristologicamente. L’essere finito donato è „semplice e completo“ fin dall’inizio, non si può aggiungere proprio nulla nella modalità di un’ontologia del „non essere ancora“ (Ernst Bloch). Il „già e non ancora“ cattolico non parte dal nulla nichilista che spera in un tutto utopico, perché il „già“ è già completo e semplice; non è sussistente, perché è „solo“ (sit venia verbo) un atto di amore gratuito, come il dono di una rosa non è „nulla“, mentre la rosa e l’amata sono qualcosa e qualcuno, ma è „nulla“ non nel senso della „contraddizione dell’inizio“, propria del nichilismo, che identifica ciò che non è identificabile (essere e nulla), ma nel senso del medesimo uso di essere e „nulla“ come gratuità dell’amore (Ferdinand Ulrich). Per quanto riguarda la cristologia: il bambino Gesù non diventa Dio, ma è Dio dal primo momento, nella sua „esistenza del tutto tenera ed iniziante“ (Guardini, 18). Questo mistero è conservato nei primi dodici anni nel totale silenzio, poi con una rivelazione improvvisa Gesù dice cosa è suo: il Padre; e poi accadano ancora 18 anni di silenzio e lavoro, per poi forse per tre anni, forse di meno venir rivelato dapprima ad Israele e a qualche forestiero incontrato occasionalmente. Giuseppe nel suo silenzio aveva capito che se Dio ha posato la sua mano sulla sua fidanzata l’unica risposta ragionevole è la verginità cristiana, che è massima fecondità, ma che ovviamente, per un uomo così giovane, è anche massima fatica, come aveva sottolineato un uomo del gruppo adulto della „Cascinaccia“, che avevo conosciuto tanti anni fa. Quello che accade nella morte e nella discesa all’inferno è la conseguenza ultima di quella semplicità e completezza dell’amore gratuito e la Risurrezione rivela in tutta la sua gloria l’indistruttibilità dell’essere, anche se passa per quel „frustra“ che è la Croce e la discesa all’inferno…Ma nessuna frustrazione potrà mai mettere in dubbio il primo passo: la donazione dell’essere e la sua redenzione in Cristo! Buona notte! 

 (22.3.23) Secondo Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 175-176) in Matteo (16,21-27) si trova in modo concentrato il programma di Gesù; devo dire che la mia prima reazione è stata quella di Pietro, solo che lui era preoccupato per il maestro, io invece sono preoccupato per me, visto che adesso nella prima ora ho una decima classe (mi faranno alcuni di nuovo soffrire?), non sempre facile, ma ovviamente non si deve neppure ridurre il programma a masochismo, non tanto per la questione del centuplo promesso, ma perché Gesù stesso, in un altro passaggio del Vangelo, ha detto: il mio giogo è leggero. Comunque la metodologia esistenziale di Gesù è molto chiara: „Chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la sua vita per causa mia, la troverà“. Tutto qua: in questo „perdere la vita“ non siamo soli, abbiamo un uomo come Giuseppe. Mi scrive la mia amica Michele questa mattina: „Affidarsi a un tale uomo, san Giuseppe, è davvero appoggiarsi su una roccia“. Ma Cristo stesso è la roccia ed in vero in questo radicale: „Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua“, si nasconde qualcosa di assolutamente „logico“: „quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?“ E poi come salvare la propria vita? Con la psicologia? Con la medicina? Con i soldi? Con la politica? Con la diplomazia? Tutto ciò è utile, ma non salva un bel fico secco. Balthasar, nella sua grandezza, dice e lo sapeva dall’interno della sua vita, che problemi con la sofferenza accettata non ce li hanno solo i figli di questo mondo, ma anche i figli della Chiesa. 

Un ragazzo della decima classe, parlando della „Passione secondo Marco“, mi ha chiesto come mai Gesù non sia fuggito; la risposta semplice, secondo le parole di Balthasar, è molto chiara: è venuto per soffrire e non  per fuggire dalla sofferenza, come propongono altre visioni del mondo o religioni ed ha sofferto più di tutti, perché più di tutti era Non-aliud nei confronti della sofferenza stessa e del destino dell’uomo, ma ovviamente questo non è masochismo, è amore. Gesù soffre e ci invita a portare la nostra croce per lenire la sofferenza degli altri, perché diventiamo balsamo per altri, come la donna del capitolo 14 di Marco diventa balsamo per Gesù… 

Carlo Manara (CL- Germania, 19.3.23), nel suo giudizio sul cammino sinodale in Germania, ha ragione a citare il Papa per dire che il cristianesimo non diventa più attraente per un cambio di strutture; allo stesso tempo io vedo in Cl, anche in Germania, una sopravvalutazione dell’elemento, certamente importante, dell’attrazione (e lo è nel contesto del superamento del moralismo), per i motivi che si possono leggere nella meditazione qui sopra: noi dobbiamo portare la nostra croce; in questi 20 anni della diaspora la più grande sofferenza è stata l’ingratitudine, sia di molte persone incontrate qui dove viviamo sia di molti amici, che di fatto ci hanno, pur con qualche eccezione di cui sono estremante grato (Franziskusfond), lasciati da soli. Si potrebbe pensare che tutto abbia a che fare con il mio difficile carattere, e certamente questo è vero, ma mia moglie è un’anima nobile ed anche lei è stata lasciata da sola (mentre Ulrich aveva raggiunto il suo cuore come nessun’altro). Purtroppo per quanto poi riguarda la questione del celibato dei sacerdoti, dietro le parole altisonanti e le citazioni grandiose di Dostoevskij (può un uomo del nostro secolo credere davvero nella divinità di Gesù Cristo, figlio di Dio?) si nasconde un latente tradizionalismo reazionario di CL in Germania; ovviamente si può essere d’accordo con la situazione attuale, ma anche il Papa ha detto ultimamente che il celibato non è un dogma della Chiesa; a me sembra una cosa importante, ma solo per sacerdoti che non vivono da soli; di questa situazione (l’essere da soli) e delle tentazioni dell’epoca digitale tiene conto per esempio il vescovo Oster, che è certamente critico nei confronti del sinodo, ma lo è da dentro le strutture diocesani e parrocchiali e pur essendo a favore del celibato (cfr l’intervista al vescovo di Passau, che ho condiviso ieri nella mia bacheca in Fb); essere all’interno di  queste strutture implica poi un portare la croce tutto speciale, che non lo si vive quando si sovra accentuano i gesti della propria comunità…sia nel consiglio parrocchiale che in quello diocesano ho cominciato a portare la croce per la chiesa (nel senso della meditazione qui sopra). 

Per quando riguarda la scuola di comunità con Filippo Santoro (15.3.23), vorrei dire anche nei prossimi giorni alcune cose, in modo sincero e del tutto personale. Ovviamente chi conosce i testi e il linguaggio di CL, sa subito spiegare cosa sia la differenza tra „sentimento“ e „cuore“. Per spiegare ciò Santoro cita una testimonianza di una donna del Gruppo adulto, Gloria, alla giornata di inizio anno del 1194 a Kampala. Nel carcere minorile Gloria fa un’esperienza estrema di incontro con Cristo, che a noi normalmente non capita; sebbene io abbia espresso il desiderio di andare in carcere, per ora, nella mia vita, mi è riuscito solo di scrivere una lettera ad una persona in carcere. Ma ovviamente Cristo lo incontro in persone buone ed in persone che, come oggi, sono cattive, come i due ragazzi che hanno disturbato  la mia ora di lezione nella decima e devo dire che frasi „romantiche“, „ad effetto“: „Prega la Madonna perché oggi non ti spaventi nel vedere come Cristo ti si presenterà“, non mi aiutano gran che. Mi basta l’indicazione che devo portare la mia croce per Cristo, anche se con grande probabilità non potrò mai raggiungere il cuore dei due ragazzi, che non proveranno mai un’attrazione per quello che sono e quello che dico. Ed anche se, a parte mia moglie, e questo è già un grandissimo dono, non ho la possibilità quotidiana di „rincontrare continuamente l’avvenimento“ guardando x,y,z, etc. Il mio cuore mi è certo di aiuto: nel ricordarmi cosa avevo scritto nella meditazione questa mattina. La testimonianza di don Giussani del 2004, con i dolori allo stomaco, mi sembra invece un buon invito ad andare avanti, con speranza, in direzione della rivelazione definitiva del mistero. Molto interessante è anche la differenza tra ciò che si prova e l’esperienza ( e il giudizio), che Santoro non presenta, grazie a Dio, nel senso di un aut aut. 

Per quanto riguarda i cinque „senza“ del „razionalismo moderno“ devo dire che questa intuizione di don Giussani, che ha ripreso Santoro, nell’ultima sdc, è davvero geniale; oggi mi limito a scrivere qualcosa sui i primi tre „senza“: 1) „Dio senza Cristo“, come posizione fideista, non come appartenenza ad una religione non cristiana; 2) „Cristo senza Chiesa“, con la perdita della carne, cardine della salvezza; 3) „Chiesa senza mondo“ con i pericoli del clericalismo e dello spiritualismo (si cita Peguy per spiegare entrambe le tesi). Nella situazione di diaspora in cui mi trovo, presente anche nella nostra scuola cristiana, negli ultimi 20 anni ho „assaporato“, dall’interno tutti questi primi tre „senza“. Cristo è uno sconosciuto, oppure è qualcuno di „sentimentale“, che mi differenzia dagli altri, quelli che non dicono: „Gesù, Gesù“; ed anche le persone religiose incontrate, che avevano padre Anselm Grün come guru, non parlavano mai di Cristo. Poi, per quanto riguarda il secondo „senza“, ho incontrato alcuni cristiani, ma che non avevano alcun senso della forma carnale della Chiesa, insomma quelli che parlano di Gesù, ma che ritengono che la sua presenza sia percepibile, se si fanno dei canti moderni e non se si vive dentro la carne della Chiesa stessa, in parrocchia, ma anche nella scuola…Credo, infine, per quanto riguarda il terzo „senza“, che il mio diario sia una grande testimonianza che un „Cristo senza mondo“ è pura e semplice mitologia, nella modalità del clericalismo, cristiano e non e dello spiritualismo, come le considerazioni sull’ecumene del vescovo di Magdeburg l’altra sera che ha assunto del tutto acriticamente la posizione del mondo sul conflitto in Ucraina (Putin come solo colpevole che ha causato una „Zeitwende“). Il Cristo senza mondo è sempre, in uno scatto dialettico, assunzione del mondo e dei suoi criteri, per poter poi fare le proprie considerazioni solo spirituali. Le parole di Peguy: „poiché non hanno il coraggio di essere nel mondo, credono di essere di Dio“, sono di una genialità sconcertante ed attualissima: essere come il mondo è non richiede alcun coraggio, solo una presenza critica nel mondo lo richiede e la mancanza di questo coraggio viene compensata con pseudo spiritualità…

Visto che ho già approfondito tanti temi in questa pagina di diario oggi, mi limito per l’attualità a citare un passaggio di Banfi nella versione odierna, che contiene anche una frase geniale di Karl Kraus sulle trombe dei generali e le trombette dei commentatori: „L’Occidente non è pronto per la pace. I presidenti di Russia e Cina l’hanno messa giù così. Ma non è che, al di là della propaganda di Vladimir Putin e di Xi Jinping, si possa dire il contrario. Il disprezzo e l’insofferenza per i “piani di pace” spira da Washington come un vento sulle nostre opinioni pubbliche europee. Oggi anche i giornali italiani si entusiasmano per le bombe all’uranio impoverito, promesse dai soliti inglesi agli ucraini, e che sollevano “l’ira di Mosca”. Come se fossero l’ultimo tassello per distruggere l’odiato nemico. Qualsiasi cessate-il-fuoco è presentato come una resa senza condizioni allo Zar. Ci sono due considerazioni di Gustavo Zagrebelsky in un’intervista al Fatto di oggi che vanno accostate alla cronaca di queste ore. La prima è una citazione di  Karl Kraus: “Quando suonano le trombe dei generali, arrivano le trombette dei commentatori che si mettono al seguito”. La seconda è un commento al mandato di cattura della Corte dell’Aja: “Quando si usano le armi lo strumento per farle tacere è il negoziato”“ (Alessandro Banfi).

Michael Tracey, citando il senatore Jerry Moran, scrive in Twitter (22.3.23): „Ecco l'argomentazione standard dei repubblicani per il futuro: L'Ucraina è ora una battaglia chiave nella più ampia "lotta" contro la Cina, che si è ufficialmente unita alla Russia in una crociata per distruggere i "valori americani““.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Caro Gigi, ti ho già detto qualche volta grazie per la tua fedeltà nella lettura e nel commento dei mei scritti. All’inizio ero un po’ perplesso, perché ci sono state persone qui in Facebook che mi erano molto vicine, ma che poi si sono arrabbiate con me in modo del tutto irrazionale, per un rapporto digitale ed altre, di cui avevo la sensazione che mi volessero convertire a non so che cosa. Mentre tu sei una presenza davvero discreta, ma anche davvero presenza, chiaramente nella modalità „digitale“. Altre persone con cui ero amico, anche offline, hanno smesso ogni rapporto minimamente serio: o parlano per ferirmi oppure non dicono più nulla, accerchiandomi con un mutismo che mi spaventa, anche se forse lo fanno solo per non bisticciare: ma tertium datur… ci si può anche bisticciare con rispetto o si può non essere d’accordo senza sospettarsi. Come fai tu, che mi dici anche dove non sei d’accordo, ma che cerchi di capire cosa dico…Per quanto dici tu oggi, direi, che se si porta davvero la Croce non si può non cadere - anche Gesù è caduto! E per quanto riguarda la pace c’é bisogno di quel „poliedro“ di cui parla il Papa - non è possibile mettere sfericamente i nostri interessi nel centro e poi declassare le altre posizioni come solo criminali. Il mandato di arresto di Den Haag, un giorno prima della visita di Xi Jinping in Russia, è una scelta sferica, per nulla poliedrica: è un uso militare del diritto internazionale. Credo davvero che dovremmo partire da un „cessate il fuoco“ e prenderci la responsabilità di dire a Zelensky che quello vuole è impossibile; lo so che è difficile, perché ogni volta che parlo con un mio allievo ucraino dell’ottava classe e gli dico, guardandolo negli occhi, che la meta non può essere la vittoria dell’Ucraina, ma piuttosto, come ha detto Habermas, la non perdita, vedo quanto ciò è difficile, perché il poveretto, per quello stronzo di Putin, non si trova più nella sua patria…Ti abbraccio, digitalmente, con affetto, Roberto   

(Notte) Per quanto riguarda l’“adulterio“ di Ottilie von Faber-Castell, dipendo totalmente dalla narrazione di Asta Scheib, ma se le cose stanno come le racconta quest’ultima, direi che le categorie „peccato“ ed „adulterio“ sono sbagliate. Il matrimonio con Alexander zu Castell-Rüdenhausen non è stato unito da Dio, ma da convezioni sociali, da cui piano piano Ottilie si libera; nel suo amore per Philipp von Brand è forse sovra accentuato il momento erotico, che al cospetto di quelle convenzioni sociali, però, è semplicemente un atto di respiro. Alexander ha sposato una fabbrica di matite ed ha tolto ogni dignità a chi ne era il padrone…insomma non poteva che accadere quello che è accaduto…  

Che gli USA che non riconoscono la corte di Den Haag, anzi che sarebbero disposti a liberare con la forza militare un americano che si trovasse giudicato da questa corte (Glenn Greenwald, Nick Kruse…) ora la usino per giudicare Putin è un ulteriore segno del fariseismo statunitense. Questa militarizzazione del diritto internazionale, In Europa, e pericolosa e penosa. Joe Biden, che non ha nessuna dignità morale, come si può vedere da ciò che è venuto fuori dal Laptop di suo figlio (non penso al figlio nudo e drogato e alle sue prostitute, ma agli affari economici con Ucraina e Cina), è un criminale di guerra, come lo erano George W. Bush, Obama, Trump e tutti gli altri presidenti degli ultimi 70 anni, a partire dalla bomba atomica sganciata a Nagasaki…Insomma qui criminali di guerra accusano altri criminali di guerra di essere criminali di guerra. O per dirla in modo più sereno: „Il modo in cui si può dire che non ci sono "realisti" al potere - tanto meno "isolazionisti", che non esistono - è che avrebbero fatto tutto il possibile, per quanto connivente, per impedire che ciò accadesse. Ma le persone al potere sono ideologi, con altre priorità“ (Michael Tracey, Twitter, come commento ad una foto, in cui si vedono Xi Jinping e Vladimir Putin che brindano insieme). 

„Sono passate sei settimane da quando ho pubblicato un rapporto, basato su fonti anonime, che indicava nel Presidente Joe Biden il funzionario che aveva ordinato la misteriosa distruzione, lo scorso settembre, del Nord Stream 2, un nuovo gasdotto da 11 miliardi di dollari che avrebbe dovuto raddoppiare il volume di gas naturale fornito dalla Russia alla Germania. La storia ha avuto risonanza in Germania e in Europa occidentale, ma è stata oggetto di un quasi blackout mediatico negli Stati Uniti. Due settimane fa, dopo la visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Washington, le agenzie di intelligence statunitensi e tedesche hanno tentato di aumentare il blackout fornendo al New York Times e al settimanale tedesco Die Zeit false storie di copertura per contrastare la notizia secondo cui Biden e gli agenti statunitensi sarebbero responsabili della distruzione dei gasdotti“ (Seymour Hersh, THE COVER-UP. The Biden Administration continues to conceal its responsibility for the destruction of the Nord Stream pipelines, 22.3.23).

Alla fine, però, at the end of the day, dobbiamo ritornare in ciò che è davvero reale, non per spiritualismo, ma per bisogno di profondità - le radici si trovano in profondità e solo il silenzio ci permette di arrivare a quella dimensione. La critica sociale è necessaria, perchè non vi è un Cristo senza il mondo, ma vi è un „primerear“, in cui c’è il mistero del dono dell’essere come amore gratuito e la salvezza di questo dono nel mistero dell’incarnazione: „proprio nel silenzio accadono le grandi cose“ e ciò non significa spiritualismo, lo ripeto, ma ascolto delle forze leggere dell’essere: „le forze leggeri sono quelle davvero forti“ (Romano Guardini, Il Signore, 12-14). In questo silenzio Maria incontra l’angelo, che la sconcerta, ma da quello sconcerto nasce la dimensione filosofico-mariana: cosa significa il saluto dell’angelo? Come posso concepire un figlio, se non conosco uomo? In quel silenzio, in quelle parole del silenzio di Dio, accade qualcosa che Maria non può raccontare neppure al suo fidanzato, ci spiega Romano Guardini; Giuseppe ha amato Maria ed era un uomo giovane, con tutte le sue forze, anche erotiche, era ovviamente deluso che Maria avesse tradito la fedeltà della loro promessa; Maria non sa spiegargli cosa è accaduto, se fosse andata a letto con un altro, non ci sarebbe stato alcun mistero: Dio stesso dovrà far ricredere Giuseppe con un sogno. E pian piano cominciamo a scendere nel grande mistero dell’incarnazione: Dio non è solo presente nell’atto di donazione dell’essere gratuito nella sua generalità e molteplicità infinita, „ma in un determinato attimo, se ci è permesso di parlare in questo modo, viene superato un confine, un confine che non possiamo comprendere con i pensieri; e cioè che Egli che è l’eterno-infinito, alterità-inaccessibile entra personalmente nella storia“ (Romano Guardini, 14). In quella storia che ha come dimensione ultima la donazione dell’essere e non i tradimenti dei potenti di questo mondo, che vanno svelati per poi ritornare nel silenzio della notte…Buona notte! 

(21.3.23) La differenza tra il paralitico guarito da Gesù dopo 38 anni di malattia (Gv 5,1-18) e il ceco nato (Gv 91-41), la cui guarigione è stata il tema del Vangelo di domenica (canone romano), è che il primo non professa la fede in chi lo ha guarito, anzi lo consegna ai giudei, che lo vogliono uccidere, mentre il ceco nato guarito la professa ed ha il coraggio dell’ironia, anche nei confronti di coloro che lo possono buttare fuori dalla sicurezza della sinagoga, cosa che faranno (Gv 9,35)…per quanto riguarda la fede, che in questa ora della storia è legata in modo particolare alla „profezia della pace“, io sono un „soldato“, non un „commerciante“, un soldato nel senso di SPN e di Giovanna d’Arco. E chiedo di esserlo anche nel momento in cui non avrò più la sicurezza della vita borghese nella diaspora tedesca, insomma quando sarò „cacciato fuori“; come ogni „soldato“ non ho intenzione di mischiare la mia etica ad interessi della vita civile e commerciale (cfr. 2 Tim 2,4 e Antologia-Servais, 174-175). E come ogni soldato non ho alcun amore per la „pura anonimità“, che riduce truppe di soldati ad essere carne da cannone o carne da macello. Il mio „generale“ ha un nome: „papa Francesco“, che cerco di seguire con la fedeltà di un „soldato“ e non con le accortezze farisaiche del mondo degli affari. Il capo supremo della mia compagnia si chiama Gesù, a cui anche il generale deve obbedire. 

Ieri è stato il ventesimo anniversario dell’invasione dell’Irak; scrissi allora, avevo  43  anni, un articolo per la „Communio americana“; la mia posizione non era così chiara come quella del filosofo italiano Massimo Borghesi, perché allora pensai che una potenza come gli Stati Uniti non poteva non fare nulla dopo gli attacchi dell' 11 settembre; pensavo come un "soldato" (vedi meditazione qui sopra), che ritiene la difesa del proprio paese un valore, ma dissi con grande chiarezza, che anche se non sapevo cosa dovessero pensare i generali e i politici americani nel dettaglio di quella situazione, così duramente attaccati a casa loro, tutti noi avremmo dovuto orientarci all’Agnello macellato e che non macella nessuno (insomma espressi un chiaro no alla riduzione di truppe a carne da macello) ed avevo condannato con chiarezza le violenze dei soldati americani nelle prigioni  Abu Ghraib di Bagdad. Non avevo alcuna simpatia per il dittatore Saddam Hussein, che le armi chimiche in altre occasioni le aveva davvero usate, come scrive Francesco Petronella, in un suo intervento in Facebook, che ho condiviso anche nella mia bacheca. Non avevo neppure simpatie per terroristi come Osama bin Laden e non mi era ancora chiaro che la motivazione che diedero gli USA per l’invasione era una bugia. Insomma non avevo una posizione che a priori negasse alla potenza statunitense una sua missione politica nel mondo, ne ho mai creduto allo schema semplice dell’ascesa e della caduta dell’impero americano. Preciso tutto ciò solo per dire che la mia posizione non era così chiara come quella che esprime in Twitter Michael Tracey: „Mi spiace far scoppiare la bolla di sapone di qualcuno, ma il fanatismo ideologico e l'arroganza che hanno spinto gli Stati Uniti alla guerra con l'Iraq sono altrettanto evidenti oggi nella spinta alla guerra con la Russia e la Cina, con la differenza che i pericoli sono molto più catastrofici“ (20.3.23). Sono convinto che ora i pericoli sono molto più catastrofici, ma io non ho capito subito il fanatismo ideologico dei neocon, ne ho pensato che la spiegazione della guerra con l’argomento del „petrolio“ (cfr la critica di ciò in Francesco Petronella) fosse da sola sufficiente: alla mia posizione attuale, che si può ripercorrere qui nel mio diario, ci sono arrivato poco a poco, e questo giudizio è nato all’interno del dibattito americano. Non ho alcuna simpatia per dittatori, neppure ho simpatia per Putin, che Obama considerava una potenza regionale, ma che ha le armi atomiche. Non ho simpatia per i bombardamenti russi ad Aleppo. Non so neppure se abbia ragione Francesco Petronella o Aaron Maté sulla questione delle armi chimiche in Siria; il primo dice, con ragione, che se quest’ultime sono state una bugia per quanto riguarda l’invasione dell’Irak, non è detto che lo siano per la Siria; Maté invece pensa: „È fantastico che 20 anni dopo tutti noi possiamo riconoscere la truffa delle armi di distruzione di massa in Iraq. Spero che non ci vogliano 20 anni per smascherare la truffa delle armi chimiche in Siria, che utilizza un piano di regia simile e con lo stesso cast di personaggi neocon. Il punto di partenza sarebbe smettere di ignorare gli informatori dell’OPCW (L'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (sigla OPAC, o anche OPCW dall'inglese Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons) è un'organizzazione internazionale, con sede a L'Aia, nei Paesi Bassi. Lo scopo dell'organizzazione è promuovere e verificare l'adesione alla convenzione sulle armi chimiche che proibisce l'uso di tali armi e ne chiede la distruzione. Le verifiche consistono sia nel valutare le dichiarazioni dei paesi membri, sia in vere e proprie ispezioni.)“ (Twitter, 20.3.23). Anche se negli ultimi giorni ho guardato con più simpatia ad una rielezione di Donald Trump (per fermare il guerrafondaio Joe Biden), so anche che quest’ultimo (vedi un servizio della BBC che ho condiviso nella mia bacheca in Twitter) per primo ha promesso a Petro Poroshenko e poi inviato armi all’Ucraina; insomma Donald Trump, che viene del tutto dal mondo commerciale, non è un mio ideale! Sono pian piano diventato un soldato della profezia della pace, perché vedo che ci stiamo muovendo, in uno scontro tra imperialismi, verso la distruzione di questo mondo! E il mio generale, lo ripeto è unicamente Papa Francesco, non perché sia infallibile in tutto ciò che dice, ma perché guarda incessantemente nella direzione giusta: guarda a Cristo! 

Liturgia ambrosiana di oggi

Canto di ingresso

Lieta è la vita, Signore, e finisce.

Il tuo giudizio è tremendo, e rimane.

Lasciamo dunque un amore insicuro,

considerando l’eterno destino;

leviamo un grido: «Pietà di noi tutti»

Abba nostro…

(Notte) Un compito reale per noi cristiani è quello di fare vedere come siano Gesù e Maria; per questo abbiamo bisogno di un „ordine interiore“, che di fatto non abbiamo; dobbiamo „ricevere più amore, più forza di irradiazione, più ordine interiore“ (Adrienne, 19.3.57, Cielo e terra III, 2249). E forse anche più serenità (ibidem, 2248). Posso comprendere un po’ la nobiltà di Maria, perché vivo da più di 30 anni con un’anima davvero nobile, non solo per la sua famiglia nobile ungherese, ma perché mia moglie è profondamente nobile. La nobiltà è sempre e solo la fede. Una fede che non vive di leggende, come spiega Romano Guardini (Il Signore, II. La madre, 7-12). È una fede che si impara ad una scuola molto dura. Colui che le è stato così intimamente vicino si rivela sempre di più come „alterità“, già come dodicenne: „perché mi cercavate?“ (Lc 2, 49); poi alle nozze di Cana: „Donna cosa vuoi da me?“ (Gv 2,4); alla fine non vuole neppure più che la madre guardi a lui come figlio: „Donna ecco tuo figlio“ (Gv 19, 26) - si tratta pur del suo miglior amico, ma egli stesso è ormai è „del tutto nella solitudine più estrema, con il peccato, che è stato messo su di lui, al cospetto della giustizia di Dio“ (Romano Guardini, Il Signore, 10). Maria lo segue sempre, pur non capendo e conservando tutto nel suo cuore; capirà poi a Pentecoste, ma mentre le cose accadevano, sotto la croce, per esempio, vedrà Gesù nella sua solitudine, „sul filo del rasoio della creazione, al cospetto della giustizia del Padre. Lei accolse, in un’ultima con-sofferenza, la separazione, per trovarsi proprio in ciò, nella fede, di nuovo accanto a lui. Si, davvero: „beata tu che  hai creduto nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto“ (cfr. Lc 1,45)“ (Romano Guardini, 12). Saremo noi, sarò io in grado di credere quando l’estraneità sarà più pesante dell’oggettivamente sempre presente  tenerezza, compassione e vicinanza di Dio? Sarò capace di percepire la tenerezza nell’estraneità? Maria, ora pro nobis! VSSvpM! 


(20.3.23 - Per la coincidenza con la quarta domenica della quaresima, Laetare, la festa di san Giuseppe, sposo della Theotokos Maria, viene festeggiata oggi; per noi qui nella diaspora è più difficile, per cui ieri alla fine del Servizio della Parola ho già ricordato questo uomo straordinario; inizio della primavera) -  Stamattina alle sei, quando ho aperto la stalla delle galline, l’orchestra degli uccellini aveva toni davvero primaverili.


„Tutti possono trovare in San Giuseppe - l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta - un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. A tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine“.

(Papa Francesco, „Patris corde“ Introduzione); si può vivere nella diaspora ed essere più fecondi, dal punto di vista del cielo, che essendo a Roma.  L’intercessione potente di questo uomo „in seconda linea“ non contraddice quello che ho scritto ieri notte su un certo infantilismo della preghiera, citando Etty. Quello che dice Etty sta nel Vangelo: „sia fatta la Tua volontà“, ma la preghiera di intercessione sta anche nel Vangelo: „chiedete e vi sarà dato“. Questa polarità è davvero feconda. Quindi affido alla fine della novena di san Giuseppe la mia preghiera per la pace alla sua bontà potente: 


 “ Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere .”

(Papa Francesco, 02. 02. 2022)


Abramo e Giuseppe sono padri di una moltitudine; e lo sono „non in virtù della Legge“, „ma in virtù della giustizia che viene dalla fede“ (cfr. Rom 4, 13); sono „padri di tutti noi“ (Rom 4,16), padri che hanno compreso che „la Legge provoca l’ira“, mentre al „contrario, dove non c’è Legge, non c’è nemmeno trasgressione“ (Rom 4, 15). Sia Abramo che Giuseppe sono padri di una moltitudine, perché sono stati saldi „nella speranza contro ogni speranza“ (Rom 4,18) - Paolo lo dice di Abramo, padre nella fede degli ebrei, dei cristiani e dei mussulmani; in un certo senso Giuseppe è „in seconda linea“ nei confronti di Abramo, visto che è venerato solo da cattolici ed ortodossi. Ma entrambi non esitarono „per incredulità“ (cfr. Rom 4, 20). Il Vangelo c’è lo dice di San Giuseppe: „Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore“ (Mt 1, 24). Dapprima esita per motivi di legge e di natura, ma appena, in un sogno, non in solenne apparizione, gli viene detto: „Giuseppe non temere di prendere con te Maria“ (Mt 1,20), lui obbedisce. Come Abramo ha obbedito per fede. Detto questo bisogna dire che tutti questi due padri, come tutti i padri della storia della Chiesa e delle altre religioni, sono solo figura dell’unico Padre: „Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno…io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio“ (Cfr. 2 Sam 7, 12-14). 


Con ragione don Giussani scrive: „La mentalità di oggi reputa l'imitazione una mancanza di originalità e, intanto, rende tutti scomposti, che è come dire ripugnanti e vergognosi imitatori. Tutti ripetono quello che pensano e fanno altri. Anche noi se non stiamo più che attenti. Ora, bisogna distinguere l'imitazione dalla mimesi, vale a dire dalla pura ripetizione. L'imitazione è il dinamismo per cui un soggetto riceve, realizza e sviluppa il contenuto dell'esperienza propostagli da un altro. Un bambino per diventare grande imita i genitori, un animale invece ripete mimeticamente, meccanicamente quello che vede far dai grandi. Per cui è legge di natura che lo sviluppo abbia come fondamento l'imitazione secondo dinamiche ben chiare e diverse. Diversa è infatti l'imitazione dell'animale dall'imitazione dell'uomo. La parola imitazione è comprensibile nella parola detta da Dio nella Bibbia: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza. L'imitazione ha come oggetto una immagine che non può ripetersi meccanicamente, ma ripetendosi si rinnova, si adegua, rivive. Siamo tutti fatti ad immagine di Dio e non c'è tra di noi un volto che sia identico al volto di un altro. L'imitazione implica un dinamismo nell'uomo come persona cosciente e affettiva (il termine più adeguato ad esprimerlo è immedesimazione), mentre c'è un'imitazione che è dell'animale, che tende a ripetere mimeticamente. Imitare è umano quando è un imitare con la ragione e con l'affezione del cuore, con l'affezione della libertà e della volontà. Non è la "copia". Abbiamo già detto altre volte riprendendo Péguy: non discepolanza ma figliolanza. In questa accezione, infatti, il discepolo è chi ripete meccanicamente, mimeticamente, e quanto più ripete meccanicamente tanto più può far piacere al professore stupido che è contento di sentire riecheggiare le sue parole nell'aer perso. Noi siamo invece chiamati a essere figli. Il figlio è chi prende la natura del padre, la natura di un altro. Vale a dire prende dall'altro il principio e la modalità con cui incontrare, giudicare e amare tutto. Così il figlio è fatto per far procedere l'opera del padre. 

(Come nasce un'esperienza cristiana, Giussani Luigi, Litterae Communionis-Tracce, 1994). Questa spiegazione universale di Don Giussani è molto utile, anche per evitare dipendenze infantili da un altro; Balthasar ci ricorda che dobbiamo superare un immagine dell’uomo che continua ad avere il suo centro nelle „aspirazioni e desideri del cuore, che spingono ad una realizzazione nell’assoluto“ (cfr. Antologia-Servais, 173-174). L’antropologia cristiana non ha questa modalità, quest’ultima fa parte del patrimonio di tutte le religioni che riconosco un Dio come Padre. La struttura ultima dell’antropologia cristiana, a questo livello teologico è ciò che c’é scritto nel „Principio e fondamento“ di SPN: lode, profondo rispetto e servizio di Dio e „disponibilità“ ad un compito che non può essere dedotto „dalla propria natura“; per questo motivo dobbiamo ricordarci che di Padre c’é ne è solo uno! Tutti gli altri sono solo „servi inutili“. La teologia cristiana annuncia un Dio che ha „il suo centro in una sovranità personale di una decisione sempre più singolare, come è apparsa e rimane unicamente accessibile nell’apparire, nell’incontro e nella scelta sempre più singolari di Cristo e del suo: „Seguimi!“ (Gv 1,43). Per questo don Giussani parla di una priorità dell’incontro sul senso religioso! Il Padre pensa un cammino del tutto personale per me, a cui io devo essere obbediente come lo fu san Giuseppe! 


Per i disastri del mondo cito la frase iniziale della versione odierna di Banfi, che riassume, questa volta anche con una consonanza di giudizio, sulla somiglianza tra democrazia ed autocrazia, di cui ho parlato spesso in questo diario: „Inizia oggi la primavera, anche se il fenomeno astronomico dell’equinozio è previsto solo dopo le 22 di stasera. Ma questo lunedì di marzo è dominato da pensieri ancora cupi: in particolare il pessimismo viene dalle cronache belliche e dalle preoccupazioni dei mercati finanziari. L’altra notte Vladimir Putin ha visitato Mariupol, la città ucraina conquistata dal suo esercito, mettendo per la prima volta piedi nei territori invasi dai russi. Un’operazione di propaganda: si è fatto riprendere mentre è personalmente al volante, ma ha scelto il buio e c’è anche chi, vedendo i filmati, pensa che si sia trattato di un sosia. La visita alla famiglia locale, che ringrazia il liberatore, ha il sapore del teatrino organizzato per mostrare in patria la bontà dell’ “operazione militare speciale”. Giustamente Domenico Quirico sulla Stampa (1), ricordando i vent’anni esatti dall’invasione anglo-americana dell’Irak, scrive che “le guerre sono quasi sempre mancanza di un perché, non hanno alcun significato, sono soltanto confusione e paura” ed hanno bisogno di menzogna, finzione, oggi si dice fake news. Gli anni hanno dimostrato che su questo terreno democrazie e autocrazie si somigliano tanto. Oggi proprio a Mosca inizia il tentativo di mediazione del presidente cinese Xi Jinping, che vedrà lo stesso Putin. E che poi nei prossimi giorni dovrebbe parlare con Zelensky“.


In vista di un incontro tra Putin e Xi, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, dichiara che qualsiasi "richiesta di cessate il fuoco" in Ucraina è „inaccettabile“" (Aaron Maté, Twitter, 20.3.23).


Abba nostro…


(1) „Venti anni fa (le 23.30 ora di Washington, le 5. 30 ora di Baghdad), iniziò la invasione dell'Iraq da parte degli americani e degli inglesi. Il perché era semplicemente, desolatamente una

gigantesca deliberata, pianificata, bugia. ... Siamo entrati da allora

in una epoca di liquidazione, di dissoluzione. Quella guerra ha distrutto molto, uomini sentimenti valori, non siamo stati in grado di ricostruire granché. E dopo venti anni siamo di nuovo in guerra. Incapaci di distinguere ormai verità e bugie“ (Domenico Quirico, La Stampa).


(Nella pausa di mezzogiorno)


„Dall’insediamento del suo governo la premier Giorgia Meloni ha sempre voluto dimostrare la sua incondizionata fedeltà atlantica e il sostegno dell’Italia all’Ucraina, anche a dispetto dei tentennamenti degli alleati Salvini e Berlusconi. Nelle ultime settimane, però, lo ha fatto più silenziosamente. Dopo il viaggio a Kiev l’approccio della premier è cambiato: il governo deve continuare a sostenere, anche militarmente, l’esercito ucraino, ma senza sbandierarlo troppo. Meloni conosce i sondaggi: la maggioranza degli italiani è contraria all’invio di

armi a Kiev e la presidente del Consiglio sa che nel Paese si avverte una “stanchezza” della guerra, soprattutto per gli effetti economici indiretti che sta provocando. Continuare a mostrarsi come il più fedele alleato degli StatiUniti, all’esterno, può far perdere consensi. A Palazzo Chigi, inoltre, non vogliono rompere le relazioni con il mondo cattolico, che è stato capofila del movimento “pacifista”. Non è un caso che Meloni lunedì scorso sia andata nella sede della „Civiltà Cattolica“ per presentare il libro di Padre Spadaro SJ con il sottosegretario di

Stato, Pietro Parolin. Le distanze tra i due mondi restano, ma Meloni e il suo sottosegretario Alfredo Mantovano sanno che non conviene

inimicarsi il Vaticano“ (Giacomo Salvini, Meloni sempre più irritata con Crosetto e i bellicisti).  - Questo è molto importante per il discorso che ho cercato di fare nel mio diario, nelle ultime settimane - sulla questione della „profezia della pace“ è necessario un dialogo tra tutti, tra destra e sinistra…

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(Pomeriggio) „C’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia“ (Papa Francesco, Fratelli tutti 225). Operare la pace vuol dire fare un reale cammino di ricerca della verità; nei punti 226 e 227 il Papa specifica: „Nuovo incontro non significa tornare a un momento precedente ai conflitti. Col tempo tutti siamo cambiati. Il dolore e le contrapposizioni ci hanno trasformato. Inoltre, non c’è più spazio per diplomazie vuote, per dissimulazioni, discorsi doppi, occultamenti, buone maniere che nascondono la realtà. Quanti si sono confrontati duramente si parlano a partire dalla verità, chiara e nuda. Hanno bisogno di imparare ad esercitare una memoria penitenziale, capace di assumere il passato per liberare il futuro dalle proprie insoddisfazioni, confusioni e proiezioni. Solo dalla verità storica dei fatti potranno nascere lo sforzo perseverante e duraturo di comprendersi a vicenda e di tentare una nuova sintesi per il bene di tutti. La realtà è che «il processo di pace è quindi un impegno che dura nel tempo. È un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta». Come hanno affermato i Vescovi del Congo a proposito di un conflitto che si ripete, «gli accordi di pace sulla carta non saranno mai sufficienti. Occorrerà andare più lontano, includendo l’esigenza di verità sulle origini di questa crisi ricorrente. Il popolo ha il diritto di sapere che cosa è successo».

In effetti, «la verità è una compagna inseparabile della giustizia e della misericordia. Tutt’e tre unite, sono essenziali per costruire la pace e, d’altra parte, ciascuna di esse impedisce che le altre siano alterate. […] La verità non deve, di fatto, condurre alla vendetta, ma piuttosto alla riconciliazione e al perdono. Verità è raccontare alle famiglie distrutte dal dolore quello che è successo ai loro parenti scomparsi. Verità è confessare che cosa è successo ai minori reclutati dagli operatori di violenza. Verità è riconoscere il dolore delle donne vittime di violenza e di abusi. […] Ogni violenza commessa contro un essere umano è una ferita nella carne dell’umanità; ogni morte violenta ci “diminuisce” come persone. […] La violenza genera violenza, l’odio genera altro odio, e la morte altra morte. Dobbiamo spezzare questa catena che appare ineluttabile»“; queste parole del Papa vanno imparate a memoria sia per il piccolo che per il grande teatro del mondo. Anch’io per paura di essere ferito a volte mi nascondo dietro „buone maniere“ che non salvano il rapporto andato in crisi; per il grande teatro del mondo bisognerà fare questo lavoro di verità, che non deve portare alla vendetta né ad altra violenza, in modo reciproco e serio, senza pensare di aver da soli ragione. 

(NotteLa singolarità di Cristo è la singolarità della scelta del Padre che nella sua sovranità ha deciso, in modo trinitario, che non vi è salvezza se non in Cristo, Parola definitiva di Dio. Questa singolarità della redenzione accade nella donazione dell’essere come amore, perché non vi è nulla che sia escluso dall’essere, a parte il non-essere (Tommaso, Ferdinand Ulrich). Le altre religioni e visioni del mondo sono sane, quando in qualche modo, se pur implicitamente, danno testimonianza della gratuità dell’amore. Spesso lo fanno anche esplicitamente, perché il Padre nella donazione dell’essere non è stato avaro: insomma la verità che è amore del Padre, che è „più grande di me“ (Cristo), anche se gli (Cristo) è coessenziale, è presente in tutto il cosmo…In questo senso l’essere, anche se non può essere ridotto ai suoi aspetti sociali ed economici, viene prima della coscienza…in questo Marx aveva visto bene. 

Questa singolarità di Cristo non può essere ricostruita a livello psicologico o puramente storico/ biografico (cfr. Romano Guardini, Der Herr (Il Signore), Leipzig 1953, IX-X). Il Logos universale e concreto non è solo un uomo come Abramo o Francesco d’Assisi. In lui si rivela l’Eterno ed in primo luogo ci rivela che l’Eterno non è „solo-uno“ come pensano gli ebrei e i mussulmani. Ci rivela il Padre e ci invia il „Consolatore“. Cristo rivela il mistero trinitario di Dio. L’Islam che arriva dopo l’avvenimento di Cristo è forse stato voluto, perché noi cristiani siamo sempre nella tentazione di ridurre il Mistero di Dio in „politeismo mitologico“… Ma neppure l’Islam è stato voluto per superare la Parola definitiva del Logos! Ed anche il Corano, seppure non in modo cristiano, ne veda la singolarità, anche nei confronti di Maometto (Wael Farouq); detto questo, pur se non possiamo ricostruirne precisamente psicologia ed esistenza storica, rimane il fatto che „Cristo non si è tenuto fuori da nulla“ (Romano Guardini, 6). Egli „che prima che Abramo era, io sono“ (Gesù) è diventato „carne“ (Gv 1,14), carne sporca: la carne sporca di Davide, che ha fatto uccidere Uria, dopo aver messo incinta sua moglie Betsabea (cfr. 2 Sam 11-12), dalla cui casa  Cristo deriva; nella sua genealogia c’è una donna straniera come la giudiziosa Ruth, ma anche una prostituta come Rahab o come Tamara, che travestita da puttana dorme con suo suocero…: „i nomi del suo albero genealogico ci rivelano che cosa significhi essere entrato nella storia dell’umanità, con il suo destino e con la sua colpa. Non si è tenuto fuori da nulla“ (Romano Guardini, 6). Con Salomone, nella parte ultima della sua vita, siamo confrontati con l’idolatria e poi nella storia di Israele vi è di tutto: „guerra, bisogno, crimine, orrore“. Il mistero di Dio si fa carne in tutto ciò per riportare tutto e tutti nel Regno del Padre! Ed è chiaro che poi come padre putativo si sia scelto un uomo del nascondimento come il falegname Giuseppe… Buona notte!  

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(19.3.23 - San Giuseppe; 4. Domenica della quaresima; „laetare“) Gesù ci chiama per annunciare il regno, il regno dell’amore gratuito di Dio, per  annunciare il dono del Padre nella creazione e del Figlio nella redenzione, non in vista di una terza fase, quella spirituale, perché lo Spirito Santo annuncia solamente questo amore del Padre e del Figlio, questo amore che Egli stesso è, come libertà di un amore sempre più grande e come conferma istituzionale dell’amore tra il Padre e il Figlio. Da questo amore trinitario è innestato „un movimento dal Padre al Padre“, che è il movimento in cui  accade la nostra esistenza.  Ci sono due stati di vita in cui possiamo raggiungere la perfezione dell’amore gratuito, secondo Ignazio, Balthasar ed Adrienne: lo stato di vita dei comandamenti e quello della perfezione del Vangelo, come libertà anche da legami famigliari; li dove Dio ci chiama possiamo giungere alla perfezione del Padre (cfr. Antologia-Servais, 173). Lo stato di vita clericale, non quello monacale, secondo il Papa può essere vissuto anche come „vita dei comandamenti“ ed io credo che il sacerdote dovrebbe avere o una regola comunitaria o una moglie, se no si crea un tipo di uomo che è semplicemente solo e questo non è certo volontà di Dio.                                                                                                               Il Dio trinitario non è un Dio mitologico e non può essere ridotto ad alcuna forma politeistica; nella tradizione di Cesare Pavese, che vede, forse anche giustamente, dal suo punto di vista, la liberazione dell’uomo dagli dei dell’Olimpo come alcunché di positivo, l’Einaudi ripubblica la Teogonia di Esiodo: „Esiodo, vissuto nel VII secolo a.C., nella sua Teogonia, poema straordinario, rappresenta la nascita del mondo e la realtà del divino che è alla base dell’artista greco, da Omero a Saffo a Fidia, ma improntata ad una costola di origine orientale: la visione dei sacerdoti del culto di Apollo delfico, ove fondamento dell’universo e della sua armonia è l’attrazione tra il Caos, originario, e Gaia, la Terra, sostenuta da Eros, Amore“ (Roberto Mussapi, Avvenire, 18.3.23). Non è possibile, senza un lavoro di discernimento,  se si vuole operare per una cultura cattolica, ereditare questo elemento dell’incontro tra il caos e la terra, tema tra l’altro che C.G. Jung ha saputo riflettere a livello di psicologia dell’inconscio,  in modo acritico, quasi che si possa battezzare la mitologia, le figure di Prometeo o Antigone, senza alcuna riflessione, che non tenga conto che non sono solo „figure di Cristo“, il primo come dio crocifisso, la seconda come dio nel sepolcro, senza confessare anche il momento di rivolta - il primo, come colui che ruba il fuoco agli dei e che il giovane Goethe vede per l’appunto come simbolo di rivolta e che il giovane Balthasar ha ritenuto dover far „confessare“ nella sua „Apocalisse dell’anima tedesca“. E la seconda come sconsiderato amore fraterno, che mette in pericolo anche la vita di sua sorella e di se stessa. Chi conosce il mio diario sa che non sono uno che con Platone vuole escludere i poeti dalla città, tanto più che io non ho alcuna città ideale da difendere, ma non è neppure disposto a rinunciare alla proclamazione del Regno di Cristo nella sua singolarità, che è per  l’appunto amore del tutto gratuito (gratis et frustra).  Il mio dialogo con la sinistra-sinistra americana e canadese non ha alcuna tentazione di rivolta, è semplicemente un dialogo sulla „profezia della pace“. E il mio tentativo di prendere sul serio la dimensione erotico-caotica non è la confessione ( = qui professione di fede) di questo amore come salvifico: l’amore salvifico è per un cristiano solamente quello verginale di Cristo: non tutti sono chiamati allo stato di perfezione di cui parla SPN, ma tutti sono chiamati ad uscire da sé, per amare l’altro e se stessi gratuitamente. Il dialogo preferenziale di Balthasar con i tragici (Edipo…) e non solo con la filosofia non può mai essere strumentalizzato per una cultura della rivoluzione, come non lo può essere la cultura cattolica nella sua interezza.


Per quanto riguarda l’articolo di Riccardo Bonacina e il suo quarto viaggio in Ucraina, vorrei dire in breve solo questo: „la pace è una costruzione di ogni giorno, d’ogni ora, non è uno slogan“; questa frase è vera e gli abbracci che il MAIN ha saputo offrire in Ucraina, al suo popolo martoriato, sono veri e la costruzione di „Peace Village“ è un’opera che ammiro, ma senza dire, allo stesso tempo, che all’origine di questa incredibile sofferenza del popolo martoriato ucraino, non ci sta il solo Putin, ma un vero e proprio scontro tra imperialismi, tra criminali di guerra, vuol dire di fatto legittimare le follie di Zelensky, che non è solo l’aggredito, ma anche l’aggressore e non è un David, perché dietro di lui ci stanno dei nazisti e il Goliath statunitense, che non ha mai riconosciuto la Corte di Den Haag, ma che ovviamente si sente farisaicamente legittimata a dire che l’emissione del mandato di arresto contro Putin è „giustificato“.  


Il Santo Padre nell’Angelus ha sottolineato alcuni dei punti che ho sottolineato io nella mia predica odierna (vedi la preparazione di essa, a cui ho accennato ieri nel diario). In primis la nostra tentazione di fare della semplicità della guarigione del nato ceco un gossip, un chiacchiericcio…


Oggi a Sotk, villaggio armeno al confine con l'#Azerbaigian. È stato pesantemente bombardato durante un attacco dell'esercito dell'Azerbaigian che ora controlla diverse aree circostanti e altri territori dell'#Armenia. Gli abitanti temono un'imminente offensiva azera“ (Luca Steinmann1, Twitter 18.03.23).


Abba nostro…


(La notte di san Giuseppe) Forse si possono tradurre l’interior intimo meo di Agostino e il Non-aliud del Cusano con la frase di Etty: „dialogo… con la parte più profonda di me, che per comodità chiamo „Dio““ (15.7.42), ma non è preciso, perchè Dio è anche un Tu che non sono io, che prende l’iniziativa e che è molto saggio, per cui è vero quello che dice Etty: „trovo così infantile che si preghi per ottenere qualcosa per sé…perché un altro stia bene: per un altro si può solo pregare che riesca a sopportare le difficoltà della vita“, cosa che mi ha insegnato anche Adrienne. Comunque dobbiamo e possiamo fidarci: „sarà come sarà“, e se il nostro cuore si spezzerà, allora si spezzerà, alla fine del tunnel c’è Lui che è un Tu capace di integrare tutto! Buona notte! 


(18.3.23) Oggi siamo a scuola, per un cosiddetto „giorno pedagogico“, che dovrebbe coinvolgere insegnanti, genitori e scolari, ma a cui di fatto quasi solo i primi devono partecipare, anche di Sabato, quindi solo qualche breve pensiero dalla mia preghiera contemplativa. 


Ovviamente la frase di SPN: „con grande animo y liberalidad“ (cfr. Antologia-Servais, 172, può essere riferita solamente a Dio e non per giustificare il caos della nostra vita, per quanto in esso sia implicata una forza vitale, ma vi è una certezza che viene ancora prima di questa forza: „la venuta del Signore è sicura come l’aurora“ (Os 6, 3), mentre „il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce“ (Os 6, 4). Ed anche quando la forza erotica è rappresentata con tutta la sua forza, come in un film giapponese (Wet woman in the Wind, 2016), che mostra la connessione tra eros e lotta, mentre Etty cerca di separare la lotta dall’eros in un certo senso, rimane il fatto che invecchiamo e che tutto ciò svanisce, come si vede in modo drastico nella demenza, ma come si vede anche nel percorso normale della vecchiaia. E sebbene non tutto ciò che facciamo è totaliter corrotto, rimane vero ed insuperabile il cammino che porta alla „giustificazione“: „O Dio, abbi pietà di me peccatore“ (Lc 18, 13). 


Il mandato d’arresto del tribunale penale internazionale di Den Haag contro Vladimir Putin e contro Maria Lwowa-Belowa è probabilmente una militarizzazione del diritto internazionale. Il presidente americano, durante la prima guerra mondiale, Thomas Woodrow Wilson, non volle trattare con una Germania autocratica, ma Wilhelm II non era per nulla amato dal suo popolo, quindi probabilmente, fu una richiesta ragionevole, ma quale è la forza politica del presidente russo attualmente nel suo paese? Abbiamo informazioni precise? E poi come mai lo stesso tribunale internazionale non emanò un mandato di arresto contro i non solo presunti crimini di guerra di Georg W. Bush Jr., in una guerra con catastrofali conseguenze e che fu iniziata e legittimata con una bugia colossale? Sulla cosa stessa, e cioè se Putin sia un ladro di bambini, etc.,siamo a livello di „crimine presunto“…


Aaron Maté su Twitter: „Nice to time this announcement with the 20th anniversary of the US invasion of Iraq“. Michael Tracey, anche su Twitter: „La tempistica di questo mandato di arresto di Putin significa che la lobby della Terza Guerra Mondiale può cercare di sostenere che Xi, che si recherà a Mosca la prossima settimana per una visita di Stato, sta aiutando e favorendo un criminale di guerra e quindi è anch'egli colpevole“.


Daniel Deckers (FAZ di oggi) ritiene che  la riforma del parlamento tedesco, che riduce i parlamentari da 736 a 630, dopo una prima idea che prevedeva una riduzione a 598, e con l’abolizione della „Grundmandatsklausel“ („La clausola del mandato di base in Germania è una disposizione del sistema di rappresentanza proporzionale personalizzata con un ostacolo del cinque per cento che consente a un partito di partecipare alla distribuzione dei seggi e di entrare in parlamento se ottiene un mandato diretto in una o più circoscrizioni (a seconda della legge elettorale, anche se la sua quota di voti è inferiore al cinque per cento“  (Vocabolario del Wahlrecht)),  abbia un effetto devastante sul e sia un servizio cattivo al federalismo tedesco, una riforma che tra l’altro minaccia l’uscita dal parlamento sia del partito „Die Linke“ che quello bavarese, CSU. 

 

Abba nostro…


(Pomeriggio) Da ieri abbiamo dei pomeriggi caldi (18 grandi celsius), sono appena tornata da una passeggiata, per la prima volta con pantaloni corti e maglietta. Nella mattina a scuola una collega ha fatto una presentazione molto utile su limiti, pericoli e pregi di ChatGPC. Per esercitarmi ho formulato una domanda a riguardo della visione politica di Putin, poi ho chiesto alla „macchina“ di darmi una risposta adeguata ad un bambino di dieci anni, poi di formulare delle mete scolastiche per un’ora di lezione sul tema (cosa devono imparare gli scolari…), infine gli ho chiesto di propormi una tabella ed un esercizio con lacune da completare. Ovviamente tutto ciò deve essere rivisto, perché la visione proposta è quella occidentale, perché il sapere è aggiornato fino ad una certa data, perché incorrono degli errori, ma certamente per degli insegnanti, nel periodo di tirocinio necessario ad ottenere l’abilitazione all’insegnamento, è un grande aiuto tecnico…con ciò è chiaro che con questa macchina non è possibile, però, formulare un pensiero del tutto personale e critico…


Sarebbe possibile con ChatGPT formulare una predica, forse anche adeguata, sui testi biblici di domani (domani devo celebrare il servizio della Parola in Hermsdorf), ma preferisco farlo con il metodo della preghiera contemplativa; passeggiando ho letto le tre letture ed ho cominciato a meditarle, ora ne trascrivo qui alcuni punti. Il miracolo al ceco nato in Gv 9,1-41 è così ricco che se ne potrebbe scrivere per ore. L’ultima frase mi ha colpito molto: „se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: „Noi vediamo“, il vostro peccato rimane“ (9,41). Il tradizionalismo degli eredi di Mosè ed ogni forma di tradizionalismo esasperato sono colpevoli, perché affermano di vedere, ma Gesù tiene conto anche di un autentico non vedere, che è senza colpa…Nella predica voglio evidenziare le differenti reazioni al fatto semplice del miracolo (cosa che fa anche la macchinaGPT): la reazione del miracolato, che confessa la sua fede in Gesù; la reazione dei loro genitori, che preferiscono le sicurezze dell’appartenenza alla sinagoga all’adorazione di Dio; la reazione degli scribi…Sam 1, 16,1b.6-7.10-13b mi da l’occasione di riflettere sui criteri di Dio nella scelta di un re e sulla secondarietà dell’istituzione monarchica. Da Ef 5, 8-14 voglio solo commentare, in riferimento alla storia di Uria, cosa siano le „opere delle tenebre“. 


Qui mi sono limitato a formulare alcuni punti della mia meditazione durante la passeggiata. La „macchina“ ChatGPT mi offre questo testo per la predica, che ha una sua sostanza, anche se non nasce dalla preghiera contemplativa, ma da un meccanismo di rielaborazioni di dati, che è, però, capace di fare un transfer dal miracolo fisico ad un livello più spirituale, senza poi, però riflettere criticamente sul transfer stesso: 


Cari fratelli e sorelle, nel capitolo nove del Vangelo di San Giovanni, abbiamo ascoltato la storia di un uomo nato cieco che viene guarito da Gesù. Questa narrazione ci invita a riflettere sulla nostra fede e sulla nostra capacità di vedere la presenza di Dio nelle nostre vite.

Innanzitutto, notiamo come l'uomo cieco sia costretto a dipendere dagli altri per vivere. Non può vedere il mondo intorno a lui, e quindi ha bisogno che gli altri gli descrivano ciò che accade. Questo ci fa pensare a quante volte anche noi siamo ciechi di fronte alla verità di Dio. Non riusciamo a vedere la Sua presenza nelle nostre vite, perché siamo distratti dalle preoccupazioni quotidiane, dai desideri materiali, dalle tentazioni del peccato. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci mostri il cammino verso Cristo, che ci parli di Lui e ci spinga a cercare la Sua luce.

Ecco allora che Gesù si presenta come la luce del mondo. Con un gesto potente, scuote le catene della cecità e fa vedere all'uomo ciò che prima gli era nascosto. Questo miracolo rappresenta la nostra stessa conversione: quando incontriamo Cristo, egli ci tocca con la Sua grazia e ci apre gli occhi del cuore, permettendoci di vedere la bellezza della Sua presenza in noi e nel mondo.

Ma notiamo anche la reazione degli altri personaggi della storia: i farisei, i vicini, persino i genitori dell'uomo guarito. Tutti sono sconcertati, dubitano della verità, cercano di negare l'evidenza. Questo ci fa riflettere su come anche noi spesso siamo tentati di resistere alla verità di Dio, di mettere in dubbio la Sua presenza, di aggrapparci alle nostre convinzioni invece di aprirci alla Sua parola.

Inoltre, notiamo che l'uomo guarito viene messo alla prova dalle autorità religiose, che cercano di fargli negare l'opera di Gesù. Ma l'uomo rimane saldo nella sua fede, dicendo: "So solo che prima ero cieco, e ora vedo". Questa risposta semplice e sincera è il segno della nostra stessa fede: non dobbiamo cercare di spiegare tutto con la ragione, ma fidarci della grazia di Dio e testimoniare la Sua presenza nella nostra vita.

Infine, Gesù ci ricorda che Egli è venuto nel mondo non solo per guarire la cecità fisica, ma anche per far vedere agli uomini la Sua gloria e condurli alla salvezza. Noi siamo chiamati a seguirlo sulla strada della conversione e dell'amore, a essere testimoni della Sua luce in un mondo spesso oscurato dalla disperazione e dalla paura.

In sintesi, il capitolo nove del Vangelo di San Giovanni ci invita a riscoprire la nostra fede e la nostra capacità di vedere la presenza di Dio nella nostra vita…

Nella prima formulazione che si è interrotta, non so perché, ChatGPT aveva formulato alcuni pensieri molto interessanti sulla cecità, non causata dalla malattia… Come vedete si tratta di un’omelia ben strutturata e con pensieri intelligenti. La grande differenza comunque sta nel fatto che questi pensieri non nascono dalla preghiera, ma dalla macchina e quindi non corrispondono a ciò che Dio vuole che io dica domani e che è solo un piccola parte di quello che si potrebbe dire in generale…Buon pomeriggio! 


„Mentre i democratici liquidano Seymour Hersh e Jeff Gerth, diffamano Matt Taibbi, insabbiano la copertura della Palestina orientale da parte della Lever e spingono per la censura, l'economista politico Christian Parenti si domanda: "Perché la sinistra ha voltato le spalle alla libertà di parola?““ (Useful Idiots, Twitter, 17.3.23).


(Notte) Ottilie von Faber-Castell in un viaggio a New York ( cfr. Il romanzo di Asta Scheib,  „Eine Zierde in ihrem Hause : Die Geschichte der Ottilie von Faber-Castell“) durante la sua quarta gravidanza, in una disputa giuridica con dei famigliari che usano il nome della ditta, senza però offrire la stessa qualità e senza permesso, non si comporta come vorrebbe suo marito Alexander, ma come avrebbe voluto il nonno: con i famigliari non si deve bisticciare per denaro: non chiede alcun risarcimento di danni, ma solo la promessa di non continuare ad usare il nome in modo illecito. Alexander è furioso, ma a me Ottilia, che non crede che un titolo nobiliare ti renda migliore, che ha perso il suo terzo figlio, Wolfgang, all’ottavo mese di vita, entra sempre più nel cuore, come una persona a cui orientarmi, almeno per questioni di denaro o di eredità. 


Il governatore della Florida Ron DeSantis questa settimana ha definito la guerra in Ucraina, una "disputa di confine" tra Russia e Ucraina“ (Greenwald). Ormai le poche voci ragionevoli statunitensi vengono dal partito repubblicano… 

Del resto, sono nelle mani di Dio“ (Etty, 15.7.42, „di sera“) - ogni giorno che passa e siamo sempre di più nelle mani dei lobbisti della terza guerra mondiale, ma grazie a Dio, anche e di più nelle sue mani. Etty è stata aiutata da Rilke e Schubert, io da tutto ciò che scrivo qui e Mozart, di cui cerco di imprimermi il più possibile le sinfonie, perché danno il ritmo giusto della vita. È commovente che Etty voglia portare „L’idiota“, tra le coperte, nel suo viaggio in Polonia, rinunciando un po’ al cibo, ed in vero nel romanzo, che ho riletto l’anno scorso dopo tanti anni, c’è tantissima speranza, non della vittoria, ma della bellezza disarmata del principe Myškin…


(17.3.23) Signore ed amico, che hai vissuto nel segreto di Nazareth, nel cammino di annuncio pubblico del Regno, nella tua morte in croce e nella tua discesa all’inferno, „propter et pro me peccatore“  tu sai che faccio fatica con quel „lasciare tutto e seguire“, che SPN pensa come risposta adeguata alla chiamata assolutamente personale di Cristo. Sai anche, però, questi anni 21 anni nella diaspora hanno senso solamente se sono stati pensati in modo del tutto personale per Konstanze e me, ed anche fino ad un certo punto per i nostri figli. Questa chiamata assolutamente personale è prioritaria nei confronti della generalità delle cose che ci sono scritte nel catechismo o di un cammino di perfezione pensato per tutto un popolo (cfr. Antologia-Servais, 172), anche se il cammino personale si trova a casa nella Catholica e nel cammino del „popolo fedele di Dio“ ed è ancorato alle sue leggi. In questo tempo di guerra il mio cammino personale sta diventando sempre di più un cammino di annuncio radicale della pace ed ieri sera nell’incontro in parrocchia con l’esperto di ecumenismo ortodosso, a parte il fatto che non sono riuscito a porre la domanda che volevo, mi ha confermato che sono del tutto lontano anche da un vescovo (Feige), che di fatto al cammino ecumenico pone una condizione, neppure del tutto implicita: si dialoga con chi prende sul serio la „Zeitwende“, cioè con chi dice che vi è un solo aggressore e questo aggressore è Putin, appoggiato dal suo vassallo, il patriarca Kirill… 


PS A livello di sogni e di inconscio la serata di ieri sera ha lasciato le sue tracce, come solitudine nella chiesa ufficiale, anche se nel sogno questa solitudine ha preso anche toni unilaterali, aggressivi ed irrazionali, mischiati con il solito tema del sesso.


Il „dialogo“ con lo scriba in Mc 12, 28b-34, sul „primo di tutti i comandamenti“ ci fa comprendere che la parola ultima c’è l’ha Cristo; è lui che conferma: „vedendo che egli aveva risposto saggiamente disse Gesù…“, anche se in vero era lo scriba che gli aveva posto la domanda. In questo passaggio giudaismo e cristianesimo sono riassunti con grandissima sinteticità: amare il Signore nostro Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutta la forza ed amare il prossimo come se stessi. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) “L’immagine della nostra identità è continuamente modificata dalla corsa dell’acqua a valle. Non è necessario arrivare a una definizione statica dell’autocoscienza identitaria. Ma è fondamentale aprirsi e partecipare in modo diagonale all’avvento dell’Unico nella molteplicità delle mille sfaccettature della sua gloria.”

Padre Paolo Dall’Oglio SJ - Non è del tutto facile mettersi nella modalità di un „realismo dialogante“ (Copyright: Papa Francesco) su questo tema, senza dare subito dell’insopportabile a chi non la pensa come noi.  Un’identificazione statica dell’autocoscienza non è possibile probabilmente a nessun livello: a livello di psicologia dell’inconscio non è possibile, perché c’è un caos in noi che non si lascia ordinare del tutto; a livello ontologico non è possibile, perché il dono dell’essere come amore gratuito accade nella modalità della molteplicità e di una molteplicità in interazione continua; a livello spirituale non è possibile, perché la chiamata è sempre del tutto personale, e non generale, come lo sono le definizioni statiche - non mi stupisce per nulla che un figlio di Ignazio la pensi così. Il modo diagonale all’avvento dell’Unico è insomma del tutto tipico della spiritualità ignaziana. Questo, però, non significa che il desiderio di un’identità stabile sia di per sé egoismo o incapacità di seguire il movimento dell’acqua a valle. Anche perché la frase di Padre Paolo non è un invito ad una cultura solo fluida, che non conosce alcun „avvento dell’Unico“ e quindi alcun „senso necessario dell’essere“ (Ferdinand Ulrich).  


(Dopo la breve meditazione pomeridiana) Oggi all’inizio delle due ore di lezione nell’undicesima classe ho detto: come sarebbe bello, se pur avendo una posizione del tutto diversa su un tema, per esempio sulla guerra in Ucraina, mentre si spiega la propria posizione, si è capaci i di ascoltare l’altro e alla fine non ci si bisticcia, ma si va a bere una birra insieme. Il papa nel suo capitolo „Recuperare la gentilezza“ (Fratelli tutti,  222-224) mi conforta in questo atteggiamento: „La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti“ (224). Ecco mi sembra un vero e proprio programma per cominciare la „profezia della pace“ già nella piccola vita del quotidiano: „come gentilezza nel tratto, come attenzione a non ferire con le parole o i gesti, come tentativo di alleviare il peso degli altri. Comprende il «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano», invece di «parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano»“ (223). 


(16.3.23) La chiamata di Cristo diventa „forma di vita, che discende dall’alto per grazia“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 171-172) per colui che è indifferente, disponibile a ciò che il Signore vuole da lui; quello che dobbiamo diventare, e ciò vale per entrambi i „fratelli nello spirito“, Balthasar ed Ulrich, che sono andati alla scuola della piccola Teresa, una „materia totalmente formabile“; ideali e sogni sono importanti, ma alla fine quello che possiamo fare, anche da vecchi, quando ci è già stata donata una „forma di vita“ è diventare una „materia totalmente formabile“, ponendo tutte le nostre speranze in Cristo, nella sua forza, più potente di quella dei demoni: „Chi non è con me, è contro di me e chi non raccoglie con me disperde“ (Lc 11, 23). Chiunque altro si appropri di questa frase (la democrazia, l’Occidente, l’autocrazia…) diventa un dio alternativo, che non può che portarci al fallimento più radicale: „chi non raccoglie con me disperde“! 

„Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia… Entrate: prostrati, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce…Non indurite il vostro cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere“. (Dal Salmo 95). 

La chiamata del Signore per SPN è sempre al singolo, ma il singolo è uno all’interno del popolo di Dio. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Il capitolo „Il gusto di riconoscere l’altro“ (218) nella „Fratelli tutti“ (Papa Francesco) è di importanza capitale, sia per i rapporti interpersonali, sia per i rapporti in uno stato o per quelli internazionali tra stati e stati-continenti: il gusto di riconoscere l’altro implica „la capacità abituale di riconoscere all’altro il diritto di essere sé stesso e di essere diverso“. A livello di geopolitica ciò significa il cammino verso un mondo multipolare (cfr. Eric Bonse, Der Freitag, 16.3.23), con una chiara presa di posizione contro una politica dello scontro (Joe Biden, Ursula van der Leyen…) ed a favore di una politica della cooperazione (Xi Jinping, Charles Michel, Bernd Lange…). Non la dialettica fatale tra democrazia e autocrazia, ma un mondo multipolare e poliedrico (copyright: Francesco) è quello che risulta dall’impostazione: il gusto di riconoscere l’altro. Ovviamente la Cina ha dei problemi interni di riconoscimento dell’altro (per esempio nei confronti di minoranze buddiste), ma quando agisce sul piano del palcoscenico del mondo per mediare tra Riad e Teheran o tra Kiev e Mosca, questo tipo di azione deve essere salutata con gioia e l’Eu deve imparare ad emanciparsi dall’atteggiamento guerriero neocon dei democratici americani, che al momento sono al potere. Bisogna ovviamente evitare anche l’ingenuità, quasi che si supponga che gli altri agiscano in forza dell’amore gratuito, invece che realisticamente per i loro interessi.                                    Nella prospettiva di Francesco non vi è solo un riconoscimento degli interessi multipolari, ma una vera e propria opzione per i poveri („Quando una parte della società pretende di godere di tutto ciò che il mondo offre, come se i poveri non esistessero, questo a un certo punto ha le sue conseguenze“(219), che non si lascia mettere in discussione dal moralismo occidentale: „L’intolleranza e il disprezzo nei confronti delle culture popolari indigene è una vera forma di violenza, propria degli “eticisti” senza bontà che vivono giudicando gli altri. Ma nessun cambiamento autentico, profondo e stabile è possibile se non si realizza a partire dalle diverse culture, principalmente dei poveri“ (219). E per quanto riguarda l’uso della violenza il Papa ci aiuta ad un vero e proprio discernimento geopolitico: „Dietro al rifiuto di certe forme visibili di violenza, spesso si nasconde un’altra violenza più subdola: quella di coloro che disprezzano il diverso, soprattutto quando le sue rivendicazioni danneggiano in qualche modo i loro interessi“ (218). Il punto 221 della „Fratelli tutti“ deve essere preso sul serio per dai rapporti tra marito e moglie fino ai rapporti tra gli stati: „Questo patto richiede anche di accettare la possibilità di cedere qualcosa per il bene comune. Nessuno potrà possedere tutta la verità, né soddisfare la totalità dei propri desideri, perché questa pretesa porterebbe a voler distruggere l’altro negando i suoi diritti. La ricerca di una falsa tolleranza deve cedere il passo al realismo dialogante, di chi crede di dover essere fedele ai propri principi, riconoscendo tuttavia che anche l’altro ha il diritto di provare ad essere fedele ai suoi. È il vero riconoscimento dell’altro, che solo l’amore rende possibile e che significa mettersi al posto dell’altro per scoprire che cosa c’è di autentico, o almeno di comprensibile, tra le sue motivazioni e i suoi interessi“. In questo passaggio della „Fratelli tutti“ il papa declina a livello di fratellanza universale il movimento ultimo del dono dell’essere come amore gratuito, che non accade mai in modo monolitico, ma sempre molteplice.  

Quello che racconta Michael Tracey in Twitter a proposito della espulsione forzata di milioni di cittadini di lingua tedesca dalle loro case dopo la sconfitta di Hitler è pura verità: Ferdinand Ulrich ci aveva raccontato una volta con precisione cosa significò per lui e per la sua famiglia il trasferimento forzato dal suo paese (Odrau, Cecoslovacchia) natio qui in Germania. 

(Più tardi, dopo aver corretto i compiti in classe della dodicesima)

L’ipotesi di lavoro che porta il nome di „Fratelli tutti“ non significa che uno sia ingenuo e che non sappia che vi siano davvero confrontazioni, che non si vogliono, ma che si subiscono, da parte di persone che sono dichiaratamente tuoi nemici, come nel caso del popolo curdo, che imparo a conoscere attraverso l’autobiografia di Sakine Cansiz o come nel caso del popolo armeno, che da tantissimi giorni è assediato nel Nagorno Karabakh dai pseudo ecologisti azeri. Un „realismo dialogante“ (Copyright: Francesco) deve tener conto di tutto ciò. 

Come deve tener conto di quanto scrive Paul Kingsnorth nel suo articolo, The Jellyfish Tribe, 16.3.23; capisco molto bene quando l’ecologista inglese scrive che „di questi tempi trovo impossibile fidarmi di tutto ciò che mi arriva con un sigillo di autorità impresso sopra“. Comincia il suo articolo con l’affermazione: „Datemi pure del cinico o dell'anarchico - a volte sono entrambe le cose insieme - ma di questi tempi trovo impossibile fidarmi di tutto ciò che mi arriva con un sigillo di autorità impresso sopra. Infatti, nel momento in cui mi viene detto che un "esperto", un'autorità statale, un ente scientifico o un'organizzazione dei media mainstream ha "verificato" ciò che ho appena sentito, lo scarto istintivamente. Non sto difendendo questa come una reazione sana. Preferirei di gran lunga che non fosse affatto la mia risposta. Ma so che è una reazione sempre più comune, anche - e forse soprattutto - tra le persone che sono state educate fin dalla nascita a seguire le regole“ - cosa che è vera anche per me. Mia mamma mi ha educato esplicitamente a seguire le regole, mio padre, come piccolo imprenditore assediato da una richiesta troppo alta di tasse, a volte si è comportato in modo non legale, ma questo in me ha sempre suscitato un senso vergogna, insomma mi sono vergognato di questo modo „libero“ di mio padre di organizzare il lavoro. Ma a parte me, con il fenomeno del „populismo“ è sorto un generale sospetto contro le élite governative, che dapprima cercai di allontanare da me con un elogio della democrazia rappresentativa vs quella diretta e con un sospetto generalizzato nei confronti di quello che chiamavo l’egoismo collettivo, cosa che in parte corrisponde al vero; in lunghi dialoghi con Adrian ho cominciato a problematizzare la mia narrazione di allora che Paul Kingsnorth, riassume così: „La crescente perdita di fiducia in tutto l'Occidente nei confronti delle nostre istituzioni, dei nostri leader e dei nostri rappresentanti negli ultimi anni non ha precedenti nella mia vita. Quando, mi chiedo, questo „contratto sociale“ ha iniziato a perdere evidenza? Forse nel 2003, quando le menzogne con cui gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno lanciato la guerra in Iraq erano così evidenti che persino chi le raccontava sembrava poco convinto. O forse quando il quasi-crollo dell'economia globale nel 2008 ha portato in Occidente l'impatto reale della globalizzazione delle macchine, che da tempo si faceva sentire nelle zone povere del mondo. O forse nel 2016, quando c'è stata la Brexit e Donald Trump e il "populismo" europeo, e all'improvviso il globalismo liberale è stato attaccato nel suo cuore. Da quel momento in poi, abbiamo imparato che il populismo era fascismo e che i presidenti eletti erano agenti russi e che il nazionalismo era supremazia bianca e che la libertà di parola era "discorso d'odio", e mentre stavamo ancora cercando di elaborare tutto questo, è arrivato Covid e siamo tutti caduti nella tana del coniglio per sempre (and we all fell into the rabbit hole forever)…“ (Paul Kingsnorth). Non tenere conto di tutto ciò, non praticare quel „realismo dialogante“ di cui parla il Papa significa semplicemente chiudersi in quella logica di élite che Francesco ha sempre criticato. Un altra causa del sospetto è generata da operazioni di salvataggio finanziario del tipo di quello che stiamo assistendo in questi giorni:  „Nel fine settimana, su sollecitazione di alcuni dei più importanti „venture capitalist“ („Un venture capitalist (VC) è un investitore istituzionale che fornisce capitale a una società dall’elevato potenziale di crescita in cambio di una partecipazione nel capitale sociale“(Startupgeeks) nda) della Silicon Valley, il Dipartimento del Tesoro di Biden ha annunciato che il governo degli Stati Uniti avrebbe garantito che tutti i depositanti sarebbero stati risarciti, indipendentemente da quanto il loro saldo fosse superiore al limite di 250.000 dollari. Questa mossa, sorprendentemente, ha suscitato un dibattito (nel quale Matt Stoller) insiste sul fatto che questa operazione è molto simile, se non nella portata, ma nel tipo, al salvataggio di Wall Street del 2008 sotto le amministrazioni Bush e Obama, in cui il governo degli Stati Uniti ha agito prima per salvare i più ricchi del Paese che hanno causato la crisi, mentre la classe media e la classe operaia stavano per soffrire“ (Glenn Greenwald, Multiple US Banks Suddenly Collapse—Are “Bailouts” Needed to Avoid Catastrophe? Ft. Matt Stoller, 16.3.23). 

(Notte) La conferenza sull’ecumene (all’interno dell’ortodossia e con la chiesa cattolica), che il vescovo di Magdeburg, Dr. Gerhard Feige, ha tenuto nella nostra parrocchia in Gera, era interessante, perché lui sa moltissime cose. La cosa più interessante è stata l’informazione che Zelensky vuole chiudere un monastero ortodosso russo a Kiev,  „Il monastero delle grotte di Kiev“ (1), in modo che non contamini l’Ucraina e che il patriarca Kirill si è rivolto al Papa perché intervenga al riguardo. Quello che non mi è piaciuto è stato il modo acritico di prende atto dell’isolamento del patriarcato di Mosca e come il vescovo si sian nascosto dietro il discorso ecumenico, per non prendere una posizione politica di pace, sebbene tutta la conferenza si basasse sul giudizio politico della sola colpevolezza di Putin, per cui pur nella marea di informazioni, molto utili, non ha preso per nulla sul serio due delle importanti affermazioni di Papa Francesco: la critica alla logica di Cappuccetto rosso e la guerra in Ucraina come lotta tra imperialismi. Buona notte! 

Caro parroco, purtroppo ero troppo stanco e avevo troppe cose per la testa, quindi non ho potuto articolare bene la mia domanda; tuttavia, la ringrazio per aver ripreso l'aspetto dell'isolamento di Kirill. Cordialmente, RG 


(1) Secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, il 10 marzo scorso funzionari ucraini hanno intimato alla Chiesa ortodossa ucraina (Uoc) di lasciare entro il 29 marzo il monastero delle Grotte di Kiev, risalente a 980 anni fa.

La Uoc, storicamente legata alla Chiesa ortodossa russa, l’anno scorso ha reciso i suoi legami con il patriarcato di Mosca in risposta all’invasione russa. Ma secondo il ministero della cultura ucraino l’Uoc «ha violato i termini dell’accordo sull’uso della proprietà statale», non specificando però in che modo. Dal canto suo, la Chiesa ortodossa ucraina sostiene di essere vittima di una politica caccia alle streghe.


Il giorno successivo, il patriarca Kirill – che ha apertamente sostenuto l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin – ha implorato i leader religiosi di «fare ogni sforzo per impedire la chiusura forzata del monastero, che porterà a una violazione dei diritti di milioni di credenti ucraini». Tra i leader a cui Kirill si è rivolto ci sono: papa Francesco, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, papa Tawadros della Chiesa copta egiziana, e alcuni leader laici, tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, e il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk.


Lo scorso dicembre, funzionari ucraini hanno ordinato misure punitive – tra cui il sequestro dei beni del clero, il divieto di determinate attività economiche e il divieto di viaggiare – contro sette membri del clero della Chiesa ortodossa accusati di avere legami di simpatia con la Russia.


Alcuni hanno espresso preoccupazione per le misure del governo ucraino, ritenendo che interferiscano ingiustamente con la libertà di religione in Ucraina.

«Il divieto di Zelensky sulle attività religiose della Uoc, nonostante la sua separazione formale da Mosca, riduce effettivamente le pratiche spirituali di milioni di ucraini già assediati», ha scritto il giornalista e podcaster Hedieh Mirahmadi Mirahmadi in un editoriale per The Christian Post. «Sosteniamo che la battaglia dell’Ucraina contro la Russia sia una lotta per la democrazia, ma l’invio dell’esercito nei monasteri non promuove la libertà. Quest’ultima mossa del nostro alleato in Ucraina dovrebbe essere motivo di una forte protesta da parte dei cristiani, indipendentemente da dove ci troviamo sul piano politico». (Riforma.it; Riforma è l’organo di informazione delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia).


(15.3.23) „Nella notte c’è ora per prima cosa una contemplazione su un qualche tema. Non sempre una parola del Vangelo, spesso semplicemente un principio, una conoscenza, che ovviamente viene riportata a Dio ed al suo modo di vedere questa frase, etc. Altre volte è solamente contemplazione della Scrittura“ (Adrienne, 8.1.1957, Cielo e Terra, 2247). È bene dormire nella notte, anche come un legno (credo sia questa l’espressione usata dal papa in un’intervista una volta), ma è bene non lasciare la notte nel totale caos: questa notte la parola per me era „ipocrisia“. E per non essere ipocriti noi stessi dobbiamo prendere il nostro corpo con noi anche nella preghiera contemplativa; Adrienne dice di prendere con sé la „stanchezza“, che ieri nella giornata a scuola era fortissima (dalle undici alle 15,30), ma che sono riuscito, con fatica, a superare, concentrandomi sul tema che volevo trasmettere (la passione di Cristo; quella di Luca nell’ottava classe e quella di Matteo nella decima); con i piccoli ho fatto anche una passeggiata…Ma ritorniamo alla notte: credo che sia necessario riflettere anche sulla „libido“, che fa parte della nostra psiche e del nostro corpo, senza farne un mischio con la contemplazione, come accade nel film su Suor Benedetta. In qualche modo ne vedo un’unità, ma non un mischio. La contemplazione e l’eros non sono separati, ma neppure mischiati. C’è il pericolo di fare pasticci, ma se non si tenta un’unità (nel senso della non separazione) li si fa davvero. Ovviamente non posso masturbarmi e dire che era un momento della preghiera contemplativa (quando lo si fa non si deve mischiare questa azione con la preghiera; è solo un surrogato della soddisfazione psicologica): questo mischio è peccato. Ma la tensione erotica non può essere del tutto annientata, se non con un dono di un ordine superiore (verginità) che è grazia…Di più al momento non so dire. E poi bisogna anche avere il coraggio di dimenticare alcuni passi della costruzione notturna della cattedrale della nostra vita. L’immagine della piramide rovesciata, con cui Papa Francesco spiega l’autorità petrina è molto bella, ma dobbiamo anche costruire cattedrali che puntano verso l’alto e che come la „Sagrada Famiglia“ a Barcelona sono ricolme della natura, nel caso della nostra vita, della natura dell’uomo. 

La crisi finanziaria simboleggiata dal fallimento della banca in California, Silicon Valley Bank (SVB), ha raggiunto anche la Sparkasse dell’est tedesco (fonte: MZ). La rivista Jacobin, che ho citato l’altra sera (13.3.23), in riferimento alla crisi californiana, parla di scelte finanziarie sbagliate e di corruzione politica, ma cita anche una certa logica economica con cui spiegare il fallimento della banca e che forse può essere usato anche per spiegare la crisi finanziaria qui da noi. Con il denaro a basso costo si era cercato di dare una risposta alla crescita economica lenta e alla disoccupazione, mentre con l’aumento dei tassi di interesse si è cercato di rispondere all’inflazione, causata forse in primo luogo dalla pandemia: questo denaro ad alto costo ha messo sia in crisi il finanziamento delle imprese start-up sia il valore delle obbligazioni, in cui le banche avevano investito i loro soldi. Se si trattasse solo di meccanismi inevitabili, ovviamente il concetto di promozione umana (da Paolo VI a Bergoglio) non avrebbe molto senso, nel senso che quest’ultimo implica l’azione di uomini per altri uomini; è chiaro che i meccanismi fanno la loro parte, ma sembra, se l’analisi di Jacobin è corretta, che gli uomini possano prendere un atteggiamento di promozione o di pura caccia al vantaggio egoistico. Nella misura in cui la corruzione politica ed aziendale abbia influenzato questi processi economici, ovviamente ci troviamo di fronte ad una colpevolezza che va espressa e che deve essere superata con un atteggiamento che rimetta la promozione dell’uomo al centro delle attività economiche. 

Abba nostro…

(Notte) L’incontro ad Halle con il gruppo di lavoro „Armenia“ sembra aver portato la possibilità in settembre di ritornare a Yerevan. Per quanto riguarda la politica a me non fa alcun problema se il governo armeno di Nikol Paschinjan si senta legato a Putin…Buona notte! 

PS Mi ha risposto con ragione Renato: „Lo deve essere per forza… se i russi mollano è pronta la zampata di Aliyev“. 

(14.3.23) Nella parrocchia si fanno „Esercizi nel quotidiano“, il mio modo per farli è la meditazione quasi quotidiana dell’antologia del Padre Servais SJ di testi di Hans Urs von Balthasar sugli Esercizi di SPN. L’esercizio più importante è quello dell’ „indiferencia“; è un vero proprio esercizio che ha un senso ben chiaro: „che Dio disponga su di me“ (Antologia-Servais, 170-171), che Dio attraverso l’esercizio dell’indifferenza disponga su di me; si tratta di disponibilità ad essere purificato dalle „inclinazioni disordinate“ (primo passo), quelle che si nascondono nell’uomo, in tutti gli uomini, dietro le aspirazioni „naturali“; ovviamente tutti desideriamo ciò che è alettante, e cerchiamo di evitare ciò che è penoso o per seguire gli esempi di SPN: vogliamo essere sani, invece che malati, ricchi invece che poveri, essere onorati invece che disonorati, vivere a lungo piuttosto che morire. Ma la scuola dell’indifferenza che appella a quel desiderio più profondo di un „vero ordine della vita“, ci educa pian piano (speriamo) ad imparare l’indifferenza tra salute e malattia, ricchezza e povertà… E quando si hanno 62 anni (Wittgenstein è morto per esempio alla mia età e Schiller molto prima) si dovrebbe sapere che la vita terrena che ci rimane da vivere durerà meno di quella che abbiamo già vissuto; in un certo senso l’educazione all’indifferenza è un’educazione alla logica, al „was der Fall ist“. Non vi è un’altra saggezza che scegliere ciò che Dio ha scelto per noi e che è lo „stato“ in cui noi possiamo raggiungere la perfezione (cfr. Mt 5, 48: „siate perfetti come il Padre vostro celeste“) e la massima libertà, mentre proprio gli „Esercizi“ nel loro primo passo ci fanno vedere quanto disordine vi è in noi. Dio ci ha mandato sulla terra con un certo „compito“, una certa „missione“ („carisma“), all’interno della sua Chiesa (anche se non è chiaro chi sia dentro e chi sia fuori), nella sequela docile di Cristo (secondo passo). Noi diventiamo una „persona teologica“ (persona nel senso umano lo siamo già per appartenenza agli altri uomini) quando ci identifichiamo con questo compito (missione, carisma): non si tratta di esercitarsi all’ideale, ma a quella scelta che Dio ha già compiuto chiamandoci nel suo amore infinito - per un giovane si tratterà di vedere quale sia questa scelta, per un anziano, almeno per quanto riguarda lo stato di vita, essa è normalmente già compiuta. Le ultime tre settimane degli Esercizi ci educano a meditare Cristo (vita, morte e risurrezione), non noi stessi, in modo che Egli diventi sempre più presente nella nostra vita, in modo che sia chiaro per cosa e per chi ci ha chiamato, in quel movimento ultimo dal Padre al Padre! 


„Vorrei dirvi una cosa molto personale. Io amo molto san Giuseppe, perché è un uomo forte e silenzioso. Sul mio tavolo ho un’immagine di san Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa! Sì! Può farlo, lo sappiamo. E quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto san Giuseppe, perché lo sogni! Questo gesto significa: prega per questo problema!“ (Papa Francesco Manila 16 01 2015).


Secondo Matt Taibbi, in un articolo che mi ha mandato Adrian, In FBI Case, the First Amendment Takes Another Bizarre Hit" (14.3.23), vi è un attacco al primo emendamento della Costituzione americana (Il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti“ (Wikipedia). Nel suo articolo fa due esempi: quello che è accaduto a lui e a Michael Shellenberger e quello che è capitato a Steve Friend. I primi sono stati accusati di minare la sicurezza  degli USA con il loro reportage sui file di Twitter (ne ho parlato ieri notte) e il secondo,  „un ex agente dell'FBI che ha perso la carriera dopo aver denunciato l’Ufficio“, di mettere in dubbio la gravità degli avvenimenti del 6 gennaio: „Friend si rifiutò di partecipare a uno „schema burocratico“ (a bureaucratic scheme) che prevedeva di affidare agli agenti locali di tutto il Paese i casi J6 (6 gennaio) che in realtà venivano gestiti dall'ufficio di Washington, un piano che faceva apparire qualcosa accaduto a Washington come una mappa nazionale piena di casi di terrorismo interno che spuntavano ovunque. Ha anche contestato tattiche pesanti come l'uso di squadre S.W.A.T. (SWAT, acronimo inglese per Special Weapons And Tactics (in italiano: Special Weapons And Tactics (S.W.A.T.), in origine sigla di Special Weapons Assault Team (squadra d'assalto con armi speciali), è un termine usato negli Stati Uniti d'America per indicare le unità speciali di polizia destinate a compiti ad alto rischio, come operazioni anti-terrorismo, salvataggio di ostaggi e interventi antisommossa“ (Wikipedia)) per un sospetto comunicato senza prove attraverso un avvocato e l'interrogatorio di persone collegate al J6 in casi in cui lo Stato ha poche o nessuna prova“ (Matt Taibbi). Il mio amico Adrian è molto preoccupato per questa messa in questione delle libertà del primo emendamento della Costituzione statunitense, e soprattutto per l’atteggiamento pseudo educativo dei „democratici“ che mettono in questione addirittura le professionalità delle persone che non sostengono ciò che il mainstream vuole su diversi temi: dal non esistente influsso di Mosca nell’elezione di Trump nel 2016 fino agli avvenimenti del 6 gennaio, alla fine del suo mandato come presidente nel 2020… 


Abba nostro…


(Pomeriggio) La „Fratelli tutti“ di Papa Francesco è davvero una miniera, anche per quel lavoro che sto facendo in dialogo con Matt Taibbi, Glenn Greenwald, Aaron Maté, etc. Ascoltiamo il papa: 


217. „La pace sociale è laboriosa, artigianale. Sarebbe più facile contenere le libertà e le differenze con un po’ di astuzia e di risorse. Ma questa pace sarebbe superficiale e fragile, non il frutto di una cultura dell’incontro che la sostenga. Integrare le realtà diverse è molto più difficile e lento, eppure è la garanzia di una pace reale e solida. Ciò non si ottiene mettendo insieme solo i puri, perché «persino le persone che possono essere criticate per i loro errori hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto». E nemmeno consiste in una pace che nasce mettendo a tacere le rivendicazioni sociali o evitando che facciano troppo rumore, perché non è «un consenso a tavolino o un’effimera pace per una minoranza felice». Quello che conta è avviare processi di incontro, processi che possano costruire un popolo capace di raccogliere le differenze. Armiamo i nostri figli con le armi del dialogo! Insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro!“ - quello che fanno le big tech, i servizi segreti, i media aziendali, la classe al potere, cioè i „puri“ nel testo del papa, negli USA, ma non solo, non è un servizio alla società; il potere dominante, che ritiene sé puro, mette a tacere, con un apparato di censura inaudito in una democrazia, ogni rivendicazione sociale, ogni obiezione, sia sulla pandemia o sulla guerra, etc che non corrisponde a ciò che il mainstream vuole; ora è possibile che le forze populiste facciano degli errori e facciano troppo rumore, ma si deve dialogare anche con loro, perché anche loro „hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto“. „Battaglia dell’incontro“ significa oggi non mettere a tacere metà dell’elettorato che non è d’accordo con quello che vogliono le élite al potere. Senza questo dialogo su tutto la società sarà sempre più spaccata e per questo dialogo bisogna evitare ogni „mito“  - sta mattina ho parlato di quello del 6 gennaio, ma in questo diario è stata fatta una critica radicale di tutti i miti, in primis di quello della colpevolezza del „solo Putin“. In Italia i populisti sono al potere, democraticamente eletti. È molto incoraggiante il dialogo tra Giorgia Meloni e il Papa, anche se sulla migrazione, probabilmente hanno accenti diversi, ed è un ulteriore segno che il Papa non sente se stesso come un puro che parla solo con le persone che gli danno ragione su tutto. 


(13.3.23 - 10 anni fa è stato eletto Papa Francesco) „Il male è il dissenso contro Dio; ma il no nega allo stesso tempo questo Dio“ (Balthasar, Antologia-Servais, 169). È difficile tradurre questa frase. La parola „Jawort“ (Ja = si; Wort = parola) viene tradotta nel vocabolario Pons con „consenso“; l’espressione che usa Balthasar, „Neinwort“ l’ho tradotta, per contrapposizione, con „dissenso“. Se Dio è l’amore assoluto che ci offre la sua vicinanza, la sua tenerezza e la sua compassione, per citare il refrain più noto di papa Francesco, allora il dissenso radicale contro questa offerta d’amore è il male. Nel passaggio di Balthasar vi è una caratterizzazione della differenza tra lo psicanalista e il sacerdote. Balthasar, che da giovane è stato amico di uno psicoanalista, vede tra i due, lo psicoanalista e il sacerdote, una differenza più radicale di quanto faccia Papa Francesco, comunque vale la pena di approfondire cosa Balthasar dice: in primo luogo che la psicanalisi si trova anche di fronte all’alternativa di riportare il paziente a Dio o di confermarlo della sua non esistenza. Nel secondo caso il Selbstsein non è più al cospetto di un TU, che per entrambi, sia per Papa Francesco che per Balthasar, è un „giudice misericordioso“, ma la meta della psicanalisi è la coerenza con se stessi. Probabilmente questa psicanalisi atea è quella maggioritaria, ma ci sono eccezioni; da quello che ho capito C.G. Jung non nega il buon Dio, ma ne libera l’immagine, che ci siamo fatti di Lui, da alcune fissazioni - e che secondo hanno tutte a che fare con una priorità dell’idealità astratta sul reale. In secondo luogo è interessante che Balthasar veda una connessione tra il peccato e la „nevrosi“ (qui intesa come malattia dei nervi in modo molto generale; il termine lo usa C.G. Jung nel suo libro sull’inconscio, ma probabilmente oggi  è considerato come troppo non specifico dagli analisti). „Analyein“ significa sciogliere, dissolvere, risolvere; con questo metodo la „sfera del peccato“ (e della nevrosi) viene dissolta in una „realtà dell’anima più profonda“, viene resa trasparente; è reso trasparente per esempio il caos dell’inconscio, per farlo così sparire, se non è troppo tardi. Il sacerdote non usa questo metodo, ma in forza della sua ordinazione è solo „uno strumento del giudizio divino sulla colpa“ e la meta della confessione non è una ‚dissoluzione‘, ma un’’assoluzione’, in cui a livello ecclesiale ed esistenziale siamo invitati ad incontrare il Dio giudice e misericordioso. Io sono arrivato a C.G. Jung da Etty Hillesum che non nega Dio, anzi tutto il lavoro del diario, che è certamente frutto anche del lavoro che lei ha fatto con l’ analista Spier, giunge ad una dimensione teologica in cui la giovane slavista olandese vuole addirittura „giustificare Dio“ anche al cospetto del terrore di Auschwitz. Etty non usa la parola „peccato“,  se non in alcuni passi, in cui afferma che il rinnegamento dello „spirito“ è davvero „peccato“. Allo stesso tempo sa che a volte l’inconscio ha il sopravvento su di noi, che la carne richiede un tributo che non può essere semplicemente ignorato, anche se poi ci offre una soddisfazione, un surrogato di piacere che è minimo e Etty dopo aver sodisfatto il suo bisogno sessuale, dice che era piuttosto lo strumento con cui ha soddisfatto il piacere dell’uomo con cui ha dormito. In lei vi è anche una latente dimensione di bisessualità, come dice in riferimento ad una ragazza, di cui ho dimenticato il nome. Dopo aver visto il film di „Suor Benedetta“, ieri mi è venuto in mente che dovevo espiarne la colpa, non solo quella mia per averlo visto, ma anche quella collettiva dei tanti che lo hanno guardato e per questo ho fatto la meditazione sullo „Stabat mater“, ieri notte. Insomma la mia meta non è quella dell’analista ateo, ma l’incontro con il Dio giudice e misericordioso e mi permetto solo di dire che la presenza delle perversioni polimorfe in noi, può essere, normalmente, ignorata solo con compensazioni di potere. Detto questo io offro ogni giorno la mia mano al Signore e non all’analista. E di fatto mi sono confessato più volte nella mia vita e non ho mai fatto analisi, anche se ritengo che si debba, anche nella confessione, tenere conto un po’ del sapere dell’analista e che la confessione debba anche essere un po’ balsamo. 

„Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te. O Dio“ (Sal 42 (41), 2) - come mi scrisse Balthasar in una delle sue lettere, l’incontro con il sé, potrebbe essere anche l’incontro con l’inferno. La mia anima e il mio corpo anelano all’incontro con Dio, non con il mio io. „Manda la tua luce e la tua verità, siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora“ (Sal 43 (42, 3). 

L’incontro con Dio non può essere ridotto alla logica nazionalista, anche se Gesù dice che è stato mandato per salvare il suo popolo, ma dice anche e lo dice proprio nella sua città, Nazareth: „C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro“ (Lc 4, 27 - 2 Re, 5,1 -15a). 

Ieri Banfi, nella versione domenicale, ha parlato di una possibile crisi finanziaria a livello mondiale, causata dal „fallimento della Silicon Valley Bank, maturato negli ultimi giorni“.  Nella versione odierna di Banfi sembra che l’amministrazione Biden garantisca per la banca, ma abbiamo ancora un ulteriore segno del caos mondiale, del quale non può certamente profittare la „profezia della pace“…

Ancora un naufragio, ancora una strage. Questa volta al largo della Libia. Durante il tentativo di salvataggio e le operazioni di trasbordo su un mercantile che navigava nella zona, avvertito dalla nostra Guardia costiera, trenta persone sono cadute in mare e risultano tutt’ora disperse, 17 quelle salvate“ (Alessandro Banfi, nella versione odierna).

Abba nostro…

(Mentre i ragazzi della 12esima scrivono la loro „Klausur“) Sono arrivato alla pagina  104 de libro sull’inconscio di C.G. Jung; probabilmente lo psicanalista svizzero è troppo legato dalla filosofia della conoscenza di Kant per aiutare il suo paziente a ritornare da Dio, nel senso della meditazione su un testo di Balthasar di questa mattina presto. Per Jung l’intelletto umano non può dare una risposta sensata sull’esistenza di Dio (perché questo oggetto sovrasta la sua capacità di conoscenza), ma egli consiglia di assentire all’idea di Dio, perché se no approderanno nel nostro inconscio altri dei, ben più pericolosi. Comunque è vero che C.G. Jung non pensa che Dio sia una funzione o proiezione psicologica: Jung non è Feuerbach. Egli pensa che „il concetto di Dio è infatti una funzione psicologica assolutamente necessaria di natura irrazionale, che non ha nulla a che fare con la questione riguardante l’esistenza di Dio“ (ibidem, 103). Nel capitolo quinto sull’“inconscio personale ed impersonale o collettivo“ C.G. Jung fa delle differenze che mi sembrano molto importanti anche per chi come me vede una priorità dell’annuncio cristiano sulla sua dimensione culturale, perché quello che esprime Jung è del tutto „elementare“. In primo luogo che vi sono degli archetipi dell’inconscio collettivo, cioè che appaiano in culture differenti e sono molto simili; praticamente quello che C.S. Lewis esprime nel „tao“, a livello di norme etiche generali e sovra regionali, C.G. Jung lo esprime per gli archetipi dell’inconscio. Se capisco bene tra questi archetipi c’è anche la libido, che può essere proiettata sia sul dottore e sull’analista o anche su un sacerdote o anche su stessi: l’altalena in gioco è molto pericolosa, perché va da una sovra accentuazione per cui l’altro (analista…) diventa un mago o addirittura un dio oppure diventa l’oggetto del nostro odio; nel processo di interiorizzazione della libido corriamo il rischio di divinizzare il nostro sé o di odiarlo e distruggerlo. Per l’annuncio cristiano ed in modo particolare cattolico ciò è di importanza vitale: il Papa viene esaltato come un dio o odiato come un diavolo, ma egli è solo uno strumento umano della volontà salvifica di Dio. Il motto „Ubi Petrus ibi ecclesia“, non deve dimenticare che la fonte della vita eterna è il Signore stesso non un papa, non un maestro, etc… La dipendenza da un guru-padre, o guru-madre è del tutto infantile: diventa metodo di appartenenza se apparteniamo a ciò che il maestro indica non a chi lo indica. A parte questo problema del padre o maestro, abbiamo in secondo luogo  il problema della cosa stessa: cioè gli archetipi collettivi che non sono qualcosa di specifico delle mie fantasie perverse o salutari, ma sono presenti nell’inconscio di persone di popoli diversi. La libido polimorfe non è qualcosa di tipico dell’Occidente, come pensa Putin, ma è presente anche nel suo popolo. Ci sono idee o archetipi presenti nel cervello umano in epoche ben diverse; ovviamente ci sono anche peccati che hanno questa dimensione collettiva. Il desiderio di fare ordine nel caos è legittimo sia a livello psicologico che teologico (vedi meditazione di questa mattina), ma bisognerà discernere tra lo sbranamento del proprio Selbstsein, perché non corrispondente all’ideale rationale che abbiamo di noi stessi e la confessione del peccato, che è confessione del nostro no all’amore gratuito di Dio, non di un concetto di  Dio, ma della sua presenza nella piccola via del quotidiano. Un Dio che ci avvicina con tenerezza e misericordia e che quando dice qualcosa di sconvolgente, di iroso, non lo fa per distruggerci, ma per tirarci fuori da una fissazione egoistica al nostro sé, che non ha nulla a che fare con la cura del proprio Selbstsein. Gli archetipi dell’inconscio sono forze energetiche, se ho capito bene, disordinate, ma energetiche, per questo sarà importante discernere tra un peccato che va confessato ed un’espressione del nostro inconscio, che se bloccata può avere conseguenze devastanti. Ci sono casi ben precisi nella storia della Chiesa attuale in cui teologi conservatori avevano addirittura una vita triplice, di cui una esplicitamente perversa. Ma anche anime nobili come tanti sacerdoti che davvero hanno fatto del bene alla chiesa possono avere le loro tentazioni, per esempio quella di legare le persone inconsciamente alla loro persona, anche se qua e la avvertono i loro simpatizzanti di questo pericolo. „Non chiamate nessuno padre, perchè c’è un solo Padre“  - questo avvertimento di Gesù è molto importante, proprio oggi che festeggiamo il decimo anniversario del pontificato di un papa certamente straordinario, ma che dal primo momento della sua elezione, con il suo insistente: „non dimenticate di pregare per me“, ci ricorda che egli è nulla, senza la nostra preghiera.  

"Oggi: dieci anni di Papa Francesco. Commovente ciò che ha avviato: Un Papa delle sorprese, un Papa per i poveri, un Papa per le famiglie e i giovani, un Papa per l'integrità del creato, un Papa per una Chiesa fraterna e sinodale, un Papa dell'ecumenismo, un Papa gesuita per il discernimento degli spiriti, un Papa dell'incontro fraterno con tutti i popoli, un Papa come voce della coscienza per la pace nel mondo - e soprattutto un Papa per l'evangelizzazione. È un Papa per il nostro tempo. Papa Francesco avvia processi, non ha per nulla paura, nemmeno di viaggiare nelle zone più difficili del mondo. E agisce anche nella piena consapevolezza di guidare la Chiesa: cum Petro e sub Petro. 


Ho avuto modo di incontrarlo diverse volte, da ultimo durante la visita ad limina dei vescovi tedeschi a novembre e all'inizio di maggio del 2022. È stato sempre molto cordiale e fraterno. Anche le settimane che abbiamo trascorso insieme nell'autunno 2018 sono state per me formative, quando ho potuto essere uno dei partecipanti con lui al Sinodo dei vescovi a Roma per i giovani - e quindi ho capito meglio cosa intende per "Chiesa sinodale". 


I suoi testi più importanti per me: Evangelii gaudium (sull'evangelizzazione), Laudato si' (sull'integrità del creato), Amoris laetitia (sulla famiglia), Christus vivit (sul cammino della Chiesa con i giovani), Gaudete et exsultate (sulla santità nella vita quotidiana), Fratelli tutti (sulla fraternità di tutti gli uomini). Infine, anch'esso molto profondo e bello: Desiderio desideravi (sulla sua comprensione dell'Eucaristia e sulla formazione liturgica). 


Sono molto grato per questi dieci anni di pontificato, per tutti gli impulsi e le indicazioni che ha dato alla Chiesa e al mondo. E spero e prego che anche nella Chiesa tedesca troveremo un percorso di sinodalità, che corrisponda a quello che lui ha in mente e che ha avviato - come il percorso, come dice Francesco, che Dio desidera per la Chiesa del XXI secolo. 

Dio benedica il nostro Papa“. (Vescovo Stefan Oster; Passau)


(Sera) Con ragione la rivista „Jacobin“ cerca di spiegare l’importanza simbolica e reale del fallimento della banca californiana: „Di tanto in tanto, uno sviluppo incarna perfettamente tutto ciò che non va in un'epoca. Il crollo della Silicon Valley Bank (SVB) è uno di questi sviluppi, il culmine di molti anni di incoscienza finanziaria, di diritto aziendale e di decisioni politiche corrotte.

Sedicesima banca statunitense per attività fino a pochi giorni fa, l'implosione della SVB è il secondo peggior fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti e il peggiore da quando il domino della crisi finanziaria globale (dominos of the global financial crisis ) ha iniziato il suo movimento di caduta nel 2008. Fondata nel 1983, la banca era l'istituto finanziario di riferimento per le start-up („In economia si identifica con il termine startup o impresa emergente, una nuova impresa o un’impresa che si è appena quotata in borsa“ (Wikipedia)ndr). della Silicon Valley che si sono diffuse come un'eruzione cutanea nell'era del denaro a basso costo, e questo è stato uno dei fattori della sua caduta.

Quando i tempi erano buoni per il venture capital („Venture Capital significa capitale di ventura ed è una forma d’investimento ad alto rischio ma che, se studiata in modo corretto, può portare a ritorni economici molto profittevoli. Viene definita come una “finanza alternativa” a cui solitamente fanno riferimento le imprese e le start-up che hanno una percentuale di fallimento molto alta“ (startup-news); ndr), lo erano anche per la SVB, che serviva quasi la metà di tutte le società statunitensi sostenute da questo tipo di capitale. I tempi sono stati particolarmente favorevoli nell'ultimo decennio, quando la Federal Reserve ha inaugurato un'era di tassi d'interesse al minimo, dopo la Grande Recessione. La crescita lenta e l'alto tasso di disoccupazione erano al centro dell'attenzione dell'élite politica ed economica; i bassi tassi d'interesse, si pensava, avrebbero significato un minor costo dei prestiti, con conseguente aumento degli investimenti e della creazione di posti di lavoro.

Le cose sono precipitate in seguito alla pandemia di coronavirus, quando l'inflazione ha superato la disoccupazione come preoccupazione politica ed economica del momento. La „Federal Riserve“ ha iniziato ad aumentare rapidamente i tassi d'interesse, con un aumento di ben 450 punti base solo nell'ultimo anno. Questo ha avuto anche l'effetto secondario di chiudere il rubinetto dell'incessante flusso di capitale a rischio che teneva a galla le start-up, anche quelle in perdita, contribuendo a innescare, tra l'altro, una forte contrazione del settore tecnologico. I tempi magri per il settore hanno avuto un effetto a catena per SVB, che si è trovata improvvisamente a dover fronteggiare la crisi dei suoi depositanti, sostenuti dal capitale a rischio“ (Jacobin, 13.3.23). La dottrina sociale cattolica e le prese di posizione dei pontifici sul tema ci hanno reso sempre attenti a non separare economia reale dalle operazioni finanziarie, che rischiano, senza una base reale, per l’appunto, di creare solo una pseudo ricchezza che si capovolge dialetticamente nella miseria; questo capovolgimento dialettico non ha ovviamente nulla a che fare con quella polarità feconda tra ricchezza e povertà (non miseria) propria del pensiero sociale cattolico. 


Voglio riprendere poi un pensiero di Massimo Borghesi davvero interessante, ma vorrei dapprima esprimere una critica su una parte debole della sua analisi. Il filosofo italiano insiste a vedere nel conservatorismo politico e religioso il vero pericolo per la Chiesa ospedale da campo o per la profezia della pace di Papa Francesco, ma secondo me su questo si sbaglia. Per quanto riguarda la profezia della pace neocon e „democratici“ americani la pensano alla stesso modo. E per quanto riguarda l’interesse per i poveri o per i feriti del mondo le élite democratiche non hanno alcun interesse per loro; i loro interessi si trovano in problemi del tutto diversi, rivelati in modo eccellente dal caso del giornalista Matt Taibbi e del suo reportage sui file di Twitter; Glenn Greenwald riassume il problema così: „Un nuovo reportage del giornalista Matt Taibbi, che ha utilizzato i file di Twitter ancora ricchi di nuove informazioni, getta nuova luce sull'industria della disinformazione truffaldina: la nefasta rete di gruppi finanziati dal governo con nomi dal suono benevolo e  che affermano di proteggervi dalla disinformazione, mentre lavorano fianco a fianco con lo Stato di sicurezza degli Stati Uniti e con le Big Tech per diffondere le proprie campagne di disinformazione e per censurare il dissenso da Internet. La maggior parte della giornata odierna è stata consumata dai membri democratici della Commissione giudiziaria della Camera nello scagliare invettive… contro i due giornalisti che hanno pubblicato la maggior parte di queste storie, Matt Taibbi e Michael Shellenberger, in gran parte perché questo reportage ha esposto la corruzione di Big Tech e dello Stato di sicurezza degli Stati Uniti, le due entità che il Partito Democratico serve con maggiore passione e aggressività. Sono infuriati perché questo reportage fa luce su come queste agenzie, la CIA, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale e l'FBI lavorino fianco a fianco con Big Tech per censurare il dissenso da Internet, perché i Democratici fanno affidamento su questo regime di censura per i loro interessi“ (13.3.23). E il dissenso in Internet riguarda diversi temi: dalla proxy war in Ucraina, a scandali non esistenti della presidenza Trump, agli affari non trasparenti del presidente e di suo figlio in Ucraina e Cina…


Ma torniamo ad un passaggio dell’analisi del professore italiano sui dieci anni di Papa Francesco, apparsa oggi su „Il sussidiario“: "A dieci anni dall’elezione il bilancio di un pontificato che ha osato rischiare, che preferisce una Chiesa accidentata ad una immobile, appare positivo. Rimangono, certo, problemi aperti: dalla formazione intellettuale e spirituale del clero e dei religiosi, in un contesto che vede il vuoto di un pensiero cattolico, alla formazione di un laicato maturo e consapevole, capace di incidere nella storia.

Nondimeno il quadro non è quello di dieci anni fa. Al momento della sua elezione Francesco aveva ereditato una Chiesa a pezzi, macchiata dallo scandalo della pedofilia del clero, da quelli finanziari, da Vatileaks. Il Papa ha saputo, con la sua testimonianza personale, restituire alla Chiesa la sua dignità, il suo rilievo nella scena internazionale. Ha saputo altresì muovere le acque stagnanti di un cattolicesimo ingessato, reattivo, impaurito di fronte alla secolarizzazione. Un cattolicesimo tutto centrato sulle questioni etiche, dimentico di evangelizzazione e di promozione umana, la coppia polare che sta al centro di „Evangelii nuntiandi“ di Paolo VI, documento basilare per il Bergoglio pensiero.

A questo cattolicesimo clericale, essenzialmente “conservatore”, Francesco ha indicato la via della Misericordia come strada attraverso cui Cristo può toccare il cuore dell’uomo contemporaneo. È la stessa via indicata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. È la Chiesa come “ospedale da campo” per i feriti della storia, delle guerre spirituali e materiali del nostro tempo, per i borderline, gli abitanti delle periferie geografiche ed esistenziali, per i poveri del mondo“ (Massimo Borghesi). Ho sottolineato in neretto ciò che mi sembra davvero una buona intuizione. La strada della misericordia il papa l’ha indicata a tutti e non solo al pensiero „conservatore“. Ma è vero che ci troviamo nel vuoto più assoluto del pensiero cattolico, almeno per quanto riguarda il discorso pubblico. È vero che c’è una priorità dell’annuncio sulla cultura, ma è anche vero, come si esprime in modo perentorio Balthasar nella „Teologica I“, che non vi è „teologia senza filosofia“ o con il linguaggio di cui sopra: senza un pensiero cattolico, capace di integrare e discernere tutto ciò che riguarda l’uomo e la sua presenza nel cosmo, anche l’annuncio diventa puro sentimentalismo. 


Un’espressione di Schiller mi ha colpito tanto: „cittadini del nostro tempo“ e mi sono chiesto se si può essere davvero misericordiosi senza sentirsi cittadini di questo nostro tempo, anche se dobbiamo avere nello stesso tempo anche l’“audacia dignitosa“ della non contemporaneità al nostro tempo. Entrambe le espressioni sono di Schiller, in un passo che ha scelto una mia allieva per la sua conferenza nella mia ora di filosofia.


Dopo aver ascoltato tutte le nove sinfonie di Beethoven dirette da Josef Krips con la orchestra sinfonica di Londra, ho trovato una bella edizione, che sto ascoltando, delle sinfonie tarde di Wolfgang Amadeus Mozart dalla sinfonia numero 21alla numero 41, della Royal Concertgebouw anche diretta da Josef Krips.  


Ma ora lasciamo la politica e ritorniamo alla preghiera che per me in questo momento vuol dire ascoltare Mozart e leggere Etty, che trascrive alcune righe di Spier e che vorrei trascrivere ora pensando ai soldati ucraini e russi morti in quest’ultimo anno (mia moglie mi ha reso attento a ciò), morti in questi ultimi giorni, sperando che l’iniziativa cinese porti alla svolta, ma sperando ancor di più che le mie mani congiunte, trascrivendo Spier, commuovano il cuore di Dio, non tanto il mio: „Sono le dieci e mezzo (da me un po’ prima; r). Sono rimasto inginocchiato davanti alla mia seggiola e ho pregato con grande fervore nel profondo dell’animo (mi sono alzato e sono andato all’inginocchiatoio, ho pregato anche per i profughi morti nel Mar Mediterraneo un „Pater noster“, ho toccato la terra che avevo raccolto alla tomba di Adrienne, raccolta in un piccolo recipiente, in cui ho messo anche una medaglia di Maria, credo quella di Parigi ed ho dato un bacio ai piedi del crocifisso; r). Ho implorato protezione ed aiuto per tutte le povere creature traboccanti di paura, interiormente impreparate, che trascorrono le ultime ore nel loro rifugio. Si, e siccome condivido la loro sofferenza, il mio cuore è così pesante (sollevato, però, dalle note della sinfonia di Mozart, numero 32; r) e così pieno di amore, vorrei accoglierli tutti in me e consolarli (vorrei che fossero consolati da Gesù e Maria; r), come sa consolare una madre! È stato così bello vederti questa sera, così all’improvviso! Mi sei diventata talmente cara, e proprio questa sera sentivo tanta nostalgia di te! Ieri sera ho dimenticato di darti la menta che avevo comprato per te dal venditore di cioccolato. Cara, voglio continuare a pregare!“ - è chiaro che Etty ha considerato questa una lettera di amore! Buona notte! 


(12.3.23Caro Ferdinand, ho letto, oggi come prima lettura, il tuo breve saggio su un concreto problema di mancanza di attuazione del primo articolo della costituzione tedesca in un ospedale: la dignità dell'uomo è intoccabile, non può essere messa insomma in discussione, mentre negli ospedali, forse non sempre e non in primo luogo per cattiveria del personale, ma per una mole di lavoro troppo grande, pagata insufficientemente, svolto spesso anche con tanto entusiasmo umano, si verificano dei "buchi neri" della dignità, che possono essere quello da te descritto, di lasciare per ore  un paziente demente nella sua urina e nei suoi escrementi o che si leghi un paziente al letto per giorni, per mancanza di personale, etc. Fai bene ad argomentare in forza della costituzione, il primo articolo della quale è conosciuto credo da tutti, anche se viene spesso poi ignorato nella prassi e nel modo di argomentare; tu accenni con ragione che non si tratta in primo luogo solo di una questione legale o solo di punire chi, per mancanza di forze, non riesce a fare tutto ciò che dovrebbe fare, ma è necessario un discernimento ultimo che certe cose non possono accadere, perché sono per se incompatibile con la dignità dell'essere, insomma non corrispondono a livello morale ed etico alla "natura" dell'uomo. Sono curioso di sapere come procederai nell'argomentazione del saggio. Grazie che sei attento a questi "buchi neri" della dignità di ogni uomo. Credo che alcuni principi della dottrina sociale della Chiesa possano essere anche di aiuto per analizzare questi avvenimenti incresciosi nel mondo ospedaliero. In modo particolare il principio del rispetto della persona singola e quello della solidarietà: 

https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_en.html 

Con affetto, tuo papà 

PS Ovviamente lasciare un paziente demente per ore nei suoi escrementi non corrisponde neppure al livello ontologico di ciò che l'uomo è. "Il senso necessario dell'essere" (Ferdinand Ulrich) è il criterio ultimo della risposta dell'uomo al dono gratuito dell'essere come amore, un amore che non è solo un sentimento, ma per l'appunto "senso necessario", che dovrebbe guidare le nostre azioni, perchè corrisponde a ciò che siamo. 

PS II Per quanto riguarda la citazione di Schiller, essa è un po' ornamento letterario; non mi ricordo bene quale era l'intenzione del suo libro sul tema, ma se mi ricordo bene in esso era contenuta anche la frase che non possiamo fare solo ciò che ci piace. Ma l'ultima volta che mi sono occupato di ciò è stata ai tempi dell'università a Monaco, dal professor Spaemann. 

Se penso a ciò che la massa degli uomini sa della Chiesa (un’istituzione bugiarda e che ha usato strumenti di tortura di ogni tipo…; cosa che purtroppo non è neppure negabile al cento per cento) è quello che si legge nei giornali o si vede nei film, che con qualche eccezione sono del tutto critici o meglio „acritici“, pur con qualche momento di verità, mi viene da piangere.  

„... Dieci anni dopo Francesco, con timore e tremore ma col cuore sereno, potrà chiedersi se anche lui, peccatore guardato dal Signore, per grazia di Dio abbia riflesso nel mondo un po’ di quella luce. Perché in questa trasparenza di Cristo, non nei successi o nei fallimenti mondani, sta la pace profonda e l’unico giudizio che conta, agli occhi di Dio. (Lucio Brunelli,  Un commento scritto per la rivista Tracce) - «Le 99 pecore sono fuori dal recinto, dentro ne è rimasta una sola», sorrise Francesco nel primo incontro con la sua Diocesi il 17 giugno 2013. «E noi non possiamo passare tutto il tempo solo a pettinare l’unica pecora rimasta. Dobbiamo uscire dal recinto, andare a cercare le altre 99!». Lucio Brunelli


(Dopo l’Angelus) È morta la nostra cara Angia di Cervera, che nei primi anni in cui è venuta anche Konstanze in Istria, ci ha affidato per pochi soldi la sua camera da letta, quella matrimoniale, sua e di suo marito Bruno; ci ha sempre salutati con grande cordialità, aveva un bellissimo giardino con palme e frutta e verdura; amava anche andare camminare nei monti. Che il Padre l’accolga. RIP.


Il Santo Padre nell’Angelus ha detto che Cristo non è solo mendicante del nostro amore, dell’amore della samaritana, è davvero assettato di questo amore e se noi gli diciamo si, gli diciamo la verità (ho avuto cinque uomini…), allora lui ci dona l’acqua della vita eterna. Di questa acqua abbiamo bisogno, non di miti, neppure del mito del volto salvato dei cristiani, sebbene, come dice la mia cara moglie, farsi vedere con un volto salvato è certamente molto meglio, che tormentare gli altri con un volto sempre corrucciato e con continue lamentele (cfr. Es 17, 3-7).


(Pomeriggio tardo) Trovo molto interessante la seconda dichiarazione del vescovo Oster sul cammino sinodale tedesco: „Non c'è dubbio che noi come Chiesa abbiamo molto da approfondire sulle molte questioni che riguardano l'identità di genere delle persone. Anche, e soprattutto, nel trattamento attento delle persone che si sentono incomprese o emarginate. A mio avviso, sulla base della nostra antropologia tradizionale, siamo solo all'inizio nella comprensione dei fenomeni citati. Ad esempio, parliamo del termine "identità" come se tutti capissimo già cosa intendiamo con esso. In molteplici e serie conversazioni con persone „queer“, questo mi è apparso molto chiaro. E non aggiungiamo quasi mai che il nostro essere cristiani significa crescere in una specifica, nuova identità. Secondo Gesù, siamo chiamati a nascere di nuovo, o con Paolo, a essere una nuova creazione in Cristo. E ciò che tale esperienza esistenziale cristiana di identità fa di tutto questo, ciò che poi contribuisce anche a formare l'identità delle persone, a mio avviso non è nemmeno considerato nel presente testo (un testo del sinodo sul tema). Pertanto, non lo considero ancora approvabile“. Considero molto buona questa considerazione per due motivi: in primo luogo essa prende sul serio il cammino riguardante un possibile rinnovamento antropologico e secondo si chiede cosa significhi che in Cristo accade una nuova creazione; da una parte è chiaro che quando si è cristiani non cessa la nostra natura inconscia e biologica, ma fidandosi di Cristo si è disposti ad intraprendere un cammino che ci faccia approfondire ciò che serve all’amore gratuito che dobbiamo vivere ed annunciare e ciò che ne è di impedimento. 


(Notte) Testo originale latino, 1200-1300 d. C. 


 1. Stabat mater dolorosa
Iuxta crucem lacrimosa,
  Dum pendebat filius;
2. Cuius animam gementem,
Contristantem et dolentem
   Pertransivit gladius.

3. O quam tristis et afflicta
Fuit illa benedicta
   Mater unigeniti!
4. Quae maerebat et dolebat,
Et tremebat, cum videbat
   Nati poenas incliti.

5. Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
   In tanto supplicio?
6. Quis non posset contristari,
Piam matrem contemplari
   Dolentem cum filio?

7. Pro peccatis suae gentis
Iesum vidit in tormentis
   Et flagellis subditum.
8. Vidit suum dulcem natum
Morientem, desolatum,
   Cum emisit spiritum.

9. Eia, mater, fons amoris,
Me sentire vim doloris
   Fac, ut tecum lugeam.
10. Fac, ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum,
   Ut sibi complaceam.

11. Sancta mater, illud agas,
Crucifixi fige plagas
   Cordi meo valide.
12. Tui nati vulnerati,
Iam dignati pro me pati,
   Poenas mecum divide.

13. Fac me vere tecum flere,
Crucifixo condolere,
   Donec ego vixero.
14. Iuxta crucem tecum stare,
Te libenter sociare
   In planctu desidero.

15. Virgo virginum praeclara,
Mihi iam non sis amara,
   Fac me tecum plangere.
16. Fac, ut portem Christi mortem,
Passionis eius sortem
   Et plagas recolere.

17. Fac me plagis vulnerari,
Cruce hac inebriari
   Ob amorem filii.
18. Inflammatus et accensus,
Per te, virgo, sim defensus
   In die iudicii.

19. Fac me cruce custodiri,
Morte Christi praemuniri,
   Confoveri gratia.
[5]
20. Quando corpus morietur,
Fac ut anima donetur
   Paradisi gloriae.


Il dolore della Madre in cielo non può essere ridotto ad una questione psicologica. La spada che penetra il cuore di Maria è la stessa che ha penetrato il cuore di tanti madri dei soldati caduti nelle tre guerre mondiali, dico tre perché il Papa ha ragione, la terza è già cominciata a pezzetti. Il dolore di tutte quelle madri e di tutte quelle mogli che hanno perso i loro uomini e i loro figli nelle varie guerre degli ultimi secoli…Insomma il dolore della madre in cielo è una questione di solidarietà eccellente con tutte le donne che hanno sofferto… Purtroppo ora ci sono uomini che non piangono nel contemplare il mistero della madre dolorosa, ma la riducono ad una malattia psicologica. Quasi che una figlia della Madre, come la piccola Teresa, sia solo un caso di psicopatologia, psicopatologia ben rappresentata nel film di „Suor Benedetta“. Il mistero del dolore di una madre che vede il Figlio morire per colpe non sue, non lo si trova più nel cuore dei potenti; con poche eccezioni. Chiedo la grazia di piangere con la Madre la morte del suo Figlio innocente e fatto peccato per noi. In modo che tra i piccoli ci sia qualcuno che sia disposto con umiltà e discrezione a soffrire per e con la Madre, ma con lo sguardo che vede lontano: fino al paradiso della gloria.  Buona notte! 


(11.3.23) Ieri sera la mia amica „francescana“, Michele, mi ha mandato la preghiera di san Giuseppe che ho condiviso qui nella notte; Adrienne si chiede quanto possiamo „pretendere“ da un santo; „non si carica un certo santo con un grande peso ulteriore, un santo, che in ogni caso, già soffre per il mondo, se esigiamo ancora di più?“ (Cielo e terra III, 2246, 14.12.1956), tanto più se si usano formule come quelle contenute ne „Memorare“ o come quelle della preghiera a san Giuseppe, che ha „il potere di rendere possibile le cose impossibili“. Papa Francesco che propone questa preghiera, che voglio pregare ogni sera fino al giorno del santo, è un uomo molto discreto, ma di fatto e lo dice anche Adrienne, in questo caso non si tratta di discrezione o non discrezione - il cielo non ha bisogno delle nostre attenzioni psicologiche; „e poi i santi ci sono per soffrire“; per quanto sia possibile una sofferenza in cielo e certamente possiamo essere molto „esigenti“: „mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere“. E poi bisogna ricordarsi che „decisivo è il Signore e non la mia preghiera. Faccia pure, ciò che ritiene il bene“ (Adrienne); anche se noi non comprendiamo come mai il mondo si muova sempre di più verso l’abisso di una terza guerra mondiale. E non sembrano esserci speranze, come ha detto ieri chiaramente un bambino della settima classe. Quindi possiamo chiedere: „Per favore, Signore, accendi la tua luce, sull’intero mondo, aiuta tutti gli uomini!…“. Adrienne si chiede anche come mai alcune persone possono vivere già nel cielo qui sulla terra ed altre no? Non dobbiamo forzare nulla: la vita mistica è donata, ma forse dobbiamo essere più coraggiosi, visto che anche i figli di questo mondo lo sono, come nel film „L’ultimo paradiso“ (Rocco Ricciardulli, 5.2.21, interpretato magistralmente da Gaia Bermani Amaral e Riccardo Scamarcio…), in cui l’amante può parlare con la sua amante, anche dopo la morte e non abbiamo neppure bisogno di un albero, che separa i due, ma possiamo con fiducia sapere che il cielo ci può mandare quando vuole e senza alcun ostacolo i suoi messaggi, sia che vegliamo sia che dormiamo… 

Io sono come un pubblicano e peccatore che si accosta al Signore per ascoltarlo (cfr. Lc 15,1). Ed alle volte mi muovo anch’io „in una paese lontano“ e „sperpero“ il mio patrimonio „vivendo in modo dissoluto“ (cfr. Lc 15, 11), come se la mia anima trappista, benedettina, ignaziana si scontrasse contro quella del tutto mondana e che solo pian piano si libera „dalla totale mercificazione di ogni cosa e di ogni aspetto della vita“, dalla „totale corruzione degli animi“, „dalla distruzione del candore“, tanto per usare alcune delle frasi che mi ha scritto un’amica italiana, Livia. E forse per „ritornare in sé“ è necessario arrivare al „pascolo dei porci“ al doversi nutrire  „con le carrube di cui si nutrivano i porci“ (Cfr. Lc 15, 15-16)…

Ora lanciamoci sull’attualità e cerchiamo di capirci qualcosa e dire, in parte, quelle cose che sono vietate. Comincio dalla cosa più semplice: Xi Jinping è stato rieletto per la terza volta, dopo aver fatto cambiare la costituzione nel 2018, che lo impediva e con il risultato di 2952 voti su 2952 delegati. È chiaro che questa elezione è quella di un paese autocratico, non abbiamo bisogno di un grande sforzo celebrale per capirlo, come non investiamo le nostre energie intellettuali per dimostrare che l’acqua è bagnata, anche quando si fa il bagno nel Mar Rosso. L’altra domanda è se noi siamo quella democrazia così „candida“, per cui si vuole rischiare, per la sua difesa, una terza guerra mondiale…In vero basta un nome, quello di Julian Assange, per mettere in dubbio la nostra candida identità da Cappuccetto Rosso. 

Passiamo ad un’altra difesa, quella dell’“elogio pasoliniano dei „banditi“ di Cutro, come ultimo argine al genocidio culturale dell’Italia“;  su „Libero“, Renato Farina, scrive un articolo, dal titolo equivoco, che non è stato fatto dall’autore: „Il falso storico. Per mentire su Cutro censurano Pasolini“. Ma non solo il titolo, anche l’articolo è equivoco e cerco di spiegarmi. Si può citare il geniale Pasolini degli anni sessanta, per fargli dire cose che nel nostro tempo non sono geniali, ma equivoche. In riferimento all’Italia: si deve essere aperti al „prossimo“, non tanto perché Enea, il fondatore di Roma fosse „troiano“ (la Troia di allora si trovava nell’attuale Turchia), cioè non italico, ma straniero, perché in vero Dardanus, fondatore di Troia è figlio di Zeus e di Elettra, quindi neppure puramente umano e se mi ricordo bene uno dei commenti di Rosa Calzecchi Onesti, il fondatore stesso aveva anche radici italiche, insomma lo straniero Enea ritorna nella sua patria, per così dire, ma perché con tutti questi riferimenti si nasconde una semplice verità: queste sorelle e fratelli uomini, che sono morti nel Mediterraneo, e non per primi, sarebbero potuti venir salvati. Non dirlo esplicitamente vuol dire servirsi della cultura per nascondere gli omicidi e la responsabilità del governo italiano. Allo stesso tempo, però, ha ragione il mio amico Renato a dire che se si cita Pasolini, allora bisogna citarlo nella sua interezza ed ovviamente non si può tacere quei versi che recitano: „da malandrini a malandrini“ con cui Pasolini voleva farci comprendere anche il pericolo che potrebbe rappresentare „Alì dagli occhi azzurri“, cioè „la distruzione di Roma“.  Renato non nasconde neppure la possibilità che i „banditi“ („malandrini“) siano anche speranza, contro il „nichilismo gaudente e disperato“ e  giustamente afferma che oggi di razzismo possono essere accusati tutti quelli che non dicono ciò che il mainstream vuol sentire. 

Nel 2000 Philip Roth scrisse un romanzo, „The Human Stain“ (la macchia umana), che mi impressionò molto, già appena uscito: un professore di letteratura classica,  negro, Coleman Silk nasconde la sua identità, e viene poi accusato di razzismo, per aver usato la formula „losche figure nere“, se mi ricordo bene, in riferimento a degli studenti che erano arrivati in ritardo a lezione o non c’erano venuti per niente. Questo romanzo sulla scia di Nietzsche, accusa il cristianesimo di uccidere la libido erotica, al contrario della mitologia greca; il conoscente del professore, Nathan Zuckerman, è diventato impotente dopo un’operazione alla prostata, insomma non è che si possa accusare Roth di ridurre la realtà ad erotismo, ma l’accusa al cristianesimo che formula una donna del romanzo,  con cui Silk ha rapporti erotici e che è stata ripresa da tanti film attuali, ha una sua dimensione davvero reale. Il cristianesimo, a differenza di Platone, non pensa che la materia sia „scarto“, ma è anche vero che spesso i cristiani difendono Gv 1, 14 (il Logos è diventato carne), ma in modo del tutto ideologico (in CL per esempio ciò significa solamente che si deve prendere parte ai gesti della comunità: la carne qui diventa formalismo di appartenenza); io non ho una ricetta per questa questione e mi fido del mio Signore ed Amico vergine, che certamente le cose che ha detto allora sul tema le ridirebbe anche oggi (non commettere adulterio, nei nei fatti né nell’intimo e non separare ciò che Dio ha unito…), ma era un uomo libero (la legge del rispetto del sabato è per l’uomo, non viceversa) e non credo che parteciperebbe al coro dell’educazione sessuale borghese e cristiana, che mi fa semplicemente vomitare, perché non corrisponde all’esperienza e la sua (di Cristo) simpatia per le prostitute la dice lunga: non so bene come ricomporre la  mia anima trappista e quella „vogliosa“, ma certo non lo si può con il moralismo…

Abba nostro…

(Primo pomeriggio) In nessun luogo la filosofia dell’essere come dono di amore gratuito di Ulrich è legittimazione della contraddizione del peccato o della confusione del „si e no allo stesso tempo“, anzi è molto attenta a seguire „il senso necessario dell’essere“ ed a non indebolire „la fermezza ed evidenza della Parola di Dio“, allo stesso tempo, va, però, detto che Ulrich non è „tradizionalista“ e tutto, anche la rivelazione, accade nel dono sempre nuovo e gratuito dell’essere stesso. E questo dono non è qualcosa di solo essenziale, ma accade nella dimensione non essenziale della materia. Nella grande tradizione che va da Ireneo di Lione fino a Peguy ed oltre, Ulrich difende in modo chiaro, contro ogni falsa essenzializzazione la materia come luogo di santità, come cammino davvero possibile all’uomo, come un cammino che non essenzializza neppure la santità, ma la fa diventare una meta nella materialità concreta dell’uomo stesso e del cosmo e delle sue forze naturali.

(Dopo) „La parola “cultura” indica qualcosa che è penetrato nel popolo, nelle sue convinzioni più profonde e nel suo stile di vita. Se parliamo di una “cultura” nel popolo, ciò è più di un’idea o di un’astrazione. Comprende i desideri, l’entusiasmo e in definitiva un modo di vivere  che caratterizza quel gruppo umano. Dunque, parlare di “cultura dell’incontro” significa che come popolo ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti. Questo è diventato un’aspirazione e uno stile di vita. Il soggetto di tale cultura è il popolo, non un settore della società che mira a tenere in pace il resto con mezzi professionali e mediatici“ (Fratelli tutti, 216). Questo passaggio della „Fratelli tutti“ da ragione a Renato Farina nel tenere conto della lettura dei banditi di Cutro di Pasolini, come „ultimo argine al genocidio culturale dell’Italia“. E da ragione a me, nel lavoro fatto in questo diario, in modo particolare in dialogo con Glenn Greenwald e Aaron Maté, ma anche con lo stesso Farina, di discernimento di ciò che „un settore della società che mira a tenere in pace il resto con mezzi professionali e mediatici“ fa - dove l’espressione „tenere in pace“ significa ridurre tutto al mainstream, così che non nasca mai alcuna obiezione. 

La differenza tra Konrad Ege (Der Freitag)  e Glenn Greenwald e che quest’ultimo ha compreso, che la figura di Donald Trump sembra davvero essere, e non solo per un’autocoscienza esaltata dell’ex presidente statunitense, una possibile alternativa alla posizione guerrafondaia dell’amministrazione Biden…

(Notte) Suor Benedetta, il film di Paul Verhoeven (2021), interpretato da Virginie Efira (suor Benedetta), Daphné Patakia (Bartolomea), Lambert Wilson (nunzio)…, che ha interpretato anche il padre Christian, nel film sui trappisti, dimostra indirettamente, a parte le intenzioni del regista, quello che Balthasar ha spesso detto e cioè il rischio o meglio la tentazione di proiettare l’erotismo, in questo caso lesbico, nella mistica, che si rivela così come pseudo mistica, come Bartolomea dice con chiarezza a suor Benedetta alla fine del film. L’amore tra le due donne è rappresentato in modo attraente e drammatico ed in Bartolomea, molto meno manipolativa che Benedetta, anche molto sincero, ma questo mischio tra pseudo mistica ed erotismo non può che far male alla Chiesa cattolica, che è diventata ormai il capro espiatorio di tutti i mali del mondo.  

La vera pace non deriva da questo mischio di erotismo e mistica, l’erotismo, nella modalità della perversione polimorfa, può essere un surrogato di cui non si può fare meno in certe situazioni, ma non da la pace; della vera pace parla la piccola Teresa, che Ulrich ha amato tanto: "...la mia anima sentiva una PACE così dolce e così profonda che mi sarebbe impossibile esprimerla ed ora questa pace intima è rimasta la mia parte, non mi ha abbandonato in mezzo alle prove più grandi…"

„Davanti alla tragedia di Cutro, i migranti morti in mare a pochi metri dalla riva quando la barca si è spezzata, mi sono sentito in colpa o forse, dovrei dire più precisamente, ho pensato che dietro quelle morti ci fosse la responsabilità di tutti noi cittadini europei che accettiamo la nostra impotenza davanti a un fenomeno che ha già causato, dal 2014 al 2022, quasi venticinquemila vittime…La questione della colpa è un libro di Karl Jaspers, pubblicato nel 1946 (trad. it. Milano, Raffaello Cortina Editore, 1966), nel quale il grande filosofo raccoglieva una serie di lezioni sull’argomento tenute a partire dall’autunno del 1945 presso l’università di Heidelberg alla quale il Comando americano aveva concesso di riprendere l’attività…Jaspers distingue quattro livelli di colpa. Colpa giuridica che si riferisce alle azioni che trasgrediscono la legge e che possono essere provate oggettivamente; colpa politica che si riferisce alle azioni degli uomini di Stato (e coinvolge quanti appartengono a quello Stato perché «ciascuno porta una parte di responsabilità riguardo al modo come viene governato»); colpa morale, che è individuale, rilevabile dal tribunale della coscienza, per la quale «i delitti rimangono delitti anche se vengono ordinati»; colpa metafisica, la quale pesa su di ogni uomo che tollera ingiustizie e malvagità verso un proprio simile.La colpa metafisica si fonda, spiega Jaspers, nel fatto che «c’è tra gli uomini come tali una solidarietà la quale fa sì che ciascuno sia in un certo senso corresponsabile di tutte le ingiustizie e i torti che si verificano nel mondo, specialmente per quei delitti che hanno luogo in sua presenza o con la sua consapevolezza. Quando uno non fa tutto il possibile per impedirli, diventa anche lui colpevole»…“(Pietro Ortelli, La tribuna laterale). Buona notte! 

(10.3.23) Solo al cospetto di Dio vale con chiarezza: Dio ha ragione, io no! (Cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 167-169). Ma anche al Suo cospetto il senso non è quello di prendere una bastonata in testa, ma la „giustificazione“ e la „santificazione“: la sua giustificazione, non la nostra; il suo dono di santità, non il nostro. Per comprendere ciò che Dio ritiene giusto non basta la nostra coscienza; una coscienza senza un attento ascolto della Parola di Dio, può diventare anche solo un organo della propria giustificazione del peccato. E l’ascolto della Parola accade nella Chiesa e il fatto che essa sia anche „meretrix“, spesso anche nell’ascolto della confessione, non toglie il fatto che essa è „la nostra madre gerarchica“ (SPN), che è „santa“ (Credo). Il coraggio profetico del singolo può tentare e deve farlo, se è il suo compito, di abbattere tanti bastioni, che la chiesa ha eretto, tradendo il Signore, ma non potrà mai dimenticare che alla fine della giornata, il cristiano è obbediente e non rivoluzionario nei confronti di sua madre. Se questo sia chiaro qui in Germania ho tanti dubbi. Forse si possono dire queste cose in modo più moderno e certamente si deve tenere conto anche delle strutture sinodali e democratiche all’interno di una comunità e della Chiesa stessa; nel film sui trappisti di Tibhirine, Padre Christian deve imparare a prendere decisioni in dialogo con gli altri fratelli, ma le decisioni non sono una questione antropologica, ma teologica. Buona teologia sarà capace, visto che parla di un Dio amoroso, di integrare la fatica ultima e quotidiana di ogni uomo con il messaggio cristiano, come si vede molto bene in quel fratello di Tibhirine che nella notte grida il suo bisogno di aiuto a Dio, perché non vuole essere macellato dai terroristi, e che solo pian piano comincia a comprendere che il bambino indifeso, che hanno festeggiato nel Santo Natale, è lui stesso. 

L’altro giorno ho parlato con una ciellina; dopo tanto tempo, mi sono confrontato non solo con testi, ma con una persona ed ho accennato alla mia difficoltà di prendere parte ai gesti del Movimento; era molto attenta ed anche simpatica, ma i due criteri che usava mi erano talmente estranei: il Movimento in Germania è diventato molto grande; anche lei ha il bisogno di dire chiaramente ciò che pensa, ma è sempre ritornata nel Movimento, che per lei è l’unica casa…In un certo senso io non sono mai andato via dal Movimento, se per Movimento si pensa quello che ha descritto di don Giussani Lucio Brunelli (un Giussani che non voleva fondare qualcosa di nuovo ma rinnovare la Chiesa), quindi in vero non si tratta per me di ritornare, ma semplicemente di vivere un dialogo con sorelle e fratelli che per ora non esiste più, perché è sempre sottoposto a „condizioni“. E la grandezza del Movimento non è un criterio cristiano, come si  può vedere nella piccolissima comunità di Tibhirine. Sono invece contento che sotto la guida di Davide Prosperi il Movimento cerchi di prendere sul serio la richiesta del Santo Padre di aiutarlo in tre profezie, tra cui quella della pace. 

Cara Livia, per quanto riguarda l’intervista a Giorgio Cella che mi hai mandato (La Stampa 9. 3.23), senza essere un esperto di geopolitica come lui, vorrei dire quanto segue. 1) La linea Bartolomeo-Francesco mi è più simpatica di quella di Kirill (e secondo me essa corrisponde anche di più alla verità del Vangelo), ma io credo che non si debba isolare il patriarca di Mosca, facendolo passare come un criminale (quasi che ci sia solo un criminale sul teatro del mondo). Cosa che tra l’altro Cella non fa. 2) La critica al liberalismo è legittima (Papa Francesco non è un liberale); per parlare con il linguaggio di Borghesi: il liberalismo e la modernità hanno una loro legittimità critica, ma per l’appunto critica e il liberalismo neocon americano, appoggiato anche dall’attuale amministrazione Biden, ha un reale bisogno di questa critica; in genere, il liberalismo, se non rimane critico, diventa a sua volta dogmatico; alcune delle critiche di Putin al liberalismo non sono solo stupidaggini, ma contengono un momento di verità, che tra l’altro Freud stesso esprime criticamente con la formula „perversione multiforme“; quest’ultima non può essere eliminata solo con parole (anche teologiche), perché ne paghiamo poi il prezzo a livello di repressione dell’inconscio, ma rimangono pur sempre „perversioni“. 3) La cooperazione alla „profezia della pace“ ha priorità assoluta, anche se ovviamente un fratello può esprimere ad un altro anche un giudizio duro, come ha fatto Papa Francesco con il patriarca Kirill.  Grazie per avermi fatto conoscere l’intervista. Tuo, Roberto   

Per quanto riguarda la polemica giornalistica negli USA contro „Fox News“ e il suo giornalista più conosciuto, Tucker Carlson, vorrei sottolineare solo un aspetto, che ha interesse generale: „Se il vostro obiettivo fosse quello di distruggere la reputazione di un giornalista, è difficile immaginare qualcosa di più efficace che dimostrare che ha affermato pubblicamente fatti ai quali in privato ha ammesso di non credere. Se si riesce a dimostrare questo, cioè che un giornalista derideva in privato una teoria a cui nei suoi programmi fingeva di credere, allora è quasi impossibile immaginare come quel giornalista possa mantenere una qualche credibilità. La parte dei media aziendali che odia Fox News e che da tempo brama la sua distruzione - vale a dire quasi tutti i media aziendali tranne Fox News - crede con grande eccitazione che questo sia ciò che hanno dimostrato. Credono di averlo dimostrato con il conduttore più seguito della Fox, Tucker Carlson, e con gli altri conduttori della Fox in prima serata, come Laura Ingraham. A sentire loro, hanno la prova inconfutabile che, alla fine delle elezioni del 2020, sia Carlson che Ingraham stavano deridendo privatamente come frivole e squilibrate le accuse di Trump di diffusi brogli elettorali, mentre poi andavano nei loro programmi e - per compiacere il pubblico di destra - fingevano di sostenere e affermare le stesse teorie sui brogli elettorali che stavano deridendo privatamente“ (Glenn Greenwald, Separating Fact From Fiction on Fox News/Dominion Lawsuit. PLUS: 50th Episode Reflections on Rumble & Our Show, 8.3.23). Vorrei precisare subito che il capo di accusa principale secondo Greenwald non ha alcun fondamento, anzi è vero il contrario: proprio perché Carlson e tutta „Fox News“ non appoggiavano Trump su questa questione dei brogli elettorali, hanno perso una parte del pubblico di destra. „Al di là del fatto che … nessuno può indicare un solo segmento di Tucker Carlson o di Laura Ingraham, della fine del 2020 o dell'inizio del 2021, in cui avallino questa teoria dei brogli elettorali, ciò significa che l'intera accusa centrale di questa rivendicazione non può essere provata. Piuttosto, Tucker Carlson ha condannato con veemenza coloro che sostengono l'esistenza di brogli elettorali senza prove“ Ibidem). 

Da questa questione si impara anche che non esiste più una „Streitkultur“ (cultura della disputa), esiste solo l’annientamento dell’altro, che deve apparire come un totale bugiardo. Democrazia matura significa, invece, anche una disputa politica in cui si cerca di comprendere la posizione dell’altro e se ne cerca il momento di verità, pur difendendo la propria posizione. Invece di discutere si citano „esperti“, che confermano la tesi che si vuole sentire, ed ovviamente altri esperti che la pensano in modo diverso non li si ascolta per nulla. Il grande mito con cui si è concordi è che Trump incarni un livello di criminalità che non si è mia avuto in un presidente americano - anch’io ho partecipato alla diffusione di questo mito. Nel caso attuale l’esperto di cui si tratta è il  „professore di diritto del Primo Emendamento alla Harvard Law School, il quale … sostiene che Donald Trump è molto, molto bravo a creare situazioni senza precedenti“, mentre in vero un giudizio equilibrato su Trump deve essere ancora formulato; Greenwald procede ironicamente dicendo che il professore naturalmente  „è solo un esperto del Primo Emendamento (della costituzione americana) molto apartitico e ideologicamente libero che, guarda caso, sta dicendo alla CNN quello che vogliono sentire, cioè che questo è il caso di diffamazione più devastante che abbia mai visto nella sua lunga vita di esperto del Primo Emendamento“. La conseguenza è che poi il 50 percento degli elettori statunitensi vengono dichiarati,  nello stesso momento, come ciechi difronte a questo caso di diffamazione devastante. Greenwald, per quanto riguarda la polemica contro New Fox cita anche la lettera di due „leader democratici (Chuck Schumer, Hakeem Jeffries), che ripete la stessa accusa centrale, cioè che il conduttore di prima serata della Fox ha appoggiato le affermazioni di Trump sui brogli elettorali, pur ammettendo che erano false“. Chi stabilisce il vero? I media aziendali, i politici della classe dominante e le istituzioni dei servizi segreti americani, che ormai fanno una vera e propria censura di cosa si possa dire o meno…Interrompo qui, devo pulire la stalla e poi tradurre Ulrich. 

Abba nostro…

(Notte) „Stanotte non si dovrebbe poter chiudere occhio, si dovrebbe soltanto poter pregare“ (Etty Hillesum, 14.7.42, alle undici e mezzo della sera). 

 “ Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere .

(Papa Francesco 02 02 2022)



(9.3.23) „Vero pentimento non è una questione del proprio io, che si arrabbia, per essere caduto dal proprio ideale“ (Balthasar, Antologia-Servais, 167). Perché l’ideale de nostro io non è salvifico; quando io parlo di „Selbstsein“ (essere-se-stesso), parlo di un dono gratuito che Dio ci fa, non regalandoci qualcosa, ma per l’appunto il nostro io, aperto ad un tu, ad un lui/lei, ad un noi… Vero pentimento ha a che fare „unicamente con quel Tu, che ha preso e portato via su di sé la colpa di questo io. Che Dio sia stato offeso è la cosa più terribile ed un momento di questa cosa terribile è che (anche) io lo abbia offeso“; non si offendono degli ideali, ma si offendono delle persone e per quanto riguarda il sacramento personale della confessione si tratta dell’offesa a Dio! Balthasar insiste sulla differenza tra l’AT e il NT: nel primo il partner di Dio è il popolo e le persone singole come Mosè sono solo rappresentanti del popolo; nel NT Gesù non guarisce il popolo, ma persone singole e la Chiesa continua, dopo la morte e la risurrezione di Gesù, questo compito salvifico. Quando Papa Francesco insiste sul „popolo santo di Dio“ riprende con ragione una dimensione dell’antica alleanza e ci aiuta a superare ogni di forma di individualismo, ma vera conversione ed agire etico passa tramite l’operare di persone singole: non è il popolo russo che fa la guerra a quello dell’Ucraina, ma sono persone singole (Putin e i suoi generali…), che prendono decisioni che portano alla guerra. Il fatto che possiamo confessarci è un dono pasquale dice Balthasar, anche se la confessione stessa è un’opera penitenziale. La prima grande assoluzione è stata quella accaduta alle cinque del mattino della domenica pasquale: accade quando Cristo, dopo avere portato il peso del peccato del mondo, si trova nell’inferno, nel luogo della giustizia di Dio, in cui tutte le conseguenze dell’offesa a Dio, che ci ha donato l’essere come amore gratuito, aggrediscono Colui che è senza alcuna difesa, anche senza il Padre, in un certo senso. Vi è solo una grande melma, senza alcun forma e in questa disperazione assoluta accade il dono della risurrezione e con esso la possibilità personale di essere liberato dal peccato, che è il sacramento della confessione. 

Per quanto riguarda Dio, dobbiamo stare attenti, noi tutti, a non evitare gli „antropomorfismi“ (offesa….), perché il rischio è che alla fine non siamo più al cospetto del Dio personale, ma di un’astrazione filosofica e/o teologica. Questo diario è il mio modo di annunciare il Vangelo, non le mie idee e le mie congetture…

„Maledetto è l’uomo che confida nell’uomo…benedetto l’uomo che confida nel Signore…Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni“ (Ger 17, 5-10). Qui il profeta Geremia anticipa una dimensione neotestamentaria: Dio che scruta la mente e il cuore dei singoli, la mia mente e il mio cuore. Voglio chiederGli quale sia ciò che più Lo offende di ciò che faccio e penso. Lo voglio chiedere a quel Dio che per amore è salito sulla Croce e disceso all’inferno per me! (Dopo)  Probabilmente quando, raramente, Konstanze mi ha detto che non si è sentita a volte libera di dire ciò che pensa, a causa della mia „dominanza“, che di fatto è „maledizione“, perché costringe l’altro a fidarsi di te, invece che di Dio, ha colto nel segno del mio egoismo più profondo. 

Il passo del Vangelo odierno è troppo ricco per prenderlo in considerazione nella sua interezza (Lc 16,19-31). Quindi vorrei porre l’attenzione solo su un aspetto di esso: anche se Abramo dice che c’è un abisso insuperabile tra il cielo e il luogo dove si trova il ricco („gli inferi“), rimane il fatto che questo dialogo „compassionevole“ ha avuto luogo e che ora, dopo la morte in Croce di Cristo e la sua discesa all’inferno, e dopo l’assoluzione della risurrezione, siamo in una situazione ontologicamente diversa. Siamo nel tempo della „speranza per tutti“.  

Alle volte bisogna essere super sintetici e l’alternativa che pone Banfi è del tutto chiara e giusta: „la Gran Bretagna non vuole più riconoscere il diritto d’asilo ai migranti. Vedremo se il governo starà col Papa (e col Colle) o con gli inglesi“ (Alessandro Banfi). La linea durissima del premier inglese Sunak (e di Salvini) non è cristiana, ma semplicemente espressione diabolica; lo dico pur tenendo conto della differenza tra teologia e politica. 

Oggi, all’interno del progetto di religione con la settima classe, ho guardato, commentandolo, passo per passo, il film Xavier Beauvois, sui monaci trappisti francesi di Tibhirine, uccisi dai terroristi nei monti algerini. Un film straordinario, che esprime un messaggio del tutto cristiano. E di fatto c’è una parte di me che è del tutto trappista. Un bisogno profondissimo di integrare tutto nell’amore disarmato di Cristo. Il film fa anche vedere una società in cui vive la cultura del poliedro di cui parla il Papa (cfr. Fratelli tutti, 215): „Il poliedro rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze. Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo. Ciò implica includere le periferie. Chi vive in esse ha un altro punto di vista, vede aspetti della realtà che non si riconoscono dai centri di potere dove si prendono le decisioni più determinanti“ (Papa Francesco). Non i mussulmani in genere, che padre Christian vuole vedere con gli di Dio Padre, ma i terroristi ed anche i soldati nel film mettono in discussione la cultura del poliedro; anche costoro, il padre Christian, però, invita a guardare con una sguardo del perdono. 

Gianni Valente ha scritto un bell’articolo sui portinai delle Chiese in Cina, che in questo mese, che la Chiesa dedica a san Giuseppe, hanno potuto frequentare un corso di preghiera e perfezionamento lavorativo; ho dovuto pensare subito a Jordan Mai, un francescano della diocesi di Paderborn, che con la sua gentilezza e la sua emicrania ha santificato il suo convento ed accolto tutti gli ospiti. Una sua immagine si trova vicino all’ingresso del nostro alloggio al primo piano, quello della convivenza comune. 

Abba nostro…

(Notte) Caro M., grazie della tua risposta, che mi fa riflettere a due livelli: in primo luogo penso che tra cristiani si possa dialogare, anche se si concorda solo in parte con l’interlocutore ed in vero si dovrebbe farlo anche se il dissenso fosse ben più grave di quello tra le nostre posizioni. Perché Gesù ci vuole uniti nell’indispensabile e per il resto siamo liberi di interpretare gli avvenimenti storici in modo diverso. Ti dico un grande grazie per il tono della tuo messaggio. In secondo luogo io vedo solo due differenze, la prima che tu sopponi, ma su cui io in vero ho detto solo indirettamente qualcosa:  „In gioco infatti c'è anche il diritto dell'Ucraina all'integrità del proprio territorio e all’autodeterminazione“. Io su questo tema in vero non ho detto nulla, ma ovviamente mi si potrebbe obiettare che se parlo di „proxy war“ non ne tenga sufficientemente conto. In vero in quest’ultimo anno ho seguito il dibattito statunitense e canadese sul tema e non altre cose, con la stessa intensità. Ora che mi fai riflettere su questo penso che la mia posizione sia simile a quella di Jürgen Habermas: l’Ucraina è una „Nation in werden“ (una nazione in divenire), che sta difendendo coraggiosamente la sua integrità, ma non sempre in modo chiaro e trasparente. Io non sono un esperto, ma direi che la formula di Habermas sia utile per pensare ad un possibile azione diplomatica, che diventa sempre meno improbabile. Direi invece che su un secondo punto non siamo davvero d’accordo: con „la cessione di territori ucraini, si avalla di fatto l’aggressione russa“ - se la frase di Habermas è corretta, non vi è l’automatismo di cui parli. Ma il consenso che esprimi sulla retorica o mitologia che si usa nel conflitto vede le nostre posizioni avvicinarsi molto. Ti saluto, prego per voi sette.

(8.3.23 - Giornata delle donne) Il mio modo di festeggiare il giorno attuale è il dialogo privilegiato che ho avuto nella mia vita con donne come Adrienne von Speyr ed Etty Hillesum ed ovviamente in primis con mia moglie Konstanze. Alessandro Banfi nella versione di oggi ricorda alcune donne e gruppi di donne che soffrono nel mondo: dalla costa italiana dello Ionio all’Afghanistan, all’Iran, alla Russia e all’Ucraina…

Di Adrienne è un’espressione che ho spesso usato nella mia vita, quella dell’ „atteggiamento di confessione“, un atteggiamento in cui cerchiamo di rendere accessibile cosa la verità di Dio sul nostro Selbstsein (essere-se-stesso) richieda. Si tratta di una disponibilità abituale (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 165-166), che culmina nel sacramento della confessione; l’atteggiamento di confessione viene praticato „dove ciò è sensato“ e dove ve ne è una reale „esigenza“, è un atteggiamento di fiducia nella verità, cioè nel fatto che solo la verità ci rende liberi (Gv 8, 32), è una disponibilità senza riserve a far luce su ciò che siamo, nudi, non ricoperti da tante ipocrisie, al cospetto di un Tu o anche nella sensazione di abbandono da parte di questo Tu. „Chi fa la verità (a-lèthia)“, non chi la dice solamente, „viene alla luce“ (Gv 3,21) e „tutto ciò che viene alla luce è luce“ (Ef 5,13). Solo Cristo, che è la via, verità e la vita, viene completamente alla luce, noi cerchiamo di fare sequela di Lui, incominciando a fare la verità, in un atteggiamento di confessione per l’appunto. Purtroppo, incluso io, siamo piuttosto disponibili a confessare le colpe degli altri, non le nostre. Adrienne mi ha insegnato che la confessione originaria (nel senso di prototipo di, dell’originale di) è quella di Cristo sulla Croce; Egli rimane solidale con noi (cioè vicino, tenero e compassionevole), come uno che vuole assaggiare „le tenebre e la lontananza da/di Dio“ (Balthasar) e questo non per un atto sentimentale, ma perché è il compito a cui ha dato il suo assenso incondizionato, in dialogo con il Padre e che lo Spirito Santo testimonia, liberamente ed istituzionalmente. Questa solidarietà di Cristo con noi va fino alla fine, fino alla conseguenza ultima di „essere fatto peccato per noi“, lui che del peccato non sapeva nulla (cfr. 2 Cor 5,19.21). In obbedienza assoluta, in obbedienza amorosa (non militare, non civile, per quanto utili possano essere queste forme di obbedienza) si immette „nell’intero abbandono di Dio provocato dallo stato di peccato“ (Balthasar); cioè non conosce solamente i nostri peccati precisi, ma tutto lo stato di peccato latente in cui ci troviamo e in cui pensiamo che si trovino solo gli altri. L’urlo sulla croce di Cristo è l’avvenimento storico più drammatico, forse anche più tragico, con una dimensione metafisica: non è logico pensare che le mostruosità che compiamo noi uomini: come l’uccisione di bambini non ancora nati, come il lasciar morire sorelle e fratelli uomini nel Mediterraneo ed in altri posti del mondo, come la guerra…non offendano Dio, che dona gratuitamente l’essere. Con tutte le nostre brutture offendiamo Dio (e in Lui le sorelle e i fratelli uomini) - questa è la dimensione metafisica delle nostre colpe storiche. Nella risurrezione pasquale riceviamo dal Padre l’assoluzione; Cristo riceve l’assoluzione per primo, per tutti noi e proprio in questa domenica pasquale Giovanni trova il luogo originario della confessione stessa: „Detto questo , soffiò e disse loro: „Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati““ (Gv 20, 22-23); di quest’ultima possibilità, propria alla sua autorità come „santa madre chiesa gerarchica“(SPN) la Chiesa, nella confessione di singole persone deve, in forza dello spirito della „speranza per tutti“, servirsene solo per casi assolutamente estremi, cosa che purtroppo, nella sua storia, non ha sempre fatto, creando sensi di colpa, in persone singole, solamente perché  non potevano permettersi un terzo figlio, come mi raccontò mio padre - la decisione del sacerdote di allora di non dargli l’assoluzione per questo motivo ha avuto conseguenze catastrofali per la sua vita spirituale. La speranza per tutti non è, però, il contrario della profezia della pace e per questo motivo dobbiamo con chiarezza anche confessare le colpe dei popoli e dei singoli in tutta franchezza. E noi facciamo parte di tutto ciò! 

PS Questa riflessione ha carattere „spirituale“ è può e deve servire come orientamento a livello di „teologia della politica“, da essa non si può trarne una „teologia politica“, che a seconda se sia di destra o di sinistra insisterebbe poi solo su alcuni punti vs altri. 

Abba nostro...

(Pomeriggio) Ho scritto un articolo per Substack, ma non so se riuscirò a pubblicarlo; vediamo. 

Sola la profezia della pace ci salverà. Un contributo per il dialogo tra le nazioni. 

Nel mio blog, "Diario di Roberto Graziotto" ho pubblicato in italiano, per tutto il tempo di questo anno di guerra in Ucraina, un diario, che porta il titolo di "Diario notturno. Un tentativo di autenticità". Questo diario è stato il mio modo personale di contribuire alla "profezia della pace", tema caro al pontefice romano-cattolico, Francesco. A livello di analisi e narrazioni mi è sono sembrate le più credibili, quelle di Aaron Maté, Michael Tracey e Glenn Greenwald, tanto per fare qualche nome. In Ucraina è in gioco una guerra per procura, tra due o più imperialismi; non ho alcun fiducia nella nuova variante stalinista di dominio di Putin, ma non non ho mai creduto, come affermato per esempio dall'attuale ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, che ci sia un solo colpevole: Putin. Questa dichiarazione di colpevolezza unilaterale è un mito o una favola, come quella di Cappuccetto rosso, che con grande coraggio è stata criticata dai giornalisti americani sopra citati e dal pontefice romano. Non so se ora sia troppo tardi, ma io vedo solo una via di uscita da questa catastrofe: quella del riconoscimento di diversi interessi geopolitici da coordinare; per esprimersi in modo geometrico, non con la forma di una sfera, in cui gli interessi di una sola parte sono posti al centro della sfera stessa e tutto il resto ruota intorno ad essa, ma con la forma di un poliedro (copyright: papa Francesco) che ha diversi punti, che simboleggiano i diversi interessi e che devono essere coordinati con il metodo di un dialogo religioso, politico, economico e giuridico internazionale. Se ciò non accadrà al più presto la polveriera, che porta il nome di "Terza guerra mondiale", esploderà e non ci sarà alcun vincitore. 

Roberto Graziotto, Halle, Germania marzo del 2023 (insegnante di filosofia al liceo)

Only the prophecy of peace will save us. A contribution for dialogue among nations. 

In my blog, "Diario di Roberto Graziotto," I have published in Italian, throughout this year of war in Ukraine, a diary, which bears the title "Night Diary. An attempt at authenticity.“ (Diario notturno. Un tentativo di autenticità). This diary has been my personal way of contributing to the "prophecy of peace," a theme dear to the Roman Catholic pontiff, Francis. At the level of analysis and narratives I found the most credible, those of Aaron Maté, Michael Tracey and Glenn Greenwald, just to name a few. A proxy war is at play in Ukraine, between two or more imperialisms; I have no faith in Putin's new Stalinist variant of domination, but I have never believed, as stated for example by the current German foreign minister, Annalena Baerbock, that there is only one culprit: Putin. This one-sided guilty plea is a myth or fairy tale, like that of Little Red Riding Hood, which has been criticised with great courage by the above-mentioned American journalists and the Roman pontiff. I don't know if it is too late now, but I see only one way out of this catastrophe: that of the recognition of different geopolitical interests to be coordinated; to express it geometrically, not with the shape of a sphere, in which the interests of only one party are placed in the center of the sphere itself and everything else revolves around it, but with the shape of a polyhedron (copyright: Pope Francis) that has different points, symbolising the different interests and which must be coordinated with the method of an international religious, political, economic and legal dialogue. If this does not happen soon, the powder keg, which bears the name "World War III," will explode and there will be no winner. 

Roberto Graziotto, Halle, Germany March 2023 (high school philosophy teacher)

PS Purtroppo non ci sono riuscito. Ne ho fatto un post sintetico nel mio blog . https://graziotto.blogspot.com/2023/03/only-prophecy-of-peace-will-save-us.html

(Notte) Comincio da una frase su Sakine Cansiz (Sara): „Riassumendo la vita di Sakine Cansiz si può dire che era coniata da un equilibrio consequente tra parola ed azione, dal coraggio di guardare attentamente i rischi, dalla fiducia inesauribile nelle donne e nella società così come dal suo atteggiamento del tutto dignitoso di non piegarsi mai all’ingiustizia e alla brutalità di questo mondo“ (Ferda Çetin, giornalista e politico curdo, il 27.11.2013). Questo è bello, in questo bisogna imitarla. Come è bella l’immagine che di Pier Paolo Pasolini che Renato Farina ha „disegnato“ in una sua intervista a Radio Radicale, in cui ha letto anche una poesia di Pasolini profetica di ciò che qualche giorno fa è accaduto a Cutro: l’immagine di un uomo che non si piega all’ingiustizia e alla brutalità di questo mondo, e che sa raccontarla, questa ingiustizia e brutalità del mondo, non facendo alcuno sconto al „dolore“, che è parte di questa vita, cosa che lo rende vicino ad Etty, che mi è più vicina di Sara: „Esistiamo per prendere su di noi un po’ del dolore del mondo offrendo il nostro petto“ (Etty), come hanno fatto sia Pier Paolo che Sara, la quale, però, forse non sarebbe stata d’accordo con il finale della frase: „non per moltiplicarlo il dolore, facendo a nostra volta violenza“ (Etty, 14.7.42); Sara parla spesso di „nemico“ e ciò è comprensibile ed onesto; mentre Etty dice: „io non odio nessuno, non sono amareggiata“; Etty è in cammino con grande pazienza e fiducia: „una volta che si comincia a camminare con Dio, si continua semplicemente a camminare e la vita diventa un’unica, lunga passeggiata“. Comunque sia chiaro, queste righe non sono scritte per giustificare i criminali che hanno torturato per ore ed ore Sara! Ed ucciso Sara, Pier Paolo e Etty! 

(7.3.23) C’è una „legge perfetta, la legge della libertà“ (Gc 1,25) con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno ed in modo oggettivo-ecclesiale nel sacramento della confessione, una legge che cerchiamo di mettere in pratica, ma che se siamo franchi, ci ricorda che noi siamo molto lontani dal realizzarla: „non sum dignus“, ci lascia pregare la Chiesa, che nella confessione compie a livello oggettivo, in forza dello Spirito Santo, che è nel medesimo modo libertà ed istituzione, quello che devono fare tutti i cristiani: perdonare! Addirittura il nemico! La prima grande confessione è quella di Cristo sulla croce, che per l’appunto ha confessato tutto il peccato del mondo (cfr. Adrienne; cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 164-165). In dialogo con Gesù crocifisso, possiamo comprendere quando siamo malati, quanto siamo poco liberi, quanto latente siano i nostri tradimenti; e lo comprendiamo non solo misurandoci con l’antica legge, ma con la nuova legge perfetta della libertà. Questa legge della libertà non ha nulla a che fare con „fardelli pesanti e difficili da portare“ (cfr. Vangelo odierno: Mt 23,1-12); essere liberi significa non fare delle opere „per essere ammirati dalla gente“; significa rinunciare radicalmente ad ogni nostra pseudo autorità: non siamo né „rabbì“ (maestri) né „padri“: siamo solo e radicalmente figli! E dobbiamo essere umili e pazienti, ma in forza di quella legge perfetta della libertà e non in forza di paure e complessi di inferiorità. Questa libertà di cui parlo è „disciplinata“, ma nel senso del Salmo: „Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?“ (Sal 50 (49), 16-17). Per usare le parole di Anton Schmid, non stiamo facendo una lode della disciplina, ma vogliamo vivere in forza di una „disciplina della lode“ e della legge perfetta della libertà, che purtroppo tradiamo in modo latente, continuo e a volte in modo attuale. L’unico Maestro e Padre ci ricorda, proprio in questo tempo di guerra e di migrazioni, con radicalità, che siamo un „popolo di Gomorra“, con „capi di Sòdoma“ (cfr. Is 1, 10.15-20): „anche se moltiplicaste le preghiere, io non le ascolterei: le vostre mani grondano di sangue…cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso…“. 

Una ragazza della settima classe mi ha chiesto quale sia stata la gioia più profonda nella mia vita, domanda che per un momento mi ha messo in imbarazzo, sebbene cercherò, negli ultimi 15 minuti nella Chiesa, alla fine dell’odierna giornata del progetto di religione sul „desiderio di vita“, di rispondere proprio a questa domanda „imbarazzante“: i mie due figli e mia moglie sono certo un momento primo, di questa gioia, ancora oggi, e certamente mi ricordo con commozione, quando dopo 32 ore di doglie e il parto con il taglio cesareo, ho cantato per la prima volta, alla mia piccola Johanna: „Nel primo chiaro del giorno“ delle trappiste di Vitorchiano o quando giocavo con il mio piccolo Ferdinand sul divano, facendogli solletico con il mento; ma anche mi sono presenti  i discorsi che facciamo ora da adulti; mi ricordo con gioia del primo bacio con mia moglie, sulla riva destra del Neckar, guardando in direzione del Reno, e gioisco ora  del dialogo attuale sempre più franco. Ma credo che ci sia un ricordo molto antico, che ha una sua valenza metafisica, dopo una confessione, camminando a piedi dalla Chiesa di san Luca a Mirafiori sud al nostro alloggio, in Strada del Drosso 184, in cui, guardando il cielo stellato, ho provato una grande gioia per essere di nuovo in armonia con il Signore dell’universo, dopo che nella confessione il sacerdote (Don Paolo Gariglio) mi aveva detto che un voto che avevo fatto, per un ragazzo malato, non poteva essere mantenuto senza un totale tradimento del mio „Selbstsein“ e che lui si prendeva la responsabilità di ciò che mi diceva, in forza della sua autorità ecclesiale…

Nella primavera del 2020, ero appena tornato dal nord Italia, e le notizie terribili sul Covid cominciavano a raggiungere anche la Germania: tantissimi morti, molto di più di quelli di una influenza stagionale. Il papa prese decisioni drastiche, per quanto riguarda il Vaticano e la Chiesa tutta, giustamente secondo me, perché non si salta impunemente la „natura“; poi sono cominciate i provvedimenti politici e medici e con un semplice diagramma la cancelliera Merkel spiegò quale fosse il pericolo: troppo persone nello stesso periodo di tempo, nei reparti di animazione. Dopo ci si è lanciati in una caccia al vaccino, cosa legittima nella ricerca medica, e quello che io notai subito fu che tanti medici erano scettici e che il mainstream permetteva solo un’interpretazione come giusta; nei miei video in TikTok, che faccio in modo particolare per i ragazzi di scuola e per questo sono in tedesco, dissi in qualche modo che la salute non è la meta ultima della vita, ma ho accettato abbastanza acriticamente la versione mainstream degli avvenimenti; e per quanto riguarda il papa, la sua frase sul farsi vaccinare, come atto di amore del prossimo, era forse, incauta;  ora stanno venendo fuori informazioni, che allora io non avevo, e che Alex Gutentag riassume in modo lapidario, qualora abbia fatto lui il titolo, con un: „Collapse of the COVID Truth Regime“. Un passaggio del suo articolo mi ha colpito molto (Tablet, 6.3.23): „Mentre i media mainstream spingevano una narrazione propagandistica per costruire l'accettazione popolare di misure radicali e senza precedenti, le agenzie governative facevano pressione sulle società di social media come Twitter e Facebook per sopprimere le analisi degli scettici. Dall'ipotesi della fuga virale dai laboratori, all'immunità naturale, alla messa in questione dell’obbligo di portare la maschera, molte di queste analisi si sono rivelate del tutto legittime. Sbilanciando il dibattito scientifico, i "moderatori di contenuti" dei social media hanno permesso alla disinformazione sponsorizzata dallo Stato di proliferare senza controllo. Tre anni dopo, l'allarmante tendenza all'eccesso di mortalità non COVID nei Paesi occidentali è un'accusa alla risposta COVID e alla censura che l'ha accompagnata. Se il compito dei funzionari della sanità pubblica era quello di ridurre al minimo i danni, il continuo eccesso di mortalità dopo il picco del COVID è la prova del fallimento“. Non sono un esperto, ma vorrei che il dibattito su questi temi diventasse sempre più franco e che si confessino gli errori commessi. In primo luogo l’arroganza con cui tutto ciò che non era politicamente e scientificamente corretto è stato ridicolizzato o criminalizzato. 

È molto importante ascoltare le parole del papa nella loro interezza: vale anche per il suo duplice messaggio riguardante l’accoglienza, che anche il cardinal Zuppi ci ha ricordato con intensità dopo il disastro di Cutro,  e riguardante la soluzione di una parte importante del problema: che si faccia di tutto, ovviamente in modo legale e morale, per fermare gli scafisti, che si approfittano della debolezza dei migranti e per cui quest’ultimi sono solo „merci“. Penso che sia opportuno che il papa venga una considerato un’autorità morale da tutti, anche dal governo di destra attuale.  

„Dall’Afghanistan, al Mediterraneo all’Ucraina, noi non decidiamo niente. Affermiamo subito una verità. Il ritiro dall’Afghanistan è stato deciso dagli Usa e subìto dai Paesi Nato”. Scritto nero su bianco dal generale  Giorgio Battisti (in Afghanistan dal 2001 al 2016) nel suo libro “Fuga da Kabul”. Noi subiamo le decisioni Usa e Nato, come abbiamo subìto la guerra in Libia (cui abbiamo poi partecipato) e ora quella in Ucraina. E finiamola con le ipocrisie“ (Alberto Negri, Facebook, 7.3.23) - È proprio così, come ho compreso sempre meglio leggendo le cose che scrivevano e scrivono persone come Aaron Maté, Glenn Greenwald, Michael Tracey... e anche ascoltando il papa, nella sua interezza.


PS Aggiungo ancora un breve testo del giornalista italiano Alberto Negri, preso anche dalla sua bacheca in Facebook: „Trent’anni di illusioni italiane, dal Golfo all’Ucraina. L’Italia ha partecipato a tutte le missioni Nato e internazionali degli ultimi 30 anni. Dalla guerra del Golfo del’91 alla Somalia (dove gli Usa non ci volevano), dai Balcani all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia. Ora con le armi siamo anche in Ucraina. Il tutto nell’illusione che ce ne vengano dividendi politici ed economici che non sono mai arrivati, come dimostra il Mediterraneo dei migranti e della destabilizzazione“.


Abba nostro…

(Primo pomeriggio) Non penso che l’anarchia sia espressione di libertà; credo anzi, che l’esistenza di uno stato con le sue leggi (in modo particolare la costituzione) e con una separazione tra i poteri, e con la sua dimensione militare (interna ed esterna) sia piuttosto il modo con cui possiamo vivere in libertà; per quanto riguarda il rapporti tra gli stati, penso che siano necessari organi internazionali (legali, monetari, di assistenza…) e quindi leggi internazionali, come strumenti di pace, in una modalità di rapporto che il papa chiama „poliedrico“, cioè che intenda il rapporto tra stati o stati-continenti (Alberto Methol Ferré) non in modo sferico, con uno stato al centro e gli altri intorno a lui e ai suoi interessi, ma per l’appunto in modo poliedrico, così che si tengano presenti una molteplicità di interessi. Detto questo è vero e lo è anche dopo la crisi della pedofilia, che la chiesa è l’istituzione che ha sempre garantito nella mia vita un’ultima „forma“ ed io penso che „normaliter“, „extra ecclesia nulla salus“, solo che pensando anche la Chiesa come la „luna“ e Cristo come il „sole“, penso che quel „extra ecclesia nulla salus“ debba essere inteso in modo inclusivo e non esclusivo. Nel Logos universale e concreto, che illumina la Chiesa, deve essere integrato e confessato tutto! Il Logos stesso è la rivelazione definitiva dell’amore assoluto e gratuito del Padre, in primo luogo nella sua modalità trinitario e poi in quella „economica“, cioè come amore gratuito per il mondo; lo Spirito Santo, che soffia dove vuole, è nella medesima modalità libertà ed istituzione, cioè conferma che l’amore tra il Padre e il Figlio non è alcunché di solo soggettivo e transitorio… I rapporti tra stato e chiesa sono per me da intendere nella modalità della differenza ed unità, orientandosi a ciò che ha detto il Signore: date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. VSSvpM! 

PS Che in una democrazia matura ci sia un’autentica opposizione ed un autentico discorso politico pubblico è un ovvietà, da ricordare purtroppo. 

(Notte) Ho cominciato a leggere l’autobiografia di Sakine Cansiz, una femminista curda, due anni più anziana di me, ma che è stata già uccisa, a Parigi, dieci anni fa - le pagine che ho letto sono ancora troppo poche per darne un giudizio e poi come dice Etty: „Ognuno deve vivere con lo stile suo“; Sakine (Sara) ha vissuto come combattente, sorretta nel cuore dal calore dei suoi compagni comunisti; voglio imparare anche da lei, ma certo è che io sono più il tipo alla Etty: „le mie battaglie le combatto dentro di me, contro i miei propri demoni; ma combattere in mezzo a migliaia di persone impaurite, contro fanatici furiosi e gelidi che vogliono la nostra fine, no questo non è proprio il mio genere“ (14.7.42); ovviamente non so se le prigioni turche in cui è stata rinchiusa, a partire dal suo ventunesimo anno di età Sara, stiamo scrivendo l’emblematico anno 1979 (primo viaggio di San Giovanni Paolo II in Polonia; avvento dell’ayatollah Khomeini al potere…),  siano paragonabili ai campi di concentramento nazisti e se il fanatismo furioso dei nazisti abbia lasciato meno spazio ad una lotta di quello dei turchi, che torturavano e torturano i curdi; Sara è una rivoluzionaria, che si spinge al di la di una lotta democratica non violenta, ma non voglio giudicare cosa ha fatto, anche se in fondo credo che il „cedimento“ di Etty mi sia più congeniale: „io appartengo piuttosto al genere di persone che preferiscono galleggiare ancora un po’ sull’oceano, stese sul dorso e con gli occhi rivolti al cielo, finché … vanno a fondo per sempre“. Che in questo diario gli occhi sono rivolti anche alla terra non ha tanto a che fare con il gusto della lotta, ma è un tentativo molto modesto, ché la polveriera, che si trova anche sulla zattera, non esploda prima che il cielo lo voglia. Buona notte! 

(6.3.23) La priorità dell’Avvenimento sulla „religiosità“ di don Giussani, non ha a che fare con un salto del „naturale“, per cominciare immediatamente dal sublime „specifico cristiano“; quello che dice don Giussani è come una priorità del cammino al vero come esperienza, nei confronti di speculazioni sulla natura religiosa dell’uomo. Balthasar, non in relazione a don Giussani, ci fa comprendere che vi è una grande tentazione se si comincia dal sublime „specifico cristiano“, quello di portare dentro ciò che vi è di più alto e profondo „l’inconscia concupiscenza della natura“, che è poi un modo cristiano di esprimere quello che C.G. Jung chiama il „caos dell’inconscio“. Di questo si deve tenere conto, ma non si deve farne alcunché di teologico. Con esso rimaniamo a livello antropologico, che Balthasar, in riferimento all’ascesi e alla mistica, riassume così: un desiderio naturale di Dio, basato per l’appunto sul desiderio dell’uomo, del suo eros, di ciò che lo rende sodisfatto. Insomma la misura e la meta sono la perfezione dell’uomo stesso, il suo „ideale“ (cfr. Antologia-Servais, 163). „Una ascesi ed una mistica sarà invece teocentrica“, quando non metterà al centro la creaturalità e le sue esigenze elementari, ma partirà dall’obbedienza a Dio: dalla lode e dal servizio di Dio, dal profondo rispetto al cospetto dal Signore assoluto, detto brevemente, quando metterà a priori la misura ultima dell’ascesi e della mistica nelle mani di Dio (cfr. Balthasar, ibidem), senza saltare il cammino al vero come esperienza, ma senza neppure proiettare in Dio il caos dei nostri desideri. Il nostro „Selbstsein“ non ha nulla a che fare con l’incontro con se stessi, ma con l’incontro con il Dio sempre più grande e sempre più gratuitamente amante! Vorrei finire questa breve meditazione dicendo che sia Giussani che Balthasar avevano un grande rispetto del Mistero che è Dio stesso, ed anche del mistero che sono gli uomini: erano uomini profondamente coinvolti, ma che sapevano anche mantenere la distanza adeguata, che è amore, nei confronti delle persone che erano loro affidate. VSSvpM! 

Questa settimana, avendo una settimana di progetto scolastico nella settima classica, sul tema „Desiderio di vita“, avrò ben poco tempo per il diario, che scrivo nelle pause e nelle ore libere. E non avrò neppure tempo al mattino presto, perché devo essere a scuola ogni mattina alle 7,30. Al pomeriggio voglio continuare il mio lavoro di traduzione dell’Homo Abyssus.  

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Il senatore Mark Warner (D-VA) giura di continuare a finanziare la guerra in Ucraina, perché "masticare" l'esercito russo è sempre stato un obiettivo centrale degli Stati Uniti, e "stiamo facendo in modo che gli ucraini lo facciano ora, in un certo senso, per noi". Ma la gente è ancora arrabbiata per l'uso del termine "guerra per procura“.“ (Michael Tracey, Twitter, 6.3.23). La notizia è ripresa con una leggera variazione da Aaron Maté, nello stesso luogo e nel stesso social media: „Dopo essersi vantato che l'Ucraina ha "masticato" l'esercito russo "per noi". Mark Warner si lamenta che "alcuni sbruffoni da entrambe le parti" stanno cercando di rovinare il divertimento. Forse questo chiacchierone non dovrebbe ammettere apertamente che sta usando l'Ucraina per una guerra per procura (proxy war) contro la Russia“.

Da un’intervista di Federico Ferraù ad Annalisa Ciampi, ordinaria di diritto internazionale nell’Università di Verona, già Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui diritti alla libertà di associazione e di riunione pacifica, uscita ne „Il Sussidiario“ oggi, contro la „weaponization of international justice“, sostenuta anche da Ursula von der Leyen, guerrafondaia, come tutta la CDU: „La pace costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria, ci ha ricordato il papa. In più il conflitto russo-ucraino è una guerra convenzionale a tutto campo, che si combatte ormai da ogni parte con tutti i possibili mezzi, convenzionali e non. Non si combatte solo con il sostegno militare e finanziario degli alleati, l’accoglienza dei rifugiati e l’assistenza umanitaria. Tutto diventa armamento. A partire dal commercio internazionale: nel settore energetico – gas e petrolio –, ma anche in quello tecnologico, etc. Si combatte anche con le politiche di aiuto allo sviluppo e le scelte in materia di transizione ecologica e digitale. È una militarizzazione totale“. // E questo quadro così compromesso che cosa comporta? //„Comporta che la militarizzazione della giustizia internazionale, la weaponization of international justice, deve essere evitata. La giustizia penale internazionale, usata come strumento per vincere la guerra anziché per porvi fine o quando la guerra è finita, non è più giustizia internazionale a tutela di valori comuni. Da chi poi il proposto tribunale speciale potrebbe essere credibilmente istituito e supportato? Non certo dagli Stati Uniti, che della Corte penale internazionale, come abbiamo visto, sono sempre stati strenui oppositori“. - E che gli Stati Uniti siano stati strenui oppositore di esso è chiaro, se si considerano tutte le proxy wars combattute dagli Stati Uniti, dopo la fine della seconda guerra mondiale, e contro alcune delle quali, durante il suo pontificato, san Giovanni Paolo II si oppose con tutta la sua forza. 

(Notte) A partire dal nostro viaggio in Austria, Konstanze ed io ascoltiamo quasi ogni sera il romanzo di Hanna Caspian (nata nel 1964, con il nome di Regina Gärtner), „Gut Greifenau“ (la tenuta di Greifenau), ambientato durante la prima guerra mondiale e letto in modo meraviglioso e così differenziato nei diversi ruoli da Elke Appelt; la scrittrice presenta una storia che sa muoversi in modo convincente sia tra la servitù che nella nobiltà ed ha un chiaro giudizio sulla guerra:  un ingranaggio TERRIBILE della morte! 

Il progetto scolastico, che non ho preparato in modo particolare, è andato abbastanza bene, sebbene i tredicenni sono davvero rumorosi ed irrequieti, ma mi sono venute buone idee, quasi che fossi e lo sono, come al solito, sotto il mantello di Maria. Una ragazza mi ha detto che mi vuole davvero tanto bene ed un’altra che vorrebbe ci fosse sempre la scuola come „progetto“; un ragazzo mi ha raccontato che durante la passeggiata ha sentito il picchio ed un altro mi ha parlato della sua scuola di karatè…

Nelle altre quaresime avevo intensificato la preghiera del breviario, ma questa volta non ci riesco: faccio con attenzione la mia meditazione, come preghiera contemplativa e traduco Ulrich, eppure mi sembra di poter dire con Etty „è come se qualcosa in me si fosse consolidato in una inesausta preghiera, come se continuasse pregare in me, anche quando rido, anche quando scherzo“ (14.7.42), anche quando insegno o traduco, anche quando scrivo il diario. Etty vive di giorno in giorno e sa che potrà essere arrestata, già domani. Il rischio di una „weaponization of international justice“ da parte dell’Europa non mi fa sentire ancora colme si sentiva Etty poco prima dell’arresto, ma certo è che le possibilità diplmatiche diventano sempre minori. Che soluzione ci offre Etty? „Un senso di resa“ - „la sensazione di essere un rocchetto di filo che viene lentamente srotolato“, così che penso che andrà bene, ma non nel senso mondano, in quello „teocentrico“: „mi impegno a concedermi a tutto ciò che viene“. Questa situazione di crisi mi sta rivelando come e cosa le persone siano: amici, pochissimi. Con Konstanze non „ci saltiamo addosso come due cuccioli impazziti“ (Etty con Spier), ma i nostri discorsi diventano sempre più franchi…

(5.3.23) Ho ordinato ieri l’autobiografia di una femminista curda, Sakine Cansiz, My Whole Life Was a Struggle, su cui ha scritto Sham Jaff („Der Freitag“, 2.3.23). Mi ha interessato questo fenomeno del femminismo curdo ed in modo particolare questa donna, che è stata uccisa a Parigi, perché è diverso dal femminismo individualista europeo, che di fatto, in una persona come Annalena Baerbock, ministro degli esteri tedesco, si combacia, senza alcun problema, con un’ideologia guerrafondaia, che sorge da un pacifismo astratto, il quale si capovolge per l’appunto in ideologia guerrafondaia (Alain de Benoist), quando crede di aver trovato il nemico, che non può essere per nulla integrato nel senso di quella frase di Kant, che ho condiviso qualche giorno fa nella mie bacheche: "Una certa fiducia nel modo di pensare del nemico deve ancora permanere in mezzo alla guerra, perché altrimenti non si può concludere la pace e l'ostilità si abbatterebbe in una guerra di sterminio". (Immanuel Kant, Sulla pace perpetua, 1795). Il femminismo curdo combatte anche, ma non per motivi astratti, ma contro ogni forma di „colonialismo“, di cui quello che accade, fino ad un livello intimo, tra la donna e l’uomo è solo una delle possibilità, prevista già dall’autore sacro: „verso il tuo marito sarà il tuo istinto ed egli ti dominerà“ (cfr.Gen 3, 16)

Matthew B. Crawford, nel suo articolo, „Making sense of the DMV experience“, 4.3.23), analizza la California dal punto di vista di una „burocrazia alternativa“, gestita da stranieri, nel caso dell’articolo da una cinese, che procura ai suoi clienti un tagliando ecologico fraudolento per l’auto; un’esperienza „burocratica fraudolenta“ che non corrisponde all’idea di burocrazia razionale di Max Weber; l’articolo racconta anche la fusione di questa „burocrazia multiculturale“ con il governo unico „democratico“ della California. La miscela è corruzione e declino di un’idea di „democrazia matura“, causata dal crollo in California del partito repubblicano. Nel suo diario, ieri, Bruno Brunelli, „Osservazioni sui migranti in Italia“, racconta dell’egoismo collettivo della sua terra natia, le Marche (il Conero), a cui agli stranieri è a volte vietato di entrare in un negozio e che offrono la manodopera a basso prezzo per i nostri bisogni occidentali. Si tratta in entrambi i casi di „osservazioni“, che non sono capace di sintetizzare, ma di cui si dovrà tenere conto se si vorrà approfondire „l’identità“ di società multiculturali.  

Adrian Walker mi ha appena inviato un articolo di Alex Gutentag, „How Mask Mandates Defaced Us“, che parla di uno studio sulle maschere di un’organizzazione britannica, ripresa anche dal NYT: „Gli autori della ricerca hanno concluso che le mascherine fanno "poca o nessuna differenza". L'editorialista del New York Times, Bret Stephens, ha riportato questa conclusione nel titolo del suo discusso articolo del 21 febbraio: "Le maschere non hanno fatto nulla“. Alex Gutentag non la pensa completamente così e solleva un problema che mi sta molto a cuore, anche se io stesso, una volta in un video su TikTok, quando il Covid era ancora molto contagioso, mi ero lamentato che alcuni giovani non portassero la maschera in treno (Lipsia-Zeitz), mentre tutti l’avrebbero dovuta portare. „Stephens ha ragione nel dire che l’obbligo di portare le maschere non ha "funzionato" nel modo in cui i „funzionari“ ci avevano detto che avrebbe funzionato, ma è troppo generoso nel caratterizzarlo come un tentativo ben intenzionato, ma mal riuscito di "fare qualcosa" in risposta a una minaccia. Non è vero che l’obbligo di portare la maschera "non ha fatto nulla". Ha ottenuto molto, ma non quello che ci era stato detto che avrebbe ottenuto. Le maschere non sono mai state la soluzione a una crisi; al contrario, le maschere hanno perpetuato l'illusione della crisi. Le maschere, viste sia in TV che nella vita reale, sono diventate l'immagine propagandistica principale dell'era Covid: un promemoria implacabile del fatto che ognuno di noi era una potenziale fonte di malattia e di morte“. Quando nella scuola molti ragazzi vogliono ora fare di nuovo il saluto del „pugno contro pugno“ o mi danno la mano, anch’io mi devo ricordare che sono uomini e non una potenziale fonte di malattia e morte. Insomma Max Gutentag tocca un problema davvero reale, lo dico, senza essere competente per l’analisi di tutti gli altri aspetti del suo articolo. 

Abba nostro…

(Durante la mattina, che è libera perché siamo già stati ieri sera alla Santa Messa) "Un'educazione può partire solo dalla nuda realtà e non da un desiderato miraggio ideale dell'uomo", C.G. Jung, Zurigo, Lipsia, Stoccarda 1936 (1916), 91 - Questa frase di C.G. Jung sull’educazione è in totale concordanza con la critica filosofica alla „sospensione ontologica“ di Ferdinand Ulrich; nella sospensione ontologica l’essere si fissa o viene fissato in un’astratta idealità, che non permette di comprende più la realtà stessa come dono di amore gratuito. Certo in C.G. Jung c’è anche la dimensione della „nuda realtà“ dell’inconscio, ma anche in Ulrich siamo confrontati con la „nuda materia“, ed entrambi gli autori tengono conto del caos, senza il quale tutto il lavoro di discernimento filosofico di Ulrich e il lavoro terapeutico di C. G. Jung non avrebbero alcun senso. Molto interessanti sono le pagine di C.G. Jung sulla polarità introversione/estroversione: molti fenomeni nevrotici hanno a che fare non solo con la questione della sessualità e della volontà di potenza, ma anche con lo scontro tra un carattere introverso ed uno estroverso, non solo tra persone differenti, ma anche nella persona stessa che ha entrambi gli aspetti, solo che uno è più sviluppato dell’altro; sia il giovane che l’anziano hanno un problema di gestione delle „energie disponibili“, pur nella differenza di una vita che è ancora davanti a noi ed una che sta finendo o che perlomeno ha davanti a se una più corta di quella già vissuta. Questa gestione delle energie disponibili deve essere educata, ma partendo dalla realtà e non dall’idealità, cosa che corrisponde anche al principio di priorità della realtà sull’idea di Bergoglio/Papa Francesco. Forse si dovrà tenere anche conto che la normalità, a questo livello, non è un fenomeno maggioritario: insomma siamo tutti un po’ malati. E la malattia non è tanto da cercare nel padre o nella madre, ma in noi stessi (cfr. Ibidem, 87)…

(Dopo l’Angelus) Commentando il Vangelo odierno (Mt 17,1-9), secondo il rito romano, Papa Francesco ci ha insegnato la differenza tra la bellezza di Cristo, che Pietro, Giacomo e Giovanni vedono nel volto trasfigurato di Cristo („il suo volto brillo come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce“), e che serve per rafforzarli/ci, in modo che possano/possiamo vedere la stessa bellezza, nel volto del Crocifisso, dicevo il Papa ci ha insegnato la differenza tra la bellezza di Cristo e la bellezza degli idoli e dei surrogati. La bellezza di Cristo la possiamo riconoscere anche nel volto del nostro prossimo (per esempio della mia bellissima moglie). La seconda lettura (2 Tim 8b-10), di cui il Papa, che si concentra nell’Angelus sul Vangelo, non ha parlato, ci insegna che Gesù „ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia“. La prima lettura (Gen 12, 1-4a) ci ricorda la dimensione di „popolo guidato“ di tutto ciò: „farò di te (Abramo) una grande nazione e ti benedirò“, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione“. 

(Più tardi) Verso la fine di un film, che cerca di „ripetere“ la figura di Saffo (2014), ambientato negli anni 20 (1926), sull’isola di Lesbo, su cui oggi ci sono i migranti, la bara con Saffo, che viene portata sulla barca, con la salma nel ghiaccio, perché il corpo non si decomponga prima di raggiungere l’America, uscendo dalla casa, passa sotto un’icona di Cristo. La figura della nuova Saffo è polemica contro il cristianesimo, che parlerebbe di amore, ma non sarebbe capace di accettare la molteplicità delle forme in cui ci si  può amare e che il film sa narrare con sottile e forte erotismo; durante il suo viaggio di nozze la Saffo moderna del film scopre di essere lesbica, impara a memoria le poesie della poetessa greca, ed infine si uccide, buttandosi da uno scoglio, perché la donna, Elena, che le fa scoprire il suo essere lesbica, dopo aver dormito con suo marito, con il consenso di Saffo, non la vuole più, perché ora è diventata donna e vuole bambini e Saffo non le può dare tutto ciò. Il Santo Padre dice che la bellezza di Cristo è qualcosa di diverso che la bellezza degli idoli, forse non si può ridurre la bellezza dell’isola Lesbo, in cui è girato il film o l’amore lesbico, in un idolo; anche se quest’ultimo è certamente una perversione della normalità (Freud),o perlomeno una „deviazione“ o „differenza“, sebbene attraente, perché forse c’è meno il pericolo che l’altro diventi una mia „colonia“. La fine drammatica, sia della poetessa greca sia del film, possono essere interpretati nel senso che alla fine il dramma dell’esistenza non può essere superato, né con un amore lesbico estivo o duraturo, né in fondo con un amore eterosessuale, di cui la Samaritana ne ha avuti cinque e che non hanno appagato il suo desiderio di un amore gratuito ed infinito. Ed anche se l’eros è un momento vitale, esso in qualche modo è legato necessariamente con Thanatos e così in fondo è solo l’amore vergine di Cristo, che ti aspetta anche quando sei chiuso in una bara, ad essere realmente salvifico.  VSSvpM! 

(Notte) Sapevo, perché me lo aveva fatto notare Adrian, che non era per nulla vero che i teocon fossero entusiasti di Donald Trump, ora, è possibile che si debba differenziare più precisamente, di quanto mi sia possibile, tra neocon e teocon, ma quello che sinteticamente scrive Glenn Greenwald corrisponde all’idea che mi sono fatto negli due anni del fatto che Donald Trump, non è per nulla una creatura dei neocon. Leggiamo Greenwald: „Uno dei neoconservatori più fanatici dei media americani, Bret Stephens del New York Times, ha trasformato la sua rubrica di oggi in un omaggio alla grandezza di Joe Biden - al suo coraggio morale e alla sua chiarezza, alla sua forza di carattere, al suo fermo sostegno a ciò che è giusto quando si tratta della guerra in Ucraina. Stephens ha paragonato Biden non solo al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz, ma ha detto che Biden è molto meglio persino del governatore della Florida Ron DeSantis. L'odio di Stephens per Donald Trump, condiviso dalla maggior parte dei neocon, è troppo noto perché si preoccupi di sostenere che Biden sia superiore a Trump. Per i neocon, tutti sono superiori a Trump. E, cosa ancora più sorprendente, Bret Stephens sul New York Times ha sostanzialmente appoggiato la rielezione di Joe Biden nel 2024, consigliandolo sul come garantire la vittoria del secondo mandato, di cui questo estremista neocon ritiene che il Paese abbia disperatamente bisogno. Se si trattasse solo di un esempio di un singolo neocon che perde temporaneamente la testa e scrive un articolo di base sulla grandezza di Joe Biden, varrebbe la pena di notarlo più che altro a scopo di intrattenimento, ma si tratta di qualcosa di molto più significativo. Tutto ciò illustra una delle trasformazioni politiche più importanti ma poco discusse dell'ultimo decennio, ovvero l'unione su larga scala tra i neocon più fanatici del Paese da un lato e il Partito Democratico dall'altro. E mentre molti liberali amano raccontarsi la piacevole favola che ciò sia avvenuto solo grazie al comune disprezzo per Trump, la realtà è esattamente l'opposto. La migrazione dei neoconservatori verso il Partito Democratico era ben avviata molto prima che si potesse immaginare l'esistenza del Presidente Donald Trump. E, cosa ancora più importante, questa alleanza non si basa sull'odio condiviso per un singolo individuo, ma sulla percezione dei neocon, molto fondata e accurata, che il Partito Democratico sia ora molto più ospitale nei confronti dei valori fondamentali dei neocon, ovvero la guerra infinita e il sacrificio delle vite e del benessere degli americani comuni per un'agenda che serve ai cittadini stranieri e a una piccola parte delle élite americane e a nessun altro“ (Greenwald, Warmongering Neocons Smitten with Biden, Havana Syndrome Conspiracy Theory Crumbles, 5.3.23). Ciò non toglie che l’ex presidente Trump sia un presidente che pensa di risolvere il problema della migrazione dall’America Latina con un muro e che ciò non corrisponde alla dottrina sociale della Chiesa Cattolica, ma è anche vero che il suo „America first“ può essere interpretato anche in un senso molto utile alla „profezia della pace“: occupiamoci di chi ha bisogno in USA, piuttosto che investire miliardi di dollari per una proxy war, che non ha nulla a che fare con i loro bisogni. 

Di fronte alla catastrofe di Auschwitz, anche la percezione di soavità ed amore di Spier, comincia a crollare e subentra una tristezza da morire. Scrive Etty: „mi sento come se stessi condividendo tutto il dolore, tutta la sofferenza, tutta l’angoscia di migliaia di persone!“ (14.7.42). Non sono capace di una tale sensibilità, ma chiedo al Signore, per intercessione di SPN, il dono delle lacrime, per quella mamma e sua figlia che vengono da noi in parrocchia, per quel ragazzo ucraino dell’ottava classe che vedo ogni martedì, per la popolazione di Kiev, che passa delle ore nelle scalinate della metropolitana, per i tanti civili e bambini ammazzati, per giovani soldati, ucraini e russi, che hanno perso la loro vita, per le conseguenze della volontà di potenza degli imperialismi e dei loro politici, che non hanno „coraggio morale“ di cui parla Bret Stephens in riferimento a Biden: sia Biden che Putin non hanno alcun problema a sacrificare uomini per il loro desiderio sferico di comandare il mondo. Buona notte! 

(4.3.23) Ieri sera ad Eisenberg, invitata dalla presidentessa del nostro piccolo consiglio pastorale, mia moglie ha partecipato, per la prima volta, ad un incontro internazionale ed ecumenico di preghiera delle donne, che questa volta è stato preparato, per quanta riguarda i testi, le preghiere e le immagini, da donne di Taiwan - Konstanze era commossa di pregare su testi, che tantissime donne, in tutto il mondo, stavano pregando nello stesso giorno, pur tenendo conto dei fusi orari, anche se, nella presentazione fatta da una donna luterana di Eisenberg, c’era anche molto del frasario „democratico“ del mainstream attuale. Tanto perché non sorgano fraintendimenti, io cerco di essere democratico nel senso profondo del termine, insomma credo che il „demos“ debba avere il potere, ma perché il demos non sia solo „plebs“, c’è bisogno di una reale educazione democratica e civica, che non si basi solo su quanto viene predicato dal mainstream ed ancora più in profondità c’è bisogno del „santo popolo di Dio“, che spesso è solo un „piccolo gregge“. 

Il popolo santo di Dio, che il Deuteronomio ( cfr. 26,16-19) chiama „il popolo particolare di  Dio“, lo è, se osserva l’alleanza, se osserva i suoi comandi, che non devono prolificare fino all’insostenibile; anche il „ma io vi dico“ di Cristo non è una prolificazione, ma un’intensificazione dello stesso comandamento. „Non ucciderai“, non offenderai il fratello, non parlerai con lui per ferirlo - non sono tre comandamenti, ma lo stesso comandamento, che deve essere preso sul serio; „non commetterai adulterio“ né nei fatti né interiormente come „stato“ di latente adulterio; „non ruberai“, „non pronuncerai testimonianza menzognera contro il tuo prossimo“ (fake news), „non desidererai la moglie del tuo prossimo“…osserverai il giorno di riposo del Signore, „onorerai i tuoi genitori“, „non avrai altri dei di fronte a me“, „non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio…“ (cfr. Dt 5, 1-22). Il popolo santo di Dio, pur cosciente delle proprie debolezze, sa che „tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente. Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti.“ (Sal 119 (118), 4-5). Il popolo santo di Dio conosce anche lo specifico cristiano del „discorso della montagna“ (Mt 5, 43-47): „Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano…siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste“. 

Il carisma è come una finestra attraverso cui si vede tutto lo spazio. La riprova di un carisma vero è che apre a tutto, non chiude. Perciò, sbaglierebbe chi dicesse: «siamo qui per costruire il nostro Movimento, non la Chiesa». Occorre dire invece: «siamo qui per costruire la Chiesa secondo la spinta che lo Spirito ci ha dato e che chiamiamo Movimento, secondo l’obbedienza, cioè l’ascolto e l’adesione all’opera dello Spirito di Cristo, che l’autorità della Chiesa fa propria». La questione del carisma è decisiva perché è il fattore che esistenzialmente facilita l’appartenenza a Cristo, cioè è l’evidenza dell’Avvenimento presente oggi, in quanto ci muove. In questo senso il carisma introduce alla totalità del dogma“. ( LUIGI GIUSSANI, Generare tracce nella storia del mondo) - come si vede da questo testo, che Gianni Mereghetti ha mandato ai suoi amici oggi, don Giussani aveva molto ben presente l’opposizione o polarità feconda tra carisma ed istituzione. Insomma lodando il carisma, come „evidenza dell’Avvenimento presente oggi“, lo „decentra“, richiamando i suoi all’obbedienza  all’autorità della Chiesa. 


Questa notte ho sognato che durante un consiglio scolastico (forse disciplinare, ma non importa) un ragazzo, che aveva anche una funzione con voto, si comportava in modo scorretto - ho proposto di votare nei termini di un aut aut, o rimane il ragazzo o rimango io, il consiglio di colleghi, genitori e ragazzi si è deciso per il ragazzo. Questo sogno rivela una mia paura, che ha raggiunto l’inconscio. „I ragazzi sono gli indiani dei nostri giorni“ e vanno difesi sempre contro i cattivi cowboys. Il mio proposito quaresimale è di cercare sempre il positivo negli altri, anche nelle persone che critico, quindi se mi fossi comportato in modo fedele a questo proposito, nel sogno non avrei dovuto proporre una votazione, ma vedere il positivo nel ragazzo…Ora faccio un salto, per poi tornare indietro: „l’ascesa cristiana non è un training“ (Balthasar, Antologia-Servais, 162-163), quindi la meta non è, anche se ci sono delle intersezioni, farsi dei „muscoli spirituali“. Il sacrificio non può mai essere „fine a se stesso“, e Balthasar spiega perché: „perché la croce non è mai fine a se stessa, ma un cammino di redenzione del mondo o di co-fecondità insieme al redentore“. Una croce fine a se stessa è masochismo o sadismo. Nel cammino di redenzione si può essere anche consegnati al disordine degli altri (quello che appare nel sogno), che ti sputano addosso; questo va accettato non per un motivo di training né per masochismo. L’„esame particolare“ di SPN ci chiede di controllare se abbiamo davvero cercato di evitare un errore. Con il mio proposito di non pensare solo criticamente dell’altro voglio evitare una dipendenza dall’altro e non solo fare un atto altruistico, ma la mia meta è di „offendere un po’ di meno Dio, per essere più vicino a Cristo“ (Balthasar), mentre noi siamo spesso troppo vicini in modo dipendente dal prossimo e ciò non è mai amore. Quando percepiamo di più il caos che ci circonda e che noi alimentiamo quando ci fidiamo troppo del nostro carisma personale, siamo troppo vicini agli altri;  siamo invece vicini a Cristo se non pensiamo di superare la dipendenza con i nostri muscoli spirituali. Questo è davvero liberante: noi non ci salviamo da soli con la nostra ascesi, ridotta ad un training che non funziona. Dalla paura del sogno di cui sopra mi libera Cristo! 


Con ragione ieri Alessandro Banfi sottolineava che la presenza del presidente italiano (cioè dello stato) a Crotone è di grande importanza umana ed istituzionale. 



Bernie Sanders, mentre promuove il suo libro nel Regno Unito, viene interrogato dalla BBC sulla politica dell'Ucraina: "Non è una questione in cui sono stato molto coinvolto, ma sostengo quello che il presidente sta facendo".

Dopo un anno, ancora nessun pensiero significativo sulla questione, a parte il sostegno al presidente“ (Michael Tracey, Twitter, 3.3.23). La notizia è ripresa  anche da Aaron Maté: „Bernie Sanders sulla guerra per procura in Ucraina: "Non è una questione in cui sono stato molto coinvolto, ma sostengo quello che sta facendo il Presidente““ (Twitter, 3.3.23)


Abba nostro…


(Pomeriggio) RF mi ha mandato il pdf di uno scritto di Lucio Brunelli, che porta il titolo: „Don Giussani come l’ho conosciuto io“, che è appena uscito da „Studium“; mi commuovo sempre, quando leggo cosa scrive Lucio; anche questo articolo così personale su don Giussani, come il suo libro su Papa Francesco, mi hanno commosso molto, quasi che leggendo mi sembra che mi venga donato, scusate la ripetizione, il „dono delle lacrime“, di cui parla SPN. Il don Giussani di Lucio è un padre, che si occupa dei suoi figli, che va a trovare Lucio in ospedale, picchiato dai fascisti, che gli telefona quando muore la moglie Paola, un uomo che non vuole fondare nuove istituzioni, ma che vuole che il movimento sia la risposta a domande concrete e che nel volto della sua gente si veda il cambiamento dovuto all’attrazione e alla fede in Cristo. Forse, perché vengo da un quartiere operaio, Mirafiori Sud, della periferia torinese, ed anche per i racconti che mi fece Bruno Brunelli, sento la comunità di Roma di CL, più vicina di quella lombarda, con l’unica eccezione di Renato Farina, che mi legge sempre con una grande umanità e poi per l’amicizia comune a Balthasar. Lucio ci racconta di un don Giussani, che ha un grande amore per Pietro, che si inginocchia davanti a lui, e che da lui è baciato sulla fronte, un uomo che al cospetto di Pietro sa dire sempre l’essenziale: l’uomo mendicante di Cristo e Cristo mendicante dell’uomo. L’articolo è da leggere nella sua interezza, per cui non anticipo altro. La distanza che ho sentito da Lucio leggendolo è in due punti che non hanno a che fare con lui, ma con la mia esperienza. Sono d’accordo con Lucio nel sottolineare le letture laiche di don Giussani (Leopardi, Pasolini, Camus, Pavese…), sono d’accordo con lui nel dire che don Giussani voleva rinnovare la Chiesa, non fondarne una nuova, né una nuova „istituzione“, sono d’accordo con lui che ha un modo molto approfondito di meditare il Vangelo e presentarne alcune scene, come se fosse stato li presente, negli eventi, sono anche d’accordo con lui che l’annuncio di un avvenimento accaduto e che accade è prioritario su qualsiasi considerazione sull’uomo religioso - se non fosse così sarebbe nata un’amicizia con Karl Rahner e non con Hans Urs von Balthasar. I due punti in cui sento una distanza da Lucio sono: 1) Don Giussani non ha letto solo autori che non appartenevano alla scuderia cattolica, ma è stato amico con due grandi teologi, tra i più grande del XX secolo: Henri de Lubac, di cui ha finanziato in parte l’opera omnia ed Hans Urs von Balthasar, con cui forse alla fine ci sono state delle frizioni, ma che non spostano neppure di una linea, il motivo per cui il cielo ha fatto sorgere una tale amicizia. Insomma Giussani ha saputo leggere e comprendere il cuore intimo della cultura cattolica, senza cadere nell’autoreferenzialità, perché questi suoi amici erano anche del tutto liberi! Io mi stupisco che oggi nel mondo cattolico si legga di tutto e con ragione, autori ebrei come Levinas, luterani come Moltmann, per comprendere il grande mistero del silenzio di Dio e della sofferenza di Cristo, ma autori decisivi come Adrienne von Speyr e Hans Urs von Balthasar stanno poco alla volta scomparendo dall’attenzione del Movimento e della Chiesa. Un grande autore, che fa parte di questo cuore intimo della Catholica, Ferdinand Ulrich, che in modo profondissimo ha scandagliato l’abisso dell’uomo è quasi non conosciuto, ma sono sicuro che i due nel cielo, Don Giussani e Ulrich vegliano ogni giorno su di me e sulla mia famiglia e sul Movimento.  Il secondo punto di distanza è „La vita è bella“ di Benigni, che a Lucio è piaciuto per un motivo molto personale e che i molti ciellini hanno criticato per motivi ideologico astratti; ma per me sia il film che l’attore sono troppo italiani e quasi non integrabili nella cultura tedesca. Ne „La vita è bella“, in cui un padre cerca di proteggere il suo figlio dal mondo malvagio, tutti i tedeschi sono criminali o matti…ma c’é anche una grande opposizione tedesca al nazismo, di cui nel film non vi è alcun traccia. Ma vorrei finire queste righe con un punto di vicinanza estrema con Lucio: la critica alla teologia teocon. „Nel settembre 1991 accadde che un mio articolo, pubblicato nel Sabato, non piacque all’ex Sant’Uffizio. Sostenevo che Giovanni Paolo II con il suo vibrante no alla Guerra del Golfo (nei primi mesi di quell’anno) si era smarcato dai condizionamenti dei teo-con americani ma che ora, finita la guerra, erano in atto tentativi di ricondurre il pontificato in un alveo geopolitico predefinito, utilizzando – in modo strumentale – anche la carta dei valori etici non negoziabili“ (Lucio Brunelli, Studium 840). Lucio prosegue raccontando con quale attenzione e premura don Giussani si è occupato di questa vicenda. Per me questa critica alla teologia teo-con è il cuore della profezia della pace di cui abbiamo tanto bisogno! Ed io vedo che il vibrante no alla guerra del Papa attuale, la sua critica alla logica di Cappuccetto rosso, non è stata davvero compresa nel profondo, anche da tanti bergogliani, che piuttosto della profezia della pace, legano il loro cuore alla fatale critica della dialettica democrazia/autocrazia e propagano il mito della liberazione dell’Ucraina con l’invio delle armi. 

Nelle mie letture di giornalisti alternativi c’é una garanzia per così dire „istituzionale“ ultima - sono autori, almeno quelli più citati (Aaron Maté, Glenn Greenwald…) che mi sono stati consigliati da Adrian Walker, filosofo e cristiano ed amico di un’intelligenza e di un cuore unico. Chiaro ciò che ho scritto è mia responsabilità, non sua, ma non sono mai state letture alternative per il gusto alternativo preso per sé. 

Il problema dell’editoriale odierno della FAZ è  l’apertura tecnologica, cioè il tenere aperte diverse possibilità tecniche, per esempio nella costruzione di un auto, che tengano conto anche dell’emissione di CO2, non solo durante il viaggio dell’auto, ma anche durante produzione di essa e nella sua gestione, quando non funziona più, insomma è un problema interno alla „machine“ (utile se si vuole comprare un auto in modo responsabile), il problema di Kingsnorth e Harrington è come salvarsi l’anima nella e oltre la „machine“. 

(3.3.23) Oggi ho 6 ore di lezione e nell’unica ora libera mi hanno dato una supplenza da fare, quindi dovrò lavorare sette ore su sette: le pause non sono sufficienti per riposarsi davvero, per lo meno non sufficienti per me. C’è un problema oggettivo: una sesta classe non può essere lasciata da sola, e poi c’è il mio problema soggettivo, che io ho bisogno di quell’ora per me. La meditazione odierna afferma che „la libertà di Dio e di Cristo è sempre verità della vita: verità dell’intero essere ed dell’esistenza intera“ (Balthasar, Antologia-Servais, 161); una sovra-dose  di lavoro scatena in me una ribellione interna, ma come mi sono proposto per questa quaresima cerco di vedere anche il positivo (nella persona che mi ha dato questa supplenza) e nella situazione stessa. Non è facile, tanto meno ora, che la mia identificazione con la scuola è minima, perché non vi è più (o forse non vi è mai stata e non me ne sono accorto, perché ero giovane) un equilibrio tra carisma personale ed istituzione (entrambi i poli sono decisivi per la carità). Oggettivamente ci sono persone che hanno situazione di lavoro molto più dure della mia, per cui non è bene perdere la speranza per un’ora di supplenza; in me scatta il meccanismo dell’esilio interiore, come in quella ragazza della dodicesima, che non ha sopportato fisicamente sentire la mia risposta cattolica sull’omosessualità (un altra ragazza mi aveva fatto una domanda su questo tema), per cui non mi saluta più; anche a me verrebbe di non salutare più e di chiudermi in me stesso: l’agosto del 2026 arriverà (la data in cui andrò in pensione). Ma questo non è possibile: perché qualora Dio me li doni, tre anni sono tanti e sono anni in cui Dio vuole che io proceda con il compito che mi ha dato Lui, non la dirigenza scolastica. „Chi prega seriamente deve mantenere la sua quotidianità sotto la luce della verità“ (ibidem 161-162) e questa verità è amore, ma non è dipendenza da nessuno, neppure dal dirigente scolastico. Forse il mio errore è quello dell’esilio interno, per cui devo sperare con certezza che sarà possibile superarlo. Il mio compito è di essere una presenza d’amore la dove sono. Chiedo al Signore di farmi vedere concretamente i passi da fare. VSSvpM!  

Come filosofo il mio compito è ermeneutico, ma questa mattina, tutta la mattina, ho lavorato come pedagogo e solo un po’ come filosofo, quindi non ho alcuna difficoltà ad apprezzare il lavoro caritativo di una persona come Tetiana Stawnychy, che in nome della Chiesa greco-ortodossa „declina nel concreto il Vangelo della carità“ (Avvenire): tante persone ucraine vengono aiutate a riavere un alloggio ed un’ esistenza, maltrattata dalla guerra.  

A livello diplomatico Banfi ha ragione a sottolineare questa notizia: „Il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, a sorpresa, ha accettato la proposta di un colloquio, faccia a faccia, avanzata dal Segretario di Stato americano Tony Blinken“ (Banfi, versione odierna)

Jacques Mourad, monaco di Deir Mar Musa, figlio spirituale di Paolo Dall'Oglio, oggi è stato consacrato Arcivescovo siro cattolico di Homs. Il suo amore a Gesù, riversato per sovrabbondanza di grazia anche sui fratelli musulmani, ha attraversato anche il passaggio martiriale della persecuzione Jihadista. Da Vescovo, il caro Jacques continuerà a servire anche i fratelli che recitano le stesse preghiere dei suoi aguzzini“ (Gianni Valente, nella bacheca in Facebook). 


„Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano e fondatore di Oasis, ha messo insieme importanti personalità cristiane e musulmane per rivolgere un appello interreligioso sul tema delle migrazioni. Oggi Avvenire gli dà grande risalto, assumendo l’appello come editoriale in prima pagina. Vi si legge fra l’altro: “Come afferma il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib il 4 febbraio del 2019, «la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere»“ (Alessandro Banfi).

Stamattina ho letto questa frase: „Il fatto che siamo in balia della globalizzazione non ha radici causali in una cospirazione mondiale capitalista, ma nel bisogno di massa, democraticamente soddisfatto, di lusso e prosperità interiore“ - questa frase è una mera contraddizione, perché questo bisogno di massa è il risultato del capitalismo liberale, che per i neocon non può essere mai messo in discussione ed a cui aggiungono una spiritualità, che non deve mai mettere in discussione la sacralità del capitalismo stesso.

Abba nostro…

(Pomeriggio, dopo la traduzione di Ulrich) Anche Roberto Righetto, nel suo bel articolo uscito in Avvenire oggi, su Simon Weil, Etty Hillesum e Edith Stein, rinvia poi a Levinas e Moltmann, come se non ci fosse nulla di più profondo sul mistero del dolore e del silenzio di Dio. Quando si erediterà nel mondo cattolico, ciò che gli è più proprio ed intimo: la discesa nel Sabato Santo del silenzio di Dio (Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar, Joseph Ratzinger/Benedetto XVI)? E filosoficamente, quando verrà ereditata quella filosofia che con coraggio estremo parla addirittura di un „medesimo uso di essere e „nulla““ e che ci ha fatto comprendere in modo ermeneutico ed ontologico il mistero della nullificazione dell’essere (Ferdinand Ulrich)? Una filosofia che ha saputo anche imparare dal materialismo più perverso: „Abbiamo realmente ascoltato il messaggio nascosto  del cosiddetto „materialismo“? Che cosa ci manda Dio con esso? Non è in fondo (!) il messaggio dell’ ipostasi ontologica distrutta e della rivelazione dell’essere come amore, che ha a che fare in modo infinitamente profondo con ciò che è „piccolo“? Non è l’annuncio del superamento del passato che ingoia tutto, ovviamente nelle ombre oscure e deformazioni di una perversione terribile?“ (Homo Abyssus, 333).  

(Notte) "Penso che la Cina sia il miglior attore in questo momento per riunire il mondo intero e spingere per i negoziati, perché l'Occidente non può farlo. Siamo parte di questo conflitto. Stiamo inviando le armi. Forniamo informazioni. Festeggiamo ogni volta che vediamo un generale russo morto“. Glenn Diesen, 3.3.23, intervistato da Katie Halper e Aaron Maté. 

„Voglio che Tu stia bene con me“ (Etty, 12.7.42) - Etty non porta solo le sue paure a Dio, ma anche un gelsomino ed una nuvola di passaggio, io le domande e le cose che mi ha raccontato una bambina, nell’ora di supplenza, sulle malattie dei suoi e in modo particolare quella della nonna, quando era ancora molto giovane e che la fece morire e poi quelle di alcuni animali, che ha posseduto: ho potuto essere un po’ balsamo dell’ascolto…il nulla dell’ascolto, che è espressione della gratuità dell’amore…

(2.3.23) Non c’è una reale „spiritualità dirompente“ (Kingsnorth) senza una purificazione da inclinazioni disordinate, senza un reale pentimento e senza una reale conversione (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 161); dobbiamo imparare a discernere tra un’indifferenza vera ed una immaginaria, e possiamo farlo con l’aiuto di Maria, che fu disponibile senza riserve al compito, alla missione che Dio, interior intimo suo, voleva da lei. A me sembra che tutto ciò non può accadere „essenzialisticamente“; non dobbiamo concentrarci sull’essenziale, perché l’essenziale accade nella materia non essenziale. Le frasi di Balthasar e di SPN sarebbero del tutto „esagerate“, se non tenessero conto che noi siamo peccatori fino all’ultimo respiro e che la liberazione da inclinazioni disordinate, una vera conversione ed un vero pentimento sono un compito che accade nella nostra carne, nella nostra materia, nella piccola via del quotidiano, in cui non è possibile, perlomeno non con il proprio sforzo, vivere senza „surrogati“, che sono per l’appunto inclinazioni disordinate. Non sto dicendo che non dobbiamo più mirare alla santità, perché essenziale, sto dicendo che il dono essenziale della santità accade nella nostra carne non essenziale. E che questa carne deve tener conto anche dell’inconscio, che è caos disordinato e che non può essere superato definitivamente, né nella sua variante „sessuale“ (Freud) né nella sua variante di „volontà di potenza“ (Adler), da parole. Forse sarà bene sputare sul diavolo e non solo metaforicamente, perché noi abbiamo bisogno di azioni liberanti, come il camminare mano per mano con Gesù, che con uno sputo e con terra ci  guarisce dalla nostra cecità. VSSvpM!

Preghiera. "Signore, Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua volontà di salvare Israele. [17c]Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere a te, Signore. [17d]Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti al superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per la salvezza d'Israele. [17e]Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia. [17f]Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo! Perché mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua eredità dai tempi antichi. [17g]Non trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal paese d'Egitto. [17h]Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi possiamo cantare inni al tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la bocca di quelli che ti lodano“. (Esther, 17). Amen! „Nel giorno che ti ho chiamato mi hai risposto, ha svegliato forza nella mia anima“ (dal Sal 138 (137) ). Amen! Il passo odierno del Vangelo (Mt 7,7-12) ci ricorda la potenza della preghiera e la fiducia che possiamo avere in essa, perché anche noi che siamo cattivi, diamo cose buone ai nostri figli, tanto di più Dio che è buono ci da e ci darà cose buone, se le chiediamo! L’ultimo verso è profondamente „democratico/egalitario“: tutto ciò che volete che gli uomini facciano a voi, fatelo a loro; ma adorare dobbiamo solo Dio, non gli uomini!  

Sull’origini del virus Covid Greenwald (Rumble, 1.3.23) solleva un problema che deve essere preso sul serio: „Una notizia bomba del Wall Street Journal di domenica rivela che almeno due importanti agenzie del governo degli Stati Uniti - il Dipartimento dell'Energia e l'FBI - ora ritengono che il COVID abbia avuto origine non perché è passato da un animale all'uomo in un mercato delle pulci cinese - teoria che il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati mediatici, fin dall'inizio della pandemia, hanno insistito che fosse indiscutibilmente e inequivocabilmente vera. Invece, essi ritengono che la pandemia COVID sia stata il risultato di una fuga virale dall'Istituto di virologia di Wuhan, una teoria che è stata ritenuta dal governo statunitense e dal dottor Anthony Fauci non solo falsa, ma anche una teoria del complotto talmente assurda e squilibrata che non dovrebbe nemmeno essere permesso un dibattito su Internet su questa questione. Per più di un anno intero, il governo degli Stati Uniti è riuscito a far bandire dai social media chiunque mettesse in discussione la loro sempre dubbia affermazione di aver immediatamente determinato con prove assolute la genesi del virus COVID. Solo che ora la verità, la vera verità, è emersa dall'interno del governo degli Stati Uniti: la questione, lungi dall'essere risolta come sostenevano nel febbraio 2020, non è affatto risolta e, cosa ancora più importante, la teoria della fuga virale dal laboratorio, che è stata denigrata e derisa da tutti i dipendenti dei media aziendali come una convinzione idiota a cui solo gli squilibrati delle teorie cospirative potrebbero credere, è, almeno secondo due agenzie governative chiave, la spiegazione più probabile di come il COVID abbia invaso il mondo. Riteniamo che queste rivelazioni siano così importanti non solo per la questione delle origini di Covid, una questione davvero monumentale per la storia, ma ancora di più per il modo in cui il governo degli Stati Uniti vieta il dibattito, chiedendo che qualsiasi dissenso dalle sue ortodossie di base e dalle sue affermazioni sia pericoloso e inammissibile“. - Non voglio entrare nel merito della questione, perché non ho alcuna competenza per farlo, ma ritengo che Greenwald abbia ragione su almeno questo punto di vitale importanza: una democrazia matura vive di un dibattito pubblico e non è possibile discreditare apriori una persona che non la pensa come la maggioranza. Questo atteggiamento di discredito apriori sta creando un muro insuperabile tra posizioni diverse. Ormai si discute solamente con persone che la pensano come se stesi. Greenwald è un po’ esageratamente retorico quando parla della „vera verità“, ma è sempre molto attento a non perdere di vista fonti che mettono in discussione il mainstream, ed anche un certo atteggiamento di arroganza pseudo scientifica che squalificare gli altri a priori, mentre il cuore di un reale dibattito scientifico è la verifica e falsificazione di ipotesi di comprensione. 

„Restiamo ai fatti. I fatti nudi e crudi, i fatti accertati. Per una volta proviamo a separarli davvero dalle opinioni. Primo fatto: le 100 vittime del naufragio di Crotone potevano essere salvate. Sono morti a cento metri dalle nostre coste e nessuno oggi osa dire il contrario. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti e delle nostre autorità, che pur nascondendosi nel labirinto della burocrazia e dello scarica barile, hanno dovuto ammettere: si poteva trarre in salvo quelle persone. …Dunque siamo già a tre certezze: 1) si sapeva di un’imbarcazione di migranti in arrivo, 2) c’era mare grosso e cattivo tempo, 3) era scattata un’operazione di polizia, ma non di salvataggio. I sopravvissuti hanno raccontato anche che gli scafisti avrebbero buttato in mare alcuni di loro, quando hanno avvistato la costa calabrese, poco prima dello schianto dello scafo sulla secca. Non sappiamo se la magistratura abbia ottenuto prove di riscontro a queste dichiarazioni, raccolte dai cronisti. A questo punto ce ne sarebbe abbastanza perché il ministro degli Interni Matteo Piantedosi si dimettesse. Come scrivevamo già ieri non avverrà, perché le logiche della politica fanno velo al buon senso e all’opportunità. Basta vedere la reazione isterica del suo sponsor politico e ispiratore Matteo Salvini e della stampa a lui più vicina. Non succederà niente. I giudici indipendenti non riusciranno a identificare i responsabili. Il doveroso cordoglio del Capo dello Stato e la visita della leader dell’opposizione a Crotone, che avverranno oggi, saranno presto dimenticati. I superstiti cercheranno presto di andare dai loro parenti in Germania e in Olanda (Alessandro Banfi, versione odierna). - Mi domando se davvero non si possa fare nulla perché il ministro Piantedosi si dimetta? Se ciò non accadrà sarà forse segno per molti di un’ ulteriore impotenza nei confronti dei possibile crimini di un ministro; è chiaro che in uno stato di diritto la decisione ultima, a livello giuridico, la dovrà prendere un giudice, non io, né un cronista. Ma se questi fatti sono veri quel „non succederà niente“ sigilla ancora una volta l’impotenza della politica al cospetto dell’ingiustizia. Un’impotenza che tantissimi uomini nel mondo sentono al cospetto delle loro élite politiche: suppongo che in Russia, questa impotenza sia grande, al cospetto di un politico che per motivi geopolitici, forse in parte anche legittimi, vede in una guerra tragica l’unica soluzione. Negli USA tantissime persone, anche giovani, non si fidano più dei loro rappresentanti, anche adesso durante l’amministrazione „democratica“; chi potrebbe fidarsi della commissione europea, che di fatto non aiuta ad evitare tragedie come quelle di Crotone, che fa patti con regimi autoritari per avere l’energia di cui ha bisogno, etc. Mi sembra un bisogno molto profondo quello di politici che non siano completamente integrati nelle élite governative, del tipo di quelli che intervista Greenwald - tra cui in Germania, Sahra Wagenknecht, originariamente ed attualmente politica della sinistra-sinistra tedesca, ma che sa integrare anche motivi di „destra“ ed anche motivi della „dottrina sociale cattolica“, nella sua riflessione politica sul reale, con particolare attenzione alle classi meno privilegiate del nostro sistema capitalistico e liberale.

„Già nel 1994, Baudrillard (Jean Baudrillard 27. Juli. 1929 in Reims; † 6. März 2007 in Paris) si rendeva conto che la cultura emergente dopo l'"orgia" rivoluzionaria degli anni Sessanta era sempre più libera da qualsiasi fondamento di causalità materiale, vincolo o telos. Baudrillard caratterizza in questi termini l'arte, la sessualità e la finanza, descrivendo come ognuno di questi domini sia diventato una sorta di dominio in metastasi che si riferisce solo a se stesso: La nostra è una società fondata sulla proliferazione, su una crescita che continua anche se non ha come criterio misurante alcun obiettivo chiaro [...] Non c'è migliore analogia del processo metastatico del cancro: una perdita delle regole organiche del corpo tale che un dato gruppo di cellule è in grado di dispiegare la sua vitalità incoercibile e assassina, di sfidare la programmazione genetica e di proliferare all’infinito. Secondo Baudrillard, la stagnazione è anche un'auto-replicazione senza fine e senza direzione: "dove c'è stasi, c'è metastasi". Potrebbe scrivere oggi, a proposito del riciclo infinito che oggi domina le industrie culturali - un modello di produzione che realizza, su scala, ciò che quel visionario del riciclo culturale fandom-first, ormai scomparso, aveva previsto negli anni della mia giovinezza. Potrebbe anche scrivere di una proposta di soluzione futuristica a un altro problema contemporaneo: la crescente domanda planetaria di proteine e la rotta di collisione tra questa domanda e la crudeltà e l'inquinamento ambientale causati dagli allevamenti intensivi. Molti oggi annunciano la "carne allevata in laboratorio" - cioè proteine animali svincolate dalla forma vivente e dal telos di un animale vero e proprio - come la via d'uscita da questa situazione. Ma è stato molto sconvolgente scoprire di recente che questo prodotto viene prodotto in laboratorio grazie all'uso di "cellule immortali": cellule che non smettono di crescere una volta terminato il loro compito, che di solito è quello di far crescere una parte del corpo dell'animale. L'altra parola che indica le cellule che non sanno quando smettere di proliferare è "cancro". Per dirla in altro modo: "carne cresciuta in laboratorio" è un modo educato per dire "tumori commestibili cresciuti in provetta". Non si sa se ci siano implicazioni per la salute nel mangiare tumori cresciuti in provetta, ma questo prodotto è comunque sempre più pubblicizzato come un futuro possibile dell’alimentazione. E forse una dieta fisica a base di proteine tumorali in cieca metastatizzazione è il giusto accompagnamento ad una dieta culturale di „reboot“ ( cultural diet of reboots) in altrettanto cieca metastatizzazione. Ma se c'è una cosa che, a mio avviso, viene minimizzata (almeno finora) nel quadro straordinariamente profetico di Baudrillard del 1994, è che questa spirale di metastasi non è l'intero quadro culturale e politico di oggi. Il principio di realtà non è scomparso. Oggi, tutto ciò che è più vivo nella politica contemporanea riguarda lo slittamento tra la cultura come metastasi e le ostinate esigenze della realtà. Per esempio, anche se l’auto-trasformazione digitale incoraggia le persone a credere che sia possibile rimodellarsi secondo una visione interiore, il divario tra la promessa digitale e la realtà sanguinante e suturata sta portando a una nuova ondata di cause legali (a new wave of lawsuits). Ci sono innumerevoli altri esempi della tensione tra visione proteiforme e realtà cupa e contestata. Mi aspetto che la politica diventi sempre più attenta a questi divari con il passare degli anni '20, mentre i gruppi meno in grado di evitare di confrontarsi con la materialità diventano sempre più agitati e organizzati, e si ribellano. E questo sta dando i suoi frutti anche sul fronte culturale. Infatti, se a livello di scala la cultura si sta esaurendo in infiniti reboot, dove i creatori sono in grado e disposti a rifondare il loro lavoro nella realtà (invece di riciclare semplicemente il memeplex), vedo molti germogli verdi. Si tratta di un ottimismo molto qualificato. Quando si è in orbita, l'atterraggio è (a dir poco) pericoloso e ci aspetta un viaggio accidentato. Ma è comunque ottimismo: L'utopia da incubo di Baudrillard della cultura come metastasi non è il capolinea. (Mary Harrington, Culture as Metastasis, Even The Lord Of The Rings is a tumour cell now, febbraio 2023. - Questa critica alla metastasi culturale di Jean Baudrillard/Mary Harrington mi sembra di notevole importanza e si trova in stretto collegamento con la critica all’assolutizzazione del paradigma tecnico-scientifico (assolutizzazione criticata anche dal Papa nella „Laudato sì“), di cui ho parlato ieri, critica che non si ferma alla „negazione della negazione“, ma cerca di proporre una spiritualità dirompente „nella macchina“, la qui in questo articolo, che ho citato lungamente, ha la dimensione della „metastasi“ sia a livello di nutrimento (carne prodotta in laboratorio) sia nel senso culturale (come ritorno eterno dell’uguale). L’autrice mette in evidenza anche la necessità di una „dieta“, in modo da non intendere „nella macchina“, come legittimazione dell’assolutizzazione del paradigma stesso. Comunque è vero che con grande probabilità non è possibile fuggire dalla „macchina“ (dall’assolutizzazione del paradigma tecnico-scientifico), ma dobbiamo prenderci in esso degli spazi che non derivano completamente da esso: certo anche la pubblicazione di libri ha bisogno di una „tecnica“, ma il contenuto supera, per intensità ed approfondimento“, quello che la „macchina“ permette; ovviamente ci sono e-books, ma per esempio dei libri più importanti della mia vita, come il commento al vangelo di san Giovanni di Adrienne ol’Homo abyssus, non ci sono, per ora, e-books e qualora un giorno ci fossero rimarrebbe il fatto che neppure la più perfetta „macchina traduttrice“ non sa tradurre l’Homo Abyssus e non potrà mai sostituire il lavoro personale della traduzione di un’opera talmente profonda, pur in tutta la sua elementarità. Infine non si può fare il bagno in mare nella „macchina“, anche se ci serviamo di essa per raggiungere il mare. 

Abba nostro...

(Notte) Mentre ascolto un concerto per violino ed orchestra di Igor Stravinsky, interpretato da Hilary Hahn e dall’accademia di St Martin in the Fields, diretta da Sir Neville Marriner, rifletto su alcune pagine, l’introduzione, di una biografia di Hitler, appena uscita: Wolfgang Schieder, „Il dittatore fascista. Adolf Hitler - Biografie“, Darmstadt, 2023, 7-13. Anche solo con queste poche pagine si può comprendere che il paragone tra Hitler e Putin non abbia alcuna sostanza storica. Certo sono tutti è due „dittatori“, come c’è ne sono stati tanti nella storia, ma tra le differenze, c’è ne sono alcune di importanza fondamentale: Hitler aveva una visione del mondo molto generale, ma tantissime delle sue azioni sono state frutto di decisioni situazionali, mentre Putin sembra seguire un’ideologia ben precisa; in Hitler vi è un’ideologia, ma piuttosto una „visione del mondo“ (Weltanschauung), di cose da mettere in pratica nel futuro. Hitler non sembra essere stato un uomo che aveva voglia di lavorare e neppure di prendere decisioni, sebbene avesse un senso della „realpolitik“; la brutalità delle decisioni prese, sembra piuttosto essere una compensazione di queste sue indecisioni in politica ordinaria. Nemmeno il pogrom contro gli ebrei tedeschi del 9.11.38 sembra essere stato programmato a lungo, ma piuttosto essere una decisione situazionale, dopo l’uccisione di un diplomatico tedesco a Parigi. Hitler non sembra seguire alcun dogma o fede, mentre Putin, pur nel suo linguaggio stalinista, ci tiene a presentare la sua religiosità ed eticità come determinante per le sue decisioni politiche e militari. Hitler è fondamentalmente un condottiero che vuole fare la guerra, da subito, mentre Putin è piuttosto un uomo con forti competenze logistiche e geopolitiche, che intraprende la guerra quando sono fallite le atre possibilità. Hitler come uomo d’azione, senza troppi vincoli programmatici ed ideologici, mi sembra più paragonabile, mutatis mutandis, con una persona come Donald Trump che non con quella di Wladimir Putin.  

Non so se avrò „per il dolore grande ed eroico abbastanza forza“ (Etty, 12.7.22), forse sono meno coraggioso della mia giovane amica, ma posso dire con lei che sono „le mille piccole preoccupazioni quotidiane a saltarmi addosso e mordermi come altrettanti parassiti“. Alla fine del collegio professori oggi ho chiesto al Signore di liberarmi, se possibile, da un lavoro con cui non mi identifico quasi per nulla, possibilmente non con una malattia ed in modo che anche Konstanze sia contenta. Mi sembra di aver dato quello che potevo in questi 30 anni di scuola e che ormai non ho un vero accesso ai ragazzi, anche se tanti mi vogliono bene, ma forse solo perché non li stresso. Con lo stile di conduzione della scuola sono ad un punto bassissimo di identificazione (l’equilibrio tra carisma personale e istituzione si è perso…), sebbene io creda di fare ancora tanto bene (perché qualcosa delle cose che leggete qui le dico anche ai ragazzi, mentre ormai ai colleghi, che sono bravi, competenti e coraggiosi a loro modo, non dico quasi più nulla) e certamente lo fa Konstanze. Chiedo che mi Tu prenda per mano anche nel quotidiano e sia fatta la Tua volontà. VSSvpM! 

(1.3.23 - incomincia il mese di san Giuseppe) Davanti al Signore eucaristico, ieri, nel tardo pomeriggio, nella cappella della Jenastrasse ad Eisenberg, ho meditato su una pagina del diario di Adrienne von Speyr, del 14.12.1956, che porta il titolo „problemi della confessione“ (Cielo e terra, III, 2245). Un pensiero mi ha colpito in modo particolare: la tendenza a confessare peccati ben definiti, senza confessare la condizione in cui essi sono stati compiuti. Uno confessa che ha avuto un attacco di ira, ma non confessa la condizione o stato di ira e di aggressione in cui si trova continuamente. Ieri un ragazzo mi ha detto che nei suoi sedici anni non ha mai avuto bisogno di amore, cosa ovviamente non credibile, e poi mi ha raccontato della stato di continua aggressione in cui si trova la madre e che essa proietta su tutta la famiglia. È solo un esempio per quello che intendo con „stato“, „condizione“ del peccato. L’altro esempio che fa Adrienne è quello di uno che per tre volte ha tradito la moglie di fatto e poi la condizione di continuo tradimento in cui si trova interiormente. Questo secondo esempio è per me un po’, per noi uomini della società trasparente intendo, più complesso. Noi siamo in continuazione confrontati con immagini di tradimento e forse il nostro inconscio cerca vie di uscite, per cui a me non sembra saggio considerare ogni „surrogato“, „ogni fantasia erotica“ come tradimento, ma anche per noi oggi vale la pena di discernere dove e come si sia inserito in noi una latente possibilità di tradimento, per esempio con le donne (vale anche viceversa) con cui si ha davvero a che fare. Non dobbiamo irrigidirci nei rapporti umani, perché questo irrigidimento non è una garanzia di fedeltà, ma vi è certamente una soglia in cui accade quello che Gesù dice: „chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore“ (Mt 5,28). Detto sinteticamente: ha ragione Adrienne quando afferma che „proprio la larghezza, l’estensione, la profondità del peccato è più decisiva che l’azione singola“.  

„Dio vide le loro opere (di tutte le persone e gli animali che vivevano a Ninive; r), che cioè  si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece“ (Giona 3,10) - ecco Dio ha visto che non solo non sono stati più fatti singoli peccati, ma ha visto il superamento della condizione (condotta) malvagia in cui vivevano gli abitanti di Ninive. Per superare  la condizione o stato di peccato abbiamo bisogno di un nuovo cuore, quello che ieri nell’adorazione veniva un po’ costruito in me; un po’ non perchè Dio voglia dare poco, ma perché io sono in una campana di cristallo difficile da far esplodere: „Crea in me, o Dio un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito“ (Sal 51 (50), 12-13). 

Le parole di Gesù nel Vangelo (Lc 11,29-32) sono sconcertanti, sono „giudizio“ che non possiamo addolcire in alcun modo: qui c’è qualcuno di più grande che Salomone, ma voi non fate alcun passo per cambiare il vostro stato di peccato. Gesù non parla a singoli, ma ad un’intera generazione che è cattiva; ovviamente vi sono stati grandi cambiamenti da Gesù ad oggi, ma questo giudizio deve essere preso sul serio: la nostra generazione è cattiva, vuole segni, ma non vi saranno altri segni che la discesa nella pancia della balena, cioè nell’inferno e la risurrezione al terzo giorno. E la nostra generazione, che è disposta ad incendiare una terza guerra mondiale per i propri interessi, è particolarmente cattiva e se è vera la critica a Cappuccetto rosso del Papa: non c’è un solo cattivo, ma tutta una generazione imperialista. Il metodo di Dio è e rimane quello della vicinanza, della compassione e della tenerezza, ma questa sua vicinanza nello „stato di peccato“ può bruciare come il fuoco. 

Proprio ieri il professore Ernesto Galli della Loggia aveva accusato dalle colonne del Corriere della Sera gli italiani di non essere abbastanza altruisti. Parlava della strage di Crotone? Macché, figuriamoci: parlava dello scarso entusiasmo popolare nei confronti della guerra“ (Banfi, versione odierna) - una volta ho pensato che Ernesto Galli della Loggia fosse un giornalista acuto, ma in vero è solo un guerrafondaio, con una gnosi abbastanza sagace.     

Dopo la sua frase sul naufragio di Crotone il ministro Piantedosi dovrebbe dimettersi: se non lo fa sputtana se e l’Italia intera. Ovviamente si possono, sul tema migrazione, esprimere diversi punti di vista o diverse strategie, ma dare la colpa a persone che sono costrette a lasciare il proprio paese, è semplicemente un crimine, e non solo linguistico. 

Lo dico chiaramente in modo da evitare malintesi: Putin ha messo in moto nel febbraio del 2022 una guerra micidiale, ma affermare ciò non è per me onesto, se non si dice con la stessa convinzione e in certo senso con una convinzione ancora più grande, perché si tratta dei nostri, quello che Greenwald riassume così: „È l'anniversario di un anno dell'invasione russa dell'Ucraina e della decisione degli Stati Uniti e dei loro alleati della NATO di trattare la guerra come una propria guerra per procura; gli Stati Uniti da soli hanno stanziato finora più di 100 miliardi di dollari - quasi il doppio dell'intero bilancio militare annuale russo - ed hanno inviato così tante armi in quella zona di guerra che le scorte di armi americane sono pericolosamente esaurite. Per mesi abbiamo sentito dai media allineati con lo Stato di sicurezza americano che Joe Biden, con grande abilità diplomatica, aveva unito il mondo intero contro la Russia, al seguito degli Stati Uniti a sostegno dell'Ucraina. Eppure - e so che questo sconvolgerà molti di voi - queste affermazioni dei media erano false e propagandistiche fin dall'inizio. Questa settimana i principali quotidiani di tutto il mondo, tra cui il New York Times e il Washington Post, hanno finalmente riconosciuto una realtà ben diversa: il mondo è profondamente diviso e la maggior parte del mondo si rifiuta di unirsi all'appello di Biden per l'unità a sostegno delle sue politiche di guerra in quel Paese“ (28.2.23).

Abba nostro…

(Pomeriggio) La scuola ha sempre due poli: l’istituzione e il carisma personale; questi due poli devono rimanere in equilibrio, anche per i motivi di cui parla Ricoeur: anche l’amore, anche l’amicizia hanno bisogno di un’istituzione, per ampliare la propria fecondità (cfr. il samaritano che ha bisogno dell’albergatore). Dobbiamo evitare gli estremi: sia un’idea di istituzione e struttura da cui dipenderebbe la bontà di ciò che si fa, sia l’idea che basti il carisma personale per essere fecondi. Il carisma personale è importante, perché nessuna istituzione può fare ciò che può fare il carisma, ma come vi dovrebbe essere una modestia istituzionale deve esserci anche una modestia del carisma. L’atto di donazione dell’essere come amore gratuiti è anche „polare“: da una parte è davvero un „avvenimento“, dall’altra offre l’istituzionalità ontologica per il nostri concreti atti di amore. A livello teologico vale una cosa simile: lo Spirito soffia dove vuole, ma è anche il terzo che istituzionalizza il rapporto di amore personale tra il Padre e il Figlio. 

(Dopo) Paul Kingsnorth ha reso i suoi lettori attenti ad un articolo dal titolo: „Pilgrims in the Machine“; qui la parola „machine“ sta per „il paradigma tecnico-scientifico“; si tratta di vivere di una spiritualità dirompente, che interrompe per l’appunto i ritmi e le esigenze della „macchina“. Potrebbe essere la spiritualità di uno che vive nel deserto, ma anche e sopratutto di una spiritualità all’interno della macchina stessa, di cui non possiamo ne vogliamo fare a meno - per esempio io letto l’articolo inglese, un po’ in inglese e un po’ con una „macchina di traduzione“. Dice l’autore: „avremo bisogno di santi nelle grotte o nel deserto, ma avremo bisogno di molti più santi all'interno della macchina. Perché la realtà è che molti di noi rimarranno bloccati nel mondo della macchina per molto tempo, alcuni per tutta la vita. Non perché vogliamo stare qui, ma perché il sistema è globale e non ci sono molte porte di uscita. Per noi, praticare una spiritualità dirompente all'interno della macchina potrebbe essere l'unico modo per preservare le nostre anime dal calore e dal potere liquefatto della Giga Press, e per accendere un fuoco di tipo diverso“. Giustamente l’autore dice che questa spiritualità dirompente non è specifica dei cristiani, anche se ovviamente le azioni che prende come esempio non sono tutte „uguali“: Il cristianesimo non è l'unica religione capace di una pratica spirituale dirompente. Qualche mese fa, stavo passando davanti a un bosco locale nel crepuscolo autunnale quando ho notato un veicolo davanti a me, mezzo parcheggiato in un fosso, e un uomo che srotolava una stuoia sul marciapiede accanto agli alberi“. Potrebbe essere anche espressione di una spiritualità dirompente il leggere un libro classico o ascoltare musica, che interrompa, che abbia un altro ritmo dell’onnipresente paradigma tecnico-scientifico, anche se noi una musica ed anche un libro non potremmo rispettivamente leggerlo o ascoltarlo, senza un certo sviluppo della tecnica. Quando traduco Ulrich o faccio una meditazione sulla Sacra Scrittura, divento immediatamente non contemporaneo alle esigenze del capitalismo e del liberalismo, cerco appunto „di accendere un fuoco di tipo diverso“. 

(Notte) „Ho fatto molti reportage e la prossima settimana dedicheremo una puntata al fatto che il Brasile sta per diventare il primo Paese del mondo democratico a implementare il tipo di leggi che esistono in luoghi come l'Arabia Saudita, Singapore e gli Emirati Arabi Uniti, che vietano le fake news e che permettono al governo di rimuovere con la forza i post online ritenuti falsi e di punire chi li diffonde, ma che ovviamente si trasformeranno immediatamente nella possibilità di perseguire i dissidenti con l'accusa di diffondere fake news. Stanno invitando altri leader brasiliani del giornalismo. Ovviamente sono i giornalisti a guidare questo sforzo. Anche l'Europa sta cercando leggi di questo tipo. Sappiamo che hanno già reso illegale la piattaforma dei media russi. Oggi il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo che si ricollega a questo tema: il 50% dei college americani ha un sistema che consente e incoraggia gli studenti a denunciarsi reciprocamente in modo anonimo. Lo vedete sullo schermo. Il titolo era "La facoltà di Stanford dice che le segnalazioni anonime degli studenti minacciano la libertà di parola". In pratica hanno un sistema che permette a uno studente di conoscere — e questo è stato provocato perché uno studente ha visto un altro leggere "Mein Kampf", cosa che si suppone si faccia se si studia la storia o se si è semplicemente interessati al mondo — e di segnalare uno studente per aver letto il libro sbagliato. E molti di questi sistemi hanno permesso agli studenti di segnalare altri studenti che non avevano la maschera che copriva il naso“ (Greenwald, 28.2.23). M. Tracey, nella stessa intervista, risponde così a Greenwald:  „Già. Prima di tutto, sono un po' sorpreso che Lula stia istituendo questa misura perché - non ne capisco i dettagli come voi, ma avrei pensato che sarebbe stato un po' più scettico nei confronti, ad esempio, del potere innovativo dello Stato di regolamentare il discorso - non aveva forse criticato il divieto di Trump su Twitter e così via? È molto istruttivo, perché non mi ero reso conto di quanto sia dettagliato il loro impegno nella censura online. Se si accede a Twitter e si guarda all'interazione che si è avuta con un presidente degli Stati Uniti o con qualcuno che è considerato inaccettabilmente filo-russo, in realtà si passa alla censura di singoli tweet o addirittura di interi account e appare una notifica di censura per volere del governo tedesco o qualcosa del genere“.

La preghiera di Etty del 12.7.42 è per me un vertice di quella „spiritualità dirompente“ di cui parla Kingsnorth e l’autore di  „Pilgrims in the Machine“: „Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai di argento - invece di salvare Te mio Dio“! Oggi nel 2023, alle porte o forse già dentro la terza guerra mondiale, ci sono persone che vogliono salvare la loro analisi, la loro gnosi, non come compito che riguarda il verosimile, ma come dogma assoluto: sono sicuri al cento per cento che Putin è un nazista, sono sicuri che non vi sia alcuna implicazione del governo ucraino con nazisti, etc. Insomma cadono nel tranello di confondere il mondo con la fiaba di Cappuccetto rosso, „dimenticano che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle Tue braccia“, sperano la loro salvezza dalla loro gnosi. „Io continuerò a lavorare per Te e a esserTi fedele e non Ti caccerò via dal mio territorio“, cosciente che la frase riguardante la „giustificazione“, come ci ha insegnato Benedetto XVI, oggi non riguarda l’uomo, ma Dio. Ti voglio giustificare, nel senso spiegato da Etty:  „siamo noi a dovere aiutare Te, mio Dio, nostro Dio“. Poi ognuno ha il suo compito! Oggi mi sono sentito tanto solo, perché ho pensato che tutto il mio lavoro non viene riconosciuto quasi da nessuno, mi sentivo affollato dalle follie del secolo e sono grato del dialogo con Konstanze e che ora Etty mi riporti al centro: non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle Tue braccia! Se si cammina mano a mano con Te, mentre ci porti fuori per guarirci. Concedimi Tu di piangere sinceramente per il dolore umano sempre più grande, grazie a Te ci proteggi da una presa di coscienza continua di troppo dolore, che sarebbe solo sentimentale e non autentica. Chiedo che Tu mi guidi alla percezione del dolore umano che Tu hai riservato per me! Come quello di un padre ucraino o russo che aveva un figlio che studiava medicina ed invece è morto in un’inutile carneficina, o una figlia che è rimasta senza sposo. „Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia“, dalla mia povera fede e dal mio povero amore! „Ma credimi, io continuerò a lavorare per Te“, a giustificarti. Amen! Buona notte! VSSvpM! 

(28.2.23) Il discernimento filosofico più importante di Ferdinand Ullrich è quello che riguarda la contraddizione dell’inizio, non una contraddizione che ha a che fare con il fatto che siamo peccatori (chi lo nega è al di fuori della verità di Dio: 1 Gv 1,8), ma quella contraddizione ideologica, che dice si e no allo stesso tempo al dono dell’essere come amore gratuito. E questa contraddizione ideologica può essere di stampo idealista o materialista. Quella idealista vede la gratuità come un ideale non incarnato (sospeso ontologicamente), quella materialista toglie alla materia il suo carattere di „mater“, per ridurla ad una sola res. Per quanto riguarda la nostra vita di cristiani, Balthasar parla di una „contraddizione spirituale contro la verità della Parola“ (Antologia-Servais, 160). Con il battesimo non viviamo più noi, ma Cristo in noi, come „interior intimo nostro“, ma allo stesso tempo facciamo nel corso della nostra vita peccati veniali e/o mortali. Bisognerà tenere conto delle cose che accadano per sbaglio o per debolezza fisica ed io aggiungerei psicologica, ma se non vogliamo smettere di parlare di un peccato con valenza etica e morale dovremmo tenere conto anche della „contraddizione spirituale contro la verità della Parola“: sappiamo che l’amicizia e l’unità nel Signore sono più importanti delle nostre analisi, ma se qualcuno contraddice le nostre analisi o le problematizza, allora l’amicizia gratuita e l’unità nel Signore non importano più nulla. La Parola di Dio ha un carattere di giudizio fino all’ultimo respiro della nostra vita sulle nostre scelte illogiche e peccaminose: il peccato è illogico e peccaminoso, ma noi non vogliamo rinunciare ad esso. Nella contraddizione ideologica di cui parla Ulrich facciamo un passo teorico ulteriore dicendo che questa contraddizione spirituale è necessaria per la nostra crescita. In questo modo abbiamo smesso di prendere sul serio il giudizio, che sorge dall’unico comandamento di cui esplicitamente parla Giovanni: „amatevi l’un l’altro“. Forse a differenza di Balthasar, e più in dialogo con Etty Hillesum, do più spazio all’analisi dell’inconscio di C. G. Jung, ma Dio non voglia che usi ciò per giustificare quella contraddizione ideologica dell’inizio di cui parla Ulrich e che di fatto mette una separazione insuperabile tra la materia di cui siamo fatti e il dono sovraessenziale dell’essere (un essere che non è generato dalle essenze) di cui siamo ancor più fatti.

Detto ciò vivo della speranza che „la Parola del Signore“, che „sembra soccombere nel travaglio della storia: in realtà compie efficacemente il suo piano e per i credenti è forza per il presente e speranza per il futuro“ (Gianfranco Ravasi, cito lui per comodità, perché è il regista ultimo, ma i libri profetici sono stati commentati, nella Bibbia che uso, da Patrizio Rota Scalabrini e Marco Bertinetti):  „Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il semine a chi semina, e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata“ (Is 55, 10-11). Noi dobbiamo gridare che abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore: „Ho cercato il Signore: mi ha risposto ed da ogni mia paura mi ha liberato…Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce“ (Sal 34 (33), 5.18). Sottolineare il gridare, perché non bastano „parole parole parole“: Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate“(Mt 6,7-8). 

Il cancellierato tedesco e l’amministrazione statunitense hanno diverse dichiarazioni su come sia sorto il deal dei carri armati: il primo afferma che avrebbero mandato i Leopard anche senza gli Abrams statunitensi, la seconda invece che si è trattato di una „conditio sine qua non“ (MZ): l’importante è bisticciarsi su cose non essenziali, per coprire quelle essenziali: con quei carri armati si uccideranno degli uomini e per ora l’invio di armi, non ha salvato vite, ma ha contribuito alla tragedia e con i carri armati super moderni essa aumenterà ancora una volta sotto il manto della mitologia della liberazione di un popolo oppresso (ovviamente vi è anche una verità di popoli oppressi ed una verità della martoriata Ucraina). 

I profughi aumentano così tanto, in modo particolare dall’Ucraina che non può essere più garantita la regola di 7 metri quadrati per migrante (MZ). Noi abbiamo offerto la nostra casa per aiutare, ma nessuno ci ha chiesto mai niente, probabilmente perché viviamo in un paesino senza negozi e perché i profughi dovrebbero vivere con noi, visto che non abbiamo un alloggio per loro.

Abba nostro…

Dall’Armenia sulla mia conferenza di Ottobre

Dear Graziotto Roberto, 


I wanted to take a moment to express my heartfelt thanks for accepting our invitation to speak at our teacher conference on "Social Justice in Education” that took place in October, 2022. Your presentation was truly insightful and inspiring, and it provided our attendees with a wealth of knowledge and strategies that they can use in their classrooms to promote equity and inclusion.


Your commitment to social justice and your passion for education were evident throughout your presentation, and your expertise on the subject matter truly shone through. The feedback we have received from our attendees has been overwhelmingly positive, with many expressing their appreciation for the valuable insights and perspectives you shared.


On behalf of everyone here at Global to Local, I want to extend our sincere gratitude for your willingness to take the time to participate in our conference and share your expertise with our attendees. Your contribution has been invaluable, and we are grateful for the opportunity to have had you as our guest speaker.


Thank you again for your time and your invaluable contribution to our conference. 


    Regards,

    Irina Alewert


    Director,

    Global to Local

    www.global-to-local.se


Caro Renato, ti sono molto grato per il tuo articolo su un altro dei massacri che è accaduto al popolo armeno, che entrambi amiamo: quello accaduto tra il 27 e il 29 febbraio del 1988, in cui „furono sterminati ufficialmente „solo“ 29 armeni in realtà forse 500, forse 1.500 (i dati nessuno è in grado di confermarli…)“. Una strage accaduta nel territorio del Nagorno-Karabakh, in armeno, Artsakh, in cui ora, da più di 70 giorni, come ho già più volte accennato nel mio diario, sono accerchiate 120.000 armeni, tra cui  tantissimi bambini, „al freddo e al gelo“ e senza cibo e medicamenti sufficienti. Se ho capito bene la tua ricostruzione, questo territorio naturalmente e culturalmente armeno, era stato assegnato da Stalin all’Azerbaijan, per poi il 20 febbraio del 1988 essere di nuovo annesso dal „Soviet Supremo del Nagorno Karabakh“ nuovamente all’Unione sovietica, per evitare ulteriori massacri. La storia recente è più conosciuta, in modo particolare l’aggressione azera del settembre del 2020. Per la filosofia del dono dell’essere come amore gratuito (gratis et frustra) il destino di questo piccolo popolo, che non ha rilevanza geopolitica, economica e strategica per i grandi del mondo, è di particolare interesse, a parte l’amore che ho per le mie sorelle e i fratelli armeni. Sono contento anche per le belle notizie che dai nel PS: l’aiuto armeno per i terremotati turchi e „la volontà di giovani azeri di incontrarsi con coetanei armeni per pregare e capirsi“. Tuo, Roberto 

Carissimo Alver, grazie per la tua Email; non non ti ho dimenticato, solo che non compro libri da Amazon, faccio fatica a leggere libri in formato digital, perché già spesso sono davanti allo schermo del mio MacBook Air e non sono stato ancora in Italia, ma sono molto interessato alla tua „storia nella storia“, che leggerò con la stessa attenzione, con cui ho letto altri tuoi scritti. "Volti antichi e più recenti, circostanze, luoghi e momenti di persone, finanche sapori, odori e musiche legate ad accadimenti mai veramente dimenticati. Le cose importanti nella vita hanno le loro leggi, non scompaiono ma influiscono in tempi e modi misteriosi su un eterno presente“, ecco sono sicuro che anche il tuo libro mi arriverà in „modo misterioso“ (pagandolo ovviamente), per incidere su quell’eterno presente che collega me e te, ad una distanza aerea di circa 11.890 km (calcolata da Siri tra Buenos Aires e Berlino): tu in Argentina ed io in Germania“.

Con affetto, Roberto  NB Si tratta del libro di Alver Metalli, Tierra prometida, Storia di una storia, Edizioni di Pagina, 2023.


Intanto nuovi orrori degli invasori russi sono stati scoperti a Izyum: sono stati infatti rinvenuti 194 corpi di sesso maschile, 215 corpi di sesso femminile, 22 corpi di militari, 5 corpi di bambini, 11 resti non identificati, per un totale di 440 cadaveriPeggio di Bucha“ (A. Banfi, versione odierna). La guerra genera orrore dopo orrore! 

La frase del ministro degli interni italiano, Matteo Piantedosi, non può che sollevare quello sdegno morale di cui ho parlato ieri: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”, ha detto il titolare degli Interni. Insomma Matteo Piantedosi accusa esplicitamente i migranti per aver intrapreso il loro viaggio. Io metterei lui su un barcone! 

(Pomeriggio) Andreas Gonçalves Lind, ne „La civiltà cattolica“, 4.9.21, ripreso ieri da Massimo Borghesi nella sua bacheca, credo di Facebook,  ha scritto un articolo su „Paul Ricoeur nel magistero del Papa“: „da un lato osserviamo che i riferimenti all’opera di Ricoeur appaiono in un momento in cui il Papa sembra valorizzare il ruolo delle mediazioni istituzionali in relazione alla pratica concreta della carità. Dall’altro lato, la filosofia di Ricoeur viene utilizzata nel contesto dell’affermazione di un’identità non sclerotizzata, tanto della persona umana, quanto della Chiesa stessa. Nella forma di „identità narrativa“, la Chiesa assume un’identità che è al tempo stesso ereditata dal passato e ancora da creare nel tempo avvenire“. 1) Sul primo punto mi sembra di aver capito che vengono valorizzare quelle „mediazioni istituzionali“ che non diminuiscono, ma proteggono la „vicinanza personale“, che è una vicinanza tra persone umane, non ridotte al loro essere soci o colleghi. Gesù non sembra fare una „sociologia del prossimo“, ma sembra che inviti ad amare personalmente il prossimo, nella pratica concreta della carità, che non si nasconde per l’appunto dietro „mediazioni sociali“. Dobbiamo „riconoscere Cristo stesso in ogni fratello  abbandonato o escluso“ - non lo deve fare una mediazione sociale mai noi, allo stesso tempo non possiamo fidarci della tirannia dell’immediatezza, che per un attimo ci può anche gonfiare il cuore, ma che poi ci fa dimenticare anche il caso più drammatico. Quindi la mediazione autentica per Ricoeur è quella tra „il „mondo del socius“ e la „teologia della carità““. Dobbiamo superare la sola „relazione immediata“; „la via lunga dell’istituzione è il normale percorso dell’amicizia“ (Ricoeur). Insomma anche qualcosa di così gratuito come l’amicizia, non esiste normalmente se non in contesti istituzionali funzionanti: se fossimo sempre in fuga da un nemico, non avremmo il tempo di fare amicizia.  Ed anche il samaritano nella sua immediata e personale carità ha bisogno dell’albergatore, in cui lasciare la persona che ha soccorso. Allo stesso tempo, però, senza il fuoco dell’amore gratuito si può essere colleghi o soci per decenni, senza che nasca un’amicizia. Quindi se Ricoeur ci ricorda che „l’etica, intesa come scopo della vita buona“, precede la morale, vale a dire il sistema di norme da osservare“, vorrei aggiungere, con tutto il rispetto dell’autore francese, che vi è una dimensione ontologica, senza la quale non possiamo per nulla definire cosa sia buono e che cosa questa bontà abbia a che fare con l’abisso dei nostri desideri, etc. In un certo senso penso che nella Chiesa si sia, anche se con una certa sensatezza, recepito troppo pensatori protestanti come Ricoeur o ebrei come Levinas, in cui manca in definitiva un centro ontologico ultimo delle loro affermazioni: non si da etica senza ontologia (Ulrich, Spaemann), né amore per l’altro senza cura del „Selbstsein“ (Ulrich). 2) Il secondo aspetto su un’identità narrativa e non sclerotizzata lo trovo buono, come gli impulsi di cui sopra, sono anche davvero buoni, ma anche qui manca una dimensione ontologica che ci faccia comprendere quale sia „il senso necessario“ dell’essere donato gratuitamente“. Anche l’espressione molto efficacia e vera: „Non esiste un prossimo; io divento il prossimo di qualcuno“, deve essere approfondita in modo ontologico per comprendere che è il senso necessario dell’essere stesso come dono gratuito che può e deve farmi comprendere come mai io mi debba fare prossimo di qualcuno. Etc. Domani voglio approfondire un ultimo aspetto di Lind: „un’identità che non fa meno dell’alterità“. 

(Notte) È certamente sbagliato dire che nella Chiesa sono stati recepiti troppo filosofi come Levinas o Ricoeur, meglio sarebbe dire che sono stati recepiti troppo poco filosofi come Ulrich o Spaemann, per una critica sbagliata all’autoreferenzialità - quest’ultima deve essere certamente evitata, per questo dialogo con Etty, ma bisogna stare attenti a non rifiutare quei semi dello Spirito Santo nella Chiesa cattolica, che è in sé universale, senza bisogno di altri, se non nella modalità della grazia di un incontro. Forse Spaemann o Ulrich non sarebbero neppure interessati all’etichetta di filosofi cattolici, sono, però, filosofi nel mistero della Catholica ed hanno alcune cose da dire che al di fuori di essa non possono essere comprese davvero, per quel motto irrinunciabile teologicamente parlando dell’ extra ecclesia nulla salus!  È vero che l’identità cattolica non fa meno dell’alterità, ma non perché dipenda da essa, ma perché in quanto cattolica sa integrare tutto ciò che c’é di vero nell’altro. Ma la „vocazione nel rapporto con l’altro“ non ha nell’altro il suo motivo, ma in quel dono gratuito d’amore che è l’essere stesso; la fratellanza universale non ha solo una motivazione verticale: abbiamo un Padre in comune; ma anche orizzontale, che però non è solo „l’alterità degli altri“, ma la sovraessenzialità del dono dell’essere che è per tutti „non aliud“. Siamo tutti coinvolti in questo destino di gratuità. Comunque è vero che tante categorie di Ricoeur sono molto belle, come quella dell’ identità ospitale, anche nella dimensione dell’ospitalità linguistica, che accade quando si traduce un’opera da una lingua in un’altra. 

Questa sera abbiamo ripreso la preghiera dei vespri, con Santa Messa ed adorazione eucaristico che mi ha aiutato tanto a superare la curvatio in me ipso. Nel Vangelo di oggi il Signore ci aiuta a pregare con il Padre nostro, che la Bibbia delle Paoline del 2009 traduceva già con: „non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male“, che Papa Francesco ha proposto a noi tutti. Mi sembra importante questa proposta, sebbene il „„non ci indurre in tentazione“ era una traduzione più letterale del greco. L’espressione di forte impronta semitica, vuole salvaguardare il dominio di Dio anche sul male, così da evitare ogni dualismo“ (Maggioni). Insomma da una parte è vero che Dio come amore non ci induce in tentazione, ma dall’altro canto è vero che non ci abbandono neppure ad un’alterità a noi estranea, che potrebbe indurci definitivamente in tentazione: il regista ultimo è Dio stesso! 

Ho letto da qualche parte che Sahra Wagenknecht sarebbe un attacco alla democrazia - piuttosto è vero che politici come Annalena Baerbock sono un attacco alla nostra vita e a quella degli altri. Buona notte! 

(27.2.23 - Gregorio di Narek (951-1003), monaco armeno, che Papa Francesco ha elevato al grado di maestro della Chiesa romano-cattolica (il 36esimo di essa) il 12.4.2015, durante la celebrazione per la memoria del genocidio a questo popolo, a me tanto caro


La vera ira, il vero sdegno sarà quello che avrà Dio stesso nel giorno del giudizio (in riferimento a ciò che ho scritto ieri notte): „davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra“ (Mt 25, 32-33) - questa separazione non può essere anticipata, perché noi non sappiamo univocamente chi è pecora e chi è capra, non sappiamo univocamente chi fa parte di Babilonia e chi di Gerusalemme (Agostino, Balthasar), ma abbiamo un criterio preciso: „tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me…tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli non l’avete fatto a me“ (Mt 25, 40.45). Tutto qua! E cosa dobbiamo fare? Dare da mangiare a chi a fame, da bere a chi ha sete, vestire chi è nudo, visitare chi è malato, andare a trovare chi è in carcere (o forse anche solo scrivergli una lettera), non far morire le persone nel Mediterraneo (cfr. Mt 25,31-46)…Il Levitico ci ricorda anche alcune cose molto concrete: non rubare, non ingannare, non giurare il falso, non opprimere, non trattenere il salario, non maledire il sordo (insomma non fare del bullismo), non commettere ingiustizia nel giudizio…(Lv 19, 11-18), non dichiarare colpevole chi non ha avuto ancora un processo, non censurare la libertà di opinione…(tanto per allungare la lista con alcune richieste democratiche). 


La prima settimana degli Esercizi di SPN è un’educazione al diventare libera della libertà (cfr. Antologia-Servais, 159-160). Perché la libertà, quella che noi chiamiamo libertà, spesso non è libera. Dobbiamo diventare disponibili alla vera libertà infinita, che per l’appunto ci libera dalle diverse prigioni in cui si trova arrestato l’io e senza questo „sfondamento“ delle mura della prigione, senza questa „apertura“ non sarà possibile essere davvero fecondi. Tutto ciò non può accadere senza la grazia, ma quest’ultima non è magia, ma vuole e dona „uno sforzo articolato e faticoso“ per abbattere i bastioni della nostra prigione. 


Il mistero delle diverse informazioni sui partecipanti alla manifestazione della pace a Berlino si sono chiariti. La polizia parlava di 13.000 manifestanti, presenti davanti alla porta di Brandeburgo e Wagenknecht di 50.000 e la mia amica di 3.000; la mia amica era, però, alla Potsdamer Platz, ed ha avuto anche la sensazione, che era la comunicazione più importante per lei, di una grande disciplina dei manifestanti. Insomma la manifestazione era sparsa in diversi punti di Berlino. 


„Ancora una spiaggia delle nostre coste, con le immagini già viste: il relitto, il mare in tempesta, gli stracci bagnati di un popolo disperso, le lenzuola bianche portate dai volontari della Croce Rossa a coprire i cadaveri. E poi i racconti dei superstiti, con il numero delle vittime che sale. Tanti bambini, tante donne. 60 morti e forse altre 40 persone ancora disperse. La spiaggia di Cutro, in provincia di Crotone, ci addolora e ci fa vergognare. Il Mattino, giornale di Napoli, si chiede oggi nel titolo in prima pagina: Dov’è l’Europa? Ma ci sarebbe da aggiungere, dove sono tutti? Anche il governo, invece che difendersi col fuoco di fila della propaganda, dovrebbe interrogarsi e chiedersi seriamente se davvero la strada giusta sia quella di andare contro le Ong. L’Onu ha avvertito che l’ultimo decreto Piantedosi rischia di fare “più morti”. Il soccorso in mare non è un sotterfugio per introdurre nel Paese pericolosi invasori, bisognerà ricordarselo sempre. Come scrive il cardinal Zuppi stamattina, “Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe. L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale”“ (Alessandro Banfi, nella versione di oggi). Il mio commento a tutto ciò sta già nella meditazione con cui ho cominciato il giorno. 

„A proposito di invasione dell’Ucraina, la proposta di pace della Cina ha comunque rimesso in moto la diplomazia. La questione di quando finirà il conflitto è stata messa sul tavolo anche dai leader europei, che fra l’altro sono stati invitati a Pechino. Il primo ad andarci sarà proprio il presidente francese Emanuel Macron, ma anche la nostra Giorgia Meloni è stata invitata“ (Banfi) - di questa proposta cinese avevo già parlato ieri, riflettendo su fonti tedesche; mi limito qui quindi a questa citazione del giornalista italiano, che riassume la questione in modo sintetico e preciso.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Questa mattina a scuola mi è caduto il borsello e tante delle cose che c’erano dentro erano sparse sul pavimento, un ragazzo della Gemeinschaftschule ha visto cosa era accaduto e senza che glielo chiedessi mi ha aiutato a raccogliere le mie cose: bonum diffusivum sui! 

(Notte) Quello che ha scritto Habermas e che ho continuato a spiegare oggi nel mio corso di filosofia non è „sgraziato e rumoroso“ (per questi due aggettivi vedi Etty, 11.7.42, ultima parte), ma è troppo diplomatico, come secondo me lo è anche la testimonianza di Borghesi per „La nuova Europa“, sebbene nella seconda parte di essa, quando cita Caracciolo, è davvero precisa. Comunque per ora è la testimonianza più bella che ho letto nella rivista lombarda. Io credo che dobbiamo dimenticare ogni forma di sentimentalismo, ogni forma di pseudo pace. Siamo davvero quasi fottuti, su tutta la linea e a parte qualche voce, quasi tutti vogliono la guerra o la dichiarano insuperabile, insomma uccidono la speranza, che ovviamente non ha bisogno di ottimismo. E le parole di Etty diventano di una profezia incredibile e mi aiutano a continuare la traduzione dell’ Homo Abyssus (sono arrivato alla pagina 330): „Dobbiamo di nuovo dimenticare tutte le nostre grandi parole“ e di fatto nell’Homo Abyssus non ve ne sono: si parla di un „movimento di finitizzazione dell’essere“, che è „semplice e completo e non sussistente“: dobbiamo dimenticare tutte le grandi parole, „cominciando con Dio e finendo con Morte, e dobbiamo essere tanto semplici quanto pura acqua di sorgente“, tanto semplici come l’essere donato, di cui la pura acqua di sorgente è un simbolo. „Soprattutto“, dobbiamo tornare ad essere „un po’ meno eloquenti“, come era Ulrich e come lo è questo libro che sto traducendo e tutti gli altri: „nelle braccia di Dio credo che mi sentirò sempre“ (Etty) - non si contraddice così? No, dobbiamo dimenticare la parola Dio in quanto parola, non le Sue braccia. E tutto quello che accade, anche gli studi teologici, anche ciò che accade ora in un ospedale o nella lotta di frontiera congelata in Ucraina,  accade in quel gratuito dono dell’essere, semplice e completo e non sussistente, in modo che non ci venga voglia di lamentarne la perdita. Queste sono sciocchezze da filosofi. Buona notte!

(26.2.23 - Prima domenica di quaresima) Non credo sia un’eredità dell’illuminismo pensare che un certo pensiero politico o filosofico non debba essere assolutizzato e gli avversari di esso puniti o esclusi, perché in vero Voltaire con Rousseau si è comportato in modo esattamente contrario a questa supposta eredità dell’illuminismo. Sono comunque grato a Glenn Greenwald (New Law Sought by Brazil's Lula to Ban and Punish "Fake News and Disinformation" Threatens the Free Internet Everywhere, 25.2.) che solleva il problema in riferimento ad una legge in Brasile. Mentre i media aziendali di sinistra esaltano Lula da Silva come un vero difensore della pace, cosa che forse è anche vera, nel suo paese accade ciò: „In Brasile si sta assistendo a una rapida escalation dei regimi ufficiali di censura online, con implicazioni per tutti i paesi democratici. Sotto il nuovo governo brasiliano guidato dal Presidente Lula da Silva, il Paese si appresta a diventare il primo nel mondo democratico ad attuare una legge che censura, vieta e punisce non solo le "fake news" e la "disinformazione" online, ma anche chi è ritenuto colpevole di diffonderle. Leggi del genere esistono già in tutto il mondo non democratico, adottate anni fa dai regimi più tirannici del pianeta in Arabia Saudita, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Turchia“(Glen Greenwald). Ma ritorniamo alla questione filosofica: forse è un’eredità della filosofia postmoderna (Jean-François Lyotard (1924-1998), Gianni Vattimo (1936)…) sostenere quello che Greenwald attribuisce all’illuminismo, ma io credo piuttosto che sia un’eredita cristiana, quando i cristiani seguono davvero Gesù: c’è un solo padre e maestro assoluto: il Padre celeste, tutto il resto è relativo. Il che non vuol dire che non ci siano pensieri filosofici e politici che io senta più urgenti di altri: chi lavora politicamente come operatore di pace, all’interno e all’esterno del suo paese, fa in modo eminente quello che richiede questa ora storica. Per questo motivo ho appoggiato, purtroppo solamente „teoricamente“, perché Konstanze era malata, la manifestazione di pace di ieri a Berlino. Una mia amica mi ha detto che c’era tanta polizia e forse 3.000 manifestanti, che comunque anche considerando il mal tempo e la collisione con la biennale, se questa notizia è vera (la mia amica non mente, ma non è un’esperta nel considerare quante persone ci siano in un luogo), sono ben poche persone. Ovviamente i media aziendali hanno sottolineato solamente l’appoggio dell’estrema destra a questa manifestazione, cosa che, però Sahra Wagenknecht e Alice Schwarzer, le organizzatrici principali, hanno detto essere gonfiata, tanto per riprendere l’argomento delle fake news e della loro diffusione. Nella sua bacheca odierna Sahra Wagenknecht parla, però, di un’altra cifra: „Oggi più di 50.000 persone hanno partecipato alla nostra manifestazione per la pace a Berlino. Siamo in tanti, come ha dimostrato l'evento. Un grande grazie a tutti coloro che erano presenti!“ Ed anche il professor Varwick, che ha ritirato la sua firma dal „Manifesto della pace“, che aveva preparato la manifestazione, per il supposto appoggio dell’estrema destra, scrive nella sua bacheca: „Porta di Brandeburgo, Berlino, 25.2.2023: per un cambio di corsia nella guerra contro l’Ucraina“.


La FAZ ha criteri del tutto diversi dai miei per comprendere ciò che accade oggi nel mondo: la resistenza turca ed ungherese all’ingresso della Finlandia e della Svezia nella NATO viene giudicata come ignobile e vergognosa. A me sembra invece  che essa tenga conto di quello che richiede il documento cinese: „la posizione cinese per una soluzione politica della crisi in Ucraina“, nel quale si parla di una nuova "architettura di sicurezza europea“, che dovrebbe essere "equilibrata, efficace e sostenibile (persistente)„. Naturalmente, dal punto di vista cinese, ciò non è compatibile con un'espansione della NATO. Direi che ciò che la Cina vuole è un buon passo verso una concezione poliedrica, piuttosto che sferica del potere nel mondo. Jens Stoltenberg, il segretario generale della NATO, afferma in riferimento a questo documento, che la „Cina non ha molta credibilità“, perché non ha condannato come illegale l’invasione dell’Ucraina. In vero il documento dice che i confini dei paesi  sono da rispettare, ma quale aiuto sarebbe una condanna unilaterale della Russia da parte della Cina, se si tiene conto che in Ucraina si sta combattendo una „proxy war“? Ed anche per quanto riguarda la nuova risoluzione di condanna dell’invasione della Russia in Ucraina dell’ONU, quale senso ha per la „profezia della pace“, o anche solo per ottenere una tregua, chiamare tutti gli stati che non sono d’accodo con noi: „stati canaglia“ e relativizzare l’astensione imponente di Cina ed India? Per quanto riguarda Zelensky la FAZ usa il primo anniversario della guerra  per incrementarne il mito. Un incremento non solo ideologico, ma anche sostenuto con la decisione di inviare ancora due carri armati, aggiunti ai precedente 16, del tipo Leopardo 2A6. La FAZ scrive anche di un sostegno militare cinese alla Russia in forma di droni, che la Cina non ha confermato. Zelensky vuole una conferenza internazionale di pace a cui partecipino anche India e Cina, ma senza concedere nulla a livello territoriale… Basta lavoro, oggi è domenica!


Abba nostro… 


(Notte) Qualche notizia dalla versione domenicale di Banfi: „vicino a Crotone in Calabria: si temono oltre 100 migranti morti nel naufragio di un’imbarcazione proveniente dalla Turchia, partita 4 giorni fa. Fra i corpi ritrovati senza vita ci sono due gemellini e un neonato“(Banfi). Ne ha parlato anche il Santo Padre all’Angelus. Il giornalista italiano riporta anche alcune reazioni al piano di pace cinese; l’unico no netto sembra essere quello del presidente americano Biden: „Con l’inizio della giornata americana (è consueto il gioco dei fusi orari in questa guerra) le speranze si sono ulteriormente ristrette, fino alla risposta del presidente Usa Joe Biden, che ha chiuso ogni possibilità al piano di Xi“. Mentre Francia e Germania lo prenderebbero sul serio. Molto interessante è anche la notizia che, „da più resoconti emergeva che i vertici militari russi e quelli americani spingevano decisamente per il cessate il fuoco“. Mentre il „sistema“ sarebbe per la guerra, ma cosa e chi è il „sistema“? „Allo stesso tempo è sempre più evidente la necessità del sistema di uno stato di guerra globale. Come se la guerra, a parte le vittime dirette, convincesse ogni giorno della sua bontà, o della sua inevitabilità“ (Banfi).


Pur con qualche accenno di speranza, le notizie sono di una gravità inverosimile, anche la mia mamma, nella nostra telefonata quotidiana, era sconvolta. Ma cerchiamo di andare in profondità (rinvio, per alcune impressioni del giorno, in modo particolare per la visita al teatro, dove hanno interpretato un musical, i ragazzi delle scuole qui intorno, tra cui tre delle nostre allieve, alle mie bacheche in Facebook e Instagram). 


Sono sempre nel modus dell’aggressione“ dice Hartmut Rosa, citato dal vescovo di Dresda-Meißen, Heinrich Timmerevers, nella sua lettera per la quaresima, che è stata letta oggi nella Chiesa. Questo modus aggressivo non ha solo a che fare con il fatto che devo lavorare, comprare, raccogliere esperienze, ma sorge perché siamo in continuazioni confrontati con notizie tragiche che richiedono una nostra rielaborazione ermeneutica. Purtroppo le notizie tragiche sono sempre più soventi, mentre non aumenta la soluzione che il sociologo tedesco vede a questo stato aggressivo, e cioè la disponibilità di ascoltare, di aprirsi senza pregiudizi alla „risonanza“ che hanno tutte queste informazioni e la loro ermeneutica…Una notizia come quella di Crotone sveglia in noi un legittimo „sdegno morale“ (Etty), ma rischiamo in continuazione di cadere in inutile stato aggressivo nei confronti di coloro che non la pensano come noi sulle cause e sulle cose da fare per superare la crisi. I cristiani dovranno ricordarsi sempre la priorità che Cristo pone nella sua preghiera al Padre: „perché tutti siano una cosa sola, come Tu Padre sei in me ed io in Te, siano anche essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato“ (Gv 17,21). Ma cosa è questo desiderio di Gesù nei confronti delle nostre domande ed analisi a cui noi teniamo così tanto? Non è necessario interrompere il nostro lavoro ermeneutico, ma non dobbiamo mai dimenticarci di Gv 17,21! Faccio due esempi: quello che è successo a Crotone fa suscitare non solo sdegno morale, ma anche una legittima ira: abbiamo fatto tutto ciò che era possibile per evitare tali tragedie in cui muoiono anche bambini? La retorica che usiamo è quella giusta? Allo stesso tempo, però, sarà necessario anche permettere una pluralità di analisi e soluzioni. Secondo esempio: non c’è dubbio che Putin abbia invaso l’Ucraina, e che si è creata anche o forse soprattuto per causa sua, una tragedia insostenibile, ma se prendiamo sul serio la critica alla logica di Cappuccetto rossa, sarà pur legittimo porsi domande su una guerra che è un mostruoso scontro tra imperi. Senza tener conto di ciò la realtà dell’invasione corre il rischio di diventare un „mito“ a cui sacrificare ogni „profezia della pace“. Ed anche su questo punto dovrà pur essere possibile avere narrazioni diverse sugli eventi, senza dimenticare Gv 17,21. Se no corriamo il rischio che lo stato aggressivo contro tutti coloro che non la pensano come noi, sia il criterio ultimo di interpretazione del reale, e l’amore tra noi cristiani è semplicemente seppellito…Buona notte! 



(25.2.23 - Anniversario della morte di mia suocera Rosmarie) Ho cominciato il giorno, dopo aver aperto la stalla delle galline, con le „Lodi“ pregate con Konstanze - non sappiamo ancora se andare a Berlino per la manifestazione di pace, visto che mia moglie è raffreddata e per le cose che ho scritto ieri notte in dialogo con Etty. 


„Per Origine è inimmaginabile che il fuoco di Dio sia solo punizione e non anche una purificazione“ (Balthasar, Antologia-Servais, 159). Sia Balthasar che Origine sanno che qui ci muoviamo all’interno del „secretum regis“ (del mistero del re)  - solo Dio sa se l’inferno è vuoto, noi possiamo solo sperarlo, ma tante frasi della Bibbia e la nostra esperienza ci dicono che non c’è una „punizione pura“, una „punizione sola“ che abbia l’intensità del „solus Christus“. Non dobbiamo approfittare di questa speranza insista nella frase stessa, ma credo che non vi  sia nulla di più vero che la frase: „Ogni sofferenza purifica“ come ci insegna Balthasar, ma ovviamene potrei scrivere tanti altri come autori di questa frase: da Therese ad Etty, da Cristo a noi! Per questa speranza io vedo anche il peccato, come si esprimono Balthasar ed Origine „come un episodio nel mistero di amore“ tra il Padre e l’uomo; ovviamente pecchiamo noi, con la nostra libertà: noi siamo volgari, in primo luogo con il nostro linguaggio, infedeli alla gratuità dell’amore, tradiamo o lasciamo soli amici nei momenti di grande dolore personale e del mondo, sopravvalutiamo la nostri gnosi sull’amore stesso, rubiamo, non ci impegniamo seriamente nella profezia della pace… Anche se da C.G. Jung possiamo imparare che dobbiamo vivere tenendo conto del nostro inconscio caotico, ciò non è legittimazione per separare la materia dallo spirito, quasi che la materia stessa (di cui fa parte anche la nostra psiche) non sia capace di bontà gratuita. Il cammino al vero come esperienza nel grande mistero dell’amore gratuito di Dio ci permette per l’appunto di fare esperienza anche del peccato, come separazione da Dio, per ritornare a lui con gioia ancora maggiore e approfondita. 


Isaia che già dal primo capitolo ci ricorda che l’aiuto alle vedove è vero digiuno al cospetto di Dio, nella lettura odierna approfondisce questo tema (Is 58, 9b-14, „terzo Isaia“): „Se toglierai di mezzo l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato e sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio“. La nostra tenebra del peccato sarà purificata e noi diventeremo „restauratori di strade perché siano popolate“. È molto bella questa immagine: essere uno che restaura le strade, non che le bombarda, come sta facendo Putin e come stanno facendo chi gli risponde con le armi, solo con le armi. Certo Putin ha ricostruito il ponte a lui caro, ma noi tutti, anche lui, dobbiamo diventare restauratori di strade tout court. Il passo del Vangelo odierno (Lc 5,27-32) è quello che Caravaggio ha dipinto e che si trova nella Chiesa di „San Luigi dei francesi“ a Roma. Cristo è venuto per noi peccatori, non per i sani! È venuto per me ed ha sofferto pro et propter me. Seguirlo, seguire quel raggio di luce che ha dipinto Caravaggio, non è solo soffrire, ma anche preparare un grande banchetto! I farisei e gli scribi „mormorano“, invece che „gioire“. Tutto ciò che ho detto prima sulla purificazione della sofferenza non deve mai farci dimenticare che il „grande banchetto“ e non la Croce sono la meta ultima della donazione dell’essere come amore.  


Mi sono imbattuto in alcuni concerti per violino ed orchestra di Pjotr Iljitsch Tschaikowski e Ludwig van Beethoven, delle orchestre sinfoniche di Chicago e Baltimore, che sono davvero molto molto belli. Anche i solisti, tra cui Hilary Hahn, con il violino sono molto bravi (cfr. Klassik, 2017, Lossless, Odyssey). Il mio diario nel frattempo è stato aperto per più di 6.000 volte.


„Quattro delegate del processo di riforma cattolico Cammino Sinodale pongono fine alla loro collaborazione. Il motivo è che la Chiesa cattolica in Germania si sta allontanando sempre più dalla Chiesa universale, scrivono le quattro donne sulla „Welt“….Katharina Westerhorstmann, Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, Dorothea Schmidt e Marianne Schlosser hanno scritto mercoledì di essere delegate alla Conferenza episcopale tedesca dal 2019. L'obiettivo dichiarato del Cammino sinodale era quello di fare i conti con gli abusi sessuali. "Nel corso di questo, tuttavia, sono stati messi in dubbio anche insegnamenti e convinzioni cattoliche centrali. Non possiamo più seguire questa strada che, a nostro avviso, allontana sempre più la Chiesa tedesca dalla Chiesa universale", si legge nell’articolo“ (domradio.de). Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz è la studiosa di Romano Guardini. Credo che si tratti di una frattura tra chi pensa teologicamente, sub et cum Petro e chi invece pensi in primo luogo in modo politico, ma ovviamente non so se le quattro donne abbiano anche nei dettagli ragione. Mia figlia, che una volta ha tradotto in un simposio di CL un intervento di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, l’ha trovata molto tradizionalista. 


Abba nostro…



(Tarda mattinata) Caro Renato, è molto simpatico il tuo articolo sul giovane Rizzoli, che vede sia i pregi che i pericoli di Ai. Simpatico ed intelligente, come lo è il giovane stesso, conscio delle possibilità e dei pregi di Ai, ma allo stesso tempo vedendo anche il pericolo se il paradigma tecnocratico (in questo caso AI) venga assolutizzato. Come figlio di un piccolo imprenditore sono anche molto colpito da questo bello spirito dell’imprenditore italiano, che mi aveva colpito anche ne „Il cavallo rosso“ di Eugenio Corti (1983). Ne approfitto per dirti ancora una parola su Padre Lepori. Grazie del tentativo di difesa del padre, che tra l’altro io stimo molto, dopo che ti avevo inviato la mia critica. Vorrei dire una cosa in generale sull’amicizia: sai, io non condivido il tuo amore e la tua stima per Berlusconi, ma se tu, come amico, c’è l’hai questa stima ed amore, io divento curioso. E questo è proprio ciò che mi ha ferito in questi anni di pandemia e guerra: alcune amicizie sono crollate come i palazzi che avevano fatto costruire i turchi senza misure anti sismiche. Io mi domando: ma come è possibile, se un amico dice qualcosa che io non condivido, che non scatti la curiosità e la simpatia? Come mai ci si limita a dirgli: guarda io non la penso come te o addirittura ad offenderlo? Per me è una sorpresa sia che Orban o Berlusconi comprendano l’importanza di una tregua in Ucraina, mentre tanti „bergogliani“ ripetano dall’inizio della guerra una posizione che non è per nulla quella del Papa e che corrisponde al mito di liberazione del paese aggredito. Ma mi stupisce ancor di più, a un livello di amicizia, come tu reagisci alle cose che scrivo: per l’appunto con quella simpatia e curiosità che dovrebbe essere la cosa più normale del mondo. E che è invece un miracolo. Tuo, Roberto 


Se la #Cina, come il Brasile o il Vaticano prima di lei, chiede di negoziare un #ceasefire, allora dovremmo sostenerlo invece di discutere dei jet da combattimento ora“ (Sahra Wagenknecht, Twitter, 25.2.23). 


(Dopo la traduzione di Ulrich) A livello ontologico Ulrich, nell’Homo Abyssus, sottolinea l’importanza che la riflessione ontologica non si areni nello gnosticismo della sospensione ideale dell’essere, perché in essa siamo solo fissati nell’idealità, ma in vero, l’essere non può essere sospeso ontologicamente, perché è „nulla“, nel senso della gratuità dell’amore, come ho spiegato spesso nella prima fase della mia traduzione dell’opera prima di Ulrich. La formula „medesimo uso di essere e „nulla““ esprime un motivo molto importante della filosofia di Ulrich. In esso si trova una risposta, che svuota di senso dall’interno il nichilismo odierno. Ed ogni buon filosofo sa che una critica interna è molto più forte di una esterna: qui il „nulla“ dell’amore sconfigge il „nulla“ nichilistico. L’amore è davvero „nulla“, ma un nulla da cui dipende tutto! E questa partita non si gioca in primo luogo a livello „essenziale“, ma in quello „materiale“ della piccola via! 


(Tramonto) Non si diventa psichiatria solo perché si sono lette 70 pagine di C.G.Jung, anche se il grande svizzero, vede più una similitudine tra pedagogia e  psicanalisi che tra medicina nella sua generalità e la psicanalisi, o meglio vede che, visto che i medici non hanno accolto la nuova scienza, essa è stata accolta dai pedagoghi. Il medico ha una sua competenza, che gli permette di leggere Jung, ma anche un filosofo o pedagogo ne ha ed all’inizio sembra che i pedagoghi abbiano recepito la psicoanalisi più che i medici. Interessante è per me che la lettura di Jung cada nel momento in cui sono arrivato alle pagine di Ulrich sulla materia e sul rapporto di quest’ultima con la bontà. La non essenzialità della materia è la sfida più grande per l’ontologia dell’essere come amore gratuito. Nel dialogo con C.G. Jung mi accorgo che egli ha, in forza della sua scienza, una disponibilità a prendere sul serio l’irrazionalità (anche non essenziale, piuttosto casuale) dell’inconscio e recepisce da questo punto di vista quella che Nietzsche chiamava la „critica agli ideali „e che Ulrich chiama „la critica della sospensione dell’essere nell’ideale“. Gli ideali, per esempio, sono del tutto impotenti nei confronti dell’irrazionalità della guerra. Ciò non significa che uno in modo riduttivo diventi schiavo dell’inconscio o dell’irrazionalità, sia come libido sia come volontà di potere. In tutti questi temi abbiamo bisogno di uno spirito capace di nuances, di discernimento ed anche una struttura di pensiero che non sia né prigioniera degli ideali né delle res…è un po’ confuso quanto ho scritto, è bene cominciare il riposo della domenica.  


(Notte) Rosmarie, la mamma di Konstanze, era nata nel 1934, quindi alla fine della seconda guerra mondiale aveva 11 anni; quando ne aveva 20 morì la sua mamma, e così interruppe lo studio per curare la mamma; Konstanze era stupita di quanto coraggio avesse avuto la sua mamma ad affrontare una tale situazione, senza marito e figli; quando morì Rosi, nel 1999, Konstanze aveva i nostri due figli e me ed un conto è perdere la mamma con 20, un altro con 32 anni. Nella sua vita Rosi ha sempre avuto un carattere molto allegro, mi ha raccontato Konstanze ed io stesso me la ricordo come una donna forte ed interessante; per quanto riguarda suo papà, il nonno di mia moglie, morto quando Konstanze aveva dodici anni, le ha regalato una bellissimo pezzo della sua vita. È stata la prima persona che lei ha amato tanto ed ho pensato che, non solo il dolore, ma anche la gioia donata ha sicuramente un effetto purificante. Buona notte! 



(24.2.23 - San Mattia; un anno fa Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina) Nella festa di san Mattia la Chiesa propone come Vangelo Gv, 15,9-17, che è sicuramente uno dei passaggi evangelici che più mi abbia colpito ed in modo particolare anche questa frase: „Voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito da Padre mio l’ho fatto conoscere a voi“ (15,14-15). Il „se“ iniziale, non è da intendere come una condizione, giacché „non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi“ e questo nel senso del primerear: Dio ci ha amato per primi. È il „comando“ è qualcosa nella modalità dell’interior intimo meo. „Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri“. Tutto qui! Anche nell’insegnamento di religione (e non solo, mutatis mutandis, vale anche per il mio insegnamento in filosofia, storia e latino) nella scuola non ci si deve dimenticare che proprio questo comando deve accadere. Konstanze ed io avevamo scelto come nostro motto matrimoniale questo verso di Giovanni: „Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore“ (15.9). SPN nell’ultima meditazione sull’inferno dice grazie al Crocifisso „che non ha interrotto la mia vita improvvisamente“, perché non corressi il pericolo di essere dannato per sempre, visto che non sono stato sufficientemente fedele a quel „manete in dilectione mea“. Balthasar ci insegna a contemplare questa opposizione polare: da una parte la nostra disponibilità ad essere puniti, per le nostre infedeltà, qualsiasi esse siano, d’altra parte la misericordia di Dio. Gesù ha compassione di noi peccatori, di noi con la nostra colpa per eccellenza, quella di non rimanere nel suo amore, e questo apre anche una strada per la partecipazione all’espiazione del peccato delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, conosciuti e sconosciuti.  Come il Signore ha espiato i nostri peccati, noi partecipiamo a questa espiazione per i nostri fratelli tutti. Questo è il modo con cui Balthasar pensa la nostra partecipazione comunionale al peccato dell’altro, che deve essere confessato solo a Cristo, perché solo lui è morto ed è disceso all’inferno per noi (cfr. Antologia-Servais, 158). 

Mattia viene scelto come successore di Giuda con la modalità con cui i copti scelgono il loro papa: „I discepoli tirarono a sorte fra loro (i due a cui avevano pensato: Giuseppe e Mattia; r)  e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli“ (At 1, 26). Mi sembra un bel modo educativo per superare la volontà di potenza, come tentazione anche dell’apostolo. 

„"Attraverso il cambiamento avvenuto in altri uomini in cui si imbatte, il cristiano è aiutato a percepire e ad avanzare in un cambiamento di se stesso. Il miracolo è questo cambiamento di sé." Oggi don Giussani mi indica con chiarezza la strada, che il mio cambiamento non lo realizzo io con il mio sforzo di fare ciò che penso sia giusto, con la pretesa di sapere quale sia il passo della storia in cui sono immesso. Il cambiamento di me è un miracolo che Gesù compie oggi facendomi incontrare uomini cambiati, questo è il metodo cui don Giussani mi ha educato con la sua testimonianza, ogni sua nuova mossa non veniva da una sua idea di movimento, ma dall'ascolto di una persona o di persone cambiate. E' la questione di oggi, che ricchezza di testimonianze, come quelle incontrate ieri!, e allora io devo decidere se seguire ciò che ho incontrate o farmi delle paranoie su cosa sia il movimento, e su che cosa io debba realizzare per fare il movimento più vero. La strada è semplice, Dio mi fa incontrare persone cambiate, e mi chiede di seguirle, affezionandomi a loro mi affeziono a Lui. Ieri un amico mi ha fatto incontrare l'oratorio e la scuola in cui vive, in realtà io ho incontrato un uomo cambiato dalle persone che vivono lì, questo è il movimento, il suo cambiamento che mi contagia e io cambio direzione dello sguardo, non guardo più a quello che penso del movimento, seguo quello che incontro. Così faccio memoria di don Giussani, seguendo persone affascinate oggi dalla sua sfida a vivere“ (Gianni Mereghetti). -  Questa polarità: il cambiamento di altri uomini come aiuto per il cambiamento di sé, non è una questione meccanica, perché chi ci salva è Cristo, non gli altri uomini. Che qualcuno espii per noi è qualcosa a cui pensa anche Balthasar, ma non fissandosi in chi si conosce (ciò vale sia per l’espiazione sia per la comunione). Io capisco tutto ciò che dice Gianni, che stimo e so che per lui le cose che dice sono vere, e lo sono oggettivamente, per lo meno in ciò che dice di positivo. Ci vedo, però, anche un pericolo o una tentazione: la responsabilità personale che si prova per e nel Movimento non è sempre una „paranoia“, ma „compito“; un compito che per quanto mi riguarda è quasi del tutto in posizione di stallo, perché non ho trovato quasi nessuno che fosse davvero interessato ad un dialogo con me. Va bene così, non voglio forzare nulla; qua e la leggo ancora qualche testo di CL e il mercoledì delle ceneri, per la nostra offerta ai poveri, ho pensato ad una delle opere, nate in Cl, in Germania: Support International.


„Capiterà anche a questa guerra, un giorno, di diventare il passato. Ma intanto la conta dei morti è tanto misteriosa quanto tragica. Oggi il Corriere della Sera, citando una fonte dell’intelligence Usa, parla di 300 mila morti, sommando vittime russe e ucraine. Dietro le cifre storie di persone per cui non c’è più futuro. Ma davvero abbiamo fatto tutto il possibile per la pace? Nella notte, arrivando questa mattina alle 6 sulla tomba di san Francesco, molti uomini e donne hanno messo in gioco il loro corpo per chiedere la fine delle ostilità, durante una marcia straordinaria da Perugia ad Assisi.“ (Alessandro Banfi)

Daniela Dahn (Der Freitag, 23.2.23; partner del giornale inglese „The Guardian“)) riassume in modo preciso la narrazione che io ritengo verosimile della guerra in Ucraina; a) si tratta di una „proxy war“, in cui sono coinvolte le potenze nucleari più potenti del mondo; b) In questa guerra la Russia ha la „dominanza dell’escalation“ e l’ucraina la „dominanza del logoramento“, con l’aiuto delle armi della NATO; c) su questo terzo punto la giornalista ed autrice tedesca è più cauta di me: nessuno sa se la consegna delle armi all’Ucraina da parte della NATO salvi la vita o la distrugga.  d) la sofferenza dei soldati ucraini e russi è all’estremo. e) ci troviamo in una situazione di stallo. f) la guerra, anche con le sue conseguenze economiche, colpisce in modo particolare i poveri e i deboli. f) possibile trattative (non solo quelle di Bennett) sono state bloccate all’inizio della guerra dalla NATO, che ha fatto sorgere l’idea che Putin doveva essere punito e quindi vinto. Per questo non solo Putin, ma tutte le persone che hanno preso questa decisione portano la responsabilità di questa guerra, che sembra avere già causato la morte di 300.000 persone; etc…In modo particolare l’autrice chiama in causa l’ex premier inglese Boris Johnson.  Infine Daniela Dahn rinvia al „manifesto della pace“, iniziato da Sahra Wagenknecht e Alice Schwarzer, fortemente criticato, per i motivi spiegati ieri notte, ma che invero non dice null’altro di ciò che è stato detto nell’ultima assemblea delle Nazioni unite: fare tutti gli sforzi possibili per trovare una soluzione pacifica del conflitto attraverso trattative, esattamente come vuole il Papa. La giornalista tedesca, autrice di un libro dal titolo „Nelle guerra perdono anche i vincitori“, è unilaterale nel suo desiderio di un’opposizione di sinistra alla guerra, mentre in Europa (vedi la marcia da Perugia ad Assisi) vi è anche un’opposizione cristiana alla guerra, come quella testimoniata in questo diario, in dialogo con tutte le forze che desiderano la pace, passando da una tregua. Infine molto suggestiva è la frase di Kant citata da Dahn: "Una certa fiducia nel modo di pensare del nemico deve permanere anche in mezzo alla guerra, perché altrimenti non si può concludere la pace e l'ostilità si scatenerebbe in una guerra di sterminio". (Immanuel Kant, Sulla pace perpetua, 1795). L’opera di Kant non vuole costruire un ordinamento giuridico internazionale volto a mantenere la pace, come quello sorto dopo la seconda guerra mondiale,  ma una pratica politica repubblicana a livello statuale e internazionale che mantenga, proprio perchè repubblicana, un desiderio reale di pace. Ora si potrebbe ovviamente commentare che autocrazie sono propense più delle democrazie a fare la guerra, ma su questo punto Kant si è totalmente sbagliato. Mentre la frase citata è di importanza capitale. La teoria della sola colpevolezza di  Putin, che viene criticata anche da Dahn, non permette di avere più alcuna simpatia o fiducia per il nemico, ma questo ha una sola conseguenza: lo scatenamento del conflitto come guerra di sterminio per una durata indefinita; ed ovviamente più dura la guerra, più cresce la possibilità di un uso di armi fatale per tutta l’umanità. Operatori di pace di tutto il mondo unitevi prima che sia troppo tardi!   

  

Abba nostro…


(Pomeriggio) A differenza di Daniela Dahn, Aaron Maté, non crede che Zelensky abbia mai avuto intenzione di trattare: „Un alleato di primo piano afferma che "all'inizio del 2021, Zelensky era convinto che i negoziati non avrebbero funzionato e che l'Ucraina avrebbe dovuto riconquistare" le regioni ribelli del Donbas "o attraverso un percorso politico o militare". Questo spiega perché Zelensky ha rifiutato i colloqui e ha intensificato i bombardamenti all'inizio del 2022“ (Aaron Maté, Twitter, 24.2.23). La fonte di Maté è il „Washington Post“, che cita il nome dell’alleato di primo piano: David Arakhamia. 


Molto saggiamente Orbán Viktor, il tanto criticato premier dell’Ungheria, afferma: „È passato un anno da quando la Russia ha attaccato l'Ucraina. Non siamo ingenui. Sappiamo che le prospettive di un accordo di pace reciprocamente accettabile nella guerra #RussiaUcraina sono scarse. Ma il primo passo è sicuramente un cessate il fuoco. È l'unico modo per salvare delle vite“ (Twitter, 24.2.23).


„Il portavoce del FM cinese Wenbin: Gli Stati Uniti non hanno combattuto solamente in 16 anni dei loro 240 anni di storia.Dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare più di 50 governi stranieri, hanno interferito violentemente nelle elezioni in almeno 30 paesi e hanno cercato di uccidere più di 50 leader stranieri“ (AZ, Twitter, 23.2.23). China Fm è la radio che a Milano parla cinese. Ma non so bene se si tratti di questa radio perché un un altra bacheca ho letto che Wang Wenbin è un importante diplomatico cinese (Citizen Free Press). 


Il professore di scienza della politica di Halle, Johannes Varwick, di cui ho già parlato, scrive sull’iniziativa di pace cinese, che alcuni ritengono essere una fake news: „L'iniziativa cinese offre un'opportunità. Senza un congelamento di alcune questioni territoriali chiave, tra cui la Crimea, tuttavia probabilmente non ci sarà alcun accordo. Un accordo di questo tipo non risolverebbe alcun problema, ma potrebbe servire come biglietto d'ingresso per i negoziati. Un'alternativa all’escalation!“ (Twitter, 24.2.23) 


(Dopo) Il professore di scienza della politica di Halle, Johannes Varwick, scrivi sull’iniziativa di pace cinese, che alcuni ritengono essere una fake news: „L'iniziativa cinese offre un'opportunità. Senza un congelamento di alcune questioni territoriali chiave, tra cui la Crimea, tuttavia probabilmente non ci sarà alcun accordo. Un accordo di questo tipo non risolverebbe alcun problema, ma potrebbe servire come biglietto d'ingresso per i negoziati. Un'alternativa all’escalation!“ (Twitter, 24.2.23) 



(Notte) La proposta che mi ha mandato Renato del „Federalista“ mi sembra importante e per questo la riporto in parte: „Quale la soluzione più realistica e verso la quale tendere in tempi più brevi? Quella di una tregua, che si allunghi nel tempo, un armistizio che non costringa nessuna delle due parti a dichiararsi sconfitta. Un congelamento del conflitto, dunque, il quale andrà gestito con l’obbiettivo della soglia più bassa di intensità e l’offerta di alcune garanzie di fondo (da parte dell’ONU e della NATO, ad esempio).

Due sono gli esempi-scuola, quello della Corea e quello di Cipro (ma si potrebbero citare, senza andare troppo lontano, la stessa Crimea, la Transnistria, il Nagorno-Karabakh, tutte zone “calde” dove i conflitti, dal punto di vista del diritto internazionale, restano giuridicamente aperti sebbene non sempre militarmente attivi).

Corea. Il conflitto tra le due Coree, entrambe le quali continuano a rivendicare il possesso dell'intera penisola, fu congelato nel 1953 con un cessate il fuoco tuttora valido, creando anche una zona demilitarizzata lungo la linea di demarcazione. Cipro. Dal 1974 vige una tregua, dopo che dal 1963 la convivenza tra le comunità greca e turca si era deteriorata e poi trasformata in conflitto armato, con interventi militari anche da parte dei due Stati “protettori”, Grecia e Turchia. Dalla firma della tregua, Cipro, che fa parte dell’Unione europea, è divisa anche secondo la faglia etnico linguistica tra una parte sud occidentale greca e una nordorientale turca (si suole dire che la “linea verde" è il punto di divisione tra Occidente cristiano e Oriente musulmano)“. Quello che l’analisi del „Federalista“ non tiene sufficientemente conto è dell’impatto dell’ultimo viaggio di Biden in Kiev (in Cina, Russia ed anche negli USA), sto parlando „del melodrammatico viaggio in treno del Presidente Biden a Kiev, dove ha ancora una volta promesso di inviare un altro mezzo miliardo di dollari o giù di lì e ha giurato di sostenere l'Ucraina fino alla fine - qualunque cosa questo possa significare“ (Greenwald, Rumble, 24.2.23). 


Ma ovviamente a parte queste analisi politiche c’è un’altra dimensione: „È vero che gli inglesi a quel punto potrebbero essere sbarcati (Etty parla della possibilità di fare qualche considerazione politica e di rifugiarsi nel „Consiglio ebraico“ per non essere arrestata; R) : così dicono coloro che conservano una speranza politica. Ma credo che si debba rinunciare a qualunque aspettativa che punti sul mondo esterno, che non si debba fare calcoli sulla durata del tempo, ecc. ecc.“ (Etty, 11.7.42) e di fatto lei verrà arrestata nel 42 e la liberazione arriverà nel 45. Non dico che non si debba tenere conto della dimensione politica, perché il cristiano pensa sempre in modo „analogico“, ma mai a livello di „teologia politica“, e per questo è importante che il cristiano tenga la porta aperta ad un intervento dall’alto: 

“Dio si prende personalmente cura di me, di noi, dell'umanità. Non sono lasciato solo, smarrito nell'universo ed in una società davanti a cui si rimane sempre più disorientati . Egli si prende cura di me. Non è un Dio lontano ....." 

( BENEDETTO XVI, CON DIO NON SEI MAI SOLO). Buona notte!  


(23.2.23; san Policarpo, vescovo di Smyrna, martire 155) Per discernere tra chi si lascia guidare dalla gnosi e chi dalla pistis (πίστις; fede come  personificazione della buona fede, della fiducia e dell’affidabilità) c’è un semplice criterio: la distanza tra l’amore assoluto ed eterno di Dio e i nostri tentativi di amore è superabile o insuperabile? Dalla risposta a questa domanda otteniamo il criterio. Lo gnostico pensa che sia superabile, il fedele no, perché non si fida di sé, ma di Dio e non si mette in prima istanza a ragionare sul perché Dio non ci abbia creato immediatamente come „gnostici“, né ritiene che il male abbia la stessa valenza teologica ed ontologica del bene. Ha fede che l’intera realtà si muove da Dio Padre, assolutamente buono, a Dio Padre (Adrienne von Speyr). Il rendersi conto intimamente di ciò che Balthasar, alla scuola di SPN, chiama il „contrario“, „il contrario tra la Sua saggezza e la mia ignoranza, la Sua giustizia e la mia ingiustizia è per Ignazio la condizione per essere ammesso al servizio umile di Cristo“ (cfr. Antologia-Servais, 158). Per approfondire questo „contrario“ devo pensare e sentire l’inferno come una possibilità per me, non per gli altri: il fumo, la puzza, l’amarezza, le grida di dolore, le bestemmie contro Cristo, la percezione di essere in una melma senza forma (Adrienne) sono cose che ho già meritato e la gratitudine nasce nel contemplare, con l’aiuto della Scrittura e della nostra esperienza, che Cristo ha sofferto per me tuto il male del mondo, è diventato così intimo al mio peccato che è stato fatto peccato, pur non avendo peccato, ha detto ieri il vescovo Stefan Oster nella sua predica per il mercoledì delle ceneri, spiegando la frase drammatica che ci proponeva la seconda lettura di san Paolo: 2 Cor 5, 21. 


„Dio non impone, ma lascia all’uomo, dotato di libertà, la possibilità di scegliere tra il bene e il male, tra la vita e la morte“ (Ravasi nel comment a Dt 30,15-20). Ho cercato di seguire questo principio anche nella mia attività pedagogica, anche se a volte, con bambini non maturi, sono necessarie anche delle „imposizioni“. Comunque per noi adulti l’alternativa è chiara: „Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male“ (Dt 30, 15). O per usare il linguaggio di prima: l’inferno o l’adesione intima (in ebraico: dabàq) con Dio (Dt 30, 20). Qui si gioca tutta la nostra libertà. Dopo Paolo non è possibile trovare nella sola-legge la nostra gioia (Sal 1,2), perchè la legge ci ricorda la morte, allo stesso tempo, però, Gesù stesso afferma che non è venuto a superare neppure uno iota della legge e quindi è bene conoscere anche questo elemento di gioia che la legge stessa può darci. Forse qui abbiamo a che fare con una delle „opposizioni“ (Romano Guardini) più feconde del NT. Il motivo ultimo perché non si tradisce la moglie dovrebbe essere la gioia di stare con lei. E per non tradire la moglie o Gesù è necessario rinnegare se stessi e portare la propria croce ogni giorno. Non si tratta di guadagnare il mondo intero, ma semplicemente l’intimità con l’amore gratuito che Cristo annuncia con la Sua persona (cfr. Lc 9,22-25)


L’Occidente non solo corre il rischio di fare tramontare il mondo intero, ma vive sull’orlo dell’abisso in continuazione di miti, non dei miti creativi, come quello inventato da J.R.R. Tolkien, che ha come motivo ultimo la distruzione dell’anello del potere, ma di quei miti, che fanno vedere un mondo dopo Gesù senza Gesù (Peguy). In Gesù il mito diventa carne definitivamente (Christoph Schönborn). Il mito creativo ne tiene conto, il mito come alternativa all’incarnazione del Logos universale e concreto diventato carne, invece, è un rifiuto della fede nell’incarnazione dell’amore gratuito: il mito di Zelensky e della liberazione del popolo ucraino per mezzo della guerra è per l’appunto un tale mito.  Non stupisce quindi che ormai sono rimasti solamente il Papa e un paio di giornalisti della sinistra-sinistra e qualche cane sciolto a dire che la guerra in Ucraina, e non solo, è „assurda e crudele“. Il Papa ci pone una semplice domanda: „È stato fatto tutto il possibile per fermare la guerra?“.“Il Papa lo ha domandato nel Mercoledì delle Ceneri, chiedendo alle autorità ad impegnarsi per trovare una soluzione negoziale“ (Alessandro Banfi nella versione di oggi). „La diplomazia internazionale viaggia su altre costanti. Ieri il presidente Usa Joe Biden ha riunito a Bucarest nove Paesi europei che sono diventati i suoi principali interlocutori e ha detto loro: «Siete in prima linea nella nostra difesa collettiva. Proteggeremo ogni centimetro. Gli Usa sono fortemente impegnati per la sicurezza dell’Europa». A Mosca il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha incontrato Vladimir Putin ma la “soluzione politica” proposta da Pechino è ancora misteriosa. Intanto il capo del Cremlino, dallo stadio Lushniki, ha proseguito il duello a distanza con il leader statunitense. «La forza è nella nostra unità. Tutto il nostro popolo è il difensore della patria», ha detto alla folla riunita“ (Banfi). La difesa collettiva centimetro per centimetro (Biden) e l’unità patriottica (Putin) sono sono solo miti! Il premier della Sassonia-Anhalt non è privo della  mitologia della difesa della libertà e dei valori occidentali, ma concentrandosi sull’aiuto dei profughi, da una nota molto realistica al suo messaggio: "Questa guerra ha portato a sofferenze indicibili della popolazione civile, e le sofferenze e le distruzioni continuano ad aumentare ogni giorno... non dobbiamo perdere la speranza nella pace" (Reiner Haseloff, citato nella MZ); il Primo Ministro continua a invitare la sua popolazione a essere solidale con i rifugiati dell'Ucraina e questo non è un mito, ma realismo.  


Caro R., le quattro testimonianza che mi hai mandato sono tutte „uguali“  (La Nuova Europa, 22.2.23) e sono una vera e propria „officina del mito“, nel senso da me criticato questa mattina, anche se contengono ovviamente momenti di verità. Vero è, pero, anche che questi „osservatori qualificati“ non fanno bilancio di „un’esperienza unica“, ma sono voci di una „narrazione unica“.  Il Padre Mauro-Giuseppe Lepori tranciando ogni analogia tra analisi geopolitiche e riflessione teologica assolutizza teologicamente in maniera del tutto unilaterale chi sia Abele e proprio questo non è per nulla chiaro. Elena Zemkova si auto-colpevolizza, quasi che quello che fa Putin lo faccia tutto il popolo russo, lei compresa. Mario Mauro con il ritornello unilaterale che „non c’è pace senza verità e giustizia“ mina la possibilità di una qualsiasi forma di „profezia della pace“ (a causa dell’unilateralismo, non in forza dell’asserzione che è vera). Il poeta bielorusso Dmitrij Strocev certamente è testimone di ciò che accade nel suo paese, ma per il resto ripete poeticamente la narrazione unica, quella di Cappuccetto rosso. Io ho scritto due cose per la Nuova Europa (una vecchia intervista a Robert Spaemann e ultimamente qualcosa sulla Germania dell’est), sono quindi anche affezionato ai redattori e prego Dio che si possa rimanere amici, pur nelle differenze interpretative. Di più non posso dire. Grazie per l’invio. Tuo, Roberto 



Ieri ho pregato nella „litania dell’umiltà“ di essere criticato al posto di un altro. Sono stato subito esaudito. Una ragazza della quinta classe ha mostrato foto di uomini nudi durante il mio rituale passeggiata ed ovviamente ora i genitori sono arrabbiati con me. VSSvpM! Non posso abbandonarmi totalmente alla spiritualità dell’“imitazione di Gesù“, perché anche Gesù pone la domanda a chi lo picchia perché lo faccia; insomma credo che sia legittimo dire, anche con schiettezza, ciò che pensiamo, tenendo conto del nostro Selbstsein e non facendoci „servi di tutti“, ma vero è che l’umiltà rimane la base di ogni altra virtù, perché alla fine chi davvero può difenderci è il mantello di Maria, è Gesù stesso e non le nostre difese ripetute e nevrotiche o il nostro imporci sugli altri. 

Per il giovane socialista Peguy il sabotaggio è qualcosa di inconciliabile con il socialismo, perché è un atto che disprezza il lavoro. „L'esplosione dei gasdotti #NordStream è uno dei più grandi atti di sabotaggio economico compiuti nell'UE. È quindi molto, molto strano che non ci sia alcun appetito per le indagini, né per la responsabilità, né per la restituzione, o che quasi non se ne parli affatto qui (nel parlamento europeo)!“ (Clare Daly, 21.2.23; anche una socialista). 

Abba nostro...

(Alla fine della mattinata) „*Ovviamente si tratta di un teatrino politico (vedi video di Dan Scavino Jr. sulla visita di Donald Trump in un paesino della Palestina orientale (Ohio)RG) da parte di un uomo che ha passato la sua presidenza a servire i ricchi e a tradire comunità come queste. Ma questo filmato dei residenti della Palestina orientale che ringraziano Trump per essere venuto mentre Biden non dice nulla e visita Kiev sarà uno spot efficace“ (Branko Marcetic, Twitter, 23.2.23). „Pittsburgh, 17 febbraio 2023 - L'hanno definito la "nostra Chernobyl". Ai cittadini di East Palestine, Ohio, non bastano le rassicurazioni delle autorità. Le conseguenze dell'incidente ferroviario del 3 febbraio, con la combustione di sostanze altamente tossiche, sono ancora di fatto ignote e l'angoscia monta fra la gente tornata a casa dopo l'evacuazione di massa. L'acqua è di nuovo "potabile", secondo l'Epa (l'Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti), che tranquillizza anche sulla possibile contaminazione dell'aria. Ma le immagini di animali morti (pesci e uccelli in primis) e le foto della nube nera che infesta il cielo sono qualcosa di più che campanelli di allarme“ (quotidianonationale.net). Quello che Marcetic non dice e che, però, deve essere detto, anche se come è probabile si tratta di propaganda politica, è che „il Presidente Trump ha pagato decine di migliaia di chili di beni, cibo e acqua che sono stati consegnati alla popolazione di East Palestine, in Ohio“ (Citizen Free Press, Twitter, 23.2.23).Marjorie Taylor Green, una repubblicana intervistata da Greenwald qualche tempo fa, ha scritto ieri nella sua bacheca in Twitter:  „Il Presidente Trump visita la popolazione di East Palestine, Ohio, e porta loro acqua e provviste, mentre Joe Biden si preoccupa solo di spingere altre guerre e denaro statunitense in Ucraina. Grazie Presidente Trump per aver continuato a mostrare questo aspetto di "America First“".

„Questo è forse ciò che oggi più manca ai cristiani delle varie Confessioni: un desiderio ardente di unità, che venga prima degli interessi di parte“ (Papa Francesco ai monaci delle Chiese orientali, 23.2.23).


(Dopo la traduzione di Ulrich) A me sembra molto importante anche sottolineare questo pensiero di Ulrich: „La materia è quindi „simile“ al bonum, se in esso è superato l’essere fissato nell’idealità e la res chiusa nella realtà“ (Homo Abyssus, 327). La bontà non consiste in una idealizzazione ontologica, quasi che l’essere non sia mai stato e non sia ora donato realmente; d’altro canto é importante non chiudere la res in se stessa, quasi che essa non sia frutto del dono d’amore, ma una staticità impermeabile. Ogni forma di „ipostasi dell’essere“ deve essere superata, sia l’ipostasi all’indietro del tradizionalismo sia quella in avanti del progressismo e questo superamento accade nella materia, non in uno spirito puro. Quando consideriamo la materia dell’inconscio, come stiamo facendo in dialogo con C. G. Jung, si dovrà sottolineare che il maestro della psicoanalisi ritiene davvero che ci sia una similitudine tra inconscio e bene, insomma l’inconscio non viene ridotto solamente a caos, sessuale nel senso di Freud o di potenza nel senso di Adler. Allo stesso tempo credo che la fissazione ideale possa essere superata solamente quando si prende in considerazione la caoticità dell’inconscio. 

(Notte) „Se Dio decide che io abbia tanto da fare, bene, allora lo farò, dopo essere passata per tutte le esperienze per cui possono passare anche gli altri. E il valore della mia persona risulterà appunto da come saprò comportarmi nella nuova situazione. E se non potrò sopravvivere, allora si vedrà chi sono da come morirò. Non si tratta più di tenersi fuori da una determinata situazione, costi quel che costi, ma di come ci si comporta e si continuerà a vivere in qualunque situazione. Le cose che devo ragionevolmente fare le farò“ (Etty, 11.7.42) e tra le cose che deve fare ragionevolmente sta anche la considerazione della sua salute: „I miei reni sono ancora infiammati e anche la mia vescica al piede non è kasher, mi farò lasciare un certificato medico, se sarà possibile“. Poi riflette se non si debba rifugiare chiedendo un lavoro nel „Consiglio ebraico“, che le permetterebbe forse di non partire per la Polonia, ma poi conclude: „Ma trovo assurdo e illogico prendere delle iniziative. Né sono il tipo che sfrutta le sue buone relazioni. Del resto, sembra che vi si combinino parecchi intrighi (nel Consiglio Ebraico; rg), e il risentimento contro quel singolare organo di mediazione cresce di ora in ora“, come dimostrerà anche Hannah Arendt; l’ultima frase di Etty, in questo passaggio del suo diario, è davvero incredibilmente matura: „Inoltre: più tardi toccherà anche a loro“. 

Konstanze ed io abbiamo discusso a lungo se andare alla manifestazione per la pace a cui hanno invitato Sahra Wagenknecht e Alice Schwarzer e che si terrà sabato alle 14 a Berlino, presso la porta di Brandeburgo; un professore di Halle, di cui avevo già parlato, Johannes Varwick, che sostiene una posizione chiara contro la guerra, ha ritirato il suo appoggio al „Manifesto della pace“, che è la dimensione scritta della manifestazione, perché non vuole essere accumunato ad estremisti (di destra) che sembra vogliono appoggiare la Demo. Nel contesto americano, Chris Hedges, un giornalista che ha vinto il premio Pulitzer, dice che se Bernie Sanders fosse davvero per la pace, andrebbe ad una manifestazione per la pace che verrà organizzata nei prossimi giorni negli USA, ma che invece preferisce non mettere in crisi la sua carriera e non vuole finire come un politico „paria“. Come imparo da Etty, non vi è una necessità di agire a tutti i costi e prendere delle iniziative, tanto per prenderle, non è saggio, e poi è vero che 5 minuti di preghiera per la pace nella mia stanza possono essere più fecondi che una manifestazione, ma è anche vero che ad un certo punto Gesù, che ha vissuto nel silenzio per trenta anni, si è mosso verso Gerusalemme.  Buona notte! 


(22.2.23 - Mercoledì delle Ceneri nella liturgia romana; morte di don Giussani nel 2005; Cathedra Petri) „In ogni uomo il bene e il male sono mischiati e così non c’è ne nessuno che non debba passare attraverso il fuoco, che non debba essere abbattuto, che non abbia bisogno della spada infuocata“ (Balthasar, Antologia-Servais, 156). Balthasar, richiamandosi ad Origine, parla della necessità del fuoco, attraverso cui dobbiamo passare, perché Dio stesso è fuoco e il „passaggio attraverso il mondo a Dio (sia in senso escatologico  che in senso mistico) è in ogni caso la morte“ (Balthasar) - e questo vale per tutti, anche per i nostri maestri. È bene ricordarsi di questo nel giorno odierno delle „ceneri“. Qui sotto ho ricopiato le parole piene di tenerezza che ha scritto Gianni su don Giussani, ma anche per il sacerdote lombardo vale ciò che dice Balthasar sul fuoco, vale per ogni uomo. E il solco di strada che dobbiamo percorrere è quello di Gesù e quel „senza cercare altre strade“ di Gianni è forse fuorviante, perché Giussani stesso ha cercato sempre „altre strade“, nell’incontro con „nuovi amici“, che lo hanno aiutato ad andare a Cristo. Certo ci sono alcune forme che ci sono più care di altre, ma la forma ultima è il Logos universale e concreto stesso. Questo è quello che avevo capito quando il 7.3.2015 il Papa aveva parlato di „decentramento dal carisma“.


„Era un febbraio freddo 18 anni fa e, caro don Gius, te ne sei tornato alla casa del Padre. Io allora pensavo che dopo avermi aiutato a uscire dal tunnel della depressione mi avessi lasciato solo, che sarebbe cambiato tutto, che avrei dovuto cavarmela da solo. Invece no! Dal cielo hai continuato a scendere sulla terra e hai dato continuità alla storia che avevi iniziato con me e con tutti noi. Caro don Gius tu sei oggi ancora più vicino, tutte le grazie che hai fatto accadere mi hanno commosso, ne sono successe di cose che non avrei mai immaginato, me ne sono successe a livello personale e hanno sconvolto la mia esistenza, e che dire delle tragedie che hanno colpito e continuano a ferire il mondo! Ma in tutto questo tu ci sei sempre stato compagno di strada con una continuità impressionante così da farci vedere nei tuoi nuovi tanti figli quanto sia fedele Dio. Questo ti chiedo oggi, di continuare a farmi vedere il solco della strada che tu tracci così che io seguendolo senza cercare altre strade possa trovare il compimento della mia vita, la felicità vera, quella che dura per sempre“ (Gianni Mereghetti).


Il Vangelo proposto (Mc 6,1-6.16-18) ci offre consigli molto concreti per vivere la quaresima: dare l’ elemosina (aiutare i poveri) e digiunare non in modo teatrale; pregare nel silenzio della nostra camera. Nella mia scuola in cui l’80 % delle persone non appartiene ad una confessione cristiana ho presentato ugualmente questi motivi, ma ho posto la domanda su quale potrebbe essere il senso della quaresima per non cristiani; ho proposto il sacrificio delle nostre reazioni spontanee-egoistiche (gossip; rancore…).  Il tempo di quaresima per noi cristiani è un tempo importante per ricordarsi che Dio ha reso peccato colui che è senza peccato (cfr. 2 Cor 5,20-6,2). È un tempo di grazia, non di tristezza, perché noi e con noi il mondo ci lasciamo riconciliare con Cristo. E il lavoro con il nostro cuore è più importante di quello con i „vestiti“ (cfr. Gioele, 2,12-18).


Sono del tutto d’accordo: non vi è nulla di più dolce che la libertà, ma usare questo argomento per aumentare la tensione in Ucraina o per esasperare la dialettica democrazia/autocrazia, è, secondo me, irresponsabile. Comunque è bene ricordarsi del fatto che la libertà è il bene più grande che Dio ha fatto agli uomini, ma i due discorsi di ieri, quello di Joe Biden a Varsavia e quello di Putin nella Duma, non sono espressione di libertà, ma di volontà di potenza. 


PS "Non siamo in guerra con il popolo ucraino, l'ho già detto molte volte, sono diventati ostaggi del regime di Kiev e dei suoi padroni occidentali, che hanno di fatto occupato questo Paese in senso politico, militare ed economico“ (Putin) - ovviamente non credo che il presidente russo dica il vero, la sua retorica nasconde un’incredibile volontà di potenza, ma, allo stesso tempo, devo dire, che questa frase che cito non è falsa; è unilaterale, ma non è falsa. Ho seguito per mesi cosa dicono giornalisti americani del loro paese e mi sono accorto di alcune cose: l’amministrazione Biden non contribuisce alla pace nel mondo, ma la mette in grave difficoltà (e in questo non si differenzia per nulla dai neocon); non è interessata ad una vera libertà di stampa; non è interessata ai poveri nel proprio paese. Da Hannah Arendt ho imparato a criticare dapprima i mei, insomma è chiaro che la democrazia, se pur in crisi, negli USA mi è più congeniale dell’autocrazia stalinista in Russia. Ma detto questo ripeto ancora una volta: la logica di Cappuccetto rosso non aiuta a comprendere la posta in gioco. Lo ha detto il Papa più volte, ma della sua posizione sulla guerra vengono solo sottolineate da tanti solo un certo tipo di frasi, francamente ovvie (la Russia ha aggredito l’Ucraina), ma questa critica del Papa non è stata recepita per nulla (tanto meno dalle persone di vita.it). Ma lasciamo questo aspetto: i pochi tentativi da me intrapresi di spiegare la mia posizione, anche ad amici, sono finiti sempre in offese della mia persona, come propagandista di Putin, quando io già da decenni sapevo che il linguaggio di Putin è quello di uno stalinista. Anche amici, lo ripeto con amarezza, non hanno mai fatto alcun sforzo per entrare i dialogo con me su questo punto. Certo ci sono delle obiezioni da fare alla mia narrazione e mio figlio e mia moglie le fanno, senza offendermi, ma apprezzando il mio grande lavoro di confronto con voci giornalistiche, che non fanno parte dei „corporate media“ (media aziendali ). Ieri mia moglie, piangendo, mi ha detto: quando nostra figlia ci ha raccontato del suo abito da sposa, la prima cosa che ho pensato e se lo potrà usare, ma non ho detto nulla, in modo che possa vivere almeno con piacere questo momento di preparazione del matrimonio; quando penso a nostro figlio mi chiedo se potrà finire lo studio di medicina o sarà coinvolto in una guerra che non si può vincere. Queste frasi di mia moglie sono per il me fuoco che mi spinge a lavorare per una „profezia della pace“, che sa che in gioco al momento c’è uno scontro tra imperialismi, che non vogliono comprendere se stessi in modo poliedrico. 


Steven Donziger in suo articolo del 21.2., Ohio Train Disaster A Vivid Case of Corporate Capture of the EPA (agenzia incaricata di proteggere la sicurezza pubblica), analizza una mescolanza insana tra il disastro del deragliamento di un treno della ferrovia „Norfolk Southern“ in Ohio e il disastro ambientale riguardante l’acqua: „Il capo dell'EPA, Michael Regan, sembra più concentrato ad aiutare la Norfolk Southern - la ferrovia che ha causato il disastro - a gestire le ricadute del deragliamento sulle pubbliche relazioni che a svolgere la sua missione di proteggere il pubblico dai danni ambientali. Il giornalista Chris D'Angelo, in un eccellente articolo, dimostra che i test su cui si sono basate le "autorità" dell'Ohio e l'EPA per dichiarare l'acqua "sicura" a East Palestine sono stati finanziati dalla compagnia ferroviaria che ha causato il disastro e non sono stati condotti in modo indipendente. L'EPA non ha ancora effettuato i propri test sull'acqua. A mio parere, si tratta di una negligenza scientifica e politica, nonché di un esempio di appropriazione da parte delle imprese di una funzione pubblica critica del nostro governo“ (Steven Donziger). 


Abba nostro…


(Durante una pausa) „73° giorno di blocco del Nagorno-Karabakh da parte del governo azero, che intrappola 120 mila persone. Dopo due mesi e mezzo, AZ non ha fatto alcun tentativo per rendere la sua "eco-protesta" anche solo marginalmente più credibile“ (Lindsey Snell, Twitter, 21.2.23).


"Mi sono offerto di bombardare Belgrado. Ho offerto di inviare piloti americani a bombardare tutti i ponti sulla Drina. Ho proposto di togliere loro le riserve di petrolio. Ho proposto azioni molto specifiche“ (Biden sull'aggressione NATO del 1999 e sulla Jugoslavia), citato in AZgeopolitics, Twitter, 22.2.23) - sempre di AZ ancora questa frase: „Loro["La società civile occidentale"] hanno usato l'uranio impoverito, la gente muore ancora di cancro in Kosovo, specialmente di leucemia...

Hanno bombardato l'ambasciata cinese e molte altre cose…“. E per quanto riguarda l’attualità: Vladimir Putin incontra Wang Yi a Mosca

Dichiarazioni di Putin: a) Le relazioni tra la Russia e la Cina si stanno sviluppando come previsto, stiamo raggiungendo nuove frontiere. b) La cooperazione tra Russia e Cina è molto importante per la stabilizzazione della situazione internazionale“. 


Nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente. Perciò ogni scelta, ogni uso, ogni struttura ogni tradizione sono da valutare nella misura in cui favoriscono l’annuncio di Cristo. Quando si trovano decisioni nella Chiesa, per esempio divisioni ideologiche: “Io sono conservatore perché… io sono progressista perché…”. Ma dove c’è lo Spirito Santo? State attenti che il Vangelo non è un’idea, il Vangelo non è una ideologia: il Vangelo è un annuncio che tocca il cuore e ti fa cambiare il cuore, ma se tu ti rifugi in un’idea, in un’ideologia sia di destra sia di sinistra sia di centro, tu stai facendo del Vangelo un partito politico, una ideologia, un club di gente. Il Vangelo sempre ti dà questa libertà dello Spirito che agisce in te e ti porta avanti. E quanto è necessario oggi prendere in mano la libertà del Vangelo e lasciarci portare avanti dallo Spirito“ (Papa Francesco, dalla catechesi di oggi).


(Dopo la traduzione di Ulrich) Le frasi di Ulrich diventano sempre di più, man mano che procediamo nella lettura e traduzione di „Homo abyssus“ (sono arrivato alla pagina 326/526), di un’intensità insuperabile. Nella materia, non in uno spirito puro si rivela l’essere come dono gratuito d’amore; l’essere viene detto „sovraessenziale“, perché una qualsiasi essenza mondana, se fissata in se stessa, non rivelerebbe l’amore gratuito, ma una sua perversione. E in questo senso Ulrich dice che l’essere non può essere sostanzializzato: è dono, non una sostanza. Un essere sostanzializzato, cioè ipostatico, non permetterebbe alla materia di realizzarsi, come qualcosa capace di nullificazione, cioè capace di offerta di sé; senza la „nullificazione“, che spiritualmente si traduce nella virtù dell’umiltà, la materia avrebbe solo carattere „entitativo“; ridotta ad essere solo „ente“ la materia non è più luogo di realizzazione dell’amore gratuito. Un essere fissato nell’idealità a sua volta non è capace di fecondare la materia hic et nunc. Questa fissazione diventa così un’opera del soggetto umano che si assume l’incarico di rivelare l’essere come amore, che, però, così non è più dono gratuito, ma per l’appunto un opera del soggetto stesso. Se il soggetto crea lui il medesimo uso di essere e „nulla“, riduce, però, il nulla non più ad essere rivelazione dell’amore gratuito, ma stendardo del nichilismo, che identifica essere e nulla (nulla senza virgolette), partendo quindi nella riflessione dalla contraddizione come principio di tutto e tutti. 


(Notte) „Non che io voglia buttarmi fra le braccia della morte con un sorriso rassegnato. È il senso dell’ineluttabile e la sua accettazione, la coscienza che in ultima istanza non ci possono togliere nulla“ (Etty, 11.7.42) - nessuno dei potenti, neppure del nostro scontro imperiale, può toglierci nulla, se non quello che noi concediamo, quando ci facciamo infettare dall’ideologia, che è una peste ha detto il Papa. Ideologo è ognuno che mette un’idea, anche la più giusta, sul dono dell’essere come amore gratuito, che si incarna nell’amicizia e nell’amore. Non chiedo a nessuno di essere masochista - capisco che gli ucraini si difendano quando vengano attaccati, ma capisco che anche i russi si possano sentire accerchiati da un potere americano sempre più „sferico“. Nessuno vuole essere strappato „via dal fondamento stesso della“ propria „esistenza“ (cfr. Etty). Qualcuno degli amici aveva detto ad Etty: „una persona come te ha il dovere di mettersi in salvo, hai tanto da fare nella vita, hai ancora tanto da dare“ - Etty risponde a questa obiezione: „ma quel poco o tanto che ho da dare lo posso dare comunque“ ed infatti 81 anni dopo io lavoro sulle sue pagine e cerco di capirne lo spirito, che lei ha pagato con la sua giovane carne. Ma è anche vero che „mi sembra una curiosa sopravvalutazione di se stessi, quella di ritenersi troppo preziosi per condividere con gli altri un „destino di massa““. E in un certo senso questo vale non solo per i singoli, ma anche per una nazione: chi mette a rischio il mondo nella sua interezza per salvare la propria nazione, deve chiedersi se sia davvero ancora sul cammino del vero…e lo stile arrogante con cui Zelensky ricatta tutti e fa il maestro di tutti (anche del Papa) è semplicemente nauseante! 


(21.2.23 - San Pier Damiani) „La ‚bontà amichevole’ e la filantropia di  Dio non dipendono (non si allacciano a) da alcun merito dell’uomo; è una misericordia pura e senza motivo (cfr. Tt 3, 4-7); il cadere in modo vertiginoso nell’elementarità originaria di questa misericordia è l’esperienza originaria della preghiera cristiana“ (Balthasar, Antologia-Servais, 156). Ed anche la difficoltà primaria questo cadere, perché in fondo non ci fidiamo. Non ci fidiamo di lui, dobbiamo fare sempre un chiacchiericcio di tutto, sebbene egli ci inviti al silenzio ed anche ad azioni/viaggi di cui „non voleva che alcuno lo sapesse“ (Mc 9,30). Ogni volta che guardiamo il Crocifisso sappiamo che „il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno“, dobbiamo, però, anche ricordarci che „una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà“ (Mc 9, 31); non subito, dopo tre giorni: i tre giorni della nostra caduta nel grembo misericordioso di Dio, come ha fatto Etty fidandosi. La sua non era passività; le non nega che ci sia uno „sdegno morale“ legittimo,  come abbiamo visto ieri notte, ma comprende fino in fondo che dobbiamo accettare „quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose“ (Sir 2, 4). È un atteggiamento puerile la mancanza di pazienza (quante volte Etty usa questa parola), tanto più quando siamo coscienti che non portiamo il dolore da soli, ma lo fanno miliardi di persone e molte di loro in modo molto più straordinario di noi. 


La visita del presidente Biden nell’Ucraina, qualche giorno prima dell’anniversario della guerra è un segno chiarissimo della volontà statunitense di affermare che la Russia non avrebbe alcuna possibilità di vincere la guerra. Di fronte a questa visita le distinzioni comunicative di Habermas (tra ‚vincere“ e ‚non perdere‘) si rivelano per quello che sono: le fantasie di un anziano filosofo! Le democrazie occidentali non hanno alcun interesse ad una tregua o ad una pace e sono così co-responsabili del disastro che si avvicina ogni giorno di più e che Tulsi Gabbard ha espresso l’altro giorno nel modo più chiaro possibile: non ci sono vincitori in una terza guerra mondiale! 


PS Banfi comunica una notizia che relativizza, forse, vedremo, quello che ho scritto qui sopra: „Nello Scavo su Avvenire nota, nel suo commento, che un altro segnale importante è dato dalla circostanza che Washington aveva comunque fatto sapere a Mosca della visita di Biden nella capitale ucraina: e “per tutta la durata della trasferta non vi sono stati attacchi degni di nota. Sorte diversa era toccata al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. E già in queste ore sapremo se la “pausa” di ieri mattina è un’apertura a un dialogo armato o il prologo di una nuova brutale offensiva”. Mai come adesso, il mondo è in bilico fra voglia di pace e nuova escalation militare“ (Banfi versione di oggi). Putin parlerà oggi alla Duma, il parlamento russo, mentre il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è arrivato nella capitale russa con un piano di pace, di cui avevo già parlato ieri. Giorgia Meloni è anche arrivata a Kiev, ma non ha incontrato il presidente americano; incontrerà oggi Zelensky.


Biden vuole investire ancora 500 milioni di dollari nell’aiuto militare all’Ucraina; ed anche qui in Germania le spese di questo pseudo-aiuto significano per esempio: un aumento delle tasse del 13,9 % (esempio: Sassonia-Anhalt, secondo la MZ di oggi). Non nel senso dell’aumento delle tasse, ma rimanendo le tassi uguali, aumentando, però, i costi di „benzina, burro e lavoro artigianali“ (esempi della MZ)…lo stato guadagna di più, mentre i cittadini con un’inflazione del 7,9 %, sono confrontati con difficoltà economiche sempre più grandi. Questo problema economico è fortemente simbolico della frattura tra lo stato e i cittadini. Allo stesso tempo, per non cadere in forme di populismo irresponsabile, bisogna anche dire che il titolo della MZ: „l’inflazione arricchisce lo stato“, non è corretto, perché ovviamente con la diminuzione del valore del denaro lo Stato ha costi maggiori, per esempio nel trasporto di carri armati  dalla Germania all’Ucraina, ma ovviamente anche per tutte le altre spese statali a favore dei cittadini.


Per ora del discorso di Putin alla Duma ho trovato solo questa frase: "Stanno distruggendo l'istituzione della famiglia, la loro identità storico-culturale e varie perversioni nei confronti dei bambini. I sacerdoti sono costretti a riconoscere e officiare matrimoni tra persone dello stesso sesso. La famiglia è un'unione tra donna e uomo“ (Putin) (trovata nella bacheca di „Citizen Free Press“)

 

Abba nostro…


(Pomeriggio) Oggi mi sono arrabbiato nell’ottava classe; durante la pausa due ragazze sono venute a farmi compagnia, sotto il nostro grande tiglio, dove ci si può cominciare a sedere, su una panca che accerchia l’albero,  perché vi erano alcuni raggi di sole, se pur tiepidi. Le due ragazze hanno saputo ben differenziare tra i due momenti della mia arrabbiatura; il primo momento lo ritenevo del tutto corretto (il ragazzo secondo loro mi aveva imbrogliato ed usato il laptop privatamente e non per prendersi appunti), il secondo meno, perché i due ragazzi seguono, anche se non vogliono far vedere di seguire…


(20.2.23 - Lunedì grasso) In una delle sue lettere Balthasar mi scrisse di pregare con le parole del padre del fanciullo che dalla nascita era in balia di un demone terribile: „Credo, aiuta la mia incredulità“ (Mc 9, 24); questa preghiera viene fatta dal padre del fanciullo „ad alta voce“, dice la propria pochezza, ma anche la fede nella frase di Gesù: „Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede“ (Mc 9, 23). Ed è con Gesù che dialogo della mia poca fede, come un amico con il Suo amico, come un servo con il Suo Signore, cosciente, almeno minimamente, che senza il suo aiuto sono un omicida dall’amore trinitario, che è l’ amore assoluto straordinariamente personale, rivestito di tutto ciò che è l’essere donato da Dio, essere che non è un’astrazione, ma espressione di quegli angeli che pregano per noi e di tutto il cosmo, „del cielo, del sole, della luna, delle stelle, dei frutti, degli uccelli“ (cfr. Antologia-Servais, 154-155), anche delle mie 8 galline e degli uccelli a cui do becchime le mattine dell’inverno e che partecipano al mio soffio vitale. Dio e le sue creature mi donano forza di vita, perché sono espressione dell’amore gratuito che dona l’essere e che è l’essere donato, come „similitudo divinare bonitatis“ (Tommaso). Sono la terra e la musica, per esempio la „Kreisleriana“ di Robert Schumann, che mi tengono in vita. E nel „dialogo della misericordia“ posso sperare che non mi venga imputata tutta la mancanza di amore, di cui sono espressione ogni giorno. La filosofia dell’essere come dono di amore gratuito, pur essendo davvero filosofia, e in questo  senso libera di formulare come vuole il suo percorso al vero, è anche in contatto straordinario con „la sapienza che viene dal Signore e con lui rimane per sempre“ (Sir 1,1) - ha una dimensione cosmica che ci ricorda che anche „l’altezza del cielo e la distesa della terra“ (Sir 1,3) sono le modalità del dono dell’essere ed essendo filosofia: „ancella“, essa si inchina, dopo aver domandato ciò che è necessario domandare, all’unico che si veste del cosmo, ma non può essere ridotto a lui: „Uno solo è il sapiente ed incute timore, seduto sopra il suo trono“ (Sir 1, 8). 

Non è ancora cominciata la quaresima è così la mia scelta di film è ancora molto laica. Ieri sera ho visto un film russo, „Desiderio - la libido di una donna“ di Nigina Sayfullaeva (2019), interpretato magistralmente da Evegniya Gromova e Aleksandr Pal. A parte certe intenzioni „culturali“ del ministero della cultura russa, che tramite il film voleva mettere in una luce più dolce la polizia e la giustizia russa, mi ha colpito la sincerità di questo film, davvero erotico (in un certo senso la pornografia invece non è erotica), non solo drammatico. La protagonista è una ginecologa che non riesce adattarsi alla perdita di desiderio carnale da parte del marito e per questo si lascia andare in due storie, che hanno carattere casuale e a causa della seconda perde anche il suo lavoro nella clinica. Evidentemente non tutti hanno lo stesso grado di desiderio carnale, ma quest’ultimo non è solo una produzione dei „media“, è una presenza nel tuo corpo; in un certo senso è anche un momento del dono dell’essere, senza con ciò voler giustificare il peccato: „Se consideri le colpe, Signore, Signore chi ti può resistere?“ (Sal 130.3). Il marito perdonerà sua moglie, ma di fatto non capisce che il tradimento di lei non era una questione della struttura carnale del desiderio di sua moglie, ma bisogno ultimo di affetto come vita. Si può rinunciare a quest’ultima cosa, ma non senza che Gesù ti prenda per mano e ti faccia vedere una „tenerezza“ che la carne non potrà mai esprimere fino in fono, perché è per l’appunto carne e non spirito. 

„Per le altre notizie dall’estero, è terribile quella dell’omicidio del vescovo cattolico di Los Angeles, Padre David O’Connell, ausiliare della Diocesi, colpito da una pallottola al petto. Si era distinto per il suo aiuto ai poveri e per la lotta alle gang“ (Alessandro Banfi) - questo atto terribile è altamente simbolico. Un mio amico che vive in California mi ha spesso parlato della crisi profonda in cui si trova il suo paese. Sono profondamente addolorato. Della crisi in California ne avevo già parlato presentando qui nel mio diario la figura straordinaria di Seneca Scott, che si candida come „Post-Partisan Warrior“ in Oakland.

Le follie europee (occidentali) fanno vedere che in fondo per la proposta di Jürgen Habermas non vi è quasi alcuna speranza: „Josep Borrell chiede esplicitamente che l’Europa scenda in campo con più decisione e mandi armi a Kiev. Lo fa alla fine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco e all’immediata vigilia oggi della riunione dei 27 Ministri degli Esteri della Ue a Bruxelles. È una corsa globale quella alle armi, se è vero ciò che dice il segretario di Stato Usa Tony Blinken, quando accusa Pechino di rifornire direttamente Mosca di nuovi armamenti“ (Alessandro Banfi, nella versione di oggi). Il mito di Zelensky viene oggi incrementato in „tre giornali italiani, il Corriere della Sera, la Repubblica e Il Sole 24 Ore“. Non solo Putin, ma anche lui non sa che farsene della proposta di Habermas: l’Ucraina non deve vincere, ma neppure perdere! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho letto e spiegato una metà dell’articolo di Habermas, „Ein Plädoyer für Verhandlungen“ (SZ, 14. febbraio 2023 ) nel mio corso di filosofia della 10. Classe. Erano molto attenti ed ho visto quale contrasto c’é tra i politici come la Annalena Baerbock e i miei giovani: nessuno di loro era per un invio di armi in Ucraina ed erano molto aperti anche alle argomentazioni differenziate dell’anziano filosofo tedesco. 

Adrian mi ha invitato un articolo di Olivia Reingold, Why Students in Kentucky Have Been Praying for 250 Hours (20.2.23; uscito ne „The free Press“ il giorno prima sul risveglio spirituale di tantissimi giovani in alcune università statunitensi, a partire dalla „Asbury University in Wilmore, Kentucky“. Non è il mio stile, anche perché io vivo in una delle zone più secolarizzate del mondo, senza alcuna esperienza di rinnovamento spirituale con una certa estensione ed intensità, ma in fondo, se anche con un altro stile (meditazione, preghiere cattoliche varie) non cerco di esprimere lo stesso bisogno? Il bisogno di un Dio che ci salvi dall’abisso in cui ci siamo incamminati. 

Ho condiviso, nelle mie bacheche in Twitter e Facebook, un discorso di nove minuti, tenuto da Tulsi Gabbard alle Hawaii, in cui spiega precisamene cosa significhi la terza guerra mondiale per persone semplici come te e me: significa la morte in pochi minuti! 

(Notte) „E la mia accettazione non è rassegnazione, o mancanza di volontà: c’è ancora spazio per l’elementare sdegno morale contro un regime che tratta così gli essere umani“ (Etty, 11.7.42). Questa frase del luglio del 42 non è applicabile nello stesso modo per Putin e il suo regime oggi. Essa mi fa pensare alla violenza statunitense, che viene appoggiata senza alcuna criticità da parte dell’Europa. Habermas cerca di salvare il tentennamento del cancelliere Olaf Scholz, ma dal cancelliere tedesco io mi aspetto qualcosa di più straordinario per la profezia della pace che un leggero tentennamento. Da un persona così giovane ed ideologica come il ministro degli esteri, Annalena Baerbock, mi aspetto solo il peggio; grazie a Dio che i giovani qui nella mia regione non la seguono, sia per quanto riguarda le motorette sia per quanto riguarda la guerra. Certo ho anche dello sdegno morale per quello stalinista di Putin, ma non è l’oggetto principale del mio sdegno. Lo sdegno comunque non deve diventare rancore: „Le cose che ci accadono sono troppo grandi, troppo diaboliche perché si possa reagire con rancore e con un’amarezza personale“ (Etty), che io ho per le amicizie che la pandemia e la guerra hanno seppellito, ma anche su questa amarezza bisogna vigilare: „sarebbe una reazione così puerile, non proporzionata alla „fatalità“ di questi avvenimenti“ (Etty). 

"È stata inaugurata domenica scorsa ad Abu Dhabi, la Chiesa di San Francesco, che fa parte della Casa della Famiglia Abramitica, che racchiude, all'interno di un unico sito, una Moschea, una Chiesa e una Sinagoga, edificate per vivere accanto, nel rispetto reciproco delle proprie differenze" La Casa della Famiglia Abramitica costituisce il primo frutto del documento "Sulla Fratellanza Umana Per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune", voluto fortemente da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb e da entrambi sottoscritto il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi" (Avvenire di oggi).


Oggi nella scuola abbiamo festeggiato il lunedì grasso


(Domenica, il 19.2.23) La scuola di comunità di CL, almeno qui in Germania (Eichstätt) sta lavorando su tre riduzioni: l’ideologia al posto  dell’avvenimento; la riduzione del segno alla sua apparenza; la riduzione del cuore ai sentimenti, al sentimento. Le letture del canone romano della settimana domenica dell’Ordinario hanno come tema: la santità: „Voi dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste“ (Mt 5,48). „“Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo“ (Lv 19,2). Il criterio ultimo della perfezione è l’amore del prossimo, che non è un’ideologia, ma un avvenimento, un avvenimento che fa accadere Cristo con il nostro prossimo, non che facciamo accadere noi  con l’intensificazione delle nostre attività ecclesiali. In questo amore è incluso l’amore dei nemici. Ciò vale per le nazioni e per i singoli. Ci sono dei „nemici quotidiani“, che dobbiamo anche amare; può significare anche „sopportare“: „E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due“ (Mt 5,41) e se si fanno male alle ginocchia, vale anche metaforicamente, 2.956 metri sono un tragitto lungo! Il testo del Levitico, però, ci da anche un’informazione importante. „Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello“, ma ciò non significa che siamo estradati dal nostro „Selbstsein“. „Rimprovera apertamente il tuo prossimo“ (cfr. Lv 19,17); insomma non dobbiamo covare nel cuore alcuna forma di odio, ma possiamo dire apertamente al fratello, ciò che pensiamo sia oggetto di un rimprovero amoroso! Io faccio fatica con questo consiglio: perché o sto zitto o poi esplodo. Dovrò lavorarci su. C’è ancora un passo da fare: „Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi“ (1 Cor 3, 16). In noi insomma vi è un caos animalesco, sia a livello singolo che collettivo, come sto imparando da C.G. Jung, la lettura del quale per me non significa una concessione ad una „cultura non cristiana“, ma un lavoro di superamento dell’autoreferenzialità, che alla fine rende noioso tutto, anche i testi più belli. Ma in noi, non vi è solo caos, vi è anche „lo Spirito di Dio“, che ci aiuta a discernere la volontà sentimentale e di potenza che si nasconde in noi, anche in forme molto quotidiane, in cui usiamo gli altri per i nostri bisogni, pur essendo magari ben apprezzati a livello di lavoro, come fa vedere il film, diretto da Rolf de Heer (Australia, 8.5.2003), „Alexandra’s Project“, in cui il marito Steve, uomo piccolo borghese, usa il corpo di sua moglie, per soddisfare i suoi bisogni. E tutto ciò non nella modalità di una violenza carnale evidente, magari solo facendo parlare i due seni della moglie, come se uno fosse lei e l’altro lui (quindi nella modalità di un gioco, in cui lei, però, si sente come una vacca da cui viene munto il latte). Questo provoca una „distruzione dell’altro“, che poi infine si ribella in modo del tutto non misericordioso, ma comprensibile. „Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempo di Dio che siete voi“ (1 Cor 3, 17); il contesto di questa frase, che ha certo anche una valenza personale, non è tanto il singolo, ma la comunità, come spiega la nota di Maggioni: „Senza remissione sarà punito chi distrugge il tempio di Dio, cioè chi disgrega la comunità ed allontana da Cristo i credenti“. Le tre riduzioni di cui sopra sono un modo di disgregare la comunità, che è il segno più grande della presenza di Cristo nel mondo, ma che non deve essere ridotto ad apparenza e il segno è ridotto ad apparenza se le persone non vengono prese sul serio nel loro „Selbstsein“, ma solo come numeri per riempire i gesti della comunità. VSSvpM! 

...Sulla schiena del governo italiano appendiamo questa sintesi dell’ignominia perpetrata. Per avere certezze sulle forniture di gas azero per sostituire quello russo, il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottoscritto a nome di tutti gli Italiani, e dichiarando di muoversi con l’appoggio informato del Premier Giorgia Meloni, un accordo di collaborazione militare. Addestreremo soldati azeri. Spareranno con maggior precisione le loro cannonate verso il mio villaggio? Proprio in quei giorni era in pieno corso lo strangolamento dei 30 mila bambini armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh con il laccio della fame e dell’embargo di medicinali. Sono stato di nuovo dove i giannizzeri di Aliyev, mascherati da ecologisti, bloccano il corridoio di Lachin impedendo qualsiasi approvvigionamento di beni vitali ai 120 mila armeni che non accettano di essere cacciati dal loro nido millenario. Realpolitik? Servilismo maramaldo e pure suicida. L’Italia sta appoggiando la rinascita dell’impero ottomano sulle ceneri della più antica nazione cristiana. Ma non erano le radici cristiane la cifra annunciata dell’identità del governo Meloni? Verba volant, scripta manent… e gli “scripta” recano le firme congiunte di chi nega il genocidio per poterlo rifare e dei complici morali e operativi. Per favore, Giorgia, ritratta quel patto militare. Il gas non può costare come la vostra anima...

http://www.korazym.org/85866/il-molokano-su-tempi-appello-per-lartsakh-come-possono-italia-e-israele-tradire-la-loro-sorella-armenia/

Abba nostro…

(Dopo, nel corso della mattinata) Per quanto riguarda la „profezia della pace“ sono molto contento della proposta di tregua (se non di pace) proposta dalla Cina: „La Cina vuole sfruttare la settimana dell’anniversario dell’invasione russa in Ucraina per prendersi un ruolo molto più importante nella questione. L’operazione è cominciata dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove ieri il responsabile degli Esteri cinese, Wang Yi, ha annunciato che Pechino presenterà una proposta di pace. Culminerà il 24 febbraio, primo anniversario della guerra, quando il presidente Xi Jinping farà un discorso — molto atteso — che spiegherà il piano cinese“ (Alessandro Banfi, versione domenicale). Per quanto riguarda Jürgen Habermas mi sembra che il suo „realismo“ sia  il punto forte del suo intervento, che voglio leggere al più presto nella versione integrale tedesca. Bisogna trattare così che nessuno ci perda la faccia. „Un risultato negoziale durevole non può essere integrato nell’ambito di accordi di ampia portata in assenza degli Stati Uniti. Entrambe le parti in guerra hanno interesse a questo. Vale per le garanzie di sicurezza che l’Occidente deve fornire all’Ucraina, ma anche per il principio secondo cui il rovesciamento di un regime autoritario è credibile e stabile solo nella misura in cui scaturisce dalla popolazione stessa, ed è quindi sostenuto dall’interno“ (Habermas).

PS Ho comprato l’articolo di Jürgen Habermas in tedesco (SZ, 14.2.23); anche il filosofo tedesco usa la metafora del sonnambulismo sull’orlo dell’abisso, ricordando il pericolo di una terza guerra mondiale. Habermas accetta in modo abbastanza acritico la narrazione dell’Ucraina ingiustamente aggredita, ma ritiene anche che l’Occidente (USA, UE e le nazioni in essa), non abbia specificato precisamente quale fosse la meta del suo sostegno dell’Ucraina, lasciando aperta, quindi, anche la meta di cambio di regime a Mosca, cosa ovviamente per Putin inaccettabile. Un tale cambiamento, senza l’esplicita volontà del popolo russo, è a sua volta aggressione, ci fa comprendere Habermas.  L’articolo inizia parlando di una sorta di legge dell’incremento: sempre più armi per sostenere il popolo ucraino, ingiustamente attaccato. Si è appena deciso di mandare carri armati e già si parla dei jet di combattimento. Tra gli argomenti del filosofo tedesco vorrei ricordare che Habermas giustamente sostiene che non si può lasciare all’Ucraina la decisione ultima su possibile trattative. Se l’Occidente si impegna con delle armi, senza le quali l’Ucraina non potrebbe continuare la guerra e l’avrebbe già persa, deve avere anche la responsabilità di decidere il come e quando di possibili trattative. Tanto più l’Occidente deve essere libero ed autonomo nella sua decisione se arrendersi o coinvolgersi militarmente in prima persona. Habermas continua il suo articolo dicendo che bisogna distinguere tra „vincere“ e „non perdere“ (distinzione questa che supera i limiti del dibattito pacifista). Poi parla di una priorità della decisione morale: „sono in primo luogo motivi morali che spingono ad una fine della guerra“. Si dovrà tenere conto che l’Ucraina è una „nazione in divenire“, ma anche della situazione creatasi in questo anno di guerra e cioè il  congelamento della conquista di una nuova linea delle frontiere. Siamo confrontanti con una montagna di morti, ma abbiamo una situazione di stallo, paragonabile, mutatis mutandis, con la situazione militare creatasi a  Verdun nel 1916. Per questo dovremmo orientarci allo  „status quo ante 23.2.22“. Habermas critica l’affermazione del ministro degli esteri tedesco, Baerbock, che afferma  che „salviamo delle vite con le nostre armi“. Questo vuol dire semplicemente non prendere in considerazioni i fatti. Habermas parla infine del cambiamento, dopo due disastrose guerre mondiali nel XX secolo, di percezione, nella coscienza collettiva, della guerra come soluzione di problemi e delle tracce giuridiche di ciò, rinviando alla Carta dell’Onu (24.10.1945) e al tribunale di Den Haag; siamo confrontanti con una  rivoluzione nel diritto internazionale di cui non si può non tenere conto,  un diritto che non prevede più un „ius ad bellum“  e che sottolinea il criterio della „proporzionalità“, soprattuto al cospetto di una prolungamento della guerra e dell’eccesso di vittime provocata anche dalle azioni militari dell’Occidente a sostegno del coraggioso esercito ucraino. Ripeto che la lettura di Barbara Spinelli mi è più congeniale, per i motivi accennati il 17.2.23 qui nel diario, ma ovviamente l’articolo di Habermas è molto differenziato e bisogna prenderlo sul serio, per il realismo di cui ho parlato questa mattina. 

Mi ha scritto con ragione Renato: „Interessante di Habermas è il concetto di responsabilità - noi dando armi a Zelensky siamo responsabili delle conseguenze. Ancora: armi per non perdere la guerra e non per vincere, allo scopo di raggiungere un compromesso tollerabile- costi/benefici non solo e non tanto in termini economici“. 

Un’ amica tedesca mi ha scritto a proposito dell'articolo di Habermas, che le avevo inviato: "Grazie! Vale la pena leggerlo, in ogni caso. Penso che sia cosa molto buona e necessaria dire più chiaramente che questa argomentazione secondo cui i negoziati possono solo fallire fin dall'inizio non è semplicemente corretta in termini di contenuto. E che faccia notare che la possibilità di negoziare richiede che prima di tutto l'Occidente "definisca più chiaramente i suoi obiettivi". La domanda che mi pongo è se l'Occidente, o gli Stati Uniti, abbiano un obiettivo diverso di quello di diventare una potenza "sferica" (contro una "poliedrica") nel mondo. 

Il Santo Padre Francesco, in un suo intervento tenuto ai partecipanti di un convegno, organizzato dal Dicastero dei Laici, precisa l’importanza dei laici nella Chiesa, sottolineando l’importanza di una Chiesa missionaria che non non ceda né al populismo né all’élitismo. „Quest’ultimo aspetto è decisivo: un Popolo unito nella missione. E questa è l’intuizione che dobbiamo sempre custodire: la Chiesa è il santo Popolo fedele di Dio, secondo quanto afferma Lumen gentium ai nn. 8 e 12; non populismo né élitismo, è il santo Popolo fedele di Dio. Ciò non s’impara teoricamente, si capisce vivendolo. Poi si spiega, come si riesce, ma se non lo si vive non si saprà spiegarlo. Un Popolo unito nella missione. La sinodalità trova la sua sorgente e il suo scopo ultimo nella missione: nasce dalla missione ed è orientata alla missione. Pensiamo ai primordi, quando Gesù invia gli Apostoli ed essi ritornano tutti felici, in quanto i demoni “fuggivano da loro”: era stata la missione a portare quel senso di ecclesialità…So che avete anche parlato della formazione dei laici, indispensabile per vivere la corresponsabilità. Anche su questo punto vorrei sottolineare che la formazione dev’essere orientata alla missione, non soltanto alle teorie, altrimenti si scade nelle ideologie. Ed è terribile, è una peste: l’ideologia nella Chiesa è una peste“ (https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2023/february/documents/20230218-convegno.html?utm_source=substack&utm_medium=email&fbclid=IwAR2lLReTXDtSl0J_Q0NvteRaF_s5HAMPxJ0KunQeTTf4bmOSv3tTxtm68vA)  

(Dopo l’Angelus) Le parole del Santo Padre all’Angelus mi hanno colpito molto, in modo particolare questa domanda: „cosa fate di straordinario?“ L’equilibrio non basta, non è cristiano. „L’amore di Dio è sempre straordinario, va oltre“. Oltre i criteri abituali. „Le parole di Gesù ci sfidano: … ci chiedono di aprirci allo straordinario di un amore gratuito“. Un amore che non ha nulla a che fare con l’utilitarismo. Mentre noi cerchiamo „di bilanciare i conti… Cristo ci stimola a vivere lo sbilanciamento dell’amore“. „È stato lo sbilanciamento della Croce che ci ha salvati“. VSSvpM!

(Notte) Come faceva Etty con Rilke, trascrivo solo una sua frase, in cui cerca di rispondere all’obiezione che le fanno degli amici, e cioè che è troppo passiva e deve salvarsi dalle grinfie dei nazisti: „Il buffo è che non mi sento nelle loro grinfie, sia che io rimanga qui, sia che io venga deportata. Trovo tutti questi ragionamenti così convenzionali e non li sopporto più, non mi sento nelle grinfie di nessuno, mi sento soltanto nelle braccia di Dio per dirla con enfasi; e sia che ora io mi trovi qui a questa scrivania terribilmente cara e famigliare o fra un mese in una nuda camera del ghetto o forse anche in un campo di lavoro sorvegliato dalle SS, nelle braccia di Dio credo mi sentirò sempre. Forse mi potranno ridurre a pezzi fisicamente, ma di più non mi potranno fare. E forse cadrò in preda alla alla disperazione…ma anche questo è poca cosa, se paragonato ad un’infinità vastità, e fede in Dio, e capacità di vivere interiormente. Può anche darsi che io sottovaluti tutto questo“ (Etty, 11.7.42).

(18.2.23) „Rispetto al catechismo, il bambino e il professore rimangono sempre allo stesso livello“ (Gianni Valente, Padre Dottrinari. La missione (e la carità) di insegnare la dottrina cristiana“, Roma 17.2.23). Dopo aver letto questo articolo e guardato il video di Emiliano Sinopoli sulla storia della „Congregazione dei Preti della Dottrina cristiana“ e del suo fondatore César de Bus, prendo l’occasione per sottolineare un aspetto della mia vita, che forse nel diario non è sottolineata a sufficienza. Operando in una zona altamente secolarizzate, in cui i pochi cristiani sono figli di Lutero, ma anche per un profondo desiderio personale, il mio lavoro „catechetico“ viene fatto piuttosto con la Bibbia e non con il Catechismo, ma ricordo ancora la gioia  che mi provocò l’uscita nel 1992 del „Catechismo della Chiesa Cattolica“, che usai anche per accompagnare una persona, ora professore di fisica didattica, al suo battesimo. Ed anche i commenti contemplativi alla Scrittura di Adrienne, presuppongono e propongono sempre le verità elementari del catechismo; a me non vorrebbe mai in mente di negare anche solo una parola del Catechismo della Chiesa cattolica, proprio per il motivo indicato dalla frase di Gianni Valente, con cui ho iniziato questo passo del mio diario. Non si deve neppure dimenticare che sono un insegnante, da più di trent’anni, ed anche se il mio diario sembra essere quello di un „dotto“, in vero io sono rimasto sempre molto elementare nelle mie decisioni ultime, in primo luogo nella formulazione dell’ontologia: l’essere è un dono di amore gratuito! Quando alla lavagna faccio una piccola sintesi di un passo della Bibbia che ho letto con gli alunni, mi esprimo sempre in modo semplice…

„La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede“ (Eb 11,1) - questa potrebbe essere una frase del catechismo. Ed è bene ricordarsi che questa verità elementare vale sia per un bambino che per un professore. Noi verremo „approvati da Dio“ per una fede elementare: „Noi sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile“ (cfr. Eb 11,1-7). Le mie ore di lezione su spazio, tempo e Dio avevano a che fare  proprio con questa verità elementare. Ed anche il mio lavoro nelle lezioni su persone della Bibbia (Abramo, Mosè…) è presentazione semplice di uomini di fede. Se si annunciano verità elementari nascono anche domande elementari, come spesso accade parlando con i bambini: „Ed essi tennero tra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti“ (Mc 9, 10). 

La notte era un campo di battaglia tra la libido e il suo desiderio di esperimentare il corpo, anche nella sua dimensione di perversione polimorfa, e la presenza della preghiera per due persone malate, poi si è imposto il secondo motivo, quello della preghiera. „Nella contemplazione della croce la contemplazione del proprio peccato e del peccato del mondo trova il suo luogo. Poiché dal punto di vista cristiano non esiste una contemplazione feconda del peccato se non sul cammino che porta al confessione del peccato stesso e l’origine della confessione è la croce“ (Balthasar, Antologia-Servais, 153-154). Balthasar ci rende attenti ad un pericolo: „è più semplice di quanto si creda ingannare la propria coscienza e dare spazio in sé a dei giudizi del „mondo““. A me non sembra che le cose che sto imparando da C.G.Jung o da Etty siano giudizi del „mondo“, ma fanno parte di quel lavoro su cose „neutre“ di cui parla anche Ignazio all’inizio degli Esercizi“ e Balthasar stesso ci invita ad essere onesti e a non partecipare all’essenza del peccato che è bugia/menzogna, che annebbia la conoscenza intima, ma anche che la „disperazione sul abisso del proprio peccato“ non è qualcosa che Dio vuole, anzi questa disperazione è espressione di una condizione di peccato. E che „un ansia irragionevole e sfrenata nei confronti del giudizio ultimo“  è assolutamente „non cristiana“. 

Scrive nella sua bacheca in Facebook Stefan Hartmann: „Ci sono intellettuali di destra ed intellettuali di sinistra. Io cerco di essere un intellettuale del centro radicale“ (18.2.23), in vero non so bene cosa significhi questa frase, quella che ho pubblicato ieri nella mia bacheca mi è più chiara: "Se non costruiamo coalizioni tra sinistra e destra su temi come il militarismo, l'assistenza sanitaria, il salario di sussistenza e l'organizzazione sindacale", avverte Chris Hedges, "saremo impotenti di fronte al potere delle imprese e alla macchina da guerra“ (Useful idiots, 17.2.23). Se nel mio diario ho sottolineato maggiormente l'imperialismo degli USA (in accordo con Barbara Spinelli), non significa che non veda l'imperialismo di Putin, ma rispetto agli USA, Putin, per quanto riguarda la forza, non la bontà, è "Davide" e non "Goliat", per riprendere l'esempio biblico di Zelensky. E il programma principale: "Aumento delle spese per la difesa, incremento della produzione di armi, cooperazione nella produzione di armi" (cfr. Berthold Kohler, FAZ 18.2.23) non è un programma del „centro“, ma una pura e semplice follia, proprio il contrario della "profezia di pace" di cui parla Papa Francesco. È l'espressione di una concezione sferica, non poliedrica, dei rapporti di forza. E nemmeno l'accenno a possibile accordi con Mosca sul controllo degli armamenti non è sufficiente a ridimensionare il programma principale. L'idea di Emmanuel Macron di voler contrastare il pericolo dei missili a medio raggio con la deterrenza nucleare non fa che confermare in me il pessimismo del Santo Padre, confessato ad alcuni suoi confratelli dell'ordine dei gesuiti in Africa.

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Dopo aver letto il capitolo "15.8.2015 Sabato: Rasoio" (Uwe Tellkamp, Der Schlaf in den Uhren, Berlino 2022, 331-338) mi sono sentito come uno della massa della società capitalista e consumista, che si rade con una lametta Gillette, una crema da barba Nivea e un dopobarba Tabac; pensavo già di aver scelto qualcosa di speciale, ma certo tra i prodotti che si possono comprare al supermercato... L'unico pennello da barba che possedevo e utilizzavo era quello che ho usato per radere il cadavere di mio nonno. Tuttavia, in questo capitolo ho trovato anche qualcosa di prezioso, di carattere metaforico: "Il principio di economia (il rasoio di Guglielmo di Occam) richiede che tra tutte le spiegazioni sufficienti di uno stato di cose, si scelga la più semplice. Tutte le altre devono essere eliminate". Il modo in cui viene trattato il giornalista Seymour Hersh e il suo scoop sulla distruzione del Nord Stream II (Substack) non è "semplice", ma insultante e stupido. Wolfgang Michael su "Der Freitag" ne ha giustamente riassunto l'essenza e ha posto, tra l'altro, la domanda: "La vecchia volpe non è forse troppo esperta per fungere da mero portatore d'acqua per gli informatori e per farsi carico dei loro fatti incontrollati?". (16.2.23). C.G. Jung ci aiuta a capire esattamente cosa sta succedendo in questa storia: "Per molte persone c'è in essa qualcosa di estremamente irritante e che deve essere contraddetto, o anche di più, qualcosa di spaventoso, e che perciò non si vuole riconoscere" (Das Unbewusste, 46). Non si vuole nemmeno prendere in considerazione le affermazioni di Hersh, come sarebbe normale nell'azione comunicativa di una democrazia matura, ma si deve semplicemente, uccidere (calunniare) con le parole colui che ci irrita o ci spaventa....

(Dopo la traduzione di Ulrich) Io vedo due tentazioni: se la materia viene ridotta alla sua dimensione caotica, propria dell’inconscio, non è possibile più pensare, come vuole Ulrich (Homo Abyssus, 324), la materia stessa come campo principale „dell’interpretazione speculativa dell’essere come parabola della bontà di Dio“ (Ulrich) ed anche per C.G.Jung, per usare il linguaggio tomistico, nella materia non vi è solo inscritta la sua dimensione caotica, ma anche la moralità. L’altra tentazione è quella di una pseudo trasfigurazione della materia come oggetto di una gnosi salvifica, che non tiene conto che si può essere attratti da perversioni polimorfi anche quando si sta leggendo un libro di filosofia e teologia.

Il problema non è che Conte usi la meravigliosa parola „gratuitamente“, ma che la usi per nascondere il vero, qui nel senso dei fatti! 

Scopro quanto corrispondano al mio carattere le sinfonie di Robert Schumann  - Numero 2 e 4, per esempio nell’interpretazione dell’Orchestra svedese da camera sotto la guida di Thomas Dausgaard. 

(Sera) „E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio…partirò sempre dal principio di aiutare Dio il più possibile e se questo mi riuscirà, bene, allora vuol dire che saprò esserci anche per gli altri“ (Etty, 11.7.42, sabato mattina, le undici). Non dobbiamo, per quanto possibile, entrare troppo nei dettagli: sarà la Germania coinvolta da un attacco nucleare, con questi temuti missili a medio raggio? „Qui gli ebrei si raccontano delle belle storie: dicono che in Germani li murano vivi o li sterminano con gas velenosi. Non è gran che saggio raccontarsi cose simili…“; valeva allora e vale oggi. Meglio parlare solo „quando le parole ci vengono semplici e naturali“. Come aiutare Dio? Dobbiamo rimanere  fedeli agli eventi e non scadere mia in un’ideologia, coma accade alla Rebecca di Hanna Caspian, quando si accorge che Konstantin non è un autista, ma un nobile e lei non voleva innamorarsi di nobili (ideologia), mentre dovrebbe essere fedele agli avvenimenti che sono accaduti tra loro nell’anno in cui ha pensato che Konstantin fosse Albert, l’autista della famiglia nobile di Greifenau. Come aiutare Dio? Prendendo questo compito come un compito del cuore e non di uno stato d’animo, che ovviamente potrà subire un contraccolpo quando Etty verrà davvero separata da Spier; eppure lo so che lei è rimasta fedele a ciò che diceva e come lo diceva; non posso immaginarmi nulla quando si dice che sei milioni di ebrei sono stati uccisi, ma quando penso che Hitler ha fatto uccidere la mia Etty, entro in una difficoltà grave con la speranza per tutti! Buona notte! 

(17.2.23) Come mantenere intatto „un pezzetto della propria anima“(Etty Hillesum, 10.7.42)? Certo non facendo quello che fecero i costruttori della torre di Babele, che produsse „incomprensione generale e confusione“ (Ravasi): „Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la tera“ (Gen 11, 4). Non dobbiamo farci un nome né voler toccare il cielo, ma secondo Etty: portare, sopportare e risolvere il dolore. E Gesù dice la medesima cosa: „chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita a causa mia e del Vangelo, la salverà“ (Mc 8,35). Il Vangelo è annuncio dell’amore gratuito del Logos universale e concreto! Ho tenuto la mia ultima doppia ora sul tema antropologia nell’undicesima classe, proprio su questo tema (citando Teresa di Lisieux (la piccola via), C.G.Jung (l’inconscio), Papst Franziskus („Fratelli tutti“) e Ferdinand Ulrich (l’essere come dono di amore gratuito: il nulla dell’amore versus in nulla del nichilismo)). „Il termine greco psychè“ usato da Mc 8,35-36 (ma anche da Mt 16,26), può significare „anima“, „vita“ o anche „esistenza umana“. Gli ultimi due significati sembrano più adatti al contesto“ (Maggioni). Etty sa che perderà la propria vita, ma vuole salvare un pezzetto di anima, nel senso che dice anche Ignazio nel „Principio e fondamento“.  

„In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e consegnato se stesso per me“ (Gal 2, 19-20). Commenta Balthasar: essere grati di poter mettere la propria vita „nel punto centrale della cristologia“ (cfr. Antologia-Servais, 153) con la coscienza, nel dialogo con il Crocifisso, che lui ci ha amati per prima, che la nostra risposta di amore gratuito arriva sempre troppo tardi. E la frase di Paolo: „non vivo più io, ma Cristo vive in me“, non vale solo per i santi, vale per noi tutti, che cerchiamo di confessare la fede in Cristo, perché noi viviamo del Suo amore donato per primo, che è più profondo anche del nostro inconscio, che a volte vuole cose che non sono amore gratuito. Non uso l’argomento dell’inconscio per giustificare il peccato, ma per riconoscere la dimensione caotica in me, che non può essere superata da un mio sforzo morale-razionale, sforzo che aumenterebbe solo la „Entzweihung“ (separazione tra l’io cosciente e quello inconscio) di cui parla Jung, ma dal Suo amore realmente „Umsonst“ (gratis et frustra), che noi cerchiamo di balbettare come risposta al Suo amore. Tra l’altro quello che cerco di imparare da Hillesum/Jung corrisponde anche alla lezione del fratello gesuita  di Rodrigo nella „Scarpina di raso“: non vi è solo una via lineare che ci riporta al Padre, ci sono anche righe storte su cui Cristo sa scrivere. 

È vero che la proposta di Jürgen Habermas è saggia (l’Ucraina non deve vincere ma neanche perdere), ma è anche vero che parte da una premessa sbagliata: noi non ci troviamo per nulla, nel nostro agire comunicativo e teorico in una democrazia matura, ma in una democrazia malata (in cui, negli USA più che in Europa, spesso non ci sono processi giusti, non vi è presunzione di innocenza fino alla dimostrazione giuridica del contrario e i media sono irresponsabili, come per esempio è accaduto nel caso di Matt Gaetz). E questo vale non solo per la democrazia ucraina (come dimostra il trattamento di due reporter freelance italiani, Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, considerati dal governo di Kiev come propagandisti del nemico, sebbene abbiano fatto reportage critici anche nei confronti dei russi, ma troppo curiosi di ciò che accade nell’est dell’Ucraina), ma anche per tutte le democrazie occidentali, detto questo è vero quello che dice Habermas e cioè  che „l’aumento della qualità delle nostre forniture di armi all’Ucraina ha acquisito uno slancio che potrebbe spingerci più o meno impercettibilmente oltre la soglia di una terza guerra mondiale“ (Jürgen Habermas, SZ, Corriere della Sera). Decisivo invece è l’intervento di Barbara Spinelli,  che parte dall’ipotesi giusta e cioè dall’ipotesi di una democrazia malata, che lei formula in cinque domande/risposte sul „Fatto“ e che io letto nella versione di Banfi. Lei è molto più chiara di  Habermas, anche se sul punto numero 1 la pensano allo stesso modo: 1. Inviare sempre più armi, anche sofisticate, in Ucraina serve solamente ad appesantire/rafforzare il bilancio di morte, il bilancio economico di chi fa le armi; un servizio al popolo ucraini non lo è per nulla. Con un rischio di escalation del conflitto a livello nucleare. 2. È vero che la guerra il 24.2.22 è stata cominciata da Putin, ma le ragioni del conflitto hanno a che fare con tutto ciò che è successo in Ucraina a partire dai negoziati con Gorbaciov nel 1991. L’imperialismo degli USA, con il suo atteggiamento „sferico“ e non „poliedrico“, per usare il linguaggio del Papa  ha provocato una guerra che non era inevitabile. 3. I media aziendali  e i governi occidentali, come dimostra ultimamente il caso del giornalista investigativo Seymour Hersh (analogo a al caso di Julian Assange e di Edward Snowden), non hanno alcun interesse a far luce su eventi di importanza strepitosa come il possibile sabotaggio di dei due gasdotti Nord Stream II (come dice Peguy il sabotaggio è una forma di lotta politica immorale). 4. L’Europa tradisce la sua tradizione di pace per mettersi acriticamente al servizio di un paese guerrafondaio come gli USA, che non solo vuole la vittoria sulla Russia di Putin, ma nella questione di Taiwan, addirittura una vittoria sulla Cina di Xi Jinping. 5. Per questo gli USA hanno appoggiato Zelensky nel suo desiderio di vittoria contro Putin, di cui non si fida il premier ucraino, come ha raccontato il diplomatico ed ex premier israeliano Naftali Bennett. Insomma vi è tutta una storia di sabotaggio dei negoziati. I lettori di piattaforme come Substack e Rumble conoscono benissimo questi cinque punti di cui parla la politica italiana Barbara Spinelli (31.5.1946). 

Abba nostro…

(Dopo la traduzione di Ulrich) Materia e forma si appartengono, sia per Aristotele che per Tommaso ed Ulrich pensa in questa tradizione. Per evitare la riduzione materialistica è necessario mantenere l’unità di materia e forma e vederle entrambe come procedenti dall’essere come dono di amore gratuito. L’inconscio con il suo caos, con le sue perversioni polimorfe, sembra non avere una forma. Ci possiamo chiedere come mai il buon Dio permetta che una dimensione così caotica possa prendere possesso di noi? O si tratta solo di una concezione materialistica riduttiva e moderna da parte di C.G. Jung? Non saprei rispondere precisamente a questa domanda, ma direi che l’esistenza del caos dell’inconscio può essere un aiuto per non vedere in una qualsiasi forma di gnosi la salvezza della nostra anima. Quasi un avvertimento ironico di Dio! 

(Sera) Etty si muove per opposizioni feconde - da una parte bisogna dimenticare Dio, Morte, Dolore ed Eternità (9.7.42, le nove e mezzo) e poi scrive che si  dovranno raccontare „piccole storie su questo tempo“, „su un ampio muto sfondo fatto di Dio,Vita, Morte, Dolore ed Eternità“ (stesso giorno, più tardi). E tutto ciò è davvero fecondo - bisogna perdere il carattere altisonante di queste parole, essendo, semplicemente essendo, per poi ritrovarle in „piccole storie“ su quel tempo tremendo, che ha bisogno di cronisti, come la nostra Liliana Segrè, le medesime grandi parole: Dio, Vita… Da una parte scrive sull’analogia tra Hitler e Ivan il Terribile e dall’altra vede in questo genocidio, „in questa forma totalitaria , organizzata per grandi masse“, qualcosa „che non è mai stato in passato“. E come lettrice di C.G. Jung insiste sul destino collettivo e di massa, da cui non si può scappare: „chiunque si vuole salvare deve sapere che se non ci va lui, qualcun altro dovrà andare al suo posto“. Un’incredibile atteggiamento morale, iscritto nel suo cuore, perché come dice giustamente C.G. Jung, a certe posture non si arriva per „imperativo categorico“ (Kant), ma per una solidarietà presente nella nostra anima, non meno vitale dell’elemento animale che ci viene rivelato dall’inconscio. Buona notte! 

(16.2.23) „Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio è stato fatto l’uomo. E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela“ (Gen 9, 6—7). Il compito è chiaro: essere fecondi, non uccidere! „Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto“ (Gen 9, 5). E poi dobbiamo sempre di nuovo guardare a Cristo, essere in dialogo intimo con lui: „E cominciò ad insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere“ (Mc 8, 31). Non dobbiamo fare del gossip su tutto ciò ed in modo particolare sull’essere il „Messia“ di Cristo: „Ed ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno“ (Mc 8,30). E quello di Pietro in questo passo del Vangelo (Mc 8,27-33) non è un dialogo intimo, ma incapacità di comprendere, che è lui „che deve imparare da Gesù quali sono i disegni di Dio e non viceversa“ (Maggioni). Non dobbiamo neppure pensare che appena soffriamo stiamo soffrendo „con“ (!) Gesù, quasi sempre stiamo soffrendo, perché lo abbiamo tradito o rinnegato: „è uscito fuori (!) pianse amaramente“ (Mt 26,75) - „fuori“ dal rapporto con Gesù; qualche volta viene concessa una „notte oscura dell’anima“, ma questa compagnia („con“) che possiamo fare al Signore è da lui decisa e da lui limitata (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 151-153). Questo è stato concesso ad Adrienne ed in un modo forse meno esplicito, ma non non reale, a Etty. 


 La scuola è un luogo, quando si superano le formalità, in cui può nascere un vero dialogo liberante tra colleghi. 


„Ci sono solo due giornali italiani stamattina che scelgono come argomento di prima pagina i 146 morti nel Mediterraneo nelle ultime ore. E sono Avvenire (Tombe d’acqua) e Il Manifesto (A casa loro). La nuova strage che si è consumata davanti alle coste di Libia, Tunisia e Spagna arriva proprio nelle ore in cui la Camera dei Deputati vota il nuovo decreto Piantedosi, che tende a limitare la libertà di azione e di soccorso delle Ong. La norma, che dovrà passare ora al Senato, vede le proteste di associazioni di volontariato e di cattolici. C’è anche poco da sperare in un’Europa che si trova d’accordo solo sul contrasto ai migranti e su nuovi muri da innalzare. Su „La Stampa“ padre Antonio Spadaro pubblica alcuni passaggi delle conversazioni che papa Francesco ha avuto con alcuni confratelli gesuiti durante l’ultimo viaggio in Congo e Sud Sudan. Ad un certo punto papa Francesco, parlando delle guerre nel mondo e della corsa agli armamenti, dice: “Io mi domando: l'umanità avrà il coraggio, la forza o persino l'opportunità di tornare indietro? Si va avanti, avanti, avanti verso il baratro. Non so: è una domanda che io mi faccio. Mi dispiace dirlo, ma sono un po' pessimista”“ (Alessandro Banfi, versione di oggi). - Per quanto abbia compressione per alcuni dei temi populistici, non avrò mai comprensione che si lascino morire delle sorelle e dei fratelli uomini nel mare, per il motivo presentato nella meditazione: „Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto“ (Gen 9, 5). E questo vale anche e soprattutto per le nostre sorelle e fratelli più indifesi: „In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me“ (Mt 25, 45). Per quanto riguarda la guerra, i populisti normalmente non la vogliono, volerla è un privilegio dei liberali di sinistra ed aggregati…ma vi sono eccezioni, in un senso e nell’altro. Per quanto riguarda il dibattito statunitense una vittoria di Trump nel 2024, su questo tema, potrebbe essere più feconda che la vittoria di un’amministrazione „democratica“. Ma ovviamente la pace l’abbiamo bisogno ora e così, pur non perdendo la speranza cristiana, sono anch’io abbastanza pessimista

Per quanto riguarda la lettura del primo capitolo ed in parte del secondo del libro di C.G.Jung sull’inconscio, devo dire che lui vede bene: spesso a causa di reazioni isteriche ed irrazionali c’è un conflitto d’amore (non solo sessuale), piuttosto che un trauma specifico - come fa vedere l’esempio dell’attacco isterico di una donna all’apparire di un cavallo. Certo lei ha avuto un problema da bambina, che aveva a che fare con i cavalli, ma l’isteria descritta, in tutta la sua raffinatezza inconscia, ha a che fare con un conflitto tra un amore che lei vuole „moralmente“ ed uno che lei vuole a livello del suo inconscio. Dobbiamo stare attenti a non giudicare moralmente questo tipo di fenomeni e questo è un buon esercizio, già nel senso di Gesù: guardate alla trave nel vostro occhio, piuttosto che alla pagliuzza nell’occhio del fratello. Noi filosofi forse prendiamo troppo poco sul serio il caos dell’inconscio, perché ci concentriamo troppo sul mondo della coscienza. Per quanto riguarda le fantasie erotiche di un adolescente, esse nella mia vita erano apparse prima della scoperta di giornali pornografici, scoperta che accadde in Istria: la nudità del corpo e la sua libido, il desiderio di sposare qualcuno (quasi ogni settimana una nuova) erano profondamente ancorate nel mio inconscio e ciò, detto ora in generale, non può essere superato con la ratio; non so se allora fosse più una questione di animalità, o piuttosto di gioco; vi è certo anche un inconscio collettivo con fenomeni di isteria di massa o di bugie di massa, etc., ma ora vorrei concentrarmi su una dimensione più personale. Tornerò sul tema più tardi. Per quanto riguarda  la vecchiaia, la differenza dall’adolescenza non consiste nel fatto che non sia presente la libido con le sue fantasie, solo che quest’ultime non sono più sufficienti per raggiungere erezione ed orgasmo e così si dipende di più da surrogati (che però possono provocare eiaculazione senza erezione o senza un vero e proprio orgasmo), all’infuori che Dio stesso non ci doni una pace che non è di questo mondo (pace che dobbiamo chiedere). Quando si medita la possibilità „dell’inferno per me“ (Balthasar) e non per gli altri, bisognerà tenere conto di questo caos inconscio, che non può essere giudicato con criteri di moralità; questo, però, non servirà a giustificare il proprio egoismo e la propria mancanza di amore per l’altro, se non ci fissiamo solo su questioni sessuali… per esempio si potrebbe pensare a tutte quelle volte che non siamo capaci a dialogare con un altro senza ferirlo, senza voler sempre aver ragione, senza pensare che è un idiota incapace di comprendere il reale…

L’uomo culturale, dice C.G. Jung nel secondo capitolo, per giungere a quello che ritiene essere un „processo culturale“ si trova a dover addomesticare in modo crescente ciò che è animale nell’uomo e questo provoca una nevrosi, nella quale „due tendenze si trovano in una rigorosa opposizione l’una nei confronti dell’altra e delle quali una è inconscia“ (ibidem, 29). Per analizzare tutto ciò dobbiamo liberarci da ogni moralismo e fidarci del buon Dio, che ha certamente anche un carattere furioso, ma non credo, non lo credo come non lo crede C.G. Jung, per punire un gioco erotico o una pausa erotica allo stress. Il mondo contadino, aggiunge Jung, è molto più in armonia con la natura; l’arare la terra, il seminare, l’occuparsi delle bestie sono attività in cui l’uomo si trova in una giusta posizione di dominanza (per usare il linguaggio biblico, che solo persone nevrotiche come certi teologhi interpretano come dominanza nel senso di distruzione della natura) e forse ha meno bisogno di surrogati dell’uomo che lavora in una città o in una scuola e in cui ha il ruolo di uno che „subisce“, non di uno che „domina“ (in un certo senso giustamente, visto che a che fare con persone e non con animali). Da un certo punto di vista sono contento se in una scuola viene fuori la questione sessuale, che certamente è latente, ma che viene repressa, causando, non solo per un conflitto sessuale, ma proprio per un conflitto di amore e di stima (anche di autostima), isterie e reazioni nevrotiche. „Nevrosi è separazione da se stessi“ (Jung, ibidem 33). E la scuola è davvero un luogo in cui spesso sia i ragazzi  che i professori devono separarsi dal  loro „Selbstsein“ e questo li rende malati ed anche ingiusti. E qui bisognerà ora aggiungere anche una riflessione sulla collettività: „L’uomo possiede nell’inconscio un fiuto sottile per lo spirito del suo tempo, ha una idea delle sue possibilità e sente nel suo intimo l’insicurezza della morale presente, che non è più protetta da una tradizione religiosa vivente“ (ibidem, 33). Vedo che nella mia classe di latino - è solo un esempio - alcuni ragazzi hanno percepito che con me possono sentirsi liberi e così si comportano in modo tale che si potrebbe interpretare e che a volte interpreto come mancanza di rispetto, per esempio quando in una traduzione in gruppi, il mio gruppo è meno concentrato degli altri. Se chiedo loro come abbia guadagnato questa mancanza di rispetto, mi guardano senza dare risposta, ma in vero io stesso, senza smettere di guidarli, dovrei essere contento che in qualche modo, in quel modo del „gioco“ di cui ho parlato qualche giorno fa (just for fun), cercano di liberarsi dalla separazione da se stessi che causa la nevrosi; anche per i ragazzi vale: „il motivo della separazione nella maggioranza degli uomini è che la coscienza vorrebbe rimanere fedele al suo ideale morale, mentre l’inconscio tende al suo ideale immorale (nel senso presente), proprio quello che la coscienza vorrebbe negare“ (ibidem, 34). Alcuni ragazzi e ragazze sono più concentrati di altri, ma ovviamente non conosciamo bene il prezzo di questa concentrazione. Si dovrà trovare un modo, senza andare contro le leggi, di non insistere eccessivamente sulla moralità sessuale, perché chi lo fa, nega, e uomini seri non lo fanno, dice Jung, che oggi c’é ed abbiamo un problema sessuale ed in genere anche di amore (come stima, ed autostima) che forse altre epoche non hanno avuto. Tra l’altro io sento così vicino il diario di Etty, non per le frasi teologiche che si trovano in esso, ma proprio perché lei era cosciente di questa separazione di cui parla Jung. 

PS La parte sui sogni, come metodo per sapere cosa vuole l’inconscio, vorrei digerirla meglio, perché io non mi ricordo tanto dei sogni. 

Abba nostro...

(Dopo la traduzione di Ulrich) Ulrich a differenza di Vattimo non si spinge solamente a teorizzare una debolezza dell’essere, ma proprio ad affermare il suo non-essere-causato. Questo punto è davvero geniale. Solo l’impronta del non-essere-causato dell’essere rende il dono dell’essere espressione ontologica del tutto gratuita ed in questo modo disponibile anche alla „nullificazione“, senza il qual processo/movimento vi è sempre il pericolo che un’ontologia che si crede forte si voglia imporre con violenza contro altre forme di percezione della verità…

„In questo episodio, diamo uno sguardo al senatore Josh Hawley, repubblicano del Missouri, che da tempo sostiene il punto di vista conservatore sui temi della guerra culturale (culture war), secondo cui i diritti dei genitori sono sacrosanti e dovrebbero essere i genitori, e non lo Stato o i burocrati scolastici, a decidere cosa i bambini americani debbano imparare sui dibattiti sociali, culturali e religiosi e come debbano imparano. Eppure, questa settimana, il senatore Hawley ha presentato una nuova legge che priverebbe i genitori americani del diritto di decidere per i propri figli quando e come questi possono iniziare a usare i social media e sostituendo il potere decisionale dei genitori con una norma generale dello Stato che vieta ai social media di permettere a qualsiasi bambino di età inferiore ai 16 anni di usare i social media, anche se i loro genitori ritengono che siano pronti a usarli“ (Glenn Greenwald, Hawley's New Social Media Law, 15.2.23) - in vero questo tipo di legge non solo è contraddittoria per quanto riguarda i valori sostenuti dal senatore del Missouri, ma in vero contribuirà solamente ad aumentare quella separazione da sé di cui abbiamo parlato con C.G. Jung, un sé che per un giovane del nostro tempo si lascia definire principalmente in un contesto digitale, che dovrà certamente essere oggetto educativo da parte di genitori ed insegnanti, ma non vietato. 

Per quanto riguarda il caso Seymour Hersh: questo modo di ignorare del tutto il lavoro di uno dei giornalisti più dotati degli USA da parte dell’amministrazione Biden è altamente simbolico (sul possibile sabotaggio dell’amministrazione di Nord Stream II): ormai anche nelle nostre democrazie quanto non corrisponde a ciò che il potere dei media aziendali e del governo guerrafondaio di turno con i suoi servizi segreti vogliono non ha diritto di essere discusso. Viene semplicemente occultato. Fine, stop. Ne hanno parlato Katie Halper e Aaron Maté nell’ultima puntata di Useful idiots del giovedì, che ha carattere sarcastico. Ma questo occultamento accade anche tra amici. 

(Sera) È chiaro che questo è il diario di un filosofo, anche se ovviamente so che un prurito alla gamba o il ciclo mestruale (per quanto riguarda Etty) possono influenzare il pensiero, ma visto che è il diario di un filosofo che cerca solo di pensare un pensiero: l’essere finito è un dono d’amore semplice e completo, ma non sussistente, sono molto sensibile a quello che scrive Etty il 9.7.42: „Parole come Dio e Morte e Dolore ed Eternità si devono dimenticare di nuovo. Si deve diventare un’altra volta così semplice e senza parole come il grano che cresce, o la pioggia che cade. Si deve semplicemente essere“ - appunto semplicemente essere perché tutto, anche tutti i nostri pensieri su Dio e il mondo accadano nel dono di Dio dell’essere. Quando il Papa dice che è un po’ pessimista, pensa come Etty: „che non ci sono scappatoie e che val meglio rimanere con gli altri e cercare di essere per loro quel che siamo in grado di essere“ (9.7.42). Il 10.7.42 risolve da ebrea la questione dell’irripetibilità e singolarità dei crimini nazisti: „Una volta è un Hitler; un’altra volta è Ivan il Terribile, per quanto mi riguarda; in un secolo è l’Inquisizione e in un altro le guerre, o la peste e i terremoti e la carestia. Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima“ (Etty). Buona notte! 

(15.2.23 - 25esimo compleanno di mio figlio Ferdinand) Ho mandato, come prima azione del giorno, un messaggio a mio figlio, facendogli gli auguri e parlandogli della speranza del cristiano, una speranza che il cardinal Bona esprime così: „In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum“ Sal 31,2). E se un angelo del cielo mi dicesse con sicurezza, che sono stato scacciato dal Tuo volto, anche allora non gli crederei. E se tu stesso, Dio eccelso, mi dicessi: ti ho condannato eternamente, non ascolterei le Tue parole. Scusami, Signore: in questa cosa non ti crederei, giacché anche se tu mi uccidessi e mi mandassi all’inferno, io spererò anche là in Te per sempre“ (citato in Balthasar, Antologia-Servais, 151).  Il che non vuol dire che non si debba prendere del tutto sul serio la Crocifissione di Gesù e la Sua discesa all’inferno per il mio peccato, per il mio egoismo, per la mia mancanza di amore gratuito - ma proprio per questa assunzione gratuita del mio peccato oso sperare nel senso della citazione del cardinal Bona. E chiedo la grazia delle lacrime per il mio egoismo e per la mia mancanza di amore gratuito, ma lacrime di speranza. Stamattina meditando il Vangelo (Mc 8,22-26) mi sono immaginato come fosse bello, ricolmi di speranza, andare mano nella mano con Gesù, sperando nella sua guarigione. Con un Gesù che si occupa di me e mi guarisce un po’ alla volta. E poi c’è la grande speranza per tutti gli uomini e cioè che Egli non ci distrugga tutti ancora una volta, prima della fine del mondo (Gen 8, 6-13.15-16a.18a.20-22).



Le informazioni sulla guerra in Ucraina diventano sempre più drammatiche; nella versione di oggi, Banfi segnala che, come reazione alla decisione della NATO di inviare jet di combattimento, Putin ha inviato navi con carico atomico nel mare Baltico. Positiva è la notizia che ora anche gli USA (o almeno qualcuno negli USA) dicono che una guerra finisce sul tavolo delle trattative e non con la vittoria. Nella mia bacheca in Fb mi è stata fatta l’obiezione che „analisi della guerra“ non servono a nulla. In vero il rifiuto di un lavoro ermeneutico (giornalistico, storico, filosofico…) serve solo ad affermare che vi è un’unica narrazione possibile, quella dello establishment giornalistico e politico, e che tutto il resto sarebbe un’incapacità di immedesimarsi con la vera guerra. A me in vero basta vedere la giovane ragazza e sua mamma dall’Ucraina, nella nostra parrocchia, per immedesimarmi, un  po’, con il dolore immane di mamme che hanno perso i loro figli, ucraini e russi. E la memora, quasi liturgica del Santo Padre, per la „martoriata Ucraina“ è per me un richiamo sufficientemente forte a non pensare che una gnosi schematica della guerra sia salvifica, in vero, quest’ultima davvero non serve a nulla: ma il lavoro ermeneutico non ha nulla a che fare con la gnosi schematica degli eventi, ma è un’attività eminentemente umana. E il „sentimentalismo giornalistico“ può accordarsi con le interpretazioni mainstream, giornalistiche e politiche, e non è per nulla garanzia di vero interesse per il dolore degli uomini. 


Banfi dice con ragione, che non ci sono state reazioni all’articolo giornalistico- investigativo di Seymour Hersh, di cui ho parlato già giorni fa, sul possibile sabotaggio statunitense del gasdotto Nordstream II. Giusto: l’establishment giornalistico e politico non ha mostrato alcun interesse, ma dal giornalismo alternativo, che raggiunge ormai milioni di persone, lo scoop è stato recepito e come! 


Mi ha commosso tanto il piccolo Emil della quinta classe che si è lasciato mettere in discussione dall’argomento che l’universo non può essere sorto per caso; è andato da un altro ragazzo, nella nostra passeggiata rituale, e gli ha detto: se anche cose ben più semplici dell’universo non nascono per caso, come potrebbe nascere per caso qualcosa di così complesso come l’universo? 


Mi è arrivato il testo di C.G. Jung, che Etty leggeva poco prima dell’arresto, „L’inconscio nella vita dell’anima normale e malata“(Zurigo, Lipsia, Stoccarda, Vienna, 1936). Nella premessa alla prima edizione del 1916 l’autore constata „l’imbarbarimento del giudizio generale, le diffamazioni reciproche, un’impensabile rabbia distruttiva, un incredibile flusso di bugie e l’incapacità dell’uomo di fermare il demone insanguinato“ e ci fa comprendere che proprio di fronte o in mezzo a tutto ciò è importante comprendere cosa si muova sotto „il mondo della coscienza ordinata“ e cioè „l’inconscio caotico“, nella sua dimensione individuale e collettiva . E poi una frase davvero geniale: „la psicologia del singolo corrisponde alla psicologia delle nazioni. Quello che fanno le nazioni fanno anche i singoli“ (ibidem, 5-6). Per questo motivo, nella premessa alla seconda edizione, scrive una cosa tanto cara ad Etty: all’esterno possiamo anche domandarci  chi vincerà una guerra, ma nella prospettiva intima la domanda giusta è: quali sono i „sovvertimenti“, le „rotture“ che riguardano il nostro „Selbst“? E per rispondere a queste domande bisogna davvero essere molto onesti ed autentici e non nasconderci dietro „pretesti ipocriti“: siamo con ciò nel cuore del tentativo di questo diario, che non ha bisogno di visitare prigioni, manicomi, ospedali, la borsa, meeting socialisti ed ecclesiali, bordelli (cfr ibidem 13), perché la nostra società trasparente è tutto questo.  


„Don Giussani dice che la fedeltà a Cristo e alla Tradizione passa attraverso "l'appartenenza ad un ambito in cui il dono dello Spirito che viene dal Battesimo si concretizza in forme dimostrative e persuasive". Questa è una sfida a non ridurre l'appartenenza a qualcosa di meccanico, perchè incombe il rischio di andare a messa come di partecipare ad un gesto della comunità come a qualcosa che ormai è dentro il mio dna. Ciò a cui sono sfidato da don Giussani è a riconoscere oggi come il movimento è la concretezza dimostrativa e persuasiva della presenza di Cristo a me. Il rischio che vivo è quello di dare per scontato di essere cristiano, di dare per scontato di essere del movimento, di dare per scontato che passo la giornata ad aiutare i ragazzi che hanno bisogno, è un rischio che viene affrontato dallo Spirito che mi presenza la novità affascinante della sua azione come ieri che una ragazza mi ha detto „basta!", perchè mi ha visto stanco e così ha rotto il meccanismo. Qui sta lo Spirito che manda in frantumi il meccanismo e con un gesto nuovo mi fa rivedere la bellezza del tocco di Gesù che mi rinnova nell'attimo. Qui sta il movimento: un gesto umano che rilancia la vita e non il meccanismo abitudinario di gesti e azioni scontate!“(Gianni Mereghetti) - capisco quello che dice Gianni, un caro amico di antica data, ma al momento il movimento di CL, nella sua dimensione istituzionale, non è „la concretezza dimostrativa e persuasiva della presenza di Cristo a me“. Ci sono „momenti“, „persone“ che possono forse anche esserlo, ma fino a quando non ho ben chiaro che nel movimento si abbia davvero interesse per il mio „Selbstsein“, non posso avvicinarmi troppo ad esso, senza correre il rischio che mi si ferisca ancor più di quanto sia già successo. 


„L'ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, ha svergognato l'Ungheria durante una riunione di alto livello delle Nazioni Unite sull'antisemitismo per un atto di vandalismo antisemita avvenuto... in Svezia. Alla delegazione ungherese non è stato permesso di correggerla, né lei ha successivamente ritrattato il suo errore. Classe pura“ (András László, Twitter, 14.2.23)


Abba nostro…


(Dopo la traduzione di Ulrich) Ulrich (Homo Abyssus, 321-322) ci rende attenti a non fare dell’ontologia una pseudo teologia e quindi di non deificare l’essere donato: l’essere donato (non causato) è sovraessenziale, ma non è divino, non è né un secondo Dio né un Dio più divino. È semplicemente dono e come tale „non sussistente“. Su questo punto l’ontologia debole di Vattimo ha visto giustamente.



(Notte) Mi ricordo quando gli facevo il solletico con la barba sul mento e come lui rideva divertito, aveva forse due o tre anni, ed oggi ne ha compiuti 25. Nostro figlio Ferdinand è davvero un uomo molto interessante con interessi spirituali, giuridici, filosofici e medici. Dopo aver preso il diploma di fisioterapia e dopo un anno di giurisprudenza ha cominciato a  studiare medicina e questa estate farà il suo Physicum (esame generale di medicina dopo i primi 4 semestri). Sa ascoltare attentamente ciò che gli dico, ma si fa una sua idea delle cose ed ha un giudizio personale ed equilibrato su tanti temi importanti per noi uomini. A settembre, dopo il Physicum, volerà da Adrian in California: sono molto contento di questa amicizia. SPN ti prego per la tua intercessione, così che il buon Dio gli faccia capire cosa desidera da lui. Oggi gli ho raccontato i mei primi passi nella lettura del libro di Jung, di cui ho parlato oggi pomeriggio. Stamattina ha fatto colazione con alcune amiche ed amici, che gli hanno regalato tre libri. 


 „"La guerra è un racket". Questo è il titolo di uno dei più importanti discorsi e brevi pamphlet del XX secolo mai scritti sulla guerra americana - dal generale dei Marines Smedley Butler, basato sulle sue esperienze come soldato in diverse guerre e, in particolare, sulle sue osservazioni sulla manipolazione del Paese da parte di Woodward Wilson nel 1917 per farlo entrare in una delle guerre più terribili di tuti i tempi - la Prima Guerra Mondiale - dopo che Wilson si era candidato e aveva vinto la presidenza nel 1916 impegnandosi a tenere gli Stati Uniti fuori da quella stessa guerra. Per Butler, la guerra è sempre una questione di profitto. I fatti di cronaca delle ultime due settimane e i numerosi appelli del Presidente ucraino Zelenskyy alle istituzioni bancarie e finanziarie americane seguono perfettamente il copione con cui Butler ci aveva messo in guardia e indicano un crescente motivo di profitto nel ruolo degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, una guerra che compirà un anno fra qualche giorno e di cui non si vede la fine“ (Glenn Greenwald, Wall St. Profiteering in Ukraine, Super Bowl's Pat Tillman Propaganda, & Russiagate Rats Turn on Each Other). 


È molto bello che a distanza così ravvicinata dal suo arresto Etty abbia ancora voglia di studiare: „la mia voglia di studiare è più grande che mai“ (8.7.42). Questa voglia non mi ha mai lasciato ed è ancora mia, nonostante l’età. Buona notte! 


(14.2.23 - San Valentino; santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa) L’altro giorno, quando siamo stati a Füssen, Konstanze ed io ci siamo fatti un piccolo dono per san Valentino: le ho donato due paia di guanti e lei un cappello nero del tipo Borsalino. 

Nell’ultima settimana degli Esercizi SPN ci pone di fronte a Gesù crocifisso per metterci in dialogo con lui: al suo cospetto nessuno di noi corrisponde all’amore gratuito che ci ha donato sulla croce: di fronte all’agnello, simbolo di questo amore „immolato fino dalla fondazione del mondo“ (Ap 13,8). Di fronte a lui non abbiamo il tempo „di riflettere sulla situazione di altri uomini“ (Balthasar, Antologia-Servais, 148), sui loro peccati, perché ci bastano i nostri, meglio mi bastano i miei. Sono io quell’albero che non porta frutti, che non sa salvare le sorelle e i fratelli, che non sa neppure guardarli con pietà, vicinanza e tenerezza. Noi siamo inviati alle sorelle e ai fratelli, ma non per fare del gossip, ma per guarire i malati (cfr. Lc 10,1-9). E quando ci accorgiamo che gli altri non ci vogliono, forse perché usano criteri del successo per giudicare ciò che vale e che ritengono „fatti“ quelli che esprimono il successo, allora ci si concentra su quella missione che Dio ha pensato per noi (cfr. At 13,46-49). Questa ha sempre un carattere universale, ma non significa dipendenza da chi non ti vuole accogliere. „Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti cantate la sua lode, perché forte è il suo amore per noi, e la fedeltà del Signore dura per sempre. Alleluia“ (Sal 117, 1-2) - che Cirillo e Metodio, co-patroni d’Europa ci aiutino a comprendere questa universalità della salvezza. Paolo e Barnaba sono liberi, non si sentono dipendenti neppure dalle persone a cui hanno voluto e dovuto annunciare per primi la salvezza: „Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani“ (At 13, 46), che forse hanno un senso innato ancora più grande della gratuità del dono dell’essere come amore. E i „giudei“ di cui si parla qui, possono essere anche all’interno della Chiesa e della tua comunità e del tua fraternità. 


Ecco la Lettera di un teologo, Josef Zvěřina (1913-1990), che don Giussani ci ha fatto leggere negli anni 70, ai fratelli cristiani dell’Occidente, che mi ha mandato questa mattina Gianni Mereghetti: 

«Fratelli, voi avete la presunzione di portare utilità al Regno di Dio assumendo quanto più possibile il saeculum, la sua vita, le sue parole, i suoi slogans, il suo modo di pensare.

Ma riflettete, vi prego, cosa significa accettare questa parola. Forse significa che vi siete lentamente perduti in essa? Purtroppo sembra che facciate proprio così.

È ormai difficile che vi ritroviamo e vi distinguiamo in questo vostro strano mondo. Probabilmente vi riconosciamo ancora perché in questo processo andate per le lunghe, per il fatto che vi assimilate al mondo, adagio o in fretta, ma sempre in ritardo. Vi ringraziamo di molto, anzi quasi di tutto, ma in qualcosa dobbiamo differenziarci da voi. Abbiamo molti motivi per ammirarvi, per questo possiamo e dobbiamo indirizzarvi questo ammonimento.

"E non vogliate conformarvi a questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, affinché possiate distinguere qual è la volontà di Dio, ciò che è bene, ciò che gli è gradito, ciò che è perfetto" (Rm 12,2).

Non conformatevi! Mè syschematízesthe! Come è ben mostrata in questa parola la radice verbale e perenne: schema. Per dirla in breve, è vacuo ogni schema, ogni modello esteriore.

Dobbiamo volere di più, l'apostolo ci impone: "cambiare il proprio modo di pensare in una forma nuova!" - metamorfoûsthe tê anakainósi toû noùs. Come è espressiva e plastica la lingua greca di Paolo! Di contro a schêma o morphé - forma permanente - sta metamorphé - cambiamento della creatura. Non si cambia secondo un qualsiasi modello che è comunque sempre fuori moda, ma è una piena novità con tutta la sua ricchezza (anakainósis). Non cambia il vocabolario ma il significato (noûs).

Quindi non contestazione, desacralizzazione, secolarizzazione, perché questo è sempre poco di fronte alla anakaínosis cristiana. Riflettete su queste parole e vi abbandonerà la vostra ingenua ammirazione per la rivoluzione, il maoismo, la violenza (di cui comunque non siete capaci).

Il vostro entusiasmo critico e profetico ha già dato buoni frutti e noi, in questo, non vi possiamo indiscriminatamente condannare. Solo ci accorgiamo, e ve lo diciamo sinceramente, che teniamo in maggior stima il calmo e discriminante interrogativo di Paolo: "Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede, fate la prova di voi medesimi. O non conoscete forse neppure che è in voi Gesù Cristo?" (2 Cor 13,5).

Non possiamo imitare il mondo proprio perché dobbiamo giudicarlo, non con orgoglio e superiorità, ma con amore, così come il Padre ha amato il mondo (Gv 3,16) e per questo su di esso ha pronunciato il suo giudizio. Non phroneîn - pensare -, e in conclusione hyperphroneîn - arzigogolare -, ma sophroneîn - pensare con saggezza (Cfr. Rm 12,3). Essere saggi così che possiamo discernere quali sono i segni della volontà e del tempo di Dio. Non ciò che è parola d'ordine del momento, ma ciò che è buono, onesto, perfetto.

Scriviamo come gente non saggia a voi saggi, come deboli a voi forti, come miseri a voi ancor più miseri! E questo è stolto perché certamente fra di voi vi sono uomini e donne eccellenti. Ma proprio perché vi è qualcuno occorre scrivere stoltamente, come ha insegnato l'apostolo Paolo quando ha ripreso le parole di Cristo, che il Padre ha nascosto la saggezza a coloro che molto sanno di questo (Lc 10,21)» - questa lettera è grandiosa, ma oggi il problema primario non è il „maoismo“, non è neppure Putin (la narrazione del solo Putin cattivo è estramente pericolosa), ma siamo noi questo problema, ogni volta che prendiamo le nostre categorie di interpretazione del reale come dogmaticamente, schematicamente vere, mentre tutto il resto sarebbe falso! Le parole d’ordine del momento sono cambiate! E su un punto Josef Zvěřina non aveva ragione: nell’Occidente siamo capaci di violenza e come! In questo diario ho cercato più volte di non schematizzare, di non vedere una sola causa del male, di non cadere nella logica di Cappuccetto rosso! E in dialogo con Etty ho cercato di guardare a me stesso, non a gli altri! E con SPN cerco di mettere me di fronte al Crocifisso, per chiedergli cosa devo cambiare io! Cosi che il lavoro di discernimento degli schemi vincenti non assimili tutte le mie forze. 


I giornali riportano una cifra mostruosa di morti nel terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria: 41.000! RIP! La foto del giorno di Banfi „ritrae le proteste sulle macerie dei sopravvissuti al terremoto di Al Atarib, in Siria, a 25 chilometri da Aleppo. I manifestanti chiedono aiuti internazionali“. Come ho già scritto, ho spedito soldi o ho fatto spedire soldi all’elemosineria vaticana e a Support International. 


Ne ho già parlato in riferimento al presidente francese Macron, quindi riporto solo la „nuova“ notizia: „Oggi a Bruxelles nuova riunione della Nato: il segretario generale Jens Stoltenberg ha confermato che anche l’Alleanza fornirà aerei caccia e nuove armi a Kiev“ (Banfi, versione odierna).


L'articolo di Seymour Hersh sul bombardamento statunitense del Nord Stream 2 nomina specificamente i responsabili dell'amministrazione Biden, Jake Sullivan, Antony Blinken, Victoria Nuland e William Burns. 

Qualcuno di loro è uscito in pubblico per affrontare le domande da quando è uscita la notizia? Non mi risulta“ (Aaron Maté, Twitter, 13.2.23).


„Non mi era mai capitato che una fonte venisse aggredita davanti a me fino ad oggi, quando un soldato israeliano, che ha interrotto la mia intervista, ha fatto questo con l'attivista palestinese per la pace Issa Amro a Hebron. Non riesco a smettere di pensare a quanto sia disumanizzante l'occupazione per i giovani soldati incaricati di farla rispettare“ (Lawrence Wright, Twitter, 13.2.23).


Le elezioni a Berlino, che sono state ripetute domenica scorsa, perché le prime non erano valide, vede una chiara vincita della CDU, che raggiunge il 28,2 % dei voti (con un aumento del 10,2%); la SPD perde il 3,0 % dei voti ed arriva ad un 18, 4 % dei voti, ma potrebbe continuare a governare Berlino con i verdi (18, 4%) e i „Linke“ (12,2 %). L’AfD ha raggiunto il 9,1 %. Alle votazioni hanno partecipato il 63 % degli elettori. La CDU potrebbe governare Berlino con  i Verdi o con la SPD. Per adesso sembra che Franziska Giffey (SPD), voglia continuare ad essere sindaco di Berlino, ma ovviamente lo vuole anche il vincitore, Kai Wegner (CDU).  Non so se le elezioni abbiano un peso solo locale o siano un si alla politica guerrafondaia di Friedrich Merz (CDU), che si lascia coniugare semplicemente con la stessa politica dei „Verdi“. La fonte dei dati si può leggere nella MZ di oggi. 


È un tema che vorrei approfondire: la politica neo-conservativa statunitense, sia in politica estera che in politica economica. non sembra essere per nulla quella che ha permesso a Donald Trump di vincere nel 2016. La politica neocon non sembra neppure essere tipica dei repubblicani, ma sembra piuttosto fondamentalmente una politica con consenso di entrambi i partiti. „Josh Hammer, l'Opinion Page editor di Newsweek … questa settimana ha pubblicato un importante e provocatorio articolo che pone questa domanda: se il GOP si stia preparando ad allontanarsi il più possibile da Trump per garantire che il suo candidato, come il candidato del Partito Democratico, Biden o chiunque altro, sostenga lo stesso dogma dell'establishment che tutti coloro che sono al potere a Washington hanno sempre sostenuto“ (Greenwald, GOP 2024: Doubling Down on Populism—or Returning to the Establishment?). Cioè se il partito repubblicano si stia di nuovo movendo su una politica estera guerrafondaia, interna coercitiva e su un’economia brutalmente liberista, che non ha alcun interesse per le  classi lavorative. Su questo regna un consenso „bipartisan“. 


Abba nostro…


(Pomeriggio, grazie a Dio le giornate si fanno più lunghe) Ci sono due problemi interconnessi, su cui vorrei riflettere in dialogo con Tommaso e Ferdinand Ulrich: la numerositas di per sé è dispersione e non ha nulla a che fare con la bontà di qualcosa o di qualcuno. Ciò, però, non significa che la materia non abbia nulla a che fare con il dono dell’essere come amore. Forse ci sono degli aspetti inconsci della materia stessa che non sono riconducibile immediatamente alla luce ontologica, ma non è possibile cristianamente pensare ad una materia totaliter distaccata dal dono dell’essere; una tal cosa sarebbe materialismo della sorte più rozza.  


(Notte) Quello che ogni insegnante dovrebbe imparare lo dice Etty in una riga, o meglio lo dice Liesl ed Etty lo riporta (7.7.42, „Più tardi“): „è ancora una bambina, sai, e penso che volesse solo farsi i capelli rossi per cambiare“; dobbiamo semplicemente imparare che abbiamo a che fare con dei bambini, che se anche a volte sembrano adulti, in vero sono, a parte forse qualche eccezioni, solo dei bambini che prendono decisioni non troppo razionali ed adulte, insomma ‚just for fun‘, solo per cambiare… 


(13.2.25) „Perché vai ripetendo i miei decreti ed hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle?“ (Sal 50, 16-17) - ecco desidero che le mie meditazioni non siano ciò che descrivono questi due versi del salmo. Il vangelo di oggi, molto corto, ci invita a non chiedere segni (Mc 8, 11-13); non dobbiamo discutere con il Signore e non dobbiamo metterlo alla prova, chiedendogli segni: basta la fiducia come dice Etty, che ho citato ieri sera. Dobbiamo solo testimoniare che l’essere è un dono gratuito: bello, buono e vero! C’è in noi tutta la potenzialità dell’azione di Caino contro suo fratello Abele; ma noi, con la grazia, dirà Paolo, in Rm 6,14 (copyright Gianfranco Ravasi) possiamo dominare il peccato. Ieri ho prenotato il libro di C.G. Jung che stava leggendo Etty nel luglio del 42: „L’inconscio nella vita dell’anima normale e malata“. Spero di trovare un aiuto per comprendere bene la differenza tra peccato ed attività inconsce incontrollabili. Comunque non abbiamo bisogno di auto-giustificazioni, Dio stesso ci protegge: „Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!“ (Gen 4,15). 

SPN ci invita a fare una seria meditazione sull’inferno, ma non da soli, piuttosto in dialogo con Gesù, con il nostro Signore Gesù Cristo, ma direi anche con il nostro amico Gesù, senza dare la colpa a lui se ci perdiamo (cfr. Antologia-Servais, 147-148). SPN pensa che la paura ci possa evitare di peccare e questo non lo credo, ma sono del tutto d’accordo con lui che noi dobbiamo prendere del tutto sul serio le nostre colpe e le potenzialità di colpe ancora più grandi… se non ci fossi Tu, mio Gesù! Anche se non la capisco fino in fondo prego sempre con molta serietà la preghiera di San Francesco Saverio: 

„…Tu mi Jesu totum me
Amplexus es in cruce
Tulisti Clavos lanceam
Multamque ignominiam
Sudores et angores
Ac mortem et haec propter me
Ac pro me peccatore cur igitur
Non amem Te, oh Jesu amantissime…
“. Ch’io non mi scordi di te. Non temer, amato bene“ (Mozart, K. 505, con al piano Hélène Grimaud e con il soprano Mojca Erdmann). 

Ieri nel post Angelus il Papa ha parlato del vescovo Álvarez che rifiutando l’esilio è stato condannato in Nicaragua a 26 anni di carcere (Fonti: Angelus, Avvenire). Quasi come Socrate! 

Sempre su „Avvenire“ Giorgio Ferrari spiega gli anni turchi sotto il dittatore Erdogan: dal boom economico al disastro della corruzione, in modo particolare nell’industria edilizia, che ha contribuito alla gravità delle conseguenze del terremoto. „Il bilancio delle vittime del terremoto che ha devastato esattamente una settimana fa, lunedì 6 febbraio, la Turchia e la Siria, diventa sempre più angoscioso: sale a 38.905 morti, dopo le ultime stime annunciate. Continua lo scandalo internazionale degli ostacoli agli aiuti in Siria…Ieri all’Angelus papa Francesco ha rotto l’agghiacciante silenzio internazionale su questa emergenza“ (Alessandro Banfi, nella versione odierna). „Un gruppo di gendarmi turchi ha picchiato a morte Ismail Hamdi al-Ajili mentre si avvicinava al valico di frontiera nella campagna di Afrin occupata da Turchia e HTS. Nemmeno un terremoto devastante ha ostacolato la brutalità dell'esercito turco (Lindsey Snell, Twitter, 12.2.23).  La giornalista parla di un video, che mostra „8 gendarmi turchi che picchiano il giovane siriano Ismail Hamdi Al-Abdullah Al-Ajili, a volte con tubi di ferro, a volte prendendolo a calci con i piedi in modo brutale“ (Anha). L’agenzia Anha non sa se il video sia autentico, ma io mi fido del lavoro della Snell. Erdogan tra l’altro ha „oscurato“ Twitter. 

Nel frattempo Hélène Grimaud, con l’orchestra da camera della radio bavarese, diretta da Radoslaw Szulc, suona il pezzo di musica per me più intimo di tutta la storia della musica: l’adagio del concerto 23 in A maggiore di Mozart (K. 488), che da giovane avevo ascoltato nella versione di Maurizio Pollini. 

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Non vi è nulla di più farisaico della dialettica democrazia/autocrazia; sia dal punto di vista politico, per tutti i motivi imparati in dialogo con Greenwald and co. Non è per nulla vero che noi occidentali, per quanto riguarda il tema della libertà di stampa, siamo meglio di un paese autocratico, come dimostra tutto il tentativo di usare le big tech per programmi di censura e non solo il modo con cui persone singole come Julian Assange sono state trattate o meglio maltrattate. Vi è anche tutta la dimensione della vita quotidiana, in una scuola o in un’impresa, da considerare, se si vuole rispondere alla domanda cosa sia democrazia reale: sono i meccanismi di licenziamento o di programmazione delle linee fondamentali di un’impresa, davvero pensati democraticamente o possono fare carriera in questo ambito solo quei colleghi che sono del tutto in accordo con le linee generali, che corrispondono per lo più al mainstream? Vera libertà democratica non corrisponde quasi per nulla alla mia esperienza, anche se vi sono stati certamente ambiti di libertà nei miei vent’anni di insegnamento e coordinazione del profilo cristiano della mia scuola, ma non avendo dati di paragone con una scuola in Cina, tanto per fare un esempio, non so se vi sia in quello che ho potuto fare davvero un plus democratico… 

Ho cominciato ad ascoltare l’interpretazione della pianista portoghese, Maria João Alexandre Barbosa Pires, delle sonate di Mozart. 


(Dopo la traduzione di Ulrich) „Unicamente e solamente quando e se il pensiero rimane aperto al senso necessario dell’essere la ragione compie in verità il suo tema vitale, lo spirito viene in modo auto-cosciente al „fondamento“; ma mai questo venire-di-sé-al-fondamento è reso possibile tramite un essere logicizzato come tale nell’idealità, che all’uomo permetterebbe il raggiungimento totalmente riflesso della sua esistenza, sia a partire dalla crisi dell’essere, come anche nella dimensione effettiva storica“ (Homo Abyssus, 319). Il tema vitale della ragione è il suo finitizzarsi nella dimensione dello spazio e del tempo; la ragione sa che lo spazio di azione è sempre limitato e che il tempo deve esser vissuto come il movimento di processi finiti, o per parlare con Bergoglio, quando parla di priorità del tempo sullo spazio, nel senso che non dobbiamo occupare spazi di potere, ma iniziare processi che portino alla verità cercata. Mai poi e poi mai è possibile giungere al „Selbstsein“ tramite la riflessione. Questo non è per nulla lo scopo di questo diario: l’autenticità consiste proprio nel testimoniare che non è possibile il raggiungimento totalmente riflesso della propria esistenza. Il pensiero è aperto al senso necessario dell’essere se rimane aperto alla gratuità del dono dell’essere. E in ciò si possono avere degli ideali, ma non è possibile fissarsi in un’idealità astratta che non ha nulla a che fare con la nostra esistenza corporale. 

(Sera) „Bisogna risparmiare le persone e non caricarle di quanto non sia assolutamente necessario. Le persone si danno già tanti pesi a vicenda, per tutto il giorno, con le loro paure e sospetti, e causa degli orrori che sentono giorno dopo giorno. Certo, bisogna sapere cosa succede nel mondo, è un dovere etico, ma bisogna risparmiare, quando è possibile, le persone che amiamo e che hanno già molto da sopportare“ (Etty, 7.7.42, „Un po’ più tardi, tra una cosa e l’altra“). Si, bisogna educarsi a questa sensibilità. Non bisogna sempre raccontare tutto a tutti. Vale anche per questo diario? In vero lo stile di esso, troppo prolungato, non permette a tutti di leggere tutto, per cui qui possono essere dette alcune cose chiaramente, che forse serviranno in un tempo futuro, per lo meno servono a me a trovare un equilibrio tra il dovere etico di sapere cosa succede nel mondo e la sensibilità amorosa di non mettere pesi non necessari sulle persone che si amano. Forse non siamo immediatamente e a breve distanza dalla catastrofe come Etty, ma i segni „evangelici“ (guerre, pandemie, terremoti…) aumentano in misura sfrenata. Allora sarà bene ricordarsi delle parole di Gesù: „Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi nel cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi…a causa del mio nome. Avete allora occasione di dare testimonianza…Quando cominceranno accadere queste cose, risollevate ed alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina“ (da Lc 21). È uguale cosa accada, non ci stiamo avvicinando all’apocalisse, nel senso mondano del termini, ma alla nostra liberazione! 

Una piccola liberazione quotidiana è stato l’aiuto che mi ha dato mia moglie nell’affrontare le novità tecniche nella nostra scuola: lei si prende tanti pesi quotidiani su di sé, per me. Che Dio la benedica. 

Ho mandato un lungo messaggio ad un amico in cui ho cercato di spiegare quale sia il senso ultimo del populismo oggi. Come ogni -ismo esso è pericoloso, ma contiene momenti forti di verità, che per ora sono stati censurati  dai media aziendali del mainstream. Mia mamma mi ha detto che a San Remo (io ero occupato ad ascoltare Mozart e non so nulla di diretto) sembravano tutti drogati e che solo tre vecchi cantati le sono piaciuti. Credo ci sia un filo diretto tra il bisogno di mia mamma di votare Giorgia Meloni, sebbene io le avessi detto di non farlo, e questo suo giudizio su San Remo, espressione, secondo Farina, del „pensiero progressista fluidificante“, quello che mia mamma ha percepito come droga. Buona notte! 

PS

„Parleremo poi con il giornalista indipendente Michael Tracey per esaminare le notizie della settimana, tra cui la visita di oggi alla Casa Bianca del presidente brasiliano Lula e l'intervista di Lula con Christiane Amanpour, della CNN, in cui il leader brasiliano - ancora una volta - ha rifiutato di coinvolgere il suo paese nella guerra in Ucraina, insistendo sul fatto che la sua guerra, come presidente del Brasile, non era in Ucraina, ma piuttosto per migliorare la vita dei cittadini brasiliani, e che ciò che era necessario e che è necessario, ha detto, non sono più armi in Ucraina, per alimentare la guerra, ma più sforzi diplomatici per porvi fine“ (Glenn Greenwald, Renowned Journalist Reports US Role in Nord Stream & Gets Attacked, Truth About Fetterman, & More, 13.2.23).


(Wetterzeube, il 12.2.23) „A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare“ (Sir 15,20) - non entro nel complesso tema della redazione del Siracide (testo breve, testo lungo: originale ebraico, traduzione greca), ma questa frase ieri sera nella Santa Messa mi ha colpito molto, in modo particolare nel contesto delle tre letture e del salmo proposto nel ciclo A, della sesta domenica dell’anno liturgico. „Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore“ (Sal 119,1). „Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla“ (1 Cor 2,6). „Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento“ (Mt 5,17). Un maestro che si allontani da questa radicalità sarà considerato piccolo nel regno dei cieli, chi invece vi rimane fedele e insegna ad rimanere fedele sarà grande nel regno dei cieli. Gli esempi che fa Gesù o se volete le „antitesi“ sono molto forti: non dobbiamo solo non uccidere, ma neppure offendere il fratello; non dobbiamo solo non commettere adulterio, ma neppure guardare una donna per desiderarla; l’indissolubilità del matrimonio è proposta in tutta radicalità, pur tenendo presente l’inciso: „eccetto il caso di unione illegittima“, etc. Tutto ciò possiamo solo meditarlo guardando il Crocifisso, che per noi ha preso su di sé tutto il peccato del mondo; nel suo corpo straziato ha preso su di sé i nostri tradimenti. E come ha detto ieri il diacono nella predica non dobbiamo perdere di vista l’inizio del discorso della montagna: non è un elenco di leggi, ma un invito alla beatitudine. „Beati i poveri in spirito…“ (Mt 5,13). Se in questo diario, nella questione della sessualità, ho cercato di prendere sul serio anche alcune poche lezioni della psicologia dell’inconscio (la perversione polimorfa…) non ho mai inteso legittimare la dissoluzione di ciò che Dio ha unito, ho cercato di rendere attenti a non fissarsi solo su questa antitesi di Gesù. Piuttosto che tradire Konstanze preferirei morire. 

Gentile signor (…), grazie per il suo interessamento all'opera fondamentale di Ulrich, Homo Abyssus. Il Suo messaggio mi è arrivato giusto nel giorno della sua morte (11.2.2020). Sono arrivato alla pagina 318 di 526, dell'edizione del 1998 che è pressoché uguale a quella del 1961 . Per ora ho mandato le prime trecento pagine all'editore tedesco (Dr. Susanne Greiner della Johannes Verlag Einsiedeln); al cardinal Ouellet, che mi ha detto che è un grande servizio alla verità e alla Chiesa; al vescovo Stefan Oster, che dirige un archivio Ulrich e che è il suo amico più prominente, ma che non conosce bene l'italiano, credo; al Padre Servais SJ della Casa Balthasar, che mi ha sempre confortato ad andare avanti, in questa mia traduzione che è un atto di amore per il prof. Ulrich, una cosa tra me e lui, lui nel cielo ed io qui sulla terra (scusi il tono mistico); ad un'amica francescana di Ulrich che lo ha "curato" fino alla fine; e al prof. Ciro Sbailò, che è un amico di Padre Servais, che ha letto i miei lunghi commenti all'opera, scritti per un pubblico italiano, e che li ha trovati utilissimi. Non credo che con il lavoro nella scuola, che durerà fino all'Agosto del 2026, possa tradurre più di 80 pagine all'anno. Nei periodi di correzione dei compiti devo per esempio fare una pausa; credo che la mia traduzione sia giusta, ma ovviamente un’ opera del genere deve essere anche rivista da una persona che vive in Italia e che conosce la filosofia, io non vivo più in Italia da 33 anni. Suo, Roberto Graziotto

Carissima, Zelensky non è affidabile; è stato votato, secondo la mia narrazione dei fatti, con un mandato del 74 % di voti per fare la pace con la Russia (sul fatto stesso sono d’accordo tutti), non la guerra. Gli occidentali hanno fatto di lui un mito della difesa del suo paese, ma questa guerra è una proxy war tra due mondi e su questo altare viene sacrificato tutto, anche il destino dei nostri figli. Scusa, ma io non ci sto; Banfi ha capito molto e fa un grande lavoro di raccolta di narrazioni, che a me serve molto, ma i suoi giudizi di valore, secondo me non so precisi abbastanza…

Sulla politica migratoria in Europa Nikolas Busse (FAZ 11.2.23), Ele piccolo editoriale in alto a sinistra, scrive: "L'UE finanzierà il rafforzamento della sicurezza dei confini tra Bulgaria e Turchia, anche con torri di guardia. Ma dal momento che non fornisce fondi per la recinzione stessa (insomma per i fili spinati;RG), la parte liberale e di sinistra dell'Europa può ancora una volta fingere di non seguire l'esempio di Orbán (e di Trump)"; secondo l'autore, non bisogna mescolare la "migrazione per motivi di lavoro" e l’“asilo politico“, poiché questo finisce inevitabilmente "a un certo punto con le recinzioni". Per quanto mi riguarda, voglio rinviare ancora una volta al realismo di Papa Francesco, che prevede un equilibrio tra accoglienza e integrazione.

Quod erat demonstrandum: “Nel frattempo, il Presidente francese Emmanuel Macron non ha escluso la consegna di jet da combattimento all'Ucraina, ma ciò "non avverrà sicuramente nelle prossime settimane"" (FAZ, 11.2.23, primo articolo, di prima pagina). Quindi nei prossimi mesi? 

Nel editoriale lungo della prima pagina Thomas Gutschker scrive: L'Ucraina insiste per una rapida adesione all'UE. Ma né il Paese né l'UE sono pronti per questo. Corruzione politica, disastro economico dovuto alla guerra sarebbe ciò che impedisce l’entrata dell’Ucraina nell’UE.

(Dopo l’Angelus) Konstanze ed io abbiamo pregato con il Papa l’“Ave Maria“ da lui proposta per la pace, che entri nel nostro cuore e nei cuori dei politici. Lo chiedo con l’energia con cui Ludwig van Beethoven ha scritto la sua nona sinfonia in D minore (Op. 125), che ho ascoltato questa mattina nella versione di Herbert von Karajan con la filarmonica di Berlino e  con l’inno cantato da  Gundula Janowitz, Hilde Rössel Majdan,Waldemar Kmentt  Walter Berry e il coro:  Wiener Singverein.  

Abba nostro…

(Sera) „Di minuto in minuto desideri, necessità e legami si staccano da me, sono pronta a tutto, ad ogni luogo di questa terra nel quale Dio mi manderà, sono pronta in ogni situazione e nella morte a testimoniare che questa vita è bella e piena di significato e che non è colpa di Dio, ma nostra se le cose sono così come sono, ora“ (Etty, 7.7.42, le otto). Mio Dio che maturità in una ragazza così giovane! Paul Kingsnorth ha scritto un articolo in cui fa vedere il suo percorso per superare la crisi ontologica in cui ci troviamo se viviamo coscientemente: all’inizio ha pensato che fosse un problema di politica, poi di cultura ed alla fine ha compreso che si tratta di un reale problema di spiritualità, cioè di salvezza della nostra anima. Etty ci fa capire che per salvare la nostra anima abbiamo bisogno di  „fiducia in Dio“; fiducia in Dio di poter ricominciare la scuola dopo una settimana di vacanza, di essere fedele fino in fondo nel mio matrimonio, nella preghiera per il papa e per la pace…

(Monaco di Baviera, Hotel Leonardo, 11.2.23 - Nostra signora di Lourdes; tre anni dal ritorno al Padre di  Ferdinand Ulrich) „Insegnaci a contare i nostri giorni ed acquisteremo un cuore saggio“ (Sal 90, 12). Balthasar scrive che la possibilità di andare perso eternamente la devo pensare per me, non esprimerla con „teorie generali  e neutrali sull’inferno“, né nel senso della condanna eterna, ma neanche, nel suo contrario, nel senso di una salvezza garantita (cfr. Antologia-Servais, 146-147). Dio è assolutamente buono ed assolutamente amore, ma è anche „giudice“, il mio giudice. Se tradissi mia moglie non smetterebbe di amarmi, ma diventerebbe oggettivamente anche „giudice“ della mia infedeltà. La mia superbia, quella che porta all’inferno, come la vedo ora, mi sembra abbia a che fare con il verso del Salmo citato: il non sapere contare i miei giorni, il non voler invecchiare, il non voler lasciar andare, anche la libido, di cui comunque è bene tenere conto: „allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza…“ (Gen 3, 6). Dopo che Eva ha mangiato il frutto ed dopo averlo offerto ad Adamo, Dio parla dapprima con quest’ultimo e gli chiede dove sia. Qui sorge quel modo di accusare gli altri e di non considerare la possibilità dell’eterno distacco da Dio per sé, è l’ora in cui sorge la gnosi, la teoria generale e neutra, nella modalità della colpevolezza dell’altro e dell’incapacità ad assumersi la responsabilità della colpa: non sono stato io, è stata la donna che tu mi hai dato, e la catena continua: non sono stata io è stato il serpente, si potrebbe dire: che tu hai creato astuto. Insomma che colpa ne ho io? Ecco la teoria generale e neutra: la norma che tu hai posto in mezzo al giardino è troppo alta, nessuno può aver così fiducia in te, da non servirsi della gnosi, che è così desiderabile. Nella meditazione del nostro peccato dobbiamo guardare al Crocifisso, non a noi stessi, a quel Cristo che ci ha nascosto nelle sue ferite (Anima Christi). La meta della nostra vita: essere noi stessi in una „uscita di sé comunicativa“ (Ulrich), in una perdita di se stessi in Dio, mentre noi vogliamo essere noi stessi in noi stessi. Noi non ci fidiamo che Dio possa davvero saziarci (Mc 8,1-10). Dopo averci saziato Gesù ci congeda (8,9) - perché Gesù ci lascia andare, non pretende la negazione del nostro „Selbstsein“, ma che lo troviamo in Dio, non in uno specchio. 

Sono tanto contento che nella mia bacheca in Facebook, in cui avevo scritto: „Basta con il mito della giusta solidarietà con la difesa ucraina, trattative di pace subito“, un’amica dagli anni del liceo a Torino, Stefania, abbia commentato: „Concordo, menti della diplomazia, del compromesso, fatevi avanti! Non c'è tempo da perdere. Basta inviare armi senza aver di pari passo fatto passi per proporre, chiedere a gran voce la pace, tregua dopo tregua“. 

A me non piace per nulla quando i tedeschi attuali vengono paragonati con i nazisti - cosa assolutamente non vera, non è vera nemmeno per l’AfD, figuriamoci per tutto un paese. Ma non piace neppure quando nello scontro diplomatico con la Francia e la Germania, la premier italiana Giorgia Meloni venga trattata come una minorenne, solo perché ha altri interessi da quelli francesi e tedeschi. Nel contesto di una Eu bellicista (in cui l’unica voce continuamente tentennante è quella del cancelliere tedesco Olaf Scholz) tutto ciò è solo un altro segno di squilibrio pericoloso…

"Le sanzioni sono una forma di guerra. Sono una guerra economica. E distruggono la vita delle persone“. Joshua Landis, titolare della cattedra Sandra Mackey di Studi sul Medio Oriente presso l'Università dell'Oklahoma, è uno dei maggiori esperti di Siria (dalla redazione di Useful idiots di ieri).

Abba nostro… 


(Jungholz, Austria il 10.2.23) „Perché il male nel mondo?“ La domanda viene posta con ragione da Gianfranco Ravasi, commentando Gen 3,1-24, di cui oggi il „canone romano“ propone 3,1-8. „Non c’è un Dio del bene e un Dio del male“, insomma nel testo che leggiamo e meditiamo non vi è manicheismo. „Il serpente era il più astuto (arum) di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto“ (Gen 3,1), ma era appunto un animale creato da Dio. Ed appena si mette a parlare dice mezze verità o mezze menzogne ed Eva sa ancora difendersi: „Del frutto degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma…“. Poi il serpente incalza: „Non morirete affatto!… sareste come Dio, conoscendo il bene e il male“. Ma non si tratta solo di conoscenza: „Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare la saggezza“. Per Hegel è chiaro che l’uomo ha dovuto mangiare questo frutto, l’essenza dell’uomo è il conoscere, e Bloch ci vede l’utopia del diventare come Dio. Risultato: „…tutti e due conobbero di essere nudi“ (nudo = aròm in contrasto con astuto = arum; di entrambe le parole non riesco, con il mio MachBook, a scrivere il segno di aspirazione iniziale). Alla bontà, gradevolezza e desiderabilità dl frutto subentra la vergogna. Gesù è venuto a guarirci da tutto ciò, da una gnosi che ci rende sordi e muti (Mc 7, 31-37), ci invita a non fare del chiacchiericcio con i suoi miracoli, ma noi siamo ancora una volta disobbedienti. C’è qualcosa di buono, gradevole e desiderabile anche nella missione/annuncio: „Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti“ e noi siamo gli amici chiacchieroni di colui che ha fatto tutto bene…In vero noi dovremmo nella discrezione della confessione riconoscere la nostra colpa (Salmo 32 (31)). Beati siamo quando nel nostro spirito non c’è inganno; per lo meno se c’é un po’ di „amore della verità“ (2 Ts 2,10): „e con tutte le seduzioni delle iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati“. Anche solo un chicco di amore per la verità ci fa guadagnare, se non subito il cielo, almeno il fuoco del purgatorio e non quello del giudizio che ci condannerebbe all’inferno. Parlando di tutti questi temi vedo che c’é in me qualcosa di irrisolto, ma spero che non sia una ipostatizzazione della contraddizione, ma solo vulnerabilità umana e tentativo di autenticità e prego per me e per tutte le sorelle e fratelli che venga a me e a noi  lo Spirito di Dio, che è verità ed amore (cfr. Antologia-Servais, 145-146), non gnosi. VSSvpM! 

(Monaco di Baviera, Hotel Leonardo) Un resoconto scritto di Glenn Greenwald („ChatGPT and the Uncertain Future of Artificial Intelligence“)  mi fa riflettere ulteriormente sul tema dell’automazione, qui nel senso di una nuova tecnica dell’intelligenza artificiale (ChatGPT) capace di rispondere molto velocemente a domande complesse, e che Greenwald affronta sotto la prospettiva della sua compatibilità con un sistema democratico e che per me pone la domanda filosofica seria se una tecnica del genere, che si rende autonoma dall’intelligenza dell’uomo e dall’uomo stesso, sia compatibile con il tema della „finitizzazione dell’essere“ come tema principale dell’uomo stesso. E l’uomo stesso che deve „finitizzarsi“, rendersi presente in tempo e spazio, e non emanciparsi da queste due pilastri della percezione estetica, etica e razionale.  

(9.2.23) Cominciamo dal punto più importante, cioè dalla legge teodrammatica, che Balthasar riassume così: „La presenza dell’amore assoluto nel mondo approfondisce il no colpevole dell’uomo in un no diabolico, che è più negativo di quanto ne sia cosciente l’uomo“ (Antologia-Servais, 145); si può usare la psicologia e la sociologia per attenuare ermeneuticamente tutto ciò, così che il peccato appaia solo come un difetto, che può essere „scusato progressivamente“. Si può addirittura usare le stesse scienze umane per far vedere che si tratta addirittura di qualcosa di buono…Nel momento che accade tutto ciò - in Etty Hillesum non accade mai - siamo caduti in una gnosi che auto-glorifica se stessa, che non costruisce più un cammino umano, ma si gonfia, legittimando  ciò  che non è legittimabile. Nel secondo racconto della creazione (cfr in modo particolare Gen 2, 18-25) si parla del rapporto dell’uomo e della donna, in una semplicità elementare chiarissima (non sempre le immagine della Bibbia del rapporto uomo e donna sono così elementari e vere: la donna che sta „dentro la casa“ del Salmo 128 non è così „elementare“); ora i teologi che cercano di legittimare l’omosessualità (ciò non ha nulla a che fare con il rispetto assoluto che si deve aver per un omosessuale in quanto tale e non solo si cerca di non soddisfare la sua omosessualità) dicono che la Bibbia parla di questo rapporto eterosessuale, ma in vero potrebbe parlare anche di un altro, per esempio di quello omosessuale. Questa è una menzogna! Il testo biblico vuole parlare di questo rapporto elementare ed iniziale perché vuole parlare di questo rapporto e non di un altro. E per il testo biblico non vi è un’intimità simile a quella tra l’uomo e la donna, il che non significa che a livello di subcosciente non vi siano anche strutture di perversità polimorfa, ma per l’appunto sono perverse, anche se provocano piacere. Nel film „Gli infedeli“ diretto da Stefano Mordini (il remake italiano è del 15.7.20; l’originale francese è del 2012) si può vedere una parte della distruzione dell’intimità del rapporto uomo/donna attraverso l’infedeltà. In una delle breve storie di cui è composto il film, una moglie ha compassione con suo marito che invece che andare alla partita va in un sex shop e lo tira fuori da quel umiliante pagare per soddisfare, in parte voglie „naturali“ in parte quelle che fa crescere in noi la società pornografica in cui viviamo. In un altra delle storie, la più brutale, un uomo ricco con i suoi soldi può nascondere la sua infedeltà ed addirittura incolpare la moglie di avere allucinazioni, che devrà curarsi in una clinica. Un altra storia mette in evidenza l’umiliazione di aver bisogno di sesso e di non trovare nessuno che ti aiuti a soddisfarla…Nel suo geniale romanzo „Amore in rovina. L’avventura di un cattivo cattolico poco prima della fine del mondo“, ambientato in Louisiana nel 1983 un medico nevrotico, Dr. More, che ha perso la figlia in modo tragico, cerca nel sesso di compensare questa morte, cosa che il sesso non può fare. In una scena del libro, nel dialogo con il suo psichiatra, Dr More cerca di fargli capire come mai ha avuto un’avventura extra coniugale con Lola e i problemi che ciò gli causa. Lo psichiatra dice: capisco, siete cattolico ed avete sensi di colpa. Il dottor More gli risponde: no, ho problemi perché non ho sensi di colpa. E allora che problema c’è e quale è il motivo di questo affare? (Psichiatra) Semplicemente, perché fa piacere, ma poi non subentrano i sensi di colpa e così non posso confessarmi (Dr.More). Questo romanzo è geniale perché dice esplicitamente che il sesso fa piacere, ma si deve anche dire che il film di Mordini fa vedere che, una volta che non si è più giovani, per questo piacere si deve pagare, non è più spontaneo ed elementare come con Lola o che le altre donne del romanzo. E per quanto riguarda Etty lei capisce che anche una persona come Spier ha bisogno di surrogati, anche lei ne ha bisogno, ma la traiettoria del diario va sempre più in direzione dell’amore gratuito. Nel Vangelo odierno (Mc 7, 24-30) l’amore gratuito di Gesù è in primo luogo quello per il suo popolo: Gesù è venuto per guarire i figli di Israele e non  „una donna di lingua greca e di origine siro-fenicia“. Ma per la fede senza pretese di questa donna Gesù le guarisce la sua figlioletta aggredita da un demonio. L’amore universale non è mai la negazione del „vicino“, ma l’amore del vicino, che non è disposto ad universalizzarsi, non è amore gratuito. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Questa mattina alla colazione una nonna dice alla sua nipotina di due anni, per più volte: „questo lo fai con tua mamma, non con me“. Quanta violenza quotidiana in questa frase, verso la nipotina e verso la figlia o nuora.

Nella catechesi di ieri nel suo viaggio Papa Francesco ha spiegato i suoi due viaggi in Africa: ad un certo punto ha detto che non è „vicinanza“ quella dell’invio di armi; vicinanza e compassione si ha con il dialogo! 

Con ragione Alessandro Banfi fa vedere la violenza dei tiranni Assad e Erdogan che usano il terremoto, che ha causato più di diecimila morti, per eliminare i loro nemici politici; l’importante è non usare a nostra volta questo argomento per rafforzare la dialettica fatale: democrazia vs autocrazia. Ieri nel pomeriggio ho rimandato a fonti giornalistiche che rivelano che gli USA sembrano aver sabotato il gasdotto con cui la Russia faceva fluire il gas verso l’Europa e le trattative di pace di un diplomatico israeliano, già iniziate nel marzo scorso. Non ho la pretesa di sapere se questa narrazione sia vera, ma a me sembra verosimile. Chi ha la pretesa dogmatica di sapere che le narrazioni pro Ucraina ed anti Russia siano vere compie un duplice errore di metodo: in primo luogo non tiene conto del lavoro di giornalisti eccellenti (Seymour Hersh...) con le fonte americane ed in secondo luogo, anche se probabilmente hanno ragione con la loro narrazione di cosa succeda in Ucraina, assolutizzando dogmaticamente la loro posizione, la rendono a priori inverosimile. 

„I troll di Wikipedia sono al lavoro oggi. Vogliono sicuramente assicurarsi che "teorico della cospirazione" sia la prima cosa che la gente vede se cerca "Seymour Hersh““ (Michael Tracey, Twitter, 9.2.23).

Oggi, Konstanze ed io abbiamo continuato la nostra azione di preghiera per la pace con la „Coroncina“, che è dialogo con il Padre sulla sofferenza del Figlio e con la decade della discesa all’inferno di Cristo del Rosario (in vero è un punto che ho aggiunto io al Rosario), che è dialogo con Maria e con il Figlio, crocifisso e disceso all’inferno.   

Ho convinto il team che organizza la festa „Juventus“ (quella con cui festeggiamo il passaggio dall’essere bambini all’essere adulti) della nostra scuola, a mandare subito i 300 € previsti per la festa a favore di un’azione pro Siria di „Support International“, che è come un ramo dell’AVSI qui in Germania.  

(Dopo)

Se penso al modo di affrontare il tema della tecnica di un mio amico ingegnere, Bruno, e lo confronto con il modo con cui si occupa del tema Matthew B. Crawford, fisico e filosofo, vedo in gioco due prospettive del tutto differenti (cfr. Automation, anti-humanism, the politics of emergency, the battle of the sexes, the possibility of Christian manliness…, 8.2.23). Per quanto riguarda il tema della „automazione“ io non ho particolari problemi, meglio non ho alcun problema se si tratta di una carta di credito inserita nel mio mobile phone, ma capisco che se automatizzate lo sono le macchine, cioè che guidano senza un conducente, credo che le domande che pone Crawford siano legittime: in primo luogo la questione che il traffico delle macchine con conducenti implica un momento di interazione civica degli uomini da non sottovalutare. Siamo ovviamene anche confrontati con la nostra impazienza, ma in vero è un grande gesto civile il fatto che automobilisti cerchino di sopportarsi l’uno con l’altro ed anche di armonizzare l’uno con l’altro. La grande obiezione a macchine con conducenti è che, però, il traffico di questo tipo ha provocato tantissimi morti, ma questo in vero fa parte della vulnerabilità dell’uomo ed una tecnica che abbia come meta ultima l’incolumità, corre il rischio di mettere in discussione l’auto-governo dell’uomo, sostituito per l’appunto da invenzioni tecniche… Come dicevo non ho un problema a priori con tutto ciò, per esempio trovo molto utile che in una città o in isola come Malta ci sia in ogni strada la possibilità di affittarsi, via Apps, uno scooter. 

Se ora dal problema tecnico si passa a quello politico di gestione della realtà come emergenza, in cui esperti di politica e di scienza, non sono più rappresentanti di cittadini liberi, ma persone che impongono un così definito unico modo di difendere l’uomo debole e potenzialmente malato, ci troviamo di fronte ad un problema di non piccola portata. Io credo che le emergenze debbano rimanere tali e cioè eccezioni, mentre nelle società non solo autocratiche, ma anche liberali sembrano diventare quasi la normalità di gestione del politico. Crawford fa alcuni esempi americani: „Il teorico politico italiano Giorgio Agamben sottolinea che, di fatto, lo "stato di eccezione" è quasi diventato la regola piuttosto che l'eccezione nelle democrazie liberali occidentali nell'ultimo secolo. Il linguaggio della guerra viene invocato per perseguire la politica interna ordinaria. Negli ultimi 60 anni negli Stati Uniti abbiamo avuto la guerra alla povertà, la guerra alla droga, la guerra al terrorismo, la guerra al Covid, la guerra alla disinformazione, la guerra all'estremismo interno“ (Crawford). In tutto ciò Crawford ci vede una „concentrazione del potere in "un'immensa entità tutelare", per usare l'espressione di Tocqueville“. E questa immensa entità tutelare ha che fare con la concezione liberale stessa, che, per parlare con Christoph Menke, ha un solo di Dio: la libertà individuale, ma che, per parlare con Crawford, pensa che „l'uomo è una creatura vulnerabile, una potenziale vittima che ha bisogno di protezione“. Gli si permette, all’uomo singolo, di credere che la sua volontà sia divina, ma visto che deve confrontarsi con la divinità di altri ego, deve essere protetta per mezzo di una continua politica dell’emergenza. Con grande stima ho visto che il Papa ha preso sul serio le indicazioni sull’emergenza Covid, ma è stato uno dei primi che finita l’emergenza, si è messo a viaggiare di nuovo liberamente, per esempio in Irak (5-8.3.21), quando alcuni fanatici dell’emergenza lo criticavano di non tenerne conto a sufficienza. Direi sinteticamente che Crawford abbia ragione a dire che siamo nel pieno di un’ideologia anti-umanista che non si fida dell’uomo: troppo debole, troppo scemo, troppo conflittuale e per questo che considera come atto di estrema umanità the abolition of the man nella sua vulnerabilità e deficienza. 

Per quanto infine riguarda il tema della battaglia dei sessi, devo subito dire che io non imparo solo da Crawford, ma anche da Houellebecq, da Hillesum e dalla mia esperienza. Per quanto riguarda Crawford e  Houellebecq,  l’americano e il francese hanno sensibilità diverse, anche se considerano entrambi che il rapporto o gioco eterosessuale sia più divertente di quello omosessuale e tutto sommato sono entrambi contro la masturbazione, che ritengo invece, in tanti casi, un surrogato necessario. E per quanto riguarda il gioco omosessuale tra donne non sono sicuro che sia meno divertente di quello eterosessuale…certamente non è aperto per naturam alla procreazione.  Houellebecq ritiene che un blowjob sia molto divertente e forse ha ragione: ciò che è irritante nelle scene pornografiche con questo tema è meno la cosa stessa, anche se io rispetto completamente una donna che lo consideri umiliante, ma la fissazione fotografica sui dettagli , quasi che si ha la sensazione di essere in una sala operatoria, piuttosto che nella dimensione del gioco e poi la riduzione della donna alle sue „aperture“, quasi queste ci siano solo per soddisfare la libido del maschio. In genere non ritengo che su questi temi si possa essere moralisti e né Houellebecq né Crawford, né Hillesum lo sono, né legalisti, sebbene si debbano rispettare le leggi. Credo che in questo ambito ci sia bisogno di tanta libertà senza effeminare il maschio e senza mascholizzare la donna. Una sostituzione di una filosofia dei sessi con una del gender la trovo del tutto problematica…

(Notte) Dopo una breve passeggiata, in cui abbiamo rivisto Orione, i Gemelli, Marte e Giove, e poi quel grande punto interrogativo che è il „Gran carro“ - questa sera, con la App, ho identificato anche Cassiopea - ho letto due frasi da brivido di Malte Laurids Brigge, che cita Etty, „più tardi nel pomeriggio“ del 7.7.42:  „…era suo compito vedere in quell’orrore apparentemente soltanto ripugnante ciò che è, quello che conta tra tutto ciò che è. Non c’è scelta né rifiuto“ - e ciò che è è il dono gratuito dell’essere. Vi è crisi e discernimento, ma quest’ultime sono solo in parte scelta e rifiuto. Sono piuttosto affermazione radicale della gratuità amorosa dell’essere. Seconda frase: „non credere che qui soffra di delusioni, è il contrario. Mi meraviglio a volte della facilità con cui rinuncio a tutto quello che mi aspettavo in cambio della realtà, anche se ingrata“. La facilità di cui parla Malte è connessione con la semplicità e completezza del dono dell’essere, che incontriamo nella realtà e se „obbedienti al senso necessario dell’essere“ (Ulrich) non vi è differenza tra realtà grata ed ingrata. Umsonst è gratis e frustra. VSSvpM! 

(Jungholz, il 8.2.23) Ieri sera dopo la cena siamo andati a fare una breve passeggiata fuori dal paese: la luna e il suo chiarore sulla neve, le stelle (il gran carro, Orione…) ci hanno mostrato il senso del Salmo 104. Dio non è solo „un sovrano seduto in trono: la sua dimora, la sua veste , i suoi servitori sono gli elementi stessi del cosmo. La mente si apre allo stupore davanti alla creazione“ (Ravasi), ovviamente non solo durante la notte, ma anche di fronte al primo chiarore del giorno, in cui sto facendo questa meditazione. L’alternarsi del giorno e della notte è in vero un momento essenziale dello stupore che nasce dalla riflessione „sulla natura e sull’ordine del cosmo“. Quindi non stupisce per nulla che Gesù difenda anche la purezza degli alimenti: „Non capite che tutto ciò che entra dal di fuori nell’uomo non lo può rendere impuro, perché non gli entra nel cuore, ma nel ventre e va nella fogna?“ (Cfr. Mc 7, 17-23). Le cose che rendono impuro l’uomo (a parte le malattie di cui si parla in Lv 15), vengono fuori dal cuore dell’uomo: „impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza“. Tutto ciò, secondo Balthasar/SPN (cfr. Antologia-Servais, 144-145) non è identificabile tout court con il demoniaco, ma neppure separabile. Quando si compiono queste cose si entra in un contro-spazio e contro-tempo, che non vive più della gratuità del dono d’amore, nella creazione e in modo particolare nella creazione dell’intimità tra uomo e donna (cfr. il secondo racconto della creazione: Gen 2,4b- 25). Tra l’altro già nel paradiso terrestre vi erano forme di lavoro non faticoso ed una nudità non problematica. Allo stesso tempo devo dire, però, che  il film „Young“ (Berlino, 2019) in cui alcune ragazze raccontano la loro vita a Belino ricolma di droga, prostituzione, sesso mi sembra più vicino al Vangelo e alle frasi che dice Gesù sulle prostitute, che il romanzo di Alice Frontzek,  „Der Abt vom Petersberg“, Meßkirch, 2021, che avevo comprato per approfondire il mio amore per Erfurt e per il monte benedettino, in cui attraverso la narrazione di una coppia di sposi con due bambini, che sono le persone principali, viene distrutta tutta la grandezza del movimento monacale (colpa di ciò non è la coppia, ma la narratrice). Quasi che solo il matrimonio sia garanzia di purezza, mentre spesso è solo una istituzionalizzazione del disordine. 

„La solidarietà del mondo occidentale è in una strada piena di ostacoli. Lo spiega benissimo in un’accorata intervista ad Avvenire il cardinal Mario Zenari, quando si augura “che si riesca a indurre la comunità internazionale a superare gli interessi politici, le divisioni”. E poi aggiunge: “Qui c’è da soccorrere l’umanità tout court. Sarà un test di umanità e saremo giudicati tutti di fronte alla storia: la Siria che deve superare divisioni e conflitti interni, come la comunità internazionale. Un vero test di umanità”. Il Corriere della Sera con Francesco Battistini spiega: “Nessuna pietà. Né per i morti, né per i vivi. La distruzione siriana resta nel cono d’ombra. D’un regime (quello di Assad ndr) che rifiuta gli aiuti, perché diretti in regioni dell’opposizione. D’una Turchia nel caos che ha chiuso le frontiere e, in questo momento, non può pensare a far passare i soccorsi diretti nel Paese vicino. D’una comunità internazionale paralizzata dalle sanzioni imposte ad Assad, incapace d’entrare in un’emergenza catastrofica”. La Comunità di Sant’Egidio chiede a gran voce di sospendere le sanzioni occidentali contro la Siria“ (Alessandro Banfi, nella versione odierna) - ieri ho pregato con Konstanze una decade del rosario, da solo la „Coroncina“ ed abbiamo invitato dei soldi al Papa (Elemosineria vaticana) per questa crisi dell’umanità che si aggiunge ad altre, quasi che il nostro percorso sia di crisi in crisi. Dio mio, Dio mio…E mentre il mondo avrebbe bisogno di liberarsi da tutto ciò che infesta la solidarietà, la redazione di „Useful idiots“ ci racconta la distruzione delle strutture democratiche negli USA: „Se, come ha detto Walter Kirn, il New York Times è ora pieno di "tutti i topi del Presidente", allora questa sera il Campidoglio degli Stati Uniti è infestato da topi, che si aggirano nelle sale del Congresso, strillando per qualsiasi accenno alla guerra, facendo la cacca su tutti gli scranni della democrazia americana, digrignando i denti affilati, pronti a fare a pezzi la Costituzione per avere la possibilità di avere più potere“.

PS Konstanze mi ha appena detto che questa notte ha pregato per le persone di questa grande crisi. 

(Pomeriggio dopo la passeggiata) Quello che ho scritto ieri in dialogo con Schopenhauer ed anche quello che scrivo ora, è frutto di letture secondarie, non primarie (cfr. Storia della filosofia, Tomo 9, „Filosofia della modernità. Filosofia critica da Kant a Schopenhauer, Wolfgang Röd, Monaco di Baviera, 2006 (2021), 201-217)). Ieri mi sono confrontato con le categorie di „rappresentazione“ e „volontà“, oggi con l’etica della redenzione di Schopenhauer che non è, come filosofia della morale, né utilitaristica, né del dovere. Come nel buddismo e in forme ascetiche di cristianesimo si tratta di liberarsi dall’esistenza, che non è dono, ma qualcosa di negativo e questa liberazione passa attraverso la „negazione della volontà di vita“, che per Schopenhauer è identica con la „volontà di potenza“, la volontà del voler sempre aver ragione, che è la radice di ogni male e di ogni sofferenza. Come in Etty, un certo modo di superare questa volontà di potenza la troviamo nell’arte, ma come Etty anche Schopenhauer sa che il „piacere disinteressato“ (Kant) dell’arte non dura sempre. La differenza è che Etty vede la vita come dono bello e gratuito, mentre Schopenhauer la vede come disgrazia: ma entrambi hanno una compassione profonda per gli altri. Visto che Schopenhauer pensa che la volontà di vita di per sé è qualcosa di negativo, crede di poter arrivare alla compassione esistenziale con tutti e con tutto, solamente con la negazione della volontà di vita stessa, mentre Etty vuole negare la „potenza“ come affermazione di sé contro l’altro; in entrambi gli autori vi è un radicale no ad ogni forma di „odio“, anche di odio contro se stessi, come suicidio. Schopenhauer pensa che quest’ulitmo sia un altro modo di imporsi della volontà di vita, solo che chi si suicida non vuole questa vita, ma altre condizioni, che renderebbero la vita bella. In Schopenhauer la meta è il „nirvana“; egli si esprime così: „ciò che rimane dopo un totale superamento della volontà, è per tutti quelli che sono ancora ricolmi di volontà: nulla. Ma ciò vale anche al contrario: in tutti coloro in cui la volontà si è trasformata ed è stata negata, questo nostro mondo così reale con tutti i suoi soli e vie lattee, è nulla“. Per quanto riguarda Ulrich si può dire che egli non ha ceduto nel considerare „la nullità del mondo fenomenologico“, ma ha preso del tutto sul serio il cammino di „nullificazione“ per amore, come risposta ad ogni forma di nichilismo, anche a quello religioso di Schopenhauer. Ancora un punto: Schopenhauer è più religioso di me, più disposto all’ascesi, che si manifesta in lui come ascesi anche dell’istinto sessuale. Chi considera il dono dell’essere come amore gratuito non può condannare questo istinto, anche se dovrà fare un lavoro di discernimento: corrisponde l’istinto sessuale ed anche la libido ad una forma di gratuità o no? Per il resto: „ama et fac quod vis“! Per quanto riguarda la procreazione per me nel desiderio di figli è implicita anche la volontà di lasciarli-essere-liberi e non la volontà di potenza. A differenza di Schopenhauer, sempre per quanto riguarda la religione, non ho un problema neppure con la „dogmatica“, perché questa nella sua semplicità ultima è solo una resa in parole dell’amore gratuito - a livello trinitario, cristologico… 

Abba nostro...

(Dopo) Non ho un rapporto bello con il letto, in modo particolare la notte, come mia moglie, per cui il letto è un luogo di lettura e riposo; io per esempio non posso leggere nel letto prima di dormire, perché i miei muscoli si irrigidiscono in modo tale che non potrei addormentarmi dopo la lettura; una vera e propria insonnia non c’è lo, ma faccio fatica a decidermi di lasciare le attività ed andare a dormire, anche perché spesso per ore non riesco ad addormentarmi e forse ciò ha a che fare con ciò che scrive Kafka il 27.7.20: „Non dormire significa domandare; se si avesse la risposta, si dormirebbe“ (cfr. Dirk Oschmann, „Libertà ed estraneità“,  ibidem 43). Per il periodo di insonnia desidererei tanto ciò che dice il Salmo 63 [7] Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, [8] a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali.-  Nella „lettera al padre“ Kafka racconta di una brutta esperienza, non so quanto nel racconto sia rielaborazione artistica,  in cui il padre lo prese dal suo letto e lo chiuse fuori nel balcone. Ho parlato nel diario di alcune difficoltà che ho avuto con mio padre, ma il mio non era volutamente ingiusto, anche se anch’io non sapevo, in modo particolare quando eravamo in compagnia di altri, come rispondere a ciò che lui si aspettava da me. Allo stesso tempo proprio la notte in cui è morto, nel mio letto sapevo, senza saperlo, che stava morendo, così che quando mi telefonò mia sorella il mattino dopo non ero stupito. Per quanto riguarda Kafka, in modo particolare quando Gregor Samsa è trasformato in un insetto, proprio nel suo letto, quest’ultimo ha perso completamente quel suo carattere di potersi ritirare dal mondo, di intimità e sicurezza che ha per mia moglie. 

Seymour Hersh, uno dei giornalisti più decorati e di maggior impatto di tutti i tempi, è ora su Substack. E ha fatto uno scoop: la storia interna di come il governo statunitense ha fatto saltare il gasdotto Nord Stream 2“ (Aaron Maté, Twitter, 8.2.23). Il giornalista spiega precisamente chi ha  fatto saltare il gasdotto, come e il perché. Qui un passaggio del suo articolo (How America Took Out The Nord Stream Pipeline, Substack, 4.2.23): „C'era una ragione burocratica vitale per affidarsi ai diplomati della scuola di immersione del centro a Panama City. I sommozzatori erano solo della „Marina“ e non membri del Comando delle Forze Speciali americane, le cui operazioni segrete devono essere comunicate al Congresso e informate in anticipo alla leadership del Senato e della Camera, la cosiddetta Gang of Eight. L'Amministrazione Biden stava facendo tutto il possibile per evitare fughe di notizie mentre la pianificazione si svolgeva tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022. Il Presidente Biden e la sua squadra di politica estera - il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, il Segretario di Stato Tony Blinken e Victoria Nuland, il Sottosegretario di Stato per la Politica - avevano manifestato in modo esplicito e coerente la loro ostilità ai due oleodotti, che correvano fianco a fianco per 750 miglia sotto il Mar Baltico da due porti diversi nella Russia nordorientale vicino al confine con l'Estonia, passando vicino all'isola danese di Bornholm prima di terminare nella Germania settentrionale…“. 

"L'ex primo ministro israeliano Naftali Bennett ha appena confermato ciò che qualsiasi osservatore razionale avrebbe potuto supporre: Russia e Ucraina hanno raggiunto un accordo preliminare durante la fase iniziale della guerra - "Entrambe le parti volevano fortemente un cessate il fuoco", ha detto Bennett - ma gli Stati Uniti lo hanno "bloccato"... Bennett era uno dei pochi leader mondiali visti come imparziali e degni di fiducia, sia da Putin che da Zelensky. Così, quando c'è stata l'invasione, ha rapidamente assunto il ruolo di mediatore della "diplomazia della navetta". Il 5 marzo 2022, nove giorni dopo l'invasione, Bennet si recò segretamente a Mosca e si incontrò con Putin. Bennet dice che Putin accettò due "grandi concessioni": la rinuncia alla "denazificazione" dell'Ucraina, intesa come cambio di regime, e la rinuncia al "disarmo" dell'Ucraina... Bennett dice che contemporaneamente a questo - sempre sulla base del suo coinvolgimento diretto e intensivo nei negoziati quotidiani - anche Zelensky accettò una "grande concessione", rinunciando ufficialmente all'adesione alla NATO. "Parlando pubblicamente per la prima volta, Bennett viene interrogato dall'intervistatore sulle probabilità di successo che aveva dato a un accordo diplomatico lo scorso marzo/aprile. Bennett insiste che c'era almeno "più del 50% di possibilità di accordo"" (Michael Tracey, Twitter, 6.2.23)


(Jungholz, Austria, 7.2.23) Nella traduzione della Bibbia che usava Etty i „mostri marini“ di Gen 1,21 erano le „balene“, che hanno commosso tanto la giovane ebrea. Ed in vero tutto questo racconto della creazione è davvero commovente.Un racconto che „si basa sull’armonia ed esclude ogni violenza“ (Ravasi su Gen 1,29-30), anche quella di mangiare la carne, permessa dopo il diluvio (Gen 9,3). La benedizione in Gen 1,28, dopo la creazione dell’uomo e della donna (Gen 1,27), non è da interpretare come violenza, come invece è stato fatto da alcuni teologi. Anche il „verbo ‚dominare‘, spesso descrive il potere del re, pastore e guida del suo popolo“ (Ravasi), non l’abuso del potere di un tiranno. 

Per fare quel „gran salto nel cosmo“ (Etty) di cui parlavo ieri è necessario un radicale discernimento: il discernimento tra il comandamento divino e le tradizioni umane, che sono appunto costruzioni dell’uomo (cfr. Mc 7,1-13 con i commenti) e i comandamenti divini sono cose ovvie per tutti i tempi, le costruzioni umane sono ovvie solo per un certo periodo di tempo e poi sorgono altre ovvietà. Quello che Dio ha unito non deve essere diviso, ma non tutto ciò che gli uomini hanno unito è unione divina ed anche la Chiesa spesso non fa quasi alcun lavoro reale di discernimento prima di invitare una coppia a compiere il gesto sacramentale (almeno nelle realtà che ho conosciuto io). Con l’“Amoris laetitia“  ho letto qualcosa di realmente utile per superare l’egoismo presente anche in una coppia, senza far solo dei paragoni teologici con la trinità, che sono certamente veri, ma che spesso sono come le spiegazioni di certi insegnanti, che parlano con le pareti sopra la testa dei loro alunni, non con quest’ultimi.  „Non uccidere“ vale dal bambino non ancora nato alla guerra, e non si può interpretarlo a seconda della costellazione politica a cui appartengo. 

SPN prevede un dialogo con Maria sul peccato e sui peccati che commettiamo, già nella prima settimana degli Esercizi, Balthasar risponde alle obiezioni che alcuni teologi hanno fatto e cioè che Maria non ha la più pallida idea di cosa sia il peccato, perché è senza peccato e non ha fatto l’esperienza della croce, etc. (Cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 143-144). Io mi rivolgo sempre istintivamente a lei, proprio per i motivi a cui accenna Balthasar e poi perché lei è la mamma, come dice Papa Francesco. Lei non è morte sulla croce, ma più di ogni altra persona ha sofferto le conseguenze dell’estremo abbandono del Figlio. Credo che solamente chi ha un cuore così ricolmo di amore gratuito possa comprendere cosa sia la conseguenza del peccato, l’effetto del peccato. Ma anche in questo contesto sarà necessario ricordare il discernimento di cui sopra: tra i comandamenti divini e quelli umani. Maria non ha conosciuto le implicazioni peccaminose della libido, ma sa discernere cosa sia la libido come natura e quella peccaminosa e poi ci guarda in quel modo discreto e ricolmo di amore con cui guarda una mamma… 

„La Siria è stata colpita da un terremoto devastante; si parla di centinaia di morti. Questo Paese devastato dalla guerra è sottoposto a pesanti sanzioni da parte degli Stati Uniti. Nel 2019, l'attuale alto funzionario statunitense Dana Stroul si è vantato che la maggior parte della Siria è "macerie" e che gli Stati Uniti possono "mantenere la linea per impedire la ricostruzione“ „(Aaron Maté, 6.2.23).

„Le immagini scorrono inesorabili a raccontarci una tragedia immane. Molti giornali oggi usano il termine apocalisse e non è un’esagerazione. La distruzione che le due forti scosse di terremoto hanno provocato poco più di 24 ore fa in Turchia e in Siria ha proporzioni bibliche. I numeri delle vittime (già oltre 4mila e 300 in questo momento, ma vengono stimate più del doppio), i feriti, i senza tetto dicono ancora poco. Il fenomeno tellurico è certamente uno dei più devastanti della storia conosciuta del nostro globo: per 150 chilometri il terreno si è diviso e non per millimetri ma per diversi centimetri. L’energia sprigionata è paragonabile a quella di 130 bombe atomiche, secondo gli esperti. E l’impressione è quella di una civiltà già martoriata (basti pensare al destino di Aleppo) da una lunga guerra civile e che oggi letteralmente crolla sotto il peso di una catastrofe naturale“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Dopo la passeggiata di 16.000 passi) Durante la passeggiata ho pregato la „Coroncina“, che è un dialogo con il Padre sulla sofferenza del Figlio per la salvezza del mondo, ricordando anche la situazione drammatica in Turchia e Siria. 

Da un certo punto di vista non vi è nulla di più lontano da un’ontologia del dono dell’essere come amore, del pessimismo metafisico di Arthur Schopenhauer. Dall’ontologia del dono dell’essere è possibile  sviluppare una conoscenza amorosa che sia in grado di riconoscere i doni in cui l’atto della donazione dell’essere diventa carne. In sé il dono dell’essere non è sussistente, sussistenza relativa hanno solamente i doni concreti. Non esiste l’atto di donazione di una rosa, esistono la rosa, chi la coglie o la compra, chi la dona e chi la riceve, ma senza l’atto di donazione questi tre elementi rimarrebbero senza rapporto ermeneutico. Da un altro punto di vista l’idea del mondo come rappresentazione e volontà sembra essere una chiave ermeneutica che non può essere dichiarata, nella nostra società digitale, trasparente e comunicativa, apriori priva di senso. Quando noi, in servizio ad una profezia della pace abbiamo parlato di narrazioni verosimili a riguardo della guerra in corso in Ucraina, abbiamo in un certo senso accettato l’ipotesi non dogmatica di Schopenhauer che spesso gli oggetti di cui parliamo (la guerra in Ucraina, il terremoto in Turchia e Siria…) non ci sono presenti come res, ma come rappresentazioni di esse; sono le persone più „dogmatiche“ che pensano di penetrare, solo loro, la realtà stessa di cui parlano, invece che accettare con umiltà che di essa ne abbiamo solo coscienza, o detto con un altro linguaggio, solo narrazioni. Anche Schopenhauer pensa che „niente è senza motivo, perché esso sia“, ma questo ha per l’appunto a che fare con rappresentazioni del reale. E da un certo punto di vista proprio nel dibattito riguardante la profezia della pace, dovremmo smetterla con la disputa stolta a riguardo della realtà di un mondo esteriore alla nostra rappresentazione e alla nostra volontà: dovremmo in primo luogo avere coscienza del nostro cuore guerriero. Se si riflette su ciò che dice Schopenhauer a riguardo dell’identità tra il soggetto che conosce e quello che vuole e se si tiene presente che una volontà guerriera sembra essersi presa possesso di tutti noi e che non vi è qualcosa al di fuori di questa volontà capace di soddisfarla, troviamo elementi, nella critica alla metafisica di Schopenhauer, che non hanno valore assoluto, ma certamente sono un aiuto a non volere sempre aver ragione, solo perché noi ci rappresentiamo il mondo in un certo modo e lo vogliamo in un certo modo. Nella piccola via  del quotidiano invece, in cui abbiamo a che fare non solo con rappresentazioni e volontà, ma anche e soprattutto con la donazione dell’amore gratuito, potremmo esercitarci in quella conoscenza amorosa che ha davvero una „referenza“ con il reale e non solo con rappresentazioni di esso. Nel quindicesimo secolo vi è stata una figura di pensatore ed uomo di chiesa, Nicola di Cusa, che ha preso davvero sul serio la profezia della pace ed ha cercato, non senza contraddizioni, ma con un grande cuore, di pensare una profezia di pace che non si basava su una „rappresentazione“ (la tolleranza di Lessing), ma sul dono d’amore, che è comune a tutte le religioni, anche se solo nel Logos universale e concreto trova una realizzazione ultima, poi purtroppo la storia si è persa in scontri violenti tra confessioni e religioni, in cui una persona come Schopenhauer ha visto un principio sovra-individuale di volontà, come espressione della bruttezza del mondo - il progetto contrario a questo, quello di Leibniz, che pensava a questo mondo come il migliore possibile, è solo astrazione teorica. 

(Stuttgart-Feuerbach, il 6.2.23) Noi non siamo in universo causato casualmente, ma in universo voluto, „in principio“, come dono d’amore gratuito. Non in principio di Dio, che non ha principio, ma nel principio in cui l’atto della donazione dell’essere è per l’appunto cominciato, perché voluto. In quel principio „la terra era informe e deserta (disordinata e deserta) e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque“ (Gen 1,2). Il primo racconto della creazione sembra essere un testo tardo (VI. sec.a.C.) e di stampo liturgico (cfr. Ravasi, ibidem). Il ritmo con cui Dio mette ordine nel  תֹּהוּ וָבֹהוּ tōhū wā-ḇōhū è questo: „Dio disse…e così avvenne…Dio vide che era cosa buona…e fu sera e fu mattina“ (Ravasi). SPN rimanda piuttosto al secondo racconto della creazione (Gen 2,4b-25) in cui Adamo è creato con Eva (dalla costola di Adamo) nel paradiso dell’Eden. In questo racconto, per Balthasar, lo stato iniziale non è quello finale, ma il tragitto è più breve, mentre ora non essendoci fidati di Dio, abbiamo un percorso più lungo (più scomodo, più disordinato…) da compiere (cfr. Antologia-Servais, 143, che riporta un passaggio di „Christlicher Stand“, che mi aveva colpito molto quando lo lessi tanto tempo fa). Il primo frutto della gnosi è stato di accorgersi che siamo nudi; credo che nello stato iniziale, l’essere nudi fosse qualcosa di bello e non problematico (cfr Gen 2,25: „ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna), ma dopo l’atto di sfiducia con cui abbiamo risposto all’atto di donazione dell’essere ci siamo vergognati, con questa vergogna e con il desiderio di ritornare allo stato iniziale lottiamo ancora oggi, anche quando si è anziani - ma non dobbiamo perdere di vista la meta: il ritorno al Padre e questo è possibile solamente se ci fidiamo della „sovraessenzialità“ del dono, non delle essenze (la nudità…), non della gnosi che ci fa conoscere le essenze, ma di Dio che ci dona la vita e la conoscenza amorosa del cammino personale e comunionale dal Padre al Padre (Adrienne). In questo cammino ovviamente la nudità come realtà non è di per sé un problema, ma non è la meta della nostra autenticità. „Quante sono le tue opere o Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature“ (Sal 104 (103), 24). Visto che la creazione non è „totaliter corrupta“, il peccato non toglie la saggezza di esse, anche dei corpi nudi. Ciò non è un invito al peccato: „Scompaiano i peccatori dalla terra e i malvagi non esistono più. Benedici il Signore, anima mia. Alleluia“ (Sal 104, 35). Il vangelo ci ricorda che pur non essendo totaliter corrupta, la natura degli uomini è malata: Mc 6,53-56. Un popolo intero porta i malati a Gesù: „…e lo supplicavano di poter toccare il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati“. Non solo guariti, ma salvati! 

Il Santo Padre in Africa ha parlato  anche di „estraneità“ (Kafka); ho chiesto a Stefania Falasca se può spiegarmi meglio cosa significhi la frase che ha pronunciato: Riferendosi in particolare all’ex Zaire, il Papa ha detto: «Si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono “straniero” ai suoi abitanti… un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca». -  „Papa Francesco parla sull’aereo che lo riporta a Roma, a conclusione del suo viaggio in Africa. Torna a parlare della guerra e di come il clima bellico stia contagiando tutto il mondo. “Bomba chiama bomba” dice ai giornalisti al seguito“ (Alessandro Banfi). 

Nella notte ho pensato a lungo sul seguente tema, che cerco ora di riportare in modo sintetico: il pensiero di Balthasar e quello di Ratzinger/Benedetto XVI non sono integrabili completamente nella modernità ed anche il tentativo del filosofo italiano Massimo Borghesi, parla di una „legittimità critica del moderno“, non di una legittimità assoluta. Se tiriamo una linea da Newman a Ratzinger è chiaro che in essi vi è una critica del liberalismo e del relativismo da esso prodotto innegabile; Balthasar è certamente l’autore di „Abbattere i bastioni“, ma anche di „Cordula“ e il suo no alla rivoluzione francese è radicale. Il saggio su Goethe in „Gloria III,2“ parte con alcuni „no“, tra questi - non ho il libro con me, cito a memoria - c’é un radicale no alla libertà illuminista, che non ha alcun senso della rinuncia, come si può vedere nella figura di Edoardo nelle „Affinità elettive“. Certo bisognerà tenere conto che il dialogo con Habermas di Ratzinger implica una ricezione dell’illuminismo, ma a me sembra che in tutti gli attori cattolici citati la critica dell’illuminismo sia una conditio sine qua non della comprensione del loro pensiero, senza scadere in forme idiote di tradizionalismo…E per quanto riguarda la libertà, Balthasar, citando Goethe, si chiedeva cosa serva averne così tanta, se poi non la si sa usare, così come Goethe si chiedeva cosa serva avere una casa così grande in inverno, se poi si può riscaldare solo una camera… Mi ero chiesto una cosa simile l’altro giorno parlando di Kafka: la libertà è formidabile, ma per farne che cosa?

Abba nostro…

(Jungholz - Verso il tramonto) Siamo arrivati in montagna e abbiamo fatto una passeggiata vicino al Vilsalpsee - „Dio disse: „Sia la luce!“. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre“ (Gen 1,3-4). La passeggiata da Tannheim al lago era ricolma di luce, di una luce che dona gioia - cosa che va detta anche e soprattutto se si scrive un „diario notturno“. Tra i commenti più musicali più belli di questo passaggio della Bibbia, della prima azione di Dio, è l’accordo della luce, nella „Creazione“ (Hob. XXI) di Joseph Haydn, che sto ascoltando nell’interpretazione di Herbert von Karajan und Fritz Wunderlich, con la filarmonica di Berlino ed un coro di Vienna (Wiener Singverein): un breve arpeggio, un coro leggerissimo e il silenzio anticipano l’accordo della luce, cantato dal coro in modo magistrale, come espressione esplosiva di gioia. In tutta l’opera è presente una gioia, che è espressione del dono dell’essere come atto di amore gratuito.  

Per il resto le notizie dal mondo, piccolo e grande, sono  drammatiche. Di una, dal nostro piccolo mondo (non di famiglia) non ne voglio ancora parlare, per discrezione, dell’altra ho le informazioni che padre Ibrahim ha mandato a Gianni Mereghetti. Il terremoto che ha ucciso 700 morti nel sud est della Turchia, ha colpito duramente anche Aleppo. Si parla di 36 edifici crollati, 46 morti, più di 150 feriti e innumerosi persi. E le scosse non sono ancora finite nella città. Dio mio, Dio mio…

(Sera) „La vita è così curiosa e sorprendente ed infinitamente piena di sfumature, a ogni curva del suo cammino del tutto diversa. La maggior parte delle persone ha nella propria testa delle idee stereotipate su questa vita“ (Etty, pomeriggio del 7.7.42); noi cattolici abbiamo i nostri stereotipi in testa, e gli altri i loro…ma di fatto io visto pochi uomini e donne capaci „di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale“. Quale è allora il programma che propone Etty? „Dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora, allora si che la vita diventa infinitamente ricca ed abbondante, anche nei suoi più profondi dolori“. Ma noi siamo talmente legati alle nostre paure, ai complessi di inferiorità alternati a quelli di superiorità. Alle nostre narrazioni del reale, per cui ci sentiamo meglio degli altri. Ma in vero io non sono meglio di nessuno, sebbene mi fidi di una narrazione più di un’altra. Ti chiedo o Signore di prendermi per mano, di prendere per mano chi soffre ed a cui io non so offrire alcun balsamo. Amen! 

PS Ho visto due video da Aleppo: davvero tragici. Ave Maria…

(Stoccarda, il 5.2.23) Il Papa ha concluso il suo viaggio ecumenico, segno forte per la profezia della pace, in Africa.

La libertà è per il cristiano conditio sine qua non di ogni riflessione metafisica ed etica. „La tradizione, unanimemente e nel modo più chiaro, ha rifiutato l’ipotesi di una creatura spirituale, che non avrebbe potuto peccare“ (Henri de Lubac, citato in Antologia-Servais, 142). Questa affermazione vale sia per gli angeli sia per gli uomini. „Dobbiamo quindi supporre per l’ angelo la decisione libera per Dio, come sua meta sovrannaturale finale. Così con la libertà di questa scelta è data anche la possibilità, e secondo il NT la realtà di una scelta negativa“ (Balthasar, ibidem). Peccato è dimenticare Dio come meta ultima „sovraessenziale“ nella concretezza della piccola via. 

Ciò non significa non prendere sul serio l’esperienza dell’estraneità rappresentata da Kafka per uomini ed animali; estraneità è essere fuori posto (cfr. Dirk Oschmann, ibidem, 29-38). Kafka è autore che scrive in tedesco, in un contesto in cui i tedeschi sono minoranza, un ebreo che é tale in un contesto di antisemitismo, etc. Un autore che cerca una patria, che identifica con qualcosa di bello, che però non ha. Un autore che nella figura del pastore Koseleger conosce anche un’estraneità metafisica, quella che Georg Lukác, chiamava „l’essere-senza-casa trascendentale“. Questa estraneità genera una libertà pericolosa che non ha nulla a che fare con quella di cui parlano de Lubac e Balthasar: una libertà che è pericolosa perché è generata da una mancanza di legami. E senza legami non è possibile neppure una scelta.  Questa mancanza di legami crea una „certezza fragile“ che può essere messa sempre in discussione, perché non si ha un „posto“.

PS "Josef K. e Samsa (in Kafka) fanno esperienza dell’estraneità a casa propria, cioè nel loro spazio più intimo e familiare. Tanto più grande è lo shock che ne deriva" (Dirk Oschmann, ibidem, 37).

Renato Farina ha scritto un articolo in difesa del battesimo ai bambini, criticato duramente dalla rivista MicroMega. Lo stile e quello di un pamphlettista, ma non ci vedo odio, ma un vero dolore.   

Abba nostro…


(4.2.23) Etty e Spier leggevano i Salmi insieme: „fanno parte della nostra vita quotidiana“ (5.7.42) e comunicano, come tutto l’AT secondo Etty, „una forza primordiale“: „Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché Tu sei con me. Il Tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza“ (Sal 23(22), 4). Spiega Ravasi o uno dei sui collaboratori, ma credo lui stesso, visto che ha scritto un lungo commento ai Salmi: „Il ‚bastone‘ è il pastorale che serviva per la guida delle pecore. Il ‚vincastro‘ è il bastone per l’appoggio e la difesa. La ‚valle oscura‘ (alla lettera: ‚la valle dell’ombra di morte‘) è il simbolo di tutti i pericoli della vita“. Mi posso immaginare come nel luglio del 42, con tutte le proibizioni per gli ebrei in Olanda e con la certezza della distruzione in Polonia, Etty e Julius abbiano letto questi salmi. Con la stessa speranza dobbiamo leggerli noi, in un mondo in cui la terza guerra mondiale diventa sempre più certa, anche per noi. Gesù vuole fare riposare i suoi discepoli e li porta in un luogo deserto (cfr. Mc 6,30-34), ma la gente li segue e lui è l’incarnazione di quel verso dei Salmi: „Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla“ (Sal 23,1) ed ha compassione della folla, cioè di noi! Questo „pastore grande delle pecore“ è „uno“ con il Dio della pace (cfr. Eb 13,20). Un pastore che ci salva per grazia dalla dannazione eterna (cfr. Antologia-Servais, 141-142). Che abbiamo fatto di male per averla meritata? Per ogni briciola di odio che abbiamo sparso, per ogni incomprensione l’abbiamo meritata. Di fronte a ciò non ci rimane una „gnosi di salvezza“, ma solo una „speranza“. E se guardiamo Lui, appeso sulla croce, vediamo quanto poco siamo pastori d’amore e come siamo spogli di ogni bene! Siamo in „uno spazio infinito, carico di minacce, ma anche di eternità“ (Etty, 6.7.42). Certo chi vive in Congo, nello Yemen, in Ucraina… vive più esposto alla minaccia, ma io non credo che, se si fa anche solo minimamente sul serio con la „fratellanza universale“,  tutto ciò ci sia estraneo. Noi cristiani di fronte alla croce di Cristo e gli altri di fronte alle loro croci, che sono integrate in quelle del Logos universale e concreto dell’amore gratuito fatto persona, dobbiamo percepire che la sequela dell’amore gratuito significa essere spogliati da ogni forma propria. 

"In seguito all'intrusione di un pallone spia cinese nello spazio aereo americano, il governo di Washington ha deciso di rinviare il viaggio del ministro degli Esteri Antony Blinken a Pechino previsto per domenica... In precedenza, il governo cinese aveva cercato di minimizzare l'incidente" (FAZ, 4.2.23)

Mentre Gerhard Gnauck (FAZ, 4.2.23) ride sulle persone che ritengono la guerra in Ucraina una „proxy war“, invece che „una guerra per la libertà“, a me la dialettica fatale che questo giornalista usa per comprendere la situazione, quella bianco-nera, tra Europa democratica con stato di diritto e tirannia, mi  fa piangere. Ovviamente non so fino in fondo quale sia la narrazione giusta, quella di Gerhard Gnauck o quella di Aaron Maté (tanto per citare il più famoso tra i giornalisti alternativi su questo tema), so, però, che il giornalista tedesco non sembra citare i  fatti nella loro completezza:  per esempio che Zelensky è stato eletto con il 73 % dei voti, ma non per quello che sta facendo. Il grande mandato lo ha raggiunto per dialoghi di pace. O questa è solo la narrazione di Maté? Comunque, già solo il dato di 14 milioni di ucraini in fuga a me fa pensare quanto sia necessaria, il più presto possibile, un’azione diplomatica. Per fare un paragone con una realtà africana: „Quella del Sud Sudan è la più grande crisi di rifugiati dell’Africa, con almeno quattro milioni di sfollati. Un campo di trentatremila si trova nella capitale“ (Stefania Falasca, Avvenire, 3.2.23).


Il Papa è arrivato in Sud Sudan: „Papa Francesco, l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby e il moderatore della Chiesa di Scozia, il pastore Iain Greenshields, hanno attraversato insieme il piazzale dell’aeroporto sotto il sole cocente dell’Equatore e i canti d’augurio delle donne per dare seguito a un processo ecumenico di pace in un Paese dilaniato dalle guerre. Una visita a tre, tra cristiani.

«Vengo come pellegrino di riconciliazione, con il sogno di accompagnarvi nel vostro cammino di pace, un cammino tortuoso ma non più rimandabile – ha detto papa Francesco nel suo discorso nell’affollato giardino del Palazzo Presidenziale – Non sono giunto qui da solo, perché nella pace, come nella vita, si cammina insieme. Eccomi dunque a voi con due fratelli, l’Arcivescovo di Canterbury e il Moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia… e insieme, tendendovi la mano, ci presentiamo a voi e a questo popolo nel nome di Gesù Cristo, Principe della pace». «Insieme» ha quindi ribadito più volte davanti al presidente, alle autorità politiche e civili del Sud Sudan «affinché si riconcili e cambi rotta» (Stefania Falasca, Avvenire, 3.2.23). Ha ragione Stefania a citare esplicitamente anche gli interventi dell’arcivescovo anglicano e del moderatore della Chiesa di Scozia, nel giardino presidenziale, in modo che non si pensi che per noi cattolici essi siano solo ornamento per il Papa: Arcivescovo Justin Welby: «Essere qui con i miei cari fratelli in Cristo, Papa Francesco e il Moderatore Iain, è una risposta a un’altra richiesta. Una preghiera antica come la Chiesa, antica come la preghiera di Gesù in Giovanni 17: “Perché tutti siano una sola cosa”. Nel 2019, sapete che Papa Francesco e io, insieme a un ex Moderatore della Chiesa di Scozia, abbiamo tenuto un ritiro in Vaticano per i Capi Stato del Sud Sudan. Abbiamo pregato affinché lo Spirito Santo potesse agire e in quell'incontro abbiamo visto la possibilità di una speranza. Papa Francesco si è inginocchiato per baciare i piedi di ogni politico. Quasi cinque anni dopo, veniamo così di nuovo da voi: in ginocchio per lavare i piedi, ascoltare, servire e pregare con voi. Veniamo per incoraggiare la Chiesa a ricordare il significativo impegno svolto nel costruire la pace e nel riunire le persone. Veniamo ad ascoltare i giovani ed a raccontare ai Capi di Governo le loro speranze di pace e di opportunità. Veniamo per onorare le donne che hanno conosciuto una sofferenza così terribile e che tuttavia sono state il segno della rinascita. Insieme, pregheremo per la pace del Signore, testimonieremo il Cristo che è morto perché noi fossimo salvati, e invocheremo lo Spirito Santo affinché entri nei nostri cuori e in quelli di coloro che hanno grandi responsabilità, in modo che la parola di Gesù Cristo possa essere accolta: “perché tutti siano una sola cosa”. Quando siamo riuniti nel nome di Cristo, sappiamo che Gesù è con noi. Prego che questa sia una visita di grande speranza e guarigione, di tempo trascorso insieme come una famiglia della Chiesa, seguendo l'unico Dio che ci avvicina sempre di più gli uni agli altri e a Lui».

Reverendo Iain Greenshields: «Beati gli operatori di pace – ha detto Gesù – che è il Principe della Pace, una pace che porta giustizia per tutti - famiglie, tribù, nazioni. Oggi abbiamo bisogno di questa pace. Abbiamo bisogno di Chiese e leader che siano generosi, aperti all’amore e propensi alla grazia di Dio. Abbiamo bisogno di leader che si preoccupino dei valori che caratterizzano i nostri Paesi, che si preoccupino delle condizioni in cui vivono le persone e che mettano in pratica la propria fede, operando a favore dei più fragili ed emarginati. Queste cose creano la pace. Che tutti i leader politici, civili e internazionali si uniscano nella ricerca della promessa universale di Dio di una vita in pienezza per tutto il popolo di Dio».


Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho cominciato a leggere il libro di Dirk Oschmann, „Freiheit und Fremdheit. Kafkas Romane“ (Libertà e estraneità. I romanzi di Kafka), Basilea, 2021. In questo tempo della dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia, mi sembra che il tema della libertà e dell’estraneità siano di importanza vitale. Ovviamente non voglio mettere in dubbio l’importanza dei postulati della libertà politica, della libertà di stampa, che ho approfondito in questo tempo in dialogo con Greenwald, della libertà artistica e scientifica e della libertà di esprimere e vivere la propria fede ed anche la libertà del mercato, pur non essendo assoluta, è certamente un postulato da difendere. Allo stesso tempo è molto importante chiedersi, nella situazione in cui si vive, cosa significhi per la persona concreta nella sua vita concreta essere libero e che cosa significa l’esperienza dell’estraneità. In un certo senso è possibile che nella dittatoriale DDR il singolo individuo si sia sentito più libero, che nella democratica BRD, anche semplicemente perché in quest’ultima ha vissuto la libertà come stancante e come sovraccarico eccessivo di responsabilità. È anche possibile che uno nella nostra società occidentale senta la libertà, solamente come „la distanza tra il cacciatore e il cacciato“ (Bei Dao, citato in ibidem 23); e proprio in questi giorni in cui ci si sente seduti su una polveriera si capisce bene il nesso visto da Niklas Luhmann, tra „sogno e trauma della libertà“ (sogno in tedesco si dice „Traum“) (ibidem). Le domande, leggendo l’opera del professore tedesco, sono incalzanti: la libertà è formidabile, ma per farne che cosa? Per dichiarare guerra ad altri che ne avrebbero di meno? In vero l’esperienza della mia vita e della vita di molti ha a che fare anche con l’estraneità: per chi è estraneo non vi è un posto libero. Sono grato di aver trovato tutto sommato un posto nella mia vita tedesca, ma l’esperienza dell’estraneità, non mi è stata risparmiata neppure nella chiesa…

(Notte) Credo che l’inciso di Is 58, 7 sia importante: „senza trascurare i tuoi parenti“: non si può superare l’estraneità senza questa precisazione. Etty lo dice al suo modo, universalizzando il messaggio: „dobbiamo abbandonare le nostre preoccupazioni per pensare agli altri, che amiamo“(7.7.42, martedì mattina, le nove mezzo). L’amore è sempre universale, mai curvato in se stesso: „dal mio amore per lui (Spier) devo attingere forza ed amore per chiunque ne abbia bisogno; questo vale anche per i parenti di cui parla Isaia, se non si vuole scadere nell’egoismo puro; quello che dobbiamo evitare è il „macerarmi nel mio dolore e nella mia rabbia“. Quello che dobbiamo fare: „là dove Dio per avventura mi manda … aiutare come posso“. E se non si avrà più un macBook ed una scrivania, allora potremo registrare ugualmente ogni piccolo gesto: questa sarà allora la nostra „preghiera contemplativa“. Certo, il pericolo per Etty era molto immediato, per noi, sembra, non ancora. Ma se fosse anche solo la nostra „normale“ ora di morte, dovremmo affrontarla aiutando gli altri, per quanto possibile, insomma se il Signore non ci chiede di fargli compagnia nell’ „abbandono“ - in quel caso l’aiuto sarà oggettivo, non soggettivo. 

Oggi abbiamo bisticciato (Konstanze ed io), ma perché avevamo fame e poi ci diciamo parole dure ed ingiuste, ma vedo che lei, molto di più di me, prende sul serio le critiche e ci lavora su. Buona notte!


(3.2.23 - San Biagio di Sebaste, Armenia, martire +316) Sono molto devoto a San Biagio, perché la mia piccola Johanna, da bambina appunto, era stata operata alla gola nella clinica di Landshut e poi perchè è armeno. Affido a lui la situazione in Artsakh. Ieri sera, dopo la Santa Messa, per la presentazione di Gesù in tempio, il sacerdote e il diacono ci hanno dato la benedizione con le due candele. Nella notte „la camera del silenzio“, in cui si voleva chiudere Etty (5.7.42), mi si è imposta con le due parole di SPN, „pura y limpia“: un grande dono sentire nella notte che un sguardo puro e limpido, uno sguardo „semplice e completo“, è quello che il Signore mi vuole donare. 

Nel Vangelo di oggi (Mc 6,14-29), che nella rappresentazione di Caravaggio, negli anni passati, abbiamo fatto spesso vedere a tante ragazze e ragazzi della nona classe, nel nostro viaggio a Malta, c’è una miscela esplosiva tra libido e potere. Questa miscela esplosiva richiede la vita di Giovanni il Battista; il potente stesso ha paura di Giovanni e lo fa chiudere in un carcere: „secondo Giuseppe Flavio, Erode temeva che l’influenza di Giovanni sul popolo potesse portare ad una ribellione“ (Bruno Maggioni, ibidem), „tuttavia lo ascoltava volentieri“ (6, 20). Erodìade, la donna illegittima di Erode, moglie di suo fratello, odiava Giovanni proprio perché aveva messo in dubbio il suo rapporto con Erode e quando la figlia le chiese cosa potesse pretendere da Erode, che sacrifica la moralità ad una formalità, come premio del suo ballo erotico, la madre le suggerisce: la testa di Giovanni. „E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta dicendo: „Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni Battista“ (6,25). „La nuova traduzione rende molto bene il ritmo che caratterizza la scena: „subito“ la figlia di Erodìade „entra di corsa“ e chiede „adesso“ la testa di Giovanni Battista“ (Maggioni). È un ritmo di irrequietezza, quando la libido si mette al servizio del potere. Alla fine della storia i discepoli di Giovanni possono solo prendere il cadavere del loro maestro e porlo in un sepolcro. Leggere il verso della lettera agli Ebrei 13, 4, con questa scena nel cuore, ne fa capire davvero la portata: „Il matrimonio sia rispettato da tutti“, quindi anche dai potenti, „e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori (πόρνους) e gli adulteri (μοιχοὺς ) saranno giudicati da Dio“ (τίμιος ὁ γάμος ἐν πᾶσιν καὶ ἡ κοίτη ἀμίαντος, πόρνους ⸀γὰρ καὶ μοιχοὺς κρινεῖ ὁ θεός). In un certo senso il ballo della figlia di Erodìade non è più solo erotico, ma è pornografico e quindi al servizio dell’immoralità del potere. Erodìade non è avara di denaro, ma la sua richiesta rivela l’avarizia in riferimento alla propria immagine e al  proprio desiderio di potere; non si accontenta di ciò che ha (cfr. Eb 13,5-6). Noi non dobbiamo seguire i potenti (se non nel limite di ciò che si deve a Cesare), ma coloro che sanno morire bene, come ho visto nella mia ultima visita di Ulrich: „Ricordatevi dei vostri capi“, ma anche dei vostri maestri, „i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito l’esisto finale della loro vita, imitatene la fede“ (Eb 13, 7). Infine vorrei dire con SPN che dobbiamo chiedere un raffinamento della coscienza del peccato, senza fissarsi in cose irrealistiche, come la scomparsa totale della perversione polimorfa, che può essere solo donata come sguardo puro e limpido. Dobbiamo, però, farci educare (cfr. Antologia-Servais, 139-140) da Dio, come dobbiamo farci giudicare da Dio (cfr.  κρινεῖ ὁ θεός), non dagli altri. Dobbiamo chiedere al Signore di aiutarci a superare le „inclinazioni  disordinate“ - tutto deve essere ordinato al servizio della sua maestà e del suo amore. Se i beni di questo mondo si mettono in concorrenza al bene „sovraessenziale“ (il dono gratuito dell’essere), che ci vuole donare Dio, non potremmo mai prendere decisioni cristiane. Nel mio dialogo interiore con Etty non ho mai voluto mettere in questione queste verità elementari, solamente ricordare che la nostra struttura inconscia, che non ha a che fare solo con l’ambiente pagano di un’epoca „dopo Gesù, senza Gesù“ (Peguy), e che la psicoanalisi ci ha aiutato a comprendere, in un modo che prima di essa non era ancora possibile, non può essere ignorata, senza conseguenze fatali.  

Dal Congo ci giungono queste parole del Papa, festeggiato da tanti giovani nello stadio dei Martiri di Kinshasa: “Siate voi i trasformatori della società, i convertitori del male in bene, dell’odio in amore, della guerra in pace. Perdonate, perché perdonare vuol dire saper ricominciare. Perdonare non significa dimenticare il passato, ma non rassegnarsi al fatto che si ripeta. È cambiare il corso della storia” (cfr. Versione odierna di Banfi).

Condivido l’interesse di Glenn Greenwald per una politica come Marjorie Taylor Greene: secondo i fondatori degli USA, questo paese avrebbe dovuto avere „cittadini-legislatori“ e non „politici di professione“, che sono già politici nella culla in cui sono stati posti come bambini; mentre i primi sono politici che hanno fatto altri lavori. Questo vale anche per Alexandria Occasio-Cortez, ma non meno per Marjorie Taylor Greene, repubblicana, che rappresenta il 14° distretto congressuale della Georgia, e che ha anche il vantaggio di essere in „stridente opposizione all'ortodossia bipartisan in politica estera a Washington, cioè al ruolo ancora in crescita degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina“, interessante è anche  „la sua opposizione ai mali dello Stato di sicurezza degli Stati Uniti e delle Big Tech“ (Greenwald, Marjorie Taylor Greene on Ukraine, Speakership Fallout, Big Tech, CIA/FBI and More, 2.2.23). Il giudizio di sintetico di Greenwald su questa politica è anche molto importante:  „Greene spesso ispira più rabbia e disprezzo nei circoli repubblicani che tra i liberali americani. Molte delle sue opinioni, della sua visione del mondo e del suo approccio alla politica sono una minaccia per l'establishment del GOP e loro lo sanno. Ed è per questo che molti di loro la disprezzano. Ma anche gli elettori conservatori sanno che lei è una minaccia per sovvertire l'establishment del GOP ed è per questo che molti di loro hanno fiducia in lei e la sostengono“. Non credo di essere un „conservatore“  politico (forse lo sono nel senso che disse una volta padre Henri de Lubac SJ a „Trenta giorni“, nel senso cioè che ogni cristiano ha il compito di conservare la sua identità), ma Marjorie Taylor Greene mi permette di correggere alcune mie prese di posizioni negli anni passati, in riferimento alla politica di Donal Trump, sul tema  „America First“; anche oggi non sono d’accordo su una politica dei muri, piuttosto sono ancora oggi del tutto d’accordo con la politica dell’accoglienza formulata da Papa Francesco, che, però, non ha mai invitato a posizioni utopiche, ma ha sempre insistito nell’unione dei poli: accoglienza/integrazione. Come la presenta Marjorie Taylor Greene la politica dell’ „America First“ è da intendersi come un contributo alla „profezia della pace“; ascoltiamo come risponde a Greenwald:  „A questo si aggiungono, Glenn, probabilmente siamo d'accordo, le interminabili guerre all'estero. È qui che i nostri figli, fratelli, cugini, padri, zii, tutti gli amici sono stati spediti oltreoceano, hanno combattuto in queste guerre in terre straniere e poi sono tornati a casa, danneggiati e dipendenti dagli „oppioidi“ e dal consumo di droga e dal suicidio. E questo ha avuto ripercussioni anche sull'America delle piccole città, perché non solo le famiglie sono state distrutte da un divorzio o non si sono mai riprese dalla perdita del lavoro, ma i loro figli sono diventati tossicodipendenti; i ragazzi sono stati confusi. E l'America delle piccole città fondamentalmente marcisce. Se passate per il mio distretto o per l'America rurale, o per una qualsiasi cittadina degli Stati Uniti, vedrete Main Street USA con un sacco di negozi vuoti, un sacco di persone tristi, molto, molto povere, e un sacco di persone che non hanno più speranza. E quando il Presidente Trump si è candidato alla presidenza nel 2016, questo è stato un aspetto che ha compreso e di cui ha parlato. Ed è per questo che gli americani medi, quelli come me e quelli di tutta l'America hanno sostenuto il suo messaggio America First. Questo è ciò in cui credo“ (Greene). Qui si vede un modo del tutto diverso di leggere „America First“ di come abbia fatto io nel passato. E questo per me è importante, perché „fratelli tutti“ vuol dire anche essere fratelli di posizioni che si sentono, prima facie, meno come le proprie.  Per quanto riguarda l’attuale guerra in Ucraina, la mia posizione è nata in dialogo in primo luogo con Papa Francesco, ma poi anche con i giornalisti, che i lettori del mio diario già conoscono (Aaron Maté, Katie Halper, Branko Marcetic, Glenn Greenwald, Jimmy Dore…). Su questo tema Greene dice: „Ma credo che quello che stiamo facendo sia sconsiderato. La guerra in Ucraina sta mettendo in pericolo vite umane in tutto il mondo. Penso che ciò sia sbagliato. Penso che l'Ucraina sia uno dei Paesi più corrotti al mondo. E penso che Zelensky non sia la persona che dovremmo sostenere. L'Ucraina non è il 51° Stato dell'America. L'Ucraina è un Paese straniero e molto lontano da casa. Ci sono altre cose in cui credo. Credo che stiamo imboccando una strada dalla quale non sono sicuro che riusciremo a tornare indietro…Abbiamo appena mandato dei carri armati in Ucraina e ora vogliono dei jet da combattimento F-16. E cosa vorranno ancora e dove si fermeranno? E alcuni di loro dicono che non si fermeranno davanti a nulla. E questo è come se degli sciocchi ciechi guidassero la nostra nave e garantissero e controllassero il nostro futuro. L'altro motivo per cui ero contrario alla guerra in Ucraina è che sapevo che avrebbe portato all'inflazione e che avrebbe danneggiato i poveri di tutto il mondo. E lo abbiamo visto accadere. L'inflazione è aumentata, i costi dell'energia sono aumentati, il prezzo del cibo è aumentato. E questo fa male a tutti. Non aiuta nessuno. Fa male a tutti. Ma la Russia ha dimostrato qualcosa su cui avevo messo in guardia tutti. La Russia ha dimostrato che non ha bisogno degli Stati Uniti per fare affari (per vendere il proprio gas…)…Possono scegliere quale valuta utilizzare. Quindi, credo che i leader qui a Washington, i neocon e tutti coloro che sono coinvolti nei giochi di guerra e nella Russia stiano mettendo in pericolo non solo le nostre vite, ma anche la nostra economia e il mondo intero, mentre la Cina sta crescendo, Glenn. La Cina ha l'esercito in più rapida crescita nella storia del mondo, e la Cina fa sul serio e non è obbligata a farlo domani o la settimana prossima“. Greene è anche molto prudente sia sulla questione cinese sia su quella israeliana, non vuole immischiarsi in conflitti in modo unilaterale e ritiene che un miglioramento della economia americana aiuterebbe a non aver bisogno di intervenire in modo guerriero in altri paesi, con tutto quel bagaglio di bugie che sono state usate per immischiarsi in conflitti, come in Irak, e che hanno costato la vita a milioni di persone. Quello che manca nella politica repubblicana, come in tutti i miei giornalisti americani, è quella prospettiva che Lucio Brunelli mette bene in evidenza nel suo blog in un articolo sulla Chiesa di San Pudenziana, „Nella casa del senatore che ospitò san Pietro“ (2.2.23): manca Cristo, l’Agnello macellato che non macella nessuno, come quella proposta che solo può salvare il mondo, anche in momenti di grande crisi come il 410 d.C.,  in cui i Visigoti di Alarico, avevano saccheggiato Roma, manca la Chiesa, con la sua molteplicità di teologie e pastorali, come quelle di Pietro e Paolo, una Chiesa che non si chiude in se stessa… 

Caro J., volevo già da tempo dirti grazie per avermi aperto una porta ermeneutica al cammino sinodale tedesco. Come ci ha detto il vescovo Timmerevers, forse „noi tedeschi“ non siamo stati capaci a comunicare bene le nostre intenzioni. Quando io sono intervenuto nella Chat qualche giorno fa, volevo solo dire che uno scontro con il cardinal Parolin è di fatto uno scontro contro il Papa; io credo che Roma possa e debba imparare anche dalla Chiesa di Dio in Germania, ma credo che oggi attaccare il Papa, direttamente o indirettamente, significa minare la profezia della pace e il grande progetto di „fratelli tutti“. Grazie della tua amicizia, Roberto  - Risposta: „Sono molto d'accordo con te, caro Roberto. Purtroppo, ho l'impressione che tutto sia pensato in termini molto bianchi e neri, e che spesso dalla parte tedesca provengono degli affetti anti-romani. Questo è veleno!“

Abba nostro…

(Notte) Ascolto la sonata numero 11 di Mozart, suonata da Fazil Say (Complete Piano Sonatas), pianista turco ed esponente del movimento per i diritti civili nel suo paese, dopo aver letto le pagine che Etty ha scritto nel 6.7.42, alle undici di mattina. Ormai le è del tutto chiaro che non c’é via di uscita: „La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare. Per ora ci sono ancora tante piccole aperture, ma anche queste saranno chiuse fra breve“. Ma questa situazione drammatica mette in rilievo quello che vale per tutte le vite: „vita e morte sono significativamente legate fra loro“. Dio è stato molto buono con me e la morte, nella mi famiglia, è avvenuta pian piano, con la morte di mio padre, che, però, era già anziano.Il mondo si muove sull’orlo della pazzia e cosa fanno i più? Pregano? No, si lamentano e lasciano soli gli altri, mentre quello che c’è da fare, senza alcun sentimentalismo, Etty lo descrive così: „ormai si tratta semplicemente di essere buoni l’uno verso l’altro, con tutta la bontà di cui siamo capaci“. E poi ognuno ha il suo carattere e la sua missione: c’é chi deve studiare e scrivere anche sull’orlo dell’abisso, per accertarsi che il suo destino gli „vada a pennello“. Etty vorrebbe piangere con Han, su cui cerca di mettere meno pesi possibili: fanno all’amore invece che piangere e quando „il suo corpo era steso sul mio, sono stata improvvisamente sopraffatta da un’ondata di tristezza“, che non dura a lungo, qualche riga dopo parla già di nuovo di „allegria“. E Spier? „Mi trovavo con lui nel mezzo di uno spazio infinito, carico di minacce, ma anche di eternità“. Konstanze, che ha una menopausa mostruosa, non si lamenta mai e prega con me, comprende tutte le cose che le dico…è spiritualmente totalmente aperta. Se non ci fosse lei sarebbe molto più difficile sopportare un tempo come questo, in cui pandemia e guerra hanno allontanato da noi quasi tutti gli amici…ma non serve lamentarsi, visto che ho già così tante grazie! Buona notte! Sono arrivata al Rondo „alla turca“. 

PS „Abbracciati ci siamo, ma non abbiamo pianto. Solo nell’estasi della fine, mentre il suo corpo era steso sul mio, sono stata improvvisamente sopraffatta da un’ondata di tristezza che era profondamente umana, e poi di un sentimento di compassione, per me e per tutti, e poi ancora mi pareva che tutto fosse come doveva essere. Nel buio ho potuto nascondere la mia testa fra le sue spalle nude e ho assaporato le mie lacrime da sola. E poi, di colpo, ho dovuto pensare a quella torta della signore W. oggi pomeriggio e allo stato di fragole che la ricopriva e me venuto da ridere fra me e me, quasi con allegria“ (Etty Hillesum, 5.7.42). Un orgasmo non evita la tristezza, né la compassione per tutti, e forse non genera neppure la quasi allegria, che di fatto nasce da un ricordo, eppure è il contesto in cui si può essere sopraffatti da una tristezza profondamente umana e da una compassione del tutto umana e sorpresi dall’allegria per una torta di fragole…che un orgasmo rappresentato e provocato a livello pornografico sia solo un surrogato, spesso noioso e solo volgare, di tutto ciò, è chiaro, perché manca il corpo nudo dell’altro in cui „nascondere la testa“ e non abbisogna di un’ulteriore ermeneutica. Solo forse che non c’è bisogno di alcun moralismo, ma semplicemente l’apertura alla compassione per sé e per gli altri. 


(2.2.23 - Presentazione di Gesù in tempio) Simeone ed Anna sono più anziani di me, Anna ha 22 anni più di me, ma come dice mia mamma, dopo i 60 anni si è anziani, e così nasce per me il desiderio di imparare da questi due anziani: essere giusti e pii, aspettare la consolazione di Dio (per Israele, per la Chiesa, per la Umma, per il mondo intero), l’invocazione e la presenza dello Spirito Santo (cfr. Lc 2, 22-40; in modo particolare qui 2,25). Anche il desiderio di discernere lo spirito autentico di Dio, che ai giovani si offre perché comprendano il loro stato di vita, quello che Dio („interior intimo meo“) ha pensato per loro ed in cui dovranno camminare fino alla perfezione (santità), ma anche da anziani dobbiamo comprendere tutto ciò che è disonesto in noi, tutto ciò che non è autentico, in modo che il „puro e limpido“ (SPN) rapporto tra la libertà di Dio (proposta) e la nostra (risposta), non venga intorbidito, offuscato, in modo che verità ed amore siano fragranti in noi come lo sono in Cristo stesso (cfr. Antologia-Servais, 139). La calma di Simeone non è di tipo stoico, ma disponibilità a vedere ciò che Dio gli fa vedere: „una salvezza preparata da Te, davanti a tutti i popoli, luce per rivelarTi alle genti e gloria del Tuo popolo Israele“ (Lc 2, 30-32). Bruno Maggioni spiega che non si tratta solo di una illuminazione delle gente, ma di una rivelazione (apocalisse) della volontà salvifica di Dio.  Da Anna vorrei imparare a non allontanarmi mai dal tempio, a pregare e digiunare (cfr. Lc 2,37). E il digiuno più grande lo esprime Etty, una figlia di Israele, con le parole che ho già citato ieri:  „Una cosa, tuttavia, è certa: si deve contribuire ad aumentare la scorta di amore su questa terra. Ogni briciola di odio che si aggiunge all’odio esorbitante che già esiste, rende questo mondo più inospitale e inabitabile“ - dobbiamo digiunare „ogni briciola di odio“, ogni indignazione eccessiva, ogni chiacchiericcio (anche quello pseudo dotto nei social media). Ovviamente anche ogni forma di giustizialismo farisaico. 

„Un milione e mezzo di persone radunate attorno al Papa. E sui giornaloni della buona borghesia italiana niente. Non fossero stati africani, almeno una notiziuola l'avrebbero meritata“ (Lucio Brunelli, Twitter, 2.2.23). -  Vivendo in Germania sono abituato a questa non informazione dei „giornaloni“ ed in genere le info vaticane si muovono tra un gossip tradizionalista (Guido Horst…) ed un’ arroganza di giudizio, più o meno liberale (Daniel Deckers…). Grazie a Dio non si dipende più da una tale informazione giornalistica. 


„Sono testimonianze crude di orrori, storie di raccapricciante brutalità animalesca, che il Papa ha ascoltato nella sala della rappresentanza pontificia a Kinshasa. Provengono tutte dalle provincie del nord e sud Kivu nell’est del Congo, sono le vittime delle violenze e dei massacri dei gruppi armati per l’accaparramento delle terre dal 2005 a oggi“ (Stefania Falasca, Avvenire). E per quanto lo sdegno, come già aveva fatto notare Etty nel suo diario, vi è un sdegno psicologico eccessivo che dobbiamo evitare, ma vi è anche uno sdegno santo, quello di Papa Francesco: „Francesco ha ascoltato in silenzio. Poi ha parlato: «Davanti alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e provato sulla vostra pelle si resta scioccati. Non ci sono parole; c’è solo da piangere». E in nome di Dio con forza ha condannato le violenze armate, i massacri, gli stupri, la distruzione e l’occupazione di villaggi e i saccheggi che continuano a essere perpetrati nella Repubblica Democratica del Congo e «il sanguinoso, illegale sfruttamento della ricchezza di questo Paese – ha affermato – così come i tentativi di frammentarlo per poterlo gestire». 

«Riempie di sdegno – ha detto il Papa – sapere che l’insicurezza, la violenza e la guerra che tragicamente colpiscono tanta gente sono vergognosamente alimentate non solo da forze esterne, ma anche dall’interno, per trarne interessi e vantaggi» (Stefania Falasca, Avvenire, 1.2.23).

Ascoltiamo una di queste testimonianze che riporta Stefania nello stesso articolo: «All’epoca avevo 16 anni - racconta -. Sono stata tenuta come schiava sessuale e abusata per tre mesi. Ogni giorno, da cinque a dieci uomini abusavano di ciascuna di noi. Ci hanno fatto mangiare la pasta di mais e la carne degli uomini uccisi. A volte mescolavano le teste delle persone con la carne degli animali. Questo era il nostro cibo quotidiano. Chi si rifiutava di mangiarlo veniva fatto a pezzi e gli altri erano costretti a mangiarlo» (Emelda M'karhungulu di Bukavu e Uvira).


„Il Manifesto stamattina ribattezza la festa di popolo all’aeroporto una “Woodstock congolese per Bergoglio”. Mentre sono state commoventi le testimonianze sulla guerra ascoltate dal Papa. Un viaggio di pace e di condanna della guerra. Di tutte le guerre“ (Banfi).

„A proposito, le ultime notizie dall’Ucraina descrivono i russi pronti ad un nuovo attacco di massa a Bakhmut. Mentre gli Usa annunciano che spediranno nuovi missili a media gittata, andando incontro alle ultime richieste di Kiev“ (Alessandro Banfi, nella versione di oggi) - quod erat demonstrandum. Come accennavo ieri, anche le nostre (occidentali) strategie cambiano in continuazione e ciò che fino ad un certo punto non era possibile, lo diventa; dire che è solo una reazione a ciò che fa Putin, a me sembra una favola, come mi sembra una favola la voce che circola su un possibile golpe contro il premier russo. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Un’italiano, storico coordinatore della marcia della pace Perugia-Assisi, Flavio Lotti, invita a fare una marcia „straordinaria“ il 24 di febbraio, ad un anno dell’inizio della guerra in Ucraina. Una statunitense ed un canadese, Katie Halper e Aaron Maté, ci ricordano con ironia, il vero atteggiamento dell’amministrazione Biden: „Notizie entusiasmanti per i fan dei mercanti d'armi! Si scopre che quando Biden ha detto „No", quando gli è stato chiesto se gli Stati Uniti avrebbero inviato jet da combattimento all'Ucraina, in realtà intendeva dire "Sì! Sì! Un milione di volte sì!“. Un altro statunitense, Jimmy Dore, che i lettori del mio diario conoscono, riassume sinteticamente il problema: “WE’RE THE AGGRESSORS! WE DON’T NEED WAR!” („Siamo gli aggressori, non abbiamo bisogno della guerra“. Un giornalista tedesco, Sebastian Puschner, della testata „Der Freitag“, che ha un gemellaggio con „The Guardian“, fa un bel paragone: „Henry Kissinger, Segretario di Stato americano dal 1973 al 1977, ha appena aggiornato la sua proposta di pace: la Russia ottiene la Crimea e il Donbass, l'Ucraina può diventare membro della NATO, come "ragionevole conseguenza" dell'invasione russa. Sembra che a 99 anni sia più sveglio mentalmente del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, che afferma: "Stiamo combattendo una guerra contro la Russia“. Il giornalista tedesco fa parlare anche un’anziana signora di Bachmut (città ucraina): „Conciliazione per favore, facciano la pace, non vogliamo la guerra ed in primo luogo non vogliamo che ci spediscano ancora più armi“.  

Durante la Santa Messa ho pensato alla formula che Simeone usa per Gesù: „segno di contraddizione“, che verrà odiato, anche se non ha odiato nessuno. Nella sequela di Cristo diveniamo anche noi, come spiega la legge teodrammatica, „segni di contraddizione“, in quel grande „segno di contraddizione“ che è Cristo stesso…e Maria verrà penetrata da una spada.  

(Notte) Credo che il dialogo interiore con Etty sia tra le cose più preziose di questo diario, ma lei stessa dice: „Che forza primordiale viene fuori dall’AT e che radice „popolare“, anche…un libro davvero avvincente, aspro e tenero, ingenuo e saggio, interessante non solo per ciò che dice, ma perché permette di conoscere chi lo dice…dalla Bibbia scaturiscono tutte le correnti che in questo momento scorrono in ogni spirito, correnti che si sono cristallizzate in -ismi e differenti confessioni, dottrine e conflitti“ (5.7.42). Per questo era necessario che il diario si occupasse seriamente della Bibbia e non solo dell’AT. Leggendo e commentando il libro della „Genesi“ con la decima classe mi accorgo davvero quanto sia potente l’AT, ma nelle meditazioni del NT ci vedo anche tanta asprezza e tenerezza, tanta semplicità e saggezza (anche se oggi, più che al tempo di Etty, siamo in un epoca dopo Gesù e senza Gesù (Peguy). E comunque, nella preghiera contemplativa, ci vedo anche un accesso a Cristo, un privilegiato accesso a Cristo. In fondo credo che solo in un dialogo interiore con Colui che è salito sulla croce e disceso all’inferno sia possibile ciò che Etty ha desiderato tanto: „Lasciare completamente libera una persona che si ama, lasciarla del tutto libera di fare la sua vita, è la cosa più difficile che ci sia. La sto imparando per lui“ (ibidem). Etty e Spier sono stati molto liberi nel rapporto rispettivamente con uomini e donne e lo sono anche nel rapporto tra di loro: si abbracciano, anche nudi, ma senza sesso; quello lo avevano fatto prima. Nella mia gioventù sono stato per alcuni versi anche tanto libero su questo punto, ma forse anche bloccato, e per questo faccio più fatica di Spier ed Etty nel non abusare di situazioni troppo facili; non ho mai, grazie a Dio, tradito Konstanze, ma la mia libido è irrequieta, quasi che avessi una crisi di mezza vita posticipata. Ma una distanza fruttuosa è possibile solo per tanta grazia e un po’ di sforzo: distanza dalle soluzioni semplici e dai surrogati. Credo che si possa rispondere picche alla nostra società trasparente solamente se si è indifesi, disarmati, „senza cercare di evitare nulla, senza voler vivere meglio di altri in questi tempi“. E allo stesso tempo si deve davvero pregare di contribuire solo al „bonum diffusivum sui“, pur nella coscienza che esso si mischia inconsciamente con la perversità polimorfa. Buona notte!  


(1.2.23) SPN ci insegna a discernere tra i „due spiriti“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 138-139). C’è uno spirito di una falsa luce e di una falsa libertà, che conduce alla superbia, mentre i giusti si distinguono per la loro „umiltà, timore, calma (Gelassenheit), mitezza“. SPN ci aiuta anche a discernere tra una calma come essere a disposizione dello Spirito Santo ed una calma „filosofico-religiosa“ come „vuoto“, come „trascendenza vuota ed impersonale“. La vera calma mira all’adorazione, alla tenerezza del cuore, mentre l’altra porta con sé un indurimento del cuore. La vera calma si esprime nel „Suscipe“. Il tratto di reale autenticità di Benedetto XVI è la sua umiltà e la sua „Gelassenheit“, senza la quale non avrebbe potuto sostenere il peso di tanta inimicizia nei suoi confronti. La lettera agli Ebrei ci ricorda che dobbiamo „cercare la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore“ (Eb 12, 14). Gesù stesso quando è attaccato dalle persone del suo paese, „si meraviglia della loro incredulità“ (Mt 6, 6), come Etty si stupisce, di fronte alle ingiustizie contro gli ebrei, „che tra essere umani ci si possa comportare così“ (4.7.42). La rabbia psicologica non è mai la via principale della santificazione, anche se a volte ha dei connotati di santità e può essere legittima, se non è per l’appunto solo una reazione „psicologica“. Questo vale anche per i padri che correggono i figli che amano, di cui parla la Lettera agli Ebrei, nel passo odierno (Eb 12, 4-7.11-15): se questa loro correzione è solo „psicologica“, allora non può essere paragonata con la correzione di Dio per i figli che ama. Ci sono reazioni che sono solo umane, „troppo umane“, per essere paragonate con l’amore di Dio, che passa certamente anche attraverso una pedagogia della sofferenza, ed anche attraverso la Sua ira.

Dal primo discorso di Francesco in Congo ci arriva l’immagine del del diamante: «La sua bellezza deriva anche dalla sua forma, da diverse facce armonicamente disposte». Banfi nella versione di oggi commenta:  „L’acuta bellezza della natura e l’armonia fra i popoli, una cosa rispecchia l’altra: è il mondo che papa Francesco sogna“.  PS „«Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro».«La Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini migrazioni forzate e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato» ha affermato nel suo primo discorso nel Paese. I dati di questo sfruttamento per l’industria hi-tec e la cosiddetta transizione verde sono noti, basta pensare che l’estrazione nelle miniere del Congo di ogni kg di coltan – lega di minerali che serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione – costa la vita di due persone“ (Stefania Falasca, Avvenire di ieri).

Volodymyr Zelensky non è credibile: un giorno vuole fare una proposta di pace all’ONU e l’altro richiede nuove armi e caccia (aerei da bombardamento). Per ora molti (USA, Germania, Polonia…) reagiscono in modo scettico, ma davvero credibili non lo sono. In un anno hanno cambiato così spesso strategia e sempre in direzione di „più guerra“.

„La CNN rilancia invece l’intervista con un ex consigliere del Cremlino, secondo il quale Putin potrebbe essere spodestato da un rovesciamento interno, un golpe“ (Banfi) - questo è wishful thinking! 

«Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?»  (Sant'Agostino, De civitate Dei). -  Questa frase di sant’Agostino, che ha citato Papa Francesco ieri a Kinshasa (Repubblica federale del Congo) e che citò Papa Benedetto XVI nel parlamento tedesco a Berlino nel settembre del 2011, secondo me non deve essere interpretata con gli occhiali della dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia. In riferimento all’Irak, nel 2003, tanto per non parlare dell’oggi, gli USA si sono comportati come una „banda di ladri“; come ho spesso ripetuto, io ho assunto del tutto la lezione di Hannah Arendt, che critica piuttosto i suoi che gli altri e per questo ho fatto questo esempio. Per quanto riguarda il termine „giustizia“ io credo che tra l’amore gratuito e la giustizia vi sia un’opposizione polare, mentre con  la parola „legge“, nel senso spiegato da San Paolo, l’amore si trova in un rapporto di tensione. La „legge“ ci spiega che siamo peccatori, ma non ci dice come si fa ad uscire dal peccato (cfr. Lettera ai Romani); per quanto riguarda la giustizia essa è un „imperativo categorico“ che possiamo operare o non operare; se a livello ontologico parliamo di dono gratuito dell’essere come amore, allora la giustizia è l’altra faccia dell’amore stesso; in un certo senso è solo un altro nome dell’amore. Non è possibile amare una persona gratuitamente, senza essere giusti, sebbene si debba stare attenti a non ridurre la giustizia ad „uguaglianza“. Con ragione una filosofa tedesca, Angelika Krebs, ha intitolato un suo libro antologia sul tema: Uguaglianza o giustizia (Berlin, 2000). L’amore è sempre possibile, perché esso è la spiegazione ultima del senso del reale, quindi anche la giustizia è sempre possibile…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Un bimbo della quinta classe, che ha tra l’altro grandi problemi di salute, viene alla fine dell’ora di religione, in cui ho spiegato Ex 3,11-14, e mi chiede: sente anche lei un brivido dentro il cuore quando si parla di Dio? Questa domanda, in una delle zone più secolarizzate del mondo, è un vero e proprio miracolo. “ La voce di un bambino è la voce che attira la tenerezza di Dio“ (Papa Francesco, ottobre 2020) e questo è vero non solo in Chiesa. 

Stefania Falasca racconta in Avvenire l’avvenimento della Santa Messa del Papa in Kinshasa, con un milione di persone presenti e con le scuole chiuse per l’occorrenza. „"Sì, i cristiani, mandati da Cristo, sono chiamati per definizione a essere coscienza di pace del mondo». Pretendenti dei «diritti del Vangelo» ha affermato papa Francesco che sono: «La fraternità, l’amore e il perdono; non ricercatori dei propri interessi, ma missionari del folle amore che Dio ha per ciascun essere umano… Scegliamo di essere testimoni di perdono, protagonisti nella comunità, gente in missione di pace nel mondo»“ (Stefania Falasca).

Per cinque anni in Sassonia-Anhalt gli insegnanti dovranno lavorare un’ora di più per supplire alla mancanza di professori, specialmente nella scuola media. Ciò è uno di quei piccoli attriti con il mondo esterno di cui parla Etty e che devono essere digeriti. 

Non c’è alcun dubbio che per me la legittimità del moderno e quindi del liberalismo è meno importante che per Massimo Borghesi, che cerca di far vedere che anche in Benedetto XVI vi è un dialogo tra liberalismo e cristianesimo (Avvenire, 1.2.23) . Allo stesso tempo, però, devo precisare che la mia critica al liberalismo è formulata in dialogo con autori che lo criticano, ma che si richiamano a loro volta al liberalismo autentico e all’illuminismo autentico, come ha spiegato qualche giorno fa Glenn Greenwald. Insomma vi è spazio anche in me per una legittimità del moderno…

(Notte) La situazione storica, l’esistenza storica che Etty vive, viene espressa da lei stessa il 4.7.42 con una frase molto concisa: „Noi ebrei veniamo ammassati in spazi sempre più ristretti“. Ha ancora la sua scrivania e un letto con lenzuola pulite, ma ripete per almeno tre volte: „E la distruzione è parte della vita“. Non sta bene, è depressa, ma sa lavorare sulla sua depressione e sul rapporto con Spier, spostando l’accento dal „problema uomo-donna-letto“ ad un lavoro di stabilizzazione del proprio „Selbstsein“. Mia mamma mi ha detto al telefono che è stato un grande errore mandare le armi in Ucraina e teme che una guerra non ci verrà risparmiata e sa che non è solo colpa di Putin; è una donna di 84 anni, ma sa molto di più di tanti commentatori professionisti. Stasera leggendo una meditazione di Benedetto XVI sulla solennità di domani ho avuto il forte desiderio di essere come i due anziani: Simone e Anna. Più saggio di quanto io sia, meno occupato della mia carne, della mia strana libido. Etty è più religiosa di me: sa pregare ed inginocchiarsi, ma io condivido con tutto me stesso la sua frase: „Una cosa, tuttavia, è certa: si deve contribuire ad aumentare la scorta di amore su questa terra. Ogni briciola di odio che si aggiunge all’odio esorbitante che già esiste, rende questo mondo più inospitale e inabitabile“. Non bisogna pretendere niente dal giorno di domani, se non la profezia della pace, e poi bisogna tenere il mondo e le sue persone chiuse nel proprio cuore; in macchina una signora mi raccontato che è morto il papà di un ragazzo dell’ottava classe, che metteva spesso un „mi piace“ nei miei interventi in Facebook. „Non si deve morire, mentre si è ancora in vita, si deve vivere la vita fino in fondo, fino alla fine“, anche per questo uomo di 55 anni, morto improvvisamente. E non è l’unica morte improvvisa nella nostra scuola. „L’intero mondo è in me, e anche se sono stanca o triste o spaventata, in me resta comunque il mondo intero“, anche il padre del mio ex allievo, anche la mamma di un’altra allieva, anche la mamma, scomparsa anni or sono di quattro figli… Buona notte! 


(31.1.23 - San Giovanni Bosco; il Papa é partito per il Congo) Ieri sera in dialogo con Etty ho insistito sul fatto che la forza spirituale da sola non è capace di salvarci dalla debolezza del corpo; ovviamente non ho voluto mettere in discussione che Cristo sia capace di fare miracoli (la vita di Adrienne, nel ventesimo secolo, è piena dei medesimi miracoli del Vangelo e oggi nel mondo essi accadano da qualche parte ancora così). Il Vangelo di oggi c’è lo ricorda con forza: Mc 5,21-43. Gesù, non una forza spirituale, può davvero far risorgere una ragazza di dodici anni morta (che per lui dorme) e guarire una donna che i medici non hanno saputo guarire in dodici anni di cure. A Dio nulla è impossibile! Per questo motivo chiedo ai lettori di questo diario di non smettere mai di chiedere miracoli, ma di farlo con quel atteggiamento del „fiat voluntas Tua“ che abbiamo imparato da Maria. E se non ci vuole salvare da Auschwitz o da qualcosa di terribile, allora sappiamo che „cedendo“ (accasciandosi, forse con un attacco di diarrea, morendo) nulla del dono bellissimo della vita va perduto, anche se noi saremo morti. „A lui si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno nella polvere; ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: „Ecco l’opera del Signore““ (Sal 22 (21), 30-32). Come dice il redattore della Lettera agli Ebrei nell’edizione che cito sempre delle Paoline, Maggioni, vi è „una divina pedagogia della sofferenza“, che Etty riconosce, proprio mentre dice quelle cose sul corpo e sulla forza spirituale. In qualche modo lei aveva intuito che per una salvezza più grande è necessario „che di fronte alla gioia che gli era posta dinnanzi, si sottopose alla Croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio“ (Eb 12, 2), che dona gratuitamente la vita! 

Sulle regole del discernimento degli spiriti, Balthasar spiega che SPN (cfr. Antologia-Servais, 136-138), non ha mai messo in discussione che ci siano consolazioni che hanno unicamente Dio come causa, insomma che Dio „immediatamente“ ci può donare, una consolazione che non ha nulla a che fare con la psicologia, perché „non est aliquid inter Deum et creaturas“; detto questo, però, si dovrà fare un lavoro serio di discernimento, quando non siamo più in quella fase dell’assoluta certezza. Anche Benedetto XVI ha avuto questo momento di immediata ed assoluta certezza, quando si è dimesso, ma poi ha vissuto ancora quasi dieci anni senza saperne il perché. Alle volte non è Dio che ci da consolazione, ma una splendida immagine di un serpente come è accaduto a SPN a Manresa. Ma anche nella più belle immagini di consolazione c’è sempre una „coda di serpente“ che fa vedere che l’immagine non è bella, ma diabolica. Ci sono anche consolazioni che ci evitano di fare ciò che dobbiamo fare nello studio o nel lavoro come è accaduto ad Ignazio con i compiti scolastici; non bisogna neppure prolungare la meditazione cosi che ci impedisca di lavorare, perché la perseveranza che vuole il Signore da noi - Etty parla di pazienza - possiamo esercitarla anche lavorando. Infine una parola sull’autenticità. La durezza rivoluzionaria ed escatologica non è un criterio di autenticità. Dio agisce piuttosto in modo semplice, leggero: „lo Spirito buono entra in silenzio nella sua casa come nella propria dove la porta è aperta“. VSSvpM!  

Glenn Greenwald ha intervistato Sahra Wagenknecht, di cui anch’io mi sono occupato nel passato per il suo modo non convenzionale di unire temi della sinistra e della destra, pur essendo certamente una politica che nasce nell’aerea della sinistra-sinistra tedesca. Credo che il contributo più grande di Sahra Wagenknecht sia quello di fare comprendere che certi temi alla moda della sinistra (le leggi gender nel linguaggio, tanto per fare un esempio…), non hanno nulla a che fare con i problemi della classe lavoratrice (la commessa in un supermercato, un infermiere, un camionista, un operaio…). 

Dall'omelia del vescovo Oster alla paese natale (Marktl am Inn (Diocesi di Passau) di Benedetto XV: „Perciò il profeta Sofonia dice ora al popolo di Dio dell'Antica Alleanza: Cercate l'umiltà, cercate la giustizia, cercate il Signore stesso - così potrete essere risparmiati nel giorno della sua ira. E fa dire a Dio, per Israele: "Lascio in mezzo a te un popolo umile e povero". Cercheranno rifugio nel nome del Signore come resto di Israele. Non faranno più nulla di male e non mentiranno più. Care sorelle e cari fratelli qui in Marktl, ho avuto modo di conoscere Joseph Ratzinger come un uomo umile, come uno che per tutta la vita ha cercato rifugio presso il Signore, presso Gesù, e che ha voluto essere un collaboratore della sua verità, come ha espresso nel suo motto all’inizio del suo pontificato. E a volte, quando guardo ai tempi e agli sviluppi della nostra Chiesa e della società, mi chiedo se non fosse anche lui un uomo di quel "santo resto di Israele" spesso citato nelle Scritture, un resto di quel popolo umile e povero in cui si cerca sinceramente la verità“.

Abba nostro…

(Pomeriggio dopo aver pulito la stalla e tradotto Ulrich) In verità anche dopo aver spiegato cosa significo le parole „cielo“ e „vita eterna“ alla mia decima classe. 

Come anche in Peguy vi è in Ulrich quasi una priorità della materia sullo spirito, che corrisponde a quanto afferma Papa Francesco con il suo principio della priorità della realtà sull’idea. L’essere fisso nella sua idealità non è ancora stato davvero comunicato e donato, ma il dono accade nella materia che accoglie lo spirito: materia, mater. 

(Dopo il tramonto) Le scoperte che ha fatto Matt Taibbi sui file di Twitter (cfr. Glenn Greenwald, Revealed: Mass Media Complicity in “Russian Disinformation” Fraud, w/ Matt Taibbi) mi permettono di riflettere non solo sulla cosa stessa, ma anche sul giornalismo alternativo di cui io mi fido di più che del giornalismo dei media aziendali (corporate media). Mi si potrebbe chiedere come mai una persona che si fida dell’istituzione della Chiesa dia credito a giornalisti democratici ed illuministi come Matt Taibbi e Glenn Greenwald? Beh, se fossi un cardinale dovrei forse essere più diplomatico nelle mie scelte giornalistiche, ma grazie a Dio non lo sono; allo stesso tempo credo che un informazione libera ed alternativa dovrebbe essere anche uno dei punti forti del giornalismo cattolico. A parte che il fatto che l’impulso a confrontarmi con questi giornalisti alternativi mi è venuto dal cuore della Catholica stessa, vedo che il confronto con loro mi permette di ripensare temi che avevo dato per scontato e che sono fraudolenti: per esempio non vi è mai stato un’orchestrazione di accounts russi che avrebbero influenzato il mondo occidentale ed in particolare statunitense in occasione della vittoria di Trump nel 2016; Matt Taibbi ne offre ora le prove con una ricerca giornalistica di grande livello. Gli account erano nella stragrande maggioranza di persone realmente esistenti, per lo più americane, canadesi e britanniche… gli accounts russi erano una presenza minimale, ma i media aziendali hanno venduto questa notizia degli accounts russi organizzati dal Cremlino come vera per mesi…Oltre a ciò, nel dialogo con questi giornalisti alternativi la scoperta per me davvero rivoluzionaria è che nella questione della censura della libertà di stampa, neocon e democratici la pensano esattamente nello stesso modo ed attraverso i vari servizi segreti influenzano anche le decisioni dei big tech (Facebook, Google…)

(Notte) Nel giornalismo cattolico ci sono grandi nomi, come Gianni Valente e Stefania Falasca. Al primo dobbiamo articoli di discernimento della situazione della Chiesa in Cina, che non scadano nella dialettica fatale democrazia/autocrazia, insomma che non deducono da quella dialettica cosa si debba narrare di un paese così complesso e vasto. Dobbiamo un giudizio non trionfalistico, ma differenziato di questo papato, nel senso di un „Gesù prima, non il papa“. Dobbiamo un giudizio molto articolato sul tema delle missioni, mai intese come proselitismo. Alla seconda un lavoro dettagliato della missione ecclesiale di Giovanni Paolo I, che ha contribuito al suo processo di beatificazione. Nell’Avvenire di oggi ha presentato il viaggio in corso del Papa in Congo e poi, a livello ecumenico, nel Sud-Sudan. Stefania ha messo ben in evidenza il desiderio del papa, servo di Gesù, che l’Africa non venga sfruttata per i nostri bisogni capitalistici („La Repubblica democratica del Congo, dodicesimo Paese al mondo per estensione, è la riserva per eccellenza di materie cruciali per lo sviluppo dell’economia mondiale, l’industria hi-tech, dove l’estrazione del cobalto copre la metà della produzione mondiale“ - Stefania Falasca): „«C’è una cosa che dobbiamo denunciare: che l'Africa è da sfruttare… si tengono il sottosuolo per sfruttarlo, vediamo lo sfruttamento di altri Paesi che prendono le loro risorse. Questa idea che l’Africa esista per essere sfruttata è la cosa più ingiusta che ci sia e va cambiata». Sono affermazioni che Francesco ha ripetuto anche alla vigilia del viaggio che lo porta da oggi a domenica nella Repubblica democratica del Congo e nella giovane repubblica del Sud Sudan, riconosciuta indipendente nel 2011“ (Stefania Falasca, Avvenire di oggi).

„A fine mattinata“ del 4.7.42 Etty scrive „che i piccoli attriti con il mondo esterno devono essere digeriti“ - non ci si può difendere da tutto; forse si può imparare a non concentrarsi sulla stupidità della „gentaglia“, ma è lecito essere triste per il modo con cui alcune di queste persone si comportano. È meglio lasciare una risposta „forte e tagliente“ per le persone di spirito o se si scrive il diario. In una scuola si incontrano studenti e insegnanti di spirito, ma si incontra pure la gentaglia e questa deve essere digerita, senza accumulare una dose di odio o di continua auto difesa. Essere indifesi è in questo caso una piccola esercitazione in ciò che Ulrich chiama la „nullificazione dell’essere“. 


(30.1.23) La guarigione dell’uomo che ha dentro di sé una legione di demoni (Mc 5,1-20) mi „fa tanto bene“, non nel senso del „piacere“, ma nel senso della frase stessa. Mi aiuta ad entrare nel „bonum diffusivum sui“, che è contenuto in ogni azione del Signore. Questa „bonitas“ del Signore ha una dimensione „social-critica“ e di fatto i pastori della mandria di maiali, nei quali Gesù ha permesso che entrassero i demoni e che si sono lanciati nel mare, chiedono al Signore di andarsene dalla loro regione. Ieri sera ho visto un film in Netflix (Jolt, 2021; Regia di Tanya Wexler, interpretato da Kate Beckinsale…), in cui una ragazza ha dentro di sé una legioni di demoni, anche se a questa sua malattia viene dato un nome scientifico: come i demoni del NT ha un senso per il vero; quelli del NT riconoscono che Gesù è il Figlio di Dio e quelli nella ragazza riconoscono ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma la reazione a ciò è del tutto inadeguata. Nel passo evangelico vi è anche un messaggio molto grande riguardante la missione e la testimonianza: l’uomo guarito chiede di andare con il Signore, ma Gesù gli risponde di testimoniare ciò che gli è accaduto nella sua famiglia. Lui testimonierà invece in tutta la decapoli: si tratta di disobbedienza o di generosità? Per quanto riguarda la „Lettera agli Ebrei“, vorrei sottolineare solamente l’inclusione di tutto l’AT nella novità del Nuovo (cfr. Eb 11,32-40). 


Per quanto riguarda le regole del discernimento degli spiriti in SPN Balthasar ne indica le fonti (cfr. Antologia-Servais, 135-136). L’esperienza mistica di Ignazio stesso, ma anche altri autori come Diadochus…Queste regole, di cui dovremmo parlare più precisamente, ma da cui già sappiamo che il piacere non è necessariamente un criterio di autenticità, anzi l’aridità lo può essere ben di più, coinvolgono sia la dimensione naturale che quella sovrannaturale. Dobbiamo rimanere fedeli a ciò che aumenta il nostro „gusto spirituale“ (questo vale per me per esempio per la meditazione quotidiana delle letture del canone romano). Più di Balthasar ritengo che se sono in gioco i cinque sensi, sia necessario prendere anche sul serio l’inconscio (la mia unica maestra in questo è Etty Hillesum), ma di fatto ritengo anch’io che il criterio ultimo debba rimanere „spirituale“ e non „psicologico“.  


Misterioso attacco di droni dal cielo che hanno colpito un fabbrica di armi iraniana. L’impressione è che si tratti di un’operazione coperta dei servizi israeliani, come già accaduto in passato. L’attacco avrebbe infatti colpito un importante stabilimento per la costruzione di missili a lunga gittata, proprio quei missili che gli iraniani starebbero vendendo a Mosca“ (Alessandro Banfi). Questa notizia è in sé drammatica (e non motivo di gioia), perché sottolinea il grado di espansione che sta assumendo il conflitto in Ucraina. Che Dio ci conceda il miracolo della pace. Per quanto riguarda la versione di Banfi: essa è nei giudizi di fatto, nelle informazioni ecclesiali davvero utile; sui giudizi di valore ho a volte dei dubbi, per esempio nell’assunzione critica dell’alternativa destra/sinistra e nella totale mancanza di una posizione che cerca soluzioni al post-partitica (come Seneca Scott). 

„Uno degli "eco-attivisti" azeri che contribuiscono al blocco azero dell'Artsakh (e ambasciatore della Catena della Pace Globale) scrive: "L'Iran sarà devastato, al suo posto nascerà Turan! 🇦🇿❤️““ (Lindsey Snell, Twitter, 29.1.23). 

"Blinken ha prestato servizio sotto Obama, dove i funzionari hanno fatto trapelare informazioni che hanno minato la tesi dell'uso di armi chimiche da parte della Siria nel 2013. Conosce quelle informazioni, così come le fughe di notizie dell’OPCW (1) che mettono in dubbio le sue affermazioni su Douma. Per fortuna i „media fedeli“ gli permettono di farla franca con le bugie" (Aaron Maté, Twitter 29.1.23): "L'OPCW ha ritenuto la Siria responsabile dell'attacco mortale al cloro a Douma. Mi unisco ai miei omologhi tedeschi, francesi e britannici nel condannare la Siria per il suo ripetuto uso di armi chimiche. Chiediamo anche alla Russia di smettere di proteggere la Siria dalle responsabilità" (Antony Blinken). Riccardo Cristiano invece pensa che l’attacco chimico a Douma sia accaduto realmente. (1) „L’ Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (sigla OPAC, o anche OPCW dall'inglese Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons) è un' organizzazione internazionale, con sede a L'Aia, nei Paesi Bassi“ (Wikipedia).

Biden giustifica la decisione di inviare carri armati Abrams in Ucraina: "Si tratta di libertà“. I politici favorevoli alla guerra se la cavano con la retorica più ignorante del momento, è incredibile. Non c'è nessuna reazione da nessuna parte a questo tipo di imbarazzante scempio per il quale George W. Bush sarebbe stato perseguitato“ (Michael Tracey, Twitter, 29.1.23).

Abba nostro...

(Sera) Parlando oggi della Chiesa nella dodicesima classe un ragazzo ha posto la domanda sulle indulgenze, con cui la Chiesa cattolica avrebbe  finanziato la costruzione di san Pietro ed ha affermato che questo errore non è stato compiuto per caso, ma con volontà sistematica; fabula docet: un tale errore non sarebbe mai dovuto essere compiuto. Avevo cominciato la mia lezione citando, tra le altre, la famosa definizione della Chiesa come „casta meretrix“, quindi sono cosciente degli errori sistematici della Chiesa, ma quello che ho visto nel volto del ragazzo era un indurimento moralistico, che esprime questa nostra società che diventa sempre più un concentrato di indignazione contro tutti e tutto e che finisce di distruggere gli indignati stessi; ho difeso il ragazzo dagli attacchi di alcuni suoi coetanei (nel senso che ho cercato di spiegare la sua posizione), ma sarei un bugiardo se non esprimessi anche quello che criticamente ho visto nei suoi occhi e nel suo volto - appunto un moralismo che attacca tutto e tutti e che salva, almeno all’inizio del processo, solo se stesso. 

Dopo la fine dell’era Merkel la CDU mi è diventata del tutto estranea. Tra il capo del partito attuale della CDU, Friedrich Merz, e l’ex presidente dell’organo di tutela costituzionale Hans-Georg Maaßen, che il vertice della CDU vuole estromettere dal partito, penso che il primo sia infinitamente più pericoloso del secondo, proprio per la sua posizione guerrafondaia. Le poche frasi che ho potuto leggere e che hanno dato scandalo, citate dalla MZ, e che dimostrerebbero che Maaßen sarebbe diventato una persona della destra radicale, sono forse formulate in modo esagerato, ma corrispondono, mutatis mutandis, come contenuto, alle cose che dicono i giornalisti americani della sinistra-sinistra, tanto per chiamarli così, da me spesso usati come fonte: i veri razzisti negli USA sono gli antirazzisti del partito democratico; Maaßen rivolge questo tipo di accusa ai rosso-verdi nostrani; e chi oggi è attaccato in modo razzista sono i bianchi, ha dimostrato Greenwald qualche giorno fa in una delle puntate di „System Update“, nella piattaforma alternativa a YouTube, che porta il nome di Rumble. Maaßen formula in modo provocatorio: „razzismo eliminatorio contro i bianchi“. Ovviamente la Merkel non aveva e non ha certamente alcun simpatia per le formule estreme di Maaßen: la citavo all’inizio per esprimere la mia estraneità attuale alla CDU. La cancelliera ha fatto giocare la Germania, nei suoi 16 anni di governo, un ruolo integrativo nel mondo; le posizioni di Scholz non sono per nulla integrative (piuttosto confuse) ed anche se lui dice che la Germania non è ancora coinvolta direttamente nella guerra in Ucraina, questo è vero solo a livello formale, cosa comunque buona mi ha fatto notare mia moglie, de facto le armi e presto i carri armati tedeschi ammazzano ed ammezzeranno soldati russi…

Devo dire che Etty mi diventa sempre più amica e sempre più maestra! Quello che scrive il 4.7.42 alle nove di mattino è una „summa teologica“ del „descensus“, dell’“exinanitio“ più profonda. Sa che la sua condizione fisica non le permetterà di vivere più di tre giorni in un campo di concentramento, ma ciò non le fa dire di no alla vita. „Un barlume d’eternità filtra sempre più nelle mie piccole azioni e percezioni quotidiane“ (la piccola via). Si chiede se deve rinunciare ai „rimedi artificiali“ come le aspirine, ma so che lei in queste cose è del tutto realistica. Non non coraggiosa, ma realistica: „le mie forze arrivano fin qui e non oltre“. Sa anche che non c’è forza spirituale che tenga se il corpo non funziona (vale per tutto, anche se ciò non legittima il coinvolgere gli altri nel nostro malessere). E che contro il corpo non si può lottare - alla fine in una situazione estrema ci si può solo coricare e morire. „Il tuo corpo è del tutto privo di difese, e se tu fossi in un campo di lavoro, dovresti arrenderti dopo tre giorni; e tutta la forza spirituale di questo mondo non ti potrà salvare, se dopo una piacevole passeggiata di due ore, fatta con la prospettiva di avere alla fine tutte le comodità, reagisci con un mal di capo così forte e tanta stanchezza“. Etty parla di ciò non per lamentarsi e non odia nessuno, neppure i nazisti che le procurano tanta fatica; sa anche che questa posizione, con cui Spier è d’accordo, non può essere neppure espressa: „credo che finiremo per trovarci terribilmente isolati nelle nostre convinzioni“; cosa che ho assaporato più volte dal 24.2.22. Alle volte sono amareggiato per questo, ma in vero non bisogna indignarsi. Su questo tema Etty afferma qualcosa del tutto geniale: „molti di coloro che oggi si indignano per certe ingiustizie, a ben guardare si indignano solo perché quelle ingiustizie toccano proprio a loro: quindi non c’è indignazione veramente radicata e profonda“ (Etty). VSSvpM! 


(29.1.23 - IV domenica del tempo ordinario) Dopo giorni e giorni di grigio, questa notte, meglio al mattino presto, ho rivisto alcune stelle e prima, mentre aprivo la stalla delle galline, mi hanno raggiunto i colori generati dal sole. Ho trovato una bella versione del concerto per pianoforte ed orchestra di Mozart, numero 24, in C minore, K. 491, suonata da Martin Stadtfeld, con la NDR Elbphilarmonie (orchestra sinfonica) diretta da Bruno Weil. L’allegro parte con una nota di reale „serietà“ alla Etty; il „Larghetto è tenerezza pura, ma per nulla sentimentalismo, etc. 


“Quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono“ (1 Cor 1,28) - con ragione scrive Lucio Brunelli nel suo blog che a volte è bene far commentare ad un agnostico o ad un ateo un verso della Bibbia per comprenderlo meglio, ma in vero noi cristiani dobbiamo piegarci sui testi  sacri con „perseveranza“, con „costanza“, e questa costanza della preghiera contemplativa dobbiamo viverla in prima persona, se no i commenti degli altri rimangono ad effetto. La frase che cito qui di san Paolo è di una genialità sconvolgente: è ciò che nulla e disprezzato dal mondo che può sconfiggere il nichilismo, la mancanza di senso ultimo delle cose. Nulla vs nulla! Il nulla dell’amore gratuito vs il nulla come mancanza di senso. Come? Passando attraverso quello che Ulrich chiama „nullificazione“, „exinanitio“: le cose che sono devono essere ridotte a nulla, perché si scopra che in vero il mistero più profondo del reale è il „medesimo uso delle parole essere e „nulla““ (Ferdinand Ulrich). Riducendo le cose che sono a nulla ci si imbatte nel mistero dell’amore gratuito, dell’amore „umsonst“ (gratis e frustra). Questo atteggiamento ontologico è più profondo di ogni forma solo „escatologica“ o „apocalittica“, che nega come utopia il senso del dono dell’essere in ogni persona ed in ogni cosa. I potenti possono avere anche deciso di distruggerci tutti, ma non potranno mai arrivare a questa profondità e semplicità del dono dell’essere: una rosa appassisce perché l’essere è finito, non perché un potente ne conosca il mistero, come nessun potente conosce il vero mistero della mitezza: „Beati i miti perché avranno in eredità la terra“ (Mt 5, 5). Certo possono kata sarka distruggere sia la rosa che i miti, ma non il loro senso pneumatico… Il movimento di nullificazione di tutte le cose è un movimento di mitezza, non di furia rivoluzionaria ed escatologica. „Il resto di Israele“ (Sof 3,12) non è un circolo chiuso di amici e neppure un gruppo di avanguardia rivoluzionaria, ma un piccolo resto che include tutto ciò che può in questo movimento di finitizzazione dell’essere, di nullificazione di tutte le cose che sono, in modo che si sia forti, della sola cosa che ci rende forti: il dono dell’essere che ci raggiunge nelle galline che fanno le uova, nella nostra famiglia, nei raggi del sole che generano colori, ma anche nel fallimento di un matrimonio, se vissuto senza vendetta. La preghiera contemplativa - anche un agnostico è grande se vive di questo mistero, pur se implicitamente - educa la nostra costanza, anche nell’aridità (non nell’ossessione come dice Adorno). Questa aridità spirituale è necessaria per superare ogni forma di  „egoismo inconscio ed inconsapevole“, ogni forma di „autismo spirituale“. La gioia profonda della meditazione deve essere oggetto di discernimento: non ha nulla a che fare con il „piacere“. Ci sono persone che sono davvero buone, più buone di me, più generose, che pregano più di me, come quella suora tedesca di Osnabrück, che hanno ripreso anche i giornali italiani, e che desidera diventare prete: tutto ciò che dice vive di questo fraintendimento di cui parla Balthasar (cfr. Antologia-Spirituale, 134-135): la confusione tra piacere spirituale e gioia, che vive e muore nell’adorazione dell’infinità libertà di Dio, non della propria, tanto meno quando essa non ha più alcun senso della maternità della chiesa gerarchica. Non possiamo negare che un certo „sentire psicologico“ possa guidare anche il „popolo santo di Dio“, ma alla fine in esso vince la verità, che è Cristo stesso! 


Abba nostro…



(Dopo l’Angelus del Papa) Bischof Timmerevers, ieri a pranzo nella sala parrocchiale, ha detto che gli italiani quando parla il Papa dicono con enfasi, lo ha detto il Papa, ma poi pensano un po’ come vogliono; credo che abbia ragione, ma Konstanze ed io partecipiamo al gesto dell’Angelus, con la consapevolezza che veniamo aperti a Cristo e alle povertà del mondo. Oggi il Papa ha commentato la prima delle beatitudini: „beati i poveri in spirito…“ (Mt 5,3). Siamo davvero poveri in spirito se non gettiamo via noi stessi, se non gettiamo via gli altri (in modo particolare i deboli) e se non sprechiamo le risorse del mondo. Dopo la preghiera il Papa ha parlato della situazione drammatica in Israele, ha fatto memoria dei morti uccisi sia palestinesi che israeliani, ma mi è sembrato che questa volta abbia più sottolineato i morti ammazzati palestinesi, uccisi da un esercito molto potente. Ha invitato i due governi al dialogo. Ha poi parlato della tragica situazione nel corridoio di Lachin, dove nell’inverno gli armeni dell’Artsakh stanno vivendo una situazione difficile e drammatica. Non è mancata la memoria della „martoriata Ucraina“, di cui ha parlato anche una giovane romana che stava accanto al Papa nel post-Angelus. Ha annunciato il suo pellegrinaggio ecumenico nel Congo e nel Sud Sudan: «Accogliendo l’invito dei rispettivi Capi di Stato e dei Vescovi, il Santo Padre Francesco compirà l’annunciato viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo dal 31 gennaio al 3 febbraio 2023, visitando la città di Kinshasa, e, insieme all’Arcivescovo di Canterbury e al Moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, il pellegrinaggio ecumenico di pace in Sud Sudan dal 3 al 5 febbraio, recandosi a Juba» (Insidertrend).  Partecipare a questo gesto dell’Angelus per noi non è segno di „papolatria“ - siamo coscienti che lui è solo uno strumento povero nelle mani di Cristo, non significa neppure che  non abbiamo il senso che nella storia della Chiesa ci sono stati anche papi edonisti, ma la polarità papa/chiesa universale o papa/concili deve essere mantenuta in una fecondità polare. Sto leggendo un romanzo che avevo comprato ad Erfurt, sperando di approfondire di più la storia di questa città, che porta il titolo: „Der Abt von Petersberg“: purtroppo è una compilazione noiosa e senza alcuna polarità feconda, in cui tutti i pregiudizi sulla Chiesa vengono assunti in modo del tutto noioso ed acritico: il libertinismo del clero avrebbe a che fare con il celibato, etc. Certo la Chiesa è una „meretrix“, come lo sono anch’io, in cui a volte ho bisogno piuttosto di sesso e di ricchezza che di povertà in spirito, ma non è poi che con una riforma delle strutture tutti i problemi si risolvano: si può essere sposati e per nulla in grado di gestire la propria libido e il proprio bisogno di proprietà privata. Nel raccontare la storia della Chiesa non bisogna censurare le critiche, ma ci si dovrebbe esercitare in una mitezza di giudizio e di reale povertà in spirito. 



(Notte) Ulrich ha scritto un libro che si intitola: „Leben in Einheit von Leben und Tod“ (vivere nell’unità della vita e della morte). Etty all’inizio del quaderno di luglio (3.7.42) ne parla così, non del libro, che non era stato ancora scritto, ma della cosa stessa: „voglio dire che la possibilità della morte si è perfettamente integrata nella mia vita…se si esclude la morte non si ha mai una vita completa; e se la si accetta nella propria vita, si ampia e si arricchisce quest’ultima“ (Etty). Etty scrive questo nella piena coscienza che „il nostro annientamento è vicino, non possiamo illuderci“. In questo modo Etty perde la sua verginità nei confronti della morte. Questa cosa la rende più forte, anche se ha i suoi momenti di aridità e scoraggiamento, va da Spier che ha mal di testa, ma l’abbraccia e il calore di questo abbraccio la rinvigorisce. Come ho detto questa mattina: l’aridità è caratteristica di autenticità; se no i nostri pensieri sono al servizio „della soddisfazione del proprio io“ - forse quest’ultima, un anima come la mia, non la può evitare del tutto, ma per lo meno posso chiamarla per nome: è soddisfazione della carne per un momento e non una spiritualità per l’eternità. Ed infine vorrei ricordare il criterio ultimo di discernimento per Etty e per me: chi diffonde odio non è nel vero, anche chi diffonde odio verso i nemici, perché anche i soldati soffrono, intendo anche i soldati nemici: „non ci sono confini tra gli uomini sofferenti, si patisce sempre da una parte e dall’altra e si deve pregare per tutti“ (Etty); in questi mesi il Santo Padre ha insistito tanto sulla sofferenza della „martoriata Ucraina“, ma non ha mai smesso di ricordarci, che muoiono anche gli altri, che hanno una mamma anche gli altri! Sorelle e fratelli tutti! „Ci portiamo dentro proprio tutto, Dio e il cielo e l’inferno e la terra e la vita e la morte e i secoli, tanti secoli“ (Etty). Buona notte! 


PS „Questa è un ora di tenebra e di accecamento:

abbiamo mandato armi all’ucraina che combatte una potenza nucleare.

Adesso mandiamo carri armati e dovremo inviare le nostre truppe,

ma ormai siamo al bivio: o trattative o olocausto nucleare.

Nessuna vittoria ma distruzione reciproca!“ (Enzo Bianchi, Twitter, 29.1.23)


(28.1.23 - San Tommaso d’Aquino) Nel mio corso di antropologia nell’undicesima classe ho sinteticamente presentato Tommaso, alla scuola di Ulrich, come colui che ci ha offerto un’ontologia del dono dell’essere come dono di amore gratuito. Su Tommaso non sono d’accordo con Peguy: certo non dico che per tutti egli sia necessario, necessario è solo Cristo, ma per alcuni pensare ontologicamente è una prima forma elementare di preghiera. Ed ora sulle letture. Ad un certo punto leggendo la domanda che si pongono i discepoli, dopo che Gesù ha sedato la tempesta, avevo le lacrime agli occhi: „Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?“( Cfr. Mc 4, 35-41). Ecco non dobbiamo dimenticare, anche in questo di tempesta da guerra: „Perché avete paura? Non avete ancora fede?“ La prima lettura agli Ebrei ci ricorda l’importanza della fede, a partire da nostro padre Abramo, padre di ebrei, cristiani e mussulmani: nel passo (Eb 11, 1-2.8-19), „l’espressione chiave viene ripresa sette volte, additando la perfezione del disegno di Dio, nelle vicende dei patriarchi“ (Maggioni). Questa storia di fede ricompone la mancanza di fede di Eva e Adamo. Per fede i patriarchi intravedono da lontano la patria del cielo, che nessuna guerra può toglierci, come non ci può essere tolto il centuplo quaggiù, di cui fa parte il matrimonio, dapprima civile, di Johanna e David il prossimo ottobre. Tutto ciò non vuol dire che non ci siano prove! Il discernimento degli spiriti, spiega Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 133-134) ci è donato perché nel mondo ci sono diversi spiriti e spesso alcuni di essi si presentano come luce, pur essendo tenebre. Vi è tutta una teologia del wellness (benessere) che ha accecato milioni di persone. Un atteggiamento dell’anima, una disposizione d’animo religiosa, contenta (o come mi fa bene pregare…) non è necessariamente segno della presenza dello Spirito Santo. Io vedo sempre nel volto serio e severo, a volte, del Papa della tenerezza, Francesco, che egli è un vero figlio di SPN, che sa discernere gli spiriti e che ha conosciuto e conosce tempi di sconforto, di desolazione, anche di noia. Nella sua bocca la formula: „ci fa bene“ non è questione di wellness.  Questi stati psicologi di wellness devono essere sempre messi alla prova, se no, non si tratta di una fede che si inginocchia di fronte ad un Crocifisso. Una prima regola semplice del discernimento degli spiriti è il riconoscimento dei frutti: „così ogni albero buono produce frutti buoni ed ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni“ (Mt 7, 17-18). Gente che insulta in continuazione gli altri, tutti quelli che secondo loro non capiscono, non esprimono bontà. Chi sopravvaluta la gnosi sull’amore non sta portando frutti buoni…Chiediamo al Signore „di servirlo senza timore, in santità e giustizia, al suo cospetto, per tutti i nostri giorni“ (Lc 1, 74-75). Negli ultimi giorni nelle mie lezioni di religioni ho cercato di fare capire ai ragazzi che la fede è anche una forma di „sapere“, se no, sarebbe del tutto irrazionale, ma questo sapere  è un assaporare il senso, un’apertura integrale al reale e non una gnosi. Volevo far capire ai ragazzi/ alle ragazze che la riduzione della conoscenza a dimostrazione, ad asserzioni spazio-temporali riduce l’idea ampia di ragione (cfr. Luigi Giussani). PS Le sonate di Mozart, per esempio, non sono espressione di wellness, ma anticipazione del cielo sulla terra. 


Heike Schmoll, la giornalista esperta della scuola della FAZ, scrive oggi che abbiamo una „crisi educativa acuta“: gli studenti, riassumo l’articolo, che è anche l’editoriale principale della FAZ di questo fine settimana, sono deboli nelle abilità elementari: calcolare, scrivere, leggere. Insegnanti sono al limite delle loro capacità dopo tre anni di pandemia, digitalizzazione ed inclusione, ma si dovrà chiedere loro ancor più impegno e la rinuncia ad alcuni privilegi raggiunti negli ultimi anni, come un occupazione scolastica parziale; i ministeri hanno praticato politiche di assunzioni sbagliate, cioè non attrattive, mancano gli insegnanti e quelli che ci sono sono i factotum della nazione, non guadagnano sufficientemente e spesso sono confrontati con la mancanza di stima di genitori e politici. Non ho usato il congiuntivo nel riassunto, perché condivido quello che dice Heike Schmoll, come condivido anche il suo richiamo a non colpevolizzare gli studenti e al diritto costituzionale che hanno di ricevere educazione e formazione, ricordando che i programmi di eccellenza sono buoni per gli eccellenti, ma che non sostituiscono l’impegno diretto degli insegnanti per i tanti „deboli“. Detto ciò questa analisi giornalistica naturalmente non tiene conto di tanti altri fattori quotidiani che fanno si che l’attività nella scuola è spesso semplicemente eroismo quotidiano…Ma anche per tutto ciò vale la domanda di Gesù: „Perché avete paura? Non avete ancora fede?“.


"Victoria Nuland ha dichiarato ieri che gli Stati Uniti stanno lavorando alla creazione di un "meccanismo giudiziario" per perseguire Putin, che lei ha dichiarato preventivamente colpevole. Confermando così che gli Stati Uniti stanno perseguendo un cambio di regime. Se state gettando Putin in prigione, state cambiando il regime con la forza" (Michael Tracey, Twitter, 27.1.23).


Abba nostro…


(Pomeriggio dopo il pranzo con il vescovo Timmerevers) Alcune persone della nostra parrocchia hanno preparato un pranzo semplice, ma buono: pasta con sugo…La presidente del piccolo consiglio pastorale di Eisenberg aveva preparato dei bei doni per il vescovo: miele della nostra regione, una campana di terracotta di Bürgel ed una piccola guida della città di Eisenberg. Alla fine dell’incontro ho chiesto al vescovo se potevo abbracciarlo e gli ho detto che i giorni con lui sono stati davvero fecondi. Gli ho anche detto che ci sono alcuni italiani che amano i tedeschi e non hanno solo rispetto di loro, in riferimento ad una frase che aveva detto durante il pranzo: ha accolto con gioia la mia proposta di abbracciarlo ed ha riso quando gli ho detto che ci sono italiani che non hanno solo rispetto per i tedeschi - io addirittura ne ho sposata una, avevo già risposto durante il pranzo…Mi ha colpito molto come egli ha risposto alla mia domanda „critica“ sui „Servizi della Parola“ nel confronto della Santa Messa: ha capito immediatamente il mio punto di vista teologico, la mia intenzione non polemica, ma ha anche precisato che nella situazione della diaspora in cui ci troviamo, in un altro modo non è possibile mantenere l’identità cattolica minima di cui la gente ha bisogno direttamente sul posto e non con Sante Messe centralizzate; ha fatto anche un paragone con una situazione che lui ha visto in Amazonia, im cui il sacerdote, nelle XY comunità di cui è responsabile, può andarci al massimo tre volte all’anno, per celebrare l’Eucaristia…


La giornalista ucraina Svitlana Dukhovych ha raccontato la sua esperienza in questi undici mesi di guerra, riporto qui un passaggio del suo intervento a Lourdes ripreso da „Vatican news“, come azione piccola, ma solidale con la „martoriata Ucraina“: „Dal primo giorno della guerra ho cominciato a cercare in Ucraina i contatti di persone che parlano altre lingue per condividerli con i colleghi delle diverse redazioni linguistiche perché potessero intervistarli. Alcuni li ho intervistati io. Il primo è stato padre Ruslan Mykhalkhiv, rettore del Seminario romano-cattolico di Kyiv. “C'è una tristezza in noi – diceva nell’intervista del 25 febbraio – ma non è quella che paralizza. La gente è spaventata e cerca di mettersi in fuga svuotando i conti bancari e facendo il pieno di benzina per mettersi in viaggio. Allo stesso tempo, noi come Chiesa siamo pronti all'emergenza. I nostri preti restano al loro posto e sono pronti ad accogliere la gente che scappa: apriamo anche i nostri seminari se serve, per dare alloggi sicuri”.


(Notte) Scriviamo la data del 3.7.42; ormai Etty lo sa: „vogliono la nostra fine e il nostro annientamento, non possiamo più farci nessuna illusione al riguardo, dobbiamo accettare la realtà per continuare a vivere…dobbiamo andare all’inferno, con la maggior grazia possibile…vogliono il nostro totale annientamento“ (Etty) - ma non possono determinare l’atteggiamento ultimo, che non è cambiato, anche se a volte Etty è in preda „di un grande scoraggiamento“. E io chiedo a lei, perché so che vive, che sia davvero quello che voleva essere: „uno dei tanti piccoli elementi di congiunzione tra la Russia e l’Europa“. Lo chiedo come si chiede qualcosa a un santo, perché senza congiunzione, questa volta il piano suona: distruzione di tutto il mondo…e noi dobbiamo continuare „a lavorare e a vivere con la stessa convinzione“ e trovare „la vita ugualmente ricca di significato“ - possono fare tutte le guerre che vogliono, ma il senso della vita è il dono gratuito d’amore e a questo senso necessario dell’essere dobbiamo tendere con tutte le nostre forze, anche se abbiamo alcuni dolori da portare. E visto che il dono dell’essere non è un dono individuale, ma comunionale, quello che Etty voleva può essere portato al termine anche da un altro e ciò vale anche per noi. Bonum diffusivum sui! Buona notte! 


(27.1.23 - Giornata della memoria) Ieri sera nella comunicazione tra „aiutanti alla comunione“, che nella nostra parrocchia celebrano anche i „Servizi alla Parola“ domenicali con distribuzione della comunione, è cominciato un processo di confronto, che spero vada avanti, come ha suggerito il vescovo Timmerevers, in modo che si facciano alcuni passi seri sulla semplice verità che l’avvenimento più grande, sia nella Santa Messa sia nel „Servizio della Parola“ (che non sono identici, come tanti hanno detto), è quello che fa accadere Cristo, non quello che facciamo noi. Nel passo del Vangelo odierno (Mc 4,26-34) Gesù spiega come nasce il regno di Dio. „Spontaneamente“, non nel senso della dittatura dell’immediatezza, poiché noi dobbiamo gettare il  seme, come possiamo, ma come egli cresca il contadino non lo sa: „il terreno produce spontaneamente prima lo stelo…“. Quando comincia un processo di confronto non si può dire tutto in una volta, ma io vedo come un gruppo del genere mi paralizza, forse anche perché non voglio che l’incontro sia immediatamente uno scontro, ma le parole della Lettera agli Ebrei, questa mattina, le ho sentite come una correzione: „Non abbandonare dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché fatta la volontà di Dio, ottenete ciò che vi è stato promesso“ (cfr. Eb 10,32-39). E promesso non è un incontro con se stessi, ma l’incontro con Cristo e il giusto non vive dei suoi progetti, ma „per fede“. E fede significa che un’esperienza spirituale e di consolazione non è necessariamente „un criterio per la presenza o l’intensità di una fede autentica“ (Balthasar in Antologia-Servais, 133). Io non credo che l’uomo possa incamminarsi verso di Dio senza prendere sul serio il dono del suo-essere-se-stesso (Selbstsein), ma Balthasar ha ragione ha dire che il nostro „Selbst“ non è oggetto di meditazione: non meditiamo noi stessi, ma il Logos universale e concreto. Fede, speranza ed amore sono movimenti centrifugali, di decentramento da se stessi, in modo di conoscere ed amare Dio ed in Dio anche quel dono che noi siamo (Selbstsein). L’amore assoluto e gratuito di Dio in cui noi crediamo implica sempre: esperienza e non esperienza; consolazione e non consolazione (cfr. Balthasar). E non è possibile assicurarsi la fede con una „riflessione“. La meditazione non è una riflessione, ma un incontro. 


PS La psicologia dovremmo applicarla per questioni psicologiche (inconscio, libido…) e non come criterio di autenticità di una meditazione biblica.


„Nel corso di un'audizione al Senato, l'alto diplomatico statunitense Victoria Nuland ha celebrato il bombardamento del gasdotto Nord Stream 2: "Senatore Cruz, come lei, sono, e credo lo sia anche l'amministrazione, molto soddisfatta di sapere che il Nord Stream 2 è ora, come lei ama dire, un pezzo di metallo in fondo al mare““ (Aaron Maté, Twitter, 26.1.23). Che un alto diplomatico parli in questo modo è un ulteriore segno della morte della diplomazia. 


„L'Azerbaigian sta attuando una speciale politica criminale volta a far rimpatriare gli armeni che vivono in Artsakh e a distruggerli. La situazione richiede una risposta chiara. La comunità internazionale ha la responsabilità di proteggere. I diritti umani non sono più una questione di decisione dello Stato“(Gegham Stepanyan, Twitter, 26.1.23). Con la pubblicazione di questo tweet, a livello simbolico, faccio memoria di una tragedia che non è meno tragedia di altre, ma per la quale nessuno mobiliterebbe carri armati (in un certo senso, grazie a Dio). 


Per quanto riguarda il dilemma formulato dall'arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, ieri in visita in Vaticano (come è possibile fermare l’aggressore pur sapendo che la guerra è una tragedia per l’umanità)  direi che la vera tragedia, comprensibile ovviamente dal suo punto di vista, è che non vi è un solo aggressore: questa "narrazione unica" è in sé micidiale e ci sta portando all’abisso nucleare. 

 La „narrazione unica“ che io ritengo micidiale Geninazzi la riassume così: „E' penoso dover sentire da colleghi e sedicenti esperti, che fino ad un anno fa non avrebbero saputo indicare sulla cartina dove si trovano Donetsk o Luhansk ma adesso la sanno lunga, che "la guerra in Ucraina è iniziata nel Donbass nel 2014 e a provocarla è stata la Nato". Certo, è iniziata nel 2014 ma a provocarla sono stati ex ufficiali dell'esercito e dei servizi segreti russi mandati da Mosca a creare disordini e contestazioni violente in Donbass (dove purtroppo hanno avuto successo) e in altre città ucraine come Kharkiv, Odessa, Mariupol (dove hanno fallito clamorosamente). La Nato non c'era (e se ci fosse stata forse non sarebbe finita così...). Mi chiedo come sia possibile distorcere in modo così grossolano fatti accaduti pochi anni fa, non secoli fa…“ (Facebook). Mi chiedo come si possa essere fedeli solo ad una narrazione, come fa qui il giornalista italiano; certo mi si può accusare che anch’io mi fido solo della mia, ma io non do del „penoso“ agli altri, mi limito solo ad affermare che la mia narrazione mi sembra più verosimile dell’altra e solo al cospetto della piega sempre più violenta che il tutto sta prendendo mi permetto di dire che ciò è tragico…


Abba nostro…


(Tardo pomeriggio) Ho scritto a Geninazzi nella mia bacheca, che afferma che le mie fonti sulla questione della guerra in Ucraina non sono affidabili e che ripetono le tesi di Putin: „Caro Luigi, che alcuni sono accusati di questo lo so; ma anch'io sono accusato di fare propaganda per Putin, sebbene da sempre ho pensato che quest'ultimo sia semplicemente uno stalinista. Alcuni degli autori che cito mi sono stati consigliati da Adrian Walker (filosofo in California), che è tra le menti più eccellenti che abbia mai conosciuto in vita mia. Oltre ad essere un grande testimone di Cristo. Detto questo: io non voglio dire che le "mie" fonti siano affidabili più di altre, anche se mi sembrano più verosimili; io leggo anche quello che scrivi tu o altri amici de "La nuova Europa"; ritengo che le mie fonti, che fanno un lavoro di ricerca su ciò che viene detto negli USA impareggiabile, abbiano tanti argomenti; quindi l'essere stato o non stati in Russia non centra nulla. Una delle fonti che ho dimenticato di citare, Matt Taibbi, è l'unico che sa il russo e che ha vissuto a Mosca. Ma ripeto, quello che per me è davvero impressionante è l'analisi di ciò che viene detto negli USA e che mi permette di capire che la tesi della "proxy war" è la cosa più probabile e verosimile che abbia letto. Se mi sbaglio il pericolo non è così grave visto che sono solo un insegnante nella campagna della Sassonia-Anhalt, ma credo che dopo uno sguardo anche solo superficiale al mio "diario notturno" mi si possa accusare di tutto, meno che non tenti di essere il più onesto possibile nei miei giudizi...


(Notte) Per la giornata della memoria mi sono fidato solo dell’ebrea Etty Hillesum, perché in lei la Polonia, Auschwitz non sono „mito“ ma „realtà pura“. Sentire dire „mai più“ su Auschwitz, mentre carri armati tedeschi, alla fine di marzo o all’inizio di aprile si muoveranno ad uccidere uomini, forse a difendere alcuni, ma certo ad ammazzarne altri, svela quello che Sieferle chiamava il „mito di Auschwitz“, che non ha nulla a che fare con la negazione della singolarità del male contro gli ebrei, ma è lo svelamento della riduzione di Auschwitz ad una sorta di sostituto religioso, in cui si dicono solo frasi retoriche (anche le frasi retoriche contro l’anti razzismo non sono sicure, perché possono essere usate per nascondere un reale razzismo, come ha spiegato qualche sera fa, Glenn Greenwald). Quelle che Etty non amava, lei amava la vita. „La vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato. Malgrado tutto. Il che non vuol dire che uno sia sempre nello stato d’animo più elevato e pieno di fede“ (2.7.42). Le mani di Etty si congiungono ed anche le mie di fronte al ripetersi dell’assurdo nella storia. Il dolore ritorna sempre nella storia: oggi nella martoriata Ucraina e nei giovani soldati russi uccisi e poi in altre guerre. „Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell’altra. Quel che conta è il modo con cui lo si sopporta, e se si è in grado di integrarlo nella propria vita“ (Etty, ibidem). Oggi ho pensato che un giorno morirò e verrò insaccato, in un sacco di plastica, come ho visto fare con mio suocero. Mi è venuta tristezza, ma quasi immediatamente anche la sapienza che il raggiungere la gioia eterna e sorprendente passa per quel sacco,  è possibile solamente morendo. Quando si parla di Auschwitz non si può parlare solamente di Auschwitz, bisogna parlare anche del gelsomino e di quel pezzo di cielo dietro la finestra di cui parla Etty. In quella pagina di diario Etty dice cose fortissime, con „dolcezza“, ma anche con „severità“: se la vita è solo „paura, rassegnazione, tristezza , amarezza, odio, disperazione: Dio mio, tutto questo si può capire benissimo, ma se una vita simile viene tolta, viene tolto poi molto?“ (Etty). Poi Etty esprime il suo atteggiamento ultimo, a cui è maturato piano piano in dialogo con Spier: „Si deve accettare la morte, anche quella più atroce, come parte della vita“. È una saggezza da scrivania? „Non lo credo più. Tra poco sarò messa di fronte alle estreme conseguenze“, ma ormai Etty è convinta che dentro di lei c’è una speranza che non l’abbandonerà più  - non la speranza di cavarsela, ma di poter vedere una rosa, una viola in qualsiasi luogo! Infine Dio! Nella vita ci sta tutto: „…una fede in Dio e una misera fine“. VSSvpM! 


(26.1.23 - Santi vescovi, Timoteo e Tito) Questa sera ci sarà un incontro con il vescovo di Dresda, Heinrich Timmerevers: voglio ricordarmi di quanto scrive Balthasar nel passo che medito questa mattina (Antologia-Servais, 131-132; ieri sera, by the way, in una video chiamata, mio figlio mi ha detto che ha cominciato a meditare i testi di questa antologia): non mettere la mia persona in primo piano, fino a scomparire. Il vero criterio di appartenenza a Cristo è un „definitivo distacco da se stesso“; questo diario cerca di prendere sul serio che il „cammino al vero è un’esperienza“, ma nella coscienza che è la Sua esperienza (di Cristo) non la mia, perché „Si può far esperienza di Dio, per Sua essenza, solo tramite una non-esperienza“ (Balthasar): noi crediamo in, speriamo in ed amiamo Dio che è amore assoluto e gratuito. Ho messo a „riposare“ la mia appartenenza a CL perché era, per me, non in sé, troppo ricolma di „eccitazione dell’anima“ sulla nostra presunta singolarità del carisma, era ricolma di troppo entusiasmo che si può incontrare, ci insegna Balthasar, sia nella storia che nella psicologia di altre religioni non cristiane. Ma in vero ogni esperienza, anche carismatica, rimane sempre e solo un „tentativo ironico“ (Giussani), solo un „tentativo stentato“ (Balthasar) di comunicare la gratuità del dono dell’essere. Anche nell’incontro con il vescovo non si tratterà di cercare una „sicurezza per me“. Il  comandamento è chiaro: amare Dio e il prossimo che il Signore ha scelto per me, anche quando è stancante. Certo amare come amo me stesso, il mio Selbstsein, che non è però mia proprietà. Non bisogna mai confondere „annuncio“ e „biografia“, come fa in modo disastroso il cardinal Müller, che così oscura anche le cose che forse sarebbero davvero opportuno pensare. È lecito intrecciare „incancellabili ricordi e importanti affermazioni dottrinali“ (Maggioni) come fa Paolo nella seconda lettera a Timoteo, ma non si tratta di ricordi „critici“, ma pieni di tenerezza: „Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia“ (cfr 2 Tim 1, 1-8). Ma la luce che non dobbiamo nascondere non è la nostra, „ma quella della buona notizia che è Gesù stesso“ (Maggioni; cfr Mc 4,21-25). L’ascolto della parola di Dio è l’unico vero accesso a temi di Gesù: che questo non accada astrattamene, ma in un cammino di esperienza, è quello che ho imparato da don Giussani.  


Come Alessandro Banfi, anche Glenn Greenwald rimandava ieri ad un’informazione deprimente: „Oggi iniziamo con un dato piuttosto deprimente, anche se ovviamente importante. Il Bulletin of Atomic Scientists ha annunciato oggi che, soprattutto a causa della guerra - il rischio di escalation della guerra in Ucraina - il mondo, il nostro mondo, è più vicino che mai all'annientamento nucleare. In una nota non secondaria, il governo degli Stati Uniti ha annunciato oggi che sta ancora una volta intensificando il proprio ruolo in quella guerra, questa volta inviando in Ucraina alcuni dei suoi carri armati più avanzati. Carri armati che solo pochi mesi fa avevano giurato di non inviare mai a causa dell'inaccettabile rischio di escalation che avrebbe comportato. Si potrebbe pensare - o forse sperare - che questa sia una notizia sufficientemente allarmante. Permettetemi di ripeterlo. Secondo il Bulletin of Atomic Scientists, il mondo è più vicino che mai all'annientamento globale. Ma invece non sembra essere allarmante. Continuiamo ad andare avanti, trovando nuovi modi per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina nelle modalità precise in cui il governo degli Stati Uniti aveva giurato che non l'avrebbe mai fatto, apparentemente beatamente ciechi o bizzarramente indifferenti all'ovvio rischio estremo che comporta, come l'annientamento nucleare“ (Greenwald, Flirting with Nuclear Catastrophe, Pompeo/Khashoggi Controversy, AOC's Goons, & More!, 25.1.23). Cose analoghe si possono dire per l’invio tedesco di 14 carri armati del tipo „Leopard 2“. 


Abba nostro…


(Tarda mattinata, primo pomeriggio) I problemi di Friedrich Merz non sono definitivamente i miei: "La decisione di inviare i Leopards la riteniamo quella giusta già da diverse settimane. Sappiamo che con essa eravamo e siamo in accordo con molti membri dell'UE e della NATO. Avevamo quindi pensato che fosse sbagliato che il Cancelliere esitasse così a lungo. Domenica scorsa avrebbe avuto la possibilità di annunciare l’invio in una decisione congiunta con il Presidente francese. Ho l’impressione, pero, che Olaf Scholz pensi che solo il presidente americano sia uno che gioca al suo livello. In Europa questo ha causato molto malcontento“ (Merz in LinkedIn). Il mio cuore e la mia intelligenza trovano, invece, corrispondenza in ciò che pensano il professor Varwick dell’Università di Halle e tanta gente semplice e meno semplice, sempre di Halle (cfr. MZ di oggi). „Temo che ne saremo trascinati“ (Dorothea Börner, cittadina di Halle); “La guerra può finire solo con i negoziati" (Volkmar Heidecke, neuro-scienziato). Nella mia passeggiata rituale con la quinta classe, due bambini di undici anni hanno parlato solo quasi esclusivamente della guerra e non tanto ciò che dicevano, ma il fatto che ne parlassero spiega tutto. Le loro teorie erano quelle che avevano sentito dai logo genitori: Putin non avrebbe più la forza di attaccarci e per questo sarebbe improbabile un’ulteriore escalation…Quando il bambino che sosteneva la teoria esposta ha detto che spera che non scoppi una terza guerra mondiale, una bambina gli ha risposto: „è già scoppiata“. Io, senza fare alcuna analisi geopolitica, ho solo sottolineato la mia speranza nel buon Dio.  Per quanto riguarda il professor Varwick, ecco alcune delle sue frasi: "Si sta praticamente „sonnambulando“ in una guerra contro la Russia... non dobbiamo illuderci, al più tardi con oggi la Germania è diventata politicamente parte in causa... La Russia non si limiterà a scrollare le spalle di fronte alla consegna di carri armati, ma intensificherà ulteriormente la guerra... C'è ormai solo una logica militare senza un obiettivo politico, e ciò lo considero irresponsabile". ...Se sei anni fa qualcuno mi avesse detto che i carri armati tedeschi avrebbero presto rotolato e ucciso i soldati russi, avrei anche scosso la testa" ("anche" in riferimento alla possibilità di fornire jet; Johannes Varwick è professore di politica all’ Università di Halle; le citazioni sono a cura di Matthias Müller, MZ, 26.1.23) 


„Azerbaijani “eco-activists” take a quick selfie for the gram amid the month-and-a-half AZ blockade of Nagorno-Karabakh, trapping, freezing, and starving 120k people“ (Lindsey Snell che condivide anche il selfie, 25.1.23).


(Pomeriggio) "Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, firma l’editoriale di Avvenire in cui si appella alla natura pacifica dell’Europa. “Nelle scorse settimane, al Parlamento Europeo, un emendamento a una proposta di risoluzione sulla politica estera dell’Unione che invitava a mettere in campo urgentemente «sforzi diplomatici per mettere fine alla guerra in Ucraina e alle sofferenze del popolo ucraino», è stato rigettato con più di 470 voti su circa 630. Qual è il senso del rifiuto di uno «sforzo diplomatico»? Sembrerebbe che gli eurodeputati abbiano scelto di respingere l’idea stessa di negoziato, via maestra per la pace. È questa l’Europa che abbiamo sognato?”. E di Sant’Egidio è espressione Paolo Ciani, unico deputato del gruppo Pd a votare contro il nuovo decreto sulle armi"" (Alessandro Banfi) - questo rigetto di una proposta diplomatica  è semplicemente sconcertante. 


„Non posso fare a meno di apprezzare in modo perverso il wormhole storico in cui siamo caduti, in cui i carri armati tedeschi che attraversano l'Europa per la prima volta dal 1945 sono visti come un grande trionfo celebrativo“ (Michael Tracey, Twitter, 25.1.23).


(Notte) Il consiglio pastorale con il vescovo Timmerevers si è presentato come un consiglio che poteva essere lodato e di fatto il vescovo lo ha lodato ed io stesso, anche se non mi identifico con quasi niente di ciò che è stato detto, come spesso mi accade con i colleghi nel collegio professori, non cerco lo scontro, perché in fondo  sia i primi che i secondi danno del loro meglio ed alcune cose sono belle (per esempio un lavoro di gruppo per approfondire concretamente la „Laudato si“). Il vescovo ha più ascoltato che parlato e questo, in quella situazione, era cosa molto buona e giusta. La cosa che non mi trova per nulla d’accordo è che il „Servizio della Parola“ degli  adiuvanti alla Comunione sia del tutto uguale alla Santa Messa. Questo giudizio fa semplicemente vedere che il senso della gerarchia cattolica e della sacramentalità della Santa Messa è del tutto perso, anche in un consiglio pastorale cattolico. Nel mio breve intervento ho detto che nel Servizio della Parola ciò che per me conta è l’annuncio della Parola e non di me stessi. Sono d’accordo che piuttosto che non ci sia niente è meglio che ci sia un „Servizio della Parola“, visto che tanti anziani non andrebbero in un’altra chiesa, ma la spiritualità di cui parlavo questa mattina non è per nulla presente nel nostro consiglio, la spiritualità di un definitivo stacco da se stessi…il proprio engagement vuole essere lodato ed apprezzato… cosa che conosco anch’io, ma che cerco di combattere…


Questa mattina, quando ho portato la mia quinta classe all’aria aperta, per il rituale-passeggiata, un camionista si è fermato per farla passare; quando tutti avevano raggiunto il marciapiede mi sono voltato verso il camionista per dirgli grazie sollevando la mano, e lui ha risposto sollevando la sua. Questo gesto di una quotidiana stima del lavoro altrui mi ha davvero commosso. Ho pensato quanto ci mancherebbe questo reciproco rispetto dell’altro quotidiano se dovesse scoppiare una guerra…




(25.1.23 - Conversione di san Paolo) In quest’anno liturgico la conversione di san Paolo ci è presentata con At 22, 1a.3-16: un Giudeo che segue la legge con grande intensità, fino a perseguitare chi non la segue (secondo lui), che è stato a scuola del grande Gamaliel, tradendone, però, la mitezza, viene scaraventato a terra da una luce che gli chiede: come mai mi perseguiti? e che infine incontra Anania, anche lui fedele alla legge e „stimato da tutti i Giudei“, ma già convertito da Gesù. Il contesto di questa narrazione è quello in cui „Paolo si difende davanti ai Giudei di Gerusalemme“ (copyright: Bibbia Paoline, 2009). La narrazione non cambia gli eventi, ma si adatta al pubblico a cui è rivolta…


Balthasar insegna alcune cose davvero importanti sull’aridità che si può provare facendo ogni giorno una meditazione, come cerco di fare io nella prima parte quotidiana di questo diario (cfr. Antologia-Servais, 129-131). I tre motivi che cita  dapprima sono quelli della scuola ignaziana, ma il quarto dei motivi è specifico di Adrienne ed Hans Urs. 1) Possiamo essere aridi per la nostra colpa. 2) Il Signore lo permette perché ci impegniamo a meditare coinvolgendo la nostra volontà e il nostro intimo. 3) Il Signore lo permette perché non pensiamo che il nostro sforzo basti per fare una buona meditazione. 4) L’ultimo è la partecipazione per grazia all’aridità di Cristo, che alla fine sulla croce, senza perdere la fede nuda, grida: Dio mio, Dio mio perché mi ha abbandonato? Il finale del Vangelo di Marco, davvero „sconcertante“ (copyright: Maggioni), lo è perché non si è preso sul serio questa quarta dimensione, che dura anche dopo la risurrezione: alcune donne entrano nel sepolcro e ne escano spaventate. „Mt 16, [5] Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. 

[6] Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. 

[7] Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". [8] Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.“ (The End) - Cristo è davvero risorto, ma la paura rimane. Poi vi è stata un aggiunta redazionale che mitiga lo sconcerto, ma che è comunque parola di Dio (Maggioni) ed è il passo che è stato scelto oggi per la Chiesa universale. „Mt 16, [15] Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. [16] Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. [17] E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, [18] prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno“". Prego con grande intensità che questi „segni“ siano rinnovati nella Chiesa. 


Era assolutamente chiaro che la Germania cedesse, anche se avevo sperato un po’ sulla lentezza del cancelliere, sui carri armati „Leopardo 2“ - è la logica conseguenza della „standing Ovation“ nel parlamento all’inizio della guerra Con gli invii dei carri armati, Leopard 2 e Abrams (USA), de facto Germania e USA sono in guerra contro la Russia. . Dio mio, Dio mio perché ci hai abbandonato?


PS „Ignorando i sondaggi tedeschi e il rischio di escalation, gli Stati Uniti hanno convinto la Germania a inviare carri armati Leopard in Ucraina. Si tratta di una vittoria per quello che il fondatore di Stratfor George Friedman ha descritto nel 2015 come "interesse primordiale" degli Stati Uniti: recidere "le relazioni tra Germania e Russia““ (Aaron Maté).


"Una cosa è ritrovarsi tra credenti, altra è dialogare con chi ha tutt’altre convinzioni. La secolarizzazione sfida nei suoi stili di vita, nei suoi modelli, nelle sue concezioni del mondo" (Massimo Borghesi, Il Sussidiario) - ecco la mia esperienza espressa sinteticamente, qui in una delle zone più secolarizzate del mondo. 


L’operazione editoriale dell’intervista della vaticanista Franca Giansoldati con il cardinal Müller è davvero scandalosa e cerco di spiegarne i motivi. Ieri ho parlato della volgarità del gossip del cardinale, oggi vorrei scrivere qualche riga sul suo commento alla „Praedicate Evangelium“, la costituzione apostolica che riguarda la riforma della curia romana e che è stata pubblicato il 19.3.22, giorno di san Giuseppe. Non faccio parte dei „bergogliani“ ed ho imparato dal mio maestro Balthasar che è il papato che deve essere integrato nella Chiesa universale e non viceversa (cosa che dice anche il cardinal Müller). In questo capitolo ci sono affermazioni che hanno dell’incredibile: il papa tiranno avrebbe fatto dimettere un vescovo che aveva delle opinioni diverse dalle sue sul tema Covid (se dice una cosa del genere, deve dire anche nome e cognome oppure taccia). Ma non solo per questo caso, la figura che ha il cardinal Müller del pontefice è quella di tiranno pseudo democratico che riduce la Chiesa in un ONG e che non capisce la spiritualità del collegio cardinalizio. Se ciò che dice è vero, dovrebbe avere il coraggio di chiedere le dimissioni del Papa, io chiedo nel frattempo le sue dimissioni e che lasci l’appartamento vaticano di lusso, in qui concede queste interviste. Lui non attacca solo lo stile di governo del Papa con una spudoratezza incredibile, ma lo presenta come uno che ha tradito il suo compito di custode della fede. Come uno poi possa essere il custode della fede senza avere il Vangelo come priorità è un mistero di alta teologia a me sconosciuto. Che poi non ci sia un’opposizione vaticana, con assenso del papa „in forma specifica“, al cammino sinodale in Germania, è semplicemente una fake new. Ubi Petrus, ibi ecclesia. Ubi ecclesia vita aeterna. VSSvpM! 


Abba nostro...



(Notte) Ascoltando le variazioni su un tema Rococò di Pjotr Iljitsch Tschaikowsky, con Mstislav Rostropovich e Herbert von Karajan, rifletto sulla pagina del diario di Etty del 1.7.42. Non riesco ad avvicinarmi alle frasi di Rilke con l’entusiasmo di Etty, ma quelle di lei mi colpiscono fino in fondo. Il disastro di Auschwitz si avvicinava per lei e per noi? „Le voci che corrono sono più distruttive dei fatti“, perché sembra che „la strage sia al colmo“. Annalena Baerbock, il ministro degli esteri tedesco, parla con una disinvoltura di guerra alla Russia da far spavento, tutto è sconcertante; siamo davvero poco prima del disastro? Abbiamo avuto gli scrutini tutto il pomeriggio e i miei colleghi (a parte mia moglie) li hanno affrontati come se tutto fosse normale (o le tensioni latenti avevano a che fare con una percezione perlomeno incosciente della drammaticità del momento?); è incredibile come un insegnante sia capace di astrarre dalla storia, sia di quella dei ragazzi a cui danno i voti, sia dalla storia in generale. Se temessero ciò che io temo sarebbero del tutto in panico, ma che io non lo sia non è merito mio. Loro fanno tanto nella scuola, forse anche più di me, ma non hanno uno sguardo che tenga conto di tutta la realtà. Io non li odio, piuttosto ho paura di loro: saranno capaci ad accettare la mia alterità? Ho tanta fiducia nel mantello di Maria, che mi e ci ha sempre protetto. Anche in una giornata di scrutini è in gioco la fratellanza tra i popoli, come nel sogno di Etty, nell’amicizia tra un soldato tedesco e lei: „ci siamo detti d’accordo sul fatto che ci saremmo dovuti affratellare“ ed ognuno ha le sua tipicità: i tedeschi le loro ed io le mie. Come Etty non ho paura, ma sono irrequieto e chiedo al Signore: „Ti prego, rendimi un po’ più semplice“. Anch’io credo in Dio, „anche se i pidocchi mi avranno divorato in Polonia“, scriveva lei, anche se forse fra un poco l’aria non potrà più essere respirata, senza ammalarsi, per via delle bombe atomiche. Credo ancora in un miracolo. Ad un certo punto il soldato nel sogno le dice che vuole „avere una relazione completa“ con lei, ma lei gli risponde: „Pensi che un contatto fisico possa aggiungere qualcosa alla relazione ultra-spirituale (…) che stiamo vivendo?“ Chiedere a Dio la semplicità significa anche chiedergli che la fisicità non sia autonoma, ma integrata nello spirito, cosa che per non è così facile. Comunque sia è bello il modo con cui Etty guarda il gelsomino; ho cercato una sua immagine in google, ma ovviamente non è come vederlo „fisicamente“. Nel frattempo Rostropovich e Karajan interpretano il concerto per violoncello in B minore, Op.104, B.191 di Antonín Leopold Dvořák. 


(24.1.23) Con la lettera del cardinal Parolin al presidente della conferenza episcopale tedesca Georg Bätzing (16.1.23) Roma ripete con chiarezza ciò che aveva già detto fin dall’inizio del cammino sinodale tedesco con una lettera del Papa sul tema e che ultimamente avevano ripetuto i cardinali Ladaria e Ouellet. La meta prima ed ultima della Chiesa è annunciare il Vangelo e la struttura gerarchica ed episcopale non è superabile da alcuna commissione sinodale (né in un senso legale né in uno morale). Bastano il battesimo e la cresima per pensare in prima persona ed io stesso cerco in questo diario di non essere servile o pauroso, quasi che ci fosse un censore dietro l’angolo che mi dica cosa devo pensare e cosa non devo pensare, ma l’atteggiamento di un „figlio“ di SPN ed in genere l’atteggiamento di figlio e non di padre della chiesa (Peguy) non è la propria persona, neppure il „proprio“ cammino al vero come esperienza. Certo il cammino al vero è un’esperienza, ma quella di Cristo, non la mia.  Balthasar si esprime anche su questo punto con la sua solita chiarezza: „chi crede autenticamente, cioè che si identifica con l’atteggiamento di fede, in forza della natura della cosa stessa, non accentuerà i momenti dell’esperienza versus quelli della fede: fede come atteggiamento è dar via la propria esperienza nell’esperienza di Cristo“ (Analogia-Servais, 129). E Gesù stesso dice con chiarezza: „Ecco mia madre e i miei fratelli! Perchè chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre“ (cfr. Mc 3, 31-34). Forse sarà necessario tenere più conto della dimensione psicologica di quanto sia disposto di fare Balthasar, che comunque nella sua gioventù ha avuto un rapporto di amicizia con un grande psicologo, ma rimane il fatto che il vero atteggiamento di fede, è quello espresso dal „Suscipe“: 


„Tomad, Señor, y recibid toda mi libertad, mi memoria, mi entendimiento y toda mi voluntad, todo mi haber y mi poseer; Vos me lo distes, a Vos, Señor, lo torno; todo es vuestro, disponed a toda vuestra voluntad; dadme vuestro amor y gracia, que ésta me basta“ .


L’atteggiamento di battaglia del vescovo Bätzing gli darà l’onore qui in Germania, l’onore di certe persone e lobby, ma non è un servizio alla Chiesa, che si fonda sul „sacrificio una volta per tutte“ di Cristo (Eb 10,1-10). Certo non è del tutto chiaro se davvero nel nostro cuore è superata la dimensione della „legge“, che „ricorda i peccati“, ma dobbiamo fidarci di Cristo e del suo vicario, il vescovo di Roma: la misericordia (che non è una questione di „pastorale aromatica“) e non la gnosi o la lotta sinodale permettono di superare i nostri peccati, come chiesa e come singoli.


A me piace un politico come Seneca Scott che si candida per diventare sindaco in Oakland. A lui non interessa per la sua persona la definizione di „afro-americano“: è nero ed è orgoglioso di essere tale, ma non nega i dati, per esempio che oggi negli USA il 50% dei crimini viene compiuto da neri, anche se sono solo il 15% della popolazione. Politicamente si definisce come uno che cerca soluzioni post-partitiche. Mi piace che parla con la gente, come vicino di casa, per trovare soluzioni: per esempio alla crescita del 24 % dei senza tetto, per la questione della droga, che si espande in modo particolare in questi camp dei senza tetto. Ovviamente sarebbe bello se non ci fosse solo una soluzione politica, ma anche un padre Pepe dell’Oakland. Ritengo infine che sia giusto, nella situazione in cui vive, aumentare i poliziotti e dare loro una prospettiva di vita sensata… 


Nella versione di oggi Banfi riassume abbastanza precisamente le questione che sono in gioco oggi e che commento brevemente in parentesi {…}: „Nel primo Angelus dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ormai quasi un anno fa, papa Francesco citò la Costituzione italiana, che “ripudia la guerra”. Ieri il cardinal Matteo Zuppi, presidente dei Vescovi, è tornato a invocare la pace, ricordando proprio i principi costituzionali del nostro Paese. Dopo 12 mesi di morti e distruzioni, tocca alla Chiesa cattolica chiedere la fine delle ostilità. Lo ha fatto in un momento drammatico, un “bivio” lo ha chiamato ieri il direttore di Limes Lucio Caracciolo: fra una guerra sempre più mondiale e una trattativa di cui non si vede ancora l’inizio {Ho condiviso ieri l’articolo completo nella mia bacheca in Facebook}. Dopo il vertice di Ramstein, in Occidente si discute sulla fornitura di tank tedeschi chiesta da Kiev e per ora non concessa da Berlino {Il che non vuol dire che non ci siano concessioni da Berlino: „la Bundeswehr ha iniziato a trasferire dalla Germania alla Polonia i primi due dei tre squadroni di missili antiaerei Patriot promessi“ (MZ)}. Per Mosca sarebbe un ingresso di fatto della Nato nel conflitto, che lo trasformerebbe in “mondiale”. Per Kiev invece è l’aiuto militare indispensabile alla resistenza ucraina. Secondo la cruda analisi di Domenico Quirico sulla Stampa di oggi, “il rischio per Zelensky è di cominciare a credere al copione che finora ha recitato, di persistere, come accade al protagonista dell’Enrico IV {Shakespeare}, nella parte che ha recitato, anche se sa che è finzione, non corrisponde più alla realtà”. Il presidente ucraino, secondo Quirico, non capirebbe che è “arrivato il tempo del secondo atto”. In realtà la discussione è aperta: in molti a Washington e nelle capitali europee (e non solo nella guerrafondaia Londra) pensano che sia arrivato il momento dell’attacco finale alla Russia {In vero chi pensa così è un guerrafondaio e questo non solo a Londra}. Altri ritengono che il disegno di una controffensiva fino alla caduta di Vladimir Putin sia velleitario e pericoloso. In termini strategico militari, la primavera è domani. Intanto il Consiglio dei ministri degli Esteri europei ha autorizzato una tranche da 500 milioni di euro per l’Ucraina“ {I numeri non mentono ha detto con ragione Seneca Scott: i 500 milioni di Euro sono la dimostrazione che l’Europa stessa, che ho sempre difeso in questi decenni, è diventata guerrafondaia}. 

L’UE appoggia le grandi aziende agricole, quindi suppongo che per i miei amici contadini in Koßweda, con una piccola azienda agricola famigliare, non vi sia alcun appoggio. Penseranno che l’UE agisce con la stessa logica con cui agiva la DDR. 

Ho letto l’introduzione di Franca Giansoldati alla sua intervista al cardinal Müller: capisco che ci si debba ascoltare a vicenda, ma è vero che sulla questione di „Amor laetitia“, che è davvero liberante, non ci sia quasi possibilità di ascolto tra le parti contrastanti e poi la confusione di livelli (biografia, missione ecclesiale) è davvero „adolescenziale“.  Per quanto riguarda la questione cristiana sul matrimonio bisogna rimanere semplici: esso è indissolubile, perché e se Dio ha unito, e ciò che Dio ha unito l’uomo non lo può dividere. Ma vi sono tanti „matrimoni“ che Dio non ha per nulla unito è dove è necessario „un grand divorzio“. È Gesù stesso prende in considerazione la „limitazione“: „a parte nel caso di concubinato“ (Mt 19, 9). Poi devo dire che, per quanto riguarda la questione dell’essere tedesco del cardinal Müller, di cui io avevo tradotto tanti anni fa un corso di cristologia: anch’io sono „tedesco“ in un certo senso. Vivo da 32 anni in Germania e da 21 anni in Sassonia-Anhalt, dove c’è un numero altissimo di matrimoni falliti e in questa situazione devo annunciare la buona novella che Dio è amore e che merita il nostro amore, come lo merita il prossimo. Bene non tenere conto di fatti storici di questa misura, mentre l’“Amoris laetitia“ ne tiene conto, è del tutto mancanza di responsabilità, di quella responsabilità che ha portato Abramo a difendere addirittura una città come Sodoma!   VSSvpM! 

Ho tenuto un ora di lezione su „spazio, tempo e Dio“ nell’ottava classe (14 anni) insistendo sull’analogia; forse il messaggio è arrivato a qualcuno. 


Abba nostro…


(Dopo la traduzione di Ulrich) Ovviamente non credo di aver su tutti i temi che si discutono oggi sulla Chiesa il più vero tra i giudizi, ma di alcune poche cose sono certo: una conoscenza che non si lasci giudicare dall’amore gratuito non è vera conoscenza; una cattolicità senza Pietro è protestantesimo. 


(Sera) Gigi, carissimo, io non so proprio nulla: ho cercato in questi 11 mesi di interpretare quello che stava succedendo dicendo chiaramente le fonti che usavo; per lo più sono stato offeso, amici non mi hanno più parlato, perché in vero "pacificare le parti" non è possibile, neppure sul piccolo teatro del mondo della nostra vita. Don Carrón ci aveva insegnato una cosa importante: non rapportarsi all'altro, volendo sempre avere ragione. E questo lo facciamo in continuazione. O dici esattamente quello che l'altro si aspetta che tu dici o sei fuori, sei fottuto, scemo, ignorante, incapace di capire il reale. Se ogni persona avesse l'umiltà di dire: bene, questa è la mia narrazione, quella che credo verosimile ed un altro forse ne ha un'altra, ma alla fine possiamo berci un bicchiere di vino insieme. Invece noi sentiamo solo una reciproco nausea e quando cerchi il dialogo esso non viene. Questo non è possibile nel piccolo teatro del mondo, figurati in quello grande, con attori come Putin e Zelensky, che hanno a priori sempre ragione...Tuo, r


Anch’io non riesco a resistere al cento per cento a fare del „gossip“, come nelle cose che ho scritto qui sopra ad un amico. Comunque il gossip del Cardinal Müller è insopportabile, anche se fosse tutto vero quello che dice sulla „cerchia magica“ intorno al Papa. Lui non mette nudo se stesso, come cerco di fare in questo diario con la mia persona, lui denuda l’anima del Papa e questo è imperdonabile. È talmente volgare che non so cosa dire. Mentre grande stile è stare se stessi nudi davanti alla gente, come dice Etty di Spier (cfr. 29.6.42). Poi Etty in questa pagina tocca un grande tema: „Dio non è responsabile verso di noi, siamo noi ad esserlo verso di lui…Le ultime notizie dicono che tutti gli ebrei saranno deportati dall’Olanda in Polonia…Se rimarremmo vivi, queste saranno altrettante ferite che dovremmo portarci dentro per sempre. Eppure non riesco a trovare insensata la vita. E Dio non è nemmeno responsabile verso di noi per le assurdità che noi stessi commettiamo: i responsabili siamo noi! Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. So tutto quanto e non mi preoccupo più per le notizie future: in modo o nell’altro so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e piena di significato. Ogni minuto“ (Etty, 29.6.42). Etty, santa subito! Noi non siamo mai stati così vicini al pericolo mortale, come lei ai campi di concentramento, ma lei trova la vita bella! E noi? Compito per tutti: telefonate agli amici e dite loro che la vita è bella, ditelo alla vostra moglie, ai vostri figli! La vita è dono d’amore gratuito! 


(23.1.23) L’accusa che viene fatta dagli scribi (gli scribi erano una classe di uomini esperti in tutto ciò che riguardava la trasmissione dei testi e delle tradizioni religiose di Israele) a Gesù è gravissima: è posseduto dal diavolo (cfr. Mc 3,22-30). „In verità vi dico: tutto sarà perdonato ai figli dell’uomo, i peccati ed anche tutte le bestemmie che diranno; ma a chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno“. Chi confonde lo Spirito con cui agisce Gesù con quello del diavolo, chi confonde chi è più forte con chi è più debole (cfr. 3, 27) sarà dannato. Quindi la speranza più grande per il cristiano e che nessuno lo faccia fino in fondo: insomma che il peccato contro lo Spirito Santo sia in qualche modo bloccato; per questo motivo, per la „speranza per tutti“, sarà necessario pregare spesso la giaculatoria che ha insegnato don Giussani ai suoi: veni Sancte Spiritus, veni per Mariam (VSSvpM)! Gesù si prende il tempo necessario per spiegare agli scribi che non è per nulla possibile quello che loro dicono ed anche ciò che dice la sua famiglia: „è fuori di sé“. Gli esempi riguardano l’unità in un regno, in una famiglia…Per quanto riguarda la lettera agli Ebrei (9,15.24-28): il sacerdozio della Chiesa cattolica non nega il sacerdozio di tutto il popolo di Dio (Lutero), ma la struttura gerarchica della Chiesa non passerà, per lo meno non passerà fino al ritorno definitivo di Cristo. Chi mette in dubbio questo non è più cattolico e mette in crisi in modo definitivo anche il dialogo ecumenico, che è approfondimento dell’identità di ognuno e non sua distruzione. Questo vale anche dopo la tragedia della pedofilia. Il cuore del sacerdozio della gerarchia cattolica“ è il sacerdozio di Cristo stesso: „una sola volta, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso“, mettiamoci alla sequela di questo „sacrificio“. Come? Ricordandoci che lo stato d’animo del cristiano è quello dell’espropriazione (Balthasar, Antologia-Servais, 128-129), quello della sequela ontologica dell’exinanitio, in cui il dono dell’essere come dono d’amore gratuito è più decisiva (sovraessenziale) di ogni nostra riflessione (Ulrich). Questa espropriazione di sé, non significa essere „fuori di sé“, ma cercare in ogni momento della nostra vita di diventare sempre meno „biografia“ e sempre più „compito“ (missione). La psicologia non smette di giocare un ruolo come ho imparato in dialogo con Etty Hillesum, ma se lo chiediamo allora Dio ci può sollevare, può sollevare il nostro intimo in una sfera a cui non siamo abituati e che non conosciamo… VSSvpM! 


Caro B., grazie per il tuo richiamo a Giovanni XXIII e a Kant. Presumibilmente il progetto di Kant è fallito, anche se l'intenzione era molto buona: "Nella forma di un trattato di pace, Kant applica la sua filosofia morale alla politica per rispondere alla domanda se e come sia possibile una pace duratura tra gli Stati. Ciò richiede l'adesione a „massime“ guidate dalla ragione e sviluppate a partire da concetti di base. Per Kant, la pace non è uno stato naturale tra le persone; deve quindi essere stabilita e garantita. Kant dichiara che il raggiungimento della pace è una questione di politica, che deve subordinare altri interessi all'idea cosmopolita di un sistema di diritto universalmente valido; perché, come dice in appendice: "Il diritto degli uomini deve essere tenuto sacro, al potere dominante può costare un sacrificio anche grande". (Kant in Wikipedia); e il fallimento ha a che fare proprio con la convinzione che gli Stati aderiranno a „massime“ come quelle di Giovanni XXIII (verità, giustizia, amore, libertà); non lo faranno, e interpreteranno queste massime come gli pare. Che qualcuno aderisca all'imperativo categorico di generalizzare le proprie azioni è utopico. Eppure quello che scriveva Papa Giovanni XXIII (11.4.63) e la sua ultima intenzione (la mediazione tra gli imperialismi) sono ciò che Papa Francesco chiama le necessità di una "profezia di pace". "Non possiamo permetterci di essere assuefatti alla guerra, non possiamo rassegnarci al fatto che le spese militari abbiano raggiunto un livello record nel bel mezzo di una crisi economica innescata dalla pandemia", afferma l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, rinnovando l'appello incessante della Chiesa a fare tutto il possibile per affermare la "profezia per la pace", mentre si avvicina il tragico anniversario dell'inizio del conflitto in Ucraina. 

Grazie per l'impulso! Roberto 


Il modo di pensare della Chiesa cattolica a riguardo di una filosofia del diritto assomiglia molto (uso lo schema di Christoph Menke, „Kritik der Rechte“, 2018) a quello di Atene: il diritto ha una funzione pedagogica, basato sul concetto di natura dell’uomo e quindi le norme non servono solo per punire, ma per educare. Roma ha delegato la funzione educativa alla filosofia, E il diritto si limita a punire chi non si conforma alla legge. Londra, cioè il sistema di diritto liberale non ha una verità da difendere, non crede che ci sia un diritto naturale e limita la coercizione al suo unico Dio: la volontà del singolo, che è per l’appunto divina, ma deve conciliarsi con le altre volontà singole. Punito viene chi mette in crisi il sistema di equilibrio liberale, perché vuole mettere la propria volontà contro quella degli altri. Stando così le cose ho pensato nel passato ed in modo  particolare quando scrissi un articolo su questo tema ne „Il Sussidiario“ che insistere su valori non negoziabili significa solamente innestare una guerra civile spirituale che non aiuta nessuno; quindi sarebbe meglio, nell’ambito di ciò che permette lo stato di diritto, raggiungere mete più realistiche. Ma ovviamente si potrebbe obbiettare: come mai insisti così tanto sulla profezia della pace e meno sulla dichiarazione dell’aborto come un crimine? Entrambi i temi sono attuali: nelle cliniche dell’Occidente democratico vengono uccisi milioni di bambini non ancora nati e che non possono difendersi e nei campi di battaglia vengono uccisi tantissimi giovani. Se penso al mio dialogo interiore con i „marxisti“ Katie Halper  e Aaron Maté loro criticano giustamente la „proxy war“ in Ucraina, ma ritengono l’aborto un diritto. Interiormente non concedo nulla su questo punto, ma non voglio neppure mettere in discussione il dialogo interiore fecondo che ho con loro  sulla questione della guerra, tanto più che nella questione dell’aborto, che è un crimine, è in gioco meno la volontà di potenza del singolo, ma piuttosto tante situazioni drammatiche che hanno bisogno di un discernimento molto fine. La volontà di potenza di una proxy war ha bisogno di meno discernimento: chi usa la logica di Cappuccetto rosso mette in crisi il pianeta. Comunque chi prende sul serio la differenza tra cose e persone e chi prende sul serio la „non violenza“ dovrà prima o poi dire un no ad entrambe le cose: l’aborto e la guerra. Non ritengo comunque che si possa educare gli uomini a questo no con dei decreti di legge, perché la legge non crea il reale, anche se serve per evitare decisioni arbitrarie. Credo che la testimonianza al vero passi attraverso un „disarmo del proprio cuore“. Menke critica la sovra accentuazione dei diritti dei singoli del liberalismo, ma non la fa mettendo in questione lo stato di diritto, ma ritenendo che il discorso filosofico marxista debba ricuperare quel desiderio politico riformatorio per il popolo e per i popoli che nella lotta individualistica per i diritti va perso. 


Il servizio fotografico su san Pietro di Bruno Brunelli ((www.flickr.com/photos/brunello2412/albums/72177720305427462)

 in cui si vedono immagini bellissime del Cupolone, dell’interno della Basilica, della Cappella Sistina…sono un modo „visivo“ di ricordare il primato dell’amore che la Chiesa di Roma ha su tutte le altre chiese (Sant’Ignazio di Antiochia), dovuta alla presenza della tomba di Pietro, a cui Gesù chiese del suo amore e confermò nel suo compito ecclesiale: „Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?…Pasci i miei agnelli…“ (Gv 21, 15-17). Qualche scienziato, in vero pochi, della letteratura romana e dell’archeologia, mettono in dubbio che si tratti della tomba di Pietro, ma direi piuttosto nel senso che non si possa dimostrare che sia proprio la sua, ma in vero la visita degli scavi archeologici sotto la Basilica e il sapere della tradizione dicono qualcosa che non è solo verosimile, ma teologicamente indiscutibile…chi va a San Pietro va in pellegrinaggio alla tomba di Simone, che Gesù ha chiamato Pietro: „E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa“ (Mt 16,18). Che Gesù continui a correggere anche Pietro (cfr. Mt 16,23), non cambia nemmeno di un millimetro il compito donato al primo tra gli apostoli! Grazie, Bruno! 


Abba nostro…


(Sera) La tenerezza ed intimità di immagine della „Schöne Müllerin“ di Franz Schubert e Wilhelm Müller, che io conoscevo solo nell’interpretazione di Dietrich Fischer-Dieskau und Gerhard Moore, e che oggi, tornando da Erfurt, ho ascoltato in quella di Andrè Schuen e Daniel Heide (2021), non sanno fermare e/o canalizzare la „libido“, che di fatto fa si che la bella mugnaia si decida per il cacciatore e non per il mugnaio, che ha seguito il richiamo del ruscello, che sa ascoltare il cantico degli uccelli e il cui cuore è così pieno d’amore, che alcuna parola ed alcun suono sono capace di contenerlo. Io vedo, in genere, che il lavoro dello spirito non ferma neppure in una persona anziana, come me (più anziana di me non lo so) la libido, che cerca di esprimersi; ora è possibile che un uomo per discrezione e per rispetto del peso della menopausa non forzi la propria moglie a soddisfare questa richiesta della libido; un anziano, anche se volesse - io non lo voglio - avere un rapporto extra matrimoniale avrebbe difficoltà a trovarlo e comunque quello di cui ha bisogno non è ciò che la libido provoca in uomini e donne giovani o più giovani; le immagine della nostra società trasparente e pornografica possono dare un certo sollievo, ma di fatto alla fine sono noiose e troppo esplicite. Troppo basse, per parlare con Etty. Che può fare per un cristiano se non  pregare, con una certa serietà, il „suscipe“ - prendi anche la libido o per lo meno fai si che non sia del tutto determinante su quel cammino al vero che è la nostra, la mia esperienza. PS Grazie a Dio che la mia „schöne Müllerin“ si è fidata della mia promessa di fedeltà. 


Il cammino al vero che è la nostra esperienza non è autentico se sovra accentua la dimensione escatologica dell’essere, ma se accetta il cammino dell’exinanitio, del movimento di finitizzazione dell’essere, se è obbediente al senso necessario dell’essere, che non è né la realtà pura né l’idealità pura, ma la bontà, cioè la gratuità che è „semplice e completa“ già ora e non in un futuro eschaton o in un primordiale passato. La filosofia dell’essere come amore non è né tradizionalisticamente legata a ciò che è stato né escatologicamente in ciò che sarà. Il dono dell’essere è semplice e completo, anche se non è sussistente; il medesimo uso di essere e „nulla“ ci offre un metodo per camminare nel cammino al vero senza trionfalistici sogni sussistenti del potere, senza riduzioni tradizionaliste o anticipazioni escatologiche. In mano non ha nulla, se non la gratuità di un gesto. Il dono di una rosa per amore! VSSvpM! 


(22.1.23) Alla domanda se volesse fare un brindisi al papato, il santo inglese John Henry Newman rispose che dapprima avrebbe fatto piuttosto un brindisi alla coscienza. Perché il papato o qualsiasi altra autorità, senza la coscienza, senza un lavoro con la propria coscienza non può fare proprio nulla. E questo lavoro di coscienza è talmente libero che può, con una certa „abitudine“, mettere in luce una legge più interiore di quella proposta dall’autorità. Una coscienza, però, che si prende sul serio può prendere anche sul serio un’autorità che non ripete solo ciò che essa vuole, ciò che essa prima facie vuole. Detto questo il santo inglese Newman non ritiene che la coscienza sia infallibile, tanto meno lo è se si chiude in una sua presunta autonomia, che per lo più senza saperlo o addirittura sapendolo, bisognerà discernerne l’onestà che essa ha o non ha con se stessa, è influenzata dai propri ormoni (questi di per sé non sono male, come non lo è di per sé neppure la libido) e dal mainstream. Quindi Balthasar dice giustamente che la coscienza ha il dovere di confrontarsi e di correggersi in forza di „norme oggettive del bene e del male“ (cfr. Antologia-Servais,  127-128); quelle „norme oggettive del bene e del male“ che il liberalismo nega ci siano, ma che sono il criterio, per lo meno, implicito, di ogni nostra azione e di ogni azione dei grandi con cui mi confronto, come Etty Hillesum. Senza questo confronto con una norma sovra personale la coscienza si chiude in se stessa e diventa una coscienza che legittima il suo errore.  Così come una riflessione ontologica che non tenga conto della dimensione della „sovraessenzialità“ del dono dell’essere, si riduce solamente ad essere una registrazione del dominio delle res, che per  l’appunto non sono più doni, ma „fatti bruti“. Noi tutti dobbiamo continuamente fare un lavoro di discernimento, di scelta e noi tutti siamo tentati, nel senso sia che veniamo condotti in tentazione, non da Dio, ma piuttosto da ciò che chiamerei la dittatura dell’immediatezza, che si fida solo di ciò che sente immediatamente, senza accorgersi che questa pseudo immediatezza, è dominata da „potentati“ (lobby di potere…). Ma noi tutti dobbiamo anche tentare di distinguere cosa è male, cosa è bene e cosa sia indifferente - con grande probabilità non c’è nessun criterio morale che dica che mangiare „spaghetti alla carbonara“ sia meglio che mangiare un „risotto ai funghi“, al massimo dovremmo stare attenti a questioni di salute e di convivenza con gli altri, per cui non è giusto che si mangi solo ciò che piace ad una certa persona. Perché Dio lascia che ci siano delle „tentazioni“ anche dopo una confessione sincera ed in genere dopo il battesimo? Perché nel cammino al vero che è la nostra esperienza possiamo davvero fare dei progressi solamente se siamo ancora liberi, perché non ci illudiamo che visto che abbiamo letto qualche libro di teologia o filosofia, allora siamo già arrivati alla meta. Perché Dio permette che nella sequela di suo figlio non ci sarà risparmia l’esperienza della sofferenza? Perché sebbene la meta dell’esistenza sia la „sorpresa di gioia“, che consiste nel lodare, adorare e servire il Dio che è allo stesso tempo „totalmente altro“ e „non altro“, il metodo per giungere alla che non è stato risparmiato neppure al Figlio, è la salita sulla croce e la discesa all’inferno. Non si risorge se non si è prima morti! Il dono gratuito dell’essere, il dono dell’essere come amore, in cui tutto ciò accade: la nostra tentazione, i nostri tentativi, il nostro cammino al vero, dovrà ricordarci che l’essere preparati al „peggio“, accade sempre in quel „meglio“, che è il dono della vita, il dono gratuito dell’essere, nell’unità del vivere e morire che è la nostra „esperienza“. 

Il modo pseudo neutrale con cui „katholisch.de" riporta la nuova accusa contro il cardinal Marc Ouellet, che tra l’altro non appartiene più alla „Society of Priests of Saint Sulpicei“, ma è un membro di un’altra comunità, che ha scelto dopo un lungo lavoro di discernimento e per obbedienza, è un ulteriore prova con cui questo giornale online dei vescovi tedeschi non abbia alcuna autonomia nei confronti del pensiero unico oggi dominante. Ora, per parlare in modo del tutto chiaro: conosco il cardinal Ouellet, ma non sono in senso stretto un suo amico, anche se la decisione di venire qui in Sassonia-Anhalt è stata presa dopo un dialogo con Ulrich (lungo) e con lui (breve); comunque in questi anni ci siamo scritti qualche volta, per mia iniziativa. Dico questo perché non si dica anche di me quello che si dice del Padre Servais SJ a cui il papa ha affidato una pre-indagine sul caso: egli sarebbe un amico del cardinale con nessuna competenza giuridica, etc. Bene anch’io non ho alcuna competenza giuridica e non conosco i documenti di cui si parla e a differenza di padre Servais non ho neppure una competenza psicologica. Sono solo un lettore attento dei giornali ed ovviamente non mi sono dimenticato del fatto che il cardinal Ouellet ha fatto delle obiezioni al cammino sinodale tedesco, obiezioni molto competenti, che sono state riportati qui in Germania in modo del tutto incompetente, come quasi tutto ciò che si scrive sul Vaticano. Non mi sono neppure dimenticato che in vero il Vaticano e pure il papa hanno concesso forse alle accuse contro il cardinale australiano George Pell troppo credito, così che quest’ultimo passo più di 400 giorni, innocente, in carcere. Che quindi il Papa stia attento alle accuse contro i suoi uomini mi sembra una cosa giusta e che il Papa non abbia alcun interesse a giustificare la pedofilia o altri casi di abuso sessuale lo sanno tutte le persone oneste e le insinuazioni, nel manto della neutralità, del giornale digitale dei vescovi tedeschi mi danno solo il vomito, tanto per esprimermi in modo non neutrale, ma legittimo in un diario. 

Abba nostro…

(Pomeriggio dopo l’Angelus) Konstanze ed io ascoltiamo con grande regolarità l’Angelus di Papa Francesco, come si ascoltano le parole di un „padre“ o di un buon amico, più saggio di noi. Quello che lui dice spesso corrisponde a ciò che abbiamo imparato da Ferdinand Ulrich: oggi per esempio, il lasciare dietro di sé, un abitudine, un pensiero per seguire Gesù. Gesù lo si segue per attrazione, per un incontro, ma prima o poi ci chiede di lasciare qualcosa di sostanziale per seguire lui. Quello che desidero leggendo ciò che si scrive nei giornali, è il lasciarci dietro alle spalle il chiacchiericcio, anche il chiacchiericcio sul chiacchiericcio. Sarebbe bello se tutti, bergogliani ed anti-bergogliani, smettessero di chiacchierare. Anch’io non voglio chiacchierare, ma invitare ad un dialogo sincero, anche tra posizioni teologicamente e pastoralmente diverse, impariamo ad ascoltarci davvero. 

Sulla profezia della pace riprendo due notizie riportate da Banfi nella versione domenicale odierna, che rimanda a fonti precise. 1) «Non possiamo permetterci una assuefazione alla guerra, non possiamo rassegnarci al fatto che le spese militari abbiano raggiunto il loro record nel pieno di una crisi economica generata dalla pandemia». L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, rinnova all’approssimarsi della tragica ricorrenza di un anno dall’inizio del conflitto ucraino l’incessante appello della Chiesa a fare di tutto perché si affermi “La profezia per la Pace”. 2) „Nella sostanza il vertice della Nato di Ramstein non è stato quella passerella compatta degli alleati europei che qualcuno aveva previsto. La Germania di Olaf Scholz, con l’appoggio discreto della Francia secondo alcuni analisti, ha frenato sui tank, che Kiev ha chiesto da giorni. Il New York Times ha anche ipotizzato che la mossa tedesca non fosse del tutto inaspettata a Washington, dove sia al Pentagono che alla Casa Bianca molti sono convinti che l’escalation di forniture militari all’esercito di Zelensky sia un errore“ (Banfi). Purtroppo, anche se sono contento per il rallentamento del cancelliere, non credo che la Germania, che sta spendendo tantissimi soldi nelle spesi militari, stia dando davvero un contributo alla profezia della pace, anche se le reazioni dure di Kiev lo darebbero a pensare. Vediamo!  

Dalla redazione di „Useful idiots“ riportiamo un breve accenno alla loro ultima intervista, che svela ancora una volta la crisi della democrazia negli USA, un tema questo su cui ho letto anche tantissimo in Greenwald, che per i suoi utenti pagati offre anche un resoconto scritto utilissimo per uno straniero come me della sua trasmissione nella piattaforma Rumble: „Dopo che l'agente della CIA John Kiriakou ha denunciato le torture degli Stati Uniti, nessuno della CIA è stato arrestato per i suoi crimini. Tranne, ovviamente, John Kiriakou. John è diventato il sesto informatore incriminato dall'amministrazione Obama ai sensi della legge sullo spionaggio. Ha scontato 23 mesi di carcere come punizione per la sua opposizione al programma di tortura dell'amministrazione Bush. Questa settimana, si unisce a „Idioti Utili“ per parlare (liberamente questa volta) della tortura e dei crimini di guerra del governo degli Stati Uniti, dello scopo disgustoso di Guantanamo Bay e dei suoi continui crimini contro l’umanità…“.

„Durante il blocco, 🇦🇿cut ha interrotto la fornitura di gas 4 volte: il 13 dicembre (per 3 giorni), il 17 gennaio (per 1 giorno), il 18 gennaio (per 3 giorni) e il 21 gennaio. Il Rapporto sulle violazioni dei diritti della popolazione dell'Artsakh derivanti dall'interruzione deliberata delle infrastrutture critiche sarà pubblicato a breve“ (Gegham Stepanyan,Human Rights Ombudsman of Artsakh, 21.1.23).



(Notte) Cosa significa dire che ci sono dei temi non negoziabili nella moralità? Ed è possibile pensare una moralità, senza riferimento all’ontologia? Si tratta di temi a cui un cristiano non può rinunciare, senza smettere di essere cristiano? Il dono dell’essere come amore, questo è il tema dell’ontologia ed è chiaro che esso „non è negoziabile“, perché solo cose arbitrarie (qui nel senso che riguardano il libero arbitrio) possono essere negoziate. È il dono dell’essere non è qualcosa di arbitrario, ma ha una struttura di necessità, che Ulrich chiama „senso necessario dell’essere“. L’uomo se vuole essere davvero tale deve „obbedire“ a questo senso necessario dell’essere. La gratuità del dono non lo rende „arbitrario“, ma necessario, cioè l’unica „cosa“ davvero necessaria. Ciò che viene donato gratuitamente da Dio non può essere ucciso, ma solo accolto; questo è il motivo per cui la vita va difesa all’inizio, alla fine e durante il suo svolgersi. Abortire, lasciare morire qualcuno nel Mediterraneo, l’eutanasia sono crimini, quindi non si può fare alcuna negoziazione. In nessuno caso posso abortire, lasciar morire qualcuno nel Mediterraneo, commettere eutanasia - ma ciò che per noi non è negoziabili è per altri qualcosa che ritengono come una possibilità di liberazione: da un bimbo non aspettato, da un migrante non voluto, da un dolore non più sopportabile. Il sistema liberale di diritto non si occupa del vero e del bene delle azioni, ma cerca solo di mediare i desideri e le posizioni dei cittadini. Per questo ho sentito come liberatorio il non insistere di Papa Francesco solo su certi temi tipicamente cattolici. Che poi essi non  siano solo cattolici, ma in vero umani ed ontologici: per esempio riguardanti la differenza tra una persona e una cosa, non interessa al liberalismo. Nella versione guerrafondaia che vediamo in atto da undici mesi il liberalismo sta mostrando il suo errore grave su tutta la linea. Ma non è che se io dico a tutti: dobbiamo ritornare ad un concetto di „natura“ e di norme oggettive da essa risultanti, che tutti mi seguono e quindi è necessario sapere dialogare con gli altri, così che attraverso la nostra testimonianza arrivino a comprendere, quando Dio lo vuole, la verità ontologica che sosteniamo. È il dialogo deve essere aperto a tutti, sia che vengano sottolineati certi valori od altri. E poi è necessario ricordarsi che una legge non crea la realtà, solo l’amore lo può. VSSvpM! 

(21.1.23) La posizione di Balthasar sulla coscienza è quella che ho imparato da Newman e Ratzinger: „quando l’uomo agisce eticamente“ deve orientarsi alla sua coscienza, cosi „che non gli è lecito compiere un’azione  sull’ eticità della quale la sua coscienza ha dubbi. Ma questa evidenza interiore della coscienza non è autonoma ed incontestabile; piuttosto deve orientarsi alle norme oggettive dell’eticità“ (cfr. Antologia-Servais, 126-127). Vi è, però, un passo antecedente, un primerear, quello che SPN chiama „coscienza originaria“, di cui si deve tenere conto e che tende al bene come una delle espressioni massime dell’essere come dono gratuito; c’è un „senso necessario dell’essere“ a cui l’uomo vuole obbedire, anche se a volte si perde per strada, ma non si perde per strada per i „sensi“, perché anche questi vogliono tendere al bene. Le norme oggettive dell’eticità sono criteri elementari di bontà, di quella bontà che è insita nel dono gratuito dell’essere. Quindi in un certo senso si capisce che la famiglia di Gesù, sentendo che quest’ultimo lavorava tanto, senza avere neppure il tempo di mangiare, si preoccupi e decida di andarlo a prendere, dicendosi che Gesù „è fuori di sé“ (Mc 3, 20-21), ma in fondo pensano così perché non sono più obbedienti al senso necessario dell’essere, che è quello della gratuità del dono; gratuità che spiega anche la differenza tra l’antico e il nuovo culto: „Nel NT non c’è riferimento al riscatto. Si insiste sul dono libero e totale di sé da parte di Cristo, per la liberazione dei peccati e la salvezza dell’umanità“ (Maggioni su Eb 9,12). Gesù non offre il sangue di animali, per riscattarci dall’impurità, ma il suo, „ottenendo così una redenzione eterna“ (cfr. Eb 9, 11-12), che è l’espressione teologica del dono gratuito dell’essere.  

Purtroppo non c’è solamente un „bonum diffusivum sui“, ma anche una volgarità diffusa, che può prendersi possesso di noi, quando non lavoriamo „spiritualmente“ - forse le giaculatorie cristiane possono essere un’offerta d’aiuto per contrastare questa volgarità diffusiva. 

Si concede ora, anche perché non è possibile negare le evidenze, che la „pandemia aggredisce le anime“ (MZ di oggi), in modo particolare si concede che essa abbia aggredito l’anima di tanti bambini e giovani. In vero io credo che la pandemia stessa, ma anche la sua gestione, abbia aggredito anche l’anima degli adulti; tra le mie conoscenze un uomo di 70 anni si è ucciso per essa. Non bisogna parlare con il dito alzato, perché ovviamente nessuno era preparato a gestire una tale virulenza, ma dobbiamo ora avere il coraggio di scoprire tutte le carte, anche nella Chiesa. E dobbiamo avere il coraggio di non prolungare la pandemia eternamente! 

Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, attesta, dopo l’incontro di Ramstein (nella foto della FAZ, riguardante questo meeting, si vedono il nuovo ministro della difesa tedesco Boris Pistorius (SPD), il generale capo dello stato maggiore americano Mark Milley e i ministri della difesa degli USA e dell’Ucraina, Lloyd Austin e Oleksii Resnikow),  che la „Germania primeggia in tantissimi ambiti“, anche se un invio dei panzer del tipo Leopardo-2 è per ora bloccato; il nuovo ministro della difesa Pistorius vuole esaminare la possibilità di un invio in modo più preciso (cominciando a contare quanti Panzer di questo tipo abbia la Germania). Berthold Kohler, nell’editoriale principale della FAZ, insiste nella posizione guerrafondaia del giornale: ci sono tanti motivi, pro e contra per l’invio dei panzer, ma solo quest’ultimi possono fermare Putin. Ovviamente, dal suo punto di vista, prende in giro anche la politica di difesa del governo, che dopo 11 mesi di guerra non sa quanti panzer del miglior tipo siano a disposizione per un „aiuto“ (sit venia verbo) all’Ucraina. 

Il problema dell’inversione del  tema del razzismo di cui ho parlato ieri in dialogo con Greenwald ha una sua dimensione tedesca: non è possibile, né onesto che la semplice affermazione che ci sia in Germania un forte problema di integrazione dei migranti ti costi immediatamente l’accusa di essere un razzista (cfr. Philip Eppelsheim nel secondo editoriale della FAZ: „Non vi è un dibattito onesto“ sul tema). Su questo ha ragione Friedrich Merz (CDU) quando rinvia al fatto che basta parlare con degli insegnanti nelle zone calde di Berlino per comprendere che abbiamo un problema di integrazione, sebbene nel mio ambito di conoscenze il fratello di David (il fidanzato di mia figlia), che è all’inizio della sua carriera di insegnante, sia contento di lavorare in uno di queste scuole calde (ma non in Berlino, in una piccola città del Baden Württemberg).  

Abba nostro…


La scuola in Droyssig 

(Primo pomeriggio, in una pausa dell’Open day - cfr. Foto in Facebook und Instagram) Il parroco è malato è quindi stasera devo di nuovo tenere la predica e il „Servizio della Parola“. Le letture sono un richiamo forte ad orientarsi alla luce, alla luce delle nazioni. Un richiamo forte ad orientarsi a Cristo! 

Is 9, [1] Il popolo che camminava nelle tenebre 

vide una grande luce; 

su coloro che abitavano in terra tenebrosa 

una luce rifulse. 


È il salmista formula l’unico desiderio che dovremmo avere: 


Sal 27, [4] Una cosa ho chiesto al Signore, 

questa sola io cerco: 

abitare nella casa del Signore 

tutti i giorni della mia vita, 

per gustare la dolcezza del Signore 

ed ammirare il suo santuario. 


Per fare questo dobbiamo evitare ogni litigio; Paolo è chiarissimo nelle sue parole e non vuole neppure esprimerle con una particolare sapienza, non vuole apparire dotto, ma semplicemente permettere alla sapienza della Croce di diventare realtà: 


1 Cor, 1, [10] Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti. 

[11] Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. [12] Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!". [13] Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 

[17] Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.


Paolo non ci invita al „pensiero unico“, ma ad una reale unità nell’essenziale (la verità è sinfonica), nella confessione elementare che Cristo è stato crocifisso per noi! Cristo sceglie alcune persone in modo particolare per annunciare il Vangelo e per guarire „tutte le malattie e tutte le sofferenze“. È un compito che dobbiamo assumere, però, tutti, ma alcuni vengono scelti nel servizio sacerdotale per annunciare il Vangelo in modo esemplare, con le parole e con la vita! 



(Notte) Il dialogo tra Michael Tracey e Glenn Greenwald (cfr. Greenwald, Should TikTok Be Banned? Plus, Updates on Brazil, Ukraine, and More, 20.1.23) è di un’importanza capitale per la „profezia della pace“. Uno degli sforzi più grandi di Ferdinand Ulrich, „Homo Abyssus“ è il discernimento tra ciò che sembra bene e ciò che è bene. La lotta contro il razzismo e la discriminazione sono cose in sé buone, solo che bisogna discernere se in certe forme di anti razzismo non si nasconda un razzismo, che non assomiglia a quello degli anni 60, ma che ha una sua forma propria odierna. L’impegno per la partecipazione delle donne al governo è in sé cosa buona, ma analizzando ciò che ha detto sulla guerra la premier finlandese, Sanna Marin (nata il 1985), tradendo tra l’altro la tradizione neutrale del suo paese, è la solita immondizia guerrafondaia che hanno raccontato gli uomini negli ultimi decenni. L’identità di donna non la rende di per se una profetessa della pace (per le affermazioni precise rimando a ciò che ha raccontato Michael Tracey nell’intervista citata). In questi undici mesi abbiamo visto una escalation della volontà di guerra, tipica di tutte le guerre, ma che ora sta mettendo davvero in ginocchio l’umanità intera, ad un livello quasi imparagonabile. Stanotte, prima del nostro open day, delle persone di destra della nostra ragione hanno deposto volantini contro gli stranieri nel nostra scuola: questo gesto è brutto, ma da esso non dipende il destino del mondo. Dalle affermazioni della FAZ (Putin può essere sconfitto solo dai carri armati), dalle affermazioni di Sanna Marin (difenderemo l’Ucraina per tutto il tempo necessario, quindi indefinitamente), dai fatti dell’amministrazione Biden che si sta coinvolgendo sempre di più, contro la volontà iniziale e contro la tradizione della guerra fredda,  in un intervento sempre più diretto contro la Russia, da tutto questo dipende davvero il destino del mondo…Buona notte!  


(20.1.23SPN non vuole che si facciano delle meditazioni astratte, per questo suggerisce una rappresentazione concreta di una delle scena del Vangelo, che meditiamo: per esempio immaginando la propria presenza alla grotta di Betlemme come pastore,  seguendo la sacra famiglia nella fuga in Egitto, ordinando qualcosa dal falegname Gesù, essendo presente ad una delle guarigioni o essendo una delle persone presenti alla moltiplicazioni dei pani. Per quanto riguarda il Vangelo di oggi (Mc 3,13-19) Gesù è solo con i suoi discepoli su un monte: mi ero chiesto se mi fosse lecito identificarmi con uno degli apostoli; quanto ho raccontato questo mio dubbio a mia moglie in macchina, andando a scuola, mi ha risposto che a lei non era mia piaciuta l’atmosfera in CL, in cui c’erano sempre gruppi che si separavano dai semplici aderenti, per un pranzo per esempio; lei non ha mai desiderato di far parte di questi gruppi, ma il loro atteggiamento elitario l’aveva sempre innervosita; per cui ha aggiunto che non ci vede nulla di problematico nell’identificarsi con uno dei discepoli, senza per questo auto nominarsi „apostolo“ ed anche Francesco ha sempre insistito nella critica delle élite. I dodici sono stati scelti per un servizio, non per una loro speciale genialità e di fatto ancora qualche ora prima della crocifissione discutono su chi sia il più grande tra di loro. A me piace „identificarmi“ con Giovanni, così come egli ogni giorno di più capisca il senso di quell’amicizia speciale con Gesù, pur dovendo constatare, che fino alla venuta dello Spirito Santo,  anche lui non abbia capito un bel nulla fino in fondo. Infine Balthasar (Antologia-Servais, 125) ci fa capire che l’identificazione concreta in o la partecipazione concreta ad una delle scene del Vangelo, senza lo Spirito Santo, che dall'alto ci rende partecipi interiormente ad esse, sarebbe solo un’esercizio psicologico. Per quanto riguarda la lettura di Eb 8, 6-13 vorrei sottolineare che l’autore sacro insiste molto sulla novità della nuova alleanza, ma di fatto sceglie le parole bellissime di un profeta dell’AT per esprimersi, Geremia, quelle della legge iscritta nel nostro cuore. Che gli ebrei, come ci insegna Ravasi, vedano nel passaggio diu Geremia un rinnovamento dell’alleanza sinaitica e non un superamento di quest’ultima, fa parte della molteplicità lecita all’interno della Parola di Dio. Anche se il teologo che a scritto la „Lettera agli Ebrei“ con ragione ci ricorda che solo Gesù è il „dominus“ per eccellenza. 

(Dopo quattro anni il vescovo deve rinnovare il permesso agli „aiutanti alla comunione“ di celebrare un „Servizio della Parola“, la domenica. La diocesi desidera che questi „aiutanti“ facciano dei corsi di perfezionamento; su questo desiderio avevo scritto l’altro giorno al parroco una lettera abbastanza dura, a cui si riferiscono anche le seguenti righe, all’altro parroco) Caro A., grazie per la tua comprensione e le tue idee; con te posso parlare ancora più apertamente. Non credo che Roma sia d'accordo con la pratica di organizzare la Liturgia della Parola alla domenica nella nostra diocesi; un documento che ho letto qualche tempo fa (un amico me lo ha fatto leggere; credo fosse un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede) diceva proprio il contrario di quello che facciamo qui. Mi sono lasciato coinvolgere solo perché me lo hai chiesto come parroco e perché il popolo di Dio è contento di me. La presidentessa dell'OKR mi ha scritto qualche tempo fa: "Buongiorno Roberto, ho avuto un'ottima risonanza da varie parti sul Servizio della Parola di domenica scorsa e volevo fartelo sapere. 👏 I parrocchiani non sono solo affezionati al tuo modo di celebrarlo, ma anche della stretta di mano all'uscita per ogni parrocchiano.  Buon fine settimana a U. e M.“. Quindi non voglio chiedere nulla al direttore della scuola e al momento non ho alcun rapporto con il CL in D. Se il parroco in G. lo vuole, è una sua responsabilità e io lo asseconderò; altrimenti non forzerò nulla. Che scriva quello che ritiene utile, altrimenti faccio solo quello che sono: un piccolo amico di Gesù. Cordialmente, il tuo Roberto 

„Intanto oggi i ministri della Difesa e i vertici militari dei circa 50 Paesi che forniscono armi all’Ucraina si ritroveranno a Ramstein, in Germania ma nella sede della Nato, per decidere i prossimi aiuti a Kiev. Da giorni Zelensky preme per armi pesanti“ (Alessandro Banfi, nella versione di oggi). Speriamo che non decidano la catastrofe! 

Giudicato con le „mie“ fonti, l’articolo di Konrad Ege (Der Freitag, 19.3.23) „feticismo dei misteri“ negli USA, è abbastanza noioso. Per lo meno fa capire che spesso i „segreti“ non proteggano la nazione, ma i funzionari governativi. Fa capire che spesso con questi „segreti“ vengono ingannati i cittadini, ma di fatto in tutto l’articolo i „segreti“ di Trump vengono considerati più pericolosi di quelli di Biden. Del Mac Book del figlio di quest’ultimo non si legge neppure una riga - ma li dentro non c’era solo materiale pornografico, che in vero in un’epoca trasparente come la nostra non dovrebbe interessare a nessuno, ma tantissimo materiale dei vantaggi economici della famiglia Biden in Ucraina e addirittura Cina…Nessuna parola sul „Russiagate“ in cui per mesi i cittadini statunitensi sono stati ingannati sul presunto coinvolgimento effettivo  russo nelle elezioni del 2016…

"Dopo Lützerath, dovrebbe essere finalmente chiaro che il movimento per la protezione del clima non ha quasi nessun alleato degno di nota nello spettro dei partiti, quando si tratta di un orientamento coerente verso l'obiettivo di 1,5 gradi dell'Accordo sul clima di Parigi" (Stephan Hebel, Der freitag, 19.1.23)

Abba nostro…

(Pomeriggio, dopo la traduzione di Ulrich) Il senso primo ed ultimo dell’essere non può essere ridotto antropologicamente, perché il dono gratuito dell’essere supera ogni esigenza dell’uomo, ma ugualmente è vero che il tema stesso dell’essere come dono gratuito è il tema principale dell’uomo. E nella modalità della „finitizzazione“ è ciò che più corrisponde all’uomo. Un angelo si può „finitizzare“, in un un certo compito: portando per esempio un messaggio, ma la piccola via del quotidiano è la via tipica dell’uomo, in carne ed ossa…

(Notte) Le cose che ho letto nella trascrizione di una puntata del „System Update“ di Greenwald, „Bills Proliferate to Criminalize Speech“, sono state oggetto di un lungo dialogo, al tempo delle proteste contro l’assassinio di George Floyd, con un amico statunitense. Devo stare attento a non cadere in una „teoria critica“ come „gnosi“, quasi che sapendomi destreggiare in questi argomenti,  poi io possegga davvero la sola ed unica verità. Ovviamente non è così, perché la verità ultima è l’amore e non la gnosi, qualcosa che si gioca per Greenwald piuttosto nella fedeltà che ha per il suo marito malato e non solo nel suo lavoro giornalistico, nella piattaforma Rumble. Il dialogo serrato con Etty serve proprio per non odiare nessuno, neppure chi non capisca anche solo una riga di ciò che sto scrivendo qui. Allo stesso tempo, però, il suo (di Glenn) lavoro di discernimento è del tutto importante per comprendere cosa stia succedendo negli USA right now e in un certo senso anche da noi. Il primo grande tema è l’inversione della questione razzista: oggi certe etnie (Greenwald fa nomi precisi) vengono difese (indiani…) e altre accusate (afghani), etc. Fa un esempio di un decreto legge a sostegno dei ristoranti caduti in una crisi economica durante e dopo la pandemia. Lo stato non poteva salvarli tutti, quindi doveva fare delle scelte. Ma i criteri non erano: la difficoltà economica più grande o una scelta per lotteria, etc, ma un razzismo travestito da anti razzismo. Una volta che uno presenta il primatista bianco come il vero ed unico nemico allora si trova legittimato a sostenere in primo luogo ristoranti condotti da neri; o per quanto riguarda il „gender“: sostenere le donne contro l’uomo, etc. Il mio amico statunitense mi avevo fatto capire, in una lunga chat, che il movimento „BLM“ si stava trasformando in un movimento che metteva una gran dose di inimicizia tra bianchi e neri con la scusa di sostenere i neri e che sotto la maschera del movimento anti-razzista, nascondeva interessi di altro tipo (per esempio la rivoluzione gender). Questo punto di discernimento è del tutto importante se non si vogliono ingenuamente sostenere cause vecchie degli anni 60, senza accorgersi che il male si è trasformato. Un altro grande lavoro di discernimento di Greenwald è quello di far comprendere un fenomeno che io avevo notato alcuni anni fa: ci sono delle persone (scrittori, giornalisti, cabarettisti…) che si spacciano per rivoluzionari e che invece sono solo i portavoce del mainstream; per la carità possono essere anche bravi (come Marc-Uwe Kling con la sua bella idea del „canguro comunista“), ma non sono per nulla contro il mainstream; se lo fossero non avrebbero così successo. Infine la cosa molto importante che Greenwald ci aiuta a comprendere, in questa puntata in dialogo con Darren J. Beattie, è un inversione, a cui ho accennato nel mio diario, ma che forse non ho espresso con la forza dovuta. I neocon di destra non sono per nulla il nostro problema attuale, ma il liberalismo democratico è quello che sta mettendocela tutta per distruggere il mondo (quel liberalismo che leggo nella FAZ e che le „mie“ fonti americane leggono in tanti „corporate media“).Per quanto io stimi molto Borghesi per il suo lavoro di ricezione di Guardini e Bergoglio, le sue prese di posizione su questioni „americane“ mi sono sempre state sospette: Massimo se la prende con un nemico non più attuale. Le forme di censura più dure right now sono quelle del liberalismo di sinistra e la dialettica più fatale è quella tra sinistra e destra. Ancora più fatale di questa è l’alternativa folle tra democrazia ed autocrazia: su questo punto Massimo ci vede bene, perché le categorie ultime del suo lavoro vengono prese dal pensiero di Bergoglio, che sebbene i bergogliani cercano di ingabbiarlo come un pontificato di sinistra, in vero non lo è per nulla. Papa Francesco non é né di destra né di sinistra e la sua „profezia della pace“ è il criterio concreto più radicale ed evidente che egli non fa parte del liberalismo „democratico“ e di sinistra-verde guerrafondaio. Ovviamente non so se al papa è chiaro tutto ciò che scrivo qui, ma non è necessario, perché lui arriva ai temi in forza dell’amore e non ha bisogno di una „teorica critica“…Buona notte

(In mezzo alla notte) Non potendo dormire ho proseguito la lettura di „Cappuccetto rosso e il lupo cattivo“ di Agatha Christie (1941) - non posso spiegare tutti i passaggi di questo pensiero, ma mi è del tutto chiaro che persone come Greenwald o Maté non sono persone che vogliono fare una rivoluzione o che seguono delle strane teorie complottiste, ma vogliono ricordarci l’abc di un pensiero realmente democratico, che ama la libertà di parola e non vuole misure straordinarie contro un presunto „terrorismo interno“ ed „esterno“; quello che io posso fare interiormente, in questo dialogo, è aggiungere (sit venia verbo) il primo passo che forse loro non vedono: la libertà di appartenenza religiosa come „base“ delle altre libertà. Ora provo a dormire. 

(19.1.23) „Interne sentire et gustare“ (SPN) - Balthasar spiega così queste parole: „Tuttavia noi dobbiamo pregare non per cercare il piacere, ma il puro servizio di Dio. Per imparare ad unire le due cose, Dio ci prende alla sua scuola, che è una continua alternanza di consolazione ed abbandono, fino a quando abbiamo imparato a godere in modo del tutto disinteressato e a compiere il piacere stesso come servizio“ (Antologia-Servais, 124). Noi spesso separiamo il godimento da Dio oppure lo sublimiamo quasi fosse un atto mistico, ma il piacere separato da Dio è al massimo „soddisfazione“ e spesso innesca esso stesso un’alternanza tra consolazione ed abbandono. La sublimazione mistica è quella che si può leggere in qualche pagina di santi. Noi dobbiamo imparare la sobrietà e il disinteresse alla propria persona, per quanto ci sia possibile. Come dice Etty a certi momenti di forza e serietà seguono momenti di noncuranza ed anche a volte di discorsi spinti (cfr. Ieri notte in cui rinviavo ad una pagina del diario di Etty, 28.6.42). Rivolgendoci alla Parola di Dio, cercando di assaporarla „interne“, vorrei sottolineare ora due aspetti. In primo luogo il „segreto messianico“ (Mc 3,7-12). Gli spiriti impuri confessano gridando che Cristo è il Figlio di Dio. „Ma egli imponeva loro di non svelare chi egli fosse“. Perché? „Nel vangelo di Marco, però, la proibizione assume un valore catechetico, perché solo di fronte alla croce è possibile proclamare, come farà il centurione in Mc 15,39: „davvero questo uomo era figlio di Dio““ (Maggioni). La questione sta tutta in quell’ „interne“: il centurione confessa „interne“, gli spiriti impuri „exstrinsece“. Questa è anche la differenza tra il sacerdozio dell’antico testamento e quello regale del nuovo. Il primo è stato un passo importante, ma Cristo „non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte offrendo se stesso“, nella sua santità, innocenza, senza alcuna debolezza derivante dal peccato: per questo il suo sacerdozio è „interne“, mentre quello antico è „exstrinsece“, da qui non risulta alcuna superiorità dei cristiani sugli ebrei. Ci stiamo movendo nella dimensione del „solus Christus“, perché solo di lui si può dire: „Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli“ (cfr. Eb 7, 26 - 8, 7)!  Separato non in forza di un’estraniazione, afferma con ragione Maggioni. Egli è il nostro avvocato nei cieli! 

Seneca Scott ha condiviso un Tweet (7.1.23) in cui si vede la condizione umiliante di una baraccopoli in Wood St. Oakland, California, regione quest’ultima che noi pensiamo piuttosto come un’attrattiva meta turistica. Per risolvere la problematica che si vede nel video non è necessario solo un nuovo partito (i repubblicani invece che i democratici), ma una nuova cultura, quella rappresentata da persone come Padre De Paola e Alver Metalli nella „villa“ (baraccopoli, la Carcova, cui ho dedicato un post del mio blog, „La filosofia dell’essere come dono gratuito nella baraccopoli la Carcova“) a Buenos Aires.

L’ora di lezione nella classe in cui mi ero scontrato l’altra settimana con un ragazzo con tratti autistici è andata bene. Ho detto alla classe che ho chiesto scusa al loro compagno, per averlo spinto con forza in modo che facesse il servizio di riportare le bibbie nell’aula insegnante (tentativo che interruppi, perché proprio non voleva), ma anche che qualche giorno dopo gli ho fatto vedere dove sono le bibbie, così che si abitui a questo servizio, perché i suoi compagni ritengono ingiusto che lui possa sempre evitare tali piccole fatiche. Durante la passeggiata rituale il  ragazzo ha parlato con me dei suoi temi, come se nulla fosse. 

Le tre ipotesi riportate da Banfi per la caduta dell’elicottero a Kiev con il ministro degli interni e il suo staff sono: che sono stati i russi, un sabotaggio interno allUcraina e il caso. Ovviamente io non so quali delle ipotesi sia quella più verosimile, ma solo il fatto che si prenda sul serio anche la possibilità di un sabotaggio interno, è molto interessante, perché fa vedere che vi è un’opposizione alla conduzione della guerra non solo in Russia, ma anche all’Ucraina stessa…

„Michael O’Hanlon, membro senior e direttore della ricerca di Brookings Foreign Policy e del Centro sulla sicurezza e l'intelligence del XXI secolo della Brookings, autore del libro, „The art of war in age of peace“, „nota che l'assistenza militare degli Stati Uniti per l'Ucraina "supera di gran lunga quanto gli Stati Uniti hanno fatto per aiutare i mujahidin afghani a combattere i sovietici negli anni '80 - o qualsiasi altro partner nei conflitti per procura dell'era della Guerra Fredda contro l’URSS". Ucraina: la guerra per procura per eccellenza tra tutte le guerre per procura“ (Aaron Maté, 18.1.23).

Abba nostro…

(Dopo la traduzione di Ulrich) „Il compimento conoscitivo dell’uomo è così originariamente ispirato dall’exinanitio dell’essere come amore“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 308). Pensare e ringraziare (Denken e Danken) sono la modalità concreta in cui è possibile evitare ogni forma di gnosi assolutizzata. Quello che dobbiamo approfondire in ciò che è dato storicamente, nell’esperienza che percorriamo, è la sovraessenzialità del dono dell’essere come amore e quindi il „descensus“ che è incluso in ogni vero amore. In questo senso ogni forma di reale exinanitio è più grande di ogni forma di escatologia rivoluzionaria. Ulrich ci insegna „l’impossibilità di un raggiungimento riflessivo della crisi dell’essere“ - la crisi ontologica o crisi dell’essere comincia nel momento in cui ciò che è dato concretamente nella storia non è „casuale“, ma per l’appunto „dono“ dell’essere gratuito, nella specificità storica che ci è data di vivere. Ciò non significa che „riforme“ dell’esistente non siano possibili; esse lo sono e sono un dovere, ma mai nella modalità di pensare che l’eschaton dipenda da noi: la dimensione ultima dell’essere è data e a noi tocca, con un lavoro di crisi, cioè di giudizio, di riconoscerla, non come qualcosa di „fisso“, ma come un avvenimento percepibile solamente dalla conoscenza amorosa del nostro  compito nel mondo.  

(Dopo il tramonto) "In altre parole, la Germania promise di aiutare la Turchia a imporre la cultura e lo stile di vita turco sul territorio russo e a sopprimere e sterminare gli armeni" (Christopher J. Walker, Armenia: una storia breve, Yerevan 2014, 26). Credo che nei rapporti tra la Germania e l’Armenia anche oggi si debba tenere conto di questo fatto, che a me sembra verosimile. Negli anni che ho coordinato il gemellaggio con una scuola di Yerevan ho visto l’impegno tedesco, perché la lingua tedesca venga imparata ad un livello adeguato e ne sono stato molto contento, ma non so se i tedeschi hanno una reale „memoria“ di ciò che afferma Walker ed anche della situazione davvero drammatica in cui si trova l’Armenia oggi, con i piani turchi di portare al termine ciò che avevano iniziato con il genocidio dell’inizio del secolo scorso.

La rivista americana di sinistra-sinistra „Jacobin“  non ritiene che non ci siano stati i “Russian bots” per influenzare le elezioni del 2016, ma giudica questo tentativo come fallito; insomma ci sono stati, ma non hanno avuto alcuna influenza rilevante.   

Dalla redazione di „Useful idiots“: „I Golden Globes,.., hanno avuto un momento molto speciale in cui l'attore Sean Penn ha presentato il presidente ucraino a una folla osannante. Nessun altro presidente di un paese in guerra nella storia ha trascorso così tanto tempo a parlare alle premiazioni di Hollywood: Zelenskyy è intervenuto ai Grammy, ai Golden Globe… La dice lunga il fatto che nel suo discorso Penn menzioni solo coloro che soffrono sotto i nemici degli Stati Uniti, ucraini, iraniani e afgani, ma si rifiuti di onorare coloro che sono terrorizzati dagli alleati degli Stati Uniti, come i palestinesi o gli yemeniti. È questa retorica sciovinista, applaudita dal pubblico dei Golden Globes, che ora è diventata il mainstream accettabile negli Stati Uniti“.

(18.1.23) Mi sono preso il tempo, nelle mie classi di religione, di leggere le narrazioni della nascita di Gesù, secondo Matteo e Luca (2,1-20); a seconda del tipo di classe e dell’età degli studenti, ho messo a fuoco più elementi; questa mattina nella decima classe (sedici anni) della „Gemeinschaftschule“ (la parte non ginnasiale della nostra scuola) ho letto e commentato quella di Luca. Ho messo in evidenza questi punti: 1. Gesù nasce quando Augusto (63 prima di Cristo - 14 d.C; tempo di reggenza dal 30 a.C. fino alla morte) era imperatore di Roma e nel tempo in cui l’imperatore aveva ordinato „un censimento per tutta la terra“. 2. Nasce a Betlemme perché Giuseppe originava dalla famiglia di David (ca. 1.000 a. C.), re di Israele, e le iscrizioni nelle liste della tasse (questo era lo scopo del censimento) doveva accadere nel paese di origine. 3. Gesù pur nella sua „regalità“ nasce in una stalla. 4. Le prime persone che lo visitano sono dei pastori. 5. Il cielo, con la voce degli angeli annuncia la grande gioia di questa nascita. Ho fatto notare che alcune di queste informazioni di Luca si potrebbero leggere anche in un giornale odierno, altre invece presuppongono una fede, che io confesso, ma che il nostro tempo per lo più ha perso (nella nostra regione è persa quasi del tutto). Uno dei ragazzi mi ha chiesto se io credo che le cose siano accadute proprio così, come le racconta Luca. Al cospetto di questo tipo di domande rispondo normalmente, seguendo la lezione di don Giussani, che la ragione è più di ciò che possiamo dimostrare (e faccio degli esempi simili a quelli delle premesse del „Senso religioso“), ma questa domanda mi ha riportato anche al cuore della mia meditazione di questa mattina. Quale è il mio rapporto con la Bibbia? In primo luogo per me il Logos universale e concreto non è la Bibbia, ma Cristo stesso, che ha rivelato nella pienezza dei tempi e rivela ancora oggi che Dio è amore (Dio trinitario), in modo preferenziale nel popolo di Dio, di cui fa parte per me la umma mussulmana („Fratelli tutti“), e in modo ancora più preferenziale nella Chiesa cattolico-romana, in cui è realizzata la Chiesa di Dio (cfr. „Dominus Jesu“). Allo stesso tempo, però, sono del tutto convinto, come mi ha insegnato Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 125), che avvicinarsi alla Parola di Dio, come facciamo nella preghiera contemplativa, significa avvicinarsi ad un terreno sacro (cfr. Es, 3, 5). La „sola scriptura“ di Lutero ci ricorda in modo specifico proprio questo fatto. Dobbiamo mantenere un atteggiamento di rispetto e di adorazione e toglierci le scarpe della nostra ermeneutica. E la Sua Parola che deve raggiungerci, non le nostre interpretazioni. SPN ci invita più volte all’adorazione nella preghiera contemplativa. In secondo luogo: questa parola, senza cadere in forme strane di fanatismo letterale, ha il diritto di penetrare ogni aspetto della nostra vita: forse sotto il gettito di una doccia calda non penseremo sempre alla Parola di Dio, ma anche li, non ne è vietato l’accesso e forse i 30 secondi con cui finisco la doccia con acqua del tutto fredda non servono solo alla wellness (Katie e Aaron nell’ultima versione di Useful idiots), ma anche ad avere un atteggiamento più sobrio col proprio corpo. Infine la preghiera contemplativa non è un monologo di proprie pensieri,  ma davvero un dialogo in cui i pensieri e le immagini vengono dall’alto. Nel vangelo di oggi (Mc 3,1-6) Gesù guarda con indignazione e tristezza chi lo vuole mettere alla prova nella questione del rispetto del sabato; non si tratta di un’indignazione e tristezza psicologica o per lo meno non solo, ma di una tristezza „teologica“ e non serve per giustificare il nostro cattivo umore, ma a ricordarci che la vera alternativa non è quella tra obbedienza formale alla legge o meno, ma quella tra salvare o distruggere la vita (e la legge è al servizio di ciò). La lettura di „Ebrei“ 7,1-3.15-17, con il rinvio alla figura „regale“ di Melchisedec ci ricorda che il sacerdozio nel NT non è mai quello „sacerdotale“, ma solo quello „regale“: e Dio che sceglie i suoi sacerdoti…


Per quanto riguarda la lettera che ha scritto Prosperi dopo l’udienza privata dal papa: sono contento che CL organizzi un gesto di pace con Mons. Paul Richard Gallagher (nato il 1954 in Inghilterra a Liverpool), segretario per i rapporti con gli Stati e della Commissione interdicasterale per le Chiese in Europa orientale (dal 2014) e con Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, perché penso che i due prendano davvero sul serio la „profezia della pace“ e non credano alla logica di Cappuccetto rosso di chi imputa la colpevolezza al „solo Putin“, sebbene quest’ultimo porti una grande responsabilità per il „martoriato popolo ucraino“. PS Kissinger da Davos insiste sull’azione diplomatica. 


Alcune notizie del giorno che  mi hanno colpito nella versione di Banfi di oggi: 1.„Si è dovuto dimettere un consigliere di Volodymyr Zelensky, che aveva ipotizzato responsabilità della contraerea ucraina (in riferimento al missile russo di Dnipro) “. In guerra non vi è spazio per un autentico dibattito democratico, neppure nell’Ucraina. 

2. „Da parte sua la Germania, sempre nel Forum, ha ammesso di aver provocato il rialzo del prezzo del gas, la scorsa estate, facendo incetta della risorsa sui mercati“ - questo si chiama egoismo collettivo, con al governo una coalizione di socialdemocratici, verdi e liberali. 3. „La competizione economica con gli Usa sta mettendo la Ue in una posizione di sudditanza, su questo punto tutti concordano“ - questa sudditanza implica il tradimento dell’eredità pacifica ultima dell’Unione Europea. 

Un amico statunitense mi ha mandato il link del seguente Tweet di Greenwald (16.1.23): „L'idea che solo i liberali più emarginati e stravaganti abbiano abbracciato la squilibrata teoria del complotto secondo cui la Russia avrebbe preso il controllo degli Stati Uniti con il ricatto è palesemente falsa. È stato il tema dominante dei media e della politica statunitense per anni“. Tutta la documentazione Mueller del Washington Post è stata pubblicata anche in tedesco (Berlino 2019); un volume di più di mille pagine. Greenwald cita un Tweet di Nancy Pelosi del 26.1.2019: „What does Putin have on Donald Trump , politically, personally or financially?“. Ed in un altro tweet del 16.1.23 Greenwald insiste sul tema, specificando: „Quando si faceva notare che tutte le prove negavano questa folle cospirazione - infatti Trump agiva costantemente contro gli interessi vitali della Russia armando l'Ucraina e sabotando il Nord Stream 2 - si ricorreva agli *esperti del linguaggio del corpo*: guardate la sua postura con Putin“! Soweit zum Thema „freie Presse“ in den USA! 

Luigi Geninazzi ha pubblicato nella sua bacheca in Fb questo post: „"La Russia è stata saccheggiata, ferita, trascinata in una guerra d’aggressione e trasformata in una prigione gestita da furfanti spregiudicati. Ma l'oscurità alla fine svanirà!" (Messaggio di Aleksey Navalny, scampato ad un tentativo di avvelenamento, a due danni esatti dall'inizio della sua prigionia in Russia). LA SPERANZA DEI GIUSTI E' LA FORZA DEI DEBOLI!“ - Ovviamente bisogna conoscere anche questa narrazione degli eventi, ma se non si vuole cadere nella logica di Cappuccetto rosso, si dovrà prendere sul serio, come ho fatto in questi mesi, anche la narrazione di Aaron Maté e Glenn Greenwald (tanto per fare due esempi) sulla „proxy war“ in Ucraina e sulla censura dei media aziendali sedicenti „liberali“. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) La mia ora di lezione su „pornografia ed etica“ nella nona classe l’abbiamo riassunta sinteticamente con la frase: „La riduzione del corpo a materiale e a merce, invece di essere considerato come la possibilità concreta di espressione della tenerezza, è eticamente problematica“. Siamo entrati ben in dialogo sul porno-proletariato, sul deepfake, sull’irrealismo delle rappresentazioni pornografiche, etc; a me sembra che i giovani fossero più maturi di me su questo tema, sebbene io dassi loro le categorie etiche per affrontarlo a livello cognitivo. 

(Dopo la traduzione di Ulrich)  Il compimento dell’uomo in quanto uomo, afferma Ulrich (Homo Abyssus, 308) è il pensiero; appunto il pensiero, non la gnosi come tentazione che consiste nel sovra accentuare la quidditas rei, l’essenza di una cosa sul suo essere donata.

(Notte) „Quanto più seria e concentrata sono interiormente, tanto più grandi sono le cose divertenti e le insensatezze che posso produrre, in una sorta di noncuranza, che non è dovuta a mancanza di riflessione ma proprio ad un sentimento di forza e serietà interiore“ (Etty, 28.6.42) di questa noncuranza fa parte anche un „dialogo spinto“ sul pigiama. Devo dire che non vi è nulla di più noioso per me delle citazioni „cattoliche“ di Etty, senza data e senza quella comprensione intima che lei a volte sta male come un cane (cfr. Ibidem). In lei vi è una profondità profetica, come nella frase: „Il russo sopporta fino alla fine e se non soccombe, diventa sempre più forte“, altro che le stronzate che ho letto in questi mesi sulla possibile malattia grave di Putin, che corrisponde alla presunta malattia di Hitler, di cui seconda Agatha Christi, si parlava già nel 1940. È arrivata una email da Dresda che per continuare a fare i „Servizi della Parola“ dovrei fare una „Fortbildung“ - ho risposto al parroco „con una sorta di noncuranza“ che ci pensi lui, io non ho bisogno di farli ed in vero nella diocesi potrebbero venire da me per fare una Fortbildung, ho scritto in forza di quel „sentimento di forza e serietà interiore“ di cui parla Etty. O potrebbero chiedere al popolo santo di Dio cosa esso pensa dei miei „Servizi della Parola“

Meno male che c’è anche Arturo Benedetti Michelangeli, che suona Mozart, e non solo le lettere della diocesi. 


(17.1.23) Una frase di SPN, simile ad un’altra di san Bonaventura mi accompagnino durante questo giorno: „Non è l'abbondanza di conoscenza a saziare l'anima e a darle soddisfazione, ma il sentire e gustare le cose dall’interno“ (SPN, Esercizi 2), „Sapere molto e non assaggiare nulla: a che serve?“ (Bonaventura su san Francesco) (cfr. Antologia-Servais, 123-124). Di fronte all’ennesima uccisione di cristiani in Nigeria (cfr. la mia bacheca in Twitter), di un anziano sacerdote cattolico e  di membri di una comunità pentecostale, sembra così difficile „sentire e gustare“ ciò che il teologo, che ha scritto la „Lettera agli Ebrei“, esprime così: „Così Abramo con la sua costanza ottenne ciò che gli era stato promesso“ e che Dio rafforza con un giuramento, „affinché grazie a due atti irrevocabili (la promessa e il giuramento; r), nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario“ (cfr. Eb 6,10-20). Dove si trovano ora i nostri fratelli martiri nigeriani! Il nostro fratello padre Isaac Achi. Anche il salmo responsoriale ci vuole sostenere nella nostra speranza: Dio pensa sempre al patto con i suoi! Anche se l’efficacia del suo pensiero non corrisponde all’efficacia del mondo. Sarebbe anche molto importante „gustare“ la basileia di Cristo, la sua autorità (cfr. Mc 2, 23-27) anche sulla legge del sabato. Il re David l’aveva già annunciata: „Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato“. Non bisogna dimenticare, che pur nello sforzo teologico comprensibile di vedere Cristo come „sommo sacerdote“ (Lettera agli Ebrei), Cristo deriva da una stirpe regale e non sacerdotale. Il nostro „amico grande, grande“ è un re - cosa che non nega neppure al cospetto di Pilato. Non dimentichiamolo: non abbiamo bisogno di altri re ed imperatori, democratici o autocratici che siano… „Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato“. Ciò non risparmia la croce a lui e neppure ai suoi, non risparmia neppure un’analisi di chi siano i pastori Fulani che hanno ucciso il nostro sacerdote e di chi li governi e delle motivazioni per cui questi fratelli uomini uccidano altri fratelli uomini, ma offre una sicurezza di cui abbiamo davvero bisogno. L’agnello macellato è il vincitore! PS Ieri notte riflettendo in questo mio diario su una conferenza del professore Dennemarck sul diritto penale ecclesiale ho detto che vi è un’analogia tra l’amore e la legge e di fatto Cristo nella sua regalità non dice solo di essere superiore alla legge del sabato, ma anche di non voler abolire neppure uno iota della legge (Mt 5,17). 

E possibile che spontaneamente uno leghi il gustare le cose più al gettito di acqua calda della doccia, o all’immagine di attrici come Gina Lollobrigida, che è morta ieri all’età di 95 anni o, per quanto mi riguarda, alla giovane attrice americana Jennifer Lorenz, ma in vero questo tipo di bellezza è inavvicinabile (non è gustabile dall’interno), lo dico per quanto pensi che sia bella la favola di Notting Hill, ed invecchia; anche la Diva è invecchiata, mentre Cristo con la sua regalità è un re sempre giovane! È e rimane per sempre il Figlio che ci conduce al Padre, a cui spero giunga anche Gina Lollobrigida. 

Aaron Maté, 16.1.23: „I leader europei ammettono che gli accordi di Minsk - che avrebbero posto fine alla guerra civile in Ucraina dopo il 2014 - non erano finalizzati alla pace, ma erano una tattica di temporeggiamento per preparare la guerra con la Russia“.

Carissimi (famiglia S. e Lion Club di Naumburg), grazie per l'invito alla serata armena; è assolutamente importante occuparsi dell'Armenia in questo momento. Come scrive la giornalista freelance Lindsey Snell, siamo al "37° giorno del blocco azero del Nagorno-Karabakh" con la scusa che l'Azerbaigian vuole fare qualcosa per l'ambiente. E a causa della comprensibile attenzione per la guerra in Armenia, questo tipo di notizie non viene sufficientemente considerato; è importante sostenere l'Armenia, anche con piccoli progetti. Anche il giovane della "Henne" ha presentato molto bene i vini e il brandy dell'Armenia, anche se alcune informazioni sulla storia e sulla religione erano sbagliate. Grazie per il tuo impegno, Roberto 

Cara signora A., mi ha fatto molto piacere incontrarla ieri alla serata del "Lions Club". Sono molto felice che soprattutto oggi si coltivino le relazioni con il suo bel Paese. Come scrive la giornalista freelance Lindsey Snell su Twitter: siamo al "37° giorno del blocco azero del Nagorno-Karabakh" con la scusa che l'Azerbaigian vuole fare qualcosa per l'ambiente. E a causa della comprensibile attenzione per la guerra in Ucraina, questo tipo di notizie non viene preso sufficientemente in considerazione; è importante sostenere l'Armenia, anche con piccoli progetti, e quindi sono contento dell'iniziativa del Lions Club di Naumburg. Un altro giornalista, Tatevik Hayrapetyan, sempre su Twitter da oggi scrive: "Questo è il primo gruppo di militari azeri (vedi foto del 16/01/2013) che ha imparato a usare gli UAV Bayraktar. Cosa significa? Che non era l'Azerbaigian a gestire i Bayraktar nel 2020. Un'altra prova del coinvolgimento diretto della Turchia nella guerra di Artsakh del 2020". Credo che l'Armenia abbia bisogno di un sostegno internazionale e una serata come quella di ieri è un piccolo aiuto in questa direzione. Con i miei più cordiali saluti, R

Scrive un amico sull’arresto del mafioso Matteo Messina Denaro, dopo trent’anni di latitanza: „Festeggiare un arresto? Diffondere la fotografia dell’arrestato? Diffondere le malattie di cui soffre? Indicare la marca del suo orologio? Gli arresti ed il carcere sono realtà necessarie e dolorose. Festeggiarle è disumano. Il rispetto è sempre dovuto verso tutte le persone (peggiori mafiosi inclusi)“. Mi sono occupato poco del problema della mafia, leggendo, per due volte, a distanza di anni, il libro del mio amato Leonardo Sciascia; „Il giorno della civetta“, e mi ricordo ancora del rispetto con cui Sciascia sapeva scrivere anche del capo mafioso…leggendo poi questa mattina delle metastasi nel fegato di Denaro ho pensato che ormai con grande probabilità è spacciato. Che il Signore lo aiuti a confessare la sua colpa. VSSvpM! 

PS Comunque se parliamo già della „figura cattiva“, sarà importante almeno accennare alla „figura buona“ della Sicilia, l’appena scomparso Fratello Biagio Conte, visto che ritengo che il peso del „bonum diffusivum sui“ sia ben più importante nell’esistenza storica che la forza diffusiva del male. L’arcivescovo di Palermo ricorda così fratello dei poveri: “Su tutte le creature predilige quelle che gli altri dimenticano, i più poveri, quelli che si smarriscono e sono alla ricerca di una via altra – ha aggiunto mons. Lorefice -. E l’ingiustizia non sarà l’ultima parola. Il male e il male mafioso non sarà l’ultima parola. Fratel Biagio era un lottatore, un mite e potente lottatore. Lottava con l’arma del digiuno per tendere al massimo la sua forza umile e non violenta, lottava così per insegnarci che è possibile lottare contro ogni violenza”.

Ogni persona che mi conosce sa che ho un atteggiamento ecumenico nei confronti dei luterani, come potrebbe essere altrimenti, dopo vent’anni passati nella terra di Lutero, eppure mi accorgo, leggendo nuovamente „La scarpina di raso“ di Claudel, con dei ragazzi della scuola, come l’alternativa Rubens vs moralismo luterano mi corrisponda profondamente. Piuttosto che quel tipo di coscienza è meglio un pezzo di carne alla Rubens. Allo stesso tempo, però, Claudel stesso ci fa comprendere che la comunione della sola carne non salva né i due amanti della „Scarpina“, né il mondo…

(Pomeriggio dopo il tramonto) L’App cattolica „Hallow“ mi ha proposto di meditare per dieci minuti il bel testo di Agostino: 

(S. Agostino, Confessioni 10.27.38)


Tardi ti ho amato,

bellezza così antica e così nuova,

tardi ti ho amato.

Tu eri dentro di me, e io fuori.

E là ti cercavo.

Deforme, mi gettavo

sulle belle forme delle tue creature.

Tu eri con me, ma io non ero con te.

Mi tenevano lontano da te

quelle creature che non esisterebbero

se non esistessero in te.

Mi hai chiamato,

e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.

Hai mandato un baleno,

e il tuo splendore

ha dissipato la mia cecità.

Hai effuso il tuo profumo;

l'ho aspirato e ora anelo a te.

Ti ho gustato,

e ora ho fame e sete di te.

Mi hai toccato,

e ora ardo dal desiderio della tua pace. - Forse la frase che più mi impressiona di questo testo è la seguente: „…quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te“. Tutte le creature, anche quelle del porno proletariato, „non esisterebbero se non esistessero“ in Dio. L’ultima parte della frase rinvia alla meditazione di questa mattina sul gustare le cose dall’interno vs la gnosi. 


„La breve storia dell’Armenia di Christopher J. Walker è ovviamente troppo concisa per potere riflettere sul dettaglio di questa storia gigantesca, di cui abbiamo già una tavola di terracotta del sesto secolo prima di Cristo, che rappresenta il centro del mondo con i regni: babilonico, assiro e per l’appunto armeno,  ma una frase mi ha colpito in modo particolare: l’interesse dei potenti che hanno reso la vita dell’Armenia una quasi continua via crucis non sono „ideali“, ma sempre concretamente di potere, per cui la Gran Bretagna nel XIX ha appoggiato piuttosto l’impero mussulmano ottomano che i fratelli cristiani armeni; ma in profondità credo proprio che nessun impero russo, britannico, etc..abbia potuto aiutare l’Armenia, perché essa ha un solo salvatore: Cristo stesso e la sua mamma ed in vero anche l’essere diventato religione di stato quasi 80 anni prima di Teodosio (il paragone con Costantino è schräg (inclinato)),  è forse la „fata morgana“ più grande. L’amicizia tra Tiridates e Gregorio non avrebbe dovuto assumere il carattere di „teologia politica“…


Abba nostro…

(Sera) Verso le otto sono andato in direzione del ponte del fiume Elster è ho visto a sud-ovest, „Giove“; verso Dietendorf, cioè verso est „Orione“ e proprio in alto sulla mia testa, Marte con la sua luce più calda, e le Pleiadi, ritornando a casa, verso Droyssig, cioè verso il nord si poteva vedere in tutta la sua grandezza „il grande Carro“…per ora non ho visto la cometa…


C’è un racconto di Agatha Christie, „The Hound of death“ (1933!!!) che fa vedere che la regina dei gialli ha visto molto nel profondo del reale - non è così importante se per le cose che vede e dice suor Marie-Angelique si tratti di allucinazioni o di altro, o se siano fenomeni naturali o sovrannaturali, ma quello che in tutto ciò viene alla luce illumina, fin dall’inizio, i dodici anni del disastro nazista: „monsieur, non è bene, che un uomo arrivi al potere, prima del suo tempo“, al potere di decisione della vita e della morte. 


(16.1.23) Gesù spiega il perché del non digiuno attuale dei suoi discepoli con semplici paragoni quotidiani, come è noto: „nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio…“; ci ho pensato andando ad aprire la stalla delle galline. La stalla non viene pulita ogni giorno, ma più o meno una volta alla settimana e in questa occasione  non si può solo spostare la paglia, ma bisogna mettere paglia nuova in un ambiente pulito, etc. Allo stesso tempo, però, bisogna sempre di nuovo ritornare alle immagini della Bibbia, perché „il panorama dell’auto-rivelazione di Dio in Gesù Cristo è la nostra patria“ (Balthasar, in Antologia-Servais, 122-123). Quelle storie di Gesù hanno una definitività, perché sono state portate con lui „nell’eternità della Trinità“, quando il Figlio è ritornato al Padre, mentre noi ci muoviamo ancora dal Padre al Padre (Adrienne) e la nostra esperienza e quotidianità, per quanto importanti, non hanno carattere definitivo. Per questo ci si può trattenere in modo contemplativo, certo anche sull’esperienza dell’apertura della stalla delle galline, o su altre cose che ci accadono, o che accadono ai nostri maestri e ai nostri amici, ma queste non sono cose definitive da proporre a tutti. Un diario propone già molto di una persona, ma non è, neanche quando fosse del tutto geniale, paragonabile con la Parola di Dio, che è talmente ricca che possiamo affrontare, nella meditazione quotidiana, solo la singolarità di un certo passaggio e non tutta la Bibbia nel suo insieme (ibidem, 123). Oggi la Chiesa, nel canone romano, ci propone la discussione sul digiuno perché alcune persone fanno notare a Gesù che a differenza dei discepoli di Giovanni e dei farisei, i suoi discepoli non digiunano (Mc 2, 18-22). Non digiunano perché lo sposo è presente, risponde Gesù e con i suoi esempi quotidiani Gesù fa comprendere „in modo vivo la novità della sua proposta spirituale, vincolata alla gioia e all’impegno interiore“ (Maggioni). Certo verrà anche l’ora della sua morte, che noi ricordiamo a livello liturgico e molte persone anche a livello esistenziale: „in quel giorno digiuneranno“, si nel giorno della morte digiuneremo, gli altri tempi di digiuno sono solo „esercizi“. Questa novità di Cristo la Lettera agli Ebrei la propone con una linguaggio sacerdotale non tipico del NT. Non si diventa sacerdoti per propria volontà, neppure Cristo è divenuto tale per sua volontà. Come gli altri sacerdoti Gesù come uomo era debole e come loro a volte ha pianto e gridato (cfr. Eb 5,1-8), anche lui ha imparato l’obbedienza amorosa al Padre attraverso la sofferenza, che noi tutti proviamo, chi più, chi meno. Ma nella formula: „Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek“ è espressa anche la novità antica del suo sacerdozio. „Gesù non era di stirpe sacerdotale“, quindi è „sommo sacerdote“ non secondo la legalità, ma secondo la volontà del Padre, nell’ordine antico e misterioso di Melchìsedek !  

La versione di Banfi, che parla di tanti temi importanti, tra l’altro della „recrudescenza violenta dei bombardamenti russi sull’Ucraina“, riprende l’Angelus del Papa, che come spesso accade ho ascoltato con mia moglie, che alla fine ha detto: sono le cose che ci ha insegnato Ulrich. „Il Papa all’Angelus di ieri, commentando san Giovanni Battista che nel racconto evangelico indica a tutti l’Agnello di Dio, benché sia la prima volta che vede Gesù, ha detto fra l’altro: “Farà bene anche a noi coltivare, come Giovanni, la virtù di farci da parte al momento opportuno, testimoniando che il punto di riferimento della vita è Gesù. Farsi da parte, imparare a congedarsi: ho fatto questa missione, ho fatto questo incontro, mi faccio da parte e lascio posto al Signore. Imparare a farsi da parte, non prendere qualcosa come un contraccambio per noi. Pensiamo a quanto è importante questo per un sacerdote”“ (A. Banfi) - giustamente il giornalista italiano fa comprendere la valenza di questo consiglio per noi tutti (sacerdoti, vescovi, papa, politici…). 

Abba nostro…

(Notte) La conferenza organizzata dagli Agostiniani a Erfurt del Prof. Dr. Bernd Dennemarck (Facoltà di Teologia, Fulda), "Il diritto non crea la realtà - la realtà senza diritto è arbitrarietà“, è stata molto interessante. Innanzitutto, il titolo stesso è interessante ed importante. La promulgazione di una legge da parte di un'autorità (la Chiesa, ma vale anche, mutatis mutandis, per la scuola, ecc.) non crea ancora la realtà desiderata, poiché si deve tenere conto anche della comunità ricevente. E questa comunità può, per "abitudine", applicare alcune cose che l'autorità competente non aveva previsto, e non per pigrizia, ma perché desidera una legge diversa. Se questa comunità è la Chiesa, deve naturalmente essere guidata dal Vangelo, poiché siamo la Chiesa e non un'associazione. Sono anche d'accordo con il professore sulla questione che le punizioni e le sanzioni non possono essere legittimate teologicamente, cioè in nome di un Dio che ama, anche se sottolineerei di più l’analogia tra legge e amore. Se è giusto quello che sostiene il professore, tuttavia, per i crimini che sono contro la dignità umana, sarà necessario consegnare gli autori di questi crimini alle autorità statali. Sono anche d'accordo sul fatto che, in materia di abusi sessuali, ci si debba orientare verso la vittima e non, ad esempio, verso l'impegno del colpevole ad essere fedele o meno al celibato, ecc. Sulla questione se nell'evoluzione del diritto penale (1917, 1983, 2019, 2021) le sanzioni siano effettivamente diventate più efficaci, ci sarebbe da discutere molto... Mi limito ad accennare, in questo modo, al problema. Per concludere, dirò che la conferenza è stata arricchente, ma che ho trovato ingiuste alcune affermazioni „inconsistenti“ del professore, per esempio contro i vescovi che sono in minoranza nel percorso sinodale tedesco e che presumibilmente violerebbero la sinodalità, perché le persone, vescovi o no, che contraddicono il mainstream vengono addirittura fatte oggetto di bullismo, e questo è il motivo per cui poi alcuni non vogliono più discutere in pubblico. E se posso dirlo, alcune formulazioni del cammino sinodale in Germania sono più in linea con il mainstream liberale che con il Vangelo (un fatto che è venuto chiaramente alla luce nella non-ricezione del defunto Papa Benedetto XVI, soprattutto qui in Germania), senza mettere in dubbio che le riforme sono effettivamente necessarie e che la Chiesa di Dio in Germania è davvero coraggiosa in alcuni settori. Ma non è bene accusare sempre l'altro di non volere il dialogo. Tuttavia, sono grato per la conferenza organizzata (traduzione automatica dal tedesco con DeepL, da me leggermente corretta).  

Il Lions Club di Naumburg ha organizzato e mi ha invitato ad un incontro con il ministro dell’economia dell’Armenia, Vahan Kerobyan e con il console armeno Ashot Smbatyan - una frase del ministro dell’economia, come risposta ad una mia domanda sulla guerra in Ucraina, l’ho trovata molto interessante. La guerra dal punto di vista armeno ha risonanze positive perché armeni che lavoravano in Russia sono tornati in patria. Ovviamente è molto dispiaciuto che tante persone muoiano. 


(Domenica, il 15.1.23) Ho condiviso ieri in Fb una frase di Padre Jacques Mourad, che anni fa (2015) era stato sequestrato dal Daesh e che ora è stato nominato nuovo arcivescovo di Hom: „la violenza esiste solo quando c’è una reazione violenta“; questa frase per me è verissima e ieri in uno scontro, ormai molto raro, con mia moglie, ho visto quanto essa sia vera. Non racconto i particolari, ma una mia reazione verbalmente violenta ha generato una situazione „violenta“, in cui ci si dicono cose che non sono vere o solo in parte vere. Non sono stato capace  a reagire pacificamente ad una frase che lei aveva inteso pacificamente e che io ho interpretato come „accusa“ e questo ha generato una discussione verbalmente violenta, poi come uomo devo stare attento che la mia dominanza non crei anche un giusto desiderio della donna di non farsi sopraffare dal maschio. In Fb un amica digitale mi ha detto, delicatamente, che non era d’accordo con la frase del padre Mourad; un amico invece ha commentato nel modo tipico di Facebook, senza alcuna simpatia per la frase, per il suo autore e per me che la avevo condivisa, sparandomi contro la sua verità: "Se la si accoglie con pazienza, la violenza se ne va" ?!? Chiedilo a Alekseij Navalnij, in carcere duro da mesi, agli ucraini bombardati dai "fratelli" russi, alle donne iraniane picchiate e messe a morte da un clero blasfemo…“; io non ho reagito in modo verbalmente violento, perché ciò avrebbe portato solamente a discussioni assurde, senza alcun simpatia per l’altro e mi sono limitato a rispondere: „queste sono  obiezioni comprensibili, che non permettono a… di acconsentire a questa frase, suppongo. Per la mia quotidianità di pedagogo essa è utile“. In vero ci sarebbe tanto da obbiettare a ciò che ha detto l’amico digitale: padre Jacques Mourad parla di un’esperienza e non di una teoria, un’esperienza come quelle a cui accenna l’amico di Fb. Ed io ovviamente non stavo facendo alcun lezione né a Navalnij né „alle donne iraniane picchiate“. Mourad stesso ha detto questa frase in una scuola, parlando quindi con dei ragazzi. Per quanto riguarda ciò che ha espresso su i „fratelli russi“, qui la questione è molto complicata, perché l’amico accetta come vera solo una narrazione degli eventi e non tiene per nulla conto del contesto di proxy war, in cui anche i „fratelli ucraini“ (senza negare con ciò che il popolo ucraino sta certamente pi?u soffrendo di quello russo in questa guerra)  non sono del tutto innocenti, tanto meno chi li guida…

La lettura di Isaia è presa da quei capitoli (40-55) che gli studiosi attribuiscono al „secondo Isaia“; questo profeta anonimo ci comunica la figura del servo di Jhwh. E la lettura di questa domenica è presa dal secondo cantico del servo, che noi cristiani identifichiamo con Gesù, senza per questo voler perdere un’ „interpretazione collettiva“ (cfr. Ravasi) di esso. Comunque sia, a parte un commento dei dettagli, questo passo profetico (Is 49, 3.5-6) contiene la frase che annuncia che Dio vuole fare del servo la „luce delle nazioni“, non solo la luce della nazione di Israele, che sotto Ciro può ritornare in patria. La seconda lettura è di Paolo (1 Cor 1,1-3): l’inizio della lettera ai Corinzi, in cui l’apostolo delle genti sottolinea di essere „apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio“. Questa sua lettera pastorale e pasquale (cfr. Maggioni) ci insegna una cosa molto importante. Quando ci sono situazioni incresciose nelle parrocchie, nei Movimenti e in genere nelle comunità cristiane, come quelle che accadono nella grande città pagana di Corinto, dobbiamo affrontarle con „verità indiscusse“ per i cristiani di tutti i tempi. In primo luogo quella che afferma che la santificazione viene da Cristo:. Dobbiamo orientarci ai grandi temi e non contemplare il nostro ombelico: „la sapienza cristiana, l’eucarestia, la Chiesa come corpo ricco di vitalità e di doni, la vita di risorti in Cristo“ (Maggioni). Il passo di questa domenica ci ricorda anche che non esiste una chiesa italiana, una tedesca, etc, ma si tratta sempre della „Chiesa di Dio“, che in questo caso è quella „a Corinto“. Il Vangelo ci ricorda (Gv 1,29-34), in connessione con il brano di Isaia, il collegamento dell’  „attività profetica del Battista a quella di Gesù, vera „luce delle nazioni““ (Ravasi). Giovanni, che confessa la propria iniziale ignoranza di Cristo, ci indica il metodo ultimo, l’ontologia ultima dell’essere-cristiano: i cristiani testimoniano non se stessi, ma il Figlio di Dio, „l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo“, cioè anche il nostro, anche il mio. 

Nei giorni molti freddi dell’inverno, che sembra ritornino la prossima settimana, abbiamo usato spesso il camino (tanto più perché nell’estate avevamo pagato il gasolio più del triplo). Paul Kingsnorth ha scritto un bellissimo articolo su questo tema (Firewood will save the West, 2022): „Focus, ha spiegato John Michell, è "il nome latino del focolare centrale. Il fuoco non solo riscalda ma, come simbolo, illumina le immagini corrispondenti di un centro per ciascuno dei nostri esseri e di un centro del mondo che è divino, eterno e immutabile". Se si perdono i fuochi, si perde letteralmente l'orientamento come cultura. In questo contesto, un portavoce del governo che dice alla sua popolazione, come ha fatto di recente un ministro irlandese, che dovrebbero "superare" il loro attaccamento "nostalgico" al fuoco del focolare e installare invece pompe di calore a sorgente terrestre compie più di un semplice cenno all'efficienza. È un attacco a ciò che resta della casa e del suo significato. È un attacco al centro culturale, persino divino“. Ovviamente il mondo visto da Dublino è diverso dal mondo visto dalla campagna dove vive Kingsnorth, ma nelle varie discussioni energetiche bisogna stare attenti che nell’attribuzione delle colpe, non si scelgano nemici semplici da identificare, che non sono per nulla i veri nemici. Questo non accade solo in questo contesto del dibattito energetico, ma anche con temi riguardanti la democrazia, che sarebbe in pericolo, per esempio, in forza di una manifestazione plebea „pacificata“ in meno di tre ore. Per quanto riguarda il dibattito energetico Kingsnorth scrive: „Questa nuova ondata contro i caminetti domestici non è solo un fenomeno irlandese: sta spuntando improvvisamente ovunque. Le stufe a legna stanno diventando, curiosamente, il principale responsabile dell'inquinamento atmosferico. Non si parla più dell'uso massiccio dell'automobile, dell'accelerazione dei viaggi aerei o dell'inquinamento industriale. Non si  parla più delle emissioni causate dal massiccio aumento delle server farm di Internet, che nel giro di pochi anni potrebbero consumare un sorprendente 70% dell'elettricità del Paese. Al giorno d'oggi, se volete dimostrare la vostra responsabilità sociale, dovreste essere tutti d'accordo con l'abolizione del camino tradizionale e la sua sostituzione con alternative „verdi“". Paul ha ragione, non so se nel dettaglio delle sue argomentazioni, ma sull’essenziale: ciò che salva il mondo, per quanto lo sforzo ecologico sia importante per difendere la nostra casa comune, come ci ha insegnato anche Papa Francesco con la sua „Laudato si“, non è però solo un moralistico sforzo ecologico, con attribuzione di colpe dubbia, ma quel centro divino, eterno ed immutabile, che in questo diario esprimiamo come dono gratuito dell’essere e che nel camino domestico, ha un suo, non unico, ma grande simbolo. 

“La più insistente ed urgente domanda della vita è: che cosa fate voi per gli altri?". Il 15 gennaio 1929 nasceva Martin Luther King Jr., leader del movimento per i diritti civili. Ha lottato per abbattere il razzismo. Nobel per la pace nel 1964 - ho letto questo post nella bacheca di un amico; non ho provato a dialogare con lui, perché questo tipi di non-dialogo non servono a nulla, ma la frase di Martin Luther King non è vera; la più urgente domanda della vita riguarda il nostro „Selbstsein“ (essere-se-stesso), non che cosa facciamo o non facciamo per gli altri. Martin Luther King è un grande, ma la sua lotta al razzismo del 1964 ha per lo più poco a che fare con le lotte di questi giorni, in cui tutti sono contro il razzismo, anche quelli che poi sono davvero razzisti (cfr ciò che ho citato ieri della redazione di „Useful idiots“ a proposito di Shahid Buttar, Nina Turner e Nancy Pelosi). Un amico statunitense mi ha spiegato come spesso la lotta la razzismo oggi negli USA copre altre lotte e rischia di provocare una profonda inimicizia tra bianchi e neri, che spesso sono poveri insieme e non l’uno contro l’altro.  


Abba nostro...

(Pomeriggio) Sono molto grato per l’App cattolica che ho installato ieri sul mio mobile phone, Hallow, che mi aiuta a fare dieci minuti di preghiera in mezzo al giorno. Oggi con una preghiera di Santa Catarina da Siena allo Spirito Santo: 

O Spirito Santo,
vieni nel mio cuore:
per la tua potenza
attiralo a te, o Dio,
e concedimi la carità
con il tuo timore.

Liberami, o Cristo,
da ogni mal pensiero:
riscaldami e infiammami
del tuo dolcissimo amore,
così ogni pena
mi sembrerà leggera.
Santo mio Padre,
e dolce mio Signore,
ora aiutami
in ogni mia azione.
Cristo amore,
Cristo amore. Amen.

Pur con tutta la stima che ho per Ernst Jünger, non sono d’accordo con il suo giudizio presocratico e con il suo Vangelo giovanile: „La guerra è  padre di tutte le cose“ (Eraclito); „questo è il mio Vangelo: non siete morti vanamente“ (cfr. Kiesel, Ernst Jünger, 185, che cita Jünger stesso nella prefazione del „Stahlgewitter“). No, Padre di tutte le cose è l’amore; ovviamente spero anch’io che soldati non muoiano vanamente, ma sono contro ogni sacralizzazione della guerra. Anche in mezzo alla guerra si può pronunciare la preghiera di Santa Caterina, senza legittimare in alcun modo la guerra stessa; come è giusto riconoscere l’eroismo possibile, anche nella guerra materiale e non solo in quella antica di Omero, senza giustificare la guerra, ma vi è anche un eroismo dell’amore, dei santi della porta accanto. Un lavoro come infermiere da malati terminali non è meno eroico di quello di un soldato. 

Per quanto riguarda le interpretazioni della guerra mia moglie, che sta leggendo un libro sulle guerre di Roma contro Cartagine (Michael Sommer, Monaco di Baviera, 2021), mi ha detto al tavolo, che uno storico, anche senza fare associazioni troppo veloci tra situazioni imparagonabili, può almeno imparare, con un oggetto emozionalmente meno pesante, che la guerra e i suoi attori giungono a noi sempre attraverso narrazioni che si contraddicono. Abbiamo per esempio fonti che presentano Annibale come un uomo solo malvagio ed altre che lo descrivono come un condottiero, che teneva conto della mitezza necessaria anche in guerra. 

L’accusa a Papa Francesco di Georg Weigel, biografo di san Giovanni Paolo II, di „apostasia“ (cfr la versione odierna di Banfi, che rimanda alla fonte originaria) è assurda. Non solo non è possibile ridurre la Chiesa di Dio in Germania in una chiesa dello „Zeitgeist“, ma tanto meno, tanto meno è possibile, come ha spiegato molto bene il cardinal Schönborn nella sua omelia per il requiem di Benedetto XVI, vedere un contrasto netto tra „Dominus Jesus“ (Congregazione per la dottrina della fede, 2000) e il documento di Abu Dhabi“ (2019) sulla fratellanza di tutti gli uomini. Dialogare con l’Islam, rappresentato autorevolmente dal grande Imam Al Tayyeb, non ha nulla a che fare con lo „Zeitgeist“, che è del tutto guerrafondaio. Certo nella storia della Chiesa, come ci ricorda la figura di santa Caterina da Siena è possibile criticare il Papa, i papi, per il bene della Chiesa stessa - anche Adrienne ha criticato Pio XII; ed è certamente possibile anche criticare Papa Francesco, che è un uomo che ci chiede sempre di pregare per lui, ma Egli agisce in forza della propria fede in Gesù e può pregare sine glossa la preghiera di santa Caterina che ho riportato qui sopra. Infine: il Papa parla anche con chiarezza, non solo i neocon: per esempio ha detto che l’aborto non è un male minore, ma un crimine, ma questa chiarezza neo-conservativa, so per esperienza, che non è di per sé salvifica: nominare il male con il suo nome, ma pure il bene con il suo nome, come fanno gli spiriti impuri e diabolici del NT, non è di per sé salvifico. „Cristo amore, Cristo amore“!  Che questa preghiera non sia nominalistica. 

(Notte) Ascoltando le „Kinderszene“ e le „Waldszene“ di Robert Schumann, suonate da Koroliov. Come capisco bene Etty: „Vediamo un po’ che cosa lo spirito riesce oggi ad ottenere da questo corpo recalcitrante, dedito al sabotaggio“ (28.6.42); insomma vediamo cosa lo spirito che tende all’alto riesce a fare contro il corpo che tende al basso?

Poi per quanto riguarda i russi, Etty scrive nello stesso giorno una frase, che mi ha fatto riflettere: „Il russo porta il suo fardello fino alla fine, piega le spalle sotto il peso, pieno di emozioni, e soffre nel profondo. Noi ci fermiamo a metà strada col sopportare e ci liberiamo con parole, considerazioni, filosofie, trattazioni teoriche e così via…il nostro cervello ci viene in aiuto, ci sottrae il peso e vi costruisce le sue teorie. E non sarà per questo che l’Europa occidentale ha prodotto tante filosofie, ecc., mentre in Russia, in quest’aerea, domina il silenzio?“ (Etty). Ora non produciamo neppure più filosofie, al massimo giornalismo. E il baricentro dell’Occidente si è spostato negli USA, che sono, nel loro governo, più guerrafondai che mai e non tengono per nulla contro che il loro nemico „porta il suo fardello fino alla fine“. 

(14.1.22) „Anche la bellezza è qualcosa che si deve essere capaci a sopportare“ (Etty Hillesum, 27.6.42) - Etty sta scrivendo dei quadri di Cézanne, ma anche di „quei piselli odorosi che mi stanno quasi facendo impazzire con il loro rosso eccitante, indefinibile“.  Conosco questa sensazione: qualcosa, qualcuno è così bello ed eccitante, che non si sa più dove stare. Ieri notte ho detto che per scacciare le immagini basse avevo bisogno di Cézanne e Mozart. Ma non basta Gesù? Certo, ma Egli è il Logos universale e concreto, in cui è possibile „ricondurre tutte le cose, quelle nei cieli e quella sulla terra“ (cfr. Ef 1,10). In un certo senso si tratta di un’inclusione radicale, ma non senza alcun discernimento, e comunque sia rimane il fatto che Gesù afferma in tutta radicalità: „Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori“, con cui egli „abitualmente“ (Maggioni) condivide la mensa: „Mentre stava a tavola in casa di  Levi (Matteo), anche molti pubblicani e peccatori  erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli“, una tavola in cui vi erano certamente anche cose belle ed eccitanti. Le immagini basse sono eccitanti, ma per lo più noiose e servono a soddisfare e placare la psiche e non certo a giungere alla gioia integrale. Perché la gioia la può donare solamente il Logos incarnato e la sua Parola, che è „più tagliente di ogni spada a doppio taglio“; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito“ (cfr. Eb 4, 12-16); l’anima tende al basso e alla soddisfazione, come il corpo che essa anima per l’appunto, lo spirito all’alto, alla missione che il Signore ci vuole dare. Noi non dobbiamo giustificarci al cospetto di Dio: „Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto“. Dobbiamo rendere conto a Lui, non giustificare noi. Il suo sacerdozio è stato quello di un uomo-Dio che ha preso parte alle nostre debolezze: „egli è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato“, perché Egli è stato fatto peccato e quindi non ha bisogna di peccare per conoscere il peccato. Chiedo la grazia di confessare i miei peccati, „con piena fiducia“, contando non sui miei ragionamenti, ma sulla sua misericordia e grazia, così da essere aiutato „al momento opportuno“, ma anche di lasciare stare la carne carne. E lo spirito spirito! Un rinnovamento della Chiesa ci insegna Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 121-122), ma vale anche per il nostro rinnovamento personale, è possibile solo in forza della „contemporaneità con Cristo“. Il cristiano conosce la dimensione del passato e del futuro, nel passato è stato donato l’essere come amore gratuito, e nel futuro sarà donato nuovamente, ma il cristiano vive nell’ „oggi“ (Salmo 95). La parola di Dio che vuole guarire quel malato che sono io, accade oggi e SPN ci insegna un „ascolto presente ed esistenziale“. Nel cammino al vero che è la nostra esperienza non dobbiamo temere nulla,  solo Dio e questo timore è senza angoscia, seguirLo in tutti i percorsi che ci dona, amarLo come Colui che dona ora gratuitamente l’essere ed in primo luogo il nostro „Selbstsein“, il nostro essere-se-stessi, senza il quale non possiamo incontrare l’altro ed in forza del dono del nostro Selbstsein possiamo anche servirLo, cum grande animo y liberalidad. VSSvpM!

(Primo pomeriggio) Oggi con un gruppo dell’ottava classe che porta il nome di „Juventusfest“ abbiamo visitato la chiesa luterana di Camburg, dove è parroco Michael G. Nella DDR si è „celebrata“ una festa, sorta nel diciannovesimo secolo, che porta il nome di „Jugendweihe“ (consacrazione della gioventù), in cui si festeggia, ancora oggi, il passaggio dall’essere bambino all’essere un giovane/una giovane adulto/a. Già nel nome si comprende che essa è stata pensata come alternativa socialista e secolarizzata alla confermazione e alla cresima cristiane. Nella diocesi di Erfurt si è tenuto conto di questa specificità storica regionale e si è proposto, ai tantissimi che non sono cristiani, una festa chiamata „Lebenswende“ (svolta della vita). La chiesa luterana è meno aperta a questo tipo di concessione cattolica, per questo motivo sono molto grato che Michael ci abbia accolto ed abbia spiegato quello che si vedeva nella Chiesa e quello che fa lui come parroco. Nella scuola abbiamo ereditato questa idea della diocesi di Erfurt, perché una mamma, più di dieci anni or sono, aveva proposto di lasciare la festa anonima della Jugendweihe per farne una più personalizzata nella nostra scuola, che per l’appunto abbiamo chiamato Juventusfest. Il motivo per me, come coordinatore della festa, è quello di non fare del proselitismo; ciò significa prendere sul serio la liberà dei genitori che formano anche un team organizzativo e pianificano passo per passo, con la mia coordinazione, questa festa del passaggio dall’essere bambino ad essere un giovane/una giovane adulta. All’inizio facevano parte della festa circa 12 alunni; ora siamo arrivati al numero di 62. I ragazzi che partecipano ad essa sono normalmente quelli che non frequentano la cresima cattolica e la confermazione luterana, che nella nostra scuola, pur essendo una scuola cristiana, sono una minoranza. Io mi occupo degli elementi cristiani della festa, come la visita di una parrocchia e il team organizzativo di tutto il resto.

Il Santo Padre, che è certamente l’avvocato più importante dei migranti, senza per questo sottovalutare il grande lavoro delle ONG, ha sempre detto che accoglienza senza integrazione dei migranti, non fa bene né a chi è accolto, né a chi accoglie. In questo senso sono d’accordo sia con Friedrich Merz (CDU) e con Jasper von Altenbockum (FAZ) che non abbiamo bisogno di una moralizzazione del problema, ma di una vera e propria discussione pubblica di esso, senza essere bollato come nazista o razzista, se con decisione non si promuovono solamente, ma si formulano anche delle esigenze e a volte delle critiche nei confronti dei migranti, come ben sanno gli insegnanti che lavorano in quartieri con un altro tasso di migranti…

La criminalizzazione della plebe (Mob) brasiliana da parte di Tjerk Brühwiller  (FAZ), che accusa milioni di persone di far parte di mondi paralleli privati di ogni vera informazione, quella dei media aziendali, sebbene abbia capito che queste persone frustrate, lo sono perché vi è una corruzione latente in Brasile, è proprio quello che nei giorni passati, in dialogo con Glenn Greenwald, ho cercato di evitare.  

Sulla situazione in Brasile cito ancora un Tweet di Greenwald (13.1.23): „BREAKING: Il regime di censura in Brasile sta crescendo rapidamente, praticamente ogni giorno. Abbiamo appena ottenuto un ordine di censura davvero scioccante, che intima a diverse piattaforme di social media di rimuovere *immediatamente* numerosi politici e commentatori di spicco“.

La FAZ riporta, certo non come elogio, una bella frase del cancelliere tedesco Olaf Scholz: "Non ci lasceremo guidare da tutti coloro che gridano (sulla fornitura di armi all’Ucraina). I cittadini... vogliono decisioni sagge e ponderate su un tema così importante come la guerra e la pace". 

„Poco più di anno fa parlando agli studenti del liceo Amaldi di Roma diceva «che la violenza esiste solo quando c’è una reazione violenta». Se la si accoglie «con pazienza, amore, sensibilità, la violenza se ne va». Padre Jaques Mourad è il nuovo arcivescovo di Homs. Il Papa infatti, ha dato il suo assenso all’elezione fatta dal Sinodo dei vescovi della Chiesa patriarcale di Antiochia dei Siri. Il nome di Mourad torna così agli onori delle cronache per un motivo ben più piacevole di sette anni fa. Allora il sentimento dominante era l’angoscia. Un “calvario” spirituale iniziato il 21 maggio 2015 quando i monaco fu rapito da un gruppo di estremisti islamici nel monastero di Mar Elian, in Siria e terminato solo al momento del rilascio dopo cinque mesi di prigionia. In quei giorni – ha raccontato ancora agli studenti romani – ho ricevuto due doni: la capacità di guardare i miei rapitori negli occhi «cercando l’uomo, e la il silenzio. Il non reagire alla violenza è stata la risposta più forte, tanto che i miei carcerieri hanno iniziato a trattarmi con meno durezza. Restavo in silenzio con un piccolo sorriso e con uno sguardo mite». Mourad, nato ad Aleppo, in Siria il 28 giugno 1968, è il co-fondatore della comunità di Mar Mousa, assieme a padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano rapito nel 2013 e di cui non si sa più nulla“. (Riccardo Maccioni, Avvenire, 14.1.23) 

„L'avvocato, artista, legale, organizzatore, musicista ed ex politico Shahid Buttar si unisce a „Useful Idiots“ per spiegare perché i Democratici stanno fallendo. Perché è un ex politico, vi chiederete? Dopo aver condotto una campagna contro Nancy Pelosi ed essere stato seppellito dagli attacchi razzisti dei liberali, Shahid ha capito una triste verità sulla politica: "I politici, così come i giornalisti e gli avvocati", ci ha detto. "Sono tutti legati al carrierismo. Le persone tengono più alla loro carriera che ai principi della loro professione". E così i sedicenti non-razzisti come Pelosi usano attacchi razzisti contro gli oppositori di colore, come Shahid Buttar e Nina Turner, per mantenere i loro artigli affondati in profondità nel potere, difendendosi da qualsiasi revisione dei loro record di voto antidemocratico. Ma Shahid non attribuisce tutta la colpa a questi avvoltoi aziendali assetati di potere per aver scelto il potere al posto dei valori umani: "È impossibile non farlo in un Paese fascista“. Shahid continua a spiegare come i Democratici corporativi (corporate Democrats) coprano la loro politica assetata di potere attraverso la distrazione, sostenendo che Donald Trump e il 6 gennaio siano le vere minacce alla democrazia - il tutto per far sì che gli americani siano troppo abbattuti ed affaccendati dalle udienze (hearings) sul 6 gennaio, per rendersi conto che il nostro governo è impegnato a rovesciare le democrazie in tutto il mondo e a spiarci a casa nostra“ (Redazione di Useful idiots, 13.1.23).

Abba nostro…

(Notte) L’articolo sulla gratitudine di Matthew Crawford (Gratitude and the modern condition, 14.1.23) è una lettura obbligata per chi come me cerca di pensare il dono dell’essere, come un atto di amore gratuito, come qualcosa che non possiamo „costruire“, ma che per l’appunto ci è stato donato e ci viene donato nell’oggi. Questo dono ci corrisponde profondamente, ma solo come un sorpresa ci può corrispondere profondamente. Nel linguaggio del filosofo Michael Oakeshott, citato da Crawford, solo un pensiero „conservatore“ (non tradizionalista) è aperto alla sorpresa del reale, mentre il „razionalista“ si dispiace e lamenta l’imperfezione del mondo che deve essere per l’appunto perfezionato. Il filosofo trans-umanista, come erede del razionalista, ritiene, come la gnosi antica, che il mondo è frutto di un „bastardo“ che ci vuole far soffrire e che non ha alcuna pietà e misericordia con noi. La differenza tra la gnostico di allora e quello attuale, è che il primo pensava che il bastardo fosse il dio creatore, mentre quello odierno forse pensa che sia la natura stessa ad essere bastarda, e per questo deve essere sostituita con qualcosa di „sintetico“. Ciò che ci può un po’ salvare dal „bastardo“ sono le nostre capacità tecniche e di rappresentazione, non la realtà come dono di amore. Il fenomeno della transessualità è anche un momento di sfiducia al cospetto del reale, causato forse dalla morte della madre o da altri fenomeni drammatici. Sia il razionalista che il trans-umanista tendono al moralismo e alla continua lamentela: la plebaglia che non comprende tutte le risorse della scienza e della tecnica o di una buona amministrazione politica… Etc. Il mondo ridotto alla „rappresentazione“, cioè il nostro mondo pornografico e trasparente, non ci aiuta a superare la nostra solitudine, anche se magari ci regala qualche orgasmo davanti ad un video; la rappresentazione di una donna non è mai uguale alla dona vera, ai figli veri, alle persone vere che ci stanno accanto e che spesso vengono ridotte a disturbatori delle nostre chat „rappresentative“. Io posso dire che stamattina leggendo la frase di Gesù che è venuto per i „malati“, non pensavo agli altri, ma pensavo a me, come un figlio malato di questo mondo rappresentativo. Così l’articolo di Matthew era davvero un’ occasione per ricominciare di nuovo il gioco del reale (Huizinga), coscienti che la nostra speranza sta in un „Aliud“, che proprio in quanto tale è „Non aliud“. Come il mondo come volontà in Schopenhauer è il contrario della compassione, lo stesso vale per il mondo come rappresentazione: non c’é in esso alcuna misericordia, ma solo il tentativo di costruire nel modo più perfetto possibile una risposta ad un’esigenza ed un bisogno, che nessuna „tecnica“ - per quanto essa sia utile (per esempio nell’articolo di Matthew c’è la possibilità tecnica di ascoltare e non solo di leggere l’articolo), può davvero risolvere: noi ci troviamo spesso di fronte a problemi non risolvibili con le nostre capacità e non possiamo far altro che sperare in un Dio misericordioso fuori di noi, pur essendo „interior intimo meo“ (Agostino). Un Dio che con il suo dono dell’essere e il suo perdono fa crescere in noi la gratitudine: „vedersi dall'esterno come una persona che riceve piuttosto che pretendere è liberatorio: dal risentimento, dal diritto, dalla lamentela. Ci si sente più leggeri, oltre che più piccoli. E più pronti ad agire con grazia verso gli altri, cioè a essere più grandi. Perché grazia e gratitudine hanno la stessa radice, sia che si parli di etimologia che di psicologia.

Credo che la nostra condizione di persone moderne renda l'esperienza della gratitudine particolarmente sfuggente, per cui quando ci sentiamo grati ha un effetto ancora più potente, che ci fa uscire da un profondo solco spirituale. Credo che questo sia dovuto al fatto che si tratta di un'esperienza che non può essere interpretata in un modo che si accordi con il grande quadro metafisico in cui viviamo per la maggior parte del tempo. Se riusciamo a capire il perché di questa situazione, avremo un punto di vista critico da cui osservare il nostro momento storico. Potrebbe anche aiutarci a identificare la fonte della nostra amarezza e a indicare la strada verso qualcosa di meglio“ (Matthew Crawford). La gratitudine quindi ha due enormi vantaggi: ci aiuta a vivere nel reale, accorgendosi che esso  è un dono „semplice e completo“ e sviluppa in noi una reale criticità, quella che Ulrich chiama „la crisi ontologica“, che ci insegna a discernere il „pensiero unico“ ed in questo senso pseudo metafisico del „nostro momento storico“. 


(13.1.23) Non se è sempre un aut aut, ma certamente nel Vangelo di Giovanni ed in Etty lo è: soddisfazione dal basso (carne) o rinascita dall’alto (spirito). Su questa rinascita dall’alto appartiene anche „prendere le cose con meno drammaticità“ e questo è possibile finché è „in vigore la promessa di entrare nel suo riposo“ (Eb. 4, 1). „Non siano come i loro padri, generazione ribelle ed ostinata, generazione dal cuore incostante e dallo spirito infedele a Dio“ (Sal 78(77), 7). Rimettere i peccati è una prerogativa divina (Mc 2, 1-12), su questo hanno ragione gli scribi, ma Gesù li rimprovera: „Perché pensate queste cose nel vostro cuore?“. La nota di Maggioni spiega che nel verso cinque il verbo è al passivo; e di fatto anche nel miracolo di entrare nel suo riposo possiamo contare solamente sul „passivo teologico“, „cioè dell’uso di una forma verbale passiva per esprimere un’azione di Dio senza nominarlo“: „Gesù vedendo lo loro fede, disse al paralitico: „Figlio ti sono perdonati i peccati“ (Mc 2,5)“. VSSvpM! 

Kierkegaard parla di „contemporaneità“ con Gesù e Balthasar spiega che questa significa che le storie di Gesù hanno il carattere dell’essere-davvero-accadute, pur essendo sorprendenti e paradossali: un paralitico, per la fede in Gesù, può camminare (Mc 2, 1-12); quello che fa Gesù è sorprendente non solo per noi che ascoltiamo la storia,  ma anche per i presenti: „Una cosa del genere non l’abbiamo mai vista“ (Mc 2, 12b). Non possiamo dimostrare l’essere davvero accaduta di questa storia, ma il dimostrare non è l’unica forma della ragione. Il metodo della „contemporaneità“ ci insegna che noi possiamo sentire nel nostro cuore, con tutto il nostro corpo (che invecchiando fa fatica a camminare, per esempio)  e con la nostra anima, che la storia è davvero vera , che posso fare parte di essa, anche se a me manca la fantasia di immaginarmi precisamente il luogo in cui è accaduta la storia: gli uomini che portano il paralitico, l’apertura di un buco nel tetto per farlo scendere davanti a Gesù, comunque per lo meno capisco che ci hanno messo tante energie per mettere il malato al cospetto di Gesù e capisco anche la dimensione teatrale: questa storia accade per me (cfr. Antologia-Servais, 121). Sono quel paralitico che cerca soluzioni dal basso, mentre ci sono solo soluzioni dall’alto. Una volta posso essere l’amico che porta il paralitico e che fa un buco sul tetto, anche se ovviamente con le nostre case ciò sarebbe difficile, etc. L’ora di lezione nell’ottava su Mt 1,18-24 e Lc 2, 1-20 è andata bene e potevo approfondire con la Lena S.  la questione se era possibile o meno aver un rapporto sessuale con Maria dopo la nascita, etc..Ave Maria…

Un vantaggio della versione di Banfi è quello di rinviare a notizie sulla Chiesa che le altre mie fonti giornalistiche (Greenwald, Halper, Maté…) non considerano. L’ultimo articolo del cardinal Georg Pell, su cui scrive Matteo Matzuzzi sul Foglio è di importanza decisiva. Lo riassumo così: sinodalità come inclusione radicale e senza limiti è un incubo e non ha nulla a che fare con la molteplicità legittima nell’unità e con  il “sogno di Dio“ di cui parla Papa Francesco. Ultimamente ho insistito molto, anche nel mio diario, sulla „parola di Dio“ perché in nessuno modo voglio che questo diario venga interpretato come „inclusione senza limiti“; il superamento dell’autoreferenzialità (dialogo con Etty) non ha nulla a che fare con la perdita della propria identità, che non è prevista dall’idea programmatica di fondo del fratello universale, Charles de Jesus, e dell’attuale pontefice, e cioè che tutti siamo sorelle e fratelli. 

„Avete il diritto di rifiutare un test, una maschera o un'iniezione. Questo diritto non deriva da alcuna legge. È un diritto umano fondamentale e inalienabile all'autonomia del proprio corpo. Qualsiasi governo che cerchi di punire o pregiudicare qualcuno per aver rifiutato di acconsentire a un'iniezione, ecc. dovrebbe essere fatto cadere“ (Aaron Siri, Twitter, 12.1.23). Capisco a livello di principio la posizione di Siri, ma allo stesso tempo credo come „pedagogo“ che ha a volte, in casi estremi di pandemia e per un breve periodo di tempo, sia lecito obbligare i passeggeri, per esempio di un treno affollato, a portare la maschera. Su questo tema avevo fatto un breve video per TikTok che uso solo per motivi pedagogici. Mentre su questo punto sono del tutto d’accordo: „I vincoli sono lo strumento dei prepotenti, dei criminali e dei dittatori. Se un paziente rifiuta un prodotto medico dopo essere stato informato dei suoi benefici e dei suoi rischi, questo si chiama consenso informato. Il paziente è stato informato e non ha acconsentito. L'imposizione di un obbligo per questa obiezione è immorale e  illiberale“ (Aaron Siri, Twitter, 21.12.22). 

Questa notte ho provato ad offrire la mia acufene, che era davvero terribile, per il popolo armeno dell’Artsakh. Qui un Tweet di Tatevik Hayrapetyan del 13.1.23: „33 anni fa, il 13 gennaio, i pogrom della popolazione armena a Baku furono organizzati dall'Azerbaigian sovietico. Più di 200.000 armeni furono costretti a lasciare Baku. 33 anni dopo l'Azerbaigian vuole costringere gli armeni dell'Artsakh a lasciare la loro patria. L'obiettivo è sempre lo stesso“.

Non ho cambiato il giudizio nei confronti di Donald Trump dal tempo in cui analizzavo gli scritti di Steve Bannon, con Bruno Brunelli, nei „Contadini di Peguy“ - la sua idea di nazionalismo „sferico“ non corrisponde alla mia, che penso in forza della logica del poliedro di Papa Francesco, ma certamente non ho pensato allora e non penso ora che Donald Trump sia il male assoluto che dobbiamo evitare ad ogni costo (per esempio raccontando menzogne sulla sua persona e la sua politica); ultimamente ho sottolineato qui nel mio diario l’urgenza di un dialogo con il populismo, di cui Trump è solo un aspetto, forse il più noto, ma non l’unico ed in questo contesto comprendo bene il tentativo di Glenn Greenwald di analizzare un articolo appena uscito, non perché sia particolarmente geniale, ma perché spudoratamente mette in mostra quale siano le intenzioni del „pensiero unico“ in questo contesto. „È esattamente quello che penso di un nuovo articolo pubblicato ieri dalla MSNBC. Scritto dall'ex scrittore di Vox e attuale editorialista della NBC Zeeshan Aleem, l'articolo sostiene - e non sto scherzando, non sto nemmeno esagerando - che, insieme all'ex deputata Tulsi Gabbard e al giornalista indipendente Matt Taibbi, sono a capo di un sinistro e insidioso complotto per incanalare innocenti persone di sinistra nelle braccia minacciose dell'estrema destra autoritaria. 


Ecco il titolo di questa meraviglia del giornalismo d'inchiesta che ha scoperto il complotto: "Come la sinistra populista è diventata vulnerabile alla destra populista". Quindi, non stiamo solo convertendo clandestinamente le persone di sinistra in fascisti, ma siamo predatori che sfruttano questo gruppo "vulnerabile", questo gruppo indifeso ed emarginato che non sa difendersi dalle nostre arti oscure di manipolazione, mendacia e controllo mentale“ (Greenwald, The Elitist Corporate Media Attacks Populism). Per quanto mi riguarda: non sono di sinistra, ma un cattolico del centro, per così dire. Il mio dialogo preferenziale con la sinistra-sinistra, su certi temi, è nato dal consiglio di un amico, che non è per nulla di sinistra. Quello che però ritengo davvero pericoloso è quando le persone che non la pensano come il mainstream vengano automaticamente accusate di essere perversi sostenitori di dittatori, fascisti, etc. Il liberalismo di sinistra tende a liquidare come incapace di comprendere la realtà o come perverso chi non la pensa come esso, senza concedergli alcun momento di simpatia ermeneutica: quella necessaria per comprendere gli altri. Comprendo quindi che la redazione di „Useful idiots“, con cui mi trovo in consonanza di giudizio quando difendono i lavoratori, per esempio, sia del tutto sarcastica: „Da MSNBC a Fox News, i media sono tutti d'accordo su due problemi enormi negli Stati Uniti di oggi. Primo: i lavoratori hanno troppo potere! Chiedono troppi soldi, troppi benefit, cose assurde come l'assistenza sanitaria, e si rifiutano di lavorare altrimenti… (segue una difesa del lavoro delle infermiere). In secondo luogo, bisogna impedire a quei pazzi repubblicani di estrema destra di tagliare le spese militari o l'FBI. Liz Cheney sa che la debolezza è una provocazione e che se spendiamo solo 800 miliardi di dollari per la difesa, Cina e Russia prenderanno d'assalto le spiagge di Brooklyn da un giorno all'altro. E sulla MSNBC, Joe Scarborough e Chuck Schumer hanno affermato di essere d'accordo sul fatto che le vite dei neri contano, e cosa lo dimostra se non chiedere più soldi per l'FBI, storicamente un buon amico dei neri? Almeno possiamo essere certi che il Cowboy americano è al sicuro. Cosa? Non lo è? Oh, merda. Non va bene“ (12.1.23)

C’è un testo di Giorgio Agamben, „Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi, Edizione Laterza, 2013, che purtroppo conosco solo tramite „letteratura secondaria“, con cui vorrei confrontarmi. In primo luogo ero grato che Agamben, durante la pandemia, abbia ricordato che Gesù toccava i lebbrosi (cfr. Mc 1, 40-45), ma quello che mi interessa davvero è la questione escatologica, come la pone il filosofo italiano vs una concezione della Chiesa troppo conciliante con il mondo. In primo luogo propongo di leggere un passo del NT, su cui Agamben basa il suo discorso escatologico:   2 Tess 2, [5] Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? [6] E ora sapete ciò che impedisce (o colui che impedisce: kathecon) la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. [7] Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. [8] Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, [9] la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, [10] e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. [11] E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna [12] e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità. [13] Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, [14] chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo. [15] Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. [16] E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, [17] conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. Se capisco bene Agamben il kathecon blocca o ferma sia l’avvento radicale del bene che quello del male, per questo motivo deve essere tolto di mezzo chi trattiene la rivelazione ultima e questo è possibile solamente se si vive sempre nell’atteggiamento escatologico, senza sopravvalutare quello „kenotico“. A me sembra, però, che tra l’aspetto escatologico e quello kenotico vi sia una „opposizione feconda“ e non una contraddizione, come ho imparato non solo da Guardini e Borghesi, ma già da Balthasar ed Ulrich; il primo ha sottolineato la legge teodrammatica, che è una legge escatologica, che racconta lo scontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo ed Ulrich, con la sua filosofia della finitizzazione dell’essere come dono d’amore gratuito sottolinea il momento dell’exinanitio, che non è per nulla conciliante con il mondo e di fatto un santo che ha amato tanto Ulrich era Charles de Jesus. Per quanto riguarda la decisione di Benedetto XVI di abbandonare la guida attiva del ministero petrino, essa secondo me va letta sia escatologicamente che kenoticamente ed ogni lettura che veda un contrasto ultimo tra  Benedetto XVI e il suo successore, comunque la si pensi, può essere compiuta solamente contro la volontà dei due, che magari hanno stili diversi e forse su alcuni punti importanti come la liturgia hanno anche idee diverse, ma che di fatto sono legittimamente gli ultimi due pontefici della lunga linea che collega Pietro al suo successore attuale. Entrambi hanno servito e servono la verità che è Cristo. La critica al tradizionalismo di Papa Francesco non ha poi nulla a che fare con un tradimento delle „tradizioni che avete appreso“. 

(Notte) Mi manca quello che manca alla civilizzazione occidentale, secondo Etty: „ci manca la grande pazienza e l’altra componente preziosa della fede: l’umiltà“ (Etty, 27.6.42).  Per scacciare le immagini basse questa sera c’é bisogno di tanto: Cézanne. Secondo Etty, i suoi quadri sono „gravi e coscienziosi“ ed esprimono „l’anima inesauribile di quella molteplicità“ (quella della „natura multiforme“). Prendiamone uno (Turning road at Montgeroult), con un alcune case ben disegnate, in modo semplice; nella parte alta del quadro si intravede un campanile. In primo piano la natura con i suoi colori; ma l’oggetto per me difficile da identificare è un „ponte“ o forse un „muro“, anche abbastanza in primo piano. Mozart: Sonata numero 15 in F maggiore, II. Andante, K. 533, suonata dal mio Koroliov. Questa sonata è anche grave e coscienziosa e ci vuole insegnare pazienza ed umiltà. Il Rondò che segue è invece gioia sorprendente. Sia la pittura che la musica sia Etty mi insegnano che „non si deve  voler possedere e capire tutto…ma bisogna essere semplicemente in grado di fare esperienza delle cose“, della molteplicità delle cose, non solo dei pezzi bassi. Purtroppo quando smetteranno le note di Mozart tornerà in primo piano l’acufene, ma almeno ho qualcosa da offrire, pur se sarei grato se fosse più discreto. Ero cerco di consegnarmi alla notte. Noctem quietam et fine perfectum concédat nobis omnipotens Deus



(12.1.23) Sull’uso dei cinque sensi in SPN sono sull’essenziale d’accordo con Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 119-120): i sensi di cui parla SPN, ma anche di cui parla in continuazione Etty Hillesum, non solo non sono contrari allo spirito, ma sono sensi spirituali. Etty si esprime a suo modo: priorità della scrivania sul letto; priorità del rapporto spirituale con Spier su quello carnale, etc. Insomma priorità dei sensi spirituali su quelli solo carnali  (libido). Sono anche d’accordo che un cristiano può arrivare a Dio solo in Cristo, che ci raggiunge con una storia (Giussani) e non solo a livello di idee. Possiamo vedere il Padre, come sottolineava Gustav Siewerth, solo in Cristo e se si pensa che Cristo è presente nella sorella e nel fratello più piccoli ciò vale implicitamente per tutti gli uomini e non solo per i cristiani. Allo stesso tempo vorrei dire che il discorso cattolico sugli argomenti che hanno a che fare con il sesso (mi è chiaro che non ogni contatto fisico sia sesso) sono del tutto fuori del mondo e non lo dico positivamente, perché il cristiano è invitato a non essere di questo mondo, ma non fuori dal mondo. Per fare un altro esempio: per salvare le finanze vaticane, bisogna avere un’idea di come funzionano le finanze del mondo, etc. La discussione sui preservativi in ambito cattolico è al limite del presentabile (come insegnante di religione in una delle zone più secolarizzate del mondo, al di là di questo limite). Quest’ultimi non sono solo un „male minore“ per casi estremi, ma anche un „bene relativo“, per tutti quei fratelli, per tutte quelle sorelle che vivono la tenerezza a livello di sesso e sensi, senza negare loro che lo facciano a livello „spirituale“, sebbene non vogliano avere figli in un certo periodo della loro vita. Ma a parte il sesso: se Etty desidera toccare il „petto villoso“ di Spier, qualche mese prima del suo arresto, dove si troverà in prigionia con maschi brutali e donne brutali, i nazisti,  a cui non potrà toccare il petto o essere abbracciata, ma solo uccisa, e potrà essere „solo“ (sit venia verbo) „anima profumata“ in un carcere mostruoso, credo che dobbiamo tenere conto del fatto che la conoscenza degli uomini non passa solo attraverso gli occhi e le orecchie, ma ha a che fare con il toccare e l’odorare, etc. Se non vogliamo che la meditazione della Parola sia la meditazione dell’iperuranio dovremmo tenere conto di tutto ciò. Dalle letture di oggi vorrei sottolineare il chiaro no di Cristo al chiacchiericcio sui miracoli, e il suo si alla testimonianza del miracolo (Mc 1, 40-45), purtroppo chi ha ricevuto il miracolo si decide per il chiacchiericcio invece che per la testimonianza. E la prima lettura ci ricorda che il nostro cuore non deve indurirsi, tanto meno nei confronti di milioni di persone (che usano preservativi), nostre sorelle e fratelli, ed ovviamente nei confronti del Dio vivente (cfr. Eb 3, 7-14). 

Per quanto riguarda le notizie del giorno, che si possono leggere anche nella versione di Banfi, sebbene quest’ultimo, in generale, non sia né la principale né l’unica mia fonte, vorrei sottolineare questi aspetti: non vale solo per Giorgia Meloni, ma per tutti i politici che abbiano un certo peso: ne esistono sempre due, quello della realtà e quello della propaganda. Sono del tutto d’accordo con Quirico, qui nel riassunto che ne fa Banfi: „Domenico Quirico, nella sua analisi sulla Stampa, sostiene che la Nato e gli americani metteranno in riga l’Europa il 20 gennaio a Ramstein. Un’Europa costretta a dire sempre sì. Scrive Quirico: “A Ramstein si va per prendere ordini poiché si entra nel vivo della quarta guerra mondiale e l'unica politica possibile è quella di obbedire”“. E questo è davvero catastrofale, come sottolinea spesso Borghesi; l’Europa dovrebbe rimanere fedele al motivo ultimo per cui è nata: la pace. Molto bella la gratitudine del papa per il cardinal George Pell, scomparso improvvisamente: „ha salvato le finanze vaticane che rischiavano di mandare in malora tutto il Palazzo”. Sul Brasile, se avrò tempo, leggerò un resoconto di Greenwald. Ma per ora la scuola e la traduzione di Ulrich hanno priorità. 

PS Renato Farina ha scritto un bel articolo,“Quei 400 giorni in carcere da innocente per odio alla chiesa“,  sul cardinale australiano, da cui cito questo passo: „Mentre si aspettava la sentenza definitiva quello che una volta ci insegnavano essere il “Continente Nuovissimo” è stato messo sottosopra dal lavoro certosino di Andrew Bolt, reporter di Sky News Australia (non simpatizzante per la chiesa), ha ricostruito meticolosamente l’accaduto, con il lavoro più banale del mondo. Ha preso tra le mani le motivazioni della condanna, ha confrontato la testimonianza dell’accusatore con i tempi e gli spazi in cui si sarebbe consumato un duplice stupro, dimostrando l’impossibilità matematica, geometrica, fisica, chimica del crimine denunciato. Come il tenente Colombo si è recato sul posto e ha mimato spostamenti, ha percorso navate e sagrestia. Ha illustrato le sue scoperte. In vista dell’esame del ricorso ha invocato «che l’Alta Corte rimedi a questo scandalo». All’unanimità Pell è stato dichiarato innocente, dopo 400 giorni di isolamento in carcere“.

Abba nostro…

(Pomeriggio dopo la scuola) - Questo ragazzo o ragazza (per discrezione non specifico) autista o con momenti autistici è una persona che spesso mi racconta tante cose della sua patria (regionale); quando in classe lavoriamo con la Bibbia, ci sono tre scolari che le vanno a prendere con me e che poi stabiliscono tre altri che le riportano con me nell’aula insegnanti; questo ragazzo o ragazza si è rifiutato, in quel momento non avevo in mente i suoi problemi, perché lo vedo solo un’ora alla settimana e così l’ho strattonato (spinto), ché facesse questo servizio con gli altri. Alcuni suoi compagni di scuola erano contenti che qualcuno lo costringesse a fare questo servizio, un’ accompagnatrice di un altro ragazzo con problemi, mi ha reso attento al fatto che è autista. Mi sono scusato, in vero perché ho avuto paura. Una collega, qualche ora più tardi, che ha avuto la classe l’ora dopo di me, mi ha espresso la sua simpatia, raccontandomi quello che gli scolari le  avevano a sua volta raccontato a mio favore, etc…Comunque ora, scrivendo il diario, non mi devo più giustificare: non ho fatto né un atto eroico né del tutto sbagliato, presumibilmente. Di fatto è vero sia quello che dicono i suoi compagni sia che lui è in fondo molto solo:  che Dio lo/la benedica, li benedica! 

(Pomeriggio dopo la traduzione di Ulrich) Ciò che per Balthasar è il pulchrum per Ulrich è il bonum: entrambi intendono con ciò una connotazione ontologica ultima con cui l’essere si rivela come dono gratuito. Questo dono ha una dimensione passata ed una futura, ma il dono ontologico si gioca sempre ultimamente nella presenza ontologica. Un pensiero che sostanzializzi l’essere, come quello di Hegel o di Heidegger, mutatis mutandis, lo ha già ridotto in una „gnosi“, passata o ideale, ed ha perso di vista questa gratuità presente, che se lo è davvero, lo è nella molteplicità e varietà degli accidenti. Entrambi pensieri non sono in questo senso „essenziali“ (vs esistenziali), ma un qualcosa che rivela la parentela, l’intimità tra pensiero (Denken) e ringraziamento (Danken) e non si giocano nel „puro spirito“, ma sulla piccola via, del tutto concreta e carnale, del quotidiano. 

(Dopo aver letto Greenwald) Greenwald come tutti le altre mie fonti americane e canadesi non legittimano persone che hanno danneggiato gli edifici del potere sia negli USA (6.1.20) sia in Brasile (8.1.23). Tanto meno lo faccio io, per lo più mite insegnante di religione nelle foreste tedesche. Greenwald conosce la corruzione della famiglia Bolsonaro, non solo perché vive in Brasile, ma perché è un giornalista informato, conosce anche la narrazione di Bolsonaro che le elezioni, che tra l’altro lo hanno visto vincitore, non come presidente (qui ha perso per due punti), ma come come partito, siano state fraudolente, ma le differenze con il 6.1. sono anche evidenti: gli arrabbiati statunitensi si mossero un martedì per fermare un’azione di calcolo elettorale in corso, quelli brasiliani di domenica, con uffici vuoti, senza il presidente Lula che si era insediato pacificamente qualche giorno prima, etc. (Cfr. Greenwald, What really happened in Brazil?, 12.1). Tutto ciò per me è interessante perché credo che sia del tutto urgente creare dei ponti verso i populisti, sempre più arrabbiati e frustrati e chiamare con il loro nome le cose (Bannon, se capisco Greenwald, non crea questi ponti, ma fa solo affermazioni senza prove della fraudolenza delle elezioni brasiliane). Non c’è stato un colpo di stato negli USA (dopo tre ore la rivolta era ‚pacificata‘ ed in paragone con le proteste per l’uccisione di Georg Floyd, che si sono trasformate in violenza pura ed hanno cambiato anche oggetto della protesta stessa, sono state qualcosa di veramente minimale) e non c’è stato in Brasile - se Bolsonaro avesse acceso anche solo un fiammifero, la situazione, se la narrazione di Greenwald è vera,  sarebbe potuta diventare pericolosa, ma Bolsonaro ha invitato tutti, in modo particolari i suoi fan, che guidano i camion, a non agire contro la legge.  Anche gli attacchi al Corte suprema, al parlamento e alla casa del presidente sono stati ‚pacificati“ in modo molto veloce e in Brasile sembra che lo siano stati in modo più cauto, cioè meno militarizzato, che in Washington. Per fare un ponte verso i populisti è del tutto decisivo saper distinguere la rabbia repressa e la frustrazione che diventano violenti, sebbene senza un piano politico preciso, e l’insurrezione o il colpo di stato. Poi nelle analisi bisogna tenere conto di tanti fattori specifici, per esempio che il presidente della Corte suprema brasiliana, A. De Moraes, è ritenuto anche da NYT un autoritario, che in modo autoritario combatte l’autoritarismo di Bolsonaro. È di importanza decisiva avere delle narrazioni che non siano monomaniache, quasi che il male assoluto sia salito al potere con Trump nel 2026 e che da quel punto o dal punto della sua sconfitta nel 2020 stia esportando la distruzione della democrazia in tutto il mondo. Queste asserzioni sono gravi e sono fantasie dei liberali di sinistra e di gruppi maniacalmente chiusi in se stessi, che ritengono tutto pericoloso ed hitleriano ciò e chi non la pensa come loro. Ci sarebbe ancora da tanto da dire, ma rinvio a Greenwald stesso. Ieri con l’incontro tra Giorgia Meloni e il Papa abbiamo visto in atto un modello di avvicinamento tra una posizione profetica ed una populista; nelle nostre narrazioni dobbiamo insistere su questo avvicinamento, se davvero vogliamo proseguire sulla strada indicata da „fratelli tutti“!

Quanto segue è più difficile da comprendere, ma vorrei annotarlo ugualmente: tutti i miti sacrali a riguardo di avvenimenti politici sono un sostituto di un vero atteggiamento religioso e profetico. Il mito dell’insurrezione del 6.1.20 è uno di essi…

PS Anche una narrazione differente dalla mia, che dipende dal giudizio di Greenwald, quella di Raul Zelik, nel „Der Freitag“ di oggi e che insiste sulla contrapposizione tra sinistra e destra, deve ammettere che l’attacco dei manifestanti brasiliani non corrisponde ad un piano politico vero e propio, se la plebaglia pro Bolsonaro attacca un parlamento a maggioranza bolsonara. A me sembra geniale l’idea di Greenwald che uno pseudo liberalismo autoritario attacca un movimento autoritario, l’alleanza di cui parla Zelik, tra liberalismo economico, autoritarismo e chiese evangelicali si muove in parte nella stessa direzione, ma non vi è un elemento di vera „concordia possibile“ o „ponte“, che ho messo in evidenza prima. 

(Sera) Prendere sul serio il dono gratuito dell’essere ora significa superare anche ogni forma di attaccamento morboso agli arcaismi in noi, alla „tradizione potente“ (Etty, che cita Spier il 27.6.42); la gelosia, certe immagini in cui devono dormire gli sposi, la stessa fedeltà possono essere vissuti come „fattori atavici che bisogna sradicare dentro di sé“. Forse ho concesso troppa libertà ai „momenti bassi“ e questo ha la conseguenza che qualcosa divora alla radice il mio „potere creativo“, perché solo le esperienze spirituali rimangono in noi, ma ciò non toglie quello che ho scritto questa mattina sui sensi. Per me lavorare ad essere più spirituale significa „prendere le cose con meno drammaticità“, così diminuiranno anche gli scontri a scuola; non credo che sia necessario, né possibile osservare la cose „da un’alta torre“, ma Gesù stesso dice „se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel Regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, è quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto“ (cfr. Gv 3). Queste parole non distruggono immediatamente la libido e non tutto è casto in noi, ma permettono di essere rivestiti almeno un po’ di „timidezza e castità“, come l’amica di Etty, Liesl. VSSvpM! 


(11.1.23) Come ogni figlio di SPN sia Balthasar che Papa Francesco sanno che non ci si deve vergognare delle lacrime dei santi - in vero ciò di cui dovremmo vergognarci è solamente la sclerosi del nostro cuore (cfr. Antologia-Servais, 118). Certo non ogni espressione dei „sensi“ è pura, anche il pianto non è sempre puro; a volte, anche nella notte dobbiamo fare dei passi nella via dell’exinanitio. E per quanto mi riguarda si dovrà arrivare ad un equilibrio tra l’espressione necessaria dei sensi e la volontà di purificarsi da ogni forma di solo-egoismo. Quello che però dobbiamo evitare è la presunta „tristezza adulta“; Etty ci insegna che vi è una „serietà“, che nasce dalla serietà del dono della vita, ma questa non ha a che fare con la presunta „tristezza adulta“. Bach (ma ciò vale anche, per esempio, per le tarde sonate per pianoforte di Beethoven) ci educa a questa serietà di cui parla Etty, ma forse Mozart è ancora più grande perché esprime quasi sempre la „sorpresa della gioia“ (C.S. Lewis). L’educazione cattolica è una educazione alla gioia e ciò non ha a che fare con l’infantilismo e neppure con la mancanza totale di forma e struttura di certe sette cristiane. Balthasar ci insegna che se tutto ciò è solo opera dell’uomo si rivelerà presto o tardi come Illusione, ma se è opera di Dio allora sarà una gioia che si ha anche da vecchi. Nei nuovi scontri con Papa Francesco vedo che lui è serio e gioioso e gli altri spesso sono solamente „tristi“. Il che non vuol dire che Papa Francesco abbia sempre ragione (questa è papolatria), né che lui sia l’unico vero papa della storia. La cosa che più di tutte dovrebbe renderci gioiosi è che Cristo è davvero diventato un uomo (cfr. Eb, 2 11-12.13c-18); noi che siamo fatti di carne e sangue siamo suoi fratelli, sue sorelle. Per essere un sacerdote misericordioso e fedele deve essere uguale a noi, aver avuto le nostre tentazioni. L’unica differenza è che Egli è stato fatto „peccato“, ma non ha peccato. L’altra grande differenza è che egli ha un’autorità che noi non abbiamo, perché non gliela chiediamo veramente: l’autorità non solo di annunciare, ma anche di guarire e scacciare i demoni (Mc 1, 29-39). Anima Christi…

Anima Christi, sanctifica me.

Corpus Christi, salva me.

Sanguis Christi, inebria me.

Aqua lateris Christi, lava me.

Passio Christi, conforta me.

O bone Jesu, exaudi me.

Intra tua vulnera absconde me.

Ne permittas me separari a te.

Ab hoste maligno defende me.

In hora mortis meae voca me.

Et iube me venire ad te,1)

Ut cum Sanctis tuis laudem te.

In saecula saeculorum. Amen.


Mi sembra che il lavoro  della Pontificia Accademia per promuovere un’antropologia digitale, con tre coordinate fondamentali: l’etica (algoretica), l’educazione e il diritto, sia di importanza capitale.

La simpatia tra la Meloni e il Papa, a parte la differenza su certi argomenti, è un modello di rilevanza mondiale: entrambi non rinunciano alla propria identità, ma si muovono su un ponte comune, quello tra il populismo e la regione etico-politica.  Giorgia Meloni ha scritto un bel tweet dopo la visita: „Oggi in udienza da Sua Santità in Vaticano. Un onore e una forte emozione avere l'opportunità di dialogare con il Santo Padre sulle grandi questioni del nostro tempo“.

Per quanto riguarda il Brasile la mia posizione è che i manifestanti non sono terroristi, ma non condivido l’elogio di Steve Bannon, „che inneggia al populismo dal basso dei sostenitori di Jair Bolsonaro“ (Banfi). Il metodo che scelgono per protestare è sbagliato, perché distruggere, sabotare, per un amico di Peguy non è mai la via giusta.  

La narrazione della NATO e dell’EU che rafforzano la resistenza di Kiev è per me infinitamente meno verosimile di quella che parla di una „proxy war“, tra la Russia e le forze occidentali (USA, NATO ed EU).

Abba nostro…

(Dopo la traduzione di Ulrich) Lo sforzo filosofico di Ferdinand Ulrich, che ci presenta la sfida del dono gratuito dell’essere nel presente, nella quotidianità che viviamo implica il tentativo di superare sia la tentazione del tradizionalismo (tutto l’essenziale è già accaduto nel passato) sia quella del progressismo (tutto l’essenziale accadrà nel futuro). 

(Notte) Ho visto il film che mi ha consigliato Lena: davvero molto molto bello! The Greatest Showman è un film musical del 2017 diretto da Michael Gracey.  Scritto da Jenny Bricks e Bill Condon, il film ha come protagonisti Hugh Jackman nel ruolo di Phineas Taylor Barnum, la sua famiglia e la sua compagnia teatrale, che hanno più valore del fascino che esercita per un momento la bellissima e brava cantante inglese. Alla fine la famiglia sta anche sopra il successo teatrale.

Etty è così sincera quando parla del piacere sessuale. Afferma: „trovo davvero curioso, e lo capisco sempre meno, che alcuni possano darsi da fare per trarre sempre e continuamente il massimo del piacere dal proprio corpo e da quello altrui…un tempo ero solita saltellare sul letto con un uomo per intere notti, ma oggi capisco a volte (!) che è davvero peccato, e uno spreco, perdere così tanto tempo ed energia per il proprio piacere fisico“ (27.6.42). Ma con ragione si chiede: „Ma forse puoi dirlo solo se hai molte notti d’amore alle spalle?“ Forme di castità forzata si rivolgono dialetticamente solo nel loro contrario; un’altra cosa è la verginità gioiosa. Ma nella stessa pagina di diario dice anche che ha il desiderio e lo mette in pratica: di mettere la sua mano „sul suo (di Spier) petto villoso“; io devo dire che bisogna distinguere tra piacere sessuale e gioia fisica. Gli uomini davvero non si conoscono solamente con gli occhi e con le orecchie e devono o possono toccarsi, ma senza mettere in crisi, per chi è sposato, la fedeltà matrimoniale, messa così bene in scena nel musical del 2017 o il voto di verginità. Per quanto riguarda l’amore gratuito e l’eros non ci sono confini stretti e credo si possa essere attratti eroticamente da un’altra persona, senza per questo voler andare a saltellare con lei in un letto. 

Quando suona Evgeni Koroliov tutti hanno pregi e non limiti (cfr. Etty, ibidem), anche se Mozart è davvero speciale; ma Franz Joseph Haydn non è meno impressionante ed intimo (cfr. Sonata 58 in C maggiore, Op. 70, I: Andante con espressione). 

(10.1.23) Non basta comprendere intellettualmente, farsi pensieri su Dio o su una lettura della Parola, bisogna toccare Dio e toccarlo con amore, perchè „la gnosi riempie di orgoglio (gonfia), mentre l’amore edifica“ (1 Cor 8,1) - questo è quello che ho imparato dal mio maestro, che ha sempre detto „solo l’amore è credibile“ (cfr. Antologia-Servais, 118). Ma ovviamente c’è una conoscenza amorosa che non è gnosi, bisogna sapere intagliare il legno di questa conoscenza, e questo intagliare non ha a che fare con il lambiccarsi il cervello o  con il rimuginare: è un lavoro, che però per l’appunto deve essere un lavoro di amore. „Al momento non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui (Cristo) sottomessa“ (cfr. Eb 2,5-12). Quindi il toccarlo non supera questa condizione e come l’abbracciare l’amata nella notte e non nella luce pornografica, a cui noi tutti (quasi) siamo così abituati. Il verbo greco „teleióo“ (rendere perfetto) non intende una perfezione morale e neppure un comportamento virtuoso (Maggioni, nota su Eb 2,10), ma un obbedienza al „senso necessario dell’essere“, che è un cammino di exinanitio nella piccola via del quotidiano, un divenire perfetto attraverso la morte, la morte del proprio orgoglio e dei propri sensi di inferiorità (le due cose vanno sempre insieme); si possono compiere alcune accortezze psicologiche, per non mettersi sempre in contrasto con tutti (per esempio con una classe in cui non ci si trova bene), ma di fatto il cammino di perfezione al vero è sempre un cammino di perfezione attraverso la morte o attraverso quell’unità di morte e vita, che mi ha insegnato Ulrich. Ciò non toglie che la exinanitio non è masochismo e per questo possiamo chiedere il dono di un „insegnamento nuovo, dato con autorità“ (cfr. Mc 1, 21-28). E lo chiedo a Te! Chiedo il dono di un’autorità non gnostica e non di „volontà di potenza“, ma di compassione, anche per quelle classi e quei ragazzi che mi danno fastidio e che mi sono portato con me questa notte, mentre pensavo anche a come fare bene il mio corso di ecclesiologia. VSSvpM! 

Ieri notte dopo aver chiuso il diario e messo il mobile phone nella modalità del „dormire“, ho letto un breve racconto di  Agatha Christie, SOS, che sarebbe credo piaciuto ad Etty: racconta di una famiglia che vive lontano da tutti e che pianifica un omicidio per soldi della propria figlia adottiva. Insomma non è che il matrimonio come „isolamento“ sia salvifico, può essere anche qualcosa di mostruoso. Il matrimonio come „sacramento“ non è certo questo. 

Su alcune notizie del giorno. Spero che l’incontro tra il papa e la Meloni sia fecondo e ci sia davvero un ponte tra di loro (è del tutto necessario un ponte che ci colleghi con il populismo). Io per ora non mi fido della narrazione unica mondiale sul Brasile. Sono contento che il Papa nell’incontro con gli ambasciatori abbia criticato il pensiero unico (non sulla questione del Brasile, su questa il papa è d’accordo con gli altri). Si dovrebbe lasciar parlare Georg Gänswein, per esempio sulla questione della liturgia ha forse ragione e le sue formule in un’intervista con Guido Horst erano sobrie. Per amare e rispettare l’autorità del Papa non è necessaria alcuna papolatria. 

Sulla questione del Brasile un Tweet di Greenwald: „Il governo degli Stati Uniti (salvo eccezioni) ha il potere di ordinare a qualsiasi cittadino straniero entrato legalmente negli Stati Uniti di lasciare il Paese, ma non può dirgli dove andare. Spetta al governo brasiliano incriminare Bolsonaro e chiedere la sua estradizione. Non hanno fatto nessuna delle due cose“.

Qualche appunto sulla predica del cardinal Schönborn durante il requiem a Vienna in onore di Papa Benedetto XVI:  Papa Benedetto XVI non avrebbe voluto che si parlasse di lui e non delle Scritture durante la Santa Messa (ha tenuto sempre omelie molto profonde che spiegavano le Letture), ma tento di fare ugualmente un discorso di riconoscimento della sua persona. In modo particolare le persone semplici (Clelia, la portinaia) sapevano che era un vero cristiano. Il popolo romano l’ho amato. Nella Congregazione della dottrina della fede regnava una buona atmosfera . La sua intelligenza non era mai arroganza . Aveva una memoria fenomenale, non solo di cose intellettuale, anche di persone e dei loro bisogni. Per cui chi lo conosceva era stupito della negatività della ricezione della sua persona nei media. Quasi pensavano che si parlasse di un’altra persona. Come è nato questa immagine, cosi negativa? Hanno sostenuto, che lui polarizzerebbe le posizioni o che avesse tradito il suo essere progressista giovanile. Dal 1977: Arcivescovo di Monaco;  Dal 1982: prefetto della Congregazione della fede a Roma. Nella „Congregazione“ non ha posto come priorità la „condanna“, ma la presentazione della fede. La fede che cerca di comprendere. Veritatis splendor. Come studente di JR mi ha sempre impressionato la sua fede e il suo modo di avvicinarsi alla verità. Metodo socratico. La verità è in noi e così si impone essa stessa a noi. È lecito comunicare la verità, essa è insomma comunicabile: Ingeborg Bachmann. Nel documento contestato, Dominus Jesu, del 2000 si trattava della singolarità di Gesù. Ma se Cristo è così singolare e definitivo quale spazio rimane per il dialogo con le religioni e con le altre confessioni? Dominus Jesu insegna anche che c’è una Chiesa di Cristo: nella Chiesa cattolica la chiesa di Cristo è realizzata, senza negare che Cristo sia presente in altre chiese. Ratzinger è  stato sempre pronto al dialogo, ma senza cadere nel relativismo delle posizioni.  Senza la verità il dialogo è solo uno scambio di cortesie. Papa Benedetto XVI ha detto cose molto importante su etica e politica, che dovranno essere ereditate ancora più profondamente. Due discorsi:  in Londra (importanza della coscienza per la politica; Newman) e Berlino (la questione del diritto naturale e della dignità dell’uomo). BXVI ha sempre rispettato la relativa autonomia del discorso politico. Dialogo con Habermas, sulla forza del diritto vs il diritto della forza. B XVI parla apertamente delle patologie della ragione e della religione. Ha sempre invitato a riflettere con calma. L’ultimo incontro con i suoi discepoli nel agosto 2012: abbiamo parlato di ecumene che si era arenata (stagnazione del discorso ecumenico). Nel suo riassunto, alla fine della due giorni, disse: dobbiamo imparare reciprocamente gli uni dagli altri cosa significhi esser cristiano. Questo è sinodalità . Qui c’é un legame con Francesco. il servizio del papato è un servizio all’unità per il mondo intero. Ciò ha portato al documento della fratellanza di tutti gli uomini con Al Tayyeb. Imparare reciprocamente cosa significhi essere uomo.

(Pomeriggio) L’incontro con il ragazzo della mia classe (dodicesima) che ieri mi ha fatto arrabbiare perché rideva, mentre io cercavo di spiegare alcuni momenti salienti della storia della chiesa, è stato bello/buono, cioè ricolmo del tentativo di comprendersi e perdonarsi. 

Ho parlato a lungo, nel mio povero inglese, con I., un ragazzo ucraino dell’ottava classe, grato di parlare con me. Quando gli ho raccontato che forse nell’estate mia moglie ed io voleremo in California, era raggiante: la abitano tanti ucraini, era dolce vedere nel suo volto il „desiderio dell’America“. Della guerra pensa, ciò che pensano molti ucraini, suppongo: vorrebbero sconfiggere Putin, ma quando gli ho risposto che il mio cuore è per lui, per la sua gente, la mia ragione mi suggerisce, però, che senza un’azione diplomatica, non si arriverà alla pace, capiva bene, capiva che non si può rischiare una terza guerra mondiale con milioni di morti. E quando ho affermato che la guerra è per tutti solo un disastro, anche per i soldati russi, che muoiono come quelli ucraini, ha dato il suo assenso con un movimento della testa. 

(Dopo aver tradotto Ulrich) „Poiché l’essere nella crisi non è „innamorato“ di sé, il pensiero è già da sempre pensiero dell’uomo concretamente storico e perciò è impossibile identificarlo con l’essere“ Homo Abyssus, 302). Questo è il motivo ultimo per cui scrivo un diario e non un libro - a parte il fatto che per un libro non ho né il tempo né le capacità, probabilmente. „Vero è che proprio l’impossibilità di questa identificazione rivela la verità che la ragione già da sempre è stata presso l’essere e non comincia mai „al di fuori“ dell’essere, per prima cosa nel suo venire al compimento!“ (Ibidem). „La ragione nel suo venire al compimento“ è un’altra espressione per „il cammino al vero è un’esperienza“ (Luigi Giussani), perché il cammino al vero è il cammino della ragione che si muove verso il suo compimento, della ragione, non come gnosi, ma come „l’intagliare il legno della conoscenza“ (Balthasar) e questo „intagliare“ non accade al di fuori del dono gratuito dell’essere, ma sempre „apud“ l’essere e forse meglio ancora nell’essere. E l’essere è sempre nella „crisi“ - non possiamo comprendere cosa sia l’essere al di fuori di quella crisi che è originata dal dono stesso dell’essere nella sua gratuità. Perché la gratuita origina la crisi per noi che siamo travolti dal nostro egoismo, egocentrismo, etc. Il pensiero amoroso è accoglienza del dono gratuito dell’essere è non identità con esso. E colui che davvero pensa non pensa in forza di un innamoramento ontologico, ma nella debolezza assoluta dell’ontologia stessa (Gianni Vattimo)  e quindi in in un impegno che è del tutto „storico“. Un diario è „rapporto“ dei passi che fa un uomo concretamente storico!

(Verso, sera) Scrive Matt Taibbi in Twitter: „L'unica strada verso la „redenzione“ per i media mainstream inizia con un’auto-verifica completa del fiasco del Russiagate, che includa i Pulitzer (Il Pulitzer è il riconoscimento giornalistico più antico e prestigioso degli Stati Uniti. ndt) che devono essere riconsiderati. Non è una questione di destra o di sinistra, hanno semplicemente falsificato completamente i fatti e devono riconoscerlo“.

Greenwald rinvia ad un piccolo partito di sinistra che dice che i „manifestantes não São terroristas“: „Questa affermazione viene da un piccolo partito di sinistra brasiliano (PCO, Partito de causa operária) che - pur sostenendo con veemenza Lula - crede nella libertà di parola, è che stato bandito da internet per aver criticato la censura di massa imposta da quell'unico giudice (un giudice della suprema corte brasiliana, che era stato criticato la NYT stessa; ndt), e sta cercando di mettere in guardia dai pericoli di una reazione autoritaria eccessiva“. Il piccolo partito di sinistra afferma in oltre che la „guerra ao terror“ è un’invenzione statunitense per aumentare quella tendenza alla censura del liberalismo di sinistra, che ho criticato nei giorni antecedenti, in dialogo con Jimmy Dore.  

Sulla questione dei preservativi e dell’aborto di cui parla Massimo Borghesi nel suo blog, pubblicando alcune pagine del suo libro, „Il dissidio cattolico. La reazione a papa Francesco“ (Jaca Book, 2022), sono d’accordo che la rinuncia alla categoria di male minore dell’ „Humanae vitae“, in riferimento al preservativo, sia stata un errore. L’aborto è un crimine, un male assoluto (per gli uomini non solo per i cattolici), la totale dimenticanza tra cosa e persona, ma il preservativo può essere anche un „male minore“ ed io direi anche un „bene relativo“ (quest’ultima cosa non la dice né BXVI né Papa Francesco, la dico io). È vero che Horkheimer parlava della pillola come uccisione dell’amore erotico e per questo aveva difeso Paolo VI, ma è anche vero che la diffusione epocale del sesso, anche tra giovani e giovanissimi, deve permetterci di dire che il preservativo ed in alcuni casi anche la pillola non sono solo „mali minori“, ma un bene relativo. La posizione cattolica non tiene conto di questa diffusione del sesso e non bastano le parole cattoliche e concezioni dottrinali per cambiare il cammino di un’epoca, tanto più che in questo caso essa rivendica anche la possibilità del sesso non in vista della procreazione, che secondo me è un evidenza. Non sto giustificando me…E questa mia posizione secondo me non è liberale, ma semplicemente realistica. VSSvpM! 

Abba nostro...


(9.1.23 - Riprende la scuola) Stavano lavorando come pescatori quando sei passato Tu e li hai presi con te (Mc 1, 14-20). Balthasar mi insegna che per meditare questo passo del Vangelo devo passare non dalla lettera allo spirito, ma alla Tua presenza qui ed ora, che mi parla attraverso questo testo, mentre oggi ascolto nel sottofondo le „suite francesi“ di Bach, suonate da Koroliov. Questo passaggio scrive Balthasar è semplice, e non difficile come si pensa: „sto di fronte al mio Signore ed egli si rivolge personalmente a me“ (Antologia-Servais, 117), appunto mentre sto per andare a scuola e il Tuo invito non vale solo per i giovani discepoli, vale anche per me: „E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni ed andarono dietro a lui“. Per andare dietro a Te bisogna lasciare dietro di noi la quotidianità „secolare“, con le sue preoccupazioni e paure, con la sua arroganza e senso di inferiorità, e seguirTi nella piccola via del quotidiano, senza paura, perché ci ha „liberato dalle mani dei nemici“ e ci permette di „servirlo senza timore, in santità e giustizia, al suo cospetto, per tutti i nostri giorni“ (Cfr. Lc 1, 68-79).  Con la coscienza che Tu sei il Figlio unico, singolare ed unigenito (cfr. Eb 1, 1-6). VSSvpM! 


E se avesse ragione Etty nella sua radicalità? „Non si deve assistere al cabaret (o ai film di Netflix, per quanto buoni;R), neanche per fare un piacere a qualcuno“ (25.6.42), anche se ora, come dice sempre lei: „ho la sensazione di perdermi qualcosa della vita se non faccio esperienza di tutto, anche nell’ambito dell’intrattenimento“.


Prima della meditazione ho pulito la stalla e così sono nel pieno di un altra meditazione, quella spontanea in cui vengono fuori paure e ferite, per esempio amici o presunti tali che pensano di sapere meglio di te cosa sia l’Italia e il suo passato coloniale, solo perché hanno  letto un romanzo, mentre io quella storia c’è lo nel sangue, per esempio nella vita del mio nonno materno, che ne ha fatto parte di quella storia fascista e coloniale e che non ha saputo più liberarsene, fino a distruggere il suo fegato… O quelle ferite che ti fanno persone che liquidano le tue letture di mesi con un gesto di superiorità. Eppure possiamo amare anche loro e ricordarci che siamo liberati dalle mani dei nemici e che cosi possiamo pregare per le loro ferite e non le nostre e renderli per quanto possibile amici. VSSvpM! 


„Nel mondo il 2023 comincia in salita. In Brasile migliaia di ultrà del presidente sconfitto Jair Bolsonaro hanno assaltato e occupato il Palazzo presidenziale di Planalto, il Congresso e la sede del Tribunale supremo, postando video sui social e compiendo diversi atti vandalici. Lo avevano preannunciato e alla fine lo hanno fatto, seguendo l’esempio delle «truppe trumpiane» che assaltarono il 6 gennaio di due anni fa Capitol Hill a Washington. E Bolsonaro? Ian Bremmer spiega sul Corriere della Sera che a «Capodanno era con Trump a Mar-a-Lago. Come lui non ha concesso la vittoria, lasciando che fossero i suoi collaboratori a farlo. Ma è stato attento a non spalleggiare pubblicamente i rivoltosi, anche se sono suoi fan. Vuole ricandidarsi alle elezioni e sa che rischia di essere dichiarato ineleggibile se fomenta la ribellione» (Alessandro Banfi). Questa „narrazione“ non corrisponde minimamente a ciò che qualche giorno fa ha raccontato Glenn Greenwald, che però non teneva conto degli eventi di cui parla Banfi, perché non erano ancora successi, ma che vive in Brasile. E poi la narrazione delle „truppe trumpiane“ del 6.1.20 dei grandi media aziendali sembra essere  del tutto esagerata, secondo quando dicono le „mie“ fonti, che negli USA ci vivono. L’unica cosa davvero „ultrà“ sembra essere la narrazione unilaterale dei media aziendali che ignorano completamente ciò che tanti giornalisti alternativi documentano ogni giorno…La famiglia Bolsonaro, pur essendo potente, non aveva fatto proprio nulla dopo la vittoria di Lula. 

Scrive Cem Özdemir, ministro federale dell'alimentazione e dell'agricoltura: „Penso al Brasile, ai democratici di quel Paese. Spero davvero che la polizia e i servizi di emergenza siano presto in grado di respingere i radicali di destra e che non ci siano vittime. Non importa dove, alla fine i radicali e i fascisti di destra vogliono sempre una cosa: Distruggere la democrazia“. Questa è al momento l’unica narrazione lecita, espressa in modo molto sintetico e così utile.  

Nella bacheca Twitter di Greenwald trovo queste informazioni, che riporto in ordine cronologico inverso: 1. „I manifestanti pro-Bolsonaro hanno invaso il Congresso nazionale (il palazzo del Senato), anche fuori dal palazzo presidenziale. Le notizie sono molto frammentarie, difficile sapere quanti siano. Lula non è a Brasília ma a San Paolo a causa di forti temporali“. 2. „Inoltre, le immagini e i rapporti riferiscono che i manifestanti, oltre a entrare nel Congresso, hanno anche rotto porte e finestre per entrare nell'edificio della Corte Suprema (una delle principali fonti di rabbia per i sostenitori di Bolsonaro) e nel palazzo presidenziale“. 3. „Le autorità brasiliane si sono assicurate il controllo di tutti gli edifici governativi. Almeno 170 persone sono state arrestate, ma il numero è destinato a salire. Non sono stati segnalati morti, ma sono state distrutte numerose proprietà all'interno della Corte Suprema e del Palazzo Presidenziale“.

PS Così riassume Greenwald (Twitter) il giorno in Brasile: „Fino ad ora:- 1.200 arrestati in relazione agli attacchi - Si parla di 1 agente ferito, nessun morto - Distruzione diffusa di proprietà all'interno di ogni edificio - Il ministro della Giustizia di Lula ha detto che Bolsonaro è politicamente responsabile, non ci sono ancora prove di responsabilità legale“; visto che spesso si fa un paragone degli eventi brasiliani con il 6.1.20, pubblico anche un giudizio di Greenwald, che riassume la posizione di tanti giornalisti alterativi, sugli eventi del 6 gennaio e quindi su quelli odierni: „Inoltre, molti commentatori dei media statunitensi sembrano credere che nessun manifestante arrabbiato abbia mai preso d'assalto edifici governativi, o creduto che le proprie elezioni fossero il prodotto di una frode, fino al 6 gennaio, e che quindi ciò che accade in Brasile possa provenire solo dagli Stati Uniti. Un tale fissazione su se stessi, un'assurdità storica“. Mentre il giudizio di Giorgia Meloni è del tutto conforme a quello del mainstream occidentale: „Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane“.

Abba nostro…

(Pomeriggio dopo la scuola) Forse, „Mr. Morgan’s Last Love“ non ha avuto un buon influsso su di me nel primo giorno di scuola; la giovane ragazza aperta ad un autentico rapporto con un professore di filosofia, è e rimane un’ „eccezione“ - per lo più i giovani non ha un grande interesse per il professore (ed io qui sono tra i professori più amati), ma c’è un muro invisibile tra le generazioni che è spaventoso. E quindi come amarli? Paradossalmente oggi, nella mia dodicesima, dopo che io mi sono scontrato con loro, io, non loro, loro sono del tutto  indifferenti (non nel senso ignaziano), il concentrarmi sull’oggetto che volevo comunicare (alcuni punti fondamentali della storia della Chiesa) era per me l’unico modo di amarli. Comunque io spesso per anni ho confuso il mio desiderio di armonia con l’amore, ma sono due cose del tutto diverse. Allo stesso tempo è vero che dobbiamo rimanere aperti a loro, a tutti e non solo a quelli che sono aperti nei nostri confronti. VSSvpM! 

La posizione bellicosa e guerrafondaia della CDU è riassunta molto bene e sinteticamente da Friedrich Merz su LinkedIn: "Se si applica lo standard della "Zeitenwende" e della pretesa di un'azione lungimirante nell'attuale situazione in Ucraina, si deve dire: il cancelliere tedesco non è all'altezza di questa pretesa. Al contrario, questa settimana è rimasto del tutto sorpreso dall'iniziativa del presidente francese, strettamente coordinata con il presidente americano, di consegnare all'Ucraina carri armati di progettazione occidentale. Dopo un giorno di ritardo il Cancelliere federale si è unito all'iniziativa e ha spiegato che anche la Germania può ora fornire circa 40 veicoli da combattimento di fanteria „Marder“. Il presidente francese dimostra ancora una volta di essere colui che assume la leadership politica in Europa. Si può supporre che essa sia stata concordata tra Francia e Stati Uniti, durante l'ultima visita a Washington, senza la partecipazione tedesca. Le circostanze hanno costretto il governo tedesco ad agire, ma le circostanze le stanno ora plasmando gli altri".

Non ho la pretesa di fare una „teologia della politica“ alternativa, mi limito a riflettere nei limiti di una „teologia della politica“, che da un orientamento alla politica e non pensa di dedurre dalla teologia direttamente una certa politica. Ma anche livello di „teologia della politica“ la CDU attuale, sotto la guida di Friedrich Merz, non ha alcuna analogia con il Vangelo e a livello filosofico (anche qui parliamo nei limiti  di una „filosofia della politica“) non ha alcuna analogia con il dono dell’essere come amore gratuito. L’essere stesso è obbedienza dell’exinanitio e non espressione della volontà di potere; certo si deve anche gestire il potere ed anche nella funzione di „leadership“, ma ciò deve essere sempre e solo servizio a ciò che l’anima humana ha come compito: portare alla corrispondenza e all’accordo tutti gli essenti. Una leadership per la guerra non può essere una leadership cristiana, tanto meno oggi con le armi e con gli uomini che sono usati in una guerra solamente come „materiale“ (Ernst Jünger). Un essere sostanzializzato, insomma un essere che è esso stesso solo „materiale“ (res), non potrà mai essere „parabola dell’amore divino“. Dobbiamo davvero come cristiani sostenere un’ontologia debole, un’ontologia in cui l’essere non è sussistente, ma solamente dono di amore gratuito. Il senso necessario dell’essere, la subalternità (secondarietà la chiama Brague) dell’essere al suo senso necessario non potrà mai essere solo „potenza“ che si attua nel potere. L’essere è semplice e completo, ma non una res con cui si gestisce il potere. 

(Sera) Fa certamente parte della mia serietà che questa sera non ho guardato un film, perché mi ero posto seriamente la domanda questa mattina: „E se avesse ragione Etty nella sua radicalità?“ Avrei fatto un’eccezione se mi fossi ricordato del film che mi ha consigliato Lena (decima classe), ma non sapevo più il titolo. In vero dovrebbe bastare una „pietruzza“ per essere contenti (cfr. Etty, 26.6.42), scrive Etty, che ci invita per l’appunto a diventare seri, come Rilke: „una delicatezza che ha le sue radici in un terreno primordiale di forza e severità nei confronti di se stessi“. Ma ovviamente le intuizione alte devono incarnarsi e questo non è facile, perché la parte inferiore di noi stesso ha spesso il sopravvento. Ma con il Suo aiuto dovrà pur essere possibile che la mia serietà, che rispecchia solamente la serietà del dono gratuito dell’essere, metta „sempre più radice in ogni angolo del mio essere“. 

Per quanto riguarda il rapporto uomo-donna sono grato del rapporto matrimoniale con Konstanze, che è unico ed irripetibile, ed ha portato ad un autentico dialogo tra di noi e ai nostri meravigliosi figli, Ferdinand e Johanna. Ma è chiaro che noi viviamo di tanti altri rapporti uomo e donna e che per questi vale il criterio che propone Etty: possono essere giudicati solo in base ai loro frutti. Buona notte! 


(Sonntag, den 8.1.23 - battesimo del Signore) Perché Charles Peguy non ha messo in moto le sue capacità retoriche, artistiche ed ermeneutiche per convincere la moglie a farsi battezzare? (Cfr articolo che ho condiviso ieri nei „Contadini di Peguy“ di Gianni Valente). Perché questo impegno ermeneutico non sarebbe servito assolutamente a nulla ed avrebbe messo in pericolo la gratuità della comunicazione del fatto cristiano. Questo è il motivo per cui da venti anni regalo il volantone di Natale e Pasqua ad alcuni colleghi, che poi lo appendono nelle loro aule di arte o di biologia, senza quasi mai invitarli ad un gesto di CL. L’ho fatto solo una volta e non è servito assolutamente a nulla, perché ho corso il rischio che i due colleghi pensassero che dopo i tentativi di proselitismo dei comunisti, dei capitalisti liberali ora arrivava anche il tentativo missionario dei cattolici. Una collega dopo vent’anni mi ha detto: questa del volantone, che invero chiamiamo in modo non ciellino semplicemente poster, è proprio una bella tradizione. Konstanze ed io ci comportiamo esattamente come Peguy, quando eravamo ancora in Baviera siamo andati al santuario di Altötting per chiedere l’arrivo dei nostri due figli, mia moglie propone di dire sempre un Ave Maria per il Papa dopo aver ascoltato il Papa, etc. Ma noi qui noi abbiamo a che fare solo con persone che hanno perso il senso della loro fede, ma che dopo dodici anni di nazismo, quattro di gestione russa, quaranta di comunismo, trenta di liberalismo non hanno alcun idea di chi sia Gesù: non è che non l’hanno più, non l’ hanno mai avuta, a parte quei colleghi che sono luterani, ma che sono anche una minoranza. Poi per quanto riguarda il dare tutto Tommaso per lo Stabat, l’Ave Maria, etc. beh questo ha a che fare con la missione che si ha, con il compito che si ha. A parte che Tommaso stesso darebbe tutta la sua „Summa“ per la sua salvezza, ma è anche vero che c’è un lavoro culturale da fare, che a seconda del compito che si ha, è di assoluta importanza. L’importante è rimanere semplici di fronte a Dio, come ha detto ieri Stefan Oster nel Requiem per Joseph-Benedetto. E l’importante è, come diceva Ratzinger nel 1998 in „Trenta giorni“, „l’obbedienza che si pone a disposizione là dove Dio chiama“; per noi ciò accade proprio sulla soglia della Chiesa (in partibus infedelis), anche se ultimamente mi sono impegnato un po’ di più in parrocchia. Accade „dove mondo e Chiesa, mondo e grazia si incontrano e si penetrano fino a rendersi indistinguibili“ - ovviamente si tratta di una penetrazione e non di un adeguamento, ma spesso ciò che è azione di grazia non può e non deve essere distinto. I frutti ci saranno, ma forse in vent’anni e forse in un’altra parte del mondo. 


Dono inaspettato. Oggi ho scoperto in Twitter che il Papa battezzava 13 bambini nella „Cappella Sistina“ e visto che ieri ad Erfurt non abbiamo potuto partecipare alla Santa Messa da fratello Jeremias, perché non era alle sette di sera come al solito, ma alle nove e per noi sarebbe stato troppo tardi, Konstanze ed io abbiamo ascoltato e visto la celebrazione digitale come Messa domenicale. Il Papa nella sua predica brevissima ha tra l’altro detto:  "Adesso i bambini sono tutti zitti, ma forse qualcuno darà il La... I bambini sono sinfonici: lasciateli gridare, lasciateli piangere. Forse qualcuno piange di fame, allattateli, in tutta libertà. L'importante è che questa celebrazione sia una festa“… certo una festa piena di significato:  "Questi bambini incominciano una strada. Genitori e padrini aiutateli ad andare avanti, insegnate loro a pregare. Da bambini imparino a pregare, almeno fare così con le mani, con i gesti... perché la preghiera è quello che gli darà forza per tutta la vita“. Ieri con la nostra figlioccia di battesimo abbiamo pregato davanti al presepio, anche con le bambine. I nostri bambini sono stati battezzati il lunedì di Pasqua, lo dico perché il Papa spesso ci ricorda che bisogna fare memoria del giorno del battesimo, come un secondo compleanno. Durante la celebrazione mi hanno colpito due cose „note“: in primo luogo la litania dei santi, che era stata cantata anche quando la salma di Benedetto XV è stata portata in basilica il due di gennaio e poi il „rinuncio“ del Credo: sono davvero disposto a rinunciare al peccato? Credo di sì, anche se non credo che certe fissazioni al peccato che girano tra i cattolici, siano i veri peccati…


Delle letture domenicali vorrei sottolineare solo qualche aspetto: l’umiltà non è la meta della vita, la meta della vita è la verità che è amore. L’umiltà è solo un metodo per giungere alla meta, forse il metodo per eccellenza. Lo vediamo bene in Mt 3, 13-17: Giovanni Battista non vuole battezzare Gesù perché non ne è degno; Gesù gli risponde: „lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia“; ecco la giustizia è la meta, non l’umiltà; poi dal cielo viene la conferma di chi sia giustizia, verità ed amore: „Questi è il Figlio mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento“. Lui è il „protagonista“, non noi e non è un protagonista trionfale: „non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata…“ (cfr. Is 42, 1-4). Nel nascondimento spesso dobbiamo fare ciò che lui faceva, quanto esplicitamente, dipende da dove ci ha messo il Signore: „il quale passò benificando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui“.


Dobbiamo evitare come la pesta gli schieramenti pro e contra Bergoglio. Facciamo silenzio se possiamo, e se non possiamo parliamo nello spirito del silenzio e non del mutismo (ciò significa anche permettere qualche critica al papa) e poi non dimentichiamoci mai di ciò che disse Benedetto XVI nel suo ultimo discorso: “Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore”. 


Per quanto riguarda la missione, ho riflettuto sulla storia di Cornelio negli Atti (capitolo 10). La conversione del centurione romano Cornelio, implica una visione che ha avuto Cornelio stesso, una domanda che ha posto lui. Pietro, che ha sua volta ha avuto una visione, può diventare autorità per Cornelio, solo perché dapprima in quest’ultimo c’è stata una domanda, come ci avevo fatto capire anche Ratzinger parlando del rapporto tra coscienza e papato in Newman. Senza questa domanda, senza la visione di Cornelio stesso, Pietro non avrebbe potuto fare proprio nulla. 


L’articolo di Farina sulla bandiera italiana è molto bello, perché giustamente, come ho imparato da Matthew Crawford, la nazione sta per un amore, non per un odio; quindi si può e si deve confessare che „i nazionalismi restano infausti e le guerre sbagliate, ma la nazione non era quella di altri, ma la nostra, mai rinnegarla, la patria è quella lì, cade e si rialza, come noi“ (Farina) - questo che dice Renato vale per milioni di persone; per me è meno sentito perché la mia vita si è mossa tra due nazioni, ma il principio rimane vero: una bandiera sta per un amore, non per un odio.  


Quando sento parlare la gente di ecologia, come abbiamo fatto ora a pranzo con degli amici, devo dire che la posizione che più mi convince è quella di Paul Kingsnorth: dobbiamo fare quello che possiamo, essendo nel sistema saremo in qualche modo sempre colpevoli, ma non possiamo far altro, neppure quando viviamo una vita alternativa al sistema come la sua, in cui si riciclano anche le feci di famiglia. Non dobbiamo cambiare solo il metodo di produzione di energia, ma consumarne di meno, cambiare insomma stile di vita, per quanto possibile. Ma quello che davvero è straordinario in Paul è il suo percorso da eco-attivista a cristiano ortodosso. È cambiato qualcosa in lui, non solo nel suo modo di pensare i problemi ecologici.


Qualche giorno fa nella rivista „Il federalista“ Claudio Mésoniat ha messo in rilievo il rapporto tra papato, monachesimo e movimenti secondo Ratzinger (in un saggio del 1998, „I movimenti ecclesiali, speranza per la chiesa e per gli uomini“ ed ha fatto vedere la continuità tra Benedetto XVI e Papa Francesco su questo tema. Forse è vero, ma io vedo in Francesco un nuovo passo della stessa sfida, un passo del tutto consono a Benedetto XVI stesso: guardiamo a Cristo, non a noi stessi, decentriamoci dal carisma; ed in questo senso rimando a ciò che ho scritto questa mattina su Peguy. 


Abba nostro…


(Notte) „Mr. Morgan’s Last Love“ (regia di Sandra Nettelbeck; nei ruoli principali: Michael Caine, Clémence Poésy e Justin Kirk; 2013) è un film coraggioso, che supera la micidiale separazione tra le generazioni, che oggi regna dappertutto. Certo manca del tutto una prospettiva aperta al cielo, la comprensione della vecchiaia come cammino preferenziale a Cristo, ma c’è tanto da imparare dai figli autentici di questo mondo. Alla fine il messaggio è davvero luminoso, pur in alcune oscurità: vivere in una famiglia, come figura massima della vita. 

Poi vi è qualcosa di più profondo, che Etty esprime così: „Potrei vivere molto a lungo con una singola pietruzza, e vivere nella natura potente di Dio“ (25.6.42). Perché nella singola pietruzza è presente tutto il dono gratuito dell’essere e possiamo scoprire“ all’improvviso così tanta eternità in una pietruzza“. E il dono di questa piccola pietra è più importante di tutti i decreti dei nazisti, che allora avevano vietato agli ebrei l’uso delle biciclette. Il papà di Etty si esprime su questo con l’“umorismo inimitabile“ degli ebrei: „anche nel deserto ne abbiamo dovuto farne a meno, per ben quarant’anni“. Adesso vado a dormire, perché domani ricomincia la scuola. Non è possibile rendere tutto „figura“, „forma“, anche se con Agostino o con Etty o con Bach suonato da Koroliov ci si può liberare un po’ da quello che non è „forma“ e possiamo chiedere al Logos che è Gesù che la sua forma del giorno sia capace di farci sopportare anche ciò che si stra frantumando in qualche angolo di questo giorno, di riposo e preghiera, di passeggiata con amici…



(7.1.23 - 150.esimo compleanno di Peguy ) Oggi sono venuti a trovarci degli amici, una famiglia di Dresda con due deliziose bambine; la mamma è stata nostra collega tanti anni fa e avevo chiesto ed ottenuto il battesimo, durante uno dei viaggi nelle Dolomiti, celebrato da don Luigi Ferè. 

Berthold Koehler (FAZ di oggi) presenta nell’editoriale la sua narrazione guerrafondaia degli eventi, che dal 24 febbraio ci hanno travolto. Hanno travolto anche la fantasia dei bambini, mi ha raccontato questa amica di Dresda. La soluzione della FAZ è: invio di armi, invio di armi efficaci, ma anche quelle meno efficaci sarebbero già di grande aiuto (il giornalista le chiama con nomi precisi): „l’Occidente dovrebbe fare ciò che continuamente dice: mandare all’Ucraina le armi di cui ha bisogno“. Nel volto della mamma e della figlia ucraine, che incontro spesso in parrocchia, vedo piuttosto un desiderio di pace. 

Le polemiche dei bergogliani contro Georg Gänswein nascono da un’idea di essere meglio di un uomo che ha servito Benedetto XVI fino alla fine e non contribuiscono alla pace nella Chiesa (pace significa anche rendere possibile altre narrazioni degli eventi ecclesiali da quella nostra ed anche che è lecito fare delle critiche). Quello che io vedo nella Chiesa dappertutto è ciò che un figlio di SPN sa bene, come lo sa bene anche il nostro papa Francesco: dobbiamo imparare a disinteressarci a noi stessi. Dobbiamo diventare „anonimi“, come l’ho è diventato Benedetto XVI - se vogliamo diventare santi e non solo uomini rinomati nel mondo come il grande Daniel Barenboim, che deve lasciare la scena musicale e politica, in cui ha agito genialmente per decenni; la predica del Santo Padre e la liturgia per la Messa esequiale erano ricolme di questo disinteressamento a noi stessi, che è forse uno delle cose più importanti che ho imparato da Balthasar, anche un figlio di SPN. In Baviera, nella diocesi di Passau, il vescovo Oster ha tenuto una predica molto bella sulla povertà di Benedetto XVI al cospetto di Dio, della sua amicizia con Cristo, della sua coscienza come pastore di Monaco di Baviera di non aver capito la gravità del fenomeno della pedofilia, ma anche della „lotta“ che ha fatto vs questo fenomeno come prefetto della fede e come papa e della sua attenzione per le vittime (a Malta pianse dopo l’incontro con alcune di queste vittime). Benedetto XVI era un uomo che nella fiducia nel Signore ha saputo superare le prove. È giusto che il vescovo di Passau abbia tenuto una predica più personale per un figlio della Chiesa in Baviera, ma è anche giusto che il Santo Padre ne abbia tenuta una più „povera in spirito“. 

«Péguy» ha scritto il grande teologo Hans Urs Von Balthasar «è indivisibile, e sta perciò dentro e fuori la Chiesa, è la Chiesa “in partibus infidelium”, dunque là dove essa deve essere. Egli lo è grazie al suo radicamento nel profondo, dove mondo e Chiesa, mondo e grazia si incontrano e si penetrano fino a rendersi indistinguibili». Il «punto sorgivo dove il pagano diventa cristiano». (Agenzia Fides 7/1/2023) - da un articolo di Gianni Valente, uscito oggi. Questo passaggio riassume in modo sintetico, i nostri venti anni vissuti nella diaspora. 


Johanna, David e Tommi sono arrivati a Stoccarda, Ferdinand a Monaco di Baviera e noi, dopo aver accompagnato Ferdi ad Erfurt, siamo di nuovo qui „da soli“ (sono circa le nove di sera), ma nel cielo si vedono con chiarezza Marte (su in alto) e Giove (verso ovest)  - e Gesù, a cui abbiamo detto i vespri nella Chiesa di Jeremias ad Erfurt, è nel nostro cuore, nel nostro cuore anche un po’ pagano. 


Abba nostro...

(Notte) „Leon, il professionista“ (regia di Luc Besson, 1994) è la storia di un killer, Leon (Jean Reno) e di una ragazza di dodici anni, Mathilda (Natalie Portman, che allora aveva 13 anni, visto che è nata a Gerusalemme nel 1981 ed oggi ha 42 anni)  a cui la polizia anti droga ha ucciso la famiglia. Il killer si occupa della ragazza, di cui non approfitta mai sessualmente, perché è cosciente che è una bambina, anche se quest’ultima gli insegna a leggere e gli dichiara il suo amore. Si può dire che i  Il film si muove sul filo del rasoio tra agape ed eros, e, per adattare una frase di Gesù, ci insegna che i killer entreranno prima dei „farisei“ nel regno dei cieli. 

Joseph Ratzinger, 1998:

"Sembra che non ci sia spazio perché possa agire Dio stesso nella storia umana e nella mia vita. E così abbiamo l’idea che Dio non può più entrare in questo cosmo, fatto e chiuso contro di lui. Che cosa rimane? La nostra azione. E dobbiamo trasformare noi il mondo, dobbiamo noi creare la redenzione, dobbiamo noi creare il mondo migliore, un mondo nuovo. E se si pensa così, ecco che il cristianesimo è morto, il linguaggio religioso diventa un linguaggio puramente simbolico e vuoto. E _30Giorni_ ha il grande merito di aver mostrato come in preghiere moderne, anche nelle traduzioni delle preghiere liturgiche, c’è questa tentazione di lasciar cadere la speranza di un intervento di Dio – sembra troppo ingenuo sperare questo – che trasforma tutto in appelli al nostro agire. Molto comprensibile. Ma allora ci manca proprio il vero dialogo, ci manca la forza dell’amore eterno che è la vera forza che può rispondere alle sfide della nostra vita e della politica. Agostino ha conosciuto questa tendenza. Ha risposto fortemente e, essendo il dottore della grazia, ci invita a seguirlo e ad affidarci con la nostra azione alla comunione con l’azione di Dio, a credere che l’amore è un potere – un potere anche nel mondo di oggi – e che l’amore ha la capacità di trasformare il mondo e provoca il nostro amore, e in questa comunione delle due volontà, per così dire, si può andare avanti. Quindi, con altre parole, Agostino insegna che la santità e la rettitudine cristiane non consistono in una qualche sovrumana grandezza o in qualche talento superiore. Se fosse così, il cristianesimo diventerebbe una religione per alcuni eroi o per gruppi di eletti, per monaci che hanno il tempo di farlo e le forze per farlo. Era questa la visione della filosofia della tarda antichità, per cui i filosofi hanno la capacità di elevarsi fino alla divinità, mentre la gente semplice deve accontentarsi e vivere a un livello inferiore. Agostino dice no, dice che la fede cristiana è proprio la religione dei semplici, il Signore si comunica ai semplici. Quindi non è una cosa sovrumana, ma si realizza nell’obbedienza che si pone a disposizione là dove Dio chiama, quella stessa obbedienza che non si affida al proprio potere o alla propria grandezza, ma si fonda sulla grandezza del Dio di Gesù Cristo ed è consapevole che tale grandezza divina si può trovare proprio nel servire e nel perdersi, nel lasciarsi guidare dalla verità e nel lasciarsi muovere dall’amore".



(6.1.23 - Epifania del Signore; Natale del Signore nella Chiesa ortodossa) Nelle „Lodi“ il tema del giorno è espresso in modo del tutto chiaro: „Dio onnipotente, con la stella, che i Magi hanno seguito, hai rivelato, in questo giorno, ai popoli pagani il tuo figlio“. E noi siamo in un mondo pagano ed anche le persone come me, che vivono un po’ da monaco, non vivono solo come tali. Ieri nella biografia di Kiesel su Jünger, il professore di Heidelberg scriveva che Jünger viveva, da giovane, come un monaco, ma non solo. Certo allora era giovane, come lo era Etty quando scrisse queste righe, ma tutto ciò è simbolo del nostro tempo, anche per le persone che davvero cercano, ed anche se ci sono davvero anime nobili, che sono davvero monache del tutto: „Ieri gli ho messo in mano una lettera che, tutto considerato, era una dichiarata dichiarazione d’amore e poi sono rimasta seduta con lui su un tetto in una serata d’estate; l’ho amato così tanto, eppure alcune ore dopo mi sono lasciata andare, nuda, con la mia pelle bianca e soffice, tra le braccia di un uomo ugualmente nudo e ho fatto esperienza di una breve intossicazione di mezza estate, anche se i miei pensieri erano ancora con l’uomo sul tetto. Ed entrambi quegli uomini hanno più di mezzo secolo“ (24.6.23). Goethe conosceva questo tema quando, scrivendo dell’atto di amore tra Edoardo e Charlotte, sposati, narra che entrambi hanno pensato ad un altro, altra: Edoardo ad Ottilie e Charlotte al maggiore. Eppure noi cristiani dobbiamo annunciare una gioia che non è solo „una breve intossicazione di mezza estate“, ma qualcuno che può dare gioia a tutti i popoli: Cristo! E per far questo dobbiamo aver davvero imparato, o dobbiamo essere disponibili a farlo, una saggezza che Etty esprime in modo del tutto sintetico: „Imparare da qualcuno ogni giorno senza ridursi ad imitarlo“ (ibidem): vale per tutti i maestri che ci hanno insegnato Cristo.

Ieri mi faceva notare Renato che il problema della coscienza ha una rilevanza teologica che esprimeva così: „Grazie Roberto, mi interessa moltissimo il tuo discorso sul primato della coscienza, che ha la tremenda libertà di perdersi eternamente. Ma forse la discesa agli inferi dei santi, che accettano di discendere li insieme a Cristo,  apre quei portoni infernali, purché nella libertà o perduti accettino di essere ritrovati ed amati“ (le righe non hanno nulla di privato, quindi le cito). Io su questo non ho alcuna obiezione perché da Balthasar ho imparato a „sperare per tutti“ e Renato con le sue righe spiega come ciò sia possibile. Io credo davvero che la discesa all’inferno di Cristo abbia mobilitato una speranza che non è possibile mobiliare solo con discorsi e catechesi. Il discorso sulla coscienza in dialogo con Ratzinger lo avevo fatto in relazione alla profezia della pace. Ieri in un editoriale di „Der Freitag“ leggevo una giornalista, Elsa Koester, che voleva invitarci al dubbio sulle narrazioni, che da febbraio, ascoltiamo sulla guerra; in un certo senso non ha del tutto torto, anche Hannah Arendt afferma che pensare significa rallentare, tentennare, ma l’editoriale di fatto era troppo debole e faceva, di tutte le narrazioni, di tutta un erba un fascio. Mentre l’invito del Papa a trattare non è solo una possibile narrazione, ma ha che fare con una decisione della coscienza, come finestra aperta al vero.  

Papa Francesco a Benedetto: “Fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta”.

«La Chiesa è sempre stata animata al suo interno da sensibilità diverse. (…) Nelle famiglie si discute spesso e le discussioni non solo sono fisiologiche, ma sono un indicatore di salute. La storia del cristianesimo è costellata da figli che si affrontano, a volte aspramente. Il problema è cercare sempre di arrivare all'unità, alla comunione. Se non vi fosse questa dinamica sana, vi sarebbe la stagnazione del pensiero unico e non sarebbe cosa buona» (Cardinal Matteo Zuppi al „Messaggero“). Credo che questa frase, che ho trovato nella versione  odierna di Banfi, valga anche per l’amarezza di mons. Georg Gänswein. Non dobbiamo condannare un uomo, che tra l’altro ha fatto un grande servizio a Benedetto XVI nel quasi nascondimento totale. 

«Non ci sono due Ratzinger, ce n'è uno solo: un teologo che pratica la teologia non contro ma con la Chiesa». E sulla pedofilia aggiunge: «È stato il primo Pontefice a scusarsi, ricordiamo il monito durante la via Crucis del 2005 su quanto sporco c'è nella Chiesa, anche tra chi vi appartiene. Ha sospeso 400 preti dal servizio. Quanto alla perizia che lo accusa, è una perizia privata, non c'è alcuna prova che Ratzinger da vescovo di Monaco sia stato coinvolto nel singolo caso che gli viene contestato. La verità, come ha scritto il mio collega italiano Gianluigi Nuzzi, è che Benedetto “ha tolto il mantello del silenzio e costretto la sua Chiesa a guardare in faccia le vittime”. Lui le ha incontrate in ogni suo viaggio, è una cosa che gli stava molto a cuore. È stato il più grande dolore della sua vita» (Peter Seewald, intervistatore e biografo di Benedetto XVI sul „Corriere“)“ (fonte Banfi).

Per quanto riguarda la ricezione di Ratzinger/Benedetto XVI da parte dei cristiani e anche da parte dei cattolici, essa è tragica, non tanto per le critiche alla persona del teologo bavarese, che possono essere anche utili, ma per la totale dipendenza dei cristiani da organi di espressione del capitalismo aziendale, che non hanno né una capacità di pensiero (da qui nasce la banalità del male, secondo Hannah Arendt) né un minimo „sentire cum ecclesia“ (questo è conseguente a ciò che sono). La stessa cosa è successa anche nella filosofia: i cristiani hanno recepito in modo del tutto acritico il pensiero altrui. Come si vede in questo diario non soffro di autoreferenzialità, ma il pensiero è davvero basato su un „Selbstsein“, nella modalità della filosofia dell’essere come dono gratuito,  e non sulla dipendenza da altri. 

Per quanto riguarda poi il rapporto tra il papato e la coscienza mi sembra che la posizione di Benedetto XVI e quella di John Newman sia proprio identica: „senza coscienza non ci sarebbe alcun papato“ (Ratzinger, Coscienza e verità, 1993). Continua Ratzinger: „Il vero senso dell’autorità dottrinale del papa consiste nel suo essere avvocato della memoria cristiana“. Memoria di che? Memoria etica del bene che è presente in noi, anche se a volte ce ne dimentichiamo o ci concediamo „una breve intossicazione di mezza estate“ (Etty Hillesum, 24.6.42). Memoria ontologica e creaturale che l’essere è dono gratuito del Padre; memoria cristologica, che il Logos al di là di ogni gnosi (ma non di ogni pensiero), diventa cibo per noi. Joseph-Benedetto, come lo chiama Farina, ha vissuto fino all’ultimo fiato, quel „incontro originario con Gesù“, che non ha mai mitizzato, come non lo ha mai fatto anche il suo amico Robert Spaemann, e che solo può darci, nel battesimo e nell’eucaristia, „la nuova anamnesi della fede, che similmente all’anamnesi creaturale si sviluppa interiormente ed esteriormente in un dialogo continuo“ (Ratzinger, ibidem 1993). In questo senso ha ragione Massimo Cacciari, di cui ricordo ancora con gioia un viaggio in comune da Torino a Firenze,  quando in un intervista ad „Avvenire“, afferma, dicendo tra l’altro che Ratzinger è stato sempre in dialogo con la modernità: „La Chiesa non è una forma politica, perché ha una missione fondamentale, e la cristianità non sarebbe concepibile senza di lei. Quella esaltata da Schmitt e da tanti altri pensatori conservatori è una visione della Chiesa ridotta alla funzione di religio civilis che serve solo a tenere in forma questo mondo senza religio. La Chiesa per Ratzinger, invece, non è un katechon, non è ciò che trattiene il male e che tiene in forma questo mondo. Essa ha una missione evangelizzatrice in senso proprio, cioè deve mostrare il Cristo e interrogarsi sulla verità che Cristo manifesta“.

„Veniamo alle altre notizie. Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una tregua unilaterale per il Natale ortodosso, che dovrebbe cominciare fra circa un’ora (a Mosca sarà mezzogiorno) e terminare domani a mezzanotte. Fonti ufficiali hanno riferito che lo Zar ha acconsentito ad una richiesta di Kirill, il patriarca di Mosca della Chiesa ortodossa. Il presidente Zelensky ha risposto a muso duro, dicendo che la Russia vuole usare la tregua come una copertura per bloccare l'avanzata ucraina in Donbass e spostare più equipaggiamento verso il fronte. Per gli ucraini la tregua è credibile solo se i russi si ritirano. Sennò è solo un gesto di propaganda eccezionale“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Uno potrebbe pensare che io sia del tutto strano se per riflettere sulla profezia della pace, decida di leggere Ernst Jünger, invece che Erich Maria Remarque, di cui tra l’altro ho guardato ultimamente la versione film del suo romanzo „Niente di nuovo sul fronte occidentale“, quasi come se uno che volesse approfondire l’immutabilità dell’essere decidesse di leggere Eraclito invece che Parmenide. A parte il giusto consiglio del mio amico Nicola (telefonata di ieri) di non fare contrapposizioni infeconde, per cui è bene leggere sia Jünger che Remarque, sia Eraclito che Parmenide, direi che la mia attrazione per Jünger ha un motivo, per ora ancora „esteriore“: la sua tarda conversione al cattolicesimo e con Helmuth Kiesel, pian piano, arrivo anche ad argomenti „interni“ al suo lavoro sulla guerra.  Il lavoro sulle „metafore della guerra“ usate da Jünger nel suo „Stahlgewitter“ mi sembra di grande aiuto (Kiesel 180-183): esse sono prese da processi naturali, per esempio nel confronto delle marce dei soldati con le onde del mare; ci sono delle metafore dello spettacolo: „il ritmo del valzer del fronte“; metafore della struttura e della forma: tutte quelle che riguardano il processo di produzione industriale. Con queste metafore Jünger ci dice che „la fede nell’evitabilità della guerra è stupida“, ma allo stesso tempo le sue immagini e le sue metafore, come abbiamo visto ieri, hanno una forza critica, per esempio quando paragona la guerra nei fossi, come „un banco di carne“ al macello. Jünger evita metafore come. „delitto, razzia o azione omicida“, sebbene sappia che la guerra, sia quella mondiale di allora sia quelle regionali di cui è composta la terza guerra mondiale in atto, siano tutto ciò. Ma in fondo l’uso stesso delle metafore, come dice Kiesel, significa che la comprensione razionale era arrivata ad un suo limite. Ci sono ormai grandi opere sulla prima guerra mondiale, come quella di David Stevenson citata da Kiesel, o quella dei „Sonnambuli“ di Christopher Clark, insomma opere che non spiegano il fenomeno in modo monocausale, ma il filosofo rimane alla fine interdetto. Dopo il primo fascino, nel „Zauberberg“, Thomas Mann parla di „grande ottusità“, di un „miscuglio sventurato di ottusità e nervosismo“ e con la sua metafora della „festa mondiale della morte“ cerca di riflettere sull’irrazionalità della morte di massa nei cambi di battaglia, per conquistare qualche centimetro di terra. Anche Jünger parla del „luogo di ballo della morte“, ma come ho detto ieri sono proprio le frasi più semplici che mettono in mostra la criticità del suo pensiero sulla guerra: l’uomo come materiale e non come persona unica ed irripetibile. E questo pensiero è proprio quello che voglio ereditare nel mio lavoro sulla „profezia della pace“. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Sono molto contento che Glenn Greenwald abbia intervistato Jimmy Dore, cabarettista, comico e giornalista, che piace molto ad Adrian e che ha un pubblico di 1 milione di ascoltatori: un uomo davvero intelligente, che mi permette di fare il punto su ciò che da mesi cerco di dire in dialogo con Maté, Greenwald ed altri. In primo luogo non vi è ormai dubbio che i neocons statunitensi hanno inventato una delle dialettiche più fatali del mondo: quella tra democrazia ed autocrazia o per esprimersi con Greenwald: quei neocons di merda hanno scatenato guerre in tutto il globo, spesso mentendo. Ed ora proprio „quei neocons di merda, che hanno scatenato guerre, sono degli eroi per l’establishment liberale americano e per i liberali americani“ (cfr. Jimmy Dore on McCarthy’s Speakership Bid, Squad Hypocrisy, Ukraine, & More). Come ho scritto ieri, secondo me, questo non è un caso, ma ha a che fare strutturalmente con il liberalismo, che è un’ideologia e come tutte le ideologie non può che mentire, ed in modo specifico deve mentire, proprio perché „liberale“ ed ha quindi il diritto di mentire a tutti i retrogradi, che non capirebbero le loro alte ragioni. Cosa ho in comune con Jimmy Dore, che definisce ora se stesso come „populista“, sebbene venga dai democratici progressisti della „squadra“ (Bernie Sanders…)? La voglia di autenticità, che è il tema di questo diario. „Credo che l’elemento che accomuna il mio pubblico sia la voglia di autenticità, la resistenza all’autoritarismo e all’imperialismo bellico senza fine“. Qui è il punto di contatto tra me e Jimmy Dore. Solo che io sono cattolico e seguo il papa (nel senso spiegato questa mattina in dialogo con Ratzinger e Newman), e come lui sono contro „la brutalità della polizia“, senza pensare che tutti i poliziotti siano brutali, anzi la maggioranza fa un servizio utile allo stato e alla società. Mi fa capire che „ora, anche gli ultimi sondaggi, rivelano che il 73 % dei repubblicani, di coloro che si considerano tali, pensa che il governo dovrebbe assumere un ruolo nel fornire assistenza sanitaria a tutti“ (Dore). Ma il suo pubblico non è solo quello di destra o dei populisti: „viaggio in tutto il paese, come cabarettista, ed incontro persone di tutti i tipi e di tutti i colori…ci sono persone hippy, di destra, libertari e comunisti, socialisti di sinistra“ e con me ed Adrian, aggiungo, ha anche cattolici tra i suoi ascoltatori. Proprio per la sua autenticità, mentre tantissimi degli YouTuber moltiplicano solamente ciò che dicono i media aziendali e il governo democratico. Mi piace di lui che è uno „politicamente senza casa“, che difende i lavoratori, quindi i poveri, coloro che hanno pochi risparmi, che sostiene il diritto di organizzazione dei ferrovieri… Ma non è solo un pacifista che ovviamente è contro la guerra, non è solo a favore di Medicare for All, ma uno che sa discernere, per esempio, che „Bernie Sanders è diventato nella politica attuale, un ingranaggio del partito democratico e di Joe Biden“; insomma è  uno che sa che la sinistra liberale, come da noi lo sa la marxista Sahra Wagenknecht, „se fossimo nel 1860, non lavorerebbe per superare la schiavitù, ma si vanterebbero che il loro prima schiavista sarebbe un transgender“ (Dore). Ma forse il punto più grande di contatto è il suo modo di prendere sul serio che siamo „fratelli tutti“: la sinistra liberale vuole „che io odi il mio vicino di casa a causa del dolore che ho provato nella prima fase del lockdown della pandemia, perché il mio vicino non ha voluto prendere un vaccino,  che poi però non ha funzionato come dicevano all’inizio. Beh, non odierò il mio vicino. Amerò il mio vicino. Mi unirò a lui e agli altri vicini nei nostri interessi comuni contro l’establishment“ (Dore). Certo non diventerò mai, come non lo diventerà mia Jimmy Dore, un neocon o un suprematista bianco, ma non amo le etichette destra e sinistra. Già da giovane imparai a criticarle, in dialogo con Massimo Cacciari. Una legislatura fa ho pensato che il partito democratico italiano fosse una reale alternativa alla destra, fosse „progressista“, come lo penso Dore dei „democratici della squadra“ „ma ora le persone che si definiscono progressiste sono a favore della guerra. Sono dei maiali da guerra“ (Dore). Vale anche per i Verdi in Germania. „Quindi, Bernie Sanders, la „squadra“ e tutte le persone che li sostengono  acriticamente sono maiali da guerra“ (Dore). E questo per l’Italia vale per tutte i partiti che si sono presentati alle elezioni, per cui non ho votato. PS Verso la fine ho compresso insieme la sua posizione che riguarda gli USA con la mia che riguarda Germania ed Italia. 

La redazione di „Useful idiots“ spiega bene la differenza tra democrazia ed autocrazia: „In Paesi come la Corea del Nord, la Cina e la Russia, i media statali fanno il tifo per il proprio governo, propagandando politiche violente e rifiutandosi di criticare i leader politici. È questo che li distingue da Paesi liberi come gli Stati Uniti. Negli Stati Uniti abbiamo una stampa libera, con giornalisti indipendenti. Certo quest’ultimi, sono assunti da grandi aziende che traggono vantaggio dalla guerra e si approfittano degli americani. E sì, forse a volte spingono e sostengono politiche governative violente, come l'escalation del conflitto nucleare e l'espulsione degli immigrati, che fuggono da luoghi in cui sono terrorizzati, dagli Stati Uniti. Forse a volte si rifiutano di criticare un leader come Pete Buttigieg per aver lasciato che migliaia di viaggiatori della classe operaia soffrissero, mentre le compagnie aeree si arricchivano. E di tanto in tanto se la ridono insieme ai capi della CIA, parlando di assassinare persone e sganciare bombe nucleari. Ma a parte questo...Una stampa totalmente libera. Quindi non chiamate la MSNBC "media di Stato". Potete chiamarli media finanziati dalle aziende, finanziati dal governo, che fanno il tifo per la guerra, contro gli immigrati, contro la classe operaia e per la propaganda. Ma tecnicamente, cioè strettamente parlando lo Stato non li finanzia. (redazione di Useful idiots)

(Notte) E sulla guerra in Ucraina, ieri ed oggi: „Ivan Katchanovski, politologo ucraino-canadese che insegna all'Università di Ottawa, sta smascherando le bugie dei media statunitensi sulla guerra per procura (proxy war) in Ucraina. E, come molti ospiti di „Useful Idiots“, nessuno riporta la sua storia. Questa settimana, Katchanovski condivide la sua ricerca sul massacro di Maidan, un'uccisione di massa di ucraini che protestavano contro il governo di Yanukovich nel febbraio 2014. Gli Stati Uniti e i leader dell'opposizione incolparono Yanukovich, scatenando un colpo di Stato e la conseguente guerra civile che si intensificò radicalmente con l'invasione della Russia otto anni dopo. Ma ciò che il professor Katchanovski ha approfondito nei video, nelle testimonianze e in altre prove, che rivelano chi ha realmente commesso il massacro - compresi i filmati che la CNN ha cercato di insabbiare - è stato ignorato dai media mainstream, nel suo tentativo di interrompere l’unica narrazione approvata.Ma ora si unisce agli „Idioti Utili“ per dirci cosa è successo davvero: il massacro, sostiene, è stato compiuto da cecchini pro-Maidan“ (Redazione di Useful idiots). Nella puntata si approfondisce chi e come sia stato compiuto davvero il massacro; narrazione questa, a cui i media aziendali e il governo statunitense, ma qualcosa di simile vale anche per l’Europa, non ha alcun interesse. Nella puntata si parla anche di un’intervista tra David Letterman e Volodymyr Zelenskyy, in cui si afferma che il popolo ucraino, al 98 % preferisce essere al freddo e senza energia piuttosto che essere russo. Il prof. Katchanovski ha molti dubbi su questa statistica. Comunque io non lo so se ha ragione Katchanovski, o se è vera la narrazione che vede nel Maidan una lotta per la libertà democratica, etc. ma mi piacerebbe che le diverse narrazioni degli eventi fossero confrontate con più serietà scientifica e libertà. Insomma che ci fosse davvero un dibattito pubblico, storico-scientifico e democratico su tutto ciò. 

Katniss Everdeen non ha fiducia né nel presidente autocratico né nella presidentessa democratica di Panem. Il messaggio, da questo punto di vista, è solo „negativo“, ma per lo meno è intelligente ed infine i „Tributi di Panem“, finiscono, almeno nel film, con una scena di famiglia. Qualcosa di simile, per quanto riguarda il messaggio „negativo“, vale anche per la figura di Anna Poliatovas (thriller del 2019, regia del francese Luc Besson), ma ciò che Anna, che non ha fiducia in nessuno dei due sistemi dei servizi segreti, americano e russo, vuole, è la libertà; per raggiungerla l’unica persona che alla fine l’aiuta davvero è una donna, la capa del KGB. 



(5.1.23 - Funerale di Benedetto XVI) 1Gv 3,11-21 è di una chiarezza infinita: „Chiunque odia il proprio fratello è omicida“ - e questo vale anche nel caso in cui la sorella o il fratello odiasse noi. Ci sono forme di odio meno evidenti, ma ogni volta che non mettiamo in pratica il „messaggio“ („che ci amiamo gli uni  gli altri“) , ci muoviamo in questa direzione. Certo Giovanni sta parlando dei „fratelli“, ma in vero dopo la redenzione di Cristo siamo „tutti fratelli“ e quindi non dobbiamo odiare nessuno. Io vedo che faccio fatica con alcune persone, che vedo quasi ogni giorno e che non mi „amano“ e quindi io mi sento legittimato a non amarle, ma tutto ciò non corrisponde a quanto leggiamo nel passo  citato. Non dobbiamo muoverci nell’insicurezza del nostro cuore, però, che può diventare come una palude pericolosa, „davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa…“. Il brano del Vangelo odierno (canone romano: Gv 1,43-51) ha per me un tono del tutto umoristico. Natanaele ha dapprima dubbi, per motivi „religiosi“, poi incontra Gesù che gli dice una cosa relativamente semplice; di fronte a questa rivelazione semplice, confessa la sua fede: „Rabbì, tu sei il figlio di Dio, tu sei il re di Israele“ e Gesù gli risponde qualcosa come un „per chi cosa poco?“: „Vedrai cose più grandi di queste! …Vedrete il cielo  aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo“. E cosa desideriamo noi più di ogni altra, anche quando stiamo al cospetto della salma dignitosamente composta di un papa, che ora sarà chiusa perché anche il corpo di un papa si decompone? Che il cielo si apra! 

L’„Anamnesi del creatore“ è identica con „il fondamento della nostra esistenza“, forse meglio con il „motivo della nostra esistenza“. Noi tutti sappiamo che l’essere è donato gratuitamente e nell’annuncio missionario chiamiamo per nome il Logos dell’amore gratuito: Cristo. Quindi la missione non è un violenza contro il soggetto, ma corrisponde al suo intimo in forma comparativa: „interior intimo meo“. Anche chi è pagano „è legge a se stesso“ dice Ratzinger nel saggio del 1993 sulla coscienza, ma specifica: „non nella modalità del pensiero di autonomia moderno-liberale con la sua insuperabilità del soggetto, ma nel senso molto più profondo, che nulla mi appartiene così poco come il mio io appartiene a me stesso, che il mio io è il luogo del auto superamento e dell’essere toccato da ciò da cui io vengo e vado“ (Ratzinger). La missione non è proselitismo, ma memoria di questo dono gratuito del nostro io a noi stessi, dell’essere stesso a noi stessi.  Questo „sapere originario“ è il cuore, il seme fecondo di ogni cultura e può essere ostacolato solamente dal „potere arbitrario di una certa civilizzazione“ come può essere quella ora vincente del „liberalismo“. 

Il Santo Padre Francesco ha tenuto, durante il funerale di Benedetto XVI, una predica semplice e concentrata sulla Parola di Dio. Il tema era la consegna del proprio Spirito di Gesù al Padre sulla croce (cfr. Lc 23,39-46). Papa Francesco ha parlato del peso che un pastore porta per la Chiesa e alla fine della predica ha augurato a Benedetto XVI la gioia perfetta che si ha quando si sente pienamente la voce di Cristo. Nella liturgia romana della Messa esequiale, celebrata oggi dal cardinal Giovan Battista Re (1934) e presieduta dal Papa,  mi sento a casa! 

„Benedetto XVI si è rifiutato fino all’ultimo di „demitizzare“ la fede dei bambini e delle loro nonne e nonni“ (Renato Farina, oggi su Libero). 

„Quello della missione e della sollecitudine apostolica nell’annuncio del Vangelo è il filo rosso di continuità più intenso e appassionante che attraversa il pontificato di Papa Francesco e quello del suo predecessore“ (Gianni Valente, Di esperienza in esperienza. Annunciare Cristo secondo Joseph Ratzinger, ieri in Agenzia Fides).

Abba nostro…

(Pomeriggio) La „premessa“ all’opus bellicum di Jünger (Kiesel, 178-179) mi ha ricordato il modo di scrivere del matrimonio, nelle „Affinità elettive“, da parte di Goethe; il personaggio più noioso di questo romanzo, che racconta l’intrecciarsi dell’attrazione tra due coppie, è colui che esplicitamente difende il matrimonio, il mediatore, che cerca, tra l’altro in modo del tutto febbrile, di ricomporre gli sposi in crisi, mentre la storia stessa, nella sua „obiettività“, rivela l’egoismo in atto di Edoardo e il tentativo di „rinuncia“ del maggiore e di Charlotte e la rinuncia massima di Ottilie: insomma il valore della  fedeltà matrimoniale - by the way, non mi interessa la biografia di Goethe - sta nella storia stessa. Il giudizio oggettivo sulla guerra di Jünger ha avuto lo stesso effetto su di me, mutatis mutandis, della narrazione di Goethe. Nessun giudizio pacifista sulla guerra è più preciso di queste parole „oggettive“ e micidiali allo steso tempo: "Una cosa, tuttavia, si distingue sempre più chiaramente dalla marea di fenomeni: L'importanza fondamentale della materia. La guerra culmina nella battaglia dei materiali; macchine, ferro ed esplosivi erano i suoi fattori. Anche l'uomo è stato considerato materiale".... Un essere umano che si trova da solo "nella tempesta della battaglia". Non c’è bisogno di nessun mediatore di pace per comprendere l’oscenità della guerra, basta già questa descrizione.


(4.1.23 - tempo natalizio) Non fa più così caldo, il tempo è umido e ventoso, ma non ancora freddo, come ci si potrebbe aspettare dal mese di Gennaio.

Vorrei confrontare due frasi, una di Giovanni e una di Etty. La prima: „Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore…Chiunque è stato generato da Dio non compie peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio…chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello“ (cfr. 1Gv 3, 7-10). La seconda: „Io non sono veramente grande, tranne che forse in qualche raro momento illuminato, per il resto sono carica di tutti i vizi che appesantiscono il cammino dell’uomo nel suo viaggio verso il cielo. Gelosia e riluttanza meschina e così via“ (Etty, 23.6.42, che sta parlando interiormente con la fidanzata di Spier). Mi sembra che la seconda frase corrisponda di più alla mia esperienza, eppure la prima è „Parola di Dio“ e forse posso dire ciò, perché „un germe divino rimane in me“. Maggioni spiega il verso di Giovanni così: i veri credenti „sono realmente senza peccato perché non cadono nell’errore dottrinale“. Mi sono chiesto come mai io mi senta più attratto da persone come Benedetto XVI che dalle persone del percorso sinodale tedesco, sebbene quest’ultime, forse, sono più vicine alla mia esperienza che quella del monaco del vaticano? Forse perché „un germe divino rimane in me“ e sono così attratto da ciò che è santo.E comunque anch’io sto seguendo il mio grande amico, come è narrato nel bellissimo passaggio del Vangelo di Giovanni: 1,35-42, che don Giussani sapeva spiegare così bene e che io ho anche spiegato tante volte nella mia vita di insegnante di religione, sottolineando quella prima frase di Gesù, nel Vangelo di Giovanni, che è una domanda e non un’asserzione: „Che cosa cercate?“. Che cosa cerca Etty, nella coscienza di „quanto sia minacciata la nostra esistenza“ ed anche della sua responsabilità nei confronti di tante persone che a stento possono gestire la loro vita, facendo lunghe file per il cibo, mentre lei legge e scrive,  e nella coscienza che con grande probabilità non le sue fantasie di viaggi, ma „un campo inospitale“ sarà il suo e il loro destino. Per me Giovanni segna la via da percorrere: „questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri“ (1 Gv, 3,11) e Maggioni spiega: „Nel vangelo il comandamento dell’amore  fraterno è „nuovo“, perché rappresenta il fondamento della nuova comunità dei discepoli di Gesù. Per le comunità giovannee, è  un elemento fondamentale dell’evangelizzazione ricevuta““. Ed Etty non desidera null’altro, anche se è cosciente, molto più dei teologi, che „un essere umano è qualcosa di molto instabile e incostante“ e ci invita a pensare che „persino una cosa come l’amore dipende dai cambiamenti climatici“ ed in vero la frase di Ratzinger: „Il desiderio di assoluto nella storia è il nemico del bene in essa“, non vale solo per la critica alla teologia politica, ma per tutta la nostra esistenza e quindi il monaco e la ragazza la pensano allo stesso modo. Etty, nel suo dialogo interiore con Hertha, la fidanzata di Spier, vuole superare „l’eterno giochetto uomo-donna“ e vuole davvero una comunità di „miseri e stenti“ che si aiutino ad affrontare „questi tempi difficili“. Perché solo „insieme“ si possono affrontare tempi difficili, in cui la nostra vita è minacciata. 

E per quanto riguarda la nostra vita, la minaccia non viene certo dai „Reichsbürger“, proprio perché la loro ideologia è del tutto di estrema destra (cfr nella MZ di oggi, Henriette Quade del partito „Die Linke, che ha un giudizio contrario al mio), e proprio perché questa ideologia non ha alcun aggancio con il popolo, che riconosce la Repubblica federale tedesca come il loro stato. E per quanto riguarda me proprio in quanto stato legittimo la RFT rappresenta un reale pericolo politico per la sua politica estera guerrafondaia - perché la guerra è il pericolo, non un paio di persone con tendenze folcloristiche passate, che solo regionalmente possono essere pericolose, e per cui è bene che se ne occupi il ministero degli interni. 

„Ieri altri 70mila fedeli hanno sfilato davanti alla salma del Papa emerito per manifestare gratitudine e affetto al pastore. Oggi la Basilica continuerà ad essere aperta dalle 7 alle 19 mentre domani alle 9.30 cominceranno le esequie, che saranno guidate da papa Francesco“ (Alessandro Banfi nella versione di oggi). Sempre Banfi cita una bella frase di Papa Francesco sul suo predecessore in occasione della pubblicazione di un libro del papa tedesco scomparso: „“Benedetto XVI faceva teologia in ginocchio. Il suo argomentare la fede era compiuto con la devozione dell'uomo che ha abbandonato tutto se stesso a Dio e che, sotto la guida dello Spirito Santo, cercava una sempre maggior compenetrazione del mistero di quel Gesù che lo aveva affascinato fin da giovane”. Per quanto riguarda la sua valenza  ecumenica e del dialogo tra le religioni vorrei ricordare la testimonianza del patriarca Bartolomeo, che si augura che la sua memoria sia eterna e sottolinea l’importanza del pontefice romano appena scomparso per il dialogo con l’ortodossia. Poi vorrei ricordare anche la testimonianza dell’imam Pallavicini, che ricorda la visita di Benedetto XVI al fiume Giordano, dove Gesù era stato battezzato da Giovanni Battista; l’imam spiega anche l’importanza che questo incontro tra Giovanni e Gesù ha anche per il mondo mussulmano mistico. Entrambe le testimonianze si trovano nel pdf della versione odierna di Banfi.

Abba nostro…

(Tarda mattinata) Continuando il dialogo con Ratzinger (cfr il saggio del 1987 su orientamento cristiano e democrazia citato ieri e quello su Gutierrez, „Politica e redenzione“, 1986) vorrei esprimermi dapprima in modo sintetico: noi abbiamo bisogno di una paideia (educazione, formazione…) e non di un’utopia o di una rivoluzione. E la paideia ha sempre un carattere riformatorio e non rivoluzionario. E la forma di paideia che io ho praticato dopo il mio ritorno nella chiesa nel 1988 è stata quella di una paideia basata sulla preghiera contemplativa, come l’ho imparata, in primo luogo, meditando il vangelo di san Giovanni, nel commento di Adrienne von Speyr. Abbiamo bisogno di una politica che si orienti all’etica e non all’utopia. Su questo punto ho massima vicinanza al pensiero del teologo bavarese-romano, anche se lui non ha (aveva: ora, su questo punto, in cielo vedrà le cose in modo certamente diverso) una grande comprensione di Adrienne. Dopo la mia fede da bambino e il suo abbandono, ho percorso una via che mi ha portato dallo spirito dell’utopia (Bloch; in primo luogo lo „spirito dell’utopia“ di Bloch del 1918, il Bloch che parlava e credeva alla non costruibilità della domanda riguardante l’essere,  non quello stalinista del 1923) al dono gratuito dell’essere (Ulrich). E certamente sono stato un giovane che cercava un’unità (ciò che tiene unito l’universo nel suo punto più intimo; Goethe) e non solo delle differenze categoriali per comprendere la propria esistenza. Questo mio cammino ha una certa analogia con quello di Lucio Brunelli, che nell’incontro con don Giacomo Tantardini riesce a superare il suo atteggiamento utopico di sinistra (cfr. Lucio Brunelli, San Benedetto, Giussani e Ratzinger. „Tantardini e l’amicizia spirituali di tre uomini“ (Il Sussidiario, 4.1.23) ed ad impostare la sua vita giornalistica in forza della „profonda corrispondenza tra cristianesimo ed illuminismo“ (Ratzinger, ibidem). Come filosofo, pur conoscendo il fondamentalismo dogmatico di Voltaire, per esempio nei confronti di Rousseau, sull’idea della libertà, sul dialogo delle idee, non posso che essere „illuminista“: „Abbi il coraggio di usare la tua mente“ (ma Kant mi interessa infinitamente di più di Voltaire). Ho anche una comprensione dell’idea fondamentale della critica della teologia politica, come la presenta Borghesi, alla scuola di Peterson e Ratzinger (Joseph Ratzinger/ E. Peterson: critica alla teologia politica, in compagnia di Agostino, 4.1.23 Il Sussidiario), proprio per evitare ogni forma di totalitarismo (Hannah Arendt). Allo stesso tempo, però, mi attira un uomo e un pensatore come Ernst Jünger, proprio perché non ha avuto una vita lineare ed in un certo senso ritengo che una frase di Jünger possa servire molto di più di una di Remarque, per l’approfondimento della profezia della pace.  Come temperamento sono rimasto un uomo che ha bisogno di „escatologia“, ancora di meglio di „apocalisse“, non in un senso totalitario, ma in un senso di reale domanda sull’essere e di rivelazione dei motivi profondi della nostra anima. Non penso che sia possibile pensare, usare la propria mente senza una radicale considerazione della crisi ontologica di ogni idea e di ogni sistema - ogni forma di ipostatizzazione del pensiero mi è sospetta e in questo senso prendo sul serio l’idea di Bergoglio della priorità del reale sulle idee. Tutti gli schematismi mi stanno stretti, sia quelli dei clericali clericali che dei clericali anticlericali, è fa parte di questo modo radicale di pensare anche il pormi la domanda di una „critica dell’illuminismo“ (oltre Adorno ed Horkheimer), di un illuminismo dell’illuminismo, tanto più quando proprio i sistemi democratici non hanno alcun interesse alla profezia della pace e stilizzano se stessi, come l’unico pensiero giusto, nella fatale contrapposizione all’autocrazia. Quella dell’unico pensiero giusto utopico-politico è poi la critica che faceva Ratzinger a Gustavo Gutierrez. Il mio pensiero non è capace di sistemare tutto in ritmi puri di pensiero, non crede per nulla che l’essere possa essere fatto, esso è donato gratuitamente e la partita si gioca ogni giorno nella ricerca di un senso, sulla piccola via del quotidiano, illuminato dalla grazia e dalla preghiera, come incontro con l’altro da me, ma che è allo stesso tempo „interior intimo meo“. Questo diario è testimonianza di una paideia radicale, in primo luogo radicale con me stesso.  

„Ascoltai dal vivo le considerazioni di Methol Ferré sul futuro della Chiesa e sul Papa che avrebbe dovuto guidarla, il quale spezzò una lancia a favore del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dichiarando di essere «un grande sostenitore di Joseph Ratzinger». Di più. «Penso – aggiunse – che sia l’uomo più indicato per essere Papa in questo momento della storia». Argomentò la sua convinzione così: «Perché è una delle ultime grandi espressioni di quella generazione che ha raggiunto uno splendore intellettuale equiparabile ai secoli XII e XIII del Medioevo, paragonabile anche alla migliore epoca della patristica greca e latina, quando ha inizio la gigantesca epopea dell’evangelizzazione dei popoli»“ (Alver Metalli, Papa Ratzinger e l’America Latina, 4.1.23). 

(Primo pomeriggio) Facciamo un passo in avanti di eccezionale rilevanza, in dialogo con un saggio di Ratzinger del 1993: „Se vuoi la pace, rispetta la coscienza di ogni uomo. Coscienza e verità“. Questo passo posso farlo in compagnia del cardinal Ratzinger e del cardinal Newman (quest’ultimo è ormai un santo della Chiesa cattolica e il primo lo sarà presumo presto), che nel mio blog ha già ricevuto una grande attenzione. Scopriremo che questo passo implica una lotta contro il liberalismo. Tutta la vita di Newman è una lotta contro il liberalismo e anche quella di Ratzinger lo è; negare ciò significa semplicemente non confrontarsi con lui. Di che passo si tratta: la coscienza si può sbagliare, se non fa un grande lavoro di paideia e se non impara ad obbedire ad un’autorità che non rinvia a se stessa, ma al Dio sempre più grande. La coscienza deve orientarsi alla verità e non solo al proprio soggettivo sentire. Questo ha una valenza sia per gli individui sia per i popoli: non è vero ciò che un individuo pensa solo perché lo pensa lui e non è vero ciò che un popolo pensa solo perché in esso si pensa così. Questo è per il tema della profezia della pace di importanza elementare! Quando Greenwald afferma che un governo per legittimare una sua decisione di guerra cambia arbitrariamente tutto ciò che fino ad allora aveva pensato su una certa situazione politica (rinvia al famoso romanzo di Orwell, 1984) ci fa vedere cosa significhi agire senza alcun senso di verità e ciò non è solo una questione di democrazia, di tradimento della democrazia, ma anche e soprattutto di tradimento dell’ etica. Che il liberalismo di sinistra cada in questa tentazione non è in primo luogo un tradimento di se stesso, ma un inveramento di se stesso. Forse di questa cosa non è cosciente Greenwald e io la imparo per l’appunto da Newman e non da lui, sebbene da lui impari tante cose. Noi ci preoccupiamo di inscatolare le posizioni di un uomo: conservatore, reazionario, fondamentalista, progressista, rivoluzionario, e non ci chiediamo se una posizione di un uomo sia „vera“. Per la fede e la coscienza del peccato ciò significa che sebbene dobbiamo seguire la nostra coscienza, non è detto che essa ci indichi sempre il vero, anzi quando non c’è un lavoro di paideia (che dovrà anche liberarci da forme bigotte del vero) ed un’accoglienza dell’autorità, spesso la nostra coscienza rispecchia solamente il mainstream. Detto questo rimane verissima la frase di Newman: sulla priorità della coscienza come finestra aperta verso il vero, anche sull’istanza del papato. Newman non diventa cattolico perché questa posizione gli corrisponde di più, ma perché il cattolicesimo è vero. Non si diventa cattolici neppure perché mi piace il papa, anche se riconosco il sub et cum Petro. Ma non riconosco questa autorità in modo formalistico, ma in forza di un lavoro di paideia, personale e comunionale, che è „Anamnesis“, memoria originaria ed elementare di ciò che è bello, buono e vero in sé e per me, per noi! Se vogliamo davvero la pace nel piccolo e nel grande teatro del mondo dovremo ricordarci di tutto ciò! VSSvpM!

PS appena dopo il tramonto. Quando parlo del bisogno di un pensiero apocalittico non sto scrivendo qualcosa che abbia a che fare con il „disgusto per l’esistente“ e neppure con „un sospetto totale nei confronti di ogni idea“ o forse tradotto meglio „con il sospetto totale che ogni idea sia ideologia“ (cfr. Walter Serner, cit in Kiesel, Ernst Jünger, 156). Credo che si debba prendere sul serio, però, la sfida di Serner quando afferma che „ideologia“ è "rendere probabile qualcosa che è improbabile, fino alla punta delle dita". Mettere un cielo di redenzione su questo caos di sporcizia e di enigmi!!! Profumare il fango umano in modo ordinato!!!“ (Werner Serner, Die letzte Lockerung, 1920, che forse si può tradurre con l’ultima tentazione, anche se „Lockerung“ significa piuttosto allentamento, rilassamento). Perché si scrive? Perché si vuole rendere stile ciò che è curvo? Perché si vogliono raddrizzare le righe storte?  Perché si suda su filosofie e romanzi, si imbrattano dipinti, si modellano sculture, si cantano sinfonie come un gemito di dolore, si iniziano religioni?“ La risposta di Serner va meditata attentamente e per chi è abituato ad una critica di ogni forma di „logicizzazione dell’essere“ (Ulrich) ciò è del tutto necessario: „Che ambizione sconcertante, soprattutto perché questi vani tentativi sono stati sempre... infruttuosi! Tutte stupidaggini! E anche a proposito di ciò che lui stesso scrive, l'autore afferma: "Sarei felice di sapere che queste pagine sono le ultime stronzate scritte. Sarei molto soddisfatto“. Il giovane Jünger, che aveva assorbito il nichilismo di Nietzsche, è attratto da questo nichilismo di Serner. Ed io penso che ogni forma di „ipostatizzazione“ della cultura debba accettare la critica di essere solamente: „parole, parole, parole“…Il pensiero apocalittico a cui mi riferisco pur non essendo questa forma di sospetto radicale, è una confessione radicale al cospetto di Colui che è salito sulla croce e disceso nella mancanza di forma dell’inferno (Balthasar, von Speyr) e non ha messo quindi „un cielo di redenzione su questo caos di sporcizia e di enigmi“. Cristo, ipsa philosophia, è Colui che trasforma il nulla nichilista nel nulla della gratuità dell’amore (Ulrich), che scende ad abbracciare, non a stilizzare il caos di sporcizia ed enigmi che è l’inferno. Descensus ad inferos!

(Sera) Mi sia permessa ancora una nota sull’illuminismo del partito democratico americano in dialogo con la trascrizione odierna di un video di Glenn Greenwald: „Right-Wing Populists Revolt: Trump Tax Returns, McCarthy’s Speaker Vote, & More“. Il partito „illuminista“ democratico è del tutto compatto e schiarato con l’amministrazione, per esempio nell’inviare soldi per la „proxy war“ in Ucraina; anche coloro che sono contrari alla guerra, votano, per disciplina di partito, a favore, mentre nel partito repubblicano, ci sono una maggioranza di neoconservatori guerrafondai, ma vi è anche un discreto numero di persone che sono contro questa insensata guerra ed in genere nel partito repubblicano è vi è una discussione più aperta su vari temi di importanza capitale e la televisione pro-repubblicani, New Fox, con il famoso giornalista T. Carlson, si è apertamente schierata anche contro Trump, per esempio nella catastrofale gestione iniziale della pandemia, mentre i „corporate media“ pro-democratici non fanno mai vere obiezioni su questioni di vitale importanza. Per oggi basta così sul tema „illuminismo dell’illuminismo“.  

(3.1.23 - Nome di Gesù) Ieri era la festa anche di san Basilio (379) e di san Gregorio di Nazianzo (390). Per me è l’occasione per pregare per il mio figlioccio della cresima, Basil, che è stato anche malato, e per la sua famiglia. I due padri della Chiesa erano veri amici, sempre pronti a vedere nell’altro qualcuno migliore di se stesso. 

Nella notte ho ascoltato e pregato nel silenzio con il video della traslazione della salma del Papa emerito Benedetto XVI, in cui è stato letto il Vangelo di Gv 17, 24-26 ed è stata pregata la litania dei santi. Questo rito latino mi corrisponde del tutto ed esprime il grande valore che ha il corpo nella Chiesa cattolica. Ovviamente io non sono il Papa e non desidero una traslazione di questo tipo, ma in piccolo desiderio la medesima funzione e l’inizio del video fa vedere anche tutta la modestia della sua piccola famiglia, nel monastero vaticano, Mater ecclesiae. Nel Vangelo Cristo prega il padre per i suoi e desidera che i suoi, in questo caso Joseph Benedetto, siano con lui. Il mondo non conosce tutto questo, ma i suoi „hanno conosciuto che tu mi hai mandato“. 

Balthasar ci insegna che ogni metodo di preghiera non deve intralciare lo Spirito libero di Dio, che conduce chi lo contempla nella libertà (cfr. Antologia-Servais, 116). Giovanni spiega perché una persona come Benedetto XVI il „mondo“ non lo conosce: „perché il mondo non ha conosciuto Cristo“ (1 Gv 2,29 - 3,6). Guardando la salma di Benedetto XVI, le sue mani belle, ma fragili, capisco bene ciò che dice Giovanni: „Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato“. Presto, forse già ora, Benedetto XVI vedrà/vede cosa significa la frase seguente: „noi saremo simili a Cristo, perché lo vedremo così come egli è“. Giovanni nel passaggio che stiamo meditando dice con chiarezza e durezza: „Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto e non l’ha conosciuto“. La funzione di ieri, di un uomo santo come Benedetto XVI, fa vedere che noi tutti  pecchiamo e per questo vengono in essa invocati i santi, Maria e il Santissimo per la nostra salvezza. Cristo prega per noi e questo basti sul tema. Cristo è „colui che toglie il peccato del mondo“ (Gv 1, 29-34).

Le ultime parole di Benedetto XVI sono state: „Signore, ti amo“. 65 mila persone hanno dato ieri l’ultimo saluto al papa emerito (cfr. Banfi).

Ieri il bel musical con le musiche di Harry Potter (Halle, foto nella mia bacheca in Facebook e Instagram) è stato concluso con l’inno ucraino - capisco, ma non mi sono sentito bene con questa scelta ed anche con il modo con cui è stata eseguita: troppo trionfalistico. Mentre le notizie del fronte bellico fanno vedere una „guerra di stallo“.  „Ieri gli ucraini hanno centrato una base militare russa nel Donbass, provocando molte vittime nell’Armata di Mosca. Secondo gli esperti militari sul terreno bellico la situazione è sempre di stallo e tutto fa pensare che lo resterà ancora per settimane. La guerra è fatta soprattutto di bombardamenti dal cielo, droni e missili, da entrambe le parti. Da sottolineare l’appello del rabbino capo di Mosca che dall’esilio in Spagna invita gli ebrei russi a lasciare la Federazione“ (Alessandro Banfi nella versione di oggi).

Uno dei motivi per cui mi confronto con Glenn Greenwald, a parte il fatto che mi è stato consigliato da Adrian (California), è  che questo giornalista conosce molto bene due realtà grandissime dal punto di vista geopolitico: gli USA e il Brasile. Di quest’ultimo paese ha ricostruito, qualche giorno fa, (cfr. The Latest from Brazil, New CIA/JFK Revelations & Answering Viewers' Questions) la scontro elettorale tra Bolsonaro e Lula, che ieri ha cominciato il suo governo, senza che Bolsonaro o la sua potente famiglia facessero alcuna difficoltà. Molto interessante è il fatto che tutte le previsioni elettorali fossero fortemente sbagliate e che Lula, che secondo Greenwald non è un comunista, come spesso si dice, abbia vinto di poco. Molto interessante è anche il giudizio di Greenwald, critico del sistema democratico degli USA per un inversione pericolosa: ciò che è pubblico è impenetrabile  dal dibattito democratico e ciò che è privato è reso pubblico per presunti motivi di sicurezza, che afferma che la Corte suprema brasiliana è ancora molto più non democratica di ciò che egli critica negli USA e nell'EU. Come esempio di non trasparenza scrive nell’articolo citato valga la non pubblicazione dei documenti riguardanti l’uccisione del presidente americano Kennedy, 60 anni or sono. Di grande aiuto è anche la critica che Greenwald fa di un paragone oggi alla moda: Putin come Hitler. „…Quindi, credo sia molto importante essere consapevoli di queste tecniche propagandistiche: l'idea che Muammar Gheddafi (Libia) fosse Hitler o Saddam Hussein (Irak) fosse Hitler o Ahmadinejad (Iran) fosse Hitler o che Putin (Russia) sia Hitler. E tutto ciò è un'argomentazione folle, ma è il modo in cui i guerrafondai fanno in modo che la gente abbia paura di opporsi alle loro politiche di guerra, dicendoti che sei proprio come quelle persone nel 1938, l'unico evento storico che sembrano conoscere, che non voleva andare in guerra con Hitler. Tutti sono Hitler. Ogni guerra è una guerra per fermare la Germania nazista e questo è, per usare un eufemismo, estremamente ingannevole“. I guerrafondai per eccellenza sono forse i neocon, ma in vero la storia degli USA degli ultimi decenni fa vedere che il fenomeno guerrafondaio è bipartisan: anche questa è una delle cose che ho imparato da Greenwald.. 

In un’intervista a „Radio radicale“ Renato Farina fa comprendere l’importanza della ragione in Benedetto XVI, una ragione che non nega apriori il Mistero, ma che si apre ad esso. Il giornalista italiano ricostruisce in questo modo il senso della famosa conferenza di Benedetto XVI a Ratisbona (2006) sulla critica al  volontarismo e alla guerra in nome di Dio e del rifiuto dell’Università „La Sapienza“ di Roma  (2007) di una conferenza del papa tedesco…

Massimo Borghesi mi ha mandato una trasmissione di TV 2000, dal titolo “Addio a Benedetto XVI” di sabato 31 dicembre; condotta da Gennaro Ferrara e dedicata alla figura di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI alla quale ha partecipato come ospite, assieme a don Roberto Regoli, il card. Matteo Zuppi, Andrea Monda, Pierangelo Sequeri, don Julian Carron, Marco Tarquinio, Rosanna Virgili, Ferruccio De Bortoli - la trasmissione comincia con una bellissima spiegazione di papa Benedetto XVI ai bambini della prima comunione del mistero dell’eucarestia, in cui Cristo è presente, senza che lo possiamo vedere…fa dei paragoni  molto belli e semplici, come la presenza in noi dell’intelligenza, anche se non la vediamo o della corrente elettrica, pur vedendo solo la luce. Visto che ho già scritto ieri di ciò che Borghesi pensa di Benedetto XVI mi limito solo alla sottolineatura, nella trasmissione, del filosofo italiano di una chiesa che con Benedetto XVI ritorna all’origine, una chiesa nel mezzo di una realtà pagana, che è presente per attrazione e attraverso la testimonianza delle persone. Benedetto XVI non è stato un papa reazionario, ma ha criticato il relativismo proprio avendo compreso la legittimità della modernità e della democrazia… Il cardinal Zuppi, presidente della conferenza episcopale italiana, ha ricordato che per Benedetto XVI Cristo non è solo giudice, ma anche un amico di cui possiamo fidarci. Andrea Monda, direttore  dell’Osservatore Romano, ha sottolineato che il papa bavarese è nato ed è morto in un Sabato. È nato il Sabato Santo dell’anno 1927. Ciò ha un carattere simbolico: Il mistero del silenzio e del buio di Dio che viene illuminato dalla luce della Risurrezione. Il direttore dell’Osservatore  sottolinea tre parole: gentilezza, gioia ed umiltà. Pier Angelo Sequeri, teologo di Milano, ci ricorda che Papa Benedetto XVI non ha voluto fare alcuna carriera diventando papa (è un papa che serve la chiesa), ma ha nobilitato il concetto di transizione, tradizione come cammino a Cristo. Julián Carrón, già presidente della Fraternità di CL,  specifica che questo servizio alla chiesa nasce da un profondo rapporto di Benedetto XVI con Cristo e dalla valenza anche intellettuale di questo rapporto (l’idea di ragione). Anche gli altri interventi erano interessanti, ma finisco qua il mio resoconto della trasmissione. 

(Pomeriggio tardo) Confrontarsi con uno scritto dell’allora cardinal Ratzinger, „Orientamento cristiano nella democrazia pluralistica?“, 1987, mi permette, pur tenendo conto della differenza storica, cioè del fatto che il saggio è stato scritto prima della caduta del muro di Berlino, di confrontarmi con un momento importante della stesura di questo diario, in modo particolare a partire dal febbraio del 2022 e cioè il mio dialogo preferenziale con una narrazione marxista (Aaron Maté) e radical democratica (Greenwald) degli eventi. „Il desiderio dell’assoluto nella storia è il nemico del bene in essa“ (Ratzinger) ci insegnava Ratzinger. Ovviamente è legittimo chiedersi se la critica di Maté alle scelte degli USA in Siria e in Ucraina non siano apriori e in questo senso „escatologiche“: insomma è legittimo chiedersi se il suo giudizio sulla „proxy war“ in Ucraina e sulla „dirty war“ in Siria, non sia un giudizio dovuto al fatto che egli abbia un desiderio assoluto di pace anche a costo della giustizia e che non tiene conto dell’imperfezione dell’agire umano. Come è lecito chiedersi se le critiche di Greenwald, cioè dell’inversione nella democrazia degli USA ed anche nell’EU di un pubblico che diventa nascosto e di un privato che diventa rivelato (ne ho parlato oggi più a lungo qui sopra) e di un’inversione dalla libertà di parola alla censura da parte della sinistra liberale, non siano troppo radicali e a loro volta „escatologiche“. Il dialogo preferenziale con queste narrazioni nasce da me da due scelte o decisioni critiche: in primo luogo ho inteso il discorso di Maté, che nasce completamente, come discernimento, nel contesto del discorso dei media democratici, come una voce importante di quella che io, seguendo papa Francesco, chiamo nel mio diario „profezia della pace“: la critica alla „proxy war“ in Ucraina è un momento decisivo della profezia della pace e della critica della logica di Cappuccetto rosso.  Per quanto riguarda Greenwald, pur pensando che in vero non solo la libertà di parola, ma anche la libertà di espressione religiosa, siano dei pilastri del pensiero democratico, vedo in ciò che dice il giornalista statunitense/brasiliano, l’espressione di basi elementari del discorso democratico: la libertà di parola per l’appunto, la trasparenza del discorso pubblico, il rispetto della sfera privata, etc. Vedo insomma in tutto ciò un’elementarità politica e non una posizione escatologica. Vedo in tutto ciò quello che richiedeva il cardinale e cioè di sottolineare il legame stretto tra ethos e politica. Se non si tiene conto di queste critiche di giovani giornalisti mettiamo davvero in pericolo l’idea stessa della democrazia. 

Nei due giornalisti citati non vedo neppure formulata alcuna forma di ontologia: questo è certamente un difetto, ma è anche vero che la critica all’ontologia del non-essere-ancora (Bloch, Gutierrez) non mi sembra essere il tema né di Maté né di Greenwald. E per quanto riguarda la mia persona il richiamo alla completezza e semplicità del dono dell’essere, pur essendo esso non sussistente, mi mette al riparo da una tale critica e cioè che io dialogherei in modo preferenziali con queste posizioni per una non chiarezza a livello ontologico

L’altra grande questione che tocca Ratzinger, dopo aver esplicitamente tentato con successo una autocritica alla „teologia politica“ cristiana, è quella della rilevanza pubblica della pretesa di verità della posizione cattolica e in genere cristiana. Certamente dovremmo intenderci precisamente su cosa significhi: „pretesa cristiana“. Una sua riduzione tradizionalista o progressista deve essere evitata. L’unica pretesa cristiana è quella dell’agnello macellato, che alla fine vince. Ed ontologicamente parlando il cristiano ha la sola pretesa che l’essere sia stato e venga ancora donato gratuitamente, nella modalità dell’exinanitio. Questa affermazione provoca un discernimento critico di ogni forma di trionfalismo mondano. Etc. 

(Notte) A livello cinematografico vorrei dire che se guardo „Notting Hill“ (1999), immediatamente capisco che io sono quella società li, che le frasi mi commuovono e mi fanno ridere, etc. Stasera ho riguardato un pezzo dei „Tributi di Panem“, quello in cui viene cantata la bellissima canzone, „The hanging tree“ (Mockingjay, I), che conosco anche nell’interpretazione di Peter Hollens. Jannifer Lorenz  è per me bellissima e poi nella dinamica del film c’è davvero un processo di discernimento su cosa sia vera „dittatura“ e quest’ultima non è solo da vedersi nel sistema autocratico del Capitol, ma anche in quello pseudo democratico della presidentessa, ma allo stesso tempo il film suggerisce che solo con una lotta violenta ci sia superamento dell’ingiustizia, ed io dopo mesi di guerra in Ucraina, non ne posso più di questa narrazione. Tanto più che essa non tiene conto della storia oscura anche dei presunti „buoni e democratici“ (cfr. Greenwald, „Media Rewrites Ukraine’s Dark History“) e non tiene conto di un aspetto che Greenwald vuole sottolineare in modo particolare in questo articolo: „Quello su cui voglio concentrarmi non è tanto la guerra in Ucraina in sé, quanto le tattiche di propaganda utilizzate dai media occidentali per ‚coprire‘ questa guerra, in parte perché è così rivelatore della loro lealtà suprema - non all'ideologia di destra o di sinistra, ma alle agenzie dello Stato di sicurezza occidentale - e anche perché è così allarmante vederli riscrivere completamente la storia, invertire e cancellare tutto quello che hanno detto per anni, non appena inizia una guerra e tutto quello che hanno detto diventa improvvisamente scomodo per l'agenda del governo“ (Greenwald).


Abba nostro…


(2.1.23 - 28.esimo compleanno di Johanna) La mia Hannele compie oggi 28 anni; è insomma una donna matura; sento tutto il peso di ciò che scrive Etty: „mi mancano le parole“ (23.6.42). Mi mancano le parole per narrare i fiori e gli animali (come mi sono accorto ancora una volta leggendo Jünger), ma anche per raccontare una persona a cui voglio così bene come mia figlia. Nel suo biglietto di Natale mi ha scritto che qualche tempo fa l’aveva colpita qualcosa nel mio sguardo e cioè il mio amore incondizionato per lei. Come è vero! Dal primo momento, quando le ho cantato, ancora nella clinica a Freising, dopo il parto Cesario e le più di trenta ore di doglie, sopportate dalla mia coraggiosissima moglie, „Al primo chiarore del giorno“, delle suore di Vitorchiano, a quella notte che l’ho portata a casa dall’ospedale contro il consiglio della dottoressa, ad oggi che lavora in una casa editrice, come ho fatto io da giovane e con un potenziale ben più grande, del pur importante lavoro di redazione di Winx, perché credo che dentro lei ci siano tante storie da narrare, alcune le ha già cominciate a scrivere. Ma per tutto c’è il suo tempo e non bisogna forzare nulla, sebbene certamente ogni persona è libera, in ogni momento, di rivoluzionare ciò che percorre a livello lavorativo. Pur avendo a volte attacchi di panico è una donna sicura nel giudizio, mai unilaterale; in lei vive tutta la nobiltà della sua mamma…a volte mi comporto in modo che lei un po’ si vergogna, forse con ragione, ma non credo che ci sia qualcosa che potrà dividerci, neppure la morte, perché il nostro rapporto è „elementare“, cioè basato su quel amore gratuito del dono dell’essere, da parte di Dio che è amore, che è la struttura ultima del cosmo e di tutta la realtà. Buon compleanno mia Johanna carissima! Che i tuoi santi protettori, Giovanni l’Evangelista e Giovanna d’Arco, ti proteggano per sempre. Ad multos annos! 

„Ora voi avete ricevuto l’unzione del Santo, e tutti avete la conoscenza…E quanto a voi l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito“ (1 Gv 2, 20.27) - spiega Maggioni: „Il chrisma. In opposizione agli anticristi, i cristiani hanno il crisma dello Spirito, garanzia della vera conoscenza. Il termine greco chrisma, indica l’azione dello Spirito che il credente ha ricevuto nell’intuizione cristiana“. Sono molto grato ad Reiner Haseloff, il premier della Sassonia-Anhalt, per le sue parole calde su Benedetto XVI (cfr. MZ) - nemmeno il vescovo di Magdeburg,  Gerhard Feige, che per lo meno ha segnalato i grandi meriti del papa nel dialogo con gli ortodossi, si è espresso in modo così dignitoso come il premier. Il commento della sesta pagina della MZ di Joachim Frank è solo simbolo di un’incompetenza impressionante, generalizzata. Devo ammettere, leggendo tante prese di posizione su Joseph Ratzinger, di aver provato qualcosa di simile a ciò che ha provato Etty guardando la foto della fidanzata di Spier, e cioè il sorgere in me di „pensieri quasi vendicativi ed ingiusti“ (23.6.42), ingiusti perché vendicativi. Come si fanno a dire idiozie sul Papa emerito  appena scomparso, del tipo che non ha costruito ponti? Oggi alle nove verrà portato nella Basilica di San Pietro e tante persone, da tutto il mondo, lo andranno a vedere e dargli l’ultimo saluto. Come si possono dire idiozie di un uomo con un gusto musicale (tra l’altro sto ascoltando Mozart,  che Benedetto ha amato tanto, suonato da Koroliov, mentre scrivo) e con una cultura eccezionale come la sua, oltre che con un coraggio incredibile? Un uomo del dialogo con tutti, come rivelano le sue interviste. Ed ancor più le sue encicliche, la prima su Dio che è amore e che contiene pagine geniali su eros ed agape. Ma in vero su tutto ciò c’è da ridere, come infine ha riso Etty dei suoi sentimenti di gelosia per Hertha, da ridere così da far tremare le pareti. Che dicano e scrivano pure ciò che vogliono! In vero io non conosco quasi nessuno che abbia compreso così bene la figura di San Giovanni Battista come Benedetto XVI: a Cristo „non sono degno di slegare il laccio del sandalo“ Gv 1,27. E come ci ha ricordato Lucio Brunelli, papa Benedetto XVI sapeva che è Cristo che guida la Chiesa: “Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura”. 

(Pomeriggio) L’articolo scritto per un grande pubblico, ma di carattere scientifico, di Massimo Borghesi nel Sussidiario, „La salvezza è una storia, ci fa comprendere l’enorme compito e l’enorme eredità di questo pensiero teologico: „Questa “testimonianza biblica”, fondata sulla realtà storica, è al cuore della teologia di Ratzinger. Per essa, da teologo e da Papa, si è battuto contro le forme “docetiste”, gnostiche, che svuotano, oggi come ieri, il messaggio cristiano, che impediscono al Verbo di farsi “carne”. È il lascito che consegna alla Chiesa e al pensiero cattolico. Come ha scritto nel suo testamento spirituale: “Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita – e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo” (L’integrale. Ecco il testamento spirituale di Benedetto: “Grazie a Dio e famiglia”, Avvenire, 31 dic. 2022)“ (Massimo Borghesi). Il lettore di questo diario vedrà come la testimonianza biblica, fondata sulla testimonianza storica, è uno dei fili rossi di ciò che scrivo. Ed anche l’idea di „avvenimento“ (perché se no si scriverebbe un diario?) è solo un’ altra parola per dire „dono dell’essere“ - l’ontologia biblica di Ulrich è ontologia di un avvenimento storico, perché il dono dell’essere si concretizza nella piccola via della quotidianità vs ogni riduzione „gnostica“, che Ulrich chiama „logicizzazione dell’essere“. Ed un avvenimento può venire solo dal di fuori, anche se corrisponde in modo intimo alla mia intimità (passeggiando con mia moglie le ho fatto l’esempio del nostro amore, del nostro incontro ad Heidelberg del 1987: lei veniva da fuori, ma mi corrispondeva così tanto che siamo ancora insieme). L’articolo di Borghesi ci fa comprendere anche le scelte teologiche di Papa Benedetto XVI (Agostino, Bonaventura) che lo hanno accompagnato nel suo percorso teologico, che lo porterà a scrivere una grande trilogia su Gesù e le sue encicliche sulle virtù teologali. 

Renato Farina ci ha fatto il grande dono della comunicazione delle ultime parole di Benedetto XVI: „Jesus, ich liebe dich“ (Gesù, ti amo). Nel suo stile combattivo Farina tocca anche un punto davvero importante: „Joseph Ratzinger è stato ed è un provocatore della libertà…Benedetto XVI sfidò il totalitarismo relativista, che è la ragione del Potere globalista vincente. Dio non è quel fesso che fanno credere costoro, un effluvio sentimentale e volontaristico. Dio è Logos e il Logos è verità+amore. Cioè Cristo stesso, il quale spezzando la nostra solitudine si propone nel suo fascino di bellezza e di misericordia fino a morire per tutti. Questa lezione fu volutamente equivocata. Lo accusarono di intolleranza prima i liberal (New York Times, CNN), poi i progressisti cattolici…“(Farina); se si tiene conto delle cose che ho scritto negli ultimi giorni, sul pensiero liberale di sinistra, in dialogo con Glenn Greenwald, si può vedere di fronte a quale miscela esplosiva ci troviamo, che però dovremmo affrontare senza aumentare l’ermeneutica dell’odio, perché, come fa notare Farina alla fine dell’articolo, Ratzinger è anche il Papa del perdono: „ma il solito Ratzinger perdonerà“. 

Abba nostro… 


(Wetterzeube, l’1.1.23, Mattina, prima della Santa Messa domenicale e della solennità della Theotokos) - Mi ha fatto tanto piacere che la mia anziana mamma mi abbia telefonato a mezzanotte: è stata sveglia proprio per telefonarmi/ci. Ed anche la mia Hannele mi ha telefonato con una video chiamata. Il primo dell’anno, alla mattina dopo aver dormito, è cominciato aprendo la stalla delle galline e con temperature primaverili. Poi una canzone di Lucio Dalla che mi ha mandato Michela, con un testo da brividi: 

Adesso basta sangue 

ma non vedi 

Non stiamo nemmeno più in piedi...

un po' di pietà 

Invece tu invece fumi con grande tranquillità 

Così sta a me che debbo parlare fidarmi di te 

Domani domani domani chi lo sa domani sarà 

Oh oh chi non lo so quale Dio 

ci sarà io parlo e parlo solo per me 

Va bene io credo nell'amore.

l'amore che si muove dal cuore 

Che ti esce dalle mani 

che cammina sotto i tuoi piedi 

L'amore misterioso 

anche dei cani e degli altri fratelli 

Animali delle piante che sembra 

che ti sorridono anche 

quando ti chini per portarle via 

L'amore silenzioso dei 

pesci che ci aspettano nel mare 

L'amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare 

Ok ok lo so che capisci ma sono 

io che non capisco cosa dici 

Troppo sangue qua e là sotto i cieli di lucide stelle 

Nei silenzi dell'immensità 

ma chissà se cambierà oh 

non so se in questo futuro nero buio 

Forse c'è qualcosa che ci cambierà 

Io credo che il dolore è il dolore che ci cambierà 

Oh ma oh il dolore che ci cambierà.

E dopo chi lo sa se ancora 

ci vedremo e dentro quale città 

Brutta fredda buia stretta 

o brutta come questa sotto un cielo senza pietà 

Ma io ti cercherò anche da così lontano ti telefonerò 

In una sera buia sporca fredda 

Brutta come questa 

Forse ti chiamerò perché vedi 

Io credo che l'amore è l'amore che ci salverà 

Vedi io credo che l'amore

è l'amore che ci salverà.


Poi la meditazione con un testo di Balthasar, con Mozart suonato da Koroliov nello sfondo, sulla libertà nella preghiera (cfr. Antologia-Servais, 114-116). Gli schemi del SPN sono sensati: guardare, ascoltare e fare e corrispondono in qualche modo alla triade di Agostino: memora, intellectus, voluntas, ma come tutti gli schemi vanno usati se davvero e realmente aiutano. Il nostro sguardo contemplativo deve rafforzarsi nel cammino al vero: l’ancora è la Parola di Dio, ma possono essere anche scene della vita, come mi è accaduto prima vedendo una scena, forse un’atmosfera nella famiglia di M con delle difficoltà che chiedono un sostegno infinito. La stanchezza di M può essere l’oggetto della meditazione, come la stanchezza di Gesù quando parla con la samaritana e poi dobbiamo farci portare via, dove vuole Lui, cum grande animo y liberalidad! Una libertà „che non diventa un pretesto per la carne“; quando il piacere della carne ci tenta in modo che non siamo capace a reggerlo, chiamiamolo per nome e non legittimiamolo con scuse  teologiche. Perversioni polimorfi sono tali e non hanno nulla a che fare con la libertà dello spirito e della verità, che per la samaritana dapprima consiste solo nel dire che non ha un uomo. „Cristo ci ha liberato per la libertà!“ (Gal 5,1) Se siamo liberi non dobbiamo diventare schiavi di „icone della legge“, come è piena la spiritualità che spesso gira in gruppi mariani. Tanto per fare un esempio: il digiuno pane ed acqua del mercoledì può essere un aiuto, ma può essere un altra forma di schiavitù: „è dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge“ (Gal 5,3). „Ma non vedi non stiamo nemmeno più in piedi“ (Lucio Dalla), altro che osservare tutta la legge. „In Cristo Gesù non è la circoncisione che vale, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità“ (Gal 5, 6). Chi insiste sulla legge, sugli schemi, sui digiuni obbligatori ci „turba“. La mia esperienza sul monte di Medjugorje era davvero liberante, ma quasi tutto il resto che la gente associa a Medjugorje „turbante“. Anche la madonna postino è „turbante“. „Ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia“ (Gal 5, 10). Noi siamo chiamati alla libertà! E quello di cui dobbiamo ricordarci è semplice: „Amerai il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri“ (Gal 5, 13-15). 

(Pomeriggio, dopo la Santa Messa) Riflettendo sull’ultimo articolo di Glenn Greenwald, „Democrats Abandon Free Speech“ e sull’intervista a Matt Taibbi in esso contenuta, mi sono chiesto che cosa sia cambiato in me dagli anni della mia attività nei „Contadini di Peguy“. In un certo senso non è cambiato nulla di essenziale, perché il mio amore per Papa Francesco non è cambiato, anzi è aumentato. Ma è certamente cambiato il mio giudizio su quella che in termini americani potrebbe essere chiamata, e di fatto così viene chiamata da Greenwald e Taibbi, la „sinistra liberale“, su cui io dapprima avevo posto alcune speranze perché essa mi sembrava più consona a rappresentare valori inclusivi ed una certa ermeneutica della simpatia per poveri e migranti. In vero questa sinistra liberale non è per nulla liberale ed ha simpatia solamente per „circoli chiusi“, per ciò che ritiene legittimo pensare e tutto il resto o meglio tutti gli altri sono gli stupidi e i nemici che vanno censurati, che è legittimo censurare perché sarebbero stupidi populisti che non conoscerebbero il senso della scienza e della tecnica e di ciò che è eticamente opportuno pensare, che non conoscerebbero cosa sia il reale. Ero a conoscenza di processi di influenza politica nei big tech, ma non mi era chiaro che non solo e non soprattutto la sinistra liberale, ma anche e soprattutto i conservatori erano oggetto di censura, cosa che per Twitter è un po’ cambiata con Elon Musk. La mia posizione è fondamentalmente di centro, come l’ha spiegata questa notte il vescovo di Passau, Oster, né di destra né di sinistra; vedo i lati positivi in entrambi le posizioni ma anche il pericolo in entrambe le posizione ed ora che è al governo un’amministrazione democratica, voluta dalla sinistra liberale, ho un occhio critico proprio per quest’ultima, perché avendo il potere è in grado di censurare, anche cose gravi, come l’implicazione economica di Joe Biden in Ucraina e Cina. Il senso ultimo della filosofia è lo stupore che ci sia qualcosa come dono gratuito invece che niente, ma fa parte del sapere filosofico anche una certa capacità di discernimento: chi è davvero libero? Chi è davvero interessato ai principi fondamentali della democrazia: la libertà di espressione e la libertà di confessione di una certa religione? Non dobbiamo mai cadere in un’ermeneutica dell’odio, proprio per il dono dell’essere, ma non dobbiamo neppure essere ingenui. Etc.  

Dopo il pranzo ho letto, in traduzione tedesca, a mia moglie e a Ferdinand, l’articolo di Lucio Brunelli, apparso oggi nel suo blog: „Joseph Ratzinger nell’alto dei cieli“; Lucio non è un giornalista facile da inscatolare, perché i suoi temi nascano da una profonda simpatia per l’umano, che rispecchia chiarissime indicazioni del Vangelo (come quando racconta di ciò che aveva detto a Benedetto XVI di quel carcerato, che si era commosso dal modo di essere del papa tedesco nella prigione, nel suo ultimo incontro con Ratzinger). Certo la sua testimonianza biografica necessità di tanti approfondimenti, ma l’intenzione ultima di presentare Benedetto XVI come un pastore timido e attento alle persone che incontra è ben riuscita; come è ben riuscita l’immagine di un papa che si fida totalmente di Cristo. Nella mia bacheca in Facebook ho messo questa frase in risalto: „Ribadì in diverse occasioni di aver deciso liberamente “per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza”. Nel cuore di fedeli (e infedeli) arrivò come mai prima il sentimento di una umiltà sincera e di una fede pura, che metteva al primo posto non la sua persona ma Colui di cui anche i papi sono solo servitori e poveri testimoni. Ero in collegamento live per il tg e feci una gran fatica a non commuovermi quando il 13 febbraio, nel primo incontro con i fedeli dopo l’annuncio delle dimissioni lo sentii pronunciare queste parole: “Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura”“(Lucio Brunelli). Devo, tra l’altro, confessare che io stesso non riesco a leggere Lucio senza commuovermi. Il che non vuole dire che non ci siano anche approfondimenti da fare: la similitudine tra il fondamentalismo islamico e quello americano, intuita da Ratzinger nel 1986, non può essere vista solo come una similitudine del fanatismo neocon americano e di quello islamico, perché, se pensiamo ora non più a Reagan, ma a Bush Jr., dopo l’11.9. la reazione esasperata americana era una reazione bipartisan e non solo neocon (di questo Lucio non parla, ma sono temi che dovranno essere approfonditi se si parla del tema); ed in genere la critica alla teologia politica di Ratzinger (Borghesi) non deve essere solo vista come critica alla destra, ma anche alla sinistra liberale, che non è meno „fondamentalista“, come fanno vedere gli articoli di Glenn Greenwald sulle censure „democratiche“ dei big tech, sia da parte dei media aziendali sia da parte dei servizi segreti (cfr. Matt Taibbi). Infine vorrei dire che anche nella posizione di Ratzinger/Benedetto XVI sul relativismo etico c’è in gioco tanta tenerezza (per esempio per i bambini non nati ed uccisi) e non solo asprezza dottrinale. Passeggiando con mio figlio abbiamo approfondito per un’ora tutti questi temi. Infine vorrei dire che sono ancora una volta grato a Lucio per la sua bontà e per la sua umiltà nel presentare questi grandi protagonisti del nostro tempo. Gloria a Dio, nell’alto dei cieli! 

Abba nostro…

(31.12.22; ultimo giorno dell’anno; San Silvestro, papa) Il giornale dice che oggi le temperature saliranno da noi fino a 18 gradi celsius sopra lo zero e prima, al primo chiarore del giorno, quando sono andato ad aprire la stalla delle galline, c’è ne erano già 11. Bisogna ritornare al 1930, quando Jünger aveva 35 anni e Balthasar 25, per avere un fine d’anno così caldo. 

“Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo , che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire“ (Gv 3,29-30). Balthasar cita questi versi anche in riferimento ai „punti“ degli Esercizi, al „modello“ che sono gli Esercizi (cfr. Antologia-Servais, 113-114) - questi „punti“, proposti da Ignazio, il suo „modello“, devono diminuire e il Signore, lo sposo deve crescere. Nessun „terzo“ deve mettersi tra l’anima e il Logos: non un carisma, non certi testi, non certe pratiche (15 „Padre nostro“…); tutto ciò può servire, ci si può servire di tutto per arricchire la nostra meditazione (presa in considerazione dell’oggetto; illuminazione dell’oggetto attraverso la ragione e la fantasia; messa in pratica dell’oggetto, anche con la nostra volontà), ci si può servire di preghiere già composte da secoli e di preghiere libere, ma non dobbiamo perdere la spontaneità, che si basa sulla fiducia che non c’è „aliud inter Deum et creaturam“. E lo stesso Giovanni che nel verso citato dice che la sua gioia è piena, altrove, quando sarà in carcere, avrà paura e dubbi: lo sposo è davvero lo sposo, si chiederà? Le letture odierne ci aiutano ad avvicinarci al Logos. Giovanni (1Gv 2,18-21) ci ricorda che „è giunta l’ultima ora“ e noi dobbiamo sempre prendere in considerazione, che se non per il mondo nella sua globalità, certamente per noi, è giunta l’ultima ora, anche se il nostro cammino andrà avanti per ore, giorni, mesi, anni. Giovanni ci avverte della presenza di tanti anticristi, che annunciano l’arrivo dell’anticristo e la loro presenza è un segno che è giunta l’ultima ora, in cui la legge teodrammatica diventa virulenta: tanto più è in gioco la nostra libertà, tanto più veniamo minacciati, ma non nell’intimo, perché gli anticristi „sono usciti da noi, ma non erano dei nostri“ e non possono giungere a quel rapporto intimo tra noi e il Logos. „Se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi“. L’anticristo o il fumo di satana può entrare nella chiesa, ma non nel nel suo intimo, perché il suo intimo è immacolato; è l’inizio che noi conosciamo, noi conosciamo la verità: all’inizio era il Logos, e il Logos era presso Dio, e il Logos era Dio (cfr. Gv 1,1-18). Padre Klein SJ, il confessore di Ulrich e non solo, ci ha fatto capire che questo inizio, non è l’inizio di Dio, perché Dio non ha inizio. Questo „principio“, „inizio“ è quello dell’essere finito; all’inizio dell’essere finito, all’inizio del dono gratuito dell’essere „era il Logos“, non „mutazioni casuali“ e il cuore immacolato di questo inizio è Maria, che dopo aver messo in pratica la meditazione di cui sopra: presa in considerazione dell’oggetto che le veniva presentato da Gabriele; domande per chiarire con la ragione/dialogo ciò che il saluto diceva e come avrebbe potuto accadere ciò che l’angelo annunciava; consenso e consegna di sé, dicevo dopo aver messo in pratica la meditazione, rimane da sola e diventa per grazia e per sua volontà: l’ancella del Signore, il finito che in quanto finito dice si alla libertà infinita di Dio. Nessuno, neppure i giovani, che devono sentirsi liberi da ciò che diciamo noi vecchi, può escludere il confronto con il Logos, ma le modalità della loro conversione le pone il Logos stesso, che è amore infinito ed assoluto. Noi tutti stiamo in tensione tra il volere della nostra carne (Gv 1, 13) e l’avvenimento del Logos che si fece e si fa carne (Gv 1,14). E con Etty possiamo pregare, senza forzare nulla, perché si tratta di un dono: „Oh Dio, no, una cosa così insensata è al di sotto della mia dignità, per favore allontanala da me“ (22.6.42); Etty sta pensando alle fantasie erotiche, „striscianti e corrosive“ che nella nostra epoca trasparente e pornografiche ci hanno del tutto invaso, hanno invaso la nostra fantasia e la nostra carne. Credo che noi nella chiesa dobbiamo prendere più sul serio le „perversioni polimorfe“, non è che spariscono magicamente, ma Giovanni ci assicura: „a quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati“. Sarà bene essere umili e ricordarsi che anche il grande Giovanni il Battista sarà tentato, avrà dubbi ed anche Giovanni l’evangelista è stato tentato, se poco prima della morte di Gesù si chiedeva se lui era uno dei grandi che poteva stare seduto alla destra del trono di Dio…VSSvpM!


L’anno si conclude e il mondo chiacchiera, i presidenti del mondo chiacchierano e si salutano, i giornali analizzano chiacchiere e saluti, ma noi speriamo che il Logos della pace diventi concretezza in noi e sul palcoscenico del mondo. 


Ieri mio figlio e mia moglie hanno cucinato cibi prelibati: un piatto di salmone a mezzogiorno e un risotto di pomodori e mascarpone alla sera, seguendo ricette di Gordon Ramsey, che tra l’altro mette in crisi la barzelletta di Crawford. 


Abba nostro…


PS Il sole splende sul mio volto! 


(Pomeriggio) Joseph Ratzinger/ Benedetto XVI (1927-2022) è morto oggi nel giorno del papa Silvestro; il vescovo di Passau, Stefan Oster, ha scritto una bella „memoria“, triste e grata per questa scomparsa, che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook. Qui un passaggio in traduzione italiana automatica (DeepL): "Il nostro venerato Papa emerito è tornato a casa. Che triste notizia. Con Papa Benedetto perdiamo un padre, un padre spirituale ed intellettuale, che ha avuto un'influenza formativa su molti. Abbiamo perso colui che ci ha insegnato a pensare e a credere, che ci ha insegnato a vedere - con gli occhi della fede.(...)

Papa Benedetto è tornato a casa. Che notizia consolante. So da diversi incontri con lui che desiderava tornare a casa. Per l'incontro con il suo Signore, per il quale ha vissuto e che ha amato. Papa Benedetto è tornato a casa. Che consolazione, perché guadagniamo un uomo della preghiera in cielo, un intercessore per la nostra patria, la diocesi di Passau e tutta la Chiesa. Papa Benedetto è tornato a casa! Lo ringraziamo di cuore per tutto quello che ci ha dato. Ringraziamo il Signore per avercelo dato - e chiediamo al Signore di realizzare tutte le sue promesse a Papa Benedetto“. (Il vescovo Stefan si unisce al cordoglio dell'intera diocesi per la morte del Papa emerito Benedetto XVI, chiamato oggi alla sua dimora eterna. Potete leggere il necrologio personale completo del Vescovo qui: https://www.bistum-passau.de/artikel/nachruf-papst-benedikt). 

O Signore, concedi a Papa Benedetto il riposo eterno. E che la luce perpetua risplenda su di lui. Signore, fallo riposare in pace. Amen.  


Papa Benedetto XVI non ha creduto nella risurrezione nella morte, ma dopo la morte ed io credo che sia così, ma che oggi stesso sarà in cielo dal Padre. Il suo libro su Gesù mi ha insegnato molto, anche sul rapporto tra esegesi, metodo storico-critico e lettura di fede dei Vangeli; le sue catechesi del mercoledì sono state una vera e propria „enciclopedia cattolica“. È stato grande amico del mio maestro von Balthasar, che aveva previsto la sua elezione a Papa e che certamente è stato la fonte primaria della sua enciclica „Deus caritas est“. Pur con l’amore che ho per Antony Hopkins, non credo che Benedetto sia stato  come lo ha rappresentato lui: credo che sia stato un vero ed umile servitore nella vigna del Signore. Che siano perdonati quei giornalisti che hanno seminato odio nei suoi confronti. Per il resto rinvio a ciò che ha scritto il vescovo Oster. 

Mia figlia mi ha commosso quando mi ha chiesto se ero triste per la morte di Benedetto XVI.



Johanna, regala una conchiglia al cardinal Ratzinger, Ferdinand in braccio a me si vede in seconda fila. Forse il 1999 o il 2000.


Nel suo articolo di oggi, „The Career-Advancing Lies of Corporate Journalists“, Glenn Greenwald ci fa conoscere, con un’ ottima intervista sull’ipocrisia e sulla retorica dell’odio, una politica interessante: Nancy Mace. Greenwald nel „monologo“ che procede l’intervista ricostruisce le storie di menzogna di cui si sono resi colpevoli i „corporate media“ (i media aziendali), così da poter dire con cognizione di causa, che se vuoi aver successo in essi devi mentire - parte dalle menzogne a riguardo della guerra in Irak (Jeffrey Goldberg) ed arriva fino a quelle a riguardo  del laptop di Hunt Biden (Natasha Bertrand). Menzogne al servizio dei servizi segreti, che dovrebbero occuparsi delle minacce dello stato e non dell’ideologia politica e culturale gradita a chi ha il potere. Questo articolo, ancora una volta, da testimonianza della cultura profondamente democratica di Greenwald. Non vuole a sua volta propagare una cultura dell’odio, una retorica del risentimento, ma non vuole neppure contribuire all’ipocrisia bipartisan americana, facendo vedere come entrambi i partiti e in modo speciale la cultura liberale democratica viva di menzogne, che vengono solo in parte confessate. 

(Notte - 1.1.23) Dopo il concerto di fine anno a Lipsia con musiche di Kálmán, Strauss siamo ritornati a casa. Con Ferdinand ho ascoltato, dopo aver mangiato qualcosa, il commovente video YouTube del vescovo Oster su Papa Benedetto XVI.  A mezzanotte mia moglie, Ferdinand ed io abbiamo pregato insieme davanti al presepio una preghiera di von Balthasar del 1979, che mi aveva donato Cornelia Capol. Poi ho ascoltato la predica di fine anno del vescovo Oster (timore di Dio ed identità dell’uomo, da cui mi sono segnato alcune mie notizie (suoi pensieri, ma mie notizie).  Non possiamo dimenticare il timore di Dio al cospetto del Dio maestoso e glorioso e presente. Il timor di Dio è l’inizio della saggezza. Dio è il sempre-più-grande, il sempre-più-sublime. Egli è Dio, non noi! Non si tratta di aver paura, ma si aver un reale timore, a cui Dio, non noi, risponde: „non aver paura“. Dio è amore e verità assoluta! Egli è il  davvero-reale, Egli è fuoco che brucia il nostro peccato. È lui il criterio di ciò che è bello, buono e vero. Egli ci vuole portare all’oggettività di noi stessi. Senza Dio è l’uomo il criterio di ciò che è vero, buono e bello. Senza Dio cadremo nell’utilitarismo egoista (individuale e collettivo) se Dio non esistesse! Dostoevskij: se Dio non c’è, possiamo fare ciò che vogliamo. Il mistero di Natale ci rivela che il Dio sempre-più-grande è presente realmente come il bambino di Betlemme.  Solo l’amore gratuito (che ha come conseguenza il timore di Dio) permette al cristianesimo di non diventare „ideologia“ - questo amore gratuito c’è nel mondo, a partire da Gesù. Bisogna evitare sia il dogmatismo conservativo che il liberalismo umanista. Dobbiamo anche evitare la pseudo religiosità, che è una proiezione del nostro ego. Quando cade il timore di Dio cade anche il rispetto del fratello e della sorella. L’identità a destra è identitarismo (omogeneità del proprio popolo, etc.); nella sinistra la politica dell’identità è difesa delle minoranze che non devono essere discriminate: anche qui l’appartenenza ad un gruppo, che esclude altri gruppi, stabilisce chi sono io. Legittimità vi è in entrambe le idee di identità, ma nella loro esasperazione sono false. La perfettibilità dell’identità dei giovani invece si vede nel modo con cui condividono foto e video in Instagram e TikTok.  Solo Dio è realmente reale! E solo lui può rispondere alla domanda chi sono io, quale è la mia identità: noi siamo il Suo amato bimbo. Dio ci perdona tutto e ci vuole portare a casa. Chi è in Cristo è una nuova creatura! E non è obbligato ad identificarsi totalmente con altre identità…

Il padre Servais SJ mi ha mandato un comunicato della „Casa Balthasar“ sulla morte di Papa Benedetto XVI, che ha sostenuto sempre la casa come luogo di discernimento, come luogo di formazione intellettuale e santità.  Buona notte! 


(Wetterzeube, il 30.12.22 - La santa famiglia) Questa frase che ho detto ieri notte: la preghiera non è in funzione di qualcosa, vale ovviamente in primo luogo per la preghiera contemplativa, per quella preghiera che si nutre della Parola di Dio; ma anche quando chiediamo qualcosa di specifico, possiamo farlo solo nello spirito dell’indifferenza (accada la Tua volontà). Parlando con Dirk del rapporto ambivalente che Jünger ed anche io abbiamo avuto con il proprio padre e dicendogli che io non volevo forzarne un’ermeneutica dura, lui mi ha detto che è vero, che non si deve mai esasperare l’interpretazione negativa, tanto meno ora che mio padre è morto. E comunque sia per i morti che per i vivi noi cristiani dobbiamo avere un’ermeneutica della simpatia. La lettura dell’AT di oggi mi conferma in ciò: „Chi onora il padre espia i peccati, chi onora sua madre è come chi accumula tesori“ (Sir 3, 3). Il Vangelo Mt 2,13-15.19-23 fa vedere come una famiglia, che segue ciò che Dio vuole da lei, è un luogo di vera protezione, anche dalle follie politiche di un Erode o di un Archelao, che spinge la santa famiglia „in una città chiamata Nazareth“. 


La notizia che riporta Banfi sul fronte bellico conferma in parte ciò che le mie fonte statunitensi dicono e cioè che quasi tutti gli analisti affermano che la guerra non la può vincere nessuno o al massimo la Russia. Comunque sia, ripeto con il Papa, anche di fronte a questa analisi: trattative di pace hanno priorità assoluta! „Le ultime sulla guerra in Ucraina. Secondo molti lo scontro sul campo bellico è in pieno stallo: Kiev e Mosca non sarebbero in grado, attualmente, di fare "progressi significativi". A dirlo, durante una intervista alla Bbc, è stato Kyrylo Budanov, il direttore dell'agenzia di intelligence militare ucraina, ripreso oggi da Il Fatto. Il motivo, per il funzionario, è che se da un lato i russi devono fare i conti con le loro perdite, dall'altro l'esercito di Kiev non ha la forza necessaria per proseguire dopo l'avanzata su Kherson, nel sud del Paese. I russi si sono sfogati ieri con un massiccio lancio di missili: ne hanno lanciati 70, di cui 54 intercettati dagli ucraini“ (Banfi, versione di oggi). 



(Tarda mattinata, dopo aver pulito la stalla) Per comprendersi c’è bisogno di una reciproca ermeneutica della simpatia; devo ammettere che mi manca quando leggo Daniel Deckers (cfr editoriale lungo nella FAZ, 24.12.22), che quando parla di „chiesa del papa assolutista“, afferma qualcosa che non corrisponde minimamente al vero e neppure al verosimile. Certo alcuni punti che tocca (mancanza di sacerdoti nel „nord globale“… ) sono veri, ma lui ha una narrazione talmente „clericale anticlericale“ (Peguy), che mi è difficile imparare da lui qualcosa e tutto ciò che narra sull’assalto al Capitol nell’antica democrazia degli USA, sulla nuova democrazia ucraina, non corrisponde minimante alla narrazione di giovani giornalisti, che seguono il reale con occhiali non offuscati da una totale pre-comprensione ideologica. E quanto parla del papa e non accenna per nulla al suo sforzo profetico per la pace, fa infine davvero una narrazione priva di eventi (ciò di cui accusa il papa stesso). 


(Primo pomeriggio) Da Febbraio noi tutti, che non siamo in Ucraina, ci occupiamo di guerra, ma ovviamente sarebbe meglio dire che ci occupiamo di narrazioni di guerra. Anche Ernst Jünger si occupa di narrazioni della prima guerra mondiale, sia nel diario (più vicino ai fatti) sia nel volume „Stahlgewitter“ (Tempesta di acciaio, che è più letteratura).  Ma lui è stato ferito per ben 14 volte, ha ucciso e si è trovato nel mezzo della guerra stessa, che descrive con grande precisione, sia nella sua brutalità sia nei suoi momenti di riposo, in cui Jünger si occupava di coleotteri e leggeva molto, e forse nelle sue descrizioni è più realista di Erich Maria Remarque. E pur essendo molto orgoglioso delle sue onorificenze (in modo particolare della medaglia „Pour le mérite“) e del suo coraggio, non fa tacere la domanda, che ad un certo punto, al cospetto di nove milioni di soldati uccisi, dei quali due milioni di tedeschi, al cospetto del fatto che il 35% dei giovani uomini che hanno combattuto con lui, della sua data di nascita, il 1895, morirono, per non parlare dei feriti gravi, non può che esprimersi in tutta la sua crudezza: „quando finisce questa guerra di merda?“ (cfr. Kiesel 124 ed in genere tutto il capitolo „Ernst Jünger nella prima guerra mondiale“ (110-133).  Scrivere il diario è servito a Jünger per stabilizzare le conseguenze psichiche che hanno avuto su di lui e su milioni, quattro anni di guerra, anche se citava l’Ariosto: un grande cuore non ha paura della morte, anche se viene, pur che sia gloriosa. La cosa che più mi impressiona di Jünger è la sua volontà e capacità di osservare e di cercare il senso profondo di ciò che osserva. Anche un tentativo di profezia della pace come il mio non può dimenticare questa dimensione dell’osservazione attenta, anche se per lo più si muove, almeno per ora, nella dimensione della narrazione o meglio delle narrazioni della guerra. Nella „Tempesta di acciaio“ questa capacità di osservazione diventa letteratura, ma a volte proprio per un intento „ideologico“ qui la verità dei fatti non viene raccontata fino al fondo: per esempio nel diario la sessualità, anche quella dei bordelli, non viene censurata, mentre nella „Tempesta di acciaio“ è per lo più censurata (cfr. Kiesel, 128-129). Particolarmente grato gli sono quando il giudizio non corrisponde più alla sua ideologia bellica, perché diventa ancora più credibile di quello di Remarque con la sua ideologia antibellica: la guerra è brutale, infernalmente monotona ed assurda. Dobbiamo a Jünger anche questo giudizio: la coscienza lacerante che è assurdo combattere quattro anni per l’imperatore Guglielmo. Aggiungo, come lettore di Tolstoj: per tutti gli imperatori! 


(Pomeriggio tardo) Sono una persona sufficientemente leale, per esempio nei confronti dei miei direttori scolastici, ma non mi sono mai identificato completamente con la loro ideologia scolastica, in cui si sopravvaluta troppo l’elemento di una „tecnica pedagogica“, come risoluzione dei problemi (anche se entrambi i dirigenti scolastici, qui in Sassonia-Anhalt, non si identificano personalmente del tutto con questa tecnica pedagogica del mainstream). E ritengo anche di aver mantenuto la mia identità cattolica, anche dopo 20 anni di vita in una regione del mondo tra le più secolarizzate del mondo e con solo un due percento di cattolici. Avendo lavorato e lavorando in una scuola fondata da un pastore luterano ed in una ragione con ca. il 14 % di protestanti ho imparato un elementare atteggiamento ecumenico. Le mie letture, però, superano del tutto i limiti del mio agire sociale e lavorativo - anche se qualcosa di tutto ciò fa parte anche delle mie lezioni a scuola. 


Con sorpresa trovo tra le persone che hanno influenzato Ernst Jünger, uno degli autori che Balthasar avevo scelto per i suoi „stili laicali“, che Goethe riteneva una delle mente più intelligenti del suo tempo e che Jünger chiama il „mago del nord“: Johann Georg Hamann. In questo termine ci trovo una dimensione terapeutica, quella che mi convince tanto in Etty Hillesum. Non si pensa solo per pensare, ma per essere „balsamo“ per sé e per gli altri. E conoscere non è solo quello chiaro e distinto di Descartes, ma anche ed ancor più quello intuitivo, come „rivelazione“ per l’appunto di Hamann. Con Hamann sia Jünger che Balthasar „criticano“ la „fede illuministica nella ragione“ e la „perfettibilità“ dell’uomo in forza di questa ragione. Sia Jünger che Balthasar cercano di scrivere una „filosofia della storia“ globale, che non viene ingabbiata né nelle fasi gioachimite e illuministiche di un’educazione dell’umanità né in quelle „conservative“ di Oswald Spengler, ma non vedono nell’umanesimo ateo (De Lubac) la soluzione dei problemi dell’uomo, anche se questa è la filosofia globale della storia del mainstream occidentale-europeo, ma nella „cattolicità“, in modo esplicito in Balthasar ed in modo implicito in Jünger. Con Spengler criticano i due autori sia il materialismo individualista ed egoistico del liberalismo sia quello classista egoista del marxismo.  Tanto poco come Jünger ho simpatia per una persona come Karl Liebknecht,  che se nel novembre del 1918 si fosse imposta, avrebbe semplicemente infettato del bolscevismo stalinista russo anche la Germania. La mia simpatia per giornalisti marxisti attuali non ha a che fare nulla con quella storia: tutti questi giornalisti pensano criticamente all’interno del sistema democratico statunitense. Sono anche molto contento che tra le letture di Jünger ci fossero gli „Esercizi“ di Ignazio, che però secondo me non si lasciano ridurre ad un figura della „rivoluzione conservativa“ né alla figura reazionaria del gesuita Leo Naphta, nello „Zauberberg“  di Thomas Mann, contrapposta alla figura illuminista di Settembrini. Non ho neppure nessuna simpatia per l’obbedienza prussiana, a cui si è ispirato il giovane Jünger e l’obbedienza ignaziana di cui parla Balthasar ha a che fare con la Chiesa e non con lo Stato ed ha un carattere del tutto personale. Per quanto riguarda Goethe è chiarissimo l’influsso che egli ha avuto sia per Jünger (scienza ed arte) che per Balthasar (la percezione della figura) ed io ho letto tanto del grande scrittore tedesco, ma sono andato per mie vie (pur avendo letto entrambi i saggi di Balthasar: sia quello dell’“Apocalisse dell’anima tedesca“ sia quello di „Gloria“), in primo luogo nella percezione accurata delle „Wahlverwandschaften“ (affinità elettive), con la loro critica all’egoismo di Edoardo, ma anche con critica di un’astratta fedeltà matrimoniale e la valorizzazione della rinuncia di Ottilia. E poi con la lettura attenta del „Wilhelm Meister“ e il suo desiderio di educare il popolo con il teatro…L’impulso di leggere Goethe veniva da Balthasar, ma poi io l’ho letto a mio modo. Ci sarebbe ancora tanto da dire! 


Abba nostro…



(Notte) Non ho alcuna simpatia per forme statiche e dottrinali di tradizionalismo, perché mancano del tutto di quella dimensione terapeutica, di „balsamo per molte ferite“ (Etty Hillesum, 13.10.1942) di cui ho parlato oggi e di cui ha parlato Etty nella sua ultima pagina di diario, allo stesso tempo a me sembra che la fissazione sul pericolo di destra, del tradizionalismo americano sia unilaterale; non conosco bene la materia come Borghesi, ma conosco un amico, che in in un certo senso è la persona più simile a quella „rivoluzione conservatrice“, che ha affascinato il Thomas Mann delle „considerazioni di un non-politico“, Ernst Jünger e Oscar Spengler, tanto per fare qualche nome e che è una delle mente più libere e acute tra le persone che conosco io e che confessano Cristo, come salvatore del mondo. Non credo neppure che sia possibile ridurre il conservatorismo americano al trumpismo o a operazioni culturali del genere. Borghesi tiene conto anche di persone come Schindler della Communio americana, quindi è interessato ad un giudizio più articolato, ma in lui manca quella critica al liberalismo che trovo in autori come Greenwald e Maté. Non nego che vi sia una „legittimità del moderno“ e non nego neppure che il nostro sistema democratico abbia in teoria un plus nei confronti di sistemi autocratici, ma vedo anche le contraddizioni che sono presenti nella nostra democrazia, americana ed europea, sulla questione della libertà di stampa e che Greenwald analizza nel suo articolo: „Elon’s Banning Spree & The Media’s Sudden Conversion to Free Speech Absolutists“, 29.12.22. Si è preteso, forse in certi casi anche con una certa ragione che i big tech operassero una censura di contenuti di destra, ora però che i democratici vengono fatti oggetto da parte di Elon Musk di questa censura, gridano allo scandalo. La figura che sceglie Greenwald per spiegare tutto ciò, Jane Harman, politica democratica statunitense, è simbolo di un atteggiamento bipartisan, che ha unito conservatori neocon e liberali democratici nel censurare tutto ciò che non corrispondeva alla narrazione „liberale“ oggi ed allora di moda: questo ha creato una totale sfiducia nelle comunicazioni mainstream, che in tempi di crisi globali come la pandemia e la guerra, creano un caos che potrà aver conseguenze disastrose…È evidente che la mia preoccupazione non ha alcun scopo propagandista a favore di Putin, ma che solleva un problema interno alla democrazia stessa e che va risolto, se non si  vuole perdere ogni credibilità. Non condivido il giudizio di Jünger sulle „confessioni“ di Rousseau e credo che un certo dato di confessione del peccato o della debolezza faccia parte di un cammino di autenticità, ma vedo in autori come Jünger o Goethe una correzione per ogni posizioni che confonda la confessione con soggettivismo e mancanza di serenità e di allegria. Buona notte! 


(Stoccarda-Feuerbach, il 29.12.22 - San Thomas Becket) Per quanto riguarda l’articolo di Massimo Borghesi, uscito oggi ne „Il Sussidiario“, „Cultura cattolica, movimenti ecclesiali, occidente secolarizzato: per una nuova stagione“, vorrei fare alcune osservazioni personali, come si addice ad un diario. 1. Non sono un professore universitario, ma proprio questa mattina un professore universitario mi ha scritto ringraziandosi non solo per la mia traduzione di „Homo Abyssus“ (le prime trecento pagine), ma anche per i miei commenti: „sono infinitamente grato per la traduzione e per le tue note esplicative“. Sono d’accordo con Borghesi e con Balthasar, che senza filosofia non si da una buona teologia e che non serve un „miscuglio“ , ma una distinzione feconda e quindi un tensione all’unità tra filosofia e teologia.  2. Ultimamente mi sono impegnato di più nel lavoro parrocchiale, perché il Movimento è troppo lontano da dove abito, ma capisco bene che la polarità: parrocchia/movimenti sia necessaria e che l’autorità ecclesiale dovrebbe sostenere il lavoro dei Movimenti e non solo criticarlo. Allo stesso tempo Borghesi sottolinea una certa mancanza di libertà nei Movimenti stessi ed io una mancanza di senso della gratuità. Comunque è anche vero che la polarità di cui parla Borghesi la vivo ogni giorno come presenza cattolica in una scuola in cui i cattolici sono il due percento (come in tutta la ragione in cui vivo) e nell’impegno parrocchiale. In questo modo conosco sia il paganesimo della società che quello latente nelle parrocchie. Oggi ritorniamo a casa, dopo dei giorni molto belli in famiglia. 


Abba nostro…



Mia figlia, Johanna 

(Wetterzeube, pomeriggio) Ovviamente avevo compreso anche la polarità occidente/periferie del mondo nell’articolo di Borghesi, avevo compreso il suo assenso per la decisione di Francesco di occuparsi in modo preferenziale di quest’ultime, ma anche il desiderio del filosofo italiano che non si lasci l’Occidente senza guida. Nel mio diario mi sono occupato spesso dell’Occidente, „che sono io stesso“ ed ho cercato di dare voce a quelle persone, ai quei giornalisti, che pur facendo parte di esso ne vedano la debolezza e l’ipocrisia, come per esempio Glenn Greenwald che in un articolo di oggi fa comprendere come l’occidente che si sente migliore e più democratico, nella questione della censura dei big tech si comporta esattamente come le autocrazie (Cina, Russia…) e non desidera che si metta per nulla in dubbio l’interpretazione di fatti e persone (nell’articolo Greenwald parla di Zelensky) delle classi dominanti. Ascoltiamolo: „Ma ora le cose sembrano cambiare quando si tratta di richieste di censura da parte degli Stati Uniti e di TikTok. Le minacce di bandire o limitare fortemente la piattaforma di proprietà e controllo cinese dagli Stati Uniti hanno aleggiato sulla testa di TikTok sia negli anni di Trump che di Biden. La giustificazione più comune offerta per la minaccia è che la presenza di TikTok negli Stati Uniti permette alla Cina a fare propaganda agli americani, una preoccupazione che si è intensificata insieme alla massiccia esplosione della piattaforma tra gli americani stessi. Dall'inizio del 2021, TikTok è stata l'applicazione più scaricata sia nel mondo che negli Stati Uniti. In agosto, Pew Research ha condotto un "sondaggio tra gli adolescenti americani di età compresa tra i 13 e i 17 anni" e ha scoperto che "TikTok ha avuto un'impennata di popolarità dal suo debutto in Nord America diversi anni fa e ora è una delle principali piattaforme di social media per gli adolescenti tra le piattaforme coperte da questo sondaggio. Le preoccupazioni sulla capacità della Cina di manipolare l'opinione pubblica statunitense si basavano sulle affermazioni secondo cui la Cina stava vietando su TikTok i contenuti contrari agli interessi di Pechino. I media occidentali sostenevano in particolare che lo stesso governo cinese stesse censurando TikTok per vietare qualsiasi contenuto che il PCC considerava minaccioso per la sicurezza nazionale e l'ordine interno. "TikTok, il popolare social network di proprietà cinese, ordina ai suoi moderatori di censurare i video che menzionano Piazza Tienanmen, l'indipendenza del Tibet o il gruppo religioso vietato Falun Gong", ha avvertito The Guardian alla fine del 2019.


Piuttosto che bandire TikTok dagli Stati Uniti, lo Stato di sicurezza americano sta facendo esattamente quello che la Cina fa con le aziende tecnologiche statunitensi: ovvero richiedere che, come condizione per mantenere l'accesso al mercato americano, TikTok debba ora censurare i contenuti che minano quelli che queste agenzie considerano gli interessi della sicurezza nazionale americana. TikTok, desiderosa di non perdere l'accesso a centinaia di milioni di americani, ha fatto una serie di concessioni significative per placare il Pentagono, la CIA e l'FBI, le agenzie più contrarie ad accordi che consentano a TikTok di rimanere negli Stati Uniti“ (Greenwald). Il giornalista americano prende come esempio ciò che si può dire o non dire di Zelensky: „Per anni, ad esempio, i principali organi di informazione occidentali hanno ripetutamente avvertito che l'esercito ucraino era dominato da un gruppo neonazista chiamato Battaglione Azov, che il governo di Kiev stava diventando sempre più repressivo e antidemocratico (ordinando anche la chiusura di tre organi di informazione dell'opposizione nel 2021), e che lo stesso Zelensky non solo era sostenuto da un singolo oligarca ucraino, ma possedeva lui stesso enormi conti off-shore di ricchezza nascosta, come rivelato dai Pandora Papers. Lo stesso Dipartimento di Stato americano, nel 2021, aveva documentato una lunga lista di gravi violazioni dei diritti umani compiute con l'acquiescenza o addirittura con la partecipazione attiva del governo centrale guidato da Zelensky.

Uno degli estratti video del nostro programma che è stato postato su tutti i social media, compreso TikTok, è stata questa recensione indiscutibilmente vera e piuttosto benevola di come i media, compreso il Guardian, avevano precedentemente dipinto Zelensky come circondato da corruzione e ricchezza nascosta. Certo, l'estratto era critico nei confronti di Zelensky, ma non c'è assolutamente nulla di contestabile, tanto meno di falso, dato che lo scopo della clip (ora cancellata) era quello di mostrare come i media avevano parlato dell'Ucraina e di Zelensky prima dell'invasione, rispetto al tono fondamentalmente diverso che ora guida la loro narrazione“ (Greenwald, Reflecting New U.S. Control of TikTok's Censorship, Our Report Criticizing Zelensky Was Deleted, 28.12.22).


La mia critica all’Occidente a questo livello politico è di ipocrisia, ma la stessa ipocrisia sto cercando di renderla tema delle mie riflessioni, ad un livello più esistenziale nel mio dialogo con Etty Hillesum. A livello politico ho messo in dubbio più volte la fatale ed ipocrita dialettica democrazia/autocrazia ed a livello esistenziale ho messo in dubbio la presunta moralità dell’Occidente (anche ed in modo particolare nella sua comprensione bigotta del corpo), che Etty, profeticamente, vuole aperto alla Russia. 


(Sera-notte) C’è un pensiero di von Balthasar che mi ha molto impressionato: la preghiera non è in funzione di qualcosa, neppure di una predica, anche se ovviamente una predica sarà più vera se uno prega. La preghiera è sempre „umsonst“ (gratis, frustra). Non serve neppure ad abbellire questa pagina di diario. Non vi è neppure un programma di preghiera che dobbiamo assolvere come „dovere“, anche se ovviamente un monaco farà bene a dire il breviario come obbedienza alla regola ed una persona che si è presa l’impegno di pregare farà bene ad essere fedele a questo impegno, ma la preghiera ha una sola „legge“, quella della „libertà“  e questa legge si incarna „nelle leggi dell’aria e dello Spirito“ (Balthasar, Antologia-Servais, 113). Forse solo chi ha letto Hölderlin, come Guardini o Balthasar, può arrivare a questa idea della libertà dell’aria. Per quanto riguarda la libertà stessa Balthasar si riferisce a SPN. È anche vero che la pienezza libera di Dio può essere incontrata solamente nella „pienezza della parola“, che oggi ci ricorda almeno due cose: „Chi odia suo fratello è nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi“ (1 Gv 2,11). Per questo oggi ho fatto da parte mia un passo per ricomporre lo scontro in parrocchia. E poi abbiamo la grande figura di Simeone che chiude sempre il giorno con il suo „nunc dimittis“. Maria e Giuseppe portano il bambino al tempio, come richiede la legge, e li incontrano il vecchio Simeone „mosso dallo Spirito“, mosso dalla libertà dello Spirito, che a Dio dice: „Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo  vada in pace, secondo la tua parola“ (per quanto sia bello l’articolo di Renato su Benedetto XVI, bisognerà pure, che qualcuno lo lasci andare, „perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alla genti e gloria al tuo popolo, Israele“ (Lc 2, 29-32). La libertà di Simeone è profetica, benedicente: „Ecco egli è qui per la caduta e la risurrezioni di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori“ (Lc 2,34-35). Per quanto „leali“ i cristiani, seguendo il loro maestro, non possono che essere „segno di contraddizione“. 



(Stoccarda-Feuerbach, il 28.12.22 - Santi innocenti) Il giorno è cominciato con un dialogo con mio figlio su Matthew B. Crawford, che mio figlio trova interessante, ma anche polarizzante. E la polarizzazione consiste in una sovra accentuazione del tema della patria, sull’idea di „Fratelli tutti“ del papa (mai citata da Crawford), che non è per nulla riducibile all’umanesimo liberale criticato da Crawford: „Pierre Manent sottolinea che l'umanitario adotta non una preferenza informata, ma piuttosto di principio, per "ciò che è estraneo, lontano, in generale 'altro' - cioè, ciò che è al di là della gamma della nostra conoscenza pratica e della nostra esperienza reale....". Veniamo ad abitare un "mondo morale fittizio in cui l'ideologia regna sovrana, poiché non c'è alcuna esperienza reale e sincera dietro questo rispetto declamatorio". Queste dichiarazioni di rispetto non si riferiscono al loro oggetto apparente, ma a chi le pronuncia“ (Matthew Crawford, „Love of one’s own“, Substack, 27.12.22). Insomma l’altro viene amato per „principio“ e non nella sua specificità, nel suo „essere-se-stesso“ (questo aspetto della critica di Crawford è molto interessante. 

Per il mio lavoro sulla „profezia della pace“ mi sono concentrato sull’esempio di Thomas Mann ed in modo particolare su uno scritto che Mann stesso non voleva più nella sua „Opera omnia“: „Betrachtungen eines Unpolitischen“. In questo scritto Thomas Mann esaspera la contraddizione tra „cultura“ e „civilizzazione“. La prima sta per: „coesione, stile, fermezza, attitudine al gusto“ (cfr Kiesel, 95), che sono anche le cose che giustamente sottolinea Crawford come rilevanti. La seconda sta per: „ragione, illuminismo, calma, scetticismo, scioglimento e "spirito".  Questo si traduce in Thomas Mann, per quanto riguarda la prima guerra mondiale, in una sublimazione della guerra ed in una critica di un Europa che è „un po' scema, un po' superficialmente-umanista, banalmente depravata, femminile-elegante“. Il tutto finisce sinteticamente in una frase che ricorda i discorsi di guerra di Putin degli ultimi tempi: „Non voglio l'economia parlamentare e partitica, che con la politica infesta l'intera vita nazionale... Non voglio la politica. Voglio obiettività, ordine e decenza". Certo Thomas Mann è intelligente e lo è anche quando scrive queste cose, visto che per esempio sa che la monocausale spiegazione dello scoppio di una guerra non è mai vera: se nella prima guerra mondiale solo la Germania avesse voluto la guerra, quest’ultima non ci sarebbe stata. A differenza di Coppellotti io, però, non intendo questo scritto di Thomas Mann il migliore Mann, quello che non era ancora infettato dall’illuminismo. Tanto meno intendo che la guerra abbia un carattere „purificatorio“ (Mann, Hofmannsthal, Jünger…). Non ritengo neppure che una concentrazione sull’“ordo amoris“ nel senso di Crawford (amore per la propria patria) sia salvifico. La salvezza accade solamente quando il bimbo si getta nelle mani del Padre (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 111-112), del Padre, non del Padrone, non per ricevere ciò che gli è proprio ma ciò che Dio, che è „interior intimo meo“, vuole da me. E poi la storia è quella che è, senza coltivare „nostalgie“, ma lasciandosi-andare in quel cammino al vero che è l’esperienza, per Giuseppe, Maria e il bambino consiste nel fuggire da Erode, nella propria patria, in Egitto (Mt 2,13-18). Questi giorni con la mia famiglia sono per me un dono gratuito di Dio e „ordo amoris“…


Abba nostro…



La mia famiglia, Stoccarda Dicembre 2022


PS Nell’articolo di Crawford, che rinvia a Paul Kingsnorth, mi è piaciuta molto la lettura dei funerali della regina Elisabetta (regina per volere di Dio e non solo nel suo carattere politico mondano), come evento di un popolo e non solo e non primariamente come occasione di critica ai veri e ai presunti crimini dell’impero britannico. 


(Pomeriggio) Guardando un video che mi aveva mandato Renato, che riprendeva delle suore argentine gioiose per la vittoria dell’Argentina al campionato del mondo e guardando una foto che ha pubblicato Alver Metalli nella sua bacheca in Facebook, in cui si è fatto fotografare con due giovani su una sedia a rotelle, e che ho ripreso nella mia per la gioia che emanava, devo dire che Matthew Crawford, con la sua intuizione principale dell’articolo che ho citato questa mattina e cioè che il nazionalismo ha più a che fare con la gioia di ciò che sentiamo nostro che con l’odio degli altri, ha realmente ragione. 


Le condizioni di salute del papa emerito Benedetto XVI si sono molto aggravate e il papa è andato a trovarlo. Ho pregato una decade del rosario ed una della coroncina per lui. 


Per quanto riguarda l’obiezione che mi aveva fatto mio figlio sul bilancio militare e il PIL, mi sembra che Greenwald abbia una buona risposta, in un articolo che ha appena pubblicato: „Gli Stati Uniti spendono più delle nove nazioni che spendono di più messe insieme e che vengono dopo di loro. Di tutte le spese militari del mondo, se si aggregano quelle di ogni nazione in un unico mucchio, il 38% proviene dagli Stati Uniti.

E non è che gli Stati Uniti spendano così tanto per le loro forze armate perché ne hanno più di chiunque altro. Tra i primi dieci paesi al mondo per spesa militare, gli Stati Uniti spendono anche la seconda quota più alta del loro prodotto interno lordo, subito dopo l'Arabia Saudita. La cosa più impressionante è l'inventiva e la capacità di resistenza di questa macchina da guerra multi-tentacolo, che Dwight Eisenhower, 61 anni fa, definì "complesso militare-industriale". Indipendentemente da ciò che accade nel mondo, trovano sempre - o inventano - ragioni per cui il bilancio militare deve crescere, indipendentemente da quanto sia già gonfiato“ (Greenwald). 

Il modo con cui gli USA si sono comportati militarmente nel mondo, per esempio sostenendo il Kosovo vs la Serbia, dice Greenwald, ha ispirato infine anche  l’intervenzionismo di Putin: „ Putin ha poi usato il precedente del Kosovo per giustificare prima l'invasione della Georgia nel 2008 per liberare due province russofone che si identificavano chiaramente più con i russi che con i georgiani, e ora sta usando lo stesso precedente per giustificare l'annessione della Crimea, nel 2014, tutti concordano sul fatto che i loro cittadini preferiscono in modo schiacciante essere sotto il dominio di Mosca piuttosto che di Kiev; e ora sta facendo lo stesso per le analoghe popolazioni russofone nell'Ucraina orientale - solo un promemoria di quanto grandi e diffuse e durature siano le conseguenze delle varie guerre opzionali degli Stati Uniti“ (Greenwald). Il giornalista americano che vive in Brasile e che si impegnato e si impegna per una vera cultura democratica, ha, in un altro articolo dedicato alla politica interna degli USA, uscito ieri, fatto comprendere, tra l’altro citando Eisenhower, che democrazia vive dell’equilibrio tra sicurezza e libertà: „... era quasi certamente parte dell'avvertimento di Eisenhower sulla minaccia antidemocratica rappresentata da quello che egli chiamava il complesso militare-industriale. Un avvertimento che egli pronunciò nel 1961, in un discorso televisivo di dieci minuti, al momento di lasciare l'incarico. Come disse il presidente repubblicano per due mandati:

"Nei consigli di governo, dobbiamo guardarci dall'acquisizione di un'influenza ingiustificata, voluta o non voluta, da parte del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa ascesa di un potere mal riposto esiste e persisterà. "Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i processi democratici. Non dobbiamo dare nulla per scontato; solo una cittadinanza vigile e consapevole può costringere a far coincidere l'enorme macchina industriale e militare della difesa con i nostri metodi e obiettivi pacifici, in modo che sicurezza e libertà possano prosperare insieme".


(Sera) Siamo andati al planetario di Stoccarda per vedere un bellissimo spettacolo sulle luci polari, che Johanna aveva regalato a David per il suo compleanno. Un fenomeno davvero bello del dono gratuito dell’essere.


Ho condiviso in Twitter la barzelletta che ha raccontato Crawford nel suo articolo sul nazionalismo, di cui oggi ho parlato più volte; alcune persone hanno riso di gusto, tra gli altri il mio padre confessore: „Il paradiso è dove gli chef sono francesi, i meccanici tedeschi, gli amanti italiani, la polizia britannica e tutto è organizzato dagli svizzeri. L'inferno è dove gli chef sono inglesi, i meccanici francesi, gli amanti svizzeri, la polizia tedesca e tutto è organizzato dagli italiani“.  


Oggi lunga telefonata con il mio anziano amico Dirk, a cui è morta la moglie sei mesi or sono: abbiamo parlato a lungo di Ernst Jünger. 


Ed infine Etty (22.6.1942, lunedì sera le nove), che riflette sul suo corpo ed anche sul desiderio che ha in riferimento a „pezzi“ (Lacan) di esso. „In tutti i romanzi le ragazze hanno giovani seni appuntiti; anche per me sono sempre stati un ideale. I miei sono pesanti grappoli d’uva“; Spier pensa che siano „come quelli di una ragazza di Tahiti“; allo stesso modo io mi faccio pensieri sul mio pene, che mi sembra essere diventato più piccolo di una volta, mentre l’ideale venduto è quello di un pene grande…capisco anche quello che dice Etty sulla sensazione che a volte accade di avere un „corpo leggero e senza peso“, come qualcosa che Dio ci ha donato e poi , in  questa prospettiva, non c’entra più nulla la forma del pene o quella dei seni (a me non piacciono tanto quelli „appuntiti“, trovo molto più eccitante quelli a grappoli d’uva)“. Capisco anche che quanto più si è esausti o si è bevuto troppo, nascono delle „fantasie striscianti e corrosive“. Lei a volte, come in questa pagina, ha la forza di chiedere a Dio: „Oh Dio, no, una cosa insensata (che) è al di sotto della mia dignità, per favore allontanala da me“; io ripeto volentieri questa preghiera anche per me, anche se non credo che dirsi „cose dure e semplici“ aiuti davvero. Spero però di imparare ad andare a dormire come un bravo bambino e di non perdermi in „fantasie debilitanti“, ma non credo che la „perversione polimorfe“ sia davvero superabile definitivamente (forse quando si è molto anziani, come nell’immagine che da Hölderlin della sua nonna oppure in anime davvero nobili e pure, a cui è stata donata questa nobiltà e purezza), ma vorrei pregare con serietà con Newman: per favore guidami tu! Molto bello è anche quanto Etty dice che non dobbiamo mai in una crisi dare la colpa all’altro; quando non siamo teneri e vicini abbastanza o quando no ci  sentiamo accolti con tenerezza è una questione della vita, non dell’altro. Quello che lei dice di Dio non mi convince o per lo meno è solo una parte, quella che dice anche Agostino: „interior intimo meo“, ma Dio non è „una costruzione di sostegno“ e non è neppure „un avvicinamento alla nostra più grande e continua avventura interiore“ - forse in quanto „Non Aliud“ è anche questo, ma non è solo „una metafora“, è un Tu, presente!  Vero invece è ciò che dice sulla vacanza: a volte basta anche solo un’ora di far niente al sole, non c’é bisogno di un mese di vacanza ed è del tutto vero quello che dice sull’io e sulla compagnia e che spiega tra l’altro il motivo profondo per cui sono entrato in crisi nella vita di fraternità di CL: „Sto prendendo un ritmo tutto mio, imparo una mia divisione del tempo, al punto di diventare davvero inadatta alla vita in comunità; del resto una reale vita in comunità mi trasformerebbe probabilmente in un orso solitario, per quanto possa sembrare paradossale“ (Etty). E per quanto riguarda il desiderio, non c’è modo con le nostre forze di toglierne gli orpelli pornografici, ma si può chiedere con umiltà, che diventi „nudo, urgente ed irresistibile“ …


Per Benedetto XVI: „noctem quietam et finem perfectum concédat nobis omnipotens Deus“! 




(Stoccarda, il 27.12.22 - San Giovanni Evangelista; onomastico di mia figlia) - „Dammi il tuo amore e la tua grazia e questo mi basta“ (finale del „Suscipe“ di Ignazio ed anche della preghiera che SPN ha insegnato ad Adrienne: „amorem tui cum gratia mihi dones ac dives sum satis“) - ecco questo è la richiesta più importante, in essa consiste il metodo dell’indifferenza, che è „la formula più semplice della legge dell’amore“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 109). Non si tratta di „indifferenza naturale“, ma di quell’amore ampliato e universalizzato di cui parla sempre il papa con i suoi termini: „tenerezza, vicinanza e compassione“, le parole che usa Balthasar sono del tutto simili: „La tenerezza e la sensibilità del cuore, che trascende tutte le leggi e i vincoli naturali e tuttavia li abbraccia“ (ibidem, 109). Si tratta di quell’amore universale, che il fratello universale, Charles de Jesus, ha vissuto tra i tuareg, che il papa vive sul grande palcoscenico del mondo, e che noi cerchiamo di vivere nella diaspora. Ho sempre pensato che Dio non fa incontrare due persone come Giussani e Balthasar senza un senso ultimo (ad majorem Amoris Dei gloriam), ma per un reciproco arricchimento: Giussani ha dato al maestro svizzero forse la sensibilità che che, sebbene gli Esercizi secondo SPN siano da dare a „raras personas“, il messaggio cristiano intende sempre tutto ciò che il Papa chiama „il popolo santo di Dio“, ma quello che Balthasar ha dato a Giussani, è il senso ultimo del „Suscipe“, che tra l’altro Hans Urs pregava spesso con Adrienne: credibile è solo l’amore gratuito non la centralità del carisma. Amos Oz nel suo „Giuda“ non crede che sia possibile un tale amore universale, ma questa universalità  è il messaggio che solo può salvare il mondo. Il carisma di Ignazio si mette al servizio di tutta la Catholica. Universalizzazione non vuol dire astrazione: „quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo visto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita…noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi“ (cfr. 1 Gv 1, 1-4). E questa concretezza si incarna a sua volta in diverse specificità (figure), quella petrina e giovannea per esempio, come si legge nel Vangelo di oggi: Gv 20, 1- 10. Pietro è l’autorità, Giovanni è l’amore - quest’ultimo è più veloce dell’autorità, ma Giovanni rispetta del tutto l’autorità. Non ha bisogno dell’autorità per vedere (20, 5.8), ma lasca che essa entri per prima nel sepolcro vuoto; Pietro constata l’ordine nel sepolcro e la posizione speciale che ha il sudario che era stato sul suo capo. 


Ieri abbiamo fatto la prima visita „ufficiale“ dalla famiglia di David, il fidanzato di Johanna; sono state due belle ore di condivisione, a cui hanno fatto parte anche Jonas e Sue, il fratello di David e la sua ragazza; Joshua, il fratello più piccolo, Manuela, la mamma di tutti e tre i figli e Joachim, padre di Joshua. Il papà di David e Jonas era morto molto giovane. Come si vede già dai nomi si tratta di una famiglia che si ispira alla Bibbia, di confessione luterana. Noi siamo andati in 4. Jonas insegna in una „Gemeinschaftschule“ con 80 % di stranieri, mi è sembrato un ragazzo molto solare, come anche la sua ragazza Sue. Joshua frequenta la nona classe, è molto taciturno, ma ora sappiamo che impara l’italiano.  


Vorrei che si riflettesse con attenzione su quanto scrive Glenn Greenwald in Substack: „La Russia ha invaso il suo vicino, l'Ucraina, quasi dieci mesi fa. Da allora, il governo degli Stati Uniti ha speso più di 100 miliardi di dollari - 100 miliardi di dollari - per questa guerra dall'altra parte del mondo, in un Paese che Washington ha dichiarato da tempo non avere alcun interesse vitale per gli Stati Uniti. 

Per comprendere questa cifra nel suo contesto: l'importo che gli Stati Uniti hanno speso in 10 mesi è quasi il doppio dell'intero bilancio militare russo dell'anno, che è di 65 miliardi di dollari. L'importo è più del doppio dell'importo medio annuo che gli Stati Uniti hanno speso per la loro guerra in Afghanistan, che - a differenza di quanto sta accadendo in Ucraina - ci era stato detto essere una guerra necessaria per proteggere la sicurezza dei cittadini americani. Quindi, in soli dieci mesi, stiamo spendendo per la guerra in Ucraina più del doppio di quanto abbiamo speso ogni anno per la nostra presunta guerra di autodifesa in Afghanistan. Ed è 17 volte superiore a quanto l'ONU ha detto a Elon Musk di dover spendere per evitare la carestia mondiale nel 2022, un'affermazione che è stata poi usata per svergognare Musk per aver speso 44 miliardi di dollari per comprare Twitter invece di sfamare tutti coloro che sono sull'orlo della carestia. 

Questa cifra è anche vicina a un ottavo del bilancio militare degli Stati Uniti, appena approvato dal Congresso questa settimana. Un pacchetto di sprechi da record, pari a 858 miliardi di dollari, che segnala l'imminente arrivo del primo trilione di dollari di bilancio militare. Un ottavo del nostro bilancio militare complessivo per l'Ucraina. Tutto questo per lo stallo di una guerra che praticamente tutti gli analisti militari concordano sul fatto che non ha una fine in vista, il che significa che l'importo finale speso dagli Stati Uniti per questa guerra sarà molto, molto più grande quando sarà finita, quando sarà. 

Ora, qualunque cosa possiate pensare sul fatto che il governo degli Stati Uniti debba spendere così tanto del vostro denaro per quella che chiama "guerra in Ucraina", ciò significa soprattutto versare denaro nelle casse di produttori di armi come Raytheon e Boeing…“(Greenwald). L’argomentazione del giornalista è che tutto ciò non fa per nulla bene ai poveri e neppure alla classe media negli USA, ma certo non è neppure un contributo all’amore universale di cui ho parlato qui sopra. PS Mio figlio mi ha detto che per correttezza si devono paragonare i dati del bilancio militare negli USA e in Russia al rispettivo Pil.



Anche su  Substack, nella sua versione dei giorni festivi, Banfi riassume cosi la situazione bellica in cui ci troviamo: „Papa Francesco nei giorni di Natale e Santo Stefano rinnova l’appello per la pace in Ucraina. I bambini, dice, sono «divorati» dalla guerra: «Mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull'umanità». Inoltre «il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace», in Ucraina e anche in altre regioni. E di pace parlano tutti. Anche se la realtà è quella della guerra: l’Ucraina è stata bersagliata da più di 40 raid russi. Mentre un drone di Kiev ha raggiunto una base militare russa all’interno della Federazione, colpendo una base aeronautica e facendo tre vittime. Volodymyr Zelensky ha parlato a lungo al telefono con il premier indiano Narendra Modi, illustrando il suo piano di pace in 10 punti e chiedendo una mediazione. Anche Vladimir Putin ha parlato di pace (se ne occupa Anna Zafesova sulla Stampa) dicendo che i russi sono disponibili ma è l’Occidente che non vuole trattare. Il ministro degli Esteri di Kiev, Kuleba ha dichiarato: «Puntiamo a un summit di pace all'Onu entro fine febbraio»“.


Abba nostro…


(Mattina) Questo tipo di riflessione, che ora segue (come quelle che ho scritto in questi tempi sul tema), sono il mio modo di prendere sul serio l’invito del Papa a fargli compagnia nella profezia della pace. Quando ieri ho scritto che l’affermazione citata di Roosevelt sulla necessità della guerra „portò alla catastrofe della prima guerra mondiale“, mi sono servito, stilisticamente, di un’iperbole. Ci sarebbero tanti fattori da considerare che hanno portato alla follia della prima guerra mondiale. Nella sua bellissima biografia di Ernst Jünger, Helmuth Kiesel ricostruisce il dibattito sulla guerra ed anche le poche voci realmente contro la guerra di quegli anni. Sembra di leggere una cronaca intellettuale di questi giorni, mutatis mutandis. Le voci non-violente erano davvero rare, ma esistenti. Jünger era a favore della guerra (senza estasi del rinnovamento), ma piuttosto per una sua „verità soggettiva“ (Kiesel, 90), cioè come liberazione dalla normalità borghese (scuola) e per un certo straordinario senso comunitario e per l’appunto senza alcuna espressione trionfalistica; bisogna tenere conto che Jünger allora aveva 19 anni. C’è un dettaglio del suo diario che mi ha fatto tanto pensare: „All'annuncio della mobilitazione totale il copritetto, che si trovava con Jünger per lavori di riparazione della casa dei genitori, reagì così: "Il conciatetto aveva appena alzato il martello per sferrare un colpo. Ora si fermò a metà del movimento e con molta delicatezza lo ripone" (Jünger, citato in Kiesel, 87). Kiesel commenta: „Una pagina del diario sorprendentemente sobria... L'artigiano sul tetto non lascia che il martello, che ha sollevato in alto, si schianti contro il legno con un colpo potente, quasi diretto già contro il nemico; lo ripone "molto delicatamente": un attrezzo a cui si è affezionato e che forse non riprenderà più in mano“ (Kiesel, 88). Devo pensare leggendo ciò anche al discorso a tavola con mio figlio e mia moglie sulla nobiltà del lavoro manuale ed artigianale (Crawford), ma anche di quello di una mamma che si occupa dei propri figli, dopo anni di lavoro universitario: tutto ciò con la guerra finisce. Si appartiene ad un altro calendario, per usare la formula di Jünger. Altri scrittori, come Thomas Mann o Stefan Zweig erano infinitamente meno „sobri“ di Jünger. Il primo vede nella guerra la possibilità „di distruggere lo stato poliziesco più abietto del mondo“ (Thomas Mann, 7.8.1914) e il secondo, che lamenta la mancanza di senso comunitario nella pace, vede la guerra come la possibilità „di catapultare il proprio minuscolo io nella massa infiammata“, che non ha nulla a che fare con l’integrazione dell’io in un popolo. Tanto meno di quella integrazione non-violenta nel santo popolo di Dio, che può essere inteso solamente in modo „cosmopolita“, come ultimamente lo era la posizione di Jünger (Kiesel, 91). I pensatori contro la guerra, tout court contro la guerra erano pochi; c’è ne erano alcuni che prima erano a favore e poi contro (Hugo Ball, Hermann Hesse…). Tra i critici più radicali e conseguenti c’era Karl Krause (che ha compreso bene tutta la dimensione propagandista della guerra come oggi la comprendono Aaron Maté, Glenn Greenwald…), ma anche donne come Annette Kolb, figlia di un architetto e di una pianista, che hanno compreso con precisione come la guerra significhi solamente dolore incommensurabile ed una duratura inimicizia tra i popoli (il programma contrario alla „Fratelli tutti“). Del tutto impressionante è stata la testimonianza del feldmaresciallo generale Helmuth von Moltke già il 14.5.89: „Signori, può essere una guerra di sette anni, può essere una guerra di trent’ anni - e guai a chi incendia l'Europa, a chi getta per primo la miccia nella polveriera“). Le attività militari e logistiche degli USA in Ucraina dovrebbero far comprendere a tutti che la spiegazione del „solo Putin“ è pura fantasia, anche se certamente è lui che il 24 febbraio ha continuato a gettare la miccia nella polveriera… 


(Pomeriggio) Lunga passeggiata e lunga telefonata con Leo, sulla guerra dei maschi e la concretezza femminile. Di più non dico per discrezione. Poi sono stato al cimitero di Stuttgart-Botnang per cercare la tomba di Cordelia e Robert Spaemann, che purtroppo non sono riuscito a trovare, ma sono contento di poter offrire questo tempo „umsonst“, alla memora di queste due persone che sono state importanti nella mia vita. Cordelia è stata tra l’altro una delle prime persone ad incoraggiarmi a prendere sul serio e come dono il mio lavoro come insegnante di religione nella „Grund- e Hauptschule“ (1994-2001) e Robert Spaemann, mi ha insegnato tanto a livello di filosofia etica…


Ieri sera Ferdinand ha fatto una bellissima frittata seguendo una ricetta di Gordon Ramsay - il bonum diffusivum sui passa anche attraverso la preparazione di una frittata. E questo momento di quotidianità è per me al momento più importante che tentativi di astinenza dal cibo (cfr. Etty, domenica 2.6.42), anche se capisco bene gli argomenti di Etty. Ma in vero anche per il cibo vi sono proiezioni di ideali piccolo-borghesi che non fanno sempre bene: ci si può uccidere anche avendo un corpo del tutto elegante e magro...


(Stoccarda, il 26.12.22 - San Stefano, martire) - Il messaggio „Urbi et Orbi“ del Santo Padre, che riporto nella sua interezza, annuncia un messaggio di pace, che pochi vogliono ascoltare, e narra la contraddizione, che Balthasar chiama la „legge teodrammatica“: tanto più è buono il Signore e tanto più i potenti del mondo voglio la guerra. La libertà di Dio, che è pace, si scontra con la libertà del diavolo, che è guerra. Il Papa ci parla della terza guerra mondiale, ma lo fa nello spirito di Abramo, che intercede presso Dio perché „Sodoma“ non venga distrutta. Ascoltiamo il suo messaggio: 


Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buon Natale!

Il Signore Gesù, nato dalla Vergine Maria, porti a tutti voi l’amore di Dio, sorgente di fiducia e di speranza; e porti insieme il dono della pace, che gli angeli annunciarono ai pastori di Betlemme: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).

In questo giorno di festa volgiamo lo sguardo a Betlemme. Il Signore viene al mondo in una grotta ed è adagiato in una mangiatoia per gli animali, perché i suoi genitori non hanno potuto trovare un alloggio, malgrado per Maria fosse ormai giunta l’ora del parto. Viene tra noi nel silenzio e nell’oscurità della notte, perché il Verbo di Dio non ha bisogno di riflettori, né del clamore delle voci umane. Egli stesso è la Parola che dà senso all’esistenza, Lui è la luce che rischiara il cammino. «Veniva nel mondo la luce vera – dice il Vangelo –, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).

Gesù nasce in mezzo a noi, è Dio-con-noi. Viene per accompagnare il nostro vivere quotidiano, per condividere tutto con noi, gioie e dolori, speranze e inquietudini. Viene come bambino inerme. Nasce al freddo, povero tra i poveri. Bisognoso di tutto, bussa alla porta del nostro cuore per trovare calore e riparo.

Come i pastori di Betlemme, lasciamoci avvolgere dalla luce e andiamo a vedere il segno che Dio ci ha dato. Vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi è il festeggiato. Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi.

Fratelli, sorelle, volgiamoci a Betlemme, dove risuona il primo vagito del Principe della pace. Sì, perché Lui stesso, Gesù, Lui è la nostra pace: quella pace che il mondo non può dare e che Dio Padre ha donato all’umanità mandando nel mondo il suo Figlio. San Leone Magno ha un’espressione che, nella concisione della lingua latina, riassume il messaggio di questo giorno: «Natalis Domini, Natalis est pacis», «il Natale del Signore è il Natale della pace» (Sermone 26,5).

Gesù Cristo è anche la via della pace. Egli, con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, ha aperto il passaggio da un mondo chiuso, oppresso dalle tenebre dell’inimicizia e della guerra, a un mondo aperto, libero di vivere nella fraternità e nella pace. Fratelli e sorelle, seguiamo questa strada! Ma per poterlo fare, per essere in grado di camminare dietro a Gesù, dobbiamo spogliarci dei pesi che ci intralciano e ci tengono bloccati.

E quali sono questi pesi? Che cos’è questa “zavorra”? Sono le stesse passioni negative che impedirono al re Erode e alla sua corte di riconoscere e accogliere la nascita di Gesù: cioè, l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna. Questi pesi impediscono di andare a Betlemme, escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’accesso alla via della pace. E in effetti, dobbiamo constatare con dolore che, mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanità.

Se vogliamo che sia Natale, il Natale di Gesù e della pace, guardiamo a Betlemme e fissiamo lo sguardo sul volto del Bambino che è nato per noi! E in quel piccolo viso innocente, riconosciamo quello dei bambini che in ogni parte del mondo anelano alla pace.

Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?

Il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale. Pensiamo alla Siria, ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito; e pensiamo alla Terra Santa, dove nei mesi scorsi sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti. Imploriamo il Signore perché là, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Palestinesi e Israeliani. Gesù Bambino sostenga le comunità cristiane che vivono in tutto il Medio Oriente, perché in ciascuno di quei Paesi si possa vivere la bellezza della convivenza fraterna tra persone appartenenti a diverse fedi. Aiuti in particolare il Libano, perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della Comunità internazionale e con la forza della fratellanza e della solidarietà. La luce di Cristo illumini la regione del Sahel, dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni è sconvolta da scontri e violenze. Orienti verso una tregua duratura nello Yemen e verso la riconciliazione nel Myanmar e in Iran, perché cessi ogni spargimento di sangue. Ispiri le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà nel continente americano, ad adoperarsi per pacificare le tensioni politiche e sociali che interessano vari Paesi; penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo.

In questo giorno, nel quale è bello ritrovarsi attorno alla tavola imbandita, non distogliamo lo sguardo da Betlemme, che significa “casa del pane”, e pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra – lo sappiamo – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti. In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere.

Cari fratelli e sorelle, oggi come allora, Gesù, la luce vera, viene in un mondo malato di indifferenza – brutta malattia! – che non lo accoglie (cfr Gv 1,11), anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri. Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani – saggezza di un popolo – che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani.

Fratelli e sorelle, Betlemme ci mostra la semplicità di Dio, che si rivela non ai sapienti e ai dotti, ma ai piccoli, a chi ha il cuore puro e aperto (cfr Mt 11,25). Come i pastori, andiamo anche noi senza indugio e lasciamoci stupire dall’evento impensabile di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza. Colui che è fonte di ogni bene si fa povero [1] e chiede in elemosina la nostra povera umanità. Lasciamoci commuovere dall’amore di Dio, e seguiamo Gesù, che si è spogliato della sua gloria per farci partecipi della sua pienezza [2]. Buon Natale a tutti!

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[1] Cfr S. Gregorio Nazianzeno, Discorso 45.

[2] Cfr ibid.



Per quanto riguarda la parola di Dio, di questo secondo giorno di Natale, essa è del tutto  „teodrammatica“: all’udire ciò che annunciava Stefano, i „potenti“ in Israele „erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano“. Stefano risponde loro, ricolmo di Spirito Santo, raccontando ciò che vede: „la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio“. Mentre lo lapidavano, rispondeva alle conseguenze della „legge teodrammatica“ per la sua persona con la preghiera e la misericordia: „Signore Gesù, accogli il mio spirito“; „Signore, non imputare loro questo peccato“ (cfr. At 7, 54-60). 


Il Vangelo (Mt 10, 16-22) ci ricorda che la situazione teodrammatica, „io vi mando come pecore in mezzo ai lupi“, è la situazione normale per il cristiano, ma ci invita a non farci tante preoccupazioni: „Ma, quando vi consegneranno (ai tribunali), non preoccupatevi di come e di cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire“. Questo è un passaggio del Vangelo che ha consolato molto Etty Hillesum. Ferdinand von Schirach narra molto bene (storie di ricchi che falliscono), anche se spesso dice cose che corrispondono all’insipienza di un mondo senza Dio, ma su un punto ci vede molto bene: „L’arte non è un potere, può essere solamente consolazione“ (Pomeriggi, Monaco di Baviera, 2022, 58). Ciò che lui afferma per l’arte, vale anche ed in modo maggiore per il Vangelo. 


Ferdinand von Schirach, il libro che ho citato,„Nachmittage“ (Pomeriggi), me lo ha regalato mio figlio per Natale, è  un grande sostenitore della legge vs la spontaneità dei sentimenti. Anche su questo punto sono del tutto d’accordo con lui e mio figlio ha ragione quando dice che se un avvocato e professore di giurisprudenza (mi ha riferito un caso negli USA di cui ha parlato von Schirach), perché difende un mandante accusato di aver esercitato violenza sessuale nel suo ambiente, perde la sua cattedra, ciò significa che si è perso il senso ultimo dello „stato di diritto“. 


Abba nostro…


(Primo pomeriggio) "Bisogna sempre tenere presente che la guerra, quando la pace può essere ottenuta solo con il sacrificio della coscienza o della volontà nazionale, non solo è giustificabile, ma diventa un imperativo per gli uomini d'onore e per una nazione d'onore. Una guerra giusta è di gran lunga migliore, a lungo termine, per l'anima di una nazione, della pace prospera ottenuta tollerando le avversità o l'ingiustizia" (Theodore Roosevelt, 4.12.1906). Questa posizione portò alla catastrofe della prima guerra mondiale ed era secondo me più „guerrafondaia“ che la posizione esplicitamente pro-bellica di allora: la guerra ha motivi socio-igienici e ci libera dalla nevrastenia del nostro tempo (cfr. Friedrich von Bernhardi nel 1912). Un giudizio simile vale anche per la guerra in corso in Ucraina, che come ricorda il papa, non è l’unica. In un’intervista al padre Firas Lufti (Il Sussidiario di oggi) possiamo comprendere cosa significhi la concentrazione internazionale nella crisi ucraina: un isolamento internazionale che aumenta „il freddo e il gelo. Uno dei pochi filosofi che io conosca che ha preso sul serio la sfida della profezia della pace è il Prof. Borghesi, che ha saputo tener duro, quando quasi tutti pensano che la crisi ucraina sia risolvibile solo nel senso della fatale frase di Roosevelt. Con ragione Riccardo Cristiano, in suo articolo ne „Le formiche“, afferma l’importanza del filosofo italiano, per la questione della ricezione della filosofia della polarità feconda di Romano Guardini, anche se il giornalista tende a risolvere l’opposizione in un „ritmo puro“ che giustifica posizioni banali, come quella del sacerdozio femminile dovuto al potere di quello maschile o per quanto riguarda la guerra il tentativo, per così dire, di conciliare Roosevelt con Papa Francesco, che secondo è cosa del tutto impossibile. In questo articolo il giornalista romano sottolinea anche due altri argomenti che sono importanti per il filosofo Borghesi: l’educazione dei sacerdoti e l’importanza dei movimenti. Ovviamente la mia sensibilità è diversa da quella italiana: io vivo da venti anni in una regione con il due percento di cattolici. Ritengo, però, davvero importante che i sacerdoti conoscano i giovani e che siano educati da una buona filosofia (Romano Guardini, Ferdinand Ulrich, Massimo Borghesi, Adrian Walker…) e ritengo che le parrocchie qui in Europa non bastino, ma penso anche che la richiesta del papa al Movimento di CL di aiutarlo in un vero lavoro profetico, non sia stato sufficientemente preso sul serio, e questo non vale solo per CL, ma in genere per quasi tutti i Movimenti ecclesiali, per una mancanza di reale senso di una filosofia del dono gratuito e pacifico dell’essere (Ulrich) e dell’opposizione polare (Guardini, Borghesi…)…



(Stoccarda, il 25.12.22 - Natale del Signore Gesù Cristo, nostro amico e fratello, piccolo bambino nella stalla) Un amico, pastore luterano, ha tenuto nella notte la sua predica su „Stille Nacht“ (Notte silenziosa), una canzone famosissima, che si canta a luce spente, chiedendo il diritto di non predicare su temi da turismo catastrofico, ma per l’appunto concentrati sul silenzio di questa notte; questa sua scelta mi sembra legittima, ma molto più profonda ho sentito per me la lettura di Francesca Gabucci, che ho ascoltato due volte, di un testo di Giovanni Testori (1923-1993), che porta il titolo di „Tutto è nascita“ (20.12.1980). Testori, di cui tanti anni fa sul „Il Sabato“ lessi un dialogo eccellente con Hans Urs von Balthasar, ci parla del tragitto dal presepio alla croce (un tema caro a Balthasar e ai Padri della Chiesa), un cammino di speranza e nascita, nella storia e prendendo sul serio tutto ciò che vi è di anti-Padre, anti-Cristo nella storia stessa: insomma prendendo sul serio la catastrofe non in forma turistica, ma come momento essenziale della logica teodrammatica del NT (tanto più amore gratuito tanto più rivolta contro di esso). È troppo comodo passare dal romanticismo del Natale, contro cui io non ho nulla da obbiettare, visto che abbiamo bisogno di momenti di silenzio ed anche semplicemente romantici, alla dittatura, non troppo soffice (come possiamo vedere nel caso di Julian Assange) di ciò che oggi è permesso pensare sulla guerra e su tutti gli altri temi, offendendo tutti coloro che cercano di pensare in dialogo con fonti „non permesse“, coscienti, ironicamente del loro, meglio del nostro essere „utili idioti“. Buon Natale! Nel senso della frase dell’allora patriarca di Venezia, che ho trovato nella bacheca Facebook di Stefania Falasca e già citato ieri sera: «È nato il Salvatore: questo l’annuncio antico e sempre nuovo del Natale. Ma perché è nato? Perché noi rinascessimo».


Anche se è una personalità del tutto diversa, la gioventù di Ernst Jünger e simile a quella del piccolo fratello di Gesù. Di questo parlerò un’altra volta. La sua critica alla scuola e alla società Guglielmina nel racconto, „Die Zwille“, che è un arma simile alla fionda, pubblicato nel 1973, quando aveva quasi 80 anni, e che ha carattere „critico“, ma non di „denuncia“ (cfr. Kiesel, 64 -71), mi permette di riflettere sulla scuola, di cui ho fatto esperienza negli ultimi 30 in Germania (gli ultimi 20 in Sassonia-Anhalt). I momenti di sadismo sadico e sarcastico sono infinitamente minori a quelli della scuola Guglielmina, ma il bullismo, piuttosto soffice, ma non meno brutale, e alcuni casi di suicidio non sono scomparsi. La questione della sessualità, che lavora nel „retroscena“, non è molto percepibile, ma certamente gioca un ruolo importante, vista la diffusione pornografica attuale. L’omosessualità è diventata piuttosto un fenomeno alla moda, anche se non credo sia facile rivelarsi come omosessuali, neppure oggi. La scuola è anche un luogo di lavoro generoso, da parte di colleghi e scolari, ma certamente forme di bullismo soffice rendono per alcuni la scuola un luogo insopportabile. Il punto più grave è, però, secondo me, che la scuola non è un luogo a cui si è educati ad una reale critica del paradigma democratico  (sia nel senso che il dogma dell’alternativa democrazia vs autocrazia non viene messo in discussione, sia nel senso che la struttura scolastica non è realmente democratica) e tecnocratico. 



Abba nostro…



(Stoccarda, il 24.12.22 - Vigilia di Natale; compleanno di Bruno) Per discrezione non posso raccontarlo in modo preciso, ma c’è stato uno scontro durissimo in parrocchia, in cui io ho fatto la parte del „leone“ - non mi è stato difficile e neppure ci ho provato a convincere mia moglie e il mio padre confessore che la mia esplosione è stata legittima, perché con grande probabilità lo è stata davvero, ed entrami hanno riconosciuto che è stata un’ira „santa“, dopo un lunghissimo periodi di pazienza, in cui ho denunciato la mancanza di indifferenza e di volontà di perdono da parte di chi sta polarizzando l’intera parrocchia con un si o un no alla propria persona. Meditando, però, la prima settimana degli Esercizi nei testi di Balthasar, in cui il teologo svizzero ci fa comprendere che lo scopo teologico della prima settimana, al cospetto della serietà della Croce, consiste nel superare i propri peccati, il proprio disordine peccaminoso e l’illusione che noi siamo artefici della nostra salvezza, mentre invece,  senza essere legati alla grazia, siamo del tutto persi (cfr. Antologia-Servais, 108), mi accorgo ovviamente che la mia ira non era solo santa, ma anche volgare e che in qualche modo ho precipitato  l’accusato in una solitudine malata ancora più profonda e devo stare attento che, anche se molti troveranno liberante la mia esplosione, io non me ne devo compiacere. Noi dobbiamo compiacersi solamente della lode, del timore adorante e del servizio a Dio: „È bello rendere grazie al Signore e cantare al tuo nome altissimo“ (Sal 92, 2). „Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione, farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà“ (Sal 89,2), non la mia ira…E la mia speranza è nella sua luce, non nella mia, visto che in me vi è tanto disordine peccaminoso: „Grazie alla tenerezza misericordiosa del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte - cioè noi tutti !!! (RG)- e i dirigere i nostri passi sulla via della pace“ (Lc 1, 78-79). 

Il „Responsorio“ delle Lodi recita: „Ancora un giorno è poi verrà distrutto il peccato del mondo, il salvatore del mondo dominerà su di noi…“. E questo è certamente vero anche se la guerra in noi e nel mondo domani non sarà finita. La liturgia è più vera della realtà, anche se noi non possiamo ignorare la realtà, ma in questa dobbiamo annunciare la verità liturgica, perché le promesse ad Abramo e a Davide sono vere, più vere dei fatti. Scrive Wael Farouk nella sua bacheca in Facebook: „Nelle poche lingue che conosco, la prima cosa che si dice di fronte a qualcosa di estrema bellezza è “incredibile!” Questo perché il bello è sempre fuori della norma, oltre i confini della realtà. È strano e libero come un animale selvatico, fino a che non lo addomestichiamo e rendiamo familiare, riportandolo dentro i nostri canoni. In questo modo riusciamo sì a possederlo, ma vivendo nella ferita della nostalgia dell’iniziale meraviglia che abbiamo provato, tanto da non credere al nuovo orizzonte di verità che si è aperto davanti a noi. Sidq (verità), saddaqa (credere), sadaqa (fare amicizia) … nella lingua araba queste tre parole vengono dalla stessa radice, perché sono dimensioni diverse di una stessa esperienza. Per questo non è importante rendere il bello credibile, imprigionarlo in recinti, ma viverlo come un’esperienza di amicizia e una strada verso la verità. Che il Natale possa essere una nuova nascita, un nuovo orizzonte e un primo passo oltre i recinti“ - l’ebrea Etty Hillesum sarà entusiasta di queste righe di questo fratello mussulmano, lei che ha lottato tanto contro le riduzioni piccolo-borghesi dei nostri desideri, sebbene lei sottolineasse anche l’importanza della „forma“, ma è vero che la verità del Natale, non è cambiamento magico dei  fatti, ma fare amicizia, credere nell’amicizia che si rivela come verità ultima, anche quando tutti si trovano in guerra, presumibilmente anche fra un giorno. E se si tiene conto della legge teodrammatica, potrà anche darsi che fra un giorno, le cose si aggravino, senza che la basileia di Cristo venga messa in discussione! 

Abba nostro…

(Tarda mattinata) Il rapporto di Jünger con suo padre, Ernst Georg, e sua madre, Karoline, chiamata Lilly,  (Kiesel, 32-40), è simile al mio. Nei confronti di mio padre è „ambivalente“, nei confronti di mia madre, è „amore“. Quest’anno è il primo Natale senza di lui qui sulla terra, ma visto che non lo abbiamo quasi mai festeggiato insieme negli ultimi anni, non è per me una cosa grave. Penso che gli ultimi due mesi della sua vita, siano stati così terribili (il non poter vedere i suoi per il covid, l’essere legato al letto…), che ogni suo peccato sia stato in questo modo e con il suo assenso all’unzione degli infermi, assolto. L’ambivalenza del mio rapporto con lui consiste nel fatto che da una parte gli devo molto, il finanziamento del mio studio ed in genere un’assistenza economica, quando ne abbiamo avuto bisogno, non sempre donata volentieri, ma donata. Allo stesso tempo il suo amore per la tecnica, riassunta nel simbolo della „locomotiva“, che ha guidato per anni e che è stato il lavoro che più gli è piaciuto, la condivido fino ad un certo punto. Mi ricordo, però, ancora con commozione quando mi raccontò che nelle ferrovie era conosciuto come il figlio di dio, perché era stato „allievo“ di un „dio“ della locomotiva. Piuttosto che la tecnica, mi ha sempre dato fastidio l’ideologia che ad essa egli legava e che era, come nel caso del padre di Ernst, razionalista ed utilitarista ed anche con tendenze nichilistiche (con una sovra-accentuazione dell’importanza della sicurezza economica). Qualche anno prima della morte aveva ritrovato un accesso alla sua fede giovanile, che includeva, in un momento di difficoltà, anche un pellegrinaggio da solo a Crea, e alla chiesa; si era andato a confessare a Torino, ma poi ha di nuovo problematizzato all’estremo la sua sensazione che la sua assoluzione fosse stata data in modo troppo facile. Il suo carattere lo metteva spesso in contrasto con tutti, anche con sacerdoti, per esempio con il parroco della sua parrocchia e non dopo un periodo di pazienza, ma sempre e subito. Per quanto riguarda la mia mamma, che ha votato la Meloni, lei ha spesso idee abbastanza di destra e qualche volta giudizi sulle persone che sono „pregiudizi“, allo stesso tempo, però, mi ama così tanto, che il mio rapporto con lei può essere racchiuso appunto nella parola „amore“; è stata lei che mi ha donato la vita, rischiando la sua, che mi ha mandato dai salesiani nelle medie e che voleva che studiassi; ed anche la crisi della nona classe, quando fui bocciato - anche ciò simile all’esperienza scolastica di Ernst, per cui la scuola era una questione secondaria e noiosa - non la distolse da credere in me. Non so bene quale funzione abbia giocato il mio angelo custode, ma certo è che sebbene abbia avuti voti molto buoni sia alla maturità (anche per merito del membro interno della commissione, che in quell’anno fu Francesco Coppellotti) che alla laurea, questo percorso scolastico ed universitario è stato per me una questione secondaria: cosa primaria sono state le mie letture che coprono un ambito abbastanza vasto della letteratura, della filosofia e della teologia. 

(Tardo pomeriggio) Credo che l’unico modo serio di non essere imprigionato nell’ordine borghese della vita, sia quello di fare qualche passo serio sulla piccola via del dono gratuito dell’essere. 

Il che non vuol dire non apprezzare quel lavoro di giornalisti, che non sempre la pensano come me, ma che sanno cogliere molti punti davvero dolenti del nostro mondo: „Quest'anno è stato lungo. Per citare alcuni punti salienti: una guerra mortale, una brutale stagione elettorale, spaventose sentenze della Corte Suprema, la continuazione di Covid, troppe udienze del 6 gennaio, uccisioni di massa incontrollate all'estero, ed enormi perdite per lavoratori, studenti e Assange. È difficile (…), non interiorizzare le continue notizie di potere, uccisioni e inganni. Il lavoro dei giornalisti, in breve, è quello di mostrare al pubblico quanto fanno schifo le persone al potere, e questo significa che non si può sfuggire all'incessante randellate di notizie. Ma quando siamo trascinati nelle tenebre, la luce che ci tira fuori settimana dopo settimana siete voi…Sapere che siete là fuori, al nostro fianco, che lottate e combattete e ridete su tutto questo, è ciò che fa andare avanti questo podcast. È ciò che fa sì che ospiti fantastici come Norm, Noam e persino Tobias Funke (ve lo ricordate?) continuino a tornare. Ed è ciò che aiuta ogni settimana nuove persone a imbattersi in questo programma e a scendere lentamente nella tana del coniglio con noi. Sono le persone che lottano per sapere cosa succede davvero in un mondo che si ostina a mentire e che lottano per condividere la verità con chiunque sia ancora disposto ad ascoltare. Sono persone che sono, come li chiamiamo amorevolmente, utili idioti…(La redazione di „Useful idiots: Katie, Aaron, Matt e Wilson, che ringraziano chi li segue). 

Buon Natale! «È nato il Salvatore: questo l’annuncio antico e sempre nuovo del Natale. Ma perché è nato? Perché noi rinascessimo». Albino Luciani, Omelia di Natale, Venezia, 25 dicembre 1976

 

(Stoccarda, il 23.12.22 - Settimo giorno della novena di Natale; o vieni Immanuel)  Cardinal Marx dice, con una certa ragione, nell’intervista che ho citato ieri, che non si deve sempre riflettere su ogni anche più piccola affermazione che il papa esterna ritornando da un viaggio in aereo, e che maturità per un figlio consiste anche nel vivere senza citare in continuazione il papà. Penso anch’io che non si debbano leggere tutte le interviste che da il papa, perché esse forse sono pensate per altre persone e per altre situazioni che non hanno a che fare con me. Il che ovviamente non vuol dire non prendere sul serio anche e soprattutto il suo magistero ordinario (Lucio Brunelli), per esempio le sue omelie e le sue catechesi. E non vuol dire neppure non prendere sul serio Dio che ha messo di fronte agli occhi di tutti il senso del carisma ignaziano, che sto approfondendo in questi giorni con alcuni testi di Balthasar, raccolti nell’antologia di Padre Servais. Ed in modo particolare è il tema dell’indifferenza di cui si ha davvero un grande bisogno nella Chiesa (cfr. Antologia-Servais: „un concetto specificamente cristiano, 107-108), ed essa è il contrario della presunta difesa della propria persona. Indifferenza è disponibilità: non è liberazione dalla povertà, dal disonore, dalla sofferenza, dalla morte… Noi dobbiamo lasciare scegliere a Dio se ricchezza o povertà sono più utili alla salvezza della nostra anima. Non dobbiamo neppure diventare immuni di fronte a ciò che è schifoso e riluttante. Possiamo percepire le differenze: è chiaro che una situazione di gusto e meglio di una di disgusto, a livello solo umano, ma non è detto che sia bene per me. Dobbiamo chiedere la grazia di una fedeltà durevole in ciò che Dio ci dona, nell’esperienza. Non si tratta di un atto eroico nostro, ma vi è in gioco un eroismo ben più grande in questo modo di essere, mi ha fatto notare mia moglie. Quindi, se vogliamo essere davvero indifferenti e disponibili, non vi è neppure bisogno di cambiare l’ordine degli ultimi versetti dell’AT, come fa la „Settanta“, „per non concludere la raccolta profetica con la parola ‚sterminio‘“ (Ravasi): „Ecco io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio“ (Ml 3,23-24). Questa indifferenza è anche ciò che deve imparare Zaccaria. A Dio nulla è impossibile ed è lui che da il nome di Giovanni, anche se nella famiglia non si chiama così nessuno (Lc 1, 57-66). E Zaccaria impara in dialogo intimo con Elisabetta. Tutto ciò non ha a che fare con  fatalismo, ma con una crescita interiore (proprio perché questa non è la meta, ma la gloria di Dio lo è).   

   

Per quanto riguarda il discorso di Zelensky, esso approfondisce la dialettica ed alternativa mortale tra democrazia ed autocrazia, quasi che la democrazia non abbia alcuna autocritica da compiere. Banfi nella versione odierna, riassume la situazione politica e militare con poche righe essenziali, rinviando al legame tra pace e perdono di cui ha parlato ieri il Papa, nel suo tradizionale discorso natalizio ai cardinali e che il mondo non conosce, „preferendogli la guerra e la sua spietatezza, con il suo carico di morte e di distruzione. Le prime pagine di mezzo mondo riportano il discorso di Volodymyr Zelensky al Congresso Usa, impropriamente paragonato a Winston Churchill. In cui ha chiesto più aiuti in nuove armi. Gli analisti notano che l’ “asse della prudenza”, come l’ha chiamato il Financial Times, comprende Francia e Germania e influenza il presidente americano Joe Biden. Ma le richieste di negoziato e di dialogo con Mosca da parte del presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz rischiano di cadere nel vuoto“. Rimando alle parole sullo „sterminio“ citate prima. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Mi è piaciuto molto il paragone con Dio che fa il vescovo Oster con la balenottera azzurra, il pesce più grande, che ti si accosta in modo maestoso, ma per aiutarti a non affondare e ti protegge dallo squalo…indifferenza non significa non desiderare la balenottera azzurra. Ed è molto bello che il vescovo, fedele al suo carisma salesiano, si prenda tempo a predicare ai giovani.  


Quello che scrive Etty il 20.6.42, alle otto di sera, è di importanza straordinaria, sia per l’esistenza storica sia per quella interiore. Per l’esistenza storica: la Russia può dare tanto all’Europa e l’azione di Putin non cambia nulla a questa affermazione. Della Russia so poco, anche se ho letto alcuni dei grandi romanzi: Guerra e Pace, l’idiota…e mi augurerei un narratore della Russia che sappia davvero coglierne la grandezza…abbiamo fin troppo „teoria critica“. Dell’Europa occidentale ed anche in genere dell’Occidente, so in vero quasi tutto, perché „sono io stessa“ l’Occidente. 

Per quanto riguarda la vita interiore, ma ovviamente essa non è separabile da quella storica: „Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia e colui che è umiliato: che si lascia umiliare…si deve insegnarlo agli ebrei“ (Etty). Si deve insegnarlo a tutti: per essere umiliati deve farti umiliare, se non lo fai rimane solo un certo fastidio, per il quale non vale la pena auto-difendersi. E poi bisogna imparare a perdonare ed amare tutti. Ci priviamo della bellezza della vita, delle nostre forze migliori „con il nostro sentirci perseguitati, umiliati ed oppressi“. Stiamo parlando dell’anno 1942, un ebrea parla dell’anno 1942, poco prima del suo arresto: „trovo bella la vita, e mi sento libera“ e non ha bisogno di odiare nessuno, neppure i tedeschi; anzi invita ad amare tutti e pensa che „non sia troppo chiedere“ ciò. E poi un’altra frase da brividi, che supera la domanda se si parli troppo o troppo poco di Dio: „Credo in Dio e negli uomini ed oso dirlo senza falsi pudori“. Perché siamo nel mondo si chiede SPN, la giovane donna ebrea risponde nel suo senso: „sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra“. Ed è anche molto bello che ami Han, anche se sa che è vecchio: „è così, quando si è giovani, si vede un amante focoso ed innamorato diventare lentamente un uomo vecchio“. „Quando riesco a liberarmi interiormente di ogni aspettativa nei suoi confronti, mi accorgo che lo amo tanto“. 


(Sera) Johanna, che era andata a prenderla nella libreria dove l’avevo prenotata qui a Stuttgart-Feuerbach, mi ha dato oggi la biografia di Ernst Jünger, scritta dal professore di Heidelberg, Helmuth Kiesel (Monaco di Baviera, 2009 (2007). Stasera ho letto l’introduzione, che mi conferma che questo autore, che tra l’altro ha scritto regolarmente il suo diario e che ha vissuto per un secolo, è una personalità altamente complessa e che quindi nessuna formula ne viene a capo. Ho detto ai miei figli di segnarsi la data 2062, in cui apparirà di nuovo la cometa „Halley“, che Jünger aveva visto il 18 maggio del 1910 e poi nell’aprile del 1986, a 76 anni di distanza, quando aveva 91 anni, che aveva compiuto il 29 marzo, quindi due giorni prima del mio compleanno. Con grande probabilità nel 2062 (avrei 102 anni - lui è morto quando aveva 103 anni, nel 1998), sarò morto - ma spero che i miei figli vivano: Johanna avrà 67 anni e Ferdinand 64; mia moglie potrebbe averne 95. Comunque la comparsa di una cometa è un bel avvenimento che vale la pena di annotare in un diario e che permette a Jünger di riflettere su un secolo che lo ha visto dapprima convinto sostenitore della modernità e poi infine suo critico. Ed in vero dopo due guerre mondiali, Auschwitz e Gulag, e durante la terza guerra mondiali a pezzi che stiamo vivendo è difficile essere „moderni“. Si ha bisogna di tanta sostanza per vivere un momento storico come il nostro, che ribalta l’idea della fine dell’epoca comunista e che ci chiede di pensare con tutta serietà ad una filosofia della storia basata sulla figura del poliedro vs ogni concezione sferica, uguale se al centro della sfera si pretenda esserci la democrazia o l’autocrazia. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, bisogna distinguere, ma ciò non significa polarizzare. Le poche pagine di „Auf den Marmorklippen“ di Jünger mi hanno fatto comprendere che questo autore ha davvero tanta sostanza! Pr questo sono contento di leggere l’opera di Kiesel, che spero mi introduca con mano sicura nella complessità del fenomeno Jünger. 


“Chissà domani, su cosa metteremo le mani,
se si potranno ancora contare le onde del mare e alzare la testa”.
Lucio Dalla (Da un’Email de „Il Manifesto“).

„Sono "bloccato" caro don Giovanni, in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere. La mia volontà e l'altrui sono impotenti. E questo posso dirlo solo oggettivandomi e guardandomi dal suo punto di vista“ (Pier Paolo Pasolini, 26.12.1994, citata nella versione natalizia di Banfi).

Scrive nella Miko Peled, intervistato da Halper e Matè, nella sua bacheca Twitter: „The Israeli media lies and Israelis want to be lied to. "The consumers, the readers, and the viewers, don't want to hear and don't want to know!" But Gideon Levy has been telling the truth for decades. He calls it "Whistling in the Dark" but he keeps on speaking up („I media israeliani mentono e gli israeliani vogliono essere mentiti. "I consumatori, i lettori e gli spettatori non vogliono sentire e non vogliono sapere!". Ma Gideon Levy dice la verità da decenni. Lo chiama "fischiettare nel buio", ma continua a parlare“.) Insomma ci sono israeliani che sanno che la questione palestinese è davvero complessa. Miko Peled, autore di "Il figlio del generale: Journey of an Israeli in Palestine", è il figlio di un generale israeliano ed ex amico di famiglia di Benjamin Netanyahu. Ora è un antisionista che lotta per i diritti dei palestinesi. Si unisce agli „Utili Idioti“ per mettere in guardia dal nuovo governo di estrema destra di Israele, guidato da Netanyahu e dagli estremisti Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, le cui posizioni danno loro un nuovo potere sui palestinesi occupati. "La vita dei palestinesi sarà governata da due uomini che si dedicano più di ogni altra cosa all'espulsione e al terrore di tutti i palestinesi", afferma Peled.

"I palestinesi guarderanno agli anni precedenti a questo governo come ai bei tempi andati. Quest'anno è stato un anno record in termini di uccisioni di palestinesi. Ma guarderanno a quest'anno come ai bei tempi andati. Quello che sta per arrivare è il peggiore che i palestinesi abbiano mai sofferto“.(Redazione di „Useful idiots“). Gideon Levy è un giornalista israeliano: „dal 1982 scrive per il quotidiano israeliano „Haaretz“ e dal 2010 anche per il settimanale italiano „Internazionale" (Wikipedia). 


(22.12.22 - Stoccarda, sera; sesto giorno della novena di Natale; O Re dei popoli) Il cardinal Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, è un uomo del potere ecclesiale, a me sembra essere equilibrato ed onesto. È giusto che appoggi il sinodo tedesco, senza opposizioni adolescenziale contro il Vaticano e sapendo che la via tedesca va integrata in quella universale, cioè cattolica della Chiesa cha agisce e crede in tutto il mondo. Nel suo intervento, dopo la visita ad limina, di cui ho letto oggi un resoconto (cfr. Domradio.de, 19.12.22), mi ha fatto comprendere anche come mai sia in parte giusto che la chiesa riceva soldi dallo stato: durante la secolarizzazione, nel 1803, sono state tolte alla Chiesa tutte le sue proprietà, e lo stato si è preso, in contraccambio, l’onere di sostenere le opere della Chiesa. Quello che io non capisco, ma di questo il cardinale non ha parlato, è l’obbligo di pagare le tasse per essere cattolico in Germania: questo obbligo va secondo me superato. Sul fatto se si parli troppo o troppo poco di Dio, si possono avere diverse idee, ma è vero ciò che gli afferma, rinviando a Karl Rahner, e cioè che tutto ciò che diciamo di Dio ha valore solo „analogo“. Sulla sua tomba vuole solo una frase: „ho fatto parte delle truppe di Cristo“. Io preferirei: un piccolo amico di Gesù. 

È morta, dopo una lunga malattia Adriana Mascagni, la coautrice della bellissima canzone: 

Povera voce

Maretta Campi / Adriana Mascagni


Povera voce di un uomo che non c'è

la nostra voce, se non ha più un perché:

deve gridare, deve implorare

che il respiro della vita non abbia fine.

Poi deve cantare perché la vita c'è,

tutta la vita chiede l'eternità;

non può morire, non può finire

la nostra voce che la vita chiede all'Amor.

Non è povera voce di un uomo che non c'è:

la nostra voce canta con un perché.


Aaron Siri ha scritto (Substack, 22 Dicembre) una frase che mi ha fatto molto riflettere: „Non c'è niente che abbia danneggiato di più l'umanità dell'idea che gli individui siano troppo ignoranti, non istruiti o poco intelligenti per prendere decisioni da soli“ - durante la pandemia, questo pensiero ha assunto un’arroganza senza paragoni ed anch’io mi sono sentito in dovere di condividere delle foto in Instagram per far pubblicità al vaccino. In vero su un tema del genere dovrebbe decidere l’individuo e non lo stato per lui…lo stato si dovrebbe occupare della generalità del problema, non sostituirsi alle decisioni dei singoli, o al massimo lo può fare per un periodo brevissimo, in modo che non sorga alcuna tentazione per una dittatura sanitaria. 


Zelensky è a Washington e riceve una standing ovation  - a me questa standing ovation e tutte le altre, a partire dalla guerra in febbraio, mi spaventano totalmente. La classe politica a forza di battere le mani si manovra in una guerra globale: che Dio ci aiuti! "La guerra in Ucraina è così aggressivamente commercializzata e ad alta intensità di pubbliche relazioni e così intrecciata con le aziende statunitensi che dovremmo chiamarla „mc-guerra per procura“" (Caitlin Johnstone).  E Medea Benjamin si chiede, an che in Twitter: „Cosa è meglio, più guerra in Ucraina (oltre 100 miliardi di dollari) o finanziare 12 milioni di unità abitative per mettere al riparo dal freddo le persone negli Stati Uniti (100 miliardi di dollari)? Io voto per ospitare le persone, non per ucciderle. #PaceInUcraina“.



Abba nostro…


(21.12.22 - Solstizio d’inverno; quinto giorno della novena di Natale; Stella del mattino) - Il modernismo nella Chiesa non è entrato nel senso che intendono i tradizionalisti, come tradimento della dottrina, ma come mancanza di comprensione della parola più importante della spiritualità ignaziana: l’indifferenza! Questa è la parola più importante del „principio e fondamento“ (Balthasar, Antologia-Servais, 106/107). Balthasar lo dice con assoluta radicalità: „Per Ignazio l’uomo non è creato per la beatitudine“. Se fosse così sono più onesti gli epicurei che dicono che l’uomo è stato creato per il piacere (hedoné); ed anche quando insisto sul meccanismo del sesso (Etty/Spier) o sulla „perversione polimorfe“, uno delle pochissime categorie che ho ereditato da Freud (e che con grande probabilità egli non intende come „beatitudine“), intendo dire che il corpo dell’uomo, e forse in particolare del maschio, ha bisogno di certi meccanismi di soddisfazione, ma questo non è il motivo per cui l’uomo è creato, anzi forse anche questi meccanismi sono un avvertimento per non ridurre il principio e fondamento in gnosi. „L’uomo è creato, per lodare, adorare e servire Dio“ e per questo deve essere disponibile, indifferente per ciò che Dio gli richiede. E nel passare degli anni ciò diventa sempre più chiaro: anzi direi che la vecchiaia è un’età in cui possiamo esercitarci in modo particolarmente fecondo nell’indifferenza. E di fronte al Crocifisso possiamo dire, anche senza essere Teresa di Lisieux: se tu vuoi, se tu credi che ne sia capace, vorrei farti compagnia anche lassù, ed anche nel descensus. L’ancella del Signore, Maria, è colei che ha vissuto in modo del tutto disponibile, il che non vuol dire senza domande reali, ma ha vissuto l’andare-via, l’andare-sotto del figlio con una coscienza che nessuno di noi ha. Lei è un anima del tutto ecclesiale, davvero „immacolata“.

Ovviamente l’indifferenza non è un invito alla depressione, alla tristezza, perché allora sarebbe una categoria non biblica. Basta leggere il „Cantico dei Cantici“ 2, 8-14, proposto oggi dalla Chiesa, per comprendere che il saltellare dell’amato e il volto e la voce dell’amata fanno parte della gioia voluta da Dio. Ed anche il bambino Giovanni nel grembo di Elisabetta, salta di gioia all’arrivo di colei che è del tutto disponibile, Maria (Lc 1,39-45). 

C’è anche una foto del mio amico Alver Metalli che parla di questa gioia biblica: in Argentina c’è una grande festa per la vittoria del campionato e nella foto si vede il mio amico tra un ragazzo ed una ragazza sorridenti su sedie a rotelle, che sono spinti da un ragazzo ed una ragazza anche a loro volto sorridenti. Indifferenza e gioia si corrispondono!  

In riferimento ad uno scontro che c’è stato ieri in parrocchia, vorrei dire che nessuno, assolutamente nessuno può usare l’aut/aut di Cristo (o con me o contro di me), se non Cristo stesso, perché nessuno di noi è Cristo!

(Pomeriggio) La comprensione esistenziale di un tale passaggio letterario la devo a persone come Sylke und Dirk Schmutzler ed al collega Rainer Patzer:  "In quel momento vidi brillare nella penombra la cefalantera rossa che stavamo cercando e mi precipitai verso di essa con gioia. Il fiorellino era all'altezza del suo nome, poiché sembrava assomigliare ad un uccellino... L'esploratore che viene così sorpreso dalla visione di una piccola pianta o di un animale è colto da un sentimento felice, come se la natura gli avesse fatto un ricco dono“ (Jünger, Auf den Marmorklippen, 67). È il ricco dono non è qualcosa di sontuoso, sebbene faccia parte della famiglia delle orchidee (come ha riconosciuto subito mia moglie, riferendosi ai fiori che eravamo andati a cercare con gli Schmutzler), ma una piccola pianta erbacea e perenne dai delicati fiori rossi, che Jünger descrive così: sembrava un uccello "che nidificava segretamente nel pergolato di faggio color rame. Ho visto le foglie strette e il fiore viola con la punta chiara del labbro di miele per cui si distingue“. Ed in vero una pagina tale arricchisce, a livello di percezione della natura, l’affermazione che l’essere è dono ed è anche chiaro che a Jünger serva per il suo telos più Linnaeus che Darwin; e in tutto ciò non vi è alcun estetismo, ma una vera e propria esperienza, che nel racconto di Jünger tra l’altero viene interrotta dalla scoperta del „luogo della repressione“ della guerra che sta raccontando nel racconto di cui stiamo parlando. 

Abba nostro…

(Notte) Ho visto un film, forse polacco, con Marysia (Monika Frajczyk), di una postina così buona ed uno americano, „Chiamalo destino“, con Emma Roberts e Thomas Mann, che assomiglia a Martin Groos, in cui il giovane avvocato ha anche un’anima davvero buona. Dovevo pensare al „bonum diffusivum sui“.

Ed ora Etty: „I vizi più grandi non mi sono sconosciuti, ma conosco anche la più grande fiducia in Dio e lo spirito di sacrificio e l’amore per l’umanità“ (19.6.42, di sera, le dieci) - non so se è vero per me, forse io non amo abbastanza, e solo chi ama davvero fa errori veri ed ha una vera fiducia in Dio. Quello che mi colpisce in Etty è il bisogno di forma, „dell’unica forma di vita che abbia senso per questo mondo“ e lei non cerca questa „forma“ nell’intelletto, ma nell’esperienza e vale anche per le ciò che lei dice di Spier: „è radicato in quest’epoca con una sincera vocazione“. E questa vocazione è per entrambi „terapeutica“; non ha alcun bisogno di „curiosità sensazionalistica“, ma di trovare nell’esperienza stessa ciò che la rende realmente tenera; l’esperienza può essere solo vissuta con anima e corpo, „in tutti i suoi aspetti e fluttuazioni, in tutti i suoi colori e suoni“. Anch’io non so scrivere (come dice ingiustamente di sé Etty), se leggo una pagina di Jünger vedo subito che non so scrivere, ma so che nel dialogo con Etty sta accadendo ciò che lei voleva: „la mia esperienza un giorno incontrerà le parole che la libereranno“, o forse la sua esperienza 80 anni dopo incontrerà un’altra esperienza, la mia, e nella fusione tra le due nascerà un pezzo di forma e un pezzo di liberazione. „E, un giorno, da questa mia vita reale nasceranno anche le parole“.  E questo accade nella brutalità più pura, per lei diretta, perché ci sono persone che dicono nelle strade in cui lei viveva: „Se scappi, ti sparo“. Da noi ancora tutto è abbastanza indiretto, anche se tra noi e la guerra in Ucraina ci sono meno di due ore di aereo e i profughi di quella guerra e non solo di quella sono sia nella scuola che nella parrocchia e poi ci sono le guerre del „piccolo teatro del mondo“, nella nostra parrocchia, nella scuola, nel nostro cuore ed tutto questo perché non si ha né metodo né forma, che possono nascere solo dalla completa „indifferenza“. E il cammino dell’indifferenza è un cammino reale nell’esperienza: uno può anche esplodere, se il suo carattere è collerico o se la sua pazienza è stata strapazzata, ma ciò che conta e che poi non cominci una dipendenza dai pseudo sensi di colpa. La vera analisi mira ad una „forma“, non all’introspezione, almeno così è per Etty; e la vera spiritualità cerca una forma che sia „principio e fondamento“, senza illudersi che ci sia una „gnosi“, che risolva tutte le contraddizioni e tutti i problemi. Forse il mio unico vero amore, a parte quello per la mia famiglia, è per la Chiesa e per questo motivo le dissonanze e i peccati in essa mi colpiscono profondamente. E ciò che più mi ferisce è che non ci si accorga dell’amore che ho per la chiesa, un amore concreto, per persone concrete. Ma non dobbiamo perdere la speranza e la vita: „la vita è una corrente talmente forte, ininterrotta in me, cresce con sempre maggiore intensità, e riempie tanto completamente il letto del mio essere, dei miei giorni e dei mie pensieri che non desidero altro che andare avanti così“ (Etty). 



(20.12.22 - Quarto giorno della novena di Natale; chiave di Davide; 97.compleanno di mia zia Nina, della sorella più anziana di mia mamma, che è già ritornata al Padre) In questi giorni a scuola in riferimento a Lk 1,26-38 ho sottolineato che Maria ha un’anima „filosofica“, pone domande „reali“ sul significato del saluto di Gabriele, sul come possa accadere ciò che egli ha annunciato, visto che non conosce uomo. Mentre Zaccaria pone domande che chiedono una „dimostrazione“ (Lk 1,5-25). Con il mio richiamo alla „filosofia“ non voglio sottolineare un elemento dialettico vs l’obbedienza: Maria è obbediente! E di fronte al Dio che è amore si  può essere solo obbedienti ed in un atteggiamento di servizio amoroso e cavalleresco (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 105-106). La dialettica luterana tra legge e grazia, a livello di „riflessione“, deve essere considerata, secondo Balthasar, come una mancanza di fede. La riflessione reale di Maria non è mancante di fede e Balthasar stesso nella TL I afferma con chiarezza che non vi è teologia, senza filosofia, che si occupa di domande reali, non di „riflessioni“. 

In un documento che ho ricevuto da Berlino c’è scritto che la mia entrata regolare in pensione è l’agosto del 2026.

Risparmio energetico a costo di musei, biblioteche, piscine e saune ed anche alcuni uffici (MZ): risparmio energetico per costruire ancora più armi? 

Dalla versione odierna di Banfi: „le bombe russe lasciano senza luce, acqua e riscaldamento milioni di persone“. Chiedo aiuto per loro; non dobbiamo perdere di vista la preghiera e la considerazione umana per questi nostre sorelle e fratelli che vivono un inverno così disagiato: „gli abitanti della capitale ucraina, racconta il Corriere, vivono ormai nelle stazioni della metro“ (Banfi). Per quanto riguarda le informazioni militari, sembrerebbe quasi, leggendo la versione di Banfi, che gli ucraini abbiano la situazione quasi sotto controllo: „Le forze ucraine dicono di aver abbattuto 30 degli almeno 35 droni kamikaze sparati ieri. L'attacco è stato particolarmente massiccio a Kiev, dove sarebbero stati abbattuti 18 droni su 23“. Un esperto militare, Scott Ritter, riportato da Hassan Mafi nella sua bacheca Twitter, afferma invece: "La fornitura del sistema di difesa aerea Patriot all'Ucraina non cambierà l'esito di questo conflitto. L'Ucraina perderà, e perderà male“.

A proposito di situazione umane da non dimenticare, ci ricorda Aaron Maté: „È piuttosto spiacevole che ci sia solo un'importante trasmissione statunitense (Tucker Carlson in Fox news) - contro tutto quello che affermano CNN-MSNBC e la maggior parte degli outlet progressisti - disposta a chiamare in causa la "guerra per procura dei neocon in Siria", che ha causato la morte di civili siriani "in numero enorme“.

Farina scrive, in quel modo aggressivo che a me non piace per nulla, del mantello islamico, che l’emiro del Qatar, Tamin bin Hamad Al Thani, ha messo sulle spalle di Lionel Messi e che schiaccerebbe l’occidente, velando la maglia argentina di Messi. La spiegazione del „Figaro“, citata da Farina stesso, a me sembra plausibile: „questo documento, il bisht, è un capo tradizionale e prestigioso nel mondo arabo. Utilizzato per i grandi eventi, questo mantello simboleggia ricchezza e regalità. Un abito speciale per un momento speciale. Si tratta di un abito distinto per un giocatore altrettanto distinto“. Ma anche una mia collega, Marlen Schaller, la pensa come Renato: si tratta di una dimostrazione di potere islamico, che avrebbe imbarazzato Messi stesso, perché non era prevista…

A Monreale (Canada), in una conferenza mondiale per la natura, a favore della biodiversità, 200 stati hanno trovato un consenso per porre sotto protezione il 30 % della superficie del mare e della terra. Le associazioni ecologiche sembrano aver dubbi che ciò basti (MZ). 

Abba nostro…

(Notte) Ci sono delle frasi da brividi nel racconto di Jünger che sto leggendo: „la sicurezza nel nulla“ „e noi decidemmo di implorarla quando l’ora dell’annientamento era arrivata“ - è chiaro che io leggo questa „sicurezza nel nulla“, non in senso nichilistico, ma della gratuità dell’amore e il narratore non ha nulla di nichilistico: „a noi mortali si schiude solamente nella molteplicità dei colori la luce unica ed invisibile“, lo dice in riferimento al padre Lampros, che in forza della sua fede sapeva che „l’ora dell’annientamento dovrà essere l’ora della vita“ (Auf den Marmorklippen, 56-60). 

Glenn Greenwald parla della capitolazione di Bernie Sanders, che obbedisce a Biden, e così stoppa la sua richiesta di un termine della cooperazione degli USA con l’Arabia Saudita vs lo Yemen. 

Avevo scritto una volta un saggio su ironia, umorismo e dono dell’essere… non mi ricordo che cosa scrissi; ciò che dice Etty citando Rilke mi sembra di grande importanza: l’ironia nei momenti di aridità spirituale deve essere evitata, perché non porta nulla di buono, ma può essere, invece, uno strumento buono „per afferrare la vita“ (19.6.42), Credo che io distinguessi ironia da sarcasmo, che è distruttivo, ma anche l’ironia, nei momenti di aridità può esserlo: „se temete questa crescente confidenza, rivolgetevi allora a cose grandi e gravi“ (Rilke) come il dono dell’essere, che è pura semplicità e completezza dello spirito, pur non essendo sussistente e proprio come non sussistente permette l’umorismo sulla propria persona ed anche su quella degli altri. Insomma con il dono dell’essere abbiamo a che fare con qualcosa di grande, ma non di grave. 

(19.12.22 - Terzo giorno della novena di Natale) Il comparativo di Ignazio di cui ho parlato qualche giorno fa rinvia al più originario comparativo giovanneo, che Balthasar riassume con la formula: „la forza sempre più forte ed includente della verità di Dio“ (cfr. Antologia-Servais, 105). Questo ha per me un significato esistenziale e teologico, anche filosofico, davvero importante. Nulla può essere escluso apriori escluso da questa forza sempre più grande e sempre più includente. Non sappiamo quale sia la forza sempre più includente di un pesante processo di menopausa di una donna, che Cristo include nel sua forza che rinvia in modo sempre più grande, più preciso, più tenero aln Padre, che è „più grande di me“. Bisogna evitare ogni „misticismo“, come ho detto ieri notte in dialogo con Etty e chiamare le cose per nome, ma proprio in questa logica comparativa e non solo fattuale. 

Mentre Xi d’Arabia (copyright di Pepe Escobar in the cradle) propone all’Arabia di fare gli affari con la moneta cinese, lo Yuan, noi nell’occidente facciamo la gara a proporre la dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia, che non serve per nulla al „senso necessario dell’essere“, che è la gratuità e manca di ogni forma di realismo. Grazie a Dio Qatar e Fifa hanno evitato di mandare in onda il video di Zelensky prima della finale dei mondiali, che sarebbe servito solamente a polarizzare che è già gravemente polarizzato. 

„Allora siamo chiari, netti, e coerenti con quanto scritto da un mese a questa parte dalla maggior parte degli avatar “anti-Qatar”. Il Mondiale fuori dal campo, non c’è dubbio, con i trucchi e con gli inganni l’hanno vinto i potenti emiri che, a suon di mazzette, entrate furtivamente anche nell’Europarlamento, e i magheggi orditi, con la complicità di Fifa e Uefa, dal 2010 in qua hanno fatto in modo che un campionato del mondo si potesse concludere con una finale alla vigilia di Natale, come fosse un cinepanettone della premiata ditta italica Boldi-De Sica“ (Massimiliano Castellani, Avvenire di oggi) - l’articolo prosegue in modo molto simpatico, parlando della salita al cielo di Diego e del ritorno della coppa dei mondiali in Argentina e mette in evidenza la forza calcistica di Kylian Mbappé, ma questo inizio dell’articolo a me sembra del tutto moralistico, quasi che nelle altre parti del mondo, diciamo negli USA, la moralità funzioni meglio. Giusto è comunque aver parlato delle tantissime „morti bianche“ nel cantieri del Qatar. 

Abba nostro…

(Sera) Due frasi di Jünger, che il narratore dice del padre Lampros: „Sembrava piuttosto che, negli stessi gradi in cui si alimentava il pericolo, la sua natura si illuminasse e risplendesse più intensamente“ (Ernst Jünger, Auf den Marmorklippen, 53: Es schien vielmehr, als ob in gleichen Graden, in denen die  Gefahr sich nährte, sein Wesen sich erheiterte und stärker leuchtete). Questo vale certamente anche per Etty Hillesum. „La vicinanza di un buon insegnante ci dà ciò che fondamentalmente vogliamo e ci permette di essere noi stessi. Perciò il suo nobile esempio vive nel profondo dei nostri cuori, perché da lui percepiamo ciò di cui siamo capaci“ (55: Die Nähe des guten Lehrers gibt uns ein, was wir im Grunde wollen , und sie befähigt uns, wir selbst zu sein. Daher lebt uns das edle Vorbild tief im Herzen, weil wir an ihm erahnen, weß wir fähig sind). In un certo senso non si può insegnare nulla che non sia già nel nostro allievo o figlio. Una tecnica di insegnamento che speri di far sorgere ciò che non c’è già è solo manipolazione. 

Credo che sul sesso e sull’irrequietezza e sull’ansia che non sono davvero feconde possa imparare di più da Etty/Spier che da Lacan/Recalcati. La differenza tra uomo e donna mi sembra evidente, anche nella struttura del piacere, ma non credo che sia sufficiente dire che per la donna sarebbe più olistica e nel maschio più fissata sul pezzo (Lacan/Recalcati), questo forse è vero, ma credo che Etty con l’aiuto di Spier arrivi più in profondità: le fantasie erotiche che una donna prova per l’uomo che ama, sono più reali degli abbracci reali, perché spesso il suo corpo non ha forza sufficiente per le passioni (se per esempio lavora troppo, se ci si trova nei giorni antecedenti alle mestruazioni, se si ha una menopausa intensa…). Per il maschio invece il desiderio sessuale „è un momento che non viene inserito nel tutto“ ed „obbedisce solo a leggi meccaniche“, che quando si è più anziani si cerca di stimolare in modo artificiale e quindi deludente. Questo è liberante: per il maschio l’amore per la propria donna non si dimostra sessualmente come „processo“, perché il sesso stesso è in primo luogo un „meccanismo“. Allo stesso tempo vale per entrambi, maschio e femmina, che nell’irrequietezza sessuale di per sé non vi è alcuna forza vitale vera e propria e che quindi è bene non cedervi, se se ne è capaci. Ed è anche vero che ci si deve liberare dall’idea piccolo-borghese che senza l’atto sessuale non ci si è donati del tutto al partner. Il sacramento del matrimonio ovviamente supera questo momento piccolo-borghese, perché è apertura ai figli. Ma in questo momento non sto parlando di questo; di questo si è già insistito fin troppo nella chiesa. 


(18.12.22 - Secondo giorno della novena di Natale e compleanno di David) Credo davvero che dobbiamo essere umili e pazienti e così obbedienti al „senso necessario dell’essere“, che si rivela a noi attraverso persone ed attraverso l’esperienza; la chiesa gerarchica, nostra madre, ha una responsabilità istituzionale nel percorso di salvezza, ma non dobbiamo scambiare obbedienza con servilismo, tanto meno l’umiltà con forme di infantilismo deleterie. Può essere anche che, per esempio, una donna senza alcun „ufficio“ ecclesiale, sappia meglio di un vescovo cosa sia necessario per una certa persona, che si nasconde dietro l’autorità del vescovo per non prendere sul serio cosa gli accade nell’esperienza e nel suo cuore. Infine dobbiamo essere educati al sempre-più-di-Dio, che non ha un paragone con un suo presunto sempre-di-meno. L’uomo conosce i limiti e la tendenza ad essere di meno di ciò che potrebbe e purtroppo a volte „fissa“ questi limiti così che non è in grado di ascoltare la chiamata di Dio. Succede una catastrofe dopo l’altra e lui si chiude sempre-di-più nel sempre-di-meno (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 103). Noi tutti siamo peccatori, io me ne accorgo al più tardi quando non mi posso abbandonare al sonno, senza  surrogati. Chiediamo con umiltà il coraggio di lasciare tutto ciò che ci impedisce di essere quello che Dio vuole; e per questo „lasciar andare“ è possibile che la chiesa gerarchica stessa vada al letto di un moribondo per imparare, come è accaduto nei giorni del morire di Ulrich: nei quali vescovi e cardinali lo hanno cercato. Sarebbe bello se lo facessero anche prima di quest’ultima esperienza del morire…

Non vi è nulla di più deleterio per la Chiesa in Germania che uno scontro di potere, che il ZdK vuole infinitamente di più che il Vaticano stesso, senza per questo „divinizzare“ i dicasteri pontifici. La Chiesa è come una famiglia, ci ha ricordato con ragione il vescovo Oster. 

(Pomeriggio) Da quello che posso giudicare da una recensione (Tempi 18.10.22), che mi sembra ben fatta, di Giuseppe Reguzzoni, mi sembra che il libro di Raiter e Dimant su Gerusalemme (Il monte del tempio, 2022) sia molto importante, per comprendere la sacralità di questa città per tutte e tre le religioni che si richiamano ad Abramo. Le fonti moderne islamiche che ritengono il monte sacro un luogo di pellegrinaggio solo islamico, sono per l’appunto solo moderne. Quando sono stato a Gerusalemme mi rifiutai di andare al monte del tempio ed alla moschea Al-Aqsà, perché avremmo dovuto lasciare in Hotel ogni segno della nostra appartenenza cristiana, insomma non avrei potuto portare il rosario neppure nella tasca. E questo è proprio il contrario di ciò che ho imparato dal grande Imam Al-Tayyeb e da Papa Francesco. 

Quello che i tradizionalisti con il loro fumo di Satana che sarebbe entrato nella Chiesa non comprendono è che la riduzione „statica“ di questa frase profetica di Paolo VI non deve servire a legittimare il cuore indurito dei tradizionalisti stessi (e di chiunque sia), che poi nel loro atteggiamento sempre arrabbiato, sono del tutto „modernisti“. 

“Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l'ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune” (Papa Francesco nel suo messaggio di pace del 1.1.23).

Abba nostro…

(Notte) Jünger ha parole di elogio non solo per i contadini, ma anche per i pastori che sono capaci di amicizia, ed in modo particolare del vecchio pastore dice: "L'amicizia era più di un sentimento per lui!“. Un’amicizia capace di proteggere l’amico dai pericoli. In Jünger, almeno quello che sto leggendo io dell’anno 1939 non vi è alcuna glorificazione della violenza per la violenza, anche se egli ritiene che „"l'ordine umano assomiglia al cosmo in quanto di tanto in tanto, per far nascere un nuovo ordine, deve immergersi nel fuoco" (Auf den Marmorklippen, 46). La simpatia del narratore del racconto „Auf den Marmorklippen“ va per „quei popoli che hanno dovuto difendere la loro libertà ancestrale contro ogni potenza superiore, e abbiamo visto nelle loro vittorie più che una fortuna in armi“ (ibidem, 45). Quando in questo diario ho messo in dubbio che l’esercito dell’Ucraina corrispondesse all’immagine dell’oppresso che lotta per la sua libertà, ciò aveva evidentemente a che fare con la narrazione da me privilegiata della „proxy war“, in forza della quale non è per nulla chiaro chi difenda la propria libertà in modo più coraggioso.

L’Argentina ha vinto i mondiali. Renato mi ha mandato un video di suore argentine, che pur dicendo al suo inizio che la gioia non può essere piena se accadano nel mondo cose come quelle accadano in Iran, gioiscono in modo davvero festoso per questa vittoria di Diego e Lionel.

Ascolto i preludi di Claude Debussy suonati da Koroliov e leggendo Etty (19.6.42) mi accorgo che devo essere più umile al riguardo di questo diario: „dopo tutto scrivo solo un diario“ (Etty) e sebbene esso porti il sottotitolo: „tentativo di autenticità“, potrei dire anch’io che mi da la nausea la mezza franchezza di questo diario e vale anche per me: „certe volte ho paura a chiamare le cose per nome“, senza alcun „misticismo“. Le cose vanno ridotte „alla loro nuda realtà“. Etty parla delle sue mestruazioni che sono cicliche (per lei ogni tre settimane) e che le provocano la „necessità di lasciarmi andare completamente a fantasie erotiche“. Qualcosa di ciclico c’é anche in noi maschi ed allora si è „responsabili a metà“: li nasce il bisogno dei surrogati e il ciclo liturgico non riesce sempre a „“formare“ il ciclo degli ormoni. Certo mi piace più scrivere il diario alla scrivania che masturbarmi, ma non mi è sempre possibile evitare questa „discesa“. Mi sembra che dobbiamo chiedere al Signore non tanto di essere puri, che può essere anche solo arroganza, ma di prenderci per mano in modo che siamo totalmente risposta al suo amore gratuito. La fuga nell’ Iperuranio (secondo Platone: quel mondo oltre la volta celeste che è sempre esistito in cui vi sono le idee immutabili e perfette) delle argomentazioni teologiche e filosofiche non è mai una soluzione: perché questa astrazione chiede dialetticamente l’altra, dei surrogati. Ora buona notte! „In Frieden leg’ ich mich nieder und schlafe ein; * denn du allein, Herr, lässt mich sorglos ruhen“.


(17.12.22 - Primo giorno della novena di Natale e 86.compleanno del papa) Sono giorni di ansia: nella scuola ci sono stati dei conflitti che mi hanno messo in ansia; ieri nell’ottava classe due ragazze che mi vogliono davvero bene quando, parlando di Lc 1, 26-38, ho cercato di spiegare la verginità di Maria, potevano a stento contenere il loro sarcasmo…Ma tutto ciò non è importante. In questo „Avvento“ ho curato di più la preghiera (questo fa scattare la legge teodrammatica), non come rifornimento di forze psicologiche, ma nel senso in cui ne parla Balthasar, seguendo SPN: come risposta di amore all’amore gratuito di Dio (cfr. Antologia-Servais, 102). „L’amore non vuole altra ricompensa che una risposta di amore“! Noi cristiani non abbiamo una gnosi migliore degli altri, non abbiamo un piano di miglioramento del mondo migliore degli altri, quello che facciamo è solamente „ad majorem Divini Amoris Gloriam“! Certo Cristo rimanda anche alle sue opere (Gv 5, 33-36), per far comprendere come il Regno è presente nelle sua persona, opera miracoli, e il miracolo più grande è la primizia della sua Risurrezione; ma il metodo delle opere implica disponibilità alla croce e alla discesa all’inferno. In vero non abbiamo bisogno di prestazioni religiose (la preghiera non è una prestazione religiosa) basta stare nella catena delle generazioni da Abramo ad oggi, dicendo si a Dio come possiamo e confessando il peccato: „Davide generò Salomone, da quella che era stata la moglie di Uria…“ (cfr. Mt 1, 1-17; il verso citato è 1,6). Certo nel seguirsi delle generazioni si possano fare cose che portano alla „maledizione“ (il salire sul talamo del padre, violenza ed ira eccessiva…), ma non bisogna dimenticare il ritmo delle benedizioni che ha una sola meta, anche se il testo ebraico è oscuro, ma che la „Vulgata“ interpreta come a noi aiuta: la meta è Colui al quale appartiene l’obbedienza dei popoli (cfr. Gen 49, 1-10 con l’interpretazione di Ravasi). Cristo, speranza di tutti gli uomini!  

(Pomeriggio) Dal piano superiore della nave di Robert Manasse, separato dagli altri, durante un’epidemia, che sta uccidendo tutti i membri dell’equipaggio e gli ospiti, i politici dell’Eu mandano un messaggio: i valori europei. E di fatto questi „valori europei“ non salvano un bel nulla: sulla nave sono quasi tutti morti e i profughi che la nave incontra si trovano nell’alternativa di morire nel mare o di morire sulla nave. Il „Karlspreis“ del 2023 va al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e al popolo ucraino, non solo per la presunta difesa della sovranità del proprio paese e della vita dei cittadini, ma „anche dell’Europa e dei suoi valori“. Nulla di più assurdo! Dopo Putin, Zelensky porta la responsabilità di non aver fatto alcun passo verso quell’unica idea salvifica di cui parla il papa da Febbraio: trattative di pace. Le riflessioni sui compiti geopolitici dell’Occidente (Editoriale FAZ) di Nikolas Busse sono il piano di marcia per uno scontro fatale tra Cina e Russia da una parte e l’Occidente dall’altra. Mentre l’unica soluzione ragionevole è quella del „poliedro degli interessi“ di un altro vincitore del premio Carlo Magno (nel 2016): Papa Francesco! E per quanto riguarda i valori: senza una presenza, quest’ultimi sono solo „parole, parole“. Con ragione il vescovo Stefan Oster (Passau), citando un bel aneddoto accaduto alla squadra di calcio dell’Argentina, sotto la guida di Menotti, quando giocava ancora Diego Maradona, racconta: Menotti chiese agli altri giocatori della squadra, dopo aver mandato un momento fuori dallo spogliatoio Maradona: quante volte vale la pena di passare la palla a Diego? „Sempre“, perché lui è capace di giocare come nessun altro. E questo vale anche per noi nella Chiesa e nella cultura occidentale nei confronti di Gesù: a chi dobbiamo passare la palla e quando? Ai valori? No, a Gesù - sempre! È Gesù annuncia il „descensus“, non i presunti trionfi geopolitici dell’occidente. 

La FAZ di oggi ha come titolo principale: „Uno dei più grandi attacchi dall'inizio della guerra“ e fa vedere in prima pagina una foto della metropolitana di Kiev, ricolma di uomini, seduti sui gradini, che cercano rifugio dagli attacchi russi. Gli ucraini si difendono con il sistema „Patriot“, di cui ho parlato l’altro eri, citando Hassan Mafi. 

Non è il mio tipo di uomo, ma comincio ad avere una certa simpatia per Elon Musk, che sembra proprio rompere le palle agli intoccabili „corporate media“ (CNN, New York Time…) ed anche ai governi guerrafondai dell’Occidente… Con ragione scrive Greenwald nella sua bacheca in Twitter: „Non ho mai visto un'orgia di ipocrisia così sfacciata come quella che ha visto le stesse aziende mediatiche e gli stessi giornalisti che hanno passato anni a chiedere una maggiore censura da parte delle Big Tech trasformarsi *durante la notte* in paladini della libertà di parola: perché ora sono i loro amici a essere messi a tacere piuttosto che i loro nemici“.


Abba nostro…

(Notte) Ernst Jünger, con il suo racconto, „Auf den Marmorklippen“ (1939), mi diventa, sera per sera, davvero un maestro. Una sua frase mi ha fatto riflettere sulle follie dell’autore alla moda Yuval Noah Harari, „Piccola storia dell’umanità“, che in fondo tradisce in tutto e per tutto l’odio per il genere umano, che con una rivoluzione dopo l’altra, diventa solamente ed unicamente un omicida. Scrive Jünger: „"In questi ambienti divenne anche comune disprezzare la cultura della vite e del grano e vedere la roccaforte dei costumi genuini e ancestrali nell'entroterra selvaggio". L’amore di Harari per i cacciatori e raccoglitori, e il suo odio per i sedentari la dice tutto su „questi ambienti“ di cui parla anche Jünger, quasi ottant’anni prima del professore ebreo. Il maestro tedesco ci rende attenti, poi, ad un fenomeno che potrebbe ripetersi in questi anni: „Con ciò, il terrore iniziò a regnare del tutto e assunse la maschera dell’ordine“; questo tipo di terrore e ben più pericoloso di quello che si riconosce subito come tale. I „cacciatori“ nel racconto di Jünger sono del tutto perversi, in modo particolare nel modo con cui cacciano le lucertole perlate, che hanno subito un destino simile a quello delle balene, di cui ho parlato ieri. Ci insegna Jünger: "Così questi esseri magici verdi furono perseguitati senza pietà e furono inflitte loro terribili crudeltà". Certo anche Harari sa che la rivoluzione tecnocratica ha queste conseguenze, ma non propone nulla, mentre Jünger propone la bellezza del „Logos“ (Linnaeus…) che mette ordine nella natura, senza manipolarla e giudica in modo ancora più preciso di Harari il male: „Profondo è l'odio che arde nei cuori inferiori nei confronti della bellezza“; non l’homo sapiens, ma i „cuori inferiori“ vengono criticati: coloro che non sanno nulla della bellezza di un campo coltivato e delle immagine sacre.  

Siamo ormai nel giugno del 42 e Etty capisce che Spier „è un uomo vecchio“, quindi non desidera sposarlo per „legare la mia vita alla sua“ (Di sera, le undici e mezzo, 18.6.42) „ma solo per superare uniti tempi come questi“. Grazie a Dio, Dio mi ha donato Konstanze come sposa per superare „tempi come questi“. Il compito, però, non è quello di sposarsi o meno, ma „esaminare e sperimentare se stessi nel confronto con l’assoluto“. E davvero ci sono due vie, per rimanere nell’ambito di una riflessione „mondana“: o si riesce a creare un’opera d’arte per dire il vero, oppure si comunica in libertà lo stesso vero „nell’ambito dell’autentica vita quotidiana“ - questo diario è andato su questa seconda strada. 


Abba nostro…


(16.12.22) Carissimo A., ti ringrazio dei tuoi auguri, ma non posso, in questi tempi, prenderli solo come una formalità. Sono sicuro che sono sinceri e sono grato che non mi hai dimenticato. Allo stesso tempo, però, devo dire, che il modo con cui tu all’inizio della guerra avevi parlato con me mi aveva davvero ferito e fatto tanto male. Non ho mai preteso che la mia narrazione degli eventi fosse l’unica giusta, ma vorrei essere preso sul serio se penso che l’Erode di cui parla la tua bellissima citazione per me non è solo Putin - Zelensky, che era stato eletto con un grande mandato per operare pacificamente, non è meno guerrafondaio dello „stalinista“ Putin. È vero che in Febbraio Putin ha attaccato, ma prima, per esempio, gli USA hanno speso miliardi in logistica ed armi in Ucraina. La narrazione che ho seguito è stata quasi tutta interna ad un dibattito negli USA e a me sembra verosimile che in Ucraina si combatta una „proxy war“ o come ha detto il Papa si combattano imperialismi differenti. Ho recepito con grande gioia la critica alla logica di Cappuccetto rosso del papa. È vero che lui con ragione ultimamente sta insistendo sul popolo martoriato dell’Ucraina, ed è vero che mi stringe il cuore vedere nella Santa Messa ogni settimana una mamma con la sua figlia di 15 anni dall’Ucraina, è molto bello che vi sia un’accoglienza dei profughi ucraini e noi stessi abbiamo messo a disposizione la nostra casa per loro, ma viviamo in un piccolo paese e non si è avuto bisogno della nostra casa, mentre un amico mi ha raccontato ieri che loro hanno ospiti dall’Ucraina e che così vedono, sentono ogni giorno esistenzialmente cosa questa guerra significhi. Detto questo io vorrei essere libero di seguire la narrazione che credo più verosimile (anche nella coscienza che non è possibile seguire tutto), senza essere criminalizzato come propagandista di Putin, come ha fatto un amico qui in Germania. Forse intendevi anche questo con il tuo „nonostante tutto“, ma io volevo esplicitare ciò che mi aveva ferito. Non ho perso la stima per te, anzi mi ha fatto un grande piacere leggere il tuo messaggio, ma non volevo rispondere in modo solo formale. Ti invio come augurio di Natale una frase di Ernst Jünger che mi ha fatto tanto riflettere:  „Eppure tutto ciò che è delizioso arriva a noi solo per caso - il meglio è gratis“. Ed io intendo quel „caso“, nel senso di don Giussani: come avvenimento. PS Spero che si capisca che ti ho fatto davvero con la mia risposta gli auguri di Natale. Ed ovviamente mi ricordo anche quando mi hai aiutato a tradurre in lingua ucraina alcune preghiere della Santa Messa.


Caro A. (...) Ho letto alcune cose delle altre narrazioni, ma già seguire la „mia narrazione“ è stato un lavoro di una fatica incredibile, per chi come me insegna a ritmo pieno. E poi nel mio diario ho scritto anche tante cose, per me molto importanti, a partire da Febbraio. A me sembra che su un punto ci siamo molto avvicinati: se tu concedi che gli USA sono un imperialismo coinvolto in questa guerra, concedi una cosa per me importante, che io ho approfondito con tanti giornalisti di Substack e con il mio carissimo Adrian, filosofo in California, della „Comunità di san Giovanni“, fondata da Balthasar e la von Speyr. Non so se la  „Russkij mir“ è „peggio“, ma certamente porta la corresponsabilità di una guerra tra cristiani. Vorrei comprendere meglio la questione dell’eresia di filetismo, ma certamente vedo la differenza tra il patriarca Kirill e il papa, ma non credo che sia saggio che il papa dia così tante interviste e non credo che abbia fatto bene a rendere pubblico il suo richiamo giusto e forte a Kirill di non essere chierichetti del potere politico. Io seguo la lezione di Hannah Arendt, accusata dai suoi fratelli ebrei, di aver tradito il suo popolo. E penso che la critica dei „mei“, sia più importante della critica degli „altri“: e per me la Russia di Putin è „altro“, mentre il „sistema americano“ è il mio sistema di riferimento e vedo che esso non è per nulla democratico, come dice di essere. Nel mio diario notturno ho fatto tanti esempi per sostenere questa tesi: il modo infame con cui è trattato Julian Assange, sia simbolo per tutto il resto. Che Dio ti benedica e grazie per la stima, tuo, Roberto 



La differenza tra Christine Lagarde e Mario Draghi nella gestione della Bce è che quest’ultimo riuscì, pur nei limiti dei teloi economici di una banca, di  proporre una politica della solidarietà economica. Il divario e la differenza dei prezzi nella vendita e compera di titoli di stato, la decisione di alzare o meno i tassi di interesse non seguono la logica del „senso necessario dell’essere“, che è gratuita del dono dell’essere stesso, ma sono una decisione politico economica, che può essere solidale o può non esserlo. Se lo è si trova in armonia con il senso necessario dell’essere, se no lo è, è pura logica di mammone. 

Abba nostro…

(Notte) Nel libro di Robert Manasse, „Die Erweiterung“ (l’allargamento dell’EU) ho trovato cose molto interessanti, come la narrazione dell’Albania ed anche di una possibile prospettiva europea per questo paese in grande parte mussulmano, ma il finale l’ho trovato solo disgustoso: tragico per essere tragico. Ora la realtà che l’autore descrive nel simbolo della nave, in cui scoppia un’epidemia spaventosa, sul cimitero mare-Mediterraneo, deve essere raccontata, ma allora non si può gettare da bordo l’unica ipotesi di lavoro sensata: quella di un Dio che sale sulla Croce e scende nell’inferno per annunciare la resurrezione. Senza annunciare il Logos la tragedia è solo tragedia insensata! 

 „Ciò che ha ricompensato riccamente i nostri sforzi è stata la consapevolezza che la misura e la regola sono perennemente incorporate nel caso e nel tumulto di questa terra“ (Ernst Jünger, ibidem, 22). Senza questa „telos“ non ha alcun senso occuparsi della natura (e della storia). Linnaeus entra nel caos del mondo degli animali e delle piante per fare ordine con le parole, con la parola, dice Jünger. E questo dovrebbe essere l’ipotesi di lavoro per ogni narrazione. 

La redazione di „Useful idiots“ di oggi conferma ciò che ho scritto nel mio messaggio questa mattina: „War in Ukraine did not start with Russia’s February 2022 invasion. L'Ucraina è in guerra civile dal 2014, quando gli Stati Uniti hanno appoggiato un colpo di Stato per rovesciare il presidente Viktor Yanukovich. Quando il nuovo governo post-golpe ha represso gli ucraini di etnia russa e la loro cultura russa, gli ucraini della regione orientale del Donbas si sono ribellati, portando alla creazione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Anna Soroka, che si unisce agli „Utili idioti “, dall'Ucraina, è l'ex vice ministro degli Esteri della Repubblica Popolare di Luhansk. Si unisce a noi per raccontare cosa si prova a stare dall'altra parte di una guerra civile che ora è degenerata in una vera e propria guerra per procura con la Russia“ (Katie Halper e Aaron Maté).

Imparo da Etty (18.6.42, alle otto di mattina) la cultura del lasciar-andare, forse tra gli atteggiamenti più importanti che aveva cominciato ad insegnarmi Ulrich. Bisogna evitare qualsiasi „orgia di sensazione drammatiche“, anche per il motivo che ho imparato da Jünger. Sono molto stanco e a scuola mi arrabbio troppo: chiedo al Signore che guidi la mia bocca e la mia persona. Ciò (il fatto che mi arrabbi) ha certamente a che fare  con un mio insegnare con passione, ma bisogna lasciar vivere le persone come sono.

Per quanto riguarda la natura Etty dice che bisogna „lasciare morire in pace anche una rosa tea e non cercare fervidamente e disperatamente di trattenerla“. L’unica forma sensata di „trattenimento“ è quella  dell’ordine delle parole di cui accennavo prima, citando Jünger. 


(15.12.22) Il ritmo di SPN è il „comparativo“, che supera ogni statico „positivo“ ed ogni trionfalistico „superlativo“ (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 101-102). Per quanto riguarda Dio si tratta del „Deus semper major“ e per quanto riguarda l’atteggiamento della creatura, si tratta del „ad maiorem Dei gloriam“. Se meditiamo  Lc 7, 24-20 ci accorgiamo che Gesù usa lo stesso „ritmo“ (o meglio SPN usa il ritmo di Gesù): Giovanni non è solo grande o grandissimo, ma „fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui“. Tutti i superlativi riferiti ai santi, sono esagerazioni. Solo Dio è il Santissimo, ed anche per Lui vale la formula „sempre più grande“. E poi qualcuno come Giovanni è anche sempre più piccolo, perché deve diminuire. Come noi tutti dobbiamo diminuire, come ci ha ricordato il papa nella catechesi: cristiani sono umili, sempre più umili e devono vigilare, anche e soprattuto nei confronti delle formule ben educate della tentazione. Il „senso necessario dell’essere“ (Ulrich) è anche da intendere in questo ritmo, in forza della distanza tra creatura e creatore, in modo che la distanza, per quanto possibile, diventi vicinanza: chi dona l’essere lo fa in modo sempre più profondo e ci chiede un obbedienza sempre più grande. Ed anche la gloria massima di Dio, la risurrezione del Figlio, deve essere meditata secondo SPN, riflettendo come nella passione la divinità del Figlio sembra essere diminuita o scomparsa, per poi illuminarsi in modo sempre più grande nella risurrezione (cfr. Esercizi 223, a cui rimanda Balthasar, in ibidem 100-101). 

E se mi domando come sta il mio cuore, come ci ha chiesto il papa ieri, allora devo dire che è ricolmo di paure e che in esso si muovono pseudo dialoghi immaginati con cui cerca di trovare una via di uscita dell’umiliazione di essere insegnante nella nostra società opulenta, consumistica, trasparente e pornografica. Ma vi è anche una gioia, sempre più grande. 

Ortodossi e cattolici non festeggiano il Natale nella stessa data, ma sembra davvero che ci sarà un Natale di guerra. Non è vero, come dicono i cattolici, che il papa è stata l’unica voce di pace nel mondo, ma certamente è stata la voce più autorevole. Ritengo del tutto giusta la sua preoccupazione, di pastore e di uomo, per il popolo in Ucraina: in Ucraina e non in Russia c’è stato il maggior impegno militare e per ora da noi ci sono profughi ucraini (mamme e bambini), che non possono rimanere nella loro patria, ma è anche vero che tanti russi cercano di scappare dalla Russia ed a Yerevan (Armenia) c’è ne sono tanti - per fare un esempio di cui mi ha parlato un amico. Condivido anche la preoccupazione del papa per un natale di solidarietà, per questo abbiamo mandato con regolarità, nel tempo della pandemia ed ora di guerra, una somma all’elemosineria pontificia. Ed anche qui da noi abbiamo fatto alcuni passi concreti per questo scopo. Infine vorrei dire che ha ragione il Santo Padre a parlare spesso del popolo ucraino martoriato. Allo stesso tempo, però, vorrei dire che non solo Putin è il responsabile del fatto che avremo con grande probabilità un natale di guerra. Zelensky, che era stato eletto con un grande mandato, per fare la pace, non ha contribuito in nulla a fare passi nella giusta direzione. Hassan Mafi, un giornalista che si occupa di „ politics and military stuff“, ha scritto nella sua bacheca Twitter: „I sistemi ‚Patriot‘ sono sistemi sofisticati che richiedono mesi di addestramento adeguato. Per quanto ne so, gli ucraini non sono stati addestrati a far funzionare questi sistemi. Se gli Stati Uniti stanno inviando questi sistemi all'Ucraina, probabilmente stanno inviando anche le truppe della NATO per farli funzionare“. A questo tipo di notizie ho sempre pensato quando il papa ha criticato la logica di „Cappuccetto rosso“. Molti giornalisti dell’universo „Substack“ da mesi ci hanno resi attenti a ciò che chiamano „Proxy war“.  Per quanto riguarda CL ho già sottolineato che la presa di posizione del volantino ufficiale che ritiene solo Putin colpevole causa in me un vero e proprio problema di coscienza, che non mi permette al momento alcuna partecipazione ai gesti ufficiali del Movimento. 

Per quanto riguarda il corridoio Lachin, di cui ho parlato qualche giorno fa, riporto due post da Twitter, uno del premier armeno: „A seguito della chiusura del corridoio di Lachin e del taglio delle forniture di gas da parte dell'Azerbaigian, 120.000 persone nel Nagorno Karabakh si trovano nella condizione di ostaggi. Scuole e asili sono costretti a sospendere i lavori; 22.000 bambini sono privati del diritto all’istruzione“ (Nikol Pashinyan). Il secondo Tweet è di Lindsey Snell: „Gli "eco-attivisti" azeri che intrappolano 120k in Artsakh senza gas hanno appena liberato in aria 44 colombe come "simbolo di pace". 44 è il numero di giorni in cui è durata la guerra che Azerbaigian e Turchia hanno lanciato contro Artsakh e Armenia nel 2020“.

Sabato prossimo, Croazia e Marocco si contenderanno il terzo posto del mondiale in Qatar e domenica prossima, Francia ed Argentina il primo posto. Il moralismo di coloro che non guardano il mondiale in Qatar per via della corruzione non lo condivido: quasi che tutto il resto del mondo invece fosse innocente. Io ho visto per ora solo Croazia vs Argentina, ma non per motivi moralistici, piuttosto di tempo. Un collega mi ha detto che non ha seguito il mondiale, perché in Qatar devono occuparsi di cammelli, non di calcio e ci ha tenuto a dirmi che lui, però, non è razzista. 

(Pomeriggio) Un articolo di Oliver Dirr, autore di un libro sulle balene (capodoglio, balenottera azzurra…), in „Der Freitag“ (15.12.22), mi ha fatto venire in mente come nei primi anni di insegnamento di religione in Germania, in cui avevo fatto un corso sull’ascolto, mi avesse interessato tanto il canto delle balene. L’autore, oltre a raccontare la storia delle balene e la loro importanza per l’industria, oltre a far vedere con quale disumanità le abbiamo manipolate ed usate (un simbolo del paradigma tecnocratico, che il papa critica nella „Laudato si“), parla appunto del loro canto e delle loro canzoni, che a noi sembrano rutti, e che si muovano dall’est ad ovest, attraverso gli oceani, cambiando di stagione in stagione.  

Sebastian Friedrich e André Pashke (Der Freitag, 15.12.22) hanno ragione a „relativizzare“ il pianificato colpo di stato in Germania, mettendo invece in evidenza come sia problematica una definizione non precisa di „estremismo“, se si vuole difendere la democrazia e lo stato di diritto. 

Abba nostro…

(Notte) Una ragazza mi ha detto che non ha potuto studiare perché ieri i genitori si sono divisi, le ho fatto cenno che l’abbracciavo nello spirito, ma lei ha voluto essere abbracciata davvero; un amico mi ha telefonato per dirmi che la moglie se ne andata, così poco prima del Natale, con i due bambini, di cui uno suo. Grazie a Dio ci ha telefonato anche Herwarth, che non ci ha dimenticato.

Per quanto riguarda la non differenza qualitativa tra Biden e Trump che ho sostenuto spesso in questo diario riporto la nota redazionale della puntata odierna di „Useful idiots“: „Questa settimana, al Congresso, Bernie Sanders ha reintrodotto una risoluzione sui poteri di guerra per porre fine al sostegno degli Stati Uniti alla guerra saudita contro lo Yemen, che ha causato la peggiore crisi umanitaria del mondo. L'ultima volta che ha presentato questa proposta di legge, il Senato l'ha approvata e alla fine il Presidente Trump ha posto il veto. Biden, che aveva attaccato Trump per il suo veto, che aveva fatto campagna elettorale per trattare l'Arabia Saudita come un paria, che ha promesso di porre fine al sostegno degli Stati Uniti alla guerra, ha deciso di essere d'accordo con Trump. Almeno non possiamo dire di essere sorpresi, visto che questo è diventato uno dei temi principali della sua presidenza. Ryan Grim e Ken Klippenstein hanno ottenuto da Intercept documenti della Casa Bianca che riportano la posizione ufficiale dell'amministrazione: "Se la risoluzione fosse presentata al Presidente, il suo staff raccomanderebbe al Presidente di porre il veto. La posta in gioco è troppo alta“. Proprio così. Stiamo alimentando la peggiore crisi umanitaria del mondo, ma la posta in gioco è troppo alta per approvare una risoluzione che ponga fine al nostro sostegno alla guerra. La posta in gioco è troppo alta per porre fine a una guerra genocida. Aaron e Katie si occupano della vicenda, mettendo a nudo l'ipocrisia di Biden, la debolezza di Bernie e il potere del movimento bellico statunitense in Yemen, che ha sedotto i presidenti degli Stati Uniti da Obama in poi“.

Ci sono dei passaggi delle „stagioni“ di Tschaikowsky che mi fanno davvero intenerire il cuore (per esempio 37a, TH 135, Nr. 6, giugno (Barcarola) oppure Nr. 10. ottobre, (Autumn Song). Ricopio una frase come fa spesso Etty (quella sua è di Chambers del 17.6.42, al„le dodici e mezzo di notte“) è molto bella, su Dio che non concede solo giorni di festa, ma ricopio quella di Jünger: „Eppure tutto ciò che è delizioso arriva a noi solo per caso - il meglio è gratis“. Sarebbe bello incontrare le persone come le incontra il fratello Otho di „Auf den Marmorklippen“, non così che diventino necessariamente migliori, ma più se stesse. Ho dovuto, leggendo le pagine di Jünger, pensare al fatto che nella nostra scuola, siamo stati capaci, negli anni, di trasmettere l’importanza di un erbario, quella che conosce il narratore delle „Marmorklippen“. Sto cercando davvero un „ritmo unico“, pur nel recalcitrare di tanti cavalli in me, e quello di SPN, di cui ho parlato questa mattina mi sembra davvero decisivo. 


(14.12.22 - San Giovanni della Croce) Le virtù cardinali (prudenza, forza, temperanza e giustizia) non sono in contrasto con l’amore cristiano, ma non sono neppure la stessa cosa: così riassumerei la posizione di Balthasar su questo tema (cfr. Antologia-Servais, 99-100). Per Balthasar la prudenza è una forma di intelligenza che sa pesare e scegliere, la forza ci rende vincenti, la temperanza ci permette di essere inseriti in un ordine gerarchico delle cose e la giustizia ha a che fare con la ragionevolezza del mondo stesso. Ma l’amore cristiano nella suo essere „exinanitio“ non è un equilibrio delicato tra la mia posizione e quella degli altri (come lo sono invece le virtù cardinali), ma quel centro che da forma a tutto, perché il Logos universale e concreto di Dio è l’origine e la meta di tutto: l’amore gratuito quindi può essere anche non prudente, non forte, non temperante e nel senso solo „mondano“ del termine: non giusto. Il che non significa ovviamente che si possono giustificare gli scandali (per esempio quello che in questi giorni gira con il nome di Qatargate: infiltrazione di soldi frutto di corruzione da parte del Qatar nelle tasche di alcuni rappresentati dell’EU)  con l’amore cristiano: quest’ultimo esige di più, non di meno delle virtù cardinali. 

Prudentemente Banfi dice che non si può mettere in discussione l’importanza dell’EU per far chiarezza sullo scandalo di cui sopra: „andare col pensiero a Mosca o a Teheran oggi ci permette di mantenere il giusto equilibrio: il mondo ha ancora bisogno, e tanto, dell’Europa“. 

Ho bisticciato con due ragazze della 10 classe, che ovviamente pensano di aver del tutto ragione. Ammetto che io non sono stato prudente nella mia reazione, ma credo che devo aver „pazienza“ e non arrendermi subito, perché la maggior parte della responsabilità per il conflitto c’è l’hanno loro. A volte cedo per paura dei genitori, che difendono sempre i loro figli. Non voglio a mia volta esasperare il conflitto, ma aver „pazienza“ e non „paura“. Vediamo cosa ne salta fuori. O detto un „Gloria“ al santo del giorno. 

Abba nostro…

(Notte) "...Dann erst begreifen wir, wie sehr es schön ein Glücksfall für uns Menschen ist, wenn wir in unseren kleinen Gemeinschaften dahinleben, unter friedlichem Dach, bei guten Gesprächen und mit liebevollem Gruß am Morgen und zur Nacht. Ach stets zu spät erkennen  wir, daß damit schon das Füllhorn reich für uns geöffnet ist." (Ernst Jünger, Auf den Marmorklippen, Stuttgart, 1998 (1939) - "Solo allora ci rendiamo conto di quanto sia un colpo di fortuna per noi uomini vivere nelle nostre piccole comunità, sotto un tetto tranquillo, con buone conversazioni e con saluti affettuosi al mattino e alla sera. Ci rendiamo sempre conto troppo tardi che la cornucopia è già stata aperta per noi. (Ernst Jünger, Auf den Marmorklippen, Stoccarda, 1998 (1939)). Vorrei un po’ avvicinarmi a questo autore che conosco poco, e che è si è convertito al cattolicesimo all’ultimo momento, senza che nessuno lo sapesse, mi aveva raccontato Robert Spaemann; gli invitati al funerale si erano mossi tutti verso la chiesa protestante, per poi, sorpresi, venire a sapere che il requiem veniva celebrato in quella cattolica. La frase che ho riportato mi ha colpito molto, perché esprime così bene la malinconia delle cose semplice andate perdute, ma Jünger non si ferma alla malinconia: „O möchte dieses Gefühl uns doch für jeden Augenblick des Glücks eine Lehre sein“ (Vorrei che questo sentimento ci servisse da lezione per ogni momento di felicità, ibidem). 

Etty: „Ci si dovrebbe essere un atto di cedimento e rilassamento ogni sera: lasciare andare il giorno, con tutto quello che contiene. E congedare tutto ciò che non si è riusciti a concludere a dovere in quella giornata, sapendo che arriverà un altro giorno…“ (17.6.42). Questi due pensieri di Jünger e di Etty mi sembrano di importanza capitale: godere della semplicità, lasciare andare il giorno…un lavoro molto difficile per un insegnante, che costa una grande autodisciplina…lasciare andare tutto ciò che è accaduto per affrontare la notte a mani vuote…


(13.12.22 - Santa Lucia) La temperatura è sotto lo zero, sia di notte che di giorno - la santa Lucia di quest’anno comincia con uno strato di neve caduta ieri e con un’alba piena di luce. Quando mia mamma era bambina, in questo giorno, almeno a Suzzara, ci si scambiava i regali e si diceva che si trattava della notte più lunga dell’anno, cosa che non è vera, ma è vero che ormai abbiamo quasi raggiunto il solstizio di inverno, ovvero l’evento astronomico che coincide con la notte più lunga dell’anno. Ieri un collega di biologia mi ha mandato per Whatsapp le foto di una nottola o di un rondone maggiore, che si era perso nella scuola,  „ben nutrito per l'inverno e già in vena di accoppiamenti (maschio)“. Il collega lo ha poi portato in un luogo più adatto per la sopravvivenza: „nei sotterranei del castello di Haynsburg o nei boschi circostanti“. 

Pensando al Vangelo di oggi (Mt 21, 28-32) prego in modo particolare per le prostitute digitali (anche per i maschi ovviamente), insomma per il porno-proletariato. Balthasar in un testo che ho meditato questa mattina fa comprendere la dimensione della lode, del timore reverenziale e del servizio in riferimento al rapporto tra gli uomini (cfr. Antologia-Servais, 97-99). Per quanto sia importante il „monos pros monon“ (Plotino, ma anche Ignazio) rimane il fatto che nel cristianesimo non ci si salva da soli (De Lubac). Gli altri uomini, dice Balthasar, non sono solo importanti a livello dell’ordine politico e sociale, ma proprio nel nocciolo più intimo della religione cristiana stessa: "fratelli tutti". Balthasar rinvia tra l’altro a Mt 25, 40: ciò che avete fatto al più piccolo, lo avete fatto a me. E poi all’importanza del perdono: Mt 18,22.Amare l’altro significa riconoscere il suo essere altro da me, il suo non poter venir manipolato da me; noi dobbiamo diventare cibo per gli altri, „balsamo per molte ferite“ (Etty). Qualsiasi forma di tensione non sociale verso l’assoluto, anche in forme tradizionaliste è forse qualcosa che nega il cuore stesso di Dio, che non è solo „trascendente“, ma piuttosto „non Aliud“: nel servizio ai più piccoli. Ed anche quando i profeti parlano di un „resto di Israele“ non intendono una chiusura tradizionalista, visto che il tema dell’apertura della salvezza a tutti i popoli e quello del resto di Israele si appartengono (Isaia, Sofonia). 

Per mia comodità e visto che usa lo stesso linguaggio che ho usato io questa mattina cito dalla versione di Banfi odierna per descrivere in breve la situazione del mondo: „L’immagine di queste ore arriva dal buio di Odessa. La notte della guerra prevale sulla luce della pace. Non l’astronomia, ma la tradizione ci dice che mai come oggi, giorno di Santa Lucia, la notte è lunga. È un momento davvero cupo, in cui è avvolto il mondo. Oggi a Parigi comincia un vertice sull’Ucraina che ha perso la partecipazione dei grandi protagonisti della diplomazia mondiale. Nei disegni di Emmanuel Macron avrebbe dovuto essere un’occasione se non di negoziato, di dialogo. Invece resta centrato sugli aiuti. Parlare di pace sembra anacronistico. «Solidali con il popolo ucraino» viene organizzata a Parigi congiuntamente da Francia e Ucraina, in presenza dei rappresentanti di 48 Stati, anche asiatici e del Golfo Persico, e di 24 organizzazioni internazionali. I fondi e i mezzi raccolti verranno trasferiti direttamente all'Ucraina o affidati ad agenzie internazionali e Ong umanitarie. Ma c’è scetticismo. Le Figaro stamattina titola: Macron-Zelensky un’alleanza piena di malintesi. Ieri al G7 il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito che non cederà mai Mariupol e parte dell'oblast di Zaporizhzhia a Vladimir Putin, come vorrebbe il Cremlino. Le stesse speranze suscitate dal presidente turco Erdogan, che ieri ha messo in contatto Kiev con Mosca sul grano, sembrano rese ancora più esili dagli ultimi sviluppi. // E dagli interessi turchi sul Kurdistan.The darkness in Teheran, titola il New York Times. Il buio di Santa Lucia grava angoscioso anche sulla capitale iraniana. Ieri c’è stata una nuova esecuzione capitale pubblica in piazza: un altro manifestante 23enne (…) è stato impiccato ad una gru. E l’Occidente che cosa fa? Josep Borrell ha parlato di nuove sanzioni economiche della Ue. Ma non sembra una grande idea. Sono anni che l’Iran subisce le sanzioni senza troppi danni. „Amnesty international“ propone una mobilitazione nei Tribunali e nelle piazze iraniane da parte di osservatori europei.“

Per quanto riguarda il „Corridoio di Laçın (in armeno Լաչինի միջանցք, Lachini mijantsk, in azero: Laçın dəhlizi), che è il nome che fu dato a un'esigua porzione di territorio di nove chilometri di larghezza nel suo punto più stretto che prima della guerra del Nagorno Karabakh, rappresentava il punto di maggior vicinanza tra l’Armenia e l’enclave armena del Nagorno Karabakh, che si trovava interamente in territorio azero" (Wikipedia), scrive l’informatissima Lindsey Snell, nella sua bacheca in Twitter: „I media di propaganda statale dell'Azerbaigian si vantano del fatto che i manifestanti "hanno innalzato la bandiera dell'Azerbaigian sul corridoio di Lachin", nel caso ci fossero dubbi sul fatto che la protesta odierna sia stata istigata dal governo azero“. Ovviamente sarei molto felice se ci fosse un’amicizia tra azeri ed armeni, come cercò di simboleggiarla il Santo Padre con il suo doppio viaggio del 2016, ma al momento, non solo il mio cuore tende più dalla parte degli armeni, ma molte notizie, come quella qui sopra riportata, parlano da sé. 

Abba nostro…

(Notte) Sebbene tifassi per la Croazia, in questa prima partita che ho visto di questi mondiali, devo ammettere che l’Argentina ha giocato meglio e che Lionel Messi è davvero imbattibile, ma mi è piaciuta molta la definizione che ha dato di Luka Modrić (nato a Zadar il 9.9.85) il commentatore tedesco: è al servizio di tutta la squadra. 

Etty ha ragione, dobbiamo aver pazienza e il coraggio di andare a letto, senza „cincischiare“ (16.6.42) - un pensiero, però lo devo annotare, perché è geniale, mega geniale: „senza capacità di dare forma si ha una sorta di godimento narcisista; ci si inebria del proprio sentimento, della propria passione“! Senza „percezione della forma“ non si ha una estetica teologica, ma una teologia estetica. Senza forma moriamo nel nichilismo più drammatico: ecco il motivo ultimo per cui sono cattolico, sebbene ci mettiamo tante energie, noi cattolici, a distruggere la forma! Grazie a Dio che l’ultima parola c’è l’ha per l’appunto Dio!  


(12.12.22 - Nostra Signora di Guadalupe) Prego spesso che tutto ciò che faccio, penso e voglio sia ordinato secondo la Sua maesta e il Suo amore: „Da Te, o Dio, nostro Signore chiedo la grazia, che tutte le mie intenzioni, azioni ed tutti i miei interessi, siano ordinati semplicemente al Tuo servizio e per la gloria della Tua divina maestà e del Tuo divino amore“ (che poi, con una piccola variazione, è la preghiera che propone SPN negli Esercizi). Cosa è mancanza di ordine? Balthasar spiega che non si tratta di qualcosa di „antropologico“, ma completamente „teologico“, nel senso di fare, etc. qualcosa che non ha a che fare con la volontà di Dio ed in modo particolare con quella specifica volontà che Dio ha pensato per la mia persona, insomma disordine è ribellarsi a ciò che vuole da me (cfr. Antologia-Servais, 96-97). SPN severamente consiglia di chiedere al Signore il contrario di ciò in cui siamo disordinatamente dipendenti e che non ha a che fare con la volontà di Dio. Forse è troppo esigente, ma per lo meno stiamo attenti a ciò che il Signore fa accadere nella nostra esperienza e cerchiamo di non ribellarci. Per cui anche se non dobbiamo chiedere al Signore di non aver successo, dobbiamo accettare con gioia quando non lo abbiamo, perché questo è il mondo in cui salviamo la nostra anima. Dio ha salvato il mondo come Crocefisso e nella Discesa all’inferno! „Il cammino al vero è un’esperienza“ (Luigi Giussani). Questo non è fatalismo, come non lo è l’indifferenza ignaziana. Non lo è perché presuppone uno che liberamente chiama, uno che liberamente risponde nella modalità della lode, del timore e del servizio ed anche dell’umile richiesta. Certamente ci sono lavori che Dio non vuole che facciamo (costruire armi chimiche o nucleari, procurare aborti…), perché Dio non vuole che agiamo contro i suoi „comandamenti“, ma può volere che io faccia un lavoro del tutto „mondano“ che non ha che fare esplicitamente con la venuta del Regno di Dio, ma mai possiamo essere sciolti da quell’amore che dobbiamo a Dio, come partecipazione al Suo amore gratuito (cfr. Antologia-Servais, 97). Noi siamo sempre in difetto nelle nostre risposte amorose! 

La cronaca offre un altro esempio di ciò che Dio certamente non vuole, anche se non è una questione specifica (quello che Dio vuole o non vuole da me), ma generale, regolata dai comandamenti: la corruzione; penso alla presunta corruzione a Bruxelles del Qatar, soprattutto in occasione dei Mondiali di calcio. Ed ovviamente la guerra di cui parliamo da mesi. 

Bellissima l’immagine del calciatore marocchino, Sofiane Boufal, che balla con la sua mamma, dopo la vittoria inaspettata del Marocco contro il Portogallo. „Indifferenza“ non significa che non si può gioire per una vittoria. Dei mondiali ho visto per ora 15 minuti della partita dell’Inghilterra contro l’Iran.

In Sassonia-Anhalt nelle scuole secondarie al momento si riesce a coprire solamente il 71 % dell’insegnamento. I genitori sono arrabbiati e gli insegnanti che devono fare tante ore di supplenza (lo dico anche se i due problemi non sono identici) lo sono a loro volta. „Indifferenza“ non significa che non si devono cercare delle soluzioni politiche ai problemi. 

Abba nostro...

(Pomeriggio) Il vescovo Genn (Münster) ha detto ad un mio amico che in genere le persone del percorso sinodale tedesco cercano tutte un padre; ora pubblicamente ha difeso questo percorso sinodale, cercando di mediare, insomma ha difeso anche le esigenze del Vaticano. Interessante è che sia Genn che il cardinal Ouellet fanno parte della „Comunità di san Giovanni“, fondata da Balthasar. 

(Notte) Ancora una parola sul modo con cui si parla nella Chiesa qui in Germania, dopo la visita ad limina: quasi tutte le esternazioni sono adolescenziali. E vero a questa gente del percorso sinodale tedesco manca una padre, ma manca anche la madre, la nostra chiesa gerarchica, per usare le parole di SPN. E lo dico in tutta libertà, come lo può essere un figlio con sua madre.

Con ragione scrive Afshin Rattansi nella sua bacheca in Twitter: „Il giornale 🇬🇧Observer, che ha sostenuto la guerra in Iraq, promuove ora la messa al bando di Tchaikovsky e dello scrittore Pushkin. Questo in un Paese che bandisce la libertà di espressione e di stampa e che tortura Julian Assange di Wikileaks“. Ed anche la limitazione dell’ Observer: „fino a quando è finita questa guerra“ non cambia la sostanza del giudizio di Rattansi. Per questo motivo stasera ascolto con grande attenzione l’interpretazione di Evgeni Koroliov delle „stagioni“ di Peter I. Tschaikowsky e rifletto su quanto ha scritto Etty Hillesum nel suo diario il 15.6.42, „dopo la meditazione accanto all’armadio di legno di pero“: „so che in questo ambito ho una sorta di missione da svolgere nel mio futuro, una mediazione della Russia e l’Occidente“. Ovviamente non si può ridurre „quell’incomprensibile paese orientale“ a ciò che dice o fa Putin, ma quest’ultimo fa parte di esso, e dobbiamo cercare di comprenderlo al più presto, prima che sia troppo tardi. 

Ed infine dallo stesso giorno e luogo del diario una frase da brividi di Etty: „Non bisogna mai rendere una persona, anche se molto cara, lo scopo della propria vita. Si tratti qui di fini e mezzi. Il fine è la vita stessa, in tutte le sue forme, ed ogni uomo sta li come mediatore tra noi e la vita“. Una cosa simile mi disse Ulrich all’inizio del mio rapporto con Konstanze, che Ulrich ama (uso il presente, perché non fa alcun differenza il fatto che lui è morto) tanto: „Non bisogna mai rendere una persona, anche se molto cara, lo scopo della propria vita“. Il senso necessario dell’essere consiste nel dono gratuito dell’essere stesso ed una persona, anche il marito, anche la moglie sono solo (sit venia verbo) il mediatore tra noi e il dono dell’essere stesso. 

Spesso la scuola è un luogo in cui si viene umiliati, da un collega, da un allievo, dalla segretaria…: non vi è alcun rispetto né dell’età, né dell’impegno che si ha nella scuola da venti anni. Una totale mancanza di fiducia per diversi motivi, eppure proprio in ciò ci si offre la possibilità di un cammino di santificazione (sebbene anche Cristo chiede a chi lo schiaffeggia perché lo fa)…senza dimenticare, però, che lo stesso luogo è un luogo in cui si è amati da tanti. 

(11.12.22 - 55. compleanno di mia moglie) In questo Avvento mia moglie ed io abbiamo riletto insieme la storia di Natale di Dickens con la conversione di Mr. Scrooge, dopo il suo incontro con gli spiriti del Natale passato, presente e futuro e ieri, per festeggiare il suo compleanno, siamo andati a vedere il musical „Aladino“, che viene presentato qui a Stoccarda, nella versione di Walt Disney, che tra l’altro ha rielaborato nella figura di „Paperone“ il Mr. Scrooge di Dickens. Forse la genialità di Disney consiste proprio nell’elaborazione di grandi tesori della letteratura mondiale. La storia di amore di Aladino è molto bello: Aladino vuole „salire“ per essere degno della principessa, ma in vero quest’ultima lo vuole semplice ed autentico. 

In fondo Balthasar insiste su una distanza e timore reverenziale già all’interno della Trinità (cfr. Antologia-Servais, 94-95) come „opposizione polare“ (Guardini) all’unità e vicinanza nello Spirito Santo; questo tema deve essere accordato con quello della „vicinanza, tenerezza e misericordia“ del papa e ciò è possibile perché per entrambi, Balthasar e Papa Francesco, ciò che deve fare l’uomo per essere tale è „discendere“ come ha fatto il Logos stesso. 

Abba nostro…

(Notte - Wetterzeube) Il viaggio di ritorno da Stoccarda è andato molto bene, ci abbiamo impiegato poco più di quattro ore. Johanna aveva preparato, con un impegno che le è costato più di quattro ore di preparazione, un gioco molto bello (un quiz con piccoli premi, impaccati uno per uno), creando così quella atmosfera famigliare che piace tanto a Konstanze. Lei e Ferdinand hanno preparato un bellissimo tavolo della colazione questa mattina…

Durante il viaggio di ritorno abbiamo ascoltato l’Angelus (e pregato) in cui il Papa ci ha ricordato che anche Giovanni Battista ha avuto dubbi e che questi dubbi sono un passo importante nel cammino spirituale (Mt 11,2-11). Konstanze ci tiene tanto a dire un „Ave Maria“, appena finito l’Angelus, per rispondere al desiderio del Papa che si preghi per lui. 

Ed infine qualche parola su di lei. Ulrich mi chiamava spesso „edle Seele“ (anima nobile), ma in vero io non conosco nessuno che sia un’anima così nobile come Konstanze, e non solo e non primariamente perché origina da una famiglia nobile ungherese, ma perché lo è nel fondo della sua anima. Tra le sue doti più grandi c’è la capacità di ascolto: non ascolta per dirti ciò che pensava prima di ascoltarti, ma ti ascolta davvero, e mi sa ascoltare, sia quando parlo di ontologia sia quando le racconto qualcosa che mi preoccupa. Sono passato dal generale al personale, perché lei non ascolta solo me. Non parla mai per ferire qualcuno. La cosa che più l’annoia sono le discussioni da „Feuilleton“, da „terza pagina“, in cui ci scontra su temi che di fatto non possono essere verificati esistenzialmente (questo è tra l’altro un punto importante delle premesse al „senso religioso“ di don Giussani).  Sono sicuro che quando le racconto cose filosofiche e ontologiche lei pensa, fedele alla cosa stessa, alla 6d. Una volta la feci conoscere ad un teologo, che stimavo molto, di Torino, che si lamentò che lei ascoltava senza dire nulla; questo spesso ha fatto si che l’attenzione di chi incontravamo si rivolgesse alla mia persona, che è meno profonda della sua. Quando penso all’arché filosofico dello stupore, penso in primo luogo alla sua persona, a questa donna che a partire dal suo diciannovesimo anno di vita mi ha dedicato la vita, senza essere mai servile, ma essendo sempre presente. La prima estate che ci conoscemmo aveva per l’appunto 19 anni e dopo il periodo passato insieme ad Heidelberg, siamo partiti insieme per la Croazia - durante il viaggio aveva quasi sempre cantato delle canzoni che conosceva a memoria; poi andammo dalla Croazia a Casale Monferrato; in quell’estate mio padre era ricoverato all’ospedale e non era venuto in Istria. Lei da il ritmo alla nostra vita e sa, per fare un esempio con i viaggi, sia quanto è tempo di rimanere a casa, sia quando è il tempo di fare viaggi che ci hanno portato lontano, come quello in Andalusia e quello in Arizona e California (sono gli ultimi due grandi viaggi che abbiamo fatto con i nostri „bambini“). Da giovane, quando era incinta di Johanna o quando lei era appena nata, rinunciò al suo dottorato di ricerca per essere mamma; tanti anni dopo, quando un professore di Halle, mentre vi studiavo latino, venne a sapere che ero suo marito, cercò di convincerla a riprendere quell’idea di dottorato in storia ed assiriologia. Ma lei rifiutò ancora una volta, perché forse più di tutti ha compreso cosa Ulrich intendesse con la tentazione della „logicizzazione del dono dell’essere“. Nella scuola è tra gli insegnanti migliori che abbiamo, per me la migliore, e coordina tutto il laboro della „Mittelstufe“, oltre che le proposte che facciamo per i ragazzi eccellenti. In Papa Francesco vede un cristiano di cui fidarsi, come si fidò di Ulrich, che tra l’altro ha considerato Konstanze un vero e proprio tesoro, una vera e propria amica. Per la prossima estate stiamo pensando ad un viaggio in California, tra l’altro per incontrare Adrian, che lei stima molto, sia come uomo sia per la sua intelligenza. 



(10.12.22 - Nostra Signore di Loreto) Normalmente dico le „Lodi“ senza musica, ma oggi (siamo in una camera di albergo e Konstanze  doveva dettare qualcosa per una collega), le ho detto sentendo la suonata  al pianoforte numero 3 di Mozart, suonata da Koroliov. Dapprima mi mancava il silenzio, ma poi mi sono accorto quanta somiglianza c’è tra i „Salmi“, in cui si parla anche e tanto di gioia ed strumenti,  e la musica di Mozart

Le letture del giorno tirano una linea tra il profeta del fuoco Elia e Giovanni Battista e Gesù dice una frase che non dobbiamo dimenticare (cfr. Mt 17, 9a.10-13): Elia è già venuto, ma non lo hanno riconosciuto, piuttosto hanno fatto con lui, ciò che volevano, cioè „violenza“. I potenti (non un solo potente) del mondo sono quasi sempre contro la  profezia della pace. Prendere sul serio il Vangelo vuol dire essere confrontati con un ultimo scontro, quello tra la profezia della pace e la realtà del denaro e della guerra. Ed ovviamente si può anche fare una critica dei poteri autocratici, ma non si deve dimenticare che in quelli democratici, non vi è meno violenza e meno guerra - ciò che dice Tolstoj sull’egocentrismo di Napoleone  vale anche per Alessandro. Ed oggi aggiungerei: e viceversa. Quando un amico americano mi ha confrontato con una critica radicale al sistema democratico degli USA sono stato ad ascoltarlo, non solo perché è un amico, ma perché metteva il dito nella piaga del nostro sistema, non solo in quella degli altri. 

„Il legame tra paura e sottomissione è intimo: Lo Stato (…) ci dice con irritazione che può proteggerci solo se rinunciamo all'orgoglio irascibile che porta gli uomini a insistere sulla propria dignità“ (Matthew B. Crawford, The levers of social control in our post-democracy, 2022).

Nel mio diario ho spesso anche parlato di „sensualità“ (perché io non amo la doppia morale di tanti cristiani), anche in dialogo con Etty, ma proprio con quest’ultima ho un grande desiderio di „tenerezza“. Solo la tenerezza rende liberi. 

In un articolo pubblicato oggi su Unherd, sposto l'attenzione dalla paura a un'altra leva del controllo sociale: il desiderio. Mantenere gli appetiti ad un alto livello di stimolazione e soddisfarli può distogliere energie che altrimenti potrebbero essere rivolte a possibilità genuinamente controculturali. Si scopre che esiste una politica della masturbazione. Ne fate abbastanza? Se non lo fate, si dice che potreste rischiare di sviluppare tendenze fasciste. Non me lo sto inventando. Ma faccio risalire le origini di questa preoccupazione all'ascesa dello Stato terapeutico a metà del XX secolo (Matthew B. Crawford, The levers of social control in our post-democracy, 2022).

Non solo la vita del popolo di Israele, ma anche la vita di noi tutti è piena di paradossi (cfr. Balthasar, Antologia-Servais, 92-94), spesso anche di linee storte e peccati (Claudel) ed è una vera grazia, se almeno incoativamente, compendiamo che luce, vera luce viene dal „principio e fondamento“ (SPN), dal dono dell’essere come atto di amore gratuito (Ulrich), dal lodare, adorare e servire Dio (Salmi, SPN), per salvare la nostra anima e il nostro corpo. In Cristo, il Santissimo, tutto, ma proprio tutto, anche la discesa all’inferno, viene integrato nel movimento dal Padre al Padre (Adrienne). La sfida che lancia Matthew B. Crawford, („The origins of the therapeutic state in a top-down sexual revolution after World War II“, 2022) mi sembra molto importante: non solo le paure, ma anche desideri fanno parte di questo stato terapeutico, che non ama la nostra libertà e neppure la luce di cui parla Balthasar. Che oggi un gruppo di giovani, che per un certo periodo dell’anno, per cominciare, cerchino di vivere senza masturbarsi, vengano giudicati, da una certa cultura di sinistra dominante come „fascisti“, dice tanto su questo stato terapeutico che Crawford e Adrian criticano così aspramente. Io sarei cauto e direi con Etty Hillesum che probabilmente non si riesce a vivere senza surrogati e la masturbazione è uno di questi, ma il tentativo di quei giovani di cui parla Crawford, anche se probabilmente non ha una motivazione religiosa, nasce dal desiderio di percepire la vita come dono versus la manipolazione di paure e desideri di cui è piena la nostra vita. 

Abba nostro...

(9.12.22) Francesco non è un pontefice sentimentale, se si commuove o piange è un segno grande, che con ragione può essere paragonato al pianto di Cristo su Gerusalemme. Stamattina, riflettendo su Is 48, 17-19, ho pensato all’ateismo pratico del mondo ed in modo particolare dei potenti, che seguono la loro gnosi geopolitica, piuttosto che la profezia della pace: „Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume“; se si fossero ascoltate le parole del papa fin dall’inizio, il suo desiderio di pace, la sua profezia della pace „la tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena“. Ed invece contiamo morti e morti e la desolazione che certi popoli vivono è molto simile a quella descritta dal Cantico delle Lodi di questa mattina, eppure non dobbiamo perdere la speranza e la gioia: „rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso…liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esulterà la tua giustizia“ (dal Salmo 51(50)). E il Cantico dopo la descrizione della desolazione e della morte: „tuttavia voglio gioire nel Signore, voglio gioire sul mio Dio, sul mio salvatore“. SPN dice che viviamo per lodare Dio e Balthasar ci fa notare che questa lode implica necessariamente il timore. Lo stesso SPN nel „principio e fondamento“ usa i tre verbi: lodare, temere e servire. Si, chiedo con forza il „timore di Dio“ - chiedo che i potenti di questo mondo abbiano timore di Dio. Ovviamente chiedo di averlo io stesso. Perché sebbene dobbiamo avere „speranza per tutti“, vi è una doppia via, che anche il grande teologo della speranza, non nega: „Dio ha dato all’uomo due vie, per cui decidersi: il servizio, che diventerà salvezza, o l’abbandono del servizio, che ha come conseguenza punizione e morte“ (cfr. Antologia-Servais, 92). E per quanto riguarda il timore di Dio,  bisogna specificare che questo non è il contrario della „tenerezza, vicinanza e misericordia“ che predica incessantemente il Santo Padre, ma si trova in polarità feconda con ciò. Non bisogna dimenticare che l’altro polo della vicinanza è per l’appunto la distanza. „La distanza tra il creatore e la creatura è insuperabile“ (Balthasar) e questo vale anche per l’eternità descritta dall’Apocalisse in cui tutti si inchinano di fronte al trono di Dio. 



Tra gli arrestati nel raid contro i Reichsbürger ci sono "la giudice ed ex membro dell'AfD al Bundestag Birgit Malsack-Winkemann e un soldato del comando delle forze speciali della Bundeswehr (esercito). Si ritiene che uno dei capibanda sia l'imprenditore Heinrich XIII Principe Reuß dell'Assia (MZ). Onestamente, anche se io stesso in quella posizione avrei agito con la stessa durezza del Ministro degli Interni, mi sembra che la narrazione di un tentativo  "colpo di Stato" sia altrettanto esagerata di quella del 6.1.20 sul Campidoglio negli USA (il paragone viene fatto anche da Eva Quadbeck nella MZ, ma nel senso opposto al mio). Forse meglio parlare come fanno alcuni politici qui in Germania di „dispiegamento anti terroristico“. 


„Come scrive Lorenzo Cremonesi, nella sua corrispondenza oggi per il Corriere, “la guerra continua, non si vede alcuno spazio per una tregua o spiraglio di negoziato”. Soprattutto non si vede da Kiev. Nonostante che fra quattro giorni cominci a Parigi una Conferenza sulla ricostruzione futura dell’Ucraina che per un po’ ha fatto sperare. Ieri comunque Usa e Russia hanno proceduto ad uno scambio di prigionieri. Come ai tempi della guerra fredda, lo scambio è avvenuto in un aeroporto, ma questa volta del Medio Oriente, ad Abu Dhabi (Alessandro Banfi).

Il circolo della bussola ha organizzato qualche giorno fa (2.12.22) un incontro con Marta Ottaviani e don Stefano Caprio. Anche se io ho sottolineature del tutto diverse da quelle del sacerdote, mi ha confermato nell’importanza di leggere „Guerra e Pace“ e l’ „Idiota“, che ho per l’appunto riletto l’anno scorso e quest’anno. Egli fa capire che non si può capire Putin senza aver letto l’“Idiota“ e dice con chiarezza che il l’esperimento globalista è fallito. E la reazione identitaria di Putin è reazione contro questo fallimento.   

Abba nostro…

(Notte - Stoccarda) L’articolo pseudo scientifico di Adrian Daub („Der Freitag“, di oggi), professore di scienza della letteratura comparata in Stanford, non aiuta a comprendere per nulla la figura di Elon Musk. Con i criteri che l’autore usa, per sostenere che l’interesse principale di Musk va all’estrema destra, si dovrà dire che guardando il mio account Twitter, il mio interesse principale sarebbe l’estrema sinistra (canadese, statunitense, palestinese, libanese…). Poi con questo professore, che fa parte della casta „democratica“ statunitense non si capisce nulla di fenomeni giornalistici come Glen Greenwald, Aaron Maté, Katie Halper, Matt Taibbi…; non si capisce nulla dello scandalo, non in primo luogo pornografico, rappresentato dal figlio del presidente americano, Hunter Biden. Non si capisce nulla della continua censura della stampa pseudo liberale statunitense. Strano, si fa per dire, è che un giornale come „Der Freitag“, che con ragione ti fa comprendere il fatto che tanti tedeschi devono andare a mangiare in tavole assistenziali, non si accorga che non solo la destra, ma anche la pseudo sinistra americana ed europea, è solamente un fenomeno pseudo libertario di massa (Del Noce, Cacciari), che non ha alcun interesse ai poveri, ai realmente poveri, agli operai che quando sono malati (negli USA per esempio i ferrovieri) non vengono pagati o che in Europa anche quando vengono pagati, in pensione guadagnano 1.100 €, di cui 400 € vanno all’assicurazione sanitaria… 

Ho tanto bisogno di calmarmi interiormente perché la vera tenerezza diventi la fonte di ogni mia azione. 

Mia figlia ha preparato una bella cena, per il nostro arrivo. Grazie a Dio la mia malattia si è allentata. 


(8.12.22 - Solennità dell’immacolata concezione) Dio solo è santo! Il Santissimo! Ed egli si è scelto, tra le donne, una donna che è santa nel Santissimo, totalmente santa nel Santissimo. Questa è una scelta della Sua libertà, che noi possiamo solamente lodare: „Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo“ (Ef 1,3). In questa donna ci ha benedetto in modo del tutto singolare perché in lei si è compiuto in modo perfetto, quello che era previsto per tutti: „In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati di fronte a lui nella carità“ (Ef 1,4). Ma noi abbiamo preferito mangiare dell’albero di una gnosi senza amore (cfr. Gen 3). In questo modo abbiamo cominciato a percepire la nostra nudità come un problema (Gen 3,10) ed abbiamo cominciato a dare la colpa all’altro: „La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero ed io ne ho mangiato“ (Gen 3,12); „Il serpente mi ha ingannata ed io ho mangiato“ (Gen 3,13). L’unico che non si difende è il serpente. Meglio è non recriminare, ma lodare, come ci insegna SPN. E la propria perfezione non è la meta dell’agire cristiano: Balthasar chiama questa preoccupazione per la propria perfezione del tutto superflua, inutile: „questa nell’amore vero non è mai il tema; accade quasi incidentalmente e da sé, se colui che ama si affida alla legge dell’amore di Dio e del prossimo“ (Antologia-Servais, 89). Per questo Balthasar da poco importanza alla „biografia“, ma del tutto alla „missione“, al „compito“ e il nostro compito è in primo luogo un compito di lode, nostro e di tutto l’essere finito: „Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento.Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con il suono del corno…Ogni vivente Dio lode al Signore“. In questo momento mi aiutano a lodare il Signore le „French Suites“ di Johann Sebastian Bach, suonate da Evgeni Koroliov. La lode del Signore si realizza infine anche in una conoscenza amorosa che pone domande e assentisce. Al saluto dell’angelo Maria reagisce domandando: „a queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo“ (Lc 1, 29). Non si tratta di una gnosi senza fiducia, ma di quella conoscenza amorosa che sa che solo Dio è il Santissimo! Maria si domanda anche come accadrà quanto annunciato: „Come verrà questo, poiché non conosco uomo?“. L’angelo le spiega come avverrà: „allora Maria disse: „Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola“. 


Abba nostro…


Sono malato è poi non seguo ultimamente in modo specifico le notizie tedesche, quindi è stato un amico armeno che ieri mi ha chiesto cosa ne sapessi del tentativo di colpo di stato in Germania; l’uso del termine „colpo di stato“, anche se solo come tentativo, mi sembra esagerato: in vero penso che tanto più sono esplicitamente coinvolti nazisti in un’azione, tanto meno essa sia pericolosa. Comunque la notizia è riportata oggi nella versione di Banfi in questo modo: „Inquietante lo scenario tedesco: è stato sventato un tentativo di colpo di Stato da parte di ambienti dell’estrema destra No Vax. Si tratta di gruppi antisemiti e pangermanici, che non riconoscono la Costituzione dello Stato federale tedesco e teorizzano la necessità che la Germania torni ai confini dell'Impero del 1871 e del 1937. Alla loro guida si era messo un nobile che faceva l’immobiliarista e che ieri è stato arrestato. Un arresto è avvenuto anche in Italia. (Alessandro Banfi). Il ministro per l’agricoltura tedesco, Cem Özdemir, nella sua bacheca Twitter, afferma: „La nostra democrazia è degna di essere difesa. Ringrazio tutte le task force e le autorità competenti per il loro impegno. #Reichsbuerger (questo è il nome dei gruppi antisemitici e pangermanici), gli aspiranti governanti e tutti i loro sostenitori di estrema destra devono sapere che la nostra grandiosa Costituzione viene difesa 🇩🇪 con tutto il rigore dello Stato di diritto“.


Per quanto riguarda le tensioni in Iran, il direttore dell'ONG "Iran Human Rights“, Mahmood Amiry-Moghaddam, denuncia la pena capitale di Moshen Sehkari, nei due seguenti post in Twitter: „Le autorità iraniane hanno giustiziato un manifestante, condannato a morte in processi farsa senza alcun giusto processo, con l’accusa di „Moharebeh", per aver chiuso la strada e ferito un agente con un coltello. Il suo nome è #MohsenShekari - È stato impiccato questa mattina presto. La parola „Moharebeh“ significa che si è reso colpevole di fare la guerra contro Dio. Il secondo Tweet: „L'esecuzione di #MohsenShekari deve essere accompagnata da reazioni forti, altrimenti ci troveremo di fronte a esecuzioni quotidiane di manifestanti. Questa esecuzione deve avere rapide conseguenze pratiche a livello internazionale #StopExecutionsInIran #IranProtests2022“. Banfi parla di una altro caso molto grave: „In Iran prosegue con coraggio la protesta delle giovani e dei giovani. Nonostante la durissima repressione del regime. Oggi „La Stampa“, che sta raccogliendo le firme per la giovane Fahimeh Karimi, l’allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini piccoli, condannata a morte e che è stata compagna di cella a Teheran della nostra Alessia Piperno, propone un articolo della sorella della “Guida suprema” Ali Khamenei. Articolo molto critico verso il fratello“.


Il paragone che ha fatto il Papa della guerra russa in Ucraina con l'invasione nazista della Polonia e la Shoah, che piacerà alla guerrafondaia ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, secondo me non aiuta la pace, che è il motivo ultimo delle esternazioni del pontefice, come non lo sono „le perquisizioni nei monasteri ortodossi“ fedeli a Mosca e come non lo è la «lista di proscrizione» del governo di Kiev a riguardo di vescovi e sacerdoti ortodossi russi. Poi la nomina da parte „del giornale Time di Volodymyr Zelensky “e lo spirito dell’Ucraina” come “persona dell’anno”, dedicandogli una copertina piena di bandiere giallo blu“ (cfr. Banfi), mi sembra una pura follia - anche l’amministrazione Biden prende distanza dalle incursioni con i droni dell’Ucraina nei territori russi. Tutto ciò provoca solo le reazioni sconsiderate di Putin.


Voglio citare l'opinione di un amico armeno, che non voglio commentare e che lui non vuole imporre, ma è davvero interessante: „distruggere ciò che è e introdurre il caos. Lo osservo da anni. È improbabile che le forze distruttive rendano la Germania migliore di quanto non sia.

Ora cercano di distruggere l'Iran, per gli armeni sarà un disastro.

So quanto sia difficile per la gente in questo momento, ma sono anche sicuro che i cosiddetti "rivoluzionari" non mirano affatto ad alleviare la situazione della gente e a migliorare qualcosa“.



All’Angelus il Papa ci ricorda che non abbiamo solo un peccato originale, ma anche una grazia originale, che è accaduta il giorno del nostro battesimo (il mio: 7.4.60), di cui essere davvero grati. Maria ci prende per mano, perché non perdiamo la bellezza di questa grazia. Nel post Angelus ci ha ricordato, dopo aver pregato per la martoriata Ucraina che soffre tanto, che per Dio nulla è impossibile: preghiamo per la pace.



Abba nostro…


(Notte) Spero che la commozione e le lacrime del Pontefice, durante la sua preghiera a piazza di Spagna, vengano portate dagli angeli nel cuore e nel grembo di Dio: "Vergine Immacolata, avrei voluto oggi portarti il ringraziamento del popolo ucraino per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Invece devo ancora presentarti la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata che soffre tanto", ha anche pregato, commuovendosi (da Avvenire).


Jacobin descrive così la situazione dei ferrovieri statunitensi sotto l’amministrazione Biden: „La scorsa settimana, il presidente, autodefinitosi "il più favorevole ai lavoratori nella storia americana“, ha guidato uno sforzo per impedire a più di centomila lavoratori impiegati nelle ferrovie del Paese di scioperare per ottenere migliori condizioni di lavoro. Questo sforzo, sostenuto dai leader democratici e dalla maggior parte dei repubblicani alla Camera e al Senato, ha avuto successo.

Di conseguenza, il Congresso ha imposto ai lavoratori un contratto che non prevede il pagamento del tempo di malattia, richiesta fondamentale dei sindacati coinvolti nella controversia. Questo intervento era esattamente quello che voleva l'America delle imprese e, come sempre, l'America delle imprese ha ottenuto il suo risultato. I lavoratori continueranno così ad affaticarsi in turni che possono arrivare fino a ottanta ore, senza poter prendere ferie nemmeno in caso di emergenza, e molti dovranno essere reperibili per tutto o quasi tutto il giorno quando non sono in servizio. È uno stato di cose assolutamente miserabile e indifendibile. È anche il risultato che Joe Biden e altri potenti democratici volevano e hanno attivamente cercato“.


La redazione di „Useful idiots“ racconta il caso „Matt Taibbi“ in modo divertente ed ironico, con sfumature giustamente sarcastiche: „Sembra che Matt Taibbi abbia ottenuto l'ambito riconoscimento di „Idioti Utili“. Venerdì sera, Taibbi, con l'aiuto del CEO di Twitter Elon Musk, ha svelato i Twitter Files. Questo reportage ha mostrato che Twitter, accettando richieste esterne, aveva censurato notizie, tweet e account che differivano dalla narrazione mainstream accettata, rivelando quello che sarebbe un abuso di potere illegale da parte delle big tech.

Ma la risposta dei media aziendali liberali (quelli che Greenwald chiama i corporate media; RG) come MSNBC, New York Times e Pod Save America non è stata quella di leggere la storia, discuterla e cercare di trovare difetti nel reportage, ma di attaccare Matt per l'atto giornalistico stesso.

"Wow, Matt Taibbi sta facendo il lavoro di PR per l'uomo più ricco del mondo", hanno detto tutti all'unisono, con le mascelle da marionetta che si muovevano su e giù, affermando che avrebbe dovuto non rivelare una storia che aveva trovato (come un vero giornalista).

E poi sono arrivate le fake news, con Pod Save America e compagnia che hanno mentito dicendo che i file di Twitter erano solo fughe di foto del cazzo di Hunter Biden, e che tu sei, vuoi vederle, sei uno strano, con le curiosità di un verme. Non hanno letto la storia, perdendo le parti sulla censura delle big tech e sugli accordi commerciali illegali della campagna elettorale, o hanno aiutato volontariamente la classe dirigente a sopprimere la verità?“ (Useful idiots) - non è solo una storia curiosa, ma una vero e proprio tassello della censura dei media pseudo liberali. 


Infine Etty: lei cerca una via per liberarsi dalla dipendenza dal „repertorio di luoghi comuni piccolo-borghesi“ (15.6.42), anche da quello della fedeltà (come luogo comune, non come dono di grazia) che hanno la conseguenza dialettica di desiderare Spier solo „sensualmente“ e di sentire la mancanza di qualcosa in questa modalità. Quando questa sfera sensuale si affaccia, anche nel „monaco“ Spier, lei è delusa: „quando il suo corpo, a volte, obbedisce alle proprie leggi sensuali, non mi piace neanche tanto. Io non voglio la sua sensualità, voglio la sua tenerezza e la sua passione“. Etty definisce sé e Spier così: „In realtà, io sono solo sensuale, e sono passionale nel piano mentale. E credo che anche lui sia così“. Se guardo le mani di Maria che penetrano la carne del bambin Gesù nel quadro di Caravaggio, che è il dipinto scelto per il volantone di CL di quest’anno, allora penso che la meta sia: „dalle sue mani e dalle sue carezze emana una tenerezza che è dell’anima e non del corpo“ (Etty di Spier). Su un punto io non sono d’accordo con Etty: la severità non serva a nulla, almeno in questo ambito, piuttosto una severità nell’essere fedeli alla propria missione, al proprio compito. La riuscita è grazia! Dobbiamo chiedere la grazia di giungere alla modalità della risposta docile ad una Sua chiamata e non di un programma/sforzo etico che voglia la nostra perfezione. Buona notte.




(7.12.22 - Sant'Ambrogio) Il principio e fondamento dell’amore gratuito è dentro di me, ma non è una mia produzione. Con SPN (ed Adrienne) penso che dobbiamo insistere meno sull’uomo come imago Dei e piuttosto sull’uomo che si trova in un patto con Dio, come testimoniato dai Salmi (cfr. Balthasar in Antologia-Servais, 87-89). Nessuno è santo, solo il Signore lo è! Anche Isaia c’è lo ricorda (Is 40, 25-31): Dio non si stanca, noi si: „anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadano, ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza“ (40,30 sg.). Nella filosofia, nella sua versione classica, „l’uomo origina dal mondo divino e la sua intera ispirazione si muove nel senso di trovare la strada di ritorno in esso“ (Balthasar). Come mi sono accorto immediatamente dalla prima lettera che mi scrisse Balthasar nel 1978: egli non mi indicava la strada sulla quale il mio io giunga alla „beatitudine“, ma mi metteva in ascolto di Dio stesso: non la mia volontà, ma la Sua volontà. Ecco il „principio e fondamento“ di SPN ci invita a comprendere quale sia la Sua volontà e questa non consiste in una via psicoanalitica, ma nel „lodare, adorare e servire Dio“. L’obbedienza di Ignazio non ha nulla a che fare con servilismo. Ma questo non è neppure chiaro ad una professoressa di dogmatica, come quella di Erfurt, Julia Knop, che continua l’inutile polemica contro il cardinal Ouellet. Etty presenta il meglio della via psicoanalitica, che è liberante perché cerca di liberarsi da essa, prendendo lentamente le distanze anche dal guru Spier, pur riconoscendo che egli „vive come un monaco“, ma indicando anche i surrogati di cui ha bisogno. SPN ci fa comprendere la priorità della scelta, ma non della scelta del mio cuore inquieto (Agostino), ma della scelta di Dio, che „è compiuta in libertà eterna“; il nostro compito è quello di rispondere a questa Sua scelta, come uno „strumento della Sua volontà salvifica“ (prima lettera di Balthasar).  Ulrich sa tutto ciò e la sua ontologica biblica non è infatti agostiniana, ma finalmente ignaziana: l’abisso dell’uomo non si trova nell’uomo stesso ma nel rischio ontologico della gratuità del dono dell’essere - non voglio con ciò fare un’opposizione assoluta tra Agostino ed Ignazio, tanto più che l’ agostiniano „interior intimo meo“ è davvero essenziale se non si vuole ridurre l’idea di „patto“ in una della sola „sottomissione“. Etty, che legge il severo Agostino, in qualche modo lo sa anche e sa che dobbiamo liberarci da ogni dipendenza dagli altri, anche da quelli che minacciano, deportandola infine ad Auschwitz. Quando scrivo che il grande disastro che ho sperimentato qui nella diaspora (ma certo non è un problema che riguarda solo questa regione) è l’impossibilità di un reale rapporto intergenerazionale, penso proprio a quel giovane di 18 anni che nel 1978 scriveva a Balthasar, che allora aveva 73 anni: cercavo un maestro libero, oggi i giovani per lo più cercano solo la conferma del proprio gruppo e quelli che non lo fanno sono quasi sempre solo strani. E il „mito“ della pedofilia (ovviamente essa è una tragedia reale, ma non solo nella Chiesa) sta compiendo l’ultimo passo per distruggere ogni rapporto di libertà tra un adulto e un giovane…

(Mezzogiorno) Sono malato e così ho tempo di continuare a leggere il romanzo di Robert Manasse, „Die Erweiterung“ (Berlino 2022), che racconta lo scontro tra l’EU e la Polonia (che tradisce lo stato di diritto) e l’Albania (che con il suo „kanuni“, ha qualcosa come uno stadio preliminare dello stato di diritto stesso). Per ora non mi voglio addentrare nella storia dei personaggi, solo citare una frase che mi ha fatto riflettere su un avvenimento accaduto a Zeitz il 18 Agosto del 1976: un parroco luterano, Oskar Brüsewitz, si incendia per protestare contro la mancanza di libertà nella DDR. Uno dei personaggi del romanzo di Manasse, che riflette sull’auto-incendio di un amico per protestare contro la situazione politica polacca, che avrebbe tradito gli ideali di libertà del sindacato Solidarność, pensa che „le idee devono vivere, in tutti gli uomini, per quanto mediocri e grigi, e non diventano vive con il fatto che uno da solo si uccide per esse“ (424).  

Totalmente adeguato alla trama del romanzo di Manasse è il vertice EU che c’è stato in questi giorni a Tirana (Albania), il tema tuttavia non è stato il tentativo di integrazione dell’Albania nell’EU del romanzo (anche se l’Albania ancor oggi non fa parte dell’EU, ma è solo uno „stato potenzialmente candidato“), ma „un piano comunitario per reagire ai flussi di immigrati irregolari sulla rotta balcanica“ (Banfi nella versione odierna).

(Pomeriggio) Un mio amico armeno di Yerevan, cantante di lirica, mi ha detto che in città ci sono tanti profughi russi, che non vogliono essere trattati come carne da cannone e per questo sono fuggiti. La conseguenza della guerra, mi ha scritto, sarà una nuova ridistribuzione politica mondiale. Il Papa nella sua catechesi, in cui ha parlato di una decisione buona che genera pace nell’animo dell’uomo, ha aggiunto parole ormai rituali sul popolo martoriato dell’Ucraina. Dopo aver ricordato l’„Operazione Reinhardt, „con la quale i nazisti, durante la Second Guerra mondiale, nell’estate del 1942, sterminarono 1 milione e 700 mila ebrei polacchi“ (Avvenire) ha detto a braccio: „E la storia si ripete, si ripete … vediamo oggi cosa succede in Ucraina“ (Avvenire). Credo che il Papa sappia molto più di me ed io credo anche che stiano succedendo cose terribili, come dimostra anche la testimonianza del mio amico armeno, ma la differenza tra chi difende a spada tratta (nel senso dell’invio di armi) l’Ucraina e il Papa e che quest’ultimo è stato sempre e lo è ancora per una soluzione diplomatica.

«Mi consentano di dire che l’attribuzione del Premio per la Pace mi ha dapprima sorpreso perché non ho scritto nulla sul problema della pace, a parte in alcune occasioni. Ma poi ho sentito che con questa onorificenza veniva toccato un motivo determinante per il mio lavoro. Mi ha sempre cioè occupato il problema: come mai possano affermarsi prese di posizioni così diverse degli uomini circa le questioni dell’esistenza e se non sia possibile di acquisire a tale diversità una forza costruttiva. Da queste riflessioni è nato a suo tempo un mio libro sulla “opposizione polare”, ed esse sono divenute importanti anche per i miei scritti di poi» (Romano Guardini, citato da Massimo Borghesi). Credo che la pace consiste sempre nel fatto che un’opposizione non diventi contraddizione. Parlando con il mio amico armeno mi era importante non solo dirgli cosa penso, ma sentire la sua testimonianza, anche se accentuava cose che io non avrei accentuato. 

Abba nostro…


(Notte) Il film „The Holiday“ di Nancy Meyers (2006) contiene alcuni elementi che sono davvero molto belli: per esempio l’amicizia tra Iris Simpkins (Kate Winslet) e l’anziano Arthur Abbot (Eli Wallach, che tra l’altro è morto nel 2014 a 99 anni), ma anche la liberazione di Iris e Miles (Jack Black) dai loro falsi amori, che sono solo dipendenza. Anche Cameron Diaz (Amanda) e Jude Law (Graham) interpretano molto bene i loro ruoli…


Credo davvero che ci si debba liberare dall’immagine tradizionale, „per cui la più altra realizzazione dell’unione tra uomo e donna è la condivisione del letto“ (cfr. Etty, 15.6.42). Si condivide una vita e ciò è davvero essenziale (sit venia verbo). Dobbiamo imparare a „volare al di sopra di tutti i muri e librarsi liberi in uno spazio che non conosce…partizioni artificiali“ (Etty), invece tante cose ci legano: la dipendenza da immagini tradizionali, ma anche quelle tipiche della società trasparente e pornografica. Dobbiamo cercare di aver cura gli uni degli altri e ricordarci di pregare intensamente per tutte le persone che soffrono, per esempio nella martoriata Ucraina. VSSvpM! I piccoli problemi non devono „vagare irrisolti e trascurati“, anche se sarà inevitabile prendere sul serio quelle righe storte di cui parla Claudel. Etty infine dice una frase da brividi: „ci vuole uno speciale coraggio, per prendere sul serio i piccoli problemi personali, e irrilevanti, per così dire, a fronte di eventi essenziali“. Giusto il coraggio non sta mai nell’essenzialità, ma nella piccola via! Forse è l’insegnamento esistenziale più grande che mi ha comunicato Ulrich. Quel filo che congiunge Agostino con Jung è quello che Etty percorre: come abbiamo visto stamattina, non deve essere sovra-accentuato, ma è vero che la radice ultima degli eventi grandi e minacciosi „in ultima istanza“ si trova „in noi stessi“. La guerra in noi, l’incapacità in noi di rimanere nell’opposizione polare feconda di cui parla Romano Guardini, in noi.




(6.12.22 - San Nicola) Cercare di vivere e morire secondo „il principio e fondamento“ significa, seguendo SPN e Balthasar (cfr. Antologia-Servais, 86), cercare di vivere nello stupore dell’essere come dono di amore gratuito. Questo stupore non è solo l’inizio che poi si dimentica della nostra vita, ma un „elemento continuo“ del pensiero. È in vero un „miracolo“ („mistero“) dice Balthasar che ci sia donato questo essere e questo dono è „sovraessenziale“ (Ulrich), non ha insomma una causa interna al mondo che sia esauriente: „che io mi trovi nello spazio di questo mondo e nella comunione imprevedibile di altri essere umani, che come me sono“ in forza di questo dono è davvero espressione di un mistero continuo. Questa è la dignità che dobbiamo cercare di vivere. Per questo non si può „disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli“ (Mt 18,10) e che dal cielo dona gratuitamente l’essere anche al più piccolo degli essere umani ed anche agli animali e alle piante… Per questo motivo andiamo a cercare la pecorella perduta. E il Dio che viene, come ci insegna il secondo Isaia è un Dio comunicativo, „che parla, che comunica ai suoi interlocutori una parola efficace, degna di essere creduta, a differenza dei idoli muti“ (Ravasi nel commento a Is 40, 1-11). E questo Dio comunicativo viene sia come potenza e dominio sia come tenerezza (cfr. Is 40,10-11). Gli attributi più propri di questo Dio comunicativo sono chesed (amore) e zedaqà (giustizia) (cfr. Ravasi nel commento a Sal 5,8-9, come sempre nella Bibbia del 2009). 


Le notizie dal fronte bellico sono due prove muscolari: una di Kiev, l’altra di Mosca. Gli ucraini, anche se non lo ammettono ufficialmente, hanno colpito nel territorio russo, a ben 600 chilometri dal confine, centrando  l'aeroporto Dyagilevo nella regione di Ryazan e l'aeroporto Engels nella regione di Saratov. Vladimir Putin (…) ha visitato di persona il ponte in Crimea, che era stato danneggiato dai bombardamenti ucraini di ottobre e che è già stato riparato. Il Papa torna a invocare la pace dell’Immacolata, mentre si moltiplicano le raccolte di aiuti umanitari alla popolazione ucraina stremata dal freddo“ (Alessandro Banfi). Aaron Maté nella sua bacheca in Twitter commenta questa notizia così: „L'Ucraina ha tutto il diritto di colpire le basi russe, anche quelle che ospitano bombardieri nucleari. Ma coloro che si rallegrano di questo dovrebbero considerare le probabili conseguenze. C'è un motivo per cui il generale Milley ha chiesto la diplomazia: La Russia ha una superiorità militare e potrebbe essere ancora più feroce di quanto non sia stata.“

Se pensiamo ha quanto ho citato ieri notte di Etty, quanto detto sullo stupore dell’essere è conciliabile anche con la minaccia della guerra, anche con la minaccia di Auschwitz: „La nostra crescita dovrebbe far si che i momenti buoni della nostra vita e lo sviluppo interiore vincano le pressioni e le minacce quotidiane“ - insomma non dobbiamo mai dimenticarci del „principio e fondamento“ del dono dell’essere come amore gratuito, che può diventare anche carità operante per la popolazione ucraina stremata dal freddo…

„La civiltà cattolica" ritorna sulla questione di Gerusalemme: „Molti osservatori politici e intellettuali considerano oggi la soluzione del bi-statualismo ormai superata e impraticabile. Essi propongono la soluzione del mono-statualismo – uno Stato per due popoli –, dove tutti i cittadini, ebrei e palestinesi, godano degli stessi diritti civili e politici. Per quanto riguarda Gerusalemme, alcuni settori del mondo politico e intellettuale sia israeliano sia palestinese guardano a essa come a una città aperta, unita, senza confini interni, capitale dei due popoli che la abitano. Cioè, una città «una e condivisa», luogo della comunione e della pace, e non della discordia e della divisione“ (Giovanni Sale).

Non so nulla del caso del padre Marko Rupnik SJ. Nel comunicato dei gesuiti c’è scritto che non sono coinvolti minori. Nel rapporto terapeutico tra Etty e Spier la linea tra erotismo e contatto fisico terapeutico è sottilissima. Il modo scandalistico di affrontare il caso Rupnik è noiosa, perché in vero, oggi, a me sembra che manchi, nella conduzione spirituale, totalmente il coinvolgimento del corpo e questo è dannoso; allo stesso tempo non voglio giustificare alcun abuso sessuale, ma per discernere ciò bisognerebbe saperne molto di più. Comunque con ciò non intendo dire che non sia possibile un rapporto davvero profondo e spirituale, anche solo con un minimo di contatto fisico

Abba nostro…

(Notte) Se penso allo stupore per l’essere come dono appare al mio sguardo intimo il volto e tutta la persona di mia moglie. Guardandola spesso mi stupisco che ci sia, invece che tutta un’altra storia, invece che niente.  

Ho guardato, perché ne ha parlato un’allieva della dodicesima classe, „The fault in our stars“ (una storia di amore tra due giovani ammalati di cancro). Devo ammettere che la catastrofe più grande nel nostro mondo della diaspora è la separazione netta tra le generazioni. Nel film questo problema non è del tutto superato, ma esso è davvero bello e coraggioso e il problema del desiderio dell’infinito non è posto come un deus ex machina. 

La redazione degli „utili idioti“ ci ricorda con insistenza e credo con ragione che l’amministrazione Biden non fa nulla per i lavoratori e gli studenti, ma solo per la classe dirigente che l’ha votata. Purtroppo è stata votata anche da persone che hanno creduto al sorriso e alle promesse di Biden. 

Infine Etty, che riassume con una formula quello che spesso cerca di dire: „una mancanza di amore dentro di me mi fa esigere una doppia porzione di amore dal mondo esterno. Ed anche se questa mi venisse data, non saprei comunque cosa farmene“ (Alla fine della mattina,. 13.6.42). Tutte le esigenze irrazionali nascano perché si fugge „il principio e fondamento“ dell’amore gratuito „dentro di me“. 

(5.12.22) Nell’Avvento ci prepariamo alla venuta liturgica di Cristo nella festa del Santo Natale, ma ovviamente ogni passo della nostra esperienza è un passo verso l’incontro definitivo con Cristo. Lo possiamo incontrare oggi anche in forma quotidiana, che non è contraria alla tensione verso l’incontro definitivo. Nel cammino liturgico ed esperienziale ci accompagnano le parole che leggiamo nella Bibbia: „Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo…“ (cfr. Is 35, 1-10). Vi sono anche delle belle immagini della trasformazione della natura: „Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca“…Nell’incontro raccontato dal Vangelo (Lc. 5,17-26) davvero un paralitico può camminare di nuovo e a lui sono perdonati davvero i suoi peccati. Gli scribi e i farisei sono arrabbiati, perché pensano che Gesù dice bestemmie, visto che solo Dio può perdonare i peccati, ma  chi è guarito esulta. Questo accade in un contesto storico e politico che non è per nulla risanato e di questo dobbiamo ricordarcene. Tanti dei miracoli che sono accaduti tramite Adrienne accadevano in un momento in cui l’Europa era in guerra. Ed anche oggi, durante questa terza guerra mondiale in corso, possono accadere. 


Le proteste in Iran continuano (ormai si è giunti alle 500 vittime) e sembra che vi siano delle crepe nel potere (abolizioni della polizia morale) che spiega Banfi nella versione di oggi. Questa sottolineatura del giornalista italiano mi sembra importante: „Quello che finora non hanno potuto fare le sanzioni economiche occidentali, costantemente aggirate, sta accadendo per il coraggio e la spinta dei giovani“.


Ieri notte ho trascritto e tradotto in tedesco, con l’aiuto di DeepL,   questa frase di Etty: „Sono solo richieste che fai e che nascono da un senso di impotenza. Cerchi soltanto di compensare, a partire dal mondo esterno, quello che ti manca interiormente. Ognuno deve sopportare la propria tristezza con una certa dignità e in prima persona, totalmente da solo“ (Etty, 13.6.22). Far parte della Fraternità di CL era ed è per me una questione di forma di appartenenza, ma a volte ho dimenticato ciò che Balthasar non si stanca di dire: si muore da soli. E nel linguaggio di Ulrich: nel vivere maturo, che è possibile solo come unità del vivere e del morire stesso, si è ultimamente da soli. Ciò che mi manca interiormente: la serenità di andare a dormire, da cui nasce anche l’onanismo ciclico, la serenità di vivere nell’unità del vivere e del morire, viene compensato da „pretese“: come mai chi guida CL non comprende che noi da vent’anni viviamo del tutto esposti nella diaspora? Questa domanda è una pretesa. A parte che ci hanno fatto compagnia come potevano, ma nessuno può togliermi questa fatica della solitudine e grazie a Dio in un matrimonio essa non è assoluta. Come mai il responsabile della scuola non capisce che ora con 62 anni non posso lavorare più come una volta (e la riflessione, che si può seguire in questo diario, per me aderisce intimamente al mio lavoro)? Anche una pretesa, anche se forse più a livello „sindacale“ dell’altra, ma la serenità del lavoro non me la può dare il direttore scolastico, questa deve nascere da me. Come mai il nostro parroco non capisce che nessuno come Konstanze e me gli hanno fatto una compagnia in questi anni, certo reciproca, ma in cui noi abbiamo ascoltato per ore le sue frustrazioni? Ecco un’altra pretesa. „Sono solo richieste che fai e che nascono da un senso di impotenza…Ognuno deve sopportare la propria tristezza con una certa dignità e in prima persona, totalmente da solo“.


Abba nostro…


(Notte) „Perché permettere alle cose brutali e deprimenti di ogni giorno di dominarti e dimenticare quell’ora (con Spier). La nostra crescita dovrebbe far si che i momenti buoni della nostra vita e lo sviluppo interiore vincano le pressioni e le minacce quotidiane“ (Etty Hillesum, 13.6.42) - bisogna dare forma alle speranze e ai desideri aggiunge Etty, se no è meglio lasciarli stare dentro di sé. Ma ciò che lei dice è ricchissimo e non ci si può accontentare delle mie citazioni. Lei parla per esempio di solitudine, ma dice anche: „abbiamo così bisogno gli uni degli altri“…di toccarli, non solo di sentirli o vederli. Questo aspetto traspare in modo evidente in tutto il diario. 


Ho ripensato alla frase di Epicuro sul sesso, che giudica naturale e non necessario. Ma in vero non credo che si possa generalizzare. O meglio si può generalizzare la prima parte, ma la seconda dipende dal tipo di persona che si è o si è diventati. Per quanto riguarda la pornografia, essa si basa su un desiderio naturale, ma ovviamente il fenomeno stesso è sociale. Il porno proletariato che deve girare queste scene per ore ed ore dimostra la valenza sociale del fenomeno ed anche la „schiavitù“ in esso presente.


Non so se sono un amico della complessità, ma citare l’accordo del 5.12.1994 (tra Ucraina, USA e Russia…), in cui l’Ucraina rinunciava al possesso delle armi nucleari, etc. In cambio di garanzie territoriali, senza dare un giudizio su Boris Yeltsin, significa essere o stupidi o del tutto ignoranti. Buona notte! 



(4.12.22 - 88.compleanno della mamma di mia moglie, Rosi) C’è un passaggio del Vangelo odierno che deve farci riflettere molto: „Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo disse loro: ‚Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter fuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione e non crediate di poter dire dentro di voi: ‚Abbiamo Abramo per padre!‘. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli di Abramo’“ (cfr. Mt 3,1-12). Dio è amore, la sua ira è un momento di questo amore e come un pesce fuori dall’acqua muore, fuori dall’amore di Dio provochiamo ciò che il profeta Giovanni chiama „ira di Dio“. E il nostro „tradizionalismo“ (ma siamo figli di Abramo) non è salvifico, per il motivo che Giovanni esprime così: „Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli di Abramo“, non dalle vostre tradizioni, non dai vostri luoghi e dai vostri gesti: „Credimi, donna, viene l’ora che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre…viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano“ (cfr. Gv 4, 21-23). E non c’è bisogno di particolari gesti, ma semplicemente la confessione di non aver marito (cfr. Gv 4,16-17). Ieri ero di fretta ed un anziano nel bar della libreria in centro di Erfurt mi ha cominciato a raccontare la sua vita ed ho ascoltato, anche se volevo dirgli: guarda che ho fretta. Dio è diventato carne“ significa che Dio è diventato la carne di quel anziano signore, che voleva parlare con me. Sarebbe un peccato interpretare le parole del volantone natalizio di CL, che commenta il centenario della nascita di don Luigi con una sua frase ed una del papa, su quello che gli è accaduto quando aveva 15 anni, solo per dire: bisogna partecipare ai gesti. Ma ciò che ho detto non vale solo per gli incontri „casuali“, come tra l’altro era quello tra Gesù e la Samaritana, ma anche per la vita degli sposi. Nell’avvento mia moglie ed io cerchiamo di rimanere fedeli a quella tradizione che era nata quando i bambini erano piccoli e che chiamiamo „Stundchen“ (oretta), in cui mangiamo la frutta insieme e leggiamo una storia (quest’anno la storia natalizia di Dickens su Mr. Scrooge): questo gesto è bello, ma di per se non è salvifico, salvifica è la fedeltà alla carne del nostro matrimonio, in „spirito e verità“.  

Poi per quanto riguarda noi cristiani Paolo insiste sempre e solo sullo stesso tema: „Accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo accolse voi“ (Rm 15,7), anche quando parla della speranza della salvezza per tutti: ebrei e pagani. 

Isaia ci offre quelle che Etty chiama „le grandi linee, le grandi direzioni“: „Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire…“ (Is 11, 2-3). 


„Adorare Dio in spirito e in verità“, cioè questo rapporto immediato con Lui e con in fratelli, di cui  ho parlato qui sopra non significa mai per un cristiano abbandonare la Chiesa o non curarsi di quel „sentire cum ecclesia“ così decisivo per il suo cammino di verità (cfr. Hans Urs von Balthasar, Antologia-Servais, 81-85); anche per „la chiesa in uscita“ il soggetto che esce è la chiesa stessa e non per negare se stessa, ma la propria autoreferenzialità. Per questo motivo anche quando negli „Esercizi“ si vuole ascoltare la voce immediata di Dio „per me“, ciò non significa mettere in questione l’autorità della Chiesa o quel sedersi alle „ginocchia della madre Chiesa“ (Claudel), senza la quale il nostro sapienza prima o poi diventa gnosi non feconda. Colui che „da“ gli Esercizi non può farlo mai contro la Chiesa e neppure per „vendere“ la Chiesa: la meta ultima è l’amore gratuito del Padre, nella sequela (non sottomissione) di Cristo, invocando lo Spirito Santo per comprendere quale è lo spirito che si muove nel nostro cuore: quello di Cristo o quello dell’anticristo. SPN ci ha insegnato l’importanza di comprendere che la chiesa non è solo „Pietro“, anche se è essa deve vivere sempre „cum et sub Petro“, ma anche Maria che ci insegna a dire nella nostra vita  quel „fiat“ che ci rende davvero anime ecclesiali. Senza un cammino di obbedienza amorosa non si arriva né al Padre né a Cristo e neppure all’uomo. Ed anche la Bibbia, insiste Balthasar, va letta nella chiesa e non contro la Chiesa. Ovviamente stiamo parlando di un obbedienza (udire) amorosa e non militare o ideologica…


(Pomeriggio) Una lunga e „buona“ telefonata con Ferdinand, che mi ha raccontato anche alcune cose che ha letto di Ferdinand von Schirach, che ritiene, con ragione, il sistema di diritto più importante della soggettiva idea di giustizia. Abbiamo parlato anche dell’idealità della sospensione ontologica, il cui contrario non è la disillusione pseudo realistica, ma il giudizio concreto di ciò che è possibile e buono nella crisi. Abbiamo parlato della differenza tra un giudizio filosofico ed uno storico ed infine della priorità del „sentire cum ecclesia“ nei confronti di qualsiasi gnosi e della priorità, nel sentire cum ecclesia, della chiamata personale a fare ciò che Dio desidera da noi…


Abba nostro...

(Tarda mattinata, poco prima dell’Angelus) Se l’alternativa al merito è l’ignoranza, come raffigurato dal quadro di Hayez/ Pelagi, commentato Farina in Libero (che tra l’altro giustamente mette in evidenza che il merito è nudo, mentre l’ignoranza è ben vestita), allora è chiaro che si deve essere per il merito. Il difetto dell’intelletto, però, come dice Hegel, nella sua „Fenomenologia dello Spirito“, è di non sapere pensare, come fa la ragione, due cose o più insieme, per esempio nel senso della „dotta ignoranza“ (Nicola di Cusa) o della polarità: solidarietà e merito. In vero anche il merito può essere vissuto nella modalità della „sospensione ontologica“, di cui ho parlato qui nel diario il primo dicembre. Il merito, quando sospende il giudizio nella crisi del reale, è anche astratto come lo è una solidarietà ideale. Insomma esso deve diventare davvero nudo per non essere una gnosi arrogante, ma un aiuto per comprendere e decidersi nella „crisi“ che ogni reale vissuto realmente ci pone. Molto bello è anche quello che dice Renato sul fatto che il merito può aiutare a „salire“, anche chi come me ha fatto i suoi primi passi culturali in un quartiere operaio come Mirafiori sud a Torino. Bisognerà, però, anche pensare che il viaggio culturale non è in primo luogo un „salire“, ma una cammino di „nullificazione“, non nel senso del nichilismo e del pensiero debole, ma nel senso della gratuità del dono dell’essere, parola, quest’ultima, che può essere usata al medesimo modo che la parola „nulla“ („non fa niente“).


(Dopo l’Angelus) Molto importante ciò che ha detto il Papa su Giovanni Battista: era allergico alla doppiezza e presunzione. Il cammino di „nullificazione“ per Giovanni era una sottolineatura della priorità dell’umiltà (anche dei popoli) sulla „bravura“ (il popolo grande), che è sempre e solo „sospensione ontologica“ che non si incarna nella crisi come giudizio d’amore.


(Notte) „Sono solo richieste che fai e che nascono da un senso di impotenza. Cerchi soltanto di compensare, a partire dal mondo esterno, quello che ti manca interiormente. Ognuno deve sopportare la propria tristezza con una certa dignità e in prima persona, totalmente da solo“ (Etty, 13.6.22).  



(3.12.22 - Francesco Saverio, di cui  Konstanze ed io preghiamo ogni giorno una sua preghiera, che ci ha insegnato Ulrich: Deus ego amo te, non amo te, ut salves me…) In Isaia (30,19-21.23-26) forse è accentuata più la dimensione del „popolo“ malato che viene guarito dalla sua piaga, ma anche nel Vangelo (Mt 9,35-10,1.6-8) ha compassione delle folle, che hanno bisogno di veri pastori e che sono troppo pochi. Confesso la mia malattia spirituale, ma sono grato che ad un mio grido di supplica mi farà grazia (cfr. Is 30, 19) e mi metto a Sua disposizione per prendere sul serio il compito che da a tutto il suo popolo: „guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date“. 


Mi vengono in mente in questi giorni spesso i volti della ragazza e della sua mamma ucraine che vengono nella nostra parrocchia e mi chiedo cosa stia facendo il papà ora. E mia moglie si accorge di tutte le persone (per lo più donne) che nei nostri negozi parlano una lingua slava, probabilmente ucraina e pensa a questo popolo martoriato con grande compassione. 



Oggi grazie a Dio andiamo a confessarci dal nostro padre confessore a Erfurt. 


Nikolas Busse (FAZ, 3.12.22) registra con tristezza che la caduta di Putin non è più una delle mete della politica occidentale. In vero questa è una buona notizia e visto che si tratta di una „proxy war“ è bene che Biden e Putin parlino insieme tenendo conto anche della richiesta del presidente russo, cioè il riconoscimento delle annessioni russe in Ucraina. Sono morti 100.000 soldati e 404 bambini (tanto per citare le informazioni che ho da Halper/Maté e da Avvenire): pensare che la guerra porti qualcosa di buono al popolo ucraino è semplicemente idiozia. 


Abba nostro…



(Notte) Con ragione il vescovo Voderholzer (Ratisbona) parla di „nefasta guerra di trincea“ nella Chiesa in Germania a proposito dello sconto sul tema del sinodo tedesco e forse con ragione vede, come il cardinal Ouellet, un pericolo sia per la revisione di ciò che è accaduto nella chiesa con la pedofilia, a favore delle vittime, sia un carico esterno alla semper reformanda che viene fatto passare come un aiuto interno ad essa. 


Grato per la confessione, nella città che ha visto operare Maestro Eckart e Martin Luther, da un padre agostiniano che mi sta davvero aiutando molto. 


(2.12.22) Se la notizia che ho letto da Katie Halper e Aaron Maté è vera e cioè che 100.000 soldati ucraini sono stati uccisi, ciò significa certamente che Putin porta una grande responsabilità, ma anche che tutti colo che vogliono continuare questa guerra sono di un’ingenuità da far spavento. L’altra informazione è quella della dispersione della armi che vengono inviate in Ucraina. Speriamo che la luce di santa Lucia, di cui parla Banfi, diventi una reale speranza di cessazione di questo assurdo conflitto, di questa assurda „proxy war“, di questa assurda guerra tra imperialismi.


Il Vangelo odierno (Lc 9, 27-31) ha davvero un profumo avvincente: preghiera può essere anche „gridare“. Una richiesta gridata, non piccolo borghese, di misericordia. Preghiera è riconoscere l’autorità di Gesù, la sua basileia. Guarigione non passa solo attraverso l’udito e la visione, ma anche attraverso il tatto: toccare, però, non è palpeggiare. Con i miracoli si deve agire discretamente, mentre noi spesso facciamo un gossip, anche dei pseudo miracoli. 


La profezia di Isaia (29,17-24) deve essere presa sul serio, anche da chi come me non crede in utopie millenaristiche: bisogna lavorare perché i ciechi vedano, gli umiliati e i poveri siano felici. La battaglia del Logos tra giustizia ed oppressione è una battaglia fino all’ultimo respiro, ma guai a chi opprime e beato - già ora - è chi lavora per la giustizia e la pace. Una speciale preghiera è per i miei figli e per i miei figli nella scuola: che riconoscano il Santissimo!  


Anche se non commento spesso i „Salmi“, questi sono pieni di parole così intense e così vere! 


Abba nostro…


(Notte) „Non farti prendere da un'atmosfera, da un momento per di più di indolenza, ma tieni presente le grandi linee e le grandi direzioni. E sei pure triste, semplicemente triste ma non costruirci sopra dei drammi. Una persona deve essere semplice anche nella sua tristezza, altrimenti la sua è soltanto isteria“ (Etty, 13.6.22). Prima dico una cosa politica, poi passo al mio io. Scholz parla un’ora con il presidente Putin e dopo, quello che ha da dire è che gli ha detto che ha torto: questo è un livello adolescenziale di comunicazione, che non tiene conto „delle grandi linee e delle grandi direzioni“. Certo noi tutti  siamo così: siamo suscettibili, facciamo dei bei discorsi „nel nostro ‚strato superiore‘, quando in quello ‚inferiore‘ pullulano, piante velenose che devono essere sradicate“(Etty), in primo luogo il nostro egocentrismo e la nostra meschinità. Dobbiamo accettare il fatto che abbiamo un io limitato „e i cedimenti fanno parte di questo percorso“ (Etty), che è la nostra vita. Se ci è possibile aprire „le sorgenti in cui Dio si nasconde a molti uomini“, come Etty pensa che faccia Spier, bene, ma ovviamente anche Spier è limitato. Forse sa dominare meglio di me gli impedimenti fisici, ma bisogna aver pur fiducia che anche nelle espressioni fisiche, per quanto parziali, Dio non smette di guidarci. 


(Notte profonda) Ieri mattina ci siamo svegliati con una grande nevicata, che ha impedito ai bus da Naumburg di arrivare alla scuola. Ed anche ora il paesaggio è del tutto bianco e silenzioso. Qualche giorno fa mia sorella ha compiuto 60 anni; lei è stata la prima persona che mi ha aiutato nelle mie paure da bambino, potevo andare da lei di notte, nel suo letto, abbiamo parlato fino a quando la paura è diminuita, a volte ho dormito sul tappeto che era vicino al suo letto. Ed ora guardo un po’ la neve, sperando che venga il sonno. 


(1.12.22) Il Vangelo odierno (Mt 7,21-27) ci rende attenti all’ alternativa: ascoltare la parola e metterla in pratica, ascoltarla e non metterla in pratica. A questa seconda variante si può aggiungere quel: „Non chiunque mi dice: „Signore, Signore“ entrerà nel Regno dei cieli“. Per entrarci bisogna fare, in questo nostro viaggio dal Padre al Padre (Adrienne), la volontà del Padre, che è amore gratuito. Solo così è possibile fondare „la sua casa sulla roccia“. Papa Francesco ci ha insegnato che la chiesa è „ospedale da campo“, ma ciò non  significa che non abbiamo una casa e che questa possa essere fondata sulla roccia o sulla sabbia. Fondata sulla roccia è quando ascoltiamo le sue parole e le mettiamo in pratica. 

La lettura dell’AT (Is 26, 1-6) ci propone anche un’alternativa, quella tra la „città forte“ e quella „eccelsa“ - la prima ha le porte aperte, ha delle mure, ma non si chiude in esse, è una città aperta ai poveri e agli oppressi in essa vige giustizia, mentre la città eccelsa, come spiega Ravasi è „simbolo di una realtà umana fondata sul dominio e sulla violenza“. 


Dalla Catechesi del Santo Padre di mercoledì scorso vorrei citare questo passaggio ignaziano: "E poi c’è la fine: il principio, il mezzo e la fine. La fine è un aspetto che abbiamo già incontrato, e cioè: dove mi porta un pensiero? Per esempio, dove mi porta il pensiero di pregare. Ad esempio, qui può capitare che mi impegni a fondo per un’opera bella e meritevole, ma questo mi spinge a non pregare più, perché sono indaffarato da tante cose, mi scopro sempre più aggressivo e incattivito, ritengo che tutto dipenda da me, fino a perdere fiducia in Dio. Qui evidentemente c’è l’azione dello spirito cattivo. Io mi metto a pregare, poi nella preghiera mi sento onnipotente, che tutto deve essere nelle mie mani perché io sono l’unico, l’unica che sa portare avanti le cose: evidentemente non c’è il buono spirito lì. Occorre esaminare bene il percorso dei nostri sentimenti e il percorso dei buoni sentimenti, della consolazione, nel momento in cui io voglio fare qualcosa. Come è il principio, come è la metà e come è la fine.

Lo stile del nemico – quando parliamo del nemico, parliamo del diavolo, perché il demonio esiste, c’è! – il suo stile, lo sappiamo, è di presentarsi in maniera subdola, mascherata: parte da ciò che ci sta maggiormente a cuore e poi ci attrae a sé, a poco a poco: il male entra di nascosto, senza che la persona se ne accorga. E con il tempo la soavità diventa durezza: quel pensiero si rivela per come è veramente.

Da qui l’importanza di questo paziente ma indispensabile esame dell’origine e della verità dei propri pensieri; è un invito ad apprendere dalle esperienze, da quello che ci capita, per non continuare a ripetere i medesimi errori. Quanto più conosciamo noi stessi, tanto più avvertiamo da dove entra il cattivo spirito, le sue “password”, le porte d’ingresso del nostro cuore, che sono i punti su cui siamo più sensibili, così da farvi attenzione per il futuro. Ognuno di noi ha i punti più sensibili, i punti più deboli della propria personalità: e da lì entra il cattivo spirito e ci porta per la strada non giusta, o ci toglie dalla vera strada giusta. Vado a pregare ma mi toglie dalla preghiera.

Gli esempi potrebbero essere moltiplicati a piacere, riflettendo sulle nostre giornate. Per questo è così importante l’esame di coscienza quotidiano: prima di finire la giornata, fermarsi un po’. Cosa è successo? Non nei giornali, non nella vita: cosa è successo nel mio cuore? Il mio cuore è stato attento? È cresciuto? È stata una strada che ha passato tutto, a mia insaputa? Cosa è successo nel mio cuore? E questo esame è importante, è la fatica preziosa di rileggere il vissuto sotto un particolare punto di vista. Accorgersi di ciò che capita è importante, è segno che la grazia di Dio sta lavorando in noi, aiutandoci a crescere in libertà e consapevolezza. Noi non siamo soli: è lo Spirito Santo che è con noi. Vediamo come sono andate le cose.““ (Papa Francesco) - Non so se è un punto debole della mia personalità, vorrei capirlo meglio; da una parte vorrei essere lieto e non coinvolgere nessuno nelle mie sofferenze (il mio proposito nell’Avvento), allo stesso tempo vedo che la rabbia o la tristezza per il comportamento di certe persone diminuiscono la gioia in me. Quello che mi fa arrabbiare è forse davvero oggettivamente ingiusto: un amico che non si fa più vivo, perché lo ho contradetto; un amico che apriori non legge più le cose che scrivo perché non corrispondono a ciò che lui prima facie pensa; un responsabile al lavoro che è gentile, ma guai se non funzioni „strutturalmente“ come lui pensa… tutto questo causa una tristezza nel mio cuore e a volte una rabbia: è una tristezza sana o è ciò che mi impedisce di essere lieto, come vorrei esserlo nell’Avvento? VSSvpM! 


Per quanto riguarda la scuola direi che la cosa più profonda, oltre a quello che ho già detto ieri sul tema, che ho da dire, la posso esprimere con la critica alla sospensione ontologica di Ulrich. Cosa accade nella sospensione ontologica? Viene sospeso il giudizio nella crisi, altrettanto reale ed altrettanto ontologica. La sospensione ontologica è un’oscillazione del giudizio nell’idealità. Un’idealità che non si incarna con i problemi che gli insegnanti trovano nel loro cammino scolastico. Facciamo un esempio: in modo particolare nelle scuole non liceali, si è confrontati con un „non capisco“ dei ragazzi, che di fatto è anche un’idea, tra l’altro sostenuta dai genitori in cerca di „captatio benevolentiae“ da parte dei loro figli. Non c’è una „tecnica scolastica“ per superare questo non capire o non voler capire e bisogna stare attenti che l’insegnante non si misuri con un’idealità impossibile ed oscillante nell’etere della mancanza di un giudizio nella crisi, quella crisi che fa parte dell’essere finito stesso che cerca la luce, ma si muove nelle tenebre, perchè la conseguenza di ciò è solo un’oscillazione tra arroganza (degli insegnanti che non percepiscono la crisi) e mancanza di auto stima (da parte degli insegnanti che la percepiscono troppo. Non sto facendo una critica alla tecnica in generale - sto scrivendo con un MacBook Air che è un capolavoro della tecnica, ma anche un pittore geniale ha bisogno di tecnica, non fosse che la matita con cui disegna, ma la tecnica non rende il pittore geniale e il MacBook Air non mi trasforma in Goethe e neppure in insegnante bravissimo, la cui idealizzazione è tra l’altro il vero ostacolo per un giudizio nella crisi e che ha come conseguenza, quando viene presa sul serio, una perdita di auto stima che conduce solo al Burn out degli insegnanti. Il Figlio dell’uomo e di Dio viene nel mondo è viene ucciso e nessuna tecnica comunicativa lo avrebbe potuto aiutare. Ciò non significa che Cristo non avesse delle „competenze“: conosceva le scritture, parlava così che se ne percepiva l’autorità, etc. Ma ciò non toglie che alla fine nulla può risparmiargli la venuta dell’“ora“ (Giovanni) e la fatica del lavoro quotidiano, etc. 


Abba nostro...



(Notte) „Non sono mai le circostanze esteriori, è sempre il sentimento interiore - depressione, insicurezza, o altro - che conferisce alle circostanze un’apparenza triste o minacciosa. Nel mio caso funziona sempre dall’interno verso l’esterno, mai viceversa“ (Etty Hillesum, 12.6.42). Si forse è così anche per me: un avvenimento esterno mi provoca se sono depresso, se no va „a schiantarsi contro la mia sicurezza“ (Etty) e contro la sapientia cordis di essere sotto il mantello di Maria. 


Balthasar dice che gli Esercizi si fanno solo una volta e se si ripetono, come cerco di fare con questo metodo quotidiano, si ripetono nella scelta già fatta. Per me quella del matrimonio con Konstanze; alle volte il desiderio sessuale si automatizza (mia moglie ha una menopausa molto pesante e non voglio seccarla con questo problema) ed appanna la volontà di fare „esercizi spirituali“, che sono „purificazione da dipendenze esterne ed interne“ (Antologia-Servais, 80). Oggi ho pregato per il „dominio della lingua“ e del cuore in modo da poter affrontare con „oggettività“ una situazione brutta nella nostra parrocchia. Quando il desiderio sessuale si automatizza non è davvero per me possibile esercitare un dominio della fantasia, ma grazie a Dio non he ho tanta. Mi chiedo cosa confesso quando dico il „mea culpa“: l’affiorare del desiderio sessuale? Ma questo mi sembra non onesto, perché io penso che esso sia naturale (ma ieri notte su questo punto sono stato più preciso). Piuttosto confesso che è vero che non ho più una reale passione nell’insegnamento e che l’apatia dei ragazzi e il loro interesse superficiale mi sembrano del tutto insuperabili. I primi anni a Droyßig, avevo proposto le „Lodi“, poi non l’ho più fatto, perché per mesi e mesi eravamo solo Konstanze ed io a pregarle. Scrivendo queste righe notturne cerco di esercitare il „redire ad cor“ di Agostino, ma non posso scrivere tutta la notte…Grazie a Dio la differenza tra la meditazione orientale (sentire il profumo del nirvana) e quella cristiana è che quest’ultima, vuole incontrare Dio e la sua grazia e il suo amore, „non solo nella sua intimità, ma anche come un qualcuno che si incontra storicamente, come fatto uomo“ - e questo potrebbe essere uno svantaggio, ma per me non lo è, visto che io non sarei mai un buon buddista, ed ho bisogno di esercitarmi anche nella vita esteriore, ciò significa per me meditazione della Parola, ma anche importanza dell’esperienza. In fondo, nell’incontro con la samaritana, il suo essere veritiera nei confronti di Cristo non consiste nel dire una bella verità assoluta, ma che ha avuto cinque uomini…Offro a Gesù tutta la mia vita, senza nascondere anche la dimensione sessuale di essa, anche quando è automatizzata. E spero in una „purificazione“, come suo dono. 


Infine vorrei riportare una notizia di Katie Halper e Aaron Maté: i soldati ucraini morti sono 100.000 (e questo che spezza il cuore del papa) e le armi che si inviano non arrivano tutte al fronte: mia moglie con ragione mi ha chiesto allora, dove?


(30.11.22 - Sant’Andrea) - Vorrei dire due parole, senza alcuna pretesa di completezza, su un pensiero, di cui avevo già parlato qualche tempo fa, di Zamagni sulla guerra e sulla riflessione sulla scuola di Gustavo Zagrebelsky. Su Zamagni: come dissi, il suo rinvio ad Aristotele, cioè alla priorità del bene sul giusto, lo trovo un pensiero filosofico fecondo: che senso ha difendere la giustizia in Ucraina se poi muoiono tutti? Ma bisogna stare attenti che vi è un argomento storico, una narrazione storica che deve essere tenuta conto, prima o per lo meno insieme alla riflessione filosofica: pur tenendo conto che è del tutto ingiusto che una città intera sia al buio ed al freddo e che Putin non avrebbe dovuto attaccare l’Ucraina come ha fatto, non è per nulla chiaro che la giustizia stia del tutta dalla parte di chi governa l’Ucraina. Bisogna insomma tenere conto della narrazione della proxy war. 

Su Zagrebelsky: ovviamente la sua posizione è molto più feconda di chi afferma che vi sarebbe una positività nell’umiliare gli studenti, ma è una posizione del tutto „ideale“, che non tiene conto del „descensus“ nella realtà. Certo bisogna essere lieti di essere insegnanti, ma vi è anche un’umiliazione che tanti colleghi portano su di sé da decenni e che li rende malati e bisogna dire che, in certi casi, non c’è alcun consiglio „ideale“ che può essere d’aiuto. La posizione di solidarietà di una classe per integrare i più deboli di cui parla Zagrebelsky è certo un buon consiglio, ma io ho sentito del tutto vere le sue parole solo quando ha detto che ha paura dell’apatia. Tanti colleghi, con la loro sofferenza che porta spesso ad un „Burn out“, assomigliano tanto a Cristo, a quel suo atto salvifico che lo ha portato a salire sulla croce e a discendere all’inferno per noi. Ad un livello più „mondano“ infine, non dire per nulla che la cura degli individui non sia a sua volta un rischio educativo da correre: leggere con due ragazze le „Scarpine di raso“ di Paul Claudel, anche se è appunto una proposta per due ragazze eccellenti, è un momento importante della proposta educativa, tanto quanto il lavoro in classe. 


Abba nostro…


(Notte) Per ora, in questo avvento, riesco a tenere il ritmo: Lodi, Vespri e Compieta, che tra l’altro è una preghiera così bella e rassicurante. 


Ho visto un film su due sorelle (Le nuotatrici) che scappano dalla Siria ed ovviamente mi ha commosso tanto e mi ha fatto sentire una grande vergogna: conoscevo un destino simile, di una ragazza mussulmana, che è stata per un certo periodo nella nostra scuola. Ne avevo parlato ne „Il Sussidiario“. Quello che è successo e succede a tutti i profughi siriani e a tutti gli altri è una cosa che grida vendetta a Dio! Grazie a Dio che l’Abramo sulla sede di Pietro, intercede per noi, perché Dio non ci annienti. Grazie a Dio che c’è qualche politico che si è impegnato per l’accoglienza. Ed un grazie profondo al Papa e ad Angela Merkel. 


Ed infine Etty, che dice cose da brividi (Dopo la colazione con un altro tipo di surrogato del te, 12.6.42): „non bisogna ingigantire un piccolo vuoto fino a farlo diventare un deserto di vacuità“. Dobbiamo davvero ringraziare il Padre con gioia, come ho letto e pregato nel Cantico dei Vespri (Col 1,12). Ci sono tante cose che ci rattristano: un amico a cui facciamo gli auguri e non ci risponde, dimenticando quanto tempo gli abbiamo dedicato per ascoltare le sue follie; colleghi e ragazzi che non sono grati, etc. Ma tutto ciò è davvero solo un piccolo vuoto, nei confronti della pienezza del dono dell’essere. Ed ancora Etty: dobbiamo evitare gli estremi: „da una parte un continuo erodere il proprio senso di autostima, e dall’altra l’ „arroganza“. Dobbiamo smetterla quindi con ogni forma di complesso di inferiorità, ma anche con ogni stolta forma di arroganza. E poi un’idea che Epicuro esprime così: il sesso è un bisogno naturale, ma non necessario. Ed Etty si esprime così, citando Spier: „quel bisogno originariamente reale e naturale non è poi così grande come l’idea che debba esserci“. Insomma noi con l’idea che debba esserci ne costruiamo la grandezza. Bisogna dirlo, anche se la nostra società trasparente ed io in essa abbiamo bisogno di tanta pazienza (di Dio) per realizzare ciò che vedo come vero, ciò che ognuno può giudicare vero. Comunque diciamolo: „sarebbe tuttavia grottesco, ridicolo, penoso che un matrimonio… fallisse per problemi connessi alla sfera sessuale“. 





(29.11.22) Il campo che vedo dalla mia stanza, verso il fiume, è vuoto, gli alberi stagionali sono rimaste senza foglie e le pecore sono state portate in stalla, insomma è incominciato davvero  l’inferno, ma grazia a Dio anche l’Avvento, che è attesa e che qui nelle corte giornate tedesche è decorato da tante luci, ed ancora una volta grazie a Dio, a cui, pur con la crisi energetica, le persone non hanno rinunciato. 


In tante comunicazioni ecclesiali non manca solo l’umiltà, ma anche e soprattutto la gioia della semplicità. Ci si aspetta un miglioramento da cambiamenti strutturali e sistematici, ma Gesù, che esulta „di gioia nello Spirito Santo“ dice: „Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.“ (Lc 10, 21). „Sentire cum ecclesia“, e proprio con la „nostra madre, la chiesa gerarchica“ (Ignazio), sebbene non sia tutta la Chiesa, ha a che fare con questa semplicità, che per esempio aveva Ulrich, senza per questo non comprendere che „ecclesia semper reformanda est“. Non è possibile, però, che „l’esistenza umana sia completamente raggiungibile nell’actus secundi del pensiero“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 301).


Nelle esternazioni del presidente tedesco Steinmeier, a difesa della libertà di stampa e delle proteste in Cina, non ci vedo nulla di coraggioso, forse una cosa che si deve fare, se si è presidenti di uno stato occidentale, ma non coraggiosa, coraggioso sarebbe se Steinmeier mettesse il dito nella piaga della nostre censure e dei nostri interessi „sporchi“.  


Banfi nella versione di oggi fa comprendere il motivo per cui in Cina sono scoppiate le rivolte. La MZ parlava di un incendio in un condominio nella città di Urumqi. Banfi, citando o l’analista dell’Università di Cambridge William Hurst, afferma che „le immagini televisive dei Mondiali di calcio dal Qatar che sono arrivate ai cinesi avrebbero scatenato la rabbia: spalti degli stadi pieni e nessuna mascherina“.


Per quanto riguarda la questione della non equidistanza del papa, in occasione dell’uscita di una sua intervista ai gesuiti in America, nella versione di Banfi trovo questa frase: „Spostando infine il discorso sulla parte ucraina, Francesco ha fatto notare: «Parlo di un popolo martirizzato. Se hai un popolo martirizzato, hai qualcuno che lo martirizza. Parlo della crudeltà perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe che entrano. In genere, i più crudeli sono forse quelli che sono della Russia ma non sono della tradizione russa, come i ceceni, i buriati e così via. Certamente, chi invade è lo stato russo. Questo è molto chiaro. A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto di condannare in generale, anche se è risaputo chi sto condannando. Non è necessario mettere nome e cognome». Queste parole però non sono piaciute a Mosca. «Non si tratta neppure più di russofobia, ma di perversione della verità», sono le gravi parole della portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, come riporta l'agenzia Tass. Dichiarazioni che evidentemente si commentano da sole» (Banfi). Non so se si commettono da sole; a me sembra che qui il pontefice si sia sbilanciato troppo, ma ha certamente le sue ragioni e le sue informazioni. Fa bene ad usare i „forse“ nelle sue affermazioni, ed ovviamente è vero che a partire dal 24.2. 22 è la Russia che invade. Allo stesso tempo vorrei ricordare a Francesco le sue stesse parole sulla critica a „Cappuccetto Rosso“. E non so neppure se è bene che dia così tante interviste, cosa che tra l’altro aveva scritto anche Lucio Brunelli nel suo libro, che era chiaramente un atto di amore per Francesco, come è chiaro ai lettori del mio diario che anch’io amo il Papa. 


Sto correggendo i compiti in classe della dodicesima, ascoltano „The Well-Tempered Clavier“ di Bach, nell’interpretazione di Evgeni Koroliov. Ho proposto come tema del compito: Gv 3,16-21.


(Tarda mattinata, nella pausa, dopo aver continuato la lettura della „Scarpina di raso“ con le due ragazze eccellenti) Nel lungo dialogo tra don Rodrigo e il cinese nella „Scarpina di raso“ c’é un intensità dell’amore di don Rodrigo per doña Mirabilis che è davvero sorprendente; il cinese reagisce con Ironia: sono tutte parole, ma dietro le parole si sa che cosa significa, nella concretezza della carne, questo amore. Da una parte il cinese non prende sul serio il desiderio di Rodrigo di diventare „nulla“ per la sua amata, dall’altra Rodrigo non prende sul serio il cinese, che meglio di Rodrigo capisce quello che Etty esprime così: ci sono momenti di vuoto (non della nulla patetico), anche in un intenso rapporto di amore…


Abba nostro…


(Notte) Ho sempre pensato che dopo la prima settimana di Esercizi, quando ero giovane, SPN stesso mi abbia gettato fuori, perché non ero adatto a diventare gesuita: sarei diventato un pessimo gesuita. I tre consigli evangelici per me non sono mai stati un’ovvietà (cfr. Antologia-Servais, 78-79), allo stesso tempo, però, mi sembra che il Signore stesso e forse Hans Urs, Adrienne und SPN, a cui si è aggiunto quasi da subito Ferdinand U., mi stiano prendendo per mano, in modo che non perda il senso dell’indifferenza e della „logica dell’amore gratuito“. 


Ho visto un film in Netflix sulla costruzione del muro di Berlino nel 1961: nel treno che va da Monaco di Baviera a Berlino i personaggi del film devono prendere la decisione se rimanere nell’ovest o ritornare nella DDR. 41 anni dopo la costruzione di esso e 13 anni dopo la sua caduta anche noi arriviamo nell’est della Germania. Vent’anni della mia e della nostra vita sono passati qui in Sassonia-Anhalt e questo ha cambiato tantissime cose, anche a livello di giudizio sul reale. L’anticomunismo sviscerato sia di alcuni che hanno vissuto nella DDR (questo tipo di anticomunismo mi interessa) sia di quelli che erano nell’Occidente non fa più parte del mio giudizio sul reale.



(28.11.22) Sulla questione dell’equidistanza: ieri Papa Francesco nel post-Angelus ha parlato del conflitto che da mesi si è inasprito ancora una volta tra israeliani e palestinesi; alcune fonti palestinesi che seguo in Twitter hanno messo in evidenza lo sforzo non violento della protesta palestinese ed è possibile che questa narrazione abbia un suo momento di verità, ma credo che l’equidistanza del Santo Padre, che ha parlato di un israeliano morto e di un palestinese morto (se mi ricordo bene), in questo conflitto che dura da decenni, sia più saggia. 


Per quanto riguarda la parola e l’accusa „fascismo“ Stanley G. Payne, professore emerito di storia  all’università di Wisconsin-Madison, rinviando anche al dibattito scientifico sul tema, ha scritto un articolo notevole, che porta il titolo: „The F-Word“, First Things, Dicembre del 20221. Ecco la tesi: „Due secoli fa, Tocqueville aveva messo in guardia sul potenziale di un "dispotismo morbido" negli Stati Uniti, un nuovo tipo di totalitarismo che sarebbe stato la rovina della libertà americana. Potrebbe essere questa la sua prima fase: l'uso propagandistico del "fascismo" per squalificare il dissenso e quindi ammorbidire l'opinione pubblica americana per le misure illiberali? Se è così, allora la democrazia è davvero in pericolo, ma principalmente dai suoi stessi autoproclamati salvatori“. Ci sarebbe ovviamente molto da dire sul pericolo passato di un terrorismo di sinistra e quello presente di un terrorismo islamistico (il modo migliore per combatterlo è il dialogo preferenziale del Santo Padre con il mondo islamico); l’autore cerca di essere molto equilibrato nel suo giudizio, ma ovviamente tante cose possono essere discusse, per quanto riguarda la tesi principale, mi sembra che essa sia di notevole importanza. Il grande pericolo per la democrazia viene dalle classi dominanti, sia politiche che comunicative, che non vogliono confrontarsi con narrazioni differenti da quella che loro ritengono essere l’unica vera. „La storia offre alcuni avvertimenti per il nostro momento attuale. Non è irresponsabile preoccuparsi che la ricerca di "terroristi interni" funzioni come l'incendio del Reichstag e la soppressione dei comunisti e di molte altre persone nella Germania del 1933. L'incendio del Reichstag fu effettivamente doloso e certamente esisteva un movimento comunista violento e su larga scala. (Era il più grande al mondo al di fuori dell'Unione Sovietica, molto più grande per dimensioni e influenza di tutti i gruppi designati come "destra radicale" negli Stati Uniti contemporanei messi insieme). In Germania, questa minaccia all'ordine civico è stata sfruttata per imporre una nuova coercizione centralizzata che ha avuto le conseguenze più estreme e distruttive. La stessa cosa sta accadendo oggi negli Stati Uniti?“ (Payne). 


Sul tema della censura da parte dei „corporate media“ ha preso posizione Glenn Greenwald presentando la sua nuova trasmissione, „System Update“: „È difficile sopravvalutare quanto sia maniacale, primordiale e sconsiderata la reazione dei dipendenti dei media aziendali (corporate media) alla sola prospettiva che il nuovo proprietario di Twitter Elon Musk possa ripristinare un minimo di maggiore libertà di parola su quella piattaforma. Era facile prevedere - quando Musk stava solo accarezzando l'idea di acquistare Twitter e allentare alcune delle sue restrizioni di censura - che ci sarebbe stato un attacco totale da parte dei centri di potere occidentali se ci avesse provato. La censura online è diventata una delle armi di propaganda più potenti che possiedono e non permetteranno mai a nessuno di diluirla anche solo leggermente senza tentare di distruggere“ (Greenwald) chi non si conforma ad essa, e questo anche con toni di tipo metafisico. Devo ammettere che senza l’aiuto del mio amico Adrian non sarei mai giunto da solo a questo tema.


Sulla triste storia del cardinal Becciu Renato Farina mi ha scritto queste due belle righe, del tutto „evangeliche“: C’è una distanza enorme tra il cristianesimo del Papa e la spietatezza torquemadica del processo senza rispetto dell’imputato.


Che l’esistenza umana non possa essere raggiunta completamente nell’atto secondo del pensiero (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 301) è davvero qualcosa di molto liberante: quello che è in gioco nella nostra esistenza non è l’esposizione di un pensiero perfetto ed utopico, piuttosto essa ha in se stessa, hic et nunc, come tema, il dono dell’essere come atto di amore gratuito, anche su righe storte.


Abba nostro…


(Notte) Mi scrive il cardinal Marc Ouellet: Caro Roberto, 

Grazie tante per le 300 pagine tradotte dell'Homo Abyssus. Un grande servizio alla verità e alla missione della Chiesa. 

In comunione di preghiera e di speranza in questo Avvento! Cordiali saluti a tutta la famiglia. 

+Marc Card. Ouellet - Anche il padre Servais parla di „Prezioso dono! E complimenti per la perseveranza!“ 


A me non piace per nulla il modo ricolmo di „gnosi“ con cui parla Thomas Södig („Frontalangriff gegen Synodalen Weg ist gescheitert, Neues Ruhrwort, 27.11.22) - a differenza del cardinal Ouellet, che ha cercato di esprimere anche il positivo che vede nel sinodo tedesco, il teologo dell’università di Bochum vede solo la parte critica delle parole del cardinale. Non ci vedo nel suo intervento alcun libertà di animo, ma semplicemente la gnosi del professore, che vuol far vedere che lui ha ragione e che capisce meglio il senso della Catholica dei curiali del Vaticano, tra l’altro senza aver alcun senso della professionalità teologica del cardinal Ouellet e senza alcun senso del sub et cum Petro. Pensa davvero che i cardinali citati abbiano scritto un testo senza essersi confrontati con il papa? In vero ed infine non so neppure di che popolo di Dio parli Södig. Ancora una nota: il paragone con la ricchezza versus Cristo lo aveva fatto il Papa, Ouellet lo aveva solo citato dicendo che questa ricchezza non la abbiamo, ma possiamo offrire solo Cristo. Non si tratta per nulla di una critica unilaterale della chiesa in Germania. 


Infine mi rivolgo a chi invece ha una vera libertà di animo: Etty. „In una relazione ci deve essere spazio per tutto, anche per il vuoto, per quanto paradossale possa sembrare. L’unica cosa che non devi fare è reagire drammaticamente o con impazienza“ (alle otto di mattina del 12.6.42), quando invece vogliamo avere sempre e solo intensità, il risultato è chiaro: tristezza, depressione, abbattimento ed insicurezza. Ciò vale per tutti i rapporti, anche per la nostra vita nella Chiesa. Ci sono momenti di vuoto. Basta! Punto! Buona notte! 


(27.11.22 - Prima domenica di Avvento nel rito romano; Mia sorella Loredana e suo marito Marco compiono 60 anni


„Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande è verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine“. Allora Maria disse all’angelo: „Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?“ . Le rispose l’angelo: „Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra…“ (da Luca 1). 


Ho letto un articolo molto informato di William Van Wagen, proposto da Aaron Maté nella sua bacheca Twitter, sulla „dirty war“ in Siria e precisamente sul ruolo dei servizi segreti dell’UK, a riguardo del sequestro e l’uccisione del giornalista americano James Foley (il video dell’uccisione del giornalista americano è datato 19.8.2014). L’articolo è apparso il 25.11.22 in „The Cradle“. Questo giornalista aveva con delle sue ricerche fatto vedere che gran parte del popolo siriano non era per nulla contenta dell’opera degli estremisti islamici contro il governo di Assad (per esempio ad Aleppo). Il giornalista Van Wagen riassume così il contenuto del suo articolo: „In breve, James Foley è stato rapito, tenuto prigioniero e poi ucciso da militanti di un gruppo armato che ha ricevuto il sostegno diretto dei servizi segreti britannici. Questi militanti hanno combattuto in una guerra sporca per rovesciare il governo siriano orchestrata da pianificatori statunitensi, tra cui l'ambasciatore Ford. 

Le armi inviate da Ford e dalle sue controparti della CIA sono state date a un altro gruppo armato, Liwa al-Tawhid, che condivideva una prigione con l'ISIS durante il periodo in cui Foley era detenuto lì, e che ha venduto alcune di queste armi al comandante dell'ISIS che allora deteneva Foley. 

Non solo Foley, ma centinaia di migliaia di siriani sono stati uccisi a causa della sporca guerra in Siria condotta da Stati Uniti e Regno Unito. L'assassinio di James Foley è solo un'atrocità tra le innumerevoli di cui Washington e Londra sono responsabili a causa dei loro sforzi per ottenere un cambio di regime in Siria“. Anche Padre Paolo Dall’Oglio SJ è uno di queste persone sequestrate e probabilmente uccise; il padre gesuita riteneva si dovesse fare un discernimento tra gli estremisti islamici, per vedere chi fosse, tra di loro, davvero interessato ad un cambio democratico in Siria. Il giudizio di Padre Paolo su Assad era chiarissimo: Assad è un criminale. Vero è anche però, che, se la narrazione di Van Wagen è corretta,  il modo con cui i servizi segreti statunitensi e britannici hanno operato in questa assurda guerra è altrettanto criminale o per lo meno „dirty“. Ancora una volta mi sembra molto saggio che nel dialogo preferenziale con il mondo islamico Papa Francesco scelga persone come il Gran Imam Al Tayyeb che si sono schierate completamente per la pace ed anche per un dialogo con i sciiti, interno al mondo islamico stesso. 


Nel marzo del 2013, poco prima di venire rapito, Padre Paolo ha cercato di „prefigurare l’avvenire“ (Collera e Luce, 127) ed ha esposto in questo modo le sue previsioni: „Dopo due anni di guerra fratricida, come abbozzare una prospettiva allorché l'esito è ancora incerto? È possibile che la rivoluzione siriana precipiti nell’islamizzazione e si allontani dalla speranza rivoluzionaria democratica dell'inizio. Fino a che punto essa rischia di essere fatta a pezzi e finire schiava dell'islamismo radicale, impantanandosi per lungo tempo nel conflitto civile? Non si tratta di una constatazione, per il momento, ma di un timore. Tuttavia spero di mantenere una mentalità sufficientemente positiva e mi sforzo soprattutto di armonizzare il principio dell'autodeterminazione di un popolo con la difesa della democrazia e dei diritti umani. Preferisco che un popolo si autodetermini e che, in seguito, la comunità internazionale gli intimi di rispettare e di mettere in atto, in maniera saggia e progressiva, i diritti umani. Ma non si può negare già in partenza la possibilità dell'autodeterminazione perché si dà per scontato che, una volta al potere,  quel popolo non rispetterà tali diritti. Credo anche che l'armonia sia fatta di una comunione di differenze. È nell’ interesse della collettività mondiale promuovere piuttosto le tendenze alla federazione, a salvaguardare l'unità regionale, a proporre costituzioni pluraliste per proteggere un popolo che si è configurato a mosaico, com'è il caso, al massimo grado, della Siria“. La differenza tra ciò che scriveva Padre Paolo (che tra l’altro è cosciente della debolezza della sua proposta federale) e ciò che dicono giornalisti come Maté e Van Wagen, a parte il fatto che quest’ultimi li possiamo ascoltare ancora ora, consiste nel fatto che il gesuita giudica come possibile sia l’esperimento democratico sia la caduta nell’islamizzazione. La domanda che mi pongo leggendo padre Paolo è se egli non abbia una stima troppo grande della „comunità internazionale“, quasi che quest’ultima sia un soggetto del tutto neutrale e non un soggetto pieno di interessi, canalizzati in modo „sporco“ dai servizi segreti, come si può leggere nell’articolo del giornalista olandese.


Ho letto nella traduzione integrale l’intervento del Cardinal Ouellet nell’ultima seduta della visita ad Limina dei vescovi tedeschi è mi sembra buono, come in vero non era neppure male la sua proposta di un „moratorium“, che è stata respinta: il cardinale canadese dice con chiarezza che i vescovi tedeschi (ma anche i laici) sono coraggiosi nel modo sistematico con cui hanno cercato di riflettere la tragedia della pedofilia; ma dice con altrettanta chiarezza che un sinodo deve accadere cum et sub Petro e come annuncio del Vangelo e non della volontà di lobbies che ritengono determinati temi determinanti.  Non tenere conto di tutto ciò significa semplicemente trasformare in scisma quello latente già ora in atto. Ovviamente sarà necessario anche non perdere quello che Ignazio chiama l’operare „con grande animo y liberalidad“.


‚Con grande animo y liberalidad‘ leggo Etty Hillesum che mi libera da tanti schemi cattolici (senza per questo voler tradire il cattolicesimo nei suoi momenti portanti, nel suo momento portante, cioè il Vangelo), e allo stesso tempo sento anch’io il desiderio come lei di rifugiarmi nel severo Agostino o Newman (lei cita Agostino).  E come lei lamento la mia povertà di parole: ieri camminando, in un atmosferica magica, o ieri andando dormire avevo bisogno di parole per esprimere ciò che provavo e non sapevo come esprimermi. Parlando di persone lei vede in tante copie sposate: intercambiabilità e turbolenze, che a volte portano alla fine di un matrimonio, per poi ricominciare con qualcosa di simile ancora una volta, senza alcuna liberazione. Mentre nella attrazione erotica e sessuale per una donna, così forte che nel sogno la porta ad avere un orgasmo (11.6.42, di sera tardi) ci vede qualcosa di singolare, anche se non si spinge a forzare un rapporto. Detto in generale capisco bene come un rapporto lesbico possa essere più ricolmo di poesia che uno eterosessuale, senza dover difendere tutto ciò con una teoria, tanto meno con quella del gender, che giustamente Susanne Kusicke ritiene „discriminante“, sebbene la soluzione dell’editorialista della FAZ (l’uguaglianza dell’essere uomo) la trovo solo funzionale alle esigenze del capitalismo. Etty non nega la potente attrazione dei corpi ed io sono d’accordo con lei senza negare che il rapporto uomo donna è quello „normale“ per glorificare Dio e portate avanti il mondo…


Chi accusa il Vaticano di „equidistanza“ nella guerra ucraina non ha letto o sentito gli interventi del Papa, ma questo non è il vero problema; il vero problema è che non viene quasi per nulla recepita in ambito cattolico la critica del papa alla logica di Cappuccetto rosso. Il mio modo del tutto personale per non essere equidistante è guardare nel volto e pregare per quella mamma e per quella ragazza, sua figlia, che vengono regolarmente nella nostra parrocchia e che sono per l’appunto  nella parrocchia e non dove dovrebbero essere, a casa loro.


Abba nostro…


(Notte) Vorrei vivere questo tempo di Avvento come un tempo di „Esercizi“, per questo cerco di intensificare la preghiera (oggi ho detto sia le Lodi che i Vespri). Non devo fare una „scelta di vita“ nel senso di quando si è giovani, ma ovviamente porto con me questo tema anche per mio figlio Ferdinand; mia figlia ha già preso la sua strada, che se Dio vuole arriverà al matrimonio. Ma aperta è per me la scelta se rimanere o meno nella Fraternità di CL, ed aperta è anche la scelta dello stile di vita nella vecchiaia. Per quanto riguarda  Ferdinand: Balthasar, pur sottolineando la nostra lentezza nella scelta, mentre Dio ha già scelto, tiene conto anche dell’eccezione alla regola (Dio risponde durante gli Esercizi) e cioè che Dio risponda dopo gli Esercizi, ed io dire anche durante la quotidianità (cfr. Antologia-Servais, 77-78). Il mio impegno nell’Avvento è la frase di Etty sul non coinvolgere gli altri nelle mie sofferenze e nelle mie lune, quindi vorrei prendere sul serio anche Fil 4,4-5: „siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!“. 


Essere lieti non significa essere ingenui. Dagli USA arriva l’informazione che tantissime persone hanno avuto problemi di salute dopo aver preso il vaccino anti Covid. Atteggiamento scientifico è verificare questi dati, non censurarli. La forzatura del si al vaccino, se questi dati sono veri, non è stata una scelta scientifica, ma una manipolazione economica. Ciò non nega che il Covid sia stato davvero pericoloso, ma questo suo essere pericoloso ha fatto si che persone disperate volevano senza eccezione credere che il vaccino fosse una cosa buona. Le misure di allontanamento e isolamento delle persone, che hanno avuto effetti catastrofali nelle scuole, erano forse all’inizio davvero necessarie per bloccare il diffondersi del virus. Non ero e non sono un no-vax: sono vaccinato per ben tre volte ed ho avuto il Covid, che è stata la causa ultima della morte di mio padre. 


(Notte profonda) Negli ultimi due „Servizi della Parola di Dio“ domenicali sono andato all’altare solo per prendere e presentare l’ostia alla comunità, se no l’altare è stato sempre „vuoto“, per così dire, in vero c’era il Santissimo dopo la predica. In questo modo volevo dire che non sono un sacerdote, ne un „virum probatum“ - faccio questo servizio solo perché me lo chiedono i sacerdoti. 





(26.11.22) Il Santo Padre anticipa il parlamento tedesco che la prossima settimana vuole ufficialmente riconoscere l’ Holodomor come genocidio. Per chi nella propria vita ha letto Alexander Issajewitsch Solschenizyn i massacri degli anni 1932/33 sono un tema ben noto. Il Santo Padre parla dell’Holodomor in una bellissima lettera di pastore al popolo ucraino, che ho citato ieri. Ritengo importante che il parlamento tedesco lo riconosca come genocidio, peccato che non lo abbia già fatto prima, ma ritengo del tutto problematica l’identificazione dell’editoriale della FAZ (Reinhard Veser) tra Stalin e Putin. 


Matthew B. Crawford ha iniziato in Substack un nuovo progetto con temi di teoria politica nel presente con il nome: „Archedelia“. Dalla presentazione cito questo passaggio: „Nel 2022 ho tenuto, insieme all’ incomparabile Dr. Adrian Walker, un seminario sul tema della sovranità presso il Seminario e l'Università di San Patrizio a Menlo Park, in California. Vi hanno partecipato alcuni membri dissidenti delle vicine comunità di Stanford e della Silicon Valley, insieme ai docenti e ai giovani seminaristi del St. Patrizio. È stata un'esperienza eccellente e in questo progetto in Substack spero di portare qualcosa di simile a una comunità più ampia di persone che si chiedono: "C'è qualcuno che comanda? Chi (o cosa) decide le cose importanti? A volte sembra che un tipo di regime molto diverso sia emerso, senza preavviso, e si sia installato al posto di quello che ci è stato insegnato nelle lezioni di educazione civica. Che cos'è il "governo" nel 2022? Quali storie vengono raccontate per garantire la legittimità del potere coercitivo? Come si pongono tali storie in relazione all'esperienza comune: sono in accordo con essa o sembrano non corrispondere a ciò che si conosce di prima mano? La sovranità si trova dove si dice che si trovi, secondo i nostri retaggi ufficiali e de jure (per esempio, in una legislatura eletta dal popolo, in una Costituzione fondante)? In caso contrario, è possibile individuare principi di governo coerenti del regime politico de facto (o emergente)? Si fondono in qualcosa di simile a un progetto di civiltà? Se sì, come si pone questo progetto rispetto a quello che conosciamo - in particolare, la moderna democrazia liberale? Su quali basi il nuovo ordine giustifica il suo dominio? O è tutto un pasticcio incoerente?“ (Crawford) - Il tema è del tutto importante, come fa vedere anche Renato Farina, in suo articolo sui mondiali di calcio e sul simbolo (l’arcobaleno) scelto per rappresentare il nostro pensiero europeo? Chi lo ha scelto? E perché questo tipo di ingiustizia e non altri tipi (per esempio il tema dei tantissimi morti mentre venivano costruiti gli stadi in Qatar?) è diventato il tema di identificazione culturale di tutto un continente? 


Il tema del dono dell’essere gratuito all’uomo come suo tema esistenziale e principale ha sia una sua dimensione metafisica che una storica e comunque l’uomo non comprende mai fino in fondo un tema nell’idealità metafisica, ma piuttosto e per l’appunto nella sua dimensione storica. Comprendere l’esistenza storica significa impegnarsi ad un’ermeneutica degli avvenimenti e della loro narrazione che cambia perché la storia si evolve e perché mi evolvo io che cerco di interpretarla: per questo motivo nel 2016 potevo vedere un pericolo di destra, quella per esempio rappresentata da Stephen Bannon, come prioritario ed ora vedere altri pericoli. L’Islam come nemico della destra era certo una follia a cui ha riposto papa Francesco con un rapporto preferenziale con il mondo islamico e con sue amicizie significanti, allo stesso tempo proprio il papa con la sua critica alla logica di Cappuccetto rosso e con la sua denuncia di una terza guerra mondiale già in atto ci sta facendo comprendere indirettamente, ma non troppo indirettamente, che il pericolo non è solo quello che avevo visto nel 2016. Rinvio su questo a ciò che ho scritto ieri sul pericolo dell’amministrazione „democratica“ statunitense… 


Questa sera celebrerò il „Servizio della Parola“ con cui comincia l’Avvento. Le letture sono Is 2,1-5; Rm 13, 11-14a; Mt 24, 29-44. Avvento significa, lo dice Balthasar con chiarezza nel suo commento alle letture: „Dio si muove verso di noi“ (Luce della Parola, Trier 1987, 9). E noi dobbiamo essere svegli e attenti o per parlare con Etty Hillesum „disciplinati e diligenti“. La venuta di Dio, del Figlio dell’uomo, è nella modalità della „verticalità“, insomma avviene sia nel grande teatro del mondo, sia nella nostra vita personale, quando non c’è lo aspettiamo. La generazione di cui parla Matteo è la nostra generazione: dopo Cristo vi è una sola generazione! „In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga“ (Mt 25,34) - ma un’ora precisa non ci è data di saperla, solo il Padre la conosce; questo tipo di speculazioni non servono a nulla, ciò che dobbiamo fare e prepararci: „Perciò anche voi tenetevi pronti perché nell’ora che non immaginate viene il Figlio dell’uomo“ (25,44). E la „speranza per tutti“ non toglie il giudizio. Ma quest’ultimo si gioca nell’esperienza concreta che viviamo e non in un tribunale divino e Paolo ci offre i criteri da seguire: „comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo ad orge ed ubriachezze, non fra lussurie ed impurità, non in litigi e gelosie“. Certo non sempre possiamo evitare tutto quanto Paolo dice che dobbiamo evitare, ma possiamo lavorare con noi stessi in modo  che „quando noi soffriamo non dobbiamo fare soffrire con noi anche gli altri“ (Etty) ed in primo luogo non dobbiamo „celebrare orge di solitudine tra me e me“ (Etty). E il punto su cui voglio „lavorare“ in questo Avvento: non coinvolgere gli altri in tutto ciò che in me è „lunatico ed irrisolto“ (Etty). Se riusciamo a far ciò nella nostra vita contribuiamo anche a realizzare la grande profezia della pace di cui parla Isaia: „Egli (il Figlio dell’uomo) sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra“ (Is 2,4). 



Abba nostro…



(25.11.22) Ap 20, [14]: „Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco“: bisogna stare attenti a questa formula per non compiere l’errore più grave di Dante: quello di mettere nell’inferno persone con nome e cognome. Adrienne ha fatto esperienza di „effigi“, non di „persone“ nell’inferno. Questa è una questione vitale per la „speranza per tutti“. Per quanto riguarda la frase del Vangelo: Lc 21, [32]: „In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto“: ecco noi siamo questa „generazione“. 


Ho letto in una bacheca Twitter la posizione tradizionalista per cui il gesto che fanno i sacerdoti durante la preghiera del „Padre Nostro“ possono farlo solo loro, non i laici. Anche se negli ultimi tempi ho cercato di far comprendere che il „pericolo di destra“ è un „fantasma“, è innegabile che vi sia un tradizionalismo, che forse possiamo chiamare di destra, nella Chiesa, che è del tutto stolto. Personalmente come cattolico ritengo che vi siano azioni proprie all’ordine sacerdotale, l’eucarestia e la confessione, ma non ritengo che per esempio una donna non possa predicare (Ildegarda di Bingen ha predicato). Il motivo per cui non possa essere consacrata come sacerdote è il diritto canonico della Chiesa e la teologia della stessa, fondata sul NT, e certamente non lo è né una parziale o completa superiorità dell’uomo sulla donna. Credo invece che il compito rappresentativo reale del sacerdote abbia a che fare con il suo essere maschio, mentre la donna non rappresenta, ma è concretamente espressione del si dell’uomo a Dio. Per il resto Dio può chiamare anche laici, che non hanno alcun ufficio ecclesiale, a „predicare“ ed „annunciare“ (in chiesa e nel mondo). E questo non ha che fare con l’ordine diocesano dove si trova la mia parrocchia per cui anche laici, „aiutanti alla comunione“, possono tenere un „Servizio della Parola“, ma con la  Parola di Dio stessa (Amos e Osea non erano profeti d’ufficio, tanto per fare un esempio). Nella diocesi gli aiutanti alla comunione hanno un permesso di tenere un „Servizio della Parola“ anche alla domenica - io faccio parte di essi, perché il parroco lo voleva, ma non nell’ordine diocesano, piuttosto nella Parola di Dio trovo la legittimità ultima per celebrare questi „Servizi alla Parola“ anche di domenica. A me non piace per nulla lo spirito di pretesa e di concorrenza in cui nella nostra parrocchia essi vengono gestiti. 


Per quanto riguarda il mondo ritengo che attualmente il vero problema non sia la destra, ma la sinistra e che si debba discernere se il „radicalismo“ mostrato da quest’ultima lo sia realmente. Sia dalla sinistra che dalla destra i cittadini spesso sono trattati come „utile idioti“ e al momento, visto che abbiamo un’amministrazione democratica di sinistra negli USA, essa è secondo me il pericolo numero uno; la redazione di „useful idiots“, nella seconda parte dell’intervista a Norman X Finkelstein, in cui viene presentato in anteprima il suo libro "I'll Burn That Bridge When I Get It" (Brucerò quel ponte quando lo raggiungerò),  si esprime così:

„"Per scrivere [il libro]", racconta Norm, già esasperato, "ho pensato che avrei dovuto sedermi e leggere questa new leftist cancel culture. Così mi sono seduto, ho letto Ta-Nehisi Coates, ho letto Kimberley Crenshaw, ho letto Ibram X. Kendi, ho letto Robin DiAngelo, ed è impossibile non concludere che questa roba è intellettualmente vacua e senza valore“. Ma non è priva di significato nella politica di oggi. Tutt'altro: "La mia conclusione è che la politica dell'identità è fondamentalmente un'arma del partito democratico per far deragliare, deviare…una politica radicale basata sulla classe".

Norm, uno studioso di storia classica che conosce la storia della sinistra come il palmo della sua mano, condivide la prova della sua analisi citando Leon Trotsky, che "parlava di tutte queste persone che fingono di essere radicali, ma quando arriva il momento della verità, si vedono i loro veri colori".

"Ho sentito che quel momento di verità è arrivato con la campagna di Bernie Sanders. Crenshaw, Coates, Angela Davis, tutte queste persone sono uscite e hanno iniziato ad attaccare Bernie Sanders. Tutti loro, nel momento della verità, hanno appoggiato l'establishment del partito democratico e hanno cercato di far deragliare e screditare la candidatura di Bernie Sanders".

E continua, ancora più infervorato, ad attaccare l'unico politico che è così sfacciato da sbandierare di aver vinto un'elezione non rappresentando nulla, il "contenitore vuoto" noto come Barack Obama“. Finkelstein, come filosofo della sinistra-sinistra, insomma marxista, attacca la sinistra dicendo che essa difende cause apparentemente radicali, ma che non sono per nulla in difesa della classe lavoratrice statunitense, a cui manca, per fare un mio esempio, un reale aiuto se un suo membro si ammala e non il riconoscimento dei diritti richiesti dalla lobby Lgbt, che se pur legittimi, non dovrebbero essere l’interesse primario di un partito realmente di sinistra, come non lo può essere una fissazione sull’attivismo antirazzista (quella che Finkelstein chiama „politica di identità“) - si è poveri oggi quando si è disoccupati o si fa parte della classe lavoratrice mal pagata e non quando si fa parte di una certa razza. Finkelstein non idealizza neppure B. Sanders, che anzi nella prima parte dell’intervista era stato criticato perché aveva appoggiato l’aiuto economico della proxy war in Ucraina, ma di fatto è l’unico rappresentante eleggibile della sinistra-sinistra.


Della lettera del Santo Padre al popolo ucraino a novi mesi dell’inizio della guerra, riprendo questo passaggio e prego con lui per una pronta fine della guerra stessa e penso anche io ai bambini e alle famiglie distrutte, che ha citato all’inizio della sua lettera: „E penso a voi, volontari, che vi spendete ogni giorno per il popolo; a voi, Pastori del popolo santo di Dio, che — spesso con grande rischio per la vostra incolumità — siete rimasti accanto alla gente, portando la consolazione di Dio e la solidarietà dei fratelli, trasformando con creatività luoghi comunitari e conventi in alloggi dove offrire ospitalità, soccorso e cibo a chi versa in condizioni difficili. Ancora, penso ai profughi e agli sfollati interni, che si trovano lontano dalle loro abitazioni, molte delle quali distrutte; e alle Autorità, per le quali prego: su di loro incombe il dovere di governare il Paese in tempi tragici e di prendere decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne.

Cari fratelli e sorelle, in tutto questo mare di male e di dolore — a novant’anni dal terribile genocidio dell’Holodomor —, sono ammirato del vostro buon ardore. Pur nell’immane tragedia che sta subendo, il popolo ucraino non si è mai scoraggiato o abbandonato alla commiserazione. Il mondo ha riconosciuto un popolo audace e forte, un popolo che soffre e prega, piange e lotta, resiste e spera: un popolo nobile e martire. Io continuo a starvi vicino, con il cuore e con la preghiera, con la premura umanitaria, perché vi sentiate accompagnati, perché non ci si abitui alla guerra, perché non siate lasciati soli oggi e soprattutto domani, quando verrà forse la tentazione di dimenticare le vostre sofferenze (Papa Francesco).

Abba nostro…  


(Notte) Credo che la scelta di sposare Konstanze sia stata giusta, perché non credo di aver avuto la capacità di vivere senza di lei, anche se ovviamente il Signore può chiedermi anche questo. Speriamo di no. Quale è la meta del resto della mia vita, breve o lunga che sia? Il mondo e il cammino dell’esperienza in esso sono un avvenimento! In SPN, dice Balthasar (Antologia-Servais 73) non vi è nulla di statico , ma tutto è dramma, senza per questo perdere la forma. La forma si chiarisce con il „principio e fondamento“, che riassumo per me così: amare gratuitamente Dio e servirlo nel prossimo. Ma questo è possibile solamente ritornando nel luogo di nascita della chiesa (74), che nasce dall’operare di Cristo, dalla sua opera di amore gratuito che sale sulla croce e discende all’inferno. So che deve essere bruciato in me ciò che è caotico, disordinato e quindi anche il peccato (74-76). Oggi ho letto in un articolo in cui si parlava della nomina di due donne in dicasteri pontifici, che Luca Tuninetti, che  aveva studiato con me da Spaemann, è preside dell’università urbiniana ed ora è stato nominato segretario di un archivio „Tommaso d’Aquino“ e mi sembrava che mentre lui ha fatto carriera, io invece non ho fatto nulla, cosa che grazie a Dio, Ulrich (ma anche Cordelia, la moglie di Spaemann) mi hanno insegnato che non è per nulla vera. Racconto questo per dire che mi devo liberare dalle illusioni, per essere aderente alla missione che vuole lui per me, anche nella vecchiaia. Io credo che più di altri mi sono presentato nudo in questo diario, ma ora è tempo di fare un passo di cui però non ho minimamente l’idea di come esso debba essere fatto:  seguire nudus nudum Christum (74)! VSSvpM! 




(24.11.22) Nella lettura dell’Apocalisse odierna (dai capitoli 18/19) si impara un contrasto netto tra la prostituta Babilonia e l’alleluia delle nozze dell’agnello:

19, [1] Dopo ciò, udii come una voce potente di una folla immensa (!) nel cielo che diceva: 

"Alleluia! Salvezza, gloria e potenza 

sono del nostro Dio; 


[2] perché veri e giusti sono i suoi giudizi, 

egli ha condannato la grande meretrice 

che corrompeva la terra con la sua prostituzione, 

vendicando su di lei 

il sangue dei suoi servi!". 


[3] E per la seconda volta dissero: 

"Alleluia! 

Il suo fumo sale nei secoli dei secoli!".  


Come ho spiegato nel mio blog commentando Agostino e citando Balthasar, non vi è una separazione univoca tra chi appartiene a Gerusalemme e chi appartiene alla meretrice Babilonia, ma ciò non significa che i due ambiti non siano ben distinti in sé. Difficile è capire se uno, pur nel mezzo di Sodoma e Gomorra (Babilonia), faccia parte, come può, di Gerusalemme o meno: ci sono certamente persone che sono dentro pur essendo fuori (questo finalmente giustifica l’idea della „chiesa in uscita“), ed altri che sono fuori pur essendo dentro. 


Per quanto riguarda la nostra „esistenza storica“ è del tutto chiaro come la democrazia non sia identificabile con Gerusalemme, come l’autocrazia non lo sia come Babilonia, tanto più che non è neppure chiaro se la democrazia sia veramente tale, come tra l’altro dimostrano due notizie che mi ha mandato un amico statunitense. 1. „Il Comitato per la sicurezza nazionale del Parlamento ungherese ha reso pubbliche le principali conclusioni del rapporto sulle interferenze straniere nelle elezioni del 2022. Vaste risorse, 3 miliardi di HUF (7,8 milioni di dollari), fornite da 🇺🇸USA a partiti di opposizione, ONG, editori tramite #ActionforDemocracy. #Integrità elettorale“ (Andás László).La notizia, se vera, parla da se e non deve essere commentata ulteriormente. 

2. Un articolo di Aaron Siri, da cui cito questo passaggio: „I dati di V-safe mostrano che il 7,7% dei suoi circa 10 milioni di utenti ha riferito di aver dovuto ricevere cure mediche dopo aver ricevuto un vaccino Covid-19, e oltre il 70% di questi utenti ha richiesto cure cliniche ambulatoriali/urgenti, cure al pronto soccorso e/o è stato ricoverato in ospedale. 

Sento già la replica: sicuramente si tratta di no-vax che hanno segnalato la necessità di cure mediche!  Tutt'altro.  Tutti gli utenti v-safe hanno ricevuto il vaccino Covid-19.  I no-vax non hanno ricevuto il vaccino.  Queste persone non solo non erano contrarie al vaccino - ancora una volta, perché tutti hanno fatto il vaccino - ma probabilmente sono per lo più appassionati di vaccini. Lo dimostra il fatto che la maggior parte delle persone che si sono registrate a v-safe lo hanno fatto tra dicembre 2020 e aprile 2021; infatti, circa 9 milioni dei circa 10 milioni di utenti si sono registrati in questo periodo.  Come si ricorderà, questo era il periodo in cui molte persone si accalcavano l'una sull'altra per ottenere lo scatto.  Quando si passavano ore online a cercare la disponibilità del vaccino e a prendere appuntamenti.  Quando si cantavano letteralmente canzoni d'amore sul vaccino“. Cosa c’entra la democrazia con tutto ciò? „L'anno scorso ho scritto per informarvi che il CDC (negli Stati Uniti: Centers for Disease Control) si rifiutava di rilasciare al pubblico i dati sulla sicurezza post-marketing dei vaccini Covid-19 dal suo sistema v-safe, nonostante le nostre richieste legali di questi dati a nome dell'Informed Consent Action Network (ICAN). Il CDC si è rifiutato di rilasciare questi dati anche se aveva documentato che erano in una forma che poteva già essere rilasciata al pubblico (vale a dire, erano "deidentificati" o privi di qualsiasi informazione di identificazione personale) perché Oracle, una società privata, aveva già accesso a questi dati deidentificati. Ebbene, dopo molteplici richieste legali, appelli e due cause federali, il CDC ha finalmente capitolato e ha accettato un calendario ordinato dal tribunale che lo obbligava a produrre i dati.  Ora che l'ICAN, e quindi il pubblico, ha ricevuto le parti di questi dati con le caselle da spuntare (rispetto a quelle con i campi a testo libero), i dati stessi possono spiegare perché il CDC si è rifiutato di rilasciarli senza lottare“ (Aaron Siri) Se si tiene conto che il CDC è un ufficio del ministero della salute statunitense si capisce che non è una cosa da poco il suo rifiuto di rendere pubblici dati che riguardano gli utenti. Così come non è una cosa da poco che il dibattito sui media mainstream su questi temi sia quasi inesistente… 


Il Vangelo ci ricorda che il ritorno del Figlio dell’uomo, pur in un contesto davvero apocalittico, è segno di redenzione: Lc 21,20-28. Questo ritorno non può essere inteso come utopia millenaria, che alla fine sarebbe un’altra versione della salvezza „individuale“ (in questo caso di una sola generazione)  con la rosa in mano, criticata da Henri de Lubac nel suo „Cattolicesimo“, in un campo devastato (in questo caso nel campo delle generazioni devastate). Questo tipo di salvezza utopica non solo non è probabile, ma non mi interessa neppure.


Abba nostro…


(Notte) Annoto solo una frase di Etty (11.6.42) che mi sembra verissima; voglio esercitarmi in questo nell’Avvento e parlarne anche agli altri: „Quando noi soffriamo non dobbiamo per forza far soffrire anche gli altri, no? Se solo l’educazione dell’uomo intervenisse su questo punto. È un processo di presa di coscienza, che ciascuno deve portare avanti da solo. Ma coloro che hanno già iniziato quel processo devono dare il primo impulso agli altri, che sono ancora ‚non nati‘. Sarà questo alla lunga il mio modo di ‚lavorare socialmente‘, sono inadatta a qualunque altro metodo“. Ciò non significa che si abbia sempre una vita piena: „devi accettare il fatto che puoi essere vuota e stanca…in passato non volevo riconoscere quel vuoto e facevo quindi sforzi immani su tutti i fronti, da quello spirituale a quello erotico e sessuale…e se la cosa non funzionava, mi davo a celebrare orge di solitudine fra me e me“. Si deve tentare, anche quando si è vuoti, ad „avere una vita più disciplinata e diligente“, ma ci sono dei limiti e non dobbiamo perdere la „fiducia in noi stessi“ solo perché siamo „lunatici ed irrisolti“. 


(23.11.22 - Primo compleanno di mio padre dal Padre) Nel rituale -passeggiata una ragazza di undici anni mi rivela il suo cosmo, con un papà che non può lavorare per malattia, la mamma che lavora in un supermercato, la nonna che è autista di un camion (a volte la porta con sé e dormono insieme nella cabina, la nonna nel letto inferiore e lei in quello alto), poi parla del nonno materno che è morto perché fumava e si drogava, del suo papà giovane che guidava la macchina come un matto, lasciando improvvisamente il freno a mano, per impressionare la mamma. Infine del mondo degli animali nella cascina di cui si occupa il nonno paterno e tutta la famiglia, con galline, pecore e cani…Un altra ragazza che ascolta mi vuol far sapere che la mamma lavora con disabili, che il lavoro è duro, ma che le piace molto…e che lei da grande vuol diventare psicologa. Infine un ragazzo mi parla delle sue operazioni alla gamba…c’è così tanto da ascoltare e guarire…


„Le notizie dal fronte bellico sono concentrate sul generale inverno, grande alleato della strategia militare di Mosca. Gli ucraini devono fronteggiare temperature rigide e neve, con le infrastrutture energetiche danneggiate dai bombardamenti russi. Secondo Gianluca Di Feo di Repubblica alle forze armate di Kiev mancano anche le munizioni, dopo otto mesi di guerra, munizioni che scarseggiano in tutto l’Occidente.

Le altre notizie dall’estero ci raccontano delle proteste iraniane, che anche grazie all’amplificazione mediatica dei Mondiali di calcio in Qatar stanno facendo il giro del mondo. A Teheran c’è chi critica i calciatori ma ci sarebbero scioperi e proteste anche nelle fabbriche, a testimoniare che le manifestazioni non sarebbero solo più di donne e giovani. E che dalla critica alla Polizia morale si sarebbe ormai passati all’aperta rivolta contro il regime degli ayatollah“ (Alessandro Banfi, versione di oggi). 

Jimmy Dore nel suo show prende in giro, con ragione, i „mainstream media“ per il modo con cui hanno parlato prima e parlano ora, che i Repubblicani hanno conquistato il senato, del Laptop di Hunter Biden…

Oggi alle 14 don Andrea celebra la Santa Messa in ricordo ed in suffragio di mio papà…

Abba nostro…

(Notte) Ovviamente non è possibile vivere „la vita al di fuori del caos della civiltà tecnica“ (formula di Alexander Schmemann), per lo meno non è possibile fino in fondo, ma vorrei cominciare un tempo di silenzio in cui solo questo diario e lettere o messaggi personali saranno il mio collegamento con gli altri. Fermarsi nel deserto per comprendere, come chiede il padre russo, cosa desideriamo assolutamente (cfr. Alexander Schmemann, Chiamati alla libertà, Friburgo in Br., 2022, 13-18). Spero che il tuo primo compleanno nel cielo sia stato bello, papà! 


(22.11.22) Il mio problema non è quello che suppongo abbia il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Georg Bätzing, vescovo. Quello che lui vuole è un’altra chiesa protestante, che in nulla ha risolto i problemi che noi abbiamo. Ed anche la sua definizione del papa come „astuto gesuita“ è un po’ più simpatica di altre, ma non centra per nulla il cuore del Papa. In vent’anni nella terra di Lutero ho trovato buoni pastori luterani, che di fatto sono „cattolici“, anche se hanno per lo più perso il senso della devozione mariana oppure sono umanisti, più o meno conseguenti. Il mio problema è la „chiamata“ nella vecchiaia, analoga e non identica a quella giovanile, che richiede una „scelta“, anche analoga e non identica a quella giovanile: cosa vuole il Signore da me e da mia moglie nella diaspora in cui ci troviamo? E se guardo al mondo vedo con grande urgenza tre aspetti profetici su cui ci dobbiamo impegnare: l’opzione preferenziale per i poveri, la difesa della natura e la non violenza come soluzione dei problemi del mondo (senza eccezioni). I giovani attivisti climatici che si incollano sulla strada, impedendo in parte il procedere normale del traffico, mi sono simpatici, perché mettono in evidenza il fariseismo verde, socialdemocratico, liberale e democratico, anche se forse non sono conseguenti abbastanza nella protesta per i tre ambiti profetici di cui parlo. L’accusa che viene fatto loro di non rispettare la legge è farisaica e quella che devono accettarne le conseguenze se lo fanno, è la versione farisaica verde che come al solito si muove sempre e solo con „intimidazione educativa“. 


Sia il vangelo (Lc 25, 5-11) sia la lettura (Ap 14,14-19) esprimono con rigore la battaglia del Logos, di cui fanno parte guerre e calamità  di vario genere, anche naturali, ma non dobbiamo spaventarci, piuttosto discernere cosa Egli vuole. E gli angeli non rispettano neppure le leggi borghesi, ma „gridano“ e giudicano i malvagi e rivelano che il Dio che è amore è anche ira e nel tino della sua ira vengono pestati i malvagi, cioè nella modalità della possibilità, ognuno di noi.


Grande il silenzio della nazionale di calcio dell’Iran, che si è rifiutata per l’appunto di cantare l’inno nazionale durante i mondiali in Qatar, come gesto di solidarietà per chi protesta nel loro paese! 


Nel mio diario mi sono occupato spesso della narrazione della guerra in Ucraina e meno di quelle sul cimitero-Mediterraneo, ma non per mancanza di interesse: seguo con preoccupazione l’incapacità europea ed italiana di integrare il lavoro prezioso delle ONG.


La questione educativa di cui parla spesso Banfi mi interessa molto, ma io vivo in un contesto del tutto diverso e mi concentro sul mio lavoro educativo. Dalla versione di Banfi di oggi prendo questa bella citazione di Rose Busingye, 54 anni, che parla da Kampala, Uganda, che si riferisce al famoso libro di don Giussani, „Il rischio educativo“: «È il rischio tra educatore e alunno. Si tratta proprio di non pretendere che tu sai tutto prima. Non pretendere che tu sei padrone della verità. Perché anche la libertà ha a che fare con una verità. Allora un insegnante o un professore non deve pretendere che sa tutto per essere insegnante, per fa uscire lo studente, per educare. E proprio devi dire all'altro: “Vieni con me. Io non sono la verità e anch'io sta andando verso la libertà”. Chi insegna diventa così come un compagno di cammino».Per quanto riguarda il mio contesto educativo aggiungerei un „vieni con me, se vuoi“. Uno dei massimi compiti educativi è quello del lasciar-andare, del lasciar-essere. 


(Tarda mattinata, nella pausa) Nella sua bacheca in Fb l’amico Saro Abbate, direttore scolastico, ricorda: „33 anni fa, il 20 novembre 1989, all’età di 68 anni stroncato dalla leucemia moriva a Palermo il noto e apprezzato scrittore siciliano Leonardo Sciascia“. Gli ho scritto due commenti, uno a risposta del suo: „Roberto, per quello che sono i miei ricordi, nel libro "L'affaire Moro" (pubblicato nel 1978 e in cui vengono descritti le fasi che portarono al sequestro, processo e omicidio di Aldo Moro) Leonardo Sciascia critica aspramente la cosiddetta "linea della fermezza" in quanto era favorevole ad una trattativa tra lo Stato e i terroristi per la liberazione dell'importante statista pugliese“. - Saro , si questo è il punto: per me giovane della periferia di Torino si trattava della nascita politica e filosofica. Avevo interiorizzato il valore della persona e il fronte della fermezza lo tradiva. Quando lo scrittore siciliano si chiese: "come mai uno stato che tratta con tutti, non tratta con le BR?" esprimeva con questa domanda qualcosa che mi stava davvero a cuore. Ed anche uno stato più forte del nostro come quello di Israele, trattava con i terroristi...Nel mio liceo le BR lasciavano i loro volantini, ma in vero il motivo che mi muoveva era un motivo della dottrina sociale cattolica e non una simpatia per terroristi che uccisero in modo spietato sia la scorta sia lo statista pugliese...per quanto poi riguarda la figura del Capitan Belloli, protagonista del "Giorno della civetta", lo trovo una figura convincente contro l'omertà, ma non trionfalistica. Anche don Mariano deve concedere: "Lei anche si mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo“.


Le due ragazze che leggono con me „La scarpina di raso“ mi sembrano contente ed una anche davvero grata. Doña Prodezza incarna un amore assoluto che non può essere domato da alcun riflessione politica o formale. Il teatro del mondo in scena nella „Scarpina di raso“ è grandioso ed unisce Europa, America Latina, Cina ed Africa… 


Abba nostro…


(Notte) L’11.6.42 alle nove del mattino Etty scrive cose impressionanti, cose che devono essere evitate: „una corsa distruttiva attraverso il nostro essere“; il „proprio egocentrismo“; una „grande, enorme desolazione che attraverso tutto il mio essere“; „far esperienza di sé troppo intensamente“: „No, non si deve permettere alla tristezza di aver un simile potere su di noi“! „Non si possono sacrificare di continuo le proprie forze migliori alla tristezza; le forze vanno conservate …per la società, per usare una volta una parola grossa. E con società intendo un allievo che viene da te per imparare il russo, un tuo simile che si rivolge a te con le sue difficoltà, una poesia che richiede la tua attenzione per essere capita“. Questa forza distruttiva di cui parla Etty era oggi presente in me nell’ottava classe in cui ho commentato Gen 25, 10-34 (Esau che vende la sua primogenitura); i ragazzi mi davano fastidio ed ho detto cose insensate come: se non la smettete vado dal preside e gli dico che non voglio più insegnare in questa classe; cosa avevano fatto? Erano un po’ deconcentrati (era l’ultima ora), e il mio „egocentrismo“ è stato ferito, non dico il mio compito, ma il mio ego. Non bisogna mai smarrirsi - e la parola che trascrive Etty, forse di Rilke - in questi sentimenti egocentrici eccessivi, che non sono mai educativi… 



Abba nostro…



(21.11.22) Se giudichiamo il fondo di aiuti per i Paesi più poveri, concordato con difficoltà al vertice mondiale sul clima di Scharm el Scheich, con il Vangelo di oggi (Lc 21, 1-4), allora l'accordo è appena accettabile, nel senso: meglio questo che niente. In generale, i risultati sono stati definiti insufficienti dai ministri responsabili (Habeck e Baerbock) (MZ di oggi). L'impegno per la guerra in Ucraina da un lato e per il clima dall'altro è pura schizofrenia e non corrisponde affatto all'unità della profezia della pace e della difesa della nostra casa comune, che è così importante per Papa Francesco.  Per quanto riguarda il Vangelo citato esso non ha a che fare con una sorta di „intimidazione educativa“ (copyright della formula: Altenbockum in der FAZ) di Gesù, ma con un suo sguardo di grande amore e simpatia per la vecchia che da in elemosina tutto ciò che le serve per vivere.  


Per quanto riguarda la lettura del giorno dell’Apocalisse (14,1-5) essa non è da leggere come negazione della „speranza per tutti“ (Balthasar): i „centoquarantaquattromila“ sono „primizia“ e non gli esclusivamente salvati, una primizia che canta un „canto nuovo“ all’Agnello, massacrato e vincitore e che non hanno contaminazione idolatrica con le donne. La nota di Maggioni specifica con ragione: „la contaminazione non è di tipo sessuale e la verginità dei salvati sta nell’aver rifiutato le pratiche idolatriche“. Suppongo che alcune delle persone che fanno parte del  „porno proletariato“ di cui parla Ovidie nella sua documentazione sul tema, potrebbero infine essere guardate da Gesù come parti di questa „primizia“ di uomini che cantano il canto nuovo… 


Per quanto riguarda „il dibattito in Germania sulla politica di Angela Merkel nei confronti di Vladimir Putin: un leader della CDU dice a Tonia Mastrobuoni di Repubblica che il Nord Stream è stato un errore“ (Banfi), ma bisogna anche dire che la CDU guerrafondaia di Merz è ovviamente contro la Merkel (tra l’altro lo è sempre stata).


Già da subito questo diario, che certamente è in dialogo con fonti non autoreferenziali (Etty Hillesum…), non ha mai nascosto che è scritto da un romano-cattolico (già dai primi passi mi sono confrontato con la lettera del Papa sulla santità), che pur nelle mie contraddizioni e tentativi ha una sola meta: la sequela di Cristo nella Chiesa per il mondo intero


Abba nostro…


(Dopo) L’articolo di Victor Codina SJ ne „La civiltà cattolica“(15.1.22), „La vita religiosa. Dal caos al „kairos“? mi ha fatto tanto bene, proprio nella sua idea di fondo: „Si può passare dal caos al kairos? Questo passaggio è possibile, ma non è un salto istantaneo o magico. È invece un passaggio pasquale: implica che si passi, personalmente e comunitariamente, dalla morte alla risurrezione; richiede di non aggrapparsi a un passato caduco e di aprirsi all’azione innovativa, traboccante e vivificante dello Spirito di Gesù, che agisce dal basso in momenti di crisi e di morte, chiude alcune porte, ma ne apre altre. Uno Spirito che non è mai in sciopero, né nella Chiesa né nella storia dell’umanità“ (verso la fine dell’articolo). Manca forse una critica all’illuminismo, di cui si descrivono tre fasi, ma senza passare attraverso il fuoco della „dialettica dell’illuminismo“, dell’ „illuminismo dell’illuminismo“, e forse manca anche una seria confrontazione con quella che Balthasar chiama la „legge apocalittica“ (lo scontro crescente tra la libertà di Dio e quella dell’uomo), ma come dicevo l’idea centrale e davvero geniale e mi ha fatto tanto bene: „Domandiamoci se la nostra esperienza del caos non possa orientarci a un kairos, a un tempo favorevole. La pneumatologia ci insegna che lo Spirito (ruah) agisce dal basso. Dal caos iniziale della Genesi (tohu wa-bohu) lo Spirito genera un soffio di vita (cfr Gen 1,2); da grembi di donne sterili fa nascere guide di Israele (cfr Gen 11,30; 25,21; 29,31; 1 Sam 2,1-11); e da una giovane vergine di Nazareth fa venire al mondo Gesù (cfr Lc 1,3,5). Per lo Spirito nulla è impossibile (cfr Lc 1,37). Egli è capace di dare vita a una moltitudine di ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14); illumina una povera donna maccabea che vede morire martiri i suoi sette figli, affinché proclami la sua fede nella risurrezione (cfr 2 Mac 7,20.23). È lo Spirito che risuscita Gesù dai morti (cfr Rm 8,11) e discende su un gruppo di apostoli poveri e timorosi, riuniti a Gerusalemme, per trasformarli in testimoni del Risorto al cospetto del mondo intero (cfr At 2). Lo Spirito è l’origine e la fonte della vita religiosa. E ogni nuova congregazione religiosa è un dono e un miracolo dello Spirito, che dalla povertà e dalla piccolezza fa germogliare la vita evangelica“. Perché mi fa bene? Perché sento tutto ciò come una chiamata, nella diaspora in cui mi trovo, tra i gentili „dopo Gesù, senza Gesù“, sento tutto ciò come chiamata alla santità, che non consideri, però, il mio caos come un’impossibilità di azione e di preghiera. 


(Pomeriggio) La lezione sull’ „on“ (essere) in Parmenide è sempre una grande sfida: ciò che è non è diventato, è immortale, uno, unitario, semplice e  completo. Non sono d’accordo con un’interpretazione esasperata dell’ „on“. Ma una sua interpretazione „modesta“ (Otfried Höffe) mi sembra essere una grande sfida anche se manca la dimensione della „non sussistenza dell’essere“, che è tipicamente cristiana. Per interpretazione modesta intendo non la negazione del mondo dell’esperienza, ma il „taglio metafisico“ tra il mondo che è oggetto della nostra esperienza e l’ „on“ che non può essere esperimentato. Tra le due dimensioni vi è un „grande divorzio“, da compiere nella comprensione. A livello epistemologico la meta non è il razionalismo puro, ma il „medesimo uso di essere e „nulla““, inteso come gratuità assoluta e non nichilisticamente. Certo vi è un discernimento anche nel mondo delle opinioni, ma vera conoscenza è quella che noi dedichiamo all’“on“ che ci si rivela anche nell’esperienza, ma non attraverso i sensi, o per lo meno non solo e non principalmente attraverso i sensi, ma attraverso il „cuore“, che ci fa amare l’“on“ anche nelle persone e non solo la loro apparizione come „essente“.  Forse in questo punto, però, anticipo la posizione cristiana per cui „l’essere, nel quale l’anima sussiste e nel quale è accessibile già da sempre come ragione, è l’essere dell’uomo nella sua interezza“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 295).


(Notte) Avevo fatto la prima settimana degli Esercizi di Ignazio tanti anni fa, con un padre gesuita siciliano, ma capisco bene quello che dice Balthasar: „Gli Esercizi spirituali di Ignazio non sono un libro di lettura o di devozioni…gli Esercizi vanno fatti per conoscerli e studiarli profondamente per poterli dare“ (Hans Urs von Balthasar, Testi sugli Esercizi ignaziani“, a cura di padre Servais (antologia -Servais, da ora in poi), Friburgo 2022, 71). Per quanto riguarda lo stile essi sono scritti con un’ „inimitabile nobile severità“ - certo un diario non può essere „breve ed impersonale“, ma deve orientarsi a questa „nobile severità“ per non diventare chiacchiera. In questo diario si vede che non è tracciata alcuna linea o via di perfezione, per questo ero oggi toccato fino al fonde dal mio cuore dal testo di padre Victor Codina SJ, che indica la strada dal tohu wa-bohu al kairos, per forza dello Spirito, che soffia dove vuole; non mi interessa sapere quale è il percorso migliore per la mia vecchiaia, ma semplicemente quello che il Signore vuole da me! E la mia preghiera è quella di Samuele: „Parla, oh Signore, il tuo servo ti ascolta“, cerca di ascoltarti. Certo questo Signore è anche il mio Amico e gli chiedo per intercessione di Maria di dirgli un si autentico (cfr. antologia-Servais, 72), un si amicale (Gv 15). Anche dopo vent’anni di diaspora nella terra di Lutero e pur tenendo conto (confessando) di tutti gli scandali il luogo della mia sequela di Cristo è la Chiesa romano-cattolica, che è davvero Catholica, fino a poter integrare in essa per esempio anche l’Islam, senza risucchiarlo nelle proprie pretese. Ed io non desidero altro che un autentico „sentire cum ecclesia“, di una chiesa che sta o cade con la sua missione „in uscita“, come vero e proprio „ospedale da campo“, che però non è in prima linea oggetto di una scienza filosofica, ma di una saggezza scientifica (Antologia-Servais, 73). Non voglio incontrarTi solo come mia pace (requies) o solo come „visio beatifica“ (Antologia-Servais, 73), ma nella Tua libertà infinita in modo che tu mi possa davvero usare, attraverso la mia irrequietezza, il mio desiderio ed anche il mio caos (tohu wa-bohu). VSSvpM!


(20.11.22 - solennità di Cristo Re) Daniel Deckers scrive sulla FAZ di questo fine settimana, nell’editoriale più importante della prima pagina, che il papa avrebbe trattato in modo brusco i vescovi cattolici tedeschi. Daniel Deckers, che è un figlio di questo mondo, è forse più schietto che i „figli della luce“, ma in vero il papa aveva già parlato a lungo con i vescovi tedeschi (il giorno precedente) e, detto anche con schiettezza, il suo gesto (non partecipare alla seduta prevista venerdì sui temi del sinodo tedesco) significa che lui non vuole isolare i temi del „sinodo tedesco“ da una prospettiva più ampia, che è quello che per due ore era successo già giovedì. Daniel Deckers lascia intendere che il papa avrebbe tradito il suo ideale della parresia, che aveva quando era ancora solo cardinale, e che agirebbe ora con una parresia singolare che non si baserebbe mai sui fatti, insomma il papa sarebbe arbitrario e ciò avrebbe tradizione nel rapporto tra il Vaticano e i vescovi tedeschi (per esempio quando si tentò sotto Paolo VI e il cardinal Casaroli) di separare l’episcopato della DDR da quello della BRD). Vero è che una chiesa che non sia sub et cum Petro non è più la chiesa cattolica. 


Sapere una cosa (gnosi) non è mai di per sé salvezza. Tanto se quello che si sa riguarda un bisogno o una ferita dell’esistenza. 


La critica che fa Balthasar alla costituzione conciliare  „Gaudium et spes, luctus et angor“ non nega le intuizioni buone del Concilio Vaticano II (cfr. TD III, edizione tedesca, 444-449) - Balthasar conosce l’importanza di una „teologia della politica“, che chiama „politica delle pecore“ o meglio ancora „politica della non-violenza“. Un punto questo molto importante per Papa Francesco e per la sua profezia della pace. Balthasar sa anche che la vera base del dialogo con il mondo è la domanda di senso. Come si vede già dalle prime righe, la costituzione conciliare conosce non solo „gaudium et spes“, ma anche „luctus et angor“. La costituzione conciliare conosce anche tanti problemi della nostra società e del nostro tempo, ma secondo Balthasar non tiene conto della „legge apocalittica di un no in aumento contro il si in aumento“, la legge del tanto più diavolo tanto più Cristo, in modo particolare in un mondo „dopo Gesù, senza Gesù“ (Peguy).  Non viene fatto un lavoro sufficiente di discernimento tra la „One-World-Cultur“ (universalis cultura) e la cattolicità della missione della chiesa. Alcuni problemi vengono segnalati con precisione, come la corsa al riarmo e la differenza sempre più grande tra poveri e ricchi, ma l’invadenza del paradigma tecnocratico, che Papa Francesco critica nella „Laudato si’“, negli ambiti della natura, della società e dell’individuo, non è sviluppata fino in fondo, così che l’amore gratuito di Cristo appare come un deus ex machina, sulla vetta dei nostri tentativi di umanizzare il mondo. Papa Francesco, che è un figlio del Concilio, sa tutto questo e con la sua critica allo gnosticismo e al  pelagianesimo critica proprio il „razionalismo teologico“ che criticava Balthasar. Noi ci troviamo in una situazione paradossale tra carne e spirito, primo Adamo (in vero anche Eva centra) caduto e il secondo, che non è deducibile dal primo; a volte facciamo cose che non vogliamo o quando le vogliamo non ci accorgiamo che non ci aiutano in quel desiderio ultimo dell’amore assolutamente gratuito che è, secondo Giovanni, Dio stesso. Insomma dobbiamo passare attraverso il fuoco per comprendere cosa è davvero basato sul Logos universale e concreto che è Cristo e cosa non lo è. Nel cammino al vero che è la nostra esperienza, se la affrontiamo „con grande animo y liberalidad“ e con grande „indifferenza“ si vedrà che cosa in noi è davvero buono e cosa non lo è: quando siamo stati disposti a discendere con Cristo fino all’inferno? A me sembra che la fissazioni sui pericoli che vengono da destra (Trump - ma è davvero destra?) fuori e dentro la Chiesa non ci permettono di vedere che politiche „democratiche“ possono essere altrettanto diaboliche come quelle di destra, che a volte mettono il dito sulla piaga in problemi reali. La connessione tra i grandi della tecnologia comunicativa con un determinato modo „democratico“ di vedere l’uomo, pur nel pseudo moralismo con cui a volte agiscono sia i big tech che i „democratici“, non ha nulla, ma proprio nulla di cristiano, come i miliardi spesi dall’amministrazione americana attuale per la „proxy war“ in Ucraina non hanno nulla a che fare con la dottrina sociale della Chiesa e tantomeno con il mistero di un amore che diventa sempre più „disarmato“. E sia nella pandemia, con il rischio di una dittatura sanitaria (che non ha nulla a che fare con il buon senso delle prime reazioni) che ora nella guerra in Ucraina, non è per nulla chiaro chi contribuisca di più ad una „politica della non violenza“. Ma oltre a ciò, la missione della Chiesa è e rimane non l’annuncio di un umanesimo universale,  ma l’annuncio del „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ullrich), l’annuncio di un dono dell’essere del tutto radicale e gratuito da parte di chi è Amore radicale e gratuito: la teologia deve annunciare il movimento „dal Padre al Padre“ (Adrienne), che tenga conto dell’abisso del „Sabato santo“, e non un programma umanistico che non tenga conto della legge apocalittica di cui sopra.



Abba nostro…


(Pomeriggio) I ricordi di Fabian Hoffmann (Uwe Tellkamp, Der Schlaf in den Uhren (319-331), della casa Wolfsstein, che ho letto a voce alta per sostenere la precisione del linguaggio, per me inimitabile, sia in tedesco che in italiano, sono l’occasione per scrivere due righe sul un sentimento diffuso, avuto nei giorni passati con mia mamma, nella casa in Achille Grandi 29 nella zona industriale di Casale Monferrato, con le tantissime foto della nostra famiglia ed in modo particolare delle nipoti e del nipote. Guardando il posto di mio padre al tavolo in cucina, mi è divenuto chiaro, in quei giorni, che ormai lui non c’é più, qui sulla terra e che non lo incontrerò più, un uomo con cui ho passato tanto tempo della mia vita, che mi ha certamente dato anche sicurezza, ma che mi è rimasto, per alcuni versi, estraneo, pur essendo mio padre. Chissà se sentono anche Ferdinand e Johanna questa estraneità nei miei confronti? La casa tra l’altro è troppo grande per mia mamma, lo è il giardino con i suoi bei alberi ed alberi da frutto, di cui stiamo mangiando in questi giorni i kiwi, e lo l’alloggio in cui vive lei, con il grande salone che lei non usa quasi mai. Mia mamma è spesso stesa nella sua camera con le saracinesche quasi chiuse e con la televisione che va in continuazione, anche quando recita il rosario. Ma per ora la casa le permette di vivere quel rituale mattutino, in cui visita un amico e il prete in parrocchia, che le danno stabilità, con la bici elettrica, con cui tra l’altro va anche al cimitero di Santa Maria del Tempio, che guida con una disinvoltura, sebbene veda da un solo occhio, che ammiro profondamente. Anche lei sa, però, che questo tempo non può durare a lungo…e questo era il sentimento diffuso, quella di una realtà passata, sebbene ancora reale. 



(Sera) Annoto due pensieri dal diario di Etty, 10.6.42: „Se le intuizioni che mi guadagno grazie alla mia frequentazioni delle più  nobili mente…, non si applicano ai più piccoli dettagli della vita quotidiana, se qualcosa di quella grande consapevolezza dei valori umani non permea di sé il più debole dei mei respiri, la „vita spirituale“ …non ha alcun significato“. Questa applicazione non vale solo per i piccoli dettagli della mia vita quotidiana, ma anche per i dettagli della vita del mondo. Non leggo Balthasar per ripetere Balthasar, ma per comprendere il mondo (piccolo e grande teatro).  Infine c’è un grande compito: come tradurre tutto in „vicinanza, tenerezza e compassione“ (il papa ne ha parlato di nuovo oggi nella sua omelia ad Asti) o tutto nel dono dell’essere come gratuità di amore? O per parlare con Rilke, citato da Etty: come trasformare „tutta l’amarezza che mi circonda nella dolcezza, di cui sono eternamente debitore al buon Dio“? Ultimamente sono tentato da un giudizio moralistico sugli altri, che mi sembrano tiepidi, fannulloni, etc. 



(19.11.22 - Santa Elisabetta di Turingia) L’essenziale, se questa parola può essere usata una volta con senso, è quello che ci annuncia il Vangelo (Lc 20,27-40): noi siamo stati creati per risorgere, similmente agli angeli, al di là di Eros e Thanatos. E „la battaglia del Logos“ è confermata dalla Parola di Dio stesso (Ap 11, 4-12), non è un invenzione dei tradizionalisti. Oggi essa dirige la nostra attenzione su due „alberi di olivo“, „due profeti“ che hanno un grande potere, ma che vengono uccisi dalla bestia diabolica e poi risorgono dopo tre giorni con grande spavento dei cittadini di Sodoma ed Egitto, spiritualmente intesi, mentre durante i tre giorni di morte, questi cittadini si scambiavano regali, perché i due profeti li avevano spaventati. Giustamente Stefan Oster, nel suo ultimo post (Fb) sulla visita dei vescovi tedeschi a Roma, dice che vi è un contrasto tra il Vangelo e il nostro  tempo che non può essere negato ed ignorato. La visita ad limina dei vescovi tedeschi, per cui ho pregato la novena allo Spirito Santo, è finita ieri senza la presenza del Papa, dapprima prevista, e con una chiaro „no“ a tante pretese tedesche. Il mio padre confessore, agostiniano, è per un’atteggiamento positivo nei confronti del sinodo tedesco ed anche in Roma dicono di continuare, ma tenendo presente le obiezioni romane: io, pur in obbedienza al Papa, non vorrei prendere una posizione precisa, perché dovrei sapere di più ed anche perché lo scandalo della pedofilia è certamente qualcosa che non può essere ignorata. Per quanto riguarda la nomina di Timothy Broglio come presidente della conferenza episcopale statunitense, un mio caro amico americano dice che il pericolo della „destra“ è un „fantasma“. Mons. Broglio è certamente un vescovo „ortodosso“, ma non un pericolo. Ed in vero da quello che ho capito io l’apparente vicinanza dei  „democratici“ alla dottrina sociale cattolica, come si vede nella questione della guerra in Ucraina, è per l’appunto solo apparente. 

 


La documentazione sulla porno-crazia  (regia di Ovidie) è davvero molto interessante e mi permette di comprendere due aspetti che mi sembrano decisivi: il primo è che le pagine pornografiche hanno una diffusione incredibile e quindi corrispondono ad un bisogno. Il secondo è che si tratta di un vero imperio del denaro, che ha messo in crisi addirittura i primi produttori, che rispettavano le leggi di diffusione (solo per adulti) e pagavano le tasse. Ora (dal 2008) tutti possono in internet, anche bambini, guardare video pornografici, che sono „gratis“, ma solo perché creata la „dipendenza“ si passi a video a pagamento. 


Abba nostro…



(18.11.22) Qualche giorno fa ho criticato con forza un atteggiamento di arroganza clericale camuffato con una grande intensità per la meta trascendentale per cui l’uomo è creato, bisogna stare, però, attenti a non confondere la nobiltà d’animo e la sua severità con questa arroganza, come spiega bene il padre Servais nelle sue note sulla traduzione di Balthasar degli Esercizi di Ignazio (nuova edizione dei testi di Balthasar sugli Esercizi ignaziani, 54-60). È vero che „l’uomo è creato per una meta trascendentale a cui corrisponde lodando, adorando e servendo il suo Signore“ (ibidem 58), in sé e nei nostri fratelli.  E noi davvero „dobbiamo unicamente desiderare e scegliere ciò che ogni volta sempre di più ci promuove alla meta per cui siamo stati creati“ (Ignazio).  Arroganza per me è la dimenticanza della „debolezza della carne“ e mi ha sempre colpito la formula di SPN: „con grande animo y liberalidad“, con questo atteggiamento dobbiamo affrontare non solo gli Esercizi ma tutta la vita, perché solo questo atteggiamento corrisponde in modo mariano e giovanneo (Ignazio, Hans Urs e Adrienne la pensano su questo punto nel medesimo modo: disponibilità come parola prima ed ultima della spiritualità) alla sublimità di un Dio, che non solo è sempre più grande, ma che ama sempre di più (questo è il punto che i tradizionalisti non prendono sul serio). Con ragione Paul Claudel mette come frasi iniziali della sua  „Scarpina di raso“  le seguenti: „Dio scrive anche su linee storte“, „anche il peccato“. La differenza tra il tradizionalismo e la spiritualità ignaziana si può registrare nel modo con cui le persone reagiscono a queste frasi di Claudel: specificando, precisando e limitando oppure „con grande animo y liberalidad“! 


Jacobin ironizza sulla faccia tosta di Donald Trump di presentarsi di nuovo per le elezioni, ma forse con ragione „Useful idiots“ pensa che ciò, pur con tutti i pericoli per la classe povera ed operaia degli USA, può essere un po’ divertente. Sempre da Katie Halper e Aaron Maté arriva la precisazione che la frenata di Biden per quanto riguarda i missili in Polonia non è stato l’atteggiamento immediato di tutti i „democratici“. 


Il Vangelo odierno (Mt 14,22-33) è uno dei passi del NT che più sono piaciuti a Goethe.


Abba nostro…


(17.11.22) Caro M., anche a rischio che si pensi che io sia l’eterno scontento devo dire che il volantino di CL mi ha fortemente irritato. È frutto di quel „razionalismo“ che tu lamenti in Rondoni. Certo si cita il Papa e si dice che si deve dialogare, ma legittima è solo una posizione, quella che afferma che giustizia e verità stanno da parte dell’Ucraina e che non sono ammessi dubbi sul colpevole. Non vi è nulla della critica alla logica di Cappuccetto Rosso del Papa, che di fatto per loro ultimamente non è un dono della grazia del cielo, ma qualcuno con cui sono costretti a confrontarsi. Ovviamente loro possono avere la loro narrazione degli eventi, ma non possono negare, come impossibile, un’altra narrazione, senza fare la peggiore „teologia politica“ che ci si possa immaginare. Anche la benedizione a leader mondiale di Biden da parte di Banfi è irritante: quest’uomo, che grazie a Dio in questa ora ha giocato un ruolo buono, non fa nulla per i poveri negli USA e la sua amministrazione ha investito miliardi di dollari in questa sporca guerra. Certo non è come il generale fanatico del finale di „Niente di nuovo nel fronte occidentale“, ma un leader mondiale è il Papa, certo non lui. 

Molto bello, perché non ideologico, è invece l’articolo di Farina che ti ho inviato e che fa vedere come la „Russia“ non sia per nulla una realtà omogenea. Un caro abbraccio dalla fredda Germania, Roberto  


Dovrebbe essere estremamente preoccupante che il governo ucraino - che ha condotto diverse operazioni sconsiderate che persino gli Stati Uniti hanno respinto, ha ripetutamente chiesto un'escalation di minaccia mondiale, ha falsamente incolpato la Russia per gli attacchi - abbia mentito ieri in un modo che avrebbe trascinato la NATO nella terza guerra mondiale (Branko Marcetic in Twitter)


Abba nostro…


(Pomeriggio) Mi ha risposto l’amico: Caro Roberto,

non arrabbiarti. Io da tempo mi vado convincendo che le posizioni diverse che abbiamo si iscrivono in quella dialettica polare che Guardini e Bergoglio ci insegnano. Questa diversità rende fruttuosa la nostra prospettiva, il nostro lavoro, anche educativo. Per anni abbiamo pensato che tutto fosse solo questione di fede, che da essa nascesse magicamente l'unità dei punti di vista. No, la fede non ci esime dal lavoro della riflessione, della documentazione, della ragione. La ragione senza la fede è ... ma anche la fede senza la ragione rischia di essere ottusa ed ingenua. Questo è un tempo aggrovigliato che mette alla prova tutti i nostri giudizi. CL paga il dazio di anni di immobilismo sul piano storico, di deduttivismo scontato, di ideologismo comodo. Dai volantini non può arrivare nulla di interessante. Io non li guardo mai. Comunque il richiamo del Papa restituisce a tutti la libertà di giudizio… PS non voglio dire che tu od io non abbiamo ragione. Voglio dire che si tratta di persuadere delle nostre ragioni. Quest'opera di persuasione è la vera fatica.


Gli ho brevemente risposto:  Si, quella che ho fatto nel mio diario da mesi. E quello che mi ha irritato e che in un volantino ufficiale di CL a priori si affermi che l’unica narrazione possibile, se si vuole essere giusti è quella del “solo Putin”. Ma ci siamo compresi grazie del tuo ascolto.


L'elezione di mons. Timothy Broglio a presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti certifica il fallimento del tentativo di dare un nuovo orientamento all'episcopato americano, per due decenni dominato dai conservatori muscolari, protagonisti della stagione delle culture war. Non c'era candidato più a destra di Broglio (MATZUZZI, "Il Foglio", 17-11-22). Con ragione può dire Massimo Borghesi: „Il mio volume del 2021, "Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e ospedale da campo",  più attuale che mai nella lettura della Chiesa americana, dei motivi che la oppongono a Papa Francesco“. 

Questo secondo me è vero all’interno della Chiesa, per quanto riguarda la società nel suo insieme i „democratici“ non sono, però, meglio, come ho cercato di documentare in pagine e pagine del mio diario.



(16.11.22) Quando è suonata la sveglia nel mio telefonino ho trovato in LinkedIn la notizia dei „Missili sulla Polonia“ (Prima pagina di Avvenire). Ecco alcune reazioni che ho trovato in Twitter: „Insomma, Biden e alleati Nato propendono per la versione missile anti-aereo ucraino lanciato per intercettare i raid russi. Forse é una versione di comodo, per abbassare la tensione. Ma é verosimile. Bisogna capire reazione polacca“ (Francesco Petronella).

„UPDATE: Three U.S. officials speaking to the AP on the condition of anonymity suggested it was Ukraine, not Russia, that fired the missile that left two dead in Poland“ (The Daily Beast), riportata anche da Aaron Maté, con il seguente commento: „Tough break for the World War III community“.


Apocalisse 4,1-11 racconta una visione del trono di Dio, influenzata da Isaia e Ezechiele. L’immagine del trono non muove la mia fantasia (non sono inglese), anche se alcuni elementi che corredano l’immagine principale sono notissimi, anche nella storia dell’arte. Vorrei solo sottolineare alcuni aspetti che mi sembrano molto importanti. In primo luogo già all’inizio questa lettura: „una porta era aperta nel cielo“. Il cielo è raggiungibile ed è separato non da migliaia di chilometri o anni luce, ma solo da una porta che può essere aperta. Secondo aspetto: Dio non è solo: ci sono 24 vegliardi e 4 essere viventi…Terzo aspetto: Dio è santissimo: Santo, santo, santo 

il Signore Dio, l'Onnipotente, 

Colui che era, che è e che viene! Le dimensioni ontologiche del passato, del presente e del futuro sono unite in Lui! E per questo diamo gloria a Dio e solo a Dio: "Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, 

di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, 

perché tu hai creato tutte le cose, 

e per la tua volontà furono create e sussistono“. Tutte le altre potenze sono relativizzate da questa realtà della potenza onnipotente di Dio. Da Lc 19,11-28 imparo che non dobbiamo speculare sul Regno di Dio (sul suo improvviso apparire…), ma lavorare per il Regno di Dio: impiegare i doni ricevuti fino al Suo ritorno, che potrebbe essere per noi, semplicemente la nostra morte. 


Abba nostro…


(Pomeriggio tardo) Nell’Homo Abyssus Ulrich prende sul serio sia l’esistenza storica sia il pericolo di ridurre la sovraessenzialità dell’essere ad essa. 


(Notte Il volantino di CL sulla situazione del conflitto ucraino contiene alcuni spunti buoni (quando fa parlare Papa Francesco), ma io non lo condivido in tutto ciò che dice. La frase che segue la trovo del tutto ambigua: „Il lavoro per la pace si svolge sempre nel „qui ed ora“, deve essere accompagnato dalla consapevolezza dei fatti e delle circostanze che caratterizzano la situazione. In questo senso non sono ammissibili dubbi sull’attribuzione della responsabilità della guerra di aggressione dell’Ucraina, così come sul fatto che non vi può essere pace senza giustizia“. Questa frase che ho marcato in neretto significa rendere metafisica una narrazione storica. Quindi, che deve fare chi ha dubbi? Farsi insultare? Uscire dalla Fraternità? 


Come Etty nel suo diario, anch’io per questo diario, non intendo scrivere „belle lettere“ (e neppure rimanere solamente nei „mondi elevati dello spirito“), ma presentare un tentativo di cammino al vero come esperienza, chiaro l’esperienza di un intellettuale, non di un „operaio socialista o rivoluzionario“, per usare il paragone che fa Etty (9.6.42), di una persona che cerca di prendere sul serio il lavoro ed anche il lavoro di questo diario - Etty parla della „necessità del suo lavoro“. Spero che questo diario sia obbediente al „senso necessario dell’essere“. 


 



(15.11.22 - San Alberto Magno) L’agnello è stato macellato, ma è il vincitore, anche se non nel modo trionfalistico che sogniamo; la battaglia del Logos finisce come „vittoria“: „anch’io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono“ (Ap 3,21) - le due lettere (Ap 3,1-6; 14-22), che oggi la Chiesa propone  alla meditazione di noi tutti, sono molto intense e molto belle, molto dure, ma, e questo stupisce, in un certo senso, sono ancora piene di speranza della conversione sia della „chiesa che è a Sardi“, sia di quella che è a Laodicea. Alla prima viene rimproverato di essere solamente apparentemente viva, alla seconda di non essere né calda né fredda. Ma anche alla prima è possibile „ricordarsi“ „come hai ricevuto ed ascoltato la Parola“ ed è possibile la „conversione“ ed anche in questa Chiesa ci sono „alcuni che non hanno macchiato le loro vesti“. Ed anche la seconda può convertirsi, „comprare“ ciò che veramente la fa ricca e per quanto riguarda la nostra epoca pornografica c’é una frase che può essere d’aiuto: comprare abiti bianchi che coprano la „tua vergognosa nudità“ e collirio „per ungerti gli occhi e recuperare la tua vista“, direi che ciò non deve essere inteso in modo ritroso, prude: forse dobbiamo anche riscoprire la nudità, in modo non vergognoso, che è uno dei grandi tentativi di Etty e Spier. Lo stupendo verso 3,20 si trova proprio in questo contesto di possibile conversione di una Chiesa che ha perso la sua strada: „Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me“.

Dobbiamo essere vigilanti perché il Signore, se non lo siamo „verra come un ladro“ (Ap 3,3) - ciò significa anche prendere sul serio l’indifferenza ignaziana, ma io non credo per nulla che „per lo più“ le persone che non sono chiamate in modo specifico alla vita dei consigli evangelici non possano giungere a questa indifferenza assoluta. Questa è arroganza clericale. In vero in un bordello ci può essere più purezza che in una casa religiosa. Ovviamente c’é del disordine in noi e diciamo che la pornografia può aumentare questo disordine, ma vi sono persone molto attente a questo livello che non sono per nulla pure: ci si può „masturbare“ anche organizzando un simposio ecclesiale. Ed a nessuno, o quasi, è possibile liberarsi da ciò che impedisce alla libertà di giungere alla sua meta sovrannaturale - probabilmente anche con gli Esercizi ciò non è possibile. Siamo tutti peccatori e Maria e il Signore, che non lo sono, chiedono da noi di prenderci per mano, anche se siamo quasi morti o tiepidi. Si siamo fatti per il cielo, in cui non domina né il denaro, né il potere, né il sesso ma essere vigilanti significa anche non fare corti circuiti in cui non si giunge alla purezza del cuore, ma semplicemente all’arroganza.

PS Nella preghiera che il gesuita della „scarpina di raso“ di Paul Claudel prega per suo fratello Rodrigo, che ha lasciato il noviziato, viene secondo me espressa in modo geniale l’idea dell’indifferenza ignaziana: non c’é un solo modo,  migliore dell’altro, per obbedire Dio ed amarlo ed amare gli uomini. L’indifferenza la si impara in modo del tutto eccellente in quel cammino al vero che è l’esperienza stessa. Oggi ho cominciato a leggere, per me rileggere, „La scarpina di raso“ con due ragazze, nel programma di eccellenza della nostra scuola. 

Nel linguaggio di Ulrich l’indifferenza ignaziana è espressa come movimento di finitizzazione dell’essere e come „obbedienza dell’amore“. In questo passaggio il filosofo tedesco fa vedere come questo movimento proprio dell’anima umana abbia una caratterizzazione storica: „Abbiamo visto quindi, quanto originariamente il movimento di finitizzazione dell’essere sia proprio dell’anima, ma anche quanto profondamente essa sia esposta alla tentazione di perdere l’obbedienza dell’amore, che le è stata data in ciò come compito. Il suo intero compimento della vita sta e cade con il si o il no all’exinanitio dell’essere. L’uomo stesso è questo „compito“ dell’obbedienza ontologica, nella sussistenza concreta. Nel volto dell’uomo l’accordo degli essenti ha raggiunto il suo ordine e la sua unità ultimi. Non in un immagine generale dell’uomo, ma piuttosto nel volto concreto dell’uomo concreto, nella sua storicità. In questa unità tutto l’essente è, tramite l’anima humana, reso accessibile e si è schiuso, ma così che in ciò, in un modo indicibile, è liberato nella sua propria profondità e solamente tramite il suo essere-raccolto nel tema del movimento di sussistenza dell’essere, che è l’uomo, è lasciato entrare in se stesso ed è portato sempre più profondamente a se stesso. L’anima humana non è estranea all’essere; ma non ha neppure raggiunto l’essere tramite un’approfondita riflessione, così che la sua esistenza storica sia solamente l’accostamento della successione di un essere-già-stato che si ripeta meramente nel futuro. La storicità come tale decide dell’impossibilità di un’ipostatizzazione dell’essere, ciò significa che la storicità dell’uomo è nella sua profondità più profonda null’altro che il tema continuo dell’exinanitio dell’essere (tramite il compimento dello spirito finito), che lascia sorgere da se stessa tutta la dimensione dei fatti, ma rivela la sua sovraessenzialità solamente ed unicamente nella „povertà“ della dimensione storica dei fatti stessi. Perciò l’“essere-stato-presso-l’essere“ dello spirito finito non ha reso la differenza ontologica „passata“ o chiusa. In questo caso sarebbe distrutto il medesimo uso di essere e „nulla“, che gli è stato dato in responsabilità come „compito ontologico“ in modo tale che egli nella sua esistenza non può essere altro che la risposta a ciò che gli è stato assegnato come compito“(Homo Abyssus, 293). 

Stefania Falasca è tornata da Istanbul e sta bene, dice che è stato terribile. Ne riparla Farina su „Libero“ mettendo in risalto la tensione alta tra Turchia e USA e facendoci riflettere sulla possibilità che l’attentato miri alla caduta di Erdogan, proprio ora che Cina e USA hanno ripreso il dialogo di cui parlo qui sotto citando Banfi.

Alle notizie americane di ieri, il Pentagono per la diplomazia e le elezioni americane, ho aggiunto nella notte due PS, rispettivamente tratti dalla bacheca Twitter di Maté e Greenwald. Ora cito la notizia buona riportata da Banfi nella sua rubrica odierna di cui non vi è alcun traccia per esempio nella MZ (Mitteldeutsche Zeitung):  „C’è grande prudenza ma anche soddisfazione nel mondo per la stretta di mano di ieri fra il presidente cinese Xi Jinping e quello americano Joe Biden. Il G20 ha avuto un’anticipazione di grande peso. Nei comunicati ufficiali alla fine dell’incontro viene menzionata l’Ucraina e il no all’uso della bomba atomica nella guerra. Mentre si capisce che le posizioni restano distanti sul tema Taiwan, anche se il clima non è più quello della visita lampo di Nancy Pelosi. È presto per dirlo, ma potrebbe essere “l'inizio di un'uscita dall'incubo di una nuova guerra fredda”, come scrive Agostino Giovagnoli su Avvenire. Le indiscrezioni giornalistiche che hanno fatto da cornice all’incontro dei due leader vanno tutte in questa direzione. I giornali americani raccontano che i cinesi avrebbero fatto sapere di non essere stati avvertiti da Vladimir Putin dell’invasione in Ucraina. Mentre il capo del National Security Council della Casa Bianca Jake Sullivan avrebbe consigliato a Volodymyr Zelensky di aprire un negoziato per il cessate il fuoco. Ma non sono solo rumors. Ieri, a sorpresa, si è tenuto un vertice delle spie. Il direttore della CIA, William Burns, e il potente capo dell'intelligence russa all'estero, Sergey Naryshkin, si sarebbero infatti visti ad Ankara, almeno stando a quanto annunciato alle principali agenzie di stampa internazionali. Storicamente questo tipo di summit fra rappresentanti dell’intelligence precedono importanti sviluppi diplomatici. Dalla Kherson riconquistata, durante un viaggio lampo, il presidente Zelensky dice: “Inizia qui la fine della guerra”. È un annuncio che sottolinea la vittoria militare, ma che per la prima volta cita esplicitamente una prospettiva di trattativa e di pace. Pace è infatti la parola che nessuno pronuncia ma alla quale tutti pensano“ (Banfi)

Abba nostro…

(Notte) Bastano qualche scena del film „Niente di nuovo sul fronte occidentale“ (Netflix), ispirato al romanzo scritto da Erich Maria Remarque, per comprendere che la guerra non ha alcun senso e tutte le stoltezze mitologiche che ho letto in questi mesi sono assolutamente assurde! Liberazione? Difesa della propria nazione? Il mito è di grande aiuto, quando rimane mito, non quando sublima la storia, ho detto ieri nel mio corso di filosofia della decima classe. 

E per quanto riguarda le elezioni americani rinvio al commento di Katie Halper e Aaron Maté: „L'elezione più importante della nostra vita si è rivelata solo un'altra scusa per i „Democratici“ per non fare nulla per la classe lavoratrice. Con il controllo repubblicano della Camera, potrebbero anche non avere bisogno dei cattivi a rotazione, Manchin e Sinema, per bloccare tutte le grandi proposte di legge che vogliono assolutamente approvare. Il che significa altri due anni di proposte di legge in stallo, di revoche della riduzione del debito studentesco, di tentativi falliti di proteggere le libertà civili e di molta più guerra. Mentre alcuni a sinistra dicono che bloccare l'ondata rossa è un risultato da celebrare, in vero il blocco più totale di qualsiasi candidato indipendente o terzo partito dimostra che le due fazioni della stessa classe dirigente hanno solo rafforzato la loro roccaforte sulla politica statunitense. Ma forse ci divertiremo almeno un po' con l'annuncio di Trump per il 2024“.

Oggi nel rituale-passeggiata dopo la lezione su Genesi 22 (Dio mette alla prova Abramo), nell’ottava classe, ho parlato nel mio povero inglese con il ragazzo ucraino del passaggio biblico che avevo proposto. Ho detto che una lettura „fondamentalista“ di questo passaggio non mi interessa, ma credo che a volte ci vengono richiesti dei sacrifici che potrebbero farci perdere la fede e quello che io imparo da questo capitolo della Genesi è invece di rimanere fedeli, perché non è Dio che fa le guerre, come nel suo paese. Mi ha guardato sorridendo ed ha detto: si, la guerra la fanno i „people“, non Dio. 

Mia figlia mi ha telefonato perché è morta una collega che non conosceva, ma che aveva 40 anni. È bello che ci cerchi quando è in crisi. 

Ne ho parlato già ieri, senza citare Etty con precisione: "Gesù era capace di essere pieno di rabbia. Li guardò con rabbia, addolorato per la durezza del loro cuore". Ma attenzione, era rabbia mista a dolore. Era "addolorato". Questa è la differenza tra rabbia legittima e illegittima. Se la nostra rabbia è radicata nell'indignazione morale, nel dolore morale e non nel risentimento personale, allora quella rabbia è buona, preziosa e salutare" (Etty Hillesum, 8.6.42). Stasera c’é un’altra sua frase che mi fa tanto bene: „Prendersi sul serio ed essere convinti che abbia senso trovare una propria forma. E qualcosa che si può fare anche per i propri simili: spingerli sempre più verso se stessi, catturarli e trattenerli nella loro fuga da sé, e poi prenderli per mano e ricondurli alle loro sorgenti interiori“ (Etty, 8.6.42). E questo prendersi sul serio non ha nulla a che fare con lo stato di vita in cui ci si trova…“E ancora molto di più, eccetera, ma adesso buona notte“ (Etty e Roberto). 


(14.11.22) La prima lettera „all’angelo della Chiesa che è a Efeso“ (Ap 2) mi colpisce direttamente nel cuore, sia nella lode sia nella critica. Sia nell’incapacità di avere una gioia davvero esistenziale di fronte a queste immagini sublimi: „Colui che tiene le sette stelle nella sua destra“. La lode: „conosco le tue opere, la tua fatica, la tua perseveranza“ (2,2,), di quest’ultima ha parlato ieri il Santo Padre nell’Angelus. Chi segue questo diario sa che io non ho paura della „fatica“ („lavorare stanca“). La critica:“Ho però da rimproverarti di aver abbandonato il tuo primo amore“ (2,4). Non amo più come prima, anche se cerco di essere fedele alla Chiesa, a Ferdinand Ulrich, a Konstanze, ai miei figli…Quindi chiedo con il Vangelo (Lc 18,35-43) la grazia di gridare come il cieco nelle vicinanze di Gerico: „Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!“

Anche il capo di Stato maggiore USA Mark Milley ha detto chiaramente che bisogna giungere al più presto alla diplomazia, se non vogliamo avere un conflitto infinito. Questa guerra conta già, tra morti e feriti, 100 mila vittime (ormai il Papa parla in continuazione della „martoriata Ucraina“), senza dimenticare i profughi, due dei quali, mamma e figlia che va nella nona classe, vengono regolarmente nella nostra chiesa, mentre Volodymyr Zelensky, abbagliato dalla liberazione di Cherson, annuncia altri attacchi. 

PS Ne parla anche Aaron Maté nella sua bacheca Twitter: Questo potrebbe spiegare perché il Gen. Mark Milley sta spingendo per la pace in Ucraina. Dal WSJ (The Wall Street Journal): "Gli Stati Uniti e alcuni dei loro alleati temono che le loro scorte di armi, comprese alcune munizioni, si stiano esaurendo a un ritmo insostenibile".

Nell’omelia di ieri per la giornata mondiale dei poveri il Papa con ragione ci ricorda di non farci ingannare da una pseudo atmosfera apocalittica. Il mio confronto di questi giorni con la „battaglia del Logos“ di Balthasar (TD III) non è un confronto con teorie complottiste, ma con uno dei più grandi teologici degli ultimi secoli, che tra l’altro ci ricorda che il Logos massacrato vince, mettendo germi di „risurrezione“ (amore gratuito) nel mondo: „il discepolo del Signore non si lascia atrofizzare dalla rassegnazione…perché il suo Dio è il Dio della risurrezione e della speranza“ (Papa Francesco, ieri), solo che la speranza cristiana non è il principio speranza utopico di Bloch…

I senatori „democratici“ hanno vinto in Arizona (Mark Kelly) e Nevada (Catherine Cortez) (nessuna delle vittorie è netta) - il che significa che il senato rimane in mano ai „democratici“. Questo permetterà oggi a Biden di presentarsi „in forza“ da Xi Jinping: servirà anche alla pace? Nella camera dei deputati ieri il risultato era: 204 per i „democratici“ e 212 per i „repubblicani“, ci sono ancora 19 seggi da decidere. 

PS In un Twitter formulato in modo molto cauto, perché non si sa come le elezioni finiranno, Greenwald fa vedere una cartina che afferma questi dati: voti democratici 46% (206 seggi), repubblicani 51,7 % (212 seggi), 17 seggi sono ancora aperti. Il commento di Greenwald: „Se i repubblicani finiscono con una quota di voti popolari superiore a quella dei democratici, ma non prendono il controllo del Senato e della Camera, questo sarà considerato un grave risultato antidemocratico? Non è certo che i repubblicani manterranno il vantaggio del voto popolare, quindi per ora si tratta di un’ipotesi“. 

Attacco terroristico ad Istanbul, dove al momento si trova Stefania Falasca. Ecco le ipotesi interpretative di Renato Farina, che nel suo articolo odierno per „Il Sussidiario“, parla anche del tragico anno 2016 (con tantissimi morti a causa del terrorismo islamico, allora): "La pace di convenienza con i terroristi islamici porta a ritenere poco probabile il mandante Isis o affini. E sposta l’attenzione sui falchi del Kurdistan. C’è un perché. Sarebbe in questo caso una risposta terroristica, e perciò sempre ingiustificata e ingiustificabile, al terrorismo di Stato turco. Da anni e in particolare dall’aggressione russa dell’Ucraina Erdogan ha deciso una sorta di soluzione finale, come già quella che nel 1915 prese forma di genocidio degli armeni, stavolta nei confronti dei curdi, islamici o cristiani che siano, all’interno dei confini ma – nell’indifferenza dei Paesi Nato – anche nei territori curdi di Iraq e Siria. Bombardamenti indiscriminati. Tipo quelli russi in Ucraina. In corso anche quando Draghi con mezzo governo correva ad Ankara a baciare le mani al “dittatore necessario” (SuperMario dixit). Esiste un’altra ipotesi. Tra qualche mese si terranno in Turchia le elezioni legislative e presidenziali. Gli attentati rafforzano sempre chi ha in mano le redini della repressione. Spaventa il fatto che da tempo siano in corso esercitazioni comuni di reparti speciali turchi e iraniani. Con la Cina che osserva con benevolenza questo strano abbraccio. Si chiama Terza guerra mondiale" (Renato Farina).


Abba nostro…

(Notte) In un certo senso il film argentino  „La ira de Dios“ (regista Sebastián Schindel, Netflix 2022, sceneggiatura di Pablo del Teso, ispirato dal romanzo di Guillermo Martinez) è sub contrario la dimostrazione che Papa Francesco ha ragione con la misericordia: la vendetta perfetta causa solo morte su morte. Solo un’annotazione storica, che mi ha fatto notare mia moglie: Il codice Hammurabi, di cui si parla alla fine del libro, non aveva come intento la vendetta e non era espressione di ira, ma era un primo passo contro l’arbitrarietà, per una concezione reale del diritto. 

Basta una pagina di Etty, per esempio le cose che scrive durante la giornata del 8.6.42, per essere confrontati con un’intero manuale di spiritualità. 1. Il tempo è relativo; tra l’altro è la prima cosa che ho imparato da Ulrich che si era espresso, la prima volta che ci siamo incontrati in una parrocchia di Monaco di Baviera, più o meno come Etty in questa pagina: „E pensare che può accadere così tanto in una piccola stanza nello spazio di due ore“, mentre a volte per ore e ore non accade nulla. 2. „Gli oggetti dell’arte sono sempre il frutto dell’essere stati in pericolo“, come sa bene chi ha appena finito di rileggere „La luna e i falò“ di Pavese. L’unicità dell’opera d’arte nasce da questo essere stati in pericolo o dall’essere in pericolo ed è vero che in essa è offerto un „immenso aiuto“, anche se poi dopo qualche mese forse ci si uccide, come è accaduto a Pavese a Torino. 3. Vi è una rabbia legittima ed una illegittima: „Se la nostra rabbia è radicata in indignazione morale, in dolore morale e non nel risentimento personale, allora quella rabbia è buona e preziosa e salutare“. 4. Si supera l’attaccamento alla lettera ed ogni forma di fondamentalismo con la „mescolanza“. 


(13.11.22) La critica all’esistenziale sovrannaturale rahneriano di Balthasar non è una difesa del tradizionalismo. Balthasar sapeva che anche la prima versione del „Surnaturel“ di de Lubac non era ancora abbastanza precisa. Cosa mancava? La sapienza ultima che „il primo Adamo è in sé incompiuto“ (Balthasar), come l’essere finito stesso è incompiuto, anzi meglio non sussistente. L’essere è dono „semplice e completo“, ma non è sussistente e quindi non può essere oggetto di dispiacere, se dimenticato. Terribile è quando il dono dell’essere stesso non significa più nulla, ma non per difendere l’essere, ma l’uomo, il cui tema è il „movimento di finitizzazione dell’essere“. Se l’uomo non è dono allora è solo mortale, solo „natura pura“. Quindi per Balthasar non esiste un’esistenza che sia in sé „sovrannaturale“ (per esempio per i suoi valori). Il primo Adamo deve morire per portare frutto ed anche se morisse facendo l’amore, questo ultimo tentativo di vivere sarebbe interrotto, incompiuto. Ma dicevo: Balthasar non è un tradizionalista; i tradizionalisti hanno esultato quando è morto. Ed il segno più grande di ciò è il suo amore per la libertà. A lui non interessa una fuga dal mondo, ne pensa che l’uomo sia superiore alla sua natura, in una concezione magica della sovranatura. Dio è superiore alla materia, ma l’uomo è solidale, nel suo destino umano, materiale e spirituale, „con tutti gli altri uomini (cfr. TD, III, 444). 

L’antichità mitologica riteneva il mondo „divino“, ma il mondo non lo è in sé. Partecipa alla divinità, se è disposto ad accettare la logica dell’incarnazione e quindi della croce, la logica del „descensus“, che è la logica del mito che diventa carne. Genialmente nei „Dialoghi con Leucò“, Pavese dice che gli dei dell’Olimpo sono più giovani del mondo. „Il mondo è più vecchio di loro“, afferma Tiresia in dialogo con Edipo (Torino, 2020, 17). Il dono gratuito del mondo è più vecchio degli dei-padroni dell’Olimpo, che „passeranno“, spiega Chirone in dialogo con Ermete (ibidem, 26). Si può imparare ancora tanto dal mito, se lo si lascia essere mito e non lo si confonde con la realtà. Nei „dialoghi con Leucò“ possiamo imparare che gli dei stessi, figura dell’“esistenziale sovrannaturale“, devono „passare“. Non vi è alcuna riga in Balthasar che neghi l’importanza della „analogia libertatis“ e la desacralizzazione del mondo è per Balthasar qualcosa di positivo: lui ci rende attenti solo al „titanismo“ e alla „dimenticanza di Dio“, che dona l’essere finito gratuitamente. E in TD III parla ancora una volta della „auto-responsabilità perfettamente libera della propria azione e del proprio atteggiamento“ (443), se questa responsabilità non vuole diventare titanismo non può che (senso necessario dell’essere) „orientarsi completamente all’assoluta libertà di Dio“, che è „interior intimo meo“ (Agostino). 

Scrive in Twitter Almut Rochowanski: „On the day Kherson is liberated, friends from a nearby (still occupied) city  contact me: local officials (safe in free 🇺🇦) are posting lists of "collaborators" online. Without investigation, let alone trial. Most of them are social service providers, so more than 75% are women“ (“Nel giorno della liberazione di Cherson, amici di una città vicina (ancora occupata) mi contattano: i funzionari locali (al sicuro in libertà 🇺🇦) stanno pubblicando online liste di "collaboratori". Senza indagini, né tantomeno processi. La maggior parte di loro sono operatori dei servizi sociali, quindi più del 75% sono donne“). Con grande probabilità la narrazione della liberazione di Cherson sta assumendo carattere „mitologico“, mentre quello che descrive la Rochowanski è una narrazione storica. Wu Ming ha tentato nella nuova introduzione a „La luna e i falò“ (Torino, 2020) di salvare la mitologia della liberazione in Pavese, ma quello che racconta il grande scrittore piemontese delle Langhe, in modo particolare nel finale in cui si parla del tradimento di „Santa“, cerca di ereditare il discorso antifascista di Nuto e quindi critica il tradimento della ragazza, ma di fatto la narrazione di Pavese non nasconde la brutalità, simile a quella raccontata dalla Rochowanski,  con cui i liberati trattano i „collaboratori“. 

Abba nostro…

(Notte) Il punto di contatto di questo diario con il diario di Etty sono forse i miei appunti più „serali“, „notturni“. „È un diario, già un diario, è lì soprattutto per aiutare qualcuno a mettere chiarezza nei propri stati di animo“ (Etty, 6.6.42). Per me gli „stati di animo“ si trovano nell’esistenza storica e nel mio pensiero filosofico, che è sempre „esistenziale“. Ma anche per Etty „non si tratta davvero solo dell’ „io“. Ma bisogna prima chiarirsi su quell’io, è necessario di volta in volta, arrivare ad una chiarezza su quello, e solo dopo si possono fare altri passi“ (Etty). Qui nel mio diario notturno sono stati fatti „altri passi“ (cosa tra l’altro che fa anche Etty con bellissime riflessioni su stampe giapponesi e sulla letteratura russa e non solo) e il discorso si è teso tra storia, giornalismo, letteratura, teologia e filosofia, ma tutto attraverso la lente dell’autenticità, senza tradire il motto di don Giussani: il percorso al vero è un’esperienza. Quindi è davvero un diario, perché cerca di superare l’indolenza e la pigrizia di cui parla Etty. L’unica certezza che ho è che senza la gratuità dell’essere tutto è semplicemente assurdo e noioso. La parte sistematica di questo mio lavoro è la traduzione e il commento dell’Homo Abyssus

(12.11.22) Non c’è dubbio che l’incontro teologico per eccellenza della mia vita è stato quello con Hans Urs von Balthasar (1905-1988) - ma questo diario non rivela un cedimento troppo forte verso l’ „esistenziale sovrannaturale“ di Karl Rahner? Detto con il linguaggio di Paolo: non sottolinea troppo le esigenze del primo Adamo, dell’uomo psichico versus il secondo Adamo, l’uomo spirituale, quasi che quest’ultimo sia solo il compimento del primo? O detto con Giovanni: un cedimento troppo grande a quel „mondo“ che non ha riconosciuto il Logos dell’amore assoluto e gratuito di Dio? (Cfr. TD III, 439). E vero che quello stesso mondo è attraverso e verso Cristo, ma la sovranatura non è il compimento lineare della natura. Bloch, che ho incontrato nella mia gioventù, non pensa neppure l’utopia come lineare svolgersi da questo mondo a quello futuro, ma la domanda che mi ha posto Balthasar nella sua seconda lettera: per chi spera Bloch?, era giunta già al mio cuore rivoluzionario blochiano e reso impossibile quel progetto. Quando io insisto a prendere sul serio le esigenze dell’uomo psichico non dico null’altro di quello che ha detto il mio maestro: da quella potenza legata alla terra non ci si libera da soli: ultimamente la strada è Cristo, la verità è Cristo ed io non posso anticiparla con nessun „esistenziale sovrannaturale“, con un nessun pseudo battesimo della mia esistenza, anche nel suo desiderio di autenticità. Tanto meno si tratta di ideologizzare il „sospetto“, come fa Norman Finkelstein, o la „rivolta“ quasi che da essa possa nascere sicuramente qualcosa di buono. La mia ultima speranza è in Colui che è risorto dai morti, vi sono certo speranze penultime, ma di esse si deve fare un discernimento, perché non ci si salva mai da soli! Se il mondo non è senza il Logos allora vi sono certo segni di questa creazione nel mondo stesso, quelli che i padri chiamano „logoi spermatikoi“ ed in Israele diventano reale storia di Dio con l’uomo, un cammino di obbedienza profetica, da non intendere come „ortoprassi“. Ma questa libertà (dal desiderio di ortoprassi) non deve cadere nel servizio dell’egoismo, giacché lo „sperma“ più potente nel mondo è la „gratuità“, perché questa assomiglia tanto al Logos stesso. Non vi è neppure una linearità della gratuità, ma forse un aggancio, in cui Egli, il Logos, vede la nostra „buona volontà“ o „buona fede“ - l’aggancio può essere visto in un giudice disonesto o in amministratore disonesto, in un pubblicano o una prostituta ed è vero che Zaccheo poi si converte è da metà del suo avere, ma del giudice e dell’amministratore disonesti questa conversione teatrale non è raccontata. Infine non è neppure il nostro „atteggiamento di confessione“ che ci salva, ma lui che giunge come un „ladro“, per mio papà, per esempio, quella notte che ha preso la macchina e non sapeva dove andava…In che cosa consiste il si a Cristo? Nella risposta che daremo quando lui apparirà come ladro, ultimamente! Uno strano „ladro“, un ladro paradossale, perché tutto gli appartiene! 

Sulla questione dell’energia atomica direi che è stata una follia introdurla allora, come ho imparato da Robert Spaemann, ora che c’è bisogna ragionarci su nel modo meno ideologico possibile. 

Per quanto riguarda l'abolizione del dovere di isolamento per Corona, concordo con le decisioni di Baviera, Baden-Württemberg, Assia e Schleswig-Holstein. La pandemia sembra essere divenuta endemica, quindi bisogna fermare le restrizioni alla libertà.  

I dati attuali delle elezioni di metà mandato negli USA attuali: Camera dei deputati: 203 seggi per i „democratici“ e 211 per i „repubblicani“; 21 seggi sono ancora da decidere. I senatori sono 49 su 49, mancano ancora due decisioni. 

L’esercito ucraino si trova nel centro di Cherson. Alcuni festeggiano questo evento come liberazione, io attendo di comprendere meglio. E per questo vengo insultato da gente che dovrebbe essermi sorella o fratello nella fede. 

Mentre ho camminato verso la quercia vicino al fiume (la mia passeggiata minima) mi ha salutato un signore di Koßweda, con grande cordialità, chiamandomi „Lehrer“ (insegnante, professore in italiano) ed augurandomi di stare bene. Questo è possibile quando si sta 20 anni in un luogo, in paesi che non sono miei, ma neppure estranei. 

(Pomeriggio) In dialogo con Balthasar ho cercato di far comprendere questa mattina che questo diario non è espressione di un „esistenziale sovrannaturale“, quasi che nella linearità dell’esistenza si trovi il significato ultimo di essa. Ho parlato del ritorno come un „ladro“ del Logos, ma non ho inteso in nessun modo dar voce ad una trascendenza astratta, senza „esistenza storica“. L’anima umana è aperta all’intero, ma sempre è solo prendendo sul serio l’esistenza storica stessa. Anche la dimensione ultima di essa accade dapprima in essa. „Il compimento apriori dell’anima non accade quindi mai aldilà, piuttosto sempre nel e tramite la sua esistenza storica. L’apriorità dell’essere-aperto del movimento di finitizzazione dell’essere nell’anima concretamente sussistente non si lascia oggettivare né in un tipo concettuale né sistematizzare come tema di singoli auto-compimenti. Il „quodammodo omnia“ dell’anima non è qualcosa di cui lei possa radicalmente disporre. Raggiunge la sua apertura solamene nella limitazione storica della sua esistenza“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 292-293). 

Abba nostro…


(11.11.22 . San Martino; 11.11.1918 fine della prima guerra mondiale) Il Vangelo di oggi (Lc 17,26-37) è molto duro, bisogna però leggerlo nel contesto  della „speranza per tutti“ (Balthasar) e del Dio „tenerezza, vicinanza e compassione“ (Bergoglio), il che però non significa che si possa fare tutto e che tutto sia uguale: far morire di fame bambini innocenti, costruire armi per fare le guerre sono azioni terribili che fanno comprendere i giorni di  Noè e di Lot…La prima lettura, quella della seconda lettera di san Giovanni (2 Gv 1,4-9) è un richiamo fermo all’amore reciproco e alla dottrina dell’incarnazione del Logos. E solo per i pseudo cristiani, che negano questa dottrina, valgono anche i verso 10/11: „Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere malvagie“. Il contesto della lettera è però chiarissimo: 2 Gv 1,[5] „E ora prego te, Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto fin dal principio, che ci amiamo gli uni gli altri. [6] E in questo sta l'amore: nel camminare secondo i suoi comandamenti. Questo è il comandamento che avete appreso fin dal principio; camminate in esso“. Chi in una comunità o in una parrocchia non si comporta secondo questo comandamento, contribuisce al caos dell’anticristo! Certo ci si può „tirare in dietro“ quando si ha la sensazione oggettiva che la propria presenza non è feconda per sé e per gli altri, ma a nessuno è permesso di contribuire ad una continua polemica, ed anche Giovanni si limita ad un „non ricevetelo in casa e non salutatelo“.  

Sto pregando la novena allo Spirito Santo per l’incontro dei vescovi tedeschi „ad limina“ con il Santo Padre, come ha proposto il vescovo di Eichstätt Gregor M. Hanke OSB alla comunità di CL in Eichstätt. Ho scritto nel mio blog in tedesco un lungo post su temi „ecclesiologici“ - l’impostazione è buona perché distingue i diversi stili ecclesiali nella Chiesa (petrino, mariano, giovanneo, paolino) e rinvia all’unità in Cristo, ma forse non è sufficientemente coraggioso: credo che la polarità tra la Chiesa locale in Germania e la Santa Sede debba rimanere fecondamente aperta, essa deve svilupparsi „cum et sub Petro“, ma con grande animo e libertà.  

Le informazioni sulle elezioni „midterms“ vanno a rilento; i dati riportati dall’ „Hamburger Abendblatt“, che riprendono quelli del „The Associated Press“ sono più o meno quelle di ieri: Nel senato 48 su 49 per i Repubblicani; nella camera dei deputati 192 su 211 (maggioranza 218) per i Repubblicani; governatori 22 su 24 ancora una volta per il GOP. Anche le mie fonti confermano una certa delusione per la mancata „onda rossa“ (il colore dei Repubblicani). 

(Pomeriggio) Il presunto plus della democrazia sull'autocrazia - la dialettica più fatale degli ultimi anni - è quello che noi avremmo la libertà di espressione. In un articolo del 11.9.22 Branko Marcetic mette in evidenza un contatto tra i social media e lo stato di sicurezza degli USA che metta davvero in crisi il nostro „plus“. „The Quiet Merger Between Online Platforms and the National Security State Continues“ (Jacobin) - Continua la fusione silenziosa tra le piattaforme online e lo Stato di sicurezza nazionale. Ed anche se forse la situazione in Europa è migliore, è importante seguire cosa succede oltre oceano. Ecco l’articolo che ho tradotto con deepL:

„La costante marcia della campagna di censura tecnologica dopo il 2016 si è intensificata negli ultimi tempi, e siamo appena venuti a conoscenza di un altro balzo in avanti. Secondo un recente e importante reportage di „The Intercept“, il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti (DHS) è stato coinvolto in sforzi volti a contenere ciò che viene definito "MDM": misinformation, disinformation e “malinformation“.I documenti ottenuti e resi pubblici dalla testata giornalistica mostrano che „l'Agenzia per la sicurezza informatica e delle infrastrutture“ (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, CISA) del DHS ha formulato una strategia per combattere l'MDM in relazione alle elezioni statunitensi e ad altre questioni. Sebbene all'apparenza questo intento non sia criticabile - chi potrebbe essere contrario alla lotta contro le false informazioni, che abbondano in rete? - ciò solleva seri interrogativi sull'entità del coinvolgimento del governo nel già preoccupante fenomeno della censura tecnologica. Le conversazioni descritte nei documenti mostrano che il governo federale, e in particolare il DHS, sta assumendo un ruolo più attivo negli sforzi delle aziende tecnologiche per sopprimere l'MDM. Già da un po' di tempo avevamo indicazioni che questo stava accadendo, come quando ad agosto il segretario del DHS Alejandro Mayorkas aveva detto ad Andrea Mitchell della MSNBC che il governo stava "lavorando con le aziende tecnologiche" per "rafforzare l'uso legittimo delle loro potentissime piattaforme e impedire che si verifichino danni", e che lo stava facendo "in tutta la società federale" - commenti che sono stati riportati solo dai media di destra. I documenti ci forniscono dettagli su cosa ha comportato questo lavoro. In queste discussioni, il governo non ha effettuato direttamente la censura. Piuttosto, sono state coinvolte le agenzie governative: fare "debunking" e "pre-bunking"; indirizzare la stampa, i governi locali e statali e le altre parti interessate verso "risorse affidabili"; effettuare un "controllo delle voci"; potenziare le "fonti autorevoli affidabili"; fornire sostegno finanziario ai partner esterni; migliorare l'alfabetizzazione informativa. Gran parte dell'attenzione è rivolta alle elezioni, con i partecipanti che parlano dell'uso di queste risorse per evitare che le persone siano fuorviate su come, dove e quando votare, e sottolineano che la CISA dovrebbe essere solo una "risorsa" che al massimo usa il suo "potere di convocazione“. Ma l'obiettivo non è solo la disinformazione elettorale. Tra le raccomandazioni del CISA c'è quella di colpire la MDM che "mina le funzioni critiche svolte da altre istituzioni democratiche chiave". Quali sono queste istituzioni? Vengono citati come esempi i tribunali e, assurdamente, il sistema finanziario che, oltre a non essere una delle nostre "istituzioni democratiche", è un notevole ampliamento di ciò che comporta la "lotta alla disinformazione". Eppure un rappresentante di JP Morgan Chase ha partecipato alle discussioni e diverse e-mail suggeriscono che il CISA sta facilitando la collaborazione tra Google e Facebook e il Dipartimento del Tesoro su "questioni relative ai social media e all'influenza", come si dice. Finora non ci sono indicazioni di piani imminenti per l'attuazione della censura da parte delle stesse agenzie governative, ma in pratica, ciò che è già stato messo in atto - e ciò che è previsto nei documenti - è, in effetti, una censura di Stato fatta indirettamente. Le misure che le aziende tecnologiche hanno messo in atto negli ultimi sei anni per censurare le idee che ritengono dannose, e che sono state particolarmente dannose per la sinistra-sinistra, sono state in gran parte il risultato delle pressioni del Congresso su queste aziende affinché facessero qualcosa contro la disinformazione online, le "fake news", i bot e simili. I documenti ne sono la prova. Negli appunti di una riunione della sottocommissione "Protecting Critical Infrastructure from Misinformation and Disinformation" del 2022, Laura Dehmlow (il capo sezione della Foreign Influence Task Force (FITF) dell'FBI - un segmento della divisione di controspionaggio dell'FBI creato inizialmente per affrontare l'ingerenza russa nelle elezioni e cresciuto fino a diventare uno staff di ottanta persone) informa i membri dei suoi sforzi. Dehmlow ha spiegato che il FITF effettua uno "scambio di informazioni" sia con i legislatori che con i "partner appropriati", e ha proseguito affermando che "abbiamo bisogno di un'infrastruttura mediatica che sia ritenuta responsabile“. Che cosa significa esattamente? Come hanno scoperto Lee Fang e Ken Klippenstein di Intercept, la causa legale da cui sono emersi i documenti potrebbe offrire un indizio, con la FITF descritta come "coinvolta nelle comunicazioni tra l'FBI e Meta che hanno portato alla soppressione da parte di Facebook della storia del laptop di Hunter Biden", un atto straordinario di censura della stampa con cui molti non hanno ancora fatto i conti. In effetti, ora che è stato confermato che l'FBI era direttamente coinvolta in un patto tra le principali aziende tecnologiche per soffocare una storia del tutto legittima, si tratta di una violazione della libertà di stampa molto più oltraggiosa di quanto si pensasse. Un altro documento descrive uno speciale portale governativo che i funzionari possono utilizzare per richiedere la soppressione di contenuti su Facebook e Instagram. La causa fa riferimento anche a diverse dichiarazioni rilasciate in un podcast da un funzionario dell'FBI che si vantava di essere "molto coinvolto" nella collaborazione con il settore privato - comprese le aziende di social media - sulla disinformazione elettorale del 2020, parlando con loro su base mensile e persino settimanale "se vedevano qualcosa di insolito, se noi vedevamo qualcosa di insolito, condividendo l'intelligence con le aziende tecnologiche, con le aziende di social media, in modo che potessero proteggere le loro piattaforme“. Nel frattempo, negli appunti dell'incontro di marzo, un partecipante chiede come "possiamo spingere il limite per ottenere una trazione" sull'MDM e chi ha "fatto un monitoraggio appropriato dei social media per il governo". Quando un funzionario del CISA prende nota di una raccomandazione di uno studio di Stanford che invita le aziende di social media a "non promuovere gli attori dell'MDM", un funzionario di Twitter risponde che è per questo che l'azienda ha un "sistema a tre colpi" per "eliminare i cattivi attori“. In una e-mail del 18 febbraio, un altro funzionario del CISA afferma che, con l'acuirsi delle tensioni tra Russia e Ucraina, "il CISA sta cercando di riunire i nostri partner industriali ... per discutere dei rischi potenziali, delle posizioni di risposta e delle opportunità di coordinamento". Abbiamo un'idea di ciò che potrebbe essere successo. Dopo l'invasione russa, Facebook ha allentato le sue regole sugli appelli alla violenza quando si tratta della guerra in Ucraina (ma solo di quella), e ha invertito la politica di lunga data consentendo l'elogio del Battaglione Azov di estrema destra dell'Ucraina, mentre alcuni giornalisti che hanno messo in dubbio il punto di vista della NATO sulla guerra sono stati tagliati fuori da PayPal. Vale la pena notare che, anche se mettiamo da parte la spinta implicita del DHS affinché i giganti tecnologici censurino le opinioni che il governo ritiene scomode, anche le soluzioni non censorie del CISA comportano una serie di altri potenziali problemi. Prendiamo l'idea di promuovere o indirizzare le persone verso "fonti autorevoli" o "attendibili". Il presupposto è che queste fonti - come i funzionari governativi e i "tradizionali 'guardiani' dell'informazione", che secondo il CISA sono stati stravolti dall'ascesa dei social media - siano infallibili e che qualsiasi cosa esca dalla loro bocca debba essere trattata come vangelo. Eppure, quando si è trattato di misure di salute pubblica durante la pandemia - una delle aree specificamente menzionate nei documenti - è stata la stampa dell' establishment e nientemeno che Anthony Fauci a disinformare ripetutamente la gente su cose come l'efficacia delle maschere o il livello di diffusione dei vaccini necessario per l'immunità di gregge. Nonostante il CISA si concentri sugli avversari stranieri, la ricerca ha documentato che le campagne surrettizie di propaganda online sono più spesso condotte per conto degli Stati Uniti e dei loro alleati che da avversari come l'Iran o la Russia. Una recente analisi condotta dai ricercatori dell'Università di Adelaide su oltre cinque milioni di tweet relativi alla guerra in Ucraina nelle prime due settimane ha rilevato che tra il 60 e l'80 per cento di essi sono stati twittati da bot, con il 90 per cento degli account che rientravano nella categoria "pro-Ucraina", mentre un precedente studio di Stanford, che ha analizzato centinaia di migliaia di tweet nell'arco di dieci anni, ha stabilito che "una rete interconnessa di account" su varie piattaforme di social media "ha usato tattiche ingannevoli" per spingere "narrazioni che promuovono gli interessi degli Stati Uniti e dei suoi alleati, opponendosi a Paesi come Russia, Cina e Iran". Tutto ciò evidenzia la convergenza strisciante tra le aziende tecnologiche e il settore della sicurezza nazionale. Su MintPress News, Alan McLeod ha documentato un'ondata virtuale di assunzioni da parte di piattaforme di social media sempre più censorie tra gli ex dipendenti della sicurezza nazionale - tra cui CIA, FBI, DHS, intelligence militare, NATO e altri - a volte per posizioni direttamente collegate alla regolamentazione dei contenuti. Questo include TikTok, Twitter, Google e Facebook. Tra l'altro, sia MintPress che McLeod sono stati tra coloro che hanno visto chiudere i loro account da PayPal, il che suggerisce i pericoli di lasciare che il governo degli Stati Uniti imponga alle aziende tecnologiche cosa conta come MDM e cosa no. È anche un altro esempio della missione in costante espansione del DHS che, oltre al ruolo centrale nella repressione di Trump dei manifestanti di George Floyd nel 2020, sta operando un vasto sistema di sorveglianza su tutti gli americani, raccoglie i loro dati di geolocalizzazione senza un mandato, raccoglie e archivia informazioni dai dispositivi elettronici delle persone al confine e ha spiato i dissidenti politici. A proposito del 2020, un rapporto interno dell'agenzia pubblicato di recente ha dimostrato che durante le proteste il DHS ha oltrepassato i limiti costituzionali, sorvegliando manifestanti pacifici e spingendo al contempo per collegare ogni manifestante ad Antifa, in linea con l'illusoria retorica pubblica dell'allora presidente Donald Trump. Questo dovrebbe essere preoccupante anche per gli americani più rispettosi della legge. Ma non solo: dal momento che queste piattaforme di social media sono utilizzate da persone di tutto il mondo e alcune, come Twitter, hanno un forte impatto sul discorso politico in diversi Paesi di lingua inglese, la questione dovrebbe essere di interesse globale. La capacità di plasmare ciò che viene detto sui social media è un potere immenso per qualsiasi governo, per non parlare di quello che potrebbe finire nelle mani di un Trump o di un Ron DeSantis“. 

L’articolo di Marcetic fa vedere che la collusione tra i giganti tecnologici ed una possibile ed attuale censura statale, è forse in modo particolare problematica e pericolosa nelle mani di un politico come Trump, ma in vero è usata ugualmente dai politici democratici e dal loro attuale presidente.

La puntata odierna di „Useful idiots“ esprime la critica della sinistra-sinistra anche a Bernie Sanders. Ecco il testo della redazione:  „Norman "X" Finkelstein torna a Useful Idiots, infiammato e con una critica pungente a Bernie Sanders e alla Squadra. Inizia con una definizione di radicalismo e di sinistra, citando gli scritti di Rosa Luxemburg: "L'intero compito della sinistra è quello di evidenziare costantemente il conflitto di interessi tra l'élite al potere, la classe capitalista, e voi stessi. Di sottolineare costantemente che: 'I loro interessi non sono i vostri interessi. Non fatevi ingannare“. Storicamente, dice, Bernie Sanders ha mantenuto questa tradizione di sinistra, chiamando in causa i truffatori che rubano i vostri soldi. Ma quando si è trattato dell'Ucraina, "il gruppo di delinquenti si è trasformato in una banda di angeli. Mi stai dicendo che le stesse persone che ti imbrogliano giorno per giorno, rubandoti la ricchezza, rubandoti il lavoro, quelle stesse persone improvvisamente hanno il cuore spezzato da ciò che sta accadendo al popolo ucraino?“. Norm non ha peli sulla lingua nel valutare la Squadra e Sanders: "Il giorno in cui la Squadra e Bernie hanno votato a favore dei crediti di guerra per l'Ucraina, l'intera impresa progressista si è trasformata in un cadavere in decomposizione““.

La critica di Norman G. Finkelstein a Sanders mi interessa nella sua puntualità e non per la sua premessa ideologica; infatti si possono citare Marx e la Luxemburg e poi essere responsabili della storia della DDR, che è vero che deve essere giudicata in modo più differenziato di quanto fanno gli anticomunisti ideologici, ma che certamente non è il mio stato ideale. 

La presidente del piccolo consiglio pastorale mi ha fatto oggi pervenire queste righe: „Buongiorno Roberto, ho sentito un'ottima risonanza da varie parti del „Servizio della parola“ di domenica scorsa e volevo fartelo sapere. La comunità parrocchiale non solo è soddisfatta del tuo modo di celebrarlo, ma anche della „stretta di mano“ che ogni membro della comunità riceve all'uscita. Ti auguriamo un buon fine settimana Uschi e Michael“.

Abba nostro…

(Notte) Trascrivo alcune righe di Etty, come lei faceva con quelle di Rilke, perché ci sono anche cose che sono da dire, ma non so bene come: per esempio quando mi offendo davanti allo specchio o so consolare altri, ma non me, nel discernimento tra ormoni, carne e spirito e nell’importantissimo „manete in dilectione mea“: „Ed in certi momenti non amo me stessa per niente e le parole che uso sono fragili e svigorite come quella di una timida scolaretta. E la vita in me è diventata una specie di strofinaccio spiegazzato. Non è neanche tristezza la mia, perché la tristezza appartiene a me e mi è famigliare; è probabilmente anche la mia parate più fruttuosa e vera. Ma ora si tratta di qualcos’altro. Sul serio, meglio se vai a dormire, forse dipende solo dal fatto che stai andando a letto troppo tardi negli ultimi giorni“ (5.6.42)

(10.11.22) La catechesi del Santo Padre di ieri sul suo viaggio in Bahrein è la traduzione a livello di „teologia della politica“ e di „teologia ecclesiale“ (pastorale) della filosofia dell’essere come dono di amore gratuito e per questo la riporto qui sotto in gran parte. Ma prima vorrei fare un cappello introduttivo sulle tre parole scelte dal pontefice per organizzare il suo discorso: dialogo, incontro e cammino. 1. La donazione dell’essere è „dialogica“, perché il Tu infinito si apre a quello finito che è dentro di lui, ma non è Lui stesso. Il finito è „imago“ dell’infinito, che è in sé ed „economicamente“ dialogo, e per questo è „dialogico“. L’atto di donazione dell’essere è il contrario dell’isolamento, è „avvicinamento“. Certo si può anche bisticciare proprio perché si è incominciato un dialogo, ma ciò è vero solo se nello pseudo-dialogo ci si immerge nella palude dei propri bisogni solo individuali, nella dittatura della spontaneità,  e non ci si orienta più al „senso necessario dell’essere“ che è „pace“. Questa è la grande differenza tra l’essere e l’avere: l’essere è „pacifico“. Ed anche la dimensione dell’avere dovrebbe avere le sue radici nell’essere stesso, che è in sé „completo e semplice“, insomma „pace“.  2. La donazione dell’essere è incontro, insomma non si fissa nella dimensione dell’idealità, non si fissa nella „sospensione ontologica“ di pensieri che non diventano „carne“. 3. Infine la donazione dell’essere è cammino che supera ogni forma di „sospensione ontologica“ in cui l’essere viene rimpianto perché scomparso. L’essere è percepibile, udibile, incontrabile solamente come „movimento di finitizzazione“: l’amore si rende sempre „finito“, persona e compito finito…Se l’essere infinito non avesse una sua identità non potrebbe donarsi, non potrebbe iniziare quel cammino che porta al finito che è cammino dal Padre al Padre. In questo cammino il finito è imago di un aspetto della misericordia infinita di Dio Padre. Un aspetto che però non si chiude in se stesso, ma è „cattolico“, „universale“. Ecco il Papa: 

Viene spontaneo chiedersi: perché il Papa ha voluto visitare questo piccolo Paese a grandissima maggioranza islamica? Ci sono tanti Paesi cristiani: perché non va prima da uno o dall'altro? Vorrei rispondere attraverso tre parole: dialogo, incontro e cammino. Dialogo: l'occasione del viaggio, desiderato da tempo, è stata offerta dall'invito del Re a un Forum sul dialogo tra Oriente e Occidente. Dialogo che serve a scoprire la ricchezza di chi appartiene ad altre genti, ad altre tradizioni, ad altri credo. Il Bahrein, un arcipelago formato da tante isole, ci ha aiutato a capire che non si deve vivere isolandosi, ma avvicinandosi. Nel Bahrein, che sono isole, si sono avvicinati, si sfiorano. Lo esige la causa della pace, e il dialogo è "l'ossigeno della pace". Non dimenticatevi questo: il dialogo è l'ossigeno della pace. Anche nella pace domestica. Se è stata fatta una guerra lì, fra marito e moglie, poi con il dialogo si va avanti con la pace. In famiglia, dialogare pure: dialogare, perché con il dialogo si custodisce la pace. Quasi sessant' anni fa il Concilio Vaticano II, parlando della costruzione dell'edificio della pace, affermava che «tale opera esige che [gli uomini] dilatino la loro mente e il loro cuore al di là dei confini della propria nazione, deponendo ogni egoismo nazionale ed ogni ambizione di supremazia su altre nazioni, e nutrendo invece un profondo rispetto verso tutta l'umanità, avviata ormai faticosamente verso una maggiore unità» ( Gaudium et spes, 82). In Bahrein ho avvertito questa esigenza e ho auspicato che, in tutto il mondo, i responsabili religiosi e civili sappiano guardare al di fuori dei propri confini, delle proprie comunità, per prendersi cura dell'insieme. Solo così si possono affrontare certi temi universali, per esempio la dimenticanza di Dio, la tragedia della fame, la custodia del creato, la pace. Insieme, si pensa questo. In questo senso il Forum di dialogo, dal titolo " Est e Ovest per la coesistenza umana", ha esortato a scegliere la via dell'incontro e a rifiutare quella dello scontro. Quanto bisogno ne abbiamo! Quanto bisogno abbiamo di incontrarci! Penso alla folle guerra - folle!- di cui è vittima la martoriata Ucraina, e a tanti altri conflitti, che non si risolveranno mai attraverso l'infantile logica delle armi, ma solo con la forza mite del dialogo. Ma oltre l'Ucraina, che è martoriata, pensiamo alle guerre che durano da anni, e pensiamo alla Siria - più di 10 anni! - pensiamo ad esempio alla Siria, pensiamo ai bambini dello Yemen, pensiamo al Myanmar: dappertutto! Adesso, più vicina è l'Ucraina, a cosa fanno le guerre? Distruggono, distruggono l'umanità, distruggono tutto. I conflitti non vanno risolti attraverso la guerra. Ma non ci può essere dialogo senza - seconda parola - incontro. In Bahrein ci siamo incontrati, e più volte ho sentito emergere il desiderio che tra cristiani e musulmani gli incontri aumentino, che si stringano rapporti più saldi, che ci si prenda maggiormente a cuore. In Bahrein - come si usa in oriente - le persone si portano la mano al cuore quando salutano qualcuno. L'ho fatto anch' io, per fare spazio dentro di me a chi incontravo. Perché, senza accoglienza, il dialogo resta vuoto, apparente, rimane questione di idee e non di realtà. Tra i tanti incontri, ripenso a quello con il caro fratello, il grande imam di Al-Azhar - caro fratello!; e a quello con i giovani della Scuola del Sacro Cuore, studenti che ci hanno dato un grande insegnamento: studiano insieme, cristiani e musulmani. Da giovani, da ragazzi, da bambini occorre conoscersi, così che l'incontro fraterno prevenga le divisioni ideologiche. E qui voglio ringraziare la Scuola del Sacro Cuore, ringraziare suor Rosalyn che ha portato avanti questa scuola tanto bene, e i ragazzi che hanno partecipato con i discorsi, con le preghiere, il ballo, il canto: li ricordo bene! Grazie tante. Ma anche gli anziani hanno offerto una testimonianza di saggezza fraterna: ripenso all'incontro con il Muslim Council of Elders, un'organizzazione internazionale nata pochi anni fa, che promuove buoni rapporti tra le comunità islamiche, all'insegna del rispetto, della moderazione e della pace, opponendosi all'integralismo e alla violenza. Così andiamo verso la terza parola: cammino. Il viaggio in Bahrein non va visto come un episodio isolato, fa parte di un percorso, inaugurato da san Giovanni Paolo II quando si recò in Marocco. Così, la prima visita di un Papa in Bahrein ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede, no: il dialogo non annacqua; ma per costruire alleanze fraterne nel nome del padre Abramo, che fu pellegrino sulla terra sotto lo sguardo misericordioso dell'unico Dio del Cielo, Dio della pace. Per questo il motto del viaggio era: " Pace in terra agli uomini di buona volontà". E perché dico che il dialogo non annacqua? Perché per dialogare bisogna avere identità propria, si deve partire dalla propria identità. Se tu non hai identità, tu non puoi dialogare, perché non capisci neppure tu cosa sei. Perché un dialogo sia buono, si deve sempre partire dalla propria identità, essere consci della propria identità, e così si può dialogare. Dialogo, incontro e cammino in Bahrein si sono realizzati anche tra i cristiani: per esempio, il primo incontro, infatti, è stato ecumenico, di preghiera per la pace, con il caro Patriarca e Fratello Bartolomeo e con fratelli e sorelle di varie confessioni e riti. Ha avuto luogo nella Cattedrale, dedicata a Nostra Signora d'Arabia, la cui struttura evoca una tenda, quella in cui, secondo la Bibbia, Dio incontrava Mosè nel deserto, lungo il cammino. I fratelli e le sorelle nella fede, che ho incontrato in Bahrein, vivono davvero "in cammino": sono per la maggior parte lavoratori immigrati che, lontani da casa, ritrovano le loro radici nel Popolo di Dio e la loro famiglia nella grande famiglia della Chiesa. È meraviglioso vedere questi migranti, filippini, indiani e di altre parti, cristiani che si radunano e si sostengono nella fede. E questi vanno avanti con gioia, nella certezza che la speranza di Dio non delude (cfr Rm 5,5). Incontrando i Pastori, i consacrati e le consacrate, gli operatori pastorali e, nella festosa e commovente Messa celebrata allo stadio, tanti fedeli, provenienti anche da altri Paesi del Golfo, ho portato loro l'affetto di tutta la Chiesa. Questo è stato il viaggio. E oggi vorrei trasmettere a voi la loro gioia genuina, semplice e bella. Incontrandoci e pregando insieme, ci siamo sentiti un cuore solo e un'anima sola. Pensando al loro cammino, alla loro esperienza quotidiana di dialogo, sentiamoci tutti chiamati a dilatare gli orizzonti: per favore, cuori dilatati, non cuori chiusi, duri. Aprite i cuori, perché siamo fratelli tutti e perché questa fratellanza umana vada più avanti. Dilatare gli orizzonti, aprire, allargare gli interessi e dedicarci alla conoscenza degli altri. Se tu ti dedichi alla conoscenza degli altri, mai sarai minacciato. Ma se tu hai paura degli altri, tu stesso sarai per loro una minaccia. Il cammino della fraternità e della pace, per procedere, ha bisogno di tutti e di ciascuno. Io do la mano, ma se dall'altra parte non c'è un'altra mano, non serve. La Madonna ci aiuti in questo cammino! Grazie!»“ (Sottolineature di Alessandro Banfi).

Non è il compito primario della filosofia dell’essere come amore di essere critica, di fare una teoria critica del reale, ma è proprio di  essa un cammino di discernimento. Ciò vale anche per il modo con tanti giornalisti (incluso Banfi) parlano in questi due giorni dei risultati delle elezioni statunitensi di metà mandato. Tantissimi giornalisti dicono: non c’è stata l’onda rossa, insomma presentano un termine ad quem, la presunta super vittoria dei repubblicani, che non c’è stata (sembra), insomma paragonano i risultati con delle loro „idee“ (qui nel senso di supposizioni, congetture) e poi dicono che la realtà sarebbe deludente (per i repubblicani). Invero anche in questo dobbiamo recepire la lezione aristotelica: „salvare i fenomeni“, non le „idee“. E qui il fenomeno sono i „dati“: nella camera dei rappresentanti i „democratici“ hanno 191 (prima ne avevano 220) seggi e i repubblicani 209 (prima ne avevano 212: 35 seggi sono ancora aperti. La maggioranza si ottiene con 218 seggi. Per cui ai repubblicani servano ancora 9 voti dei 35, mentre i democratici ne hanno bisogno di 27. Nel senato i senatori democratici  sono 48 e quelli repubblicani 49, 3 posti non sono ancora decisi. 

(Pomeriggio) L’ anima umana che è nata per convenire con tutto l’essere (Tommaso, Ulrich) è una idea così potente come quella di Parmenide che l’essere non può che essere. Una positività da brividi. 

Abba nostro…

(Sera) La prima lettera di Giovanni al capito 4 dice la cosa più vera su Dio; „Dio è amore“ (1 Gv 4,16) e subito dopo ne approfondisce la conseguenza: [18] „Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore". Non so Signore se io gioisco di te con il mio cuore (cfr. Is 61), piuttosto ho paura di fare delle cose sbagliate e quindi non ne ricavo neppure il beneficio psicologico che certi surrogati offrono, né giungo in pace a Te.  Quello che dice Paolo sulla „carne“ mi mette in crisi…(Notte) „Che questa libertà (dalla legge) non diventi però un pretesto per la carne“ (Gal 5, 13). Cerchiamo di capire bene cosa intende Paolo con ciò. La „carne“ ci impedisce di amare: „Ma se voi vi mordete e divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri“ (Gal 5,15). La dipendenza dalla carne ci fa mordere gli uni gli altri; ma gli altri li si deve incontrare con lo „spirito“: „camminate nello spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne“ (Gal 5, 16) che consiste nel „mordersi“. Paolo ci vede, tra lo Spirito e la carne, una totale contraddizione, come tra l’altro Gesù nel dialogo con Nicodemo: „la carne infatti a desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne“ (Gal 5,17); la conseguenza è che „non fate quello che vorreste“ (ibidem), cioè mordersi a vicenda. Paolo fa anche un elenco delle opere della carne: „fornicazione, impurità, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere“ (5,19-20) a cui contrappone la lista della bontà, dello Spirito: „amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé“ (5,22); ed anche se si deve tenere conto che il Logos è diventato „carne“, „quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri“ (5,24). „Il cristiano veramente indifferente sa che non ha scelta; ha solo un desiderio: quello di ordinare tutto, proprio tutto alla perfezione dell’amore cristiano“ (Pater Servais SJ, ibidem 52). Da giovane o da vecchio non ci si inventa una chiamata che non ha e se non ha una chiamata allo stato di vita dei consigli evangelici è bene che rimanga nel „primo stadio“. Prima del nostro matrimonio Ulrich mi chiese se Konstanze ed io non fossimo piuttosto pensati da Dio come sorella e fratello; mi ricordo ancora ora la crisi che provocò quella domanda. La risposta a quella crisi sono stati certamente Johanna e Ferdinand. Ma è vero che vi è una differenza di bisogno sessuale tra noi che potrebbe essere la conferma del nostro essere sorella e fratello. Io su questo punto non voglio forzare proprio nulla, tanto meno in direzione di pseudo rapporti Maria-Giuseppe da parte di chi non è né Maria né Giuseppe…Poi bisogna tenere conto che con un’intensa presenza di caldane della menopausa suppongo che non si abbia molta voglia di sesso…VSSvpM! 

Ascolto un duo di Koroliov con Ljupka Hadzi-Georgieva che suonano magistralmente alcune suonate di Bach, per esempio il Passacaglia in C minore (BWV 582), trascritto da Koroliov stesso per un duo da pianoforte. 


(9.11.22: 9.11.1848: fallimento della rivoluzione nel Bund tedesco; 9.11.1918, proclamazione della repubblica in Germania;  9.11.1923: colpo di stato di Hitler a Monaco di  Baviera; 9.11.1928 la notte dei cristalli; 9.11.1989: la caduta del muro di Berlino) Con ragione Benedetto XVI ci fa riflettere sul fatto che Gv 2,13-22 non è la descrizione di un azione rivoluzionaria, che sarebbe stata immediatamente fermata dai romani. Il testo narra lo zelo di un singolo per la casa di suo Padre: „non fate della casa del Padre mio un mercato!“. Il paragone centrale è quello del „tempio“ con il „corpo“ di Cristo: espressione questa, ci spiega Maggioni, che Giovanni usa solo tre volte: „qui e nel momento in cui questa profezia si avvera, cioè alla deposizione dalla croce (cfr. 19,38) e alla scoperta del „sepolcro vuoto“ (cfr. 20,12). Il corpo come tempio di Dio è un’espressione che usa Paolo anche per il nostro corpo. Il richiamo è molto forte, perché anche noi facciamo spesso del nostro corpo un mercato di surrogati. E io non so bene come si  esca da „queste cose“. VSSvpM! 

La piccola S. della quinta classe mi chiede (avevo letto loro Gen 18,22-33) dove Abramo avesse preso tanto coraggio per parlare così con Dio. Mi  ha commosso. 

Le elezioni di metà mandato negli USA hanno per ora (14,00h)  questo risultato: nella camera dei rappresentanti i seggi dei democratici passano da 220 a 178 e quelli dei repubblicani da 212 a 199 (aperti sono ancora 58 seggi). Per quanto riguarda il senato siamo a 48 su 48 (aperti sono ancora 4 posti, ma in vero solo due, perché due posti vanno a candidati indipendenti, mi ha detto un amico) (Fonte: u.a. Welt). Aspetto i risultati finali per fare un commento, ma credo che la perdita dei democratici nella camera dei rappresentati sia un punto a favore della pace nel mondo. 17,00 h: nella camera dei rappresentanti sono 182 democratici e 201 per i repubblicani. La maggioranza si raggiunge con 218 seggi (seggi non ancora decisi sono 52). Per il senato non ci sono nuove informazioni. 

Che un ragazzo italiano, che per guadagnare la vita è costretto a lavorare all’estero e che è stato educato ai valori e alla cultura di sinistra, voti Giorgia Meloni, spiega la realtà più di 100 commenti giornalistici. Sto parlando di una storia vera. 

C’è una frase di Ulrich, che mi ha colpito come una folgore; sta parlando dei momenti ontologici della realtà, dell’idealità e della bontà e scrive, riflettendo sulle tentazioni che sta discernendo: „La bontà diviene così irrazionale, il che non è la stessa cosa che „sovraessenziale““ (Homo Abyssus, 290). Come l’idealità può diventare solo astrazione e la realtà solo registrazione della volontà di potenza, la bontà diventa irrazionale se non è espressione obbediente del „senso necessario dell’essere“, che può essere compreso solo nella „sovraessenzialità“ o per parlare con Guardini: nella „profondità non sperimentabile dell’essere“. Il desiderio di pace del Papa e delle persone di buona volontà presenti a Roma il 5 novembre scorso non corrisponde ad un’irrazionalità, ma ad un obbedienza ultima al dono ontologico dell’essere come amore gratuito.

La caduta del muro ci (alla mia famiglia) ha reso possibile una vita che non sarebbe stata per nulla possibile se per l’appunto non fosse caduto, ci ha permesso di conoscere dall’interno, nella sua Wirkungsgeschichte (storia degli effetti) per così dire, le contraddizioni di una società che si voleva socialista sia, nella sua attualità, quelle della società opulenta. Un commento come quello che ho letto in Fb: „Il 9 novembre e' sempre un bell'anniversario da ricordare. Viva l'Occidente, abbasso il Comunismo e i suoi epigoni“ è talmente demenziale e stolto che non potrei mai pronunciarlo dopo 20 anni di Sassonia-Anhalt. Nella stessa bacheca ho letto della „pagliacciata di Roma“. Che schifo! 

Abba nostro…

(Notte) Il film italiano che si trova in Netflix e che porta il titolo di „scuola cattolica“ non ha a che fare nulla con la chiesa cattolica, sia nel senso che la scuola stessa non ha saputo orientare giovani malati, cattivi e addirittura criminali, ma non ha saputo dire neppure nulla ai ragazzi „normali“, sia nel senso che le cose descritte non sono tipiche di una scuola cattolica. Mi ricordo che al mio liceo statale, nella periferia di Torino, anche se non credo nella brutalità descritta dal film, alcuni ragazzi della mia classe o della mia scuola avevano costretto una ragazza al sesso orale (se di più, non lo so) ed uno di loro, tempo dopo, quando mi bisticciai con lui, mi aspetto con un coltello davanti alla scuola. L’io narrante del film è un ragazzo normale, con una normale libido sessuale ed anche a lui la scuola non ha saputo dire nulla di sensato - questo giudizio negativo vale per la sua scuola cattolica del film, ma vale anche per quella statale, che se non ha generato terroristi, per lo meno non ha saputo integrarli e sul sesso non aveva proprio nulla da dire. 

Per il resto al cospetto della brutalità nazista Etty dice l’essenziale sulle parole e sul silenzio (5.6.42): „Odio troppe parole, mi danno fastidio. Vorrei scrivere parole che siano organicamente inserite in un gran silenzio, e non parole che esistono solo per coprirlo e disperderlo“. Etty sta parlando di una stampa giapponese, con „poche, tenere pennellate…e il grande spazio tutto intorno, non un vuoto, ma uno spazio che si potrebbe piuttosto definire ricco di anima“. Come il „nulla“ di Ulrich che ha il medesimo significato dell’essere, non è un „vuoto“, un „nulla nichilista“, ma la ricchezza povera della gratuità dell’amore. Ed Ulrich sarebbe stato del tutto d’accordo con Etty: „io detesto gli accumuli di parole. In fondo c’è ne vogliono così poche per dire quelle quattro cose che veramente contano nella vita“…Possa questo diario notturno esprimere quelle poche parole che non velano il silenzio, ma gli danno „forma“ e che aiutano a dire quelle „quattro cose che veramente contano nella vita“. 

(Notte profonda) 1 Cor 13, [16] Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? [17] Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Confesso Deo onnipotenti et vobis fratres…Stamattina (meglio ieri mattina) ho cominciato la giornata pensando tra l’altro a questo verso e confessando la mia incapacità di farlo mio, cosa che tra l’altro Paolo stesso conferma: 2 Cor 3,[4] „Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. [5] Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, [6] che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita“. Solo che Paolo può parlare di una „capacità“, non sua, ma che ha, mentre io non so proprio nulla. Paolo in Gal 5 vede una contrapposizione netta tra spirito e carne e forse ha ragione lui; a me sembra che l’esperienza mi insegni che si debba tenere conto anche delle esigenze della carne, ma vedo che non sono felice e così penso che Paolo abbia ragione. VSSvpM! 


(8.11.22) Ciò che Balthasar scrive (TD, III, 434-438) sulla fecondità nel deserto e sul „piccolo gregge“, non è da intendere nel senso della fecondità intellettuale di una piccola élite. Perchè Gesù, la cui basileia vale per tutto l’universo, „ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per se un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone“ (Tt, 2, 14). E dal punto di vista della „teologia della storia“ Balthasar sa che „verschwimmen die Umrisse der Kirche im Dämmer der Zukunft“ („i tratti della chiesa si confondono nel crepuscolo del futuro“). Vero è che „il deserto isola la donna, la bava del drago sputatore non la raggiunge“ - e questa donna è certamente Maria, ma può essere anche Etty alla sua scrivania o tra le braccia di Spier; il drago la raggiungerà e la ucciderà, ma non la sua vitalità, così sincera, anche nel mettere in evidenza, indirettamente, ciò che vi è del tutto datato in alcune pagine sul rapporto tra donna e uomo, tra schiavo e padrone in Paolo. È vero che Gesù usa anche la parola del „servo inutile“ (Lc 17,10), ma non per invitare gli schiavi „a sottomettersi ai loro padroni in tutto“ (Tt, 2,9), ma per „sottomettersi“ all’unico Padrone, all’unico Re! Ma ritorniamo alla Chiesa e alla sua mancanza-di-luogo nel deserto, all’ utopia del deserto, all’unica utopia cristiana, in cui si è „nutriti dall’alto“: la legge teodrammatica del sempre-di-più dell’anticristo verso la fine fa saltare in aria del tutto e radicalmente la differenza fatale, se assolutizzata, tra democrazia ed autocrazia: il drago con la sua arroganza non agisce di meno in paesi democratici. La battaglia del Logos ed in lui dei cristiani contro „il principe di questo mondo“, il menzognero, è certo la battaglia di quel popolo santo che Dio si forma, ma è anche la battaglia della donna da sola nel deserto, di tutti coloro che accettano la loro solitudine, anche nella Chiesa, per espiare il peccato del mondo e il proprio. La polarità popolo/ singolo deve rimanere aperta e feconda. 

Per quanto riguarda Etty nella pagina che ho citato ieri ritorna il suo scetticismo contro il matrimonio, ma anche contro l’interpretazione meschina di esso, ed anche contro la propria meschinità: confrontando il volto di un giovane con il volto vecchio di Spier si trova ad essere solo ragazza, attratta dal giovane, ma se ne accorge e non vuole rimanere impantanata nel non essenziale! E se un vecchio avesse da dirci molto più di un giovane? Allora mia moglie che è sette anni più giovane di me dovrebbe trovarsi un altro…E la nostra società rigida nella separazione tra le generazioni, anche per colpi di vecchi, che non sono „sobri, dignitosi, saggi e saldi nella fede“ (Tt, 2,2), si trova a soffrire per una totale mancanza di dialogo tra le generazioni, tra persone giovani e anziani…VSSvpM! 

(Tarda mattinata) Ieri nel mio corso di filosofia delle decima classe ho parlato della differenza tra razionalità e ragionevolezza (Stefano Zamagni) in riferimento alla guerra e alla pace in Ucraina. Della razionalità platonica che tende al vero e della ragionevolezza aristotelica che tende a bene (ne ho parlato qui nel diario il 4.11.22). Ho aggiunto poi una riflessione su verità e verosimiglianza in riferimento alle diverse narrazioni degli eventi. Ovviamente la molteplicità degli eventi non è un’espressione del „relativismo“, sia nel senso che ci sono narrazioni più verosimili di altre, ma anche nel senso della bontà-verità della pace versus la guerra. In questo senso vi è anche una priorità di Parmenide su Eraclito. 

(Primo pomeriggio) Nel mio rituale-passeggiata nell’ottava classe ho parlato in inglese, perché il suo tedesco non era sufficiente, con un ragazzo di Kiev. Durante le vacanze autunnali è stato con la famiglia nella sua città: l’appartamento e la casa in campagna sono „safe“, ma in Kiev manca la luce e non si può andare a scuola. Tutto questo deve davvero finire al più presto. 

(Sera) Caro Massimo, grazie di aver messo nel tuo blog quella serata di 31 anni fa su de Lubac (Russo) e Guardini (Borghesi). Per me era molto bello ed emozionante sentire per la prima volta la voce di Rigobello, che ha toccato un punto molto importante del pensiero di Guardini: la „profondità non sperimentabile“, che Ulrich chiama la „sovraessenzialità dell’essere“ e che permette quegli atti di libertà che vanno fino alle „radici stesse dell’esistenza“. Guardini tiene conto anche della dimensione bio-chimica dell’azione, ma che sa che nessuna spiegazione psicologica e/o sociologica permette di comprendere come mai persone come il conte von Stauffenberg e gli altri si decidano di uccidere Hitler, ma anche non permette di comprendere come mai oggi vi siano dei pensatori e filosofi che non credono all’idea del „solo Putin“, e che tengono ferma l’idea che il nemico è „la sola guerra“ e non solo uno degli imperialismi che oggi si combattono. Credo che un diario come quello che ho cercato di scrivere in questi mesi e che ho chiamato „diario notturno“ (nella notte le tensioni e le polarità rimangono irrisolte, senza cadere nella contraddizione arbitraria) tenga davvero conto di quella „profondità non sperimentabile“ di cui ha parlato Rigobello quella sera e che a partire da essa le pagine del diario si incarnino in ciò che Nolte chiamava „l’esistenza storica“. Anche il Prof. Prini ha detto alcune cose che fanno comprendere la polarità del pensiero stesso, finalmente la polarità o differenza tra essere ed essenza, tra essenza ed esistenza. Anche risentire la voce allora molto più giovanile di Henrici era per me emozionante; qualche hanno fa lo ho rivisto e mi sembrava diventato molto anziano. Lui era venuto ad una conferenza che avevo tenuto a Basilea su „compito e biografia“ ed aveva lodato il mio impegno di educatore. L’idea del pensiero di de Lubac e Blondel come destino sovrannaturale dell’uomo stesso, insomma di un sovrannaturale che non è il secondo piano della natura stessa mi ha sempre interessato ed ancor più mi ha interessato e mi interessa la fecondità della polarità cattolico-laico. Un abbraccio, Roberto 

(Notte) Delle cose che scrive Padre Servais SJ nella sua introduzione ai testi ignaziani di Balthasar mi aiuta molto questo passaggio: „Per Balthasar la chiamata dell’amore non è una legge astratta, una regola universale, che si lascia applicare in modo eguale a tutti. Essa è una chiamata del Dio vivente, che in un momento determinato della storia si rivolge singolarmente al singolo uomo. La perfezione per il cristiano consiste sempre nel rispondere con un offerta di sé senza riserve a questa chiamata, di scegliere personalmente questa scelta che riguarda solo lui“ (ibidem, 51). In ciò consiste l’indifferenza ignaziana, che è il segno più decisivo della nostra appartenenza a questo amore assoluto, che è persona ed intende me come persona e che mi aiuta a superare ogni forma di „amor proprio“, non nel senso che non debba aver rispetto anche di me stesso, ma nel senso che l’“interior intimo meo“ (Agostino) non sono io, ma Dio! Questa indifferenza non è menefreghismo, che è una forma della mancanza di legami, tipica della società liquida ( Zigmunt Bauman). La chiamata alla vita dei consigli evangelici, forse di più di quella del matrimonio, permette un servizio hai „bisogni oggettivi della Chiesa“, ma non ne sono sicurissimo. Nel mio coinvolgimento nella vita parrocchiale vedo anche solo una risposta a „bisogni oggettivi della Chiesa“ e non a miei bisogni. 

Per quanto riguarda il superamento dell’egocentrismo Etty si esprime così: „in fondo è importante che ogni momento della vita sia pieno, che non si diventi egocentrici, che non si viva soltanto per sé“ (4.6.42). Ed anche per Etty c’è questa dimensione dei „bisogni oggettivi“ che lei esprime non in riferimento alla chiesa, ma all’umanità: „mi sento chiamata a spiegare i miei processi interiori all’umanità“ (ibidem). E questo sentire non segue regole astratte, ma è la chiamata di una persona singola, „in questo piccolo segmento di storia umana“. Dobbiamo evitare „vaghe enormità“ che non servono a nessuno, per questo scrivo un diario e non un saggio. Dobbiamo evitare tutto ciò che è ambiguo - il Santo Padre parla di chiacchiere - tutto ciò che non è certo, buono, senza „trucchetti o camuffamenti“. „Buona notte“!

(7.11.22) Il Papa ritornando in aereo dal Bahrein ha parlato della tragedia dei morti nel Mediterraneo: il compito di salvarli non è solo dei paesi che si trovano nelle sponde del Mediterraneo o dentro di esso come Malta. Riccardo Cristiano sottolinea con ragione l’importanza di un possibile „concilio“ all’interno del mondo mussulmano (per esempio tra sunniti e sciiti). 

Ieri dopo il „Servizio della Parola“ molti mi hanno fatto i complimenti per la predica, ma ci vedo una tentazione e non solo una gioia, perché di fatto sto assumendo il ruolo di „presbitero“ senza esserlo - ieri sono andato all’altare solo per prendere la comunione, tutto il resto l’ho fatto dai due amboni -  ed io poi non sono „irreprensibile“ (Tito, 1, 6) come chiede Paolo nella lettera a Tito (Tito 1, 1-9). Dopo la dichiarazione ecclesiale di nullità del mio primo matrimonio, sono sempre stato solo con Konstanze, quindi „con una sola donna“ e i miei „figli sono credenti“ (1,6), „non sono accusabili di una vita dissoluta o indisciplinati“(ib.), ma fanno parte della nostra società postmoderna, con pregi e difetti, se sono difetti. Comunque non so se davvero questo criterio di Paolo sia da prendere del tutto alla lettera. Comunque di fatto io sono laico, anche se c’é questa parte della mia anima che è quella di un „presbitero“. Io su questo non voglio forzare nulla e se questo servizio non è più necessario va bene lo stesso. Noi dobbiamo vivere della „speranza della vita eterna“ (Tito 1,2) e non di certi servizi che possiamo fare nella Chiesa. Balthasar scrive nella TD III, 436-437 che non dobbiamo dare troppo valore alle analisi sociologiche sul destino della Chiesa; se ci basassimo su ciò allora la Chiesa sarebbe già da tempo decaduta. Lo Spirito Santo può anche, scrive il maestro svizzero, far nascere frutti in una situazione desolata e il rapporto tra pneuma ed istituzione deve rimanere in una polarità feconda…Per quanto riguarda la scuola qui in Germania sono grato che in quasi trent’anni di insegnamento non ho dato scandalo ad „uno di questi piccoli“ (Lc 17, 2) - e chiedo al Signore di preservarmi da una tale sconfitta. Con gli apostoli chiedo al Signore che Egli  accresca la mia fede (Lc 17, 5). 

Steve Donziger afferma in „The Guardian“ che la „Suprem Cort“, nel caso chiamato „Moore v Harper“, potrebbe causare un’illegittima (non democratica) influenza della destra negli USA per decenni, che non potrebbe più perdere le elezioni del presidente, anche nel caso che il candidato repubblicano perdesse - questo tipo di informazioni non sono quelle che ho seguito nel mio diario, ma vista l’autorevolezza di chi scrive, per il suo impegno ecologico, non volevo tacerla. Aaron Maté é piuttosto preoccupato che al cospetto della possibile vittoria repubblicana nelle elezioni di metà mandato si tirino di nuovo fuori i diversi Russiagate, che non hanno alcun fondamento…

Abba nostro…

(Notte) Confrontarsi sul serio con Etty significa confrontarsi con l’esigenza di „disciplina, pazienza, perseveranza, fermezza, fiducia, onestà“ (4.11.42) - lei sa che non ci riusciamo sempre, sa che siamo meschini, perché diamo l’importanza a cose che non sono importanti e siamo dipendenti da persone per motivi altrettanto meschini, e che non hanno nulla a che fare con l’amore: „ieri sono stata un’ora di troppo con A.S., e non so neanche il perché, probabilmente perché pensavo che ci sarebbe rimasta male se fossi andata via presto. Se fossi davvero seria con le questioni della vita, una cosa simile non accadrebbe…E questa è pure…una forma di dipendenza dagli altri, dal giudizio altrui, il che è in realtà un problema degli altri e non mio“. 

„Contro tutte le guerre, sempre. Senza mai dimenticare che quella in corso in Ucraina ha un nome, un cognome ed anche un patronimico: Vladimir Vladimirovic Putin. La pace in Ucraina inizia quando finisce l'aggressione della Russia. Non c'è pace senza giustizia. Tutto il resto può anche essere perseguito con buone intenzioni ma non chiamatela pace“ (Luigi Geninazzi) - questa frase è l’esemplificazione di un dogmatismo che non tiene conto di alcuna argomentazione storico scientifica (che discute anche le altre ipotesi) e che non ha neppure l’umiltà di pensarsi come una narrazione, ma come l’unica possibile. Tutti gli altri che non la pensano così sono semplicemente stupidi o cattivi…non voglio aver più alcuna dipendenza da queste persone. 

(6.11.22) In una lettera aperta di alcuni ambasciatori italiani al loro governo, che ho condiviso in Twitter e in LinkedIn, si fa un passo giusto contro la stolta fissazione sulla colpevolezza unica di Putin e si richiede un lavoro per un’immediata cessazione delle azioni belliche, per la neutralità dell’Ucraina e per referenda, internazionalmente riconosciuti, sui territori in cui ci si scontra, e il tutto a partire dagli accordi di Minsk. 

Sono di nuovo a preparare la predica per il „Servizio della Parola“, perché il parroco è malato. La fecondità nuova nel cielo, al di là di quella terrena (che rimane una fecondità destinata alla morte), il che non significa, precisa Balthasar (Luce della Parola), che nel cielo non ci sia più la differenza tra uomo e donna e non significa, come mi aveva detto Cornelia Capol, che io non riconoscerò più Konstanze come tale, è il tema di questa domenica. Come cristiani non annunciamo solo l’immortalità dell’anima, ma la risurrezione dei corpi, che ci permetterà di distinguerci gli uni dagli altri: con la lettura di 2 Maccabei 7,1 e sg. abbiamo un primo chiaro indizio della fede nella risurrezione della carne, sconosciuta per lo più nell’AT: „Dal cielo ho questo membra e per le sue (di Dio) leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo“ (2 Mac 7, 11), dice uno dei sette fratelli fatti uccidere dal re, forse ad Antiochia. La fecondità del cielo può essere vissuta già ora se viviamo della speranza buona e certa (2 Tes 2,16) che Dio ci dona e che non dobbiamo confondere con l’ottimismo, e della „pazienza di Cristo“ (2 Tes 3,5) infinitamente più grande della nostra e per la quale vale ancor di più quel: „pazienza è tutto“ di Rilke, che cita Etty, e che ci rinvia all’immagine bellissima del maturare di un albero. „Non calcolare e contare“, „ma maturare come l’albero…“, ci cui ho scritto ieri notte. 

Per quanto riguarda la fecondità del cielo sulla terra il Papa in Bahrein ha detto: „È importante, allora, accogliere questa provocazione di Gesù: «se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?» (Mt 5,46). La vera sfida, per essere figli del Padre e costruire un mondo di fratelli, è imparare ad amare tutti, anche il nemico: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (vv. 43-44). Ciò, in realtà, significa scegliere di non avere nemici, di non vedere nell’altro un ostacolo da superare, ma un fratello e una sorella da amare. Amare il nemico è portare in terra il riflesso del Cielo, è far discendere sul mondo lo sguardo e il cuore del Padre, che non fa distinzioni, non discrimina, ma «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (v. 45)“.

(Notte) Ho chiesto a Nicola di scrivere un articolo sulla manifestazione della pace di ieri: il risultato, ottimo, è pubblicato nel mio blog e Massimo domani lo pubblica nel suo. Quello che scrive l’amico di Torino si trova in una fratellanza chiara con quanto ho scritto in questi mesi sul tema in questo diario, solo che io ero in dialogo con la sinistra-sinistra americana e non ho tenuto molto conto della debole sinistra italiana, che comunque è solo il rispecchiamento della posizioni dei democratici statunitensi. 

Il comandamento dell’amore gratuito di Cristo è universale“ (Servais, ibidem 48) - non posso riservarmi degli aspetti o delle persone per i quali varrebbe un altro criterio, ma è chiaro che lo facciamo tutti, che tutti noi ci riserviamo queste isole di non amore. Crescere nell’amore in pazienza significa chiedere al Signore la grazia di poter fare ciò che non possiamo fare con le nostre forze e quando cadiamo non perdere mai la speranza, sia nel senso di comprendere cosa significhi davvero la caduta sia nel senso del perdono. Gli „Esercizi“ di Ignazio secondo Balthasar, nell’interpretazione di Servais, vengono fatti una volta nella vita per scegliere lo stato di vita che Dio ha riservato per noi, in questo senso io non posso farli più, ma posso per la mia vecchiaia chiedermi cosa il Signore vuole da me, in un atteggiamento analogo a quello degli Esercizi; ciò che Dio vuole avrà sicuramente a che fare con il rafforzamento della mia scelta matrimoniale fino alla morte, ma cosa significhi l’indifferenza ignaziana lo si capisce ogni giorno nella vita quotidiana, anche nel dettaglio. Come non possiamo forzare la scelta di uno stato di vita, neppure in quei Esercizi unici, così non possiamo costringere il Signore a darci ciò che vogliamo noi: la gratuità e quindi anche la possibile inutilità degli atti d’amore implica una continua „indifferenza“, non nel senso del menefreghismo, ma della convinzione che il cammino al vero come esperienza implica l’accettazione come dono di ciò che accade al di là di ciò che possiamo legittimamente desiderare e determinare. 

„Il mondo è più vecchio degli dei“ (Tiresia nel dialogo con Edipo in Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, Torino 202, 17) - è del tutto vero! Solo il Dio dell’amore gratuito è prima del mondo, gli dei sono sempre meno vecchi del mondo. Con questi dei non siamo più nella dimensione delle cose come doni, ma di „parole, illusione e minaccia“ e con gli dei „Il sesso è ambiguo e sempre equivoco“ (ibidem, 19). Edipo controbatte: „Non c’é nulla di ambiguo o di vano, per me, nei miei giorni“ - ma questo è vero solamente nella dimensione della gratuità del dono delle cose e delle persone. „Pazienza è tutto“ (Etty, Rilke).  

Abba nostro…

(5.11.22 - manifestazione per la pace a Roma) „Non potete servire Dio e la ricchezza“ (Lc 16,13b), che nella versione del 1974 della CEI era tradotto con: „non potete servire Dio e mammona“, parola aramaica che significa patrimonio (cfr. nota di Maggioni nella versione del 2009). Chi è attaccato al denaro viene esaltato dagli uomini, ma Dio che conosce i nostri cuori, pensa che tutto ciò sia cosa „abominevole“,  anche se ovviamente bisogna tenere conto anche della frase di Paolo, che però non è attaccato al denaro: „so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza…tutto posso in colui che mi da la forza“ (Fil 4,12-13). Lc 16,9 non è molto chiaro, ma riassume in sintesi l’atteggiamento dell’amministratore che sperpera gli averi del suo signore. La sua astuzia, che gli permetterà forse di continuare ad esercitare il lavoro che conosce e che di fatto va a vantaggio anche del signore, visto che la riduzione dei crediti, rende forse possibile che i creditori paghino davvero, deve essere intesa nel senso che l’ortoprassi non è mai lo scopo ultimo del Vangelo, ma la salvezza eterna, il che, però, non legittima l’essere attaccati al denaro.

„La Chiesa è, in opposizione radicale alla sinagoga, centrifugale“ (Balthasar, Teodrammatica III, 434) - lo dice Balthasar nel 1980, anticipando la „chiesa in uscita“ di Papa Francesco, uscita non significa adattamento al mondo, ma non adattamento al mondo non significa non amare il mondo: „Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio…“ (Gv 3,16). L’opposizione alla „sinagoga“ non è da intendere in modo antisemita, perché per Balthasar, che segue Paolo, il popolo ebraico ha oggi ancora „rilevanza teologica“, la sinagoga centripeta c’é anche nella chiesa; i veri apostoli vengono spinti all’ultimo posto, non tanto dal mondo, ma dalla chiesa stessa. La polemica durissima di Paolo contro la gnosi in Corinto è una lotta all’interno della Chiesa, dei potenti (gli gnostici) contro i deboli (gli apostoli). La Chiesa sistemata, ufficiale ha sempre problemi con i santi, che Agostino ha definito il „concime della chiesa“, che tirano con se i „peccatori buoni“ (Peguy) e „meno buoni“ (Balthasar). Il „popolo santo di Dio“ (Papa Francesco) è un popolo di peccatori e nel suo centro è possibile una sequela autentica, senza cadere nella mentalità di una élite; la chiesa non è „bipartita“ (come si esprime il donatista Ticonius), cioè non è, specifica Balthasar seguendo Agostino, „in parte Gerusalemme, in parte Babilonia“, questa sistematizzazione è eresia, ma è vero che non si può definire in modo indiscutibile il confine tra Gerusalemme e Babilonia - ne ho parlato in un post in questo blog. Agostino pensa che vi sono „membri della chiesa fuori di lei e nemici della Chiesa dentro di lei“(436). Questo diario sta tentando un’inculturazione del Vangelo nella nostra società „trasparente“ e sono conscio che spesso sono troppo adattato, ma perché non voglio essere salvato da solo. Allo stesso tempo voglio essere salvato dalla mia gamba rotta! 

La „centrifugalità“ della chiesa, la „chiesa in uscita“ è uno dei poli, l’altro polo è la chiamata a lasciare il mondo e la sua mentalità per far parte dello stato di vita cristiano, che è in un certo senso unico, quello di chi crede nel Dio crocifisso e in quanto crocifisso risorto, nell’agnello massacrato che non massacra nessuno. Lo stato della „bellezza disarmata“ (Julián Carrón), del „cuore disarmato“ (Papa Francesco); poi ci sono chiamate specifiche e io non credo che la differenza che fa Ignazio sia buona; se davvero è una decisione „oggettiva“ di Dio e non mia, allora è buona in sé: la chiamata al matrimonio o alla sequela dei consigli evangelici, sono ugualmente buone (anche se non sono la medesima cosa). Infine vi è la chiamata continua che accade ora, accade a me con 62 anni, come accadeva allora con 18: cosa vuole il Signore da me? E per quanto sia legittimo un lavoro di inculturazione nella propria epoca, rimane il fatto che Cristo vuole che portiamo il suo „peso leggero“, che non è adeguamento alla nostra epoca: quanto mi è lecito prendere su di me il peso della totale povertà, verginità ed obbedienza del Figlio? Le forzature si pagano. La domanda rimane attuale anche per la vecchiaia: come preparare la mia anima e il mio corpo in modo tale da corrispondere alla volontà divina, che è amore assolutamente gratuito? Come ordinare la mia vecchiaia all’oggettività del desiderio e del disegno di Dio sulla mia vita? (Cfr. Padre Servais, ibidem 40-47). 

(Tarda mattinata) Ieri ho pulito la stalla delle galline, oggi il bagno e in questo modo cerco di fare quelle cose umili che ti rendono umile. Ieri ho ripreso anche a fare il pane. 

La difesa della nostra casa comune è uno delle grandi „profezie“ che il mondo deve prendere sul serio se non vuole per l’appunto distruggere il proprio habitat; in Germania l’interesse per questo tema è „consenso generale“, ma con ragione Jasper von Altenbockum (FAZ5.11.22) dice che bisognerà evitare ogni forma di „intimidazione educativa“ e di „dirigismo climatico“, tanto più che senza la Cina le mete climatiche non potranno essere raggiunte. Ovviamente anche senza gli USA…

Nikolas Busse (FAZ, 5.11.22), che ritiene opportuno il viaggio di Scholz nella Cina di Xi,  esprime con precisione l’alternativa al programma poliedrico di Francesco: "Cina e Germania sono partner e rivali, questo è il paradosso della globalizzazione. La questione cruciale è dove si posiziona strategicamente la prima potenza europea: nel campo occidentale o tra America e Cina, come vorrebbe Pechino? Nel caso della Russia, Berlino prese la decisione sbagliata, e questo errore non dovrebbe più essere commesso“. Non siamo più, credo, al tempo di Adenauer, che nell’era di Stalin, si posizionò giustamente nel campo occidentale. Nel nostro tempo dobbiamo smetterla radicalmente con la dialettica amico-nemico, sia nella versione pro occidentale sia in quella pro asiatica. 

(Notte) „Ci si chiede a volte d’un tratto, chi è che cosa si è. Se non siamo chiamati a compiti più alti di quelli che possiamo assolvere…“ (Etty Hillesum, 3.6.42). Ho scritto oggi: „come preparare la mia anima e il mio corpo in modo tale da corrispondere alla volontà divina, che è amore assolutamente gratuito?“ Non è questo un compito troppo alto? Frutto dell’ „arrogante convinzione che lo spirito andrà comunque per la sua strada“ (Etty)? Capisco bene ciò che confessa Etty nella stessa pagina: „A volte mi sento in colpa perché sto forse ignorando i miei doveri più essenziali e sono pigra nelle cose più importanti“ (Etty). E se la „prigione interiore“ in cui mi trovo, la „gamba rotta“ (Ignazio) possono essere superate, guarite solamente con una „forma brutta e manchevole“? In vero non ho alcuna garanzia che sarò capace di dare forma alla mia vecchiaia, ma non bisogna anticipare nulla e il consiglio di Rilke che calma Etty è davvero buono: „maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senza apprensione che l’estate non possa venire…pazienza è tutto“ (citato in Etty, 4.6.42); ora nell’autunno il faggio in giardino perde le foglie e va a dormire, anche senza inquietudine che non possa risvegliarsi in primavera e sopporta con pazienza e calma la lunga oscurità tedesca, ma anche la quotidianità dello scorrere del giorno. Chiedo al Signore la calma ampia del piano ben temperato di Bach! 

Abba nostro…

(4.11.22 - San Carlo Borromeo) Papa Francesco non è Hans Küng, che è stato una delle ultime forme dello gnosticismo nella Chiesa. Ho presente ancora  oggi il suo sguardo diabolico quando nella fiera del libro di Francoforte lo incontrai e mi riconobbe. Küng è solo un esempio dell’addomesticamento della fede di cui parla Balthasar nel testo ieri citato (Teodrammatica III, edizione tedesca 427 sg.). Il dialogo di Papa Francesco con il mondo islamico non nasce da un’ „etica mondana“, ma dal cuore insanguinato di Cristo. E sia per Balthasar che per Papa Francesco il pericolo numero uno è lo gnosticismo (insieme al pelagianesimo) che sostituisce la fede dei semplici nell’assoluta singolarità di Cristo con una gnosi. La critica all’illuminismo di Balthasar non suona come la „legittimità critica del moderno“ di Borghesi: è infinitamente più radicale, anche se accetta l’argomento del filosofo italiano che il razionalismo ha a che fare anche con la guerra tra le confessioni. Il grande merito del filosofo italiano è stato quello di presentare nella giusta luce la figura di Francesco e delle sue fonti, tra cui Balthasar e de Lubac. „Una „battaglia del Logos“ anche all’interno della Catholica è oggi inevitabile“ (Balthasar, 430) e la tragedia della pedofilia ha messo in evidenza quanto essa abbia a che fare con le potenze demoniache. Il dialogo con le religioni è per me dialogo di un singolo con un singolo, come per esempio quello che cerco di fare con l’ebrea Etty Hillesum in questo diario. In Balthasar che è rimane non solo il teologo del „caso serio“, ma anche di „Abbattere i bastioni“ non vi è alcuna simpatia per tradizionalisti di vario genere, che lo volevano morto, ma è in primo luogo il teologo della semplicità: crediamo o non crediamo semplicemente che Cristo è risorto dai morti ed ha parlato con Maria Maddalena? Ed anche se alcune pagine di questo diario sembrano essere quelle di un libertino, in vero esse sono solo il tentativo di autenticità di un peccatore, che è più peccatore perché si prende a sberle quando bisticcia (raramente) con sua moglie, e non perché vede l’esigenza della carne che non si lascia acquetare da parole. La mia vera crisi di identità con CL è questa: io ho incontrato quasi sempre solo „parole parole parole“. 

(Lieber Jeremias, ich schicke dir eine Seite aus meinem Tagebuch, übersetzt mit dem automatischen Übersetzer: (4.11.22 - San Carlo Borromeo) Papst Franziskus ist nicht Hans Küng, der eine der letzten Formen des Gnostizismus in der Kirche war. Ich erinnere mich noch an seinen teuflischen Blick, als ich ihn auf der Frankfurter Buchmesse traf und er mich erkannte. Küng ist nur ein Beispiel für die Domestizierung des Glaubens, von der Balthasar in dem gestern zitierten Text spricht (Theodramatik III, deutsche Ausgabe 427 ff.). Der Dialog von Papst Franziskus mit der islamischen Welt entspringt nicht einer "weltlichen Ethik", sondern dem blutigen Herzen Christi. Und sowohl für Balthasar als auch für Papst Franziskus ist die Gefahr Nummer eins der Gnostizismus (zusammen mit dem Pelagianismus), der den Glauben der einfachen Menschen an die absolute Einzigartigkeit Christi durch eine Gnosis ersetzt. Balthasars Aufklärungskritik klingt nicht wie Borghesis "kritische Legitimität der Moderne": Sie ist unendlich viel radikaler, auch wenn er das Argument des italienischen Philosophen akzeptiert, dass der Rationalismus auch etwas mit dem Krieg der Konfessionen zu tun hat. Das große Verdienst des italienischen Philosophen besteht darin, die Gestalt des Franziskus und seine Quellen, darunter Balthasar und de Lubac, ins rechte Licht gerückt zu haben. "Ein 'Kampf des Logos' auch innerhalb der Catholica ist heute unvermeidlich" (Balthasar, 430) und die Tragödie der Pädophilie hat gezeigt, wie sehr dieser mit dämonischen Kräften zu tun hat. Für mich ist der Dialog mit den Religionen ein Dialog eines Individuums mit einem Individuum, wie ich es in diesem Tagebuch mit der Jüdin Etty Hillesum zu tun versuche. Balthasar, der nicht nur der Theologe des "Ernstfalls", sondern auch des "Schleifen der Bastionen" bleibt, hat kein Verständnis für die Traditionalisten verschiedener Couleur, die ihn tot sehen wollten, sondern er ist vor allem der Theologe der Einfachheit: Glauben wir oder glauben wir nicht einfach, dass Christus auferstanden ist und mit Maria Magdalena gesprochen hat? Und auch wenn einige Seiten dieses Tagebuchs die eines Libertins zu sein scheinen, sind sie in Wahrheit nur der Versuch eines Sünders, authentisch zu sein, der eher ein Sünder ist, weil er sich selbst schlägt, wenn er sich (selten) mit seiner Frau streitet, und nicht, weil er die Not des Fleisches sieht, das sich nicht durch Worte verwässern lässt. Meine eigentliche Identitätskrise mit Comunione e Liberazione ist folgende: Ich habe fast immer nur "Worte Worte Worte Worte" erfahren. 

Abba nostro…)

Sul fronte internazionale, sono abbastanza impressionanti le due paginone che La Stampa propone con un lungo saggio di Charles A. Kupchan, in cui lo stratega americano argomenta sulla necessità di un negoziato che metta fine alla guerra in Ucraina. Scrive Kupchan, considerato molto vicino all’Amministrazione americana: “È giunta l'ora, per gli Stati Uniti e i loro alleati, di lasciarsi coinvolgere direttamente nella scelta degli obiettivi strategici ucraini, nella gestione del conflitto e nella ricerca di una soluzione diplomatica che ponga fine alle ostilità”. E dopo avere elencato nel dettaglio tutte le conseguenze negative della guerra (compresa la vittoria in Italia delle destre) Kupchan conclude in modo chiarissimo: “Aiutare l'Ucraina a difendersi vale sicuramente lo sforzo fino a un certo punto significativo, ma non il rischio di precipitare nella Terza guerra mondiale o di frantumare la democrazia occidentale”“ (Alessandro Banfi).

Non tutto quello che ha scritto Kupchan in questo articolo mi convince, in modo particolare non mi convince la sua lettura unilaterale della destra come „populismo illiberale“ - lettura che negli anni passati ho usato anch’io, ma che ora mi sembra debole, perché non è vero che ogni interesse nazionale sia „egoismo collettivo“ (Adrian); comunque la differenza tra interessi strategici e vitali (degli americani in Ucraina), potrebbe essere davvero d’aiuto perchè gli USA non esasperino il conflitto, tanto più che una vittoria dei Repubblicani nelle elezioni di metà mandato probabilmente renderà impossibile l’atteggiamento dei falchi nell’amministrazione Biden. Molto interessante nell’articolo, apparso dapprima nella NYT è la ricchezza di informazioni, per esempio sulla posizione iniziale di Zelensky sulla neutralità del suo paese…

Molto importante mi sembra essere anche l’intervista al presidente dell’Accademia pontificia delle scienze sociali (TPI), Stefano Zamagni, con la sua differenziazione tra razionalità (Platone) e ragionevolezza (Aristotele, Tommaso) - la prima mira al vero, costi ciò che costi, la seconda al bene, che è il „senso necessario dell’essere“ (Ulrich). Il piano in sette punti per fare un trattato mi sembra abbastanza buono  - in primo luogo la congelazione della questione della Crimea per alcuni anni; poi la soluzione De Gasperi per il  Donbass, da trattare quindi come l’Alto Adige: appartenenza all’Italia, ma con grande autonomia… Meno buona mi sembra la questione dell’appartenenza dell’Ucraina all’Eu, compensata però dall’esclusione dalla NATO…Quello di cui Zamagni non tiene conto è la questione delle „narrazioni“ che non sono né ragionevoli né razionali, ma solo „verosimili“, visto che non abbiamo una vera „esperienza“ di ciò che ci viene raccontato. Giusto è che alcune narrazioni sono più al servizio di altre a ciò che è ragionevole: la profezia della pace. 

Dalla mia bacheca Twitter: Chancellor Olaf Scholz's trip to China is absolutely important. We should stop as soon as possible with a policy of "I only talk to people who agree with me".

(Pomeriggio) Per chi prende sul serio la sfida della „battaglia del Logos“  (Balthasar) e si pone sul serio la domanda di una „teologia cristologica della storia“ (Balthasar) il discorso-Valdai di Putin sul „satanismo liberale“ (FAZ, Reinhard Veser, 29.10.22) non è quella stupidaggine su cui non vale la pena di pensare, ma piuttosto un interessante impulso, che fa impallidire molti dei discorsi dei politici democratici. Certamente Putin non è la mia fonte principale  e prendendo sul serio l’alternativa tra potere e trascendenza, presentata da Sergio Belardinelli nel pensiero di Don Giussani („Prima che ancora che politica, questa è una crisi culturale ed antropologica, Il Foglio, 3.11.22), allora è chiaro che nel discorso di Putin, molte cose hanno a che fare con la gestione del potere e non con la formazione libera del pensiero. La domanda che ci si deve porre è questa: da chi vogliamo dipendere? Dall’interior intimo meo o da una qualche forma di potere indiscutibile, sia essa democratica o autocratica? 


„L’uomo religioso, l’uomo di pace, si oppone anche alla corsa al riarmo, agli affari della guerra, al mercato della morte. Non asseconda “alleanze contro qualcuno”, ma vie d’incontro con tutti: senza cedere a relativismi o sincretismi di sorta, persegue una sola strada, quella della fraternità, del dialogo, della pace. Questi sono i suoi “sì”. Percorriamo, cari amici, questa via: allarghiamo il cuore al fratello, avanziamo nel percorso di conoscenza reciproca. Stringiamo tra di noi legami più forti, senza doppiezze e senza paura, in nome del Creatore che ci ha posto insieme nel mondo quali custodi dei fratelli e delle sorelle. E, se diversi potenti trattano tra di loro per interessi, denaro e strategie di potere, dimostriamo che un’altra via d’incontro è possibile. Possibile e necessaria, perché la forza, le armi e il denaro non coloreranno mai di pace il futuro. Incontriamoci dunque per il bene dell’uomo e in nome di Colui che ama l’uomo, il cui Nome è Pace. Promuoviamo iniziative concrete perché il cammino delle grandi religioni sia sempre più fattivo e costante, sia coscienza di pace per il mondo! E qui rivolgo a tutti il mio accorato appello, perché si ponga fine alla guerra in Ucraina e si avviino seri negoziati di pace.

Il Creatore ci invita ad agire, specialmente a favore di troppe sue creature che non trovano ancora abbastanza posto nelle agende dei potenti: poveri, nascituri, anziani, ammalati, migranti... Se noi, che crediamo nel Dio della misericordia, non prestiamo ascolto ai miseri e non diamo voce a chi non ha voce, chi lo farà? Stiamo dalla loro parte, adoperiamoci per soccorrere l’uomo ferito e provato! Così facendo, attireremo sul mondo la benedizione dell’Altissimo. Egli illumini i nostri passi e congiunga i nostri cuori, le nostre menti e le nostre forze (cfr Mc 12,30), perché all’adorazione di Dio corrisponda l’amore concreto e fraterno al prossimo: per essere insieme profeti di convivenza, artefici di unità, costruttori di pace. Grazie.“ (Papa Francesco, nel discordo conclusivo del forum nel Regno del Bahrein)

Se hanno ragione  Ken Klippenstein e Lee Fang di „The Intercept“ (cfr. ‚Useful idiots‘ di questa settimana) la sedicente „democrazia“ non è meno autocratica dell’autocrazia; i due giornalisti americani hanno scoperto documenti, che „delineano i piani del DHS (Department of Homeland Security, degli USA) per controllare la disinformazione. Ken si unisce a Useful Idiots per raccontare come ha scoperto questa rivelazione bomba, cosa ci dice del nostro potente Stato di sicurezza e le sue previsioni sul futuro oscuro della censura dell'informazione.

La storia, che rivela la collusione tra le aziende tecnologiche e il governo degli Stati Uniti, la massiccia incompetenza della CIA e livelli orwelliani di sorveglianza, non è una questione di parte, sostiene Klippenstein. È una questione di sicurezza nazionale“ (Redazione di Useful idiots), perché questa sorveglianza ha operato sia sotto l’amministrazione di Biden che in quella di Trump.  


(Notte) Mentre le capre dormono a pochi metri dalla mia finestra, vicino al fiume, è arrivata l’ora in cui SPN (così hanno chiamato sant’Ignazio Adrienne ed Hans Urs: Sanctus Pater Noster) deve entrare in questo diario in modo da ordinare ciò che è disordinato e che rende debole l’amore. Di Ignazio Adrienne dice: „egli è tanto bambino quanto saggio, tanto commoventemente buono quanto implacabilmente severo, se così deve essere, tanto inconfondibilmente unico quanto cancellato nella Chiesa nella sua interezza", Adrienne von Speyr NB XI, 13-14, cioè totalmente al servizio della Catholica. Mi sento come il santo a Pamplona con una „gamba rotta“. „Dio rompe la nostra esistenza per guarirla e per fare con ciò lo strumento di cui ha bisogno“ (Padre Servais SJ, Introduzione a Hans Urs von Balthasar, Testi sul libro degli Esercizi di sant’Ignazio“, Friburgo 2022, 27). Credo nel Suo amore vivo (cristologico e trinitario)? Credo la Chiesa mariana? Ho detto l’altro giorno a Konstanze che il rapporto mariano della Chiesa lo vivo con lei. Credo in tutto ciò? Sono capace di un silenzio perfetto che genera silenzio e non mutismo? Sono disposto ad espiare il peccato del mondo con lui? O mi guardo indietro ed addosso in modo irrequieto? Sono pronto almeno da anziano ad un’indifferenza perfetta? E come se non avessi fatto alcun passo davvero serio da quella lettera che mi scrisse Hans Urs quando avevo 18 anni e che il padre Servais SJ ha pubblicato nell’introduzione all’antologia dei testi di Balthasar su Ignazio (22). SPN ti chiedo di prendermi per mano ed accompagnarmi nell’esperienza della gratuità dell’essere, quindi del suo medesimo uso con il „nulla“. Amen



Abba nostro…

(3.11.22) È tra i capitoli della trilogia di Balthasar che più mi ha impressionato: „La battaglia del Logos“ (Teodrammatica, 3. Volume) ed in esso il paragrafo: „La provocazione di Gesù“, che unico nella storia può dire: o con me o contro di me, o si raccoglie con me o si disperde contro di me. È l’affermazione centrale del mio corso di cristologia nella scuola. Papa Francesco ci aiuta a comprendere come questo „aut aut“ (l’unico possibile nella Catholica) non è esclusivo, ma inclusivo - oggi parte per l’isola Bahrein per questo motivo. L’altro giorno ho ripreso nella parte C, „figura e non-figura della Chiesa“, il paragrafo „polarità e separazioni“, che riguarda la Chiesa e il rapporto tra le Chiese cristiane. Un aspetto terribile (teodrammatico) della guerra tra Ucraina e Russia, se si tiene conto che „la produzione dell’unità voluta dal Signore come necessaria è un imperativo categorico per la cristianità“, anche se, visto che siamo peccatori, sembra essere una „pretesa utopica“; ma questa condizione di peccato, di cui approfitta il diavolo, non toglie il fatto che sia nella Chiesa, sia nelle parrocchie, sia nei movimenti, sia nelle amicizie, sia nel matrimonio questa necessità è e rimane un imperativo categorico. L’unità è la sfida più grande della santità. Un’unità che dovrà essere vissuta concretamente e quindi ultimamente in legame con Pietro - il mondo mussulmano lo capisce meglio che i cristiani ed infatti ormai il Papa è l’unica autorità riconosciuta mondialmente, a parte da qualche cristiano che pensa di poterne fare a meno. Lo faccia ma non si richiami a Balthasar, perché lui ha dato la vita per il legame con Pietro, quello realmente esistente, non la fantasia dei tradizionalisti. La Chiesa romano-cattolica è e rimane il legame d’amore imprenscindibile per chi vuole seguire Cristo, anche se non vi è dubbio che vi sono santi anche nelle altre Chiese, negli altri „rami“ della Catholica. Certo dopo il NT ci sono stati avvenimenti mondiali come l’Islam di cui si deve tenere conto, come ha fatto Padre Dall’Oglio SJ e quindi la molteplicità dei cammini a Dio non è peccato, anche nella cristianità abbiamo quattro vangeli, non uno, ma allo stesso tempo rimane un punto fermo: scisma ed eresie „si basano sempre sulla colpa e il peccato dei cristiani“. Questo dovrebbe far riflettere anche il patriarca di Mosca Kirill: se da la priorità al suo governo, per quanto ciò sia fino ad un certo punto una cosa necessaria, fa un’inversione della logica ultima delle necessità: l’amore viene per primo, è la necessità ultima e l’espressione teologica del „senso ontologico necessario dell’essere“; le esigenze di Putin sono certo cose che il patriarca di Mosca non può ignorare, ma non sono la necessità ultima. Chi lo critica unilateralmente approfondisce solo ciò che non deve essere perduto, tanto meno per una guerra: l’unità come imperativo categorico dei cristiani. 

«Cara amica e caro amico, sono contento che ti metti in marcia per la pace. Qualunque sia la tua età e condizione, permettimi di darti del "tu". Le guerre iniziano sempre perché non si riesce più a parlarsi in modo amichevole tra le persone, come accadde ai fratelli di Giuseppe che provavano invidia verso uno di loro, Giuseppe, invece di gustare la gioia di averlo come fratello. Così Caino vide nel fratello Abele solo un nemico. Ti do del "tu" perché da fratelli siamo spaventati da un mondo sempre più violento e guerriero. Per questo non possiamo rimanere fermi» (Cardinal Matteo Zuppi, Avvenire)

Abba nostro…

(Notte) Negli anni passati ho visto un tentativo nella Chiesa di superare e criticare ogni forma di eccessiva apocalittica, questo però non deve farci dimenticare la dimensione teodrammatica della storia del mondo e della Chiesa, che Balthasar dice essere più legate di quanto siamo abituati a pensare (cfr. „Elementi di una teologia cristologica della storia“ (Teodrammatica, volume tre, „L’azione“, edizione tedesca, 399-403). La „battaglia del Logos“ è l’elemento ultimo dell’incarnazione e „il tempo-finale è il tempo della battaglia più dura“ (Balthasar). Ed ogni epoca fa bene a pensare se stessa come l’ultima prima del ritorno di Cristo. Cristo separa la storia in un prima e dopo di lui e non è possibile alcun „relativismo“ di questo avvenimento (il papa lo dice a suo modo nel numero 206 di „Fratelli tutti“), né a livello di „teologia trascendentale“ (Karl Rahner), quasi che l’avvenimento di Cristo sia solo una precisazione di ciò che l’uomo desidera. Anche il „senso religioso“ di don Giussani non è da intendere in questo modo ed infatti nel sacerdote lombardo è la pretesa di Cristo che suscita il senso religioso e non viceversa. Anche a livello di storia delle religioni, neppure con l’avvento dell’Islam, che tiene fermo alla singolarità di Cristo (Wael Farouk), è superata la radicale separazione tra prima e dopo Cristo. Per quanto riguarda la „Fratelli tutti“, essa non è da intendere come una negazione della pretesa cristiana o come la negazione della pretesa di Cristo di essere la definizione definitiva ed ultima del Padre: papa Francesco è e rimane un pellegrino cristiano che annuncia l’universalità dell’amore, pur sapendo fin troppo bene che „il perfetto sì di Cristo a Dio e al mondo provoca proprio il no perfetto, ciò che è diabolico, anticristiano, ad uscire dalla sua latenza“ (Balthasar). Una periodizzazione della storia della Chiesa e del mondo verso uno spirito puro (dialogo puro), che lasci dietro di sé l’epoche del Padre e del Figlio è una razionalizzazione illecita del dramma dell’avvento cristiano. Gesù non è venuto a salvare il suo club, ma tutto il mondo e noi dobbiamo fare di tutto per prendere sul serio la profezia della pace (e del dialogo concreto), del superamento della miseria e della protezione della nostra casa comune, senza però dimenticare che se hanno massacrato Lui, questo destino può accadere anche a noi ed accade come dimostrano i massacri di cristiani ed in genere dei fratelli uomini in tutto il mondo. Il compito del cristiano e il suo impegno per il mondo è solamente annuncio della provocazione singolare di Cristo, tutte le altre „cause“ (per esempio la difesa della nazione ucraina), per quanto giuste sono secondarie. Il movimento della storia e dell’essere donato gratuitamente dal Padre al Padre (Adrienne) non è un ritmo puro, non è progresso, ma il luogo delle potenze del male contro la basileia di Cristo che è rivelazione ultima dell’amore gratuito. VSSvpM!

„I Democratici probabilmente perderanno le elezioni di metà mandato, perché la nostra società sta cadendo a pezzi…Ai Democratici è mancato anche un messaggio economico forte, sia per quanto riguarda i risultati ottenuti sia per quanto riguarda i loro piani. I Democratici e i progressisti sono stati spettacolarmente sprezzanti su questioni che interessano alla gente, e la messaggistica è stata pessima, per non parlare dell'ottica di bere champagne con donatori di lusso mentre gli americani fanno la fila ai banchi alimentari. E con un'incredibile idiozia, il Partito Democratico ha finanziato repubblicani estremisti pensando che sarebbero stati perdenti nelle elezioni generali, e ora, non a caso, sembra che alcuni di questi pazzi vinceranno“ (Jacobin di oggi)

(Wetterzeube, il 2.11.22) Siamo di nuovo a casa. Nel bosco vicino ad Hermsdorf camminando per un ora e dicendo la „coroncina“ Konstanze ed io abbiamo pregato per quei genitori morti di bambini ucraini di cui ha parlato stamattina il papa, che domani parte per un nuovo viaggio di dialogo con il mondo mussulmano, nella sua omelia. 

Ieri parlando con Johanna mi sono accorto ancora una volta come è maturata nel suo giudizio, che è quasi sempre molto articolato; devo stare attento a non dire frasi che suonano solo provocatorie, come quella che le poche frasi intelligenti che ho sentito sulla guerra in Ucraina, da politici tedeschi, sono quelle di membri dell’AfD. Lei giustamente si è ribellata, dicendo che il motivo per cui io dico certe frasi è la pace, mentre per loro è l’egoismo patriottico; Konstanze ha mediato dicendo che il papà voleva esprimere il suo disappunto di sentire proprio da un partito come l’AfD frasi razionali, mentre chi dovrebbe dirle, per sua tradizione culturale e politica, non le dice affatto. 

Nella scena con il paraplegico del film „Diario di una ninfomane“ ho dovuto pensare a ciò che ha detto Gesù sul precedere delle prostitute, confrontate con i farisei, nella loro entrata nel Regno dei cieli.

Abba nostro…

(31.10.22 - Festa della Riforma) Per le sorelle e per i fratelli luterani oggi dovrebbe essere il giorno più importante, quello che mette in evidenza la missione ecclesiale di Lutero: la priorità della grazia, il primerear dell’agire di Dio. L’invito all’unità di Paolo è commovente (Fil 2,1-4), non si tratta di unificare o livellare tutto o tutti, ma di vivere quell’unica caratteristica che dovrebbe distinguere i cristiani: la priorità dell’amore gratuito di Cristo su ogni ferità psicologica che un altro cristiano può provocarmi. Il Vangelo (Lc 14,12-14) ci invita anche alla gratuità della scelta preferenziale per i poveri, mentre io vedo che anche in buoni cattolici, anche cattolici che amano il Papa, che non lo seguono quando lui ci parla dei poveri del nostro tempo e piuttosto seguono delle dubbie teorie sul presunto vantaggio che poveri avrebbero dalla nostra carità. Certo non bisogna essere ingenui, ma la scelta preferenziale per i poveri è uno dei criteri più importanti della dottrina sociale cattolica. 

Un altro punto in cui tanti cattolici non seguono il papa è nel suo desiderio di pace (devo però ancora leggere quanto ha pubblicato „Avvenire“ in preparazione del 5 novembre, della grande manifestazione per la pace), nel suo dire che la Chiesa è madre di tutti i popoli, anche di quelli che aggrediscono, che hanno le loro ferite, anche se non si vedono subito. Pregare per il nemico è vangelo sine glossa. Poi c’é un ovvio e lecito dibattito delle posizioni e delle narrazioni. Il papa su questo ci da solo un’indicazione: non credete alla logica di Cappuccetto rosso, sono imperialismi che si combattono. Poi non è il lavoro del papa fare il giornalista o lo storico, ma ci ha sempre invitato allo studio e non solo alla preghiera delle cause della guerra. Lui ha sottolineato tantissime volte che c’é un aggressore e su questo c’è consenso, ma non è compito del papa fare un’analisi del bizzarro ed ingenuo appoggio per chi governa l’Ucraina, che è stato votato con un grande mandato per fare la pace e non la guerra, che appoggia un battaglione neonazista, che provoca l’Occidente ad una logica dell’armamento sempre più grande che non ha nulla a che fare con la posizione di Papa Francesco, come quella di Putin. Per quanto riguarda l’amministrazione americana, ieri „La Repubblica“ portava la notizia, che mi ha mandato Renato Farina, che ha una posizione davvero buona su questa guerra: „Gli Usa non escludono più i usare per primi l’atomica“. Commento del mio amico: „Sono pazzi!“

(Dopo) Il documento del mondo cattolico, sottoscritto con ragione anche da Prosperi, pubblicato da „Avvenire“ il 29.10.22, è una vera sequela del Papa e le citazioni del papa, che si trovano in esso, sono come al solito molto equilibrate, per esempio quella dell’Angelus del 3.10.22 in cui parla sia „della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni paese“, sia „dei diritti delle minoranze“, quindi anche della minoranza russa in Ucraina. L’inizio del documento è scontato, ma necessario. Coraggioso non lo è, perché assume come dogma il 24.2.22 come inizio di tutto…Molto buono l’impegno perché sia firmato il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari” e, ripeto, è stato scritto davvero in sequela del Papa: Come realtà del mondo cattolico italiano e dei movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, vogliamo unire la nostra voce a quella di Papa Francesco per chiedere un impegno più determinato nella ricerca della pace…“.

(Sera) Il giudizio critico di Socci sul documento cattolico della pace è più pertinente del mio conciliante nel diario. Ma io non mi riferisco per nulla alla politica italiana. E le mie fonti di sinistra non sono simili al Pd. Piuttosto ad „Articolo 1“. E sul tema:  Meloni = Draghi (dalla mia bacheca Twitter) 

Abba nostro…



Gli ultimi cinque giorni dal 26 al 30.10.22


(Casale Monferrato, il 26.10.22) Sono molto nervoso in questi giorni, ma credo che una cosa è sentire mia mamma una volta al giorno al telefono ed un’altra vedere come sia invecchiata e come sia costretta per ore ed ore nel letto, comunque grazie a Dio fa ancora il suo piccolo rituale mattutino: beve il caffè con il parroco ed un parrocchiano e ci va in bicicletta…e poi è la prima volta che sto in questa casa per giorni e il posto al tavolo di mio padre è vuoto e lo sarà per per sempre…fino al cielo. 

È vero quello che dice Maggioni, commentando Lc 13, 22-30: „Nel regno si entra con impegno severo“. Secondo me questo non è da intendere nel senso dell’ „ortoprassi“, che non è esprime mai il modo di parlare di Gesù (Balthasar). Anche il verso „allontanatemi da me voi tutti operatori di giustizia“ (13, 27), che ricorda il salmo 6, 9: „via da me, voi tutti che fate il male“, deve essere compreso nel contesto in cui è espresso. Il contesto di Luca è chiarissimo. I giudei si credono salvi perché sono giudei, ma „quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori“, allora capirete che non vi è alcun sicurezza nel aver mangiato e bevuto con Gesù, nell’averlo chiamato amico, mentre „verranno da oriente ed occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi“ (13, 29-30). Questo vale per esempio per i misericordiosi dell’Islam, che da ultimi delle religioni di Abramo (seguo in questo Dall’Oglio e non Brague), possono diventare i primi. Il „tradizionalismo“ nel cristianesimo è pericoloso perché rigetta i cristiani nella dimensione „giudaica“ (farisaica, ipocrita…) criticata da Gesù.

Per Ef 6, 1-9 rinvio a ciò che ho scritto ieri, anche se in questi versi si vede quanto Paolo sia innovativo, non fa saltare in aria la dialettica servo-signore, ma dice con chiarezza: „anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro (gli schiavi), mettendo da parte le minacce, sapendo che il Signore loro e vostro, è nei cieli e in lui non vi è preferenza di persone“ (6, 9). 

(Casale Monferrato, 27.10.22) La lettera, così chiamata, agli Efesini, ci parla, nel passaggio di oggi (Ef 6,10-20), dell’armatura di Dio, che è la parola di Dio. Non sappiamo precisamente quando sia stata scritta, ma anche se si tiene conto di una possibile datazione anteriore degli scritti del NT, Paolo non può intendere con „Parola di Dio“  ciò che noi chiamiamo il canone riconosciuto dalla Chiesa, di cui fa parte anche questa lettera. La „Parola  di Dio“ è  Cristo stesso: il Vangelo, di cui dobbiamo far „conoscere con franchezza il mistero“, che è il mistero dell’amore gratuito di Dio. Questa battaglia non è fatta contro uomini particolari, ma „contro i Principati e le Potenze“ del male. Ci sono certo uomini particolari come Erode che Gesù chiama „volpe“ (Lc 13, 31-35) e da cui non fa dipendere l’agire del suo annuncio. Gesù ha uno sguardo anche su una volpe come Erode ed anche sulla città di Gerusalemme di cui ha compassione. Mi ricordo ancora che impressione mi fece vedere per la prima volta le mura di Gerusalemme. E Gesù che ha una conoscenza più grande della mia ha certamente guardato questa città, che „uccide i profeti“ ,con una compassione infinita. 

Abba nostro…

(Casale Monferrato, il 28.10.22 - Santi Simone e Giuda, Apostoli) Ovviamente non si tratta di Giuda, che ha tradito Gesù e neppure di Simon Pietro: non si sa molto di questi due apostoli, a parte il nome, ma anche essi fanno parte di quel „fondamento“ di cui parla san Paolo (Ef 2,19-22). Sappiamo dal NT che non sono „perfetti“, ma sono „santi“ e che hanno „come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù“ - io sono sempre rimasto, dal momento che l’ho incontrato, attraverso Balthasar ed Ulrich, un figlio di SPN. Ed anche l’essere membro della Fraternità di CL non ha cambiato nulla a questo punto. In entrambi i polmoni (SPN e Giussani) c’è un chiaro riconoscimento del fondamento degli apostoli ed in modo particolare di Pietro (autorità); con Balthasar e la von Speyr ho conosciuto poi l’importanza di Giovanni (amore). Questi santi non sono per me dei „censori“, ma sono fondamento per una crescita, basato su Cristo stesso. Cerco di toccare il mio amico più grande, „perché da lui usciva una forza che guariva tutti“ (Lc 6, 12-19). Lo cerco di fare oggi, perché ciò vale anche oggi! 

Cesare Pavese è un grande e non può essere incasellato in nessun mito; di questo vorrei parlare più a lungo, ma in questi giorni ho problemi a scrivere.

(Sera) Dei percorsi (camminate) fatti nel Monferrato, negli ultimi giorni, e sulla riva del Po’, oggi, ci sono alcune belle foto in Instagram e Facebook. Oggi nella „giungla“, accanto al Po’, su un bel sentiero ho parlato a lungo di Cesare Pavese a/con mia moglie. Una parte dello scrittore delle Langhe le assomiglia molto - in modo particolare i racconti del legame alla propria terra nell’infanzia. Dei giochi fatti da bambini, per esempio. Certo vi è anche un „Anguilla“ con una rilevanza politica, che viene fuori in modo particolare nel dialogo con Nuto, ma l’Ulisse che ritorna a casa e non ci trova più nessuno che si stupisca del suo ritorno, a parte l’amico Nuto, fa un’esperienza davvero struggente: al ritorno la patria non c’é più, quasi tutti sono morti e lui dopo essere stato così lontano, fino in California, è diverso. Non è più un „bastardo“ raccolto all’ospedale per incassare un po’ di soldi - soldi che vengono duramente criticati da Nuto - ma è un uomo che si può permettere di dormire in albergo e parlare con il cavaliere, figura di una nobiltà impoverita, ma pur sempre dignitosa. E chi capisce il cuore del nostro Ulisse, come nel caso di Wilhelm Meister con la bambina dei limoni, Mignon, è un bambino, il Cinto, che sa ascoltare e che conosce la gratuità che muove il ritorno di Anguilla. Tutta la questione „mitologica“ della resistenza e dell’anti-resistenza ha certo un suo valore, ma come ho accennato questa mattina, Pavese non si lascia inscatolare in alcun mito e non è, per parlare con Peguy, un „clericale anticlericale“ - se il primo parroco citato nella „Luna e i falò“, quello dell’anti-resistenza è una figura del tutto ideologica, il secondo, il predecessore dell’appena citato, è un uomo, non simpatico, ma che sta al servizio dei bisogni della sua gente. Sul titolo ci sarebbe tanto  da dire molto, ma direi che il razionalismo di „Ulisse“, che non crede all’effettività né dei falò, nella notte di san Giovanni (dal 23 al 24 di giugno), né alla luna, per il lavoro dei contadini, riceve una bella lezione da Nuto: superstizione è ciò fa male ai contadini e la luna e i falò sembrano invece far bene a loro. E per quanto mi riguarda ho più rispetto della cultura contadina che del razionalismo di „Ulisse“, che grazie a Dio non è per nulla „consequente“. Mi fermo qui, ma non ho la forza di usare tutte le citazioni segnate nel libro.

Abba nostro… VSSvpM! 

(Casale Monferrato, il 29.10.22) Credo di essere stato, anche nel mio blog e forse anche in questo diario, troppo severo con le persone che secondo me annunciavano Cristo per un loro interesse; Paolo dice con ragione: „Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. So infatti che questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo…“ (Fil 1, 18-20). Sta notte mi è venuto in mente la frase, anche di Paolo, del corpo come „tempio dello Spirito Santo“, su cui da giovane il cardinal Schönborn mi aveva scritto una lunga lettera, molto bella e scritta a mano. Io non credo di poterla dire con sincerità e comunque è meglio orientarsi al Vangelo: „chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato“ (Lc 14, 11). 

Ieri sera mia mamma ci ha raccontato che i suoi anni più belli, dodici o tredici ha detto, ma non è possibile, forse erano sette,  li ha passati a Sailetto (Mn), che lei pronuncia senza la „o“ finale: erano gli anni che mio nonno, suo padre, fascista, lavorava nel comune. Dopo la caduta del fascismo non si sono potuti più mantenere nella casa di Sailetto e all’undici di Novembre di ogni anno dovevano cambiare casa, da una cascina buia all’altra. Un ragazzo della borghesia, che diventerà avvocato, si innamorò di lei. I suoi genitori le impedirono di incontrarsi con una ragazza povera, „ma noi ci siamo incontrati ugualmente“, alla fine, però, si è sposato con una ragazza della borghesia (piccola, media?) -  quando anni dopo rimase vedevo disse a mia madre che era ancora innamorato di lei e che lui sarebbe stato ancora disposto a vivere con il suo amore giovanile, che nel frattempo era sposata con mio padre e si era trasferita a Casale Monferrato. Già dopo 40 giorni casalesi (periodo mitologico?) si accorse, forse per il carattere di mio padre e per il modo molto severo di gestire il denaro di mia nonna, che lei non era per nulla felice; una mia zia, Norma, zitella e molto pia, sorella del mio nonno paterno, le disse di non abbandonare il marito, ora che aveva pronunciato il si davanti all’altare e lei rimase, tanto più che il motivo per cui si era sposata erano i figli ed sono stato anche il motivo, i figli, per cui, quando l’avvocato gli rinnovò il suo amore, rimase con mio padre. Nel corso della vita ha imparato a rispettarlo, anche per i suoi lati positivi, ma certamente non è stata una vita semplice. 

In questi giorni in un negozio di Casale Monferrato, in piazza Mazzini, ho comprato alcuni vini delle Lange (Nebbiolo…) e alla Tenuta Tenaglia, sotto il santuario di Crea, alcuni del Monferrato (Barbera, Grignolino), questa mattina siamo andati vicino a Cellamonte Monferrato a comprare del „vino contadino“, per così dire, dove mio padre lo ha acquistato per decenni. Il ‚nonno‘ della cascina è ancora vivo, e la ‚nonna‘ ha parlato con grande gioia con Konstanze. I prezzi sono ovviamente differenti dagli altri vini di lusso che ho comprato nei giorni precedenti, ma non è il solo motivo per cui ci sono andato: a volte è bello bere anche questo vino più quotidiano (una barbera leggermente frizzante e un grignolino) fatto da contadini. Il ‚padre‘ della cascina si ricordava di me e non sapeva che mio padre era morto: gli aveva portato il vino ancora nello scorso marzo. Politicamente ha dato due giudizi netti: la FIAT sarebbe stata un’azienda mafiosa che viveva del sostegno dello stato; Sergio Marchionne l’unico vero manager dell’impresa automobilistica, ma a prezzo di una sua internazionalizzazione. Quelli di „5 Stelle“ sarebbero dei pagliacci, mentre l’attuale governo della Meloni serio, ma vista la globalizzazione dell’azienda Italia non sa se ce la farà. Etc. 

Konstanze ed io abbiamo poi fatto, a partire dal basso, una bella passeggiato verso il centro storico di Rosignano Monferrato (cfr foto in Facebook), dove tra l’altro abbiamo incontrato un giovane che abitava in Inghilterra e che dopo aver ereditato una casa dal nonno ha deciso di venire a vivere nel Monferrato - quando siamo passati la stava rinnovando. Nella Chiesa, solitaria, con una acustica geniale, ho cantato „Nitida Stella“.

Se si prende l’intero discorso del papa sulla pornografia fatto ai novelli sacerdoti e ai seminaristi, con le parole sullo „squilibrio“ (la vita come squilibrio continuo), e le altre (sull’accompagnamento e non sulla direzione spirituale), ha ragione la teologa Cristina Simonelli (Avvenire di oggi, che ho condiviso nella mia bacheca LinkedIn) ha dire che ci sta anche una parola tradizionale sul diavolo che passa attraverso la mancanza di purezza, ma allo stesso tempo nel dibattito cattolico sul tema mi manca quel coraggio della regista (danese o svedese) del film Venus, che nel contesto del protestantesimo del nord faceva vedere anche la dimensione liberante della pornografia (a parte il fatto che c’è pornografia e pornografia). Probabilmente non è ciò che serve a giovani seminaristi, sebbene io non sarei così duro sulla sola condanna. A me sembra, come diceva Adrienne, che un seminarista debba assistere almeno una volta alla nascita di un bambino, ma credo che sia necessario davvero una coraggiosa educazione sessuale e affettiva nella sua interezza, che tenga conto del fatto che questi uomini vogliono vivere da vergini. La verginità è un grande dono per la Chiesa, ma deve essere vissuta appunto come dono e non come forzatura. E si dovrà trovare una via per annunciarla, come possibilità, anche nella nostra società pornografica e trasparente in cui essa non è „ovvia“. Mentre ovvia è la mentalità pornografica.

Abba nostro…

(Ulm, il 30.10.22) Per quanto riguarda il tema del sesso e della pornografia di cui ho parlato ieri, devo dire che il discorso cattolico su questo tema mi è troppo stretto e troppo pio. Non tutti sono chiamati alla verginità, anche se tutti dobbiamo morire in obbedienza, povertà e castità (Padre Klein SJ). Se si prende sul serio la prima lettura (Sapienza 11, 22-12,1) e non solo il primo verso, „tutto davanti a te è come polvere sulla bilancia“, cosa certamente vera e di cui dobbiamo tenere conto, ma anche di quello che recita „non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato“, allora si deve dire che anche un blowjob non è qualcosa di cui si debba provare disgusto a priori. Non sto parlando di me, che per quanto riguarda la pratica di esso ha provato questa esperienza nella fase non cattolica della mia vita, prima del matrimonio e prima del mio ritorno nella Chiesa, ma penso a M. Houellebecq, che celebra questo aspetto della sessualità orale e che mi sembra, come atteggiamento dello spirito, corrispondere molto di più di tante forme bigotte al passo della Sapienza su cui stiamo riflettendo: „come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conversarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?…Il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose“. Ovviamente il diavolo si può servire anche della sessualità per indebolirci, ma sarà bene ricordarsi che Gesù stesso ha detto che le prostitute entreranno nel regno dei cieli prima dei farisei. Io non so bene come si possa conciliare tutto ciò con la purezza, ma credo che una sana gestione delle proprie fantasie erotiche sia il primo passo per non cadere in ascetismi che non derivano dalla grazia, ma dal servilismo e dall’idolatria della „legge“. Che poi chi sia chiamato alla verginità debba essere più severo in questione di pornografia è vero, ma non dobbiamo dimenticare che lo scandalo della pedofilia ha forse anche a che fare con una totale ignoranza delle pulsioni polimorfe del sesso nella nostra vita. Etc. Comunque il criterio di azione e di discernimento ultimo è che rimanga vivo il nostro desiderio di incontrare Gesù: Lc 19,1-10 a cui affidiamo tutto, anche ciò di cui non siamo coscienti a livello di peccato e di „malattia“. Sapendo che lui non ci odia, ma ci ama; è lento all’ira e paziente nel perdono. 

Abba nostro…

Gli ultimi due giorni: 24 2 25.10.22


(Mestre - Casale Monferrato, 24.10.22) In Lc 13, 10-17 Gesù stava insegnando, ma ciò non gli impediva di vedere. E quello che vede è una donna malata da 18 anni e non per colpa sua; il campo della sinagoga non vede questa donna singola, ma vede una folla che non rispetta la legge se si fa guarire il Sabato. Gesù ne vede l’ipocrisia e parla anche lui a tutte le persone della sua sorte, che liberano gli animali al Sabato, perché mangino, ma non hanno un cuore per questa figlia di Abramo. Ti chiedo, Signore, questo tuo sguardo, e la capacità di liberare gli uomini malati che incontro o di cui vengo a sapere. Penso per esempio alla mamma di due mie allieve.

Paolo nella lettera agli Efesini concede il fatto che ci adiriamo, ma non vuole che ciò sia occasione di peccato: „non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date spazio al diavolo“ (4,26-27), nel brano che ci è offerto oggi alla meditazione nel canone romano (Ef 4,31- 5,7), però dice: „scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate benevoli gli uni con gli altri, misericordiosi, perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo“ (4, 31-32). Il verso 5,3 lo trovo difficile per il nostro tempo, ma credo debba essere spiegato bene, in modo tale che non sia una delle tante ipocrisie con cui ci riempiamo la bocca: „Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli tra voi - come deve essere tra santi“. Paolo stesso lega questo invito alla questione dell’idolatria (5,5): „nessun idolatra ha in eredità il regno di Dio“. Continua. Per quanto riguarda il denaro Bruno Maggioni commenta: „L’avarizia fa del denaro un idolo perchè ad esso sacrifica tutto“. Per quanto riguarda la fornicazione (ed ogni specie di impurità) si potrebbe dire che essa deve, per quanto se ne è capaci, essere evitata quando significa sacrificare ad essa tutto, ma non ogni forma di sessualità, neppure le perversioni polimorfi sono questo, piuttosto sono un modo, forse errato, di attaccarsi alla vita. L’attaccarsi può avere una variante idolatra, ma anche una dimensione semplicemente naturale, che tiene conto anche della dimensione dell’inconscio. 

Dopo aver parlato con mia mamma siamo andati, noi per la prima volta, al cimitero dove riposa mio padre, tra mio nonno e mia nonna. 

Abbiamo fatto una bella passeggiata tra Terruggia e Rosignano Monferrato, in un percorso che passa per Colma, dove ha vissuto un pittore „contadino“: Angelo Morbelli. Di alcuni suoi quadri vi è una copia nel percorso: „Ritorno alla stalla“ del 1889, „Visita alla stalla“ del 1886, „La prima lettera“, dalla collezione privata, 1890/91. È un percorso da cui si potrebbero vedere le Alpi, intorno al massiccio del Monte Rosa, ma oggi vi era foschia e un sole pallido, che donava un’atmosfera magica vestita di vigneti con i colori autunnali e suonante la voce dei pioppi. 

Abba nostro…

(Casale Monferrato, il 25.10.22) Il Vangelo (Lc 13,18-21) rivela azioni molto quotidiane che Gesù ha osservato e con cui spiega cosa sia il regno di Dio: un uomo che getta un granello di senape nel giardino, una donna che mescola il lievito “in tre misure di farina“… Gesù non ha guardato solo gli uomini, ma anche „gli uccelli del cielo“. In questi paragoni l’attività dell’uomo e della donna sono minime nei confronti del crescere del regno, ma quella della donna ha una valenza più grande del gettare un seme, come sa chiunque abbia fatto questo lavoro. La logica è che ciò che è piccolo diventa grande per una crescita nascosta.

Il linguaggio maschilista che san Paolo usa per il rapporto tra uomo e donna (Ef 5,21-33) è insopportabile e la frase di Bruno Maggioni che concede il fatto che sia maschilista, perché „risente della mentalità del tempo“, è troppo edulcorata, sebben abbia ragione a dire che la mentalità del tempo viene „ridimensionata dal riferimento a Cristo“. Si questo brano è meglio che sia letto per il rapporto tra Cristo e la Chiesa: „questo mistero è grande, io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa“ (5,32). Edulcorata è la frase di Maggioni: „amata e protetta da un amore come quello di Cristo, la sposa non avrà difficoltà a sottomettersi al marito“. Questo sono le stupidaggini di cui parla Costanza Miriano. Non c’è nessuno che ama e protegge come ama e protegge Cristo. Scrivere queste cose significa semplicemente legittimare la violenza che per secoli hanno subito le donne. Per quanto riguarda gli sposi, sarà bene che entrambi imparino il „discendere“ (umiltà e mitezza) di Cristo nel loro rapporto. E per quanto riguarda la parola „sottomissione“, che equivale a subalternità (Ulrich) o secondarietà (Brague) io la userei, come i due maestri, tedesco e francese, solo in un contesto ontologico, nel senso che il nostro agire e pensare deve „obbedire“ (essere secondario, subalterno) al „senso necessario dell’essere“ (Ulrich), che è la gratuità del dono dell’essere. 

Due Tweets, uno di  Maté ed uno di Marcetic, mi bastano per comprendere il momento storico di questi giorni: per quanto riguarda la „bomba sporca“ di Kherson non ci si può fidare di nessuno dei tre governi in gioco, ma è chiaro che quello più sotto tiro dei media è quello russo e tutto ciò serve solo a legittimare un „kind of dangerous escalation“ (Marcetic). Maté mette in risalto la contraddizione dei democratici: prima finanziano la guerra in Ucraina ed ora sembra che vogliono farla cessare. Almeno fosse vero. 

Paragonando i prezzi nei supermercati e nei benzinai (Italia- Germania) sembra che ci sia in Italia un governo „socialdemocratico“ - in Germania i prezzi sono determinati da un’élite che stabilisce i prezzi in modo tale che le classi più povere pagano lo stesso prezzo di un ricco che vada a far benzina o a comprare in un supermercato. Ed anche se è vero che il prezzo dei carburanti hanno una tassa „verde“, rimane il fatto che quando si fa benzina i ricchi pagano lo stesso che i poveri. Ma ormai l’unico criterio per una buona politica, che si parli dell’Inghilterra o dell’Italia o della Cina è se con il nuovo o vecchio premier i mercati siano o meno spaventati. Nulla ricorda la filosofia di Nuto, l’amico rimasto nelle Langhe, della „Luna e i falò“ di Cesare e Pavese: „quella sua idea che le cose bisogna capirle, aggiustarle, che il mondo è mal fatto e che a tutti interessa cambiarlo“ (citato nella nuova introduzione del collettivo Wu Ming all’ultimo romanzo di Pavese). 

Abba nostro…


(Mestre, il 23.10.22) I nostri amici di Mestre sono davvero coraggiosi, perché hanno cinque bambini, di cui uno con una invalidità abbastanza estrema (non racconto di più per discrezione), sono davvero cattolici (educano i loro bambini alla preghiera), ma hanno coscienza chiara del mondo „secolarizzato“ (si può certamente discutere sull’adeguatezza di questa parola) in cui vivono (in modo particolare Michela), hanno percezione precisa della gravità della situazione mondiale in cui ci troviamo. Michele è un esperto del mondo arabo. La ragazza legge molto e il suo libro preferito è „La fattoria degli animali“ di G. Orwell. 

Scendendo ieri dal Brennero nell’ampia valle dell’Adige, sono stato ancora una volta sorpreso dalla bellezza del paesaggio, con i suoi castelli e certo anche monasteri, piazzati su rocce alte, simbolo di un mondo che non ha cercato solo difesa, ma anche solitudine e silenzio. Alle volte la valle si stringe e si è in un contatto visivo ravvicinato con le formazioni di pietre e rocce che si intravedono tra gli alberi. Nel fondo della valle vi sono tantissimi campi di frutta (mele ed uva) ben ordinati e da cui, dall’uva ovviamente, viene ricavato un vino pregevole. 

Nella prima lettura domenicale del canone romano (cfr. Siracide 35) non so se si trovi una difesa dell’idea dell’“uguaglianza“ nel senso moderno del termine, piuttosto la giustizia è espressa come „opzione preferenziale per i poveri“. Il Signore è giudice ed in quanto tale: „per lui non c’é preferenza di persone“ - ecco il pensiero dell’uguaglianza, espresso così: „Non è parziale a danno del povero ed ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento“. Insomma il „ristabilire l’equità“ (verso 22) significa esaudire la „preghiera del povero“ (verso 21). 

La seconda lettura (2 Tim 4, 6-8.16-18) parla anche del Signore come „giudice giusto“, in riferimento al Suo regno, ma anche a questo mondo, in cui Paolo non è lasciato solo dal Signore, sebbene „nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato“. Ma proprio perché il Signore non lo ha abbandonato, può dire nei confronti di chi lo ha fatto: „non se ne tenga conto“. Ieri sera da Michela e Michele abbiamo parlato della vecchiaia, del non sapere fare più alcune cose e Michela ha detto che tutta la vita è una preparazione a questa diminuzione di forze e di possibilità. Paolo si esprime così: „Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede“. Credo che questo sia il punto: conservare la fede. Solo il Signore ci può liberare „dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno“. 

Infine il Vangelo (Lc 18,9-14) con chiarezza capovolge la logica della „giustificazione“, il brano è famosissimo: „Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era un fariseo e l’altro un pubblicano…“. Il primo si auto-giustifica; il secondo è cosciente della sua mancanza di giustizia: „O Dio abbi pietà di me peccatore“. Gesù con il suo „io vi dico“, che rispecchia un’autorità singolare, commenta: „questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato“. Robert Spaemann diceva che vi è anche un fariseismo del pubblicano oggi, ma devo dire che ciò sposta gli accenti nella direzione sbagliata, anche se può essere un’osservazione acuta. 

E se l’Europa con la sua fanatica difesa del governo ucraino, che non è identica con la giusta difesa del popolo ucraino, non avesse tenuto per nulla conto dell’effetto Frankenstein, in cui la creatura si rivolge contro il suo creatore-scienziato? Fuori  dalla metafora, che ho letto in un articolo che è piaciuto a Giuseppe Reguzzoni, in LinkedIn: e se l’Europa con la sua difesa unilaterale di Zelensky non si fosse per nulla accorta - questa era la tesi dell’articolo, che non riesco più a trovare, della rivista „Money“ - che ora si è manovrata al di fuori da un possibile accordo sull’energia tra Cina, Russia e USA? Questa domanda mi sembra legittima, tanto più che permetterebbe di capire una logica di azione spesso ripetuta dagli USA: sostenere un nemico, che è nemico di un mio nemico, fino a quando questo ha superato una certa linea rossa, per cui esso stesso diventa il nemico principale. Vediamo.  

Abba nostro… 


(Rosenheim - Mestre, 22.10.22 - Giovanni Paolo II) Il Vangelo Lc 13,1-9 è molto severo, perché l’amore è severo quando non ci si converte e convertirsi significa che l’unico criterio di azione è l’amore gratuito stesso, con le sue conseguenze politiche, che vanno fino a quella „strada diplomatica“ del poliedro del Papa: „ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo“. Gesù sta parlando di „quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise“. Noi invece ci  induriamo sempre di più, a livello esistenziale e politico. Ma „a ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo“ (cfr. Ef 4, 7-16). E questa grazia ci è  data, „secondo l’energia di ogni membro“, in modo tale che cresca „per edificare se stesso nella carità“. Certo questo non significa „armonia psicologica“, ma una vera e propria „crisi“, una decisione, così da non essere più fanciulli infantili  „in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore“. La grazia, cioè l’amore gratuito ci è donato con un carisma particolare (apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri…), nell’unità del vangelo, che sa includere anche ogni sfumatura personale. Tutto ciò ha una dimensione ontologica e teologica nel movimento di discesa ed ascesa: „ma cosa significa ascesa, se non che prima era disceso qui sulla terra?“. Ciò vale per il Logos universale e concreto ed analogicamente per il dono dell’essere che è un „movimento di discesa e finitizzazione“ che accade prima. Certo se fosse solo discesa, se fosse solo assunzione di responsabilità nel finito, non sarebbe „gioia“, perché gioia è sempre anche „ascesa“, ma una gioia senza discesa è edonismo effimero. 

Questa sera abbiamo mangiato con Michela e Michele e i loro cinque bambini. Alla fine abbiamo detto una decade del rosario. Per me sono davvero dei santi…

Abba nostro…   

(Rosenheim, 21.10.22) Gesù ci rimprovera, perché non siamo capaci ad interpretare i segni „di questo tempo“, che è il suo, ma anche il nostro. Siamo capaci ad interpretare segni che riguardano la terra e il cielo „terreno“, ma questa capacità di discernimento interiore ci manca. Il verso 58 è importante per il nostro tempo: 12, [58] „Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione“ - non siamo degli esegeti e non dobbiamo comprendere nel dettaglio la sequenza (perché non ti trascini…), ma c’è una sequenza di avvenimenti, se non ci si accorda con l’avversario. E alla fine non c’è la „vittoria“, ma la „prigionia“. Dio è misericordioso e ci ha inviato grandi interpreti della sua misericordia, come il grande Imam Al Tayyeb o papa Francesco: dovremmo ascoltarli, perché ci aiutano/aiutino ad interpretare i segni „di questo tempo“. La prima lettura conferma questo desiderio di  accordo e pace. Ascoltiamola, non è lunga: Ef, 4 [1] Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, [2] con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, [3] cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. [4] Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; [5] un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. [6] Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.“

La nuova puntata di „Useful idiots“, presenta un’intervista con Medea Benjamin: „Benjamin, nota per atti coraggiosi come l'annuncio "Arriva il criminale di guerra!" all'ingresso di Donald Rumsfeld alla cena dei corrispondenti della Casa Bianca, è la fondatrice di Code Pink (che si può seguire in Twitter; RG), un'organizzazione di base guidata da donne che lavora per porre fine alle guerre e al militarismo degli Stati Uniti.L'autrice racconta come la costruzione di un movimento contro la guerra sia stata più facile durante la guerra in Iraq, mentre ora la sinistra è diventata più divisa e spesso a sostegno di guerre per procura come quella in Ucraina. Questo, spiega, deriva dagli sforzi di demoralizzazione degli Stati Uniti: "Durante la guerra in Iraq, siamo stati in grado di costruire un movimento che ha portato centinaia di migliaia di persone in strada. Il problema è che questo non ha cambiato la decisione di Bush di invadere l'Iraq, e così molte persone si sono demoralizzate. Questo ha fatto sì che la gente mettesse in discussione le proprie energie di fronte a questa macchina da guerra“. Ma Benjamin ci esorta a non perdere la speranza. "Dobbiamo riconoscere che è nostra responsabilità assoluta in questo momento. E mentre viaggio per il Paese sento che ci sono molte persone che riconoscono la necessità di andare davanti agli uffici dei loro rappresentanti e protestare, di educare i loro amici e le loro famiglie, penso che siamo nel bel mezzo di una nuova costruzione".E, cosa importante, dobbiamo "mantenere alta la pressione sull'amministrazione Biden“ „(Redazione di „Useful idiots).

Abba nostro…

(20.10.22) In Ef 3, 14-21 siamo confrontati con il Mistero del Padre: „Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre“ - solo davanti a Dio dobbiamo „piegare le ginocchia“. Dal Padre ha origine „ogni discendenza in cielo e sulla terra“, anche quel „discendere“ che è il movimento di „finitizzazione dell’essere“(Ferdinand Ulrich), del dono dell’essere come amore gratuito, che non si fissa in se stesso, ha origine dal Padre e al Padre ritorna (Adrienne von Speyr). Ma anche le discendenze degli angeli e degli uomini, e direi anche degli animali. Cosa dobbiamo chiedere al Padre? Ne ha parlato ieri il Papa citando Agostino: „rientrare in se stesso“, percezione della verità che abita nell’uomo interiore, evitare un gettarsi deforme sulle belle creature, ma un abbraccio di una creatura nuda non è un gettarsi deforme, dice Etty Hillesum. Paolo si esprime così: che Dio „vi conceda , secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito“. Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam. La geniale giaculatoria di don Giussani. Con questo rafforzamento interiore potremmo conoscere „l’amore gratuito di Cristo che supera ogni conoscenza“. 

Lc 12, 49-53, che non deve essere confuso con alcuna difesa di Cristo e della cristianità con la spada, è molto esigente: „Sono venuto a gettare fuoco sulla terra“ (questo non ha nulla a che fare con i droni iraniani che i russi gettano su Kiev). „Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione“ - C.S. Lewis parla di „grande divisione“. Divisione da che? Dal pensare - gnostico e pelegiano - di sapere cosa sia l’amore gratuito di Cristo, che è invece superiore ad ogni conoscenza, anche ad ogni conoscenza „clericale“. 

La commissaria europea Von der Leyen ha rilanciato con forza l’idea di creare un debito comune a livello europeo per sostenere i Paesi messi in difficoltà dal boom dei prezzi dell’energia“ (Banfi) - finalmente collego qualcosa di positivo al nome della Von der Leyen.

Non voglio parlare dei disastri della politica italiana per quanto riguarda la politica estera, ne delle esternazioni di Berlusconi, voglio però dire con chiarezza che questo dogma indiscutibile della singolare colpa di Putin non è né storicamente onesto né politicamente sostenibile né giornalisticamente corretto. I giornalisti dei grandi organi occidentali citano solo le nefandezze di Putin, gli intellettuali accusano chi non rispetta la confessione del dogma di essere ridicolo, ma il lavoro storico scientifico, è sempre analisi di narrazioni che non sono assolutamente vere. Non che non ci siano fatti, ma i fatti sono narrati e le narrazioni sono decisioni. È chiaro che io come semplice cittadino, che deve anche lavorare, non posso seguire tutte le narrazioni, ma sono disponibile  ad ascoltarne altre dalla mia, senza offendere gli altri come ridicoli, propagandisti. Stolta è per me la continuazione della guerra in sé, ma le diverse narrazioni degli eventi devono essere ascoltate con serenità „scientifica“. Infine è vero che ci sono fonti più affidabili di altre, ma se l’affidabilità viene misurata sull’adesione al dogma di cui sopra, ciò non è giusto. Non è possibile che affidabili siano solo le fonti che uso io…

(Notte) Mencarelli - per ora conosco solo la serie: „Tutto chiede salvezza“ - è davvero grande. In quel reparto di psichiatria nasce davvero una compagnia dell’amore gratuito, davvero  una compagnia di preghiera. Etty cerca una forma, „forme esatte“ (3.6.42) - quel reparto è una forma esatta, che corrisponde a quell’atmosfera che Etty cerca: „Un’atmosfera, un incontro fra essere umani“. Il „desiderio creativo“ di cui parla la ragazza di 28 anni ebrea è quello che da mesi mi ha preso, cercando di scrivere questo diario, che parla sempre di „forme esatte“ - storiche, politiche, esperienziali, religiose. Ed anche filosofiche - in dialogo con l’Homo Abyssus, che sto traducendo, che trova nel simbolo del „dono“, una descrizione „minuziosa ed esatta“ (Etty) della struttura ultima del reale, in un certo senso „immateriale ed irreale“ (Etty), perché l’essere donato non è sussistente, è „nulla“, quel „nulla“ che lega le persone del reparto di Mencarelli. Ed ora devo preparare le valigie.

Abba nostro…

(19.10.22) „Per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero…di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del  Vangelo…“ (cfr. Ef, 3,2-12).  La salvezza, nella modalità della speranza (Balthasar) è insomma per tutti, la vita eterna, che se è eterna non comincia dopo la morte, è per tutti: tutti siamo chiamati ad essere sorpresi da una gioia (C.S. Lewis) non anticipabile con la nostra fantasia e la nostra ragione. Come lettore di Tolkien e C.S. Lewis non sono sorpreso che Paolo parli anche dei ‚Principati e delle Potenze‘ del cielo (potenze del diavolo) - anche a loro è manifestata, dalla Chiesa, questa „novità“ della speranza e della salvezza per tutti. Secondo certe teorie giudaiche (cfr. Ef 6, 11-12) spiega il commento della Bibbia a cura di Bruno Maggioni (Paoline, 2009), queste Potenze „dominavano il mondo dalle stelle, ‚regioni celesti‘, in cui risiedevano. Qui sono considerati agenti del demonio, che sbarrano la via a Dio“. Non voglio sottovalutare la causa umana delle ‚guerre e di tante altre insensatezze umane‘ (copyright: Etty), ma mi sembra un’ipotesi del tutto ragionevole, che vi siano anche agenti del demonio in gioco in tutte le nefandezze che accadono nel mondo. La Chiesa è più forte di essi, ma solo nell’obbedienza al Padre e nell’amore di Cristo che ci viene rivelato dallo Spirito Santo! Nel Vangelo di oggi (Lc 12,39-48) siamo invitati a stare svegli, spiritualmente attenti. L’arrivo definitivo del Figlio dell’uomo è una parte della sorpresa che non possiamo anticipare con il nostro sapere e la nostra fantasia. E poi ci viene proposta un’inversione della sicurezza tradizionalista (noi siamo i migliori, quindi saremo premiati): „A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più“. 

Ho tenuto un ora di religione sulla „giustizia sociale“ nella „Gemeinschaftschule“ (GS) (decima classe), che era un riassunto semplice di ciò che ho detto nella mia conferenza armena: educazione alla non violenza, rispetto della natura, la fratellanza di tutti gli uomini vs. la dialettica amico-nemico. Gli argomenti della AfD sono presenti nella GS molto più che nel liceo; ci sono cose che non possono essere taciute se non vogliamo che nelle prossime elezioni l’AfD prenda più del 30 % qui nell’est, ed io ho detto loro, che sebbene la mia meta argomentativa sia la fratellanza di tutti gli uomini, non bisogna essere ingenui. Ed è davvero interessante che molti degli argomenti di Aaron Maté, un giornalista ed intellettuale canadese, in primo luogo quello della ‚proxy war‘, siano presenti nel popolo non intellettuale tedesco, che ragiona meno per idee e più per fatti. 

C’è un unico dogma che al momento non può essere messo in discussione: la colpevolezza unica di Putin. Vale per diverse visioni del mondo, dai Verdi tedeschi a Comunione e Liberazione, nel mio ambito di conoscenze - il ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, ne ha fatto una questione „religiosa“, insomma una confessione del peccato unico di questi nostri tempi, il peccato di Putin; in CL non è la posizione ufficiale, ma tantissime persone (Geninazzi, Bonacina, Dell’Asta….) la pensano così. Da qualche parte ho letto come dimostrazione di questo dogma: all’inizio della guerra Biden avrebbe detto a Zelensky di fuggire, quindi è chiaro che abbiamo a che fare con la „guerra di Putin“; tutte le altre posizioni sarebbero patetiche. Che l’Amministrazione degli USA, suppongo sotto la guida del presidente, abbia speso miliardi di dollari in Ucraina, che il Papa parli di guerra tra imperialismi, non ci sta di fronte a questa argomentazione di incomparabile sapienza giornalistica. E chi sono io, umile insegnante di campagna nell’est della Germania, per metterla in discussione? 

Nella bacheca di Riccardo Cristiano, in cui ho messo un link di un articolo di Aaron Maté, Geninazzi scrive che l’articolo sarebbe pieno di imprecisione e sarebbe espressione di un „evidente pregiudizio anti-ucraino. Gli ho risposto così: „il papa ci ha chiesto di non bisticciare per cui non voglio rispondere polemicamente, almeno ci provo; un carissimo amico statunitense che fa parte della Comunità di san Giovanni fondata da Balthasar mi ha consigliato questo autore, se no non saprei nulla di questo giornalista canadese, che ho seguito negli ultimi mesi con grande attenzione; in vero tutto quello che ha scritto e quello che ha detto sul tema è fonte di un lavoro molto approfondito su tutte le fonti americane (non solo) che ha a disposizione, mentre a me sembra la tua affermazione qui sopra molto dilettantistica e che non tenga conto dei miliardi che l'amministrazione Biden ha investito in questa guerra“.

„La nostra vita è il “libro” più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire. Eppure, proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie. Sant’Agostino, un grande cercatore della verità, lo aveva compreso proprio rileggendo la sua vita, notando in essa i passi silenziosi e discreti, ma incisivi, della presenza del Signore. Al termine di questo percorso noterà con stupore: «Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te» (Confessioni X, 27.38). Da qui il suo invito a coltivare la vita interiore per trovare ciò che si cerca: «Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità» (La vera religione, XXXIX, 72). Questo è un invito che io farei a tutti voi, anche lo faccio a me stesso: “Rientra in te stesso. Leggi la tua vita. Leggiti dentro, come è stato il tuo percorso. Con serenità. Rientra in te stesso”“ (papa Francesco, oggi). 

Durante l’udienza il Santo Padre ha citato anche SPN: „Alcuni comportamenti dei santi ci interpellano, ci mostrano nuovi significati e nuove opportunità. È quanto accadde, per esempio, a Sant’Ignazio di Loyola. Quando descrive la scoperta fondamentale della sua vita, aggiunge una precisazione importante, e dice così: «Dall’esperienza aveva dedotto che alcuni pensieri lo lasciavano triste, altri allegro; e a poco a poco imparò a conoscere la diversità dei pensieri, la diversità degli spiriti che si agitavano in lui» (Autob., n. 8). Conoscere cosa succede dentro di noi, conoscere, stare attenti“ (Papa Francesco). Nelle ultime 3 volte (ogni unità di 90 minuti, in cui faccio anche un breve rituale-passeggiata) nella decima classe abbiamo parlato di Genesi 1-3. I ragazzi hanno spesso posto domande come se il testo che leggevamo fosse un resoconto biologico, ho cercato di far capir loro che si tratta per lo più di un testo mitologico, in cui per esempio parla un serpente. Loro erano tra l’altro interessati alla questione dell’incesto - se si prendesse il testo letteralmente, il mondo sarebbe potuto nascere solamente attraverso l’incesto di Eva con i suoi figli. Ad un certo punto mi è venuto in mente che per esempio Spaemann mi aveva risposto che in quel caso il comandamento di procreare sarebbe stato superiore a quello di evitare l’incesto. A parte il fatto che io sono più per una narrazione mitologica, ho fatto per spiegare la posizione di Spaemann un altro esempio. Sulla terra sono rimasti solo un’uomo di 60 anni ed una ragazza di 18 anni. Io direi, ho detto loro, che nella normalità attuale un rapporto del genere sarebbe strano, ma che in quel caso prevalerebbe la responsabilità della procreazione sul disgusto di un tale rapporto. Due studenti (un ragazzo ed una ragazza) hanno sostenuto due posizioni diverse. Lei ha detto: se Dio ha permesso una tale situazione, vuol dire che vuole che il mondo finisca ed il ragazzo le ha risposto che però si potrebbe dire che se Dio ha lasciato quei due ciò potrebbe anche significare che la responsabilità della procreazione vale di più che la stranezza della cosa. Nel corso non c’era nessuna ragazza di 18 anni ed io sono più vecchio di 60 anni, ma ovviamente sono vicino a quell’eta e loro a quella di 18 anni, avrei potuto parlare del rapporto tra Han (62 anni) e Etty (28 anni), ma ho semplicemente detto che io non avrei voglia di fare l’amore con una persona così giovane, anche perché non sarei all’altezza della prestazione che potrebbe essere richiesta. Racconto tutto ciò per dire che questo esempio era presente nel mio intimo fino alla sera. Ho fatto un tale esempio, perché forse desidero inconsciamente un rapporto del genere? Quale spirito era in gioco nel fare questo esempio? Non mi ha lasciato gioia, piuttosto tristezza. Vorrei capire meglio quello che dice SPN e gli chiedo aiuto per comprendere davvero gli spiriti che sono in gioco negli esempi che faccio…

(Notte) C’è una frase di Etty del 2 giungo del 42 che può diventare una vera e propria preghiera:

Fai si o Signore ed Amico, che negli anni a venire sia il nostro orgoglio e la nostra vittoria che ogni colpo distruttivo che cercheranno di infliggerci „si sia trasformato nel suo contrario, facendo avanzare soltanto la nostra forza e la nostra crescita“! 

(Notte profonda) Non ha alcun senso parlare con chi pensa dogmaticamente che Putin è l’unica causa della guerra in Ucraina. Certo anche Maté parla in modo molto deciso della „proxy war“, ma la sua narrazione mi sembra infinitamente più verosimile dell’altra ed oggettivamente molto più vicina alla critica della logica „Cappuccetto rosso“ del Papa. Comunque è anche vero che l’impossibilità di un dialogo tra narrazioni differenti la dice lunga sulla nostra disponibilità alla guerra. 

«Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te» (Confessioni X, 27.38). Da qui il suo invito a coltivare la vita interiore per trovare ciò che si cerca: «Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità» (La vera religione, XXXIX, 72). - Le citazioni di Agostino del Santo Padre sono davvero belle, pur tenendo conto delle precisazioni che ho fatto ieri in dialogo con Etty Hillesum, che citava a sua volta Agostino. Ho un bisogno incredibile di quel „Rientra in te stesso“ e purtroppo non so come, ma spero in Te. 

Abba nostro…


(18.10.22 - San Luca, evangelista) Alla possibile domanda: come sta? Come stai? Etty risponderebbe: „Sopra molto bene, sotto molto male“! Questa differenza tra sotto e sopra non ha solo una valenza sessuale, ma in genere sotto può voler dire: mal di pancia, dolori causati dal ciclo, e per quanto mi riguarda l’ irrigidirsi dei piedi durante un ora di lezione, etc. Fa parte di una comunicazione vera distinguere tra sopra e sotto. 

La Sacra Scrittura viene meditata con ragione per attenuare la differenza sotto-sopra. Paolo in 2 Tim 10-17b, che la Chiesa ha scelto perché si accenna a Luca, di cui oggi è la festa, parla di alcuni fatti molto concreti, addirittura di un mantello che ha dimenticato e che chiede gli sia riportato. Dema lo ha lasciato perché forse non è stato onesto nel riconoscimento della differenza sotto-sopra e così poi ha „preferito le cose di questo mondo“. „Solo Luca e con me“ - che bello che c’è almeno una persona che assiste Paolo, vecchio e prigioniero. Le nostre cose dell’eredità non possono essere ancora chiarite, mia mamma ieri al telefono ha detto un timido: se volete potere non venire; che gioia ho sentito in lei, quando le abbiamo risposto: veniamo per te! Paolo parla di un fabbro che si è „accanito contro la nostra predicazione“ e gli ha „procurato molti danni“. Che Dio ci liberi da questo tipo di accanimento. Ma Paolo non si lamenta, perdona chi lo ha lasciato da solo, anche se con il fabbro è oggettivamente duro (ci penserà il Signore): „Il Signore però mi è stato vicino“. Per quanto riguarda la predicazione il Vangelo di Lc 10, 1-9 ci ricorda che non si tratta solo di parole: si tratta di comunicare la pace di Gesù e guarire i malati. Se la pace non viene accolta, ritorna nel „missionario“ (che non è un proselita: ieri nella dodicesima ho spiegato questa differenza parlando di Gv 4). Non bisogna farsi scrupoli per quanto riguarda il cibo (chi lavora può e deve mangiare), ma non bisogna neppure fare del turismo da una casa all’altra per mangiare un po’ dappertutto.  

Uno dei miei grandi sogni sta franando: io un cittadino europeo vedo con terrore le scelte che vengono fatte nell’EU. „L'EU aumenta la sua dotazione finanziaria per gli aiuti militari all'Ucraina di altri 500 milioni di euro, portandola a 3,1 miliardi" (MZ), che ovviamente vengono presi, da un "cosiddetto fondo per la pace". In questo modo si contribuisce fortemente a che i critici dell’EU possano dire: è quello che abbiamo sempre detto. 

Per quanto riguarda la pace, Papa Francesco ha fatto affermazioni molto semplici: dopo una guerra un paese non si trova in una situazione migliore di prima della guerra, non dobbiamo cadere nella tentazione della logica di „Cappuccetto rosso“, ci sono aggrediti e aggressori ed è legittimo difendersi…Persone innocenti che muoiono feriscono il suo cuore di uomo e di pastore.… È certamente legittimo che questi frasi passino attraverso una „crisi speculativa“, insomma è lecito pensarci su, ma non è lecito fare di queste frasi quello che si vuole. È lecito distinguere tra conflitti interni ad un paese ed una guerra, come fa Riccardo Cristiano (cfr un suo articolo nella mia bacheca in Twitter), che però stima due persone che non dicono sempre lo stesso. Padre Paolo Dall’Oglio, che però da nove anni non è più presente nel dibattito, insiste sul fatto che il mondo arabo non ha meritato il tiranno di turno e per questo chiede democrazia per la Siria; il papa non contraddice ciò, ma afferma che la guerra in Siria non ha portato nulla di buono. Poi cominciano le interpretazioni: Riccardo Cristiano parla solo del ruolo terribile della Russia in Siria e Aaron Maté di quello degli USA: secondo me entrambe le narrazioni hanno del verosimile, ma il rischio è che entrambi i due giornalisti si fissino sulla loro interpretazione. Maté non ha il problema di seguire il papa, ma la sua posizione a me sembra oggettivamente più vicina al pensiero di Bergoglio che la posizione del bergogliano Riccardo Cristiano, che così in fondo fa a dire al papa ciò che vuol sentire, come tra l’altro fanno tanti in CL, con una posizione filo ucraina, che si serve di alcune frasi del papa e che ne censura altre e che non tenta neppure minimamente quello sguardo storico che non prende parte per una parte, ma cerca di comprendere le narrazioni in gioco, certamente conscio del rischio di ritenere una di queste più verosimile di altre…

La scuola oggi è di nuovo in prima pagina della MZ: in un paragone statistico la Sassonia-Anhalt non è peggio di altri Länder, anzi in matematica è meglio, ma i ragazzi della quarta classe (10 anni) nei confronti  del 2011 e del 2016 sanno meno leggere, ascoltare, e le altre competenze: ortografia e matematica, sono pure peggiorate. Cosa ciò significhi lo vedo ogni volta che insegno in una quinta classe. Soluzioni? Sono trent’anni che insegno nella scuola tedesca, prima bavarese e poi qui in Sassonia-Anhalt, è conosco tutte le promesse pseudo politiche, ma io sono filosofo e non partecipo ad esse. Nel mio blog avevo scritto un post sui miei anni nella scuola tedesca...

(Sera, dopo cena) In Homo Abyssus, 284-288 si gioca una partita decisiva, quella della trascendentalità del „nulla“, che può essere confusa con un elogio del nichilismo e del pensiero debole, ma questo solamente se si perde di vista la subalternità o secondarietà del pensiero al senso necessario dell’essere, che è amore gratuito e non una res assolutizzata. L’essere è „nulla“, cioè è espressione di una gratuità. Lo abbiamo già spesso detto: la donazione di una rosa è nulla, è gratis, è la rosa che è qualcosa. In questa radicale accentuazione della trascendentalità del „nulla“ Ulrich ci offre un criterio per uscire dal nulla del nichilismo e ci offre forse anche la più radicale critica della società capitalistica opulenta. Ciò che rende l’uomo davvero libero, però, è la gratuità dell’amore, non il sabotaggio della società capitalista.

(Notte) Etty legge Agostino e lo capisce, ma lo contraddice anche senza fare polemiche. Agostino: „ti lodi per le cose l’anima mia, Dio creatore di tutto, ma senza lasciarsi in esse invischiare dall’amore, attraverso i sensi del corpo“ (citato in Etty, Sabato mattina, 30.5.42) Nel corpo non si può trovare „un punto fermo“ continua Agostino ed Etty dice che „il mio involucro mortale richiede decisamente alcune riparazioni drastiche“, insomma gli da ragione, ma allo stesso tempo immagina „di riposare nel suo petto nudo, di sentire il battito regolare e leggero del suo cuore. Ero fra le nuda braccia della vita e ci stavo così sicura e protetta. Pensavo: com’è strano. C’è la guerra. Ci sono i campi di concentramento. Piccole barbarie si accumulano di giorno in giorno…so tutte queste cose che esistono, e continuo a guardare in faccia ogni pezzetto di realtà nemica“ (ibidem), come è costretto a fare il Daniele di „Tutto chiede salvezza“ (Daniele Mencarelli) in un reparto psichiatrico. Eppure „il petto nudo della vita“ le (Etty) da ancora conforto, anche se come immaginazione, ne sente tutta la bontà e misericordia: „io sento la vita in questo modo, né credo che una guerra, o altre insensate barbarie umane, potranno cambiarvi qualcosa“ (Etty), ma ovviamente sia Etty, allora, che io, ora, ne parliamo scrivendo sulla nostra scrivania disordinata (quella di Balthasar era invece ordinatissima). Insomma si Agostino ha ragione, il nostro corpo non è un punto fisso, anzi è proprio „un vecchio rudere in abbandono“ (Etty), eppure „piccioni bianchi…entrano ed escono dalle crepe delle sua mura“; il nostro spirito passa anche attraverso il desiderio del „petto nudo della vita“. 

Abba nostro…


(17.10.22 - “Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quello che si fa, ma molto di più con quello che si è”.  (Sant’Ignazio di Antiochia) Anche oggi è una bella giornata autunnale, accompagnata da una leggera nebbia, con le capre che mangiano nel mezzo del campo che da sul fiume. Koroliov mi fa compagnia invece con la sua interpretazioni delle variazioni di Diabelli, create da Ludwig van Beethoven. 

Efesini 2, 1-10 ci ricorda che la salvezza è per grazia. A differenza che in Hölderlin, in cui l’aria è tenerezza e vita (Romano Guardini), il principe delle potenze dell’aria in Paolo è il principe che ci spinge alla ribellione della carne. L’esempio che fa Paolo è quello dell’ira, una passione che ci rende schiavi, di cui parla anche Omero, anzi è il suo primo racconto: la narrazione dell’ira di Achille che paralizza lui, provoca indirettamente la morte del suo migliore amico, paralizza l’esercito greco ed in un certo senso spinge al conflitto anche l’Olimpo. La traduzione tedesca di Ef 2,3 dice che „eravamo per natura figli dell’ira“, quella italiana della CEI del 2009, suona invece: „eravamo per natura meritevoli d’ira“, nel mio commento ho seguito piuttosto la traduzione tedesca; essere figli dell’ira mi sembra diverso che meritare l’ira: da parte di chi? Comunque sia per grazia siamo liberati da ciò, così che siamo liberi: „da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli“. Siamo quindi già ora per misericordia e grazia partecipanti alla comunione dei santi in cielo, in quel cielo in cui si prega per noi  - anche don Giussani prega per noi ci ha ricordato il papa. Siamo salvati per un dono di un altro: „per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; ne viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene“.

Lc 12,13-21: a Gesù non interessa entrare nel dettaglio di una questione di eredità: non è mediatore e giudice, a lui interessa che viviamo la vita in forza dell’amore gratuito e non della cupidigia: certo ci sono alcune decisioni da prendere anche in questione di eredità, ma i tesori della terra non rendono felici. Nel Vangelo la cupidigia è quella di un uomo ricco di campagna, ma ciò vale per ogni bene. “I libri o la musica in cui pensavamo si trovasse la bellezza ci tradiranno nel momento in cui finiremo di confidare in essi; non era là la bellezza, s’è soltanto manifestata attraverso quei mezzi, e quel che ne è emerso è stato un forte desiderio. Queste cose – la bellezza, la memoria del nostro passato – sono buone immagini di ciò che desideriamo davvero; ma se le confondiamo con quella cosa, ecco che si trasformeranno in idoli, facendo a pezzi il cuore di chi ne fa culto. Infatti non sono quella misteriosa cosa desiderata, sono soltanto il profumo di un fiore che non abbiamo trovato, l’eco di un motivo che non abbiamo udito, le notizie di un paese che non abbiamo ancora mai visitato.” (C.S. Lewis, in una frase che ha pubblicato oggi Angelo Lucio Rossi nei „Contadini“)

Don Federico Picchetto, che una volta ho seguito di più, ha scritto un bel articolo nel „Sussidiario“ sull’incontro del papa con CL: „Francesco e don Giussani, come rinascere nell’anno della nascita“, ha messo in evidenza tre momenti forti: in primo luogo l’unità nella pluralità, in secondo luogo l’anticlericalismo come dimensione matura della percezione della propria persona, senza dipendenze infantili da un capo ed infine l’equilibrio tra carisma ed istituzione. Per quanto riguarda il primo punto credo che ci sia un passo da fare proprio per star vicino al papa in quella sua richiesta davvero forte di fargli compagnia nella profezia dell’annuncio della pace e dell’amore per i poveri. Le posizioni in CL non sono solo „molteplici“, ma „contraddittorie“, almeno a prima vista: bisognerà imparare a parlarci insieme, senza offendersi e con grande umiltà dell’ascolto.

Un articolo, - superiore a questo ci sono solo le parole dirette del Papa - che mi ha davvero commosso su questo incontro di Cl con il Papa, è quello di Massimo Borghesi, che va letto tutto; qui cito solo il finale: „Si tratta di un invito particolare, di un attestato di stima da parte del Papa. Comunione e Liberazione è chiamata a collaborare ad una triplice azione “profetica” del pontificato, ad impegnarsi nella lotta per la pace in Ucraina; in quella per per l’aiuto, materiale e spirituale, verso i poveri e gli emarginati; in quella di valorizzare il senso religioso come luogo di dialogo e di pace tra i popoli del mondo. Si tratta di azioni profetiche animate dalla presenza del Dio di Misericordia. La crisi di Cl, come di tanti movimenti ed associazioni oggi, può essere una grande occasione di crescita. Il Papa sabato ha dimostrato tutta la sua paternità ad una realtà che tanto ha dato alla Chiesa e tanto può dare oggi. La folla festante e composta di piazza San Pietro, toccante nei suoi canti e nelle due splendide testimonianze dell’africana Rose di Kampala e della marocchina Hassina, ha corrisposto a questa paternità. Ha compreso la tenerezza del Padre e il compito che le è assegnato“ („Collaboratori delle profezie del papa“).

Se ciò che pensiamo di Dio non passa attraverso quella che Ulrich chiama „la crisi speculativa“, trasformeremo prima o poi Dio in una „Res assoluta“, che non alcun rapporto di amore con il finito, con noi persone finite. Una crisi speculativa, come ho cercato di spiegare ai miei ragazzi della dodicesima classe, con un linguaggio molto più semplice, che ci viene richiesta da Gesù stesso nel dialogo con la samaritana in Gv 4. Le res non c’entrano un tubo di niente: Dio non può essere adorato solo a Wittenberg o Roma o Mosca o Gerusalemme, ma „in spirito e verità“ e questo „ lavoro speculativo“ non lo può fare nessuno per noi. Se Balthasar ha ragione che la orto-prassi non è uno delle mete del NT, allora già la confessione di aver avuto 5 mariti vale come „crisi speculativa“, come adorazione di Dio „in spirito e in verità“. Ed in fatti Gesù riconosce che la samaritana ha detto il vero…


(Notte) „Dio, certe volte non si riesce a capire ed accettare ciò che i tuoi simili su questa terra si fanno l’un l’altro, in questi tempi scatenati. Ma non per questo io mi rinchiudo nella mia stanza, Dio: continuo a guardare le cose in faccia e non voglio fuggire dinnanzi a nulla, cerco di comprendere i delitti più gravi, cerco di rintracciare il nudo, piccolo essere umano che spesso è diventato irriconoscibile. In mezzo alla rovine delle sue azioni insensate“ (Etty, di sera dopo cena, 29.5.42). Etty sa di Auschwitz, ma non cade nella tentazione di odiare o di non capire la reciprocità del male, parla con Dio di questa reciprocità: „certe volte non si riesce a capire ed accettare ciò che i tuoi simili su questa terra si fanno l’un l’altro, in questi tempi scatenati“. E non fugge nella stanza, anche se ama la sua scrivania, ancor più di un letto nuziale: „preferirò sempre una scrivania disordinata e piena di libri, che è soltanto mia, al più ideale ed armonico dei letti nuziali“ - sappiamo che a volte la travolge la carne, così che si spoglia nuda davanti al camino…ma è una donna fortemente spirituale, una che adora Dio „in spirito e verità“, una che passa attraverso la „crisi speculativa“ di cui ho parlato prima. Sa lodare Dio, nonostante tutto, „malgrado tutto“ e in lei si muove davvero qualcosa in „sotterranei processi“, che sono „lenti“. La crisi speculativa è lenta e la sua meta è liberarsi dalle res, ma anche dal maestro, sa, però, anche coltivare una „passione quasi oggettiva“…“al fine di salvare e preservare per l’umanità il materiale prezioso di cui è costituito“ (lei parla di Spier). È quello che provo per don Giussani: „il processo di reciproco avvicinamento è dunque parallelo a quello della reciproca liberazione“. Ma non è morto nel 2005? No, il papa ci ha detto che vive e prega per noi. E poi io l’ho percepito vivo alla tomba di Balthasar nel 2010. Quindi è un avvicinamento reciproco, anche se lui è in cielo ed io sulla terra. Quale è il suo dono oggettivo? Il suo carisma, il suo essere educatore e il suo essere figlio della Chiesa (lo ha detto il papa), ma ci ha detto anche di non stare fermi e ciò significa non essere appiccicati a lui: „la mia guarigione e rigenerazione devono venire dalle mie forze, non dalle sue“ (lo dice Etty di Spier). Ma vale per me e Giussani. C’é stato chi mi ha detto che la Fraternità non è un’identità forte come un ordine, vero, ma non vero. È il mio „compito“, parte del mio „compito“, ma in un processo di totale liberazione al cospetto solo di Dio, senza alcun „aliquid“ di mezzo: non est aliquid inter Deum et creaturam! E la traiettoria c’é l’ha indicata il papa ed è triplice: diventare profeti di pace, profeti dei poveri, profeti del senso religioso, cioè in dialogo con tutti coloro che adorano Dio „in spirito e verità“, anche se non fanno parte della mia confessione o della mia religione. Ed ora tutto ciò deve diventare carne! 


Abba nostro…


(16.10.22) Continuo il lavoro sulle parole che ci ha detto il Papa, che ho cominciato ieri. Il secondo aspetto che ieri il Santo Padre ha sottolineato è stato quello di don Giussani educatore, un educatore che ha creato persone libere e che sono diventate loro stesse, in diversi ambiti lavorativi, e non una copia di lui. Il Santo Padre ci ha proposto con quelle poche parole il tema della critica al „proselitismo“ ed ha, in un certo senso, reso di nuovo figli del grande maestro lombardo anche chi non partecipa più ai gesti del Movimento. Attenti, lo dice uno che è convolto fino in fondo emozionalmente in questo carisma: quando dopo il taglio cesareo mi hanno messo mia figlia in braccio le ho cantato „Al primo chiarore del giorno“, l’inno che è stato scelto ieri per le „Lodi“ in Vaticano. Borghesi sull’ „Osservatore Romano“ ha scritto qualche giorno fa: „Luigi Giussani, di cui il 15 ottobre celebriamo il centenario della nascita, è stato probabilmente il più grande educatore nell’Italia della seconda metà del ’900“. Vero, ma per l’appunto „probabilmente“; non sappiamo che cosa in cielo sia grande e cosa sia piccolo. Giovanni Battista è grande e piccolo allo stesso tempo. Per quanto mi riguarda Ferdinand Ulrich, non in primis la sua filosofia, ma lui,  nei dialoghi faccia a faccia tra noi due, è stata una presenza „educatrice“ potentissima, anche se a livello quantitativo non ha raggiunto così tante persone come don Luigi. 

Per quanto poi riguarda la parte su don Giussani, figlio della Chiesa, il Papa ci ha spiegato l’importante opposizione polare feconda tra istituzione e carisma: „Don Giussani ha insegnato ad avere rispetto e amore filiale per la Chiesa e, con grande equilibrio, ha saputo sempre tenere insieme il carisma e l’autorità, che sono complementari, entrambi necessari. Voi cantate spesso nei vostri incontri il canto “La strada”. Giussani, proprio usando la metafora della strada diceva: «L’autorità assicura la strada giusta, il carisma rende bella la strada“. Senza autorità si rischia di andare fuori strada, di andare in una direzione sbagliata. Ma senza il carisma il cammino rischia di diventare noioso, non più attraente per la gente di quel particolare momento storico“ - ho interiorizzato totalmente questo atteggiamento che era proprio anche di Balthasar ed Ulrich. Ma a parte questo tema importantissimo, il Papa ha detto una frase che mi ha fatto quasi piangere: tra i diversi compiti dell’autorità ha citato questo: „tutelare i membri del movimento, nel promuovere il loro cammino cristiano e la loro formazione umana e spirituale“ (cioè il loro carisma personale). Questa tutela da me tanto desiderata, non è mai stata presa davvero sul serio, se non come noiosa ripetizione della richiesta di fedeltà ai gesti; vi è qualche eccezione, ma nella modalità della reciprocità e non della tutela; comunque, vista la singolarità della mia via, devo abituarmi che questa tutela non l’avrò mai. Il che non rende gli altri meno colpevoli.

Mi ha fatto anche tanto bene che il papa abbia connesso il tema dell’incontro con persone concrete alla scena di Filippo con il funzionario della regina di Etiopia, che avevo già citato nel mio messaggio a Michela: questa connessione è una critica radicale ad ogni forma di culto della personalità. Filippo è solo uno strumento della volontà salvifica di Dio. 

Infine il Papa ci ha chiesto aiuto e ci ha invitato a curare l’unità: „E, per concludere, vorrei chiedervi un aiuto concreto per oggi, per questo tempo. Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace – Cristo, Signore della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa davvero, lo dico davvero: mi spaventa –; nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli. Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria. Non rimanere fermi“. Negli ultimi giorni nel mio diario avevo parlato di  due iniziative di pace e mi sono deciso per quella proposta dalle ACLI, da Sant’Egidio, da Articolo 1, da „5 Stelle“ e sembra anche dal PD, mentre ho criticato quella che avevo visto nella bacheca di Riccardo Bonacina, perché a me quella sembrava (!) piuttosto una dichiarazione di guerra alla Russia che una manifestazione di pace. Appena ho messo nella mia bacheca in Fb il manifesto di quella delle ACLI… sono stato immediatamente aggredito da un vecchio di CL: proposta ridicola…Credo che il Papa non voglia che ci parliamo in questo modo; a me sembra la proposta delle ACLI… (che scenderà in piazza il 5.11.) sia più adeguata alla critica che ha fatto il Papa alla logica di „Cappuccetto rosso“, comunque dobbiamo imparare a dire i nostri argomenti senza insultarci. Anch’io devo imparare!   

Carissima E., oggi è il tuo 30esimo compleanno; non so se ti senti giovane o già vecchia. Il grande scrittore americano Philip Roth diceva, che una donna diventa interessante quando compie 35 anni, se Roth ha ragione, ma nella sua frase c’è anche una buona dose di arroganza maschile, allora sei ancora giovanissima. Da Elena Ferrante ho imparato che i maschi hanno sempre la tendenza a inventarsi una donna che è il loro ideale di donna. La zia ed io ti auguriamo di essere quella donna che desideri di essere, guardando in alto - il lavoro di storica già rende la prospettiva più ampia, ma a livello orizzontale e noi abbiamo anche bisogno di una „verticale“. Preghiamo per te e ti abbracciamo forte forte, zio Roberto 

Ho ascoltato il discorso di 24 minuti del ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, al congresso del partito dei „Verdi“: quello che dice è esattamente il contrario di quello che ho cercato di riflettere in questi mesi a partire dal 24 Febbraio qui nel mio diario: il paragone indiretto, ma neppure tanto, con i crimini nazionalsocialisti, la responsabilità unica di Putin, il partito della pace e dei diritti dell’uomo che per questo sostiene la guerra in Ucraina, etc. Questa mitologia democratica-pacifista-guerriera è secondo me la conseguenza della logica di „Cappuccetto rosso“. 

(Pomeriggio) Ho parlato in famiglia e con amici di questo tema e di quello che pensavo del discorso della Baerbock - un amico italiano è completamente d’accordo con me. In famiglia c’è chi dice che non essendo chiaro una strategia per una exit dal conflitto, preferisce non approfondisce il tema; mio figlio mi ha fatto leggere un articolo di Alexander Gabuev, che difende una  tregua, perché al momento non è possibile la pace. Ed anche una amica giurista faceva l’esempio di due genitori che si bisticciano e che prima di trovare un accordo tra le narrazioni dovrebbero trovare un accordo per far si che il bambino possa passare da un genitore all’altro, prima dell’accordo tra le narrazioni: insomma si tratta di trovare delle regole in cui il passaggio del bambino da un genitore all’altro accada senza violenza verbale tra i due…

Per quanto riguarda il papa, che mio figlio sente anche come orientamento ultimo: ci sono delle sue frasi di ieri che mi sono entrante nel midollo spinale (forse si dice così): mi aspetto di più da voi! Non fermatevi! Lo lasceremo da solo in quella sua richiesta di accompagnamento nella profezia della pace? Forse, si. Il suo grido non arriverà fino a noi: mi aspetto più da voi! Non fermatevi!  C’è qualcuno che voglia seguire davvero il papa e non Charles Perrault (l’autore di Cappuccetto rosso)?

C’è un testo di don Giussani della viglia del Natale del 2000 sulla pace che mi conforta molto. Il Papa ci ha chiesto di andare anche al di là dei singoli giudizi di don Giussani, perché il tempo è cambiato; non si tratta di abbandonare il suo metodo, ma di renderlo vivo ora. Quindi non cito questo testo come „vangelo“, ma è ugualmente davvero impressionante, almeno in alcuni punti. In primo luogo la pace ha a che fare con il cuore dell’uomo, „in ogni situazione, come forma di ogni rapporto“. Poi ci offre un discernimento da brividi: „"Viviamo in un’epoca che sembra descritta dalla frase biblica «Io sono per la pace, ma quando ne parlo essi vogliono la guerra» (Salmo 119)“. Non basta neppure parlare della pace per volere la pace: nel discorso del ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, che ho citato prima, lei parla in continuazione di pace, ma vuole la guerra. Baerbock dice che in vero la guerra non la vuole lei, la vuole solo Putin. E questo è un mito, che non tiene conto di quello che don Giussani aveva capito nel 2000 e delle tante cose che ci ha detto il Papa in questi mesi: „Così, collocare la divinità - o, in altri termini, il supremo scopo dell’agire - nella potenza politica, potrà illudere le persone più impegnate, più pensose, circa la possibilità di realizzare quella che gli antichi chiamavano «pax romana» - una generica tolleranza verso tutti, salvo l’ultima parola che si riservava il potere politico, per cui era permessa un’attenzione a qualsiasi Dio purché non deprimesse la divinità dell’imperatore - e che nei nostri tempi si potrebbe chiamare «pax americana» o pace sociale“. Il papa oggi parla di scontro tra imperialismi insomma tra la pax americana, descritta molto bene da Giussani e la pax russa, che vuole essere l’ultimo baluardo contro l’idea occidentale della „generica tolleranza verso tutti“. Giussani usa un registro molto profondo, quando dice che non vi è pace, senza senso religioso e senza l’ipotesi che la vita ha un senso: „il pre-sentimento di una positività ultima“, che ci permette di impegnarci in un cammino di pace e di sostegno dei poveri. Mi fermo qui, perché vorrei meditare ancora un video, credo il primo, che è stato fatto vedere ieri, mentre i confratelli aspettavano il papa. Comunque anche il testo del 2000 prosegue parlando del Natale.

In questo video Don Giussani medita quel momento in cui Maria è lasciata da sola dall’angelo. L’annuncio dell’avvenimento, l’assenso di Maria e poi l’avvenimento sono accaduti, ma lei ora è sola (non in una piazza con tante sorelle e fratelli che la sostengono). È il momento della fede, con cui deve affrontare i suoi genitori e Giuseppe, ma è anche il momento della ragione, della lealtà - non può negare ciò che le è accaduto e ciò che le è accaduto è davvero „id quod maius cogitari nequit“. Il totalmente altro è diventato in lei non-aliud! Carne della sua carne! Il Mistero è in lei, nel suo essere totalmente altro, non-aliud (Nicola di Cusa, Ferdinand Ulrich). Questa cosa è da brividi! Ed è qualcosa che accade prima del senso religioso, anzi è proprio questo avvenimento che permette a don Giussani di scrivere sul senso religioso, che gli permette di leggere Leopardi, scoprendone quel di più, che solamente un cuore così poteva vedere; poteva vedere cosa Leopardi davvero cercasse e che era già accaduto, ma che gli (a Leopardi) sembrava troppo astratto…

(Notte) „Andare davvero con le proprie gambe per la nostra strada, quando si sta bene ed anche quando c’è malessere, in salute e in malattia, nei momenti creativi  e in quelli di depressione“ (Etty Hillesum, Di sera, dopo cena del 29.5.42) - e quello che ci ha voluto ieri insegnare il papa, con il suo rinvio alla storia di Filippo e del funzionario eunuco della regina di Etiopia; certo in un contesto ecclesiale, in una „compagnia“, ma anche si Etty si sente in un „ottima società“ con Michelangelo, Leonardo Dostoevskij, Rilke, Agostino e gli Evangelisti. Bisogna davvero imparare a discernere tra „vincolo e unione“ - di vincoli da schiavi non ne abbiamo bisogno, né con don Giussani né con nessun altro. Anche Etty cerca di liberarsi da un cattivo vincolo con Spier. 

Abba nostro…


(15.10.22 - Centesimo anniversario della nascita di don Giussani; Teresa di Gesù) -  Nel suo commento al ciclo delle letture del canone romano („Luce della Parola“ Treviri, 1987) Balthasar mi aiuta a comprendere il senso delle tre letture della 29esima domenica dell’anno C. Il tema è la preghiera. La Sacra Scrittura non fa mai propaganda per una mera „orthos-praxis“  (per un mero agire giusto). Spesso prende ad esempio persone che non sono per nulla moralmente integre, come nel Vangelo di questa domenica (Lc 18, 1-8), con il rinvio di Gesù al giudice ingiusto. „E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?“, se il giudice ingiusto, per suoi motivi egoistici, da ragione alla vedova insistente. Il problema che ha Gesù non è quello se le preghiere vengono esaudite, perché le preghiere vengono sempre esaudite, „prontamente“, anche se non sempre ciò corrisponde alla nostra „fantasia“ e al nostro „volere immediato“, il problema di Gesù è: „ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?“ Insomma c’é ancora qualcuno che prega con insistenza? La prima lettura (Ex 17,8 - 13) permette a Balthasar di dire che nelle battaglie spirituali del nostro tempo, abbiamo bisogno di persone che agiscono, come Giosuè, ma anche di persone che pregano e fanno penitenza come Mosè. La Chiesa ha sempre due polmoni ed uno dei quali si trova nei conventi, nelle clausure, nelle camere nascoste (per esempio scrivendo un diario) ed un altro nell’azione. La seconda lettura (2 Tim 3,14) ci rimanda all’importanza della Sacra Scrittura: chi crede, deve ritornare sempre di nuovo, a quello che ha imparato e questo non è tradizionalismo (indietrismo), ma un invito a ritornare sempre di nuovo alle Scritture: in esse impariamo a pregare! Chiediamo con grande intensità la pace, ispirati dalla Scrittura. 


Devo andare al consiglio pastorale della parrocchia grande (mercoledì avevamo avuto quello della parrocchia piccola) e quindi ho scritto molto in fretta. (Più tardi) Dell’incontro, il cui tema era il volontariato nella Chiesa, vorrei rilevare un momento che mi sembra importante: il passaggio da una chiesa che ci assiste, ad una chiesa a cui partecipiamo (questo è il momento di verità della Chiesa in Germania, il momento problematico è la totale o quasi mancanza del sub et cum Petro). Il modo con cui è stato presentato il tema del volontariato, da una parte evoca in me il desiderio della gratitudine, per esempio per l’organista che suona regolarmente nella Chiesa pur avendo 70 anni, ma anche la critica che siamo troppo occupati con noi stessi, siamo troppo poco chiesa in uscita, troppo poco chiesa ospedale da campo, etc.


Essendo il parroco ammalato tengo stasera il domenicale „Servizio della Parola“ (per questo motivo oggi ho meditato non le letture del giorno, ma quelle domenicali). Le nostre usanze tedesche non corrispondono credo all’„Istruzione su alcune domande riguardanti la collaborazione dei laici al servizio dei sacerdoti“, firmata da sei congregazioni il 25.8.1997. Io non faccio a gara con nessuno per tenere questi „Servizi della Parola“, ma mi sono adeguato alle necessità della nostra parrocchia e ritengo del tutto demenziale ed infantile la glorificazione di un documento vaticano, come quella proposta da Guido Horst, che come giornalista semplicemente amplifica il gossip vaticano e le critiche reazionarie ed ingiuste al Papa, apparso il 13.10.22 nel giornale cattolico reazionario, „Die Tagespost“, con il titolo „Quo vadis, Petrus?“. Ricordo infine che nella „scala dell’obbedienza“ (Gloria, Antico Patto) Balthasar dice che alcuni profeti parlano nel nome di Dio, perché lo vuole Dio e non perché hanno un ministero apposito. E questa è la mia preghiera, che io parli di e con Dio e in questo modo partecipi alla costruzione della Chiesa. 


L’editoriale di Friederike Böge (FAZ di questo fine settimana), „Xi Jinping Sackgasse“ sostiene la tesi che la crisi in Cina non è solo un’ „ammaccatura“ , ma un effetto del sistema di dominio autocratico. È possibile che ciò sia vero, ma il giornale del capitalismo di Francoforte non si pone la stessa domanda a riguardo del sistema di dominio democratico, cioè se anche noi non abbiamo solo delle ammaccature, ma degli errori sistemici. Insomma è un articolo che critica „gli altri“, cosa certamente legittima, ma che suppone che noi siamo meglio, al massimo che cominciamo la maratona con il virus un po’ troppo tardi…


(Pomeriggio) Cara Michela, ci vedo anch’io una continuità tra il discorso del 7.3.2015 e questo di oggi, 15.10.22. Nel primo discorso aveva accentuato il tema del decentramento del carisma, in questo ha parlato della polarità tra carisma ed istituzione. Ha parlato dei problemi che ci sono stati dopo la morte di don Giussani, si è ringraziato per l’opera di don Carrón, anche come collegamento con la Santa Sede, e ci ha chiesto di curare l’unità tra di noi, ha detto che ogni persona deve essere responsabile del carisma e che don Giussani non voleva che tutti fossero una copia di lui.  "Don Giussani aveva una grande sensibilità nel rispettare l’indole di ognuno, la sua storia, il suo temperamento, i suoi doni. Non voleva persone tutte uguali e non voleva nemmeno che tutti imitassero lui“. Con il rinvio alla storia di Filippo e il funzionario della regina di Etiopia ci ha detto che non dobbiamo incollare le persone alla nostra: „Ebbene, come termina questo episodio? Filippo battezza l’eunuco e il testo dice: «Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più» (At 8,39). “Non lo vide più”! Dopo averlo condotto a Cristo, Filippo scompare dalla vita dell’eunuco! Ma la gioia dell’incontro con Cristo rimane, - quella gioia dell’incontro rimane sempre! - infatti il racconto aggiunge: «E pieno di gioia, proseguiva la sua strada». Tutti siamo chiamati a questo: essere mediatori per gli altri dell’incontro con Cristo, e poi lasciare che essi percorrano la loro strada, senza legarli a noi“. Questo è certamente un modo di riproporre il tema del „decentramento dal carisma“. I tre punti su cui ci ha fatto riflettere: don Giussani, uomo carismatico; don Giussani, educatore e don Giussani, figlio della Chiesa sono importantissimi, per farci comprendere che per quanto don Giussani sia stato un uomo libero e rimasto sempre un uomo umile. Alla fine ci ha invitato ad un lavoro profetico per la pace. Che il Signore benedica il Papa, Roberto PS che don Giussani preghi per tutti noi.


(Notte) Sulla questione del carisma questa volta il Santo Padre ha detto: „Anzitutto, è importante ricordare che non è il carisma a dover cambiare: esso va sempre nuovamente accolto e fatto fruttificare nell’oggi. I carismi crescono come crescono le verità del dogma, della morale: crescono in pienezza“ - qui c’è una polarità tutta da scoprire: il carisma non deve cambiare, ma cresce. Non si tratta di farne arbitrariamente qualcosa d’altro, ma allo stesso tempo non può essere fissato nell’immobilismo. Continua il Papa:  „Sono i modi di viverlo che possono costituire un ostacolo o addirittura un tradimento al fine per il quale il carisma è stato suscitato dallo Spirito Santo. Riconoscere e correggere le modalità fuorvianti, laddove necessario, non è possibile se non con atteggiamento umile e sotto la guida sapiente della Chiesa. E questo atteggiamento di umiltà lo riassumerei con due verbi: ricordare, ossia riportare al cuore, ricordare l’incontro con il Mistero che ci ha condotti sin qui; e generare, guardando avanti con fiducia, ascoltando i gemiti che lo Spirito oggi nuovamente esprime. «L’uomo umile, la donna umile ha a cuore anche il futuro, non solo il passato, perché sa guardare avanti, sa guardare i germogli, con la memoria carica di gratitudine. L’umile genera, l’umile invita e spinge verso ciò che non si conosce. Invece il superbo ripete, si irrigidisce […], va indietro e si chiude nella sua ripetizione, si sente sicuro di ciò che conosce e teme, teme sempre il nuovo perché non può controllarlo, se ne sente destabilizzato… perché? Perché ha perso la memoria». Guardate la memoria del fondatore.

Carissimi, abbiate a cuore il dono prezioso del vostro carisma e la Fraternità che lo custodisce, perché esso può far “fiorire” ancora molte vite, come ci hanno testimoniato Hassina e Rose. La potenzialità del vostro carisma è ancora in gran parte da scoprire, ancora c’è gran parte da scoprire; vi invito perciò a rifuggire da ogni ripiegamento su voi stessi, dalla paura – la paura non ti porterà mai a un buon porto - e dalla stanchezza spirituale, che ti porta alla pigrizia spirituale. Vi incoraggio a trovare i modi e i linguaggi adatti perché il carisma che don Giussani vi ha consegnato raggiunga nuove persone e nuovi ambienti, perché sappia parlare al mondo di oggi, che è cambiato rispetto agli inizi del vostro movimento. Ci sono tanti uomini e tante donne che non hanno ancora fatto quell’incontro con il Signore che ha cambiato e reso bella la vostra vita!“

Durante il „Servizio della Parola“ ho parlato dell’incontro di CL con il Papa ed ho chiesto di pregare con me una decade del Rosario per l’intenzione che il Santo Padre ci ha espresso alla fine, di accompagnarlo nella profezia per la pace. 

(Notte profonda) Adesso ho visto una grande parte dell’incontro con il Papa - dalle lodi in tono retto, ai video con don Giussani, alle canzoni, che sono piaciute sempre tanto sia a mia moglie che a mia figlia, all’atmosfera di un popolo che ama il papa, così tanto è per me „casa“, eppure sono grato che il papa abbia detto che ci sono state e ci sono cose che non vanno e che lui si aspetta di più da noi. Perché la festa di un popolo può diventare un’apparenza che vela l’incarnarsi del Figlio di Dio nel grembo di una ragazza, che per l’appunto dopo che l’angelo l’ha lasciata, era sola, a sola ad affrontare genitori, fidanzato e parenti e amici. Come spesso lo siamo noi che viviamo nella diaspora, lontani da quella festa di popolo.  E basta pensare a certe discussioni con ciellini in rete, appena non sono d’accordo diventano davvero insopportabilmente disgustosi. L’inaudito non è essa (la festa di un popolo), ma che Dio si sia fatto uomo! Per noi! 

Abba nostro…


(14.10.22) Nell’ottava classe (14 anni) stiamo parlando di Abramo ed oggi abbiamo letto e commentato Gen 18, 20-33: un dialogo molto ricco, con i miei studenti, che non riporto, ma vorrei sottolinearne solo un momento che abbiamo elaborato: non si prega mai contro qualcuno, ma sempre per qualcuno! Una ragazza mi ha chiesto se una figlia può pregare che muoia la mamma che sta soffrendo tanto per una malattia inguaribile, le ho risposto che anche questa è una preghiera per, non una preghiera contro. L’impegno di Abramo per gli abitanti di Sodoma (la sua trattativa con Dio fino ai dieci giusti: …se ci sono questi giusti ti prego di risparmiare Sodoma…) mi ha sempre molto commosso.


Oggi è san Callisto, papa martire (222 d. C.) - mio papà, veniva chiamato dagli amici e in famiglia, Callisto. Della prima lettura (Ef 1,11-14) vorrei sottolineare il problema della „predestinazione“ - se Dio non è l’interior intimo meo di cui parla Agostino, allora questo pensiero è inconciliabile con la libertà e con l’autenticità, che è il tema di questo diario. „Il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà“ è il progetto dell’interior intimo meo, insomma di uno che mi è più intimo di come io lo possa essere a me stesso. Nel passo c’è anche una frase davvero inclusiva: si può sperare in Cristo anche primo di Cristo. „Noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo“; questo pensiero deve essere ereditato anche per un’epoca „dopo Gesù, senza Gesù“ (Peguy). Paolo ci educa alla confessione: la verità nel cristianesimo non è neutrale, è salvifica. In attesa della sua seconda e definitiva venuta abbiamo una „caparra“: lo Spirito Santo, che non è da intendere come una terza epoca dopo quella del Padre e del Figlio (Gioacchino da Fiore, Lessing…), ma che è l’oggettiva e libera conferma dell’amore del Padre e del Figlio. Per nulla qualcosa di ripetitivo ed insignificante come pensa la Lenù della Ferrante. Spirito è libertà massima, ma anche massima istituzione, che supera la spontaneità dell’amore. Forse la parola più dura che si può dire della nostra epoca è che sta diseducandoci ad una tirannia della spontaneità.


Il Vangelo (Lc 12,1-7): Cristo ci vuole liberare dall’ipocrisia dei farisei di tutte le epoche; ci vuole educare ad essere „pubblici“: „non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto“. Ed in modo più realistico di Epicuro ci vuole liberare dalla paura. Se proprio dobbiamo avere paura, allora dobbiamo avere paura del diavolo, ma il verso finale è una vera e propria liberazione: „anche i cappelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura…“.


Seguendo alcune narrazioni degli avvenimenti negli USA mi sono fatto l’idea che tra le stoltezze dei Repubblicani e quelle dei Democratici non vi è una reale differenza di valore e che i primi sono per lo meno più chiari nelle mete che vogliono raggiungere. Gli interventi di Trump degli ultimi giorni li ho trovati più consoni al giudizio del Papa di quelli di Biden, ma ieri ho ho scoperto che Branko Marcetic ha difeso il presidente americano, contro la sua amministrazione, come una persona che vuole davvero evitare la terza guerra mondiale. Ne ho parlato subito, perché nel mio diario non seguo una certa „ideologia“, ma tento di essere „autentico“. La rivista socialista „Jacobin“, di cui Marcetic è il responsabile, ha anche un giudizio diverso di quello che mi sono fatto su Repubblicani e Democratici: „Ma nonostante la sua propensione al ridicolo, la destra rimane molto più efficace nell'alterare la realtà di quanto non lo siano i liberali o la sinistra. Questo paradosso della politica americana esiste da tempo“ - con la parola „destra“ si intendono in primo luogo i Repubblicani e con quella „liberali o la sinistra“ i Democratici. Il mio giudizio nasceva dal fatto che le esagerazioni interpretative del „6 gennaio“ o l’inesistente „Russiagate“ erano frutto dell’immaginazione „democratica“. La rivista Jacobin prosegue: nella destra „c’è stato un importante progresso, a partire dalla prima campagna di Donald Trump. Le élite di destra e la base lavorano ora in una collaborazione molto più stretta di quanto non facessero prima di Trump, sia in termini di co-creazione di una realtà alternativa sempre più astratta da abitare, sia per apportare cambiamenti concreti al panorama politico reale. Spronati da idee prive di fondamento nella realtà, sono tuttavia la forza principale che definisce l'agenda politica e influenza la realtà in cui viviamo. Considerando la morsa dei conservatori sul potere giudiziario federale, il crescente entusiasmo della base di destra nel commettere violenza e le reazioni disinvolte e ammiccanti delle élite del GOP (Grand Old Party, cioè i Repubblicani), ci sono molte ragioni per preoccuparsi“ (dall’articolo „The Right might be ridiculous, but that isn’t stopping them“). Se questa narrazione degli eventi è giusta, ovviamente essa relativizza la mia.


(Tardo pomeriggioAncora una volta e con coraggio „Useful idiots“ cerca di illuminare il conflitto ucraino tenendo contro di entrambi i punti di vista: quello ucraino (che è sostenuto da tutti i corporate media e che Katie Halper Aaron Maté analizzano con grande scrupolo) e quello russo (per esempio nella puntata odierna con l’intervista a Wyatt Reed, un giornalista statunitense che scrive per Sputnik, un organo di informazione dello Stato russo). La puntata viene presentata così: Wyatt Reed  „è in prima linea in Ucraina. Il suo hotel è stato bombardato da un attacco ucraino poche ore dopo il suo arrivo, mentre lui si trovava a pochi passi. Condivide con noi i video dell'attacco e ci descrive come ci si sente nella zona di guerra“. La puntata non ha solo lo scopo di far conoscere il destino di Wyatt Reed, ma vuole comunicarci l’altra prospettiva: „A Donetsk, riferisce Reed, la guerra è in ogni momento della vita quotidiana. Descrive la scelta di quale direzione guardare quando si sceglie un posto a sedere al ristorante, tenendo conto della direzione da cui arriveranno le bombe e da cui voleranno le schegge. "È qualcosa che la gente qui vive in prima persona“. Eppure i media occidentali si rifiutano di presentare queste zone mortali dell'Ucraina. Donetsk, dove vivono molti russi etnici, è una delle repubbliche secessioniste che combattono il governo ucraino dal colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti nel 2014. Per loro la guerra non è iniziata con l'invasione della Russia lo scorso febbraio, ma otto anni prima. Reed ci dice che il numero di giornalisti occidentali a Donetsk si conta sulle dita di una mano e che Useful Idiots è uno dei pochi organi di informazione occidentali che condividono la sua storia. La gente vuole solo essere ascoltata, spiega, raccontando la storia di un uomo che "tra le lacrime ha detto: 'Vorrei che questi cosiddetti giornalisti occidentali che dicono tutto questo sulla situazione passassero un solo giorno nei miei panni’". Ma di questi tempi, raccontare una prospettiva dall'altra parte ti fa solo etichettare come propagandista del Cremlino. È importante notare che Reed lavora per un'azienda statale russa quando si analizza il suo reportage. Ma è impossibile valutare appieno la situazione se non si ascoltano entrambe le parti. E Reed condivide la prospettiva della popolazione di Donetsk: "È davvero inimmaginabile finché non si viene qui e si capisce che questo è ciò che la gente sta sopportando da quasi un decennio“ (Redazione di „Useful idiots“, 14.10.22).


„Solamente l’essere sussistente, come il totalmente Altro, che non ha „nulla“ fuori di sé, è un „Non-aliud“. Solamente quando Dio è essenzializzato come „Summum ens“, si rivela come il totalmente Altro, che irrompe come un nemico nella finitezza“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 286). Questa frase é decisiva per comprendere chi è Dio e chi sono gli uomini - quest’ultimi sono „fratelli tutti“, ma ciò non significa che l’altro non sia altro. Quando mia moglie ha mal di testa, non necessariamente ho mal di testa anch’io. Lei rimane alius-quid, qualcosa d’altro. Mentre Dio, che è amore assoluto, è in quanto totalmente Altro, anche Non-aliud (Non altro). Insomma è „interior intimo meo“ (Agostino). Gli essenti non sono quindi delle essenze coordinate da una gnosi assoluta - che è per l’appunto la conoscenza dell’ „essenza posta in sé e non partecipata“. Questa non partecipazione rende l’altro estraneo e non fratello, un’alterità estranea. Riconoscere che l’altro è alius-quid è un modo concreto di evitare ogni forma di assolutizzazione dell’alterità. A livello teologico ciò accade quando Dio è „essenzializzato come „Summum ens““ , così che Egli è solo totalmente altro e non più non aliud. Il discorso essenziale, che non ha più a che fare con l’esperienza degli essenti realmente esistenti, ci rende l’altro nemico, come l’assolutizzazione del totalmente altro di Dio lo rende un nemico della finitezza.


Abba nostro...

(Notte) Domani è il centenario della nascita di don Giussani e il Movimento si incontra con il Papa a Roma. Dall’articolo di Massimo Borghesi, apparso ne „L’osservatore Romano“ („Innamorato di Cristo e del mondo“), prendo alcune citazioni che mi sembrano molto belle: 1. «Come possiamo rispondere a questa domanda noi che non siamo stati alle nozze di Cana, che non abbiamo visto il paralitico guarire, che non abbiamo assistito al funerale di Naim, che non lo abbiamo seguito per tre giorni nella steppa, dimenticando persino il cibo? La familiarità con Lui da cui nasce l’evidenza della sua parola come unica che dia senso alla vita, come possiamo viverla? Il modo c’è: la compagnia che da Cristo è nata ha investito la storia; è la Chiesa, suo corpo, cioè modalità della sua presenza oggi. È perciò una familiarità quotidiana di impegno nel mistero della sua presenza entro il segno della Chiesa. Di qui può nascere l’evidenza razionale, pienamente ragionevole, che ci fa ripetere con certezza ciò che Lui, unico nella storia dell’umanità disse di sé: Io sono la via, la verità, la vita» (Don Giussani, 1982). 2. «L’avvenimento cristiano —scrive — si palesa, si rivela, nell’incontro con la leggerezza, la sottigliezza e l’apparente inconsistenza di un volto che si intravede nella folla: un volto come gli altri, eppure così diverso dagli altri che, incontrandolo, è come se tutto si semplificasse. Lo vedi per un istante, e andando via porti dentro di te il colpo di quello sguardo, come dicendo: “Mi piacerebbe rivederla quella faccia!”». 3.«Sai che cosa ho capito ai miei 80 anni? Che la misericordia non è il perdono, ma l’amore all’origine. […] In quella drammatica scena, quando Giuda si presenta davanti a Gesù nell’orto degli ulivi, la prima parola che Gesù gli dice è “amico”. Non gli dice: “Io ti perdono ciò che stai per fare”. Lui afferma prima l’amore, per muovere la libertà dell’altro». 4.«Oh Gesù mio dolcissimo, amico, fratello, compagno, è con te che io cercherò di trascinarmi tutti gli uomini che incontrerò, di trascinarmeli con te Signore, perché il nulla non abbia nessun possesso a nostro carico».

Sono temi importanti: la Chiesa, pur con tutti gli scandali, è e rimane la modalità principale della presenza di Cristo. La Chiesa, che ha anche una dimensione istituzionale, è il volto di una persona che ci ha portato a lui; per Konstanze e me: Ferdinand Ulrich. Quella che don Giussani chiama „l’amore all’origine“ è il dono gratuito dell’essere come amore.Il nulla dell’amore gratuito è l’unico antidoto contro il nulla del nichilismo, e il piccolo amico di Gesù, che cerco di essere, sa che questo è il contenuto più importante della preghiera: „Gesù mio dolcissimo, amico, fratello, compagno, è con te che io cercherò di trascinarmi tutti gli uomini che incontrerò“ (non nella modalità del proselitismo, ma della missione). La mia via particolare con il primo incontro con von Balthasar (ed Adrienne), il proseguimento di questo incontro con Ulrich ed infine l’assenso alla fraternità, non può essere capito; tante volte sono stato ferito perché ho cercato che gli altri lo capissero, ma davvero non è necessario che lo capiscono. L’importante è che io vada sulla mia via fino in fondo, con il Suo aiuto e con le persone che mi dona giorno per giorno, in primo luogo mia moglie. 



(13.10.22) Mia figlia Johanna è diventata ieri la redattrice principale di una rivista che ha amato tanto da piccolina: una rivista di fate, Winx, nella casa editrice Blue Ocean. Oggi Ferdinand ha l’esame di chimica, ma non sa , anche per l’influenza grave che ha avuto, se c’é la farà. La prossima possibilità di dare questo esame sarà nell’Aprile del 23. Adrienne ora pro ei. 

L’inno di Ef. 1, 1-10 sul „progetto di Dio per la salvezza dell’uomo, che era uno dei fondamenti della spiritualità di Elisabetta di Dijon, mi ha sempre colpito tanto, in modo particolare il verso: „ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra“ (1,10). Non ho mai letto un verso così inclusivo e così potente, perché nulla vada perso. Il Vangelo (Lc 11,47-54) fa vedere comunque tutto il potenziale „teodrammatico“ (Balthasar) di questa „inclusione“, come anche della tenerezza, vicinanze e misericordia di Dio (Papa Francesco). La polemica contro i farisei e i dottori della Legge diventa sempre più acuta: „Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi…guai a voi, dottori  della Legge, che avete portato via le chiavi della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi lo avete impedito“. La „costruzione“ dei farisei è puro inganno: celebrano coloro che hanno ucciso. La gnosi dei dottori della Legge è a sua volta inganno ed in gioco è la „salvezza“, non un gioco intellettuale. Ricordo che i „dottori della Legge“ sono sia i „clericali clericali“ che i „clericali anticlericali“ (peguy), che infettano già i bambini con le loro teorie. Che Dio le perdoni, perché non sanno ciò che fanno. 

Dall Intervista a Greta Thunberg, apparsa nella televisione tedesca (cfr. Banfi, che parla di „tv pubblica tedesca“ e non specifica quale): „Dalla nostra parte ci sono sempre più persone, la scienza, le verità e la moralità . È solo che non accade abbastanza velocemente», dice la ragazza norvegese. Poi vorrei riportare ancora una domanda e risposta, che sono davvero incredibili, anche se io inizialmente ho avuto grande simpatia per la Thunberg. 

La pandemia di Covid-19 ha dimostrato che è possibile adottare misure che limitano le libertà individuali. E la gente le ha accettate, nonostante alcune proteste (Questo è il modo in cui lavorano i „corporate media“: mischiano giudizi di valore con i giudizi di fatto e in questo caso minimizzano la realtà: non sono state „alcune proteste“, ma tantissime, ogni lunedì.RG).  Perché questo funziona per la salute e non per il clima?
«Il problema del clima è anche un problema di salute. Dobbiamo solo guardare all'intero quadro. Molte persone mi hanno chiesto: "Non ti ha frustrato il fatto che ci sia stata una reazione al covid e che nessuno sembra essere interessato al clima?". Certo che no! Dimostra che siamo in grado di trattare un'emergenza come tale. Ma la crisi climatica non è mai stata trattata come una vera emergenza. Direi che sono stati i media a decidere di trattare il covid come una crisi immanente e poi la gente ha reagito». Mio commento, che chi conosce il linguaggio del mio diario capisce immediatamente: per l’icona della legge e della scienza si è disponibili a sacrificare ogni forma di libertà. 

Ovviamente la critica dell’icona della legge e di quella della scienza non ha a che fare con una messa in questione della legge o della scienza, ma con la critica alla loro „sostanzializzazione“, quasi che da esse derivi la salvezza. La salvezza deriva solo dall’amore gratuito, che si è incarnato nella pienezza dei tempi. Per esempio il lavoro costituzionale di un popolo deve essere preso sempre molto sul serio, perché come ha detto Liliana Segre all’apertura della XIX legislatura: „la costituzione…non è un pezzo di carta, ma il testamento di 100 mila morti caduti nella lunga lotta per la libertà“ ed anche se in una tale affermazione vi è anche il rischio di una certa „mitizzazione“ (questa deve essere criticata), essa è nell’essenziale vera. E per quanto riguarda la scienza, il papa stesso ci indica nel punto 204 della „Fratelli tutti“ la via giusta: „Oggi esiste la convinzione che, oltre agli sviluppi scientifici specializzati, occorre la comunicazione tra discipline, dal momento che la realtà è una, benché possa essere accostata da diverse prospettive e con differenti metodologie. Non va trascurato il rischio che un progresso scientifico venga considerato l’unico approccio possibile per comprendere un aspetto della vita, della società e del mondo. Invece, un ricercatore che avanza fruttuosamente nella sua analisi ed è anche disposto a riconoscere altre dimensioni della realtà che indaga, grazie al lavoro di altre scienze e altri saperi si apre a conoscere la realtà in maniera più integra e piena“ - insomma il pericolo della „sostanzializzazione“ della scienza viene evitato non con un discorso non scientifico, ma con un dialogo tra questo ed altre scienze e saperi.

Ho trovato in Branko Marcetic, un giudizio positivo su Biden, lo riporto, visto che io normalmente lo critico, mentre invece bisogna sempre cercare il „momento di verità“, anche delle persone che si criticano: „Many criticisms one can make about Biden re: Ukraine war, but it's worth understanding he may be one of the lonely few in his own admin who is concerned with avoiding WWIII/nuclear war““ ( "Si possono fare molte critiche a Biden riguardo alla guerra in Ucraina, ma vale la pena di capire che potrebbe essere uno dei pochi, all'interno del suo stesso governo, che si preoccupa di evitare la terza guerra mondiale/nucleare" ). 

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Entrambe le vie: nell’apparizione assolutizzata o nell’essere sostanzializzato si includono l’una con l’altra necessariamente“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 285). La via nell’apparizione o apparenza assolutizzata è quella dell’uomo comune che si trova in mezzo alle res e le assolutizza, mentre quella dell’essere sostanzializzato è quella dell’intellettuale, che tende a chiedersi che cosa sia l’essenza delle cose. Entrambe le vie non sono un cammino al vero come esperienza e si implicano a vicenda, la prima è un naufragio nella molteplicità del reale e la seconda una pseudo elevazione nel mondo delle „essenze“ (la legge, la scienza…), che non rivelano più l’essere come amore donato, ma un cammino gnostico non salvifico.  


(Notte

Creatore e padre del mondo,

Del bosco vicino a casa,

Con i suo animali notturni,

Della luna che sta diminuendo,

In queste notte autunnali.

Di Beethoven e di Koroliov,

Dei ragazzi che ho incontrato a scuola,

E dei loro genitori, dei colleghi,

Dei miei figli, di Ferdinand e Johanna,

Di mia moglie Konstanze e di me,

Degli amici e dei sacerdoti che conosco,

E di quelli che non conosco.

Dei politici e dei generali e dei

Soldati semplici.

A te e a Tuo Figlio, 

Chiedo la grazia della pace,

Di una pace che intacchi il nostro cuore.

A Te e a tuo Figlio, nello Spirito Santo,

Chiedo di diventare uno strumento 

Della tua volontà salvifica. 

Proteggi il Santo Padre e 

Tutti i miei cari ed anche tutti i conoscenti. 

Benedici le rose in giardino e 

Le capre che sono sul campo. 

La mia mamma anziana e 

Il mio papà che è presso di Te e

Tutti i morti. 

Il mio angelo custode mi custodisca 

In questa notte e quello dei miei 

Cari costudisca loro.

Tu sei il Mistero vicino! 

Amen!


(12.10.22 - 122esimo compleanno di mia nonna Maria, morta nel 2005) Il commento al nuovo testo della CEI (2009) di Gal 5,24-26 suona: „Il battesimo ha segnato la morte dell’uomo vecchio con le sue tendenze; il cristiano è sempre in grado di vincerle, con la forza dello Spirito“. Quali sono le opere dell’uomo vecchio, cioè della „carne“? „“Fornicazione (porneia), impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere“ (Gal 5,19-21). A questo Paolo contrappone i „frutti dello Spirito“ - usa la parola „frutti“ e non „opere“, sottolinea la nota a fianco (Paoline, edizione 2009): „amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé“ (Gal 5, 22). Tutto ciò non può essere „costruito“, e non è vero che chi è battezzato ha superato tutto ciò, per lo meno non è vero come sua „costruzione“. Etty Hillesum, nel suo diario, ci ha fatto vedere cosa significhi prendere sul serio tutto quello che dice Paolo, senza inventarsi un superamento dell’uomo vecchio che sta solo nelle note di commento ad una Bibbia o nel wishful thinking. Nel piccolo pellegrino di Gesù Ferdinand Ulrich ho visto in azione Gal 5, 22 e a livello quotidiano, quindi anche con la dimensione „lorda“  e non solo „netta“ come nei film (in cui però c’è anche sempre una „crisi“) lo vedo in azione ogni giorno in mia moglie. Cosa dice il Vangelo del giorno (Lc 11, 42-46)?  Gesù contrappone alcune regole, che hanno a che fare con una donazione di un decimo dei propri possedimenti o guadagni, alla „giustizia e all’amore di Dio“. I farisei sono esperti in questo tipo di dettagli della Legge che nascondono la loro ipocrisia. Non dice che questi dettagli non siano importanti: „Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre“, ma pone una gerarchia di importanza. Con i dottori della Legge Gesù è ancora più duro: „caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito“! Credo che Gal 5,22 diventi un „peso insopportabile“ se si dimentica che è un „dono“, non una „costruzione“ e che noi siamo „in cammino“ e che ogni epoca ha le sue proprie difficoltà con certe parole della Scrittura…

„Importante omelia di Papa Francesco ieri in occasione dei 60 anni dal Concilio Vaticano II. Il papa è tornato a condannare la “polarizzazione nella Chiesa”. Ha detto fra l’altro: «Sia il progressismo che si accoda al mondo, sia il tradizionalismo - o l'indietrismo - che rimpiange un mondo passato, non sono prove d'amore, ma di infedeltà. Sono egoismi pelagiani, che antepongono i propri gusti e i propri piani all'amore che piace a Dio, quello semplice, umile e fedele che Gesù ha domandato a Pietro». Per concludere, rivolgendosi al Signore ha aggiunto: «Tu, che ci vuoi gregge unito, liberaci dall'artificio diabolico delle polarizzazioni, degli „ismi"» (Alessandro Banfi). Questa omelia del Santo Padre è davvero molto importante e non ho altro da aggiungere. 

Banfi sottolinea qualcosa che per me è importantissima e che spero diventi realtà: „Biden... ha detto che Putin non è un pazzo ma «un soggetto razionale che ha fatto un grave errore di calcolo». Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha aperto ad un possibile confronto diretto, al prossimo G20 di novembre, fra i due Presidenti“ (Alessandro Banfi). Senza smettere di aiutare concretamente il popolo ucraino bisogna prendere le distanze dalla posizione di Volodymyr Zelensky: isolare e punire la Russia di Putin non è una formula di pace, ma una follia. 

Si parla spesso, nei giornali dei „corporate media“, di giornalismo filo russo ed anch’io sono stato accusato di essere un propagandista di Putin (cosa che ovviamente non sono) - ma nessun giornalismo è neutrale. Faccio un esempio, con alcune righe di Lorenzo Cremonesi, inviato a Zaporizhzhia / CorriereTv, che ho visto casualmente nella bacheca di un’amica: „Strage di civili da settimane“: „Zaporizhzhia è una città devastata dai missili russi. Palazzi civili sventrati. Colpiti ancora una volta obiettivi civili, nulla di militare. La città ha avuto negli ultimi 15 giorni almeno 70 morti a causa di attacchi russi. Qui abitano molte famiglie dei tecnici che lavorano nella centrale nucleare a circa 45 km da qui . Zaporizhzhia è una delle quattro regioni dichiarate annesse nel referendum russo (farlocco). I soccorritori continuano a cercare corpi sepolti dalle macere. Solo nella mattinata di martedì sono caduti su Zaporizhzhia 18 missili che hanno colpito il centro della città“. - Prego ovviamente per tutti i morti e i loro famigliari, ma questa per esempio non è una notizia neutrale, qualora corrisponda al vero, ma prende emozionalmente parte di una delle parti. È chiaro che non si può parlare sempre di tutto, ma è chiaro che se una persona condivide questa notizia o la scrive, senza tenere conto dell’attacco pianificato e stupido contro il ponte in Crimea, senza  tenere conto delle schifezze che fanno i soldati del battaglione Azov…, ha preso parte a quei commenti che creano la leggenda di Cappuccetto rosso. Non è possibile comunicare e leggere tutto, non è possibile tenere conto di tutte le narrazioni, ma non si deve mai perdere di vista un certo equilibrio delle frasi che si usano e neppure il fatto che siamo spesso solo nel regno del „verosimile“ e non del vero (e questo vale anche per un corrispondente che è direttamente sul posto). 

Il comunicato „Fermate la guerra: negoziato subito. ONU convochi una Conferenza internazionale di pace“ (Europe for Peace) mi sembra ottimo, a differenza di quello che ho commentato ieri notte del „Movimento europeo di azione non violenta“ (Project Mean), che sotto il motto di „pace e verità“ fa semplicemente una dichiarazione di guerra alla Russia. L’insistenza sulla soluzione negoziale (non sulla resa dell’Ucraina) e sulla convocazione di una „conferenza internazionale“ da parte dell’ ONU mi sembra giusta. Molto bella anche la frase: „Non c’è nessuna guerra da vincere, noi invogliamo vincere la pace“. Ho messo questo manifesto nella mie bacheche. In Facebook mi hanno criticato da entrambe le sponde, ma una persona ha capito davvero bene la mia intenzione. 

Per quanto riguarda ciò che ha scritto Riccardo Bonacina, nella sua bacheca: „non c’è la minima proporzionalità tra l’aggressione continua e spaventosa di Putin e gli atti della resistenza popolare ucraina“, se è vera la narrazione degli eventi che ho seguito in questo diario, ciò è solamente una unilaterale presa di posizione contro la Russia e a favore dell’Ucraina. Voglio specificare infine che non ho ovviamente l’esclusiva dell’unica interpretazione verace del Papa: il Papa è un pastore il cui cuore sanguina per i tanti morti e feriti, per esempio nelle città ucraine, dopo i bombardamenti di ieri. 

Consiglio parrocchiale fatto di tante piccole e grandi cose, che fanno parte anche della vita della Chiesa: i fiori all’altare, la pulizia della chiesa, la visita dei malati, la celebrazione per san Martino...

Abba nostro…


(11.10.2022 - San Giovanni XXIII) „Dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia“ (Gal 5, 3-4). Non bisogna cercare la discordia per la discordia, ma in questa „polemica“ san Paolo ci vede un punto talmente forte che non può fare alcun compromesso. In primo luogo ricorda, a chi si fa circoncidere, che ciò li obbliga ad una totale obbedienza a tutta la legge e visto che non ne saranno capaci si auto condannano. La giustificazione, cioè la salvezza viene dalla grazia, „che si rende operosa per mezzo della carità“ (5,6). In gioco è la libertà del cristiano: „Cristo ci ha liberati per la libertà! Siate dunque saldi e non lasciatevi di nuovo imporre il giogo della schiavitù“ (5,1). Certo il rispetto per le leggi di un certo paese (cosa diversa della Legge di cui parla Paolo) può essere anche d’aiuto per non diventare schiavo di passioni che fanno male all’uomo, ma nessuna „icona della Legge“ porta la salvezza, questo lo può solamente l’ „icona di Cristo“, che è il Logos amoroso, universale e concreto e del tutto gratuito! Questo viene spiegato molto bene nella scena del Vangelo di Luca, proposto alla meditazione personale di tutta la Chiesa (Lc 11, 37- 41): è un rimprovero forte ad ogni forma di „tradizionalismo“, ad ogni forma di adorazione dell’ „icona della legge“. „Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria… date piuttosto in elemosina ai poveri quello che c’è dentro il piatto e per voi sarà tutto puro“ (secondo la traduzione usata nella Chiesa in Germania). La traduzione italiana della CEI del 2009 suona: „Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro“.  

Ho i risultati precisi delle elezioni in Bassa Sassonia (Niedersachsen) (MZ): vince la SPD (33,4 %, con una perdita di voti del 3,6 %) e i Verdi (14,5 %, con un guadagno di voti del 5,8 %). I „liberali“ con il loro 4,7 % non entreranno nel parlamento in Niedersachsen. L’AfD raggiunge il 10, 9 %, con un guadagno del 4, 7%. Nell’ovest della Repubblica non è così forte come da noi, ma questo 10, 9% della AfD è certamente un dato significativo. 

Leggo nel giornale (MZ), anche se le informazioni non sono così precise, che Thomas Tillschneider (AfD) è stato ufficialmente ammonito dal suo partito per un viaggio che voleva fare o che ha fatto nell’est dell’Ucraina o in Russia - non ho voglia di approfondire, anche se non ci vedo nulla di male di andare a vedere con i propri occhi cosa succede la; comunque sia il mio dialogo con la posizione di Tillschneider su transatlantismo ed euroasiatismo proveniva da una segnalazione italiana; io ho criticato filosoficamente la posizione di Tillschneider, vedendone anche un un momento di verità, come ho imparato a fare da Alberto Methol Ferré, il filosofo cattolico latino americano, amico del Papa. 

La pioggia di missili russi in tutte le città ucraine dopo l’attacco al ponte della Crimea è un fatto grave (cfr. Banfi). L’attacco al ponte stesso è stato stupido. Tutto diventa più difficile. Negli USA Trump è per un cessate al fuoco più chiaro di quello esile di Biden. La battuta sui pacifisti, responsabili della mancata pace, è offensiva, banale e io non capisco come mai Banfi la lodi, sebbene io non sia un „pacifista“. 

Mia moglie, che nel profondo della sua anima è sempre rimasta una storica, dice che tutto questo, che è frutto di una pianificazione come si pianifica una partita di scacchi, serve solo alle industrie belliche e civili, che dovranno ricostruire tutto ciò che è stato distrutto. Il sabotaggio del ponte in Crimea, mi ha detto, è stata una stupidità pianificata.

Mangiare meno carne non è una questione dell’icona della legge, ma del buon senso. 

Domenica scorsa, in occasione della santificazione di Artemide Zatti, un salesiano laico immigrato in Argentina e che ha lavorato per/con i poveri di Buenos Aires, e di Giovanni B. Scalabrini che tra l’altro ha lavorato per/con i migranti in Brasile e negli USA, Papa Francesco ha preso posizione dura, ancora una volta e con ragione, sulla questione della migrazione: “ Includere tutti. E oggi, nel giorno che Scalabrini diventa santo, vorrei pensare ai migranti. È scandalosa l’esclusione dei migranti. Anzi: l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno … No, non li escludiamo: li mandiamo via, ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda, soltanto …” (citato da un articolo di Riccardo Cristiano sul tema). 

„Videmus quod res repugnant suae divisioni quantum possunt, et quod dissolutio uniuscuiusque rei provenit ex defectu illius rei“ (Th. 1.103.3). „…Bonum enim rei in quadam unitate consistit, prout scilicet unaquaeque res habet in se unita illa ex quibus consistit eius perfectio“ (Th.1-2.36.3) (Tommaso d’Aquino, citato in Ulrich, Homo Abyssus, 283). È del tutto chiaro che noi, anche a livello psicologico, soffriamo molto per una divisione e che quest’ultima è un difetto. La bontà delle cose e delle persone consiste nell’unità, non unità omologante, ma una che sia segno di un reale amore. Quest’ultimo non può essere, però, costruito, ma ci viene donato. Il nostro impegno consiste nella preghiera che questa unità amorosa accada e che noi non ostacoliamo il suo accadere. VSSvpM! 


Oggi con l’aiuto del direttore scolastico ho fatto il video clip della mia conferenza sulla giustizia sociale che tengo per un simposio armeno.


(Notte) Fratelli tutti, 203. „L’autentico dialogo sociale presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi. A partire dalla sua identità, l’altro ha qualcosa da dare ed è auspicabile che approfondisca ed esponga la sua posizione perché il dibattito pubblico sia ancora più completo“ - e di questo noi siamo sempre meno capaci, sia a livello del piccolo teatro del mondo sia a livello del grande teatro del mondo. E la società democratica è sempre meno capace di vedere il „momento di verità“ nell’avversario e così anche il 30 % del popolo viene dichiarato „fascista“, „ignorante“, „delinquente“, etc…L’ultima volta che ho visto un fratello davvero universale è stato sul letto di morte del mio amico e mastro Ferdinand Ulrich. Poi grazie a Dio ho una moglie e figli che mi vogliono davvero bene…forse qualche amico.



Se la narrazione che io ritengo più verosimile e che ho seguito in questi mesi di guerra lo è davvero, allora la proposta del „Movimento europeo di azione non violenta“ (Project Mean) non è una proposta di pace (né di dialogo), ma semplicemente espressione di quella che il papa chiama la logica di Cappuccetto rosso. A parte la metà del primo punto sul „cessate il fuoco“, tutto il resto è una dichiarazione di guerra alla Russia,  che ingiustamente ha attaccato l’Ucraina nel febbraio di questo anno, ma il cui attacco deve essere contestualizzato in una vera e propria lotta tra imperialismi, in una vera e propria „proxy war“.  La seconda parte della prima frase: „ritiro immediato delle truppe russe dal territorio ucraino“, non lascia alcun spazio alla diplomazia. Qualche punto è ovviamente sensato (il momento di verità di questa proposta), come la questione della libertà di coscienza dei giovani russi; anch’io ne ho parlato nella mia conferenza sulla „giustizia sociale“ per un gruppo armeno, citando il vescovo di Mosca Paolo Pezzi, ma nel contesto in cui si trova nel manifesto sopra citato è di una retorica assolutamente unilaterale che non tiene conto per esempio del fatto che in Ucraina c’è anche un battaglione neonazista (Azov) e che i giovani ucraini sono anche costretti a combattere, dovendo pagare addirittura le riparazioni delle proprie macchine private con cui vanno in guerra. Io prendo del tutto le distanze da questa proposta anche se è apparsa dai „Contadini di Peguy“. 


Abba nostro…

(10.10.22 - compleanno del nonno di Konstanze da parte di madre: Rudolph) Ho talmente interiorizzato la lettura dell’inclusione dell’esclusa di Padre Dall’Oglio a riguardo di Hagar (suo figlio Ismaele come figura dell’Islam), che la lettura che ne fa San Paolo in Gal 4, 22-24.26-27.31 - 5,1) l’ho sentita come estranea, ma ovviamente San Paolo è parola di Dio ed in vero il pensiero della libertà che sviluppa, è decisivo: non siamo figli della schiava Hagar, ma figli della libera Sara. Ed è chiaro  che san Paolo non può legare la sua riflessione all’Islam, che nascerà sei secoli  dopo di lui. Quello che dice Paolo sui due „testamenti“ non deve essere spiegato in senso antisemita - Paolo stesso è ebreo e riconosce al popolo ebraico un ruolo singolare (Rom 11) - ma nel contesto della sua battaglia per la fede: queste due donne significano i due testamenti. Il primo testamento origina dal monte Sinai e fa nascere schiavi (della legge) nel mondo; questo è Hagar. La Gerusalemme celeste è libera e questa Gerusalemme è la nostra madre. Libera da che? Da connotazioni identitarie (nazionali, sessuali…) come contrassegni primi di appartenenza. Noi apparteniamo a Cristo e solo per lui dobbiamo deciderci contro o a favore, anche se a volte in modo implicito. Come disse de Lubac, mediando la polemica tra Balthasar e Rahner, non esiste un „cristianesimo anonimo“, ma esistono cristiani anonimi…Balthasar era d’accordo con questa proposta del suo maestro ed amico.

Per quanto riguarda il Vangelo (Lc 1,29-32): esso è un rimando chiarissimo alla singolarità di Cristo: „qui vi è uno più grande di Salomone“; la critica di Gesù vale anche per noi: siamo una generazione malvagia che emana discordia in un un mondo già ricolmo di discordia (Etty). Cosa è la conversione? Un lavoro serio all’amore gratuito, che non vuole aumentare la discordia… con questi pensieri ricomincio la settimana lavorativa. 

C’è stato un sabotaggio alla ferrovia tedesca, che ha creato ritardi e disagi nel nord del paese, con conseguenze gravi (MZ) - ho dovuto pensare ad una delle mie letture estive di Peguy. Non si fa una rivoluzione (conversione) con il metodo del sabotaggio - le cose vanno costruite e riformate, non distrutte. 

Il possibile collasso dei bus (MZ), per i prezzi cari e per mancanza di personale, potrebbe colpire la gestione quotidiana della nostra scuola, in cui quasi tutti i ragazzi, in un raggio di trenta chilometri, raggiungono la scuola con il bus. 

Sembra che i Verdi e la AfD abbiano vinto (nel senso che hanno preso molti più voti che nel 2017) le elezioni in Niedersachsen (Bassa Sassonia) - la SPD rimane al potere, ma con perdite ed anche la CDU ha perso voti, raggiungendo il risultato più brutto degli ultimi 60 anni. Credo che la gente sia stufa di differenze che non sono differenze (uno degli argomenti forti di di Tillschneider). 

Abba nostro…

(Pomeriggio tardo) Traducendo l’ Homo Abyssus di Ferdinand Ulrich ho tradotto la parola „Wesen“ sempre con la parola italiana „essenza“, trattandosi di un testo filosofico, ma la parola tedesca significa anche: natura, carattere, indole, essere umano. Comunque io consiglierei non tanto di consultare in continuazione un vocabolario filosofico leggendo il testo di Ulrich, ma di cercare di comprendere le parole nel contesto in cui appaiono. Nel testo che sto traducendo (Homo Abyssus, 282-283) troviamo espresse le parole: unum, essere ed essenza. Mi sembra chiaro che Ulrich voglia salvare, con l’indifferenza dell’unum nei confronti di essere ed essenza, la sovraessenzialità del dono dell’essere. Incontriamo frasi forti, per esempio: „L’unità dell’essenza non è l’unità dell’essere“ - la prima è più la questione della gnosi: quale è l’essenza di una certa res? La seconda è una questione dell’amore: l’unità dell’essere è la gratuità del suo essere donato. Per questo motivo Ulrich specifica: „Ma buono non è chiamato un essente particolarmente tramite l’essenza, ma secondo il suo essere“. La questione della sovraessenzialità dell’unum consiste nel fatto che il motivo ultimo di questa gratuità non si trova nella realtà positiva. In quest’ultima si trovano unità secondarie: la nostra nazione, il carattere che abbiamo, etc. Ma ciò che rende unitario il nostro pensiero ed agire è donato dall’alto (sovraessenzialità) e non da un’appartenenza „mondana“ ad una certa realtà positiva. Il movimento di finitizzazione come cammino al vero nella quotidianità non trova un motivo ultimo in queste unità secondarie che abbiamo accennato, ma nell’unità sovraessenziale. Questo significa che „la realtà positiva non può mai essere essere assolutizzata“! La bontà del dono gratuito dell’essere può e deve impegnarsi anche nelle realtà secondarie, ma questo impegno non trova in esse la sua motivazione ultima.


(9.10.22 - Domenica) Dalle tre letture della domenica (canone romano) vorrei sottolineare questi aspetti, che in vero sono solo un aspetto: non è possibile un atteggiamento di neutralità nei confronti di Dio. O confessiamo la nostra fede o non la confessiamo (cfr. 2 Re 5,14.17) - il siriano confessa la sua fede nel Dio che lo ha liberato dalla lebbra. Esagera con la sua pretesa di fare un regalo al profeta, ma questa è un’altra questione.

Della seconda lettura (2 Tim 8-13) da sempre mi ha colpito la seguente sequenza, che tra l’altro corrisponde alla lettura breve delle „Laudes“ del breviario latino: „[11] Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; [12] se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; [13] se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso“. Non confessare la nostra fede è una negazione della fede e ciò non è senza conseguenze, sia per il modo con cui viviamo sia per il modo con cui pensiamo. Ma la fedeltà di Dio non viene mai meno, „perché non può rinnegare se stesso“. 

Il Vangelo (Lc 17,11-19) ricorda il passaggio dell’AT, che abbiamo letto come prima lettura e Gesù ci ricorda che nella scena della sua guarigione di 10 lebbrosi solo uno si ringrazia (cioè confessa la sua fede) e costui è uno „straniero“. 

La pagina che ha scritto Etty nella mattina del 29.5.42, e di cui ho parlato a lungo adesso con mia moglie, contiene frasi davvero geniali. Come la Ferrante Etty pensa che il matrimonio contenga elementi deleteri, ma a differenza della scrittrice italiana, Etty pensa anche che è un’istituzione „sovraccarica di tradizione, è tanto stimabile che non ci si può scherzare“. Insomma è qualcosa di cui è attratta, anche se non si sente chiamato ad esso; è attratta da un compito che è „un’opportunità di rimanere insieme ed attraversare insieme questi tempi duri“. Personalmente credo che in un rapporto, anche nel matrimonio, sia in gioco ciò che Etty esprime così: „Non si dovrebbe aggiungere la minima discordanza ad un mondo come questo, già pieno di discordanze. E ciò non vuol dire che non si debba essere vivaci, e aperti e impietosamente diretti con gli altri. Ma trovo quelle piccole irritazioni fatali per un rapporto“. E poi c’è il problema del corpo, che se valeva per lei con i suoi 28 anni, vale ancor più per me: „ma adesso lo avverto quasi a livello fisico: un vecchio involucro consunto, che impregna di sé e inquina il contenuto molto più nobile“ (Etty) che è in noi, che è „spirito“ per parlare con Gesù.

Qualche giorno fa in una lezione nella decima classe ho dato come un criterio per i rapporti sessuali un „età analoga“ e credo che in quel contesto fosse giusto così, ma non vale per Etty e non vale per tutti.

(Pomeriggio, dopo una camminata di due ore nel Zeitzer Grund

Questa mattina ha tenuto l’omelia un sacerdote tedesco, di 80 anni, Arnold Brack (per tre anni è stato parroco nella nostra parrocchia)che da 31 anni vive come missionario in Brasile, dove tra l’altro ha fondato alcuni asili infantili. Ha comunicato tanti motivi di gratitudine, ma anche una delusione, quando un amico gli ha rubato tanti soldi e tolto la responsabilità in uno degli asili; la chiesa locale lo ha trattato come uno „straniero“, sebbene viva da tantissimi anni in Brasile, ma il sacerdote pur essendo triste, non amareggiato, perché sa che quando Cristo è venuto nel mondo, pur essendo la luce, non è stato accolto. 

Coppellotti mi ha mandato il link di un politico della AfD, Hans-Thomas Tillschneider, che pone una contrapposizione forte tra politica transatlantica e politica euroasiatica e sostiene, richiamandosi alla dialettica amico-nemico di Carl Schmitt, che non si può essere neutrali, perché politica è prendere posizione tra chi ci è amico e chi non lo è e per lui la Russia, ma anche l’Iran ed anche Erdogan (se si decide nel modo giusto) sono amici della Germania, mentre gli USA vorrebbero la Germania solo come vassallo e „utile idiota“. La sua confessione per la posizione euroasiatica si presenta come multilaterale, mentre quella americana, per usare il linguaggio che ho imparato da Francesco, sarebbe „sferica“. In modo fondamentalistico, proprio ad ogni „teologia politica“, Tillschneider afferma che „tertium non datur“. Sebbene io non sia d’accordo con la struttura di fondo dell’articolo, ritengo che esso abbia un „momento di verità“ e che tanti giudizi particolari (per esempio quello su Sarah Wagenknecht) siano veri. Da Peterson a Ratzinger/Bergoglio (Borghesi), però, politica è l’arte del compromesso e non una dialettica esasperata tra amico e nemico; ma compromesso non significa essere „tiepidi“ - come sa il lettore di questo diario, tante mie posizioni sono molto differenti di quelle esposte dai „corporate media“ (Greenwald) e sa che io ritengo la guerra in Ucraina una „proxy war“. La critica, però, nel mio modo di pensare la politica, è secondaria alla tesi ultima che gli uomini sono tutti sorelle e fratelli e che devono cercare di convivere in un rispetto poliedrico dei propri interessi. Come anche per il piccolo teatro del mondo, vale anche per il grande teatro del mondo, che non dobbiamo  „aggiungere la minima discordanza ad un mondo come questo, già pieno di discordanze“ (Etty Hillesum). Per quanto riguarda la neutralità: solo per quanto riguarda Cristo non è possibile una neutralità: o si è con lui (forse anche in modo implicito) o si è contro di lui. Ma Cristo non è un principio della politica (teologia politica), ma una presenza che ispira la politica (teologia della politica o politica teologica). L’identità germanica o quella euroasiatica sono per me categorie „secondarie“ a cui non si può applicare la logica della „confessione“, propria alla singolarità del Logos universale e concreto. Infine nel articolo apparso in Fb (7.10.22) ci sono affermazioni che non condivido per nulla, come quella sulla narrazione ecologica come narrazione che ci renderebbe vassalli degli USA o ciò che dice sull’Iran; la lotta in Iran è una lotta che ci riguarda tutti, anche se giustamente si deve stare attenti, come ho imparato dalla storica iraniana Assal Rad, a discernere quali siano le persone che davvero sono interessate al destino dell’Iran e chi vi è interessato per una specie di moda. Vero è comunque che la posizione di Tillschneider è onesta e chiara e che aiuta a comprendere, almeno fino ad un certo punto, quali siano gli scontri veri da quelli solo superficiali.

Espresso con linguaggio filosofico: la differenza tra la mia posizione e quella di Tillschneider è una questione „ontologica“ - per lui la molteplicità è alcunché di positivo a livello di interessi multilaterali, per me è l’espressione ultima della gratuità del dono dell’essere, che è donato nella modalità della differenza e della molteplicità, non primariamente come espressione di interessi, ma dell’amore dell’essere stesso.

Abba nostro… (oggi nel bosco abbiamo anche pregato il rosario)


(8.10.22) Ieri sarei dovuto andare al consiglio diocesano, non ne avevo voglia, ma ci volevo andare „per Gesù“ - ho fatto le valige e mi sono incamminato per la stazione ferroviaria di Wetterzeube, giunto ai binari ho avuto un attacco di mal di pancia e ho dovuto tornare indietro; questo  segno forse dice semplicemente che io non sono fatto per queste cose, per queste commissioni, ed ora cerco di meditare le letture del giorno (canone romano), ascoltando „The Koroliov Series“, numero 22, in cui il maestro russo suona Frédéric Chopin.

In prima luogo il vangelo (Lc 11,27-28). Gesù invita la donna e noi a non essere troppo romantici con le nostre affermazioni. Beati sono coloro che „ascoltano e seguono“ la parola di Dio. Questo vale per tutti, per me e per il presidente americano, di cui ieri un amico mi ha scritto:  „Devo dire che anch’io mi interrogo spesso sulla "cattolicità" di Biden. Molti lo accusano per la sua posizione sull'aborto, ma è sorprendente anche come la sua fede non incida minimamente sulla sua concezione dei rapporti internazionali“. 

Il Salmo 105,2-7 ricorda a tutta l’eredità di Abramo (quindi agli ebrei, a noi cristiani e ai mussulmani) a non dimenticare i miracoli di Dio, anche quando si ha paura: Egli è il nostro unico Signore e il suo dominio abbraccia tutta la terra

Infine Galati 3,22-29. „Prima che che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la legge“, che non è capace di dare la vita (cfr. 3,21). La funzione pedagogica della legge si è compiuta con l’arrivo di Cristo; ora non siamo più „sotto un pedagogo“ - questo forse è ciò che è davvero liberante in questo pontificato: il Papa non è un pedagogo della legge, ma un annunciatore della grazia e dell’amore di Dio, della sua vicinanza, della sua tenerezza e della sua misericordia, di cui abbiamo bisogno anche oggi, perché il peccato e le debolezze dei surrogati non sono finiti. Noi battezzati dobbiamo „rivestirci di Cristo“, ma spesso siamo del tutto nudi, perché abbiamo bisogno di vita, di sentirci vivi - ma vera vita, per i figli di Abramo, per tutti i figli di Abramo c’é solo nella misericordia di Dio. Appartenere a Cristo ci „rende discendenza di Abramo“ e il fatto che siamo giudei, greci o mussulmani, schiavi o liberi, maschi o femmina non è primariamente importante. E per quanto queste identità secondarie non siano sparite, non possono essere il cuore della nostra meditazione, perché ciò porta al suicidio. „Tutto è rinchiuso nel peccato“, anche il nostro desiderio di sentirci liberi e vivi, che di per sé non è peccato; con l’arrivo di Cristo c’é un prima e dopo, non siamo più rinchiusi nel peccato, ma pecchiamo ed attendiamo vivendo e morendo la seconda venuta di Cristo, il grande tema di Walker Percy. 

Caro Massimo, Il tuo articolo (`“È l’ora della pace“, Il Sussidiario 7.10.22) è chiaro. E condivido in pieno il tuo appoggio al papa. Giustissima la presa di distanza da Zelensky, che era stato eletto con tantissimi voti per un mandato di pace. Giustissime anche le parole dure contro Putin.  Le rivelazioni sull’attentato a Daria Dugina (NYT) non ci devono far dimenticare che gli USA hanno investito miliardi in questa guerra. Non sono per nulla innocenti. Ma tu lo dici chiaramente nel seguito dell’articolo. Si tratta di uno scontro tra titani, tra imperialismi (Mazzarella).  Solo che all’ inizio dell’articolo ho pensato che sei troppo buono con la potenza americana, che vedo coinvolta nel sabotaggio del gasdotto, cosa molto più grave che l’attentato a  Daria Dugina. Sarebbe tra l’altro bello un movimento di piazza, ma credo che oggi siamo tutti troppo impegnati a scrivere delle chats.

„Biden is reckless. He previously admitted his goal is regime change. Now he invokes "Armageddon" -- did Trump ever say something so nutty? -- and falsely says Putin "talks about potential use of tactical nuclear weapons or biological and chemical weapons." Putin actually hasn’t…I stand corrected: Trump vowed "fire and fury" and to "totally destroy" North Korea. Though Trump then engaged in talks with North Korea, so hopefully Biden can follow in his footsteps not just in making insane comments, but in diplomacy“ (Aaron Maté, onTwitter) -  


"Biden è imprudente. In precedenza ha ammesso che il suo obiettivo è il cambio di regime. Ora invoca l'"Armageddon" - Trump ha mai detto qualcosa di così assurdo? -- e dice falsamente che Putin "parla di un potenziale uso di armi nucleari tattiche o di armi biologiche e chimiche". Putin in realtà non l'ha fatto... mi correggo: Trump ha giurato "fuoco e furia" e di "distruggere totalmente" la Corea del Nord. Anche se poi Trump si è impegnato in colloqui con la Corea del Nord, quindi si spera che Biden possa seguire le sue orme non solo nel fare commenti folli, ma anche nella diplomazia" (Aaron Maté, in Twitter).


Mi scrive un amico: „Grazie, devo dirti che mi riconosco molto di più nella posizione di Mazzarella e Borghesi, che hanno a cuore il bene dell'umanità, che in quella di uno come Aron Maté, in cui secondo me prevale la critica a priori dell'Occidente liberale (per quanto l'Occidente liberale abbia molte colpe)“ - Grazie a te per questa osservazione intelligente. In primis vorrei dire che amici non sono tali perché la pensano nello stesso modo, ma perché si parlano come stiamo cercando di fare noi due. Sul contenuto: io non ci vedo una vera opposizione (tra gli italiani e Maté). In questi mesi ho seguito molto il lavoro di Maté, che mi è stato consigliato da un amico statunitense della „Comunità di san Giovanni“, che ritiene opportuna una critica radicale all’Occidente liberale. Allo stesso tempo devo dire che Maté parla da totalmente all’interno di questo sistema, che critica e secondo me non lo fa apriori, ma dopo un’analisi estenuante dei media occidentali. Per quanto mi riguarda se dovessi scegliere tra San Francisco e Mosca per passare la vecchiaia, sceglierei la città in California, perché sento quel sistema come mio, l’altro come estraneo, allo stesso tempo, però, capisco l’esigenza del mio amico americano. 


Con il mio amico italiano è continuato il dialogo, mi scrive: „Grazie Roberto per quello che mi scrivi. Se, come credo, l'amico di cui parli è A., lo stimo molto anche io, anche se ci ho parlato solo due volte diversi anni fa. Condivido la necessità di una critica radicale dell'Occidente liberale. Però le analisi di Maté mi sembrano troppo unilaterali, mentre io sento il bisogno di tenere conto di tutti gli elementi in gioco. Per esempio mi sembra che sulla Siria lui sia così schiacciato sulla critica agli americani da giustificare Assad. E sulla Russia non si può non tenere conto del lavoro coraggiosissimo della  Politkovskaja, da cui si vede che Putin non reagisce soltanto alle provocazioni occidentali. È molto chiaro comunque quello che mi dici su Mosca e San Francisco. Poi ha ragione Mazzarella: le posizioni imperialiste, tanto quella russa quanto quella americana non sono solo violente, ma innanzitutto stupide“. - Grazie, mi fa tanto bene questo dialogo, perché da Febbraio sono stato insultato e „silenziato“, solo per il fatto che nel mio diario ho preso sul serio la narrazione di Maté, cui ho dato sempre il valore del „verosimile“ e non del „vero“; con le parole di A.: Maté fa parte di quel concerto di voci di cui si deve tenere conto. Sulla Siria hai ragione ed io nel mio diario, non so più quando, ho fatto vedere con testi del Padre Dall’Oglio, che purtroppo non può più parlare e per cui sono datati, che la posizione di Maté e della Rania Khalek sono unilaterali e troppo legittimatrici di Assad. Allo stesso tempo le affermazioni di Maté sull’Ucraina, che sono interne al dibattito americano - lui non conosce il russo; chi potrebbe dire qualcosa di sensato sulla Politkovskaja sarebbe piuttosto Matti Taibbi - e all’interno di questo dibattito mi permettono di comprendere anche la pseudo cattolicità di Biden e la disonestà dell’élite democratica e di quella repubblicana statunitensi, ma in vero la prima porta il peso additivo di esagerazioni che all’interno sono devastanti: come l’esagerazioni interpretative del 6 gennaio, l’inventato Russiagate e la presentazione del movimento BLM, che non è liberatorio, ma del tutto unilaterale, come di qualcosa di autenticamente a favore dei  „neri“. 


Il mio amico statunitense, che cito in questo dialogo con un amico italiano, mi ha mandato un articolo, in cui tra l’altro si dice: 


Fact is that Putin has not talked about the "potential use of tactical nuclear weapons or biological or chemical weapons." Not. At. All. On September 21 Putin announced a partial mobilization of reservists. In his TV speech he mentioned nuclear weapons only with regards to  'Western' threats of using them: „They have even resorted to the nuclear blackmail. I am referring not only to the Western-encouraged shelling of the Zaporozhye Nuclear Power Plant, which poses a threat of a nuclear disaster, but also to the statements made by some high-ranking representatives of the leading NATO countries on the possibility and admissibility of using weapons of mass destruction – nuclear weapons – against Russia. I would like to remind those who make such statements regarding Russia that our country has different types of weapons as well, and some of them are more modern than the weapons NATO countries have. In the event of a threat to the territorial integrity of our country and to defend Russia and our people, we will certainly make use of all weapon systems available to us. This is not a bluff. The citizens of Russia can rest assured that the territorial integrity of our Motherland, our independence and freedom will be defended – I repeat – by all the systems available to us. Those who are using nuclear blackmail against us should know that the wind rose can turn around“. Note that Putin does not mention Russia's nuclear weapons. He instead empathizes that Russia has new 'different' weapons that are 'more modern' than those of the 'West'. He means hypersonic missiles which can avoid 'western' air defenses and hit decision centers in Brussels, London and Washington even without nuclear warheads. Also for the record: Russia has signed and ratified the Biological Weapons Convention which prohibits the development, production, acquisition, transfer, stockpiling and use of biological weapons. Russia has also signed and ratified the Chemical Weapons Convention. In November 2017 it destroyed its last (Soviet) chemical weapons as mandated by the convention. It is the U.S. that still has not destroyed its chemicial weapons“.

 („Il fatto è che Putin non ha parlato del "potenziale uso di armi nucleari tattiche o di armi biologiche o chimiche". Per nulla. Il 21 settembre Putin ha annunciato una mobilitazione parziale dei riservisti. Nel suo discorso televisivo ha parlato di armi nucleari solo in riferimento alle minacce "occidentali" di usarle: Hanno persino fatto ricorso al ricatto nucleare. Mi riferisco non solo al bombardamento, incoraggiato dall'Occidente, della centrale nucleare di Zaporozhye, che rappresenta una minaccia di disastro nucleare, ma anche alle dichiarazioni di alcuni alti rappresentanti dei principali Paesi della NATO sulla possibilità e sull'ammissibilità di usare armi di distruzione di massa - armi nucleari - contro la Russia. Vorrei ricordare a chi fa queste affermazioni sulla Russia che anche il nostro Paese dispone di diversi tipi di armi, alcune delle quali sono più moderne di quelle in dotazione ai Paesi della NATO. In caso di minaccia all'integrità territoriale del nostro Paese e per difendere la Russia e il nostro popolo, faremo certamente uso di tutti i sistemi d'arma a nostra disposizione. Non è un bluff. I cittadini russi possono essere certi che l'integrità territoriale della nostra Madrepatria, la nostra indipendenza e la nostra libertà saranno difese - ripeto - con tutti i sistemi a nostra disposizione. Coloro che stanno usando il ricatto nucleare contro di noi dovrebbero sapere che la rosa dei venti può girare“. Si noti che Putin non menziona le armi nucleari della Russia. Egli invece sottolinea che la Russia ha nuove armi "diverse", "più moderne" di quelle dell'"Occidente". Intende missili ipersonici che possono evitare le difese aeree "occidentali" e colpire i centri decisionali di Bruxelles, Londra e Washington anche senza testate nucleari. Inoltre, per la cronaca: La Russia ha firmato e ratificato la Convenzione sulle armi biologiche che proibisce lo sviluppo, la produzione, l'acquisizione, il trasferimento, lo stoccaggio e l'uso di armi biologiche. La Russia ha anche firmato e ratificato la Convenzione sulle armi chimiche. Nel novembre 2017 ha distrutto le sue ultime armi chimiche (sovietiche) come previsto dalla Convenzione. Sono gli Stati Uniti a non aver ancora distrutto le proprie armi chimiche.“) (Moon of Alabama - vedi la mia bacheca in Twitter).

Parlando con Konstanze sulla crisi del mondo si arriva a parlare con simpatia anche di una sesta classe, che lei guarda con uno sguardo di simpatia, ancora più grande, se siamo davvero poco prima „della fine del mondo“ (Walker Percy). 


(Inizio del pomeriggio) La MZ, in occasione dell’anniversario antisemita ad Halle (2019), si chiede con ragione come mai ci siano oggi tanti delitti antisemiti in Sassonia-Anhalt? Credo che senza un lavoro serio su ciò che disse Sieferle sulla „liturgia dell’Olocausto“ non si possa arrivare ad una risposta realmente seria a questa domanda; di questo ovviamente non c’è traccia nella MZ, che propone le proteste contro le misure prese dallo Stato tedesco nel tempo della pandemia, per spiegare questa crescita.

La decisione del comitato per il premio della pace di Oslo è stato contestato da Kiev (FAZ), cosa che non stupisce, perché il governo ucraino non vuole la pace, ma annientare il nemico. Premiate sono due organizzazioni, una russa (Memorial) ed una ucraina (il centro ucraino per i diritti dei cittadini) ed un avvocato che si trova in carcere in Bielorussa (Ales Bjaljazki). Nell’editoriale Reinhard Veser commenta con ragione, anche se con una retorica unilaterale: "In Russia, nessuno ha lavorato con la stessa costanza di "Memorial" contro le falsificazioni della storia con cui il regime di Putin vuole dare un'apparenza di maggiore legittimità alla repressione in patria e all'aggressione verso l'esterno. Ales Bjaljazki ha opposto una resistenza incrollabile alla dittatura di Lukaschenko fin dal suo inizio... E il "Centro per la libertà civile" ucraino è un esempio brillante dell'Ucraina democratica che Putin vuole distruggere“ (FAZ). 

(Notte) Nei primi passi mitologici di Tolkien, Il libro delle storie perdute, (196/17), nel capitolo, „l’incarcerazione di Melko“, il dio cattivo, si capisce quanto sia stupido agire con sola violenza contro il male, ci vuole astuzia, ma anche un vero senso di concordia, rappresentato dal dio più potente, Manwe. E poi c’é il pensiero molto bello che non c’è bisogno della guerra, perché il mondo non sia noioso. La pace ha anche la sua molteplicità gioiosa. 

La luce riflessa di Giove è così forte che si vede chiaramente, accanto alla luna quasi piena. 

Abba nostro…


(7.10.22) Lc 11,14-26 gioca un grande ruolo in una pagina della Teodrammatica, che ho usato per anni nella scuola come introduzione al mio corso di cristologia nelle superiori. L’alternativa tra Gesù e il nemico è radicalissima: o si sta con lui o si sta contro di lui, o si raccoglie o si disperde. Ma ciò non deve essere frainteso, secondo me, in modo fondamentalista, per esempio nel senso di un’alternativa radicale: o si è cristiani o si è mussulmani. Che ci sia una religione del tipo dopo Cristo, significa che essa fa parte del mistero di gratuità di Cristo e questo non vale solo per questa religione, ma anche per una visione laica del mondo come quella di Elena Ferrante: Lenù si interroga sull’unico amore in cui Nino, il don Giovanni, si è messo a rischio: è stato quello con Lila, di cui era affascinato, in cui ha preso sul serio la gratuità della sua intelligenza. „Perché Nino in quel caso avevo messo in gioco tutto il suo futuro? …Questo era il dato di fatto che doveva aver ammaliato Nino: la gratuità dell’intelligenza di Lila. Essa si distingueva da tante perché con naturalezza non si piegava a nessun addestramento, a nessun uso e a nessuno fine“ (L’amica geniale, IV, 383) Questo è il punto. Non è che il valore della gratuità sia più importante di Cristo, anzi senza di Cristo non ci sarebbe gratuità e quest’ultima si è incarnata, anche per la debolezza di noi cristiani in altre visioni del mondo ed in altre religioni. O si raccoglie con la gratuità o si disperde: questa è la vera alternativa che pone Cristo, che è il Logos universale e gratuito, che è amore universale, concreto e gratuito e che per tutti si gioca in quella rivelazione naturale, che è la donazione dell’essere come amore. 

In Gal 3, 6-14 si dice con chiarezza che la legge ci imprigiona, solo la grazia ci libera: la legge ci ricorda solamente che non siamo capaci di essere fedeli; basta che i nostri ormoni si muovano in un tal modo, se per esempio una donna, che abbiamo incontrato casualmente nel supermercato, ci tratta con gioia, che già abbiamo dimenticato la legge. Salvifico è solo l’amore gratuito di Dio.Tutti quelli che vivono secondo la legge, stanno sotto la maledizione, perché come dice la Scrittura: maledetto è colui che non segue tutto ciò che dice il libro della legge. Ma proprio noi che siamo cattivi, non seguiamo la legge. Cristo ci ha liberato dalla maledizione della legge, diventando lui stesso peccato e maledizione. Cristo ci ha liberati facendoci diventare eredità di Abramo, che è il padre della fede ebraica, cristiana e mussulmana.  

Padre nostro…

(Pomeriggio tardo) Come ho scritto in Twitter per la prima volta nella mia vita ho paura: posso ascoltare musica, passeggiare, insegnare, tradurre Ulrich…ma la notte faccio fatica a dormire, anche se ho nel cuore la frase di Hölderlin, a cui rinvia anche Eugenio Mazzarella, che ha scritto nuovamente un grande articolo sulla guerra: „«Là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva». Sono due versi di Friedrich Hölderlin, che Martin Heidegger rimeditò nel leggere una «questione della tecnica», quella che era diventata nucleare, di cui non eravamo, e non siamo purtroppo ancora, all’altezza morale. Sono versi che ci possono aiutare a capire che solo uno sguardo franco sull’abisso, può farci scampare dal caderci dentro. L’abisso è quello che abbiamo visto a Hiroshima e Nagasaki, e oggi ci si sta aprendo davanti in Ucraina. Guardiamolo in faccia, negli scenari che ci propone..“ (Mazzarella, Oltre la danza sull’abisso nucleare. Il gran pericolo e ciò che salva). 

Katie e Aaron intervistano un generale e presentano così la loro puntata:  „Chi ha bombardato il gasdotto Nord Stream? Avremo una guerra nucleare? Queste sono le due grandi domande che oggi lasciano perplessi i giornalisti (e che non preoccupano i politici occidentali, a quanto pare). Chi meglio dell'ex colonnello dell'esercito e consigliere anziano del Pentagono Douglas Macgregor può abbattere i muri. "In questa guerra, per la quale nessuno ha votato, bisogna mettere da parte la razionalità", dice Macgregor. "Non abbiamo a che fare con persone ragionevoli“. Analizziamo quindi ciò che sappiamo. "Penso che sia molto chiaro che quando il Presidente Putin ha iniziato questa campagna, si aspettava pienamente che quando avesse dimostrato di fare sul serio, avrebbe avuto un partner per negoziare. Pensava che Washington sarebbe stata interessata a negoziare la fine dei combattimenti. Non credo che si rendesse conto del livello di impegno ideologico e di odio a sostegno di una guerra con la Russia“. E poi arriva la scoraggiante previsione. Sebbene non pensi che la Russia userà armi nucleari in Ucraina, ritiene che il conflitto potrebbe peggiorare notevolmente. "Se ]Putin] non avrà successo e nessuno parlerà, credo che scatenerà l’inferno““. Mazzarella invece non è così sicuro che non si arrivi all’uso delle armi: „Togliamo innanzi tutto dal campo lo scenario più pericoloso, perché più illusorio. Che in Ucraina e tramite l’Ucraina, si possa giungere a un collasso della Russia senza che questo culmini in un confronto nucleare, sia pure con atomiche 'tattiche'. Un’idiozia da propaganda bellicista dell’Impero del Bene che saremmo noi occidentali, da cui è Henry Kissinger, che un po’ ne capisce, a metterci in guardia, invitando l’Occidente ad offrire una via d’uscita a Vladimir Putin, proprio perché 'sconfitto' sul piano del confronto militare convenzionale con il fallimento della sua 'operazione speciale'. Per l’Europa e per l’Occidente, sul piano militare convenzionale, la Russia non è evidentemente una minaccia. Andare oltre è un’avventura. Una stupida partita di poker, che sarebbe già persa alla prossima mano. Consegnerebbe la Russia alla Cina, ampliando l’efficienza militare della sua proiezione imperiale“.

(Notte) Ho finito di leggere i quattro volume dell’“Amica geniale“ di Elena Ferrante - mi ha preso tanto, raramente un libro mi ha preso così dall’interno, eppure il suo mondo di sinistra non è il mio, anche se c’è un „insieme d’intersezione“, ma nel mio rione (Mirafiori sud a Torino), che ho lasciato, come lei ha lasciato il suo (a Napoli), c’era anche la Chiesa ed una Chiesa che ha raggiunto il mio cuore, anche se ad un certo punto il mio primo parroco, con aereo e land rover, don Paolo, se ne andò a Nichelino. Qualche dubbio su don Paolo poi lo ho avuto, ma ha comunque aperto una strada su cui sono arrivati Hans Urs von Balthasar, Adrienne von Speyr, Ferdinand Ulrich…Nel rione di Lenù c’era sicuramente una Chiesa, ma non ha attratto la sua affezione e l’unico sacerdote di cui racconta l’incontro, nel liceo, era un tiranno e censore. Detto questo rimane un grande romanzo che sa che nella „letteratura“, c’è una „presunzione“ (cfr. IV, 442) che nega il cammino al vero come esperienza. Poi ad un livello ancora più profondo Lenù/Elena Ferrante sa che „tutto è vanità“. Mi sono segnato tante pagine che vorrei commentare, ma ora ho bisogno di prendere le distanze dal libro, da questo grande libro, che forse rivela quanto questo diario stesso, è „presunzione“, che per ora mi ha fatto guadagnare qualche lettore attento, ma anche tanta critica e dimenticanza anche da parte di persone che ho pensato mi fossero amiche: e di cui avrei avuto bisogno in questo momento così difficile della storia del mondo. Ma grazie a Dio c’è Konstanze, i miei figli, anche se loro stessi sono forse lontani dal mio mondo culturale, anche se non me lo fanno pesare, come invece fanno le figlie di Lenù. E a grazie Dio c’é la speranza: „Là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva“. 


(6.10.22 - San Bruno) Martedì di questa settimana mia figlia ha cominciato a lavorare nella casa editrice Blue Ocean, lei stessa ha descritto così il suo lavoro: „Mi occupo della creazione di riviste per bambini. Penso al tipo di contenuto da inserire nelle riviste, al tipo di immagini. Collaboro con grafici e autori per i fumetti pubblicati sulle riviste. Ora devo trovare il modo di entrare in ogni cosa, ma è davvero molto divertente“. Ferdinand il 13 di ottobre ha l’esame di chimica, che lo tormenta un poco. Che il buon Dio li aiuti nei loro compiti. Alla fine del mese sono stato invitato a tenere online per un gruppo armeno (Fondazione Ebert e una Ong locale) una conferenza sulla giustizia sociale. 


Nel vangelo odierno (canone romano, Lc 11, 5-13), Gesù ci invita a chiedere e in questo momento sia per il piccolo (la mia famiglia, la scuola) che per il grande teatro del mondo (Ucraina…) chiedo la pace che viene da Lui. Paolo (Gal 3,1-5), con le sue  opposizioni forti mi colpisce sempre molto: in primo luogo ci rinvia con chiarezza al Crocifisso, non vi è un’altra salvezza. Poi non è la legge (carne), ma la fede (spirito)  che ci salva. Il tutto può essere interpretato in modo neoplatonico, ma non necessariamente. Questa messa in questione della „legge“ come icona prioritaria è per me del tutto liberante e di questa libertà il mondo non conosce nulla (ovviamente si deve tener conto anche del non superamento di cui parla Gesù). 


Padre nostro


(Tarda mattinata) L’arcivescovo cattolico di Mosca, Paolo Pezzi,  ha scritto un appello alla Conferenza episcopale che mi sembra di importanza capitale, lo riporto testualmente: 


Fratelli e sorelle amati nel Signore,
membri del clero, monaci e laici,

Il confronto in Ucraina è degenerato in un conflitto armato su larga scala, che ha già cancellato migliaia di vite, ha minato la fiducia e l’unità tra le nazioni e i popoli, e minaccia l’esistenza di tutto il mondo. Come sei mesi fa, noi desideriamo ripetere il magistero della Chiesa, secondo il Santo Vangelo e l’antica Tradizione: la guerra non è mai stata né mai sarà un mezzo di risoluzione dei problemi tra le nazioni; «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra» (Pio XII, 1939).

Oggi i nostri cuori sono pieni di dolore e di impotenza per l’incapacità di fare qualcosa o anche solamente di trovare parole giuste, che possano cambiare la situazione in maniera decisiva ed evitare ulteriori vittime. Insieme a voi, fratelli e sorelle, ascoltiamo con attenzione le parole del Santo Padre, pronunciate in occasione della sua visita in Kazachstan: «Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità. Andiamo in aiuto di chi soffre e insistiamo perché si provi davvero a raggiungere la pace. L’unica via d’uscita è la pace, e l’unica strada per raggiungerla è il dialogo».

Consapevoli della nostra impotenza, preghiamo di vivere nello spirito della consacrazione dell’Ucraina e della Russia al Cuore Immacolato di Maria fatta da Papa Francesco, con piena fiducia nella cura di Dio per i suoi figli e nella sua infinita misericordia. L’unico modo per vivere così è essere umili costruttori di pace e difensori della giustizia, nella misura in cui i nostri talenti e le circostanze della nostra vita ce lo permettono.

La mobilitazione parziale proclamata in Russia ha posto molti nostri fedeli davanti a una scelta morale molto seria. Sappiamo che in determinate circostanze le autorità statali non solo hanno il diritto, ma devono anche usare le armi ed esigere dai cittadini l’adempimento dei doveri necessari per la difesa della patria; e che coloro che compiono rettamente il servizio militare per la patria servono il bene comune. Tutto questo è vero se le azioni militari sono finalizzate a una più rapida conclusione del conflitto e ad evitare il moltiplicarsi delle vittime (Cfr. il Catechismo della Chiesa cattolica 2307-2317).

In conclusione, la questione se sia ammissibile partecipare alle azioni di guerra è una questione che riguarda la coscienza personale, che è il santuario più segreto e sacro dell’uomo, nel quale egli è solo con Dio, e al cui giusto giudizio è sempre tenuto a obbedire (ibid., 1795, 1800).

D’altra parte, la Chiesa ricorda alle autorità dello Stato che esse «devono trovare una giusta soluzione nel caso in cui una persona si rifiuti di imbracciare le armi per sua convinzione, pur rimanendo obbligata a servire la comunità umana in altro modo» (ibid., 2311). Questo diritto è sancito dall’articolo 59, paragrafo 3, della Costituzione della Federazione Russa e ne chiediamo l’osservanza coerente.

Per quanto riguarda gli esponenti del clero e i monaci della Chiesa cattolica, va rimarcato che è categoricamente impossibile per loro partecipare alle ostilità, sia secondo le antiche regole della Chiesa che secondo le convenzioni internazionali in vigore.

Rinnoviamo l’invito a tutti i nostri fedeli a intensificare le preghiere e il digiuno per una pace giusta e sicura. I sacerdoti sono invitati a celebrare la Santa Messa per il mantenimento della pace e della giustizia, utilizzando la Preghiera Eucaristica per la riconciliazione, recitando la preghiera dall’Ufficio liturgico «sulla pace e la patria» e includendo nella Preghiera dei fedeli le richieste per la cessazione delle azioni militari e la salvaguardia della vita umana.

Paolo Pezzi
Arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca
A nome della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici in Russia, Ottobre 2022


Aaron Maté, intervistato da „Fox news“ argomenta precisamente sulla questione del sabotaggio del gasdotto russo. In un Tweet condivide il video con questa introduzione: „Sulle affermazioni degli Stati Uniti secondo cui dietro il bombardamento del gasdotto Nord Stream ci sarebbe la Russia, nonostante gli sforzi degli Stati Uniti, durati anni, per bloccare il gasdotto e i numerosi funzionari statunitensi che hanno giurato di fermarlo a qualunque costo“ - non si tratta di una teoria cospirativa, ma di frasi che sono state pronunciate pubblicamente dai funzionari statunitensi.

Katie Halper è stata censurata e licenziata da „The Hill“, dopo un cambiamento nella gestione, per aver criticato Israele: evviva il plus della democrazia.

È una sfida grande, per chi prende sul serio l’esistenza storica, non perdere di vista la dimensione metafisica del reale, ma non è impossibile e non è necessario uno sforzo sovra-umano. Perché Dio si manifesta ai piccoli, nelle piccole cose

(Notte) Ascoltando Johannes Brahms „Completi intermezzi“, suonati da Evgeni Koroliov, ho letto fino alla pagina 430 del quarto volume dell’“amica geniale“ di Elena Ferrante, che fa dire a Lenù: „Ogni rapporto intenso tra essere umani è pieno di tagliole e se si vuole che duri bisogna imparare a schivarle“ (Storia della bambina perduta, 429) - mia moglie mi ha detto qualche giorno fa, che a parte i rapporti di lavoro e parrocchiali, non abbiamo ormai più nessuna rapporto sostanziale (io ne ho qualcuno per Whatsapp), insomma non abbiamo amici. Quelle due tagliole che sono state la pandemia e ora la guerra hanno reciso i pochi rapporti che avevamo, ma in fondo Lenù ha ragione, se non si è disposti a portare il dolore dell’altro, un’amicizia non regge e vengono fuori tanti motivi, in primo luogo le narrazioni ideologiche differenti, che diventano un ostacolo insormontabile. Bisognerebbe aver il coraggio di dire con Lila: „Sono così contenta che siamo state amiche per tanto tempo e che lo siamo ancora“ (429). Grazie a Dio i nostri figli non hanno interrotto il rapporto con noi, anche se sono lontani. E da qualche giorno l“’amico grande grande“ sta di nuovo bussando alla mia porta, o meglio io me no accorgo, Lui non ha mai smesso di farlo. Ho deciso di non scrivere nulla in Facebook per dieci giorni; uso solo Twitter e il blog. 

Sulla questione della fedeltà e continuità dell’amore sono più d’accordo con Pietro (IV, 395) che con Lenù (IV, 374), che pensa che „il tempo delle fedeltà e delle convivenze solide era finito sia per i maschi che per le femmine“. Konstanze ed io siamo insieme da 35 anni. 


(5.10.22 - Santa Faustina) Il Santo Padre Francesco è un grande dono del cielo per noi uomini di questo tempo. Ovviamente non lui, ma Cristo è il nostro salvatore. Si può tentare di vivere il Vangelo sine glossa, come ha cercato di fare Francesco d’Assisi, ma non esiste una posizione cattolica che possa recepire il Papa sine glossa - questo è fondamentalismo ultramontano, non conciliabile con la parola di Dio (cfr. Gal 2). Questo vale anche per l’ultimo grande Angelus di domenica scorsa. Chiaro è che il Papa vuole la pace e che ha chiesto a Putin di smetterla con una guerra disumana e che contraddici il diritto internazionale. Ha chiesto a Zelensky di essere aperto alle trattative. Entrambi non sembrano essere d’accordo con questa proposta (cfr le notizie nella rubrica di Banfi). Zelensky, che è stato eletto con un largo mandato per fare la pace ha ormai una posizione così dura che non permette alcun negoziato. Di fronte alle cose che dice il Papa è legittimo chiedersi cosa esse significhino per la propria posizione. Negare la legittimità di una propria posizione  significa semplicemente smettere di pensare. Obbedienza non significa smettere di pensare. Obbedienza  senza pensiero ed amore è semplicemente stupidità e nasconde l’idea che solo la propria posizione è quella corretta e che ovviamente solo questa coincide con la posizione del Papa. L’eredità dell’ermeneutica del nostro tempo implica una molteplicità di posizioni che dialogano l’una con l’altra. La frase di A. Carrell all’inizio del „Senso religioso“ di Giussani, su osservazione e riflessione, quando non è un aiuto al realismo, è semplicemente inconciliabile con un qualsivoglia atteggiamento filosofico ermeneutico.


Padre nostro…


(Pomeriggio) Dalla Catechesi del Santo Padre di oggi: „L’esame di coscienza aiuta tanto, perché così vediamo che il nostro cuore non è una strada dove passa di tutto e noi non sappiamo. No. Vedere: cosa è passato oggi? Cosa è successo? Cosa mi ha fatto reagire? Cosa mi ha fatto triste? Cosa mi ha fatto gioioso? Cosa è stato brutto e se ho fatto del male agli altri. Si tratta di vedere il percorso dei sentimenti, delle attrazioni nel mio cuore durante la giornata. Non dimenticatevi!“. Vorrei fare due esempi di due cose che mi hanno fatto „reagire“ e forse „triste“. Nella scuola ci sono sempre più ore di supplenza da fare. La reazione di chi guida è: meno di quanto ci sia scritto nel decreto, che, però, è stato scritto per gli insegnanti statali, che guadagnano più di noi in una scuola privata. Ma cosa mi fa triste in questo? Forse semplicemente il fatto che sono all’estremo delle forze e devo far sempre di più e che ciò viene liquidato con il rinvio ad un decreto. Secondo esempio: nella nona classe durante una lezione sull’aborto, due ragazzi hanno la posizione di persone che Peguy chiamerebbe „clericali anticlericali“, proposta con un atteggiamento fondamentalista, tale e quale a quello dei „clericali clericali“, per cui una gravidanza deve essere portata al termine anche se una ragazza è stata violentata dal padre. Cosa mi fa triste? Oltre alla cosa in sé; la difficoltà di dire bene la propria posizione, perché in uno scontro su questo tema, i ragazzi, che sono gli indiani del nostro tempo, verrebbero difesi e tu insegnante con la tua professionalità, saresti lasciato del tutto da solo. Meta è quella di essere se stessi e liberi, ma non è facile. 


Pensare significa passare attraverso una crisi, quella più radicale è quella ontologica: perché c’è qualcosa invece che niente? Ma il rischio che si corre nella crisi è quello dell’ipostatizzazione della crisi stessa, così che si rimane fissi in quella che Ulrich chiama la „sospensione ontologica“, che è astrazione intellettuale, che prende il posto del cammino al vero come esperienza. L’ipostasi, dice con ragione la Treccani, è la personificazione di un concetto astratto, quest’ultimo viene trattato come „persona“, invece che le persone nell’esperienza concreta. 


Non c’é dubbio che per Tommaso la molteplicità, quella descritta per esempio nel primo racconto della creazione (Gen. 1,1-2,4a) è qualcosa di positivo e il testo stesso della bibbia ripete come un refrain, che questo è quello sono alcunché di buono. Questa molteplicità non nega la semplicità infinita di Dio: „la semplicità infinita dell’essere può venir rappresentata come parabola della bontà divina solamente tramite la molteplicità degli essenti finiti“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 278). Ovviamente c’é anche la tentazione di dissolvere l’unita del dono di Dio, come dispersione del dono stesso nell’assoluta divisione, ma questa è per l’appunto una tentazione e non l’intenzione prima del disegno di Dio che chiamiamo „creazione“. 

La molteplicità delle narrazioni degli eventi e delle interpretazioni degli stessi è secondaria rispetto alla molteplicità delle res e delle persone, ma anche questa non è in sé il male, come ho cercato di spiegare questa mattina in riferimento all’eredità ermeneutica. La riduzione delle narrazioni all’unico pensiero possibile, all’unica narrazione possibile ha un nome: dittatura. Che vi sia anche la tentazione di disperdersi in una molteplicità infinita di narrazioni contraddittorie è data, ma il rischio ermeneutico può essere superato solamente con il sacrificio del pensiero e della libertà. 


(4.10.22 - San Francesco) Oggi è il primo onomastico di mio padre, dopo il suo ritorno al Padre. Ed anche la festa di san Francesco, patrono d’Italia. Che Dio protegga il mio paese natio e il Santo Padre che porta il suo nome. 


Ieri è stata la festa della ratificazione dell’unità tedesca, accaduta il 9.11.89, mentre la ratificazione è stata firmata nell’ottobre del 1990. La riunificazione tedesca, che io segui con grande commozione, perché mia suocera era nata in Sassonia (mentre tantissimi nel Movimento di CL, non mi ricordo più con quali motivi, dicevano che non era un avvenimento rilevante), ha significato per Konstanze e me nel 2002 una rivoluzione della nostra vita. Ci siamo trovati, dopo aver vissuto per dodici anni in Baviera, nei territori della ex DDR. È vero che gli argomenti contrari di Lafontaine e Kohl avevano lo stesso criterio, il denaro: il primo diceva che costava troppo, il secondo che era possibile, ma è anche vero che Kohl dimostrò in quell’occasione una grande statura politica ed un grande coraggio. Non sono per nulla d’accordo con il giudizio negativo che Sieferle aveva di Adenauer e Kohl, anche se ovviamente è possibile una loro critica, per esempio a Kohl, di aver promesso ciò che non era possibile, cioè un’equiparazione quasi immediata dell’ovest e dell’est della Germania federale; questo, con un’arroganza di tanti dell’ovest, che presero posizioni di potere nell’est, provoco quel fenomeno dell’ostalgia, di cui parlai nella mia fase giornalistica (Sussidiario, La Nuova Europa). E vero, però, che ci sono state tante persone che si sono gettate in questa nuova storia con quello spirito di unità di ciò che già da sempre doveva essere unito. La frase di Andreotti, che lui amava così tanto la Germania che ne voleva preferibilmente due, mi è sempre sembrata puro cinismo. Robert Spaemann gliela perdonò solamente per la devozione che lo stesso Andreotti aveva per il volto di Cristo, nel velo di Manoppello. Nei grandi politici e filosofi che ho conosciuto - questi secondi li ho davvero conosciuti di persona (Spaemann, Ulrich) -  c’era sempre questo senso della priorità della contemplazione, dalle rose di Adenauer al velo di Manoppello di Andreotti.

(cfr. LC 10,38-42).


È un’informazione importante che Paolo non sia andato immediatamente a Gerusalemme da Pietro (Gal 1,13-24) - la libertà di una missione voluta da Dio è importante tanto quanto l’obbedienza a Pietro, in un certo senso è più importante. 


Padre nostro…



(Sera) Quale è la differenza tra un pensiero come quello di Heidegger, ma anche quello di Sieferle, che ho commentato negli ultimi giorni, e il pensiero di Ulrich? Il primo pone la sua speranza in un „Dio divino“ e così rischia di non vedere come il Dio vero si è fatto piccolo ed è incontrabile nel piccolo cammino della vita quotidiana, detto filosoficamente che l’essere come essere non è una questione filosofica, ma un’esperienza, in cui le res non risucchiano il dono dell’essere, ma quest’ultimo rimane „sovraessenziale“, cioè un dono davvero dall’alto, ma vivibile nella „piccola via“ della nostra vita. Heidegger intuisce tutto ciò in „Essere e tempo“, ma rischia „di sacrificare la mossa incarnatoria nella povertà del „piccolo“ al „destino ontologico“ ipostatizzato“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 277), che solo il filosofo sa salvare dal sopravvento della scienza e della tecnica.

Qualcosa di analogo, a livello di analisi storica, è il rischio anche di Sieferle: egli comprende molto bene il problema di una religiosità di stato come „destino ontologico ipostatizzato“ e si ribella giustamente a questa ipostatizzazione religiosa, ma non vede che il Dio crocifisso non è un altra ipostatizzazione, passata, ma una possibilità di un reale cammino incarnatorio, che è salvifico in qualsivoglia dimensione storica ci sia data da vivere. Perchè solo l’amore è credibile, sempre e dovunque.


(Notte) Hannah Pilarczyk, in un suo articolo per „Der Spiegel“ (30.9.22), distrugge il film „Blond“, regia di Andrew Dominik, ispirato dal romanzo di Joyce Carol Oates, ed interpretato nel ruolo di Marilyn Monroe (1926-1962) da Ana de Armas. Gli unici che potrebbero avere piacere in questo film sarebbero persone di estrema destra (questa ormai è l’accusa più alla moda), secondo la giornalista tedesca. Certo anche a me sarebbe piaciuto che la parte pubblica della Monroe fosse rappresentata in modo più convincente, ma il film, in vero, è un giudizio davvero profondo sugli USA e sulla loro cultura cinematografica, che noi abbiamo succhiato con il latte materno. Una cultura senza padre e senza vero amore. Che poi ci sia anche un America statunitense affascinante  è vero, ma questa ombre, rappresentate dal film, non devono essere negate, anche l’ombra di cosa sia realmente un aborto. 


(3.10.22 - ratificazione politica dell’unità tedesca) Mia moglie è tedesca, nata ad Heidelberg nel 1967, ha un padre ungherese, ma che non le ha insegnato la lingua, perché si integrasse completamente in Germania, la nuova patria, in cui ha frequentato liceo ed università…Lei comprende bene gli argomenti di Rolf Peter Sieferle, anche se non li assolutizza, conosce bene, però, lo stile del „Sack und Asche erbeten“ quando si parla di  Auschwitz, cioè quel modo „liturgico“e per nulla „storico“ di parlare del passato nazionalsocialista e ne conosce le conseguenze. Con questo stile si annoiano le nuove generazioni e si crea l’immagina di una irripetibilità che viene poi proiettata, per esempio nella guerra micidiale in Ucraina, alla figura politica di Putin, nel senso di un „non ci possiamo permettere un nuovo Hitler“. Da giovane ha fatto un esperienza bellissima in un kibbutz in Israele, organizzata da un suo insegnante del liceo, morto proprio qualche giorno fa, all’età di 94 anni, non ho mai percepito in lei toni antisemiti, ma è chiaro che come storica - in questi giorni sta leggendo i „Sonnambuli“ di  Christopher Clark sulla prima guerra mondiale - non può accontentarsi di uno stile „liturgico“ per comprendere un avvenimento storico. Entrambi i suoi figli, Ferdinand e Johanna, che hanno la doppia cittadinanza e che sono la sua ragione ultima di vivere (insieme a me) sono integrati completamente nella realtà  tedesca e non hanno nessuna tendenza antisemita…


Mi ero chiesto come mai Glenn Greenwald scrivesse così poco, oggi mi è arrivato un suo bellissimo articolo in cui parla dell’amicizia di un pastore evangelico brasiliano, Cabo Daciolo e di suo marito gravemente malato, David Miranda. Appoggiano entrambi il terzo candidato brasiliano Ciro Gomes, che sembra essere l’alternativa politica di rilievo, anche se non ha possibilità di vincere, al presidente attuale Jair Bolsonaro e a quello passato Lula da Silva, ma l’articolo non tratta di politica, accenno solo al contesto perché ieri si è votato in Brasile (1). Il tema è l’amicizia che non può essere divisa da narrazioni ed analisi diverse sugli avvenimenti politici e storici. Il pastore Cabo Daciolo è contro il matrimonio omosessuale (è diventato famoso per un suo impegno sindacale per i pompieri a Rio de Janeiro, ma si è diviso dalla sinistra su questo tema del matrimonio omosessuale), ma è nata un’amicizia grande e profonda con David Miranda, sposato con Glenn Greenwald, con cui hanno adottato tre bambini, ma ora che è all’ospedale, prega per lui e lo va a visitare, mentre molti della sinistra, di cui fa parte David, sono scandalizzati che quest’ulitmo abbia un amicizia con un uomo come Daciolo. Greenwald come Ferrante sanno che ciò che davvero conta non sono i meta discorsi, neppure quelli antifascisti e di sinistra, ma se uno fa passi seri nell’approfondimento dell’amore gratuito.  


  1. „Le altre notizie dall’estero: in Brasile i sondaggi erano completamente sbagliati. Il presidente uscente Jair Bolsonaro è in leggero vantaggio al primo turno delle presidenziali su Luiz Inácio Lula da Silva. Che invece sembrava favoritissimo. Dunque testa a testa fra i due e si torna alle urne il 30 ottobre“ (Alessandro Banfi).


Padre nostro…


(Pomeriggio) „Oggi Sieferle è una sorta di oggetto segreto“ (Andreas Lombard, „Era tutto completamente diverso“, in Finis Germania, edizione italiana a cura di Francesco Coppellotti, Roma 2022, 150). Ho finito di leggere l’edizione italiana del libretto postumo di Rolf Peter Sieferle, che ho commentato negli ultimi giorni qui nel diario. Con tante cose che ci sono scritte nel testo, da autori italiani e tedeschi, io non mi identifico per nulla, al meno di tutto sul giudizio sulla Merkel e sul Papa (in vero di quest’ultimo parla solo Coppellotti). Ed in genere non ho interesse ad una posizione che metta totalmente in questione un’autorità civile o ecclesiale, anche se capisco molto bene ciò che Tellkamp riassume con la frase: non si nasce come opponenti, ma si diventa tali. Allo stesso tempo in questo „oggetto segreto“ e nella sua presentazione italiana, ci sono momenti di verità immensi, per esempio il finale della postfazione tedesca all’edizione italiana di Andreas Lombard: „E adesso veniamo alla Russia. L’accenno di Sieferle…(alla Russia) per tenere il mondo occidentale fuori dalla possibilità dal perpetrare crimini crudeli (come quello nazista; rg), acquisisce in queste settimane un’inquietante attualità, se si vive l’emozionalità accresciuta che si fa strada contro il presidente Putin e la Federazione russa a partire dall’invasione dell’Ucraina. Non avviene a metà strada un inserimento oggettivo dell’evento che permetta al cittadino di farsene un’idea propria. Per la Germania pare arrivata la grande chance di sbarazzarsi dello stato di paria. Per questo nessun prezzo sembra troppo alto. Parecchi politici tedeschi chiedono già l’intervento della NATO. Quindi stiamo ricominciando tutto da capo? Non avevamo già finito nel 1945?“ (156). Alcuni dicono non c’è pace senza verità e giustizia, ma giustizia e verità implicano sempre un’inserimento oggettivo e storico degli eventi storici e non frasi „liturgiche“ sul „solo Putin“ (che sostituiscono oggi il „solus Christus“ del grande Lutero). Il testo di Lombard è del marzo di quest’anno - nel frattempo, come dimostra anche l’Angelus di ieri del Papa, la situazione è gravissima. Come fanno capire Katie Halper e Aaron Maté, ormai siamo ad un’escalation statunitense del conflitto, a guerra contro la Russia e la Cina.


Per passare alle cose italiane. Non sono d’accordo con Antonio Caracciolo (cercando chi era ho visto che c’è un giocatore di pallone con lo stesso nome, ma non ho trovato informazioni su di lui) nel paragone del „draghismo“ con il Fascismo, Nazismo o Bolscevismo“, ma anche autori più cauti di Caracciolo riconoscono nella posizione del premier italiano uscente una totale dipendenza dalla posizione statunitense, nelle cose che fa, non solo in quelle che dice, perché in quest’ultime ci sono cose anche intelligenti come la sua dichiarazione a favore del multilateralismo all’ONU. 


Ciò che davvero mi interessa nel libro sono le questioni filosofiche: oltre alle cose già scritte vorrei riprendere alcuni punti. In primo luogo una frase di Sieferle stesso, che riporta nei „topica della critica della civilizzazione“ (61-62): „nessuna società fu più pacifista; nessuna fu meglio armata“. È chiaro che qui io distinguerei tra „pacifismo“ e „non violenza“ e che il primo si trova in un rapporto di necessità dialettica con la seconda parte della frase: „nessuna fu più armata“. 

In secondo la questione vera, che è il nocciolo più duro di Finis Germania, riguarda „la dissoluzione e annientamento della Nazione nell’astrazione universalistica e nichilistica del capitalismo finanziario“ (Coppellotti, 142). Questo tema, non centrato in modo particolare sulla questione della nazione, è anche il tema della „Laudato si’“ di Papa Francesco, che parla di una società dello scarto, come Sieferle parla di quello dello spreco (63). 

In terzo luogo la questione dell’astrusità di una colpa collettiva. È vero che Adrienne von Speyr dice con ragione che non si può distinguere tra la mia e la colpa dell’altro, ma lo dice in un contesto di grazia e di perdono o detto con la Arendt: di oblio e perdono“ (cfr. Lombard, 153). E come diceva con ragione anche Robert Spaemann, richiamandosi a Tommaso D’Aquino „responsabilità vi può essere solamente nel quadro di una tensione personale-individuale, tra dovere e rendiconto, ma non universalmente e astrattamente“ (Lombard lo dice in riferimento a Sieferle, 148). 

Infine sulla questione dei movimenti migratori è possibile che gli studi di Sieferle ci aiutino ad essere meno ingenui, ma in vero il Santo Padre Francesco, a partire dal suo primo viaggio nel Mediterraneo a Lampedusa ci ha educato ad un accoglienza intelligente e misurata di questi nostri fratelli uomini e questo mi basta. 


(2.10.22 - Angele Dei, qui custos es mei…


Il Papa è talmente preoccupato per l’estensione della guerra che oggi nell’Angelus ha parlato solo di questo tema ed ha fatto un appello diretto al presidente della Russia ed a quello dell’Ucraina. Ci ha richiamato i valori della persona, del diritto internazionale e della sovranità delle nazioni nel loro territorio, rispettando le minoranze. Ave Maria…


Caro Bergamaschi, non volevo rispondere, ma non per arroganza, semplicemente perché noi siamo fratelli in Cristo e non voglio bisticciare. Quello che dici sull'acquiescenza al male lo capisco e condivido anche la frase di SGPII: "Non c'è pace senza verità", solo che io non penso che Putin sia il Male, anche se ha agito male e la verità, come ha detto il papa non è comprensibile nella modalità di una favola o di un film di cowboys. Nel mio diario pubblico da mesi sto dicendo cosa penso e su questo la narrazione che seguo è quella di Aaron Maté, marxista canadese, che sorprendentemente coincide con l'analisi politica del Papa, anche se quest'ultimo ha una dimensione pastorale che il primo non ha. Buona domenica. Che il tuo angelo custode ti protegga.


Credo che il grande problema di alcuni giudizi che nascono in CL siano dovuti ad una dipendenza kata sarka da quello che hanno detto sulla realtà sovietica Don Giussani o Padre Scalfi…Questo è un problema di fondo e non credo che si possa superare con discussioni in rete. 


Non sarei, credo, mai arrivato ad occuparmi di Rolf Peter Sieferle, se non me lo avesse proposto il mio anziano insegnante di filosofia, ma certamente quello che leggo fa parte di un dialogo interiore interrotto e che ora è ripreso, per la sua proposta, come il mio dialogo interiore con Robert Musil si era interrotto, quando Daphne, una mia ex allieva, ha smesso di parlarne con me e di leggere „L’uomo senza qualità“ parallelamente a me. Ma ritorniamo al dialogo interiore ricominciato. 


Prima del grande tema del „mito del superamento del passato“, a cui ho già accennato qui nel diario nei giorni scorsi in dialogo con la postfazione di Francesco Coppellotti, del mio insegnante di filosofia al liceo, e sui cui vorrei ritornare, forse sta notte, in dialogo diretto con Sieferle, ci sono alcuni punti su cui vorrei riflettere e che si trovano prima del capitolo tre dedicato al mito insuperabile dell’eterno Nazi. 


Il primo punto è quello dell’“aritmetica morale“ e del moralismo che la sottende. Sieferle fa un bel esempio con le 10 mele rubate da Fritz e le quattro rubate da Ivan (Finis Germania, edizione italiana 24-25). Il calcolo di un calcolatore (sono solo sei le mele che fanno la differenza) viene sospettato dal moralista come il tentativo „di assolvere Fritz“. Ora in questi giorni la situazione si è ribaltata: è  Ivan/Vladimir (Putin) che con l’invasione dell’Ucraina ha rubato 10 mele ed ogni altro argomento, che ricorda che anche Fritz o meglio Joe ha rubato 4 mele, viene sospettato di essere un tentativo di assolvere il cattivo e la sua invasione; anche semplicemente ascoltare/postare gli argomenti di Ivan fa scattare la faccina irata di Facebook. Mentre ascoltare l’intervento dell’altro guerrafondaio, quello di Joe all’ONU, è cosa del tutto normale. 


Il secondo punto è quello che Sieferle chiama il „socialdemocratismo“ tedesco: „il suo nocciolo consiste nel ritenere che le differenze di tutti i tipi siano assolutamente intollerabili. La formula politica che lo esprime suona: „Equiparazioni delle condizioni di vita““ (20). Nella scuola ho incontrato spesso questo atteggiamento politico in colleghi e alunni per cui vera giustizia consiste nella menzogna dell’uguaglianza assoluta, che giustizia e uguaglianza possano contraddirsi veniva qualificato come cosa indicibile ed impensabile. A livello teologico ed ontologico il mio pensiero si muove da differenze da cui possono essere dedotte tutte le altre: la differenza tra chi dona l’essere e l’essere stesso (teologia) e la differenza tra l’essere come atto di donazione e la sostanza donata (ontologia), dono che accade nella e tramite la molteplicità dell’essente  e le sue polarità (universale-particolare; maschio-femmina; unità e molteplicità… etc.). 


Il terzo punto è una frase che mi ha colpito molto, ma ce ne sono tante altre che dovrebbero essere commentate, per esempio quelle su arte, carisma e potenza. Ma adesso mi limito a questa: „L’inconscio diventa un alleato del corpo contro lo spirito“. Non condivido la modalità con cui Sieferle esprime la priorità dello spirito versus il corpo o carne, ma è vero che Gesù stesso dice che lo spirito da vita e la carne no, ma è anche vero che il Logos è diventato carne. Dopo lo sconvolgimento per la pedofilia ho pensato che fosse molto importante capire la dimensione dell’inconscio (con le sue perversioni polimorfe), pensando che non ascoltare questa dimensione inconscia ci ha fatto solo tanto male, ma è vero che in questo modo ho dato adito al sospetto, in primo luogo in me, di un inconscio come alleato delle perversioni del corpo. E su questo punto devo proprio lavorare. 


Padre nostro…



(Notte) Il capitolo „Il mito del superamento del passato“ (Finis Germania, edizione italiana, 45-58) è troppo ricco per essere commentato in una sola volta; devo cominciare con alcuni aspetti. 

Per quanto riguarda la formula „ominosi 6 milioni di ebrei uccisi“ non ci trovo nulla di problematico. Lo scrittore polacco Stanisław de Vincenz (1888-1971) diceva anche che è molto difficile immaginarsi cosa significhi che 6 milioni di persone siano state uccise; la vera rabbia in me nasce non per questa cifra inimmaginabile (storicamente corretta), ma per il fatto che persone come Etty Hillesum, Edith Stein, Julius Spier, etc. siano stati uccisi.

La precisazione di Sieferle: „Hitler non ha tuttavia annientato l’“uomo“ in quanto tale, ma il contrario di questa universalità (umanitaria), gli „ebrei“, cioè una particolarità. Proprio questo tentativo dell’annientamento di una particolarità (etnico-razziale) nel nome di un’altra particolarità (etnico-razziale) è però la smentita più estrema dell’universalismo umanitario ovvero dell’idea dell’umanità e dei suoi inalienabili diritti“. E forse proprio in ciò consiste la non paragonabilità di „Auschwitz“. In qualche modo Hitler ha reso eterne due particolarità: gli ebrei come vittime e i tedeschi come carnefici. E dopo questa carneficina, genocidio non è più lecito aspettarsi un Cristo che porti il perdono, perché esso verrebbe visto come un fenomeno antisemita - in questo senso parla Sieferle di assolutizzazione di un mito. 

Devo dire, però, che questa fissazione sull’eterno ebreo e l’eterno Nazi non mi convince - tanti argomenti che riporta Sieferle valgono anche per la Russia attuale che vuole difendere la propria particolarità contro l’Occidente. Insomma il fenomeno delle esigenze delle particolarità deve essere analizzato con più attenzione e non limitato alle due realtà dei tedeschi e degli ebrei.

Davvero geniale mi sembrano invece i pensieri sull’antifascismo (55-58), che ha avuto senso fino a quando vi è stato un fascismo e l’antifascismo è stato il minimo denominatore comune tra posizioni del tutto diverse. Oggi non è molto sensato ridurre rivolte della particolarità (Fratelli d’Italia, Alternativa per la Germania…) a fenomeni fascisti. Interessante è anche la spiegazione comunista della formula „utili idioti“ che usano Katie Halper e Aaron Maté: per i comunisti l’antifascismo era soltanto una sorta di imbroglio (già nell’epoca fascista; rg), una manovra ingannevole, per aggiogare utili idioti al proprio carro“ ( 55). 


Per quanto riguarda Banfi mi irrita il suo continuo intreccio tra giudizi di valore e giudizi di fatto e la chiara presa di posizione per la narrazione occidentale del conflitto in Ucraina, mentre quella alternativa è „russa o filo russa“ - questo giudizio non corrisponde per nulla al lavoro della grande comunità di substack, di cui anche la sua rivista fa parte… 


(1.10.22 - Santa Teresa del bambin Gesù e del Volto Santo) Ho fatto la doccia e pulito il bagno perché anche per questo tipo di azioni ci vuole uno spazio durante il giorno e la settimana. Nel mio cuore ci sono alcune frasi che mi ha detto mia moglie, il Vangelo di Luca con la gioia di Gesù per i piccoli (per esempio la santa del giorno, la piccola Teresa), la pagina del diario di Etty del 26.5.42, con il suo insistere sul „lasciare“ e „non forzare“ ed una foto di Rolf Peter Sieferle (1949-2016), che mi ha commosso, certo anche perché si è ucciso, ma anche perché lo hanno ucciso giornalisti che non hanno capito nulla di ciò che ha scritto, qualcuno grazie a Dio lo ha difeso. E che Coppellotti lo abbia ripreso è davvero coraggioso. 


Un collega ha detto, dopo aver passato un’ora di supplenza in una classe difficile, che lui non ha avuto in essa alcuna difficoltà. Ci sono certi maschi insegnanti che per la loro irradiazione e per la materia che insegnano non hanno alcun difficoltà, almeno per un ora di supplenza, senza che si siano accorti di nulla, neppure che una parte della classe non ha capito nulla di ciò che hanno detto, mentre le donne insegnanti come mia moglie (ci sono anche quelle che sono solo la variante femminile dei maschi, loro creazioni direbbe la Lenù di Ferrante) si accorgono di tutto, di ogni ferita nel cuore di questi piccoli. In questa classe così difficile, ma queste aumentano ogni anno, alcune ragazze hanno donato un disegno a mia moglie, scrivendole che lei è la loro insegnante preferita: si sono accorte insomma che lei si accorge di ogni dramma in quella classe. Dio dalle la forza di affrontare la sua piccola via. 


Etty intuisce che dovrà camminare da sola, ma non si sente ancora matura di lasciare Spier, ne ha ancora bisogno: „è davvero un’eredità, quella che ricevo ogni giorno, poco alla volta, dalle sue mani“. Questo vale certo per il rapporto con mia moglie, che è l’unica persona che mi faccia davvero compagnia ogni giorno, la fraternità è quasi del tutto sparita, ma ieri mi ha telefonato Michela e mi ha fatto tanto bene, anche se stavo cucinando. Spier è molto onesto: „nella sfera erotica sono poligamo, ma interiormente, nel profondo del cuore, sono monogamo…ma se anche si constata di essere poligami non vuol dire che si abbia il diritto di agire di conseguenza“. Da Etty vorrei imparare quella sequenza di cui parla in questa pagina di diario del fine di maggio del 42: „vivere e soffrire intensamente e perdersi in questo pezzo di vita“, invece di pensare continuamente a se avrò le forze di affrontare ancora questi ultimi tre anni nella scuola.


Ha ragione Sieferle: ci si è comportati con il popolo tedesco in una maniera annientante, prendendo la scusa che loro (chi precisamente?) avevano annientato gli ebrei, cosa del tutto terribile, per me è già terribile che i nazisti abbiano annientato Etty e Spier. Forse questo spiega come mai ultimamente i tedeschi agiscano da soli, anche se il campo in cui lo fanno, l’astrazione del denaro, li rende omologati a tutti gli altri. Comunque quando giornalisti italiani, tanto per fare un esempio, per dire che la van der Leyen è una stronza, dicono che i tedeschi lo sono, ciò mi ferisce davvero. 


Padre nostro…


(Tarda mattinata) Dopo aver tradotto una gran parte dell’excursus di Ulrich su Maria (Homo Abyssus, 273-276). In un momento della sua vita la Lenù di Ferrante, in un momento in cui non sapeva dove sbattere la testa, invoca Maria. Credo che sia in gioco una intuizione non esplicitata dalla Ferrante, ma presente nella sua narrazione: Maria come dice Ulrich è „il finito come finito“. Cosi come tutti i personaggi della Ferrante sono „finiti“ e pian piano Lenù scopre anche la finitezza di Nino. 

Non vi è nel filosofo tedesco nessuna tentazione di divinizzare questa donna, che non è solo-madre, solo-figlia, solo-vergine. „Se Maria fosse „solo“ figlia del Padre e se quest’ultimo non la liberasse nell’essere sposa per il Figlio, allora il Padre si fisserebbe in se stesso“ e mostrerebbe tutta la sua impotenza, come accade al King Lear di Shakespeare. Se Maria fosse solo-vergine avremmo a che fare con la „falsa caro“, etc. Certo in Maria non vi è alcuna perversione, perché lei è del tutto aperta all’amore gratuito del Padre, ma noi, anche nelle nostre perversioni polimorfe, possiamo rivolgerci a lei, perché lei in quanto sposa e madre del Logos che è amore infinito e gratuito ci può raggiungere dove siamo e portarci un passo alla volta verso quella nuova vita che ci è promessa e che non sta in „continuazione“ con questa. „Incipit vita nova“. 


Telefonata molto  profonda con mio figlio, su cose personali, ma anche su temi filosofici e storici.


(Pomeriggio) Quello che la Lenù di Elena Ferrante dice sulla morte di sua madre coglie abbastanza, abbastanza perché siamo persone diverse, a parte il fatto che lei è una finzione letteraria ed io no, ciò che ho provato io quando, nella primavera scorsa, è morto mio padre: „Feci fatica ad accettare la morte di mia madre. Anche se non versai una lacrima, provai un dolore che durò a lungo e che forse non se n’è mai veramente andato. L’avevo considerata una donna insensibile e volgare, l’avevo temuta e fuggita. Subito dopo il suo funerale mi sentì come quando all’improvviso si mette a piovere forte, ti guardi intorno e non trovi un posto dove ripararti…Rimpiangevo il modo diverso di stare insieme che avevamo scoperto durante la malattia“ L’amica geniale, IV, 206). Mio padre non era un uomo insensibile, in vero a volte lo era fin troppo e volgare non lo era neppure, anche se una parte di volgarità c’era anche in lui, quella che non si percepiva dall’esterno; vero è, che è stato spesso una „protezione“, anche economica e che forse questo è il compito di un padre, proteggere. Vero è anche che quell’ultimo incontro di 15 minuti nell’ospedale di Casale Monferrato,  con l’unzione dei malati e il nostro parlarci è stato bello.


È durato a lungo, ma ora è chiaro che Nino (Giovanni Sarratore, don Giovanni!)  non è diverso di suo padre Donato, in un certo senso è peggio (L’amica geniale, 224). È un don Giovanni e come ogni don Giovanni è superficiale e pensa, a volte anche con ragione, di farne contente molte, tutte: 

V’han fra queste contadine

Cameriere, cittadine

V'han contesse, baronesse

Marchesane, principesse

E v'han donne d'ogni grado

D'ogni forma, d'ogni età

D'ogni forma, d'ogni età“. 

C’è una parte in me così, ma grazie a Dio non si oggettivata ed ora sono troppo vecchio. La rivelazione che ne fanno Lila ed Antonio, al momento giusto, è per Lenù sconcertante, eppure la liberazione definitiva da Nino durerà parecchi mesi, anche se la soddisfazione intellettuale sembra essere stata più forte di quella erotica. Anche su questo punto Lenù colpisce nel segno: „Franco, Pietro, Nino erano inciampati in quell’attesa (erotica; rg) ma non erano mai riusciti a soddisfarla, perché era un’attesa senza oggetto definito, era la speranza del piacere, la più difficile da esaudire“ (L’amica geniale, 236). Senza volere creare una „continuazione“ che non esiste, la frase della piccola Teresa a Cristo rende santa questa attesa: „Attirami, basta“. Ed anche Etty centra il problema quando cerca di liberarsi da Spier: „So…in alcuni momenti lucidi e di onestà, che il ricordo di questa realtà temporanea ne costituirà una più grande, più illuminata di quanto la semplice continuazione (!) della stessa realtà possa mai essere“ (26.5.1942). 


   

 


(Notte) La polemica che il presidente della conferenza episcopale tedesca, vescovo Georg Bätzing, sta facendo contro il cardinal Kurt Koch (svizzero) su un paragone fatto dal cardinale tra i „Deutsche Christen“ nazionalsocialisti ed alcune tendenze all’interno del percorso sinodale tedesco, precisamente in riferimento ad un superamento illecito della singolarità della rivelazione, danno in tanti sensi ragione a Sieferle. In primo luogo il tono con cui Bätzing parla con un cardinale romano dimostra quello che dice Sieferle nel „Finis Germania“: nella Repubblica federale tedesca non esiste una classe dominante alto borghese (15-19), cosa che non è da rimpiangere (nel senso che ha detto il papa ai gesuiti in Asia: prima di ogni specializzazione elitaria è importante l’affetto per la Compagnia di Gesù; comunque io non sarei del tutto d’accordo con Sieferle), se non per lo stile, ma solo caratteri piccolo-borghesi, con cui non si può ragionare. Certamente non è stato da parte del cardinale particolarmente „klug“ fare il paragone e il giornale tedesco „Der Tagespost“ avrebbe dovuto avvertire il cardinale svizzero, ma è anche vero che l’atteggiamento di Bätzing conferma la tesi più importante di Sieferle: l’unico mito intoccabile e non storicizzabile della Germania attuale è „Auschwitz“ (cfr la presa di posizione sul tema da parte di J. Fischer, ex ministro degli esteri verde tedesco). Sono un lettore attento della Hillesum, come sa bene il lettore del mio diario e non ho per nulla in mente di relativizzare il quasi male assoluto di Auschwitz (Spaemann), ma ciò non significa che non si possano fare paragoni anche con l’epoca nazionalsocialista - per esempio per comprendere il fenomeno dell’ eutanasia ciò è del tutto indispensabile.


   

(30.9.22 - San Gerolamo) La puntata del podcast „Macombo“ sugli „evangelici“ in America Latina, a cui ha partecipato anche Alver Metalli è particolarmente interessante per una persona che come vive da 20 anni in quella che si potrebbe chiamare la terra di Lutero (Sassoni-Anhalt…), anche se oggi vi sono solo ca. 14 % di evangelici al cospetto del  2% di cattolici e del resto di persone che non hanno un legame confessionale. In questo modo ho già anche accennato alla differenza, tra la Germania e l’America Latina.  Gli evangelici dell’America Latina, sono spesso ex cattolici. 

La loro presenza nelle periferie delle grandi città con un accesso non accademico all’ufficio di pastore ed una teologia della prosperità con tendenze tradizionaliste è davvero impressionante, anche se io su questo  tipo di teologia della prosperità avrei molte obiezioni da fare, in primo luogo in forza di quella filosofia della donazione dell’essere come amore gratuito, che il lettore del mio diario ben conosce. Vorrei ricordare, però, che Filippo Neri voleva che non solo persone colte commentassero il Vangelo. Su questo punto possiamo imparare dagli evangelici, ciò che invero dovremmo sapere.. Balthasar nella sua „scala dell’obbedienza“ (Gloria, Antico Patto) fa notare che alcuni profeti non avevano alcuna legittimità di parlare  come tali, erano semplicemente delle persone a cui Dio ha dato un compito ed hanno parlato per questo motivo. Tommaso d’Aquino stesso ci ricorda che „non est aliquid inter Deum et creaturas“, tanto meno una gerarchia ecclesiale.  Infine la puntata fa vedere, con l’intervista a due donne pastori evangeliche lesbiche e che si sono separate dal loro marito e che difendono una teologia dell’inclusione, che nell’universo evangelico e pentecostale non vi sono solo tendenze conservatrici. 


Pubblico per intero l’articolo di un filosofo italiano che esprime sinteticamente ciò che ho cercato di dire, con altre fonti e con un altro linguaggio da mesi in questo diario: 


Avvenire

Insostenibile escalation

Eugenio Mazzarella -  (30/09/2022)

È tempo di verità sulla guerra in Ucraina. E la prima verità è che è «un errore pensare che sia un film di cowboys, dove ci sono i buoni e i cattivi, e che sia una guerra tra Russia e Ucraina e basta». Un’evidenza che papa Francesco ci ha ancora una volta messo sotto gli occhi, parlando a 19 religiosi della 'Regione russa' della Compagnia di Gesù. Dialogo che si può leggere su 'La Civiltà Cattolica'.

È una guerra mondiale, e ne siamo coinvolti tutti. E l’ambigua serie di attentati al gasdotto del Baltico, all’indomani dello scambio aperto di reciproche minacce nucleari tra Mosca e Washington, ci dice quasi tutto del livello dello scontro in questa guerra 'ibrida' che arriva nei suoi costi umani e sociali sin dentro casa nostra, anche se i nostri figli non sono stati chiamati (come in Ucraina e in Russia) a 'mettere gli scarponi sul terreno'. Il Papa ricorda ancora una volta che a dicembre dello scorso anno un capo di Stato era andato a dirgli le sue preoccupazioni sulla Nato che «era andata ad abbaiare alla porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini», esprimendogli «la paura che ciò avrebbe provocato una guerra, e questa è scoppiata due mesi dopo», concludendo che «non si può essere semplicisti nel ragionare sulle cause del conflitto», e che egli vede «imperialismi in conflitto, e quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare armi».

Ha ragione il Papa. Su tutta la linea. È inutile mettere davanti le colpe dello scatenamento della nuova e terribile fase della guerra in Ucraina e della sua conduzione, che sono pressoché tutte in capo alla Russia, per evitare un discorso franco sulle cause, molto più distribuite del contesto geopolitico internazionale, di questa esplosione dell’escalation sempre più manifesta. Esse sono in capo a entrambi gli imperialismi in conflitto, quello russo da un lato, e quello occidentale dall’altro.

E hanno una radice 'esistenziale', cioè di interessi incomprimibili alla propria sicurezza per cui, da entrambe le parti, ci si sta dimostrando disposti a correre ogni rischio. Questo è il punto tragico e dirimente. Non c’è solo l’imperialismo russo che si sente minacciato e in decadenza, cioè avviato a quel declassamento a potenza regionale perseguito da alcune cancellerie occidentali. C’è in ballo anche l’insicurezza - la minaccia di decadenza dell’imperialismo occidentale a guida anglo-americana per la graduale perdita della leadership politico-economica di un mondo globalizzato dove avanzano altre candidature alla testa del supermercato globale che ormai è il pianeta, la Cina innanzi tutto e la sua proiezione attrattiva, in antitesi all’area del dollaro, nel grande spazio del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).

In Ucraina noi siamo nel pieno di un conflitto, esposto a ogni pericolo, di due imperialismi (al di là della loro 'stazza' economico-politica, per capacità militare distruttiva e autodistruttiva equivalenti) in insicurezza esistenziale. E anche ammesso, inverosimilmente, che la Russia accettasse o fosse costretta ad accettare il proprio declassamento imperiale, questo non toglierebbe all’altro imperialismo in conflitto le ragioni sostanziali della propria insicurezza sul suo ruolo nel 'nuovo mondo' in cui ci stanno portando le navi della globalizzazione. E quale sarebbe la prossima espressione di questa nostra insicurezza occidentale? E dell’insicurezza degli altri imperialismi oggi alla finestra del conflitto in Ucraina?

Queste, credo, sono le domande dell’intero pianeta, della famiglia umana dove è sempre la povera gente di tutte le parti (con voce più forte di tutti lo ricorda ancora papa Francesco) a pagare il prezzo maggiore agli imperialismi in conflitto.

È venuto il tempo di pensare che il futuro della globalizzazione, se alla globalizzazione si vuol dare un futuro 'vivente' e non un pianeta morto del suo ambiente antropizzato, passa solo per una franca e leale accettazione di una cooperazione multilaterale degli imperialismi, dove si possa anche ambire al ruolo di primus inter pares , ma potrà essere primus politicamente, e moralmente, solo chi si farà carico di guidare alla pace e nella pace la stessa competizione economica, senza farla degenerare in un conflitto deciso dalle cannoniere. O meglio non deciso, perché non ci sarà vittoria per nessuno. In Ucraina noi occidentali, e noi italiani, non abbiamo messo ancora gli scarponi sul terreno.

E dobbiamo sperare che non accada. Perché se si arrivasse a questo, sarebbe anche inutile mandare i nostri figli: perché non tornerebbe nessuno, e nessuno sarebbe in grado ancora di partire. In Russia (in modo clamoroso) e anche in Ucraina (sebbene qui non faccia notizia) tanti si ribellano e obiettano a questa guerra. E noi? Noi italiani, noi europei, noi occidentali? Se non per amor di Dio, almeno per egoistico amore di noi stessi, si ascolti la voce di Francesco.


Padre nostro…


(Pomeriggio) Se Banfi ha ragione sembra che il sabotaggio dell’impianto che porta il gas dalla Russia abbia davvero conseguenze climatiche e politiche catastrofiche. Della sua ipotesi che i russi stessi lo abbiano causato, sebbene non ci siano prove, penso solo una cosa: è fantasia pura. 


Dalla presentazione della nuova puntata di „Useful idiots“, in cui è stata intervistata la scrittrice e storica iraniana Assal Rad, vorrei sottolineare l’aspetto dell’arbitrarietà con cui l’Occidente sostiene certe cause:"Mahsa Amini non avrebbe dovuto essere arrestata", dice Rad. "Il problema è che c'è questa legge, questo codice di abbigliamento, che non permette alle donne una forma elementare di libertà di espressione“. La morte di Amini ha scatenato proteste in tutto l'Iran e in Occidente, con l'intervento di politici e celebrità di tutto il mondo.

"È una questione di diritti umani", afferma Rad. "Ma lo erano anche le sanzioni all'Iran durante la pandemia. È problematico quando si citano le organizzazioni per i diritti umani, il diritto internazionale e le Nazioni Unite solo quando serve al proprio scopo".

Oggi, le sanzioni paralizzanti contro l'Iran stanno affamando il suo popolo e le donne sono le più colpite. Ma Kim Kardashian e Justin Bieber non postano su Instagram per parlarne. L'Occidente sceglie quando denunciare le violazioni dei diritti umani contro le donne e quando ignorarle.

"Ed è per questo che l'intervento di poteri esterni è così problematico. Non lo fanno nell'interesse di quelle cittadine iraniane, ma nel loro interesse nazionale", afferma Rad. "È per questo che ascoltare e sostenere le voci in Iran è così importante".

Il nuovo libro di Assad Rad è "The State of Resistance Politics, Culture, and Identity in Modern Iran".


Notte) Carissimo Renato, 

grazie per questo articolo laico, in cui dai ragione al Papa sulla guerra e sulla pace, „non in generale ma su questa guerra e su questa pace“, ma detto tra di noi, è vero che questa analisi del Papa nella sua giustezza è laica e non ha a che fare con il suo ufficio (giovani marxisti in tutto il mondo lo hanno capito a loro modo), ma è anche vero che non è un caso che proprio questa autorità sia così vicina al vero. Extra ecclesiam nulla salus.

Dein, Roberto 


La postfazione di Coppellotti, che ho commentato qui nel diario negli ultimi giorni, finisce con la bellissima frase: „Con Hölderlin e Hegel Sieferle sa bene che non sempre si deve condividere il destino del proprio tempo, per non pregiudicare la propria influenza nel futuro“ (131) - nell’ultimo capitolo di essa Coppellotti fa vedere come il pensiero unico in Germania abbia reagito alla messa in questione che Sieferle ha operato dell’ „antifascismo permanente“. Grazie a Dio ci sono state le 35.000 copie vendute e qualche coraggioso che ci permettono un confronto oggettivo con questo autore. 


Ora ho cominciato a leggere il testo di Sieferle stesso che già dalle prime battute, prima di arrivare a ciò che interessa a lui, mi permette di comprendere cosa sta succedendo a partire dal 24 febbraio: „Non appena ci si interroga sulla „responsabilità del singolo“ i contesti storici si restringono al formato del cinema in pantofole“ (Sieferle, Finis Germania, edizione italiana 13). O per parlare con il papa: al formato della logica di Cappuccetto rosso o a quello di un film di cowboys (vedi qui sopra l’articolo di Eugenio Mazzarella).  Sieferle fa l’esempio di Eric Honecker, ma qualcosa di simile vale anche per Putin - essendo, però, l’esempio del passato la frase è formulata con verbi al passato: „Le azioni di un tale detentore di funzioni possono essere completamente dedotte dal grande progetto politico-ideologico all’interno del quale si è orientato, che gli ha concesso la legittimità e dal quale ha potuto dedurre l’incarico che pensava di compiere nel nome della storia. Se vi è qualcuno che è „vittima delle condizioni“, allora questi è lui. Ed anche non è pensabile una pena più radicale della completa distruzione e del discredito morale del contesto referenziale all’interno del quale è vissuto“(14-15). Quasi tutto ciò che ho letto di Putin e le farneticanti frasi sul suo essere il solo colpevole del cancelliere tedesco Scholz fanno vedere due cose: „quanto sia inadeguata una riduzione della storia alle categoria del diritto penale“(Sieferle, 15). E quanto sia inadeguato cercare un colpevole unico per contesti storici del tutto complessi. Il Papa lo ha capito ed alcuni giornalisti in giro per il mondo e forse tanta gente semplice come me. Speriamo che basti. Nei prossimi giorni continuo il lavoro di commento del testo di Sieferle. 



(29.9.22 - Santi arcangeli, Michele, Raffaele e Gabriele) „Chiediamo questa grazia: di vivere una relazione di amicizia con il Signore, come un amico parla all’amico (cfr S. Ignazio di L., Esercizi spirituali, 53). Io ho conosciuto un vecchio fratello religioso che era il portiere di un collegio e lui ogni volta che poteva si avvicinava alla cappella, guardava l’altare, diceva: “Ciao”, perché aveva vicinanza con Gesù. Lui non aveva bisogno di dire bla bla bla, no: “ciao, ti sono vicino e tu mi sei vicino”. Questo è il rapporto che dobbiamo avere nella preghiera: vicinanza, vicinanza affettiva, come fratelli, vicinanza con Gesù. Un sorriso, un semplice gesto e non recitare parole che non arrivano al cuore. Come dicevo, parlare con Gesù come un amico parla all’altro amico. È una grazia che dobbiamo chiedere gli uni per gli altri: vedere Gesù come il nostro amico, il nostro amico più grande, il nostro amico fedele, che non ricatta, soprattutto che non ci abbandona mai, anche quando noi ci allontaniamo da Lui. Lui rimane alla porta del cuore“ (Papa Francesco nella catechesi dell’ultimo mercoledì) - quando vado ad aprire la porta della stalla delle galline la mattina presto ed ogni volta che esco vedo il grande Crocifisso che è appeso nell’entrata comune della nostra casa e speso do una carezza o un bacio ai suoi piedi; è il mio modo di dirgli „ciao“. Ho spesso fatto e faccio una meditazione nel Suo nome con testi che mi portano vicino a Lui e non al mondo, ho spesso pregato e prego ancora, un po’ di meno, il breviario, ma ho un’esigenza grande in questi tempi di non dire bla bla, ma „ciao, non abbandonarmi e non abbandonarci“. 


UN CONFLITTO TRA IMPERIALISMI

“É in corso una guerra e credo che sia un errore pensare che sia un film di cowboy, dove ci sono buoni e cattivi. È un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale”. (Papa Francesco)

La grande differenza tra il papa e un filosofo è che lui deve essere molto prudente e „farsi tutto a tutti“. Ai suoi fratelli gesuiti in Kazakistan ha detto che non devono difendere il papa, se la gente che soffre si arrabbia con lui, perché cerca di tenere conto di entrambe le prospettive (ucraina e russa); questo atteggiamento è di una grandezza straordinaria; non è mai stata la mia intenzione difendere lui, ma trovare in lui conforto per un lavoro che sto facendo sul tema che non ripete come un pappagallo ciò che dice lui, ma vede in lui un orientamento ultimo.


Padre nostro…


(Pomeriggio) A me sembra che questi siano alcuni dei punti che possano contribuire a regolare la questione armena ed azera. 1. Con una presenza internazionale di pace si deve fare di tutto per non inasprire il conflitto. 2. Bisogna rispondere con fermezza sia a Aliyev (Azerbaigian ) sia ad Erdogan (Turchia): rapporti economici, politici e militari dipendono dal rispetto della democrazia e del popolo armeno. In questo senso l’Occidente non può sostenere un atteggiamento pseudo neutrale. 3. Si deve organizzare un simposio con il metodo storico-critico sul genocidio degli armeni, con presenza di professori armeni, turchi ed in genere internazionali. 4. Si deve organizzare una conferenza internazionale con partecipazione armena ed azera per far chiarezza sui territori, tenendo presenti gli interessi di entrambi i paesi (nello spirito di dialogo di cui parla Papa Francesco). 


(Notte) Incredibilmente profonde in „L’amica geniale“ IV di Elena Ferrante, non sono gli accenni su quanto siano friabili le identità sessuali (173), che di fatto lo sono e pongono una sfida di come essere vicini a queste persone, ma il tanto parlare "unidimensionale" di tutto ciò accresce anche il problema…davvero geniali sono le pagine sullo „smarginare“ di Lila (161) e sul terremoto del 23.11.1980, di cui io vidi le conseguenze a Potenza, che mi hanno ricordato l’esperienza della discesa all’inferno di Adrienne, in cui non vi sono più „margini“ e le forme, anche quella di Cristo, si perdono nella melma del peccato del mondo, in una totale mancanza di „nessi stabili“ (160).


(Notte profonda) Sul capitolo „Da Novalis a Rolf Peter Sieferle: dalla cristianità alla religione olocaustica“ della postfazione di Francesco Coppellotti al „Finis Germania“ ci sarebbe molto da dire, tanto più che Francesco stesso ha fatto un lungo percorso dal suo „Editoriale“: „Cantante all’eterno un cantico nuovo…“ nell’edizione italiana da lui curata di „Religione in eredità“ di Ernst Bloch, Brescia 1979 fino alla recente postfazione di cui ho parlato negli ultimi giorni qui nel mio diario. Nell’ editoriale del 1979 il filosofo ‚torinese‘ diceva: „Se la critica alla religione è il presupposto di ogni critica, ciò significa che la critica della religione, la filosofia della religione, è un momento indispensabile ed una condizione necessaria per la critica dell’economia politica, e quindi per la costituzione della teoria e della prassi rivoluzionaria“ (7). Nella postfazione del „Finis Germania“ Francesco dice: „Chi misconosce la religione non è in grado di comprendere la politica“ (122). Il contesto non è più quello della prassi rivoluzionaria dell’estrema sinistra, ma la „rivoluzione conservatrice“ di Sieferle. Coppellotti non nega tutto ciò, cioè che ci sia stato un cambiamento-percorso, e non ha cessato di fare una critica all’economia politica con la sua centralità del denaro, ma mi è sembrato doveroso esplicitamente fare attenti a questo lungo percorso dal 1979 al 2022, con le sue liturgiche impennate, del tutto non filologicamente corrette, contro Papa Francesco, accusato di „sincretismo religioso di stampo modernista-ecumenico-massonico“, di cui non vi è alcuna traccia negli scritti e nel magistero ordinario e straordinario del Papa argentino. Massimo Borghesi ha già presentato a livello filosofico tutti gli argomenti a riguardo, non li devo ripetere qua: basti ricordare che tra le fonti del Papa ci sono Guardini, Balthasar e de Lubac. Da nessuna parte, tanto meno nell’ „Gaudete et exultate“ che ho commentato all’inizio di questo diario, vi è una sola riga che faccia pensare ad una rinuncia del Papa alla singolarità assoluta di Cristo. 

Nel testo di Coppellotti ci sono altre imprecisioni: due vescovi tedeschi, uno cattolico ed uno luterano, hanno tolto la Croce per non creare scandalo durante la loro visita della moschea mussulmana di Gerusalemme e non „per la sensibilità giudaica e sionista“ (124). 


Vero è però che Coppellotti con un certo coraggio affronta il tema dell’“assoluto negativo“ rappresentato da Auschwitz. Il termine „Auschwitzlüge“ (menzogna di Auschwitz) a me sembra azzardato, ma il testo di Coppellotti spiega chiaramente che non si tratta di negare che milioni di persone sono state uccise dai nazisti, ma che questo avvenimento deve essere storicizzato, perchè solo Dio è assoluto, in sé e nella sua rivelazione definitiva in Cristo. Si comprende anche bene che con il termine „cristianità“ (Novalis) Coppellotti non intende „cristianismo“ (Brague), che è una religione cristiana senza Cristo. Si capisce bene anche che l’assoluto negativo di Auschwitz crea il mito dell’eterno nazista, che non può essere mai superato e mai perdonato e che quindi, ma qui Coppellotti si esprime in modo troppo radicale, in tutto ciò è in gioco anche l’annientamento della „Germania come realtà geopolitica, religiosa e culturale“ (123). La radicalità consiste nell’affermazione del tutto ambigua che „non è il popolo ebraico che è stato annientato“ (123), ma quello tedesco. 

Molto superficiale è il richiamo al Concilio Vaticano II (123): vero è che quest’ultimo non ha bloccato da solo duemila anni di antisemitismo, vero è che vi è un mito dell’antifascismo che è a sua volta una riduzione banale della complessità storica, ma il Concilio Vaticano II è stato davvero, nella tradizione degli altri concili, un annuncio nuovo della „lumen gentium“ che ha saputo integrare il meglio della teologia del XX secolo (De Lubac, Ratzinger…). La singolarità del Logos universale e concreto è amore assoluto che sa integrare tutto ciò che vi è di buono nella storia del mondo e nella storia delle religioni…   


(28.9.22) Il libro di Giobbe ci ricorda che c’é un modo teologico di difendere Dio che non è gradito a Dio, quello dei pseudo amici di Giobbe. Etty lo fa in modo del tutto diverso, perché è lei stessa, e non solo lei, Giobbe. 


La grandezza di Elena Ferrante è quella di svelare l’ambiguità dei meta-discorsi (di sinistra per lei, ma vale anche per quelli di destra e di centro): alla fine quelli non contano e la violenza della famiglia riformista di sinistra degli Airota non è meno crudele di quella del rione. Questo tipo di meta-discorsi sono ciò che Ulrich chiama „logicizzazione dell’essere“. 



Ci sono gli entusiasti per il Tweet della Meloni in cui confessa la sua solidarietà con Zelensky e poi ci sono quelli che sospettano (che non sarà abbastanza fedele alla NATO), ma non vi è nessuno che abbia minimamente una posizione critica (e quindi riformista) nei confronti della proxy war degli USA. Per non parlare poi dell'Armenia che non interessa quasi a nessuno.


Nella mia bacheca in Twitter riporto la posizione di Banfi (giudizio di fatto) e di Maté (giudizio di valore) sui sabotaggi dei gasdotti Nord Stream 1 e 2.  Per giudicare un tale evento preferisco la categoria del „verosimile“(Cicerone) a quella del „vero“: che i russi bombardino un gasdotto russo non è molto verosimile. 


Sui primi passi della Meloni Banfi sottolinea la continuità tra lei e Draghi. Interessante ciò che dice il giornalista italiano sul superamento dello schieramento destra-sinistra da parte dei cattolici in Italia (vedi mia bacheca in Facebook). 


Cara Stefania, la postfazione di Coppellotti è lunga come il testo di Sieferle, per questo ho parlato del testo di Sieferle-Coppellotti. Se ti interessa nel diario stesso, negli ultimi due giorni, si trova una lettera che gli ho scritto, con le indicazioni bibliografiche precise e con un primo sguardo al libro o meglio alla postfazione, e poi il commento che ho scritto durante la giornata e la notte negli spazi liberi del mio tempo. Non è un lavoro sistematico, per il quale non ho né il tempo né la competenza. ll mio diario notturno è però un diario filosofico che dialoga con tutto ciò che entra in relazione con la mia vita. In questi due ultimi giorni per esempio il libro di cui sopra. Forse nel tempo della mia pensione potrò curarne gli aspetti formali. Per ora è così; se uno investe del tempo trova a livello contenutistico molto di ciò che penso, ma ovviamente non vi è alcun obbligo. r


Padre nostro…


(Pomeriggio) In una pagina del diario di Etty lei ricorda che Spier le disse che è un segno di debolezza e di sopravvalutazione di se stessi il desiderio che tutte le persone, durante una lezione, lo stiano ad ascoltare. La considerazione non è usabile uno su uno per una situazione in una classe di adolescenti, perché il rischio è che se lasci parlare uno delle sue cose, poi tanti lo facciano. Se si guardano film o una serie in Netflix, quasi sempre le scene in una scuola hanno come oggetto il dialogo tra i ragazzi, i loro problemi e la proposta scolastica ha solo una rilevanza secondaria. Sapendo tutto questo ho sempre di più innestato nelle mie lezioni, oltre all’accortezza di non tenere una conferenza di 90 minuti, anche rituali, passeggiate che permettano anche un altro tipo di comunicazione, ma non ho mai rinunciato ad una proposta educativa nel senso del „rischio educativo“ (Giussani). Ultimamente sono forse, però, troppo suscettibile e voglio, durante i momenti di lezione, una reale concentrazione, che forse per alcuni studenti non è per nulla possibile. Spero di trovare la via di mezzo, giusta - buona per loro e per me.


(Notte) Il mio lavoro sulla postfazione di Coppellotti al libro di Sieferle, Finis Germania, continua con un’altalena tra un sì del tutto convinto ed un no alle stoltezze senza alcun fondamento filologico di ciò che dice il filosofo italiano sul Santo Padre, il cui pensiero non esprime per nulla un „ingenuo universalismo“; sia il suo ultimo viaggio in Kazakistan, in cui ha predicato anche sulla Croce di Cristo sia il suo futuro nel Regno del Bahrain dal 3 al 6 novembre, hanno un intento di dialogo tra „East and West for Human Coexistence“, che non vuole per nulla negare la dimensione locale delle identità dei popoli, tanto meno l’identità dell’anima e del popolo tedesco. La „Frates omnes“ è il contrario di una santificazione „della grande finanza internazionale“ (119). Piuttosto il Papa è propria la voce più autorevole di quella critica che Coppellotti esprime con precisione alla „economicizzazione di tutti gli ambiti della vita“ (116), perché la filosofia ultima del Santo Padre è quella del dono gratuito dell’essere; per questo non credo che Papa Francesco avrebbe delle inibizioni neppure a pensare anche sull’assioma di Oswald Spengler: „Democrazia è l’equiparazione perfetta tra denaro e potenza politica“ (116), come possiamo vedere anche in questi giorni con l’attacco folle, verosimilmente statunitense, dei gasdotti russi. Certamente papa Francesco ritiene che ci sia una priorità dell’universale sul particolare, ma nel senso della Catholica e non dell’ordo-liberalismo: la Catholica è universale come dice il nome, ma include ogni particolare che si offra e si confessi per la gloria di Dio, certamente anche quel particolare che porta il nome dell’anima tedesca (quella che si rivela per esempio nel „Wohltemperierte Klavier" di Bach, che in questi giorni sto ascoltando nell’interpretazione di  E. Koroliov), che Balthasar ha voluto far „confessare“ nella sua „apocalisse“ giovanile e che Coppellotti con ragione avrebbe voluto tradurre in italiano. E questa confessione è al servizio di un sentirsi a casa a casa propria e non „stranieri“ (cfr. 121). Questo diario è poi, lo dico con umiltà, una testimonianza che seguire Papa Francesco non significa perdere il senso dello zoon politikon: „il precipitare nell’apoliticità dell’esserci neutralizzato distrugge quindi l’umanità dell’uomo stesso“ (Christoph Stedig, citato in 121).  Il rischio ontologico della donazione dell’essere di Ulrich ha come soggetto proprio l’uomo, nel suo essere al servizio dei fratelli, come popolo e come universalità. Quante pagine nel mio diario sono dedicate all’analisi politica degli avvenimenti degli ultimi mesi! 

Ancora una parola sull’universalità - quello che Ulrich chiama „il movimento di finitizzazione dell’essere, in un certo senso è un rendersi particolare dell’universale, così che mai e poi mai la cattolicità della Catholica sarà nemica di qualsivoglia particolare, che sia pensato „ad maiorem Dei  gloriam“. 


(27.9.22) Ieri mi è arrivato il libro di Rolf Peter Sieferle, morto suicida ad Heidelberg nel 2016, „Finis Germania“ a cura del mio vecchio insegnante di filosofia al liceo Francesco Coppellotti, che ci teneva tanto che lo leggessi, perché vivo in Germania da trenta anni. La lettera che ho pubblicato ieri notte si riferisce alla postfazione del testo a cura del mio insegnante, che non ho ancora letto per intero. Il testo stesso del professore tedesco non lo ho ancora letto per nulla, solo alcune recensioni tempo fa. Una delle tesi che rendono la postfazione degna di lettura è quella contenuta nella seguente frase: „la legge del capitalismo mondiale: da vulcano della produzione subito dopo la guerra a palude del mercato, che deve ripiombare nella guerra o nella crisi se vuole sopravvivere“ (pagina 96). E quello che sta succedendo ora. 

Nella postfazione viene ricostruita la vita intellettuale dei due autori, Sieferle e Coppellotti, che passa da una riflessione critica ed eretica del marxismo fino a quella che è nota come „rivoluzione  conservativa“ e che è espressa in modo esemplare in questa frase, che vuole essere argine alla deriva dell’ordo liberalismo, che richiederebbe di finirla „con tutto il passato: con le Nazioni e i loro confini, con le famiglie e la loro resistenza, con i sessi e la loro complementarietà, con l’attaccamento agli antenati e la responsabilità per i discendenti, con ogni amor proprio ed ogni peculiarità ed ogni volontà di autoaffermazione, quindi con tutte le terribili maledizioni del passato“ (ibidem, 105). 

La parte più debole del testo è l’identificazione del papato di Francesco con l’ordo-liberalismo, che per chi ha letto i testi del Santo Padre e l’opera filosofica di Massimo Borghesi, è del tutto assurda. La critica alla „Ricchezza delle nazioni“ (1776) di Adam Smith e alla „mano invisibile“ (93) è presente anche nella „Evangelii gaudium“; la riduzione del Papa (106) a „concetti di un catechismo povero della domenica“, a parte che è stata formulata in modo del tutto arrogante, non significa altro che quello di cui ci ha avvertito Gesù: certe cose le comprendono solo i semplici. 

La questione della migrazione e del meticciato dovrebbe e potrebbe essere discussa senza offendersi a vicenda. Le crisi intellettuali in Germania, a cui Coppellotti si riferisce, dovrebbero essere ripensate con una certa simpatia per gli autori citati, nel senso di cercare di comprendere cosa stava loro a cuore: „Helmut Diwald nel 1978, quella di Philipp Jenninger nel 1988, quella di Ernst Nolte nel 1987, quella di Martin Walser nel 1998, quella di Thilo Sarrazin nel 2010, quella di Martin Heidegger (i suoi diari; rg) del 2014, quella di Rolf Peter Sieferle appunto nel 2017 (post mortem; rg)“ (89). 

Infine per quanto riguarda la critica all’individualismo edonistico, credo che sarebbe opportuno, invece che una totale demonizzazione, di cercarne il „momento di verità“, come proposto da Alberto Methol Ferré. Sono curioso di come andrà avanti questa avventura-lettura del testo pubblicato da un’editrice a me ignota: „edizioni Settimo Sigillo“. 


L’interpretazione della vittoria della Meloni nella MZ corrisponde a ciò che ci si aspetta dai „corporate media“: tutte categorie (post-fascismo…) che non aiutano an comprendere nulla. 


„L’obbedienza non è mai sinonimo di aderenza pura e semplice alla legge“ (Adrienne von Speyr) 


Come ho detto ieri anche in classe lo scontro tra i giudei e Gesù in Gv 8 è durissimo. Ascoltiamo gli ulti tre versi: „Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò“. Gli dissero allora i giudei: „Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?“. Rispose loro Gesù: „“In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono“. Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose ed uscì dal tempio“ (8,56-59). 


Cosa è in gioco? Avevano rinunciato a gettare le pietre contro l’adultera ed ora cosa è successo? „L’adulterio è una sciocchezza rispetto allo scandalo rappresentato dalle parole del Signore. Essere prima di Abramo significa che egli è prima di loro, prima di tutta la loro tradizione e storia. Egli è il fondamento di ciò che li fonda! E questo non lo sopportano“ (Adrienne). Questo vale al cospetto di ogni forma di tradizionalismo, giudaico, cristiano e mussulmano. Prima che Abramo o qualsiasi altro profeta fosse, Cristo era, no, meglio „è“: „Io sono“! 

Abramo non difende solo Dio, come vuole fare Etty, Abramo gioisce per Dio: „pertanto si è rallegrato in primo luogo per Dio, perché ha amato veramente Dio“ (Adrienne). Abramo è solo un uomo, „non ha nulla in comune con l’eternità di Dio“ (Adrienne), ma si rallegra per Dio! „Gioì per la verità del mistero a lui insondabile, in cui Dio e l’uomo si sarebbero incontrati in una maniera inspiegabile“ (Adrienne). Abramo significa anche obbedienza: „Dio è sempre nell’obbedienza. Ma l’obbedienza non è mai sinonimo di aderenza pura e semplice alla lettera, bensì all’interno della lettera sinonimo della libertà nello spirito.  Altrimenti l’obbedienza diventa farisaica…obbedienza è liberarsi poco a poco da tutto ciò che chiude l’uomo nei riguardi di Dio“(Adrienne)


Padre nostro...


(Notte) Le riflessioni di Sieferle-Coppellotti sono di aiuto nell’aspetto critico, meno in quello propositivo. In primo luogo è vero, come è accaduto anche a questo diario, che quando non dici le cose che ci si aspetta si è subito oggetto non di domande che conducono ad un dialogo, ma a „domande inquisitorie“ (110). È vero che ci sono dei „meccanismi di controllo“ nel modo di pensare „democratico“, che mettono in crisi quel „plus“ democratico autentico che consiste nel potere davvero discutere apertamente (in modo storico-critico) una tesi. In secondo luogo confermo che la „cosiddetta sinistra liberale“ è una „sinistra totalitaria“ (non meno dei teocon per la destra), „perché può servirsi di strumenti di controllo e di ricatto sconosciuti alle culture precedenti“ (111). In terzo luogo è del tutto necessario „storicizzare“ anche Auschwitz nel senso compiuto da Ernst Nolte e  bisogna stare attenti con quell’„unico mito assoluto“ permesso, generatore di odio, che è Auschwitz, ma anche e proprio nel senso di chi ad Auschwitz ci è morto, come Etty Hillesum, che non voleva un tale mito, ma „difendere Dio“ dall’accusa che gli si potrebbe fare di aver permesso  una cosa talmente orribile e che non voleva riempire con altro odio, un mondo già così ricolmo di esso. Vero è infine che un cristiano può pensare solamente l’Olocausto nel Calvario e nella discesa all’inferno di Cristo e non viceversa. Per quanto riguarda invece le proposte (cfr pagina 115) capisco l’importanza del concetto del „proprio popolo“ ed anche quello di un’alleanza tra le potenze oppresse in un un conflitto versus le potenze vincitrici, ma preferirei piuttosto un dialogo poliedrico tra tutte le nazioni. Il programma di „fratelli tutti“ non è da intendersi come negazione della località, ma come sua integrazione per una convivenza di pace. Tutte le categorie biologico-naturalistiche (115e) riferite a dei collettivi mi sono invece del tutto estranee. Dovrebbe, però, essere chiaro a tutti che quando Sieferle parla di mito, non intende negare la realtà storica di Auschwitz, come Nolte non ha voluto negare la „singolarità“ del genocidio compiuto ad Auschwitz e negli altri campi di concentramento.


(26.9.22) Sono giornate molto belle quelle in cui le capre sono così vicine a casa nostra - la mattina presto, aprendo la stalla delle galline, le trovo anche nel mio raggio di attenzione. Ed ora le vedo alla mia sinistra, dalla finestra che da sul fiume e sui pioppi. 

Giorgia Meloni ha stravinto e ieri parlando con mia mamma avevo capito che sarebbe andata a finire così, a parte che Banfi lo aveva spesso detto, ma intrecciando, in modo secondo me non sempre corretto, giudizi di valore e di fatto. Insomma „cronaca di una morte annunciata“, chiaro non è però chi sia il morto. Come nel 2016 mi accorgo che vi è una pseudo sinistra democratica negli Usa ed anche in Europa, ma non solo una sinistra, vale anche per politici di partiti differenti, che non hanno alcuna idea di cosa pensi il popolo e che in questi anni di pandemia e di guerra si sono abituati a dare del fascista e idiota ad ogni persona che non la pensa come loro. Una élite politica che non si può per nulla immaginare che si possa amare il papa e votare Giorgia Meloni, che ignora quando medici dicono che non sono d’accordo con la politica intrapresa per arginare la pandemia, che non seguono per nulla il papa, quando da mesi dice che la guerra è una follia, da qualsiasi parte la si faccia, che ci ha invitato a non usare la logica di Cappuccetto Rosso, etc. Quando ho parlato di alcuni giornalisti di sinistra americani, canadesi e libanesi a giornalisti di sinistra europei mi hanno spiegato, con i loro schematismi, che le persone che citavo sono subalterni di Putin o di qualche altro dittatore e non hanno preso minimamente sul serio il lavoro di analisi seria che stanno facendo della stampa occidentale. Io, faccio parte anche di questa élite, e ieri ero stupito quando mia mamma mi ha detto realmente cosa pensa, forse perché ha capito che in me c’é ancora un po’ di reale interesse a non dare del fascista, omofobo, cretino a tutti quelli che non riescono a superare quell’egoismo collettivo che ho criticato in questi anni da una posizione molto privilegiata.  E forse dovrei avere il coraggio di dire che questa definizione del nazionalismo di Rousseau è del tutto unilaterale e non tiene conto che c’è una amore per la propria terra, per il luogo in cui si vive e si lavora che non ha nulla a che fare con l’egoismo, ma con un sano amore di sé e della propria terra, integrabile in un atteggiamento di servizio generoso per gli altri, per i bisognosi, etc.Per questo motivo non sono per nulla d’accordo con la contrapposizione netta di Banfi tra: Fratelli tutti e fratelli d’Italia


Padre nostro…

(Notte)

Caro Francesco, il tuo saggio/postfazione sul testo di Rolf Peter Sieferle, Finis Germania (non Germaniae), è molto interessante, ma come ti ho detto ho appena cominciato a leggerlo e devo approfondirlo, cosa che spero possa fare ora che la scuola corre - al più tardi potrò farlo nelle vacanze autunnali alla fine del mese di Ottobre.

Per me e non solo per me è un tempo drammatico in cui il „Finis Germania“, con l’unica merce che circola davvero, le armi, si è svelato ancora una volta quando nel parlamento tedesco a fine febbraio, quasi tutti, con una standing ovation ed in piedi hanno salutato il cancelliere socialdemocratico che aveva annunciato la spesa di 100 miliardi per difendere militarmente la Germania stessa da un conflitto che poteva essere evitato e che era un’invenzione degli USA assettati di guerra. Davvero sembra che gli USA non abbiano contribuito ad una „liberazione dal nazismo“ e nel „pensiero unico“ continuano tutti a mentire, „invece di dire la verità: occupazione e colonizzazione, lenta ed inesorabile distruzione della nostra identità religiosa, politica e culturale“ (Francesco Coppellotti, Rolf Peter Sieferle: una tragedia tedesca, in Rolf Peter Sieferle, Finis Germania, Roma 2022, 82). Un’occupazione che prende le mosse dallo sgancio, trionfo della tecnica, della bomba atomica in Hiroshima e Nagasaki e che arriva fino alla guerra imperialistica in Iraq nel 2003, ingannando il mondo con prove inesistenti.  

Non condivido la tesi di Amadeo Bordiga che „per la fine del capitalismo sarebbe stato augurabile che Hitler avesse vinto nella seconda guerra mondiale“ (85), ma la tesi può e deve essere discussa, se non si vuole fare dell’Olocausto, come pensava  Robert Spaemann, un surrogato religioso o un altro pensiero con cui aumentare l’odio nel mondo (cfr. Etty Hillesum, giovane ebrea, uccisa ad Auschwitz). Mi sembra invece che l’idea geniale di Alfred Sohn-Rethel sulla dissociazione tra lavoro intellettuale e manuale a causa dell’invenzione/dominio del denaro (IV secolo prima di Cristo), sia un modo profondo per approfondire una critica dell’economia politica del liberalismo globalista, senza cadere nelle astrazioni marxiste, certo più aperte e sperimentali dello stalinismo (87), ma che non arrivano a comprendere che la religione non è solo oggetto di critica, ma di reale liberazione, come ha compreso il socialista-cristiano Charles Peguy. Senza il meglio del pensiero francese la Germania è destinata alla sua fine. Forse l’Italia con la vittoria di Giorgia Meloni - che io non ho votato - ha fatto un passo giusto nell’approfondimento di un amore per il locale che non si lascia risucchiare dall’indifferenza globalista, che non ha nulla a che fare con la Catholica e con la sua priorità dell’universale sul locale. Priorità non distruzione. 

Per stasera basta così, ma volevo solo farti vedere come quei tuoi pensieri, anche se per ora in modo incoativo, mi hanno davvero interrogato. 

Tuo, Roberto 

PS Questa lettera la pubblico anche nel mio diario notturno, domani. Questa tua frase mi ha particolarmente colpito: „la legge del capitalismo mondiale: da vulcano della produzione subito dopo la guerra a palude del mercato, che deve ripiombare nella guerra o nella crisi se vuole sopravvivere“ (pagina 96).

(25.9.22 - Elezioni in Italia) Nella lettera che il Papa scrisse ai vescovi del Cile del 2018 c’é un tema a lui carissimo, che ci aveva espresso anche nell’incontro con la nostra Fraternità di CL, nel marzo del 2015. Il centro della Chiesa non è la Chiesa (o il carisma, come ci disse), ma Cristo stesso ed è lui che deve crescere. Noi non dobbiamo „conquistare spazi“ o fare del „proselitismo“, ma „generare spazi“ in cui Lui cresca ed in modo tale che le persone possano sentire la Sua vicinanza, tenerezza e misericordia; ma anche sentire la „promozione“ dei poveri. 

Ad un certo punto dice che la „fede si trasmette soltanto in dialetto“ - questo punto è forte. Poi uno può essere più o meno capace di parlare un dialetto, ma è chiaro che la trasmissione della fede per una persona che come me, che come noi hanno vissuto nella diaspora della Sassonia-Anhalt non potrà essere quella di una persona che vive a Milano e neppure in Baviera. Questo significa anche che certi giudizi di don Giussani o di Padre Scalfi sullo stalinismo non possono essere assunti nel nostro  dialetto come se si trattasse di dogmi. Infine per quanto riguarda il „popolo fedele di Dio“, che va nei santuari e vive i sacramenti, bene, Konstanze ed io facciamo parte di questo popolo: i nostri due figli sono nati dopo e per un nostro pellegrinaggio alla Madonna di Altötting. E noi ci confessiamo ed andiamo alla Santa Messa, etc. Che le persone che guidano CL in Germania non abbiano interesse primario per due persone che vivono nella periferia come noi da 20 anni (che non siano capaci ad ascoltare un po’ il nostro dialetto) o che lo hanno quasi solamente se facciamo parte dei gesti del carisma, è uno scandalo! Punto. Allo stesso tempo, però, è vero che fa parte del destino di persone come „Galadriel“ il dover procedere „da sole“. 

In questa lettera del papa vi è una citazione di Edith Stein che dovrebbe essere imparata a memoria: „nella notte più oscura sorgono i più grandi profeti e i santi. Tuttavia la corrente vivificante della vita mistica rimane invisibile…quali sono le anime che dovremmo ringraziare per gli avvenimenti decisivi della nostra vita personale, è qualcosa che sapremo soltanto nel giorno in cui tutto ciò che è nascosto sarà svelato“.


La creazione della „Terra di mezzo“ con le sue epoche è un tentativo mitologico e non teologico, anche se nel primo scirtto del 1916/17 (durante la prima guerra mondiale) vi è, come ho fatto vedere ieri, anche un accento teologico esplicito. In questo mondo non ci sono solo uomini, ma anche il popolo con i capelli nei piedi, come si vede bene nella nuova serie (gli antenati degli Hobbits), ci sono anche gli Eldar, che non possono morire (a parte nel caso che vengano feriti a morte o per preoccupazione); gli uomini hanno uno specifico: la libertà, che mette spesso a dura prova la pazienza di Ilu o Ilúvatar. Gli Eldar si stupiscono della pazienza di Ilu, che è in vero davvero per gli uomini e per gli Eldar „interior intimo meo“. La libertà dell’uomo, se vuole essere piena, deve accordarsi con la musica di Ilúvatar, quella musica con cui ha creato il mondo (cfr il libro delle storie perdute). 


Padre nostro…



(Pomeriggio) Il pensiero di Tolkien che alla fine tutto serve per aumentare la gloria di Ilúvatar (il padre degli dei) è giusto a livello mitologico ed ontologico, come quello di Bernanos è giusto a livello teologico: „tutto è grazia“ e la precisazione di Tantardini, „tutto diventa grazia“ non mi sembra essere utile a questi livelli, ma lo è a livello storico, a quel livello in cui anche Peguy lotta contro il falso ottimismo di chi dice che „tutto è bene“ („nulla è male“); non è vero alcune cose sono davvero tristi, non sono buone, anzi sono cattive, male, anche se in esse stesse vi è quel seme indistruttibile che è il dono gratuito dell’essere nella sua completezza e semplicità. Ma il dono dell’essere stesso non è sussistente e non ci libera dalle battaglie storiche.


"Come racconta la stampa libera occidentale“ (in riferimento agli avvenimenti ucraini e russi). Questa frase di Banfi, che io stimo molto, in substack, è davvero deludente. In vero da nessun parte come in substack si è preso sul serio il fatto che la stampa occidentale non è per nulla libera. 

(Notte) Gli dei della mitologia inglese inventata da Tolkien non sono molto differenti da quelli greci, nel senso che non sono davvero diversi dagli uomini - qualitativamente diverso è solo il loro padre Ilúvatar, che è più di Zeus; così come le loro città e le loro case sono solo più grandi e splendenti (vi sono anche case oscure) di quelle degli uomini. I due alberi di cui si parla nel quarto capitolo delle storie perdute ricordano i due alberi nel paradiso terrestre di Genesi: guardando oggi la quinta puntata della prima stagione con l’albero ammalato di cui parla il grande re Gil-galad  ad Elrond, i due alberi della mitologia prima mi hanno aiutato a comprendere l’importanza che gli alberi in genere hanno nella narrazione di Tolkien. La città di Númenor è in piccolo ciò che sono le città degli dei nella narrazione prima della mitologia di Tolkien. 

Annotazioni sulla nuova serie. Galadriel è grande, manca di senso della compassione, ma ha un senso fortissimo del compito (missione) e in questo modo raggiunge anche Halbrand, che riassume il suo di re del sud. L’amicizia tra il principe dei nani Durin IV ed Elrond, quella tra Arondir e Bronwyn, quella di Nori Brandyfuß (in italiano Nori Brandipiede)  e lo straniero, sono per ora ciò che più mi convince nella nuova serie, che come dicevo viene illuminata dalla lettura della mitologia prima, raccontata nelle storie perse (1916/17). 

Che Allah misericordioso protegga le donne che protestano con ragione in Iran.


(24.9.22) Mi scrive la mia amica geniale: „Buongiorno Roberto! Rispetto alle implicazioni della  politica estera e precisamente di questa guerra in Ucraina sul voto da noi: almeno in Italia, chi si oppone alla concezione sferica del potere Usa (5stelle, FI, Lega) lo fa perché vuole solo cambiare ombrello, e stare sotto quello della concezione sferica di qualcun altro, in questo caso la Russia ed eventualmente la Cina, anche per ragioni economiche perché il nostro sistema industriale è basato su energia, materie prime che vengono da la. A parte qualche frase un po' pubblicitaria sulla pace, tipo quella di Berlusconi, non sento nessuno che imposti una proposta di ridisegno multipolare del potere, non sferico. Anche perché l'Italia non ha più nessun peso economico e nessuna autorevolezza politica come negoziatore. Anche in Europa non vedo nessun attore in questo senso. Erdogan poi ci prova, ma ha troppi interessi suoi. Forse il Papa potrebbe…


Le ho risposto: Per questo dobbiamo pregare tanto che nascano e vengano educati politici che hanno una visione non solo dei propri interessi. Le indicazioni del papa stanno a disposizione di tutti. E poi dovremmo porci in tutta serietà (non in modo moralistico) la domanda: come mai avanza la destra?


Per quanto riguarda l’intervista a Berlusconi a Vespa, mi ha scritto la mia amica: „Comunque ieri sera Berlusconi rispetto a quello che ha detto in quella intervista che hai mandato ha detto: "riferivo solo un pensiero di altri, non quello che penso io“ - è chiaro che di Berlusconi non ci si può fidare. 


Ho visto le prime due puntante della nuova seria ispirata a Tolkien, „Il signore degli anelli, gli anelli del potere“ e ho letto il „Tolkien Times“ (2022/2023) - il tentativo, fedele alla tradizione diu Tolkien, ma non tradizionalista, di fare una serie con il poco materiale riguardante la seconda epoca della „Terra di mezzo“ è davvero geniale. L’universo mitologico di Tolkien permette di riflettere sui grandi temi dell’esistenza: il potere, la nostra mortalità, l’amicizia. Tolkien è davvero un grande! Galadriel, con la sua fedeltà al compito, anche a costo di ciò che pensano gli altri (un tema che ritorna anche in Bronwyn, la terapeuta che educa da solo il suo figlio), sono un personaggio ed un tema che mi interessano esistenzialmente. 


Padre nostro...


(Notte) Nella mitologia prima di Tolkien („Il libro delle storie perdute“, 1917/17, che sto leggendo nella traduzione tedesca) il tema teologico della creazione, della donazione dell’essere da parte di Ilúvatar è esplicito (nella sua creazione di Narnia dalla musica C.S. Lewis riprenderà il tema): Il padre degli dei, Ilúvatar, dona l’essere attraverso la musica, con la musica. Melko, uno degli Ainur, qualcosa come gli angeli (o dei), cerca di creare un proprio motivo, che non può essere integrato nel motivo di Ilúvatar, che è amore. Eriol, una delle prime figure mitologiche di Tolkien, navigatore, chiede a Rúmil, il giardiniere della casa in cui vengono raccontate storie ai bambini, se Ilúvatar è un dio? Rúmil risponde: „non era uno degli dei, perché li ha creati. Ilúvatar è il Signore per i secoli dei secoli, che regna sul mondo; che ha fatto il mondo e che non appartiene a questo mondo e non si trova in esso, ma che ama il mondo“ (edizione tedesca, Stoccarda, 1999, 78). Amore e musica sono quindi la dimensione elementare della donazione dell’essere nel „libro delle storie perdute“. Un amore che riappare nelle tante storie di amicizia che troviamo nell’universo della „terra di mezzo“. E tutto ciò è più forte di ogni cacofonia di Melko: non dobbiamo dimenticarlo in questo tempo così „insane“.


Padre nostro…


(23.9.22 - Compleanno di Augusto) Devo dire che il linguaggio di Berlusconi forse è un po’ semplicistico, ma a differenza di tanti ha detto quello che i „miei“ giornalisti marxisti cercano di dire da mesi sulla proxy war in Ucraina. Comunque sia una persona può certo ritenere un’altra narrazione degli eventi meglio di un altra, ma non si dovrebbe mai lasciare il terreno del verosimile. Infine vorrei dire che Berlusconi con chiarezza ha detto quello che il papa dice da mesi: la guerra è una follia. Tanti che dicono di  essere vicini al papa, con la loro lettura unilaterale degli eventi, sono lontanissimi da lui. La cosa più triste è che ormai non vi è più alcun dialogo tra chi ha narrazioni diverse, solo il sospetto che l'altro sia o cattivo o imbecille. Ed in sé davvero tutto ciò che sta succedendo è „insane“. 



Mi fido della Lindsay Snell e credo davvero che l’Azerbaigian attacchi ingiustamente l’Armenia, allo stesso tempo credo che tra i due paesi debba accadere un dialogo, sotto una supervisione internazionale, come aveva suggerito il doppio viaggio del Papa in Armenia ed in Azerbaigian nel 2016. Bisognerà tenere conto che le questioni territoriali  azere e armene non sono del tutto chiare e che comunque non si può vivere anche in questo ambito di „tradizionalismo“. 



La prima settimana di scuola dopo la malattia è passata e sono successe tante cose belle e qualche puntura di api. 


Padre nostro…


(Notte) Galadriel nella nuova seria ispirata a testi, per così dire secondari, di Tolkien, sa che deve assumersi l’onere di un compito da sola, un compito che farà sì che gli altri la trattino come una „ripudiata“ - mi è sempre più chiaro che il compito di questo diario è cercare di dire cose, a causa delle quali anche gli amici penseranno che sono matto. Nell’ultima puntata di „Useful idiots“ (Katie Halper, Aaron Maté) il dottor Abelow spiega la guerra in cui ci troviamo così (uso il testo riassuntivo della puntata stessa): "Il ricercatore e scrittore Ben Abelow, uno studioso che ha esercitato pressioni sul Congresso in materia di armi nucleari, si unisce a Useful Idiots per spiegare, come sostiene il suo nuovo libro, come l'Occidente ha portato la guerra in Ucraina. L'obiettivo degli Stati Uniti", afferma Abelow, "non è quello di salvare gli ucraini, ma di degradare le forze armate russe fino a quando non saranno più in grado di combattere in futuro. E mentre alcuni dicono che fermare la Russia è un obiettivo umanitario, il modo in cui si degrada l'esercito russo è quello di mantenere una guerra prolungata e combattere fino all'ultimo ucraino“. Abelow analizza la storia di questa guerra fredda, l'aggressione da parte di ciascuna delle due parti e l'ipocrisia dell'argomentazione secondo cui l'Ucraina ha il sacrosanto diritto di entrare nella NATO. "Il diritto di aderire alla NATO è il diritto di piazzare un arsenale militare occidentale al confine con la Russia. Se la Russia stringesse un'alleanza militare con il Canada o il Messico, i leader statunitensi non parlerebbero del loro diritto di farlo“. E sulla notizia di questa settimana che Putin ha annunciato un'escalation militare e ha minacciato in modo poco velato una guerra nucleare, il dottor Abelow avverte: "Spero che venga presa sul serio““. Invece tutto si muove in un’altra direzione e per una dialettica che è del tutto „insane“, come direbbe il mio amico della California. La democrazia statunitense è semplicemente l’affermazione globale di quel paradigma tecnocratico criticato dalla „Laudato si’“ e di quella concezione sferica del potere che il Papa non ha mai cessato di criticare. Il paradigma tecnocratico è mischiato con alcune elementi pseudo egalitari, come quello del finanziamento di operazioni che portano a perdere definitivamente la propria identità biologica (cfr il documento sulla biotecnologia firmato dal presidente degli Stati Uniti che ho condiviso nella mia bacheca di Facebook); non si tratta qui di non rispettare chi è in crisi con la propria identità biologica, ma di lasciare questo fenomeno nella sua valenza minoritaria, senza pretendere di equipararlo con l’identità biologica e con operazioni necessarie quando la nostra biologia si ammala. La pseudo democrazia occidentale con il suo concetto sferico di potere diventa l’altare su cui sacrificare tutto, anche il progetto della „fratelli tutti“ (alcuni non sono fratelli, ma nemici da degradare) ed anche quello della „laudato si’“, come difesa della natura e dei poveri. Siamo ormai nella follia più pura che viene annunciata come normale dal palazzo di vetro di New York. 



(22.3.22) Credo che il senso del diario di Etty Hillesum sia quello del dar ragione del suo percorso psicoanalitico e di amicizia con Julius Spier. Lei ha raggiunto un livello di libertà e di emancipazione in questo rapporto che sono, credo, di vitale importanza anche per noi uomini della società trasparente, con le sue malattie. Etty non crede che si possano annullare i problemi, ma che si possa circoscriverli, così che una crisi invece che giorni duri solo qualche ora. La teologia ha una certa valenza nel diario, nel senso di un credere e di un difendere Dio - giustamente una scrittrice ha paragonato questo elemento con la „giustificazione di Dio“ di cui ha parlato Benedetto XVI con padre Servais, qualche anno fa. Oggi non abbiamo più tanto il problema evangelico della „giustificazione dell’uomo per fede“, ma della „giustificazione di Dio“, nel senso che Dio stesso abbisogna di una „giustificazione“ dopo avvenimenti come quello di Auschwitz. Etty dice che vuole difendere Dio, per non aumentare l’odio che c’è nel mondo. Il pensiero mi sembra di colossale importanza, anche per la questione se lei sia una „testimone“ (certo lo è) o anche una „santa“. Il problema è che cosa sia la santità? Se la santità fosse una totale espropriazione di sé, in cui si è del tutto immersi in un’esperienza che non dipende più dalle nostre decisioni, senza voler giudicare, ma per l’appunto volendo giustificare Dio, difendere Dio, come dice Etty, allora Etty lo è, non meno di Edith Stein. Nel libro „Tutti i santi“ di Adrienne, in cui tutti i santi confessano la loro fede e i loro peccati, c’è anche un capitolo su Mozart, che forse non era „santo“ nel senso usuale e un po’ moralistico del termine. 


Rimango dell’idea che Alessandro Banfi sia un grande del giornalismo, ma non credo per nulla che Putin possa essere sconfitto da una petizione e non credo che questo demonizzarlo come l’unico problema della storia (cosa che ha fatto anche Scholz a New York) sia una buona idea. Come capisco le preoccupazioni del Santo Padre!  


Padre nostro…


(Pomeriggio) Carissima, la domanda è legittima (con la destra che avanza, scheda bianca?) e me la sono posta anch'io. Ma c'è anche un'altra domanda: come mai la destra avanza? Forse anche perché la sinistra, che non è sinistra, non rappresenta le persone che dovrebbe rappresentare. Il centro italiano poi è fatto da persone che cambiano ogni 10 mesi opinione. Comunque la mia scheda bianca significa: fino a quando non sento politici che davvero e in modo convincente sono per il "multilateralismo" (poliedro) contro la fatale opposizione tra democrazia ed autocrazia, che è, secondo me, del tutto demente, non potrò votare nessuno. La destra che avanza è proprio il ricatto moralistico dei vescovi. Tuo, Roberto 


(21.2.22) Due pensieri che ho letto ieri nel giornale italiano dei vescovi „Avvenire“ mi sembrano di rilevanza notevole. Il primo in un articolo su Etty Hillesum: la differenza tra sdegno morale ed odio. Non dobbiamo neppure aggiungere una goccia di odio a quello già presente nel mondo, mentre possiamo indignarci per azioni immorali. Un fratello minore dell’odio è quello del fastidio che proviamo per persone che non corrispondono alla nostre aspettative. Vedo che la debolezza della carne si vede proprio questo: persone ci danno fastidio, sebbene non facciano nulla di „oggettivamente“ immorale e credo che non dobbiamo neppure aggiungere neppure una goccia di questo fratello minore dell’odio a quello già presente in tanti rapporti. 


Il secondo pensiero è sul tema dell’inizio in Heidegger - devo ammettere che ciò che dice il filosofo tedesco sul lasciare essere dell’essere mi convince infinitamente di meno di quello che dice Ferdinand Ulrich sul dono gratuito dell’essere, ma il pensiero dell’inizio mi sembra davvero importante. L’inizio non sta dietro di noi, ma davanti a noi come compito, come capacità di ri-vedere le cose e le persone come erano all’inizio del mondo, in quella freschezza, in quel loro essere dono irripetibile. Il che è anche una risposta alla questione del fastidio di cui sopra.


In questi giorni ho ascoltato i „Brandeburghische Konzerte“ di Bach, nella versione di Yehudi Menuhin ed in quella di un gruppo di „Berliner Barock Solisten“: questa musica ha davvero la freschezza dell’inizio. 


Devo dire che l'appello moralistico dei vescovi italiani a votare mi irrita, invece che fare appelli dovrebbero organizzare, con l'aiuto di parrocchie, movimenti e ordini religiosi, delle scuole di politica, in tutto il territorio italiano, in modo tale che ci siano davvero politici che agiscano secondo i criteri da loro giustamente indicati (bene comune, rispetto integrale della persona, educazione alla pace, opzione preferenziale per chi è fragile...). Questi politici che si presentano alle elezioni non potevo votarli, per questo ho votato scheda bianca. La partecipazione democratica, che è amore per il nostro Paese, non è solo una questione di voto, ma anche di educazione alla politica.


Mi sembra di comprendere che Ulrich stia combattendo qui (Homo Abyssus, 265-276) una battaglia abissale con il mondo moderno che pensa le res come un’aggiunta a ciò che è Dio, quasi che Dio diventi di più con la molteplicità delle res. Ma né le res né la loro possibilità aggiungono qualcosa a Dio. Dio nella sua assoluta semplicità dona l’essere gratuitamente - questo significa che la molteplicità è „nullificata“, „nulla“ non nel senso del nichilismo, ma della gratuità dell’amore. A questa assoluta semplicità di Dio e a questo suo dono semplice e completo, che è l’essere donato, non si può aggiungere un bel nulla. La storia non accade per aggiungere qualcosa a Dio, ma per ritornare in Dio, in quell’inizio che ci sta di fronte, non dietro di noi, come compito: come compito di rivedere tutto, cose e persone, nell’essere donate gratuitamente ed irripetibilmente. 


Padre nostro…


(20.9.22) Oggi è il 120° compleanno di Adrienne von Speyr (1902-1967).  Ascoltiamola: "È strano che in un'amicizia si diventi ciò che l'altro si aspetta per il bene dell'altro, e che nell'amicizia con il Dio Uno e Trino non si possa cambiare ciò che Dio vuole affinché si corrisponda a Lui. Eppure si ha un'immagine di ciò che Dio si aspetta da un cristiano, un'immagine che non si realizza mai. Quando ci si confessa o si partecipa alla comunione, si sa: per un momento, c’è un allineamento. Chi in verità partecipa alla comunione e si confessa, allora capisce anche, più o meno, a cosa sta partecipando. Chi si confessa solo di sfuggita, chi si comunica solo distrattamente, non può assumere l'immagine dell'attesa di Dio; eppure questa immagine c'è, e Dio è pronto a mostrarla nel sacramento. Spesso penso: Dio è così poco contento di me... Eppure Dio è grato per il fatto che le persone siano almeno per un momento (nonostante i pettegolezzi e le dicerie) nella chiesa e rappresentino esteriormente persone che pregano. Dio è grato per ogni sacramento, anche se la persona non si sforza di rispettarlo. Questa gratitudine di Dio si esprime nel fatto... che egli ha nella sua Chiesa una comunione di santi e anche di sofferenti, in cui si può - per quanto maldestramente - sopportare e soffrire gli uni per gli altri. Così la Chiesa passa attraverso tutti i livelli umani: dalla comunione esterna all'intimo essere-per-l'altro" (Adrienne von Speyr, Cielo e Terra, III, 2244, 1.11 1956).


Nel numero citato di „Cielo e terra“ Adrienne parla dell’epistolario tra Hofmannsthal e C.J. Burckhardt: in esso c’é un po’ di confessione della fede, ma Adrienne afferma: „Tutto sembrerebbe molto più reale se potessero vivere nella fede“. Questo diario notturno, per non essere autoreferenziale, dialoga con tutto ciò che ritiene essere di aiuto all’uomo, ma rimane un diario cattolico, anche se forse i cattolici non se ne accorgono. Perché di fatto confessa la sua fede in un Padre che dona l’essere come amore gratuito. Leggendo ieri sera „La montagna incantata“ di Thomas Mann e seguendo le avventure di Hans Castorp, che dice di non essere malato ma lo è, non mi sembra che Mann pensi che l’amore non vissuto o castrato e che quindi porta alla malattia trovi una soluzione in quella prigione del sanatorio, in cui Hans dice di essere solo ospite. E neppure l’analisi (psicoanalisi), lo smembramento dell’anima,  mi sembra che sia proposta da Mann come soluzione, come non credo che l’adulterio di Lenù con Nino (Elena Ferrante, L’amica geniale III) lo sia, eppure entrambi gli autori tengono conto di una realtà che i figli della luce sopravvalutano o sottovalutano. Questo diario cerca di entrare in dialogo con l’inconfessabile che stenta di diventare „discorso“ (L’amica geniale, III 315). Il femminismo di Elena Ferrante non mi disturba neanche un poco, perché non è ideologico: „Io cercavo stimoli, non conflitti, ipotesi di ricerca, non dogmi“ (321): e tra questi ipotesi di ricerca ci sta anche la riflessione sugli „automi di donna fabbricati da maschi“ (323). Anche quello che Lenù dice sul secondo racconto della creazione in Genesi, sulla donna all’interno dell’uomo, di Isha’h all’interno di Ish, mi interessa come ipotesi di ricerca e non come dogma, tanto più che il primo racconto della creazione è del tutto chiaro: Dio creò l’uomo a sua immagine come uomo e donna. A mia moglie ho raccontato di più di quanto ho scritto qua. Interrompo. 


La notte è stata irrequieta, ma non potevo né volevo calmarmi con surrogati e ho preso in mano, sebbene leggere nella notte irrigidisce i miei muscoli e non posso farlo a lungo, la lettera del Papa dell’8.4. 2018 ai vescovi del Cile, di un papa che confessa di aver compiuto gravi errori di giudizio, ma che comunica una serenità straordinaria ai suoi confratelli dell’episcopato e vi ho trovato frasi da brividi, anche se i miei muscoli hanno fatto fatica a trasformarle in preghiera nella notte: „senza la fede e senza la preghiera, la fraternità è impossibile“, „l’amore di Dio ci viene incontro e purifica le nostre intenzioni per amare come uomini liberi, maturi e critici“ (Lettere della tribolazione, 99). 


Io guardo con simpatia, non al partito, ma al viaggio di Hans-Thomas Tillschneider e Daniel Wald (AfD) nell’est dell’Ucraina, checché ne dica il più non diplomatico dei diplomatici che io conosca, Andrij Melnyk (fino a settembre è stato l’ambasciatore dell’Ucraina a Berlino). 


Padre nostro… 


(19.9.22) Dopo tre settimane di malattia oggi andiamo di nuovo a scuola. 


Il numero 2243 di Cielo e Terra, III (25.10.56) presenta una parte della dimensione mistica della vita di Adrienne. Nel mio diario notturno questa dimensione è assente, perché io sono troppo terreno. Nella notte in cui è morto mio padre, si  è presentata anche nella mia vita - sapevo che stava morendo senza saperlo. In Adrienne essa ha una modalità ecclesiale: per esempio nei suoi „viaggi“ per aiutare qualcuno a confessarsi. Se uno fosse entrato nella sua stanza l’avrebbe vista, eppure lei era in viaggio con modalità sovrannaturali e naturali allo stesso tempo. L’esperienza nuova che fa in questa giornata di ottobre del 1956 è che il tempo messo a disposizione è come risucchiato in Dio. Da una parte Adrienne è sconvolta di non sapere che cosa sia successo in quella determinata ora (solo qualche luogo, volto e problemi le rimangono nella memoria), dall’altra parte è infinitamente gioiosa. È un tempo di Dio, non suo. 

Imparo che nel 1956 in Germania c’era la confessione anche nella Chiesa evangelica ed Adrienne si chiede se ciò che lei sperimenta nei suoi „viaggi“ vale anche per queste confessioni evangeliche. Non risponde, ricorda solo che all’inizio non aveva neppure pregato per le confessioni cattoliche. 

Comunque credo che qui tocchiamo un punto importante della crisi della Chiesa cattolica oggi - il sacramento della confessione non ha più quasi alcuna importanza. Senza percezione del proprio peccato, anche la morte di Cristo in Croce e la discesa all'inferno diventano senza alcun senso. Pur nel tentativo di integrare tutto ciò che di buono vi è nella conoscenza psicoanalitica, fino a dimensioni come la perversione polimorfe, si deve stare attenti a non perdere del tutto il senso del peccato. Se non fossimo peccatori non saremmo neppure egoisti, egocentrici, litigiosi, tristi, piatti, subdoli, cosa che invece siamo. Basta vedere come ci muoviamo anche in rete. Chiedo per l’intercessione di Adrienne una rinascita della confessione nella Chiesa, a partire dalla mia piccola famiglia. Prego anche per fratello Jeremias.


Nancy Pelosi è stata ad Yerevan (Armenia) ed almeno per una volta sto proprio dalla sua parte.


Il mio diario notturno nel blog è stato aperto per ben 3.000 volte.  


Padre nostro…


Caro Renato, 

per quanto riguarda le idee politiche di Balthasar vorrei dire che esse non sono certo il suo forte; io non conosco neppure quali giornali leggesse (NZZ?) e quali erano le sue fonti. Per quanto riguarda Reagan e Gheddafi abbiamo visto quale catastrofe è successa in Libia dopo l’uccisione di quest’ultimo, ma Balthasar era già morto. Una certa critica dello stato di Israele invece mi sembra legittima; anche a me non sembra per nulla giusto distruggere le dimore dei famigliari dei terroristi; ed in genere la penso come Padre Dall’Oglio: sarei cauto con l’uso del termine „terrorista“, per i dittatori tutti i loro opponenti sono „terroristi“…
Per quanto riguarda l’estrema sinistra, sono d’accordo con te; le letture che indichi (Solzenicyn…) sono buone, ma si deve tener conto che anche gli USA (a partire dalla bomba atomica in Nagasaki  fino alla guerra in Irak con false informazioni fino alla proxy war in Ucraina) si sono comportati in modo tale che sarebbe necessario anche un Solzenicyn statunitense per riequilibrare il giudizio. Poi avendo vissuto e vivendo da 20 anni nei territori di un ex paese comunista (DDR) mi sono fatto un giudizio molto articolato su questo tema, anche se la mia famiglia (sotto Tito) e quella di mia moglie (in Ungheria) hanno perso tutto ciò che avevano per via dei comunisti. Mio suocero mangiava una volta alla settimana con il cardinal Mindszenty e fuggendo dall’Ungheria ha perso titolo nobiliare, status nel lavoro, villa a Budapest…
Un caro saluto, 

Roberto 


(18.9.22) Mi fido di più del padre gesuita Dall’Oglio che dello stimato giornalista canadese Maté, quando si parla della Siria. Il testo che ho letto e meditato questa mattina del padre gesuita, che risale all’anno del suo rapimento, il 2013, „A rischio di islamizzazione“ (in Paolo Dall’Oglio, Collera e Luce. Un prete nella rivoluzione siriana, Bologna 2013, 109-126) è molto articolato, anche se ovviamente da nove anni non sappiamo più nulla di ciò che direbbe oggi su questi argomenti Padre Paolo, mentre il giornalista canadese può seguire gli eventi attuali. Nella sua bacheca in Twitter (14.9.22) per esempio ci fa riflettere sul fatto che le sanzioni contro la Siria fanno soffrire più il popolo che la gerarchia politica e dittatoriale e ci fa riflettere in oltre su un attentato di Israele al maggior aereo porto siriano, che ha danneggiato le infrastrutture in modo tale che hanno sofferto gli aiuti umanitari. (Sulla questione delle sanzioni con ragione Sahra Wagenknecht ci fa riflettere sul fatto che le sanzioni contro la Russia stanno facendo soffrire i popoli ben più che i potenti). Allo stesso tempo devo dire che mi ha fatto riflettere molto questa frase di Padre Paolo sulla capacità di Bashar al-Assad di „ricongiungersi all’anti-imperialismo di estrema sinistra. Quest’ultimo una volta convinto che l’islamismo radicale sia una invenzione sionista e americana, è pronto a vedere nell’alleanza di Asad e della Russia il fronte di resistenza essenziale, storico, contro l’iperpotenza globale statunitense“ (ibidem, 124). È questo secondo me è il punto debole delle argomentazioni di Aaron Maté e Rania Khalek - fanno bene, cosa che tra l’altro fa anche padre Paolo, a criticare l’iperpotenza statunitense, ma il loro marxismo li porta ad una visione in cui nella notte tutte le vacche sono nere: quindi non vi è più alcuna differenza tra i regimi statunitense, siriano o israeliano. Ed anche l’islamismo radicale viene eliminato in blocco come „fascismo“, invece padre Paolo voleva fare un lavoro di discernimento, per vedere quali forze e quali persone che si sono radicalizzate, sarebbero potute essere coinvolte in un reale lavoro democratico. Gianni Valente, qualche giorno fa aveva parlato di un gruppo islamista, I miliziani islamisti di Tahrir al Sham, che ha fatto un grande lavoro di democratizzazione. Padre Paolo ci ha sempre anche avvertito sul „pantano“ di corruzione e mafia in cui tutti questi avvenimenti e gruppi sono inseriti, ma ha creduto davvero possibile una rivoluzione democratica (trasparenza e solidarietà) in Siria.


Vi è un anima di „estrema sinistra“ anche in Padre Paolo, ancor più accentuata della mia, quella che viene fuori nel mio dialogo interiore con Elena Ferrante. Io nell’11.9., avevo, però,  visto un attacco al nostro mondo, anche se non ho mai creduto alla logica di Bush jr. (o con noi o contro di noi), mentre Padre Paolo si esprimeva così: „L’11 settembre 2001 mi trovavo in macchina tra Damasco e Beirut, quando è arrivata la notizia dell’attacco a New York. Devo confessare che qualcosa dentro di me mormorava: gli  Stati Uniti si meritano quello che hanno provocato. Nelle mie viscere di estrema sinistra, riconoscevo in quell’evento anche una logica conseguenza all’aggressione al mondo arabo-mussulmano esercitata nel Vicino Oriente dagli Stati Uniti, con la complicità di Israele. In quel momento, io condividevo i sentimenti di un’immensa massa arabo-mussulmana, che si sentiva vendicata, pur cogliendo la portata e l’orrore di quel crimine e gli effetti disastrosi che ne sarebbero scaturiti“ (ibidem,111-112). 

Le viscere di  estrema sinistra di Padre Paolo e le mie sono temperate dal fatto che non siamo marxisti: il punto di vicinanza con il socialismo è per me Charles Peguy e non Karl Marx, con la sua radicale critica della religione come presupposto di ogni critica. Non sono per „il pluralismo religioso“, come non lo era padre Paolo, perché tentato dalla debolezza e non serietà della postmodernità, ma in forza di „una conoscenza spirituale della benevolenza di Dio, il Misericordioso“ (ibidem, 113). Il grido „Allahu Akbar“ significa per me che Dio è più grande, perché misericordioso, è „più grande dell’ingiustizia, della morte, del tradimento, della sconfitta, della nostra paura, dei nostri interessi meschini“ (ibidem, 125), più grande del pantano di corruzione e mafia in cui ci troviamo ad agire e con padre Paolo e padre Hans Urs, con Adrienne, riprendo la grande lezione di un Dio che è amore, la grande lezione di una „speranza per tutti“, nel senso della seconda lettura di questa domenica (canone romano: 1 Tim 2,1-8). E con le parole radicali di padre Paolo, di cui vi è traccia anche in Adrienne ed Hans Urs, anche senza cadere nell’eresia della passione del Padre: „Penso la santità divina come l’effetto di un desiderio, non un punto di partenza. Che Dio sia santo perché non può peccare, un Dio condannato all’onnipotenza per me è inaccettabile. Dio soffre tutta l’evoluzione del mondo per divenire il Padre del nostro Signore Gesù Cristo“. Rivedo quell’immagine del Medioevo in cui Dio Padre porta sulle braccia la croce, dove è appeso suo figlio. Il Dio che non può soffrire, il Dio dei filosofi non ci interessa“ (ibidem, 125). In vero in questa formula Padre Paolo fa una concessione troppo grande al Dio del filosofo Hegel (Dio soffre l’evoluzione del mondo), ma ha ragione a rinviare all’immagine medievale. Adrienne scrive da qualche parte che non ci si può immaginare un Dio sereno mentre uccidono suo Figlio. Ci troviamo qui nel mistero del Dio sempre più grande e sempre più misericordioso, che è la nostra speranza, la speranza che egli non cessa mai di donare gratuitamente l’essere, il suo amore! 


La misericordia di padre Paolo gli permette di dialogare anche con un saggio mussulmano, Mohammad Ramadan al-Buti (ammazzato in un attentato), anche se quest’ultimo pensava che „la profondità della ricchezza dell’Islam di Damasco, della Siria, tradizionalmente aperta al ragionamento“, fosse protetta da Bashar al-Asad, mentre padre Paolo ha pensato che la dipendenza da questo dittatore sarebbe costata alla Siria dieci anni di guerra, con tantissimi morti e profughi (cfr. Ibidem, 119-120). 


Padre nostro…


(Pomeriggio) Nella puntata di „Useful idiots“ di venerdì Katie Halper ha fatto vedere un video su un' infermiera che faceva un piccolo spettacolo erotico per anziani, in carrozzella, sugli ottant’anni. Ha fatto toccare ad uno di loro i suoi seni e forse, se ho visto bene, sfiorare anche il sesso. Il commento di Katie è stato, se ho capito bene, che la cosa è un po’ strana, ma non cattiva. Certo il sesso (ed anche la dimensione di perversione polimorfe) ci sta anche anche quando si è anziani, ma ovviamente mi pongo la domanda, se un anziano di tale età (ma quando ci si sentirà davvero tali?) e in quelle condizioni non debba imparare a „riconsegnare“ questa dimensione, che come tutte le altre non si possono portare nella morte, a colui che gratuitamente ci dona l’essere, anche oltre la morte. 


(17.9.22 - Hildegard von Bingen, Roberto Bellarmino, Adrienne von Speyr


Adrienne von Speyr (+ 17.9.67) - Disponibilità 


Punture di api. "Volontà di rimanere nella missione. Certo, quando qualcosa accade all'esterno, si è di umore gioioso e si fanno i propri progetti con Dio; ma quando arrivano i tempi lunghi, quando si deve solo perseverare e solo le più piccole inezie riempiono la giornata, che ovviamente le appartengono, allora si è svuotati, non si dice di no, ma non si ha pronto un nuovo sì, perché il sì totale è stato detto da tempo, e ci consumano così tante cose insignificanti che si è tentati di dire: Va bene, se questa piccola cosa è l'inizio e il preludio di qualcosa di più grande. ...E la resa di ogni forza dei nostri nervi appare improvvisamente come la più difficile di tutte quelle richieste dal Signore. Ci si sente come uno che sta per morire sotto i pungiglioni delle api, e il fastidio dei piccoli pungiglioni non lo si sopporta più".


Adrienne von Speyr, 9.8.1956


Lasciamo che l'inosservato, l'inosservabile abbia un effetto.


Adrienne von Speyr, fine settembre 1956 


Adrienne, di cui oggi si ricorda  il 55.esimo anniversario della morte, fa certamente parte delle persone che più di tutte hanno valore per la mia vita. Mi ricordo ancora quando con Johanna piccola nel passeggino o nella borsa per baby sul mio corpo, ho meditato il suo commento al Vangelo di san Giovanni, che tra l’altro sto commentando ancora in un gruppo chiuso (Facebook) dedicato a questa grande donna, due volte sposata, medico, mistica, teologa. Ed anche se ultimamente ho letto più Etty Hillesum, che mi ha aperto un accesso alla dimensione „psicoanalitica“ della comprensione della vita, che non fa parte del modo di vedere di Adrienne, rimane il fatto che Etty stessa è del tutto aperta a Dio, che incontrerà nel modo più brutale nel campo di concentramento di Auschwitz. Queste due donne, una ebrea e l’altra cattolica, hanno una cosa in comune: un si assoluto a Dio, al mistero della vita. Nel passaggio che ho tradotto questa mattina, Adrienne ci fa comprendere cosa sia un compito, una missione, un si a Dio, anche nella quotidianità, anche quando ciò che gli altri non notano, ma che fa parte della nostra missione e del nostro compito, deve compiersi e noi non possiamo far altro di quello che ha fatto Lazzaro in quei quattro giorni nella tomba, in cui non sapeva ancora che Cristo lo avrebbe richiamato alla vita: lasciar accadere (cfr. Cielo e Terra III, 2242). Una grande parte del mio diario nasce da un atto di fedeltà all’amicizia con un amico statunitense che fa parte della comunità di san Giovanni. In questo diario vi sono certo anche pagine che non gli piaceranno, ma vi è in tutto un grande si ad un compito comune. In questa cellula di amore gratuito, la nostra amicizia, ho cercato di integrare anche la mia appartenenza a CL, ma credo che solo con poche persone questa „integrazione“ è stata possibile. Per esempio con Renato, pur nelle tante differenze politiche - ma vedo in lui non una puntura di api, ma una vera simpatia, affetto. 


Nella citazione di Adrienne c’è ben di più, per esempio il lavoro nella scuola, il tempo lungo in cui ci sono cose da portare e soffrire che sono come quelle punture di api di cui parla Adrienne, ma vi è anche certamente un compito, e chiedo al Signore di avere la forza e la gioia per compierlo. 


Nel diario ho dato ultimamente spazio anche ad un’autrice come Elena Ferrante, che sembrerebbe essere il contrario di Adrienne, sebbene Cornelia Capol mi aveva raccontato che loro (la comunità di san Giovanni) hanno fatto compagnia anche a persone dell’estrema sinistra nella loro lunga vita. Elena mi ricorda la mia vita nel rione di Mirafiori Sud (più di dieci anni) a Torino, ed anche il mio allontanamento, con una storia simile a quella di Lenù. Certo i cattolici che sono abituati a confrontarsi solo con democristiani o con il centro destra o la destra, ma anche quelli del centro sinistra avranno difficoltà a comprendere quel momento „apocalittico“ (L’amica geniale III, 252) che non si può non avere quando si è cresciuti in un quartiere operaio della periferia di Torino. E la questione femminile come la pone la Ferrante, senza ideologia, ma raccontando una storia, è un problema irrisolto nella Chiesa cattolica. È vero che Adrienne è stata obbediente, in modo particolare al suo confessore, ai santi nel Cielo, ma è anche vero che ha detto cose durissime ad Hans Urs ed anche su Pio XII, che negli ambiti conservativi e tradizionalisti della Chiesa si deve solo lodare. Mentre proprio in questi ambiti Adrienne è odiata.


Da Adrienne e da Caterina da Siena (Cielo e terra, III, 2242) dobbiamo imparare che „"Dalla risurrezione di Lazzaro alla risurrezione del Signore, c'è una linea di obbedienza nella morte che, pur avendo davanti a sé la risurrezione, deve anche dimenticarla per rimanere solo nella morte (o nell'unità di vita e morte, come la viveva e la spiegava Ulrich; RG), in un accadimento che non conosce difese, che non anticipa il contraccolpo, anche se è promesso e arriva infallibilmente. Un'obbedienza che permette solo che la promessa si compia passo per passo senza una visione d'insieme" (Adrienne von Speyr, fine settembre 1956). 


Padre nostro…


(Pomeriggio) Nell’ultima puntata di „Useful idiots“ mi sono accorto che questi giornalisti che io chiamo nel mio diario „giovani giornalisti“, lo sono davvero nello spirito, ma Aaron Maté ha ricordi degli anni 80 quando la regina Elisabetta II era venuta in Canadà e Matt Taibbi (ospite nella puntata di ieri) è nato nel 1970, quindi ha dieci anni meno di me, ed ha studiato a Mosca quando erano al potere Gorbatschow e Jeltsin - il suo giudizio su Gorbatschow era molto interessante ed equilibrato: comunque la si pensi sull’ultimo premier dell’Unione Sovietica, si tratta di una persona molto sincera. La Russia è una realtà molto grande, ha detto, e noi sappiamo ben poco di cosa si pensi per esempio di Putin, e comunque la Russia non è riducibile alla persona del reggente attuale. Taibbi ha fatto una grande lavoro di ricerca su Wall Street e sulla corruzione che regna in esso, ha studiato la figura dell’avvocato Lynne Stewart (difese anche terroristi e fu condannata lei stessi ad anni di prigione), la corruzione del mondo industriale che usa i soldi pubblici per scopi privati (se ho capito è questo il tema del libro su cui sta lavorando). Sul non esistente Russiagate la pensa come Maté ed anche sull’esagerata interpretazione del 6 gennaio. Ha studiato anche il ruolo del FBI nella soppressione di libertà civiche - insomma l’irruzione nella villa di Trump, non è una primiera, ma una storia che continua ed ora ha toccato un potente. Il mondo della comunicazione americana ne esce, in questa intervista di Aaron e Katie, per quello che presumibilmente è: un sopporto al potere „democratico“.


(16.9.22)  „La guerra in sé stessa è un errore, è un errore! E noi in questo momento stiamo respirando quest’aria: se non c’è guerra sembra che non c’è vita“ (Papa Francesco nel viaggio di ritorno dal Kazakistan). È la guerra ha carattere mondiale - certo è legittimo pensare all’autodifesa, direi che è troppo facile pensare al „porgi l’altra guancia“ quando te ne stai a casa, più o meno comodo sulla tua poltrona, e la guancia la devono porgere gli altri, ma il messaggio del papa è inequivocabile: „La guerra in sé stessa è un errore“. Uccidere è un errore, punto: ha detto anche in riferimento all’eutanasia, etc. Dialogo con tutti anche con Putin che „sembra“ (il tema del verosimile che ho trattato in questo diario) aver cominciato questa guerra. 

Ieri nel Vangelo ci è stata presentata la cellula iniziale dell’amore gratuito e questa scena accade quando Cristo è appeso in Croce e guarda Giovanni e Maria, che Gesù rende figlio e madre e poi vanno a vivere insieme. Questa cellula dell’amore gratuito accade quando il papa in aereo fa gli auguri alla giornalista italiana Stefania Falasca; essere in queste piccole cellule dell’amore gratuito nella Chiesa universale è la nostra speranza, quella speranza che Francesco, il grande, sta testimoniando dappertutto. Dialogo anche con la Cina che Francesco non se la sente di definire un paese non democratico, anche se accadono cose non democratiche. Come accadano anche da noi e non penso solamente a Julian Assange, ma a tutto il sistema dei „media corporate“ che mischiano giudizi di valori con quelli di fatto e che spesso raccontano bugie belle e buone, cioè cattive. 

Ma vorrei rinviare ancora una volta alle cellule dell’amore gratuito. Con grande dolore ho visto in questi anni di pandemia e guerra che amici, che persone che pensavano fossero miei amici hanno smesso di fatto un qualsiasi dialogo interiore con me, solo perché dicevo cose che non concordavano con il mainstream, senza per questo aver tradito nulla di ciò su cui era fondata la nostra amicizia. Davvero una guerra mondiale che genera solitudine, ma grazie a Dio c’é Lui, sulla Croce e nell’inferno che ci chiama ad amare e perdonare, come ha fatto suor Maria, poco prima di essere ammazzata! 


Padre nostro...


Caro Renato, ovviamente tu puoi porre tutte le domande che  vuoi e dire se non capisci una cosa; allo stesso tempo a me sembra che la posizione del Papa sia chiarissima: la guerra è una pazzia; non può escludere teoricamente che vi sia una guerra giusta o che ci sia una legittima difesa, ma tutto ciò è molto astratto. Se lui dicesse chiaramente: il concetto di legittima difesa è cosa passata, sbarrerebbe ogni rapporto con Kiev, cosa che non vuole fare, visto che il dialogo con tutti è uno dei  suoi assioma più chiari, allo stesso tempo però non può rinunciare all’altro assioma: la guerra è una pazzia. E poi è un uomo che in queste conferenze stampa cerca di "farsi tutto a tutti“, anche se metto qualche „punto“, come nel caso dell’eutanasia. Di più non credo che ci sia da capire.

Tuo, Roberto 

Il motivo profondo per cui il  Papa non viene compreso è contenuto in questa frase di Ferdinand Ulrich: „Dio crea affermando se stesso. Volendosi in amore infinito e riconoscendo il suo volere, riconosce allo stesso tempo tutto ciò che può volere. Ciò che tuttavia Dio può volere è superato-conservato radicalmente, nella ragione divina, nella modalità del non-essere; ciò significa in Dio: Dio stesso. Nell’idealità infinita di Dio si usano quindi essere e „nulla“ in un modo indicibile l’uno per l’altro e precisamente a partire dal cuore centrale della bontà divina, a cui mira la volontà di Dio“ (Homo Abyssus, 268) - la volontà di Dio non può che mirare alla bontà, che è sempre gratuita, de nada, per nulla (questo è inteso nella formula del medesimo uso di essere e „nulla“) e quindi non vi è mai un’azione dell’uomo in Dio che non possa volere nella stessa radicalità la bontà, che per il Papa è dialogo e non guerra. 


(14.9.22 - Elevazione della Croce) Notte fonda. Mentre il governo tedesco - Deo gratias et Mariae - tentenna nell’invio dei carri armati in Ucraina, mi giungono le prime parole del Santo Padre dal Kazakistan, dove si incontra con le autorità civili e con i responsabili di altre religioni. Il Papa sottolinea due cose: da una parte la responsabilità dell’invasione in Ucraina, che deve essere sottolineata, anche se secondo me essa non è la causa unica dei problemi di polarizzazione che stiamo vivendo e non lo è per il Santo Padre, che vuole superare la logica di Cappuccetto rosso. Comunque una cosa sono le narrazioni giornalistiche, un’altra la missione papale. Ma davvero essenziale è il suo invito ad una vera democrazia, che non polarizza gli interessi di alcuni vissuti in modo sferico, i miei interessi versus quelli degli altri, ma comprende la necessità di un’impostazione poliedrica e multilaterale. La polarizzazione più pericolosa secondo me è quella tra democrazia ed autocrazia. Oggi sono riuscito a camminare per due ore, ma mi ha fatto molto male il tallone destro ed ho cercato di offrire questa sofferenza per questo viaggio del Papa nel cuore dei rapporti tra est ed ovest del mondo. 


Padre nostro…


(Al mattino dello stesso giorno) Le tre letture del canone romano per la festa odierna dell’elevazione della Croce, sono molto importanti, come lo è la Croce stessa „nostra salus“. La prima (Num 21,4.9) è in vero un po’ strana. Un serpente fatto da Mosè viene elevato come statua di salvezza, dopo che Dio ha mandato serpenti velenosi tra il popolo, perché si lamenta in continuazione. La seconda (Fil 2,6-11) è centrale per comprendere il cristianesimo ed anche la filosofia di Ferdinand Ulrich. Anche se Renato Farina ultimamente ridicolizza il cristianesimo disarmato, in vero l’essere disarmati, il non fissarsi di Cristo sul fatto che era uguale a Dio, ma che assume la figura di servo è il movimento ultimo del cristianesimo e del dono ontologico dell’essere che non si fissa in se stesso, ma diventa per l’appunto dono concreto: l’essere è „nulla“, le sostanze donate sono tutto. Non vi è innalzamento cristiano, senza abbassamento nella figura di servo. Nella terza (GV 3,13-17), in cui il figlio dell’uomo si paragona a quel serpente elevato nel deserto, Giovanni annuncia in modo solenne che Dio è amore, amore per il mondo nella donazione radicale del Figlio fino all’obbedienza della morte. Di tutto ciò non si può fare una „teologia politica“, ma è e rimane l’orientamento ultimo di una „teologia della politica“.


„La grande madre Russia dello zar Vladimir sta in piedi grazie al sultano Erdogan e il sultanato di Erdo non affonda grazie a Putin. Due dei più scellerati populismi identitaristi scoprono che solo l’altro - purtroppo - li può provvisoriamente salvare“ (Riccardo Cristiano nella sua bacheca di oggi). Tra l’altro gli faccio gli auguri per una pronta guarigione dopo l’operazione. A me non piace, però, questo suo modo di scrivere. Si potrebbe dire anche degli USA e dell’Ucraina: i guerrafondai americani hanno bisogno dell’Ucraina per espandere il loro concetto sferico di potere e i corrotti politici ucraini hanno bisogno degli USA per difendersi dal potere, altrettanto sferico, di Putin. Ma il Papa in Kazakistan ci insegna a non polarizzare! La mia critica agli USA tra l’altro non nasce da un complesso anti-americano o anti-Nato, ma dal bisogno che ho espresso con la formula: „metodo Arendt“: si critica in primo luogo i nostri, non gli altri. Come mai gli Usa sostengono una guerra che come ha fatto vedere Katrina vanden Heuvel è del tutto contro gli interessi americani (nel senso del servizio al popolo di cui ha parlato il Papa in Kazakistan) ed in modo particolare contro le esigenze climatiche, sanitarie e di sostegno dei poveri negli USA? 


Ovviamente sono grato a Riccardo che non molla nella critica ai dittatori e che per quanto riguarda la Siria, ha una visione che deve essere presa sul serio e che esprime in questo altro post di oggi nella sua bacheca di Facebook: „Se non fossi nelle condizioni in cui sono scriverei un pezzo contro il bellicismo bombarolo di alcuni pacifisti, indifferenti alle sofferenze dei popoli, interessati solo alle loro ideologie totalizzanti. I siriani, i libanesi, muoiono di sete in mezzo al mare? Ah che brutto… ma che qualcuno si chiede perché? Perché la Siria e il Libano sono buchi neri dove gli affari sporchi di Assad e Hezbollah soltanto ( droga e armi) devono andare a gonfie vele! Ma siccome non è tutta colpa della NATO a nessuno viene in mente di chiedersi: ma forse se avessimo ascoltato quel pazzo di Paolo Dall’Oglio oggi non avremmo cristiani zero in Medio Oriente e fiamme fasciste in tutto il Medio Oriente. 

Ma non sono nelle condizioni fisiche di scriverlo, mi dispiace Paolo carissimo, è proprio un dolore. Chissà, nei prossimi giorni…“.


Per quanto riguarda la sofferenza dei popoli Renato Farina con ragione oggi in „Libero“ parla dell’Armenia, che „nella notte tra lunedì e martedì , precisamente cinque minuti dopo mezza notte (22.05 ora italiana)“ è stata attaccata dall’Azerbaigian. L’articolo è stato scritto con tanto sarcasmo, di cui l’autore chiede scusa: „ma questo doppio standard proprio non lo sopportiamo più“. Perché viene difesa l’Ucraina invasa ed ignorata l’Armenia invasa? Perché l’Europa democratica appoggia l’autocratico Azerbaigian? L’articolo di Renato fornisce dettagli importanti.


Giunge dagli USA in Italia il Russia Gate, che negli USA stessi è stata una pura menzogna contro Trump (secondo giornalisti non filo Trump). Io di questa demonizzazione dell’avversario politico non mi fido per nulla.  


Il mio dialogo con i giovani giornalisti marxisti citati negli ultimi mesi, che tra l’altro mettono in discussione il Russia Gate, non nasce per un bisogno di idee radicali (cfr. Elena Ferrante, L’amica geniale III, 225 sg.), come quello che ha Lenù per distinguersi dal marito o che avevo io, quando nel liceo leggevo „Lotta continua“ per distinguermi dai comunisti del PCI, ma da una reale esigenza intellettuale ed umana, nata in dialogo con un conservatore intelligente statunitense, che pensa che lo pseudo liberalismo della sinistra dominante non sia per nulla una posizione  sincera e liberale, ma il contrario di ogni forma di reale libertà, appena affermi cose che questa sinistra liberale ritiene indicibile. 


Elena Ferrante aiuta a far discernimento tra emancipazione sessuale e pornolalìa, come malattia della società trasparente (cfr. L’amica geniale, III, 233).


(13.9.22) Lo scontro tra i giudei e Gesù in Gv 8, 52-55 è durissimo e centra del tutto con il filo rosso del mio diario notturno, che si affida sempre, al termine di una riflessione,  al „Padre“.  E i giudei non sono solo i giudei di allora, ma il giudeo in noi. Ascoltiamo questo passaggio polemico: 


[52] Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". 


[53] Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?". 


[54] Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!", 


[55] e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. 


Noi non conosciamo davvero il Padre, che dona l’essere gratuitamente: noi diciamo solo delle parole senza trarne la conseguenza ultima, le conseguenze ultime. Dire che il Padre dona l’essere gratuitamente è una frase assoluta, seria che ha a che fare con tutta la vita e non è solo un’affermazione teoretica. La nostra vita al cospetto di questa frase che esprime la missione ultima di Cristo (farci capire che la vita è dono e che noi ci muoviamo dal Padre al Padre) è „desolata“, „superficiale“ e „mancante di mistero“. In dialogo con Etty ho voluto sottolineare che vi è tutto un lavoro psicologico da fare, per comprendere che la vita è bella, è dono e che i surrogati non sono del tutto evitabili, anche se bisogna davvero crescere così da poter percepire la vita come dono anche in un campo di concentramento. Ma questo lavoro psicologico non basta, abbiamo bisogno di un atteggiamento di confessione ed anche della confessione come sacramento, che io non ho mai smesso di praticare (dopo il mio ritorno nella Chiesa nel 1988). Perché solo il sacerdote può garantire che non ti stai illudendo, che non ti stai auto-assolvendo. E questa confessione deve essere anche oggettiva (dire ciò che fai) e non solo interpretazione. Confessione significa: la possibilità di essere autentici e non bugiardi. Ciò non ha a che fare con „il superamento tra sapere e vita, ma con la rivelazione del divario non colmabile“ (Adrienne). Mai e poi mai su questa terra potremmo vivere così che la nostra vita sia davvero risposta adeguata ad dono gratuito d’amore di Dio nell’essere. Solo la grazia può aiutarci a fare qualche passo nella direzione giusta - ma la grazia non è alcunché di magico. Noi dobbiamo confessarci come bugiardi, desolati, tristi, superficiali. Bisogna certamente stare attenti a non fissarci solo su un certo tipo di colpa, per esempio sul sesso che non è colpa, ma desiderio di vita, ma è vero che vi è un modo superficiale di vivere anche esso, un modo censurante - questa è la grandezza di Elena Ferrante: lei non censura nulla; neppure che sesso può aver a che fare con la nascita di un bambino che grida di notte per tutto il primo anno di vita (cosa non necessaria, grazia a Dio). Può aver a che fare con un piacere e il suo bisogno, che per quanto „superficiale“, non puoi superare con le tue forze. Noi dobbiamo chiedere al Signore la forza di essere oggettivi nella nostra confessione e non solo gli interpreti dei nostri peccati e mettere la nostra speranza in colui che ci avvicina con tenerezza ed amore infinito (Papa Francesco). 

L’aiuto di una riflessione psicologica contiene un rischio ed una chance. L’ultima è che il divario tra sapere ontologico e vita non è superabile e quindi si dovranno anche pensare delle strategie per gestire la nostra vita in modo realista. Il primo (il rischio) consiste nel fatto che io smetta di confessarmi per quello che sono: un povero peccatore. 


Padre nostro…


(11.9.22) Nella sua tesi di storia mia figlia Johanna si è posta la domanda se avvenimenti o tratti di storia siano importanti per lo storico. Un esempio potrebbe essere il 1979, l’anno in cui Khomeini arriva al potere in Iran e Giovanni Paolo II, come Papa, fa il suo primo viaggio pastorale nella sua patria, in un paese comunista. Un tratto di storia potrebbe essere quello della guerra dei Trent’anni o i trent’anni che sono passati dall’inizio della prima alla fine della seconda guerra mondiale. Massimo Borghesi ritiene essere un avvenimento decisivo l’anno 2001, che segnerebbe una cesura tra le epoche. Gli argomenti che porta, seguendo il filo rosso della „teologia politica“, sono interessanti e sembrano essere ancora oggi decisivi, perché, pur cambiando gli attori, „da Al-Qaeda all’Isis a Boko Haram“, il fondamentalismo islamista, come si vede anche nel recente omicidio di suor Maria de Coppi in Mozambico, è ancora attivo e pericoloso; allo stesso tempo è necessario all’interno di esso registrare anche avvenimenti come quello, riportato da Gianni Valente (agenzia fides), dei miliziani islamisti di Tahrir al Sham, che recentemente hanno consentito e protetto i cristiani nella celebrazione della Santa Messa nella provincia di Idlib.   

Se penso ad avvenimenti del tipo denunciato da Rania Khalek, in cui gli USA hanno sostenuto „fascisti religiosi“ in Afghanistan (scriviamo anche l’anno 1979) e sostengono anche oggi il battaglione fascista Azov in Ucraina, sembra darsi una continuità, che in parte da ragione a Borghesi, quella di una totale mancanza di discernimento da parte degli USA del fondamentalismo o fascismo religioso. Per quanto invece riguarda l’anno 2001 gli americani hanno con la loro ideologia teocon fatto si che il conflitto tra gli USA e Al-Qaeda fosse di tipo „teologico-politico“, anche in questo caso non si tratta di un discernimento ma di una confrontazione. Ora questa ideologia non è più al potere e con grande probabilità non lo è stata neppure tra il 2016 e il 2020, perché a parte il giorno di memoria di Thomas Becket, voluto da Trump come festa nazionale, non credo che i teocon fossero particolarmente felici della sua presidenza. L’attuale amministrazione non ha poi elementi teocon particolarmente accentuati, anzi tutto  il contrario, ma con la sua ideologia „liberale“ della lotta della democrazia versus l’autocrazia sta trasformando il mondo in una  polveriera e come tutte le ideologie „liberali“ è del tutto non liberale con persone che hanno un punto di vista „conservatore“ (da non confondere con il tradizionalismo reazionario).


Il mio voto con la scheda bianca non è di tipo astensionista, di fatto ho votato e neppure è un elemento di „teologia politica“ quasi che io mi aspetti che la politica sia di stampo apocalittico, invece che imperfetto (Joseph Ratzinger), ma c’é un limite a tutto e se la politica non ha più alcun ideale, allora ciò non mette in discussione una certa „teologica politica“, ma proprio quello che Borghesi chiama la „teologia della politica“: un orientamento ideale della politica stessa, per esempio in una consequente politica della pace e della non violenza.


La frase di Spier che ho riportato ieri: „Non mi masturbo mai dopo aver pregato“ (Spier in Etty Hillesum, 24.5.42, Di pomeriggio, le quattro), in fondo mi irrita e non la trovo „straordinariamente semplice“ (Etty), piuttosto molto semplicistica. Un cristiano cattolico prega ogni giorno, per come può ed a seconda dello stato di vita in cui si torva, quindi si trova sempre „dopo la preghiera“. Ora non parlo dei vergini, che grazie a Dio ci sono e sono speranza per la Chiesa tutta, ma parlo di noi laici. Nella nostra società trasparente probabilmente la masturbazione è più frequente che in altri tipi di società e il ritmo liturgico dell’anno non argina la libido, che se uno è vedevo o se la moglie o il marito sono malati, se non vi è simmetria di esigenze erotiche tra di loro può portare alla masturbazione, che è auto-dono e quindi non coerente con il dono dell’essere come amore gratuito che è dono di un altro. In questo senso capisco l’alternativa che pone Spier, ma allo stesso tempo io sarei qui molto moderato ed attento al fatto che la libido non è solo né primariamente peccato, ma voglia di vita, che alle volte si esprime come surrogato (auto-dono). 


Da Gianni Mereghetti mi giunge questa domanda: „C’è uno spazio centrale per Cristo nella nostra vita, nei nostri rapporti, nei nostri incontri, anche ricreativi, o nei nostri screzi e conflitti?“ Si vede Cristo in questo diario? Nella mia vita? 


Per quanto riguarda i pastori, con Sant’Agostino desidero pastori che abbiano una loro vita interiore di appartenenza a Cristo e che sappiano annunciare, al di là dei loro interessi, a noi cristiani la misericordia del Padre nel senso delle letture odierne nel canone romano: Esodo 32, 7-11.13-14 (alle volte è proprio il sacerdote che ricorda al Padre irato la sua misericordia); 1 Tim 1,12-17 (speranza di salvezza per tutti) e Lc 15,1-32 (misericordia). 


Padre nostro…


(10.9.22) È certamente un segno che Elisabetta II abbia saputo armonizzare coscienza e potere il fatto che dalla sua bocca non sarebbe mai uscita la frase che lo spezzarsi del suo impero sarebbe la catastrofe geopolitica più grande del XX secolo, ma l’uso della sua morte per stilizzare un contrasto tra il suo stile e quello di Putin (Berthold Kohler, FAZ di oggi), non è neppure nello stile e nell’esempio della regina inglese, morta giovedì scorso, piuttosto a questo stile e a questo esempio  appartiene il silenzio dei nomi delle persone in conflitto del Papa. La FAZ diventa sempre meno leggibile, ma fa parte della mia „disciplina“ continuarla a leggerla.


Il „male minore“ nel dibattito politico di questi giorni l’ho sentito in politici come Matteo Salvini (Lega) che propone una grande assemblea della pace e Alice Weidel (AfD), che nega la logica del „solo Putin“, ma non per questo posso o potrei votare questi politici, che incarnano più di altri l’egoismo collettivo che ho criticato in questi anni, seguendo la lezione del Papa. Poi per quanto riguarda la questione della testimonianza e della scheda bianca: non ho smesso di insegnare, scrivere e pensare solo perché ieri ho deciso di votare scheda bianca. Appoggio così chi vince? No! E comunque non dipende da me chi vince e che democraticamente devo accettare. 


Dopo la pausa estiva e quella dovuta all’influenza oggi ho ripreso a vedere una puntata di „useful idiots“ con l’interessante intervista a Katrina vanden Heuvel, direttrice editoriale di „“The Nation“,  che sostiene che gli USA non hanno alcun motivo sensato per l’inasprimento della guerra in Ucraina; Katrina ha presentato anche un ritratto molto interessante di Michail S. Gorbatschow, come un vero riformatore, che pian piano comprese sempre meglio l’importanza della pace per il mondo. Katie e Aaron prima dell’intervista avevano parlato  delle  teorie cospirative come un tipo di accusa che repubblicani e democratici si fanno reciprocamene e della privatizzazione dell’acqua nel sud degli USA. Vorrei sottolineare una frase di Katrina vanden Heuvel: „We need to not treat the idea of peace as subversive“. Durante la trasmissione hanno fatto vedere anche il clip in cui Annalena Baerbock, in inglese, parla della nostra fedeltà all’Ucraina, come valore ultimo. La differenza tra i miei giovani giornalisti, la vanden Heuvel e il ministro degli esteri tedesco è più che evidente. 


L’esperienza catastrofale nella fabbrica di salumeria fatta da Lina (L’amica geniale, III, 95 sg.) alla fine degli sessanta a Napoli è del tutto diversa da quella di mia mamma, alla fine degli anni 70, a Torino, alla FIAT o per lo meno le narrazioni sono del tutto differenti ed è probabile che la presenza dei sindacati avesse raggiunto, in una fabbrica così grande come la FIAT, per i diritti dei lavoratori, cose che in una piccola fabbrica a Napoli, un decennio prima, non erano per nulla possibili. Mia mamma mi disse allora che io sopravvalutavo il valore dei sindacati, etc. 


Dopo la telefonata con mia mamma so che è stata alla FIAT dal 1974 fino al 1980, nel mio periodo liceale, e che era triste di lasciare Torino per andare a Casale Monferrato, dove lavorerà nella ditta tessile di mio padre e sua sorella. Il lavoro nella catena di montaggio a Torino, in cui potè approfittare di alcuni dei metodi lavorativi che aveva imparato nei suoi due anni delle elementari dalle suore, non le pesò in modo particolare; una sua collega di quegli anni le telefona oggi ancora, quasi ogni giorno.  


„Non mi masturbo mai dopo aver pregato“ (Spier in Etty Hillesum, 24.5.42, Di pomeriggio, le quattro) - il confronto di Etty e Spier sulla nudità del corpo è una parte importante del diario. Purtroppo noi cattolici non abbiamo la maturità di questo psichiatra ebreo. In primo luogo mettiamo l’asticella troppo alta: non masturbarsi mai. Questa meta la possono raggiungere solo certe anime. Ed in fatti Spier non dice: io non mi masturbo mai, ma non mi masturbo mai dopo aver pregato. È vero che gli impulsi erotici sono cosi onnipresenti oggi che spesso non è possibile neppure raggiungere quello che Spier ha raggiunto. Su questo punto devo lavorarci su: se uno prega davvero, se si apre all’amore gratuito di Cristo, non c’è spazio per la masturbazione, né quella del cervello né quella dell’organo sessuale. Chiedo al Signore che trasformi davvero il mio cuore nella preghiera, così come ha promesso in Ezechiele. Vi faccio un cuore nuovo…con un cuore nuovo non ci si masturba. Ma devo stare attento a non porre a mia volta l'asticella troppo in alto e tenere conto che il piacere stesso proviene da Dio. 


Padre nostro…


(9.9.22) È morta, ieri, la regina Elisabetta II dopo 69 anni di regno; Rania Khalek legge l’avvenimento con categorie marxiste e parla della violenza della forza coloniale inglese; Alessandro Banfi teme che ci si distragga dai temi importanti - secondo me questo comunque accade già con o senza la morte della regnante inglese. Il grande problema della corona inglese è la crisi accaduta tra Enrico VIII e Thomas More - non so se Elisabetta II abbia contribuito ad un po’ di chiarezza su questo tema (forse la morte violenta della principessa del popolo Lady Diana fa parte anche di questa crisi irrisolta), che è in fondo il tema del rapporto tra potere e coscienza. 


La mia regina è la suora comboniana uccisa in Mozambico, suor Maria de Coppi; ecco le sue ultime parole: „Qui sparano. Ci vediamo in paradiso, stanno incendiando la casa. Se non vi  risento approfitto per chiedere scusa delle mie mancanze e per dirvi che vi ho voluto bene. Ricordatemi di me nella preghiera. Se il buon Dio mi darà la grazia, vedrò di proteggervi di là. Ho perdonato chi eventualmente mi ucciderà.Fatelo pure voi. Un abbraccio“. 


Con lucidità papa Francesco ritorna a parlare di terza guerra mondiale: „Francesco ha detto che c'è il rischio di una «escalation nucleare » e ci sono «pesanti conseguenze economiche e sociali». L’Ucraina è l’epicentro di una crisi planetaria“ (Alessandro Banfi).


Con ragione Christopher Caldwell (Why Are We in Ukraine?, Claremont Review of Books, Summer 2022) parla di due letture nell’interpretazioni degli avvenimenti della guerra in Ucraina - la lettura narrativa e quella moralistica (da non confondere con il giudizio morale). Questa seconda lettura è davvero colpevole di nascondere le cose davvero importanti: non solo Putin, ma anche gli USA sono corresponsabili delle persone costrette a lasciare la loro patria, dei bambini morti, del disastro economico e sociale. 


Padre nostro…


(Pomeriggio) Ho detto i „Vespri“ per le intenzioni del Santo Padre. 


Alessandro Banfi cita una frase di Simon Weil, Il libro del potere: “Il malcontento generale,  considerato da osservatori superficiali come un indice della fragilità del potere, in realtà testimonia l'esatto contrario.  Un malcontento sordo e diffuso è compatibile con una sottomissione…”. La frase è bella, ma non serve per comprendere il nostro tempo. La mia decisione di votare scheda bianca non è sottomissione o per lo meno non è nuova forma di sottomissione: siamo già sottomessi alla follia di guerrafondai. La scheda bianca significa solamente: guardate che qualcuno se ne è accorto. 


Del dialogo tra Lila e Lenù sul sesso (L’amica geniale, III, 155-159) mi sembra importante notare la chiarezza, pur in assenza di un linguaggio comune, in cui si parla sia del „fastidio di chiavare“, sia della penetrazione che non è stata sentita come piacere, sia del piacere stesso di toccarsi: qui le due ragazze hanno un’esperienza del tutto differente, che deve diventare linguaggio, che deve potersi esprimere. 


(8.9.22 - Compleanno di Maria, secondo il canone romano) Oggi mi stanni ritornando le forze, ma devo dormire anche durante il giorno.


Maria, signora della pace ti chiedo tanto aiuto per l’intenzione espressa ancora una volta dal Santo Padre, ieri in San Pietro: «Di fronte a tutti gli scenari di guerra del nostro tempo, chiedo a ciascuno di essere costruttore di pace e di pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione…Oggi stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci per favore!». Ci sono giovani giornalisti marxisti nel USA, Canadà, Libano… che dicono la stessa cosa da mesi, mentre invece i cristiani, anche quelli che dicono di seguire il Papa, su questo punto che segue lo lasciano del tutto da solo: la guerra va fermata, senza cadere in logiche da fumetti Marvel! Affermare che Putin sia l’unico responsabile della guerra è espressione di questa logica favolosa: il Papa ha parlato di Cappuccetto rosso, senza per questo mandare segnali di compiacenza con lo zar, ma senza neppure interrompere il dialogo con lui. Per questo motivo sono d’accordo e grato che Comunione e Liberazione nei suoi criteri sulle elezioni (in Italia il 25.9.) abbia espresso immediatamente ciò che mi sta davvero a cuore: „la ricerca della pace non può che essere al centro dell’impegno di chi si dedica alla politica animato da un ideale cristiano“. Questo criterio per me è del tutto importante e potrebbe portarmi alla scheda bianca. Non so se la scheda bianca sia astensionismo e non so se quest’ultimo davvero sia da squalificare come disimpegno politico. Ma su questo punto né in Germania né in Italia ho ascoltato/letto una traduzione politica della posizione del Papa e fino a quando non la sento non so cosa votare. 


Con ragione mia moglie, in forza delle sue letture dei romanzi di fantasia, dice che vi sono due rappresentazioni dominanti del sesso: la prima come punto massimo del rapporto, la seconda come ginnastica, etc. Ma non solo la seconda (secondo me quest’ultima è un pochino più vera), anche la prima è falsa ed io penso che la lettura tradizionale del sesso abbia contribuito a far valere questa interpretazione sbagliata, sbagliata perché assolutizza ciò che non può essere assolutizzato. Ciò che davvero conto nel rapporto tra l’uomo e la donna è il loro dialogo interiore che si esprime in un processo di progressione lenta; il sesso ha un suo luogo li dentro, ma non principale né assoluto. 


„Ogni volta bisogna trovare la forza di sostenere i sentimenti forti che nascono in noi e farli progredire. Non si deve tendere all’immediata realizzazione, non bisogna desiderare di esserne subito liberati. Né vivere questi stati come qualcosa che travolge e distrugge tutto ciò che esisteva prima. In realtà è soltanto un piccolo nuovo filo colorato che va ad arricchire ed allargare un tessuto in continua crescita“ (Etty, 24.5.1942) - anche il desiderio di autenticità di questo diario „è soltanto un piccolo nuovo filo colorato“. Non desidero avere rapporti di pseudo amicizia, in cui vengo usato come la pattumiera in cui si gettano le follie dell’altro, esposte come se fossero dogmi indiscutibili e neppure desidero venir insultato o „educato“ come se fossi un giovane adolescente, ma questo desiderio non può essere realizzato immediatamente e certi rapporti rimangono anche se non sono del tutto autentici. 


Padre nostro…


(7.12.22) „Non c’è bisogno di farne una tragedia; dovresti essere grata che sensazioni elementari di questo genere possono attecchire anche nel tuo cuore vagabondo“ (Etty Hillesum, 23.5.42) - Etty sta parlando della sensazione „di stare con un uomo senza riserve“, insomma di stare con Spier per sempre. Cosa molto strana per Etty, che è contro il matrimonio. Ora questa sensazione elementare provoca la domanda della fedeltà, perché Spier ha una fidanzata a Londra. La fedeltà è a sua volta una sensazione elementare che ha profondamente a che fare con il dono gratuito dell’essere, che è un dono fedele e senza riserve. Queste cose Elena Ferrante le conosce, ma provoca i suoi lettori con una separazione tra piacere e responsabilità: „ …voleva comunicarmi che il tempo delle pretese era finito, che caricare il piacere con la responsabilità era una stortura“ (L’amica geniale, cfr. III, 76). In un certo senso è una stortura, non se si parte dall’ontologia, ma dalla storia. Partendo da un’ontologia biblica non vi è alcun dubbio che „amore e responsabilità“ (Giovanni Paolo II) corrisponde al messaggio cristiano, ma anche in ambito cristiano è del tutto chiaro che il piacere distaccato dalla responsabilità si è imposto come una realtà che non può essere negata. Può e deve essere ordinata in forza della legge civile ed ecclesiale, in modo particolare quando vengono coinvolti bambini, ma il piacere stesso è una sensazione elementare di cui si deve tener conto. Il non tenerne conto è una stortura.


Ma ovviamente sto scrivendo una pagina di diario e non di catechismo e non sto neppure affermando che non vi sia legame tra ontologia e storia, ma cerco di comprendere „questioni oscure e confuse“ (Hillesum, Ferrante) su cui noi non possiamo parlare solamente nella „prospettiva tradizionale“ (Etty, 23.5.42). Che il sesso abbia un’importanza straordinaria nella nostra vita è un’esagerazione tradizionale, che non ne abbia nessuna spiritualismo. L’ampliamento del concetto di libido di C.G.Jung mi sembra davvero importante, anche se a volte si vuole solo che lo sperma esca dal sistema (per esempio attraverso onanismo), ma in qualche modo sesso ha a che fare con energia, liberazione (così lo vive Lenù), altre volte è solo forma di controllo sociale (come lo vive Lina nella fabbrica e che lei rifiuta categoricamente). Nel mio diario cercherò sempre di nuovo di illuminare queste questioni oscure e confuse, perché fanno parte di un reale tentativo di autenticità.  


L’importante in tutto ciò e che non taccia la domanda del nostro cuore; cosa vuole il nostro cuore? Ciò ha a che fare anche con i nostri ormoni, ma non solo. Cosa ci rende davvero felici? È la domanda che giunge oggi dalla catechesi del Papa.


Padre nostro...


(6.9.22) L’influenza è davvero forte, ora la febbre è sparita, ma sono stanchissimo; solo l’idea che devo pulire la stalla delle galline mi sembra un ostacolo insuperabile; sudo tantissimo e la tosse non è sotto controllo,  ma ci sono delle pause, grazie a Dio. Potrò davvero lunedì prossimo insegnare di nuovo?


Una parola nella Ferrante mi colpisce molto, quella della subalternità, che lei usa spesso nella modalità di un aggettivo ed in modo negativo. In primo luogo nel rapporto subalterno tra maschio e femmina. La donna nel suo essere subalterna all’uomo subisce violenza; Lina la subisce già nella prima notte di matrimonio, e Lenù la subisce da Donato Sarratore ed anche se lei ammette di aver provato anche piacere, rimane comunque violenza. Nino Sarratore è anche un don Giovanni, ma a differenza del padre non costringe nessuno a fare cose che non vuole…


Nel mio linguaggio subalternità o secondarietà non ha per nulla questa valenza negativa della Ferrante; certo conoscono anch’io la dialettica servo-signore, che la Ferrante racconta nel rapporto maschio e femmina, ma a livello ontologico l’atto di donazione dell’essere è un atto secondario nella sua dimensione „economica“, mentre nella modalità delle processioni trinitarie ha un carattere „primario“ - Cristo non è subalterno al Padre, ma chiunque sia un essere finito non può che vivere in questa dimensione della subalternità; è stata una tragedia la riduzione di essa come legittimazione di forme di subalternità sociale.


Padre nostro... 


(Tarda mattinata) Konstanze mi ha aiutato a pulire la stalla, che sollievo. Alla fine ero sudato come se avessi corso per un’ora. 


(5.9.22) Il Santo Padre ieri nella celebrazione della beatificazione di Giovanni Paolo I ha detto: “Con il sorriso Papa Luciani è riuscito a trasmettere la bontà del Signore. È bella una Chiesa con il volto lieto, il volto sereno, il volto sorridente, una Chiesa che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata, non è insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato cadendo nell’indietrismo“. Ma se uno legge la prima lettura del giorno (canone romano) ci troviamo di fronte ad un testo che invita ad escludere una persona, perché vive con la moglie del padre: 1 Cor 5, [1] Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. [2] E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! …

È vero che l’esclusione di cui parla Paolo mira ad un’integrazione eterna (verso 5: „questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore“), ma è anche certo quello che dice Paolo non sembra corrispondere all’idea di Chiesa che presenta il Papa nella citazione di cui sopra. Con la scelta del Vangelo (Lc 6,6-11) la Chiesa stessa ci sembra mettere all’erta da un letteralismo o fanatismo della legge. Bisognerà tenere conto anche del fatto che il rapporto incestuoso che viene combattuto da Paolo era oggetto di critica e di proibizione severissima sia da parte della legge mosaica, sia della legislazione greco-romana (cfr commento alle lettere ai Corinzi di Pietro Rossano, Roma 1983). Ma è anche ben evidente che il romanzo di Elena Ferrante (tanto per fare un esempio con ciò che sto leggendo in questo periodo di malattia), anche con avvenimenti in contraddizione alla cosiddetta „legge naturale“ (oltre suppongo a quella civile italiana di quel tempo), come la perdita della propria verginità da parte di una minorenne con una persona anziana sposata, nella spiaggia di Ischia, non ha come filo rosso la condanna della legge, ma la ricerca del senso ed anche le scene in cui vengono descritti adulteri (sia di Lenù che di Lila) sono raccontate nel contesto di repressione matrimoniale violenta (Lila) o borghese (Lenù) in cui vivono le due ragazze/donne. L’adulterio ha qui la forza di una liberazione, anche se non è di per sé destinata al successo duraturo. Vedremo come finisce quello di Lenù. 


Nel „Contro le eresie“ di Ireneo vi è anche una chiara condanna della sessualità usata per scopi esoterici (cfr. I, 13,1), ma per l’appunto qui la cosa è abbastanza chiara: uomini sedicenti spirituali usano la loro spiritualità per guadagnarci in sesso e soldi e tante donne cascano nel tranello. Insomma gli gnostici invece di prendere sul serio che in ogni uomo vi è un mischio di materialità, psichicità e spiritualità, come del resto sa molto bene Elena Ferrante, nascondono dietro la spiritualità solo la propria convenienza: la materialità e psichicità viene velata da una pseudo spiritualità. Quando Elena Greco discute in famiglia il suo matrimonio solo civile cade questa frase: „il prete non era una garanzia, niente era una garanzia nel brutto mondo in cui vivevamo“ (III, 40).  Credo che noi dobbiamo prendere sul serio questa grande lezione: neppure il sacerdozio è una garanzia che ci permetta di superare questo mischio delle tre dimensioni di cui parlano a loro modo gli gnostici: quella materiale, quella psichica e quella spirituale. E su tutto ciò si dovrà essere molto onesti e come dice Elena Greco si dovrà avere il coraggio di „raccontare in modo franco ogni esperienza umana, anche ciò che pare impronunciabile e che perciò tacciamo persino a noi stessi“ (III, 53). La letteratura ha lo scopo di mostrare un „cuore nudo“ (III,42). E la Chiesa può rispondere a questo cuore nudo solamente con quel sorriso di cui parlava il Papa ieri. Tutto il resto è fanatismo.


E per quanto riguarda la lettura della Bibbia sono molto grato ai miei maestri di aver sempre evitato i due estremi: la riduzione della Parola di Dio ad una parola tra le altre, ma anche ogni forma di fanatismo biblico. 


Padre nostro...



(Pomeriggio) Su quanto avevo scritto sulla Meloni mi ha scritto un amico:  „Purtroppo è così. La destra è diventata ecumenica e la sinistra manichea. La sinistra non ha più contenuti. I cattolici non hanno contenuti. Occorre ripartire dai giovani. La CEI deve coinvolgere movimenti e associazioni nel promuovere corsi di formazione sociale e politica tenendo presente la storia del movimento cattolico e la dottrina sociale della Chiesa“. 


Questo diario è certamente la testimonianza culturale ed umana di un cattolico, anche se forse sui generis. Come per Elena Greco anch’io sono piuttosto una persona che sviluppa la propria identità sempre in dialogo con amici; i temi culturali di Lenù sono temi della sinistra, perché i suoi amici sono di sinistra, lei stessa, però, non vive del tutto ed in primo luogo in questa dimensione „ideologica“, come non ci vivo io: i miei temi sono cattolici, ma spesso in dialogo anche con sinistra e destra; in quest’estate più con la sinistra marxista, ma infine per scoprire che il socialismo francese di Peguy, che non ha mai interrotto il suo dialogo interiore con il cattolicesimo, mi è infinitamente più vicino dell’astratta critica alla religione marxista, che di fatto non capisce che la chiesa cattolica, pur nei suoi difetti, ha fatto davvero una scelta preferenziale per in poveri, per la pace, per la difesa della nostra casa comune… 


(4.9.22 - Giovanni Paolo I, prega per noi) Ho ascoltato, per la prima volta, per 40 minuti, il comizio di Giorgia Meloni a Cagliari. Come nel 2016 con Trump - faccio questo paragone anche se la retorica di Meloni è più oggettiva e per nulla melliflua, a differenza di quella del ex presidente degli USA -  l’élite democratica di sinistra italiana, come quella degli USA allora ed oggi, non comprende che questo tipo di politici, pur servendosi di una struttura ontologica guerriera ultima colgono nel segno alcuni grandi problemi che riguardano davvero le classi povere e medie del loro paese (lavoro, non integrazione di masse di persone straniere…). Con struttura ontologica guerriera intendo che non hanno un concetto come quello della „Fratelli tutti“ in testa, ma quello di un grande teatro mondiale in cui sono in gioco gli interessi più egoistici ed ognuno deve affermare i propri. L’unica volta che Giorgia Meloni nel comizio parla di amore, lo fa in riferimento all’Italia. Da una parte è innegabile che questi interessi (egoismo collettivo li chiamava Rousseau) sono davvero in gioco e fino ad un certo punto hanno una loro legittimità, d’altro canto la dialettica democrazia/autocrazia, che usa anche la Meloni, non permette un reale sguardo di simpatia per l’altro. Credo con Banfi che lei vincerà le elezioni ed anche nel suo caso la sinistra cercherà di farne il mostro (fascista, razzista…), che non è,  invece di chiedersi cosa si possa fare in forza di un’altra ontologia per le stesse persone di cui si occupa lei. Non posso votare una persona del suo tipo, ma devo dire che mi ha dato l’impressione di essere preparata e dire più direttamente e senza o per lo meno con pochi veli ideologici quello che pensa. 


Sebbene io stimi tanto Banfi per il suo lavoro giornalistico, devo dire che ultimamente il suo continuo passaggio tra giudizi di valore e quelli di fatto, nella presentazione del materiale riguardante le elezioni italiane prossime, mi irrita, come mi irrita la sua totale non critica presa di  posizione per l’agenda Draghi che lo rende un po’ una figura marginale della comunità Substack. 


Oggi è stato beatificato a Roma Giovanni Paolo I - ho visto la documentazione in tre parti della sua vita proposta dalla RAI, una vita che percorri il travagliato XX secolo. Non è un sacerdote od uomo che abbia fatto sempre tutto bene o che non abbia fatto errori (la presa in possesso del Santissimo, perché non era d’accordo con la comunità parrocchiale di un suo paese sulla nomina e sulla modalità di essa di un nuovo parroco, mi sembra essere uno di q questi errori…), ma era certamente un uomo di Dio e la sua preghiera e il suo sorriso, riproposti oggi, hanno valenza davvero universale: 

„Signore prendimi come sono,

Con i miei difetti,

Con le mie mancanze,

Ma fammi diventare,

Come tu desideri“. Anche il Suo amore per la Chiesa, una Chiesa che ama in modo preferenziale i poveri, è davvero da seguire.


Padre nostro…


(3.9.22 - Giovanni Paolo I, prega per noi) Potete prendere queste considerazioni come quelle di una persona che ha l’influenza (non raffreddore; quando ieri ho spiegato a mia mamma la differenza dicendo che nell’influenza ci si sente come uno cui hanno dato pugni dappertutto, ha sorriso ed ha compreso), fino a picchi di febbre 39,7, anche se al momento che scrivo non ho la febbre così alta. Constato che persone che hanno avuto come padre don Giacomo Tantardini hanno una marcia in più nell’interpretare la storia. Faccio tre esempi sintetici. 


Lucio Brunelli. Il giornalista romano in pensione ha compreso più di ogni altro la lezione del magistero ordinario del Santo Padre e che ha espresso, tra l’altro, in un articolo di cui ho già parlato, in cui faceva vedere come si può avere un’interpretazione della storia differente, nel caso specifico degli avvenimenti in Siria, ed essere ugualmente amici nella sequela del Dio misericordioso. In un suo ultimo Tweet ha invitato ad avere comprensione delle scelte misericordiose del Papa: „È davvero indicativo del livello umano in cui siamo precipitati che un papa non possa esprimere pietà per una vittima di un atto terroristico, per quanto fosse una cattiva ideologa. O che non possa invitare due amiche, una russa e una ucraina, a portare insieme la croce. Amen“.


Massimo Borghesi. Il filosofo italiano ha compreso più di tutti ed esplicitato in tre volumi la rilevanza filosofica ed umana del Papa argentino. Non sono sempre d’accordo con lui, per esempio non credo più che i teocon siano il vero problema della storia americana del momento ed anche l’undici settembre è un avvenimento importante, ma non globalmente uguale nelle sue conseguenze: suppongo che per un cinese non significhi molto. E per quanto riguarda gli USA oggi il problema è quello di un’élite democratica che nasconde sotto temi ad effetto (razzismo…) un durissimo corso di soppressione delle libertà democratiche all’interno, e una posizione guerrafondaia ed irresponsabile all’estero. Detto questo rimane Borghesi una delle persone che meglio sta comprendendo la posizione del Santo Padre in questa guerra e che sta comprendendo cosa significhi non prendere sul serio ciò che il Papa ci ha insegnato con la figura del poliedro e con la „Fratelli tutti“ e che non va sacrificato neppure per la fatale dialettica democrazia versus autocrazia. 


Gianni Valente. Questa figura straordinaria del giornalismo italiano, esperto di Cina, sa cogliere sempre o quasi il punto in gioco negli avvenimenti in corso. In un suo articolo di ieri ha scritto: „«Libido ista dominandi magnis malis agitat et conterit humanum genus»). L’esperienza di appartenere a “un’altra Città” può aiutare i cristiani anche a riconoscere le violenze e corruzioni connesse potenzialmente con ogni potere, soprattutto con i poteri che più provano ad ammantarsi con le maschere dell’idealismo spiritual-eticista“ - è quello che ho cercato di fare in questo diario in dialogo con giovani giornalisti che criticano il proprio paese proprio da questo punto di vista. Anche lui come Borghesi e Lucio Brunelli hanno ereditato ed interiorizzato il realismo agostiniano imparato da Tantardini, un realismo che non fa ritenere la propria forma democratica di appartenenza come assolutamente vera, ma come realisticamente legittima, se rimane in dialogo con gli altri e se è capace di autocritica. 


Prolungandosi la malattia ho finito anche il secondo volume dell’Amica geniale di Elena Ferrante. Le due intelligenze, quella di Lenù e di Lina, (Elena Ferrante, L’Amica geniale), non solo sono in concorrenza e si arricchiscono, almeno fino quando vive la mediazione dell’amicizia, ma in un certo senso sono anche una vera e propria alternativa: scrivere, pensare e comunicare in sé, certamente anche per acquietare il proprio bisogno di riconoscimento, oppure scrivere, pensare e comunicare per far soldi. Conosco quest’ultimo tipo di intelligenza, ma l’ho sempre fuggita. Cosa ho fatto in tutta la mia vita? Ho cercato di pensare per pensare, scrivere per scrivere e comunicare per comunicare; Alver Metalli se ne è accorto ed ha parlato del mio blog nel suo e questo ed ha acquietato anche il mio bisogno di riconoscimento, che comunque non è poi così forte, se no, non scriverei così come scrivo. 


I primi grandi nemici dei cristiani sono stati gli „gnostici“, cioè coloro che credevano di avere una „gnosi“ superiore a quella sapienza insegnata dalla Chiesa e che si basava sul principio che la materia è suscettibile di salvezza (cfr inizio del „Contro le eresie“ di Ireneo di Lione). Non mi è nulla di più estraneo al pensiero che a me come presunto uomo spirituale o filosofo siano concesse cose che ai normali (uomini psichici) non siano concesse, se in questo diario, in dialogo con Etty ed anche con la Ferrante, ho sottolineato una certa dipendenza dalla carne in quanto carne, mi è pur sempre chiaro che la vera fedeltà matrimoniale è fonte di gioia ultima e che bisognerà rispondere affermativamente alla domanda della Ferrante: „Possibile che anche i momenti felici del piacere non reggano mai ad un esame rigoroso?“ (II, 431); lei stessa risponde affermativamente: „Possibile“ (ibidem) ed Etty sa che surrogati sono inevitabili, ma sa anche che la felicità non sta in essi. In questo senso ha ragione Ireneo, alla sequela di Gesù, ad invitarci a non peccare neppure in „pensieri e parole“. 


Padre nostro...

 

(1.9.22) Nelle ore che il virus dell’influenza non prende del tutto al suo servizio il mio corpo, leggo il Vangelo (al mattino presto) e i volumi della Ferrante, „L’amica geniale“ - non ho un’intelligenza come quella di Lila, ma piuttosto simile a quella di Lenù e come lei ho dovuto uscire dal rione (Mirafiori sud per me) per svilupparla: „Io, Elena Greco, la figlia dell’usciere, a diciannove anni stavo per tirarmi fuori dal rione, stavo per lasciare Napoli. Da sola“ (II, 327). Sono arrivato alle pagine in cui Lenù va a studiare a Pisa e mi vengono in mente gli anni in cui ho cominciato a studiare filosofia a Torino, abitando „da solo“ in via Garibaldi 7: in vero, in un buco, ma era il mio buco, da cui partivo per passeggiare nella Torino romana e medievale, per andare al concerto (il secondo tempo era gratuito), per frequentare conferenze e l’università, alla fine di via Po’. 


Ma ritorniamo a Lila. Lei dapprima rimane nel rione e con la sua intelligenza riesce ad aver successo; si, si tratta di un’intelligenza strumentale, ma non solo. Lila ha un senso fortissimo per la differenza tra persone e cose e con questo criterio rifiuta decisamente il camorrista Marcello Solara ed ha una simpatia per Stefano Carracci, il salumiere, perché vede in lui uno che non riduce tutto a cose - ma è un’apparenza e nel momento che se ne accorge, e se ne accorge già nel giorno di matrimonio, crolla la sua  simpatia per Stefano. Certo lei stessa si serve delle persone come di cose, ma ha un amore forte  e sano di sé, che fa si che non si pieghi per nulla alla riduzione della propria persona a cosa. Con Nino, che da bambino ha vissuto anche nel rione, e che è la figura intellettuale per eccellenza nel romanzo, vive un amore passionale, perché fa rinascere la sua persona. Un ragazzo che sa nutrire la sua intelligenza e per questo motivo è disposta a fare tutto ciò che lui ha bisogno anche a livello sessuale. 


Lenù ha bisogno più di Lila del sesso come tale. Per quanto riguarda l’intelligenza, sa scrivere molto bene, ma è anche molto disciplinata e la sua cultura di sinistra la importa dalle persone che incontra (Pasquale nel quartiere), per esempio Nino steso, per esempio il trozkista Franco Mari all’università di Pisa. Sa che si può discutere e ragionare solamente come fase preparatoria al sesso, mentre Lila ha più bisogno di un discutere e ragionare per sé. Il tipo di intelligenza di Lenù non poteva svilupparsi nel rione, perché le mancava, almeno all’inizio, autonomia di pensiero e capacità strumentale di fare progetti, per diventare ricca nel rione stesso. Un’alternativa come quella dei piccoli fratelli di Gesù che stanno in una città piuttosto in un rione di periferia che nel centro non mi sembra essere  conosciuta dalla Ferrante e per quanto mi riguarda l’ho conosciuta dopo che avevo lasciato il rione e forse il mio amore per Charles de Jesu non è così grande (a parte che si può amare una persona anche quando non si è capaci di fare quello che fa lei) che mi permetterebbe di vivere nella situazione in cui vivono le sue sorelle e suoi fratelli, ma per lo meno il mio grande amore per il fratello universale è presente nel senso che non ho mai avuto bisogno di far carriera, sono rimasto come  Marverick solo un ufficiale, cioè solo un’insegnante e scrivere il mio diario mi appassiona di più che dirigere una scuola…Konstanze per esempio ne avrebbe l’intelligenza, ma non i nervi. 


Perché è importante la scena dell’incontro tra Lina e Enzo, il fruttivendolo (II, 368-369)? Non ci potrebbero essere persone più diverse di Lina/Lila ed Enzo, che le regalava la frutta tra piccola, ma c’’è questa esperienza della gratuità, che è la struttura ultima dell’essere, e non solo una metafora - l’unica esperienza che crea davvero fiducia e che evita, tra l’altro quel pericolo, quella paura di perdita del margine e della forma, che da sempre più spaventa Lila, fin da piccola (II, 355). 


Padre nostro...


(31.8.22) Nella notte con la febbre alta, tante persone, tanti rapporti, tante cose mi erano del tutto chiari, tante sensazioni, che non ho la forza di riscrivere. Accenno poi a qualcosa (a livello politico, ecclesiale e famigliare): ma in tutti questi pensieri notturni vi era lo sforzo di comprendere tutto nella modalità della misericordia e dell’amore. 


La storia ci annuncia la morte di Mikhail Gorbachov (il Signore lo benedica), che in Armenia, dalla mia gente, non era molto amato, ma che sicuramente ha una grande valenza storica. Banfi presenta piuttosto la sua critica a Putin, Farina, secondo me con più ragione, ci ricorda: „Nel 2019 pubblicò il suo Testamento politico. Rilasciò al riguardo un’intervista a Le Figaro dove vide lontano: “Sotto Putin, la Russia ha fatto una chiara scelta di politica estera: siamo a favore di un mondo multipolare. Putin riconosce il ruolo dell’Occidente nella politica e nell’economia mondiale ed è pronto a collaborare. Vi ricordate, spero, i passi che ha fatto verso l’Occidente, verso gli Stati Uniti. Ma questi passi non sono stati accolti come meritavano. Come negli anni 90, il complesso del vincitore ha impedito all’Occidente di reagire in modo giusto. Non hanno tenuto conto degli interessi della Russia e l’hanno messa davanti al fatto compiuto. Dobbiamo considerare tutto questo quando valutiamo le azioni del nostro Paese. La Russia non accetterà un ruolo secondario negli affari mondiali” (Il Sussidiario).


Per quanto riguarda l’Italia, nella notte, ho pensato che il discorso di Draghi a Rimini conteneva passaggi di reale interessamento sociale, come tutta la sua attività come presidente della Banca europea ed in un certo senso il Peguy storico sarebbe stato, sulla questione della guerra, più vicino a lui che a me, ma i tempi sono cambiati e credo che Peguy, che si sentiva un figlio, non un padre della Chiesa, avrebbe compreso la posizione del Papa sulla guerra, che è del tutto chiara: condanna dell’intervento russo, ma senza cadere nella logica di „Cappuccetto rosso“ e senza dimenticare che di innocenti ne muoiono anche in Russia. E poi un chiarissimo no alla guerra, che è oggi più che mai, una pazzia. Ed un si assoluto alla misericordia evangelica. Purtroppo anche tante persone che amano il Papa non lo seguono su questa sua posizione e sono ammagliate dalla soluzione semplice: Putin è l’unico male e la democrazia deve difendersi dalla autocrazia…


Nella notte ho sentito anche tanta gratitudine per mia moglie e per il suo modo di essere insegnante: ieri mi aveva spiegato un progetto che coordina con una collega, un progetto di introduzione al lavoro universitario e degli sforzi che stanno facendo per superare il divario nella valutazione, tra le scienze naturali e quelle spirituali. Lei ama tutto ciò che fa: persone nella scuola e i progetti che coordina. Io ho solo da imparare da lei. 


La mia Johanna ha ricevuto un „Zeugnis“ dopo il suo anno di lavoro nella casa editrice: un si chiarissimo, in tutti gli aspetti, alla sua persona e alle sue capacità e alla sua lealtà. Tra l’altro in questo hanno di „volontariato“ ha imparato l’ABC del lavoro editoriale, il mio primo lavoro tanti anni or sono. 


Nel suo discorso per i nostri 20 anni a Droyssig, il preside, tra le tante cose belle, ha detto che noi siamo stati sempre leali con la scuola, anche in momenti di crisi. Mi sono chiesto come mai una persona di fatto estranea lo capisca, mentre i confratelli che sono Chiesa, in CL, non lo capiscono. Certo ci si è occupati di noi, ma come di un „lavoro“ e di fatto non ho mai perso la sensazione, a parte in qualche „Sternstunde“ (grande momento), che loro abbiano pensato che io sono strano e per nulla leale. Nella notte non  sono riuscito a sciogliere questo momento in „misericordia“. Ma il Signore è più grande di me e delle mie paure. 


Io credo che le élite sedicenti democratiche e di sinistra nel mondo avranno un risveglio ben più duro del 2016. Non si può continuare a dare del fascista al trenta o quaranta o forse cinquanta  per cento della popolazione.


Padre nostro…


(30.8.22) Attraverso Ibuflam 600 (contiene ibuprofen) la febbre va giù, comincio a sudare ancora di più, ma per lo meno la testa si libera un po’. Ho letto 633 pagine della grande opera di Elena Ferrante, „L’amica geniale“, mi sono fatto anche tante notizie, ma non ho la forza di usarle ora; vorrei solo scrivere due righe: mi si potrebbe chiedere come mai io come filosofo cattolico sia interessato ad un opera del genere, da cui la famiglia ne esce in modo così buio? Ma per l’appunto non solo la famiglia cattolica, ma tutte le famiglie, anche quelle di sinistra. Anche il femminismo della Ferrante, qualora esso ci sia, come ciò che racconta sulla famiglia, non hanno nulla di ideologico, ma nasce dal racconto di fatti. E tutti questi temi (posizione sulla famiglia…) non sono mai i miei criteri di scelta delle mie letture. Il mio unico criterio è l’amore gratuito. E di questo e solo di questo si parla, di questo parla in modo narrativo la Ferrante. E tutto ciò mi interroga. Trovo Lenù, più esposta alle esigenze del suo corpo, infinitamente più autentica di Lila. Voglio quando ho più forze approfondire ciò che ci vedo in questo racconto, ma c’é una domanda che pone Elena, che è davvero da brividi, noi cattolici (a parte che anche Elena e Elena lo sono) non siamo così schietti, e vorrei notarla ora: l’anziana signora che l’ aveva ospitata ad Ischia parla di sesso con lei e si mette a ridere: „non era la risata di mia madre, la risata sconcia della donna che sa. In quella di Nella c’era qualcosa di casto ed insieme di sguaiato, era una risata di vergine attempata…una brava donna come lei, mi dissi, perché si diverte in questo modo?“ (II, 286-287). Non aver capito questa dualità ci è costato tutto il dramma della pedofilia… e non solo. 


Padre nostro...


(27.8.22 - Monica) Il vero avvenimento spirituale di questi giorni è l’uscita nel blog di Lucio Brunelli, giornalista italiano ed amico di Papa Francesco, di un articolo che ha questo titolo e questo contenuto: „Paolo e Gregorio, amici in paradiso“: entrambi „furono rapiti pochi mesi prima (di un incontro di cui si parla nell’articolo; ndr). Me li immagino in qualche angolo del Paradiso,  venerati come martiri dalle loro Chiese, con i cuori in pace ma impegnati anche lì in interminabili e appassionate discussioni sul futuro del Siria. Pare che da lassù le cose  si vedano molto meglio“ (Lucio Brunelli). Ho ripetuto per mesi che anche la narrazione che io preferisco degli eventi in Ucraina ed anche in Russia, non è „assolutamente vera“. Per quanto riguarda la Siria vedo che Riccardo Cristiano ed Aaron Maté hanno narrazioni diverse, ma non per questo, anche se una mi sembra più probabile dell’altra, penso che la seconda non abbia alcun momento di verità. Per quanto riguarda la Siria preferisco quella di Riccardo e per quanto riguarda l’Ucraina quella di Aaron. 


Nell’editoriale lungo della FAZ odierna Daniel Deckers attacca il Papa con un linguaggio che rivela solo un „sentire“ e certamente quest’ultimo  non è cattolico; non si tratta delle differenze di analisi politiche tra Gregorio e Paolo, ma di un’incapacità seppure minima di riconoscere il valore di questo pontificato, se non a livello „simbolico“ (nomina nel collegio cardinalizio di un „intoccabile“ indiano), per il resto: il papa è un monarca con carisma del tutto arbitrario, che non avrebbe alcun interesse a prendere sul serio il diritto canonico e riformarlo davvero. La parola „sinodalità“ sarebbe del tutto vuota, perché ha la condizione „sub et cum Petro“ (cosa che, specifico io, corrisponde al sentire cattolico e non ad un giudizio fondamentalista), la chiesa ospedale da campo, è un ambito in cui agiscono: „incapaci, ciarlatani e becchini“ (Daniel Deckers). Sinteticamente, ecco il presunto non-programma di Francesco: „simbolismo al posto di sussidiarietà, solidarietà al posto di solidità; „la chiesa sono io“, penserebbe Francesco“. Che cosa sia poi la solidità per la FAZ lo abbiamo visto negli ultimi mesi: difesa fanatica della dialettica democrazia versus autocrazia, che sta trasformando il mondo in una polveriera globale. Mentre „The economist“ ha un giudizio infinitamente più equilibrato, che comprende l’importanza del pontificato per poveri ed immigranti di tutto il mondo (cosa che corrisponde alla „teologia della politica“ del Vangelo, specifico io). 


Il vero problema economico di questi giorni e che crescerà nell’inverno - anche Napoleone aveva sottovalutato l’inverno - è quello energetico. Il governo tedesco è costretto, per una questione di moralità e legalità, a riformare e ritoccare la quota di aiuto alle imprese del gas, perché ci sono anche quelle che vogliono incassare soldi sebbene non abbiano perdite o per lo meno non le anno in proporzione a quello che richiedono. 


Per quanto riguarda l’Italia - chiedo scusa per la sinteticità, ma ho la febbre - è interessante notare che due giornalisti del tutto diversi come Albero Negri (26.8.22)  e Renato Farina  ritengono che la gestione catastrofale della situazione in Libia abbia contribuito ad ingrandire le difficoltà che avremmo in questo inverno. Renato sottolinea il lavoro buono che aveva fatto in questo ambito Berlusconi. Proprio per quello che imparo da San Paolo (la debolezza è la sorgente della forza) non ho alcun amore per politici del tipo Trump o Berlusconi, ma ciò non mi impedisce di riconoscere il loro „momento di verità“.


Sono arrivato al secondo volume dell’“amica geniale“ di Elena Ferrante - ci sarebbe tanto da dire sulla sua ontologia (frase di Goethe all’inizio, ma non solo: cfr. I, 126), sulla sua teoria della conoscenza e della letteratura, sulla liberazione dal rione, ma mi limito a dire una parola sulla sua descrizione critica fortissima della violenza dei maschi, che apre lo spazio ad un’erotica lesbica, appena accennata (volume I, 309) che mi attira ed eccita, perché in essa il corpo della donna non viene penetrato e deformato, allo stesso tempo la penetrazione non deve essere necessariamente come quella narrata e subita dal Lila - il dono dell’essere come amore gratuito, che ha portato a Johanna e Ferdinand, è passato attraverso una penetrazione non violenta ed una deformazione sorgente della forma. 


Padre nostro…


(Pomeriggio) Ho seguito in rete la consegna dei berretti cardinalizi ai nuovi cardinali e mi ha fatto bene vedere il papa in un dialogo sereno con i suoi confratelli. Ho pregato il „Padre nostro“ con loro. Ed ho chiesto l’intercessione dei due nuovi santi. Tra i cardinali c’è ne era uno molto giovane, di origine italiana, che vive nella Mongolia. La febbre è scesa un po’. 


Sono arrivato al secondo volume, pagina 88 dell’amica geniale; in tutto ho già letto quindi 415 pagine. Volevo rifletterci su per scritto, ma è meglio che non mi stanco. Conosco la sensazione di Lenù: „io no voglio niente, io sono fatta di niente“ (II, 30). L’unica risposta realmente autentica a questo niente nichilistico e il „niente“ dell’amore gratuito. Non so se Lenù e Lila reggeranno questa sfida, questa „crisi“, ma certo è che Elena Ferrante racconta in modo tale che le persone del rione mi sono del tutto presenti. 

 

(Wetterzeube, il 25.8.22) Su una cosa decisiva sono d’accordo con Alessandro Banfi (vedi la rassegna giornalistica di oggi)…un popolo di cristiani non può essere a favore di  un egoismo collettivo o nazionalista ed il motto di questo popolo non è fratelli di Italia, alternativa per la Germania, etc., ma „fratelli tutti“. Allo stesso tempo, però, sebbene tra un politico ed un papa vi è una differenza legittima, il linguaggio di Draghi, per quanto molto esperto, su un punto contraddice del tutto quello del Papa e quello del motto di „fratelli tutti“: „non possiamo dirci europei se non siamo pronti a difendere la dignità dell’Ucraina e dell’Europa“ (Draghi al Meeting)…per l’appunto non si tratta di fratelli ucraini e/o europei, ma di fratelli o sorelle tutte. E su cosa significhi difendere la dignità di un popolo o dell’Europa si può discutere. Ecco il Papa ieri alla catechesi del mercoledì: „penso ai bambini, tanti morti, poi tanti rifugiati, qui ne sono tanti, tanti feriti, tanti bambini, ucraini e bambini russi, sono diventati orfani; ed essere orfani non è una questione di nazionalità, hanno perso il papà o la mamma, siano russi siano ucraini, penso a tanta crudeltà, a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia“. Il popolo del Meeting dovrebbe orientarsi al Papa, non a Draghi, che è, pur con tutta la sua expertise, un nazionalista pericoloso.  


Questa domanda di Etty è davvero quasi come il „vangelo“ che ci interroga: „Perché mai quelli che hanno ancora un minimo di cognizione di quali valori contino davvero non dovrebbero realizzare quei valori nella realtà della loro vita quotidiana?“ (20.5.42) - mentre noi ci chiudiamo nella nostra spiegazione del mondo del tutto chiusa e che non sopporta alcuna domanda, tanto meno questa. E così non possiamo aiutare più nessuno e tanto meno essere ciò, chi  Etty ritiene essere così essenziale: „si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite“ ed un balsamo le ferite le tocca; non si può essere salvifici senza „toccare“. E se non siamo del tutto malati dobbiamo continuare a guardare gli altri con uno sguardo di totale simpatia, anche i nostri nemici, anche le persone che non ci piacciono tanto…


Padre nostro…


(24.8.22 - San Bartolomeo, apostolo - un israelita senza alcuna falsità, dice Gesù di lui) Da Rimini mi è giunta per ora notizia di due incontri (a parte il fatto che è il centenario della nascita di don Giussani, la cui foto sta sotto il mio crocifisso sulla scrivania): uno sulla pace e il perdono in dialogo con i sacerdoti e vescovi Paolo Pezzi (Mosca), Pierbattista Pizzaballa (Gerusalemme) e Dieudonné Nzapalainga (Bangui). Michela mi ha mandato questa mattina l’incontro, moderato da Alessandro Banfi, con Éric-Emmanuel Schmitt e Daniele Mencarelli sulla irriducibilità della persona umana. Il famoso  scrittore francese si muove forse nell’ambito „tragico“ greco, che ha messo in evidenza la fragilità ed esposizione dell’uomo al pericolo, lo scrittore italiano ha una vera e propria percezione dell’essere „semplice e completo“, nella bellissima scena dell’anziana suora che vede la bellezza in un bambino fortemente disabile, ma credo che nel dialogo abbia messo troppo in evidenza una „teoria critica“ sulla tossicità della comprensione della felicità oggi. Entrambi gli scrittori accentuano troppo la necessità del male per comprendere il bene, ma in vero vi è un solo senso necessario dell’essere e questo è la bonitas (bella e vera). Comunque sono entrambi scrittori molto interessanti. 


Padre nostro…



(Pomeriggio) Ferdi ha la febbre molto alta (40,3), come l’aveva da bambino, ma grazie a Dio è qui da noi. 


Degli altri politici che hanno parlato al Meeting conosco il resoconto di Alessandro Banfi, che ha un gran merito con la sua presentazione giornalistica quotidiana, il merito di risparmiare tempo e letture di tanti giornali italiani e non, e di un buon giudizio sul reale (come quasi tutti i giornalisti di substack). Draghi l’ho sentito io invece „live“ attraverso la App del Meeting. È un politico „pragmatico“, come ha sottolineato Bernhard Scholz e come a ripreso lui stesso - e a me piacciono i politici pragmatici e competenti come la Merkel (o Scholz) o come lui, per i motivi che ci offre Peguy: sabotare la realtà non è mai cosa buona, anche quando la si vuole cambiare. Una competenza in questioni di energia, di tasse, di stato sociale, sanitario e di diritto è necessaria, ma come sa il lettore di questo diario io non posso né appoggiare il sostenuto nazionalismo ucraino (anche se non metto in questione la legittima difesa di un popolo), né l’acritico filo europeismo ed atlantismo del premier e ci vedo una forte contraddizione, dove invece lui non la veda e cioè tra la difesa del nazionalismo ucraino e la ricerca della pace. Poi la sua conferenza è basata tutta sulla fatale dialettica tra democrazia ed autocrazia e non sulla teoria politica del poliedro. Da Banfi so che il popolo ciellino ha applaudito molto la Meloni, cosa per me incomprensibile, ma anche il premier è stato applaudito molto, cosa questa più comprensibile, ma CL dovrebbe far capire meglio che la sovra accentuazione del potere politico in direzione di chi comanda non le fa bene - deve rimanere in primo piano sempre il suo essere un movimento ecclesiale. Peguy ha certo un accentuazione nazionalista francese versus quella tedesca, cosa che oggi non è più attuale, ma io non credo che abbia mai tradito la sua anima cristiana e/o socialista, che è certo più presente in Draghi che nella Meloni, ma che in entrambi non arriva ad essere una reale alternativa alla missione imperiale americana, che è del tutto sferica e non poliedrica (nel senso diplomatico della „fratelli tutti“). Draghi ha citato solo una volta con convinzione il papa, parlando del pericolo nucleare, che non è, però, secondo me, solo „russo“, mentre ha un senso molto forte della problematica ecologica, nel senso della „Laudato si’“. VSSvpM! 


(Sera) Parlando con A. mi (California) accorgo come il suo giudizio sia ancora più radicale del mio, sebbene credo che il suo sia ancora più vero del mio. Lui non è disposto a vedere in politici come O.Scholz una competenza di qualsivoglia tipo - il loro atteggiamento intransigente (sebbene Scholz fosse ancora quello che un po’ ha tentennato) porterà con grande probabilità ad una crisi energetica in questo inverno, che pagheranno i più deboli, quelli di cui si dovrebbe occupare la SPD ed in genere tutti i politici che con la Russia e con la Cina non cercano una via diplomatica sono stolti, stupidi che con le pseudo parole di libertà, antirazzismo e democrazia stanno portando dil mondo sull’orlo dell’abisso. E per quanto riguarda Trump, la sua opinione è di una durezza cristallina: nel 2016 quel voto è stato un voto di protesta delle classi poveri e medio basse e la vincita del 2020 dell’amministrazione Biden significa semplicemente la stupidità al potere, una stupidità che con la fatale dialettica tra democrazia ed autocrazia sta trasformando il mondo in una polveriera dalle dimensioni mondiali e gli scandali inesistenti che vanno sotto il titolo di Russiagate ha contribuito a quell’atteggiamento per cui con Putin non si tratta. Non ho sentito nulla di più chiaro. 



(Droyssig, den 23.8.22) La meditazione di inizio anno sul tema: „siamo creati per essere felici, non per soffrire“ ha trovato un suo accesso nel cuore di alcuni colleghi. Una collega ucraina mi ha detto che è stato per lei liberante sentire che non siamo nati per morire in croce - questa è una realtà della storia, forse la più grande, ma non dobbiamo costruirla, accade - ma per essere felici. Ho parlato di Peguy e della sua polarità: importanza di un lavoro ben fatto, ma anche importanza della festa alla fine della giornata. Etc… 


C’è stato un periodo di tempo, abbastanza lungo, in cui mi sono sempre firmato: „un piccolo amico di Gesù“, come Ferdinand Ulrich si firmava: „un piccolo pellegrino di Gesù“ - poi ho cominciato ad usare meno questa firma, certo non perché il mio amore per Gesù sia diminuito e tanto meno il Suo amore per me. Il motivo non è neppure quello che io ritenga questo titolo troppo „fromm“ (pio)  — semplicemente è cresciuto il senso del mio „non sum dignus“. Il desiderio di questa amicizia non è diminuito.


Padre nostro...


(Domenica, 21.8.22) L’ultimo romanzo di Tellkamp mi prende tanto a livello intellettuale, forse anche un po’ a livello esistenziale, perché vivo da vent’anni nell’est della Germania, il romanzo di Elena Ferrante, di cui avevo visto la serie diretta da Saverio Costanzo, „L’amica geniale“, etc., Roma 2011 (2021), mi prende a livello emozionale. Anch’io ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza in un rione. Dell’autrice si sa poco, solo che è nata a Napoli ed ama Torino: un rione come il mio, Mirafiori sud a Torino, lo si può solo comprendere in questa doppia costellazione: in quel rione sono stato bambino, ho avuto le mie prime grandi paure, si è svegliata la mia sessualità, ho fatto la prima importante esperienza in una parrocchia, c’è stata la scelta tra filosofia e ricchezza per un’impresa economica…tra ieri ed oggi ho già letto 115 pagine del primo volume di quattro. 


Padre nostro…


(20.8.22 - San Bernardo) Sono passati ormai 12 anni da quando, proprio in questa data, smessi il contatto con il mio padre confessore di allora, che porta il nome del santo del giorno. Non posso ora ricostruire tutto e forse feci un errore (mi spaventarono certamente le critiche che fece ad Ulrich ed il suo rapporto con Cordula, che non era certamente erotico, ma che mi sembrava lo portasse ad una lotta con tutti), ci siamo rivisti al funerale di Ulrich e Konstanze si è confessata da lui; con sicurezza nella nostra vita in comune Konstanze è stata costretta a fare dei passi che non avrebbe fatto senza di me, che ha rispettato, ma io avrei dovuto chiederle più consiglio ed imparare che nei rapporti c’è anche la „bassa marea“ (Etty, mezzogiorno  dl 20.5.42) e che è legittimo mettere l’altro semplicemente „accanto“ a noi, se per un qualche motivo non ci è possibile abbracciarlo o portarlo. Prego per lui e per Cordula. Ave Maria…


Etty risponde alla domanda: „che cosa voglio esattamente?“: „L’Arte con la lettera maiuscola più grande possibile“ (ibidem).  In questo la sento lontana: io voglio un cammino al vero come esperienza di amore gratuito. Scriviamo, in questa data, il 20.5.42, e ci troviamo più o meno a cinque mesi dalla fine del diario, che smette il 10.10.42, con la frase, sottolineata qualche tempo fa anche da Vito Mancuso: „Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite“, e subito dopo aggiunge in stampatello: „Bisogna sapere accettare le proprie pause!!!“. Questo è molto bello per superare ogni forma di fondamentalismo o meglio fanatismo. Il problema di Etty, fin dall’inizio del diario, è il suo rapporto con Julius Spier, che a volte sente vicino e a volte lontano. Così vicino da poter stare nuda nelle sue braccia, così lontano, perché „troppo stanca per sostenere la sua greve, vacillante immagine“. Dall’8.3.41, quando inizia il diario con una lettera a Julius, ha imparato: „per me è utile e necessario constatare sobriamente: dipende da me e non da lui“ (20.5.42); non dobbiamo, penso al passaggio evangelico appena letto, fare come i farisei e caricare gli altri di pesi insopportabili, cominciamo a portarne qualcuno. 


Mi sono alzato con il mal di schiena: sto portando interiormente la scuola non ancora iniziata?


Padre nostro…


(19.8.22) Il mio corpo ieri non ha funzionato bene: nel pomeriggio mi è girata la testa, forse per una dose troppo forte di tee nero oppure per il troppo lavoro al computer. Per cui oggi, anche qui nel diario solo qualche appunto. In primis una preghiera di Etty: 


„Signore caro, rendimi un po’ giusta… e davvero matura, e un po’ al di sopra delle cose concrete“ (19.5.42)


Ha piovuto, cosa che ha certamente fatto bene alla terra (e alle nostre botti d’acqua piovana che erano vuote), ma „anche se abbondante e sontuosa, non mi ha portato alcuna liberazione dall’atmosfera opprimente“ (Etty, nello stesso giorno, ma vale proprio anche qui oggi nell’agosto del 2022). 


Ieri è arrivato Ferdinand, siamo andati al ristorante Vietnamese, visto che stavo un po’ meglio, ed ho incontrato una ragazza della settima dello scorso hanno che trovo insopportabile, cosa che certamente è reciproca; in vero non è lei insopportabile, ma alcuni aspetti del suo carattere… l’ho salutata educatamente e con una falsa gioia e mi ha risposto con un falso sorriso: le manca qualsiasi forma di rispetto per una persona anziana ed io stesso non ho un’umanità sufficientemente forte per accoglierla davvero: „che razza di umanità è la mia in questo caso?“ (Etty, ibidem). Basta una adolescente per far cadere tutto il sistema ontologico del dono dell’essere come amore? Il problema è che esso non è un sistema, come ho spiegato ieri pomeriggio. 


Padre nostro…


(18.8.22) Stamattina presto il contadino del paese accanto mi ha portato la paglia per la stalla delle galline, che avevo appena aperto  — più volte mi ha detto che dovevo correggerlo se non si esprimeva bene, ma si esprimeva benissimo, sulla crisi in Ucraina, di cui non si è ancora compresa la vera portata. Un occidente che ha irritato troppo Putin, una critica a Putin che fa morire giovani soldati per i suoi calcoli geopolitici, una società opulenta che vive oltre le proprie possibilità…questi erano i temi delle cose che voleva dirmi.


Tra il trenta di aprile e il 18 maggio del 1942 è andato perso un quaderno del diario di Etty - 18 giorni per quell’anima/corpo così affascinanti sono davvero una perdita enorme. Il quaderno VIII (18.5.42 - 5.6.42) comincia con la percezione sempre più grave che „le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno“ (18.5.42) e quindi è necessario discernere cosa è davvero insignificante da ciò che invece bisogna scrivere. Una ragazza che collabora con la Gestapo fa parte delle cose insignificanti, ma Etty ha misericordia anche di lei: ne vede „l’angoscia e lo smarrimento“, che avrebbero usato qualsiasi altra storia al servizio del suo egoismo meschino, miserabile, ma anche pericoloso. Poi parla di un’altra ragazza da cui ha bisogno di prendere le vacanze, come anch’io, anche noi avevamo bisogno di vacanze da tanti ragazzi meschini, miserabili e  pericolosi. Grazie a Dio a scuola non ci sono solo questi. E poi Etty controlla il suo giudizio: „può davvero dipendere solo dal fatto che io trovi la sua bocca tanto brutta da non potervi fare l’abitudine?“. 


Ed infine parla della preghiera, che è come „un muro“, „una cella di convento“, „che mi impediranno di sfasciarmi, perdermi e rovinarmi“ (Etty). Nel Vangelo odierno (canone romano, Mt 22,1-14) c’è l’immagine del  „vestito“ adatto alle nozze, che deve portare anche chi è povero - la mia meditazione è questo „muro“, „cella di convento“, „abito di nozze“, ma non faccio affidamento alla mia „concentrazione“, nel mio inginocchiarmi „per giorni e giorni“ (Etty), tanto più che con le mie ginocchia non potrei neppure farlo, ma in quella creazione di „un cuore nuovo e di uno spirito nuovo“ di cui parla Ez 36,23-28 e che è dono, non sforzo: superamento di ogni forma di dominio, tenerezza, vicinanza e misericordia (Papa Francesco) come criterio ultimo di pensiero e di azione…


Padre nostro…


(Pomeriggio) L’espressione „essere come dono di amore gratuito“ non è un’affermazione metaforica o mitologica: l’atto del dono dell’essere è del tutto reale; la mitologia non è il contrario della realtà, ma la narrazione mitologica tende o proviene ad essa, non è la sua espressione immediata. Per quanto riguarda il discorso filosofico, l’essere non è solo un caso generale nei confronti dei casi particolari, certo è vero che si può dire generalmente che la pianta è, come la pioggia, o il mio vicino di casa, ma nell’atto di donazione dell’essere, che può essere percepito solamente nella crisi che si domanda il senso delle cose e degli animali e delle persone, vi è anche un invito alla decisione, all’assenso che non è presente nella semplice generalità.  Per questo motivo non è possibile neppure ridurre l’atto dell’essere come amore ad un „sistema generale“ (come quello dell’ordine pitagorico) da cui si può dedurre cosa ci sia da fare e pensare in ogni situazione. La crisi della gratuità può essere vissuta e sostenuta solamente nella piccola via del quotidiano, come cammino esperenziale al vero. 


(17.8.22) Siamo già a casa, perché in questa settimana abbiamo una disponibilità telefonica per la scuola, se dovesse accadere qualcosa. Da lunedì comincia poi, con una due giorni di collegio professori, la scuola vera e propria e poi, dal prossimo giovedì, il „caso serio“, con le/i ragazze/i. Da quel „dopo cena“ del 30.4.22 Etty mi scrive due frasi che sono serie, molto serie, della serietà di una ragazza di 28 anni e non più infatuata, come può esserlo una di 22 (e lei che fa questo paragone): „In questo momento ci viene ora dato un destino, invece che una vita“ e „non devo armeggiare con i pensieri e trafficare con la mia vita: ora c’é un processo organico in corso“. Mi chiedo se sarò capace di integrare nel processo organico della mia vita interiore (la mia vita nella modalità ontologica del dono gratuito d’amore) la scuola, i singoli ragazzi e in modo particolare quelli che non hanno mediazioni intellettuali? Ma anche il collegio professori, così lungo, mette alla dura prova la mia possibilità di vederlo come parte del mio „destino“. Per l’ultima volta terrò la meditazione iniziale, poi dal prossimo hanno non avrò più la coordinazione del profilo cristiano della scuola, per mia scelta. In essa voglio parlare del lavoro come dono, ma anche della gioia di una vita che non sia solo lavoro (un tema che è nato leggendo Peguy). 


Non si può leggere questo diario pensando di aver poi letto anche quello di Etty: le pagine a cui mi riferisco vanno lette, in tutta la loro drammaticità, scritte in tempi davvero difficili, che finiranno ad Auschwitz e non come Etty avrebbe voluto il 30.4.42. Nel mio dialogo intimo con lei sottolineo solo qualcosa  che ha a che fare con la mia interiorità - e non uso questa parola in modo mistico, ma del tutto umano, con lo stesso suo desiderio che le mie inibizioni, che certamente hanno a che fare anche con la mia educazione cattolica, crollino; non vi è felicità senza superamento delle inibizioni. Certo dovrò tenere conto che io ho 62 anni non 28 e che vivo in una vita matrimoniale che sento come dono, ma quello che  scrive Etty vale anche per me, almeno come desiderio. La sensazione di una notte di amore, non dipende dalla realtà di questa notte e poi, quando essa è reale, non è qualcosa primariamente di eccitante ed estatico, come vuole tanta cinematografia, ma „ieri per la prima volta nuda tra le sue braccia“ è stata una notte d’amore meno intensa di quella immaginata: „è stato in ogni caso un momento buono…un momento dolce, che mi ha fatto sentire al sicuro“. Non sono in gioco esibizioni o prestazioni pornografiche, ma una forma di sessualità che è possibile anche nella vecchiaia, se fa parte del nostro destino: „le mie ultime inibizioni sono crollate, ed è stato così infinitamente bello vedere, attraverso gli occhi semichiusi, la sua grande mano espressiva riposare sul mio corpo bianco. E lui mi ha trovato bella. Ha posato con prudenza la mano sui miei seni, sussurrando quasi sorpreso: come è morbido. E tu, così tenera“ (Etty). Questa forma di tenerezza deve essere parte integrante anche di un rapporto matrimoniale esclusivo. Ovviamente si dovrà tenere conto delle reali possibilità che l’altro ha di far crollare o meno le sue inibizioni. 


Padre nostro…


(Pomeriggio) Molto interessante la linea rossa che tira il vescovo americano Robert Barron da „Abbattere i bastioni“ di Hans Urs von Balthasar fino alla „Evangelii gaudium“ di Papa Francesco: l’intento non è quello di modernizzare la Chiesa, ma di evangelizzare il mondo, con la logica ultima del Vangelo stesso, che a livello filosofico, si chiama, finitizzazione dell’essere come dono d’amore gratuito. Ho ripreso a tradurre „Homo abyssus“ e sono arrivato alla pagina 263. 


(Wetterzeube, il 16.8.22) Vorrei far memoria di alcune immagini delle letture della solennità di ieri, in cui con ragione alla fine della Santa Messa il nostro parroco ha pregato le „litanie lauretane“ per la pace: Maria è una donna gravida attaccata dal drago (Apocalisse 11/12), il motivo ultimo della festa e la risurrezione dai morti, con il nostro corpo (1 Cor 15) e poi l’incontro tra Maria ed Elisabetta, che mi ha dato sempre tanta gioia: due donne gravide e che uniscono nel loro stare insieme il bisogno di tenerezza e di servizio ed infine nel „cantico“ poi il capovolgimento della logica del mondo: l’innalzamento degli umili (Luca 1, 39-56)…


Ieri hanno telefonato Bruno e Maria Grazia, che gioia! Stavo mettendo a posto nel carport il legno per l’inverno.


Quello che scrive Etty Hillesum giovedì 30 aprile del 1942 è talmente profondo che sarà oggetto della meditazione di oggi e di domani, almeno. In primo luogo si pone una domanda che dobbiamo porci, tanto più se prendiamo sul serio il cammino dell’uscita dall’autoreferenzialità cattolica: „Possiamo (lei e Spier) permetterci libertà che le persone normali non potrebbero sopportare. Ma possiamo davvero permettercelo, siamo davvero abbastanza seri nei confronti dei grandi valori della vita?“ Il grande valore di cui sta parlando Etty è quello della fedeltà, della fedeltà di Spier nei confronti di Hertha e quella di Etty nei confronti di Han. Io non ho un rapporto così intenso con un altra donna, come Etty lo ha con Spier, ma vedo che a volte, almeno a livello di surrogati, mi permetto delle libertà, per cui vale anche per me la domanda: posso davvero permetterlo? Non ho ancora una risposta adeguata, ma prendo sul serio sia la domanda che la risoluzione di Etty: „L’importante è non arrendersi mai“. Sarebbe importante se Konstanze tenesse anche un diario come questo, ma il nostro dialogo è vivo e così forse non corro il rischio di essere solamente „di parte“ (anche senza un suo diario): „si scava di continuo nei propri sentimenti, ma che cosa si sa dell’altro?“ Per gli eventi politici e militari degli ultimi mesi questa dimensione del diario è stata meno curata che all’inizio, ma ovviamente questo scavo non è smesso, finito. 


Non so se siamo poco prima della catastrofe, come lo era Etty nel 1942, spero nel viaggio del Papa a Kiev, ma mi chiedo se ormai qualcuno abbia davvero la situazione sotto controllo e sappiamo quale sia l’attitudine „dei grandi di questo mondo“ nei confronti del „semplice popolo“: far pagar a questo i propri capricci (Peguy, 1906). Stiamo scrivendo di nuovo pagine di storia spaventevoli, come allora: „negli anni avvenire i bambini studieranno a scuola stelle gialle e ghetti e terrore“ (Etty), studieranno l’inizio della guerra in Ucraina il 24.2.22, i morti, i profughi, il coinvolgimento degli USA…“, ma noi siamo anche responsabili di una „storia parallela“: quella di „una tazza di caffè, un paio di buoni amici, intimità ed un po’ di filosofeggiare“ (Etty), una telefonata inaspettata di un amico. È terribile che a causa degli eventi la stima tra amici venga messa in crisi, che insomma questa storia parallela venga risucchiata da quella che si imparerà nei libri di scuola.


Infine, per oggi, Etty ci pone ancora un’altra domanda da brividi:  di che natura è il nostro odio, la nostra ira? Si tratta di „certezza morale ed indignazione morale“? O sono una scusa per „fomentare piccole irritazioni private, anche forse rancori di anni addietro, sostanze velenose mai rielaborate“ (Etty)? Le indignazioni che si leggono in rete non sono quasi mai davvero grandi e di statura. Spesso siamo in una melma di irrazionalità che scaraventiamo contro gli altri. La forma può essere più o meno educata, ma di fatto manca ciò di cui abbiamo davvero bisogno: l’essere presi sul serio in „un’indignazione morale genuina entro un ampia cornice umana che si allarghi agli accadimenti mondiali“ (Etty). Il mio confronto con i giovani socialisti americani e canadesi ha a che fare con questo tipo di indignazione. Infondo tutto il mio diario è un tentativo di autenticità „grande e di statura“. Abbiate pazienza se non ho molta comprensione per chi lo mette in dubbio. 


Padre nostro…


(Pomeriggio) Per quanto riguarda la questione della „bellezza disarmata“ e il „brandire la verità“ , io non credo per nulla che siano delle „posizioni contraddittorie“, ma due poli della stessa verità e per comprendere bene di cosa si tratta si dovrà considerare ciò che Balthasar dice in „Teologica 1“: verità non è solo aletheia (svelare ciò che è vero), ma anche emeth (fiducia, amore), verità non è solo una preposizione generale, ma ha anche una dimensione del tutto personale. Per cui se il Papa dice che l’aborto è un omicidio, non vuole dire che nel discorso intimo e di discernimento con una ragazza incinta egli avrebbe come scopo lo svelamento di ciò che in fondo la ragazza già sa e che forse potrà ammettere solo più tardi, etc. L’esempio che fa Farina con Giovanna d’Arco è buono: lei brandisce la verità di Cristo, ma è totalmente indifesa sul rogo, cioè si tratta di due momenti di una stessa vita, ma non è sufficiente perché nella questione che stiamo trattando si tratta di due dimensioni polari, che vanno scelte a seconda della situazione in cui ci si trova a ragionare: generale o personale.


Oggi ho usato il termine „autoreferenzialità cattolica“: ovviamente il termine etimologicamente è contraddittorio, perché non ci si può essere una autoreferenzialità universale, ma ho usato il termine „cattolico“ nella sua valenza riduttiva, nel senso di una visione „romano cattolica“ contro le altre. 


(15.8.22 - Maria assunta in cielo con il suo corpo) Per certi temi Peguy è la persona che più mi aiuta a comprendere il reale, ma Hillesum ha un modo di dire alcune cose, che arriva ancora più precisamente nel mio intimo. Entro ora in dialogo con quello che scrisse Etty alle cinque del pomeriggio e alle otto di sera del 27.4.42. Quando lei scrive: „Sono così felice che lui (Spier) sia ebreo ed io ebrea“ il ductus e il contesto in cui Etty dice questa frase mi convince molto di più del nazionalismo francese di Peguy, forse l’unica cosa che mi è estranea di lui. Etty comincia ad aver ben presente la possibilità del „campo di concentramento“, anche se „per alcuni mesi mi è parso che le cose esterne e le questioni politiche non mi toccassero“. Per Etty e per me il desiderio va in direzione di una indipendenza dalle circostanze esteriori - non voglio per esempio vivere fino al 25 settembre con le elezioni italiane come „il tema“ della mia vita; mi preparo all’evento politico, scarto alcune possibilità di voto (né Meloni né Letta), considero la possibilità di votare „Calenda-Renzi“, che è la scelta di una mia cara amica, ma non sono ancora sicuro se non voterò con una scheda bianca. Sicuramente non voto nessuno che non dica con chiarezza che l’unica soluzione sensata al conflitto con la Russia ed ancor più alle tensioni degli USA con la Cina sia la diplomazia, con un criterio ultimo: „Fratelli tutti“. „Fratelli tutti“ e la posizione politica del poliedro versus l’alternativa fatale tra democrazia ed autocrazia!  Eppure il mio cuore non è esaurito da questi temi, anche se con Etty non voglio dare spazio ad alcuna „estraneità al mondo“: „dentro di me nascono forze sempre più intense, tanto che ora credo di poter reggere questi tempi, di poterli attraversare, e credo pure che attraversarli sia una missione storica“ (Etty). 


Nel modo con cui Etty parla del suo rapporto con Spier c’è un momento di verità da brividi: riconosce che „con lui sono sorte per la prima volta le mie forze creative…grazie a lui ho assunto la mia forza, ma lui deve lasciarmi andare di nuovo affinché io, in seguito, possa di nuovo forgiarmi in modo autonomo rispetto a lui“ - questo lavoro nella Chiesa non viene quasi mai fatto, tanto meno in CL, in cui solo pochi hanno trovato la via di un’autonomia di giudizio da don Giussani, penso all’autonomia dei figli, non a quella dell’Illuminismo kantiano (abbiate il coraggio di servirvi autonomamente della vostra ragione). Parte di questo rapporto con Spier per Etty è „la sua mano calda sul mio corpo nudo come un conduttore di calore e di forza“. Spesso quando nella chiesa si parla di verginità si dimentica questo bisogno di calore e di forza. Certo bisognerà anche superare questa dipendenza, ma come Dio vorrà e senza forme di anticipazione bigotta. 


Il rapporto uomo-donna che vivo con Konstanze ci ha donato due figli - e queste tre persone sono il dono più grande che Dio mi abbia fatto, ma con Etty sono del tutto d’accordo: „sono diventata più libera interiormente nei suoi confronti… e mi sento di nuovo in grado di unire la mia vita alla sua…senza avere la sensazione, così facendo, di sacrificare la mia. Questo suonerebbe paradossale a molti, eppure è l’unica saggezza possibile tra uomo e donna“. Una cosa simile me l’aveva detta anche Ulrich. Chiedo (e cerco di agire di conseguenza) con tutte le forze che Konstanze non sacrifichi la sua vita, che è dono, alla mia. Le differenze rimangono pur in quell’unità di una sola carne di cui parla Gesù. Ogni forma patriarcale deve essere superata da una tenerezza radicale, che è com-passione, non volontà di potenza, reciproca. I sacrifici reali ci sono e fa parte dell’amore farli, ma bisogna evitare ogni forma di „sacrificio fantastico“ (cfr. Recalcati). 


Padre nostro…


(Pomeriggio) Quando qualche giorno fa ho riferito della critica di Peguy alla riduzione quantitativa di ogni qualità, tipica del „moderno“, ho subito specificato che Peguy stesso ha un grande rispetto per „i veri matematici“; nelle mie letture sulla filosofia antica presocratica il filosofo Pitagora (e la sua scuola, visto che non possiamo più distinguere precisamente cosa ha insegnato il maestro da quello che hanno scoperto i suoi discepoli) ho riflettuto sull’ordine quantitativo musicale, matematico, cosmico ed etico sociale. Insomma in riferimento alla parola „quantità“ si può pensare criticamente alla riduzione di ogni qualità in calcolo monetario, ma ciò non è necessario, si può anche pensare a Mozart ed in genere allo sviluppo del lavoro scientifico, nel quale le differenze qualitative vengono espresse in modo quantitativo e per quanto riguarda Mozart è vero che la mia conoscenza degli intervalli musicali conduce ad un’altra qualità da quella che ha saputo creare Mozart, ma la base quantitativa è la medesima sia in un pezzo che suono io alla chitarra, sia nelle sue composizioni. Etc.  


(Wetterzeube, il 14.8.22 - Massimiliano Kolbe) Ho scritto in Twitter: „La Meloni non è fascista, questa accusa è anacronistica. Ma il suo programma: Stop ai migranti, giù le tasse per i più abbienti, cancellazione del reddito di cittadinanza, presidenzialismo… è un invito all’egoismo collettivo, come quello della AfD in Germania“ - in queste poche righe si capisce che non potrò mai votare una formazione politica del genere. Per quanto riguarda la sinistra che non è sinistra (Cacciari), ma „un partito radicale di massa“ (Augusto del Noce), si domanda Alessandro Banfi: „. Che cosa tiene insieme Bonelli, Fratoianni e Franceschini? Liberalizzazione della cannabis e Ddl Zan, come nota il Giornale di Minzolini. Vedremo se altri temi, come il lavoro, la transizione ecologica, la nuova Europa, verranno messi al centro del dibattito“. Anche con l’“aggiunta“ di questi ultimi temi non ho alcun motivo di votare un „partito radicale di massa“. 


In questa estate ho tentato un ritorno, molto incoativo e da approfondire, alle fonti primarie della cultura europea, cristiana ed ebraica, non mi sono limitato ad esse perché penso che solo esse siano state un aiuto a superare la barbarie (Peguy, che aggiunge ad esse anche quella francese), ma per non cadere nel completo dilettantismo, comunque nel mio blog, in dialogo con Padre Dall’Oglio, ma ancor più con il Papa, si vede il mio interesse per un dialogo con l’islam, che non può essere ridotto al tipo di anima che ha portato all’attentato allo scrittore Salman Rushdie. E il mio amore per i gesuiti fa vedere come sono almeno potenzialmente interessato anche ad un dialogo con le grandi culture indiane, cinesi e giapponesi. Il che ovviamente non significa che io pensi ad una relativizzazione della singolarità del Logos universale e concreto, che è Cristo, ma io non la intendo in modo aggressivo-fondamentalista, piuttosto come amore capace di „includere“ tutto e tutti, anche se il vangelo odierno (Lc 12, 49-53) ci ricorda che non ci è lecito ridurre il Vangelo ad una „ninna nanna“ (Papa Francesco all’Angelus odierno). La „fratelli tutti“ è per me un punto di non ritorno.


Un primo passo è stato quello del ritorno all’Ilias in cui si racconta la guerra tra i greci e Troia, ma in cui per primo viene raccontato un avvenimento che fa vedere che il nemico più grande non sono gli altri, ma esso si trova in noi stessi: l’ira di Achille, l’arroganza di Agamennone. La via di uscita è quella della compassione: l’anziano re di Troia, Priamo, che chiede il corpo di suo figlio morto, Ettore, ad Achille, che ha superato la sua ira, pur nella modalità della vendetta per la morte del suo amico Patroclo, e che si lascia interrogare dall’anziano re. Peguy sottolinea l’importanza di questa scena dell’Ilias ed anche la situazione di supplica in cui si trovano sia il popolo di Tebe che il re Edipo (Sofocle): noi tutti uomini siamo da compatire, siamo supplicanti un aiuto che non possiamo costruire. Gli dei dell’Ilias, almeno fino alle pagine in cui sono arrivato quest’estate, combattono troppo al fianco dell’uomo, per essere davvero un aiuto che viene da di fuori dell’umano.  


Un secondo passo è stato quello della „scala dell’obbedienza“ dei profeti dell’AT (Hans Urs von Balthasar), che in Isaia ci prospettano un uscita dal dramma del mondo: non l’ira contro il nemico, ma l’assunzione vicaria della sofferenza di tutto il popolo, con una prospettiva universale che rinvia alla singolarità di Cristo, Logos universale e concreto. Si tratta di una passività attiva che ha un nome ultimo: amore!


Il terzo passo è stato il confronto serrato con il Peguy socialista, dopo essermi occupato a lungo di Karl Marx - ma la versione socialista francese mi è infinitamente più vicina di quella tedesca, che nella linea Feuerbach-Marx non può che intendere la critica della religione che come superamento della religione stessa, mentre il socialismo di Peguy porta a Cristo, perché da Cristo viene. 


Un ultimo passo è stata la lettura, di cui non ho ancora parlato, dell’introduzione alla filosofia antica di Wolfgang Röd, nell’enciclopedia „Storia della filosofia“ riedita dall’editrice Beck (Monaco di Baviera, 2021). La domanda che pone questa lettura è sullo scopo ultimo della nascita della filosofia, che non è una narrazione mitologica del reale, sebbene i legami tra logos e mythus siano innegabile, ma un tentativo „unitario“ di comprendere i fatti come „casi“ di una legge universale. Sebbene io sia del tutto filosofo, come si vede anche in questo diario, sono più interessato alle „narrazioni“ che a questo tentativo filosofico-scientifico di comprendere il reale, ma ovviamente sono del tutto aperto alla domanda della „Arché“. Non solo l’interesse dei miei primi colleghi per la risoluzione di problemi pratici come le inondazioni del Nilo, non solo le loro conoscenze matematiche e geometriche, ma proprio il loro tentativo di comprendere cosa sia l’Arché“ (inizio) del reale, mi ha sempre molto interessato. I primi passi della filosofia con Thales e Anaximander, etc. mi hanno sempre interessato: che cosa è l’origine del tutto? Cosa è il „senso necessario dell’essere“ (Ulrich)? Formula questa che rinvia alla prima frase filosofica che ci è stata tramandata: „l’Arché delle cose essenti è l’ Apeiron (essere indefinito). Da ciò che esse sorgono, li dentro periscono anche con necessità. Perché si danno soddisfazione l’un l’altra secondo l’ordine del tempo“. (Anaximandro).  


La necessità ultima che tiene insieme tutti questi tentativi di ritorno all’origine è l’amore di cui si sente la mancanza o di cui si intravedere una possibilità che si realizzerà nella „pienezza dei tempi“ - pur con tutte le mie debolezze, la Santa Messa quotidiana a Parenzo era ed è segno che io confesso il mio bisogno ultimo di Gesù, anche se tante immagini religiose che si vedono in Instagram mi sono del tutto estranee, forse quella più convincente è il volto rugato di Madre Teresa di Calcutta, mentre gli occhi che si muovono di padre Pio, tanto per fare un esempio, e quasi tutto il resto, mi sembra pura e semplice sdolcinatezza kitsch, che non mi rinvia per nulla al Logos universale e concreto.  


Padre nostro…


(Stuttgart, il 13.8.22) All’inizio del suo pontificato scrissi una lettera pubblica al Sant Padre Francesco piena di gratitudine, l’unico punto che mi faceva problema delle cose che diceva era la sua visione abbastanza, per me allora, edulcorata degli anziani. Ho conosciuto anziani talmente dominanti, da cui ci si doveva piuttosto difendere, altro che dialogo, ma vedo ora dopo tanti anni di pontificato che questo tema gli sta davvero a cuore e ne sta parlando nelle catechesi del mercoledì e ne ha parlato anche in Canada, in modo tale che è davvero arricchente ed anche se forse con i miei 62 anni sono ancora un giovanotto, per persone ben più anziane di me, è anche vero che mia suocera è morta che aveva appena due anni più di me, appena andata in pensione, e che anche io mi devo porre la domanda del compimento della vita, che non procede qui nel mondo all’infinito, cosa che sarebbe un cattivo infinito, ma per l’appunto si deve compiere, anche se il compimento potrebbe consistere nel continuare a scrivere come per Peguy o a giocare alla „palla avvelenata“ come san Luigi Gonzaga. 


Ieri abbiamo incontrato un anziano zio di mia moglie, che ha 93 anni, e che è ancora molto lucido. Nella sua vita lavorativa è stato sia in Ucraina che in Russia. Mi ha colpito il suo giudizio differenziato della guerra in corso e confermato che, sebbene l’aggressione di Putin sia ingiustificabile, „noi“ non rimaniamo senza colpa, ma ancor più mi ha colpito una sua frase di grande prospettiva storica: noi che viviamo il nostro tempo, non dobbiamo viverlo così da pensare che la nostra crisi sia l’unica, altre generazioni hanno vissuto anche crisi tragiche che sono stati capaci di superare. Mi ha fatto tanto bene questo suo pensiero. Avevamo perso il contatto con questo zio, ma l’altro giorno sul monte Breiten, dialogando con una donna, mentre aspettavamo, lei suo marito ed io Konstanze, che era andata fino alla cima, ci siamo accorti, in questo mondo davvero piccolo, che lei era amica di una parente di mia moglie, la figlia dello zio di cui sto parlando e che era presente ieri anche all’incontro (anche una donna molto saggia), con cui avevamo per l’appunto perso il contatto. Forse mia suocera Rosi dal cielo ha mosso qualche filo del destino…


Con ragione Peguy dice che non ci sono miracoli economici (cfr. Il fazzoletto, 282-283) e quindi sarà opportuno, pur essendo molto scettico su tutti i concorrenti nelle elezioni politiche italiane del 25.9., cercare di capire chi a livello economico prenda quelle decisioni che potranno fare davvero bene al numero più grande dei cittadini italiani, con una preferenza per i poveri. Per questo vorrei seguire con più attenzione il sorgere del terzo polo, che sembra davvero potere ereditare il grande lavoro economico di Draghi. Certo non fa bene ai poveri un disastro economico  e neppure l’egoismo collettivo proposto dalla destra. L’altro punto per me è la guerra: io non posso votare nessuno che con decisione non prenda una posizione diplomatica nel conflitto in corso. 


Ieri David e mia figlia ci hanno invitati a vedere Top Gun, 2. Mi ha tanto commosso come Tom Cruise affronti il rapporto generazionale e come metta ben in evidenza che non l’amore per la patria, non la carriera militare, ma l’amore per i suoi soldati faccia di un soldato un grande soldato. 


Padre nostro…


(Jungholz, l’11.8.22) „Una rivoluzione è essenzialmente un’operazione che fonda“ (Peguy, Il fazzoletto, 276) - questo diario è una rivoluzione, un lavoro interiore e chi lo scrive deve stare attento a non reagire, perché la reazione è il  contrario della rivoluzione; che non lo si capisca fa parte della natura delle cose (e devo imparare ad accettarlo), che poi uno senta il bisogno di dirti che tutto ciò che scrivi lo sente lontano e te lo dice con quel tono pseudo educato borghese, è un suo problema, non mio ed io devo stare attento a non reagire, anche se quel modo pseudo educato di dirmi le cose mi ferisce, come mi ferisce il silenzio di chi non si accorge, ma dovrebbe o potrebbe, che in questo diario autori come Bergoglio e Peguy non sono minimamente traditi, ma approfonditi in modo rivoluzionario, cioè fondante. Purtroppo oggi si ha tempo di leggere, scrivere e fare tutto, tranne ciò che fonda. Autori vengono preferiti se solleticano i sentimenti, non se fanno un lavoro. E solo se fanno un lavoro possono fare una rivoluzione. Sabotatori distruggono, non fondano un bel nulla. Il sentimentalismo è una forma di sabotaggio della ragione. 


Oggi ho condiviso una frase di Peguy, ispirata da san Luigi Gonzaga, che spiega bene lo spirito con cui scrivo questo diario. Se mai avessimo trovato qualcosa di più o di meglio, da fare, di questi cahier, lo avremmo fatto, ma visto che non lo abbiamo trovato, facciamo questo tanto più intensamente, proprio ed ancor più perché ci troviamo di fronte ad una grande minaccia (testo letterale di Peguy nella mia bacheca, cfr. Il fazzoletto, 282). 


Mi ha fatto tanto bene quello che mi ha scritto un amico in Facebook: questo tuo dialogo con un socialista sui generis come Peguy e la tua libertà di giudizio mi corrispondono in modo eminente. Ed anche le parole di un altro, che mi ha scritto,  quando gli ho fatto leggere la frase di Peguy, ispirata da san Luigi, dicendogli che essa esprime lo spirito con cui scrivo questo diario: „Chiaro, chiarissimo! Soprattutto libertà!“. Il che non vuol dire che tutti debbano leggere il mio diario: vi sono anche altri scritti che fondano e poi non ci si deve dimenticare di un’altra frase di Peguy: „i libri si ha sempre il tempo di leggerli dopo l’invenzione della stampa. Ma di uomini che sono giunti in via di esaurimento, non sarà mai più fatta alcuna ristampa“ (il fazzoletto, 284). Si tratta di incontrare questi uomini ed accorgersi del loro valore.


Padre nostro…


(Jungholz10.8.22) Bella gita sul monte Breiten, da cui abbiamo visto Füssen, che per Konstanze è come una seconda patria. 


Non ci si può immaginare il lavoro giornalistico dei „Cahiers“ di Peguy (1873-1914) se non come una alternativa necessaria a ciò che scrivevano le testate ufficiali dei socialisti e dei liberali del suo tempo e per questo motivo mi sembra che ci sia una similitudine tra questo suo lavoro è il lavoro di giornalisti come Katie Halper, Aaron Maté, Matt Taibbi, Lindsey Snell, Glen Greenwald, etc. Mi sento insomma anche in questo mio interesse per un giornalismo alternativo un reale figlio o fratello di Peguy. L’intervista con Lindsey Snell, che ho appena ascoltato nella puntata di „useful idiots“ della settimana scorsa, mi ha davvero impressionato. Il giornalismo mainstream filtra la realtà in modo tale che noi non abbiamo alcune informazioni del tipo che i militari ucraini „semplici“ sono stufi di questa guerra, in cui ci vanno con la propria macchina, che l’esercito ucraino nel suo insieme è infiltrato da una presenza notevole di forze naziste, che i volontari americani… sono li perché hanno bisogno di guerra e non per aiutare gli ucraini e che gli USA vogliano far sanguinare Putin, e non credono di poter vincere la guerra, etc. Ed anche se questa narrazione di Lindsey Snell fosse unilaterale, è uno dei punti del poliedro giornalistico che deve essere preso in considerazione. Katie Halper e Aaron Maté parlano con Lindsey Snell anche dell’uccisione di Aiman al-Sawairi - Thomas Fischer, uno scrittore di cose giuridiche dello „Spiegel“, mi aveva fatto notare Leo, si è posto il problema della legittimità giuridica di questa uccisione ed ha messo sarcasticamente in evidenza la non problematizzazione di questo fatto da parte del giornalismo „corporate“, mentre i giornalisti nord americani mettono sottolineano la contraddizione della politica degli USA, che prima hanno sostenuto Al-Qaida e poi la combattano, senza spiegare le ragioni di questo cambiamento,  etc.  


Matt Taibbi in un suo articolo che ho postato nella mia bacheca ha seri dubbi sull’interpretazione mainstream della perquisizione della residenza di Donald Trump, di cui parla anche Alessandro Banfi, ma per nulla, questa volta, in modo originale. 


La critica alle seguenti caratteristiche del moderno da parte di Peguy mi aiuta a vivere il cammino al vero che è la nostra e mia esperienza (cfr. Il fazzoletto, 253-270): il disprezzo della realtà, la sua riduzione a quantità, il pseudo perfezionamento della creazione e il moralismo kantiano. Peguy ha rispetto per „i veri matematici“, che hanno un senso anche della qualità del reale, ma critica vivacemente, tanto per sottolineare questo aspetto, la sua riduzione a quantità, come facciamo anche noi ha scuola con tante statistiche che permettono solo una percezione quantitativa di quella realtà qualitativa che è la scuola. E su un punto vorrei ispirarmi per la mia prima meditazione pubblica nella scuola: lavorare per lavorare, lavorare per soffrire, impostare la giornata così che alla fine non si é alla fine, è un modo „kantiano“, ma disumano di vivere le giornate che non devono essere guidate da un astratto imperativo categorico, ma dal dono gratuito dell’essere come amore. Un manovale, dice Peguy, alla sera è contento di potersi godere la sua serata in famiglia. Per questo ora smetto di scrivere, cioè di lavorare. 


Padre nostro…


(Sera, 9.8.22) Nell’ultima puntata di „useful idiots“, quella uscita ieri, Katie ed Aaron parlano dei guerrafondai „neocon“, cosa questa che ha attirato la mia attenzione, perché loro piuttosto presentano le avventure dei guerrafondai „bipartisan“ e di fatto gli esempi che propongono sono tutti „bipartisan“, cioè guerrafondai repubblicani e democratici e questo vale anche per l’attrito tra gli USA e la Cina su Taiwan. Quello che mi commuove molto in Katie ed Aaron è il loro senso „diplomatico“, cosi vicino „oggettivamente“ a ciò che propone il Papa con il suo „poliedro“. 


 Vi è una vicinanza estrema tra Ulrich e Peguy, proprio nell’alternativa al nichilismo moderno: „Quale sarebbe l’alternativa al sistema moderno? La consapevolezza che originariamente la realtà è un dato“ (Pigi Colognesi, ibidem 255). Peguy parla esplicitamente di „un pensiero del dono“ - ovviamente come socialista sottolinea che esso non è „necessariamente di ordine teologico“, ma anche Ulrich, sebbene veda un’analogia tra l’ordine teologico e quello filosofico, argomenta la sua filosofia del medesimo uso di essere e „nulla“, in modo stringentemente filosofico e con il suo „movimento di finitizzazione dell’essere“ si trova in una fratellanza innegabile con Peguy, che parla di un „chiaro pensiero della finitudine e dell’incarnazione che conducono la negazione del sistema e la meditazione del dono“ (Il fazzoletto, 255). Per quanto riguarda i contrassegni del mondo moderno, Colognesi, alla nota 6 di pagina 255, cita Balthasar nel suo saggio su Peguy: „l’uomo come pura intelligenza calcolatrice, formalismo kantiano, sistemismo hegeliano, lavoro filologico da termiti tedesco, psicologia e sociologia in luogo di filosofia, perdita del rapporto con Dio, perdita del cosmo, perdita di tutte le reali radici nutritive, quantificazione di tutti i valori, vittoria della matematica e della tecnica su tutta la linea, banale ottimistica ideologia del progresso, denaro come unica potenza mondiale“. Ha ragione Bruno Brunelli quando nel suo blog di ieri fa notare che l’attaccamento al denaro non è una questione tipica della cultura moderna, visto che è stato uno dei punti forti delle critiche di Gesù e che fa parte di quelle „vanità delle vanità“ di cui parla Qoelet, ma vi è pur sempre un dibattito sulla legittimità e criticità della modernità, che va preso sul serio - se ci si interessa di storia della cultura - e qui nel Peguy socialista, sebbene socialista sui generis, si vede che non è per nulla un tema della sola destra. Con ragione Bruno si chiede anche quale sia la cultura che porti la responsabilità della perdita  di fede in modo particolare nei giovani e la sua risposta è differenziata, ma ancor di più porta il tema ad un altro livello e cioè quello dell’incontro - nei miei trent’anni di lavoro con i giovani, di cui gli ultimi in un aerea tra le più „moderne“ del mondo, vedo che i giovani reagiscono solo se si accorgono se li incontri gratis, senza alcun scopo, che non sia appunto l’amore stesso che si ha per ogni uomo e per ogni cosa „donata“.


Poi per quanto riguarda il „dramma dei drammi“ (Bruno Brunelli), cioè le critiche insensate di sacerdoti al papa, Bruno ha completamente ragione. 


Padre nostro…


(Jungholz (Austria), il 9.8.22 - Edith Stein, Sancta Teresa Benedicta a Cruce, patrona d’Europa) - Ieri mattina molto presto abbiamo lasciato l’Istria, dopo due settimane di scoperta delle sue bellezze naturali ed ora siamo arrivati nella ben più fresca Austria, vicino al confine tedesco, perché Konstanze mi voleva fare vedere alcuni luoghi in cui ha passato le sue ferie da bambina e ragazza, volevamo andare a Füssen stesso, ma era troppo cara; ieri abbiamo mangiato con Ferdinand a Monaco di Baviera. 


Il papa, all’Angelus di domenica, ha dato finalmente una buona notizia, quella della partenza delle navi con i cereali, bloccate da settimane nel porto di Odessa. 


Vorrei trattare un tema che mi sta molto a cuore, quello dell’amicizia, in dialogo con Charles Peguy; dice Pigi Colognesi, in una delle sue introduzioni, molto utili tra l’altro, all’antologia di testi di prosa del poeta e giornalista francese: „sappiamo che Peguy ha dato un valore molto alto all’amicizia e che, al contempo, l’ha sempre subordinata alla condivisione degli ideali attorno ai quali era nata“ (Il fazzoletto di Véronique, 245/246). Non mi piace quel „subordinata“, perché l’amicizia è gratis e non ha condizioni, come Dio stesso dona gratuitamente l’essere ed anche con il rischio di essere deluso. Allo stesso tempo è vero che il dono gratuito dell’essere non è qualcosa di arbitrario, ma ha una sua struttura ultima di sequela che Ulrich chiama: „senso necessario dell’essere“. L’essere è amore gratuito, ma non arbitrarietà e questo vale in modo eminente per l’amicizia. Per entrambi gli esempi di cui parla Colognesi, sia per lo struggente addio di Peguy dal suo maestro socialista, Jean Jaurès sia la sua richiesta al vecchio amico di liceo, Camille Bidault (cfr. nota 4, 246) di rimandargli il libro che gli aveva regalato perché era diventato antidreyfusardo, bisogna dire che era in gioco un tradimento del „senso necessario dell’essere“, per una scelta esplicita di entrambi a favore della non verità, per una subordinazione di quest’ultima a calcoli politici sporchi. Con il suo no Peguy esplicita un fatto, non ne crea uno. Non si tratta di differenti narrazioni di avvenimenti che possono essere raccontati in modo differente, ma della vendita della propria anima al diavolo; sarebbe come se io mi mettessi a scrivere articoli contro il Papa e pretendessi che gli amici che mia hanno amato per il mio assenso a Francesco rimanessero miei amici…comunque su questo punto Lucio Brunelli mi è davvero luce, proprio perché lui cerca di mantenere il rapporto di amicizia anche con persone di cui spesso non condivide la posizione politica. Il suo atteggiamento incarna una speranza per tutti. 


Bruno Brunelli nel suo blog si chiede cosa accade ad un Movimento che ha perso l’“attrattiva Gesù“? Se capisco bene indica tre conseguenze: il „madonnismo“, il „misticismo“ e la sublimazione di una posizione politica di destra identificata con una posizione cristiana tout court. Vede, però, una speranza in quegli uomini che rimangono fedeli al vero e no si perdono negli sbandamenti indicati. Che termini la sua breve riflessione con la speranza è molto bello, perché in vero noi dobbiamo sempre sperare per tutti, anche per chi tradisce. Sulle tre riduzioni direi in breve: vi è davvero una prolificazione sovra accentuata di devozione a Maria, che fa di una donna, un uomo vero, che dice di si a Dio che ci dona l’essere, una specie di maga, che ci inviterebbe a certe forme di digiuno e devozione per calmare un Dio incattivito. Vi sono certamente forme di misticismo che hanno a che fare con la pazzia e che non esprimono quel dono fatto ad uomini di partecipazione mistica al mistero di Dio. Infine per quanto riguarda il pericolo di destra, io direi con Katie Halper e Aaron Maté, che di stupidaggini, a seconda del paese che si analizza, ce ne sono sia di destra che di sinistra. Nel loro podcast „useful idiots“ mettono in mostra sia le follie „democratiche“ che quelle „repubblicane“ ed ovviamente entrambi i partiti hanno la pretesa di difendere la verità assoluta…


Padre nostro…


(Červar, il 6.8.22 - Trasfigurazione) Quando la perpetua, che chiamo in questo modo un po’ antico, del duomo, che ha sopravvissuto più parroci, mi saluta, perché mi riconosce, mi commuove - faccio parte di quella storia di uomini, che se hanno la possibilità di andare alla Santa Messa quotidiana, ci vanno, e mi commuovono le persone che si occupano della pulizia della città di Parenzo, sia quelli che vuotano i bidoni grandi, sia quelli che vuotano i cestini e che per lo più agiscono da soli, anche perché mio nonno aveva guidato un camion delle immondizie. Anche ai  nostri in Germania regaliamo a Natale della birra. 


Il capitolo „Le sorprese di un semichiaro mattino“ (Il fazzoletto, 215-244) è da brividi - ci sarebbe così tanto da approfondire, in modo particolare la formula „comunismo interiore“ (241), in modo particolare la difesa della società feudale versus quella moderna, così diversa dalla sensibilità di Augusto del Noce e Massimo Borghesi, da cui ho imparato molto, ma devo dire che Charles Peguy, in questo, mi corrisponde in modo eminente. Approfondisco ora solo un passaggio: „un uomo di genio ha dietro di sé tutto un immenso popolo, che egli rappresenta eminentemente“ (Il fazzoletto, 244). Papa Francesco è geniale in questo senso! La democrazia „rappresentativa“ non rappresenta in questo modo eminente, sebbene vi sia una „democrazia interiore“, che per me è realmente un ideale, nel senso inteso da Padre Dall’Oglio, anche se lui non la chiamava così. Balthasar e la Von Speyr con la loro „speranza per tutti“ erano geniali nel senso di Peguy. 


La comunanza delle „medesime imposte e dei medesimi deputati“ non ha per Peguy la „complessione“ della comunanza feudale in cui il re e il contadino erano „complessi“ dal medesimo Dio, dal medesimo dono dell’essere. La società moderna parla di „uguaglianza“, di „movimento“ di „vita“, ma sono solo formalità: per rappresentare in modo eminente, bisogna essere „complessi“ (abbracciati) da un Dio vivente, che dona concretamente l’essere per un amore gratuito. La società trasparente, come ulteriore passo di quella moderna, ha reso l’uguaglianza, il movimento (da uno strato sociale ad un altro), ancora più astratti. Cosa ho in comune con la massa? Qualche immagine pornografica e un mare di fake news. Katie Halper e Aaron Maté hanno intervistato la giornalista Lindsey Snell, che è stata in Ucraina e conferma quanto ho imparato da Aaron in questi mesi: mandiamo le armi ad un esercito con forte presenza nazista e del tutto corrotto e il popolo ucraino non vuole at the end of the day questa guerra. I „corporate media“ filtrano queste cose che sanno, „perché quelle informazioni scombussolavano l’idea che ci si era fatta“ (Peguy in riferimento all’attentato del 1905: il fazzoletto, 224). Ma anche se la narrazione degli eventi di Katie Halper, Aaron Maté, Lindsey Snell… fosse non del tutto vera, se avessimo davvero qualcosa, meglio „Qualcuno“ in comune, come il re e il contadino feudale, non prenderemmo scandalo da ciò, ma visto che ciò che ci unisce è così astratto allora una differenza di narrazione mette una pietra tombale anche su un’amicizia, non ci si interessa più a ciò che dice un amico, se questo per l’appunto usa una narrazione che non mi corrisponde.

Non so se esista nella mia vita una „conoscenza madre“ (239) come quella di cui parla Peguy, la conoscenza e coscienza della sconfitta francese nella guerra contro i tedeschi del 1871, forse la mia presa di coscienza del „caso Moro“ (Sciascia), ma capisco bene la percezione che aveva sulla possibile aggressione dell’egemonia tedesca, solo che gli attori sono cambiati: la grande egemonia di cui io vedo la presenza infausta, e la vedo perché sono i miei che la compiono, è quella americana e non primariamente quella russa o cinese. 

Quindi veniamo „rappresentati“ a livello politico e di informazioni da persone che non possono rappresentarci in modo eminente, i primi perché lo fanno solo per un voto e i secondi per un commercio di informazioni che ritengono utili. 

Per chi cerca la verità vale che tutto ciò fa male e se non perde la speranza non è certo per lo spirito della modernità o per quello della trasparenza post moderna, ma per quel poco che è rimasto di genialità che spera per tutti. Per quel poco di lavoro onesto che si è concretizzato in questi mesi, in questo diario…


Padre nostro…


(Červar, il 5.8.22) Anche un genio come Peguy afferma cose che non sono vere. Non è vero, per esempio, che solamente la cultura ebraica, quella ellenica, quella cristiana e quella francese ci hanno salvato dalla barbarie (cfr. Il fazzoletto, nota 43, pagina 233), questa affermazione vale certamente per tutte le grandi culture, come quella islamica o quella buddista o quella cinese… E sebbene sia vero che non si possa identificare la guerra con l’odio e la pace con l’amore, non è vero che oggi si possa ancora pensare alla guerra come ad una possibilità, se si tiene conto del pericolo delle armi usate o che potrebbero essere usate - ho letto da qualche parte che la Cina per esempio non le userebbe, perché sono contro le sue attività economiche, ma questa è un’idiozia, di chi pensa che l’uomo agisca sempre e solo in modo „razionale!“  La guerra è una realtà, una realtà antica che non dipende da ciò che penso (in questo ha ragione Peguy), ma oggi fa parte dell’imperativo categorico che nasce da un’ontologia dell’essere come donazione gratuita dell’amore, dire no alla guerra, gridare questo no, come il caso serio e non come un divertimento di pensieri (cfr. Il fazzoletto, 233- 236). Geniale rimane l’affermazione di Peguy, che „non possiamo scegliere al di fuori dei sistemi dati“ (ibidem, 234) - i „sistemi dati“, quello democratico e quello autocratico, per semplificare, sono appunto dati e possono essere solamente affermati con una „teoria pratica del poliedro“ (Methol-Ferrè, Bergoglio) e non sono mai puri, non vi è in alcuna parte del mondo in cui il sistema democratico sia solo democratico e quello autocratico sia solo autocratico ed io posso identificarmi, nella sua purezza, con un certo sistema invece che l’altro, ma nella realtà devo tenere conto di entrambi come „dati“ nella loro non purezza. Chi non lo fa è un retore, non un filosofo! Del tutto d’accordo sono con la critica di Peguy alla frase: „Niente fa male“: „Non ho mai sentito, non conosco una formula tanto mostruosa di egoismo soddisfatto“ (Peguy, 231) e questo vale anche nel caso di un’ontologia dell’essere donato come amore ed anche nel caso di una teologia della grazia e della provvidenza: grazia e provvidenza non sono magie. „Gratia perficit naturam, non tollit“ e la „perfezione della grazia“ l’ha formulata bene il Papa attuale: il falso ottimismo deve essere superato in nome della speranza e non di una certezza che „niente fa male“ (cfr. per questa formula „niente fa male“, Il fazzoletto, 230-233). 

Infine ho un bisogno di „rivoluzione“ nel senso spiegato da Peguy, non ne la modalità del superamento del contrario, ma della donazione del nuovo, del totalmente nuovo (cfr. Il fazzoletto, 228-230): „Una rivoluzione è essenzialmente dell’ordine del reale, e insieme e inseparabilmente dell’ordine del nuovo. Vale a dire che essa è dell’ordine della giovinezza, addirittura dell’infanzia, e di ciò che vi è di più raro e di più prezioso quando si ha la fortuna di poterne trovare in questo mondo moderno: la freschezza“ (Peguy, 1905, ibidem 230). Noi uomini nella nostra società trasparente e pornografica ne abbiamo bisogno, della freschezza dell’infanzia, come si ha bisogno dell’aria per respirare, perché essa, la società trasparente, offre solo una pseudo forma di freschezza e di svelamento del mistero. I veli cadono tutti come esposizione ginnica, non come spirito. Incipit vita nova! 


Padre nostro…


(Pomeriggio/notte, dopo la gita a mille metri di altezza, 3.8.22) Peguy ci aiuta a comprendere la nostra ora storica come nessun altro e con la sua differenza tra tirannie dure e tirannie molli (Il fazzoletto di Véronique, 188-195) coglie, come nessun altro, la pseudo democraticità del suo tempo ed anche del nostro. Parto da un esempio settoriale (i verdi tedeschi) e poi mi allargo a due eventi globali (la pandemia, la guerra). 

I verdi tedeschi sono politici nel senso di Peguy: inventano un presunto punto di svolta della storia (la guerra in Ucraina), per chiederci di non considerare più la storia dal punto di vista morale (la pace come imperativo categorico, che fa parte della loro identità), ma da quello politico (la difesa dell’Ucraina o di Twain con le armi come imperativo politico). Ovviamente le considerazioni politiche hanno una loro legittimità, come ci ha spiegato Balthasar nella sua interpretazione di Isaia, ma non possono essere per il cristiano un criterio ultimo, che è sempre politico e morale (o profetico). 


Peguy ci spiega che le due forme di tirannia hanno vantaggi e svantaggi e che quest’ultimi hanno il sopravvento. Il vantaggio della tirannia dura è la stabilità, quello della molle è la possibilità che esploda un desiderio di libertà. Lo svantaggio è che sono entrambe tirannie. Nella pseudo democraticità entrambe le due forme di tirannie si mischiano, cancellando i vantaggi. La tirannia dura è quella dei governi che in nome della democrazia fanno guerre tremende, quella molle è la massa populista, che si esprime come „egoismo collettivo“. Nei due grandi avvenimenti globali, la pandemia e la guerra in Ucraina, la prima forma di tirannia si esprime come dittatura sanitaria o se volete con elementi tirannici sanitari), che non permette alcuna altra interpretazione se non quella che si ritiene „scientifica“ o „politicamente corretta“, la seconda forma di tirannia considera tutte le misure di protezione contro la pandemia come autoritarie, mentre alcune sono semplicemente espressione del buon senso. Sono un semplice „arrendersi ai fatti“ (Il fazzoletto, 75 sg.). All’inizio della pandemia mi era del tutto chiaro che ci si doveva arrendere al fatto che il virus provocava una mortalità ben più alta di un’influenza e che quindi i vaccini erano necessari, come necessario era trovare un atteggiamento interiore che Pascal e Peguy formulano nel senso di una „preghiera per chiedere a Dio il buon uso della malattia“ (Il fazzoletto, 77). 

Ora nella guerra in Ucraina, la tirannia dura è quella che esprimono per esempio i verdi tedeschi e che ho spiegato sopra, quella molle si esprime nel diverso atteggiamento di considerare i profughi (quelli di serie A (ucraini) e quelli di serie B (siriani)) oppure nella logica di Cappuccetto rosso, per cui solo Putin è il cattivo o solo Biden, etc…


VSSvpM! 


(Cervera, 4.8.22 - il curato di Ars) Rimando a quello che ho scritto ieri pomeriggio/notte sulle tirannie dure e molli per comprendere l’importanza di Peguy per il mio modo di pensare a riguardo della pandemia e della guerra. Ogg vorrei approfondire il fatto che Peguy mi aiuta, come nessun altro, a comprendere ciò che accade nella mia vita, anche come struttura filosofica ultima di questo diario. Dovendo curare dei „quaderni“ Peguy deve fare delle scelte, perché la realtà è infinitamente più grande di quello che comprendiamo noi. Un diario non può che accontentarsi di „frammenti“, di „dettagli“ e non può essere scritto in forza del metodo discorsivo, ma di quello intuitivo (cfr. Il fazzoletto, 208 sg.). L’importanza che ho dato a „useful idiots“ (Katie Halper, Aaron Maté) per comprendere la guerra in Ucraina non mi aveva tolto la coscienza che mi fidavo di un dettaglio, in forza di un’intuizione: i due giornalisti, americana e canadese, mi sembrano autentici, non infallibili, ma autentici. Quando mi sono state inviate delle fonti, basate sul metodo discorsivo, che affermavano che Putin era solo un pazzo e che l’Occidente non aveva fatto altro che agire secondo i patti, mi era chiaro, intuitivamente, non discorsivamente, che quelle fonti, pur dicendo forse anche qualcosa di vero, non erano utili per un diario dell’autenticità. Nessuno può leggere tutto e nessuno può in modo infinito e discorsivo ricomporre la storia senza lasciarsi guidare da una scelta e da un amore del tutto nel frammento, non del tutto nel discorso. Definitivamente non sono Dio e non posso percepire l’intero indefinitamente! 

Non mi aiutano neppure le persone che riconducono gli avvenimenti a „schemi“, cosa ben diversa della „logica della scelta“  -  quello che dice Aaron Maté viene ricondotto da alcuni ad uno schema: se parla di „proxy war“ allora sarebbe uno che, per lo meno senza coscienza, dipenderebbe dal mito di Mosca come città che simboleggerebbe il bene. La riconduzione allo schema è però il contrario della libertà di pensiero. 


La collera che prova Peguy per la modernità deve essere presa sul serio, come Agamennone avrebbe dovuto prendere sul serio la collera di Achille. Peguy spera per tutti, anche per i moderni, eppure sottolinea di più la „critica del moderno“ che la sua „legittimità“ e la sottolinea di più non nel senso di un „giudizio“, ma per l’appunto di una collera che nasce quando l’uomo si comporta come Dio e non come uomo, quando si muove non solo in errori di prospettiva, ma in una vera e propria contraddizione, quella di negare il movimento ultimo del reale, che è quello della finitizzazione (Ferdinand Ulrich). O espresso teologicamente quello di un atteggiamento di confessione, non solo del proprio peccato, ma anche del proprio limite. Non solo le affermazioni storiche, ma anche quelle scientifiche, pur nel loro momento di verità, non sono „assolute“, come pensano i moderni - non è assolutamente vero che ci si deve vaccinare. Il senso necessario dell’essere non è mai equivalente ad un’affermazione scientifica (scientismo) o storica (storicismo): l’unico senso necessario dell’essere è l’amore e l’amore si manifesta in o presuppone un dettaglio, non l’intero: solo nel frammento può essere compreso il tutto, che è la donazione dell’essere come amore gratuito.


Padre nostro...


(Červar, il 3.8.22) Come ci fa comprendere Peguy il „radicalismo“ non è un atteggiamento proprio né al socialismo né al cattolicesimo; per quanto riguarda quest’ultimo il cristiano riconosce l’autorità come data anche a Pilato, che non farà nulla per salvare Gesù. Tellkamp nel suo ultimo romanzo dice una frase di grande aiuto: non si nasce opponenti, ma lo si diventa. Vi è stato un tempo (era Bush) quando i teocon erano al potere - Trump non è un teocon e viene criticato da quest’ultimi - ora, come al tempo di Obama, è al potere l’amministrazione democratica che rappresenta se stessa e non il popolo che avrebbe bisogno di lei, forse con l’eccezione di B.Sanders. In Italia abbiamo un rispecchiamento della situazione americana con una sinistra del PD che non è sinistra. E una Meloni che non sappiamo come sarà - certamente non è la porta di entrata nel „fascismo“ come giustamente sottolineano sia Cacciari che Ernesto Galli della Loggia. Il potere verde-rosso tedesco non è a sua volta di sinistra, per gli argomenti spiegati chiaramente da Sahra Wagenknecht. Tutti questi temi possono essere trattati in modo populista o in modo „interiore“ (Peguy) cioè democratico e ridurre l’esercizio democratico solamente alle votazioni significa ignorare il fatto che il partito più grande sono le persone che non si sentono rappresentati dalle élite politiche. Questa riduzione non ha nulla a che fare con la democrazia, ma semplicemente ritiene come assoluto un sistema di élite politiche che rappresentano i loro interessi e non il popolo. Su questo punto Trump è più onesto di Biden. La domanda interiore che mi pongo è se l’esigenza ad un’opposizione al sistema pseudo democratico e pseudo liberale non sia l’esigenza di un discorso democratico e non populismo - insomma un’esigenza della verità e non del radicalismo. 


Padre nostro...



Materada, Istria 

(Červar, il 2.8.22) Suppongo, non per diminuire l’intensità di ciò che affermo, ma per conoscenze inferiori a quelli di Massimo Cacciari,  che egli abbia ragione a lamentare la scomparsa della sinistra in Italia e che abbiano ragione i due giornalisti irlandesi, Mike Wallace e Claire Daly,  intervistati da Katie Halper e Aaron Maté, ad affermare che non esiste una reale sinistra negli USA. E per quanto riguarda la Germania, pur detraendo da ciò alcuni alcuni elementi „populisti“ (non „popolari“), ha ragione Sahra Wagenknecht nel dire che le persone che dovrebbero interessare alla sinistra sono di fatto senza una vera „rappresentazione politica“ - e la mancanza di quest’ultima viene criticata anche dal filosofo italiano veneziano. Chi rappresenta oggi gli interessi delle persone che lavorano in un supermercato, che puliscono le strade, raccolgono i rifiuti, lavorano come infermiere in una clinica, i disoccupati o coloro che pur avendo titoli accademici non trovano un lavoro e una paga dignitosi nel proprio paese? Etc. 


Oggi ho meditato il capitolo „Laico, ma non laicista“ nell’opera antologica che raccoglie pagine dei „Cahiers“ di Charles Peguy, in „Il fazzoletto di Veronique“, Lugano-Siena, 2020, 173 fg. Vorrei annotare che cosa credo che debba essere urgentemente ereditato del pensiero di Peguy nella sua fase socialista: in primo luogo il pensiero della libertà. Peguy si sente „anarchico e libertario“, e quindi non può non sentire come sospetto ogni forma di „tradizionalismo autoritario“. Non si devono sostituire catechismi con altri catechismi, dogmatismi con altri dogmatismi. Esempio sono d’accordo a criticare gli USA nelle loro incursioni nell’aerea spaziale cinese - cfr. Tweet del giornalista palestinese  Ali Abunimah (solo come esempio), e sono d’accordo con lui con certe critiche di Israele, nella recente occasione in cui militari hanno ucciso una giornalista americana), il che non vuol dire che io non possa leggere con grande interesse una scrittrice israeliana come Ayelet Gundar-Goshen. Insomma per essere libero devo poter far entrambe le cose: prendere sul serio un giornalista palestinese e una scrittrice israeliana. Sono anche d’accordo che la redazione di „useful idiots“ non si lasci dettare i suoi temi dall’agenda cattolica, anche se le affermazioni sulle armi nucleari del Papa o il suo viaggio in Canada dovrebbero essere d’interesse anche per socialisti, se fossero liberi come lo è Peguy. Ed ovviamente anche il Papa può essere criticato come lo fa intelligentemente Domenico Quirico, nella seguente frase che ho trovato nella bacheca di Massimo Borghesi:  

La fine rivoluzionaria di questa guerra criminale avverrà quando i combattenti si ribelleranno, insieme, alla sofferenza. Sono loro che 

gettando contemporaneamente i fucili possono rompere il cerchio dei pregiudizi, degli interessi, dei simboli vani, delle bugie. Sono loro che rifiutando di combattere spazzeranno, con il soffio del loro possente respiro di vittime, di sacrificati, il cerchio degli interessi che a Mosca e a Kiev non sono i loro.Papa Francesco, come il suo predecessore che, durante la Prima guerra mondiale invocò invano re e presidenti perché fermassero l’inutile 

strage, sbaglia i destinatari dei vibranti, sempre più sconsolati, appelli alla pace. Non sono Putin e Zelensky, o Biden, che possono spezzare il 

cappio della guerra. Gli uomini di buona volontà a cui deve rivolgersi, scavalcando, ignorando i capi, sono gli uomini disperati, sporchi, 

esausti, straziati delle trincee. Il popolo della guerra.Dopo mesi di sofferenza, 

di avversione alimentata tra loro, ora ucraini e russi hanno una cosa in comune: la sofferenza. Ora non credono 

più a quello che è accaduto, sanno che ancora una volta 

tutto è avvenuto per un errore di calcolo criminale. Tutti poi hanno giocato una parte, aggressori e aggrediti, guerrieri e pacieri.

La guerra è cominciata torbida con il sentimento della sua inutilità. Solo l’odio e la violenza riescono a crearvi una atmosfera. Questa guerra è la più autentica propaganda contro la guerra, nessuna ideologia sta in piedi salvo la difesa degli ucraini.


Secondo l’interesse che i cristiani con la loro „opzioni preferenziale per i poveri“ dovrebbero avere è quello descritto sopra per le persone che fanno lavori umili e dignitosi, manuali o intellettuali che siano: l’opzione culturale del cristiano è „semplice“, come è semplice l’atto di donazione dell’essere come amore gratuito che la guida. 


Terzo: la differenza tra autorità di comando o governo e quella di competenza. Una critica socialista al cristianesimo ed in modo particolare al cattolicesimo ha senso per Peguy se esprime „un movimento di profonda vita interiore“, una profonda dimensione popolare e di solidarietà con i poveri (Peguy parla di „solidarietà socialista) - certo può essere interessante anche una critica all’autorità di governo della Chiesa, ma non se viene solo sostituita da un’autorità di governo del solo-Stato. Peguy ha un’allergia per ogni forma di dominazione e non vuole sostituire la dominazione cattolica con una statale e sa che nuove forme di schiavitù non sono migliori necessariamente di quelle antiche. Anche le mie critiche alla carenza di governo di CL non sono certo quelle più profonde. 


Quarto: La questione delle elezioni democratiche non può essere ridotta alla sola scelta tra destra e sinistra, perché a livello di governo le due opzioni, hanno certamente altre accentuazioni politiche, ma la Meloni non è necessariamente peggio di Letta, come Biden non è necessariamente meglio di Trump…


Infine per quanto riguarda i riti, funerale o matrimonio che siano, Peguy desidera solamente una „manifestazione dei semplici sentimenti affettuosi“ e ci invita alla semplicità. Per quanto riguarda i genitori, direi che quest’ultimi non devono immischiarsi nelle forme rituali dei loro figli, neppure esprimendo il loro desiderio di un matrimonio cattolico…


Padre nostro…


(Červar, 1.8.2022; 70.esimo compleanno di Lucio Brunelli


Oggi Lucio compie 70 anni. Quando uscì il suo libro sul Papa lo lessi già nello stato di „bozze“ ed ogni mattina gli scrissi una E-mail per commentare questo testo che testimonia l’amicizia sua con il Papa. Ci siamo incontrati solo un paio di volte, ma la sua presenza arricchisce la mia vita. È un uomo molto attento alle persone con cui ha lavorato come collega (RAI 2) o come responsabile (TV 2000) ed ha compreso l’importanza del magistero ordinario di Papa Francesco; mi ha anche sempre colpito il suo amore per colleghi ed amici di CL, con cui politicamente o nel giudizio sul papa non si è trovato sulla stessa sponda, ma con cui non ha smesso mai il dialogo. Per la sua bontà mi ricorda molto Ulrich, un uomo più attento all’ascolto che a mettersi in mostra. Che Dio benedica Lucio e la sua famiglia.


Ricapitoliamo, in questa ora della storia, l’insegnamento di von Balthasar su Isaia (cfr. Gloria, III,2/1, Einsiedeln 1967, 228-236): la figura del servo di Jhwh può essere integrata nell’intero che porta il nome di Isaia. Che cosa ci insegna il profeta a livello di „teologia della politica?“ L’anticipazione profetica dell’agnello di Dio che verrà macellato, pur non avendo macellato nessuno (cfr. il mio saggio sulla guerra in Irak nella Communio americana del 2004), è già la figura muta di un agnello, che non commette alcun atto di resistenza, se non quella resistenza teologica che significa fidarsi di Dio che interviene nella storia, nella figura concreta di un profeta, a cui si deve obbedire, senza cadere nel „fondamentalismo“ di un’obbedienza „ceca e meccanica“. Israele si muove tra potenze assire, babilonesi e poi romane, infinitamente più grandi di lui, e non può fidarsi né di un’idea antica e pan-sacrale di „guerra di Dio“ (cioè nel nome di Dio) né nelle proprie capacità guerriere o strategiche. Anche oggi abbiamo una figura profetica, papa Francesco, che ci insegna a comprendere ciò che accade in Ucraina senza gli occhiali favolosi di Cappuccetto rosso. La Santa Sede non ha alcun peso, politicamente, per contrastare gli USA, la Russia, la Cina… Il Papa si fida dell’agnello immolato e della sua logica d’amore. Sarebbe del tutto demente se pensasse di potere far ragionare „politicamente“ le potenze dei nostri tempi, a cui non interessa nulla cosa pensa questo „profeta concreto“. Non si può, in nome di Isaia o del cristianesimo, propagare una qualsiasi forma di resistenza politica e le riflessioni politiche sono interessanti se permettono, attraverso la loro „narrazione laica“ degli eventi, di far vedere vie concrete per una risoluzione diplomatica della guerra, delle guerre. Queste narrazioni sono legittime e permettono di evitare il pericolo fondamentalista di una obbedienza ceca e meccanica al profeta. Il cristiano è colui che con Isaia, nella traduzione di Buber, non accelera il corso degli eventi „politicamente“, tanto meno con difese unilaterali di coloro che si combattano - è interessante che una soluzione per la dipartita della nave con il grano (cosa che davvero necessita un’accelerazione) venga da Erdogan e non dal Papa, anche se quest’ultimo certamente è d’accordo che la nave lasci il porto di Odessa. Etc. 


Oggi gita stupenda sul monte più alto dell’Istria (il monte maggiore, Voiak) - impressioni fotografiche si possono vedere nella mia bacheca in Facebook. 


Padre nostro…Ave Maria...


 

(Červar, il 31.7.2022; sant'Ignazio) Stiamo facendo delle belle gite nelle ferie istriane di quest'anno - nella mia bacheca in Facebook vi è una testimonianza fotografica di esse. 


Il "piccolo gruppo di fedeli", il piccolo resto di cui parla Isaia (cfr. Balthasar, Gloria, III,2/1, 233) non è un élite, si distingue da una „grande massa“, ma esso esiste per il popolo di Israele e non contro di esso. E quello che gli viene chiesto e quello che tutti potrebbero fare ed essere, quello che potrebbero seguire i capi, ed anche tutto il popolo; filosoficamente si chiama: „finitizzazione dell’essere“, cioè difesa del povero ed umiltà (sentirsi piccoli al cospetto di Dio), nella piccola via del quotidiano e il non girare le parole (distorcere): peccato è peccato, ingiustizia è ingiustizia…desiderio è desiderio…


Un soldato, in uno dei romanzi della Gundar-Goshen, uccide una mamma con il suo baby, pensando che fosse un terrorista con un sacco di dinamite. Ed impazzisce. Questo è la guerra, anche questo - è terribile. Cosa politici pensino della situazione attuale, cioè le loro analisi, non mi interessa quasi per nulla: mi interessa solamente se possono fermare o contribuire a fermare questo orrore. Tutto il resto è uguale.


Nello stesso romanzo la scrittrice israeliana descrive la masturbazione di una donna - questo atto ha più a che fare con il desiderio di un momento di felicità in una tensione insopportabile che con oscenità o attaccamento insano ai desideri terreni.


Padre nostro…


 





Spadici, Istria 


(Červar, il 30.7.22) Nelle letture di questi giorni (canone romano) del profeta Geremia viene sottolineata la missione diretta di Geremia, che non concorda con i desiderata dei profeti e dei sacerdoti di professione, ma la solitudine di Geremia non è la sola forma di sequela radicale; Isaia segue in modo radicale Dio con la sua famiglia e Balthasar con ragione dice: „ogni possibile esistenza umana può essere usata per la rivelazione“ (cfr. Gloria, III,2/1, edizione tedesca, 232; questa libertà è quella che sottolinea anche Lucio nel suo breve articolo: „una „santa libertà“ che fa bene alla Chiesa, una santa libertà che vive del mistero della gratuità dell’amore, che è Dio in sé e nel suo dono dell’essere al mondo) del Dio sempre più grande, che non può essere anticipato con le nostre associazioni di pensiero, anche con le nostre associazioni cattoliche. Anzi è possibile che nelle associazioni divine „sincretiche“ che faceva una santa come la Caterina indigena-canadese (Kateri Tekakwitha = Caterina che va a sbattere contro le cose) , morta giovane come la piccola Teresa, ci fosse più disponibilità al „sempre-più-grande“ che è Dio, di quanto ci sia nei nostri pensieri „tradizionalisti“.  


Padre nostro…


(Santa Marta, il 29.7.22) - In Osea, per la prima volta nella storia del mondo, Dio viene associato con la parola „amore“, e in Isaia, il grandissimo profeta dell’AT, per la prima volta, viene usata la parola „io“ (cfr. Balthasar, Gloria, III,2/1, 230, nota 5, con rinvio a von Rad), ma questo io è totalmente solidale con il popolo peccatore, e lo è al cospetto di un Dio meglio in un Dio, che è „sovra-sublime“ e lo è nel suo essere pace e fuoco assoluto. In un certo senso non vi è un posto accanto a Dio, noi siamo in un non-posto (siamo sospesi nel nulla dell’amore gratuito), che ha la valenza dell’assoluta gratuità e che può chiedere da noi, di essere liberi anche al cospetto di profeti, di sacerdoti, di fraternità religiose, etc. In questa libertà nasce la nostra „missione“ (Sendung) che non è mai quella di una élite. Colui a cui Dio chiede: „chi devo mandare? Chi sarà il nostro (!) messaggero?“ e a cui Isaia risponde: „Sono qui; manda me“, vuole una nostra purificazione (Is 6,7), una purificazione del peccato, ma la meta, il senso è la solidarietà con il popolo peccatore, non una purezza e moralità elitaria… che non sono possibili all’uomo. Quello che dobbiamo evitare è di diventare „corrotti“ (Papa Francesco), dobbiamo evitare di  muoverci nella confusione assoluta o nella contraddizione assoluta (Ulrich). Dobbiamo nella modalità della gratuità dell’amore rimanere fedeli a Dio che è amore e che non è una proiezione dei nostri desideri (Feuerbach, Marx). Quando Teresa di Lisieux scrive (stamattina ho ritrovato questa frase in una cartolina che mi aveva scritto Ulrich con la sua grafia): „Nella notte di questa vita c’é solo una cosa da fare: amare Gesù“, la carmelitana francese esprime con tutta semplicità l’unica cosa necessaria. Gesù non è una nostra costruzione, ma è rivelazione di quell’assoluto amore gratuito di cui dobbiamo dare testimonianza, come sta facendo il Papa in Canada: non dobbiamo fuggire in un luogo tranquillo, ma rimanere nel luogo-fuoco della gratuità dell’amore divino, anche al cospetto dei nostri peccati (Santa Messa presso il santuario di Santa Anne de Beaupré, 28.7.22) e non riducendo la missione dell’io ai „bisogni e ai diritti degli individui, trascurando spesso i doveri nei riguardi dei più deboli e fragili: poveri, migranti, anziani, ammalati e nascituri“ (Incontro con le autorità civili, con i rappresentanti delle popolazioni indigene e con il corpo diplomatico, Québec, 27.7.22) - per questa percezione dei „doveri“ si devono lasciare quelle che il Papa chiama „colonizzazioni ideologiche“ del pensiero unico delle élite, che non hanno appunto né solidarietà con il popolo, né senso della presenza di Dio nel suo „oggi“! 


Padre nostro…


(Červar, il 27.7.22) Il tema di questa meditazione è il disabituarsi allo spirito della prostituzione e il riabituarsi a Dio (amore assoluto), attraverso il nulla dell’amore gratuito (cfr. Balthasar, Gloria, III,2/1, 226), anche se forse non si capiranno subito i passi che intraprendo in essa. Comincio con la citazione di una frase dal romanzo di Ayelet Gundar-Goshen, „Una notte, Markowitz“, Berlino 2013-2015, 31: „(Un ebreo arrivato dalla Polonia nell’Israele ancora da fondare, che diventerà il vice capo della Irgun) passeggiava nella via principale, e tutto era senza Dio. Purificato da Dio, imbrattato dalla realtà. Una pagnotta di pane era solo una pagnotta di pane. Un bicchiere di vino non conteneva neppure una goccia di presenza divina. Il mondo stava davanti a lui così come era, spogliato da tutti gli angeli, intirizzito dal freddo, senza la promessa di un mondo futuro, con la quale ci si sarebbe potuto coprire. Nella prima notte passata nella grande città il vice capo della Irgun aveva desiderato Dio con tutta la sua anima“. In questa frase l’essere non è dono di amore gratuito e non vi è quindi alcuna „sovraessenzialità“ (Ferdinand Ulrich) del dono: le cose (pane, vino) sono „essenze“ chiuse in se stesse e per questo non vi è alcun „sovra“. Il passaggio a cui Osea vuole educare la sua prostituta, cioè al disabituarsi dallo spirito della prostituzione, per arrivare a quella che Balthasar chiama „l’amore sovra-sessuale divino“ non è possibile. Il cammino della sovraessenzialità è un’esperienza del deserto e se capisco bene le pagine di Balthasar su Osea la meta del riabituarsi a Dio, non è un cammino trionfale, ma passa attraverso il nulla biblico (il deserto), che Ulrich esprime filosoficamente come „il nulla dell’amore gratuito“: non si passa trionfalmente dal giudizio che rivela la nostra vergogna all’elezione amorosa, ma bisogna prendere sul serio il nulla, questo „nulla“, che è un’altra parola dell’essere (Ulrich). Si deve ritornare indietro, per essere fecondi, fino al primerear (Bergoglio) dell’amore gratuito, prima ancora del tempo patriarcale, in cui Giacobbe arriva alla primogenitura con un inganno e lottando con Dio. Dobbiamo decentrarci da tutto ciò che non è questo primerear e disabituarci da ogni forma di prostituzione, anche da quella che ha la modalità della „mondanità spirituale“ (Henri de Lubac), che provoca l’ira di Dio, che non si esplica perché per l’appunto lui è Dio, e non Achille. Con questo atto di obbedienza („voglio amore, non sacrifici“, Osea 6,6) dell’amore gratuito si riapre il percorso di fecondità, non come mistero mitico, ma come cammino di un amore indifeso che si mette - follia agli occhi del mondo - alla sequela di una prostituta; ed in vero oggi siamo tutti sommersi da questo spirito di prostituzione che baratta la gloria dell’amore gratuito con forme di pseudo amore e pseudo potere. In tutto (Osea) ciò Balthasar vede un cammino che porta alla sequela dell’amore verginale e sovra sessuale, ma sa anche che il cammino matrimoniale è un percorso per disabituarsi alla prostituzione. Io non credo che sia necessario per prendere sul serio questo cammino essere bigotti: la vagina umida di una donna, l’indurirsi del membro di un uomo non sono peccato (brama avida ed egoista), ma simboli di fecondità del piacere buona (il corpo lo ha fatto cosi Dio, non il diavolio), come i figli sono simboli massimi della fecondità matrimoniale. Dalla prostituzione non ci salva l’essere bigotti, ma una reale disponibilità alla gratuità dell’amore fino al lasciar andare i figli nel loro cammino di libertà, fino alla perdita di potenza e di „umidità“, se quest’ultima vuole porsi contro il cammino nel deserto, invece di essere una fonte nel deserto donata da Dio. Infine direi che disponibilità all’amore gratuito è priorità della persona concreta che ci è stata donata, sulle nostre idee e fantasie (tenendo con umiltà conto del fatto che non possiamo essere del tutto puri e che la sovra-accentuazione della purezza sessuale viene spesso pagata con compensazioni in altri ambiti). 


Padre nostro…


(Sant’Anna, 26.7.22) Ieri era la festa di san Giacomo, fratello di Giovanni, discepolo del Signore. Oggi di sant’Anna e suo marito Joachim, genitori di Maria, che qui a Cervera per tanti anni era stata festeggiata in modo popolare e con un torneo di bocce, i cui premi erano finanziati da mio papà, in onore del suo, ma oggi tutto si è perso nell’individualismo della nostra epoca, che ha raggiunto anche questo paesino istriano. 

Ieri abbiamo fatto una lunga passeggiata in un bosco al sud di Orsera e al nord del canale di Leme, una passeggiata quasi del tutto all’ombra, in un bosco dicevo, che era una versione istriana di Narnia; verso la fine Konstanze ha visto addirittura, per un attimo, un cervo adulto,  che l’ha guardata. I un bosco del sud, adriatico, mediterraneo, quindi anche molto secco, ma gli alberi erano talvolta imponenti come in un bosco tedesco. Abbiamo passato bellissime ore in un’atmosfera del sud, con temperature superiore ai trenta gradi, e mangiando in un ristorante (in Klošter), cozze nere con un brodo istriano ed io, per questa volta, la prima in questa stagione, cevapcici. 


Della meditazione di ieri su Amos vorrei aggiungere ancora una cosa: Amos non è un profeta „professionista“ (se mi ricordo bene è un pastore di capre), ma parla perché Dio lo ha chiamato e quindi al di là della tensione tra profezia e sacerdozio ed al di là dei limiti comunicativi in cui lo vogliono costringere i sacerdoti. 


I migliori tra noi cristiani parlano di „carne“ e pensano alla misericordia, cosa tra l’altro senz’altro buona, ma carne è anche vita, che dovrà essere infine vissuta in unità „del vivere e del morire“ (Ferdinand Ulrich), ma è desiderio vitale, non qualcosa di cui si deve chiedere perdono. Ieri sera al bar ho cominciato a leggere l’ultimo romanzo che non avevo ancora letto di Ayelet Gundar-Goshen, „Una notte, Markowitz“, e lei è molto chiara nella dimensione vitale del sesso, in cui il membro maschile si indurisce e quello femminile si inumidisce…


Gianni Valente mette in risalto questa frase ha proposito del viaggio del Papa in Canada: „Sforzarsi di "inculcare Dio" nelle menti degli uomini attraverso strategie di dominio culturale è come voler far scendere Cristo dalla Sua Croce. Per questo motivo Papa Francesco chiede perdono ai popoli nativi del Canada“. Chiede scusa come punto di partenza, non di arrivo, nel percorso di riconciliazione, in cui ancora una volta in scuole cristiane, anche se certamente c’è stata anche tanta buona semina, si è abusato di bambini a livello fisico e a livello verbale. Come a Boston, come in Germania, come in tante altri parti del mondo, in un eccesso di sessualismo e di potere, motivato religiosamente, si è incarnato l’operare del diavolo. 

Un blowjob non è in sé un atto osceno, anche se può essere percepito come umiliante, ma non lo è tra due persone che si amano e se entrambe le persone sono d’accordo, mentre farsene fare uno, con motivazioni religiose, è invece un „atto osceno“. La meditazione di oggi mi porta al profeta Osea (cfr. Balthasar, Gloria III, 2/1, 222 sg.). La grande novità è che con questo profeta per la prima volta nella storia di Israele: „il rapporto di Dio con il suo popolo viene chiamato amore“, un amore tenero e passionale e il corpo del profeta preso a servizio per rivelare una verità che è „sovraessenziale“, ed in questo caso „sovra sessuale“ ed infine „sovra mitica“. Gli dei guerrieri dell’Ilias hanno rapporti sessuali con gli uomini che combattano accanto a loro per sostenerli, il Dio di Israele non è presente in questa variante „mitica“, ma ad Osea vengono fatti fare alcuni passi di inclusione del corpo, che sono notevoli: la discussione esegetica sul ruolo della prostituta in Osea è aperto, sia nel senso di una perdita della propria verginità, con uomini che non conosce, a livello cultuale, oppure nel senso di una vera e propria partecipazione oscena della donna a questa prostituzione cultuale. Il profeta deve sposarla e fare con lei bambini. Poi vi è una seconda donna, adultera, con cui il profeta deve avere un rapporto matrimoniale in cui lei rinuncia al sesso adultero e lui a quello matrimoniale con lei. Tutto ciò per spiegare il rapporto del popolo con il suo Dio e in cui il sesso può essere strumento di espressione di un amore umiliato o deve essere sospeso o innalzato ad un livello „vergine“. Qui siamo nel cuore della dottrina degli stati di vita della Chiesa: vi è una verginità che è al servizio dell’amore di Dio, ma vi è anche una sessualità che è al servizio di Dio, che come nel mito di Edipo, ha forme umilianti, anche se, dice H. Brown, citato da Balthasar, nella nota 9, pagina 223, quest’ultimo, pur nelle somiglianze, non è paragonabile con la figura di Osea, che è del tutto al servizio di un Dio d’amore e quindi non è solo tragedia. Non bisogna infine dimenticare che in un certo senso vi è un solo „stato di vita del cristiano“: quello che riconosce la Croce e la discesa di Dio nell’inferno in vista della Risurrezione. 

Stiamo parlando, in questa meditazione, di Osea e non di tutto quello che si potrebbe dire sul sesso, che è anche forza vitale, ma è chiaro che in ambito cristiano non si può perdere di vista la dimensione della Croce e della „discesa“, per esempio nel rapporto tra sposi che non hanno gli stessi bisogni sessuali. In Osea sono i sacerdoti, che compiono azioni oscene cultuali, ad aver quindi la responsabilità prima per la perdita di vista dell’evidenza prima: l’essere è dono gratuito d’amore che include anche la carne. La perdita delle evidenze, anche a livello sessuale, ha a che fare con una sovra accentuazione di potere e di sessualismo dei sacerdoti, e che i laici qui si ribellino, a me sembra cosa del tutto ovvia, ma purtroppo è vero che vi è un servilismo dei laici anche nei confronti del sessualismo e dell’abuso di potere del clero.  Il che non significa che un laico non posso riconoscere la santità di un sacerdote quando la si incontra; cito qui uno dei capi indigeni, Aquila d’oro, che  „intervenendo all’incontro  (con il papa) ha osservato: "È un grande onore accoglierla tra noi. Ha viaggiato molto per essere con noi sulla nostra terra e per camminare con noi sulla via della riconciliazione. Per questo la onoriamo e le porgiamo il nostro più sentito benvenuto. Desideriamo riconoscere con profondo apprezzamento il grande sforzo personale che ha fatto per arrivare nella nostra terra. Speriamo sinceramente che il nostro incontro di questa mattina, e le parole che condivide con noi, otterranno una vera guarigione e una vera speranza per molti"“ (Rai News di oggi, cfr mia bacheca in Facebook).


Padre nostro…


 






Bovec, Slovenia 




 

(Cervera, 21.7.22, sera) Siamo arrivati in Istria e già da Udine, dopo essere usciti dal nostro paradiso narniano, ci ha accompagnato un’atmosfera affumicata, che rendeva bianco tutto il paesaggio. La corte fumogena è arrivata fin qui, ma direttamente al mare, a porto Bussolo, si poteva respirare. In spiaggia, una donna di una lingua slava, parlava di autocrazia e democrazia, ma ovviamente non ho capito il significato delle sue affermazioni. Dal tono non mi sembrava, però molto convinta dei questa dialettica, che occupa le menti di così tanti nel mondo. 


Riccardo Cristiano continua ad attaccare la sinistra-sinistra italiana incapace, sembrerebbe, di superare la mitologia di Mosca, capitale dei buoni; la sinistra-sinistra nord americana, che conosco io, non ha alcuna attrazione per questo mito e non soffre per nulla di anti-americanismo, l’altro capo di accusa di Riccardo alla sinistra-sinistra. Io continuo ad approfondirmi nella sinistra-sinistra nei suoi primi passi, Karl Marx, e sono sorpreso dal fatto che il comunismo di Marx nasce da un’esperienza di sostegno al proletariato e non da un’idea. Peccato che Marx non abbia preso sul serio la sfida dei francesi che legavano cristianesimo e comunismo…l’ateismo di Marx è differenziato, ma è pur sempre ateismo.


L’anziano Priamo, nel terzo canto dell’Ilias, nella sua „comprensione“ di Elena, è molto più autentico di Ettore che spara a zero contro suo fratello Paris, che avrebbe sacrificato tutto, irrazionalmente, per i frutti di Afrodite; con ragion Paris gli risponde che in vero anche lui, Ettore, non rinuncia ai doni di Afrodite; l’anziano Priamo lo sa e per questo è più „misericordioso“. 


Padre nostro…


(Cervera/Porto Bussolo, il 22.7.22) Quest’estate è forte in me il desiderio di tornare alle fonti prime - da Omero, e non all’Odissea, che è stata ripensata filosoficamente nel senso della „dialettica dell’illuminismo“ (come desiderio di ripensare, re-illuminare l’illuminato eroe solitario), da Adorno ed Horkheimer,  ma proprio al primo passo, all’Ilias, scritta due secoli prima delle avventure che riportano Ulisse ad Itaca. Ma ritornare alle fonti prime significa ritornare anche all’AT e in primo luogo a quella che Balthasar chiama „la scala dell’obbedienza“. Se l’idea di fondo dell’Ilias, forse, è quella dell’esposizione del destino umano in avvenimenti più grandi di lui ed ad emozioni che non riesce a controllare (ira, eros), quella dell’AT è quella del „patto“, di un patto tra Uno che è più grande ed uno che è più piccolo, il popolo d’Israele. Il cuore in movimento di Dio dell’AT non lo rende „troppo umano“,  come gli dei dell’Ilias, ma certamente non è un motore immobile filosofico. 

Balthasar ci fa riflettere (Gloria, III, 2, 1) sulla rottura del patto, dovuta al peccato dell’uomo, che ha come conseguenza la maledizione (il popolo eletto rischia di venire rigettato). La definizione ultima del peccato è teologica: mancanza di fede al patto con Dio, non dovuta al diavolo, ma al no di singoli e poi del popolo stesso, che preferisce adorare un vitello d’oro, che un Dio invisibile. Filosoficamente ci poniamo la domanda che nasce dalla questione teologica: come mai l’uomo non corrisponde all’amore gratuito della donazione dell’essere con un atto di altrettanto amore gratuito? Teologicamente Balthasar si esprime così: „l’incomprensibile rifiuto di una risposta di amore ad un amore offerto incomprensibilmente ed eternamente“. Le domande che sorgono in tutto ciò non vengono nascoste da Balthasar ed in modo particolare non viene nascosta la domanda, che io lego alla persona di Schelling: „si trova la gloria di Dio anche nell’ambito della morte? Come sua ira? O Dio è assente in questo ambito? Ma non sarà, se è in qualche modo assente, anche limitato?“. Filosoficamente: la donazione dell’essere non smette di essere tale neppure nell’ambito del male e della morte, se smettesse di esserlo sarebbe una donazione limitata e non radicale. Come gli dei olimpici anche il Dio di Israele è „libero“, libero di farsi mettere in questione e libero nelle sue preferenze , che sono i poveri e quelli senza diritti. È un Dio che è connivente con quelli che sono stanchi ed abbattuti, forse perchè lui stesso è stanco ed abbattuto, di non essere corrisposto nel suo amore. È un Dio che cerca „mediatori“, come il grande Abramo (che ci unisce all’ebraismo ed all’Islam) che è l’obbediente puro, senza alcuna intenzione magica nella sua disponibilità al sacrificio del figlio; l’obbedienza di Mosè è meno pura: lui discute con Dio e così invece che la sola risposta di obbedienza profetica, nasce il dualismo tra profezia (Mosè, colui che ascolta) e sacerdozio (Aronne, colui che parla): il suo cammino obbedienziale è serio e così la sua figura non è solo di colui che non può entrare, per punizione (per un attacco di ira), nella terra promessa, ma anche di colui che in modo vicario soffre, è abbattuto per i peccati di non fedeltà di singoli e del popolo. In fedeltà significa che una persona si aspetta più gioia dai surrogati che da Dio stesso: sappiamo che il cammino verso questa obbedienza feconda non è facile e forse non è neppure possibile senza surrogati, eppure, non possiamo non metterci  in moto in questa scala dell’obbedienza o meglio sperare che Dio stesso lo faccia per incontrarci dove siamo e per portarci dove vuole che siamo, lui che è il nostro „interior intimo meo“. 

Nel NT, con Gesù, vedremo come il mediatore non è un proiezione verso l’alto (astrazione) dei desideri dell’uomo  (Feuerbach, Marx), ma colui che per fedeltà sale sulla Croce e scende fino all’inferno della nostra non fedeltà (che si esprime oggi in guerre e in conseguenze terribili a livello climatico - basta dare un’occhiata alla carta odierna della Nasa sugli incendi nei boschi nel mondo per comprenderlo). La disobbedienza di Eva ed Adamo ha sicuramente carattere sistematico e strutturale, come dice Balthasar, ma secondo me non consiste solo, né soprattuto, nella gioia di mangiarsi la mela, ma di una conoscenza che non si fida più di colui che dona l’essere. 


L’interpretazione di Marx dell’AT è del tutto diversa da quella di Balthasar: il filosofo tedesco vede nel giudaismo il „denaro“ e non il „patto“ come cuore ebraico o come l’anima ebraica dell’AT. L’individuo non sarebbe legato ad una forza estranea a lui nel cielo (Dio), ma a quella forma astratta, al di fuori di lui e di cui è schiavo, che è il denaro (ed in questa critica vi è un momento di verità). Il denaro distrugge la comunione tra gli uomini.

 A differenza dei socialisti francesi, Marx ritiene essere l’imperativo categorico massimo dell’emancipazione (=rivoluzione, anche con le armi) il rifiuto di tutto ciò in cui l’uomo non sia l’essere più alto per l’uomo stesso ed espressamente parla „del superamento della religione come felicità illusoria del popolo, per aver una felicità reale“ (Marx, cfr. Stedman Jones, 188-1899. Il tema è conosciuto…particolarmente interessante mi è sembrato piuttosto il legame tra filosofia e proletariato, la prima offre al secondo le armi spirituali e il secondo alla prima quelle materiali. Quando Balthasar parla di una connivenza di Dio con i poveri ci permette di vedere ciò che è possibile prendere sul serio del marxismo. 


Nel terzo cantico dell’Ilias vi è un motivo emancipatorio molto forte, nella figura di Elena, che non vuole più ricoprire il ruolo che le è dato da Afrodite; non ne esce fuori come vincitrice, perché l’attrazione dell’eros è più forte delle sue parole emancipatrici, ma allo stesso tempo queste parole sono state dette e la loro fecondità deve essere ereditata con tutta serietà, anche nella Chiesa. Quando Elena si accorge che non è un’anziana che ama che le parla, per convincerla ad andare nella camera da letto di Paris, dopo che questo è stato sottratto da Afrodite dalla furia di Menelao, ma la dea, si scatena la sua ira: mi vuoi rendere ancora una volta oggetto di un’elezione del tutto arbitraria?

Nella battaglia tra Menelao e Paris, pensano tutti, anche gli dei, anche Zeus, che il vincitore sia Menelao, ma in vero l’intervento di Afrodite è più efficace di quello di Hera ed Atena (anche se per uno scopo arbitrario), comunque la vera „decisione“ non è quella tra eros e guerra, che sono entrambi motivi „guerrieri“: la grande alternativa è quella tra amicizia e guerra (cfr. IV, 15-16). Ma l’amicizia è davvero „sola gratia“ come intuisce anche Omero nell’assemblea degli dei olimpici ai versi appena citati: „Vogliamo considerare - dice Zeus - cosa deve accadere con queste cose: eccitare nuovamente la guerra terribile… o formare amicizia tra i due contendenti“. 


Padre nostro…


(Cervera, il 23.7.22) Oggi abbiamo fatto una gita a Brest (Istria), dove ero stato con Drago, il marito di Adriana, morto per Covid improvvisamente qualche mese addietro, quando avevo 12 anni. Non avevamo una carta con noi, ma abbiamo trovato un bel percorso (vedi foto in Facebook ed Instagram) e siamo arrivati quasi a mille metri di altezza dal livello del mare. 

 

Balthasar (cfr. Gloria, III, 2/1) mi fa riflettere su un momento importante nel rapporto tra profezia-istituzionale ed „ecclesiale!“ (Samuele) e monarchia-istituzionale (Saul): i testi, nello stato redazionale che possiamo leggere oggi nell’AT, hanno un origine complessa. Ma alcuni elementi possono essere tenuti „fermi“, come pietre miliari nel nostro percorso di riflessione sul patto tra Dio e il suo popolo: il profeta ha un’autorità più originaria del re. L’istituzione monarchica è una concessione, dovuta a problemi di politica reale (gestione dell’esercito, difesa nei confronti dei nemici). Il re non necessità di competenze liturgiche e sacrali, ma di obbedienza: la sua obbedienza al profeta. Il rapporto è comunque teso e forse Samuele richiede troppo da un re, che comunque è pio, e Balthasar si chiede se le richieste profetiche di obbedienza, che non tengono conto di reali problemi civili e militari, non siano un’esagerazione. Non bisogna dimenticare che Balthasar non è per nulla un fondamentalista teocratico. Ed anche nel suo „complesso antiromano“, in cui difende il papato, forse anche come dimensione profetica-istituzionale nel nostro tempo, non vuole integrare la chiesa universale nel papato, ma il papa nella Chiesa universale e solo quest’ultima, nella sua sinodalità, può contribuire ad un rapporto di dialogo con i „fratelli e sorelle tutte“. 

Per quanto riguarda l’oggi: Papa Francesco nella sua richiesta profetica di pace non salta le esigenze militari di un paese aggredito, anche se non è disposto a ridurre l’interpretazione del conflitto alla logica di Cappuccetto rosso, o come dicono i miei giornalisti americani: alla logica dell’universo Marvel. Nel mio diario le argomentazioni pro-pace non erano mai di tipo „fondamentalista“: l’unico legittimo re è Dio e visto che Dio è un Dio di pace (annunciato dal suo agente qui sulla terra, il papa), allora bisognerà fare la pace al più presto. Nella mia narrazione ho tenuto semplicemente conto di elementi di riflessione non presenti nei media americani  „corporate“: non si può ignorare il sostenimento logistico e militare da parte degli USA, se si vuole parlare con cognizione di causa, del conflitto in Ucraina. Il termine „proxy war“ non nasce in me né da una nascosta idolatria di Mosca né da anti-americanismo, ma dagli elementi che vedo in gioco nella guerra e dal rifiuto di sacrificare la logica della paca a quella della dialettica guerrafondaia tra „democrazia“ ed „autocrazia“. Sono obbediente a ciò che ci richiede il papa, ma le mie argomentazioni non sono „papolatriche“ e cercano di evitare quella sovra-accentuazione „profetica“ di cui parla anche Balthasar, commentando il rapporto tragico e drammatico tra Samuele e Saul. 


Padre nostro…


(Porto Bussolo, il 24.7.22) 35 anni fa, sulla riva del Neckar ad Heidelberg, vicino al ponte che porta alle facoltà di medicina (Theodor Heuss Brücke) , Konstanze ed io ci siamo scambiati il primo bacio. 


Nel terzo giorno della novena per Sant’Ignazio, vorrei scrivere questa frase, una di quelle che ci ha inviato don Andrea della „Casa Balthasar“: „nemo plus agit quam qui unum agit“. Questo diario è forse quel „unum“ che sto facendo da mesi


Konstanze, mia sorella, mio cognato ed io abbiamo parlato in modo adeguato e amichevole di questioni ereditarie. 


Le pagine sulla „profezia primitiva“ di Balthasar (cfr. Gloria III, 2/1, 214-219) sono molto importanti per riflettere su temi che oggi sono per lo più caduti in dimenticanza. In primo luogo che la profezia ha un valore politico, senza per questo voler essere „teologia politica“, che ha sempre una tendenza teocratica e fondamentalista, mentre la „teologia della politica“ (o politica teologica) profetica ha un carattere „correttivo“ e non assoluto. Secondo: fa parte della profezia, una certa rudezza ed asprezza (cfr. Il papa che parla dell’aborto come omicidio). Questa rudezza non ha a che fare con la psicologia del profeta, ma con la sua visione e la sua missione. Il sacerdote che oggi nel duomo non ha dato la santa comunione ad una ragazza di dodici/tredici anni, perché vestiva dei pantaloncini molto corti, è stato psicologicamente rude, non profeticamente aspro. Terzo: il profeta è un singolo e il valore del „singolo“, dice Balthasar, entra nella storia del mondo con la missione profetica. Questa singolarità è al servizio della comunione sociale e non contraria ad essa o quasi valore che la sostituisca. 


I primi tentativi di Marx sulla critica della economia politica (1845-1848; cfr. Stedman Jones, 210-22) contengono alcuni elementi che devono essere presi davvero sul serio, anche se secondo me la „dottrina sociale cattolica“ offre, oggi, una difesa dei poveri molto più realistica di quella marxista, proprio perché si basa su una priorità della realtà sull’idea. Da Leone XIII fino a Francesco tutti gli ambiti in cui l’uomo vive un’alienazione da ciò che dovrebbe essere il suo „vero essere“ sono stati presentati con grande forza profetica: a partire dall’alienazione del proletariato, all’alienazione dovuta alla guerra tra le nazioni, alla guerra tra le religioni, a quella dovuta ad una sovra accentuazione della società opulenta e della proprietà privata estesa ad elementi che fanno parte delle necessità comuni degli uomini (acqua…),  fino alla distruzione della casa comune (natura) ed ad un movimento migratorio estraniante. Etc. 

La critica di Marx-Feuerbach che tanto più il lavoratore lavora tanto più si impoverisce, come tanto più l’uomo si dona a Dio, tanto più perdere coscienza di se stesso, deve essere presa sul serio, perché in vero nella nostra società davvero ci troviamo solamente a lavorare, ma non per questo siamo ricchi, sia nel senso che il lavoro non è vissuto come espressione di un bisogno di autenticità, ma come guadagno di soldi per procurarci cose che ci fanno dipendenti da bisogni esterni a noi stessi (il mobile phone più attuale…). E per quanto riguarda la religione è innegabile che vi sia stato e vi sia un modo clericale-ultra tradizionale (questo vale anche per la modalità anti-clericale ultra progressista, che ne è l’altra faccia della stessa medaglia) che ha portato alla perdita di se stessi, cioè dalla propria missione dovuta ad una chiamata del tutto personale.

Comunque per dirla in breve: a me sembra che la questione dell’alienazione dovuta al modo/mondo del solo-lavoro e solo-denaro sia una questione che debba essere pensata fino in fondo, proprio per le conseguenze di „astrazione“ (astrazione da ciò che rende l’uomo uomo: la gratuità dell’amore) che contiene. 

Anche il sistema scolastico, con le sue proprie astrazioni, si serve degli insegnanti, degli scolari ed anche dei genitori e non li vede come i soggetti propri con cui si fa scuola. Ed ognuno dei tre attori pensa di sapere meglio degli altri due quale sia l’essenza del sistema… 

Ovviamente tante critiche marxiste a riguardo del capitalista che arricchisce solo se stesso, a riguardo della concorrenza come elemento solo negativo ed estraniante, a riguardo dell’industrializzazione che crea solo povertà non mi sembra che siano davvero utili per vivere in autenticità, ma sono forzature dovute ad un’esagerata critica dell’economia politica… esagerata perché parte da una conflittualità tra lavoratore e chi offre il lavoro che è un’idea e non una realtà…


Quello che dice Marx sulle presunte voglie immaginarie delle persone che vivono in una grande città, alimentazione e sessualità, devo dire che trovo questo suo pensiero per nulla utile (anzi noioso), se non nell’aspetto che sottolinea Theodor W. Adorno nel numero 50 dei „Minima moralia“ - l’immediatezza della sessualità è permessa dal capitalismo se non impedisce la „mediatezza“ (astrazione) del lavoro. Epicuro è già molto più profondo quando afferma che il sesso fa parte dei desideri naturali, ma non necessari. In vero la mia vera maestra in questi temi è Etty Hillesum (meno cattolica di Marx nella concezione della famiglia), ma molto più realista per comprendere limiti e necessità della sessualità stessa. E poi lo è la mia esperienza…


Padre nostro…


(Červar, il 25.7.22) Anche se l’atmosfera da spiaggia ci fa dimenticare la guerra ad Odessa non solo si spara, ma si ferma anche il convoglio di nutrimento con il grano ed accadano „testimonianze“ da brividi (cfr. Articolo di Farina su Libero oggi). Ed è in questa atmosfera che mi arrivano le parole del profeta Amos (cfr. Balthasar, Gloria III, 2/1) che vanno prese del tutto sul serio. In primo luogo: „Dio è solidale con i più poveri“ (Balthasar, ibidem 220). Secondo: i criteri di azioni di Dio si trovano nel suo cuore e non hanno a che fare con il nostro cuore falsificante. Non dobbiamo mai perdere di vista la singolarità dell’agire di Dio. Terzo: il nemico non sono gli altri, ma siamo noi (nota 6 pagina 221, edizione tedesca), uomini di poca fede e di cattiva volontà. Dio non ha bisogno neppure degli eletti, libera anche gli altri (nota 5, pagina 221). 


Oggi Santa Messa nel duomo di Parenzo nella cappella del Santissimo, piccolissima e in cui non si può respirare (grazie a Dio ci va tanta gente alla Messa quotidiana), mentre la basilica è vuota: che dire? 



(Bovec, il 20/21.7.22) È morto il padre Diego Fares SJ (1955-2022), che mi ha aiutato a comprendere la critica all’accanimento di Papa Francesco. Nella sua „guida alla lettura delle „Lettere alle Chiese del Cile“ di Papa Francesco“ (cfr. Lettere della tribolazione, Milano 2019, 85- 97), il padre gesuita mi ha fatto comprendere anche la nuova pratica e la nuova ermeneutica del Papa (95-97), che è quella di una chiesa in uscita e sinodale che prende sul serio il popolo fedele di Dio: „Né un individuo né un gruppo illuminato possono mai avanzare la pretesa di essere la totalità del popolo di Dio, e tanto meno credersi la voce autentica della sua interpretazione. In questo senso dobbiamo guardarci da quella che mi permetto di chiamare „psicologia da élite“, che può affacciarsi nel nostro modo di affrontare le questioni“ (Papa Francesco)“. Il papa non sta parlando di politica, quindi non sta parlando del popolo tedesco o italiano (anche se pur a questo livello la frase ha un suo senso), ma del popolo di Dio, quel popolo che intuitivamente è profetico e conosce nell’intimo le „beatitudini“: „sanno piangere con gli altri, che cercano la giustizia con fame e sete, che guardano e agiscono con misericordia“, un popolo, di sacerdoti e laici, che sa essere inclusivo, come fa vedere la storia molto bella di Segre, accolto come bambino ebreo da un sacerdote per un anno per essere protetto dalla furia fascista e nazista, raccontata da Lucio Brunelli. 


Marx pone due questioni che mi sembrano decisive: quella della democrazia diretta e la critica dei diritti individuali (cfr. Stedman Jones, 160-168), che certamente è la fonte di quella formulata da Christoph Menke: il prezzo dei diritti individuali è la perdita della forza politica rivoluzionaria e popolare, nel suo „Critica dei diritti“ (Berlino, 2018). Marx mi obbliga a ripensare la mia posizione favorevole e un po’ non-critica a favore della democrazia rappresentativa, che di fatto si riduce spesso ad essere una forma elitaria, con poco senso per i bisogni dei poveri e della classi medie basse. Nel procedere del suo agire e pensare Marx impara a prendere sul serio quello che accade al proletariato, al popolo proletario che diventa per lui un criterio ermeneutico più importante di ciò che pensano le élite intellettuali, anche quelle che sono più vicine al suo modo di pensare. Ed è proprio quello che mi affascina in Aaron Maté...


Nel secondo cantico dell’Ilias gli dei stessi, anche Zeus, con il suo messaggio mandato in sogno, e Athene che partecipa alla guerra, mentre nella sua prima comparsa nel primo cantico aveva fermato l’ira di Achille contro Agamennone, sono molto, „troppo“ umani. I popoli in guerra vengono presentanti con una lunga lista, in cui vengono elencati le navi e le città di provenienza e le caratteristiche principali delle loro guide, anche le loro somiglianza con gli dei: ma di fatto sono tutti in balia di una folle guerra, niente li aiuterà contro questo „triste andare in rovina“: il verso 873 lo dice in riferimento all’oro di una delle guide dei troiani, ma in vero vale per tutti, anche per i greci che in nove anni di guerra hanno perso tantissimi dei loro combattenti, in modo particolare  dei semplici di cui non si sa il nome. E fino al punto in cui poi gli avvenimenti prenderanno la piega che vogliono gli dei, non la „conoscenza“ di Ulisse che pesa come quella di Zeus (636), né il carisma di Agamennone con con gli occhi e il capo simili a quelli di Zeus e il petto simile a quello di Poseidone, etc. (478) aiuteranno il popolo greco a sconfiggere il nemico.  E il grande Achille, di cui si sa che la vita sarà breve, come viene annunciato dall’aggettivo che accompagna il suo nome, è paralizzato dall’ira. 


La donazione dell’essere che ha certamente anche una valenza per le sostanze singole è un atto comunionale, perché chi lo dona è a sua volta ed in modo sovraessenziale ed originario comunione! 


Padre nostro…


(Bovec, 19.7.22) Il giornalista Marx (cfr. Stedman-Jones, 132-151) non fa polemiche inutili, tenendo conto per esempio del contesto cattolico in cui esce la „Rheinische Zeitung“, ed in primo luogo sa che giornalismo significa trattare di temi universali, a partire da un contesto particolare, che è conosciuto fin nel dettaglio di una battaglia per i prezzi cari del legno. Nonostante ciò il giornale sarà infine nel 1843 soppresso, pur con tutti gli accorgimenti di Marx di non irritare la censura. 


Per quanto riguarda il suo apparato filosofico, anche in questa fase giornalistica, esso è molto più preciso di quello che io conosco in giornalisti anche molto buoni attuali, da cui puoi imparare molto nel loro ambito di inchiesta, ma che spesso usano criteri dell’intelletto, per parlare con l’ Hegel della „Fenomenologia“ e non dalla ragione: vedono insomma spesso contrasti (trasparenza versus coerenza: penso ad alcuni articoli di Riccardo Cristiano, ma anche, pur nella differenza, ad uno di sbailò Ciro Sbailò, che è giurista, che ho condiviso ieri nella mia bacheca in Fb) dove invece si dovrebbe muoversi all’interno di una opposizione feconda. Von Hegel Marx eredita un ponte tra logica e realtà, in cui non vi è una priorità dell’essere sul pensiero - questo ovviamente dal punto di vista mio è problematico, visto che io penso con Ulrich, Giussani e Bergoglio che vi sia una priorità dell’essere sul pensiero, ma è comunque un apparato filosofico interessante, senza fare alcuna concessione al pensiero unico, che confonde „essere“ con „potere“. 


Riccardo Cristiano mi ha spiegato che la sua alternativa: trasparenza vs coerenza è un modo per superare la differenza rigida („intellettuale“, Hegel) tra i buoni e i cattivi, insomma sarebbe al servizio del superamento della leggenda di Cappuccetto rosso applicato alla storia; questo è interessante, ma devo dire che al Papa riesce meglio, perché il pontefice parla anche di „corruzione“ e non intende negare la „bonitas“ come motivo ontologico ultimo dell’agire umano: è un atto trascendentale bello, buono e vero quello della donazione dell’essere e nell’uomo è presente come „immagine“. Stiamo parlando insomma del „primerear“ che non può essere negato quasi che sia indifferente chi sia al potere. I giovani giornalisti americani e canadesi di cui ho parlato in questi mesi hanno una „freschezza“ tale, che non possono, anche se non lo motivano in modo ontologico come faccio io, negare il desiderio di bonitas, che non ha nulla a che fare con il culto di Mosca, come ultima Roma, ma è un germe che si trova nell’essere stesso donato gratuitamente e communionalmente. 


Padre nostro…


(Bovec, il 18.7.22) In quest’ultimo viaggio, che nella scuola abbiamo chiamato „Viaggio nelle dolomiti“, e che abbiamo proposto all’inizio delle ferie estive, a parte nei due anni iniziali della pandemia, per  tutto il tempo in cui siamo insegnanti a Droyssig, e che in quest’anno per motivi logistici non è stato fatto nelle Dolomiti (Campestrin), ma in Kärnten, abbiamo lavorato sull’abuso del potere in Shakespeare (Macbeth) e C.S.Lewis (L’ultima battaglia di Narnia). Questa mattina, la prima delle nostre ferie da soli, qui in Slovenia, ho letto il capitolo introduttivo di Padre Diego Fares, alla lettera del Papa alla Chiesa del Cile (Lettere della tribolazione, 90-92), che porta il titolo: „lettera di discernimento con uno sfondo di profezia e sinodalità“. Lo scandalo della pedofilia che ha sconvolto la Chiesa, non è solo uno scandalo sessuale, ma anche di abuso di coscienza (come nel caso della scimmia con l’asino nella storia di Lewis), di potere (come nel caso di Macbeth), in cui quest’ultimo con l’insistenza della moglie uccide il re legittimo. Per quanto riguarda la Chiesa dobbiamo, con il Papa, dire chiaramente di che cosa si tratta: „abusi non soltanto sessuali, ma anche di autorità e di potere; …divisioni e …fratture coltivate fin dal seminario, di cui sono stati fatti partecipi anche i fedeli; l’aver affidato incarichi diocesani o parrocchiali che implicano un contatto quotidiano e diretto con minorenni a religiosi espulsi dal loro ordine a causa dell’immoralità della loro condotta; il modo di ricevere le denunce, minimizzandole; le indagini intempestive o assenti su fatti di dominio pubblico, con il conseguente scandalo; le pressioni esercitate su coloro che dovevano condurre i processi; la distruzione di documenti compromettenti da parte di incaricati di archivi ecclesiastici; l’aver affidato istituzioni educative di seminaristi a sacerdoti sospettati di omosessualità attiva“(nota 20, p. 90). La Chiesa cilena (esempio di tante altre: Boston…) nel momento in cui smette di essere un luogo di santità (gli esempi: santa Teresa delle Ande, la gioia del popolo fedele di Dio; sant’Alberto Hurtado, la chiesa profetica cilena contro Pinochet…) si piega su se stessa, si concentra sul proprio peccato e sui capi espiatori di esso, invece che guardare al Signore misericordioso e alla confessione sinodale del proprio peccato, confessione sostituita da una „psicologia di élite“. Quest’ultima è attenta all’occupazioni di spazi di potere e non ad un cammino di santità, a partire da quello stato di peccato in cui ci troviamo tutti e in cui anche le forze buone di un esercizio sano del potere come servizio e della sessualità come fonte di gioia sono ridotte a forme di manipolazione dell’altro. 


Giornata all’aperto nella bellissima valle di Soča, con il suo ruscello dall’acqua trasparente (foto, cfr. Facebook). 


Nell’intervista di Renato a don Giussani (2002) vedo una grande affinità tra don Giussani ed Ulrich, anche se quest’ultimo è filosoficamente più preciso. Il modo con cui intendono Maria come l’essere finito aperto al mistero-misericordia è del tutto simile. 


Padre nostro…




                                                                     (Malta di notte) 

(Feld am See/Bovec Slo, il 17.7.22) Ho sempre sottolineato, in questi anni, nel mio corso di antropologia nell’undicesima classe che la prima parola dell’Ilias è quella dell’ira di Achille ed affermato che è inevitabile che in noi sorga l’ira, anche se vi è un „primerear“ (la parola più bella che ho imparato da papa Francesco ) che è la donazione dell’essere come amore gratuito. Nel primo canto si trova, in riferimento alla lite tra Agamennone ed Achille, quasi all’inizio (verso 8) la domanda (purtroppo non ho la traduzione della Rosa Calzecchi Onesti qui con me, sto usando quella tedesca, ottima, di Wolfgang Schadewaldt): „Chi tra gli dei li ha divisi, così che si danno battaglia nella lite?“. I due litigano per una donna che considerano essere il loro „regalo d’onore“, ma la prima forma di amore, di cui parla Omero, è quella del padre sacerdote, Chryses, per sua figlia, Chryseïs, che Agamennone pretende per sé, scacciando l’anziano sacerdote che era venuto, con una somma di denaro, per liberarla/richiederla. La prima forma di preghiera è quella dell’aiuto che quest’ultimo formula al Dio Apollo per punire l’arroganza del re dei re, che ha conseguenze anche per l’esercito, che si ammala, cosa che non rende Agamennone meno arrogante, ma per lo meno sa che non può agire contro un Dio se vuole la salvezza del suo esercito e  così si „accontenta“ del „dono di onore“ di Achille, della sua giovane donna Briseïs. Direi che l’obbedienza di Achille, di cui ho scritto ieri, è una vera obbedienza al „senso necessario dell’essere“, quella di Agamennone è solamente un „accorgimento“. 

Nella „narrazione“ degli avvenimenti che Achille fa a sua madre Thetis, così che lo aiuti nella sua perdita di onore, si vede che anche Achille ha in testa e nel cuore questo tarlo dell’onore, ma la sua obbedienza ad Athene, che gli chiedi di non usare la spada, ha una profondità del tutto diversa da quella di Agamennone. Comunque entrambi rimangono prigionieri della loro ira, che ha conseguenze spaventevoli per l’esercito.  Avevo parlato di questo aspetto con Robert Spaemann, nell’intervista che gli feci nel 2012 per i tipi del Marcianum e lui mi raccontò che Pio XII, riferendosi a questo litigio, avesse detto ai cristiani che devono smettere di litigare se volevano essere politicamente fecondi. Nestor nel canto dice ai due uomini che con il loro litigio non fanno altro che favorire il re e l’esercito avversari: „si, gioiranno Priamo e suoi figli, ed anche gli altri troiani saranno ben felici nel loro animo“

Omero proietta il litigio anche nel cielo, nello scontro di interessi tra Zeus ed Hera, che alla fine, pur arrabbiata che Zeus abbia dato il suo assenso a Thetis, la madre di Achille, per la protezione dell’onore di suo figlio, che costerà la vita di tanti nell’esercito greco, protetto da Hera, dovrà cedere alla potenza del dio degli dei, come Achille si arrende al re dei re. Il primo canto finisce con il sonno degli dei , anche di Zeus ed Hera. Il sonno è dolce, forse proprio perché contrario al litigio e all’ira e viene concesso per grazia anche agli dei dell’Olimpo. Tra l’altro anche Gesù dorme sulla barca durante la tempesta e il grande poeta francese Peguy sottolinea che forse dormire sia la cosa più saggia che possano fare gli uomini, forse perché nel sonno si è aperti con semplicità al dono gratuito dell’essere. 


I due suoi articoli che Riccardo Cristiano ha condiviso nella propria bacheca, uno a difesa del presidente Biden ed un altro degli Emirati Arabi, pur contenendo alcune riflessioni molto intelligenti, non mi convincono. Certo è un buon pensiero quello del buon vicinato ed anche quello di un atteggiamento di accettazione politica reciproca tra Brics ed occidente. Anche il realismo di Riccardo è stimolante, in modo particolare nella chiara percezione che non è vero che la maggioranza del mondo è a favore nostro ed a favore della narrazione nostra di cosa stia succedendo in Ucraina. Allo stesso tempo la contrapposizione tra coerenza e trasparenza la trovo disastrosa e la difesa di Biden sarà una questione di innamoramento, perché di razionale non ha proprio nulla. Può darsi che il presidente americano si comporti in modo realisticamente giusto andando a Riad, ma tutto quello che ha fatto per non comprendere Putin è realmente disastroso ed non ha nulla a che fare né con l’idea della fratellanza universale né con quella del buon vicinato. 


Caro Gigi, ti sono grato che tu leggi sempre con attenzione ciò che scrivo, mentre io non lo faccio con le cose che scrivi tu, ma ho letto queste righe con attenzione e non mi convincono per nulla: in primo luogo la figura del papa stesso ci fa comprendere che non si deve contrapporre coerenza con trasparenza, perché questo è un invito alla corruzione. Secondo non c’è nulla di vero nella formula „Biden o non Biden“ - questo presidente incarna la politica elitaria „democratica“ americana che non fa nulla di essenziale per i poveri. Insomma in questo presidente io vedo una lontananza massima da quello che ci insegna il Papa; da un certo punto di vista Trump è più „trasparente“. Terzo, nell’essere stati duri con la Russia io ci vedo solo ipocrisia. Infine: non fare distinzioni morali è il peggio dell’insegnamento di CL. Che Dio ti benedica. 


Caro Riccardo, Robespierre non è un politico coerente; è un criminale. Trasparenza e coerenza, per quanto possibile all'uomo, sono due poli che devono venir tenuti in un'opposizione feconda e non fatti cadere in una contraddizione, che è l'operazione tipica dell'intelletto, non della ragione (cfr. Hegel, Fenomenologia dello Spirito). Io provo schifo per Salman, per Putin, ma anche per Biden. Comunque grazie per gli impulsi che mi dai sempre e che mi servono a riflettere e ad approfondire così tanti temi.



Padre nostro…


(Feld am See, il 16.7.22) Oggi tocca a me tenere l’impulso prima dei trenta minuti di silenzio. Parlerò dell’essere e so che nel parlare sarò più semplice che nello scrivere, ma anche nello scrivere, se uno vuole davvero ascoltare, ciò che ho da dire è del tutto semplice, perché l’essere stesso è qualcosa di „semplice e completo“. Prima dell’affermazione la rosa è bella vi è un’altra affermazione che non dipende né dallo stato d’animo né dal mio gusto: la rosa è, la rosa c’è! E questa affermazione è del tutto semplice, anche se questo „è“ non è „sussistente“ ed ha una modalità del tutto „universale“, perché anche una molteplicità di altre persone e cose „ci sono“, „sono“; la rosa è sussistente, per il tempo in cui fiorisce, relativamente breve, ma il suo sfiorire non rende la rosa meno esistente, solamente meno bella. La rosa non ci sarà più nella sua bellezza, ma ci sarà come tale e ci sarà nella nostra memoria come qualcosa di „semplice e completo“, perché ciò che è ci sarà per sempre nella modalità del futuro 2: Nietzsche, che ha annunciato la morte di Dio,  considerava questa forma del futuro il più grande argomento a favore di Dio. La rosa „wird morgen gewesen sein, für immer“ (domani la rosa ci sarà stata, per sempre).  Ma lasciamo Dio per ora da parte: né hanno già parlato il parroco e ieri Andreas e concentriamoci su quel semplice, se pur non sussistente „essere“. Quest’ultimo provoca una nostra decisione, come tutti gli avvenimenti provocano una decisione. La decisione fondamentale della nostra vita consiste nel considerare questo „essere“ di cui parliamo frutto di mutazioni casuali o un dono! Se è vero la prima ipotesi allora l’essere manca di un’ultima „ratio“, se è vera la seconda tutto l’essere ha una sua logica, quella del dono. Quando Heidegger lamenta la dimenticanza dell’essere, probabilmente lamenta la mancanza di questa gratuità dell’essere. Ne ho parlato ieri notte con Hanna e Julian (ragazzi della decima classe): vi è una certa legittimità nell’uso reciproco che facciamo di noi stessi, ma la dimensione ultima del nostro rapporto è la gratuità ed essa non come „pensiero“ o come „programma“, ma come il cuore ultimo del reale. Se ciò non dovesse essere vero siamo per l’appunto in balia di mutamenti casuali, biologici e sociali e la „volontà di potenza“ (manipolativa come abbiamo visto in Shakespeare e Lewis) è espressione di un’ultima „violenza sull’altro“, invece che di un „servizio all’altro“. Questo dono (Gabe) ha in se stesso un compito (Aufgabe): la memora esistenzialmente concreta che tutto è dono, anche avvenimenti drammatici lo sono, perché anche in essi non va persa questa struttura ultima dell’essere „semplice e completo“ con la sua logica dei piccoli gesti di amore versus quella che di tutto fa un „commercio“. Etc.  (PS Ho potuto comunicare molto di questi pensieri nel mio impulso di questa mattina).


„Chi obbedisce agli dei, questi lo ascoltano a loro volta“ (Achille nel primo cantico dell’Ilias) - l’eroe non è capace a deporre la sua ira, con cui comincia questo primo documento della cultura europea, ma riconosce la necessità dell’obbedienza. La dea Atene lo invita a smetterla con i bisticci e a ritirare la sua spada nel fodero. Ed in questo Achille è obbediente…


Padre nostro…



(Feld am See, il 15.7.22) La lettura dei capitoli „Bruno Bauer e la distruzione del cristianesimo“ e „L’archivio dell’ateismo e l’arte cristiana“ (cfr. Gareth Stedman Jones, Karl Marx. La biografia“) mi sono particolarmente utili per approfondire il tema dell’autocoscienza e della libertà. È del tutto chiaro che il mio cuore si trova dalla parte della „filosofia della rivelazione“ di Schelling, che nel 1841 verrà chiamato  alla cattedra di Hegel a Berlino, con l’intenzione di combattere un’interpretazione ateistica e jacobina degli hegeliani  - forse Schelling ha pensato che il suo vecchio amico non avesse per caso tali interpreti, ma bisogna tenere conto che alla prima lezione di Schelling erano presenti l’anarchico Michail Bakunin, il giovane Engels e il filosofo danese Søren Kierkegaard, insomma non si vedeva in Schelling il rappresentante di un programma politico tradizionalista alla Friedrich Julius Stahl, ma un reale avvenimento filosofico.  Ed è anche del tutto chiaro che per quando abbia deciso di leggere quest’estate l’Ilias di Omero, non lo faccio con l’intenzione di Marx, che vede nell’arte greca l’affermarsi dell’autocoscienza umana versus la religiosità dogmatica ebraica e cristiana. L’intenzione di Bauer di una contrapposizione assoluta tra l’autocoscienza umana ed un Dio non esistente al di fuori di questa coscienza (con una consequente critica dell’AT e del NT, molto più radicale di quella di Strauß) la trovo rappresentata molto bene nel gatto illuminista dell’ultima battaglia di Narnia ed è chiaro ancora una volta che il mio cuore sta con C.S.Lewis e non con il gatto che ritiene Tash e Aslan identici, allo stesso tempo, però, proprio nell’interpretazione della storia, vedo anche che i giacobini e i marxisti americani e canadesi attuali (Maté, Marcetic…), pongono accenti che sono davvero importanti per un’autocoscienza della pace. Infine vorrei dire che il mio desiderio di fuggire da ogni forma di clericalismo-clericale non è meno forte che il mio desiderio di fuggire al clericalismo-anticlericale di cui parla Peguy. Spero oggi con i ragazzi di poter farli riflettere sull’immenso programma critico che si trova dietro le figure dell’ultima battaglia di Narnia, che non prendo in modo del tutto acritico, come si può vedere nella mia meditazione di ieri in questo diario, sia in riferimento alla questione del dialogo tra le religioni, sia nella questione del platonismo di fondo dell’impostazione filosofica di Lewis ( PS: era sorprendente per me come nel dialogo di un ora con i ragazzi, loro stessi abbiano messo a temi gli stessi punti su cui ho riflettuto io qui nel mio diario). 


Il tema principale dell’ultima battaglia di Narnia è forse l’abuso di potere da parte della scimmia con motivazione religiosa, che nasconde in una fake new (l’arrivo di Aslan in Narnia) un po’ di verità (non è un leone addomesticabile, come per l’appunto non lo è Dio). Ma certamente fa anche parte della storia una rielaborazione, come ha notato mia moglie, della manipolazione del potere da parte dei nazisti. 


L’attacco delle femministe cattoliche alla nomina delle tre donne da parte del Papa, per lo meno nel ductus che usano, mi irrita, eppure io credo di essere molto coraggioso, anche in questa questione, e davvero sarà necessaria una reale riforma della Chiesa, per quanto riguarda le donne, ma non a costo del „sentire cum ecclesia“ - questa gente sente solo la loro rabbia (comprensibile in molti casi, ma non legittimabile, se rimane l’atteggiamento predominante) . E mi chiedo: come mai non se ne vanno nella Chiesa luterana o in un altra di carattere „evangelico“ o ne fondano una loro, visto che tutto ciò che vogliono c’è già, per esempio  nelle chiese luterane e riformate, che in tante cose sono chiese davvero coraggiose e belle (musica…), ma in tante altre soffrono di tentazioni di potere (che non hanno più) e di insignificanza notevoli. 


Padre nostro…


(Feld am See, il 14.7.22) Il mio diario sono le mie „confessiones“, le confessioni di un „cattolico cattivo poco prima della fine del mondo“ (Walker Percy9, che spero il Signore voglia scongiurare. 


Una delle figure molto belle dell’ultima battaglia di Narnia è Emeth (verità come fiducia), un calormene che crede in Tash, ma che viene salvato da Aslan per la sua fiducia nel suo dio. Insomma non vi è in C.S.Lewis un atteggiamento ultra tradizionalista nella questione del dialogo con le altre religioni, che però è un tema del nostro tempo e non del suo probabilmente, ed è presentato come „dialogo“ tra persone. Allo stesso tempo però è vero che la salvezza dovrebbe riguardare non solo persone singole, ma popoli interi, con un’appartenenza quotidiana alla loro religione e questa dimensione manca del tutto nell’ultima battaglia di Narnia. Con alcune personalità del mondo cristiano (Charles de Jesus, Christian de Chergé,  Paolo Dall’Oglio…) che hanno vissuto in un dialogo intenso con l’Islam o con l’ebraismo, sebbene non è questa religione che viene in mente sentendo la descrizione dei calormeni e dei loro usi e delle loro tradizioni, ma la prima, ci si è posta la domanda teologica del come mai Dio permetta la nascita di una religione così estesa, dopo l’arrivo definitivo di Cristo sulla terra. Secondo me, anche se sono d’accordo con Lewis nel salvare la singolarità di Aslan, che è tra l’altro il nome turco per leone, il sorgere dell’Islam non è solamente una questione di „permesso“, ma di esplicita volontà di Dio, forse perché i cristiani imparino a discernere che la singolarità di Cristo, non è da intendere in modo esclusivo, ma inclusivo e che l’alternativa radicale tra „con me e senza di me“, proposta da Gesù,  forse è un appello piuttosto per i cristiani che per gli altri.   


Detto questo vorrei precisare che io non posso leggere questo libro senza una gratitudine e commozione che riguardano tutto il mio essere e modo di pensare e che l’incontro di tutte le „persone“ che fanno parte della storia di Narnia, in primis, il topo R con la sua incredibile fedeltà ad Aslan, nel giardino di Aslan, che all’interno è infinitamente più grande di quanto si possa immaginare dall’esterno, come la stalla di Betlemme conteneva un mistero infinitamente più grande di quanto si potesse immaginare dal di fuori, mi da una gioia che sorge da quel mistero descritto in modo così geniale di un paradiso in cui la vera Narnia e la vera Inghilterra certo nella modalità della distruzione del cosmo, sono presenti con una vita ed una gioia sorprendenti, una gioia che si concretizza nel rivedere le persone che nel nostro mondo chiamiamo „morte“, tra l’altro del Re Tirian con suo padre.  


Infine vorrei sottolineare, ripensando al rapporto tra l’asino e la scimmia all’inizio del racconto, che C.S. Lewis da un valore, che non può lasciare indifferente il filosofo, al pensiero in proprio. Certo c’è una legittima differenziazione di capacità e competenze nel mondo, ma nessuno può pensare per me e quando si permette ad un altro di pensare per sé si collabora immediatamente al male nel mondo, mentre ogni gesto di bontà, che implica anche il coraggio di pensare in proprio, per piccolo che esso sia, contribuisce alla diffusione del bene: bonum diffusivum sui. Certo anche il male si diffonde in forza di piccoli ed ingenui assensi al male e questa diffusione del bene o del male nei piccoli gesti, è la vera e propria battaglia di Narnia, in cui l’egoismo e l’ottusità dei nani, che lottano solo per se stessi, ma che non pensano in proprio, questo lo fa solamente uno dei nani che infine lascia il suo gruppo, malato di „egoismo collettivo“, e che Aslan stesso deve accettare, è forse uno dei momenti del male più drammatici per il nostro tempo disincantato ed illuminato. Alla fine, nella nostra storia si impone il bene e la sua diffusione non può essere fermata, ma piuttosto che la capacità di Tirian o Eustachio o Jill, è proprio un movimento misterioso della grazia che conduce a questa vittoria, la grazia di un discernimento ultimo tra il vero e il falso Aslan, a cui contribuisce il coraggio di Jill nell’andare a vedere che cosa ci sia nella stalla, in cui la scimmia nasconde un asino travestito da leone, ma che supera questo coraggio, credo. Che attraversando la porta della stalla ci si trovi in un mondo nuovo non può essere prodotto da nessuno dei grandi personaggi di Narnia, neppure da Peter il grande e neppure dal filosofo Digory, neppure dalla profondissima Lucy - ciò è puro dono di Aslan e di suo Padre. 


Anche per Marx il „cammino al vero è un’esperienza“ come fa vedere il padre Calvez nei suoi accenni biografici e non sembra esistere una contrapposizione tra il giovane e il vecchio Marx; il metodo storico-dialettico, per superare le eccessive speranze di riformare lo stato  (socialisti) e della violenza anarchica, ha il suo apice, secondo Calvez, nel 1845-47, „e si può dire che da quel momento il pensiero di Marx si arricchisce e precisa, ma per quanto riguarda gli elementi essenziali non si modifica più“ (edizione italiana 33-34): è un pensiero che pian piano si libera della religione, della filosofia, della spontaneità rivoluzionaria e che si lega sempre di più al destino del movimento operaio, cosa decisiva per il cuore stesso della sua filosofia: „la presa di coscienza dell’unità di teoria e prassi“ (33). Quello che per Marx è il movimento operaio è per me la Chiesa cattolica, che se rimane sub et cum Petro e non può che farlo perché se no non è più cattolica, è una delle istituzioni più sicure, pur in tutti i grandi difetti, di fedeltà ai poveri (ma anche l’Islam si occupa dei poveri). La mia liberazione da ogni forma di dittatura della spontaneità, che a livello esistenziale non mi è del tutto possibile, almeno per ora, mi lega in modo „critico“ („profetico“) sia alla religione che alla filosofia.  Il predominio della rivoluzione sulla filosofia non può che finire nella „dittatura“, qualsivoglia forma essa abbia avuto o possa ancora avere. Forse il marxismo è ancora salvo in Cina, perché non presenta un predominio assoluto della rivoluzione sulla filosofia. Chiaramente non vi alcuna identità sul che cosa si debba intendere con la parola filosofia. Per quanto mi riguarda essa è analogicamente in rapporto con Cristo stesso. 


È caduto il governo Draghi. 


Padre nostro…


(12/13.7.22, Arrivo in Austria, Feld am See) C’è davvero una confusione nel mondo che risulta dalla perdita delle evidenze, ma se chiediamo la grazia di riconoscere la vergogna e la confusione in noi stessi, senza accanirsi poi contro le nostre proprie colpe, ma sperando nella misericordia di Dio e della comunità, allora siamo sul cammino di Gesù e possiamo sperare nella sua guarigione - perché una cosa è chiara, siamo tutti malati. Questo ho capito di Bergoglio. 


Non ho parlato, in relazione, molto della scuola in questo diario notturno; qualche anno fa in Facebook con l’ #diarioscolastico ho scritto molto su questo tema, così che ci si potrebbe fare un’idea del mio lavoro di insegnante (una parte di questi interventi li ho raccolti nel mio blog, ma è stato un lavoro piuttosto casuale, in forza di ciò che mi  riproponeva Facebook degli anni passati e che io casualmente rivedevo), se qualcuno li volesse studiare e chi li lesse, aveva potuto già farsi una tale idea; poi ci sono i quaderni scritti a mano, degli anni bavaresi nella scuola elementare e professionale (Hauptschule). Insomma non manca una riflessione mia sul mio lavoro nella scuola e qualora tutto ciò che ho scritto non sia frutto di una follia che da troppo valore alla mia persona, e quindi finirà giustamente nella dimenticanza, ci si potrà farne un’idea ben precisa e chissà che io stesso, nel tempo della pensione, non possa rivedere tutto questo materiale.

Dal punto di vista dell’autenticità proprio a questo diario notturno, sarebbe molto importante gettare uno sguardo alla mia attività lavorativa nella scuola; per discrezione non l’ho fatto, perché tutti gli attori in gioco (insegnanti, scolari, genitori) sono vivi e vegeti. Per quanto riguarda i colleghi, che sono per l’appunto „collegati“ per via del  lavoro, mi stupisco, che pur in tutta la grandissima differenza di interessi, sia stato possibile vivere insieme per nove anni in Baviera ed ora per vent’anni nella Sassonia-Anhalt. C’è qualche germe di amicizia autentica, ma non mi posso immaginare che finito il lavoro vi sia un contatto con quasi tutti o forse tutti (una collega avevo richiesto il battesimo e con lei è rimasto questo vincolo sacramentale, anche se non vive più qui da noi). L’amicizia è gratuita, l’essere colleghi è una necessità, anche importante per evitare una „curvatio in se ipso“, ma che non ha quella dimensione di intimità propria all’amicizia. Con i ragazzi negli anni ho visto crescere un muro insuperabile, spero ugualmente che con alcune azioni come l’insegnamento stesso, i progetti in Armenia, a Malta e nelle Dolomiti, siano stati piantati dei semi che forse un giorno potranno fecondare. Una vera amicizia è nata solamente con una ragazza che ora vive a Colonia. Siamo diventati amici di una coppia di genitori, anche se certamente vi sono tanti che ci stimano, ma anche altri che ci odiano, anche se abbiamo fatto anche per loro tantissimo. In genere i genitori qui in Sassonia-Anhalt sono piuttosto gli „avvocati“ dei loro figli, che i loro genitori. 


Per quanto riguarda l’accanimento contro gli altri Bergoglio ha del tutto ragione: è meglio evitare ogni forma di vittimismo ed educarsi ad un sano riconoscimento delle nostre colpe, ma vi è anche una partecipazione gratuita all’accanimento contro Cristo, in cui non vale più la relazionalità tra la nostra colpa e quella degli altri, perché Cristo è stato fatto „peccato“, senza aver commesso alcun peccato. In modo particolare in un rapporto che abbiamo vissuto qui in Sassonia-Anhalt siamo stati fatti oggetto di questa grazia di partecipazione alla crocifissione dell’unico innocente. Siamo stati fatti oggetto di un accanimento e violenza un po’ educata e un po’ volgare in cui non è possibile una riconciliazione, perché ogni avvicinamento sarebbe l’occasione di un’altro accanimento. Con il diavolo non si dialoga! 

In un video che gira in Facebook ho sentito il cardinal Robert Sarah parlare del ballo nella liturgia: il suo ductus era differenziato, ma il suo clericalismo arrogante mi faceva venire il volta stomaco. Non voglio accanirmi contro di lui, ma io piano piano mi voglio liberare da ogni forma di clericalismo, sia quello clericale-clericale sia quello clericale-anticlericale. Con l’ultima confessione è cominciato o meglio si è intensificato un bisogno di „tempo“ per discernere e poi abbandonare alcune cose che sono solo „clericali“ e che non mi fanno bene. Il clericalismo è la negazione massima dell’autenticità. 


Durante il viaggio abbiamo riascoltato l’ultimo volume di Narnia, che avevo già letto almeno tre volte. La contrapposizione tra Tash e Aslan, può essere letta come la contrapposizione tra il diavolo e Dio, ma anche può essere letta come la contrapposizione tra il Dio cristiano e quello islamico e su questo punto io sento in modo del tutto diverso da Lewis, ma per tutti i temi escatologici, anche se vi è qualche accentuazione platonica, non ho mai letto cose così belle per spiegare la fine del nostro mondo e il sorgere di un altro definitivo, in cui possiamo fidarci di andare sempre più dentro e sempre più in alto. Abbiamo proposto la lettura di questo libro per i ragazzi fino alla nona classe. 


Padre nostro…


(11.7.22 San Benedetto, patrono di Europa) Con grande gioia ho preso conoscenza della marcia della pace, organizzata da mesi, „da 35 associazioni di volontariato e della società civile riunite nel MEAN, il Movimento europeo di azione non violenta“ (Alessandro Banfi),  per oggi a Kiev, proprio nel giorno di San Benedetto, che nel prologo della sua regola, ci chiede di metterci in un atteggiamento di obbedienza e di discernimento della nostra fedeltà al Dio della pace, in modo che il Padre non debba dispiacersi di noi. Dobbiamo solo desiderare „giorni buoni“ e la „conoscenza di Dio“ che è amore per tutti. Solo la nostra disobbedienza al „senso necessario dell’essere“ - la bontà - può far apparire l’amore assoluto di Dio „sdegno“, „ira“. 


Andrij Melnyk, ambasciatore dell’Ucraina, lascia Berlino e Volodymyr Zelensky parla di rotazione normale, e può essere anche così, ma non bisogna dimenticare che questo ambasciatore, in un’ intervista ha difeso un personaggio come Stepan Bandera, un nazionalista, che negli anni 40 fece uccidere ed uccise polacchi ed ebrei. Questo semplice fatto, nella bocca di un ambasciatore, ci fa comprendere come la questione della presenza „nazista“ in Ucraina non è solo un’invenzione di Putin, che ha il torto di averla generalizzata ed usata per i suoi interessi guerrafondai e criminali. 

In Facebook gira un video di 8 minuti in cui Putin risponde alla domanda di un giornalista sul gas ed in cui il premier russo afferma che lui non agisce contro i contratti a lunga scadenza e che siamo noi a fare contratti con altri, che hanno un offerta più cara della sua e che rimandiamo il gas in Polonia ed Ucraina. Con grande probabilità tutto ciò è propaganda russa, come spesso sono propaganda le cose che raccontiamo noi. Comunque anche leggendo un Tweet di Markus Söder mi accorgo che questo tema sta diventato, a pochi mesi prima dell’inverno, il grande tema, che coinvolgerà probabilmente proprio le classi più povere. 


Il „discernimento“ per Bergoglio (cfr. Padre Diego, Le lettere…m 78), serve a superare ogni forma di accanimento, anche quella „educata“ che dice un po’ del vero. Auguro a questo mio tentativo di autenticità di non essere ne il tentativo di un „verace distruttore“, né di un „caritatevole bugiardo“, né quello di un „perplesso paralizzato“. E di non dimenticare mai uno degli insegnamenti più importanti di Ulrich: „testimonianza della verità è qualcosa di molto diverso da un „mero dire la verità““ (Padre Diego). 


Qui (Homo Abyssus 258-260), in questo delicato equilibro, del tutto esistenziale, non astratto tra la dimensione del non-essere-causato dell’essere e quella dell’essere causato, vedo una risposta geniale e critica, ma critica dall’interno, da parte di Ulrich, all’intero movimento moderno che vuole una libertà assoluta dell’autocoscienza umana. Si essa c’é e ci sta, perché l’uomo appartiene originariamente alla donazione gratuita dell’essere finito che non è comprensibile nella modalità del „causare“, ma allo stesso tempo sa che questa assolutezza non ha la modalità dell’identità con Dio, ne dell’essere accanto a Dio, ma della ricezione del dono della creazione, come essere finito e non divino e quindi causato.


Padre nostro…


(10.7.22) Nella „confessione“ odierna ho voluto confessare tutto ciò che  si è „bloccato“ nella mia vita: l’appartenenza alla fraternità di CL, il mio non-rapporto con alcune classi nella scuola ed altri „blocchi“ - parlando con il mio padre confessore tra l’altro mi sono accorto di quanta lontananza ci sia tra me e il „Manifesto“ del „Nuovo inizio“ che mi ha dato un mio confratello. In quel manifesto si tirano troppe linee per difendere la vera fede cattolica, con una totale sfiducia nello Spirito Santo, che ci fa percorre vie in cui con „tempo“ e „pazienza“ vengono davvero fatti passi di riforma della Chiesa, che corrispondo alla sua natura di „sempre reformanda“. In un post nel mio blog ho cercato di descrivere i diversi stili ecclesiali , ma io finalmente sono filosofo e non teologo e forse ho involontariamente frenato anche alcune mosse di riforma che devono essere tentate. La formula che mi ha fatto comprendere che qualcosa non funzionava nel Manifesto è stata quella dell’abuso dell’abuso, in cui si paragonava l’abuso della pedofilia con quello dell’interpretazione di essa. Capisco cosa intendono le persone che hanno redatto il Manifesto, perché davvero ci sono state esagerazioni negli attacchi alla Chiesa, ma la formula è una banalizzazione di una tragedia. Ed io con questa banalizzazione non ci sto. 


Certamente anche per comprendere meglio il marxismo non dogmatico di Aaron Maté sarebbe necessario studiare approfonditamente Marx e rileggere l’opera della mia gioventù sul tema, quella di Jean-Yves Calvez, sarebbe certamente un aiuto ma non sufficiente, perché come dice il gesuita francese stesso, è necessario sempre nel confronto con il marxismo fare uno „studio accurato della realtà storica, politica, economica e sociale dei regimi marxisti“ e comunque dei contesti anche giuridici in cui agiscano marxisti che non vivono in Cina, ma per esempio in Canada o negli USA. La biografia dello scienziato della politica inglese, Gareth Stedman Jones, del 2016 può essere un aiuto per questo scopo, più efficace, su questo punto di vista, che lo studio del gesuita francese uscito tre anni dopo la morte di Stalin e certamente lo è l’ascolto di Maté stesso. In quest’ultimo non mi interessa tanto il suo atteggiamento di critica della religione che portò Marx „alla creazione d’una cultura e all’insediamento dell’uomo in universo che sia il suo prodotto, la sua misura, la sua espressione totale“ (Calvez, edizione italiana 13), ma la sua messa in questione del pensiero unico (sit venia verbo) che su certi avvenimenti permette solamente un’unica narrazione. Il mio interesse per Maté sorge con la sua narrazione degli avvenimenti della „proxy war“ in Ucraina. Allo stesso tempo, proprio il mio non essere marxista, mi permette di interpretare la storia, i problemi economici, sociali e giuridici forse „con più modestia, più realismo e più serietà di lui“ (Calvez in riferimento a Marx) - Maté in vero è molto serio, ma la sua narrazione per esempio degli eventi in Siria, mi sembra troppo dedotta da uno schema e ritengo che una persona come il padre Dall’Oglio, che ha vissuto per trent’anni in Siria a stretto contatto con mussulmani e poi è stato rapito nel suo paese di elezione, abbia ed avrebbe da dire molto di più sul rapporto stretto tra teoria e prassi, „sulla verità pratica e sulla vita autentica“ (Calvez, 15) in riferimento alla Siria, di un giornalista, per quanto preparato esso sia. 


Il desiderio di Marx di libertà ovviamente non può essere affrontato senza tener conto della catastrofe dello stalinismo, ma è vero che all’inizio del suo percorso, in modo particolare con la dissertazione su Epicuro, Marx dice alcune cose con cui ci si deve confrontare seriamente. In primo luogo la questione del principio massimo dell’ „assolutezza e libertà dell’autocoscienza“ che Marx vede in Epicuro vs. il determinismo di Democrito. Dio crea e dona questa autocoscienza che in un certo senso, a livello di immagine, è davvero „assoluta“ . Ulrich stesso parla del „non essere causato dell’essere donato“; questa „sovraessenzialità“ del dono gratuito dell’essere non è „causato“, è „assoluto“ e questo dono dell’essere non esiste nell’idealità, ma nell’uomo stesso. Le battaglie degli anni 30 del XIX secolo devono subire un discernimento oggi (senza farci schiacciare dai clericali-clericali e dai clericali-anticlericali): è possibile probabilmente interpretare il tardo Schelling con il suo ritorno al Dio personale come qualcosa di reazionario come ha fatto Friedrich Julius Stahl, ma ciò non è necessario. Averlo interpretato così era una possibilità storica, non ontologica. Come è stato un cammino storico il vedere come liberante l’interpretazione della vita di Gesù di David Friedrich Strauß, che pretendeva di liberare il NT dal suo presunto contesto arcaico, solo sovrannaturale e mitico. In tutte queste lotte dovremo discernere dove c’erano e ci sono le tentazioni. La riduzione del Cristo presente in un Cristo ideale è stata certamente una tentazione, ma la riduzione dell’autorità ecclesiale alla negazione di fatto e teorica dell’autocoscienza è stata ed è anche una tentazione: non est aliquid inter Deum et creaturas/am. Tanto meno una burocratica autorità di dicasteri. La gratitudine per il dono dell’autocoscienza non la rende meno „assoluta“ (nel senso spiegato sopra) e libera. Cristo ha voluto amici liberi, non schiavi. 


Padre nostro…


PS “Che cosa v'è di più importante per me che trovare un amico nella vita? Un amico è una persona che non pensa solo a se stessa, ma anche a me; uno, cui sta a cuore che le cose mi vadano per il verso giusto. Quindi un amico è una realtà grande e preziosa. Ma io me lo posso creare da solo? Certo no! Posso andare a prendermelo da qualche parte? In verità, allo stesso modo, no. Io posso essere ricettivo e vigile, al fine di notare quando mi si avvicina una persona che può divenire importante per me - ma è necessario che venga! Venga verso di me dallo spazio a perdita d'occhio della vita umana. In qualche occasione ci incontriamo, veniamo a dialogare e poi si sviluppa quella realtà bella e feconda che prende il nome di amicizia..."

(Romano Guardini, da “La Santa Notte”)


(9.7.22) È un amore molto grande quello che prova Etty per Spier (cfr. 29.4.22), un amore che vuole assorbire in sé, non solo con lo spirito (anche se a volte una telefonata e meglio che la presenza fisica), „vorrei sentire con le mie mani il materiale di cui è fatto“. Tutta la sua capacità di studio è assorbita nello studio di questo uomo, che ha una forza terapeutica molto grande: „mi sento così, malata nel fisico, ma appena sono vicino a te o parlo con te, mi ritrovo perfettamente sana“. Questa capacità di Spier è quello che desidero per me in tutti i miei rapporti ed in modo particolare nel rapporto con mia moglie e miei figli, e gli amici, ma anche un po’ per i rapporti a scuola e lo so che ci vuole molta „costanza“ per ciò, mentre non solo nella mia scrivania, ma in tutto il mio essere „c’è un indescrivibile cumulo di cose da fare“, che arriva ad una mancanza di rilassamento dei muscoli, così che non sono „terapeutico“ né per me né per gli altri.  


L’accanimento della FAZ contro Putin e il principio di sfiducia massimale che applicano alla sua persona mi spaventa (non spaventa solo me, spaventa anche prof. Richard Wolff, intervistato da Katie Halper ed Aaron Maté, che a sua volta dice che è una fake new affermare che tutto il mondo è per noi occidentali, contro la Russia di Putin)  - sono dei professionisti, i giornalisti della FAZ, ma la redazione e molti giornalisti che scrivono nel giornale francofortese sono guerrafondai ed ottusi, come lo è anche la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, guerrafondaia ed ancora più ottusa, perché almeno nell’editoriale di Reinhard Veser si dice chiaramente che il mondo non sta 19:1 contro Putin (ovviamente la Baerbock si riferiva al G20) o a favore nostro: per tanti paesi dell’Africa e dell’Asia la guerra in Ucraina è lontanissima e il „principio della sfiducia massima“ lo applicano nei nostri confronti, per motivi che si comprendono, aggiunge con ragione l’editorialista della FAZ. Il „principio della benevolenza“ (Donald Davidson, citato da Jürgen Kaube, nell’altro editoriale), in riferimento alla frase della biologa Marie-Luise Vollbrecht, che a livello biologico ci sono solo due sessi, dovrebbe essere il modo con cui dialoghiamo con tutti, senza presupporre cose che non abbiamo detto: la biologa tedesca per esempio non ha detto che a livello emozionale non ci sia un gender multiforme. Etc. 


Dopo aver ascoltato attentamente l’intervista con Richard Wolff (professore marxista di economia) è per me evidente (ma non solo per me visto che Riccardo Cristiano si domanda una cosa analoga in un suo post in Facebook, chiedendo se sia opportuno scendere dal sistema prima che esso arrivi al capolinea)  che  la domanda veramente attuale non è quella della fine della storia (Fukuyama), ma della fine del capitalismo liberale come unica forma di vita, che risolva davvero i problemi degli uomini - vittorie passate non possono essere proiettate automaticamente nel futuro. È possibile che le ricette di Wolff per risolvere incoativamente  (definitivamente secondo lui il problema può essere solo risolto con un cambio di sistema) il problema dell’inflazione  possano essere discusse, ma affrontate con il principio della benevolenza mi sembrano intelligenti: smetterla con l’aumento dei prezzi deciso da una minoranza; razionalizzazione dei beni secondo bisogni reali; cessare la guerra. Anche il suo paragone tra il PIL (GDP in americano; prodotto interno lordo) americano e quello russo mi ha fatto comprendere che i combattenti (perché dietro e con l’Ucraina combattono gli USA e i loro alleati) si trovano in un rapporto di 21: 1,5 a favore degli USA, insomma abbiamo a che fare con la lotte di Davide contro Goliat (metafora usata dal professore americano di origine franco-tedesca), mentre i grandi media del capitalismo liberali ci presentano il male assoluto nella sola persona di Putin e questa è un ulteriore fake new. Io non sono marxista e non lo sono diventato neppure dopo aver ascoltato Richard Wolff, anche se il primo libro che lessi su Marx, forse il mio primo sforzo filosofico, è stato lo studio del gesuita francese Jean_Yves Calvez (Il pensiero di Karl Marx, Parigi 1956) sul filosofo ed economista tedesco. Ed anche una persona come il padre Giuseppe Pirola SJ (1930-2010), studioso di Ernst Bloch, che certamente ha influenzato il mio percorso intellettuale, ha riconosciuto la grandezza del marxismo, senza diventare in modo acritico dipendente da esso. La Chiesa già una volta (cfr. Balthasar Gloria III,2) è giunta troppo tardi nel comprendere i bisogni degli uomini del suo tempo (al tempo di Marx), sarebbe bello se l’occasione di un papa latino-americano, che non è marxista, ci aiuti a non scendere dal sistema troppo tardi.  


Il motivo ultimo per cui io non sono marxista consiste nella mia decisione che da alla filosofia una priorità sulla rivoluzione stessa, allo stesso tempo devo ammettere, come sottolinea il padre Calvez, il marxismo pone domande serie al filosofo. 


Padre nostro…


(8.7.22) È chiaro che nella mia vita un sacerdote come don Giussani è stato più importante che uno come Padre Franzoni, anche se io non sono per nulla d’accordo con l’eccesso di governo, che poi si capovolge sempre dialetticamente in un difetto di governo, nei confronti di quest’ultimo. Don Giussani mi è più vicino, non perché sia meno profetico, cosa da non confondere con „ribelle“, che può essere solo una necessità in certi momenti, ma non un atteggiamento di vita, ma perché alla fine è obbediente ed io non credo che si possa essere fecondi senza obbedienza, anche se il discernimento di quest’ultima non sempre è cosa evidente a tutti: questa obbedienza per me è obbedienza verso mia moglie, verso i miei figli, verso la mia amicizia per Ulrich, ed infine verso il Santo Padre. Per quanto riguarda la Fraternità sono del tutto obbediente a ciò che il Papa ci ha detto nel marzo del 2015 (decentramento dal carisma). 


Il 27.4.42 Etty cita una lettera di Rilke su preghiera e lavoro, questa forma di obbedienza a tempi di preghiera e lavoro è la condizione normale per cui Dio agisca in noi ed è l’unico modo per sottrarsi ad ogni forma di „risentimento“ ed „accanimento contro gli altri“ ed è vero quello che dice Rilke: „anche l’assenza, la delusione, l’abbandono“ sono forme da „santificare“ ed è vero che „non c’è povertà che non sia anche pienezza, qualora la si prenda seriamente e dignitosamente e non la si lasci in balìa del risentimento“. Eppure Rilke per me si esprime in modo troppo spirituale e perciò è liberante leggere Etty nello stesso giorno del diario: energia ha a che fare con „amore e calore“ e ciò non è solo una questione di spirito: „spero che lui (Spier)…possa posare le sue mani terapeutiche sulle mie spalle e sul collo, cigolo e scricciolo per i reumatismi e oggi mi sento davvero fisicamente uno straccio“ (Etty, 27.4.42). 


„Francesco a mio avviso ha capito prima di tutti noi la nuova paura, ha capito i tempi che arrivavano ed è andato nel luogo in cui la nuova paura aveva il suo epicentro anche simbolico. Questo luogo era ed è Lampedusa, dove lui si è recato l’8 luglio del 2013, poche settimane dopo la sua elezione a vescovo di Roma“ (Riccardo Cristiano) - sono d’accordo con quanto dice Riccardo e cioè che con questo viaggio il Papa, in anticipo di due anni, aveva espresso il suo „non abbiate paura“, anche se arriveranno tanti migranti dalla Siria, l’accoglienza dei quali fece perdere un fracco di voti alla cancelliera Merkel. Meno d’accordo sono sulla contrapposizione Mediterraneo vs. Putin, perché anche con  la Russia dobbiamo avere rapporti di „buon vicinato“. 


Dopo il Servizio della Parola una mamma mi ha detto che era molto commossa di ciò che avevo detto nella predica. Parlando dei due figliol prodighi ho espresso questa idea: il figlio maggiore, rimasto a casa, ha pensato di essere del tutto nella ragione e suo fratello giovane del tutto nel torto, ma nella vita non è quasi mai così - non esiste che uno da solo ha tutto il torto…


Padre nostro…


(Notte) Accusare gli altri, senza allo stesso tempo accusare se stessi, è impossibile per il cristiano, perché quest’ultimo non può dividere precisamente tra la loro e la sua colpa, tra la mia e la tua. 


(7.7.22) „Ma ogni giorno vorrei allontanarmi ancora un po’ da lui, non per sfuggirlo - questo è ormai impossibile, perché è diventato parte integrante di me -, ma per trovare pace da sola; e poi forse un giorno potrei anche tornare“ (Etty, 26.4.42) - ieri  dopo una telefonata con un confratello, molto bravo (con cui da anni diamo vita ad un fondo di sostentamento per situazioni di emergenza nella nostra scuola), mi sono accorto che in vero io vorrei allontanarmi da tutte le persone che conosco nella Fraternità o per lo meno da quasi tutte. Anche le persone che io stimo non hanno alcun interesse per me (e ancora meno per il mio compito nella vita) e non sentono e non vedono le cose come le vedo io. Suppongo che se leggessero quello che ho scritto nei miei „quaderni ciellini“ ne sarebbero o scandalizzati o non comprenderebbero per nulla che io ritengo anche l’esperienza di CL in Germania come un „circolo chiuso“, come un’esperienza elitaria, che non ha nulla a che fare con la „chiesa ospedale di campo“ di cui parla il Papa. Non sto parlando di morale - tutti sono meglio di me, come si può vedere anche in questo diario, in cui do la possibilità, per usare una frase di Etty, di ficcare il naso nella mia vita. Ma non c’entra solo CL, anche altri presunti amici, non hanno il minimo interesse a capire cosa davvero mi muove. Hanno i loro giudizi, sulla storia e sulla vita, e possono ovviamente averli, ma per entrare in contatto con me, dovrebbero mettersi in un atteggiamento di reale ascolto, quello che Etty conosce da Spier e quello che io conosco da mia moglie e dai miei figli. E da Ulrich…Come si può comprendere dal tono che uso, non si tratta di „accanimento verso gli altri“ (anche se ammetto che manca quella  dose di umorismo di cui lamenta la mancanza un amico nella mia bacheca Facebook di oggi); tutte le cose critiche che ho scritto su CL nascono dalla sofferenza di altri o dalla mia esperienza, ma per quanto riguarda me sono disposto all’„accusa di me stesso“, „in qualcosa di ben concreto“ (cfr. Padre Diego Fares SJ, in „Le lettere della tribolazione“, 77). Per esempio sono molto debole quando una classe mi fa disperare, spesso mia moglie non si è sentita e forse non si sente ancora sufficientemente libera nei miei confronti, sono piuttosto impegnato con le mie cose che nell’ascolto dell’altro e se i miei figli mi telefonano sono sempre per l’appunto impegnato in qualcosa, e mi manca l’umorismo, anche se mi piacerebbe averlo. Ma non posso accusare me stesso di non voler un dialogo, presupposto del dialogo è però un vero interesse per l’altro che non si basi quindi su un saper già tutto. 

Per quanto riguarda una comunità o un fraternità, Bergoglio nel suo „Umiltà. La strada verso Dio“, ci da dei consigli davvero importanti: „non è raro incontrare - nelle comunità  religiose, siano esse locali o provinciali - fazioni che lottano per imporre l’egemonia del proprio pensiero e delle proprie preferenze. Questo accade quando l’apertura caritatevole al prossimo, viene sostituita dalle idee di ciascuno. Non si difende più il tutto della famiglia, ma la parte che mi tocca. Non si aderisce più all’unità (…), ma al conflitto (…). Chi si autoaccusa lascia lo spazio alla misericordia di Dio“ (cit. in „Le lettere della tribolazione, 77). 


La ripubblicazione oggi in „Avvenire“ dell’articolo di Joseph Ratzinger su Henri de Lubac (20.2.1896 - 4.9.1991), mi permette di tenere contro di 3 aspetti importanti della mia spiritualità: anche se nella citazione di Etty qui sopra ho sottolineato l’importanza di „essere in pace da solo“, sono cosciente che il cristianesimo si vive in un „noi“, fosse quel „noi“ anche solo „due o tre persone“ (Gesù). E poi vi è anche il „noi“ del mondo del lavoro in cui cerchiamo di essere una presenza di Gesù. Secondo aspetto: la nostra spiritualità si gioca nella storia e in questo diario cerco di approfondire anche la storia in cui mi trovo a vivere: approfondimento storico e preghiera sono i due poli di una stessa medaglia. Terzo aspetto: l’importanza della Parola di Dio, non letta solo con metodi scientifici e storici, ma come un intero spirituale. „ Per lui (de Lubac) la convinzione della portata obiettiva, e metafisica in fondo, del metodo scientifico è un errore che bisogna combattere. Le scienze, egli dice, vengono viste come fondate sulla struttura della realtà in quanto tale, ma si tratta di una malattia, di un « culte d’idole»“ (Joseph Ratzinger, 1996). 


Ho letto nella terza pagina della MZ di oggi un lungo articolo di Steffen Könau sulla pubblicazione - scriviamo l’anno 1992 - della lista  delle persone che avevano collaborato, come collaboratori non ufficiali,  con la polizia politica segreta della DDR (Stasi). In un tempo „trasparente“ come il nostro non so se sia più possibile comunicare, per esempio ai giovani, la gravità di aver spiato vicini e parenti, forse gli stessi famigliari. Ci sono certo differenziazioni di grado nel modo  con cui si è fatto questo „servizio“, comunque da esso spesso dipendeva lo studio e il lavoro che si potevano fare nella DDR. L’articolo fa vedere che i collaboratori non ufficiali, non avevano e non hanno alcun senso della loro colpa, ma presentano se stessi, con frasi del tipo: „non volevo andare via, volevo che diventasse meglio“; quest’ultimo atteggiamento è certamente legittimo, ma pur essendo molto sensibile alle differenziazioni temporali, giacché un conto è essere stato favorevole alla DDR nel 1954 un conto è esserlo stato negli ultimi tempi, credo che fare la spia per uno stato corrotto, non sia qualcosa di cui si possa essere orgogliosi. Insomma è qualcosa che richiede un „atteggiamento di confessione“. Ed in genere la mia simpatia non è per i collaboratori di una dittatura, ma per gli esponenti del movimento dei diritti civili come Frank Eigenfeld e Heidi Bohley, di cui si parla nell’articolo, e che hanno cercato di fare chiarezza su quel passato. Dico questo essendo cosciente che le democrazie attuali non sono senza colpe per quanto riguarda la non trasparenza del loro agire (penso al caso Julian Assange). 


Come afferma Ulrich stesso è compito della „speculazione contemplativa“ (cfr. Homo Abyssus, 256)  ritornare continuamente nel cuore della questione ontologica e nel discernimento delle tentazioni che là sorgono: la tentazione più grande per Ulrich non si trova nella realtà, ma nella sua idealità, insomma quando le idee prevalgono sulla realtà stessa. Allora anche la exinanitio cristiana può essere abusata come chiave non più umile, ma „essenziale“ per comprendere il reale. Questo nella storia della filosofia accade per primo nell’idealismo e poi nella reazione ad esso, che avviene a sua volta in quella che criticamente Ulrich chiama la „sospensione ontologica“, per quanto essa sia formulata in modo debole: il nichilismo è una forma „ideale“ di reazione all’idealismo, che conduce lontano da quel „medesimo uso di essere e „nulla“, che è espressione ultima e quotidiana della gratuità del dono dell’essere. 


Padre nostro…


(6.7.22) La questione della critica apriori al sistema che ho approfondito ieri deve essere ulteriormente approfondita. Non credo che mettere tutte le nostre speranze in nuovo sistema sia qualcosa di ragionevole, se vogliamo imparare qualcosa dalla storia passata, allo stesso tempo, però, ci sono motivi a posteriori, o all’interno del sistema stesso e della storia stessa, che ci permettono di fare anche una critica radicale all’attuale sistema, che invece il „pensiero unico“ vorrebbe unico, l’unico giusto…


Alessandro Banfi è un grande giornalista, ma quello che dice sui neoconservatori e l’amministrazione Biden non è per me preciso abbastanza: non è che l’amministrazione Biden si sia fatta influenzare dai neoconservatori, ma che tra la sinistra democratica e i neoconservatori non c’è una differenza di fondo, solo che almeno quest’ultimi spesso dicono direttamente ciò che pensano. E per quanto riguarda Trump, che tra l’altro i conservatori non amano, „come unico problema“, ciò è un mito ed non ha nulla a che fare con la storia degli USA.


Come Riccardo Cristiano non penso che si debba fare una guerra civile sull’aborto, ma l’argomento che porta, cioè la differenza tra vita biologica e persona, non mi sembra - forse ho letto troppo Robert Spaemann, interiorizzando i suoi argomenti fortissimi - di grande aiuto né sostenibile. Essere persona non dipende dalla nostra coscienza (si è persona anche quando si dorme e si è persona anche quando si è disabili) e non dipende da un processo o dal „tempo“, ma dall’appartenenza biologica a quel „qualcuno“ che noi chiamiamo uomo. La differenza tra qualcosa e qualcuno non è „costruibile“ e neppure „sacrificabile“. Come essere allora un po’ pro choice? Per me semplicemente ci sono dei casi in cui non è possibile a livello psicologico pretendere che una donna porti a termine una gravidanza (ma si tratta di eccezioni) e a livello legale devono essere trovati dei compromessi, perché viviamo, grazie a Dio, in una democrazia. Comunque l’aborto come l’eutanasia sono il caso serio  della bioetica. Per tutto il resto (preservativi, con chi avere un rapporto e quando, etc…) io sarei radicalmente pro choice. Gesù dice che dobbiamo amare l’altro e che non dobbiamo dividere ciò che Dio ha unito, cioè non dobbiamo fare adulterio, né nei fatti né nei pensieri. Per tutto il resto consiglierei alla gerarchia ecclesiale di essere molto, ma molto umile nella comunicazione.  


Vorrei ora affrontare alcune critiche fatte a Chomsky ed a Maté ed in modo particolare mi riferisco al secondo, che conosco meglio: 1. Non è vero che loro, e certamente non lo fa Maté,  mettano in discussione la sovranità ucraina nel proprio territorio. La formula: „tutto il territorio nazionale“ non tiene conto di quanto è accaduto in questi anni. È un espressione di nazionalismo puro 2. Negare che in Ucraina ci sia un influenza americana, politica e militare significa negare i fatti o per lo meno una narrazione molto convincente dei fatti. 3. Non tenere conto, quasi che l’Ucraina fosse Cappuccetto rosso, del ruolo della NATO come con-causa delle decisioni di Putin, significa nuovamente negare una narrazione dei fatti molto probabile, che non solo Chomsky e Maté, ma anche Il Papa e l’altro giorno Padre Spadaro SJ su „La Stampa“ hanno preso molto sul serio. 4. Come ho ripetuto spesso nel mio diario, chiamandola l’opzione Arendt, criticare i propri (ed io sento gli USA più vicina che la Russia) è una questione di serietà. La frase così riassunta per essere criticata: „affermare che gli Stati Uniti non sono poi così migliori della Russia“ è una banalizzazione del problema; 5. Occulta le vere intenzioni di Putin, chi non presenta la realtà in tutti i suoi fattori. 6. In forza dell’opzione Arendt mi interessa di più la domanda, se gli USA siano davvero interessati ad una soluzione diplomatica, a cui il Papa ha rinviato anche nell’Angelus di domenica scorsa, che quella che si chiede se lo sia la Russia. 7. Negare che ci sia un pericolo di guerra nucleare significa essere del tutto ingenui. 8. Non sempre chi sta dentro una situazione vede meglio di chi sta fuori!   


Mi sembra che Habermas nella sua storia della filosofia, (Anche una storia della filosofia, 128 - 135) ponga due problemi che devono essere affrontati in una riflessione critica. In primo luogo viene richiesto a chi dialoga seriamente che provi, almeno come ipotesi di lavoro, di vedere le cose come le vede l’altra parte. Chi ripete unicamente e solamente la propria posizione, non è disposto a dialogare seriamente con l’altro. Non è disposto a prendersi del tempo per comprendere bene la propria e la posizione altrui. In secondo luogo, a differenza del dialogo tra persone appartenenti a religioni diverse, chi dialoga con una persona che è agnostica o addirittura atea, deve prendere sul serio una presa di posizione che mette in discussione anche la credenza comune in un Dio misericordioso (cosa che hanno in comune ebraismo, cristianesimo ed Islam) ed avrà a che fare con persone che non possono rinunciare all’autonomia del loro pensare, senza tradire completamente se stesse. Senza usare le categorie di Peguy Habermas è cosciente, però, che ci sono anche „clericali anti clericali“, che come i „clericali clericali“ non hanno alcun interesse ad un dialogo con l’altra posizione. 


Adesso vorrei approfondire due aspetti del mio modo di pensare. Con Ulrich penso che tutte le modalità di pensiero accadano nell’essere donato gratuitamente, anche le posizioni che non hanno più alcun senso dell’ontologia (genitivo oggettivo). Ovviamente in un esperimento di pensiero posso prendere distanza da questa posizione ontologica e pensare che non esiste l’essere o che la realtà sia solo frutto di mutazioni casuali. Questa mi sembra essere la vera alternativa al pensiero ontologico, ma questa forma di „scientismo biologico“ è considerato da Habermas stesso incapace di un dialogo con gli altri. Vorrei ora in primo luogo pensare a me stesso, cioè alla domanda che mi preme: questa posizione ontologica non è automaticamente anche teologica? Visto che se vi è un essere donato, esso può essere donato solamente da un Dio. Noi possiamo regalare le rose, non l’essere. Allo stesso tempo non vi è un’identità, ma un’analogia, tra ontologia e teologia. La teologia conosce Dio in forza di una rivelazione di Dio stesso, il filosofo, anche quando pensa ontologicamente, può solo accertare se vi siano nella realtà tracce di questa gratuità affermata nella formula „essere come atto di amore gratuito“ e riflettere sulla loro valenza, scoprendo per esempio che in un atteggiamento realmente gratuito non è incluso solo il „gratis“, ma anche il „frustra“ (il mio modo di pensare alla fallibilità) e questo è in sé una chiara presa di distanza da una posizione che sempre con successo applichi la teoria che ritiene per vera al reale.

In secondo luogo direi che oggi in Europa per pensare questa posizione ontologica è necessaria un’autonomia di pensiero più evidente che pensare in modo agnostico o ateo, modi di pensiero questi che corrispondono, per esempio nella nostra regione, alla forma mentis dominante, che non ha bisogno di alcuna forma di pensiero autonomo per essere „ripetuta“.  


È chiaro che se il cammino al vero è un’esperienza, allora un’esperienza come quella che io vivo nella diaspora, mi rende molto diverso da chi non ha fatto questa esperienza e che non avendola fatta non è neppure in grado di comprenderne la differenza. Oggi ho parlato a lungo con un confratello che vive in Baviera: lui fa delle cose molto belle e molto utili, ma per l’appunto fa un’esperienza così diversa, che di fatto, pur in tante coincidenze, rimane un’estraneità ultima nel giudizio su avvenimenti concreti e va bene così, perché chi non deve rimanerci estraneo è il Padre, suo e mio. 


Padre nostro…


(5.7.22) Nella pianura erbosa tra la nostra case e il fiume Elster sono arrivate le capre e ci rimaranno per tutta l’estate - sono una presenza a me cara, che fa parte del gratuito ed ampio dono dell’essere, che è la forza ultima della nostra vita. 


Sono del tutto d’accordo con Papa Francesco: anche nelle persone più brave il pericolo del „pelagianesimo“ è oggi dilagante: il credere che il „primerear“ non consista nella grazia, ma nei nostri sforzi, nelle nostre battaglie. E il pelagianesimo ci conduce sull’orlo dell’abisso, speriamo di non caderci dentro, in modo disastroso. 


Un’obiezione che mi ha fatto Riccardo Cristiano la trovo davvero molto forte - non quella sulla proxy war (concetto questo, che di fatto è implicito anche nell’articolo grandioso di padre Spadaro SJ, di cui ho parlato qualche giorno fa) come tema caro alla sinistra internazionale, ma quella che i giornalisti nord americani da me seguiti sono anti sistema a priori. Ed è vero che per me, se penso per esempio a quello che ha scritto sul 4.7.(Independence Day) in Twitter Rania Khalek, ciò non corrisponde a quello che io sento per gli USA - io avevo il bisogno di far gli auguri a miei amici americani, nel loro giorno, non di far loro una predica e sono terribilmente dispiaciuto per quello che è successo ieri a Chicago (un ulteriore eccesso di follia di chi va in giro con pistole uccidendo a caso)! Allo stesso tempo la lettura del profeta Osea e la sua critica radicale agli idoli (e le armi sono idoli) mi corrisponde totalmente ed è offerta alla meditazione dalla Chiesa cattolico-romana (non da un’agenzia rivoluzionaria),  nel rito romano propri in questi giorni. Vero è, però, che un sistema, quale esso sia, non contribuisce alla bonitas dell’uomo automaticamente, anche quello comunista non lo fa. Allo stesso tempo devo dire, però, che i „miei“ giornalisti, che seguo settimanalmente, come Glen Greenwald, Katie Halper und Aaron Maté conoscono benissimo il sistema dall’interno e le loro critiche sono secondo me, interne ad esso, non apriori. 


 „L’essere tutela nella sua semplicità assoluta la sua indeterminatezza come pienezza“ (Homo Abyssus, 254) - in questa frase di Ulrich vediamo un ritorno all’origine più convincente del dio divino di Heidegger. Non dobbiamo sforzarci a lamentare la perdita, la smemoratezza ontologica del nostro tempo. Perché l’essere stesso come dono di amore gratuito tutela la sua indeterminatezza, l’impossibilità di ridurlo ad una funzione e lo fa nella sua semplicità, nella semplicità del cammino quotidiano al vero. Lo sforzo titanico di Ernst Bloch nel formulare uno spirito dell’utopia trova qui un reale discernimento: il marxismo eretico di Bloch, con la sua critica al sistema capitalistico, dipende da un’idealità che rimarrà sempre tale, l’ontologia dell’essere come amore invece vive in un presente che viene dal passato e feconderà il futuro in forza della sua semplicità, che non può essere costruita da alcun „ens rationis“. Il cammino al vero è un’esperienza in cui l’essere donato stesso, non il nostro operare, tutela nella sua semplicità tutto ciò che è possibile come pienezza che possiamo assaporare già oggi, in qualsiasi sistema ci sia dato da vivere.


Padre nostro…


(4.7.22) Avevo pregato, questa mattina, per la settima classe che la pace scenda su di loro, ma poi qualche minuto dopo, vedendo il loro continuo menefreghismo, mi sono arrabbiato e quando ti arrabbi li hai tutti contro, perché loro sono dei giudici terribili, per quanto riguarda gli altri, in cui vedono anche giustamente i difetti, mentre pensano di se stessi di aver sempre ragione. Comunque non mi devo „accanire“ su questa cosa - alcuni passi di riconciliazione, dopo l’arrabbiatura, li ho fatti e di più in questo momento non è possibile. Così mi giunge come un grande aiuto la frase di Austen Ivereigh citata  da Padre Diego: „Alla fine la Croce obbligherà il diavolo a rivelarsi, perché il dialogo scambia la gentilezza per debolezza“, ma accanendosi diventa lui a sua volta lo sconfitto. Al cospetto di una settima classe difficile, ci si sente del tutto deboli e non ci sono ricette „tecniche“ (di metodo di insegnamento) per risolvere il problema. Di fronte alle maldicenze di corridoio l’insegnante può educarsi solamente con il silenzio ed accettando la propria debolezza. Certamente c’è anche bisogno di „governo“ ed anche il Papa buono che abbiamo, a volte esprime direttamente alcune cose che sono molto forti, come nel caso del patriarca di Mosca, quando gli ha detto che i vescovi non sono dei chierichetti dei politici, ma di fatto at the end of the day vale solo la „resistenza passiva al male“, anche a livello politico - perché alla fine noi confessiamo un Dio crocifisso e non trionfante, a livello mondano. Contro gli atteggiamenti di accanimento contro i più deboli (e spesso gli insegnanti sono più deboli dei ragazzi), contro il meccanismo del capro espiatorio e contro l’atteggiamento di chi si lava le mani al cospetto dell’accanimento contro i deboli (cfr. Lettere della tribolazione, 76) ci può salvare solamente l’atteggiamento dell’agnello immolato che non immola nessuno! Ci può salvare solamente una mansuetudine, che terrà conto anche del carattere che si ha, ma che alla fine sarà possibile come dono. 


(Parte del dialogo con il giornalista romano Riccardo Cristiano - per leggere il dialogo nella sua interezza, cfr. La sua bacheca in Fb; non riporto tutto, perché è bene che alcune cose rimangano legate al giorno in cui sono state dette). Caro Riccardo, Sono contento che tu abbia cercato di fare passi in direzione di quello che dice padre Spadaro SJ, sebbene non sostenga le cose che tu hai sostenuto in questi mesi. Ti fa grande onore. La tua radicale critica all'idea di "proxy war" può essere interpretata, però, come un passo avanti e due indietro. Non è solo una mania della sinistra-sinistra internazionale parlare della proxy war e se tu non lo permetti neppure come possibile ipotesi di lavoro indebolisci totalmente quello che dice padre Spadaro, perché anche se lui non usa quel termine, senza questa ipotesi di lavoro non ha alcun senso cercare di vedere la realtà dal punto di vista del "Cremlino". Poi per quanto riguarda „rabbia e luce“ del padre Dall'Oglio, dobbiamo tenere conto che lui da più di nove anni tace e quindi non sappiamo cosa penserebbe oggi. Il primo passo per un vero tentativo di pace - nel nostro cuore - significa secondo me non squalificare a priori alcuna delle narrazioni del conflitto, tanto meno quella della proxy war che è stata sostenuta con una rivelazione di così tanti fatti (cfr. Aaron Maté), che la si deve almeno tenere presente come ipotesi di lavoro. Tuo, R


Riccardo ha risposto chiedendomi di non pretendere l’impossibile, a mia volta ho replicato: Caro Riccardo, per me è uguale, non devi concedere cose che non credi, ma così il tuo passo di assenso al Padre Spadaro è solo "formale". Ma ovviamente posso sbagliarmi anch'io. Io, però, non ho mai seguito alcuna fonte pro russa e i giornalisti che ho seguito in questi mesi sono tutti o americani o canadesi, accusati di essere propagandisti russi, come tra l'altro è stato detto anche del Santo Padre.


Riccardo ha precisato che quelli della scuola di Chomsky non sono pro russi, ma anti-sistema. A questo ho risposto: , si la critica anti-sistema ha una sua valenza. Per questo ho cercato anche altre fonti, come per esempio l'articolo del padre Spadaro. Infine sull’anti-americanismo ho scritto: „Poi per quanto riguarda l'anti- americanismo, io amo gli USA e con la mia famiglia abbiamo fatto nel 2015 uno dei più bei viaggi della nostra piccola storia in Arizona, Nevada e California, e il mio migliore amico è nato a San Francisco ed insegna filosofia all'università in California; è lui che mi ha fatto leggere le cose di Aaron Maté, sebbene non condivida tutte le sue posizioni, per esempio adesso sulla questione del ribaltamento di "wade versus roe", il mio amico ha una posizione del tutto diversa di quella di Maté che è contro questo ribaltamento ed anche sulle cose che dice Maté sulla Siria ho alcuni dubbi (proprio perché ho letto attentamente Padre Paolo e te), ma devo dire che questo giovane giornalista lavora con un'acribia incredibile e non ho mai sentito, mai, nelle ore di podcast suo, accenni pro russi“.


Padre nostro…


(3.7.22) Caro R., grazie per questo pensiero sull’amicizia che mi hai mandato con l’augurio di una buona domenica, che ricambio: «L’amicizia è uno specchio in cui l’uomo si riflette. A volte, chiacchierando con un amico impari a conoscerti e comunichi con te stesso… Capita che l’amico sia una figura silente, che per suo tramite si riesca a parlare con se stessi, a ritrovare la gioia dentro di sé, in pensieri che divengono chiari e visibili grazie alla cassa di risonanza del cuore altrui. L’amico è colui che ti perdona debolezze, difetti e vizi, che conosce e conferma la tua forza, il tuo talento, i tuoi meriti. E l’amico è colui che, pur volendoti bene, non ti nasconde le tue debolezze, i tuoi difetti, i tuoi vizi. L’amicizia si fonda dunque sulla somiglianza, ma si manifesta nella diversità, nelle contraddizioni, nelle differenze. Nell’amicizia l’uomo cerca egoisticamente ciò che gli manca. E nell’amicizia tende a donare munificamente ciò che possiede.» (Vasilij Grossman, Vita e destino). Ieri a Basilea (ho seguito via zoom), in una conferenza del professor Heereman, quest’ultimo ha citato un pensiero di Balthasar nel suo „Verità del mondo“ (anni 40), ripubblicato come primo volume della sua „Teologica“ molti anni più tardi (anni 80), in cui il teologo svizzero diceva che la teoria della conoscenza non riguarda solamente le cose o le persone nella loro fattività, ma anche la dimensione della possibilità: l’amico per esempio non viene guardato solo per quello che è, ma anche per quello che potrebbe e dovrebbe essere. La citazione di Grossman che mi hai mandato mi sembra vada in questa direzione e con ragione, a differenza di  Levinas, non parla solo dell’altro, ma anche del proprio sé, che non è mai una tabula rasa per l’altro, quasi che solo il tu rivelasse ciò che tu davvero sei. Nella frase che mi hai mandato vi è ancora di più, vi è la dimensione del „perdono“, e senza quest’ultima non vi è amicizia cristiana. Grazie che  ti sei messo in cammino con me, in questa amicizia intima e non solo in quella istituzionale, propria ad un Movimento o alla Chiesa nel suo insieme. E mentre l’istituzione ha bisogno di tanta trasparenza, l’amicizia intima pur avendo bisogno a sua volta di trasparenza, vuole in primo luogo discrezione: velare e svelare, dice Balthasar. Tuo, Roberto 


Nell’accanimento pornografico vi è un accanimento nell’esposizione del pezzo, dei pezzi dell’altro; questo in parte corrisponde secondo Lacan/Recalcati alla struttura del desiderio erotico maschile, mentre quello della donna secondo gli stessi sarebbe più olistico e sembra, mi ha raccontato mia figlia, che una donna che guarda un video pornografico, lo faccia in primo luogo per „paragonarsi“ (sono bella come quella persona che vedo li? La mia vagina assomiglia alla sua…?), mentre un maschio lo farebbe piuttosto per arrivare all’orgasmo. Ma ritorniamo al punto di partenza: l’accanimento sull’esposizione dei pezzi non è il solo aspetto, l’altro aspetto è forse più erotico che pornografico, è vedere l’altra persona, le altre persone che fanno cadere le loro barriere razionali e rivelano il loro „godere“. Ma entrambi gli aspetti sono come un „surrogato“ del vero piacere che coinvolge l’altra persona nella realtà  e non solo nella visione digitale ed ovviamente ci allontanano da uno sguardo „vergine“ dell’altro, quello che aveva Gesù ed hanno i suoi santi. Allo stesso tempo, però, il godere e lasciarsi andare è un desiderio così forte, che bloccarlo, se non nasce da una vera e propria grazia, può accadere solo in forza di altri „surrogati“ ed in primo luogo del desiderio di dominare l’altro con i propri pensieri e le proprie proposte. Nella Chiesa si è insistito troppo su questi argomenti - praticando una spettacolare doppia e tripla morale - nella dimensione del „peccato“ e non nego che ci siano peccati anche in questa dimensione (Davide con Betsabea), ma questa parte della storia nasce perché Davide passeggia da solo, insomma per solitudine, in cui il desiderio della bella donna nuda si impone); quando arriva il profeta Natan e racconta a Davide la parabola che rivela il suo peccato, il punto di fuoco è la differenza tra i due uomini, quello ricco (Davide) e quello povero (Uria), che aveva „una sola pecorella piccina“ e che il ricco gli ha rubato e poi lo ha ucciso, e non il desiderio come peccato. Insomma non viene messo in dubbio il desiderio della donna nuda, ma che l’uomo ricco si sia impossessato di questa donna nuda, che era stata donata ad un altro. Nella nostra epoca trasparente la pornografia offre un surrogato per il raggiungimento del desiderio, ma secondo me si dovrà aiutare chi ne è dipendente (tanti, viste le statistiche) con tenerezza a comprendere che il „Signore presente“ come „tenerezza, vicinanza e misericordia“ può darti la mano per tirarti fuori piano dalla dipendenza da questo surrogato, ma non bisogna perdere di vista la dimensione psicologica e chimica del problema e che anche un uomo forte come Spier non riesce a vivere completamente, per un lungo tempo, senza di essi. „Ma ciò che non è possibile all’uomo…“ - la meta ultima del desiderio è la verginità di Gesù. 


Il padre Diego Fares SJ ci spiega bene cosa Papa Francesco ci consiglia di fare quanto qualcuno si accanisce contro di noi: in primo luogo vi è la possibilità di fuggire in Egitto o nel bosco, non si può affrontare tutto con una discussione intellettuale. In secondo luogo si può affrontare anche il malvagio a viso aperto, ma con „dolcezza e fermezza“ (Lettere della tribolazione, Milano 2019, 73) e con la disponibilità all’umiliazione, che il pontefice spiega come kenosis, nella modalità del „tacere, pregare ed umiliarsi“ - ieri nel treno affollato, per via della possibilità di comprare un biglietto per 9€  al mese, tante persone non portavano la maschera o la portavano in modo tale che non serviva a nulla e anche quando il personale ha chiesto loro di portare la maschera, hanno fatto finta di niente, con un’arroganza incredibile, se si tiene conto che in una tale situazione di affollamento, la maschera è una delle poche cose sicure per proteggere se e gli altri. È una piccola manifestazione del malvagio, che dovrebbe essere affrontato a viso aperto, ma con „dolcezza e fermezza“ di cui non sono capace, ma che da sola permetterebbe „che lo spirito malvagio si manifesti“ come tale, in modo davvero liberante. Non essendo capace di questa „dolcezza e tenerezza“ ho taciuto.

Una „grande umiliazione“ è quando tu prendi tempo, „punti sul tempo“, perché sai che in questo momento il problema non è risolvibile, tanto meno con un dialogo, ancora meno con le tue capacità. Imparo da Papa Francesco che solo il diavolo ha interesse alla „guerra“ e che solo Dio può opporsi ad essa. Il Papa cita un religioso: „Mi sono reso conto che questa era una guerra tra Dio e il diavolo. E se noi uomini imbracciamo le armi, siamo destinati alla distruzione“ (ibidem, 74). Noi dobbiamo sempre e solo sottolineare la nostra volontà di pace, non fare in primo luogo un’analisi della guerra, ne tanto meno parteciparvi, il che non vuol dire saltare le „causae secundae“ - ma anche a questo livello delle „causae secundae“ il cristiano, il compito specifico del cristiano, è contribuire alla pace, nella Chiesa, nel mondo e in noi stessi. 


Nella puntata in cui Katie e Aaron hanno intervistato Briahna Joy Gray, come al solito, sono state discussi tanti temi molto interessanti e mi spiace che il mio inglese non sia sufficiente per comprendere tutto: prima dell’intervento della Gray Aaron ha parlato del’
allargamento della Nato e della grande contraddizione in esso implicita, se si considera che proprio questo allargamento nella versione degli ultimi anni ha portato al conflitto attuale, ha cercato di farci comprendere ancora una volta  che un tale allargamento potrebbe portare ad un conflitto ancora più disastroso di quello già in corso. Alessandro Banfi nella sua rassegna giornalistica odierna ci aiuta a capire il ruolo davvero vergognoso che il dittatore russo ha potuto assumere a Madrid. 

Del dialogo con la Gray vorrei sottolineare due aspetti: la giornalista ed giurista, che si trova attualmente in Washington D.C. ha parlato dell’

asimmetria nei conservativi tra la difesa con le armi della propria immunità corporale e la non difesa della propria libertà sessuale. Giustamente ha fatto notare che sei cattolici nella „Supreme court“ sono un’esagerazione, se si considera l’intero spettro della società americana. Avrei voluto capire meglio gli argomenti giuridici che lei porta sulla questione del ribaltamento delle decisioni prese nel 1973. Capisco che una società multiculturale come l’America abbia posizioni diverse e che non è giusto che la posizione cattolica su contraccettivi, matrimonio omosessuale o sull’aborto sia legge per tutti, allo stesso tempo per me, non tanto perché sono cattolico, ma perché sono filosofo, mi sembra che l’aborto implichi una dimensione che gli altri problemi non hanno e mi sembra che la soluzione tedesca sia buona: l’aborto è contro la legge, ma non è punibile. Il feto che cresce nel grembo della donna non è „qualcosa“, ma „qualcuno“ (basta dare un’occhiata ad un feto nella dodicesima settimana per vedere che li è in gioco qualcuno e non un ammasso di cellule) e non fa parte del corpo della donna, su cui ovviamente lei ha un’autonomia di scelta…comunque sia per non cadere nel fondamentalismo si dovrà tenere aperta la posizione di chi sostiene di essere sia pro Life che pro Choice (Foster Wallace, Katie Roiphe).   


."..Continuiamo a pregare per la pace in Ucraina e nel mondo intero. Faccio appello ai Capi delle nazioni e delle Organizzazioni internazionali, perché reagiscano alla tendenza ad accentuare la conflittualità e la contrapposizione. Il mondo ha bisogno di pace. Non una pace basata sull’equilibrio degli armamenti, sulla paura reciproca. No, questo non va. Questo vuol dire far tornare indietro la storia di settant’anni. La crisi ucraina avrebbe dovuto essere, ma – se lo si vuole – può ancora diventare, una sfida per statisti saggi, capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni. Con l’aiuto di Dio, questo è sempre possibile! Ma bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale: no a un mondo diviso tra potenze in conflitto; sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano."

( Papa Francesco dopo l'Angelus di domenica 3 luglio 2022)


Padre nostro…


(2.7.22 Maria va a trovare Elisabetta) Il consiglio di non esagerare le persecuzioni, di non cadere nel vittimismo (cfr. Padre Diego Fares sull’accanimento), mi è di grande aiuto; più il tempo nella diaspora passa e più si sente la tentazione alla solitudine, per proteggersi dalla violenza di chi dice di esserti amico e non lo è e in genere la violenza della mancanza di una patria spirituale, ma ovviamente vi è chi soffre molto di più! E che non si concede alcun „surrogato“. Konstanze è tornata da una quattro giorni con i ragazzi dell’ottava classe ed è stata come al solito una grande presenza materna, anche per i colleghi, ma anche lei comincia a far fatica nella diaspora e così ci isoliamo sempre di più, per difenderci. L’isolamento non è però una vera difesa - si ha bisogno del discernimento. Oggi nelle quattro ore passate nel bosco vicino a Jena abbiamo parlato tanto insieme, mi ha raccontato tante cose accadute durante la quattro giorni, abbiamo anche parlato di noi due e se ci sentiamo „liberi“ l’uno con l’altra.


La conferenza di Franziskus von Heereman in Basilea, per l’anniversario della morte di Balthasar, che ho seguito oggi per „zoom“, „verità, amore e mistero. Balthasar come filosofo“, mi ha dato alcun spunti buoni, in modo particolare quello di una teoria della conoscenza, che prenda sul serio il rapporto tra soggetti e non solo quello del soggetto con gli oggetti. Come nell’ontologia, anche nella gnoseologia si passa attraverso un momento di „nullificazione“, perché senza quest’ultimo non è possibile amare, ma l’idea di amore di Levinas, a cui von Heereman si richiama, è debole, tanto più se viene vista nella contrapposizione ad Ulisse che cerca la patria e non se ne va dalla patria come Abramo: in vero Ulisse e Abramo sono due facce della stessa medaglia che devono essere tenute insieme (i poli sono fecondi nella loro opposizione) e la nullificazione non è riducibile ad una dipendenza dal solo-altro, quasi che per conoscere ed amare fosse necessario distruggersi come io. Un bel pensiero era anche che l'amore ama la notte. 


In treno, tornando da Lipsia, dove abbiamo comprato un bel vestito rosso per mia moglie, ho letto Habermas, che con ragione si pone il problema della giustizia e della solidarietà a livello globale e lamenta una debolezza delle organizzazioni internazionali, che dovrebbero servire a questo scopo. Il suo discorso è molto ricco e tiene conto anche della perdita di competenza degli stati nazionali, ma per oggi basta. 


Padre nostro…


(1.7.22) Dell’articolo del Padre Spadaro SJ (La Stampa) sulla posizione del Papa vorrei riportare questo passaggio, che si trova nella raccolta odierna di Alessandro Banfi: 


„Su questi temi il parlamento tedesco aveva ascoltato nel settembre 2001 - e in perfetto tedesco - lo stesso Putin, più volte applaudendolo. «Non ci siamo mai liberati completamente di molti stereotipi e cliché della guerra fredda», aveva detto il presidente russo. Mentre «la Russia è una nazione europea amica. La pace stabile nel continente è un obiettivo fondamentale per il nostro Paese, che ha vissuto un secolo di catastrofi militari». Queste parole, a 21 anni di distanza, sembrano provenire dall'iperuranio. Le parole del Papa, quindi, intendono ribadire la necessità di capire che cosa è accaduto e perché, e se sono stati commessi errori e quali: «Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi», ha concluso. Una lettura forzata e negligente ha insinuato che il Papa stesse «giustificando» l'agire di Putin. Non è affatto così. Francesco continua a definire il conflitto come «inaccettabile aggressione armata», «guerra ripugnante», «massacro insensato», «invasione», «barbarie», «atto sacrilego». Ha voluto, invece, insistere sul fatto che è necessario capire perché siamo arrivati a questo punto. Capire le cause di un evento non significa giustificarlo, ma semmai porre le basi per risolverlo. Dividere il mondo in buoni e cattivi, usando «lo schema di Cappuccetto Rosso», è confortevole e rassicurante, ma non serve a capire. Per capirci: sul fatto che il nazismo sia stato una orribile tragedia non c'è il benché minimo dubbio. Possiamo però interrogarci sul perché sia stato possibile che emergesse. Riconoscere nella sconfitta umiliante della Germania nella Prima guerra mondiale una sua causa fondamentale non significa affatto giustificare Auschwitz! Significa capire, per evitare che situazioni simili si verifichino nel futuro“. 


Ieri ho parlato a lungo con un caro amico e non ci siamo bisticciati - questo è bello, molto bello. Per lui tutto quello che Borghesi, ma anche io o il padre Spadaro ne „La Stampa“  diciamo sulla posizione del papa è del tutto incomprensibile. Lui ritiene lecito dire solo che la guerra è brutta, tutto il resto è solo teoria. Ed in vero la guerra è brutta e quando il mio parroco mi ha raccontato che una profuga ucraina incinta, appena arrivata da noi, ha ricevuto la notizia dal fronte che il marito è morto, mi è venuto da piangere.  Il papa, però, l'altra domenica, quando ha detto che dobbiamo occuparci dell'Ucraina, non ha pensato solo alla carità, ma anche alla comprensione del fenomeno. Io non capisco come uno che dice di seguire Papa Francesco non lo prenda sul serio su questo punto (la critica alla logica da "Cappuccetto Rosso“), ma almeno con l’amico ci siamo parlati in modo davvero fraterno e questo per me è bello.


L’intervista di Glen Greenwald con Christopher Rufo, mi sembra di notevole importanza, non solo perché un omosessuale, il primo, dialoga in modo educato con un eterosessuale, il secondo e viceversa, cosa che mi sembra abbastanza frequente, ma perché tentano di dare una risposta „critica“, riflettendo sul lavoro del giornalismo e della scuola, su due temi che nel frattempo sono diventati mainstream: quello dell’ideologia LGBT e quello della „teoria critica razziale“. In primo luogo Rufo mette in discussione che ci sia un giornalismo „obiettivo“ e „neutrale“ o che vi sia una scuola „neutrale“ - è bene che si sappia per cosa sta un certo giornalista o una certa scuola. L’assunzione non critica di Netflix, tanto per fare un altro esempio, ma anche di tante scuole dell’ideologia LGBT e di „quella „critico razziale“, non sono scelte neutrali, ma volute e su cui si può avere a livello democratico posizioni diverse. E per quanto riguarda la scuola è legittimo porsi la domanda se sia adeguata un’assunzione non critica delle due ideologie come fatto indiscutibile. Sia Greenwald che Rufo accettano il sistema plurale del mondo democratico. Rufo ha cercato, però, di far comprendere che certe premesse della „teoria critica della razza“ (per esempio il distacco dalla biologia) non sono per nulla evidenti e devono essere pensate in modo critico, come deve essere pensata in modo critico l’adeguatezza di certi progetti LGBT all’interno della scuola elementare e media o addirittura dell’asilo. 


Non c’è dubbio che vi sia nei media e nei giornali un tentativo di discreditare la „famiglia naturale“ - in parte ciò è vero anche per la serie napoletana („L’amica geniale“) che sto vedendo e che mi piace tanto. Non c’è dubbio che la famiglia non è stata nella storia solamente un luogo di rifugio „naturale“ e „buono“ ed è vero, che a seconda dei luoghi e dei tempi, le donne sono state discriminate e spesso „inventate“ come „oggetti“ ad uso del maschio, ma credo che uno studio della famiglia, che dovrà chiaramente tenere conto di luoghi e tempi differenti, presenterà piuttosto un valore positivo e non negativo di questa istituzione naturale, che può essere in parte anche, in una società pluralista, „allargata“ con forme non identiche, ma possibili e legittime di convivenza, come nel caso di Greenwald, sposato con uomo e con bambini…


„L’essere intende di più che la res, ma anche di più dell’essere nella mera idealità“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 251) -  l’essere non sono solo le cose o meglio non è riducibile solo alle cose, ma non è neppure solo un’ideale non-ancora-donato. L’essere è davvero donato in una priorità della realtà sulle idee, ma non è riducibile a cose, come non è riducibile ad idee. Questo punto è decisivo se si vuole comprendere un’amore gratuito che è davvero donato nella realtà, ma che la supera, non idealisticamente, ma per intensità intima nell’esperienza stessa.


Padre nostro…


(30.6.22) Nei „Contadini“ ho messo l’intervista a Massimo Borghesi che ricorda la critica del Papa alla logica  „Cappuccetto rosso“ nelle interpretazioni di ciò che succede in Ucraina e che vede con chiarezza il pericolo di un allargamento fatale del conflitto. Una signora mi ha obbiettato che è stato un errore non fermare Hitler ed a lei ho risposto: „Grazie per la tua obiezione. Credo che dobbiamo imparare a parlarci insieme, anche con posizioni diverse. Senza offenderci, cosa che tu non hai fatto per nulla. A me tutto questo ricordo piuttosto la prima guerra mondiale, dove come sonnambuli ci si è mossi verso la stessa. Secondo me Putin e Hitler non sono paragonabili. Putin è piuttosto paragonabile con Bush, che ha invaso l’Iraq con menzogne…“. Un’ altra persona ha reclamato più fatti e meno interpretazioni, a lui non ho risposto, perché la posizione è talmente „sicura di sé“ (talmente „accanita“) che non so più che dirle ed in fondo ciò che dice significa: io solo ho l’accesso ai fatti, voi no.


„Accanirsi nel dialogo è un controsenso. L’essenza del dialogo non sono le parole che si dicono o i discorsi che si fanno, bensì il consenso reciproco degli interlocutori su una realtà che richiede una spiegazione“ (Padre Diego Fares SJ) - fatti non richiedono alcuna spiegazione e possono essere semplicemente comunicati: ieri ho fatto un errore con la tabella dei voti, perché non mi sono accorto che era ancora fissata al primo semestre…Le forme che danneggiano il dialogo non sono solo quelle estreme del bullismo digitale: menzogna, calunnia, diffamazione, detrazione, pettegolezzo, ma anche il continuo ripetere „educato“ di frasi che non si confrontano per nulla con quello che dici tu, per spiegare la realtà. L’avversario viene ritenuto incapace di comprendere ciò dovrebbe essere evidente, perché lo dicono tutti o lo direbbero i presunti fatti. „Quando qualcuno formula un giudizio, lo propone all’assenso dell’altro, affinché questi lo completi con il suo punto di vista“ (ibidem) - ma se uno ritiene il proprio punto di vista un „fatto“, non vi è nulla da completare e non vi è neppure la base per un dialogo. „Se dietro l’apparenza del dialogo si mira esclusivamente ad ottenere l’assenso e si vuole imporre il proprio punto di vista o si disprezza ciò che dice l’altro, il dialogo non c’è“ (ibidem). Chi dice all’altro io ho l’accesso ai fatti, tu fai solo interpretazioni, ha distrutto in modo educato il dialogo, perché „contra factum, non est argumentum“. 


Le forme di bullismo nella scuola, sono un vero e proprio problema, e precisamente nelle forme meno „educabili“: durante il progetto di religione nella settima classe tre ragazze guardavano semplicemente per tre minuti una più debole, e quando dissi loro di smetterla, mi risposero che non stavano facendo „nulla“ - è vero, stavano annientando l’altro con il loro „nulla“. Il padre Fares non solo ci offre un approfondimento della parola „accanimento“ nelle diverse lingue (quella scelta per il tedesco, secondo me non è quella più evidente - Verbissenheit rende secondo me meglio che Hartnäckigkeit), ma ci fa comprendere che dietro l’accadimento non sta in primo luogo un „istinto“, ma una „decisione lucida“, voluta dal „padre della menzogna“. E questo vale anche per i bambini e non è un’esagerazione.  


Nella sua rassegna giornalistica odierna, „Alleati con il sultano“, Alessandro Banfi in poche righe rivela la menzogna della contrapposizione: democrazia versus autocrazia. Una pseudo democrazia che sacrifica i curdi e che si fa sostenere da un dittatore turco. Incredibile! Personalmente credo che abbiano tutti bisogno di una reale democrazia (all’interno di una vera sinodalità), sia le cosiddette democrazie, sie le cosiddette autocrazie. 


L’intervento pneumatologico del cardinal Ouellet il 20.6.22 nel simposio „L’identità dei Movimenti e delle Nuove Comunità“ mi sembra di grande aiuto. Il pensiero che più mi ha commosso è stato quello della kenosis dello Spirito Santo, che si „nullifica“ per incontrare l’uomo laddove, anche nei suoi peccati, vive la sua missione. Questa dimensione pneumatologica, per chi come noi vive da 20 anni nella diaspora (2 % di cattolici) è davvero di vitale importanza. Negli ultimi anni abbiamo avuto il sostegno di un parroco, per vivere concretamente la polarità co-essenziale dei doni carismatici e gerarchici, ma è vero che spesso abbiamo dovuto essere presenti in situazioni altamente drammatiche in forza del carisma personale che mia moglie ed io avevamo - il rischio di essere risucchiati nella mondanità non spirituale è stato molto forte, come anche il rischio di rispondere picche a quella mondanità con una di stampo spirituale (Henri de Lubac, Papa Francesco), ma grazie a Dio „la spina nella carne“ di cui parla san Paolo ci ha permesso di superare le tentazioni di gnosticismo (sapere assoluto e chiuso) e di neo-pelagianesimo (la tentazione di salvarsi con la propria sola libertà), e di rimanere umili in questo grande lavoro di presenza cristiana, che si è incarnata nel nostro lavoro di insegnanti ed in tanti progetti propri della regione in cui viviamo - come il progetto in Armenia o la Juventusfest per i ragazzi e le ragazze dell’ottava classe, come alternativa alla Jugendweihe, un progetto che con gli ospiti invitati, coinvolge ormai annualmente più di 500 persone. Negli ultimi anni siamo appoggiati concretamente dal nostro parroco, ma spesso avevamo dovuto prendere posizioni da soli. 

Ritengo anche di aiuto, perché io sottolineo più il dono personale dei carismi, quello che dice il cardinal Ouellet sulla dimensione „ecclesiale“ „famigliare“ del dono dei carismi stessi. 

Quanto egli infine dice sul vento gelido del sospetto che non permette un dialogo intimo e libero tra la gerarchia e le realtà carismatiche, mi sembra di grande aiuto, perché noi tutti abbiamo un grande bisogno della „vicinanza, tenerezza e misericordia“ di cui parla il Papa, ma spero che non venga usato dai Movimenti per non fare con grande serietà quel lavoro di „confessione dei propri peccati“ (atteggiamento di confessione) del tutto decisivo per la loro sopravvivenza.

Ritengo che il discernimento in forza dello Spirito Santo sia l’unico modo per percorre davvero vie sinodali nella Chiesa ed anche nei Movimenti.

Nel mio „diario notturno“ negli ultimi mesi, pubblicato alla sera nel mio blog, ho messo in mostra tanto di me, e così si  può vedere il percorso della mia vita, che spero sia accompagnato da quella kenosis dello Spirito Santo di cui parla il cardinal Ouellet. 


Padre nostro…


(Notte) Con la Lenù della serie televisiva napoletana non mi sento solo in dialogo per la questione del rione di periferia che ho accennato ieri sera, ma anche per quella del „terrorismo“ che ha segnato i primi anni della mia vita giovanile: il rapimento e l’uccisione di Moro (1978), l’uccisione del compagno di scuola Matteo C. (1980). Il terrorismo rosso è stato più intrecciato con la mia vita di quello nero, che conoscevo solo dalla televisione e da una persona nel quartiere che aveva educato il suo cane ad abbaiare quando sentiva la parola „comunisti“. E per l’uccisione di Matteo, che era un terrorista, ma anche un giovane della mia età, scrissi un grande volantone ponendo la domanda se le forze dell’ordine avessero la funzione di proteggere o di uccidere i cittadini? 

Mentre un rapporto d’amore che inizia dai tempi del rione e che giunge fino ad ora, non c’è e di fatto rende Lenù,  che invece ne ha uno, anche ceca, perché Nino non è in grado di amare qualcuno e tanto meno di amare lei come donna in quanto lei e non in quanto una sua proiezione (il tema del suo secondo libro); pur con tutti i miei difetti credo di amare Konstanze, proprio in quanto è lei, ma in vero bisognerebbe chiederlo a lei se è davvero così. 

Contatti con la mafia ne ho avuto solo uno nel rione stesso di Mirafiori sud, quando bruciarono una panetteria, presumibilmente perché non avevano pagato una tangente. Anche il bullismo del rione mi ha raggiunto una volta, quando un giovane mi diede un pugno in faccia in chiesa dicendo di lasciar stare sua sorella, che non conoscevo, visto che non conoscevo neppure lui. Forse la causa è stata la gelosia per una mia foto che aveva messo il parroco nel giornalino della parrocchia.

Il desiderio di pubblicare un libro lo conosco molto bene, ma per ora tutto ciò che scrivo ha interessato attivamente solo Alver, che ne ha parlato nel suo blog - un dono davvero grande per me. Mentre Lenù ha i suoi ammiratori. 


(Notte) Come la Lenù della serie televisiva napoletana anch’io ho desiderato tanto lasciare il rione (quartiere) di Mirafiori sud, perché il contatto con la plebs, di cui facevo parte, era troppo stancante - troppo vicini i litigi, troppo vicina la morte, troppo vicine le merci vendute con l’altoparlante. Ma a differenza di Lenù il partito comunista non ha avuto mai per me un’attrazione. Padre Girardi, che scriveva su marxismo e cristianesimo, ex salesiano e mente considerata molto lucida da Paolo VI, è stato, insieme con Leonardo Sciascia, di cui ho spesso parlato, il mio incontro più a sinistra, che feci negli anni della mia gioventù - lo intervistai, forse nel 1976/7, quando abitavo ancora nel quartiere, ma il parroco non volle pubblicare l’intervista; il padre Pirola SJ, che avrei conosciuto qualche anno dopo nel Centro teologico di Torino, dialogava con Bloch, ma era un gesuita e Coppellotti, mio professore di filosofia al Majorana,  era piuttosto apocalittico che di sinistra. Con Lenù mi unisce anche l’idea della cultura come liberazione, l’amore per i libri. Insegnare oggi nella „Gemeinschaftschule“ e non solo nel Liceo è per me un segno di fedeltà a quella dimensione della plebs incontrata nel rione di Mirafiori sud, ma godo totalmente della nostra casa, quasi senza vicini e godo del canto serale degli uccelli e del vento che soffia e muove i pioppi sulla riva del fiume Elster. 

Nella mia stanza da letto, piccola e lunga, sopra la quale dormiva Francesco, che morì in un incidente stradale, dopo aver perso la mamma per un cancro, ebbi le prime fantasie erotiche, i primi giochi erotici, che erano del tutto „innocenti“ ed „insipienti“ - la prima volta che vidi una goccia di sperma mi spaventai, perché non sapevo che cosa era. Il tema dei giochi erotici e della masturbazione fu tematizzato nelle confessioni, ma l’intervento „clericale“ non mi è stato molto d’aiuto. Scriviamo gli anni 70 ed era il periodo in cui fiorì massimamente la pedofilia, che non ho incontrato in forme gravi. Come Lenù il piacere sessuale, pur nella tanta non esperienza, è qualcosa di positivo, che lei scopre pian piano, mentre nella mia vita si affaccia come una presenza di prima adolescenza. Oggi quando leggevo nel manifesto sopra citato che l’atteggiamento libertino non vuole imparare nulla dalla Chiesa e dal Magistero, ho pensato che per me non è stato così, ma il modo di presentare il tema nel manifesto mi sembra di un’arroganza incredibile: pura autoreferenzialità! Come nell’intervista con il teologo Menke, mi sembra del tutto incredibile lasciare autori come Kant e Habermas a gente come Striet, che non ha alcun senso ecclesiae. Ora si è fatto buoi e smetto di scrivere. Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam!  


(29.6.22) In un articolo del „Federalista“, „Dalla cultura della guerra alla cultura dell’ascolto“, viene spiegata bene la questione dell’aborto, nel dibattito americano e non solo, tenendo conto della „perdita delle evidenze“ e del fallimento del progetto Kant dei valori senza confessione della presenza di Cristo (Ratzinger, Carrón) e che quindi invita ad una cultura dell’ascolto e della testimonianza - questa posizione è molto simile alle righe che avevo scritto ieri nel diario su questo tema.


Facciamo un passo per volta: „Il pronunciamento della Corte, ribadiamolo, annulla “Roe vs Wade”, la sentenza che nel 1973 aveva reso l’interruzione di gravidanza un diritto garantito a livello federale. Questo non significa che ora in America l’aborto sia vietato o negato, ma semplicemente che a legiferare nel merito saranno i singoli Stati: Stati le cui autorità, è giusto ricordarlo, sono regolarmente elette dal popolo“. Il „Riformista“ esprime qui in nuce la questione e precisa: „La Costituzione non impedisce ai cittadini di ogni stato di limitare o proibire l’aborto. Le precedenti sentenze, Roe e Casey si sono arrogate questa autorità. Ora queste sentenze vengono superate e la Corte restituisce tale autorità al popolo e ai suoi rappresentanti eletti”.

Questo cosa significa? Significa che i giudici non sono entrati nel merito della liceità di abortire o meno, ma semplicemente che hanno lasciato libertà di legiferare ricordando che l’aborto non è un diritto costituzionale e che il compito della Corte Suprema è interpretare e custodire lo spirito della Costituzione, non creare nuovi diritti“. Con questa decisione di ribaltamento della sentenza del 1973 i giudici si muovono completamente nei limiti del diritto liberale che non è interessato al vero, cioè a definire se l’aborto sia giusto o sbagliato, vero o falso…Nel futuro si dovrà tenere conto, però,  della totale perdita di evidenza che nell’aborto è in gioco la vita di un bambino (e non di un grumo di cellule, cosa questa evidente, almeno a partire da una certa quantità di settimane della vita del feto - una mia amica medico dice che ciò è chiaro già nella nona settimana, un amica che ritiene l'aborto una possibilità legale che le donne devono avere) e della situazione da guerra civile spirituale e non solo che oggi è dominante negli USA: quest’ultimi 🇺🇸 sono “un Paese fortemente spaccato dove per le autorità sarà ardua la ricerca di soluzioni che considerino sia il diritto alla vita (del feto) che il diritto di scelta (della donna) in un contesto storico-culturale fortemente sbilanciato in favore del secondo (dal 1972 ad oggi negli USA sono stati praticati 63 milioni di aborti), ma dove sono ancora di grande impatto pubblico le prese di posizione dei pro-life.”

La proposta che fa l’articolo del „Riformista“ mi convince del tutto: „Non si tratta certo di abbandonare il campo, magari nell’attesa che la società dei sempre nuovi diritti si avviti su se stessa in una crescente prospettiva di vuoto e di infelicità. Per nulla. Una soluzione è contenuta nel suggerimento – geniale uovo di Colombo - di un brillante romanziere americano, David Foster Wallace, nel suo saggio “Authority and American Usage”, del 2007:“L’unica posizione coerente consiste nell’essere sia pro-life sia pro-choice [cioè difendere sia il diritto alla vita del feto sia la libertà di scelta della donna, ndr.]. Abbiamo preso la citazione…dall’articolo di Federico Rampini, che a sua volta ne deve la scoperta alla saggista Katie Roiphe, una intellettuale di sinistra americana, laica e femminista, che rimase folgorata dall’intuizione di Foster Wallace. Deve essere possibile, ragionò la Roiphe, ascoltare e immedesimarsi nelle idee dell’altra parte. “Può sembrare bizzarro e stravagante”, aggiunge, “nel clima attuale. Possiamo contemplare la possibilità che qualcuno dell’altro lato, qualcuno che non la pensa come noi, sia in un buona fede e non pazzo o stupido o malvagio?”.

Lei, da sempre favorevole all’aborto, ci ha provato e confessa di non poter più pensare “a un feto di 14 settimane come a un grumo di cellule”, anzi di sentire “una simpatia segreta verso l’interpretazione che quello è vita”.

Ci vuole un certo coraggio ad ammetterlo. Forse ci vorrebbe altrettanto coraggio ad ammettere di provare simpatia per una donna che si trova di fronte a una scelta che può drammaticamente travolgere la sua vita.

Da donne, e uomini, di questa pasta, per pochi che siano in questo momento (quando gli stessi media non fanno che soffiare sul fuoco di chi indignato chiede vendetta o di chi esultante invoca rigore e castigo) può nascere quello che, a livello politico, non può che essere mediazione in vista del compromesso… meno peggiore“. Infine l’articolo ci permette anche di comprendere quali sia una proposta di compromesso: „Se andiamo ora a guardare dentro la sentenza e cerchiamo di mettere a fuoco la situazione legislativa negli Stati USA, ci accorgeremo di quanto margine ancora vi sia per concordare passi concreti a tutela di entrambi i beni in gioco. E forse sarà stata proprio questa vituperata sentenza a permettere da una parte, e come chiesto ad esempio dall’arcivescovo di New York Timothy Dolan, di mediare verso “una legislazione che difenda la vita del bambino nel grembo materno dopo un certo periodo di gravidanza”, quando invece attualmente vi sono Stati che – appoggiandosi sulla sentenza del 1973 - consentono l’aborto fino al nono mese dal concepimento; e a permettere ad esempio sull’altro fronte -abbandonando posizioni di autentico fanatismo- di cancellare misure come le famigerate “taglie” offerte a chi denunci casi di aborto in uno Stato che non ne consente la pratica“. Questa delle taglie non è la solo posizione fanatica, nel dibattito che ho seguito in „Useful idiots“ si accenna per esempio anche ad alcuni stati che non permettono l’aborto neppure se una ragazza è stata violentata dal padre. Ed anche se è vero che i milioni di aborti non sono spiegati da questi casi estremi, nel dibattito se ne deve tenere conto. 


Per quanto riguarda il dibattito sulla libertà nella discussione tra Menke e Striet, direi questo in sintesi: Sono più d'accordo con Menke che con Striet, che si appella a Kant e Habermas. Sto leggendo l'ultimo libro di Habermas: "Anche una storia della filosofia" e nel mio diario ho affrontato il problema, ma la mia missione da 20 anni si svolge in una regione con il 2% di cattolici e quindi non i contenuti, ma certamente le sottolineature sono diverse da quelle di Menke...

Nel senso che si deve cercare di dire che la Sacra Scrittura e il Magistero sono di aiuto solo nella misura in cui corrispondono all'"interior intimo meo". Certo, non ho un "concetto libertario di libertà", perché allora non sarei più cattolico, ma la mia libertà è molto importante per me e vedo la Chiesa stessa, con tutte le sue "contraddizioni", come un luogo che aumenta la mia libertà e non la limita….


Per quanto riguarda il manifesto seguente: https://neueranfang.online/manifest/#unterzeichnen


Caro (...), I punti citati nel manifesto sono ben formulati, ma troppo apologetici per i miei gusti, ma vorrei parlarne con te; in ultima istanza nel manifesto non mi sembra ci sia nulla di nuovo (la novità la vedo nel modo di parlare di Papa Francesco e questo non è affatto apologetico). E dopo 20 anni di diaspora, penso che sia necessaria una via sinodale, e non sono sicuro che queste persone del manifesto la vogliano davvero. Vostro, R


Il manifesto finisce con una frase del tipo: semplicemente dobbiamo fare ciò che dice il Signore. Bene, se questo è il criterio di giudizio, allora siamo fottuti, perché siamo cattivi, dice il Signore, e nessuno fa davvero solo quello che vuole il Signore. Ma prima di tutto vi è qualcosa nel ductus del Manifesto che non mi piace, anche se alcune cose le penso anch’io ed anche se io stesso credo che il cammino sinodale tedesco abbia meno a che fare con il popolo fedele di Dio e piuttosto con delle élite ecclesiali. Il Papa parla in modo diverso e vuole „abbattere davvero i bastioni“, anche se non vuole una seconda Chiesa luterana, visto che ne abbiamo già una. Il Papa vuole un atteggiamento aperto a tutti, del tutto non autoreferenziale, un atteggiamento di chi sa che Dio è il-sempre-più-grande e che non può essere raccolto e stretto nei nostri manifesti. La categoria del dell’abuso nell’abuso, anche se tocca alcuni problemi veri, corre il rischio di diventare l’apologia di qualcosa che non può essere difesa. Insomma il manifesto ci porta immediatamente in uno „scontro“, così che a priori si pensa di sapere che gli altri fanno uno spread di fake news e non amano la verità, mentre noi siamo nel vero, abbiamo capito le Scritture e il Magistero ed ovviamente anche il vangelo. Voglio parlarne con Jeremias, ma ancora una volta a me sembra che il confratello che mi ha consigliato il manifesto, faccia l’errore che spesso si fa in CL: l’avvenimento dell’amore gratuito di Cristo viene oscurato da un programma tradizionalista, che si vuole spacciare come nuovo. La mia critica è dura, ma so che questo confratello nella carità fa forse molto più di me ed io lo stimo per questo. 


Padre nostro…



(28.6.22) Follia pura: "Zelensky, da parte sua, ha ottenuto l’appoggio incondizionato dei 7 che aveva chiesto il presidente americano Joe Biden, “fino alla fine” delle ostilità..." (Alessandro Banfi). I „sonnambuli“, che vogliono vincere la guerra in inverno contro la Russia, si muovono verso il disastro, che Dio ci aiuti! 


Nel gruppo chiuso dedicato ad Adrienne in Facebook ho scritto oggi una meditazione importante (per me) sul tema: indifferenza e personalità. Il cammino che ci riporterà al Padre è un cammino in cui l’essere ci viene donato in modo gratuito e del tutto personale. La Chiesa non è un collettivo, ma un popolo di persone a cui sono state donate di carismi del tutto personali, per cui non è sensato mettere una missione contro l’altra, per esempio prendendo in giro un percorso filosofico, contrapponendolo per esempio ad uno più concreto o manuale. La verità è sempre e solo sinfonica e gli strumenti hanno un compito „personale“. 


Sulla questione dell’aborto la mia posizione cattolica e „filosofica“ si differenzia eminentemente da quella della sinistra-sinistra, che ho preso come partner preferenziale di dialogo per la questione della guerra in Ucraina. Lillian Cicerchia su "Jacobin" (27.6.22) sostiene che la sentenza, di cui si sta parlando in questi giorni, il ribaltamento di Roe vs Wade, „ è un disastro che il voto da solo non può risolvere. Abbiamo bisogno di un movimento per i diritti all'aborto che si organizzi al di là delle singole elezioni e che lotti per la libertà procreativa come parte di un piano sanitario federale universale“. Io non sono per un movimento contrario a quello pro aborto e non voglio che si faccia una guerra civile spirituale e tantomeno violenta tra pro Life e pro Choice, né ritengo che la posizione del diritto naturale debba essere identica a quella del diritto legale, sarà necessario quindi un discorso realmente democratico su questo tema ed in modo particolare anche a livello di „democrazia rappresentativa“, allo stesso tempo, per la già citata differenza tra „qualcosa“ e „qualcuno“ non credo che il futuro bambino sia „qualcosa“ e quindi ritengo che la sua libertà vada difesa, in modo particolare a livello di testimonianza, ma non solo, come quella dei suoi genitori e non ritengo che un omicidio di un essere indifeso per sé posso far parte di diritti da pretendere o di un piano sanitario, anche se riconosco le contraddizioni serie in cui si trovano i tradizionalisti con le loro posizioni fanatiche ed estremiste e con la loro volontà di conciliare l’inconciliabile (essere pro Life e proteggere il possesso indiscriminato di armi). Ritengo infine che in casi gravi, che non spiegano la diffusione popolare dell’aborto, come quello di una ragazza che è rimasta incinta per una violenza paterna o di un estraneo, si debba tenere conto anche della stabilità psicologica della ragazza/donna.


È forse uno dei motivi più profondi della filosofia di Ulrich spiegare filosoficamente i limiti ontologici della ragione. Egli ci insegna con la ragione i limiti della ragione. Ci spiega che la fissazione nell’idealità, che capovolge il primato della realtà sulle idee, non conduce l’uomo ad avere ideali più nobili, ma di „sospendere“ il lavoro nella piccola via del quotidiano, in cui, non fosse che per il necessario invecchiare, dobbiamo percorrere una via dell’exinanitio, quella che percorriamo massimamente ogni volta che superiamo la tentazione dell’affermazione solo-di -sé versus l’incontro con l’altro, che è sempre anche morire a se stessi, nella modalità dell’unità del vivere e morire, propria a Ferdinand Ulrich.


Robert Spaemann non era così convinto che l’undici settembre del 2001 fosse uno spartiacque, come pensa Massimo Borghesi. Da una parte ha certamente ragione il filosofo italiano nel dire che vi è un „fondamentalismo“ che mina la fratellanza umana, dall’altra parte io penso che quest’ultima sia minata da chiunque si fissi nella „sospensione ideale“, in cui la realtà dell’essere come dono di amore gratuito, personale e comunionale, viene sacrificata a ciò che si pensa, sia questo nella variante democratica o autocratica. Siamo ormai su una polveriera, che non so se porti il nome di „fondamentalismo“. 


Padre nostro…


(27.6.22) „Ma è bene se la coscienza riceve larghe ferite perché in tal modo diventa più sensibile a ogni morso. Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma noi abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti dai boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro deve essere la scure per il mare gelato dentro di noi. Questo credo“.  (Franz Kafka, lettera a Oskar Pollak del 27.I.1904) 


Le informazioni statistiche sulla salute dei bambini (cfr. MZ del fine settimana), che tengono conto del periodo della Pandemia, sul loro essere più grassi, sulla loro mancanza di movimento, conferma l’importanza della dimensione del „movimento rituale“ che ho inserito nel mio insegnamento di religione (dalla quinta alla decima) e mette in luce una situazione inquietante dello stato di „salute spirituale“ delle famiglie. Sembra che solo la Chiesa cattolico-romana (forse anche qualche luterano rimasto cattolico) abbia ancora interesse alla famiglia. 


Dell’intervista con Ryan Grim, che ha fatto una documentazione sulla debolezza di una sinistra, che non difende più i poveri, insomma la gente, per cui è sorta politicamente (critica forse simile a quella che fa qui da noi Sahra Wagenknecht),  di Halper und Maté (useful idiots, 24.06.22) mi ha colpito un pensiero in modo particolare: come mai anche un politico come Bernie Sanders non fa opposizione sulle armi che gli USA mandano in Ucraina (con un’aggiunta dell’ultima ora di 40 miliardi di dollari)? Perché manca una base popolare che lo spinga a prendere posizione contro la guerra. Nel cattolicesimo abbiamo una tale base, in forza della „dottrina sociale della Chiesa“ che è arrivata tardi, nei confronti del marxismo, ma che per quanto riguarda la nostra aerea del mondo esiste ancora, „sub et cum Petro“, mentre il marxismo è diventato proprietà intellettuale di una minoranza; a me era piaciuto tanto il Movimento di Comunione e Liberazione proprio perché aveva un idea di „popolo“, che è stata distrutta a forza di gossip e di volontà di potenza. 

Per quanto riguarda le accuse fatte da „The Guardian“ a Maté e cioè di fare uno spread di disinformazioni sulla Siria, esse mi sembrano ingiuste, anche se sulla Siria, come ho già detto, mi fiderei più di padre Paolo, se fosse ancora tra noi, e che aveva il carisma di vedere anche nei gruppi terroristici, criticati da Maté, alcuni segni di speranza e che non considerava Assad come il „minor male“, ma come un reale male e non solo a  livello di corruzione, ma anche di massacro delle persone che non sostengono il regime; certo ho conosciuto anch’io quei siriani che sono orgogliosi di lui, ma essi, quelli che ho conosciuto io, vivevano in Germania e non in Siria, e si fidavano dei racconti di una parte di siriani, che non credono che la Siria, con una buona guida, abbia bisogno di una reale democrazia e non di un dittatore. 


La „logica assoluta“ che si limita a dire „l’essere è e il non essere non è“  (cfr. Homo Abyssus, 247) non potrà che considerare anche il pensiero dell’analogia entis come un’assurdità assoluta. Ma alla fine si dovrà scegliere tra Parmenide e il cristianesimo, senza cadere in una „contraddizione assoluta“ e senza diminuire il valore della semplicità dell’essere. Si tratta di salvare la differenza tra l’essere stesso come atto di amore gratuito, intuibile anche „sine discursu“ e l’essenza delle cose stesse, che possono essere rielaborate solamente nel discorso filosofico, che le differenzia dalle res corrispondenti. Anche i trascendentali (bellezza, bontà, verità)  sono intuibili „sine discursu“. L’analogia entis non ci aiuta però solamente a salvaguardare la differenza tra essere ed essenza, ma anche a salvaguardare la differenza tra il nulla del nichilismo e quello della gratuità d’amore, che a sua volta viene espresso da Ulrich come „medesimo uso di essere e ‚nulla‘“, pensiero quest’ultimo che per l’appunto non è una questione di „logica assoluta“, ma di amore, che solo è „credibile“. 


Padre nostro…


(26.6.22 -  Sono passati ormai 34 anni dalla morte di von Balthasar - andai al suo funerale, celebrato da Ratzinger, ma arrivai in ritardo perché il San Gottardo era chiuso; mi ricordo delle lacrime di Cornelia Capol…sul grande teologo svizzero si trova nel mio blog almeno un post dedicato a questo vero „incontro“ della mia vita) Mattina. Mentre il Santo Padre si incontra a Roma con le famiglie del mondo, noi stiamo vivendo due giorni molto belli con la nostra piccola famiglia - Johanna ci ha fatto una sorpresa ed è venuta anche lei a Monaco di Baviera. Attraverso Whatsapp abbiamo parlato anche con Adrian in California, che si ricorda ancora di quando Ferdinand e Johanna erano bambini ed ha espresso lo stupore di quanto passi in fretta il tempo. Alla colazione abbiamo parlato della confusione, per così dire, spirituale, che spesso si incontra a scuola, già in bambini della quinta classe ed in alcuni giovani irresponsabili, anche di 18 anni, che hanno un rapporto o lo vorrebbero con bambine della quinta classe, quindi di 11 anni. Chi ha letto questo diario e le cose che ho scritto su Etty e il suo rapporto, di ventottenne, con due uomini di 62 e 56 anni, sa che io non ho problemi di „moralismo“, ma un conto e un giovane uomo o una giovane donna adulta come Etty ed un contro è una bambina di 11 anni con un giovane di 18, anche se gli anni di differenza sono minori. Ma non abbiamo solo discusso, abbiamo anche appeso un lampadario nel piccolo e bel alloggio di Ferdinand, abbiamo fatto conoscenza del suo piccolo quartiere, in cui c’è anche un calzolaio, che ci ha „venduto“ un uncino, per appendere il lampadario, dopo averlo cercato per cinque minuti nel suo negozio ricolmo di mercanzia; il quartiere  è relativamente vicino all’università, LMU, dove avevo studiato da Robert Spaemann e Konstanze scritto il suo „Magister“ su un aspetto della cultura ellenistica, tra l’altro  con Christian Meier, il grande storico di Cesare e di Atene del V secolo. L’università di medicina si trova invece vicino al „Sendlinger Tor“, a qualche fermata di metro dall’alloggio di Ferdi. Ieri siamo abbiamo visto il film notevole, appena uscito, su Elvis Presley (1935-1977), che fa vedere bene come le sue origini sono nella musica afro-americana, che ha conosciuto da bambino. Gli attacchi tradizionalisti ai suoi movimenti del corpo sul palcoscenico sono fariseismo puro. In Facebook ho condiviso alcune foto della giornata di ieri. Oggi facciamo di nuovo colazione insieme e poi andiamo alla Santa Messa. 


Ho finito di leggere questa mattina la lettera del padre Roothaan SJ del 1831 e ci sarebbero davvero tante cose da dire, per esempio sulla povertà reale e quella come „aspirazione“ e come quest’ultima sia l’atteggiamento ultimo anche di una famiglia cristiana e non solamente di un ordine religioso e come la prima è una realtà che vivono miliardi di persone e che potrebbe capitare anche noi di viverla e che, se sarà così, non dovrà essere vista come una disgrazia, ma come una grazia: non esistono „perdizioni“ per il cristiano, solo „prove“. Ed anche la prova dura di una possibile dispersione della Fraternità di Cl dovremo viverla come grazia, perché il Padre rimane Padre…Impressionante è anche quanto ha scritto padre Diego Fares SJ sullo spirito di accanimento, nel libretto delle „lettere della tribolazione“ che ha curato con il padre Spadaro SJ. Vi è un accanimento come „bullismo“ (chi lavora nella scuola lo sa bene), ma anche uno „educato“ - quello che si sperimenta nella rete da parte di persone che leggono le cose che scrivi, sempre per „educarti“ e senza aver capito nulla di esse; comunque anch’io non devo „accanirmi“ contro di loro, badando troppo a ciò che dicono o non dicono. 


L’articolo di ieri di Riccardo Cristiano sull’atteggiamento del Papa in questa guerra (cfr. Facebook, anche nella mia bacheca, oltre che nella sua) è notevole, tanto più perché lui è piuttosto, a differenza dei miei giovani giornalisti americani, a favore di una resistenza guerriera a Putin, come legittima difesa. Fissiamo due punti di non ritorno. Né il Papa né i giornalisti che ho approfondito io, né io stesso abbiamo mai pensato che Putin facesse qualcosa di giusto, ma con decisione ci siamo ribellati alla logica di Cappuccetto rosso. In dialogo con Maté mi sono accorto delle responsabilità degli USA, che ho sottolineato per quel principio che ho chiamato il „principio Arendt“: si criticano i nostri in primo luogo, non gli altri. Sulla questione della legittima difesa, non ho obiezioni teoriche, ma vedo in questo caso una sottovalutazione del fatto che non vi è un solo cattivo e un solo Cappuccetto rosso… Anche il mio tentativo di comprendere la posizione del patriarca Kirill non aveva nulla a che fare con una giustificazione della guerra. 


La questione del „ribaltamento“ della legge sull’aborto negli USA, con tutti i suoi aspetti da guerra civile, è troppo complessa, e quindi vorrei ricordare solo un punto: la differenza tra qualcosa e qualcuno. È vero che una donna ha la responsabilità ultima del suo corpo, ma la vita umana che sta crescendo in lei non è il suo corpo o una parte (qualcosa) del suon corpo, ma qualcuno differente da lei.


Il Papa all'Angelus esprime vicinanza ai familiari e alle consorelle di suor Luisa Dell’Orto, piccola sorella del Vangelo di Charles De Foucauld, uccisa ieri a scopo di rapina a Port-du-Prince ad Haiti. 

"Da 20 anni viveva là, dedita soprattutto ai bambini di strada. Affido a Dio la sua anima e prego per il popolo haitiano, specialmente per i più piccoli perché possano avere un futuro più sereno, senza miseria senza violenza. Suor Luisa ha fatto della sua vita un dono per gli altri fino al martirio“.



Padre nostro…


(Monaco di Baviera, 24.6.22 Santissimo cuore di Gesù) „Sono enormi le responsabilità di Vladimir Putin e dei dirigenti russi, ma ci sono anche macigni sulla coscienza di tutti coloro che, per altri fini, spingono per il proseguimento della guerra, inseguendo un ideale poco realistico di distruzione del nemico.

Ha ragione Papa Francesco, quando ricorda a tutti che la semplificazione da Cappuccetto Rosso dei “buoni” e dei “cattivi” è una favola insopportabile prodotta dalle propagande opposte: quella insultante e rozza dei vari Dmitrij Medvedev e quella bellicista alla Boris Johnson…“ (Alessandro Banfi). „La guerra ci sta travolgendo, a mio avviso, perché è dentro di noi. Con la sua violenza mimetica e soprattutto sacra, indisponibile“ (Riccardo Cristiano). 


Elena, Lenù nella serie „L’amica geniale“, si trova, nella puntata a cui sono arrivato, in una tentazione che non solo conosco, ma che ho sentito e provato quando vivevo a Mirafiori Sud, nella periferia di Torino: fuggire da rione, fuggire dal quartiere, per una vicinanza troppo prossima alla „plebe“, che si bisticcia, ama, muore in una vicinanza troppo grande - mentre il cuore di Cristo guardando Gerusalemme si commuove. È una scena impressionante in cui Lenù ha bisogno di libertà, di una libertà che pensa possa essere raggiunta solo fuori dal quartiere, come la mia vita è passata fuori da quel rione della periferia di Torino, in cui ho imparato i primi passi del vivere e del morire. 

Per quanto riguarda il sesso tra maschi e femmine, esso è o soddisfazione primaria, prima del matrimonio, in cui si tocca l’altro per farlo/farsi venire oppure nel matrimonio è violenza; l’unica scena altamente erotica è quella in cui si vedono per un momento i seni e i peli pubici di Lina e Lenù li osserva, senza eccitazione evidente, ma con attenzione. 


Caro R., ho ascoltato la tua intervista a „Radio radicale“ e mi ha fatto tanto piacere vederti, seduto la sul divano. Per quanto riguarda l’Italia, io ammetto che negli ultimi anni non ho seguito bene le „nostre“ vicende, semplicemente perché vivo in Germania e precisamente in Sassonia-Anhalt e perché a livello giornalistico, specialmente dopo il 24.2, ho seguito il dibattito americano, seguendo una traccia narrativa, che mi ha consigliato un amico di cui mi fido. Avendo ancora il desiderio di leggere cose filosofiche e insegnando non ho ulteriore tempo da dedicare all’attualità (per parlare degli impegni lavorativi). Quello che dici mi aiuta a far chiarezza, però, nel mio percorso „italiano“ attraverso Facebook e in genere i social media ed in dialogo con alcuni amici. Personalmente non ho simpatia per il centro destra, per il modo „disinvolto“ con cui tanti politici di questo schieramento si comportano in campo legale e morale. Capisco, però, la critica che fai a „5 Stelle“ ed in modo particolare a Di Maio, che ha cambiato totalmente la sua „visione del mondo“, ma resta appiccicato alla „poltrona“, ottenuta con essa. Ma ritorno al cuore di quanto volevo dirti. In primo luogo dal 24.2. per me sono cambiate alcune cose importanti, ma già prima di esso, in dialogo con un amico californiano, mi sono accorto che le élite politiche della sinistra, o dei „democratici“ statunitensi non sono in nulla migliori delle altre élite; per parlare in „americano“: Biden non è minimamente migliore di Trump, anzi quest’ultimo ha perlomeno il pregio di dire esplicitamente le sue follie, mentre l’altro le carica di un peso morale che non hanno e che non ha lui. Suppongo quindi che anche le mie speranze degli anni scorsi nel PD siano del tutto sbagliate. E per quanto riguarda Draghi, di cui riconosco il ruolo importante, di valenza sociale, come presidente della Banca Europea e che certamente sa fare il suo lavoro di premier, il suo atteggiamento nella crisi ucraina non mi convince ed è per me una delle posizioni guerrafondaie, rappresentate qui in Germania da tutti: Verdi, CDU ed infine anche dal cancelliere, che mi mettono davvero in crisi a rispetto di un voto che in momento non saprei a chi dare (mi fiderò infine di persone di cui per l’appunto mi fido, a parte lo schieramento). Mi preoccupa molto lo iato tra la volontà del popolo e i politici di cui parli anche tu. Mattarella lo stimo davvero, ma non può usare la sua autorità contro la volontà del popolo (capisco bene che tu lo critichi in questo senso?). Brecht disse ironicamente che i comunisti al governo nel 1953 avrebbero avuto bisogno di un altro popolo e questo accade ora dappertutto: in Sassonia-Anhalt hanno votato più del 20 % la AfD e l’unica cosa che hanno da dire le élite politiche è che sono „estremisti“, „nazisti“, etc. Tutto questo è assurdo e non so dove finirà. Io sto con la „democrazia rappresentativa“, ma essa deve davvero impegnarsi a rappresentare „l’unico sottovalutato: il popolo“, i popoli. Ti saluto, scusa se sono prolisso, Roberto 


(23.6.22; Solennità della Nascita dei san Giovanni Battista) Speriamo che il „bonum diffusivum sui“ in azione nel mondo, possa sconfiggere la simbolicità cosi triste di un tempo in cui le cicogne, per mancanza di cibo, a causa della siccità, ma anche a causa del fatto che gli uomini investano i soldi in armi, invece che in acqua, rigettano e rifiutano la loro prole. 


Bisogna aver un cuore mansueto, anche quando si ascoltano o leggono cose che non corrispondono al nostro pensiero. Oggi ho ascoltato un reel del  premier italiano, Mario Draghi, che in vero io stimo, ma quello che dice sull’inviare le armi all’Ucraina, perché possano difendersi, mi sembra una di quelle semplificazioni dell’“intelletto“, per usare il linguaggio di Hegel, che non corrispondono alla complessità della „ragione“. La semplificazione mi sembra la riduzione a due posizioni: la sua e quella degli altri. La sua è che bisogna aiutare gli Ucraini a difendersi con le armi e quella degli altri che non bisogna farlo perché la Russia è troppo forte. Ora io non conosco a sufficienza il dibattito italiano per prendere posizione in merito, ma la narrazione che ho seguito io non dice che l’Ucraina non deve difendersi, ma si chiede quali sia il metodo migliore per farlo e con il Papa afferma che noi occidentali ci siamo comportati in modo tale, anche con un appoggio militare fortissimo, in modo particolare degli USA, da provocare l’ingiusta e criminale reazione di Putin. 


"È in corso una guerra sanguinosa fra una Russia dotata di armi nucleari e un'Ucraina armata dalla Nato, con i territori Nato a ridosso della zona di conflitto. È una guerra che potrebbe definire i contorni strategici ed economici del XXI secolo, con la possibilità che si apra un'epoca di rivalità militarizzata fra le democrazie liberali del pianeta e un blocco autocratico che ruota intorno a Russia e Cina.

Con una simile posta in gioco, è indispensabile che gli Stati Uniti siano coinvolti direttamente nelle decisioni su come e quando questa guerra dovrà finire. Invece di fornire armi senza condizioni (lasciando di fatto che siano gli ucraini a decidere la strategia), Washington deve avviare una discussione esplicita su come mettere fine alla guerra, insieme agli alleati, insieme a Kiev e in prospettiva anche insieme a Mosca. Per preparare il terreno a questa svolta, l'amministrazione Biden dovrebbe smetterla di fare dichiarazioni che rischiano di legarle le mani al tavolo negoziale. Il presidente degli Stati Uniti insiste che l'Occidente deve «mettere bene in chiaro che non è il potere che fa il diritto», se non vuole rischiare di inviare «ad altri aspiranti aggressori il messaggio che anche loro possono prendersi territori e assoggettare altri Paesi. Questo metterebbe a rischio la sopravvivenza di altre democrazie pacifiche e potrebbe segnare la fine dell'ordine internazionale fondato sulle regole». Ma è proprio così? La Russia ha annesso illegalmente la Crimea e occupa una parte del Donbass dal 2014, ma non per questo l'ordine internazionale fondate sulle regole è venuto meno: al contrario, ha dimostrato di funzionare ottimamente quando si è trattato di punire la Russia per la nuova aggressione ai danni dell'Ucraina. Washington dovrebbe evitare di infilarsi in un angolo con le sue mani pronosticando una catastrofe se la Russia dovesse conservare il controllo di una parte dell'Ucraina nel momento in cui cesseranno i combattimenti, perché previsioni come queste rendono più difficile giungere a un compromesso e rischiano di ingigantire l'impatto geopolitico di qualsiasi guadagno territoriale che la Russia dovesse riuscire ad assicurarsi. La tesi che Vladimir Putin smetterà di creare problemi soltanto se subirà una sconfitta decisiva in Ucraina è un'altra argomentazione infondata che distorce il dibattito e ostacola la strada della diplomazia".

(Charles A Kupchan, ricercatore presso il Council on Foreign Relations e professore di Affari Internazionali presso la Georgetown University di Washington).



In risposta ad un amico che mi chiede quali altri modi ci siano da difendersi se non le armi - Carissimo credo che dobbiamo lasciar perdere su questo tema; tu hai letto le cose che ho scritto nel mio diario e non le trovi giuste, perché dovrebbe ora una mia risposta sintetica convincerti, se neppure la dove ho argomentato precisamente ti ha convinto? Comunque: come ha detto Charles A Kupchan, ricercatore presso il Council on Foreign Relations e professore di Affari Internazionali presso la Georgetown University di Washington non credo che l'invio di armi da solo sia un modo di difendersi. Stasera nel mio diario cito un suo pezzo più lungo. Da come lo ho capito io, Papa Francesco ha parlato del popolo martoriato dell'Ucraina, non nega in generale il diritto di difendersi, come non lo nego neppure io, ma con chiarezza, anche nella sua ultima intervista ai direttori dei giornali gesuiti, dice che l'intervento criminale di Putin è stato provocato da altre ingiustizie e che le armi non sono una soluzione. Infine le persone che ho sempre visto come miei ideali sono persone come Gandhi o Charles de Jesus, perché dovrei cambiare idea ora?


Eine Schülerin, die in ihrem Brief auch meine Frau positiv erwähnt hat, obwohl sie seit  Jahren sie nicht mehr als Lehrerin hatte, hat mich heute u.a. geschrieben: " Lieber Herr Dr. Graziotto....In diesem Zusammenhang denke ich oft man Ihren humorvoll und professionell gestalteten Unterricht, die zahlreichen Anregungen zum Nachdenken sowie an die engagierten Hilfestellungen jeder Art dankbar zurück. Ich war gerne Ihre Schülerin. Besonders wird mir Ihr aufrichtiger, aufmunternder, rücksichtsvoller, geduldiger und gnädiger Charakter eine bleibende Erinnerung…" (Un'allieva, che nella sua lettera ha parlato positivamente anche di mia moglie, pur non avendola avuta come insegnante da anni, mi ha scritto oggi, tra l'altro: "Caro dottor Graziotto....In questo contesto, ripenso spesso con gratitudine alle sue lezioni piene di humor e professionali, ai numerosi spunti di riflessione e all'aiuto offerto di ogni tipo. Mi è piaciuto essere una sua studentessa. Soprattutto il suo carattere sincero, incoraggiante, premuroso, paziente e e pieno di grazia sarà per me un ricordo indelebile…“). - Liebe A., vielen Dank für Deinen Brief, der meine Frau und ich sehr bewegt hat. Ich habe mich auch gefreut Dein Lehrer zu sein. In Dir habe ich immer die echte Seele einer Bäuerin und einer Philosophin gesehen. Alles,  was ich von Dir gelesen habe, war immer tief und ich bin auch überzeugt, dass Du es im Leben vertiefen wirst. Deine Verbundenheit an dem Stück Land, das Gott Dir geschenkt hat, ist auch eine sehr gute Haltung, auch wenn wir womöglich in unserer globalisierenden Zeit mal auch die Ferne suchen dürfen. Danke auch für die praktische Hilfe für die Säuberung des Stalles mit dem Kalk, um die Milben zu besiegen. Und da wir Nachbarn sind, hoffe ich, dass wir auch in der Zukunft für einen freundlichen Gespräch Zeit finden werden. Dein Lehrer, Roberto Graziotto (Cara A., grazie per la tua lettera, che ha commosso molto me e mia moglie. Sono stato anche contento di essere il tuo insegnante. Ho sempre visto in te la vera anima di una contadina e di una filosofa. Tutto ciò che ho letto di te è sempre stato profondo e sono anche convinto che lo approfondirai nella tua vita. Anche il tuo attaccamento al pezzo di terra che Dio ti ha donato è un atteggiamento molto buono, anche se in questi tempi di globalizzazione a volte possiamo cercare anche la distanza. Grazie anche per l'aiuto pratico nella pulizia della stalla con la calce per eliminare gli insetti. E visto che siamo vicini di casa, spero che in futuro troveremo anche il tempo per una conversazione amichevole. Il tuo insegnante, Roberto Graziotto) 


Mentre il Santo Padre con ragione si incontra con famiglie cristiane, una delle quale siamo anche noi qui nella diaspora, una famiglia rimasta intatta in mezzo a tante separazioni e tanti divorzi, una famiglia in cui Konstanze ed io abbiamo ancora un dialogo spirituale vivo, tra di noi e con i nostri due figli, sto seguendo una serie in dialetto napoletano, che avevo ascoltato da piccolo, quando abitavo a Mirafiori Sud a Torino, che narra la storia di due amiche, Lina e Lenù, che vivono in un quartiere di Napoli, che non da direttamente sul mare, ed in cui la famiglia ne esce in modo disastroso. Le famiglie di questo quartiere sono povere, impaurite dalla mafia o esse stesse mafiose, i maschi adulti sono violenti nei loro tentativi disperati di educare chi invero potrebbe educare loro (i giovani). Il titolo della serie è „L’amica geniale“ (marzo 2022), tratto dal romanzo di Elena Ferrante, „La vita bugiarda degli adulti“. Lina è geniale anche senza frequentare il sistema scolastico o forse proprio per questo e Lenù diventa sempre più brava nel sistema scolastico. Ho visto per ora le prime otto puntate, che durano circa un’ora per ciascuna. Sto vedendo crescere un’amicizia vera che è l’unico baluardo contro gli adulti bugiardi; Lina non è solo intelligente, autodidatta che conosce latino e greco, ma anche un’imprenditrice che cerca di imporre, in un contesto del tutto maschile e mafioso, se stessa come persona autonoma (ad un certo punto anche con l’aiuto di un ragazzo), e il suo prodotto, delle scarpe innovative che produce il fratello sui suoi disegni. Lenù viene abusata da un adulto, sempre gentile con tutti (un giornalista), ma che porta a letto tutte le donne che ci stanno: la scena dell’abuso, riproposta in modo discreto, fa vedere il volto piangente della quindicenne, che non ha alcun rapporto sereno con il proprio corpo, perché nella sua famiglia, e tantomeno nella scuola, non vi è alcuna forma di educazione sessuale. La prima volta che un ragazzo la tocca, tocca i suoi seni e la sua vagina (non direttamente, attraverso i vestiti), si abbandona a questo desiderio, dopo avergli chiesto cosa stia facendo, non è insomma prude e questo neppure dopo il disgusto dell’adulto, che fece fisicamente gli stessi gesti del ragazzo, ma senza libertà e che così incoativamente l’aveva abusata. Ovviamente nel rapporto con il ragazzo è molto passiva, perché non conosce - perché distrutta alla radice - ogni forma di gioco e fantasia sessuale con il proprio corpo. Ma anche lei cresce nella sua autocoscienza, fino a rispondere picche al sacerdote che nell’insegnamento di religione parla in modo del tutto unilaterale contro i comunisti. Etc.


Padre nostro… 



(22.6.22) „A proposito di negoziato, anche negli Stati Uniti si moltiplicano le voci, non solo di ex diplomatici, che invitano il presidente Usa Joe Biden a cercare un cessate il fuoco e una tregua in Ucraina. La Versione di oggi vi propone oggi un importante articolo di Charles A. Kupchan che Repubblica aveva pubblicato ieri nella pagina dei commenti e che mi era sfuggito 24 ore fa. Kupchan ha una tesi molto chiara e condivisibile: gli Usa (noi aggiungiamo con l’Europa) devono prendere un’iniziativa negoziale, altrimenti ogni giorno la guerra rischia un’escalation mondiale. Come la nuova tensione sull’exclave di Kaliningrad dimostra. Sono argomenti che, vista l’autorevolezza e gli incarichi ufficiali a Washington di Kupchan, non possono essere facilmente liquidati come espressione di anti americanismo“ (Alessandro Banfi).


La Germania ha consegnato tra le altre le seguenti armi all’Ucraina:  „3.000 cartucce Panzer-faust, 100.000 bombe a mano, 2.700 pugni antiaerei, 500 missili antiaerei Stinger, 100 mitragliatrici e 16 milioni di munizioni. Inoltre, c'è l’attrezzatura“ (MZ, di oggi. Chiedo scusa per la traduzione non professionale). 


Nella panetteria, che si trova nel supermercato, dove faccio spesso colazione, mi viene incontro un uomo, chiedendomi se sono l’insegnante di Wetterzeube - con un momento di genialità lo riconosco: è un vicino di casa che quando passeggio in direzione di Koßweda mi saluta sempre e cordialmente da lontano. Era venuto per far le spese e bere un caffè con la mamma demente e mi dice con grande serenità: così come lei si era occupata di me, ora mi occupo di lei o forse al plurale: come loro si sono occupati di noi, ora ci occupiamo di loro. Un bel incontro, che rivela anche una dimensione profonda dell’anima tedesca!  


Caro R., sulla res stessa, Marzabotto, posso dire a livello morale ed umano che è una tragedia incredibile e che conferma l’idea dell’homo sapiens che presenta Harari nella sua storia dell’umanità. Per quanto riguarda la narrazione che fai della questione e gli aspetti giuridici (contesa cittadini stato), dovrei, per farmene un giudizio, ascoltare la narrazione tedesca della stessa: ed in genere se parliamo di stato di diritto si dovrà tenere conto dell’equilibrio giuridico tra difesa, accusa e giudizio autonomo di un giudice. Per quanto riguarda il tono con cui scrivi è quello che alcuni giornalisti tedeschi hanno per gli italiani, tutti mafiosi, devo dire che questo modo di parlare, per una persona che come me ha una famiglia sia italiana che tedesca, è insopportabile (per quanto riguarda te lo sopporto, perché raramente ho visto una tale amicizia gratuita nei miei confronti come in te) e tanto per ricordarti un’evidenza: i teutonici, come li chiama tu, sono molto più deboli di quanto faccia credere il tuo stile e per esempio nei confronti di Israele hanno pagato, con somme altissime, anche in denaro, le loro colpe. Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma mi fermo qui. Con affetto, Roberto - R. ha reagito positivamente al mio messaggio, dicendo che forse è caduto in un pregiudizio. Per quanto riguarda la parola „teutonico“ ha precisato: „teutonico è semplicemente un sinonimo - per non ripetere tedeschi, germanici ed evitare l’orrendo “crucchi”)“. 


Mi ha scritto un amico giurista sulla questione di Marzabotto: „La modernità del principio di deroga dell'immunità degli stati di fronte alle azioni legali delle vittime può costituire un argine alla barbarie“.


Alle volte mi stupisco di riuscire a tradurre l’Homo Abyssus, ma anche se tutto fosse per niente o se la traduzione non fosse precisa a sufficienza, avrei passato tanto tempo con uno dei miei amici più cari. Come ho già più volte scritto, per Ulrich il pensiero ontologico può esser verificato solamente nella „piccola via del quotidiano“. Ci sono due estremi che devono essere evitati: da una parte l’essere è „mediazione pura“, non è né una cosa né una sostanza, quindi si deve evitare di imprigionare l’essere, come dono gratuito, e la sua espressione nei trascendentali (bellezza, bontà, verità) nella res o nei fatti. La res o i fatti possono essere anche solo espressione di se stessi, essere totalmente senza spirito. Non sono automaticamente un dono ontologico. Una comunità può essere un fatto, ma per nulla rivelatore di una gratuità, ma solo di un potere. Dall’altra parte vi è il pericolo della logicizzazione dell’essere stesso, per cui basterebbe formulare dei pensieri ontologici adeguati, per aver fatto dei passi concreti verso la verità. 


Padre nostro…



(Notte) È il giorno più lungo dell’anno e alle 21, 51 h la luce è ancora più potente delle tenebre, oltre ai pioppi sulla riva del fiume, si intravede la collina con il bosco, che ora è proprietà dei cinghiali e degli altri animali che sono attivi la notte. Gli uccelli hanno la loro melodia del tramonto e il prato tra la casa e il fiume, con ancora alcuni covoni, che non sono stati ancora raccolti, riposa in attesa dell’acqua che non è arrivata a sufficienza neppure ieri, giornata di pioggia, secondo la App. Ed è tempo di riflettere ancora un momento sull’amore universale e concreto, quello di cui Amos Oz, nel suo „Giuda“ nega l’esistenza e che rischia di andare perso anche nella relativamente giusta pluralità delle visioni del mondo e di Dio. Garante della sua esistenza, non è per me un pensiero logicizzato, ma il Logos stesso, come Giovanni chiama questo amore, che è „ipsa philosophia“ e che ci si rivela anche in chi è davvero compagno di Gesù, come Charles de Jesus, che ha convinto anche il cuore dei tuareg, che rimangono tali e mussulmani, ma che desiderano incontrarlo nuovamente in cielo. Anche nel testo del libro dei Re di oggi (canone romano), Dio dice di aver misericordia del popolo ebraico per amore di se stesso e per amore di Davide - quindi è lecito amare anche Charles e non solo Gesù, ma senza dimenticare che Charles è Charles, perché di Gesù! E la fallibilità di cui parla Habermas come caratteristica principale del pensiero post metafisico? Visto che il Logos non è un pensiero, ma una presenza che ci sorprende con una gioia non nostra, ogni tentativo di descriverlo è sempre fallibile e la Parola che non lo è, non è un nostro possesso, ma novità sempre più grande, se letta con l’aiuto dello Spirito Santo. Ed in un certo senso il Logos fatto carne, proprio in quanto fatto carne, è post metafisico. 


(21.6.22 Solstizio d’estate) L'esperto di politica estera Johannes Warwick, politologo dell'Università di Halle (Sassonia-Anhalt), ha chiesto un "bilanciamento degli interessi" con la Russia, nella guerra in Ucraina: "Dovremmo cercare di congelare il conflitto". Ciò significa che "l'Ucraina non appartiene chiaramente né all'Occidente né alla Russia, ma è una sorta di zona di influenza sovrapposta". Conseguenza: il Paese non dovrebbe appartenere né all'UE né alla NATO. Il politologo si è anche giustamente espresso contro la consegna di armi in Ucraina, perché ciò porterebbe solo a un'intensificazione del conflitto (Informazione nella MZ di oggi).  „Il leader ucraino, Volodymyr Zelensky,  da parte sua, intervenendo ieri ad un Forum dell’Ispi e dell’Università Bocconi si è rivolto direttamente all’Italia, chiedendo “armi” al nostro Paese. Senza mezze misure, né ambiguità“ (Alessandro Banfi, rassegna di stampa odierna). 


Cara…, quello che dice Massimo Borghesi posso confermarlo anche dopo venti anni di lavoro in una delle zone, secondo i sociologi, più secolarizzata del mondo; anche qui non si tratta di anti cristianesimo (al massimo per lo scandalo della pedofilia), ma di non- cristianesimo. Ieri ed oggi ho esaminato cinque ragazzi che portavano la materia "Religione" nella maturità orale. Avevo scelto come testi introduttivi, due luterani e tre cattolici. Era impressionante vedere come tre ragazzi, di cui nessuno cattolico, prendevano sul serio i tre testi del Papa che avevo scelto: uno sulla fraternità universale con il Grande Imam al Tayyeb; uno sul dominio del denaro (EG) ed uno sulla pandemia (del 27.3.20). Non so se in questi anni ho offerto una "vita rinnovata dalla grazia", Konstanze lo ha certamente fatto, io sono solo un uomo toccato immeritatamente da Gesù, ma siamo stati certamente una presenza "cattolica" gratuita e che come tale è stata ed è percepita. R


Della lettera del padre Roothaan SJ, che ho citato negli ultimi giorni, quella del 24.7.1831, vorrei sottolineare un aspetto importante: „non tutto ciò che permette il Signore è necessario che sia un bene“; questo è vero per il grande teatro del mondo (la guerra in Ucraina), ma anche per il piccolo (quello che accade alla Fraternità) e piccolissimo (quello che accade a me) teatro del mondo. Più passano i giorni e più penso che il cardinal Farrell abbia su un punto del tutto torto: l’incriminazione, per usare una parola forte, degli ultimi dieci anni della Fraternità. Questo giudizio è del tutto non specifico e non ha nulla a che fare con la „vicinanza, tenerezza e misericordia“ di cui parla il Papa. Comunque rimane anche vero che possiamo essere umili, perché abbiamo fiducia in Dio e non in primo luogo in un dicastero vaticano. 


Adrienne è stata ed è per me uno degli „incontri“ più importanti della mia vita. Una sorprendete disponibilità alla presenza o anche  alla presenza invasiva, percepita anche come eccessiva a volte, del Signore, nella coscienza che Egli è amore assoluto, ma anche nella mancanza di questa coscienza. La percezione della realtà come un movimento dal Padre al Padre. La sua approfondita e cattolica „lectio divina“ della Parola di Dio. L’interpretazione contemplativa del Vangelo di San Giovanni, che ho presentato in parte in questo gruppo (quello in Facebook). Il mistero del Sabato Santo come ultimo atto di obbedienza amorosa di Gesù, nella melma del nostro peccato, del peccato senza forma del mondo. Il superamento della concezione individualista del peccato, come mio e tuo peccato. Il suo rapporto fecondo con Hans Urs, etc.  


Il capitolo „Il percorso occidentale dello sviluppo e la pretesa universale del pensiero post-metafisico" (110 e segg.) dell'ultimo libro di Habermas è particolarmente interessante, e lo è proprio perché un pensatore post-metafisico qui non si chiede in primo luogo se le religioni abbiano ancora una pretesa universale, ma se il proprio pensiero possa avere una tale pretesa e, se sì, in che senso? Ci sono delle strutture di mercato, sportive e scientifiche che di fatto hanno una valenza universale: tutti (non solo quelli occidentali) gli imprenditori devono avere successo, tutti gli atleti vogliono vincere, tutti gli scienziati si confrontano attraverso e con nuove pubblicazioni (gli esempi sono di Habermas, ma hanno evidenza immediata) - anche nel caso del conflitto in corso tra l’Occidente e la Russia, in cui per esempio per motivi politici venga ridotta la consegna del gas, ciò non toglie che il modo di gestire una tale impresa (la produzione del gas) segue regole per lo più universali, per esempio si deve guadagnare di più di quanto costi la produzione, se si vuole aver successo… ciò che vale, però, per queste strutture non vale allo stesso modo per il pensiero post-metafisico: quest’ultimo si trova in dialogo con altre forme di pensiero e con altre religioni. Il pensiero post metafisico, cosciente della propria fallibilità, si trova, nelle sue menti migliori, in un dialogo aperto anche con posizioni che hanno un’autocoscienza metafisica. L’assolutizzazione della differenza tra democrazia post metafisica e autocrazia metafisica serve un’ideologia priva di pensiero e non il percorso del pensiero stesso o i percorsi del pensiero in tutto il mondo. In un certo senso, se dovesse fallire il progetto della „Fratelli tutti“, per motivi geopolitici, ciò sarebbe la morte della filosofia stessa, che vuole essere universale e solidale, e il trionfo di una volontà di pensiero arbitraria. 

Mi sono chiesto se posso stringere, per così dire, la mano che mi offre Habermas, dicendo che per esempio che anche il pensiero ontologico dell’essere come dono di amore gratuito sia solo un pensiero tra pensieri, conscio della propria fallibilità? Chiaramente il linguaggio che usa Ulrich è solo un linguaggio tra linguaggi e tutto il suo sforzo di discernimento, implica la coscienza della fallibilità - chi sa tutto non è fallibile e non ha bisogno di discernimento. Allo stesso tempo, però, è vero che l’amore gratuito, come „nullificazione“, non come „trionfo“ ha una pretesa universale, analoga a quella che ha il Logos universale e concreto nella teologia. Per oggi basta! 


Padre nostro…



(20.6.22) Ho cercato di dire qualcosa sulla ricezione del nuovo documento della Chiesa sulla sessualità, che non ho ancora letto, nella bacheca di Vito Mancuso e nel gruppo dei Contadini. Avevo letto l’“Amoris laetitia“ con mia moglie e l’avevamo trovata molto bella ed utile. Quello che ho letto della prefazione del nuovo documento, scritta dal Papa è bello, ma non vorrei ora parlare di qualcosa che non conosco, ma solo approfondire una cosa che mi sta a cuore, presa per sé. 


La Chiesa fa bene a non perdere di vista il matrimonio ed a tentare di educare i giovani a questa realtà, che è la realtà più bella della mia vita tra l’altro. I miei figli, mia moglie sono espressione concreta del dono ontologico dell’essere nella sua  gratuità amorosa. Non ho neppure il problema dei teologi progressisti che affermano un abisso tra il modo di pensare delle persone oggi e la Chiesa: in un certo senso questo è evidente da sempre. E neppure ho il problema dei teologi tradizionalisti che vedono ogni novità come pericolosa. Quello che a me interessa è unire il vangelo e il suo annuncio di non separare ciò che Dio ha unito con l’esperienza erotica in una società trasparente (anche pornografica) come la nostra, ma anche con l’esperienza che Etty riassume così: „sentire ancora per un attimo la sua dolce  e buona bocca sulla mia“ (26.6.42). Etty non sta parlando di suo marito che non ha, né del suo partner stabile, Han, che ha 62 anni, mentre lei ne ha 28 quando scrive questa pagina così commovente, perché tutto ciò che lei spera accada, sarà distrutto dai nazisti, ma sta parlando del suo psichiatra e suo amico Spier, che sebbene prenda sul serio il non voler possedere l’altro non è sempre all’altezza del suo ideale. Etty sa anche che il desiderio solo carnale di un bacio o di sesso non soddisfa il bisogno dell’uomo, ma l’uomo non ne è sempre libero. Ora anche sposi cristiani potrebbero avere un differente bisogno sessuale e volendo rimanere fedeli alla propria sposa o proprio sposo, non potranno farlo normalmente senza surrogati (fantasie erotiche, onanismo…). Perché il desiderio carnale non si lascia quietare da discorsi teologici. E poi in tutti c’é la dimensione polimorfe della sessualità, che non si lascia integrare in categorie cattoliche. Pedofilia docet! Ma non si tratta solo di questa dimensione: è possibile per esempio che uno trovi eccitante, sebbene eterosessuale, un rapporto omosessuale, etc. E sebbene uno ritenga il valore del matrimonio altissimo, sente dentro di sé una dimensione di fantasie erotiche che non può soddisfare con la propria moglie o con il proprio marito e per cui è stufo di sentirsi colpevole. Quando il mio padre confessore da giovane mi disse che era stupito che fossi riuscito a rinunciare alla masturbazione per nove mesi, in qualche modo comprendeva cosa sto dicendo ora. Basta con doppie e triple morali. Certo ci sono delle anime nobili che vivono davvero in forza di una profonda verginità (e/o maternità) e che Dio voglia che nella Chiesa le possiamo vedere sempre come un dono, ma vi sono anche persone che hanno bisogno di immagini pornografiche e polimorfe e io non credo - come tra l’altro non lo crede nessun buon psicologo - che colpevolizzazioni di ciò siano una via percorribile nel nostro tempo, ma in vero anche nel tempo di Etty non lo erano. Certo dobbiamo chiedere al Signore di vivere secondo lo Spirito, ma non di far finta di vivere secondo lo Spirito, mentre di fatto si vive secondo forme più o meno nascoste di dominio dell’altro e di se stessi. Nessuna riflessione, neppure questa possono portare alla grazia della verginità, come totale mancanza di possesso dell’altro, come tale espropriazione di sé.  


Dall'intervista allo storico Niall Ferguson (Corriere della Sera) - ne cito una parte qui per il suo equilibrio, che deve certamente essere mantenuto se si vogliono avere delle speranze di pace nel conflitto tra l’Ucraina e la Russia. Nel dialogo con Aaron Maté ho imparato tantissime cose di cui ho parlato nel mio diario, ma lui è giovane e sebbene, per la sua età, molto equilibrato, alle volte tende ad un radicalismo non conciliabile con una posizione di „centro“ come la mia. 


Corriere: La retorica russa però è provocatoria, non ci sono mai aperture nei toni di Putin o Lavrov. Come si comincia il negoziato? Non basta chiedere realismo agli ucraini…


Ferguson: «Io credo che i russi parlino duro, ma in realtà, non possono desiderare che le sanzioni diventino permanenti perché, anche se non hanno avuto l'impatto che ci aspettavamo, hanno tagliato fuori Mosca da tutta una serie di prodotti importati, in particolare i semiconduttori. In questo modo, l'economia russa è destinata inesorabilmente a tornare al XX secolo. Questa è la leva che Washington ha sui russi. Sugli ucraini, è quella di essere il loro principale fornitore di armi. Quindi gli Stati Uniti devono dire a Mosca: bisogna tornare ai confini del 23 febbraio, lasciare i territori conquistati nel frattempo, e se lo farete, ci sarà un graduale allentamento delle sanzioni. Da parte di Zelensky vuol dire accettare che la Crimea è russa così come Donetsk e Luhansk, non le intere province, ma le città controllate dai separatisti al 23 febbraio. La contropartita per l'Ucraina è lo status di candidato Ue, e la costituzione di un accordo di sicurezza, non la membership della Nato, che renda il Paese molto più capace di scoraggiare una invasione russa di quanto non lo fosse a febbraio».


Corriere: Prima ha citato la Cina. Lei ha sostenuto Trump nella sua politica aggressiva sui dazi, ma ora dice che Biden è troppo duro con Pechino.


Ferguson: «Beh, c'è una bella differenza tra l'approccio dell'amministrazione Trump e di quella Biden: per Trump i dazi erano il modo di spingere la Cina a fare concessioni. L'amministrazione Biden si preoccupa molto di più di Taiwan dello Xinjiang, del Tibet, di Hong Kong. L'ultimo discorso di Antony Blinken sulla Cina è da falco. Il problema è che gli Stati Uniti non hanno una strategia credibile per difendere Taiwan in caso di invasione da parte di Pechino. Quindi il mio consiglio a Joe Biden è di non scegliere una battaglia che non può vincere. Mi sembra che, mentre si cerca di porre fine alla guerra in Ucraina, si dovrebbe cercare di porre fine alla guerra commerciale con la Cina. I dazi hanno uno scopo solo come preludio a un negoziato. È lo stesso problema delle sanzioni: se diventano un elemento permanente, che senso ha?»


Ripeto: anche se tra un ordine ed una fraternità laicale vi è un’analogia e non un’identità, alcune cose che esprime il padre Giovanni Roothaan, ai Padri e ai Fratelli della compagnia di Gesù, il 24.7.1831, mi sembrano anche molto utili per la crisi grave in cui si trova la Fraternità di CL. In primo luogo il pensiero che anche un’umiliazione accade sotto „la potente mano di Dio“ (1 Pt 5,6). Nessun dicastero romano, nessun’altra autorità sarà mai potente come è potente Dio, per cui il cristiano può essere in ultima istanza umile, senza temere di essere solo servile. Lo scopo del nostro agire non è mai quello di essere graditi incondizionatamente agli altri, ma di essere graditi a chi è assoluto ed incondizionato amore gratuito e che dice un si per l’appunto incondizionato alla nostra persona. 

In secondo luogo anche se, come ho  spesso ripetuto, è necessaria una decentrazione dal carisma (Papa Francesco) ed è necessario avere uno scopo umano e cristiano (non in primis ciellino) nella nostra vita, non è sbagliato chiedersi come mai si è membro di questa fraternità e non di un altra, così come i gesuiti di allora sono stati invitati dal loro padre generale a chiedersi come mai sono stati fatti religiosi sacerdoti della Compagnia di Gesù e non per esempio dell’Ordine domenicano. In forza dell’analogia e non identità di cui ho parlato sopra si dovrà credo dire che visto che Don Giussani non voleva fondare nulla, questa intenzione dovrà rispecchiarsi anche nel modo con cui si aderisce alla Fraternità: essa è solo uno strumento „inutile“ per seguire Gesù! E chi vuole seguire Gesù non si sentirà neppure come l’unico vero interprete di Don Giussani, tanto meno contro le indicazioni esplicite del Santo Padre.  

In terzo luogo: se ci sentiamo meno gli unici veri testimoni di Cristo, ma ci metteremo in dialogo con tutti, Dio stesso ci riconcilierà con i nostri nemici o avversari o con i nostri giusti o ingiusti critici. E Dio stesso ci aprirà a quel „nuovo“ che è ciò che lo Spirito Santo, il punto sorgivo anche del carisma donato a don Giussani, ci farà vedere in modo che agiamo con „grande animo y liberalidad“. Senza quest’ultimo atteggiamento interiore l’umiltà scadrà in servilismo. 


Sia in Ulrich che in Bergoglio vi è un’allergia per ciò che il primo chiama  „logicizzazione dell’essere“ (essere ridotto a discorso) e che il secondo riassume nel principio della priorità della realtà sull’idea. Noi abbiamo bisogno di poterci riposare nell’essere, a livello di conoscenza, per conoscere davvero qualcosa, a livello ontologico per percepire l’essere stesso come bonum, come bonitas, che non può essere confusa con l’idealità. L’essere non è bene idealmente, ma realisticamente. In questo periodo storico e nella sua responsabilità come pastore universale della Chiesa, Papa Francesco insiste sul pericolo del tradizionalismo, che ha paura del futuro; nel contesto dello spirito dell’utopia, in cui era uscito l’Homo Abyssus, Ulrich ci fa vedere come vi sia anche una vanificazione del bene in forza di una sovra-accentuazione del futuro ontologico (cfr. Homo Abyssus, 244 (221). Comunque il Papa stesso parla di un incipit vita nova a partire dalle radici. Riforma dall’origine diceva Romano Guardini. Etc.  


Padre nostro…


(19.6.22) „E non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino. Io vorrei che rimanga in tutti voi una domanda: cosa faccio io oggi per il popolo ucraino? Prego? Mi do da fare? Cerco di capire? Ognuno risponda nel proprio cuore“ (Papa Francesco all’Angelus) - abbiamo offerto subito la nostra casa per una coabitazione con profughi ucraini, ma viviamo in un paese senza negozi e quindi non c’è stato bisogno del nostro aiuto. Quando l’altro giorno il parroco ci ha chiesto una macchina del caffè e bicchieri abbiamo portato subito la macchina che usa solo David, il ragazzo di mia figlia, quando viene da noi ed abbiamo comprato dei bei bicchieri. Ma il vero lavoro di comprensione è quello che ho fatto in questi mesi in questo diario, pagandone un prezzo abbastanza alto. Ogni giorno alle cinque preghiamo per questo popolo. 


Per quanto riguarda Julian Assange siamo confrontati con narrazioni diverse che Renato Farina ieri in un articolo in „Libero“ ha riassunto nelle due principali: quella che afferma che gli unici danneggiati dalle sue rivelazioni sono stati coloro che hanno compiuto crimini di guerra in nome della democrazia e quella che afferma che lui ha rubato dei documenti e rivelato segreti di stato ed ha danneggiato persone concrete e lo Stato stesso. Greenwald nel suo lavoro minuzioso appartiene alla prima narrazione. Personalmente non ritengo che si debba rivelare sempre tutto, anche se sono per una trasparenza ottimale (non massimale) e desidero che le leggi vengano cambiate in questa direzione. Allo stesso tempo so che una legge viene interpretata da un giudice in un modo e da un altro in un altro. Insomma la legge non è un’icona da adorare, ma serve ai giudici per essere interpretata ed ogni giudice è o dovrebbe essere molto geloso della sua autonomia di interpretazione.  Per quanto riguarda la cittadinanza australiana di Assange deve essere studiata con attenzione la legittimità che gli USA lo condannino in forza di leggi dell’inizio del secolo scorso e che dovrebbero essere riformate.

Sulla cosa stessa direi che per me che sento gli USA più vicini che la Cina sono grato di questo lavoro di Assange che ci ha rivelato colpe che devono essere confessate. Le colpe di chi mi è più vicino mi interessano di più di quelle di chi mi è lontano. 

Per quanto riguarda l’argomento di Farina che le leggi seguenti vanno rispettate e che se nel caso che non sono conciliabili con la mia coscienza devo avere il coraggio di non rispettarle, per esempio se si può salvare la vita di qualcuno, ma sopportarne le conseguenze, mi sembra lodevole, ma anche astratto - sebbene Farina abbia un’esperienza dall’interno in questo tipo di problemi -  allo stesso tempo, per i motivi spiegati qui sopra riguardanti legge ed interpretazione. 

Parlando con un amico giurista del tema, egli ha detto una frase davvero impressionante, anche per comprendere il caso Assange: decenni di erosione dei principi liberali del diritto penale, con una sovra-accentuazione degli uffici di procura, quasi che giudici ed avvocati abbiano un ruolo minore in un processo, hanno portato al disastro che vediamo in tutta la sua drammaticità nel caso Assange. 


Attraverso l’ultimo romanzo di Tellkamp rivivo quel periodo in cui tanti cittadini della DDR, alla fine dell’esistenza di questo Stato, abbandonavano il loro paese passando per Praga in cui lasciavano tutto quello che avevano, la loro auto, a volte con biglietti che spiegavano, a chi l’avrebbe presa, quali erano i difetti o le riparazioni necessarie da fare e portando con sé solo i vestiti che indossavano. Nelle pagine 184-193 Tellkamp ci immerge nuovamente in quei giorni drammatici e due degli „eroi“ che segue devono ritornare indietro, con garanzia di immunità da parte dello Stato democratico tedesco morente, perché i profughi a Praga sono talmente tanti che vi è una reale emergenza igienica, sanitaria e sociale. Le persone che abbiamo incontrato noi in questi venti anni in Sassonia-Anhalt sono le persone che erano rimaste qui, alcune davvero notevoli, come una coppia di medici, che in Naumburg fanno parte del Club Lion, che ha un programma umanitario molto simile alla massoneria, ma che hanno fatto e fanno tanto bene per le persone bisognose della regione. Con loro ci lega un’amicizia vera, così siamo stati insieme anche in Croazia ed abbiamo condiviso tante preoccupazioni e gioie. Il loro giudizio differenziato sulla storia della DDR è entrato a far parte del mio giudizio personale su quel periodo della storia tedesca, anche se la fuga a migliaia attraverso Praga è certamente un giudizio su uno Stato che alla fine ha abbandonato la cura per il proprio popolo e che non può essere dimenticato. 


C’è una frase che gira nella rete di don Giussani, tratta dagli Esercizi del 1994, in cui spiega cosa sia il carisma e cita il papa (Giovanni Paolo II): „il carisma parte de una persona colpita dal dono, dalla grazia dello Spirito, in un modo particolare, secondo le circostanze del carattere, del temperamento, dell’ambito e del momento storico in cui si vive“. Papa Francesco nel 2015 ci chiede di „decentrarci dal carisma“, forse perché ha intravisto una confusione tra il dono dello Spirito Santo e „le circostanze del carattere, del temperamento, dell’ambito e del momento storico in cui si vive“. Giussani è morto nel 2005 e il suo carattere e il suo temperamento hanno certamente una valenza anche oggi nel cielo, ma non sono rimasti medesimi, perchè è passato attraverso la morte, perché vede direttamente Cristo e perché è in totale unità con la „communio sanctorum“ - poi il momento storico in cui è vissuto lui, non è lo stesso in cui viviamo noi e poi si deve tener conto anche del dove viviamo. Vivere nella diaspora non è lo stesso che vivere a Milano. E gli incontri per me qui nella diaspora accadano in modo diverso che se vivo in un posto in cui, dietro ogni angolo c’è un ciellino. La „fede diventa per me più facilmente chiara…“ nell’incontro quotidiano con mia moglie; e gli amici di CL con cui sono in contatto, per lo più attraverso i mezzi di comunicazioni di oggi, sono del tutto diversi, ma la molteplicità dei volti non è un obiezione al valore di questi incontri. Etc. 


Caro (…), io sono molto più legato all’intimità del Giovedì Santo che alla „pubblicità“ (nel senso di Habermas) del Corpus Domini, che il piccolo resto di cattolici qui da noi ha festeggiato giovedì scorso. Poi devi tener conto che io sono meno pio di te e don Tantardini e che ormai da un ventennio vivo nella diaspora luterana ed atea. Tuo, con affetto sincero, Roberto PS Non ho neppure un grande legami con le dimostrazioni scientifiche di avvenimenti religiosi, come quello accaduto a Lanciano. Spero che il Signore mi voglia bene ugualmente. 


«Dobbiamo affrancarci dalle cifre e ricordarci che c'è un valore in sé nell'essere insieme. In fondo, nostro Signore ha indicato numeri bassi con quei "due o tre riuniti nel Suo nome" considerati come sufficienti alla sua presenza! Ed è presente quindi anche quando siamo pochi e nessuna realtà è considerata insignificante perché „piccola"» (Cardinal Zuppi). 


Credo di averlo già scritto, ma lo ripeto: quello che condivido nella mia bacheca in Twitter (in modo particolare inTwitter) lo trovo interessante, ma non sono sempre d’accordo sui contenuti. Per esempio la critica di Edward N Luttwak al Papa, credo che dobbiamo conoscerla, ma rasenta l’arroganza pura. 

Conosco solo due film di Clint Eastwood: „Gran Torino“ e „American Sniper“; quest’ultimo lo appena rivisto in Netflix, la prima volta lo avevo visto volando da Londra a Los Angeles. Credo che Eastwood con ragione faccia vedere quale peso portano ed hanno portato i soldati americani, ma nella cosa stessa mi da ancora un argomento per cui questa guerra, come tutte le guerre, distruggono l’uomo nel suo più intimo. 

(17.6.22) Non credo che una Fraternità laicale e un Ordine religioso siano la medesima cosa, ma tra queste due realtà sussiste un’analogia o forse ancor più una similitudine. Non credo neppure che l’abbraccio che ho visto tra don Giussani e Balthasar al primo simposio romano su Adrienne sia stato un caso, anzi è stata per me la generazione di una missione ecclesiale, per quanto piccola essa sia. E non credo neppure che la mia esperienza di preghiera alla tomba di Balthasar, che mi ha riportato nella Fraternità, sia stata un inganno. È vero che in CL spesso si mischiano „teologia“ con cose che non hanno a che fare con essa, per esempio nella definizione di cosa sia il carisma donato a don Giussani: la sua visione del mondo, per esempio il suo giudizio sulla Russia, non hanno a che fare con il carisma, ma con il bagaglio culturale di un uomo, bagaglio che invecchia e che è fallibile. Non credo neppure che „ripetere“ don Giussani sia davvero e sempre un aiuto, per esempio per comprendere la mia missione nella diaspora.  


Dopo il mio ritorno nella Fraternità, di cui pago ogni mese il fondo comune, mi sono accorto che c’era uno spirito in CL molto pericoloso; non so se le parole del padre Roothaan, nella sua lettera del 24.7.1831, siano applicabili del tutto alla realtà che ho visto e non so neppure se si tratti solo di „pochi“ come dice lui in riferimento alla Compagnia di Gesù di allora: „questa incostanza e e triste rovina di quei pochi“, ma seguendo quello che presentavano di sé ciellini in rete ed ascoltando ciò che accadeva in alcune comunità, ho avuto la sensazione di un chiacchiericcio generalizzato (quello che chiamo gossip), di un abuso di potere e di una dimenticanza e marginalizzazione di tutto ciò e di tutti coloro che non erano „in linea“ da una parte o ritenuti tale in forza di ricordi personalistici  di ciò che significava per una certa persona don Giussani. Ed in genere ho visto una grande discrepanza tra quello che insegnava don Carrón, in unione con Papa Francesco, e quello che dicevano tanti e quello che accadeva nelle realtà che conoscevo, inclusa la Germania, anche se io in essa ho pochi amici veri, di cui sono grato, come sono grato di un sostegno che loro hanno dato alla mia scuola nella diaspora. 


Quando l’altro giorno è arrivata la lettera del cardinal Ferrell ho avuto la sensazione che ora anche in alto si siano accorti di tutto ciò che avevo visto io, anche se ho trovato del tutto ingiusto l’attacco diretto o indiretto a don Carrón, che secondo me ha peccato solo di una certa „carenza di governo“ e di una sovra accentuazione delle lodi di ciò che accadeva in CL. Su questo punto mi sembra di grande aiuto la lettera del padre Roothaan che ho citato sopra: „temo che la sua Compagnia non abbia bisogno di approvazione, ma di purificazione“. E credo che Dio abbia permesso questa lettera, in modo che non al „mondo“, ma al „dicastero“ romano sia concesso „il potere di perseguitarci per punirci delle nostre colpe“ - in quella lettera del cardinal Ferrell si tratta infatti di una „persecuzione“, di un tentativo di fare l’eutanasia della nostra Fraternità e non di un sostegno nello spirito della „vicinanza, tenerezza e misericordia“. La  nostra colpa massima io la vedo in una mancanza di „unione e concordia della carità tra noi“. Il padre Roothaan invita i suoi ad essere umili ed io credo che l’umiltà sia un distintivo cristiano massimo, ma bisogna fare anche discernimento quando essa viene confusa con „servilismo“ e quest’ultimo da adito ad un abuso di potere che deve essere sconfitto nella chiesa. E poi ci si deve ricordare che l’infallibilità è del papa e non dei suoi dicasteri e per quanto riguarda il Papa è ben definita (quando parla ex cathedra). Anche un papa santo può per esempio del tutto sbagliarsi nella nomina di un vescovo, etc. 


Per quanto riguarda l’umiltà, credo che mia moglie, per me sposato, abbia un più chiaro discernimento se io sia umile, che per esempio un parroco che mi vede una volta alla settimana (o il responsabile del Movimento che mi vede qualche volta all’anno) e certamente più di un dicastero romano. E poi per un tema del genere è anche importante un discernimento non autoreferenziale, insomma come ci vedono gli altri che non sono cattolici (vedono in noi la libertà che è propria dell’uomo in quanto uomo), ma anche nel senso che per esempio che io come filosofo, nel momento in cui non possa più pensare liberamente, sono stato distrutto nel mio intimo più intimo. Etc. Questo non credo possa essere tradotto con la formula: „dare la vita per un opera di un altro“. Un pensatore che abbia davvero cura del dono dell’essere gratuito e in esso della propria autenticità (forse anche nel senso di Jasper) starà attento di non fissarsi in quella che Ulrich chiama la „sospensione ontologica“, che può essere spiegata come la sfera di un pensiero che si fissa nell’idealità, ma vivrà la sua attività filosofica come la dimensione speculativa del cammino al vero, che può accadere solamente nell’esperienza della piccola via del quotidiano. E in questo suo lavoro non ha bisogno né di guardiani né di censori. L’obbedienza è una virtù come accettazione dei propri limiti e non come cadaverico seguire guru che pretenderebbero di pensare al suo posto. 


Padre nostro…


(Corpus Domini, 16.6.22) Il padre Lorenzo Ricci, Superiore della Compagnia di Gesù, prima della soppressione di quest’ultima nel 1773, quando scriveva ai suoi confratelli, non era preoccupato per l’ allora, 1758, possibile soppressione della Compagnia, ma della salvezza delle loro anime, e certamente non fa bene all’uomo ne tantomeno contribuisce alla sua salvezza il cattivo spirito del „sentirsi vittima“: „Non dobbiamo dubitare che in nulla sia venuta meno la divina misericordia; anzi, in verità dobbiamo ascrivere ciò (le tribolazioni) alla misericordia divina, che castiga e corregge chi ama e sferza chiunque riconosce come figlio“ (P. Lorenzo Ricci, Roma 26.9.1758). Nel 1814 la Compagnia di Gesù verrà ricostituita a tutti gli effetti, ma non per questo finiranno le tribolazioni. Il padre generale della Compagnai, Giovanni Roothaan, scriverà il 24.7.1831, ai suoi confratelli, citando Gc 1,2: „Consideriamo perfetta letizia, miei fratelli, quando subiamo ogni sorta di prove“. E per quanto riguarda il Movimento di CL, che non è un Ordine, ma per l’appunto un Movimento, non sono sicuro che siano solo „alcuni pochi“, per cui occorre „piangere lacrime amare“ e non credendo per nulla che si possa distinguere tra la mia e la colpa altrui, credo che a tutti faccia bene ricordarsi di quello che dice san Bernardo e che il padre Roothaan cita nella suddetta lettera: „Ritengo che una vita buona sia quella che compie molte buone azioni e sopporta molte avversità, perseverando  così fino alla morte“ ed anche con la coscienza che c’è chi soffre molto più di noi, come quella donna ucraina profuga nella nostra regione che ieri, nel sesto mese di gravidanza, ha perso il suo marito in questa guerra folle.   


Anche se è bene ritornare sempre di nuovo a questa dimensione spirituale di cui parlano i due padri generali Ricci e Roothaan, credo sia legittimo chiedersi come mi ha detto ieri al telefono un amico, se la lettera del cardinal Farrell, sia stata del tutto opportuna, scritta in quel modo? Che senso ha far passare per quasi eretico un sacerdote che ha svolto un compito  delicatissimo e cioè guidare il Movimento dopo la morte del fondatore (mi esprimo così anche se a sua volta è giusto chiedersi se Giussani sia stato davvero un „fondatore“)? Non dovrebbe essere Roma con i suoi dicasteri piuttosto uno strumento di consolazione e non un organo che compie l’eutanasia di una Fraternità? Che senso ha prolungare la nomina per cinque anni di una persona che è certamente un buon segretario, ma non la guida spirituale di un popolo? E poi infine la domanda cruciale: perché aizzare contro il Papa anche quella parte del Movimento che era a suo favore? Non conosco la risposta a tutte queste domande, ma credo sia legittimo porle. Quello che vedo io nella Chiesa è che tutti sanno tutto e nessuno ascolta  più davvero l’altro, comunque grazie a Dio c’è Cristo e lui con la sua presenza eucaristica e con la sua presenza quotidiana nell’esperienza ci aiuterà. Non dobbiamo perdere la speranza, tanto più che il destino della Fraternità di CL è solamente una piccola parte di quel processo di „nullificazione“ per amore, in cui consiste il „senso necessario dell’essere“ (Ulrich). „Eppure quasi tutti stanno perdendo la speranza. I cristiani parlano della fine dei tempi. Gli ebrei del crescente terrorismo degli arabi. Perfino i miscredenti, gli atei, gli umanisti, chi controlla i mass media hanno perso ogni speranza. Crede che ci sia negli uomini un segreto desiderio di annientamento? Ma Lei (Maria) ha detto ai bambini: non dovete perdere la speranza, perché se nutrite in cuore la speranza e siete puri di cuore e non desiderate segretamente la morte degli altri, il grande principe Satana non riuscirà a distruggere il mondo“ (Walker Percy, La sindrome di Thanatos, Milano 1988, 365). 


Anche se io non so chiaramente, perchè at the end of the day sono filosofo e non teologo, quali siano i confini precisi tra carismi personali, carismi ecclesiali, gerarchia, fraternità laicali ed ordini religiosi, so che nella mia vita l’abbraccio tra Hans Urs e il don Gius, per quanto alla fine della loro vita terrena si sia raffreddato un po’ il rapporto (in cielo non è più così), ha generato parte decisiva della mia missione ecclesiale, che vivo come uomo sposato, nella diaspora della Sassonia-Anhalt.  


Di aiuto è una citazione di Bruno Brunelli in Facebook: „Sono andato a fare una ricerca della parola carisma nei tre volumi del percorso. Nel Senso religioso, 0 zero citazioni. Negli altri due una citazione a volume. In "Perché la Chiesa" la citazione è la seguente:

"La Chiesa primitiva, dunque, non si sente certo il luogo della gente perfetta. Lotte di opinioni all'interno della comunità che diventano reali pericoli di scissioni, odi vicendevoli, gente che proponendosi con il possesso di un carisma semina confusione nella comunità, il persistere dei vizi del paganesimo e l'allontanarsi dall'annuncio degli apostoli per seguire proprie e altrui interpretazioni, tutto questo è accaduto in quelle comunità di « santi » . "


In vero non ho alcun problema che un papa gesuita inviti i fidanzati alla castità, e non sono d’accordo che si tratti di un „grave errore di natura etica“ (Mancuso), allo stesso tempo, però, credo che in questo tema non si possa saltare la storia personale di ognuno, la sua chimica e la sua coscienza. 


Uno può essere capace di pensare in modo brillante, usando tutti gli strumenti del pensiero in modo corretto, ma se non si immerge nel dono dell’essere da sempre presente nel reale, insomma se non vi è una priorità della realtà, come espressione d’amore, sulle idee, questo pensiero non servirà come aiuto reale dell’uomo che vuole comprendere il reale nella sua larghezza, lunghezza  e profondità ed in esso amare ed essere amato. Così ho inteso la pagina di Homo Abyssus tradotta oggi (242).  


Dal dialogo tra Jürgen Habermas e Karl Jasper („Auch eine Geschichte der Philosophie (anche una storia della filosofia, 100-109) vorrei sottolineare due elementi: in primo luogo la questione del pensare senza riserve, che secondo Habermas, insieme al desiderio di imparare e la coscienza della fallibilità del nostro conoscere, costituisce lo specifico del pensare filosofico, che secondo lui, pur riconoscendo la genialità del pensiero di Jaspers (in modo particolare sul tema del periodo assiale), non vede salvato in quest’ultimo, che concede troppo alla religione, se si vuole davvero prendere sul serio il pensiero post metafisico. In generale direi che pensare senza riserve è un’esigenza di ogni persona che pensa davvero e che non soffre di servilismo, ma se davvero una mancanza di confessione ad una fede particolare sia davvero un presupposto migliore per pensare senza riserve ho alcuni dubbi. Si può addirittura essere innamorato di un’altra religione, pur confessando la propria (Padre Dall’Oglio SJ dell’Islam), ma in primo luogo ho dei dubbi se quel „senza riserve“ non sia a sua volta una riserva. La confessione della mia fede in Cristo, il credere che egli mi aiuti a prendere sul serio l’immersione nel dono dell’essere, non mi fa meno tollerante né meno amante nei confronti di chi non pensa come me, tanto più che l’oggetto della mia confessione supera infinitamente il mio sapere e mi rende bisognoso di imparare e cosciente della mia fallibilità (sia teorica che caritativa). 

Il secondo punto è la posizione di mezzo della filosofia tra la religione e la scienza (discorsi scientifici); non so, purtroppo,  se sia vero che Jasper conceda troppo alla religione versus la scienza (visto che egli stesso è uno psichiatra), o se Rawls abbia conceduto troppo alla religione versus la politica,  come pensa Habermas, ma di fatto conosco tanti cristiani che sono davvero „scienziati“ e allo stesso tempo „confessanti“, insomma che non hanno alcuna difficoltà a vivere nella „tensione“ tra il discorso scientifico e suoi metodi e la confessione della fede, e il suo metodo. Personalmente vivo più la filosofia nella tensione tra religione, letteratura e filosofia stessa, ma non ho riserve nei confronti del discorso scientifico, se non nel caso che esso diventi „assoluto“ e cioè che tradisca se stesso e la propria coscienza di fallibilità. 


Padre nostro…


(Notte) L’erba, non troppo alta, per la siccità, così che la Sassonia-Anhalt sembra quasi essere come l’Istria ad agosto, è stata tagliata e raccolta in covoni in forma di tubo; il campo davanti a casa ne è strapieno ed ora (22,24 h) che è quasi del tutto buio, sono solo con questa presenza della natura e con la pagina di diario di Etty del 25.4.42. Etty si pone domande, riflettendo sul suo rapporto con Spier ed Han, che noi evitiamo: „ma che vita sto conducendo?“. Evita di comprimere la vita nelle categorie della colpa. Abbiamo bisogno di tenerezza ed è vero che a volte nessun essere umano, anche quello più straordinario, come mia moglie, che è andata oggi in un incontro di donne nella parrocchia (forse il primo della sua vita, ma ci è andata perché una donna della parrocchia glielo ha chiesto con grande insistenza) ed ha seminato pace, invece che chiacchiericcio, può rispondere completamente al richiamo della tenerezza, così Etty lo consegna alla notte: „ho offerto tutta la mia tenerezza a quella notte, al cielo con le sue stelle“ ed io al campo di erba tagliato, alla luce serale tedesca, alle rose in giardino, che una giovane donna oggi, pagandola, mi ha aggiustato come volevo. Etty voleva andare a letto dopo questa consegna della tenerezza alla natura, ma poi vede Han, con i suoi 62 anni, con la sua voglia di „giovanile intraprendenza“, anche „erotica“ e che „non vuole invecchiare“ e si commuove. Mischiare in tutto ciò i sensi di colpa, che non tengono conto per esempio dell’istinto da cacciatore del maschio, non vuol dire seguire Gesù, che forse con le sue parole sull’unione tra donna e uomo, vuole solo difendere la debolezza della donna in quella società e tiene conto dell’eccezione (parola questa teologicamente non corretta): se non in caso di „porneia“(„unione illegittima“). Certo ci sono delle colpe, ma la „natura“ non è „colpa“: questa è un’eresia o se volete „bollshit“. Sono colpevole quando ho degli scatti isterici, che potrebbero essere evitati con un po’ di lavoro su se stessi, non quando trovo eccitante dei seni belli. Gesù ci chiede di non compiere un adulterio nel cuore e questo è un buon consiglio, anche se la „fedeltà assoluta“ (e l’indissolubilità del matrimonio) non può essere prodotta (e non dipende dalla donna perfetta, come pensa Han) ma ci può venire donata, in modo che non crolli l’edificio della nostra vita. Ed ora cerchiamo di dormire. 



(15.6.22) Sono davvero un po’ orgoglioso per le mie ore di lezione sulla vecchiaia, ispirate dalla catechesi del Papa: ho visto che i ragazzi, che non fanno parte dell’ambiente accademico (ho tenuto le mie lezioni nella Gemeinschaftschule, non ancora nel liceo), hanno compreso ciò che raccontavo loro, sull’importanza di ascoltare le storie degli anziani, sulla falsità del mito dell’eterna gioventù e sul cuore che può rimanere giovane…


Intravedendo i seni bianchi e ben formati di una giovane - qui in Germania appena fa caldo si cammina anche in paese quasi come se si fosse in spiaggia - mi accorgo che anche come anziano li trovo attraenti ed eccitanti, ma allo stesso tempo so che devo riconsegnare questa sensazione ed ancor più la giovane al Padre, che l’ha creata: lei non è proprietà mia. Vi è anche una bellezza dei seni in una persona (più) anziana, la bellezza giovanile è solo una possibile forma. 


Secondo Ulrich non dobbiamo fare alcuno sforzo per pensare ontologicamente. Forse lo sforzo riguarda il linguaggio filosofico, ma noi quando pensiamo, non possiamo far altro che pensare nell’essere donato gratuitamente e tenendone conto. Un altro tipo di pensiero è funzionalistico, ma mai realmente umano. Noi già da sempre ci muoviamo, pensiamo, ci eccitiamo… all’interno di questo essere donato gratuitamente.


Per quanto riguarda CL vorrei aggiungere qui una riflessione che non si troverà nei „quaderni ciellini“, perché supera del tutto i limiti del carisma di CL. Nel 2010 ebbi la chiara sensazione di dover ritornare nella Fraternità di CL, da cui ero uscito - stavo pregando alla tomba di von Balthasar a Lucerna. Mi era sembrato che la mia missione personale fosse l’abbraccio tra von Balthasar e don Giussani, che ora sono entrambi in cielo e quindi possono seguire questa mia meditazione. A me sembrò fosse possibile unire la teologia ignaziana del „ad maiorem Dei gloriam“ con la via benedettina di una Fraternità laicale riconosciuta dal papa. Ma ovviamente devo pormi seriamente la domanda: che cosa significa „entrare“ in una Fraternità? È la stessa cosa che entrare in un Ordine? I ciellini pensano di sì, ma probabilmente ciò non è teologicamente corretto. Ci sono alcune frasi di san Giovanni Paolo II sulla coessenzialità del carisma ad altre esperienze di appartenenza ecclesiale, ma di fatto proprio sotto un papa che ama tanto don Giussani viene messa in dubbio la volontà di fedeltà della Fraternità alla Chiesa gerarchica. Ed è possibile che ci sia davvero in CL una confusione tra gerarchia e carisma. Se il cardinal Ferrell dice che il punto sorgivo del carisma (dono)  non è don Giussani vuole farci comprendere che lo Spirito Santo soffia dove vuole e nessuno può fissare il carisma donato ad una certa persona. Il gigantesco sforzo di don Carrón di far comprendere che quello che diceva era in totale armonia con quello che diceva don Giussani, sforzo davvero  commovente, ci ha fatto perdere di vista che dopo don Giussani lo Spirito Santo avrebbe in tutta libertà soffiato il carisma dove voleva e il Papa nel marzo del 2015 ci insegnò che soffiava nella modalità del „decentramento“ - cosa questa che solo un piccolo numero di persone ha preso del tutto sul serio. Non sono qui nella diaspora per annunciare don Giussani, ma Cristo. Mi ha fatto tanto bene oggi parlando nella sala professori del nostro funerale, quando ho detto che io desidero un funerale cattolico, una collega ha reagito dicendo: nessuno si aspettava da te qualcosa di diverso. Insomma il mio annuncio è nella percezione degli altri „cattolico“. 


Al cospetto della crisi gravissima in cui si trova CL (Memores e Fraternità) alcuni chiedono solo silenzio e preghiera. Questa richiesta ha un momento di verità: di san Giuseppe non sono riferite alcune parole, quasi non avesse mai parlato. Non partecipa „direttamente“ all’incarnazione del messaggio di Dio, come invece accade con Maria (cfr. Maria della Trinità). Quindi vi è davvero una partecipazione all’annuncio cristiano, che non passa per parole e azioni dirette (riforma dello statuto…), ma solo tramite il silenzio e la preghiera. Ma in questa richiesta vi è anche una grande tentazione: quella di confondere „silenzio“ con „mutismo“ ed anche quella di pensare che solo i responsabili portano la responsabilità del Movimento. No, tutto ciò che sta accadendo  riguarda tutti noi, secondo il carisma personale (vedi San Paolo) che ci è stato donato e per alcuni scrivere è anche pregare. 

Con un gruppo di amici a partire dal 2015 avevamo cercato di esprimere quello che vedevamo in CL e per quanto mi riguarda ho spesso sottolineato che c’era uno iato grande tra l’attenzione al carisma e l’attenzione alla santità; ho cercato di esprimere ciò in modo non „moralistico“, perché come sottolinea san Paolo: siamo tutti peccatori e come ho imparato da Adrienne, non vi è una linea netta tra i miei peccati e quelli degli altri. Essendo, però, io l’ultimo arrivato ed avendo forse anche un carattere non semplice, i responsabili di CL con cui ho avuto contatto io, pensavano fondamentalmente che io sono solo un rompi scatole. Ma in vero già dai primi passi mi ero accorto di questa sovra accentuazione del carisma e quando ne parlai con Ulrich, un po’ anche per sfogarmi, mi disse che avrebbe pregato perché i responsabili di Cl vedessero che le mie critiche non erano stupidaggini, di chi non si accorge di quanto siamo bravi, ma un servizio. Ora dall’alto di un dicastero vaticano viene detto con chiarezza: basta! Non credo che la colpa sia di don Carrón, che ha davvero servito la Chiesa, ma credo che ci siano state davvero carenze di governo - insomma che, non so per quale motivo, non ci si accorgeva della riduzione del carisma a gossip, perché una volta che il carisma è qualcosa  di diverso dal percorso di santità diventa per l’appunto gossip. Questo a livello di linguaggio, a livello di gestione delle comunità, tante persone brave sono state del tutto maltrattate ed isolate in esse, pur avendo o meglio perché hanno cercato di contribuire in forza del dono gratuito dello Spirito Santo, ad una gestione morale del potere o ad una gestione libera e spirituale di iniziative che non si identificavano con quelle  „imposte“ da chi guidava. Potrei essere ancora più preciso e nei miei „quaderni ciellini“ lo sono stato. 

In CL manca ogni forma di seria sinodalità - faccio un esempio. È vero che io ultimamente non ho più partecipato ai gesti del Movimento (perché essi sono per me bloccanti), ma è vero che non è mai finito il mio lavoro di paragone con i testi di CL, un lavoro serio che interessa solo Colui che vede nel segreto - e questo basta! Adesso abbiamo un italiano come nuovo responsabile della Fraternità in Germania, che io non conosco, ma mai mi è arrivata la domanda su chi io ritenga adatto per un tale compito, pur essendo da trent’anni in Germania e pur avendo passato di questi trent’anni vent’anni nella Fraternità. Mi ricordo che ultimamente dissi ad uno dei capi storici tedeschi alcune cose che mi stavano a cuore, mi rispose che lui con me non riesce a parlare, perché io lo criticherei in continuazione, cosa né qualitativamente né quantitativamente vera. Io risposi con calma, perché sapevo che c’era almeno un progetto che facciamo insieme nella diaspora che non doveva andare perso per la nostra incomprensione e poi lui ha preso la curva e ci siamo rappacificati; di fatto era anche l’unica persona che aveva compreso come un’iniziativa che facevo con mia moglie da vent’anni, portando gente senza alcuna confessione in ferie comuni nelle Dolomiti, fosse di grande valore, ma anche lui ha smesso, perché la mia iniziativa non era „ufficiale“ suppongo, pur avendo un carattere missionario elevatissimo. Insomma quello che ci si può dire in CL è che siamo bravi, tutto il resto sarebbe intellettualismo complicato. Discendi Santo Spirito! 


In difesa di don Carrón. Adesso gli avvoltoi che odiano CL, il Vaticano II penseranno di poter attaccare il Movimento e Don Carrón con ogni sorta di malvagità. Io mi sono confrontato a lungo con il sacerdote spagnolo e lo stimo molto, in primo luogo per quanto ha scritto sul nichilismo, le mie critiche sono all’interno di una grande stima. E poi vorrei ricordare agli avvoltoi che Dio difende anche Caino da chi si vuole vendicare di Abele e don Carrón non è certo Caino. 


La visione culturale e del mondo di don Giussani non può essere identificata con il dono che gli è stato fatto come „carisma“ - la visione del mondo di don Giussani ha che fare con la sarks, non con lo Spirito. 


 Uno degli editorialisti della MZ scrive che genitori ed insegnanti devono stare attenti al tipo di informazioni che i giovani usano, perché alcune sarebbero e forse sono davvero „fake news“ importate dai russi. La prima parte, quella sulla responsabilità, è vera, ma i giornali portano anche una grande responsabilità per le loro „fake news“ e per le loro interpretazioni del tutto unilaterali… 


Nel contesto americano le interpretazioni esagerate e false del rapporto di Trump con Putin e del 6 gennaio coprono del tutto il fatto che Biden e Trump fanno parte di due partiti diversi, ma dello stesso sistema elitario che non ha interesse per i poveri americani e non. Le conseguenze dell’inflazione in corso per la povera gente ha una dimensione del tutto più devastante che qualche ora di rivolta demente al Campidoglio. La democrazia non è in pericolo perché Trump si candida di nuovo nel 2024, ma perché gente come Liz Cheney (Repubblicana) o Nancy Pelosi (Democratica) guerrafondaie senza fondo sarebbero l’alternativa morale a Trump, mentre fanno parte della stessa casta di persone che da decenni non assalta il Campidoglio, ma tante nazioni nel mondo (Aaron Maté). 


Padre nostro…




(Notte) Sono ormai quasi le dieci di sera e la notte chiara della Germania centrale e il canto serale degli uccelli rispondono ad un bisogno di pace, in sintonia con ciò che pur nella guerra, Tom Cruise, è riuscito a comunicarmi nella sua amicizia con l’ultimo samurai; il nostro giardino è ricolmo di rose che stanno fiorendo, nei loro diversi colori; Konstanze si è occupata, con quella sua modalità così precisa, dell’aiuola davanti alla casa e i pioppi al fiume, che vedo alla mia destra, guardando fuori dalla finestra, abbracciando anche il campo con il fieno che sta seccando, diventino simbolo di una preghiera della sera a Te gradita, che sale a Te ed aggiungo ad essa il desiderio di apprezzare il dormire come lo apprezzavano Ulrich e Peguy. Che la bontà presente nel mondo, e donata dal Dio trinitario, indebolisca la guerra combattuta ovunque nel mondo. 


(14.6.22) Secondo me questa è l’affermazione centrale nella lettera del cardinal Farrell su cui tutti dovremo lavorare: Don Giussani non è il punto sorgivo del carisma (ovviamente, perché lo è lo Spirito Santo), ma un amministratore o un „servo inutile“; anche di lui vale quello che mi diceva Ulrich, quando lo ringraziavo della sua presenza nella mia vita: „abbi misericordia di me peccatore, Gesù!“; mi ricordo ancora il suo volto nel letto di morte: non io, Gesù! Non Francesco, Hans Urs, Adrienne, don Gius, ma Gesù! La fase sulla forma a cui siamo stati affidati è stata sovra accentuata: se non lo comprendiamo fra cinque anni non avremo un nuovo presidente della Fraternità, ma la Fraternità non sarà più espressione della vita di Gesù nella Chiesa. Tutto qui. Cristo è la vita della mia vita!  


Ovviamente come hanno sottolineato alcuni giornali la lettera di ieri del cardinal Farrell, anche senza nominarlo, attacca duramente anche don Julián Carrón. Come si può capire dai miei „quaderni ciellini“ la mia grande difficoltà con Carrón è stata sempre quella dell’autoreferenzialità e anche spesso ho scritto in questi anni che ci sono stati dei problemi di governo. In un certo momento c’era stato un punto di vicinanza quando negli Esercizi di qualche anno Carrón fa aveva  citato Ullrich, nella sua interpretazione biblico ontologica della parabola del „figliol prodigo“; poi credo che qualcuno abbia bloccato questo inizio di amicizia oppure il sacerdote spagnolo aveva troppo da fare per approfondirla. 

L’ultimo articolo sulla guerra di Don Carrón, quando non era già più il presidente della Fraternità, era  un disastro. Sentimentalismo puro, per nulla il linea con Francesco…


Caro signor Geninazzi, grazie per il suo commento pieno di temperamento, che certamente è segno di amore per la nostra storia. Nei miei „quaderni ciellini“ mi sono confrontato negli ultimi anni sempre molto seriamente con Don Carrón, che certamente non è un eretico e che ci ha insegnato ad amare Papa Francesco e rispettare la sua autorità; ho sempre scritto con sincerità sia le cose che mi corrispondevano sia quelle che non mi corrispondevano (a queste rinvio). Nel commento di ieri ho scritto anche che un dicasterium vaticano non è infallibile (questo l’ho imparato da Balthasar), perché anche a me sembrava che la critica del cardinale a questi dieci anni di guida di Carrón fossero unilaterali, anche se io stesso, mai da Carrón, ma sotto la sua guida, ho visto che di tutto i nostri confratelli hanno fatto un „gossip“, anche di ciò che ci aveva detto il Santo Padre al 7.3.2015 e che a me sembrava di importanza vitale per la nostra Fraternità. Un saluto dalla Germania ex dell’est, Roberto   PS Allo stesso tempo non ritengo opportuno uno scontro con un dicasterium romano, perché l'essenza della sua critica deve interrogarci.


Caro Renato, personalmente credo che sia giusto che la critica arrivi fino a don Giussani, perché come ha fatto vedere Adrienne nel suo libro sui santi, anche i santi, anche Tommaso d’Aquino, non erano privi di tentazioni e peccati. Stasera nel mio diario commenterò la frase del cardinal Ferrell che il punto sorgivo del carisma non è don Giussani. Da quello che so Don Giussani era uno che alle persone che lo trattavano come un guru, mi aveva raccontato una volta Bernhard Scholz, diceva, sbattendo la porta, che non aveva bisogno di loro. Ma io in tante consorelle e confratelli vedo la tentazione di fare sempre della guida, invece che un „servo inutile“, un guru senza il quale non è possibile vivere. Con gli occhi del filosofo basco Azurmendi ho imparato a vedere che certi elogi di alcune persone di CL non sono autoreferenziali, ma davvero stupore, ma non nascondo che tanti esempi di Carrón mi irritavano, perché io vedevo sempre una crepa tra la realtà che ho raccontato nei miei „quaderni ciellini“ e le cose che diceva. Ed io, perché sono un povero peccatore che ha bisogno della misericordia del Padre, ho un estremo bisogno anche di ciò che Adrienne chiama l’atteggiamento  di confessione. Tuo, Roberto 


Con grande gioia filiale vedo nell’ultima intervista del papa ai gesuiti, a cura di Padre Spadaro SJ, che quanto sto cercando di dire in questo diario a partire dalla crisi del 24 febbraio di questo anno, quando Putin ha invaso l’Ucraina, si trova in grande sintonia con quello che il Santo Padre chiama la critica dello schema „Cappuccetto rosso“ o che la giornalista americana Abby Martin chiama la critica allo schema „Marvel“ e ciò detto con rispetto sia di Cappuccetto rosso che dell’universo Marvel, che non sono però la realtà e che non possono essere presi come criterio di discernimento ultimo su ciò che accade in Ucraina e sul fenomeno della terza guerra mondiale, che per il Santo Padre è già stata dichiarata e che viene combattuta in diverse parte del mondo. Non si tratta né di negare le responsabilità di Putin né di non vedere il coraggio dei soldati ucraini, di cui ho parlato anche ieri nell’undicesima, perché un ragazzo di origine ucraina si trova nella mia classe, ma di fornire un’interpretazione che sia davvero utile per una reale educazione alla pace e alla solidarietà, che sempre ha a che fare con il mistero della della sofferenza vicaria, come ho spiegato ieri, parlando del secondo, terzo e quarto cantico del servo di Dio in Isaia.  

Questo diario prende anche sul serio la priorità della realtà sulle idee ed anche se ha simpatia per gli autentici conservatori (parola questa che piaceva anche a de Lubac, che è certamente un uomo del Concilio Vaticano II), non ha alcun concezione al  „tradizionalismo“ che fissa il dono dell’essere nella sua dimensione „passata“ e nega che l’essere stesso è donato anche ora e verrà anche donato anche nel futuro in modo tale che saremmo sorpresi dalla gioia e dall’amore che sono Dio stesso. Io credo fermamente alla sinodalità. Ed ho scritto ad un amico: „Dimmi cosa pensi della sinodalità anche all’interno di Cl e ti dico se uno ha capito anche solo una riga del Vaticano II“. 


Per quanto riguarda la critica politica dell’élite del partito democratico da parte della sinistra-sinistra americana e canadese, di cui spesso abbiamo parlato in questo diario, essa è utile anche per il tema ecclesiale di cui parla il Papa;  non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che um movimento pseudo democratico, meglio di uno tradizionalista, sia capace di dar ragione all’eredità del Vaticano II, che il papa vorrebbe vedere davvero essere assunta nei prossimi 40 anni: sia il tradizionalismo che il progressismo non esprimono le esigenze di un’ontologia dell’essere come amore né gli intenti del Vaticano II e in primo luogo la sua educazione alla pace e al dialogo con le altre religioni e con gli uomini di buona volontà.  


Per quanto riguarda la domanda che gli ha posto un gesuita svedese: „Come evangelizzare in una cultura che non ha tradizione religiosa?“, che è poi la domanda della mia vita nella diaspora in Sassonia-Anhalt, il Santo Padre da un’indicazione preziosa: „vorrei indicare, però („però“, perché dice di non sapere rispondere bene a questa domanda), un modello di orientamento: il cardinal Anders Arborelius. Non ha paura di nulla. Parla con tutti e non si mette contro nessuno. Punta sempre al positivo“. Da brividi è anche la risposta: „Solo chi vive lì, in questo contesto, può capire e scoprire le strade giuste“. Quando ho parlato della mia situazione di assoluta diaspora e secolarizzazione quasi tutti i confratelli di CL erano preoccupati di dirmi che loro vivono anche nella secolarizzazione, cosa certo vera, ma vi è una differenza di fondo se vivi in una regione con il 2% di battezzati o no. Io non so tante cose, ma so cosa significhi vivere nella diaspora e so anche dell’esigenza di non esasperare le critiche, per esempio sul passato comunista della DDR. Cosa questa che per l’atteggiamento culturale anacronistico  di CL, del tutto anticomunista, è per un ciellino cosa molto difficile da comprendere. 


Per quanto riguarda la domanda del gesuita tedesco, la risposta del Papa è geniale: „In Germania c’è una Chiesa evangelica molto buona. Non c’è ne vogliono due“! E poi con ragione dice che non è possibile fare del discernimento sotto pressione di lobbies „politico-ecclesiali“, ciò vale anche per la diocesi di Colonia. Allo stesso tempo devo dire che il gesuita tedesco ha ragione quando afferma: „In Germania abbiamo un cammino sinodale che alcuni pensano che sia eretico, ma in realtà è molto vicino alla vita reale. Molti lasciano la Chiesa perché non hanno più fiducia in essa“. Io ci vedo anche tanto „clericalismo“ nei temi del sinodo ed ho molti dubbi sulla sua valenza di base, ma è vero che i problemi della pedofilia, ed altri, come quello di sacerdoti che non vivono in castità, pur essendo a volte anche davvero buoni sacerdoti, „sono molto vicini alla vita reale“. 


Molto bella anche la risposta che ha dato il Papa sul lavoro con i giovani: „Quando si lavora con i giovani, bisogna sempre dare una prospettiva in movimento, non in modo statico. Dobbiamo chiedere al Signore di avere la grazia e la saggezza di aiutarci a compiere i passi giusti. Ai miei tempi il lavoro con i giovani era costituito da incontri di studio. Ora non funziona più così. Dobbiamo farli andare avanti con ideali concreti, opere, percorsi. I giovani trovano la loro ragione d’essere lungo la strada, mai in modo statico. Qualcuno può essere titubante perché vede i giovani senza fede, dice che non sono in grazia di Dio. Ma lasciate che se ne occupi Dio! Il vostro compito sia quello di metterli in cammino. Penso che sia la cosa migliore che possiamo fare“.


Mi sembra che la critica di Jürgen Habermas a John Rawls sia una critica al liberalismo, che di fatto ha una concezione troppo debole di ragione, che non gli permette né di tener conto della propria autonomia di giudizio, né della capacità di imparare dagli altri. Detto in modo kantiano: Rawls sacrifica la ragion pratica ad un consenso tra le visioni  del mondo, con una nota di pessimismo sulla capacità degli altri di comprendere la posizione occidental-liberali. Se questo è il pericolo a livello laico, credo che come cristiani possiamo perlomeno imparare che un dialogo sinodale non può accadere sotto la stella „liberale“ di un mero consenso tra le posizioni in gioco. Mentre nel dialogo pubblico tra le posizioni, se si vuole prendere sul serio l’assunto post-metafisico, si dovrà tenere conto delle probabili differenze, distinguendo tra „ragionevole“ e „vero“ con la pretesa giusta di distinguere tra posizioni più ragionevoli di altre, nel dibattito sinodale non possiamo che servirci del criterio della verità, anche se per esigenze dell’annuncio di amore gratuito, tanto poco quanto nel dibattito secolare, possiamo imporre la nostra posizione come l’unica vera. La sequela alla verità di Cristo implica una differenziazione tra verità e non verità e non solo tra ragionevole e non ragionevole, ma rinuncia a priori ad ogni forma di violenza per seguire per l’appunto l’agnello immolato che non immola nessuno. 


Padre nostro…



(13.6.22) „L’Italia metabolizza i risultati referendari e il caotico voto delle amministrative. La consultazione sui 5 quesiti che riguardavano la giustizia è stato un flop. Un flop, per la verità annunciato, che non vede molti vincitori, se non forse i magistrati che hanno mantenuto grande forza e influenza. È una sconfitta per i promotori anzitutto, la Lega e i Radicali, ma anche in genere per l’istituto referendario che esce profondamente delegittimato dall’ennesima astensione. 5 Stelle, Pd e Leu sono soddisfatti ma sanno bene che il consenso è arrivato anche sull’onda del qualunquismo e del disinteresse“ (Alessandro Banfi, rassegna di oggi). - Dopo essermi consultato con un amico giurista ho votato 5 sì. Certamente non perché io abbia simpatia per la Lega, ma per la res stessa: la difesa dello stato di diritto, che primariamente viene sostenuto dalla democrazia rappresentativa, ma che in quella diretta dei referenda potrebbe aver una correzione sensata e di controllo delle élite politiche. Per me, con una certa delusione, perché per un certo periodo di tempo qualche anno fa avevo posto alcune speranze politiche nel PD - ma l’amico Pomponio mi aveva avvertito -, vedo che anche in Italia le élite di sinistra, come quelle di destra, proteggono solo il loro potere, senza alcun senso per il servizio al popolo. 


La lettera che ha scritto a Davide Prosperi (elogiato e confermato per cinque anni alla guida della Fraternità) il cardinal Farrell (10.6.22), da condividere con „tutti i membri della Fraternità di CL“, mi da l’occasione di esprimermi ancora una volta e spero con chiarezza su quanto ci viene detto. Ovviamente la comunicazione „petrina“ di un „dicasterium“ non è infallibile e non può saltare l’amore giovanneo né il privilegio paolino di dire anche a Pietro cose che lo correggono (Gal 2). Ma né Paolo né Giovanni sono mai interessati ad una lotta contro Pietro. In Gv 20 Giovanni (l’amore) arriva prima di Pietro (l’autorità gerarchica) al sepolcro e vede già da sé che il sepolto è vuoto, ma lascia entrare per primo Pietro e Paolo cerca continuamente il dialogo con quelli di Gerusalemme, ma non a discapito della propria missione che gli è stata chiaramente data dall’alto, perché „non est aliquid inter Deum et creaturas“ (Tommaso d’Aquino), neppure l’autorità gerarchica. Quest’ultima infine è la nostra „madre“ (Ignazio di Loyola) se è in comunione con Maria e lo è, perché Cristo prega per lei. Pietro è poi la garanzia ultima del buon cammino ed anche per lui ed in modo particolare per lui prega Cristo. Il cardinal Farrell rinvia in continuazione al magistero di Pietro, del Pietro attuale: Papa Francesco. Ora procediamo passo per passo nella lettura della lettera. 


  1. In primo luogo vi è una „preoccupante confusione sui temi del carisma, dell’obbedienza e dell’autorità“. Il testo critica la dottrina della „successione del carisma“ che ci è stata proposta „durante l’ultimo decennio“ e il cardinal afferma che essa è „gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa“: „i Moderatori  e i Presidenti dei Movimenti ecclesiali non ricevono per successione personale il carisma del fondatore“ e non sono „gli unici interpreti“ di esso. Neppure il fondatore è il „punto sorgivo“ del carisma. Il pericolo che si vede in tutto ciò è quello dell’“autoreferenzialità“. Questo vale anche, secondo me, per chi guida CL, da più di un ventennio a volte, nelle comunità e che lo fanno senza alcun comprensione di ciò che il Signore ci chiede oggi e che usano la loro autorità per chiedere di essere fedeli a progetti che talvolta rasentano la corruzione o che per lo meno sono del tutto referenziali (ciò mi è stato confermato per almeno quattro comunità italiane). Tutto ciò tra l’altro ha generato e genera un gossip personalistico dei propri ricordi di don Giussani e ci si fissa a pretendere una „fedeltà al carisma“, mentre il Papa parla di una decentramento dal carisma, che significa puro allineamento, senza alcuna forma di sinodalità. In questo modo vengono minacciate alcune missioni che sono date direttamente sul posto e non a Milano. Rinvio piuttosto a mia moglie che a me, che sono una persona debole e che a volte non riesce a far meno di surrogati all’amore. Non ho mai visto prendere sul serio „il cammino al vero come esperienza“ come l’ho visto da mia moglie e questo in una situazione di totale secolarizzazione (i cattolici sono il 2 %). Per fare un esempio: qualche anno fa ci fu un Meeting sull’educazione a Colonia in cui fu invitato il mio preside, molto brillante retoricamente, ma senza alcun senso del carisma. Perché hanno fatto parlare lui invece che mia moglie (è solo un esempio)?  Perché in CL si parla se si ha successo o se si ha un ufficio importante. Per la questione della critica all’autoreferenzialità si  può ovviamente invitare a parlare chi non ha alcun senso del carisma, ma non con questa motivazione. Mi ricordo che da giovane invitai due persone di CL a conoscere Ferdinand Ulrich a Ratisbona: l’unico loro interesse era convertire il professore al carisma e non si sono minimamente accorti che avevano a che fare con un santo che avrebbe potuto convertire loro. 
  2. In Germania ci sono stati alcuni cambiamenti nella guida, ma di fatto il Movimento viene „governato“ dalle solite persone, che sono anche brave, che hanno per esempio capito la singolarità della nostra presenza nella diaspora dell’est della Germania e che la sostengono anche con almeno un progetto davvero sensato (il fondo papa Francesco, con cui sosteniamo nella nostra scuola famiglie che si trovano in grande difficoltà per una malattia improvvisa o per la perdita della casa dopo un incendio) ma la mia uscita dalla diaconia allargata (è solo un esempio) - che tra l’atro viene messa insieme in modo del tutto personalistico - cioè il mio chiaro no a parteciparvi non ha sollevato mai alcuna domanda seria: io sono semplicemente un rompiscatole che dovrebbe piuttosto essere grato che qualcuno parli ancora con me. E così non mi hanno più invitato: fine della comunicazione. Sul motivo per cui non prendo parte al momento ai gesti ufficiali di Cl ho già  preso posizione, ma si possono riassumere brevemente: io non vedo in essi una vera sequela al Papa sui temi: fratelli tutti, ecologia, Chiesa in uscita, educazione alla pace… 
  3. La questione degli „unici interpreti del carisma“ come l’ha posta papa Francesco il 16.9.21 è di importanza decisiva: non il „cammino al vero come esperienza“, ma solo certe persone, eternamente quasi, possono interpretare ciò che significa essere Chiesa oggi e se uno non fa parte della cerchia giusta, può essere sopportato, ma non davvero incontrato. Qui deve essere posta anche la domanda: come mai persone che davvero fanno parte del carisma, da tantissimi anni, e che seguono il Papa, non hanno per nulla intenzione di coinvolgersi con la storia di CL ora? Quando ho detto ad uno di queste persone che sarebbe bello se guidasse lui per cinque anni CL, mi ha risposto: pensavo che mi volessi bene. Quasi per dire che in un tale vespaio nessuno con buon senso ci vuole davvero entrare. 
  4. Molto importante mi sembra l’affermazione del padre Girlanda, parlando ai Memores il 27.6.21: „Tutti (!!!) coloro che ricevono la chiamata a vivere secondo tale carisma sono vestiti della medesima (!!!) responsabilità di viverlo, custodirlo, approfondirlo e svilupparlo in sintonia con la Chiesa universale“! Per questo motivo mia moglie ed io cerchiamo di vivere il nostro cammino al vero nella diaspora, nella parrocchia e con il gesto di fedeltà all’Angelus domenicale del Papa. 


Infine auguro a Davide Prosperi di mettersi al servizio di una vera sinodalità in CL, come sembra stia facendo. E chiedo la benedizione di Dio per la sua guida della Fraternità di CL. Mia moglie ed io ogni volta che preghiamo la „coroncina“ preghiamo anche per lui e le sue intenzioni. 


Per quanto riguarda la risposta di Prosperi (Milano, 13.6.22) a questa lettera (nella modalità di una comunicazione ai membri della fraternità) direi quanto segue. Con ragione ci invita ad aver fiducia nella Chiesa, ma il problema non è che lui da solo risponda (o che dei responsabili rispondano), ma che ognuno di noi risponda, con l’aiuto di Maria e Giuseppe. Chiaro è che in Vaticano sono infuriati; è vero che „la sostanza della nostra esperienza“ non è messa in discussione, cioè che il „cammino al vero è un’esperienza“, nella sequela della Chiesa universale, nella sequela di Cristo. La frase di Prosperi: „In questo delicatissimo momento, invito perciò tutti ad evitare ogni atteggiamento e presa di posizione che ostacoli l’obbedienza alla Chiesa e l’unità nelle nostre comunità“ - è fortemente autoritaria (il che non ha nulla a che fare con l’autorità) ed ambigua e solo al 50% vera, perché se l’obbedienza alla chiesa deve essere incondizionata , l’unità nelle nostre comunità non esiste. E proprio questo è il motivo per cui il cardinale ci ha scritto. 


Padre nostro…


(Domenica della Santa Trinità, 12.6.22) L’esteso dono di luce nelle notti tedesche di giugno è davvero un grande aiuto che deve bastare anche per il precoce buio invernale. 


L’intervista a Hans-Georg Gadamer, che Massimo Borghesi e Tommaso Ricci gli fecero il 31.9.1985, e che viene ripubblicata ora, in „Studium“ a vent’anni della morte del filosofo tedesco, che avevo incontrato due volte nella mia vita, a Monaco di Baviera, negli anni novanta, quando mangiai con lui delle lumache e nel suo studio ad Heidelberg, mi sembra molto bella e ricca di temi importanti, come quello del calvinismo secolarizzato degli USA e dell’Europa e come quello del compito, che a suo avviso, ad avviso quindi di un protestante amico di Bultmann, la Chiesa cattolica romana prendeva molto sul serio, di una vicinanza delle religioni al cospetto dell’ateismo mondiale dilagante. Qui nel diario vorrei sottolineare due aspetti che mi sembrano, per il mio dialogo interiore e non solo, siano davvero decisivi. Il suo atteggiamento ermeneutico e di dialogo. Ermeneutica non è scetticismo, ma chiara coscienza dei limiti della nostra conoscenza, sia storica che filosofica. In modo particolare dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il 24.2.22, ho seguito, insomma o „dialogato“ con una certa narrazione degli eventi, quella della sinistra-sinistra americana e canadese, cosciente che essa è una narrazione, non l’unica, ma cosciente anche del fatto che io non posso seguire seriamente tutte le narrazioni possibili. Perché ho scelto questa? In fondo per un atto di fiducia in un amico statunitense, piuttosto conservatore che di sinistra, che mi ha reso attento alle tante „fake news“ degli organi di stampa e dei media importanti negli USA (New York Times, Washington Post, CNN…), che questi giovani giornalisti analizzano con grande puntigliosità e secondo me con nessun odio o complesso anti-americano. Un altro motivo è quello che ho chiamato l’opzione Arendt: si critica piuttosto i nostri che gli altri. Ed infine è stato motivo anche un’idea imparata dall’amico Bruno Brunelli: seguire ciò che accade negli USA serve per comprendere anche ciò che accade in Italia ed in Europa. Per quanto riguarda i due punti criticati per esempio da Glenn Greenwald, Aaron Maté e dal mio amico a cui ho accennato ieri nel mio diario: la favola del sostegno russo alle elezioni di Trump (Russiagate) e l’esagerata ricezione della rivolta al campidoglio del 6.1.21), qui vale l’atteggiamento di Peguy nel caso Dreyfus - qui non si tratta di sostenere una certa ideologia e tantomeno il megalomane Trump, ma di verificare quali sia la narrazione più verosimile degli eventi, per l’appunto nella coscienza della limitatezza della nostra conoscenza e della necessità che abbiamo di dialogare con gli altri, come ho cercato di fare ieri con Riccardo Cristiano (vedi la pagine del diario di ieri). 


Certo l’importanza di Gadamer non è riducibile a queste riflessioni di ermeneutica applicata agli eventi attuali ed in modo particolare la sua differenza tra soggetto e persona, mi ha colpito molto, perché permette di fare una critica alla tecnica più efficace di quella troppo unilaterale di Heidegger. La realtà non è un oggetto da manipolare: per questo è necessario un ritorno ai greci o a Goethe per quanto mi riguarda, alla sequela di Balthasar, ma allo stesso tempo il concetto di persona cristiano permette di sostenere tutti quegli elementi „spirituali“, come i „diritti umani“, che ci permettono di pensare alla realtà non sotto la forma del dominio e del potere, ma del servizio all’uomo. Per fare un esempio: i giovani soldati russi sono per Putin solo un „oggetto“ delle sue considerazioni geopolitiche, mentre invece esse sono persone irriducibili a queste considerazioni; ma questo vale anche per Biden e non solo per Putin… 


In quell’incontro a Monaco di Baviera Gadamer mi disse che ascoltavo troppo e che avrei dovuto dialogare di più. Ma ovviamente come studente ero emozionato di mangiare con un maestro di questo calibro. 


Che siano benedette tutte le persone a cui voglio bene ed anche tutte le persone che incontrerò domani a scuola (cfr. Etty, 24.4.42). Con Etty sento anche il bisogno della „distanza“ che spesso è più vicina che la vicinanza (ibidem, 25.4.42) ed allo stesso tempo il corpo non tace ed ha bisogno di disinibizione e passione, che di fatto non possono che essere deludenti, perché solo lo Spirito è vivificante. 


Padre nostro…


(11.6.22) Riccardo Cristiano, nella mia bacheca in Facebook, ha risposto così alle mie considerazioni di ieri: „Roberto, ci sono degli stereotipi che certa stampa diffonde. Biden si è rifiutato di parlare con Bin Salman per due anni! Ora lo riconosce per la guerra del petrolio, che Bin Salman gli sta consentendo di non perdere con Putin. Due anni sono tanti… gli stessi passati a supplicare gli iraniani di farsi togliere le sanzioni per il nucleare. Questo per dire che non tutto è come si dice. Le proxy war sono un terribile luogo comune delle sinistre. Per loro quelle contro Putin sono tutte proxy war, dalla Siria al Daghestan, all’Ucraina. Chissà se era proxy war anche in Vietnam per le armi di Mosca…“. - Riccardo, grazie per la tua risposta pacata. È vero che la fonte per la mia affermazioni sulla „proxy war“ sono giornalisti della sinistra-sinistra americana e canadese (Maté, Halper, Martin, Marcetic…), che ho citato in questi mesi nel mio diario. Io non sono un giornalista, anche se come hobby ho scritto per un giornale online circa 100 articoli, sono un pedagogo. E il dialogo con le nuove generazioni è per me molto importante. Sono conscio che anche loro hanno solo una „narrazione degli eventi“ da offrire e che a volte, per esempio sulla Siria, dicono cose che non hanno la profondità che avevano le cose che diceva padre Paolo o che dici tu, ma è vero che su questo conflitto in corso dicono alcune cose che mi hanno fatto tanto pensare (e a cui ho accennato anche ieri nel mio diario notturno) e che quando ho cercato di esprimerle, anche da parte di amici, hanno avuto effetti del tipo: accusa di essere un propagandista di Putin, sebbene quasi tutte le mie fonti (a parte una giovane giornalista libanese ed un giovane giornalista palestinese) sono nordamericane, durezza ed arroganza nell’affermare la loro narrazione come unica possibile, silenzio agghiacciante, mentre nessuno di noi sa verificare tutte le narrazioni. E per quanto riguarda Biden l’opposizione viene ora anche dall’America Latina (summit americano) in cui gli rinfacciano di fare differenze del tutto arbitrarie, o detto meglio che hanno a che fare solo con il denaro, tra le dittature: Per Cuba, Nicaragua e Venezuela „no“, per Saudi Arabia „si“. E per questo conflitto rimando alle follie che ha detto e di cui ha tenuto conto anche Massimo Borghesi (che ha scritto tra le cose più belle sulla guerra in corso) nei suoi articoli sulla guerra in Ucraina. Grazie per il dialogo. R / Roberto, sono io che ti ringrazio. Ti ho letto con grande interesse, anche a me piace molto quello che ha scritto Borghesi. I ragionamenti onesti mi piacciono sempre, alla sinistra su questo tema non riconosco onestà. Sta emergendo il loro rapporto malato con Mosca e questo mi sorprende. / Riccardo, La sinistra italiana che tu hai citato nel post di ieri nella tua bacheca io non la conosco, quindi forse hai ragione tu. I “miei” giovani di sinistra-sinistra sono molto onesti, secondo il mio discernimento degli spiriti. Hanno un cuore anche per i senza tetto a New York, per fare un esempio. Mi fa tanto bene il modo con cui mi parli. / Roberto, ma certo, altrimenti non sarebbero di sinistra. È su Mosca che esce l’ideologia, il manicheismo. / Riccardi, Sì forse di questo aspetto non ho tenuto sufficientemente conto. Forse sono un po’ ingenuo, su questo… Ma a me sembra che le mie fonti abbiano più interesse di capire cosa succede nel proprio paese che quello che succede a Mosca. Insomma qual è il ruolo degli USA in questi conflitti mondiali? Buona giornata, adesso sono impegnato fino a stasera. / Roberto, Gli USA (dem) pensano di avere una missione, è terribile. Molta sinistra però pensa lo stesso, loro hanno la missione di lottare contro gli USA. Con l’Iran? Ok. Con Mosca? Sempre. Con chiunque sia contro gli USA. 


Anche se è un aiuto quanto mi ha detto Riccardo sul complesso pro Mosca della sinistra, ascoltando l’ultima puntata di „useful idiots“, in cui Katie Halper (New York) e Aaron Maté (Vancouver) intervistano Glen Greenwald (Rio de Janeiro), mi rendo sempre più conto che il dibattito che ho seguito negli ultimi tempi è davvero intra-americano con un’attenzione particolare al  discernimento tra vera e pseudo democrazia (caso Assange), quindi non vedo bene in che senso potrebbero essere interessati ad un cedimento, anche inconscio, nei confronti di Mosca. I tre giornalisti di questa puntata hanno fatto un lavoro molto preciso per rivelare sia il carattere favoloso sia del „Russiagate“ sia  le esagerate interpretazioni del 6.1.21, una rivolta che è durata qualche ora, 18 mesi fa, e in cui sono stati uccisi solo i rivoltosi pro Trump. Quest’ultimo infine, se prendiamo per esempio Saudi Arabia, fa lo stesso di quello che fa Biden, solo che diceva e direbbe chiaramente che non è possibile agli USA rinunciare al commercio con i sauditi, anche se nel loro paese vengono uccisi gli opponenti ed anche se hanno fatto una guerra bestiale contro lo Yemen…  


Oggi sono stato tutto il giorno a scuola per un progetto che si chiama „Juventusfest“: un alternativa, che offre la nostra scuola, sotto la guida di alcuni genitori e mia, alla „Jugendweihe“: una festa, quest’ultima, sorta nel XIX secolo e che durante il periodo della DDR era particolarmente sentita, in cui si festeggia il passaggio dall’essere bambini all’essere adulti, nell’ottava classe. Nella nostra scuola la festa ha tre elementi cristiani: un offerta per l’organizzazione Support International (l’anno scorso per un progetto in Lesbo); il discorso ufficiale dei due direttori e la benedizione del parroco.  


Alla sera siamo state invitati al 100 compleanno di due amiche che si conoscono da una vita. Amici e famigliari hanno eseguito un bel programma musicale e di frizzi. Il cibo era molto buono. 


„Nei giorni in cui hai tanto malessere fisico, non devi agitarti e rendere la vita un inferno per chi ti sta intorno…Non devi neanche lasciare che i tuoi pensieri e sentimenti affliggano chi ti sta intorno…Bisogna anche rendersi sempre più indipendenti dal proprio corpo…“ (Etty, 24.4.42) - Etty sa che non è semplice ed usa spesso la formula „per quanto possibile“. Lei parla dei suoi giorni premestruali, ma in vero le frasi si possono applicare a tante situazioni, per esempio alle difficolta della vecchiaia. Non bisogna lasciarsi andare per quanto possibile, bisogna essere disciplinati per quanto possibile. 


La luna risplende in questa tranquilla notte ormai quasi estiva alla mia sinistra. Buona notte! 


Padre nostro…


(10.6.22) Scrive Riccardo Cristiano nella sua bacheca: „Io non voglio la pace, questo mi differenzia da molti altri. La pace di Praga silenziata dai sovietici, la pace dei cileni silenziati da Pinochet, la pace dei libici silenziati da Gheddafi, la pace di Hong Kong silenziata da Pechino, la pace dei siriani silenziati da Assad, la pace degli iracheni silenziati da Saddam, la pace degli egiziani silenziati da Mubarak. Tutte queste paci assolute io le ho viste e le combatto. L’unica pace che vorrei è quella della giustizia, ma di quella non parla nessun pacifista, da Travaglio a Santoro, da Orsini Salvini, ai tantissimi patriarchi d’Oriente, che parlano sempre solo di sé. La pace che viene dalla giustizia non si ottiene con l’acquiescenza, al contrario… Poi sento Francesco parlare di pace, e scopro che uno da cui posso imparare a capire meglio c’è. Per il resto sento solo invocare la pace degli ingiusti.“ - Riccardo Cristiano pone una domanda seria: è possibile pensare ad una pace senza giustizia? Quello che io capisco di meno e la scelta degli esempi, che sono certamente giusti e da cui si può imparare tanto, ma che sono molto selettivi. Nella guerra in corso per esempio vi è anche la ingiustizia evidente degli USA che hanno alimentato dal 2014 (per lo meno) la preparazione di una proxy war: insomma siamo confrontati con due ingiustizie e con il pericolo di una guerra mondiale a cui possiamo arrivare come „sonnambuli“ (Christopher Clark) e questo pericolo di una terza guerra mondiale deve essere evitato. Mi sembra che il Papa ci stia dicendo questo e per questo anche qui in Germania viene accusato di essere un propagandista di Putin. Senza il mondo non abbiamo neppure più un problema di pace come giustizia. Esagero? Ovviamente non basta temere la guerra bisogna lavorare per un serio disarmo mondiale - Francesco dixit. 


Per me tra le più grande personalità pedagogiche che ho conosciuto c’è mia moglie: lei ha davvero il cuore di un’insegnante che ama i suoi bambini e che li educa. Sa insistere senza arrabbiarsi o senza esagerare; sa amare dicendo chiaramente allo scolaro, alla scolara che cosa desidera sia fatto, fosse anche solo il lasciare in ordine una classe, prima di andarsene. Questa pazienza al lavoro è sorprendente ed è l’unico modo di affrontare seriamente il rischio educativo. 


Ho letto un dialogo di due importanti „Contadini di  Peguy“ e vedo che non ho più nulla in comune con loro, a livello di giudizio politico (nel senso che le accentuazioni sono del tutto diverse). Abbiamo lo stesso amore per Francesco, ma secondo me loro non capiscono la sua posizione politica, per quanto un papa ne abbia una. Il giudizio sulla democrazia occidentale è, se ho ragione io, ma ovviamente siamo sempre nel campo del verosimile e non del vero, del tutto unilaterale. Loro ritengono che Trump sia „il“ male che la democrazia occidentale ha saputo superare quasi senza spargimento di sangue (e secondo me interpretano il 6.1. in modo esagerato), e non vedono per nulla che Biden è molto più pericoloso di Trump. Sono talmente concentrati a combattere l’autocrazia che non vedono minimamente il pericolo gravissimo di una democrazia che vive di proxy Wars e sostegno di dittature, se quest’ultime convengono a loro  (Saudi Arabia). Per me questa differenza di giudizio politico non è „terribile“, perché l’umanità condivisa per anni è cosa molto più importante, ma non so cosa pensino loro. L’unico tentativo minimo di dialogo è finito con un offesa da parte di uno di loro nei miei confronti (vivrei in un mondo che non esiste) e nel mio impaziente lasciare la Chat con loro in Whatsapp. 


Padre nostro… 



(9.6.22) L’articolo di Vincenzo Rizzo sul filosofo russo Ivan Il’in (1883-1954) e sulla sua ricezione oggi, apparso qualche giorno fa su „Il Sussidiario“, presenta la forma russa di un movimento neoconservatore mondiale con diverse facce, una delle quali Massimo Borghesi ha analizzato in alcuni sui libri in riferimento alla sua manifestazione  statunitense. Per dirla sinteticamente: pur nelle differenze, quello degli USA si presenta come cristiano e quello russo come nazionalista, hanno un nemico comune: la kenosis di Cristo (Pavel Evdokimov, Ferdinand Ulrich). Entrambi sono forme di potere o meglio di gestione dell’anello del potere (Tolkien). Tutto ciò ha poco a che fare con Donald Trump, che non piace neppure ai neoconservatori americani. Forse il punto a riguardo dell’ex presidente americano (e futuro?) è il seguente: „Lo storico Christopher Clark paragona Donald Trump a Guglielmo II, "l'ultimo e incompetente imperatore tedesco", per i suoi suggerimenti incompetenti all'inizio della pandemia: "I due uomini sono sorprendentemente simili. Entrambi mostrano una spiccata tendenza a parlare di qualsiasi cosa passi loro per la testa in un determinato momento". L’élite democratica statunitense  e quella di tutto il mondo non lo sopporta, non sopporta questa dimensione caricaturale di se stessa. Tutti i tentativi di affondare Trump, dalle interpretazioni esagerate del 6.1.21, allo scandalo russo inventato, non hanno portato a nulla, ma né Trump, né l’élite democratica mondiale hanno un vero interesse per i poveri, tutti i poveri, hanno solo interesse alla gestione del potere, solo che questo modo „spontaneo“ di farlo di Trump non piace a loro, ma anche lo storico Christopher Clark, così intelligente, ci casca in questa sovra-accentuazione del fenomeno. La grande tentazione, però, sia nella versione democratica, sia in quella conservatrice, sia nel pagliaccio Trump è sempre e solo la stessa: chi salva il mondo sarebbe il potere, liberale o autocratico che sia. E chi si oppone alla gestione del potere dell’anello che dovrebbe venire distrutto, per usare questa metafora,  è il nemico da uccidere, imprigionare, ridicolizzare. Negli USA è ora in azione la versione democratica di questa tentazione, che si sta rivelando non meno pericolosa della „spontaneità“ di Trump e lo scontro dell’ora che viviamo è tra la versione democratica americana, nella forma di una „proxy war“ in Ucraina,  e quella autocratica russa. Cosa ha da dire il cristiano su tutto ciò? Nulla! Nel senso dell’exinanitio della Croce e del dono gratuito dell’essere e a seconda del tema e dell’ora storica l’exinanitio dell’amore può essere combattuta dalla versione neocon o da quella democratica. Devo correggere una cosa che ho detto ieri ad un amico per Whatsapp: non vi è una legittimità ultima più a favore dei neocon, come reazione allo strapotere democratico, pseudo-democratico statunitense, ma semplicemente a secondo del tema e del momento storico un „momento di verità“, più interessante per il cristiano, nell’uno o nell’altro schieramento.


Per quanto riguarda la critica di questa nostra epoca che Charles Taylor chiama „il tempo dell’autenticità“ vedo in Jürgen Habermas alcuni spunti (ibidem, 89sg.) di riflessione, che mi sembrano molto interessanti, tanto più per un diario che porta il sottotitolo: „un tentativo di autenticità“. Quando penso a questa parola penso a Etty Hillesum e non a forme di religiosità di  massa con tendenze narcisistiche (il proprio carisma, la propria chiesa come la migliore…), come quelle analizzate da Taylor. Quando parlo del cammino al vero come esperienza, non sto parlando di un carisma o di certe esperienze straordinarie come il Meeting di Rimini o le Giornate mondiali della gioventù, per quanto anche esse possano dare dei buoni spunti, non narcisistici, di appartenenza, ma ad un cammino nel quotidiano, che è poi il cammino di tutto un popolo, che implica anche certe forme di cammino comune, come un pellegrinaggio, etc., ma che in fondo si gioca poi sempre, come verifica ultima dell’amore gratuito, nella vita quotidiana.  L’exinanitio dell’amore cristiano non viene facilitato neppure da forme liberali di religiosità, da vagabondaggi nella fede (Habermas, 90), ne dalla forma estrema di liberalismo che si esprime nel „believing, not belonging“; la vera appartenenza all’amore gratuito si gioca non a livello carismatico, ma quotidiano.  E il pluralismo delle visioni del mondo e delle comunità religiose (John Rawl) non è di per sé garanzia che si stia prendendo sul serio l’exinanitio cristiana (essere tolleranti non significa amare) ed ontologica di appartenenza, anche se il momento di verità di ciò è la pluralità come modalità della donazione dell’essere come atto di amore gratuito. 


Il „momento di verità“ del liberalismo è la sua concezione di stato di diritto. Ma ci devo pensare su meglio. Con l’esempio di Julian Assange si può vedere come anche paesi sedicenti democratici agiscano contro lo stato di diritto. 


Nella catechesi sulla vecchiaia di ieri del Santo Padre per me è impressionante ciò che egli dice sulla confusione mentale tra benessere, che è lecito avere come meta e come desiderio, e l’alimentazione di un mito della giovinezza infinita, che è contro i fatti. E „contra factum, non est argumentum“. Io sto combattendo contro questa confusione mentale, tra desiderio di benessere anche come anziani (per esempio nel sesso, ma non solo ovviamente) e allo stesso tempo senza cedimenti al mito della gioventù senza fine. Chiedo con forza di rinascere dall’alto… 


Padre nostro…




(8.6.22) Gesù non è venuto per superare la legge (Mt 5,17-19), nessuno frammento della legge che aiuti a vivere l’amore gratuito verrà mai superato, perché la legge e l’amore non sono in contraddizione, piuttosto vedere tra i due poli una contraddizione, è la contraddizione che nega la subalternità al „senso necessario dell’essere“,  il che non vuol dire che ogni decreto legge o innovazione ministeriale siano quella legge di cui parla Gesù. Ed anche l’intensificazione della legge (per legge intendo i 10 comandamenti) di Gesù nel discorso della montagna non è qualcosa che sta a disposizione dell’arbitrio del cristiano, anche se in una certa epoca, possono essere comprese alcune cose (per esempio una sovra-accentuazione dell’eros come peccato), che non ci fanno diventare quei cattivi maestri, piccoli nel regno dei cieli, di cui parla Gesù. 


Per quanto riguarda le innovazioni nel piano di studi del liceo in Sassonia-Anhalt, che sono state presentate ieri al collegio dei professori/delle professoresse, direi che ci sono alcune buone idee (attenzione alla povertà e alla crisi ecologica), ma chi sta sul pezzo del reale ci arriva a queste „innovazioni“ prima delle innovazioni ministeriali ed anche per quanto riguarda la parola magica odierna, „le competenze“, non credo che ci sia un insegnante che lavori seriamente che non voglia aumentarle, farle crescere: la competenza più grande è la verifica attiva da parte della studentessa/*dello studente di ciò che gli viene insegnato a scuola. Questo è il cuore del rischio educativo odierno e senza di esso tutto il resto è moda, non legge. 


Nel mio diario c’è un attenzione particolare all’attualità, ma ovviamente in modo selettivo. Il biglietto ferroviario di 9 € per tre mesi di cui si parla oggi nella MZ, anche se essendo stato mio padre ferroviere mi interessa, non trova un posto adeguato nel mio diario, anche se è quantitativamente il tema che interessa di più alla gente in questi giorni. E le cose che cito, per esempio l’intervista a Edward Luttwak, mi interessano per un certo aspetto, in questo caso l’idea dei plebisciti, un’idea che mia moglie ha avuto da subito, dall’ inizio della guerra in Ucraina il 24.2.,  ma non mi identifico con tutto ciò che dice. Anche se il suo giudizio sull’impossibilità di vincere una guerra contro la Russia è più articolato di quello medesimo di Habermas, leggerò nella mia vita senz’altro più il filosofo tedesco che lo stratega „americano“ ed anche se è vero che i tedeschi non sono bravi in strategia, la loro scoperta della lentezza del pensiero (Arendt) mi interessa infinitamente di più che le minacce militari che si possono fare in forza di una certa comprensione strategico-militare e la ritengo at the end of the day più salvifica. 


Non è possibile per Ulrich occuparsi dell’essere come essere quasi fosse un mestiere, insomma non è possibile una riduzione dell’ontologia ad attività accademica. Lo abbiamo spesso detto: il compito ontologico, la percezione dell’essere come dono, si gioca primariamente nella piccola via del quotidiano! 


Padre nostro..



(7.6.22) Da qualche tempo abbiamo restaurato il nostro balconcino, costruito e restaurato nello stile originario della casa, a sua volta costruita nel 1910, mia moglie ha comprato due poltrone da giardino, da mettere nel balcone, e questo ha arricchito la casa e il rapporto di essa con gli alberi del giardino, per esempio un salice cavatappi (Salix matsudana ‚Tortuosa“) ed un faggio rosso. Si è direttamente a contatto con il "fuori", pur essendo protetti "dentro" nelle tante giornate instabili tedesche, anche se ultimamente regna una grande siccità. 


L’intervista di Federico Ferrau ad Anna Otasevic (giornalista di Le Monde Diplomatique), Il Sussidiario 6.6.22, arricchisce la narrazione di Aaron Maté sull’influenza degli USA in Ucraina, della dimensione non violenta:  sembra che gli USA non abbiano speso solo miliardi in armi e logistica militare, ma anche per creare un passaggio non violento dalla dittatura alla democrazia (secondo l’idea del politologo Gene Sharp). La giornalista francese è una specialista della ragione dei Balcani, ma mette in evidenza anche aspetti interessanti dell’attuale crisi. Quindi soft power e investimenti militari sembrano essere proceduti pari passo ancora prima dell’ EuroMaidan del 2014 oppure il soft power ha avuto un peso maggiore prima del 2014 e quello miliare dopo, non lo so. Otasevic conosce anche le forze di estrema destra coinvolte nel Maidan, ma non è un’esperta del tema e non ne tira le conseguenze che ne tirano Marcetic e Maté e cioè di una dominanza di queste forze nell’evento del Maidan, dopo la prima fase „democratica“. Interessante è il fatto che il rovesciamento del presidente Yanukovich venga co-operata e sostenuta dagli USA sebbene la sua elezione nel 2010 „è stata comunque riconosciuta come conforme agli standard democratici“. Mi ha segnalato questa intervista, come quella di cui ho parlato ieri a Edward Luttwak, Renato Farina.


I profughi dall’Ucraina hanno superato il numero di quelli siriani nel 2015 (MZ di oggi), ma la AfD è pressoché muta e non sembra ci siano tensioni particolari. Una donna che è direttrice di un progetto per i profughi nel Consiglio per i profughi della Sassonia-Anhalt, dice: „Siamo stupiti di cosa sia improvvisamente possibile; tutto ciò ha un sapore amaro“ (Stefanie Mürbe): Avendo imparato da Robert Spaemann a prendere sul serio la dialettica vicino-lontano non sono per nulla stupito che ci siano facilitazioni integrative a livello di lavoro e di abitazione per i profughi ucraini che non erano possibile per quelli siriani, anche se questa spiegazione non toglie il „sapore amaro“ di cui parla Mürbe. 


„L’idée d’être est…la „terre habitable“ d’intelligence humaine; elle est son atmosphère“; P. Rousselot in „Amour Spirituel…“ Rev.de. Phil., 1910, Vol. XVI, p. 238-239). Questa frase mi ha colpito molto - l’idea dell’essere non come astrazione, ma come „terra abitabile dell’umana intelligenza“ ed anche il contesto in cui essa è citata, il tentativo filosofico di Ulrich, interprete di De Veritate 1.1. (Homo Abyssus, 236),  di riconduzione del pensiero e della realtà ai trascendentali dell’essere è di notevole importanza e non né autoreferenziale né bigotto, ma un reale tentativo filosofico - prendiamo i tre trascendentali proposti da Balthasar nella Trilogia (pulchrum, bonum (libertas), verum). Se non vogliamo cadere nella casualità più brutale cosa possiamo fare se non pensare e ricondurre ciò che pensiamo e ciò di cui facciamo esperienza, alla bellezza, alla bontà e alla verità dell’intero e del frammento in cui lo incontriamo? 


Aaron Maté ha detto nella puntata di ieri di „Useful idiots“ che in riferimento al problema della povertà non vi è una reale distinzione tra Repubblicani e Democratici - mi sono chiesto una cosa simile: se si prende l’intera dottrina sociale della Chiesa come termine di paragone che differenza reale vi è tra i partiti anche qui in Europa?


Padre nostro…




(6.6.22) Ovviamente tra me Etty vi è una differenza notevole: sono un uomo sposato con due figli di 62 anni e lei, quando scriveva la pagina che ho appena letto, era una ragazza di 28 anni, non sposata né desiderosa di farlo, ma c’é tantissimo in comune ed in primo luogo il „bisogno di scrivere“ (24.4.42) ed in un certo senso vale anche per me, che la „scrivania“ è il „mio vero centro“, almeno a livello solo umano; i momenti passati davanti al Santissimo sono un centro teologico importante, ma non so fino a che punto giungano fino alla mia chimica. Anche in me vi è un bisogno di forma, di unità che riassuma nella durata del giorno i tanti io di una „sostanza chimica che viene sottoposta tutto il giorno ad una serie di processi e di continuo mescolata con altre sostanze“ e che con gli anni si „irrigidisce“. Ed anche se le pagine sulla musica a Dresda di Tellkamp mi hanno impressionato molto (ultimo romanzo, 145-159), non credo di essere snobista e non credo neppure che Tellkamp lo sia - di fronte alla „grande irritazione“ (Thomas Mann) di cui parla e di cui ho parlato ieri, arricchita dai saccenti dei social media (quelli che senza aver capito nulla di te né del reale, vogliono insegnarti cosa sia il vero), c’è un bisogno in me di essere „saldo, costante e paziente“. Capisco bene cosa ci vuol dire Etty: nel mondo del teatro, che ha conosciuto, ci sono persone dipendenti „dall’applauso dell’abisso sbadigliante“ - in questo mondo „non si trovano persone vere con cui si vorrebbe entrare in contatto“. La Dresda musicale di cui parla Niklas (Tellkamp, ibidem) mi sembra aver avuto (!) più sostanza, ma ciò che voglio con il mio tentativo di autenticità, non è ripiangere una scena musicale o di teatro, perché certamente anche in quella Dresda c’era l’abisso sbadigliante. Credo anch’io di essere molto „bloccato“ e non so bene come uscirne, se non facendo in questo diario, ma anche nel rapporto con mia moglie, qualche passo autentico. Non ripetere, ne scrivere frasi „ingegnose“, neppure ripetere i testi di scuola  di comunità: tutto ciò mi stanca infinitamente e non mi fa giungere ad un pace salda, che spero da Gesù, ma non da un Gesù magico. Una pace, che Etty chiama „libertà interiore“, per cui devo lavorare, ma che non posso costruire! 


Abbiamo ancora una volta prenotato e poi usato una bicicletta elettrica a Mücheln (Geiseltal), questa volta non per aggirare il lago, ma per pedalare fino al vigneto Pawis in Zscheiplitz, vicino a Freyburg, città del vino con in alto il castello - le piccole irritazioni del quotidiano avrebbero potuto mettere il giorno in cattiva luce: non abbiamo potuto fare colazione al bar che ci ha affittato le bici, perché troppe persone erano venute senza preavviso, tra cui noi, non ci ha potuto dare le bici prima perché doveva occuparsi della colazione degli ospiti e quando siamo arrivati da Pawis, il ristorante era chiuso, etc. Ma come non si può diventare prigionieri delle grandi irritazioni, non lo si deve diventarlo di quelle piccole, perché il „bonum diffusivum sui“  del giorno donato, passa attraverso il canto degli uccelli, anche del tubare della colomba, che si è nascosta in un buco tra i mattoni della torre nella Chiesa di san Michele in Mücheln, attraverso il pedalare tra campi di cereali, probabilmente frumento, il più coltivato in Germania, e l’orzo, il grano da cui si produce la birra e che ha le reste molto lunghe ed imparo da un articolo di „feriantano“, che sembra provenire dall’Asia meridionale, e poi passa attraverso i colori del cielo, dell’azzurro che appare tra le nuvole e dopo quelle scure ha un’aurea insuperabile, un’aurea di mistero, passa attraverso il muoversi delle foglie, anche dei pioppi, che mi hanno ricordato la pianura Padana.   


L’intervista a Edward Luttwak (Die Welt, 5.6.22), esperto di strategia militare, di origine ebraica e che ora nella sua pensione si occupa di allevamento ecologico di bovini nell’Amazonia boliviana, in cui propone referenda (plebisciti) in Donezk e Luhansk, con migliaia di controlli, per far cessare la guerra, mi entusiasma, ancor più della ora impraticabile via proposta da Kissinger, per citare uno tra le persone più sagge che si sono espresse sulla guerra. La proposta di Luttwak vale ora, riconosce il patriottismo generoso e coraggioso degli Ucraini, come fa l’amico Adriano Dell’Asta, ma sa che i russi non possono essere sconfitti a due passi da casa e precisa la tesi di Habermas, spiegando i motivi per cui non lo possono. Boccia i tedeschi in questioni strategiche e afferma che i verdi tedeschi si illudono su una possibile vittoria ucraina. Vedo così confermato e precisato quanto ho cercato di dire in questi mesi di guerra in dialogo con i „miei“ giornalisti americani e statunitensi. Appena scoppiò la crisi, nel febbraio di quest’anno, mia moglie mi disse, in totale sintonia con questa intervista, che i popoli coinvolti nella crisi avrebbero dovuto decidere cosa vogliono.


Sulla strage di Pentecoste in Nigeria lascio la parola a quanto ho trovato negli approfondimenti della rassegna quotidiana di Alessandro Banfi, che cita Alessandro Farruggia per il Quotidiano Nazionale: «Sarà ricordata come la strage di Pentecoste. L'ennesima in una Nigeria sempre più devastata da scontri religioso-tribali che mettono in particolare nel mirino i cristiani. Stavolta ad essere colpita è stata la chiesa cattolica di San Francesco, a Owo, 350 chilometri da Lagos, attaccata da un commando di uomini armati che hanno aperto il fuoco sui fedeli prima di far esplodere un ordigno nella chiesa. «Erano in cinque. Hanno fatto irruzione in chiesa e hanno cominciato a sparare», ha raccontato Kehinde Ogunkorode, testimone oculare. Gli assalitori avrebbero usato fucili d'assalto Kalashnikov e bombe a mano. Tra i quaranta e i cinquanta i morti, tra i quali molti bambini, e almeno altrettanti i feriti, molti gravi. La notizia del rapimento di un sacerdote e di alcuni fedeli, che era circolata dopo l'attacco, è stata smentita dalla diocesi di Owo... Lo scontro tra i Fulani, musulmani, e gli agricoltori Yoruba, cristiani, ha causato migliaia di morti: nei tre caldissimi anni dal 2016 al 2018 sarebbero stati 3.641 e 847 nel 2021. Il fenomeno è dovuto soprattutto alla scarsità di terra fertile: i cambiamenti climatici e la desertificazione della Nigeria settentrionale stanno spingendo i nomadi Fulani a trovare foraggio per il loro bestiame sempre più verso sud, devastando i campi degli agricoltori. Vista la mancanza di terre per la loro transumanza, i Fulani compiono atti di terrorismo e rapimenti, in modo da costringere gli agricoltori a lasciar loro le terre“. 


Padre nostro…



(Pentecoste, 5.6.22) Forse è uno dei doni più grandi di cui abbiamo bisogno noi cristiani: che ognuno ci senta parlare nella sua propria lingua (At 2,11-11) - se ciò non accade l’annuncio di Cristo risorto rimane del tutto astratto. Leggendo un articolo sulla vita consacrata e sulla sinodalità nella homepage della Chiesa di Milano mi è venuto in mente che il tema del titolo del sinodo universale è ciò di cui abbiamo tutti, movimenti, fraternità, parrocchie, diocesi…, al massimo bisogno: Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. Anche solo a livello di linguaggio: comunione, partecipazione e missione, sono un programma davvero di grande stile. E forse io sono troppo un singolo per contribuirvi, ma in questo diario si vede lo sforzo di un dialogo con tante persone. Un inizio. Comunione con le persone che mi sono affidate ed a cui sono stato affidato. Partecipazione al lavoro della Chiesa per la pace. Missione come annuncio di Cristo: morto, disceso all’inferno e risorto! 


Come quando Notre Dame era in fiamme, così vedendo ieri le immagini della Chiesa di legno dell’Ucraina in Sviatohirsk, un monastero che appartiene al patriarcato di Mosca, mi sono emozionato. In un certo  senso il bombardamento di una scuola o di un ospedale è ancora peggio, ma una Chiesa in fiamme ha una forza simbolica davvero enorme, almeno per me. E quasi come mettere a tacere Dio, che è amore! Per quanto riguarda le informazioni sui colpevoli da quel poco che ho letto, io sarei cauto, tanto più con espressioni come „esercito del terrore russo“ - tutti gli eserciti sono in un certo senso del terrore, ma dobbiamo stare attenti a non usare proprio la retorica che usa Putin: tutti i suoi nemici sono sempre e solo terroristi. E poi perché incendiare una Chiesa del patriarcato di Mosca? 


Johannes ed Emma, due bambini che sono stati battezzati oggi nella nostra parrocchia - una celebrazione molto bella, che è stata l’occasione per ripensare al mio battesimo, ed anche a quello dei miei figliocci di battesimo (Gabriel, Heidi) e cresima (Gianni, Basil). Se penso alla madrina di mia figlia, che si occupa davvero attivamente della mia Johanna, sono proprio un disastro, ma oggi ho pregato per i miei figliocci e questo spero che sia un bel dono. Per quanto riguarda il battesimo, la morte in Cristo, l’alternativa spirito-carne versus carne-carne, devo ammettere che io dal punto di vista „di principio“ sono un uomo dello spirito-carne (filosofia, letteratura…), ma per quanto riguarda la carne-carne „nel dettaglio“ sono ancora in tempesta, sebbene l’età e i problemi ad essa connessi. Il Papa, nella sua predica nel giorno di Pentecoste chiedi di capovolgere la logica: non osservazione-partecipazione, ma partecipazione-osservazione e partecipazione qui significa: Cristo che ci partecipa per primo il suo amore e ci permette di amare. A parte ogni applicazione individuale, mi sembra che il dilagare della carne-carne lo si veda anche nel modo con cui oggi non vi è quasi per nulla un’educazione alla pace (siamo quasi tutti guerrafondai più o meno nascosti), ma grazie a Dio oggi a San Pietro la folla (il piccolo resto) ha applaudito quando il Papa ha chiesto di non distruggere l’umanità. 


Leggendo Uwe Tellkamp mi accorgo che questo diario notturno, benché sia un’opera, non è un opera letteraria, anche se vi è un’orchestrazione di linguaggio quotidiano, filosofico, religioso e letterario, perché mi manca quella forza linguistica, che posseggo a livello passivo, così da poter distinguere Tellkamp da Goethe, ma che non possiedo attivamente, e pur non volendo neppure esserlo, un’opera letteraria, questo diario vuole con forza far un cammino al vero, che tenga conto anche di quella grande irritazione“ (Thomas Mann, Uwe Tellkamp) che ritiene come nemico ultimo un’élite politica, sedicente democratica e illuminata, che è incapace di fare un suo cammino al vero, ma che vive di racconti tendenziosi ed infine anche bugiardi e che ritiene di saper educare un popolo, di cui io faccio parte, ma che in vero piuttosto vorrebbe eliminare (Bert Brecht). Ecco questo è il diario notturno - un’opera di autenticità umana, che ha compreso qualcosa della grande irritazione, ma che non vuole fissarsi in essa, facendola diventare una sospensione dell’esperienza, che è e rimane l’unico cammino al vero, che spero regga anche al cospetto del giudizio ultimo di Cristo. 


Padre nostro…Ave Maria...



(4.6.22) Nell’ambito della nostra parrocchia (Kahla) sono arrivate 50 mamme con i loro bambini dall’Ucraina, due di queste mamme allattano  ancora i loro bimbi ed i genere i bambini sono ancora in età prescolastica. Il parroco ci ha chiesto di portare bicchieri, perché non vuole dar da bere ai rifugiati in quelli di plastica, ciò non corrisponde alla dignità degli uomini - ne abbiamo comprati dodici e abbiamo portato anche una macchina del caffè, quando siamo arrivati in parrocchia, il baule della macchina del parroco era ricolmo di altri doni portati da altri parrocchiani. 


Il vangelo odierno (Gv 21, 20 -25) mi fa sempre tanto riflettere - Gesù indica precisamente i limiti dell’autorità petrina; non tutto riguarda Pietro; se Gesù vuole un rapporto particolare con Giovanni sono fatti suoi, non di Pietro. Il passaggio evangelico descrive anche l’inizio del gossip nella Chiesa - Gesù dice una cosa e noi ne ripetiamo un’altra. 


Amo Israele e penso che questo popolo, dopo la tragedia di Auschwitz (per citare il campo di concentramento e di morte più famoso), nella sua singolarità, abbia bisogno di un posto dove vivere, di una patria in cui sentirsi sicuro, ciò non legittima, però, l’uccisione di giornalisti, come Shireen Abu Akleh, ne gli attacchi terribili contro i palestinesi, perché anche questo popolo, che fa parte della storia di quella terra, ha bisogno di una patria in cui vivere sicuri. L’intervista con il giornalista palestinese Ali Abunimah (The Electronic Intifada)  da parte di Katie e Aaron mi sembra, come tutte le loro interviste, molto importante: “The message Israel drove home with the killing of Shireen Abu Akleh was that no matter who you are, how famous you are, or what religion you are, no Palestinian is safe from Israel.” (Ali Abunimah). Durante l’intervista il giornalista palestinese, molto più pacato della frase che ho scelto dal commento sotto il video, chiede una seria „investigation“ sull’uccisione della giornalista Shireen Abu Akleh. Fa parte della credibilità di Israele concedere una tale investigazione giudiziaria. Shireen Abu Akleh è un esempio per tutti gli altri casi di persecuzione di palestinesi, che spesso si difendono in modo non-violento, dagli attacchi brutali dell’esercito israeliano. Aaron e Katie sottolineano in modo particolare questa difesa non-violenta del popolo palestinese. Ovviamente sarebbe anche necessario sentire la narrazione israelita di tutti questi temi, ma quest’ultima non manca dei suoi canali comunicativi. 


L’intervista con Ali Abunimah (The Electronic Intifada), nella puntata attuale di „useful idiots“, che tra l’altro sottolinea come fa anche Massimo Borghesi l’identica retorica usata nel 1990 durante l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein con quella usata ora nei confronti di Putin nell’invasione dell’Ucraina, mi chiarisce una singolare continuità tra i neoconservatori americani di allora e l’élite del partito democratico attuale, che può essere riassunta con il termine di un’ipocrisia radicale, che copre un solo interesse: l’estensione dell’imperialismo americano, che è il criterio ultimo per decidere se un’azione è buona o cattiva; la stessa azione può essere in un caso cattiva, la difesa dei palestinesi nei confronti degli aggressori israeliti ed una volta buona, la difesa degli ucraini contro l’invasione russa. Ali Abunimah fa notare che però tante persone normali in America hanno ben compreso l’ipocrisia in gioco e la simpatia per i Palestinesi è in aumento. 


Anche se non è compito di tutti usare il linguaggio filosofico e pensare filosoficamente, direi che un’antropologia senza ontologia è puro sentimentalismo e un’ontologia senza antropologia è pura astrazione. Bisognerà, anche se solo a livello intuitivo, comprendere cosa sia il „senso necessario dell’essere“ per comprendere quale è lo scopo della vita umana. Il cammino al vero come esperienza è anche un tentativo ontologico-antropologico di camminare nel mondo, dal Padre al Padre. 


La più grande Chiesa di legno dell’Ucraina in Sviatohirsk è stata incendiata dall’esercito russo. 


Padre nostro…


(3.6.22) Quanto ho scritto ieri sull’universalità della colpa, cosa evidente per chi legge anche le parti filosofiche del mio diario, non significa che questo pensiero teologico neghi la valenza delle leggi e della legalità; anche nel brano odierno degli Atti (25) Paolo si serve della legalità romana e il romano Festus ricorda che uno che è accusato ha il diritto di essere dapprima ascoltato, etc. Insomma parlare dell’universalità della colpa a livello teologico non significa che a livello di diritto nazionale o internazionale uno non possa essere identificato come il colpevole di una certa azione. 


Ho guardato con mia moglie la nuova versione della „Morte sul Nilo“ (Agatha Christi), nella versione del 10.2.22, diretta ed interpretata da Kenneth Branagh: questo Hercule Poirot è più coinvolto emozionalmente di quello di Agatha Christi, ma è pur sempre la sua capacità di pensare che lo rende così straordinario. In questi tre mesi di guerra il più dei commenti sono sentimentali o nazionalisti, manca del tutto un lavoro della ragione - quello che ho cercato di fare in questo diario notturno; non vuol dire che io abbia ragione e tutti gli altri torto, ma non vedo negli altri un minimo di lavoro del pensiero, solo ripetizione di quello che dicono i grandi giornali, quelli che i critici, chiamano „corporate media“. Nel mondo cattolico vedo che il papa, per il suo ministero d’amore, fa un vero e proprio lavoro del pensiero e ciò conferma la mia intuizione iniziale: abbiamo a che fare con un pontificato profondamente „filosofico“ e non sentimentale, anche se parla in continuazione di „vicinanza, tenerezza e misericordia“. Ma questi tre termini lo portano all’unica verità della ragione sulla guerra: quest’ultima non può essere vinta con la guerra, ma con un lavoro diplomatico e speriamo che noi sia ormai troppo tardi, se no dal barcone sui cui stiamo tutti insieme non usciranno solo cinque salme. Ad un certo punto ho intuito e poi ragionato che l’omicidio di Linnet Ridgeway era stato pianificato in tutti i suoi passi, da Simon Doyle e Jacqueline, che erano gli unici che avevano un vero interesse ad uccidere Linnet, gli altri magari erano arrabbiati, ma non avevano necessità di uccidere. Per quanto riguarda la guerra: Putin non è l’unico che necessita questa guerra…


Padre nostro…


(2.6.22) Il 24.2.22 il conflitto tra la Ucraina (USA) e la Russia prende la svolta che tutti conosciamo con l’invasione ordinata da Putin. Su questo tema vorrei fare prima una riflessione teologica e poi una politica. „La mia colpa, la tua colpa, la nostra colpa“ (Adrienne, Cielo e Terra III, 2240, 7.8.1956) - non si può distinguere; tutte le persone che pensano, ora ed hanno pensato anche prima, prima della nostra vita, che con una guerra si possa risolvere un conflitto, sono colpevoli. E per questa colpa nella sua interezza, alle volte sembra che le parole delle preghiere sono del tutto inutili; noi preghiamo la regina della pace e la guerra si inasprisce sempre di più ed ognuno pensa che l’altro sia colpevole. In questi giorni spesso pronuncio il nome di Charles de Jesus, del fratello universale, e spero nel suo aiuto, ma anche il suo nome mi sembra a volte così debole, mentre non lo è. In questa colpa universale il regista è il diavolo, ma, dice Adrienne, non si può fare un piano di battaglia differenziato contro di lui, anche Gesù non lo fa, anzi nell’inferno si trova in una melma indistinguibile di peccati; solo i reazionari, che tra l’altro nella polemica contro il cardinal Ouellet, non sono neppure capaci di distinguere tra opportunismo ed obbedienza sub et cum Petro, vogliono sempre distinguere la colpa individuale e mandare per l’eternità gente all’inferno. Cosa fa Gesù? Porta tutto il peso del peccato del mondo, anche delle persone già morte. „Non divide, non traccia dei confini“: „il mio peccato, il tuo peccato, il nostro, il vostro peccato“, „supera ogni confine“, portando la Croce e discendendo all’inferno. Noi ci inchiniamo e diciamo „Amen“ al grande fratello ed amico universale, Cristo, e cerchiamo, come possiamo, di andare sulla sua strada. VSSvpM! 


Anche il cancelliere Scholz sta cedendo al movimento dei sonnambuli, che pensano di risolvere i problemi con lanciarazzi, quegli stessi, del tipo Himars, che anche Joe Biden ha promesso all’Ucraina, è così ci avviciniamo sempre di più alla catastrofe. Alcuni pongono la speranza nella destituzione di Putin, ma Irina Flige ha spiegato che quest’ultima potrebbe essere un cambiamento senza cambiare nulla. Alcuni sperano nel dissenso russo. Vi è un „piccolo resto“ (Is 1) che sta con il Santo Padre e sa che non si risolvono i conflitti con i lanciarazzi e c’è un piccolo resto di giovani che stanno analizzando con precisione cosa sta accadendo, altri non possono guardare in faccia il male, perché ne hanno paura, forse con ragione. Forse vi sono anche tanti che vogliono la pace, ma non sanno articolarsi politicamente. Eppure la speranza non deve morire.  


Della speranza seria è ricolmo l’appello del Papa: „Desta grande preoccupazione il blocco dell’esportazione del grano dall’Ucraina, da cui dipende la vita di milioni di persone, specialmente nei Paesi più poveri. Rivolgo un accorato appello affinché si faccia ogni sforzo per risolvere tale questione e per garantire il diritto umano universale a nutrirsi. Per favore, non si usi il grano, alimento di base, come arma di guerra!

(Dopo l'udienza generale di mercoledì 1 giugno 2022) - l’appello non è rivolto solo a Putin. 

Per quanto riguarda il patriarca Kirill ha ragione Orban, il premier ungherese, a non volerlo „nella lista delle personalità che saranno colpite dal divieto di ingresso nell'Ue e dal congelamento dei beni“ (notizia che leggo in Alessandro Banfi), perché io non so se il patriarca sia davvero un „grande sostenitore della guerra“. Le due sue omelie, che ho letto in traduzione, erano molto differenziate e di fatto non sarebbe per nulla saggio, come patriarca di Mosca, mettersi in conflitto diretto con Putin, senza per questo negare che nel patriarca vi sia una tentazione ad esserne il suo „chierichetto“, come gli ha ricordato fraternamente Papa Francesco, che lo riconosce come fratello. 


La „misura elementare o di base“ della filosofia dell’essere come dono gratuito, cioè il movimento di finitizzazione dell’essere, che analogicamente a ciò che accade nella cristologia esprime una „exinanitio“, non pretende di aver un „sapere assoluto“ su ogni possibile crisi storica (pandemia, guerra…) e tanto meno sulla soluzione di queste crisi, ma offre ovviamente e per l’appunto una misura elementare che non intende mai il „totum potestativum“ che è l’uomo in modo trionfale: la storia non viene salvata da „trionfi“, ma dall’umiltà di un compito vissuto come amore.


La filosofia dell’essere come amore gratuito non sente il bisogno neppure di profilarsi trionfalmente nei confronti di un’epoca storica, tanto meno nei confronti di quella moderna, che come ha fatto vedere il padre de Lubac, nel suo „Pico della Mirandola“, si trova in un rapporto fecondo con l’epoca cristiana medievale e dei padri della Chiesa; il cristianesimo non smette di esistere con l’avvento dell’epoca moderna, sebbene oggi siamo sempre di più confrontati con una storia „dopo Gesù e senza Gesù“ (Peguy). La filosofia dell’essere come amore gratuito si sviluppa „in un auto-comprensione riflessiva in rapporto alle basi dell’esistenza moderna ed in rapporto con le altre religioni“ (Jürgen Habermas, Anche una storia della filosofia, 86-87). Certo essa non trova la sua ultima „giustificazione“ in queste basi dell’esistenza moderna, ma in Cristo, che è il Logos universale e concreto, che è „ipsa philosophia“ (Balthasar) per il cristiano. Il cristiano ama e pensa, perché è amato da Cristo e lo fa anche nell’epoca in cui vive. E seguendo Habermas farei tre passi: 1. „Le conseguenze della razionalizzazione culturale e scientifica non sono per nulla univoche“ (Habermas, 87) - ovviamente il cristiano non potrà seguire una riduzione antropologica della ragione, come riconosce anche Habermas, ma la sua auto-comprensione e comprensione del mondo sono stati da subito in dialogo con l’auto-comprensione e comprensione del mondo della modernità ed anche, posteriormente, della post-modernità. Massimo Borghesi parla di un atteggiamento di riconoscimento critico del moderno („legittimità critica del moderno“). 2) Per quanto riguarda il processo moderno di „individualizzazione“, non solo il luteranesimo e il pietismo (Habermas), ma già Agostino e ancora prima il NT prevedono una chiamata personale e non solo ecclesiale dell’uomo ed un vero teologo cattolico come Henri de Lubac (tanto per rimanere in questo autore di grande esemplarità), ha pensato la persona singola e la communio in una polarità feconda. 3) Per quanto riguarda la „pluralità delle immagini del mondo, delle religioni e delle forme di vita“ (Habermas, 87), la filosofia dell’essere come dono gratuito d’amore ha sempre pensato nella dimensione della differenza tra atto d’amore e le sostanze donate, insomma ha riconosciuto già nella sua radice prima la positività della molteplicità. Ciò che richiede Habermas ha una sua ultima giustificazione nell’atteggiamento ontologico della „differenza“; quindi non solo la presenza nella società, ma anche la propria identità ontologica „necessita non solo un’auto-comprensione riflessiva della religione in rapporto all’autorità delle scienze, allo stato costituzionale secolare e al pluralismo religioso, ma anche un ruolo attivo delle comunità religiose nella società civile ed una partecipazione sicura di sé e produttiva nei discorsi politici pubblici“ (Habermas, 88). L’accettazione delle regole della modernità a riguardo delle scienze, dello stato e del pluralismo, anche se il cristiano forse vorrà  distinguere tra pluralismo e pluralità e non vorrà scadere in un eclettismo, fa parte del suo modo di pensare più proprio e non sorge dall’incontro con la modernità o con altre persone differenti da sé, anche se questi incontri a volte ci ricordano ciò che a volte abbiamo dimenticato.  

Infine lo sviluppo del pensiero cristiano nei secoli rende il pensatore cristiano in grado di dialogare con altre epoche e con altri autori come Aristotele (per esempio ereditando la sua idea di „forma“ anche per il discorso scientifico), senza dipendere nel suo modo di pensare solo dalla modernità. L’atteggiamento critico (profetico) non sorge da uno spirito di opposizione, che non è mai quello prima facie di un cristiano, anche se, come dice con ragione Tellkamp, può diventare una necessità della libertà, ma da un bisogno di approfondire la verità tout court e non solo le verità della modernità. 


Padre nostro… 



(1.6.22)Dal campo bellico, potrebbero essere le ultime ore di Severodonetsk, che sta per cadere presto sotto il controllo russo. Volodymyr Zelensky denuncia perdite pesanti giornaliere sul fronte del Donbass. Ma a Kiev tirano un sospiro di sollievo per la marcia indietro del presidente americano Joe Biden. Da Washington fanno sapere che potranno mandare i missili a lunga gittata richiesti dagli ucraini, a patto che non siano lanciati sul territorio russo. Domenico Quirico sulla Stampa teme una nuova “cortina di ferro”: da una parte l’Occidente, dall’altra l’Eurasia“ (Alessandro Banfi) - anch’io tempo la stessa cosa che teme Quirico (democrazia versus autocrazia) e per quanto riguarda „la marcia indietro“ di Biden, sapevo, in forza di ciò che ho imparato da Katie Halper (New York) e Aaron Maté (Vancouver),  che la notizia di ieri, riportata da Banfi, sul supposto ripensamento di Biden di inviare i missili all’Ucraina, non poteva essere vera o che comunque non avrebbe avuto futuro. Per quanto poi riguarda le tendenze autarchiche del ricavo di energia, sembra che tutti siano diventati allievi di Donald Trump, ed è forse possibile ed anche utile che nel 2040 si raggiungano risultati buoni per un’indipendenza parziale dal gas e dal petrolio, ma certo è che queste tendenze autarchiche, se si imporranno, avranno un risultato terribile: una terza guerra mondiale guerreggiata. Per quanti minuti non si sa. Dodici? 


Io credo che ci sia un’inflazione della parola „fascismo“ e non credo che questo termine serva davvero a comprendere cosa accada in Russia. L’intervista ad Irina Flige, che è la direttrice di „Memorial International“ (i membri del quale si occupano degli errori o meglio delle fake infos a riguardo della storia della Russia), con sede di San Pietroburgo, è interessante, ma non per questa definizione della Russia attuale, piuttosto per l’informazione che ci sarebbe un dissenso sotterraneo in Russia. Speriamo. Comunque in questo diario ho scelto un altro percorso interpretativo, perché voler dimostrare che Putin è un dittatore o qualcosa di simile, mi sembra alquanto noioso, e per cui mi sono, come ho ripetuto più volte, occupato della propaganda americana, che presenta un USA, campione di democrazia, ma che è invece solo apparentemente „democratica“. Etc. 


Nella sesta classe ho cominciato una sezione di lezioni sulla „vecchiaia“. 


Ho installato nel mio computer un programma di ricerca con il nome di  „Ouellet“, così che quando qualcuno lo nomina mi arriva un articolo - in questo modo ho conosciuto alcuni dei giornali cattolici online. Quasi tutti hanno in comune un elemento: l’odiosità, la malignità. Oggi per esempio un articolo sul presunto opportunismo del cardinal Ouellet e sulla presunta bontà del cardinal Burke („Aktuell“, mit Quelle: FSSPX.News) - ma non c’è solo una cattiveria di destra, come in questo caso, quella di sinistra non è meno peggio. Si tratta del trionfo del gossip cattolico sullo spirito di discernimento. 


Padre nostro…


(31.5.22) Oggi santo rosario con il papa per la pace. 


C’è il richiamo di una grande tentazione nella „soluzione del problema“ proposta da Quentin Tarantino nel suo film „Django Unchained“ (2012) - mettere della dinamite e far saltare tutti in aria; il sadista Calvin Candie, già ucciso con una pistola, sua sorella Laura Lee, che con il suo sorriso legittima le perversioni più straordinarie, Stephen, il rinnegato di turno, che tradisce la sua gente…e nella scena finale c’è anche un bellissimo happy end con l’amore ritrovato tra Django e Broomhilda. Si c’é il richiamo di una grande tentazione, ma la via non è quella, o al massimo lo è parzialmente, e  Mohandas Karamchand Gandhi rimane ed è la figura più prossima a Cristo, per una giusta lotta per la libertà. 


„Ciò che colpisce nella avventura cristiana di San Charles de Foucauld è che lui, durante la sua vita, “sembra non abbia fatto nulla”. Non ha convertito nessuno, non ha fondato niente, non è riuscito a realizzare nessuno dei suoi progetti, non ha “portato a casa risultati”. Charles de Foucauld ha soltanto amato Gesù, imitandolo in tutto, fino alla morte“ (Agenzia fides in dialogo con il patriarca dei latini Pizzaballa di Gerusalemme) - cosa significa amare Gesù per me? Fare tutto quello che ho potuto per riconciliarmi con una ragazza della sesta classe che avevo ferito, sapendo che in questo tentativo era ed è contenuta la volontà di pace per tutto il mondo, insomma sapendo che in questa ragazza era ricapitolato tutto il mondo. 


Per quanto riguarda la „legittimità“ di una filosofia come quella di Ulrich (in riferimento a ciò che avevo scritto ieri in dialogo con Habermas), che  si trova e si muove nel punto focale dell’incontro tra analogia fidei (Vangelo) e analogia entis (filosofia), essa non dipende dall’assenso da parte di un discorso post-metafisico come quello di Jürgen Habermas, anche se dialoga con fervore anche con esso, ma dal fatto che ogni affermazione di questa filosofia non potrà mai essere di carattere „fanatico“ e se volete „fondamentalista“, perché la liberazione del pensiero in cui essa si muove, non è un „secondo piano“ al confronto di quello ontologico, ma l’unica dimensione della realtà comune a tutti e che nella filosofia di Ulrich ha la connotazione di una „donazione gratuita“. Non comprendere ciò non fa la filosofia più libera ed autonoma, ma la trasforma in una pseudo-teologia, del tutto incompatibile con un pensiero post metafisico. 


Padre nostro...


(30.5.22; santa Giovanna d'Arco, San Ferdinand di Castiglia) "Improvvisamente compresi quanto ero stata stupida. Perché in vero è chiaro che il portare e la mancanza di forze sono la cosa decisiva“ (Adrienne von Speyr, Cielo e terra III (2239), 3.8.1956). Il lunedì mi spaventa, perché nella settima classe „e“ mi sento sempre così incapace di fare qualcosa di sensato e spesso il Signore mi toglie un peso e va bene così perché io non sono così forte come Adrienne e SPN (Ignazio), ma in vero credo davvero che l’opera più grande che facciamo come insegnanti sia nel cedere al „portare e alla mancanza di forze“ che suscita il nostro lavoro nella scuola. Così che l’opera di un altro, Cristo, sia più libera. 

 

Oggi un ragazzo della 7e mi ha spiegato il gioco  „Clash Royale“ (pioveva e quindi abbiamo accorciato il nostro rituale-passeggiata in cui avremmo approfondito il tema dell’ora: i gradini del bene) - era molto generoso nelle sue spiegazioni, anche se, come tutti, faceva troppo lui, perché io capissi davvero. Il gioco implica un vocabolario speciale ed una certa esperienza di gioco in cui si impara il valore delle carte, da usare nella battaglia, un po’ alla volta. I ragazzi del „clan“ erano anche molto generosi nel avermi fatto far parte del loro clan, in cui si può giocare insieme o l’uno contro l’altro. Quando vai la dove sono, ti accolgono quasi tutti con generosità, ma è chiaro che i nostri „universi“ sono del tutto differenti. Le ragazze sono talmente nel loro „universo-gossip“ che sono quasi del tutto irraggiungibili. 


In vero con una certa gioia mi accorgo che il mio dialogo con la sinistra-sinistra americana e canadese mi permette di trovarmi in sintonia con la posizione del Santo Padre, che, come questi giovani nordamericani, fa saltare gli schemi ermeneutici di appartenenza. Quando, all’inizio della guerra, ho visto il parlamento tedesco che con standing ovation applaudiva il programma di investimento in armi di cento miliardi € mi sono spaventato, come si spaventa il Santo Padre e come si spaventano questi giovani, che sono addolorati che anche B. Sanders stesso abbia approvato i 40 miliardi per la guerra in Ucraina. Far saltare gli schemi ermeneutici di appartenenza significa anche non fissarsi sempre sugli stessi temi. Ovviamente è di cattivo gusto che Donald Trump dichiari la sua corsa per diventare ancora una volta presidente degli Stati Uniti durante un congresso per gli armamenti, ma in vero Joe Biden su questo non ha fatto per nulla cose differenti. Nel passato (2016-2020) la fissazione sul non esistente „Russiagate“ (Trump servo del Cremlino) ha oscurato le boiate dell’ex presidente americano, come  quella di aver fatto esperimenti con testate nucleari. Etc.


Il notiziario quotidiano di Alessandro Banfi, nella sua versione lunga a pagamento, è davvero molto utile, per esempio oggi per comprendere che l’invio di armi in Ucraina non aiuta l’Ucraina stessa a vincere la guerra. Che poi non dovrebbe essere la meta, la meta è la pace, una pace che non riduca la Russia in uno stato paria. 


La proposta filosofica di Ferdinand Ulrich non é né un idealismo né un realismo - il primo fissa il pensiero in un’idealità che per definitionem non accadrà mai, il secondo ritiene i fatti più grandi che la speranza. Il cuore del pensiero di Ulrich è la bonitas di un compito che abbiamo da svolgere in una tensione che collega realtà ed idea o detto altrimenti che collega le dimensioni del passato, del presente e del futuro nella piccola via del quotidiano. 


La domanda che si pone Habermas nella sua storia della filosofia, e cioè se la religione sia una figura „attuale“ dello spirito oggettivo (75 sg.) è certamente decisiva per una persona che come me vive in una delle regioni più secolarizzate del mondo ed anche la circostanza che io lavori in una scuola cristiana, non toglie il fatto che anche in essa la maggioranza dei colleghi e degli studenti non è cristiana o per lo meno non confessa pubblicamente una religione. Come cristiano confessante sono una minoranza anche nella nostra scuola.  Ovviamente la prospettiva di Habermas è quella di un pensatore post metafisico che è così intelligente ed aperto da chiedersi se per esempio la tesi della secolarizzazione delle società ricche, al cospetto del caso USA, sia sostenibile senza „wenn und aber“ (se e ma), ma che giustamente non rinuncia all’autonomia della ragione umana, che ritiene Kierkegaard l’ultimo cristiano che abbia detto cose rilevanti per la filosofia, etc. Il mio approccio filosofico non è il suo, tanto più che i miei maestri, pensano „metafisicamente“, questo vale sia per Balthasar che per Ulrich, che ha un’idea sovraessenziale dell’essere; entrambi i miei due maestri, per limitarmi ad essi, confessano la fede come rilevante per il nostro mondo, anche per il nostro mondo ricco ed opulento. Allo stesso tempo entrambi si richiamano ad un poeta e pensatore come Peguy (lo fa anche don Giussani), che con la tesi di un pensiero post-metafisico ed incarnato certamente avrebbe molte cose sensate da Dio; ed anche la tesi principale della filosofia di Ulrich, come espressione dell’essere come „pura mediazione“ e come „nulla“ va certamente in direzione di un pensiero post metafisico e che comunque accetta il dialogo con i grandi pensatori del mondo, anche quelli post metafisici. Tutto il ductus di questo diario notturno esprime la volontà di dialogo non dogmatico (qui uso questa parola nel senso di Habermas) su ciò che si pensa e sull’esperienza come cammino al vero. Il mio desiderio di dialogo con Habermas nasce da un bisogno di superamento di ogni forma di pensiero autoreferenziale, senza per questo accettare acriticamente i limiti  nella definizione di cosa significhi „pensare“. 


Padre nostro... 


(28/29.5.22) In questi tempi primaverili mi bastano i suoni della natura, l’acqua che scorre, il canto degli uccelli, il soffio del vento…


 „Il mistero come misericordia rimane l’ultima parola anche in rapporto a tutte le possibilità brutte della storia“ (Luigi Giussani, edizione tedesca, 72). Io non vedo quasi mai questa reale e singolare concentrazione in Cristo di cui parla don Giussani e senza la quale la pace rimane solo una formula. Anche nella guerra cha accade qui vicino a noi (perché c’è ne sono tante altre, lontane da noi) il criterio ultimo con  cui si identifica è il „nazionalismo“ (chi per l’Ucraina e chi per la Russia) e non l’offerta di sé alla singolarità misericordiosa di Cristo; in fondo noi non crediamo che sia Egli, Cristo, la „substantia“ e glorifichiamo tante cose, ma non Cristo. La FAZ presenta l’incontro con tre persone che stanno dalla parte giusta, cioè contro Putin e questo non può essere la meta; ma anche nel Movimento di CL i criteri usati sono il coraggio degli ucraini, etc. ma non Cristo, che è misericordia per tutti! Le mie poche esperienze nella diaconia allargata in Germania erano sempre doppie, da una parte una vera testimonianza, tante vere testimonianze di appartenenza a Cristo e poi criteri culturali che non avevano per nulla a che fare con ciò che il Papa ci stava insegnando sulla storia, sulla politica, sul dialogo con l’Islam. Obbedienza al Santo Padre non l’ho mai vista nelle serate, solamente il mettere in evidenza certe persone che dicono certe cose, che non hanno nulla a che fare con l’esperienza di chi davvero segue attentamente ciò che dice e fa il Santo Padre. La conferenza che ascoltai sull’Islam era da sparire sotto la sedia per la vergogna, le riflessioni politiche dei soliti ed unici che parlano erano „parole parole parole“ che non possono essere messe in discussione perché tutte benedette dalla parola „amicizia“  - amicizia in Cristo è qualcosa di completamente diverso. Ed in vero io non me ne sono andato dalla diaconia allargata, ma mi hanno spinto via da essa, senza chiedermi mai seriamente che cosa io pensassi e sentissi e lo stesso „visitor“ che dovrebbe mantenere il contatto tra l’esperienza tedesca e la diaconia centrale era del tutto risucchiato da chi guidava la diaconia in Germania. Io lo so che la famiglia da sola non basta, che nella Chiesa c’è sempre stato un rapporto con ordini religiosi (nella sdc Giussani cita Hildegard di Bingen e Petrus Venerabilis) - questo è il motivo per cui rimango nella Fraternità. E io cerco di essere fedele come posso, mantenendo un rapporto con alcuni (a cui sono davvero affezionato), ma al momento non mi è possibile di più senza tradire me stesso e solo chi è fedele alla missione che Cristo gli da può „dare la vita per un opera di un altro“. Se no questa è anche e solo una formula di collettivismo partitico e non appartenenza ecclesiale. Spero che queste parole non vengano lette come rimprovero, ma come espressione di autenticità - lo so che anch’io non ho un carattere facile e cerco di orientarmi sempre alle parole del Santo Padre per educare in primo luogo me stesso: „Anzitutto vi lascio la pace. Gesù si congeda con parole che esprimono affetto e serenità, ma lo fa in un momento tutt’altro che sereno. Giuda è uscito per tradirlo, Pietro sta per rinnegarlo, e quasi tutti per abbandonarlo: il Signore lo sa, eppure non rimprovera, non usa parole severe, non fa discorsi duri. Anziché mostrare agitazione, rimane gentile fino alla fine. Un proverbio dice che si muore così come si è vissuto. Le ultime ore di Gesù sono in effetti come l’essenza di tutta la sua vita. Prova paura e dolore, ma non dà spazio al risentimento e alla protesta. Non si lascia andare all’amarezza, non si sfoga, non è insofferente. È in pace, una pace che viene dal suo cuore mite, abitato dalla fiducia. E da qui sgorga la pace che Gesù ci lascia. Perché non si può lasciare agli altri la pace se non la si ha in sé. Non si può dare pace se non si è in pace“ (Regina coeli, 22.5.22).


Quello che mi preoccupa molto nella notizia (MZ di oggi) che la povertà sta aumentando in Sassonia-Anhalt è che con essa cala la „partecipazione sociale“ dei bambini ad azioni comuni che li tirino fuori dal loro uso individualista dei social media (in modo primario Tik Tok) e lo vedo nella faccia delle ragazze/i della settima classe cosa ciò significa - irraggiungibilità. Ti chiedo che vedano in me un po’ un „padre“. Te lo chiedo per l’intercessione del servo di Dio Don Giussani. La parola „partecipazione“ mi ha colpito tanto, perché è una parola ontologica chiave. Amore è partecipazione all’essere donato. 


Oggi (domenica, 29.5.) in Italia si festeggia la festa dell’Ascensione, che noi qui abbiamo festeggiato giovedì. Gianni Mereghetti mi/ci ha mandato quattro testi sul tema, due di don Carrón, uno di don Giussani ed infine uno di Romano Guardini. Purtroppo non c’è una data e così non so quando questi testi sono stati redatti, ma forse è lo stesso per quello che vorrei scrivere ora. Quello che io immediatamente collego a questa festa è quello che dice il gesuita di lingua francese Pierre Ganne: questa è la festa del diventare adulti del cristiano, perché Cristo kata sarka non è più qui con noi. Essere adulti significa tra l’altro pensare in proprio, pensare davvero, essere perplesso… La frase di Romano Guardini: „…solo il cristianesimo ha osato situare un corpo d’uomo nella profondità di Dio“ è ciò che più mi colpisce dei quattro testi di Gianni. Il primo testo sulla verginità, come vero possesso della donna, come „funzione suprema“ nella vita della Chiesa di don Carrón, preso da „La voce unica dell’ideale“ è vero e corrisponde a quello che ho imparato da un altro gesuita, padre Klein: moriamo tutti nella verginità, nella povertà e nell’obbedienza e Cristo stesso ha detto che nel cielo non ci si sposa e corrisponde alla mia esperienza, nel senso che il rapporto con mia moglie va sempre di più in quella direzione. Ma io su questo tema non griderei proprio nulla a nessuno (come viene detto nel primo testo di don Carrón), perché proprio su questo tema c’è nella Chiesa tanta doppia morale, tanto fallimento, per cui il secondo testo di don Carrón mi sembra più appropriato: „ma occorre un bel coraggio, amici, perché questo non rimanga soltanto parole“. So che nel mio amico Adrian in California, nel mio amico Alver a Buenos Aires, in mia moglie ciò non sono solo parole. Per quanto riguarda l’affermazione di don Giussani presa da „Dalla liturgia vissuta“: „L’Ascensione è la festa della liberazione, della trasfigurazione quotidiana, in un „ascendendo in alto“, per quanto mi riguarda so che vi è anche un „ascendendo in basso“, un bisogno della carne (per aver un po’ di piacere adesso), anche per mezzo di surrogati, che non si può superare con un comando o con un grido, spero con una disponibilità a „cedere“, a cedere alla nostra esperienza, ma sapendo anche che la santità non è costruibile: per nessuno! E quando ci si imbatte nel mistero sorge anche „un’inquietudine“ (Romano Guardini)  che non possiamo superare se non per grazia, grazia qui nel senso dell’ „interior intimo meo“ e non come magia e ogni passo concreto perché la vita del corpo abbia davvero la sua origine nello Spirito è un dono che accade nel buio, nel nulla, come sa benissimo don Carrón ed è anche il motivo ultimo per cui in nostri progressi (passi) nell’apprendimento, di cui parla Habermas, non mi bastano, ma ho bisogno di fare esperienza del nulla della gratuità più forte di ogni nulla invadente del nichilismo. E questa esperienza non ha bisogno di nessuna forma di moralismo, perché tutto ciò che accade, accade in Dio, in un certo senso „anche il peccato“ (Agostino, Claudel).


L’intervista di Katie Halper (New York) e Aaron Maté (Vancouver, British Columbia, Canadà - mi scuso di aver ripetuto in continuazione la falsa informazione che si trattasse di un giornalista americano, mentre Maté è canadese)  con Mike Prysner è un occasione per me per ripensare seriamente tutto ciò che ho pensato e forse anche scritto, nei miei diari, sulla missione imperiale americana. Imperi esistono e non dipende da me la loro esistenza, ma è anche vero che ascoltando l’esperienza di un ex veterano della guerra in Irak mi rendo sempre più conto di come sia necessaria una posizione di reale non-violenza, che di fatto si trova immediatamente in contrasto con il „sistema capitalistico“, che negli USA è particolarmente malato se consideriamo le due tragedie accadute nei giorni scorsi, ma che dappertutto genera guerra e prolificazione d’armi. Non metto in dubbio il coraggio di tanti militari, non metto in dubbio anche che non sia realistico pensare ad un disarmo unilaterale, ritengo che ogni stato abbia bisogno di un a polizia, ma ritengo del tutto necessario, tanto più se si vuole pensare una filosofia dell’essere come amore, pensare me stesso come non-violento e rafforzare ogni sforzo del movimento non-violento o dei movimenti non-violenti nel mondo.


È chiaro che i miei anni tedeschi a livello culturale possono essere descritti come anni cattolici e cristiano-democratici, come si può vedere anche in questo „diario notturno“, ma in vero proprio in esso si vede anche una persona che dialoga in modo serrato con una giovane donna ebrea che legge Jung e Rilke e con giovani giornalisti della sinistra-sinistra americana e canadese. La mia simpatia per Angela Merkel potrebbe essere vista invece come tendenza „socialdemocratica“. Il confronto con l’ultimo romanzo di Uwe Tellkamp, il cui „narratore“ è Fabian Hoffmann, ex-dissidente della DDR ed attuale cronista dello stato fittizio Treva, mi spinge a rivedere la mia cultura cattolico e democristiana - non sto parlando della mia appartenenza a Cristo, che è cosa ben diversa. Facciamo alcuni esempi - una persona come me registra il nome di Adenauer tra la parte dei nomi positivi della storia tedesca, sebbene in vero del suo mondo, dell’era Adenauer-Globke sappia ben poco (cfr. Tellkamp, 131), se sento il nome del cardinal Konrad Graf von Preysing, penso alla resistenza cattolica contro il nazionalsocialismo, senza, però, aver approfondito realmente la questione se una persona come Globke, protetta dal cardinale di Monaco di Baviera, che attraverso le sue ordinanze (preparative alla legge) ha contribuito alla privazione del patrimonio e della cittadinanza degli ebrei, mano destra poi di Adenauer, possa veramente venir giustificata con l’argomento, usato secondo Tellkamp, per entrambe le dittature tedesche, quella nazionalsocialista e quella socialista, di evitare cose ben peggiori. Quello che io non voglio è essere un intellettuale come Heinrich Böll, perlomeno non voglio esserlo, se la descrizione che ne fa „l’eminenza grigio-chiara“ nel romanzo di Tellkamp è giusta, cioè un moralista, che sa sempre meglio di tutti tutto, non voglio essere ingenuo, e capisco che la politica ha un certo carattere fondamentalmente „amorale“, ma comprendo anche che l’alternativa a ciò sia la moralità e non il moralismo, nel senso che ha descritto Benedetto XVI nel parlamento tedesco. Una moralità che se costretta vuole essere salvata anche a costo dell’abbandono del „sistema capitalistico“  come sistema di riferimento e delle sue giustificazioni di guerre e massacri. Qui si comprende la necessità del mio dialogo con la sinistra-sinistra americana e canadese. Io non sono un politico e questo mi ha salvato in questi 20 anni in Sassonia-Anhalt, perché la mia posizione non-politica non si è mai messa in concorrenza con colleghi che sono del tutto „politici“. E come non-politico ovviamente ho interesse ad un approfondimento delle strutture del potere politico, che sono disposte a giustificare tante cose non morali , per esempio per ricevere armi - esempio di Tellkamp: l’Israele di Ben-Gurion era disposto per ricevere armi a non coinvolgere Globke nel processo ad Eichmann. Prendere sul serio il „senso religioso“, come dimensione della giustizia nel cuore dell’uomo, significa non poter far compromessi su questo punto e lo stesso vale per la filosofia dell’essere come amore, che vuole una „fratellanza universale“ e non contribuire a sostenere certe posizioni di potere.

Tellkamp lascia ad un certo punto dire a Delanotte, che il punto di contatto tra l’ideologia nazionalsocialista e la dottrina cattolica consisterebbe nel fatto che l’attività sessuale, senza lo scopo della procreazione, sarebbe peccato e quindi i due sistemi, che sono nemici l’uno dell’altro, potrebbero approfittare reciprocamente in forza di questo punto di contatto. Questo mi fa pensare di nuovo al diario di Etty che non pensa per nulla alla sessualità in questo senso della procreazione e mi fa pensare che la Chiesa cattolica su questo tema ha parlato troppo ed è stata troppo sicura di sé, anche se probabilmente il Catechismo della Chiesa cattolica non riduce la sessualità a questo punto. Tutto ha una dimensione „politica“ anche il sesso e bisogna essere molto cauti con chi si sente come amico e compagno di strada; sebbene i miei due figli sono alcunché di grande nel mio rapporto con mia moglie, questo non è riducibile alla figliolanza e neppure al sesso; io sono allergico ad ogni forma di „teologia del corpo“ che presenti il corpo per quello che non è: esso è corpo e quindi anche chimica e solo escatologicamente, paradossalmente, ha la sua „origine nello Spirito“ (Romano Guardini). Le catechesi di San Giovanni Paolo II, all’inizio del suo pontificato, sulla teologia del corpo erano coscienti di quanto sto dicendo qui, ma dal punto di vista del governo della Chiesa non hanno evitato che una persona come Theodore Mccarrick diventasse arcivescovo di Washington DC. E questo dovrebbe farci imparare tante cose ed in primo luogo umiltà, quando si parla di questo tema.   


Concludo con due pensieri molto belli del Santo Padre, oggi all’Angelus, quel tipo di pensieri che fanno tanto bene sia a mia moglie che a me: amore gratuito è vicinanza liberante ed ascolto attento, che non usa l’altro per esprimere ciò che avrebbe espresso anche senza di lui.


Padre nostro…


(27.5.22) Don Giussani fa una grande confessione nella sdc che stiamo leggendo: „Cristo è la vita della mia vita. In lui è riassunto tutto ciò che io voglio, tutto ciò che io cerco, tutto ciò che offro, tutto ciò che si sviluppa in me per amore degli uomini con cui mi ha messo insieme“ (edizione tedesca, ritradotta in italiano 83-84). E gli uomini con cui mi ha messo insieme non sono primariamente le persone che appartengono formalmente alla fraternità di CL, anche se io ho un amore particolare per loro. Ma ritorniamo al punto di fuoco: vorrei confessare con don Giussani questa confessione: Cristo è la vita della mia vita. Perché io non conosco alcun altro amore, universale e concreto allo stesso tempo, che sia così gratis, così pieno di gioia, così tenero, così vicino, così disposto a scendere fino all’inferno come l’amore di Cristo, presente ora e così operante che se c’é un’amicizia che supera l’estraneità tra gli uomini (Massimo il Confessore) essa è possibile finalmente solo in Lui. Ma ovviamente noi continuiamo a vivere, a mangiare e dormire, a lavorare, a pensare, a respirare, ad aver sesso etc. La scuola di comunità parla ad un certo punto del rapporto di Gesù con la sua città, con la città in cui verrà condannato a morte, con la sua patria, con alcune autorità politiche e religiose. Tutto ciò deve essere riassunto nel Logos, che è Cristo. „L’amore per la patria è una conseguenza della pietas cristiana“, dice don Giussani (edizione tedesca, 66), Gesù soffre per Gerusalemme e non sta in alcuna concorrenza con il potere politico e religioso, perché il suo „regno non è di questo mondo“ e la sua basileia non dipenda da quella di Pilato e Kajaphas - anzi questi non avrebbero alcuna autorità se non fosse concessa loro. E la colpa maggiore consiste in chi ha consegnato Gesù alla morte o lo sta consegnando ora  quando fratelli si fanno la guerra, lo dico senza alcuna tentazione di antisemitismo, visto che il Logos universale e concreto stesso era un ebreo, che amava la sua città, la sua gente, la sua patria, e mai contro gli altri uomini. Amava la sua patria come un fratello ed amico universale. 


Ieri, giorno dell’Ascensione siamo tornati a Karlsbad - abbiamo fatto una bella passeggiata nel bosco e siamo ritornati in città con un trenino, su un percorso ferrato. Nell’albergo di lusso della città (vedi foto in Fb) abbiamo parlato apertamente sul tema „pornografia“, sul modo differente con cui sembrano guardarla le donne e gli uomini, gli ultimi per trarne un piacere e le prime per paragonarsi con ciò che vedono, sull’immagine di donna e di uomo che nasce da essa, sulla differenza tra fantasia e realtà, etc. Un discorso utile, „narrativo“ e non giudicante, che infine servirebbe solo ad una „doppia morale“. 


Il discorso di Olaf Scholz a Davos, che ho letto solo in un riassunto della MZ, è un continuo altalenare, ma meglio così, che uno schieramento a tutto piano a favore di un intervento di guerra e della fine del multilateralismo economico  - vedo con grande preoccupazione la voglia autarchica di liberarsi dalle dipendenze economiche con la Russia e con la Cina e grazia a Dio il cancelliere tedesco non spinge in questa direzione. Neanche Draghi spinge in questa direzione, come si può vedere nella sua telefonata con Putin e sebbene giustamente cerchi anche altri mercati, come quello algerino (cfr. Alessandro Banfi). Ma nel suo discorso da una parte insiste fatalmente sul „solo Putin“ e sulla sua guerra che deve assolutamente perdere, ma dall’altra è presente in lui anche la preoccupazione che questo conflitto non si allarghi in una guerra generale. Nella pizzeria a Karlsbad David mi ha detto che ha smesso di pensare ogni giorno su questo tema, perché non vede una vita di uscita ed io con i miei giovani (Johanna e David), che sono tra le persone con cui Cristo mi ha messo insieme, non ho insistito sul tema. 


Non posso riprendere qui nel diario tutto ciò che mi interessa; nelle mie bacheche (Facebook, Twitter, TikTok, Instagram, LinkedIn), a diversi livelli, si vede molto di ciò che mi interessa, oltre a quello che scrivo qui. Ho letto per esempio con grande interesse la catechesi del Santo Padre del mercoledì, con cui ciò che avevo scritto filosoficamente su Heidegger durante quel giorno nel mio diario (senza aver letto ancora la catechesi del Papa) si trovava in una grande vicinanza…


Oggi ho corretto in parte il compito in classe di Religione dell’undicesima. Me ne rimangono ancora 3, che, Deo volente, correggerò lunedì nelle ore libere a scuola. 


Vorrei riflettere sul tema della modernità, limitandomi qui al contesto tedesco, sebbene l’amico Massimo Borghesi abbia scritto cose molto interessante sul tema. Il primo approccio lo ebbi alcuni anni fa con l’interpretazione di Rousseau da parte di Spaemann, che mi aveva introdotto a due problemi: primo se l’uomo sia appunto primariamente uomo e non solo cittadino e secondo sulla questione di cosa sia la „natura“ dell’uomo. Ho parlato di ciò altrove. 


Jürgen Habermas mi guida su un punto che trovo davvero decisivo: che cosa accetta come razionale l’uomo moderno? Quali sono le caratteristiche principali della concezione post-metafisica dell’uomo moderno? Perché quest’ultimo non sente più la necessità, per affrontare l’accumulazione di sapere nuovo e per la riflessione sui problemi che sorgono nella modernità, di un’ontologia in avvenimento, come quella di Heidegger o come quella di Ulrich? Habermas dice con ragione che il filosofo moderno deve accettare l’obiezione o per lo meno la domanda se vi sia anche un possibile dogmatismo moderno, una sorta di narcisismo (cfr „Anche una storia della filosofia, 69) che non gli permette di prendere sul serio la crisi post-moderna di ciò che la modernità riteneva come un sapere assunto definitivamente e per sempre, senza bisogno di legittimarsi, se non con i „buoni motivi“ immanenti per cui si era allontanata dal modo cristiano o in generale ontologico (aristotelico) di pensare. 

La radicalità di Blumenberg (la modernità basta a se stessa) viene messa in discussione da Habermas già nella scelta della parola „legittimità“: perché si usa questo termine che regola l’autonomia di stati contro altri, per legittimare appunto il proprio modo di pensare contro altri?  Ed anche per quanto riguarda la radicalità di Nietzsche Habermas si chiede cosa sia la „genealogia“ di cui parla? Ha carattere necessariamente ribelle, sovversivo, liberatorio? O semplicemente „problematizzante“? E per quanto riguarda le critiche radicali di Carl Schmitt, Leo Strauss, Martin Heidegger: perché non prendere ciò che loro criticano (allontanamento dal cattolicesimo, dal pensiero greco o dal pensiero mitico) come passi, in cui l’uomo moderno non si ribella in primo luogo, ma semplicemente cerca di comprendere cosa  siano le strutture ultime del suo modo di pensare, scientifico, tecnico, antropologico e post-metafisico, per cui cattolicesimo, Grecia e mitologia non erano più motivi sufficienti per comprendere e migliorare il reale? Da Luigi Giussani ho imparato a prendere sul serio la diversificazione dei metodi di conoscenza, ma anche semplicemente dall’esperienza: quando ho mal di denti vado dal dentista e non dal sacerdote. Allo stesso tempo, però, ho imparato a confessare (non solo da lui) che „Cristo e la vita della mia vita“, in modo inclusivo e non fanatico. In che cosa mi aiuta Habermas e perché non mi basta Giussani o Ulrich a livello ontologico? Ma vale per me forse ancora più il contrario: perché non mi basta Habermas…? Habermas mi aiuta a prendere sul serio i passi conoscitivi, cosa questa molto importante anche per Ulrich, che lo fa in modo ontologico circolare. Il filosofo non ha bisogno di un aura di impenetrabilità del pensiero di un guru, ma semplicemente di poter argomentare e riflettere in modo tale che l’altro che dialoga con me non abbia la sensazione che io voglia fare del „proselitismo“ (Bergoglio) con lui; semplicemente voglio comprendere passo dopo passo se ciò che intuitivamente mi sembra „senso necessario dell’essere“ (Ulrich) necessiti per l’appunto di una „grazia“ che l’uomo non può costruirsi, (proposta di Giussani, Ulrich, Balthasar…) sebbene non sia un atto magico, di un „amore gratuito“ che non può essere ingoiato dal nostro sapere scientifico e tecnico o del „paradigma tecnico“ che il Papa critica nella „Laudato si`“, etc. Habermas a partire dalla modernità ed io a partire dalla Catholica ho bisogno di fare passi chiari (cioè passi in cui imparo a pensare il reale) per comprendere cosa sia fede e cosa sia sapere, senza ripetere solamente ciò che ho ascoltato da un qualche guru. E i guru, ci insegna Peguy, possono essere „clericali clericali“ o „clericali anticlericali“. Habermas non è un guru „clericale anticlericale“ perché pone la domanda radicale su un possibile narcisismo e dogmatismo moderno. 


Dal commento alla puntata odierna di „Useful idiots“: “With car accidents, there are steps you can take to protect your child,” Prysner explains. “There’s nothing you can do to protect them from guns other than move to Canada as a refugee of US violence.” ( "Con gli incidenti d'auto, ci sono delle misure che si possono prendere per proteggere i propri figli", spiega Prysner (produttore di Empire Files e veterano della guerra in Iraq). "Non c'è nulla che si possa fare per proteggerli dalle armi, se non trasferirsi in Canada come rifugiato dalla violenza statunitense“).


Padre nostro…


(25.5.22) Oggi anche lavoro manuale: ho tagliato l’erba nel giardino, pulito la stalla delle galline (una delle otto che sembrava non stare bene si è ripresa), aggiunto nuova terra concimata alle rose, di cui si cominciano a vedere alcuni boccioli. Konstanze ha pulito la casa e preparato il necessario per l’arrivo questa notte di Tommi, il gatto di Johanna e David. 


Nella scuola di comunità attuale ad un certo punto don Giussani dice che ascoltare la voce dell'autorità, quindi la voce del Papa, la voce delle dichiarazioni ufficiali della Chiesa, la voce dei vescovi, se seguono il Papa, è come un antidoto contro il veleno che ci viene iniettato ogni momento da altre "autorità", quelle dei mass-media. In questo tempo di guerra ciò è particolarmente vero. Ma ovviamente nel senso di don Giussani non si tratta di vivere un servizio di informazioni migliore di un altro, ma di vivere il mistero dell'amicizia in Cristo. L'amore gratuito del Padre è la madre di ogni autentica amicizia, e Cristo è venuto ad annunciare proprio questo. Una "chiesa dei teologi" che si voglia distanziare da questa chiesa dell'autorità è semplicemente un inganno, perché la teologia non può che essere al servizio di Cristo, che ha voluto la Chiesa come suo metodo di presenza nei secoli; certo non si tratta di vivere come teologo o come filosofo in un atteggiamento di "servilismo" nei confronti della Chiesa dell'autorità (Papa, vescovi), ma di avere quella garanzia ultima che ci muoviamo davvero nella difesa, l'unica sensata, dell'amore e non di una nostra idea. La mia decisione di concentrarmi nella presenza della Chiesa dove sono e non in continui viaggi ai gesti ufficiali di CL è fedeltà ultima a ciò che ci insegna don Giussani, mentre io spesso ho vissuto la fraternità come luogo di un gossip e non come luogo di amicizia - con chi sono davvero amico, lo sono ancora ora. Ma per quanto riguarda la compagnia al destino, mia moglie e la parrocchia, etc sono sufficienti. 


Con la guida sicura di Jürgen Habermas („Anche una storia della filosofia“, edizione tedesca, 58-63), che conferma ed arricchisce mie letture personali, per esempio della prima parte di „Essere e tempo“ di Heidegger con mio figlio, quest’estate, mi è possibile approfondire alcuni temi, che mi sono molto cari e che riassumerei con la parola „ontologia in avvenimento“ (cfr ibidem 58). La frase di Karl Löwith: „fede nella rilevanza assoluta del relativo“ (58) non è ciò che più mi interessa; in fondo con la sua „ontologia debole“ Gianni Vattimo si è espresso più chiaramente sul momento di verità di questa frase di Löwith. Quello che più mi interessa è il confronto con Heidegger stesso, prima e dopo la „Kehre“ (tornante, volta, rivoltare) - il tornante vede un prima con il tempo dell’essere, la storia dell’essere ed un dopo in cui l’essere ha il predominio, nella modalità della „dimenticanza“ di ciò che davvero serve l’uomo. Si tratta di comprendere cosa sia stato dimenticato e non solo da alcuni autori, ma da tutta la storia della metafisica occidentale. Ma facciamo un passo indietro: l’ontologia in avvenimento non è per me quella di Heidegger, ma quella di Ferdinand Ulrich (anche nella versione pedagogica di Luigi Giussani) come donazione dell’essere come amore. Questo essere è davvero „sovraessenziale“ (mistero), per cui in Ulrich non abbiamo la confusione tra „verità“ e „comprensione del mondo“ che Habermas critica in Heidegger, una confusione che non permette di sviluppare il potenziale critico della „verità“  e della sua „pretesa“- l’essere è davvero semplice e completo, il dono dell’essere è semplice e completo, ma anche „non sussistente“ (debole direbbe Vattimo), e quindi non è identificabile con una certa comprensione acritica del mondo; non gli avvenimenti nella storia, ma il dono d’amore che si attua in essi è „semplice e completo“ - questo dono non rimane fisso in una „sospensione ontologica“, ma si fa „carne“, cioè „piccola via“ del quotidiano e su questo Heidegger ha anche tanto da insegnarci. 

La soluzione proposta da Heidegger è quella della mitologia greca, di dei davvero divini che da soli potranno salvare il mondo, quella di Ulrich è Gesù Cristo, che è „ipsa philosophia“, ma non in dialogo primario con Platone, ma per l’appunto con i tragici greci e con Omero, come ci ha fatto comprendere Balthasar nel suo „Spazio della metafisica“ e con l’esperienza che ci è data da vivere. La parte „destruens“ di Heidegger è di grande aiuto, ed essa consiste in una critica della scienza e della tecnica che riduce la verità, che olisticamente dovrebbe aprirci a tutta la realtà ed al mistero presente in essa come „destino“, in „oggettivazione scientifica“ - non ho un atteggiamento così radicale come Heidegger su questi temi, ma con Ulrich distinguerei tra „creare“ e „fare“ e con Heidegger - che riassumo con le parole con cui riferisce la sua tesi Habermas, capisco che „dietro l’oggettivismo dei metodi di ricerca sembra nascondersi la mossa totalitaria della tecnica, che non si manifesta solamente nell’assunzione „calcolatoria“ delle forze della natura, ma nello stesso tempo nell’uso calcolante di cultura e società, o meglio dell’accadimento intra-mondano nella sua totalità“ (63). La pandemia e il modo con cui ci si è servito della scienza per combattere il virus dimostrano quanto sia vero ciò che Heidegger ci vuole dire e in questo senso assume un compito critico e non solo di „comprensione del mondo“. Non si tratta di mettere in discussione il buon senso, in un certo senso fratello quotidiano del metodo scientifico, ma di non smettere di stare all’erta di fronte a forme di „oggettivazione“ che mettono in discussione non solo „la fede assoluta nel relativo“, ma anche ogni riflessione critica che non sia l’applicazione della scienza e della tecnica stessa. 


Che cosa abbiamo dimenticato nel percorso della storia culturale dell’Occidente? Che cosa è andato perso in tutto ciò che forma il nostro „spazio metafisico“? Tolkien lo dice con più chiarezza che Heidegger - l’anello del potere come forma oggettiva assoluta non può essere usato, deve essere „nullificato“, distrutto. Ed in vero c’é bisogno di una „mitologia“ per esprimere tutto ciò, anche dopo Cristo, perché con Cristo non si è smesso di „creare“ - Cristo che rinvia al Padre, sempre e solo al Padre, ci rimanda con la sua persona e con la sua consustanzialità al Padre stesso, alla fonte ultima della creazione stessa, del creare stesso che è il Padre increato. La storia non ci è data solo per risolvere problemi (fare), ma per amare gratuitamente le nostre sorelle e i nostri fratelli uomini. Non vi è nulla di più devastante che vedere sorelle e fratelli che nella pretesa assoluta con cui „oggettivano“ ciò che ritengono vero , dimenticano l’unico ideale davvero „assoluto“ - quello della fratellanza universale. Forse nessuno come Charles de Jesus ha compreso la „fede nella rilevanza assoluta del relativo“, ma non si è chiuso in una posizione stoica ad Heidelberg o nella foresta nera per viverlo, ma si è aperto al mondo dei suoi fratelli mussulmani e tuareg in Tamanrasset, che è poi la sua Nazareth…L’inconsistenza dell’essere, l’ontologia debole, permette di prendere sul serio le lezioni della storia, perchè non si possiede una certezza ontologica tale che apriori si sa già tutto - il cammino al vero è davvero un’esperienza. 


„Politica è potere, potere e potere ed in fondo nient’altro“ (Uwe Tellkamp,  Il sonno negli orologi, Berlino 2002, 116) - oggi ho detto a mia moglie, che per la prima volta nella mia vita tedesca, se fossi tedesco, non potrei votare CDU (e neppure i „Verdi“, ma ciò non è una novità). È vero che la politica è potere, ma alle volte c’é un po’ di „pensiero“ e questo è sempre „rallentamento“, nel senso di „esitare“, „indugiare“ ed in questo momento il cancelliere socialdemocratico Scholz è tra i pochi che „pensano“, tra chi ha il potere. Se Adenauer disse allora che la „vittoria della SPD significherebbe la rovina della Germania“, direi che la vittoria di un cancelliere come Merz oggi sarebbe un contributo alla rovina del nostro mondo, proprio per la sua posizione guerrafondaia - formalmente analoga a quella di Adenauer, ma i tempi cambiano. Per quanto riguarda Adenauer, come lo presenta Tellkamp, mi sembra forse l’ultimo dei cancellieri che ha governato in forza di „decisioni arcane“ e in forza di „un’aura di elezione divina“ (ma forse su questo ha piuttosto ragione Tellkamp, si tratta solamente di „distanza“ e „dignità“ di chi non è disposto a fare della propria presenza pubblica una „commedia“), ma ovviamente non è del tutto vero, perché l’apparato del partito, non-partito della CDU di allora (dopo la NSDAP è l’unico partito, con intenti contrari, che nasce dal nulla) dovette mediare questa solitudine nelle decisioni, che, però, Adenauer non riteneva essere sua, come si può vedere in un’intervista che gli fece Günther Gaus, lo stesso giornalista che aveva intervistato anche Hannah Arendt. Potrei continuare per ore, ma mi fermo qui.


La politica non è solo potere, è anche „insane“, follia, come si può vedere nella puntata di lunedì scorso di „useful idiots“, dove Katie e Aaron, li chiamo così visto che potrebbero essere miei figli, fanno vedere il presidente americano, Joe Biden, che risponde con „Yes“ alla domanda di un giornalista se gli Usa sarebbero disponibili ad intervenire militarmente per difendere Taiwan in un possibile attacco cinese. In cui l’ex ministro della difesa Robert Gates (2006-2011) presenta i vari interventi „democratici“ in Afghanistan e Irak, l’uno come „chance“ che gli afgani non hanno saputo prendere sul serio e l’altro come nascita dell’unica democrazia nel Medio Oriente. In cui una giornalista fa un reportage del tutto non critico sulle capacità missilistiche nucleari in un sottomarino americano, etc. Che Dio ci salvi da tutto ciò e che le voci rare che chiedono un’azione diplomatica negli USA si rafforzino. 


Padre nostro…


(Wetterzeube, 23/24.5.22) Robert Spaemann mi propose, negli anni 90, di leggere „Römischer Katholizismus und politische Form“ (Cattolicesimo romano e la forma politica“, 1923) di Carl Schmitt. Ci ritorno su a partire dalla storia della filosofia di Jürgen Habermas, e questo fatto di per sé, fa già vedere quali siano i miei interessi. Non ho alcuna simpatia per l’esperimento di Schmitt di unire nazismo e repubblica di Weimer e l’unica cosa che mi ricordo direttamente di quel libro è che il concetto di „rappresentazione“, anche nel senso personale che intende Schmitt, è davvero molto utile per comprendere la politica ed esprime anche un certo sospetto che ho in rapporto a forme di „democrazia diretta“, se quest’ultima è espressione della „dittatura dell’immediatezza“. Habermas ne parla in riferimento a modelli di crisi che sono stati pensati nel XX secolo e per „ereditare“ il concetto di „politica“ versus l’oggettivazione burocratica del domino“ (Max Weber), nelle sue forme economiche e giuridiche. Nessun meccanismo economico (il mercato) o di diritto basta all’uomo per giungere al destino di felicità ed amicizia a cui è chiamato. Vorrei, però, ripeterlo molto esplicitamente: non ho nessuna nostalgia per il potere della Chiesa cattolica ed anche la proposta integrale che fa Dion Giussani, non mi interessa per la sua dimensione di „teologia politica“ ed è possibile che tutte le cose che ha detto don Giussani a questo livello siano passate, superate, tanto più che non volevano essere dette a questo livello. Quello che mi interessa è la sua proposta di comprendere tutto come „donazione dell’essere“ e Gesù Cristo come la forma incarnata di un’amicizia universale e concreta che potenzialmente vale per tutti gli uomini, anche per i ragazzi della settima classe. Ciò ha una valenza pubblica, ma nel senso di una „teologia della politica“ e non come integralismo cattolico - insomma dall’idea dell’essere come dono e da Cristo come dono non deducibile dal basso di un’amicizia realmente gratuita, che giunge fino all’inferno, non risulta il vademecum per un’azione politica, militare, economica…La frase di Peguy: „voi cristiani toccate Cristo dappertutto“ è geniale se non viene interpretata in modo clericale ed integralista. E questo vale anche per la formula „Cristo, vita della mia vita“ (cfr. 78-86 dell’edizione tedesca della scuola di comunità). Non ritengo che la Chiesa cattolica come potentato politico si sia comportato peggio di altri potentati politici, ma credo che l’anello del potere debba essere distrutto e che a livello di „teologia politica“ debba essere necessariamente distrutto. 


Oggi questa forma di potere è stata del tutto o quasi distrutta ma vi è un momento di essa che vive ancora oggi, in modo particolare nei Movimenti ecclesiali che tendono a vivere l’autorità „come un ambito di decisione arcano“ o come „un aura di un monarca eletto da Dio“ (così riassume Habermas la concezione del potere di Carl Schmitt) - contro tutto ciò Papa Francesco ha chiamato tutta la Chiesa ad un sinodo universale, che però non è arrivato fino alla base del popolo fedele di Dio e ha limitato a dieci anni la guida delle Fraternità e dei Movimenti.  Mi scrive un amica: „La fase consultiva del sinodo dal basso si è conclusa. Noi non ci siamo manco accorti che c’è stata e abbiamo tre figli che fanno catechismo, uno alla scuola materna parrocchiale, frequentiamo le Messe“. Certo la Chiesa non ha più un’influenza ad extram, ma dovrebbe vivere il „servizio sinodale“ anche al suo interno. 


Con Habermas ritengo che sia possibile che un discorso che accade nella società civile, per esempio attraverso podcasts, possa aiutare l’ élite politica a non chiudersi in se stessa ed ad essere davvero „rappresentazione“, per esempio del desiderio di pace del popolo o qualora questa élite sia del tutto incorreggibile a creare un’altra classe politica. In questo senso seguo con grande attenzione il lavoro di alcuni giornalisti americani di sinistra (di „sinistra sinistra“), che compiono una reale critica democratica al liberalismo, del tutto diversa da quella nostalgico-cattolica di Carl Schmitt. Il liberalismo sembra essere stato il problema anche di Leo Strauss (1899-1973), che però non vuole un ritorno alla Chiesa cattolica, ma alla filosofia greca di Platone ed Aristotele; come ha fatto vedere Christoph Menke nel suo „Critica ai diritti“ in vero il modello di Atene (orientamento della ragione verso norme fondate a livello di diritto naturale, con funzione pedagogica) non ha alcuna chance contro quello di Londra, inaugurato da Hobbes e che conosce una sola norma assoluta: il diritto dei singoli soggetti, che può essere limitato se si scontra con quello di altri singoli soggetti e la „vivace rappresentazione ermeneutica“ (espressione di Habermas) di Strauss dei testi antichi corre il rischio di diventare solo nostalgia o formazione per un élite solo filosofica. Il lavoro dei giornalisti americani, pur non avendo la coscienza filosofica degli autori citati da Habermas coglie il punto dolente del liberalismo americano, che non ha alcun senso per i veri poveri della società americana ed è del tutto aderente agli interessi di coloro che vogliono risolvere i problemi con le armi (in primis a quelli dei costruttori stessi), questi giovani giornalisti marxisti non dogmatici lotta nell’analisi del mondo delle informazioni per una cultura della pace e del compromesso tra le forze politiche esistenti nel mondo. La proposta stoica di Karl Löwith (1897-1973) come „ritiro storico dall’attualità contemporanea“ (espressione di Habermas) non è lontanamente così convincente come l’impegno di questi giovani giornalisti, anche se corrono il rischio di essere del tutto sommersi in questa attualità. 


Imparo da Uwe Tellkamp - non ne ero per nulla cosciente - che vi è stato nel 1989 un contatto tra gli esponenti del movimento dei diritti civili della DDR e il sindacato cattolico polacco di Solidarność, guidato in quegli anni da Lech Wałęsa (cfr. Il sonno negli orologi, edizione tedesca, 68-70). Agli esponenti dei diritti civili nella DDR interessava in modo particolare la capacità di Solidarność di unire l’azione degli intellettuali con quella dei lavoratori ed in vero questa capacità è realmente cattolica, presuppone l’idea del „santo popolo di Dio“, che non è fatto di soli singoli individui, intellettualmente capaci, ma per l’appunto di un popolo di elettricisti, etc. che vivono di una fede che davvero educa alla discesa, al servizio e che non ha bisogno di un titolo accademico per essere „filosofa“ - ma come Jakob Böhme, citato da Tellkamp, è filosofo e calzolaio.


Confrontarsi con Uwe Tellkamp significa per me superare il giudizio democristiano che ho prima face degli eventi in terra tedesca. Nel capitolo:  „Il complesso del potere nel tratto del momento. Il recinto con la sabbia“ ed in modo particolare con questa metafora del recinto con la sabbia, in cui giocano i bambini e fanno le loro prime esperienze della volontà di potenza, fa vedere che la cultura democratica vive spesso di apparenze. Le pagine sul 1989 hanno dato un giudizio chiaro sul potere della DDR in fase di tramonto: ingiusti, ma deboli. Potevano picchiare ancora qualche esponente del movimento di diritti civili, ma più che la tracotanza, era la paura che rimaneva nel cuore del picchiatore, mentre le pagine del 2015 mostrano politici che fanno scelte arbitrarie, facendole passare per oggettive, e mette in evidenza il sistema della prebenda per chi esercita un servizio per la società, che viene svelato come servizio al proprio ego.


Ho sentito mia moglie dire solo di due persone che in loro, in quello che dicono, in quello che fanno vede Cristo: Ferdinand Ulrich e Papa Francesco, di cui seguiamo regolarmente l’Angelus. Ovviamente sa che „oggettivamente“ in tutti i Papi, in tutti i vescovi di Roma, ci parla Cristo, ma Francesco ha toccato il suo cuore. Come sa che il „si di Pietro“ è oggettivamente presente anche in un parroco che segue Gesù e se cattolico, il vescovo e il Papa, ma in Papa Francesco vede in modo particolare il „si di Pietro“ a Cristo in azione,  meglio vede Cristo in azione che genera quel si. Questa mattina le ho letto alcune pagine della scuola di comunità (edizione tedesca 59-61), non è il suo (di mia moglie) linguaggio e non è neppure il linguaggio così personale del Papa, ma il pensiero di fondo è lo stesso: il cuore del mistero è misericordia (vicinanza, tenerezza) e quindi la moralità non è uno sforzo, ma nasce dall’amicizia al Mistero, che si è rivelato definitivamente nell’uomo Gesù di Nazareth. 


Nel testo io ci vedo una sovra-accentuazione del si di Pietro - esiste anche un si di Maria, uno di Giovanni, uno di Paolo, ma anche a me il testo corrisponde molto e se qua e la ne prendo le distanze è solo una questione di sincerità, quella che hanno i figli con il papà. Mia moglie ed io vedono in modo particolare nei nostri figli la realizzazione di ciò che Giussani chiama un „liebevolles Anhängen“ (non so che cosa dica il testo italiano originale: forse, un’adesione amorosa) - e questa deve essere sempre molto libera, non „letterale“, non da „scolaro“. 


Ieri siamo stati a Karlovy Vary (Karlsbad), nella repubblica Ceca (il viaggio in questa città da casa nostra dura di meno che quello a Berlino) e nella chiesa ortodossa ho pregato per la pace e per il patriarca Kirill. La storia della città, con i suoi avvenimenti tragici (alluvioni, incendi) e con la sua bellezza naturale, è davvero impressionante come luogo di incontro tra la cultura slava e quella tedesca (Goethe…). Nella mia bacheca in Facebook ho offerto anche alcune foto scattate in città e nel bosco, che si sviluppa senza soluzione di continuità, in immediato contatto con la città stessa, come ad Heidelberg, solo che in quest’ultima città il fiume Neckar è più maestoso di quello che passa per Karlovy Vary, Tépla. 


Padre nostro…


(Waldsassen, 21/22.5.22) Bisogna stare molto attenti a non banalizzare la questione del battaglione Azov - l’intervista di Katie Halper e Aaron Maté con Lev Golinkin, giornalista ucraino, immigrato negli USA, è di grande aiuto per comprendere la natura neo-nazista, nella versione della supremazia bianca, di questo battaglione. Non si tratta dell’accusa propagandista di Putin che gli ucraini sarebbero tutti da „denazificare“, questa accusa è stolta, ma si tratta di dire con chiarezza, senza mistificazioni romantiche, quello che questo gruppo, pronto a combattere fino alla morte, super-organizzato, i cui massacri sono testimoniati da Amnesty International, in verità è, già a partire dalla rivoluzione del Maidan. Lev Golinkin non ha tra l’altro alcuna simpatia per i russi (anzi la sua simpatia è tutta per il coraggioso popolo ucraino); lui è originario di Odessa e pensa, perché ne ha fatto esperienza, che la popolazione dell’est dell’Ucraina è stata maltrattata e massacrata sia dai russi che dalle amministrazioni di Kiev ed in modo particolare dai neo-nazisti in essa, di cui il battaglione Azov è l’espressione più famosa. Il modo con cui parla di tutto ciò „Avvenire“ (almeno in alcuni articoli che ho visto dai „Contadini“) è un errore sistematico, non accidentale, grave! Che la misericordia non venga usata per banalizzare un fenomeno come il battaglione Azov. 


Alessandro Banfi sembra dare più credito di me ai video su Bucha della NYT (nella mia bacheche avevo ieri preso distanza da essi) - oggi nella mia bacheca in fb ho condiviso la sua narrazione, perché su questi temi si deve lasciare uno spazio aperto non solo per la propria narrazione degli eventi. 


Se devo scegliere tra l’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Joseph Cordileone e Nancy Pelosi, che è una guerrafondaia, allora scelgo il primo. In genere non userei l’eucaristia per fare lotte politiche e sono d’accordo con il Papa che non si deve rifiutare l’eucaristia a nessuno, allo stesso tempo non ho alcuna voglia di difendere una persona come la Pelosi, che è sufficientemente potente per difendersi da sola. 


Un pensiero della scuola di comunità (l’ho citato in Twitter), che in questi giorni sto facendo con mia moglie, mi sembra di notevole importanza: dobbiamo tendere alla perfezione del Padre e questo è possibile solo nella modalità della preghiera, della mendicanza. Su cosa tanti cattolici e confratelli e consorelle ritengano essere „perfezione“ ho tanti problemi, ma ovviamente in nessun modo voglio lanciare il messaggio che io non avrei bisogno di misericordia. Questo pensiero sarebbe stoltezza pura.  


Stamattina abbiamo percorso il tragitto, salita e discesa, delle rocce-labirinto in Luisenburg (vedi le foto in Fb) - sono contento di esserci riuscito, perché a volte ci si è dovuto piegare e volgere in passaggi realmente stretti. Mens sana in corpore sano. Nel pomeriggio Konstanze ha camminato nel „Naturschutzgebiet Waldnaabtal“ ed io ho letto Uwe Tellkamp. „„Sie lassen die abweichende Position nicht auf der so genannten Augenhöhe gelten, sondern strafen sie mit sozialer Verachtung, was den Abweichler in die Position des Grüblers und psychisch Herausgeforderten versetzt“ Uwe Tellkamp, Der Schlaf in den Uhren, Berlin, 20022, 37)


Sia ieri che oggi siamo andati ai vespri delle sorelle cistercensi a Waldsassen - sono abbastanza giovani, almeno alcune di loro. A me impressiona molto che vi siano donne ed anche uomini che vivano nella clausura una totale dedizione a Cristo. 


Padre nostro…


(20.5.22) Adrian, con cui sto facendo un vero lavoro critico del liberalismo americano, mi ha mandato un’intervista di Chris Hedges con Andrew Bacevich, professore di storia e relazioni internazionali a Boston. La tesi principale dell’intervista è la seguente: „if the fighting in Ukraine ceases without a geopolitical plan for peaceably bringing Russia back into the community of nations, we risk setting the world stage for even greater conflict.“ Il professore sa che bisogna stare attenti con i paragoni storici, ma giustamente afferma che dobbiamo evitarne uno che abbiamo già fatto, dopo la prima guerra mondiale, quando si considerò la Germania come un paese non integrabile nella comunità delle nazioni. La Russia deve essere integrata al più presto nella comunità delle nazioni, nel sistema multilaterale poliedrico di cui parla il Papa, se con o senza Putin è una questione che deve risolvere il popolo russo non noi. 

I neoconservatori nel 2003 hanno voluto una guerra disastrosa, con conseguenze non ancora finite, contro l’Iraq, l’amministrazione democratica Biden vuole una guerra ancora più devastante. Non si tratta di mettere in dubbio il coraggio degli ucraini (sostenuto dalle arme e dalla logistica americana) e neppure l’incompetenza dei generali russi, ma volere la guerra con una potenza che ha le armi atomiche come la Russia è una cosa pericolosissima e metterne in conto una con la superpotenza cinese è semplicemente follia. 

Con il liberalismo democratico siamo confrontati con una gestione del tutto non critica dei „diritti individuali“, in questo c’è una differenza con i conservatori del 2003, e con una folle idea sferica della comprensione della propria missione storica, che a partire dalla fine della guerra ha generato un’euforia sferica, per così dire (gli USA come un’unica superpotenza) che genera pericoli per tutto il mondo. Su questo punto neo-conservatori alla Bush o democratici alla Biden non fanno alcuna differenza. La connessione tra il primo aspetto (diritti individuali) e concezione sferica del potere dovrebbe essere approfondito. Adrian alcuni anni fa mi aveva fatto leggere la „critica ai diritti“ del professore marxista Christoph Menke dell’università di Francoforte; la sua tesi era che l’appoggio acritico dei diritti individuali porta ad una de-politicizzazione di ogni forma critica nei confronti del reale. Urgente vera una critica politica di ogni forma di militarismo e concezione sferica del potere, come un reale interesse per i poveri nel proprio paese - da un partito democratico che acriticamente sostiene i diritti individuali non ci si può aspettare questo lavoro politico di cui parlo. Questi diritti individuali sono conciliabili anche con una posizione guerrafondaia e con un disinteresse totale per i poveri. 


Padre nostro…


(19.5.22) Alcune frasi dette dal padre Servais nell’Assemblea annuale della Casa Balthasar (ovviamente riprendo solo quelle che hanno un carattere generale e che hanno a che fare con la mia vita) ieri mi hanno impressionato molto, anche se sono espresse in un linguaggio molto cattolico, che per una persona che come me vive da 20 anni nella diaspora, non è immediatamente „usabile“ nella comunicazione con gli altri. La prima di queste frasi è che non è così importante chi abbia commesso un peccato, ma che esso venga confessato (questo è un tema importante per Adrienne). La seconda riguarda il luogo mariano che è la Casa Balthasar a Roma, in cui i giovani possono superare il disordine della loro vita sessuale (lo dico così, anche se io in questa parola „disordine“ ci vedo un „giudizio“, che secondo me su questo tema non è del tutto utile), senza che il padre abbia parlato esplicitamente di questo tema con loro. Quello che a me aiuta tanto nel dialogo con Adrienne ed anche con padre Servais è che la prospettiva del cielo, centra davvero con la nostra vita. In me vi è certamente una sovra accentuazione dei temi terreni, anche quando parlo di Chiesa, ma ovviamente vi è, anche per me, la prospettiva del cielo (cfr. Cielo e Terra, III, 2238, 8.5.1956), in cui i peccati vengono portati, in cui la meta ultima della nostra esistenza - la gioia (Gv 15) - non è mai persa di vista. Nel cielo ci sono Ferdinand Ulrich, Charles de Jesus, Adrienne von Speyr, Hans Urs von Balthasar, i miei nonni, Cornelia Capol, etc. Tutte persone che sono state importanti per la mia vita e che mi/ci aiutano dall’alto „perché la nostra gioia sia perfetta“. 


Nella scuola di comunità („Dare la propria vita per l’opera di un altro“) II, 3 Giussani parla del „Padre“: il „mistero dell’essere“ è Padre, insomma Colui che dona tutto l’essere, anche quello finito, esprime „una positività radicale“ che è rivelata nell’umanità di Gesù, che a sua volta rinvia sempre alla fonte ultima ed inesauribile che è il Padre nel „cielo“ (Giussani spiega questa parola così: „la profondità radicale nella quale vengono create le cose“), a cui Charles de Jesus vuole affidarsi completamente.Ed anch’io! Mt 6, [7]: „Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole“ - mi fido semplicemente di questa positività, di questa gioia ultima che ci è stata promessa e che è il „principio e fondamento“ dell'uomo. Una gioia di cui ha parlato ieri il padre Servais, anche nella sua forma di leggerezza. 


„Quant’è contento il Signore di vedere che lo si imita nella via della piccolezza, dell’umiltà, della condivisione con i poveri! Charles de Foucauld, nel silenzio della vita eremitica, nell’adorazione e nel servizio ai fratelli, scrisse che, mentre «noi siamo portati a mettere al primo posto le opere, i cui effetti sono visibili e tangibili, Dio dà il primo posto all’amore e poi al sacrificio ispirato dall’amore e all’obbedienza derivante dall’amore» (Lettera a Maria de Bondy, 20 maggio 1915)“ (Papa Francesco, all’Associazione famiglia spirituale Charles de Foucauld). 


Mi sono seduto al ristorante nel parco, per mangiare e correggere i compiti in classe di Religione dell’undicesima. Si è seduto un signore anziano di 81 anni al mio tavolo, cosciente di aver perso tanta della sua forza cognitiva - mi ripeteva le stesse cose, ma ho pensato alla catechesi del papa sulla vecchiaia ed ho parlato con lui, meglio l’ho ascoltato. Ad un certo punto nel suo volto sorridente e come se mi stesse guardando Ferdinand Ulrich con i suoi occhi così intensi. Da brividi. 


Io ho una dipendenza ancora un po’ infantile nei confronti di alcuni fratelli nella Chiesa gerarchica; ciò non ha nulla a che fare con il diventare bambini o con l’obbedienza. Non bisogna mai dimenticare che non c’é „aliquid inter Deum et creaturas“ (Tommaso).  Sono portato a dire di sì ad alcune frasi, perché in fondo sono vere, ma in vero mi fanno arrabbiare o per lo meno mi fa arrabbiare una certa loro interpretazione. Per esempio: senza purezza non c’é discernimento; dare la propria vita per l’opera di un altro. Sulla prima: se è così allora non c’è discernimento, perché nessuno di noi è puro. E poi non bisogna dimenticare che il dono gratuito dell’essere, cioè del mio essere, inclusa la mia tendenza al piacere, che è „principio e fondamento“ della mia vita, non è infettato in modo tale che in ogni atto di piacere, dall’ascoltare la musica al sesso sia sospetto di essere un problema o un peccato. Sulla seconda: mi fa infuriare l’interpretazione „clericale“ di questa frase, quasi che uno donasse la vita per l’opera del Padre solo se fa certi gesti o parla con certe persone. Che cosa è per me il peccato? Il non affidarmi completamente all’opera del Padre, che come dici don Giussani ha una valenza in primo luogo „ontologica“ e non „etica“. Ovviamente non si da ontologia senza „nullificazione dell’essere“ (Ulrich), ma questa nullificazione non è uno sforzo della volontà, ma il cedere, nell’esperienza, all’opera del Padre.  


„Sì, questo affiora come un'ombra nel viso del ferito della Azovstal. Mi pare di sentire, nell'affermarlo, dei lazzi: "Cristo, quello? Quello, è un nazista". Non so chi sia, quel ragazzo. Ma so per certo che ogni uomo agonizzante è, esattamente, il volto di Cristo.“ (Marina Corradi, Avvenire di oggi). A me questa frase, che è profondamente vera, mi fa arrabbiare! Mi fa arrabbiare che una giornalista si nascondi su un tema così importante dietro ad un: „Non si chi sia quel ragazzo“. Si sa in vero che le persone che fanno parte di questo battaglione sono nazisti o per lo meno si sa che una narrazione importante degli eventi li ritenga tale. 


Il tentativo di  Jürgen Habermas, nella sua „storia della filosofia“ („Anche una storia della filosofia, Berlino 2019) di pensare in modo „post-metafisico“ in un dialogo critico con fede e teologia, per una persona come me che vive da 20 anni in una delle regioni più „post-metafisiche“ del mondo, mi sembra davvero importante. Habermas si confronta, nell’introduzione (I), con i scenari di crisi e decadenza del ventesimo secolo. La soluzione o forse meglio la non-soluzione di Carl Schmitt come nostalgia del potere della Chiesa cattolica non è né per Habermas né per me, né per i miei autori (Ulrich, Balthasar…) una soluzione. La critica del liberalismo di Carl Schmitt come de-politicizzazione anarchica della società civile è certamente un momento importante di critica, che imparo in dialogo con Adrian Walker, ma vi è anche una legittimità del liberalismo e della modernità a cui io non vorrei rinunciare (su questo punto mi è Massimo Borghesi più prossimo che Adrian Walker). Le proposte „utopiche“ di Bloch ed Adorno sono tappe della mia vita, superate dall’incontro con von Balthasar ed Ulrich. Un certo interesse lo ho per Walter Benjamin e per la sua nostalgia di un avvenimento-rottura del continuo del progresso (cfr. Ibidem 41), ma non ho mai approfondito il tema. La comprensione della „decadenza della solidarietà“ (ibidem 39) e della crisi della „fratelli tutti“ è ciò che mi fa sentire Habermas molto vicino, anche se io non ho mai avuto lui come maestro. 


Padre nostro…


(18.5.22) Il tema del silenzio (cfr. Cielo e terra III, 2237, 20.2.1956) e quello dell’umiltà (cfr. Lucio Brunelli in un articolo su Giovanni Paolo I, nella pagina di CL) sono due temi profondamente cattolici, profondamente cristiani, ma ovviamente possono essere abusati - ci è richiesto di far parte del mistero del silenzio, non del mutismo e ci è richiesto di essere umili, non adeguati al potere di turno, fuori e dentro la Chiesa e tanto meno a certe narrazioni degli eventi, fuori e dentro la Chiesa. Alla fine, come dice Giussani nella scuola di comunità, nel capitolo „Cristo tutto in tutti“, dobbiamo avere come meta ultima l’amicizia tra di noi sorelle e fratelli uomini (Massimo il Confessore) e in una situazione di indecisione obbedire alla Chiesa, anche se forse ci chiede cose che non sono giuste (ne parla coordinando i temi dell’amicizia e dell’autorità). Ma è anche vero che la missione di una persona (cfr. Atti degli Apostoli, lettura odierna nel capitolo 15) non dipende sempre da un’autorità, la quale viene consultata, ma essa, la missione, discende direttamente da Dio e da Dio viene messa nelle mani e nel cuore di Barnaba e Paolo. E per questa missione si può anche bisticciare, anche se alla fine deve sempre vincere un momento di silenzio ed umiltà (non mancanza di coraggio, cfr. Gal 2) - tra l’altro quest’ulitma è il motivo per cui ho diminuito i miei contributi nei „Contadini di Peguy“, quando mi sono accorto che le cose che stavo pensando sul conflitto in Ucraina avrebbero portato solo a un bisticciarsi senza senso. 


Essendo le informazioni sul battaglione Azov nei media dominanti del tutto insufficienti è chiaro che ora il dibattito che sta sorgendo in Russia (cfr. Alessandro Banfi) sembrerà ai più come del tutto irrazionale e come un’altra delle ingiustizie di Putin. 


All’Assemblea annuale della „Casa Balthasar“ (una casa di discernimento della chiamata vocazionale per giovani) in collegamento online, nella fase preparatoria, ho parlato 15 minuti sul tema: “Amore gratuito come cuore del cammino al vero, nell’esperienza di un insegnante nella diaspora della Germania dell’Est”. Qui alcuni appunti preparatori 1. Introduzione: Tutti gli autori della casa sono autori per me, prima che autori che uso per altri. E lo sono rimasti e lo sono divenuti ancora più profondamente in questi 20 anni di „diaspora“ nella Sassonia-Anhalt: „In Sassonia-Anhalt, circa 245.000 persone appartengono alle Chiese protestanti (dico così per comodità) e circa 70.600 alla Chiesa cattolica (al 31.12.2020 - fonte: Ufficio statale di statistica). Ciò corrisponde a una quota del 14,4% (3,2 % cattolici) della popolazione totale per entrambe le confessioni“ (Informazioni del portale della Chiesa evangelica regionale). Queste poche informazioni statistiche possono servire da aiuto per comprendere in quale regione del mondo io agisca, una regione che è considerata tra le più secolarizzate del mondo. Tanto per fare un paragone con la situazione della Chiesa a Colonia, nell’ovest della Germania, in cui il cattolicesimo è anche in crisi, abbiamo questi dati: „Nel censimento del 9 maggio 2011, 407.060 (40,5%) abitanti di Colonia hanno indicato come religione quella cattolica, 177.240 (17,6%) quella protestante, 5.020 (0,5%) quella evangelica libera, 21.270 (2,1%) quella ortodossa e 3.480 (0,3%) quella ebraica. 383.830 (38,1%) abitanti sono stati assegnati alle categorie "Altro" o "Non appartenente ad alcuna società religiosa pubblica".[6] Secondo un calcolo basato sui dati del censimento delle persone con background migratorio, circa 119.300 (11,9%) di questi erano musulmani“ (Wikipedia). Direi che l’idea dell’amore gratuito è quello che ho ereditato nel mio dialogo con Adrienne, Hans Urs, Henri, Ferdinand (Papa Francesco). E certamente è Adrienne una delle persone che ho più letto e meditato nella mia vita. Ed anche se ultimamente ho forse più letto Etty Hillesum che Adrienne, vedo in queste due persone, in queste due donne, così diverse per certi versi, un’ incredibile somiglianza - entrambe sono state conquistate della gratuità dell’amore di Dio alla soglia dell’ e alla discesa nell’inferno. 2. a) Nella scuola media, dalla quinta alla nona classe, ho cercato di trasmettere i temi teo-drammatici mettendo i ragazzi a confronto con le opere di Tolkien e C.S.Lewis - l’idea della fellowship (Tolkien), dei piccoli con un grande compito (Tolkien, Lewis), l’idea dell’amore che si offre gratuitamente nella figura di Aslan. b) Questo tipo di approccio è più possibile nel liceo che nella „Gemeinschaftschule“ - spesso, e questo fenomeno si è rafforzato con la pandemia, i ragazzi non sono raggiungibile intellettualmente ed è necessario un approccio più complessivo, che coinvolga anche il corpo, con passeggiate nel bosco e dialoghi ad personam. c) I due suicidi: la speranza nella discesa all’inferno. 3. Nella scuola superiore dalla decima alla dodicesima classe abbiamo come temi: antropologia, teologia, cristologia, ecclesiologia ed etica (Robert Spaemann). Nel corso di antropologia, ho preso sul serio il fatto che nello „Spazio della metafisica“ Hans Urs parta da Omero, non da Platone e che in un certo senso anche le tragedie greche sono più vicine alla visione cristiana del mondo che la filosofia platonica. Nel corso di ecclesiologia ho elaborato con estrema serietà le figure ecclesiali: petrina, giovannea e paolina. 4. Conclusione: osservazioni sul titolo: “Amore gratuito come cuore del cammino al vero, nell’esperienza di un insegnante nella diaspora della Germania dell’Est”. Una parte del titolo la devo a Luigi Giussani: il cammino al vero è un esperienza (tema quest’ultimo anche della dissertazione dell’attuale vescovo di Passau Stefan Oster su „Persona e transustanziazione) ed una parte ha a che fare con l’umsonst di Ulrich che non è significa solo gratis, ma anche frustra. Charles de Jesus che non ha convertito alcun mussulmano, per quanto mi riguarda un battesimo in 20 anni. - Tra gli ascoltatori c’erano un gesuita dagli USA, Anthony Wieck ed un sacerdote della diocesi di Amburgo. Insieme a me hanno parlato un gesuita di Aleppo, Ghassan Sahani, traduttore del „Cuore del mondo“ di Balthasar in arabo e che ha come punto importante del suo lavoro ecclesiale l’accompagnamento di giovani che hanno una vocazione;  oltre a lui è intervenuta anche una signora da Puebla, che ha parlato dell’esperienza di Cor mundi (una piccola associazione cristiana per giovani fino a 30 anni) in Messico. Questa piccola associazione sta lavorando a Puebla sul „grande divorzio“ di C.S. Lewis ed hanno riflettuto molto sul valore dell’indifferenza ignaziana per le famiglie. Era presente anche il vicedirettore della „Casa Balthasar“, don Andrea, che ha ripreso il punto ultimo del mio intervento, ed alcune altre persone, presenti a Roma per l’assemblea annuale. 

Nell’assemblea „principale“ il padre Servais SJ ha parlato poi delle difficoltà che l’internet (inclusa la pornografia) ha causato per la vita comunitaria della Casa. Credo che il padre abbia una certa apertura per tutte le novità attuali, ma mi sono chiesto se non parli troppo presto di „peccato“ in riferimento alla vita „trasparente“ (qui non nel senso di Ignazio, ma di Byung Chul Han) della nostra società (forse io ne parlo troppo tardi o troppo poco) . La richiesta del padre Servais di trasparenza cristiana ignaziana ai giovani che fanno parte della Casa comunque mi sembra un passo interessante per „mettere in crisi“ la trasparenza della nostra società. Una trasparenza che io vivo in questo diario come tentativo di autenticità. 

Ad un certo punto ho posto nell’assemblea la domanda di cui parlo qui sopra e il padre Servais mi ha risposto che comprende ciò che dico e che di fatto lui nel dialogo con i giovani non da giudizi, ma cerca di comprendere dove sia la „ferita“ che li può portare al Signore. Sulla frase che il padre gesuita ha detto ad un certo punto rispondendomi e cioè che senza purezza non vi è discernimento, mi sono venute in mente le tante cose che ho scritto in questo diario in dialogo con Etty Hillesum su questo tema. Padre Servais dice che siamo tutti peccatori e quindi in un certo senso siamo tutti non puri. A me sembra che una persona come Etty, proprio perché non è farisaica (questo è il vero peccato ha detto Padre Servais), anche se non è del tutto „pura“, abbia un discernimento più grande che pseudo puri. Infine direi per quanto riguarda la mia persona che sul tema sessualità io ho una ferita e chiedo al Signore di venirmi incontro in essa ed oltre essa. 


Padre nostro…


(17.5.22) Ho letto da qualche parte che l’altro bersaglio della guerra, suppongo oltre il popolo ucraino, sarebbe la democrazia; in questo diario ho cercato di far vedere, senza pretesa di avere assolutamente ragione, che a me sembra che i sistemi democratici indeboliscono, con una propaganda non meno falsa di quella russa e con un sostegno militare di forze quasi naziste, se stesse dall’interno e non è il sistema autocratico di Putin che primariamente li indebolisca. In questa mia direzione si muove anche un’intervista concessa da Massimo Borghesi sul multilateralismo del Papa (vedi nella mia bacheca in Fb).


Ho cominciato a confrontarmi con il testo della „scuola di comunità“ attuale, che però ho letto solo in tedesco, non possedendo l’originale italiano: „Dare la vita per l’opera di un altro“ (edizione tedesca del 2022). Nel suo ultimo saluto alla fraternità, nel 2004, don Giussani ci ha chiesto „di studiare precisamente la storia dell’umanità“ - il mio „diario notturno“ è un tentativo di prendere sul serio, se non la storia dell’umanità, che è una meta troppo grande per una persona sola, perlomeno l’esistenza storica in qualche suo frammento. In un passaggio della scuola, nell’introduzione, Giussani ci ricorda il pericolo di stare solo in un atteggiamento di difesa o di pensare alla Chiesa come una realtà chiusa in se stessa e parlando nel secondo punto della prima parte: „Dio è tutto in tutto“ ci rende attenti alle tentazioni del nichilismo e del panteismo, non mettendosi in difesa, ma offrendo un lavoro di reale discernimento di pericoli reali: quello di sentirsi un nulla (nichilismo) o di sentirsi un tutto (panteismo) e la riflessione del sacerdote lombardo diventa storica quando analizza queste due tentazioni nel modo con cui si uniscono, come le due facce di una stessa medaglia, in una certa concezione del „potere“ che è alternativo all’annuncio che „Dio è tutto in tutto“ e Giussani profeticamente non fa alcuna differenza, da questo punto di vista, tra sistemi democratici e quelli autocratici: Lenin, Hitler, Mussolini, gli Stati Uniti, la Russia di allora sotto Jelzin o il governo italiano di allora sono sottomessi sempre nella tentazione di pensare se stessi non come „servizio“, ma come „comando“ di un’élite sugli altri. Il lavoro di ricerca che sto facendo con alcuni giornalisti americani mi ha fatto vedere come l’élite „democratica“ americana nell’amministrazione Biden, nei servizi segreti, nei „corporate media“ è da interpretare proprio nella modalità della tentazione descritta da don Giussani e cioè del comando di pochi su tutti gli altri che sono cattivi e devono essere controllati e censurati.


In questi capitoli iniziali Don Giussani parla di una priorità dell’ontologia sull’etica, ma il testo è per me non molto preciso. Quando afferma che Dio è l’essere, dice una cosa vera, ma non precisa. Certo Dio è l’essere nel senso dell’ipsum esse subsistens (Tommaso D’Aquino), ma come „essere finito“ è non sussistente l’essere non è Dio. Don Giussani non è un filosofo, parla all’interno del pensiero analogico cattolico e con ragione parla di „partecipazione all’essere“, ma il suo lavoro su questo punto non è molto chiaro, né molto d’aiuto nel dettaglio della riflessione, anche se la tesi di fondo è buona ed anche se giustamente con essa ci vuole educare al senso del mistero. La parola „essere finito“ compare solo una volta (fino alla pagina 49 dell’edizione tedesca) e precisamente alla pagina 46. Con Ferdinand Ulrich ed in modo più preciso con la sua idea del „medesimo uso di essere e „nulla““ avrebbe potuto offrire un vero strumentario di pensiero per sconfiggere nichilismo e panteismo dall’interno. Le frasi di don Giussani sono giuste e buone, ma non sono filosoficamente stringenti, per cui rimane alla fine, pur in tutto il lavoro di discernimento, un certa tendenza alla „difesa“, proprio quella che vuole evitare. Non basta affermare che „Dio è tutto in tutto“ per comprendere e superare il nichilismo e il panteismo attuale, bisognerà approfondire precisamente cosa sia la natura ultima dell’essere finito che Tommaso definisce come „aliquid simplex et completum, sed non subsistens“. In questa definizione Tommaso ci fa comprendere che il mistero di Dio come amore è presente, proprio per partecipazione, come dice giustamente Giussani, nell’essere finito stesso, che non si fissa in se stesso, ma nella piccola via del quotidiano si „finitizza“, cioè non diventa sistema di appartenenza, ma reale amore gratuito, amore umsonst (gratis et frustra), un nulla per l’appunto, che supera il nichilismo dall’interno. Ovviamente anche questi miei appunti non sono precisi, essi rinviano al grande lavoro che sto facendo di traduzione dell’“Homo abyssus“ di Ferdinand Ulrich.  


Padre nostro…



(16.5.22)  „Dio ci ama. Fratelli, sorelle, che questo annuncio sia centrale nella professione e nelle espressioni della nostra fede: «non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» (1 Gv 4,10). Non dimentichiamolo mai. Al centro non ci sono la nostra bravura, i nostri meriti, ma l’amore incondizionato e gratuito di Dio, che non abbiamo meritato“ (Papa Francesco, ieri) - Alla domanda di Giuda, non Iscariot, Gesù non risponde direttamente (vangelo di oggi, nel canone romano: Gv14,22). È una bella domanda: come mai ti sei manifestato a noi e non al mondo intero? Ma Gesù, rispondendo, procede parlando d’amore, come fa anche il Papa in questa citazione della usa omelia di ieri. Perché tutto ciò che davvero conta è l’amore, che non può essere costruito, ma a cui ci si affida: 


Padre mio, io mi abbandono a Te, fa di me ciò che Ti piace.

Qualunque cosa Tu faccia di me, Ti ringrazio. 

Con il Tuo aiuto Ti ringrazio.

Sono pronto a tutto.

 Lo sono davvero? Con il Tuo aiuto lo sono.

Accetto tutto, purché la Tua volontà si compia in me 

E in tutte le Tue creature. 

Anche in Charles c’é un „purché“.

Non desidero nient’altro, Dio mio;

Rimetto l’anima mia nelle Tue mani Te la dono, 

Dio mio, con tutto l’amore del mio cuore, 

Perché ti amo. 

Rimetto il mio corpo che invecchia nelle Tue mani,

Anche se non so bene come, ma lo sai Tu.

Ed è per me un’esigenza d’amore il darmi,

Il rimettermi nelle Tue mani, senza misura,

Per una confidenza infinita, che non posso costruire,

Poiché Tu sei il Padre mio. Amen. 


In corsivo, ho riscritto la preghiera di Charles de Jesus, che Ulrich ha pregato ogni giorno, i miei commenti, anche in forma di preghiera, sono nell’uso regolare.


Ieri al telefono mia mamma, che era stata invitata per la domenica da una cugina (sono molto grato di questi inviti), mi ha detto: „sono venuta anche qui a disturbare“. Queste parole mi sono entrate nel cuore. Lei è voluta stare almeno per ora a Casale Monferrato, mia sorella le ha offerto immediatamente un posto a casa sua ed anch’io, sebbene lontano, sono disposto ad andarla a prendere. Dopo più di 60 anni vissuti con mio padre, ha perso forse il senso del suo compito. Credo che abbia bisogno anche di trasparenza, anche in cose economiche - questa non era certo una virtù di mio papà. Nelle telefonate quotidiane Konstanze ed io cerchiamo di farle compagnia.


Non ho ancora i dati completi, ma sembra che le elezioni in Nordrhein-Westfalen abbiano visto due vincitori: CDU e Verdi. Forse tutto ciò ha a che fare con la „narrazione unica“ sulla guerra - sebbene vi siano certo anche aspetti regionali di cui di deve tener conto - che la CDU e i Verdi galoppano sfrenatamente. In questa narrazione la guerra in corso ha un titolo sistematico: democrazia versus autocrazia. Quest’ultima ha ovviamente un momento di verità, ma al momento è solamente al servizio dell’escalation della guerra. 


Per quanto riguarda il termine „narrazione unica“ vorrei specificare che in certi ambiti essa è necessaria - se si programma un computer per un certo scopo è possibile che vi sia solo un metodo giusto e l’altro sbagliato, ma nell’ambito di cui parlo io abbiamo a che fare con narrazioni più o meno lontane dal vero, insomma verosimili.


Alessandro Banfi ci informa  sinteticamente sul procedere degli eventi riguardanti „guerra e pace“: „Papa Francesco ha canonizzato a Roma ieri dieci nuovi santi e ha chiesto la loro intercessione perché “ispirino nei politici soluzioni di pace”. Ce n’è bisogno. Perché dai giornali di stamattina sembrano molti i tifosi della guerra. Tanti i fanti. Da Kiev arrivano promesse di riconquista militare del Donbass e di vittoria finale su Mosca. Sul fronte del nuovo ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia, dopo un iniziale no, si è capito che la Turchia pone delle condizioni e chiede delle garanzie all’alleanza atlantica. Riguardano soprattutto i curdi del Pkk e altre formazioni che oggi hanno asilo nei Paesi scandinavi. Per Ankara sono terroristi. Vedremo come finirà ma in genere gli americani sembrano ottimisti, così come il segretario generale Jens Stoltenberg…“.


È necessario un discernimento profondo per capire cosa sia la legittima difesa dei propri politici, che fanno un lavoro importante per la democrazia, risolvendo tanti piccoli e grossi problemi del quotidiano a livello comunale, regionale e federale, nel nostro stato di diritto e cosa sia l’opera non legittima di discreditare chi non è d’accordo con la narrazione unica degli eventi, di cui spesso siamo spettatori e lettori. Bisognerà anche distinguere, cosa abbastanza semplice e chiara, se uno è uno psicopatico - questo fenomeno viene generato da ogni ideologia - , che uccide innocenti e chi invece, nel rispetto assoluto della non violenza, non è spesso d’accordo con la narrazione dominante degli eventi. Fare qui di tutta l’ erba un fascio ha solo un risultato: che poi il 40 % delle persone, tanto per fare un esempio francese, vota Marine Le Pen. Greenwald parla di un tema simile in un suo articolo di ieri in cui analizza l’agire psicopatico di un uomo che, seguendo la „narrazione unica“ dei „democratici“ su Trump, ha ucciso nel 2017 dei politici democratici. 


Devo ammettere che la mia prima reazione allo „scontro“ tra Durs Grünbein e Uwe Tellkamp al palazzo della cultura di Dresda nel 2018 è stata favorevole al primo; mi è sembrato ingiusto da parte del secondo affermare che nello stato di diritto tedesco vi sia una mancanza di libertà „sistematica“ (critica questa sostenuta da Grünbein versus Tellkamp nel dibattito) e per quanto riguarda la polemica di Tellkamp con Angela Merkel, sull’accoglienza dei profughi siriani nel 2015, ho sempre pensato che la cancelliera agisse nel modo giusto (lo penso anche adesso), almeno nella sua idea di fondo. Devo, però, ammettere che dopo (e durante, visto che non è finito) questo lungo confronto con i giovani giornalisti americani, che sono spesso citati in questo diario e che certamente si riferiscono in primo luogo alla situazione americana e non tedesca, man in cui io ci vedo anche analogie con quest’ultima, devo ammettere che vi è stata in me, in quella presa di posizione, una sovra-accentuazione della politica „reale“ su quella „profetica“, per così dire - credo insomma che Tellkamp nella sua difesa della libertà, spesso mancante anche nel nostro sistema democratico, non solo in uno autocratico, dica qualcosa che deve essere tenuto presente: „Non si nasce come oppositori, ma si è costretti a diventarlo. Poiché ad un certo punto non si sopporta più come la libertà sparisca e che ciò che rimane di essa debba essere inteso come libertà invece che prigionia“ (Dall’ultimo romanzo di Tellkamp, „Der Schlaf in den Uhren“, appena uscito) . Anche nella Chiesa spesso accentuiamo il momento petrino su quello paolino e giovanneo, cosa che al momento non è molto pericolosa perché il Papa regnante è „profetico“ ed „amante“, ma potrebbe esserlo nel futuro. 


Padre nostro…




(15.5.22) Il cristianesimo non è un’ideologia, ma un annuncio che si può riassumere in tre parole: amatevi l’un l’altro. Il fratello universale, Charles de Jesus, viene oggi canonizzato: la sua santità è profondamente legata alla filosofia dell’essere come amore gratuito, che a sua volta non è un’ideologia, ma una scuola di discernimento, per comprendere cosa sia amore e cosa sia la „logicizzazione“ di esso, la sua riduzione ad un logos tra altri logoi. La vera verifica se uno sta camminando davvero sulla via dell’amore gratuito non è un discorso „sospeso“ (nell’etere accademico di una scienza), ma il quotidiano e nel quotidiano ognuno ha il suo compito: chi il lavoro manuale, chi quello scientifico, chi quello filosofico, medico, giuridico, di cura degli anziani, etc. Ulrich parla di „finitizzazione dell’essere“, Teresa della „piccola via“, Charles de Jesus di „Nazareth“, che non è solo preparazione agli ultimi anni pubblici di Gesù. Il mio lavoro è certamene anche pubblico, sia nella scuola sia nella rete. Ieri nella festa di fondazione della nostra scuola  un teologo, che pronuncia discorsi funebri, mi ha detto che ha trovato molto consolante che ho parlato pubblicamente della malattia e della morte di mio papà. Un nonno, che è stato medico e che, cosa del tutto strana nella nostra regione, è un lettore attento di von Balthasar, mi ha detto di essere grato per il lavoro che ho fatto con sua nipote in questi anni. 

Per fare questo lavoro pubblico mi servo delle piattaforme come Facebook, Twitter, Tik Tok, etc. Il giovane giornalista americano Alan MacCleod, mi ha fatto, però, comprendere che in questi dieci anni di uso delle piattaforme come Facebook sono stato forse molto ingenuo; esse sono certamente un servizio, ma sono anche un modo tecnologico di controllo del pensiero e dell’immaginazione di miliardi di persone. Certo vi sono gli interessi di altri magnati del mondo, come quelli del petrolio, che cercano di manipolare gli interessi delle persone, ma le grandi piattaforme, sono mischiate con interessi politici e militari che permettono fondamentalmente una „sola“ narrazione come legittima, le altre sono stranezze di persone che non sono nel mondo o stanno nella lista nera dei pericolosi, se raggiungono tante persone. E questo centra profondamente con Charles de Jesus che ha vissuto grande parte della sua vita nel deserto. Nel deserto si è soli, ma con la vastità del cielo stellato e con qualche fratello, come per Charles, „Musa ag Amastan, capo supremo dei tuareg dell’Ahaggar, (che) lo ricordò così ai suoi: «Charles, il nostro marabut (uomo santo nel lessico islamico) è morto per tutti noi. Possa Dio avere misericordia di lui e accada a noi di poterlo incontrare ancora, in Paradiso»“ (Gianni Valente). Nel deserto delle nostre metropoli o dei nostri posti di lavoro siamo piuttosto con colleghi che con fratelli, che portano in sé non la vastità delle stelle, ma quella di milioni di informazioni manipolate. E non è per nulla vero che nei sistemi democratici vi sia meno „manipolazione“ che nei sistemi „autocratici“ - quest’ultimi hanno anche la loro propaganda, ma a me, nel lavoro con Aaron Maté, Alan MacCleod, Mnar Adley, Katie Halper, etc. interessa più andare al fondo della nostra propaganda; senza questo lavoro di discernimento, la fratellanza universale è solo una parola, che prima o poi vedrà negli altri solo nemici, senza alcun momento di verità. 

Ma torniamo a „Nazareth“: questo per me è in primo luogo la vita condivisa con Konstanze, le cose che facciamo insieme, i nostri  dialoghi, i nostri abbracci, i nostri viaggi, il nostro rapporto con Johanna e Ferdinand e con qualche amico. Di tutto questo non si parla a sufficienza in questo diario, ma in vero ciò è e rimane il cuore della mia appartenenza a Gesù, insieme e non contro la comunione settimanale con la Sua presenza eucaristica nella parrocchia. Ed anche se ora in modo forse „pubblicamente“ più debole, anche nella preferenza per la fraternità di CL, insieme e non contro agli altri incontri ecclesiali che hanno formato la mia vita, che poi sono qualche volto, qualche amico che pensa alla nostra piccola famiglia, alla nostra „Nazareth“.  


(Christianity is not an ideology, but a proclamation that can be summed up in three words: love one another. The universal brother, Charles de Jesus, is being canonized today: his holiness is deeply linked to the philosophy of being as gratuitous love, which in turn is not an ideology, but a school of discernment, to understand what is love and what is the "logicization" of it, its reduction to a logos among other logos. The real test of whether one is really walking on the path of gratuitous love is not a "suspended" discourse (in the academic ether of a science), but the everyday, and in the everyday everyone has his or her own task: some manual work, some scientific, some philosophical, medical, legal, caring for the elderly, etc. Ulrich speaks of the "finitization of being," Teresa of the "little way," Charles de Jesus of "Nazareth," which is not only preparation for Jesus' last public years. My work is also certainly public, both in the school and in the network. Yesterday in our school's founding celebration a theologian, who gives funeral speeches, told me that he found it very consoling that I spoke publicly about my dad's illness and death. A grandfather, who was a doctor and who, which is quite strange in our region, is a close reader of von Balthasar, told me he was grateful for the work I have done with his granddaughter over the years. 

To do this public work I use platforms like Facebook, Twitter, Tik Tok, etc. The young American journalist Alan MacCleod, however, made me realize that in these ten years of using platforms like Facebook I have perhaps been very naive; they are certainly a service, but they are also a technological way of controlling the thoughts and imaginations of billions of people. Of course there are the interests of other tycoons in the world, such as the oil tycoons, who try to manipulate people's interests, but the big platforms, they are mixed with political and military interests that allow basically "only one" narrative as legitimate, the others are quirks of people who are not in the world or are blacklisted as dangerous, if they reach that many people. And this centers deeply with Charles de Jesus who lived a large part of his life in the desert. In the desert one is alone, but with the vastness of the starry sky and with a few brothers, as with Charles, "Musa ag Amastan, supreme leader of the Ahaggar Tuareg, (who) reminded his people this way, "Charles, our marabut (holy man in the Islamic lexicon) died for all of us. May God have mercy on him and may it happen to us to be able to meet him again, in Paradise'" (Gianni Valente). In the wilderness of our metropolises or workplaces we are rather with colleagues than with brothers, who carry within them not the vastness of the stars, but that of millions of manipulated information. And it is not at all true that in democratic systems there is less "manipulation" than in "autocratic" systems - the latter also have their propaganda, but I, in my „work“ with Aaron Maté, Alan MacCleod, Mnar Adley, Katie Halper, etc., am more interested in getting to the bottom of our propaganda; without this discernment work, universal brotherhood is just a word, which sooner or later will see in others only enemies, without any moment of truth. 

But back to "Nazareth": this for me is primarily the life shared with Konstanze, the things we do together, our dialogues, our hugs, our travels, our relationship with Johanna and Ferdinand and a few friends. All of this is not talked about enough in this journal, but in truth this is and remains the heart of my belonging to Jesus, along with and not against weekly communion with His Eucharistic presence in the parish. And even if now in a perhaps "publicly" weaker way, even in preference for the CL fraternity, together with and not against the other ecclesial gatherings that have formed my life, which then are a few faces, a few friends who think of our little family, our „Nazareth.“) 


„Questa verità ci chiede una conversione sull’idea che spesso abbiamo di santità. A volte, insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone, abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio. È una visione a volte troppo pelagiana della vita, della santità. Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta e, come diceva Teresa d’Avila alle consorelle, “tra le pentole della cucina”.  Essere discepoli di Gesù e camminare sulla via della santità è anzitutto lasciarsi trasfigurare dalla potenza dell’amore di Dio. Non dimentichiamo il primato di Dio sull’io, dello Spirito sulla carne, della grazia sulle opere. A volte noi diamo più peso, più importanza all’io, alla carne e alle opere. No: il primato di Dio sull’io, il primato dello Spirito sulla carne, il primato della grazia sulle opere“ (Papa Francesco, oggi). - Il primato, non la dittatura, come ben si capisce già dalle prime righe delle parole del Papa. 


Oggi abbiamo fatto un bel giro intorno al lago Geiseltal  con le biciclette elettroniche. Una giornata bella e serena, di sole, sport e lettura (Anne Girard, Madame Picasso). Questa mattina un conoscente, Uwe, che vive qui a Wetterzeube ed un altro che passava con la sua bicicletta ci hanno aiutato a partire, perché avevamo dimenticato la chiave attaccata in macchina e così quest’ultima era senza batterie. Una disponibilità bella, un modo di vivere con persone che appena si conoscono, ma che in qualche modo si considerano amiche, la bonitas e il suo potere „diffusivum sui“. 


Padre nostro…


(14.5.22) Caro Giovanni (che mette in dubbio, avendone controllato la fonte, la notizia di Banfi di ieri sulla critica al papa da parte del presidente ucraino), ovviamente né a te né a me è possibile controllare tutte le affermazioni dei giornalisti; in questo caso non ne ho sentito neppure il bisogno perché quello che Banfi affermava corrisponde all'immagine che mi sono fatto del presidente ucraino Zelensky. Io ho ascoltato per intero la sua video chiamata con il parlamento tedesco e nella narrazione che uso io degli eventi lui è una parte del problema. È stato eletto con un largo mandato per fare la pace con i russi e il suo comportamento prima e dopo l'inizio della guerra non corrisponde a questo mandato. La tua frase che invita a concentrarsi su ciò che unisce e non ciò che divide è in genere una bella frase, ma qui si tratta di vedere quali eventi e quale narrazione di essi contribuisce alla pace e quale no. Ora ripeto: Zelensky è un problema, non è parte della soluzione del problema. Se nel caso specifico Banfi ha fatto un errore spero che ne chiarisca la genesi.


Personalmente ritengo comprensibile la difficoltà che Zelensky ha al momento di vedere le due bandiere, ucraina e russa, sventolare insieme, ma questa difficoltà non è per nulla innocua. Una non-discussione l’ abbiamo avuta anche a scuola, in cui la narrazione predominante degli eventi ha impedito che si innalzassero le due bandiere nel cortile. Ma alcuni ragazzi della settima classe, quando ho chiesto loro di disegnare qualcosa per la pace, hanno immediatamente, senza alcun mio consiglio, dipinto le due bandiere insieme. Perché la pace, come ha detto il direttore di Avvenire, la si fa tra nemici o non la si fa per nulla.


La narrazione degli eventi riguardanti la guerra della FAZ, sia negli articoli che raccontano „fatti“, sia nei „commenti“, è del tutto chiara: Putin userebbe la fame di milioni di persone come arma. Tra gli articoli-„fatti“ cito questo passaggio: „A margine di una riunione dei ministri degli Esteri del G-7 a Weissenhaus, nello Schleswig-Holstein, l'inviato dell'UE per gli affari esteri, Josep Borrell, ha ventilato la prospettiva di ulteriori 500 milioni di euro di aiuti militari all'Ucraina, destinati ad "armamenti pesanti"". Sembra che L’EU si profili sempre di più in questa crisi, geo-politicamente, al di là dei temi che le interessano più propriamente (Economia, Digitale, Protezione dei consumatori, Stato di diritto), in una lettura della realtà pro-war, affiliata a quella degli USA (in cui si stanno  spendendo anche i soldi-Covid per la guerra). Nell’editoriale della FAZ in alto a destra Peter Sturm schizza un possibile scenario di crisi tra Cina e Russia per la crisi agraria, che sarebbe usata come arma da Putin, e che provocherebbe la fame per milioni di persone nel mondo (sarebbe qui da verificare l’apporto del grano ucraino nel mercato mondiale). Anche nell’altro articolo, che ho citato prima, si cita una presa di posizione del ministro rtedesco degli esteri: "Putin sta anche conducendo una "guerra alimentare" che sta già avendo un impatto a livello mondiale, ha dichiarato il ministro degli Esteri federale Annalena Baerbock". „"Vladimir Putin dà... l'impressione di una persona che si è bruciata tutti i ponti alle spalle e vede solo nemici ovunque" (Peter Sturm), il che è contraddetto dal fatto che Putin ha avuto ieri una conversazione telefonica con il cancelliere Olaf Scholz per 75 minuti. Insomma nella lettura della FAZ è tutto chiaro: Putin se non è il male assoluto e perlomeno un pazzo, una mina vagante che da solo minaccia il destino del mondo. 


Anche a partire dall’articolo di Andreas Ross nella FAZ mi sto facendo l’idea che la discussione sull’aborto negli USA è esasperata. Uccidere un baby, o se vogliamo un futuro baby, che non si può difendere, nella pancia di una donna, è in sé un delitto (non solo un’argomentazione politica dei „repubblicani“ conservatori americani), ma per motivi che non posso elencare ora, direi che la formula tedesca: „illegale, ma impunito“ credo che sia il massimo che si possa e si debba oggi raggiungere su un tale tema e comunque io non considererei, detto molto in generale, ciò che è immorale immediatamente anche come illegale. Vi sono poi contraddizioni evidenti: se allo stesso tempo si é contro l’aborto e per la pena di morte o per l’uso indiscriminato di armi per difendersi…, direi che si è in piena contraddizione. Poi per i casi specifici e minoritari come il portare a termine una gravidanza, anche nel caso di incesto o di violenza subita, direi che ciò è più una questione di possibile santità che una giuridica. Sono cosciente che si dovrebbe dire di più e meglio, ma sono stato tutto il giorno a scuola, per la festa di fondazione della scuola. 


Quest’ultima è stata organizzata molto bene, anche se per me questo small talk, proprio di queste feste, stando in piedi, con tante persone diverse, stanca abbastanza. Un mio ex alunno, che studia qualcosa come energia ecologica, mi ha detto che il lavoro di argomentazione astratto-filosofica fatto nel mio corso gli è di grande aiuto per alcuni settori del suo studio. Il work shop „Malta“ con i video e il quiz preparato dai ragazzi è andato molto bene ed è stato tra l’altro una buona „pubblicità“ per il viaggio. Ma il vero dono è stato il dialogo  molto profondo con la ragazza Vietnamese, Mi, che ha abitato alcuni mesi da noi, qualche anno fa: abbiamo parlato come due adulti che si sono esposti, raccontando il momento di crisi che vivono.


Il sentimentalismo del racconto dei combattenti del battaglione Azov, apparso su „Avvenire“, mi irrita - come ho spiegato l’altro giorno, la bonitas del Papa nell’incontrare alcuni di loro la trovo importante, ma io ritengo un errore fare del sentimentalismo su un battaglione quasi nazista e se si vuole raccontare quella story, allora la si deve raccontare integralmente, spiegano bene cosa sia questo battaglione.


Nella puntata di ieri di „useful idiots“ l’intervista con il giornalista Alan MacCleod mi ha impressionato molto, in primo luogo su quanto dice sulle vittime di prima e seconda o addirittura terza classe. La guerra in Yemen ha raggiunto un numero di ca. 400.000 morti, ma questi appunto sono vittime di terza classe, di cui non è necessario parlare. Ma vittime di seconda classe, dice con ragione Maté, sono anche gli ucraini uccisi dagli ucraini nel Donbass. 


Alla fine di questi appunti odierni vorrei ricordare che fra qualche ora sarà santificato Charles de Jesus, il fratello universale; è il santo che Ferdinand Ulrich ha forse più amato. Per la sua proposta di santità nel quotidiano, nel nascondimento, nel proprio compito, senza successo: nessuno dei mussulmani che ha amato si è convertito. Per noi un santo decisivo perché viviamo „in mezzo a coloro che non lo conoscono, né lo cercano“. Senza alcun desiderio di aumentare il numero delle sorelle e dei fratelli di CL, senza pretesa che alcuno diventi cattolico, ma portando, pur con i nostri peccati, sempre con noi il messaggio (e la presenza eucaristica) che dove due o tre sono insieme nel suo nome, EGLI è presente come am

ore gratuito per tutti ed in modo particolare per le vittime di terza categoria. 


Padre nostro…


(13.5.22) In obbedienza al Santo Padre, Francesco, Konstanze ed io, mentre passeggiavamo intorno alla casa e vicino al fiume, abbiamo pregato il Rosario per la pace! Ancora una giornata di sole. 


Nell’atto celebrativo della fondazione della scuola Leo A. (giudice a Colonia) ha tenuto il „discorso ufficiale“, ma non in modo formalmente ufficiale. Ha detto, citando anche due compagni di scuola di allora (maturità 2007), che ci sono in modo particolare due cose che ha/hanno imparato nella nostra scuola: pensare e il valore dell’amicizia. Credo che questo suo discorso abbia toccato il cuore di qualcuno, forse di qualche studente, ma anche di alcune persone che guidano il CJD, qui in Sassonia-Anhalt. Certamente il mio.  Un pensiero di Alessandro Banfi credo che ci stia nel nostro giorno celebrativo, anzi una sua „domanda drammatica“: „ Chi oggi pensa con fiducia e speranza al futuro dell’Italia e del mondo? Chi può proiettare i nostri giovani e i nostri bambini negli anni a venire con la stessa energia di questi maestri?“. La testimonianza di Leo, perché di questo si è trattato, era un modo di specificare che „fiducia e speranza“ si basano sulla capacità di pensare e sul valore dell’amicizia. Nella mia breve introduzione al suo curriculum ho citato la frase di Cesare Pavese, sullo „sguardo della totale simpatia“, che ha fatto si che Konstanze, Leo ed io siamo ancora amici, a quindici anni dalla sua maturità. 


Con ragione Alessandro Banfi, che tra l’altro si serve della piattaforma „Substack“ come Aaron Maté,  parla dello sconsiderato attacco di Zelensky al papa: „Zelensky attaccando papa Francesco e la via Crucis al Colosseo ha … sostenuto che le due donne, ucraina e russa, che hanno camminato insieme, portavano la bandiera dei loro Paesi. Non è vero. Non c’erano bandiere, solo la croce. Chiederà mai scusa? Oggi è il 13 maggio: 41 anni dopo l’attentato di piazza san Pietro verrebbe da dire che il Papa è sempre nel mirino dei potenti“. Zelensky, come afferma con coraggio Aaron Maté, ha tradito completamente il mandato per cui era stato eletto: fare la pace con i russi. Sarebbe importante che venga al più presto ridimensionato il suo ruolo in questa guerra terribile, terribile come tutte le guerre. 


Padre nostro…


(12.5.22) La pioggia invernale che aveva messo in crisi il nostro pollaio non è arrivata agli strati profondi della terra sotto i boschi in Sassonia-Anhalt e la siccità di questa primavera, che qui da noi è molto forte, l’aggrava ancora di più. Proprio nel nostro Land abbiamo una straordinaria siccità che si nota nei boschi e nei campi. La MZ ne parla oggi nell’articolo principale della prima pagina. Come sarebbe bello se si investissimo miliardi  per risolvere questo problema, invece che per costruire altre armi.


Adesso che mia mamma è rimasta sola, sento la sua protezione come mio compito, per quanto ciò è possibile da lontano; grazie a Dio che mia sorella fa anche tanto per lei. Mia mamma è una donna coraggiosa, anche se lei stessa dice di non esserlo in tutte le situazioni; non voglio fare un mito di lei, ma 60 di fedeltà matrimoniale fanno di lei un eroe del quotidiano. Non è per nulla stupida, e credo che noi più giovani possiamo imparare tanto da lei, anche nel senso di cosa ci sta insegnando il papa nella sua catechesi sulla vecchiaia.


Ho cominciato a leggere il libro di Giuditta, come ci ha consigliato il Papa ieri nella sua catechesi sulla vecchiaia. Il libro non fa parte del canone riconosciuto dai protestanti e quindi non si trova nella nuova traduzione della „Deutsche Bibel Gesellschaft“ , che usiamo a scuola, la BasisBibel. Nell’apparato critico della „Bibbia di Gerusalemme“, vengono spiegate le imprecisioni storiche del libro sacro (per esempio che il re babilonese Nebukadnezar (nella scrittura della Bibbia della CEI: Nabucodònosor), non è mai stato chiamato „re degli assiri“; comunque è davvero molto saggio che il Santo Padre ci proponga di leggere questo libro proprio in questi giorni di guerra. Il tema della catechesi di ieri era la saggezza dell’anziana Giuditta che non lascia solo dei beni in eredità, ma il bene della tenerezza. Ho dovuto pensare all’ultimo incontro con mio papà, all’ospedale di Casale Monferrato, con il sacerdote che lo ha benedetto con l’unzione degli infermi. Tutta l’aggressività degli ultimi tempi era sparita e pur non stando bene, mi ha lasciato davvero in eredità questo momento di tenerezza, che faceva parte anche del suo carattere terreno. Nei primi sei capitoli del libro siamo confrontati con la furia di Nebukadnezar e del suo comandante supremo Holophernes (nella versione della CEI: Oloferne) - non c’è diplomazia che tenga, la guerra ha la sua logica distruttiva e furiosa ed anche il discorso di Achior, un saggio ammonita, che racconta tutta la storia di Israele, che quando è obbediente al suo Dio è imbattibile, non porta frutti ed anche questo discorso provoca solamente la furia di Holophernes. Achior non viene ucciso subito ma spedito nel campo degli Israeliti, così che muoia con loro. Fino a questo punto credo che il Santo Padre ci voglia far comprendere di non sottovalutare la logica furiosa della guerra, che è uno degli elementi decisivi dell’esistenza storica (Ernst Nolte), come l’acqua, il fuoco, l’aria e la terra lo sono della natura. Il che non vuol dire che penitenza e diplomazia non siano d’aiuto, ma che non si deve sottovalutare la furia di Putin ne pensarla come l’unica causa della guerra (il coinvolgimento militare e logistico degli USA sembra innegabile). Nel testo di Giuditta la furia di Nebukadnezar sorge quando quest’ultimo viene isolato nella sua volontà di potenza. 

È chiaro che la tradizione etica protestante faccia fatica con un testo del genere, in cui Giuditta mette in gioco il suo coraggio, la sua intelligenza, ma anche la sua bellezza erotica (senza contaminarsi) per sconfiggere Oloferne e il suo esercito. Ovviamente Francesco non desidera una nuova Giuditta che uccida, tagliandogli la testa, l’Oloferne di turno; anche perché la frase: „9, [7] Or ecco gli Assiri hanno aumentato la moltitudine dei loro eserciti, vanno in superbia per i loro cavalli e i cavalieri, si vantano della forza dei loro fanti, poggiano la loro speranza sugli scudi e sulle lance, sugli archi e sulle fionde e ignorano che tu sei il Signore che disperdi le guerre“, non vale certamente per il solo Putin, ma è un avvertimento, di cui tutti noi dobbiamo tenere conto. Quello che davvero conto per Giuditta e per Francesco è quanto segue: „8, [20] Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione“. Mi sono chiesto, parlandone con Konstanze a mezzogiorno, quale sia la bellezza (erotica) non contaminata, che ci può rendere meglio dei sistemi autocratici? Credo che essa possa essere unicamente la nostra autenticità e cioè se saremo in grado di confessare un reale mea culpa. Certo non bisogna abbandonare i confratelli che vengono arrestati, come ha fatto la Cina con il cardinale 90enne Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, nei sistemi autocratici. Ma di confratelli o semplicemente fratelli arrestati per la verità ne abbiamo tanti, da Julian Assange fino a Alexei Navalny - la libertà non viene minacciata solamente dai sistemi autocratici e la dittatura non ha solo forme autocratiche. La frase che sta girando in questi tempi di Grossman: „L’uomo, pur sottoposto alle pressioni del potere di turno non rinuncia volontariamente alla libertà “Il totalitarismo non può fare a meno della violenza. Se lo facesse, perirebbe. L’eterna, ininterrotta violenza , diretta o mascherata, è la base del suo potere. L’uomo non rinuncia volontariamente alla libertà. In questa conclusione è racchiusa la luce del nostro tempo, la luce del futuro”. (V.S. Grossman, Vita e destino), dovrà essere ripensata non criticando solamente e/o principalmente i sistemi autocratici, come fa per esempio „La Nuova Europa“. Questo diario sta facendo un altro lavoro (certo non l’unico possibile) che cerca di andare a fondo in un atteggiamento di confessione delle proprie colpe „democratiche“. „L’uomo non rinuncia volontariamente alla libertà“: questo vale, per quanto ci riguarda, in primo luogo per Julian Assange.


Il mio amico Herwarth non può venire alla „Stiftungsfest“ della nostra scuola, che comincia domani; abbiamo parlato al telefono di cose di famiglia, ma anche della situazione mondiale: è un tempo in cui non solo una crisi si sussegue ad un altra, ma in cui le crisi si presentano tutte insieme e rendono difficile la sicurezza economica sia di un impresa sia di un’attività non-profit come il CJD. Non dobbiamo perdere la speranza e la fiducia, ma certo non è cosa semplice. 


Anche il premier della Sassonia-Anhalt, Rainer Haseloff (CDU) usa la narrazione del contrasto tra democrazia (USA, Europa…) ed autocrazia (Russia, Cina…) per commentare un insediamento di Intel a Magdeburg, con la costruzione di due fabbriche di semiconduttori. Questo insediamento è per lui un momento dello scontro sistematico tra democrazia ed autocrazia. Il testo della Wikipedia tedesca spiega il termine „autocrazia“ in questo modo: „Nella scienza politica, l'autocrazia (greco antico αὐτοκράτεια autokráteia 'autogoverno', da αὐτός autós 'sé' e κρατεῖν krateín 'governare') si riferisce a una forma di governo in cui un individuo o un gruppo di individui esercita il potere politico in modo incontrollato e non è soggetto a restrizioni costituzionali: una regola auto-legittimata dall'unico detentore del potere per la propria perfezione“. Ovviamente questa definizione corrisponde più ai sistemi cinesi e russi, che a loro volta, però, hanno anche „restrizioni costituzionali“, ma bisognerà precisare che l’élite al potere negli USA ha anche elementi autocratici, coadiuvata dai servizi segreti, dai  „corporate media“ e dai „big tech“ (Greenwald, Maté.)… Interrompo qui, ma devo dire che questa narrazione confrontativa mi spaventa e che dobbiamo tornare al più presto ad una narrazione poliedrica degli interessi in gioco nel mondo, cui bisogna tenere conto in modo realistico. 


È vero che il tentativo di questo diario di essere autentico si espone alla tentazione di ciò che Ulrich chiama la „logicizzazione dell’essere come amore“ - credo che la stesura del diario sia per me „compito“, ma ciò non significa che la non comprensione di questo tentativo implichi automaticamente una mancanza di autenticità - mentre con grande sicurezza l’ostacolare questo lavoro è segno di mancanza di autenticità. E at the and of the day a tutti è chiesta in primo luogo la bontà. Per questo lo sconvolgimento degli schemi che ci ha proposto il papa ieri incontrando le mogli dei soldati Azov è di importanza assoluta, perché come afferma con ragione Marco Tarquinio nel suo articolo in „Avvenire“ sul tema: „La pace la si fa con i nemici. O non la si fa affatto“. Io non sono, però, d’accordo con la banalizzazione del fenomeno del battaglione Azov che fa Tarquinio, perché non si tratta, se la narrazione degli eventi di cui mi fido è giusta, di „personaggi ammorbati dalla nostalgia“ di un’ideologia che non c’è più, ma di una forza di estrema destra che non ha solo influenza a Mariupol, ma che negli ultimi otto anni ha tenuto e tiene sotto scacco anche il presidente Zelensky, che era stato eletto con un mandato di pace, che ha tradito, insomma sono gente pericolosa, ma sono d’accordo con il Papa che queste donne sono donne i cui mariti stanno morendo e la bontà è l’ultima e la prima cosa che ci richiede Dio. 


Padre nostro…


(11.5.22) I meccanismi di „ricompensa“ nella società digitale e trasparente sono troppo ‚immediati‘ e quindi hanno un effetto di ‚breve durata“; se penso alla notte in cui è morto mio papà e che è stata una notte di preghiera, pur non sapendo che mio padre moriva, non di sola preghiera, ma principalmente di preghiera, essa è una „ricompensa“ grande, ma nel mondo del lavoro veniamo talmente „sfruttati“, non da qualcuno, ma dal sistema della gestione del tempo, che si avrebbe bisogno di una vera ricompensa duratura e questa di fatto non può dartela nessuno, ma solo tu stesso e Dio, se sei aperto al suo dono gratuito dell’essere. Mi sento vuoto e stanco e di fatto i pochi amici che ci siamo fatti in questi 20 anni qui dove viviamo non lo sono davvero (an che se a loro modo si sforzano di esserlo), e così quella ricompensa grande che è l’amicizia manca; mancano anche gli amici a distanza che avevamo prima della pandemia e della guerra, che hanno la loro storia, e che non cercano davvero un contatto e purtroppo credo che non lo cerchino in forza del giudizio che si sono fatti di me durante la pandemia e la guerra;   grazie a Dio che c’è Konstanze. Grazie che ci sei Tu, anche se a volte la stanchezza è più intensa della Tua presenza. Può sembrare che sia strano che parli di ricompensa, mentre sostengo una filosofia della gratuità - è vero! La filosofia è una questione ontologica, mentre la ricompensa è psicologica. Quest’ultima dimensione non è „ultima“, ma è reale per un uomo nel suo cammino al vero.


Il 3 febbraio del 1956 (Cielo e terra III, 2236) Adrienne mi apre una prospettiva, specificamente cristiana, che conosco, ma che spesso dimentico. Parla del „rabbrividire“ non solo spirituale, ma di tutta la sua essenza, quando Hans Urs celebra la Santa Messa o ascolta la confessione. Perché in entrambi i sacramenti ed anche al cospetto della persona che li celebra, siamo al cospetto del mistero della presenza di Dio, che ci dovrebbe far rabbrividire o per lo meno provare un profondo rispetto. Una frase mi ha colpito molto: „Ieri mi è divenuto completamente chiaro che tutto ciò che negli anni passati abbiamo dovuto compiere in atti di penitenza, di umiliazioni, ora possiede una tale attualità che mi rende capace di sentire questo profondo rispetto fino dentro le mia ossa. Quasi fosse necessaria una „crocifissione della carne“, per percepire la potenza del sacramento con ogni fibra del proprio essere“ (Adrienne). Quasi che senza questa crocifissione della carne, che a livello psicologico viene percepita come mancanza di ricompensa, tutta la missione di una persona non possa che rimanere non feconda. Quante umiliazioni abbiamo dovuto sopportare con tutto il nostro essere anche da parte di presunti amici, anche da parte di persone per cui stavamo spendendo la nostra vita ed anche i loro tentativi di riparazione non hanno potuto, ne avrebbero potuto farlo, far sparire l’umiliazione, che era necessaria per essere davvero fecondi. Questo vale nella diaspora in cui ci troviamo in modo particolare per la vita di lavoro, ma ha anche una dimensione sacramentale, cui siamo stati fedeli nella partecipazione della Santa Messa domenicale e nell’adorazione eucaristica del martedì. Ed anche nel sacramento della confessione, che con padre Jeremias ha per me davvero la dimensione della „calma del sacramento“ di cui parla Adrienne, è in gioco anche una „irrequietezza“ prima di riceverlo. Ma su questo punto non so spiegarmi meglio. 


Nell’assemblea annuale della Casa Balthasar parlerò sul tema: „Amore gratuito come ‚cuore‘ del cammino al vero, nell’esperienza di un insegnante nella diaspora della Germania dell’Est“. Indice: Introduzione - gli autori della „Casa come compagni di viaggio“. Il cammino al vero come esperienza di comunione (de Lubac), di amore gratuito e di discesa (Balthasar, von Speyr e Ulrich). A. 1.L’esperienza nella scuola media, con attenzione alle conseguenze della pandemia.  2. La dimensione narrativa dell’insegnamento (Lewis, Tolkien come autori di un teodramma per giovani). B. 1. L’esperienza nella scuola superiore nel percorso di antropologia, teologia, cristologia, ecclesiologia ed etica. 2. Speranza per tutti. 


Nella puntata dell’altro ieri di „Useful idiots“, Maté ed Halper hanno parlato del dibattito sull’aborto che è in corso al momento negli USA e della costruzioni di armi per sostenere la „proxy war“ in Ucraina, tenendo conto, a livello di progettazione, anche un possibile allargamento del conflitto nel pacifico contro la Cina. Mi sembrava che Maté non avesse molto voglia di parlare del tema dell’aborto, in cui di fatto cerca solamente di evitare sia l’estremo pro-choice sia quello anti-abortion; la mia posizione non è la loro (e il problema della Halper che Obama non è stato coerente con l’intento pro-choice e per cui ora è sorto questo nuovo dibattito, in forza di un’indiscrezione su un documento preparatorio del giudice Samuel Alito, lo capisco, ma non è il mio) , ma quella della Chiesa cattolica, anche se io a livello legale non costringerei una donna che è incinta a causa di un incesto (caso rarissimo) a portare termine la sua gravidanza. Insomma la mia posizione morale non è identica a quella legale (anche se credo si debba fare un vero discernimento tra casi estremi e casi „normali“) ed in questo senso a livello operativo sono abbastanza d’accordo con i due giornalisti americani ( dico americani, sebbene se ho capito bene credo che Maté sia canadese). Ritengo anche una contraddizione sostenere la proxy war in Ucraina e la vendita delle armi alla Arabia Saudita ed essere radicalmente contro l’aborto. Se pro-life, allora radicalmente pro-life, anche nel sostenimento di una posizione realmente non violenta. Con Maté sono del tutto d’accordo che costruire le armi vuol dire pianificare la morte anche di civilisti e che analizzare il contributo alla guerra in Ucraina, che esiste già da otto anni, degli USA non vuol dire legittimare l’aggressione russa. Per quanto riguarda le cose tedesche: Annalena Baerbock è stata a Kiev e vuole istruire una commissione per capire cosa sia successo a Bucha. Su questo punto ha ragione. Sulla mancanza di discernimento della corruzione in Ucraina e delle forze naziste nell’esercito, ovviamente non ha ragione.


Dalla catechesi del Papa: " È così: il Signore non affida i suoi talenti solo ai giovani e ai forti: ne ha per tutti, su misura di ciascuno, anche per i vecchi. La vita delle nostre comunità deve saper godere dei talenti e dei carismi di tanti anziani, che per l’anagrafe sono già in pensione, ma che sono una ricchezza da valorizzare. Questo richiede, da parte degli anziani stessi, un’attenzione creativa, un’attenzione nuova, una disponibilità generosa". 


Padre nostro…


(10.5.22) La perdita di cui parla Adrienne nel febbraio del 1956 (Cielo e terra III; 2234), „la perdita del tempo vero nel nostro tempo“ è diventata forse ancora più grave; la frammentazione del tempo, la sua percezione come maledizione o almeno come fatica, la sua dispersione si è accentuata e lo pseudo ritmo: tempo di lavoro, tempo libero, occupazioni nel tempo libero e riposo da tutto ciò ha perso talmente il motivo unitario che noi „sopportiamo“ il nostro tempo, non lo viviamo come dono di amore gratuito. Il motivo teologico è chiaro e lo esprime bene Adrienne: siamo separati da quel tempo che ci è donato gratuitamente dal Padre, che ha i suoi ritmi (notte e giorno), ma che non sono quelli meccani del lavoro nelle società capitalistiche e neo-liberali, presumibilmente neppure in quelle del mondo „asiatico“ (russo, cinese, indiano…), che io non conosco. La nostra ragione non è totaliter corrupta e non si impegna solamente a giustificare ogni peccato, ma è vero che voltando le spalle al dono eterno e gratuito dell’essere cerca e non trova quella pace, senza la quale non solo lavorare stanca, ma anche vivere. L’altro giorno pensavo che la settimana viene vissuta da me come un pugile che sta perdendo ed aspetta che suoni il campanello, ma in vero se davvero entro in classe ricordandomi che questa ora di latino, questa ora di religione… sono doni del Padre allora si rintraccia subito la sua presenza, anche se percepiamo la frammentazione in cui si trovano i ragazzi stessi. Questo diario cerca di ricuperare il motivo ultimo di autenticità, ma come tutti i diari corre il rischio di essere scritto in quella che Ulrich chiama la „sospensione“ - scrivendo il tempo è sospeso, si rintracciano alcune linee di autenticità, ma si tratta di vivere ogni ora, per quanto è possibile, come un dono del Padre e ciò significa che anche chimica ed ormoni fanno parte di questo dono, senza voler giustificare il peccato, come dice Adrienne, ma prendendo sul serio anche alcune spiegazioni  „psicologiche“ di ciò che percepiamo. Ma a parte la psicologia penso che ogni persona che cominci a scrivere un diario, come fa anche Etty, cerchi un punto di unità  che si trova non in una spiegazione, ma nell’esperienza (mia, nostra…) come cammino al vero. Questo nostro cammino deve essere preso sul serio.  Nel punto 2235 dello stesso diario Hans Urs racconta che con l’aiuto di alcuni amici laici è stato incardinato nella diocesi di Chur, in cui a partire dal 1950 era stato „tollerato“. Per questa incardinazione deve firmare un documento in cui gli si chiede di rinunciare ad ogni pretesa economica. Così deve lasciare il suo alloggio di Zurigo e accetta l’ospitalità del professor Werner Kaegi a Basilea, il marito di Adrienne, da cui vivrà fino alla morte di Adrienne stessa nel 1967. Hans Urs è quindi incardinato in Chur, vive in Basilea, senza sostegno economico della diocesi, ma vive il suo tempo come dono. Noi non abbiamo problemi economici. Ieri ho parlato della preghiera libera: bene questo chiedo per me e i miei cari, che viviamo il tempo come dono, nel movimento dal Padre al Padre, e non come maledizione o come qualcosa da sopportare.  


Un tempo di guerra come il nostro, anche se essa si è avvicinata e noi non siamo ancora direttamente coinvolti, è ugualmente un tempo che si gioca nella dimensione eterna del movimento dal Padre al Padre ed anche in esso (nel tempo di guerra) possiamo percepire la bellezza, la bontà e la verità dell’essere donato. Così il lettino da viaggio che oggi ho consegnato ad una collega ucraina, perché lo porti in un centro di raccolta a Lipsia è simbolo della bonitas e dell’accoglienza. Per quanto riguarda la ricerca del vero mi sembra che solamente la dottrina del poliedro del papa tenga conto realisticamente della molteplicità inevitabile degli interessi di potere. Realismo ha a che fare con il riconoscimento della molteplicità di interessi, non perché i fatti o gli interessi siano eo ipso doni, ma perché nessun fatto può cancellare del tutto la dimensione della gratuità dell’essere donato. Così anche la molteplicità degli interessi non è una questione ontologica, ma storica, mentre l’identificazione degli interessi dell’Occidente con quelli di Cristo è pura follia. Ogni interesse, occidentale o orientale, è „Cesare“ e non Dio; poi per la carità at the end of the day la mia interpretazione di ciò che accade è solo un’interpretazione e non l’unica possibile, anche se il nucleo della mia mi sembra essere più espressione dell’opera di pace, che ci chiede Mt 5, che altre interpretazioni… 


L’articolo di Gianni Valente sul cuore missionario di Giovanni Paolo I, „Dummodo Christus Annuntietur“, è, come sempre, molto importante per me, tanto più, per quanto riguarda il tema di questo articolo, che io, che noi viviamo da 20 anni in una terra con un numero elevatissimo di persone senza alcuna confessione. I cattolici sono il 2 %. Ed anche se ora sono un po’ stanco, anche oggi, nella lezione della decima classe, ho tentato di rispondere seriamente alla domanda di un ragazzo che mi chiedeva di giustificare la necessità della missione, se poi alla fine siamo comunque tutti salvi (sebbene io questo non lo so, ma lo spero, come ho imparato da Hans Urs. Credo che tutta la nostra piccola famiglia, con la specificità propria dei ragazzi e di noi adulti, abbia sempre testimoniato che Cristo, rivelazione ultima dell’amore gratuito di Dio, è ciò che abbiamo da proporre. 


Padre nostro…  



(9.5.22) Il 28.11.1955 (Cielo e terra III, 2233) Adrienne parla della preghiera degli apostoli tra la vita di Gesù e l’Apocalisse. È per me un’occasione importante per riflettere sulla preghiera. Gli apostoli hanno avuto, secondo Adrienne, una grande difficoltà e cioè imparare a comprendere che in Gesù di Nazareth „il cielo stesso è diventato uomo!“ E la difficoltà permane nella storia, come ha intuito Claudio Chieffo: „…ha il tuo volto è per me è difficile“. Dio ha il volto di quell’uomo Gesù di cui riconoscevano gli apostoli subito l’autorità e la forza, ma in cui hanno dovuto imparare a vedere Dio („id quod maius cogitari nequit“). E se la Chiesa è la continuazione di Cristo nella storia (Luigi Giussani) allora nel volto mio e tuo, si rispecchia, ma non senza peccato, lo stesso mistero. Il „popolo santo di Dio“ (Bergoglio) e i suoi „santi“, cioè noi tutti in un certo senso, siamo il cielo che diventa uomo, senza per questo mettere in questione la singolarità di Cristo, che è „fatto peccato“ senza aver peccato, mentre noi pecchiamo, forse fino all’ultimo respiro. Quando preghiamo possiamo usare le parole di Gesù: „Padre nostro…“, ma dobbiamo anche imparare a pregare liberamente, pur sapendo che le nostre parole sono deboli e mischiate con il peccato. Così oggi quando abbiamo, in obbedienza al Santo Padre, pregato il Rosario per la pace, abbiamo cercato di formulare alcuni pensieri „liberamente“.  E non vi è alcuna situazione in cui ciò non sia possibile, anche se avessimo provocato una guerra, anche se fossimo  del tutto impuri: fino a quando il diavolo non ha preso possesso di noi, possiamo cominciare una preghiera „liberamente“ (le nostre sorelle e i nostri fratelli evangelicali sono più bravi di noi in questo) e il Signore la perfezionerà. San Giovanni ha vissuto come l’amico intimo di Gesù, ma anche lui ha dovuto fare un „lavoro“ per appropriarsi in modo adeguato della preghiera contemplativa: quando gli sono state consegnate le immagini dell’Apocalisse, non ha potuto richiamare alla mente in modo fittizio l’amicizia vissuta con il Signore, ma ha dovuto prendere sul serio le immagini che gli venivano presentate, anche se provocavano una stanchezza dovuta ad una „pretesa eccessiva“ contenuta in esse. Anche le immagini che ci giungono dalla guerra sono „eccessive“, ma devono diventare occasione di preghiera per noi, anche libera. Il quotidiano nel piccolo teatro della nostra esistenza e in quello grande dell’esistenza storica deve diventare preghiera, anche se non vediamo bene cosa centri con il Dio-amore, che è il motivo ultimo della nostra confessione di fede. 


Nella quinta e sesta ora abbiamo avuto la possibilità, nella scuola, di partecipare ad un pezzo di teatro, sostenuto, cioè interpretato da solo, da Bernd Lafrenz, ed ispirato al Macbeth di Shakespeare: la brama di potere, che porta alla follia di Macbeth, è una questione che riguarda in primo luogo il nostro cuore e non solo e non principalmente una certa figura nella storia o nell’attualità. Questa identificazione potrebbe essere anche una tentazione, per non confrontarsi davvero con il problema. Quando ce ne accorgiamo dobbiamo essere comunque misericordiosi, perché tutti siamo tentati in un modo o nell’altro e la tentazione più grande è quella di mancanza di misericordia. Tanto più per una persona come me che cerca di camminare sulla via del „verum“, come tutti i filosofi.


Da una piccola ricerca sul tema pornografia (cfr articoli nella mia bacheca in Fb di oggi) mi risulta che il consumo sia molto alto e di facile accesso (cosa, quest’ultima, che può essere verificata anche direttamente in rete), anche se non conosco studi precisi differenziati per età; mi risulta che il consumo abbia conseguenze a livello celebrale e chimico (sul sistema di ricompensa psichica nel cervello), a livello di lavoro e a livello del rapporto di coppia. Per quanto riguarda i giovani un articolo della FAZ del 2020, fa questa osservazione: „L'educazione sessuale a scuola non dovrebbe riguardare solo la gravidanza e le IST, ma anche argomenti come il desiderio e l'orientamento sessuale. L’esperto Dietrich Riesen è d'accordo: "Gli studenti hanno così tante domande: sono attraente? Troverò qualcuno? Devo fare sesso subito in una relazione? Come posso parlare di sesso?". Se le lezioni affrontassero tali questioni, l'attrattiva del porno per gli studenti potrebbe non diminuire automaticamente. Ma come minimo, gli studenti potrebbero valutare ciò che vedono in modo diverso“ (Leonie Feuerbach, traduttore automatico DeepL). Un’altra fonte che mi aveva aiutato a comprendere il fenomeno ad un livello „polimorfe“ è stato il film „Venus“ di una regista danese, che non aveva come scopo il  problematizzare scientifico del fenomeno, ma la „narrazione“ di ciò che provavano su questo tema alcune giovani donne cresciute nel mondo moralistico luterano. Sembra che il consumo di pornografia sia così esteso che ritengo la modalità della „narrazione“, più importante di quella dei „giudizi“ - insomma credo che sia importante porsi la domanda: come parlare di tutto ciò? Anche di quale immagine di donna e uomo, di relazione, di gruppo sia in gioco nella pornografia. 


Padre nostro…


(8.5.22) La influencer Pia nel giallo di David Safier, „Miss Merkel. Omicidio nella Uckermark“, il giallo che ha come personaggio principale l’ex cancelliera tedesca, ora come pensionata-investigatrice, mi ha fatto molto pensare. Miss Merkel ha una certa simpatia per lei (per Pia), ma il giudizio dei fatti è totalmente „centrato“: il tipo umano dell’influencer non ha futuro, è basato su una speranza economica, che può durare al massimo due anni. Senza dire come il giallo vada a finire, vorrei solo annotare che esso, che avevo letto solo come passatempo leggero, mi ha davvero colpito. Forse anche perché il personaggio storico stesso mi colpisce profondamente.


Per quanto riguarda l’Angela Merkel storica (cfr. Ralph Bollmann, Angela Merkel. La cancelliera e il suo tempo, Monaco di Baviera 2021) a differenza di tanti, anche cristiani, io ritengo che lei sia stata una cancelliera di portata mondiale e il suo atteggiamento durante la crisi dei profughi (2015-2016) rivela anche la sua natura morale: come il Santo Padre Francesco, anche la Merkel è stata criticata di fare una cultura dell’accoglienza semplicista, ma non è così. Più volte il Santo Padre Francesco ha dato testimonianza del suo realismo dell’accoglienza e questo vale anche per la Merkel, la cui frase: „C’è la facciamo“, non era semplicistica né trionfalistica, ma detta in un contesto ben preciso: „La Germania è un paese forte. Il motivo con cui affrontiamo queste cose deve essere: c’é l’abbiamo fatta in tanti ambiti - c’é la facciamo anche in questo caso. C’è la facciamo e laddove ci si presenta un ostacolo nel cammino, esso deve essere superato, dobbiamo lavorarci sopra“ (cfr ibidem, 514). 


Se faccio un paragone tra la stima che ho per i „miei“ giovani giornalisti socialisti americani e quella che ho per la cancelliera, mi si potrà fare l’obiezione che io sono in contraddizione, ma in vero si tratta di due livelli diversi ed io sono cattolico e non socialista. I giovani giornalisti americani, nella loro posizione di sinistra, rispetto alla pseudo sinistra del partito democratico, mi interessano per la loro autenticità. La critica di Pegida di quegli anni della crisi dei profughi alle bugie della stampa, rivelava solamente l’egoismo collettivo di questi critici della Merkel, i giovani giornalisti americani fanno una critica „interna“ al lavoro giornalista, con una seria analisi di tutto ciò che viene detto dai media ed hanno interessi del tutto diversi dall’egoismo collettivo - si interessano dei senza tetto, di chi ha difficoltà a pagare le sue cure mediche… Per quanto riguarda la ex cancelliera tedesca, essa non è una rivoluzionaria socialista e non ci si può aspettare da lei ciò che nessun cancelliere e nessuna cancelliera di questo mondo potrà mai fare, ma visto che io non sogno un futuro socialista, che sarebbe al massimo, un’utopia per pochi, non ho mai messo in discussione che un  paese debba essere governato, come tra l’altro non fanno neppure i giovani giornalisti socialisti americani, e da chi governa spero un atteggiamento equilibrato tra politica realista e atteggiamento morale di fondo. 


Per la festa della mamma siamo andati a vedere il film: „Rabiye Kurnaz contro George W. Bush“, la storia di una mamma turca che lotta, con l’aiuto di un avvocato, per la liberazione del suo figlio ingiustamente incarcerato in Guantanamo. 


Padre nostro…


(7.5.22) Basta osservare come mia moglie estirpa le erbacce nel giardino per vedere con quale profondità e precisione lei lavori.


Una ragazza dell’ottava classe mi ha detto mercoledì: oggi non accadano più i miracoli che sono descritti nella Bibbia. Leggendo la lettura di oggi (At 9,31-42) ho pensato che in un certo senso quello che lei dice non può essere negato. Nella mia vita non ho mai visto che una persona che da 8 anni è costretta a letto possa camminare di nuovo o che una ragazza morta risusciti. Cose simile le ha raccontate Hans Urs di Adrienne, ma è anche vero che la disponibilità di Adrienne ad essere espropriata, è davvero eccezionale. Forse di padre Pio, che però non conosce bene, si possono dire cose del genere. Credo che questa è la domanda che ci viene posta dal cielo: chi è disposto a farsi espropriare come Adrienne o padre Pio? Comunque nella notte in cui è morto mio padre ed io non lo sapevo, il cielo era più aperto. Anche l’aggravarsi attuale della possibilità di camminare del Santo Padre, anche se forse temporanea, ha a che fare con questa espropriazione necessaria per i miracoli. 


Ieri mio figlio mi ha fatto leggere un’intervista di Günther Wallraff, in cui egli parla di Julian Assange (USA) e Alexei Nawalny (Russia) - il lavoro di questi due giornalisti, che hanno messo allo scoperto le difficoltà di „trasparenza“ di entrambi i sistemi, americano e russo, per me ha a che fare con quell’„atteggiamento di confessione“ che è stato ed è uno dei temi più importanti della mia vita. Discrezione sì, occultamento di ciò che deve essere trasparente no! In questo contesto vorrei anche accennare al fatto che PayPal (in accordo con l’amministrazione Biden negli USA) non vuole fare più transizioni finanziare per MintPress News’ Mnar Adley, perché lei dice cose su Ucraina ed Israele, tanto per fare due esempi, che non corrispondono a ciò che dicono i „corporate media“. Questa giovane giornalista, che porta il velo in modo molto elegante, viene accusata di essere antisemita, cosa che non sembra per nulla corrispondere al vero: trasparenza su ciò che è accaduto in Gaza, anche negli ultimi mesi, non è antisemitismo, ma per l’appunto „trasparenza“. Infine anche Mnar Adley lamenta il fatto che ogni voce critica nei confronti dell’atteggiamento bellico degli USA in Ucraina viene presentato come propaganda russa. In vero sono qui in gioco gli interessi dei fabbricanti di armi, proprio quelli che critica anche il papa.


Credo che abbia ragione Günther Wallraff quando dice che nella EU ed in modo particolare in Germania lo stato di diritto, almeno per ora, non permette casi estremi come Julian Assange (USA, in carcere in GB) e Alexei Nawalny (Russia); qui da noi ci pensano colleghi, conoscenti e presunti amici a „censurarti“ - questo si può dire e quello no, se non vuoi essere accusato di essere, come nel caso attuale, un propagandista di Putin; tra l’altro Aaron Maté ha fatto notare, nella puntata di ieri di „useful idiots“, che anche il papa ha ricevuto un’accusa simile - ero contento di questo rinvio al papa; qualche giorno fa, in mio commento al video in YouTube, avevo chiesto come mai non parlino mai del papa, visto che persegue la loro stessa meta. 


La soluzione proposta dalla FAZ (Rüdiger Soldt) di un più di „autarchia“ per essere indipendenti dalla Russia (Gas) e dalla Cina (export di macchine…) è pura follia ed è esattamente il contrario di ciò che propone il Santo Padre con il suo „poliedro“. Quanto proposto dalla FAZ potrebbe essere interpretato come una virtù cristiana o quasi come una presa sul serio del consiglio evangelico della „povertà, in vero è solamente „etica protestante e spirito del capitalismo“, ora nella versione „autarchica“. E il sistema democratico difeso dalla FAZ non crede (più?) nel valore del mercato globale che risolverebbe tutti i problemi, ma si concentra sulla propria autarchia e sovranità, giustificata come l’unico sistema davvero morale, mentre l’altro, quello dittatoriale, sarebbe l’unico ingiusto. Tra l’altro tutto ciò ha conseguenze gravi anche per la scuola - mancano soldi ed insegnanti, così quelli che ci sono dovranno fare e produrre ancora di più a costo della propria salute e della qualità. Chi ha davvero ancora tempo di riflettere, come tento di fare in questo diario, a costo della mia salute, in modo da avere davvero qualcosa da dire alle generazioni più giovani?  Generazioni controllate quasi totalmente dai giant tech (Mnar Adley ne ha parlato anche in riferimento a TikTok.. 


Il dono dell’essere come amore gratuito è una donazione „globale“, ma essendo gratuita non lo è nella modalità del „capitalismo“ (anche e soprattuto nella sua forma neo liberale), che ora per motivi di guerra, si presenta con una faccia autarchica e di sovranità nazionale. Il dono dell’essere non è, però, comprensibile, in una sospensione ontologica eterea, ma si fa carne nel processo di finitizzazione ed in sé è del tutto non sussistente; sussistente sono le sostanze individuali ed anche in un certo senso le associazioni di esse se portano in sé l’impronta globale e comunionale del dono e se come tali non distruggono gli individui o meglio le persone. Il cammino di finitizzazione o detto con la piccola Teresa la „piccola via“ non è un finitizzarsi dell’essere, che in quanto non sussistente non si finitizza, specifica Ulrich, ma degli essenti: piante, animali e persone. Questo processo di finitizzazione è sommamente libero e non censura nulla, per salvaguardare forme globali o autarchiche di gestione dell’esistenza. La „crisi ontologica“ è per Ulrich il metodo con cui viene superata la tentazione della „sospensione ontologica“, che è una forma gnostica di gestire l’esistenza - una gnosi o interpretazione del reale a cui si sacrifica tutto e che in tempo di guerra rende popoli interi „cannon fodder“ per la gnosi stessa e i suoi „interessi“. La „crisi ontologica“ ci ricorda invece che il dono dell’essere nella sua gratuità è percepibile e pensabile solamente se si mette in crisi questa gnosi ipostatizzata o sospesa. 


Una consorella della fraternità di CL ha organizzato un web-seminario con Costanza Miriano: perchè? Questa donna a me sembra solo parole-parole-parole: chiacchiere più o meno pie. Aver il tempo per questo tipo di cose, accresce la mia solitudine nella fraternità. E la mia non voglia di partecipare ai gesti proposti, tanto più che quasi nessuno sembra essere davvero interessato al mio lavoro di approfondimento, se non saltuariamente  e senza mai pensare a me „pubblicamente“. Solo Alver si è coinvolto con me pubblicamente nel suo blog.


In „Cielo e terra III, 2232, 6. Novembre 1955, Adrienne parla dei suoi „viaggi notturni“ in monasteri e spiega la differenza tra la visione del giorno e quella della notte. A livello „razionale“, diurno è spaventata dalla mancanza di significato che  nella coscienza della gente hanno i monasteri nella vita della Chiesa e vede anche il pericolo della fuga dal mondo, una fuga tale che non permette alle monache ed ai monaci di sapere più che cosa ha bisogno il mondo e che cosa hanno bisogno gli uomini nel mondo e per cui è difficile una preghiera salvifica per loro; nella visione notturna vede che ci sono davvero suore che offrono la loro vita per il mondo; non voglio forzare questo tema che è di Adrienne e non mio, ma è vero che un tema simile, quello della presenza della preghiera nella notte, aveva aperto il cielo nella notte in cui è morto mio papà. 

Sono cosciente che vi è un legame tra me e questa dimensione „monacale“ nella storia concreta di persone: il mio padre confessore, Jeremias, è un monaco agostiniano, che agisce nella città di Erfurt e che conosce il mondo e i suoi problemi; uno dei miei più cari amici, Adrian, è docente di filosofia in California, e vive come consacrato laico nel mondo e conosce ciò di cui hanno bisogno gli uomini (e lui che mi ha condotto a Maté e agli altri) e suor Cristiana, carmelitana, mi da la sensazione di essere in touch con le esigenze del mondo, così come la mia amica „francescana“ Michele, che ha accompagnato Ferdinand Ulrich nel sui ultimi passi nel mondo e il mio amico dei  „Memores Domini“ in una favela argentina - io non voglio forzare nulla, ma non voglio che si spezzi il legame con loro. 


Padre nostro…


(6.5.22) Nel nostro giardino le foglie del Ginkgo, nel loro stato nascente, rivelano già quella forma dell’unità duale che Goethe ha reso poeticamente come simbolo dell’amore.


„Se tocca ad Habermas difendere Scholz dai pacifisti con l’elmetto“, l’articolo di Giuseppe Reguzzoni su „Il Sussidiario“ di oggi, è molto utile. Qui un passaggio: „Il cancelliere fa bene a mostrarsi più che prudente su questa decisione, che equivarrebbe a una dichiarazione formale di guerra, come, del resto, Vladimir Putin ha già fatto notare. Per dirla in altri termini, Habermas sostiene con forza che la consegna di armi pesanti sia una risposta sproporzionata, che espone la Germania e l’Europa a un rischio di coinvolgimento diretto in un conflitto armato mondiale che, invece, andrebbe in tutti i modi evitato. La posta, insomma, è troppo alta e si sta perdendo il senso della misura“. Dal pensiero della nuova destra, per esempio da Alain de Benoist, avevo imparato da giovane che i pacifisti tendono sempre a capovolgersi dialetticamente nel loro contrario: è quello che sta accadendo con Annalena Baerbock. I pacifisti sono moralisti e proprio in forza di ciò necessariamente diventano belligeranti convinti, quando pensano che la morale sia stata calpestata. Ora in una guerra la morale  è sempre calpestata ed in  questo caso, come conferma anche Habermas, anche il diritto internazionale. Quello che secondo me non è detto in modo sufficientemente chiaro, neppure dal grande filosofo tedesco, è che il diritto internazionale, la morale e il buon senso non sono stati calpestati solo da Putin, ma anche dagli americani - è vero che questa „mia“ (in dialogo con giornalisti americani da me spesso citati) narrazione deve essere a sua volta verificata, ma fino che non si farà chiarezza su questo punto siederemo tutti su una polveriera atomica. Ancora una parola sul pacifismo: esso non è da confondere con la non-violenza, che è un modo  di combattere e non un’ideologia illusoria. La filosofia dell’essere come dono gratuito non necessita alcuna forma di pacifismo, ma sempre ed in modo particolare se sono in gioco armi nucleari: un atteggiamento non-violento. Il cancelliere Scholz non è né un pacifista né un non-violento, ma è un politico saggio e per questo motivo cauto. Speriamo che non ceda alla pressione di Merz e dei suoi (di Scholz) partner. 


I lavoro di accoglienza dei francescani di Leopoli è davvero impressionante - è ciò ha direttamente a che fare con la filosofia dell’essere come dono gratuito; anche se al momento parlo di meno di questi avvenimenti, essi mi sono del tutto cari (cfr. „Contadini di Peguy“ di oggi, articolo di „Avvenire“ sul tema) e corrispondono alla bonitas, la dimensione dell’essere (il trascendentale dell’essere) di cui ha dato testimonianza per tutta la sua vita Ferdinand Ulrich. In questo momento il mio diario si orienta ad un altro trascendentale, quello del verum, anche se esso, nella dimensione dell’esistenza storica e nella sua ricezione nei dibattiti giornalisti, è piuttosto incontrabile, nella dimensione del suo cugino minore, quella del verosimile. 


Per quanto riguarda il trascendentale ontologico del pulchrum, della bellezza  Adrienne in Cielo e terra III, 2231, 2. Novembre del 1955, parlando di Santa Croce in Firenze, ci fa comprendere una bellezza che „ci colpisce come un fulmine e che toglie il respiro“. Come tutti gli altri trascendentali la bellezza non ci fissa nella „chiusura“, ma ci apre in un „continuo divenire“. Tutto è in movimento: la bellezza, la bontà e la verità non sono mai conquistate una volta per tutte.  E tutto serve a ciò che Adrienne chiama il „dialogo/scambio dell’amore eterno“, che è gratis e che si serve di tutto. „Dio ha bisogno di tutto e tutto ha il suo senso in lui, tutte le doti, che egli dona all’uomo, le vuole ricevere di nuovo sviluppate, in modo tale che esse vengano inserite nel dialogo di amore eterno“ (Adrienne). Quindi le doti della bonitas, della bellezza e del vero non sono mai in contraddizione l’una con l’altra. Non faccio alcun invito all’eclettismo o all’irenismo spicciolo, quasi che tutte le narrazioni siano una uguale all’altra - no, alcune narrazioni conducono alla terza guerra mondiale, altre no. Analogamente ciò vale per la bellezza e per la bontà: più una cosa é bella, come per esempio la Chiesa di santa Croce, tanto più è simile alla preghiera, che come tale espande sempre l’amore. Tanto più si è buoni, tanto meno si ha bisogno di contrapporsi agli altri compiti che si orientano alla bellezza e al vero. 


La dottrina dei due regni di Lutero, che è il contrario dell’analogia dell’essere, fa vedere tutta la sua debolezza in momenti di crisi. Essa è un antidoto contro la „teologia politica“, ma purtroppo lo è anche contro la „teologia della politica“, per cui non ci si può aspettare che uno che la segua letteralmente sostenga una posizione davvero profetica, come nell’ora attuale quella di rifiuto di pensare che con guerra ed armi si possa risolvere la crisi attuale. Il pontefice pensa ed agisce a partire dal Vangelo, che è la fonte ultima dell’analogia dell’essere. Comunque non lo dico per criticare gli altri, visto che il cattolico Biden si comporta, certo contro la saggezza dell’analogia dell’essere, come un guerrafondaio. Come dire in due parole cosa sia l’analogia dell’essere? Ciò che a livello di essere finito è bello, buono e vero è similitudo della bellezza, bontà e verità divina, quindi è rintracciabile in questo mondo, anche se nella similitudo dell’analogia vi è anche e forse in modo ancora maggiore (Laterano IV) il polo della dissimilitudo, perché Dio è infinitamente più bello, più buono e più vero. La dottrina della relativa autonomia della sfera mondana nel Concilio Vaticano II non deve essere ridotta alla dottrina dei due regni luterana, ma ispirarci una certa cautela: essere filosofi, essere teologi non significa comprendere immediatamente quali siano le esigenze concrete militari di una certa situazione, senza cadere in ciò nella follia di pensare che solo i militari possono parlare di guerra.


Padre nostro… 


(5.5.22) Ho commesso molti errori di giudizio e psicologico nei miei dieci anni di presenza nei social media, anche se forse, nell’essenziale, ci arrivo anch’io alla quota di 81, 4 % di prese di posizioni e decisioni giuste che l’Achim Merkel di  David Safier fa attribuire alla sua „Miss Merkel“ (Amburgo, 2021: un giallo che fa di Miss Merkel la nuova Miss Marple). Dapprima ho pensato che fosse una cosa molto buona che ci fosse la possibilità di discutere, senza la mediazione di quelli che Glenn Greenwald chiama i „corporate media“, poi mi sono accorto che molte discussioni contribuivano all’aumento esponenziale del „gossip“, senza alcun senso ed erano un vero problema all’interno della Chiesa per il cammino obbedienziale di moltissime persone dei Memores e dei membri della mia Fraternità (mi limito ai miei, ma anche i responsabili dei monaci copti hanno dovuto prendere misure drastiche per la presenza dei monaci nei media). 

Non ho mai smesso di leggere la FAZ, perché ovviamente non metto in dubbio che la professionalità dei „media di qualità“ non è così semplice da raggiungere da un individuo da solo; nell’esperienza dei „Contadini di Peguy“, che ha ed aveva come centro la sequela di Papa Francesco, ho imparato a non sentirmi isolato nel lavoro di presenza pubblica. Anche il centinaio di articoli scritti ne „Il sussidiario“, con l’aiuto di un redattore, visto che non avevo allora molto esercizio nella lingua italiana ed alcuna di giornalismo, è stata per me anche una scuola importante. Smisi di scrivere quando in questo quotidiano online sono stati fatti paragoni tra la Germania nazista e quella degli anni in cui scrivevo (in cui era cancelliera Angela Merkel) che non potevo più conciliare con la mia coscienza - nessuno si interesso della mia decisione ed anche presunti amici non mi chiesero mai i miei motivi.

In questi dieci anni ho pensato anche che ci fosse una tendenza „cospirativa“ che metteva sempre in dubbio quello che scrivevano i „giornali di qualità“, poi con l’aiuto di un amico americano e di alcuni giornalisti che mi fece conoscere mi sono accorto che alcune narrazioni dei „corporate media“ sono del tutte „bugiarde“ - tanto per fare un esempio: la rivolta al Campidoglio è stata un’azione stupida ed illegale, ma pericolosa solo per i manifestanti, credo sei, che sono stati uccisi. L’unico poliziotto morto non è stato ucciso da un manifestante come è stato raccontato per giorni da da alcuni „corporate media“ (New York Times…), ma è morto per un infarto subito. Negli USA, lamentano alcuni giornalisti, vi è una „censura“ che serve al sistema di menzogna con cui si fece per esempio la guerra contro l’Irak. Ed anche la „deseformation board“  dell’ „Homeland security“ statunitense (notizia di questi giorni)  non sembra servire a combattere presunte disinformazioni, ma sembra piuttosto essere un sistema di controllo di ciò che si può dire e ciò che non si può dire nei media e i „big tech“ sono costretti, con algoritmi, se ho compreso bene, a contribuire a questo lavoro di „censura“, con conseguenze disastrose per il mondo e non solo per l’informazione. Per esempio dei documenti che erano usciti nel 2020 a riguarda di azioni politiche di Joe Biden in Cina ed in Ucraina sono stati accusati di essere „disinformazione russa“ e sono spariti dalla circolazione mediatica. Mentre proprio ora sarebbe di importanza vitale sapere quale sia stato il ruolo di Biden nell’Ucraina.

Per quanto riguarda l’Europa, io mi sento del tutto un cittadino europeo, ed ho sempre difeso L’Unione europea, che ci ha donato 70 anni di pace, le posizioni dell’attuale commissione, diretta da Ursula von der Leyen, per esempio sull’embargo del gas russo a partire dal 2023 (MZ di oggi) ed in genere l’atteggiamento guerrafondaio dell’EU (solo la guerra ci potrebbe salvare dal male assoluto identificato nel presidente russo Putin), però, mi spaventano e contraddicono l’idea dei fondatori dell’EU stessa. I dibattiti nei social media, almeno nell’ambito delle mie „amicizie“-Facebook, non servono per nulla a discernere il pericolo che stiamo correndo. Nel mio acconto Twitter ho, da alcuni tempi, cominciato a condividere alcuni giornalisti che aiutano a comprendere cosa stia accadendo nel mondo. In Facebook lo faccio di meno, per non essere confrontato con un’altra forma di censura, quella di presunti amici che ti devono dire come sei matto o addirittura un propagandista di Putin. 

Infine per quanto riguarda le fonti-testimonianza devo dire che esse devono essere digerite con cautela. Tanto per fare un esempio: quello che dice il Padre Ibrahim sulla Siria è di grande valore umano, ma non contribuisce a comprendere cosa accada politicamente in Siria. Cose simile si possono dirle anche per testimonianze che giungono da Mariupol. Comunque cercherò di prendere sul serio la proposta di Francesco: dire il rosario, se è possibile ogni giorno, per la pace in Ucraina e non solo. 

Ancora un aggiunta riguardante alcuni giornalisti italiani, come Renato Farina e Antonio Socci: in modo particolare nel secondo non mi convinse per nulla la posizione che prese per lungo tempo su Francesco, ma ora nella crisi ucraina sta scrivendo delle cose interessanti. Per quanto riguarda il primo, mi accorgo che anche le cose che scrive per „Libero“ spesso esprimono dei giudizi che sono davvero liberi e per nulla censurati. In questo momento di crisi mi arriva vera luce per discernere la crisi dall’attività giornalista di Massimo Borghesi ed in modo particolare dagli interventi davvero illuminati di Gianni Valente. Anche le poche cose che ha scritto Lucio Brunelli sono un aiuto a comprendere il papa in questo time of war. 


Vorrei vedere le città che amo (Budapest, Roma, Gerusalemme, Los Angeles, Cracovia, Praga, Lipsia, Yerevan…) con lo stesso sguardo con cui Adrienne ha guardato Firenze (Cielo e terra III, 2230: 31.10.1955), con uno sguardo che congiunga cielo e terra, perché in questa città tanto è costruito per la gloria di Dio. Vorrei che questo diario così legato all’esistenza storica, fosse aperto al cielo ed anche se nessuno lo leggerà, vorrei che i miei figli si sforzassero di seguire il cammino al vero che è la loro (non la mia) esperienza, in modo che sorga un loro diario (e Ferdinand ha cominciato a scrivere qualcosa) o un loro romanzo (come ha fatto Johanna con la sua storia straordinaria dei 4 elementi). Adrienne dice che non si costruiscono più cattedrali, non solo perché il nostro sguardo non è più capace di andare verso l’alto, verso Dio, ma perché non ci fidiamo delle generazioni future. Una cattedrale non può essere finita in una sola generazione, ma anche quello che vorrei fare con questo diario non può essere concluso da me: spero che ci siano tracce che si lascino seguire fino al cielo e che il cielo sappia vedere questo mio cammino, come un cammino aperto, anche se spesso sono legato da ormoni e chimica. Vorrei lodare Dio che sta scrivendo la mia vita e quella di mia moglie, che tra l’altro sa raccontare storie come poche altre persone al mondo, e quella di mia figlia e di mio figlio e quella dei miei amici, è sta scrivendo così che venga composta una sinfonia di cui Lui è il direttore e l’autore. Per questo dobbiamo stare attenti nel modo con cui parliamo degli altri, perché anche la loro vita li supera in direzione di una adorazione di Colui che è sempre più, sempre più piccolo e sempre più grande e che pensa tutto con una delicatezza da brividi, anche la morte dei nostri cari, come è appena successo con quella di mio padre. 

Questo diario vuole essere una testimonianza di autenticità, ma lo potrà solo se sono o sarò pronto a dare a Dio la regia ultima della mia vita e non solo della mia, anche di quella del mondo. „Sia fatta la Tua volontà“! 


Padre nostro…


(4.5.22) Sono spuntati i boccioli verdi del Ginkgo - mancano ancora i „santi freddi“, alla metà del mese, e poi abbiamo raggiunto - vere -  la primavera tanto attesa. 


Ci sono diversi motivi per cui l’articolo di Gianni Valente „Il ricatto d’Occidente sul vescovo di Roma“ è per me di vitale importanza.  In primo luogo per l’ufficio petrino stesso: a partire da Benedetto XV l’opera missionaria della Chiesa non si lascia ridurre ad „espressione e strumento dell’imperialismo coloniale delle potenze occidentali“ (Gianni Valente). Quindi tutti i giudizi di Papa Francesco, diretti ed indiretti, sulla guerra in corso, stanno in una tradizione pontificia che unisce Benedetto XV, Pio XII, san Giovanni XXIII, san Paolo VI, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI (mi limito ai pontefici citati da Valente). Valente ha anche il coraggio di dire che la guerra „che dilania l’Ucraina – come ormai ripetono tutti – è una guerra tra la Russia e l’Occidente a guida nord-atlantica“ - il coraggio consiste nel giudizio che ne da Valente, il fatto stesso, come dice lui, lo „ripetono tutti“, ma per l’appunto con giudizi diversi. È il giudizio consiste nel fatto che questa guerra non è la guerra di noi cattolici, che seguiamo Gesù nel Vangelo. Sono grato anche che Valente non faccia la guerra a Kirill e faccia vedere la libertà del Papa nel rapporto con questo suo confratello. 

In secondo luogo, dal punto di vista di questo diario: vedo una consonanza molto grande tra quello che dice Valente e il lavoro che ho cercato di fare io in dialogo con giovani giornalisti americani (americani, non russi) che sanno precisamente che in corso è una proxy war di cui portano la responsabilità anche gli USA, anche se quella immediata del conflitto è a carico di Putin. Certo il mio dialogo con giovani comunisti americani è solo uno delle possibile narrazioni, ma è anche vero che io non posso dialogare con tutti - devo anche insegnare, etc. 

Infine l’articolo di Valente mi aiuta nella mia identità come membro della Fraternità di CL: se dobbiamo parlare di „carisma“ - io preferirei parlare di decentramento del carisma - bisognerà dire con assoluta chiarezza che il giudizio culturale che don Giussani ha dato per esempio sulla Russia non è normativo per l’appartenenza alla fraternità, ma solo ed unicamente lo è l’appartenenza missionaria: l’annuncio di Cristo, nella modalità del cammino al vero come esperienza, sub et cum Petro. Questa differenziazione l’ho imparata dapprima da Bruno Brunelli.


Se si segue il papa non è possibile appoggiare la dottrina sociale della Chiesa versus quella personale et viceversa, detto più semplicemente il Papa è contro la guerra e contro l’aborto. Biden e Pelosi sono molto coerenti nel rifiuto di entrambe e sono sia per la guerra che per l’aborto. Chi ha messo le speranze nel nuovo presidente americano, perché cattolico, si è semplicemente sbagliato. Di più non ho da dire.


„In questo si compie infatti la discesa della creatura e non dell’essere, se no quest’ultimo sarebbe ridotto in un essente“ (Ulrich): in questa frase si può vedere la differenza tra l’ontologia debole, che è anche una forma di „sospensione ideale dell’essere“ e l’ontologia di Ulrich, come donazione dell’amore gratuito; non si tratta di indebolire l’essere, ma che l’essente ed in primis l’uomo sia cosciente della sua debolezza, nella modalità della discesa nella piccola via del quotidiano. 

Il pensiero di Ulrich è allergico di ogni gnosi assolutizzata, sia essa debole o forte. Puro essere, pura mediazione, forte o debole che siano, sono solo astrazioni che non prendono sul serio l’exinanitio propria ad ogni esperienza di vero amore. Non si tratta mai di avere ragione, tanto meno a livello politico, con l’imperatore di turno. Per questo chi è stato educato al pensiero filosofico di Ulrich non avrà mai bisogno di affermare una qualsiasi forma di idealità astratta „accanto“ a Dio. Ovviamente un pensiero così aperto non ha la pretesa di ridurre tutto a pensiero, neppure al pensiero dell’exinanitio, non pretende mai di sapere tutto o di sostituirsi al buon senso. Una madre può, per fare un esempio, rispondere picche ad un figlio che pretenda cose assurde e non farsi „annichilire“ da lui, ma il motivo ultimo del rispondere picche nasce da un atteggiamento „sovraessenziale“ (quindi al di là di ciò che l’uomo ritiene essenziale)  di amore gratuito, che è exinanitio. 


Padre nostro…


(3.5.22) Non so se sia bene che il papa dia così tante interviste, come ha osservato una persona che lo ama davvero come Lucio Brunelli nel suo libro sul suo amico pontefice. Vero è che lui non parla mai in modo saccente, come se sapesse tutto lui. È cosciente che si possono dare narrazioni diverse degli eventi. È ciò vale anche per l’intervista concessa al „Corriere“ e condivisa oggi dai „Contadini di Peguy“. È molto bello che voglia andare a Mosca. Bisogna stare attenti a non confondere, però, i piani: le sue considerazioni storiche sono spesso verosimili, ma non sempre vere. Quello che dice  sulla responsabilità degli ucraini (intendo del governo) sulla guerra in corso è probabilmente molto idealizzato, per motivi comprensibili. Per quanto riguarda il popolo ucraino (donne, bambini, anziani, uomini che combattono) sono certamente quelli che stanno soffrendo di più in questa guerra, che come tutte le guerre è atroce. Sono contento che il papa abbia come consulente uno storico come Jeffrey Sachs,  che pensa che non vi siano vincenti se è in gioco una possibile guerra nucleare. 


Oggi pomeriggio le ceneri di mio papà sono state messe nel tumulo in cui è sepolta mia nonna. Simbolicamente è molto bello questo gesto, perché mio papà era molto legato alla sua mamma. Per via del covid non abbiamo più potuto vedere la sua salma. Non ho più paura, come quando ero giovane, dei cadaveri - quando è morto mio nonno nel 1988 ho dormito nella stanza accanto a quella in cui c’era la sua bara aperta e quando è morto Béla, il papà di Konstanze, non lo abbiamo fatto subito sparire: è rimasto fino alla sera da noi. Ma è vero che anche oggi la mia paura irrazionale da bambino non è del tutto sparita, per cui sono stato forse contento di non aver dovuto vedere il cadavere di mio padre. Con queste poche righe vorrei da lontano far parte del gesto di oggi pomeriggio a cui hanno partecipato mia mamma, mia sorella, ed un inviato don Giuseppe e pochi altri. „Ho visto che hai chiamato, ma poi hai parlato con la mamma, abbiamo fatto tutto: ora papa riposa con la nonna nelle braccia del Signore; è venuto uno degli incaricati di don Giuseppe a benedire le ceneri, alla fine eravamo in diversi“. 



Spero che il mio padre confessore, Jeremias, abbia ragione che sia un bene che io faccia parte dei consigli della chiesa locale. Il mio parroco mi ha chiesto di non andare all’incontro del vescovo, che si è tenuto ieri nella parrocchia principale in Gera, visto che li si sarebbero detto solo le cose che sono state già discusse nella seduta del consiglio diocesano, ma di venire all’incontro di questa sera, in una delle comunità parrocchiali affigliate, quella di Hermsdorf, per fare una proposta sugli orari delle Sante Messe e dei Servizi della Parola, perché egli ritiene quello che c’è ora in proba del tutto non praticabile (alternanza di Sabato sera e domenica secondo il metodo dispari/pari). Lui ritiene che non sia solo una questione amministrativa, ma che sia in gioco il senso di cosa siano una parrocchia ed una comunità parrocchiale. Credo che in un certo senso abbia ragione; una delle persone sosteneva che per la sua comunità parrocchiale basterebbero i Servizi della Parola ed il mio parrocco giustamente gli ha detto che se non vedessero mai un sacerdote non sarebbero più in comunione con la Chiesa romano-cattolica. Io ho molti dubbi che si possa decidere „democraticamente“ gli orari della Santa Messa, etc. Comunque siamo riusciti (alcuni dei presenti) a far si che si prendesse sul serio anche la proposta del parroco (l’unica che fosse scritta) e vedremo cosa diranno gli altri nel consiglio pastorale che unisce tutte le comunità parrocchiali. L’altra proposta era che si tengano solo Sante Messe  e Servizi della Parola alla domenica, aumentando il numero di quest’ultimi. 


Merz (CDU) è stato a Kiev per trattative guerriere, ma grazie a Dio il presidente del consiglio della Sassonia, M. Kretschmer (CDU) ha dubbi sulla consegna di armi all'Ucraina.


Padre nostro.., Requiem aeternam…


(2.5.22) Da anni, appena accade un avvenimento importante per la fraternità di CL, a partire dal primo incontro con Francesco nel marzo del 2015, nella rete, comincia un „gossip“ stolto - più o meno esteso -  a commento dell’avvenimento stesso oppure un entusiastico assenso - il secondo è certamente meglio del primo, ma anche nel primo c’è  sempre un momento di verità di cui bisogna tener conto o una pecorella perduta, che deve essere „cercata“, per quanto possibile (spesso non lo è perché la pecorella sperduta non si sente tale). Quello che a me manca spesso è un lavoro serio con quanto detto nell’avvenimento, come per esempio nel caso degli Esercizi della Fraternità che si sono appena svolti. Il cammino di obbedienza di „figli“ e non di „pappagalli“ consiste in questo serio lavoro di riflessione, che ho cercato di fare in questi ultimi giorni. Un totale ed incondizionato assenso ad un guru o il  gossip sono forme che impediscano un reale cammino obbedienziale. 


Negli Esercizi di Padre Lepori ho visto con gioia una concentrazione sulla figura di Cristo, un lavoro serio con la parola di Dio, ma anche una non precisione nel lavoro di discernimento su due punti importanti: non tutte le „critiche“ sono „lamentele“ e la preferenza del carisma di CL non ha subito un reale momento di „nullificazione“ (Ferdinand Ulrich) o detto con il Papa di „decentramento dal carisma“. Davvero solo Cristo stesso è la vita e l’accento carismatico proprio di CL consiste nella frase che „il cammino al vero è un’esperienza“ - tutto il resto è solo una questione di dominio. Renato mi ha detto che il cardinal  Farrell ha voluto Davide Prosperi come presidente della Fraternità fino al 2026; bene allora a me non rimane null’altro da fare che pregare la Madonna che faccia bene il lavoro che gli è stato affidato, sperando che fino a quella data accada in CL un reale lavoro „sinodale“, perché il presidente serva davvero Cristo; comunque non bisogna mai dare un valore sproporzionato a queste cariche. 


All’inizio della puntata in cui Katie Halper ed Aaron Maté intervistano Michael Hudson, parlano anche dell’avvocato Steven Donziger, che ha difeso gli interessi degli indigeni per esempio in Ecuador versus gli interessi di Chevron e parlano di una pubblicità mascherata di „giornalismo“ a favore della vendita di armi: due temi che sembrano commentare con l’esperienza il magistero di Papa Francesco sull’ecologia e sulla pace. La posizione economica di Michael Hudson supera la mia competenza di giudizio, ma capisco che è di stampo nettamente socialista. Mi sembra di aver compreso che per lui anche nella guerra in Ucraina sia in gioco una lotta tra le forze neo-liberali del mondo e quelle socialdemocratiche (con un’aggiunta di odio per tutto ciò che è russo); la guerra di aggressione di Putin viene vista come una guerra preventiva ad un attacco pianificato da anni, da parte degli USA, per combattere tutte quelle forze che nel mondo mettono in pericolo la dominanza del dollaro. Se lui ha ragione possiamo vedere come la giovane politica verde e ministro degli esteri Annalena Baerbock sia totalmente assorbita dalle forze neo-liberali e che quindi un’alleanza con la SPD e con gli interessi primari di questo partito non potrà che finire nella catastrofe o detto altrimenti in un’alleanza dei verdi tedeschi con la CDU di Friedrich Merz. Interessante, se lo ho capito bene, è l’idea di Hudson che Putin economicamente sostiene un modo di vedere neo-liberale e che per motivi politici e militari è spinto verso la Cina, che avrebbe riserve economiche molto forti per il proprio stato. E che sarebbe militarmente più forte degli USA. Il prof. Hudson pensa che il pericolo di una terza guerra mondiale sia elevato. Infine vorrei, però, dire che il mio inglese non è così buono da garantire di aver capito tutto con precisione.  


Mi permetto di ricordare l’importanza di ciò che il pontefice ha detto sul poliedro versus la sfera. Pace nel mondo potrà solamente esserci se si prendono sul serio gli interessi economici differenti tra i diversi potentati e non se uno di questi potentati vuole attirare tutti gli altri nel proprio interesse sferico. Non so se la critica agli USA di Hudson non sia troppo unilaterale, ma vedo che ha una sensibilità per i „poveri“ e senza una cura dei poveri un potentato non potrà che contraddire totalmente la dottrina sociale della Chiesa. Per quanto sia necessaria anche un’attenzione a tutta la dottrina sociale e personale della Chiesa l’opzione preferenziale per i poveri mi sembra essere un elemento di discernimento essenziale, sebbene gli stessi potentati economici ed in modo particolare quelli sedicenti liberali e democratici neghino con rigore, con più rigore dei neocon, anche la dimensione personale della dottrina della Chiesa.


Padre nostro…  



(Notte profonda) Il padre Lepori all’inizio degli Esercizi ha detto che non voleva tenere un monologo e così ho scritto apertamente cosa mi sembrava debole nei suoi bellissimi Esercizi. Questa mia „critica“ non ha nulla a che fare con frasi demenziali del tipo che gli Esercizi non avrebbero rispettato lo specifico carisma di don Giussani, ma che sarebbero „solo“ esercizi ecclesiali che ´varrebbero  per tutti… Sembra proprio che ci siano confratelli di CL che non solo non hanno capito nulla degli Esercizi, ma neppure delle azioni „severe“ della Chiesa nei confronti dei Memores e della Fraternità stessa. Buona notte. 


(1.5.22) Di due delle citazioni del NT di cui si è servito padre Lepori nella seconda lezione, mi ha colpito questo. Secondo il padre cistercense in Gv 11, 21 Marta fa ancora un po’ un rimprovero a Gesù, ma è diverso dal rimprovero di Lc 10, 40. Qui è era arrabbiata con la sorella ed anche un po’ con Gesù, in Gv 11, 21 non vi più alcuna rabbia ed infatti il verso procede con una confessione in Gesù e nel suo potere. Parlando di At 27, 21 padre Lepori vede di nuovo la dimensione „Marta“ in Paolo che rimprovera i suoi sulla nave che non sarebbero dovuti partire da Creta, ma poi prevale „il far coraggio“: non preoccupatevi nessuno andrà perso, solo la nave. A me sembra che padre Mauro su questo punto non aiuti  davvero al discernimento: è vero che non deve prevalere il lamento, ma è vero anche che vi è una dimensione profetica nella Chiesa che mette il dito anche in ciò che non va, e ciò è anche un momento  del „senso necessario dell’essere“ (Ulrich). Dobbiamo certamente non dimenticare mai che tutto, anche un naufragio, anche la morte sono dono, ma ciò non significa che non si possa dire anche il vero su ciò che non va. Per usare il linguaggio di Ulrich: il senso necessario dell’essere è il suo essere dono gratuito, ma la constatazione che senza la presenza del Signore vince la morte o che si sarebbero potuti evitare i naufragi, se si fossero prese certe precauzioni, non è „lamentela“, ma „compito“, compito profetico, perché vi saranno altri viaggi in cui si potrà prendere la precauzione accennata. Vero è che la dimensione più grande del compito consiste nel rendere attenti gli altri e sé, che Colui che dona l’essere è sempre presente e che il nostro compito consiste nel dire: „È il Signore“ come fa Giovanni con Pietro (Gv 21, 7) o come fa Marta con Maria (Gv 11, 28).  Ad un certo punto ha detto che la „severità“ può essere necessaria, ma visto che in padre Mauro vi è un prevalere del ministero petrino (sulle altre dimensioni: giovannea e paolina), sembra che sia compito solo della Chiesa gerarchica e petrina quello di dire una parola severa - dimensione questa vera, ma non è solo compito di Pietro dire certe cose con chiarezza: Gesù stesso lo fa con lui in GV 21, 22, che in effetti non è stato commentato in modo preciso dal padre cistercense. E Paolo in Galati 2 è anche molto duro con Pietro, senza mettere in discussione il suo ministero. La catechesi su questa lettera di Papa Francesco mi è sembrata davvero molto coraggiosa.  Comunque è stata una giornata molto bella con padre Lepori e sono d’accordo con lui che le lamentele continue, presenti anche in CL, contro questo papa, santo e coraggioso, sono davvero fuori posto in un carisma sorto da don Giussani. Ed anche se neppure in Padre Mauro è stato preso davvero sul serio l’invito del Papa a decentrarsi dal carisma, mi ha commosso il modo con cui il padre cistercense ha raccontato dell’ora più densa della sua vita, appunto con don Giussani, al cospetto del vescovo  Corecco morente. 


Oggi il Papa nel post-Angelus: „Soffro e piango pensando alle sofferenza della popolazione ucraina. Si assiste a un macabro regresso di umanità. Mi chiedo se si stia ricercando la pace, se si stia cercando di evitare un’escalation militare e verbale. Non ci si arrenda alla spirale delle armi“! 


Oggi, primo maggio, tanti da noi fanno il primo giro in bicicletta e un parrocchiano di Zeitz, 80 anni, quando mi ha visto in giardino, sotto la nostra piccola „casetta“, si è fermato ed ha parlato con me: che gioia, vedere un cattolico di questo tipo, che mi racconta come se fosse un grande dono ed in vero lo è, che suo figlio handicappato ha vissuto 36 anni ed è morto nella loro casa. Una cosa del genere, vederla come dono, invece che come peso, è certamente un dono della fede.  


Persone come Paul Kingsnorth e Mary Harrington (vedi video nella mia bacheca: „The war on reality“) sono anche tra le „scoperte“ che mi sono state donate da Adrian Walker. Diciamo che non fanno parte del mio interesse immediato, sebbene esprimano dei temi che mi sono molto cari, come l’importanza del corpo, della realtà, della natura, dei limiti dell’essere finito. Temi che ho approfondito dapprima con Robert Spaemann, poi con  Papa Francesco e nei dialoghi con Adrian Walker. La critica allo „gnosticismo“, che vede il corpo e la natura come problema, mi ha interessato in modo particolare e sono d’accordo con Kingsnorth quando afferma che la „liquidità“ dell’identità corporale è un progetto meta-fisico delle élite dominanti che a forza di gender vogliono far dimenticare totalmente che il corpo è dono, non manipolabile. Non ho un’antipatia per Silicon Valley come Kingsnorth, e la parola „machine“ non è per me, figlio di un ferroviere, un problema; riconosco anche il momento di verità dello „smartphone“, che supera i limiti corporali, ma come uomo e come pedagogo vedo con preoccupazione se la „natura“ viene ingoiata dalla logica della „machine“. Una ragazza a Malta, totalmente dipendente dal suo smartphone, non ha percepito per nulla l’essere a Malta (e non a casa sua) come dono…


Padre nostro…



(Wetterzeube, il 30.4.22) Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 10, [38] Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. [39] Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; 

[40] Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". [41] Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, [42] ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". - Questo è il brano che ci ha proposto ieri padre Mauro Lepori per cominciare gli Esercizi; il punto colto è sia per me, come persona, che per la Fraternità di CL di vitale importanza: abbiamo bisogno solo di Cristo, rivelazione dell’amore assoluto e gratuito del Padre, nella forza liberante ed oggettiva dello Spirito Santo. Secondo me l’introduzione del presidente della Fraternità, Davide Prosperi, con le domande del popolo ciellino, riguardante la propria identità, in vero non è stata d’aiuto e corre il rischio di coprire il motivo spirituale con questioni interne di CL (come la sorprendente frase detta en passant che lui sarà il presidente per i prossimi anni) - non lo dico per lamentarmi, ma per essere vigile, in modo che per l’appunto argomentazioni spirituali non vengano usate per un abuso di potere ecclesiale. 

Certo anche il padre Lepori ha detto che la spiritualità non deve far dimenticare la vita e che se Cristo è vita, allora ha a che fare con tutta la vita, ma quell’introduzione ha spostato lo sguardo, comunque magari mi sbaglio, sulla Chiesa che è solo „luna“, mentre Cristo e solo Cristo è il „sole“. Per correttezza dico infine che il presidente ha detto che lui è li perché vuole seguire Cristo… 


Per quanto riguarda la vita del mondo, oggi, dopo una breve preghiera, ho letto anche il giornale. La FAZ diventa sempre di più l’organo guerrafondaio che vuole seppellire il governo del cancelliere  Scholz al più presto, attaccando tra l’altro in modo unilaterale il ministro della salute, Karl Lauterbach, forse con motivi seri, dicendo che ha dato ragione alla FDP e al desiderio di libertà, proprio nel momento in cui l’incidenza del virus era altissima (giudicate dal mio particolare direi che le conseguenze di questo numero elevatissimo di infezioni non sembra essere ora così pericoloso). 

Per quanto riguarda la guerra la posizione della FAZ è chiarissima: „L’unica cosa che può fermare l’aggressione di Putin sono le armi“ (Reinhard Veser, editoriale in alto a destra - questo è l’uno necessario della FAZ) e la diplomazia è per i sognatori pacifisti. Il comportamento russo è  „disumano“, recita il titolo principale. Se poi si legge attentamente ci si accorge per esempio che l’attacco dei Russi, durante la visita del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, riguardava una fabbrica di missili ed un palazzo in costruzione, come anche del fatto che nell’attacco al lazzaretto in Mariupol è morto un soldato. A me spiace per ogni morto ed anche per la morte di una giornalista a Kiev nel palazzo in costruzione e la guerra è in se „disumana“, ma se davvero il messaggio che avrebbe voluto mandare Putin fosse questo: „guerra versus diplomazia“, gli effetti di queste azioni di guerra sarebbero ben altri. Ora dico le „Lodi“ con Konstanze. Alle 10,30 c’è il collegamento con la prima conferenza del padre Lepori.


Di questa prima lezione di padre Lepori, davvero molto ricca di approfondimenti neo-testamentari (per esempio con la bellissima idea del giovane ricco identificato da padre Mauro con Marco stesso), vorrei annotare alcuni pensieri che penetrano ed approfondiscono la figura di Marta: tra la scena in Mt 10 e quella in Gv 11, non è cambiata la psicologia, né di Marta né di Maria, ma vi è stato un reale cammino di crescita nella percezione, fede e confessione di Cristo come riposta unica e singolare  al bisogno di bellezza, bontà (giustizia) e verità del nostro cuore. Cristo mendica l’assenso del nostro cuore - senza la nostra fede personale l’avvenimento di Cristo si svuota di senso. La crescita con Cristo è „ontologica“, non solo „esistenziale“ e non primariamente „psicologica“, insomma riguarda il nostro „essere“ che comincia a vedere tutto ed in primo luogo se stesso come dono, anche e soprattutto l’impotenza (Padre Mauro ha raccontato della malattia e della morte del vescovo Corecco, suo padre nella fede). Il processo di crescita accade nel quotidiano, nella cucina di Marta (Mt 10) o di fronte al sepolcro di Lazzaro (Gv 11) e tiene conto che ci si santifica „anche attraverso il peccato“, un peccato che viene confessato al cospetto della tenerezza di Dio (cfr lo sguardo di Gesù a Pietro che lo rinnega). Non basta, però, un incontro - l’incontro senza sequela è del tutto non fecondo. Nell’incontro è toccato il nostro cuore, ma esso non viene educato a quella totalità che è Cristo come vita, perché per questa educazione è necessaria la sequela. Cristo, solo Cristo - questa confessione ci rende „uomini strani“ di fronte al potere (sognatori o qualcosa del genere), ma anche capaci di testimoniare che non siamo fatti per la morte, ma per la vita  - cfr. Sapienza 1,13-16, che avevo già sentito citare con entusiasmo da don Giussani durante degli Esercizi della Fraternità a cui avevo partecipato a Rimini tanti anni fa. 


Avevo già pregato le „Lodi“ con Konstanze, quelle degli Esercizi alle undici le abbiamo ascoltate, ma sono talmente „bloccate“ dal desiderio, certo anche giusto, di „non gridare“, che sono per noi „indicibili“. Tutte le persone che le hanno recitate avevano una faccia ed un atteggiamento così „forzato“ che non sono state per noi due per nulla una testimonianza. Comunque lo dico solo, non per desiderio di critica, ma per desiderio di sbloccarle. 



Lieber (…), vielen Dank für Deine Mitteilung. Ich bin auch sehr sehr besorgt, dass man einen Link in der eigene Pinnwand nicht mehr posten kann, ohne sofort den Verdacht zu erwecken einen "Propagandist" zu sein oder den Unterschied zwischen "Meinung" und "Propaganda" nicht zu kennen, wenn der Link etwas sagt, dass der Meinung des Lesers, der übrigens nicht gezwungen ist meine Pinnwand zu lesen, nicht entspricht. Ich sage es auch im großen Ernst. Ich habe keine Sympathie für Putin, dessen Handlungen alles widersprechen was mir teuer ist. Meine Frau hat Ihren adligen Titeln und ihre eigen Heimat wegen der Despoten in Russland verloren und meine Familie musste vom Tito's Diktatur fliehen...Also weit und breit keine Sympathie für Diktatoren und Zaren irgendwelchen Couleuren. Ich kann auch nicht alles lesen oder schauen was nötig wäre, aber diese amerikanische (nicht russische) junge Journalisten, machen eine Arbeit über die amerikanische Propaganda, die mich sehr interessiert. Die Meinung von diesem Gast (Scott Ritter) der Sendung (Useful idiots) scheint mir zu extrem zu sein, aber er ist bei Gott sicher keinen russischen Propagandist, sondern eines Militärexperte aus den USA und zwar aus der Zeit des Krieges in Irak 2003. Diese Journalisten sind mir von einem amerikanischen Mitbruder in Christus empfohlen worden, der einer meiner besten Freunden ist und einer der intelligentesten Personen, die ich kenne und der besorgt ist, wegen der amerikanischen Propaganda. Weit und breit kein Antiamerikanismus ist hier im Spiel, sondern Liebe für diese amerikanische Erbe, die mit dem Name von Kennedy zusammen zu fassen ist. Ich weiß, dass Du auch intelligent genug bist, um zu verstehen was mir wichtig ist: eine Narration der Ereignisse zu wählen, die nicht direkt zu einem dritten Weltkrieg führt. Herzlich, R



Ciò che mi ha davvero ferito nel commento del mio amico, a cui rispondo in queste righe, è che l’amicizia in Cristo non vale proprio nulla se lo contraddici in questioni politiche. Cosa è l’unico necessario? 


Della lezione del pomeriggio di padre Mauro, che ho compreso, mi accorgo che non sono in grado di esprimerla con precisione. Direi che la dimensione della Chiesa è vista già nel rapporto che Marta, Maria e Lazzaro hanno con Cristo. Questi tre sono una prima cellula ecclesiale che testimonia che Cristo è risorto. Marta non è più polemica con Maria (Mt 10) ma è mediatrice della Sua presenza: "Il Maestro è qui e ti chiama“ (Gv 11,28). L’assenso al Signore è ecclesiale. Le cose che dapprima ha detto padre Mauro sul carisma non erano molto chiare per me e non erano neppure nel senso di Papa Francesco, che cerca di farci uscire dall’idea del carisma come pseudo fedeltà ad una data storia o persona, che nella loro „essenzialità“ o „autoreferenzialità“ quasi coprono la singolarità ed universalità di Cristo, ma poi con il rinvio a Pietro, Giovanni e Paolo e con la bella pagina del naufragio a Malta, credo che ci abbia spianato una bella strada da percorrere: non vi è si a Cristo senza il carisma petrino, quello giovanneo non si mette mai in contrasto con Pietro, sebbene non sia lo stesso carisma (e su questo punto secondo me padre Mauro non è stato chiaro) e quello di Paolo è fedeltà a Cristo anche nell’incarcerazione e nel naufragio.  La dimensione ecclesiale si/ci apre ad una responsabilità per ogni persona del mondo; insomma la Chiesa ci educa alla fratellanza universale: fratelli tutti. Contemplazione (Maria) ed azione (Marta) esprimono una polarità che si arricchisce a vicenda. Mi è piaciuto molto l’idea di esplicare la verifica ecclesiale non con il paragone con delle masse di persone, ma nei tre fratelli: Marta, Maria e Lazaro. Ho mandato una domanda: se ci sia una differenza tra la lamentela e il compito profetico?


Dialogo molto profondo via Whatsapp con Adrian su liberalismo e libertà e sull’unica narrazione possibile del conflitto se non si vuole, anche da parte di amici, essere accusati di propaganda pro Putin.


Padre nostro…


(Notte profonda) Sono iniziati gli Esercizi della Fraternità di CL, che sono il suo gesto più importante, con un’introduzione di Padre Lepori che vorrei prendere del tutto sul serio. Siamo agitati come Marta e possiamo anche andare dal Signore e raccontargli la nostra agitazione, le nostre delusioni, ma l’incontro accade quando ci facciamo ferire dalla Sua parola: Marta, Roberto avete così tante cose che vi preoccupano, ma solo una è necessaria (di solo una avete bisogno per sentire la pace nel vostro cuore): quando oggi eravamo nel silenzio della Chiesa evangelica di Cralsheim, di fronte all’altare, che risale ad anni prima della Riformazione, guardando il cadavere di Gesù (vedi foto nella mia bacheca in Facebook) ho pensato che il corpo di mio papà si trova attualmente in quella situazione, ma per lui e per me c’è una sola cosa che è necessaria: l’ascolto di Cristo vivo, di Cristo che è la vita. E lui con grande probabilità ora è già in paradiso. Konstanze che ha ascoltato con me il padre Lepori, sebbene volesse andare a dormire, mi aveva raccontato prima della cena del silenzio bellissimo che era presente nella chiesa. Il padre Lepori ha parlato del silenzio dell’ascolto, che non possiamo „costruire“, esso è il dono massimo di chi è amore assoluto. Nella notte che è morto mio padre e non lo sapevo ancora, c’era un’atmosfera di accoglienza di Te nella notte, che non ho potuto costruire. Lo so che mi interessano tante cose, ma vorrei che Tu ti sentissi a casa da me, da noi - e il padre Lepori ha detto che anche il silenzio dell’ascolto non ha come meta la distruzione o la dimenticanza della vita. Vorrei che la mia/nostra casa sia il luogo dell’amicizia con Te. Anche come Fraternità la Chiesa ci ha ricordato in quest’anno che abbiamo troppi interessi, troppe lamentele, troppa rabbia in noi e che corriamo il rischio di dimenticare ciò che è unicamente necessario per cooperare alla riforma/rinnovamento della Chiesa ai nostri giorni, con e sotto la guida del Papa. E come ha detto Davide, il presidente della fraternità, per questo non dobbiamo tradire noi stessi, anzi…



(Stoccarda- Wetterzeube, 29.4.22 - Santa Caterina di Siena, patrona dell’Europa e dottoressa della Chiesa


Ieri don Giuseppe ha celebrato una Santa Messa molto bella per il mio papà - la predica era piena di speranza cristiana e così abbiamo consegnato mio papà al Padre; la mia nipote Erika, alla fine della celebrazione ha letto una bella lettera che ha scritto al nonno, ed io, che tra l’altro con la Silvia avevo letto una delle letture, ho proposto ed attuato di cantare insieme il „Regina coeli“. Sette amici di mio papà sono venuti dall’Istria e le lacrime di Nello B. mi hanno davvero commosso, come anche il modo con cui suo figlio Denis, figlioccio di battesimo dei miei, ha parlato dei miei genitori. Hanno fatto 1.200 chilometri per partecipare al funerale. Sono venuti anche alcuni parenti da Suzzara e dal Veneto. Mia sorella aveva organizzato tutto con grande attenzione ai particolari. Mia madre era molto contenta di questi segni di vicinanza ed io del fatto che la mia piccola famiglia ha vissuto insieme questo momento di riconsegna al Padre del „nonno“ e questo sebbene mia moglie in questi ultimi tempi non stia molto bene. Al rosario, la sera precedente, era venuto un amico della fraternità di CL con sua moglie e Renato mi ha mandato il telegramma che don Giussani gli aveva mandato in occasione della morte di suo padre ed alcune parole davvero affettuose. In Facebook o per WhatsApp sono arrivati tanti segni di amicizia. Adrian ha pregato dall’America per mio padre e per noi tutti. Ed anche Nicolas (Madrid)  della comunità di san Giovanni mi ha scritto delle righe molte belle. Anche alcuni colleghi mi hanno scritto le loro condoglianze sentite.  E don Andreas ha celebrato il Requiem qui in Germania. 


“I won’t say that Biden and Trump are Chinese agents. But if they were, they couldn’t have done anything to serve China more.”

Michael Hudson in "Useful idiots", today.


Un amico italiano di Roma mi aveva insegnato due cose molto importanti: la prima che il governo italiano dipende sempre dal governo americano in atto e di fatto anche Draghi va ora in America, per sostenere una posizione che, Dio voglia, speriamo non porti alla terza guerra mondiale. La seconda che l’anima culturale di CL, non quella missionaria, è fissata su modelli di fissazione al nemico stalinista di allora. Ma questo amico non mi degna di alcuna parola su questi temi, se non offensiva e di fatto io non capisco come mai non si accorga che tutto quello che ho cercato di dire sul coinvolgimento degli USA in questo disastro ucraino è del tutto fedele alle cose che mi aveva insegnato.


Padre nostro…


(Casale Monferrato, 28.4.22) Parlando con un amico mi ha detto una cosa che mi ha davvero fatto pensare - non si tratta di un „cospiratore“, ma di una delle persone più intelligenti che io conosca: la „dittatura Covid“ (in inglese: „covid regime“) sarebbe stata del tutto irrazionale e la Chiesa non avrebbe nulla da dire su tutto ciò, per esempio sul fatto di tanti giovani che si sono suicidati durante il duro Lock down e che quindi la frase sul vaccinarsi come atto di amore sarebbe del tutto unilaterale. Lui non ha parlato del Papa, ma è vero che anche il Papa ha detto questa frase e il dirla ha avuto una certa sua legittimità ed è anche vero che il Papa, a partire credo dal suo viaggio in Irak, non ha più fatto alcun duro Lock down in Vaticano, ma non si tratta solo e in modo principale del Papa, che ha fatto gesti di importanza notevole durante la crisi, per esempio con la sua Santa Messa quotidiana, che è stata vista in tutto il mondo, all’inizio della pandemia. Noi come pedagoghi vediamo che il Lock down nei piccoli (quinta e sesta classe) ha creato una situazione molto complessa di impoverimento emozionale e culturale e poi come uomini vediamo quante contraddizioni ci sono state nella gestione della pandemia. Come filosofo mi preoccupa ciò che mia moglie ha sottolineato ieri in macchina: non è possibile che ormai su tutti i temi (in modo particolare sulla guerra), ci sia solo una narrazione  che si possa „razionalmente“ adottare e se uno trova un’altra più verosimile, che non corrisponde al mainstream, viene immediatamente accusato di essere un propagandista e/o agente del male o uno che non si coinvolge in modo netto per il „bene“, cosa che tra l’altro sta accadendo anche contro il Papa. 


È chiaro che l’assicurazione del „Department of Homeland Security“ negli USA di prendere il suo compito di selezioni di cosa si possa dire o non dire „more prominently“ (Genève Campbell)  porti a commenti davvero sarcastici da parte di chi sta cercando di offrire una narrazione alternativa a quella dominante sui temi del covid o della guerra. Il che non vuol dire negare l’importanza di informazioni di virologi o giornalisti seri…


Dopo la Santa Messa la bara di mio padre sarà mandata non so dove per essere ridotta a cenere; l’urna verrà poi posta nel tumulo di mia nonna e quest’ultima cosa è davvero bella.



(Casale Monferrato, 27.4.22) Don Giuseppe ha fatto una breve, ma buona veglia di preghiera per mio padre, basata su alcune letture del NT e su due decadi del Rosario. La serata in famiglia è stata bella, in modo particolare quando eravamo tutti nella camera di mia mamma, che non può stare a lungo in piedi. Domani arriva in Chiesa la salma di mio papà, che essendo morto in una clinica Covid, non abbiamo potuto vedere. 


Sono contento di aver visto Fabrizia, che è preoccupata per la salute agli occhi di sua figlia. 


La critica al totalitarismo russo è così noiosa che non mi aiuta a comprendere minimamente ciò che sta succedendo ora sul palcoscenico grande del mondo, perché in gioco non è solamente il totalitarismo russo, ma anche lo pseudo liberalismo americano, in cui un cattolico, Biden, si comporta proprio con la stessa logica guerriera di Putin: il problema vero è quello della concezione sferica del proprio impero e non la pseudo differenza tra democrazia ed autocrazia. Il „bene comune“, l’opzione preferenziale per i poveri sono spesso ignorate sia dalla variante pseudo democratica che da quella totalitaria. 


Padre nostro…



(Ulm, 26.4.22) Due immagini di libertà, quella che propone il Vangelo odierno ed una meditazione sul mare e sul movimento delle onde di Adrienne (Cielo e Terra III, 2229) - Gv, 3, [8] „Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". Certo ci sono anche le cose di questo mondo (di cui sappiamo la natura storica, chimica…), ma se non vogliamo diventare solo cibo per i vermi o polvere infeconda, dobbiamo rinascere da questo mistero di libertà dello Spirito. E poi l’immagine della „grande libertà delle acque“, delle onde che ritornano nel mare grande, dopo aver raggiunto la sabbia o le rocce e noi, che le osserviamo dalla spiaggia, in un determinato momento, con una determinata forma che si allarga e rimpicciolisce e ritorna nel mare, come in un certo momento ci sono determinate decisioni e cose da fare o dire e che poi si ritirano nella vastità del mare delle cose dette e fatte, da altri e dall’Altro. Non possiamo saltare i piccolo passi storici e addirittura chimici della nostra esistenza ma siamo chiamati ad una grandezza infinita, alla vita eterna, che è la concretezza assoluta, anche se in un determinato momento il mal di schiena sembra essere più concreto. „Il mare come immagine dell’infinito, dell’eterno, l’onda come il momento, che viene e passa, ma che è anche sempre di nuovo presente e ci richiede qualcosa“ (Adrienne). E poi la conoscenza che sarà ancora sorprendentemente tutto ancora più grande e libero, perché ci sanno cieli e terra nuova e il „mare non sarà più“, almeno nella sua forma minacciosa. Gv. 3, [6] „Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito“ - aiutaci o Signore a „nascere dall’alto“, „dall’acqua e dallo Spirito“. 


Leggo nella MZ di oggi: "Secondo l'ultimo rapporto dell'istituto di ricerca sulla pace Sipri, con sede a Stoccolma, la spesa militare globale ha raggiunto un livello record nel 2021. Sono aumentate per il settimo anno di fila, superando la soglia dei 2 trilioni di dollari (1,94 trilioni di euro)... La Russia, in particolare, si è armata massicciamente nell'anno precedente al suo attacco all'Ucraina.... La Russia è diventata il quinto stato più spendaccione del mondo": apprendiamo dall'articolo che la spesa militare della Russia è aumentata del 2,9% rispetto all'anno scorso e che il tutto è stato finanziato con "alte entrate di petrolio e gas", non apprendiamo chi sono gli altri 4 stati che hanno speso ancora di più della Russia in ambito militare e questo è un ottimo simbolo del modo in cui dall’inizio  del conflitto ci giungono le informazioni. Grazie a Dio l'SPD è ancora esitante. 


I temi del podcast visivo „useful idiots“ di ieri di Katie Halper und Aaron Maté erano i seguenti: la pretesa accusa di „terrorismo“, che  viene richiesta per Putin, che a sua volta chiama i suoi nemici „terroristi“, aggiungo io, e che Maté commenta come un motivo „costante“ per legittimare una guerra; gli USA come  co-belligeranti in Ucraina; la fine di CNN+; la domanda più frequente dei giornalisti dei corporate media: abbiamo mandato abbastanza armi per sostenere l’Ucraina?; la proposta di raccogliere soldi per lo Yemen o Palestina; il racconto mitologico riguardante il 6 gennaio. 


Siamo arrivati ad Ulm e domani procediamo per Casale Monferrato - mi diventa sempre più chiaro che fino al giorno di Cristo non rivedrò più mio padre, ma sono commosso della vicinanza della mia famiglia. Gli ultimi momenti di questo giorno sono accompagnati dalla suonata in F maggiore, K. 494, suonata da Evgeni Koroliov. 


Padre nostro…


(25.4.22) Si muore da soli, ha ripetuto spesso Hans Urs von Balthasar, che avrebbe voluto essere comunque presente alla morte di Adrienne von Speyr, ma il Signore non lo ha voluto e così Adrienne è morta da sola, come è morto da solo anche sant’Ignazio di Loyola. Come sono morti da soli tante donne e uomini per il Covid e così anche mio papà che era in una clinica Covid, anche se era asintomatico. Si muore da soli, anche se intorno a te ci sono delle persone. Ma è anche vero che quando si uccise un ragazzo di quindici anni nel 2010 a Droyßig avevo avuto la sensazione che Maria fosse stata presente in quell’istante, tra il colpo sparato e il sopraggiungere della morte e così credo che da mio padre, che è morto nella notte della domenica della misericordia, in qualche modo ci sia stata la sua mamma, di cui ha portato il fazzoletto nella tasca dal giorno della sua morte nella domenica di Pasqua del 2005. Ed ora come mi ha detto poc’anzi il parroco al telefono, sta certamente meglio che nei giorni in cui ha ripetuto, anche parlando con me: „non sono più io“. 


C’è una cosa che ha scritto Giulia Brunelli di suo nonno e che avevo dimenticato chi l’avesse detto che mi ha aiutato molto in questo tempo di demenza parziale di mio papà: „Da tanto tempo (il mio papà da poco) di lui c’erano solo poche ossa… ma con la testa non ci stava più… come si dice. Che poi non è che non ci stava più. Non era più qui, era altrove, era nel suo mondo d’infanzia… e chissà dove ancora“. 


Ferdi ha passato bene il difficile esame di istologia. 


In vero è una notizia straordinaria che la missiva del papa a Kirill, patriarca di mosca sia stata pubblicata nel sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa: “Caro fratello! Possa lo Spirito Santo trasformare i nostri cuori e renderci veri operatori di pace, specialmente per l’Ucraina dilaniata dalla guerra, affinché il grande passaggio pasquale dalla morte alla nuova vita in Cristo diventi una realtà per il popolo ucraino, desideroso di una nuova alba che porrà fine all’oscurità della guerra”. Nessuna parola di polemica contro il patriarca, fratello in Cristo, ma chiare parole per invitare tutti ad essere „operatori di pace“. 


„Non si da analogia dell’essere nella sospensione ontologica ideale, ma solo tramite la discesa dell’essente“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 222): non si da vero amore creaturale nella gnosi, per quanto ideale essa sia, ma solo nella discesa in quel compito ultimo che è l’essere operatori di pace e non di discordia. 


Quando siamo in macchina Konstanze ed io sentiamo un audio-libro in cui viene letto il romanzo di Robert Harris su Cicerone - un grande campione della politica come diplomazia; la biografia di Ralph Bollmann  su Angela Merkel rivela che la cancelliera come „Weltpolitikerin“ (una politica che agisce sul palcoscenico del mondo nella sua interezza), perderà la sua „base di politica interna“, ma diventerà una figura di grande mediazione diplomatica, non solo nella crisi Ucraina del 2013-14, ma anche in quella greca del 2015; certamente non si può accusare Schäuble di essere stato un nazista, la sua ricetta era semplice: ‚non si può spendere di più di quando si abbia‘, ma è anche vero che la sua idea di Europa ridotta ai forti, non era quella della cancelliera, che in accordo con Obama, voleva salvare i greci (ed anche la sua idea di „aiuto in cambio di riforme“) e così l’idea di un Europa che unisca il centro con quella mediterranea. Fa parte dell’eredità della Merkel non esasperare i conflitti, ma di agire tenendo il più possibile tutte le porte aperte. Credo che sia molto importante educare la gioventù al principio che Bergoglio riassume così: ‚l’universale ha priorità sul particolare‘, in modo che agendo per la pace sul palcoscenico del mondo non si perda poi la base interna, che spinge più su una priorità del particolare sull’universale. Alla fine della crisi ucraina e greca del 2013-15 esplode la bomba dei profughi dalla Siria che richiedeva ancora una volta un’apertura che superasse la concentrazione sul proprio particolare. Merkel riuscì a superare anche questa nuova crisi, ma non senza una perdita di consenso nella base politica interna. 


Grazie a Dio Emmanuel Macron (58,5 % versus Marine Le Pen 41,5%) ha vinto le elezioni in Francia, speriamo che continui il suo lavoro di mediazione per la pace, tanto più che deve tener conto del risultato sconvolgente di Le Pen. 


Padre nostro…


(24.4.22) Mi ha telefonato mia sorella: questa notte è morto mio papà, nella clinica ad Ovada, in cui era stato trasferito per via del covid. Non è stato sempre un rapporto semplice con lui, ma ora „tutto è compiuto“ ed io sono grato di averlo visto ancora una volta, quando sono stato a Casale Monferrato. Sono anche grato che sia morto nella domenica della misericordia, come ero grato che la sua mamma, mia nonna, era morta, nella domenica di Pasqua. Ha lavorato molto ed ha amato la sua famiglia, che ha sempre sostenuto, anche economicamente. Negli ultimi tempi ha ripetuto spesso la frase: „non sono più io“ ed a mio figlio Ferdinand ha detto che è meglio morire che vivere così. Che il Signore, che è amore assoluto, lo accolga nel Suo regno di pace e di gioia. 


Ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto e pregato per mio papà, per gli amici sacerdoti che hanno pensato durante la Santa Messa a lui. Una volta chiesi a Ferdinand Ulrich se voleva che lo portassi al cimitero dai suoi, non mi ricordo più bene il contesto del dialogo, ma ad un certo punto mi disse: Roberto, non sono più li in quel buco, se no sarei tristissimo, sono nel grembo del Padre che ha donato l’essere gratuitamente (lo disse in modo molto più quotidiano, non così filosoficamente). Mia figlia è venuta da noi, cosa che mi ha davvero commosso, perché non me lo aspettavo; il Ferdi ha un esame domani in medicina e mi ha commosso la sua affezione per il nonno. Mia moglie è sempre presente, come una roccia nel fluire del tempo. Ringrazio mia sorella per l'organizzazione del funerale. 


Quanto dice Etty di Han nel 22.4.42 mi sembra elitario ed arrogante, in un certo senso con la sua bella frase: „L’onestà non consiste certo nel raccontare tutto a tutti“, giustifica „la contraddizione“. Affermando: „perché dovrei raccontargli cose che per lui sarebbero di capitale importanza e per me assolutamente no?“ - il tema è la concezione aperta di matrimonio di cui ho parlato l’altro ieri e il rapporto non solo platonico di Etty con Spier. Forse in un certo senso è una posizione „realista“, ma se le cose di cui parla non sono assolutamente importanti perché le fa? Comunque forse dietro questa mia sensazione c’è solo in gioco la mia dignità e non quella di Han: io, che ho la stessa età di Han allora, non vorrei essere trattato così: come un vecchio incapace di sapere il vero. E capisco anche che forse noi cattolici siamo troppo inibiti per quanto riguarda il corpo e il sesso. 


Ho ripreso in mano ed in vero nel cuore „Collera e Luce. Un prete nella rivoluzione siriana“ di Padre Dall’Oglio SJ, leggendo da pagina 87 alla pagina 100 del capitolo: „operare per la mediazione“, che parla di eventi accaduti nel maggio-giugno del 2012. Ovviamente la conoscenza che ha il padre gesuita della Siria, in cui ha vissuto per trent’anni, è superiore di quella che hanno giornalisti attenti come Aaron Maté e Rania Khalek. Padre Dall’Oglio ha una posizione diversa di quest’ultimi e ritiene che il regime di Assad non è il meno peggio, ma è il peggio e riteneva il percorso democratico in Siria importante, anche se era cosciente che la sua intenzione era fallimentare. Non agisce solo e principalmente come politico, ma davvero come sacerdote che celebra la Santa Messa, i funerali, etc. La sua posizione è nonviolenta: „Fino al settembre 2011, ho reclamato una forza di interposizione nonviolenta dell’Onu e la venuta di cinquantamila attori nonviolenti della società civile mondiale, i quali avrebbero potuto, in certi casi con l’aiuto della polizia siriana, garantire l’espressione della libera opinione dei siriani. Le cose sono andata di male in peggio e quindi ho dichiarato il diritto delle persone a difendersi e a ricevere armi e ugualmente il dovere della comunità internazionale di venir in loro soccorso. Non ho mai proposto un intervento massiccio o un’occupazione militare“ (92-93). Le forze anti regime non sono per lui solamente dei terroristi; conosce la „deriva estremista“ di cui parlano Maté e Khalek, ma conosce anche „l’incredibile distanza tra la manipolazione di stato che li descrive come terroristi e la pietà, la profondità, l’umanità di questo uomo“, che gli fungeva da autista, ed aggiunge. „Non è la stessa cosa morire per un dittatore o per la libertà“(98). Come per don Milani, così per padre Dall’Oglio, l’obbedienza cadaverica non è una virtù. Il silenzio e l’obbedienza sono una virtù se vissuti come servizio al Padre e non come servizio ad un dittatore.

Come hanno fatto Katie Halper e Aaron Maté, che hanno intervistato l’esperto militare Scott Ritter che diede le dimissioni per non essere d’accordo con la gestione dell’amministrazione statunitense di allora, durante la guerra contro l’Irak, sarebbe interessante intervistare il generale norvegese Robert Mood, „capo della missione di Kofi Annan“ in Siria, di cui parla Padre Dall’Oglio, e che „darà le dimissioni (2012), prima ancora della fine della missione, in segno di protesta, perché secondo lui la missione stessa era stata utilizzata dal regime siriano per guadagnare tempo“ (92).


Ho letto più tardi fino in fondo il capitolo sopra citato „operare per la mediazione“ (100-108) e ne ho parlato a lungo con mia moglie; qui solo alcune annotazioni. Il padre Dall’Oglio è un contemplativo-attivo e il mistero della croce lo riflette, parlando con un terrorista che è contro il dialogo inter religioso e contro la teologia della croce, guardando l’esperienza di giovani terroristi morti, che vengono seppelliti con il sangue - e il terrorista gli spiega che è una questione di gloria; il sangue come porta della gloria, la morte come porta della gloria, aggiunge il padre gesuita. Ecco un reale dialogo interreligioso sul mistero della croce. La missione di Padre Paolo è escatologia pura, ma è anche lotta per la democrazia contro il regime ed in questa dimensione profetica è lasciato da solo, perché pochi possono comprendere il suo punto di vista: „Criminalizzare gli altri ci viene facile, ma difficilmente riconosciamo i nostri crimini“ - e questo è il secondo punto che porto con me nel paragone della situazione che si è creata nell’Ucraina con la sua di allora. Il paragone può essere  fatto solo mutatis mutandis, perché le due situazioni possono essere paragonate solo parzialmente e perché Bashar al-Assad non è paragonabile completamente con Vladimir Putin. Insomma i due punti sono questi: non ci si può richiamare all’eredità di padre Paolo per sostenere un intervento massiccio o un’occupazione militare; secondo: non si può criminalizzare solo l’altro; tanto meno si può farlo in Chiesa. Al Papa è riuscito sempre, anche quando ha usato parole dure contro l’aggressore ultimo, di parlare di pace; certo anche di giustizia, ma in una prospettiva di pace. Infine per portare fino in fondo la lotta contro un regime, bisogna viverci dentro, le altre sono solo parole, parole, parole…


Chiaro è che quando sostieni cose che contraddicono il mainstream sei da solo, sei dai solo con la tua povertà di comprensione, ma anche con la tua forza profetica. 


Padre nostro…




(Notte profonda, dello stesso giorno


In verità, Signore ed Amico, non so neppure che cosa chiederTi.

Vorrei essere sincero come lo è Etty con se stessa.

Ti prego di non offendere mai Konstanze in modo serio. 

Fai si che possa leggerla come un libro aperto,

Così come si esprime Etty parlando di Spier. 

È la vigilia della domenica della Misericordia,

Fai si che l’ultima fibra della mia anima sia misericordia, 

Anche quando la „mia composizione chimica cambia improvvisamente“ (Etty, 22.4.42). 


Quest’anno è il trentesimo di matrimonio con Konstanze, quindi è certamente vero anche per noi: „ci sono sempre le stesse parole“, eppure il compito amoroso non cambia: „ma io sto imparando sempre più a guardare dietro il loro significato“; spero che fino all’ultimo respiro con Konstanze, ma anche con qualche buon amico, „dietro le parole note, si (spalanchino) orizzonti sempre più ampi“ (Etty, ibidem). Per quanto riguarda la composizione chimica ed ormonale del nostro corpo, il consiglio di Spier è buono: „non deve dipendere così dal suo corpo“, ma non è possibile fino in fondo, neppure per lui. Solo qualche rarissimo santo riesce a vivere di sola eucarestia (dono d’amore gratuito donato in miliardi di pezzettini) - per cui la responsabilità è portabile fino ad un certo punto: chiedo al Signore di portare quella che è possibile. E per crescere non si deve pensare all’età: „bisognerebbe solo crescere e maturare e non pensare all’età“ e „cercare sempre un contatto pieno con la vita, con tutto quello che ne fa parte“; auguro a questo diario che ogni parola scritta nasca „da una necessità interiore“.


Che cosa dire una volta chiuso il diario di Etty? Il bisogno di sentire la preghiera dell’altro e degli altri che in questo momento stanno pregando. Sentire il silenzio delle Chiese in cui la notte ci vive solo il Signore. Ti offro il mio corpo e le sue reazioni chimiche e ormonali, che non ho sempre sotto controllo. Nella spiritualità carmelitana si fa tutto con Te - ma questa frase diventa irrimediabilmente „mitologica“ se non si tiene conto del corpo, che è tenda dello Spirito Santo, ma anche una concentrazione di reazioni chimiche, di „Spannungen“ (tensioni). L’altro giorno tornando da Malta ho scritto che qualcuno ci aspettava ed è vero, ma è anche una narrazione mitologica. Chi avrebbe davvero bisogno di me e di noi se domani ci trasferissimo a Roma? Ci sono davvero amici che ti accettano come sei? Ed accetto io loro? Due anni di pandemia ed ora la guerra ci hanno estraniato con gli amici, ma in fondo anche con loro era in gioco anche una narrazione mitologica della nostra amicizia. Ti chiedo di proteggere i miei cari a Monaco di Baviera, a Stoccarda, a Casale Monferrato e al piano di sotto. Le galline dormono nella stalla, il ginkgo è ancora chiuso e il prato con i suoi colori dorme. Mozart mi accompagna ancora un poco, ma poi ci sei solo Tu, che io lo percepisca o che percepisca le mie reazioni chimiche. Buona notte Etty, buona notte Adrienne, buona notte Hans Urs, buona notte Luigi, buona notte Ferdinand! 


(23.4.22) Meno male che il giorno contiene anche l’incontro mattutino con le galline e con l’adagio numero 23, in A maggiore, K.488 di Mozart suonato da Alexander Briger, Simon Tedeschi e dalla Tasmanian Symphony Orchestra. In modo particolare l’arpeggio mi insegna cosa sia discrezione e delicatezza. 


Nella MZ la notizia di fondo e che migliaia di ragazze e ragazzi falliscono scolasticamente tra la decima classe e la maturità (credo che il termine tecnico in Italia sia quello della dispersione scolastica): ovviamente a seconda della prospettiva, genitori, insegnanti…la colpa è sempre dell’altro gruppo. 

La FAZ attacca frontalmente il cancelliere Scholz con l’argomento dell’ipocrisia (Scheinheiligkeit = apparenza di santità): l’embargo contro la Russia costerebbe una recessione economica alla Germania, ma non così grave come nel caso della pandemia e la SPD e il cancelliere si fiderebbero troppo del giudizio dei consigli amministrativi e dei sindacati e non della scienza universitaria „indipendente“; la SPD si sarebbe sbagliata su Putin e non avrebbe visto nulla di quello che il mostro ha fatto negli anni da Grozny alla Georgia alla Siria, all’uccisione di nemici politici…Willy Brandt sarebbe meglio di tutto ciò che dopo di lui ha fatto e pensato la SPD sul tema, etc. Insomma cautela è per la FAZ: incompetenza e ipocrisia. Che vi sia un’ipocrisia dei partiti che  appoggiano la NATO e gli USA non è un tema che sia degno di essere discusso per il giornale di Francoforte, voce del capitalismo guerrafondaio,  e se lo discuti sei un agenti di Putin, perché ovviamente il male è sorto nel mondo con lui. 


Katie Halper e Aaron Maté nella loro ultima puntata di „useful idiots“ si schierano con Julian Assange, che ha fatto vedere i crimini di guerra degli USA e che per questo dovrebbe passare 175 anni nelle prigioni statunitensi: io mi sento infinitamente più vicino a loro che alla FAZ. A proposito del tema: ipocrisia, basti oggi questo accenno.

L’intervista con Scott Ritter, un esperto miliare degli USA, di Katie Halper e Aaron Maté, conferma quanto ho cercato di esprimere, in dialogo con i due giornalisti americani, negli ultimi tempi nel mio diario: parlando di ipocrisia, direi che se la narrazione di Ritter è vera, Biden è un campione di ipocrisia, quasi senza eguali e che la narrazione di Putin come unico nemico, non è vera. La frase che più mi ha colpito è stata la seguente: uccidere civilisti non significa essere „criminal war“, significa fare la guerra - ed ovviamente questo è per me motivo sufficiente per essere contro la guerra tout court - ma usare civilisti come „scudi umani“, questo significa essere dei „criminal war“ ed è possibile (Ritter è più diretto di me ed accusa senza riserve il governo attuale ucraino di nazismo) che su questo punto l’esercito ucraino non sia meno colpevole di quello russo, che secondo Ritter non agisce indiscriminatamente. Sugli eventi di Bucha ed ancora più sulle narrazioni dei media principali riguardanti essi, di cui si sembra essersi servito anche il Santo Padre, lui ha dubbi, con considerazioni meteorologiche e di osservazione dei cadaveri. 

Alcune frasi erano anche molto impressionanti: „Putin doesn’t bluff“, non vuol dire che ha ragione, ma che fa quello che dice. „Stop the war now“ - questa guerra è pericolosissima e dobbiamo finirla ora, al più presto. Certo quest’uomo è stato ferito nella sua dignità, certamente si può non essere d’accordo con la sua affermazione che Le Pen è un eroe (tanto più che la posizione di Macron sulla guerra e sul dialogo con Putin è ragionevole) che se vincesse domani potrebbe mettere fine al „nonsenso“ di credere che si possa vincere, economicamente o militarmente, una guerra contro la Russia, ma il suo modo di farci attenti ad una guerra nucleare che distruggerà il mondo mi ha ricordato molto quello che ci dice il Papa.  


Ho cominciato a leggere il capitolo „Ucraina (2013-2015) nella biografia „Angela Merkel. La cancelliera e il suo tempo, Monaco di Baviera 2021, di Ralph Bollmann. Ne ho parlato a lungo in macchina con Konstanze, qui solamente alcune annotazioni: con la lettura di opere di storia importanti (Christopher Clark, Jürgen Osterhammer), comincia la sua carriera sul grande palcoscenico del mondo, in un modo tale che mi sembra di grande stile: sa dire con chiarezza che Putin non agisce più nella forza del diritto internazionale, ma nel diritto del più forte, ma sa anche che non si fa la guerra ad una potenza nucleare. Infine il lavoro diplomatico suo e del presidente francese Hollande porta a Minsk II che è e rimane una pietra miliare dei rapporti tra Ucraina e Russia.  


Mia moglie è una delle persone che più di ogni altra che io conosca prenda sul serio l’idea della verifica nel quotidiano e non nei massimi sistemi, che non sono verificabili con delle opinioni, al massimo con un’ontologia adeguata, di ciò si afferma. Verifica nel quotidiano non significa, prendere sul serio solo le testimonianze dirette e personali, perché quest’ultime possono essere totalmente lontane dal vero, per un eccesso di coinvolgimento. Verifica quotidiana è un lavoro di autentica osservazione dei criteri che sono in gioco nel nostro cuore. Il meccanismo della ricerca del capro espiatorio nasce nel nostro cuore per azioni del tutto quotidiane.


Nell’autunno del 1955 (Cielo e terra, 2228) c’é una pagina di Adrienne sulla preghiera nella notte, che sveglia in me un vero desiderio di preghiera, anche se nella notte i miei muscoli e i miei ormoni sono troppo in disordine per percepire del tutto quella semplicità e serenità di preghiera di cui parla, che non ha a che fare, però, con la propria persona e che viene paragonata con il mare che getta ritmicamente le sue onde sulla sabbia e che non vediamo, perché noi siamo nel bosco, ma di cui sentiamo la presenza: la preghiera notturna nei monasteri, la preghiera di una mamma il cui bambino non si addormenta o è malato, la preghiera di un marito per sua moglie, le chiese vuote con il santissimo, i piccoli tentativi di preghiera - un mare di bontà che il cielo prende sul serio: Gesù, Maria e i santi ascoltano la nostra preghiera, questo mare di preghiera, anche quella di Konstanze e me, alle 17 per la pace. Tutto ciò è testimonianza della presenza in ogni luogo del Dio trinitario, che è amore assoluto e gratuito, e Ti chiedo Signore di usarmi e di aiutarmi nella necessità di più-preghiera, di cui ha bisogno il mondo, non Dio, il mondo.  Questo mare di preghiera è la testimonianza che Cristo è risorto, è davvero risorto!


Credo che la critica della predicazione univoca a partire dalla sua concezione dell’essere come atto di amore gratuito, nelle pagine che ho tradotto oggi di Homo Abyssus, equivalga in Ferdinand Ulrich alla critica di Massimo Borghesi al fondamentalismo, solo che il maestro tedesco non chiama la „legittimità critica del moderno“ in aiuto, ma la concezione ontologica dell’essere stesso, quasi come ha dire che per superare ogni univocità abbiamo bisogno di amore e non solo di una gnosi critica, per quanto rivelante essa sia. 


Padre nostro…


(22.4.22) Non esiste una confessione cristiana senza un chiaro sì alla singolarità di Cristo: cfr. Atti, 4, [12] „In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati". Anche l’importantissimo dialogo con l’Islam e con l’ebraismo non può negare questa confessione. Pietro nelle sue prime prediche dice anche con chiarezza, ai „capi del popolo e agli anziani“, parlando di Gesù che ha guarito tramite loro una persona malata: „che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti“. Nel Vangelo vediamo che ancora alla terza volta della sua rivelazione dopo la Resurrezione (Gv 21, 1-14), i discepoli, quindi anche Pietro (il ministero petrino) e Giovanni (l’amore amicale), non sapevano che era Gesù e quando Giovanni se ne accorge, Pietro si veste, perché era nudo, ma poco dopo il Signore gli chiede davvero di essere nudo con la domanda: „mi ami tu?“. La singolarità della confessione di cui parlo ha a che fare con questo amore e non con l’accusa degli altri: „voi, lo avete crocifisso“. È vero questo, i discepoli non lo hanno crocifisso, lo hanno fatto gli altri (Pilato, perché aveva paura e i giudei o meglio i loro capi per difendere la loro fede fossilizzata), ma presto, dopo i primi passi nella gioia completa della Risurrezione, anche i discepoli cominceranno a bisticciare tra di loro ed in un certo senso a crocifiggere il Signore a loro volta. Siamo cauti quindi ad usare quel „voi“, invece che „noi“. 


Etty è per un „matrimonio aperto“ e si esprime così, proprio il 22.4.42, quindi esattamente 80 anni fa: „Non vorrei un matrimonio che fosse diverso da com’è tra di noi adesso“, sta parlando a Spier, con cui non è sposata, almeno nel senso che intendiamo noi cattolici. „Ognuno a casa propria, ognuno con la sua vita e con la sua strada, ogni giorno alla ricerca di un incontro, eppure sempre più internamente e intensamente legati, con un legame di cui l’uomo comune non ha alcuna idea“. Questo pensiero elitario non mi piace, ma cerco di approfondire ciò che lei dice. Questo legame intimo che la lega a Spier non ha che fare primariamente con il sesso, anche se questa dimensione nell’aprile del 42 viene espressa così: „con te ho la sensazione che se facciamo l’amore, questo sia qualcosa che tu hai già superato“ (in altra pagina dice, però, che il linguaggio sessuale non la unisce in modo particolare a Spier) ma se fosse davvero superato avrebbero un rapporto vergine, che non hanno. Di sé Etty dice nella stessa pagina che lei possiede „temperamento, passione e sensualità“, anche se per lei il sesso non è la cosa decisiva e quindi si può concedere anche al suo vecchio amico di 62 anni con cui vive, ammettendo anche che - lo dice in un’altra pagina del suo diario - pur non essendo il motivo primario, ciò le fa piacere. Il sesso insomma fa piacere, anche se certamente le esigenze fisiche di una ragazza dell’età di Etty e il suo vecchio amico Han sono diverse, ed è una dimensione che non può essere negata, quando la si nega i costi sono troppo alti e credo che tanti squilibri di persone che vivano la verginità abbiano a che fare con questa rinuncia eccessiva. Tra i miei amici più cari vi sono vergini, Alver ed Adrian, ma in loro vedo la gioia, se non la vedessi non mi convincerebbe la loro scelta. Ma ritorniamo al matrimonio. Un matrimonio chiuso viene inteso da Etty e Spier come „istinto di possesso“ - e questo non ha a che fare con il mio matrimonio con Konstanze, che è contro un matrimonio aperto, ma per una questione di fedeltà (anche rispetto ai nostri figli) e non di possesso (questo elemento c’é in tutti noi uomini, ma non sempre ha l’essenzialità di cui parlano Spier e Etty). Poi la fecondità di un matrimonio „cattolico“ (non „chiuso“) sta nei figli, che sono la cosa che meno si possiede. Per quanto riguarda noi due sposi, noi non dormiamo nella stessa stanza, a parte quando siamo in viaggio, quindi non vi è “possesso“ neppure nel senso del rapporto di Etty con Han; è vero che per Konstanze il problema è davvero „superato“, a differenza che per Spier (e per me), perché esso era vissuto non esclusivamente, ma primariamente per il dono dei figli. Per me è diverso, ma di questo ho già parlato nel mio diario. Anche noi due cerchiamo ogni giorno un incontro, come uomini comuni e questo viene vissuto nel dialogo, nella vicinanza, nelle passeggiate…nelle paure e nelle speranzi comuni. Infine per quanto riguarda la lotta titanica contro la sensualità sregolata di Spier, di cui ho parlato ieri, vorrei aggiungere che essa non è compiuta senza surrogati (onanismo) ed anche senza „ricadute“. Noi nella Chiesa parliamo di tutto ciò in modo troppo teologico e in questo senso abbiamo creato un divario tra la teoria e la prassi che fa spavento. 


Kiev riceve le armi in modo indiretto. La Germania progetta un accordo con la Slovenia, scrive la MZ di oggi. E naturalmente, se stiamo già facendo un accordo, "la Slovenia ha anche richiesto alla Germania attrezzature più moderne". E nessun movimento non-violento in lungo e in largo, univocamente l'idea che l'Ucraina può essere salvata solo con le armi. 


Alcuni pensieri sulla questione dei fatti e della loro narrazione. Non sono d’accordo con F. Nietzsche, quando afferma che non vi sono „fatti“, ma solo „narrazioni“, piuttosto sono d’accordo con R. Spaemann (e con Frege) che vi è una „referenza“ tra il „significato“ di una cosa e la „cosa stessa“ - se dico „sole“ vi è una „referenza“ tra la parola che uso e l’astro che splende nel cielo. Così come quando il bambino chiama la „mamma“ intende davvero una mamma che lo abbraccerà. Certe frasi hanno un „senso“ ma non hanno un significato con la sua referenza alla res. Se dico che sono il re di Wetterzeube questa frase ha un „senso“, ma non ha un „significato“ con la sua referenza ad un oggetto - la cosa diventa molto importante se non abbiamo a che fare solo con una „res“ neutrale, ma se quella „res“ è „donum“ gratuito d’amore. Ed ancor più se stiamo parlando di Colui che dona l’essere in quanto amore assoluto - ovviamente fa una differenza se Colui di cui stiamo parlando ha solo un senso, o ha anche un significato. Tutto ciò, però, non lo verifichiamo in primo luogo nei „discorsi“, ma nella piccola via del quotidiano - li impariamo che vi sono fatti che sono un dono d’amore. Allo stesso tempo in quanto società che comunica medialmente siamo spesso confrontati con narrazioni diverse degli eventi - se penso al rapporto tra palestinesi ed ebrei dal 1948 ad oggi sarò confrontato con narrazioni diverse, le quali hanno un significato, nel senso sopra esposto, se hanno referenza con fatti reali, ma spesso noi non abbiamo la possibilità di controllare e verificare direttamente, come lo possiamo fare nella piccola via del quotidiano, cosa siano veramente i fatti e quale significato essi abbiano. Se dico che il popolo ucraino sta soffrendo molto, questa frase ha un significato, se dico che solo il popolo ucraino sta soffrendo molto, dico una frase che ha senso,  ma probabilmente non ha più un significato - perché il popolo russo nel Donbass ha sofferto anche molto negli ultimi 8 anni. La frase che solo Putin è il responsabile della guerra ha senso, ma non ha probabilmente un significato. In una certa narrazione abbiamo il rinvio ad alcuni fatti, mediati da una narrazione: gli americani hanno investito miliardi di dollari in armi e in addestramento al loro uso e questo non in modo pacifico, ma creando il contesto per una „proxy war“ e riducendo il popolo ucraino ad essere „cannon fodder“, sostenendo anche forze quasi naziste come il battaglione Azov. Il presidente Zelensky è stato eletto con un largo mandato per sostenere un processo di pace con la Russia ed ora opera proprio il contrario. Mediati da un’altra narrazione abbiamo altri fatti: Putin ha cominciato una guerra sacrilega in cui muoiono giovani soldati russi e migliaia di mamme ucraine sono costrette a fuggire con i propri figli dal proprio paese e tanti padri sono stati uccisi. Nel corso della guerra sono stati bombardati anche ospedali e sono morti bambini, cosa questa che il Papa chiama la dimensione „sacrilega“ della guerra stessa. 

Ovviamente  sono contento se ho narrazioni con un significato e non solo con un senso, ma spesso non è possibile una verifica diretta ed anche fotografie non lo sono. Per questo parlo di narrazioni verosimili e non vere (lezione di Cicerone) e tra queste preferisco quelle che rendono possibile al più presto la pace - narrazioni schierate e che usano per esempio per questa guerra la parola „genocidio“ hanno un  senso, ma non hanno un significato e se lo hanno, questo consiste solamente nell’avvicinamento di una terza guerra mondiale che deve essere evitata a tutti i costi. 

Preferisco infine narrazioni che tengono conto del vero esistente anche in ciò che considerano il loro nemico o il loro avversario: narrazioni che escludono il momento del vero di ciò che si combatte (la posizione di Putin o quella del patriarca Kirill) sono per me prive di un significato pacifico. È vero il contrario: dire che tutto il paese Ucraino è nazista è un’affermazione senza significato. Questa è la lezione più importante di Alberto Methol Ferrè. Il Papa oggi ha disdetto per motivi diplomatici e non per motivi della verità il possibile incontro con il patriarca Kirill in Libano, ma ci ha tenuto a dire che il suo rapporto con il patriarca è „molto buono“ - questa è una narrazione con un significato pacifico. Infine non ritengo che tutte le narrazioni siano equidistanti dal vero, vi sono narrazioni con maggiore o minore verosimiglianza. 


Padre nostro…


(21.4.22 - 84.esimo compleanno di mia mamma) Gesù non è più la dove sono i suoi discepoli  (cfr. Lc 24, 35-48), la risurrezione non è un ritorno indietro, ma non è neppure un fantasma, può mangiare davanti agli occhi dei discepoli e ci porta un messaggio inequivocabile: „la pace sia con voi“. Qualche giorno dopo, dopo la Pentecoste, Pietro e gli altri hanno un’autocoscienza che non ci sarebbe potuti aspettare dopo la morte di Gesù e neppure nelle prime apparizioni o incontri del e con il Risorto (cfr. Atti degli Apostoli, 3,11-26) vista la paura che avevano di vederlo: gli apostoli non sono più la dove è rimasto il resto del popolo, ora vivono del tutto di gioia, che avevano anche provato vedendo il Risorto, e sanno che il credere o non credere in Gesù fa la differenza: in lui e solo in lui si è avverato tutto ciò che avevano promesso i profeti e tutto ciò che era incluso nel patto con Dio. Anche Pietro ha rinnegato il Signore, ma dopo l’incontro con il Risorto („mi ami tu?“) non fa parte più di coloro che rinnegano, ma questo è possibile solamente se si rimane in Cristo, solo nella gioia dell’avvenimento della Risurrezione, testimoniata anche dalla musica di Mozart (per esempio nella sonata al pianoforte numero 10, k. 330), solo se si rimane in comunione con Pietro.   


La passione del Signore ha carattere universale (cfr. Adrienne, Cielo e terra III, 2227) - e non vi è mai una logica dello „scambio“ o del „calcolo“ e non vi è alcuna limitazione - egli soffre per tutti, ma nella più completa „discrezione“. Non ci si salva perché il mercoledì si digiuna o per altri „calcoli“: se dico 10 „Pater“, etc. La salvezza è universale e gratuita e possiamo offrire al Signore la nostra disponibilità a soffrire con lui sulla Croce, lasciando a lui la gestione completa della nostra disponibilità. Tutto ciò è veramente liberante: la spiritualità dei diversi calcoli pii per salvarsi l’ho sentita sempre come un ricatto e poi invecchiando ci sono già così tante cose che possiamo „offrire“, senza far alcun „calcolo“ e senza sapere per chi porterà frutti. La promessa: „oggi sarai con me in paradiso“, non conosce alcun calcolo, alcun „se…allora“. 


Il lavoro di discernimento politico di „useful idiots“ non è indifferente: io non avrei per nulla tempo di ascoltare e leggere tutte le cose che guardano e leggono Katie Halper e Aaron Maté. Un momento importante della democrazia è la possibilità di analizzare tutte le diverse narrazioni liberamente. Per quanto riguarda il lavoro di discernimento del conflitto tra democrazia e autocrazia nel mondo, direi che questi giovani giornalisti hanno ragione a non volere sacrificare popoli interi per la vittoria di uno di questi due sistemi, con le loro variazioni infinite. Il che non  vuol dire che l’impegno per la democrazia di Padre Dall’Oglio SJ in Siria sia diventato nel frattempo meno importante per me, ma è anche vero che nessuno sa che cosa direbbe oggi il padre gesuita per esempio dei paragoni che vengono fatti tra Ucraina e Siria. La scelta del padre gesuita era fondamentalmente di „non violenza“ (e in lui l’idea di „democrazia“ è intesa come superamento di quella di „protezione“ da parte del dittatore di turno), anche se lasciava la porta aperta ad un uso delle armi per necessità concrete di salvezza dei popoli, ma non credo che per lui la famosa „red line“ sia intesa come l’appoggio di determinate voglie imperiali (democratiche) invece che di altre (autocratiche). Infine il criterio del „poliedro“ che ci ha dato il pontefice implica nella situazione attuale una distinzione flessibile tra democrazia ed autocrazia e non un conflitto ultimativo che sarebbe solo l’ingresso in una terza guerra mondiale. Quest’ultima deve essere evitata, perché l’amore gratuito di Cristo è venuto a portare la pace e l’unica „spada“ ammessa è quella del discernimento stesso. Mentre nella vita interiore, come ho spiegato sopra parlando di Adrienne, non si possono fare „calcoli“, nell’impegno per la pace del mondo un „calcolo diplomatico“ è necessario. 


L’introduzione di Massimo Borghesi al nuovo libro di Riccardo Cristiano,  „Figli dello stesso mare“, meriterebbe di più che un’annotazione nel diario, ma per ora non ne ho la forza. Borghesi identifica un problema, che deve essere superato: il fondamentalismo, che è solo apparentemente un ritorno all’antico, ma in vero è una modernizzazione non legittima della religione e ciò vale per tutte e tre le religioni abramitiche e no solo, visto che nell’induismo vi è anche un tale pericolo. Mentre un atteggiamento critico nei confronti del moderno, permetterebbe davvero un dialogo tra le religioni e il pericolo di un clash tra le civiltà. Sono del tutto d’accordo, ma non vorrei fare di tutto ciò un „ritmo puro“, un „sistema chiuso“ che tra l’altro non corrisponderebbe per nulla all’intenzione ultima di Borghesi di un „pensiero aperto“ nel senso di Maritain, Bergoglio, etc. Ho seguito con attenzione le tappe del dialogo di Papa Francesco con l’Islam (viaggio in Egitto, viaggio in Irak) e i diversi documenti, da quello di Abu Dhabi all’enciclica „Fratelli tutti“ e ne sono entusiasta.

Per quanto riguarda la ricezione non critica del marxismo nel mondo mussulmano, mi sembra che Borghesi offra momenti di riflessione adeguata. Nel mio dialogo con la sinistra-sinistra americana vedo anche il loro desiderio di superare ogni forma di dogmatismo marxista, ma allo stesso tempo vedo anche un’esigenza di rivelare tutte le forme non liberali dello pseudo liberalismo americano, quello dell’ élite democratica. Insomma per questa sinistra-sinistra americana non solo il teocon repubblicani, ma anche i pseudo liberali democratici hanno contribuito ad uno svuotamento ultimo della „modernità“ e di una „democrazia sostanziale“ e non solo „formale“. In questo senso mi sembra che non solo il fondamentalismo, ma anche il liberalismo globalista non sono interessati alla verità, che cerca nel dialogo e nella pace le sue forme di reale sviluppo, di uno sviluppo che non sogna il „medioevo“ o l’ „antichità“ come salvezza, ma che crede che lo Spirito Santo non ha finito di stupirci. 


Noi tutti abbiamo un modo molto „mitologico“ di raccontare avvenimenti e persone. Se chi racconta è buono, allora il suo racconto sarà buono e meraviglioso, con il rischio, però, di offrire un’immagine falsa della persona che descrive, perché solo Dio è buono. Mia mamma a cui devo tanto, a cui devo la vita, dice alle volte frasi che sono del tutte xenofobe; Ulrich che ho amato come un padre, l’incontro della mia vita, aveva a volte delle fobie (i massoni che ci avrebbero ascoltato nell’università, per cui abbiamo parlato più piano) assurde. Anche la vita di una persona come Alver è certamente meravigliosa, nella sua scelta di povertà, ma suppongo che anche in lui ci siano delle cose che non fanno parte di questa immagine meravigliosa. Di Don Giacomo Tantardini, a cui devono tanto molti amici, so che aveva degli aspetti del suo carattere, almeno prima dell’esilio, che erano per dirla gentilmente, insopportabili. E ciò vale per tutti, anche per me. Certo si può sottolineare la mia intelligenza (o se volete le mie letture) o il mio coraggio di vivere nella diaspora, però c’è una parte di me che vive di surrogati come l’adolescente che ero. Etty sa combattere questa tendenza „mitologica“ e sa che in Spier vi è „quella piccola curva demoniaca“ della sua bocca, che non lo rende „solo buono e caro“ ( cfr. 22.4.42), cosa che è certamente anche vera. Etty parla anche della sua „battaglia titanica contro la sensualità…sregolata“. 


Padre  nostro… 


(20.4.22) Oggi è il compleanno del mio amico Alver Metalli, che vive nella baraccopoli La Carcova in Buenos Aires. Un altro suo amico, Lucio Brunelli, che tra l’altro ieri in occasione dell’anniversario della morte di Don Giacomo Tantardini, aveva pubblicato ne „L’osservatore romano“ una testimonianza sul prete lombardo-romano,  ha scritto nel proprio blog un articolo molto bello su di lui, che ho condiviso nelle mie bacheche. Nel mio blog vi è un lungo commento del diario „Epifanie“, che Alver ha trovato degno di essere citato nel suo blog. Come dire con una frase breve cosa significa Alver per me? Il coraggio di seguire Cristo tra gli ultimi, con gioia specifica Lucio. Tra l’altro oggi è anche il compleanno di Gianni Valente, che insieme con Massimo Borghesi, ha espresso una posizione sulla guerra in corso in Ucraina, che trovo molto adeguata e che mi è del tutto consona. 


Ho trovato la mia unica speranza in questo tempo di guerra, il mio unico imperatore, in una frase di Edith Stein: „Il Gesù bambino (di Praga) arrivò proprio quando il dominio politico imperiale a Praga stava per finire. Non è forse l'imperatore segreto che un giorno metterà fine a tutte le miserie? Dopo tutto, ha le redini in mano, anche se gli uomini pensano di comandare...". 


Caro (...), ti ringrazio per la tua E-Mail e ti sono grato che non mi consideri un propagandista di Putin. Parto dal punto che più mi sta a cuore. Nessuno può reclamare la posizione del Santo Padre come la sua propria. Per il Santo Padre prega Cristo, prega tutto il popolo Santo di Dio e vi sono cose che lui dice che vengono ispirate direttamente dallo Spirito Santo. Le nostre narrazioni degli eventi non sono, però, equidistanti da questa sua posizione (e quella di Massimo Borghesi mi sembra molto vicina a quella del Papa). Approfondisco: non tutto quello che dice il Santo Padre viene direttamente da Cristo o dallo Spirito Santo, perché lui è solo un uomo, ed agisce qui sulla terra, altra cosa sarebbe se mi apparisse san Giovanni Paolo II dal cielo; il Santo Padre sulla terra ha un ufficio molto importante, ma è pur sempre solo un uomo, che si sforza di vivere in unità perfetta con Dio, ma a differenza dei santi in cielo, non lo può ancora del tutto. Le nostre narrazioni, se fatte come cristiani, sono anche frutto dello Spirito Santo, ma anche noi siamo solo uomini e quindi ci possiamo sbagliare. Per quanto riguarda la mia narrazione degli eventi, essa nasce in forza di ciò che chiamo l’“opzione Arendt“ - io critico piuttosto i miei, e non gli altri. Per me Putin è altro, mentre gli USA e l’Europa sono i miei. In dialogo con la sinistra-sinistra degli USA (alcuni giovani giornalisti americani che mi ha consigliato Adrian Walker), più a sinistra di B. Sanders, ho un’altra narrazione dal quella del professore russo-polacco che citi ed anche dalla posizione espressa da Adriano Dell’Asta ne „La nuova Europa“. All’esercito di liberazione dell’Ucraina ed al mito di Zelensky (di cui il  professore nel tuo riassunto non parla) non credo minimamente e non credo neppure che l’argomentazione che quest’ultimo sia ebreo significhi che egli non sia sostenuto, contro il mandato per cui era stato eletto, anche da forzi quasi naziste. Come il fatto che Obama fosse „black“ non gli ha impedito di sopprimere in modo poliziesco la rivolta „black“ di Ferguson. 

Per quanto riguarda la NATO, quest’ultima ha da sempre un attore principale, gli USA, e solo con Trump ciò ha rischiato di entrare in crisi. Negare i miliardi che gli USA hanno investito in Ucraina dal 2014 mi sembra un’operazione non onesta - e di fatto alcuni senatori americani „repubblicani“ non lo fanno; in questo sono più onesti di Biden, che io ritengo infinitamente più pericoloso che Trump, sulla domanda che su cui stiamo riflettendo. La tesi di Biden sul „genocidio“ in corso nell’Ucraina la trovo pericolosa e penso con la professoressa Charisse Burden-Stelley che se è un genocidio è oggi in corso, questo è in corso in Yemen e non i Ucraina. Negli ultimi anni non solo i Russi hanno combattuto contro gli Ucraini, ma è vero anche il contrario, per esempio con il battaglione Azov (Azow).

Non so se la mia narrazione sia giusta, ma è quella che è nata in dialogo con americani e non con Putin; mio figlio Ferdinand mi ha mandato questa notte un lungo messaggio per Whatsapp in cui si confronta con la mia posizione e mi cita anche fonti che attaccano duramente le mie fonti (Aaron Maté…), lui non sa quale sia la posizione da difendere, ma prende sul serio quello che dico e mi cita, anche perché io lo ho educato alla libertà, anche fonti che mi contraddicono. È quello che disidero per i dialoghi tra amici e nella Chiesa - la non demonizzazione e o la riduzione a sciocchezza della posizione dell’altro. Quello che ci vuole dire Borghesi e su questo ha del tutto ragione è che una posizione poliedrica e non sferica, deve tenere conto anche della posizione degli altri imperi (Putin, Xi…) - senza una posizione poliedrica che preda sul serio i „fratelli tutti“ del Papa il mondo si muoverà inesorabilmente verso la terza guerra mondiale, non più combattuta solo a pezzetti. Noi cristiani non dobbiamo mai basarci sull’agire degli imperatori, solo tenerne conto, perché se parliamo di un „solus“, quest’ultimo vale solo per Cristo! Solus Christus e non „solus Putin“ come causa della guerra…

Anche una mia giovane amica di Colonia, giudice, mi ha detto che a lei non piace per nulla lo stile del podcast „useful idiots“, che è la mia fonte più importante di dialogo con questi giovani giornalisti americani, ma mi sta ad ascoltare, argomenta la dove le sembra che Maté si contraddica e capisce che ciò che per me davvero conta è sostenere il Santo Padre nel suo chiaro no alla guerra e al riarmo per fermarla. 

Tuo, Roberto 


(19.4.22) C’é una frase di Spier che Etty riporta al 22.4.22 che mi fa riflettere. È arrabbiato con lei ed avrebbe voluto gridarle: „Esca dall’aula“. „Dopo di che ha detto a se stesso: Vedi come sei, uno non ti sta ad ascoltare e tu sei già offeso“; insomma gli è costato „addirittura uno sforzo pari ad una piccola battaglia“ per superare questo desiderio di gridarle addosso. Conosco bene questo sentimento, ma vorrei imparare negli anni che Deo volente mi rimangono nella scuola fino alla pensione a prendere più sul serio la gratuità, l’umsonst, anche in questo campo. Non si può imporre all’altro la voglia di ascoltarti, anche se ovviamente, a seconda della classe in cui ci si trova, si deve tener conto forse anche del suo stadio di sviluppo…„Che cosa ne sarebbe della mia teoria se non vivessi in baso a quella, o una cosa del genere“.


Devo dire che faccio fatica a leggere „Fuochi accesi“ di Perillo - è scritto con quello stile di „Tracce“ per cui sempre tutto è testimonianza riuscita, anche se alle volte si accenna al fatto che ci sono stati problemi, che sono più „tecnici“ (una meta non raggiunta a livello scolastico…) che di „testimonianza“ - quando arrivi a Portofranco non puoi che essere entusiasta della testimonianza umana che vi trovi. A me questo fa venire il nervoso. Quindi in aereo ci ho messo del tempo prima di prendere il libro in mano, ma poi quando ci sono riuscito mi sono trovato al cospetto di cose e persone davvero interessanti: accanto a certi passaggi ho scritto il nome di una ragazza o di un ragazzo a cui ho dovuto pensare leggendoli ed in treno, in Berlino, dall’aeroporto a Südkreuz) ascoltando una ragazza che parlava delle sue difficoltà scolastiche o pensato che sarebbe davvero utile avere un’esperienza come „Portofranco“, con la sua gratuita e libertà, e non come succede da noi come un altro punto del programma, che suona bene, ma non affronta davvero tutte le questioni umane che si trovano dietro quelle scolastiche. Leggendo le pagine su Momo, originario dell’Egitto (39-45) mi sono commosso e mi è piaciuto molto come a Portofranco si rispetti la sua identità mussulmana. Nelle pagine dedicate a Bologna con i suoi „migliaia di mondi diversi“ (Guccini) mi sono accorto che io vivo in confronto a ciò in una realtà abbastanza omogenea; durante l’accoglienza dei siriani ed afghani ci sono stati alcuni mussulmani dalla scuola, che poi sono spariti: tutto sommato noi siamo una realtà abbastanza tedesca (dell’est) ed in parte vietnamita, ed anche se la storia del Vietnam è stata molto drammatica, forse pi?ù di quella della DDR, essa è simile a quella di quest’ultima, con quel frutto di „secolarizzazione“, in cui il „senso religioso“, forse c’è, ma è bloccato e l’appartenenza ecclesiale è minima. Qualcosa di analogo vale per i tre o quattro cinesi che ho avuto in classe. 


Nel punto 2226 di „Cielo e terra“ III, Adrienne dice qualcosa che mi sembra essere di vitale importanza anche per una persona come me, che certamente non ha una vita di preghiera così intensa come la sua. Bisogna distinguere tra i santi nel cielo e i santi in terra. Con un santo in cielo non si „discute“, perché egli vive „in unità perfetta con la volontà di Dio“. Non si discute con il diavolo, ci ricorda Papa Francesco, perché egli vive in disunione perfetta con la volontà divina, ma non si discute neppure con i santi. Se don Giussani mi apparisse non farei con lui una „discussione“ sul Movimento, ma starei ad ascoltare. Sulla terra le cose sono diverse. Una persona come Papa Francesco è certamente un santo e spesso penso che non vi è un’altra via da percorre da quella che lui propone, ma è pur vero „che un santo sulla terra rimane un uomo e non è necessario che ci convinca o ci soddisfi del tutto, forse anche perché Dio stesso non vuole, che il santo centri continuamente ciò che è giusto…sulla terra si deve distinguere con chiarezza ciò che il santo pronuncia a partire dallo Spirito Santo e quello che espone in forza di considerazioni umane, poiché vive in un ambiente umano. Certamente anche in un tale dialogo è necessaria una donazione di sé ed un’apertura che sono un atteggiamento simile alla preghiera: insomma una donazione di sé continua alla volontà di Dio ed una tale donazione è sempre anche preghiera“ (Adrienne).  Per quanto riguarda gli interventi del Papa sulla guerra a me sembra che essi siano coincidenti totalmente con la volontà di Dio ed anzi se fossimo in grado di ascoltare di più Dio ci renderemo conto quanto profondamente essi siano radicati completamente nella logica del cielo. Ciò non significa che le argomentazioni storiche del pontefice per la pace siano le uniche possibili o che non ci siano anche altri argomenti che dovrebbero essere a loro volta considerati e che nelle sue prese di posizioni non vengono considerati a sufficienza. Il mio lavoro con i giovani giornalisti americani mi ha aperto una serie di argomenti per la pace di cui il pontefice non parla e che sono invece degni di considerazione: la differenza tra genocidio e atrocità, tanto per fare un esempio. 


Padre nostro…


(Wetterzeube, il 18.4.22) Tornando ieri nella notte avevo visto che il Ginkgo in giardino è ancora chiuso, i boccioli delle foglie sono solo un po’ ingrossati, ma ci sono molti fiori in giardino - questa mattina poi abbiamo visto quanti fiori sono cresciuti nel tempo che eravamo a Malta (primule dai diversi colori, narcisi gialli…). Ieri notte sul tavolo ci aspettava una cena preparata dal parroco, che ha pulito la stalla ed inaffiato i fiori in casa, con tanti piccoli particolari accoglienti. Insomma c’era qualcuno che ci aspettava, dopo la lunga strada compiuta da Malta a qui. 


Ho finito di leggere l’esortazione apostolica sulla santità di papa Francesco, firmata il 19 marzo del 2018, „solennità di san Giuseppe, sesto del mio pontificato“. Finisce con Maria che ci sorregge, „senza che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che succede. Basta sussurrare ancora e ancora: „Ave Maria…““ (GeE, 176) e con un invito ad incoraggiarci „a vicenda in questo proposito (santità). Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere“ (GeE, 177). 

Ieri nel treno da Berlino a Lipsia abbiamo incontrato dei fans del Rostock, che tornavo dallo stadio dove la loro squadra aveva giocato contro il Ratisbona. Avevano bevuto molto ed Oli, un giornalista del MDR, mi ha in continuazione offerto una birra (che ovviamente ho rifiutato, visto che ero in servizio), poi hanno cantato alcune canzoni, che hanno dato fastidio ai nostri ragazzi, che ascoltavano la loro musica con gli auricolari, ma in vero i tifosi avevano ancora un piccolo senso della „felicità“ di un „popolo“, anche se ovviamente eccitata dal surrogato della birra, insomma una felicità che può essere tolta. 


Appena tornato in Germania sono confrontato immediatamente con la parola „“Zeitwende“ (svolta dei tempi, cambio epocale) e l’unica notizia positiva è l’indugiare, esitare, tentennare del cancelliere Olaf Scholz. Per Hannah Arendt „indugiare“ è „pensare“. Il presidente della CDU e della frazione politica CDU/CSU, Friedrich Merz, che giustamente non vuole chiudere le ultime tre centrali nucleari che forniscono elettricità a 10 milioni di famiglie,  è del tutto d’accordo con il ministro degli esteri Annalena Baerbock“ (Verdi): per questi due „non ci sono più scuse“, la Germania deve mandare in Ucraina armi pesanti e istruzioni per l’uso. Insomma una politica da guerrafondai, legittimata con la parola dell’aiuto dei più deboli, ma di deboli in vero c’è ne è forse uno solo: il popolo ucraino usato come „nutrimento dei cannoni“ e scacciato dal proprio paese e poi i „giovani soldati russi“ ed entrambi hanno bisogno di pace e non di armi. È questo che dico pacifismo da salotto? No, è sequela del Papa!  L’editoriale più importante della FAZ, quello in alto a destra, è chiarissimo: „Non c’é tempo per tentennare“ (Berthold Koehler) e il secondo, quello in basso a destra, di Reinhard Bingener, accusa di „teologia politica“ solamente il patriarca Kirill, la cui „teologia politica“ la presidentessa dell’EKD (Chiesa evangelica in Germania), Annette Kurschus, ha dichiarato essere una „bestemmia“ - ma in vero la „teologia dei due regni“ di Lutero serve all’autore dell’editoriale a dire che si deve aiutare l’Ucraina anche con la violenza, ma apparentemente senza „teologia politica“ e facendo attenzione che nel nostro cuore non ci sia voglia di vendetta, ma solo di reale aiuto ai deboli. La posizione del Papa in questo commentatore non esiste. La pagina culturale della FAZ parla dei giornalisti russi che sono fuggiti in Georgia e che ritengono essere Putin „Satana“ e il regista di teatro Andrea Breth ci „insegna“ che siamo tutti insipienti, che non conosciamo Putin e la Russia e che avremmo dovuto comprendere prima che il nuovo Zar è un violento con cui non si fanno commerci. Ha ragione invece, forse, nel dire che "nel teatro, è la consonanza al mondo che è essenziale e non la politica del giorno".  Essendo l’edizione della FAZ, da cui ho preso le citazioni, quella che è uscita il Sabato Santo, una crocifissione di Giotto di Bondone (Padova 14.secolo) non poteva mancare e si trova nel posto in prima pagina dedicata alle foto e viene commentata con una frase di Alfred Delp, che è stato uccido dai nazisti: "Bisogna salpare nel vento dell'infinito, solo allora sentiremo il viaggio di cui siamo capaci". Insomma un po’ di „teologia politica“, per legittimare la guerra, „ci sta“. La vera mancanza, oltre alla posizione del Papa, è un’analisi seria degli appetiti imperiali degli USA e quindi la proposta di una posizione realmente europea come „terza via“ tra la Russia e gli USA (Massimo Borghesi). Spero che il tentennamento del cancelliere sia proprio in questa direzione e non solo un non sapere che fare. 


Oliver Stier, del consiglio direttivo e di amministrazione del CJD ci ha chiesto di fare un offerta di soldi per i profughi ucraini che sono stati accolti nel CJD di Berchtesgaden - Konstanze ed io abbiamo partecipato a questa azione. Il CJD, fondato dal parroco luterano Arnold Dannenmann, proprio al cospetto dei profughi di allora e degli orfani di allora, provocati dalla seconda guerra mondiale, rispose con il suo motto: „nessuno deve andar perso“.  


Ho dialogato sul tema guerra con Leo e David - è bello parlare con i giovani. La posizione di David è equilibrata, ma del tutto interna al dibattito europeo; quella di Leo molto interessante, in modo particolare per quello che dice sul „pacifismo“ - io non ho bisogno di questo termine e preferisco quello di „non violenza“, ma è vero quello che dice Leo, un pacifismo che sia possibile solo se i due avversari sono d’accordo è senza senso.


Quello che dice Etty il 22.4.42 sull’inginocchiarsi e sull’abbracciare è interessante - è vero un abbraccio non può esprimere tutta la gioia che si sente. Ed anche la dimensione „erotico e sessuale“, che Etty conosce bene e di cui sa che a volte c’é solo essa, quasi senza anima, non basta per raggiungersi come uomo e donna. In qualche modo il nostro partner deve trovare in noi un „rifugio per la sua anima“. E questo è possibile per Etty non solo nell’ „opposizione“, ma - per il maschio - nell’avere qualcosa di femminile. 


Padre nostro…


(Malta-Wetterzeube, 17.4.22 - Pasqua) Alcune statistiche che cita Massimo Borghesi  dicono che tantissime persone vogliono la pace e non un’ escalation della guerra. Questa dimensione del popolo è più presente a lui che a me. Anche le letture della veglia pasquale hanno ben presente questa dimensione del popolo e del patto che Dio stringe con esso e non solo con individui. Le sette letture dell’AT e le due del NT della veglia pasquale sono un’esperienza letteraria ed umana importante: la Pasqua ha a che fare con la creazione di tutto l’universo, di un popolo in esso e l’annuncio di questa notte - la notte - è vera luce che squarcia le tenebre. Gesù non è più nel sepolcro!  Speriamo l’annuncio di luce diventi almeno un po’ storia, anche per quanto riguarda le guerre (!) in corso. Siamo ritornati in Germania ed arrivati a Wetterzeube molto tardi. Buona Pasqua: resurrexit Dominus vere! 


È vero che Putin ha cominciato la guerra, ma, se le mie informazioni sono vere, non è vero che abbia più colpe di Zelensky e gli americani che lo sostengono; vero è che il popolo ucraino sta soffrendo di più di quello russo, credo, visto che la guerra si svolge nel suo territorio. E come sempre ci sono confratelli di CL che sanno tutto, ma che in vero sanno solo l’ideologia che difendono. Di fatti, neppure una traccia! 


Padre nostro…



(Malta, 16.4.22 - Sabato Santo) Ieri sera Konstanze ed io abbiamo seguito la via Crucis del Colosseo, con il „silenzio“ sotto la Croce, alla tredicesima stazione, portata da una ragazza ucraina e da una ragazza russa, Irina ed Albina, e con tante speranze e sofferenze di famiglie, che hanno portato a loro volta la Croce da una stazione all’altra, avendola già portata nella loro vita; alla fine il Santo Padre ha pregato questa breve preghiera: 


Padre misericordioso,

Che fai sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, 

Non abbandonare l’opera delle tue mani,

Per la quale non hai esitato 

A consegnare il tuo unico Figlio,

Nato dalla Vergine, 

Crocifisso sotto Ponzio Pilato,

Morto e sepolto nel cuore della terra,

Risuscitato dai morti il terzo giorno,

Apparso a Maria di Magdala,

A Pietro, agli altri apostoli e discepoli,

Sempre vivo nella Santa Chiesa, 

Suo corpo vivente nel mondo.


Tieni accesa nelle nostre famiglie

La lampada del Vangelo, 

Che rischiara gioia e dolori,

Fatiche e speranze:

Ogni casa rifletta il volto della Chiesa,

La cui legge suprema è l’amore.

Per l’effusione del tuo Spirito,

Aiutaci a spogliarci dell’uomo vecchio, 

Corrotto dalle passioni ingannatrici, 

E rivestici dell’uomo nuovo, 

Creato secondo la giustizia e la santità.

Tienici per mano, come un Padre,

Perché non ci allontaniamo da Te;

Converti al tuo cuore i nostri cuori ribelli, 

Perché impariamo a seguire progetti di pace;

Porta gli avversari a stringersi la mano,

Perché gustino il perdono reciproco;

Disarma la mano alzata del fratello contro il fratello,

Perché dove c’é l’odio fiorisca la concordia.


Fa’ che non ci comportiamo,

Da nemici della Croce di Cristo,

Per partecipare alla gloria della sua resurrezione.


Egli vive e regna con Te,

Nell’unità dello Spirito Santo,

Per tutti i secoli dei secoli.


Amen!  


Al 6.9.1955 Adrienne parla della preghiera (Cielo e terra III, 2225): intenzioni di preghiera viste dalla terra sono molto urgenti, ma viste dal cielo si accompagnano ad innumerevoli altre intenzioni; questo affidamento a Dio è importante, „ma ciò non significa sempre il subentrare della calma“. Anche il Cielo ci chiede delle cose, ha le sue intenzioni: „richieste di Dio al mondo“ e quando esse accadano e non sono proiezioni dei vedenti o dei loro interpreti (di questo non si parla nel punto citato, ma Hans Urs ed Adrienne mi hanno reso attento a questo aspetto), allora non „si può far altro che partecipare ad esse“, che cooperare. 


Nel Sabato Santo il Signore si perde quasi nella melma del peccato del mondo (questa è la discesa all’inferno per Adrienne), in modo particolare di quei cristiani che benedicono la guerra ed in vero alla domanda di un’amica che mi chiede: „Non capisco come facciano tutti questi, ma soprattutto Biden che è cattolico, ad accendere candele ed invocare Dio per benedire la guerra. Come fa Biden in questi giorni della Settimana Santa?“ so rispondere, ma anche non lo so. Certamente quando si pensa che sia in corso un „genocidio“, come lo pensa Biden, è conseguente il suo atteggiamento, ma in vero come ha detto Charisse Burden-Stelley, il genocidio è in corso in Yemen, non in Ucraina, sebbene anche qui, come si può vedere, in molte foto, che dovranno essere analizzate precisamente, sono stati commesse molte atrocità. 


La tesi a cui accennavo ieri: “liberalism has always been amenable to fascism“ ("Il liberalismo è sempre stato disponibile al fascismo“.) della professoressa Charisse Burden-Stelley, allieva di Gerald Horne, viene da lei argomentata tra l’altro in questo modo: l’appoggio degli USA per sconfiggere Hitler giunge molto tardi, dapprima il fascismo viene appoggiato con funzione anticomunista. Lei accenna anche ad una serie di differenziazioni nella definizione di cosa sia liberalismo che dovrei leggere e non solo ascoltare in un podcast. 


Come ho già detto qualche giorno fa la posizione di Massimo Borghesi sulla guerra mi sembra tra le più sagge che conosco io, qui in Europa: oggi Massimo mi ha mandato per Whatsapp l’intervista che gli ha fatto Maurizio Caverzan ne „La verità“, anche di questa intervista apprezzo l’impegno per la pace, che non nasce da una posizione spontanea, diciamo „pacifista“, ma da una lunga fedeltà a Pietro, già a partire dagli anni delle guerre in Irak, sotto il pontificato  di san Giovanni Paolo II e da un sistema filosofico aperto, che fa i conti con una critica seria alla „teologia politica“. 

A differenza, anche di grandi filosofi come Robert Spaemann, Massimo Borghesi ha compreso il carattere drammatico dell’undici settembre 2001, con cui paragona l’attuale guerra: in entrambe i due avvenimenti vede uno „spartiacque“ con un „prima e poi“, ma a differenza di ciò che accade in Germania con un argomento simile, quello della „Zeitwende“, egli non sostiene la necessità di un maggior impegno militare (i Verdi  in prima linea), ma di un maggior impegno per una soluzione non violenta e diplomatica del conflitto. „Il senso necessario dell’essere“ (Ulrich) è un’educazione alla pace (per cui escluderei radicalmente la possibilità di inviare armi in Ucraina) e non alla guerra, come invece pensa Eraclito. 

Mi sembra anche molto coraggioso nell’intervento di Borghesi il paragone che fa tra il patriarca di Mosca e il vescovo cattolico di Kiev: entrambi usano il nome di Dio per legittimare la guerra, anche se a me sembra che il vescovo di Kiev lo faccia in modo ancora più unilaterale. 

Le mie fonte americane (Aaron Maté, Katie Halper,  Charisse Burden-Stelley…) corrispondono nel dibattito italiano alla posizione della sinistra-sinistra (Luciana Castellina, Michele Santoro) che vedono nella guerra un „disastro immane“, come successe già con la guerra in Irak del 2003. 

Il mio modo di pensare su questo tema è meno filosofico di quello di Massimo Borghesi, anche se anch’io non vedo nessuna possibile conciliazione tra un’ontologia dell’essere come dono di amore gratuito e la guerra, piuttosto esso prende sul serio alcune informazioni storiche delle mie fonti americane. Se quest’ultime hanno ragione allora bisogna dire con la stessa chiarezza che si afferma che la guerra di Putin è „ingiustificabile“, che anche l’azione di sostegno anche di forze neo naziste in Ucraina da parte degli USA è altrettanto „ingiustificabile“, comunque Borghesi critica con chiarezza e precisione anche l’operato di Biden, che non ha alcun interesse alla posizione „poliedrica“ del Papa, ma vuole un mondo bipolare, che prepara un ultimo conflitto con la forza „autoritaria“ cinese. Questo progetto è pura follia e l’Ucraina è davvero  „vittima sacrificale“ (Borghesi) o „nutrimento per i cannoni“ (Maté, Burden-Stelley, Martin…).

Penso con Gerald Horne che sia necessario una nuova storia del comunismo negli USA ed anche di un’analisti più approfondita del fatto che la sinistra-sinistra si trova davvero e spesso in accordo con Pietro e non solo con Francesco, ma anche con l’anticomunista san Giovanni Paolo II. Insomma il grande movimento comunista non è riducibile alle sue deviazioni staliniste, ma ha conservato un senso vero per la pace: „la sinistra nel 2003 appoggiò Wojtyla che pure aveva favorito la fine del comunismo e questo perché aveva la pace nel suo DNA. Negli anni successivi si è compreso che aveva ragione perché la guerra in Iraq si é rivelata un disastro immane. La sinistra-sinistra conserva la memoria dall’Europa uscita da due guerre mondiali, conosce il valore dell’Onu e dopo aver preso atto della caduta del comunismo, ha sperato nella distensione tra Russia, Europa e Stati Uniti“ (Borghesi), cosa che corrisponde al piano poliedrico della „Fratelli tutti“ del Papa. La famiglia di mia moglie (Ungheria, Germania dell’Est) e quella mia (Istria) sono state confrontate con forme staliniste del comunismo, ma questo fenomeno non può essere ridotto solamente allo stalinismo o come dice Burden-Stelley, a forme dogmatiche di marxismo. 


„Perché a pensarci bene non sono tanti, ormai, i posti in cui trovi gli adolescenti fianco a fianco non solo con gli adulti, come a scuola e a casa, ma con ragazzi poco più grandi di loro o con anziani che potrebbero essere i loro nonni“ (Davide Perillo, Fuochi accesi, 33) - e quello che successo qui a Malta, in cui tra l’altro una delle due settimane era una settimana di ferie, sia per loro che per noi. Avevamo anche tre ragazze che avevano il compito delle „tutrici“ e che per esempio, nella crisi dell’altra sera con la ragazza irraggiungibile/raggiungibile, hanno giocato un luogo di mediazione non piccolo. Io ho parlato solo di quest’ultima, ma in vero, forse non è neppure la più interessante - un altra ragazza che voleva venire stasera alla liturgia della notte pasquale, solo già per il fatto di essersi posta la domanda, in un gruppo del tutto secolarizzato, la rende molto più interessante. È anche una delle ragazze che più di tutte ha cercato di superare le proprie fasi di alto e basso, proprie dell’età. Ci sarebbe da dire molto di più su ognuna ed ognuno - ne abbiamo parlato prima, mia moglie ed io, bevendo qualcosa in un bar, vicino al mare, che anche oggi è molto irrequieto. Uno degli intervistati di Perillo afferma: „Devo starci fino in fondo, con quel ragazzo, così come è“ (34) - questo è bello e corrisponde del tutto ad una pedagogia che nasce dall’esperienza del dono dell’essere come amore gratuito, dono che diventa carne in quel ragazzo/a, ma io sono lontanissimo dal „pezzo“ che sto scrivendo. Che Dio mi perdoni! D’altro canto credo anche che il muro tra le generazioni in Sassonia-Anhalt sia molto più alto di come lo sia in Italia.


Auguri a Benedetto XVI, nel giorno del suo 95.esimo compleanno. 


Alle 20 andremo alla liturgia pasquale: Surrexit Dominus vere! E la risurrezione non annuncia un prolungamento di questa vita, pur bella, ma una gioia sempre sorprendentemente nuova! 


Padre nostro…



(Malta, 15.4.22 - Venerdì Santo) Michele, l’amica di Ulrich, che si è occupata di lui in modo particolare negli ultimi mesi della sua vita, qui sulla terra, andando su e giù, per così dire, dalla Francia a Ratisbona, con un FlixBus, mi ha mandato una conferenza di un medico sulla passione di Gesù. Ha lavorato sul Vangelo di Luca, che è a sua volta un medico, sulla sindone di Torino e sulle visioni di santa Brigida. Quello che dice corrisponde più o meno a quello che ha espresso cinematograficamente Mel Gibson, nella sua „The Passion“. In questi giorni, che faccio fatica a camminare, mi hanno colpito in modo particolare quei seicento metri della via dolorosa che Gesù ha compiuto a piedi nudi, dopo la flagellazione romana. È stata un’esperienza di totale espropriazione, di totale consegna ad una forza esteriore a lui, come quella che ha subito mio padre, quando nell’ospedale lo hanno legato per giorni, in modo tale che non poteva neppure grattarsi la faccia, come quella che subiscono le mamme ucraine con i loro figli, quando devono abbandonare la loro patria, come quella che subiscono i profughi africani quando devono salire su delle barche, che con le onde di questi giorni qui a Malta, sono del tutto inadeguate. Come sa anche Adrienne Gesù è morto nudo, cosa che mi è stata presente tutta la notte, mischiandosi a quell’altra nudità erotica, che in un certo senso è del tutto diversa da quella agapica di Cristo, ma che è anche una consegna ad una forza esteriore alla tua. Vero è che il corpo nudo di Cristo, da cui hanno strappato la veste, che si era amalgamata con la pelle dopo le ferite inaudite della flagellazione, non ha più alcuna bellezza, come ha profetizzato Isaia. Le poche frasi dette gli sono costate una fatica inaudita, ma alla fine „tutto è compiuto“, qui sulla terra.


Un confratello di CL mi ha accusato di non leggere la NYT, di usare fonti dubbie, insomma di servirmi di un cattivo giornalismo cospirativo - questo stesso confratello, che mi cita nella sua critica, una frase che si trova all’inizio del „Senso religioso“, su osservazione e riflessione, critica anche il Papa, per una sua supposta debolezza nel sostenere gli ucraini, cosa che don Giussani non avrebbe mai fatto. Usa un tono del tutto saccente ed ignorante nei miei confronti: io leggo regolarmente la FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung), che corrisponde per la Germania, più o meno, a quello che è la New York Times per gli USA, insomma io conosco benissimo questa posizione, che lui vuole che io conosca; qui a Malta non ho il mio abbonamento settimanale della FAZ e per motivi linguistici ho ascoltato di più il podcast „useful idiots“, che non è per nulla cattivo giornalismo, ma una boccata di aria fresca.  


Don Giussani ci ha insegnato ad invocare lo Spirito Santo, più volte al giorno, con la giaculatoria: „Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam“ ed è proprio lo Spirito Santo di cui abbiamo bisogno per il „discernimento“; noi abbiamo paura di questo oggettivo Spirito d’amore, ma Egli non vuole entrare in noi „per mutilare o indebolire, ma per dare pienezza“ ( Papa Francesco, GeE, 175); in vero anche la nostra forza erotica non è mutilata dallo Spirito Santo, ma dal nostro invecchiare. Una precisazione del Papa mi è di grande aiuto: „il discernimento non è un’autoanalisi presuntuosa, un’introspezione egoista, ma una vera uscita da noi stessi verso il mistero di Dio“ (GeE, 175) - anche nell’atto erotico usciamo da noi stessi (questo vale in modo ridotto anche per il surrogato dell’onanismo), ma nel discernimento ci muoviamo verso l’ „interior intimo meo“, non vi è consegna ad una forza estranea (l’altro, l’orgasmo), ma ad una forza intima, che è amore del tutto gratuito.  


Quello che Hans Urs è per Adrienne è qualcosa del tutto straordinaria - è vero anche il contrario, ma nel punto 2224 di Cielo e Terra; III, è Adrienne che riflette, quindi assumo la sua prospettiva. Hans Urs nel suo essere sacerdote è un vero e proprio ancoraggio per Adrienne, il nostro parroco per un lungo periodo di tempo lo è stato anche per noi, ma ultimamente è così insoddisfatto, che siamo piuttosto noi, senza che lui forse se ne accorga, un ancoraggio per lui. Il volto sacerdotale della Fraternità è in questo momento inesistente. Don Carrón, pur nella distanza, lo è stato a suo modo - i sacerdoti che sono in Germania hanno sempre sospettato di me, quindi, a parte in qualche momento, non lo sono mai stati. Grazie a Dio c’è il papa che ci accompagna pur con la sua età e pur nella distanza in modo molto forte: la sua decisione di far camminare insieme una ragazza ucraina ed una russa è per me un vero sostentamento. Una grande grazia è il nostro confessore, il padre agostiniano Jeremias, che è davvero un’ ancora, anche nei miei problemi erotici, ma non solo. Il padre Servais SJ è l’unico che mi sostiene nel mio lavoro di traduzione di Ulrich.

Nel cammino della vecchiaia, ormai ho 62 anni, accade un po’ quello che Adrienne descrive il 5 settembre del 1955 (2224), l’io e la missione stanno l’uno accanto all’altro in una modalità dell’ „aspettare, dell’attesa, ma allo stesso tempo della mancanza di attesa“, non c’è più quel alternarsi tra attività e riposo, attività e preghiera e per quanto riguarda l’espressione si è più prigionieri di una logica del chiaro e scuro, mancano i colori, mentre nella notte, per esempio, vi sono tante nuance che non sono capace di esprimere a parole. Questo diario è per me una forma di preghiera, ma non riesce a cogliere tutte le nuance, che sono in gioco negli avvenimenti. 


Mio papà che si stava riprendendo bene è di nuovo in ospedale per una forte anemia - nell’ospedale hanno scoperto che ha covid, anche se in modo asintomatico. Appena è negativo lo riportano nella casa di riposo, dove sembra che si trovi bene. 


Devo ascoltare ancora una volta l’intervista con Dr. Charisse Burden-Stelly, professoressa al Carlton College (Useful idiots di oggi), ma c’’é una tesi che vorrei annotare da subito: mentre il professor Borghesi parla di una „legittimità critica della modernità“ e in questo modo vede anche una legittimità critica del liberalismo (sebbene bisogna dire che Borghesi stesso distingue tra forme diverse di liberalismo), la professoressa Charisse Burden-Stelley vede un’analogia tra il liberalismo americano è il fascismo: “liberalism has always been amenable to fascism“ ("Il liberalismo è sempre stato disponibile al fascismo“.) Vorrei capire meglio questa tesi; per il resto lei conferma ciò che ho imparato da Aaron Maté sulla crisi ucraina: ciò che è incominciato a febbraio è la conseguenza dell’appoggio americano a forze neo-naziste in Ucraina. L’argomento che essendo Zelensky ebreo non vi possono essere contatti tra lui e i nazisti, è per lei del tutto debole. Obama pur essendo di colore avrebbe fatto finta di lottare per i diritti civili mentre fermava la protesta „nera“ a Ferguson. Per lei genocidio è in corso in Yemen, non in Ucraina. Il giudizio su Biden è stroncante: spese militari alle stelle e nessun interesse per i poveri. Tutto ciò che è stato promesso prima delle elezioni è semplicemente ignorato. Quando lei parla di anti imperialismo, pensa più o meno alla stessa cosa di quando io critico la concezione sferica americana. 


Adesso la via Crucis del Papa. 


Padre nostro…


(Malta, il 14.4.22 - giovedì santo) Le ultime due notte sono state di vento forte, cosa che per il mio acufene è proprio molto bella. Ieri sera abbiamo fatto una passeggiata sul lungo mare di Sliema, fino a san Julian. Quando avevo qualche difficoltà - perché siamo andati per un pezzo direttamente vicino al mare - a passare da uno scoglio all’altro, due ragazze mi hanno offerto immediatamente il loro aiuto, senza che lo abbia richiesto. Per quanto riguarda il mare, che io amo così tanto, il mio rapporto con lui, da quando so che è diventato un cimitero di immigranti, è cambiato - esso non ha perso la sua bellezza, ma non nascondo che nella sua inquietudine (anche oggi ci sono onde forti) rivela anche un elemento tragico. 


Se penso al nostro mondo dei „piccolini“ con Jopino, il piccolo cervo, con Flockchen (fiocchetto), la pecorella, etc. esso è molto diverso dal pur a suo modo molto interessante universo Marvel: il nostro universo di animali di peluche, è del tutto privo di violenza. 


Il Santo Padre nel suo GeE, 174 sg. ci insegna la „logica del dono e della croce“, quella che il triduum ci presenta anche a livello liturgico. Il punto 174 ci insegna che il „discernimento è educarsi alla pazienza di Dio e ai suoi tempi, che non sono mai i nostri“. Questa „pazienza“, un tema molto caro ad Etty, è un’educazione alla non violenza. Dio „non fa scendere fuoco sopra gli infedeli“ - l’educazione alla non violenza è il contrario dell’essere zelanti. Non si tratta neppure di essere l’eroe di turno, né di voler aver ragione: „non si fa discernimento per scoprire cos’altro possiamo ricavare da questa vita, ma per riconoscere come possiamo compiere la missione che ci è stata affidata nel Battesimo, e ciò implica essere disposti a rinunce fino a dare tutto“. Solo il lavoro di discernimento di questo tipo non ci permette di „anestetizzare la propria coscienza“ - il lavoro di dialogo con Aaron Maté, Katie Halper, Matt Taibbi, Abby Martin… ha per me a che fare con questo non anestetizzare la propria coscienza, anche se non sempre sono del tutto d’accordo con le loro affermazioni ed anche se considero una debolezza il loro non prendere in considerazione una persona come Papa Francesco. La logica della croce permette di comprendere più in profondità cosa sta succedendo in questo „ora“ della nostra storia. 


Sulla scelta del Papa di far portare la Croce ad una ragazza russa ed una ucraina: „L’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk…riesce a trasferire la guerra in San Pietro, attaccando il papa per „‚questa idea inopportuna ed ambigua che non tiene conto del contesto di aggressione militare russa contro l’Ucraina‘. Eccome se ne tiene conto, invece. Vuole la pace e la fa accadere sotto la croce“ (Renato Farina, oggi in Libero). Purtroppo la reazione dell’arcivescovo non tiene conto della logica della Croce e del Vangelo e conferma così, indirettamente, tutto quanto sto imparando in dialogo con Aaron Maté: la guerra in corso non è solo un’aggressione russa, ma anche una „proxy war“ americana e gli ucraini vengono usati come „cibo per i cannoni“.  


Ho scritto questo tweet: „The commitment to the will of the Ukrainian government takes an absolute value. And this is a sign that we are certainly moving in the wrong direction“ (L'adesione alla volontà del governo ucraino assume un valore assoluto. E questo è un segno che ci stiamo certamente muovendo nella direzione sbagliata). Ho scoperto, però, avevo già condiviso il mio tweet, che dopo che il presidente tedesco Steinmeier è stato dichiarato da Kiev „persona non grata“ e dopo che addirittura sia stato accusato il Papa di difendere idee ambigue, nella sua decisione di lasciare camminare sotto la croce due donne, una russa ed una ucraina, di cui ho parlato qui sopra, la simpatia per Zelensky sta diminuendo, cose queste, che, però, probabilmente, non hanno una grande influenza negli USA e proprio da qui viene il pericolo di una reazione sovra accentuata, forse molto di più che dall’Europa. Infine devo almeno accennare al fatto che è in gioco nel mondo della comunicazione una lotta di algoritmi, tra l’amministrazione cibernetica cinese e i nostri motori di ricerca.  


Contemplando nel museo archeologico di Valletta la „sleeping Lady“ mi è venuta in mente la frase di Charles Peguy, che dice più o meno che la cosa migliore che possono fare gli uomini sia „dormire“ - in questa statua si vede una donna che dorme o che è morta, ma credo che dorma, statua che ha forse cinquemila anni. Guardandola davanti se ne vede bene il volto, il braccio destro e quello sinistro nella posizione di chi dorme, si intravedono i seni e l’ombelico, come l’ornamento della gonna e il sedere, come una collina grande. Dal di dietro si può osservare la capigliatura, che non ricopre  tutta la testa e poi il sedere e l’ornamento della gonna da questa nuova prospettiva. Poi ho cercato anche la prospettiva della testa e delle gambe (cfr foto in Facebook ed Instagram), dalla prima si può contemplare la grandezza del braccio sinistro e dalla seconda l’ornamento della gonna in tutta la sua finezza. Il letto su cui giace la donna è leggermente concavo. 


Nell’agosto del 1955 Adrienne è operata per una malattia grave, mentre Hans Urs si trova a Parigi (Cielo e terra III, 2223) - fa l’esperienza dell’essere semplicemente malata, privata dalla sue mete, conosce il tutto anche dal punto di vista medico, ma fa anche esperienza, in modo particolare nella „notte“, della presenza del Signore, della madre e dei santi: „nessuna nuova conoscenza e nuovi compiti. Solamente la grazia della loro presenza e di ciò che da essa dipende“. Chiedo la grazie di sentire di più questa „presenza semplice“ ed anche la percezione di quali siano i problemi „degli angeli e dei santi, le domande riguardanti Dio e le loro risposte“ e non solo la percezione dei problemi di questo mondo, che fanno parte del „giorno“ e che sono importanti. Non si deve forzare nulla - ne inventare una mistica, ma essere aperti al mondo di Dio e a quell’ora in cui il Signore ci vorrà prendere e che non possiamo né anticipare né prevedere. Questo diario manca (ancora) di „eternità“. Vorrei partecipare alle liturgie del triduum pasquale con questo desiderio di „sentire cum ecclesia, celo et terra“, „sentire cum Domino“, „sentire Dominum“ di cui parla Adrienne.


Con ragione ha detto il padre salesiano, che ha celebrato la Santa Messa, che questa festa „non è una tragedia, ma la soluzione della tragedia“: la condivisione, in miliardi di pezzi di pane che donano la salvezza, che donano la vita eterna come sorpresa e gioia sempre nuova, di un amore gratuito condiviso „per molti“, nella „speranza per tutti“.


Padre nostro…


(Malta, il 13.4.22 - mercoledì della Settimana Santa) In „Cielo e terra, III, 2222 Adrienne ed Hans Urs ci ricordano „come sia evidente quanto poco abbia parlato Gesù. Egli che possiede la visione del Padre, non parla molto di preghiera. Non da molte istruzioni, rivela solo „l’Uno necessario“. Hans Urs ha scritto molto ed ha proposto un concerto di voci straordinariamente grande (una grande confessione al cospetto di Cristo: apocalisse dell’anima, non solo tedesca) ed anche di Adrienne abbiamo molte pagine, ma nascano tutte da quell’Uno necessario; spero che ciò valga anche per questo diario. Per quanto in quest’ultimo si vedano tante delle mie letture, dei miei pensieri, delle mie esperienze, altrettante cose rimangono nel silenzio e non solo i sogni notturni, ma anche tante emozioni e precisazioni. Tantissime cose sono semplicemente conservate nel mio cuore, come un „tesoro“ (Adrienne) che spero possa essere usato al momento giusto. Come spero che l’atteggiamento ultimo del mio cuore sia la „definitività del sì“, „totalità della donazione“ all’amore assoluto rivelato dal Logos universale e concreto, che è Cristo, il Cristo trinitario che ci chiede quel sacrificio ultimo che infine consiste nel vivere „in unità del vivere e morire“ (Ferdinand Ulrich). Secondo me, però, nel corso dei secoli non sono cambiati solo „usi e abitudini“ nella Chiesa e non ci sono solo decisioni riguardanti il nostro rapporto con la tecnica che ci rendono diversi dai cristiani del Medioevo, come dicono Hans Urs ed Adrienne, ma credo sia necessario prendere sul serio anche quello che abbiamo imparato dal meglio del lavoro psicanalitico del secolo (penso al diario di Etty e al suo rapporto con Spier).  


Il Giuda che ci presenta Giovanni, ma anche quello di Matteo (26, 14-25), è un „ladro“ che ha interesse per i soldi, come lo hanno appunto i ladri, certo poi c’è anche il Giuda che li butterà via i soldi, ma questa dimensione molto concreta del suo agire deve essere presa sul serio: si è Giuda contrattando un prezzo per il tradimento con „i sommi sacerdoti“, vendendo le armi, nella propria posizione sulla guerra (anche se si è il secondo  presidente cattolico degli USA). Alla fine il nostro atteggiamento ultimo si gioca, per tutti, nell’ultima domanda di Giuda nel passo evangelico che si è letto oggi: „sono io, Rabbì?“, e nella risposta di Gesù: „Tu lo hai detto“ (26, [25] Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto“). 


„Gli era bastata l’esperienza di ufficiale in prima linea durante la Grande Guerra per capire che non si poteva solo ubbidire agli ordine e voltare la faccia“ (Luca Crovi, Il gigante e la Madonnina, Milano 2022, 21  a riguardo del suo commissario Carlo De Vincenzi) - a questa frase si contrappone quella del sacerdote lombardo Luigi Giussani, nel suo „dare la vita per l’opera di un altro“, che è stata inviata ai membri della fraternità di CL, in cui si parla dell’obbedienza di Cristo nei confronti del Padre, ma in vero più che di una contrapposizione si tratta di una polarità feconda, perché nessuno può pretendere l’obbedienza del Padre; quando in un ordine religioso il superiore è figura del Padre, il superiore stesso sottostà alla regola. In un Movimento come il nostro in cui la richiesta di obbedienza è stata abusata per scopi solo mondani, direi che la frase di Crovi ha una sua giustificazione. 



Caro Giovanni, in vero qualcosa di troppo c’è, quello che ho scritto nel mio diario e non posso pretendere che uno lo legga attentamente. Ma rimanendo su quello che mi hai scritto. Io sono del tutto d’accordo con te su una cosa: l’aver ragione non porta alla pace! E sono d’accordo che abbiamo bisogno di „un’intelligenza della realtà che orienta all’essenziale“. A quanto pare non siamo più d’accordo sul cosa sia l’essenziale. Io credo che dobbiamo aver un atteggiamento comune di confessione del peccato o meglio che le parti in gioco dovrebbero avere in comune un atteggiamento di confessione. Solo che io ho imparato, per quanto riguarda me, a confessare i miei peccati, non quelli degli altri. E i „miei“, insomma le persone a cui appartengono, sono l’Europa e gli USA e non la Russia, tanto meno la Russia governata da un ex membro del KGB. La Russia che sento un po’ mia è quella di Dostoevskij, ma quest’ultimo ci rivela il cuore ultimo dell’essere come bellezza disarmata, insomma non c’entra nulla con Putin. Per quanto riguarda il lavoro giornalistico: tutte le mie fonti sono giornalisti americani giovani, in dialogo anche con esperti della materia di cui parlano (Socci l’ho citato solamente, perché in quello che dice nell’articolo su Zelensky, coincide con il lavoro delle mie fonti). Questi  giornalisti stanno subendo una censura incredibile (per esempio Abby Martin), perché ormai in America l’unico giornalismo che arriva ai media  importanti è del tutto organico alla politica di un paese che da decenni vive una missione imperiale sferica (proprio il contrario del desiderio poliedrico del Papa) di guerra contro i nemici che ha causato milioni di morti e sofferenze, a cui questi giovani giornalisti si oppongono. L’unica critica che è permessa ai giornalisti americani è se chiedono al governo un impegno ancora più forte in questa follia della „proxy war“ in Ucraina, una guerra che stanno combattendo dal 2014. Tutto quello che so non mi ispira alcun ottimismo: le persone che negli USA volevano la pace, come Kennedy, sono state eliminate e non da pazzi, ma di chi voleva un impegno guerriero americano. Stranamente uno dei presidenti che più si é impegnato per la pace negli ultimi tempi è Trump. Biden è un guerrafondaio. La speranza che ho è in una persona come il Papa, ma quando si arriva alla „notte“ (Gv 13) è possibile che ci venga chiesto di andare fin dentro il mistero dell’abbandono totale. Speriamo che non sia così. Speriamo in un atto di genialità diplomatica, che nasca dal cuore della preghiera, ancora presente nel mondo. Tuo, Roberto PS Sono pessimista, perché degli attori che contribuirono ad uscire dalla crisi di Cuba degli anni 60: Kennedy, Giovanni XXIII e Chruschtschow (scrittura tedesca) ora ne abbiamo solo uno che assomiglia agli altri: Papa Francesco. 


Roberto, continuo in privato perché non vedo la partecipazione di altri. Cerco di cambiare un poco il punto di vista, la prospettiva.

Ieri hai scritto a proposito della "ragazza irraggiungibile": "Ovviamente per perdonare bisogna che uno ti chieda il perdono". Il che è molto vero ma può nascondere una grande falsità. Ciò che ha mosso la ragazza nel parlare con voi è stato, credo, il partecipare dell'amore che avete (tu e tua moglie, per lei), e non una necessità di confessione dell'errore o un ravvedimento. Il positivo che attrae e unisce precede sempre un sentimento di confessione e lo provoca.

Si può essere (e si deve essere) attratti dal bene prima del sentimento dell'errore. E' poi vero che una rinascita (il perdono) passa anche attraverso il doloroso riconoscimento dell'errore. Ma poi, non prima. E il poi, per tragedie di portata storica, ha dei tempi storici e bisogna essere pazienti.

Anche in Italia il superamento della guerra civile / guerra di Resistenza è un processo lungo e doloroso che non è ancora completato…(conosco persone che) hanno sempre vissuto il tema della "liberazione" senza partecipazione, nella necessità di non tradire i compagni caduti allora. Mi sembra comprensibile. Io non ho vissuto quegli eventi e posso guardare tutto con serenità con la giusta prospettiva storica.

Più critica mi sembra l'assenza di qualsiasi critica sul passato da parte di CL. Inesorabilmente mi sembra un segno di distanza dal bene che dovrebbe muovere ad una confessione. Forse sono ingeneroso e pretenzioso.

Nella guerra che si sta svolgendo tutti, ovviamente dico, stanno sbagliando e hanno sbagliato. Ritengo comprensibile ed inevitabile che chi è invaso si difenda, a prescindere dalle cause vicine e lontane dell'invasione. Trovo corretto sostenere chi si difende anche se la possibilità di eccedere nella difesa mi sembra una certezza più che una possibilità. Credo che ci sia una mancanza di "moderazione" sia da parte europea che, soprattutto da parte USA. Non voglio procedere in una analisi più dettagliata e approfondita: credo che non sia possibile senza cedere alla tentazione di voler capire ciò che non è possibile e dare torto o ragione a chi non lo merita (nessuno lo merita). Mi infastidiscono, in particolare, i tentativi di fare la storia mentre la storia si compie: è manifestamente da una parte impossibile e dall'altra sbagliato. Cioè si è destinati a sbagliare in modo tragico.

Non sono sicuro che non ci siano (e magari che non emergano) persone che possano affiancare il Papa nel promuovere la pace. Trovo perfetto che il Papa associ Russia e Ucraina (nella consacrazione a Maria, nella Via Crucis di venerdì): sono segni profetici di un unione che dovrà essere il seme della rinascita. 

Credo che i processi storici e le guerre abbiano dei tempi che non è possibile accelerare in modo molto significativo (le guerre lampo non esistono) e che la guerra in atto sia molto lontana dal compiersi. A meno di due possibilità: un miracolo, realmente un miracolo, che tutti abbiamo il dovere di implorare, oppure la distruzione globale atomica, che abbiamo il dovere di non escludere e che dobbiamo chiedere di evitare.

Mi prendo la libertà di dirti ciò che penso nella speranza che tu non prenda questa come una "lezione" (a volte capisco che il mio tono possa essere inteso così) ma come un tentativo di promuovere una reciproca comprensione.

Giovanni


Caro Giovanni, si tratta di un vero dialogo e non vedo nessun atteggiamento professorale in quanto mi scrivi; con tante cose sono d’accordo; in modo particolare sulla tua osservazione sulla ragazza irraggiungibile. Scrivendo ieri la mia pagina di diario, con l’aggiunta: „qualche ora dopo“ volevo mettere in questione quanto avevo scritto. La priorità dell’avvenimento sulle mie parole. Un diario non è uno scritto sistematico e credo sia bene non cancellare le incongruenze, ma correggerle. Sono anche d’accordo su CL. Non sono d’accordo o meglio a me non irrita, ma eccita, il tentativo dei giovani giornalisti americani di vedere cosa è andato storto nella loro storia, non nella storia degli altri. Due di questi me li ha consigliati un mio amico americano che fa parte della Comunità di san Giovanni fondata da Balthasar e Speyr, una delle persone più vere (e divertenti) che io conosca: docente di filosofia in California. Io ritengo importante seguire questo lavoro dei giornalisti americani, di cui riferisco qualcosa nel mio diario. Questo tuo intervento „privato“ lo metterei nel mio diario di stasera, senza la parte riguardante la tua famiglia, perché illumini alcune cose che sono davvero importanti. Tuo, Roberto PS La loro preoccupazione, dei giovani giornalisti, è che non passino letture così estremiste (come l’affermazione che Putin stia facendo un genocidio) degli avvenimenti attuali, perché con esse poi la NATO si sentirebbe legittimata ad intervenire direttamente nel conflitto - e questo sarebbe un disastro. 


Roberto, l’attività dei giornalisti la ritengo preziosa e, se fatta onestamente, implica grandi sacrifici. In effetti i giornalisti in zone di guerra mi hanno sempre attratto. 

E' vero che nessuna attività è puramente oggettiva e neutra ma in presenza di drammi come in una guerra la realtà può essere talmente "forte" da imporsi alle interpretazioni e manipolazioni.

E' cruciale non amplificare inutilmente i drammi che pure sono in atto. Ed anzi sarebbe molto utile mettere in luce le positività che certamente accompagnano il dramma.



Vorrei ritornare sul momento più emozionale dell’intervista con Abby Martin (17.3.22) di cui ho parlato ieri - sul tema dell’ipocrisia. Nel nostro mondo muoiono ogni anno tantissime persone, per esempio palestinesi, che si difendono anche con metodi non violenti, come mai sorge ora  in modo così virulento l’interesse per le persone che muoiono in Ucraina. La domanda che si pone la Martin deve essere posta, con tutta serietà. Quando muoiono i nemici degli USA, che non hanno risorse e ricchezze, la cosa non è così terribile, sembra essere l’unica risposta a questa domanda…


La protesta dell’ambasciata ucraina contro la presenza di una famiglia russa alla via Crucis del papa la dice lunga sull’atteggiamento del governo ucraino. Neanche il Papa può confessare il Vangelo, ora si deve solo confessare la nostra fedeltà al governo ucraino per far parte dei buoni, tutti gli altri sono traditori - Abby Martin direbbe che questa logica va bene per l’universo Marvel, non per la nostra realtà complessa. 


Questo Tweet del cancelliere tedesco mi spaventa: „Verantwortung übernehmen heißt: Deutschland liefert Flugabwehrraketen und viele andere militärische Güter in die Ukraine. Wichtig und nicht zu unterschätzen: Wir stimmen uns dazu eng mit allen Verbündeten ab. Wir machen keinen Alleingang“ (Assumersi la responsabilità significa: la Germania fornisce missili antiaerei e molti altri beni militari all'Ucraina. Importante e da non sottovalutare: Ci stiamo coordinando strettamente con tutti i nostri alleati. Non lo faremo da soli.). Ormai siamo tutti nella logica guerriera che difendersi significa mandare armi…Non c’è nessun percorso che porti dall’ontologia dell’essere come amore a quei miliardi che si vogliono investire in spese militari.


Padre nostro…


(Malta, 12.4.22 - martedì della Settima Santa) C’è stato un tempo che nella mia vita ero più conciliante con la missione imperiale degli USA, ma è anche vero che mai come in questo tempo mi sono messo davvero a studiarla. Per l’Europa è stata certo una grazia l’intervento americano di liberazione nei confronti di Hitler, ma credo che pian piano nella coscienza americana, in primis con Kennedy, è diventato chiaro che la liberazione attuale non può passare più attraverso una guerra. Questo cuore dell’anima americana è però combattuto dalla dominanza sferica di chi ha il potere. In un certo senso solo Trump, dopo Kennedy, pur con tutte le sue follie (costruzioni di muri per impedire il flusso di migranti…), ha messo in dubbio la narrazione dominante guerriera - per esempio impedendo di mandare ulteriori armi in Ucraina (cosa che gli è costata il processo di „impeachment“), come ha fatto vedere Aaron Maté ieri in un suo articolo, che ho condiviso oggi nella mie bacheche (LinkedIn, Twitter, Facebook). Forse anche Obama, ma non in modo consequente e pur sempre, spesso, accettando il sistema di liberazione attraverso la violenza (cfr. l’uccisione di Osama Bin Laden), ha messo in dubbio la narrazione guerriera e comunque, per quanto riguarda le armi all’Ucraina, anche lui ne aveva impedito la consegna, tra l’altro perché non voleva mandare armi a dei nazisti (cfr. Aaron Maté).


Ho visto che Antonio Socci mette in dubbio l’operare di Zelensky, ma io preferisco seguire le mie fonti americane, sebbene sia contento che in Italia qualcuno dica queste cose e per quanto riguarda Socci sono contento che sia ritornato in comunione con Papa Francesco. Socci ha compreso bene che „Zelensky era stato eletto per cercare un accordo con la Russia. Questo volevano gli ucraini“ (Socci). Ho condiviso il suo articolo nella mia bacheca in Facebook. 


Ovviamente, per fare un altro esempio, discusso nell’ultimo podcast di Katie Halper und Aaron Maté, la differenziazione tra „genocidio“ ed „atrocità“, in quello che stanno facendo i russi sotto la guida di Putin, non è solo una questione linguistica, come l’analisi di tutte le possibilità di accordo che Zelensky non ha accettato negli ultimi mesi non è solo una questione storica, ma è un aiuto per far si che non ci sia un’escalation che porti alla terza guerra mondiale, non più a pezzi, ma combattuta. 


Del dialogo con Abby Martin di Aaron Maté e Katie Halper (17.3.22) vorrei sottolineare tre punti: in primo luogo quello delle censure che subiscono giornalisti che non si adeguano a dire ciò che il governo americano vuole sentire. Secondo: quando c’è un pericolo di una terza guerra mondiale, ovviamente si è interessati a sentire anche il punto di vista russo e cinese, senza censure. E senza l’ipocrisia che pittura il nemico come terribile e se stessi come buoni, mentre l’intervento militare degli USA non è stato sempre del tipo liberatorio come nel caso di Hitler, ma anche devastante la libertà. Infine il rapporto tra il mondo militare e la crisi climatica - con l’esempio delle isole Hawaii Abby Martin ha fatto vedere come il mondo militare non ha per nulla intenzione di prendere sul serio ciò che deve essere fatto per evitare una catastrofe ecologica. Ad un certo punto la giovane giornalista ha parlato con grande emozione, per evitare  ogni forma di ipocrisia che presenta il mondo occidentale come „safe“, mentre non si ha in vero alcun interesse ad una vera democrazia, ma in gioco sono sempre e solo gli interessi „sferici“ degli USA. 


Anche se prendo sul serio questo Tweet di Maté: „Dirty war playbook deployed in Ukraine. Just like sectarian insurgents in Syria, NATO-backed Azov Nazis accuse Russia of dropping a "poisonous substance" in Mariupol, causing "breathing difficulties.““, vorrei specificare che questo non diminuisce neppure di un millimetro la mia avversione per Assad (o mutatis mutandis per Putin); su questo punto sono del tutto d’accordo con Padre Dall’Oglio: la Siria ha meritato qualcuno di meglio che un dittatore... 


La ragazza irraggiungibile ieri sera è uscita di casa quando avrebbe dovuto rimanerci. Il tentativo di mia moglie di parlarle sinceramente si è scontrato contro un muro di arroganza e bugie. Il primo Tweet che ho letto oggi era quello del Papa - si deve perdonare sempre e non è mai troppo tardi. Ovviamente per perdonare bisogna che uno ti chieda il perdono, ma almeno è vero che anche per la ragazza irraggiungibile non è mai troppo tardi (e poi non ha fatto neppure una cosa così terribile). In „Cielo e Terra“ III, 2222 Adrienne dice che vi è una verità che non si trova nella „discussione“, ma nel „silenzio“, nel „lasciar essere delle cose“: questo vale per questo diario in genere, ma anche per questa storia della ragazza irraggiungibile, che forse può essere un po’ raggiunta dall’amore di Konstanze e dalla Santa Messa di questa mattina o dal dialogo che le „Tutorinnen“ hanno fatto con lei. 


Qualche ora dopo: è davvero successo che la ragazza irraggiungibile ci chiede di parlare con noi e ci chiede scusa per il suo comportamento „dominante“ in questi giorni maltesi e per la sua uscita non permessa della sera prima. Le abbiamo detto che la perdoniamo volentieri e che dimentichiamo cosa è successo: alla fine ci siamo abbracciati. 


Anche il diario più attento non può raccontare tutto, perché il risultato sarebbe per l’appunto il velamento della verità del silenzio e del lasciare essere delle cose. 


Il Vangelo di oggi dal capitolo 13 di san Giovanni ci fa meditare il tradimento di Giuda e il prossimo rinnegamento di Pietro. Siamo ormai nella „notte“ e Gesù stesso, che vive di una „serena fiducia nel Padre“, è scosso. Ma anche tutto ciò che accade in questa notte, è „gloria“. 


Il Santo Padre è stato criticato perché ha permesso a due donne, una ucraina ed una russa, di leggere insieme una delle stazioni della via crucis del Venerdì Santo, ma in vero questa è anche l’intuizione dei miei giovani allievi, che hanno pitturato durante il progetto di religione una bandiera russa ed una ucraina, come segno di concordia.  


Padre nostro…



(Malta, 11.4.22; Lunedì della Settimana Santa) Per quanto riguarda la solitudine di papa Francesco direi che ogni missione autenticamente e specificamente cristiana richiede la solitudine - non vuol dire che non si hanno amici o che non vi sia la communio ecclesiale, ma sulla croce Gesù è solo o al massimo, come abbiamo sentito ieri nella passione di Luca, è in compagnia di un criminale, che poi viene santificato - „la prima canonizzazione“, ha detto ieri Francesco all’Angelus. Quando si comincia un’opera, come lo è questo diario notturno, non puoi pretendere che alcuno lo legga con fedeltà, perché ognuno ha il suo giorno da vivere e quindi lo scrivi da solo e se fai sul serio con la gratuità, allora sai che in essa vi è non solo la dimensione del „gratis“, ma anche quella del „frustra“, insomma lo scrivi davvero „per niente“. E quando Gesù discende all’inferno, l’opera di massimo silenzio e solitudine, è del tutto solo, fino a quel sorprendente avvenimento, alle cinque del mattino della domenica di Pasqua, senza sapere che esso sarebbe accaduto. Nella nostra epoca dei social media si può mettere un tale scritto (il mio diario notturno), come un messaggio nella bottiglia gettata nel mare, sperando che qualcuno, altrettanto solo, ne trovi sollievo, per quanto ciò sia possibile, ma di fatto è un’illusione che se ne capisca davvero la portata, piuttosto se ne prenderanno alcuni aspetti per criticarlo. L’Hyperion di Hölderlin comincia proprio con la possibile duplice delusione dei lettori: alcuni cercheranno solo un „fabula docet“ e saranno delusi se ciò non corrisponde a quello che loro „docent“; gli altri vogliono pura letteratura o pura filosofia e saranno delusi, perché in questo diario non vi è assolutamente nulla che non corrisponda al motto di don Giussani: „il cammino al vero è un’esperienza“. 


In „Cielo e Terra III“, 2222 (Luglio 1955) Adrienne ed Hans Urs parlano della tensione polare tra dialogare e stare in silenzio, nella preghiera, come atto ontologico ultimo della nostra esistenza. Ci sono alcune cose che vogliamo comunicare, per fare un dono all’altro, ma anche nel desiderio di un vero dialogo che non sarà mai critico-distruttivo, ma sempre costruttivo, forse giungendo ad una fonte ultima comune di riflessione, ma sapendo che da soli noi, mai e poi mai, potremmo comprendere l’intero. 

A volte rimaniamo in silenzio perché la piccola via del quotidiano ci vuole del tutto presenti: per giocare con il nostro nipotino oppure facendo i calcoli delle spese del viaggio qui a Malta o stando con i ragazzi, cantando le loro canzoni. Alcune cose le dimentichiamo e porteranno frutti dopo, dopo essere state a lungo nel grembo di Dio, ed ad un certo punto entreranno a fare parte del nostro oggi, cose che accadranno quando loro stesse e noi saremo cambiati. Nella solitudine sono gli altri che dimenticano o non vogliono percepire il necessario, ma proprio questa loro non percezione, non volontà di capire, dimenticanza, accentuazione di altri interessi, rende la solitudine feconda.  


La scena del Vangelo di oggi (Gv 12, 1-11) con Maria che sparge sui piedi di Gesù olio prezioso e lo asciuga con i suoi capelli e tra le più belle, non solo dei Vangeli ma in genere di tutta la letteratura mondiale, di tutti i tempi - eros ed agape diventano solo l’altra faccia della stessa medaglia, quella dell’amore gratuito.  


Con Aaron Maté e Katie Halper conosco anche alcune persone davvero molto interessanti, come David Sirota, che ha ideato „Don’t look up“ - il dialogo con lui ha messo a tema alcuni punti davvero cruciali. In primo luogo la crisi climatica, che il Papa ci ha presentato con la sua enciclica „Laudato si’“: questo tema non è un tema di moda, come pensano alcuni, ma è non-tema quando lo si prende davvero sul serio. Ed anche l’argomento della perdita di posti di lavoro, se si vuole passare ad un ricavo di energia più pulita, viene giudicato, nell’intervista a Sirota, come un pseudo argomento. In secondo luogo la critica alla politica di Joe Biden (in primo luogo sulla questione del debito che accumulano gli studenti durante lo studio) mi è sembrata ben fondata: egli promette cose sensate, come un’assistenza medica per tutti, ma di fatto non succede nulla di rilevante e questo crea una sorta di nichilismo politico; di fatto le persone finiscono di non credere per nulla a quello che dicono i politici (il risultato delle elezioni in Francia lo riafferma, secondo me). Secondo Sirota anche il movimento buono di Bernie Sanders non ha messo radici profonde nella politica americana. 


Quello che giunge a me dall’Italia sulla politica di Draghi, in a time of war, è davvero deludente - io ho apprezzato molto il premier italiano, in modo particolare per la sua politica economica nella banca europea ed anche i suoi primi passi come premier mi sembravano buoni; ora rivela di essere solo un „pragmatico“ che mette in conto anche la guerra. 


L’intervista di fine marzo di Matt Taibbi e Katie Halper con Oliver Stone (il regista di „Wall Street“) mi ha impressionato molto: chi ha ucciso Kennedy? Questa era la domanda del podcast. Ad un certo punto Oliver Stone dice una cosa da brividi: in questo paese (USA), se ami la pace non sei amato o ti fanno fuori. JFK Kennedy nel 1963 è stato ucciso per questo. Ed anche oggi gli USA non sono interessati alla pace, ma hanno contribuito con il loro atteggiamento e con il loro finanziamento delle aggressioni ucraine nel Donbass all’aggressione russa attuale.  Oliver Stone pone anche il problema delle censure americane, se metti a nudo il sistema (Snowden, Assange) o se davvero sei per la pace (tutto quanto è stato detto dai „ corporate media“ sull’assassino di Kennedy e sull’autopsia del presidente sono fake news). Ovviamente per tutto ciò viene accusato di essere un teorico cospirativo, ma questi giovani giornalisti americani sono molto impressionati dalla sua testimonianza e nel loro modo di lavorare non vi è alcuna tendenza alle cospirazioni. Fanno analisi precise di ciò che c’è scritto nei media e poi ascoltano anche persone che sono messe al margine delle comunicazioni dominanti.  Aaron Maté ha pubblicato alcuni tweets su un tema altrettanto da brividi: „Nell'ottobre 2019, Stephen F. Cohen (RIP) ha implorato DC di sostenere il mandato di pace di Zelensky. "La sua vita è minacciata da un movimento quasi fascista", ha detto Cohen. "Non può andare avanti con negoziati di pace completi se l'America non gli copre le spalle". Schierandosi con i fascisti, (Washington) DC ha scelto la guerra - insomma il presidente Zelensky è stato eletto per dialogare con Putin e fare la pace con i russi. Il ruolo che ha ora è un tradimento della sua missione originaria. 


Padre nostro…


(Palmsonntag. Malta, 10.4.22) In Cielo e Terra III, 2220 e 2221 sono presentate due polarità importanti: nel primo punto quella tra notte e giorno e nel  secondo quella tra astrazione e concretezza nella preghiera. 


Nella „notte“ Adrienne vede tante cose che si potrebbero fare per il lavoro missionario ed apostolico, non solo in generale, ma a Basilea dove vive e tenendo conto non solo e non primariamente dalla Basilea borghese, ma soprattutto della Basilea povera e sporca. Il „giorno“ è confrontata, siamo nel 1955, con la mancanza di forze e di persone che non le permettono di fare ciò che ha visto nella notte. Lei cerca di vivere questa polarità non in un atteggiamento „razionalista“ (se ci fossero queste e tali premesse si arriverebbe a determinate mete) , senza, però, cadere in posizioni metafisiche astratte. Per quanto riguarda me, negli ultimi tempi le notti incominciano con un lungo periodo di dormi veglia, più veglia che dormi - in qualche modo sono anche momenti di preghiera, nella modalità del silenzio, ma non di intuizioni religiose e neppure nel senso di „cose da fare“ e poi servono per far cadere la tensione del mio corpo. 


La preghiera non può essere forzatamente concreta, ma può rimanere anche astratta, perché solo Dio vede tutto e Lui ci permette di vedere ciò che ritiene necessario. Adrienne rimane nella sua meditazione a livello personale, ma ciò vale anche per la preghiera per la pace tra i popoli. Quando leggo che un vescovo ucraino prega perché il cuore dei governanti russi si apra al desiderio di pace, penso che in vero per essere concreti si dovrebbe pregare anche per il cuore dei governanti ucraini: io non vedo né nei primi né nei secondi una volontà di pace. Comunque spesso la nostra concretezza viene usata da Dio in un modo che non possiamo definire in modo „razionalistico“. Infine Adrienne pensa anche alla preghiera in un ordine religioso come i carmelitani: la contemplazione (per superare il peccato del mondo che una suora forse neppure conosce nel suo dettaglio) non può divenir la scusa per non fare atti di amore concreto: preparare il pranzo, lavare i panni…ascoltare una sorella o un fratello. 


Papa Francesco nell’Angelus di oggi: „Ecco come si comporta Gesù con noi: si fa nostro avvocato. Non si mette contro di noi, ma per noi contro il nostro peccato. Ed è interessante l’argomento che utilizza: perché non sanno, quell’ignoranza del cuore che abbiamo tutti noi peccatori. Quando si usa violenza non si sa più nulla su Dio, che è Padre, e nemmeno sugli altri, che sono fratelli. Si dimentica perché si sta al mondo e si arriva a compiere crudeltà assurde. Lo vediamo nella follia della guerra, dove si torna a crocifiggere Cristo. Sì, Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli. Cristo è crocifisso lì, oggi“. Nel dopo Angelus: "Siamo nei giorni che precedono la Pasqua. Ci stiamo preparando a celebrare la vittoria del Signore Gesù Cristo sul peccato e sulla morte. Sul peccato e sulla morte, non su qualcuno e contro qualcun altro. Ma oggi c’è la guerra. Perché si vuole vincere così, alla maniera del mondo? Così si perde soltanto. Perché non lasciare che vinca Lui? Cristo ha portato la croce per liberarci dal dominio del male. È morto perché regnino la vita, l’amore, la pace.

Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?
Nulla è impossibile a Dio. A Lui ci affidiamo, per intercessione della Vergine Maria."

Nel suo articolo su „Il Sussidiario“, „L’impotenza dell’Onu, la solitudine di Francesco, il ruolo dell’Europa“, il filosofo italiano Massimo Borghesi sa esprimere bene alcuni dei problemi in gioco: un Onu che non è luogo di dialogo, come dovrebbe esserlo, un Europa che non sa giocare la carta diplomatica (l’unico che si è offerto seriamente per una mediazione è Erdogan), un pontefice lasciato ancora più da solo di quanto lo fosse stato lasciato San Giovanni Paolo II nelle guerre contro l’Iraq. Forse Borghesi non dice In modo sufficientemente chiaro, come invece fa Aaron Maté, quanto la guerra di Putin è anche una guerra che hanno preparato gli USA negli anni con la loro presenza „sferica“ nel grande palcoscenico del mondo ed in modo particolare in Ucraina, ma io non conosco nessun’altro che davvero abbia capito che non si tratta di annientare Putin, ma di lavorare per la pace, come Borghesi. 


Oggi siamo stati con i ragazzi nella Santa Messa della domenica delle Palme e poi siamo andati nella bellissima Peter’s pool. 


L’attenzione ai senza tetto e ai poveri, ad una riforma sanitaria che aiuti davvero tutti, sono temi molto importanti dei due giornalisti americani Katie Halper ed Aaron Maté. 


Padre nostro…



(Malta, 9.4.22) La bellezza che salva e salverà il mondo per Dostoevskij è solo quella indifesa di Cristo, nella figura del principe Myškin, che essendo solo figura e non Cristo stesso, vive davvero „umsonst“ (gratis et frustra). Di un altra bellezza si può aver certamente bisogno, ma non è quella che salva e salverà il mondo.


C’è una spiegazione dello Spirito Santo in Hans Urs ed Adrienne che mi ha sempre colpito - lo Spirito Santo soffia dove vuole, è libertà, ma lo è in una modalità oggettiva - una sorta di „certezza serena“, qualcosa come la musica di Mozart. Il nostro spirito non è costante, ha spesso paura, a volte è contento, a volte  fiducioso, ma come per caso, mentre lo Spirito Santo è costante, quando spera non spera per una fiducia umana, ma perché ci riporta sempre nel cuore del mistero di Dio che è amore, non volubile. Dobbiamo prendere forma dallo Spirito Santo. Camminiamo su una corda, come faceva don Bosco, per ottenere l’attenzione dei suoi ragazzi - il piede deve adeguarsi alla corda (cfr. Cielo e Terra, III, 2219): „il suo (dell’uomo) piede riconosce la corda, ma la corda stessa si offre al piede“. Se ci fidiamo solo del nostro spirito perderemo l’equilibrio, perché solamente lo Spirito Santo ci da quella oggettività serena che ci permette di affrontare tutto e tutti senza temerli e senza porre in essi un’esagerata speranza. Sto pensando anche a quella ragazza irraggiungibile di cui ho già parlato nei giorni precedenti. Ed oggi andando a Gozo ho tenuto presente ed in un certo senso invocato quella „certezza serena“, che sola non ci permette di cadere nella precarietà delle nostre anticipazione di pericoli, con frasi e contro frasi.


L’oggettività dello Spirito Santo nel passaggio evangelico odierno (Gv 11, 45-57) è presente anche in Caifa, in forza del suo ufficio - questo momento istituzionale dello Spirito Santo viene visto troppo poco, ma è Lui il movimento oggettivo dell’amore tra il Padre e il Figlio. Così il sommo sacerdote dice il vero, non per le sue riflessioni di „teologia politica“, che anche gli altri farisei avevano già espresso: se non uccidiamo Gesù, verranno i romani e ci toglieranno quel poco di libertà che abbiamo. Siamo nel cuore della grande differenza tra Cristo e la protezione imperiale; comunque pur non volendo grane con questa potenza imperiale Caifa dice il vero, non per il suo spirito, ma per la presenza dello Spirito in lui, nella sua dimensione profetica. Cosi come anche il patriarca Kirill dice un momento di verità in forza di questo Spirito Santo in lui (che i russi vogliono la pace, che i  soldati stanno morendo per la loro patria…) Il mistero petrino senza la preghiera di Cristo e del popolo santo di Dio e senza l’oggettività istituzionale dello Spirito Santo non è per nulla comprensibile.  


La posizione di non trattativa con un criminale di guerra come Putin non è sincera, non è „oggettiva“, non viene dallo Spirito Santo: di criminali di guerra ne abbiamo a iosa (Arabia Saudita/Yemen, USA/Irak…) - chi è senza peccato, tiri la prima pietra. 


Nella mia bacheca in Facebook si trova un piccolo testo in inglese ed alcune foto sul nostro giorno passato a Gozo; siamo stati tra l’altro anche a Ta Pinu, dove lo scorso sabato ha predicato il Papa. Ho spiegato ai miei ragazzi che si va in pellegrinaggio in un santuario per chiedere una grazia e che possono chiederla anche loro, anche se non credono, forse con la formula proposta dal papa stesso: Dio se ci sei, allora…Nel gruppo c’è una ragazza, il cui padre dovrà subire il prossimo mese la chemioterapia - ho pregato per lui. Sulla collina della „way of the cross“ ho spiegato in breve le tappe più importanti della Settimana Santa.


Ho detto per la prima volta in vita mia i „Vespri“ in inglese. 



Padre nostro… 


(Malta, 8.4.22) Ascolto sempre con attenzione le letture del canone romano, anche se non ne parlo spesso. Qui a Malta hanno festeggiato la „madonna dei dolori“ e il vangelo era quello che contiene la frase di Gesù a Giovanni e Maria sotto la croce: l’assegnamento dell’uno all’altra, come figlio e come madre. Nel testo del canone romano odierno, nel capitolo dieci del Vangelo di san Giovanni, Gesù parla delle sue opere e rinvia ad esse, se non si vuole credere a lui. In „Cielo e Terra, III, 2219 Adrienne ed Hans Urs parlano dello Spirito Santo che forma il nostro spirito, non solo nella preghiera, ma in tutto ciò che facciamo - vorrei essere sempre più docile a questo lavoro di formazione che accade dentro di me. Ma ci sono in me tante forze centrifughe.


Ho letto anche la seconda omelia (la seconda di quelle che sono giunte ai nostri media) del patriarca Kirill, quella ai militari dell’inizio del mese di aprile - un sacerdote luterano l’ha pubblicata nella sua bacheca ed aspramente criticata; io dire che vi è un momento di verità in essa, che chi ha letto Dostoevskij riconosce immediatamente: la vocazione alla santità e alla pace del popolo russo; ovviamente nelle mine anti uomo ed anti bambino (Renato), che i russi hanno sparso dappertutto, non vi è alcun momento di verità - ma solo l’azione efficace del diavolo. E questo spargimento di mine non può essere in alcun modo benedetto o giustificato, ma io non sottolineerei nell’omelia solo la benedizione dei soldati, che difendono la patria, ma anche questo desiderio di pace e santità, che in vero spero prevalga sulle follie.


Dostoevskij fa sul serio con la bellezza e la tenerezza disarmata del principe Myškin - egli cerca di consolare Nastasja Filippovna (l’amore erotico e abusato), Ippolit (il giovane malato), Rogozin (l’assassino di Nastasja), Aglaja (l’amore matrimoniale), ma alla fine si ammala e ridiventa l’idiota, che viene rimandato in Svizzera, visto che la Russia gli ha tolto tutte le forze. Aglaja si innamora davvero del principe, per la sua bellezza disarmata (IX, 9), ma nello scontro con Nastasja non regge la gratuità del principe e neppure la follia bambina di Nastasja. La bellezza di Nastasja finisce in un letto in una stanza buia come cadavere che non può fermare il movimento di putrefazione, come non lo può alcun cadavere - l’amore erotico non ferma la morte. Infine solamente la gratuità del principe è vero amore ed in un certo senso figura di Cristo, ma di un Cristo che muore gridando e forse anche consegnando se stesso agli eventi in un „tutto è compiuto“. Non accettare la difesa di una forza imperiale significa essere davvero disponibile alla sequela di un Cristo per nulla trionfante (quindi la vera bellezza annichilita non vince il male). La risurrezione verrà, ma non è anticipabile su questa terra come „successo“. Ed ogni forma di ermeneutica dell’avvenimento di questo amore (IV,10) non può che essere distanza dal vero. 


Padre nostro… 


(Malta, 7.4.22) Come tradizione nel nostro viaggio a Malta siamo andati all’alba al mare, abbiamo pregato con due cori il cantico di Daniele della prima domenica del breviario (3,57-88, 56), scattato alcune foto, che si possono vedere nella mia bacheca in Facebook -  le ragazze e i ragazzi che sono venuti, undici su sedici, riceveranno, come piccolo riconoscimento, un pezzo di torta, alla „Fontanella“ di Medina. 


Mi ha fatto tanto bene che ieri Nicola si sia informato della salute di mio padre. 


Non conosco nella Chiesa quasi nulla di così autentico come il rapporto tra Adrienne (una laica) ed Hans Urs (un sacerdote) - nel pezzo del diario citato ieri (Cielo e Terra III, 2218) si trova una breve riflessione di Adrienne sulla solitudine - dal suo punto di vista la solitudine di Hans Urs è più grande, perché Adrienne può alla fine andare dal „sacerdote“, mentre quest’ultimo non può andare più da nessuno, se non da Dio! Solo molti anni dopo la Chiesa comprenderà cosa era in gioco in quel rapporto. Adrienne conosce tutta la propria fragilità e sa che ha bisogno della Chiesa gerarchica e sacerdotale per sostenere la sua missione, in cui a volte non vi è più spazio per il pensare, per il pregare, per la speranza. Che grazia che il sacerdote Hans Urs non si sia tirato indietro. In questo loro rapporto intimo, ma non intimistico, si trova anche tutto il mistero della mia amicizia con Adrian ed anche il motivo per cui io prendo sempre  sul serio i suoi consigli (tra cui la lettura di Maté, Greenwald…). La forma della fraternità di CL per me è molto importante (un modo di essere benedettini nel mondo), ma anche se in essa ho vissuto momenti di autentica amicizia, questa dimensione di incondizionata amicizia la vedo solo realizzata con mia moglie e i miei figli e per l’appunto in questo rapporto umano, singolare ed archetipico, di Adrienne ed Hans Urs, che ha generato la mia appartenenza alla fraternità, la mia amicizia con Adrian e padre Servais SJ. 


Caro (…), non hai offeso nessuno, hai detto ciò che pensi. Io, però, sono filosofo e non credo ai fatti senza interpretazioni; ogni fatto ha una sua interpretazione. Ovviamente è vero anche per me: "C’è una guerra in atto (morti, dolore, distruzione, carestia, povertà, malattie) tutta reale" ed è vero che l'attività principale è la ricerca della pace. Secondo me, per la ricerca della pace è necessario un tentativo che verifichi se davvero l'unico responsabile di questa guerra sono i russi o meglio sia Putin. In un certo senso ciò è vero, Putin ha cominciato questa guerra, ma vi è una storia che ha portato ad essa e vi è materiale informativo che fa vedere come il governo ucraino non è così innocente come vuole farci credere; non sto parlando del popolo ucraino che sta soffrendo o dei bambini, etc. NB: il dibattito si può leggere nella mia bacheca nel post del 5.4.22, in cui ho condiviso un articolo di Toni Capuozzo, „Dopo l’orrore“.  


C’è una narrazione degli eventi che paragona Hitler con Putin - a me questa narrazione non convince. La guerra iniziata è un disastro sia per il popolo ucraino, sia per i giovani militari russi, sia alla fine sembra anche per i piani geopolitici di Putin. Hitler non ha mai cercato un rapporto privilegiato con il Santo Padre, mentre Putin ha incontrato per ben tre volte Papa Francesco e proprio al presidente russo il Papa, all’inizio del suo pontificato, aveva scritto una lettera rilevante di „teologia della politica“. La narrazione di cui sopra non mi sembra essere un contributo alla pace, ma alla guerra nucleare. I discorsi del presidente Zelensky hanno portato ad una decisione del cancelliere tedesco di cui non sappiamo quali siano le conseguenze ultime: penso all’invio di armi tedesche al governo ucraino e alla decisione del parlamento tedesco di investire miliardi nelle armi (annunciata con consequente standing ovation) . A me tutto ciò non sembra conciliabile con la posizione di Francesco: appoggio al popolo ucraino, allargamento della responsabilità del conflitto a tutti noi ed un chiaro no alle spese militari eccessive. 


Il capitolo IV, 7 dell’Idiota contiene, pronunciata dal principe Myškin, che tutti gli altri ascoltatori trovano „esagerato“, una critica al cattolicesimo romano, che non viene ritenuto essere neppure una religione, ma solo la „continuazione dell’impero romano“, che deve essere compresa in tutta la sua profondità (è una critica radicale alla „teologia politica“): „il cattolicesimo romano crede che, senza una potenza imperiale, la fede cristiana non possa sussistere nel mondo“; è la stessa critica che oggi si fa al patriarca di Mosca, ma in vero tutto ciò è troppo semplice. Per ora il pontefice romano, gesuita (il peggio che ci si possa immaginare per il principe Myškin), è riuscito a non essere al servizio di alcun imperatore - chi lo vuole catturare come sostenitore del governo ucraino (non del popolo ucraino) lo „conduce in tentazione“, cosa non possibile, perché Cristo prega per lui: si deve amare Cristo, senza appoggio di alcuna „potenza imperiale“; da questo punto di vista se la potenza imperiale porti il nome di Putin o di Biden non fa alcuna differenza! Lo so che dicendo queste cose mi rendo „ridicolo“ (come si sente il principe Myškin), ma sarebbe bello se almeno gli amici mi concedessero quel momento di simpatia, che in verità meritano tutti gli uomini di buona volontà. Spero che a nessuno venga in mente che io non abbia compassione per i bambini morti nella guerra - se non l’avessi sarebbe meglio che mi legassi al collo un sasso e mi gettassi nel mare. „Lo spettacolo era tremendo, ma ancor più tremenda era la morte negli occhi di un esserino di sei anni schiacciato da una trave di ferro“ - pensa qualcuno che ciò non impressioni anche me? 


Padre nostro…


(Malta, il 6.4.22) Stasera ho sentito il mare nel doppio senso della parola italiana, quello dell’olfatto e quello dell’udito. Dopo la pizza, che abbiamo mangiato in un locale che conosciamo da anni, direttamente sulla riva della See Side, Konstanze ed io abbiamo fatto una lunga passeggiata fino al padiglione dell’Independence Garden, dove abbiamo giocato con i ragazzi ed alcuni si trovavano li e non da Mc Donald, nel loro tempo libero. Mangiando, Konstanze mi ha raccontato della gioia che le ha fatto vedere il sorriso di una ragazza, che  a Droyssig non ha mai visto allegra ed anche lo stupore di essa che un adulto avesse gioia della sua gioia. In queste piccole esperienze di comunione si scardina un po’ il muro esistente tra i giovani e gli adulti.


Il padre salesiano questa mattina nelle parole introduttive alla Santa Messa si è chiesto se abbia senso venire ogni giorno alla Messa, visto che sembra che nulla cambi; la riposta mi è piaciuta molto: noi dobbiamo fare quello che possiamo e quello che dobbiamo, ma c’è un resto che può farlo solo Cristo, nelle modalità e nei tempi da lui previsti. Con questo spirito vado alla Santa Messa qui a Malta - noi insegnanti abbiamo alcune cose da fare, ma vi è un resto, non magico, ma autenticamente religioso, che può farlo per l’appunto solo Cristo. 


Passando oggi davanti ad una casa di riposo due persone anziane mi hanno salutato dalla finestra con un gesto della mano: ho ricambiato il saluto ed ero commosso di questo „avvenimento“.


 Il senso ultimo  dell’articolo di Lucio Brunelli, di cui ho parlato ieri, si trova già nel titolo, che ricorda il capolavoro cinematografico di Robert Bresson, „Il diavolo probabilmente“: e quest’ultimo è certamente all’opera, sia nel grande palcoscenico del mondo sia in quello piccolo. Nel piccolo teatro delle amicizie lo vedo all’opera quando amici si sospettano a vicenda di servire il diavolo, se si servono di una narrazione diversa degli avvenimenti che stanno accadendo nel grande palcoscenico del mondo. Faccio qualche esempio: uno può pensare per esempio che il maggior colpevole della guerra sia Putin ed ovviamente ha molte ragione per pensarla così, ma non dovrebbe agghiacciare l’altro, che invece pensa che ci sia anche una storia che ha portato a questa tragedia della guerra, con forme di mutismo permanente o accusandolo di essere un „lecchino di Putin“ o del „diavolo probabilmente“. Questo vale anche viceversa, accusando l’altro di essere un „lecchino di Biden“. È sempre necessario cercare di comprendere la posizione dell’altro: io penso, per esempio, che il modo con cui si parla dei patriarchi ortodossi ed in modo particolare di quello di Mosca sia unilaterale e che nella sua famosa omelia quest’ultimo non aveva fatto un’apologia della guerra, ma una critica, per lo meno possibile, al nostro modo occidentale di vedere il mondo. Papa  Francesco ha fatto una video chiamata con il patriarca di Mosca, dopo la sua omelia, insomma non ha interrotto il dialogo. Anche se la sua (del papa) posizione mi sembra davvero più cattolica, più aderente al Vangelo, ciò non toglie che non mi possa sforzarmi di comprendere anche la posizione dell’altro. Infine per quanto riguarda questo diario vi è una scelta, che chiamerei la „scelta Arendt“, in cui si critica più i nostri che gli altri e così sto facendo, in dialogo con Aaron Maté, Glenn Greenwald etc. Certo anche la mia narrazione è solo una delle possibile e bisogna stare attenti a non forzarla come l’unica possibile — a questo dovrebbe servire un dialogo: cercare di comprendere la posizione dell’altro, senza venire offeso e senza offenderlo se non la si condivide…


La lettera di monsignor Santoro sulla guerra, „Essere proprio ora artigiani della fraternità e della pace“, è davvero un grande aiuto. Mantiene lo schema aggredito/aggressore, ma vede anche la possibilità che l’aggredito giochi a suo volta un ruolo come „aggressore“. Sono del tutto convinto, in accordo con il vescovo, che il coinvolgimento del cuore di Maria e Gesù (affidamento) della Russia e dell’Ucraina sia stata la mossa giusta. 


Cara (…),  scusami che ho rinviato al mio diario, ma ci sto investendo tante energie; ovviamente capisco che tu come mamma abbia da fare cose ben più importanti e ti ringrazio che ogni tanto lo leggi. Per me il mio diario non è un’amplificazione del mio ego, ma davvero un servizio, quasi de-personalizzato. Comunque per tornare alla tua domanda iniziale, cosa ne penso di Bucha, direi: 1. Le affermazioni di un governo, quale esso sia, non sono ancora affermazioni „oggettive“; una verifica oggettiva implica, almeno in questo ambito, che delle parti „non coinvolte“ (ciò dovrebbe essere il compito del giornalismo e dello storico) verifichino davvero, cosa sta succedendo. 2. Stare in un luogo e fare foto non è ancora garanzia di „oggettività“. 3. Per lo caso specifico: come mai il mondo è così interessato all’Ucraina, mentre il massacro che si sta compiendo nello Yemen, per opera dell’Arabia Saudita, non interessa nello stesso modo le nostre comunicazioni? 4. Ci sono alcune accuse che vengono fatte da politici occidentali a Putin, che i miei giovani giornalisti americani riassumono così: criminali di guerra accusano un altro criminale di guerra di essere tale, inventori professionisti di fake news come la Hillary Clinton accusano Putin di essere un propagatore di fake news, cosa che è certamente vera, come è vero che la Clinton fa lo stesso. 5. Non si devono confondere i piani: quando ho bisogno di un’operazione all’appendicite non ho bisogno di un filosofo, ma di un chirurgo, se voglio accertare determinati fatti ho bisogno di un buon lavoro giornalista e non di un’intervista ad un vescovo, etc. Tuo, Roberto 


Ps Ho visto in Twitter che il Santo Padre conferma il massacro a civilisti in Bucha - ovviamente questa fonte la prendo del tutto sul serio, perché il Santo Padre ha una rete di contatti infinitamente più grandi dei miei.  


Ci sono delle opere d’arte, come qui a Malta quella della decapitazione di san Giovanni Battista del Caravaggio, che aiutano a comprendere il Cristo vivo del Vangelo, ve ne sono altre che non hanno come oggetto il Vangelo e su quest’ultime Adrienne formula in „Cielo e Terra III“, 2218, alcune domande che sono davvero decisive (lei si riferisce al ‚Falstaff“ di Verdi) e che riassumerei così: che cosa è in gioco in un’opera d’arte? La personalità dell’artista o la sua de-personalizzazione al servizio dell’opera stessa? Può un autore essere preso al servizio dello Spirito Santo, quando serve nella sua opera una bellezza, che non è invenzione dell’autore stesso, anche se la modalità con cui viene espressa ha certamente a che fare con la sua personalità? È possibile insomma nella genialità artistica non servire se stessi, ma l’essere stesso come dono gratuito d’amore? Ed infine servire Colui che è il sempre più grande, sempre più bello, sempre più buono, sempre più vero e che si esprime nell’essere donato, che è „similitudo“ per l’appunto della Sua grandezza, bellezza, bontà e verità „sovraessenziali“? Il mio diario notturno pur non essendo un’opera d’arte, anzi pur essendo un piccolo lavoro quotidiano, vuole essere un servizio de-personalizzato.


Ho scattato una serie di foto dei ragazzi in bianco e nero (vedi Facebook di oggi) - in bianco nero, perché così si vede più il cuore che la forma esteriore.


Padre nostro…



(Malta, 5.4.22) La Santa Messa quotidiana, qui a Malta, negli anni, è stato sempre un gesto importante per me, per accompagnare questa avventura di essere, con dei ragazzi, così lontani da casa. Nel Vangelo del giorno Gesù si chiede come mai parla ancora con i suoi interlocutori dell’ottavo capitolo di Giovanni, visto che non fanno alcuno sforzo per comprenderlo. 


Il lavoro giornalistico di Aaron Maté e Katie Halper è molto serio: tutte le loro affermazioni sono basate su un’analisi molto seria delle fonti che usano e che riguardano in primo luogo la ricezione degli eventi, che analizzano, nel proprio paese; ovviamente non sono neppure loro infallibili, ma io ho visto raramente un lavoro di analisi di fonti così serio come nel loro podcast „useful idiots“. 

Mi sono deciso di condividere un articolo di Toni Capuozzo, „Dopo l’orrore“, anche se si muove nell'ambito del "verosimile" e non del "vero", perché l'articolo pone domande sensate ed opportune a riguardo del possibile massacro di Bucha. Il suo modo di argomentare mi ha ricordato il lavoro che fa anche Aaron Maté. „Il 4 aprile, ieri, il New York Times pubblica una foto satellitare che riprende i morti per strada, spiegando che è stata scattata il 19 marzo (quindi i corpi sarebbero per strada da quasi due settimane, sembrano le armi chimiche di Saddam).

Va da sé che onestà e indipendenza (che poi uno scambi l’indipendenza come dipendenza da Mosca mi fa solo ridere amaramente) impongono domande.  Com’è che gli abitanti di Bucha che, sotto la dura occupazione russa, seppellivano i propri morti, questi invece, pur liberi,  li lasciano sulle strade ?“ (Toni Capuozzo) 

Ho condiviso nella mia bacheca anche l’articolo e le foto del reporter Danny Kemp - comunque direi che le foto da sole non dicono ancora tutto quello che c’è da dire. Non vede meglio il bicchiere chi sta bevendo e lo ha direttamente sotto gli occhi. 

L’articolo di Lucio Brunelli, „Il diavolo probabilmente“ testimonia una grande professionalità giornalistica e una profonda umanità. Secondo me quello che dice sulle Chiesa ortodosse è vero, ma unilaterale (e poi detto en passant anche i cappellani cattolici per esempio nella guerra e nella missione di pace nella ex Jugoslavia o in Afghanistan hanno benedetto ed accompagnato il loro esercito ), ma a parte questo è un articolo che cerca di mettere in evidenza gli aspetti molteplici del problema, come si vede in questa citazione che ho messo in evidenza nella mia bacheca in Facebook condividendolo: C’era una questione seria in Ucraina orientale, le comunità russofone discriminate. Poteva e doveva essere risolta, con il concorso della comunità internazionale esigendo il rispetto dei diritti già riconosciuti anche da Kiev negli accordi di Minsk 2. C’era il timore di una Russia che si sentiva accerchiata dalla Nato, e anche tale questione, stimando la pace il bene più grande, poteva forse essere risolta, con uno statuto di neutralità garantita. Poi ecco l’impulso arrogante e scellerato del nuovo zar,  Putin, l'annuncio di una guerra che pochi ritenevano pensabile tanto era gravido di brutti presagi: l’invasione militare dell’Ucraina, le bombe, migliaia di giovani russi mandati a uccidere e a morire, milioni di profughi…“ (Lucio Brunelli). Il suo ritegno ad affermare che forse Biden e la sua amministrazione sono contenti del fallimento delle trattative, in vero, non lo condivido per nulla, visto che Biden nella sua carriera politica, sia al cospetto di minacce interne che esterne, sembra abbia sempre reagito in modo „massimalista“, ma è vero che l’articolo di Lucio è del tutto al servizio della pace. 


L’esperienza della „notte“ di Adrienne, della „totale solitudine“, senza „forza e coraggio, senza volontà e compito“ (cfr. Cielo e Terra III, 2218) sta diventando un’esperienza di interi popoli: in Ucraina, in Siria, in Yemen…e solo con un reale spirito di confessione del peccato del mondo e nostro potrà essere d’aiuto per uscire dal „buco“ in cui ci troviamo. Il Papa a Malta ha cercato di educarci a questo spirito di confessione del nostro peccato. E questo in vero lo può solo un sacerdote non clericale, un sacerdote che ha il potere del „legare e sciogliere“, che non pensa nelle categorie di questo mondo e che ama la verità più di se stesso. Chi segue questa „logica della pace“ non verrà compreso da chi segue una „gnosi della guerra“. 


Da „The Malta Experience“ (lo show che presenta la storia di Malta) vorrei evidenziare 3 elementi. 1. Le tracce del senso religioso sono presenti molto presto nella storia di Malta e in quella dell’umanità (età dei tempi). 2. Prima di combattersi, musulmani e cristiani hanno vissuto in pace per 200 secoli e la stessa lingua maltese è un simbolo di inclusione. 3. I maltesi hanno sempre fatto i conti con la minaccia del nazionalismo che è arrivato a loro per mare o per aria. In qualche modo si sono sempre arrangianti con la nuova forma di dominio. 


Ci sono stati alcuni passi di vicinanza nei confronti della ragazza che avevo definito ieri „irraggiungibile“. E il nostro gruppo di studenti reagisce molto bene a tutte le nostre proposte educative. 


Padre nostro…


(Malta, 4.4.22) Ieri notte siamo arrivati a Malta e per la prima volta siamo volati dal nuovo aeroporto di Berlino-Brandeburgo, nella stazione di Lipsia, siamo arrivati con il treno a Berlino, avevo comprato un romanzo autobiografico di Natascha Wodin, „Sie kam aus Mariupol“ (veniva da Mariupol) - l’autrice cerca di ricostruire la „vita“ di sua mamma, che per l’appunto veniva dalla città, che si trova ancora una volta in questi giorni sotto assedio, per lavorare „forzatamente“ in Germania, negli anni dell’occupazione nazista, una vita che rappresenta la vita di altri milioni di persone condannate ai lavori forzati, una vita che pian piano prende figura dalla nebbia della dimenticanza, una vita che ha connotazioni ucraine, italiane e russe. Mariupol, che si trova nella riva nord del mare „Azov“ è stata una città di incontri culturali di notevole importanza, con un clima mite e per nulla „russo“. 


„Dio vuole equanimità nella serenità... La fede non deve essere soggetta a fluttuazioni... Il sofferente non deve perdersi nella speculazione.... deve affrontare ciò che è, così come è dato, in una gratitudine ultima per ciò che Dio esige, toglie o dà“ ( Adrienne von Speyr, Cielo e Terra III, 28.4. 1955 - non vi è alcuna garanzia di successo in ciò che facciamo, ma siamo sempre nell’ambito del dono dell’essere come amore gratuito. La frase di Adrienne ed anche il  pensiero principale della pagina del diario citata spesso hanno per noi una valenza non tragica od apocalittica, ma ha la forma della piccola via quotidiana. Per esempio qui a Malta c’è una ragazza che è irraggiungibile, che ha l’atteggiamento: „tutto è noioso“, „quando abbiamo finito?“; ora l’equanimità e la serenità di cui parla Adrienne significano per esempio il non appiattirsi al suo atteggiamento, diventando solo „reagenti“ e non tenendo conto che la maggioranza del gruppo invece reagisce bene al programma e alle proposte che facciamo.


Come ha detto il Santo Padre commentando la pagina del Vangelo di ieri, si può imparare anche dai rigidi, ma allo stesso tempo è vero che lo Spirito Santo non si limita alle esigenze della rigidità: „il discernimento degli spiriti ci libera dalla rigidità“, perché „le medesime soluzioni non sono valide in tutte le circostanze“ (GeE, 173). Solo „il perenno oggi del Risorto“ e „la novità del Vangelo“ ci aiutano ad entrare „nelle pieghe più oscure della realtà“ - e ciò vale per il grande palcoscenico del mondo e per quello piccolo della vita quotidiana. 

Ancora una volta è Massimo Borghesi la persona che in un’ora decisiva, come allora nel no di Giovanni Paolo II alla guerra nell’Irak, ci fa comprendere la posizione di un Papa su una possibile guerra in un’epoca atomica. Aaron Maté e Katie Halper, pur dicendo chiaramente che Putin ha la responsabilità di aver iniziato una guerra senza senso, affermano con altrettanta chiarezza che il presidente Zelensky ha detto un no disastroso ad una proposta (neutralità dell’Ucraina) che il cancelliere tedesco Scholz e Putin gli avevano fatto in febbraio e che avrebbe evitato la guerra in corso. Anche le parole sul „genocidio“ del presiedente ucraino hanno solo un motivo: sotterrare ogni possibile percorso di trattative diplomatiche. Contro il programma stesso per cui era stato eletto, Zelensky si posiziona, anche con l’appoggio di truppe neonaziste, per una posizione che potrebbe portare alla terza guerra mondiale e che non aiuta il suo popolo. Gli americani con i loro investimenti di armi e istruzioni militari hanno contribuito allo scoppio di questa guerra. Il pontefice non è un pacifista utopico, ma tiene conto di tutti questi fattori e del fatto che l’Occidente (USA…) con le sue vendite di armi sostiene veri e propri atti criminali come quello contro il popolo (inclusi bambini) in Yemen. 


Padre nostro…


(3.4.22) Nel santuario mariano di Ta Pinu in Gozo il Santo Padre ha ripetuto più volte la frase: „La gioia della Chiesa è evangelizzare“; ha voluto certamente far riflettere i maltesi, ma non solo, che non basta un si tradizionalista, bisogna ritornare sempre e di nuovo alla fonte inesauribile del  Vangelo, che in questa domenica (canone romano) ci ricorda il perdono di Cristo per l’adultera. Nella sua omelia in Gozo - negli ultimi anni del nostro viaggio con gli studenti della nona classe, abbiamo tenuto molte volte il „Servizio della Parola“ per la settimana santa sulla collinetta (con la via della crucis) che si trova di fronte al santuario - il papa ha sottolineato ancora una volta il  tema evangelico dell’accoglienza, senza distinguere tra profughi di serie A (quelli che lavorerebbero più degli altri, quelli che ci sono più vicini, forse perché attaccati da un nemico che potrebbe essere anche il nostro, mi sono detto) e quelli di serie B (che non lavorerebbero, che ci sono estranei). 


Questo messaggio del Papa, pronunciato al cospetto delle autorità di Malta, è di importanza capitale e permette anche di comprendere ciò che ho cercato di fare in dialogo con alcuni giovani giornalisti americani: „ La guerra non è scoppiata all’improvviso ma si è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi“ (Andrea Tornielli).


(2.4.22) Il Santo Padre è a Malta, dove domani sera, Deo volente, arriveremo con 17 studenti: ha parlato contro tutte le guerre, ha testimoniato Cristo.  „La gioia della Chiesa è evangelizzare“.


La percezione cristiana dell’essere non è solo „estetica“, il cuore di essa è „teo-drammatica“ - l’estetica e la logica fanno parte di essa, ma il cuore, per l’appunto, è drammatico. Il lungo periodo di pace in Europa, che andò in crisi già nelle guerre nella ex Jugoslavia, aveva velato questo cuore, ma gli spiriti più attenti del secolo lo sapevano e ne hanno parlato, coinvolgendosi in prima persona. Questa visione non è traducibile in toto nei termini di „teologia politica“, ma ovviamente non esclude una dimensione di „teologia della politica“; per tutti  gli ambiti vale la pena precisare che se una „teologia dell’estetica“ (o estetica teologica) è possibile, non è pensabile una „teologia estetica“, che di fatto avrebbe orrore della Croce e della discesa all’inferno. Analogamente non è pensabile una „teologia filosofica“, ma la „teologia della filosofia“ è un elemento essenziale sia perché una logica o una filosofia che non „confessi“ il Logos universale e concreto è solo un’attività dei „laici clericali“ (Peguy) sia perché una teologia senza discernimento filosofico è solo un’attività dei „clericali clericali“ (Peguy) . Balthasar ha detto in tutta chiarezza: „non si da teologia senza filosofia“. „I clericali clericali“ lo hanno sospettato di essere un eretico, proprio per il suo rifiuto di ridurre il suo pensiero ad una „teologia politica“ ed in un certo senso anche in una „teologia estetica“ - il bambino di Praga, di cui ho parlato ieri notte, senza il Vangelo e la sua „teologia della politica“ è solamente estetismo cristiano, neppure di buon gusto. 

La percezione dell’essere come dono di amore a livello politico è traducibile solo con una riflessione poliedrica, quindi del tutto nemica delle riduzioni di „teologia politica“, che sono sempre sferiche - il realismo poliedrico accetta che vi sono più imperi - l’idea che solo un impero, quello di Augusto o quello di Biden siano la „conditio sine qua non“ dell’avvenimento del Logos è una follia, non giustificabile neppure se si prende la cristianità, con la sua cultura, con la sua arte e la sua musica come alcunché di positivo di cui non dobbiamo per nulla vergognarci. Papa Francesco ha presentato i pilastri essenziali di questa visione poliedrica: fratellanza universale, ecologia della casa comune, gioia del Vangelo come vicinanza, tenerezza e misericordia di Dio. L’Europa non sa quasi più nulla di tutto ciò, sebbene abbia avuto grandi maestri che ci hanno aiutato nel discernimento degli spiriti - la vicinanza evangelica è stata tradotta in una sorta di „riconoscimento astratto dell’altro“; questo è anche l’unico argomento che Ursula van der Leyen ha da contrapporre a Xi Jinping - se la Cina appoggia la Russia, nessun cittadino europeo lo comprenderebbe, insomma la Cina perderebbe in riconoscimento. 

Cosa fare? Camminare sempre più coscientemente nella „piccola via“ che ci è data da vivere e di cui questo diario notturno vuole dare una testimonianza autentica. 


„Larry Wilkerson, ex colonnello dell'esercito americano e membro di alto livello della Casa Bianca di Bush come capo dello staff di Colin Powell, ha passato la sua carriera post-governativa a criticare le nostre politiche di guerra“ (Maté, Halper). Anche una persona come questo colonnello è completamente per trattative diplomatiche e non per pseudo minacce di qua e di là, perché queste pseudo minacce non risolvono un bel nulla ed anche lui è molto scettico a riguardo di Zelensky. Renato, invece, ha sottolineato nel suo articolo odierno la debolezza dell’esercito di Putin e la forza di quello ucraino, a cui da decenni gli USA danno armi e insegnamento.


I dialoghi del principe (L’idiota) con Lebedev (IV,3) e con il generale, padre di Kolja (IV,4) sono ricolmi di quelle emozioni „russe“ che rendono difficile la semplicità del dialogo stesso: irascibilità ed inquietudine non permettono un vero dialogo; ci  si aspetta sempre  troppo o troppo poco dall’altro: le narrazioni, se non sono vere e proprie bugie, sono così „mitologiche“ che hanno infine solo un argomento: l’ego del narratore. Il principe ha una grande pazienza e non vuole insegnare nulla a nessuno, ma alla fine scoppia in una fragorosa risata quando rimane da solo. La risata è un vero e proprio antidoto contro questa forma di inquietudine „psicologica“, che nulla ha a che fare con quella teologica di cui parla Agostino. Detto questo (la risata) al principe Myškin non verrebbe mai in mente di mostrare con il suo silenzio (qui nel senso di mutismo) la sua superiorità -  non umilia mai nessuno e interloquisce sempre con l’altro con grande „vicinanza e tenerezza“. 


Padre nostro…


(1.4.22) Mio figlio è stato dal nonno, sebbene per sette giorni dopo l’uscita dall’ospedale non avrebbe potuto andare nessuno a trovarlo; hanno parlato a lungo e il nonno si è informato di noi tutti, insomma sembra che abbia fatto passi in avanti e che abbia di nuovo un buon grado di lucidità. Deo gratias et Mariae!


Non so se si possa paragonare Stalin, che ha ucciso quindici milioni di persone ed era del tutto arbitrario negli arresti,  a Putin - forse, ma non lo so.  L’informazione di Irina Ščerbakova („Oggi pensiamo innanzitutto  all’Ucraina“, La Nuova Europa, 26.3.22), che in „Russia è stata introdotta la censura, sono stati messi a tacere quasi tutti i mass-media indipendenti“ è certamente grave ed è necessario porre attenzione al tema, come è anche importante sapere che in queste settimane in Russia  „migliaia di persone sono state arrestate, picchiate e così via“. Queste informazioni dovrebbero essere diffuse in Russia, qui da noi, però, sono del tutto „consenso“, non vi è  insomma „dissenso“ su di esse, mentre vi è dissenso sul fatto che tanti giornali rinomati americani, hanno un modo selettivo e spesso arbitrario di riportare informazioni, e spesso vengono propagate vere e proprie fake news - cfr. l’ articolo di Glenn Greenwald su Matt Gaetz, che subisce da un anno una vera e propria „mob justice“, senza aver avuto un processo, sul tema che si può leggere nel titolo dell’articolo: „NYT Painted Matt Gaetz as a Child Sex Trafficker“.  


Nella prefazione al libro di Riccardo Cristiano, „Figli dello stesso mare. Francesco e la nuova alleanza per il Mediterraneo“, Roma 2022, Massimo Borghesi cita questa frase del Papa: „Egli è Dio di pace, Dio salam. Perciò solo la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome. Insieme, da questa terra (l’Egitto) d’incontro tra Cielo e terra, di alleanze tra le genti e tra i credenti, ripetiamo un “no” forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio“( Papa Francesco, 2017).  Questo certamente vale anche per lo scontro tra ortodossi in Ucraina - io credo, come ho scritto in questo diario, che si debba leggere con più attenzione l’omelia tanto citata e secondo me fraintesa del patriarca Kirill di qualche giorno fa, ma ciò non toglie il fatto che nulla legittima una guerra nell’epoca atomica e tanto meno una guerra tra cristiani. L’omelia deve essere letta  con più simpatia perché ci permette di comprendere una forma di violenza (il Papa ci invita a distanziarci da tutte) che viene commessa da „noi“ quando il tema gender non è più uno spunto di riflessione liberale e moderna, ma una nuova forma di dogmatismo antropologico (una nuova forma di religione dei laici-clericali), come è accaduto in America, nella trasformazione del movimento „Black Live matter“ in un movimento violento di imposizione del gender, da cui anche afro-americani hanno preso le distanze. 


Mia figlia e David mi hanno regalato due libri per il mio compleanno, uno sui „Dinosauri“ („Was ist was“, 4-7 anni) ed un altro sul rapporto tra gli Hohenzollern e i nazisti (di Stephan Malinowski) - in una discussione sul primo tema avrei affermato che secondo me i dinosauri non sono mai esistiti, ma in vero spero di non aver detto una stupidaggine del genere, visto che vi sono dei resti raccolti in musei, ma forse avevo inteso dire che per me essi non hanno una grande rilevanza ed in vero anche questo non è un argomento forte se si pensa che essi sono stati per 160 milioni di anni il gruppo animale dominante. 

Anche sul rapporto tra gli Hohenzollern e i nazisti non sapevo proprio nulla. Il tema della nobiltà e del suo decadimento ha avuto una certa importanza per me, visto che la famiglia di mia moglie, con la fuga dall’Ungheria negli anni 60 ha perso il suo titolo nobiliare, etc., ma è vero che ciò è più presente a me che a mia moglie, che non ne parla quasi mai; poi ovviamente i miei due grandi autori, Adrienne ed Hans Urs, facevano parte di una famiglia nobiliare, ma Hans Urs si firmava nelle lettere che mi scrisse Hans Balthasar e quando l’ho visitato a casa sua a Basilea, era vestito in modo molto modesto… 


Don Andreas per il mio compleanno mi ha regalato il libro di Ferdinand Steinhart, „Das Gnadenreiche Prager Jesulein des Heiligen Römischen Reich und unsere Zeit“ (Il bambin Gesù di Praga, pieno di grazia, del Santo Impero Romano e del nostro tempo), Austria 1988. Questo modo di vedere la Catholica versus tutti gli altri mi è del tutto estraneo; sono da questo punto di vista un figlio spirituale di Alberto Methol Ferré che pensa che vi sia un momento di verità anche negli avversari, tanto più in una persona come Martin Luther, che non è un mio avversario, ma un monaco agostiniano; anche se certamente nel Lutero storico vi sono aspetti che sono terribili (atteggiamento nei confronti dei contadini e dei giudei), la sua missione ecclesiale riguardante la giustificazione e il  popolo sacerdotale sono momenti veri ed autentici. La „critica alla teologia politica“ non mi permette in alcun modo di rimpiangere il Santo Romano Impero, anche se capisco che la sua riduzione nazionalistica „di nazione tedesca“ è ancor peggio. Non ritengo che tutta la storia della cristianità sia da criminalizzare (il meglio di essa, il monachesimo, è un’eredità di importanza vitale per noi tutti e certamente per la mia vita), ma penso con Benedetto XVI che la perdita di potere politico sia stata una grazia per la Chiesa. Non ritengo, infine, neppure che la svolta constantiniana sia da ridurre a preambolo di quella teodosiana. Per quanto riguarda il bambino Gesù di Praga, a lui ho affidato la nostra ora molto pericolosa, ma del tutto cosciente di quanto afferma Santa Theresia Benedicta a Cruce (Edith Stein): il Gesù bambino giunse a Praga proprio quando la gloria imperiale politica della città boema stava per finire. A livello politico solo un rapporto fecondo e poliedrico tra i vari potentati del mondo permette di vivere nel proprio dettaglio in modo „cattolico“.


„Tuttavia potrebbe capitare che nella preghiera stessa evitiamo di disporci al confronto con la libertà dello Spirito, che agisce come vuole. Occorre ricordare che il discernimento orante richiede di partire da una disposizione ad ascoltare: il Signore, gli altri, la realtà stessa che sempre ci interpella in nuovi modi. Solamente chi è disposto ad ascoltare ha la libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale e insufficiente, alle proprie abitudini, ai propri schemi. Così è realmente disponibile ad accogliere una chiamata che rompe le sue sicurezze ma che lo porta a una vita migliore, perché non basta che tutto vada bene, che tutto sia tranquillo. Può essere che Dio ci stia offrendo qualcosa di più, e nella nostra pigra distrazione non lo riconosciamo“ (Gaudete et exultate, 172).


Padre nostro…


(31.3.22) Sorprendentemente mio padre mi ha telefonato per il mio compleanno con il telefonino che non usava da più di un mese - Konstanze ed io avevamo la sensazione di una lucidità quasi normale e poteva anche gestire il tempo: sapeva per esempio che domani andrà a trovarlo Ferdinand. Un amico, che mi ha telefonato da Eichstätt per farmi gli auguri, mi ha raccontato che anche sua madre dopo l’unzione degli infermi si era ripresa per un periodo abbastanza lungo. Vediamo. Comunque come mi ha scritto Nicola, a cui l’ho raccontato, si tratta di un bel regalo di Natale.


La mia posizione sulla guerra in Ucraina, che anche per me, come per il Papa, è qualcosa di assurdo e sacrilego, nasce dal dialogo con alcuni giovani giornalisti americani (Greenwald, Maté), che mi sono stati consigliati da uno dei miei più cari amici, Adrian Walker, che è docente di filosofia in California - non ho alcuna simpatia per Putin, che non fa parte delle „mie“ conoscenze. Riprendo questo tema qui sotto in dialogo con i „Contadini di Peguy“. 


Con una forza e chiarezza speculativa che cerca il suo pari Ferdinand Ulrich presenta un „medium“ del pensiero che non sia „ritmo puro“, che a priori non potrebbe comprendere la teo-drammaticità del reale, e trova questo medium nel tema dell’analogia - in questo modo si mette in dialogo profondo con il grande E. Przywara SJ, senza cadere nel suo ritmo puro (critica che fa Balthasar al suo maestro di filosofia). La mera equivocità (per esempio del primo Karl Barth) pone uno strappo polare tra Dio e la sua creatura, mentre la mera univocità (Hegel) identifica Dio e la sua creatura. Ulrich ci propone un pensiero che prenda sul serio il dono dell’essere come amore gratuito, mantenendo viva la sua sovraessenzialità, senza cadere però nell’estremo dell’equivocità, quasi che questo amore assoluto che è Dio fosse geloso dell’uomo, mentre nel suo essere „id quod maius cogitari nequit“ dona, nel dono dell’essere, il cuore ultimo di se stesso che non è „causato“, come anche il dono dell’essere non è „causato“, ma „similitudo divinae bonitatis“, che è gratuità, non univoca, ma sovraessenziale e quindi per la logica di questo mondo è come „nulla“, un nulla,  però, che non ha niente a che fare con il nichilismo, ma che è per l’appunto gratuità ultima, „non causata“. 


Mi ha scritto un amico per il mio compleanno odierno: Caro Roberto,

tanti, tantissimi fraterni (ai sensi anagrafici sarebbe più giusto, ma impreciso dire fraterni) auguri di tutto cuore per tutto quello che Ti è più caro, quest’anno penso siano i tuoi genitori, ma solo Cristo sa qual'è il Dono più grande è necessario a ciascuno nei vari istanti della nostra storia, che Egli disegna con incredibile tenerezza e Divina perizia.

Questi auguri (scusane la povertà ed apprezzane la sincerità ruspante e l'affetto sincero) mi stanno facendo riflettere (cosa facile per un "filosofo" come Te, ma difficilissima per un ex dirigente industriale come me) sulla nostra amicizia: la Provvidenza, truccata da Facebook, ci ha fatto incontrare tra il 2017/18, in un periodo molto difficile per me è il tuo ripercorrere e vivere l'insegnamento di von Balthasar e di A. Von Speyr mi sono stati spesso davvero preziosi, una grandissima compagnia.

Perdona la prolissità, ma son anni che dovevo dirtelo e ringraziarti perché ci sei e per come sei in rete.

Chissà se in uno dei tuoi futuri viaggi a Roma non si riuscirà a star un po' insieme (l'incontro col Papà in Ottobre?). Capisco che affronto una concorrenza formidabile (Bruno Brunelli, Massimo Borghesi ecc.) ma chissà che non mi vengano regalate un po' d'ore.

Intanto l'augurio più caro e fraterno di tutto cuore, insieme al grazie più intenso per il Dono della tua esperienza e tua visione ed una piccolissima preghiera per la salute dei tuoi cari.

Dio ci benedica!!!!

Sandro


Ultimamente non ho scritto molto per il gruppo „I contadini di Peguy“, sebbene l’affetto umano per i primi Contadini non sia per nulla cambiato e sebbene l’intenzione ultima del gruppo, la diffusione del pensiero e del magistero del Papa, siano per me di importanza notevole; allo stesso tempo, però, la mia posizione personale, che ho cercato di riferire nel mio diario notturno, anche in questioni politiche, a volte si differenzia dalle posizioni prese nel gruppo, in modo particolare in riferimento alla guerra in Ucraina.  Non vi è dubbio che quest’ultima sia assurda e sacrilega, ma le spiegazioni del „solo Putin“ non mi convincono minimamente e la retorica e il modo di agire politico e militare di Zelensky li trovo altrettanto pericolosi che quelli dello „zar“ russo. Infine tante critiche che abbiamo fatto negli anni e che sono state molto importanti per la mia maturazione, le condivido ora solo in parte; secondo me, per esempio, nell’analisi della presidenza Trump abbiamo esagerato il giudizio: quest’ultimo fa certamente parte dell’élite politica americana, che i „miei“ giovani giornalisti americani (Aaron  Maté, Katie Halper, Matt Taibbi…Glenn Greenwald…) cercano di criticare, ma in un certo senso - pur tenendo conto della disastrosa retorica dei muri e del nazionalismo americano - , non è stato peggio di Biden, anzi forse era un po’ meglio. Il secondo ha una concezione della politica americana altrettanto sferica (versus poliedrica) ed autoreferenziale, ma è più pericoloso. Il suo discorso polacco in cui ha dato del macellaio a Putin è di una aggressione pericolosa senza limiti. Non vi è alcuna possibilità per me di vedere la risposta ucraina all’aggressione russa come „guerra giusta“ (senza per questo mettere in questione a priori il senso dell’autodifesa) per i motivi spiegati molto bene da Gianni Valente in un suo articolo recente. 


Don Andreas è venuto a trovarci e tra l’altro ha raccontato che sono arrivati molti profughi nella città dove si trova la nostra parrocchia: lui si occupa di due bambine traumatizzate, dopo aver assistito ad uno scoppio nel sud dell’Ucraina hanno smesso di parlare; vuole provare ad avvicinarsi ad esse con una terapia del disegno, finanziata dalla Caritas della diocesi. 


Mi ha fatto un grande piacere vedere nella bacheca Twitter di Alver che il grande maestro latinoamericano Alberto Methol Ferré aveva il compleanno in questo stesso giorno che lo ho io. Lui era nato nel 1929. 


Padre nostro…



(30.3.22) L’ „adagio“ degli uccellini questa mattina è stato il primo suono che ho percepito coscientemente e che mi ha donato quella gioia che solo l’essere donato, nella sua semplicità e completezza,  può dare. Mi da anche grande gioia che l’acufene non impedisca la percezione di questi suoni della natura.


Vi è una dimensione della „discesa“ che nella mia vita ho visto espressa solamente in Adrienne. Nel tempo di quaresima del 1955 al punto 2216 di Cielo e Terra III, si esprime più o meno così: alle volte si è completamente nella tristezza e nel dolore e non vi è una „distanza spirituale“ da essi, un po’ come ieri quando mi girava la testa - ci sei dentro (anche fisicamente) e non sai se ci sarà un „dopo“. Quando il periodo dura più a lungo si tratta di „depressione“, ma anche in essa si può distinguere - almeno a livello oggettivo - un „mero lasciarsi andare“ (bloßes Dahintreiben) da un „lasciar accadere“ (ein Geschehen-lassen). Per spiegarsi Adrienne fa un paragone con la gioia, per esempio con la gioia di ascoltare musica o per l’appunto gli uccellini la mattina presto, ma „l’esempio zoppica, perché Dio e la gratitudine sono presenti nella gioia, mentre Dio nel dolore è velato“ (Adrienne) e poi manca la prospettiva del „poi“. 


Il rapporto di Adrienne con la sua mamma è paragonabile  un po’ con quello mio con mio padre, anche se certamente non è stato così travagliato - le sue continue punzecchiature mi avevano spesso ferito; il mio essere filosofo e cattolico praticante lo avevano quassi sempre irritato, fino al non saper „lasciar stare“, sine glossa, neppure la mia firma: „un piccolo amico di Gesù“. Negli ultimi anni c’è stato un suo riavvicinamento alla Chiesa ed anche alla confessione, ma un ultima irrequietezza faceva parte del suo carattere (irrequietezza che i famigliari hanno percepito di più che gli estranei); da giovane, per una cosa per lui importante, era stato in pellegrinaggio, da solo, a Crea, ma non so di che cosa si trattasse e quando una volta glielo chiesi, non rispose. Negli anni ci sono stati anche lunghi dialoghi fecondi, ma essi poi non avevano influenza nella vita quotidiana. Comunque sia, Sabato scorso, la parte migliore di lui ha avuto il sopravvento. Deo gratias et Mariae!


Mi sono arrabbiato con un ragazzino della sesta - poi alla fine abbiamo fatto la pace; quando mi sono accorto che la classe stava dalla mia parte, ho esagerato nel tono. Di questo Ti chiedo scusa ed ho chiesto scusa anche a lui. 


Nell’altra sesta classe abbiamo parlato di visioni del mondo non religiose, di scienza e di religione. Ho cercato di spiegare la differenza dei metodi di conoscenza con l’esempio di un „bacio“ - il perché del bacio (l’amore) e il come (lo scambio di saliva…) spiegano entrambi cosa sia il bacio, ma ad un livello differente.


Si, c’è anche una narrazione del Maidan e del presidente Zelensky che è più positiva della mia; è vero che il primo avvenimento è stato una primavera piena di speranza (per la democrazia e contro la corruzione), ma, se Maté ha ragione, alla fine hanno prevalso forze non primaverili; il presidente si è davvero presentato come persona di pace e come una persona che voleva superare la corruzione, ma il ruolo che sta giocando ora è per me altrettanto pericoloso di quello di Putin. La mia preferenza per la narrazione „critica“ di Maté versus quella „celebrativa“ di Dell’Asta è una questione di „metodo“ - il secondo è troppo emotivamente coinvolto per aver un giudizio „critico“. Vorrei, però, anche precisare che l’impegno delle persone per accogliere i profughi ucraini è per me degno di lode, anche a prescindere dalla narrazione usata da loro per spiegare gli eventi.  


Nella mia bacheca Twitter ho condiviso tanti link differenti che rivelano altrettanti punti di vista che dovrebbero essere considerati anche in questo diario, ma che superano le mie forze: sul movimento del rublo in questo mese (Glenn Greenwald), sul budget-USA del presidente americano (Branko Marcetic), sul pensiero soffocato dalla retorica belligerante (Enzo Bianchi), sulla partecipazione alla guerra di soldati ceceni (Dimitri Alexander Simes), sulla criminalizzazione di Dostojewskij, Tchaikovsky e la lettera „Z“ (Afshin Rattansi)…oltre a due tweets del Papa e di padre Spadaro SJ.


La lettera di Carrón sull’Ucraina è di una banalità infinta; non si accorge neppure che anche la sua è ideologia slegata dalla realtà, ma piena di citazioni di don Giussani. E con Cristo si benedice tutto, anche il desiderio folle di Zelensky - non sto mettendo in discussione il coraggio degli ucraini, ma un articolo astratto che può servire a legittimare tutto. 


Con tre ragazzi dell’ottava classe abbiamo fatto un video TikTok sulla guerra. 


Dalla Catechesi odierna del Papa vorrei far memoria di questa frase: "La retorica dell’inclusione è la formula di rito di ogni discorso politicamente corretto. Ma ancora non porta una reale correzione nelle pratiche della convivenza normale: stenta a crescere una cultura della tenerezza sociale" (Papa Francesco, oggi).


Ho finito di leggere per la prima volta „L’idiota“ di Dostoevskij il 5.12.1976, avevo insomma sedici anni e non mi ero accorto che in questo romanzo sembra che nessuno lavori, tutti vivono di eredità o di rendite, ma allo stesso tempo - ora sono arrivato al quarto libro, II - mi accorgo ancora una volta di un tema che già allora, 46 anni fa, mi aveva colpito: la bontà del principe, che in un mondo di normalità e volgarità, sembra essere ridicola. Forse il tentativo di questo diario sembrerà a molti „ridicolo“, sembrerà il tentativo di un’ „idiota“. Su questo punto voglio ancora lavorarci su. 


Padre nostro… 


(29.3.22) Aristotele ed Azurmendi con ragione sottolineano l’importanza del tatto il primo e dell’abbraccio il secondo, perché l’uomo è spirito e carne: quando sono arrivato Venerdì notte a Casale Monferrato, mia mamma, che mi aspettava alla finestra, sebbene fossero già le undici e mezza e sebbene lei vada a letto presto (quasi come le nostre galline), mi ha accolto con due abbracci che rivelano tutto il suo amore materno per me. Durante questi tre giorni di vita comune potevo anche vedere il modo con cui gestisce la sua libertà dopo lo stile di vita spartano di mio padre; non sperpera i soldi, ma non li tiene neppure „nascosti“, „stretti“, quasi che solo essi possano donare la felicità se accumulati, mentre quest’ultima può essere assaporata con un pranzo comune nel ristorante specializzato in pesce vicino a casa o andando in pizzeria. O andando a piedi nel ristorante, anche se fa fatica a camminare. Alcune frasi che dice mia mamma sono un po’ xenofobe, ma nell’intero, lei è una donna intelligente, di quell’intelligenza, che in latino si chiama „sapientia cordis“.


All’inizio dell’incontro con mio padre, quando c’era ancora il cappellano dell’ospedale, egli ha pensato che andassi via anch’io, quando il sacerdote se ne è andato, e mi ha chiesto, quasi spaventato, se andassi anch’io via subito, ma dopo il nostro dialogo, verso la fine, mi ha detto che era ora di andare e che non devo preoccuparmi per lui - quando gli ho risposto che ovviamente dalla Germania non posso venire spesso, ha replicato che anche se abitassi a Casale non devo preoccuparmi di lui e venire spesso a trovarlo. Mi è sembrata, questa sua attenzione, una delicatezza del cuore, ma anche la sapienza di chi sa che il lavoro non si trascura. 


La posizione de „il Riformista“ sul presidente ucraino Zelensky  e sul suo bisogno di riconoscimento internazionale, per esempio conferendogli il premio della pace, mi sembra molto azzeccata. E comunque sia, anche se chiaramente l’aggressore è Putin, lui non contribuisce per nulla al raggiungimento della pace. 


Alle 17 ho pregato ancora una volta per la pace, come mi ha proposto un collega battista.


Rifletto su una pagina di Etty del 22.4.42, mentre ascolto l’“adagio sostenuto“, ma anche il „presto agitato“ della suonata numero 14 di Beethoven, „Chiaro di luna“, in „C Sharp minor“: ci sono alcuni autori che ho davvero assorbito nella mia vita, ma anche questi bisogna espellerli e dimenticarli e vivere in fine della „propria sostanza“ che è il dono personale dell’essere che abbiamo ricevuto da chi ci è „interior intimo meo“; se non si „vive del proprio essere“ non si vive di quel dono dell’essere che ci è stato fatto personalmente; la nostra (ri)nascita, quella di cui parla Gesù con Nicodemo, accade nel momento siamo capaci di stare „molto, molto tempo da soli“, senza fidarsi più di quanto „abbiamo preso dall’esterno“; certo ci sono autori di cui abbiamo una fame intensa, ma anche essi devono „morire“, in modo che viva l’unico Padre in noi. 


Padre nostro…


(28.3.22) Non so se quello di Sabato scorso sia stato l’ultimo dialogo con mio papà, ma in un certo senso è stato uno dei più belli, senza quelle sue frasi che spesso mi avevano semplicemente ferito - nel suo modo di guardarmi c’era davvero stupore, quando gli ho chiesto se voleva pregare con me un „Padre nostro“, nel suo „assolutamente“ c’era un reale e cosciente assenso. Il dialogo era alternato da alcuni racconti che fanno parte del suo mondo, che noi chiamiamo di confusione, ma chissà e con altre frasi che facevano parte del mondo che conosciamo meglio. Il suo interesse per i miei figli era vero, con pazienza mi ha raccontato come è molto duro avere le braccia legate così che non può neppure grattarsi la faccia e quando gli ho risposto che deve aver pazienza per due giorni e che lunedì, cioè oggi, sarà portato in una casa di riposo, il suo volto, anzi tutto il suo corpo aveva un’ espressione di grande sollievo. Si è interessato anche del nome della casa di riposo in cui sarebbe stato portato. Dal „Padre nostro“, quando nella prima parte del nostro incontro c’era ancora il sacerdote dell’ospedale, è nata anche un’Ave Maria e l’unzione degli infermi, che forse mio papà non ha percepito come „sacramento“, ma vi è stato un vero assenso alla preghiera che ho proposto ed era cosciente durante tutto il piccolo rito, che don Andreas, il mio parroco tedesco, mi aveva consigliato, prima di partire. Mia madre, che era gioiosa e commossa per il mio arrivo, è stata contenta sia del fatto che mio padre mi abbia riconosciuto sia della piccola azione sacramentale. 


Mia sorella mi ha raccontato che mio papà è stato portato alla casa di riposo dove c’è come direttore un confratello di CL. 


Mi ha fatto anche tanto piacere andare a mangiare il pesce e la piazza con mia mamma. 


Andando da Casale Monferrato a Linate ho parlato brevemente con Bruno Brunelli e ciò mi ha fatto bene. 


Se uno cerca in queste pagine una storia „devota“ sarà certamente deluso. Per i „laici clericali“ questo diario notturno è troppo „clericale“, e per i „clericali clericali“ è troppo laico. È certamente una „confessione“, nel doppio senso della parola, come confessione della mia fede in Dio, che è per me „interior intimo meo“ (Agostino) - per questo motivo le pagine del diario esplicitamente religiose sono poche -  e che è quel tutto personale in cui io mi muovo ed esisto (nel senso di Paolo) e come confessione dei miei peccati (nel senso di un atteggiamento di confessione che si spinge fino all’autenticità), ma manca di ogni strumento retorico, a differenza delle „confessioni“ di Agostino, che è l’unico Padre della Chiesa latina che scriva un latino degno di Marco Tullio Cicerone. Questo diario non sarà utile neppure a chi cerca delle immagini devote quotidiane, quasi che la „piccola via“ (Teresa di Lisieux) consista in un cammino fatto di „buone notizie“. Ma confida „assolutamente“ nella speranza che nasce se un Tu, che è assoluto amore gratuito, ti guarda e ti lascia agire liberamente.


Per me questo diario è davvero un’opera in cui cerco di esprimere ciò che penso, ma esso non ha - se non come difetto - a che fare con il concetto di „protagonismo“, anzi sono assolutamente convinto che io sono solo un piccolo amico di Gesù, uno tra tanti e che quando capisco alcune cose che altri non capiscono, sono cosciente che io stesso non ne capisco altre che invece altri capiscono e che quelle che capisco io sono da intendere in un senso del tutto mariano, come lo spiega Adrienne: „Maria può oggettivarsi in modo tale da dire grazie a Dio che „una“ è stata scelta di accompagnare il Signore, di portare il bambino, di rincontrare il Signore dopo la resurrezione“ (Cielo e Terra, III, 2215, 6.3.1955). 


Con ragione Massimo Borghesi fa notare in suo articolo („Biden un ostacolo per la pace?, Vita di oggi) che il presidente americano con il suo discorso polacco si è messo in una situazione tale che ora egli stesso fa parte del conflitto, non potendo così assumere il compito di mediatore; ma da quello che mi aveva raccontato Adrian e da quello che ho letto in questi mesi di Glen Greenwald in vero non mi sono aspettato altro: lui ha sempre reagito in modo del tutto massimale sia in crisi interne che in quelle esterne, forse in modo ancora più massimale che il paroliere Trump. Allo stesso tempo vorrei sottolineare che se l’entourage del presidente si vuol dare come più prudente del presidente in vero gli USA stessi - e non solo l’attuale presidente-  si sono comportati in Ucraina - forse con eccezione di Obama - in modo tale da aver contribuito a questa guerra provocata da Putin e dal suo entourage. Con ragione Aaron Maté e Gianni Valente parlano di „proxy war“.  


Per quanto riguarda l’editoriale lungo di sabato scorso della FAZ, scritto da Reinhard Bingener, „La Chiesa e la guerra“, che si riferisce al dibattito su questo tema all’interno della Chiesa evangelica tedesca, divisa in due fronti, quello pacifista e quello minoritario, dell’antica dottrina dei due regni di Lutero, lo si può riassumere così: la Chiesa si dovrebbe occupare di riconciliazione e di accoglienza dei profughi ma non avrebbe alcun vantaggio conoscitivo e morale per decidere se fare o meno la guerra. Anche il Concilio Vaticano II parla di una relativa autonomia dell’ambito civile, ma ciò non significa che un vescovo non possa dire con una reale competenza morale e storica: „È passato più di un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa guerra crudele e insensata che, come ogni guerra, rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi. C’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono.

La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Ho letto che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina un bambino su due è stato sfollato dal Paese. Questo vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi. Ecco la bestialità della guerra, atto barbaro e sacrilego!

La guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia.

Prego per ogni responsabile politico di riflettere su questo, di impegnarsi su questo! E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace! Preghiamo ancora, senza stancarci, la Regina della pace, alla quale abbiamo consacrato l’umanità, in particolare la Russia e l’Ucraina, con una partecipazione grande e intensa, per la quale ringrazio tutti voi. Preghiamo insieme. Ave  Maria…"

( papa Francesco dopo l'Angelus di domenica 27 marzo 2022).


Spiegando oggi nell’undicesima classe Genn 4,1- 16 ho riflettuto sulla frase di Dio: „Ma il Signore gli disse: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato“ (verso 15) - insomma basta già l’AT per comprendere che uccidere Caino perché ha ucciso Abele non corrisponde alla logica di Dio. 


Il linguaggio „largo e mesto“ di Beethoven (suonata numero 7 in D maggiore) mi corrisponde completamente. 


Volare in aereo, dopo due anni di pausa era davvero molto bello e non solo per l’acufene, che nell’aereo sparisce…


Padre nostro…


(24.3.22) „Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta [succedendo] adesso … la pazzia, eh? La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, come adesso, no?, un mondo ormai globalizzato, un modo diverso e di impostare le relazioni internazionali „(Papa Francesco). Questo è il motivo per cui ero tristissimo quando all'inizio della guerra il parlamento tedesco con standing ovation, quasi al completo, batteva le mani per l'investimento di 100 miliardi di Euro per le armi. Questo è il motivo per cui io ritengo che non è possibile esaminare questa guerra, che Putin ha iniziato, dimenticando i miliardi investiti dagli USA in Ucraina a partire dal 2014. 


Il 3 di Marzo del 1955 Hans Urs e Adrienne, nelle terza parte del numero 2214 di „Cielo e Terra III“ parlano della Chiesa: „la Chiesa è universale e cattolica, si estende in tutto il mondo. Tuttavia il mondo è ricolmo di contraddizioni e di sfiducia nei suoi confronti, non vuole vedere la sua unità e così si è sottratta ad essa, cosicché negli occhi dei non credenti è finita la visibilità del suo essere-una“. Tra quella data, 1955, e noi, ci sono stati nella Chiesa una marea di scandali di cui bisogna tenere conto: dalla pedofilia alla finanza, dal clericalismo all’arroganza…ma già in quella data, persone come don Gius e i due svizzeri sapevano che si trattava spesso di „apparenze“ e non di una reale „missione“ cristiana. Bisogna precisare che negli scandali alcune cose sono state inventate dal „mondo“, ma tante cose sono vere, troppe cose sono vere, come per esempio fa vedere il film „Spotlight“ drgli scandali di pedofilia nella diocesi di Boston, coperti dalla gerarchia, incluso l’arcivescovo e cardinale di quei tempi, Bernard Law. Ed ancora nel duemila la Santa Sede ha voluto come arcivescovo e cardinale di Washington D.C. una persona come Theodore McCarrick…  Questa contrapposizione Chiesa-Mondo non tocca,  però, il cuore di ciò che ci vogliono dire Adrienne ed Hans Urs in questo passaggio del loro diario. „Il mondo quindi vuole vedere il prodotto dell’ascesi“ da parte dei teologi ed uomini di Chiesa, cioè vuole vedere se ciò che dicono sull’amore gratuito di Dio si è fatto carne in loro ed in un certo senso il mondo stesso ha una funzione di giudizio nei confronti dei teologi, è questa funzione viene messa accanto alla verifica che fa la Chiesa stessa: „La Chiesa esamina i teologi, ma anche coloro che stanno fuori di essa, anche il mondo, sebbene in un modo meno vincolante, li esamina“. Si vede qualcosa in voi di questo amore gratuito, di questo amore crocifisso di cui parlate? Si vede qualcosa dell’unità di cui parlate? Nel diario dei due miei grandi amici sta una frase da brividi: „Nessuno ha una vista più acuta di coloro che stanno fuori dalla Chiesa, i quali in forza del loro lavoro nel mondo forse sono sottoposti a più ascesi, disciplina, disponibilità e amore del prossimo di ciò che accade nella teologia, nella quale colui che la rappresenta, allo stesso tempo si sottrae alle sue esigenze“. I ritmi di lavoro a cui molte persone sono sottoposte (in un supermercato, in una clinica, in una scuola…) sono a volte davvero ascesi, croce e in alcuni casi anche discesa all’inferno, mentre i teologi parlano di cose che non diventano „missione“, non diventano „compito“. Bisogna stare attenti a non ridurre a moralismo questa esigenza di cui parliamo, ma dobbiamo anche stare attenti a non annacquare il messaggio cristiano fino a ridurlo a pure „parole, parole, parole“. 


La discussione di ieri nella „beratende Schulkonferenz“ sull’uso degli Smartphone nella scuola mi ha aiutato a maturare una mia posizione: nella quinta e sesta classe direi che ne deve essere vietato l’uso nella scuola, se non corrisponde ad un’esigenza pedagogica o detto altrimenti se non serve per assolvere un compito scolastico, etc. Per i più grandi il divieto corrisponde, per quanto riguarda la mia sensibilità, alla lotta di don Chisciotte contro i mulini a vento. La regola attuale, che ne vieta per tutti l’uso e che se un insegnante si accorge dell’uso deve ritirarlo per tre giorni, secondo me è contro il diritto di proprietà, è una regola che è „chiara“ solo sulla carta, si presta a decisioni del tutto arbitrarie e trasforma gli insegnanti in gendarmi. 


Padre nostro…



(23.2.22) Avevamo previsto un fine a settimana ad Heidelberg per motivi famigliari; questa notte mi è venuto in „corde“ che è giunta l’ora di fare un salto a Casale Monferrato. L’aereo è abbastanza costoso, ma essendo che andando ad Heidelberg, passiamo di fianco all’aeroporto di Francoforte sul Meno (per cui posso risparmiare il volo Lipsia-Francoforte), mentre mia moglie risolverà il problema per cui avevamo previsto il viaggio, io posso volare da mia mamma, per starle vicina in questo momento in cui per la prima volta, non solo sa, ma ha visto mio padre che non l’ha riconosciuta. È un piccolo gesto, ma che per me ha ancora più valore che il „seppellire i morti“. Per il resto la mia vita e qui in Germania e non posso occuparmi dei miei genitori come può fare chi vive con loro nella stessa casa o nella stessa città. 


Parlando con un collega se appendere nel nostro cortile della scuola la sola bandiera ucraina o anche quella russa mi sono accorto ancora  come per lui è difficile comprendere la mia posizione - e non ho neppure detto tutto ciò che penso, cosi come si può leggere in questo diario. Anche lui è totalmente dentro la narrazione dominante degli eventi, così il solo vedere una bandiera russa gli provoca dolore. Ed io penso che se non riesco neppure con gli amici  ad argomentare in modo tale che ripensino la posizione univoca che hanno, senza pretendere che assumano la mia narrazione, ma solo che non mi offendano solo per averne una diversa, che ciò non sia neppure lontanamente possibile con un collega. Meno male che ciò che essenziale non accade a livello di una „gnosi“, perché anche la migliore gnosi non è mai salvifica. 


Mi ha impressionato molto oggi il dialogo con un bambino della sesta classe, che ad un altro bambino spiegava come mai è scoppiata la guerra in Ucraina, dicendo tra l’altro che Putin vuole proteggere l’aria geopolitica che ritiene di sua competenza - impressionante è anche il fatto che non era un bambino del ginnasio, ma della „Gemeinschaftschule“; il suo vocabolario non era preciso, ma il suo modo di pensare molto differenziato, non da „uomo della TV“ (Olga Sedakova). 


Per quanto riguarda l’intervista alla poetessa russa, Olga Sedakova, pubblicata oggi da „Avvenire“ ritengo che noi dobbiamo fare per il nostro mondo l’analisi precisa che lei fa per il suo. “In televisione non c’era altro che propaganda. Propaganda viziosa e totalmente falsa. Era talmente idiota e brutta che sembrava impossibile che una persona "normale" potesse semplicemente ascoltarla e prenderla sul serio. Ma ha fatto il suo lavoro. Ha formato "l’uomo della tv", che non può essere convinto di nient’altro. Questo "uomo della tv" costituisce ormai la maggioranza della popolazione”. Aaron Maté, Katie Halper, Glen Greenwald, Tulsi Gabbard… lo stanno facendo per gli USA. 


Padre nostro…



(22.3.22) Mia mamma ha visto mio papà dopo più di un mese - „sembra un altro“, è stato il riassunto della sua visita, in cui gli ha dato da mangiare e in cui lui ha detto alcune cose, ma senza rivolgersi a lei e che mia mamma non ha capito; purtroppo lui non l’ha riconosciuta. I dottori non dicono che vi è un pericolo di morte immediata, ma mia mamma ha avuto la sensazione che aveva avuto nel 2005 parlando con mia nonna qualche giorno prima della sua morte, che avvenne poi nel giorno di Pasqua.  


Ormai è del tutto chiaro che se non si confessano determinate cose, allora vivi in „un mondo che non esiste“, come si è espresso un amico o che fai „propaganda russa“ come si espresso un altro amico. In questo tempo devi confessare che Putin è l’unico criminale di guerra, che Zelensky è un grande eroe, che Berlusconi è un mascalzone, che Biden è molto meglio di Trump, etc. Se qualcuno invece, pur con un grande lavoro intimo e di ascolto, arriva ad altri conclusioni viene immediatamente offeso: non leggi le fonti giuste… È vero che io poi non ne posso più e quindi reagisco in modo „offeso“, cosa che non è mai buona, mi sembra, però, di non offendere mai un amico come mi sembra che loro facciano con me, ma è possibile che se io penso che Putin è un criminale di guerra, ma non l’unico, che Zelensky è un personaggio pericoloso ed anche ambiguo, che di Berlusconi non ho più voglia di parlare (cosa questa per un italiano senz’altro difficile, per me è più facile perché questo pagliaccio non esiste), che Trump si è forse rivelato meno pericoloso di Biden…tutto ciò suona eo ipso come un’offesa per il semplice fatto che penso così. Che io confessi il mio amore per Gesù e la mia obbedienza amorosa per il Papa non basta per far parte degli amici di un certo gruppo. 


Io non so quali siano le notizie attendibili da Mariupol, ma come dice la mia saggia moglie è possibile che entrambe le versioni, quella che dipinge i russi come buoni  e quella che dipinge gli ucraini come buoni, siano entrambe vere, è stato così in tutte le guerre. 


Facciamo un altro esempio: la Redazione de „La Nuova Europa“ cita la legge  (articolo 207-3) che „prevede fino a 15 anni di reclusione per chi diffonde fake news sulle Forze armate federali“ ed aggiunge che „al 6 di marzo si parlava di15.000 mila persone arrestate nel corso di manifestazioni“ (11.3.22: Lettere dalla Russia, 2)  - ovviamente se di questa cosa non se ne „parlava“ solo, ma è davvero vera, è qualcosa che condanno anch’io e se un amico dice questo lo sto volentieri ad ascoltare, perché mi informa di cose di cui ho tenuto forse troppo poco presente, perché ovviamente non posso leggere o ascoltare tutto ciò che dovrebbe essere letto o ascoltato, per dare un giudizio che tenga conto di tutti i fattori in gioco. Allo stesso tempo vedo in ciò un ductus che al momento non serve al lavoro diplomatico auspicato da Borghesi e non tiene conto di tante cose che i miei giovani giornalisti americani hanno fatto vedere e che mettono in cattiva luce anche il governo ucraino - anche queste cose non devono venir sovra accentuate, ma se ne deve tener conto per uscire da quel „solo Putin“ che ha fatto del discorso del cancelliere tedesco un altro degli elementi che non può servire ad un lavoro diplomatico. In fine la condanna tout court della gerarchia ecclesiastica ortodossa, ed in modo speciale della predica del patriarca che avrebbe inneggiato alla guerra (cosa che è a sua volta una fake news, se la traduzione che ho letto io era giusta) ed avrebbe fatto una „crociata contro l’immoralità delle gay parade“) è un modo del tutto sovra accentuato di riferire i fatti, se si tiene conto che in America  il famoso ed indiscutibile movimento „Black live matter“ si è pian piano rivelato come un movimento violento per imporre a tutti la rivoluzione gender come normale - insomma sembra che il patriarca sia più informato dei suoi critici, anche se io non appoggio il suo tradizionalismo anti gay.  


Ho scritto a Renato Farina per Whatsapp sul suo articolo in cui critica, ma anche esalta il presidente ucraino Zelensky per il suo coraggio e per dire ai vari parlamenti con cui parla „la verità“: „Non la penso come te, ma non per questo non ti sento amico; bisogna dirlo oggi perché la guerra tra amici è terribile. Oggi mi hanno detto che vivo in un mondo che non esiste, perché mi sono rifiutato di parlare di Berlusconi ed insultarlo. A me di lui non interessa nulla, non posso interessarmi di tutto e tutti. Per quanto riguarda Zelensky forse è coraggioso e tu dici anche i lati negativi, ma il mio cuore non batte per nessun nazionalismo, il mio cuore è cattolico ed io desidero persone che non propongono una „gnosi“ migliore, ma l’amore, quello gratuito, quello di cui parla Mt nel capitolo 5; tutto il resto non mi interessa. Ciao, R 


Con ragione Hans Urs ed Adrienne dicono che non si può essere teologi per guadagnare soldi o per divenire famosi. Con il linguaggio di De Lubac e Bergoglio: non si può essere teologi per qualche ora e poi per il resto del giorno essere spiritualmente o materialmente mondani. (Cfr Cielo e Terra, III, 2214). Allo stesso tempo è vero che noi tutti siamo „mondani“, tanto più quelli che pensano di non esserlo. Per questo motivo trovo realmente liberante questa affermazione dei due svizzeri: „Ascesi nel senso del lasciar operare la Parola non è in primo luogo un „merito“ dell’uomo, è un merito della Parola stessa, che testimonia la forza intramontabile del Signore attraverso tutti i tempi“ (ibidem). 


Padre nostro…




(21.3.22 - Inizio della primavera) C’è un tema, del tutto ignaziano, molto importante nella teologia e spiritualità di Adrienne ed Hans Urs (cfr. Cielo e Terra, III, 2214 - 3.3.1955) ed è quello dell’obbedienza del Figlio al Padre; il tema dell’obbedienza al Santo Padre è un aspetto di questo tema, ma non lo copre totalmente. Non è un caso che la grande difesa del papato da parte di von Balthasar, „Il complesso antiromano“ porti come sottotitolo la seguente domanda: „come integrare il papato nella Chiesa universale“ e non viceversa. Nella pagina del diario appena citata viene detto che non vi è mai un momento in cui il Figlio non viva, come persona e come missione, in forza di questa obbedienza. Questa obbedienza è semplice e perfetta. Teologi che facciano sul serio nella sequela di Cristo devono vivere questa obbedienza anche in modo del tutto serio. Il ductus con cui nel diario vengono dette queste cose credo sia così serio, perché Hans Urs ed Adrienne non pensano che ci si possa prendere una pausa „privata“ dalla missione che il Signore ci da e che non ci si possa prendere una pausa dall’amore gratuito. Allo stesso tempo mi si pone una domanda. Una persona come Spier è un uomo del tutto serio, ma Etty dice che anche per lui la fedeltà alla sua missione psicoanalitica non era possibile senza qualche „surrogato“; io non voglio negare che mi affascina molto la proposta di Hans Urs e Adrienne, ma allo stesso tempo ritengo che si debba sottolineare di più, di quanto facciano loro, che l’essere teologi non ti rende infallibile; lo dicono in vero, ma così, che il ductus rimane, secondo me, „eccessivo“. Oggi ho detto ai miei ragazzi dell’undicesima classe, che nel modo con cui Eva riporta (Gen 3,3) il comandamento di Dio la fa in modo „eccessivo“ - Dio aveva detto che non si deve mangiare del frutto e lei aggiunge che non lo si deve neppure toccare - e ciò non la protegge dal male. Rimane comunque vero quello che viene detto nel punto 2214: „Ci si aspetta dal teologo che l'effetto della teologia sia leggibile in lui“.


Ad una mia amica che mi ha scritto, in riferimento alla guerra in Ucraina: „Le parole del Papa sono le sole che mi sembrano adeguate“, ho risposto: „Cara Michela, per me, laddove ho dubbi, vale la parola del papa più della mia, perché per me l’obbedienza a Pietro è importantissima; allo stesso tempo, però, lui non è Dio, ma solo il papa. Non si sbaglia sul giudizio morale, ma ovviamente su un giudizio storico potrebbe anche sbagliarsi. Per quanto riguarda il caso attuale, la penso come te, ma io non penso che le sue parole siano le sole adeguate: ogni parola seria a livello giornalistico, storico, filosofico, intimo, etc. non è meno importante di quella del Papa. Per cui se un altro amico mi manda un video, con la garanzia che una sua amica ucraina che vive a Mariupol le conferma il suo contenuto, in cui alcune donne anziane ritengono che la „verità“ consista nel fatto che loro sono state aiutate da soldati russi a lasciare la città, ovviamente non posso che prenderlo, come ipotesi di lavoro, sul serio. 


Massimo Borghesi ha scritto un articolo in „Vita“ che corrisponde in tante cose a ciò che ho cercato di riflettere in questo mio diario: „Il presidente Biden con la sua dichiarazione, per cui “Putin è un dittatore omicida, un delinquente allo stato puro“, cosa si ripromette? Può dopo simili affermazioni mediare tra Russia e Ucraina? Può ancora parlare con lo zar? O ha rinunciato del tutto alla diplomazia affidandosi alla Cina e alle sorti della guerra nella speranza che, comunque vada, l’orso russo ne uscirà con le unghie spuntate? Spettatore di fronte ad un conflitto insensato, privo di ogni giustificazione accettabile, l’Occidente è al momento senza diplomazia efficace, e questo non da oggi. Con il risultato di un conflitto che poteva essere evitato“ („Ucraina, l’Europa e il compito della pace“). L’ho messo nella mia bacheca. Ho scritto a Massimo per Whatsapp: „Questa è pressapoco la posizione che ho cercato di esprimere  nel mio diario notturno in dialogo con alcuni giovani giornalisti americani di sinistra, più o meno dell’età dei nostri figli. Grazie per l’articolo. Dopo il Papa sei uno delle poche persone, nell’ambito delle mie conoscenze,  che al momento posso leggere senza spaventarmi. I miei giovani giornalisti non argomentano filosoficamente, ma storicamente, e fanno vedere che l’Ucraina nel suo governo non è così innocente come vuole presentarsi al mondo. Questa accentuazione è differente“.



Oggi nelle prime due ore di lezioni nella settima e, dopo il progetto, è ricominciata la normalità: hanno risposto alle domande che ho fatto loro, ma nel loro atteggiamento interiore sono del tutto „irraggiungibili“, eppure non devo lasciarli cadere e il modo per non lasciarli cadere è al momento per me: pregare per loro. 


Padre nostro…


(20.3.22; terza domenica di Quaresima) Mio papà ha oggi riconosciuto Silvia, la sorella di Erika e quando quest’ultima è entrata, su invito della sorella, prima che le infermiere la rimandassero fuori, ha riconosciuto anche lei. Questo mi ha fatto tanto piacere, perché credo si rimanga proprio male se una persona a te cara non ti riconosce più. Sono anche molto grato che le mie due nipoti siano andate a trovare il nonno. Il 29 ci va anche il Ferdinand. Noi abbiamo ancora due settimane di scuola e poi un viaggio di lingua e cultura a Malta, di cui Konstanze ed io siamo gli unici responsabili. È forse il viaggio più caro del nostro periodo scolastico e la sua organizzazione, per il via del Covid ,è stata abbastanza complessa. Domenica di Pasqua ritorniamo a casa e il Lunedì di Pasqua rivoliamo verso l’Italia per poter finalmente riprendere quel desiderio di viaggio dai miei che a Febbraio non era andato a porto perché ci eravamo presi il covid. 


Mi colpisce molto quello che dice Maria de la Trinità (28.8.42) quando afferma che „ci sono troppo poche anime mistiche“ come san Giuseppe, che non prende attivamente parte, come Maria, al mistero dell’incarnazione, senza per questo essere „passivo“ - come profugo porta la sua famiglia in Egitto, insomma non è uno che accoglie profughi, attività questa importantissima, ma è egli stesso profugo e contempla tutto ciò che viene fatto „direttamente“ da Maria e da Gesù per il Regno di Dio e per la Chiesa, nel nascondimento, cosa, quest’ultima, che per un maschio è davvero un sacrificio, dice Maria de la Trinità. Giuseppe lavora, ma lavora come falegname, non come prete, sebbene abbia davvero un’anima sacerdotale e mistica. Volevo mettermi ora al lavoro sulle direttive pastorali (primo abbozzo) della diocesi di Dresda, che ho ricevuto ieri. Ma è il mio compito? Non lo so, tanto più che in questo abbozzo manca ogni tensione davvero missionaria, non vi è polarità tra esperienza ed annuncio, come si vede nel fatto che la parola „Vangelo“ (riga 50 delle 91) e „Cristo“ (riga 91) appaiono solo una volta - le direttive potrebbero essere quelle anche di un gruppo „umanitario“ di inclusione degli altri - il che è un intento positivo, ma non ha a che fare né con lo specifico cristiano né religioso in genere. Insomma questo testo manca di una qualsiasi „mistica“, anche se nel punto cinque, alle righe 84 e 85 si parla di „Parola di Dio“ e „Sacramenti“, ma a me sembrano come delle cose aggiunte. Ho provato a formulare, in modo meno polemico di qui, qualche mia idea ed ho mandato il tutto alla segretaria, ma non insisterò ulteriormente. 


Ho bisogno di nuovo della confessione, senza la quale non sono fecondo (cfr. Adrienne, Cielo e Terra, II, 2213); questo diario notturno vuole creare ponti „tra il peccato e la grazia, tra il peccatore e il redentore“, cercando di recepire anche la lezione psicoanalitica di Etty. 


Ovviamente non si può giustificare la guerra in Ucraina, con „attenuanti e giustificazioni“, come si è espresso un amico, ma tutto il lavoro fatto in questo diario, in dialogo con Aaron Maté e Katie Halper, per comprendere che Putin non è il solo problema, non è né un attenuante né una giustificazione. Un conto è rispondere alla domanda di chi sia responsabile della guerra in corso, ed un’altra è cercare di capire come essa sia sorta. Questo lavoro giornalistico e storico ha una sua relativa autonomia, che non ha che fare „direttamente“ con la sequela di Cristo o del Papa. 


Vorrei riprendere ancora un pensiero di questo mio amico: certo non sono gli imperatori di turno che salveranno il mondo, questo lo ha fatto già Cristo - ma tra gli imperatori di questo mondo c’è anche Biden e tocca anche agli USA di fare passi indietro (se siamo ancora in tempo) da quello che hanno cominciato a fare nel 2014 in Ucraina e non solo Putin li deve fare per la sua guerra, che ancora una volta colpisce i popoli inermi, come sono stati e vengono colpiti i popoli della Siria e dello Yemen…Vedo i passi che fa il Papa e per me questi sono tutti giusti, dal dialogo con il patriarca Kirill fino alla visita dei bambini ucraini nell’ospedale. Come mi sembra una bella notizia quella che ha riportato Lucio Brunelli nella sua bacheca: „Migliaia di romani stanotte hanno compiuto il pellegrinaggio al santuario del Divino Amore. 15 km a piedi, pregando per la pace, con la luna a illuminare  il cammino. Anche per chi non crede, il segno di un'umanità diversa, un po' più mite. Un piccolo sacrificio concreto per condividere le grandi sofferenze delle vittime della guerra in Ucraina“. 


Ho letto un articolo che parla della „debolezza filosofica“ di Putin. Concentrarsi, nel lavoro di ricostruzione dell’“intero“(Hegel), sull’opera di un solo imperatore, con la pretesa addirittura di dare un giudizio univoco su tutta la storia di un popolo, non mi sembra essere una via intellettualmente percorribile e rischia di mettere in pericolo - a livello ermeneutico, perché grazie a Dio, noi gente normale, non prendiamo alcuna decisione che lo metta davvero in pericolo attivamente e politicamente - l’equilibrio geopolitico del mondo, di cui fa parte anche la Cina, che con grande probabilità, come ha spiegato Renato Farina in un suo articolo odierno, anche riferendo alcuni frasi di un accordo del 4 Febbraio tra Cina e Russia, sta dalla parte della „tigre russa“, anche se vuole forse mettersi in gioco per la pace. 

Per quanto riguarda i valori democratici e liberali, essi hanno certo una „legittimità“, ma un cristiano potrà vederli solo e sempre con la lente della „legittimità critica“. Perché mai e poi mai la libertà cristiana può essere ridotta a quella „mondana“, in un’accezione liberale o in una „orientale“ che sia. 

Analizzare la „debolezza filosofica“ solo di  Putin è un’operazione culturale, lo ripeto, intellettualmente non sufficiente - a me interessa l’autocritica dei „nostri“ (americani ed europei), che non sono solo i „miei“ per un motivo geografico, ma perché pur mettendo ingiustamente in prigione una persona come Julian Assange, come mi ha fatto notare mia moglie, non si muovono con i carri armati contro il proprio popolo o non li mettono a centinaia in prigione se non sono d’accordo con la linea dominante. Infine vorrei dire che la dialettica tradizionalista/progressista, pur con tutto il rispetto per la critica alle 5 P (populismo, polarizzare, protezionismo, post-verità, patriarcato) dell’arcivescovo svedese Antje Jackelén, non è adeguata per comprendere tutto il reale, come spiegò Augusto del Noce nel suo „Il suicido della rivoluzione“. 


Se ripenso al responsabile ultimo delle truppe russe in „Guerra e Pace“ di Tolstoj, il generale russo Kutuzov, quest’ultimo era l’unico tra le persone che potevano decidere che non fosse completamente innamorato del proprio ego - secondo Tolstoj, innamorato del proprio ego (e quindi del potere), lo erano sia Napoleone che Alessandro. Il generale russo Kutuzov invece cercava di intervenire il meno possibile nella guerra in modo da non peggiorare la situazione del suo popolo. Dico questo come esempio, per far comprendere, come nella cultura russa vi sono elementi sufficienti per non cadere nella tentazione „attivista“ („insensata e sacrilega“) di Putin.


Non intervengo in alcune chat di amici che non la pensano come me, non perché non ritenga, spesso, le loro idee rispettabili, ma perché temo che mi aggrediscano come uno che legittima Putin. E sono stanco di farmi ferire in continuazione. Poi alle volte cedo e do un segno di vita, ma ciò peggiora ancora più la situazione. Sarebbe meglio non forzare nulla, perché quel desiderio di essere un’anima mistica ha che fare a livello psicologico con una dimensione „introversa“ del mio carattere che desidera di stare a casa da solo, così come lo spiega Etty a Tide, il 22.4.42: „a volte si ha paura di ferire gli altri, e invece ferisci molto di più se ti aggreghi agli altri mentre, interiormente, sei del tutto assente“. 


Il Santo Padre ha parlato anche oggi con estrema chiarezza ed io sono del tutto d’accordo con lui: „Non si arresta la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c’è giustificazione per questo! 

Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma. A uno manca un braccio, l’altro è ferito alla testa… Bambini innocenti. Penso ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare. Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei. Tutto questo è disumano! Anzi, è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega“!


Bellissima passeggiata vicino a Jena nella valle in cui si trova Ziegenhein (vedi foto in Facebook), un paesino che in passato è stato meta di pellegrinaggi verso la Chiesa dedicata a Maria, che si trova oggi, un po’ in forma di rovine, ancora nel mezzo del paese. Konstanze ed io, in questa tradizione, abbiamo pregato camminando per la pace e così sentendoci fratelli dei pellegrini di Roma e di altre parte del mondo. Anche oggi alle 17 abbiamo detto un Pater, un Ave ed un Gloria per la pace in Ucraina.


Michela mi ha mandato un breve video di Pietro che prova una grande gioia nel sentire il battito del cuore di un agnellino - così provano i bambini la semplicità e completezza del dono dell'essere. 


Padre nostro…



(19.3.22; san Giuseppe) In Italia si festeggia la festa del papà nel giorno di san Giuseppe, mentre in Germania la si festeggia nel giorno dell’Ascensione. Oggi ho telefonato al reparto di medicina 1 di Casale Monferrato ed ho parlato con un’infermiera - le ho detto che ieri mio papà non ha riconosciuto una sua nipote, ma che volevo ugualmente fargli auguri per la festa del papà. Il telefono da cui parlava l’infermiera non era mobile, ma mi ha detto che gli avrebbe detto che ho telefonato per fargli auguri. Mia mamma al telefono era abbastanza giù.


Oggi ho partecipato per la prima volta ad un incontro del consiglio laico diocesano (Katholikenrat) - sono andato in macchina a Dresda, che si trova a circa 100 chilometri dal confine polacco, quindi in direzione della guerra in corso; prima di arrivare in città ho svoltato verso Praga e nell’autostrada ero a 125 chilometri dalla capitale della Repubblica Ceca. Mi sembra che l’atmosfera nella diocesi di Dresda non sia così afflitta da complesso antiromano, come quella che avevo conosciuto da giovane a Monaco di Baviera, anzi vi è rispetto per il Papa. La parte sulla crisi ucraina era interessante - hanno parlato due persone della Caritas e di un ufficio diocesano sull’accoglienza dei profughi. Un signore voleva che come consiglio diocesano mandassimo ai politici un messaggio affermando che non vogliamo più che i tedeschi comprino il gas da un criminale di guerra. Ma questa proposta era del tutto minoritaria ed io per la prima volta ho preso la parola in questa commissione argomentando contro di essa. La parte sull’estrema destra era per me noiosa. La proposta direttiva per la pastorale non aveva quasi alcun significato di „confessione della fede“ e di „annuncio“, ma era una registrazione del pluralismo come quasi esclusivo criterio ecclesiale. 


Due amici mi hanno mandato articoli su Putin - le analisi critiche sono certamente giuste, ma non vi è alcun senso di critica della „propria gente“ (nel senso della Arendt). Analizzando gli Usa si arriverebbe anche alla conclusione che è stata guidata da criminali di guerra e ciò a partire da Hiroshima e Nagasaki. Ma ormai tutti hanno un solo nemico, Putin, ed un solo eroe, il presidente ucraino Zelensky, che ha parlato oggi per video conferenza con gli svizzeri. Io spero solo nel bonum diffusivum sui dei veri operatori di pace e non nei guerrieri anti Putin. Anche la Baerbock sembra voglia impegnarsi per la pace e non per la guerra (FAZ, di oggi).  


Padre nostro…




(18.3.22) Mio papà non ha riconosciuto la sua carissima nipote e lei stesso lo ha visto molto giù, molto magro. Ripete alcune frasi, come la domanda se Roberto ha mangiato. Erika ha prenotato per domenica una seconda visita, visto che si può andare solo una persona per volta ogni secondo giorno e ci andrà l’altra figlia di mia sorella, Silvia. Fra dieci giorni arriverà a Casale Monferrato mio figlio e poi dopo Pasqua noi. Capisco quindi che la situazione dall’ultima video chiamata con mio padre e peggiorata e che è ora di permettergli di ritornare al Padre, anche se il medico, con cui ha parlato Erika, non ha detto che è in punto di morte. Stanno combattendo l’infezione con una cura di antibiotici e gli fanno due volte al giorno una trasfusione di sangue, perché è anemico. Ha di nuovo il catetere. In questa vigilia di san Giuseppe affido mio padre e le decisioni che dobbiamo prendere allo sposo di Maria e protettore della Chiesa tutta. 


La primavera si fa ogni giorno più presente, anche se, paragonata a quella di due anni fa, che ho rivisto in una foto che mi ha riproposto Facebook, è molto più lenta. Ma i giacinti di mia mamma stanno crescendo proprio bene. 


Le mie passeggiate con i ragazzi sono come le confessioni per don Bosco - sono un modo per conoscerli davvero. Una ragazza dell’ottava classe mi ha raccontato oggi tutta la sua situazione familiare, così „postmoderna“ da poterne fare una telenovela - quante ferite si provocano ai bambini oggi. 


Ieri ho rivisto „Spotlight“ - io non so quante persone nella Chiesa abbiano davvero una chiara percezione di quale catastrofe significhi una „story“ del genere. Domani a Dresda parteciperò per la prima volta ad una seduta del consiglio diocesano.


Il video di Schwarzenegger, che è piaciuto così tanto a Vito Mancuso e a milioni di altre persone è sentimentalismo pericoloso. 


La storia esterna è talmente presente che è difficile fare „focus“ sulla vita interiore, ma ciò è necessario. Credo che Aaron Maté e Katie Halper, ma anche Glen Greenwald, ed anche la Tulsi Gabbard stiano facendo un grande lavoro per smascherare la propaganda suicida degli USA (anche il „Financial Time“ parla di una tensione grave tra Cina ed USA su un possibile sostenimento della Russia da parte dei cinesi) e di chi sta su questa linea, come la Germania e l’Eu, ma tutto ciò e in primo luogo i morti e poi il peggioramento di mio padre, non devono minacciare il „silenzio“ e quello che Etty chiama l’ „essere soltanto“ (17.4.42), che è e rimane dono - „bisogna portare in sé il proprio „vissuto“, metterlo al centro di spazi silenziosi e ascoltarlo“. 


Dopo la coroncina con mia moglie per mio papà, sono andato a fare una passeggiata al chiaro di luna, fino alla grande quercia in direzione del paesino all’est della nostra casa, Dietendorf. Davanti a me si vedeva la stella „Sirius“ e poi anche „Rigel“ che si trova sotto le tre stelle, quasi in linea, di Orione. Ed ora ascolto la sonata numero 11 di Beethoven, suonata da Igor Levit, che ci sta con il silenzio e il raccoglimento. Poi un po’ di Adrienne e di nuovo una decade del Rosario quando sarò a letto.

 

Padre nostro…



(17.3.22) Alle sei del mattino il cielo, laddove sorge il sole e dove si combatte a due o tre ore di aereo da noi, era dipinto di rosa. 


La mia prima nipote, Erika, domani andrà a trovare mio papà all’ospedale - fino a ieri era vietato - e la prima persona della famiglia che lo vede dopo un mese di degenza (ospedale, struttura ospedaliera e ospedale). Per pazienti che non sono in punta di morte, si possono andare a trovarli secondo questa modalità : una persona ogni due giorni, se ho capito bene. 


Nel progetto di religione avevo inserito anche una passeggiata di 50 minuti in cui posso parlare ed ancora più ascoltare cosa mi dicono i singoli allievi. Due dialoghi, due storie minime, mi hanno molto impressionato. Quando ho chiesto ad una ragazza se avesse paura di me ha riposto si e quando le ho chiesto come mai, visto che i suoi compagni pensano che io sia un tipo „entspannt“ (rilassato), perché anche lei è un uomo, è stata la risposta agghiacciante. L’altra storia riguarda Maria, figlia di una mamma russa, che camminava e dialogava con me piena di fiducia, camminava a sinistra di me, dove porto in questi giorni il fiocco con i colori della bandiera ucraina, fatto da un’altra mia altra allieva, Hannah: sembra che le mie parole nella predica e la preghiera del mio collega anche per le mamme dei soldati russi, nel „Servizio della Parola“, abbiano creato un’atmosfera di fiducia. 


Caro (…), 

Ho visto (un post ) su dialogo e discordia tra cattolici ed ho apprezzato anche molto l’articolo che mi hai mandato su Ignazio e Filippo, che pur se differenti, sono entrambi santi. Quando ero giovane girava un aneddoto: nelle occasioni in cui Filippo doveva prendere delle decisioni importanti si chiedeva cosa avrebbe fatto Ignazio e poi faceva il contrario. La mia esperienza, come si vede nel mio blog, è di grande disponibilità al dialogo, ma proprio ora in questo tempo di guerra faccio questa constatazione: questo dialogo con molti è possibile solamente se tu dici quello che l’altro vuole ascoltare e se invece tu, pur con un grande lavoro alle spalle, non confermi quello che esprimono, ti danno del mal informato e addirittura dichiarano la tua „morte spirituale“ e la tua irrazionalità. Per questo ieri nel mio diario notturno mi sono difeso (non per la mia persona, ma per la mia missione ecclesiale e filosofica) ed ho attaccato Adriano Dell’Asta nel suo articolo sulla „nuda verità“ …Infine ieri ho deciso di mettere tutto il mio diario notturno da settembre ad oggi, nel mio blog: un lavoro per me importante, di autenticità e non di infallibilità. 

Ti abbraccio, Roberto 


Nel Vangelo del giorno, quello di Lazzaro, il povero di cui si sa il nome, ci aveva fatto notare Papa Francesco, mentre del ricco non si conosce il nome, mi ha sempre impressionato la cura che il ricco nell’inferno ha per i suoi  parenti - Abramo gli dice: „ Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi“ (Lc 16, 25-26). Abramo, credo, fissa la situazione veterotestamentaria, che Gesù supera con la croce e con la discesa all’inferno. La „speranza per tutti“ di Hans Urs ed Adrienne si basa su questa discesa e sulla resurrezione, che cambiano davvero tutto. 


Nelle loro bacheche in Twitter Aaron Maté, Katie Halper e Afshin Rattansi parlano su questioni su cui credo si debba davvero riflettere. Maté si chiede se la presentazione strategico comunicativa degli ucraini di ciò che accade nei campi di battaglia corrisponda al vero e la sua preoccupazione non è quella di fare propaganda ai russi, ma di evitare che i soldati ucraini vengano usati come „cannon fodder“. Halper parla del revisionismo  crescente suscitato dal paragone tra Hitler e Putin. Nella mia nona classe dove ho tenuto una lezione sugli attacchi di Hitler allo stato di diritto i ragazzi/e erano divisi: alcuni vedono una similitudine tra Putin ed Hitler, altri la negano. Rattansi invece fa un confronto tra il giornalista Julian Assange condannato a 175 anni di prigione perché avrebbe tradito la sua patria e la multa pecuniaria data a Marina Ovsyannikova, dopo la sua protesta nel telegiornale russo, di 210 £. Quest’ultima notizia l’ho letta solo da lui, ma se è vera, spiega molte cose di una certa narrazione degli eventi. Da qualche altre parte ho letto che l’azione della giornalista russa sta rilevando anche la protesta di altri giornalisti: wishful thinking o realtà? 


Ho sentito in ZDF la video conferenza del parlamento tedesco con il presidente dell’Ucraina Zelensky - io parlo meno di questo tipo di eventi, perché essi sono comunicati in tutti i media tedeschi e non c’è certo bisogno del mio diario per conoscerli. Il presidente ucraino ha detto tra l’altro si sente più aiutato da un paese che si trova oltre l’oceano, mentre i paesi europei sono separati da lui da un „muro“ che deve essere abbattuto… cosa ciò significhi dovrebbe essere chiaro a tutti. Il parlamento tedesco ha salutato il presidente Zelensky con una standing ovation. 


L’ammissione odierna della NYT, ripresa da Glen Greenwald, che l’archivio e le e-mails, riguardanti un tentativo che coinvolgeva il figlio dell’attuale presidente, ma anche il non ancora presidente, per far vincere quest’ultimo e far perdere Trump, nell’elezione del 2020, è molto impressionante per la questione della democrazia negli USA: la non santa trinità dei servizi segreti, per usare la formula usata da Greenwald, dei massimi giornali e dei Big Tech ha fatto un lavoro di censura, affermando che tutto fosse disinformazione russa, di una potenza tale che non può essere ignorato. Servirsi della menzogna per ottenere scopi politici che ci sembrano giusti è un atteggiamento diabolico. 



Grande articolo di Gianni Valente sulla tentazione della mondanità spirituale nelle Chiese e sulla video chiamata tra il patriarca Kirill e il Papa nel giorno di ieri. Entrambi pregano la Theotokos per la pace. Se il Papa si mettesse a dare delle lezioni al patriarca in questo momento di debolezza/fortezza sarebbe egli stesso succube di quella malattia che ha sempre denunciato come la più terribile: „la mondanità spirituale“ (Henri de Lubac). La mondanità spirituale nella Chiesa è una questione spirituale ed ontologica, cioè l’assoluta non comprensione del dono dell’essere nella modalità dell’exinanitio (Ferdinand Ulrich). 


Nella mia lezione nella dodicesima classe su Agostino ho parlato della rilevanza filosofica della confessione di Dio per la filosofia. Sono sempre molto attento a non mischiare filosofia e teologia, ma neppure a separare i due ambiti, perché se Dio è davvero Colui che dona l’essere, eliminarlo dalla nostra riflessione filosofica, significa eliminare l’ipotesi di lavoro sul fattore più importante del reale, sul fattore da cui il reale origina e che non può essere ridotto ad un momento o ad una proiezione del reale stesso. 


Finiamo con il Santo Padre che ci parla dell’ascolto vero: 

Parla, Signore.

Tuttavia potrebbe capitare che nella preghiera stessa evitiamo di disporci al confronto con la libertà dello Spirito, che agisce come vuole. Occorre ricordare che il discernimento orante richiede di partire da una disposizione ad ascoltare: il Signore, gli altri, la realtà stessa che sempre ci interpella in nuovi modi. Solamente chi è disposto ad ascoltare ha la libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale e insufficiente, alle proprie abitudini, ai propri schemi. Così è realmente disponibile ad accogliere una chiamata che rompe le sue sicurezze ma che lo porta a una vita migliore, perché non basta che tutto vada bene, che tutto sia tranquillo. Può essere che Dio ci stia offrendo qualcosa di più, e nella nostra pigra distrazione non lo riconosciamo“. (Papa Francesco, Gaudete et exultate, 172). E quando con gli altri non è possibile un dialogo o il tempo di esso è prematuro, dobbiamo chiedere sempre al Signore di lasciare in noi un atteggiamento di apertura, perché anche quando diciamo il vero, la nostra percezione, per via della finitezza umana, non potrà che essere parziale. Ed anche quando facciamo un lavoro di messa in discussione di sicurezze interpretative (tutto ciò che ho detto in questi giorni sull’unica narrazione), non essendo noi Dio, possiamo solo farlo parzialmente e non tenendo conto di fattori di cui per ora non percepiamo l’importanza, ma che potrebbero essere anche importanti per capire la realtà e il suo essere dono. 


Padre nostro…



 


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Inizio del diario notturno 



(24.9.21) „…e sento di non potermene liberare“ dice ad un certo punto Etty #Hillesum nel suo diario (6.1.42, di sera le dieci e mezzo) - è uguale di cosa si tratta, ma la conseguenza è che lei vive „in due piani distinti“ e non arriva ad una „forma“, e io non arrivo ad una „forma“. Liberatorio è ciò che dice  #PapaFrancesco nel punto 48 della „Gaudete et exultate“: „lo sforzo personale“, la „volontà“ non portano alla salvezza e sono, se assolutizzati, „eresia pelagiana“. Noi dobbiamo solo „cedere“, per vivere di quel Suo amore per primo (cfr 1 Gv 4,19) e per comprendere che tutto dipende dal suo amore gratis (cfr Rm 9,16). E per quanto riguarda le avventure di CL (memores Domini…) devo stare attento a non fare corto circuiti e non confondere la tristezza oggettiva nel vedere che fratelli non comprendono quasi nulla di ciò che si dice loro e la mia spossatezza e stanchezza per troppo lavoro. Come dice Etty? E adesso buona notte „bambina cara“, „piccola cara“, „ragazzina“: „e soprattutto non compiangerti e cerca di non pensare per niente a te stessa“ (3.1.42). 





(25. 9. 21, Sera) Dopo aver scritto la „lettera aperta a don #Carrón“, in Instagram, ho letto una sua frase nel giorno di oggi, in cui vi è stata l’apertura dell’anno accademico e scolastico. Una frase molto bella: si comincia seguendo un maestro, ma poi ci si accorge che si segue solamente Cristo e che questo conta (riassunta con le mie parole), con l’aggiunta di un pensiero che fa capire che don Carrón ha letto queste pagine del papa con cui mi sto confrontando prima di andare a dormire, sugli ostacoli dello #gnosticismo e del #pelagianismo nel cammino verso la santità. 

In vero il mio dialogo serale è con il #Papa e con Etty #Hillesum. Al numero 49 di „Gaudete et exultate“ il Papa dice una frase che mi fa tanto bene: „in questa vita le fragilità umane non sono guarite completamente e una volta per tutte dalla grazia“ - il che non è una frase sovversiva del Papa, ma si fonda sulla straordinaria frase di San Tommaso: „La grazia è in un certo qual modo imperfetta perché non risana l’uomo totalmente“. Quindi citando Agostino il Papa consiglia: „fai quello che puoi e chiedi quello che non puoi!“ Etty invece racconta l’incontro di un pomeriggio del 7 gennaio del 42 in cui S, guardando le mani, comprende alcune cose profonde dell’altro: „lei fa bene il suo lavoro, però va contro la sua vera natura“. I due atti festivi della Juventusfest (oggi alle dieci e trenta e poi all’una) di quest’anno sono andati bene, credo di aver fatto del bene, anche lasciando che un genitore prendesse la parte che avevo io negli anni passati: Quanta gioia in lui, che mi fa bene, eppure davvero gioioso lo sono quando traduco l’Homo Abyssus, come ho fatto anche oggi, dopo la giornata stancante: sono arrivato alla pagina 175. Prima ho tradotto, un „semplice fatto“, che doveva essere fatto, perché interiormente dovevo e poi ho scritto la lettera aperta a don Carrón. Che il Signore lo benedica per l’intervento chirurgico. 


26.9.21 In Germania si è votato: SPD e Verdi hanno vinto, ma il testa a testa tra CDU e SPD continua e per ora le statistiche non sono ancora sufficientemente chiare, per comprendere chi ha la legittimità di formare un governo come cancelliere. Ma in vero nei risultati di questa elezione non si trova il mio cuore. Il punto 50 della „Gaudete et exultate“ mi fa davvero bene: „La mancanza di riconoscimento sincero, sofferto ed orante dei nostri limiti è ciò che impedisce alla grazia di agire meglio in noi, perché non le lascia spazio per provocare quel bene possibile che si integra in un cammino sincero e reale di crescita“ - quindi è vero, come è stato detto nella giornata di inizio, che ci sono state date tutte le grazie necessarie, ma la grazia, come dice Tommaso „è in certo qual modo imperfetta“ - se non lo si riconosce non si può crescere nel bene. 

Di sera alle undici e mezza del 7.1.42  Etty si pone il problema, anzi non si pone un problema, ma afferma che c’è una „vicinanza interiore“ che è più di un possesso dell’altro. Quando l’altro mi è interiormente vicino, il condividere la notte insieme a qualcuno non aggiunge nulla di nuovo. Certo a volte la carne è così forte che quel congiungimento notturno è forse inevitabile  o se lo è inevitabile lo è per una grazia speciale e questo ci riporta al numero 50 della „Gaudete…“. 


27.9.21 Lettera aperta alle sorelle e ai fratelli della Fraternità di Comunione e liberazione


Carissime sorelle e carissimi fratelli, 

Ho conosciuto il Movimento, non facendone parte, quando a Torino, nelle riunioni di Cl della fine degli anni 70, si invitava a leggere le opere di von Balthasar, con cui a 18 anni ho avuto quello che noi in CL chiamiamo „l’incontro“; fidandomi di Balthasar poco alla volta ho cominciato a fidarmi anche di don Giussani, sebbene il Movimento negli anni del rapimento Moro non mi piacesse: troppo democristiano, troppo fautore di „teologia politica“…In una lettera del 79 Balthasar mi chiedeva di cosa io mi fidassi veramente (con altre parole), poi subentrò una crisi molto profonda, e solo con il secondo „incontro“, Ferdinand Ulrich, della mia vita ho potuto vivere la mia appartenenza alla Chiesa, di cui non mi fidavo più. Sto parlando dell’inizio degli anni 80. Alla Pasqua del 78 ritrovavo un percorso che mi ha portato al cuore di Gesù, nella Chiesa cattolica, che mi annunciava la vita eterna dalla morte. Gli anni a Monaco di Baviera con Robert Spaemann mi hanno donato alcuni temi intellettuali importanti, ma in vero sono gli anni dell’amicizia con Ferdinand Ulrich in quegli stessi anni, che mi hanno permesso di comprendere cosa sia la bontà come attributo ontologico dell’essere. Nel Movimento apprezzai molto lo sforzo di dialogo del Meeting e poi alcune amicizie che sono nate quando ho cominciato ad usare Facebook, circa 10 anni fa. Non ho tempo ora di raccontare tutto ciò che si può comunque leggere in un post del mio diario sul mio percorso intellettuale e di vita, per cui vorrei giungere alla grande prima delusione, dopo il mio ritorno nella Fraternità del 2010 (ne ero uscito perché mi sembrava del tutto autoreferenziale cosa accadeva in essa e vi ero poi rientrato dopo un’esperienza forte alla tomba di Balthasar a Lucerna): il 2015 il Papa ci incontra e dice alcune cose che io avevo imparato negli anni con Ulrich e di cui CL in rete e non solo ne fece oggetto di un gossip generalizzato. Don Carrón è sempre stato fedele al Papa, ma non si tratta di questo - scrivo a voi, perché in un certo senso don Carrón non c’entra. La Fraternità è viva se confessa Cristo, non se confessa don Carrón, come tra l’altro quest’ultimo ci ha ricordato nella giornata di inizio anno con una frase di don Giussani del 1976. 

Ho incontrato delle persone davvero affascinanti nel Movimento, ma tutte le indicazioni del Papa, sia quelle del marzo del 2015 sia quelle dell’incontro nel dicastero della famiglia qualche settimana fa, non sono state prese da noi - da noi, non da don Carrón, che è anche solo un uomo - prese sul serio: noi pensiamo ancora che il nostro noi autoreferenziale sia la grazia, ma questo è un errore grave, che ha portato ad un „provvedimento grave“ contro i Memores tra cui ci sono anche i „santi della porta accanto“, ma che blocca la vita di tutta la Fraternità, in cui non vi è un vero dialogo con gli altri, tanto meno la proclamata amicizia. Se uno osa dire qualcosa che ha nel cuore viene visto immediatamente come un rompi scatole, non come un fratello che vuole giungere al cuore di altre sorelle e fratelli. Noi pensiamo che è il carisma che ci salvi, ma questo non è vero: Cristo ci salva. E nei nostri (di mia moglie e miei) 19 anni nella diaspora, sebbene noi abbiamo cercato di fare ciò che don Giussani vuole, in una situazione molto forte di diaspora (in un certo senso ancor più forte di quella di Don Milani a Barbiana), quasi nessuno si interessa davvero al nostro cuore, se non quando appoggiamo un’opera di CL. Chi davvero vive la Chiesa in uscita è lasciato da solo dalle sorelle e dai fratelli nel „nido“ - le ferie che abbiamo vissuto noi di CL sono insopportabili, sono luoghi in cui l’importante è arrivare al tavolo del capo. Le scuole di comunità sono un noioso ripetere di frasi, che devono essere sentite come eccezionali. E per arrivare al punto: è vero che ci sono state date tutte le grazie necessarie, ma è anche vero che la grazia stessa in un certo senso è imperfetta (Tommaso d’Aquino), non ci rende uomini perfetti a cui tutti devono guardare; quando accade come nel caso di Azurmendi è un dono e non qualcosa da usare come pubblicità della propria opera. 

Credo che noi dobbiamo abbattere i bastioni di Cl: non leggere solo cose del carisma, non leggere solo Giussani - altri lo hanno capito meglio di noi, anche se forse si esprimono troppo ad un livello „essenziale“ e troppo poco nel piccolo della nostra via ciellina: ma questo è il nostro compito. Per favore facciamo un dialogo umile ed attento con persone che ci incontrano nella nostra vita, non per portali nel nostro nido, ma per vivere meglio: Questo altro può essere Etty Hillesum (letta nella sua integralità e non solo nelle sue frasi teologiche); questo altro può essere anche uno sconosciuto che incontriamo per caso. 

E per favore aiutiamoci ad non inscatolare gli altri nei nostri schemi. Parliamo un minuto, dopo aver ascoltato dieci minuti. 

E se il Papa ci richiama a Cristo, allora non facciamo di Pietro un oggetto del nostro infinito gossip. Non pensiamo che se uno appoggia le nostre opere, automaticamente fa del bene alla comunità: si possono fare le nostre opere anche tradendo ogni senso di bontà ed eticità del reale (e questa non è una questione moralista). 

Vi abbraccio di quel abbraccio di cui parla Azurmendi, so che nel tono così severo non ho considerato le cose in cui siamo speciali, ma in vero, come mi ha scritto un amico: „se la casa sta bruciando, si sente il bisogno di gridare: al fuoco!“. Scusate se non potrò rispondere a tutti, sono solo un uomo.

In Domino et Maria, Roberto - un piccolo amico di Gesù  


(Notte). Giornata stancante; adulti incapaci di qualsiasi forma di „disciplina della lode“; ragazzi che non sono capaci ad esprimere con il linguaggio quello che pensano e sentono. Collegio professori in cui si parla con gli adulti come se fossero degli adolescenti colpevoli. Ed infine io prigioniero di tutto ciò. Con questo bagaglio arrivo al mio „diario notturno“ in dialogo con Etty e il Papa. Mia moglie dice che lui è davvero buono, ha lo stesso sguardo buono di Ulrich e dice cose che sono davvero liberanti: „Occorre abbandonare la paura di questa presenza (di Dio) che ci può fare solo bene…non poniamo più distanze tra noi e Dio“ (Gaudete et…51). Santificarsi è stare in Lui. 


Etty parla del rapporto a tre tra la fidanzata di S., S. e lei stessa. Non è più gelosa e materialista: „dopo un processo lungo e difficile, qualcosa è cambiato. È questa la ragione per cui lo amo così tanto: perché il suo cuore è ampio e offre spazio a molti, e perché lui è fedele a tutti, nella maniera più consona alla natura di ciascuno“ (mattina del 8.1.42). Nel dettaglio della piccola via e delle giornate stancanti „abbandonare la paura della presenza di Dio“ è „un processo lungo e difficile“, ma è possibile in lui, se lui ci plasma (cfr Is 29, 16). VSSvpM! 



(28.9.21) „Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite“ (Gv 8, 29). 


La Chiesa sub e cum Petro comincerà un percorso sinodale in tutto il mondo. Vorrei vivere questo percorso sinodale come „vita di servizio“ al Padre di Gesù Cristo e nostro. Egli non ci lascia e non ci lascerà soli come non ha lasciato solo il Figlio, che ha agito sempre in uno spirito di amore gratuito. Questo spirito è quello che deve accompagnarci in questo percorso sinodale. Certo ci sarà anche una solitudine da portare, ma nella solitudine il Padre ci sarà vicino, come era del tutto vicino al Figlio quando sulla Croce quest’ultimo ha gridato il suo abbandono. In questo abbandono reciproco, in questa „Überforderung“ del Figlio, che non è solo il „massimo possibile“ come traduce l’ottimo Carlo Danna, ma una „pretesa eccessiva“, un „sovraccarico“ - il grande tema di Adrienne - il Padre sarà presente anche se non sempre ne sentiremo la presenza. L’abbraccio degli opposti (complexio oppositorum) nel cammino sinodale, sarà per noi tutti un „sovraccarico“, ma dobbiamo chiedere al Signore di resistere, in un „cammino di fede“ e „non come appagamento di un desiderio primitivo di socialità. Un appagamento del degenere delude infatti necessariamente“ (Adrienne). Anche la socialità del „nido“, per usare questa espressione del Papa, non ci sarà d’aiuto per sentire che il Padre è con me/noi e non mi/ci lascia solo. 


(Notte) Come contribuire al monito „Tutti gli uomini dovrebbero essere fratelli“? Etty formula alcuni pensieri davvero buoni (cfr 9.1.42), ma quello che vorrei notare prima di andare a dormire è che un vero contributo per essere „fratelli tutti“ consiste nel superare la propria ambizione, vanità e complessi di inferiorità“ - nel linguaggio di Etty: abbiamo bisogno di un „sentire cosmico“, „contrapposto al sentire materiale, funzionale“.


(Notte, 29.9.21) „Rilke e Marlene Dietrich si tollerano splendidamente“ (Etty Hillesum, 9.1.42) - quindi è possibile che Netflix e Ulrich si tollerino splendidamente. Sarebbe bello se quella „stanza silenziosa“ di cui parla Etty fosse vera anche per me: per me lo studio, l’attività alla scrivania è stata sempre „una vera esperienza di vita“ e non qualcosa che „riguardi solo la mente“, quindi capisco molto bene cosa dice Etty su questo argomento. La scuola è stancante al momento: tra gli adulti è stancante in modo particolare l’idea che se uno osserva tutte le regole la vita diventa perfettamente funzionante, il che non è vero, perché la vita non è un progetto né è perfetta, né perfetti sono gli uomini che in essa agiscono. Per quanto riguarda i ragazzi: una ora di lezione preparata in una sesta non funziona per nulla, nell’altra invece funziona. Ovviamente ci sono i sapientoni che dicono che con una buona tecnica si risolve tutto, cosa che non è vera. Nella scuola ci sono cose che non funzionano e non funzioneranno mai, se uno non se ne accorge o non è onesto oppure compensa la sua bugia con „volontà di potenza“. Tenendo conto di questa situazione difficile e di altre di cui non voglio parlare, non mi devo rifugiare dal mondo per aver una calma interiore, ma la „stanza silenziosa“ è sempre con me, ma non così ancora come per Etty. Le frasi che lei dice su Dio in questo gennaio del 42 non mi convincono del tutto; come dice il Papa nella „Gaudete et exultate“ non è solo vero che Dio è in noi, ma che noi siamo in Dio, quindi non metto in dubbio che quando Etty dice: „il centro interiore da cui mi viene regolata la mia vita“, sia sincera, ma io di questa formula non mi fido. Anche la frase: „nel mio regno interiore domina la pace perché e retto da una potente autorità centrale“ è per me troppo poetica ed in fondo astratta. Tutto è molto più semplice: siamo giustificati per grazia, come ha detto oggi il Papa nell’udienza generale. Non per le opere, non per il nostro lavoro interiore, „altrimenti la grazia non sarebbe grazia“ (Rom 11,6 citato in GeG, 53). La frase: „il centro interiore da cui viene regolata la mia vita sta diventando sempre più forte“, non in Etty ma presa per sé è pelagianismo (sovra-accentuazione della forza della volontà). Molto vero è quello che dice Etty sulla compatibilità tra la vita profonda e i momenti frivoli. Perché la „stanza silenziosa“ deve raggiungerci anche nei momenti frivoli. 


(30.9.21) Ovviamente lo stile di Papa Francesco è solo uno degli stili della Chiesa. Balthasar nella sua prima parte della trilogia - Gloria - presenta una molteplicità di stili laicali ed ecclesiali. I due fronti odierni, quello che dice che passato questo papa c’é ne sarà un altro, con un altro stile e quello che dice che Francesco è un punto di non ritorno, dicono entrambi solo una parte della verità. In primo luogo con decisione direi, con Papa Francesco, che ciò che conta è Cristo, non Francesco. In secondo confesso la mia simpatia più per la seconda posizione, quella del punto di non ritorno, ma bisogna spiegarsi bene e non solo in riferimento ai papi, per comprendere ciò che è in gioco. Faccio un esempio concreto: dell’ultima opera di Ferdinand Ulrich vi è un’edizione Oster (il vescovo di Passau, che è forse tra i più grandi allievi del maestro di Ratisbona) e un’edizione mia in italiano (in cui tra l’altro ho tradotto anche l’introduzione di Stefan Oster e Georg de Nicolo), fatta in collaborazione con una francescana a cui Ulrich aveva consegnato la prima edizione di quest’ultimo libro: „Virginitas foecunda“. L’edizione Oster è più elegante, vi è un offerta di sottotitoli ed un’introduzione. La casa editrice di questa edizione è quella fondata da Balthasar. L’editrice sta cercando un editore italiano: si serve della mia traduzione, ma tutto il mio apparato di note contenutistiche (quelle linguistiche per ora sono ancora presenti) in cui cerco di far vedere la fratellanza tra Ulrich e il Papa, è stata tolta. L’argomentazione dell’editore è stata che il Papa una volta passerà, mentre l’opera di Ulrich rimarrà. Ma in vero ciò che è in gioco non è né Ulrich né il Papa, ma di un approccio che sblocchi una Chiesa bloccata, e questo approccio, l’amore gratuito come primerear (cioè il Vangelo), è il punto di non ritorno che mi preme comunicare. 


(Notte) Come dicevo ieri notte, il lavoro alla scrivania è per me vita, come per Etty - se intellettuali prendono in giro il lavoro intellettuale mi fa imbestialire. Ma ovviamente so che c’è una tentazione, che Ulrich chiama „logicizzazione del bene“. Invece che fare del bene, si parla del bene. Il desiderio di S (cfr Etty) di „poter irradiare nient’altro che bontà e purezza“ è presente in me, ma non vi è equilibro in questo: „il mio temperamento va ancora troppo per la sua strada non è in armonia con l’anima“ (Etty, 11.1.42), per cui a volte nella notte grido. Dormendo da solo non è un problema, ma vedo che la „stanza silenziosa“ non arriva ad un equilibrio di anima e corpo e non è presente in tutte le 24 ore del giorno ed a differenza di S io rimpiango questo non equilibrio, mentre lui non rimpiange nulla. Etty invece dopo il contatto fisico è piuttosto triste ha la sensazione che un uomo le „sfugge nel momento che è nelle sue braccia“. I suoi sentimenti sono molto caotici, (rapporto con due uomini, rapporto a tre) ma dal 3 Febbraio del 41 al gennaio del 42 ha imparato che i „momenti di tristezza fanno parte del mio ritmo vitale“ e così non cade più in basso nella disperazione. 


Il parroco ha compiuto 60 anni; durante la mia breve laudatio, faceva freddo, non ascoltava quasi nessuno, comunque a lui ha fatto piacere e mi ha offerto il tu, dopo dieci anni che ci conosciamo. Ulrich non lo ha mai fatto ed è una delle persone che più mi conosce (non conosceva, ora in cielo mi conosce ancora di più). A proposito del cielo. Una volta volevo far ascoltare una registrazione di una conferenza di von Balthasar ad Ulrich, che è stato suo amico intimo. Mi rispose: no, ora in cielo la sua voce non è più così. La stessa cosa ho pensato ieri sentendo una conferenza di don Giussani del 76: qui dalla diaspora se lui parlasse così la gente si metterebbe a ridere o direbbe che è troppo dominante - comunque certamente ora dal cielo non parla più così… 


(1.10.21 - 22,04 h) Questo „diario notturno“ può essere visto come „nuovi pensieri“, „sentimenti in forma più elevata sul lavare i piatti“, come si esprima ironicamente Han con Etty (12.1.42), forse come „chiacchiere“. Ma in vero è una questione di „formazione“ che forse può (! Può, non deve) servire anche ad altri. La frase di Etty in questa nota del suo diario: „Tu vivi nel mio profondo, Dio: trovo questa vita tanto buona“, non mi fa quasi nessun effetto. Piuttosto vorrei vivere io nel profondo di Dio, mentre è molto bella la seconda parte: „trovo questa vita tanto buona“ - che è poi il senso ultimo dell’“Homo abyssus“ di Ulrich, ma anche di ciò che dice il filosofo latino-americano Lucio Gera, che il Papa cita al numero 55 della „Gaudete et exultate“: „riconoscere gioiosamente che la nostra libertà è frutto di un dono, ed accettare anche la nostra libertà come grazia“ - la vita è tanto buona perché è un dono. Se Gesù ci rimanda continuamente al Padre (Abba), è perché impariamo questo: la vita è tanto buona ed in essa ci viene dato il pane quotidiano e il perdono; è tanto buona quando accade la sua volontà. E basta solo chiederlo. S non si pente dell’intimità con Etty: „è stato bello e non mi pento“ - quando ho raccontato questo a mia moglie, nella magica passeggiata odierna di due ore e mezzo nel bosco vicino a Wolframsdorf (Stadtroda), mi ha detto: ma ciò è solo arroganza. Etty invece è più sobria: „è mancato qualcosa ieri sera, ma „non mi pento“. Il coinvolgimento emozionale di Etty (nel 42 ha 28 anni) con due uomini, di 55 anni (S) e 62 (Han) è sorprendete - ma così è Etty e non se ne può fare una figura da mettere sull’altare, ma anche la piccola Teresa sa che un conto è scrivere cose pie sul dolore ed un conto è esserci dentro. Padre nostro…


(2.10.21) Oggi 7 chilometri di cammino vicino a Freyburg: paesaggio bellissimo, in mezzo a colline ricolme di vigne; il mal di piedi era un po’ meglio di ieri. Ed adesso di nuovo alla scrivania, dopo aver visto un film musicale con Konstanze: una nuova versione di „Cindarella“. Il Papa mi ricorda la frase di san Paolo, dopo aver spiegato precisamente il rapporto tra merito e grazia: „Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio“ (Rom 12, 1; citato in „Gaudete et exultate“, 56). Questo „diario notturno“ è il tentativo umile di „offrire il mio corpo“, senza, però, le tante „inibizioni“ di noi cristiani, per questo mi aiuta molto Etty Hillesum (cfr la sera del 12.1.42); credo sia necessario offrire il proprio corpo, senza smettere di trovare alcune persone „affascinanti“, „accattivanti“, come per esempio l’attrice-cantante che ha recitato il ruolo di Cindarella: Camila Cabello. Il Papa che ci ripete come un mantra le tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza, non pensa a Dio come „una forza estranea“ (C.G. Jung citato da Etty), perché questo Dio, „forza estranea“, è una „teoria“ costruita dalla spirito umano. È vero che noi cristiani cerchiamo di prendere sul serio la „Parola“ (Logos), ma il criterio che ci offre Jung-Hillesum è decisivo: „l’esperienza è l’unica realtà che non si possa annullare con le discussioni“, neppure con discussioni sulla „teologia del corpo“ - con la teologia del corpo si possono anche solo produrre inibizioni: ci sono persone che vediamo nella nostra immaginazione come „immagine accattivante“ - ma allo stesso tempo possiamo prendere sul serio il cammino di santità a cui ci invita il Papa, a cui ci invita Gesù, anche con le parole di san Paolo: offrite i vostri corpi come sacrificio a Dio. Il fatto che non ci riusciamo non è un’obiezione a questo nostro tentativo di offerta. Padre nostro…


(3.10.21) Sulla diversità del voto nei nuovi e nei vecchi Länder della Germania. Perché votano tanti degli ex cittadini della DDR AfD? Sono danneggiati spiritualmente dal loro passato nella dittatura socialista? Riflessioni dopo 19 anni in uno dei nuovi Länder, nel giorno che ricorda l’unificazione tedesca (inizio della prima stesura) (3.10.1990)?  


Nei nuovi Länder, come ha fatto notare Stefan Locke (FAZ, 2.10.21), la CDU, in questi decenni dopo l’unificazione tedesca, ha avuto risultati ottimi, fino al 50 o addirittura al 60 % dei voti. Come mai è accaduto il disastro di cui si è già parlato in questi giorni anche in Italia? A livello nazionale e in modo particolare nei nuovi Länder, la CDU ha perso le elezioni (con il risultato peggiore di tutta la storia della Germania dopo il secondo guerra). Colpa di Amin Laschet, il candidato della CDU al cancellierato? Certo, ma non solo. Nelle sue ultime pagine di „Guerra e Pace“ Lev Tolstoj fa vedere che addirittura persone come Napoleone o lo zar Alessandro sono sopravvalutate come „causa“ di avvenimenti. Come mai l’AfD è diventata in Sassonia e Turingia il partito con maggior voti? E come mai in questi due Länder la CDU è diventata il terzo partito, mentre la SPD che stava morendo politicamente, il secondo? Merito di Olaf Scholz? Certo anche, ma rimando all’argomento-Tolstoj. Dovremmo tra l’altro abituarci sempre di più a questo voto „liquido“, „fluttuante“ che abbiamo visto in atto alla fine di settembre. 


 Con ragione, ancora una volta, Stefan Locke, prende come simbolo, per comprendere cosa sta succedendo nei nuovi Länder, due personaggi politici della CDU: Hans-Georg Maaßen, ex capo dell’ufficio di tutela costituzionale e Marco Wanderwitz, avvocato, nato a Chemnitz (Karl-Marx-Stadt nel 1975 quando è nato; quindi aveva 14 anni alla caduta del muro). Entrambi hanno perso. Il primo, forse, perché è solo una copia della AfD, quindi molti hanno votato l’originale; il secondo perché si è distanziato completamente dalla AfD con argomenti che sono molto vicini all’insulto: chi vota AfD è danneggiato spiritualmente dal suo passato nella dittatura della DDR; ovvio è però che un numero così elevato di persone non si lascia insultare per la propria non volontaria vita in una dittatura, che comunque a seconda degli anni di cui stiamo parlando, aveva caratteri molto diversi. Anche la cancelliera tedesca attuale ed uscente, Angela Merkel, nel  ultimo (probabilmente) discorso alla nazione, come cancelliera, ad Halle, nel giorno che ricorda l’unificazione tedesca, ha detto che non si può considerare il passato nella DDR, solo come „Ballast“ (zavorra) e che non si possono considerare i cittadini dell’est come „cittadini tedeschi non specializzati“.   


Due amici, entrambi medici, leggermente più giovani di me, che fanno parte delle persone che votano e sostengono la CDU, mi raccontano sempre con nostalgia e con orgoglio, come la scuola funzionasse molto bene negli anni della DDR (e non solo come propaganda del comunismo) che erano gli anni della loro gioventù. Di fronte a questi argomenti ho sempre pensato che obiezioni di principio contro una dittatura, quando non si vive in essa, sono mancanza di stile. E come ha fatto notare una delle grandi della letteratura della Germania socialista, Christa Wolf, nel suo romanzo tardo, „La città degli angeli“, è davvero un colpo forte non potere far vedere in una carta geografica „politica“ dove si è nati: io sono nato in Italia e l’Italia esiste ancora, anche se vivo da 30 anni in Germania, Wolf è nata in un paese che non esiste più. Quindi l’arroganza che ho spesso notato nei giudizi di persone che vivono nei vecchi Länder, è uno stile che io, già pochi mesi dopo il nostro arrivo in Sassonia-Anhalt, non ho mai più usato. 


Tra i motivi per cui la CDU ha perso e la AfD ha vinto (non a livello nazionale, in cui invece ha perso voti) sono complessi; tra questi si può dire che la AfD ha vinto, perché la CDU, che nei nuovi Länder non ha una vera e propria base, è debole, ma questo non basta. Nella giornata dell’unità nazionale, nel bosco in Sassonia, ho chiesto ad un giovane padre di due bambini, che camminava nel bosco, come mia in Sassonia così tanti hanno votato la AfD? Risposta: „weil wir uns nicht mehr verarschen lassen wollen“ (perché non ci vogliamo far più prendere per il culo). Il giovane padre non argomentava in modo fanatico e con ragione non voleva che si facesse l’identificazione tra i nazisti e le persone che hanno votato AfD. La sua analisi è chiara: la CDU si è spostata troppo a sinistra e gli elettori conservatori non si identificano più con essa. 


Direi che la risposta di Tolstoj su cosa sia il potere e su chi abbia voluto la guerra napoleonica in Russia, sia di grande aiuto per comprendere cosa sia in gioco anche nei nuovi Länder della Germania:  non sono persone singoli colpevoli, ma tutti. Tutti siamo „colpevoli“. Di cosa? Papa Francesco lo spiega molto bene al numero 141 della „Fratelli tutti“: „La vera qualità dei diversi Paesi del mondo si misura da questa capacità di pensare non solo come Paese, ma anche come famiglia umana, e questo si dimostra specialmente nei periodi critici. I nazionalismi chiusi manifestano in definitiva questa incapacità di gratuità, l’errata persuasione di potersi sviluppare a margine della rovina altrui e che chiudendosi agli altri saranno più protetti. L’immigrato è visto come un usurpatore che non offre nulla. Così, si arriva a pensare ingenuamente che i poveri sono pericolosi o inutili e che i potenti sono generosi benefattori. Solo una cultura sociale e politica che comprenda l’accoglienza gratuita potrà avere futuro.“ Il giovane padre nel bosco non è ignaro del valore della „gratuità“, per questo fa una passeggiata di 9 chilometri con due bambini della terza e della quinta classe. E sa anche che ci sono situazioni davvero drammatiche, come quella in Siria e pone anche la giusta prospettiva, che dobbiamo aiutare i migranti nel loro paese, ma non ha per nulla il senso, come nessuno di noi lo ha, di essere parte di un’unica famiglia umana, e che i migranti, possono essere anche un arricchimento per noi. 


Nel suo ultimo discorso ad Halle Angela Merkel dice che dobbiamo ascoltare attentamente cosa pensano gli altri e che dobbiamo stare attenti che la „democrazia“ non è un fatto „naturale“, ma per l’appunto „politico“, che dobbiamo costruire giorno per giorno. Ecco questo ho tentato di fare ascoltando questo giovane padre, cercando di entrare in dialogo non solo con ciò che piace ai media „corporate“ (G. Greenwald), ma con le preoccupazioni del suo cuore. Con il rinvio al testo del Papa non ho voluto insultare nessuno, ma indicare un percorso che riguarda noi tutti. L’educazione democratica implica anche un educazione su cosa sia l’uomo, in un’unica famiglia umana.


(3.10.21) Per il giorno dell’unificazione tedesca ho cominciato a scrivere un articolo sulla nostra situazione nei nuovi Länder della Germania, insomma su quelle regioni che hanno fatto parte dei territori della DDR (Germania democratica tedesca), ma poi siamo andati alla Santa Messa ed ho interrotto. Il voto di qualche giorno fa da noi è molto diverso che dal resto della Germania, cioè nei vecchi Länder.. 

Oggi abbiamo camminato per 9 chilometri in Sassonia, tra l’altro abbiamo anche parlato con un giovane papà di due bambini, che ci ha spiegato (la sua opinione, ha sottolineato) come mai in Sassonia la AfD è diventata il partito più importante. Di questo parlerò nel articolo, ora ritorno allo stile di questo „diario notturno“ - ho appena mandato a mia figlia questa frase di Etty sulle depressioni (14.1.42): „Le depressioni non sono nient'altro che i momenti in cui la vita si trasforma per te in piccolo fossato torbido; tuttavia quel fossato è solo una sottile linea in un ampio, stimolante paesaggio. E adesso che posso vedere l'intero paesaggio, quel fossato sembra esserne solo una parte“. Etty ha fatto un cammino per „accettare“  se stessa „come un tutto“; è capace di accettare una critica, senza scoraggiarsi, ma come uno „stimolo per lavorare più duramente di prima“ - in vero noi non siamo capaci di questo lavoro duro ed in esso vi è il pericolo a cui il Papa da il nome di „nuovo pelagianismo“; Etty no lo è (pelagiana) perchè è del tutto autentica e per nulla elitaria, ma il Papa fa bene a parlare chiaramente su questo tema. „La giustificazione mediante le proprie forze“ (GeE, 57); anche oggi ha detto nell’Angelus che Gesù si è indignato con i suoi, non con le persone che lo volevano mettere alla prova sulla questione del matrimonio (su cui tra l’altro Padre Spadaro SJ ha tenuto una predica molto bella, che ho visto in Instagram: a Gesù non interessa una legge più dura di quella dei farisei, a lui interessa la debolezza in cui si sarebbe trovata una donna attraverso il ripudio del marito ed ancora più interessa il cuore della faccenda, non una legge). I nuovi pelagiani sono invece interessati alla legge, hanno „un ossessione per la legge…“ (ibidem). E di questo ci si può davvero indignare. 


(4.10.21) Un amico mi ha detto che la mia lettera alle sorelle e ai fratelli di CL è un „discorso vecchio“ e troppo duro, ma in vero non è per nulla vecchio, né tanto meno duro; in verità non ho ancora avuto il coraggio di scrivere chiaramente quello che di CL, indirettamente - perché non parla solo di CL - dice il Santo Padre al numero 58 della „Gaudete et exultate“: „Molte volte, contro l’impulso dello Spirito, la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. Questo accade quando alcuni gruppi cristiani danno eccessiva importanza all’osservanza di determinate norme proprie, di costumi o stili. In questo modo, spesso si riduce e si reprime il Vangelo, togliendogli la sua affascinante semplicità e il suo sapore. E’ forse una forma sottile di pelagianesimo, perché sembra sottomettere la vita della grazia a certe strutture umane. Questo riguarda gruppi, movimenti e comunità, ed è ciò che spiega perché tante volte iniziano con un’intensa vita nello Spirito, ma poi finiscono fossilizzati... o corrotti.“ Così io la notte preferisco dialogare con Etty Hillesum, che leggere ulteriori testi del carisma di CL; ho appena visto un film tedesco su due persone che si innamorano dialogando intimamente tra di loro solo per chat; ecco io faccio un chat con il Papa e con Etty: „senza alcun dubbio, in passato, anch’io ho avuto in me una bella fetta di inconsistenza interiore, e di smania di dire la mia in pubblico“ (14.1.42), nel piccolo pubblico di Facebook. Ora cerco solo di dire qualcosa di „essenziale“, anche se quest’ultima parola non mi piace. La piccola via della mia vita non è „essenziale“, ma per l’appunto „piccola“, „accidentale“. „C’è nel profondo una fonte sempre in movimento, così tangibile e viva, e poiché vedo me stessa in maniera sempre più nitida e chiara, non mi soddisfano più le relazioni umane non chiare, vaghe e casuali“ - anche nel Movimento non mi soddisfano; troppe frasi, troppo spesso ripetute, sempre le stesse. Non so se sono fedele al Vangelo nella sua semplicità del cuore, ma lo spero. Spero di accettare con assoluta semplicità il dono dell’essere che mi accade gratuitamente e come san Francesco essere „povero“, „povero di spirito“. In un certo senso si tratta della stessa autenticità con cui ho cercato di scrivere un articolo nel mio blog sulle ultime elezioni tedesche, che, però, non ha avuto alcuna risonanza, forse per i problemi che oggi hanno avuto Whatsapp e Facebook. Comunque questo diario notturno è ancora un passo più profondo nel mio cammino di autenticità. Padre nostro… 


(5.10.21) Ho pensato che è una grande grazia che il dialogo con mia moglie non sia finito, neppure ora che siamo più di trent’anni insieme. L’intimità offerta dal linguaggio comune è più decisiva anche del linguaggio sessuale (sebbene anche attraverso di esso ci sono stati donati due figli), che può affievolirsi. 

Dialogando con Etty non devo dimenticare che lei nel 1942 aveva 28 anni ed io ne ho 61, un anno meno di Han, con cui stava insieme. Comunque il suo conflitto tra S ed Han è il suo, non il mio, anche se capisco molto bene come ci si possa „stizzire“ anche per una foto (cfr 14.1.42, di pomeriggio, le quattro e un po’ più tardi). 

Il Papa nel numero 59 della „GeE“ ci rende attenti alla dipendenza dallo „sforzo umano“ e dalle „norme e strutture ecclesiali“, che possono ostacolare la fecondità della „grazia“ e poi con coraggio parla dei „precetti aggiunti dalla Chiesa al Vangelo“: devono essere rispettati con „moderazione“, „per non rendere gravosa la vita ai fedeli“ (Tommaso d’Aquino). 


(6.10.21) 

(Notte) Ho letto sia Etty che il Papa, ma oggi non parlo di loro o con loro, sebbene sia molto grato su cosa dice Papa Francesco a riguardo „gerarchia delle virtù“ al punto 60 della GeE. Su questo tema avevo parlato nel mio corso di filosofia ed anche in quello di religione nell’undicesima. Avevo fatto riflettere la differenza tra virtù secondarie (puntualità…) e quelle primarie (giustizia…) - il Santo Padre mi ricorda, però, che vi sono anche quelle teologali, e tra esse l’amore del volto concreto di Dio e del prossimo (GeE, 61). Queste sono primarie in quel senso „sovraessenziale“ che ricorda Ulrich. In esse non è in gioco solo l’essenza delle cose, ma qualcosa che viene prima, che è sopra: l’essere come amore gratuito. Mi sono prolungato comunque già troppo  a lungo su quello che non volevo dire. 

La giornata di oggi è cominciata con un viaggio al pronto soccorso, perché avevo dolori che avrebbero potuto essere anche un infarto o una sua minaccia. Ieri ho insegnato tutto il giorno con dei dolori, ma questa mattina avevano cambiato posizione e così dovevo fare quello che odio: andare dal medico. L’infermiera mi ha detto che avrei dovuto venire già ieri; comunque sia l’elettrocardiogramma che i valori del sangue non davano segno di infarto o sua minaccia. Probabilmente la scalata dei gradini domenica durante la nostra passeggiata nel bosco ha causato un problema ai muscoli. Adesso sto meglio, ma posso riposarmi fino a Venerdì. Devo prendere sul serio l’invito del Papa nel punto 62: in che modo si manifesta lo gnosticismo o il pelagianesimo nella mia vita? La mia salvezza non dipende da uno sforzo, neppure da questo notturno di scrivere il diario. Tutto è già ora grazia; non sarà, ma è già. „Dio ti ringrazio. Ti ringrazio perché vuoi vivere in me. Ti ringrazio di tutto“ (Etty, 15.1.42). Che posso vivere in te, in una gerarchia delle virtù. 


(Notte) Il Papa identifica „santità“ con „beatitudine“ (GeE, 64) - questo passo è importante, perché se non si è felici, non si vuole essere santi, ma ci si attacca a quei pochi momenti di felicità che sono certamente diversi da persona a persona. Le discussioni in Facebook che non ci rendono felici dobbiamo evitarle, perché non ci rendono neppure santi. 


Un amico mi ha risposto ad una domanda che gli avevo fatto sul cardinal Becci: il suo tono pacato, almeno abbastanza pacato, mi ha aiutato molto. Ho un bisogno forte di mediare tra le posizioni dei miei amici, intendo interiormente, ma a volte è davvero difficile. Oggi mi sono rifugiato in Newman, che è così pacato (sereno). 


„Come si fa ad essere un buon cristiano?“(GeE, 63) - „è necessario fare, ognuno a suo modo quello che dice Gesù nel discorso delle beatitudini“. Essere poveri e semplici in spirito, essere operatori di pace (anche nella modalità del tirarsi indietro da una discussione inutile), e prendere il giorno con i dolori come un modo di far parte di lui, anche se nel momento che sono acuti, non è facile. Adesso smetto di scrivere, perché se no ritornano i dolori. Etty sa gioire anche per gli altri. Padre nostro…


(8.10.21) Notte. A volte si apre un abisso di depressione e il giorno può essere ingoiato, dice con ragione Etty il 19.1.42 - questa sera ero molto vicino a questo momento, che non chiamerei di „tensione“, ma di „mancanza di tensione“; ascoltando mia moglie che mi ha raccontato di cosa è successo a scuola e delle difficoltà (aumentate) che hanno i bambini della quinta classe a leggere e comprendere e che forse ha a che fare con il periodo covid di home school, ho trovato per grazia l’appiglio per non cadere nell’abisso e ne sono grato proprio per tutto il „buono della vita“ di cui parla Etty, ma anche di cui parla filosoficamente Ulrich: la bonitas è il cuore del reale. Papa Francesco dice che senza lo Spirito Santo non possiamo vivere la gioia, le beatitudini, perché siamo prigionieri della „debolezza dell’egoismo, della pigrizia, dell’orgoglio“ (GeE, 65). La gioia che ci offre Gesù è controcorrente e ci indica un „altro stile di vita“. La riflessione che ho scritto oggi in dialogo con Peguy è anche controcorrente e per questo non se ne accorto o non è piaciuto quasi a nessuno; certo anche perché scrivo troppo, ma questo non è il problema. L’unico problema è ascoltare Gesù, il Maestro, „con tutto l’amore e il rispetto che merita“ (GeE, 66). I due film con Tom Hanks, ieri ed oggi, erano belli (lui è un attore straordinario), ma qualcosa mi sfugge. L’ologramma per un re, che ho visto ieri, è di fatto un inno al „fuggire“ dalla vita normale e quello di stasera (cast away) è di fatto „solo“ una replica di Ulisse, ma con una  Penelope che non ha aspettato il suo ritorno: insomma un invito ad un „umanesimo generico“ (quello che non piace a Peguy) e allo sforzo pelegiano della volontà.  Padre nostro…


(9.10.21) La frase di #Tolstoj sulla „diffusione della stampa“ come „l’arma più forte dell’ignoranza“ (Epilogo di „Guerra e Pace“) ha certo anche una sua legittimità, ma in vero è troppo dura, se assolutizzata. Il comitato del premio #nobel norvegese non ha fatto sempre delle scelte credibili negli ultimi anni, ma la consegna del premio per la #pace a due giornalisti, come la filippina Maria #Ressa e il russo Dmitri #Muratow, è una scelta adeguata, degna e che da forza agli altri giornalisti, come dice con ragione Klaus-Dieter Frankenberger nella FAZ di oggi. Allo stesso tempo è vero che i giornalisti devono imparare a dare spazio a notizie che non sono solo quelle di un tipo di narrazione. Con ragione Riccardo Cristiano ha messo in evidenza l’importanza dell’avvicinamento tra sunniti e sciiti sotto la regia di Papa Francesco a Roma. Notizia quasi del tutto ignorata dai media tedeschi „rinomati“. Un possibile incontro tra  al-Tayyeb (#sunnita) e al-Sistani (#sciita) è davvero motivo di speranza, anche se bisogna essere cauti, come suggerisce Riccardo Cristiano stesso e come suggeriscono i fatti, che si trovano nella prima pagina della FAZ: tanti morti in un attentato in moschea sciita nel nord dell’Afghanistan, forse ad opera dei sunniti dell’IS. 


Notte. Nel bosco mia moglie ed io abbiamo detto il rosario, perché è il mese di Ottobre. Mia moglie, che è cresciuta, se pur cattolica, in una città protestante, non ama molto il Rosario, perchè troppo lungo, ma ha un anima molto mariana e nobile; io invece sono abituato a questa preghiera, ma sebbene Ulrich mi chiamasse spesso „anima nobile“, ho un’anima abbastanza postmoderna e confusa, per questo mi piace Etty,  che è davvero molto postmoderna e poco „santa“. Certo è anche un „anima nobile“ che ama la musica, il tè caldo, l’atmosfera accogliente di un locale o di una stanza, l’amicizia e il calore, ma sente anche il suo corpo come „sola carne“. Dopo il bosco siamo andati in un caffè ad Eisenberg, con una bella atmosfera: orologi antichi, pupazzi e un bellissimo posto all’angola della stanza, vicino al termosifone. Anche un bel testo sul sorgere dei caffè in Europa. Davvero per tutto questo dico con Etty: „Tu sia benedetto!“


Non sono sicuro di me, almeno non nel senso di cui parla Papa Francesco in GeE, 67. Il mio cuore ha bisogno di ritirarsi in me stesso, come spiega Etty, che lo scrive in un diario che sarà letto per decenni anche dopo la sua morte. Insomma in una tensione di lavoro con se stessa e comunicazione con gli altri. Sa ascoltare dentro di sé, anche quando è in mezzo agli altri (cfr. 19.1.42) e questo lo può, credo, una donna meglio che un uomo, per questo nella notte devo dialogare con lei. Dietrich Bonhoeffer è un grande (ho appena visto un suo libro nella libreria), ma non penso di potere dialogare con lui la notte. Ho bisogno di una donna giovane come Etty, anche se per quanto riguarda l’eta potrebbe essere anche più anziana. Con mia moglie il dialogo non è finito perché lei è rimasta „giovane“. La Parola di Dio, quella del Papa le posso incontrare solamente perché ho un „cuore povero“ e mi fido di Gesù che porta una „costante novità“ (GeE, 68). È partito il sinodo, domani ne voglio parlare nella predica, anche se cerco sempre in essa di orientarmi alla Parola di Dio. I tre pericoli indicati dal Papa sono veri e giusti: formalismo, intellettualismo ed immobilismo. Ci ha invitato all’ascolto reciproco, all’essere Chiesa di Gesù nella modalità della „vicinanza, compassione e tenerezza“. 


(10.10.21) Oggi è il 120esimo compleanno del nonno di mia moglie, che quando era piccola le ha dato tanta tenerezza. 

Etty: „Mi sono di nuovo lavata da capo ai piedi e ho fatto la mia ginnastica“ - certo! Non solo teologia, ma ginnastica. Stasera ho imparato due nuovi esercizi per allungare/dilatare il corpo. Per questo mi è possibile ora scrivere ancora qualche riga di questo diario notturno. 

Il Papa nel numero 69 della GeE spiega la „povertà di spirito“ con l’ „indifferenza ignaziana“ - credo di aver fatto alcuni passi in questa indifferenza. Il mio cuore non dipende più da un viaggio fatto o non fatto. 

Oggi il „servizio della parola“ - da noi mancano i sacerdoti ed io ho la missio canonica per predicare e celebrare un servizio della Parola, sia nella scuola che nella parrocchia - e in modo particolare la predica sono stati un invito a fare i primi passi nel cammino sinodale, nel senso di una chiesa che ascolta e che è - nella piccola via, partendo dal rapporto con la propria moglie e con i propri figli. Nella mia bacheca in tedesco si trova il canovaccio della predica. Padre nostro… e buona notte  


(11.10.21) Mia figlia è a Stoccarda con il suo ragazzo e lavora in una casa editrice, come anch’io all’inizio del mio percorso lavorativo. Mio figlio a Monaco di Baviera, per cominciare lo studio di medicina. È la prima volta che vive in una città grande come Monaco. Mia moglie è, per lavoro, a Wernigerode (mi ha mandato la vista dalla sua stanza, che aggiungo oggi al diario notturno). Io sono nel nostro paesino, Wetterzeube, e penso che l’amicizia sia una cosa davvero rara. Ho davvero amici? Ci sono alcuni che dicono di esserlo, ma di fatto non c’è quella spontaneità che dovrebbe esserci in un’amicizia che vive di „amore gratis“, non di piani e progetti comuni, anche se quest’ultimi possono essere qualcosa come una „missione comune“. Certo ci sono persone a cui mi sono affezionato, anche qui in rete, ma l’amicizia vuole un’intimità senza alcuna forma di „docenza“. Sono passati 31 anni dal mio arrivo in Germania e grazie a Dio ho una famiglia, anche se sparsa in tre Länder questa sera. La frase del diario di Etty, formulata da S è davvero un aiuto nella confusione in cui si trova il mondo, in cui mi trovo io: „Sentire in sé il centro, senza però sentirsi troppo il centro. Potrebbe essere una via“ (23.1.42). In un film davvero bello di Tom Hanks, Terminal, con la regia di Spielberg, alla fine Viktor dice: voglio ritornare a casa. Ma dove è la casa? Dove c’è un amico, che può essere la moglie. In un certo senso „Pietro“ per me è la casa e lui nel punto 70 della GeE ci ricorda il valore della „povertà“  (Luca non parla di povertà di spirito, ma di povertà) come vita „austera e spoglia“. In un certo senso la nostra vita è così, anche se uno vedendo la casa in cui viviamo potrebbe pensare il contrario. Ma se sei dentro vedi quanto lo sia: le mie camicie pulite e in genere ciò che metto stanno per giorni sul vecchio calcetto di mio figlio e il mio armadio è quello di mio figlio quando era bambino. Disordine? Forse, ma forse ancor di più la vita come pellegrinaggio. Etc. Padre nostro…




(12.10.21) Alla mia destra, alla finestra, vedo la luna crescente e so che è di nuovo il tempo per il #diarionotturno. Esso nasce in dialogo intimo con Etty Hillesum e il Papa, ma non vuole offrire „opinioni da fonti esterne“, ma „le mie più profonde e proprie“ (Etty, 23.1.42). 

Oggi è il 111esimo compleanno di mia nonna Maria, la mamma di mio papà, che porta nella sua tasca sempre un fazzoletto di questa donna straordinaria, che ha accompagnato mio nonno fino alla fine, anche negli ultimi sedici anni di malattia che gli hanno portato una morte offerta con il conta gocce. 

Oggi ho spiegato il „Padre nostro“ nella dodicesima classe; erano molto attenti e credo che le parole „Padre“, „cielo“, „volontà“, „pane“ siano arrivate fino al cuore dei ragazzi; ad uno che mi chiedeva spiegazioni sulla mia frase che nel rapporto anche con persone che amiamo, accumuliamo dei „debiti“ che chiedono di essere perdonati, ho fatto un esempio con la sua ragazza (ma molto generale e discreto); lui mi ha poi scritto un Whatsapp dicendo che mi stima molto, ma che il mio esempio era troppo personale. Ci siamo poi chiariti, ma alle volta basta una cosa del genere ed un ora davvero eccellente è da buttare via. Comunque ho potuto dirgli che proprio da questo fraintendimento si può vedere come anch’io ho accumulato un „debito“ nei suoi confronti e che vivo del suo perdono, che egli mi ha concesso con un „ovviamente“.  

Una mia grande amica e mamma mi ha scritto: „Quando un fratello ci delude abbiamo sempre un Padre con il quale confidarci e grazia al quale troviamo la forza di perdonare…Io vedo che il rapporto tra fratelli è davvero legato, reso tale dal rapporto con il Padre. Senza non è mai un granché“ - l’intimità con cui lei parla del Padre, sebbene io abbia tenuto un ora teologico-filosofica sul „Padre nostro“ e sulla sua „esistenza“, mi manca. Imparo da lei a dire „Abba“. Nel numero 71 della GeE il Papa ci invita alla mitezza, in un mondo litigioso. Vorrei fare qualche passo serio in questo stile alternativo di Gesù. Mitezza invece che rancore sommesso. Padre nostro…



(13.10.21 Notte) Oggi nella sesta classe (hanno 12 anni) ho parlato di don Bosco e poi abbiamo disegnato con colori ed un po’ di fantasia una sua frase, che conosco, però, solamente in tedesco e che qui ritraduco in italiano: „essere felici, fare del bene e lasciar cantare i passeri“.Ho raccontato ad un ragazzo che la nave dei pirati da lui disegnata, si trova ora sulla mia scrivania: me la aveva regalata. Avrebbe dovuto disegnare la barca di Gesù sul lago e gli era chiaro che non poteva essere come l’aveva disegnata lui. Dopo aver disegnato una barca, mi aveva regalato la sua nave. Durante il rituale-passeggiata era accanto me felice, forse anche che non avessi gettato via il suo disegno. Anche un altro bambino mi ha detto grazie, perché mi ero fidato di lui e gli avevo dato un braccialetto, che sto „vendendo“ per raccogliere soldi per bambini armeni, pur non avendo la cifra giusta. 

Il 23.1.42 Etty dice che non ringrazia mai  Dio „per le buone cose terrene che ricevo da lui“, così come non riesce a dire grazie „per il mio pane quotidiano“, perché è cosciente che „tanti altri non lo hanno“. Lei ringrazia „per avere Dio in se stessa“, ma credo, dal finale della pagina, che lei stessa si accorga come tutto sommato questo suo atteggiamento è molto astratto, „accanto alla mia calda stufa, dopo una congrua colazione“.

Papa Francesco nel 73 della GeE insiste sulla mitezza è dice cose del tutto concrete: „se viviamo agitati, arroganti di fronte agli altri, finiamo stanchi e spossati“- questo vale anche per l’insegnamento; non dobbiamo agitarci nell’insegnamento, ma donare ciò che possiamo; vorrei esercitarmi in questi punti che ci segnala il papa: „non sentirsi superiore degli altri“, „non sprecare energie in lamenti inutili“, „non stupirsi delle debolezze degli altri“. 

Mia mamma mi ha appena telefonato, perché non riusciva a dormire: a male alle gambe. Oggi sono passati tre mesi dalla morte di mio zio Giovanni, suo fratello. Sarebbe anche bello imparare a morire, non solo a vivere, senza agitarsi, senza arroganza. Mamma mia come sono un „piccolo niente“ di fronte a queste mete. 

Serata „armena“: stiamo preparando un „progetto“ per gli ex scolari che sono stati da noi e per gli insegnanti: si tratta di educazione ai valori democratici… per il pensiero del Papa sulla „riconciliazione“ non c’é spazio perché sembrerebbe non essere realista. Nella riunione almeno ho detto che i suoi viaggi in Armenia ed Azerbaigian nel 2016 avevano proprio quella meta che noi consideriamo impossibile.  Padre nostro…


(14.10.21, notte) La luna sta crescendo ma non si vede: le notti sono buie. „E freddo, nient’altro che freddo, continuamente…la temperatura non è quella che si direbbe piacevole“ (Etty, 23.1.42) - ma non è il problema di questo giorno in cui è accaduto troppo: un incontro sull’Armenia, una lezione di storia sulla prima guerra mondiale e sul modo postfattico di presentarla. Una lezione di filosofia su Aristotele e sul primo passo di un buon percorso di conoscenza: „assicurarsi i fenomeni“, salvandoli dai nostri preconcetti. Poi la traduzione della pagina del’HomoAbyssus di Ulrich che mi da molta forza (sono arrivata alla pagina 190), poi il rosario ed infine dalle 18 alle 20 la conferenza maggiore della nostra scuola con ragazzi, genitori e colleghi. Cosi rimane? „Una specie di stanchezza della quale pensavo di essermi liberata per sempre. Tuttavia non è più grave come un tempo“ (Etty) e per me è vero come per lei, proprio per la traduzione dell’Homo Abyssus e del rosario che ho detto subito dopo la traduzione, ma non del tutto cosciente, un po’ dormendo, ma il vescovo di Passau in Instagram dice che si può dirlo anche così. Non dico che si debba capirne il linguaggio (dell’Homo Abyssus), ma se non se ne capisce il contenuto, anche l’opera più grande diventa non feconda: il dono gratuito dell’essere come amore. „Interiormente sono diventata molto più paziente nei confronti di giornate simili“, per questo posso anche bermi un bicchiere di „Rosé“ del 2020 della ditta Hey, mentre scrivo il mio #diarionotturno. Ma anche il Rosé - mi spiace Stefania, ma non posso dividere meglio le frasi di Etty e le mie, perché le parole valgono per me, proprio le stesse che usa lei - non mi rende capace di riscaldarmi fino in fondo, „vado avanti vegetando, incapace di riscaldarmi e con una gran sonnolenza. E di certo non dipende dal freddo che fa fuori“. In macchina ho parlato con Konstanze della frase di Teresa: „la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti altrui“; si, dice mia moglie, ma ciò non significa giustificare l’ingiustificabile, negli altri e in noi. È nel punto 73 della GeE il papa afferma lo stesso: correzione del fratello, vigilare su se stesso, difesa della propria fede e delle proprie convinzioni. Tutto è legittimo, ma deve essere compiuto con mitezza. „Nella Chiesa tante volte abbiamo sbagliato per non aver accolto questo appello (alla mitezza) della Parola divina“. 


Stoccarda. Siamo venuti a trovare Johanna, nostra figlia, che ora vive a Stoccarda. Ha preparato per noi la cena ed era molto contenta di vederci. Oggi è il 99esimo compleanno di Don Giussani - questa mattina ho detto le Lodi dedicate ad un santo presbitero per lui. Etty nella pagina del diario che ho già citato ieri usa la formula: „ascoltare il profondo di sé“. Se ascolto questo profondo, di Giussani mi vengono in mente due scene particolari. La prima quando negli Esercizi a Rimini, non so più di che anno, disse che le persone di CL che seguono Madre Teresa seguono lui; questa frase scomparve dall’edizione ufficiale degli Esercizi. E poi nel 2010 alla tomba di Balthasar, in cui ho percepito l’abbraccio di entrambi: Balthasar e Giussani. Il „solo Giussani“ non mi dice proprio nulla, anche se alcuni suoi accenti sono davvero grandi (il senso religioso in primis). Nella GeE, 74 il papa cita la formula: „Reagire con umile mitezza, questo è santità“, anche se le persone ti ritenessero stupido e sciocco. La mitezza sarà necessaria dapprima a scuola, perché la permanenza a casa a causa del COVID ha devastato tanti bambini, che non hanno più alcuna struttura. Detto questo (sulla mitezza) è vero che il papa stesso dice (anche nella catechesi ultima) parole molto dure, per esempio contro i „fondamentalisti“. E Gesù le dice contro i farisei. Ci sono davvero rapporti che sono solo ed in primo luogo menzogna e che vanno „bloccati“ con decisione, senza perdere la mitezza. L’ultima parte del viaggio era in direzione di un tramonto bellissimo ed ho rivisto la luna crescente, arrivati a Stoccarda. Padre nostro…



(17.10. 21)

Le foto nella mia bacheca di Facebook danno testimonianza di tante cose belle che hanno attirato la mia attenzione durante la giornata. Oggi abbiamo fatto una pausa, tornando da Stoccarda, ed abbiamo camminato per due ore mezzo a Ostheim e nelle vicinanze - verso un borgo civile che si intravedeva dal paese. 

Nel paesino mi è venuta in mente la frase di Peter Handke sui muri di Dubrovnik - la difesa allora era bella, non solo una questione tecnica. Anche il borgo ecclesiale di Ostheim (metto solo una foto in questo post che ha fatto Konstanze, mentre camminavo) in Baviera al confine con la Turingia,  è un borgo molto bello; in vero sarebbe meglio abbattere i bastioni, ma nella storia sono serviti a volte per difendere tutto il popolo ed almeno quelli di Ostheim sono davvero molto belli. 

Tornando, sull’autostrada, la luna era offuscata, si intravedeva dietro le nuvole una sua macchia di luce. A volte ciò che davvero mi sostiene è offuscato, ma dopo un fine settimana da mia figlia, mi è chiaro che la mia famiglia è stata ed è davvero un bastione bello della mia vita. Julius Philipp Spier (1887-1942)  è stato la roccia per Etty: il rapporto con lui scavalca le nostre idee moraliste ed ha anche una dimensione che finisce nel „letto“ (24.1.42). Etty non ha una vita che corrisponda alla morale cattolica, ma proprio per questo mette a nudo (!) alcune cose che fanno parte anche della mia personalità - la mia vita ha certo una forma cattolica, ma non tutto è adeguato a questa forma.

In queste sere ha telefonato spesso mia mamma in un ora in cui è già a letto - ha bisogno di parlare con me e ciò mi commuove. Il Papa, che oggi ha tenuto nuovamente un Angelus di cui mia moglie dice che corrisponde tanto al suo cuore, come le cose che le diceva Ulrich, nei punti 75 e 76 della GeE ci ricorda come sia importante non dimenticare chi soffre: „saper piangere con gli altri è santità“. Certo siamo fatti per la felicità, ma una felicità che dimentica il dolore altrui o quello di una mamma anziana, non è una felicità cristiana. Per stasera basta, il viaggio è stato lungo. Padre nostro…


(18.10.21, San Luca) Questa volta la luna quasi piena si trova nella finestra trifora alle mie spalle. Il dialogo telefonico tra Spier e Etty del 25.1.42 fa vedere una libertà che noi non abbiamo neppure minimamente, nemmeno con i nostri amici. Etty: „lei è un moralista che ha ampliato i suoi orizzonti grazie alla psicologia e alla religione“. Qualche volta siamo così severi con noi stessi, ma solo per quanto riguarda il passato: ero un moralista, etc. Ma chi derebbe: sono un moralista? O chi lo direbbe ad un suo amico, senza aver paura che l’altro blocchi subito il dialogo? Bisogna diventare sicuri di sé - questo è il tema di Etty ed anche il mio. Io non lo sono per nulla: genitori e ragazzi a volte con la loro arroganza mi fanno vedere come soffro di quel non essere in grado, per amore, di „staccarmi totalmente da qualcuno“. Spesso i rapporti vivono in una modalità molto simile alla „schiavitù“, che tra l’altro consiste, dice Etty, „anche nel fare troppe richieste all’altro“. 

Ieri a Stoccarda- Weilimdorf  abbiamo assistito alla Santa Messa celebrata da un sacerdote africano, che ha detto cose molto simili a quelle del papa nell’Angelus, sulla differenza tra emergere (successo) e immergersi (impegno). La metafora usata dal sacerdote è stata quella della canna di bambù che è vuota al suo interno e in cui può fluire quell’offerta di sé di cui „Dio ha bisogno“ - aspetto questo di Dio che ha colpito il ragazzo di mia figlia. 

Nella GeE, 77 Papa Francesco comincia a parlare della fame e sete di giustizia, possiamo collaborare che la giustizia venga attraverso quella canna di bambù che siamo, „anche se non sempre vediamo i risultati di questo impegno“. 

Ancora una parola sulla nostra società trasparente o pornografica - è una società „liquida“ che minaccia i legami, ma a me non piacciono i moralismi su questo tema. Come sapeva Walker Percy, quando si ama una donna si ama non solo la sua anima, ma anche il suo sedere, etc. Il problema della pornografia è un sovrappiù di trasparenza dei „pezzi“ che vengono messi in mostra per provocare un orgasmo (a pagamento), ma più in profondità il vero problema è che quei pezzi si „vedono“ e non si „gustano“ e ancora più in profondità: che quei pezzi nascondono il volto e l’intimità della persona. L’alone che talvolta circonda la luna dall’alto vuole abbracciare tutto di noi e darci una pace che non abbiamo. Padre nostro…


(19.1.21) „La realtà ci mostra quanto sia facile entrare nelle combriccole della corruzione, far parte di quella politica quotidiana  del „do perché mi diano“, in cui tutto è commercio. E quanta gente soffre per le ingiustizie, quanti restano ad osservare impotenti come gli altri si danno il cambio a spartirsi la torta della vita“ (GeE, 78): dare questo giudizio significa avere „fame e sete di giustizia“. La piccola Teresa dice (Cristina mi ha trovato la citazione): "Non mi contentavo di pregar molto per la sorella che mi suscitava tanti conflitti interni, cercavo di farle tutti i favori possibili, e quando avevo la tentazione di risponderle sgarbatamente, mi limitavo a farle il più amabile dei miei sorrisi, e cercavo di stornare la conversazione perché è detto nell'Imitazione: «E meglio lasciar ciascuno nel suo sentimento piuttosto che fermarsi a contestare» Spesso anche, quando non ero in ricreazione (voglio dire durante le ore di lavoro), avendo a che fare per ufficio con questa consorella, quando i miei contrasti intimi erano troppo violenti, fuggivo come un disertore. Poiché ignorava assolutamente quello che sentivo per lei, mai ha supposto i motivi della mia condotta, e rimane persuasa che il suo carattere mi è piacevole. Un giorno in ricreazione mi ha detto press'a poco queste parole, tutta contenta: «Mi potrebbe dire, suor Teresa di Gesù Bambino, che cosa l'attira verso me, perché ogni volta che mi guarda, la vedo sorridere?». Ah, quello che mi attirava, era Gesù nascosto in fondo all'anima di lei... Gesù che rende dolce quello che c'è di più amaro. Le risposi che le sorridevo perché ero contenta di vederla (beninteso non aggiunsi che era dal punto di vista spirituale)." (da " Storia di un'anima", manoscritto C). Qui ci sono due poli: quello della „diserzione“ per lasciar ciascuno nel suo sentimento e quello della „fame e della sete della giustizia“. Oggi leggendo la bella lettera scritta da don Carrón in occasione della morte improvvisa di Luigi Amicone, ma anche le parole che gli ha dedicato Angelo Lucio, mi sono accorto di quale intimità ci sia in CL. Renato al telefono ha parlato di un suo „grande amico“, con un „cuore purissimo“ - non è per nulla il giudizio (grande amicizia, purezza) che mi sono fatto io dialogando con persone che hanno sofferto impotenti le „combriccole della corruzione“ in CL, senza che vi sia mai stato un reale „atteggiamento di confessione“ (non parlo di Amicone che conosco poco, ho letto appena qualche articolo che mi sembravano riferire piuttosto una Weltanschauung che un „fatto“, una „condizione“, ma di Cl in Lombardia). Per Luigi certo tutto ora è compiuto e vedrà le cose meglio di me nella casa del Padre, ma io credo che alcune cose vadano dette con chiarezza, proprio in riferimento alla mia citazione iniziale di GsE. E non mi sembra che „Tempi“ sia mai stato un organo di chiarezza in questo senso. Il che ovviamente non significa, per usare le parole di Rainer Maria, citate da Etty (16.2.42) non comprendere che la  „pazienza è tutto“ e che dobbiamo imparare ad essere „tranquilli e vasti e sgombri di ogni ansia“; il che significa anche aspettare il compiersi non frutto di attivismo di „ogni germe d’un sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione, ed attendere con profonda umiltà e pazienza l’ora del parto di una nuova chiarezza“ (Rainer Maria Rilke). Oggi video telefonata con una amico di antica data data (tra i primi tedeschi) - tante cose che diceva mi erano estranee, di tante ero grato, ma l’intimità con lui nasce da 30 anni di percorso comune. La mia mamma mi telefona ogni giorno, spero di esserle tanto vicino. Padre nostro…


(20.10.21) „Se non curi la tua igiene mentale sarai sempre stanca“ (Etty Hillesum, 16.2.42) - pulendo la stalla delle galline, oggi pomeriggio, dopo aver comprato il mangime a Stadtroda, mi ritornava in mente la video-telefonata con il confratello di Monaco di Baviera: vi è una grande intimità, quella di 30 di conoscenza/amicizia ed anche un bel progetto per sostenere una loro azione in Lesbo ed uno ancora più grande per sostenere i nostri „poveri“, ma in fondo non ci siamo davvero incontrati: „quanto più energia si da ad un altro, tanto più se ne deve ricevere indietro, altrimenti qualcosa non va“ (Etty). Non è una questione di „do, ut des“, ma di reale gratuità reciproca. 

Quando gli ho raccontato della situazione di secolarizzazione in cui lavoriamo da vent’anni, mi ha detto che Colonia è anche del tutto secolarizzata ed ha fatto l’esempio dell' arcivescovo che quando va per la strada con la mamma viene insultato. Cosa certo brutta, ma qui il vescovo che va per la strada con la mamma non lo conosce nessuno. Per i ciellini si é davvero cattolici se si è di CL o affini, quindi il semplice dato che da noi ci sono 16 % di battezzati (2% cattolici) non significa nulla (Colonia è anche in crisi ma i battezzati delle due confessioni sono il 49,3 %). Si parlava di dove i sacerdoti della San Carlo manderanno un loro nuovo diacono e la grande idea è quello di mandarlo a Colonia, perché sarebbe il luogo al mondo in cui c’è più bisogno di missione. Mi sono dovuto controllare per non ridirgli in faccia - non metto in dubbio che Colonia abbia bisogno di sacerdoti, ma di fatto l’idea semplice di mandarne uno nella diaspora non passa ai ciellini (di qualsiasi variante: fraternità laicale, sacerdotale, Memores…) neppure per l’anticamera del cervello. Ma devo stare attenti con questi pensieri e pensare alla mia igiene mentale - devo essere mite e paziente. 

Stasera c’è stato il primo incontro del team organizzativo della Juventusfest 2022 - una festa con cui celebriamo il passaggio dall’essere bambini all’essere giovani adulti in modo particolare per l’84 % di persone senza confessione, ma visto che i ragazzi di quell’età fanno le cose che fanno i loro amici, la Juventusfest è diventata sempre più grande ed a volte fa concorrenza alla confermazione evangelica. Proprio alcune persone nella Chiesa evangelica mi avevano accusato di far loro concorrenza, ma in vero è una questione di libertà. Loro dovrebbero chiedersi cosa fanno loro e non cosa faccio io di sbagliato. Lo stesso, viceversa, vale per me. 

Gli osanna a Luigino Amicone mi fanno innervosire; ovviamente mi spiace per questa morte improvvisa - so quanto una famiglia, anche di adulti ha bisogno del papà/marito; capisco anche il sentimento degli amici, ma niente in CL è occasione per un vero atto di penitenza e confessione. „Tempi“ non ha sempre servito la Chiesa e tanto meno è stato un tentativo di corrispondere a Is 1,17 che il Papa cita in GeE, 79. Io so di persone che ancora oggi nelle comunità di CL vengono isolate perché prendono sul serio le parole del papa e in cui la presenza di CL è sempre e solo „combriccola della corruzione“. Certo in tante parte del mondo la nostra storia è grande e baldanzosa, per esempio qui nella diaspora dove Konstanze ed io tentiamo da 20 anni nella diaspora, non di fare un’analisi della dittatura della DDR, ma di essere presenza, fatto, condizione in cui Gesù è per tanti „vicinanza, compassione e tenerezza“. Gianni Valente ha condiviso alcune belle frasi di Amicone nella sua bacheca in Facebook, le voglio mettere qua perché non voglio essere frainteso su questa morte improvvisa: "Abbiamo guardato le tue tracce, non più i tuoi piedi, la coscienza non più l’anima".

"Eppure egli non si è mai allontanato da noi, da tutti noi che camminiamo nelle strade con l'alito cattivo dei condannati a morte; da noi così estranei a noi stessi, abbracciati come siamo al caso-all'uomo per inconsapevole fragile tenerezza; da noi che ogni mattina caliamo negli uffici senza aver minimamente provato il gusto di essere vivi". 

"Eppure Egli, Colui in nome del quale ora parlano solo gli ...ologi e i preti, cammina sicuro per le nostre strade metropolitane che più di ogni altra spiaggia al mondo oggi assomigliano alla spiaggia di Tiberiade"

Brani tratti dall'epilogo poetico del libro "Nel Nome del Niente", pubblicato nel luglio 1982 da Luigi Amicone ( 4 ottobre 1956 – 19 ottobre 2021), Riposi nella pace del Signore. (Gianni Valente).

 A destra della mia scrivania la luna quasi piena o piena e prima, quando sono arrivato dall’incontro, Giove o Saturno brillavano come stelle gigantesche, nel sud della nostra casa. Padre nostro…


(21.10.21) Oggi è l’anniversario del matrimonio di Michele e Michela a cui siamo molto affezionati. Che il Signore benedica loro e i loro cinque figli. Il tempo è stato oggi molto mutevole e burrascoso - un vento autunnale, che ci ha, però, donato anche dei colori straordinari. Ora piove. 

Oggi una ragazza e un ragazzo della nona mi hanno ricordato che tra due settimane saranno da tre mesi insieme e che ho promesso loro una cioccolata. E dopo un anno insieme, due biglietti del cinema. È il mio modo per ricordare che la fedeltà, anche se piccola, è cosa buona. Per il resto io non parlo più dei temi cattolici, tanto meno qui nella regione in cui vivo (sesso dopo il matrimonio, etc.), perché ciò non ha alcun senso: nella cosa stessa ed anche nella sua comunicazione. In un film svedese o danese, Venus, una regista fa vedere che parlare di sessualità, „deducendola immediatamente“ dalla Bibbia, porta solo a delle nevrosi - l’ambiente a cui si riferisce è quello luterano, ma vale anche per noi. Mi ricordo che da giovane, anche leggendo un testo di teologia, mi sentivo la mia sessualità addosso ed ho ereditato da quel modo di parlare di essa, nel mondo cattolico, solo sensi di colpa, che ho ancora oggi. Ma come dice Etty: a volte c’è solo la „carne“ che non si può teo-logicizzare. È vero che si può compiere adulterio nel cuore, è vero perché lo dice Gesù (non metto mai in dubbio quello che dice Lui, perché è il mio Signore e il mio Amico), ma non ogni atto di masturbazione e neppure ogni sguardo „pornografico“ è adulterio commesso nel cuore…tanto meno l’amore che si donano due giovani anche prima del matrimonio…

Il confratello di Monaco darà un mio messaggio di due minuti sulla nostra esperienza educativa qui nella diaspora a Don Carrón - ero stupito di questa sua decisione. Forse ieri, nel mio diario notturno, sono stato troppo duro con lui: devo distinguere tra il desiderio di giustizia che ho dagli stati di animo che a volte mi portano a giudizi che non sono precisi. E poi come dice Etty (19.2.42), pur non allentando il suo giudizio sui nazionalisti (sono bestie), „l’unica lezione di questa guerra è: dobbiamo cercare in noi stessi non altrove“. „Il marciume che c’è negli altri, c’è anche in noi… e non vedo nessun’altra soluzione, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume“. Questo corrisponde all’invito alla misericordia del Papa in GeE, 80, che vale in „ogni caso“!!! Dobbiamo prendere sul serio la misericordia e la regola d’oro, in ogni caso. Per questo il post di Lucio #Brunelli su Luigi #Amicone è veramente frutto di santità ed esprime quello che io sento per R. F. Padre nostro…


Ieri, in filosofia, nella dodicesima classe, abbiamo parlato di „dialettica“ in Aristotele. La differenza tra la „logica“ e la „dialettica“ e che quest’ultima presuppone un amore per il vero, mentre la seconda una corrispondenza logica. Se dico: tutti gli uomini sono mortali, tutti gli ateniesi sono uomini ne consegue logicamente che tutti gli ateniesi sono mortali. Ma potrei dire anche: tutti gli uomini vedono elefanti blu ballare in cielo, tutti gli ateniesi sono uomini, tutti gli ateniesi vedono elefanti blu ballare in cielo. La seconda frase è anche logica, anche se non corrisponde al vero. Mentre in una discussione dialettica si deve presupporre che chi discute metta in discussione che tutti gli uomini vedono elefanti blu ballare in cielo. La dialettica presuppone sia ciò che è evidente, sia ciò la maggior parte degli esperti presuppone, se no la discussione non fa alcun senso. Discutere con degli adolescenti che non hanno voglia di camminare, affermando che camminare fa bene alla salute (ci possono essere eccezioni), diventa difficile se mettono in discussione ciò che è evidente. Meglio sarà quindi far valere la propria „autorità“ - senza essere autoritari.  Analogicamente la discussione che vaccinarsi contro il Covid e meglio che non vaccinarsi presuppone l’accettazione di ciò che dicono la maggioranza dei virologhi. Certo non è un valore assoluto, ma è un valore che permette una grande probabilità del vero. Vi sono anche casi che geni mettano in discussione ciò che dice la maggioranza degli scienziati, ma la genialità si imporrà prima o poi, perché annuncia la verità e non perché difenda stranezze. Etc. 


Parlando con Konstanze mi è diventato chiaro quello che certi filosofi hanno cercato di dire, ma con gli argomenti sbagliati. In questi due anni di pandemia, quasi tutti hanno messo la salute sopra tutto, forse all’inizio era giusto, ma di fatto, guardando cosa è successo ai bambini che ora sono nella quinta classe, si vede che è stata una scelta disastrosa (questo non è un „giudizio“, ma un „fatto“): non hanno alcuna struttura e sono quasi irraggiungibili. Le scelte fatte, per esempio dando preferenza alle classi ultime del ginnasio, erano solo frutto dell’efficienza come unico valore, mentre erano proprio i piccoli che avrebbero dovuto venir accompagnati, anche a costo di dover prolungare il periodo che avrebbe portato alla maturità. Poi Konstanze mi ha raccontato di un bambino che fa arrabbiare tutti, anche la mia paziente moglie lo ha sgridato e poi si è accorta che si muoveva in un senso unico; il bambino non l’ha mai guardata negli occhi. Poi pian piano, quando con grande umiltà e pazienza mia moglie lo ha ascoltato, pian piano ha cominciato a guardarla negli occhi. Il papà lo sgrida in continuazione e lui cerca di andare in apnea, sperando che smetta, sperando che passi la burrasca. Dopo l’incontro, prima di andare nella settimana di ferie autunnali, questo ragazzo „terribile“ per tutta la scuola, è venuto a salutare mia moglie augurandole buone ferie. 

Andando in vacanza percepisco tutta l’irrequietezza e impazienza degli ultimi giorni e sento totalmente il bisogno di „un collegamento interno“ (Etty, 20.2.42) tra le persone, tra le cose che si fanno, il bisogno di fare parte di „un grande processo di crescita“, a cui faccia parte il cielo e la terra. „L’ora del parto di una nuova chiarezza“ (Rilke) è ciò che desidero - come „ascoltarsi dentro“? Come essere in pace? Come essere sereni? Come amare la notte? Come essere misericordiosi, con sé e con gli altri? Papa Francesco nella GeE, 81 e Ferdinand Ulrich nel suo libro „Gabe und Vergebung“ (dono e perdono) lo dicono. C’è solo un invito, che ha la modalità dell’assolutezza: „Nel Vangelo di Luca non troviamo „siate perfetti“ (Mt 5,48), „siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato“ (Lc 6,36-38). Certo c’è un fuoco dentro di noi, quello della sete e della fame di giustizia, ma non dobbiamo mai condannare le persone, al massimo ciò che fanno e questo anche con „pazienza“, quella che non abbiamo, come dice il mio parroco con cui da domenica passeremo, Deo volente, alcuni giorni nel punto più all’est della nostra regione (Bauzen, Görlitz…). Padre nostro…



(23.10.21) „Essere tranquilli e vasti e sgombri di ogni ansia“ (Rilke in Hillesum, 19.2.42) - questa è la mia preghiera e non solo per me. Con Rilke dico: „aver pazienza verso quanto non è ancora risolto nel nostro cuore“ e con Walker Percy: „verso quanto non è ancora risolto nella nostra carne“. 

Ieri nell’ „Oriente Bistro“ a Droyßig ho incontrato J che ha fatto la maturità nel 2013; ora vive con il papà, perché la mamma è morta qualche hanno fa, quando aveva appena 50 anni. Credo sia una ragazza buona - non mi ricordavo più di lei, ma mentre parlava (e rideva) qualcosa in me aveva memoria della sua anima. Mentre con L siamo rimasti amici, questa ragazza non era più nella mia memoria, ma sono contento di averla incontrata. L, che ora è giudice a Colonia, terrà la conferenza per la festa della fondazione della nostra scuola nel prossimo maggio.

Oggi è morto S, il marito di una mia cugina, che avevo/avevamo (anche Konstanze), sebbene non lo vedessi da decenni, in memoria come una persona discreta, che non metteva in mostra se stesso. 

Per affrontare la vita è necessaria la „forza dura come il diamante“, quella che Etty vede in Rilke ed io in Ulrich - senza questa forza non si può aiutare né se stessi né gli altri. 

„Guardare ed agire con misericordia, questo è santità“ (GeE, 82) e solo la misericordia ci dona quella tranquillità e vastità che ci rende „sgombri di ogni ansia“. 

La mia seconda lettura di Ayelet Gundar-Goshen è un confronto serrato con il problema del razzismo, ma non unilaterale - Relocation, Tel Aviv 2021 è un romanzo forte e libero. Anche il paragone tra la California ed Israele è molto interessante. 

Il fratello di M è stato operato; l’operazione è stata complessa, ma sembra che vi siano prospettive buone di guarigione.  Padre nostro…

#diarionotturno


(24.10.21, Bautzen) La giornata, andando alla Santa Messa, è cominciata con una„leggera“ e bellissima immagine: un volo di uccelli a forma di una „V“, appena sotto la luna pallida che si intravedeva nella luce mattutina. Poi il Vangelo odierno, con il „grido di Bartimeo“, che all’Angelus il papa interpreta come desiderio di una preghiera in cui coinvolgiamo tutto di noi stessi, ha dato un tono forte al giorno.

Prima di arrivare a Bautzen siamo passati per un cimitero sorabo (mie foto in Instagram e Facebook), in Ralbitz-Rosenthal, con le croci tutte bianche, per simboleggiare che di fronte alla morte siamo tutti uguali. Nella chiesa accanto al cimitero ho acceso una candela per il fratello di M, che rischia, dopo l’intervento dell’altro ieri, una polmonite. 

La città di Bautzen è magica; arrivandovi c’era una luce spettacolare, ma quando siamo arrivati nel centro, dopo aver portato i bagagli alla villa Antonia, c’erano già le prime lanterne, così che le foto con l’I-Phone non sono ottimali; ma una prima impressione la si può vedere - in Facebook è più completa. 

Etty cita, nella data già citata ieri, un passaggio di Rilke, in cui il poeta ci invita ad avere pazienza con le pazienze che forse non hanno la nostra crescita. Sul tema di cui parla il Papa nella GeE, 83: la purezza di un cuore semplice, non mi sento superiore a nessuno; anzi, sporcizia ne ho tanta, per esempio nelle tante parole inutili che uso. Comunque solo il Signore vede nel profondo del cuore ed è possibile che una prostituta sia più pura che una nobildonna, se capisco il Vangelo.

Il nostro parroco, con cui siamo qui a Bautzen, ha un cuore davvero „pastorale“ e di cura degli uomini concreti che gli sono affidati (in questo senso molto puro). Purtroppo le persone in CL che lo hanno conosciuto hanno visto solo le apparenze e non il suo cuore…Padre nostro…




(25.10.21, Bautzen, villa Antonia) Giornata intensa. La Santa Messa nel monastero di Marienthal, vicino al confine polacco, era circondata da immagini realmente cattoliche, come mi ha scritto simpaticamente un mio amico, pastore luterano. Un san Nepomuk, che invita al silenzio, un san Giuseppe con il suo figliolo, sant’Anna coma Maria… (vedi le foto nella mia bacheca in Facebook o in Instagram). La lettura di San Paolo dalla lettera ai Romani, era del tutto chiara: priorità dello spirito sulla carne. Nella GeE, 84, il papa traccia una linea tra purezza e sincerità che mi aiuta molto. Etty al 20.2.42 parla della gratitudine per la propria famiglia, senza pretese che essa ti comprenda (insomma senza la pretesa che anzaini genitori ti comprendano). Con mia moglie e due sacerdoti abbiamo visto l’ultimo James Bond, che ora è definitivamente morto (sacrificandosi per la sua famiglia), come ha scritto mia moglie nella nostra chat famigliare. Ma in tutto ciò ed ancora in molto di più che non racconto per stanchezza, il desiderio di Te, di un Dio che sostenga le nostre giornate e le nostre notti. Di un Dio reale, che non può essere dimenticato quasi fosse un pezzo di teologia superato. Il fratello di M sta un po’ meglio. Padre nostro…




PS Aggiunta al mattino presto. Ieri bel dialogo in un caffè, che hanno aperto nel 2010 nella strada principale di Bautzen, sulla Chiesa come „complexio oppositorum“ (per evitare integralismo e progressismo esasperato), ma appena ho cominciato a parlare di santità, come ne parla il papa nella GeE,  il mio caro parroco ha detto, che ora deve „lottare“, in modo che nei prossimi anni non vinca la corrente che nella parrocchia non ha più un „sentire cum ecclesia“. Ma questo non è vero: uno: non è chiaro se vi è solo una corrente che non ha più un „sentire cum ecclesia“ e due: solo Cristo può salvare la Chiesa, anche nella questione specifica degli orari delle Sante Messe…   


(26.10.21, Bautzen) - Oggi una giornata intera a #Görlitz (per il servizio fotografico, vedi le mie impressioni in Facebook e Instagram e quelle di Konstanze), con il sacerdote capitolare in pensione R. Capisco attraverso di lui che Görlitz non è principalmente una città al confine con la Polonia, ma una città nel mezzo dell’Europa. Ed anche per un tedesco, pur non mettendo in discussione i confini del 1945, è una città che storicamente non è una città di confine. Vi è tanto stile liberty, strade ampie (molto regali, sebbene una strada ampia di per sé non è un valore), belle piazze, stupende porte ed alcuni interni di Chiesa eccezionali, una sinagoga e la ricostruzione della tomba di Gesù a Gerusalemme 1:1. Abbiamo mangiato nella parte polacca della città, attraversando la Neiße. Nessun controllo.

Il prelato era molto scettico sul modo con cui in Germania non si discutano per nulla le misure cautelari Covid - lui che ha conosciuto la dittatura sa, diceva, che invece è necessario mettere in discussione quello che vuole un „regime“. Non ha quasi mai usato la mascherina, se non proprio quando è stato obbligato. Mentre io non ho problemi con „Luca“, con „Corona-Varn“ e con la dichiarazione di essere vaccinato, lui ne aveva tanti. Il cattolicesimo che rappresenta è quello che ritiene la cancelliera Merkel come traditrice di tutto ciò che conta per un cristiano; una donna che già da giovane si sarebbe imbrattata di collaborazione con la DDR e che come cancelliera ha imposto tutti i valori della sinistra (quella che viene criticata anche dalla Wagenknecht). Comunque con noi è stato molto gentile e con i suoi 75 anni ci ha fatto da guida attenta della città che ama e in cui è nato, rinunciando al suo sonno pomeridiano. 

Io non solo penso che la cancelliera sia stata un grande dono per l’Europa, ma credo che nessun cancelliere/cancelliera potrebbe fare qualcosa d’altro sui „valori non negoziabili“ di quello che ha fatto lei: ignorarli. 

E comunque è chiaro che io leggo i testi del vangelo o una lettera apostolica in modo diverso dai tre sacerdoti che sono stati oggi con me, che pur rispetto. Se il papa dice che il „Signore si aspetta una dedizione al fratello che sgorghi dal cuore dell’uomo“ (GeE, 85) io penso che la Etty, che si concede come donna ai due „amici dai capelli grigi“, sia molto più vicina al Vangelo che una persona che lotti contro il matrimonio gay o che si limiti a questo tipo di lotte. Quando Etty si concede come donna ad Han, che ha 62 anni (mentre Etty ne ha 28), perché lui si sente solo, è in gioco „un notevole elemento di umanità“; non vi è pretesa per me che mia moglie, che è più giovane di me, lo faccia con me, ma l’unirsi „come creature umane“ non è per nulla un privilegio solo dei conservatori cattolici. E il sesso che ci è „imposto“, come dice Etty al 20.2.42, può essere davvero qualcosa di „difficile“.Ed è vero che l’argomento cattolico, che donna e uomo si completano, è forte ed è il motivo ultimo per cui io penso che „l’unità nella differenza“ sia un valore da difendere, anche nella questione del rifiuto del sacerdozio delle donne, ma è anche vero, che un uomo ed una donna non dovrebbero cercarsi solo come „opposti“, ma come „fratelli e vicini“ (Etty) e così anche un rapporto omosessuale, può aver un suo senso. Perché? Perché l’opposizione può essere davvero „feconda“ nel senso dell’unità nella differenza, ma può essere anche un ostacolo. Ciò che deve essere evitata è la „solitudine“, pur con tutto l’amore per le „notti solitarie“ che ha anche Etty. 

Chiediamo al Signore un vero discernimento di ciò che il nostro/mio cuore desidera. La purezza come la vede il Papa è una questione più di autenticità (non falsità) che di purezza elitaria, perché come dice la lettura che abbiamo oggi letto nella Santa Messa „nessuno di noi è senza peccato“ (Rom 3)  e la salvezza è grazia. Il sangue versato per questa grazia è in primo luogo quello di Cristo, non il pseudo sangue delle lotte ideologiche. 

Padre nostro…




Cara G, il mio diario notturno è un diario e non esprime un sistema teologico (tante volte rileggendo mi vengono in mente tante cose, che poi non "limo"); alla fine della giornata, metto il mio cuore in dialogo con quello di Etty e del Papa e ripenso all'esperienza del giorno. Tutto qui. Quando Lei dice che bisogna piantarla di essere soli e che la Chiesa è madre e non matrigna...mi vengono in mente tante cose, ma in vero non capisco cosa voleva dire a me, visto che si tratta di un commento al mio post. La Chiesa è per me l'unica madre, l'unica patria in senso assoluto, ma in vero non è solo madre, ma anche matrigna, ma anche una meretrice, che ha sparso tanta paura in questi decenni di scandali - certo non il suo cuore immacolato, mai i suoi membri lo hanno fatto, ma in vero io non voglio "piantarla", ma proprio mettere a nudo tutto ciò che deve essere messo a nudo (nel diario si tratta in primo luogo di me, nella modalità che ho spiegato sopra), perché questo lavoro, a parte dal papa, non lo vedo fare quasi da nessuno. Un abbraccio, R

(27.10.21, Wetterzeube) Nel mio articolo dell’anno scorso per „La nuova Europa“ avevo presentato una critica del film „La vita degli altri“; ho scoperto, in questi giorni di vita comune con lui, che il mio parroco, su cui la Stasi ha scritto un plico, ritiene il film molto „verosimile“.

Stamattina sono stato molto impressionato dal duomo di Bautzen, dedicato a san Pietro e che è una chiesa simultaneamente evangelica e cattolica. 

„Mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, questo è santità“ (GeE, 56) - e questo esercizio di purezza ha a che fare con l’amore di Dio e del prossimo. „Oh Signore lasciami vivere un po’ più nello Spirito“ „Etty, 20.2.42) - nel caso specifico Etty chiede a Dio di „affrancare la mente dallo stomaco“ (senza molto successo). 

Il Vangelo parla della „porta stretta“, ma il testo si riferisce ai giudei, che pensano di essere meglio degli altri. Cioè letto oggi significa quei giudei che siamo noi, quando pensiamo di essere meglio degli altri. Padre nostro…


Ad una persona che mi diceva che santa Caterina insegnerà in cielo ad Etty come far „ingrassare l’anima“, perché anche in cielo si „cresce“ ho risposto:  si cresce anche in cielo, lo dicono anche la piccola Teresa ed Adrienne, ma non credo che ciò accada in forza di una "lezione", tanto meno di una lezione ad una persona che è passata attraverso l'inferno di Auschwitz. Non ho dubbio che Caterina ed Etty si incontrino e che reciprocamente possano imparare l'una dall'altra. Comunque non si fidi di me, segua piuttosto il sacerdote di cui mi ha parlato. Io sono un "povero nulla" che da vent'anni vive nella più completa diaspora (2% di cattolici) e non sono per nulla centrato nel carisma, neppure in quello di CL. Sono del tutto decentrato. La Catholica per grazia è la mia patria, il mio unico vero amore, ma su tante cose non la penso come i cattolici - il modo per esempio in cui Etty viene letta in CL mi irrita da far morire. Etty non è cattolica, non è neppure santa (nel senso stretto cattolico), oppure lo è cattolica, ma nel senso dell'universalità che ha permesso a don Giussani di incontrare il professore buddista, nella reciprocità del fiore e della farfalla. Ogni pensiero di lezioni che in cielo un qualche santo da ad un altro mi rende del tutto perplesso. Ma ripeto non si fidi di me, anzi è venuto il tempo di "uccidermi". Buona giornata!




(28.10.21) Nei due passaggi che ho meditato del Papa (GeE, 87)  e di Etty (21.2.42) c’è una forte similitudine: „possiamo contribuire alla costruzione dei progressi dell’umanità solo quanto iniziamo a sconfiggere i resti primitivi in noi stessi“ (Etty). Il Papa comincia a spiegare la beatitudine „beati gli operatori di pace“ parlando delle dicerie quotidiane (un resto primitivo in noi stessi), della diffamazione e la calunnia quotidiane, che paragona ad un „atto di terroristico“. Serata in parrocchia per parlare dei nuovi orari delle Sante Messe, che devono essere cambiati, perché ci sono troppi pochi sacerdoti. Le singole parti della parrocchia hanno interessi particolari, ma se ogni parte difende i sui suoi interessi particolari, non vi sarà alcuna pace; e quanto è vero quello che afferma il Papa: „per noi è molto comune essere causa di conflitti o almeno di incomprensioni“. In una seduta zoom, a cui non ho potuto partecipare, sono state prese decisioni anche perché io incautamente ho detto a livello personale che un certo compromesso sarebbe stato possibile (tra due parti simili della nostra parrocchia), che è poi stato usato come argomento „ufficiale“ della nostra parte parrocchiale a favore di un’altra. Ma almeno non ho contribuito a diffondere dicerie, ma a „confessare“ il mio errore. 

„Mio Dio, dammi un po’ di pazienza per le piccole cose della vita quotidiana“ (Etty), una pazienza che non ho; per quanto riguarda Facebook devo interagire di meno; non è possibile un dialogo con tutte le persone che scrivono nella mia bacheca o messaggi (Facebook, Instagram, Whatsapp, Telegram…), etc. E non posso tenere conto di tutto  (neppure a livello del dito alzato nella forma del cuore, dell'abbraccio...); sono come sono e lo metto a disposizione, ma se uno non è aiutato da quello e da quanto scrivo, deve semplicemente smettere di leggere. Chi è centrato in un carisma non può aver profitto da ciò che dico, perché io non lo sono e non lo voglio essere. Di ciò che c’è scritto nella pagina xy di Tracce non me ne frega nulla e non me ne frega nulla di ciò che don Giussani abbia detto in una certa occasione. E non perché non mi interessi il confronto con lui (ho fatto per anni la scuola di comunità ed ho letto per anni „Tracce“), ma perché Giussani non ha letto solo Giussani e non pretende che lo facciamo noi. Al momento la mia scuola di comunità è leggere il Papa ed Etty, ma non come fanno i ciellini doc. Etty non è romano cattolica e non ha bisogno che noi la „battezziamo“.  Con tutta sincerità dice che a volte è triste e che quello che era vero al mattino, durante il giorno si è affievolito. Ho cominciato a scrivere questo #diarionotturno, perché quello che scrivo nella notte è più „vero“, meno sistematico e non mi interessa neppure una sistematicità teologica. Mi interessa un lavoro di discernimento, per vedere quale è il motore ontologico ultimo del mio agire - la finitizzazione (il papa parla di servizio) o l’elevazione di me stesso. Domani confessione da fratello Jeremias. Padre nostro…


(29.10.21) Credo di poter dire di aver avuto nella mia vita il padre confessore (Paolo, Lorenz, Bernhard, Marc, Andrea) giusto per il momento che vivevo e ciò vale anche oggi con p. J. La confessione di stasera alla fine ha presentato una struttura e un contenuto chiari: il tema era „beati gli operatori di pace“ e la struttura era in tre fasi. Quando non sono stato operatore di pace nei nuovi compiti ecclesiali che mi sono assunto, quando non lo sono stato nella scuola e quando infine non lo sono stato nei miei confronti? Per la „crescita insieme“ delle parti di una parrocchia bisogna prendere sul serio il principio che ci presenta il Papa: „l’unità è superiore al conflitto“ e quando abbiamo dei dubbi su cosa ci sia da fare nella nostra parrocchia „cerchiamo ciò che porta alla pace“ (Rm 14,19, citato in GeE, 57). E se le novità nella vita parrocchiale ci stancano chiamiamo le cose per nome e non facciamo battaglie di principio. E cerchiamo di non confondere le nostre interpretazioni e i fatti obiettivi (cfr nota 74, ibidem). 

Perché la passione non deformi la realtà è necessario sapere che cosa sia la realtà: per Azurmendi, il fare le uova in un certo modo, per Etty: „quel sole sui giacinti, il coniglio, il budino di cioccolato e Beethoven“, anche e pur sapendo che „siamo nella morsa di un grande e minaccioso destino“ (22.2.42). E pur sapendo che la carne è a volte più forte di tutte le nostre buoni intenzioni, sapere anche che c’è un amore „che va molto oltre tutto l’erotismo e la sensualità“, anche se a volte non si riesce a superare questa dimensione di „sola carne“, come fa vedere anche Ayelet Gundar-Goshen in una scena di „Relocation“ in cui l’io narrante femminile sente un „brivido piacevole tra le cosce“ e sente il bisogno di mettersi nuda accanto e poi sopra a suo marito, „umida e desiderosa“ (e con un elemento da „affinità elettive“ di Goethe)… Ma va detto chiaramente, anche nella nostra società trasparente: „un piccolo sorriso silenzioso tra una patata e l’altra, può (!) avere maggiore significato di una notte intera tra lenzuola condivise“ (Etty). Padre nostro…



(31.10.21) „Ciò che avverto (non sempre; r) è un centro indistruttibile“ (Etty Hillesum, 22.2.42) ed esso ha a che fare con ciò che il Papa ci ha chiesto nell’Angelus: fare un esame di coscienza se abbiamo o meno comunicato questo centro indistruttibile, che è l’amore di Dio e del prossimo. „Non è facile questa pace evangelica che non esclude nessuno, ma che integra anche quelli che sono un po’ strani…quelli che chiedono attenzione…“ (GeE, 89). Io sono strano e chiedo attenzione; in Facebook è difficile discernere i „matti“ e chi „chiede in modo buono attenzione“. Chiedo scusa della mia incapacità di discernimento, ma ciò che è buono e vero si farà strada. Ci sono alcune persone a cui rispondo subito, ma mi rendo conto che forse altri avrebbero bisogno della mia amicizia ed io non ne ho le forze - mea culpa, mea maxima culpa. Ho scritto in tedesco una recensione del romanzo di Ayelet Gundar-Goshen - ma credo che il testo sia una vera sfida per il pubblico europeo, perché cerco di far comprendere una nuova forma di razzismo che si sta insinuando nel cuore degli uomini. Domani alle quattro di mattina Konstanze ed io partiamo per il mare del nord (l’isola di Borkum) per cinque giorni di incontri biblici. Padre nostro…



Borkum 1.11.21 Ognissanti   


Siamo arrivati al Mare del Nord (come al solito ho condiviso alcune immagini ed anche alcuni brevissimi video in Instagram e Facebook), nell’isola di Borkum, l’ultima all’ovest della Germania, la prossima isola è già Olanda. Ho visto il mare, l’ho sentito sulle labbra, ne ho sentito il rumore e goduto del suo profumo - almeno un po’, il mio olfatto, a parte per il vino, non è più così buono. Ho messo anche le dita nell’acqua ed ho visto correre la sabbia, nella spiaggia Nord dell’isola (la prossima terra è quella del polo nord, insomma è ghiaccio), spinta dal vento; siamo qui per una settimana biblica, che ci è stata donata dalla scuola per i 20 anni di servizio a Droyssig. Siamo ospiti nella „casa Vittoria“ del CVJM. La preghiera alla cena era semplice e diceva cose buone: il ringraziamento per il viaggio andato bene, l’augurio per i giorni comuni…, ma molto lontana da quell’“essere una grande preghiera per qualcuno“ di cui parlava Etty (22.2.42), a pochi chilometri da dove mi trovo, suppongo. 

Ricapitoliamo velocemente: con l’amicizia con Spier Etty raggiunge a partire dal 2.2.41 un buon equilibrio, ma non assoluto; è presa ancora da una „tristezza più profonda che mai“ (25.2.42), sa che c’è un amore che supera ogni sensualità, ma sa che vi è anche un legame tra „stanchezza“ e „sensualità intensa“ - si sente anche come una „ninfomane in preda di malinconia“, anche se con il consiglio di Han supera la crisi, in cui vede in tutto ciò che è „intellettuale“, una „spazzatura senza valore“; sa anche di avere una „libidine in eccesso“; eppure legge con stupore 1 Cor 13 (se possedessi anche la lingua degli angeli…ma non avessi l’amore…), che ho ripreso in mano a mia volta: un testo spettacolare; Etty sa che la vita è bella e che un giovane della Gestapo, può essere semplicemente ridicolo (27.2.42), anche se pericoloso, quando ingoiato dal sistema che porta la colpa delle mostruosità. Tutto quello che lei sente lo sento anch’io, anche se ovviamente io ho 61 anni e non 28 e non vivo una doppia relazione alla „elezioni elettive“ (Han e Spier) - eppure anche se percepisco la bellezza spirituale di mia moglie, so che in questione di „eccesso di libidine“ siamo del tutto differenti e che ciò porta ad alcune difficoltà che fino ad ora sono sempre state superate, per cui vista la mia età non dovrebbero esserci problemi troppo grandi. 

Nell’Angelus il Papa ci invita a riflettere sul fatto che non vi è santità, senza felicità e profezia. Ma anche il Papa a volte è triste; insomma lo dico per dire che felicità non può vuol dire essere sempre „happy“. Non sono mai stato perseguitato a causa della giustizia, ma a volte „ignorato“ - ma di questo, in relazione a CL, ho già parlato. Per quanto riguarda la frase di don Giussani: «Noi siamo in un tale degrado universale che non esiste più niente di ricettivo del cristianesimo se non la bruta realtà creaturale…“(don Luigi Giussani, febbraio 1995) - non so se il suo giudizio sul degrado sia giusto, ma è vero, del tutto vero che solo la „bruta realtà creaturale“, come la racconta per esempio Etty e come cerco di raccontarla in questo diario notturno, può essere „ricettiva“ del cristianesimo - cioè dell’amore-gratis. Il tema della settimana biblica è la libertà: liberati per essere liberi. Oggi una persona ha scritto nella mia bacheca in Facebook che scrivo cose strane: si è vero. Sono strano e decentrato… Padre nostro…




2.11.21 Allerseelen - Borkum, il teologo del CJD e il suo team stanno facendo un’introduzione molto buona al tema „Dio e la libertà“; si deve tenere conto che parlano non ad un gruppo di teologi, ma di persone che fanno i mestieri più svariati. Il CJD (Christlicher Jugenddorf), è un’istituzione molto grande, fondata da un pastore luterano nel 1947, Arnold Dannenmann; in Internet si troverà credo una presentazione in inglese di quest’ „opera“ che lavora con disabili, nelle scuole, etc. I primi anni del mio lavoro nel CJD, paragonandolo con CL ho sempre pensato che CL fosse più chiara e profonda nella comunicazione pedagogica e teologica, ma in vero non ne sono più molto sicuro. La meditazione mattutina sul „cuore“ aveva come contenuto più o meno quello che dice don Giussani sul tema; la lezione del teologo con la sua presentazione di Dio come vita, amore e libertà era articolata in modo preciso; il musicista ci ha fatto cantare alcune canzoni molto belle, senza farti sentire un cretino se non ti riesce di tenere un certo ritmo ed un certo stile…Certo don Giussani forse aveva uno sguardo più profondo, ma in fondo anche con un incontro con lui non sarebbe forse stato possibile rispondere alla domanda per eccellenza della teologia: come giustificare un Dio che permette tutto quello che permette (guerre, malattie atroci…)? Comunque, sia Konstanze, che parla molto più del solito, che io cerchiamo di essere molto costruttivi e di fatto stiamo facendo anche alcune amicizie e poi abbiamo un’esperienza comune: lo sguardo ontologicamente buono di Ulrich, che ci ha permesso di fare quell’esperienza di cui Etty lamenta la mancanza anche con Spier: „e nel momento in cui desideri tanto fortemente che qualcuno ti stringa tra le sue braccia, e quello evita di farlo, ti assale, come reazione estrema a tutto ciò, un’improvvisa sensazione di straniamento ed abbandono, seguita da odio e rabbia nei confronti dell’altro“ (Etty, 1.3.42) - i contatti fisici con Ulrich sono stati rari (al massimo un abbraccio), ma lui ci ha abbracciato ontologicamente in modo indimenticabile. Qualcosa del genere sta facendo papa Francesco nel palcoscenico del mondo. E poi lui, il papa, sa che il cammino alla santità „può essere addirittura una cosa malvista, sospetta, ridicolizzata“ (GeE, 91) e questo lo sa anche il team del CJD che quindi ha un coraggio notevole a parlare di Dio come Colui che è qui, che è presente. E in un dialogo nella pausa il teologo del CJD ha cercato anche di dare, in forza della Bibbia, una risposta alla mia domanda sulla giustificazione di Dio. Una signora del mio gruppo vuole leggere Etty in olandese.

Stamattina dicendo le Lodi mi sono chiesto se sarebbe piaciuto il Salmo 51 a Etty: è chiaro che quello che ha fatto Davide con Uria è peccato, ma quando e in cosa noi pecchiamo come Davide? Padre nostro…




3. 11.21 Borkum. È un segno di infantilismo pensare che la propria vita sia più difficile della vita di altri (cfr. Etty marzo del 42), il che non vuol dire che non ci siano vite che sono più estreme di altre. Mi ha fatto tanto piacere che una persona del CJD di Erfurt, spaventato nella sua prima impressione dal mio essere „filosofo“, mi ha detto che è contentissimo di avermi conosciuto. Oggi senza alcuna forzatura da parte nostra abbiamo (Konstanze ed io) avuto un lungo ed autentico dialogo con una delle due persone che fanno parte del „consiglio direttivo“ del CJD. Abbandonato, dopo esservi stati davvero dentro (vedi foto) il gruppo, abbiamo passeggiato in tre nel deserto di sabbia di Borkum (vedi foto). Il papa parla della tristezza e della stanchezza che si può provare per la fede - e questo dice Etty può aver anche a che fare con un sovrappiù di libido. La persecuzione per la fede è ovviamente un passo superiore che implica una difficoltà che può essere affrontata solo con la grazia (cfr GeE, 92). 


4.11.21 Si può cominciare a scrivere un #diarionotturno abbastanza presto a Borkum; mentre in estate le giornate sono lunghissime e si ha luce fino alle undici di sera, ora in novembre alle 5 del pomeriggio vi è già la caduta del sole nel mare. 

La mia prima impressione del CJD era stata quella di una dicotomia: le meditazioni da una parte e l’economia dall’altra. Con la salita nel consiglio direttivo di H.v.P. vi è un tentativo molto interessante di unire questi due aspetti. A livello personale H.v.P. mi ha dato la sensazione di essere per lui una persona con cui è bello dialogare - io non mi sono per nulla sforzato di parlare il suo linguaggio economico, ma non gli ho dato per nulla la sensazione di essere „una persona eccentrica, che si rende insopportabile per la sua vanità, la sua negatività e i suoi risentimenti“ (GeE, 93), mentre spesso ho avuto la sensazione in CL che si pensasse proprio questo di me. 

Vorrei far conoscere St.S. di Support International e.V. con H.v.P. - hanno almeno in comune il desiderio di un foundrising per la propria associazione ed anche la consapevolezza che senza una „spiritualità“ ciò non è possibile. 

A.D., il teologo del CJD, ha cercato di fornire con convinzione le basi di una tale spiritualità con il rinvio a 1 Re 18/19 (in un certo si tratta della conversione di Elias)  e la conversione di Paolo - la risposta deve venire davvero dal Dio dell’amore e della libertà/responsabilità e non dalla proprie azioni violente (l’uccisione dei profeti di Baal (Elias) e dei cristiani (Saulo)). 

Il modo con cui A.D. ha raccontato la conversione di Paolo mi ha commosso: la salvezza non si presenta come introspezione, ma come avvenimento di luce, che ti stende a terra e come incontro. 

In questi giorni il mio universo esteriore ha preso il sopravvento su quello interiore, che però non ha smesso di procedere nel suo dialogo interiore con Etty (2.3.42) che sulla questione erotica (che va a pari passo con malinconia e tristezza, come ho già accennato) sa dire davvero l’essenziale, senza dimenticanza e senza spiritualizzazioni: „nei momenti di umori primaverili, si è tentatati di considerare il desiderio erotico e sensuale come il centro onnipotente dell’esistenza; però, d’un tratto, ho capito di nuovo che quello è solo una parte, che può certo dominare tutto per un attimo, ma resta una parte del tutto. Mi ha raggiunto con grande chiarezza il pensiero che la stesura di un breve brano in prosa, una conversazione su cose essenziali della vita con un proprio simile, mi darà sempre una soddisfazione maggiore che un letto nuziale“, da una altra parte scrive „che lenzuola condivise“ - ed anche quando la masturbazione è l’unica via di uscita da una depressione o da stress vale ancor di più o almeno ugualmente ciò che dice Etty qui. Per un momento può dominare tutto, ma non è tutto: „certo, si può ogni tanto lasciarsi trascinare da una sola parte, anche questo ha la sua attrattiva, ma le persone per lo più si lasciano dominare e trasportare da un singolo aspetto, al punto che l’intera vita ne risulta mutila e perde il suo equilibro“. L’orgasmo stesso condiviso o da soli può  essere un tale aspetto che ha una sua attrattiva, ma non è tutto, anche se a volte ci domina.  

Alcune cose che mi hanno commosso: un sacerdote che ho incontrato in questi giorni che sa di essere ancora sacerdote, sebbene si sia sposato - abbiamo pregato insieme il „Benedictus“. Un uomo di Erfurt che è davvero autenticamente in ricerca e che con ragione mi ha detto che la clausola ora superata del CJD, cioè che per lavorare stabilmente nella nostra associazione si deve essere battezzati, è stato un modo di violentare spiritualmente le persone. Io mi sono sempre combattuto per far abbattere questa clausola… Padre nostro…  



6.11.21 Vi sono diversi stili di santità e non uno solo, per cui credo sia possibile che un santo sia per noi meno significante di un altro e ci sono diversi stili di spiritualità - se tu che leggi ti senti solo irritato/a da quello che scrivo, fa un atto di libertà e lascia perdere. E poi io mi trovo da trent’anni nella diaspora e su tanti temi non la penso come un cattolico socializzato in Italia. E poi si deve tener conto che questo diario nasce da un dialogo intimo con un anziano di 84 anni e con una giovane di 28 anni. Prendo sul serio entrambi. „Ero malato e mi avete visitato“, questo è un passaggio di quella che il Papa chiama „la grande regola di comportamento“ (GeE, 95); io leggo e poi prendo il telefono in mano per chiamare la mia mamma che non sta bene; insomma cerco di mettere in pratica la regola. E quando dialogo con la ventottenne mi sento come lei e non come il „santo“ Spier, mi sento „piccolo, giovane ed infantile“ (cfr 2.3.42); a volte „ossessionato dal desiderio fisico“ (cfr ibidem; ovviamente Etty dice „ossessionata“). Capisco più che mai quello che dice Etty in questa pagina del suo diario: „non ne posso più, voglio solo stare tra le tue braccia“.

HvP ci ha dato quattro domande per orientarci nel cammino professionale e di lavoro: da dove veniamo? Che cosa ci guida e cosa ci spinge nel nostro agire? Dove vogliamo andare? E dove ci troviamo? Credo che anche con 61 anni ci si possa porre con fecondità queste domande. Nel mio diario mi trovo in dialogo con il Papa e con Etty. 

Vedo un amico che sta facendo la sua battaglia nella Chiesa e si muove sempre di più in un „senso unico“ - spero che il Signore mi dia le parole giuste per aiutarlo ad uscire dal senso unico, prima che sbatta violentemente la testa. Solo Cristo può aiutarci, non le nostre battaglie. 

Vorrei così tanto che l’amicizia con HvP sia feconda. Ma bisogna aver certo „pazienza“. 


7.11.21 „In questo richiamo (Mt 25,35-36) a riconoscerlo (Cristo) nei poveri e nei sofferenti si rivela il cuore stesso di Cristo“ (GeE, 96) - per questo nella nostra famiglia vi è stato sempre uno spazio finanziario per le elemosina (offerte); e nel tempo del covid, dall’inizio fino ad ora abbiamo mandato una certa somma mensile al Papa, che per noi è il rappresentante più autorevole dei poveri. Questo mese abbiamo anche sostenuto un progetto di „Support international e.V.“ in Lesbo ed anche nella mia guida della „Juventusfest“ nelle nostra scuola ho invitato le persone a fare un offerta per questo scopo. Ma la „fedeltà al maestro“ su questo argomento significa anche rispondere ad una email o un Whatsapp di persone che stanno vivendo un momento di povertà o sofferenza. 


Si seppellisce un’amicizia quando si interrompe il dialogo o lo si procrastina troppo a lungo, anche nella Chiesa. Perché in vero solo un amico può renderti attento al fatto che ti stai muovendo in un senso unico, o che stai diventando un fattore di polarizzazione e questo vale anche nel caso in cui chi polarizza abbia ragione nella causa che vorrebbe difendere. „Aver ragione“ non è mai un criterio adeguato nei dibattiti ecclesiali, ma la misericordia lo è sempre. Certo per un motivo profetico si può anche dire una parola dura, ma deve essere un motivo profetico, non un interesse particolare. 

Una delle cose belle in HvP in Borkum è state il suo „scroscio di risate salutari“ (uso questa formula che Etty usa per Spier, due marzo del 1942, alle dieci e mezza).

Nell'Angelus il papa ci ha fatto comprendere cosa sia il vero e ricco dono di una donna povera, più ricco del dono ricco dei ricchi. 


(8.11.21) Per quanto riguarda la misericordia Papa Francesco ci ricorda che dobbiamo prendere il Vangelo „sine glossa“ (GeE, 97). Non le nostre elucubrazioni (per esempio sulle ferite che altri ci infliggono), il nostro volere aver ragione, ma la misericordia è ciò che ci salva. Lc 17, [4]:  „E se (tuo fratello) pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". E il pentimento può essere anche una richiesta di dialogo, perché nella nostra esperienza non accade quasi mai che solo l’altro „pecca contro di noi“. Ma da quando sono giovane ho conosciuto pochissime persone che prendono la misericordia „sine glossa“. Anche nel clero, spesso sono i criteri ultimi altri. Bisogna avere pazienza con tutti, ma bisogna anche parlare chiaro. 

Non vi è contrapposizione tra uomo e donna, quando ci si fida della misericordia, ma l’essere l’uno accanto all’altro (cfr Etty Hillesum, 3.3.42) e la sessualità è certo anche piacere, ma è anche „un fardello grande“ - negarlo vuol dire essere stupidi o cattivi. Certo ci sono alcune anime nobili, ma sono poche. Solo nell’essere uno accanto all’altro si può prendere „insieme“ questo fardello - „insieme“ non significa „uguaglianza dell’atteggiamento“, perché anche dopo decenni di matrimonio in cui i due sono una sola carne, non lo sono „sine glossa“. La misericordia in tutto è sempre e solo una grazia, non magia, ma davvero una grazia. 




10.11.21 Questo pomeriggio tardo mi ha telefonato una carissima amica per raccontarmi cosa nella scuola le hanno detto di uno dei suoi cinque figli. Mi ha commosso questo suo desiderio di tenermi parte della loro storia. 

Oggi è il compleanno di RF,  a cui ho fatto gli auguri rinviando al Dio, immenso e buono. 

Ad Halle ci siamo di nuovo incontrati, dopo la pausa forzata Covid, come gruppo che in Sassonia-Anhalt si occupa dell’Armenia. Ho raccontato dei due progetti a cui ho dato inizio. Stamattina mentre parlavo della nostra azione-braccialetti per i bambini che hanno perso il padre nella guerra dell’anno scorso, con una ragazza di origine azera ho precisato che sono cosciente che anche la parte azera ha perso padri in guerra. Non mi interessa fare un’azione politica, ma caritativa.     Le giornate sono così piene che ho appena la forza di notare questi pochi fatti.

La citazione della Conferenza episcopale canadese in GeE, 99 pone giustamente il problema del „cambiamento sociale“, oltre allo sforzo individuale anche per solo una persona. 




(13.11.21) Tre giorni di collegio professori in Halberstadt con qualche momento di vera umanità. Sono rimasto fino al termine perché il mio primo incontro nel consiglio diocesano, per via della situazione corona, che sarebbe dovuto essere tenuto oggi a Chemnitz, è stato cancellato all’ultimo momento. 

Il „fratello universale“ sarà riconosciuto come santo, proprio perchè ha compreso esistenzialmente che l’annientamento - nella traduzione dell’Homo Abyssus, che per ora ho sospeso perché sono innondato di correzioni di compiti, ho parlato di „nullificazione“ - è il cuore del cristianesimo. Quando in un suo saggio il cardinal Scola parla di „fondamento“ in riferimento alla questione della libertà di conversione a ciò che si ritiene vero, si esprime secondo in modo equivoco e da quella espressione equivoca nasce il „cristianismo“ (R. Brague), sebbene il cardinale stesso sia davvero un uomo di vera fede cattolica, leale al Papa. Non vi è mai una verità che sia qualcosa di diverso che l’annientamento amoroso, quello che nella „piccola via“ viviamo ogni giorno, quando non veniamo compresi e siamo così costretti a vivere in un „morire“ - la parola „fondamento“ porta all’ideologia cristianista. Nei punti 100 e 101 della GeE il Papa ci parla di due pericoli: il primo è quello di non aver più un rapporto vivo con Cristo, quel Cristo che mi annunciano le persone come il „fratello universale“, che è anche e soprattutto „fratello di Gesù“, quel Cristo a cui bacio spesso i suoi piedi quando passo davanti alla sua forma come Crocefisso - che è rivelazione dell’amore senza alcun motivo o fondamento, se non il procedere dal Padre e il muoversi verso il Padre (Adrienne). È il padre è l’origine senza perché dell’amore gratis. L’altro pericolo è quello di un interiorità senza un impegno sociale. Nell’edizione della FAZ del fine settimana un giornalista dice che l’atteggiamento nei confronti dei migranti della Merkel nel 2015 non era né l’unica via né una via necessaria. Certo le distinzioni che fa il giornalista non sono stupide, ma di fatto la Merkel rimane l’unico serio tentativo di messa in pratica dell’atteggiamento politico di integrazione che è il tema della „Fratelli tutti“: non è possibile ignorare il „movimento dei popoli“. Buona notte. Padre nostro…


(14.11.21) Credo che il cielo si occupi anche del mio #diarionotturno; ieri (con rispetto) ho criticato il cardinale Scola, per il modo con cui usa la parola „fondamento“; oggi il Papa nell’Angelus ha usato proprio questa parola; come l’ha usata è certo anche il modo con cui la usa il cardinal Scola, solo che con il Papa non viene mai in mente l’idea di una difesa di una certa „visione del mondo“. Il „fondamento“ per il Papa è il „centro“, il „cuore“ del Vangelo che è l’amore gratuito, il quale però non ha alcun „Grund“ (motivo, fondamento), ma è per l’appunto gratuità pura. 

Una signora della nostra parrocchia mi aveva chiesto di fare un corso di lingua italiana, che voleva regalare al marito per il suo compleanno. Oggi abbiamo cominciato; Konstanze ha preparato la lezione ed io ero come supporto „italiano“. È stata una bella serata tra amici, a cui ha fatto parte anche il nostro parroco. Ci hanno poi invitato a mangiare da un italiano della Calabria in Eisenberg: squisito.  

Ho proseguito la lettura dei „Karamasow“ con il dialogo giuridico „postfattico“ sulla presunta colpa di Mitja. Padre nostro…

(15) L’intervento di Giuseppe Riconda nell’Associazione Newman mi è stato davvero molto utile, anche per comprendere i miei due anni universitari a Torino (l’ho trovato nella bacheca Facebook di Borghesi). Mi è piaciuto molto il suo richiamo a G. Bernanos: il fallimento non è impedimento alla grazia, né al senso. Anche nel fallimento: „tutto è grazia“ (finale del „Curato di campagna“). L’apertura alla trascendenza (e così alla verità), che ha imparato in modo particolare da L. Pareyson e A. Del Noce, mi sembra anche molto importante, come anche la sua critica al marxismo e al nichilismo - incapaci di superare ciò che Papa Francesco chiama il „paradigma tecnocratico“. Allo stesso tempo mi nel suo pensiero mi manca la precisione cristallina di Ferdinand Ulrich nella comprensione di cosa sia quel „nulla/essere“ capace di superare il nichilismo dall’interno. L’essere non è solo Dio, ma anche il dono dell’essere finito, della verità finita. E questa può rivelarsi in Dostoevsky, anche nella figura di „Gruschenka“ (una donna dai costumi non molto seri) che sa difendere Mitja più della formalità giuridica.  Quello che Riconda dice su „tradizione ed avventura“ mi è sembrato invece molto opportuno. 

Don Carrón ha deciso di presentare le dimissioni come presidente della Fraternità di CL, il che implica ora che ogni persona in CL è responsabile del carisma e dal decentramento da esso (nel senso inteso da Papa Francesco). 

Ieri ho chiesto ad un medico, nel nostro piccolo corso di italiano, come mai tanti medici siano in Germania contro il vaccino anti Covid. Risposta: perché accettarlo significa negare ciò che abbiamo imparato e cioè che prima di usare un vaccino bisogna averlo provato a lungo. Lui si è fatto vaccinare per motivi tattici: insomma per non subire una diminuzione della propria libertà (ristoranti, vacanze…). Ma forse la risposta di Riconda su „tradizione ed avventura“ potrebbe essere anche una risposta a questo problema. 

Mi sono arrivati i libri che mi ha mandato Gianni: quello sulla speranza di Carrón ed Epifanie di Alver.

Quello che dice Riconda sull’idealità mi convince molto poco e proprio per il motivo che si trova nel libro di Alver: „l’epifania è un’improvvisa rivelazione spirituale, causata da un gesto, un oggetto una situazione della quotidianità, forse banali, ma che rivelano inaspettatamente qualcosa di più profondo e significativo“(Alver Metalli, Epifanie, Bari 2021,17) - insomma la rivelazione spirituale di cui si ha bisogno non nasce da un’ ideale, ma da una situazione quotidiana, forse banale. Su questo punto forse Riconda avrebbe dovuto prendere più sul serio il pensiero debole di Vattimo. La quotidianità di Alver è ovviamente molto più dura della mia; qui da noi non credo ci siano  molti che soffrano la fame, ma certo è che in entrambi le situazioni, in modo particolare qui da noi, in cui una maggioranza non ha il battesimo, ed essendoci una debolezza psicologica molto forte (ovviamente non intendo dire che senza battesimo si hanno problemi psicologici, visto che questi li hanno anche i battezzati, ma ovviamente ha una rilevanza se una forza come quella del battesimo non è presente), ad personam non c’è alcun „bisogno di buttare la verità in faccia alla gente“ (Alver, 25). Nella GeE, 102, anche citando san Benedetto, oltre che il Vangelo, il Papa ci ricorda che i forestieri vanno accolti anche se complicano la vita - mentre molti nostri politici ci dicono che per i migranti dalla Bielorussia  non c’è posto in Germania. Ma grazia a Dio un’amica mi dona speranza regalandomi tanti braccialetti per aiutare i bambini che in Armenia hanno perso il padre nella guerra.

Ed Etty mi consola sempre, per il suo straordinario amore del vero: anche quando si hanno grande emozioni e desiderio, non siamo privi di nervosismo, come nell’ultima notte. Cielo e terra sono molto vicini e devo trovare il coraggio dopo il #diarionotturno di andare a letto, anche se sento stanchezza e vuoto (cfr 3.3.42 alle nove di sera). Padre nostro…  


16.11.21


(Sera, verso le otto e mezza) „Che bello è quello che ha appena detto“, ad un certo punto la frase, appena sentita, mi è giunta al cuore; è di mia moglie quando ha sentito il Papa nell’Angelus dell’ultima domenica a dirci che dobbiamo prendere le nostre decisioni al cospetto di Gesù, al cospetto della vita eterna. Tutto ciò non è per nulla scontato: Konstanze è cattolica, ma è cresciuta ad Heidelberg, in cui un cattolico non può diventare rettore dell’Università. Lei si fa sempre e solo colpire dalla bontà gratuita, quella che ha sperimentato con Ulrich e che ora vede, domenica per domenica, nel Papa. Stamattina in macchina dopo aver pregato l'Angelus abbiamo pregato per tre bambini della quinta classe che sono molto faticosi. La stessa preghiera l’ho riproposta stasera nell’intenzioni della Santa Messa con adorazione eucaristica del martedì. 

F.C. mi assedia con Whatsapp in cui vuole che ascolti Minutella (un sacerdote anti bergogliano); oggi l’ho ascoltato un po’, perché parlava di Balthasar, ma ho avuto la chiara sensazione che non devo occuparmi di ciò. Nella GeE, 103 Francesco dice che l’amore per i poveri e i migranti non è un’ „Invenzione di un Papa“, ma sta scritto nella Bibbia e cita passaggi molto belli dall’AT. Minutella è semplicemente matto. Dimentichiamolo. 

Il responsabile di CL in Germania, che non conosco, ci ha mandato la lettera di Carrón in tedesco. Non so se è la mia „irritabilità“ (come la spiega Etty alle dieci di notte del 3.3.42) o se sono semplicemente „isterico“, ma questa lettera di presentazione della lettera è proprio ciò che non mi aiuta per nulla: è un continuo girare introno al carisma, al guru che se ne va e a quello che arriverà. Prego con Etty: „Dio, dammi molta pazienza, sempre più pazienza. E toglimi quest’irritabilità“. 

Nel suo libro sulla speranza Carrón citando Heschel dice che „l’uomo è un essere che pone domande su se stesso“ - non vi è nulla di più noioso di ciò: porsi domande su se stessi. L’uomo è un uomo quando si pone domande su cosa sia l’essere finito. E tenta di dare una risposta a questa domanda: come sto facendo nel mio blog in dialogo con Alver. Ed in fondo la domanda riguardante l’essere non è una „domanda profonda“, ma una „domanda quotidiana“. E il Covid - ha ragione su questo Vattimo - non può canalizzare tutta la nostra attenzione e che la morte ci possa cogliere non è un’invenzione del Covid. Quando ero giovane avevo cominciato a scrivere un diario in dialogo con la morte: non vi è nulla di più assurdo di ciò. Ha ragione il Cacciari citato da don Carrón: la morte dobbiamo viverla (C’è speranza?, 17). 

Il nostro don Camillo si è perso, anche se non completamente (ci ha preparato una bella cena con un buon vino pugliese e un pezzo di cioccolata, perché sa che ne ho bisogno), nella sua rabbia, ma non vi è un Cristo dialogante che gli dica che bisogna davvero curare l’unità più che il conflitto. Comunque vorrei finire con una frase bella di Etty: „Niente „pretese“ nei confronti dell’altro, non aspettarti niente, altrimenti rendi te stessa e l’altro meno liberi“ (ibidem). 


(17.11.21) Un ragazzo della dodicesima classe, F., durante un progetto per essere dichiarato „junior teacher“, sta tenendo alcune lezioni, al mercoledì, in una delle mie due seste classi. Ha alcune belle idee, che ho potuto poi usare per la mia lezione di religione nell’altra sesta classe, ma in primo luogo mi impressiona la sua calma, in una classe in cui, certo anche per i ripetuti lockdown causati dal Covid, c’è un’ irrequietezza davvero che deborda la norma.

 

Anche se con Vattimo e con mia moglie non posso più sentire parlare di pandemia, su una cosa don Carrón ha certamente ragione. Le risposte della speranza naturale o ottimismo (andrà tutto bene), della solidarietà e del vaccino come panacea, non bastano, per quanto forse necessari. Come non bastano le risposte di come organizzare la crisi, che sono il tema maggiore nella nostra scuola. Il nostro cuore ha bisogno di altro. Dobbiamo farci ferire dagli avvenimenti (C’è speranza?, 25), che può essere anche quello di una mamma ed amica che mi racconta, per Whatsapp, che ha avuto, ieri, una giornata terribile, così da dover gridare: la mia vita è un incubo. Solo se ci si lascia ferire senza pseudo risposte si può scoprire quella gioia di sentirsi „servi inutili“ di una speranza più grande di noi. Comunque sia il Papa in GeE, 104 ci riporta ad un terreno meno „intenso“ che le domande ultime, ma del tutto vero: „la preghiera è preziosa se alimenta una donazione quotidiana d’amore“. 

 

Telefonata di mio figlio che a Monaco di Baviera è del tutto nella fase intensiva di preparazione degli esami di anatomia e istologia. Mi ha parlato dei suoi gruppi di studio e in particolare di un ragazzo molto intelligente con cui ha fatto amicizia, senza alcun ombra di invidia. Da sempre è stato capace di riconoscere persone che sono più intelligenti di lui, sebbene lui stesso lo sia in grado elevato. Mi ha poi anche raccontato di un fotografo americano che nei quartieri difficili di New York ha conosciuto la povertà „dall’interno“ e così a mia volta gli ho raccontato del diario di Alver in una baraccopoli di Buenos Aires.

 

Ieri ho accennato al nostro don Camillo. Il grande problema è prendere sul serio le indicazioni di Gesù: dobbiamo perdonare, perché siamo stati perdonati. E non dobbiamo fare in continuazione delle „dietrologie“. Ieri gli ho fatto vedere come nella lettera parrocchiale abbiamo parlato della sua festa, ma non era contento, si è solo chiesto che cosa ci sta dietro questa decisione del parroco di pubblicare queste mie righe sulla sua festa di compleanno. C’è spazio per tutto in un diario, anche per i sogni (come fa Etty), ma dobbiamo essere molto, molto semplici ed amare l’unità più del conflitto: il culto che Dio ama è la „dedizione ai fratelli“, non lo studio „dietrologico“ dei loro intenti.

Ho corretto un terzo del compito in classe di religione della decima classe.


Telefonata anche con Dirk, un anziano collega degli anni della Baviera - la moglie non sta bene (sta facendo la chemioterapia). Mi ha chiesto come stanno i miei figli ed ha ascoltato con grande attenzione il mio racconto, sebbene il suo ultimo anno sia stato ben difficile. Dico un Ave Maria per sua moglie ed un Padre nostro…




(18.11.21) Un’amica mia ha mandato questo incontro con Vittadini (a Cremona, vedi mia bacheca in Fb al giorno odierno) dicendomi che è molto bello. Ne ho sentito una parte; non so che cosa lei ci trovi di bello, ma forse me lo spiegherà. Devo ammettere che io ho un problema con Vittadini, non per quello che dice, che spesso è più vero di quello che dicono altri, ma per il modo con cui lo dice e poi perché io credo che si debba ascoltare di più e parlare di meno. Io so tantissime cose che sono successe a Cremona e non so se bastano „parole“, anche quelle che rimandano ai fatti (al fatto) e non sono dialettiche, per risolvere il problema. Poi il fatto noi dobbiamo incontrarlo dove viviamo e per me ciò significa nella diaspora. Ad un certo punto Vittadini parla dell’obbedienza di don Carrón, invitandoci ad essere obbedienti come lui, in modo che esploda il carisma. Ma in vero io non voglio che esploda il carisma, ma che noi ci decentriamo da esso e lo consideriamo solo un „servo inutile“. Il che non vuol dire non far parte della nostra storia; io ne faccio parte qui nella periferia della Germana dell’Est, da venti anni ed ascoltando cosa mi dicono tante persone che fanno parte della nostra storia e soffrono e ancor di più vivono la loro vita con dignità e alla volte nella più piena „Überforderung“ (pretesa eccessiva). Comunque alcune cose che dice Vittadini sono davvero belle. Buona giornata! 


(Pomeriggio) Metalli ci parla di Rosa (51-53), che „ha ottant’anni a occhio e croce“; ha gli occhi malati, ma „di operazioni non ne vuol sentir parlare“. „Cammina per le strade della villa tutta ricurva…appoggiandosi ad un carrello del supermercato“ - una volta a Los Angeles avevo fatto la foto di un anziano signore che viveva trascinandosi o meglio appoggiandosi al suo carrello e mi aveva dato l’impressione di una grande dignità, quella dignità di cui ci parla Metalli in riferimento a Rosa, che ha un senso forte del suo „Selbstsein“ (essere-se stessa): „non vuole che i volontari le portino la porzione a casa come fanno con altri anziani come lei“, anche se il percorso per arrivare all’appuntamento per prendere il mangiare è per lei certamente faticoso. Rosa canta nella sua lingua materna (lingua guaraní). La sua vita ed anche il racconto di essa, paragonati al grande palcoscenico del mondo, mi ricordano tanto un’altra frase di Ulrich: quella del „medesimo uso di essere e „nulla““. In fondo cosa è la vita di Rosa, se non un „nulla“, ma dobbiamo chiarire il termine. Chi scrive ha appena tenuto una lezione sulla metafisica di Aristotele nella dodicesima classe. 


 La domanda se „il medesimo uso di essere e „nulla““ non contraddica il „principio di non contraddizione“ di Aristotele è di importanza filosofica innegabile (e ciò non solo per la scienza (episteme), ma anche per l’esperienza; non possiamo dire nello stesso tempo che una cosa è vera ed è falsa e non possiamo negare le indicazioni precise, senza le quali non è possibile argomentare: non posso dire che un tavolo è allo stesso tempo un tavolo e una bottiglia o che Rosa allo stesso tempo è giovane ed anziana, in salute o malata, etc. In questo senso non si può dire che Ulrich consideri il nulla e l’essere come la medesima cosa. E di fatto Ulrich usa la parola „nulla“ sempre tra virgolette: certamente il dono dell’essere come amore e il nulla nichilista non sono la stessa cosa. Nella formula „medesimo uso di essere e „nulla““ non si intende questo. La provocazione rimane in modo che la filosofia non rimanga un „sistema“ chiuso: il „nulla“ della frase di Ulrich è il nulla della gratuità, cioè la gratuità del dono dell’essere e in questo senso parla del „medesimo uso di essere e „nulla““. Il „nulla“ di ciò che fanno padre Pepe e Alver Metalli ed molti altri volontari in una baraccopoli, nella sua dimensione minima, è la massima espressione del dono gratuito dell’essere e proprio questo è anche l’unico antidoto al nulla del nichilismo, in un processo profetico e critico dall’interno: il „nulla“ che sconfigge il nulla, nella sua modalità ontologica del „medesimo uso di essere e nulla“. E questo vale anche per l’agire di Rosa, che non vuole essere aiutata, quando va a prendersi la sua porzione di mangiare e che se „qualcuno prova a staccarla dal carrello, lei strilla mostrando i pochi denti che le rimangono“, quasi per dire: aiuto oggettivo si, aiuto che danneggi il suo „Selbstsein“, no. La gratuità dell’essere come dono non limita, ma invera la propria personalità che per il mondo può essere considerata come un „nulla“. 


(Più tardi) Un’amica mi ha mandato l’intervento di Vittadini tenuto a Cremona il 24.10.21 - alcune cose che dice sono molto belle, anche se le domande fatte dall’assemblea rivelano una crisi molto intensa nell’intendere il senso di un’appartenenza ecclesiale. Vorrei fissare alcuni punti che mi sembrano decisivi. 1. Quando Vittadini dice che è importante obbedire al Papa, aggiunge che lo è, perché il movimento esploda, ma in vero il Papa nel marzo del 2015 ci aveva dato un’altra indicazione. E cioè quella del decentramento dal carisma. Bisogna obbedire al Papa, perché Cristo fiorisca, certo se si vuole anche con quella nostra modalità di insistere sull’esperienza. Ma ciò che in gioco è la nostra appartenenza al Padre, non ad un maestro, fosse questo anche il fondatore del Movimento. Un Padre che ci dona gratuitamente l’essere. 2. La critica di Vittadini a Formigoni ed in vero a tutte le persone che hanno guidato CL sulla questione del potere è buona, ma non sufficientemente coraggiosa e di fatto la decisione di „limitare“ il potere in CL l’ha presa il Papa e non il Movimento. Certo Vittadini è molto più autentico di Formigoni che si richiama a tutti, addirittura a von Balthasar, per giustificare la sua volontà di potenza, avvallando una confusione molto grave: non si è giudicato seriamente una prassi immorale ed anche illegale partendo da un giudizio diffuso per cui per sostenere le nostre opere, tutto è lecito. E questo giudizio non è presente neppure in Vittadini che parla di una „montatura“ a riguardo del modo illegale di finanziare le nostre opere. Speriamo che abbia ragione lui. Io non sono la magistratura e quindi non ho il dover né la possibilità  di entrare nei dettagli, ma desidero su questi temi una trasparenza che non vedo, neppure in Vittadini. 3. L’altro giudizio diffuso che viene fuori dall’Assemblea di Cremona è che CL è diventato debole e rinunciatario e non è più una presenza politica rilevante. A questa critica Vittadini risponde in modo autoreferenziale (Meeting di Rimini…) - e non indica con chiarezza le indicazioni del Santo Padre, che ha preso posizione ben chiara su tanti temi politici, così che chi lo segue non è un intimista: il Papa ci ha dato delle indicazioni molto precise a livello di „teologia della politica“ (non di teologia politica): sulla questione della migrazione, su quella ecologica, sulla questione dei poveri, sulla questione della pace e del dialogo… Quindi non è per nulla vero che non ci siano indicazioni „politiche“ precise.  4. Per quanto riguarda don Carrón e il suo libro sulla speranza direi che egli ha compreso, rinviando a don Giussani, con chiarezza più di quasi tutti, il problema del nichilismo, come fuga dalla realtà, vista come alcunché di inconsistente, liquido (invece che come dono)… Per quanto riguarda il mio stile filosofico l’insistenza esagerata sulla trascuratezza dell’io (cfr C’è speranza?, 27-32) non mi aiuta molto e forse essa è la causa di un certo giudizio sulla mancanza di chiarezza politica del sacerdote spagnolo. Io direi che ci farebbe un gran bene, almeno per un anno, fare la scuola di comunità sui testi di Papa Francesco e non insistere sempre ed in modo ripetitivo sui nostri temi. etc. 


(Notte) Spier è molto onesto anche nella questione dell’onanismo (cfr. Hillesum, 7.3.42). In primo luogo, tenendo conto del „desiderio fisico“, senza la possibilità, per un qualsiasi motivo, di poterlo vivere con una donna (considero la cosa dal punto di vista di un maschio eterosessuale), già cinque settimana senza onanismo sono una vera conquista, che „finora gli era sembrato (il vivere senza; rg) impossibile“. Certamente l’onanismo è un „surrogato“, ma un surrogato che senza il desiderio di santità, rimane la via normale della soddisfazione della „carne“, nel senso qui sopra inteso e per quanto mi riguarda direi che senza grazia per moltissimi rimane un surrogato necessario. Ovviamente la fecondità di una missione o di un lavoro o di un compito ne ha del bene senza surrogati, ma si spera che il Signore ci aiuti nell’attuazione del compito anche quando non possiamo farne di meno. Perché il farne di meno può essere compensato con una „volontà di potenza“ più demoniaca.


Stamattina un’amica non di Cremona mi ha inviato il video con l’assemblea a cui ha fatto parte anche Vittadini e di cui ho parlato nel mio post „ciellino“. Una cosa che mi è difficile spiegare quando prendo posizione su queste cose e che non si tratta per me di una mancanza di misericordia - ciò è importante dirlo, perché quest’ultima è la chiave per andare in cielo, come dice il Papa in GeE, 105; non odio nessuno e non so se al suo posto sarei stato meglio di Formigoni o se sarei stato capace a far meglio di Vittadini nell’assemblea a Cremona. Tutti abbiamo bisogno di misericordia, perché tutti siamo cattivi ed egoisti; non sono neppure pieno di rabbia, ne penso che dalla mia posizione dipenda una purificazione della nostra storia ciellina. Io sono un „povero nulla“, con un po’ di bisogno di autenticità e che crede che le cose debbano venir „confessate“, non solo nel sacramento (questo vale per i nostri peccati personali), ma pubblicamente, quando si tratta di cose pubbliche. Insomma la mia critica a CL è quella di un „servo inutile“ e „piccolo amico di Gesù“ che un po’ nel senso della Hannah Arendt critica i suoi, perché li ama e perché la modalità del carisma, cioè l’insistenza sull’esperienza, è una modalità importante per tutta la Chiesa e nella Chiesa, ma la meta non è l’esaltazione del carisma, ma la fioritura di Cristo. 

K non sta bene e deve forse vomitare, aiutala Signore. Padre nostro…



(19.11.21) Oggi pomeriggio tardo ho ricevuto il vaccino per la terza volta - su questo tema non c’è altro da dire. 

Ormai solo quando siamo in Hotel mia moglie ed io dormiamo nella stessa stanza da letto, a casa abbiamo due stanzi diverse, in modo che il mio russare non sia d’ostacolo al suo riposo. Le giornate, durante il periodo scolastico, sono intensissime e bisogna essere riposati. Ieri notte ho avuto un grande bisogno di prendere con me nel letto un piccolo crocifisso che mi aveva regalato il mio parroco d’allora, quando ero bambino. Il bisogno di sentirLo vicino nella preghiera di san Francesco Saverio e nel in modo particolare nel passaggio, „propter me et pro me peccatore“… 

„Obbedienza del mio essere“ (Rilke, citato in Hillesum 4.3.42). Etty commenta: „Fedeli, bisogna rimanere realmente fedeli a se stessi e ai valori che più si apprezzano, ed aver il coraggio di rendersi impopolari con gli altri in nome della lealtà“. E per lealtà che al momento non posso prendere parte ai gesti ufficiali di CL, anche se le lettere di invito ad esse arrivano con una sorta di „minaccia formalistica“. Le giornate di ritiro di Avvento come gli Esercizi sono segni particolari di appartenenza, etc. Che noia! Che assoluta noia! 

Nel punto 106 della GeE, Papa Francesco, citando Tommaso d’Aquino, dice con ragione che l’amore per il prossimo più del culto ci avvicina al Dio misericordioso. Amore per il prossimo significa smetterla con ogni „pretesa“ - cosa diversa da un compito di profezia. Non c’è bisogno che uno lotti per difendersi, questo lo fa già Dio. Un amico sacerdote si sta muovendo a tutta velocità contro un muro di rabbia, che è dentro di lui e non so cosa fare. È incredibile come sia del tutto ceco alla logica della misericordia. Tutto la fa arrabbiare, anche le cose belle che sono state fatte per lui.  


(20. 11.21) Il Santo Padre nella „Fratelli tutti“ ci aiuta a riflettere seriamente sulla „limitazione del potere“ (cfr 170 sg) - la questione della santità non riguarda solo i singoli, ma anche i popoli e i movimenti globali devono trovare una limitazione giuridica globale, che rispetti ed aiuti i popoli - non si tratta di pensare ad una persona che governi il mondo (come nel „Padrone del mondo“ che sia Ulrich che il Papa amano), ma ad istituzioni davvero efficienti che permettano l’uso comunitario dell’acqua, un lavoro comunitario per la salvaguardia della natura, la limitazione di monopoli economici, tecnici, politici, un aiuto reale ai poveri, etc…

Il padre Molteni nel suo libro su Peguy, nel primo capitolo, presenta un pensiero laico del singolo basato su una giurisdizione spirituale universale - il singolo può dare giudizi universali come il papa, senza per questo sentirsi omnipotente. E la grazia non serve ad umiliare la natura, ma perfezionarla, come sa tutto il pensiero cattolico da Tommaso d’Aquino fino a Peguy ed oltre (ne ho parlato un po’ nel mio post su Peguy). 

Renato Farina è stato a Caravaggio e mi ha portato con sé - un grande amico. Mia moglie ha trasformato le mie righe al nostro don Camillo in un atto d’amore per lui, speriamo che porti frutti. 

Anche Alver in „Epifanie“ cita „Le lettere ad un giovane poeta“ di Rilke, che Etty ama così tanto. Entrambi imparano dal poeta a non vivere in superficie. Etty alle dieci di sera dell’8 marzo del 42 fa una concatenazione che conosco solo da Ulrich (vivere nell’unità della vita e della morte: l’unico suo libro che mi ha consigliato direttamente): „amare, dire addio, e con questo morire, ma poi rinascere“. Certo è così come mi ha scritto Renato:  "la finitudine/nulla in cui l’Essere accetta di esistere qui, non morirà: resurrezione della carne“ e l’Essere (maiuscolo) accetta di vivere qui nella donazione gratuita dell’essere (minuscolo). E questo ci spinge „ad ascoltare davvero“ (Etty), a mantenerci „puri ed integri“, sebbene a volte la carne non ancora risorta renda difficile ciò. Vorrei andare a dormire con quel cuore colmo di gratitudine di cui parla Etty. Padre nostro…


(21.11.21 Cristo, re dell’universo) C’é un capitolo (parte quarta, capitolo 10,4) dei „Fratelli Karamasow“ di Fjodor Dostojewskij (1821-1881) che mi ha colpito moltissimo. Lo sto leggendo nella traduzione tedesca di Swetlana Geier. Ho sempre pensato che fosse un problema particolare della nostra epoca (dovuto anche alla presenza dominante della moda), che i ragazzi parlassero in confidenza solo con le persone della loro età e solo quelli un po’ strani parlano solo con gli adulti e non perché li stimano, ma semplicemente perché vogliono essere ascoltati. Ma nel ginnasio di Kolja, il ragazzo di tredici anni del capitolo, „viene considerato strano se un ragazzo più anziano fa amicizia con uno più giovane“, nel caso specifico che un tredicenne parli con uno che ha 11 anni“. Insomma il problema è già presente nell’epoca dello scrittore russo. Il giudizio di Kolja è chiaro: tutto ciò è un „pregiudizio“ ed in fondo dipende dalla mia libertà se io voglio rimanere in questo pregiudizio o liberarmene. Un altro punto importante del capitolo è la gioia che prova Kolja quando Aljoscha (adulto) lo tratta come un suo pari. Su questo tema domani mattina voglio impostare la nostra meditazione del lunedì che viene trasmessa in tutta la scuola per altoparlante. 

Mia moglie ha fatto con le sue mani per mia figlia anche quest’anno un calendario dell’avvento con delle scatoline, una per giorno e un contenuto, che non rivelo, qualora mia figlia leggesse nella mia bacheca. Quando stamattina le ho raccontato del contenuto della lettera della diaconia ai membri della fraternità e alla sua insistenza sul „carisma“, mia moglie mi ha detto con ragione che quelli della diaconia  confondono la scatolina del suo calendario con il contenuto: e il contenuto è Gesù, come ci ha spiegato il Papa nel suo intervento del 7.3.21. In un mio post di „scritti ciellini“ ho chiesto la dimissione di tutta la diaconia, che come ha detto un’amica, ha scritto „una lettera avvilente“; e Bruno con ragione si chiede: ma chi sono questi diaconi della diaconia?

Una frase di Teresa di Calcutta, che il Papa cita in GeE, 107, deve semplicemente essere trascritta (qui e nel nostro cuore): Cristo „si abbassa e si serve di noi, di te e di me, per essere suo amore e compassione nel mondo, nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre miserie e i nostri difetti“ e i nostri surrogati, aggiungo! 


„Spazio interiore del mondo“ (da un verso di Rilke in Hillesum). Origene (+253/254) nel suo libro sulla preghiera sottolinea la frase di Lc 17, 20: non riconosciamo il Regno di Dio in segni esteriori, ma per l’appunto solamente nello „spazio interiore del mondo“ e la domanda che si pone Etty è anche la mia: sarò capace di vivere appieno questi versi come li vivo adesso? E poi con la „Cold cream già sulla faccia“, parla del „grande desiderio“, che non può essere „diviso in piccolo soddisfazioni“ (alle dieci di sera del 8.3.42) e dice per questo che „non mi sposerò mai“, ma in vero il matrimonio non è un ostacolo al rimanere vivo del „grande desiderio“. Quello che si deve fare secondo Etty coincide totalmente con quello che dice Teresa di Calcutta: „essere amore e compassione nel mondo“, incarnare „un amore da dedicare a tutti, senza inseguire di continuo la propria soddisfazione“ (Etty).

 

Oggi seconda lezione di italiano nel piccolissimo gruppo della parrocchia: dopo il primo entusiasmo, imparare una lingua è sempre difficile, ma era una bellissima serata. Ed infine un pensiero a Te nel giorno della Tua basileia universale e concreta! Il nostro don Camillo ha preso bene la lettera di Konstanze e me. „E adesso buona notte“…Padre nostro…


(22.11.21) Nei prossimi giorni con grande probabilità ci sarà un lockdown duro a Monaco di Baviera, così che Ferdinand, invece che stare da solo nella sua piccola stanza, potrà venire da noi e seguire l’università di medicina online da qui, da noi. L’esame di anatomia dovrebbe però esserci ancora. 

Nel punto 108 di GeE ci propone serenamente una critica del „consumismo edonista“ e del „consumo di informazioni superficiali“ - questa mattina una ragazza della decima classe mi ha detto che nella classe i ragazzi ricevono da cinquanta a cinquecento messaggi al giorno. Ma in vero non solo i ragazzi, ma tutti noi navigatori dei social media che abbiamo bisogno del Vangelo „per offrirci una vita diversa, sana e felice“. Devo imparare ad andare a letto, grato e sereno.

L’altro grande tema è quello dell’industria cinematografica - sono nato nel 1960 e da bambino facevo con mia sorella un gioco con „Il Carosello“: chi indovinava per primo la pubblicità ed anche ora guardo tanti film e non sono sicuro che quelli più „intellettuali“ (per esempio ieri una storia ambientata a Londra in cui si criticava il mondo del cinema confrontandolo con la realtà, che però era anche cinema) siano meglio di quelli „sentimentali“ (oggi ho visto con Konstanze la bella storia di una dottoressa che lascia San Francisco ed una proposta di fellowship a Boston per un lavoro ed un uomo in Alaska). Adorno diceva che guardando la televisione si sentiva più stupido e più cattivo, ma credo che ci sia più del vero in Etty che da qualche parte del suo diario ha scritto che vi è anche un momento di verità nelle cose frivole. 

In riferimento alla pagina che ho letto oggi, quella dell’ 8/9 marzo del 42 mi piacerebbe  essere per i miei studenti quello che Spier era per Etty: aiutarli a superare la loro timidezza. 

Ho detto ad un amico che mi sento come Davide che lotta contro Goliath nel mio attacco alla diaconia di CL, ma in vero non sono proprio nulla. Le persone che più mi irritano sono quelle che sembrano essere aperte al nuovo, ma è solo una strategia per difendere lo „statu quo“, che il Vaticano, cioè il Papa non vuole. Posso solo sperare che quello che desidero lo faccia Dio, con o senza di me, e che Dio ci doni un „cuore di carne“ capace di obbedire al Suo amore (cfr Ezechiele 36) - senza questo dono siamo e rimaniamo dei peccatori ridicoli. E poi vorrei chiederTi con Agostino (commento al salmo 33(32) di saper „giubilare“, di essere contento della mia fede in Te! O meglio della Tua presenza! Domani è l’86 compleanno di mio padre; gli auguro che trovi un rimedio contro il freddo che sente in un piede. Padre nostro…


23.11.21



(Notte) „Il presente con le sue scosse, ha scoperchiato assetti del vivere che avevamo dati per scontati“. „È così che si comportano i fatti. Sgonfiano qualunque bolla di presunzione, fanno a pezzi teorie, distruggono convinzioni“(I.B.Singer)“ (Don Julián Carrón, C’è speranza?, 55). Il mio diario notturno cerca di dare testimonianza di fatti, ma ciò non contraddice la „riflessione“, la „mia“ filosofia dell’essere come dono - e la riflessione è lecita anche per il Papa, „quando ci aiuta a vivere il Vangelo nella vita quotidiana“ (GeE, 109) - ed ovviamente sono d’accordo con il Papa quando dice che „il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato“, come è accaduto questa sera in parrocchia, in cui le due comunità di Hermsdorf e Eisenberg hanno trovato quasi subito una soluzione per la questione degli orari delle Sante Messe, lasciando ai sacerdoti l’ultima scelta, che all’incontro non erano presenti. 

Visto che Konstanze è rimasta tutto il giorno da sola, tornando dalla parrocchia mi sono seduto vicino a lei per parlare del „giorno“ - alcuni giudizi che abbiamo dato su persone concrete sono troppo intimi, anche per un diario come questo; abbiamo condiviso la preoccupazione per il rinvio del pagamento della tredicesima per difficoltà amministrative del CJD, ma lei era molto più ricolma di speranza di me. Poi ho letto in Etty (9 (= 10).3.42): „Perché reagire con tanta apprensione?“. Tutto è nelle mani del Padre! Domani Konstanze deve fare la mammografia ed oggi io ero dalla visita annuale dall’urologo - per quello che si può capire tastando i testicoli e penetrando l’ano tutto è a posto. Vediamo l’esame del sangue - ma tutto ciò ed ancor più la mammografia deve essere e lo può affidata a Dio. Con il parroco nella cappella della Jenastrasse 12 abbiamo pregato l’Angelus per l’86esimo compleanno di mio papà. Domani sei ore di lezione. Padre nostro… 


(24.11.21) Mia mamma è a letto con la febbre da ieri e in generale diventa sempre più debole, ma spero che c’é la faccia. Prego per lei. 

Stasera in parrocchia c’é stato un incontro tra uomini maschi, che vuole il parroco, non io. Konstanze è sempre un po’ seccata quando si parla di questo incontro per soli uomini ed ha ragione. Comunque la serata è andata bene. Ho parlato dei 4 principi di Papa Francesco: „Il tempo è superiore allo spazio“ (Evangelii Gaudium, 222-225), „l’unità prevale sul conflitto“ (EG, 226-230), „la realtà è più importante dell’idea“ (EG, 231-233) e „il tutto è superiore alla parte“ (EG, 234-237). Il terzo principio è quello che più ha impressionato i presenti e sui questo ci incontreremo l’aprile prossimo.

Lei sei ore a scuola erano davvero stancanti, ma c’è lo fatta - due seste classe in una mattinata è „Überförderung“. La visita dal cardiologo è stata molto positiva - insomma sembra che il mio cuore stia davvero bene. Nella GeE, 109 mi ha colpito molto l’uso dell’espresione „accidia comoda, consumista ed egoista“ - ho cercato nella Treccani online il significato della parola accidia composta dall’alfa privativa e dalla parola „cura“: mancanza di cura, „disinteresse per ogni forma di azione ed iniziativa“. L’antidoto - quello che propone il Papa sarà l’oggetto della meditazione dei prossimi giorni. Quello di Etty (12.3.42),  che intuisce che l’esperienza del campo di concentramento è vicina, suona: „è sempre più necessario prepararsi interiormente“, „in qualsiasi posto“, quindi anche ad Auschwitz. „Sarò capace di assumere la responsabilità di queste parole di fronte a me stessa? Non possiamo farci molte illusioni“. La stessa domanda e lo stesso avvertimento lo provo anche di fronte ai 4 principi del papa. Padre nostro…“E adesso davvero buonanotte“. 


25.11.21


Cara Stanzi,

Alver che vive nelle baraccopoli a Buenos Aires mi ha chiesto di tradurre questo suo articolo. Il contenuto della mia traduzione è giusto, ma ti sarei grata se dassi un’occhiata al tedesco. Tuo, Robi PS Alver ti ringrazia a priori. 


(Notte) Ho tradotto in tedesco con Konstanze l’articolo di ieri di Alver sulle confidenze del cardinal Bergoglio sui carismi. Per usare le parole di Etty (13.3.42) - grande gioia „non per la vanità personale dovuta all’essere in confidenza con un uomo che considero senz’altro molto valido“, anche per la sua scelta di vivere in una baraccopoli, ma „per il genuino piacere umano di poter assistere da vicino alla crescita e allo sviluppo di un prezioso essere umano“. 

Dello „spazio interiore del mondo“ (Rilke) fa parte certamente quell’essere „centrati, saldi in Dio che ama e sostiene“ di cui parla il Papa in GeE, 112. Il decentramento dai carismi, di cui parla Francesco, non è confusione, ma un invito all’essere centrati in Dio, con quella „pazienza e costanza nel bene“ che ci fa davvero tanto bene e fa bene alle nostre sorelle ed ai nostri fratelli, a tutti gli uomini.

Oggi sono stato in un laboratorio ortopedico perché nelle scarpe ho bisogno di una cosa (suola?) di cui non so il nome in italiano, per camminare in modo più corretto. Ha scuola ci sono tanti casi positivi, ma nessuno drammatico, mentre nelle cliniche in Germania i casi seri, in modo particolare dei no-vax, nella cura intensiva, sono tantissimi. Al confine polacco con la Bielorussia vi sono tante persone/migranti in situazioni tragiche (alcuni sono morte anche nel canale che divide la Francia dalla Gran Bretagna); ci sarebbe bisogno di tanta trasparenza ed aiuto. Ma di fronte a tutti questi drammi non posso che ripetere le parole di Rilke: „Un solo (!) spazio compenetra ogni essere: spazio interiore del mondo“, che non legittima, però, le atrocità che accadono nel non-spazio esteriore del mondo. Mia mamma sta un pochino meglio; le ho consigliato di prendere delle capsule di vitamina C, D e zinco. Padre nostro…


(26.11.21) La lezione di oggi nella dodicesima classe era molto interessante. Dopo aver presentato nelle ultime ore il percorso sulla ricerca moderna riguardante Gesù (Reimarus, Strauss, Bultmann, Bloch) ho cercato di dare una risposta a tutto ciò partendo da Hans Urs von Balthasar e Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. L’analisi moderna della vita di Gesù dice molto sugli studiosi, poco su Gesù. La riduzione di quest’ultimo ad un inganno, ad un mito, ad un solo-annuncio, ad un rivoluzionario che uccide il Padre-tiranno non convince. La figura di Gesù attrae ed attrae come una figura ora presente e il metodo storico critico può certo di essere d’aiuto ma non penetra l’irripetibilità dell’avvenimento di Cristo che corrisponde al cuore dell’uomo. E i ragazzi era davvero schierati tra chi sosteneva la possibilità di un inganno del cuore e chi ne vedeva la bellezza che non inganna. Era da brividi vedere e sentire ragazzi della mia regione ultra secolarizzata discutere con le categorie del meglio della teologica cattolica del ventesimo secolo, senza che ne abbiano del tutto coscienza. 

Il mio invito a non bisticciare sul covid nella nostra parrocchia è finito con un insulto da parte di chi si sente il salvatore della coscienza dai Mitläufer (chi segue il mainstream come me). Ma l’incontro ufficiale sembra essere andato bene. Io sono stato con Konstanze che oggi ha ricevuto il suo terzo vaccino.

Ferdinand ci ha fatto una sorpresa ed è venuto a trovarci: che gioia. La voce di mia mamma al telefono era oggi più forte - è venuto un medico che ha confermato che non ha covid.

Ho mandato la nostra traduzione dell’articolo di Alver in giro - alcune conferme positive mi sono venute da Basilea, Eichstätt e Monaco di Baviera. Stasera sono troppo stanco per GeE e la mia carissima Etty. Padre nostro…


(27.11.21) Nei „Contadini“ mi sono rifiutato di dialogare con una persona con cui nel passato ci sono stati tanti tentativi inutili (bisogna tenere conto dei limiti della rete). Lui crederà, visto che gli ho scritto cortesemente che non ho letto quanto ha scritto che sono arrogante o qualcosa del genere, ma in vero non volevo rischiare di tradire Ef 4,31 che il Papa cita in GeE, 113: „Scompaiono da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità“. E poi io non ho alcun compito per le persone che sanno tutto del carisma di CL, io credo di essere rientrato nella Fraternità nel 2010 per quelli che stanno ai limiti di essa, nella periferia e forse oltre ad essa. Sento in me anche un momento di responsabilità „istituzionale“, ma esso è talmente nel mio „spazio interiore del mondo“ che si esprime solo nei miei „quaderni ciellini“. 

Oggi giornata di riposo „postmoderno“ - ho finito di guardare un film giapponese, che avevo cominciato a vedere l’altra sera, con sottotitoli in tedesco: una storia di amore e teatro in cui la bellezza intima naturale di lei viene assorbita in modo violento prima e poi „teatrale“ da un lui del tutto „curvato in se stesso“. Poi un film ambientato in Australia, anche una storia di amore, tra un greco ed una ragazza mussulmana del Libano - ho dovuto pensare alla „Fratelli tutti“ che Konstanze ed io abbiamo letto anche questa sera. Una bella pagina sulla dimensione politica dell’amore del prossimo. Infine un film che si orientava al tema della „bella e la bestia“; un ragazzo che scopre, in un anno in cui diventa bruttissimo, cosa sia l’amore e poi viene ritrasformato nella sua figura originale. Questi temi fiabeschi (per esempio anche Cenerentola) sono i temi che piacciono molto, con ragione, a Konstanze. 

La „filosofia del corpo“ di Etty (cfr 13.3.42) che alcune affinità con la „teologia del corpo“ di Adrienne, anche se è meno teologica (cosa che al momento mi aiuta di più), e tra le cose più belle che abbia mai letto. Spier ha finito, dopo sei settimane, la sua fase santa e „si è buttato addosso“ ad Etty. Anche Etty conosce questo desiderio della sola carne, del solo corpo, ma sa anche che la vicinanza è cosa dello spirito, certo anche in un corpo, ma dello spirito: „Ma quando lui … mi ha raccontato qualcosa di molto stimolante ed interessante sul caso di un paziente epilettico, con la sua faccia sempre più mossa ed espressiva, allora l’ho sentito ancora più vicino e caro rispetto a mercoledì sera quando mi si è buttato addosso“. I due riescono a parlare insieme senza un „cattivo retrogusto“, ma anche con la coscienza, almeno da parte di Etty, ma credo anche da parte di Spier, che l’aerea del corpo „non è poi così ampia“; e ciò vale ancor più per il surrogato dell’onanismo, che mette in evidenza ancor più i „confini del corpo“ che il sesso tra due persone. L’ampiezza accade nella procreazione dei figli, che sono un universo immenso. Bisogna dire più chiaramente di ciò che accade nella Chiesa, che il piacere anche come surrogato ti fa sentire vivo - almeno fa sentire vivi persone come me. E sarebbe importante che ciò non lasci „cattivo retrogusto“, ma una più grande „consapevolezza“, almeno fino a quando il Signore ed Amico non si degni di regalarci quella „verginità“ che noi tutti, almeno nel momento della morte, dovremmo raggiungere. La Chiesa ovviamente non deve rinunciare a questa dimensione della verginità, della fecondità vergine - ma essa è davvero „sola gratia“. Konstanze sta reagendo con un po’ di febbre al terzo vaccino.  Padre nostro…


(28.11.21) La lettera che il vescovo di Dresden e Meißen ha mandato a tutte le parrocchie dice delle cose sagge: oltre alla tre regole civili del vaccino, della guarigione e del tampone, in questo periodo abbiamo bisogno di rinuncia, fiducia e responsabilità. Non vuole criticare nessuno anche se non si è fatto vaccinare, ma gli chiede di ripensare la sua decisione. L’invito alla fiducia nei provvedimenti politici e medici è necessaria per superare questa crisi invernale. Il piccolo corso di italiano sta diventando una bella occasione di amicizia. La lettera di Prosperi, che io ho letto solo nella traduzione tedesca, come presidente ad interim è ok. Padre nostro… 


(29.11.21) Ho ascoltato la comunicazione live video del nuovo presidente (ad interim) della Fraternità, Davide Prosperi - alcune cose mi sono piaciute molto, in primo luogo la richiesta di esercitare la propria responsabilità al cospetto di Dio, poi l’invito alla comunione anche con quelle realtà, da Vitorchiano ai monaci della Cascinazza, alle suorine, etc. che fanno davvero grande la nostra esperienza. L’invito alla concordia è anche cosa molto buona, come lo è il richiamo a non parlare in modo superficiale delle richieste del Vaticano. Mi sembra molto importante che non si sia eletto subito un nuovo presidente, ma per ora mi sembra non molto chiaro come e con quali criteri Prosperi voglia scegliere quella commissione che deve cambiare lo statuto accompagnati dal dicastero vaticano. Mi sembra che abbia detto anche che sarà necessaria un cambiamento delle strutture di guida delle comunità (anche il cambio di persone che da più di venti anni guidano le comunità?), con cui la gente ha un primo contatto. Comunque non credo sia possibile fare una riforma indicando un indirizzo email a cui comunicare le proprie idee! Del tema dell’educazione personale e istituzionale ne ho parlato nel mio post di oggi nei „miei quaderni ciellini“. Anche Prosperi ha parlato dell’importanza centrale dell’educazione missionaria. Il tema del decentramento non è stato affrontato, se non nella collaborazione di fatto con la Santa Sede - cosa che non è poco!  Comunque vediamo ed io cerco di prendere sul serio l’invito di san Paolo citato nella GeE, 114: „non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate a presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori“ (Fil 4, 6—7) che per l’appunto devono vivere in „con-cordia“. Il servo di Dio don Giussani, nella communio sanctorum, vigili su questo processo di cambiamento. Oggi una ragazza della mia classe mi ha fatto scrivere nel suo „diario degli amici“ e poi le ho regalato un braccialetto - uno di quelli semplici da 4 € che sto usando per la mia azione caritativa per i bambini che hanno perso il loro padre nella guerra in Armenia. 


(30.11.21; Sant’Andrea, notte) Una conoscente mi ha parlato della malattia di suo marito che ha la mia stessa età: l’urina viene raccolta in un sacchetto, non può portare pesi, fine della vita sessuale. È vero che il fatto che un giovane abbia una paraplegia, non significa che un altro che non l’abbia non possa più godere dei piaceri del mondo, ma è vero che questo racconto mi ha interrogato molto, proprio perché non sono più giovane. E forse l’Avvento è il tempo liturgico, come anche la Quaresima, in cui ci si può esercitare - per quanto ciò sia possibile - ad una certa astinenza, perché i piaceri del mondo non sono eterni. Nel commento ai versi 8,33 e 34 del Vangelo di Giovanni Adrienne ci fa comprendere che in vero noi cristiani siamo chiamati ad una libertà abissale. Anche nell’astinenza la meta non è l’astinenza stessa, ma questa libertà e gioia abissale. Noi siamo chiamati ad una „libertà che è illimitata quanto la grazia e la volontà stessa di Dio“ (Adrienne von Speyr, I discorsi polemici, Milano 1989, 163; traduzione di Carlo Danna). Il cristiano non è legato da nessun „formalismo“. Ovviamente „il Signore non vuole l’anarchia e l’assenza di forme, ma la libertà come superiorità su tutte le minuzie umane“, ma anche su ogni „programma“: „la vita cristiana sembra loro (ai giudei dei due versi citati, che siamo noi stessi) l’attuazione di un programma“. Ma non è così: non siamo chiamati a nuove regole; anche nella riforma dello statuto della fraternità di CL non sono in gioco regole, analisi, sistemi, chiarificazioni, norme giuridiche, - ciò sarebbe del tutto non cristiano. Un dicastero vaticano può intervenire solamente per dare un più di libertà. Mentre il peccato non ci rende liberi ma schiavi. L’inaudito che ci aspettiamo dal peccato è in vero „noia“, „schiavitù“ - e ciò vale in senso stretto anche per i „surrogati“. Il grande Desiderio, come lo chiama Etty, viene costretto „nella piccola realtà del corpo“(13.3.42), nella piccola realtà dell’uso del denaro, etc. Alcuni surrogati sono umanamente non superabili, ma non dobbiamo innamorarcene, così come se non potessimo vivere senza di essi - quasi che il Signore nostro Amico non possa davvero invitarci ad una libertà assoluta, che si può realizzare anche in una malattia come quella descritta qui all’inizio. 

Ora di lezione sulla dimensione politica dell’amore del prossimo, sulle decisioni di allora di Draghi come direttore della banca europea, su inflazione e deflazione, sulle fissazioni tedesche di non spendere più di quanto si abbia, etc. I ragazzi della dodicesima erano un po’ arroganti. E parlavano della non capacità lavorativa degli italiani, etc. Li ho sfidati dicendo che mi piacerebbe organizzare un incontro zoom con una dodicesima classe italiana per parlare di solidarietà ed economia. Vediamo, ho scritto a Marco Ferrari se vede una possibilità di realizzazione di questo incontro zoom. 

Oggi nel giorno di sant’Andrea: Santa Messa, adorazione eucaristica e litania a san Giuseppe. Non vi è nulla di più bello di questa ostia rotonda nella monstranza. Padre nostro…


(1.12.21)

(Notte) „Questi „fatti“, lo abbiamo detto spesso, sono „persone o momenti di persone“ che portano in sé una novità“ (Don Carrón, C’è speranza, 71) - sono i fatti che dobbiamo seguire docilmente. 

Nei racconto tre accaduti oggi. Una mia amica che ha una storia straordinaria di sequela di Cristo, madre di cinque figli, insieme a suo marito, mi ha scritto che una sua amica è morta, dopo una malattia dolorosa, ma ho potuto morire nella sua casa, accompagnata dalla sua familia. Nel volto del marito si intravedeva la vittoria sulla morte e la speranza che sua moglie non era sparita. Io seguo docilmente questa amica e la sua famiglia, che mi rinviano a Cristo. 

Una ragazza della settima classe mi spiega i tre simboli che porta al collo: una croce, regalo della mamma, una lametta da barba ed una catenella in forma di filo spinato. Domani mi spiegherà di nuovo i simboli e poi ne voglio parlare (non riesco a ricostruire precisamente gli ultimi due, anche se hanno a che fare con ferite). Lei è una ragazza autentica, come la sua sorella e suo fratello - io seguo loro „come momenti di persone“. Non sono forse persone credenti, almeno non lo sono in senso cattolico, ma vi in essi „una novità, una verità umana profondamente desiderabile“ (ibidem 71). 

Poi seguo Papa Francesco che oggi su san Giuseppe ha detto due cose: Giuseppe è un uomo discreto che sa che nel male o in una difficoltà (le due seste di oggi) è in gioco la „provvidenza“.

 

Continuo infine ancora qualche pensiero sulla filosofia del corpo. Sia Hildegard che Adrienne sono mediche è sono molto oggettive, aperte a Dio che si comunica attraverso di loro, ma sulla questione del corpo al momento mi aiuta più Etty per i motivi che ho spesso richiamato negli ultimi tempi. Hildegard con tutta sincerità afferma: „che il desiderio carnale si muove nella sua tenda e versa in me il piacere per opere cattive che compio“: straordinaria sincerità per l’appunto. „Lo sento in me questo piacere della carne per il peccato. Inebriata dal peccato trascuro il Dio puro. Eppure non volevo seguire le voglie della mia tenda… giacché so che sono stata creata anche pura e semplice“ (dall’introduzione di una monaca allo „Scivias“ in edizione tedesca). Non so a cosa pensi precisamente Hildegard, ma la frase di Etty: „Così il „grande Desiderio“  ha di nuovo fatto esperienza della piccola realtà del corpo“ (13.3.42) mi aiuta di più. Non credo che il desiderio carnale sia per sé peccato o opera cattiva, ma è vero che il corpo non può appagare il „grande Desiderio“, che a volte si manifesta nella sua dimensione solo carnale e per questo riduttiva, ma non per questo peccaminosa. Padre nostro…  


(2.12.21)


(Notte) Mi sono fatto spiegare ancora una volta i simboli delle catene che L porta al collo - la ragazza della settima classe (tredici anni?) di cui ho già parlato ieri - perché volevo riportarli qui in modo preciso. La collana con la croce è un porta fortuna; la lametta della barba è un simbolo che non vuole essere ferita e quella a forma di filo spinato significa che lei vuole essere sicura prima di accogliere nel suo cuore una persona. 

Sono molto contento che nella chiesa dei maroniti a Nicosia abbiano parlato anche due donne, due suore, che hanno espresso con chiarezza, la prima, il dramma della separazione o occupazione di una parte dell’isola nel 1974 ad opera del governo turco, e la seconda, sulla situazione lavorativa ingiusta che subiscono alcune persone di cui lei si occupa a livello pastorale. 

Ieri mi sono bisticciato abbastanza fortemente con un fratello della fraternità di CL, ma ora abbiamo fatto la pace e così dovevo sorridere delle parole del Papa che mi giungevano da Cipro: „Infine, rammentando l’incontro tra Barnaba e Paolo, la loro fraterna amicizia, la loro instancabile missione di evangelizzazione anche in mezzo alle persecuzioni, Papa Francesco invoca “fraternità nella Chiesa”:

Si può discutere sulle visioni, su punti di vista. E conviene farlo, può fare bene! E discutere su sensibilità e opinioni diverse. Quando c'è questa pace troppo rigorista non è di Dio. In una famiglia i fratelli discutono. Io sospetto di coloro che non discutono mai perché hanno agende nascoste. 

E in certi casi "dirsi le cose in faccia con franchezza aiuta, e non dirla come chiacchiericcio che non fa bene a nessuno", sottolinea Papa Francesco, "è occasione di crescita e cambiamento". Ma ricordiamo sempre: "Si discute non per farsi la guerra, non per imporsi, ma per esprimere e vivere la vitalità dello Spirito, che è amore e comunione. Si discute, ma si rimane fratelli“.

Dell’addio militare (großer Zapfenstreich) della cancelliera tedesca Angela Merkel vorrei ricordare qui solo due sue espressioni nel discorso iniziale: umiltà nei confronti del compito (ufficio) che ha svolto e „gioia del cuore“: quest’ultima è necessaria per servire gli altri in un determinato compito ed in genere nel nostro essere uomini. Ha parlato anche di gratitudine e fiducia.

Forse mi è stato possibile trasmettere oggi il senso ultimo della filosofia dell’ „on“ di Aristotele ai miei ragazzi della dodicesima. 

Infine due parole su Hildegard e Adrienne, in riferimento a ciò che avevo scritto ieri: ovviamente le due grandi mistiche hanno un senso molto più preciso del peccato di Etty, che legge la realtà principalmente con categorie psicologiche. Ovviamente non metto in dubbio il nostro coinvolgimento nel peccato, se lo facessi negherei il senso della morte in Croce di Cristo „propter et per me“. Ma io non voglio fissarmi sulle questioni del desiderio della carne, come ho già spiegato negli ultimi giorni. Questo desiderio risponde ad una necessità fisica ed piuttosto un limite (nel senso spiegato ieri), che un peccato. Credo che il vero peccato consista nel nostro egoismo nel rapporto con gli altri, nel non ascoltarli veramente, nel non saper far penetrare la loro gioia e la loro sofferenza in noi; etc. Padre nostro…


(3.12.21, notte) Oggi è il giorno di san Francesco Saverio, il grande missionario amico di sant’Ignazio; Ferdinand Ulrich ci ha insegnato una sua preghiera, che Konstanze ed io preghiamo spesso insieme: „Deus ego amo te, nec amo te ut salves me…“. Ho cominciato, nei mie „quaderni ciellini“ il mio confronto con „L’abbraccio“ di Mikel Azurmendi, che già all’inizio del libro parla della tragedia del Mar Mediterraneo. „In quei momenti in cui ti rendi veramente conto che altri vivono nell’inferno…mentre noi e come se fossimo anestetizzati… tra l’anno 2000 e 2014 nel mar Mediterraneo annegarono ventiduemila emigranti africani. Per loro quel viaggio in Europa fu il più pericoloso della loro vita. Fu fatale“ - e la tragedia continua, come ci ricorda il Papa a Cipro: "Ascoltando voi, guardando voi in faccia, la memoria va oltre, va alle sofferenze. Voi siete arrivati qui, ma quanti dei vostri fratelli e delle vostre sorelle sono rimasti per strada? Quanti disperati iniziano il cammino in condizioni molto difficili, anche precarie, e non hanno potuto arrivare... Possiamo parlare di questo mare che è diventato un cimitero. Guardando voi, guardo le sofferenze del cammino, tante che sono stati rapiti, venduti, sfruttati, ancora sono in cammino. Ma è la storia di una schiavitù, una schiavitù universale. Noi guardiamo cosa succede, il peggio è che ci stiamo abituando a questo: 'Ah oggi, sì, è affondato un barcone, tanti dispersi'. Ma guarda che questo abituarsi è una malattia grave e non c'è antibiotico contro questa malattia. Dobbiamo andare contro questo vizio di abituarci a queste tragedie che leggiamo nei telegiornali e altri media. Guardando voi, penso a tanti che sono dovuti tornare indietro, perché respinti e sono finiti nei lager, veri lager, dove le donne sono vendute, gli uomini schiavizzati torturati, noi ci lamentiamo quando leggiamo le storie dei lager del secondo scorso, dei nazisti, di Stalin, "come mai è successo questo?". Ma succede oggi nelle coste vicine... Ho guardato alcune testimonianze di questo: posti di tortura, di vendita di gente, questo lo dico perché è responsabilità mia aiutare ad aprire gli occhi. La migrazione forzata non è un'abitudine quasi turistica, per favore! Il peccato che abbiamo dentro ci spinge a pensare questo: povera gente, povera gente. Col povera gente, cancelliamo tutto. È la sofferenza di fratelli e sorelle che non possiamo tacere. Coloro che hanno dato tutto quello che avevano per salire su un barcone di notte, senza sapere se arriveranno. E poi tanti finiti nei lager. Posti di confinamento e di schiavitù. Questa è la storia di questa civiltà sviluppata che noi chiamiamo Occidente. E poi, scusatemi, vorrei dire quello che ho nel cuore: i fili spinati - qui ne vedo uno - questa è una guerra dell'odio che vive un Paese. I fili spinati in altre parti si fanno per non lasciare entrare i rifugiati. Quello che viene a chiedere libertà, pane, aiuto, fratellanza, gioia, che sta fuggendo dall'odio, trova davanti a un odio che si chiama filo spinato. Che il Signore ci svegli la coscienza di tutti noi davanti a queste cose. E scusatemi se ho detto le cose come sono, ma non possiamo tacere“. (Papa Francesco con i migranti di Cipro nella Chiesa della Santa Croce di Nicosia). 

Intorno a me ovviamente vedo anche altre forme di tragedia, ma questa del Papa non può essere davvero taciuta. Una signora mi aveva raccontato che suo marito si era ucciso e quando la vedo penso sempre a questo fatto: con quale dignità prosegue la sua vita, dopo una tragedia del genere. 

Prego per l’esame di istologia di Ferdinand, stasera per Face Time ci ha detto che deve trovare un ritmo per studiare con calma e non con ritmi troppo intensi, che poi lo stancano per giorni. Mio figlio è davvero un ragazzo eccezionale, che porta senza farlo pesare per esempio il peso di un „riflusso“, per cui deve stare molto attento a quello che mangia.

Nella vita di Hildegard c’è un momento di vera „Antigone“ quando non vuole, se pur minacciata, disturbare la quiete di un nobile morto sotto scomunica, perché sapeva, che lui si era riconciliato nella sua anima con la chiesa, sebbene non abbia avuto tempo di compiere il passo „formale“. 

Sempre nel 13.3.42 Etty citando Rilke dice una cosa immensa: „lasciare libera la persona amata“; questo vale anche nel matrimonio. „Trattenerci è facile, e non è arte da imparare“ (Rilke). Etty sa che questo si scontra con il desiderio del corpo di possedere l’altro e non è che con un pensiero intelligente questo bisogno del possesso carnale se ne va. Per questo poi a volte ci si appoggia ad un surrogato, che forse deve essere accettato con umiltà, anche se può essere d’ostacolo al lavoro più importante della nostra vita: „Accogliere l’altro nel proprio spazio interiore e li lasciare che fiorisca“ - può essere un amico che vive lontano, come Adrian o Leonie, ma può essere la propria moglie che vive vicina, ma che deve essere lasciata libera, può essere uno di quei ventiduemila morti di cui parla Azurmendi o dei migranti di cui parla il Papa a Cipro o uno della villa, di cui Alver ci racconta la storia. Padre nostro… 


(4.12.21) Mia suocera Rosi, che ho visto anche nella stanza mortuaria (1999) avrebbe compiuto oggi 87 anni. Amava Thomas Mann e Friedrich Dürrenmatt, la cui opera omnia si trova ora nell’alloggio di mia figlia a Stoccarda, di cui Rosi ha raccolto, nei primi anni di vita, in un quaderno, tanti piccolo aneddoti. Il giorno che è morta, Johanna aveva 4 anni, e nella stazione di Dorfen le dissi che la Omi era andata in cielo - e lei, che allora chiamavo Hannele o Jopie, spontaneamente ha alzato il suo sguardo. E io credo che la Omi veda la sua nipotina diventata germanista e storica e che ha scritto già un primo romanzo di fantasia sui 4 elementi. 

Come dice Etty in un diario si può solo scarabocchiare „qualcosa al volo“ (16.3.42). Due suoi pensieri mi ha colpito molto: il suo continuare a vivere nel profondo con i suoi amici, anche se non li vede. E l’invito a cercare di vivere la nostra vita „senza piccoli istinti di possesso“, senza essere „primitivi“ e senza  „coprire“ „ogni sorta di sregolatezze“. Signore ed Amico aiutami a vivere questo Avvento in questo modo. 

Il Santo Padre è Atene, cosciente di essere nella patria della filosofia e della democrazia, invitando a pensare all’Europa nella modalità di una ontologia di comunione: l’essere è dono di comunione agli uomini, come sa molto bene Mikel Azurmendi nella „sua cultura dell’incontro“. La mia lettera aperta a Mikel, che si trova nel mio blog, nel post dei miei „quaderni ciellini“, esprime qualcosa che mi sta molto a cuore. 

La „Civiltà cattolica“ si distanzia dai no-vax, che dopo questa quarta ondata in Germania e in genere in Europa hanno sulla coscienza un bel po’ di morti. Konstanze ha detto che sta perdendo la pazienza con questa gente, che tra l’altro non è per nulla coraggiosa. Qualche giorno fa ho visto un cartello in un cancello a Droyssig: „vietato entrare con la maschera“. Sebbene il desiderio di essere senza maschera è buono, non è un atto di coraggio. A chi lo ha messo non capita proprio un bel nulla, mentre quell’ortolano che non mise più il cartello con lo slogan „Proletari di tutto il mondo unitevi“ nel suo negozio rischiava davvero la sua libertà, come ci raccontò Havel. Basta con gli scarabocchi. Padre nostro…


(5.12.21, Vigilia di san Nicola) Mia moglie mi ha raccontato due cose di mia figlia che non avevo notato: quando siamo alla Santa Messa insieme, a differenza di quando era bambina, e per lei, che al momento deve gestire con attenzione i pochi soldi che ha, molto importante che il denaro per l’elemosina venga dalla sua tasca. La seconda: ogni pacchetto del calendario dell’avvento che ci ha mandato è curato nei minimi particolari. Nel  bigliettino con il giorno cinque sono pitturate le quattro candele dell’Avvento, ma solo due sono accese.

Il grido di Papa Francesco da Lesbo (anche nel suo Angelus odierno) che ho letto a mia moglie in macchina, nelle citazioni presentate da Cristina nei „Contadini di Peguy“, tornando dal nostro piccolo corso di italiano: deve essere trasmesso a tutti: finiamo questa tragedia delle morti nel Mediterraneo ed altrove. Poi abbiamo pregato la Madonna e per mia moglie non c’è soluzione di continuità tra questa preghiera e la preghiera per tre ragazzi difficili a scuola. 

Il dialogo tra Aljoscha Karamasow e il tredicenne Kolja nella quarta parte del decimo libro, VI dei „Fratelli Karamasow è di una genialità del tutto attuale: Aljoscha sa ascoltare questo arrogante, ma anche dal „buon naturale“, tredicenne, sa guidarlo, pur parlando allo stesso livello, da faccia a faccia, da cuore a cuore. Non lo disprezza mai, anche quando dice delle cose assurde e che non può coprire con la sua esperienza, ma non gli nasconde che certe affermazioni che sono di un „non-senso grossolano“ rovinano la sua naturalità attraente. Buona notte. Padre nostro… 



6.12.21



(Notte) Oggi è san Nicola, un giorno molto sentito qui in Germania e in cui ci si fa regali, preparando una scarpa pulita e vuota, che poi la mattina si ritrova ricolma di un regalo. Alla mia famiglia ho regalato, nella nostra chat con David, il ragazzo di mia figlia, una piccola meditazione su Dracu, un allenatore di calcio sulla sedia a rotelle di cui parla Alver. 

Il Santo Padre ai giovani ad Atene ha parlato del „thaumàzein“; lo stupore come inizio della filosofia (direi così: il dono dell’essere come amore non é mai scontato, ma sempre oggetto di meraviglia che ci sia qualcosa invece che nulla) e come dimensione principale del Vangelo: lo stupore di essere amati - non siamo sbagliati, ha detto (ci sentiamo sbagliati quando ci guardiamo allo specchio, ma è meglio che guardiamo „fuori“ a tutto il dono dell’essere). Si questo è il grande pericolo, per giovani e meno giovani: sentirsi sbagliati, per un eccessivo sguardo allo specchio. 

Questa settima avremmo dovuto essere a Wechselburg, nella basilica benedettina in Sassonia, con due seste classi - il progetto è stato cancellato, perché in Sassonia vi è un altissimo numero di infezioni. Oggi ho portato una delle due classi, quella più irrequieta nella Chiesa, per un mini progetto alternativo, e mi hanno donato due muniti di silenzio, in cui dalla galleria superiore della Chiesa luterana di Droyßig ho cantato per loro l’intero „Jesu dulcis memoria“. Alla fine hanno addirittura applaudito. Sono tristi di essere così irrequieti, ma non sanno bene come fare per non esserlo, comunque almeno sono stati in silenzio ad ascoltare questo inno gregoriano del XII secolo. 

Telefonata con un’amica che lavora nella parrocchia cattolica di Quedlinburg: non ci sentivamo da dieci anni. Nel frattempo ha 36 anni e vive, almeno ci prova ha detto, come una consacrata. Mi ha fatto riflettere il suo desiderio di non fare dei servizi della Parola con distribuzione eucaristica, perché il pericolo è che si perda la singolarità teologica dell’eucarestia. 

C’è una frase del 16.3.42 di Etty che mi fa riflettere molto: il bisogno di „un rapporto particolare con ogni persona che conosco, una relazione unica, ben distinta da tutte le altre“. Per quanto sia importante la comunione tra sorelle e fratelli nella Chiesa, non possiamo omologare questi rapporti. Padre nostro…


7.12.21



(Notte) L’Avvento mi chiede una purezza che non ho, ma che vorrei che Gesù mi donasse. C’è un passaggio della GeE che vorrei riportare per intero, perché mi sembra molto vero per il nostro tempo, si tratta del numero 115: „Anche i cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui. Così si verifica un pericoloso dualismo, perché in queste reti si dicono cose che non sarebbero tollerabili nella vita pubblica, e si cerca di compensare le proprie insoddisfazioni scaricando con rabbia i desideri di vendetta. E’ significativo che a volte, pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all’ottavo: «Non dire falsa testimonianza», e si distrugga l’immagine altrui senza pietà. Lì si manifesta senza alcun controllo che la lingua è «il mondo del male» e «incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna» (Gc 3,6).“ - Ecco in questi dieci anni di presenza in rete non posso escludere di aver fatto degli errori, ma quanto qui il Papa critica è ciò che ho sempre cercato di evitare (e che mi ha profondamente irritato quando lo ho notato nella gente dei Memores e della nostra Fraternità). Ed in fondo posso solo sperare, ma ciò non vale solo per la vita online, che il lavoro che faccio con me stesso, possa migliorare anche le relazioni umane che vivo. E con Etty chiedo perdono „per le meschine gelosie e le irritazioni che a volte“ mi suscitano le persone. Oggi è la festa di sant’Ambrosio: un augurio per tutte le persone che vivono ed operano a Milano. Oggi ho proposto un percorso di storia della Chiesa dall’inizio fino a Teodosio, alla mia dodicesima classe (Cesare/Dio, lo scontro tra i giudei e Paolo, l’editto di Costantino, la religione di stato sotto Teodosio e il ruolo di Agostino in tutto ciò). Ho detto ad una ragazza della mia classe che le voglio bene e che se ha bisogno di qualcuno con cui parlare delle sue depressioni sono a disposizione. Credo che fosse imbarazzata per il mio modo diretto di esprimermi, ma forse se l’Avvento mi donerà ciò che non ho, porterà frutti anche per il rapporto con lei.  Padre nostro…


(8.12.21) Dio si è degnato di donarci un uomo, cioè una donna, che ha detto un reale si, non un „si, però“, al si assoluto che è Dio stesso - questo dovrebbe essere il senso di questa solennità cattolica (l’immacolata concezione), che abbiamo passato lavorando, in un mercoledì che è forse per me il giorno più duro della settimana, ma alla fine della giornata, il nostro parroco, con i paramenti più belli della regione, ha fatto si che la nostra parrocchia fosse immersa in una luce solenne. È una festa dell’“amore“ e non della „legge“ - per amore oggi ho cercato a scuola di non abbracciare nessuno, non perché vi sia una legge che lo vieti, ma perché avevo la sensazione di aver bisogno di questi abbracci come un surrogato del suo amore-assenso assoluto. Come dice Etty nella pagina che ho citato in queste sere la dimensione „sessuale“, che in forma minima è presente anche in un abbraccio, è una cosa di „minore importanza“, essa però non va ignorata - tutto lo scandalo della pedofilia nasce da questo aver ignorato questa dimensione, nascondendola sotto tanti pensieri solo teologici.

L’interiorità, che può esprimersi anche in un ballo, è più importante di ogni rapporto fisico: nella mia interiorità può crescere la presenza di un amico, anche se fisicamente o digitalmente non sono in contatto con lui/lei. Anche gli allievi/e devono crescere in me soprattutto in modo interiore.

Per la nostra breve funzione religiosa del prossimo venerdì prima della vacanze di natale Konstanze ha raccolto ed organizzato delle intercessioni scritte dai bambini e dai ragazzi - stasera me le ha lette. Sono uno spettacolo, se si pensa che sono sorte in una delle zone più secolarizzate del mondo. Malati, poveri, animali, senza tetto… sono l’oggetto di queste preghiere dei bambini e dei giovani. 

In GeE, 116 il vescovo di Roma e vicario di Cristo parla della „fermezza interiore“ - oggi scontro nel collegio dei professori ( a cui io non ho partecipato) in cui si vede che non vi è alcuna „fermezza interiore“ o dove c’è essa ha a che fare con i principi, con la legge, non con l’amore. Quella di cui parla il papa va a braccetto con „la mitezza del cuore“, che considera gli altri superiori a se stessi. 

Nella Santa Messa con adorazione eucaristica ho pregato anche per le intenzioni di un fratello di CL. Adesso a letto con un bel romanzo che mi ha prestato una ragazza della dodicesima. Padre nostro…


(9.12.21) Il numero 117 della GeE deve essere letto anche riga per riga: „Non ci fa bene guardare dall’alto in basso, assumere il ruolo di giudici spietati, considerare gli altri come indegni e pretendere continuamente di dare lezioni. Questa è una sottile forma di violenza.[95: „ci sono parecchie forme di bullismo che, pur apparendo eleganti e rispettose e addirittura molto spirituali, provocano tanta sofferenza nell’autostima degli altri“ ] San Giovanni della Croce proponeva un’altra cosa: «Sii più inclinato ad essere ammaestrato da tutti che a volere ammaestrare chi è inferiore a tutti». E aggiungeva un consiglio per tenere lontano il demonio: «Rallegrandoti del bene degli altri come se fosse tuo e cercando sinceramente che questi siano preferiti a te in tutte le cose. In tal modo vincerai il male con il bene, caccerai lontano da te il demonio e ne ricaverai gioia di spirito. Cerca di fare ciò specialmente con coloro i quali meno ti sono simpatici. Sappi che se non ti eserciterai in questo campo, non giungerai alla vera carità né farai profitto in essa».„. Se penso al mio rapporto con il collegio professori della mia scuola devo fare certo, dopo questa lettura, un „mea culpa, mea culpa“ e non è neppure una scusa buona dire che altri colleghi si comportino con me con sottile e meno sottili „forme di bullismo“. Proprio in quel caso è possibile guardare all’umiltà del Signore crocifisso, che con la sua disponibilità alla sofferenza „propter et pro nobis“ ci supera infinitamente. E poi non bisogna dimenticare che la via al vero è sempre e solo l’esperienza - in essa, in quella lavorativa, ma non sola, noi abbiamo la possibilità di diventare „migliori“ (cfr Antonio Lopez) in Azurmendi). Oggi spiegando Aristotele e la sua idea che una vita è riuscita quando è riuscita nella sua interezza, ho parlato della morte di Ulrich, che ancora nel suo letto di morte, ci ha potuto testimoniare la sua gioia. Anche Alver nel suo capitolo „Epiloghi“ parla della morte, quella di Marta, „che non aveva paura della morte, si era preparata a riceverla fiduciosa su quello che ci sarebbe stato dopo“ (Epifanie, 97) - non ne ho ancora parlato nel blog, perché non mi sentivo maturo oggi di parlare della morte, sebbene essa mi sia presente come possibilità. Ho ferito Konstanze, che ha fatto un lavoro grandissimo per me ed io mi sono lamentato di un dettaglio. Ma le ho chiesto scusa subito e mi ha perdonato subito. Padre nostro…


(12.12.21) Siamo stati a Stoccarda da mia figlia, per festeggiare il compleanno di mia moglie. C’era anche Ferdinand, che è venuto da Monaco di Baviera. Tutti insieme abbiamo regalato a Konstanze una serata di un musical, che è tratto da un film che in italiano porta il titolo di „Per favore non mordermi sul collo“! È una storia di vampiri, in cui non vince l’amore, rappresentato dalla figura troppo debole del giovane, aiutante del professore, e neppure la scienza, troppo astratta, ma per l’appunto i vampiri stessi. Nel viaggio di andata e ritorno, Konstanze ed io abbiamo ascoltato, „Svegliare i leoni“ di Ayelet Gundar-Goshen: una storia altamente drammatica. Un medico travolge con la sua macchina un uomo eritreo, si ferma, ma non c’è nulla da fare e lo lascia sulla strada; sua moglie, poliziotta, si occupa del caso, in cui dapprima viene considerato colpevole un giovane arabo. La moglie eritrea dell’uomo ucciso ricatta il medico e lo costringe, in un’autorimessa, a curare tutti gli eritrei che illegalmente si trovano in Israele. Il dramma della migrazione diventa volto concreto. Con la solita apertura, che mi ricorda Etty, Ayelet descrive la miscela sessuale che viene alla superficie, intrecciata con la mancanza di fiducia del medico in sua moglie e con l’attrazione, che pian piano l’eritrea esercita sui di lui. Certo il sesso non è come mangiare o bere, ma è un bisogno che ha una sua dinamica, incapace a canalizzare il desiderio di infinito, ma presente come una forza innegabile. Le fantasie erotiche, nel racconto della Ayelet, sono prese anche nella loro relativa autonomia, come anche il surrogato dell’onanismo. Gli attacchi al Papa sulla questione dell’arcivescovo di Parigi, dimostrano ancora una volta sub contrario, che quest’uomo è una reale grazia dal cielo  - cfr quello che ha scritto Marco Pozza sul tema e che Luciana ha condiviso dai „Contadini“ ed io nella mia bacheca. 

In Etty, nell’ultima parte di ciò che ha scritto il 16.3.42, vi è una profezia spaventosa, presentata nella modalità della „leggerezza“. Spier le dice che vorrebbe viaggiare con lei, ballare e scrivere un libro. Ha bisogno di una risposta subito, le dice al telefono, per mettere da parte i soldi: „Risate fragorose dall’altro capo del filo. Quanto al viaggio: Oh, magari fosse vero. Io l’ho consolato: Forse viaggeremo insieme verso la Polonia“.

Ho finito la „Midnight  Library“ di Matt Haig, che ho letto nella tradizione di Sabine Hübner: il dono dell’essere non consiste nelle possibili vite che avremmo potuto vivere, ma in quella che ci è donata concretamente.

Il Santo Padre all’Angelus  - in cui tra l’altro a parlato della pace in Ucraina, mentre Putin, dopo l’incontro telefonico, pseudo conciliante, con Biden, ritorna a minacciare -  ci ha invitato a chiedere al Signore cosa dobbiamo concretamente fare per seguirlo. Quello che dice nella GeE, 118-120 sulle umiliazioni come via quotidiana alla santificazione, è davvero qualcosa su cui lavorare seriamente. Ieri tornando dal teatro, una persona del tutto impaziente suona il clacson e grida dalla finestra, perché Konstanze è stata un momento indecisa nel da fare; apro la finestra e gli faccio vedere il ditaccio (qualcosa come le corne italiane); Johanna, forse anche perchè ha paura di una mia escalation emotiva,  mi corregge dicendo che non mi devo mettere al suo livello e forse in questo modo mi ricorda ciò che vuole dire il Papa nei punti citati della sua GeE e che forse indicano proprio una strada concreta da percorrere. 

Oggi piccolo servizio della parola in famiglia, perché dovevamo ritornare a casa e forse al momento non è così semplice, per i regolamenti covid, andare alla Santa Messa in una città come Stoccarda. Padre nostro…


(13.12.21 Lucia) Già dai nostri primi passi nel CJD avevo pensato che sarebbe stata un’occasione importante l’incontro tra CL e il CJD, ma più che ad un incontro tra istituzioni, penso sia necessario un incontro tra persone. Stasera per video conferenza ci siamo incontrati in quattro. Konstanze, H., St. ed io. Avevo chiesto ad ognuno di dire qualcosa su cosa fosse importante per lei/lui in questo momento. Konstanze ha parlato di una sua qu

inta, con le difficoltà del nostro tempo, con questa peste che non vuole morire, ma anche delle intercessioni che ha organizzato per i piccoli servizi religiosi dell’ultimo giorno ed in cui i bambini hanno formulato davvero preghiere di grande autenticità. H., dopo aver presentato la sua persona, in modo del tutto non formale, dell’attacco al sistema online del CJD e St., anche lui dopo aver presentato la sua persona, dei conflitti che nascono in questo periodo di Covid, ma anche del suo recente viaggio a Lesbo. Io ho poi presentato i passi che abbiamo fatto quest’anno con il fondo Francesco, con cui abbiamo aiutato alcune famiglie della nostra scuola in grave difficoltà. Per me con questa videoconferenza non si tratta di un „incontro di successo“, ma di „amicizia“ in nome di Chi non ci chiama servi, ma amici (Gv 15): non so se l’incontro porterà frutti, ma per lo meno c’è stato, e spero non nel senso del dominio sull’altro, ma della „misericordia“ ( = amore gratis) che ci da la pace di Gesù (cfr GeE, 120). L’incontro tra il CJD e CL deve aver senz’altro quella dimensione di ecumenicità a cui ci ha educato don Giussani.

In una pagina hölderliniana (17.12.21) Etty parla con un’ampiezza da brividi: ci si può innamorare anche in una stagione, come la primavera o l’inverno, di una città, di una campagna - „ e la carezza di quell’aria era così tenera e così universale che le mani di un uomo, anche le sue, mi sembravano ruvide al confronto“ e questo detto di un uomo con cui condivide l’intimità di un „reciproco“ essere „cari e buoni“. Non so ancora se nella nostra videoconferenza ci sia stata questa ampiezza universale e cattolica, ma lo spero tanto e certamente ad essa hanno partecipato persone che mi sono „care“ e che sono „buone“. Padre nostro…


(14.12.21) L’ora di lezione nella dodicesima, nel mio corso appena iniziato di ecclesiologia, aveva come tema la differenza tra „teologia politica“ e „politica teologica“ o per usare il linguaggio di Massimo Borghesi, a cui devo le linee essenziali della mia lezione, e la „teologia della politica“. Il tema per me non è nuovo, visto che „Gloria“ di von Balthasar si basa anche sulla differenza tra una „teologia estetica“ ed una „estetica teologica“ - quello che è in gioco è la relativa autonomia delle realtà terrene come lo possono essere la politica, l’economia, la psicologia o l’estetica. La sovra-accentuazione della teologia porta alle diverse forme di fondamentalismo e clericalismo, di cui non abbiamo per nulla bisogno e non ha nulla a che fare con una presa sul serio del Vangelo. Quest’ultimo vede una chiara distinzione: data a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Date alla politica, all’economia, alla psicologia, all’estetica, etc. Gratia perficit naturam, non tollit! 


Due cose che non voglio pubblicare in Facebook: la telefonata con mio papà ieri era terribile; questo modo continuo di parlare con gli altri per ferirli e per dire che il suo ego è l’unico criterio adeguato per comprendere se stesso e il mondo. Dio liberami da una tale tentazione. Mia mamma mi ha poi nella notte telefonato per sfogarsi, perché non sa con chi parlare di ciò. 


Tre ragazze della decima classe mi hanno confidato che una loro amica si droga (è arrivata alla cocaina) - e lo scrive nella sua story in Instagram. Una delle ragazze, la sua migliore amica, è disperata e non sa cosa fare. Ci siamo dati una settimana di tempo per pensarci su. 


(Notte) Mia mamma ci ha telefonato alla sera dal letto dicendo che ha avuto una bellissima giornata con una sua nipote, una giornata che le ha ricordato la sua gioventù. Ne sono molto contento. Anche la telefonata con mio figlio Ferdinand era bella e gioiosa. Il Papa in GeE, 122 comincia a parlare della gioia e del senso dell’umorismo, e questo mi sembra davvero una dimensione decisiva della santità ed anche la dimostrazione che io non sono santo, ma un po’ noioso e pedante. ;-) Nella pagina già citata ieri di Etty ci sono alcuni punti che non voglio perdere di vista. 1. Sto dedicando troppo poco tempo alla musica, sto trascurando Mozart e si vede; anche la chitarra l’ho lasciata perdere. Peccato. 2. Un vero rapporto di amore è anche un rapporto che è una presa continua di distanza; non solo non si ha un unico spazzolino da denti, ma si muore anche da soli. E le notti spesso le passo da solo e devo imparare a gestire la tensione erotica, che non è diminuita con l’età; diminuita è solo la sua forza spontanea, per cui a volte ho bisogno di surrogati a livello di immagini. Ma le immagini davvero erotiche sono poche, molte invece quelle pornografiche, che però, detto senza alcun  moralismo, non fanno vedere un’unione di „creature umane“ (Rilke), ma la loro bestialità, la naturalità del grattarsi e leccarsi… 3. Decisivo: gli uomini devono curare „in sé una buona parte di femminilità“, in modo particolare nella capacità di ascolto. Se non lo fanno perdono anche il senso del loro essere maschi. 4. Non vi è una chiamata, che curi il senso religioso, all’eros come „opposizione“, ma il vero amore è sempre quello dell’intimità, della vicinanza, della tenerezza, della fratellanza universale (Charles de Jesus), anche se non si può in questo mondo far tacere completamente la carne. E sulla questione dell’amore gratuito ho trovato una citazione geniale dei Benedetto XVI nella „Deus caritas est“: „Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa. Egli sa che l'amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare. Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l'amore. Egli sa che Dio è amore (cfr 1 Gv 4, 8) e si rende presente proprio nei momenti in cui nient'altro viene fatto fuorché amare“ (31c). L’intervista a Gianni Vattimo ne „La Stampa“ di oggi, in occasione della pubblicazione della sua „Opera omnia“, è simpatica, ma vi è un punto vero ed uno che non mi convince nel suo „pensiero debole“ - l’evidenza oggettiva dell’essere, pur in tutta la sua semplicità e completezza, rivela anche la sua non sussistenza (la rosa donata è sussistente, non l’atto di donarla); non c’é bisogno di sospettare la metafisica nella sua interezza. Padre nostro… 


(15.12.21)



(Dopo) Il confronto con Carrón e Azurmendi è per me molto importante ed imparo molto da loro. Il capitolo „L’esperienza e i criteri del cuore“ (Julian Carrón, C’è speranza? 78-85) e „L’arte di educare“ (Mikel Azurmendi, L’abbraccio, 77 sg) contengono contenuti per la mia (!) maturazione umana come uomo e come insegnante. 

Il capitolo di Carrón è una presentazione sintetica del „senso religioso“ coniugato al tema dell’esperienza: „L’unico criterio adeguato per riconoscere le presenze che portano un significato adeguato alla vita è quello con cui la natura ci proietta nel paragone universale con tutto quello che incontriamo: il cuore, cioè quel insieme di evidenze ed esigenze -  di verità, bellezza, giustizia e felicità - che emergono in noi quando siamo impegnati in ciò che proviamo“ (79) e con ragione Carrón distingue tra „esperienza“ ed un „mero provare“. Quello di Azurmendi riassume il suo incontro con tanti insegnanti di CL: Educare è „arrivare al cuore degli altri e lasciare che l’altro arrivi al tuo cuore“ (78). Egli differenzia tra „educare“ e „addomesticare“ - nel primo è sempre anche intesa una maturazione dell’insegnante stesso, mentre nel secondo è uno sguardo dall’altro che non si coinvolge. „Lungo questo cammino condiviso si trasforma poco a poco anche il maestro, maturando ulteriormente e rendendo più bella la propria vita“ (81). Azurmendi rende attenti ai due ostacoli più grandi per questo modello educativo: l’individualismo e il materialismo (83). Il primo è solipsismo versus dipendenza comunitaria e il secondo distrugge lo stupore nei confronti del dono gratuito dell’essere. La modalità dell’ammirazione di Azurmendi (cfr Carrón, 84) è coniugata per me con un giudizio troppo severo su di sé, perché l’amore che aveva per la materia che insegnava, fa parte anche del modello educativo, se no si rischia un’intensità senza contenuti, un’intimità solo soggettiva. In entrambi gli autori, Carrón e Azurmendi, vi è un pericolo di pensare che ciò che descrivono come esperienza religiosa o educativa sia possibile solo in Cl e nelle scuole da esse gestite e questo non è vero. Lo so che entrambi non pensano in questo modo autoreferenziale, ma gli esempi che fanno spesso sono di questo genere. Ed io vedo nella mia Fraternità, anche in persone decisamente in gamba, come fanno fatica a distinguere tra il criterio del cuore e l’appartenenza al carisma, da cui invece ci si deve „decentrare“. Così anche l’ammirazione e l’abbraccio diventano una „curvatio in se ipso“ demotivante. 


(Notte) Oggi breve dialogo con una bambina della sesta classe, che normalmente non segue mai la mia lezione e che invece mi guardava con due occhi aperti ed attenti, durante la passeggiata rituale nella seconda parte della lezione. Si era lamentata dei genitori, in modo particolare del padre (Vater), che regolerebbe troppo rigidamente l’uso dello Smartphone. Le ho consigliato di parlare, in questo tempo natalizio, in un momento di calma, con il papà dicendogli: che lei capisce che lui vuole queste regole perché le vuole bene, ma che lei sta crescendo ed ha bisogno di più libertà. Insomma le ho consigliato di cercare un compromesso e sono contento di essere riuscito a resistere alla tentazione di darle semplicemente ragione.

„Nessun uomo conosce mai un altro completamente“ (Ayelet Gundar-Goshen) - in questi giorni si dibatte, pro e contra, del ritorno di Antonio Socci ad una posizione pro Papa Francesco (che io non ho letto; da anni non leggo più). Non sono ancora intervenuto pubblicamente su questa questione, perché in vero non so che dire. Se non quello che dice Ayelet: „Nessun uomo conosce mai un altro completamente“. Credo di essermi sbagliato troppe volte nella critica (ed anche quando avevo ragione si deve tener presente che anche un’ottima interpretazione non è mai, per definitionem, un dogma indiscutibile), non in quello che ho proposto, ma in quello che ho criticato. In vero non dubbiamo giudicare nessuno. La posizione conciliante di Lucio Brunelli nei confronti di Luigi Amicone e la mia amicizia con Renato Farina sono il criterio di azione anche per Socci. È vero che il papa oggi, nella catechesi del martedì, ha detto che si può uccidere con le parole, ma non è cosa mia giudicare gli altri a livello personale. Le parole del papa valgono per me, non per gli altri. Ed ogni critica, se non è un compito profetico, ci porta lontano da quella concentrazione interiore di cui parla Etty (20.3.42): „dopo mesi… mi sono di nuovo inginocchiata di fronte al mio letto e mi sono totalmente concentrata sulla mia interiorità“.

„Prima i suoi sogni erano una fonte inesauribile di terrore e piacere, desiderio e pudore… ma nelle ultime settimane i suoi sogni erano completamente secchi“ (Ayelet) - se si toglie la dimensione erotica nel rapporto con l’altro (non primariamente sessuale) il rischio è che il rapporto diventi del tutto secco, insignificante, perché l’eros spesso è il meglio che c’é in una persona. Certo senza lo spirito l’eros non è una forza di vita e in questo senso ha ragione Etty quando dice che „lo spirito, la fede e l’amore“ devono sconfiggere (!) la sensualità. Ma ciò non è per nulla semplice. L’attrazione sessuale, non solo erotica, che nel romanzo „Svegliare i leoni“ (Leha’ir Arajot) della Ayelet, Etan, il medico, prova per l’eritrea, Sirkit ha certo anche a che fare con l’estraniazione che c’é con sua moglie, Liat, ma è anche una dimensione in sé importante: una migrante eritrea non è un essere asessuale, ma è viva. E questo vale per tutti gli uomini e per tutte le donne (anche se alcuni, pochissimi sono delle anime del tutto nobili). Le fantasie erotiche, che secondo me - ha ragione su questo Ayelet - non sono necessariamente tradimento intimo della donna amata, sono un modo di canalizzare questa dimensione tabù: un collega sembra essere un essere non erotico, non sessuale, ma è vero il contrario. Cancellare questa dimensione non vuol dire subito essere un essere spirituale - perché per esserlo ci vuole grazia ed un lavoro, che ha che fare con una ricerca di interiorità e con umorismo: senza questi due elementi non è possibile fare del bene agli altri. Il papa lo dice citando Neemia 8, 10  in GeE, 123: „Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza“. Padre nostro…

 


(16.12.21) Konstanze ha preparato una breve „omelia“ per i servizi della parola di domani. Del tutto nello spirito di don Giussani ed anche con il suo linguaggio (avvenimento versus sentimento puro), ma del tutto incarnata, del tutto sua, con esempi che fanno parte della propria storia, che è sempre attenzione ai piccoli. 

Un bambino della sesta classe mi ha aiutato a mettere la musica su un mio video fotografico sul nostro (di Konstanze e me) viaggio nell’isola di Borkum in Tik Tok e il mio corso di filosofia mi ha aiutato a trovare un buon equilibrio per il mio messaggio sul covid, anche in Tik Tok. 

Francesco, il pizzaiolo di Eisenberg, mi ha detto che mi ha visto in Tik Tok - insomma sembra che la mia presenza in questo canale sia stata accolta con molto interesse, ma quando ho proposto a Konstanze di fare un video sulla sua omelia era molto scettica. Lei è del tutto concentrata nella „presenza“ della sua missione scolastica. 

Santa Messa nella Chiesa parrocchiale, con mangiata di pizza, a cui ha partecipato anche un prete in pensione. 

Mi ha commosso ieri una frase di Etty. Aveva detto a Spier che preferisce quando insegna, a quando è ubriaco (aveva bevuto due vermouth, ma non li aveva sopportati). Ma poi si pente della sua severità, e gli dice che in vero può ubriacarsi quanto vuole, perché il peso che porta per gli altri è enorme. Mancano pochi mesi alla loro morte. Il papa in GeE, 124 cita tra l’altro Gv 15, 11: „Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena“. Padre nostro…


(17.12.21)


(Notte) Per questo anno 2021 è finita la scuola! Devo ancora correggere il compito in classe di storia e scrivere una lettera a Malta, e poi posso entrare nel modus-ferie. „Ci sono momenti duri, tempi di croce“ (GeE, 79) ne ho parlato oggi nella mia „omelia“ per il servizio della parola dei grandi. Ho parlato della tragedia al confine tra Bielorussia e Polonia, che significa 8 ore di macchina da noi. I ragazzi hanno ascoltato molto attentamente - ho ripreso l’idea di Konstanze, che ha tenuto l’omelia per i ragazzi della media. Se il Natale fosse solo un „sentimento“, saremmo persi: quella „gioia soprannaturale“ di cui parla il Papa nel passo citato, che c’è anche quando i tempi sono cattivi, presuppone il Natale come avvenimento di salvezza. 

Il grande lavoro che ha fatto Etty con Spier consiste nel divenire „disinibita“ e specifica: „nell’aspetto umano, non in quello sensuale o erotico, lì mi sto lentamente (!!!) trasformando in una persona molto controllata. Ma sul piano dell’umano, io non conosco freni né confini né convenzioni“ (21.3.42). Ho fatto un tentativo di dialogo di questo genere con una giovane collega, che a Gennaio ritorna per qualche mese in America Latina - forse l’ho solo spaventata, comunque ha reagito bene! Padre nostro… 


(18.12.21) Ovviamente vi sono differenze grandi tra Etty e me, non solo per quanto riguarda l’età. Io sono vecchio come il suo Han (cfr. 21.3.42), ma spero di non essere „troppo vecchio per intraprendere un percorso di presa di coscienza“, spero che il mio dialogo interiore, di cui una parte si vede in questo diario notturno, non sia finito. E spero di essere realmente capace di riflettere con onestà sul „processo di invecchiamento“ che sto attraversando in questo momento. Mi muovo tra due poli: da una parte il desiderio di comprendere/confessare con gratitudine il peccato che Cristo ha portato per me; dall’altra un desiderio di cessare con sensi di colpa, che sono frutto di qualcosa di non risolto in me, ma che non sono peccato: „assumersi la responsabilità del proprio comportamento esclude ogni senso di colpa“ (Etty, da brividi). Nelle questioni della carne lei (Etty)si è concessa più cose di ciò che mi sia concesso io, e forse questo è il problema. Spero su questo punto però di non essere „malinconico“, ma piuttosto „umoristico“: „il malumore non è un segno di santità“ (GeE, 126). Essendo sposato ho una responsabilità nei confronti di mia moglie e dei miei figli, cosa che invece non aveva Etty, ma vale anche per me che posso vivere la mia vita e il mio invecchiamento solamente „secondo la mia propria natura“, che è donata e che non è un problema, ne „totaliter corrupta“. Con ragione Ayelet fa riflettere la sua Liat quando il figlio le chiede al telefono: „Mamma, sei li?“: „Mamma è qui, si domanda però, dove è Liat“ - non si è solo marito o padre o meglio, si è anche una persona autonoma, anche se non nel senso che si intende oggi. È sempre in gioco anche il nostro  „Selbstsein“ (il nostro essere se stessi, di cui dobbiamo prendere coscienza).   

Oggi abbiamo comprato l’albero di Natale. Ho corretto un po’ il compito in classe di storia della 9e. Scritto a Malta, ma fino al 3.1.22 non sono più in ufficio. Nelle „Lodi mattutine“ ero un po’ assente, ma le ho pregate sul serio e nella pagina del vescovo Oster, ho scritto qualche riga sulla similitudine tra il papa e Ferdinand Ulrich. Il dialogo con mia moglie è vivo e di questo sono molto grato. Mentre quello tra Etan e Liat in „Svegliare i leoni“, è morto. Mi sembra la questione più grave, non tanto l’attrazione sessuale ed erotica che Etan ha per Sirkit, l’eritrea. Breve scambio di idee con mio figlio sulla situazione politica mondiale (in modo particolare sulla Cina) e sul nuovo presidente della CDU, Friedrich Merz, che mi sembra voler il contrario di ciò che c’è scritto nella dottrina sociale cattolica. Adesso vado da san Giuseppe. Padre nostro… 


(19.12.21) Oggi mentre andavo nella home-bicicletta ho ascoltato la predica che il vescovo Stefan Oster, uno dei più rinomati allievi (nel senso di Peguy „figli“) di Ferdinand Ulrich, ha tenuto nella terza domenica di Avvento, Gaudete. La predica era divisa in tre passaggi: non basta essere delle persone per bene per seguire Cristo, Cristo ci ha portato un fuoco superiore all’acqua del Battista, come dice san Giovanni stesso, ed in fine il tema dell’avvicinarsi di Gesù. L’omelia mi ha arricchito, ma al momento ho bisogno anche del ductus psicoanalitico di Etty, che manca in quello del vescovo.

Ayelet Gundar-Goshen nel suo „Svegliare i leoni“ mette il dito in tante piaghe: in primo luogo in quello delle società parallele formate da tanti migranti, poi il tema della bugia nel rapporto tra le persone e tra gli sposi, poi il tema del rapporto tra colleghi, che manca di una vera intimità. Etc. Il papa nell’Angelus ha invitato alla gioia e all’umorismo. Signore aiutami in questo. Padre nostro… 


(Heidelberg, 21.12.21) Abbiamo incontrato una ragazza cinese, Victoria, (Yinyue Z.) che ha fatto la maturità da noi a Droyssig e che studia storia dell’arte del lontano oriente e sinologia all’università di Heidelberg; era importante per me vedere la questione politica del rapporto tra l’Europa e la Cina con i suoi occhi: lei spera in un rapporto armonico. Voleva sapere come la pensasse il nuovo cancelliere, Olaf Scholz, e potevo tranquillizzarla. Anche sulla questione del boicotto delle Olimpiade il cancelliere Scholz non ha la posizione intransigente del ministro degli esteri, Annalena Baerbock. Non era neppure sicura che il nuovo presidente americano, Biden, per quanto riguarda il rapporto con il suo paese, fosse davvero meglio del suo predecessore. Quando è arrivata ci ha regalato un mazzo di fiori, poi abbiamo camminato fino al ponte vecchio della città (vedi foto nella mia bacheca in Facebook) ed infine abbiamo bevuto qualcosa insieme in un locale, con una stanza dedicata a Goethe. Mi ha commosso il gesto del dono dei fiori e mi ha reso felice portandomi i saluti delle altre ragazze cinesi che sono state nella nostra scuola, di una delle quali sono stato addirittura insegnante di classe. Anche Konstanze, che all’inizio era perplessa (di cosa parlare con lei?), era molto contenta dell’incontro. 

Ho scritto a Renato in Whatsapp: „Ovviamente sono consapevole che quello che ho scritto (nel mio post dei „quaderni ciellini“) oggi su Azurmendi e la Gundar-Goshen, per lettori cattolici, è uno scandalo, ma se io non scrivo così mi sembra di essere solo un ipocrita“. Penso davvero che la scrittrice israeliana, come ho già scritto, metta il dito sulla piaga in tante cose davvero vitali per il nostro tempo. Nel romanzo, di questo non ho ancora parlato, l’unica persona che faccia un atto davvero di amore gratuito è Sirkit, l’Eritrea. Nel suo racconto alla polizia, sul come mai un medico israeliano facesse con lei un ospedale clandestino, non lo mette in difficoltà, come avrebbe potuto. Etan le dice alla fine grazie, ma in vero è solo contento che il suo mondo famigliare e medico si muova di nuovo nella rotazione giusta. Certo fa bene a non lasciare la famiglia e il suo lavoro, ma avrebbe potuto impegnarsi perché Sirkit non fosse rimandata nell’inferno della sua patria e questo passo non lo fa. Solo l’attrazione erotica, che ha provato per Sirkit, supera il suo bisogno borghese di sicurezza ed infine non è cosi forte da mettere in discussione, per esso, tutto il suo ritmo borghese di vita. 

Oggi nella piazza Bismarck, davanti alla drogheria Müller, un giovane uomo, dall’aspetto borghese, ha donato dei soldi ad un mendicante, che stava seduto al sole invernale davanti al negozio: lo ha guardato in faccia e lo ha salutato, proprio come desiderato dal papa.

Non vorrei finire il giorno con le mie parole, ma con quelle del papa, con gratitudine ed affetto filiale, perché esse rimandano al Padre, all’unico Padre: 

GeE, 127. „Il suo amore paterno ci invita: «Figlio, […] trattati bene […]. Non privarti di un giorno felice» (Sir 14,11.14). Ci vuole positivi, grati e non troppo complicati: «Nel giorno lieto sta’ allegro […]. Dio ha creato gli esseri umani retti, ma essi vanno in cerca di infinite complicazioni» (Qo 7,14.29). In ogni situazione, occorre mantenere uno spirito flessibile, e fare come san Paolo: «Ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione» (Fil 4,11). E’ quello che viveva san Francesco d’Assisi, capace di commuoversi di gratitudine davanti a un pezzo di pane duro, o di lodare felice Dio solo per la brezza che accarezzava il suo volto.“ 


(Wetterzeube, 22.12.21) Dopo aver visitato la casa di Neckargemünd, in cui hanno abitato a lungo i nostri figli come studenti, dopo la morte di mio suocero, e che viene ora rinnovata (vedi foto nella mia bacheca in Facebook) per essere affittata, siamo andati a prendere Johanna e Tommi a Stoccarda: durante il viaggio ci ha raccontato tante cose, tra cui, con entusiasmo, dei personaggi della Marvel Comics e dei piloti della Formula 1: lei sa raccontare in modo molto avvincente, così che „universi“ che appena mi dicono qualche cosa diventano vivi e persone come Verstappen o Hamilton (lei ha un giudizio diverso su questo da Renato, in auto abbiamo riletto il suo articolo in „Libero“ di qualche giorno fa), degli eroi del nostro mondo.

La giornata era cominciata con un lungo dialogo a colazione con Konstanze, in cui abbiamo approfondito i temi della Ayelet Gundar-Goshen. È vero che anche Carrón cita autori non cristiani come Michel Houellebecq: „ho la sensazione…che anche quando si sprofonda nella vera notte, nella notte polare…persista il concetto o il ricordo del sole. Io ero entrato in una notte senza fine, eppure persisteva, nella parte più profonda di me persisteva qualcosa, molto meno di una speranza, diciamo un’incertezza…persist(eva) l’idea che qualcosa nel cielo riprenderà la situazione in mano“(C’è speranza, 58). Insomma il cuore religioso dell’autore francese non è del tutto spento; il suo pensiero può essere usato per approfondire il „senso religioso“, „anche quando si sia consapevoli di non meritare particolarmente l’intervento di una divinità propizia“ (ibidem). La Gundar-Goshen non si lascia „usare“ in questo modo, probabilmente in lei la ipofisi o ghiandola pituitaria, situata alla base del cranio, responsabile dei nostri ormoni, è più importante che il cuore, eppure anche in „Svegliare i leoni“ vi è un atto di reale amore gratuito, quello della eritrea Sirkit che non tradisce alla polizia Etan, il medico israeliano, anche se avrebbe potuto farlo. Ma come ho detto a Renato in una Whatsapp, per me le è importante perché chiama le cose per nome ed io sarei contento se nella nostra Fraternità si chiamasse cuore davvero le cose che vengono dal cuore e non le si confondesse con quelle che vengono dal cazzo e chi si chiami desiderio di denaro ciò che è tale e non lo si chiami „sostenere il carisma“. Etc.

L’articolo di Massimo Faggioli, che mi ha fatto avere Massimo Borghesi, è interessante e lo ho condiviso in Facebook, ma in vero non mi convince fino in fondo. Io non leggo la realtà con le categorie di Faggioli. Come ha detto Augusto Del Noce ne “Il suicido della rivoluzione” la vera alternativa è quella tra verità e falsità e non tra conservatore e progressista. Probabilmente è vero che vi è stata in Cl una rottura negli anni 90, tra coloro che si sono innamorati del neoliberalismo alla Berlusconi e chi invece è rimasto fedele alla linea popolare, ma io in vero non credo che la dimensione „conservatrice“ in Cl abbia a che fare solo con questa rottura, né credo che essere conservatori (questo termine fu difeso anche da Henri de Lubac in „30 giorni“) significa essere tout court neo liberali, né credo che i progressisti siano a priori meglio. Etc. 

Da Marie de la Trinité imparo in primo luogo l’importanza della fedeltà (di san Giuseppe), che è fedeltà in primo luogo alla missione che ci viene donata e che non può essere „ingoiata“ dal carisma. Padre nostro…


(23.12.21) Il nostro pollaio è il punto di contatto con la realtà che vive Alver nella baraccopoli: fango di inverno, polvere d’estate. Solo che in Germania c’è anche un freddo tale che il fango si indurisce, è quello che accaduto oggi e nell’ultima notte. 

Quando Don Carrón e don Giussani parlano di „ragionevolezza“, faccio un po’ fatica a comprendere. Capisco che si tratta di una ragione che apre ai fattori complessivi della realtà e capisco bene quello che spiega Azurmendi: si tratta di un altro modello di ragionevolezza, alternativa da quella pensata dall’illuminismo e della scientismo. Capisco anche che la fede è una forma di ragionevolezza indiretta, mediata da un testimone: ma questo processo non toglie il fatto che „inter Deum et creaturas non est aliquid“ - e se il testimone non vuole essere un aliquid che si interpone tra Dio e le sue creature, deve aver anche la caratteristica del „lasciar andare“ e non solo del „coinvolgimento“ - chi opera è e rimane solo Dio! Questo è ragionevole, perché corrisponde al cuore, ma è anche una „pretesa eccessiva“, che ci chiede un salto, che non è ragionevole, ma semplicemente fiducia amorosa. Padre nostro… 


(24.12.21 - Notte del Santo Natale) Nevica. Il parroco ci ha dato in una busta la sua predica che non ha letto dall’ambo, per far si che la Santa Messa non durasse troppo a lungo: una bellissima predica sull’amore divino fattosi bambino per noi. Ferdinand ci ha scritto una lettera di Natale sull’amore gratis di cui ha fatto esperienza con noi. Purtroppo un signore della nostra parrocchia (vi chiedo un „Pater“ per lui) sta combattendo tra la vita e la morte nell’ospedale di Eisenberg a causa del Covid. La moglie e i due figli adulti (maschio e femmina) erano alla Santa Messa con noi. Michela e la sua famiglia pregano per lui. 

Ho ricevuto dei doni molto belli: un panettone da Milano, che Konstanze ha fatto comprare al Ferdinand, in un negozio specializzato in cose italiane di Monaco di Baviera. Ferdinand mi ha donato il primo libro, che non avevo ancora letto, della Ayelet Gundar-Goshen, „Una notte, Markowitz“, 2015. Mia figlia Johanna il romanzo di una scrittrice Vietnamese, Nguyên Phan Quê Mai (accenti incompleti; è nata nel 1973), „Il canto dei monti“. Vorremmo fare un viaggio come famiglia in Vietnam. Poi una scatolina con le matite, perché io sottolineo sempre i libri. Ferdinand ha trovato un video del direttore di Media Markt che racconta del suo incontro con Ferdinand Ulrich. Il parroco un libro di Donald H. Calloway su san Giuseppe. Alver mi ha scritto alcune righe dall’Argentina che mi hanno fatto tanto piacere. Burkhard ha scritto alcune righe molto attente sul nostro ultimo incontro a casa nostra. Stamattina lunga telefonata con Bruno nel giorno del  suo compleanno: ad entrambi hanno colpito molto le parole del papa sull'umiltà.  Padre nostro…


(25.12.21 Natale del Signore) Tommi, il gatto di Johanna, è una presenza bella e silenziosa in casa; certo qualche volta è così silenziosa che non mi accorgo di lui e gli pesto la zampa, ma lui è svelto e si mette subito in salvo. Vorrei imparare da lui il silenzio (come da san Giuseppe per cui il silenzio è fiducia nel Padre) e la sua presenza discreta, vicina e con una certa lontananza allo stesso tempo. 

Il thriller di Sandrone Dazieri, „Uccidi il Padre“ (la maiuscola è un po’ irritante), mi ha preso; lo avevo comprato otto anni fa per il titolo (Ulrich mi/ci ha spesso invitato ad „uccidere“ tutti i padri che non sono il Padre) ed ho una dedica dell’autore: „Per Roberto, con una faccia disegnata di gatto, forse, e il suo nome (senza il cognome)“. Ci sono tantissimi spunti di riflessione e una trama avvincente e i due personaggi principali, Colomba e Dante, mi stanno parecchio simpatici. 

La predica di Natale del Papa è un invito alla piccolezza: se abbiamo Lui di che cosa abbiamo ancora bisogno? L’intervista al fondatore di Media Markt, Walter Gunz, sulla sua amicizia e stima per Ferdinand Ulrich mi ha commosso, in modo particolare quando ha raccontato dei dieci minuti passati in silenzio vicino al suo letto di morte e che sono stati per Gunz più fecondi di felicità che un tramonto su uno dei grattacieli di Hong Kong. Ma ovviamente c’è la tentazione di pensare che Ulrich abbiamo amato più lui che una „piccola“ come mia moglie, mentre io sono sicuro che poche persone abbiano avuto con lui l’intimità che ha avuto Konstanze (senza voler far confronti). Ho pregato la compieta con mio figlio e gli ho letto la parate della sua predica che ha pubblicato Cristine nei „Contadini“, quella sulla piccolezza. Padre nostro… 


(26.12.21 Festa della Santa Famiglia) - i primi passi del libro su san Giuseppe che mi ha regalato il parroco non mi convincono. Mentre ho avuto subito una grande attrazione per gli appunti di Marie de la Trinité sul silenzio di san Giuseppe - ho regalato questo libro alla mia famiglia, a don Andreas e a Leo. Calloway offre tante informazioni interessanti, ma fa di san Giuseppe un guerriero ideologico per salvare la famiglie e per la nuova evangelizzazione. Mentre io credo che solo il „silenzio“ (non il mutismo) e la „testimonianza“ possono davvero fare qualcosa di fecondo per entrambi i temi. 


(Notte) Gli attacchi di panico sono la dimensione „laica“ della discesa all’inferno, in cui il sudiciume del mondo si muove come una melma senza forma (Adrienne) - come racconta Sandrone Dazieri nel suo „Uccidi il Padre“ (ma non ho solo questo riferimento letterario per dirlo) non vi è più una percezione di colpevolezza precisa, non vi è più il mio e il tuo errore, il mio e il tuo peccato, ma tutto è confuso, così che in un attacco di panico ci si sente colpevoli anche di cose che non faremmo mai o di errori che fanno parte della possibilità inerente alla cosa stessa. 

Il Santo Padre, nel giorno della Sacra Famiglia, ci aiuta a vivere il tema della famiglia non come dei guerrieri ideologici, ma come dei „bisognosi“ che devono cercare di fare la pace prima di andare a dormire.

Siamo andati a cena dal nostro Vietnamese a Zeitz (Tom’s vietnamesiche Allerlei) - per via del covid quasi tutte le persone avevano disdetto la cena natalizia. Ma come spiega Etty (22.12.21) devo imparare ad ascoltare il ritmo interiore del mio corpo e mangiare di meno, mangiare solo ciò che mi fa bene. Grazie a Dio i cibi di Tom sono leggeri, ma anche questa sera ho mangiato troppo. Questa mattina abbiamo cominciato il giorno con meno tredici gradi Celsius. Padre nostro…


(27.12.21 San Giovanni Ev.) Quando siamo stati in Israele abbiamo, Konstanze ed io, fatto un atto di consacrazione al cuore di Gesù e Maria - sul monte Carmelo, credo fosse l’Ottobre del 2016. Era un modo per dire che ci fidiamo di essere guidati da chi ha un cuore ricolmo di amore gratuito (e ciò vale anche certamente per san Giuseppe: io sono nato nell’ultimo giorno del suo mese come mi ha fatto notare Michele A.). Sono molto attratto dalla persona di san Giuseppe, ma per ora non sento il bisogno di una consacrazione particolare, tanto meno quando san Giuseppe viene reso un guerriero ideologico per il matrimonio e la famiglia, come fa Donald H. Calloway. Cerco di meditare nel mio cuore le cose che dice santa Maria della Trinità. E per ora ciò basta. L’idea del lavoro come „sacerdozio personale“ mi sembra già sufficiente anche come „lavoro“ di crescita spirituale - nel senso di Etty Hillesum. Una particolare importanza ha per me l’amicizia gratuita di san Giovanni con Gesù, anche se io non sono vergine. 


(Notte) Uno dei meriti più grandi dell’universo Marvel è quello di averla finita con l’eroe solitario, per sostituirlo con un’idea comunitaria di salvezza del mondo. 

Renato ha ragione in ciò che ha scritto su „Libero“ a riguardo del Papa e sulla sua presa di posizione sull’inverno demografico (Angelus di ieri), ma ovviamente è solo uno dei temi del Papa e certamente non quello in cui ha investito più energie. E anche quando parla di Dio, famiglia e patria non si ha mai la sensazione di aver a che fare con un guerriero ideologico, ma con un buon padre che assume la responsabilità di ciò che fanno o non fanno i suoi figli. 

Serata dai nostri amici medici a Naumburg, Dirk e Sylke - una bella cena e la sensazione di essere accolti come amici. Abbiamo passato giorni molto belli con loro sia qui che in Croazia. Etty il 22.3.42 parla dei cinque minuti in cui ha visto Spier; oggi ho visto solo per un abbraccio Leo e provo una gratitudine analoga a quella descritta da Etty. Dopo 20 anni da quando l’avevo come allieva siamo rimasti amici e provo per lei quella gratitudine „che sa all’istante rinnovare e ringiovanire la vita“, anche se ora vive a Colonia (lavora come giudice). Ferdinand e Johanna hanno ricevuto il terzo vaccino e la mia piccola amica Maria di Mestre é positiva, prego per lei. Gratitudine anche per la festa di san Giovanni Evangelista, che è il santo protettore di mia figlia Johanna.   Padre nostro…


(28.12.21)


(Notte) Oggi è arrivato David, il ragazzo di Johanna. Siamo andati tutti e cinque alla Santa Messa nella piccola cappella nella Jenastrasse 12 in Eisenberg. Il signore che sta lottando tra la vita e la morte della nostra parrocchia finirà domani il suo tempo di coma artificiale e speriamo in bene. Non era vaccinato, perché sembra che un sacerdote polacco gli abbia detto che chi viene vaccinato va all’inferno. Breve telefonata con i miei, che mi hanno raccontato che il Drago della Adriana a Parenzo è morto. Con lui avevo tantissimi anni fa fatto un viaggio da sua mamma che viveva in uno dei monti che vi sono in Istria. Lo ricordo come un uomo buono. Abbiamo pregato per la sua famiglia e per lui. Sono arrivato alle ultime quaranta pagine di „Uccidi il Padre“ di Sandrone Dazieri: è la mia prima lettura di un thriller e mi sta impressionando molto. Si può peccare e comunque lo facciamo, ma peccare contro i  bambini è corruzione: sarebbe meglio se non fossimo mai nati. La pedofilia è un tema periferico del thriller di Sandrone, ma il rispetto per i bambini è centrale, anche in una figura come Santiago, un criminale della periferia di Roma. La Chiesa con gli scandali di pedofilia sì è giocata la credibilità per un lungo periodo di tempo, speriamo che ciò non impedisca che la gente almeno veda che lei ci ha donato grandi santi come il „fratello universale“ - ho detto al parroco che vorrei andare alla sua santificazione a Roma. Padre nostro…


(29.12.21) 


Carissimo Sandrone, 

alcuni anni fa, presumibilmente quando uscì il libro, „Uccidi il Padre“, ne compari una copia, a Bassano del Grappa, e tu mi scrissi questa dedica: „A Roberto, con una figura di un gatto, credo, e la tua firma, Sandrone - per questo mi permetto di chiamarti così. 

Avevo comprato il libro perché incuriosito dal titolo - il mio maestro ed amico, eccellente filosofo, Ferdinand Ulrich (1931-2020), che non aveva nulla in comune con il patologo Tirelli, mi diceva spesso: „abbia il coraggio di uccidermi“; ed egli era una persona buona. 

Devo dire che mi sono „innamorato“ della coppia, Bianca e Dante, anche perché mia figlia soffre di attacchi di panico e ne viene fuori pian piano. 

Ho letto il tuo libro nelle vacanze natalizie, insomma ho fatto con te questo viaggio attraverso forme di criminalità che sono proprie all’homo sapiens, direbbe lo storico israeliano Harari ed è stato per me la possibilità non solo di leggere un thriller eccellente e „spannend“ fino alla fine, ma anche di fare un lavoro interiore, nel senso che spiega nel suo diario la giovane scrittrice ebraica, uccisa ad Auschwitz, Etty Hillesum. 

Sono cattolico e tutti gli scandali di pedofilia (che nel tuo libro sono piuttosto al margine, nel centro sta lo sfruttamento di uomini e bambini inermi per scopi scientifici) hanno penetrato il mio essere profondamente - il suo thriller era per me un modo di „espiare“ (scusa la parola forte) un peccato che ha portato ad un quasi suicidio della Chiesa, anche se non lo ho compiuto io. 

Mi ha colpito molto anche la figura di Santiago, capace infine di una gratuità d’amore, quando si accorge di cosa era in gioco (388). Anche il poliziotto Santini è caratterizzato molto bene: è un carrierista, ma alla fine quando si accorge della posta in gioco si trova dalla parte giusta, perché c’è sempre una „parte giusta“, pur con tutti i chiaroscuri necessari per comprendere la complessità di quella che un teologo svizzero, Hans Urs von Balthasar, chiamava il „teodramma“, lo scontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo. 

Ti auguro un buon anno, sperando che il tuo indirizzo sia ancora valido.

Roberto, Wetterzeube, vicino a Lipsia

Il 29.12.21   


(Notte). Ho cominciato a leggere, nella traduzione di Claudia Feldmann, il romanzo della scrittrice vietnamita, Nguyen Phan Que Mai, „Il canto delle montagne“ - è il suo primo romanzo scritto in inglese e non in vietnamite. Mi ha gettato con successo nella Ha Noi del 1972-1973 insediata dagli americani. Nella figura della nonna si è anche immediatamente confrontati con la saggezza buddista: „Guave (il soprannome della nipote), se bombardano la scuola, allora forse crollerà il bunker, ma noi moriamo solamente, se Buddha ci permette di morire“. 

Con Johanna ho guardato due puntate della serie Marvel che porta il nome di „Agenti - S.h.i.l.d.“  Viene posta seriamente la domanda se un agente deve sempre e solo fidarsi del „sistema“. 

Oggi senso di vuoto - ma ciò che manca, pur essendo presente, sei solo Tu. Nella GeE, 128 c’é una frase di Paolo da brividi: „Ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti“. 

Nel blog di Lucio Brunelli ho letto una storia molto bella di una zingara, Ceika Stoika, che è stata abbracciata da Benedetto XVI e che da bambina era prigioniera dei nazisti, con cui ha avuto infine compassione. 

Oggi nella catechesi del mercoledì il Papa ha parlato della differenza tra Giuseppe ed Erode - il potente che uccide (nel giorno di Th. Becket), l’umile che salva. Breve telefonata con Patricia, la figlia di Drago - è morto di Covid, che ha preso all’ospedale quando è stato operato per una caduta, aveva 78 anni. 

Breve Whatsapp con i miei prigionieri di Mestre: tutti e sette casa, con la possibilità degli adulti di lavorare un oretta al giorno, mentre l’altro genitore si occupa dei bambini. Abbiamo mandato per la XIX volta una somma di denaro al Papa per i suoi poveri. Padre nostro…


(30.12.21) Nella parete vicino alla porta di entrata nella nostra casa ci sono una foto del Papa inginocchiato e una foto di Ferdinand Ulrich - guardandoli ho visto come sono poco concentrato in Dio. Come vivo di astrazioni.

Oggi sono arrivati Tamara e Yanneck da Hannover, sono amici di Johanna e così la casa si è riempita. Ferdinand deve studiare quasi tutto il giorno anatomia e istologia, ma è una bella atmosfera non essere solo in due. E poi Konstanze quando ci sono i nostri figli rinvigorisce - negli anni dell’educazione ha dato certamente molto più di me ai suoi figli. Tamara e Yanneck sono simpatici, lei incomincerà il „Referendariat“ per insegnare latino e tedesco; lui lavora come ingegnere nell’industria atomica. In macchina abbiamo parlato dell’alternativa o forse polarità collega-amico.

La lettura della prima lettera di Giovanni, 2, [15] „Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; [16] perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. [17] E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! 

[18] Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora“, è molto chiara. Dio ha donato l’essere non il mondo! Il messaggio di Giovanni è chiaro, mentre io su questo arranco e non so quale sia la via di uscita - comunque chiedo che la parola di Dio dimori in me e che il maligno non vinca su di me, senza fissarmi sulle debolezze e sul peccato. Anche le astrazioni passeranno se si prega con sincerità: „Signore ti chiedo che tutto in me glorifichi il Padre“. Padre nostro… 


(Notte profonda) Bisogno di metanoia e di pace! Gloria Patri…


1.1.22 Notte profonda. L’anno 2021 è finito, ma non sono finiti i drammi dei migranti, in Bielorussia ed in altri parte del mondo e ho sentito solo il Papa insistere su questo argomento.  

Il discorso del cancelliere Olaf Scholz era equilibrato ed ha invitato la gente a fare il vaccino ed ad ascoltarsi l’uno l’altro. Ha invitato all’unità.

È morto monsignor Negri, aveva 80 anni. Mi ricordo un incontro con lui quando ero giovanissimo a Torino e si era stupito che nessuno prendesse sul serio le mie obiezioni. Mi ricordo quando mi disse che avrebbe voluto che ci fossero più persone che stessero nella Fraternità con i motivi per cui io ne ero uscito. Mi ricordo dei suoi Esercizi in Germania, quando lo abbiamo accompagnato all’aeroporto, credo che fosse stato il giorno del suo compleanno, alla fine di novembre (forse il 26). Ci aveva raccontato che solo una volta si era sentito perso, in un aeroporto americano, forse a Dallas. Mi ricordo quando al Meeting mi avevo preso per braccio e portato dentro un incontro in cui c’erano già troppe persone, su un suo libro. La sua non comprensione di papa Francesco mi è rimasta del tutto estranea. Ora tutto è compiuto. 

Questa sera abbiamo cantato con i libri di canti della Fraternità tedesca e poi giocato un gioco che avevano preparato Johanna e Tamara: bisognava svolgere dei piccoli compiti, personali o collettivi o fare alcune cose all’interno del nuovo anno iniziato. 

Ora lasciamo che il 2022 si muova nella direzione che il Signore vuole. Padre nostro… 


2022


(1.1.22) Telefonata con don Luigi Ferè, che ha ormai compiuto 75 anni ed è stato amico di don Negri e con cui spesso sono stato a Campestrin, nelle Dolomiti. Aveva, in occasione del battesimo, da lui stesso celebrato, di una collega, Heidi, organizzato una bellissima cena. Ero commosso di parlare con lui, anche perché ho sentito la sua commozione, per la morte di monsignor Negri. Ormai non abbiamo più alcun rapporto, ma i primi passi delle vacanze filosofico-religiose nelle Dolomiti sono stati fatti con lui (e con Gianni Mereghetti, l’insegnante più insegnante che abbia mai conosciuto). 

Con in nostri giovani ospiti abbiamo mangiato, camminato e giocato insieme - c’è un’atmosfera di vera fiducia. La mia Johanna compie domani 27 anni. 

Sto ascoltando un quartetto per archi in D Minor di Hugo Wolf (1860-1903), suonato dall’Hugo Wolf Quartett; di questo compositore ha parlato Etty la sera alle nove del 22 marzo del 42. Che cosa apprezza Etty in Spier? L’essere vero! „Ed ogni parola che dice, canta o legge, la vive“ (ibidem). Nella GeE, 129 il papa parla della „parresia“, che tra l’altro significa „audacia, entusiasmo, parlare con libertà“.  Ma anche „libertà di un’esistenza che è aperta“. Conosco così poche persone che sono davvero libere ed hanno superato l’icona della legge. Se tutto accade attraverso il Logos (Gv 1) allora ogni forma di parresia è „annunciare Cristo“; c’è chi lo annuncia esplicitamente e chi lo annuncia implicitamente. Non si tratta di „cristianesimo anonimo“, ma di prendere sul serio le parole di Giovanni stesso: „1, [3] tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste“.  L’importante è che si sia veri! Aperti! Insomma l’importante è la „parresia“. Il che ovviamente non vuol dire che per me il rapporto personale con Gesù sia un’aggiunta! No, è il centro, che indegnamente posso confessare, ma è il centro nella sua universalità concreta. Padre nostro… 


(2.1.22) La mia „piccolina“, che da bambina, durante tutta un’estate ha cercato e trovato lumache dappertutto, anche in Istria, dove il tempo normalmente è molto asciutto, che, anche da bambina, voleva portare i fiori a Gesù in una cappella a Dorfen, al Gesù flagellato perché aveva tanto sofferto (quando lo raccontai a Ulrich mi disse che lei aveva un’anima carmelitana) e nel giorno della morte della nonna, quando alla stazione di Dorfen le dissi che la Omi era salita al cielo, ha guardato davvero verso il cielo, che ha scritto un lavoro per la laurea di storia molto interessante sulla periodizzazione degli avvenimenti storici e che ha scritto uno straordinario romanzo fantasy sui 4 elementi,  ha compiuto 27 anni. 

Il giorno è stato bello - i nostri ospiti, Ferdinand e mia moglie hanno preparato un bellissimo tavolo per la colazione e questa sera abbiamo cenato dal Tom vietnamita. C’è stata una bella discussione sull’autorità nel senso di „augere“ - parlando di tutto, senza offendersi. Su Goethe, Mozart, il lavoro manuale. Sul superamento delle categorie conservatore/progressista come criteri ultimi di giudizio. Konstanze aveva portato un bel palloncino con „Happy birthday“ e delle scatoline fatte a mano per decorare il tavolo. 

Capisco molto bene quello che scrive Etty su intensità ed abisso: „tutta la mia tenerezza, le mie forte emozioni, quel mare dell’anima molto mosso…vorrei poterli riversare in una piccola poesia, ma sento puro che, nel caso ci riuscissi, vorrei immediatamente buttarmi a rompicollo in un abisso, vorrei ubriacarmi“ (sera del 22.3.42). Cosa si può fare per non caderci, nell’abisso? Niente di attivo, ma sperare nel dono „di inginocchiarsi in un angolino tranquillo“, o forse ancor più nel dono della „gioia della parresia“ (GeE, 130, nota 103). Padre nostro…


3.1.22 Abbiamo portato i nostri ospiti, Tamara e Yanneck, alla stazione di Lipsia - con loro abbiamo visitato anche la Chiesa di san Nicola, che è stato il luogo delle dimostrazioni del lunedì, che contribuì alla sconfitta del regime della DDR e che con i suoi capitelli verdi, crea una buona armonia tra natura ed architettura. Una piccola „Sagrada Familia“ di Barcelona. Ho scattato alcune foto con nuovi motivi (per me nuovi) di Lipsia, che si possono vedere nella mia bacheca in Facebook.

Cosa è il „lavoro interiore“ di cui parla continuamente Etty? E ciò che le permette di essere „libera ed aperta nei confronti dei miei simili“ (22.3.42); anche il Papa parla di questa apertura: „Guardiamo a Gesù: la sua compassione profonda non era qualcosa che lo concentrasse su di sé, non era una compassione paralizzante, timida o piena di vergogna come a volte succede a noi“ (GeE, 131). Ovviamente Etty è un uomo e Gesù è Dio, vero uomo e vero Dio. Per cui in lui non vi è nessuna „ipersensibilità“, „incertezza“ o „timidezza“ da superare. Gesù può guardarci direttamente negli occhi e nel cuore. Gesù non ha bisogno della „bocca carnosa“ di Spier per attrarci e per essere del tutto concentrato su di noi. Forse non è bene saltare questa dimensione della „bocca carnosa“, ma non dobbiamo dimenticarci che in Gesù non vi è alcun peccato, mentre Spier o Recalcati, per quanto acuti siano sono pur sempre non solo degli „zii benevoli“, ma anche dei „brutti antichissimi gnomi“ (uso il linguaggio che Etty usa per Spier). E non vi è alcuna garanzia che la psicoanalisi capisca più che la filosofia la „priorità della realtà sull’idea“ (Papa Francesco). 

Il romanzo di Nguyễn Phan Quế Mai è davvero un’introduzione a cento anni del Vietnam e ai desideri del cuore dell’uomo, nel senso del Tao di C.S. Lewis. 

Le sonate per violino ed archi contenuti nell’album Mozart Chamber Music, 2010 sono davvero un unguento per gli orecchi e il cuore. Sono contento che Ferdinand possa concentrarsi a casa nostra per i suoi esami di anatomia ed istologia. Alla metà del mese prossimo visiterà don Lorenz Gadient, suo padrino di battesimo. Al telefono mi ha detto che Ferdinand è una „treue Seele“ (anima fedele). Abbiamo donato i libri scientifici di assiriologia all'istituto di Assiriologia a Lipsia, nella Goethestrasse 2.  Padre nostro…


4.1.22 „Mi sono domandata quanti uomini dappertutto nel mondo hanno fatto esperienza di un giorno davvero normale, senza sapere quanto esso fosse speciale e prezioso“ (Nguyễn Phan Quế Mai) - questi giorni di Natale con la famiglia, sono stati proprio giorni preziosi e speciali, nella loro normalità, quella che nella storia del Vietnam, incrociata rispetto a quella tedesca, raccontata da Nguyễn Phan Quế Mai, è mancata quasi del tutto: invasione francese, giapponese e americana, terrificante carestia, riforma comunista del possesso della terra imposta con violenza disumana…E per quanto riguarda la peste, cosa dire? I no-vax, pur con alcune intuizioni giuste, si basano su discorsi che negano fatti, non discorsi, e che per loro natura sono indiscutibili, ma io mi chiedo come abbracciarli? Più facile è con gli amici vaccinati: cerco di essere presente a loro che sono costretti a lockdowns davvero pesanti, chiusi in casa con i problemi più diversi, in modo particolare se hanno un figlio disabile…

Abbiamo tutti bisogno di un dialogo in cui non ci si ferisca a vicenda, ma che traspiri „confidenza, ironia, calore e cordialità“ (Etty, 22.3.42), dobbiamo cercare di essere una presenza di amore, con tutti! 

Dobbiamo annunciare il Vangelo a tutti, con parresia, che è in primo luogo „autenticità“ e non dobbiamo fidarci della nostra comprensibile rabbia (con chi mette in pericolo la vita degli altri), ma del „Testimone fedele“, cioè Cristo, un Logos che non può essere ridotto a discorso e che è l’unico che ci „dà la certezza che „nulla (!) potrà mai separarci dall’amore di Dio“ (Rm 8,39)“ (GeE, 132). 

Nicola Pomponio, una delle persone più dotte che io conosco, oltre che amico di tempi andati, si è ricordato degli studi di assiriologia di mia moglie Konstanze e ci ha segnalato la nuova traduzione Adelphi del Gilgamesh.

Nel team degli agenti S.h.i.l.d c’é un Giuda e questo è davvero drammatico: non vi è nulla di più drammatico che essere il Giuda di una comunità d’amore… L’“adagio ma non troppo“ del quintetto in Sol minore, K. 516 di Mozart mi concilia con me stesso e così posso dire con Etty: „malgrado tutto, amo la mia notte solitaria“ (ibidem). Padre nostro…




(5.1.22 - Notte della vigilia dell’Epifania) Affido questa ultima parte della giornata alle Variazioni in F minore di Franz Joseph Haydn, suonate da Evgeni Koroliov. Mi ha commosso molto la predica del cardinal Zuppi al funerale di Mons. Negri, in modo particolare l’ultimo passaggio che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook. Nella comunione dei santi la gnosi dei nostri giudizi non gioca più alcun ruolo, perchè alla fine solo l’amore. Certo i giudizi politici sono importanti, ma credibile è solo l’amore e la confessione della nostra fede in Cristo. Quando i nostri giudizi storici e politici annebbiano l’amore per tutti (!) i fratelli, essi anche se giusti, sono sbagliati. E poi vista la complessità del reale e della sua comunicazione bisogna mantenere sempre una certa ironia su ciò che si pensa, quella ironia socratica che ha dato inizio alla storia della filosofia: „so di non sapere“.

Ho chiesto a don Negri di intercedere per il mio parrocchiano di cui ho raccontato anche nella mia bacheca in Fb. 

Johanna e David sono ritornati a casa - e così anche Tommi (un gatto con una presenza dignitosa e silenziosa). Spero che il Signore metta nel loro cuore anche il desiderio di un bambino, come ha spiegato bene il Santo Padre oggi nella sua catechesi, che ci ha riproposto il tema dell’inverno demografico. Padre nostro…


(6.1.22 Epifania del Signore e Natale per i nostri fratelli e le nostre sorelle ortodosse) 


Mentre Evgeni Koroliov suona la Keyboard sonata in F maggiore (Hob XVI, 23) annoto alcuni pensieri. Il giorno era cominciato con il richiamo forte di Marie de la Trinité: ci sono delle „missioni“ che sono tali che solo il Padre si accorge del loro peso e di questo abbiamo parlato con mio figlio e mia moglie al pranzo.

Questa sera il parroco è stato a cena da noi e chiede discrezione sulla morte del parrocchiano ed io non ho fatto alcun nome, ma la mia coscienza mi dice che non si può tacere se una persona muore perché un sacerdote gli dice di non vaccinarsi, perché se no va finire all’inferno. Con mia moglie abbiamo pregato in macchina una decade del Rosario per lui e la sua famiglia, che certamente soffrirà molto. In tenuta di „astronauta“ il parroco ha potuto dargli ancora l’estrema unzione. Il Papa nella GeE, 133 dice che non ci si deve far paralizzare „dalla paura e dal calcolo“ e per questo ne parlo . Le cose vanno dette con „franchezza“ (parresia) in modo che il nostro annuncio di Cristo sia credibile. 

Etty (23.3.42) parla di due cose che vorrei annotare. In primo luogo dei sogni. A me piacerebbe sognare come san Giuseppe, quindi non tanto nel senso del „lavoro“ che si fa con essi, ma per ricevere indicazioni di salvezza. A pochi giorni dall’inizio della scuola Etty mi ricorda che ci ci sono rapporti in cui ci si occupa seriamente del „problema umano“, senza „un legame personale troppo forte“. Il Papa ci ha chiesto oggi di camminare guardando la stella, la stella del desiderio da distinguere dallo sguardo basso dei bisogni. Gli sono grato di questa indicazione. Borghesi mi ha mandato un articolo e un tweet di Socci in cui difende il Papa. Sta mattina ho continuato nel mio blog in dialogo con Alver. Padre nostro…  


7.1.22 Questa sera mi accompagnano la suonata per pianoforte in C minore , K. 457 di Mozart, suonata da Evgeni Koroliov. E successivamente quella in A maggiore, K. 331. Nella GeE, 134 il Papa parla della tentazione di Giona, quella di „fuggire in un luogo sicuro“ (Adrienne parla di installazione) e fa tanti esempi di luoghi sicuri che uccidono la parresia: „individualismo, spiritualismo, chiusura in piccoli mondi, dipendenza, sistemazione, ripetizioni di schemi prefissati, dogmatismo, nostalgia, pessimismo, rifugio nelle norme“. Quello che ho scritto questa mattina su san Giuseppe (nel post dei miei quaderni ciellini) non era un invito allo spiritualismo. Il silenzio di Giuseppe non è spiritualismo e neppure „buonismo cattolico, ma confidenza nell’agire del Padre. Certo anche attraverso di me, anche attraverso il suo compito di falegname e di padre putativo. La mancanza di governo nella Chiesa risulta da un desiderio di un luogo sicuro, ma non è possibile legittimare né la pedofilia né le altre brutture del clericalismo. Quando si fa una lotta bisogna ovviamente misurare le forze, ma parresia è farla o desiderarla dal Padre, che non ci carica di emozioni incontrollabili, ma ci chiama, anche attraverso la tempesta ad un’ „itineranza costante e rinnovatrice“. Etty vede nell’artista (cfr 23.3.42) la tentazione di tradire la „parte morale dell’individuo“, cioè il suo cuore, per un abisso di confusione. Questo pericolo c’è anche nell’uomo religioso - perde il suo cuore per un luogo supposto sicuro. Nel primo caso il rischio è di perdere anche la propria creatività e nel secondo di perdere la propria autentica religiosità. Bisogna tirare le redini del governo ecclesiale nella modalità della gioia. Ho messo nella mia bacheca l’articolo di Socci, ma l’entusiasmo per il suo ritorno non lo condivido e non per la sindrome del fratello rimasto a casa (lo sono stato davvero?), ma perché il vero pentimento passa anche attraverso il silenzio, che ordina tutto il nostro essere al Padre, e non al successo dei nostri tweets.

Questa mattina sono stato dal barbiere e dovevo dichiarare tutto: le tre vaccinazioni, il mio numero di telefono. Ho chiesto quando mi sono seduto alla signora che mi tagliava i capelli se fosse vaccinata e mi ha risposto chiedendomi se doveva dirmelo. Le ho detto gentilmente che non volevo essere indiscreto, ma che lei sapeva tutto di me (in questo ambito) e che io sarei molto contento se lo fosse, vaccinata. Ma credo che avesse fatto solo il tampone. Questa sera telefonata con mia mamma, poi Konstanze ha parlato più a lungo con lei del suo tema: l’orgoglio buono di essere mamma. Ferdinand sta studiando ancora, mentre noi abbiamo visto un film con una giovanissima Sandra Bullock su un elisir d’amore.  Padre nostro…


8.1.22 Ascoltando la Suite in D minore, HWV 437 di George Frideric Handel, suonata da Evgeni Koroliov, ripenso al giorno. Parlando di una recensione dell’ultimo libro di Houellebecq, abbiamo al tavolo parlato di eutanasia. Ho raccontato dell’atteggiamento filosofico di Robert Spaemann, che considerava una follia dell’homo faber sia l’eutanasia che il prolungamento esasperato e tecnico della vita. Mi sono venuti in mente non solo i suoi scritti, ma ciò che mi aveva raccontato della morte di sua moglie Cordelia, che aveva staccato i fili, per così dire. Il dottore aveva detto a Spaemann che non potevano farla morire di fame e Spaemann gli rispose che per diciamo dodici ore non muore nessuno di fame e nel frattempo lei era appunto morta. Konstanze ha raccontato anche di sua mamma, che tra l’altro non ha voluto delle cure eccessive e massime. Con le lacrime agli occhi mi ha detto che lei non voleva diventare vecchia, forse non voleva neppure morire con 64 anni, ma comunque nel suo desiderio è stata esaudita. Come sarebbe bello che la nostra morte fosse un esempio di speranza, anche se non necessariamente semplice. 

Il romanzo di Nguyễn Phan Quế Mai diventa sempre più ricco di aspetti e rivela un popolo sincero nelle sue emozioni e nei suoi desideri. Le conseguenze della guerra sono brutali sia per il corpo che per lo spirito ed esse vengono affrontate con un senso della famiglia molto accentuato. Devo spesso pensare ai tre mesi in cui una ragazza vietnamita ha abitato qui da noi, per un dramma che le era successo. 

Vorrei tanto che l’inizio della scuola sia vissuto in una fede grande che „Dio è sempre novità“ (GeE, 135) e che al di là dei nostri schemi ci aspetta nelle periferie, dove la domanda di senso non è uccisa neppure dall’ „apparenza del della superficialità e del conformismo“. 

Senza Adrian non avrei conosciuto gli articoli del giornalista Greenwald - quello che scrive a difesa di Edward Snowden ed Julian Assange mi ha ricordato la lotta di Peguy per Alfred Dreyfus. E gli sono grato anche perciò che dice sui pericoli per la democrazia americana…

Konstanze ha cucinato una cena molto buona con carne di cervo, comprata dal nostro macellaio di Droyßig, che è attento a comprare solo quella carne che risulta da un concetto di caccia ecologico - i cervi sono stati uccisi, perché erano troppi e minacciavano il bosco. Il barbera della Tenuta Tenaglia era poi davvero un vino eccellente per una tale cena. Domani accompagniamo Ferdinand a Erfurt, perché ritorna a Monaco di Baviera, portando con sé uno dei pani che Konstanze ha fatto al forno. Martedì ha il primo dei due esami che ha preparato qui da noi. Con questo diario notturno spero di riuscire a comunicare qualcosa della vita „piena, ricca, intensa è così bella“ (Etty, 27.3.42) che mi è donata ogni giorno, e ciò ha a che fare anche con „fatti e persone“, ma certo e soprattuto con la „sempre crescente intensità della vita interiore“ (ibidem). Siamo stati tutti e tre nella Santa Messa prefestiva, con un giovane che ha suonato ottimamente l’organo. La giornata era cominciata con la lettura di uno dei passaggi più belli di Giovanni: 1 Gv 4, 7-10: „Dio è amore“. Padre nostro… 


(9.1.21) Questa mattina abbiamo accompagnato Ferdinand ad Erfurt - è ritornato a Monaco di Baviera, poi con Konstanze siamo andati fino ad Oberhof (Turingia), dove ci siamo immersi in un paesaggio di neve (vedi le nostre foto in Instagram und Facebook). Nel pomeriggio tardo abbiamo continuato il nostro piccolo corso di italiano. 

Con „Don’t look up“ (Jennifer Lorenz e Leonardo di Caprio) si ritorna all’inizio del senso religioso di Don Giussani e alla sua citazione di Alexis Carrell. Tanta osservazione e poca riflessione conducono alla verità, tanta riflessione e poca osservazione conducono all’errore. Verso la fine del film, quando aspettando la fine del nostro pianeta, i protagonisti sono a cena insieme, non si può non pensare all’“ultima cena“. È molto americana la scelta „evangelicale“ e manca del tutto „Pietro“, che tra l’altro nella realtà ha preso del tutto sul serio il pericolo mortale della peste ancora in corso. Due scienziati fanno l’osservazione di una cometa che si sta muovendo contro la terra e fanno qualche calcolo - politici, giornalisti, etc fanno molta „riflessione“, certo non quel lavoro sull’interiorità di cui parla Etty, ma la riflessione come dominio degli immediati interessi e sentimenti (cosa che fa tanto male anche alla Chiesa), e ciò porta alla catastrofe. Questo lavoro umile di osservazione dei due scienziati (non della scienza!!!) viene ridicolizzato, tanto più perché questi non sono in grado di scegliere la giusta „retorica“ per comunicare la verità 

In GeE, 136 il Papa dice una cosa da brividi - è vero che Gesù bussa alla nostra porta, ma alle volte si può pensare che non voglia entrare in  noi, nella nostra „autoreferenzialità“, ma uscire da essa perché venga annunciata la „buona novella“, che rimane tale anche se una cometa distruggerà la terra. Fino a quando c’é la terra l’annuncio di questa novella - la risurrezione - dovrebbe essere l’unico nostro intento, e questo in modo del tutto non „fondamentalista“. La risurrezione è diventata carne, anche nel diario dell’ebrea Etty, che ci dice che si deve „lavorare“ a un’amicizia (27.3.42). Non esistono amicizie spontanee e sentimentali, anche se un vero sentimento, cioè l’amore gratis è l’oggetto dell’amicizia stessa: dobbiamo chiedere un’anima pulita che non abbiamo, che quasi nessuno ha e mirare ad un „amicizia duratura“: „si deve ‚lavorare‘ ad un’amicizia, „lavorare interiormente“. È ancora solo un procedere per tentativi, un tastarsi a vicenda, e quel che più conta è trattarsi reciprocamente con rispetto“ (Etty). Questo non ha nulla a che fare con un’amicizia formalizzata, che provoca „l’aria irrespirabile della nostra autoreferenzialità“(Papa Francesco). 

Konstanze ed io abbiamo pregato, oggi, nella domenica del battesimo di Gesù, per tutte le persone di cui siamo madrina o padrino.Evgeni Koroliov è davvero un grande, per esempio come interprete di Bach, Haydn, Händel e Mozart!  Padre nostro…


(10.1.22) È ripartita la scuola con la variante omicron in agguato ed anche persone con tre vaccini sono positive (ma sembra con un decorso leggero). Nell’undicesima classe avevo il resto di entrambi i corsi, perché una parte è a sciare in Austria. Evgeni Koroliov mi accompagna, mentre scrivo, con  la suonata al pianoforte in F maggiore, K. 494 di Mozart. La peste ha preso completamente il loro (dei miei ragazzi) cuore e le loro emozioni e come tutti si lanciano, senza coordinazione, in una marea di argomenti che non sono molto d’aiuto, ma almeno potevo far loro compagnia  in questa loro esigenza. 

Nella meditazione del lunedì ho parlato della Losung dell’anno 2022: „Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò“ (Gv 6,37) - ho invitato tutti a verificare nella loro vita che cosa significhi non respingere chi viene a noi“.  

Il papa in GeE, 137, dice che dobbiamo sorpassare la via dell’abitudine, „per lasciarci smuovere da ciò che succede intorno a noi e dal grido della Parola viva ed efficace del risorto“. E questo Logos è più efficace di ogni vaccino. Dobbiamo mettere la nostro speranza in questo Logos e non nella scienza - il discorso scientifico è importante, ma potrebbe essere del tutto inefficace, come fa vedere „Don’t look up“ - dobbiamo guardare in alto, al Risorto. Etty ci ricorda che non dobbiamo desiderare nuove avventure e il Papa stesso quando ci invita a superare l’abitudine non ci invita a delle nuove avventure: „la vita è diventata per me una grande inattesa, continua avventura interiore: ogni minuto del giorno e della notte dà, per così dire, nuovo nutrimento a quell’avventura“ (27.3.42) - a volte nella notte ho bisogno di surrogati, ma l’ultima notte potevo infine pregare come ci ha chiesto il papa ieri nell’Angelus. 

Questa sera nella stanza del camino abbiamo letto „insieme“, Konstanze il suo romanzo ed io Dostojewskij. L’incontro tra Aljoscha ed Iwan nell’undicesimo libro, V è una sfida radicale alla „Fratelli tutti“; neppure i due sono davvero fratelli nel senso del papa, figuriamoci tutta l’umanità. Mentre nella nostra „comune“ lettura, Konstanze ed io lo siamo (sorella e fratello) ed ora che sono nelle mie stanze al piano superiore non sono completamente vuoto e svogliato, cosa che per Spier è segno di vero amore, da distinguere dall’infatuazione. L’incontro con Konstanze è „destino“, anche se lei si occupa più delle „piccole onde“ che dell’“unico grande flusso interiore“. Forse questo è il mio compito, ma quest’ultimo senza le piccole onde è solo megalomania. Padre nostro…


(11.1.22) È stata per me una grande gioia che Alver abbia messo nel suo blog (Controluce, Contraluz)  il rinvio al mio post su „Epifanie“ ed è anche simpatico quello che ha scritto sulla mia persona e sul dialogo con lui. Ferdinand ha passato con il massimo voto l’esame di anatomia, sia  Konstanze che io avevamo pregato per lui, in vero anche la nonna. E Konstanze ha pregato, lo ha saputo dopo, proprio in un momento in cui durante l’esame Ferdinand si era dapprima un po’ perso. 

Anche ieri, come da molti Lunedì, tantissime persone hanno protestato contro le misure anti-covid, ieri erano in Sassonia-Anhalt addirittura 20.000. Credo che dobbiamo smettere di polarizzare con i nostri argomenti, ma cercare di comprenderci a vicenda. 

Con Bruno e Giovanni abbiamo parlato di „scienza“ - ovviamente per chi per tutta una vita ha lavorato come ingegnere ci sono alcune cose/metodi evidenti, che per persone che non hanno quel tipo di conoscenze non sono per nulla evidenti. È evidente anche per me che per costruire un palazzo e per fare un’analisi scientifica non basta il buon senso, ma quest’ultimo secondo me è già un primo passo per la comprensione reciproca. Dobbiamo comunque accettare le nostre differenze. 

Vespri, Santa Messa ed adorazione eucaristica nella cappella nella Jenastrasse 12 ad Eisenberg. 

Ho cominciato a leggere Michel Houellebecq, Anéantir, nella traduzione tedesca di Stephan Kleiner e Bernd Wilczek - il personaggio principale, Bastien Doutremont,  dapprima ammiratore di Julian Assange ed Edward Snowden (gli eroi di Greenwald) si mette a collaborare con la polizia e lo stato per fermare il terrorismo islamista, ma già dalle prime righe il romanzo parla del nemico numero uno: „il nulla“. 

Nella GeE,138 il papa ci invita alla santità versus la riduzione della Chiesa a burocrazia e funzionamento. „I santi sorprendono, perché la loro vita chiama ad uscire dalla mediocrità tranquilla ed anestetizzante“. Ha accompagnato queste mie righe la 15. sinfonia numero cinque in E- Flat (BWV 791) di Johann Sebastian Bach, suonata da  E. Koroliov. Padre nostro…


 


(12.1.22) Sul libro di #Recalcati sul #sacrificio. Non tutto quello che scrive Recalcati è per me importante (alcune cose le trovo un po noiose e moraliste - per esempio la sua critica alla pornografia), ma questo libro mi ha fatto tanto bene. L’ho letto alcune estati or sono e al momento che scrivo queste righe non ho il libro con me. Quando lo comprai alla stazione di Verona, mi era chiaro che compravo un libro che avrebbe potuto essere una vera sfida per un teologo o per un filosofo cristiano, visto che il sacrificio di Cristo è certamente il nocciolo fecondo del suo amore per noi. Come spiega molto bene Adrienne von Speyr non vi è nulla di più pesante per il „figlio dell’uomo“, che non conosce peccato, che portare su di sé, come „peccato“ (è stato fatto peccato dice San Paolo), ciò che gli è del tutto estraneo. Questo sacrificio per il teologo, ma anche semplicemente per il credente è del tutto reale! L’oggetto della critica di Recalcati non sono però i sacrifici reali, per esempio quelli che deve fare mio figlio se vuole con successo superare l’esame di anatomia, ma quelli „fantastici“ - insomma sacrifici che nessuno richiede a noi. Un esempio che fa Recalcati è quello di Freud che distrugge la pipa più bella che ha, quando riceve la notizia che sua figlia ha avuto un grave incidente, se mi ricordo bene. Insomma si tratta di un „meccanismo“ non principalmente di credenti, ma di tutti quelli che vogliono con un „sacrificio“ acquietare una divinità fantastica che li minaccerebbe. Con questo meccanismo Recalcati spiega anche la cessazione di prendere cibo da parte di ragazze (non conosco il nome scientifico italiano), normalmente dopo un rapporto con una madre dominante, che sarebbe la divinità fantastica che vogliono acquietare e di cui vogliono verificare l’amore: mi ama davvero o mi lascia morire? Etc. 

Nel libro poi vi è una chiarificazione di un meccanismo che fa tanto male agli uomini: quello dell’obbedienza ceca ad una legge, senza la quale si suppone che non sia possibile vivere; insomma un’obbedienza - che produce un orgasmo spirituale - che sostituisce l’amore come la dimensione ultima ed ontologica dell’essere. E questo è il punto che mi ha fatto tanto bene e che si può trovare in termini teologici e non psicoanalitici in San Paolo: la legge presa per sé, astrattamente, uccide, mentre l’amore ci rende liberi. Etc. 



(12.1.22) Se paragoniamo i personaggi del romanzo che sto leggendo di Nguyễn Phan Quế Mai (una proprietaria terriera e una scrittrice), con quelli delle storie minime di Alver (riciclatori di immondizie, venditrice dei biglietti della lotteria, allenatore di calcio sulla sedia a rotelle…) e con quelli di Michele Houellebecq (un importante ministro delle finanze francese e la sua persona di fiducia) ci troviamo difronte ad universi del tutto differenti - io e i miei ragazzi dell’ottava e della sesta classe (il mercoledì insegno in queste classi) siamo certo più vicine alle storie minime di Alver, pur nella differenza tra Argentina e la Sassonia Anhalt. Comunque anche Houellebecq sta entrando nel mio cuore, per una certa sincerità con cui racconta la sua storia, che accade alla fine di questo decennio. Il conflitto di Paul (l’uomo di fiducia del ministro) con sua moglie si gioca nel frigorifero, in cui i cibi vegani di lei si scontrano con quelli, diciamo, tradizionali di lui e nel letto o meglio nella mancanza di un letto e sesso comuni da più di dieci anni e non per motivi paragonabili a quelli di Giuseppe e Maria, ma per una fine di dialogo; non solo il sesso, ma il dialogo è morto. Oggi nel telegiornale ZDF si è parlato di uno scandalo terribile di sesso con minori e bambini in una determinata regione della Germania, ma credo che Houellebecq con la sua analisi sulla a-sessualità di molte persone, pur o forse per il dilagare della pornografia, tocca un punto dolente del nostro mondo.

Sto rivedendo per la seconda volta, questa con mia moglie, in inglese, „Don’t look up“ - ho un grande rispetto per il lavoro dei due scienziati ed in genere per gli scienziati e la superficialità „retorica“ che li circonda: nella politica, nel giornalismo, nei social media è agghiacciante. Una superficialità retorica che non permette di comprendere la semplicità del metodo scientifico: osservazione con l’aiuto della tecnica e calcoli matematici. Il metodo scientifico non si basa sui „sensi puri“, ma su delle astrazioni che hanno fatto tanto bene al mondo. La scissione dell’atomo non è stata solo usata per Hiroshima, ma anche per la medicina ed ha salvato molte vite. Mi auspico, però, anche un rispetto per il lavoro filosofico, che cerca di fare una critica della scienza, che nulla ha a che fare con la negazione di vaccini (io tra l’altro sono vaccinato già per tre volte) o di cambiamenti verdi necessari, ma con un tentativo di comprendere le „tentazioni“ che sono implicite anche al lavoro scientifico. Con la stessa radicalità di discernimento cerco di fare un discernimento delle „tentazioni“ della filosofia, come logicizzazione astraente dai fatti o della politica, come dominio invece che servizio. Etc.

Questo lavoro di discernimento non è la negazione dei „passi avanti“ di cui parla GeE, 139. Non voglio fare della mia vita „un museo di ricordi“ e chiedo la grazia di „comunicare il Vangelo“ nella modalità che è propria al mio carisma personale. Annunciare il Vangelo significa annunciare la gioia di Cristo risorto e non la difesa di un bastione, qualsivoglia esso sia.  

Probabilmente non scriverò mai un libro, perché non ne sono capace e quindi non scriverò mai un libro su Etty, „ma per ora continuo a vivere con te e godere di te“ (cfr 27.3.42) - in fondo non conosco quasi nessuno che mi corrisponda così e da lei imparo davvero con gioia: „la vita è bella“! Etty, con il suo „amore per l’umanità“ che trova „più importante della relazione tra i sessi“ (ibidem), eppure con Etty si può approfondire anche la questione sessuale e forse in modo più profondo che con l’amata Ayelet Gundar-Goshen. Anche Houellebecq sa parlare di sesso in modo che mi incuriosisce. Ma non solo di sesso, ma anche di cibo - mia moglie mi ha raccontato di una sua lettura (Sophie Kinsella) in cui il cibo gioca un ruolo importante e che fa parte dei temi-criteri con cui a volte si fa morire un rapporto o lo si esclude a priori. Mi hanno fatto compagnia stasera le variazioni- Goldberg di Johann Sebastian Bach, suonate da Koroliov. Padre nostro… 


(13.1.22) Una cosa che ho desiderato tanto per dei miei amici di Mestre si è avverata - Deo gratias et Mariae! 

Un’amica, che legge con attenzione ed intelligenza le mie cose in Facebook, scrive che le mie tante letture servono certamente per il mio lavoro come insegnante, ma in vero, su questo punto, devo contraddirla: servono a me. Sono io quel lettore che ha bisogno di quelle letture per il proprio „Selbstsein“ (essere se stesso) - senza questa base il lavoro educativo è solo forzatura caritativa, se va bene. 

Il che non vuol dire fare un’esaltazione dell’isolamento. Ha ragione il Papa quando in GeE, 140 dice che „è molto difficile lottare contro la propria concupiscenza e contro le insidie e tentazioni del demonio e del mondo egoista se siamo isolati. È tale il bombardamento che ci seduce che, se siamo troppo soli, facilmente perdiamo il senso della realtà, la chiarezza interiore, e soccombiamo“. Concupiscenza non è desiderio, direi che è piuttosto una dipendenza egoistica, comunque a parte la definizione è vero che il „bombardamento di seduzioni“ è troppo forte per essere affrontato da soli, ma una comunità che non prenda sul serio il Selbstsein dei suoi membri è destinata a diventare un massa ideologica che sostituisce solo le concupiscenze individuali con quelle collettive. Anche il rapporto a due non può sostituire la comunità - Etty lo spiega bene con una citazione (27.3.42): „quanti intendono l’amore solo come rapporto fra sé e l’amato sono in errore“. Il che per Etty non vuol dire trascurare il suo rapporto con Spier. In fondo questo è l’unico vero tema del diario fino al marzo del 42. È una ricerca incessante di un equilibrio tra anima e corpo. Spier in un certo senso è meno equilibrato di Etty, che di fatto desiderava „soltanto che il mio corpo esprimesse quello che stava accadendo nella mia anima“. Spier cade nel rapporto con lei più volte nella „concupiscenza“ che riesce a dominare, ma non senza surrogati. Quando in un rapporto intenso il corpo e l’anima non sono in unità, secondo me solo con la grazia santificante, che non è un’opera, ma un dono, è possibile andare oltre i surrogati - e il bombardamento della società trasparente è davvero molto intenso, anche se io non penso che la „chiarezza interiore“ di cui parla Francesco e il „senso della realtà“ siano raggiungibili con uno sforzo; non credo che lo pensi neppure Francesco. Sarebbe bello parlare con lui apertamente su questi temi per una mezzora. Padre nostro…


(14.1.22) Siamo nella foresta della Turingia, in un piccolo alloggio, allacciato alla pensione Kanzlersgrund im Haseltal - siamo abbastanza immersi nella neve e domani vogliamo camminare verso Oberhof. Non c’è quasi internet, per cui non so neppure se potrò postare il mio diario notturno di oggi - fa lo stesso, sebbene io non creda che l’internet sia buono solamente per guardare/streamen film pornografici ed insultare gli altri senza correre rischi (è una delle osservazioni di uno dei personaggi di Anéantir)

Lo sguardo di Paul (Houellebecq, Anéantir) sulla sua sorella cattolica Cécile rende questo romanzo particolarmente interessante; in me credo che ci siano entrambi i personaggi: Paul e Cécile. Lei prega seriamente ed ha una „fiducia senza confini nella potenza del Signore“, lui di religione se ne intende, nel senso che da distinguere le diverse scuole di buddismo in riferimento alla modalità di intendere il sesso. Quello del Tibet, secondo Paul, è sessualmente più emancipato che lo zen buddismo.

Avevo cominciato il giorno con il Vangelo, con la guarigione del paralitico - mi impressiona molto l’autorità di Gesù e davvero le persone nel brano evangelico hanno ragione quando dicono: non abbiamo mai visto nulla di simile. Da una parte penso che non si debba perdere questa singolarità di Cristo, dall’altra credo che dobbiamo cercare di vedere dove essa oggi è ancora viva. Nella GeE, 141, che ho letto alla Konstanze, vi è un aspetto molto importante: non si può diventare santi da soli, come imparai da giovani, dal „Cattolicesimo“ di Henri de Lubac. 

Abbiamo pregato i vespri per Michela, che è stanca „mentalmente e fisicamente“.

L’internet è stato sufficiente per vedere nella mediateca di ZDF una puntata della serie intitolata „Der Palast“, che racconta la storia di due sorelle gemelle, una delle quali ha vissuto tutta la sua vita nell’ovest della Germania a Bamberg e l’altra nell’est di Berlino. Scriviamo l’anno 1989, quello della caduta del muro, con alcune retrospettive nel 1960, un anno prima della sua costruzione. È lo stesso motivo che aveva ispirato Erich Kästner nella „Doppelte Löttchen“.  Padre nostro… 


(15.1.22) L’ictus del padre di Paul (Michelle Houellebecq, Anéantir) mi fatto ricordare l’ictus di mio nonno, che lungo sedici anni, pian piano ha riconsegnato la sua vita al Padre, nel marzo del 1988, credo nello stesso giorno della morte di Goethe. Ovviamente Paul non parla in questo modo della malattia e della possibile morte del padre, ma sa che Cécile lo farebbe e lui, anche se la prende in giro quando parla di cose religiose con la stessa naturalezza con cui lui parlerebbe di ben altri temi, la stima e sa che sua sorella non lascerebbe il padre nella „sua urina e nella sua merda“ come fanno tanti. Mi ricordo ancora quella sera con cui sono andato in macchina con mio padre, credo che avessi dodici anni, da Torino Mirafiori Sud a Casale Monferrato, dove era ricoverato suo padre, mio nonno. Il nonno, arrivati all’ospedale, non era in coma come il padre di Paul: credo che fosse sveglio, in una stanza con altre persone. Dopo quella data sono stato spesso in ospedale con lui, per esempio quando doveva portare il catetere, che gli faceva un male terribile, non continuamente, ma sempre di nuovo, e mi teneva la mano fortissima. Quando nella GeE, 142 il Papa parla di „esperienze mistiche vissute in comunità“, facendo l’esempio di Benedetto e Scolastica e di Agostino e sua mamma Monica, bene credo che quelle serate in ospedale con mio nonno fossero qualcosa di simile - poi come studente, quando era in carrozzella o a letto, ho vissuto con lui e nel giorno e nelle notte della morte, ho dormito nella stanza accanto a quella in cui era nella bara. Konstanze ed io ci conoscevamo da meno di un anno - lei aveva costruito una marionetta di Pinocchio, e la presentò a mio nonno nel letto, che sorrise e le prese la mano, questo qualche giorno prima della morte. 

L’altro giorno in macchina ho detto a mia moglie che in me ci sono sia Paul che Cécile e che ha volte io sono scettico sulla presenza di Cristo nella scuola o che per lo meno io non vado a scuola come ci andava Gianni Mereghetti, per cui andare a scuola significava andare ad incontrare il Signore. Mia moglie mi  ha risposto sorpresa: davvero? Se non pensassi che a scuola c’è Lui non avrei per nulla la forza di affrontare una classe come la 5d. Ecco un altro momento mistico in comunità. 

Oggi abbiamo camminato per quasi tre ore, quasi sempre in salita fino ad Oberhof. Ci sarebbe ancora molto da raccontare, ma la smetto qui. Padre nostro…



(17.1.22) Guardando con Konstanze la serie televisiva in sei puntate intitolata „Der Palast“ (2021), ideato da Rodica Doehnert e Friedrich Wildfeuer, ho potuto ripensare ad un avvenimento decisivo per la nostra storia: la caduta del muro di Berlin - senza quella caduta probabilmente non saremmo dove siamo. Nella serie si parla dell’incontro di due sorelle gemelle, una delle quali ha vissuto la sua vita nell’ovest della Germania (con il papà) e l’altra nell’est (con la mamma). Mi ricordo, come se fosse adesso, la commozione quando allora vidi le immagine della caduta del muro; non so più bene ricostruire precisamente la situazione, ma mi ricordo che in CL alcuni avevano commentato dicendo che questo avvenimento in sé non significava un vero cambiamento. Ora invece c’é un’inversione dei ruoli: quando si parla di questo avvenimento ci si contrappone spesso alla dittatura comunista, mentre per me/noi, dopo vent’anni passati in Sassonia-Anhalt, è necessario fare molti distinguo. 

Ieri sera Konstanze era irritata per un articolo di Glen Greenwald sul tennista serbo, stamattina ripensandoci le ho mandato questo Whatsapp, perché lei è stata tutto il giorno ad Halle per un corso di perfezionamento in matematica: „Endlich ist es vorbei, das Theaterspiel rund um Novak Djokovic. Der erfolgsverwöhnte 🎾 Tennisstar  aus Serbien musste in Australien lernen, dass auch für ihn Regeln gelten“. Felix Huesmann, MZ von heute. Ich würde sagen: das ist einfach langweilig. Ich verstehe dieses Ärger, das in dir Glen Grünwald verursacht hat, aber er stellt nicht immer alles in Frage. Er stellt einige Dinge in Frage. Und wenn er recht  in seiner Lektüre des Phänomens hat, es geht hier  nicht darum um Regeln zu brechen oder nicht zu brechen. Es geht hier darum ob jemand eine bestimmte Aussage machen darf oder nicht machen darf und diese Beobachtung ist mindestens nicht langweilig. Auch in unserem alltäglichen Leben hat man das Gefühl,  dass es immer nur um Regeln geht. Wie es auch sei, es hat mich mir Freude gemacht mit dir darüber zu reden und nachzudenken, weil deine Einwände nie langweilig sind, sondern existenziell. ❤️🙋🏻‍♂️ (traduzione italiana: "Finalmente è finita, il teatro a riguardo di Novak Djokovic. La stella del tennis 🎾 serbo, viziata dal successo, ha dovuto imparare in Australia che le regole valgono anche per lui". Felix Huesmann, MZ di oggi. Direi: questo giudizio è semplicemente noioso. Capisco questa rabbia che Glen Grünwald ha provocato in te, ma non mette in discussione sempre tutto. Mette in dubbio alcune cose. E se ha ragione nella sua lettura del fenomeno, in Australia non si è trattato di infrangere o meno le regole. Qui si tratta del fatto che qualcuno possa o non possa fare una certa affermazione e questa osservazione non è per lo meno noiosa. Anche nella nostra vita quotidiana, si ha la sensazione che si tratti sempre di regole. Comunque, mi è piaciuto parlare e pensare a questo con te perché le tue obiezioni non sono mai noiose, sono esistenziali. )

I grandi scrittori „laici/secolari“ del nostro secolo, come Philip Roth con il suo „The Human Stain“ (La macchia umana del 2000) o come Michel Houellebecq, Anéantir (2022), offrono sempre contributi per una critica della religione. Il primo più nel senso di una difesa di una religione dionisiaca, il secondo più in quello di una difesa del panteismo. Per chi conosce Goethe, Nietzsche o Ernst Bloch non sono temi nuovi, il che non vuol dire che non facciano riflettere, ma non è il motivo ultimo per cui li leggo. Su questo, più tardi. Houellebecq ha difficolta ad unire il Dio universale e panteistico della natura con il Gesù che guarisce malati e si occupava a volte di poveri (questo aspetto ha per lui ha una valenza politica) o con il Dio „litigioso e assettato di vendetta“ del AT. In vero nella „Trilogia“ di Hans Urs von Balthasar, concepita in dialogo con tanti autori del mondo letterario e filosofico, vi sarebbe a sufficienza materiale per rispondere a questa domanda dello scrittore francese, ma mi accontento di un breve esempio con la lettura del giorno del canone romano (1 Sam 15, 16-23). È vero che il passo non corrisponde al nostro modo di pensare la violenza (farla la facciamo ugualmente, solo che diciamo che abbiamo scopi nobile per farla), ma non ci vuole una grande intelligenza biblica per vedere che la differenza proposta nel passo dell’AT tra „obbedienza“ e „sacrifici“, come azioni pseudo religiose, è in verità molto feconda, anche se deve essere specificato che „obbedienza“ non ha a che fare con forme di „militarismo“, ma con l’udire profondo di ciò che veramente conta nel rapporto con Dio - ed udire possiamo farlo in un bosco o leggendo quella che noi cristiani chiamiamo la Santa Scrittura. Ed un bisogno di „guarigione“ lo si può percepire anche nel bosco, tanto più in questa epoca di grande siccità.

Detto ciò rimane il fatto che Houellebecq - sono arrivato alla pagina 185 del suo romanzo - mi sta spiazzando per una sincerità che cerca un suo pari. In primo luogo mi permette di riflettere sul sesso, in un modo tale che per ora mi era stato possibile solo con Walker Percy e Etty Hillesum. Paul, il personaggio principale del libro, si ricorda di tutte le persone con cui ha avuto sesso (incluse l’esperienza di Blowjob in un gabinetto), mentre non si ricorda di amici, che non ha mai avuto; sente più il bisogno di amore che di sesso, ma è molto disinibito nel mondo di parlare del tema, anche in riferimento a persone come una dottoressa, primario di un ospedale, che è vista dal più delle persone come una persona autorevole. Mentre quest’ultima gli spiega cosa succederà con suo „papà“, che si trova in uno stato „vegetativo“, Paul pensa al suo tono di arroganza alto-borghese, al tono di una che in vero non è altro che una borghesuccia demenziale ed al fatto che si è masturbata davanti ad un poster di un un politico ‚potente‘. Non approfondisco qui il modo letterario in cui egli arriva a questa informazione. Paul stesso non ha più una vita sessuale da dieci anni ed ha deciso, da un certo punto in poi, di non masturbarsi più (non viene spiegato il perché) - insomma non fa parte di quei don Giovanni o Casanova di cui è ricolma la letteratura e la vita (forse) ed è in attesa del ritorno di sua moglie, con cui ora ha ripreso timidamente a parlare, ma sa che questa dimensione non può essere taciuta ne trasposta in un livello solo moralistico o ancor peggio solo teologico. 

Il passo ulteriore che vedo in Etty, che me la rende ancora più persuasiva sono due semplici parole „pian piano“: „pian piano si sta verificando uno spostamento d’accento dal piano fisico al piano spirituale“ (28.3.42) - la frase lei l’ha detta in riferimento a Spier, ma vale per noi tutti. Lo spostamento sul piano spirituale è ciò che corrisponde all’uomo, ma questo spostamento accade „pian piano“ e non con decisioni di principio. 

Quale è il passo che possiamo fare per far un cammino reale di santità: prendere sul serio la comunità ci spiega Papa Francesco. „La vita comunitaria in famiglia, in parrocchia, nella comunità religiosa e in qualunque altra (!) è fatta di tanti piccoli dettagli quotidiani“ - dobbiamo rimanere fedeli alla comunità a cui siamo affidati  - e non intendo solo CL, ma per l’appunto quello che dice il Papa in GeE, 143. „Questo capitava nella comunità santa che formarono Gesù, Maria e Giuseppe, dove si è rispecchiata in modo paradigmatico la bellezza della comunione trinitaria. Ed è anche ciò che succedeva nella vita comunitaria che Gesù condusse con i suoi discepoli e con la gente semplice del popolo“.  Padre nostro…


(18.1.22) Le nostre (di mia moglie e me) Tischreden hanno spesso come protagonisti le ragazze e i ragazzi della quinta o della sesta classe; oggi riflettendo su una domanda di un ragazzo dell’ottava che voleva un paragone tra Napoleone ed Hitler, abbiamo parlato dei „grandi“ della storia: ma anche un Alessandro, il grande, nei suoi 12 anni, non ha compiuto un’opera davvero stabile, come si può vedere nell’impero Seleucide (Βασιλεία τῶν Σελευκιδῶν) successiva. Cesare è certo un gigante, ma la figura drammatica e linguisticamente gigantesca di Cicerone non deve essere dimenticata. Sulla differenza tra Napoleone ed Hitler direi che, pur tenendo conto e condividendo il giudizio negativo di Tolstoj, un grande come Alessandro Manzoni scrive una poesia di attonito rispetto di fronte a questa figura fatale:


Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,

Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà…


Certamente nessun poeta del genio di Manzoni scriverebbe una tale poesia per Hitler, tanto meno ad esso si possono riferire i versi: „Nè sa quando una simile/Orma di piè mortale…“ - o nessun filosofo della statura di Hegel paragonerebbe Hitler allo „spirito del mondo seduto a cavallo che lo domina e lo sormonta “… Ma detto ciò ho pensato ad un altro piccolo/grande: a Charles di Gesù, che sia come geografo ed ancor più come santo ha compiuto nel silenzio una vera e grande opera di fratellanza universale, passando la notte di fronte al Gesù eucaristico. 

"Se i terroristi intendessero distruggere il mondo come lui (Paul) lo conosceva, distruggere il mondo moderno, allora non avrebbe nemmeno potuto davvero rimproverarli" (Michel Houellebecq, alla fine di 3,8) - non so se sono d’accordo su questo giudizio duro del mondo moderno e del suo „paradigma tecnocratico“, anzi in vero tante cose del mondo moderno fanno parte della mia vita in modo essenziale, ma certo la frase fa riflettere e se penso che il nostro (del CJD) sistema email da mesi non funziona per via di un Hacking, devo dire che lo scenario che propone lo scrittore francese è davvero da brividi. 

Detto ciò direi che „l’attenzione ai particolari“ di cui parla il Papa in GeE, 147, con esempi molto belli dal Vangelo - „il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino di una festa…“ - deve farmi da guida anche in questo diario notturno. Anche Etty si fa pensieri sul come condurre un diario (28.3.42), in cui si può parlare anche di rape, di uova e di spaghetti o di „una passeggiata in una luce notturna“, pur sapendo che „la mia realtà è altrove“ - nella riflessione dopo una preghiera o scrivendo queste righe. In primis nel diario notturno vi è un solo bisogno: smetterla con ogni „snobismo“, con ogni „attitudine intellettuale e prepotente“ che invero nascondo sole il nostro essere dei „poveri uomini“ ed anche le mie tante letture non sono espressione della mia intellettualità, ma della mia anima.

 Il video che ha fatto Johanna nella story di Kita-Klett in Instagram non è meno importante del viaggio della Baerbock a Mosca e speriamo che i „grandi“, nella questione del conflitto in Ucraina, trovino il coraggio della pace e della diplomazia. Padre nostro… 


(19.1.22) Questa mattina mi ha telefonato mia mamma per dirmi che mio padre nella notte ha preso la macchina e stava andando non sa/so dove; grazie a Dio ha visto la luce nell’alloggio ed ha chiamato mia cugina che è riuscita a riportarlo a casa. Ora è all’ospedale per degli accertamenti e sembra essere abbastanza „assente“. Mia sorella è venuta da Predazzo. Vediamo come procede questo „imprevisto“. Ho chiesto ad alcuni amici di pregare per lui un Ave Maria - avevamo già previsto un viaggio in Italia per il 13 del prossimo mese, vediamo se sarà necessario una mia presenza prima di questa data. Comunque ci siamo sentiti più volte durante il giorno.

Un allieva della sesta classe deve stare a casa, perché il padre sta subendo una chemioterapia, ed ha paura di infettarsi con omicron. 

Il padre di Paul (Houellebecq) sta meglio e riesce a reagire a ciò che gli si dice con si e no, non pronunciati, ma con un movimento delle sopracciglia per il si ed uno sguardo fisso per il no. 

Una comunità cristiana deve farsi carico dei piccoli gesti (GeE, 145)  e Gesù, che è la vita vera, illuminerà tutto, anche una malattia con la sua luce, che supera „lo splendore tenebroso delle feste della terra“ (Teresa di Lisieux). Come dice Etty: „credevo fermamente che avrei comunque continuato a ritenere la vita bella, nonostante tutto. Tutte le catastrofi vengono da noi stessi“ (28.3.42). Il primo passo della guerra è la nostra mancanza di tenerezza e questa mancanza si trova in noi: „noi si può mai essere abbastanza elastici  in quello che si esige dagli altri né abbastanza intransigenti nelle richieste che si fanno a se stessi“ (Etty). Noi piuttosto facciamo il contrario. Da Roma arriva oggi il richiamo forte del Papa: „La tenerezza è qualcosa di più grande della logica del mondo. È un modo inaspettato di fare giustizia“. Ho commentato in Facebook: „Questo secondo me è il punto vitale del magistero di Papa Francesco. Il cuore! La cosa con cui facciamo più fatica, perché ad un certo punto le nostre analisi sono più importanti della "tenerezza" e certo noi possiamo farle, le analisi, ma non dobbiamo mai dimenticare che sono solo un tentativo abbastanza maldestro ed incompleto di comprendere il mondo, mentre il nostro compito consiste nella testimonianza di questa tenerezza, che è testimonianza di un Logos più grande della logica del mondo. E solo da questa tenerezza nasce una vera giustizia, il resto è arroganza. Mea culpa…“. Padre nostro… 


(20.1.22) Mia sorella ha potuto parlare con una dottoressa - ora mio papà è in un reparto (ieri è stato tutto il giorno al pronto soccorso), ma per via della situazione Covid non ha potuto vederlo; domani o Sabato proverò a telefonargli. Comunque sembra che non sia un inizio di Alzheimer, ma che la crisi dell’altra notte sia stata dovuta ad un’infezione, che deve essere curata. Rimarrà alcuni giorni all’ospedale.

È morto il papà di una mia cara amica e sua nipote Giulia ha scritto un bellissimo „memoriale“ nella sua bacheca di Facebook; mia moglie questa mattina aveva mandato a Maria Grazia, così si chiama l’amica, questo Whatsapp che riporto: „Cara Grazia, mi dispiace tanto per te e ho pregato per te e per lui. Ma ormai è in un posto bello, dove non deve più combattere e può starci lo stesso vicino. Ti auguro tanta forza per i prossimi giorni, ma anche una grande tranquillità, perché è arrivato nel abbraccio di un Padre buono. Ti penso e ti abbraccio 🤗“. 

Nel telegiornale del MDR hanno, come prima notizia, attaccato Ratzinger/Benedetto XVI che sarebbe stato colpevole come arcivescovo di Monaco di Baviera e Frisinga, di avere nascosto dei casi di pedofilia. Quest’ultima è davvero una tragedia che ha tolto quasi ogni credibilità alla Chiesa e tutti i miei tentativi di „filosofia dei sessi“ per non tralasciare la dimensione „naturale“ e „polimorfe“ del sesso stesso hanno a che fare con questa crisi. Ma il giornalismo tedesco su questioni ecclesiali è del tutto non affidabile - sono tutti uguali: FAZ, ARD, NDR, ZDF, etc. Il denominatore comune è l’incompetenza. Credo che Benedetto XVI abbia fatto tantissimo per il discernimento di questo disastro della pedofilia, attaccarlo è solo segno di miseria intellettuale e morale. 

Nella „Fratelli tutti“ il Papa cerca di coniugare il tema dell’amore e della politica, in un modo che ci ha davvero impressionato - Konstanze ed io abbiamo ripreso la lettura serale dell’enciclica. Il Papa chiama le tragedie del nostro tempo per nome e porta il nostro sguardo verso „gli ultimi“. 

Cosa imparo dalla mia Etty - ci stiamo avvicinando al 27 di gennaio, giorno della memoria del genocidio agli ebrei? Tutte le tragedie del mondo sono compiute da noi uomini e così non hanno un carattere assoluto. „Gli  orrori andranno avanti“ (28.3.42) fino a quando non mobilitiamo in noi un vero senso di „riadattamento“ al bello, alla libertà, alla bontà e al vero e questo in primo luogo accade in un assenso definitivo alla vita stessa: la vita è bella! „Questo significa che io non sono mai addolorata, non mi ribello mai, accetto tutto e amo sempre la vita in qualsiasi circostanza?“ (Etty); la domanda è di importanza vitale, se non si potrebbe pensare che Etty sia stata una masochista. „No, non è così“ - ecco la risposta: „credo di vivere tutte le sciagure e le ribellioni che un essere umano può sperimentare e di conoscerle, ma non vi rimango ancorata, non prolungo momenti simili“; ecco questo è il punto: non dobbiamo prolungare il male! Padre nostro…


(21.1.22) L’adagio in La minore (K 418), per esempio suonato da Maurizio Pollini, ma anche l’andante in C maggiore, (K 545), suonato per esempio da Evgeni Koroliov, ed in genere tutte le suonate per piano ed orchestra di Wolgang Amadeus Mozart, sono tra le cose più belle che abbia mai vissuto, sono la manifestazione della bellezza dell’essere come amore. Forse anche la dimostrazione più adeguata dell’esistenza di Dio. 

Le notizie da Casale Monferrato su mio padre sono buone e ringrazio tutte le persone che hanno pregato per lui.

Con due ragazzi della dodicesima ci troviamo nel bar-panetteria vicino alla scuola per una colazione comune: la prima domanda che mi hanno fatto oggi era su Benedetto XVI; ho risposto ed approfondito il tema nella mia ora di religione nella dodicesima. Era facile parlare con loro - non sono ideologici. Ho difeso Papa Benedetto XVI, ed ho anche  detto che la pedofilia è una pura catastrofe per la Chiesa, una vera e propria tragedia; tra l’altro il pontefice emerito sarebbe d’accordo con questo. L’attacco di „Libero“ al Papa per non avere difeso immediatamente Benedetto XVI è del tutto ingiusto. Comunque l’atmosfera nella Chiesa è disastrosa: ho mandato alla Chat della parrocchia la mia riflessione sulle critiche a Benedetto XVI - dapprima nessuno ha detto qualcosa, poi una del consiglio parrocchiale mi ha scritto, che su questo tema ognuno deve formarsi la propria opinione; povera Chiesa! Alla fine il parroco ha scritto che è d’accordo con me e questo è stato un piccolo segno di speranza. 

Nei numeri 190 e 191 della „Fratelli tutti“ il Papa parla di „amore del prossimo politico“ e poi propone una critica profonda ad „ogni genere di intolleranza fondamentalista“ (politica e non), perché  „danneggia le relazioni tra persone, gruppi e popoli“ e ci fa un invito molto chiaro: „impegniamoci a vivere e insegnare il valore del rispetto, l’amore capace di accogliere ogni differenza, la priorità della dignità di ogni essere umano rispetto a qualunque sua idea, sentimento, prassi e persino ai suoi peccati. Mentre nella società attuale proliferano i fanatismi, le logiche chiuse e la frammentazione sociale e culturale, un buon politico fa il primo passo perché risuonino le diverse voci. È vero che le differenze generano conflitti, ma l’uniformità genera asfissia e fa sì che ci fagocitiamo culturalmente. Non rassegniamoci a vivere chiusi in un frammento di realtà“ (191). 

Ed in Etty leggo una pagina da „dottoressa della Chiesa“ (28.3.42), in difesa del dolore versus l’odio. L’attacco a Benedetto XVI mi ha reso molto triste, anche se io stesso non sono del tutto d’accordo con la sua „teologia dei sessi“, ma ciò non importa; ed anche se mi fa vomitare che una persona della sua età venga presa come capro espiatorio devo stare attento a non far crescere in me l’odio. Non bisogna odiare nessuno: il dolore non si deve fuggire „ma sopportarlo come una persona adulta…non sfogare i tuoi rancori in odio che vuole vendetta…se non dai un opportuno ricovero al dolore, ma concedi maggior spazio all’odio e ai piani di vendetta  - da cui nascerà ulteriore dolore per gli altri - be’, allora il dolore non finirà mai in questo mondo ma crescerà soltanto“ (Etty). Padre nostro…


(22.1.22) Finalmente sono riuscito a parlare con mio papà, che mi è sembrato stanco e triste, ma abbastanza lucido, mentre alcune cose che mi ha raccontato mia mamma, sulle sue medicine che sarebbero a casa, mi fanno pensare che ci sia una perdita di presenza; comunque speriamo che sia davvero l’infezione e che trovino un modo di curarla. Le analisi alla testa sono buone. 

„C’è sempre la mia seconda patria, la letteratura in cui continuo a viaggiare liberamente“ (Etty, 29.3.42) - anch’io sto viaggiando liberamente nel testo di Houellebecq „Annientare“, con il suo attacco generoso all’eutanasia e con la tesi chiara che gli anziani non sono fatti per le case di riposo. Geniale ma incompleta mi sembra anche la sua idea che il nichilismo ha a che fare con un cristianesimo che vive nel futuro e nel passato invece che nel presente. „Il peccato originale del cristianesimo è ai miei occhi la speranza“ (edizione tedesca, 380), ma in vero la speranza è una dimensione del presente e non del futuro. E il nulla generato dal cristianesimo non è quello del nichilismo, ma quello dall’amore gratuito. 

Nel rapporto con sua moglie Paul arriva ad un equilibro tra „sedere“ ed „anima“: le cose più belle su questo tema le ha scritte Walker Percy nei suo romanzo „The second coming“: la coppia, che non ha la stessa età, l’uomo potrebbe essere il padre della ragazza, è „incrociata“ anche perché William Barrett ha degli svenimenti improvvisi ed ha bisogno di Allison, e quest’ultima ha bisogno di lui perché non riesce a formulare frasi complete. Tra Paul e Prudence, che per dieci anni non hanno fatto l’amore, il contatto ricresce pian piano: bacio, poi seni e alla fine anche il sedere. Allison è molto più disinibita ed anche William lo è. La scena preparatoria, che in Percy non è necessaria, in cui Paul va da una prostitua per farsi fare un blowjob per l’appunto preparatorio al rapporto sessuale con sua moglie, finisce con la scoperta che la prostituta è la figlia di sua sorella. In Percy le cose sono in un certo senso molto più semplici, ma comunque è anche vero che negli ultimi decenni (Percy è morto nel maggio del 1990) il sesso si è reso ancora più autonomo dall’amore e quindi Houellebecq fa bene a non tacere nulla.

In Etty c’é questa dimensione disinibita, provocata anche dal vino, ma quello che lei vuole è una gioia semplice che non può essere donata da alcun rapporto sessuale. 

Quello che manca in Houellebecq è anche la dimensione della fratellanza universale, testimoniata dal numero 192 della „Fratelli tutti“: „192. In tale contesto (amore che integra e raduna), desidero ricordare che, insieme con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, abbiamo chiesto «agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente». E quando una determinata politica semina l’odio e la paura verso altre nazioni in nome del bene del proprio Paese, bisogna preoccuparsi, reagire in tempo e correggere immediatamente la rotta.“ - in Houellebecq non vi è alcuna parola di odio, ma manca, anche se forse la desidera, anzi sono certo che la desidera, la dimensione dell’essere donato, „completamente e semplicemente“. Ed adesso, prima di andare dormire, voglio continuare la lettura dei „Fratelli Karamazov“, che sono per me quello che nel marzo del 42 è „L’idiota“ per Etty. Padre nostro…


(23.1.22) Con Gianni Vattimo avrei voluto scrivere la tesi di laurea su Balthasar, ma poi mi trasferii a Pavia e la scrissi con Fulvio Papi. Quando ero a Torino ero filosoficamente sotto l’influsso di Francesco Coppellotti, traduttore tra l’altro di Ernst Bloch, ora nella sua vecchiaia mi manda dei Whatsapp con dei video di un sacerdote „fuori di testa“ siciliano che evito quasi sempre di guardare, ma in primo luogo sono stupito che una persona intelligenti come lui si faccia affascinare da un „matto“, che riconosce Papa Benedetto XVI come un unico papa regnante. Ieri ho ascoltato un’intervista con Vattimo su Heidegger e sulla sua partecipazione al nazismo (di sei anni fa, quando aveva 80 anni) e mi ha fatto una grande impressione. In modo molto chiaro riesce a spiegare la scelta politica di Heidegger per i nazisti tedeschi, che aveva visto come alternativa al capitalismo-tecnica degli USA e comunismo-tecnica di Stalin. Il giudizio politico stesso di Vattimo non era molto geniale, piuttosto una frase che ci si aspetta nel „pensiero unico“ odierno: „sarebbe stato meglio se Heidegger si fosse mosso a sinistra“, ma in vero la sinistra, Stalin, quella che aveva scelto Bloch, non era meglio di Hitler. Il giudizio filosofico invece è di grande peso: Heidegger non ha voluto ridurre l’essere ad una cosa e l’uomo a qualcosa che fosse „cosificato“, „mercificato“.  Nell’impianto di filosofia estetica ed ontologica di Vattimo c’è una proposta „critica“ come alternativa sia alla metafisica che alla scienza, che „oggettivano“ l’essere in maniera analoga. Ovviamente il sapere „oggettivo“ è di aiuto, ma solamente se è controllato da un’istanza critica.  La filosofia ha un compito critico, che corrisponde alla dimensione di „non sussistenza“ dell’essere in Ulrich e che Vattimo chiama ontologia debole o dell’assenza. Quello che in lui secondo me manca (!) è un senso per la „semplicità e completezza“ dell’essere stesso, che non è „res“, ma „dono“ o meglio „atto di donazione“. Una totale mancanza di metafisica come l’ho vista in Jan-Luc Marion e Gianni Vattimo non mi convince molto, perché non si vive solo di critica ed assenza, ma è per lo meno un atteggiamento filosofico serio.

Abbiamo fatto una bella camminata di due ore sul Ruppberg (vedi foto in Facebook), all’inizio di essa abbiamo ascoltato l’Angelus del Papa che ci ha invitato a riflettere sul vangelo di San Luca e sull’“oggi“ - tutta la parola di Dio ci trasferisce nell’oggi di Dio e solo in questo „oggi“ possiamo discernere ciò che è bello, buono e vero. 

Un passaggio di ( „Fratelli Karamasow) 4.parte, VII) di Dostojewskij mi ha molto impressionato: c’è chi scambia una „dimostrazione matematica“ con una „lettera di un ubriaco“ - tutta la dimostrazione matematica per cui Dimitri sarebbe colpevole di aver ucciso il padre, che non ha ucciso, si basa su una lettera che ha scritto da ubriaco. Questo accade anche oggi: ubriachi vengono presi sul serio come se stessero offrendo una dimostrazione matematica di ciò che dicono. Padre nostro..


(24.1.22) L’accesso di follia di un giovane nell’università di Heidelberg è entrato poco a poco nella mia coscienza - mio figlio ha lavorato nelle cliniche vicino all’aula magna, in cui è morta una ragazza ed altri tre sono stati feriti gravemente. Un amica di mio figlio, se non ci fosse stata per lei la lezione online, si sarebbe trovata in quel edificio ed un’altra cara amica della nostra famiglia, Christine, era in un edificio accanto, anche le persone del Marsilius College, dove hanno lavorato entrambi i miei figli hanno sentito gli spari. Consegno questa tragedia senza senso ultimo a chi accoglie tutto anche ciò che sembra non avere senso - nella sua discesa all’inferno ha incontrato tra l’altro questo senza senso e senza forma del male del mondo (Adrienne), che Houellebecq dice essere non compatibile con il cristianesimo. 

La giornata era cominciata in modo simpatico nel bar della panetteria, in cui una delle commesse del NP, che è nello stesso edificio della panetteria, mi ha raccontato come dopo otto ore di lavoro è distrutta ed ha un solo desiderio, quello di non dover parlare. Per le commesse del supermercato il tempo di pandemia degli ultimi anni è stato davvero difficile e questa donna mi ha detto che lei è stata malata per sei settimane a causa del Covid.

Il 31.3.42 Etty lotta con il suo periodo mestruale, che le provoca nausea e depressione. La cura per lei è il lavoro. Ma il passaggio contiene anche una bellissima frase sull’amicizia: „l’amicizia non è qualcosa che c’è così per caso: ogni volta deve sorgere qualcosa di nuovo dai molti momenti ed umori della giornata e ci deve essere sempre un elemento di festa in questo rapporto“- Quanti pochi amici si hanno, ma in vero bastano anche quei pochi. 

La dottoressa dell’ospedale ha telefonato a mia sorella: la cura antibiotica sembra aver successo, ma è importante che mio papà rimanga ancora all’ospedale per verificare che l’infezione non sia giunta alla valvola artificiale del cuore, comunque non sembra lo sia. Nel punto della 193 della „Fratelli tutti“ il Papa ricorda che anche in politica non si devono dimenticare i volti concreti delle persone, cosÍ mi ha ha fatto molto piacere che nella delegazione dei Taliban ad Oslo si sia parlato anche di due donne disperse. Nell’undicesima classe lezione su Marx, Nietzsche e Freud. Padre nostro… 


(25.1.22)

(Notte) Oggi, nel giorno che ricorda la conversione di san Paolo, Santa Messa con i vespri ed adorazione eucaristica. Abbiamo pregato anche per la catastrofe di ieri ad Heidelberg. Molti amici e conoscenti dei miei figli erano vicino o nell’edificio in cui c’è stata la sparatoria, che un amica oggi nella mia bacheca ha riassunto così: „Sono andata a vedere un po' di articoli sul web, ma al momento non sapevano dare più spiegazioni sulla dinamica del fatto: il ragazzo che ha sparato, ucciso una ragazza di 23 anni, ferito altre persone (che oggi sono state congedate dall’ospedale; RG) , aveva 18 anni e poi si è suicidato. Secondo la polizia non ci sono cause politiche/ ideologiche e continuano le indagini.

Può sembrare una questione psicologica/psichiatrica“ (Stefania) 

Come sanno i lettori di questo diario notturno, io amo molto papa Francesco, ma già dalle prime volte che ci ha ricordato di rispettare gli anziani, ho avuto un’obiezione che porto con me. Sono d’accordo con Houellebecq, nel suo ultimo romanzo, che gli anziani non devono essere messi in ricovero, ma il padre di Paul e quello di Prudence sono due vecchi, in un certo senso „sereni“ - uno aspetta la morte e l’altro ha imparato a comunicare anche se non può esprimersi, se non minimamente. Ma vi sono anche anziani „dominanti“ ed incapaci di alcuna gratitudine: cosa fare con loro? Mi ricordo di un dettaglio importante della mia vita, quando mio suocero, dopo la morte di mia suocera, voleva venire ad abitare da noi. Ulrich, l’uomo più buono e più intelligente che abbia mai incontrato, mi disse: se Lei permette una tale cosa, sua moglie morirà in breve tempo. Poi mio suocero è andato per il suo percorso ed è diventato meno „dominante“, ma l’aver impedito che venisse da noi, è stato forse uno degli atti di amore più grande che ho compiuto per mia moglie (ed anche per lui). Padre nostro… 


(26.1.22 - vigilia del giorno della #memoria). Nella pagina dell’ 1.4.42 del suo diario, Etty usa parole sorprendenti, se si pensa che è cosciente di cosa sta accadendo nel suo paese; certo si trovano anche anche le frasi comprensibili:„compassione disperata per il piccolo fratello“ o „No, Dio, oggi non riesco a lodarTi, mi sento davvero infelice“, ma anche del tutto sorprendentemente: „Ma quella sensazione di tristezza profonda è durata solo per un attimo“ e sa vedere „dolcezza“ e „tenerezza“ e „pietà“ nei volti delle persone che la circondano. 

Al numero 194 della „Fratelli tutti“ il Papa afferma: „ Anche nella politica c’è spazio per amare con tenerezza. «Cos’è la tenerezza? È l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani. […] La tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti».In mezzo all’attività politica, «i più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno “diritto” di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli»“. Nella serie danese „Borgen“ (Netflix) il premier, Birgitte Nyborg, tenta di incarnare ciò che scrive Papa Francesco, per esempio quando prolunga la sua visita in Groenlandia, ma la „Realpolitik“ è infinitamente presente, così che ci si può chiedere se davvero è possibile la „tenerezza“ per i „casi concreti“ - c’è una scena in cui lei va con la macchina ad un appuntamento, è vedo un uomo per terra, che viene curato, e non si ferma. Scena altamente simbolica, come anche quella sul campanile in cui il suo cooperatore gli dice di guardare la vastità di Copenhagen: „tutto ti appartiene se diventi premier“.  Comunque la polarità tra „amicizia“ e „ufficio“ è presentata in modo abbastanza interessante. 

E l’ultimo romanzo di  Houellebecq presenta bene ed in modo geniale tutto ciò che è ostacolo a quello che il papa chiama „tenerezza“, anche se il papa stesso non ne esce molto bene nell’unica citazione che ho trovato fino ad ora (edizione tedesca, 465): i gruppi di ultra sinistra, i cattolici fondamentalisti, la supremazia bianca, il movimento eco-fascista sono tutte forme che impediscono l’amore e la tenerezza. 

Sono a casa con un po’ di febbre, raffreddore, etc.: il primo infetto in questi due anni di pandemia, ma sono „negativo“. 

Per l’intenzione del Papa sulla Ucraina ho detto una decade del rosario, qualche „Padre nostro“, la „Terza“, ho continuato la meditazione sul testo degli Esercizi di don Julián e sulla catechesi del Papa.

Oggi mi ha raccontato Konstanze una cosa che è accaduta a scuola: lei ha reagito in modo davvero grande ed umile, cosa ancora più grande ed umile, perché chi ne ha beneficiato non se ne è neppure accorto. Padre nostro…


(27.1.22) Durante la mattina ho potuto ancora fare alcune cose di lavoro, ma salendo la febbre, ho poi passato il pomeriggio, dopo aver letto un nuovo capitolo dell’ultimo libro di #Houellebecq, a guardare le due serie che mi hanno consigliato Johanna e David. 


Alcune considerazioni, partenendo da quella che mi ha consigliato mia figlia: Sono arrivato alla S2, F 13 (indicazione tedesca) degli agenti di S.H.I.L.D.  - il grande problema con questo tipo di narrazione è trovare un equilibrio nel „discernimento degli spiriti“, cosa che nella serie famosa con i vampiri (il diario dei vampiri) non era possibile a priori, mentre nell’universo degli agenti di Marvel ed in particolare in questa serie, c’è una chiara differenza tra bene e male. Vi è un forte senso del team ed anche di chi guida il team, presentandolo con una grande autorità ed umanità: Phil #Coulson. I due agenti che se ne vanno, nella puntata in cui sono arrivato, per andare nella presunta vera S.H.I. L.D. mettono in dubbio il principio di „autorità“ della guida di Coulson, che di fatto agisce sempre con una logica dell’amore, della compassione, della forza e della protezione; quindi Mockingbird e Alphonso, i due agenti che se ne vanno, mettono in dubbio il punto di equilibrio ultimo. Certo in un team vi è anche spazio per temporanei silenzi, come quello di Leopold Fitz con Daisy Johnson (Skype), ma alla fine deve esserci una trasparenza ultima, perché l’autorità, quando è autentica, protegge la  libertà e non la distrugge. Tutti i caratteri hanno il loro ethos penultimo, per esempio Jemma Simmons: la scienza, Melinda May: l’arte marziale, ma alla fine chi davvero è sulla via giusta lo giudica il motivo ultimo dell’amore e questo non è fecondo senza autorità; una autorità che è razionale, non quella folle che ha seguito Grant Ward. Simbolicamente molto forte è il fatto che Phil sia „risorto“. Molto bello è anche che Coulson si senta responsabile dei membri „malati“ del team e che essi vengano „rinchiusi“ solo come soluzione estrema, quando sono davvero pericolosi. 


Ed ora su „#Borgen“: in vero come anche nel libro di Houellebecq le vere tragedie non sono gli intrighi politici, ma la società che viene presentata con una chiarezza da brividi: forse nello scrittore francese c’è più consapevolezza del disastro che è in corso nel nostro tempo e che riguarda eutanasia, crollo della famiglia, movimenti migratori, anche se di questo punto Houellebecq ne attenua l’impatto. Nella serie danese scioccante è che un ragazzo abusato dal padre (nel frattempo il responsabile stampa della premier), nella sua famiglia, si trova al suo funerale da solo, poi si aggiunge un’amica. La premier dopo un anno ha già sacrificato la sua famiglia per il „potere“ - certo nel suo discorso al parlamento si parla dell’unità del popolo danese (1,10), ma in vero questa unità è del tutto fragile e non regge. Il principio che regge il mondo, insieme alla volontà di potenza, è quello del „piacere“ - in un certo senso ha ragione a dire Houellebecq, che tra l’altro usa il passaggio che avevo spiegato nel mio corso di filosofia qualche giorno fa (il sesso è naturale, ma non è necessario), che Epicuro è il filosofo che ha quasi sempre ragione su tutto. L’alternativa alla sua hedoné è l’amore gratis di Cristo che è attenzione politica e non ai singoli, più che ai grandi progetti (Fratelli tutti, 195). Ovviamente bisogna specificare che Epicuro non si sarebbe mai lasciato ad un’azione politica come la vuole la premier danese ed in vero è il marito della premier che crolla nel momento che sua ´moglie gli chiede un sacrificio che lui non può più coniugare con il „piacere“.  

Il compagno di stanza dell’ospedale di mio papà mi ha chiamato e poi mi ha passato mio padre, che non riusciva a fare il numero da solo. I medici dicono che migliora, a me è sembrato molto vecchio, cosa che tra l’altro è vera: non ha sentito bene, ma mi ha chiamato „amore“. 

Finiamo con Etty, particolarmente oggi nel giorno della memoria. Noi abbiamo bisogno di „legami“ che non siano „prigionia“ ed abbiamo bisogno di un metodo ultimo per percepire la gioia: „la pazienza è tutto“. Vorrei scrivere qualcosa su Etty ed Adrienne, che nei decenni passati ho letto con la stessa intensità con cui oggi leggo Etty, ma sono troppo stanco. Comunque non ho mai smesso di leggere Adrienne, a cui dedico un gruppo in Facebook. Al consiglio di Balthasar: non legga Küng, che non ha capito nulla dello specifico cristiano, legga il commento al Vangelo di san Giovanni di Adrienne, sono rimasto fedele fino ad oggi. 

Padre nostro…


(28.1.22) „Non devi rendere le cose troppo difficili ai tuoi simili“ (Etty, 1.4.42) - questo #diarionotturno è un esperimento complesso, è un tentativo di essere autentico, ma non parlando con te che leggi, direttamente, non posso „temperare“ quello che dico in relazione a te/a lei. Se quello che scrivo ti/Le sembra troppo „difficile“ è meglio smettere di leggere. Sono pur sempre „un piccolo amico di Gesù“ anche quando scrivo queste righe, ma qui a volte sono molto diretto e non mi è possibile „entrare in sempre maggiore sintonia e di sapere esattamente“ ciò che il lettore „può ricevere e rielaborare dentro di sé“; se sono troppo „eccedente“ per te, difenditi e smetti di leggere. 


Credo che non ci sia „snobismo“ in ciò che scrivo e non voglio „vantarmi“ o „suscitare curiosità“, ma devo scrivere senza „censure“ di qualsiasi tipo. E non ho bisogno di traduzioni troppo „pie“ di ciò che scrivo. 


Paul (Houellebecq) si è ammalato gravemente nel suo cinquantesimo compleanno, e il percorso che compie lo scrittore francese con la sua figura è paragonabile al percorso di malattia di mia suocera, morta nel 1999, nella città universitaria di Heidelberg; anche nel romanzo ambientato alla fine degli 2020 si viene confrontati con una malattia che neppure una grande città di medicina come Heidelberg (o Parigi) può guarire. Houellebecq non risparmia nulla degli aspetti di un percorso del genere nell’universo medico odierno. La morte si presenta sul palcoscenico del romanzo è viene osservata con la stesa chiarezza con cui si parla di sesso, senza fare dei voli „romantici“. Paul non è ateista, perché non ha motivi „ontologici“ per esserlo, ma non ha neppure motivi „ontologici“ per essere credente. È insomma un agnostico! Da Epicuro impara che la propria morte non deve preoccuparci, perché non ci saremo più; ed anche come credente direi che pur essendoci, la gestione del nostro funerale non ci deve tangere molto; se siamo in purgatorio, avremmo ben altro da pensare, cioè all’unico Cristo „maestro“ e se siamo in cielo vedremo il Cristo trinitario nella sua figura di amore assoluto - che è esplosione di gioia sorprendente -   e che il nostro corpo sia chiuso in un pacco di plastica o meno, fa lo stesso. Il morire, che fa ancora parte della vita, con Cristo ovviamente è diverso dal morire di un agnostico, ma anche al credente non è quasi mai risparmiato il percorso di operazioni e chemioterapia, se si è malati di cancro. E le speranze di guarigione ci sono, ma sono incerte, come lo sono per un agnostico. Io vorrei tanto che Cristo in una tale situazione, non sia solo una parola, ma una presenza, che forse mi chiede di prendere su di me l’abbandono che ha provato anche lui, ma che di fatto alla fine sa consegnare tutto al Padre: „ora tutto è compiuto“. Non so se ci sia una risurrezione già nel momento della morte, ma Cristo promette al ladrone di esseri „ancora oggi“ con lui in paradiso.

Nella lettura odierna dell’AT (cfr 2 Sam 11) si trova un’obiezione a quello che ho scritto ieri in riferimento agli agenti di S.h.i.l.d sull’autorità come criterio per il „discernimento degli spiriti“ - nella narrazione dell’AT l’autorità, il re Davide, si comporta in modo tale che quello che fa è contro ciò che Dio vuole da noi. Padre nostro… 


(29.1.2) Oggi sono in compagnia di Daniel Barenboim e Martha Argerich (Mozart, suonata in D maggiore per due piani, K 488, poi Schubert e Stravinsky). „Vivere è qualcosa di calmo, ampio e semplice“ (Rilke, 1902 citato in Etty, 1.4.42). Questo è un punto decisivo che teologicamente ci si presenta come „apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera“ (GeE, 147). Il Papa ci ricorda che non vi è una „santità senza preghiera, anche se non si tratta necessariamente di lunghi momenti o di sentimenti intensi“. Quando Rilke si trova a Parigi nel 1902 si sente „soffocare nell’immanenza chiusa di questo mondo“ (GeE, 147) e lui si esprime così: „l’istinto vitale“ - da non confondere con la vita - „è furia e caccia. Istinto di possedere la vita, subito, tutta, nell’arco di un’ora. Di questo Parigi è così piena e per questo così vicino alla morte“ (ibidem). Michael Houellebecq nel suo „Annientare“ ha descritto - senza ora voler differenziare lui dai suoi personaggi - questo soffocamento nell’immanenza che si chiama „ateismo“ e „decadenza“ (eutanasia, isolamento degli anziani e dei malati…). Il suo confronto con il cristianesimo non è chiuso, anche se tende, nella descrizione delle malattia di Paul, ad un „individualismo a due“; sa che ciò non è bene, ma non si sente superiore al suo tempo individualista, mentre il Papa ci chiede proprio il coraggio di far un salto oltre: dobbiamo cercare di vivere tesi ad un’unità con tutti: Gv 17,21, superando così l’individualismo (GeE, 146). Fratelli tutti versus individualismo. Houellebecq cerca i „motivi ontologici“ per credere - esclude che c’è ne siano per l’ateismo, ma non riesce arrivare oltre l’agnosticismo. Comunque con Arthur Conan Doyle ed Agata Christi affronta le lunghissime ore di chemioterapia con una dignità, che non so se potrei avere. 

La sua accentuazione della sessualità, che vive con Prudence anche durante la malattia, secondo me non è „soffocare nell’immanenza chiusa“; eros e sesso sono momenti della forza di vivere. Secondo me su questo punto abbiano noi cattolici da imparare da lui. E la verginità a cui alcuni sono chiamati e forse a cui noi tutti siamo chiamati nella nostra morte, visto che in cielo non c’è sesso, non può essere un invito alla „castrazione“ o all’ „installazione“, come la chiama Adrienne; questa installazione (imborghesimento della chiamata alla trascendenza) nei consigli evangelici è davvero un „soffocamento nell’immanenza“, ma è anche vero che la verginità vissuta come ampiezza del vivere, che ho visto in Cornelia, Hans Urs, Ferdinand, Adrian… danno una forza più grande di quella che Michel cerca nel sesso. 

Anche questa sera telefonata con mia mamma, che dopo sei mesi deve ripetere delle punture alla ginocchia; essendo passati i sei mesi aveva male alle ginocchia ed è stata tutto il giorno a letto; ieri con una cugina aveva portato biancheria lavata a mio padre e poi è andata a mangiare una pizza con questa parente. Stasera al telefono ha ripetuto uno dei suoi temi: già da bambina aveva visto sua mamma piangere per il dolore alle gambe. Insomma così si fa coraggio. Che il Signore dia la forza a Sergio Mattarella di affrontare ancora per sette anni questo ufficio di presidente della Repubblica. Deo volente avrà alla fine 87 anni.  Sto seguendo un po’ il modo con cui Annalena Baerbock assolve il suo ufficio di ministro degli Esteri. La crisi in Ucraina si inasprisce.Abbiamo avuto anche due belle e lunghe video chiamata con Johanna e Ferdinand. Padre nostro…


(30.1.22) La giornata è cominciata, come al solito, aprendo la porta della stalla del pollaio, poi tempo di preghiera e colazione, Santa Messa, Angelus con il Papa (che è il gesto ecclesiale a cui Konstanze ed io siamo più fedeli - oggi mi è sembrata molto importante questa sua osservazione: Gesù è andato nella sua patria, pur sapendo che noa avrebbe avuto successo). Dopo la preghiera con il Papa abbiamo camminato al sud di Jena (vedi foto in Facebook ed Instagram), su un bel percorso di ca. due ore, che alterna radura e bosco, giungendo fino ad un terrazzo naturale da cui si vede la Leuchtenburg e la Saale. Il terreno era molto umido, un po’ meno del pollaio, ma così che alla fine le scarpe erano sporche di terra bagnata. Non so, però, se questa umidità invernale sia stata d’aiuto per i due anni di siccità che hanno fatto soffrire molto i boschi.

Non si deve dialogare con il diavolo, ci ha ripetuto spesso papa Francesco. Nei „Fratelli Karamasow“ (10, IX) invece si descrive il dialogo tra Iwan (scrittura tedesca) e il diavolo, in cui il primo dice che il secondo è solo una sua proiezione; l’effetto è sconcertante, perché verità e menzogna si mescolano in modo tale che il discernimento diventa molto complesso. Ad un certo punto il diavolo stesso, che è vestito come un gentiluomo dalle maniere ottime, ma che se lo si osserva attentamente, è anche un po’ sudicio, dice la verità: non c’è bisogno di annientare tante cose, basta annientare l’idea di Dio ed io aggiungo, perché il diavolo non lo può dire, annientare la realtà di Dio come donatore di amore gratuito e come amore in se stesso. Ivan (scrittura italiana, suppongo) vuole la verità, lo si capisce anche nel dialogo „teodrammatico“ con Smerdjakow (10, VIII) - alla fine di 10, IX Aljoscha porta la notizia che quest’ultimo si è impiccato. Alla vigilia del processo è ora chiaro anche ad Ivan che Dimitri non ha ucciso il padre, questo lo ha fatto Smerdjakow con un piano intelligente, che Ivan non avrebbe supposto. Il fratellastro Smerdjakow insiste sul fatto che senza l’assenso di Ivan non avrebbe mai compiuto questa azione e gli ricorda la sua frase: se Dio non esiste e di fatto non esiste, per Ivan, allora è possibile fare tutto. È interessante che nel suo „Annientare“ Michel Houellebecq arriva a constatare la stessa cosa, pur non avendo le prove ontologiche dell’esistenza di Dio. Certamente tra lo scrittore russo e quello francese vi è un diverso giudizio sul „copulare“, ora che Dio è morto. 

Mi sono chiesto come mai tra un „cultuale“ blowjob da parte della moglie (Prudence con Paul) io preferisco in vero dire insieme a mia moglie i „Vespri“? La differenza tra me ed un cattolico tradizione è forse che io non ho alcun giudizio sull’azione di Prudence e Paul (e che cerco di prendere sul serio l’equilibrio tra l’essere in questo mondo, ma non di questo mondo), non mi sento migliore e non penso che con una „casistica gesuita“ (Dostojewskij, Bergoglio) si possa risolvere la questione se un blowjob, che certamente provoca piacere, sia un peccato o meno. Nella scena descritta da Houellebecq, quando Paul per la chemio non era più in grado di avere un rapporto sessuale „attivo“, se non un po’ a livello orale, non è peccato, ma voglia di vivere. Io mi auguro che la gioia di poter pregare con mia moglie sia altrettanto intensa e completa, più semplice ed aperta, di come lo è l’atto che compiono Prudence e Paul.

Tutto lo spettro politico, dalla Baerbock (ministra verde dell’estero) fino a Söder (premier della Baviera), sono, nella crisi Ucraina, per la „diplomazia“ e quindi non vogliono vendere armi.  Ieri Amburgo è stata innondata dall’acqua, in forza di un vento pesante dal Nord. Padre nostro… 


(31.1.22) Oggi nel giorno in cui nella Chiesa ricorda don Bosco è cominciata la seconda parte dell’anno scolastico, che avevo così temuto, perché ho ben quattro ore di più alla settimana, in due settime classi, ma in vero, credo anche per l’intercessione del santo torinese, la giornata ed anche le due ore nella settima classe sono scorse bene. In questa settima c’è anche una ragazza che qualche mese ha improvvisamente perso la mamma per un infarto. Questo pomeriggio ho ripreso la traduzione dell’Homo Abyssus di Ulrich (sono arrivato alla pagina 198), che avevo interrotto nel periodo delle correzioni dei compiti in classe. Domani e dopodomani ci sono gli scrutini, per cui non avrò tempo di correggere. Una frase di Ulrich mi ha colpito in modo particolare: „Se però l’essere in questo modo decade tra le res molteplici, l’apriori radicalizzato dell’idealità si rovescia nella realtà in un a posteriori scatenato“. Il dono dell’essere è sovraessenziale, non è una res tra le res, ma sovraessenziale non significa una idealità a priori, perché quest’ultima non potrà che capovolgersi nell’a posteriori scatenato, cioè nella confusione scatenata delle cose. Il dono dell’essere è semplice e ci invita alla semplicità, è ampio e ci invita all’ampiezza: „essere molto, molto umile ed infinitamente piccola, e poi ancora umile, cercando di essere sempre più semplici. Diventare ed essere estremamente semplice, ed anche vivere in semplicità. Sentire la semplicità e l’ampiezza non solo per te stessa e nei tuoi momenti migliori, quelli di pace, ma anche nella quotidianità“ (Etty, 1.4.42) - essere semplici ed ampi come lo è il dono dell’essere, nella quotidianità; essere modesti.

La traduzione politica di ciò (della modestia) la offre il Papa nel numero 197 della „Fratelli tutti“: „Perché, dopo alcuni anni, riflettendo sul proprio passato, la domanda (per il politico; rg) non sarà: “Quanti mi hanno approvato, quanti mi hanno votato, quanti hanno avuto un’immagine positiva di me?”. Le domande, forse dolorose, saranno: “Quanto amore ho messo nel mio lavoro? In che cosa ho fatto progredire il popolo? Che impronta ho lasciato nella vita della società? Quali legami reali ho costruito? Quali forze positive ho liberato? Quanta pace sociale ho seminato? Che cosa ho prodotto nel posto che mi è stato affidato?”.“

Il tre di Aprile mia mamma dovrà essere operata all’occhio sano, il giorno prima Ferdinand ha il secondo esame di istologia, mio padre deve stare ancora alcuni giorni nell’ospedale, perché l’infezione non è del tutto scomparsa. 

Ho finito il libro di Houellebecq di cui ho parlato in questi ultimi tempi. Per quanto io ami mia moglie non credo che al cospetto della morte avrei bisogno solo di lei; confesso il mio amore per Cristo, un Cristo che affrontà tutto (l’indemoniato „legione“ nel Vangelo di oggi) con un’autorità, ben diversa da quella di Bruno, che di fatto non è presente fino in fondo nella vita di Paul, mentre Cristo ci ha promesso di non lasciarci mai. Padre nostro…


(1.2.22) Negli ultimi anni ho assorbito alcune persone dentro di me, ho assorbito il loro essere uomini, la loro opera e la loro vita, come Etty ha fatto con Rilke (cfr. 1.4.42) - li ho lasciati crescere lentamente in me, così che sono diventati una parte di me stesso. „Si tratta di un processo di maturazione. Tutto è un processo di maturazione: con in mezzo tutte le sensazione e le emozioni che ti investono come fulmini“. Quando Johanna era molto piccola e la potevo tenere con un foulard al mio petto o poi quando la spingevo sul passeggino, andavo a passeggiare sulla riva del fiume Isar e meditavo il commento al Vangelo di san Giovanni di Adrienne. Cosa è rimasto di quella lettura? Alcuni „Leitmotive“.  La realtà si muove dal Padre al Padre e tutto è coinvolto in questo movimento di amore gratuito dal Padre al Padre - nulla va perso, i drammi dei profughi, quelli dei bambini non nati, degli anziani. Tutto viene salvato, perché il Signore è salito sulla Croce ed è disceso fino all’inferno, in cui non vi è più alcuna forma di bene (cfr „Croce ed inferno“). 

Durante le vacanze estive mi sono alzato la mattina presto a Cervera ed ho letto con attenzione l’“Homo Abyssus“ di Ferdinand Ulrich. Un grande lavoro di discernimento del pensiero filosofico e della vita, perché anche le cose più sacre possono essere contraffatte se non sono più espressione di amore gratuito. Vi è una reale exinanitio, quella che prende su di sé il Signore per amore (e a cui possiamo partecipare per grazia), ed una teoria della mancanza che è anche espressione della exinanitio cristiana, ma come „prodotto“ dell’uomo e non come dono di gratuità…Potrei fare altri esempi, che si trovano nel mio blog, di persone che sono cresciute in me. 

Ed ora in questo diario notturno il confronto serrato con Etty, che alle porte della morte più terribile, testimonia che la vita è bella, è dono gratuito, ma che sa anche ereditare il meglio del lavoro psicoanalitico, che deve trovare ancora un suo spazio legittimo nella „Catholica“. Alcune cose di Recalcati sono molto utile anche sotto questa prospettiva. 

Incontro in parrocchia - da una parte utile, perché si percepiscono le diverse attività, dall’altro al confine con l’assurdo. Ci sono lotte tra le persone (sopratutto tra i sacerdoti), incapacità di accettarsi come uomini, che portano solo alla riduzione della Chiesa in uno dei tanti club in cui ci si lamenta in continuazione (cosa da differenziare da un oggettiva presa di coscienza dei propri limiti). Almeno nella Chiesa dovrebbe essere chiaro che: „in fondo è il desiderio di Dio che non può fare a meno di manifestarsi in qualche modo attraverso la nostra vita quotidiana“ (GeE, 148). 

In dialogo con Azurmendi nei mei  „quaderni ciellini“ ho scritto alcune cose davvero coraggiose, ma non esiste quasi mai uno disposto ad un reale dialogo. L’altro giorno Renato mi ha scritto alcune cose precise sui miei quaderni, ma è piuttosto un’eccezione. 

Mia cugina Gigliola ha accompagnato mia mamma all’ospedale per le ultime visite prima dell’operazione all’occhio. 

La dodicesima è arrivata alla mia ora di lezione distrutta, dopo cinque ore di scritto di tedesco. Così abbiamo giocato tra l’altro a Skat.  Nelle prossime ore di lezione lavoreremo più intensamente. 

In vero non ho mai letto nulla di più autenticamente anti-pornografico dell’ultimo romanzo di Houellebecq, che certi cattolici probabilmente considererebbero come pornografia: la pornografia che offre l’internet, senza aver fatto ricerche molto approfondite, è talmente volgare e stupida nei confronti di ciò che scrive lo scrittore francese, anche quando parla di un blowjob, che Houellebecq dovrebbe poter servire da antidoto. Gli argomenti pii contro la pornografia mi irritano solamente, perché spesso sono così semplici da smascherare e non tengono mai conto del fatto che anche un grande come Spier non riesce a vivere completamente senza „surrogati“. Un vero processo di maturazione non sublima i surrogati, ma chiede la grazia di poterli superare davvero. Padre nostro…


(2.2.22) 



(Notte) Nella liturgia si ricordano due anziani (Simeone, Anna), che hanno vissuto la loro vita, anche come sposi (Anna è stata per sette anni moglie), ma che ora vivono completamente di Dio. Con questa festa finisce davvero il periodo natalizio, anche nella sua versione più ampia. Domani il mio arco con un falegname e sua moglie ritorna nella scatola. Sebbene anch’io non sia più giovane, non ho ancora la maturità dei due anziani della festa odierna e cerco ancora quello che Etty esprime con chiarezza l’1.4.42: „un armonia tra corpo ed anima“. Il suo rapporto con Spier non è privo di „eccitazione“, quella che nasce quando si vede „un pezzetto di pelle tra la gamba e il ventre“. Tra i due vi è un’attrazione anche sessuale, ma Etty diventa sempre più matura: „voglio stare insieme a lui, quando il corpo è espressione dell’anima e non più soltanto a vantaggio del corpo“. Questa saggezza sorge perché è „consapevole di quanto velocemente si raggiungono i confini delle possibilità fisiche“; maturità è quando non si ha più „la necessità di soddisfare soltanto il corpo a ogni costo“. Epicuro parla dei bisogni sessuali come naturali, ma non necessari - non si può vivere senza bere, ma è possibile vivere senza sesso o per lo meno si può aver una grazia in questo senso; comunque non bisogna mai essere „fondamentalisti“ ed è bene su queste cose usare la parola „forse“ - forse possiamo raggiungere l’armonia tra anima e corpo. „E altrimenti? Sono già pronta ad accettare con mitezza anche il caso contrario“. 

Ore di lezione e poi scrutini tutto il pomeriggio - troppe veloce è il loro ritmo per prendere sul serio i casi dei diversi ragazzi e ragazze con le loro storie anche tragiche. 

Ho telefonato ogni giorno a mio padre in ospedale, ma non l’ho mai raggiunto. Mia mamma viene operata domani mattina: Ti chiedo Signore il dono della riuscita dell’operazione in modo che non perda anche la vista dall’ultimo occhio rimasto. Certo prego anche per l’intercessione dei miei amici nel cielo, della communio sanctorum, ma chi fa il miracolo è Cristo, è Dio. „Persino quando ci affidiamo pienamente all’intercessione di un santo, o ancora di più della Vergine Maria, la nostra fiducia ha valore soltanto in rapporto a Cristo. Come se la strada verso questo santo o la Madonna non finisce lì: no. Va lì, ma in rapporto a Cristo. Cristo è il legame che ci unisce a Lui e tra di noi che ha un nome specifico: questo legame che ci unisce tutti, fra noi e noi con Cristo, è la “comunione dei santi”. Non sono i santi a operare i miracoli, no! “Questo santo è tanto miracoloso …”: no, fermati: i santi non operano miracoli, ma soltanto la grazia di Dio che agisce attraverso di loro. I miracoli sono stati fatti da Dio, dalla grazia di Dio che agisce tramite una persona santa, una persona giusta „(Papa Francesco, credo nella catechesi odierna).

Quello che Houellebecq dice sui bambini non è del tutto falso: è vero ci sono tanti bambini egoisti che mettono in crisi anche il rapporto tra marito e moglie, ma è univoco -  vi sono anche bambini che sono davvero dono e che cimentano il rapporto tra marito e moglie anche quando non vivono più in famiglia. Ed ora chiudiamo il giorno con Franz Joseph Haydn (Sonata in E minore, Hob. XVI:34). Padre nostro…


(3.2.22 San Blasio) Mia mamma è stata opera questa mattina con anestesia locale, ora è di nuovo a casa, non ci vede ancora, ma l’operazione è andata bene. Grazie a Dio mia sorella è da lei. Mentre di mio padre sappiamo solo le cose che dicono i dottori (una dottoressa telefona quasi ogni giorno con mia sorella), visto che non si può entrare in clinica e lui non risponde alle chiamate. 

Nel numero 198 della „Fratelli tutti“ il Papa invita alla pace in forza del dialogo, mentre lo scetticismo antico, su cui oggi ho tenuto la lezione di filosofia nella dodicesima, crede che si possa giungere alla pace solamente con la sospensione del dialogo o meglio con la sospensione di ogni giudizio di valore. Interessante è che lo scetticismo antico è del tutto legalista e tradizionalista. 

Azurmendi parla di uno spirito dell’indignazione che sento molto forte in me e da cui vorrei liberarmi. Questo spirito ha invaso il mondo ed ha effetti peggiore della pandemia.

Per un vero dialogo di guida dell’altro Etty suggerisce alcune „regole“ che sono decisive: aiutare l’altro ad affrancarsi da noi, „fare attenzione a chi ascolta“ (1.4.42), mettere se stessi da parte e non agitare gli altri con racconti e storielle esaltate.Ho letto da qualche parte un giudizio di don Giussani banalissimo sulla filosofia, ma è vero che la filosofia è "tentata", come lo è ogni sapere umano. Per questo è necessario un discernimento filosofico che aiuti a liberarsi da ogni "sovra-accentuazione speculativa" (Ferdinand Ulrich). 

Le cose che ha detto Mons. Bätzing su Ratzinger/Benedetto XVI sono talmente stolte e ricolme di mondanità spirituale che ci si chiede come una persona del genere sia presidente della Conferenza episcopale tedesca. Ed ora vorrei dedicare del tempo alla Suite in G minore di Händel (HWV 432). Padre nostro…


(4.2.22) Oggi è stata confermata la buona riuscita dell’operazione di mia mamma, che era contenta di rivederci bene dall’occhio sano, che nel frattempo era davvero peggiorato. Da mio papà ho ricevuto un messaggino con un „grazie“, ma di più non so. Mia sorella mi ha detto che al reparto quando telefoni non rispondono e lui a sua volta al telefonino non risponde.Le mie prime due ore nella settima b sono andate molto bene; avevano tantissime domande, anche davvero esistenziali. Cercherò con loro nelle prossime settimane di presentare, in tutta semplicità, la trilogia di Balthasar. Durante la passeggiata-rituale e poi apparso un arcobaleno. Nella dodicesima classe ho cominciato a spiegare il primato di Pietro, nella sua valenza di amore, più che in quella giuridica. Con mio grande stupore una ragazza della sesta classe, da cui non me lo sarei aspettato, mi ha detto che lei e i suoi genitori, dopo aver visto il mio video in Tik Tok, in cui ho invitato a vedere „Don’t look up“, lo hanno visto e lo hanno trovato molto bello. 

Nel giornale della diocesi di Passau, una donna, Johanna Grassl, ha scritto un bellissimo articolo con i suoi motivi per rimanere nella Chiesa pur non tacendo i conflitti e gli scandali, ma anche non dimenticando il tantissimo bene che viene fatto nella Chiesa. Io prego con lei, perché abbiamo la forza di sopportare questo tempo di Zerrissenheit, di sconcerto. In tedesco ho spiegato con più precisione la mia posizione ecclesiale in questo momento del sinodo in un link del mio blog, che ho condiviso anche nei miei accounts. 

Nel suo diario Etty parla dell’importanza del lavoro, come dare forma a…e in primo luogo per lei si tratta di dare forma alla propria vita interiore. 

Ho raggiunto con la mia traduzione la pagina 200 dell’Homo Abyssus: una pagina davvero importante sulla grande tentazione di fissarsi sulle idee, sull’idealità, perdendo la priorità della realtà, che è dono semplice e completo; chi cerca un’essenzialità che produca l’essere, invece che stupirsi al cospetto del dono dell’essere, che ci fa comprendere cosa sia davvero essenziale, identifica in fine l’essere con il nulla nichilista. Anche il tema più cristiano di tutti, quello della exinanitio, per l’ homo faber può diventare „produzione“, invece che „dono“. E così il nulla prodotto non è più quello della gratuità dell’amore. Il „lavoro“ come lo intende Etty è dar forma in forza del dono stesso della vita, che è davvero bella.  

Con grande sorpresa ho ricevuto una telefonata di Herwarth, il nuovo membro del consiglio direttivo del CJD, che avevamo conosciuto a Borkum: mi ha fatto tanto piacer perché non voleva qualcosa, ma semplicemente scambiare qualche parola. La sonata in A minore, K. 310 di Mozart è semplicemente grandiosa. Padre nostro…


(5.2.22) Con il numero che mi ha procurato mia sorella ho telefonato al reparto dove è ricoverato mio papà - non hanno risposto subito, ma alla fine ci sono riuscito. Un’infermiera molto gentile è andata al letto di mio padre e mi ha ritelefonato con il suo telefonino, che però era scarico ed essendo attaccato alla rete il microfono era distante dalla sua bocca. Non ho capito molto, ma l’infermiera, che mi aveva detto che il suo stato di salute è stabile, mi ha „tradotto“ alcune frasi, per esempio quella finale in cui ha mandato un bacio a me e alla mia famiglia. Credo che debba stare all’ospedale fino a quando hanno fatto tutte le analisi. Mia sorella è stata in dialogo continuo con una dottoressa. 


La seduta digitale del consiglio pastorale, che certamente è costata lavoro organizzativo, era una „scolarizzazione“ della vita della Chiesa, in cui fare un contributo che non duri più di due minuti era molto più importante che una qualsiasi forma di confessione di Cristo. Ma almeno per quanto riguarda gli orari delle Sante Messe e dei Servizi della Parola abbiamo trovato un modus vivendi. 


Nella radio DLF ho sentito un commento sull’incontro sinodale a Francoforte. Chi conosce le cose che scrivo, sa che ho abbastanza coraggio e che non censuro quasi nulla, comunque quel servizio radiofonico era semplicemente espressione di arroganza teutonica, che pensa di dover guidare la Chiesa in tutto il mondo ad una „liberazione“, che ha caratteri talmente ridicoli per cui non vale la pena di arrabbiarsi. Quello che vogliono è una semplice „protestantizzazione“ della Chiesa romano-cattolica (che per chi ha commentato è solo una questione folcloristica come la monarchia in Inghilterra - ovviamente non hanno neppure la più pallida idea di cosa pensi un inglese della monarchia); con questa parola non intendo un insulto, visto che ho anche buoni amici nella Chiesa evangelica, ma tutto ciò che i pseudo riformatori richiedono con un’arroganza ed incompetenza incomparabile, c’è già nella Chiesa evangelica per esempio e pur con tutto il rispetto per questa Chiesa sorella, non vedo in essa neppure un problema risolto di quelli che si vorrebbe risolvere. Ovviamente la tragedia della pedofilia è davvero tale, ma non viene risolta con questo tipo di discorsi clericali tedeschi o olandesi che siano. Bisognerà con grande umiltà parlare con le vittime ed anche risarcire, per quanto possibile, i danni fatti. E poi c’è tanto bisogno di preghiera e silenzio „solo a solo con Dio“ (GeE, 149). Il santo popolo di Dio della Chiesa cattolica romana in tutto il mondo non vuole certo essere guidato dall’arroganza tedesca. Essere tedeschi non è per me un insulto, ma un destino, ormai io vivo da più anni in Germania che in Italia e certamente vi è anche un’arroganza italica e latina, ma quella tedesca è tale che si ha sempre la sensazione che senza di loro la Chiesa crollerà - vero è che la Chiesa non crollerà, perché lo ha promesso Cristo, anche se forse non ci sarà più in Germania, ma anche questo non credo, perché nella Chiesa in Germania ci sono stati e certamente ci sono dei giganti come Ferdinand Ulrich che hanno preso del tutto sul serio il „solus cum solo“, senza perdere il senso della communio. Una sinodalità che non sia cum e sub Petro è solo fantasia, per quanto sia presentata come l’unico modo possibile di pensare. 


Non penso per nulla che il filosofo, per la sua tendenza a trattare temi „universali“ debba prendere posizione su tutti i temi che legge nel giornale (da una rete più ecologica della distribuzione dell’energia, alle olimpiadi in Cina…), tanto meno su tantissimi dettagli di cui si dovrebbe tenere conto se non si vuole cadere nel dilettantismo più bieco. Anche per quanto riguarda l’alleanza „non naturale“ (FAZ)  tra Cina e Russia e le indecisioni tedesche, che sarebbero, secondo il giornale di Francoforte, sorte già sotto il cancellierato della Merkel, nel prendere posizione chiara per il patto con l’America, non ho un preciso giudizio su tutto ( sul ruolo del gasdotto Nord Stream 2…), ma quello che so è che il modello geopolitico di Papa Francesco, che egli esprime con la figura del poliedro, mi sembra quello più ragionevole. USA, Europa, Russia, Cina ma anche l’America Latina… sono i punti di questo poliedro. Progetti sferici: USA/Europa versus tutti gli altri, non mi convincono per nulla, anche se non so dare nel dettaglio un giudizio preciso su tutto. E per quanto riguarda la riduzione del cristianesimo in un’ideologia solo occidentale, il filosofo francese Remi Brague ha coniato il termine giusto: „cristianismo“, che come tutti gli „ismi“, non rende gli uomini e neppure il 21esimo secolo più „libero“. E sostituisce la fede in Cristo con quella nel cristianesimo stesso.  


(6.2.22) Nelle cose che ho scritto ieri sera nel mio diario ci sono due punti che devono essere precisati. In primo luogo il concetto troppo generale di „arroganza teutonica“ - mia moglie, sebbene abbia anche sangue ungherese, è del tutto tedesca e nella sua anima non vi è la minima arroganza e questo vale certo anche per milioni di altri tedeschi. In secondo luogo il concetto di „protestantizzazione“ della Chiesa non è preciso - quello che si vuole nel sinodo tedesco è una riduzione della „sinodalità“ (andare insieme) ad una tecnica pseudo democratica, in cui retorica vale infinitamente più della verità, in cui quello che il mondo pensa vale più di un contatto vivo con Cristo. Ed in cui certe tecniche di comunicazione, che non sono per nulla „neutrali“ prendano il posto della vita dello spirito. Ovviamente anche la posizione che vuole ridurre la Chiesa al suo catechismo non è una risposta adeguata al mio lavoro interiore.

Nel primo giorno di Aprile del 42 Etty scrive alcune parole importanti per quanto riguarda il suo diario: forse sarebbe ancora troppo „caotico“, mancherebbe ancora „uno sforzo più preciso nella ricerca delle parole“; forse in esso regna un fidarsi troppo della „grazia“, mentre sarebbe necessaria anche la „forma“. Ecco su questo punto sono d’accordo. Grazia senza forma è magia, forma senza grazia è legge. 

Oggi nell’Angelus il Papa ha detto che non dobbiamo mai perdere la speranza, né nella nostra vita personale, né in quella ecclesiale. Nonostante ciò che ha intravisto Adrienne negli anni 40, e cioè che tutto era ormai facciata e che sarebbe presto crollata, rimane il fatto che Dio può far dalla pietre dei figli di Abramo. 

Il confronto con il papa e con Etty sono il modo con cerco di dare forma a questo diario notturno. Sto ascoltando il piano concerto numero 1 in C maggiore (Christian Zacharias, Staatskapelle Dresden) di Beethoven.

Anche se non ne parlo sempre mi sono spesso presenti i drammi del nostro tempo, dalla situazione in Siria, ai morti nel Mediterraneo. Comunque è importante anche ricordarsi delle belle notizie, due delle quali le ha raccontate il Santo Padre, due notizie in cui non è in gioco il successo, ma il cuore dell’uomo. Al momento il Papa parla a RAI 3 e la mia amica Michela mi tiene informato: „Il Papa è sempre un grande. Ma essendo Rai 3 gli fanno solo le domande di sinistra 😉. Quelle che non li mettono in crisi. Temi immigrazione e crisi climatica. Fratellanza. Il Papa davvero profetizza anche usando la tv. E quello che dice è davvero urgente“. Questa sera Konstanze ha preparato una bellissima focaccia/ pizza e la nostra torta preferita, una Käsekuchen.  Padre nostro…


(7.2.22) 




(Notte) Le prime due ore della settimana nella settima erano semplicemente un disastro. Dopo il tampone, in cui una ragazza era positiva, vi era più o meno metà della classe a casa per covid o per altro e la metà che era nella scuola non aveva voglia; ho potuto con la „forma“ più che con l’“entusiasmo“ fare qualche passo sul tema „coscienza e responsabilità“; la passeggiata-rituale non è stata possibile, perché nevicava troppo forte, di una neve bagnata. Ma almeno ho potuto fare il controllo orale sul tema dell’ultima ora, riguardante Gv 6,37 (non respingerò chi il Padre manderà a me) - qualcosa è venuta fuori, ma di fatto entrambi i ragazzi, una ragazza ed un ragazzo, non avevano davvero un senso per l’accoglienza (non respingere) che propone il passaggio evangelico; per la ragazza era valida solo per rapporti intimi e il ragazzo si considerava troppo pessimista per credere ad una cosa del genere. Comunque ho cercato di „toccare“ quella situazione, come ha consigliato il Santo Padre ieri sera. 


Per quanto riguarda l’intervista che ieri sera gli fatto Fazio e di cui Cristina mi aveva mandato il link, le ho scritto: „grazie Cristina. Hanno mandato una classe a casa per Covid (la decima) e così ho avuto subito tempo di ascoltare questa intervista, molto bella. Tante cose le conoscevo già, ma mi fa sempre tanto bene ascoltare e vedere questo uomo. Stasera nel mio diario notturno riprenderò alcune cose, anche in riferimento alla mattina di oggi - per esempio sulle chiacchiere, sul bullismo, sulla vicinanza. Anche la prima parte sui profughi era molto densa. E l'analisi dei pericoli nella chiesa: mondanità spirituale, pelagianesimo e gnosticismo è come sempre molto centrata. La questione del toccare mi sembra decisiva. Il giornalista che voi certamente conoscete è per me nuovo, ma mi ha fatto una bella impressione. Preparato e rispettoso, ed è riuscito a far venire fuori molto della personalità del Santo Padre. Grazie.

Questo diario, con la sua concentrazione sulla mia vita è anche un modo di toccarla interiormente.


Adrian si è fatto vivo con un messaggio-Whatsapp di notevole importanza per la mia riflessione sulla scienza. In primo luogo lui ritiene che non esiste un’unità della corporazione scientifica, ci sono degli scienziati che sono in discorso tra di loro e che tra di loro si contraddicono. Dovevo pensare al capitolo dodicesimo dei „fratelli Karamasow“ - la corporazione medica e quella giuridica non si trovano in questo lavoro di Dostojewskij  per nulla sulla stessa linea e non solo per la differenza di ambito di studio di medici e di giuristi differenti (è chiaro che un internista non fa lo stesso lavoro che un virologo e che un procuratore non fa quello dell’avvocato difensore), ma anche perchè l’elemento umano gioca un ruolo importante nelle due scienze, quella medica e quella giuridica, ed in fine quando accade la catastrofe (la dichiarazione di colpevolezza di un innocente) l’unica „prova matematica“, come la chiama Ivan, è una lettera che suo fratello ha scritto da ubriaco e in cui dice di voler uccidere suo padre: fatto è, però, che non lo ha ucciso.  Adrian precisa che la scienza come istituzione o corporazione è „umana troppo umana“, come tutte le attività umane. Non esiste una scienza come sapere assoluto e puro. E neppure come atto neutrale. Alcuni suoi amici scienziati, di un’università in California, gli hanno fatto vedere come il fenomeno scienza sia del tutto umano, se si guarda dietro il palcoscenico. Secondo punto: cosa è la scienza nella sua idealità? Questa domanda in un certo senso non è scientifica, ma è filosofica. In un certo senso non è detto che su questa domanda uno scienziato abbia una risposta più precisa di un non scienziato. Il terzo punto è la perdita del senso della teleologia (Robert Spaemann): la natura non è solo un ingranaggio ceco che sarebbe a disposizione delle nostre manipolazioni o scoperte; in questo modo si separa la tecnica dall’etica, sia a livello della natura sia a livello del concreto lavoro scientifico. La scienza moderna non può che servirsi della teleologia, se vuole comprendere la realtà, anche se non lo confessa, perché non vi è alcun movimento nel cosmo che non abbia una meta, uno scopo. La scienza nel suo svolgersi concreto offre tanti indizi di questo senso teleologico. Perché parla di ciò Adrian? Non dobbiamo credere che la scienza, sia come ideale sia come istituzione, debba supporre una natura non teleologica, una tale supposizione è disastrosa. Se la natura è solo un ingranaggio di cui scopriamo come funziona, senza teleologia, allora separiamo, in questo modo di pensare la scienza, nel suo nocciolo: etica e tecnica; uno scienziato che si intende solamente come tecnico e che non si pone la domanda etica è paragonabile a quei fisici atomici, che nella loro prigionia in Inghilterra, quando sentano  la notizia di Hiroshima non pensano: „hanno abusato della scienza“, ma hanno espresso come prima reazione il successo della loro attività con un: „ha funzionato“. Ma la scienza non deve necessariamente agire così, non deve agire senza etica e l’etica non è una costruzione posteriore, ma è fondata sulla teleologia della natura. Se non si prende sul serio tutto ciò si provoca una scissione nell’anima dello scienziato e non basta l’affermazione che la scoperta atomica è stata usata anche bene, per togliersi da questo dilemma. Infine per quanto riguarda i vaccini Adrian dice che è legittimo una discussione sul loro senso, senza per questo essere degli oscurantisti. Padre nostro…


(8.2.22) Il tempo è stato ed è in questo inverno molto grigio ed umido, essendo più dentro che fuori, sto un po’ perdendo il senso di bellezza del campo di fronte a casa. 

Oggi il medico ed una assistente di una struttura per anziani hanno parlato con mia sorella e con mio padre. Con grande probabilità venerdì prossimo potrà lasciare l’ospedale, così che quando saremo a Casale - Deo volente - lo potremo visitare in questa struttura (sit venia verbo) in cui passerà alcuni giorni, per riabilitarsi. Non ero cosciente che è stato per dieci giorni a letto e che aveva ed ha il catetere - mi ricordo ancora oggi quante ore ho passato da giovane, nello stesso ospedale in cui si trova mio papà, con mio nonno quando aveva il catetere e non lo sopportava, spero che non sia così per mio papà. Quando la donna della struttura per anziani ha parlato con lui era lucido ed era d’accordo di andare dall’ospedale direttamente li, perché mia mamma è troppo anziana e malata per occuparsi di un altro malato. Queste informazioni me le hanno date mia sorella e mia mamma. 


Quod erat demonstrandum. Benedetto XVI ha scritto una bellissima lettera sul caso di cui si è parlato in questi tempi: consapevole del maxima culpa (non sua diretta), ma anche della grande speranza che il nostro Signore ed Amico Gesù ci dona. Benedetto XVI è cosciente che presto apparirà al cospetto del Padre per dar conto della sua vita, ma lo fa con semplicità e speranza. 


Devo dire che tra le frasi più belle che ha detto il Santo Padre nell’intervista di RAI 3 a cura di Fabio Lazio, in cui tra l’altro c’è stata un’introduzione sintetica al suo pontificato, è stata quella sull’essere „complici“ dei propri figli; è molto diverso che l’essere gli avvocati o i sindacalisti dei propri figli, perché in essa vedo la modalità di amore di cui loro hanno bisogno nel nostro tempo. Nella nostra scuola c’è una regola che se uno usa il telefonino nell’edificio ed un insegnante lo vede può (deve?) prenderlo e lo studente deve venire dopo tre giorni a ritirarlo. Questo è successo ad una delle mie ragazze dell’undicesima, che tra l’altro stava facendo un servizio per la scuola - ed ovviamente, visto che sono il suo insegnante di classe, è venuta subito a raccontarmi questa story. Ho dei dubbi molto forti che la regola sia giuridicamente legittima, ma a parte questo, essa è del tutto irreale, e per questo è una regola cattiva. Quando la ragazza è venuta da me, non ho potuto dapprima risolvere il problema, perché ovviamente non posso mettere in questione la legittimità di quello che fanno i colleghi, ma per lo meno ho potuto mettere in pratica quel essere „complici“ a cui ci ha invitato il Santo Padre. Poi il problema si è risolto perché il padre della ragazza ha telefonato al preside dicendo che nel telefono c’è il Green pass e la ragazza ha bisogno del telefono quando lascia la scuola. Ovviamente si deve anche distinguere bene situazione da situazione e tenere conto anche dello sviluppo psicologico. Capisco anche molto bene quando mia moglie si lamenta che nelle quinte classi ci si trova spesso confrontati con il non volere fare alcuna fatica per comprendere un tema che provoca difficoltà - e questa non voglia deve essere educata e non essere oggetto di „complicità“.


Il 2.4.42 Etty parla del suo rapporto con le sue allieve e del flusso che è in gioco in un tale rapporto; come sempre è di una sincerità disarmante: „da un punto di vista erotico, sono ricettiva in tutte le direzioni, sia per la bocca demoniaca di S., sia per la sottile figurina di Liesl e per i suoi  capelli biondi mossi…ma l’elemento erotico e sessuale che mi anima ha lentamente trovato una collocazione nell’ordine della mia vita, assumendo un ruolo subordinato, mentre l’elemento umano domina senza sosta“. 


Oggi nella dodicesima ho cercato di spiegare cosa sia la verginità nel pensiero cattolico; lo posso perché ho incontrato nella mia vita persone vergini che mi hanno tanto arricchito - ho detto che la verginità non è incapacità di avere un rapporto con un altro, ma „fuoco“ - si può essere vergini non come progetto, ma solo come chiamata di grazia. Il fuoco del Signore accende in te un fuoco, che non avresti mai potuto accendere con le sole tue forze. 


Nei Whatsapp che sono arrivati nella notte (in California è giorno) di Adrian c’è un aspetto che mi ha fatto tanto pensare - la sopravvalutazione del sapere scientifico su quello quotidiano. È vero che se fossimo rimasti legati al solo sapere quotidiano non avremmo potuto compiere la svolta copernicana e saremmo rimasti nell’illusione che il sole si muova intorno alla terra, ma è anche vero che il sapere scientifico nella sua astrazione (matematica), se assolutizzato, mette in dubbio che vi sia una sapienza quotidiana che non è illusione e che ci permette ogni giorno di fare passi ragionevoli nella nostra „piccola via“. Adrian usa una parola forte: queste astrazioni non esistono nella concretezza della quotidianità. È un tema molto caro anche ad Heidegger. Vorrei capirlo meglio. Per approfondire ciò Adrian specifica che anche se ci eravamo sbagliati sulla questione del movimento del sole e della terra, ciò non significa che ci siamo sbagliati su tutto. Descartes ha tratto conseguenze troppo radicali da quella „illusione quotidiana“ - quasi che solo il cogito matematico sia sicuro. In vero il sapere metafisico o sovraessenziale, per parlare con Ulrich, che siamo degli esseri donati, è una sapienza quotidiana che ci sorregge e non vi è in ciò alcun inganno: il „sum“ non dipende dal „cogito“.  E il fatto che ci siamo sbagliati nell’identificazione del movimento della terra non può essere radicalizzato in uno scetticismo riguardante la nostra capacità di comprendere il reale. Adrian approfondisce ciò con Spaemann: l’uomo é un essere che è capace di relativizzarsi e di prendere una prospettiva a lui dapprima estranea. Questo lo impariamo ogni giorno, nel nostro sapere quotidiano. Certo uno scienziato fisico si può anche chiedere come sia il mondo dalla prospettiva di un atomo (o un biologo come lo sia dal punto di vista di un pipistrello) e ciò è legittimo, ma questa non è l’unica prospettiva possibile. Il sapere quotidiano limita le astrazioni scientifiche e ciò è anche cosa buona - non solo il lavoro del fisico, ma anche il nostro lavoro di comprendere la quotidianità con i suoi scopi, con la sua struttura „teleologica“ ci permette di comprendere analogicamente tutto il cosmo, che con ragione Spaemann pensa che sia comprensibile in quanto „antropomorfo“. Ed antropomorfo non significa proiezione dell’umano nel cosmo, ma che quest’ultimo ha un centro teleologico analogo a quello dell’uomo stesso. In „Don’t look up“ un asteroide distrugge la terra, ma in vero il film non fa vedere solo l’incapacità di prendere sul serio il metodo scientifico del sapere, ma anche l’incapacità quotidiana di comprendere cosa sia l’uomo e come possa vivere e morire come tale.

Per quanto riguarda la pandemia è stato certamente un errore sottovalutare all’inizio le dichiarazioni scientifiche di virologhi, etc., ma vedo che ora l’insistere sulla „sola scienza“, non ci permette un contatto vivo con tantissime persone (le dimostrazioni del lunedì diventano sempre più numerose) e credo che la sapientia cordis sia oggi più importante che quella scientifica. Ascolto una bellissima interpretazione dell’arte della fuga di Bach (BWV 1080), suonata dal quartetto Keller. Padre nostro…


Gv 8, [39] Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! [40] Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 

[41] Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!". 


Qui ci troviamo nel cuore della „polemica“ del Figlio con i giudei, ma stiamo attenti, questa polemica il Figlio del Dio vivente la conduce oggi con tutta la discendenza di Abramo. Insomma questi versi sono destinati a tutti coloro che in questa discendenza, siano essi ebrei, cristiani o mussulmani  rigettano o formalizzano il Logos universale e concreto che è Gesù. In questo rifiuto o formalizzazione (il pericolo di noi cristiani), che non è necessario in nessuna delle tre religioni (anche nel Corano Cristo è figura di grande singolarità), è in gioco „l’unità tra parola e vita“. Non accettare un confronto con la singolarità di Cristo significa automaticamente una sopravvalutazione „della Scrittura e della Tradizione“. In gioco è il peso dell’amore che non può essere sostituito da una condizione che si pretenda „chiara, trasparente e perfettamente legale“. Se si è davvero figli di Abramo allora si riconoscerà prima o poi che „il Signore non è altro che un servo del Padre, come lo era Abramo“ (Adrienne). Non vi è nel Logos di amore gratuito nulla che porti a non riconoscere Abramo e le Scritture che a lui si richiamano e ciò secondo me, seguendo Padre Dall’Oglio SJ, vale anche per il Corano. Ma per tutte e tre le religioni di Abramo vale: „Non possono chiamare con la bocca Dio Padre e contemporaneamente rifiutare nel cuore la sua volontà, respingere la sua parola e attentare alla vita del Figlio“ (Adrienne), anche se ovviamente solo Dio sa quando ebrei e mussulmani riconosceranno pienamente il Figlio e non solo un profeta, sebbene singolarmente eccelso.


9.2.22 


Sono nella mia camera è sento alcune sonate al pianoforte di Mozart suonate da Koroliov, al momento la fantasia in C minore, K.475, e dopo aver letto quello che scrive Etty il 3.4.42 mi metto a scrivere. Per via del mio male alle ginocchia non sento il bisogno di inginocchiarmi fisicamente, ma capisco molto bene quello che dice la mia amica: „talvolta un naturale desiderio di inginocchiarmi con tutto il mio corpo; no è diverso: è come se il mio corpo fosse fatto per il gesto dell’inginocchiarsi, un movimento che a volte sento nascere nel corpo intero…il capo del tutto chino e le mani sul viso“, nel silenzio (Mozart è silenzio), sapendo che solo il silenzio è davvero fecondo: „per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, imparare da Lui, imparare sempre. Se non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno unicamente rumori che non servono a niente“ (Papa Francesco, GeE, 150). La cosa che più mi ha impressionato nella lettera di Benedetto XVI è che lui parla di Gesù non solo come di giudice, ma anche e soprattutto come amico. Per l’amico è indispensabile stare con l’Amico. Forse ci si può inginocchiare ancora in modo più convincente di fronte ad un amico, „il capo del tutto chino e le mani sul viso“, sapendo che è lui che mi guarda con amore! 


Non credo che la crisi pedofila sia superata, piuttosto credo che, come ha detto Manfred Lütz, in un articolo notevole (NZZ, 1.2.22; il Foglio 9.2.22): „Già nel 2010, Papa Benedetto ha detto: “Primo interesse sono le vittime, come possiamo riparare […] con aiuti materiali, psicologici, spirituali”. Allora perché le vittime non sono ancora aiutate ad organizzarsi in modo veramente indipendente e perché non sono ancora adeguatamente risarcite su base individuale? Perché una perizia segue l’altra a un galoppo senza fiato senza che ne venga fuori niente? La rappresentanza delle vittime presso la Conferenza episcopale tedesca dice giustamente che è finalmente tempo di decisioni e di azioni coraggiose. Da dodici anni esiste in Germania la richiesta giustificata di un’indagine da parte dello stato, veramente indipendente e scientificamente seria, sia sulle chiese che sulle pertinenti associazioni sportive. Il rapporto di Monaco ha finalmente chiarito: è ora che lo stato agisca!“ (1.2.22) - quello che mi ha infastidito nelle critiche a Benedetto XVI è il fatto che si prenda come capro espiatorio una delle persone che più ha preso sul serio il problema, non il fatto che si critichi questo o quell’aspetto del suo pensiero o della sua persona e tanto meno mi hanno infastidito queste critiche perché io ritenga il problema irrilevante. Non lo è per nulla - ne ho parlato a lungo con mio figlio. Credo che se non interviene direttamente Dio la Chiesa in Europa si schianterà su questa cosa, perché è tra le disobbedienze più grandi a nostro Signore: chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli…Anche nella mia bacheca in Fb sono intervenuto sul tema, riporto qui una risposta che ho dato ad un signore che era intervenuto: 


Caro Giovanni, devo dire che questa frase („Continua a stupirmi la retorica di vittimizzazione di Ratzinger vecchio e inerme a 95 anni. Egli è soggetto di diritto con capacità giuridica e di agire con responsabilità morali e giuridiche (queste ultime prescritte, ma verso le quali potrebbe rinunciare alla prescrizione)“) che hai condiviso nella mia bacheca la trovo orribile, fredda, rigida e quindi penso con Papa Francesco che dietro la rigidità si nasconda qualcosa d’altro, per lo meno il fatto che questa rigidità legale la si applica solo sugli altri, mai su se stessi. Se si vuole darle una dignità filosofica direi che essa nasce da un atteggiamento che con Cacciari si può chiamare: „icona della legge“ - l’unica „icona“ che io ho è quella dell’amore. Per quanto riguarda Benedetto XVI qui in Germania i potentati mediataci hanno fatto di lui un „capro espiatorio“ per qualcosa che lui non ha fatto. La grande colpevolezza di cui parla è quella teologica e non quella giuridica - anche il procuratore più severo di fronte alla rinuncia di proscrizione del signor Ratzinger si metterebbe a ridere, perché non vi è nulla che valga la pena di giudicare. Questo non significa che io non pensi che un pedofilo non debba essere giudicato da un tribunale civile - anzi penso proprio questo e penso che i tribunali della Chiesa non bastino per una questione del genere. Una volta una mia amica giudice mi ha detto che vorrebbe chiedere a queste persone i motivi del loro agire, perché questi motivi non sono per nulla chiari. E lei come giudice ovviamente non intendeva che non si debba dare ad essi la pena adeguata, eppure lei stessa, dal mezzo del lavoro giuridico, aveva un atteggiamento del tutto differente di quello dell’icona della legge. 


Ovviamente non credo che sia solo una questione dello „stato“, credo che dobbiamo fare tutti un grande lavoro di discernimento su questi avvenimenti. Circa quarant’anni prima della catechesi di san Giovanni Paolo II sul corpo umano dell’uomo e della donna Adrienne von Speyr aveva avuto il coraggio di formulare pensieri sulla „teologia dei sessi“, lamentando per esempio il fatto del velo che è stato messo davanti ai genitali di Cristo, che è un’invenzione tragica della Chiesa: Cristo è morto nudo, come vorrei che un artista provasse a fare o dipingere un Cristo in Croce nudo. Adrienne fa dei paragoni arditi, per esempio tra la donazione di sé nell’atto sessuale e quella nel mistero eucaristico… 


Da Etty imparo un modo intelligente di mettere in campo anche una psicologia dei flussi erotici, che esistono anche nei confronti di allievi di una certa età (non di bambini nella maggioranza dei casi, grazie a Dio) - flussi erotici e sessuali, che devono trovare lentamente una collocazione nell’ordine della vita umana. Non credo che faccia bene in questo campo, come in tutti gli altri, accogliere in modo fondamentalista le singole affermazioni di Cristo. È vero che si può compiere adulterio nell’intimo, ma non è vero che ogni flusso erotico sia un tale adulterio, come non lo sono le fantasie erotiche e neppure un film pornografico, tanto più che esso, come il cibo, entra da fuori nell’uomo, mentre ciò che vi è di davvero „pornografico“ viene dal di dentro. Certo dovremmo cercare di integrare anche il bisogno sessuale ed erotico in quell’atteggiamento dell’inginocchiarsi, ma non dobbiamo fare dei corto circuiti. Lasciarci guidare da Cristo ad un atteggiamento vergine quando lo vuole Lui, non da un moralismo astratto, e quando invece soccombiamo alla „sola carne“, forse dovremmo imparare che non si tratta di un soccombere, ma di una modalità di esprimersi, che a volte non possiamo evitare (a seconda della nostra anima). Padre nostro…


(10.2.22 Santa Scolastica) Questa mattina Ferdinand era „positivo“, sebbene egli stia meglio degli ultimi due giorni e Konstanze ed io abbiamo avuto tutto il giorno la febbre, anche se siamo ancora „negativi“. Sono contento che Ferdi si trovi qui da noi, piuttosto che stare con covid da solo a Monaco di Baviera; mi rattrista invece molto il fatto che il viaggio che avevamo desiderato tanto, cioè di andare a trovare mia mamma e mio papà, che credo domani esca dall’ospedale, non è per ora possibile.  


La scorsa notte, come spesso nella notte, il mio corpo e i miei muscoli erano tesi e ho fatto fatica ad addormentarmi, ma mi sembra che questo diario notturno, forse ancor più di quello scolastico, che non avevo raccolto in un documento come faccio con questo notturno, ma semplicemente condiviso in Facebook con un #, sia un po’ la mia opera (anche se non vorrei dimenticare il lungo post sulla mia vita intellettuale nel mio blog: „Libri ed altri ricordi“), quella che ho cercato di scrivere per tutta una vita. La scorsa notte potevo stare con il Maestro (cfr. GeE, 150), stare con l’Amico, ma non tanto con pensieri pii, piuttosto con la semplice consegna del nome di alcuni ragazzi nella scuola, che non stanno per nulla bene, nel cuore di Dio. Poi ho preso un ibuprofen e mi sono pian piano addormentato.


„La realtà presente di Cristo è anche l’unica sorgente di pace…Che cosa sei Tu, Cristo per noi? La sicurezza della nostra speranza“ (Don Carrón, C’è speranza?, 181) - non so il sacerdote spagnolo sostiene la mia speranza con questo tipo di frasi - anche se davvero il Logos concreto ed universale, in modo inclusivo, è l’unica sorgente di pace -  e con tante delle testimonianze che raccoglie, che a volte sono scritte in una modalità per cui „se ne intravede l’intento e si è di cattivo umore“ (Goethe). Il mio diario notturno testimonia forse anche una mancanza di riposo, ma anche un „manere“ di fronte all’Amico, del tutto immeritato; certo „in un luogo“, ma bisogna stare attenti a non idealizzarlo questo „luogo“ - questo è il punto di scontro ultimo con l’amato don Carrón: io non percepisco in lui un necessario decentramento dal carisma o per lo meno non lo percepisco in quello che spesso dice, quello che fa - la sua dimissione come presidente della Fraternità - è invece notevole! Ogni idealizzazione non può che capovolgersi nella non percezione del „luogo“ davvero concreto che per ogni persona è del tutto personale, sebbene in una tensione polare feconda con la „communio“ (Dai mie quaderni ciellini). 


Il giardino è ricolmo di bucaneve, ma il Ginkgo biloba, che incontro uscendo dalla porta principale ha le gemme ancora molto chiuse, segno che l’inverno resiste ancora, un’inverno con poca luce, molto umido, anche se questa mattina finalmente vi era un’alba illuminata di colori. 


Quando è scesa la febbre ho finito di leggere il romanzo „Il canto dei monti“ di Nguyễn Phan Quế Mai - mi mancavano poche pagine. La storia del Vietnam nel XX secolo è davvero drammatica e ha coinvolto e separato tante famiglie nella guerra tra il sud e il nord - una storia simile a quella della Germania separata, ma ben più drammatica visto che la BRD e la DDR non sono mai state in guerra tra di loro. Nguyễn Phan Quế Mai sa descrivere molto bene il mondo buddista vietnamita, con il suo culto così vivo degli avi. Un fratello della numerosa famiglia è diventato cattolico e la scrittrice vietnamita ha saputo  subito cogliere il cuore della Catholica, che è il perdono. Il mondo buddista e cattolico nel romanzo sono una vera e propria introduzione al tema dei „fratelli e sorelle tutte“. La nonna, Diêu Lan che insieme alla nipote, Hu’o’ng (nata nel 1960 come me) è il personaggio principale del libro, è il vero monte che si erge in tutta la sua forza di amore, perdono e senso della propria autonomia. Il romanzo è fortemente monogamo - vi è un solo e vero amore nella vita. Ora smetto perché forse la febbre sale di nuovo. Padre nostro…


(11.2.22 Festa della Madonna di Lourdes) Quando ieri sera avevo spento il computer mi è arrivato un messaggio Whatsapp di mia sorella, che mi informava che mio padre dovrà stare alcuni giorni all’ospedale: „Papà non lo fanno uscire neanche domani, la dottoressa oggi mi ha detto che non è ancora stabile, allora preferiscono tenerlo ancora qualche giorno“; alla mia domanda se c’è da preoccuparsi, ha risposto: „No, la dottoressa dice di no, oggi mi diceva che dei giorni le analisi sono perfette e dei giorni vengono fuori ancora delle piccole anomalie“. 

Questa mattina ci siamo svegliati con un leggero manto di neve. I tamponi di mia moglie e mio, come era da aspettarsi, erano „positivi“ e così siamo andati dalla nostra dottoressa, che nel giardino del suo laboratorio, ci ha fatto il tampone „ufficiale“ (PCR). La notte era abbastanza stancante, ma siamo riusciti a dormire ed ora sembra che i sintomi si quietino. La mia mamma al telefono mi ha detto che dobbiamo riposarci, cosa che mi ha detto anche Herwarth, che ha cominciato troppo presto a lavorare e non riesce a liberarsi dalla tosse. 


Il nostro parroco è venuto a pulire la stalla delle galline e ci ha portato da mangiare.


Mi è arrivato oggi il „Passauer Bistumsblatt“ in cui si da molto spazio all’incontro sinodale di Francoforte. Anche se sono stato eletto nel consiglio diocesano di Dresda (per motivi covid non ho ancora preso parte ad alcuno degli incontri), mi sento come uno dei fedeli del „normale“ popolo ecclesiale, quello che il Papa chiama „il santo popolo di Dio“. L’entusiasmo con cui si parla di questo incontro a Francoforte ed anche il valore che si da alla „conferenza episcopale tedesca“ ed in genere ad una „conferenza episcopale“ mi è del tutto estraneo, in primo luogo perché da Balthasar ho imparato che  la conferenza episcopale non ha la dignità teologica del singolo vescovo, ma anche perché l’idea di dare ad essa „un istanza ufficiale del magistero“ „accanto“ al papa e ai concili non mi dice nulla. La Chiesa non è un’entità democratica, anche se ci si può servire di metodi in parte democratici per prendere alcune decisioni, e Pietro non sta „accanto“ a tutte le altre cose citate, ma le altre cose stanno „sub et cum Petro“. Il che non vuol dire che io pensi o scriva il mio diario sempre e solo con un „censore petrino“ che mi vieta di pensare questo o quello e non credo neppure che nei temi che sono stati votati a Francoforte io non abbia anche scritto o per lo meno che io non pensi cose coraggiose. La questione della gestione del potere vescovile, il celibato, la trasparenza nella questione degli abusi, una teologia dei sessi che non sia solo ripetizione del catechismo, su tutto questo io penso liberamente (per esempio mettendo in contatto il Papa con Etty), solo che alla fine so che l’obbedienza al Papa e più importante dei miei pensieri: E l’obbedienza non è il contrario della libertà, ma il suo garante ultimo. Il criterio ultimo se vi sia o meno un  „colpo basso“ nella Chiesa non dipende dalle decisioni „democratiche“ di Francoforte, ma dalla nostra reale amicizia con Gesù. 

Nel dodicesimo capitolo dei „Fratelli Karamazov“, paragrafo sesto, nell’osservazione conclusiva del procuratore Ippolit Kirillowitsch, facciamo davvero un passo molto profondo in quello che Ulrich chiama „Homo Abyssus“ - il procuratore fa tutto un discorso sulla mancanza di principi morali in Russia e cerca di posizionarsi tra la mancanza di legami di Ivan, che non avrebbe capito il vero senso dell’illuminismo e la zolla religiosa russa a cui farebbe parte Aljoscha; di fatto tutto questa osservazione „che non c’entra nulla“ con la res e che serve solo per soddisfare l’ego del procuratore non capisce quasi nulla di ciò che è in gioco nella famiglia Karamasow: Dimitri è davvero quello stoico stabile che non avrebbe mai sprecato ciò che era racchiuso nel suo amuleto e non ha ucciso il padre. Il procuratore capisce un po’ Ivan e vede il suo desiderio di verità, ma di fatto nella sua „caratteristica“ (osservazione conclusiva) che è un fake, questa verità non gioca alcun ruolo. E Aljoscha non è solo un ragazzo pio, ma uno che vive il suo essere fedele a Cristo nella „contraddizione“ che è la sua famiglia - una contraddizione che potrebbe essere più vicina al vero come le prostitute al Regno di Dio e che comunque non ha che fare con la famiglia, ma con la condizione umana, come si può vedere anche nel film davvero leggendario: „Vento di passione“ con Brad Pitt, Anthony Hopkins (forse il più grande attore di tutti i tempi) e Aidan Quinn. Padre nostro…


(12.2.22) Ora che la prima pandemia davvero mondiale ha raggiunto anche la nostra casa posso parlarne con più cognizione di causa. Le prime 48 ore erano molto faticose (insomma non siamo tra i fortunati che hanno il virus senza sintomi, ma siamo tra i fortunati ad averlo in Germania invece che in Siria), anche per la febbre alta ed ora sono rimasti alcuni sintomi faticosi (tra cui per mia moglie si è aggiunta una cistite), per cui il testo del diario notturno che nasce normalmente di getto la notte, viene scritto un poco alla volta durante il giorno, mantenendone lo stile di autenticità; poi si deve tener conto che scrivere un testo in italiano non mi costa alcuna fatica, a parte nel caso che abbia 40 di febbre o che sia sul punto di morte (suppongo, perché non ho fatto ancora questa esperienza). Sono molto contento di essere vaccinato per tre volte (e fossero anche più volte necessarie, lo farò); dopo le 48 ore ho sentito che ritornavano le forze, che non bastano neppure per fare una cosa che mi piace tanto, come tradurre Ulrich, ma che, con pause di riposo, mi permettono di leggere e scrivere. Conosco alcuni argomenti intelligenti contro la vaccinazione, ma ne conosco anche tanti stupidi e quello che più mi colpisce è l’incapacità di tanti di imparare dalla propria esperienza. Per quanto riguardi i cristiani che sono contro il vaccino perché hanno Gesù, mi viene in mente la barzelletta che mi ha raccontato mio figlio: uno si trova per un alluvione in grande pericolo sul tetto della sua casa, arriva una prima barca a salvarlo e dice di no, perché  si fida di Dio, poi ne arrivano altre e dice sempre di no. Infine muore. Anche in cielo (ma forse era il purgatorio) può proseguire il suo pensiero „no help“ e chiede a Dio come mai non lo ha aiutato, ma Dio gli risponde che per più volte aveva mandato una barca in suo soccorso. Tommaso: „gratia perficit naturam, non tollit“. Sono molto contento che possiamo affrontare questo periodo di quarantena in tre, abbiamo diverse età e così diverse forze e poi comunque le persone hanno reazioni „singolari“ allo stesso virus. La vicina di casa ci ha già cucinato due zuppe, sebbene adesso tutto il peso del pollaio è sulle sue spalle - è molto gentile. 


Alla sera noi tre in quarantena abbiamo passato la sera a leggere „insieme“ - ognuno il suo libro, ma insieme. Ferdi ed io avevamo in comune anche un fastidioso singhiozzo. Bevendo acqua e tisane sembra che Konstanze abbia fermato la cistite, ma dice che il pericolo è ancora incombente. Spero in una notte di vero riposo. 


L’osservazione conclusiva di Ippolit Kirillowitsch, di cui avevo già parlato ieri, sembra non finire mai: un lunghissimo discorsi che si vuole basato su „fatti“, ma che è solo il prolungamento malato dell’ego del procuratore. Tutto ciò che a lui pare assurdo è la verità. 


Telefonata inaspettata di un collega per comunicarci la sua vicinanza e comprensione della nostra tristezza per il viaggio che non abbia potuto fare a trovare mia mamma e mio papà. Con mia mamma abbiamo telefonato due volte - era preoccupata che abbiamo avuto la febbre e ci ha consigliato di rimanere in casa e riposarci.  


Nella GeE 151 il Santo Padre invita meditare „il volto di Gesù morto e risorto“ e se non ciò non bastasse allora anche le sue viscere, „perché li ha sede la misericordia di Dio“ (San Bernardo). Credo che anche la meditazione del diario di Etty faccia parte di questo „penetrare nelle viscere del Signore“ - lo dico senza nessun presunzione di „cristianizzare“ Etty. Ma non credo che vi sia qualcosa di estraneo al Logos universale e concreto, capace di integrare e cambiare tutto ciò che vuole, anche l’ „infelice fallo degli uomini“ di cui parla Etty. Donaci un cuore misericordioso con tutti. La minaccia della guerra in Ucraina si fa sempre più acuta. LA GUERRA È FOLLIA! Appello dall’Ucraina: “I potenti della terra vedano la gente vera, i bambini, le madri, gli anziani, i giovani impegnati al fronte. Non c’è nessuna ragione perché vengano uccisi, perché siano creati nuovi orfani e nuove vedove”. (Mons. Borys Gudziak) Padre nostro…Ave Maria… Gloria…


(13.2.22)

(Notte) Un bellissimo tempo che per via della quarantena possiamo vedere dalla finestra, ma anche questo è grazia. 

Il Santo Padre nell’Angelus ha parlato della „gratuità“ come del contrassegno del discepolo di Cristo. Riporto qui un breve dialogo con Davide Perillo nella sua bacheca in Facebook in occasione dell’uscita del suo libro „Fuochi accesi“. Roberto: Caro Davide, come ho scritto qui sotto quando annunci il tuo libro, non credo che l'esperienza di Portofranco sia possibile nella Germania, o per lo meno nella parte dove vivo io, ma questa esperienza vostra ha portato un piccolo frutto nella mia scuola. Qualche anno fa un ragazzo venuto a piedi dall'Afghanistan fino in Germania ha provato a fare la maturità da noi ed aveva difficoltà con ciò che era richiesto dalla materia di tedesco. Mi sono fatto spiegare dall'insegnante cosa era necessario per un compito di tedesco e poi mi sono esercitato con il ragazzo afghano, un pò vi è stato un miglioramento, ma non è stato sufficiente per riuscire nella prova di maturità. Ecco una piccola goccia di gratuità, anche se non ha avuto molto successo. Per il resto il sistema tedesco è troppo saturo di Weber e dell'idea dello spirito del capitalismo e del protestantesimo per accogliere un'idea di gratuità del tipo di Portofranco. Buona fortuna al tuo libro. Sono contento che il cardinal Zuppi abbia scritto l’introduzione.

Davide: „Grazie per la tua mossa personale, Roberto. Il “sistema” può essere come vuole, ma niente può ridurre il valore infinito di un gesto come questo, gratuito. E anche se quel ragazzo non sarà riuscito a superare la maturità, il fatto di essere stato aiutato così, solo perché c’è, se lo porterà dentro tutta la vita… Buona fortuna e buon cammino anche a te! E sì, la prefazione di Zuppi è stata un grande regalo…“.


Volevo anche aggiungere che anche se il sistema tedesco dove vivo io è molto weberiano a livello personale la gratuità è del tutto all’opera. Per esempio il mio amico Burkhard (ex preside della nostra scuola) che a livello di sistema scolastico è piuttosto weberiano, a livello personale ci ha preparato per questa domenica, a noi rinchiusi nella quarantena, un pranzo per l’appunto domenicale squisito. Quando l’ho detto a mia moglie, Ferdinand era ancora a letto, ma quando ha sentito che Burkhard ha portato un pranzo, ha pensato, bene „il giorno è salvo“, almeno dal punto di vista culinario. 


Per un colpo di tosse e per una domanda con un tono troppo perentorio, mentre volevo raccontare la mia meditazione che ho condiviso oggi nel gruppo di Adrienne sulla singolarità di Cristo (con cui mia moglie è del tutto d’accordo), è scoppiato uno scontro molto violento tra mia moglie e me, certamente causato dal diavolo, a cui non piace la verità, perché è il menzognero. Mia moglie non ha accettato la mia sfuriata e mi è corsa dietro, perché non si vuole sottomettere alla mia irrazionalità, anche  Ferdinand è intervenuto nelle nostre grida, ma alla fine ha vinto il Signore e ci siamo detti con chiarezza - non riporto qui i dettagli per discrezione - che cosa ci ha ferito ed abbiamo fatto discernimento delle false supposizioni reciproche che hanno scatenato lo scontro. Insomma non vi è stato solo un fare la pace per fare la pace, ma un vero chiarimento. Poi abbiamo letto il Vangelo ed ascoltato l’Angelus del Papa (anche la sua preoccupazione per l’Ucraina), poi le altre letture ed infine le Lodi, tutti e tre insieme.  


Devo ammettere che la lunghissima osservazione conclusiva di Ippolit Kirillowitsch (Fratelli Karamasow, 12, VI-IX), senza la musica di Mozart (dall’opera completa per piano) non sarei mai riuscita a leggerla. Un capolavoro questo di Dostojewskij, intendo nel saper riportare ciò che il narratore, lo fa dire ad una voce del pubblico, paragonabile forse al coro di una tragedia greca, giudica chiaramente: „troppa retorica e frasi troppo lunghe“; in questa nota che intende caratterizzare Dmitrij e in genere lo spirito dei Karamasow vi sono troppo „riflessioni“ e poche „reali osservazioni“ - i fatti vengono ingoiati dalla retorica, quella che sta impestando i social media. Ma torniamo a Ippolit Kirillowitsch: ad un certo punto verso la fine del suo discorso si scopre il motore che muove il tutto, oltre al suo ego che deve venire ascoltato: il „tempio della giustizia“ (IX), l’ „icona della legge“, la difesa della „Santa Russia“ che si deve difendere dal „nichilismo“ di chi ha ucciso il Padre. Vero è però una semplice cosa: che Dmitrij (Mitjenka) non ha ucciso il padre. Tutto qui, come Benedetto XVI non è colpevole di favoreggiamento della pedofilia, tutto qui. Miliardi di parole servono come un chiacchiericcio onnipotente ad uccidere le verità semplici. Nel paragrafo 12, X tocca ora all’avvocato difensore a parlare, vedremo come Dostojewskij lo mette in gioco.   


Il mio inglese non è abbastanza buono per capire tutte le sottigliezze del video di „Usefulidiots“ che porta il titolo „The Deadliest  Coverup of the 20th Century“, in cui Matt Taibbi e Katie Halper, a partire dal 40esimo minuto intervistano Lesley Bloom, sul suo libro su „Hiroshima“  - ma io vedo in atto una nuova generazione americana che davvero non vuole sublimare la missione imperiale americana, ma vederne anche gli abissi, che non possono essere giustificati in alcun modo, come per esempio quello della tragedia giapponese di Hiroshima e Nagasaki; ovviamente condividerlo right now nelle mie bacheche (Fb, Twitter, LinkedIn), proprio ora alle porte di un un nuovo possibile conflitto in Ucraina, ha un suo significato preciso: non quello di sublimare l’altra missione imperiale, quella di Putin - io non ho alcuna simpatia per un ex agente del KGB - ma neppure mi fido del nuovo cow boy alla casa bianca. Nessuna narrazione che giustifichi guerre così pericolose ha il mio placet. Comunque sarà necessario concedere ai russi e a Putin di essere uno dei punti del poliedro se non vogliamo che scoppi una cosa davvero terribile: la trasformazione della terza guerra mondiale a pezzetti, in una a tutto campo. Preghiamo in silenzio ci ha chiesto il Santo Padre oggi all’Angelus. 


In questo silenzio, che non è evasione dal mondo, fanno parte stasera le sonate giovanili per Keyboard di Mozart e la citazione dal „Pellegrino russo“ del Papa in GeE, 152: „Se mi capitava di incontrare qualcuno, tutte quelle persone senza distinzione mi parevano altrettanto amabili che se fossero state della mia famiglia…Non solo sentivo questa luce dentro la mia anima, ma anche il mondo esterno mi sembrava bellissimo ed incantevole“. - Ma per arrivare a questo atteggiamento ci vuole tanta „pazienza“, in polarità con una „tensione“: „devo imparare a raccogliere tutta la pazienza che c’é in me, mettere insieme tutti i frammenti di pazienza per formare un’unica grande pazienza“ (Etty, 4.4.42) e solo con questa grande pazienza potremmo vedere tutto come qualcosa di bellissimo ed incantevole, anche i due alberi che Etty percepisce come „feroci e svegli punti esclamativi“, come l’influenza, come le mestruazioni di cui parla Etty. La pazienza ci porta anche ad „occuparsi di fiori, di ascoltare musica, guardare i dipinti e leggere la Bibbia. Tutto questo devo ancora impararlo…“ (Etty, Roberto). Padre nostro…Ave Maria…Gloria Patri…


(14.2.22 San Valentino; notte) La nostra casa è immersa in un campo, siamo praticamente su un’isola circondata dal fiume e il canale; oggi vi è stato un altro giorno primaverile; Ferdinand ed io abbiamo fatto qualche passo nel campo, ma alla fine eravamo stanchi. Dieci minuti come se avessimo camminato delle ore, ma era bello stare un po’ al sole. Konstanze è ancora troppo debole per camminare. 


Ho mandato un messaggio a mio padre, ma non ha risposto: „Buon giorno, abbiamo preso il virus. Per cui non siamo potuti venire in Italia. Siamo in quarantena. Noi stiamo abbastanza bene. Quando esci tu dall’ospedale?“ La dottoressa oggi non ha chiamato mia sorella e così non abbiamo informazioni nuove. 


Completamente diversa dall’osservazione finale di Ippolit Kirillowitsch è quella dell’avvocato difensore Fetjukowitsch (Fratelli Karamasow, 12, X-XIII) - rimane nell’ambito di quello che dice Cicerone: la giurisprudenza si muove nel limite del „verosimile“ e non del „vero“, ma ci fa comprendere che il procuratore combina pseudo fatti e che non ha alcun fatto da offrire. Per l’avvocato difensore non si tratta di difendere l’icona della legge, il tempio della Santa Russia. „La verità e la giustizia russa„ si limitano a dire che lo scopo ultimo di un tribunale non è in primo luogo la pena di un supposto criminale, ma - anche qualora si voglia prendere sul serio la leggenda che Dmitrij ha ucciso il padre - la salvezza di chi si è perso. L’ultima parte del discorso di difesa - che tra l’altro mi sembra essere la fonte più grande del percorso della trilogia di don Giussani: Senso religioso, Gesù, Chiesa ed anche del cuore del magistero di Papa Francesco - fa infine vedere che questo padre di Dmitrij in vero non è davvero un padre, ma un uomo che lo ha messo al mondo, forse in un momento di passione ed ubriachezza. Fetjukowitsch afferma che questa differenza tra mettere al mondo un figlio ed essere un padre sia frutto del „progresso“, ma in vero basta già il Vangelo per capirlo, come ci ha spiegato Ulrich nel suo „Dono e perdono“ - un commento filosofico alla parabola del figliol prodigo. Fetjukowitsch comunque parlando di „misericordia“ ci ricorda il cuore ultimo del Vangelo e ci spiega con grande forza che senza „ragione“ le frasi della Bibbia sono misticismo fanatico, che non hanno a che fare con il mondo in cui viviamo. 


Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina penso sia necessario pregare con chi prega e non lasciarsi guidare nell’interpretazione delle notizie da un „sistema chiuso“, di qual si voglia stampo esso sia. Pensare vuol dire rimanere aperti e consapevoli della pochezza dei nostri tentativi. Io non faccio il tifo per nessuno, ma non sono d’accordo con il rieletto presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che tra l’altro stimo molto, che Putin sia l’unico colpevole della crisi. „Useful Idiots Monday Mourning with Aaron Maté and Katie Halper“ è per me un tentativo di aprire il mio schema interpretativo, che non si fida di un ex agente della polizia segreta dell’Unione sovietica, ma vede anche le responsabilità americane in questo pasticcio. Ed anche la propaganda che fanno nel presentare le notizie. 


La preghiera non dimentica né il mondo, né la storia, non quella universale, né quella nostra personale. Nel punto 153 della GeE il Papa ci ricorda la „memoria grata“ di SPN (sant’Ignazio), cioè la richiesta „di riportare alla memora i benefici che abbiamo ricevuto“, anche „nei piccoli dettagli della nostra vita“ - in primo luogo per me il dono della mia piccola famiglia, del coraggio di mia moglie quando non sta bene, di Johanna che ha raccolto lumache tutta un’estate, di Ferdinand che faceva come la lotta sul divano. Ma anche memora degli incontri straordinari della mia vita, come storia della Chiesa per me: da Balthasar ad Ulrich a don Andrea. La gratitudine di Etty va per la sua sintonia con Spier, sebbene non vivano „sotto lo stesso tetto“ e siano separati „da cinque strade, un ponte ed un canale“, sebbene abbiano anche il loro interesse privato: „lui la sua musica e ed io il mio russo“, eppure vivono in sintonia la loro vita, „tuttavia completamente liberi, ma ad un certo punto „per caso sono immersi nella stessa cosa“ (4.4.42). Da ieri mi fa compagnia l’opera completa per piano di Mozart, sono arrivato alla sonata numero 9, K. 311. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(15.2.22) La prima lettura del giorno (canone romano Gc 1, 12-18) contiene una frase importante su Dio Padre: „…Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento“. Non si tratta di una frase aristotelica sul motore immobile; è una frase sulla gratuità dell’amore che è Dio e per questo sta, pur in tutta la sua pace,  in tensione polare e feconda anche con il fatto che lo stesso inferno, come mistero della giustizia del Padre, in qualche modo si trova in Dio: se no dove?  


La dottoressa ha telefonato a mia sorella - dice che mio padre è sulla via del miglioramento, che ci sarà bisogno di alcuni giorni e che ora devono ridargli una medicina, che per via della terapia, gli avevano dovuto togliere. Dovrà stare ancora alcuni giorni all’ospedale. Ho mandato anche oggi un messaggio al telefonino, ma non ha risposto. 


Oggi mio figlio compie 24 anni: dopo un semestre di economia, tre anni di fisioterapia, che ha concluso con successo, un anno di giurisprudenza, ora studia medicina a Monaco di Baviera. L’altra sera mi ha letto gli appunti del suo diario sull’estate dell’anno passato: una bellissima testimonianza del suo senso della leggerezza dell’essere, ma anche del „compito“ che sa essere la parte profonda del suo io. Qualche settimana fa ha passato un fine settimana dal suo padrino di battesimo, don Lorenz Gadient, sacerdote e musicista: mio figlio ha sempre cercato quei  rapporti che gli abbiamo donato come appartenenza cristiana, anche con Ulrich, poco prima della sua morte, era entrato in contatto. Ferdinand è andato a trovare Adrian fino in America.  


In un suo articolo Riccardo Cristiano pone un contrasto tra il silenzio del patriarca di Mosca Kirill e il richiamo alla pace di Papa Francesco a riguardo del possibile conflitto in Ucraina - la televisione tedesca ZDF ha detto stasera che vi sono stati alcuni passi di distensione. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha detto che non c’è in programma un ampliamento della NATO in Ucraina, si trova ora in Russia. Riccardo, che io stimo molto in primo luogo per la sua amicizia con padre Paolo Dall’Oglio SJ, pone anche un contrasto tra la libertà e il programma „asiatico“ che riassume così: „ll contrasto tra l’appello di Francesco e il silenzio (consenziente) di Kirill è decisivo: vogliamo immaginare un futuro di diversità nella fratellanza di popoli e culture che si rispettano nelle loro diversità o vogliamo un imperatore (comunista) cinese che si crede “il figlio del cielo”, un imperatore bizantino (occidentale) che si crede “il vicario di Dio” e un Califfo musulmano che come lo scià si crede “l’ombra di Dio sulla terra”?“ (Formiche, 14.2.22). La prospettiva è suggestiva e il richiamo al Santo Padre è cosa buona, ma cosa dire di tutto ciò che Riccardo non dice: cosa pensare dell’altro imperatore simpatico e romantico, Joe Biden, e al modo con cui gli USA hanno vissuto la loro missione imperiale, che nell’avvenimento di Hiroshima e Nagasaki, ha mostrato già da subito quante tenebre siano in gioco anche in essa?  E per quanto riguarda la crisi ucraina attuale, il mio amico Adrian (con le sue fonti, in primo luogo Aaron Maté)  non si stanca di farmi notare quanta propaganda ci sia anche nel modo con cui da anni gli USA affrontano questa crisi. Si, seguiamo il pontefice romano, senza fare troppe dialettiche, anche con il silenzio (consenziente o meno) di Kirill. Nel grande poliedro della fraternità universale devono trovare anche un posto gli interessi degli imperatori di cui parla Riccardo. 


Un lavoro che avevo cominciato quando avevo circa 17 anni l’ho terminato oggi - la lettura dei „Fratelli Karamasow“; era l’unico romanzo di Dostojewskij che avessi cominciato e che non avevo terminato. Dmitrij viene giudicato colpevole dal chiacchiericcio del „pubblico“ e dai giurati- contadini. Il discorso finale del avvocato difensore, pur avendo provocato un grande entusiasmo, non ha successo (mentre l’ego dell’avvocato si aspettava proprio questo) e pur essendo stato davvero un bel discorso, rimane discorso (gnosi) - a livello quindi del verosimile e non del vero, come avevo già detto ieri e quindi devo precisare che esso non è l’ultima fonte della trilogia di Don Giussani e del magistero di Papa Francesco - il romanzo procede ed alla fine, nel discorso funerario per il ragazzino Iljuschetschka di Aljoscha si trova la dimensione ultima della misericordia, della verità e della risurrezione che sono il vero cuore del magistero dei due sacerdoti; ovviamente queste osservazioni sono un’iperbole letteraria - la fonte ultima del magistero dei due sacerdoti e di Dostojewskij è il Vangelo! Aljoscha dice ai suoi ragazzi, che hanno portato la bara, che c’è qualcosa di più grande e forte della morte: il ricordo di Iljuschetschka e di questo gesto di pietà, insomma il ricordo dell’amore come presenza, che tiene legati per tutta una vita e con questa ultima posizione si possono accogliere anche le dimensioni penultime come il pranzo funerario per il ragazzo morto, senza scandalizzarsene. Nell’Epilogo vi è molto di più, dai piani di fuga per Dmitrij all’incontro delle due donne (Katja e Gruschenka) di Dmitrij, ma chi è curioso del di più deve prendere il libro in mano e leggerlo. Questa sera ho poi ripreso in mano l’Idiota, che avevo letto anche da adolescente - la stessa edizione di allora; l’inizio in treno me lo ricordavo come se lo avessi letto ieri. 


„Pian piano comincio a capire il significato delle cose“ (Etty, 4.4.42) 


„La supplica è espressione del cuore che confida in Dio, che non sa che non può farcela da solo“ (Papa Francesco, GeE, 154) - detto anche contro i „pregiudizi spiritualisti“. Ti chiedo aiuto Signore e tu sai tutti i nomi per cui lo chiedo. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…



(16.2.22) Il tempo è brutto e vi sarà vento ed acqua fino a Sabato. Ieri degli amici (Doris e Ute) hanno cucinato per Ferdinand, così che abbiamo potuto festeggiare un po’ il suo compleanno, che tra l’altro ha passato a studiare per l’esame di biologia. Ovviamente è impressionante che si possa seguire la facoltà di medicina di Monaco di Baviera, qui da Wetterzeube. Che il Signore gli dia la forza. Nel tardo pomeriggio abbiamo fatto qualche passo insieme nel campo vuoto dietro casa. Anche oggi abbiamo ripetuto il nostro rituale, il brutto tempo ci ha lasciato un po’ di tempo per compierlo. 


Finalmente ho parlato anch’io con la dottoressa a Casale Monferrato, che cura mio papà, e che mi ha confermato quello che mi aveva detto mia sorella e quello che avevo intuito - l’infezione alle vie urinarie sta migliorando, ma vi è una chiara diminuzione della capacità conoscitiva; questo spiega il silenzio a riguardo dei messaggi che gli ho mandato e che altri gli hanno mandato. Uscendo dall’ospedale dovrà passare del tempo in una struttura di riabilitazione per anziani, ed è possibile che riprenda un pò della forza conoscitiva, ma è improbabile che diventi come prima, anche perché già „prima“ vi era stata una lenta perdita, che con l’infezione si è aggravata. 


(I finally spoke with the doctor in Casale Monferrato, who is treating my father, and she confirmed what my sister had told me and what I had guessed - the urinary tract infection is improving, but there is a clear decrease in cognitive ability; this explains the silence regarding the messages I sent him and that others have sent him. As he leaves the hospital he will have to spend some time in a facility for the elderly, and it is possible that he will regain some of the cognitive strength, but it is unlikely that he will become like before, also because "before" there had already been a slow loss, which with the infection had aggravated). 


Lunedì saremo fuori dalla quarantena, ma non credo che avremo già la forza di andare a scuola; una cosa è leggere il Vangelo, meditare, scrivere il diario, un’altra incontrare le persone e portarne il peso (vivere il Vangelo)…Il decorso della malattia non è pericoloso, ma molto stancante, in modo particolare per Konstanze. 


Ieri Nicola F. Pomponio ha pubblicato, in occasione della nuova edizione de „La dignità dell’uomo“, un bel articolo sull’umanesimo cristiano di Pico della Mirandola. Ha collocato con ragione il pontefice romano attuale in questa tradizione, citando tra l’altro il grande testo di Henri de Lubac SJ. 


Se ci chiediamo cosa sia l’essenza dell’essere, non possiamo che rispondere che essa è l’amore. Il problema è che ponendo la domanda in questo modo abbiamo già fatto il primo passo di una gnosi che „costruisce“ l’essenza dell’essere, che non è più resa-in-parole del dono stesso, ma sua „costruzione“ (pelegiana e gnostica). Costruzione di qualcosa che non ha ricevuto in dono, ma che per l’appunto vuole costruire come un „sistema assoluto“ che spieghi tutto e che poi possiamo chiamare anche „amore“, ma è un amore gnostico e non più quello che ci viene donato gratis (dal Padre) nella „piccola via“ di ogni giorno. La conseguenza di un tale sforzo „essenzialistico“ è il nichilismo, spiega Ulrich nella pagina che ho tradotto oggi. 


Si, c’è anche un „creare“ che non è „costruire“ nel senso qui sopra spiegato. Ne parla Rilke, citato da Etty (4.4.42): „dove creo, io sono vero, e vorrei trovare la forza per la mia vita interamente, su questa verità, su questa infinita semplicità e gioia che talvolta mi sono concesse“  - ma questa gioia e semplicità chiedono „il punto più profondo, più umile“ del creare e questo è appunto il primerear del dono dell’essere attivamente accolto: sorpresi dalla gioia, da una gioia che non possiamo costruire. 


Mi impressiona molto quello che dice Etty su Europa e Russia nello stesso giorno del diario, proprio ora che mi sto di nuovo approfondendo nella bellezza gratuità e disarmata dell’idiota, del principe Myškin. 


Finire vorrei, però, con Charles de Jesus: „Appena credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo fare altrimenti che vivere solo per Lui“ (citato in Papa Francesco, GeE, 155). Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(17.2.22) Nella notte passata c’è stata una bufera di vento, la stanza era illuminata dalla luce della luna, ma non ho fatto fatica, come volte è accaduto nelle ultime notti, a distinguere il „romanzo“, in questo caso l’ „Idiota“ di Dostojewskij, dalla realtà - l’acufene era molto forte e sebbene durante il giorno abbia ascoltato tanta musica, da giorni l’opera completa per piano di Mozart, nella notte devo stare da solo con l’acufene, proprio per calmarmi. Le previsioni sul tempo non erano corrette e così pur con il vento forte e il livello del fiume alto, abbiamo avuto anche tanto sole e tanta luce. 


Questa mattina hanno tolto il catetere a mio papà, così che ha potuto urinare da solo. Forse domani sarà spostato nella struttura assistenziale dove lavora mia cugina Lorella, speriamo che faccia i passi giusti per riprendersi un poco. 


Ieri nel tardo pomeriggio ho parlato a lungo con Dirk, un’amico bavarese, più anziano di me - le malattie gravi della moglie e sua si sono stabilizzate. Della crisi in Ucraina pensa che entrambe le parti siano state colpevoli dell’escalation, ancora in atto, e che in vero USA e Russia dovrebbero mettersi d’accordo per arginare il potere, davvero strapotente, secondo lui, della Cina, invece che farsi la guerra. Mia figlia mi ha mandato ieri la sequenza del video in cui il cancelliere Scholz dice a Putin che un ampliamento della Nato non è un tema che accadrà durante i loro mandati. Rivolto a Putin ha detto che non sa quando lui voglia ancora governare, certo a lungo, ma non eternamente e Putin ha sorriso.  


„Mettono in pratica un modo di educare che dà uno slancio ad una vita cambiata“ (Azurmendi, L’abbraccio, 217) - ecco proprio quella „vita cambiata“ di cui parla il principe Myškin nell’“Idiota“; basta un paese in Svizzera o in Sassonia-Anhalt o da qualche altra parte nel mondo, che diventi luogo di un attenzione ricolma di pietà (che è la sorella più adulta dell’ammirazione), che si può esercitare meditando anche  sulle foto o sui video che le ragazze e i ragazzi mettono in Instagram o TiK Tok, per cooperare un po’ a quel cambiamento, l’unico, per cui vale la pena di vivere: l’allargamento del cuore per il reale (tutto e tutti) come dono di amore gratuito. Questo significa, nel linguaggio di Ferran-Azurmendi che l’insegnamento non deve prevalere sull’educazione. Etty lo dice al modo suo: „non pare proprio che io riesco a limitarmi alle mie lezioni di russo, devo sempre occuparmi dei miei allievi anche dal punto di vista psicologico“ (4.4.42) 


Erano ormai decenni che non mi confrontavo con la figura del principe Myškin, che mi è rientrata immediatamente nel cuore. È stato, non è un idiota, ci tiene a specificare: „Essi mi credono idiota, ma io sono intelligente e nessuno lo sospetta nemmeno“. Se fosse un idiota non comprenderebbe che gli altri lo credono tale“ (Milano, edizione dell’Aprile del 1973 di Rinaldo Küfferle). La bellezza disarmata e veritiera del principe Myškin non gli fa perdere il senso del suo „Selbstsein“: „adesso sono guarito da un pezzo e mi riesce un po’ sgradevole sentirmi dare in faccia dell’idiota. Sebbene sia alquanto scusabile, in considerazione delle vostre contrarietà, debbo però dirvi che, nella vostra stizza, mi avete ingiuriato per ben due volte“ (109-110). Ecco vorrei che questo diventasse il mio programma di vita, in tutto. Leggendo oggi il settimanale della diocesi di Passau, c’è stato un articolo di un giornalista che mi ha urtato, per il suo senso di superiorità, anche psicologica, nei confronti di Benedetto XVI - il suo tono di pseudo neutralità mi ha urtato e volevo cercare la frase di Adorno su Hegel: „Nella detestabile moda di chiedersi che cosa in Kant e ora in Hegel abbia senso al presente…nessun cenno al porsi la domanda inversa, che senso abbia il presente di fronte ad Hegel“ (Th. Adorno, Tre studi su Hegel, Bologna 1971, 29), per dire che il giornalista, al cospetto della missione ecclesiale di Benedetto XVU, ha solo una „pretensione“, ma in vero bisogna aver pietà anche di lui „in considerazione delle sue contrarietà“, che non conosco.  


Il principe Myškin sta nel reale e racconta, racconta ciò che gli sta a cuore, come cerco di fare con questo diario notturno, che è tutto meno che un „portare a spasso il mio io“ (Azurmendi). Ha il coraggio di dire ciò che pensa, senza voler insegnare niente a nessuno, al massimo ai suoi ragazzini nel paese svizzero. 


„ Cristo e la vita coincidono… la fede è il riconoscimento della presenza. Non devo abbandonare il mondo, andare di fronte al tabernacolo a ricaricare le batterie“ (Azurmendi di Ferran, L’abbraccio, 218) - io non farei questa contrapposizione e comunque non si va al Tabernacolo per caricare le batterie come non si legge la Parola di Dio con un tale motivo: ma „la Parola ha in sé la forza di trasformare la vita“(Cfr. Papa Francesco GeE, 156) e non solo l’esperienza ha questa forza - sebbene questa dimensione dell’esperienza mi stia particolarmente a cuore. Tanto più che davvero permette di superare alcuni estremi: „una religiosità personale fatta di norma e trasgressione“ (Azurmendi, 216), ma anche una sovra-eccedenza della fede, così che si „obbligano gli alunni ad andare alla Messa“ (216). Nella nostra scuola „obblighiamo“ gli alunni ad andare ai Servizi della Parola, ma essi sono tenuti in modo così laico che non ne nasce davvero una forzatura e poi siamo in Sassonia-Anhalt e non in Spagna; i servizi della Parola sono parte del programma educativo. All’inizio mi ero opposto a questo obbligo.  


Ho cominciato il secondo ciclo di ascolto dell’opera omnia per piano di Mozart. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(18.2.22) Mia mamma è accompagnata da una nostra cugina che la aiuta tanto e che non si fa pregare, ma per l’appunto è presente, quando per esempio, come l’altro giorno, deve essere portata all’ospedale per il controllo dell’occhio. Di questo sono davvero molto grato e sono grato che l’operazione sia andata bene. Ci sentiamo quasi ogni giorno e spesso è a letto, perché le gambe non la reggono, ma a questo livello non si lamenta quasi mai. Durante il giorno riesce ad andare ancora in bicicletta e sono contento che a volte vada a mangiarsi una pizza. Era contenta che avessero tolto il catetere a mio padre. Mi ha scritto mia sorella: „Oggi spostano papà dall ospedale alla casa di riposo per 15 giorni,  dove lavora Lorella, poi lunedì vado giù e vedo la situazione“. Mia mamma mi ha spiegato che si tratta di una struttura accanto alla casa degli anziani; domani cercherà di andarlo a visitare - nell’ospedale non si poteva. 


È in arrivo una nuova tempesta, che si abbatterà sulle isole (per esempio la nostra Borkum) e sulla costa del Mare del Nord, ma anche da noi si sente soffiare il vento, anche se con minore velocità. Ho lasciato due pezzi della biancheria appesi fuori, spero che il vento non me li porti via. Oggi per la prima volta nella quarantena ho chiuso le galline nella stalla, che don Andreas ha pulito nel pomeriggio. Dopo la passeggiata avevo la sensazione di aver corso la maratona - cose da poco mi fanno sudare completamente. Tra le cose più brutte del virus è stata la parziale perdita del gusto - in modo particolare del vino; stasera per la prima volta mi sono accorto un po’ che stavo bevendo un Barbera - negli ultimi giorni non ci avevo più provato. 


„Se ti arrabbi con tua moglie, la soluzione non è aver ragione ma rincontrarsi di nuovo entrambi“ (Ferran in Azurmendi, 218-219) - gli amici o tuo figlio, come nel nostro caso della quarantena, possono darti  un „unico aiuto“, cioè „sostenere il tuo desiderio“. Il virus più terribile in un rapporto è „voler aver ragione“ e più si è stanchi e depressi e più questo virus ha conseguenze disastrose. Il Vangelo si esprime oggi (canone romano) in modo molto chiaro: Mc 8, [34] „Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. [35] Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà“. Ecco, non si tratta di aver ragione, ma di perdere la vita perché il suo amore gratuito porti frutto! 


Il capitolo I, 8 dell’ „Idiota“ contiene, nell’ultima scena, il primo incontro tra la bellezza disarmata del principe Myškin e quella arrogante, ma certo anche ferita, di Nastasja Filippovna, ma di questo non vorrei ancora parlare. Ieri leggendo ciò che Azurmendi scrive sulla „masía“  („dimora tipica del territorio che occupa l’antico regno di Aragón“, come si legge nella nota del traduttore) mi si è presentata l’occasione di riflettere sulla „dimensione comunitaria della fede“ di una fede che va a pari passo con la vita. Questo capitolo dell’ „Idiota“ di Dostojewskij presenta  l’inserimento del principie Myškin nell’alloggio con camere da affittare della famiglia di Ganja. Se penso alla mia casa, grande, con la possibilità di ritirarsi, io nell’alloggio sotto il tetto, mia moglie nel primo piano, Ferdinand, in questo tempo di quarantena, nel mio ex studio, devo dire che il principe Myškin (ma anche le persone della masía, fino ad un certo punto) si trova in una situazione di totale esposizione: alcune dei personaggi entrano nella sua stanza, la padrona di casa lo va a prendere. Credo che per fare una reale esperienza di comunità sia necessario vivere anche questo momento di „esposizione“, mentre i nostri alloggi più o meno cristiani, sono dei luoghi di „installazione“, in cui si è sempre padroni dei propri limiti, per lo meno fino a quando stiamo bene. Il principe Myškin è completamente esposto, perché non si trova neppure nella situazione di condivisione di una certa spiritualità con gli altri abitanti dell’alloggio - abbiamo qui a che fare con un’esposizione pura. 


Alessandro Banfi, che scrive nella stessa piattaforma giornalistica di Glen Greenwald, ha spiegato con poche righe la situazione di crisi in Ucraina: „Come dice il premier inglese Boris Johnson, tutti temono “il pretesto”, l’incidente, il “casus belli”, antico come la guerra. Ieri è stata una giornata di grande tensione per la vicenda ucraina. Nel Donbass ci sono state diverse violazioni del cessate il fuoco sia da parte dei filo russi che da parte degli ucraini: un colpo di mortaio ha fatto cadere il muro di un asilo, per fortuna senza fare vittime. Il presidente Usa Biden ha annunciato di nuovo che è “imminente” un attacco russo. Mentre la Federazione Russa ha consegnato un documento diplomatico di risposta agli Usa e alla Ue in 11 punti, in cui si ribadisce che l’Ucraina non deve entrare nella Nato. Dopo i tentativi di Macron e di Scholz, sarà il nostro Draghi a provare una mediazione fra Zelensky e Putin: ieri Di Maio ha visto Lavrov a Mosca e presto il premier potrebbe recarsi anche lui in Russia. Manifestazione ieri in piazza a Roma per la pace, organizzata da Sant’Egidio, mentre a Milano sono stati gli imprenditori a chiedere distensione e cooperazione economica con i russi. L’oro, come sempre quando cresce la tensione bellica, è ai massimi“. 

Vorrei sottolineare con tutta urgenza che anche da parte americana ed europea deve essere fatto di tutto per evitare la guerra e ciò significa dire ufficialmente quello che ha già espresso il cancelliere tedesco: l’entrata dell’Ucraina nella NATO non è un’ opzione. Questa entrata è una questione di volontà di potenza e non di libertà. In questo senso non condivido quanto ha scritto il parroco evangelico Ralf Haska nella sua bacheca in Facebook, anche se devo ammettere che le sue critiche alla guida della EKD (alla presidentessa del consiglio della EKD Annette Kurschus e all’assessore alla pace della EKD Vescovo Kramer) non sono stupide (nelle argomentazioni pro o contra  la fornitura delle armi ci sono molte contraddizioni e poi essere per la pace vuol dire anche impegnarsi in reali iniziative di pace e non solo parlare) e che lui conosce meglio di me la situazione in Ucraina. Infine vorrei rinviare ad una parte del DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI (Sala Clementina Venerdì, 18 febbraio 2022 ) che ha condiviso Cristina Ghezzi dai „Contadini di Peguy“: "Questa mattina avete pregato dinanzi alla Confessione dell’Apostolo Pietro, rinnovando insieme la professione di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Lo stesso gesto che abbiamo compiuto prima della Messa di inizio del pontificato, per manifestare, come diceva il Papa Benedetto XV, che «nella Chiesa di Gesù Cristo, la quale non è né latina, né greca, né slava, ma cattolica non esiste alcuna discriminazione tra i suoi figli e che tutti, latini, greci, slavi e di altre nazionalità hanno la medesima importanza» (Enc. Dei Providentis, 1 maggio 1917). Proprio a lui, che è il fondatore della Congregazione per le Chiese Orientali e del Pontificio Istituto Orientale, va la nostra memoria riconoscente, a cento anni dalla sua morte. Egli denunciò l’inciviltà della guerra quale “inutile strage”. Il suo monito rimase inascoltato dai Capi delle Nazioni impegnate nel primo conflitto mondiale. Come inascoltato è stato l’appello di San Giovanni Paolo II per scongiurare il conflitto in Iraq.

Come in questo momento, in cui ci sono tante guerre dappertutto, questo appello sia dei Papi sia degli uomini e donne di buona volontà è inascoltato. Sembra che il premio più grande per la pace si dovrebbe dare alle guerre: una contraddizione! Siamo attaccati alle guerre, e questo è tragico. L’umanità, che si vanta di andare avanti nella scienza, nel pensiero, in tante cose belle, va indietro nel tessere la pace. È campione nel fare la guerra. E questo ci fa vergognare tutti. Dobbiamo pregare e chiedere perdono per questo atteggiamento.“


Dopo anni ho riguardato il primo dei film di Don Camillo e Peppone - credo che il film veicoli un messaggio davvero buono: il tentativo di vivere insieme. E tutte le figure sono davvero molto ricche (per nulla appianabili negli schematismi: progressista e reazionario), anche quella della maestra Cristina, ovviamente quella di Don Camillo, che parla con Gesù e del sindaco Peppone. Poi la storia „Romeo/Giulia“ fa davvero commozione. 


(19.2.22)  Mia mamma mi ha detto al telefono che per via di Covid non si può andare neppure nella clinica di riabilitazione in cui si trova mio padre ora. Mi ha dato, però, il numero di una dottoressa con cui si può parlare dal Lunedì al Venerdì, in una certa ora del giorno. Quindi non ho alcuna nuova notizia da Casale Monferrato. 


Il nostro giardino e ricolmo di bucaneve e pian piano vengono fuori i primi germogli dei fiori che mi aveva consigliato di piantare mia mamma. La giornata era splendida di luce, ma fredda e ventosa. 


Da Katie Halper, Aaron Maté e Rania Khalek imparo uno sguardo critico sulla missione imperiale americana, che non avevo considerato in tutta la sua profondità. Non è solo una questione di Donald Trump ma anche di Joe Biden: dal punto di vista dei poveri che interessano a Papa Francesco non vi è alcuna differenza tra i due ultimi presidenti americani. Quello che ho imparato questa mattina da Rania Khalek su Cuba e sul Libano era per me davvero nuovo: la presenza americana serve, in modo „sferico“ solo i propri interessi. Il „poliedro“ degli interessi del mondo è molto più complesso e ci sono paesi poveri come Cuba che per quanto riguarda educazione e sanità hanno da insegnare a noi tutti qualcosa sulla dignità umana. Un dettaglio: ad Havana non ci sono mendicanti, mentre essi ci sono a New York City. Un’informazione del genere non ci può lasciare indifferenti. Ancora una considerazione, che ho imparato questa mattina: Non vi è nessun motivo logico, per cui gli USA decidono a livello per esempio di energia che cosa sia necessario nel Vicino o medio-oriente, in Ucraina o in qualsiasi altra parte del mondo, se non appunto la volontà di potenza riguardante i propri interessi.Il mio figlioccio di battesimo, Gabriel, va a Marzo per alcuni mesi a Cuba - gli auguro buon lavoro. 


Due amiche, con storie differenti, mi hanno posto la domanda riguardante la „solitudine“ che stiamo vivendo tutti in questo periodo della pandemia. Spero che presto arrivi un modo di superarla, ma credo che sia anche un occasione per esercitarsi nel morire, che di fatto alla fine dobbiamo compiere o lasciar accadere da soli. Anche nella sua dimensione quotidiana che è qualcosa che dobbiamo compiere o far accadere „da soli“. Infine in tutto questo siamo educati alla dimensione del „solus cum solo“. La Parola di Dio, l’Eucarestia sono modi in cui viviamo la comunione e l’alleanza con Gesù (GeE, 98) - sono manifestazioni della sua presenza che crea communio, ma ciò non toglie, forse acuisce, ciò che ho detto sul „solus cum solo“. E la vita cristiana rimane sempre  „combattimento, vigilanza e discernimento: „combattimento permanente“ (GeE, 158). Lasciamoci sorprendere dalla sua gioia. LasciamoLo vincere. Il che è anche un invito ad esercitare una „maggiore attenzione“: „è come se tutto quello che ti giunge dall’esterno dovesse essere guardato e affrontato con molta più attenzione…ma anche tutto quello che si innalza da dentro“ (Etty, 5.4.42). 


La questione dei battesimi invalidati per la formula sbagliata del sacerdote Fr. Andres Arango nella diocesi di Phoenix mi sembra del tutto assurda. 


Oggi ho avuto la diarrea, ma sembra che si sia calmata. E incredibile che un malessere del corpo, che credo abbia ancora a che fare con il virus, mi faccia perdere d’attenzione. L’antibiotico ha risolto per un giorno la cestite di Konstanze, ma non sembra essere ancora una soluzione definitiva. Credo che il Signore volesse che sapessimo davvero cosa significhi la „peste del covid“. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(20.2.22)


(Notte) Ho telefonato a don Carlo, parroco di Terruggia dal 1978, che insieme a don Lorenz ci ha sposato nella Chiesa parrocchiale di Neckargemünd, San Nepomuk - domani mattina andrà alla struttura ospedaliera Padre Pio, vicino al Duomo, in cui si trova mio padre. È una struttura in cui si può rimanere 20 giorni (max 40) - visto che non riesco a mettermi in contatto con mio padre, non volevo avere solo il parere di un medico, ma di un amico che mi racconti la sua impressione. Domani anche mia sorella ritorna a Casale Monferrato, ma probabilmente non potrà vedere mio papà. Io sono ancora in quarantena e poi ricomincia la scuola. Vediamo. Grazie a Dio mia mamma ha alcuni amici che le fanno compagnia. 


Dopo aver scritto queste righe mia cugina, che lavora nella casa degli anziani accanto alla struttura ospedaliera, è andato a trovare mio papà e mi ha scritto che è molto dimagrito e che è „molto confuso“ - ha fatto fatica a riconoscerla, ma poi si è ricordato di lei e del suo figlio, della sua età e della sua ragazza. Sentiamo come va, ma dopo la quarantena dovrò decidere se prendere dei giorni di permesso per andarlo a salutare definitivamente o se è possibile aspettare fino alle feste pasquali. Non ho una grande devozione per Padre Pio, ma chiedo a lui e ai miei amici del cielo di proteggere i miei genitori e di farci prendere le decisioni giuste. Ferdinand vuole andare con un amica a trovare i nonni già nell'ultima settimana di marzo. 


La scena finale della prima parte dell’ „Idiota“ (I, XVI) riassume forse uno dei drammi decisivi dell’esistenza umana: l’incontro fallimentare tra la bellezza disarmata del principe Myškin e quella erotico-tragica di Natasja Filippovna. È la scena in cui quest’ultima getta nel fuoco i centomila rubli di Rogozin, per vedere se Ganja resiste alla tentazione del tirarli fuori. Di quest’ultimo il principe Myškin ha detto che è un uomo normalissimo e che vuol far soldi e che non ama Natasja. La ama Rogozin? In un certo senso si, da folle - per cui non gliene frega nulla se la sua „regina“ getta nel fuoco la somma che le aveva appena donata. Rogozin e la sua banda stanno per ricchezza senza nobiltà, distinzione. Ma con ragione il termine „libidinoso“ viene usato non per lui, ma per il nobile Afanasij  Ivanovič T., che in pratica ha mantenuto Natasja come una prostituta di lusso per un lungo periodo di tempo e a cui ovviamente da la colpa di non essere stato capace di tenere a controllo la propria libido. Il principe Myškin fa la sua dichiarazione di amore, ma il suo essere disarmato è ancora troppo astratto e non ci si può aspettare che Natasja lo sposi, sebbene gli attesta: „Il principe è il primo uomo che, in vita mia, mi abbia ispirato, con la sua devozione e la sua sincerità, un senso di fiducia( (I, XIV). Ma questo „umanesimo“ del principe Myškin non è in grado di integrare la forza estetica-drammatica-erotica di una „svergognata“, di una „prostituta“, che comunque al momento mi sembra anche essere l’unica persona che si sia, almeno a livello di principio, meritata il „regno dei cieli“. Mi sembra che nello sfondo si veda il tema della „carne“: quest’ultima viene trasformata dalla carne di Cristo, non da un umanesimo e dalla sua bellezza disarmata. E non stiamo parlando di automatismi, come dimostra il dramma della pedofilia nella Chiesa. Anche se in quest’ultimo, come ha spiegato l’altro giorno il cardinal Ouellet, è in gioco il „clericalismo“ e non l’umanesimo. 


Essendo ancora in quarantena abbiamo festeggiato la domenica con Lodi, Letture del canone romano, „Credo“ di Haydn (Nelson Mass), che ha proposto Konstanze - aveva le lacrime agli occhi nel passaggio musicale dal „sepultus est“ al „et resurrexit“; la predica l’abbiamo lasciata fare al Papa nell’Angelus, che ci ha ricordato che persone e popoli cristiani devono amare i nemici, non combatterli con la guerra. 


Adrian mi ha mandato due articoli sulla situazione in Canada - da quello che ho capito il premier canadese Justin Trudeau ha perso il contatto con la sua gente ed anche con le persone che dovrebbero mettere in atto i suoi ordini (a parte le banche i grandi della tecnica comunicativa), quindi non si tratta di una „dittatura fascista“, piuttosto di una „phoney dictatorship“. 


A differenza del personaggio di Houellebecq, Paul, che però aveva 10 anni meno di me quando si è ammalato, la malattia non fa diminuire il suo desiderio erotico, anzi lo aumenta, mentre il virus per giorni ha messo tacere in me questa dimensione quasi completamente. Etty rimette in gioco il tema (5.4.42) quando racconta che le mani di Spier, „grandi e buone scivolavano lungo le mie cosce nude“; lei e Spier sono due persone „aperte“ e si dicono anche le cose in modo molto diretto; ai dubbi di Etty, perché non sapeva se il suo desiderio erotico sarebbe potuto essere appagato anche da un’altra donna, Spier risponde che era stata solo lei ad eccitarlo. Etty vuole che tutto ciò sia espressione anche della sua anima, ma tutto sommato non riesce ad „afferrare l’essenziale“ di ciò che descrive e comunque ciò che per entrambi conta non è in primo luogo il sesso, ma l’essere toccati „dal calore dei raggi che emanano dal centro del (loro) essere“. Accanto a questo rapporto con Spier c’è il rapporto con Han, che ha la mia età. Etty non vuole complicare il rapporto con lui con „sensi di colpa“ e ritiene che la sua „vita è tanto buona, belle e ricca“ e così si sente la creatura più felice di Dio. 


Da giorni sento Mozart. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(21.2.22) Don Carlo non ha potuto entrare nella struttura ospedaliera „Padre Pio“, per via del covid, ma mia sorella e mia mamma hanno fatto oggi una video chiamata con papà e per la prima volta dopo quasi un mese lo hanno rivisto. Si è commosso e le ha riconosciute, insomma è debole, ma è in grado di riconoscere e gioire se lo si chiama. Domani vorrei chiamare anch’io, con Konstanze e Ferdinand e dopodomani, se è conciliabile con il lavoro (perché le chiamate devono accadere in un certo periodo di tempo), potranno chiamare Johanna e David. Io sono molto contento che ci sia stato questo contatto: sapere che una persona cara, per settimane, non può vedere i suoi cari, è già qualcosa di molto duro, anche se tutto è grazia. 


Scrivere su Dostojewskij dopo che grandi come Guardini o Balthasar ne hanno scritto o parlato è facile; tutte le cose strettamente religiose non le ripeto, perché di fatto non potrei che andare sotto il loro livello. Nel mio diario ne parlo più nel senso de „il cammino al vero è un’esperienza“. Ovviamene il dialogo religioso tra il principe Myškin e Rogozin, mi ha impressionato (II,4), anche con il rinvio al „Cristo nella tomba“ di Holbein, ma in primo luogo mi è presente la loro lotta per una vera amicizia, in cui non è in gioco un’idea, ma una donna. Non sto neppure dicendo che il modo con cui ne parla Guardini sia  più astratto del mio, volevo solo dire che io sono un piccolissimo nano sulle sue spalle. Nell’Osservatore Romano Massimo Borghesi ha scritto anche, qualche giorno fa, un articolo in cui si riferisce a Dostojewskij: „Dostojewskij e la sofferenza dei bambini“. L’articolo è stato scritto come commento ad una frase recente del Papa sul tema. Lucio Brunelli ha scritto nel suo blog la terza puntata dei suoi ricordi, questa volta ha parlato delle suore di madre Teresa, trucidate in Yemen. Un articolo molto importante, anche perché pone la questione dell’evangelizzazione „implicita“, quella che per lo più abbiamo operato mia moglie ed io, ma anche i miei figli, in questi vent’anni qui nella diaspora. 


Ho raccontato a mio figlio, camminando, le mie osservazioni di ieri sul premier canadese Justin Trudeau. Poi ha letto un articolo sul tema nella „Financial Time“, molto equilibrato, in cui si fa anche capire che la protesta non è stata così innocua, come la presentava l’articolo che mi aveva mandato Adrian. Molti giudizi, però, erano comuni, in primo luogo l’esagerato uso della legge speciale che ha dato così tanto potere „telefonico“ nelle mani del premier (cfr cosa ho scritto ieri). Dopo un certo periodo di silenzio Glen Greenwald ha scritto un articolo secondo me importante sulla „democrazia“ - noi leghiamo forme dittatoriali con persone e sistemi come quello russo e cinese, che non sono democratiche. Renato ha scritto per esempio un articolo sul ruolo „despota“ della Cina nel mondo, compresa l’Argentina. Ma qualcosa dell’articolo non mi convince. Mentre Greenwald mi fa davvero pensare. Le costrizioni finanziarie che vengono imposte a persone o organizzazioni che sostengono un giudizio critico non sono una piccolezza. Il modo con cui ci si è comportati con Assange non è una piccolezza ed anche il pensiero che i nemici interni siano più pericolosi dei terroristi che vogliono distruggere la nostra società non è cosa da poco. La sopravvalutazione degli avvenimenti del 6 gennaio 2021 fanno parte di questo narrativo. 


Vero è però che  la vera lotta non è questa, ma comunque ci sono alcune cose da imparare da un giornalista come Greenwald, da non confondere con le dietrologie di chi per esempio sostiene che l’unico papa è Benedetto XVI, che sarebbe prigioniero e quindi avrebbe inventato un codice per parlare dalla sua presunta prigionia. Per il cristiano la vera lotta non è contro un’idea, per esempio contro la mentalità mondana, contro la propria fragilità (ognuno di noi è fragile), non è per la difesa della scienza, che le persone non comprenderebbero  - Bruno ha scritto in Fb un post bello sul come funziona la scienza, bello perché fa capire bene il lavoro scientifico, che è un tendere a superare gli errori, ma credo che combatta un nemico che non esiste davvero. La vera lotta spiega Papa Francesco in GeE, 159 è contro qualcuno: „lotta costante contro il diavolo, che è il principe del male“; bello è che Gesù „festeggia le nostre vittorie“. Il diavolo è pericoloso, ma Gesù ha visto che „cadeva dal cielo come una folgore“ (Lc 10,18). 


Siamo ancora in inverno, ma qualche segno della primavera sta facendosi presente. Oggi è finita la quarantena e il test era negativo per tutti e tre, ma siamo ancora in malattia, perchè siamo troppo deboli per lavorare. Pian piano si tratta di allungare il percorso della passeggiata e ritrovare quella forza fisica e psichica senza la quale non si può lavorare. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(22.2.22) Oggi per la prima volta lunga passeggiata in una giornata invernale e fredda, ma con il sole e i suoi colori, con il canto di uccelli, il suono del movimento dell’acqua nel ruscello. 


Abbiamo fatto una video chiamata con mio papà, tramite il Whatsapp di un’infermiera: era nel letto, ma ha riconosciuto sia il Ferdinand, per cui ha avuto come sempre parole molto gentili, sia mia moglie che me. Ci ha salutato con affetto. La telefonata con la dottoressa ha, però, rivelato la gravità della situazione, in modo particolare nella notte  - andando a letto voglio dire una decade del Rosario per lui. Vi è anche una medicina per diluire il sangue che non è facilmente gestibile. Il facit è che non potrà vivere con mia mamma da solo. Ho parlato con don Carlo, che ha trovato un posto nell’istituto domenicano e con un amica, Fabrizia, che mi ha messo in contatto con altre due case per anziani. Il direttore di una di queste, quella della Piazza della posta, è di Cl e mi ha telefonato. Li il papà potrà avere anche cure di fisioterapia e la mamma potrà andarlo a trovare da subito. Mia sorella prenderà contatto con tutti, almeno per una soluzione transitoria. La meta è quella di trovare poi una casa di riposo a Predazzo, in modo che mia mamma possa vivere da mia sorella. Al telefono mia mamma era triste, ma preparata. Ora vediamo cosa il Signore ci presenterà, facendo un passo dopo l’altro. Quello che posso fare per lui è di vivere con „quel desiderio di raccogliersi con sempre maggiore concentrazione attorno al proprio centro“ (Etty, 8.4.42), se è possibile senza surrogati. 


L’invito alla preghiera e al perdono dell’arcivescovo di Mosca mons. Pezzi è molto saggio, come è saggio è il suo non coinvolgersi in un giudizio politico, anche perché, se hanno ragione Aaron Maté e Katie Harper, non è per nulla chiaro che l’unico colpevole siano i russi. La propaganda americana sul tema è davvero problematica e non lo è di meno, anche se si tiene conto che vi è pure una propaganda russa. Fa bene quindi Mons. Pezzi a ricordare semplicemente quello che ha detto il Papa la domenica scorsa: è brutto quando popoli cristiani si fanno la guerra. 


Un articolo della MZ fa presente quanto sia grave la situazione dei boschi in Sassonia-Anhalt - a causa dei due anni di siccità ci sono delle querce che non hanno radici e che stavano e stanno in piedi solo per il loro peso stesso; gli ultimi giorni di vento forte hanno rivelato la situazione catastrofale che si presumeva ed anche ciò che non ci si aspettava, come le querce senza radici. 


Oggi è il giorno del ritorno al Padre di Don Giussani nel centenario della sua nascita, che festeggeremo in Ottobre. Per i „Contadini“ ho scritto un contributo sul senso della festa odierna: Cathedra Petri. Vorrei raccontare un aneddoto. Una volta ebbi tra le mani una registrazione di una conferenza di Balthasar e chiesi ad Ulrich se volesse sentirla; mi disse di no, perché in cielo ora la voce di Balthasar, e non solo quella, non è più la stessa. I ciellini sono troppo legati a foto e video di don Giussani e pensano che guardarsi delle foto di lui sia passare del tempo con lui. Io ho molti dubbi al riguardo. Kata sarka Giussani è morto il 22.2.2005. Ed ora nel cielo comprende ancora con più grande animo la frase del principe Myškin: „La compassione è la principale e forse l’unica legge della vita umana“ (II, 5). 


Il nemico più grande della compassione è il diavolo di cui parla in modo molto preciso papa Francesco in GeE, 160: ovviamente conoscenze mediche e psicologiche ci permettono di comprendere che alcuni fenomeni descritti nel Vangelo erano piuttosto epilessia che una possessione demoniaca, „tuttavia, questo non deve portarci a semplificare la realtà affermando che tutti i casi narrati nei vangeli erano malattie psichiche e che in definitiva il demonio non esiste o non agisce“. In vero il demonio è „qualcosa più di un mito“ - è una presenza meno forte di quella di Dio, ma da cui dobbiamo chiedere con umiltà che Dio ci liberi: liberaci dal Maligno!   


Almeno fino al 8.4.42 Etty non ha avuto un rapporto sessuale completo con Spier ed entrambi sanno che un tale rapporto potrebbe anche fallire - la loro intesa spirituale non è automaticamente un’intesa sessuale, vero è che ciò che davvero interessa Etty è „l’incessante esigenza di dare forma“ e che la sessualità ha i suoi limiti proprio a livello del „.dare forma“.


Nel „Compagno don Camillo“ è molto bello l’incontro tra lui e il pope russo. Per quanto vi sia un’evangelizzazione implicita, come ho spiegato ieri, è anche vero che il coraggio di un’evangelizzazione esplicita, dove essa sia possibile, ha anche una sua ragione. I sacramenti non sono solo degli accessori. 


Al momento posso solo ascoltare Mozart tutto il resto è o noioso o troppo emotivo. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(23.2.22 San Policarpo) Nel giardino, oltre ad un mare di bucaneve, ci sono anche primule e calendole. Con mia moglie abbiamo fatto una lunga passeggiata al sole, la prima insieme dopo la pandemia. 


Il Santo Padre ha cominciato oggi una catechesi sugli anziani e sulla vecchiaia. Uno dei motivi per cui nel mio diario do tanto spazio al rapporto con i miei genitori anziani è proprio quello che esprime il Papa: gli anziani non sono qualcosa da gettare via, da scartare. Anche nella decisione che dobbiamo prendere sul dove mio padre vada dopo la clinica di riabilitazione, mia sorella ed io sappiamo che il giudizio di mia mamma, che è una vera e propria esperta di case di riposo a Casale Monferrato, perché vi ha passato molto tempo in un servizio gratuito, è del tutto importante. Il mio parroco mi ha scritto: „Salve e buona giornata. Ho letto di tuo padre su Facebook. Mi dispiace sentire questo. Ma voi vivete tutti lontano, quindi una casa di cura va bene. Può essere monitorato giorno e notte, ha tutto e tua madre è sollevata. Speriamo che voi possiate andare a Pasqua. Prego per i tuoi genitori, non preoccupatevi troppo, è bene così…“. Sono grato di queste parole. Di fatto anche la soluzione di una badante non sarebbe possibile, per la situazione notturna, che abbisogna di un continuo controllo medico, di mio padre. Johanna per motivi tecnici non è riuscita a mettersi contatto con il nonno, ci riproverà domani.   


Una notizia alla pagina tre della MZ sul conflitto Ucraina e Russia e sul riconoscimento delle repubbliche Donezk e Luhansk da parte della Russia di Putin mi ha fatto molto riflettere: molte amicizie tra russi e ucraini qui in Sassonia-Anhalt sono entrate in crisi per il giudizio sulla situazione politica. Proprio questo invece è l’ambito in cui noi tutti possiamo fare qualcosa. Vedo anche tra i miei amici come differenze di giudizio politico non permettono quasi più di considerare l’altro come amico. Vero è che l’amicizia è un „primerear“ che non dovrebbe aver nulla a che fare con un giudizio politico. Per quanto mi riguarda sono per esempio stupito come persone che siano state del tutto critiche nei confronti di Donald Trump non lo siano per nulla nei confronti di Joe Biden, sebbene quest’ultimo in nulla si differenzi dal primo in „volontà di potenza“ e gestione del mondo „sferico“ (versus quella poliedrica) - ma questo mio giudizio non è un’obiezione nel „sentire“ un amico come amico“ anche se la pensa diversamente.


La posizione del mio amico Burkhard: „Per quanto riguarda il confronto tra russi e americani, penso che ci siano differenze significative, anche se nessuno degli attori è un santo. Nel nostro mondo, tuttavia, sono proprio le differenze tra i non santi ad essere di grande importanza. E le nostre costituzioni occidentali regolano in particolare la circostanza di non essere un santo, mentre Putin si è fatto dichiarare santo dalla costituzione“. Essa ha certamente una sua legittimità e per quanto riguarda lo stato di diritto in molti paesi europei essa è forse giusta, per quanto riguarda gli USA, se ha ragione una persona come Greenwald, non ne sono più così sicuro. Il modo con cui ci si è comportati - in forza del diritto vigente? - negli  USA con persone come Julian Paul Assange, fondatore di WikiLeaks o con Edward Joseph „Ed“ Snowden non mi fanno per nulla percepire la differenza di cui parla Burkhard, se non la presa di posizione a priori che noi siamo meglio degli altri. Se una cosa ho imparato da Hannah Arendt, nella sua presa di posizione sul processo del nazista in Eichmann in Gerusalemme, è che noi dobbiamo criticare in primo luogo i „nostri“ e non gli altri. Gli interessi particolari nostri sono il tema su cui riflettere e le nostre contraddizioni (vendita di armi a paesi come l’Arabia Saudita…). Il lavoro di alcuni giovani giornalisti americani (Maté, Harper,  Taibbi…) è proprio un lavoro di critica ai „nostri interessi“. E su questo punto l’articolo di Renato di oggi sul conflitto tocca alcune altre contraddizione di noi „occidentali“.

Sono deluso che il cancelliere Scholz, che per me era una speranza di una „terza via“, abbia deciso lo „stop“ del gasdotto Nord Stream 2 - questo significa che se le cose sono serie la Germania e l’Europa hanno eo ipso la posizione americana e ciò discredita anche il diritto internazionale; si deve tenere conto anche del semplice fatto che per la Germania (ed in modo particolare la Sassonia-Anhalt)  „le forniture di petrolio grezzo russo non possono essere compensate a breve termine“ (Joachim Ragnitz, MZ) - la Germania compra 28.132 tonnellate di petrolio grezzo dalla Russia, in seconda e terza posizione ci sono la Gran Bretagna (9.489) e gli USA (9.371). Non vi è nessun motivo logico per cui noi ci orientiamo in queste domande energetiche alle esigenze degli USA. 


Comunque alla fine rimane per me  orientamento „normativo“ la posizione del Santo Padre: „#PapaFrancesco "Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in #Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente nel mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra, il padre di tutti non solo di qualcuno che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale. E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti: Gesù ci ha insegnato che alla insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra“. Visto che sono io che terrò il „servizio della Parola“ in questo giorno, perché il mio parroco è in cura, ne terrò conto. 


Vorrei terminare con le preghiere di Etty del 9.4.42: „Oh, Signore, questo giorno, proprio questo giorno, mi sembra così pesante. Fa’ che io riesca a sopportarlo nel modo migliore fino alla sua conclusione, nella moltitudine dei giorni. Questo giorno non sarà forse più pesante degli altri, ma la mia forza di sopportazione non è così grande…Dio, lascia che io non disperda la forza, neanche un briciolo di forza, per l’odio, l’inutile odio nei confronti di questi soldati. Conserverò la mia forza per cose migliori“. Amen!!! Padre nostro…Ave Maria…Gloria…  



(24.2.22 San Mattia) Una delle esperienze più belle di questi due anni di pandemia è stata l’intensificazione del cuocere il pane nel forno. I panini sono deliziosi subito e buoni per tutta la settimana; anche quelli che si comprano in negozio sono buoni il primo giorno, ma non più il secondo. Ho letto oggi nel settimanale della diocesi di Passau che il vero segno del ritorno della primavera è il ritorno delle gru dal sud del mondo, ma in vero anche se tanti piccoli germogli sono spuntati nel giardino, le foglie del Ginkgo sono ancora del tutto chiuse e questo è anche un segno che la primavera non è ancora alle porte.  


Mia mamma ha ricevuto la puntura nelle ginocchia, al telefono era tranquilla. Ho parlato anche con Luciana che soffre per una maculopatia ad un occhio. 


Credo che in questione di politica io abbia avuto in tutta la mia vita un solo maestro: Leonardo Sciascia. Quando nel 1978, pressoché da solo in tutto il „Majorana“, ho sostenuto che si doveva trattare con le Brigate Rosse e mi sono sentito del tutto estraneo all’unità nazionale contro queste trattative, mi sostenevano gli argomenti dello scrittore siciliano, per esempio: il nostro stato tratta con tutti, anche con la mafia, da dove viene fuori questa pseudo purezza dell’unità nazionale, che univa comunisti, democristiani…? Anche oggi, mutatis mutandis mi sento così. E chiaro che sono scioccato dalla decisione di Putin, come tutte le persone che hanno un po’ di buon senso, ma quando leggo nella bacheca Twitter di Aaron Maté - contro l’unità internazionale di giudizio - che la guerra non è cominciata questa notte, ma ha anche  che fare con l’atteggiamento degli USA a partire dal 2014, vedo che sono molto più a „sinistra“ di tutti quelli dicono di esserlo come il cancelliere tedesco Scholz (SPD), il ministro degli Esteri Annalena Baerbock (Verdi) e il vince cancelliere Robert Habeck (Verdi). Ed anche oggi dall’unità nazionale da Scholz a Merz (addirittura un’unità narrativa che coinvolge „Die Linke“ e l’AfD) vorrei, senza giustificare la rottura del diritto internazionale da parte di Putin, distanziarmene. E questo diario notturno è per me il luogo di farlo, nel modo più discreto possibile. Per quanto riguarda la giornata di preghiera e di digiuno di cui ha parlato il Papa ne accolgo l’appello e ne terrò conto nel „Servizio della Parola“ che terrò il giorno delle ceneri. Ma già oggi ho detto il Rosario per la pace terminando con le due preghiere che ci aveva insegnato il papa: „Sub tuum presidium“ e „Sancte Michael Archangele“. 


Comunque anche le mie analisi politiche sono solo un (!) tentativo di comprendere il reale e di fronte alla follia della guerra, espressione massima del nichilismo, non vi è alcun fissarsi nell’aver-ragione delle proprie analisi (una forma questa di sostanzializzazione dell’essere come sospensione ontologica, cioè come un fissazione ontologica che non si finitizza nell’amore, nell’amore per tutte le sorelle e i fratelli ucraini e russi), che porti salvezza, ma solo un „nulla“ più potente del nulla nichilista lo può. Ciò che può sconfiggere questo nichilismo e il suo nulla  è il „nulla“ dell’amore,  è la gratuità dell’amore, che per l’appunto sembrerebbe essere solo un „nulla“ di fronte al peso delle analisi, ma che è in vero è l’unica cosa credibile. 


Di fatto siamo in questo giorno confrontati con l’ora del Maligno, che „non è un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea“ (GeE, 161). Il Maligno „ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi“ (ibidem) e con le esagerazioni. Questo Maligno „non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza“ (San Paolo VI, citato in ibidem) - un’efficienza di carri armati ed interessi egoistici. Ma non dobbiamo aver paura, non dobbiamo preoccuparci, perché Dio è con noi e ci suggerisce, ciò che dobbiamo e come dobbiamo dirlo. Ed ora che la notte sia „silenzio e solitudine“ (Etty, 13.4.42). Ho trovato un’edizione delle sonate per pianoforte integrale di Mozart suonata da Elisabeth Leonskaja. Padre nostro…Ave Maria…Gloria… 


(25.2.22) Ventitré anni fa moriva mia suocera Rosi, che ha voluto tanto bene a sua figlia ed anche ai nostri due bambini, che ha conosciuto entrambi, anche il Ferdinand che aveva un anno. Della Johanna aveva raccolto, in un quaderno, alcune frasi che lei aveva detto da bambina, nei suoi primi quattro anni di vita. Rosi era una lettrice di Thomas Mann e Friedrich Dürrenmatt - per decenni è stata insegnante di „tedesco per stranieri“ all’università di Heidelberg. Con me ha dialogato sinceramente. 


Johanna ha telefonato al nonno, non ha compreso tutto, ma gli ha detto che gli vuole bene e che pensa a lui e lui ha risposto che le vuole bene e che da tanto tempo è all’ospedale e che si sente un po’ meglio. Ma più di quello che si sono detti è importante che ci sia stata la telefonata. Anche la nonna era contenta. 


La guerra incorso è una follia, come è una follia quella guerra minima che accade a livello di amicizie. L’arroganza con cui anche tra amici assume una „gnosi“ che non ha nulla a che fare con l’amore, la gnosi dell’aver ragione e dell’avere le fonti migliori, è un virus micidiale, con conseguenze non meno folli della guerra. 


Renato, nel suo modo agguerrito, dice una cosa del tutto vera: „Business e propaganda, questo interessa all’America di Joe“. Ma forse la cosa più bella che ho letto è quella che ha condiviso Massimo Borghesi nel suo blog, un articolo di Henry Kissinger, davvero molto equilibrato e che tiene conto del desiderio di libertà dell’Ucraina, ma anche della prospettiva russa: „La Russia e l’Occidente, e meno di tutte le varie fazioni in Ucraina, non hanno agito secondo questo principio. Ognuno ha peggiorato la situazione. La Russia non sarebbe in grado di imporre una soluzione militare senza isolarsi in un momento in cui molti dei suoi confini sono già precari. Per l’Occidente, la demonizzazione di Vladimir Putin non è una politica; è un alibi per l’assenza di una politica. Putin dovrebbe rendersi conto che, qualunque siano le sue lamentele, una politica di imposizioni militari produrrebbe un’altra Guerra Fredda. Da parte loro, gli Stati Uniti devono evitare di trattare la Russia come una realtà aberrante a cui vengono insegnate con pazienza le regole di condotta stabilite da Washington. Putin è uno stratega vero, sulla base della storia russa. Comprendere i valori e la psicologia degli Stati Uniti non sono i suoi punti forti. Né la comprensione della storia e della psicologia russe è stata un punto di forza dei politici statunitensi. I leader di tutte le parti dovrebbero tornare a esaminare i risultati, non competere nella posizione“ (WP, 5.3.2014) - poi spiega in dettaglio ciò che pensa e tra l’altro esclude l’inclusione dell’Ucraina nella NATO.


Ho cominciato la giornata leggendo l’articolo di Adriano Dell’Asta sulle menzogne di Putin, che ho condiviso nella mia bacheca in Facebook e Twitter, affermando che si trattava solo di una parte della menzogna. Adriano in Messenger mi ha chiesto cosa intendevo e nella mia risposta sono stato forse „grossolano e senza tatto „ (Dostojewskij, L’idiota II, VIII) - questa è l’accusa che si fa il principe Myškin, dopo aver detto troppo direttamente alcune cose su una persona, che era stato imbrogliata, come lui stesso lo era stato, in questioni ereditarie. Forse sono stato „grossolano e senza tatto“ perché Adriano è coinvolto emozionalmente in questa questione del conflitto ucraino. Il capitolo dell’Idiota da cui ho citato la frase è anche un capitolo sulla menzogna - gli accusatori hanno pensato che il principe Myškin in quanto „idiota“ non si sarebbe accorto dell’imbroglio. Ed in vero quello che imparo da Dostojewskij è che chi crede di aver ragione, può essere anche mediatore di una menzogna ed io direi che in questa questione del conflitto in Ucraina vi è più di una menzogna in gioco…


Vorrei ricordare una frase di Alexander Solzenicyn:  „Da sempre auspico l’unità tra Russia, Bielorussia e Ucraina a motivo della loro parentela storica, etnica, religiosa e culturale e linguistica, e dell’antico e inestirpabile intreccio rappresentato da milioni e milioni di legami familiari“ (citato in Antonio Socci, 25.2.22).


Ho parlato a lungo con Michela, mamma di cinque figli ed esperta di problemi di transizione negli paesi dell’ex blocco comunista - è una donna molto intelligente da cui imparo molto sia esistenzialmente sia intellettualmente. 


Mi sembra molto importante il modo con cui Etty cita il „Vangelo di san Matteo“ - per lei è importante il tema della fiducia: non preoccupatevi che cosa direte in un tribunale, questo vi sarà donato dall’alto! Che fiducia! E questo qualche mese prima di essere arrestata! 

Padre nostro (prego con il Papa che ci liberi dal Maligno)…Ave Maria…Gloria…


(26.2.22) Mi accorgo che le forze tornano perché anche i gesti della nostra piccola vita contadina, come pulire la stalla delle galline, sono di nuovo possibili, con gioia. Quando ho telefonato a mia mamma era giù in giardino dai suoi fiori, che a Casale Monferrato sono in stato più avanzato del nostro. Lei ama tanto i narcisi. Konstanze qualche giorno fa ha visto nel prato dietro casa alcune gru - insomma, anche se i boccioli del gingko sono ancora chiusi, sembra che la primavera si stia imponendo e siamo solo alla fine di Febbraio.  


Quello che dice il Papa e cioè che non siamo in un epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento di epoca, lo esprime un mio carissimo amico affermando che sta crollando una „metafisica“, quella sorta dopo la fine della seconda guerra mondiale - una „metafisica“ senza „confini“ (da non confondere con i muri) né naturali né politici. Voglio approfondire questo suo argomento, che lui presenta in tutta umiltà, come uno ! dei fattori in gioco. Quello che noto io è che non vi è per nulla un senso per l’ontologia dell’essere come amore gratuito - anche nella Chiesa, ognuno ha i suoi criteri, ma non sono quelli di quel semplice: „amatevi nel mio nome“ che è il motivo ultimo anche e soprattutto della cristologia. 


Jasper von Altenbockum (FAZ di oggi) attacca la generazione dell’idealismo tedesco, quella che pensava che fosse possibile risolvere i problemi del mondo con il pacifismo, e che ora sta al governo. Da una parte ha ragione che politici come Helmut Kohl che ci hanno donato (pur con „fortuna“, ma anche con „professionalità diplomatica“) la riunificazione tedesca, non esistono più (forse l’ultimo è stata Angela Merkel) ed è vero che tutti i rossi-verdi fino al presidente Frank-Walter Steinmeier, sulla crisi attuale non riescono a dire e fare cose che siano rilevanti a livello della storia del mondo - ma neppure quello che vuole Jasper von Altenbockum è quello che voglio io: lui vuole che la Germania si assuma la responsabilità militare per combattere persone come Putin e si prende gioco, forse anche con ragione dal suo punto di vista, degli elmetti spediti in Ucraina. L’altro giorno ascoltando l’ambasciatore dell’Ucraina in Germania, mi veniva da piangere: ti aspetti davvero che ti aiutino, ho pensato? Ma il vero aiuto non è quello che propone l’editoriale della FAZ, ma il grande lavoro diplomatico che sta facendo nel suo pontificato Papa Francesco, in fedeltà ai suoi successori, che non è la pace come idealismo, ma quella che nasce dalla preghiera e dall’assenso al Logos universale e concreto dell’amore gratuito per tutti! Ed anche da alcuni atti coraggiosi come quello di andare all’ambasciata russa, per dire solamente che è preoccupato. 


Il patriarca russo ha rotto il silenzio. Ecco il testo integrale

«Cari padri, fratelli e sorelle!

Con profondo e sentito dolore percepisco la sofferenza delle persone causata dagli eventi che si susseguono. Come Patriarca di tutta la Russia e Primate della Chiesa, il cui gregge è in Russia, Ucraina e altri Paesi, sono profondamente solidale con tutti coloro che sono stati toccati dalla sventura.

Invito tutte le parti in conflitto a fare tutto il possibile per evitare vittime civili.

Faccio appello a vescovi, pastori, monaci e laici perché forniscano ogni assistenza possibile a tutte le vittime, compresi i rifugiati, le persone rimaste senza riparo e mezzi di sussistenza.

I popoli russo e ucraino hanno una storia comune secolare che risale al battesimo della Russia da parte del santo principe Vladimir.Credo che questa comunione donata da Dio aiuterà a superare le divisioni e le contraddizioni sorte che hanno portato all'attuale conflitto.

Invito l'intera Chiesa ortodossa russa a sollevare una preghiera profonda e fervente per il rapido ripristino della pace.

Possa il misericordioso Signore, per l'intercessione della nostra purissima Signora Theotokos e di tutti i santi, preservare i popoli russo, ucraino e altri, che la nostra Chiesa unisce spiritualmente!»

Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia

24 febbraio 2022 


Il mio parroco, che ha preso il covid, mi ha chiesto di dire domani in Chiesa, che dobbiamo aspettarci dei profughi dall’Ucraina e che dobbiamo cominciare a farci pensieri sul come poterli aiutare concretamente. La mia amica Michela dice con ragione che lei ha bisogno di pregare per le persone che sono sotto le bombe ed in occasione dei missili sulla città di confine Leopoli si chiede se il conflitto si amplierà - la città è vicino al confine polacco. Le ho risposto: La città di Lviv è a 10 ore di macchina da noi; durante l’Erasmo + sono stato a Tarnow, che è ad otto ore di macchina da noi. Leopoli è vicino al confine, ma non vicinissima. Comunque se accade ciò che temi continueremo sotto lo sguardo di Maria, Theotokos, a fare i nostri piccoli gesti quotidiani: cambiare i pannolini, pulire la stalla. Ti abbraccio, r


Da Aaron Maté e Katie Harper era ospite Branko Marcetic - ho messo un suo articolo sul Maidan in bacheca. Non so se ha ragione, ma credo che si debba riflettere anche sugli elementi che lui mette in risalto. Comunque di fatto anche una persona come Andrea Tornielli (non un giornalista giovane, ma uno con tanta esperienza), pur dicendo con chiarezza, con una chiarezza del tutto opportuna: „La responsabilità della guerra è sempre di chi la fa invadendo un altro paese“, si pone la domanda: „quale è la strada per trovare una soluzione pacifica?“. A livello di interpretazioni il primo passo è quello di  ripensare anche il ruolo del Maidan, senza voler criminalizzare la gente che ci ha messo tante speranze, ma anche senza negare che vi sono state delle infiltrazioni pericolose. 


Ripensando alla frase di A che diceva che la reazione a Trump è stata del tutto esagerata e non lo diceva per difendere l’indifendibile Trump, ma per prendere sul serio il fenomeno che sta dietro la sua elezione nel 2016, mi sono chiesto che cosa tanta gente abbia visto in lui: certo hanno messo la loro speranza in uomo dell’élite politica che volevano criticare, ma di fatto lui ha dato voce ad un’esigenza che è innegabile. La gente non vuole essere criminalizzata in massa solo perché non si fida dell’élite politica. Il papa del popolo santo di Dio, che sa ovviamente che vi è una differenza tra il popolo e la gente, ma sa anche che vi è pure un rapporto di analogia, ci ha insegnato ad occuparci della gente, ad ascoltarla e non a comportarsi come fanno le élite intellettuali, che la ritengono come stupida, etc. 


Abbiamo accompagnato Ferdinand, che è diventato una persona da cui imparo molto, che si oppone a volta, ma sempre con amore, a quello che dico e che ascolta attentamente,  alla stazione di Erfurt e poi abbiamo fatto qualche passo nel bosco ed abbiamo visto un bel prato con campanellini, che in tedesco si chiamano „calici di marzo“ - nel bosco abbiamo pregato per i miei genitori e per la povera gente che sta fuggendo dall’Ucraina o che si trova sotto le bombe. 


Ora lascio la parola al Papa: Svegli e fiduciosi

GeE, 162. La Parola di Dio ci invita esplicitamente a «resistere alle insidie del diavolo» (Ef 6,11) e a fermare «tutte le frecce infuocate del maligno» (Ef 6,16). Non sono parole poetiche, perché anche il nostro cammino verso la santità è una lotta costante. Chi non voglia riconoscerlo si vedrà esposto al fallimento o alla mediocrità. Per il combattimento abbiamo le potenti armi che il Signore ci dà: la fede che si esprime nella preghiera, la meditazione della Parola di Dio, la celebrazione della Messa, l’adorazione eucaristica, la Riconciliazione sacramentale, le opere di carità, la vita comunitaria, l’impegno missionario. Se ci trascuriamo ci sedurranno facilmente le false promesse del male, perché, come diceva il santo sacerdote Brochero: «Che importa che Lucifero prometta di liberarvi e anzi vi getti in mezzo a tutti i suoi beni, se sono beni ingannevoli, se sono beni avvelenati?»


Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(27.2.22) La giornata è stata fredda, ma si è illuminata di tanta luce del sole (ho messo due foto nella mia bacheca in Facebook). Adesso questa luce si sta riversando nelle note del concerto per pianoforte ed orchestra in La minore di Mozart, (numero 23, K. 488), direttore d’orchestra Carlo Maria Giulini e al pianoforte Vladimir Horowitz. 


La Germania ha deciso di mandare armi in Ucraina (1000 carri armati e 500 missili) e forse è giusto così, anche il patriarca Bartolomeo da Istanbul, che stimo molto, ha detto che l’Ucraina ha diritto di difendersi, ma mi chiedo quale sia il modo per arrivare ad una soluzione diplomatica…qualche porta deve pur rimanere aperta. Il discorso odierno del cancelliere Scholz lo fa nel suo quinto punto, ma questo insistere sull’argomento che la „guerra di Putin“ ha provocato un „cambiamento epocale“ (Zeitwende) è falso e non aiuta la pace. Ed ovviamente lecito chiedersi chi davvero punisca la chiusura del sistema Swift per alcune banche russe: non colpisce, come aveva detto il ministro dell’Estero Annalena Baerbock, piuttosto la gente normale? Forse il momento più alto del discorso del cancelliere è stato quando ha ricordato alcune persone del popolo russo che sono contro la guerra e che rischiano con la loro protesta. Mentre, come ha notato mia moglie, che ci sia bisogno di una guerra per fare riforme energetiche e militari è davvero segno di grande debolezza. E direi che il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, secondo quanto riporta la Tass (cfr „La Repubblica), non è così lontano dal vero, affermando che con tutte queste sanzioni „la Russia viene spinta verso la terza guerra mondiale“. „Non sono uno che si spaventa, io mi arrabbio quando scuociono gli spaghetti, non per questo tipo di notizie, ma se fossi uno che si spaventa, dopo il discorso del cancelliere Scholz avrei motivo di spaventarmi. Vi è una fissazione troppo grande sulla guerra del „solo Putin“.“ (Quest’ultima frase l’ho pubblicata come Tweet). 


Nell’Angelus il Papa non ha mai nominato Putin, o forse solo indirettamente parlando di un „figlio che sbaglia“, in un contesto di perdono; alla fine dell’Angelus ha salutato le persone che portavano la bandiera dell’Ucraina e „nel dopo Angelus“ ha parlato della gente semplice che attraverso questa guerra, ancora una volta, è costretta a lasciare la proprio patria…e ci ha invitato ad accoglierli.

Ho scritto nelle mie bacheche che siamo disposti come famiglia ad ospitare, legalmente, profughi dall’Ucraina. 


Nella mia bacheca Twitter ho condiviso alcuni post importanti: la telefonata del Papa con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy, il tweet di quest’ultimo che dice grazie al Pontefice per preghiere e aiuto spirituale, alcune frasi del Papa, ma anche il Tweet di  Aaron Maté che cerca di dare una visione più realistica e meno di effetto dell’intervento militare russo, che non avrebbe messo in gioco tutto il suo potere e che avrebbe cercato, per quanto possibile in una guerra, di evitare „civilian aereas“, concentrandosi su „NATO-tied military targets“. 


Ho ripreso in mano la „Storia dell’Europa“ di Tony Judt (2005): l’Ucraina ha una sua storia di indipendenza (non vale nello stesso modo per tutte le ex repubbliche dell’UdSSR), durante il tempo dell’Unione sovietica è stata usata, però, come una „colonia interna“ (sfruttamento di risorse), bisogna tener conto anche della differenza tra ovest ed est del paese, che hanno una differente proporzione tra abitanti russi ed ucraini. L’avvenimento medievale del gran principato della „Rus“ di Kiev, che cita il patriarca Kirill, viene giudicato come un interesse del nazionalismo russo. L’affermazione che più di tutte mi ha fatto pensare è la seguente: „In un certo senso non è mai esistito un paese „Russia“. Da secoli era un imperio o nei fatti o come pretesa“ (edizione tedesca, Francoforte sul Meno, 2006, 750).


Nel telegiornale della MDR hanno parlato di una prospettiva di incontro diplomatico tra la Russia e l’Ucraina. Vediamo. Centomila persona hanno partecipato ad una manifestazione per la pace a Berlino. 


Arrivando in Chiesa l’organista mi chiede se tengo io il „Servizio della Parola“ - per via della malattia lo avevo del tutto dimenticato, meno male che avevo letto le letture a Konstanze e così ho potuto fare una mini predica. 


La passeggiata era bella, Mozart è grandissimo, ma è vero che poi alla fine nella notte si ha un „desiderio di silenzio“ (Etty, 13.4.42); anche per la natura e per la musica, vale ciò che dice Etty: „Bisogna portare la natura dentro di sé…Una persona può racchiudere tutto in se stessa e portarselo dentro. È possibile. Ma non si possono sempre inseguire le cose, e non bisogna neanche esserne dipendenti“ - come non si può ascoltare sempre la musica o fare sempre una passeggiata. Tutto può accadere dentro di noi! Padre nostro…Ave Maria…Gloria…  


(28.2.22) Questo diario è scritto in italiano ed io non ho lo responsabilità di quello che ne fa il traduttore automatico. Esso è un atto di libertà massima e non sopporta alcuna forma di censura, perché ne vale della mia autenticità (ovviamente ci sono certamente anche errori di battitura). Esso da testimonianza, spero, di una „maturazione spirituale“ e di una „crescita dell’amore“ (cfr Papa Francesco, Gaudete et Exultate, 163). Spero che sia anche testimonianza di un’offerta al mio Signore ed Amico di una „dedizione più bella“ (ibidem). Esso non è un’opera sistematica, anche se, se lo si legge con una certa simpatia e tenendo conto di tutti gli aspetti, fa vedere cosa sia in gioco per me nel scriverlo: cioè il „tutto nel frammento del giorno“.


Se uno in forza di certi frasi pensa che io abbia simpatia per dittatori e lo legge per quello, ha sbagliato diario. Da Padre Dall’Oglio SJ ho per esempio imparato che la Siria ha meritato qualcosa di più che un dittatore come Assad, allo stesso tempo, però, ho imparato dalla giovane giornalista libanese, Rania Khalek, che a volte l’eliminazione di dittatori ha portato ad una situazione del tutto ingovernabile: per esempio nel caso del dittatore libico, Muammar al-Gaddafi. Per quanto riguarda Putin ho ancora in mente quanto mi disse il mio carissimo amico Andrzej de Vincenz, professore di linguistica a Heidelberg, ora sepolto a Cracovia, e che parlava dieci lingue, tra cui il russo: Putin parla un linguaggio stalinista. Io non ho simpatia né per lui né per Alexander Lukashenko, anche se ieri - me l’aveva mandata un’amica italiana, molto preoccupata per essa - ho sottolineato il momento di verità di una sua frase. Per quanto riguarda il mio scetticismo sul discorso di Olaf Scholz, ovviamente non ho alcun dubbio sul fatto che quest’ultimo è un politico democratico e il primo non lo è. Oggi, nel mio primo giorno di ritorno nella scuola, ho parlato della dottrina della „guerra giusta“ e dei sui criteri: che la guerra sia dichiarata dalla legittima autorità (legitima auctoritas, potestas), che sia intrapresa per una giusta causa (iusta causa), che sia condotta nei „modi legittimi“, commisurati ai fini della guerra (debitus modus), con un’intenzione giusta (intentio iusta), come rimedio ultimo per la ricreazione della giustizia (ultima ratio), che non tolga la possibilità di fare la pace con il nemico (iustus finis) ed infine la proporzionalità (proportionalitas). Pur tenendo conto del punto cinque del suo discorso, non sono sicuro che il modo con cui il cancelliere ha parlato del „solo Putin“ e degli investimenti militari, aiuti il processo di pace. Ed in genere ho sempre coltivato uno scetticismo grande per il „pacifismo“, che poi per delusione, si capovolge dialetticamente in un atteggiamento molto propenso alla guerra come unica soluzione dei problemi. O per usare un altro linguaggio: l’idealismo tedesco si capovolge nel suo contrario. La „non violenza“ come metodo di lotta non ha nulla a che fare con il „pacifismo“, come l’ottimismo non ha nulla a che fare con la speranza. Io spero, non sono ottimista!  


Per quanto riguarda la „propaganda“ ho imparato da Hannah Arendt, che si deve essere più preoccupati della propaganda dei „nostri“ che di quella degli „altri“ (Putin per me fa parte degli „altri“). Per questo sono molto grato al lavoro dei giornalisti americani: Glen Greenwald, Aaron Maté, Katie Harper…che con grande professionalità mettono a nudo la nostra propaganda. Comunque per capire la guerra che sta accadendo non leggo solo giornalisti, ma anche il lavoro di uno storico del calibro di Tony Judt (La storia dell’Europa), l’ho fatto anche oggi dopo sei ore di lezione e di correzione della „Klausur“ della dodicesima classe. 


Comunque non ci vuole una grande attenzione per comprendere che il mio diario si orienta alla lezione di Papa Francesco e che vuole in primo luogo pregare per le vittime che sono le persone semplici, quelle che stanno fuggendo dall’Ucraina o quelle che non possono farlo. Oggi ho parlato a lungo con Herwarth, che vuole impegnare il CJD in questo lavoro di accoglimento dei profughi ed anche a livello privato è disponibile ad accogliere nella sua famiglia dei profughi. Gli ho raccontato anche della disponibilità ad accogliere di Konstanze e me. Oggi nella Chiesa di san Bartolomeo in Droyssig, abbiamo pregato con i ragazzi per la pace nell'Ucraina. Padre nostro…Ave Maria…Gloria…(che ho pregato in ginocchio).  


PS Riporto qui una frase di Don Giussani dal sito di CL: 


«Un giudizio è possibile se si ammette che tanto quanto è certo che la colpa è da una parte e dall’altra (e ne risponderanno), altrettanto è evidente che l’origine di essa non è né nell’uno né nell’altro. La colpa originale, e quindi la possibilità del dispotismo, è un veleno che ha il suo habitat, la sua genesi in un mistero. Ed è a questo livello per noi insondabile che la misericordia di Dio pone rimedio». 📌Pur nella differenza di scenario, riproponiamo le parole di don Giussani sulla guerra in Iraq (8 aprile 2003), come contributo al giudizio sulla situazione attuale in Ucraina.


(1.3.22) C’é un piccolo dettaglio che contiene tutta un’enciclopedia dell’amore: nel suo Angelus, Papa Francesco, che si sta impegnando per la pace tra Ucraina e Russia, ha parlato anche delle altre guerre (Siria, Yemen…) ed in fondo con il loro lavoro giornalistico Matt Taibbi, Katie Halper, Aaron Maté non fanno altro che dire la stessa cosa nella modalità del lavoro giornalistico: e cioè che non vi è un solo colpevole di questi giorni terribili, senza negare per questo che l’ultimo passo di questo dramma, contro il diritto internazionale, lo ha compiuto Putin. 


L’avvenimento più importante del giorno non lo posso raccontare nel dettaglio per discrezione: ho accompagnato uno studente o una studentessa (non voglio precisare neppure questo) nell’ufficio di assistenza per minorenni, per prenderlo in custodia. È la prima volta che come insegnante di fiducia ho compiuto un tale passo. 


Piano concerto numero 24 in C minore di Mozart. A sinistra della mia scrivania si vede bene la stella „Beteigeuze" (in Italiano si chiama „Betelgeuse“)  nella costellazione di Orione.  


Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(2.3.22 Mercoledì delle ceneri) Ho tenuto il „Servizio della Parola“ con distribuzione delle ceneri e poi della comunione, perché il mio parroco è malato. Con Konstanze abbiamo detto l’ora nona e i vespri. Tutti e tre i momenti di preghiera erano intimamente legati con le intenzioni del Santo Patre ed in particolare con il desiderio di pace in Ucraina e non solo. Abbiamo anche pregato per il male al ginocchio del Papa. Sto ascoltando „Das Wohltemperierte Klavier“ di Johann Sebastian Bach, suonato da András Schiff. 


Per la prima volta ho letto in una traduzione tedesca (Wikipedia) il terzo segreto di Fatima, perché mia mamma ne ha parlato al telefono. Tutto ciò può davvero accadere, così come lo ha scritto suor Lucia, e corrisponde a quanto dicono i Vangeli sulla fine del mondo, ma non bisogna mai dimenticare che Gesù pensa che non dobbiamo avere paura, perché quando tutto ciò accadrà sarà anche vicino il Suo ritorno. E nella breve predica ho sottolineato che la quaresima stessa è un tempo di grazia, un tempo di gioia! 


„Contra factum non est argumentum“ - questa affermazione è certamente vera, ma è anche vero che spesso vi sono anche „fatti“ contrastanti e poi vi sono sempre anche „molte e molteplici narrazioni di fatti“. Se ci chiediamo chi abbia la responsabilità massima nelle 5 guerre jugoslave degli anni novanta del secolo scorso con grande probabilità possiamo contare tra i „fatti“ che Slobodan Miloševič è uno di quegli uomini che ha maggiormente contribuito alla catastrofe del post-Jugoslavia (cfr Tony Judt, Storia dell’Europa). „Srebrenica“ con i suoi 7.400 morti in quattro giorni è certamente „il peggiore omicidio di massa in Europa dalla seconda guerra mondiale“ (Tony Judt) ed esso è stato compiuto dalle truppe bosniache-serbe sotto la guida di Mladić, ma è anche vero che croati armati, nella città di Mostar, hanno compiuto atti di violenza innumerevoli. Insomma i serbi, nei loro differenti gruppi etnici, sono stati i colpevoli maggiori, ma i croati non sono usciti del tutto innocenti da questa catastrofe e Franjo Tudjman non sembra essere stato un tipo simpatico, neppure al confronto di Miloševič. Tutto ciò significa che dobbiamo stare molto attenti nel „discernimento storico“ e non possiamo fare una selezione di fatti, in cui quelli che noi crediamo veri sono gli unici che possono essere ritenuti come tali. E per il conflitto attuale vi è un „fatto“ - Putin ha cominciato una guerra, che è insensata ed è contro il diritto internazionale, per quanto riguarda le cause della guerra stessa deve essere permessa una discussione, che invece non è possibile, né tra colleghi né, e questo mi spaventa davvero, neppure tra amici. Ognuno ha la „sua verità“ (la sua narrazione dei „fatti“)  e guai se la metti in discussione - immediatamente diventi una persona sospetta e non gradita o un nemico che non è degna della loro attenzione, neppure nel caso che vivesse un momento particolarmente difficile. Tutto ciò è davvero terribile (o per lo meno strano), tanto più tra cristiani che parlano in continuazione di „misericordia“. Grazie a Dio con la mia piccola famiglia, con Adrian o con Leonie e pochi altri è possibile parlare in libertà. 


Impressionante è la differenza che fa il Papa tra peccato e „corruzione spirituale“ (GeE, 164-165), quest’ultima porta ad uno „stordimento o torpore“ e nella „tiepidezza“ (164) non è più possibile vedere se si commettono „gravi mancanze contro la Legge di Dio“. Si diventa del tutto „autoreferenziali“. „Così termino i suoi giorni Salomone, mentre il gran peccatore Davide seppe superare la sua miseria“(165).


Ad un certo punto del suo diario Etty riporta una frase di Spier molto forte: „Diciotto mesi fa non potevo certo immaginare che avrei lasciato vivere una ragazza come te nel modo in cui stai vivendo tu; avrei considerato un peccato (o una cosa del genere) non andare a letto con lei“ (pomeriggio del 15.4.42). Secondo me, non essere autoreferenziali per un cattolico significa prendere sul serio questa frase di Spier - si esiste anche un peccato come lo descrive lui. E come le categorie moralistiche non servono per nulla a comprendere una persona come Adrienne, tanto meno servono per comprendere una persona come Etty. Quando è in gioco davvero l’amore, come lei lo prova per Spier, è possibile che „il contatto fisico mi pare spesso una forzatura“ e non c’è bisogno di dormire con una persona per amarla davvero, basta anche una carezza, con cui si può vivere „per lungo, lungo tempo“. Ma Etty vive allo stesso tempo con Han e non ha alcun bisogno di mantenere intatto il proprio corpo - da Han e dalla sue mani impara la „pazienza“ ed a letto con lui („la mia gamba nuda tra le sue cosce“), non vuole difendere nulla, tanto meno la cosiddetta  purezza che spesso viene compensata con altre forme di masturbazione spirituale e/o volontà di potenza; Etty è stesa accanto a lui: „mi stendo accanto a lui in un vero, sincero affetto e mi rivolgo al suo profilo in attesa, per capire se mi vorrà anche stanotte, e io sono pronta anche a questo; non per me, ma per lui e per l’idea che lui ne abbia diritto, ma anche per un sincero sentimento di amicizia“ (Ibidem). Si tratta della sua storia e non della mia, ed è possibile che il Signore da me voglia cose del tutto diverse, ma vorrei sentirmi libero come Etty e Spier e l’ipocrisia cattolica e non cattolica non la sopporto più. 


Il giorno contiene più cose („doni“), ma interrompo qui: il dialogo con la mamma di una mia allieva, il dialogo con Leo…Per rielaborare tutto ciò e renderlo davvero produttivo, per parlare con Etty, dovrei scrivere tutto il giorno il diario…


PS Salve signor Graziotto, spero che Lei stia bene. La situazione in Ucraina è straziante ed è difficile afferrare tutto questo, o non sprofondare nella mancanza di parole. 

Grazie per la Sua solidarietà e volontà di aiutare, che ci dà forza e speranza 🙏 e ci ispira ad aiutare anche noi! 

GRAZIE per il Suo lavoro, che sembra essere una cosa ovvia per Lei, ma che non lo è proprio 🇺🇦🕊

Con affetto dalla Francia 🇫🇷 ( una mia ex allieva) (traduzione automatica) 


Padre nostro…Ave Maria…Gloria…


(3.3.22)

(Diario) Oggi Konstanze ed io abbiamo parlato di nuovo con mio papà. A differenza dell’ultima volta ho capito cosa mi ha detto. La frase più importante è stata: „non sono più io“. Ha difficoltà a parlare ed ha lamentato dolori ai muscoli. Alla mia domanda se può fare ginnastica ha risposto che non gli è possibile, stando sempre a letto. Aspetto ora cosa la dottoressa dirà a mia sorella, non so se migliorerà, ma gli ho detto che a Pasqua veniamo a trovarlo. 


Sull’idiota di Dostojewskij (II, VIII-X). Lo scontro tra l’anarchia anarchica dell’assoluta non evidenza di valori cristiani ed umani e il „cristianismo“ rappresentato tra Elizavjeta Prokofjevna non è fecondo, perché l’assenso a Cristo non è una questione di parole. Ippolit nel suo essere ideologico anarchico e Elizavjeta Prokofjevna con il suo essere cristianista hanno solo un momento di contatto, la compassione che prova la donna per il malato di tisi, ma l’occasione non viene presa sul serio. Il principe Myškin è figura di Cristo, perché nella sua „bellezza disarmata“, anche al cospetto delle menzogne che vengono raccontate su di lui, non si difende, ma è disposto al perdono. La cosa è esistenzialmente difficile. Se penso a ieri, al forse „non dialogo“ con una ragazza della sesta classe, insomma con una dodicenne, che mi è venuto di nuovo in mente la notte, con una bambina meglio, che è il „chiacchiericcio“ in persona, che non ha alcun rapporto con i suoi coetanei, e parla solo con me, devo ammettere che quando ha detto una cosa che mi ha ferito, la prima cosa che mi è venuta in mente non è stata il perdono, ma il come difendersi dal suo chiacchiericcio, difesa probabilmente non necessaria, visto che forse nessuno le crede. Che il Signore la benedica! 


La mia lezione odierna sulla logica proposizionale o enunciativa degli Stoici, una volta che ho spiegato ai ragazzi il valore quotidiano dei connettivi logici, ha trovato in loro un grande interesse. Le proposizioni possono essere sia del tipo „sia…sia“ che „aut…aut“ che „se…allora“. Quest’ultimo tipo può aver una modalità „ponens“ (se affermo „p“ allora affermo anche „q“, nel momento che subentra „p“ subentra automaticamente anche „q“) oppure „tollens“ (se affermo „p“ non affermo „q“, se subentra „p“ automaticamente non subentra automaticamente „q“). Con il „sia…sia“ abbiamo anche le due varianti, positive e negative: sia „p“ che „q“, quindi se affermiamo „p“, affermiamo anche „q“; oppure il contrario e cioè neghiamo il „sia… sia“, quindi se affermiamo „p“ non affermiamo anche „q“. L’aut…aut, che è il modo con cui oggi si pensa univocamente, ha le due varianti sopra indicate: o „p“ o „q“, se affermiamo „p“ non affermiamo „q“; oppure se affermiamo „q“ allora non affermiamo „p“. Etc. Il „pensiero unico“ odierno pensa sempre per alternative ed io ho invitato i ragazzi a prendere posizione e se è necessario un aut…aut va bene, ma non tutto ha bisogno di questo tipo di connettivo logico, a volte è molto meglio pensare con un „sia…sia“ (nella variante positiva), che è poi il modo autenticamente cattolico di pensare polarmente ed in modo aperto.   


Forse è giusto che il Santo Padre accolga le dimissioni del Cardinal Woelki, perché c’è troppo rumore a riguardo della sua persona, ma se le informazioni che ho sono vere, per questa guerra al cardinale c’è solo un nome: mobbing. 


Abbiamo scritto una email all’unità amministrativa dove abitiamo, eccone una traduzione automatica: Gentili signore e signori, 

mia moglie ed io vorremmo ospitare in casa nostra dei rifugiati dall'Ucraina. 


Viviamo a Wetterzeube e ci sono scuolabus che collegano il nostro villaggio con Droyssig (NP come possibilità per fare la spesa). Abbiamo anche una stazione ferroviaria con collegamenti ogni ora per Lipsia e Gera. 


Nella nostra casa possiamo fornire una grande stanza. Gli ospiti (per esempio una madre con uno o due bambini) possono usare la nostra cucina e il soggiorno, ma non abbiamo un bagno e una cucina extra solo per gli ospiti. Abbiamo bisogno di una settimana di preavviso per preparare la stanza.  A voce potremo chiarire la durata provvisoria in cui gli ospiti possano stare da noi.


Vorremmo che i nostri ospiti adulti fossero vaccinati contro Corona. Siamo insegnanti della scuola CJD Christophorus. Parliamo italiano, tedesco e un po' di inglese.


Cordiali saluti,

Konstanze e Roberto Graziotto



(4.3.22) Lo scorrere dell’acqua dei ruscelli e il canto degli uccellini la mattina presto e al tramonto, offrono tra le più belle melodie naturali. Dei veri „adagio“ che ricordano che vale la pena di vivere.


Mia mamma ha parlato con mio papà, quando lei gli ha detto che non può venirlo a trovare a causa del covid, le ha risposto che lo sa e alla fine della telefonata l’ha chiamata „amore“ - ma alcune risposte rivelavano una perdita di forza cognitiva.  


„Specialmente in Quaresima si deve digiunare da ciò che ci dà una certa dipendenza. Ognuno ci pensi, per fare un digiuno che incida veramente sulla sua vita concreta“ (Papa Francesco, Mercoledì delle Ceneri). - Questo è il punto per me; l’anno scorso mi ero esercitato a non criticare gli altri, e quest’anno voglio esercitarmi a non offendermi di cose reali o presunte tali. Poi il mercoledì e il venerdì: senza vino e dolci. Per il resto con i ritmi di lavori che ho io, non posso - io, non un altro - non mangiare. Poi vorrei provare a vivere senza „surrogati“, ma questo non so se ci riesco. Vediamo. 


"...Ultimamente ho sentito che era mio compito mantenere l'armonia in questa famiglia contraddittoria: una donna tedesca, cristiana, di origini contadine, che è per me come una buona seconda madre; una studentessa ebrea di Amsterdam; un vecchio socialdemocratico equilibrato; poi Bernard un piccolo-borghese, ma di animo puro e di notevole intelligenza, pur se limitata appunto dalle sue origini piccolo-borghesi; e il giovane studente di economia, onesto, buon cristiano, che ha la gentilezza e la comprensione ma anche la combattività e le maniere tipiche dei cristiani come li si conosce oggigiorno. Era - ed è - un piccolo mondo affaccendato che, minacciato dai fatti politici esterni, rischiava di implodere. Tuttavia mi sembra che valga la pena di tenere in piedi questa piccola comunità come testimonianza contro le convulse e forzate teorie sulla razza, sul popolo, ecc., come prova che la vita non può essere rinchiusa in uno schema determinato. Però tutto questo costa dolore, forti conflitti interiori, reciproche offese di tanto in tanto, nervosismo e rimorso, ecc. ecc. A volte, se sono improvvisamente presa dall'odio, dopo aver letto il giornale o dopo aver avuto notizie di fatti che capitano, mi metto a inveire contro i tedeschi, fuori di me. So che lo faccio apposta per ferire Kathe, per sfogare in qualche modo il mio odio anche se poi lo scarico su una persona sola - una persona di cui so che ama la sua patria d'origine, com'è più naturale e comprensibile, del resto: ma in quel momento io non riesco ad accettare il fatto che lei non provi altrettanto odio, in quell'odio io cerco, per così dire, l'armonia con tutti i miei simili. Eppure so che lei trova la nuova mentalità altrettanto pericolosa, che si sente altrettanto oppressa per gli eccessi compiuti dal suo popolo."

( da Etty Hillesum, Diario, 1941-43, 15 marzo 1941) - Questo per me è un programma di vera communio, come sarebbe bello se qualcuno si volesse impegnare con me/noi a realizzare questo programma di vita.


Se ripenso agli applausi di quasi tutto il parlamento tedesco per realizzare una spesa di cento miliardi di Euro per le risorse militari e allo slogan „svolta epocale“ (Scholz, Baerbock), per legittimare l’invio di armi in Ucraina (che ovviamente deve difendersi, forse anche con il nostro aiuto) sono confermato nel mio pessimismo storico:l’eterno ritorno dell’uguale. Si, sono un pessimista, ma ricolmo di speranza sovrannaturale o sovraessenziale. L’ottimismo è una „malattia“.  Molto positiva è invece la volontà di accogliere tutti i profughi ucraini (Annalena Baerbock). La dialettica vicino-lontano gioca in questa volontà di accoglienza un grande ruolo, perché anche l’est della Repubblica, in cui il 30 % ha votato AfD è disponibile ad accogliere…


Padre nostro…


(5.3.22) Non abbiamo bisogno di un Dio come esigenza del soggetto, ma di un Dio reale che sia davvero „interior intimo meo“ (Agostino), che sia davvero quell’amore più forte di ogni forza del male. E per quanto riguarda la cristianità non abbiamo bisogno di „cristianismo“ (che crede al cristianesimo piuttosto che a Cristo), ma di una reale fede in Cristo che non può essere ridotta ad alcuna „Weltanschauung“, neppure ad una cristianista, tanto meno ad un liberalismo occidentale. 


Nell’incontro tra Aaron Maté e Katie Halper Daniel Bessner e Derek Davison un particolare l’ho trovato molto interessante: come a Roma qualcuno ha proposto di non tenere corsi su Dostojewskij a causa dell’invasione russa in Ucraina, un politico americano ha proposto di mandare a casa tutti gli studenti russi per lo stesso motivo - insomma in forza di una generalizzazione della colpa; quando l’ho raccontato a mia moglie, lei ha esclamato: „ma sono diventati tutti matti?“.


Nella Santa Messa è stata lettera la lettera quaresimale del vescovo di Dresda, Heinrich Timmerevers: parla di una Chiesa che cammina nel deserto ed ha bisogno del compasso, che è il Vangelo. Fra qualche giorno avremo degli ospiti dall’Ucraina: questa mattina ci ha telefonato la mamma di un mio allievo che è ucraina per chiederci la nostra disponibilità. 


Padre nostro…


(6.3.22) Aprendo la stalla delle galline al mattino mi sono accorto che il loro „vociare“, anche se non è così nobile come quello degli uccellini, mi fa tanto bene, quasi come un legame con la piccola via della quotidianità, che per milioni di persone oggi non è per nulla possibile. 


Mio papà è stato di nuovo ricoverato all’ospedale perché ha la febbre e l’alterazione del sangue alta. E purtroppo nell’ospedale non si può visitarlo per via del Covid. Mia sorella, però, è riuscita a parlare con la dottoressa del pronto-soccorso, che la ha detto che gli è ritornata l’infezione per cui era stato ricoverato per un mese; gli hanno dato l’antibiotico ed ora gli fanno un tampone e se è negativo lo riportano nel reparto di medicina.  


San Giovanni Paolo II (1920-2005) è stato usato dagli USA come eroe anticomunista, quando si sono accorti che la sua „terza via“ non era per nulla integrabile con il loro programma „sferico imperiale“ lo hanno abbandonato. Alla fine, nel 2003, con il suo chiaro no alla guerra in Irak, Bush Jr. non ha neppure aperto la lettera che gli fu inviata dal Papa - le possibilità dei Papi di intervenire „politicamente“ negli avvenimenti del mondo sono molto limitate, ci insegna Gianni Valente. Francesco poi con il suo esplicito programma „poliedrico“ non credo venga ascoltato davvero - la simpatia che si ha per lui è molto superficiale, ma è vero come ha detto Valente, che egli non può essere identificato con l’occidente capitalistico e liberale (come non lo poteva neppure esserlo la „Caritas in veritate“ di Benedetto XVI) e quindi ha, proprio per questa sua non identificazione, se gli verrà offerta, la possibilità  di mediare in questa grande crisi, forse la più pericolosa dopo la seconda guerra mondiale. 

In tedesco la voce più interessante che ho ascoltato fino ad ora è quella di Sahra Wagenknecht, che si distanzia intelligentemente e con chiarezza dalla „narrazione univoca“ oggi possibile sulla crisi ucraina. Coma anche Aaron Maté lei non legittima in alcun modo l’intervento di Putin, ma cerca di comprendere cosa sia successo a partire dal 2014. Aaron Maté rivela (si veda nella mia bacheca in Facebook sia il contributo della Wagenknecht che quello di Maté) che il ruolo degli USA in Ucraina è stato catastrofale e che le contaminazioni neonaziste ci sono state davvero (il giornalista americana cita un partito ed un battaglione dell’estrema destra), anche se ovviamente non sono imputabili al presidente ucraino attuale W. Zelensky, che è stato eletto dal popolo ucraino con un programma del tutto diverso da quello che gli USA hanno dapprima appoggiato. Secondo Maté è necessaria anche una lettura differenziata della rivolta del Maidan. La mia simpatia per il popolo ucraino sta nei fatti, nei prossimi giorni ospiteremo degli ospiti ucraini anche se non abbiamo un alloggio separato solo per loro - mia moglie ha passato la mattina per offrire all’ufficio immigrazione della nostra provincia tutte le informazioni che volevano sulla nostra casa. Allo stesso tempo voglio, senza alcuna censura, riflettere fino in fondo, come mai un uomo che nel 2001 ha parlato in tedesco nel parlamento tedesco, Putin, ora si sia coinvolto in un azione che non ha connessione né con il diritto internazionale né con il buon senso. Non ho paura, ma la mia speranza non sta „nella storia“, ma è del tutto „sovraessenziale“ - il movimento ultimo dell’essere è quello del suo rendersi „finito“, è una presa sul serio dell’exinanitio, che il Logos universale e concreto ha sofferto sulla Croce e nella sua discesa all’inferno. E questo motivo „metafisico“, „onto-teologico“ è anche il motivo ultimo per cui il cristianesimo non potrà mai identificarsi con una „Weltanschauung“ sferica, sia questa americana, russa o cinese… (ovviamente con ciò non sto negando il valore della cristianità, ma di ciò che Remi Brague chiama „cristianismo“). Ed io non vedo neppure alcuna via che leghi il pontificato „poliedrico“ e dei poveri di Francesco con l’applauso quasi globale nel parlamento tedesco, quando è stato annunciato che verranno messi cento miliardi a disposizione delle risorse militari! 

Adrian questa mattina (da lui in California è notte) mi ha mandato un messaggio Whatsapp in cui dice che ormai la „narrazione unica“ è sempre più dittatoriale, che si tratti dell’uccisione di George Floyd, o degli avvenimenti del 6 gennaio nel Campidoglio (Washington) o ora della crisi ucraina - vi è una sola narrazione possibile e se uno vuol capire meglio cosa è accaduto o sta accadendo viene immediatamente accusato di aver simpatia per gli avvenimenti di cui invece egli vuole comprendere la dinamica ultima. Massimo mi ha scritto per Whatsapp e credo abbia del tutto ragione: „L'Occidente non deve inviare le armi - ciò prolunga un massacro -; doveva minacciare di inviarle e al contempo forzare per un negoziato nel quale l'Ucraina doveva (deve) cedere qualcosa“.


Konstanze ed io abbiamo pregato la regina di Kiev con un’Ave Maria, insieme al Papa, per le persone che muoiono e soffrono in Ucraina e per la fine della guerra-pazzia. Mi ha fatto anche tanto bene il suo modo discreto e linguistico di opporsi a Putin: si tratta davvero di guerra e non solo di un’operazione militare. Sembra che Putin arresti le persone che chiamano l’operazione militare: guerra. „In Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria“ - ancora una volta il Santo Padre mi ha fatto pensare al principe Myškin, anche se questo è un giovane confuso, mentre il Papa non lo è, confuso tra l’amore di due donne, Aglaja e Nastasja, ma entrambi non si difendono mai, ma quando devono dire la verità la dicono. E su questo punto vi è una vera fermezza, per esempio nella specificazione: è una guerra e non solo un’operazione militare. La bellezza disarmata non smette mai di dire la verità! 


“Ho ceduto ai miei istinti, ma in fondo non ho fatto male a nessuno” - questa frase del Papa nella prima parte dell’Angelus mi ha fatto riflettere molto. In dialogo con Etty e con quanto lei dice di Spier, a volte mi sono chiesto se non vi sia una maniacale riduzione sessuale del problema degli „istinti“ in ambito cattolico, ma è vero che qualora si tratti davvero di „istinti“ che neghino l’amore gratuito, l’argomentazione: „non ho fatto male a nessuno“ è una menzogna. 


In fondo la vera lotta, quella davvero seria, è quella tra l’icona della legge e l’icona dell’amore, quest’ultima sa integrare ciò che di esistenzialmente valido vi è nella legge, la prima, seconda la lezione di san Paolo, che io accetto del tutto, porta solo alla morte ed in questi giorni sappiamo che potrebbe essere anche la morte di miliardi di uomini. 


Ave Maria…


(7.3.22)

(Diario) Il medico di Casale Monferrato ha chiamato questo pomeriggio mia sorella e le ha detto che  hanno messo mio padre di nuovo sotto cura antibiotica, che gli hanno fatto una trasfusione di sangue e che i parametri vitali sono stabili. 


Sono stato a scuola fino alle 16 e quindi oggi scrivo in modo molto sintetico. La cosa più geniale che ho letto (vedi la mia bacheca in Fb) oggi sulla guerra in corso è l’intervista a Massimo Borghesi: si deve trovare al più presto una soluzione diplomatica tra la Russia e l’Ucraina (il filosofo italiano propone Angela Merkel come mediatrice), in cui entrambe le nazioni dovrebbero rinunciare a qualcosa di rilevante per il bene comune della pace. Qualsiasi posizione che sottolinei solo un aspetto del problema o la sovra-accentuazione di certe notizie (la predica del patriarca Kirill) getta solamente paglia su un fuoco molto pericoloso. Ad un altro livello, molto importante è stato per noi, per mia moglie e me, il messaggio Whatsapp di un’amica che quasi piangendo mi ha chiesto di pregare per alcune persone che sono nel bunker e non hanno più da mangiare. 


Una mia allieva russa mi ha detto che in Petersburg tanti russi protestano contro Putin.


Il Santo Padre ci pone una domanda vitale: „Come sapere se una cosa viene dallo Spirito Santo o se deriva dallo spirito del mondo o dallo spirito del diavolo?“ (GeE, 166) - la sua risposta mi sembra essere di grande aiuto: „L’unico modo è il discernimento, che non richiede solo una buona capacità di ragionare e di senso comune, è anche un dono che bisogna chiedere. Se lo chiediamo con fiducia allo Spirito Santo, e allo stesso tempo ci sforziamo di coltivarlo con la preghiera, la riflessione, la lettura e il buon consiglio, sicuramente potremo crescere in questa capacità spirituale“.


Per quanto riguarda il sesso, ma non solo, Etty dice una cosa che secondo me noi cattolici dovremmo prendere molto sul serio: „Già, i corpi hanno le loro proprie leggi“ (16.4.42), ma ancor di più la sua confessione: in questo ambito non siamo mai del tutto sinceri e in vero non sono in gioco solo „argomenti nobili“, ma anche meno nobili, che corrispondono, però, all’esigenza del corpo: „non si tratta solo di un dare per un sentimento di amicizia; è anche un „prendere“ per „piacere““(Etty). Senza questo tipo di sincerità, fino a dire che „se mi concedo a lui (Han) adesso, avrà voglia di cominciare bene la giornata, e forse si comporterà meglio quando starò via tutto il giorno“ (con Spier), cioè senza dire che sono in gioco anche pensieri „grossolani ed opportunisti“, gli argomenti nobili: „baciare un uomo non solo per sensualità, ma anche per il desiderio di respirare, per un momento, da una sola bocca“, sono ipocriti o comunque non raggiungono quella „grandissima forza“ che è in gioco nell’eros, sensuale o meno che sia. Dico tutto ciò in dialogo con Etty, suppongo che se dialogassi, su questo tema, con una mamma di cinque figli e che da notti non dorme, dovrei certo tenere conto anche di altri fattori. 


Abbiamo detto i Vespri con l’intenzione di Michela.  


Ave Maria… Sancte Michael Archangele… 


(8.3.22) Sono giorni molto belli, pieni di luce - questa mattina ho potuto già alle 6, 30 aprire la stalla delle galline. 


Da Casale Monferrato non ho nuove notizie di mio papà, ma ho parlato con mia mamma, che era in compagnia della Gigliola, una cugina, di grande bontà. 


Un amico saggio mi ha scritto: „C'è sempre tanto protagonismo, io io io...in questi momenti bisognerebbe parlare di meno e pregare di più“. Cerco di scrivere questo diario come preghiera e comincio il giorno leggendo le letture del giorno del canone romano, che sono per me l’orientamento ultimo! Ed oggi c’era il „Padre nostro“ che ormai prego come ci ha insegnato il Papa:…Abba…non abbandonarci nella tentazione e liberaci dal Maligno! 


Il mio digiuno in quest’anno è quello di tentare di non offendermi e ci sto lavorando su tanto, ma non è facile, tanto più quando chi ti ferisce sono amici. La ferita più grande per me come filosofo e quando ti sospettano di essere o un imbecille oppure uno che giustifica l’ingiustificabile. Comunque chiedo anch’io scusa di non riuscire a volta di capire bene la loro posizione. 


Quando cito i miei giovani autori, Aaron Maté, Katie Halper… non li cito per aver ragione, ma per prendere sul serio un’altra narrazione. Voler comprendere, quando non si assolutizza come „gnosi“ o come „voler aver sempre ragione“, non è il contrario della preghiera e non è „protagonismo“. Tanto per fare un esempio di cosa intendo dire con „comprendere“: quando si dice che Zelensky, il presidente ucraino, essendo ebreo, non può essere accusato di antisemitismo, si dice da una parte una cosa ovvia, ma dall’altra, quando si specifica che forse ha fatto compromessi con forze neonaziste nel proprio paese, non si afferma null’altro di quello che già ci aveva insegnato Hannah Arendt sul tema: ci sono stati ebrei che addirittura nei campi di concentramento nazista hanno collaborato con loro. E vi sono articoli che fanno vedere come il presidente si sia compromesso con forze neonaziste (vedi mia bacheca Twitter), il che ovviamente non giustifica Putin che con il suo concetto di „denazificazione“ (Entnazifizierung), che in questo modo  ha del tutto esagerato il problema. Un mio ex allievo, Erik, mi ha mandato una pagina di A. Solschenizyn, in cui il grande scrittore, in cui „si lega in me sangue ucraino e russo“(Solschenizyn), formula in anticipo la critica più radicale a Putin: „se siamo una grande nazione, lo dobbiamo dimostrare non con la superficie del territorio sovietico, non attraverso il numero di popoli dominati, ma attraverso la grandezza delle nostre azioni“ - ciò significa per Solschenizyn prendere sul serio l’amarezza che vi è per esempio nell’Ucraina e significa anche che bisogna lasciarli andare, questi popoli, se lo vogliono. Perché solo allora capiranno che con la separazione dalla Unione Sovietica/Russia „non si sono risolti tutti i problemi“ (Arcipelago Gulag, III).  


Nella mia lezione sull’ortodossia oggi nella dodicesima classe ho cercato di spiegare ciò che ha sottolineato ieri il Padre Spadaro SJ nella sua bacheca in Facebook, ma io ho insistito anche sul „momento di verità“ (Alberto Methol Ferré) e non solo sull’errore. 


Infine lascio la parola al Papa in GeE, 167 che ci parla di „un bisogno urgente“;

„Al giorno d’oggi l’attitudine al discernimento è diventata particolarmente necessaria. Infatti la vita attuale offre enormi possibilità di azione e di distrazione e il mondo le presenta come se fossero tutte valide e buone. Tutti, ma specialmente i giovani, sono esposti a uno zapping costante. È possibile navigare su due o tre schermi simultaneamente e interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali. Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento“.  


Gloria…


(9.3.22) Nel giardino appaiono sempre più primule e sempre più germogli. La giornata è come quella che avevo fotografato sette anni fa e che Facebook mi ha riproposto. La primavera si impone come speranza! 


Mia sorella mi ha raccontato (la fonte è la telefonata con la dottoressa) che mio padre è stabile e reagisce bene alla cura antibiotica, ma vi è stata una perdita di sangue dall’ano, che probabilmente ha a che fare con la medicina che diluisce il sangue e che non riescono per il momento a tenere sotto controllo. 


È cominciato il progetto di religione con le settime classi, che mi aveva tanto preoccupato, perché la settima classe che ho io da guidare in questi tre giorni è molto complicata. Ma ho pregato e fatto pregare per questo progetto di tre giorni sul senso della vita, che nella giornata odierna ha come tema principale: la gioia e l’io. Ho chiesto alla direttrice di dare un saluto iniziale e di fronte a lei e alla classe ho espresso ciò che desidero. L’aiuto della direttrice è stato ottimo. 


Dopo il tampone siamo stati nella Chiesa e nel „Servizio della Parola“ ho predicato sul passaggio evangelico di Matteo 16, 24-28. La predica credo abbia raggiunto il cuore di tanti. Ho raccontato di Etty che leggeva il Vangelo di Matteo come giovane donna ebrea e che in esso trovava ispirazione concreta per la sua vita, ho parlato molto concretamente di cosa significhi oggi portare la croce e non dipendere dalla difesa egoistica dalla sola propria vita; ho raccontato che oggi vado a prendere a Jena un lettino per gli ospiti ucraini, e poi ho commentato riga per riga il passaggio evangelico ed ho invitato a pregare con la formula che ci ha insegnato il Papa per i non credenti: Dio se ci sei…


La prima unità di lavoro è stata sul tema: di che cosa ha bisogno il mio io per essere felice; ho fatto una piccola introduzione, rinviando anche al film „Hobbit“ che guarderemo in questi giorni, e poi ho invitato i ragazzi/le ragazze - lo stanno facendo in questo momento, mentre scrivo questa parte del diario - a riflettere sulla gioia e l’io nella propria famiglia, nella scuola, nei social media, nel tempo libero, con gli amici, nelle ferie…


Ho letto finalmente con il traduttore automatico DeepL la predica del patriarca di Mosca Kirill - io non sono d’accordo con il „tradizionalismo“ del patriarca, come si può leggere in tanti interventi del mio blog (per esempio nel post sulla Civitas Dei di Agostino), nel gruppo chiuso che dedico ad Adrienne ed in primo luogo nel mio diario notturno. Ritengo che il „tradizionalismo“ in tutte e tre le religioni abramitiche sia un vero problema del nostro tempo, ma ritengo anche che spesso esso è „reazione“ ad un altro problema, quello di un  „progressismo ad oltranza“, che ha davvero carattere metafisico e ritengo infine che non tutto nella predica del patriarca sia „tradizionalismo“; tante delle cose dette da lui sono „tradizione sana“ - sul perdono, sulla pace, etc. Per quanto riguarda gli „elementi storici“ vorrei distanziarmi dalla lettura unilaterale che ne fa Padre Spadaro SJ. Bisogna tenere conto della presenza funesta che gli USA hanno avuto nella regione, dei reali massacri nel Donbass, della strumentalizzazione neonazista del Maidan (Aaron Maté), senza voler ridurre questo avvenimento a questa strumentalizzazione. Su questo punto Putin esagera „metafisicamente“. Poi bisogna tenere conto anche dell’esportazione degli USA di elementi pseudo democratici e pseudo liberali - in forma di guerre a cui i Papi si sono opposti, in primo luogo San Giovanni Paolo II . In Europa non si è letto quasi nulla sulla manipolazione violenta del movimento „Black Live Matter“ che nasce come giusta protesta contro l’uccisione di George Floyd, ma che viene poi manipolato come violenta rivolta pro gender e che vuole imporre questa ideologia, da cui anche il Papa si è distanziato, come unica lettura possibile del rapporto tra gli uomini. La stessa élite statunitense che ha imposto al mondo, direttamente o indirettamente (come „proxy war“) guerre assurde dall’Irak all’Afghanistan è la stessa che vuole la svolta antropologica del gender, che ha il suo momento di verità, ma che come imposizione è „violenza“ - non so se tra le due cose (gender e guerre statunitensi) ci sia un legame di causa ed effetto, forse no, ma esse coabitano e sono ovviamente gli elementi che il patriarca ha cercato di esprimere e che non possono essere etichettate come delirio puro. Se poi uno pensa che queste righe servono per scusare avvenimenti tragici come il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol, ovviamene non mi conosce per nulla. Ed anche la verifica a riguardo della verità della narrazione della notizia non ha il senso di legittimare un bel fico secco. 


Sub tuum praesidium…



(10.3.22) Le notte sono molto fredde, con temperature sotto lo zero, ma le giornate risplendono di luce. 


Ieri la mia mamma non è stata bene, ha fatto dei lavori in casa, e poi ha dovuto stare tutto il giorno a letto, ma grazie a Dio ha avuto anche compagnia per tutto il giorno. Oggi stava meglio! 


Bruno ha scritto nella mia bacheca ed ha dialogato con me sul tema della guerra in Ucraina; lui sottolinea più le fake news russe ed io quelle americane - io credo che entrambe le varianti siano state e siano fatali per  le sorelle e i fratelli uomini. Essendo cosciente che la mia posizione non combacia con quella dei „Contadini“ non ho scritto nulla su ciò nel nostro gruppo. Comunque sono molto lieto del tentativo di dialogo di Bruno, che ho sempre considerato più saggio di me. 


Nel progetto della settima classe abbiamo fatto una bellissima passeggiata in una giornata chiara e fredda - ho fatto scegliere ai ragazzi se volevano andare al mattino presto o più tardi nella mattinata, quando la temperatura sarebbe salita, ma la maggioranza ha voluto andare al mattino presto.


In questi anni nel mio insegnamento di religione ho fatto parlare autori come C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien; anche in questa tre giorni sto usando l’Hobbit perché ci sono tanti „valori“ che sono per me molto importanti, come il viaggio verso una meta di liberazione, come l’amicizia, la compagnia e nei film stessi sono riusciti a trasportare molto del messaggio di Tolkien. Vedendo però le scene di guerra in questo periodo di guerra, mi sono chiesto se il „messaggio semplice e giusto“ della guerra contro gli „orchi“ non sia una semplificazione molto pericolosa: è chiaro che se il nemico sono gli orchi è giusto combatterli, ma vi sono nei combattenti spesso „momenti di orchi“ in entrambi le parti conflittuali…io credo più che mai che solo la diplomazia è oggi il percorso da compiere per arrivare al risultato che desideriamo: pace e giustizia. 


Forse il vero problema filosofico di Ulrich è riuscire a far capire che solo il nulla dell’amore può superare il nulla nichilista - per fare ciò sviluppa una filosofia dell’essere come amore gratuito e del discernimento speculativo che cerca di evitare (credo con successo a livello filosofico, esistenzialmente ne sono sicuro) di porre il nulla della contraddizione come punto di partenza della riflessione. Quando il nulla esistenziale della guerra diventa realtà, c’é il rischio che non si creda più nella bellezza disarmata del nulla dell’amore e che si cerchi con una atto di potenza di superare la crisi. In epoca atomica il rischio che si corre è la totale distruzione.


Anche il Santo Padre che è anche un figlio di Ignazio come Ulrich, anche se quest’ultimo non era un gesuita, ci aiuta a comprendere l’importanza del discernimento: „Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento. Questo risulta particolarmente importante quando compare una novità nella propria vita, e dunque bisogna discernere se sia il vino nuovo che viene da Dio o una novità ingannatrice dello spirito del mondo o dello spirito del diavolo. In altre occasioni succede il contrario, perché le forze del male ci inducono a non cambiare, a lasciare le cose come stanno, a scegliere l’immobilismo e la rigidità, e allora impediamo che agisca il soffio dello Spirito. Siamo liberi, con la libertà di Gesù, ma Egli ci chiama a esaminare quello che c’è dentro di noi – desideri, angustie, timori, attese – e quello che accade fuori di noi – i “segni dei tempi” – per riconoscere le vie della libertà piena: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1 Ts 5,21) (GeE, 167-168).


„Se anche il più piccolo dettaglio nella tua vita non mira all’armonia con le idee più alte che professi, allora quelle idee non hanno alcun senso“ (Etty, 16.4.42) - il che significa che tutto il senso della filosofia dell’essere come dono si gioca anche nel mio modo di stare con i ragazzi della settima classe e che le nostre idee di pace si misurano anche nell’attenzione che abbiamo a ciò che dice l’altro nel nostro piccolo mondo; se non possiamo sentire pace se un altro afferma qualcosa che contraddice ciò che pensiamo, come potrebbe esserci pace nel grande palcoscenico del mondo? 


Alla sera abbiamo avuto la serata di preparazione del viaggio a Malta con la nona e decima classe - per due anni abbiamo dovuto interrompere questa tradizione per via del covid. 


Pater noster…


(11.3.22) I croco che mi ha fatto piantare mia mamma sono fioriti (vedi foto in Fb ed Instagram) e ci procurano tanta gioia, come mi fa anche tanto bene vedere l’acqua del canale che scorre quando arrivo a casa e parcheggio la macchina o quando parto per una delle mete quotidiane.


Al Sud della casa si può vedere, mentre scrivo ed ascolto le „Goldberger Variationen“, suonate da András Schiff,  chiaramente la stella Sirius e leggermente più ad ovest, come ho visto poco fa in giardino, si trova la costellazione di Orione. 


La dottoressa ha detto a mia sorella che mio papà reagisce bene alla cura antibiotica e che a partire dalla prossima settimana lo si potrà andare a trovare per cinque minuti, come mi ha detto anche mia mamma, prenotandosi. 


Bella video chiamata con mia figlia, che si sta integrando molto bene nel lavoro della casa editrice Kita-Klett. Abbiamo anche parlato di politica; lei si oppone, ma con grande amore, a ciò che dico io, e mi ascolta attentamente; insiste sul fatto, anche con una certa ragione, che il responsabile della guerra in questo momento è Putin. Cosa penso io il lettore di questo diario notturno lo sa già.


C’è una scena dell’Hobbit che mi ha commosso. Galadriel chiede a Gandalf come mai abbia portato anche Bilbo nella difficile impresa; Gandalf risponde che a differenza di Saruman lui non crede che i potenti possano cambiare il corso della storia, questo lo possono solo i piccoli. Ai ragazzi ho detto che possono dimenticare anche tutto ciò che abbiamo fatto nella tre giorni del progetto, ma non questa frase. Putin o gli altri potenti della storia sono quello che sono, ma se nel cuore dei piccoli c’è amore allora abbiamo ancora una speranza per questo mondo. 


Questa dimensione dei „piccoli e delle piccole cose“ è presente anche nella GeE, 169: „Il discernimento è necessario non solo in momenti straordinari, o quando bisogna risolvere problemi gravi, oppure quando si deve prendere una decisione cruciale. È uno strumento di lotta per seguire meglio il Signore. Ci serve sempre: per essere capaci di riconoscere i tempi di Dio e la sua grazia, per non sprecare le ispirazioni del Signore, per non lasciar cadere il suo invito a crescere. Molte volte questo si gioca nelle piccole cose, in ciò che sembra irrilevante, perché la magnanimità si rivela nelle cose semplici e quotidiane. Sulla tomba di sant’Ignazio di Loyola si trova questo saggio epitaffio: «Non coerceri a maximo, contineri tamen a minimo divinum est» (Non aver nulla di più grande che ti limiti, e tuttavia stare dentro ciò che è più piccolo: questo è divino). Si tratta di non avere limiti per la grandezza, per il meglio e il più bello, ma nello stesso tempo di concentrarsi sul piccolo, sull’impegno di oggi. Pertanto chiedo a tutti i cristiani di non tralasciare di fare ogni giorno, in dialogo con il Signore che ci ama, un sincero esame di coscienza. Al tempo stesso, il discernimento ci conduce a riconoscere i mezzi concreti che il Signore predispone nel suo misterioso piano di amore, perché non ci fermiamo solo alle buone intenzioni“.


Alla fine del progetto abbiamo fatto un viaggio musicale; i ragazzi erano liberi di proporre un pezzo di musica per la durata di 2 minuti; ho chiesto loro, cosa che hanno fatto abbastanza bene, di stare ad ascoltare i pezzi scelti  senza dare alcun giudizio di valore. Al ritmo della musica qualcuno si è mosso in ritmo, ma chi lo ha fatto davvero con tutto il cuore è stata una ragazza che è un po’ isolata dagli altri. MI ha stupito che una delle altre ragazze che è attenta alla propria image, si sia mossa con lei. Hanno  voluto ascoltare il pezzo che ho scelto io: Bach, per pianoforte. 


Se penso al „Bacio“ di Recalcati devo dire che i miei ragazzi della settima - l’ho capito quando abbiamo giocato insieme - hanno fatto un’esperienza brutta nel loro primo bacio. Nel gioco si sta seduti in cerchio con una sedia mancante e chi sta in mezzo dice: „tutti coloro che…“, gli altri si alzano e cambiano il loro posto e chi sta in mezzo deve cercare di raggiungere una sedia libera. Quando ero in mezzo io ho detto: „tutti coloro che hanno avuto una bella esperienza del primo bacio…“ e nessuno si è alzato; ho chiesto se non avessero ancora dato un bacio a qualcuno e la risposta è stata davvero sorprendente: si, ma è stata un’esperienza disgustosa. 


Ho scritto nella mia bacheca-Twitter: „In my Twitter account I have retweeted some articles about the events of these days. The narratives are so contradictory that I ask the Holy Spirit to give me a real discernment“.


Il commento di Aaron Maté ad un Tweet di Hillary Clinton („If Russian leadership would rather not be accused of committing war crimes, they should stop bombing hospitals.“) l’ho trovato molto azzeccato: „War criminal shares tips for other war criminals“.


La questione del „gas russo“ vista qui dalla Sassonia-Anhalt è una cosa seria. Noi siamo la regione tedesca che più dipende da esso. Gli ingegneri dicono che nel breve termine esso non è sostituibile da un’altra sostanza, i politici sono più disponibili, ma la Baerbock, grazie a Dio, è contro un tale embargo ed infine un’accademia scientifica (la Leopoldina) dice che per qualche tempo potremmo affrontarlo. Devo dire che mi fido di più degli ingegneri (e della Baerbock) - da noi un inverno senza riscaldamento non è questione da poco, visto che ne abbiamo bisogno da Ottobre a Maggio e visto che a volte abbiamo gradi sotto lo zero per giornate e notte intere…


Il modo con cui Carlson in Fox news ha presentato la questione dell’industria militare biologica è senz’altro di parte, come lo è il modo con cui l’ha presentata il canale radio di informazione del MDR - non è vero che solo l’estrema destra (Bannon…) si fa pensieri sul tema. Greenwald è tutto a parte che di destra ed ha presentato il tema, senza credere alla propaganda di Putin e senza credere alla versione ufficiale americana, ma prendendo sul serio l’affermazione, che in parte è stata riportata anche da MDR, di Victoria Nuland, è cioè che che  „Biological Research Facilities“ ci sono davvero in Ucraina e che c’é da temere che cadano nelle mani dei russi (cfr. articolo di Greenwald che ho postato ieri notte nel mio acconto Twitter).


Bella la risposta che il cardinal Krajewski ha dato ad un giornalista: „Io non sono un diplomatico. Sono venuto qui con la logica del Vangelo. Così farebbe Gesù: Lui stava sempre dalla parte della gente che soffriva. Anche il Santo Padre usa questa logica del Vangelo. Per questo motivo siamo qui, per questo motivo preghiamo: perché la nostra arma è la fede, la nostra arma è anche la speranza“. 


Se penso al fatto che mio papà ormai da più di un mese non può vedere i suoi (ma proprio adesso mia mamma mi ha detto che da domani possono andare a trovarlo per cinque minuti, prenotandosi), se non per video chiamata o se penso che la mia mamma con un solo polmone è da sola a Casale Monferrato, alle volte sono triste, ma allo stesso ho sentito del tutto vera e liberante la frase di Etty, che per quanto riguarda il mio rapporto con i miei genitori, però, dovrebbe essere variata a motivo della specificità del mio rapporto (inclusa la lontananza di mille chilometri) ed anche alla differenza di rapporto che ho con mio papà e con mia mamma: „Non mi lascio più andare in pezzi per una compassione autodistruttiva, unita a sensi di colpa, ogni volta che vedo i miei genitori o penso a loro. Sono consapevole della loro vita, ma è la loro vita, maturata così negli anni, io non posso cambiare molto di questo stile, posso solo continuarli ad amarli ed andare avanti con la mia esistenza. Molto è cambiato  nella relazione interiore con i miei genitori, molti legami stretti si sono rotti, e con questo si sono liberate molte energie per amarli davvero“ (Etty, 16.3.42). 


Padre nostro… 


(12.3.22) Questa mattina mi sono alzato presto, nel cielo verso sud-est si vedeva con tutta chiarezza Venere, mentre Marte, poco più sotto, non poteva essere visto ad occhio nudo, per tradurre Ferdinand Ulrich. Sono arrivato alla pagina 216 dell’ „Homo Abyssus“. La giornata è nuovamente piena di sole, ma le gemme del ginkgo sono ancora del tutto chiuse. 


Approfondendo il pensiero di Ulrich scopro che la concentrazione sulla „piccola via“ del movimento di finitizzazione dell’essere interpreta anche il discorso filosofico dell’analogia come alternativa all’univocità e all’equivocità. Entrambe queste forme negano il „pensiero aperto“ di cui parla Papa Francesco. La prima perché toglie il respiro agli essenti che vengono forzati in una gabbia ermeneutica univoca e la seconda perché getta gli essenti nel vortice del caos di un pensiero che non ha più alcun senso della donazione dell’essere come amore gratuito, come alcunché di semplice e completo, ma non sussistente.


Cosa stiamo difendendo? „Nulla“ (per questo non sussistente)! Ma un nulla senza il quale il reale è manifestazione di  un’assurda volontà di potenza, che non percepisce più la semplicità e completezza del dono dell’essere! 


Mi corrisponde molto „L’arte della fuga“, suonata con il pianoforte (Zhu Xiao-Mei), forse per la malinconia sobria che irradia da essa. Nella bacheca di Massimiliano T. ho letto la frase di Dostoevskij: „Fintanto che ciascuno uomo non sarà diventato veramente  fratello del suo prossimo, la fratellanza non avrà inizio“; questa frase potrebbe essere un riassunto sintetico della „Fratelli tutti“ del Papa, ma giustamente Bruno gli ha obiettato: „Ti stimo tanto ma vorrei capire. Se un gruppo di persone si uniscono e vivono da fratelli e/o sorelle questa non è fratellanza? Mi sembra che anche in questa frase lo scrittore russo veda il bene possibile solo in un futuro lontano. Ognuno è libero di pensare come vuole. Certo che questa visione utopica, per quanto suggestiva, non mi sembra cristiana“. Quando Etty dice: „Se anche il più piccolo dettaglio nella tua vita non mira all’armonia con le idee più alte che professi, allora quelle idee non hanno alcun senso“, credo che sebbene ebrea, dica qualcosa di più cristiano che il cristiano „Dostoevskij“ di questa frase, e coglie totalmente il nucleo del problema e in un certo senso mette il dito nella piaga di una difficoltà reale di tutti: „vivere davvero da fratelli e/o sorelle“ nella quotidianità digitale o reale che sia. Da qui nasce il mio bisogno dell’arte della fuga. Per quanto riguarda Dostoevskij vorrei, però, dire che nel romanzo citato ci sono tantissimi elementi che negano che egli abbia davvero una „visione utopica“ e ritengo in fondo problematico prendere una frase da un romanzo ed attribuirla all’autore del romanzo stesso… 


Ieri sera con mio figlio ho visto un film/thriller: „American Psycho“ - una critica radicale alla società statunitense, forse troppo radicale, perché noi tutti abbiamo bisogno di un surrogato o di un altro, ma per me che compio fra qualche giorno 62 anni è un richiamo forte a saper invecchiare. Un processo che non può essere fermato da alcun surrogato e da alcun prodotto per la pelle e a cui mi ribello, ma cerco di imparare ogni giorno qualcosa. Il film è un’espressione del libertinismo alla De Sade, insomma davvero più sadismo che erotismo. Alla fine del film si capisce che si tratta delle fantasie del personaggio principale; grazie a Dio non ho tali fantasie, ma ovviamente tutti noi abbiamo delle fantasie che non corrispondono alla nostra visione morale del mondo e che secondo me non devono essere trattate automaticamente come peccato (o al massimo come „peccato comune“ nel senso del principe Myškin in dialogo con Rogozin in Dostojewskij „L’idiota“, 3, III); a volte si tratta di una rielaborazione necessaria di esperienze che abbiamo fatto ancora nell’adolescenza. Mi ricordo che dei compagni del liceo avevano, non so se costretto, spinto una ragazza a far loro dei blowjob ed una volta che ero stato invitato a fare i compiti a casa di uno di questi compagni, ad un certo punto mi sono accorto che il suo pene nei pantaloni era eretto; non è successo nulla perché io ero allora troppo pio, ma queste esperienze adolescenziali vogliono devono in qualche modo essere rielaborate e non credo che si tratti di quel adulterio compiuto nell’intimo di cui parla Gesù, ma della semplice percezione del piacere erotico che nella pornografia viene mercificato in modo spesso demenziale e che forse nella propria fantasia può essere regolato in modo più decente…Sono molto contento che mio figlio, da quanto posso giudicare, sia molto più libero di me da tutto ciò.  


Quale è la motivazione ultima di questo diario: „Mt, 10, [26] Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato“. 


Del lungo dialogo con Burkhard in Facebook riporto solo la traduzione automatica (da me velocemente rivista) del mio intervento più articolato:  Caro Burkhard, ti ringrazio molto per il dialogo; naturalmente, sono solo un insegnante e non un diplomatico e non ho uno sguardo di insieme della realtà nella sua totalità; le mie impressioni sono quindi solo parziali. Ho appena ascoltato i 28 minuti del discorso di Putin, che è stato citato solo molto selettivamente nei nostri media; naturalmente, ho sentito solo la traduzione italiana, ma i passaggi citati nei nostri media erano esattamente gli stessi della mia traduzione italiana. Un discorso molto impegnativo in cui Putin ricostruisce la storia del mondo dal punto di vista russo, a partire dalla seconda guerra mondiale, pieno di "ideologia", pieno di "lacune" - quando cita l'attacco della NATO contro la Serbia e l'interferenza degli Stati Uniti in Siria, non dice che Milosevic e Assad sono due brutali dittatori eppure il discorso è utile per capire l'interesse geopolitico di Putin. Quello che dice sull'invasione dell'Iraq legittimata da una bugia, invece, è assolutamente corretto. Come dice Papa Francesco, l'interesse geopolitico può essere raggruppato nella modalità di un poliedro e non di una sfera. Quindi ci sono diversi "punti" di connessione dei molteplici interessi e non un punto centrale come nella sfera. Tu dici che Putin non vuole tornare alla diplomazia, ma questo non corrisponde a quello che so da Aaron Maté. La tua presentazione di Putin corrisponde alla visione del mondo occidentale, che è altrettanto "ideologica" di quella di Putin. Se tu ha ragione, ci sono solo 2 possibilità: o i russi riescono a spodestare Putin o andiamo verso una terza guerra mondiale (questa seconda possibilità è più probabile). Quindi, non per avere "ragione", spero che la mia versione sia più corretta della tua, ma come ho detto, sono solo un insegnante di religione e filosofia che azzarda osservazioni di politica mondiale. Cordialmente, R


Di un articolo di Riccardo Cristiano su Padre Dall’Oglio uscito oggi vorrei citare questo passaggio: „Ma siccome Dall’Oglio operava  davvero nel nome della non violenza, da uomo di pace, i modi provocatori che usava con noi per svegliarci dal nostro torpore li usava anche con loro, per trattenerli dal rischio tremendo del nichilismo violento. Per questo propose una Siria federale. Sapeva che era l’unica via per salvare la Siria, e la pace nel mondo. Per ogni siriano la Siria è una, “una, una, una”, dicono sempre così. Ma lui sapeva che ogni forza del male avrebbe usato i provocatori, i sicari, per lanciare provocazioni da un territorio all’altro, per creare lo scontro tra comunità. Il federalismo avrebbe salvato l’unità. Non è quello di cui ci si sarebbe dovuti rendere conto in Ucraina?“ - io penso: si deve ancora ora! 


Abbiamo fatto una bella camminata nei pressi dei castelli  di „Domburg“ (vedi foto nella mia bacheca). 


Padre nostro…



(13.3.22) Nove anni fa veniva eletto Papa Francesco - nella mia bacheca in Facebook, in un post in inglese (scritto con l’aiuto di DeepL) ho espresso ciò che devo a questo uomo; Konstanze ed io seguiamo quasi ogni domenica l’Angelus e ascoltiamo con grande attenzione ciò che egli ci dice sul Vangelo e sul mondo. Sono molto grato che egli abbia posto nell’agenda ecclesiale il tema del discernimento degli spiriti. 


Il Santo Padre nel post-Angelus era molto preoccupato per l’attacco all’ospedale di Mariupol (una città che porta il nome di Maria) ed ha detto giustamente che nessuna strategia politica e militare giustifica una cosa del genere e secondo me questo vale anche se nell’ospedale fosse stato ucciso un solo bambino. La preghiera in silenzio per la pace su questo argomento è durata molto più del solito. Lascio ora infine la parola a lui: "In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!“


Nella mia bacheca in Fb ho condiviso un video di Tulsi Gabbard ed immediatamente sono arrivati i commenti che quando lei dice sui laboratori biologici in Ucraina fa parte della campagna di disinformazione della Russia. Dopo mesi e mesi di false accuse a Trump (durante la sua presidenza) sul tema „Russia“, adesso viene attaccata anche un membro del partito democratico e ciò fa solo vedere il livello della crisi che stiamo vivendo. 


Nella nuova puntata di „Useful idiots“ e quindi nel dialogo tra Afshin Rattansi, Katie Halper ed Aaron Maté ho imparato tantissimo, sottolineo qui, però,  solo due punti. Il primo è quello che chi soffre in una guerra sono sempre i popoli e ciò vale per quello ucraino, come per quello siriano, come per quello dello Yemen… In secondo luogo che la realtà non è il mondo di Marvel, per quanto quest’ultimo abbia una sua legittimità e un suo valore (obbedienza, amicizia…), e quindi i responsabili non sono solo degli individui. Chi dice che „solo Putin“ è il responsabile della guerra in corso di fatto nega che vi sia una storia prima della sua decisione di invadere con una guerra l’Ucraina, nega che ci sia un coinvolgimento disastroso degli USA a partire dal 2014 in Ucraina, come ci ha ricordato in un Tweet un membro del partito democratico, Ilhan Omar (cfr mio account in Twitter), nega che dietro Putin ci sia una struttura come la Duma, etc…  Certo parlare di una „narrazione occidentale“ è una semplificazione ma la semplificazione di far di Putin l’unico responsabile del contesto di guerra in cui ci troviamo è la semplificazione più terribile, perché le conseguenze per il popolo ucraino e non solo sono davvero terribili. 


Mio figlio mi ha dato un consiglio molto buono: Papà, se tu ti esprimi nei social media su questi temi, devi accettare che ti contraddicano, anche in modo scorretto. Ci lavoro su. Breve telefonata con mia mamma, che oggi è andata a pranzo con il parroco nella casa di un loro comune amico. 


Oggi è il 71esimo compleanno di Gianni Mereghetti, un amico di Abbiategrasso, che è forse la persona tra le più davvero „insegnanti“ che io conosca; una sua malattia più di dieci anni fa, o meglio il modo con cui l’aveva affrontata sono stati uno dei motivi per cui ritornai nella fraternità di Comunione e Liberazione. 


Ed ora mi aspettano due stelle e la luna. Una credo si chiami „Beteigeuze“ (in italiano Betelgeuse), che fa parte della costellazione di Orione e che avevo già notato qualche notte fa. Fa parte delle dieci stelle più brillanti del cielo di Marzo.


Padre nostro…


(14.3.22) Dopo giorni e giorni senza pioggia, oggi il pollaio, che si era quasi del tutto asciugato dall’umidità invernale, ha ricevuto qualche goccia di pioggia


Sorprendentemente nel „Servizio della Parola“ del progetto di religione sul „Senso della vita“ nell’ottava classe i ragazzi erano molto più irrequieti di quelli della settima, la settimana scorsa, ma anche questa mattina, durante la mia predica su Mt 16,24-28, erano molto attenti; ho tenuto conto del fatto che tra i ragazzi c’era anche un ragazzo di origine russa, che mi ha guardato con grande attenzione, ed un collega, nella sua preghiera iniziale, ha pregato anche (!) per le mamme dei soldati russi.


Oggi il tema è la felicità dell’io, ma a differenza della settima classe ho messo anche il punto di lavoro sull’io e la sessualità; gli altri temi sono rimasti gli stessi: l’io e la famiglia, l’io e la scuola, l’io e i social media, l’io e la gioia, l’io e il tempo libero.  


Chi riduce il mio diario notturno alla parte politica di esso fa un’operazione che non corrisponde al motivo ultimo per cui lo scrivo. Il tutto nel frammento di questo giorno ha un filo rosso: il desiderio di autenticità, non quello di infallibilità!!! Vorrei anche farvi notare, cari lettori, che non ho mai messo in evidenza questo mio diario, né con titoli né con foto e l’ ho pubblicato solamente nella mia bacheca, verso le dieci di sera (con qualche eccezione). 


Oggi „Le Monde“ ha attaccato il Papa, affermando: „per un cattolico che ascoltasse solo lui sarebbe molto difficile sapere chi ha iniziato la guerra“; Renato Farina ha commentato: „forse Le Monde ha confuso il papa con il conduttore di un telegiornale“. Farina cita anche Lucio Brunelli: „Mai, nessun papa in condizioni analoghe, ha citato nome e cognome dei leader e nemmeno degli stati“. Anche un teologo di Salzburg, nel giornale online dei vescovi tedeschi, ha attaccato il papa, tanto per dirlo sinteticamente, perché non ha puntato esplicitamente il dito contro Putin.  


Gira la voce che parlare di laboratori biologici in Ucraina sia un motivo della campagna di disinformazione della Russia o ancor peggio un interesse dell’estrema destra: tutti gli autori che cito io, su questo argomento e su altri, sono o di sinistra o appartenenti al partito democratico, i quali, però, si distanziano dall’élite politica che viene rappresentata dalla Clinton o dal Biden. E sono quasi tutti giovani. L’unico autore di estrema destra che conosco è Stephen Bannon che credo di non aver mai citato in questo diario; lo citai dai „Contadini“ all’inizio della presidenza di Trump, per criticarlo. 


Anche in questo tema non ho alcuna pretesa di infallibilità - le mie fonti coprono solo una parte dei problemi di cui si dovrebbe trattare. Fonti che ritengono Putin, però, per un pazzo isolato o che non tengono conto della percezione della storia, a partire dalla caduta del muro di Berlino, che hanno i russi, o che citano alcuni documenti isolati dal contesto storico -  che in modo del tutto ideologico e chiamando tutti i suoi nemici „terroristi“, Putin ha cercato di spiegare nel suo messaggio di inaugurazione di questa guerra disastrosa, disastrosa anche per la sua gente -  sono per me contra-intuitive e non mi aiutano a comprendere la realtà. Allo stesso tempo non mi stanco di ripetere che né io né le persone che cito sono infallibili. Infine vorrei dire che sono responsabile di ciò che c’é scritto nella mio diario, nelle mie bacheche (Facebook, Twitter…)  condivido diversi link, che si contraddicono e di cui io non ho alcun altra responsabilità, se non quella di averle letti o ascoltati. Nel mio diario, all’inizio della guerra (uso la parola guerra e non operazione militare, come vorrebbe Putin) ho citato una volta una frase del dittatore bielorusso, Aljaksandr Lukašenka: questa cosa potrebbe essere equivocata, almeno da parte di persone che vogliono equivocare e che non hanno mai sentito che un filosofo cerca sempre il „momento di verità“ anche nei nemici. Ripeto: Putin ha cominciato ed è responsabile della guerra in corso, una guerra contro il buon senso e contro il diritto internazionale, contro la morale e il Vangelo, ma se le fonti che uso con più fiducia su questo tema (Katie Halper, Aaron Maté…) hanno ragione, non è il solo responsabile del contesto globale, perché a partire dal 2014 gli USA hanno fornito armi per miliardi di dollari all’esercito ucraino che nel battaglione Azov, include forze neonaziste…Questo mio è il diario di un filosofo e non sono un conduttore del telegiornale ed ovviamente mi fido del mio „discernimento“ quando cito certe tesi: non ho mai, ripeto, detto che io sia infallibile e non ho nessun problema se qualcuno obietta che una certa affermazione non sia vera; sono triste quando, in modo particolare amici che mi conoscono da decenni, mi accusano di cose, di cui io non ho dato alcun motivo: non sono un agente russo, come non ero un agente vaticano - la prima accusa che mi hanno fatto in Baviera, quando sentivano, nei miei primi anni tedeschi, che prendevo sul serio quello che dice il papa; essendo ora il papa „comunista“, forse un agente del Cremlino… (affermazione ironica)… sono diventato un agente di Putin. 


Francesco Petronella nella sua bacheca Facebook di oggi scrive per esempio delle obiezioni serie che si potrebbero fare a me e alle mie fonti: anche lui pensa che sia stato un errore isolare diplomaticamente la Russia, ma non crede che la categoria „occidente“ possa unificare realtà differenti come gli USA, la Nato, la Eu. Ed ecco in sintesi le sue critiche: non solo le preoccupazioni della Russia, ma anche quella dei paesi baltici, della Ucraina stessa, devono essere prese sul serio. La questione della Nato sarebbe solo una scusa per un’operazione che era già stata pianificata da tempo. Le esercitazioni militari russe sarebbero molto più forti di quelle fatte dall’Ucraina e da altri paesi occidentali. La questione del battaglione Azov sarebbe esagerata ed infine un complesso anti-occidentale sarebbe causa sempre di tutto: del giudizio negativo sull’invasione dell’Iraq, etc. Su tutto ciò si può ovviamente discutere, ma ovviamente supera i confini di un diario personale.  Ed io mai direi che Petronella è un agente di Biden o che contribuisca alla sua propaganda…


Padre nostro…


(15.3.22) La salute di mio padre è stabile, ha detto la dottoressa a mia sorella, che è a sua volta bloccata a casa per un virus, ma è sorta una nuova piccola infezione. Poverino! E senza poter vedere la famiglia per più di un mese. La visita medica di Ferdinand è andata bene - Dio sia lodato! Mia mamma è del tutto contenta del suo giardiniere di Ferrara, che lavora nel giardino, proprio così come lo desidera lei; oggi le ha portato anche su, al primo piano, la spesa, perché questo tipo di cose l’ affaticano. 


Un pensiero di mia moglie Konstanze è importante per comprendere il modo tedesco di pensare della generazione nata dopo la fine della seconda guerra mondiale, fino forse a quella nata negli anni settanta: con grandissima insistenza hanno imparato, grazie a Dio, che Hitler non deve più accadere; ora se si identifica in qualche modo Putin con Hitler è chiaro che questa generazione non può che pensare che vi sia una inconciliabilità ultima tra Putin e la democrazia. 


Anche l’osservazione di Konstanze sul fatto che non si può vivere solamente „nella notizia“ - non era possibile nella pandemia e non è possibile ora -  mi sembra di importanza per tutti noi,  tanto più se davvero fossimo qualche settimana prima di una catastrofe, come l’inizio di una terza guerra mondiale. Il giorno deve essere vissuto come dono anche di fronte ad uno scenario tale, in vero anche dentro di esso. Questo è anche il motivo per cui non è possibile a nessuno leggere o tenere conto di tutto ciò che si dovrebbe leggere o vedere per affrontare un tema in tutti i suoi fattori - un dialogo è una grande ricchezza, proprio per comunicarsi i diversi fattori in gioco, se non accade nello stile di un: io ho sempre ragione e l’altro è un imbecille. Questo in effetti è un non-dialogo!  


Io credo che uno dei motivi per cui ieri nel „Servizio della Parola“ i ragazzi erano così inquieti abbia a che fare con questa impossibilità di vivere sempre „nella notizia“ ed in modo particolare se i giovani percepiscono in noi adulti un tono sempre malinconico o tragico che ovviamene non si può sopportare per giorni interi…


La scena in Bruchtal (Hobbit) in cui Saruman „dialoga“ con Gandalf alla presenza di Galadriel, di cui ho già parlato qualche giorno fa, è davvero piena di significati simbolici. Il dialogo, o meglio il non-dialogo tra Saruman e Gandalf, sebbene abbia un carattere di ufficialità, non ha neppure da lontano il peso del dialogo intimo tra Galadriel e Gandalf, che non ha bisogno di suoni, perché accade per l’appunto nell’intimo dei due. Questo elemento „mariano“ è poi approfondito dall’aiuto che Galadriel offre a Gandalf e dal suo invito a non aver paura - ti sarò vicina se hai bisogno, così come lo è Maria (certamente solo in Gesù) per tutti i cristiani. Per cui sono molto contento che Papa Francesco voglia consacrare l’Ucraina e la Russia al cuore immacolato di Maria. Anche per i ragazzi del progetto dell’ottava classe ho preso spunto da questa scena per spiegare la „logica dei piccoli“, di cui avevo già parlato venerdì scorso. Anche la lotta tra i giganti di pietra è simbolicamente forte: sono sempre i nani e i piccoli che ci perdono quando i giganti si scontrano. L’ottava, che ho questa settimana nel progetto, è una classe ginnasiale, per cui è stato possibile mettere a tema i paralleli tra il NT e l’Hobbit. In entrambi vi è un viaggio per liberarsi dal nemico: il diavolo nel NT e il drago nell’Hobbit. In entrambi vi è una comunità che insieme intraprende questo viaggio e che non è una comunità democratica, ma guidata…


Cara Cristina, grazie per la tua fiducia che mi fa tanto bene, perché per già due volte persone che pensavo mi fossero amiche mi hanno trattato come l’ultimo degli imbecilli, che fa propaganda ai russi. Per quanto riguarda la questione del solidarizzare con gli aggrediti direi che gli aggrediti sono sempre i popoli e le persone singole di questi popoli e il Papa ci ha detto che cosa dobbiamo fare: accoglierli. Noi per ora abbiamo dato solo la nostra disponibilità, ma visto che cercano al momento piuttosto appartamenti dove i profughi vivono da soli, noi ne abbiamo solo uno di questo tipo e ci vive da anni una mamma con la sua figlia. Insomma per ora la nostra disponibilità è stata solo nella teoria. Noi abbiamo offerto una convivenza con i profughi che non sembra essere al momento, nel nostro paesino senza negozi, una necessità, sebbene più volte ci hanno annunciato che immanentemente doveva venire una mamma con bambino da noi. 

Per quanto riguarda il „discernimento“ che io faccio, esso non è infallibile, ma è un tentativo di capire se ci sia un solo aggressore o se in questa categoria ci siano più fattori in gioco, oltre a quello immediato che è certamente Putin e la duma russa. Ho condiviso questa mattina nella mia bacheca in Fb un’interpretazione del tutto diversa degli avvenimenti, anche con una traduzione inglese, di un testo di un giornalista italiano, Francesco Petronella, che ha per l’appunto una narrazione diversa dalla mia; l’ho condivisa perché anche in quella „narrazione“ ci sono tanti momenti di verità. 

Un abbraccio, Roberto 


Nella puntata di ieri di „Useful idiots“, che è anche il mio esercizio settimanale nella lingua inglese, mi ha colpito il fatto che Maté, che viene accusato di essere un apologista di Putin, abbia detto con tutta chiarezza ancora una volta che questa guerra ogni giorno che passa, fa si che anche le persone che simpatizzavano per il presidente russo (né lui né io hanno mai simpatizzato per lui) prendono sempre più le distanze da lui, perché non si può legittimare l’attacco e l’uccisione di civili e di strutture civili. Allo stesso tempo Halper e Maté hanno fatto vedere un video clip in cui un senatore americano nel 2017 (?) in Ucraina, parlando a militari ucraini, li ha incitati alla guerra contro la Russia. Queste cose devono essere tenute presenti, se si vuole porre la domanda seriamente di chi sia l’aggressore.  Ovviamente sono anch’io colpito dell’azione della giornalista russa  Marina Owsjannikowa che durante un telegiornale del suo paese ha fatto vedere un messaggio contro la guerra ed ora è stata arrestata, ma allo stesso tempo penso che ciò che ci fanno vedere ogni settimana Katie Halper e Aaron Maté sia anche molto coraggioso. 

Negli USA ci sono alcuni politici - stanno aumentando? - che vogliono una linea dura contro Putin.  - La dichiarazione del cancelliere tedesco: "Con ogni giorno, con ogni bomba, la Russia si allontana di più dal cerchio della comunità mondiale che formiamo tra di noi“, da una parte è comprensibile, dall’altra non è saggia e sottovaluta del tutto il pericolo di una terza guerra mondiale. Dobbiamo tornare al più presto possibile al tavolo dei negoziati, come ha detto il Papa. Katie Halper ha giustamente ricordato che una guerra finisce sempre con dei negoziati, il problema è quante persone debbano morire prima che ciò accada.


Alle 17 Konstanze ed io abbiamo pregato per la pace (Pater, Ave, Gloria), un mio collega mi aveva parlato di questa azione di preghiera a cui partecipano molti cristiani. 


Padre nostro…



(16.3.22) È una notte di luna piena, quindi si vedono solo le stelle più lucenti, tra cui all’est della casa „Arturo“, la quarta stella più luminosa del cielo notturno, e la più luminosa della costellazione del Boote, come spiega Wikipedia. 


È finito il progetto di religione nell’ottava classe con le immagini stupende dell’Hobbit, in cui arrivano le aquile a salvare la compagnia aggredita e in cui Thorin, abbraccia Bilbo, dicendogli, nel suo modo burbero, che non si era mai così sbagliato nel giudicare una persona. 


Ho condiviso nella mia bacheca l’articolo di Adriano dell’Asta „Nostalgia della nuda verità“ - io non sono d’accordo, a livello di metodo, con nulla (se non con l’intenzione, che non metto in dubbio, di sostenere l’Ucraina) e il suo modo di argomentare mi spaventa, perché non è per nulla un contributo alla pace e serve solamente ad acuire, anche tra amici che cercano di capire il reale, una distanza che potrà essere superata solamente dalla „sola gratia“ - per quanto riguarda la „nuda verità“, c’è ne è una sola: Cristo crocifisso, Cristo disceso nell’inferno! E guardando a Lui si deve essere sempre disposti alla pace con tutti! Perché noi tutti siamo sorelle e fratelli! Questo articolo dimostra la debolezza ontologica e storica di un pensiero che è rimasto fisso alla grande contrapposizione dell’unico nemico (Stalin, Putin), espresso con la formula: „Grande ragione dell’aggressore“ (ed aggressore Putin lo è certamente), contrapposta alle ragioni degli aggrediti-dissidenti, come se la storia che stiamo vivendo ora sia solo la ripetizione di uno schema antico e al massimo si debba tener conto di qualche deterioramento ermeneutico. Chi prova a tenere presente più fattori viene accusato di „morte spirituale“ e i „fatti alternativi“ vengono ridicolizzati, perché ovviamente vi è una sola „ragione“, una sola „narrazione“ quella dei saggi esperti. Dire poi che „i fatti alternativi“ non possono essere giudicati „perché sono sempre fuori dalla ragione“ è semplicemente un’offesa al lavoro di tanti giornalisti e filosofi che cercano di capire il reale senza essere vincolati dall’unica narrazione che pretende di essere l’unica espressione della ragione. Ecco cosa sono i fatti alternativi: non un’invenzione irrazionale, ma il tentativo di tener conto anche di reali fatti che la „narrazione unicamente ed univocamente razionale“ non permette che siano presi in considerazione. Il pensiero aperto vive di fatti alternativi!  In vero vi è nella testa dei nostri saggi esperti solo una „Grandissima ragione“ ancora più grande della „Grande ragione dell’aggressore“ - la ragione di chi ha sempre ragione e che non è mai capace di veder il momento di verità anche nei nemici, come avevo imparato si dovesse fare, leggendo l’intervista di Alver Metalli ad Alberto Methol Ferrè. La debolezza ontologica del pensiero di Dell’Asta, ma non solo sua, sta nel fatto che l’unica narrazione possibile non ha il minimo senso della debolezza ultima dell’essere, che è amore gratuito e frustrato e che non può essere difeso da alcuna forma di nazionalismo (anche concedendo che la difesa sensata della propria nazione sia alcunché di legittimo) - „credibile è solo l’amore“, quello crocifisso, nudo e disceso all’inferno e di questo, nell’articolo di Dell’Asta, si fa fatica a trovarne una reale e feconda presenza.


Il Molokano (Tempi, 1.3.22) nel suo scritto dal lago di Sevan con  precisione spiega come mai gli Armeni, che lui ama alla follia, non furono aiutati dalla Nato…, né emozionalmente né militarmente, quando sono stati aggrediti nei famosi 44 giorni del 2020, „dalla fine di settembre ai primi di novembre“, mentre l’Ucraina riceve un così grande aiuto (grazie a Dio, almeno per quello umano e di accoglienza). Il Molokano non ha desiderato, né desidera alcun intervento guerriero, né nel primo né nel secondo caso, ma non vuole neppure negare l’evidenza: l’Armenia non aveva alcun peso finanziario per cui valesse la pena impegnarsi, piuttosto, se le fonti del Molokano sono giuste, la Nato e Israele, hanno fornito le armi agli aggressori e Putin aiutò un po’ gli aggrediti. 


Scrivendo mi accompagna l’opera completa per pianoforte di Ludwig van Beethoven, suonata da Igor Levit. E proprio questa musica così „precisa e sofferta“, come per esempio l’adagio della suonata in C minore, mi fa pensare ad uno dei temi filosofici più importanti di Ferdinand Ulrich, quello del discernimento filosofico - nessun pensiero, neppure il mio, non è sottoposto a tentazioni e queste sono difficili da superare e non lo possono per nulla in forza di un mero sforzo speculativo. 

Telefonata con il parroco che è ancora malato, per cui Sabato sera dovrò tenere ancora una volta il „Servizio della Parola“ - dice che dobbiamo tenerci pronti ad accogliere chi verrà da noi e da lui. Oggi i russi hanno bombardato anche una Chiesa…


Padre nostro…

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