mercoledì 28 febbraio 2018

Per un ecumenismo dell'amore . in dialogo con Padre Antonio Spadaro

Il capitolo "Opposti ecumenismi: d'amore e d'odio", nell'introduzione al libro "Il nuovo mondo di Francesco" è tra le cose che colpisce il mio cuore più di tutto quanto abbia letto negli ultimi tempi, anche se molte cose che ho letto, in primis i libri di Massimo Borghesi, sono stati una grande preparazione filosofica a comprendere ciò che dice il padre gesuita italiano. Il lavoro svolto nei "Contadini" negli ultimi quattro anni, anche. 

Il padre siciliano parla con una chiarezza sorprendente: esplicita un radicale no, a scuola di Papa Francesco, "dell'uso della religione a fini politici". Un radicale no alla "rappresentazione" della "grande tradizione cattolica" a fini politici. Un radicale no, al terrorismo islamico e all'identitarismo crociato occidentale, che hanno radici socioeconomiche e non religiose! 

Un radicale si a quell'ecumenismo dell'amore espresso in modo molto bello nella frase di un proverbio giapponese: "quando si apre il fiore la farfalla arriva, ma allo stesso tempo quando la farfalla arriva si apre il fiore" (di fronte alla salma della giovane vietnamita, morta nell'incidente di cui ho parlato nei giorni scorsi, mentre pregavo le mie preghiere cristiane insieme ai buddisti, potevo comprendere ancor di più l'amicizia tra don Giussani e il professor Shodo Habukawa che aveva usato questo proverbio giapponese per spiegare la sua amicizia con il sacerdote cattolico italiano). 

Questa tenerezza dell'amore gratuito viene distrutta da ogni "finalità politica", fosse anche per una causa giusta (per esempio la valorizzazione della donna nella Chiesa). 

Padre Spadaro SJ, seguendo Papa Francesco, giunge all'idea del tramonto dell'Occidente cristiano come "risorsa teologica" e non come "tragedia" alla scuola di uno dei grandi maestri gesuiti di filosofia, Padre Erich Przywara SJ. 

Cosa è in gioco? La definizione della Chiesa, non come garanzia dei ceti dominanti, anche quando questi si "vendono" come "tradizione cattolica, popolare e riformatrice", ma una Chiesa che vuole incontrare Cristo, che è stato ammazzato fuori dalla città, come l'Agnello macellato, che non macella nessuno (cfr. il mio articolo del 2004 nella "Communio americana", su una riflessione cristiana in tempo di guerra). 

Padre Balthasar disse che non scrisse mai nulla di filosofia che non fosse stato influenzato da Padre Przywara - l'aver presentato un padre Balthasar "tradizionalista" è stato forse uno degli elementi più deleteri della sua ricezione italiana, che tra l'altro è stata gigantesca e di cui sono riconoscente. Il gigante della teologia cattolica del ventesimo secolo non ha mai avuto alcuna simpatia per movimenti identitari e tradizionalisti che gli hanno augurato la morte e l'inferno fino all'ultimo giorno della sua vita. E ciò che più gli stava davvero a cuore, la comprensione del "descensus ad inferos" di Adrienne von Speyr, è stato bloccato (almeno si è provato a farlo) proprio da questi movimenti tradizionalisti che vedono una donna, Adrienne, che è stata sposata due volte come il fumo negli occhi. Come conciliare con la loro visione del mondo clericale e maschiocentrica che sia proprio una donna ad aver messo il dito nel cuore più profondo di Cristo, morto e disceso all'inferno, per amore gratuito? 

Ora quello che io ho imparato nella vita dai due grandi maestri svizzeri è sceso al trono di Pietro con l'intenzione - del cielo -  di smantellare questo trono a puro servizio degli uomini. In dialogo con altri grandi pastori cristiani, come dimostra l'avvenimento gigantesco ecumenico del Papa sull'isola di Lesbo (con il patriarca ecumenico  Bartolomeo e l'arcivescovo Hieronimus II) e a Cuba (con il patriarca di tutta la Russia Kyrill ). 

È salito sul soglio pontificio un papa che sa parlare a Yad Vashem a Gerusalemme ed avere il rispetto del mondo islamico. Un papa che potrebbe arrivare addirittura nella Cina di Xi Jinping. Un papa che non si serve di nessuna "narrativa della paura"; un papa, come testimoniano i suoi amici, per esempio Lucio Brunelli, che già dal tono della sua voce, di fronte ai disastri del mondo, ha "sgomento" e non "invettiva". Anche il mio post sullo scandalo planetario sul sesso nella Chiesa cattolica ha a che fare, nel profondo, con lo sgomento e non con l'invettiva. Uno sgomento libero da ogni complesso antiromano. Dal più profondo del cuore so cogliere nel giuramento cardinalizio di essere disposto a difendere il Papa con il proprio sangue, uno dei momenti più sublimi delle varie cariche cattoliche. 

Non è un caso che nelle esperienze mistiche di Adrienne, descritte nel libro "croce ed inferno" da Balthasar non ci siano "persone" (come nel caso di Dante), ma solo "vestigia" del peccato. Non è un caso che chi prenda sul serio la discesa negli inferi di Cristo, non può che ritornare alla verità evangelica più autentica, quella dell'amore per i nemici, che fa dire al Papa che anche terroristi sono "povera gente criminale". Cristo, che Papa Francesco, vuole rimettere nel centro dell'attenzione del mondo e della Chiesa, ha davvero redento il mondo fino dentro al disastro dell'inferno stesso. 

Chi conosce la potenza del "bugiardo" "non può che porre una forte resistenza alla fascinazione per il cattolicesimo come garanzia politica". Gloriose vestigia, pilastri di argini al declino, non possono fermare la battaglia di Lucifero contro la Chiesa che non può essere "confusa", anche se è "legata", a determinate costellazioni politiche (di fronte a Cristo siamo tutti cattivi o molto cattivi). Contro le vestigia dell'inferno ci può salvare solo Cristo, non come misericordia posposta al nostro lavoro, ma come l'unico lavoro da fare. 

Un lavoro che possiamo fare poi in dialogo con tutti i tentativi politici che vogliono servire il bene comune dell'uomo. 

Qui in forma video: 

https://www.youtube.com/watch?v=8NsJepQTgak&t=182s

Uno scandalo a livello planetario che non può essere taciuto

Le notizie che arrivano dalle diocesi di Caserta e Napoli (sacerdoti che pagano prostituti omosessuali) sono sconvolgenti e mettono in mostra un problema planetario. 

Ci troviamo confrontati con una Chiesa che dall'Australia agli USA passando da noi ha un problema gigantesco con il sesso. 

So che nelle diocesi tedesche ci sono tanti sacerdoti che hanno una vita sessuale nascosta. Tutto questo non aiuta nessuno. 

Il cardinale di Napoli assume l'atteggiamento di altri vescovi nel mondo, per esempio in Cile, con cui si tenta di nascondere lo scandalo con l'argomento, in sé giusto, e cioè che tanti sacerdoti fanno un grande lavoro. Lo fanno anche alcuni sacerdoti che si innamorano.

Non sto parlando di superamento del celibato. Non è che lo sposalizio dei sacerdoti risolverebbe tutti i problemi. Anche nei pastori luterani vi è pedofilia e violenza in famiglia. 

Questo è il misterium iniquitatis che attacca il cuore della Chiesa. 

Che soluzione propongo? Credo che si dovrebbe essere trasparenti ed avere un reale atteggiamento di confessione. 

È vero ci sono delle grandi figure di vergini, come per esempio don Giussani stesso, di cui si ricorda il tredicesimo anniversario della sua salita al cielo o il mio maestro Balthasar. 

A., un carissimo amico, è una figura luminosa di verginità vissuta, ma dobbiamo accettare la critica che sulla sessualità abbiamo insegnato un fracco di "frignacce" (non so se si scrive così). In primo luogo quella di non aver capito che eros è una fonte del coraggio di vivere.  

Il teologo Eugen Drewermann aveva scritto un libro in cui aveva fatto vedere lo stato di vita di tanti sacerdoti, purtroppo il suo atteggiamento antiromano, non ha aiutato la sua credibilità - ma i problemi toccati richiedono un'urgente correzione.

Una correzione che ha a che fare con la misericordia, ma quella vera che è fuoco!

Perché non mi è piaciuta l'intervista che ha dato don Carrón alla fine della Santa Messa in Duomo nella ricorrenza della morte di Don Giussani.

Perché non mi è piaciuta l'intervista che ha dato don Carrón alla fine della Santa Messa in Duomo nella ricorrenza della morte di Don Giussani. 
Sono ovviamente contento che tanta gente, anche a tredici anni della morte del sacerdote della bassa lo senta come un compagno di vita - e di fatto dal cielo si può essere ancora più presenti che dalla terra (in cui si è legati dal proprio carattere e da tante determinazioni sociali). 
Ovviamente è giusto anche che come responsabile del Movimento dica che CL in Italia ha una presenza che non ha in nessuna parte del mondo. 

Suppongo però che nel duomo c'erano anche tanta di quella gente che incontriamo nella rete, con i loro pensieri razzisti e con una visione del mondo e della Chiesa che è il contrario di quella che ci vuole insegnare Papa Francesco e che si può riassumere nella differenza delle due parole inglese "faith" e "fight". 
L'arcivescovo stesso nella sua predica non ha potuto tacere gli errori che sono fatti e che vanno confessati. 
Il mio maestro Balthasar era dell'idea che non si dice in pubblico alla propria madre se ha un cappello ridicolo; ma qui non si tratta di cappelli ridicoli, ma di cose come corruzione, come razzismo. 
Tacere è secondo me collaborare. Sarebbe bello se don Carrón facesse sentire la sua paternità anche a chi con un grande lavoro gratuito e profetico cerca di salvare il salvabile.
Dopo quella intervista mi sono sentito più solo. E suppongo non solo io, ma tanti altri che con libri, lavoro giornalistico e televisivo, stanno facendo una grande lavoro di reale sequela al Santo Padre, nel suo tentativo di "frenare l'apocalisse" come ci ha insegnato Padre Antonio Spadaro SJ.

Ho scritto nello stesso giorno nella mia bacheca in Facebook: 
Rinnovo la mia obbedienza a don Julián Carrón (a scanso di equivoci)

Preghiera per ottenere l'indifferenza

Signore, Tu sai che vorrei servirti,
ma dipendo ancora dalla mia opera
e dal mio giudizio;
che mi rintano in continuazione
e velocemente dentro di me,
per considerare tutto dal mio punto di vista,
così che faccio questo e non faccio
quest'altro,
desidero questo
e detesto quest'altro.

Tu però ci hai rivelato,
in tutta la Tua vita e in modo particolare sulla croce,
cosa significhi fare la volontà d'un Altro.
Questo Altro era per Te il Padre,
il Padre così perfetto, che Tu a priori
e senza sottoporle ad un Tuo controllo
hai considerato ed accettato
ogni sua decisione come perfetta.

Non in forza di una gnosi,
che ogni volta avrebbe dovuto essere
frutto di controllo e di considerazione,
ma di un amore.
Il tuo amore per il Padre ha preso
una volte per tutte il posto
di un Tuo propio controllo.

E questo amore lo hai donato anche
ai tuoi santi,
e il Tuo santo Ignazio ha scritto di esso
e ne ha parlato,
ed ha mostrato che la volontà del superiore,
la volontà del Padre,
in primo luogo la volontà divina
è decisiva per l'amante,
che non vuole conoscere altro
che il desiderio dell'amato.

Donaci la Tua forza filiale,
permetti di imparare
ad amare il Padre come lo
hai amato tu,
permetti
che attraverso Te e attraverso
il Tuo atteggiamento
giungiamo a Lui,
che in forza della
Tua obbedienza perfetta,
diventiamo obbedienti,
attraverso la tua indifderenza
indifferenti.

Permetti che non cerchiamo in nulla
ciò è nostro,
ma che con il tuo santo Ignazio
ci muoviamo direttamente verso di Te
diventando così indifferenti
fino nel fondo del nostro cuore,
non per essere menefreghisti
nei confronti Tuoi e del mondo,
ma per cominciare finalmente
ad amare Te e il Padre
nello Spirito Santo
sopra ogni cosa.
Amen!

(Adrienne von Speyr in un tradizione di Roberto Graziotto)

lunedì 26 febbraio 2018

Sfidare l’apocalisse, non negare, ma sfidare l’apocalisse con l’unico metodo che noi cristiani abbiamo a disposizione: mettere Cristo sempre più al centro della Chiesa.

Sfidare l’apocalisse, non negare, ma sfidare l’apocalisse con l’unico metodo che noi cristiani abbiamo a disposizione: mettere Cristo sempre più al centro della Chiesa. 

Questo ha come conseguenza due „poli“ che si richiamano a vicenda: da una parte „la consapevolezza bruciante sul ruolo del primato petrino“, ma allo stesso la consapevolezza drammatica che non si tratta di esaltare Francesco, ma Gesù, „facendosi da parte per lasciare a Cristo il centro della scena“. 

Questo significa che il „tempo deve essere pensato in relazione al trascendente“. Per questo in questi giorni in tedesco sono intervenuto perché la questione del „chi ha avuto colpa dell’incidente“ non stesso in primo piano. I tre che sono morti e i due che hanno sopravvissuto hanno bisogno di essere relazionati al „trascendente“, al „mistero“. 

E questo che vale nella piccola scena del mondo, vale anche per il grande palcoscenico del mondo. 

Ci troviamo sempre in una situazione di „conflitto“ e quando muore gente così giovane, come nella guerra in Siria o nell’incidente qui da noi, sentiamo il respiro dell’apocalisse, ma nessuna persona che sia realmente sana può augurarsi un avvicinamento di essa. Piuttosto la preghiera di essere pronti se arriva. Poi il mondo ha bisogno non di profeti di sventura, ma di padri come Abramo che cercano di frenare la catastrofe. I papi sono certamente tali figure. 

Nessuno che conosca il mondo e le sue brutalità può, se vuole essere ragionevole, rinunciare alla categoria delle due bandiere di Ignazio: o sei con Cristo o sei con il diavolo! Allo stesso tempo però è un errore fatale, come spiego nel video (nella mia bacheca in Facebook) e ancor più come spiega il Padre Spadaro, identificare questo scontro con gli scontri sulla terra su diversi temi. Le due dimensione sono „legate ma non confuse“ e il nostro compito è quello di dialogare con il mondo, non come adeguamento mondano, ma in uno spirito di resistenza alla catastrofe - per trovare insieme fonti del coraggio di vivere. 

Non dobbiamo affrettare l’apocalisse, anche se questo desiderio è in noi, come ha capito forse più di tutti Walker Percy. 

Dobbiamo discernere e distinguere la fede (faith) da ogni tipo di „battaglia“ (fight). Non si tratta di essere diplomatici a tutti i costi, ma in primo luogo di identificare il vero nemico - quello già identificato dal Vangelo: il denaro, mammona. Con cui si pagano le guerre di ogni tipo, anche quelle ideologiche. 

Gli scontri anche a livello ideologico contro la perdita dei valori è finanziata - lo dico io - da potentati che stanno usando il mondo cattolico per i loro scopi di avvicinamento dell’apocalisse. La guerra all’Islam è secondo me una di queste forme di accelerazione (la più grave al momento, forse), come abbiamo compreso dai Contadini esaminando il pensiero di Steve Bannon, che cita anche il Padre Spadaro. 

L’unica vera alternativa oggi è quella che il mio nuovo amico Riccardo Cristano sottolinea in questi tempi: tra la „civiltà dell’incontro“ o l’“inciviltà dello scontro“. Anche i temi come il gender e gli altri temi cari (nel senso dello scontro) al mondo cattolico tradizionalista, sono certo temi in cui si deve stare all’erta, quando essi diventano strumenti di battaglia ideologica di lobbies, evitando però la squalificazione del nostro sistema di diritto, che è uno „stato di diritto“. Posizioni disfattiste a livello politico, giuridico o ideologico sono tutte forme fascistoidi (qui è necessaria la distinzione tra fascismo storico e movimento antropologico dell’animo umano) di anticipazione dell’apocalisse , quella che deve essere invece frenata! 


domenica 25 febbraio 2018

Über die Frage nach der Schuld von jemandem

Über die Frage nach der Schuld von jemandem
Fangen wir mit einem Gebet von einer Ärztin, Adrienne von Speyr (1902-1967), an: 

"Obwohl du, Christus, den Tod erlittest,
den wir durch die Last unsere Sünden
verschuldet haben,
kommst Du als unser Brüder zu uns zurück
mit dem Geschenk Deiner Erlösung.
Du lässt es uns nicht entgelten,
dass wir Dich an Kreuz gebracht haben,
lass uns vielmehr teilnehmen an Deiner Freude (!!!),
feierst ein Wiedersehen mit uns, als wir nie untreu gewesen,
als hätten wir stets in Glaube und Vertrauen
auf Dich gewartet...
".



Das ist die frohe Botschaft: derjenige, der ein Recht hätte sich über unseren Sünden zu beschweren, da er ohne Schuld ist, tut es nicht! 
Schuldzuweisungen sind jedoch einen nationalen Sport, besonders hier im Netz. 
Einige müssen es im Bereich ihres Berufs tun (Polizisten, Richter...), aber es wäre schön, wenn sie es innerhalb der Grenzen ihres Berufes täten. 
Als Beispiel: nicht alles was etwa ein Polizist in Affekt sagt ist "innerhalb der Grenzen" des eigenen Berufes. Er ist ein Mensch, wie wir alle, er darf es tun, aber man muss das nicht als die Mitteilung der Wahrheit wahrgenommen werden. Auch Zeugenaussagen, besonders wenn sie unter Schock abgefragt worden sind, sind auch keine unbedingte Wahrheitsmitteilungen. 
Auch ohne den Glauben dürften die Menschen guten Willens verstehen, dass es keine Schuld, die separat von uns allen, gibt. Wenn Jugendliche am Wochenende mit Alkohol und Drogen übertreiben, das ist sicher nicht Schuld von den Jugendlichen allein. 
In ihrem Herzen sind die Jugendliche noch sehr unschuldig und fähig Akten der Solidarität zu vollziehen, die wir Erwachsene, die ständig mit der Frage: "wer Recht hat" beschäftigt sind, nicht tun. 
Was das Christentum anbelangt, alles was gesagt wird, muss mit der Freude zu tun haben und wenn in einem Moment sie nicht möglich ist, dann mit der Traurigkeit, aber nicht mit der Verbitterung. 
Warum? Weil die Wirklichkeit sich vom Vater zum Vater bewegt und nichts verloren geht. Alles ist gerettet! Und wir dürfen hoffen, dass alle gerettet werden.

sabato 24 febbraio 2018

È il Sabato Santo l‘unico atteggiamento legittimo del cristiano? - in dialogo con Padre #Przywara

È il Sabato Santo l‘unico atteggiamento legittimo del cristiano? - in dialogo con Padre #Przywara
Zeitz. C’è una riflessione sulla quaresima e in modo particolare sul Sabato Santo del Padre Przywara del 1923 che mi ha fatto molto riflettere. 
Di fronte alle catastrofi del mondo il padre gesuita, maestro di filosofia di Balthasar, si chiede se il nostro atteggiamento ultimo nei confronti del mondo non dovrebbe essere quello del Sabato Santo. Nel suo modo di vedere questo giorno si tratta di un "giorno tra", un giorno in cui tutto tace. 
Padre Przywara respinge questa "tentazione" - proprio perché è un "giorno tra" non può essere sublimato. Senza la gioia della Pasqua prima o poi rimpiangerai i piatti di carne in Egitto e cioè il potere che avevi. 
La cosa che possiamo dire con certezza è che questo mondo cattolico arrabbiato (parte del mondo arrabbiato in genere) non ha nessun senso della gioia pasquale, ma non ha neppure senso di quel vero ed intimamente „evangelico“: Signore perdonami, non sono degno di te. Io, non sono degno di te, non gli altri. Senza questa confessione del peccato e senza la gioia pasquale anche questo atteggiamento così cristiano, come quello del Sabato Santo diventa pian piano solo la serietà dell'uomo di mondo che sta sopra le parti e sa giudicare tutto, ma in questo giudizio non vi è nulla di cristiano. 
Spesso gli articoli di alcuni giornalisti cattolici sono una riflessione mondana sul mondo che piace ai signori del centro destra o di qualche altra formazione politica.
Spesso sono un civettare con la rabbia, con lo spirito della rabbia che sta investendo il mondo è che non ha nulla a che fare con l’ira santa di cui parla Tommaso o con la necessità di un giudizio su ciò che accade. 
Noi tutti abbiamo una parte di rabbia e questa non è autentica, perché solo l'amore gratis è autentico. 
Quando facciamo le nostre tirate contro i cristianisti della rete corriamo noi stesso il rischio di vivere di questa rabbia. Cristiano autentico è colei o colui che vanno in una clinica a sollevare chi si trova nel buio più completo. O quando ti trovi nella camera ardente di una ragazza vietnamese a pregare Ave Maria e il Veni Sancte Spiritus di don Giussani con i buddisti. O quando uno canta con dei bambini in parrocchia o lavora con dei giovani.
In vero al cospetto di ciò gente come i cristianisti non ha nessuno diritto di essere citati. Perché la tentazione più grande è proprio quella di vivere della rabbia e di mettersi nel campo di battaglia con quel famoso "voler aver ragione" che sia don Carrón che il Santo Padre non vogliono che abbiamo. Dobbiamo imparare a vivere con tutti, per quanto ci sia possiibile.
Infine ciò che ho imparato sull'amore gratuito da Ulrich significa anche il non inseguire il successo. Specialmente questa cosa. E' ovvio che se volessimo inseguire il successo dovremmo chiudere subito come Contadini. E' una scelta che può essere difficile ma se ha un senso chiamarsi contadini è proprio quello di restare in una posizione povera e semplice (ma il contadino ha scarpe grosse e cervello fino!). Il successo poi non è detto che non venga, ma nella storia della Chiesa ha strade e tempi lasciati definitivamente allo Spirito.

Lo spirito del cinismo e gli avvenimenti di Goutha. Un mio articolo per il gruppo di Facebook, "I Contadini di Peguy"

Lo spirito del cinismo e gli avvenimenti di Goutha. 
Zeitz. Quello che abbiamo fatto conoscere ai lettori dei "Contadini", scritto da Riccardo Cristiano, giornalista italiano amico del padre gesuita Paolo Dall'Oglio, su la tragedia di Goutha, corrisponde a ciò che riporta la "Frankfurter Allgemeine Zeitung", il giornale di Francoforte del capitalismo tedesco, sul tema questa mattina. 
Detto con la forma di un twitter: "Sempre più feriti, sempre meno bende" - così cita Christoph Ehrhardt , il Dr. Abdul Kader Schami che vive ed opera nel quartiere periferico di Damasco e cerca di salvare il salvabile. Aggiunge: "Le persone stanno subendo ferite che non ho mai visto prima".
Da sei giorni dura l'offensiva del regime di Assad sostenuta dall'alleato russo. "Fuoco continuo con bombe aeree, granate e bombe a botte fuorilegge" (Ehrhardt).
Come nel caso della "liberazione" di Aleppo da parte delle truppe governative di Assad e dei russi vengono bombardati ospedali, in cui sono ricoverati anche bambini e anziani (fonte: Akram Touma, "il numero due nel dipartimento medico"). 
Una situazione terribile in cui manca tutto, in modo particolare medicine e cibo. Nel quartiere di Damasco si corre il rischio di morire letteralmente di fame. 
I gruppi di ribelli al regime purtroppo sono tra loro in contrasto e questo indebolisce totalmente la loro opera di resistenza (come, mutatis mutandis, non aiuta il contrasto nella sinistra italiana, se si vuole avere un chance di opporsi in modo efficace al centro destra). Forse il gruppo più stabile di opposizione sono "le brigate dei misericordiosi". Il contrasto è nato nella ripartizione del mercato nero del cibo, che ora è tra l'altro collassato.
Nella prima pagina la FAZ riporta che "il cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno chiesto al presidente russo Putin di aderire a una risoluzione delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco" per la regione dell'est Goutha. Il ministro degli esteri Sergej Lawrow, dice che ci si può pensare su, ma..."ma dove sono le garanzie che i ribelli si conformeranno al cessate il fuoco umanitario"?
Non bisogna dimenticare, per giudicare la frase del ministro degli esteri russo, le proporzioni: sarebbe come se io rispondessi ad un bambino che mi lancia una pietra con una bomba. 
Certo la FAZ non ha nessuna simpatia per i russi e per Putin, ma i giornalisti di questo giornale sono professionisti che forse non tengono l'equilibrio giusto nella critica (per esempio anche del ruolo degli USA in questa triste storia di sei anni di guerra) ma che non lavorano con fake news. 
Il giudizio della FAZ mi sembra però in questo caso - tendono conto che ovviamente si tratta di giornalismo e non diplomazia - impeccabile. Solo il cinismo di Assad e di Putin può far passare il massacro della popolazione civile come "retorica della catastrofe" (cfr. editoriale di Klaus- Dieter Frankenberger).
Una catastrofe che dura da quando nell'agosto del 2013 "caddero lì in diversi punti missili equipaggiati con il gas Sarin". 
La FAZ, come ogni persona che scriva su questi avvenimenti, è cosciente che le notizie, pur avendo una grande livello di probabilità, non possono essere dimostrate al cento per cento. 
Ma come diceva Cicerone speso non possiamo che accontentarci della probabilità, quando non si ha accesso diretto alla verità. 
(Chiedo scusa per le mie imprecisioni nella lunga italiana e di eventuali tedeschismi - qui nei Contadini non possiamo permetterci un lavoro di redazione della grammatica dei testi).

giovedì 22 febbraio 2018

Dialogo tra un buonista ed un cristianista - un tentativo

Dialogo tra un buonista (b) ed un cristianista (c)

c = Sei un tipo pericoloso, tu. 
b = Chi io?
c = Si, tu. Parli tanto di misericordia, ma non ti accorgi del pericolo rosso oppure sei un agente del comunismo. 
b = Giusto, sono appena tornato dal mausoleo di Stalin. 
c = Non fare il furbo, la tua ironia ti tradisce. 
b = Non posso essere ironico? 
c = Parliamo di cose serie: non ti accorgi del pericolo islamico? Ci vogliono uccidere tutti e non ci permettono neppure di mettere i crocifissi nelle nostre scuole. 
b = Chi te lo impedisce? Ci sono degli imam al governo in Italia? 
c = No, buonisti come te che vogliono fare un pasticcio di religioni tutte uguali e non vogliono combattere per i valori e per la croce. 
b = In vero mi è già capitato di essere deluso che vescovi cristiani si siano tolti la croce per andare a visitare la moschea di Gerusalemme.
c = Non deve essere deluso ma combattere con noi per i valori cristiani. Allora ti crederemo, crederemo che sei stato solo ingenuo.  
b = Cosa significa per te la croce? 
c = L’Imperatore Constantino l’ha messa come simbolo di vittoria nello scudo dei suoi soldati.
b = Capisco, noi dobbiamo metterla sugli aeroplani delle nazioni occidentali? Non hai mai pensato che l’uomo che vi è appeso non ha mai combattuto contro nessuno? A parte una volta quando ha scaraventato qualche tavolo nel tempio. 
c = Sto parlando dei valori cristiani e non di Gesù. Di questo si parla ai bambini.  
b = Perché sei sempre così arrabbiato? 
c = Perché ci scanneranno tutti come quel sacerdote in Francia, mentre vuoi buonisti volete il matrimonio per gli omosessuali. 
b = Possiamo parlare di un tema alla volta? Sai che tantissimi mussulmani sono stati ammazzati o da cristiani come i vari presidenti americani nelle loro guerre di „liberazione“ oppure dai terroristi che sono quei gruppi che all’inizio le forze occidentale hanno voluto armare contro i comunisti russi. 
c = Ma adesso l’America ha un grande presidente che è contro l’aborto e che ha capito che c’è un pericolo islamico. 
b = Si, un uomo di un profilo cristiano indubitabile, come dimostra il muro che vuole far costruire tra il Messico e gli USA. 
c = Anche il Vaticano ha dei muri e non mi sembra che il vostro Papa abbia fatto montare delle tende per i profughi nel Vaticano. 
b = Come si distingue la tua rabbia da quella di chi ha ucciso tante persone in Florida l’altro giorno? A me sembra che la rabbia cristianista sia solo il ramo secco di una rabbia planetaria, che ha volte si rivela in modo impazzito, come in Florida
c = Non osare di fare tali paragoni; quando saremo al potere vi accontenteremo e vi mettiamo tutti in galera, così potrete riflettere sul vostro buonismo. 
b = Sono un tipo pericoloso, io ? 
c = Non ricominciare con l’ironia. 


(2018)

lunedì 19 febbraio 2018

Zu viel Abgrund und zu viel Höhe? Überlegungen über das Kirchenjahr (Fastenzeit) in einer säkularisierten Welt

"Warum müssen wir wieder hinab- und hinaufgeschleudert werden durch alle entsetzliche Abgründen menschlicher Schuld und schwindelnden Höhen göttlicher Erbarmen?" (Przywara, 1923) - in Dialog mit Pater Erich Przywara SJ

Ein Zyklus kennen auch die Menschen in unsrer säkularisierten Welt, wenn es auch in einer Stadt vielleicht weniger: das kreisende Jahr. 

Dieses irdisches kreisendes Jahr hat die christliche Liturgie sich immer zunutze gemacht: "denn das kreisende Jahr  lässt nach des Winters Frost und Nacht den Frühling die Erde für Ostern bereiten". 

Und dennoch bleibt die Frage des Jesuiten Paters Przywara wichtig: "Warum müssen wir wieder hinab- und hinaufgeschleudert werden durch alle entsetzliche Abgründen menschlicher Schuld und schwindelnden Höhen göttlicher Erbarmen?" 

Der Mensch strebt nach "Ruhe", auch wenn diese auch in der Form der "Leere" zu ihm kommen kann. 

"Denn das scheint ein Gesetz menschlichen Lebens zu sein, dass seine dunkle Nächte der Schuld und des Leidens nicht lebendig in der Erinnerung bleiben dürfen, dass dem schwachen Menschen im allgemeinen nur die Kraft gegeben ist, das gerade eintretende Leiden, die gerade eintretende Qual der Schuld zu überstehen und zu überwinden in neues Leben, - dass er aber langsam hinsiechen müßte , wenn sein Tag immer überschattet wäre von der eben durchlittene Nacht" (Przywara)

Die Fastenzeit und die Passion Zeit der Christen konfrontieren uns mit Abgründen. Kreuz, Tod und Hinabstieg in die Hölle und dann Auferstehung (Osterzeit). Es ist nicht zu viel Abgrund und zu viel Höhe für einen Menschen, der in seiner Schwachheit noch gerade  - wenn er nicht zerbricht - in der Lage ist die gerade gegenwärtige Nacht durchzustehen? 

Kann eine solche Zeit mit solchen Abgründen "das ruhige Gleichmass des Friedens", das wir zutiefst wünschen geben? Wäre es nicht besser sich mit dem Kreisen der Natur zu begnügen? Und sind wir überhaupt aufrichtig wenn uns in diesem zu viel Abgrund und zu viel Höhe einlassen?  

Und dann zum Schluss das Halleluja der Auferstehung. Ist es nicht zuviel angesichts eines  Sarges, der in der Erde runtergelassen wird mit dem sterblichen Rest eines jungen Menschen angesichts der Augen der eigenen Eltern? 

Wäre nicht besser auch uns Christmenschen in "der tiefen Stille des Karsamstags" zu lassen? 

Auch nach viel Leid kommt eine Leere, wenn nicht eine Ruhe zustande. Sollte man sich nicht begnügen damit? 

Ja und Nein, da wir Menschen zur Licht streben: "Und die Wahrheit in uns besteht darin, das Licht immer mehr aufzunehmen und dadurch die Taten des Lichtes geschehen zu lassen, das Weichen der Finsternis in uns zu erlauben" (Adrienne von Speyr). 

Das Kirchenjahr ist nicht primär Psychologie, sondern Erziehung und bei der Erziehung geht es auch um Dinge, die wir nicht emotional und unmittelbar spüren. Wir werden erzogen Licht aufzunehmen und Finsternis weichen zu lassen. Allein es gibt keine Erziehung ohne einen "Lehrer" - für die Christen ist Christus, der Gottmensch! Seine Abgründe und Höhe bringen Licht für Milliarden von Menschen in tausenden von Jahren - es geht nicht nur um unsere Seele. 

Und dennoch auch um sie! Da auch der einzelne Mensch Abgrund ist und eine Frage nach einer endgültigen Rettung. 


sabato 17 febbraio 2018

Basta ricominciare a ricostruire villaggi in un mondo globale? - in dialogo con Pankaj Mishra (Tracce, Febbraio 2018)

Basta ricominciare a ricostruire villaggi in un mondo globale? - in dialogo con Pankaj Mishra (Tracce, Febbraio 2018)
Ho letto in Tracce la geniale intervista con il filosofo di origine indiana, autore del libro "L'eta della rabbia", Pankaj Mishra. Si tratta di una critica della modernità a partire da Voltaire e Rousseau. 
Egli capisce che "gli essere umani seguono chi sa evocare le forze che muovono nel loro profondo". La soluzione al dramma della modernità rabbiosa, che non può non piacere a noi di Comunione e Liberazione, suona: "ricostruire delle comunità reali". Poi parla della sua esperienza e dice: "bisogna ricominciare a ricostruire villaggi, in un mondo globale". 
Io non credo che basti ripetere queste frasi per ricostruire un villaggio, né una comunità reale. Credo che ci sia bisogno anche in una comunità reale di uomini che vivono il mistero dell'amore gratis come fuoco di un "momento profetico" che spiazza la comunità o il villaggio stesso. 
Se penso all'ultima lettera di don Carrón dopo la visita al Papa, mi sento guidato da una autorità reale, che è proprio come la desidero. Ma non basta ripetere ciò che dice l'autorità. Anche quella più vera, senza un momento di profezia personale e comunitaria, diventa "formale". 
L'esperimento che abbiamo chiamato i "Contadini di Peguy" (gruppo in Facebook) si intende proprio come un "momento profetico di amore gratuito", debole quanto si voglia, ma che proprio con la sua debolezza grida il desiderio della presenza dell'origine, del Logos universale e concreto che solo può salvare il mondo, non per esclusione degli altri, ma per integrazioni in un "saper vivere insieme" (Riccardo Cristiano). 
Ci si può sbagliare, perché siamo uomini e non riusciamo a rimodellare le nostre idee a confronto con la realtà (cfr. Papa Francesco) in modo completo, ma senza questi momenti profetici, di cui l'autorità dovrebbe avere cura come perle preziose, anche il villaggio più buono non guiderà i suoi, ma li lascerà nel buio di quel nichilismo più nero che Pankaj Mishra o Oliver Roy hanno compreso. 
Cosa è l'amore gratis? La capacità donata per grazia di riconoscere un uomo con il cuore ferito. E cercare rapporti tra cuori feriti, perché "inquietum est cor nostrum, donec riquiescat in Te!

giovedì 15 febbraio 2018

Come servire ed amare nostro Signore Gesù Cristo? - in dialogo con il beato Petrus Faber (pensieri per la quaresima)

Come servire ed amare nostro Signore Gesù Cristo? - in dialogo con il beato Petrus Faber

Il beato ignaziano ci ricorda alcuni "presupposti per servire Gesù. 

1. Competenza e volontà in questo servizio. Ma aggiunge immediatamente che dobbiamo chiedere alle tre persone divine di regalarci questa competenza e volontà. Certo c'è anche il nostro "lavoro", ma si tratta di un dono del Dio trinitario. 

2. Il secondo presupposto è l'umiltà, che è l'unico atteggiamento che fa si che a Dio piaccia il nostro servizio. In un mondo di "maschi" che credono che senza la  loro prestazione non vi sia "successo" (che è comunque non è uno dei nomi di Dio) e bene ricordarsi di questa virtù cristiana. Possiamo anche essere combattivi, ma non dobbiamo mai perdere questa virtù. È la virtù che Petrus Faber chiede per l'intercessione di Maria. 

3. Umiltà non significa che non dobbiamo avere anche fervore per il nostro compito, un fervore "oggettivo" che implica un essere adeguati al nostro compito di cristiani. Questo presupposto è chiesto per l'intercessione degli angeli. 

4. Decenza, appropriatezza e ordine sono anche un presupposto del lavoro cristiano. Questo vale anche per ciò che scriviamo in rete. Padre Faber richiede questa grazia ai patriarchi e ai profeti. Questo significa che profezia e ordine non sono due contraddittori, ma due poli antinomici che devono arricchirsi a vicenda. 

5. Essere disponibili a seguire il Signore dove ci vuole. La richiesta va agli apostoli. 

6. Essere attenti a tutte le parole del Signore. Chiede ai discepoli di Cristo che anche noi diventiamo "discepoli dell'ascolto".

7. Non dobbiamo offendere nessuno per non dare scandalo. Su questo punto chiedo io stesso di concentrarmi in modo particolare in questa quaresima in cui mi sono riproposto come sacrificio principale di non ammaestrare nessuno, di non voler aver ragione, ma di testimoniare la tenerezza di Dio. Molto raramente ho offeso qualcuno in rete e in coscienza mi è sembrato più un gesto d'amore che di un atto di offesa. La rete poi spesso esagera la pazienza possibile, comunque chiedo con padre Faber ai bambini innocenti uccisi da Erode di aiutarmi su questo punto. Ho pensato che anche la morte di tanti giovani in auto ha certamente a che fare con la loro imprudenza, ma l'Erode delle industrie automobilistiche dovrebbe farsi anche alcune domande e in genere noi adulti. Di fatto un giovane che muoia così giovane è sempre "innocente" in riferimento alla gravità della morte. 

8. Essere disponibili a morire per Cristo. Questa grazia viene chiesta ai santi martiri. 

9. Parlare sempre in modo grande del Dio sempre più grande! La richiesta va ai santi confessori. 

10. Evitare luoghi di ristoro e riposo che abbiano conseguenza la perdita della pace di Dio. Nel tempo di quaresima significa una particolare attenzione a ciò che si vede in rete e in televisione o a ciò che si legge (senza cadere in moralismi datati). Questa grazia viene domandata ai santi monaci e ai santi eremiti. 

11. Il nostro cuore deve essere puro. Questa grazia viene richiesta e lo faccio anch'io con il padre Faber (come ho fatto per tutte le altre grazie ai loro rispettivi santi o a Dio stesso) alle sante vergini. E possibile che la purezza nell'epoca trasparente e digitale sia altra, nelle forme concrete, di quella di 500 anni fa, ma deve essere una vera purezza. 

12. Fedeltà! Una delle virtù più grandi come spiega anche Galadriel a Frodo nel "Signore degli Anelli". Non c'è compagnia senza fedeltà. Questa grazia viene richiesta ai santi che hanno vissuto nel matrimonio. 

13. Non allontanarsi dal Signore e non cercare da altri consolazione anche se si deve vivere per un certo periodo di tempo lontano da lui (nella nostra società secolarizzata, questo accade spesso). Il ritorno a Lui (nella preghiera per esempio) non deve essere impedito dalla nostra permanenza altrove. 

14. Questi due ultimi punti mi sembrano molto simili: Non cercare consolazione da altri "Dei", Dio stesso ci da consolazione. La richiesta va alle sante vedove. Vi è un piacere che viene dal Signore, ma vi sono piaceri che sono in alternativi alla sua gioia. Questi devono essere evitati. 


martedì 13 febbraio 2018

Nel giorno della memoria delle foibe, alcuni ricordi di mio padre per spiegare l'oggi.

Nel giorno della memoria delle foibe, alcuni ricordi di mio padre per spiegare l'oggi. 

Foto di Roberto Graziotto, Estate 2017, Parenzo Istria

Casale Monferrato. Caro (...),
sono arrivato ieri sera in Italia per visitare i miei anziani genitori per qualche giorno. Devo dire che seguendo in Facebook, anche se non con regolarità, per motivi di lavoro, alcuni dibattiti che vengono fatti su eventi anche tragici che accadano in Italia e in genere su questioni politiche riguardanti i migranti, anche da parte di cattolici, che possiamo chiamare „tradizionalisti“ o „puri“, ero molto preoccupato. Mi sembra che il dibattito sia „incattivito“. Anche se alcuni distinguo sono necessari (è un azione come quella della vendetta per la morte di Pamela causa di un certo razzismo diffuso o lo genera?) mi sembra che tante dichiarazioni di politici e in modo particolare appunto le discussioni in rete, presentino un Italia, in questo periodo pre elettorale, che perlomeno soffra di un grande „egoismo collettivo“, se non di forme esplicitamente razziste o fasciste. Ma non è questo il motivo per cui le scrivo.
Parlando ieri sera a cena con i miei due anziani genitori ho avuto modo di respirare aria pura e di godere di un giudizio, da parte di entrambi, sano e che mi da speranza. 
Mio padre è stato alla fine della seconda guerra mondiale profugo dalla bellissima terra rossa dell’Istria qui in Piemonte, che nel frattempo era stata occupata dai partigiani di Tito con le loro foibe. Mio padre è nato in Istria nel 1935 ed ha considerato questa terra da sempre come la sua patria. Verso la metà degli anni sessanta, quando Tito era ancora al potere, ma più moderato, dopo lo scontro con Stalin, abbiamo passato quasi un mese estivo (io come bambino a volte anche due mesi) in quella terra ed ora mio padre ha la doppia cittadinanza, croata e italiana.
Ieri sera a cena mi diceva: quando sento parlare di rispedire i migranti in patria, penso che io sono stato uno di quei migranti e che nella mia patria c’erano le foibe e che non ci sono potuto tornare, se non ben più tardi. Penso che abbiamo vissuto di un’accoglienza attiva qui a Casale anche da parte di politici che si sono occupati di noi. Uno degli episodi che fanno parte delle storie di famiglie è quella di un politico che in visita a Casale Monferrato ascoltando il racconto di mio padre, allora ancora ragazzo, che lamentava la mancanza di un posto di lavoro per il suo papà, anche se il sindaco diceva che non c’erano problemi gravi in città. Dopo quel incontro mio nonno ebbe la possibilità di lavorare come autista di un camion della nettezza urbana. 
La vita non è stata subito rosea. Dapprima la mia famiglia ha vissuto in una caserma di militari vuota. Venti o trenta metrI quadrati, senza pareti, tutti insieme. Non erano più in 28 come nella casa contadina in Istria guidata dai miei bisnonni Gaetano e Matilde, perché alcuni figli erano migrati altrove. Ma erano pur sempre in un grande numero rispetto alle piccole famiglie odierne. Mia nonna veniva a casa con le braccia ferite per avere trovato dei rovi da bruciare. Una volta dovrò raccontare bene tutta questa storia. Qui, nello stesso punto dove si trovava la caserma, dove sto scrivendo questa lettera, si trova ora la cosa di mio padre che negli anni ottanta aveva aperto una ditta tessile.
Potrei raccontare molto di più, tante scene commoventi, di mancanza di cibo (anche se mio padre dice che non hanno mai veramente sofferto la fama), ma mi fermo qui. Con la gioia nel cuore che vi siano persone che hanno un senso reale di ciò che è accaduto a loro e lo sanno paragonare con ciò sta accadendo ora a tanti fratelli uomini.  
Suo, Roberto Graziotto  

Diario scolastico (seconda parte)

Vi è nel mio blog un altro post in cui ho cominciato a raccogliere le pagine del mio diario scolastico. Qui metto ora quelle a partire da questo giorno (13.2.2018). 



“Ora il mio cuore diventa triste, ma il mio cuore non diventerà mai cattivo”.
Alce Nero, 1948.
Una tragedia nella nostra città e nella nostra scuola. 
In un incidente automobilistico sono morti tre giovani, l'autista e due ragazze. Il giovane che guidava la macchina frequentava la nostra scuola nella dodicesima classe, l'anno della maturità, le altre il liceo nella cittadina qui vicino. Due ragazzi, una giovane e un giovane, la prima del nostro liceo, si sono salvati. Con grande gratitudine dico anche questa parte della notizia. 

Con mia moglie siamo stati ieri nel pomeriggio nella clinica. 

Siamo in pieno "uragano della croce" e del "discensus ad inferos"; la mia allocuzione che ho tenuto nella scuola e nella chiesa e che ho messo ieri in tedesco nella mia bacheca e nella pagina Facebook della nostra scuola ha avuto una condivisone altissima (i miei post in tedesco non li legge quasi nessuno). Nella pagina della nostra scuola il mio testo è stato visitato da più di 10.000 persone. Il centro della mia allocuzione era la frase di Alce Nero, che ho riportato come titolo di questo post. 

La cosa mi spaventa, perché ovviamente so che le famiglie delle due ragazze morte che non guidavano certamente non potranno ora accettare quella parte della mia allocuzione in cui dico che bisogna lasciar cadere la domanda sul chi ha colpa. 
Chiedo preghiere perché ciò che non può essere raggiunto dalle parole, lo possa da un intervento diretto di Maria e Gesù. 
Roberto, un piccolo amico di Gesù

(14.2.18)

Oggi la ragazza sopravvissuta all'incidente tragico che ha rubato la vita di tre giovani della nostra regione è venuta per la prima volta di nuovo a scuola. Essendo originaria dal Vietnam è venuta a scuola con una catena buddistica che voleva regalare a Samuel, l'autista e studente della dodicesima classe, che è uno dei tre morti e che come dicevo ieri frequentava la nostra scuola. Noi avevamo messo una sua foto nella bacheca centrale, ma a parte questo non vi era nessun segno per il ragazzo morto.

Mi sono ricordato degli altari per i morti che avevo visto e le ho chiesto se voleva che ne formassimo uno per Samuel, questa proposta non l'ha tolta dalla sua tristezza, ma mi ha detto che cosa fosse necessario ed è andata, con l'aiuto di mia moglie, a comprare cibi e bevande che il ragazzo aveva mangiato volentieri. Rose, bianche e rosse, le ho comprate io con qualche alunno del mio corso di filosofia; altri hanno organizzato qualche sua immagine. Essendo Samuel cristiano ho proposto di mettere vicino all'altare anche la croce della nostra scuola.

Così è nato un avvenimento interreligioso ed era  bello vedere come moltissimi ragazzi erano disponibili ad aiutare. Ho pensato a quella bella frase che aveva detto l'amico buddista di don Giussani, Shodo Habukava, per spiegare la loro amicizia: "quando si apre il fiore la farfalla arriva, ma nello stesso tempo quando la farfalla arriva si apre il fiore". Ecco l'altrare era simbolo di questo incontro tra la farfalla e il fiore. Nella tantissima sofferenza tante volte in questi giorni terribile la farfalla e il fiore si sono incontrati, per esempio quando la mamma della miglior amica della nostra ragazza, morta anche lei nell'incidente, le ha detto: tu sei per me preziosa come la mia stessa figlia e non hai da farti nessuno senso di colpa. La mamma di M., la nostra ragazza, ha detto che sua figlia e come se fosse rinata di nuovo, protetta da due angeli custodi, il suo proprio e la Giang, il nome dell'amica, che è stata lil secondo angelo custode che l'ha protetta nell'incidente.
Ieri è venuta la sacerdote buddista per pregare con le famiglie vietnamite. Il mio parroco, mia moglie ed io abbiamo celebrato invece nella piccola cappella dove faccio sempre i miei incontri con il Santissimo, il Requiem. Cristo apre le porte del cielo ai ragazzi. La sacerdotessa ha pregato anche per l'apertura nel mistero del nirvana. Ovviamente so bene che non si tratta della stessa cosa o forse meglio dello stesso linguaggio, ma se Cristo  è il Logos universale e concreto, tra queste forme di apertura del Mistero vi è in gioco sempre lo stesso mistero dell'amicizia simboleggiata tra l'incontro tra la farfalla e il fiore. Non si perde così la singolarità di Cristo me le si toglie quella punto velenosa dell'esclusivismo fanatico.

(20.2.18)

Guardare il mondo con lo sguardo di Cristo - una pagina di diario scolastico e di ricordo indiretto di Romano Guardini

Zeitz. Questa mattina mi ha scritto la ragazza che ha sopravvissuto l'incidente in cui è morta tra gli altri la sua amica più cara, per dire che di quest'ultima veniva mostrato ancora una volta il suo corpo. Cosa non tipica qui in Germania, in cui i corpi spariscano molto in fretta nei vari istituti. Le due ragazze sono originarie del Vietnam. Non avendo la macchina sono andato a piedi fino alla scuola (un ora di cammino) e poi con la macchina del preside siamo andati alla cerimonia.
Ho difficoltà a vedere cadaveri - è una delle poche paure che mi vengono dalla mia infanzia. Il cerimoniale buddista è stato di grande aiuto; si vedeva la piccola faccia della ragazza avvolto in un - per me - bellissimo foulard giallo che avvolgeva tutto il corpo. Appena siamo arrivati un adulto ci ha detto che avremmo potuto portare una rosa alla ragazza. Siamo entrati nella stanza ed io sono rimasto un po' più a lungo del mio preside. Ho detto alcune Ave Maria e qualche Gloria e il Veni Sancte Spiritus di don Giiussani, preso nel ritmo delle preghiere buddiste e della loro musica cantilena. Un monaco buddista era vicino alla bara e dava una grande sicurezza rituale a chi era presente alla cerimonia. Donne hanno pregato in un gruppo e la ragazza che ha sopravvissuto e che aveva vissuto tre mesi da noi era in mezzo a loro e pregava con tutta sincerità. Quando le sono venute le lacrime una signora le ha accarezzato la schiena.
Sono stato accusato nei giorni scorsi,  da un giovane in Instagram, di "mischiare" cristianesimo con buddismo. Cosa non vera. Nella tradizione di Assisi (san Giovanni Paolo II) ho pregato con i buddisti le preghiere della tradizione cristiana, ma in primo luogo con Cristo nel cuore - ubi Maria, ibi Christus - ho guardato il mondo, uno spazio non ecclesiale con lo sguardo di Gesù e Maria e con la fede che tutto si muove dal Padre al Padre. Uno sguardo ecumenico, che non mischia un bel nulla. Maria non è la contraddizione del "nirvana" perché il suo sguardo del tutto vergine è appunto lo sguardo del "nirvana". E nel Padre il nulla dell'amore gratuito trova il suo ultimo "ex". Ex Patre ad Patrem!
In America (USA) la lotta sembra essere quella della caccia al modernismo - anche Rocco Buttiglione viene considerato tale. Il Papa ormai sarebbe il campione del modernismo. Ma tutte queste sono cose assurde!
Con lo sguardo dell'amore gratuito che ho imparato da Cristo ho cercato di superare le mie paure e di guardare ciò che mi stava d'avanti e che andava dalla bellissima liturgia buddista fino al "descensus ad inferos" per amore gratuito.
Modernismo? No, semplicemente il Vangelo, in modo particolare quello di Giovanni, vissuto oggi!
Cosa imparare dal futuro beato italo tedesco: la Weltanschauung, lo sguardo del mondo con gli occhi di Cristo.

(24.2.2018)

La gazzetta cittadina "Super Sonntag" (Zeitz e d'intorni) ha pubblicato il mio scritto sulla morte dei tre ragazzi e sui suoi sopravvissuti che ha avuto un grande successo (per il mio livello solito di post in tedesco) nella pagina Facebook della mia scuola, in cui dico tra l'altro che sarebbe meglio non porsi la domanda personale di chi abbia colpa. Di fianco ad esso c'è un trafiletto sul come sarebbero andate davvero le cose. Ovviamente la polizia racconterebbe fatti che sarebbero stati confermati dai due sopravvissuti. Quella che conosco io, la ragazza sopravvissuta, è stata interrogata a qualche ora dall'accaduto in stato di schock. Pur con tutta la stima per il lavoro a volte molto complesso della polizia, il modo con cui essa da giudizi mi lascia molto  perplesso. Un anno fa mio figlio ebbe un incidente abbastanza grave, in cui grazie a Dio non morì nessuno e nessuno fu ferito in modo grave. Prima di svenire mio figlio percepì un poliziotto che gli gridava: "hai ammazzato quasi una mamma con due bambini". Le assicurazioni, con i loro esperti, hanno invece dato la colpa a tutte due le persone coinvolte, la mamma e mio figlio. Comunque la vera notizia che non ha fatto notizia è stato il fatto che i giovani dei due licei coinvolti hanno voluto una celebrazione comune - i cinque ragazzi sono stati coinvolti in una tragedia comune. Da cui ovviamente si spera che si possa imparare anche qualcosa per il futuro, senza chiedersi "chi abbia ragione".

(3.5.18)

Oggi ero grato di aver visto un momento la nostra "guest daughter", che in questo anno ha sofferto molto ed ora sta lottando per fare la sua maturità, sebbene abbia perso quasi cinque mesi di scuola. Poi ho abbracciato un ragazzo a cui è morta la mamma qualche anno fa (ci siamo messi d'accordo che quando ha il pullover giallo ci abbracciamo). Ho anche abbracciato un ragazzo e una ragazza che hanno avuto un procedimento disciplinare secondo me esagerato. Grato anche per l'ora con i ragazzi dell'ottava della scuola che stiamo aprendo (Gemeinschaftsschule) che insieme al ginnasio ospita anche quei ragazzi che arrivano solo al decimo anno di scuola. Abbiamo parlato di amicizia e di accompagnamento nell'ora della morte, in forza di due scene del "Signore degli anelli". Ieri un articolo del sito dei vescovi tedeschi denunciava una scarsa presenza di cattolici negli strati non intellettuali della società. La sfida nell'ottava classe della GS è quindi per me motivo di gratitudine nel cercare di comunicare non solo a livello ginnasiale. Grato anche infine per l'ora di ieri nel corso di filosofia dell' undicesima del ginnasio (17 anni) - con Epicuro abbiamo parlato di "piacere". Cosa è il vero piacere, etc. Cosa è la doppia morale? Etc


„Ich bin traurig, aber nicht verbittert“! Eine Ansprache anlässlich des Todes von Samuel, Emma und Thu Giang

„Ich bin traurig, aber nicht verbittert“!
Eine Ansprache anlässlich des Todes von Samuel, Emma und Thu Giang 
Angesichts des Autounfalles, der uns in den letzten Stunden beschäftigt hat und in dem Samuel (12 a bei uns), Emma und Giang (GSG) ihr Leben verloren haben und in dem Mi (12 c bei uns) und Henning (GSG) überlebt haben, stellt sich automatisch die „Warum-Frage“, aber diese lässt sich auf einer Sinnesbene nicht antworten. Auch der Theologe und der Philosoph in mir schweigt. In der Bibel, genau im AT, stellt sich Hiob, ähnliche Fragen, wie wir uns in den letzten Stunden gestellt haben: es kommen drei Freunde, die ihm „erklären“ wollen, wieso er so viel leiden muss. Das hilft Hiob überhaupt nicht und Gott mag diese Erklärungen nicht.

Die andere unlösbare Frage ist die „Schuld-Frage“ - jeder weiß ein Fragment und jeder ist geneigt daraus eine Vermutung anzustellen. Schuld gibt es nur wenn jemand ganz bewusst jemand anderen weh tun will. Man ist geneigt eine Art philosophische Schuld auf sich zu nehmen nur auf Grund der Tatsache, dass man den Unfall überlebt hat. Auch diese Art von Schuldübernahme, wenn sie auch menschlich verständlich ist, ist sinnesfrei. 
Ich habe Dankbarkeit empfunden und zwar eine sehr tiefe, weil Mi und Henning leben. Es gibt 2 deutsche Worte, die mich immer zum Nachdenken angeregt haben: Gabe (Geschenk) und Aufgabe (Auftrag). Das Leben ist Gabe und wird immer geschenkt, damit wir eine Aufgabe übernehmen. Die Aufgabe lautet hier: auch für Samuel, Emma und Giang weiter zu leben. 
Man darf leben, ohne Schuldgefühle! Auch das Lukasevangelium rezitiert es so: 
„Er hat uns geschenkt (!!!) , dass wir aus Feindeshand befreit, ihm furchtlos (!!!) dienen, in Heiligkeit und Gerechtigkeit, vor seinem Angesicht all unser Tage.“
Ich habe in den Gänge der Schule auch lachen gehört, weil besonders untern den Kleinen niemand Samuel kannte, und dieses Lachen war mir Mahnung nicht zu vergessen, dass das wir leben dürfen. Zwar für mich, der 3 Jahre lang Klassenlehrer von Samuel war, für die Abiturienten, in viel intensiver Form, da sie jetzt einen leeren Stuhl vor sich haben und noch mehr, viel mehr, für die Familie ist es schwierig, sehr schwierig, aber wir alle dürfen leben, auch für Samuel, auch für Emma, auch für Giang. 
Schwarzer Elch, der Häuptling der Sioux, der bald selig gesprochen wird, sagte, als seine Frau und seine 3 Kinder gestorben sind, dass er traurig ist, aber nicht verbittert, weil er im Licht ist, im Licht der Hoffnung, die wir auch in der Kirche bei unserem Andacht angezündet haben. In Licht der Hoffnung, dass alles und alle, auch Personen, die so früh sterben mit all ihren Plänen aufgenommen, bewahrt und entfaltet werden vom himmlischen Vater.

NB Diese leicht veränderte Fassung wird in einer Zeitung hier in der Region veröffentlich:

Ich bin traurig, aber nicht verbittert"!
Eine der drei Ansprachen anlässlich des Todes von Samuel, Emma und Thu Giang am 12.2.2018 in der evangelischen Pfarrkirche in Droyßig

Angesichts des Autounfalles, der uns in den letzten Stunden beschäftigt hat und in dem Samuel (12 a bei uns), Emma und Giang (GSG) ihr Leben verloren haben und in dem Mi (12 c bei uns) und Henning (GSG) überlebt haben, stellt sich automatisch die „Warum-Frage", aber diese lässt sich auf einer Sinnebene nicht beantworten.  Auch der Theologe und der Philosoph in mir schweigt. In der Bibel, genau im AT, stellt sich Hiob, ähnliche Fragen, wie wir uns in den letzten Stunden gestellt haben: es kommen drei Freunde, die ihm „erklären" wollen, wieso er so viel leiden muss. Das hilft Hiob überhaupt nicht und Gott mag diese Erklärungen nicht.

Die andere unlösbare Frage ist die „Schuld-Frage" - jeder weiß ein Fragment und jeder ist geneigt, daraus eine Vermutung anzustellen. Schuld gibt es natürlich, wenn jemand ganz bewusst jemand anderen weh tun will. Man ist auch geneigt eine Art philosophische Schuld auf sich zu nehmen nur auf Grund der Tatsache, dass man den Unfall überlebt hat. Auch diese Art von Schuldübernahme, wenn sie auch menschlich verständlich ist, ist ohne Sinn. 
Das heißt nicht, dass wir aus einer so schlimmen Situation nicht auch lernen müssten.
  

Ich habe Dankbarkeit empfunden und zwar eine sehr tiefe, weil Mi und Henning leben. Es gibt 2 deutsche Worte, die mich immer zum Nachdenken angeregt haben: Gabe (Geschenk) und Aufgabe (Auftrag). Das Leben ist Gabe und wird immer geschenkt, damit wir eine Aufgabe übernehmen. Die Aufgabe lautet hier: auch für Samuel, Emma und Giang weiter zu leben. 

Man darf leben, ohne Schuldgefühle! Auch das Lukasevangelium rezitiert es so:   

„Er hat uns geschenkt (!!!) , dass wir aus Feindeshand befreit, ihm furchtlos (!!!) dienen, in Heiligkeit und Gerechtigkeit, vor seinem Angesicht all unser Tage."

Ich habe in den Gänge der Schule auch lachen gehört, weil besonders untern den Kleinen niemand Samuel kannte, und dieses Lachen war mir Mahnung nicht zu vergessen, dass das wir leben dürfen. Zwar für mich, der 3 Jahre lang Klassenlehrer von Samuel war, für die Abiturienten, in viel intensiver Form, da sie jetzt einen leeren Stuhl vor sich haben und noch mehr, viel mehr, für die Familie ist es schwierig, sehr schwierig, aber wir alle dürfen leben, auch für Samuel, auch für Emma, auch für Giang. 

Schwarzer Elch, der Häuptling der Sioux, der bald selig gesprochen wird,  sagte, als seine Frau und seine 3 Kinder gestorben sind, dass er traurig ist, aber nicht verbittert, weil er im Licht ist, im Licht der Hoffnung, die wir auch in der Kirche bei unserem Andacht angezündet haben. In Licht der Hoffnung, dass alles und alle, auch Personen, die so früh sterben mit all ihren Plänen aufgenommen, bewahrt und entfaltet werden vom himmlischen Vater.

Dott. Roberto Graziotto, Lehrer und Fachreferent für Philosophie und Religion im CJD Christophorusschule Droyssig; non profit Journalist für die Online Magazine „Il Sussidiario"

NB2 
Diese ist noch eine letzte Variante, in der auch die Fehler in der deutschen Sprache beseitig worden sind. 

„Ich bin traurig, aber nicht verbittert!“
Eine der drei Ansprachen anlässlich des Todes von Samuel, Emma und Thu Giang am 12.02.18, gehalten in der evangelischen Pfarrkirche St. Bartholomäus in Droyßig
Angesichts des Autounfalls, der uns in den letzten Stunden beschäftigt hat und in dem Samuel (Zwölftklässler an unserer Schule), Emma und Thu Giang (Elftklässlerinnen am GSG Zeitz) ihr Leben verloren haben, und in dem Mi (Klassenstufe 12 bei uns) und Henning (Klassenstufe 11 am GSG) überlebt haben, stellt sich automatisch die „Warum-Frage". Diese aber lässt sich auf einer Sinnebene nicht beantworten. Auch der Theologe und der Philosoph in mir schweigen.
In der Bibel, genauer im Alten Testament, stellt sich Hiob ähnliche Fragen, wie wir sie uns in den letzten Stunden gestellt haben: Es kommen drei Freunde, die ihm „erklären" wollen, wieso er so viel leiden muss. Das hilft Hiob überhaupt nicht, und Gott mag diese Erklärungen nicht.
Die andere unlösbare Frage ist die „Schuld-Frage" - jeder kennt eine Teilwahrheit des Ereignisses, und jeder ist geneigt, daraus eine Vermutung anzustellen. Schuld gibt es natürlich, wenn jemand ganz bewusst jemand anderem weh tun will. Man ist auch geneigt, eine Art philosophische Schuld auf sich zu nehmen nur auf Grund der Tatsache, dass man einen Unfall überlebt hat. Auch diese Art von Schuldübernahme, wenn sie auch menschlich verständlich ist, ist ohne Sinn.
Das heißt nicht, dass wir aus einer so schlimmen Situation nicht auch lernen müssten.
Ich habe Dankbarkeit empfunden und zwar eine sehr tiefe, weil Mi und Henning leben. Es gibt zwei deutsche Worte, die mich immer zum Nachdenken angeregt haben: 
Gabe (Geschenk) und Aufgabe (Auftrag).
Das Leben ist Gabe und wird immer geschenkt, damit wir eine Aufgabe übernehmen. Die Aufgabe lautet hier: auch für Samuel, Emma und Thu Giang weiter zu leben. 
Man darf leben, ohne Schuldgefühle! Auch das Lukas-Evangelium rezitiert es so:
„Er hat uns geschenkt (!!!) , dass wir aus Feindeshand befreit, ihm furchtlos (!!!) dienen, in Heiligkeit und Gerechtigkeit, vor seinem Angesicht all unser Tage."
Ich habe in den Gängen der Schule auch Lachen gehört, weil besonders unter den Kleinen niemand Samuel kannte, und dieses Lachen war mir Mahnung nicht zu vergessen, dass wir leben dürfen. Dies ist schwierig, und zwar für mich, der drei Jahre lang Klassenlehrer von Samuel war, wie für die Abiturienten (in viel intensiver Form, da sie jetzt einen leeren Stuhl vor sich haben) und wie auch noch mehr, viel mehr für die Familie. Aber wir alle dürfen leben, auch für Samuel, auch für Emma, auch für Thu Giang.
Schwarzer Elch, der Häuptling der Sioux, der bald selig gesprochen wird, sagte, als seine Frau und seine drei Kinder gestorben sind, dass er traurig sei, aber nicht verbittert, weil er im Licht ist, im Licht der Hoffnung, das wir auch in der Kirche bei unserer Andacht angezündet haben. Im Licht der Hoffnung, dass alles und alle, auch Personen, die so früh sterben mit all ihren Plänen, aufgenommen, bewahrt und entfaltet werden vom himmlischen Vater.
Dott. Roberto Graziotto, Lehrer und Fachreferent für Philosophie und Religion an der CJD Christophorusschule Droyßig; non profit Journalist für das Online-Magazin „Il Sussidiaro“