Sulle narrazioni italiane anti tedesche che porteranno al potere Salvini
Lipsia. Non ho tempo di dire tutto ciò che penso sull'argomento. Quindi solo alcune note. Giulio Sapelli afferma, oggi, nel Sussidiario, con ragione, che l'Italia è grande per la sua tradizione diplomatica, che è stata capace di parlare nei decenni scorsi sia con il mondo arabo che con quello russo. Questo bagaglio culturale deve portarsi il premier italiano Paolo Gentiloni nella sua prossima visita alla cancelliera Angela Merkel.
1. Wolfgang Schäuble. La sua politica del risparmio (accusata di essere deflazionaria) è criticata anche in Germania. Troppo risparmio non permetterebbe un'attività economica dinamica. Farlo passare come il 'mostro" ("fanatico della colpa" e del debito, "che ha rinnovato il demoniaco spirito di dominio teutonico") che ha risvegliato gli "spiriti più egoistici" è una narrazione tutta italiana. Sapelli riconosce che c'è un "immensa storia culturale e spirituale tedesca", ma non si capisce bene cosa essa sia. Hegel? Goethe? Maestro Eckart?
2. La SPD e il ministerio della finanza. La SPD si trova nella crisi più assoluta. Quindi se le speranze italiane giacciono nelle mani del ministero delle finanze sotto questa guida, abbiamo un problema. Un anno fa Martin Schul è stato auto osannato come il salvatore del partito, ora ne esce sia dalla guida che da un posto nel governo. Il giovane che si ribella, Kevin Kühnert, si capisce solo che non vuole perdere ancora più potere accettando la guida della cancelliera. Sigmar Gabriel è un buon politico e certamente anche un buono ministro degli esteri, ma non è secondo me una personalità eccezionale (quella di cui avrebbe bisogno la SPD) - quest'ultima sarebbe una personalità politica che comprenda fino in fondo che il potere è servizio e non primariamente volontà del singolo al suo posto di potere.
3. Angela Merkel. La cancelliera governa da troppo tempo. Se c'è la fa in questa legislazione (vediamo se la base della SPD accetta o meno la grande coalizione) arriverà ai 16 anni come Helmuth Kohl, contro cui poi vinse Gerhard Schröder con l'unico punto politico a suo favore: "il principio speranza". Speranza che dopo Kohl ci fosse un novo cancelliere. Dopo sette anni, un anno prima della fine della legislatura, il principio speranza lasciò la scena politica per il "principio realtà", che porta da dodici anni il nome della cancelliera. L'atto più grande della Merkel è stata la sua "cultura del benvenuto", che è costata il 12 % dei voti alla AfD. Questa, l'alternativa per la Germania, rappresenta davvero gli "spiriti più egoistici" di cui parla Sapelli, ma per l'appunto hanno a che fare con ciò e non con la presunta economia della deflazione di Schäuble.
4. Le critiche alla Germania di Salvini. Primo: indirettamente la crisi greca sarebbe costata 50 Miliardi di soldi di tasse degli italiani, invece i tedeschi non ci avrebbero perso nulla. Seconda: i tedeschi imporrebbero le loro regole politiche all'Europa, per cui bisogna uscirne. Può darsi che in queste critiche ci sia del vero, ma in primo luogo sono una narrazione leghista che porterà al potere Salvini. Chi cede a questo tipo di critiche generalizzate al "demoniaco spirito di dominio teutonico" contribuirà secondo me alla vittoria di Salvini (anche Berlusconi ha paura che esso possa vincere). Esse non corrispondono per nulla al mio vissuto in Germania, sebbene io non abbia una posizione acritica nei confronti di ciò che vuole la Germania, ma vedo che la sua forza economica e politica può essere solo integrata in una reale politica europea. Chi vuole arrivare allo scontro delle nazionalità ci condurrà dove siamo già stati, ad un Europa incapace di pace.
Il vero problema è che alla grandezza della Germania non corrisponde una coscienza di potenza, anzi vista dell'interno la Germania è molto fragile. Fragilità però può capovolgersi in "volontà di potenza".
5. Il "compromesso storico" della grande coalizione tedesca e una tenuta del PD in Italia potranno contribuire ad un'idea di Europa che ci ha donato più di 70 anni di pace. La SPD e Il PD garantiscono un'attenzione sociale alla gente normale che deve andare dal medico e cerca un lavoro stabile. Questo è il loro contributo specifico. Comunque sarà necessario non far cadere l'idea di Europa che pur con tutti i difetti burocratici è un bastione contro l'egoismo collettivo imperante.
6. La chiesa in Germania. Manca in essa una "critica della teologia politica". Le diocesi sono occupate con se stesse e con il loro debiti. Vi sono alcuni grandi vescovi, come quello di Passau, Stefan Oster, che si occupa, in unione con il Papa, in modo particolare dei giovani, ma anche in lui non è del tutto evidente una "critica della teologia politica", che non sia una semplice equidistanza tra destra e sinistra, che non tiene conto dell'attacco ingiurioso al Santo Padre della destra cattolica tedesca.
7. Il mio invito. Non facciamo nostra nessuna delle critiche fondamentaliste politiche (teologia politica) che vede nello scontro tra i popoli una speranza per la propria nazione. Continuiamo il dialogo trasversale a cui ci ha invitato Papa Francesco nei suoi interventi "europei".
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