È il Sabato Santo l‘unico atteggiamento legittimo del cristiano? - in dialogo con Padre #Przywara
Zeitz. C’è una riflessione sulla quaresima e in modo particolare sul Sabato Santo del Padre Przywara del 1923 che mi ha fatto molto riflettere.
Di fronte alle catastrofi del mondo il padre gesuita, maestro di filosofia di Balthasar, si chiede se il nostro atteggiamento ultimo nei confronti del mondo non dovrebbe essere quello del Sabato Santo. Nel suo modo di vedere questo giorno si tratta di un "giorno tra", un giorno in cui tutto tace.
Padre Przywara respinge questa "tentazione" - proprio perché è un "giorno tra" non può essere sublimato. Senza la gioia della Pasqua prima o poi rimpiangerai i piatti di carne in Egitto e cioè il potere che avevi.
La cosa che possiamo dire con certezza è che questo mondo cattolico arrabbiato (parte del mondo arrabbiato in genere) non ha nessun senso della gioia pasquale, ma non ha neppure senso di quel vero ed intimamente „evangelico“: Signore perdonami, non sono degno di te. Io, non sono degno di te, non gli altri. Senza questa confessione del peccato e senza la gioia pasquale anche questo atteggiamento così cristiano, come quello del Sabato Santo diventa pian piano solo la serietà dell'uomo di mondo che sta sopra le parti e sa giudicare tutto, ma in questo giudizio non vi è nulla di cristiano.
Spesso gli articoli di alcuni giornalisti cattolici sono una riflessione mondana sul mondo che piace ai signori del centro destra o di qualche altra formazione politica.
Spesso sono un civettare con la rabbia, con lo spirito della rabbia che sta investendo il mondo è che non ha nulla a che fare con l’ira santa di cui parla Tommaso o con la necessità di un giudizio su ciò che accade.
Noi tutti abbiamo una parte di rabbia e questa non è autentica, perché solo l'amore gratis è autentico.
Quando facciamo le nostre tirate contro i cristianisti della rete corriamo noi stesso il rischio di vivere di questa rabbia. Cristiano autentico è colei o colui che vanno in una clinica a sollevare chi si trova nel buio più completo. O quando ti trovi nella camera ardente di una ragazza vietnamese a pregare Ave Maria e il Veni Sancte Spiritus di don Giussani con i buddisti. O quando uno canta con dei bambini in parrocchia o lavora con dei giovani.
In vero al cospetto di ciò gente come i cristianisti non ha nessuno diritto di essere citati. Perché la tentazione più grande è proprio quella di vivere della rabbia e di mettersi nel campo di battaglia con quel famoso "voler aver ragione" che sia don Carrón che il Santo Padre non vogliono che abbiamo. Dobbiamo imparare a vivere con tutti, per quanto ci sia possiibile.
Infine ciò che ho imparato sull'amore gratuito da Ulrich significa anche il non inseguire il successo. Specialmente questa cosa. E' ovvio che se volessimo inseguire il successo dovremmo chiudere subito come Contadini. E' una scelta che può essere difficile ma se ha un senso chiamarsi contadini è proprio quello di restare in una posizione povera e semplice (ma il contadino ha scarpe grosse e cervello fino!). Il successo poi non è detto che non venga, ma nella storia della Chiesa ha strade e tempi lasciati definitivamente allo Spirito.
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