Lipsia. Gesù ha sofferto per la Sua Chiesa e non solo per il mondo. In un certo senso ha sofferto di più per la Sua Chiesa, che nel Suo cuore e in Maria (il cuore di Maria e Gesù sono ancora meno separabili dell'unione Pietro e Chiesa di cui parla sant'Ambrogio: ubi Petrus, ibi ecclesia, ubi ecclesia vita aeterna) è "una, sancta, apostolica e cattolica".
In una pagina del diario di Adrienne von Speyr (Cielo e Terra, I), la grande ed umile maestra della fede cattolica, dice che sarà questione di poco tempo e poi la fede non avrà più alcuna importanza in Svizzera. Io vivo in una delle zone più secolarizzate del mondo, più della Cina, è so che cosa ciò voglia dire. Certo Cristo può fare si che pietre diventino figlie e figli di Abramo, ma ciò non toglie che la sensazione del "tutto è perso", almeno in molte parti del mondo, sia per la Chiesa più vera che mai. Rimane la promessa forte del "non praebalebunt", ma essa non è una garanzia sociologica di presenza della Chiesa in tutte le parti del mondo! Si dovrà ricominciare dalle villas e dalle favelas, per respirare aria fresca ed evangelica. Questo è il motivo per cui il cielo ci ha mandato Papa Francesco! Il grande critico del "clericalismo" - solo nel suo senso uso questa parola nel titolo, quanto parlo di Chiesa "clericale".
Anche se la presentazione dei dati riguardanti gli abusi sessuali in Germania (MHG-Studie), forse rivela debolezze "scientifiche", rimane il dato sconvolgente che il coinvolgimento di 1.670 membri del clero cattolico in "abusi sessuali" (in Germania, dal 1946 alla data di conclusione dell'inchiesta, il 2014), per un numero di 3,677 bambini, può essere espresso solamente con la parola "disastro". "Sono stato sconvolto e mi fa un male terribile, mi vergogno" per questo, dice il vescovo di Dresda- Meissen, Heinrich Timmerevers. E noi ci vergogniamo con lui! Il mio parroco ha ripetuto queste parole ieri (7.10.18) nella sua predica. Ne ho parlato in un post in tedesco nella mia bacheca in Facebook ieri:
Eine Krise, die noch nicht ausgestanden ist.
Der Pfarrer unserer Kirche sagte heute in der Predigt, dass die Krise, die von dem Skandal der Pädophilie ausgelöst worden ist, einen gewaltigen Ausmaß hat und dass sie überhaupt nicht ausgestanden ist. Und er hat Recht damit!
Mit ihm bin ich einverstanden, dass weder das Zölibat (Pädophilie gibt es auch in den Familien) noch die Sexuallehrer der Kirche tout court als Ursache zu sehen ist.
Er meint, dass der Klerikalismus auch keine Ursache ist (aber der Unterschied ist nur ein terminologischer); ich bin damit nicht einverstanden. Der Klerikalismus ist Ausübung der priesterliche Vollmacht als Wille zur Macht und nicht als Dienst und gerade das ist die Ursache des Bösen in der Kirche. Das Wort wird von Papst Franziskus verwendet.
Gar nichts einverstanden bin ich mit der Idee, dass die Aufklärung schuld daran wäre. Aufklärung als Unfähigkeit die Wahrheit zu sagen. Zwar ist auch eine Aufklärung der Aufklärung nötig, aber die Moderne ist nicht Schuld an den Sünden der Kirche.
Wieder entdeckt werden muss ist der innere Band zwischen Wahrheit und Liebe.
Una volta il teologo cattolico Hans Urs von Balthasar disse che quando la mamma ha un cappello disgustoso non lo si dice a lei in pubblico, ma la si prende in disparte e lo si dice a lei nel orecchio. Questo non è possibile per il caso di pedofilia. La Chiesa, come gruppo sociologicamente identificabile e come attore nel concerto sociale, ha perso l'autorità (1) per pretendere per se una priorità di giudizio su altri organi di stampa e giuridici.
Non vi è solo pedofilia nel clero cattolico; nelle famiglie gli abusi sessuali sono ancora più alti del 4,4 % raggiunto dai membri del clero cattolico in Germania. Come mostrano tanti film, che noi consumiamo senza farci pensieri, il sesso è un tema che ci coinvolge tutti e chi può dire che lo vive nella semplicità e completezza del dono dell'essere? Chi è senza peccato scagli la prima pietra! Allo stesso tempo, però, va detto che l'abuso di bambini contraddice talmente il desiderio di Gesù di prenderli come esempi per entrare nel cielo e come presenza del cielo (i loro angeli guardano sempre il Padre) che ogni giustificazione "clericale" non è possibile.
Come Dante sapeva che era necessario per una società cristiana sia l'imperatore che il Papa, ora in una società non più cristiana è ancora più evidente che sarebbe una pericolosissima "gnadentheologische Engführung" (una strettoia della teologia della grazia) pretendere che la Chiesa affronti il problema senza l'aiuto di giornalisti e ad un livello più alto di giudici non ecclesiali.
"Mi vergogno che sacerdoti e religiosi abbiano calpestato la dignità di bambini e giovani" (Vescovo Timmerervers). Chiamiamo il Signore, che venga al più presto: Maranathà!
(1) La frase è vera ad un livello sociologico e non teologico. L'autorità della Chiesa è dono di Dio e non può andare persa, a livello teologico. Come esempio di questa autorità aggiungo qui la lettera straordinaria del cardinal Marc Ouellet, amico anche della nostra piccola famiglia da decenni. Sottolineo alcune parti che mi hanno colpito in modo particolare con un carattere delle lettere più intenso:
La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi una Lettera aperta del card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, sulle recenti accuse alla Santa Sede. Ne riportiamo di seguito il testo integrale secondo una traduzione di lavoro dall'orginale francese.
Caro confratello Carlo Maria Viganò,
Nel tuo ultimo messaggio ai media, in cui denunci Papa Francesco e la Curia romana, mi esorti a dire la verità su dei fatti che tu interpreti come un’endemica corruzione che ha invaso la gerarchia della Chiesa fino al suo più alto livello. Con il dovuto permesso pontificio, offro qui la mia personale testimonianza, come Prefetto della Congregazione per i Vescovi, sulle vicende riguardanti l’Arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick e sui suoi presunti legami con Papa Francesco, che costituiscono l’oggetto della tua clamorosa pubblica denuncia così come della tua pretesa che il Santo Padre si dimetta. Scrivo questa mia testimonianza in base ai miei contatti personali e ai documenti degli archivi della suddetta Congregazione, che sono attualmente oggetto di uno studio per far luce su questo triste caso.
Consentimi di dirti innanzitutto, in piena sincerità, in forza del buon rapporto di collaborazione esistito tra noi quando eri Nunzio a Washington, che la tua attuale posizione mi appare incomprensibile ed estremamente riprovevole, non solo a motivo della confusione che semina nel popolo di Dio, ma perché le tue accuse pubbliche ledono gravemente la fama dei Successori degli Apostoli. Ricordo di aver goduto un tempo della tua stima e della tua confidenza, ma constato che avrei perso ai tuoi occhi la dignità che mi riconoscevi, per il solo fatto di essere rimasto fedele agli orientamenti del Santo Padre nel servizio che mi ha affidato nella Chiesa. La comunione con il Successore di Pietro non è forse l’espressione della nostra obbedienza a Cristo che l’ha scelto e lo sostiene con la Sua grazia? La mia interpretazione di Amoris Laetitia che tu lamenti, si inscrive in questa fedeltà alla tradizione vivente, di cui Francesco ci ha dato un esempio con la recente modifica del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla questione della pena di morte.
Veniamo ai fatti. Tu dici di aver informato Papa Francesco il 23 giugno 2013 sul caso McCarrick nell’udienza che ha concesso a te, come a tanti altri rappresentanti pontifici da lui allora incontrati per la prima volta in quel giorno. Immagino l’enorme quantità di informazioni verbali e scritte che egli ha dovuto raccogliere in quell’occasione su molte persone e situazioni. Dubito fortemente che McCarrick l’abbia interessato al punto che tu vorresti far credere, dal momento che era un Arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico. Inoltre le istruzioni scritte, preparate per te dalla Congregazione per i Vescovi all’inizio del tuo servizio nel 2011, non dicevano alcunchè di McCarrick, salvo ciò che ti dissi a voce della sua situazione di Vescovo emerito che doveva obbedire a certe condizioni e restrizioni a causa delle voci attorno al suo comportamento nel passato.
Dal 30 giugno 2010, da quando sono Prefetto di questa Congregazione, io non ho mai portato in udienza presso Papa Benedetto XVI o Papa Francesco il caso McCarrick, salvo in questi ultimi giorni, dopo la sua decadenza dal Collegio dei Cardinali. L’ex-Cardinale, andato in pensione nel maggio 2006, era stato fortemente esortato a non viaggiare e a non comparire in pubblico, al fine di non provocare altre dicerie a suo riguardo. È falso presentare le misure prese nei suoi confronti come “sanzioni” decretate da Papa Benedetto XVI e annullate da Papa Francesco. Dopo il riesame degli archivi, constato che non vi sono documenti a questo riguardo firmati dall’uno o dall’altro Papa, né nota di udienza del mio predecessore, il Cardinale Giovanni-Battista Re, che desse mandato dell’obbligo dell’Arcivescovo emerito McCarrick al silenzio e alla vita privata, con il rigore di pene canoniche. Il motivo è che non si disponeva allora, a differenza di oggi, di prove sufficienti della sua presunta colpevolezza. Di qui la posizione della Congregazione ispirata alla prudenza e le lettere del mio predecessore e mie che ribadivano, tramite il Nunzio Apostolico Pietro Sambi e poi anche tramite te, l’esortazione a uno stile di vita discreto di preghiera e penitenza per il suo stesso bene e per quello della Chiesa. Il suo caso sarebbe stato oggetto di nuove misure disciplinari se la Nunziatura a Washington o qualunque altra fonte, ci avesse fornito delle informazioni recenti e decisive sul suo comportamento. Mi auguro come tanti che, per rispetto delle vittime ed esigenza di giustizia, l’indagine in corso negli Stati Uniti e nella Curia romana ci offra finalmente una visione critica complessiva delle procedure e delle circostanze di questo caso doloroso, affinché fatti del genere non si ripetano nel futuro.
Come può essere che quest’uomo di Chiesa, di cui oggi si conosce l’incoerenza, sia stato promosso a più riprese, sino a rivestire le altissime funzioni di Arcivescovo di Washington e di Cardinale? Io stesso ne sono assai stupito e riconosco dei difetti nel procedimento di selezione che è stato condotto nel suo caso. Ma senza entrare qui nei dettagli, si deve comprendere che le decisioni prese dal Sommo Pontefice poggiano sulle informazioni di cui si dispone in quel preciso momento e che costituiscono l’oggetto di un giudizio prudenziale che non è infallibile. Mi sembra ingiusto concludere che le persone incaricate del discernimento previo siano corrotte anche se, nel caso concreto, alcuni indizi forniti da testimonianze avrebbero dovuto essere ulteriormente esaminati. Il prelato in causa ha saputo difendersi con grande abilità dai dubbi sollevati a suo riguardo. D’altra parte, il fatto che vi possano essere in Vaticano persone che praticano e sostengono comportamenti contrari ai valori del Vangelo in materia di sessualità, non ci autorizza a generalizzare e a dichiarare indegno e complice questo o quello e persino lo stesso Santo Padre. Non occorre innanzitutto che i ministri della verità si guardino dalla calunnia e dalla diffamazione?
Caro Rappresentante Pontificio emerito, ti dico francamente che accusare Papa Francesco di aver coperto con piena cognizione di causa questo presunto predatore sessuale e di essere quindi complice della corruzione che dilaga nella Chiesa, al punto di ritenerlo indegno di continuare la sua riforma come primo pastore della Chiesa, mi risulta incredibile ed inverosimile da tutti i punti di vista. Non arrivo a comprendere come tu abbia potuto lasciarti convincere di questa accusa mostruosa che non sta in piedi. Francesco non ha avuto alcunché a vedere con le promozioni di McCarrick a New York, Metuchen, Newark e Washington. Lo ha destituito dalla sua dignità di Cardinale quando si è resa evidente un’accusa credibile di abuso sui minori. Non ho mai sentito Papa Francesco fare allusione a questo sedicente gran consigliere del suo pontificato per le nomine in America, benché Egli non nasconda la fiducia che accorda ad alcuni prelati. Intuisco che questi non siano nelle tue preferenze, né in quelle degli amici che sostengono la tua interpretazione dei fatti. Trovo tuttavia aberrante che tu approfitti dello scandalo clamoroso degli abusi sessuali negli Stati Uniti per infliggere all’autorità morale del tuo Superiore, il Sommo Pontefice, un colpo inaudito e immeritato.
Ho il privilegio di incontrare a lungo Papa Francesco ogni settimana, per trattare le nomine dei Vescovi e i problemi che investono il loro governo. So molto bene come egli tratti le persone e i problemi: con molta carità, misericordia, attenzione e serietà, come tu stesso hai sperimentato. Leggere come concludi il tuo ultimo messaggio, apparentemente molto spirituale, prendendoti gioco e gettando un dubbio sulla sua fede, mi è sembrato davvero troppo sarcastico, persino blasfemo! Ciò non può venire dallo Spirito di Dio.
Caro confratello, vorrei davvero aiutarti a ritrovare la comunione con colui che è il garante visibile della comunione della Chiesa Cattolica; capisco come delle amarezze e delle delusioni abbiano segnato la tua strada nel servizio alla Santa Sede, ma tu non puoi concludere così la tua vita sacerdotale, in una ribellione aperta e scandalosa, che infligge una ferita molto dolorosa alla Sposa di Cristo, che tu pretendi di servire meglio, aggravando la divisione e lo sconcerto nel popolo di Dio! Cosa posso rispondere alla tua domanda se non dirti: esci dalla tua clandestinità, pentiti della tua rivolta e torna a migliori sentimenti nei confronti del Santo Padre, invece di inasprire l’ostilità contro di lui. Come puoi celebrare la Santa Eucaristia e pronunciare il suo nome nel canone della Messa? Come puoi pregare il santo Rosario, San Michele Arcangelo e la Madre di Dio, condannando colui che Lei protegge e accompagna tutti i giorni nel suo pesante e coraggioso ministero?
Se il Papa non fosse un uomo di preghiera, se fosse attaccato al denaro, se favorisse i ricchi a danno dei poveri, se non dimostrasse un’infaticabile energia per accogliere tutti i miseri e donare loro il generoso conforto della sua parola e dei suoi gesti, se non moltiplicasse tutti i mezzi possibili per annunciare e comunicare la gioia del Vangelo a tutti e a tutte nella Chiesa e al di là delle sue frontiere visibili, se non tendesse la mano alle famiglie, ai vecchi abbandonati, ai malati nell’anima e nel corpo e soprattutto ai giovani in cerca di felicità, si potrebbe forse preferirgli qualcun altro, secondo te, con atteggiamenti diplomatici o politici diversi, ma io che ho potuto conoscerlo bene, non posso mettere in questione la sua integrità personale, la sua consacrazione alla missione e soprattutto il carisma e la pace che lo abitano per la grazia di Dio e il potere del Risorto.
In risposta al tuo attacco ingiusto e ingiustificato nei fatti, caro Viganò, concludo dunque che l’accusa è una montatura politica priva di un reale fondamento che possa incriminare il Papa, e ribadisco che essa ferisce profondamente la comunione della Chiesa. Piaccia a Dio che questa ingiustizia sia rapidamente riparata e che Papa Francesco continui ad essere riconosciuto per ciò che è: un pastore insigne, un padre compassionevole e fermo, un carisma profetico per la Chiesa e per il mondo. Che Egli continui con gioia e piena fiducia la sua riforma missionaria, confortato dalla preghiera del popolo di Dio e dalla solidarietà rinnovata di tutta la Chiesa assieme a Maria, Regina del Santo Rosario.
Marc Cardinale Ouellet
Prefetto della Congregazione per i Vescovi,
Festa di Nostra Signora del Santo Rosario, 7 ottobre 2018.
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