mercoledì 7 novembre 2018

Come verificare la presenza di Dio nella Chiesa? - in dialogo con don Luigi Giussani

Lipsia. È un periodo molto difficile per la Chiesa romano cattolica.  I misfatti sono per lo più di data antecedente al tempo che stiamo vivendo (parliamo di catastrofi umane per lo più degli anni 70 e 80 del secolo scorso), ma rivelano non solo il disastro umano di tantissimi religiosi, ma anche il tentativo da parte di alcune (tante?) chiese locali (diocesi) di coprire gli eventi con massicci interventi per impedire il lavoro della giustizia (penso alla diocesi di Boston, resa nota con il film Spotlight, ma anche agli eventi cileni).

Quindi la scuola di comunità (sdc) - organo di insegnamento all'interno di Comunione e Liberazione - lavorando sul testo di don Giussani, Perché la Chiesa?, con il capitolo sulla verifica della presenza del divino nella Chiesa, ci offre un criterio di vitale importanza (al momento ho davanti agli occhi solo l'edizione tedesca, per questo non posso citare precisamente). 

Di vitale importanze è offrire un lavoro di verifica ed un criterio per verificare: il luogo della verifica è l'esperienza umana. Non ci viene chiesto quindi di saltare l'esperienza umana, ma di usarla come criterio di giudizio. Dobbiamo capire meglio qui di seguito di che si tratta. 

Giussani dice che la Chiesa non è sorpresa né arrabbiata di scopire i propri errori. Questi ci sono in lei "per definitionem". Allo stesso tempo, però, i casi di pedofilia, per esempio nella diocesi di Boston, ma anche quelli resi noti in uno studio fatto fare dai vescovi qui in Germania e di cui avevo già parlato nel mio blog, sono "legione" ed hanno quasi carattere "sistematico". Cosicché non è così semplice non essere arrabbiati. Io forse non lo sono, ma devo dire che guardando Spotligh ho pianto quasi per metà del film (e il film è stato fatto in modo molto equilibrato). 

Giussani afferma che l'ipotesi Chiesa come risposta ai bisogni elementari e fondamentali dell'uomo è la migliore di tutte le altre - in un certo senso è vero, ma è anche vero che "essere migliori" nella Chiesa vuol dire semplicemente sempre di più al servizio dell'amore gratuito di Dio. Ed a parte quello che si legge nei giornali, anche nella mia esperienza sono a volte confrontato con forme di "clericalismo" piuttosto che con forme di reale amore gratuito - grazie a Dio, però, non mi mancano anche espressioni di reale amore gratis, nella mia vita, da parte di membri della Chiesa (questa dimensione personale è decisiva e non deve essere dimenticate per le tante impressioni che sorgono leggendo giornalie  e vedendo films) . 

L'esperienua di cui parla don Giussani è comprensibile solamente con i criteri ultimi del cuore (bellezza, verità, bontà, giustizia...) che ci aiutano a superare la caricatura dell'umano che si trova nella società. Bisonga dire, peró, con tutta chiarezza: che si trova anche nella Chiesa. Quel luogo sociologicamente identificabile che essa (anche) è si è rivelato come luogo spesso di consumo libertino. 

Se la sdc ci vuole davvero educare ad un "senso critico", che prenda sul serio l'esperienza e i criteri del cuore, allora si dovrà dare spazio a tante, tantissime domande che non possono né essere taciute né discusse solamente nel grembo chiuso della Chiesa. 

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