sabato 17 novembre 2018

La fede ridotta a sapone? L'Islam come chance - Lettera aperta a Renato Farina

Lipsia. Caro Renato,
ieri è uscito da "Libero" (16.11.18) il tuo interessante articolo sulla fede ridotta ad una saponetta, in cui verso la fine riproponi la famosa frase, che don Giussani citò cinquanta anni fa nell'audio che Don Carrón ci ha fatto di nuovo sentire alla giornata d'inizio e che è oggi riproposta dalla Chiesa in tutto il mondo, nel Vangelo del rito latino: "Quando il figlio dell'uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?" (Lc 18,8). 

Il tuo articolo è profondo, ma qualcosa, di altrettanto profondo, non mi convince. Parto, però, da ciò che mi convince, correndo il rischio psicologico che poi ti rimanga in mente solo la critica. 
Sono assolutamente d'accordo con te che il "popolo fedele", per usare le categorie di Papa Francesco, che non è quello della "liberazione" intellettuale, ma quello che va a pregare nei santuari o quello che accoglie subito la proposta del Papa di pregare antiche preghiere come quelle proposte nella Sala Stampa della Santa Sede il 29.9.18 (1) invitandoci a pregare il rosario, è il vero popolo di Dio, il resto d'Israele a cui dobbiamo guardare.

È sono d'accordo con te che chi salva la Chiesa sono (non saranno) "i martiri sbudellati e bruciati in Asia e in Africa". Per il semplice fatto che sono immagine trasparente di Colui che è lo "sbudellato, macellato" per eccellenza. Cristo, di cui noi ci vergogniamo. 

Poi ci sono alcune cose che mi rendono del tutto perplesso: "Tutto è precipitato con il pontificato di Francesco" - anche se poi precisi "ma sarebbe ingiusto e miope gettare la Croce addosso al papa argentino" la tua frase è del tutto ambigua e per nulla vera. Forse sarà vera per voi in Italia, per me che vivo nella terra di Lutero e della ex DDR non è per nulla vero. Tutto era già precipitato molto prima!  Se quel tutto è la concretezza della fede cristiana! 

Poi le frasi del Cardinal Giacomo Biffi (anni 90)  sull'Islam e la traduzione in romanzo di Michael Houllebecq (2015) sono fonti strane. L'Islam è e rimane la più grande sfida religiosa per noi cristiani, non come problema, ma come chance: lo sapeva Charles de Jesus (Charles de Foucauld) che infatti ne ammirava la fede, anche se pregava per la loro conversione, come di fatto pregavaa anche ogni giorno per la propria. Lo sapeva Christian de Chergé, ucciso nel 1996 da terroristi islamisitici, che aveva solo una curiosità: vedere con gli occhi del Padre le nostre sorelle e i nostri fratelli mussulmani. Lo sapeva Padre Paolo Dell'Oglio che per trent'anni ha vissuto un'esperienza di monastero con mussulmani a Mar Musa, nel nord di Damasco, dedicato a San Mosè l'abissino e che ora, forse, ha perso anche la sua vita per ciò che credeva. 

Non conosco il cardinal Giacomo Biffi a sufficienza, so però che si possono trovare anche in Hans Urs von Balthasar o in Luigi Giussani frasi sull'Islam più come problema che come chance - ma qui si tratta di fare un passo al di là dei nostri maestri che non avrebbero mai voluto essere trattati come "guru" intoccabili. Un altro grande maestro, Ferdinand Ulrich, mi disse con insistenza: "Roberto, abbia il coraggio di "uccidermi"". 

Guardiamo allora a colui che è davvero l'unica e singolare salvezza del mondo! A Cristo! San Paolo ci invita a guardare alla sua "figura di servo", al Logos universale e concreto come servo! 

2, [5] Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù

[6] il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio

[7] ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 

[8] umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 

[9] Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 

[10] perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 

[11] e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre (i grassetti sono miei). 


Quando Balthasar è morto, proprio la gente che legge ora Michael Houllebecq  e che critica l'Islam come il vero pericolo del mondo (Steve Bannon), ha esaltato di gioia dicendo che Dio lo ha fatto morire tre giorni prima di ricevere il berretto cardinalizio il 26.6.1988, perché non voleva un eretico in tale collegio  - mentre ovviamente non aveva nulla in contrario che facesse parte di esso, proprio fino a Papa Francesco, la cui misericordia non ha nulla a che fare con la "saponetta" di cui parli, gente come Theodoe Edgar McCarrick, nominato nel 2000, direttamente dall'appartamento papale. 

Don Giussani e Hans Urs von Balthasar erano innamorati di Cristo, quello che è salito sulla croce e che è disceso all'inferno per et propter nobis! Don Giussani saltava di gioia sulla sedia leggendo il corsaro luterano, Pier Paolo Pasolini e Padre Balthasar non ha mai cessato di credere in quella "speranza per tutti" che nasce da una profonda visione della misericordia che discende fino alla confusione totale e diabolica di un inferno come ultima giustizia di Dio! I miei grandi maestri - Papa Francesco è l'ultimo arrivato - non hanno bisogno che gli si getti la Croce addosso, perché essi l'hanno impugnata da sempre come "spes nostra", unica e singolare!

Per questo il Signore li esalterà come ha esaltato il Suo Figlio prediletto cui i nostri fratelli mussulmani riconoscono una singolarità che non concedono neppure a Maometto (sia benedetto!), come ci ha spiegato Wael Farouk! 

Con grande affetto, 
Tuo Roberto, un piccolo amico di Gesù 


(1) “Sub tuum praesidium confugimus Sancta Dei Genitrix. Nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo Gloriosa et Benedicta”.

“Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen”.

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