lunedì 11 giugno 2018

Riflessioni sul potere dominante

Lipsia. Ventenne me ne andai dalla Chiesa (da quello che pensavo fosse la Chiesa) perché non ne vedevo più l'autenticità. Solo il grande incontro con Hans Urs von Balthasar mi riportò laddove il mio cuore riconobbe e riconosce l'autenticità assoluta dell'amore gratuito. Forse ho perso un po' del mio linguaggio laico di allora (per sette anni non frequentai la Chiesa: dal 1980 al 1987), ma non ho mai perso l'intuizione che affermare di essere laici o di essere cristiani non è altro che usare due formule per una stessa "similitudine". Il  mio cuore ha sempre saputo che non vi è autenticità senza quell'amicizia che sa offrire solo Gesù (cfr. Gv 15: ora vi chiamo amici) che genera una piccola o grande comunità di gente che è toccata nel proprio intimo da lui. Ma Gesù non è solo un particolare della storia umana, ma il Logos universale e concreto che sa integrare tutto ciò che è integrabile e cioè bello, libero, buono e vero. 

In quei sette anni mi avvicinai a forme di critica del potere dominante che erano forme secolarizzate del giudaismo. Ernst Bloch e Theodor w. Adorno. Il momento di verità di quella fase della mia vita è stata per l'appunto la critica del pensiero dominante, nella versione eretico utopica di Bloch e in quella dei "minima moralia" di Adorno. Parlo in questo post piuttosto di quest'ultima, sebbene i due autori, pur così diversi, non possono essere separati, come sapeva Adorno stesso. 

Quale è il pericolo più grande del pensiero dominante? L'incapacità di formulare una filosofia della "costanza". Lascio parlare Adorno nel numero 110 dei "Minima moralia". "La società borghese insiste sempre e dovunque sullo sforzo della volontà; solo l'amore deve essere involontario, pura immediatezza del sentimento" - questo è il punto: il potere dominante vuole "pura immediatezza del sentimento". Con quest'ultima si può asservire un popolo. Quello che da anni viene detto sui migranti è "pura immediatezza del sentimento". 
Piuttosto che l'amore ora si è sostituto ad esso la rabbia. Anche la rabbia può avere i suoi motivi, ma mentre l'amore immediato "mirava all'esenzione del lavoro" e voleva "trascendere la società borghese" con il suo esagerato "sforzo della volontà", la rabbia distrugge ogni forma di razionalità e di autentica compassione.  Lo "sforzo della volontà" è quello per esempio richiesto da tanti genitori dai loro bambini a cui si concedete tutto a livello di "immediatezza dell'amore", ma da cui si pretende eccellenza nella scuola, etc. 

Adorno continua la sua analisi: "Ma in quanto la società borghese vorrebbe erigere il vero immediatamente nella falsità universale, lo perverte in quest'ultima". Quello che sta accadendo di fronte ai nostri occhi con le varie forme di "egoismo collettivo" e con politici che vogliono trasformare l'immediatezza dei sentimenti in politica è pura perversione. Se avessi tempo dovrei commentare riga per riga questo aforisma adorniano, ma mi fermo qui.

Ora ci troviamo confrontati con persone che ritengono di essere i propugnatori di una reale critica al "mainstream"; in vero sono ridicoli tentativi di confondere gli animi. Quello che ritengono essere critica al potere non è null'altro che il potere stesso nell'immediatezza del sentimento che perverte anche quel poco di vero "nella falsità universale". 

Adorno coglie ancora una volta nel segno: la perversione non consiste solo nel senso "che il puro sentimento, nella misura in cui è ancora possibile nel sistema economicamente determinato, diventa subito - dal punto di vista sociale - un alibi per il dominio dell'interesse  e testimonia di un'umanità che non esiste". Tutte (!) le espressioni dell'immediatezza del sentimento che possiamo leggere nella rete "testimoniano di un'umanità che non esiste". La rabbia come immediatezza del sentimento non può che contribuire all'esasperata vincita della falsità universale. Ma anche l'amore, nella sua immediatezza, non è mai autentico. 

"Se l'amore deve rappresentare, entro la società, una società migliore, non la rappresenta come oasi pacifica, ma come resistenza consapevole". Non è un caso che anche decenni di catechismo e di scuole di comunità, se aggredite dal virus della immediatezza del sentimento, non possono che venire distrutte. "Amare significa saper impedire che l'immediatezza sia soffocata dall'onnipresente pressione della mediazione, dall'economia, e in questa fedeltà l'amore si media in se stesso, accanita contropressione". Senza amici reali non si sopporta l'urto - questo forse Adorno lo sapeva, ma si è schiantata contro la mancanza di essa. Sapeva infine che "il sentimento supera la prova decisiva quando supera se stesso nella durata"! 

Ancora una volta rimango stupito nel vedere che il pensiero di una sinistra grande che stava già allora morendo aveva intravisto il vero: la spontaneità del sentimento immediato, tanto più come rabbia, non può che falsificare anche ciò che di verità che in esso è contenuta! Solo la fedeltà costante ha un ingresso nel cuore intimo dell'Amore gratis.

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