lunedì 27 maggio 2024

Diario cattolico. Un tentativo filosofico

 Diario cattolico. Un tentativo filosofico 

Per don Andrea Brutto 


Dopo il diario notturno (tema autenticità, a partire dal 16.3.22 e che è stato aperto per più di 10.800 volte; lo trovate qui) e quello diurno (tema santità, a partire dal 3.9.23 aperto per ben più di 3.200 volte, lo trovate qui), vorrei cominciare un diario cattolico (a partire dal 27.5.24), che non supera dialetticamente (Hegel) o abbandona ovviamente gli altri due temi, ma vuole ragionare e raccontare il giorno tenendo presente la Catholica, che è per me il pensiero e la realtà più bella, più libera e più vera. Vorrei essere un fratello (Charles de Jesus) e un creatore universale (Ignazio di Loyola) nel frammento del mio quotidiano; che questo diario sia testimonianza di ciò. Io penso, con il Concilio Vaticano II, che la Catholica sia realizzata nella Chiesa romano-cattolica e che se anche quest’ultima ha „una figura determinata storicamente-sociologicamente possiede una rilevanza universale“ (Hans Urs von Balthasar, Katholisch, Einsiedeln 1975, 8). È possibile come prevedeva Balthasar nel 1975, ma ovviamente il tempo non si è fermato allora, ed alcune critiche sono diventate ancora più radicali: una tale posizione non potrà che sembrare ai più che arrogante ed intollerante. Con Balthasar vorrei specificare che questo diario non vuole essere per nulla polemico, contro-riformatore, contro-qual-si voglia cosa, ma non vuole neppure rinunciare, per una sorta di cosmopolitismo sincretistico o di vittimismo delle minoranze, alla forma specifica romano-cattolica del mistero, che non si rivela - sto „ripetendo in avanti“ Balthasar, solo tenendo conto che sono passati quasi 50 anni dal libro sopra citato e più di trent’anni dalla morte dell’autore, - né attraverso „concordanze cosmopolitiche e religiose“ né attraverso controverse. Il programma rimane uguale, ma è passato attraverso la lettura di autori come Padre Paolo Dall’Oglio SJ o Ernst Jünger o Etty Hillesum, etc ed attraverso il mio cammino al vero, cioè la mia esperienza: io penso che non esista un ecumenismo che non sia cattolico! Ma questo cattolicesimo è in un certo senso un „nulla“ (cfr tutte le cose che ho scritto su questo tema in dialogo con Ferdinand Ulrich). Un nulla che non ha paura né di decentrarsi né di deformarsi…e che solo così è risposta al nichilismo dilagante!


roberto.graziotto31@gmail.com


„Ora ci sono due tipi di dissoluzione che, visti da lontano, sono correlati come la morte e il sonno (“Lazzaro, il nostro amico, dorme”). Il sonno come ritiro di tutte le antenne e antennine, ripiegamento nell'origine della vita per la rigenerazione (“chi non nasce di nuovo...”). Riduzione al “piccolo resto” che porta con sé tutta la promessa. La morte è la volontà dell'amorfo e dell'anarchico, il sonno è la concentrazione nel frutto che, cadendo nei solchi, coperto da esso e dissolto in esso, promette nuova forma e raccolto. La libertà più forte è quella di chi sa abbandonare la propria forma plasmata per rigenerarsi nell'origine informe, nel nulla della cellula spermatica - che sa rigenerarsi nella sua prima, sempre fresca missione! L'intera opera-nel-mondo di Gesù Cristo era presente quando egli, davvero un nulla, si lasciò impiantare dallo Spirito Santo nel grembo di sua madre, pronto e aperto a ogni desiderio del Padre: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”. Senza un piano di lavoro prestabilito, solo in ascolto interiore, nell'anelito di ricevere ed eseguire le istruzioni del Padre. Adeguato all'“umiltà della serva” in cui il Figlio sta crescendo. In-differenza, indifferenza, che consiste nella pura disponibilità per Dio. Una vita nella modalità della chiamata e della richiesta. Un’altra persona si è specializzata nel vivere in questo modo su chiamata e su richiesta: il “pellegrino” sulle strade di campagna tra Manresa, Venezia, Gerusalemme, Parigi, Inghilterra, Loyola, Padova e Roma. Un creatore universale perché egli stesso è rimasto universalmente plasmabile come la materia prima. Come un'ombra dell'obbedienza kenotica del Figlio di Dio. È così saldamente ancorato al grembo di tutte le formazioni che la sformatura e la liquefazione (liquidazione) anche di ciò che ha plasmato (anche tramite i suoi) non lo intacca essenzialmente; assomiglia al chicco di grano delle tombe egizie che è pronto a germogliare di nuovo dopo millenni“ (Hans Urs von Balthasar, Cattolico, 15-16)

„Wenn die Bekämpfung des Nihilismus gelingen soll, so muss sie sich in der Brust des Einzelnen vollziehen. Jeder ist beteiligt, und es gibt keinen, der nicht der Heilung bedürfte, die durch die Welt des Schmerzes vorbereitet ist.“

Ernst Jünger, Der Friede, 1945 (“Se la lotta contro il nichilismo deve avere successo, deve svolgersi nel seno dell'individuo. Tutti sono coinvolti, e non c'è nessuno che non abbia bisogno della guarigione preparata dal mondo del dolore”.

Ernst Jünger, La pace, 1945)


Maria di Creta - Kardiotissa

(Gera, 7.9.24) Dell’incontro parrocchiale annuale via zoom posso registrare, a livello dei temi, solo una concentrazione alla dimensione regionale e locale, dalla quale verrà giudicato lo sviluppo della Chiesa ed anche il mondo nella quale sarà possibile vivere la guida di essa; quindi un elemento, che per quanto debba essere conosciuto, contraddice tutto il lavoro, in dialogo con Hans Balthasar, sulla Catholica, fatto in questo diario. Non ci siamo bisticciati e quando ho detto che io non mi identifico con la linea di vescovi tedeschi sulla contrapposizione alla AfD alcuni, anche alcune persone che mi hanno sorpreso, hanno manifestato con la testa il loro consenso. I temi dell’incontro sono state le elezioni del OKR, l’attività della Caritas, i sacramenti (cresima); la pastorale giovanile (c’erano anche alcuni voti giovani)…Il parroco Wolf desidera che continui il mio lavoro nel consiglio diocesano, anche, anzi, proprio per il fatto che io non sono d’accordo con la linea dei vescovi contro l’AfD; mi ha stupito quando ha detto che è bene che nel consiglio non venga rappresentata solo una tendenza…

Verso la fine di questo diario „cattolico“ vorrei riflettere con Balthasar sull’ultimo capitolo di „Katholisch“ (Chiesa e mondo, 89-90). Ovviamente il tema non è esaurito, tanto più che si tratta di universalità, che è l’oggetto primo ed ultimo del filosofo. Con grande parresia Balthasar pone la domanda: „Che cos'è l'umanesimo se non c'è una norma divina ad esso sovraordinata?“. Ma anche quando questa sovra ordinazione non mancava, come nell’antichità, ciò non ha risparmiato il fatto che i popoli antichi hanno compiuto anche atti profondamente disumani. Ma è anche vero che dal mondo antico, in modo particolare per quel nodo occidentale-orientale sul quale abbiamo cominciato a riflettere con Ernst Jünger (Il nodo gordiano, 1953) ed anche per tanti discorsi fatti con mia moglie, so che vi è un rispetto per il nemico (per esempio dei greci nei confronti dei persiani) che dobbiamo ricuperare al più presto se non vogliamo distruggere il mondo. Certo in ultima istanza, in un mondo di volpi e leoni, dobbiamo imparare la logica dell’agnello, perché solo in essa il nemico non solo viene rispettato, ma anche amato; con l’incarnazione di Dio siamo confrontati „con la misura eterna dell’uomo: Altezza nell'umiltà, valore supremo nella resa definitiva“; purtroppo su questo punto, che è la figura ultima dell’agnello macellato che non massacra nessuno, sebbene alcuni massacrino in suo nome, non vi è consenso. Non vi è consenso neppure tra i cattolici, sebbene con l’Homo Abyssus di Ulrich avrebbero gli strumenti per comprendere cosa sia la gratuità dell’essere (frustra et gratis) come dono di amore. Anzi uno può scrivere o leggere tutto un libro sulla „bellezza disarmata“ e poi difendere la guerra come presunta via di liberazione; le follie violente che ho letto negli ultimi due anni sul tema, anche da sacerdoti cattolici e da pastori luterani, significano che non vi è ancora una ricezione dell’unica cosa credibile nella storia del mondo: colui che si erige sul trono apocalittico  è l’agnello in cielo, che è „come macellato“. Dietro tutti i conflitti tra volpi e leoni (Weber, Pareto, N.S. Lyons), c’è il conflitto ultimo tra agnello e drago. La Catholica, quando è autentica si troverà sempre in una situazione di „persecuzione, tentazione, distruzione e giubilo per l’agnello“, e dovrà essere il lievito dell’unità del mondo, come ci insegna Papa Francesco, che dialoga anche con l’Islam e dovrà sempre agire a livello „sovranazionale e sovrapolitico“, ma evitando ogni oscillazione ideale astratta (nella pagina 90 Balthasar usa la parola oscillazione (Schwebe) nel senso di Ulrich, non nel suo, che è piuttosto un espressione di transitorietà dell’agire e del destino umano). La tendenza ultima deve essere incarnatoria (finitizzazione dell’essere) ed è anche possibile che l’odio che si ha per lei, per la Catholica, si tramuti in curiosità ed interesse: ecco l’ultima parola di speranza del libro di Balthasar, che ho letto per un invito discreto a farlo di don Andrea Brutto, cui dedico questo diario.

Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock (Verdi), di cui io parlo sempre in modo critico, ieri a Tel Aviv ha pronunciato parole sagge sugli ostaggi, sulla crisi in Cisgiordania, che non deve ripetere Gaza e su un cessate il fuoco in Gaza. PS Saggio, non significa necessariamente coraggioso; coraggioso è denunciare la situazione drammatica dei palestinesi nelle carcere israeliane, come hanno fatto, nell’ultima trasmissione di „Useful idiots“ Katie Halper e Aaron Maté, in dialogo con Sarit Michaeli, avvocato internazionale per B’tselem. 

L’editoriale della FAZ continua la linea guerrafondaia: sono necessari missili che colpiscano le centrali della guerra, molto oltre i confini russi e la Cina deve essere anche minacciata se non fa la brava…

Dalla bacheca di Stefania Falasca in Facebook: "#popeinPapuaNewGuinea 7 settembre. Benvenuti nel BioParadiso delle ombre e dei contrasti. Il Paese con la terza foresta pluviale più grande al mondo, un arcipelago di centinaia di isole e popoli diversi e dello sfruttamento selvaggio delle ricchezze, che genera corruzione, miseria e violenza cambiamenti climatici. #FrancescoDiscorsoalleAutorita: “Questa ricchezza ambientale e culturale rappresenta al tempo stesso una grande responsabilità, perché impegna tutti, i governanti insieme ai cittadini, a favorire ogni iniziativa necessaria a valorizzare le risorse naturali e umane, in modo tale da dar vita a uno sviluppo sostenibile ed equo, che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso, attraverso programmi concretamente eseguibili e mediante la cooperazione internazionale, nel mutuo rispetto e con accordi vantaggiosi per tutti”“.

Abba nostro…


(Droyssig-Wetterzeube, 6.9.24) Il primo settembre del 1939, 85 anni fa, è cominciata la prima guerra mondiale con l’invasione tedesca della Polonia; mi sembra essere una narrazione probabile, ma io non sono un esperto, mi limito solo a dire che il paragone con la guerra in Ucraina non funziona, per i motivi che ho cercato di esprimere in questi due anni, seguendo una narrazione degli eventi alternativa a quella del mainstream (l’argomento principale è che si tratta di una proxy war). - Nella bacheca di Bruno Brunelli, come commento ad alcune foto che ha fatto, ho letto quanto segue: „L'eccidio di Sant'Anna di Stazzema fu un crimine di guerra nazifascista compiuto dai soldati tedeschi di tre compagnie della 16. SS-Panzergrenadier-Division.  In poco più di tre ore furono massacrate 560 persone, tra cui molti bambini. Visitando questo luogo tuttora isolato sulle montagne Apuane, ci si scontra con molti aspetti che toccano in maniera sconvolgente. Impossibile raccontarli tutti. In particolare mi ha impressionato come siano state trucidate 130 persone nella piazza della chiesetta dedicata Sant'Anna. Persone che furono prima uccise e poi bruciate come per voler nascondere l'immane delitto. E invece dimostrando il terribile disprezzo della vita umana. Voglio anche postare la foto della lapide che ho visto nella chiesetta e che riporta i nomi dei tanti parroci e preti di queste frazioni di montagna che tentarono di difendere i loro parrocchiani e furono per questo uccisi insieme a tutti gli altri.“ (Bruno Brunelli) - trovo molto importante fare memoria di questi avvenimenti, come abbiamo fatto noi con le ragazze e i ragazzi della dodicesima classe portandoli ad Auschwitz (oggi tra l’altro nella MZ è uscita una pagina intera con il diario scritto da Jette e che descrive in modo molto bello e profondo le emozioni provate durante il nostro viaggio). L’ultima parte del post di Bruno lo trovo meno convincente: „Se ne trae un insegnamento? Sembra di no. Sembra che ognuno rimanga sui propri pre-giudizi, accada quel che accada.“ Proprio il nostro viaggio con la dodicesima fa vedere che tanti, anche tra i giovani, ne traggono un insegnamento; anzi era impressionante vedere come i nostri giovani hanno superato, in quei cinque giorni, con serietà i loro pregiudizi, in modo particolare nell’incontro con Lidia Maksymowicz. 

Nella mia classe che più si identifica con l’AfD (una nona della Gemeinschaftschule) e che meno si identifica con la retorica dell’anti-nazismo, che è mainstream nella scuola, ho tenuto una lezione sulla „remigrazione“ (Martin Sellner, Björn Höcke) e sul „Mare mediterraneo come cimitero“ (Papa Francesco); è molto interessante che entrambe le posizioni, per le ragazze e i ragazzi, erano „ragionevoli“, nel senso che devono lasciare la Germania le persone violente e non integrate, ma che non è giusto che le persone vengano abbandonate nel mare. Ovviamente mi si potrebbe obiettare che il termine „remigrazione“ non sia innocente, ma questo argomento in questa classe avrebbe solamente bloccato immediatamente il discorso; io ho piuttosto posto la domanda sulla realizzabilità di esso: chi ha la competenza per una tale azione ed è essa realistica? Innegabile è che c’è una disfunzionalità nella questione della migrazione, che non può essere ignorata; come anche il Papa non la ignora. Ai ragazzi ho detto anche che il Papa ha messo il dito nella piaga dei trafficanti di vite umane…

Il Papa ha lasciato Jakarta in direzione di Port Moresby capitale di Papua Nuova Guinea.   Del senso della prima parte del viaggio in Jakarta avevo già scritto ieri a caldo; qui Banfi, nella versione odierna, ne fa questo riassunto: „Nuova storica dichiarazione sottoscritta da papa Francesco insieme al grande Imam della Moschea più grande dell’Indonesia, Nasaruddin Umar, per «promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità». Cinque anni dopo il documento sulla Fratellanza umana firmato con Al Tayeb, il pontefice compie un altro gesto dal grande valore ecumenico, durante il viaggio più lungo della storia del suo pontificato (…). E allo stesso tempo, incontrando il mondo islamico, lancia il forte invito a costruire società aperte, a isolare gli estremismi e a rafforzare i valori religiosi. C’è un implicito rifiuto a quell’islam politico che non a caso è riaffiorato come guerra e violenza negli ultimi anni. Le fedi non possono e non devono essere pretesto per un progetto di sopraffazione e di dominio degli altri. In questo senso sono interessanti gli apprezzamenti di Bergoglio alla Costituzione dell’Indonesia e al suo modello di convivenza. Paese a stragrande maggioranza islamica, i cattolici sono solo 8 milioni su 275 milioni di abitanti, resta un esempio di tolleranza in cui “l’esperienza religiosa sia punto di riferimento di una società fraterna e pacifica e mai motivo di chiusura e di scontro”“ (Alessandro Banfi, versione odierna). Il papa ha parlato quindi anche dell’Islam violento che non ha compreso nulla delle grandi dichiarazioni mussulmano-cattoliche sulla fratellanza e l’armonia religiosa universali. 

Balthasar parla di una „fiducia ecumenica“ che non si basa nel rinnegare la posizione cattolica, che non è riducibile alla „mia“ posizione, e che non assume mai forme di „trionfalismo“ (cf. Katholisch, 88); la cosa più impressionante nel leggere la apologia della sua vita di Newman e che non si trova neppure una linea di trionfalismo, ma la necessità, nel senso di quello che Ulrich chiama „il senso necessario dell’essere“ di diventare cattolico. Dobbiamo avere una fiducia ecumenica, perché verità cattoliche sono presenti, come scrive Balthasar, anche nel luteranesimo, nel calvinismo e nell’anglicanesimo. Dobbiamo anche essere umili, perché noi stessi non siamo poi così capaci di dire con una formula né cosa noi crediamo né cosa la Chiesa crede (ovviamente qui è di aiuto il „Credo“) e spesso vi è una differenza tra che cosa diciamo e cosa intendiamo, come mi accorsi una volta a Yerevan, parlando a lungo con un teologo della Chiesa apostolico-armena. - Per quanto riguarda le „visioni del mondo“ o le religioni non cristiane Balthasar ci insegna a riconoscere il tentativo cattolico-formale di esse, nel momento in cui cercano di dare spiegazione al tutto dell’essere, ma anche a porre alcune domande, che possiamo porre, evitando forme di trionfalismo; per esempio: „rende giustizia il buddismo dell’individualità e della storicità del mondo? Il comunismo rende felici gli uomini o un’umanità futura?“ (89). Il Papa stesso pur firmando una dichiarazione comune con due gran Imam (a Abu Dhabi; e a Jakarta) non tace il problema dell’Islam violento, etc .Lo splendore della Catholica consiste nell’essere formalmente e contenutisticamente cattolica, cosa da distinguere, come dicevo, da ogni trionfalismo psicologico o sociologico. Cattolico formalmente e contenutisticamente è il Dio trinitario, che proprio in quanto tale è Amore. 

Abba nostro… 

(Pomeriggio) „Il "rapporto sulla competitività" che oggi sarà presentato da Mario Draghi a Bruxelles propone di semplificare e intensificare la produzione di armi in Europa. Tra i suggerimenti, la deroga ai vincoli ambientali e sociali e la creazione di una centrale unica per gli appalti ispirata alla procedura di acquisto dei vaccini Covid, per la quale Ursula von Der Leyen è sotto inchiesta da parte della Procura europea.“ (Marco Maria Gentile, Facebook, 6.9.24). 

Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento sulla Palestina (in inglese, con sottotitoli in italiano) di oggi del primo ministro malese Ibrahim Anwar al Forum di Vladivostok; accanto a lui sedeva Putin. La domanda che ci pone non solo il primo ministro, ma l’immagine stessa, è: come facciamo noi a parlare di umanità e giustizia, pensando di essere gli unici ad esserne all’altezza? 

(Sera) Mio Dio, quando da giovane meditavo il commento al Vangelo di san Giovanni di Adrienne, mi colpì un particolare; ci sono persone delle quali si pensa che Ti seguano e che Ti amano, ma in vero sono fredde e non hanno alcuna fiducia in Te. Sono piene di odio. Ieri mi sono chiesto: Che atteggiamento ho nei Tuoi confronti? Ti amo ancora? Riesco a ripensare a tutta la mia vita con un atto singolare ed unitario di preghiera grata? Grato che mi hai donato la vita? Che mi hai donato la piccola famiglia? Che mi hai  donato un lavoro fino alle porte della pensione? Che mi hai permesso di tradurre Ulrich, anche se fosse solo per me? Che mi hai fatto incontrare degli amici? Che mi hai donato un amore instancabile per Pietro? Che mi hai fatto camminare nei boschi? Che mi ha permesso di leggere alcune autrici ed alcuni autori, che mi hanno innalzato lo sguardo? Che mi hai messo in viaggio dal Padre al Padre? Che ci hai donato Cristo e il suo lavoro di redenzione che non si è fermato neppure davanti alla salita sulla Croce e la discesa nell’inferno? Che lo Spirito non ha smesso di soffiare e di condurmi nella mia vita? Prego per tutti i ragazzi che ho incontrato oggi. Amen! 

Non so  chi siano oggi le volpi della politica mondiale e neppure chi siano i leoni (Pareto; N.S. Lyons), ma so che l’agnello sta volando o è già arrivato in Papua Nuova Guinea. Buona notte! 

(Notte) Mussolini nel suo diario, scritto durante la prigionia nel 1943, afferma che le dittature, come sono state imposte nel tempo moderno - quindi non la dittatura legale romana - sembrano non poter durare più di 20 anni; in Germania è durata 12 anni; Mussolini parla di un’eccezione: la dittatura bolscevica; ma Jünger, dal quale ho queste informazioni, scrive che non si tratta di un’ eccezione perché nell’est, nella Russia si è sempre governato così; i 40 anni della dittatura della DDR sono un caso da studiare, un po’ nel senso che sono stati sotto l’influenza di Mosca, è un po’ nel senso che forse nel passaggio da Walter Ulbricht ad Erich Honecker, la realtà della DDR è diventa meno dittatura. Il caso romano è anche tutto da studiare…Per quanto riguarda la monarchia, Jünger pensa che il re Priamo è stato più re, nel senso sacrale del termine, che il re Agamennone, che in fondo, deve discutere i suoi piani con gli altri re e che fine non ne esce re né nel privato né pubblicamente; Achille e Ulisse sono figure che nella loro autocoscienza e intelligenza (acutezza), per Jünger, vengono fuori piuttosto dai greci che dai troiani. Jünger si riferisce solamente alla mitologia greca, ma ovviamente sarebbe importante studiare anche la figura di Enea nel grande epos virgigliano. Buona notte! 

(Wetterzeube, il 5.9.24; santa Teresa di Calcutta) Le immagini e le poche righe pubblicate in Facebook da Stefania Falasca del viaggio più lungo del Papa, mi permettono di seguire questo filo di pace che sta tessendo in tutto il mondo, e nel paese più mussulmano del mondo, l’Indonesia, il vescovo di Roma invita „all’armonia e l’equità, per servire il bene di tutti“.  Detto en passant: il vescovo di Roma non è il patriarca dell’Occidente, ma la „Pietra“ (Gv 1) della „Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica“.„La Chiesa cattolica è al servizio del bene comune e ha il compito di incrementare il dialogo per far crescere un clima di rispetto e fiducia ed incoraggiare la formazione di un tessuto sociale più equilibrato“. Come già ad Abu Dhabi, con il gran Imam Al-Tayeb, vi è anche in Indonesia un momento „istituzionale“ nel lavoro con i mussulmani, nella Dichiarazione Congiunta per promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità, firmata nella moschea „Istiqlal“. Questo lavoro universale è importante, fosse anche solo per non lasciare questo compito solo agli „altri“ e per non interpretare il tentativo di amicizia degli altri solo come un pericolo: „L’ex primo ministro britannico Gordon Brown: “Il raddoppio del numero dei paesi BRICS indica il desiderio della comunità globale di formare legami più opportunistici, che potrebbero rivelarsi potenzialmente pericolosi”.In vero „i segni della fine del dominio occidentale si fanno sempre più chiari. Credo sia tempo di rendersene conto e di lavorare avendo presente questo scenario oramai inesorabile“ (dalla bacheca di Marco Maria Gentile, con una foto, credo di qualche anno fa, in cui si vedono Putin, Xi Jinping con i primi ministri Indiano, Brasiliano (oggi non è più lo stesso)  e Sudafricano uniti nel congiungere le mani). PS „Papa Francesco ha aperto di fatto il suo eccezionale viaggio in Asia e Oceania, con un discorso rivolto all’Indonesia che andrà letto e studiato con attenzione (…). Il contesto utile da conoscere è che l’Indonesia è un Paese a maggioranza islamica ma che ha finora rifiutato l’islam politico. E infatti Francesco ha lodato la Costituzione locale.  Quando ha detto: «Il mutuo rispetto per le specifiche caratteristiche culturali, etniche, linguistiche e religiose di tutti i gruppi umani di cui si compone l’Indonesia è il tessuto connettivo indispensabile a rendere unito e fiero il popolo indonesiano». Un’immagine che serve al Papa per rilanciare il suo appello di pace. Così si allontana «il sorgere di violenti conflitti, che spesso sono il risultato di una mancanza di rispetto reciproco, della volontà intollerante di far prevalere a tutti i costi i propri interessi», il che sfocia talvolta in «vere e proprie guerre sanguinose»“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Nel capitoletto „Barriere epocali“ (Katholisch, 87-88) Balthasar ci insegna che „ogni epoca vive all’interno del suo orizzonte e traduce in esso la cattolicità“. Balthasar lo scrive nel 1975 e conosceva bene quelle „barriere epocali“; anche l’inquisizione, scriveva Balthasar, era un tentativo di salvare la Catholica dalla „decomposizioni in parti“ e tra i grandi tentativ di „teologia politica“ cita il regno di Costantino e quello di Carlo Magno. Lui guarda a tutto ciò con simpatia, pur avendo certamente recepito la lezione di critica alla teologia politica a partire da Peterson, ricostruita da Massimo Borghesi. Da un certo punto di  vista non possiamo far altro, per il nostro legame alla nostra esistenza storica, che superare certe unilateralità con altre unilateralità. „Se nemmeno i santi riescono a sfuggire completamente alle loro barriere epocali, quanto meno possiamo illuderci di potercela fare noi“ (Balthasar). In questo senso è bene aver presente chi siamo noi e chi sono gli altri, ma in un senso poliedrico e non sferico. Ed è bene aver presente la complessità di ogni tentativo storico; certamente sono un bene universale le dichiarazioni di fratellanza tra gli uomini (Abu Dhabi) e di armonia religiosa (Giacarta) con il mondo mussulmano, ma rimane il fatto che vi è un Islam violento (per esempio nel Bangladesh) e vi è una violenza sia occidentale che russa nella proxy war in Ucraina, etc.. Tutti i nostri tentativi di narrazione degli eventi e tutte le nostre interpretazioni non possono superare ogni forma di „barriera epochale“, ma seguendo il filo che sta tessendo Pietro, abbiamo la certezza che per esso prega anche Cristo. Il messaggio ultimo di Francesco è che siamo „fratelli tutti“, cosa che sapeva anche Jünger nel suo „cammino nel bosco“, ma non „uguali“. Fratelli tutti, ma non uguali e credo che Francesco non avrebbe nulla contro questa precisazione di Jünger.

Abba nostro…

(Dopo la traduzione di Ulrich): In questo passaggio dell’HA, 502 troviamo una critica importante alla filosofia di Heidegger: „Ma la posizione dell’essenza non può essere mai vista per sé, senza che in ciò si riveli che proprio questa essenza è originata dalla sovraessenzialità dell’essere e perciò come posizione non è relazionata ad un essere, che sia „accanto“ a Dio, ma all’essere come essere, che è  „nulla“!“ - in fondo Heidegger rimpiange la perdita di un essere come essere „accanto“ a Dio, o forse addirittura „contro“ Dio e non la perdita di un essere, che è „nulla“, che è „mediazione pura“ che è gratuità amorosa, e che come tale in vero non può essere per nulla rimpianto, senza ipostatizzarlo; questa riduzione, che Ulrich chiama anche logicizzazione dell’essere non serve ultimamente né alla filosofia né alla bontà.

(Pomeriggio) Per riprendere l’immagine riproposta da Otfried Höffe, ma con un’altra intenzione, invero non ci vedo nulla di democratico in un un tribunale kantiano della ragione, nel quale quest’ultima ha la funzione di procuratore pubblico, di avvocato difensore e di giudice. Ed è vero che l’intenzione della „Critica della ragione pura“ (1781) è quella di tracciare limiti alla ragione stessa, ma in vero per far ciò assolutizza la ragione come un „faccio-tutto-da-me“. - Dopo la lezione di filosofia nella dodicesima, una ragazza mi ha stupito, in primo luogo venendomi a parlare quando la lezione era finita e poi, per riassumere il dialogo con le immagini di Jünger, confessandomi che si sente come sulla nave, sulla Titanic e che il liceo le ha insegnato a come comportarsi sulla nave, ma su una nave che sta affondando; ho potuto incoraggiare L dicendo che già solo per il fatto di aver cercato il dialogo con me è una „camminatrice nel bosco“, e che come tale troverà anche la forza di ripensare un senso che non dipende dal senso o non senso della Titanic e del suo probabile affondare…

(Dopo) Con il „nodo gordiano“ (Opera omnia, 9, 1953) Jünger mi fa fare un passo che io sento mio, sento vicino, in modo particolare nel modo con cui io scrivo e penso. Il saggio parla del conflitto tra est ed ovest, tra dispotismo e libertà, autocrazia e democrazia, se vogliamo usare un linguaggio più odierno. Anche la lotta imperiale tra gli USA e la Russia in Ucraina fa parte di questo „incontro-scontro“ nella storia del mondo; la narrazione più probabile è quella di una „proxy war“ , ma devo ammettere almeno due cose; in primo luogo che a me le spiegazioni non teologiche, non filosofiche (in parte mitologiche) non bastano e sottolineare quale sia la mia identità. Per questo Jünger mi soccorre; e mi soccorre in primo luogo ricordandomi a cosa io appartengo, ma anche al fatto che non vi è mai stata una soluzione del conflitto tra est ed ovest, nel quale unilateralmente vinca una certa visione del mondo; ed anche se Napoleone arriva fino a Mosca, questo arrivo è una pseudo vittoria, come ha saputo raccontare maestosamente Tolstoj. L’immagine che il dominio del mondo venga ottenuto con un colpo di spada, come pretende di fare Alessandro con il nodo gordiano, è un illusione e il suo dominio di fatto dopo dodici anni è finito; certo riesce a far cedere Babilonia ed arriva fino in India e vi ritorna, ma alla fine basta una febbre maligna, nella città che prima aveva conquistato, per demolire l’uomo più potente del tempo. Scriviamo il giorno 13 giugno 323 avanti Cristo: Alessandro aveva solo 33 anni quando morì, come Cristo. Facciamo ancora due passi: 1) „La leadership libera supera il dispotismo“, questo fa parte della mia identità ed anche se nei miei diari ho messo in discussione la fatale dialettica tra democrazia ed autocrazia, non ho mai messo in dubbio cosa sia „mio“, con che cosa io mi identifichi. Detto questo, però, giustamente Jünger spiega: „Libertà e dispotismo sono sempre simultanei. Fin dall'inizio, sono state due possibilità che si sono impossessate di persone e nazioni. Nella loro alternanza e compenetrazione si snoda il tema della storia mondiale, che è necessario, e il disegno del grande arazzo non brillerebbe senza questo contrasto.“ Pensare di risolvere questo conflitto con un colpo di spada è una follia. 2) Nella storia del mondo che cosa sia occidente e che cosa non lo sia non è definibile con una grandezza stabile; in un certo periodo di tempo, per riprendere un esempio di Jünger Rio de Janeiro era più Occidente che Praga. Ma quello che davvero conta è che c’è il pericolo che l’anello del potere si impossessi degli uomini, democratici o autocratici che essi siano. “La libertà deve essere armonizzata con ciò che è necessario. Ma rimane un contratto. Se il necessario viene superato titanicamente, allora l'uomo diventa un granello di sabbia nelle immense masse che la forza meccanica muove... Dove l'aura del potere diventa molto forte ed esercita il suo peculiare effetto contemporaneamente accecante e oscurante, cresce il pericolo di catastrofi, di grandi naufragi. E l'uomo è ancora portato a vedere in essi non solo un certo destino, ma anche il giudizio che la ricerca di un dominio smodato attira. Possiamo vedere una regola in questo” (Ernst Jünger, der gordische Knoten, Opera omnia 9, 1953). Questa tentazione è una tentazione sia per la democrazia che per l’autocrazia: è la lezione ci raggiunge da Erodoto fino a Tolkien. Ed entrambi hanno saputo raccontare, parlando di viaggi reali e mitologici, quello che le narrazioni puramente giornalistiche non sanno fare: „L'ostentazione illimitata del potere suscita la reazione degli dei, che si occupano della distruzione.“ Infine è probabile che l’autocoscienza che viene rivelata dall’astuzia di Alessandro Magno con il colpo di spada per sciogliere il nodo gordiano,  o quella di Ulisse di piegare con l’astuzia la città di Troia siano immagini che anticipano la coscienza illuminista di una ragione che vuole fare tutto da sé, ma più che mai è necessario un illuminismo dell’illuminismo, perché come diceva la mia allieva questa mattina si ha la sensazione, si ha più che mai la sensazione che la nave stia affondando e che la sapienza fantastica e soprannaturale di Sindbad il marinaio (il famoso personaggio di „Mille ed una notte“) ci possa aiutare di più che l’astuzia di Ulisse. Ascoltiamo uno riassunto di Wikipedia del primo dei viaggi fantastici (sottolineo alcune cose che mi interessano in grassetto): „Dopo aver dissipate le ricchezze lasciategli dal padre, Sindbād inizia ad andar per mare per recuperare la propria fortuna. Scende a terra su quella che egli ritiene essere un'isola, ma questa si rivela un pesce gigante su cui degli alberi hanno messo radici (questa creatura è nota anche come Balena-isola). Il pesce si immerge negli abissi e la nave riparte senza Sindbād, che si salva la vita solo grazie a un barile che passa per caso nelle sue vicinanze, inviato per grazia di Allah. Sospinto a terra su un'isola, il re di questa lo prende sotto la sua protezione e lo nomina capitano del porto. Un bel giorno la nave di Sindbād arriva al porto ed egli reclama i suoi beni, ancora nella stiva della nave. Il re dell'isola gli dà preziosi regali e Sindbād fa ritorno a Baghdad, dove riprende una vita di lussi e piaceri. Alla fine del racconto Sindbād il Marinaio regala a Sindbād il Facchino cento monete d'oro, per ringraziarlo di essersi preso cura di lui.“ (Wikipedia). Il paragone tra Ulisse e Sindbād è dello stesso Jünger…

In un articolo estremamente coraggioso odierno Eugyppius (5.9.24) fa vedere come la presunta indipendenza scientifica del Robert Koch Institut (RKI) sembra essere stato un mito; durante la pandemia i politici hanno influenzato il RKI sia per quanto riguarda la necessità dei vaccini, sia per quanto riguarda la necessità delle maschere. La cosa più sconvolgente che ha detto l’allora presidente del RKI al giudice ad Osnabrück è questa: „There is no causal relationship – no research has demonstrated a connection between compulsory vaccination and reduction of infection.“ (Non esiste una relazione causale: nessuna ricerca ha dimostrato un legame tra la vaccinazione obbligatoria e la riduzione dell'infezione.). Non entro nel  dettaglio, ma devo ammettere che se tutto ciò è vero abbiamo un ulteriore motivo per votare il prossimo anno BSW.

(Sera) O Dio trinitario, credo ancora in Te? Che atteggiamento ho nei Tuoi confronti? Sono capace di esaminare la mia coscienza seriamente al Tuo cospetto? Sono capace di tacere e di ascoltarTi? Che cosa richiedi a questo anziano, che non vuole invecchiare? Ti do spazio e tempo sufficiente? Sono obbediente e sottomesso come è necessario al cospetto della Tua immensa Gloria? Ti prego per Lena che crede che la nave stia affondando e che non ha imparato nulla a scuola  per questa eventualità Ti prego per il nostro viaggio a Malta nella prossima Pasqua e che abbiamo cominciato a preparare. Ti prego per la mia piccola famiglia e per David e per mia mamma e per il signor Casonato che è tornato al Padre e alla sua moglie così amata. Ti prego per il Papa in Indonesia. Amen

(Wetterzeube, il 4.9.24) C’è un modo di porre la questione del nascondimento (cf. Katholisch, 86) che è solo elitario e snobistico; Hans Balthasar non può essere accusato di questo e neppure Ernst Jünger (cf la mia meditazione nel tardo pomeriggio di ieri). Balthasar stesso è un „camminatore nel bosco“ (anche se aveva un senso per quel „non è bene che l’uomo sia solo“ del secondo racconto creazionale biblico in Gen 2) e non uno che dissolve il suo pensiero „sulla nave“ (la Titanic con le sue pseudo comodità). Per lui nascondimento significa: essere nascosto „tra le figure storiche“, ma è una carne nascosta, non spiritualismo. Chi ha occhi per vedere la Gloria della Catholica attraverso la figura di servi ed anche di peccatori? Il popolo santo di Dio non ha alcun dubbio, come si vede nel modo gioioso con cui guarda a Papa Francesco e alla sua profezia della pace. Saggi, se sono passati attraverso una scuola dell’umiliazione e del sacrificio, vedono anche con chiarezza; i teologi alla moda che vogliono ridurre il messaggio della Chiesa „a misura di boccone gustoso“ non capiscono nulla; e poi ci sono tutti coloro che pensano al mondo con gli schemi del mainstream, e che sono solo „sette volte intelligenti“ (non so se esiste questo modo di dire in italiano), pseudo intelligenti; non hanno né l’“istinto monarchico“ (Peguy lo ha in riferimento all’importanza di personalità politiche, Jünger), che per esempio sa vedere in un „imperatore“ una certa speranza politica, né hanno gli occhi per gli ultimi, che non hanno mai incontrato. 

Anche se questa volta non lo cito ho letto il riassunto del giorno di Banfi e sono preoccupato per la minaccia nucleare, per il fanatismo di Netanyahu, anche nei confronti del Mossad israeliano (Servizio di intelligence estero). Sono contento per il sacerdote liberato dai russi, padre Bohdan Geleta, che ha fatto un’esperienza terribile delle prigioni russe. Prego il Padre per gli ostaggi israeliani e per il martoriato popolo palestinese…

Ho mandato a Banfi il racconto catastrofale della situazione ecologica (inondazioni) e politica (fanatismo islamista) in Bangladesh, che mi ha mandato Francis. 

Abba nostro…

(Tarda mattinata) Dobbiamo smettere di guardare il mondo con gli schemi della nostra biografia - forse questa è una delle lezioni filosofiche più grandi che ho imparato da Balthasar. La concentrazione sulla nostra biografia non permette di assumere il compito interpretativo ed esistenziale che dovremmo assumere oggi. Che fa parte di questo nostro kairos. 

(Pomeriggio): Questo passaggio dell’HA, 500 è davvero espressione di genialità pura: „Nella posizione dell’essenza, cioè nella posizione della realtà positiva, si è rivelato perciò, che l’essente finito anticipa il suo „causatum esse“, se, portando in sé la parabola dell’origine, ha in sé l’impronta del non essere causato dell’essere, nella qual cosa nel modo più profondo si è chiarita la possibilità del suo essere causato“ - in primo luogo l’essenza non è qualcosa di astratto, ma è la realtà stessa; un’essenza al di là della realtà positiva è un’astrazione; in secondo luogo nell’essente finito vi è una tensione che lo rende davvero libero; egli, in un certo senso anticipa il „causatum esse“, perché nella sua dimensione più profonda porta l’immagine, l’impronta del non essere causato dell’essere (l’essere è donato non causato); ma proprio in questo suo essere „imago Dei“, si illumina l’altra faccia della medaglia: è creato e in questo senso è causato. Quando alla fine del suo „cammino nel bosco“ Jünger dice che il camminatore del bosco non dipende da „dottrine“, intende proprio questo, porta in sé l’impronta del non essere causato, ma ciò non significa che esso sia „Dio“: il camminatore nel bosco è un uomo, creato e quindi dipendente da Dio.

(Sera) Mio Dio, Ti chiedo di non infastidirti con le mie piccolezze, nel senso che Ti chiedo di non farle, ma che se le faccio non diventino l’oggetto principale della mia preghiera. Ti chiedo di farmi piccolo nella preghiera, in modo che Tu diventi grande; Ti chiedo che la mia preghiera diventi ecclesiale ed umana; Ti chiedo di lasciarTi la parola, di non costringerTi a tacere per le mie chiacchiere. Ti prego per la pace, in primo luogo nel mio cuore. Amen! 


(Wetterzeube, il 3.9.24; san Gregorio Magno)Appartengo ancora a quel „resto“ di persone che credono che al di fuori della Catholica “nulla salus est”. Non intendo questo resto in un senso elitario, nemmeno come qualcosa di santo (cfr. Katholisch, 86).; Balthasar usa le parole: „Struttura, schema, scheletro“, in fondo quello che rimane della figura che voleva il Signore e che nel suo cuore è intatta. Molta della carne viva è sparpagliata per il mondo in altre confessioni, in altre religioni, in altre visioni del mondo, anche in altre sette. Ritengo essere una delle catastrofi ecclesiali più grandi che i teologi non si prendano cura ricostruire la figura, anche nella sua dimensione dogmatica, ma partecipano allo sparpagliamento che comunque accadrebbe anche senza di loro. Ed anche i santi vengono scelti per rafforzare le proprie linee, del proprio movimento, del proprio gruppo, del proprio Ordine invece che essere le figure per eccellenza della gratuità; e per quanto mi riguarda non mi vergogno della Chiesa perché sono anche io una „meretrix“, che vive dell’eroticità dell’essere, con alcune cadute pornografiche. Ma come filosofo il mio compito lo prendo sul serio, sub et cum Petro, cioè di testimoniare che l’atto di donazione dell’essere è il cuore della bontà e gratuità  dell’essere stesso e di Dio. Per quanto riguarda le mie narrazioni storiche e giornalistiche sono sotto l’egida del verosimile, e non del vero; il vero è  Cristo stesso. Christus ipsa philosophia est! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) "C’è qualcosa di meccanico nel liquidare il disagio tedesco espresso dal voto di Turingia e Sassonia come un’espressione solamente populista neonazista e rossobruna. Sia AfD che il partito di Sahra Wagenknecht (ex leader della Linke, pacifista) hanno avuto un exploit che è conseguenza della crisi economica e strategica tedesca del dopo Merkel: la Germania non cresce più (meno anche dell’Italia), è in crisi il rapporto con la Russia, l’industria automobilistica che si è appena orientata sull’energia elettrica è messa in crisi dai cinesi. Non è più la locomotiva d’Europa e i tedeschi soffrono (come scrive Filippo Santelli su Repubblica). Il cancelliere Olaf Scholz ha dato negli ultimi anni una prova eccezionale di latitanza politica e di insufficienza strategica, pagate amaramente da tutta l’Europa."(Banfi, versione odierna)

Il Papa è in Indonesia. 

Alice Elisabeth Weidel ha detto una frase che si colloca come „Rang“ (grado) tra le frasi di Ernst Jünger: dobbiamo evitare qualsiasi disumanizzazione dei nostri avversari politici. Sì, proprio così. L'avversario politico è un essere umano, non un mostro. Per far questo dobbiamo anche superare l’idea che i nostri schemi di comprensione del reale siano più importanti del reale stesso. 

(Pomeriggio, tardo) Non piove e non pioverà ancora per giorni e tutte le nostre botti di acqua sono vuote. 

Ho finito di leggere l’elegia Hillibilly di  J.D.Vance, che mi ha dato tanto e mi ha permesso di scavare un po’ all’interno del mio io, ma ne sono contento perché in fondo il sogno americano li descritto è una forma dell’idealità astratta di cui parla Ulrich. Ho ripreso in mano ed ho finito di leggerlo il „cammino nel bosco“ di Jünger, la cui idea (bosco vs nave) ho ripreso anche in alcune delle mie classi a scuola. In Jünger non vi è alcuna sospensione ontologica (idealità astratta) ed anche se io auguro a J.D. che non perda mai la sua Usha, rimane il fatto che è stata una delle prime lezioni che ho imparato da Ulrich: non idealizzare Konstanze. Il camminatore nel bosco sa che si muore da soli e che ci può essere sottratto tutto, in primo luogo ciò che possediamo. La casa, le rose, il giardino, anche i nostri cari possono esserci tolti e noi possiamo essere tolti a loro; non ho la forza di Jünger, ma capisco molto bene cosa significhi che „il camminatore nel bosco attraversa il meridiano primo con la propria forza“ (Opera omnia 9, 374). E questo vale in riferimento alla medicina (anche Ferdi, che ha cominciato il suo dottorato sul Parkinson, era molto impressionato dalla pagina di Jünger, che ha fatto leggere anche ai suoi colleghi nello studio di fisioterapia. Ed anche per quanto riguarda il diritto e la percezione di ciò che sia politicamente pericoloso si è per lo più da soli - lo dico senza sottovalutare il dialogo con i miei. Per esempio David ha mandato un messaggio molto articolato sulle elezioni in Turingia e Sassonia, nel quale cerca di far comprendere cosa sia il proprio di un’elezione regionale.., anche nei confronti di teologi e parroci, quando va bene possono farti comprendere quale è la situazione teologica ed esistenziale (spesso la loro analisi politica è disastrosa), inclusa la paura della morte, nella quale ci troviamo, ma una via di uscita non possono offrirla; questo è il nostro lavoro. E per quanto sarebbe importante che i teologi lavorino sul dogma, il camminatore del bosco non agisce „secondo le dottrine“ e per quanto riguarda il mondo „tiene per sé il riconoscimento delle leggi“, cioè come un suo lavoro; in un certo senso questo che dico si trova in tensione con quanto ho scritto oggi in dialogo con Balthasar; sono più con Balthasar sulla questione del sub et cum Petro, ma anche lui era un camminatore nel bosco e poi sulla questione del „resto“, ma non come élite. Entrambi, Balthasar e Jünger, hanno un amore per il linguaggio e per la poesia che vorrei imparare per me. - Leo legge „Narziß e Goldmond“ di Hesse; mi piace l’idea, ma non credo che al momento mi aiuti, perché descrive troppo chi sono ed io ho bisogno di andare oltre, senza sospensione ontologica. 

Johanna carissima, caro David, grazie mille per la vostra “cartolina” da Tarragona; sì, la cattedrale, con la sua struttura romanica e i suoi elementi gotici, è davvero bella; mi fa molto piacere che voi abbiate un senso per questo tipo di bellezza. Fare colazione lì nel caffè, sul viale delle rose, magari in quello con gli ombrelloni rossi, è stato sicuramente molto bello.  Il tuo papà, il tuo Roberto 

(Sera) Mio Gesù, la Tua amica Adrienne dice che quando terminiamo la preghiera in senso stretto non dobbiamo aver l’idea di andare nella dispersione; lei dice che si può portare anche il proprio raccoglimento in Dio nel  lavoro. Ed è vero, dopo la meditazione quando vado a scuola, la meditazione rimane come un focolare, ma per esempio la sera dopo questa preghiera, guardo un film. È questo dispersione? Ti chiedo la grazia che sia anche un po’ lavoro con me stesso; e poi la grazia che il raccoglimento in Dio, in Te, anche se in modo minimale, sia presente anche nel relax. Da qualche giorno cerco di fare anche alcuni minuti di silenzio che ti dedico. Ti prego di ritornare sempre di nuovo da Te e dal Tuo Padre, nello Spirito Santo. Ti prego per mia moglie e per il progetto Malta che abbiamo cominciato a rielaborare in questi giorni. Amen

Ho terminato con Jette la lettura della „Scarpina di raso“; alla fine la „figlia“ di don Rodrigo viene rappresentata come un po’ fanatica, quasi che sia del tutto indifferente alla morte della compagna che nuota con lei per giungere alla nave di don Giovanni d’Austria; ma l’ultima nota è convincente: don Rodrigo, che aveva un compito mondiale, viene comprato, si fa per dire, regalato, meglio, ad una suora che raccoglie immondizie per Teresa d’Avila e don Rodrigo non desidera altro che stare nell’ombra di questa grande santa, che ha contribuito a convertire il cuore di Edith Stein. Stare nell’ombra di un santo! 

Con ragione Jünger parla di un istinto monarchico; il desiderio che ci sia un Augusto, che guidi il grande palcoscenico del mondo, senza gettarci tutti nell’abisso. Spero proprio che Donald Trump sia questo. 

(Wetterzeube, il 2.9.24) „La Chiesa lotta e soffre nella proporzione in cui essa svolge bene la propria parte; e se essa è senza sofferenza, è perché sta sonnecchiando. Le sue dottrine e i suoi precetti non possono essere mai gustosi per il mondo; e se il mondo non la perseguita, è perché essa non predica“ (San Newman, PS V 297). Per quanta riguarda la questione del „gustoso“ non sono del tutto d’accordo con Newman, anzi mi ha commosso ieri il Papa quando ha cercato, all’Angelus, di spiegare la parola „purezza“ con „tenerezza“. E poi la frase del mio grande amico inglese deve essere spiegata in un contesto storico:  quando oggi la Chiesa annuncia la dignità della persona parlando a favore dei migranti e contro la guerra irrita immediatamente quello che Giovanni chiama il „mondo“, così che oggi il Papa parte per l’Asia e l’Oceania e un lettore della FAZ appena lo sa. PS Nel scrivere documenti contro l’AfD non ci vedo alcun coraggio, piuttosto un cedimento al mondo. 

Sulla crisi della „missione“, dell’azione missionaria Balthasar sostiene in Katholisch 86 una tesi su cui si deve riflettere: „Per i cristiani, credere nella solidificazione dei fronti è disfattismo“; certo questa frase scritta nel 1975 deve essere ripensata; il comunismo di allora non c’è più, anche se non è finita la sua dinamica nel mondo (Cina…); attraverso persone come Padre Paolo e padre Christian, abbiamo conosciuto un Islam con cui si può dialogare, senza perdere di vista la Trinità e senza cadere in „liberalismo“ e „teologia politica“; ma anche se alcune cose di Padre Paolo si possono interpretare in modo liberal-democratico, rimane il fatto che con il suo martirio tutto deve essere visto in un’altra luce. Ma la missione e il lavoro dei missionari deve continuare annunciando Cristo risorto a tutti! 

Non Höcke, ma gli altri ( Voigt, CDU; Wolf, BSW) nel telegiornale erano imbarazzanti.  Con quale arroganza lo hanno trattato nella sera, nella quale lui è stato l’unico vincitore, nel senso: l’unico che ha un chiarissimo consenso popolare. Lo dico anche se gli interessi di Höcke non sono i miei.

Israele è in rivolta contro Benjamin Netanyahu: una protesta diventata fortissima nelle ultime ore dopo che sono stati ritrovati i corpi di sei ostaggi. L’esame scientifico ha dimostrato che fino a due giorni fa i sei erano vivi, quando per l’ennesima volta non si era riusciti ad arrivare alla tregua e allo scambio di prigionieri. L’opinione pubblica israeliana è convinta che il premier israeliano, spinto dai suoi ministri più oltranzisti, non abbia minimamente cercato di portare a casa i rapiti.“ (Alessandro Banfi, versione odierna) 

„L’altra notizia importante di oggi viene dall’estero ed è il risultato delle elezioni regionali tedesche in Turingia e Sassonia. Hanno vinto i partiti populisti: l’Alternative für Deutschland (AfD), che pure è considerato anche in Europa filo nazista, e il Bündnis Sahra Wagenknecht, un partito sorto a gennaio di quest’anno centrato sulla personalità della leader. “Bündnis” significa alleanza. Repubblica con Tonia Mastrobuoni descrive la novità politica di questo raggruppamento dovuto al successo personale della leader. Scrive infatti: “Il suo populismo rossobruno, il suo smaccato putinismo e anti atlantismo, l’odio contro i verdi e la retorica anti-migranti hanno conquistato una fetta di tedeschi, anzitutto a Est, che sono stanchi della guerra in Ucraina e dei disastri di una coalizione federale rosso-verde-gialla guidata da un cancelliere impopolare come Olaf Scholz”“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - parlare di „populismo rossobruno“ in riferimento alla Wagenknecht è demenziale; il presunto putinismo della Wagenknecht è solo un’offesa che il grande scienziato della politica di Halle, Johannes Varwick, ritiene del tutto offensiva ed insensata; gli elementi nazisti della AfD sono in assoluta minoranza; sarebbe un grande lavoro da fare il comprendere una figura come Björn Höcke (per esempio in riferimento al nazionalismo del XIX secolo), ma per questo lavoro manca a quasi tutti i commentatori una’ intelligenza capace di comprendere l’ora dell’esistenza storica in cui ci troviamo ora ed in genere la storia tedesca, che non può essere ridotta ad Hitler. 

Abba nostro…

(Risposta ad una domanda di Alessandro) Caro Alessandro, in primo luogo vorrei darti una risposta del tutto personale, ma anche in un certo senso ecclesiale: Sahra Wagenknecht mi offre la possibilità di tradurre in termini politici l’intenzione della profezia della pace di Papa Francesco, che lei tra l’altro cita con grande rispetto: la guerra è sempre una sconfitta e non è per nulla vero che Putin è l’unico lupo cattivo. Il professor Jeffrey Sachs (USA) più direttamente e il prof. Varwick (D) più in modo articolato hanno fatto vedere come da questa guerra non si esce se non con un azione diplomatica e che non è vero che l’aggressione è iniziata due anni fa. Il samizdat di Substack (Greenwald, Maté…) si è accorto come la posizione della Wagenknecht nasca da un realismo politico, che prende sul serio quello che il Santo Padre cerca di insegnarci con la figura del poliedro. Poi è vero che  autori conservatori com N.S. Lyons sono interessati agli elementi conservatori della Wagenknecht, che hanno in vero piuttosto un origine sociale: il gender interessa la classe intellettuale tedesca, non chi lavora guidando un camion o facendo i turni come infermiera, anche nel caso che questa persona sia un gay o una lesbica. Sulla questione dell’immigrazione non c’è nessun ministro degli interni che non si sia accorto che in centri urbani spesso la migrazione è senza controllo; ciò non toglie il fatto che non si debba far morire le persone in mezzo al mare come ha detto il Papa mercoledì scorso. La definizione „rossobruno“ è del tutto incapace di esprimere tutto questo e presuppone una simpatia per fascisti e comunisti, che Wagenknecht certamente non ha, perché se non non sarebbe il politico più amato della Germania al momento (42% vs il 18 % del cancelliere). La sua identità con il marxismo è quella di un ventenne che aveva appena cominciato a pensare. Ti invio un articolo di Fazi, che esprime bene il senso del lavoro politico di Wagenknecht, che forse sarà capace di far saltare in aria, il prossimo anno, il muro ideologico impenetrabile della Germania odierna.

(Pomeriggio) Dal capitolo 15 dell’elegia Hillibilly prendo due spunti per il mio dialogo interiore con J.D. Vance. Primo spunto sull’ufficio di assistenza ai giovani e un secondo sulle mie incazzature con delle persone che ritengo abbiano offeso la mia dignità.1) Per il primo spunto prendo l’occasione per scrivere due righe ad una giovane amica, che dopo la morte della mamma, come studentessa, ha dovuto assumere il ruolo di mamma per la sorella quindicenne, la quale è scappata di casa, perché la mia amica non voleva che tenesse nella notte lo Smartphone; l’ufficio di assistenza dei giovani invece che sostenere la mia amica nel suo intento pedagogico, più che giusto, ha dato ragione alla quindicenne. Questo è solo uno degli esempi per spiegare che l’intervento della stato in cose delicate famigliari, spesso è del tutto privo di logica; il realismo di Vance è giusto: quello che non può fare la famiglia, lo può far ancora di meno lo stato. Cara A., volevo chiederti se ci sono stati passi di riavvicinamento con tua sorella; l’ultima volta che ci siamo sentiti non era così. Io prego sempre per questo intento, ma a volte non sono esaudito. Ti abbraccio di cuore. Tuo, R  2) Alle volte mi incazzo come una iena, perché qualcuno per strada si comporta in modo tale che io penso essere irrispettoso; la mia famiglia cerca sempre di educarmi alla moderazione; ho appena mandato nella chat famigliare le pagine nelle quali Vance spiega come sua moglie cerchi di educarlo alla moderazione, in una scena analoga. La motivazione della sua incazzatura consiste nel fatto che se da piccolo si fosse tirato indietro in un conflitto lo avrebbero trattato come una donnicciola; io credo che queste cose le ho viste  da mio padre, che è spesso esploso in una tale situazione; ma lasciamo perdere mio papà che è morto; direi che in queste cose sono proprio il figlio di una classe lavoratrice e non ben educata come quella di mia moglie…

(Sera) Mio Dio che sei Amore, e quindi trinitario; non esiste un amore solitario. Tra le tre persone della Trinità, che sei Tu mio Dio, vi è una perfetta coordinazione tra dire e stare in silenzio. Per noi uomini non è sempre così; a volte cediamo alle chiacchiere, al chiacchiericcio, invece di stare in silenzio. Ti chiedo la grazia di un atteggiamento di preghiera, in silenzio ed in parole; non sono capace ad esserne fedele per 24 ore, ma Ti chiedo che sia comunque anche se a fuoco lento sempre presente. Ti prego in questo atteggiamento di preghiera per Amelie e Marie, Ti prego per la mia famiglia e per i miei amici, attuale e passati.Ti chiedo una protezione particolare per il lungo viaggio del Papa, in Asia e in Oceania. Amen!


(Wetterzeube, il 1.9.24) Comincia il mese di Adrienne (nascita sulla terra e nascita in cielo); dopo la Santa Messa abbiamo fatto una bella passeggiata proposta dal programma „Komoot“, che è davvero utile, perché sai sempre se sei sul giusto cammino, anche se forse proprio questo sarebbe quello che farebbe storcere il naso ad Ernst Jünger, perché il camminatore nel bosco non sa sempre quale sia il giusto cammino…

Delle letture odierne (Dt 4, 1-2. 6-8; Gc 1, 17-18.21-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23) che ho sentito commentate dal parroco Wolf nella predica; dal Papa nell’Angelus e da Balthasar nella „Luce della parola“, vorrei sottolineare solamente l’aspetto che non si deve togliere nulla, ma anche aggiungere nulla alla legge. Le aggiunte sono proibite sottolinea anche Balthasar e possono diventare una forma insensata del rispetto di Dio, che non può che capovolgersi nel suo contrario. Dobbiamo chiedere la grazia di rimanere fedeli e puri nell’intimo del cuore, sia a livello di azione che di pensiero, ma ripeto che non si può saltare impunemente l’inconscio collettivo…Hartmann mi ha mandato un video sugli scandali nella direzione spirituale, sia come abuso sessuale sia come abuso spirituale, di una donna che firma il video con il nome di „Magstrauss“; questa giovane donna ha un messaggio: le comunità spirituali e gli ordini religiosi possono essere qualcosa di buono anche se il fondatore ha dato motivo di scandalo; lei cita alcuni criteri, ripresi da un canonista, per esempio che bisogna distinguere tra forum interno ed esterno, cioè far si che il padre spirituale e il responsabile di una comunità non siano la stessa persona, etc. Può darsi che abbia ragione, ma lei argomenta in modo troppo istituzionale, a me manca tutta la lezione imparata da Etty (cioè che dobbiamo guardare in alto, ma anche tenere conto della carne come carne); certo possedere materiale pornografico con bambini è scandaloso, ma a me questo numero enorme di trasgressioni sessuali mi fanno porre altre domande, da quelle molto pie che si pone Magstrauss (poi io sono un po’ perverso, ma per tutto il tempo del video mi sono chiesto come sarebbe fare sesso con una così); oggi poi a me sembra che manchi totalmente la possibilità di una guida spirituale, per cui queste accortezze di cui parla lei, sono accortezze che interessano gente che non è il mio pubblico secolarizzato e che in fondo all’anima non mi interessano per nulla; per quanto riguarda il sesso la Le Guin ha detto tutto in una frase: o lo si sottovaluta o lo si sopravvaluta; mi chiedo se non si debba semplicemente, rispettando le parole di Gesù sull’adulterio nei fatti o nel cuore, dire che la mancanza di simmetria tra i bisogni sessuali implica anche la possibilità della masturbazione o di un film erotico, non come preparazione all’adulterio, ma semplicemente come „riduzione dello stress“; per quanto riguarda la guida di singoli o di un popolo si dovrà essere discreti ed accettare la libertà dei singoli e del popolo cristiano, ma non smettere di predicare, di annunciare la logica dell’agnello macellato e risorto. La questione della „profezia della pace“ e il fatto che il Papa è lasciato da solo con essa, mi interessa molto di più di ogni analisi di pericoli di guida spirituale - mi chiedo semplicemente se sia possibile oggi guidare spiritualmente qualcuno?

Continuazione del dialogo con un amico tedesco sulla „profezia della pace“: Caro Roberto, In effetti, ho difficoltà a capire cosa c'entrino le tue tesi con la profezia per la pace.
Durante l'incontro, il nunzio apostolico a Kiev ha chiesto a tutti noi di diffondere la parola come servizio alla pace: “Occupazione non è pace”. Si riferiva alla tendenza di molti a credere che l'auto-abbandono dell'Ucraina e quindi l'occupazione da parte della Russia possa essere pace. Ora è anche questo contro la profezia di Francesco per la pace?
Può fornirmi una citazione di Francesco che inviti l'Ucraina ad abbandonarsi o che inviti gli altri Paesi a smettere di sostenere l'Ucraina?
Per favore, prendi queste mie E-mail come un interesse per una discussione seria sulle ragioni. So che stai riflettendo profondamente. Questo significa che sono interessato a capire le tue ragioni.

Cordiali saluti,
X - Caro X grazie per la tua E-mail e per il tuo desiderio di parlare con me. Innanzitutto è bene che i fratelli in Cristo si parlino, anche se hanno posizioni opposte - forse è questo che intendeva il Memores che abbiamo incontrato a Rimini con il suo “sparpagliarsi” (Bonoldi). E poi anche perché un minimo di scientificità implica sempre la verifica e la falsificazione della propria narrazione. Avevo letto in un articolo di Horst quanto detto dall'arcivescovo Visvaldas Kulbokas e dal premio Nobel per la pace 2022 Oleksandra Matviychuk, che è esattamente il contrario di quello che dice di solito il Papa (solo una volta Francesco ha ammesso che si è trattato di una “occupazione” unilaterale). Il Papa è prima di tutto un pastore e come tale prega sempre (anche oggi all'Angelus) per il “martoriato popolo ucraino” e io prego con lui; ma ha detto molto spesso, tra l'altro recentemente alla televisione italiana in Svizzera, che bisogna negoziare; questa frase ha indignato la FAZ (non solo la FAZ), che normalmente non cita nemmeno più il Papa. Quando il Papa dice che è una guerra imperiale, quando dice che la guerra è sempre una sconfitta, cosa vuoi sentire di più? Si può essere più chiari? Naturalmente, dietro queste frasi c'è un enorme lavoro diplomatico da parte del Vaticano, altrimenti non avrebbero senso. La diplomazia non è “l'auto-abbandono dell'Ucraina”. Il nostro sostegno militare all'Ucraina è un auto-abbandono dell'Ucraina e causa molti morti. E poi la sua (del Papa) categoria principale del poliedro la dice lunga - poliedro significa riconoscere altri centri di potere... Habermas ha espresso la brillante idea con il motto: “L'Ucraina non deve perdere, ma anche non vincere”, ma non è sufficientemente chiaro cosa intenda; Jeffrey Sachs (il professore di cui ieri avevo dimenticato il nome) con la sua ricostruzione degli eventi è infinitamente più preciso del grande filosofo tedesco: fin dall'inizio abbiamo a che fare con una guerra per procura. Ancora una parola sull'argomento: “occupazione non è pace”; appena due mesi dopo l'“occupazione” ci furono azioni diplomatiche mediate da Israele, che furono rigorosamente fermate dall'Inghilterra (Aaron Maté.)... Quindi la presunta “occupazione” poteva certamente conciliarsi con la pace. Sia Adrian Walker che Renato Farina ritengono che la mia posizione meriti di essere discussa.
In Domino et Maria, R

(Sera) Padre mio, fammi sapere quanto Tu vuoi che io conosca del Tuo mistero; so che ci sono persone che hanno un compito teologico e che devono andare più in profondità. Fammi sapere cosa io come filosofo devo sapere. I Tuoi dogmi non sono in sé un ostacolo alla conoscenza, anzi spesso sono un aiuto. Il mio essere un essere finito implica un determinato „fin qui e non oltre“; ma personalmente per Tua grazia è possibile che io debba sapere di più e che siano i miei peccati ad ostacolare un approfondimento che Tu vuoi che io faccia. Come sai non mi sono mai fissato nel sapere privato, per chiamarlo così, che Tu ci hai fatto conoscere attraverso Adrienne; ho sempre anche meditato le sue opere „pubbliche“ e tutta la sua missione è stata compiuta sotto la regia del tuo amico e servo Hans Urs.Ti prego per mia moglie e per la mia piccola famiglia. Ti prego per la Turingia e la Sassonia che oggi ha votato. Amen!

Elezioni in Turingia e Sassonia. Max Weber differenzia tra „giudizio di valore“ e „giudizio di fatto“; a livello del secondo le elezioni sono state vinte dal candidato della AfD Höcke in Turingia (32 %) e dal candidato della CDU Kretschmer in Sassonia (31 %). Il candidato della CDU in Turingia, Voigt, pensa che abbia vinto lui le elezioni, ma non è così a livello dei giudizi di fatto e se si tiene conto che i giovani hanno votato infinitamente più AfD che CDU. La BSW ha preso tanti voti sia in Turingia (16%) che in Sassonia (12 %), ma la candidata della Turingia la trovo insopportabile e il programma in riferimento ai problemi regionali, misero…I partiti perdenti, quella della coalizione del semaforo sono di un vittimismo da far spavento. Poi di fronte ad un più del 30% di voti della AfD sia in Sassonia che in Turingia presentarsi come i veri democratici, quando a volte non si è passata neppure la soglia del 5 % non si ha mai raggiunto un risultato con due cifre è quasi ridicolo.


(Wetterzeube, il 31.8.24) Oggi finisce un mese che ha una forza liturgica e culturale non indifferente; santi come san Domenico, santa Monica e Sant’Agostino, il martirio di san Giovanni Battista, il compleanno di Balthasar e Goethe, la solennità dell’Assunzione di Maria in cielo e la Trasfigurazione di  Gesù…sono tappe di questo mese, forse il più caldo dell’anno. 

Ho cominciato il giorno facendo la ginnastica sul tappeto, pulendo la stalla delle galline e inaffiando i fiori, ora medito un testo di grande ed estrema importanza per me, per noi e per tutta la Chiesa, su missione e futilità di Balthasar (Katholisch, 85-86). La missione della Chiesa si contrappone alla teologia del „cristianesimo anonimo“ (non a quella del cristiano anonimo o di cristiani anonimi), ma non ha come meta la „cattolicità estensiva“, nel senso che la missione sarebbe compiuta quando l’ultimo uomo non cristiano sarà entrato nella Chiesa. Balthasar sa che milioni di persone non hanno conosciuto la Chiesa, diciamo pure miliardi e con grande probabilità non la conosceranno, ma alla fine il giudizio sarà universale, non solo per i cattolici e per chi si rifiutato di esserlo, ma per tutti e la figura terrena della Chiesa sarà infine, nel ritorno di Cristo, integrata nel Regno (cf. Katholisch, 85); quindi cosa è la missione? Annuncio della risurrezione di Cristo e sofferenza se non raggiungiamo tutti, non solo individui, ma anche nazioni…questa sofferenza non è mai futile, futile possono essere i nostri piani missionari. È anche possibile, dopo decenni in missione, di non vedere alcun risultato, o risultati minimi: una collega che si è battezzata, ma anche la secolarizzazione del mio cuore,  una mancanza di rilevanza ecclesiale  incomprensibile, ma è così. Alla fine Dio sarà tutto in tutti! „Non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam“! 

Sulla questione della migrazione. Nell’udienza generale del 28 di Agosto, il Papa ha parlato della sofferenza dei migranti, delle morti nel Mar Mediterraneo ed in altri piste (nel deserto, in giungle…) nelle quali i migranti fuggono per trovare un sollievo di vita da noi e ha detto che il Signore è con loro, non con chi li respinge ed ha invitato a pregare per loro. Ave Maria…Ha attaccato duramente anche i trafficanti di migranti. - Daniel Deckers, il vaticanista della FAZ, scrive oggi l’editoriale principale sul tema e non cita nulla di questo discorso del Papa; questo è un grave segno di imbecillità per un vaticanista e di sottomissione alla logica del mondo; il che non vuol dire che non si possa mettere a tema i problemi di sicurezza che alcuni (tanti?) migranti significano, far vedere la debolezza in questioni di sicurezza dei Liberali (controllo digitale dei criminali) e dei Verdi o che non si debba parlare della „disfunzionalità strutturale“ che regna forse nell’EU; ovviamente il vittimismo sulla Germania come luogo per eccellenza della migrazione è privo di gusto e retorico, retorico del mainstream. - In un intervista a „Welt“ (30.8.24) Björn Höcke accusa il governo di fare una „politica della finestra“, con ciò intende che lo spedire 28 persone criminali in Afghanistan è un modo di fare vedere che un governo che non si occupa seriamente del problema, come scrive anche Daniel Deckers, sta facendo qualcosa. Mentre il Papa  insiste sull’accoglienza, Höcke sulla remigrazione in grande stile. In altre interviste il Papa ha fatto vedere che è cosciente dei problemi che possono nascere con una migrazione incontrollata ed non integrata, ma giustamente, come pastore universale, mette anche il dito sulla piaga di morti che non dovrebbero essere e che avrebbero potuto essere evitate; in dialogo con la gente Höcke ritiene che la migrazione sia la madre di tutti i problemi, io non credo che sia così (la guerra come sa Wagenknecht è un problema ben più grande), ma si dovrebbe, per le persone che si richiamano a lui, far vedere come egli, almeno in teoria, è interessato anche agli argomenti contrari ai suoi, che sa distinguere tra un discorso scientifico ed uno politico, in modo particolare tenuto durante la campagna elettorale…in una nona classe con una grande influenza della AfD, ma anche di strampalate teorie di chi sia o non sia  un migrante, ho cominciato a prendere sul serio questo lavoro di dialogo con il pubblico di Höcke…

Abba nostro…

(Dopo la traduzione di Ulrich) Ulrich ci sta introducendo in questi paragrafi „a“ e „b“ (HA, 483-496) all’opposizione polare feconda (Romano Guardini) tra bonum e verum; da un certo punto di vista, in riferimento al movimento di finitizzazione nei compiti del quotidiano, vi è una priorità del bene sul vero, ma „absolute loquendo“ il vero è più immediato e semplice da comprendere, proprio per la sua prossimità all’essere, mentre il bene  è „una meta da raggiungere“; il vero è più assoluto del bene; senza l’esserci della rosa, senza la verità della rosa, il dono della rosa all’amata, per esprimerle il bene che le vogliamo, non sarebbe possibile, perché non avremmo la sostanza per esprimere quella „meta da raggiungere“ che è il bene stesso; allo stesso tempo il vero è più astratto del bene e per questo può perdersi nelle speculazioni che oscillano nell’idealità astratta e non diventano mai carme, non diventano mai compito concreto (fosse anche „solo“ una preghiera). Uno può perdersi nella discussione se sia vera la frase che la guerra sia la madre del reale o se lo sia la migrazione, ma di fatto si perde di vista quel bene concretissimo che consiste nel fatto che non muoiano giovani soldati al fronte o madri con bambino nel Mare Mediterraneo.

L’articolo di Thomas Fazi (UnHerd, 31.8.24) è di aiuto per comprendere la figura politica di Sahra Wagenknecht. Ieri  una collega mi ha buttato addosso tutto il suo odio ed insofferenza per questa politica che in forza del suo „conservatorismo di sinistra“ mette in crisi il Mainstream. Il motivo per cui io l’ho votata è la questione della guerra, che il giornalista Fazi riassume così: „Dal lancio del BSW, la Wagenknecht ha posto la questione della distensione con la Russia al centro della piattaforma del suo partito. In diverse occasioni ha sottolineato come la subordinazione della Germania alla strategia di guerra per procura USA-Nato in Ucraina e il rifiuto di avviare colloqui diplomatici con la Russia siano autolesionisti sia dal punto di vista economico che geopolitico. Non solo l'embargo sul petrolio e sul gas contro la Russia è la causa principale del crollo dell'economia tedesca, ma il governo, ha dichiarato al Bundestag, “sta giocando negligentemente con la sicurezza e, nel peggiore dei casi, con la vita di milioni di persone in Germania”. Più di recente, ha condannato con forza il piano del governo di schierare missili a lungo raggio statunitensi sul territorio tedesco e, forse più drammaticamente, ha sfidato l'omertà che circonda l'attacco al Nord Stream. Infatti, in seguito alle recenti rivelazioni sulla possibile copertura da parte del governo tedesco del coinvolgimento dell'Ucraina, ha chiesto un'inchiesta pubblica, affermando che “se le autorità tedesche avessero saputo in anticipo del piano di attacco al Nord Stream 1 e 2, avremmo avuto lo scandalo del secolo nella politica tedesca”“ (Thomas Fazi). Qui la Wagenknecht, che giustamente, come scrive Fazi, sta facendo saltare  l’ „ideological wall“(muro ideologico) che blocca la Germania, coglie secondo il me vero punto della crisi in Germania, insomma ha ragione lei e non Höcke nell’identificare  nella guerra e non nella migrazione la „madre del problema“; su tanti altri temi ho una certa simpatia per lei che relativizza l’importanza del gender e che è disposta a parlare anche della questione della migrazione incontrollata, ma il vero motivo per cui l’ho votata è la questione della guerra. 

Ancora in dialogo con J.D.Vance. Vorrei riflettere su due aspetti, ma qui pubblicamente in modo breve, dei quali Vance parla nel capitolo 14 (prima parte). 1) Come bisticciare con la propria moglie o amica? 2) La questione delle „adverse childhood experience“ (ACE). Molto impressionante, per entrambi gli aspetti, è la questione che Vance esprime così: “Nulla è così terrificante come l'idea di diventare come il mostro che hai rinchiuso in cantina” (J.D. Vance, Hillibilly Elegy, edizione tedesca, 258). 1 e 2) Konstanze ed io, secondo Konstanze, ne abbiamo parlato ieri, non abbiamo bisticciato tanto, ma lo abbiamo fatto, anche in modo irrazionale. In qualche modo siamo, però, sempre stati salvati; il „mostro“ che ha rinchiuso lei in cantina è il suo papà, che per esempio, prima di una festa di compleanno ha distrutto tutti i regali, perché pensava che qualcuno lo avesse offeso. Per questo ogni espressione isterica o collerica mia veniva legata a questi eventi- ACE. Il „mostro“ che ho chiuso in cantina io è il vittimismo di mio papà, che quando bisticciava con qualcuno o quando viveva un’esperienza per lui pesante, si esprimeva con il pianto o con la paura di un attacco al cuore, così che non era più possibile ragionare sulle cose o sui motivi di uno scontro. Credo che le mie reazioni colleriche ed isteriche abbiano a che fare con ciò e poi con la mia debolezza caratteriale. Anche a scuola ho reagito spesso, anche se mi sono migliorato, credo, con reazioni colleriche ed anche vittimistiche. Il „mostro“ in noi ha forse generato anche le paure di Johanna; Ferdinand sembra essere più stabile. Forse anche perché con la prima figlia o il primo figlio si fanno più errori. Comunque per quanto riguarda la questione dei rapporti stabili: se penso a quello dei miei genitori e a quello di mei suoceri, essi erano certamente stabili, ma non „entspannt“ (rilassati). VSSvpM!  PS „Non solo ho imparato a controllarmi, ma anche Usha ha imparato a gestirmi.“ (Vance, 265); questo è certamente vero; da soli non ci si riesce. Poi c’è la questione del „peccato“, che supera le spiegazioni psicologiche del perché noi feriamo qualcuno; a volte accade, perché pecchiamo…

(Dopo) Mi scrive un amico: Caro Roberto, grazie mille per aver condiviso con me le tue riflessioni. Se a volte mi esprimo in modo “tagliente”, è per l'interesse verso le ragioni che mi dai. Sono assolutamente d'accordo che le differenze di giudizi e opinioni - sempre provvisorie - non prevalgano sull'unità: “Gesù ha voluto me e lui, ci ha preferito entrambi, è in questo sguardo di Cristo che si fonda l'unità”. Sono molto interessato alle tue motivazioni. Non so cosa fare del dilemma che la voglia di conquista genocida di Putin non può essere fermata da una deliberata inermità. Ma spero di essere sempre in grado di aiutare la vittima che viene presa di mira. Vorrei sempre aiutare la vittima, anche a costo di mettere a repentaglio la mia vita. La pace non è sottomissione a un criminale che pensa in termini genocidali. Wagenknecht sta strumentalizzando la questione, ben sapendo che in Germania ci sono molti che sono felici di trovare un accordo con la Russia a spese dei popoli che si trovano tra la Germania e la Russia. Una quantità non trascurabile (quantité négligeable) per loro. L'importante è che l'interesse tedesco sia garantito. Rapallo....Best regards, X ---- Grazie per la risposta X, ma per essere “tagliente” a mia volta: Quello che ha espresso Papa Francesco, con la sua critica a “Cappuccetto Rosso”, cioè al presunto unico lupo Putin, tu non lo ha minimamente preso in considerazione; per te ci sono sempre chiari nemici (Putin, Hezbollah...), che tra l'altro secondo Cristo dovremmo amare: tutto questo mi è estraneo come poche altre cose al mondo. Tuttavia, resta vero che Gesù ama me e te e tutti, ecc. Tuo; R PS Di vittime ce ne sono sia tra i russi che tra gli ucraini, anche se ovviamente tra quest’ultimi di più.

(Sera) Continuazione del dialogo con un amico tedesco: Caro Roberto, quando dico che per me questo è un dilemma a cui non riesco a dare una risposta soddisfacente, intendo proprio questo. Quindi mi interessa molto la tua risposta - concreta. Se Putin sia IL nemico è un punto irrilevante. Ma il fatto che stia iniziando una guerra contro persone che non gli hanno fatto nulla richiede aiuto e protezione, o non è vero? La sua paura principale è che ci siano popoli liberi nelle vicinanze della Russia, in modo da mettere a rischio la sua cleptocrazia. La sua sicurezza è identica alla mancanza di libertà dei suoi vicini. Non è così? Cordiali saluti, X - Caro X, questa tua narrazione è solo una narrazione degli eventi, la narrazione che favorisce il mio allievo ucraino, al quale io, da solo in un collegio di professori tedeschi, ho dato gratuitamente lezioni di tedesco, per un anno intero. Mi sembra che questa narrazione non sia assolutamente credibile; un professore di Harvard (al momento sono troppo stanco per ricostruire il nome), pensa che questa narrazione, proposta anche dalla FAZ, sia totalmente sbagliata.1) Non posso ignorare la questione dell'unico nemico perché è la questione centrale. 2) Queste persone di cui tu parli non sono innocenti e combattono contro Putin da 8 anni, anche con battaglioni nazisti; Zelensky è stato eletto con un mandato che tradisce costantemente; 3) Dal 2014 in Ucraina si combatte direttamente o indirettamente una guerra per procura - il Papa la chiama guerra imperiale. 4) Il fatto che noi occidentali vogliamo dare a qualcuno lezioni di cleptocrazia è talmente idiota che non ho quasi più argomenti. Mi stupisce come una persona intelligente come te possa credere a questa narrazione, ma tu penserai lo stesso di me, se mi consideri intelligente. Senza Wagenknecht, sarei politicamente disperato. Dentro di me non lo sono, perché c'è Gesù, che sarà con noi fino alla fine; una fine che potrebbe essere molto vicina se continuiamo così. Con le nostre azioni guerrafondaie abbiamo portato il mondo sull'orlo dell'abisso (non solo Putin); e nemmeno il Papa viene preso sul serio da voi; il fatto è che ha chiesto a noi della Fraternità di non lasciarlo solo nella questione della “profezia della pace”, ma noi lo abbiamo lasciato solo. Il Progetto Mean è così ridicolo che non ho parole per commentarlo. Buona notte! Dio ti benedica! R

Sono stato con mia moglie a Zeitz a vedere „Il mago di Camelot“. Spettacolo per bambini basato su motivi di Mark Twain; libro e testi di Lutz Hübner; musica di Marc Schubring; première nel 2007 al Friedrichstadtpalast di Berlino. Qui in Zeitz è stato messo in scena da un gruppo teatrale educativo a cui hanno partecipato alcune mie alunne. La tensione tra Merlin e Paul è stata mantenuta molto bene; tutti gli alunni hanno recitato in modo eccellente. Ti prego, mio Dio per tutte le persone che oggi erano al Teatro! Buona notte! 

(Droyssig, il 30.8.24) La frase centrale su cattolicesimo ed ecumenismo di Balthasar è così e non sarà mai cambiata, fino a quando esisterà la Chiesa romano-cattolica: „La Chiesa cattolica non è una chiesa tra le altre, ma l'unica fonte e l’unica foce di tutte le altre che si sono diramate da lei lungo il cammino e che si tufferanno nel mare dell'eternità solo unite a lei.“ Purtroppo oggi non vi è chiarezza su questo punto; giustamente san Giovanni Paolo II ha parlato di un „ecumenismo del sangue“ che unisce tutte le Chiese e da questa posizione teologica di Balthasar non si può giustificare alcun „sapere tutto meglio nel quotidiano“. - Questa priorità della Chiesa cattolica su tutte le altre ha una sua forma paradossale, spiega Balthasar, da una parte indica la sua „figura“ (Gestalt), ma anche la trascendenza di questa figura, non in direzione di un parlamentarismo tra tutte le Chiese, ma in direzione di Cristo; lei si trova in un movimento missionario verso la figura definitiva di Cristo, nella quale tutte la redenzione è già compiuta, un movimento che è movimento dal Padre al Padre (Adrienne). Questo è il motivo per cui Balthasar ha criticato il „cristianesimo anonimo“ di Rahner e criticherebbe il „cristianesimo anonimo e moraleggiante“ di tutti noi. Non vi è dubbio che a livello di politica ecclesiale si deve parlare con tutti senza senso di superiorità, tanto più che anche nelle altre chiese, ci sono dei veri e propri eroi e santi, e perché alcune di esse forse sottolineano anche elementi che la Catholica ha dimenticato…in tutto questo lo volevo già dire ieri, ma l’avevo dimenticato, non vi è alcuna garanzia di successo esteriore; se la missione di un cristiano si veda nei suoi risultati o meno è cosa di Dio, non nostra… 

In Germania c’è un concordato che regola il flusso di soldi che lo Stato deve alla Chiesa, per delle espropriazioni compiute all’inizio del diciannovesimo secolo; nella Repubblica di Weimar era stato scritto nella Costituzione che si sarebbe dovuto pensare ad una somma conclusiva, in modo da compiere una separazione definitiva tra Chiesa e Stato; solo che questa somma è talmente alta, perché dovrebbero essere calcolati anche gli interessi che la Chiesa perse inforza delle espropriazioni, che uno Stato indebitato come quello tedesco ora, non potrà compiere questo passo definitivo (come tra l’altro mi aveva spiegato il nostro cappellano, che ha fatto una tesi di laurea sul tema). Oggi la MZ parla di una nuova polemica su questo tema, perché il governo federale (SPD, Verdi, FDP) vorrebbe compiere questo passo, mentre il governo regionale della Sassonia-Anhalt (CDU, SPD, FDP ) sostiene che al momento questo passo è impossibile. In senso molto generale penso che alle Chiese non faccia bene essere così  dipendenti dallo Stato, ma ovviamente non so bene come si debbano regolare queste questioni di concordato, senza che uno degli attori derubi l’altro…

„Israele sfrutta la guerra a Gaza per regolare i vecchi conti in Cisgiordania, imponendo la sua sovranità, legittimando gli insediamenti, e cacciando i palestinesi…In tutto questo noi qui in Occidente permettiamo ad Israele di farla sempre franca. Quando qualcuno si spinge un po’ in là nelle critiche scatta l’accusa di antisemitismo“ (A. Negri, Il Manifesto) - anche il giornalista italiano conferma ciò che avevo imparato da  Slavoj Žižek e dai due papà, israeliano e palestinese, Rami Elhanan e Bassam Aramin, che ho conosciuto al Meeting di Rimini. Ovviamente anche quanto scrive ogni giorno Aaron (!) Maté. 

Padre nostro…

(Pomeriggio) La lettura dell’articolo di Guido Horst (Tagespost, 29.08.24) sul Meeting di Rimini è stata utile, perché sebbene non ci sia neppure una riga sull’incontro per me più importante del Meeting, quello con i due padri israeliano e palestinese, Rami Elhanan e Bassam Aramin, moderato da Alessandro Banfi, riprende alcuni appuntamenti importanti, ai quali io, essendoci stato solo due giorni, non ho preso parte, in modo particolare quello sulla riconciliazione con il cardinal Zuppi e il mussulmano Bin Abdul Karim Al-Issa, ex ministro della giustizia della Arabia Saudita ed attuale segretario generale della Lega islamica mondiale, ma questo passaggio del giornalista tedesco che riporto conferma il giudizio del mio amico, che ho citato l’altro giorno, e cioè che in fondo il Meeting ha glissato il tema più importante, quello della guerra in Ucraina, proponendone una lettura del tutto unilaterale, che non tiene conto minimamente del fatto che, almeno come ipotesi di lavoro, in Ucraina si stia combattendo una guerra imperiale o detto altrimenti una „proxy war“. Ma ascoltiamo Horst:  “La pace significa libertà e prospettive per il futuro. Questo non è possibile in un Paese controllato da altri”, ha dichiarato l'attivista per i diritti umani e Premio Nobel per la Pace 2022, Oleksandra Matviychuk. “Nessuno vuole la pace più di noi ucraini”, ha detto, ma ha anche spiegato cosa intende per pace il Paese attaccato dalla Russia. Non un congelamento dell'invasione. E non la richiesta che l'Ucraina “rinunci alla sua resistenza”. “Mancano sforzi straordinari”. Il nunzio apostolico a Kiev, l'arcivescovo Visvaldas Kulbokas, l'ha formulata in modo simile: “Porre fine alla guerra ma sancire l'occupazione non è vera pace”. Di fronte a “istituzioni nazionali e internazionali che sono impotenti di fronte a ciò che sta accadendo”, ha lamentato la mancanza di “sforzi straordinari che una situazione straordinaria richiede”.
Un appello alla società civile, che “ha un potenziale enorme”, ha sottolineato Oleksandra, e il pacifista italiano Angelo Moretti di “Project Mean” non si riferiva solo agli abitanti dell'Ucraina: “Si chiede a un popolo sotto attacco di fare la pace”, ha detto, “e invece tocca a noi europei impegnarci in questo senso”.
“Progetto Mean” è l'abbreviazione di ‘Movimento europeo per l'azione nonviolenta’, che ha organizzato l'ultima volta a luglio un incontro religioso di pace a Kiev - con vescovi di entrambi i riti cattolici, rappresentanti della Chiesa apostolica armena, avventisti, evangelici, ebrei e membri della comunità islamica. Difesa comune europea:
All'incontro di preghiera ha partecipato anche il nunzio Kulbokas. Moretti ha detto sul podio: “Dovremmo andare in massa in Ucraina per dire a Putin: 'Siamo qui. Attaccateci”. Da Kiev potrebbe nascere una difesa comune europea, “che non sia affidata solo agli eserciti, ma il cui braccio operativo sia un corpo di pace civile che deve intervenire prima, durante e dopo gli scontri”“. (Guido Horst, 29.08.24) - ovviamente questa posizione unilaterale  formula frasi che fanno spavento, per esempio quella sull’andare in massa in Ucraina, etc. Questa del Meeting è la lettura guerrafondaia dell’Occidente, con qualche piccolo ornamento pacifista (rappresentato dal progetto Mean); nessuna ricezione del grande lavoro di Sahra Wagenknecht, che per il ciellino medio è solo una stalinista. In massa, cioè con una presenza militare e logistica che ha provocato la reazione di Putin, gli USA in Ucraina ci sono già dal 2014; ora è possibile che la mia narrazione sia falsa, ma dovrebbe per lo meno essere discussa…non essendo accaduto tutto ciò, rimane vero quello che ha sostenuto il mio amico: il Meeting da due anni ha glissato il tema della pace, non facendo quello che Papa Francesco ha chiesto alla Fraternità di CL: aiutarlo nel tema della profezia della pace. 

Mi ha scritto l’amico di cui sopra: „Caro Roberto non entro nei dettagli. Ciò che è evidente è la mancanza di una proposta politico-religiosa tale da lanciare un messaggio chiaro: UE e USA devono muoversi per trovare soluzioni di pace. Si trattava di dar voce non ai filo-Putin e nemmeno agli anti- Israele ma di porre al centro le voci più significative che, realisticamente, si battono oggi per trovare vie d'uscita. In questo contesto la voce del Papa doveva essere rilanciata ed amplificata. Il messaggio sarebbe stato chiaro: dal Meeting 2024 esce chiara la volontà di pace contro i guerrafondai.“ -  Gli ho risposto così: Caro X, il giudizio sintetico è già un aiuto, ma i dettagli sarebbero anche importanti. Sulla questione che non è stato rilanciato il messaggio del Papa non c’è dubbio, perché il Papa ha parlato più volte di superare la logica di Cappuccetto Rosso, ha parlato anche di guerra tra imperi; io non conosco nessuno filo-Putin; Sahra Wagenknecht non lo è, anzi è la voce che al meglio politicamente ha espresso, citandolo, quindi coscientemente, la posizione del Papa. Una posizione anti-Israele non sono bene cosa sia; l’articolo di A. Negri oggi sul Manifesto è anti-Israele? Non credo…“. PS Un’ USA guidata da Kamala Harris non farà mai un passo nella direzione che vorresti tu! Sua risposta: „Negri è molto bravo e la Wagenknecht è interessante. La Harris è la prosecuzione dello scontro senza mediazioni.“

(Dopo) Tutto quanto scrive J.D.Vance sul „capitale sociale“ (capitolo 13), mi interessa di meno, perché io vado in pensione e non mi devo candidare per un lavoro nuovo; piuttosto mi piace, perché negli ultimi anni lo ho trascurato, lo stile diretto della sua ragazza, Usha. Vedo che mio figlio alcune cose le sa, penso per esempio alla frase: „Che le scarpe e le cinture devono essere coordinate“; per il matrimonio di mia figlia avevo una buona combinazione, ma l’ho dimenticata a casa. E comunque sono molto grato che Ferdi studi Medicina e non Giurisprudenza, sebbene una parte del suo cuore lo vorrebbe. Quanto capitale sociale sia stato necessario per ottenere un dottorato sul Parkinson, non lo so. Mia figlia non se ne è servita alla fine del suo studio ad Heidelberg. Molto lontano sento J.D. Vance sul suo giudizio a riguardo di Bush Jr, anche se capisco che dopo 9.11. nessun presidente statunitense non avrebbe potuto fare nulla; ma la posizione di san Giovanni Paolo II sul tema mi è più congeniale. - Ora vorrei ritornare sulla questione del „capitale sociale“ in riferimento al mio studio di latino nell’università di Halle; il tempo libero lo passai, andando a mangiare con lui, con il Dr. Beck, un assistente del professore Jacobi, che (il Dr.Beck) era certamente interessante e non cominciava mai a mangiare, prima che potessi cominciare anch’io - io sul Galateo sono un bifolco. Mai suoi giudizi di „cattolico culturale“ (come si definiva lui) mi erano del tutto estranei. Agostino era un grande della lingua latina, ma  sarebbe stato uno psicopatico, per quanto riguarda le sue „confessioni“; l’ultimo Papa sarebbe stato Papa Pio XII. Etc. Il professor Jacobi era un’imbecille, ovviamente pieno di conoscenze professorali sui suoi temi; non potei fare l’esame di Latino, perché mi sarebbe mancato una terza materia, oltre a latino e greco; il mio studio di filosofia non valeva niente, perché mi mancavano i corsi di pedagogia e psicologia - questo dopo più di un decennio di insegnamento: follia burocratica pura!  Comunque quanto feci ad Halle mi ha permesso di insegnare nel liceo dalla settima alla decima, ed in vero è bastato per non dimenticare tutto il latino imparato ad Halle…E poi mia moglie ha una competenza infinitamene più grande in materia, ed è bene che insegni lei nella Oberstufe( gli ultimi due anni del liceo). Ovviamene tutto il mio lavoro „diplomatico“ (capitale sociale) con il Dr. Beck non servì a nulla e il professor Jacobi pensava certamente a sua volta che fossi un imbecille, sebbene io e tutti i colleghi che studiarono con me, ci siamo sforzati tanto, dopo quattro giorni lavorativi, a studiare per otto ore latino e greco all’università il Venerdì…

(Sera) Sento il vento muoversi leggermente nel buio della notte, mentre i giorni si fanno più corti. 

Mio Dio, mio Amore, come nell’amore l’amata è conosciuta e non conosciuta e ciò che non è conosciuto mi invita a conoscerla meglio, così è in Te, mio Amore. Tu sei Mistero, ma quello che ci doni da conoscere ed amare non è una piccolezza periferica, sebbene anche nella periferia a volte è presente il cuore, ma il cuore pulsante della Tua presenza; non è possibile avvicinare il Tuo mistero solo con la fede personale, abbisogniamo anche di quella dogmatica; qualcosa ci diventa chiaro, per esempio la verginità della Theotokos, ma poi sparisce la chiarezza e rimane solo il Mistero e su questa strada: dogma e fede personale sono un’opposizione feconda, come insegnava il nostro maestro Romano Guardini. Ti prego per la stanchezza di Konstanze e per la giornata nei monti di Johanna, Christine e Ferdinand. Amen! 

(Wetterezeube,  il 29.8.24; martirio di san Giovanni Battista) Una Fraternità di laici come quella di Comunione e Liberazione, per quanto seria essa sia, non è un Ordine religioso, ma da un certo punto di vista „analogicamente“ si possono applicare ad essa alcune delle cose che Balthasar dice sui voti in un Ordine religioso (Katholisch, 83-84). La „povertà“ nel senso del „fondo comune“ deve essere presa sul serio; io oltre ad un certo contributo, ho aggiunto, per motivi che si capiscono, se si legge il mio diario, un contributo diretto all’Elemosineria vaticana, ai poveri di Papa Francesco. Obbedienza è possibile solamente ad un superiore (non ad una situazione in cui ci troviamo ad agire specifica il mio maestro svizzero) che sia doppiamente obbediente, ma come ho scritto ieri sulla questione della profezia della pace, sulla quale Francesco voleva il nostro aiuto, abbiamo glissato, non solo il Meeting ha glissato. Certo ci sono stati alcuni avvenimenti importanti come Trieste, come la racconta di soldi per la Terra Santa, ma in fondo alla questione del poliedro del Papa non ci siamo andati; sulla questione della verginità ho già parlato ieri. Io prego spesso durante l’anno per tutti gli Ordini religiosi che sono il cuore palpitante della Catholica: in essi spirito ed istituzione sono le due facce della stessa medaglia. 

Come aveva già sottolineato mesi fa Slavoj Žižek, un problema ancora più grande di Gaza, è la Cisgiordania: „Israele allarga il fronte e lancia una grande offensiva in Cisgiordania. A Jenin, Nablus ed in altri centri. L’obiettivo dichiarato dall’esercito è quello di colpire le “organizzazioni terroristiche”. L’Onu e l’Unione Europea hanno chiesto l’immediato stop delle operazioni militari. La situazione nei territori occupati è da mesi difficile: sigillati dopo il 7 ottobre, hanno subito continue incursioni violente dei coloni, non fermati e anzi spesso spalleggiati dall’esercito“ (Banfi, versione odierna). 

In un dialogo con un pastore luterano ho scritto in Fb oggi:  „Naturalmente Papa Francesco non è il cristianesimo. e anche Balthasar, che ha scritto un “Complesso antiromano”, dice che il Papa deve essere integrato nella Chiesa universale e non il contrario. Per me come cattolico, però, non c'è appartenenza senza sub et cum Petro, e Cristo stesso prega per Pietro; tutto il NT ne è pieno (Mt 16, Gv 21...); sulla questione della profezia della pace, si può tracciare una linea da Giovanni XXIII a Papa Francesco, che a mio avviso segue il Vangelo in materia di profezia della pace sine glossa. Quindi il Papa non è un leader che seguo ciecamente. In fondo, è solo un aiuto a seguire Cristo, che parla dell'amore del nemico…“. 

Abba nostro…

(Pomeriggio, tardo) Nel mio dialogo interiore con J.D. Vance vorrei riprendere ora tre punti: 1) i miei nonni; il razzismo nella mia famiglia, da parte di mamma; 3) le università. 1) Parlo dei miei nonni da parte di papà, perché quelli da parte di mamma, li ho conosciuti di meno; nonno Orazio, il papà di mia mamma, non l’ho conosciuto per nulla; è morto di cerosi epatica, quando avevo due anni; era un fascista, buono quando non aveva bevuto. Mia nonna Zaira, che mi ha aiutato durante la mia nascita, perché si era accolta che stavo soffocando, invece l’ho vista più volte: mi ricordo che lavorava a maglia e giocava alle carte con delle amiche. Ma torniamo ai nonni che ho conosciuto, perché ci ho vissuto spesso insieme; da una parte nonno Vincenzo, detto Nani, a cui ho voluto tanto bene; cantava nel coro, ma si è ammalato quando aveva 60 anni, due ictus, che lo hanno portato fino alla carrozzella e alla perdita di una comunicazione comprensibile. Mi ricordo che una volta, prima della sua malattia o all’inizio di essa, mi diede un ceffone, perché avevo trovato nel garage i giornaletti porno di mio zio Piero, il marito di mia zia Elisa. Invero non ho più un’idea di cosa ci fosse in questi giornaletti; il primo incontro cosciente con la pornografia l’ho avuto in Istria ed avevo già una certa età (forse 17 anni). Anni più tardi, nel tempo dell’università di Pavia, vissi con la nonna e il nonno, perché mia nonna aveva bisogno di aiuto per il trasporto del nonno dal letto alla carrozzella e viceversa. Mi ricordo che una volta pianse quando gli lessi un pezzo del Vangelo di san Giovanni. Mia nonna Maria si è dedicata totalmente al nonno, anche nei sedici anni della sua malattia e in qualche modo si è posta la domanda riguardante la teodicea: ma esiste davvero un Dio che lascia soffrire una persona al conta goccia come ha fatto con mio nonno, tanto più un uomo molto religioso, che veniva da una famiglia nella quale si diceva il rosario la sera? Comunque a parte questa domanda teologica, me la ricordo come una donna estremamente forte. 2) Alcune frasi di mia mamma sono davvero razziste, forse derivano dall’educazione fascista del nonno Orazio; con questa educazione ha a che fare certamente anche il fatto che mia mamma ha votato Giorgia Meloni, che comunque in senso stretto non è fascista, come nessuno politico di rilievo oggi lo è. Il razzismo di mia mamma si esprime o si è espresso in modo interno contro i „terroni“, sebbene abitando a Torino si è fatta amica anche di persone del sud, con cui è ancora oggi in contatto telefonico. Poi c’è il razzismo contro i negri, sebbene di negri la mamma ne conosca pochi…3) Per quanto riguarda le università direi che i miei figli hanno fatto parte o hanno fatto parte di università con un ranking alto, come quella di Heidelberg, dove Johanna ha studiato Germanistica e storia e quella di Monaco di Baviera, nella quale Ferdinand studia medicina e nella quale, la settimana prossima, comincerà un dottorato di ricerca sul Parkinson. Io sono stato nominato dottore in filosofia nell’università di Pavia, ma ho studiato anche a Torino e Monaco di Baviera, durante gli anni di lavoro ho imparato il latino nell’università di Halle; un po’ la sensazione di essere fuori posto, come quella che Vance ha avuto a Yale, l’ho avuta a Monaco di Baviera; mi ricordo che in un giorno di gita fuori da Monaco avevo proposto di cantare insieme, una dottoranda su Leibniz, mi rispose che se proprio ci tenevo tanto, avrebbe cantato…comunque poi io interruppi il dottorato di ricerca con Spaemann, perché nacque Johanna e cominciai a lavorare in una scuola elementare e di avviamento; fu bene così, perché con grande probabilità allora non avrei avuto la maturità per fare un dottorato di ricerca in università come la LMU di Monaco di Baviera… Le domande che pone Vance alla fine del capitolo sono estremamente importanti; le riassumo così: come mai poche persone che vengono da Mirafiori sud (Torino) o dal Middletown arrivano in università di élite? Io stesso di fatto a parte lo studio di filosofia a Pavia non ho terminato nulla con successo e mi chiedo se il grande sforzo di scrivere il diario ogni giorno non sia anche il tentativo di rivelare al mondo, che anche una persona come me ha qualcosa da dire…

(Sera) Mio Dio, la sapienza che Tu doni l’essere gratuitamente è come una di quelle ondi di cui parla Adrienne; è un sapere olistico, pieno di grazia, donato e sintetico, indissolubile, è un sapere superiore, che è come un tesoro inesauribile, che permette di sapere cosa sia vero e cosa sia buono. Ti chiedo la grazia di ricevere anche un’onda ricolma della gioia trinitaria che Tu mio Dio sei! Ti chiedo il dono della Pace! Ti prego per i parenti di don Andrea che hanno dovuto lasciare la loro casa, perché non potevano più vivere da soli. Hanno cinque anni più di me! Amen! 

(Wetterzeube, il 28.8.24; Sant’Agostino;  275. Compleanno di Johann Wolfgang von Goethe) Io prego con tutta sincerità che ci siano uomini e sacerdoti che seguano Gesù vergine come vergini, lo posso fare con tutta sincerità, perché io non voglio che le persone siano come me, ma come Cristo. Poi da quanto ho conosciuto alcuni pastori luterani, non sono poi convinto che il „corpo ribelle“ (Katholisch, 83), come lo definisce Balthasar, sia meno ribelle, perché uno ha una donna; perché in primo luogo non è per nulla detto che le esigenze erotiche degli sposi siano simmetriche; questa simmetria è un mito, come lo è l’orgasmo perfetto. Balthasar non nega che le obiezioni non siano „plausibili“, anzi alcune sono „plausibilissime“; eppure dobbiamo chiedere la grazia di sacerdoti e di uomini laici vergini e questo nella modalità della definitività, perché anche Cristo si è incarnato „definitivamente“,cioè fino alla sua morte, fino al „tutto è compiuto“. Poi nel cielo saremo tutti vergini, lo dice Cristo, non Graziotto. Balthasar non nega neppure che ci siano facoltà corporali che sono del tutto non spirituali, quindi non mi deriderebbe, quando citando la tradizione psicoanalitica, parlo di „perversioni polimorfe“; io cerco solo di trarre le conseguenze dal disastro della pedofilia, non nego che sia importante che ci siano donne e uomini che seguano Cristo vergine come vergini - verginità, però, è qualcosa di corporale e non l’idealità astratta della sospensione ontologica. 

“Ammetto che un tempo alzavo gli occhi quando si sosteneva che il presidente Trump fosse “perseguitato”. Lo guardavo attraverso il filtro distorto dei media. Ebbene, ho appena completato il mio primo controinterrogatorio nel nostro secondo caso di accesso al voto a New York, dove gli avvocati del PAC allineato al DNC mi hanno interrogato come una criminale. Ok, ora ho capito. Il nostro sistema giudiziario è chiaramente cooptato e abusato da persone nefaste con agende politiche malevole”. (Nicole Shanahan, X, 27.8.24). - La vice di Bob Kennedy si esprime con chiarezza; è vero il mio giudizio su Trump è cambiato dai tempi dei „Contadini di Peguy“, ma in fedeltà allo spirito di Peguy, che ha difeso persone che tutti dicevano fossero criminali e che non lo erano. Poi probabilmente Trump è come Augusto (quindi anche un po’ criminale), cioè un uomo del potere, che dice cose terribili, come nel caso del conflitto tra Israele e i poveri palestinesi, ma il mio giudizio non è cambiato perché io pensi che Trump sia santo, ma per il fatto che in alcune cose i suoi 4 anni di presidenza sono anni di cui ci si può fidare, come giustamente ha detto Orbán, proprio nella questione vitale della profezia della pace; spero davvero che Trump presidente possa risolvere il conflitto ucraino-russo in tre mesi, come ha detto in un podcast famoso (fonte mio figlio).  

Anche Tulsi Gabbard (Hawaii), ex donna del congresso per i democratici, veterana, sui temi „libertà e pace“, sostiene Donald Trump! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Mi scrive un amico sul Meeting di Rimini (2024): „Se si vuole stare dentro la storia il titolo non può essere fissato un anno prima. E comunque sono due anni che il tema è la pace e il Meeting per l'amicizia tra i popoli ha glissato alla grande su questa tragedia che interroga tutti. Non era questo ciò che il Papa aveva chiesto a Cl nel 2022? Aiutatemi sulla pace!“ - Certo si può dire che è stato invitato il cardinal Pizzaballa e che il Meeting vuole offrire una parte dei soldi raccolti nella settimana per la Terra Santa, ma in vero, per quanto bello sia tutto ciò, il messaggio in Terra Santo è molto semplice: Israele deve smetterla con l’occupazione dei territori palestinesi (come hanno detto al a Rimini il palestinese Bassam Ararim e l’israeliano Rami Elhanan). Sulla colossale guerra imperiale che si sta combattendo in Ucraina ed adesso anche in Russia „il Meeting ha glissato alla grande“. Comunque: il problema è che il Meeting non può fare quello che chiede il mio amico, non può che glissare il tema, perché non vi è alcun consenso con il Papa sulla questione della profezia della pace; a Milano sono tantissimi quelli che credono nel mito della liberazione dell’Ucraina, con la guerra, dall’unico cattivo lupo (Putin). E questo errore è sistematico, non casuale; anche Bernhard Scholz è in fondo un uomo della  CDU e la CDU, come anche la SPD hanno di fatto una posizione guerrafondaia. È possibile che questo errore sistematico nasca dall’aver impietrito frasi di don Giussani sull’esistenza storica, come se quest’ultima si fosse fermata al momento della morte del fondatore, che tra l’altro non voleva fondare un bel niente. Ma in vero vi è forse un motivo ancora più profondo: CL vive di un mito, non del Vangelo sine glossa! E possibile anche che Davide Prosperi lo sappia! Ma cosa può fare? Cl vive di un mito di liberazione che non sorge dalla Comunione con l’agnello crocifisso e massacrato e che non crocifigge e non massacra nessuno! Questo agnello ci ha parlato del mistero dell’amore del nemico, un’amore presente anche in un autore, Ernst Jünger, che in questa estate ho letto molto e che non è un pacifista, ma che si è accorto nel corso della sua lunga vita, che la tecnica attuale non permette una guerra con un ethos di un vero soldato, perché non si può più distinguere tra soldati e civili; i soldati veri non odiano il loro nemico, ma lo combattano; il modo con cui oggi si parla del nemico non è cristiano! Il mito di liberazione guerriera non è cristiano! Un amico mi ha raccontato di una donna libanese che ha fatto tanto bene nel Libano, ma quando gli ho chiesto che cosa lei pensasse degli Hezbollah, mi ha risposto, senza la minima esitazione: sono solo criminali! Questo modo di parla del nemico, lo ripeto, non è cristiano. Nessuno è solo criminale! Questo tra l’altro è vero sia a livello ontologico che storico; a livello ontologico, perché se no non sarebbe possibile riscontrare nella storia la gratuità del dono dell’essere. A livello storico, perché è per l’appunto una favola quella dell’unico lupo cattivo! 

(Dopo la traduzione di Ulrich) La formula „lasciarsi usare per il nulla“ (HA, 493), in riferimento all’essere, richiama un tema di vitale importanza nell’HA: il medesimo uso di essere e „nulla“, del nulla nel senso della gratuità. Una verità che non avesse nulla a che fare con questa gratuita, sarebbe solo la registrazione di un abominio assoluto ed insuperabile.

Mio genero, che è luterano mi ha mandato un articolo nel quale si parla della Catechesi odierna di Papa Francesco nel quale ha detto parole molto dure sulla questione della migrazione. “In un discorso drammatico, Papa Francesco ha ricordato il destino dei rifugiati e dei migranti. Troppe persone muoiono sulle rotte migratorie di oggi, per questo ha voluto affrontare questo dramma, questo dolore, ha detto il capo della Chiesa cattolica durante l'udienza generale in Piazza San Pietro. Per il suo appello a proteggere e accogliere i migranti, ha interrotto la sua serie settimanale sull'interpretazione del Vangelo, mercoledì. Il Papa ha ricordato il “cimitero” del Mediterraneo: “La tragedia è che sarebbe stato possibile salvare molti, la maggior parte di questi morti”. Altrettanto crudele è stata la sorte delle persone che sono state portate nel deserto e abbandonate al loro destino, morendo di fame e di sete. “Questa è una crudeltà della nostra civiltà“, ha condannato Francesco”“. (Katholisch.de da oggi). - Io gli ho risposto: „Il Santo Padre ha perfettamente ragione ed è bene che sappia dire una parola veramente profetica su questa questione e sulla questione della pace; non è riprovevole sollevare la questione di una reale integrazione e il Papa stesso lo ha fatto in altri discorsi, ma il fatto è che il Mediterraneo è diventato un cimitero e questo non è assolutamente giustificabile. Grazie per l’articolo“.

Mi lascio correggere volentieri dal capitolo undici dell’elegia Hillibilly di Vance. Anche se uno, come me, da un giudizio negativo sulla guerra in Irak, non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, come fa quel giovane che Vance sentÌ parlare nell’università; ed anche se io penso che quella guerra sia stata un errore (come ci aveva insegnato San Giovanni Paolo II), e penso che la disfatta scandalosa delle prigioni in Abu Ghraib non avrebbero dovuto accadere, non metto in dubbio che ci siano stati tanti soldati che si sono comportati in modo umano e neppure che sia probabile che l’educazione ricevuta dai Marines li ed altrove implicava il rispetto per la cultura del paese. È sempre accaduto così a partire dalla grande campagna di conquista di Alessandro Magno… nessuna guerra riesce per sola brutalità…Per quanto riguarda l’ottimismo di Vance e la sua critica alle teorie cospirative di grande parte della classe lavoratrice bianca dell’Ohio o del Kentucky e il suo pessimismo (anche in paragone con afro-americani e Latinos), sono ovviamente d’accordo sull’essenziale, ma trovo che la parola speranza, sia più adeguata della parola ottimismo.  Ed ovviamente per quanto mi commuova l'amore per gli USA di persone come la Tulsi Gabbard, per me Gesù Cristo e gli USA non sono nello stesso livello: solo il primo è Dio. 

(Sera) Questa sera ho fatto 15 minuti di silenzio per Te, mio Dio! Così mi aveva insegnato il pellegrino Ferdinand. In questo anno della preghiera vorrei rivolgermi a Te ed uso in questo tempo le parole di Adrienne. Una parte della non conoscenza di Te è conoscenza nuova ed è fonte di fiducia e speranza; fiducia e speranza che Tu non ci lasci da soli! Questa nuova conoscenza e nuovo fiducia, che nascono dal silenzio, ci spingono di fronte al Mistero che sei e che non potremo mai conoscere; avvicinandosi ad esso lo troviamo a volta leggero, a volte difficile e spigoloso. Ma la fede cristiana non è una fede della calma. È inquietudine che non smetterà neppure quando riposeremo, ma riposeremo in Te come ci ha insegnato Agostino. La polarità di conoscenza e non conoscenza da al nostro spirito quel movimento inquieto che ci spinge a Te! Che ci spinge al Tuo Figlio, che è amore incarnato ed in discesa.Ti prego per la pace nel mondo e per i migranti che muoiono in cammino da noi! Amen! 


(Droyßig, il 27.8.24; santa Monica) La frase di Newman: „Non è la Chiesa che impone la fede, ma la fede obbliga ad accettare la Chiesa“ (San Newman, SN 77), è davvero grande! È presa da un sermone, come mi ha fatto vedere un amico in X, 27.4. Low Sunday, ma non so di che anno. L’obbedienza nasce dalla fede, ma non nel senso che la Chiesa imponga la fede, questa sarebbe una dittatura dello Spirito, ma la fede stessa, dal suo intimo ci chiede l’appartenenza alla Chiesa fondata dal Figlio dell’uomo; legata a Cristo non vi è possibilità di errore in ciò che veramente conta; nello stesso sermone Newman scrive: „questa è la nostra consolazione in ogni tempo; „i nostri stessi peccati non vincono la chiesa; perché la fede è indipendente dal peccato“. Raramente ho letto righe cosi liberanti! Comunione e liberazione! Vox populi…! 

Tutto (quasi) accade senza alcuna sorpresa, ma ciò che sorprende umanamente è anche l’unica cosa che davvero conta, non so se è di sinistra o di destra; ecco la cronaca di un disastro annunciato: „La risposta di Vladimir Putin è arrivata tre settimane dopo l’invasione ucraina in territorio russo. Ed è stato un attacco di missili e droni senza precedenti su tutta l’Ucraina, compresa la capitale Kiev (…). Nel mirino di Mosca le infrastrutture energetiche ed idriche. Cinque i morti secondo le prime stime ucraine. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito vile l’attacco e ha detto che “ha preso di mira infrastrutture civili critiche”. Secondo gli analisti del Cremlino la risposta russa, attesa da venti giorni, avrebbe scontentato i falchi del regime che avrebbero voluto una reazione più dura e più tempestiva, come scrive Fabrizio Dragosei sul Corriere della Sera di stamani. Dal punto di vista diplomatico, nonostante il recente nuovo scambio di prigionieri, l’ultimo contatto fra le due parti è quello mediato dalla prima visita del premier indiano Narendra Modi. Secondo una ricostruzione del Washington Post, mai veramente smentita, la mediazione del Qatar era andata molto avanti fino all’attacco nel Kursk. Oggi c’è chi invoca il pieno ingresso delle truppe occidentali in un conflitto che diverrebbe mondiale.“ (Banfi, versione odierna) 

Abba nostro… 

(Dopo) Oggi ho tenuto in braccio Amanda, un baby, nato a Pentecoste, quindi di tre mesi! Che belle esperienza! 

Con un’allieva stiamo leggendo le ultime scene della „Scarpina di raso“; il dialogo tra la figlia di Rodrigo e Rodrigo, è un profondo invito a non rimanere nel generale, ma di occuparsi di un compito concreto (ottava scena, ultimo atto); questo tema poi prosegue nella nona scena, che deve essere rappresentata „sul mare“, su un palcoscenico in bilico, e nella quale piani super generali sul mondo, tra il re e la sua corte e Rodrigo, vengono svolti, ma sono privi di ogni ancoraggio su un terreno solido…

(Più tardi) L’altro  giorno Gigi parlava della „galassia tradizionalista“; non so bene cosa sia, ma se vogliamo prendere sul serio il termine, questa osservazione di Jayd Henricks fa parte di essa: „Che cosa pensano i cattolici di base - proprio quelli a cui la sinodalità dovrebbe attingere - degli sforzi della Chiesa per la sinodalità?
La Chiesa stessa ha cercato di valutarlo con un sondaggio X (ex Twitter) che è fallito. Certo, i sondaggi X possono essere divertenti, ma non sono abbastanza rappresentativi per dirci cosa pensa il cattolico medio. Inoltre, la formulazione della domanda non era, per dirla in modo gentile, ideale per qualcosa che assomigliasse a un sondaggio scientifico. Il Vaticano ha chiesto: “Crede che la sinodalità come percorso di conversione e riforma possa valorizzare la missione e la partecipazione di tutti i battezzati?”. Si tratta di un caso emblematico di quella che gli statistici chiamano “domanda a doppio taglio”, in cui la domanda si compone di così tante parti che è difficile sapere cosa misurano esattamente le risposte. Quando si progetta una domanda per un sondaggio, i professionisti cercano di renderla il più possibile diretta, semplice e comprensibile. La domanda, così come formulata dal Vaticano, era poco chiara e destinata a creare confusione. Il sondaggio ha prodotto risultati sbilanciati. L'88% ha risposto “no” e il post è stato cancellato nel giro di un paio di giorni. Chiaramente il Vaticano non ha ottenuto la risposta che si aspettava o che desiderava, ma piuttosto che affrontare direttamente la reazione negativa, ha semplicemente rimosso ogni traccia del sondaggio. Non è una bella figura per un Vaticano che parla di coinvolgimento dei laici e di dialogo. E questo alimenta il sospetto generale sul Sinodo che sentiamo: il Sinodo è un cavallo di Troia per risultati predeterminati. Perché cancellare un sondaggio se i risultati non aiutano l’obiettivo?“ (27.8.24). È possibile che il Vaticano abbia commesso anche un errore strategico, sebbene io vorrei sapere chi nel Vaticano ha commesso questo errore? Ma per me c’è un obiezione più radicale: perché Jayd Henricks non mette le sue energie al servizio di un desiderio del Papa, un desiderio in accordo con tutta la dinamica della storia della Chiesa e del meglio della teologia cattolica, invece che aumentare le chiacchiere sull’incapacità del Vaticano? 

(Dopo aver tradotto HA, 491-492) In fondo non è così difficile spiegare cosa è il bonum: è la gratuità dell’amore; ma cosa è il verum? Da un punto di vista si può sovra accentuare sia la posizione: il verum è nella res o l’altra: il verum è nel soggetto che conosce la res. La precisazione kantiana di cosa possa conoscere il soggetto risolve solo in parte il problema, con il sacrificio insopportabile della „cosa in sé“, ma ovviamente si può anche sovra accentuare la „cosa in sé“. Nel momento in cui Ulrich pone una priorità del bonum sul verum, ci indica anche la strada di cosa sia il verum stesso. Il verum non è solo la constatazione della „correttezza oggettiva“ della res; in questo modo in forza di un falso realismo viene uccisa ogni forma di idealità; d’altro canto si può anche sparare la verità nell’astrattezza della sospensione ontologica e in questo modo uccidere ogni percezione di un compito concreto e per questo vero e buono! Il vero non è solo o principalmente la correttezza oggettiva di una res isolata, ma la bontà e verità sono sempre in primo luogo espressione del dono dell’essere come amore gratuito che si fa compito concreto in una vita concreta…Ne ho parlato a lungo al telefono, anche se non questo linguaggio filosofico con Matteo di Milano. 

(Sera) Riprendo come preghiera, mio Dio, alcune parole della mia amica e sorella grande Adrienne: Nessuno Ti ha visto o Padre! A parte il Figlio, che è presente nei Tuoi santi, nell’Eucaristia e negli altri sacramenti. Nessuno di noi uomini conosce la natura di Dio, la sua essenza, ma questo non mi porta alla disperazione, piuttosto allo stupore devoto, al rispetto per il Mistero che sei, all’amore assoluto e gratuito che sei. Qui sulla terra la mia fede deve rimanere fede, ma in questo „deve“ ,dice Adrienne, si trova la libertà che ci fa sperare ed amare. Ciò che non conosciamo di Te fa aumentare la nostra speranza e il nostro amore, anche in questa ora difficile del mondo. Ma ci sono ore facili di un mondo che si vuole pensare senza di Te? Ovviamente credo in ciò che non so e che non vedo, perché se lo sapessi allora per l’appunto lo saprei, e non avrei bisogno di crederlo e quindi non ci sarebbe quel processo che approfondisce la nostra fede, speriamo anche nell’ora della sofferenza e della nostra morte. Anche Gesù non conosceva l’ora della Sua morte, per la quale era venuto. Si è fidato completamente di Te  per regalare a noi un amore davvero del tutto gratuito. Non è possibile rimanere nella gratuità e nel frustra dell’amore se si sa come andranno le cose! Fai che siamo disponibili al Tuo disegno! Ti prego per Danuta, che è giovane ed ha un tumore; ti prego per Maria e Marie che sono chiuse in loro stesse; Ti prego per la mia famiglia e per i miei amici e per Lutz e sua moglie che desiderano un bambino! Ti prego per i nostri ospiti armeni! Amen! 

(Wetterezeube, 26.8.24) Mi ha scritto un amico di Milano, che è dirigente scolastico e scrittore: „Caro Roberto, ho letto per caso i tuoi ultimi post riguardo al meeting e al "mondo". Ho ritrovato i miei giudizi e le mie sensazioni. Anche a me è capitato di leggere quest'estate il libro di JD Vance, e di fare, grazie ad esso, una serie di considerazioni su cosa significhi comunità. Il suo tragitto da una tribù ( il suo clan hillibilly) a una comunità, la cui forma più compiuta è la Chiesa cattolica è veramente interessante. Fa riflettere su cosa, nell'esperienza personale, ha permesso di tenere insieme - drammaticamente, direbbe Chesterton - il legame con una rete di persone che sono la tua gente e il fuoco prospettico su chi sei tu, anche oltre la forza dei vincoli e dei limiti della tua origine. Solo che questo fuoco prospettico si ha solo quando a tema c'è  il tuo concreto destino ultimo - credo sia per questo che, oltre agli esempi del cognato e dello zio, JD Vance sia arrivato al luogo "dove tutte le verità si danno appuntamento" , per citare ancora Chesterton. Ho chiesto ad amici americani se questo spunto di pensiero sulla dimensione comunitaria (non comunitarista) sia stato colto negli USA, grazie al libro, al film e alla notorietà che Vance ha guadagnato con la nomina a candidato VP, ma non ho avuto ancora risposta …“. 

Ieri il Santo Padre all’Angelus ha commentato la bellissima frase di Pietro (e non è una piccolezza, che questa frase la dica proprio Pietro), presa dal Vangelo della domenica ventunesima del tempo ordinario: Gv 6,60-69: „Signore, da chi andremo) Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Santo di Dio“. Gesù non ha ricevuto questa risposta con diplomazia spirituale, anzi la sua domanda era molto radicale: „Volete andarvene anche voi?“. E subito dopo la frase non si consola nel complimento che gli ha appena fatto Pietro, ma dice: „Non sono forse io che ho scelto voi, i dodici? Eppure uno di voi è un diavolo“. Confiteor Deo omnipotente…! Nel dopo Angelus ha invitato con la sua solita parresia a lasciare aperte tutte le Chiese in Ucraina: „le Chiese non si toccano“ ed anche parlato del conflitto nella „Federazione Russa“…


„Non è la Chiesa che impone la fede, ma la fede obbliga ad accettare la Chiesa“ (San Newman, SN 77). 

Abba nostro…


(Wetterzeube, il 25.8.24; ventunesima domenica del tempo ordinario; festa parrocchiale) Nella mia mente don Gius sta per „ragione“ e Adrienne per „obbedienza al Mistero“, ma ovviamente questa è una contrapposizione del tutto superficiale; perché anche se è vero che nel don Gius la ragione è importante, ciò non significa che essa possa ridurre il Mistero a qualcosa di solo „illuminato“; il Mistero rimane Mistero anche per don Gius e la ragione è un’introduzione ad esso, nella considerazione di tutti i fattori del reale; per  Adrienne conoscere, anche nella preghiera, fa parte delle cose ovvie, e quando lei cerca di chiarire il Mistero a volte lo sente ancora più „chiuso“ nel senso di uno „stop“ o nel senso generale: qui cessa ogni conoscenza, o nel senso personale: per te oggi qui cessa ogni conoscenza (cf Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera, edizione tedesca, 1965, 32.) VSSvpM! 

Certo la filosofia dei Marines non corrisponde alla filosofia di un filosofo cattolico come me, ma quello che racconta J.D. Vance del suo tempo dai Marines è avvincente. Per lui, questo tempo ha significato, imparare a vivere ed essere sicuri di sé. Non so se negli scandali di Abu Ghraib siano stati coinvolti soldati americani in genere o i Marines; Abu Ghraib è la „piccola cittadina a circa 30 km da Bagdad, territorio iracheno. Il nome di questa località è diventato da tempo sinonimo di terrore e di morte dopo che vennero fatte vedere al mondo intero molte fotografie ritraenti le orrende torture inflitte dai militari americani ai prigionieri iracheni dopo la seconda guerra del golfo risalente al 2003. Torture perpetrate all'interno di una prigione militare conosciuta con il nome di "prigione di Abu Ghraib" le cui immagini, di certo, non facevano presagire nulla di buono se queste erano il simbolo del presunto nuovo Iraq che sarebbe dovuto nascere dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.“ (Nicola Lofoco, 20.5.16); di questo Vance non parla, ma i 4 anni passati nei Marines finiscono nel 2007, quando poi comincia il suo periodo universitario, quindi sono molto vicini o addirittura coincidono con l’anno di quegli scandali (ma si deve tener conto che i due primi anni erano di formazione negli USA). Della sua esperienza in Irak lui parla solo come di un grande insegnamento, e ricorda un avvenimento nel quale ha visto la gioia nel viso di un bambino iracheno quando gli aveva donato un piccolo oggetto scolastico; questo è stato per lui come un invito a non lamentarsi di cose che in paragone alla povertà in Irak sono una piccolezza; un esperienza simile è quello che feci quando avevo visto per la prima volta una scuola in Armenia…

Dalla redazione del team Kennedy ho ricevuto (ovviamente non solo io) questa lettera: Caro Roberto, è ufficiale. Alcune delle cose che hai sentito sono vere. Sto sospendendo le attività della mia campagna presidenziale e rimuovendo il mio nome dalla scheda elettorale in una manciata di Stati in bilico, per garantire che la mia candidatura non prolunghi inavvertitamente i danni causati dalla cleptocrazia aziendale antidemocratica che è l'attuale Partito Democratico.

Come uno dei miei sostenitori, vorrei dirti che cosa ha determinato la mia decisione, in modo che sappi che il tuo sostegno non è stato vano.

Infatti, è con un senso di vittoria, non di sconfitta, che sospendo la mia campagna. Non solo abbiamo portato a termine l'impresa apparentemente impossibile di raccogliere un milione di firme per essere ammessi al voto, ma abbiamo portato al centro della politica nazionale questioni fondamentali. I più importanti sono:

  • Corruzione delle agenzie governative
  • Salute dei bambini e malattie croniche.
  • Porre fine alla macchina da guerra e
  • porre fine alla censura, alla sorveglianza e al controllo delle informazioni da parte del governo.

Quando sono entrato in corsa 16 mesi fa, nessun candidato parlava di questi temi. Kamala Harris ancora non ne parla, ma Donald Trump sì. Certo, non sono d'accordo con il Presidente Trump su molte questioni. Ma su questi temi chiavi, lui e le persone che lo circondano sono d'accordo. Credo di poter servire al meglio questi obiettivi come parte di un gabinetto di unità all'interno dell'amministrazione Trump.
Non sono ingenuo. So che non c'è alcuna garanzia che i bei sentimenti si traducano in azioni significative. Sono giunto a questa decisione dopo molti giorni di meditazione e preghiera, durante i quali ho analizzato tutte le emozioni e le argomentazioni che i miei sostenitori mi hanno espresso, da ogni direzione.
Voglio anche che sappiate che sto solo sospendendo la mia campagna, non la sto chiudendo. Il mio nome sarà ancora sulla scheda elettorale nella maggior parte degli Stati. Se vivete in uno Stato blu, potete votare per me senza danneggiare o aiutare il presidente Trump o il vicepresidente Harris. Negli Stati rossi vale lo stesso discorso. Vi incoraggio a farlo. E se un numero sufficiente di voi voterà per me e nessuno dei due candidati principali otterrà 270 voti elettorali, potrei comunque finire alla Casa Bianca in un'elezione contingente.

So che questa decisione sarà difficile da capire per molti di voi, che non hanno affrontato il mio intenso processo. Per saperne di più sul mio pensiero e sulle mie intenzioni, guardate il video della conferenza stampa di ieri, in cui ho annunciato la mia decisione alla nazione.
Vi ringrazio per il vostro sostegno in questo intenso percorso di campagna presidenziale. Continuerò a fare tutto ciò che è in mio potere per riscattare la vostra fiducia.“ RFK Jr. (Nella traduzione automatica, che ho rivisto come sempre, ho lasciato un po’ in bilico il tu e il voi).

Abba nostro…

(Dopo) „Si chiude oggi il Meeting di Rimini. Ne ha tracciato un bilancio interessante Giorgio Vittadini nell’intervista ad Avvenire di oggi. Si era aperto martedì con il cardinal Pizzaballa ieri ha parlato Matteo Zuppi, dialogando a distanza con il segretario della Lega Musulmana Mondiale Al Issa (...). Un filo rosso questo della pace e del dialogo che è passato anche da un bell’incontro, moderato da Alessandra Buzzetti di TG2000, fra due protagonisti eccezionali: il vescovo francese Aldo Berardi, vicario apostolico dell’Arabia settentrionale e Paolo Martinelli, Vicario per quella meridionale. Trovate invece qui il video con i due padri, Rami Elhanan e Bassam Aramin, insieme con lo scrittore Colum McCann. A proposito di McCann, fra i pdf trovate un articolo su La Lettura dedicato al suo nuovo libro Una Madre“ (Alessandro Banfi, versione odierna) 

„I giornali di ieri e di oggi sono ancora molto centrati su due episodi, uno accaduto in Francia (tentativo di attentato in Sinagoga) e l’altro in Germania (l’accoltellamento a morte di 3 persone da parte di un cittadino siriano) che alzano l’allarme terrorismo in Europa. Anche in Russia l’Isis ha animato una rivolta nel carcere di Volgograd in Siberia, con l’uccisione di 4 guardie carcerarie. In modio molto lucido Olivier Roy sulla Stampa spiega però che è sbagliato collegare singoli episodi di lupi solitari con la pesante situazione internazionale. Dice Roy: “Oggi il terrorismo a favore della Palestina è minore rispetto a quello del decennio scorso portato avanti dallo Stato islamico. Ci saranno stati cinque o sei casi dall'inizio dell'anno, non è un numero sufficiente per poter creare relazioni con l’epoca del Batalacan” (Alessandro Banfi, versione odierna).

(Bologna aeroporto, il 24.8.24;  San Bartolomeo) Sono davvero troppo un „camminatore nel bosco“ (Waldgänger) per trovarmi bene in una realtà come quella che il Meeting di Rimini è diventato - „e „bosco“ è in primo luogo la mia anima selvaggia; ho letto anche troppo di Paul Kingsnorth e Matt Crawford, per essere entusiasta di una realtà che è controllata quasi totalmente, dal suo punto di vista organizzativo, dalla „machine“ e non sono uno snobista (snob), sono un camminatore nel bosco come è possibile esserlo oggi nel 2024; anch’io mi servo della „macchina“, per esempio scrivendo questo racconto del Meeting, come l’ho vissuto io, con un MacBook, tra l’altro nella business lounge dell’aeroporto; oggi venendo in macchina da Verucchio a Bologna, mi hanno fatto compagnia le colline, che intorno a Verucchio contengono anche tesori, come una chiesa romanica amata da don Giussani ( vicino a San Leo) e che hanno una forma stagliata, che mi penetra nel cuore, e che poco prima di Bologna sono per me un segnale che sono arrivato alla città, nella quale attualmente il cardinale Matteo Zuppi è arcivescovo e da cui ripartirò per raggiungere Francoforte sul Meno e poi Lipsia, dove mi aspettano i miei. Prima di passare a ciò che mi ha riempito il cuore in modo buono, in questi due giorni di Meeting per l’amicizia tra i popoli, vorrei fare ancora una critica: sentire la voce di don Giussani, che ripete per  due o tre volte la stessa frase, per fare un pubblicità ad un podcast, per quanto questo podcast possa essere di aiuto a qualcuno, lo trovo una totale mancanza di rispetto di quella voce, che probabilmente in cielo ora è anche diventata diversa. Ma veniamo a ciò che mi è stato di aiuto. In primo luogo mi è stato di aiuto Renato Farina, che ha saputo abbracciarmi, da Desio, mentre io sentivo tutto il vuoto della mia presenza nei saloni nella fiera. Quando gli ho scritto che non mi sono mai sentito così solo come in mezzo a tutta quella gente che non conoscevo e con le poche che conoscevo, dapprima è nato solo un rapporto molto rapido, anche se gentile, come la carezza di don Pivetta, Renato mi scrive: „Sono senza parole. Siamo proprio pulvis et umbra (…). Io qui a Desio mi affanno e piombo in tristezze. Ti giro questo messaggio del mio amico A. che sta avvicinandosi all’ora del transito - per un tumore. Lo faccio sentire solo a te. A me dà coraggio“. E poi leggendo la mia breve meditazione di ieri su una omelia di don Tantardini, mi scrive un pensiero molto profondo: „Tempo fa avevo, non dico meditato, ma mi è apparso chiaro il senso di questo brano dal punto di vista opposto. Cioè: perché chi mi emargina è stato anch’egli attratto? Gesù ha voluto me e lui, ci ha preferiti  entrambi, è in questo sguardo di Cristo che si fonda l’unità. Riscoprire quella tenerezza tenace che ha dedicato a me e all’altro“; ieri camminando con M, un amico tedesco, che pensa che Sahra Wagenknecht, che io ho votato, sia una stalinista, abbiamo incontrato un Memores, che ascoltandoci ha detto: „è bene che vi sparpagliate“, insomma che non abbiate le stesse idee politiche e nel suo messaggio Renato ha saputo farmi capire il motivo ultimo del consiglio del Memores (strano, ma interessante, usiamo il plurale anche per una persona singola). Per quanto riguarda gli incontri ho già parlato dei miei dubbi a riguardo del Prof. Kahn. Di fatto io ritengo Trump/Vance più inclusivi che Harris, ed è interessante che anche anche Bob Kennedy Jr si sia deciso di sostenere Trump. Sul mio modo di vedere il mondo Renato mi ha scritto: „Ti leggo sempre con cura.  La tua lettura delle cose del mondo è profonda e autentica. Ti invio questa pagina del Foglio. Mi interessa un tuo pensiero sull’articolo di Costantino Esposito (forse il ciellino filosofo oggi più titolato accademicamente) ed anche su Lucetta Scaraffia“.  Per quanto riguarda il primo, ovviamente il suo rinvio ad Heidegger è interessante ed anche la polarità con cui pensa alla parola „essenza“, ma devo dire che per una persona come me che ha tradotto quasi tutto l’“Homo Abyssus“ di Ferdinand Ulrich, non ci trovo molto di nuovo nella frase che chiude l’articolo: „L’essenziale è che possa accadere sempre l’imprevedibile per noi“; a me interessa molto di più la tentazione che Ulrich vede nell’“essenzializzazione dell’essere“, perché invero un’essenza presa per sé non può che portare all’idealità astratta - ma questo lo pensa anche il filosofo italiano -, che è il motivo ultimo del discernimento filosofico di Ulrich. Per quanto riguarda la Scaraffia; l’intelligente femminista italiana dice cose sagge sul fine della vita e sui problemi che i medici hanno avuto con alcune rigidità, io direi pseudo cattoliche; „pseudo“, perché dal grande professor Robert  Spaemann ho sempre imparato a distinguere tra eutanasia ed accanimento terapeutico, che non ha alcun senso etico ed ontologico. Ma ritorniamo in fiera: l’incontro moderato da Alessandro Banfi con Colum McCann e con i due padri Rami Elhanan (israeliano) and Bassam Aramin (palestinese) mi ha colpito profondamente, per un’unità di giudizio umano e politico impressionante; da una parte la chiara coscienza di aver un destino comune (la morte delle due figlie), ma anche la capacità di dire con chiarezza che la politica di occupazione di Israele sta causando la tragedia che sta accadendo in questi mesi (in vero che sta accadendo da anni e non solo in Gaza) che che non è solo la conseguenza di ciò che è accaduto il sette Ottobre scorso; su questo Bassam, che vorrebbe che Papa Francesco fosse il presidente degli  USA,  ovviamente, e Rami, con un’incredibile libertà di giudizio, sono stati chiarissimi. Poi vorrei dire una parala di gratitudine ad Alessandro Banfi, che mi ha saputo accogliere con attenzione e gentilezza; certo anche Gianni Mereghetti lo ha fatto, ma con lui siamo amici da anni. Infine vorrei accennare a due o tre gesti ed incontri che mi hanno impressionato: un amico tedesco, che è andato a prendermi la sedia quando si è accorto che non potevo sedermi per terra; un amico solo digitale, fino ad ieri, che è venuto a prendermi a Verucchio e che mi ha portato alla fiera per stradine che conoscono solo i riminesi; con lui ho visto anche la mostra dedicata ad Alcide De Gasperi;  infine la mia famiglia preferita, quella di M e M; certo la figlia, a cui voglio tanto bene, è così prigioniera della sua adolescenza, che quasi non è stato possibile un contatto; un figliolo è andato perso e poi ritrovato, anche con l’aiuto di una coppia di loro amici; sono sette in questa famiglia, sono uno spettacolo, perché non hanno bisogno di nascondere nulla, sono veri ed autentici, così come sono. Sono stato anche contento che M mi ha dedicato un po’ di tempo, in cui non abbiamo potuto approfondire molto, ma che è stato simpatico, anche perché ho incontrato sua figlia, che avevo visto l’ultima volta 8 anni fa in Armenia. Con M le differenza politiche sono fortissime; in vero non so neppure se davvero il mio giudizio su De Gasperi, il grande, coincida con il suo; forse il politico italiano non ha potuto far altro che volare negli USA per ricostruire l’Italia; ma questo sorvolare anche sulle bombe di Hiroshima e Nagasaki, non so se davvero posso farlo mio; io non ho alcun problema con il fatto che De Gasperi fosse anche indipendente nel suo giudizio dal Vaticano, ma esserlo oggi significa, per la „profezia della pace“, un tradimento di ciò che davvero è „essenziale“, se si vuole usare questa parola problematica. Ma alla fine vale davvero la frase di Renato: „Gesù ha voluto me e lui, ci ha preferiti  entrambi, è in questo sguardo di Cristo che si fonda l’unità.“

Abba nostro...


(Verrucchio, il 23.8.24) In una predica del 23.8.24, in modo molto conciso, Giacomo Tantardini, parla del tema „non giudicare chi non è attratto“. Partendo da una frase del Vangelo di quella domenica (Gv 6, 60-69): „Nessuno può avvenire a me se il Padre mio non lo attira“, offre una teologia e pastorale della grazia, semplice e profonda: „è Lui che sceglie chi vuole, è Lui che attira chi vuole“. Grazia significa amore gratuito; il consiglio pastorale di don Giacomo è semplicissimo: „non sei attirato, prega di essere attirato“; questo non è un consiglio intimista, ma „preghiera della Chiesa“. Io ne traggo due insegnamenti: io giudico troppo, da troppi pochi fattori. Quindi devo giudicare di meno; secondo: credo di essere attratto, ma non ho forse ceduto completamente alla Sua presenza (quale discernimento necessitò in ciò?); suppongo che anche su questo non si possa speculare: „non giudicare perché attira uno e non attira l’altro“, non giudicare neppure il grado di cedimento. La predica che ha servito alla mia meditazione mattutina si trova nel libro a cura di Massimo Borghesi: Giacomo Tantardini, „È bello lasciarsi andare tra le braccia del Figlio di Dio“, LEV, Città del Vaticano, 2024.

Meeting di Rimini 2024

La prima sensazione è stata quella di scappare via. Tutto è controllato da quello che Paul Kingsnorth o Matt Crawford chiamano “the Machine”. Non si può fare niente senza una App. Troppa gente, troppe persone…alcune anche disponibili a spiegarti l’accesso alla “machina” ; adesso ho comprato un libro, anzi due; uno è conosciuto : Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh … vediamo se viene anche Gesù …


Sulle mie riflessioni su Torino dell’altro giorno Nicola Pomponio mi ha scritto: „Bei ricordi! Molto simili ai miei. Dopo il lavoro come operaio in Germania, mio padre emigrò con mia madre (maestra d'asilo) a Torino. Qui iniziò anche per loro una lenta ascesa sociale che permise loro di farmi studiare e comprarsi la casa. Il mio lavoro in banca coronò anche i loro sogni e  anch'io me la sono "cavata": i miei figli hanno studiato e io sono contento per loro. Un rimpianto, anzi due. Quello personale riguarda proprio i miei figli che per trovare lavoro hanno dovuto emigrare anche loro; un'emigrazione "intellettuale" perchè Giacomo lavora in BaFin (la Consob tedesca) e Elettra ha lavorato come pianista in Usa: il cosiddetto "ascensore sociale" che aveva funzionato per i miei e per me non funziona per loro. L'altro rimpianto, sociale, è per una città che da quando la FIAT non c'è più ha iniziato un apparentemente inarrestabile declino.


Caro Martin, ho letto l’articolo di Felix Ackermann (FAZ, 23.8.24; in occasione dell’anniversario del patto tra Hitler e Stalin); grazie per avermelo inviato; ovviamente così come è scritto farebbe arrabbiare molti dei miei amici in Sassonia-Anhalt e conformerebbe la tesi di Dirk Oschmann, che l’est è un’invenzione dell’ovest; comunque io ho votato Sahra Wagenknecht e non ho dimenticato per nulla cosa significhi un’aggressione sovietica o stalinista; la famiglia di mia moglie ha perso titolo nobiliare, patria e ricchezza per l’aggressioni dell’Unione Sovietica; e la mia famiglia da parte di mio padre ha perso la sua, di mio padre, amata terra natia, l’Istria, per colpa di quello stalinista anti-stalinista che porta il nome di Tito. Quindi per me non vale ciò che dice il giornalista della FAZ, che sta sostenendo una posizione del tutto guerrafondaia (io ho l’abbonamento del fine settimana è sono informato). Per quanto riguarda la memoria storica di paesi come la Lituania o l’Ucraina o la Polonia, ovviamente se ne dovrà tenere conto, ma la storia non si è fermata e la narrazione della FAZ è solo una possibile narrazione degli eventi, quella che un mio collega di storia nato nella DDR privilegia; ne abbiamo parlato a lungo nel viaggio di ritorno da Auschwitz in Bus; non è per nulla vero che la narrazione di Ackermann non sia conosciuta nell’est della Germania; e per quanto riguarda la continuazione della violenza in Buchenwald, finita quella nazista, di stampo stalinista, tutti i nostri studenti e insegnanti ne sono informati. Sahra Wagenknecht era molto giovane al tempo della caduta del muro e probabile che abbia detto anche cose che erano del tutto naiv, come abbiamo fatto tutti con 20 anni. Di fatto, però, nessun altro politico tiene conto della „profezia della pace“ di Papa Francesco come fa la politica tedesca; la CDU non ha capito nulla del fatto che in Ucraina si sta combattendo una proxy war; il Papa non usa questa parola, ma ha parlato di guerra tra imperi. E più volte ci ha detto di non credere alla favola di Cappuccetto Rosso, come criterio di interpretazione degli avvenimenti in Ucraina. Poi si è limitato a fare il pastore ed ha detto ogni domenica di pregare per la martoriata Ucraina. Io ho dato per un anno gratuitamente lezioni di tedesco ad un ragazzo ucraino, molto intelligente, ma anche molto nazionalista. Ora in breve: purtroppo non solo in te, ma anche in tanti nel Movimento c’è una narrazione solo occidentale degli avvenimenti, che è il motivo ultimo, perché mi impedisce di far parte dei gesti che proponete, perché io ci vedo un’ultima disobbedienza al Santo Padre. Io ti voglio bene, e al matrimonio di mia figlia, ero molto grato della vostra presenza, perché in fondo Cristo ci unisce, ma questa difficoltà per me rimane reale. Con affetto, Roberto 


È vero che il Prof. Paul W. Kahn ieri ha posto la questione importante del „ricucire gli strappi della democrazia americana“; è probabile che per far ciò sia necessario l’avvenimento di un’amicizia come quella raccontata da Colum McCann, tra un padre israeliano e un padre palestinese, che entrambi hanno perso una figlia nel conflitto. Mentre il professore parlava ed anche in tutto il contesto degli interventi ieri di fatto l’opzione proposta del grande esperimento della democrazia statunitense, pur confessando l’inizio che include un genocidio, rimane il modello ultimo con cui si identificano tanti cattolici; tutto questo vela la tragedia della dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia, che ci sta portando all’abisso di una guerra spaventosa. La proposta del „poliedro“ di Papa Francesco non è stata mai sul serio recepita da tanti cattolici. J.D. Vance, nella sua elegia „Hillibilly“, ci ha fatto comprendere quanto profondi siano i conflitti all’interno della società statunitense e ci ha gettato un ponte su cui potremmo comprendere cosa significhi Trump oggi; ma di fatto anche al Meeting di Rimini, per l’amicizia tra i popoli, viene proposta la demenziale lettura degli avvenimenti del direttore di Repubblica, piuttosto di comprendere che anche Trump fa una scelta inclusiva, solo di un’altra natura. Nella mia piccola famiglia i miei due figli sono diciamo rappresentanti simbolici delle due tendenze di inclusione, io dialogo con entrambi, perché amo entrambi, ma non smetto di tener conto di quel samizdat occidentale (autori come Aaron Maté, Matt Taibbi, Glenn Greenwald, Tucker Carlson, Matt Crawford, N.S. Lyons, etc.) che danno una lettura alternativa a ciò che anche Bob Kennedy Jr.  chiama l’establishment. 



Abba nostro…


(Bologna, Hotel dell’Aeroporto 22.8.24) C’è uno schema di CL di cui io non mi fido; tutta la metaforica sul guardarsi in modo intenso, sulla corrispondenza, su una libertà strana, etc. Ed in vero ci sono tante persone nel mondo che cantano in pubblico, che se sei in difficoltà ti aiutano (cf. Mereghetti-Peluso, Andrea Aziani, 57-61. E poi per quanto riguarda il carattere di Andrea, che non voleva perdere tempo, beh questo stile può piacere o essere adeguato o no, ma è solo uno stile; c’è un punto che a me sembra davvero straordinario: per esempio quando Andrea dice a Roberto di Siena, che si deve accettare la storia di un figlio o di una figlia anche quando non corrisponde alle tue idee; questo è davvero straordinario. Dio ha un disegno con i nostri figli che non corrisponde il più delle volte ai nostri progetti. Molto bella è anche la comprensione di Andrea della commozione provata da un vescovo a raccontare la storia dei Boat-people. Ed è del tutto straordinario, a più di 2000 anni da questo evento, dire frasi e viverle del tipo: „l’unica persona a cui devi dare la vita è il Signore“. Questo è anche il motivo ultimo per cui sto andando al Meeting. dei miei progetti sono già falliti: Renato e Alver non ci sono, ma c’è Gesù! E poi la nostra presenza in un luogo è davvero insostituibile ed è davvero una testimonianza, che si costruisca il Movimento o che non lo si costruisca; per quanto marxista fosse Siena, non è una situazione paragonabile - con chance e problemi - a quella di dove sono io in Sassonia-Anhalt. Io chiedo ad Andrea di farci più docili alla Sua presenza e di prendere su di noi anche quelle sfide culturali che devono essere „combattute“. 

Per il resto rinvio al mio lungo dialogo interiore con J.D. Vance ieri all’aeroporto e durante il volo sul lavoro e sulla spiritualità evangelicale nella sua e nella mia vita…

Abba nostro! 

(Verrucchio, Pomeriggio) Come ho scritto in Fb la prima impressione al Meeting è stata quella di scappare via; poi ho pregato l’ „Ora media“; ho letto il dialogo straziante tra Lepsius e Pascià (Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh); Alessandro Banfi mi ha invitato nel suo ufficio ed abbiamo scambiato alcuni pensieri profondi sul modo di leggere il mondo, in modo particolare quello americano e tedesco; mi ha invitato all’incontro di domani con Colum McCann, del quale ho comprato un libro: „Apeirogon“, la storia di due padri, uno palestinese ed uno israeliano, amici pur nella sofferenza;   ho incontrato Gianni Mereghetti che non vedovo da anni, e che mi ha fatto capire il senso dell’incontro di ieri con il domenicano del Cairo: Adrien Candiard, che ha parlato del tema di quest’anno: se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo? Il padre domenicano ha insistito più sul „cercare“ che sull’“essenziale“; questo mi ha fatto pensare al pericolo di „essenzializzare il dono dell’essere“ di cui parla Ferdinand Ulrich; l’essenziale si gioca sempre e solo nella piccola via del quotidiano. Ho scambiato qualche riga che mi ha aiutato tanto con Renato. Ho comprato anche il libro di prediche di Tantardini che porta il bel titolo: „È bello lasciarsi andare tra le braccia del Figlio di Dio“ (una frase presa dalla sua ultima predica, poco prima di morire). Via Streaming, qui in Hotel a Verrucchio, ho ascoltato il seguente incontro con „Paul W. Kahn, Professor of Law and the Humanities, Yale Law School, autore di Democracy in Our America, Yale University Press; Joseph H.H. Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard. Intervento in video collegamento dagli Stati Uniti di Maurizio Molinari, direttore La Repubblica. Introduce Mattia Ferraresi, caporedattore Domani „ - devo dire che dopo l’intensità del mio dialogo interiore con con J.D. Vance le riflessioni di Kahn mi sono sembrate assai noiose e scontate; l’intervento di Molinari, espressione del mainstream dei „corporate media“; qualche domanda di Weiler, in modo particolare l’ultima su razza, religione e migrazione, era abbastanza interessante, ma in fondo tutto il dibattito non ha parlato per nulla di ciò che più mi interessa: la profezia della pace. E di fatto da voce al presunto solo pericolo che porterebbe il nome di Trump. Domani viene al Meeting Michele Brignone, questo è molto bello. 


(Droyssig, den 21.10.24; San Pio X) Vado ancora alla confessione, non ogni settimana e neppure ogni mese, ma con ritmi abbastanza precisi durante l’anno. Lo faccio perché riconosco questo principio teologico presentato da Balthasar (in Katholisch, 81-83), quello dell’unità tra eucarestia e confessione. Una inter-comunione teologicamente legittima è possibile solamente con una inter-confessione, e per questo bisogna avere un’autorità che non ci si può dare da soli. Il sacramento del matrimonio è credo differente, perché sono gli sposi che compiono il sacramento stesso. Per questo motivo non mi è sembrato un problema il fatto che Johanna e David si siano sposati in una chiesa luterana con un pastore luterano. Differente è la confessione: non posso ne voglio confessarmi da un pastore luterano, maschio o femmina che sia. In tutto questo c’è per me in gioco anche un legame indissolubile tra spirito ed istituzione; ovviamente so che per tantissime persone non è così, come ho riflettuto in dialogo con Vance, so che quindi nella realtà si imporranno delle vie di unione tra gli uomini, nelle quali questo legame tra spirito ed istituzione non sarà rispettato e confido che Dio abbia un suo modo di raggiungere tutti; ma per quanto riguarda la mia persona so che devo confessare che l’istituzione si fonda nel ruolo stesso dello Spirito Santo nella Trinità; è vero che Egli soffia dove vuole, ma è anche vero che è la testimonianza oggettiva e così istituzionale dell’amore del Padre e del Figlio - ho imparato tutto ciò in un saggio nel volume „Spirito ed istituzione“ di Balthasar, che era stato anche oggetto, tanti anni fa, di un seminario serale da me proposto qui a Droyssig, al quale partecipò anche un professore di giurisprudenza e giudice al tribunale amministrativo di Lipsia. Per quanto riguarda il peso che può portare un confessore per colui che si confessa da lui tengo fermo al fatto, che ci sono persone che sanno portare tanti pesi in modo santo, ma credo che la vita stessa sia un peso ed una penitenza sufficiente, non credo che aiuti nessuno, tanto più in una realtà ecclesiale, nella quale non si confessa più nessuno o quasi, insistere di più su questo tema…

„La pace possibile, con realismo senza illusioni. È iniziato su questo tema a Rimini il Meeting che non a caso per 45 anni è: “per l’amicizia fra i popoli”, come dice il titolo completo. Merito della presenza fisica all’incontro inaugurale del Patriarca latino di Gerusalemme il cardinal Pierbattista Pizzaballa che ha dialogato con il presidente della Fondazione Meeting Bernhard Scholz. Pizzaballa si è augurato che i colloqui di Doha possano davvero portare ad un cessate il fuoco. Ma non c’è da farsi illusioni. È forse l’ultima occasione per dare una tregua alla popolazione stremata della Striscia di Gaza e per allentare la tensione anche in Cisgiordania (…)“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

„Sul fronte dell’altra guerra, i russi stanno conquistando uno snodo importante nel Donbass, mentre l’esercito ucraino è concentrato nell’offensiva del Kursk. Provocatoriamente Volodymyr Zelensky lancia un appello agli occidentali per avere e utilizzare missili di lunga gittata in territorio russo“ (Banfi, versione odierna). -  Su tutta la questione ci sarebbe bisogno di un giudizio competente, come quello del colonnello austriaco Markus Reisner, senza per questo essere d’accordo su le conseguenze che ne trae lui dalla sua analisi.  A livello politico con ragione Sahra Wagenknecht pone la questione dell’assenso di Volodymyr Zelensky al sabotaggio di Nord stream I e II. 

Ho mal di schiena ma volerò stasera ugualmente a Bologna, per raggiungere domani il Meeting di Rimini.  - Bellissimo articolo di Renato sull’incontro al Meeting con il cardinal Pizzaballa; tema: tragedia e risurrezione! 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 20.8.24; san Bernardo; compleanno di Heike) Entrambi i nostri figli sono nati dopo il pellegrinaggio ad Altötting, ma giustamente Balthasar ci ricorda che Cristo vuole che noi adoriamo Dio Padre in spirito e verità (Gv 4,23), e quest’ultimi non sono legati ad un luogo; ci insegna anche che Cristo stesso è andato in pellegrinaggio; non ci si deve, però, fissare in un luogo, perché la grazia che abbiamo ricevuto ad Altötting, ed è bene che ci sia Altötting, dove tra l’altro avevamo festeggiato il 70esimo compleanno di Ulrich, può esserci donata anche in un altro luogo, più vicino a casa e io credo anche nel bosco, se non vogliamo annullare la frase forte di Gesù in Gv 4,23).

La Germania è e rimane il più forte sostenitore dell'Ucraina in Europa. E noi continuiamo a sostenerla: con un prestito di 50 miliardi di euro che stiamo lanciando insieme al G7. Questo permetterà all'Ucraina di procurarsi armi su larga scala e potrà costruire su questo prestito”. (Olaf Scholz, cancelliere tedesco, X, 19.8.24). 

„Il Bilancio 2025 include diversi miliardi per le armi all'Ucraina. Questi fondi dovrebbero essere completamente cancellati alla luce delle nuove rivelazioni sugli attacchi a Nord Stream.“ Sahra Wagenknecht, X, 19.8.24).

A questo punto desidero Wagenknecht come cancelliera tedesca. 

Ieri pomeriggio, sera e notte ho continuato a lavorare ad una riflessione sulla mia vita in dialogo con J.D. Vance. 

 Memorare piissima virgo Maria! 

Abba nostro…

(Pomeriggio) In una pagina ufficiale del Ministero responsabile in materia leggo questa informazione: „In quasi la metà dei divorzi giudiziari, il matrimonio non è durato più di 11 anni. La maggior parte dei divorzi (205) è risultata avere una durata di 5 anni. 565 coppie hanno divorziato solo dopo più di 25 anni di matrimonio“. Il trend dei divorzi è in diminuzione, ma forse anche semplicemente perché meno persone si sposano e vivendo insieme non c’è un registro di quanti di questi rapporti falliscono e dopo quanti anni. Comunque sia quello che J.D. Vance racconta della sua famiglia, con i tanti matrimoni e uomini della mamma, forse non è presente in quella intensità, ma certamente il fallimento famigliare è la realtà in cui vivono la maggioranza dei bambini della nostra scuola; ed anche semplicemente dal resoconto annuale del Fondo Papa Francesco nella nostra scuola, mi sono accorto di quanti bambini si trovano anche in difficoltà finanziarie dopo la separazione o il divorzio dei genitori. È probabile che a famiglie cristiane accada di meno, ma non è per nulla una garanzia ed anche la dove non si arriva al divorzio le realtà famigliari, anche di pastori luterani, non è per nulla e sempre rosea. - La fede che descrive Vance nel capitolo 6 è probabilmente analoga a quella della nostra regione, nella quale vi è una grande diffidenza per le chiese istituzionali; probabilmente dopo la fine dell’era comunista ci sono tante persone che credono in un loro modo personale, ma la confidenza con la Bibbia, che aveva la nonna di Vance, che non andava in chiesa, dovrebbe essere minore. Lo stile conservativo delle chiese evangelicali dovrebbe essere presente anche da noi: con un’irrazionale assenso a tutto ciò che fa Israele, ma forse anche con quegli elementi anti-evoluzione etc di cui parla il senatore statunitense. La questione di infiltrazioni sataniche nella musica è un fenomeno che conosco anche in cattolici tradizionalisti; per quanto riguarda Papa Francesco ci ha insegnato ad annunciare di più il Vangelo e di pensare meno alle lobby di omosessuali, anche se a volte, in determinati contesti, ha fatto bene a mettere il dito nella piaga, ma certamente Vance ha ragione quando scrive in modo  positivo sull’atteggiamento della nonna che trova lesbiche e gay strani, ma non si sente da loro minacciati. Per quanto mi riguarda trovo le lesbiche eccitanti, ma piuttosto nel senso di una perversione polimorfe; sono grato della mia famiglia con figli, ma non mi sento per nulla minacciato dal rapporto sessuale che per esempio ha un collega gay con cui vado regolarmente in macchina a scuola…

(Dopo) Nel settimo capitolo Vance parla della morte di suo nonno; quella del mio nonno fu nel marzo del 1988 (da parte di padre; il papà di mia mamma morì quando avevo due anni); la sua bara fu messa nel salone dove avevo il mio studio (allora vivevo con i miei nonni); mio padre dormì sul letto dove era morto suo papà qualche ora prima, nella stanza da letto dei nonni, e Konstanze (a marzo non aveva lezioni all’università) ed io abbiamo dormito nella stanza da letto, di fronte allo studio. Ho difficoltà con i cadaveri, ma forse quello di mio nonno è quello che mi ha fatto meno difficoltà; una volta racconterò alcuni particolari più precisamente…In questo stesso capitolo c’è una frase che mi ha fatto molto riflettere. La prima cosa che è venuta in mente alla sorella di J.D., Lindsay,  quando ha sentito della morte del nonno è che aveva approfittato di lui qualche tempo addietro facendosi riparare la macchina…J.D. confessa che nei confronti di tutti gli adulti della famiglia c’era nei giovani, nei bambini e nipoti, sotto sotto l’idea che si approfittavano di loro, insomma non c’era l’idea dell’ovvietà e della gratuità del sostentamento dei giovani. Mi ricordo quando una volta mia figlia chiese soldi a mio papà, cosa che lui le aveva offerto, pensando che il telefono fosse chiuso, lei sentì che il nonno disse a mia mamma, che la nipote telefonava solo per aver soldi, cosa per nulla vera; vero era che allora noi avevamo difficoltà a darle più soldi; lei abitava già a Heidelberg dove studiava, meglio abitava nella casa di Neckargemünd. Quando ho ricevuto l’eredità ho mandato subito una grossa somma sia a Ferdi che a Jojo, perché volevo, in accordo con mia moglie, che loro sentissero che loro non sono un peso, anzi che donare a loro una parte di soldi era la cosa più ovvia che si potesse fare…

(Wetterzeube, il 19.8.24) Quello che scrive Balthasar relativizza l’importanza della reliquia del santo sangue di Gesù in Brügge (noi siamo stati li, ma deve esserci questo tipo di reliquia anche in altre città); ed anche se la Santa Messa nella cappella ci aveva fatto tanto bene rimane vera la frase di Balthasar: „Cristo non ci ha lasciato alcuna reliquia: Ha consumato la sua intera umanità come un sacrificio intero sulla croce e l'ha portata a Dio nella resurrezione. Ci ha lasciato solo la sua Eucaristia vivente.“ Anche in Brügge è l’Eucarestia il Santissimo non la reliquia portata dai crociati nella città. Per quanto riguarda le reliquie in genere, Balthasar dice che se ne può far uso, perché sono la testimonianza di un corpo offerto del tutto al Signore, ma sono in vero più un rinvio allo spirito e al „noli me tangere“ che oggetti magici.

“Il pastore Oskar Brüsewitz è stato commemorato domenica davanti alla chiesa di San Michele a Zeitz, davanti a circa 40 persone. Il 18 agosto 1976 si era cosparso di benzina e si era dato fuoco. Con il suo “messaggio-incendi a tutti”, aveva denunciato il regime della DDR. Al suo posto sono stati deposti dei fiori” (MZ) - non so, pur con tutto il rispetto per il suo dramma e per l’intenzione della sua testimonianza, per me questo atto rimane „suicidio“ e non credo che un suicidio sia testimonianza, mai! Konstanze mi ha chiesto cosa penso di uno che muore per uno sciopero della fame; direi che anche in questo caso si tratta di suicidio; si può usare il metodo dello sciopero della fame, ma non fino all’estremo. 

Ieri Cristina mi ha raccontato che Trump si presenta come uno salvato da Dio; questo uso mediatico e politico dell’attentato non è né saggio né veramente religioso, anche se ovviamente si può essere grati per essere sfuggiti alla morte. Ma come ci insegna Ignazio nel „Principio e fondamento“ dovremmo imparare l’indifferenza come la vera testimonianza per Dio! 

„Quando si candidano contro l'altro partito, i democratici temono di essere rinchiusi in prigioni fasciste e i repubblicani temono di essere messi in gulag comunisti. E nel frattempo entrambi i partiti si uniscono per ingabbiare due milioni di palestinesi in un vero e proprio campo di sterminio.“ (Aaron Maté, X, 18.8.24) - Michael Tracey a sua volta scrive: „Chiunque dica che il moderno Partito Democratico è “comunista” lo prenderò sul serio tanto quanto chi dice che il moderno Partito Repubblicano è “fascista”. Sono in vero partigiani ciechi che si impegnano in guerre di propaganda e che quindi possono essere tranquillamente ignorati„ (18.8.24).

Anche se lo trovo simpatico e mi ispira a parlare di più con Maria, a me sembra che l’amore di Alain Delon (1935-2024) per  Maria sia una forma di paganesimo dell’eterno femminino; quello che piace a tanti cattolici che amano Dante - ovviamente non sto dando un giudizio sulla grandezza del grande maestro italiano - proprio per questo; diciamo con Balthasar: eterno femminino con qualche elemento cristiano, in Dante di più che in Delon. Ed è chiaro che quest’ultimo trova il „Padre“ astratto…RIP

Padre nostro…

(Pomeriggio) Da alcuni anni mi sono abituato a cominciare il mio corso di antropologia con il testo del Prof. Harari, Una breve storia dell’umanità, analizzando le quattro rivoluzioni da lui proposte (la rivoluzione cognitiva, quella agricola, i tentativi di unione dell’umanità (denaro, imperi, religioni) e la rivoluzione scientifica, ma non lasciando il suo tentativo critico riguardante l’homo sapiens sine glossa. Alla fine propongo sempre l’idea dell’essere come dono di amore gratuito di Ulrich in Homo Abyssus. Perché questo amore e non la critica è il tema ultimo dell’uomo.

Il libro di Höffe, che ho usato in questi anni; „Piccola storia della filosofia“, è stato davvero un aiuto per semplificare domande complesse; anche la sua introduzione che ho cominciato a leggere e commentare oggi nella decima sul perché della filosofia, mi sembra molto utile per ragazzi di 15 anni. Oltre alle tante cose che ci si può aspettare come commento leggendo un testo che si pone tre domande: che cosa è la natura? Come devono vivere le persone singole e come comunità? Che cosa possiamo sperare perché la nostra vita sia riuscita, in questa vita ed oltre di essa?, dicevo oltre a quello che si può aspettare commentando queste domande, ho cercato di spiegare alle ragazze e ai ragazzi che una società che si pensi come l’unica giusta o loro stessi se fossero come bambini viziati che pensano di aver sempre ragione, non avrebbero mai bisogno di filosofia: il bisogno di filosofia nasce nel momento che si entra in crisi. 

(Pomeriggio tardo) Se paragono i miei ricordi di bambino (nato nel 1960) con quelli di J.D. Vance (1984) nel suo racconto „Hillibilly Elegie“ (capitolo quinto) ovviamente sono più le differenze che le analogie; io ho avuto un padre, lui uno che lo ha dato via per essere adottato; il matrimonio tra mia mamma e mio papà è durato dal 1959 fino alla morte di mio papà (24.4.22); mia mamma non ha avuto più mariti e non ha cercato di uccidermi; la vita con nonni e zii, con il nostro trasloco a Torino, è diventata meno intensa, ma ugualmente non era assente (questo analogicamente a ciò che racconta Vance); credo di aver frequentato l’asilo a Casale Monferrato non a Torino, un asilo tenuto da religiose; i miei ricordi di zii e cugini è abbastanza presente; quando si ammalò mio nonno, credo agli inizi degli anni 70, forse il 72, con mio padre andammo in macchina a Casale; mia madre aveva aspettato mio papà al balcone e dal balcone e gli aveva detto che il nonno aveva avuto un secondo ictus; tutto il percorso di malattia, durata sedici anni, di mio nonno mi è abbastanza presente, anche perché come studente di filosofia a Pavia, abitavo a Casale dai miei nonni, in modo da poter aiutare la nonna a mettere il nonno dalla carrozzella al letto e viceversa, ma questo fa già parte della mia vita di studente. Da bambino ero certo molto affezionato ai nonni ed in modo particolare al nonno, che è stato anche il mio padrino della cresima. Mio zio Divo (1.7.39 - 12.8.2008), fratello di mio papà,  mi era tanto caro e mi ricordo un po’ che una volta giocando a fare il pugilato con lui, lui a terra ed io su un tavolo, volai per terra e dovetti essere portato all’ospedale per essere ricucito (due o tre dei tanti punti che ho in testa); con mia zia Lisa mi confidavo volentieri, mentre lei lavorava alla macchina da cucire.  Mia madre e mio papà non bisticciavano in continuazione, o almeno non davanti a me; l’unica volta che sentì che mia mamma disse a mio papà che voleva divorziare, perché non lo sopportava più, era in Istria, dove dormivamo nella stanza stanza, nel „castello“. Credo che era irritata perché mio papà e un suo amico, un giornalista di Capodistria, Silvio, erano stati in un night club. Comunque non bisticciavano in modo teatrale, come altri vicini, che a Mirafiori Sud, Strada del Drosso 184 h, si gettavano i piatti l’uno contro gli altri, come ho letto in Vance, nel terzo matrimonio della sua mamma, forse perché la mia mamma aveva suggestione di mio padre e perché poi taceva, quando c’erano dei disguidi. Lei di fatto ha sempre accettato le sue decisioni, come quelle di lavorare le penne a casa, sempre negli anni di Mirafiori Sud (1966-1980), ma ha perseguito con tenacia un suo piano: suo figlio doveva studiare, perché lei aveva potuto frequentare, per la guerra, solo due anni delle elementari; il lavoro con le penne finì ad un certo punto, perché i comunisti dell’estrema sinistra cercano di far saltare in aria il furgone di mio papà, con cui lavorai in quegli anni settanta per aiutarlo a portare le penne a delle donne del quartiere. Nell’occasione del fuoco nel furgone fu molto coraggioso e lo portò via dal centro abitato…ed in vero spesso ho visto che aveva molto coraggio, anche al cospetto della morte. Mio papà non mi ha mai picchiato, una volta solo mi getto il pane contro, perché mangiavo appoggiato al braccio sinistro; una volta mi fece una predica per dire che lui non si era mai masturbato… mia mamma, invece mi picchiava, anche con la scopa, in modo particolare quanto agli inizi degli anni 70 dai salesiani avevo trasformato un’insufficienza (un quattro) in un bel voto (un sette). Mio padre in quell’occasione piuttosto mi difese, come fece anche un salesiano, insegnante di arte, Don Musso, dicendo al vice rettore, Don Chiesa, di non fare di un azione di un bambino, certamente non buona, un atto terroristico. Al liceo incontrai anche tipi violenti, per esempio uno che prendeva in giro una scolara ed un giorno in cui gettò a terra il suo vocabolario di latino lo rincorsi per tutta la scuola e lo appesi allo spogliatoio;  l’ anno dopo mi aspettò fuori dalla scuola con un coltello; questo era anche un segno di una società in crisi, ma meno di quella della quale parla Vance. Questo stesso ragazzo mi invitò nei primi anni del liceo a casa sua, che non era nel quartiere operaio di Mirafiori, ma piuttosto in una parte borghese di Torino: la scusa era quella di fare i compiti, ma in vero in modo provocatorio mi fece vedere, coperto dai pantaloni, il suo pene indurito; comunque sebbene avessi una fantasia erotica abbastanza sveglia, a partire dalla pubertà, la cosa mi infastidì, piuttosto che eccitarmi. Questo ragazzo ed altri invitarono una ragazza e la forzarono, o forse lei stesso voleva, a fare ad un loro gruppo blow jobs; il fatto che si potessero leccare i testicoli e succhiare un pene, mi eccitò, ma ero anche contento di non far parte di quella cricca. La masturbazione mi bastava…Degli anni in cui ero piccolo mi ricordo che avevo una paura terribile della morte, forse anche perché una volta mia nonna mi lasciò da solo nella camera mortuaria di uno zio, allestita dove abitava, credo a Candia Lomellina. Insomma ad un certo punto c’era il cadavere, quattro grosse candele e me… Questa paura si era anche accentuata a Mirafiori Sud, in cui si veniva sempre a sapere di qualcuno che era morto, anche perché davanti al portone veniva appeso uno tappeto viola con il suo nome; li poi, nella notte, fuggivo sul tappeto di mia sorella, che non credo avesse queste paure. Tra le morti più difficile da sostenere c’era stata quella di un ragazzo, Francesco, a cui era appena morta la mamma per una malattia di cancro; fu forse investito da un bus; la sua camera al sesto piano era direttamente sopra la mia…Lasciando Mirafiori Sud ci fu negli anni una scalata sociale e culturale che mi ha portato fino al giorno attuale…PS Del capitolo „Brigate rosse“ nel tempo del liceo parlerò un’altra volta…

Ti chiedo la grazia, Signore, che alcuni temi della mia meditazione si oggettivino, che non siano il prolungamento della mia riflessione, ma qualcosa che mi viene donato, gratis. Per esempio un ingresso alla figura di Maria, più completo, meno sdolcinato! E Ti chiedo la pazienza di accettare ciò che rimane mistero, anzi che attraverso la meditazione diventa ancor più misterioso! Ti prego per una giovane donna, D., amica di Johannes, che è malata di cancro! Se è la Tua volontà fai che ci sia una guarigione. Grazie per l’ora di filosofia, nella quale A. si è lasciato guidare. Amen! 

(Notte) Il rapporto educativo più intenso di Vance da bambino è quello con la mammaw (nonna), che gli insegna un codice di onore famigliare molto fermo: dei drammi della famiglia non si parla con gli estranei; un principio questo praticato anche nella famiglia di mia moglie. Poi una „filosofia pratica della rissa“: come comportarsi in una situazione di rissa? La nonna oscillava tra una promozione della rissa ad un controllo di essa, ma sapeva anche dargli dei consigli precisi di combattimento. Dopo un certo periodo di tempo la nonna, che prima era favorevole alla rissa, passa all’idea che si può combattere solo per difendersi, ma quando J.D. le confessa di non aver difeso un ragazzino che veniva preso in giro, la nonna lo conferma nell’idea che ci sono situazioni in cui si deve farsi avanti per punire l’aggressore. Questo tipo di educazione io non l’ho mai avuta; mio padre lavorava tutto il giorno e quindi era solo indirettamente partecipe alla mia educazione, mia mamma mi ha fatto passare alcune idee e pratiche cattoliche, come il rosario e la fiducia nella Chiesa; il mio primo parroco, don Paolo Gariglio, sia nel quartiere sia con i viaggi in montagna, ha avuto un ruolo molto importante nella mia educazione; con i suoi „scherzi“ in montagna, in cui per esempio disse al gruppo che dovevamo decidere se rimanere sui monti perché era scoppiata la guerra o se avremmo voluto raggiungere i nostri genitori o quando fu inscenato un rapimento di un ragazzo del gruppo, proprio quando io era al falò per fare la guardia, una cosa mi era del tutto chiara: non sono mai stato un tipo coraggioso, anche se ci tenevo che lo si pensasse; sulla giustezza di questi metodi educativi non vorrei prolungarmi, ma certamente fa parte della mia identità di bambino e ragazzo, la confessione, la Santa Messa e appunto il rapporto con don Paolo; mi ricordo che per le mie paure, quando eravamo sui monti, a volte ho dormito nella branda vicino a lui o addirittura con lui; non credo che lui abbia mai approfittato della mia innocenza, se non in una „scena“ che anche ora non saprei giudicare: eravamo in alta montagna ed io avevo la febbre; lui venne a visitarmi e si coricò vicino a me, accarezzandomi la gamba fino all’altezza del sesso, senza toccarmelo, che tra l’altro era diventato piccolissimo per il senso di autorità che don Paolo aveva su di me e poi disse: „tutto qui“ e si alzò  e se ne andò sorridendo o ridendo…detto questo la figura di questo sacerdote, che guidava l’aereo e un land rover,  è troppo complessa per essere giudicata solo a partire da questa scena. Quando io volevo farmi sacerdote, come voto perché guarisse un ragazzo malato di cancro, lui mi disse che si prendeva la responsabilità del voto e mi liberò da esso; le confessioni sul tema masturbazione non erano molto conseguenti, da una parte essa veniva trattata come un peccato, ma dall’altro quando gli confessai che ero rimasto „puro“ per nove mesi, mi disse che era impossibile. Di una in particolare mi ricordo, perché camminando a casa sotto il cielo stellato ero pieno di gioia.  Pur con queste  contraddizioni don Paolo a Mirafiori Sud fu per tanti un padre, che ci ha offerto una forma di appartenenza alla Chiesa e quando se ne andò, perché, suppongo, il vescovo lo aveva mandato al Nichelino, è stato per me, e non solo per me, come se un padre se ne andasse; insomma fu per me la perdita del mio primo padre spirituale; il sacerdote che venne dopo non aveva minimamente il suo carisma e così al liceo non ebbi alcun argine di difesa; quando conobbi la figura vulcanica del mio professore di storia e filosofia, Francesco Coppellotti, che allora aveva tradotto Ernst Bloch, pur non volendomi egli allontanare dalla Chiesa, di fatto imparando quasi a memoria l’ „Ateismo nel cristianesimo“, mi trovai con un bagaglio di pensieri filosofici, utopici e rivoluzionari, che misero in crisi la mia semplice appartenenza di bambino alla Chiesa. Nel 1978 scrissi a Balthasar (l’indirizzo me lo aveva procurato Coppellotti stesso che era stato amico del padre de Lubac), nel mezzo di questa crisi ponendogli una domanda che era nata dopo un incontro-intervista con il sacerdote marxista Giulio Girardi…ma la lavina utopico-rivoluzionaria era ormai in moto e solo molto dopo, nel 1987, conoscendo mia moglie, tra l’altro dopo aver visitato a Basilea von Balthasar a casa sua, trovò una forma che la fermò. - Nelle medie dai Salesiani ebbi un rapporto profondo anche con don Luigi Benna, che tra l’altro tradusse anni dopo, nel 1978 la prima lettera che mi scrisse Balthasar in francese. L’incontro con „Comunione e Liberazione“ venne dopo, quando già lavoravo…nel quartiere di Mirafiori Sud il Movimento era presente, ma non era ancora una forma rilevante della mia appartenenza ecclesiale. Buona notte!

(Wetterzeube, il 18.8.24; ventesima domenica del Tempo Ordinario) Comincio con una preghiera di San Newman, di cui ho molto bisogno in questo tempo: „Signore Gesù, possa io non dimenticare nemmeno per un istante che Tu hai stabilito sulla terra un regno Tuo proprio, che la Chiesa è Tua opera, Tua istituzione, Tuo strumento; che noi siamo sotto il Tuo governo, le Tue leggi e il Tuo occhio; che quando la Chiesa parla sei Tu che parli. Non mi conduca la familiarità con questa meravigliosa verità ad essere insensibile ad essa; non mi conduca la debolezza dei Tuoi rappresentanti umani a dimenticare che sei Tu che parli ed agisci per mezzo loro“ (MD 378-379). Amen! Questo non significa che non si debba fare un discernimento su quanto questi rappresentati agiscano, per citare l’ultimo criterio ecclesiale, sub et cum Petro! Non significa assentire al calo di peso dogmatico che si percepisce spesso. Ieri mi era possibile pregare Gesù durante il Servizio della Parola (non abbiamo da noi sempre una Santa Messa), anche se alcuni gesti che ci ha proposto di fare il laico che lo ho presieduto - un laico molto pio, anche se per me sta troppo all’altare -, per esempio quello di inchinarsi di fronte alla Bibbia, mi sembrava molto „protestante“, come gesto isolato; nella meditazione mi inchino sempre di fronte alla Parola di Dio!  - Mi ha appena telefonato Ferdi dalla Danimarca per chiedermi se basta per lui oggi dire le „Lodi“ perché la Santa Messa più vicina è a 100 chilometri di distanza. Ed anche il „Servizio della Parola“ evangelico è troppo lontano. Gli ho consigliato di andare al mare; di pregare le „Lodi“ e leggere le letture del giorno. Detto questo la preghiera di san Newman è anche per me del tutto vera! In qualche modo Gesù ci parla anche attraverso una Chiesa in crisi.


Per quanto riguarda le letture del giorno, sottolineo questo aspetto; è vero che non sappiamo nulla dei contenuti teologici del primo incontro di due discepoli con Gesù (Gv 1, 35 fg), sappiamo che era la decima ora e che dopo hanno pensato di aver incontrato il Messia. Ma è anche vero che Balthasar ha ragione commentando Gv 6,51-58 a dire che „più duramente di così l’amore di Dio non ha mai parlato a uomini di vista corta. Procede con essi non passo passo, ma li mette fin da principio davanti all’assoluto“ (Luce della Parola). Il contenuto è il Mistero trinitario stesso „“come il Figlio vive unicamente mediante il Padre, così „colui che mangia di me vivrà per me““ (Balthasar). Cosa che senza lo Spirito Santo non possiamo comprendere. Non dico tutto questo come un fariseo che sa tutto; sono piuttosto un „semplicione“, “povero di senno“, „stolto“ e „credulone“ che deve essere portato giorno per giorno, notte per notte „sulla via dell’intelligenza“ (cf. Prv 9,1-6). Per quanto riguarda la lettura di Paolo (Ef 5,15-20) confido in quello che Balthasar riassume così: „il giubilo cristiano può esprimersi in ogni situazione della vita, fin dentro l’oscurità della croce“ (Balthasar). 


In vero non ho la minima idea di cosa stia accadendo in Russia  (Kursk) in queste ore ed anche Johannes Varwick scrive che non si leggono cose „sostanziali e neutrali“ (X) sul tema, per cui si possono fare solo speculazioni su un possibile vantaggio per l’Ucraina, che secondo lo scienziato della politica di Halle non accadrà se l’Occidente non si impegnerà più direttamente nel conflitto; una giornalista, che ha studiato anche in Germania, Alexandra Sitenko, in un suo post in X ha sottolineato il fatto che la leadership della Russia non tratta quando si trova sotto pressione (under pressure). 


Ieri Bob Kennedy Jr ha posto con tutta radicalità la questione del „establishment“ ed ha invitato alla resistenza contro di esso. Con ragione ha scritto: "Stiamo assistendo ad un cambiamento profondo, allarmante nella governance globale, un cambiamento che minaccia le fondamenta della libertà e della democrazia. L’autoritarismo di oggi non conosce confini e la sua portata si sta espandendo ad un ritmo senza precedenti.“ Per questo sarebbe molto importante capire anche di più che cosa la Sitenko (tra gli altri) ha scritto sulla Russia e il sud globale e su un nuovo ordine del modo che sta crescendo right now. In esso la Russia vuole avere cooperazioni ed alleanze più strette con paesi non occidentali. Mosca è attiva in alleanze che riguardano il commercio ,l’energia, l’infrastruttura e la sicurezza. In modo particolare in Africa la diplomazia russa sa usare il momento di rinascita anticoloniale dopo la crisi della pandemia. E molti in Africa vedono nella Russia un partner più affidabile che gli USA, etc.


Del problema di cui sotto aveva parlato anche molto Aaron Maté all’inizio del conflitto due anni fa: „Un conduttore di telegiornale francese riconosce le insegne delle SS su un soldato ucraino e osserva: “Sarebbe bello se si togliesse l'elmetto”.

- Tutto qui? Dovremmo riflettere sulle conseguenze del sostegno della NATO all'invasione della Russia in collaborazione con battaglioni apertamente nazisti. Finirà male“ (Glenn, Diesen, X, 18.8.24).   


Sahra Wagenknecht ha completamente ragione a chiedere un’inchiesta parlamentare sul ruolo del governo federale sui piani d’attacco a Nord Stream 1 e 2; se questo coinvolgimento fosse vero si tratterebbe, scrive la politica tedesca in X (17.8.28), di uno scandalo del secolo nella politica tedesca. 


Johanna mi ha fatto vedere un reel di un comico tedesco che prende in giro l’AfD, perché avrebbe perso a livello nazionale il due percento dei voti  per una semplice campagna di stampa nei loro confronti; insomma sono deboli; ho cercato di spiegarle come la vediamo noi qui all’est questa questione; e poi, ma questo mi è venuto in mente dopo, questa campagna mediale non è una bagattella, ma è espressione di questo autoritarismo di cui parla Bob Kennedy Jr. 


Abba nostro…


(Pomeriggio)


Buon giorno signora Bellaspiga, sono Roberto, nato nel 1960; mio padre è nato a Cervera (Parenzo, Istria) nel 1935. Sto leggendo la storia della famiglia di J.D. Vance, che cita anche, nel racconto personale che fa, alcuni studi scientifici sulla migrazione in cui è stata coinvolta la sua famiglia; una migrazione interna agli USA dal Kentucky dopo la prima guerra mondiale e poi una seconda negli anni 40/50 verso l’Ohio. La mia famiglia si è mossa dal Veneto verso l’Istria negli anni 30 e poi dopo la seconda guerra mondiale dall’Istria verso il Piemonte (perché il Veneto era povero). So che lei ha una storia famigliare simile alla mia e volevo chiederLe se come giornalista (io vivo da 34 anni in Germania e non so tanto) si è imbattuta in lavori storici solidi su questi movimenti migratori dal Veneto all’Istria e poi dall’Istria, diventata Jugoslavia, verso l’Italia. Se ha tempo di rispondermi le sono grato; sono una amico di Alessandro Banfi, tanto per essere „localizzato“ culturalmente, Suo Roberto (Graziotto).  


Quando si parla di storie di famiglie ci si muove sempre tra poesia (leggenda) e verità. Sia la famiglia da parte di papà sia quella da parte di mamma sono state storie di migrazione interna; quella dei miei nonni da parte di papà verso l’Istria è la storia di una famiglia di contadini con a testa il capo famiglia Gaetano, mio bisnonno, che con la moglie, la mia bisnonna Matilde, viveva insieme ai suoi tanti figli nella casa del porto a Cervera (Parenzo); li sono nati anche mio papà e suo fratello, mio zio Divo, che per me era un campione in bici, anche se credo che la sua carriera rimase solo a livello amatoriale. Poi con l’arrivo di Tito, forse per salvare l’identità cattolica, ci si è messi di nuovo in moto, una parte in Piemonte ed una parte in Lazio (Vitorchiano). Ma in vero anche i fratelli e le sorelle di mia nonna Maria, che seguì il marito in Istria, partirono per una migrazione esterna (Canadà, Australia). - Mia mamma ha lasciato il suo paese natio, Suzzara, di cui parla ancora ora il dialetto, per venire da mio padre in Piemonte, dove c’era già la sorella che ha lavorato come mondina nei campi di riso,  per poi seguirlo a Torino, quando diventò macchinista della ferrovia e per poi riseguirlo a Casale Monferrato, dove già prima del trasferimento a Torino, erano morti i bisnonni Gaetano e Matilde. Di Torino mia mamma parla come una seconda patria. Ci sarebbe tanto da raccontare sia dal punto di vista della migrazione sia dal punto di vista del superamento della povertà, ma oggi volevo solo, in dialogo interiore con J.D. Vance, schizzare una pista di ricordi…

- Per quanto riguarda le reazioni violente, ovviamente non posso concorrere con la mammaw (nonna) di J.D. Vance, che con dodici anni aveva quasi ucciso uno che voleva rubare la mucca di famiglia, ma certamente anche di mio papà si possono raccontare storie notevoli, come quella quando si arrabbiò con una persona che gli aveva preso un posto nel parcheggio: salì dalla sua macchina e diede, con i scarponi invernali, un calcio alla portiere del malcapitato, lasciandolo a bocca aperta e con l’indirizzo dell’assicurazione, se avesse avuto voglia di lamentarsi. - Mia madre ha invece un carattere mite, le sue insubordinazioni consistono nel fare il rinnovamenti alla casa, spendendo tanti soldi, mentre mio padre era in Australia a trovare lo zio Martino, il fratello di mia nonna; ed anche dopo la morte di mio papà è stata un’esigenza di „insubordinazione“ riparare tutte le zanzariere (mio papà ci attaccava un pezzo di striscia adesiva per ripararle)  e la doccia che non funzionava più come avrebbero dovuto…un po’ sorprendente sono alcune sue reazioni „dure“ a riguardo dell’eredità, ma credo che abbia a che fare con il ruolo che sente di aver guadagnato, dopo aver superato la povertà dei primi anni di vita, con un lavoro a servizio di mio papà per decenni…


Per tracciare ancora alcune linee. Vance potrebbe essere mio figlio; sua mamma è nata nel 1961, io nel 1960. Con il lavoro nella ferrovia e poi con gli altri lavori „secondi“ mio papà e mia mamma hanno fatto un grande passo fuori dalla povertà del secondo dopo guerra, anche se con il piccolo alloggio in mezzo ai binari prima e poi con l’alloggio più grande nel quartiere operaio di Mirafiori sud a Torino, facevamo per l’appunto parte di quella classe operaia, che in senso più ristretto erano i lavoratori della FIAT, mia madre stessa ci ha lavorato quando io ero al liceo Majorana, della quale parla anche Vance; questo tipo di decisioni riguardanti il mio percorso scolastico ed universitario erano quelle di mia madre che voleva che suo figlio visitasse le Medie dai Salesiani (cosa che ottenne con l’aiuto del parroco), poi un liceo e poi l’università…Con il ritorno a Casale Monferrato nel 1980 e con il lavoro nell’industria tessile, mio papà fece un salto economico, che gli permise per esempio permesso di comprarsi una Mercedes, 300 E che ora è chiusa, dalla sua morte, nel garage di casa. Anche la crisi del settore tessile, perché il lavoro in Romania e Cina costava di meno, non ha influenzato la salita economica della nostra famiglia…Mia moglie è nata nel 1967, anche la sua è una storia di migrazione esterna, forzata dal comunismo ungherese; la fuga da Budapest costò dapprima una discesa economica e sociale drammatica; non solo il titolo nobiliare fu perso, ma anche la mamma che lavorava nell’università come docente a Budapest si trovò ad essere segretaria all’università di Heidelberg e mio suocero da ingegnere, con un ruolo sociale alto, per esempio con l’autista, si trovò ad essere operaio; ma dopo la discesa c’è stata anche per loro una salita: Rosi, la mamma di mia moglie divenne di nuovo insegnante di tedesco per stranieri nell’università di Heidelberg e mio suocero riprese il lavoro di ingegnere. Con il nostro matrimonio e con le nostre scelte lavorative, Konstanze ed io c’è la siamo sempre cavata, ma ovviamente la casa qui a Wetterzeube, una casa che a Monaco di Baviera costerebbe più di un milione di Euro e che noi abbiamo comprato e quasi completamente pagato, con un credito diu 67.000 € e la casa a Neckargemünd (questa è stata completamente rinnovata con un credito dell’Alliance e con l’aiuto di un amico di Ferdi) sono frutto del lavoro in salita delle nostre famiglie. Non so più chi ci viva oggi a Mirafiori Sud e non so quale significato abbia la FIAT per la città, ma non credo che dopo Marchionne, la FIAT abbia ancora una valenza italiana come nel tempo della mia gioventù. Detto sinteticamente direi che la perdita di significato di una città come Middletown in Ohio non sia riscontrabile per la città di Torino, ma credo che Nicola Pomponio, che li ci vive, avrebbe certo alcune cose ben più precise di me da dire sulla città. Ripeto detto sinteticamente: la povertà dei bianchi di cui parla Vance non mi sembra essere riscontrabile nelle città che hanno avuto un ruolo nella mia vita: da Torino a Lipsia. Ed anche se io ho spesso lamentato come una „sfida“ il vivere nella diaspora, dal punto di vista economico e sociale siamo dei privilegiati, che hanno un figlio che frequenta l’università di medicina a Monaco, Ferdi, e una figlia che ha frequentato e concluso con successo l’università di germanistica e storia a Heidelberg, Jojo, che ora lavora come redattrice nella casa editrice Blue Ocean a Stoccarda… 


(Sera) “Nella desolazione la fiducia in Dio deve scaturire, molto più fortemente, dalla fede primaria, dalla speranza primaria, dall'amore primario, perché qui non ci sono traduzioni e applicazioni rafforzative. E lì dobbiamo cercare di fecondare le nostre azioni proprio a partire dal mistero del Dio velato, del Dio non rivelato. Forse soprattutto a partire dal pensiero che quando Dio ritira la sua visibilità e tangibilità, ne ha bisogno per gli altri e la rivolge verso di loro. Forse conta su di noi come ai dei collaboratori non comprensivi. Forse coloro che incontriamo nei momenti di desolazione sono quelli che ci sono particolarmente affidati, anche se Dio conosce modi completamente diversi di usare la nostra partecipazione nelle sue vie misteriose. Io stesso sono forse condannato nella mia contemplazione ad una sorta di inattività che ha il suo posto e il suo significato nel „deposito“ {con questa parola Adrienne intende dire che il Figlio come Dio ha depositato tutto nel Padre (conoscenza, consolazione...), perché altrimenti non sarebbe potuto morire come Dio} di tutto il frutto del Figlio presso il Padre. Può darsi che io non veda questa connessione nella mia contemplazione, il cui oggetto mi sembra estraneo alla desolazione. Dovrei tuttavia lasciarmi rivelare come tutto possa condurre al mistero di questo essere-depositato-presso”. (Adrienne von Speyr, 1965) Mio Signore, oggi pomeriggio ho parlato con Cristina che si  sente smarrita ed anche forse un po’ tradita per la morte di suo marito, per non aver ricevuto il dono della sua  guarigione! Non ho provato a consolarLa perché questo é il Tuo lavoro, non il mio! E poi Tu con gli amici consolatori di Giobbe Ti sei arrabbiato. Le ho solo ricordato che anche Maria ha gridato per il suo parto (Ap 12) e si è spaventata quando hai parlato con Lei attraverso il Tuo arcangelo (Lc 1). E poi ho detto quello che Tu hai detto, perché Tu lo hai detto: Angelo vive! Lo hai detto Tu che chi ha mangiato il Tuo pane eucaristico non muore, anche se muore! Le ho parlato anche dell’abbraccio di Lidia. Amen! 


(Wetterzeube, il 17.8.24) Il modello evolutivo presentato da Balthasar (Katholisch, 79-80) mi sembra essere quello fine di Pierre Teilhard de Chardin SJ (1881-1955) e non quello grezzo di una riduzione di tutto l’essere o di  tutta la realtà in un movimento casuale di mutazioni, che permettono al più forte di imporsi; il modello fine vede nello spirito, la quintessenza di questo movimento evolutivo che passa attraverso la dimensione minerale, vegetale, animale che come pre-forme portano alla forma spirituale ultima dell’uomo; a questo modello Balthasar contrappone quello di quei filosofi (Platone) e di quelle religioni (Buddismo) in cui lo spirito si trova come uno straniero nella materia. La terza via presentata da lui è quella creazionale e kenotica del Dio cristiano (ma fino ad un certo punto anche ebraica) che vede nella creazione qualcosa di buono e nella redenzione (questo è solo cristiano) una discesa kenotica che è presente già nel modo con cui Dio ha pensato l’uomo stesso, forse in previsione del suo peccato di orgoglio. Un Dio questo che è „spirito ed è libero da ogni forma evolutiva“. Questo movimento è quello che Ulrich esprime con la formula del „movimento di finitizzazione dell’essere“; Balthasar usa in questo contesto la parola difficile da tradurre: „Entäußerung“, che nella mia traduzione dell’Homo abyssus ho tradotto sempre con la formula „uscita di sé comunicativa“, ma che nella revisione della traduzione vorrò verificare se non si possa tradurre semplicemente con „svuotamento“; nel contesto kenotico è sicuramente uno „svuotamento“; e certamente anche in Ulrich il movimento kenotico è presente, che lui chiama „nullificazione“(exinanitio) ed è certamente così che anche per lui la dimensione kenotica implica questo schema: „nello svuotamento e povertà l’uomo parteciperà alla gloria e ricchezza di Dio“. Il pensiero dell’inconscio collettivo, tiene presente anche quell’elemento grezzo che sono le mutazioni casuali della nostra psiche, che non possono essere pensate solo con uno schema evolutivo fine. Io mi richiamo spesso, per prendere sul serio questa dimensione inconscia e collettiva, all’esperienza, ma chiaramente mi si potrebbe obiettare che non ho compreso neppure la prima lezione di don Giussani, che vede nell’esperienza un giudizio dello spirito e non solo una registrazione di ciò che accade; io non ho una forza speculativa molto forte, ma spero che si terrà presente tutto ciò o per lo meno le linee principali di ciò che ho scritto nei miei diari, qualora essi non vengano semplicemente dimenticati, cosa buona se non dovessero aiutare nessuno, si arrivi ad un giudizio più clemente sulla mia persona e sul mio tentativo di prendere sul serio il „tutto nel frammento“, che sono i miei diari. 


Dopo il mio dialogo con ragazze e ragazzi di una nona classe, di cui ho riferito ieri, direi che sono del tutto d’accordo con Sahra Wagenknecht, quando dice: „se la AfD afferma che il cielo è blue, BSW (Sigla per il „patto Sahra Wagenknecht) non sosterrà che è verde“ solo per contraddire l’AfD. E sono d’accordo con lei quando sostiene che la CDU e tutti gli altri che criticano questo suo atteggiamento dovrebbero chiedersi come mai il loro atteggiamento non ha fermato neppure minimamene l’ascesa di Björn Höcke (il capo dell’AfD in Turingia) and co. (Cf FAZ di oggi). 


Sulla questione della protezione dal calore e la crisi climatica vorrei dire come insegnante che se ne dovrà tenere conto almeno nel senso che non è più possibile fare scuola nella prima parte di agosto, neppure in Germania! 


Sulla questione se Mosca giochi o meno con la paura la FAZ (Reinhard Veser) prende una posizione diametralmente opposto alle mie fonti (per esempio Sahra Wagenknecht a livello politico, Johannes Varwick a livello di scienza della politica, la Berliner Zeitung a livello giornalistico…non cito qui le mie fonti americane), ma è una lettura del tutto opposta anche a quella del Vaticano e di Papa Francesco. La paura di una estensione della guerra, anche ad un livello atomico, sarebbe solo un prodotto della propaganda di Putin, secondo la FAZ, per cui dobbiamo usare l’ora e sostenere l’Ucraina vincente in questo momento nel territorio russo. Beh, non ho alcun dubbio con chi stare: politicamente con BSW e a livello più generale con Papa Francesco!  


Abba nostro…


(Dopo la traduzione di Ulrich, HA 487) „Prima ergo comparatio entis ad intellectum est ut ens intellectui correspondeat: quae quidem correspondentia adequatio rei et intellectus dicitur; et in hoc formaliter ratio veri perficitur. Hoc est ergo quod addit verum supra ens scilicet conformitatem sive adaequationem rei et intellectus; ad quam conformitatem, ut dictum est, sequitur cognitio rei. Sic ergo entitas rei praecedit rationem veritatis, sed cognitio est quidam veritatis effectus“.(Tommaso d’Aquino, De Veritate 1.1.) - Quindi non è che Tommaso non si sia posto il problema della conformitas dell’oggetto da conoscere con le strutture della soggettività conoscitiva (Kant), solo che a differenza del pensatore tedesco in Tommaso abbiamo una priorità dell’ens sulla cognitio. Da questa priorità ne conseguono decisioni a livello antropologico non indifferenti! 


(Droyssig, il 16.8.24) Ieri siamo andati a prendere Ferdinand, che è arrivato da Monaco di Baviera ad Erfurt, e così siamo andati alla Santa Messa per l’Assunzione dal nostro padre confessore: Jeremias, agostiniano. Lui è molto diverso dal nostro don Camillo, ma credo e ieri sono stato confermato in ciò, che in lui, anche se forse più „liberale“, non vi è alcuna perdita di peso dogmatico; nella predica tra l’altro ha citato un testo molto bello di Ratzinger sul tema della solennità. 


Per quanto riguarda Maria mi accorgo che si sta formando in me sempre più precisamente una precisa figura; è una donna „filosofa“ che riflette su ciò che le accade (Lc 1,29), che si chiede come può accadere ciò che accade (Lc 1,34); è una donna totalmente aperta a Dio e che gli da il suo assenso coraggioso (1, 38); è „profeta“ che sa che la logica di Dio non è quella dell’uomo (Lc, 1,51-53); è una donna del suo popolo (Lc 1, 55). Ma è anche una donna che grida per le sue doglie (Ap 12, 2); è una donna che si trova in una dimensione teodrammatica nella quale il drago vuole portarle via il figlio ( Ap 12, 1-6), anche se poi il drago verrà sconfitto (Ap 12, 7-12). Ed una donna che vive nel „deserto“ (Ap 12, 6); in un certo senso questa è una metafora biblica per „camminatrice nel bosco“ (Jünger). Nel deserto o nel bosco non ci si nutre di ciò che offre la „civilizzazione“, ma di ciò che ci offre Dio e non per un breve tempo: „1260 giorni“ (Ap 12, 6). In questo senso è la figura massima dell’essere finito (Ulrich)! 


„Se l'#Ucraina è coinvolta nell'attacco al #NordStream, l'#Ampel deve trarre le conseguenze e fermare immediatamente le consegne di #armi. È scandaloso che il governo federale non si sforzi di fare #chiarimento e nasconda addirittura le informazioni.“ (Sahra Wagenknecht, X, 15.8.24) 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ho avuto solo una delle due ore con la 9d, perché la prima è stata fatta come „ora dell’insegnante di classe“; anche in questa classe ho parlato delle due metafore: „nave“ e „bosco“ come introduzione al mio lavoro; questa volta non avevo citato Jünger, perché avevo meno tempo, una ragazza mi ha detto che ho una grande fantasia a inventarmi queste due metafore e che lo trovava molto interessante ed un modo per lei del tutto nuovo di affrontare l’ora di religione. Dopo abbiamo fatto alcune passi insieme e un gruppo cospicuo di ragazzi mi ha raccontato che una loro insegnante, sapendo che erano per l’AfD, aveva detto loro che erano tutti nazisti; i genitori hanno chiesto un dialogo con l’insegnante, che  invece di scusarsi, ha detto che si trattava di una „provocazione legittima“ per farli venir fuori dal loro silenzio; ho detto ai ragazzi che non la pensavo così, anche se non ho ceduto nulla su Hitler, che è un criminale ed un fallito, ma Hitler non era il loro problema, piuttosto una possibile guerra con la Russia lo era; o il grande problema di una migrazione come società parallela alla loro; nessuno, quando ho detto che negare questo problema è miope, ma che ciò non significa che dobbiamo lasciar morire donne e bambini nel Mediterraneo, ha protestato, ma hanno assentito che è un crimine. Per me si è trattato di un vero lavoro „missionario“, che i vescovi tedeschi con la loro presa di posizione rendono impossibile a priori…


(Dopo la traduzione di Ulrich HA, fino all’inizio della pagine 487). Mi sembra che ci sia un problema che debba essere esplicitato; come a livello di conoscenza abbiamo nella storia della filosofia una passaggio da Tommaso a Kant, che mette in risalto le strutture della soggettività, così a livello del rapporto tra ragione e volontà abbiamo, per così dire, un passaggio da Tommaso a C.G. Jung, che implica una presa sul serio dell’inconscio collettivo. Io credo che sia possibile una conoscenza „oggettiva“ ed una „volontà ragionevole“ anche dopo Kant e C.G. Jung e se ci concentriamo sul secondo dei passaggi, quello da Tommaso a C.G. Jung, direi con Ernst Jünger che non è possibile non tenere conto delle forze selvagge ed elementari presenti nell’uomo (pensare l’uomo come un angelo, significa solamente farsi sorprendere dal necessario capovolgimento dell’angelo in animale o peggio; questo capovolgimento necessario, non è così necessario come il senso necessario dell’essere, cioè come la gratuità del dono dell’essere, ma è una dimensione che non deve essere ignorata, come sanno i grandi maestri spirituali da Pascal a Simone Weil a Papa Francesco), ma allo stesso tempo è possibile prendere sul serio anche oggi un’ontologia del dono dell’essere come amore gratuito che vuole una volontà ed una ragione che tendano al bene, alla beatitudo, nella modalità dell’obbedienza al senso necessario dell’essere (Ulrich). L’aiuto di C.G.Jung consiste nel renderci coscienti che l’uomo non può giungere ad un bene puro, per lo meno non qui su questa terra, ma allo stesso tempo è bene che si impegni all’obbedienza al senso necessario dell’essere, non come uno sforzo solo ascetico, ma proprio perché il sacrificio totale dell’idea di una volontà ragionevole, non farebbe bene all’uomo, non gli farebbe fare alcun passo serio verso una beatitudo non solo immediata; quindi vi è una priorità dell’ontologia sulla psicologia dell’inconscio, allo stesso tempo, però, mi sembra essere qualcosa non innegabile a livello dell’esperienza stessa  il fatto che beatitudo, per lo meno per l’uomo nella società trasparente, non può saltare o ignorare l’inconscio collettivo con le sue forme di perversione polimorfe. Ripeto: chiedo ai miei maestri in cielo se si tratta di un cedimento allo „Zeitgeist“ (spirito del tempo). Cosa significa „prendere sul serio“? Giustificare il peccato?Direi non forzare ciò che ‚necessariamente‘ si capovolgerà nel suo contrario o in forme di sublimazione ben peggiori che la piccola beatitudo del sesso; allo stesso tempo io sono grato di essere stato fedele a Konstanze ed anche i giovani sono sempre molto contenti quando sentono che siamo insieme da 37 anni. 


(Pomeriggio tardo) Il Sorpasso di Dini Risi (1962) (1916-2008) presenta, credo con fedeltà, l’Italia in cui sono nato nel 1960. Il film comincia il ferragosto e finisce il giorno dopo con la morte dello studente di giurisprudenza Roberto (Jean Louis Trintignant: 1930-2022); la parte da leone è rappresentata da un grandissimo Vittorio Gasmann (1922-200), che rappresenta un quarantenne, Bruno,  che vive alla giornata, già sposato e con una figlia, che vuole sposare un uomo molto più anziano di lei, che Bruno sconfigge in una partita di Ping-pong. Nel 1950 la Chiesa professa il dogma dell’Assunzione di Maria in Cielo; ma tra questo mondo cattolico e „Il sorpasso“ c’é un divario etico insuperabile; ma forse non ontologico. Il mondo del sorpasso è una metafora come lo è la Titanic per Ernst Jünger; la bella macchina (Lancia Aurelia B 24) è il simbolo dell’Italia del cosiddetto miracolo economico, con tutte le sue comodità, ma che come la Titanic può affondare, così la macchina può finire fuori strada sulle scogliere, per un sorpasso azzardato e diventare la bara del giovane giurista.  Nel film capolavoro di Risi non c’è, però, il camminatore del bosco, c’è solo la faccia sconvolta di Bruno che guarda la sua macchina contenente il cadavere dell’ „amico“, conosciuto il giorno stesso. La figlia di Bruno, Lilly (Catherine Spaak:1945-2022), cerca una solidità economica che il padre non ha saputo darle; il giovane amico Roberto non ha un progetto alternativo a quello di Bruno, se non nei sogni. La moglie di Bruno, Gianna (Luciana Angiolillo:1925-2014) difende se stessa, senza avere alcun rapporto educativo con la figlia. Ma alla fine tutto nel film grida una soluzione che nessuna Lancia può dare, che il carattere vigoroso ed esuberante di Bruno non può dare, che l’atteggiamento più „conservativo“ di Roberto non può dare. La morte finale, il giorno dopo il Ferragosto, è un messaggio troppo forte per non chiedere una risposta…


(Wetterzeube, il 15.8.24; Solennità dell’assunzione di Maria nel cielo) Anche nella mia introduzione al corso di cristologia di ieri ho cercato di prendere sul serio l’ „incarnatus est“ di cui parla Balthasar in „Katholisch“, 77 sg (cf quello che ho scritto ieri su questo). Su questo sia Giussani, a cui mi sono riferito ieri sia Balthasar, conoscono bene ciò che Ulrich chiama la „finitizzazione dell’essere“ e che è una „direzione mondo“; Balthasar la esplicita con la formula: „Religione è mondo, che prende la direzione di Dio; cristianesimo è Dio, che prende la direzione del mondo e uomini, che credendo in lui, lo seguono nella sua direzione“ (77). Per quanto riguarda la specificità cattolica, essa non consiste né in una dimensione solo „religiosa-sacrale“, e si impegna ad evitare sia l’estremo dello spiritualismo sia quello del secolarismo. Le pagine che sto traducendo dell’Homo Abyssus (480 sg) riprendono lo stesso problema ad un livello filosofico, che cerca di far comprendere che la „terza via“ di cui parla Balthasar tra la divinizzazione della materia e la sua secolarizzazione, consiste nel non fissare il dono dell’essere in una dimensione ipostatica dell’essere come essere, che Ulrich chiama „sospensione ontologica“, sia nel non far perdere ogni senso di sovraessenzialità all’essere, fissando così la materia nella sola materia: la materia come materia. Sono d’accordo con tutto ciò sia filosoficamente sia con la mia vita, anche se il mio cammino al vero come esperienza mi sfida a porre un dito su una piaga cattolica degli ultimi decenni del secolo passato, ma che non ha smesso di infettare anche i nostri anni: il divario tra il radicalismo teologico di cui parla Balthasar e la pratica di tantissimi sacerdoti che non hanno saputo gestire questa „direzione mondo“ e di tanti laici che si sono trovati confrontati con tante regole sul sesso da provocare una reazione di rigetto; la sfida di persone che vivono radicalmente la verginità rimane, la sfida del matrimonio come sacramento e non come cosa di questo mondo rimane, ma rimane anche tutta quella dimensione psichica collettiva ed inconscia, che non può essere superata con una casistica o con certe forme di devozione popolare, che Balthasar stesso non vuole difendere. Non so come scriverebbe ora questo capitolo che formulò nel 1975; so che lui ora dal cielo mi vede e mi aiuta, perché sa che io ho preso sempre sul serio quello che ho imparato da lui; sa che per grazia ho cercato di prendere sul serio anche 1 Cor 3,17: „perché santo è il tempio di Dio, e questo siete voi“; ma rimane il fatto che In me ci sono anche forme di „perversioni polimorfi“, che cerco di gestire come posso e senza barare, come si può vedere nella lettura di questi miei diari, in cui mi sono esposto tantissimo!   PS Ovviamente la prima cosa che chiedo a don Giussani e Balthasar è il discernimento cristiano, cioè se le mie riflessioni siano un cedimento allo spirito del tempo! 


Ci sono ovviamente anche forme molto belle di devozione popolare: Assunzione della Beata Vergine Maria. „Appesantiti dalle nostre ferite aperte, dalle nostre attese deluse, dagli errori ripetuti e dai nostri limiti insuperabili, spesso ci sentiamo schiacciati in una dimensione esistenziale senza prospettiva né orizzonte. La solennità di oggi, l’Assunta, una delle più care alla devozione popolare, ci aiuta invece a scoprire che l’umanità intera condivide un destino comune che apre all’Infinito e ci sottrae dal labirinto apparentemente senza uscita costruito sulle innumerevoli prove della vita. Sentirci parte di questa chiamata collettiva dovrebbe aiutarci ad aprire il cuore nei confronti dei fratelli bisognosi e di tutti coloro assieme ai quali camminiamo «in questa valle di lacrime ». La solennità dell’Assunzione di Maria, una delle feste mariane più antiche, offre proprio questo prezioso messaggio teologico, che apre alla speranza oltre il tempo ma richiede impegno nel cuore della storia. La Madre di Dio, porta aperta sulla vita divina, «fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore – si legge nel Messale Romano – esaltata quale regina dell’universo»: in questo modo all’umanità intera è mostrato in maniera chiara e semplice il destino di chi si affida a Dio. Il dogma dell’Assunzione di Maria fu definito solennemente da Pio XII nel 1950: si trattò di rendere solo “ufficiale” ciò che veniva celebrato già da molti secoli e che la comunità dei credenti sentiva e sente come una preziosa verità universale“ (di Matteo Liut, Avvenire).


Abba nostro! 


(Dopo aver tradotto Ulrich, HA 484-485) A me sembra importante sia sottolineare, come fa Ulrich, che c’è un modo buono di mettere in relazione ragione e volontà; per quanto sia importante sottolineare il ruolo della grazia è anche necessario far comprendere che la grazia non salta la dimensione della ragione e della volontà; sia sottolineare che c’è un modo sbagliato di porre questa relazione e questo accade nella doppia tentazione: quella di assolutizzare la materialità dell’essere, per cui non è possibile alcun atteggiamento di „volontà ragionevole“, sia quella di assolutizzare l’idealità che ha come contraccolpo ancora una volta un cedimento o forse meglio un abbandono della volontà ragionevole, quasi fossimo solo animali selvaggi; la dimensione dell’elementarità selvaggia, come giustamente dice Jünger, non può essere saltata senza sublimazioni in un qualche ambito, ma rimane il fatto che l’uomo è capace di decisioni ragionevoli…


(Dopo, in una pausa) Il bell’Antonio di Mauro Bolognini (1960) è un film „strano“ (seltsam), ma interessante ed interpretato con stile da Marcello Mastroianni (1924-1996) e Claudia Cardinale (1938). Antonio ritorna a Catania da Roma con la fama del Don Giovanni, ma in vero si scoprirà, nel procedere del film, che il sesso gli da il vomito; viene promesso alla bellissima Barbara e spera in questo modo di superare il suo disgusto per il sesso; la cosa non riesce; Barbara è rappresentata come non esperta di sesso, ma pian piano risulta essere una figura che ha sposato Antonio solo per i soldi, fino a quando si presenta un partito ancora più ricco e così con l’aiuto della Chiesa, che ritiene un matrimonio nulla senza sesso e senza disponibilità ad avere bambini, può per l’appunto ottenere la dichiarazione di nullità…Alfio Magnano (Pierre Brasseur), il padre di Antonio, rappresenta l’uomo nella sua elementarità, per cui il sesso è per l’appunto segno di mascolinità; la Chiesa ovviamente ha ragione nel dire che il matrimonio ha una dimensione spirituale e materiale, ma allo stesso tempo, nel film (e probabilmente anche nella realtà) non ne esce come una figura intatta, piuttosto come una casta meretrix, che si mette al servizio di chi è più potente…  PS Gigi Pariani mi ha scritto: „il libro originale di Vitaliano Brancati, ambientato negli anni 30, fu anche una sfida alla secolare mentalità siciliana e al fascismo, l'impotenza sessuale del bell'Antonio un "peccato" politico e sociale che sfidava tanti reconditi princípi, profondamente psicanalitici, che in fondo determinano le mentalità chiuse, la sopraffazione e la violenza…“


Il cardinal Pierbattista Pizzaballa ha chiesto che oggi in tutte le chiese si invochi la pace per la Terra Santa, chiedendo l’intercessione dell’Assunta.“ (Banfi, versione odierna); anche il mio parroco mi ha scritto con questa intenzione ed oltre alla meditazione mattutina ho pregato anche le „Lodi“ con questa intenzione. 


„È invece {„invece“, perché in Qatar è cominciata una trattativa che potrebbe essere l’“ultima chance per la pace“ (Copyright: funzionari israeliani)} un Ferragosto di guerra quello in Ucraina e in Russia. Volodymyr Zelensky ha confermato che le truppe ucraine non fermano la loro offensiva nel territorio russo, dove hanno già conquistato una vasta area, che potrebbe diventare una zona “cuscinetto” per tenere lontani gli attacchi russi. In Italia divampa la polemica sull’utilizzo delle armi fornite dal nostro Paese“ (Banfi, versione odierna).


(Pomeriggio) Il mio corso di filosofia nell’undicesima è centrato su Platone ed Aristotele, mentre nella dodicesima comincio con Kant; Tommaso d’Aquino l’ho ripreso nel mio corso di religione per l’idea dell’essere come atto d’amore, in filosofia ne tengo conto per la sua idea :adequatio rei et intellectus. Questa è la formula per caratterizzare il concetto di verità: la verità si ottiene quando la mente o lo spirito che giudica e la cosa da giudicare concordano (Aristotele, Aquino). Il medioevo filosoficamente sta per questa idea della concordanza tra pensiero e realtà. Kant pone il problema della „soggettività“, non nel senso di una verità o opinione soggettiva, ma nel senso delle strutture della soggettività. Non è possibile conoscere la cosa in sé, la realtà in sé, ma possiamo studiare come funziona la soggettività; questo nella mia introduzione di questa mattina l’ho esplicitato ponendo le tre domande: cosa posso sapere? (Critica della ragione pura; critica nel senso di capacità di giudizio); Cosa devo fare per agire eticamente? (Critica della ragione pratica); cosa mi è lecito sperare? Quest’ultima domanda implica poi una differenziazione a livello politico (la pace eterna), a livello religioso (la polemica contro un sapere dell’aldilà), ed uno estetico (la differenza tra bellezza e il sublime). - Per quanto riguarda la prima domanda, la risposta di Kant è: possiamo sapere ciò che non oltrepassa la dimensione dello spazio e del tempo; e ciò che ci permettono di conoscere le categorie (unità, generalità, molteplicità…); ho fatto qualche esempio; la frase: „ieri sono andato al cinema con x“, è comprensibile solamente in forza delle strutture di spazio e tempo; la frase: „nella classe dodicesima regna una grande unità“ è comprensibile solamente in forza della categoria dell’unità; queste strutture sono apriori e non frutto dell’esperienza; piuttosto io posso conoscere l’esperienza solo perché ho in comune con altri queste strutture soggettive della conoscenza…I tre postulati della ragione pratica: Dio, la libertà e l’immortalità dell’anima, non sono oggetto della conoscenza, ma sono i presupposti per rispondere alla seconda domanda: cosa devo fare per agire eticamente? Senza Dio non vi sarebbe un garante ultimo che la realtà ha un senso; caso puro non è un buon presupposto per un agire etico. Senza la libertà le mie azioni sono prive di responsabilità; se alla domanda perché mi hai dato una sberla?, posso rispondere che lo hanno fatto i miei muscoli e la mia mano ed non io, implica che non sono responsabile di ciò che faccio, lo sono solo se agisco liberamente, etc…Questo a livello formale; a livello contenutistico, la risposta alla domanda: cosa devo fare? è : tutto ciò che è generalizzabile. Visto che non voglio che tutti buttino per terra l’immondizia, non devo farlo neppure io, etc. Tutto questo grande sistema di giudizio conoscitivo, etico, politico, religioso ed estetico è come un grande tribunale della filosofia stessa; in un certo senso è come una secolarizzazione dell’Ultimo giudizio…



(Wetterzeube, il 14.8.24; san Massimiliano Kolbe) La citazione di Chesterton che Balthasar non commenta, ma semplicemente riporta, sulla storia dei dogmi e della Chiesa, è davvero di grande stile e presenta la Chiesa come un „carro celeste che vola fragorosamente attraverso i secoli“, che evita al momento giusto il „masso dell’arianesimo“, sostenuto dai potenti di allora e subito dopo un orientalismo senza esistenza storica; infine Chesterton usa una metafora che sarebbe piaciuta a Jünger: „La verità selvaggia si sostiene ondeggiando“ e questo è, secondo me, l’unico centro che si possa sostenere oggi, perché il centro politico, che vuole evitare ogni novità dell’esistenza storica, potrebbe essere anche solo ancora una volta la faccia che i potenti di questo mondo ritengono essere l’unica giusta (le uniche idee giuste, il mainstream…). Selvaggio vuol dire: muoversi come un camminatore nel bosco, che non si fida della sicurezza della Titanic. Da Balthasar ho imparato a evitare gli estremi che Chesterton riporta con i nomi: modernismo e snobismo. Non so se la „profezia della pace“, che è la battaglia che si sta combattendo ora, abbia il rango delle battaglie precedenti, ma per noi qui  in questa ora della storia significa quasi tutto e chi come me segue questa „idea pericolosa“ e il pontefice, che è l’ultimo criterio della sequela a Cristo, si trova abbastanza da solo, ancora una volta, anche se la compagnia del „popolo santo di Dio“ è in qualche modo presente. Ed ancora una volta la Chiesa sub et cum Petro è una „domatrice di leoni“, non avendo, però, altra auctoritas che quella soft che le dona Cristo. Per quanto riguarda la Germania: la battaglia della Chiesa contro la AfD non è un’idea pericolosa, ma semplicemente un cedimento al mainstream, sostenuto da un élite che sta perdendo il potere, ma che ha ancora sufficiente appoggio nei media aziendali e statali per sentirsi forte. Non metto in dubbio che alcune persone facciano questa battaglia con un senso buono, come appoggio ad un „mai più“ che è la filosofia imparata dopo il disastro di Auschwitz, ma in vero oggi  il „mai più“ dovrebbe essere proposto come un „mai più per tutti“ (inclusi i palestinesi…) e per quanto riguarda i potenti, bisogna tenere conto in modo poliedrico degli interessi di tutti. La Chiesa non è né una volpe né un leone, nel senso spiegato da Machiavelli, Pareto e N.S. Lyons; la Chiesa è una domatrice di leoni come un „agnello“, che segue il suo „pastore supremo“, che è Cristo! L’agnello macellato e risorto! Figure come Massimiliano Kolbe non nascono per una difesa di idee, anzi anche le sue idee possono essere state datate storicamente, come lo sono le mie, ma perché ad un certo punto incarnano in modo concreto un’esplosione di luce nel buio quasi assoluto in cui si trovano ad agire…per un fratello, con il rischio che il potente uccida sia lui che il fratello…


Ecco ho trovato un tema che mi interessa legato alle Olimpiadi: „affrontare il nulla“ (MZ), con ciò si intende il problema dello sprofondare in depressioni profonde dopo le gare olimpiche…Prego per gli atleti che sono colpiti da ciò…VSSvpM! 


„Se domani inizieranno i colloqui per arrivare ad un cessate il fuoco per la Striscia di Gaza, l’Iran potrebbe rinunciare alla rappresaglia nei confronti di Israele. La presa di posizione di Teheran è importante perché arriva proprio 36 ore prima delle trattative, che non è ancora chiaro se saranno a Doha o al Cairo…La guerra invece decisamente avanza, provocando una certa eccitazione bellicista nella nostra stampa, nello scacchiere russo. Le truppe ucraine non si fermano nell’avanzata all’interno della Russia, dove controllano ora 74 villaggi e assediano l’importante snodo strategico di Sudža per la distribuzione del gas russo in Europa attraverso la stessa Ucraina“ (Banfi, versione odierna).  - Da un certo punto di vista non posso che constatare che paesi autocratici, in cui io non vorrei vivere e nei quali tante persone soffrono, ultimamente sono gli unici che danno segnali positivi per una profezia della pace.


Abba nostro…


 

(Pomeriggio) Ho fatto salire un ragazzo su una sedia, per rappresentare Gesù e poi ho messo ragazze e ragazzi in fila per una catena umana nei secoli, per far comprendere come si trasmette la fede in una persona. Poi ho disegnato nella lavagna il disegno di don Giussani con la linea, le linee e la x; così ho cominciato il mio corso di cristologia nella dodicesima classe. Negli anni mi sono abituato a concedere che la linea inversa a partire dalla x, pur nella sua singolarità, non toglie il fatto che in certe sue tradizioni anche il cristianesimo, analogamente alle altre religioni, parte dal basso e poi comunque anche il cristianesimo ha in comune con le altre religioni il „senso religioso“. Dopo questo inizio simbolico ho letto Gv 1,35-42, così che ho potuto spiegare anche subito l’altra catena, quella che collega Pietro con Papa Francesco; per il resto molte delle cose che dico sono quelle che ho imparato da don Giussani, solo che forse io sottolineo di più il fatto che la prima frase di Gesù nel Vangelo di Giovanni è una domanda, a cui i discepoli rispondono con un altra domanda…negli anni ci sono alcuni pochi accenti che forse sono miei particolari e che non ho imparato dai miei maestri, ma di fatto sono grato a loro e riprendo molto quello che mi hanno insegnato. Nell’annuncio della nascita di Gesù sottolineo forse, per fare un altro esempio, di più il fatto che Maria si chiede e riflette su ciò che le sta accadendo, riflette ed è turbata (Lc 1,29) e che pone una domanda che riguarda la sua esperienza ed in genere il modo con cui accadono le nascite negli uomini (Lc2,34)…etc.



L'inizio del mio corso di cristologia 


(Sera) Mio Dio, in vero mi basta un Pater, un Ave e un Gloria per mettermi in contatto con Te! L’atto della creazione, l’atto del dono dell’essere come amore sorprendente prende il colore e l’atmosfera di questa notte estiva; nel cielo ci sono alcuni fulmini che preannunciano un temporale, poi ci sono i pioppi alla riva del fiume che danno un contorno allo sguardo, che è sempre in cerca di senso. Forse, anzi sicuramente, non tutto nel mio corpo è preso da quella „onda di preghiera“ di cui parla Adrienne, e forse non bisogno forzare nulla, ma aspettare quel alternarsi di bassa ed alta marea, che in Inghilterra nella Cornovaglia era molto accentuato; quell’alternarsi di gioia e di desolazione, di Croce e di Pasqua. Ti prego per questa strana azione di guerra ucraina in Russia, Ti chiedo una reazione moderata, come sembra essere disposto a fare l’Iran nell’altro conflitto; Ti chiedo che la menopausa di Konstanze non sia così dura, Ti chiedo aiuto per il rapporto con la mia classe, dove ho cominciato il corso di cristologia; Ti prego per Lino che era venuto alla “compieta“ in Polonia e prego il santo del giorno per noi tutti e per il suo popolo. Nel „sia fatta la Tua volontà“ siano incluse tutte le mie intenzioni di preghiera. Fai che la vita sia ogni giorno un „incipit vita nova“. Amen

 

(Wetterzeube, il 13.8.24) Quando Balthasar parla di „pastore supremo“ (1 Pt 5,4) (Katholisch, 74-75) non pensa al Papa, ma a Cristo e Cristo che non abbandonerà mai il suo gregge, anche se questa affermazione, ci spiega Balthasar, non ha nulla a che fare con il „trionfalismo“; il percorso del cristiano sarà sempre qui sulla terra una „via crucis“; la protezione del Signore non significa che non faremo anche stupidaggini o che non saremo imprudenti, non significa neppure che non cadremo in qualche tentazione, ma con il suo immeritato dono di grazia, avremo anche sempre un istinto del vero, a condizione che rimaniamo legati, ognuno come può, al popolo santo di Dio e ai pastori e come criterio ultimo ecclesiale al pastore di Roma - il quale prende le sue decisioni grandi, anche per Balthasar, che non usa questa parola, ma pensa alla stessa cosa, in modo sinodale. I pastori hanno un istinto di guida (vale anche per i parroci), se rimangono in comunione con il popolo santo di Dio e con il Papa. Una Chiesa senza sacerdoti non è qualcosa di nuovo, in Giappone l’abbiamo avuta per secoli, e semplici laici e laiche (nonne…) hanno portato avanti il messaggio e la presenza di Cristo, hanno rappresentato la Catholica, che non è un accozzaglia di parole e frasi, perché queste, a differenza di quanto pensano i tradizionalisti e in accordo con quello che pensano i miei maestri (Giussani, Balthasar, Adrienne, Newman, tanto per citarne qualcuno negli ultimi die secoli) possono evolversi (Newman); „ciò che è stato una volta visto rimane, ma può, in una visione più ampia, decadere in un momento che viene meno accentuato“ (Balthasar). Anche quando si sottolinea l’importanza della „profezia  della pace“ e della „non violenza“ ciò non significa che non ci possa essere in altri tempi o in altre parti del mondo anche la necessità di ricorrere al concetto di „guerra giusta“; detto questo, anche un uomo che la guerra la conosceva e l’ha fatta, come Ernst Jünger, ha scritto, già nel 1951 che l’evolversi tecnico delle armi permette sempre di meno quello che fa parte in modo elementare dell’ethos di un soldato, e cioè la differenza tra soldati e civili, come si vede a Gaza e come si vede in Ucraina…


Escalation senza diplomazia:
- La NATO sostiene attacchi in profondità in Russia e l'invasione della Russia (Kursk). Non è possibile criticare Zelensky anche se attacca le centrali nucleari di Zaporizhya e usa brigate apertamente naziste per colpire i civili.
- Da parte russa, armi e componenti importanti arrivano da Iran, Corea del Nord e Cina. Qui sotto {nella bacheca del Prof, Diesen} un volontario cinese che combatte per la Russia. La Russia invierà armi anche agli attori in conflitto con la NATO, con l'invio di S-400 all'Iran.
- Mentre si verificano queste sconsiderate escalation, la NATO continua a rifiutare la diplomazia e l'UE punisce persino gli Stati membri che tentano di ripristinare la diplomazia. È ormai evidente che questa guerra non ha nulla a che fare con "l'aiuto all'Ucraina". La leadership politica è assente e questo non può che finire in un disastro“ (Glenn Diesen, X, 12.8.24).


„Ho difficoltà a credere che la Russia abbia dato fuoco alla centrale nucleare che sta occupando e che l'Ucraina sta cercando di riconquistare da oltre due anni“ (Aaron Maté, X, 11.8.24).


„Dopo l’appello del cardinal Pierbattista Pizzaballa, i francescani della Custodia di Terra Santa hanno scelto di dedicare proprio giovedì, che è anche il giorno della Solennità dell’Assunzione di Maria, alla supplica per la pace in Medio Oriente e nel mondo intero. Il Ferragosto 2024 è in bilico fra guerra e pace“ (Banfi, versione odierna).


Abba nostro…


(Pomeriggio) Sono d’accordo con la scrittrice Katja Hoyer (11.08.24), l’est della Repubblica federale tedesca non è un problema per la democrazia, ma un aiuto a comprendere cosa siano le sfide democratiche oggi; il mio politico preferito, Seneca Scott (California), che cerca di risolvere i problemi al di là della logica bipartisan, spesso guerriera ed elitaria, lo si trova anche da noi: in Sassonia Hendrick Sommer, il sindaco senza partito di Prenzlau, è alla testa della sua città da 14 anni, inforza della sua vicinanza ai cittadini e della sua autenticità. Poi è metodologicamente giusto paragonare l’est della Germania non solo con l’ovest, ma con tutto lo spettro di nuovi partiti nell’intera Europa. - PS La mia saggia moglie che è una „storica“ fin nel profondo dell’anima, come io sono „filosofo“ fin nel profondo della mia, giustamente mi ha fatto notare che il criterio di „maggioranza“ usato dalla Hoyer (l’est della Germania fa parte di un grande movimento europeo) almeno a livello formale non è per nulla una garanzia; è forse interessante come „giudizio di fatto“, non come „giudizio di valore“; a livello contenutistico, però, secondo me, se davvero questo grande movimento „populista“ è un segnale ed un desiderio di cambiamento nei confronti di un’élite guerrafondaia potrebbe forse indicare anche una speranza come „giudizio di valore“…


L’intervista di Michael Mayer a Franziska Augstein (Berliner Zeitung, 374.8.24) su Winston Churchill ed in genere sulla politica di appeasement, è davvero un buon spunto per riflettere sulla „profezia della pace“; in primo luogo anche con Hitler Churchill non parte con un giudizio preso e radicalmente negativo; a quest’ultimo ci arriva per l’aggressività senza speranza del dittatore tedesco (dapprima solo l’antisemitismo di quest’ultimo ebbe un giudizio radicalmente negativo da parte del premier inglese). Con Stalin, che i suoi imperdonabili ed infernali disastri li aveva compiuti contro il suo popolo negli anni trenta, Churchill ha cercato sempre un dialogo: non è bene umiliare un potente, e meglio cercare di tenere conto dei suoi interessi; nel senso del „poliedro“ del Papa. 


Non so se il protettore di uccelli Rolf Hausch (MZ, pagina locale di Zeitz di oggi) sia davvero un „camminatore nel bosco“ nel senso di Ernst Jünger; mi sembra piuttosto un brontolone che si arrabbia contro i „turisti“ nella foresta di Zeitz, che darebbero da mangiare in modo sconsiderato ai cavalli selvaggi della razza dei „Konik“; è possibile che ci siano stati anche dei „turisti“ negli anni passati, ma è probabile che ci siano stati dei veri camminatori del bosco, che camminavano nella foresta, ancora prima del permesso statale parziale; io ho camminato anche nella parte vietata, quella che si usa per motivi guerrieri, certamente sulla strada, non volevo saltare in aria con una mina della guerra non ancora trovata, ma cosciente che un camminatore nel bosco non fa quello che fanno 98% dei seguaci del mainstream; comunque sia i veri camminatori del bosco, per quanto critici non brontolano, ma sono contenti per ogni passo che un qualsiasi cittadino faccia nel bosco, invece che stare sempre e solo sulla „nave“ (la Titanic nell’esempio di Jünger, che simboleggia la nostra civilizzazione).  


(Dopo la traduzione di Ulrich) Il linguaggio di Ulrich è difficile solo in apparenza; in vero è molto semplice, anche in questi pensieri su spirito e materia (HA, 480-483). Di quale tentazione abissale sta parlando? Sta parlando di sesso? Sta parlando credo della riduzione della materia a qualcosa che ingoia il desiderio di una forma ultima per farsi una prostituta di forme infinite; a livello psicologico si  possono ovviamente fare delle obiezioni a questo intento ontologico, ma è vero che se la posta in gioco consiste nel spiritualizzare insensatamente la materia o materializzare insensatamente lo spirito, abbiamo bisogno di una terza via, che non sarà mai la soluzione spettacolare di tutti i problemi, ma un cammino nella piccola via, in cui cerchiamo di mettere la materialità al servizio del dono gratuito dell’essere e cerchiamo di evitare ogni forma di spiritualizzazione della materia, che non può che capovolgersi nel suo contrario: in animalità pura, come ha fatto vedere in modo assolutamente autentico Lidia Maksymowicz, quando racconta del suo egoismo „materiale“ nella prigionia, nella baracca per bambini in Auschwitz Birkenau.


(Wetterzeube, il 12.8.24; 119esimo compleanno di Hans Balthasar) Per primo ho meditato una pagina di Padre Balthasar sul dogma e sulla sua dimensione cattolica (Katholisch, 1975, 72-73), su cui vorrei ritornare subito, dopo aver fatto un passo indietro, ma che non è un patto indietro, perché parte dalla stessa premessa: c’è un solo dogma, perché c’é un solo uomo, pur essendoci in lui una molteplicità di psiche, anima, corpo e spirito. Don Luigi Giussani il 4 ottobre 1970 alla giornata di inizio anno del Centro Culturale Charles Peguy disse: "È venuto il tempo della personalizzazione. Noi non possiamo più andare avanti, se non nella misura in cui le cose che ci siamo dette, gli inviti che ci siamo offerti e la collaborazione che ci siamo data assumono il volto della nostra personalità ..... Tutto questo deve diventare, non posso non usare questa parola, autocoscienza......  che quel discorso, che quella parola sia una parola su di me e che quella realtà sia me, questa è la conversione. Fino a quando quella parola, quel discorso o quella realtà restano un qualcosa fuori di noi, qualcosa fuori di noi cui aderiamo, che utilizziamo, di cui ci serviamo, che facciamo nostra teoria e nostro partito, fino a quando è così, il nostro io, perciò il soggetto della nostra azione, rimane tale e quale a quello dell'uomo più lontano da Cristo che incontriamo tutti i giorni .............. Tutti i vostri progetti e tutte le vostre capacità operative non li stimo, non stimo le mie capacità operative e i miei progetti se non a questo livello. Perciò comunque venga percepita la dizione di queste cose, essa stabilisce un tema, il titolo di un capitolo nuovo di strada, indica il compito che abbiamo da realizzare. E il compito è questo: un'autocoscienza nuova. Prima di qualunque operazione, prima di qualunque struttura da esigere, prima di qualunque progetto da stabilire, è un'autocoscienza nuova; cioè un accorgersi nuovo di un'altra realtà in me, che io sono, e perciò l'accorgermi di strumenti di giudizio e d'azione diversi ....... E' un Fatto solo che agisce e il problema è riconoscerlo e lasciarsi invadere e investire ..... Ora che questo Fatto investa e invada la nostra mentalità è un processo lungo, è il processo della vita." Commentando questa sfida Andrea Aziani scrive: "Ci accontentiamo troppo facilmente delle cose piccole, mediocri, quelle che non ci richiedono fatica e ci costano poco. Anche l'obbedienza vissuta come *passività* a volte è una facile scusa per starsene nel proprio guscio, per non rischiare nulla. 

Per questo e per molte altre ragioni ti prego {sta scrivendo ad una suora} di pregare molto per il Movimento perchè stiamo vivendo il momento più difficile della nostra storia. Il Signore vuole provarci! E' come una strettoia dalla quale ognuno deve passare, un ostacolo che non si può più aggirare. O tutto o niente! Le mezze misure non piacciono a Dio, soprattutto oggi non servono. Ci sentiamo ricchi e possessori della Parola che ci viene detta: questo crea in noi un atteggiamento trionfalistico e presuntuoso; di fronte a certi momenti particolarmente chiari e illuminanti - per noi del CLU c'è stata la settimana responsabili con don Giussani - si crede di possedere la novità vissuta e incontrata, e così la si riduce subito alla nostra misura, gretta e meschina. 

La fatica è quella di ricreare e rivivere il clima e le condizioni oggettive che rendono possibili esperienze così significative ( come ad esempio quella settimana …). Di questo "clima" noi cogliamo solamente gli aspetti esteriori; è come di fronte a una personalità molto forte e matura: sei colpito da quel che fa, dal suo atteggiamento ..... ma il problema è un altro, è l'immedesimazione con quella persona, anzi l'immedesimazione coi criteri e i giudizi che fanno di questa persona una persona matura, "di fede". E' una questione di immedesimazione; è un seguire le ragioni, non le forme.“. - Ora questo che dice Andrea: „o tutto o niente“, significa prendere sul serio la cattolicità del dogma che poi è un modo teologico di dire la cattolicità del Mistero, in modo che non vi sia una caduta di peso in ciò che siamo e scriviamo; ed anche se la carne spesso ci prende in suo possesso rimane il fatto che io non vorrei mai annunciare me, ma il „dogma“, che vuol dire l’avvenimento, che Balthasar, riprende nella sua logica interiore, che non è da confondere né con una deduzione filosofica, perché riparte sempre dalla figura offerta dalla Bibbia, né con „un esagerato parto spirituale del cervello“ (Balthasar, Luce della Parola, nel commento delle letture di ieri); Balthasar parte dal Cristo risorto, perché se questo non è vero tutto il resto non ha alcun senso; il Risorto è Colui che è salito sulla Croce per confessare il peccato del mondo (Adrienne), essendo stato „fatto peccato“ (Paolo), lui che era senza peccato ed è disceso all’inferno per incontrare la giustizia di Dio; solo il Figlio di Dio può risorgere e solo lui può dare l’assoluzione al peccato del mondo e mio. Essendo figlio di Dio, Maria lo ha partorito da vergine, se no sarebbe un uomo. Essendo il Figlio di Dio che vuole farci partecipare al suo lavoro di redenzione e per questo sarà il giudice dei vivi e dei morti. Essendo Figlio non è subordinato al Padre e lo Spirito che ci manda, che manda alla Chiesa non è uno Spirito di subordinazione: La Trinità è Uguaglianza assoluta nella differenza delle Persone…E il mondo è un processo che parte da Padre e ritorna al Padre, anche la „profezia della pace“ deve essere pensata in questo grande movimento cattolico. Queste frasi, dice Balthasar, non sono l’una accanto all’altra ma l’una nell’altra. Purtroppo oggi non solo nel Movimento, che io seguo da molto lontano, ma nella Chiesa c’é una perdita di peso ariana incredibile, quasi insopportabile, che si rispecchia anche nelle prediche che si sentono usualmente in una chiesa (il nostro don Camillo è un’eccezione); ho letto da qualche parte che il sacramento della confessione non ha praticamente alcun peso nella Chiesa in Germania; questo rivela solo che Cristo stesso e le frasi gigantesche del Vangelo di ieri (Gv 6, 41-51) vengono sentite come una „tortura“ da cui liberarsi con metodi tecnico-omiletici; ormai tutto o quasi è solo un sentimento religioso, non un „dogma“; ma questi ultimi non sono una tortura, piuttosto cherubini con le loro spade di fuoco, per usare l’immagine di Balthasar, che salvano la cattolicità del Mistero. Quando Giussani parla di compito della persona, intende proprio questo: che la persona si assumi la responsabilità cattolica (universale) dell’annuncio e del dogma! 


Per le notizie dal mondo lascio la parola ad Alessandro. „Questi di Parigi 2024 forse allora saranno ricordati come i Giochi olimpici in tempo di guerra, di fake news e di linciaggi social…Nell’altra grande crisi {l’atra è quella a Gaza} che angoscia il mondo le speranze di un dialogo sono sepolte dall’offensiva militare ucraina che sembra avere sempre più successo. Le truppe di Kiev sarebbero penetrate per trenta chilometri dentro il confine russo. Secondo gli osservatori militari americani si capirà la reazione russa nei prossimi due giorni.“ (Alessandro Banfi).  


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ho cominciato il corso di filosofia nella decima con tre passi introduttivi; 1) La filosofia nasce con lo stupore che ci sia qualcosa invece che niente; quindi il primo passo non è un’analisi (storica, fisica, biologica…), ma per l’appunto stupore. 2) La filosofia pone sistematicamente, cioè non solo in un momento di crisi, „domande ultime“, che sono domande di senso e critiche. 3) Il filosofi sono camminatori del bosco, che vivono sulla Titanic, ma che prendono energie dal bosco; questo tema di Jünger del confronto tra la metaforica della nave e del bosco, l’ho messo come spunto iniziale anche in Religione. Per quanto riguarda il mio corso di etica nella nona classe ho fatto fare 4 passi; 1) l’etica antica-greca pone la domanda sulla vita riuscita, quindi su ciò che da piacere all’uomo, non nel momento, ma nella prospettiva di tutta una vita; 2) l’etica kantiana pone il problema del „dovere“; cosa devo fare? Ciò che per l’appunto devo fare nel senso dell’imperativo categorico. 3) il relativismo attuale contraddice sia il modello kantiano che quello aristotelico; perché non crede a norme universali, ma solo a leggi che valgono in un determinato tempo e spazio; 4) il cristianesimo non ha un’etica specifica, quindi ho parlato della mia proposta come un’etica che tenta ora, nel nostro tempo, di agire secondo la conformità alla „natura umana“; natura umana che non è riducibile ai bisogni umani…


Un amico dal Bangladesch mi scrive sull'orribile realtà in #Bangladesh: un genocidio di comunità indigene indù e minoranze e comunità cristianeSono inorridito da tutti gli indù e cristiani che mi inviano video del tipo di quelli dell' ISIS da tutto il Bangladesh. Le atrocità sono così estreme che non riesco nemmeno a pubblicarne la maggior parte. I media tradizionali stanno mentendo agli occidentali, fingendo che questa sia una "protesta politica". No, il Bangladesh non è in preda a una guerra civile. Il Bangladesh non sta semplicemente vivendo proteste studentesche. Ciò a cui il Bangladesh sta assistendo è un altro genocidio di minoranze e comunità religiose cristiane ed indù. Stanno bruciando apertamente le case e i luoghi di culto degli indù e delle minoranze, uccidendoli, rapendo donne, violentandole e assassinando bambini.


(Sera) „ La materia come una dimensione enfatizzata esplicitamente „per sé“ del „non-essenziale“ si „contraddice“ perciò allo stesso modo come l’essere nell’oscillazione ontologica.“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 481). C’è insomma una tentazione per un eccessiva accentuazione dell’essere, che invece di finitizzarsi nella materia e nell’esistenza storica, si fissa nell’astrattezza della oscillazione ontologica; ma vi è anche una tentazione della materia, che assolutizza le tentazioni della carne, e così pensa ad una materia che di per sé non sa mirare più alla sovraessenzialità dell’essere, cioè alla gratuita dell’atto di donazione dell’essere. 

(Adrienne, cf. Nella pienezza del Padre nostro) Mio buon Gesù, grazie che ci ha donato la preghiera del Padre Nostro, che ci solleva nella Tua realtà. Una realtà che ha un punto personale di inizio e di fine: il Padre! Tu preghi sempre con noi, perché sei nostro amico e proprio perché sei nostro amico ci fai partecipare alla realtà del Padre e dello Spirito; Tu preghi loro per noi! Tu sei il Logos del Padre! E noi vogliamo con Te santificare il Suo Nome, vogliamo che accada la Sua volontà, non la nostra. Vogliamo partecipare al Mistero eucaristico, per questo recitiamo il Padre nostro poco prima di ricevere la comunione! Solo con l’aiuto dello Spirito trinitario possiamo resistere alle tentazioni e possiamo essere liberati dal male! Mio buon Gesù, grazie che non ci lasci da solo! Scusami quando vivo la materia non come dono, ma come possesso! Amen! 


„Da quando sono diventato cattolico è mia felicità, immeritata e dono di grazia, di non aver mai avuto un solo dubbio sull’origine e la verità divina del Cattolicesimo“ (San Newman, LD XXV 145)


(Wetterezeube, l’11.8.24; 19esima domenica dell’Ordinario) Cara Susanne, caro Andreas, caro Karsten, caro Edward, grazie di cuore per queste importanti giornate a Oświecim - Auschwitz. Credo che sia un'esperienza straordinaria e necessaria per far conoscere ai giovani il terribile evento che ha trovato il suo simbolo più alto ad Auschwitz. Grazie per avermi permesso di porre un certo accento, ad esempio, con la preghiera "Compieta": l'intenzione non era quella di "cristianizzare" Auschwitz, così come non lo è quella di Manfred Deselaers, ma semplicemente di portare il male quasi assoluto davanti al mistero che è Dio, di portarlo come un "asino" che trasporta un messaggio (Dio è amore) che non capisce più e che non  può e non deve capire fino a quando la storia non sarà completa; che una scuola cristiana cerchi anche di farlo cristianamente, è chiaro e anche il nostro così vivace Edoardo non era estraneo a questa prospettiva. Era molto presente nell'incontro per eccellenza del viaggio, quello con Lidia Maksymowicz, che mi ha colpito profondamente! Come la gratitudine possa nascere da un'esperienza di umiliazione è puro miracolo e pura grazia! Il fatto che abbia potuto accettare con gratitudine il semplice gesto di baciare il numero tatuato sul suo braccio da Papa Francesco parla di un'esperienza di religiosità molto profonda. Grazie anche per le conversazioni con Karsten sull'autobus, con Susanne quando abbiamo mangiato insieme a Cracovia - che amo molto in tutti gli aspetti che Monika ci ha fatto vedere - e con Andreas, che si sono intensificati negli ultimi giorni; e anche con Edward, che ha dedicato la sua vita a questo compito di ricordare il male, banale o meno che sia. Vi abbraccio, Roberto PS Parlavo dal mio punto di vista, ma naturalmente anche la meditazione di Moritz (12a) e Dorothea (12b) o i due canti di ieri davanti alla chiesa francescana avevano un'intenzione religiosa e cristiana simile. (Traduzione automatica di DeepL dal tedesco). 

Ancora alcune righe che ho mandato ad un collega: Caro Andreas, grazie mille per l'intervista al signor Oleg Orlov, che ha potuto beneficiare dello scambio di cui si è parlato nella stampa qualche tempo fa. Una volta ho letto una frase di Simon Weil in cui esprimeva esattamente ciò che la prigione fa a qualcuno. Qualcosa di crudele; questo vale per tutti, anche per Orlov, tragicamente per Alexey Navalny e, grazie a Dio, con un lieto fine, anche per Juliane Assange. Eppure mi chiedo a chi e a cosa serva questa intervista: come testimonianza per Orlov? Allora va bene, ma anche se capisco il suo tono aggressivo,  Io non lo desidero per me; ho imparato qualcosa di diverso da Etty Hillesum e anche da Lidia Maksymowicz. Serve per dire che Putin è un dittatore o un autarchico? Lo sapevo già. Non sono uno di quelli che pensa che in Russia ci sia la democrazia, mentre da noi mancherebbe; non è vero, almeno non in questa associazione. Da Hannah Arendt ho imparato a guardare i problemi miei, non soprattutto quelli degli altri, soprattutto se non posso far nulla per risolverli. Se il signor Orlov ha ragione, si tratta di portare Putin davanti ad un tribunale, per esempio, perché non sarebbe il presidente legittimo, ecc. Ma questo lo può solo il popolo russo. Purtroppo ho il sospetto che questa intervista sia un altro tassello del mosaico che molto probabilmente ci getterà nell'abisso, forse già prima di Natale. Tuo, R PS "Inoltre, le invenzioni stanno portando la guerra al limite e le nuove armi eliminano ogni distinzione tra combattenti e non combattenti. Il presupposto su cui si basa il senso del rango del soldato sta quindi cadendo, e il declino delle forme cavalleresche va di pari passo. Anche Bismarck rifiutò la proposta di portare Napoleone III a corte. Non si riteneva responsabile come oppositore. Nel frattempo, è diventata consuetudine condannare la parte sconfitta in una sentenza legale formale. Le controversie basate su tali sentenze sono superflue e prive di fondamento. Le parti non possono emettere sentenze. Continuano l'atto di violenza. Inoltre, eliminano la parte colpevole dal giudizio. Viviamo in tempi in cui è difficile distinguere la guerra dalla pace. La linea di demarcazione tra servizio e crimine è offuscata da sfumature di colore. Questo inganna anche gli occhi più acuti, perché in ogni singolo caso confluisce la confusione dei tempi, la colpa generale". Ernst Jünger, 1951

„A proposito, anche sul fronte russo-ucraino c’è da registrare un terribile inasprimento del conflitto: Mosca ha annunciato di aver usato una super bomba “termobarica” contro i “mercenari di Kiev” che hanno invaso (e proseguono l’avanzata) nella regione russa di Kursk. Solo dieci giorni fa, dopo il viaggio del Ministro degli esteri ucraino in Cina, sembrava più probabile l’apertura di un dialogo e invece agosto, anche questo è un ricorso storico, ha portato un nuovo scenario di guerra. L’annuncio di uno spiraglio di pace possibile scatena sempre la guerra?Papa Francesco, non a caso stamattina all’Angelus, ha ricordato l’anniversario delle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki, invocando la pace per il Medio Oriente, l’Ucraina, il Myanmar e per tutte le altre situazioni di conflitto“ (Banfi, versione odierna).  

Questa è la ragione per cui sono cattolico: perché nostro Signore ha fondato la Chiesa. San Newman, LD XXIV, 355) e quindi non ha fondato le altre chiese con la stessa legittimità con cui è stata fondata la Chiesa romano-cattolica; con ciò non vuol dire che nelle altre chiese non ci sia verità o non ci siano santi; ho sempre considerato persone come C.S.Lewis e Bonhoeffer, come maestri e santi; e quando ho incontrato un monaco copto a Cracovia l’altro giorno gli ho chiesto di benedirmi. Qualche anno fa avevo conosciuto il vescovo copto in Germania e mi aveva regalato la croce vescovile che uso sempre quando tengo un Servizio della Parola…


Abba nostro…


(Sera) (Adrienne, il cielo aperto) Mio caro angelo custode, so che tu con tutti gli altri angeli guardi sempre verso il Dio trinitario che è amore, ma non smetti di preoccuparti per me. Preoccuparti nel senso di aver cura per me! In primo luogo ti chiedo aiuto per riconoscere quei „piccoli“ che vengono protetti in modo speciale dal Padre e che non hanno difficoltà, se non quelle che gli possiamo procurare noi, nel percorso dal Padre al Padre. Ti ringrazio per la tua figlia ed amica Adrienne, a cui è stato donato il compito di vedere il cielo aperto, anzi che ha vissuto tra cielo e terra; io sono molto nel mondo, anche nel nostro mondo trasparente, che è forse regolato dalla „psiche“ (l’inconscio e le sue perversioni), ma anche dall’anima, quella che ci è donata con una certa età per tutto il nostro cammino terrestre e dal corpo, con i suoi bisogni. Io credo di appartenere alla comunione dei santi, anche se certamente sono un „peccatore inutile“, „ricolmo di errori“, che Adrienne mi insegna essere: „coscienti, intuiti e sconosciuti“; lei non parla della psiche come ne parla Etty, ma ora sono entrambe in cielo e mi possono aiutare a comprendere meglio: giustifico con l’inconscio solo i miei peccati o tengo conto di una dimensione „elementare“ che non può essere superata con un atto della ragione o della volontà? Etty voleva essere sollevata in alto, come Adrienne ed anch’io lo voglio, ma per farla breve: non perdermi di vista mio angelo e se faccio cose che non sono giuste, aiutami dandomi la tua mano spirituale. O mio angelo so che sei il mio custode: illumina, custodisci, governa me che ti sono stato affidato dalla Misericordia eterna e divina! Amen! 



(Oświecim, Centro di dialogo e preghiera accanto al campo di concentramento di Auschwitz, il 10.8.24; san Lorenzo, diacono e martire dei primi secoli) L’incontro ieri a Cracovia con Lidia Maksymowicz è stato davvero un incontro con la straordinario; lei è uno dei bambini che ha vissuto nella baracca ad Auschwitz-Birkenau, che abbiamo visitato l’altro giorno ed uno di quei bambini abusati per scopi „scientifici“ dal dottore Mengele. Ha saputo trasmettere la sua esperienza senza alcun ombra di risentimento, e senza censurare nulla, neppure il proprio egoismo di allora, quando si teneva il pane per sé (questo atteggiamento era molto simile a quello più volte descritto da Liliana Segrè). La gratitudine per la mamma, di cui non si ricordava il volto, ma le mani che proibitivamente le davano un po’ di pane; ha saputo trasmettere la sua  esperienza con tanta intelligenza, anche quella di discernere tra lo scopo propagandistico sovietico nell’organizzare decenni dopo l’incontro con la madre, che non aveva smesso di cercarla e la sua gioia di rivederla e il suo rifiuto di offerte di studio da parte sovietica; ha saputo trasmettere tutta la sua gratitudine quando Papa Francesco le ha baciato il tatuaggio del suo numero di Auschwitz, che lei per decenni aveva nascosto sotto un cerotto…alla fine dell’incontro avevo il compito di darle il nostro regalo e quando le ho baciato la mano, dopo aver espresso alcuni pensieri, mi ha tratto a sé e abbracciato con un anima giovane e con un calore che non mi sarei aspettato da una persona così anziana… 

Il re-incontro con Cracovia, con questa città sorprendente e bella, mi ha fatto tanto bene, dopo due giorni di orrore; le mie foto, che ho condiviso in Facebook, danno forse l’impressione di ciò che ho provato; la nostra guida polacca, nata a Cracovia, era davvero brava, molto brava! 

Nel suo libro Manfred Deselaers racconta che si trovava a Mosca quando è cominciato l’attacco all’Ucraina, per la presentazione del libro, di cui ho parlato in questi giorni - come io mi trovavo a Yerevan durante i giorni dell’attacco azero all’Artsakh l’anno scorso. Le persone da lui incontrate non erano per nulla d’accordo con Putin; certo è „solo“ un’ esperienza personale, ma che non volevo tacere…

Abba nostro…

(Oświecim- Droyßig) La nostra guida c’è lo aveva detto che ad Auschwitz sono stati uccisi anche tanti polacchi, sebbene la maggioranza degli uccisi sono stati gli ebrei ed in primo luogo ebrei che venivano dal resto dell’Europa. Tantissimi ebrei polacchi sono stati per esempio uccisi a Treblinka. Nella testimonianza di ieri abbiamo ascoltato Lidia, di cui ho già parlato questa mattina e che probabilmente non era ebrea, ma polacca, una cattolica polacca. Vorrei guardare con i suoi occhi l’orrore di Auschwitz. Occhi non ricolmi di risentimento, sebbene già da piccola ha vissuto in quella baracca in cui si dormiva anche per una notte intera accanto ad un bambino-cadavere, in cui la morte era abituale, così abituale che durante un funerale di una mamma, dopo l’esperienza di Auschwitz, quando era ancora piccola, disse a voce alta e spazientita che non dovrebbero fare tutto quel teatro per la morte di una sola madre. Come è facile manipolare un bambino, ha commentato questa scena. Certamente il suo amore per Papa Francesco me l’ha resa molto vicina, ma è chiaro che io non ho nessuna tentazione a cristianizzare Auschwitz, né una lettura referenziale - l’altro giorno sono ritornato al pomeriggio da solo nel campo di concentramento per andare a trovare le tracce di Etty Hillesum e chi conosce i miei diari sa quanto sia importante Etty per me e non solo la Etty che prega e che vuole salvare Dio, ma l’intera Etty. Prima di partire abbiamo visto la mostra del pittore Marian Kolodziej (1921-2009, numero 432 ad Auschwitz), nella cantina di un monastero francescano, vicino ad Oświecim, che fa vedere come il dramma del figlio dell’uomo e dei figli degli uomini, senza alcuna esigenza di proselitismo, si intrecciano. Le immagini (ho fatto alcune fotografie di interi e di dettagli) rappresentano sia la solidarietà dell’uomo con l’uomo, di Dio con l’uomo sia la catastrofale, più che catartica, rappresentazione dei mostri della fantasia, creati dall’orrore,  un orrore che la nostra guida ci aveva raccontato con tanti dettagli igienici e di cattiveria umana pura.

Ho letto ancora alcune pagine della posizione di Manfred Deselaers sul conflitto in Ucraina; l’analisi è quella del mainstream: c’é solo un aggressore e questo aggressore è Putin; dell’analisi di un professore come Jeffrey Sachs, che chiama con nome e cognome, anche l’altro aggressore, gli USA, non vi è alcuna traccia nel sacerdote tedesco di  Oświecim, e non vi è neppure una parola sulla critica alla logica di Cappuccetto rosso di cui ha parlato Papa Francesco e neppure di una critica ad un espressione imperialista della guerra, anche espressa dal Papa ai suoi confratelli gesuiti. In questo senso la lettura di Deselaers è  geopoliticamente un disastro; allo stesso tempo può approfittare del compito di tutta una vita, per cercare soluzioni non siano solo guerriere al conflitto, ma con una vera intenzione di profezia della pace, pensando un Europa con la Russia non senza di essa. Una delle critiche fatte al papa e che lui abbia detto entrambe le cose e che ciò sarebbe una contraddizione; cioè che è legittimo che l’Ucraina si difenda e che la profezia della pace ha priorità assoluta; vorrei rinviare alle parole di Teresa benedicta a Cruce: "Il mondo è fatto di opposti. A volte è bene che esistano. Attenuarli può significare semplicemente coprirli, e questo non è un bene. In fondo, di questi contrasti non rimarrà nulla. Rimarrà solo il grande amore. Come potrebbe essere possibile altrimenti…?“. Questo grande amore lo vedo molte bene sia nel padre Deselaers che nel collega che difende la posizione di quest’ultimo e che è in viaggio qui con me. PS in queste ore l’Ucraina è passata al contrattacco in territorio russo; come è possibile questo senza il sostegno delle nostre armi? ?  E di fatti l’UE appoggia come legittima questa controffensiva.

L’articolo di N.S. Lyons su volpi e leoni (UnHerd, 10. 8. 24) come modelli per una guida di una nazione, che si riferisce a Machiavelli e Pareto, non mi convince molto; le volpi sono un’immagine per le élite manageriali, che pensano di risolvere i problemi con una tecnica comunicativa, mentre i leoni sono quelli che come Augusto risolvono con la violenza determinati problemi, qui nell’articolo sono quelli provocati da un’immigrazione incontrollata nella Gran Bretagna, regalando così un lungo periodo di pace, etc. Anch’io nel mio diario ho parlato di un possibile Augusto al servizio della „profezia della pace“ (Trump?), ma come una necessità storica, che non dipende da me, non come una legge filosofica. Nella tipologia di N.S.Lyons non vi è alcun spazio per gli agnelli o per l’agnello (penso a Papa Francesco o a quel lavoro non violento da fare nel proprio cuore) e in questo la sua soluzione è inconciliabile con la mia, anche se io non sono disposto a tacere conflitti e problemi reali come fanno le volpi. 

(Oświecim, Centro di dialogo e preghiera accanto al campo di concentramento di Auschwitz, il 9.8.24; Teresa benedicta a Cruce (Edith Stein); Patrona dell’Europa

Nel libro di padre Deselaers ho trovato questa frase importante di Teresa: "Il mondo è fatto di opposti. A volte è bene che esistano. Attenuarli può significare semplicemente coprirli, e questo non è un bene. In fondo, di questi contrasti non rimarrà nulla. Rimarrà solo il grande amore. Come potrebbe essere possibile altrimenti…?“ (Edith Stein); lei si riferiva qui, in dialogo con lui, allo stupore di un ebreo del Consiglio degli ebrei di Westerbork che aveva appena scritto ad un convento perché mandasse rosari nel campo di concentramento olandese; ma in vero la frase vale per tantissime altre domande che abbiamo…anch’io ho pregato un pezzo del rosario ieri nel campo di Auschwitz-Birkenau.

La guida ieri ci ha detto che i deportati anche dall’Olanda sono stati trasportati in Auschwitz-Birkenau a partire dalla fine del 1942, quindi Etty  Hillesum deve essere arrivata li; ieri camminando nel campo l’avevo sempre presente ed anche le foto che ho scattato ho cercato di scattarle pensando a lei…credo che in un certo senso Edith e Etty sarebbero, nella loro opposizione feconda, due ottime patrone dell’Europa, che con l’azione dell’Ucraina l’altro ieri, sta precipitando sempre di più nella catastrofe…

Una ragazza ventottenne, M., che è qui con noi come accompagnatrice, perché nell’università si occupa di questo tipo di visite di classi ad Auschwitz, mi ha chiesto cosa pensassi di quelle famiglie che aveva visto ieri e che erano nel campo di concentramento con i loro bambini piccoli? 

Con i due colleghi che sono qui ho avuto alcuni discorsi profondi, con uno sulla possibile guerra in Europa e con l’altro sulla differenza tra conseguenza ed autoritarismo nell’educazione…

Un ragazzo ieri a tavola mi diceva che oggi non sarebbe possibile Auschwitz, neppure con l’AfD, perché la comunicazione digitale è troppo universalizzata; beh su questo argomento ho tanti dubbi, perché comunicazione, propaganda e censura sono oggi più che mai un problema: e poi siamo davvero in grado di comunicare atteggiamenti problematici, non dico criminali, che ci accadono nella nostra vita reale? 

Abba nostro…


(Oświecim, Centro di dialogo e preghiera accanto al campo di concentramento di Auschwitz, il 8.8.24; san Domenico) Ancora una volta la persona più interessante che ho incontrato qui a Oświecim è il parroco cattolico Deselaers; ieri ho letto un po’ nel suo nuovo libro intervista il capitolo su Maximilian Kolbe e Edith Stein/Theresa benedicta a Cruce e ne ho tratto molto profitto, come anche qualcosa nell’ultimo capitolo su dove sia Dio quando accade il male. Le due guide che ho incontrato in Auschwitz I (il nostro gruppo era diviso in tre gruppi e uno degli altri ha fatto un’esperienza diversa) mancavano di ogni empatia, anche se ovviamente conoscono bene la materia o per lo meno una narrazione della materia. Quella del mio gruppo, mi ha detto subito, che ha paura dell’AfD e quando le ho detto che secondo me non si può fare un paragone, o per lo meno non si può identificare questo partito con il nazismo, non ha preso per nulla sul serio ciò che le dicevo, anzi quando le ho aggiunto che io come italiano non ho molta simpatia per un alternativa per la Germania, mi ha risposto che il disastro di destra è cominciato in Italia. Quindi questa donna suppongo sia sulla linea di Donald Tusk, il premio attuale, che suo, della guida, figlio avvocato, teme non verrà rieletto nelle prossime votazioni; per lo meno ha detto che anche in Polonia (non solo in Italia) ci sarebbe una destra pericolosa, quella del PiS (Mateusz Morawiecki) - lettura questa per nulla condivisa da N.S. Lyons. Il pericolo di destra consisterebbe nel fatto che potrebbero impossessarsi del potere giuridico in un paese (accusa fatta ieri da una collega anche a Trump)…e quindi ricostruire uno stato fascista. A me sembra piuttosto che il problema, come ha detto anche il vice della Harris, Walz, sia nel creare una censura in tutto ciò che il potere dominante „democratico“ considera non democratico. In un dialogo finale ieri sera una ragazza, che tra l’altro ha presentato il difficile workshop sui bambini a Auschwitz in modo molto serio e molto capace, mi ha detto che questa visita le mette paura; io ho cercato di argomentare in primo luogo con Etty Hillesum che ha educato se stessa a non aver paura e non generare odio in se stessa e questo non in un possibile disastro, ma nel disastro; sia il film di Spielberg che abbiamo visto in Bus, le liste di Schindler (in modo particolare la figura psicotico-criminale di Amon Goeth); sia il modo con cui raccontava la guida di Auschwitz I, sia la docente che ci ha guidato nel workshop su Sinti e Roma, hanno creato in me non tanto paura, ma odio: come fermare psicotici criminali (come il medico (Josef Mengele) di questo tipo); ovviamente se avessi potuto, cosa ora impossibile perchè sono tutti morti, ed allora impossibile perché troppo protetti, lo avrei ucciso, uno come Mengele, come autodifesa o difesa delle donne e dei bambini che ha usato ed ucciso „per scopi scientifici“; ucciderlo per vendetta dopo, perché non è stato arrestato, ma è morto di malattia negli anni settanta, non avrebbe avuto alcun senso etico; ma ciò che davvero non voglio è che crescano in me questo tipo di pensieri, che il mio rapporto intimo di lettura con Etty mi avevano educato a non lasciar spazio in me! 

Abba nostro…

(Notte) Mio Dio, qui ad Auschwitz, anche se ora „tutto è compiuto“, mi sono sentito davvero come un asino, che porta un pacco, con un messaggio: Dio è amore, che ne comprende né può pretendere di comprendere, ma che deve essere portato. Amen! 

(Oświecim, Centro di dialogo e preghiera accanto al campo di concentramento di Auschwitz, il 7.8.24) In un certo senso è bene riflettere proprio qui, dove sono stati anche gli ultimi tre papi, i due argomenti che offre Balthasar in „Katholisch“, 70-72, per sostenere il primato di Pietro. Il primo ha un a ed un b. a) Negare questo primato significa negare ciò che annuncia il Vangelo e non solo nel famoso passaggio di Mt 16, che si  può leggere nel cornicione interno della basilica di san Pietro, ma anche per l’apoteosi di Pietro alla fine del Vangelo di san Giovanni, etc. b) Padri e Madri della Chiesa importanti a partire dalla lettera di san Clemente, da quella di Ignazio di Antiochia e da Sant’Ireneo fino ad oggi hanno ripetuto a loro modo quello che Sant’Ambrogio ha riassunto in modo esemplare: „Ubi Petrus, ibi ecclesia; ubi ecclesia vita aeterna“. Ovviamente ci sono principi sovra ordinati come quello della Sanctorum Communio, che trova il suo fuoco ultimo nel si di Maria ed ovviamente ci sono stati abusi durante la storia della Chiesa, ma se si toglie questa testimonianza „materiale“ di Roma, va tutto perso quello che ha voluto Cristo, anche se giustamente il Vaticano II e Papa Francesco cercano di  sottolineare l’importanza della sinodalità, che deriva direttamente dalla „Communio Sanctorum“ secondo me. Ma sinodalità non ha nulla a che fare con „pluralismo episcopale“. Il secondo argomento è l’unità nella Catholica che non è raggiunta da nessun altra Chiesa, nemmeno da quella ortodossa; per questo motivo sono tra le cose più gravi dell’ultimo decennio gli attacchi irrispettosi al Papa; e in questo senso si può dire che il fanatismo e l’affetto irrazionale contro Pietro ha raggiunto la Catholica; come poi qualcuno si possa richiamare a don Giussani o a von Balthasar, per partecipare a questa irrazionalità dell’affetto anti romano mi è del tutto incomprensibile. Questo non significa che su frasi storiche, come quella di Balthasar sull’espandersi di stati fascisti di sinistra e di destra o che su alcune prese di posizione di Pietro (anche di Francesco) non si possa riflettere in modo rispettoso e critico come ha fatto alcuni santi da Ireneo a santa Caterina da Siena ad Adrienne stessa…

Abba nostro…


(Autostrada verso Auschwitz, il 6.8.24; Trasfigurazione del Signore) Nella meditazione questa mattina c’era un pensiero di Balthasar che implica una decisione; il pensiero è questo: la chiave che apre tutti i misteri sulla terra e nel cielo è l’obbedienza amorosa del Figlio. Pur con letture diverse e vite diverse sia Jünger che Balthasar sono uomini obbedienti, come lo è anche Etty Hillesum a suo modo; e in questo senso sono uomini liberi.Tutta l’esistenza, non solo una teologia, si gioca nell’obbedienza come partecipazione all’obbedienza di Gesù. Il mio matrimonio è la forma decisiva di questa obbedienza. 

Il mio collega mi ha fatto conoscere uno storico francese, Emmanuel Todd, che dice cose molto sagge sul conflitto in Ucraina, sul fatto che la guerra è persa (cioè noi l’abbiamo persa) e sul ruolo che potrebbe avere la Germania, una Germania che si emancipa dagli USA, nel terminare questo disastro umano, economico e militare.

Cristina mi ha telefonato e mi ha detto che dopo una lunga malattia è morto suo marito Angelo che avevo conosciuto a Rimini. Io penso che tutta questa sofferenza sarà feconda, anche per la famiglia.RIP

Su una cosa Matt ha probabilmente ragione a riguardo dell’immigrazione, anche per uno come me che si sente di appoggiare la posizione di un’accoglienza integrante del Papa; c’è una storia non riuscita della migrazione - come si vede anche negli eventi inglesi di questi giorni - che non può essere censurata con frasi ad effetto sulla necessità dei migranti per mantenere il nostro livello di vita…Todd parla di questo in riferimento al problema demografico in Cina che non può essere risolto coll’immigrazione…

Abba nostro… 

(Autostrada, pomeriggio) Abbiamo visto (io rivisto) il film straordinario di Spielberg: le listi di Schindler (1993). Ho dovuto pensare al brutale trasporto che mi aveva raccontato Ulrich della sua famiglia, quando arrivarono in Baviera, scappando dall’allora Cecoslovacchia, come una specie di continuità nella brutalità; quello che è successo ad Auschwitz è quasi il male assoluto, mi aveva detto Spaemann, e credo che sia così; allo stesso tempo mi è mancato per tutto il film, sebbene Oskar Schindler sia stato certamente un giusto, lo sguardo misericordioso di Etty, uno sguardo di misericordia che si è esteso fino ai criminali che l’hanno uccisa… 

(Oświecim, Centro di dialogo e preghiera accanto al campo di concentramento di Auschwitz, notte) Alla fine della testimonianza di padre Manfred Deselaers ho detto al gruppo che andavo a dire la „compieta“ nella cappella e che se qualcuno voleva venire, ne sarei stato contento, ma che comunque io l’avrei detta anche da solo; sono venuti più di 10 - non li ho contati - ed alcuni sono rimasti nella cappella anche quando sono andato via. Buona notte! 

Mio Dio, ieri sera Angelo di Cristina ha lasciato questo mondo! Nella preghiera di questa sera, con l’aiuto delle parole di Adrienne, meglio con l’aiuto delle tue parole attraverso Adrienne, mi inviti a dimenticare me stesso e il mio mondo; le persone care in esse posso dimenticarle nel senso che le affido a Te. Pregare significa essere più in Te che in me, più in cielo che sulla terra; è possibile che durante la notte  tradirò questa frase, ma forse mi farai la grazia di esserle fedele in modo che ci sia una reale distanza tra la sfera del mio peccato e la sfera della tua assoluta verità divina; ed anche la dimensione psichica, anche se non dovesse essere peccato, può essere lasciata a distanza se lo desideri: „che la nostra fede sia la verità della nostra vita“ (Adrienne); non dobbiamo abituarci al dolore, ma accettarlo, nella modalità che Tu o Dio prevedi per noi, mettendo a tacere anche la natura che si ribella, tramite il leggero annuncio di ciò che vuoi. Tu sai che io non so soffrire come Konstanze; qui a Oświecim penso anche ad Etty e ad Edith e Maximilian che hanno perso la loro vita per guadagnarne una più grande e sorprendente; proteggi la famiglia di Angelo qui sulla terra. Accogli lui li da Te. Amen! 

(Droyssig, il 5.8.24; primo giorno di scuola) La cosa più difficile per un cattolico che vive nella diaspora, con un numero un po’ più elevato di cristiani evangelicali, è che manca del tutto in loro una cosa che per lui è elementarmente evidente: forma e contenuto si appartengono; forma ecclesiale e contenuto evangelico („la redenzione tramite l’obbedienza perfetta del Figlio fino alla Croce“) sono le due faccia di una stessa medaglia. E questo avvenimento non è una questione archeologica, ma avviene ora attraverso la nostra obbedienza, che è profondamente libertà, quella libertà che ha permesso a Maria, ponendo una domanda di importanza vitale, di dire il suo „fiat voluntas tua“. Per essere un cristiano obbediente e libero non basta l’obbedienza e la libertà del Figlio, noi dobbiamo partecipare ad essa e  non basta neppure un’immediata e pietistica identificazione con l’avvenimento della Croce - sto solo ripetendo Balthasar, in Katholisch 69 -, perché ciò significherebbe ridurre l’atto originario dell’obbedienza del Figlio ad un’onesta ed una giustizia antropologica. Se un mio collega mi scrive che della mia meditazione al collegio professori la settimana scorsa ha compreso questo: „Io ho compreso che uno studente che mi piaccia o meno, che sia bravo o meno a scuola, che si comporti bene o male, io lo tratto con rispetto e giustizia perché sono un cristiano“; beh questo esprime bene la giustizia ed onestà antropologica di cui sopra; ovviamente non è male comportarsi così (anzi a volte a livello operativo basterebbe ciò), ma il cristiano obbediente partecipa a quel mistero di sofferenza, anche nei rapporti scolastici che non è riducibile a quella onestà ed appropriatezza di comportamento. Vita, sofferenza e risurrezione riaccadono oggi! 


Papa Francesco ieri all’Angelus… ha condannato gli “omicidi mirati” e ha rinnovato l’appello per la pace e per la liberazione di tutti gli ostaggi. “Gli attacchi”, ha detto, “anche quelli mirati, e le uccisioni non possono mai essere una soluzione”. Francesco ha ricordato anche le sofferenze del Libano e non a caso. La crisi in Medio Oriente rischia di allargarsi. I missili degli hezbollah continuano a colpire Israele e gli appelli delle diplomazie occidentali ai propri connazionali perché lascino il Paese dei Cedri non fanno certo ben sperare. Il conflitto mediorientale rischia di estendersi.“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


Domani riparto per Auschwitz con la mia classe (12 a); proprio oggi Giuseppe Reguzzoni mi ha mandato un suo articolo su Etty Hillesum di cui vorrei citare l’inizio (l’amico di cui parla sono io) e un passaggio importante dello stesso: „Sono arrivato a Etty Hillesum su indicazione di un amico, che mi ha dato solo due consigli, peraltro facilissimi da seguire: “leggi l’edizione integrale, perché le antologie la ‘teologizzano’” senza mediazioni, e “leggila piano piano”, cioè, “parla con lei”. Ovviamente ne avevo già sentito parlare, ma, come spesso capita, mi frenava il troppo che se ne diceva. E il mio amico aveva ragione con ambedue i suggerimenti.  Alle antologie manca qualcosa e spesso è proprio la dimensione dell’eros a uscirne sminuita. L’edizione integrale in lingua italiana è quella di Adelphi, uscita nel 2012 e ormai divenuta un classico. Leggerla piano non è stato difficile, perché con i diari di Etty vien spontaneo dialogare ed è un conversare a bassa voce, quasi un colloquio d’amore che matura a poco a poco…Davvero bisogna imparare a distinguere per unire, e come lo psicologo non può ridurre l’anima alla dimensione psichica oggetto dell’analisi, così l’uomo di Chiesa non può negare la relativa autonomia della dimensione psichica che è, poi, tra l’altro, una delle conquiste del concilio Vaticano II (e del nuovo Catechismo) con la giusta stima finalmente attribuita alle scienze umane e a quella dimensione della personalità di cui non ci è dato disporre in piena consapevolezza.“ (Giuseppe Reguzzoni, Il Sussidiario); l’articolo di Giuseppe mette anche in risalto la relazione tra sé e l’altro che permette di trovare se stessi nell’altro…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Mi scrive un amica da Basilea, come risposta ad una mia domanda: „Non ci sono tracce di Ernst Jünger nell’archivio HUvB, né nella corrispondenza né nella bibliografia. Compare solo nella biblioteca di HUvB con un saggio in un'antologia (da "Siebzig verweht I": In: Der nahe und der ferne Gott : Nichttheologische Texte zur Gottesfrage im 20. Jahrhundert (Il Dio vicino e lontano: testi non teologici sulla questione di Dio nel 20esimo secolo, 1981), e vB lo cita brevemente in „Apokalypse der dt Seele III“, p. 18. M. Lochbrunner non lo cita nemmeno nella biografia di vB.“ Questo per lo meno è interessante, perché significa che due uomini che io ritegno tra i massimi „camminatori nel bosco“ che io conosca, pur vivendo relativamente uno vicino all’altro, non si sono incontrati o per lo meno non si sono incontrati regolarmente (forse proprio perché erano camminatori nel bosco). Credo che Stefan Hartmann mi abbia detto che B ritenesse J un grande; mi piacerebbe saperne di più. 


 (Dopo la traduzione di  HA, 481) Io non credo che ci siano molti pensatori, anche cattolici, che abbiano compreso questo pensiero di Ulrich, che io  riassumerei così: la ragione che cerca un senso essenziale nelle cose è ancora più „insignificante“ („nulla“) della materia stessa. Perché pur nelle tentazioni, chiamiamole „materiali“ ,ciò che non può mai accadere in questa posizione è che uno sia tentato di sminuire il senso del movimento di finitizzazione dell’essere, visto che ci si può finitizzare solo nella materia; vi è ovviamente in ciò la tentazione di perdere il contatto con la sovraessenzialità, cioè gratuità ontologica dell’essere come dono di amore, ma ciò non è così grave, perché in vero, mi sia permesso di usare il linguaggio teologico: tutti siamo peccatori e solo per grazia possiamo ricevere il dono gratuito e sovra-essenziale dell’essere. Secondo me la metà delle catastrofi che sono successe nella Chiesa e nel mondo a partire dal secolo scorso ha a che fare con questa svalutazione della materia vs la pseudo essenzialità del pensiero. Il diario di Etty Hillesum nella sua integralità è forse uno delle più testimonianze più grandi di cosa possa la materia non essenziale quando si fa guidare dal senso della gratuità del dono di amore, che può accadere dappertutto anche a Auschwitz.

(Sera) „L'amministrazione Biden sostiene di voler "prevenire un'escalation" sia in Medio Oriente che in Ucraina-Russia. Eppure, già a ottobre, Biden si vantava del fatto che gli Stati Uniti potessero alimentare due conflitti allo stesso tempo e si indignava persino all'idea che non potessero farlo. Il mondo sta pagando il prezzo della devozione di Biden ad un atteggiamento guerrafondaio“ (Aaron Maté, X, 5. 8. 24).

Il numero 31 del „cammino nel bosco“ contiene pagine di inaudita verità sul sotto-genere della tecnica, che si chiama propaganda. Il camminatore nel bosco deve opporre resistenza, senza essere scambiato per un criminale: qui Jünger pone un aut aut. E lo pone già nel nostro intimo; in questo è molto simile all’aut aut che pone Adrienne tra peccato e verità. Il nichilismo non è un’altra parola per crimine, anzi dice Jünger il nichilismo non è crimine, piuttosto una fuga dal crimine. Dobbiamo stare attenti ad ogni forma di trasformazione del criminale in un eroe. “È importante che il camminatore nel bosco non solo si differenzi chiaramente dal criminale nella sua morale, nel suo comportamento di lotta, nella sua compagnia, ma che questa differenza sia viva anche nel suo essere interiore. Egli può trovare la cosa giusta solo dentro di sé, in una situazione in cui gli insegnanti di diritto e di diritto costituzionale non gli forniscono gli strumenti necessari. Dai poeti e dai filosofi impariamo piuttosto ciò che deve essere difeso“ (Ernst Jünger).

(Sera) Mio Dio la tua serva Adrienne mi insegna un „accesso alla verità“ che a me sembra duro, ma a cui, con il Tuo aiuto, vorrei rimanere fedele! Anche lei parte da dove non possiamo non partire: „Non siamo che peccatori erranti e in cerca“. Mentre il Figlio che ci hai mandato è la verità! Anche la via alla verità, ma questa non è una formula di compromesso. Su cosa possiamo contare per arrivare alla verità? Sulla preghiera del Tuo Figlio quando era qui in terra, certo anche ora in cielo, ma sulla terra è stato fatto in tutto come noi, tranne il peccato, ma per un eccedenza è diventato pro nobis „peccato“. Non posso pregare, dice Adrienne, e poi fare cose che non sono in accordo con il fatto che Tuo Figlio è la verità. Ma di fatto facciamo sempre così, più o meno intensamente; non dovremmo abbandonare il nostro atteggiamento di preghiera, ma lo facciamo.  Giuseppe ha scritto oggi: „come lo psicologo non può ridurre l’anima alla dimensione psichica oggetto dell’analisi, così l’uomo di Chiesa non può negare la relativa autonomia della dimensione psichica“. È così o Padre, Padre della nostra psiche e della nostra anima? Adrienne crede che noi dobbiamo avere la „presunzione“ di potere essere interamente inclusi in Cristo. Cioè che tutto possa essere integrato nel suo servizio. Io non so, credo che ci sia un elementarità di cose psichiche e materiali che non possono essere ignorate, ma prendo sul serio la sfida di Adrienne nel senso che prego con il Figlio qui sulla terra ed ora nel cielo: „sia fatta la Tua volontà“! Se non lo facessi, non crederei più in Te! Questo significa: Tu puoi creare la verità dove prima c'era il peccato (Adrienne)! Lo puoi perché sei salito sulla croce! Ti prego per mia moglie Konstanze, che prima non stava bene e per la mia classe che il prossimo anno dovrà affrontare la maturità! Amen!  


(Wetterzeube, 4 Agosto;  18esima domenica dell’Ordinario; curato di Ars) Ieri abbiamo fatto una passeggiata nel bosco nuova, partendo dall’Ospedale di Eisenberg, andando verso l’autostrada, che collega Monaco di Baviera con Berlino, e che abbiamo attraversato su un ponte fatto per pedoni e poi sottopassato in un tunnel, che certamente non è sorto li per caso, ma per i camminatori nel bosco; le foglie delle querce in questa macchia forestale non erano ammalate e vecchie come quelle della grande e secolare quercia nella pianura alluvionale vicino a casa, delle quali avevo parlato qualche giorno fa; è bello passeggiare con Konstanze perché lei ha un senso dell’orientamento nelle città e nei boschi imparagonabilmente più preciso del mio e così sono bastate poche parole di un guardaboschi,  incontrato per caso, per trovare questo percorso che ci ha permesso di superare due volte il grande ostacolo dell’autostrada. 


Ieri sera ha catturato la mia attenzione un film di Pietro Germi, „Il ferroviere“ uscito l’11 agosto del 1956, presentato in concorso al nono Festival di Cannes; il regista e personaggio principale, il ferroviere Andrea Marcocci, pur nella differenza tra realtà e finzione, mi ha ricordato mio padre, che ha amato il lavoro del ferroviere, del macchinista (all'inizio del film dice con grande orgoglio al figlio: Macchinista del R 48), anche di rapidi che collegavano l’Italia del Nord, ma in primo luogo mi ha permesso di riflettere sul lavoro  e sulla famiglia negli anni 50, quelli dei quali don Giussani sapeva che la forma cattolica era in crisi, forse anche una crisi necessaria: la mamma, Sara Marcocci (Luisa Della Noce) è una figura centrale che sa ricollegare la Gestalt (figura, forma) della famiglia, e che riconosce il peso della Gestalt del lavoro del marito; il film comincia e finisce con il Natale; all’inizio questa festa non ha la forza comunionale che ha l’incontro tra amici dopo il lavoro, ma alla fine simboleggia la rappacificazione della famiglia, che il lavoratore-ferroviere ha diviso con la sua impulsività e violenza; il piccolo Sandro Marcocci (Edoardo Nevola), attraverso gli occhi del quale sono visti tanta parte dei drammi familiari del film, è una figura davvero convincente di bambino e di narratore dell'amore gratuito, nel quale il senso dell’unità familiare non è solo forma. La figlia Giulia (Sylvia Koscina) lotta per trovare una Gestalt di se stessa passando attraverso un matrimonio imposto con Renato Borghi (Carlo Giuffré), che impara ad amarla sebbene Giulia lo abbia tradito con un altro, con un altro che non ha sostanza; la figura di Giulia fa comprendere anche la necessità del lavoro delle donne per arrivare ad una propria „Gestalt“. Alla guida del rapido i macchinisti non erano da soli, ma in due e l’amicizia tra lo scapolo Gigi Liverani (Saro Urzì) e lo sposato Andrea, mi ha fatto venire in mente tante storie di amicizia che mi aveva raccontato mio padre (per esempio con un suo aiuto-macchinista, che aveva problemi con il vino e a cui è rimasto fedele fino al letto di morte, morte avvenuta tanti anno dopo aver smesso il mestiere), che come Andrea, è passato attraverso il dramma dell’uccidere uno che si butta sotto il tuo treno; il rapporto con il figlio maggiore di Andrea, Marcello (Renato Speziali), come anche quello con la figlia  Giulia, è conflittuale, ma forse anche perché un lavoratore non sa usare il „logos“ come desidererebbe la mamma Sara. Alla fine, dopo una lunga malattia che porterà alla sua morte nel giorno di Natale, ci sarà la riconciliazione con tutti. Non vi è alcuna figura di sacerdote nel film, quasi come un assenza della Chiesa nell’accompagnare i lavoratori e la loro famiglia; insomma una Chiesa che c’era negli anni 50 ma che non centrava; i sindacati non ne escono bene, sono piuttosto responsabili della „causa generale“ e non della vita concreta dei lavoratori, così che Andrea, totalmente orgoglioso di guidare un rapido e avendo perso il suo lavoro per un errore grave (non ha visto un rosso), fatto dopo aver ucciso quel giovane che si era buttato sotto il treno, ma che non ebbe conseguenze perché l’aiuto macchinista se ne è accorto in tempo, ad un certo punto per riavere il suo lavoro, durante uno sciopero, guida di nuovo un rapido, anche se il vecchio amico cerca di impedirglielo; nel quartiere appaiono poi le scritte: „Marcocci è un crumiro“, viste ancora una volta attraverso gli occhi del piccolo Sandro; Andrea abbandona la famiglia, ma proprio dal piccolo Sandro, con l’aiuto di Gigi, viene scoperto in un locale e riportato dagli amici e poi dalla moglie. La figura dell’oste (Amedeo Trilli), dove si incontrano gli amici dopo il lavoro è del tutto geniale, perché è servizio ai lavoratori ed incorpora la dimensione della gratuità dell’amore, offrendo il vino quando la situazione lo richiede…Ars lunga, vita brevis, così smetto qui, anche se ci sarebbe tanto da dire sul ruolo del lavoratore nel sistema ferroviario, sistema che in quegli anni si è potuto sopportare solamente perché tante storie di amici lo hanno reso sopportabile…e perché si tratta di un lavoro che ha davvero una „Gestalt“ (una Gestalt di uno che guida una macchina che si muove nei binari, in un movimento così bene ripreso da Germi)…


Ciao Roberto bellissimo questo ricordo di Pietro Germi; Il Ferroviere è uno dei film di più grande successo, che poi si consolidò con altre pellicole neorealiste e, in una seconda fase, con commedie amare. Ho qualcosa in comune con Germi nel fatto che fosse socialista riformista, socialdemocratico, e navigò a lungo fuori dal mainstream ideologico del tempo. In questo film, come in tanti altri, intuì la trasformazione sociale anche nella classe operaia, la mancanza di riferimenti alla fede popolare, già negli anni 50, era un dato di fatto che la stessa Chiesa si rifiutava di ammettere, ma che di grazia Papa Giovanni intuì. Un regista pasoliniano, la trasformazione antropologica che ha radici più lontane di quelle che comodamente vogliamo pensare più recenti. Buona domenica !


Abba nostro…

 
PS Ho appena visto che questo diario è stato aperto 800 volte. 

(Pomeriggio) "Una persona potrebbe pregare nella sensazione di essere schiacciata dal peso del quotidiano, di essere sepolta sotto una montagna caotica di cose..., ma dovrebbe sapere che Dio è un nemico del caos, molto più che fa un mondo e un ordine da ogni caos, un cosmo creativo" (Adrienne von Speyr, Gebetserfahrung (esperienza di preghiera), 1965 (2024), 14). Quello che la dottoressa, teologa e mistica svizzera esprime per il piccolo teatro del mondo, vale anche per il grande teatro del mondo. Proprio a partire da qui si potrebbe tentare di scrivere qualche accenno di una teologia e di una filosofia della storia che tenga conto delle tante „narrazioni“ che girano per la rete, sia a livello di affermazioni storico scientifiche sia a livello satirico.  Il compito di un impero dovrebbe essere quello di creare ordine nel mondo, cosciente della „secondarietà“ del suo operare nei confronti dell’operare di Dio. Se fosse davvero cosciente del sua „secondarietà“ (Ulrich, Brague), allora non si esprimerebbe a livello „sferico“, cioè con la convinzione di essere il centro attorno a quale gira la realtà nella sua interezza, ma a livello „poliedrico“ (Papa Francesco), quindi con la coscienza di essere solo uno dei punti che tiene unita la grande figura del teatro del mondo. Questo atteggiamento poliedrico mette in crisi in primo luogo la dialettica tra democrazia ed autocrazia; non si tratta di equiparare i due sistemi; anche semplicemente per il fatto di essere nato e vissuto in democrazie, questo è certamente il sistema che sento come mio e non ho alcuna particolare simpatia per dittatori. Detto questo le narrazioni dei particolari si trova sempre in uno scontro ermeneutico. Facciamo un esempio: Baschar Hafiz al-Assad; è il presidente siriano responsabile dell'attacco chimico sulla regione della Ghuta, vicina a Damasco, compiuto nell'agosto del 2013, dove morirono un numero imprecisato di civili? Determinate università e determinati giornalisti dicono di no, altri dicono di si. Il padre Dall’Oglio è stato rapito e forse ucciso il 29 luglio del 2013, quindi non ci si può riferire a lui per dare una risposta ai fatti di Ghuta, anche se il grande gesuita sicuramente non aveva simpatia per Assad e da questo se ne potrebbe dedurre un certo giudizio. Un altro esempio: Muammar Muhammad Abdassalam Abu Minyar al-Gaddafi o Muʿammar Muhammad Abdassalam Abu Minyar al-Qaddhafi, che aveva un rapporto di amicizia con Giulio Andreotti, era un fattore di caos o di ordine nel paese da lui governato? Probabilmente anche per lui le narrazioni si dividono. Comunque a parte gli esempi particolari, direi con un sguardo d’aquila, cioè dall’alto, che gli interventi „democratici“ degli USA o della Francia non hanno contribuito ad un ordine, ad un „cosmo creativo“; quando Viktor Orbán, ripreso in X anche da Robert F. Kennedy Jr., dice che oggi la Cina ha una politica diplomatica di pace, mentre gli Stati Uniti e l’Eu hanno una politica guerriera, coglie probabilmente nel segno; questo non legittima l’atteggiamento probabile di Xi Jinping nei confronti delle minoranze nel suo paese, ma rimane il fatto che sembra essere una posizione meno caotica e più ordinata di quella neocon statunitense e degli schiavi-alleati europei. Avrei altre cose da dire, ma è domenica e vorrei riposarmi…


(Dopo) „Per alcuni, il Concilio di Nicea è una reliquia polverosa nel deposito della tradizione della Chiesa - al massimo di interesse per gli archivisti della storia del dogma. Ma questo è miope. Il primo Concilio ecumenico dimostra che le controversie non devono necessariamente portare allo scisma, ma possono essere risolte sinodalmente. Tuttavia, possono essere necessari decenni perché i chiarimenti sinodali vengano recepiti da tutta la Chiesa. La decisione dottrinale di Nicea sottolinea anche che non si può parlare di Dio senza la persona e la storia di Gesù Cristo, perché il Logos divino si è incarnato in lui. Questo contorno cristologico della fede in Dio è oggi messo in pericolo da un "cristianesimo senza Cristo" che cerca di dimostrare la propria rilevanza sociale attraverso appelli morali e politici. In un documento pubblicato di recente dalla Conferenza episcopale tedesca si legge: "Solo il 32% dei membri della Chiesa cattolica è d'accordo con l'affermazione: "Credo che esista un Dio che si è fatto conoscere in Gesù Cristo"". Questo crepuscolo di Dio e la dimenticanza di Cristo intra muros ecclesiae è allarmante - e non è una buona testimonianza della fatica dell'evangelizzazione e del segreto disprezzo per la catechesi nella teologia e nella Chiesa. In contrapposizione a ciò, l'anniversario del Concilio di Nicea offre lo spunto per riflettere nuovamente sulla rilevanza per la vita della fede nell'unico Dio, che è in sé la relazione di Padre, Figlio e Spirito. Invece di navigare speditamente nei venti postmoderni del tempo, un ritorno ai dogmi cristologici potrebbe contribuire al rinnovamento della teologia e della Chiesa.“ (Jan-Heiner Tück, Communio 53 (2024), 4/2024). 


(Sera) Padre, Tuo Figlio è disceso da noi, „per morire come uomo sulla Croce“ (Adrienne); noi ci ribelliamo a questo, apertamente o nascostamente, e cerchiamo un’altra „gloria“; ma tutta la gloria, tutto il sempre di più che è, lo sei Tu, l’interezza della Tua Parola, del Tuo Logos passa per questa salita sulla Croce; Tuo Figlio è vero Dio e vero uomo, ma proprio in questo „è più che umano“; è il Figlio dell’uomo, ma nessun uomo può dire ciò in questa solennità e nobiltà con cui Gesù usa questo termine. Tu sei il „Tutto di Dio“, che è infinitamente di più di ogni nostro tentativo di condivisione, vicinanza, tenerezza e misericordia. Questo sempre di più, non è qualcosa di impreciso, imparo dalla Tua figlia Adrienne. Non vi è nulla di più sicuro, certo e determinato di questo sempre-di-più; tutto il resto, anche il volto bellissimo di una donna, è destinato, considerato  solo umanamente, ad un sempre-di-meno; la concretezza della gioia trinitaria è un sempre-di-più, una sorpresa sempre nuova; attimo ed eternità sono due termini che in Te si usano l’uno per l’altro con una medesima connotazione; noi facciamo solo dei pezzetti di qualcosa, tu invece nel Tuo Logos porti tutto al compimento sempre nuovo e sorprendente. Ti prego Padre per tutti quei pezzi di guerra per cui prega il Papa, Ti prego per la mia cara moglie, Ti prego per Michele e Michela e per i loro bambini, Ti prego per le persone che incontrerò domani nel primo giorno di scuola con i ragazzi e le ragazze. Amen!  



(Wetterezeube, il 3.8.24) Perché andiamo alla Santa Messa per lo meno ogni domenica? „Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!“ (Gv 6, 35: Ἐγώ εἰμι ὁ ἄρτος τῆς ζωῆς· ὁ ἐρχόμενος πρὸς ἐμὲ οὐ μὴ πεινάσῃ, καὶ ὁ πιστεύων εἰς ⸀ἐμὲ οὐ μὴ ⸀διψήσει πώποτε.). Quindi cosa dobbiamo fare? Delle opere di Dio? Ma questo non è possibile, dice con chiarezza Balthasar nel suo commento. No, dobbiamo venire a lui e credere. È la fede un’opera? „La fede è dedizione perfetta al Dio che opera, non operazione umana“ (Balthasar, Luce della Parola). La Gestalt del lavoro è importante, ma in senso stretto (cioè teologico) solo Dio lavora e Colui che Egli ha mandato. Allo stesso tempo però: „L’immagine fondamentale di Dio è Gesù Cristo, che non conosce brame, ma è un puro dono di sé, secondo questa immagine originaria è creato l’uomo“ (ho cambiato un po’ la traduzione ottima di Sommavilla, questa volta). Quindi la gratuità del dono di sé, non è qualcosa di impossibile, visto che siamo creati ad immagine di questo avvenimento primo: il dono dell’essere come amore gratuito! Poi è chiaro che umanamente si possono comprendere tante cose: la voglia di un’acqua che non ci faccia più andare a prenderla al pozzo con fatica (cf. Gv 4,15) o una certa sicurezza nel deserto o nel cammino nel bosco: un po’ di mangiare alla mattina e alla sera…In questo punto si innesta la frase di Paolo: seguendo Gesù dobbiamo abbandonare „l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli“ (…τὸν παλαιὸν ἄνθρωπον τὸν φθειρόμενον κατὰ τὰς ἐπιθυμίας τῆς ἀπάτης: Ef 4,22). Non tutti i desideri sono negativi per Paolo, ma i desideri ingannevoli sono quelli che portano al peccato e alla separazione da Dio. Questi desideri sono ingannevoli perché promettono soddisfazione e felicità, ma in realtà portano alla schiavitù e alla morte spirituale. La chiamata di Paolo è quella di rinnovare la mente e vivere secondo lo Spirito, dove i desideri sono allineati con la volontà di Dio e portano alla vera vita e libertà. 

ἐπιθυμίες (epithymias):

  • Deriva dal verbo "ἐπιθυμέω" che significa "desiderare, bramare".
  • Il termine "ἐπιθυμία" è usato frequentemente nel Nuovo Testamento e nella letteratura greca per indicare desideri forti, spesso connotati negativamente quando sono contrari alla volontà di Dio.

ἀπάτη (apatē):

  • Significa "inganno, illusione".
  • Questo termine implica non solo l'idea di essere ingannati, ma anche l'illusione autoindotta, una falsa percezione della realtà. 

Tutto ciò mi sembra molto importante, ma rimane la questione aperta se il desiderio di una certa sicurezza nutritiva nel deserto o nel bosco sia legittima? Se noi non andiamo solo nel bosco, ma anche alla Santa Messa confessiamo che abbiamo bisogno di un pane di un altro tipo, quello che Giovanni chiama ὁ ἄρτος τῆς ζωῆς; non si tratta di un pane che prolunga un po’ di più questa vita: „l’estrema intenzione di Dio non è di conservare in vita un po’ più a lungo questa mortalità, ma di dar loro {al popolo nel deserto}, come dirà Gesù, il pane celeste per la vita eterna“ (Balthasar). Siamo quindi invitati ad avvicinarci all’immagine originaria di Dio che è Cristo stesso, un Cristo che non conosce brame, né politiche né di altro tipo. Alla fine del giorno ci verrà chiesto se abbiamo fatto questo, non se abbiamo interpretato bene i segni del tempo! 


In un messaggio vocale Adrian mi fa un’obiezione importante, che comprendo: Dobbiamo esaurire le possibilità della politica e della guerra (regole per una guerra giusta) per non finire in un'utopia che non può far nulla per cambiare la brutale realtà. Allo stesso tempo la posizione del Santo Padre (la guerra è sempre un errore) non è utopica, ma viene sorretta da un enorme lavoro diplomatico. Comunque io non credo di sostenere una posizione utopica, se no non prendere su di me il compito di leggere Ernst Jünger. 


Io vengo, su questo punto, dalla scuola di Leonardo Sciascia, è penso che lo scambio di prigionieri - in riferimento a quello accaduto in questi giorni tra la Russia ed alcuni paesi occidentali (USA, Germania…) faccia parte di una legittima azione politica e diplomatica, tanto più che io non credo che i miei opponenti ed avversari siano i soli cattivi. Per quanto riguarda la liberazione dell’“agente russo“ o del „killer del Cremlino“, Vadim Krasikov, dovrei saperne di più, cosa che invece non so. Per il giornalista statunitense  Evan Gershkovic e per la sua famiglia, non si tratta solo di un prolungamento della vita mortale (vedi sopra la mia meditazione), ma di evitare 16 anni di carcere russo…


Kamala è stata nominata oggi con un "voto virtuale" senza aver inserito una sola posizione politica sul suo sito web. Solo una biografia personale, sollecitazioni di raccolta fondi e merchandising. È davvero una candidata "storica", storica per la scioccante mancanza di controllo a cui è stata sottoposta“ (Michael Tracey, X, 2.8.24).


In riferimento alla mia lettera di ieri: Caro Roberto,

ho mandato la tua risposta all'amico, che mi ha scritto quello che ti copio.

"Mi libero, dunque, dalla tentazione che aveva parvenza di affezione e amore.

Ringrazia molto il tuo amico.

Una raddrizzata  è, nella vita, un grande dono.

Non speculo, tuttavia, mi stringe il cuore il pensiero del dolore che Gli procuriamo. A Lui e a Sua Madre.

Grazie infinite".

Buon lavoro

Alver


Abba nostro…! 


(Sera) Questa frase di Ernst Jünger, che commento velocemente è da brividi, ne ho tenuto conto anche nella predica che ho tenuto nel Servizio della Parola: "Nel cammino nel bosco bisogna fare i conti con crisi in cui né le leggi né le consuetudini possono resistere...Quando tutte le istituzioni diventano dubbie o addirittura disdicevoli e persino nelle chiese si sentono preghiere pubbliche non per i perseguitati ma per i persecutori, allora la responsabilità morale passa all'individuo o, meglio, all'individuo ancora intatto...Queste sono esperienze... l'uomo è dentro una grande macchina progettata per distruggerlo. Ha anche dovuto imparare che ogni razionalismo porta al meccanismo e ogni meccanismo alla tortura, come logica conseguenza... L'origine della nobiltà sta nel fatto che essa forniva protezione - protezione contro la minaccia delle bestie e dei demoni. Questo è il segno distintivo della nobiltà, e risplende ancora nella guardia che fa passare di nascosto un pezzo di pane ad un prigioniero. Questo non può andare perduto e il mondo vive di questo. È sui sacrifici che si basa.“ (Ernst Jünger, il cammino nel bosco, 1951, numero 30). Io credo che il „popolo santo di Dio“ di cui parla Papa Francesco, sia fatto di tanti piccoli camminatori nel bosco; tanti piccoli camminatori nel bosco fanno un popolo, mai una massa o un collettivo. La Chiese aiutano i persecutori, invece che i perseguitati, ogni volta che fa ideologia, invece che aiutare i singoli bisognosi, anche tanti piccoli perseguitati…il Papa non ha mai dimenticato la „martoriata Ucraina“, pur sapendo che si tratta di un conflitto imperiale…


Preghiera. (Ispirazione da Adrienne, Peso della parola di Dio). Mio Dio, non è per nulla importante e non hanno nessuno peso le mie chiacchiere che chiamo preghiera. Se rimangono in me alcune delle tue parole, allora ciò basta. Ti chiedo di liberarmi dai desideri ingannevoli; Ti chiedo di saperTi ricevere nell’Eucaristia, come pane di vita eterna. Ti chiedo di essere un camminatore nel bosco, nel santo popolo di Dio, Ti chiedo di non fidarmi della „machine“, solo di usarla, per quanto serva al servizio del nostro essere missionari. Ti prego di credere che Tu con il Tuo Logos universale e concreto, sai creare una reale vita nuova! Fammi cominciare lunedì la scuola, il mio ultimo anno scolastico, come un incipit vita nova! Portami vicino, meglio dentro la fonte originaria del dono dell’essere come amore gratuito. Fai che la Tua parola respiri in me! In noi! Fai che l’Amen non significhi; beh adesso Ti ho dato un po’ del mio tempo e ora sono libero per i cazzi miei! Amen è una transizione, in modo che l’atteggiamento ultimo di preghiera, la fiducia nel Padre che impariamo da Gesù nella trasmissione dello Spirito Santo, sia presente sia se lavoriamo sia se vediamo un film sia se dormiamo. Ti prego per la famiglia dei miei amici! Ti prego per e con il Papa. Ti prego per David e Johanna; per Ferdinand; Ti prego per Maria di Mestre; per Maria di Casale Monferrato; per Maria Sole, per Marie e per Sara… Amen



(Wetterzeube, il 2.8.24) Preghiera per la luce della verità. „Mio Dio, riconosco che Tu puoi illuminare le mie tenebre, e che soltanto Tu lo puoi. Desidero che si faccia luce nelle mie tenebre. Non se Tu lo vorrai, ma il fatto che Tu lo puoi ed io lo desidero, è sufficiente per giustificare la mia preghiera. Sin d’ora prometto che con l’aiuto della Tua grazia, che imploro, abbraccerò tutto ciò che, alla fine, sarò certo essere la verità. E con la Tua grazia riuscirò a non ingannare me stesso, a non lasciarmi portare a seguire ciò a cui inclinerebbe la mia natura, anziché quello che la ragione approva.“ Amen! (San Newman). 


L’apostolicità della Chiesa è uno dei termini usati dal „Credo“- cioè io credo, noi cattolici crediamo che ci sia una successione apostolica, storicamente intesa, una successione apostolica che nella Chiesa cattolica-romana e in quella ortodossa è più visibile nella sua forma originaria, senza mettere in discussione la santità e il carisma di singole persone delle chiese protestanti: Karl Barth o Dietrich Bonhoeffer e neanche quella di comunità, come quella a cui dobbiamo le „ Herrnhuter Losungen“ , tanto per  fare tre esempi; queste realtà hanno dato e danno luce a migliaia di persone. L’elemento petrino fa parte di questa successione storica ed apostolica, che è una struttura che tiene insieme una molteplicità di carismi, di missioni, di compiti, di stili teologali e laicali incalcolabile; senza di esso, che è servizio di amore e non dominanza, l’unità voluta da Gesù nella preghiera sacerdotale (Gv 17) è in pericolo. Nel matrimonio in Chiesa di David e Johanna un pastore luterano, da questo punto di vista, ha assunto la funzione di un sacerdote cattolico ed apostolico; apostolicità che la parrocchia cattolica a Stoccarda-Feuerbach non ha saputo assumere, cioè non ha saputo collegare l’amore di David e Johanna alla forma e all’avvenimento originario della fede; la presenza di Konstanze e mia e quella di altri che sono legati alla Chiesa una-apostolica-cattolica di Roma, ha supplito a ciò che nel pastore luterano, che è stato bravissimo, manca a livello oggettivo. Il che non significa che non vi siano pastori luterani che non siano davvero molto fedeli alla Chiesa voluta da Gesù Cristo! PS La frase citata da Balthasar: „L'esigenza di preservare la parola apostolica rompe l'esigenza di mantenere la comunione con l'episcopato storico della Chiesa in caso di emergenza“ (Peter Brunner) è molto profonda e dovrebbe essere pensata in profondità, come anche quella, dello stesso autore, che dice: „I cristiani non sono d'accordo sul contenuto normativo di questa parola apostolica e su un'amministrazione sacramentale orientata a questa norma… Per questo le Chiese sono divise“. La figura di San Newman ci ha fatto vedere quale cammino deve e può essere fatto per abbracciare la verità nella sua interezza e lo ha fatto senza alcun trionfalismo, anzi con grande discrezione e amore per la verità. 


Vorrei rinviare alla mia meditazione pomeridiana sul capitolo 29 del „cammino nel bosco“ di Ernst Jünger, che offre una prospettiva per mediare (cioè tenere insieme in un’opposizione feconda) da una parte la frase vera: „ogni guerra è una sconfitta“  (...Papa San Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI, Papa  Francesco) e la possibile lotta armata del camminatore nel bosco; „sulla nave“ (simbolo della civilizzazione moderna) ogni guerra è una sconfitta, ma ci possono essere situazioni per cui il camminatore del bosco combatte anche con le armi, ma per l’appunto nel bosco, non sulla nave! Un esercito come quello israeliano non è un esercito nel senso del camminatore del bosco; è un esercito „sulla nave“, che come la Titanic ti da la sensazione dell’imbattibilità, ma è per l’appunto solo un’apparenza. Alle volte basta un solo camminatore nel bosco per mettere in crisi un esercito: Ernst Jünger fa un esempio successo all’esercito di Napoleone. E poi sulla nave ci si fida totalmente della tecnica, ma questa può fallire, come fece notare N.S. Lyons in riferimento all’insuperabile „muro“ israeliano, che è stato invece superato da un paio di terroristi; non ho le conoscenze storiche sufficienti per decidere se non si trattasse in quel caso di camminatori del bosco piuttosto che terroristi…quindi lascio la cosa in der Schwebe e uso il termine della narrazione che li vede come terroristi. 


Fino ad ora nella traduzione di „Homo Abyssus“ (sono arrivato alla pagina 478), che dovrà essere rivista nella sua interezza, ho tradotto „ragione“ come alcunché di positivo, come intelletto-in- cammino, mentre intelletto, come qualcosa di negativo e statico; l’importante è non perdere di vista che la ragione, il comprendere per Ulrich è un’attività-in-cammino, forse anche nel senso del „camminatore nel bosco“ di Ernst Jünger; filosofia non è la capacità di sapere come funziona la nave (l’esempio è di Jünger, che pensa alla Titanic), ma di come muoversi nel bosco.

„Quest'anno il tema del Meeting di Rimini è "Se non siamo alla ricerca dell'Essenziale allora cosa cerchiamo?" ed è una domanda quanto mai attuale, che rappresenta una sfida a vivere pienamente questi tempi in cui tanta incertezza ha preso gli esseri umani, bloccandone le potenzialità. Vi è una affermazione di Emily Dickinson che affronta bene questo tema. Dice: ”Ma c’è dell’altro? Oltre all’amore e alla morte? Allora dimmene il nome”. E' la tensione che vibra nel cuore, questo guardare per intercettare quell'altro, quell'essenziale di cui tutto ha bisogno per essere, di cui io ho bisogno per vivere pienamente!“ (Gianni Mereghetti) - il tema è davvero bello, anche se la parola „essenziale“, come sa chi conosce la filosofia di Ulrich e i miei commenti, è una grande tentazione!  C’è il rischio di  essenzializzare l’essere, invece che di comprenderne come dono la dimensione quotidiana della „piccola via“. 

„Una cosa che trovo "strana" è che ogni volta che c'è una grande escalation in Medio Oriente, come quella che si sta verificando in questo momento, i principali attori politici statunitensi si eccitano moltissimo, perché sperano che questo porti alle loro apocalittiche profezie bibliche“ (Michael Tracey, X,1.8.24).


Abba nostro! 


(Pomeriggio) Nella mia meditazione questa mattina per tutti gli insegnanti ho commentato questo passaggio della Lettera ai Romani: „4 [1] Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne? (κατὰ σάρκα;) [2] Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere (ἐξ ἔργων ἐδικαιώθη), certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 

[3] Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia (Ἐπίστευσεν δὲ Ἀβραὰμ τῷ θεῷ καὶ ἐλογίσθη αὐτῷ εἰς δικαιοσύνην.). 

[4] A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito;  (κατὰ χάριν ἀλλὰ κατὰ ὀφείλημα·) [5] a chi invece non lavora (opera), ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 

[6] Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere (ὁ θεὸς λογίζεται δικαιοσύνην χωρὶς ἔργων·): 

[7] Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate (Μακάριοι ὧν ἀφέθησαν αἱ ἀνομίαι)

e i peccati sono stati ricoperti; 

[8] beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto 

il peccato! (ἁμαρτίαν.)“ - Ho detto in breve: sono partito dall’opera del lavoro che ho paragonato ad una „statua“, quindi ad una „Gestalt“ (figura); nella Gestalt è salvata l’idea di unità, ma anche quella della molteplicità dell’approccio (la statua può essere vista da diverse posizioni); il lavoro è una figura unitaria, non nella modalità della causa ed effetto (abbiamo approfondito al tavolo con una collega questo punto), ma per l’appunto in quella della „Gestalt“. Ho parlato brevemente del mio lavoro trentennale nel sistema scolastico tedesco; di questo posso gloriarmi ma non di fronte a Dio („ἔχει (Abramo) καύχημα· ἀλλ’ οὐ ⸀πρὸς θεόν“). Ovviamente nel lavoro vi è la dimensione del salario che ci si è guadagnati; questo non è come un dono (κατὰ χάριν). Ma quale  è lo specifico di una scuola cristiana, con la quale essa sta o cade: ὁ θεὸς λογίζεται δικαιοσύνην χωρὶς ἔργων·! Dio ci proclama giusti senza le opere, ma in forza della fede; ho detto che in questa regione la fede è un atto che qualcuno deve vivere in modo vicario per altri, ma vi è un passo che possiamo fare tutti insieme: accreditare a nostra volta la giustizia senza un calcolo delle opere, per quanto cIò è possibile nell’ordine scolastico (compito della dirigenza scolastica è che non cadiamo nell’anarchia), perdonare le iniquità con simpatia e gratis. Senza questo amore gratuito non siamo più collaborando a alla costruzione di una scuola cristiana…


(Verso sera) Sono andato a fare qualche passo fino alla quercia vicino al fiume, in mezzo alla „Aue“ (pianura alluvionale), visto che abbiamo avuto anche oggi un collegio professori infinito, dove si sta seduti per ore: le foglie della quercia erano stanche e vecchie, mentre quelle del Gingko, qui nel giardino, sono ancora di un verde scuro lucente ed anzi alcune sono ancora come se fosse primavera.  


Questo passo dal „cammino nel bosco“ ci offre un giudizio notevole per la profezia della pace, per il „senso necessario dell’essere“ (Ulrich) implicito in essa: "Inoltre, le invenzioni stanno portando la guerra al limite e le nuove armi aboliscono ogni distinzione tra combattenti e non combattenti. Il presupposto su cui si basa il senso del rango del soldato viene così a cadere, e il declino delle forme cavalleresche va di pari passo. Anche Bismarck rifiutò la proposta di portare Napoleone III in un tribunale. Non si riteneva responsabile come oppositore. Nel frattempo, è diventata consuetudine condannare la parte sconfitta in una sentenza legale formale. Le controversie basate su tali sentenze sono superflue e prive di fondamento. Le parti non possono emettere sentenze. Continuano l'atto di violenza. E sottraggono anche il colpevole al suo tribunale. Viviamo in tempi in cui la guerra e la pace sono difficili da distinguere. La linea di demarcazione tra servizio e crimine è offuscata da sfumature di colore. Questo inganna anche gli occhi più acuti, perché in ogni singolo caso confluisce la confusione dei tempi, la colpa generale". (Ernst Jünger, 1951); in vero è sorta anche l’abitudine di condannare la parte non ancora sconfitta e che probabilmente non sarà sconfitta (sto pensando a Putin, non a Netanjahu), quasi che noi che lo combattiamo non fossimo una delle parti in conflitto. Per la questione del conflitto tra Israele e la Palestina e l’intervento del tribunale internazionale dell’Aia forse le cose stanno diversamente, perché in questo caso il tribunale non è una delle parti in gioco, né sembra che in questo caso serva una delle parti in gioco. Ma mi piacerebbe che qualcuno giuridicamente più preparato di me desse un giudizio. Ciro? 


(3.08.24) Ecco la risposta di Ciro Sbailò nella mia bacheca in Fb: „caro Roberto. Ora dirò cose che si sanno, ma forse è utile ripeterle. L’efficacia delle decisioni della corte penale internazionale è subordinata all’adesione dello Stato al trattato di Roma. Intendo lo stato in cui si è consumato un presunto crimine. La Palestina ha aderito. Ma è uno stato a riconoscimento limitato. In ogni caso la condanna riguarda la singola persona, non l’istituzione o il paese. Certamente si tratta sempre di condanne politiche. La sconfitta di Napoleone III si colloca nell’età vestfaliana. Quando il politico poteva essere imprigionato, ma non processato. Non processarlo. Perché lo ius ad bellum era sacro come anche lo ius in bello: tabù delle vittime civili. Poi quel mondo è tramontato. Già nel 1918 il Belgio proponeva di processare il Kaiser. Vittorio Emanuele Orlando inorridì. Carl Schmitt dirà poi che quella pretesa segnò la fine dello ius publicum europaeum. Poi con Norimberga crollo tutto. La razionalizzazione politica della guerra è durata meno di tre secoli. Quindi le cosiddette nuove guerre sono antichissime. La giustizia politica prima della pace in Vestfalia era la norma, non l’eccezione. Ho ragionato finora tenendo presente la Corte penale internazionale. Ora si pronuncia anche il tribunale internazionale. Qui non ci sono grossi problemi. Suoi tratta di decisioni che riguardano le controversie tra gli Stati. Quindi non giustizia politica, ma semmai diritto internazionale. Non si condannano penalmente le persone. Mentre effettivamente la Cpi pone seri problemi. Un conto è punire, altro è condannare. La condanna segue il giudizio. Che deve essere non predeterminato. Per definizione. Se l’esito è noto allora è punizione, non condanna. Saddam Hussein fu punito e solo apparentemente condannato“ (Ciro Sbailò) - molto interessante mi sembra la differenza tra „punire“ e „condannare“…


PS Mi ha scritto un amico: „Naturalmente so che tu non approvi la brutalità della guerra. Il mio punto era questo: L'idea di "guerra giusta" va di pari passo con delle regole chiare. Quindi, se questa idea scompare dal mondo, scompariranno anche le regole che la accompagnano. Ciò che rimane non è un'utopia senza guerra, ma la guerra: nuda e brutale, senza una coscienza colpevole per la violazione di regole che, per ipotesi, non possono esistere“. - Gli ho risposto: „Penso che tu abbia perfettamente ragione; e non ho una soluzione immediata; al momento sto riflettendo su una frase del „Cammino nel bosco“ che credo debba essere meditata: "Inoltre, le invenzioni stanno portando la guerra al limite e le nuove armi aboliscono ogni distinzione tra combattenti e non combattenti…etc“. Ernst Jünger, 1951 - Per mantenere la differenza di Jünger tra "essere sulla nave" (Titanic) ed "essere nel bosco", ciò significa che dobbiamo riformulare le vecchie regole della guerra giusta per una lotta nel bosco, perché nulla è comprensibile sulla nave che affonda. R



Caro Alver, 

grazie per il profondo quesito del tuo amico! Cerco di avvicinarmi ad una risposta. In primo luogo mi sembra un momento di verità il dire che noi pensiamo più alla sofferenza degli uomini che a quella che provochiamo a Dio, ma è anche vero che non è possibile - non lo dico solo per una questione dogmatica, ma per un desiderio oggettivo del cuore - dire che Dio soffrirà per sempre; Dio è gioia ed è esso stesso sorpreso dalla gioia, scrive Adrienne von Speyr. Detto questo ci sono alcune cose da precisare nella formulazione del quesito stesso: 1) Balthasar non ha mai detto né mai scritto che l’inferno è vuoto, ma che spera sia vuoto. Sono due affermazioni del tutto diverse! 2) Le esperienze nell’inferno di Adrienne non sono meno terribili di quelle provate e viste dai pastorelli di Fatima. Solo che Adrienne, a differenza di Dante e dei pastorelli, non vede persone, ma effigi. 3) Una visione non è mai libera dall’interpretazione del vedente stesso, per questo abbiamo bisogno della Chiesa come giudizio ultimo di autenticità (anche Adrienne ha avuto bisogno del padre confessore, Balthasar). 4) Quello che vede santa Brigida mi sembra essere un’esperienza del „Sabato santo“, in questo senso è da intendere l’“ulteriormente“ del quesito del tuo amico: Gesù non soffre solo sulla Croce, ma anche nella discesa all’inferno. Nella sua prima lettera, che mi scrisse Balthasar nel 1978 ,- io gli avevo chiesto se Dio potesse essere sommerso e sconfitto dal dolore del mondo - egli mi disse che ciò non è possibile, perché Dio dall’interno ha assunto su di sé  e ha superato tutto il dolore del mondo (passato, presente e futuro). Speculare su un inferno pieno a livello di gnosi è una tentazione! 

Tuo, Roberto 

(Sera) Mio Gesù, quando eri sulla terra non eri un altro da quello che sei da sempre: il Figlio del Padre! Lo Spirito Santo è testimone del vostro dialogo, che noi possiamo appena immaginare, sebbene nessuna parola tra voi vada persa, perché il „tra“ di voi è „nella“ completa unità che sei, Mio Dio! Quando eri sulla terra parlavi con il Padre senza cercare le parole, dice la mia sorella grande, Adrienne (Esperienza di preghiera, 11-13); quando tu racconti al Padre cosa è accaduto nel tuo giorno, l’amore che hai provato per lui e l’amore che lui ha avuto per te, questo è tutto molto naturale. Come avete parlato dentro la Trinità, così avete parlato quando eri sulla terra, che è anche nella Trinità, perché Tu come figlio dell’uomo ci porti nella Tua preghiera, ci insegni a dire Abba! Se io penso alla mia collega Ines che è stata operata, Tu ci hai già pensato prima di me, perché tu porti tutta la realtà e tuti noi in essa al Padre! Che consolazione sapere che c’è un Padre nella ed oltre la follia di questo mondo! Per partecipare al dialogo d’amore trinitario non c’é bisogno di aggiungere nulla (nessuna nostra preghiera privata), basta quello che la grazia, che ci dai in modo sovrabbondante, provoca in noi! Anche il Tuo pane è un nutrimento che ci fa partecipare all’amore che sei, mio Dio! So che stai portando tutti al Padre, sia coloro che credono in modo diverso da me, sia chi non crede  e non vi è alcuna forzatura in ciò! Perché tu sei „Interior intimo meo, nostro“! Invita nella tua preghiera, Konstanze che ha lavorato tanto in questa settimana, mia mamma che è caduta e che si è sollevata dopo aver superato il panico, come una vera camminatrice nel bosco, per parlare come si esprime il mio fratello Ernst! Invita Gigi nella Tua preghiera, Renato e Lucio che ieri ha compiuto 72 anni e Alver che mi ha scritto ponendomi un quesito di un suo amico sull’impossibile sofferenza per sempre del Padre! Amen! 


(Wetterzeube, l’1.8.24; Alfonso Maria de Liguori;  72.esimo compleanno di Lucio Brunelli) Il mese di preghiera che ho voluto passare con Newman sarebbe terminato, ma ci sono ancora due appendici nel piccolo libro a cura di Padre Blehl, S.J.,  che vorrei condividere, per poi dedicare al santo inglese, una novena a partire dal 30.09. Guidami luce benevola. „Guidami, o luce benevola, tra le tenebre che mi circondano, guidami Tu! La notte è buia, io sono lontano da casa, guidami Tu! Sostieni il mio cammino; non chiedo di vedere l'orizzonte lontano; un passo alla volta e ciò che mi basta. Non sono sempre stato così, né ho pregato perché Tu mi guidassi. Amavo fare le mie scelte e conoscere il cammino, ma ora guidami Tu! Amavo i giorni vistosi, nonostante le paure, l'orgoglio dominava la mia volontà: non ricordare più gli anni passati. La Tua potenza mi ha benedetto per così lungo tempo, senza dubbio essa mi guiderà ancora, attraverso lande, paludi, rocce e torrenti fino a quando la notte sarà trascorsa; e con il mattino, tornerà quel sorriso angelico che per tanto tempo ho amato, ma che per un po' avevo perso.“ Amen! - Il camminatore del bosco non ha mai bisogno dell’ „orizzonte lontano“. Io credo che quell’alternanza di tempi di cui parla qui Newman, spesso la viviamo nella giornata o nella settimana che stiamo affrontando! 


Adrian, che mi ha mandato un messaggio vocale in riferimento alla mia meditazione di ieri, pur nel grande consenso, mi ha fatto notare due cose che vorrei riprendere. Lui non userebbe la parola „genocidio“ per quello che succede in Palestina, perché pur essendo un’azione inaudita nella sua brutalità non mira ad uccidere tutto il popolo palestinese; nel diario non l’ho quasi mai usata, proprio per questo motivo; ieri un po’ acriticamente ho ripreso il giudizio di Aaron (!) Maté. Adrian poi non rinuncerebbe totalmente all’idea di guerra giusta, perché potrebbe essere un „assegno in bianco“ a persone e dittatori totalmente brutali; anch’io penso che si debba tenere conto di questo argomento, se penso alla brutalità dell’attacco azero-turco all’ Artsakh. In genere, però, penso con il Papa, che al cospetto della brutalità delle armi che si possono oggi usare, che la „guerra è sempre una sconfitta“; vedo, ma forse lo sovra-interpreto, nel volume nono dell’opera omnia di Ernst Jünger un movimento di pensiero in questa direzione. 


„Vendetta chiama vendetta. Israele uccide il capo politico di Hamas con un missile a Teheran. L’Iran prepara una risposta contro Tel Aviv. La tensione sale al massimo livello dal Libano allo Yemen. Blinken: ora serve una tregua immediata a Gaza“ (Avvenire di oggi)


Renato si è fatto pensieri sulle „mie fonti“ di cui avevo parlato l’altro giorno. Mi ha inviato a sua volta un articolo di Alain Finkielkraut, che in riferimento alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi a Parigi, in un intervista a „Le Figaro“ dice: „Sono rimasto molto colpito dalla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Non pensavo fosse possibile fare qualcosa di peggio dell'Eurovisione, cioè qualcosa di più osceno e di più conformista… il genio francese era evidente per la sua assenza…dov'erano il gusto, la grazia, la leggerezza, la delicatezza, l'eleganza, la bellezza stessa?“ PS Quello che non avevo scritto l’altro giorno è che io leggo con regolarità la „Frankfurter Allgemeine Zeitung“, che ha quasi sempre un giudizio di verso dal mio e non solo sulla guerra e con una certa regolarità „Der Freitag“, che è diciamo la variante tedesca del „The Guardian“. 


Quello che scrive Balthasar sulla „Scrittura“ (Katholisch, 65-67) appartiene ai suoi insegnamenti che mi hanno sempre convinto e che ho cercato di insegnare ai miei ragazzi e alle mie ragazze negli ultimi anni del liceo. La „sola scriptura“ è un’astrazione luterana; il Logos di Dio è in primo luogo Cristo, la Scrittura da testimonianza di esso, in modo latente nell’AT e in modo presente nel NT. Forse si può usare l’immagine di Origene, della Bibbia come „corpo“ del Logos. Nel processo che ha portato al canone attuale, la Chiesa non può essere vista come contrapposizione alla Bibbia, anzi è criterio di giudizio vivo di ciò che è Sacra Scrittura e di ciò che non lo è. Eucaristia e Parola si appartengono e fecondano a vicenda. Ad un certo punto Balthasar in parentesi fa un paragone con il rapporto sessuale tra uomo e donna; lo spirito dell’uomo si serve del corpo, come il teologo si serve della bibbia; il corpo non cambia nel rapporto sessuale e la donna sa che lei si vuole donare solo a questo corpo (dice Balthasar); in vero quello che si può fare con il corpo è ben poco, senza lo spirito; in fondo solo la fecondazione ha conseguenze che durano negli anni; a livello pornografico si può esercitare un corpo a dare prestazioni che non sono quelle reali; è possibile che se uno impara bene il kamasutra possa ottenere qualche risultato più coinvolgente, ma il mito dell’orgasmo che fonda un rapporto per sempre è per l’appunto un mito; il corpo non è libero dalla sua dimensione kenotica, anche se ovviamente ha più esigenze di quello che concederebbe un bigotto. Il paragone è interessante in sé, ma è vero che una lettura della Bibbia senza lo Spirito sarebbe solo il ripetersi di racconti fin troppo noti per alcuni, e che non dicono nulla per la maggioranza…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Collegio professori fiume. Il merito di queste sedute è quello di vedere il lavoro enorme che viene fatto nella scuola, e, cosa propria alla Gestalt del lavoro stesso, si tratta di un lavoro molteplice: una figura, una statua non può essere vista solo da un lato, ma anche dall’altro e da dietro o davanti…Per quanto riguarda l’influsso esterno, cioè dei burocratici e politici della scuola, abbiamo oggi potuto assistere ad una delle tante follie: non si può più insegnare il russo in Sassonia-Anhalt (chiaramente il russo ha a che fare con Putin, di Dostoevskij non si sa nulla) nella scuola ed ovviamente vengono offerte scuole di „democraticità“. Uscendo nel parcheggio una collega della Turingia, mi ha detto che non vorrebbe mai insegnare in Turingia perché presto sarà premier B.Höcke (che sarebbe quindi il suo capo). Le ho detto che quattro anni di governo lo rimpiccioliranno (se ha ragione lei); mi ha risposto che questo non sarebbe stato il caso di Trump; mi chiedo, qualora abbia ragione: come mai non le sorga la domanda: perché è così? Si tratta di una manipolazione digitale della classe media come forse pensa Ciro o si tratta di un cosciente no di questa medesima classe media ad élite governative con cui ci si rispecchia sempre di meno? 


Morti in Gaza e una testimonianza di due medici. Hanno Hauenstein, che scrive per „Der Freitag“ (1.8.24), per il giornale israeliano „Haaretz“   e per „Guardian“, cita un dato del ministero della salute di Gaza, confermato dall’UNO! Si tratta di 39.000 palestinesi e palestinese uccisi; un altra fonte parla di 186.000 morti. Mi limito a citare la testimonianza di due chirurgi statunitensi, Mark Perlmutter e Feroze Sidhwa: „„abbiamo visto una fila di bambini, soprattutto adolescenti, a cui avevano sparato alla testa. Sono morti lentamente, per poi essere sostituiti da nove vittime, anch'esse colpite alla testa.“ I due chirurghi statunitensi hanno trascorso due settimane a marzo come volontari presso l'ospedale di Chan Junis a Gaza. In un testo pubblicato di recente sulla rivista statunitense „Politico“ i due scrivono di persone prese di mira alla testa dalle forze militari israeliane, del personale dell’ospedale senza forza, della cronica carenza di cure e della paura costante.“(H. Hauenstein, Der Freitag, 1.8.24). 


(Dopo) Il capitolo 29 del „cammino nel bosco“ credo sarebbe stato un capitolo che sarebbe piaciuto al Padre Paolo Dall’Oglio SJ, che aveva previsto, pagando con la sua vita, anche la possibilità di una resistenza armata; nel 1951 Ernst Jünger considera come reale la possibilità di uno scontro tra gli eserciti tedeschi, quello della Germania federale e quello della Germania comunista e quindi pensa ad una forma di resistenza, forse anche di sabotaggio (in questo senso uso la parola con un significato positivo, non in quello negativo previsto da Peguy) insomma una forma di resistenza in cui i soldati rifiutano di spararsi l’un contro l'altro. Si tratta di una resistenza armata, ma il camminatore nel bosco non combatte  come si fa la guerra „sulla nave“ (rimando a quello che Jünger ha scritto sulla Titanic, come simbolo della civilizzazione),  ma per l’appunto come si fa nel bosco, forse in una situazione che si sarebbe potuta pensare per l’Artsakh, quando è stato aggredito dagli azeri. Questa è una situazione diversa da quella in cui mi trovo ad agire io, ma almeno un pensiero mi sembra importante poterlo ereditare:  abbiamo bisogno alle volte delle maschere, perché nella follia generale (il divieto di insegnare il russo da noi) ci si deve nascondere e aspettare il punto in cui il nemico è debole per poter fare resistenza in nome della libertà, di una libertà anche partecipativa, per quanto riguarda il lavoro. Potrebbe essere anche un capitolo che piacerebbe a N.S. Lyons. 


(Sera) Mio Dio, mio Padre, mio Fratello ed Amico, mio Signore, mio Spirito Santo, non ho tanta voglia di dire solo delle parole, ma di partecipare a quel vostro dialogo così concreto, a questo vostro dialogo trinitario di amore così concreto che tutto ciò che accade nel mondo non ha niente di concreto se non partecipa ad esso; ho voglia stasera, chiedo stasera di partecipare a questa gioia e a questa sorpresa che siete voi, che è il vostro dialogo che sono le cose che fate, sono le cose che fai Tu mio Dio, uno e trino; la quotidianità della scuola è ricominciata e così anche il ritorno dell’ uguale, e così in questa preghiera Ti chiedo di partecipare alla sorpresa, che la realtà vista dal Tuo punto di vista è, a quella pienezza che solo Tu puoi dare, a quella pienezza che è vera pace, vero amore, vera forza e vera lotta; sii presente come amore in questa sera a scuola, in queste ore in cui Konstanze è ancora lì con i genitori della sua classe, sii presente dalla mia mamma a Casale, dagli amici, sii presente Tu come novità! Anche per l’intercessione della mia sorella più grande, Adrienne (Cf. Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera, edizione tedesca 1965: Gebetserfahrung, 9-10), che mi ha ispirato con le sue parole. Amen! 


(Wetterzeube, il 31.7.24; SPN) Inno di lode. „Al Santissimo sia lode nell'alto dei cieli, e dal profondo degli abissi sia resa lode a Lui, meraviglioso in ogni sua parola, sicuro in ogni sua azione. O amorevole sapienza del nostro Dio! Quando tutto era peccato e vergogna, un secondo Adamo venne a lottare per la nostra redenzione. O amore sapientissimo! Hai fatto sì che quella carne e quel sangue che in Adamo erano caduti, tornassero a lottare nuovamente contro il nemico; e lottando vincessero. E che un dono più grande della grazia purificasse la carne nel sangue: la presenza di Dio, Egli Stesso, nella sua essenza divina. O amore generoso, che facendosi uomo a favore dell'uomo, ha sconfitto il nemico, e ha patito una doppia agonia come uomo per il bene dell'uomo. E nascostamente nell'Orto degli olivi, e poi dall'alto della Croce, ha insegnato all'umanità come soffrire e morire. Al Santissimo sia lode nell'alto dei cieli, e dal profondo degli abissi sia resa lode a Lui, meraviglioso in ogni sua parola, sicuro in ogni sua azione“ (San Newman, dal „Sogno di Geronzio“). 


Alcune date importanti su SPN: è nato nel 1491 in un paese Basco (nel castello presso Azpetia); in Manresa (Catalogna) fa nel 1522 un anno di penitenza; vicino al fiume Cardener ha avuto un’illuminazione che ha dato forma a tutta la sua vita; nel 1523 va come pellegrino in Terra Santa; il 15.8.1934, insieme ad alcuni amici (Pietro Fabro; Francesco Saverio,…) in Montmartre fa voto di povertà, verginità e missione in Palestina;  il 27.9.1540 vi è un primo consenso vaticano, per mano di Paolo III, alla Societas Jesu; nel 1549 la Compagnia di Gesù viene resa, da una bolla pontificia, indipendente dai vescovi locali; il 30.7. 1556 ha ricevuto l’estrema unzione ed è morto da solo, come anche Adrienne, al primo mattino a Roma nel 1556. 


La Chiesa come madre. Già nel 1975 Balthasar ci faceva vedere come mai è difficile per l’uomo odierno pensare sul serio alla Chiesa come madre, poi si è aggiunta la difficoltà di avvenimenti che accadevano già allora, ma di cui forse abbiamo ora molto più coscienza, a riguardo degli scandali di pedofilia, comunque già gli elementi indicati da Balthasar bastano; se l’atto della generazione non è più voluto come Gestalt, ma è un atto casuale/causale è difficile che uno comprenda la dimensione numinosa (divina) di esso e se la nostra concezione sessuale diventa sempre più „mono-sessuale“ sarà difficile comprendere la dimensione materna del sesso; filosoficamente si tratta di una perdita della dimensione della sovraessenzialità nella materia. Questa dimensione fa comprendere il motto mariano: „prius concepit mente quam ventre“. Non è che la dimensione fisiologica del ventre non sia importante, ma dobbiamo ricuperare quella personale (mente) in modo che tutto il nostro essere, dalla vetta spirituale all’inconscio sia a disposizione del Dio che è amore. Penso che Balthasar non abbia preso sufficientemente sul serio l’inconscio perverso e polimorfe, ma penso anche che vi sia una dimensione dell’inconscio ancora più profondo, come quella che questa notte, aveva presente la festa di SPN e mi appiccicava ad alcune date della sua vita e al rapporto che esse avranno con me, se Dio vorrà che vivo, nei prossimi anni: non so se sarò vivo, penso di no, al cinquecentesimo anniversario della morte di SPN, ma forse al cinquecentesimo del voto di Montmartre o al primo assenso di Pietro III alla Compagnia nel 1540… Vedremo. Ora concentriamoci sul punto importante:  non vi è alcun cattolicesimo senza la dimensione del ringraziamento, del ringraziamento per il dono gratuito dell’essere e per la redenzione dal peccato! 


Aaron Maté e Michael Tracey (X, ieri) pensano che la nuova versione di „America first“ debba essere interpretato come: “finanziare un sacco di guerre all'estero e cercare di fare un sacco di cambi di regime”.


Abba nostro…


(Pomeriggio) L’anno scolastico è cominciato con una ora e mezza del consiglio professori di religione - in vero nella mattina si erano già incontrati chi guida la scuola (modulo allargato), tra cui mia moglie che ha la responsabilità della scuola media (dalla settima alla nona classe).


Sulla questione degli insulti. Il camminatore nel bosco non deve aver paura e non ha paura di essere da solo e non vuole alcun sconto argomentativo. Ma ovviamente non vuole neppure essere insultato e tanto meno ricevere l’accusa di insultare, quando difende solo il proprio „Selbstsein“. Faccio un giro più ampio nell’argomentazione, ma poi ritorno al concreto. Parto da un’osservazione del „cammino nel bosco“ del 1951 (28): „Ciò che spaventa è il modo in cui i concetti e le cose cambiano spesso volto da un giorno all'altro e hanno conseguenze diverse da quelle previste. Questo è un segno di anarchia“ (Ernst Jünger) - si può usare la parola „svolta“, „democrazia“, „pace giusta“, „guerra per difendersi“ in modo del tutto diverso, per questo io sono rimasto fedele alla formula di Papa Francesco: „profezia della pace“. Per discernere in questo labirinto anarchico e nichilistico abbiamo bisogno di criteri forti: la „maggioranza“ non è un criterio forte. „La maggioranza può allo stesso tempo aver ragione ed agire ingiustamente“; è difficile distinguere dove ci si muove nel giusto e dove si contribuisce ad aumenta la violenza. Ovviamente il giudizio che un aggressore non ha il diritto di occupare il paese di altri è giusto e che, per usare un’espressione di Leon Bloy, citata da Jünger, non si può andare dall’avvocato mentre tua madre viene violentata, ma bisogna difendere la mamma; tutto ciò è giusto. Quello che non è giusto, ma è una propagazione della violenza, è chi pensa la guerra con il criterio di  Cappuccetto rosso. Se ha ragione il professor Jeffrey Sachs non è vero che non vi è stata una provocazione e che l’unico aggressore due anni sia stato Putin; da due anni amici nella mia bacheca in Facebook mi continuano a ripetere le stesse cose (l’altra variante è che non parlano più con me) ed in modo tale che insultano la mia intelligenza, non prendendo mai, nemmeno come ipotesi di lavoro, la posizione contraria alla loro ermeneuticamente sul serio; questo è un insulto pratico ed un’incapacità ermeneutica che ti farebbe voglia di dire loro: non siete all’altezza del discorso che faccio, mi insultate con la vostra ignoranza e non perché non mi facciano sconti argomentativi. Ma io devo procedere con la coscienza del camminatore del bosco, che non si troverà mai a suo agio in un collettivo. Cerchiamo di capire, ripetendola in avanti (oggi 2024), questa frase di Ernst Jünger:  “È un'immagine strana: una singola persona o addirittura molti individui singoli che si difendono dal Leviatano. Eppure è proprio qui che il colosso è a rischio. Bisogna rendersi conto che un numero esiguo di persone veramente determinate può diventare non solo una minaccia morale, ma anche una minaccia reale. In tempi tranquilli, questo si vede solo nei criminali... Se ora il rapporto si inverte, nel senso che le autorità diventano criminali e le persone legali si ribellano, possono avere effetti incomparabilmente maggiori” (Ernst Jünger, Der Waldgang (il cammino nel bosco), 1951, 350-351). Non siamo più nella Cecoslovacchia di Vaclav Havel con il suo fruttivendolo che mette nel negozio un cartello di protesta anti comunista; siamo qui e il Leviathan ha il volto dei grandi fabbricanti di armi, e di tutti quei politici che pensano il loro rapporto con il mondo in modo sferico e non poliedrico. Ieri ho accennato alle mie fonti, almeno una cosa dovrebbe essere chiara: le mie fonti sono molteplici, (marxiste, conservatrici, cattoliche…) a differenza del mainstream che è monolitico e violento. Chi pensa che ci sia un solo lupo cattivo fa un errore ermeneutico tremendo e purtroppo neppure la voce del Papa è bastata perché cattolici, anche intelligenti, cambiassero il loro modo ermeneutico, figuriamoci la voce del camminatore del bosco che scrive questo diario…Purtroppo quasi nessuno ha compreso che abbiamo bisogno di un’interpretazione allargata del reale e che Ernst Jünger esprime così: „“La posizione media conosce sempre due minacce {non una}: ha il vantaggio, ma anche lo svantaggio di entrambe le cose {di un ermeneutica dell’entrambe-le-cose}. Coloro che sono caduti in difesa di mogli e figli in una situazione disperata, anche se disarmati, sono ancora poco visti. Anche la loro morte solitaria diventerà nota. È un peso nella bilancia. Dobbiamo fare in modo che non si ripeta lo spettacolo della costrizione che non trova risposta” (Ernst Jünger, ibid.; osservazioni mie tra {}). Oggi la costrizione che non trova risposta è quella del mainstream che interpreta la guerra come il frutto di un solo lupo; l’unica obiezione a questo potrebbe essere nel caso di un genocidio, come sta accadendo in Palestina, ma anche qui si dovrà tenere conto del 7 Ottobre 23; comunque è vero che nei genocidi, a differenza della guerra, uno dei contraenti è infinitamente più potente dell’altro; questo non vale per la proxy war in Ucraina, per cui la frase della morta solitaria in difesa dei propri cari non può essere usata solo per la „martoriata ucraina“. Questa è certamente martoriata, perché una grande parte della sua terra è coinvolta in questa tragedia, ma gli attori cattivi della tragedia non sono solo i russi; non voler comprendere questo, almeno come ipotesi di lavoro,  significa non comprendere nulla della „profezia della pace“ richiesta da Papa Francesco! In questo senso il camminatore nel bosco ha preso del tutto sul serio la richiesta del Papa alla sua Fraternità e chi invece rimane fedele all’ermeneutica del solo lupo cattivo, non capisce nulla del Papa ed in genere di quella posizione media di cui parla Jünger. Non la mia posizione „apocalittica“ è estremista, lo è invece estremista e fanatica, guerrafondaia, la posizione del mainstream democratico…


(Wetterzeube, il 30.7.24; 16esimo anniversario del ritorno al Padre di Andrea Aziani) Due preghiere per una morte felice. „Possa Egli sostenerci lungo l'intero giorno, fino al momento in cui le ombre si allungano e scende la sera; quando l'operosità del mondo si placa, la febbre di vivere svanisce, il nostro lavoro è giunto al termine. Possa allora Egli, la Sua misericordia, concederci una dimora sicura, un santo riposo e, infine la pace“. Amen. *** „Mio Signore e Salvatore sostienimi, quando verrà l'ora, con le forti braccia dei Tuoi sacramenti. Fa che le parole dell’assoluzione vengano pronunciate su di me, che l'olio santo segni e sigilli la mia persona, che il Tuo corpo sia il mio cibo. Possa io ricevere il dono della perseveranza e morire, come ho desiderato vivere, nel segno della Tua fede, nella Tua Chiesa, al Tuo servizio e nel Tuo amore. Amen.“ (San Newman) - prego lo stesso anche per me e per i miei cari; spero che „oggettivamente“ accada così come dice San Newman, ma „soggettivamente“, cioè quanto io possa percepire tutto ciò, dipende da Dio! 


La frase di Andrea, di fare tutto per Cristo, è possibile solo nella Chiesa, se no si tratta di un pietismo di un altro tempo o di sentimentalismo del nostro (love is love). Domani ricomincia la scuola; chiedo che Andrea e il giovane Carlo mi/ci accompagnino in questo ultimo anno scolastico (ultimo per me). 


Non so quanto sia importante cosa facciano le masse, perché di  fatto esse non hanno più alcun potere. Forse l’ultima volta che lo hanno avuto è stato nella rivoluzione del 1848. Forse questo è il motivo per cui eventi di massa come il campionato europeo di calcio o ora le Olimpiadi non mi dicono nulla. Si tratta di vivere nel „qui ed ora“ come ho detto ieri in dialogo con Jünger, ma per far questo basta viaggiare in autostrada da qui a Stoccarda o a Monaco o andare a fare la spesa in un supermercato, non è necessario guardare tutte le stronzate che guarda la massa…Quello che mi colpisce nel popolo dell’Angelus a Roma con il Papa è la gioia; si tratta della piazza più gioiosa del mondo. È possibile che Taylor Alison Swift (13.12.89), come abbiamo visto l’altro giorno a Monaco di Baviera, in vero abbiamo visto solo una massa di giovani che andavano nella collina di fianco allo stadio olimpico (e poi qualcuno il giorno dopo nella sala della colazione dell’hotel Leonardo), faccia vibrare il terreno e per un momento gioire migliaia di persone, ma non so quanto duri quella gioia…al tavolo della colazione ho visto solo qualche giovane triste…


C’è una tensione ultima tra Stato e Chiesa; gli Stati non sono quasi mai al servizio della profezia della pace (e legittimano sempre l’impegno per la guerra contro l’unico cattivo, cosa che non era vero nemmeno per Hitler o come una vendetta per un torto subito come in Gaza in questi mesi ed ora in Libano), se non nel caso che un Ciro o un Augusto si imponga; poi ci sono altre tensioni, come quelle descritte nell’ultimo documento vaticano sulla dignità infinita; io ho fatto una scelta: sto con la Chiesa sempre, anche se cerco di non cadere in forme di irrigidimento, perché Dio è amore/tenerezza, vicinanza, misericordia. 


“Quando gli Stati Uniti e il Regno Unito sabotarono l'accordo di pace Ucraina-Russia di Istanbul nel 2022, Hillary Clinton sostenne che Washington avrebbe invece trasformato l'Ucraina in un nuovo Afghanistan per dissanguare la Russia.

- In una dimostrazione di subordinazione e assenza di dignità morale, nessuno dei leader dell'UE si è opposto”. (Glenn Diesen, X, 29.7.24)

“Oggi l'Ucraina è già peggio dell'Afghanistan. La gente continua a morire qui, i diritti umani sono stati distrutti qui, è impossibile lasciarla. Le persone che vanno a lavorare vengono mandate al fronte e i cimiteri sono stracolmi”. (Diana Panchenko (Sanzionata da Zelenskiy. Giornalista dell'anno in Ucraina. Conduttore televisivo), X, 29.7.24)


Con ragione Balthasar parla del carattere silenzioso e kenotico dei miracoli. A me non piacciano i miracoli spettacolari, in primo luogo se messi in scena in Instagram…il miracolo spettacolare della risurrezione di Lazzaro, spiega Balthasar, viene pensato da Gesù come introduzione alla sua propria morte e risurrezione (cf. Katholisch, 62-63). Per il resto il mio grande maestro scrive: „il più grande ed autentico miracolo sono i santi stessi il resto è un’aggiunta… chissà se le migliaia di persone che sono state nutrite nel deserto solo dopo si siano accorte che ciò era accaduto in modo straordinario?… È cristianamente giusto che ci siano luoghi come Lourdes dove si prega così tanto, ma non i miracoli stanno in primo piano,  …ma il fatto che migliaia di persone abbiano ricevuto la grazia di pregare ed abbandonarsi più profondamente nella volontà di Dio“ (Balthasar, ibidem). 


Abba nostro…


(Dopo aver tagliato l’erba in giardino) Per quello che Paul Kingsnorth chiama „the maschine“ Ernst Jünger usa l’immagine della nave, di una nave di lusso come la „Titanic“, nella quale si sta bene, ma il crollo del comfort può avvenire da un momento all’altro. A questo essere sulla nave Jünger contrappone l’essere un camminatore del bosco e come camminatore del bosco ci aiuta a comprendere che dobbiamo liberarci del notaio, del religioso, dei personaggi di rilievo ed anche del medico (questo passaggio sul medico l’ho letto al Ferdi, non perché smetta di studiare medicina, ma come ispirazione ad essere un medico che sa che senza quelle forze che sono nel paziente stesso non si può guarire nessuno) (cf Il camminatore nel bosco 27). Jünger ci rende attenti all’intervento dello stato nelle questioni di malattia, come abbiamo visto nel tempo della pandemia - Jünger stesso aveva profetizzato l’arrivo di nuove forme di peste…Il camminatore del bosco ha un solo Padre, come ci ha insegnato Gesù: noi siamo figli ed abbiamo un solo Padre, il Signore del mondo che ha creato una creatura buona e forte. Dobbiamo libarci di tutto ciò che a livello di notaio, dirigenza scolastica, etc ci indebolisce, indebolisce il nostro contatto diretto con l’assoluto. E se la Chiesa si mette su questa strada, dobbiamo liberarci anche di lei. Non est aliquid inter Deum et creaturas! Non lo dice solo Jünger, che si convertirà al cattolicesimo, lo dice anche Tommaso D’Aquino. Non dico che non ci si possa servire della giurisprudenza, della guida spirituale, dell’obbedienza al Papa, delle cure mediche o di medicine, ma chi può guarire è Colui che a volte ci lascia ammalare! Anche in questo è Konstanze più forte di me! E per quanto riguarda Corona, questa peste forse provocata da un laboratorio umano, non è stato un errore consultare degli scienziati, è stato un errore quel fanatismo che ha portato ai lockdowns prolungati e generalizzati che non erano nemmeno davvero utili ad affrontare questa malattia. Cosa ho imparato in questi ultimi quattro anni: due anni di peste e due di guerra? A non fidarmi di nessuno che in nome dello Stato vuole sconfiggere il nemico in modo solo medico o solo guerriero. Sulla questione della profezia della pace il Papa è stato chiarissimo, su quella medica meno, ma sono già contento che sia stato uno dei primi che ha ricominciato a muoversi: il suo viaggio in Irak è già avvenuto nel 5-8 marzo del 2021! Per quanto riguarda la frase di SPN che se la Chiesa dice che una cosa nera è bianca dobbiamo obbedire, non dobbiamo dimenticare che Ignazio era una personalità fortissima; l’obbedienza in forza di una forza è davvero utile e buona! Ma in tutto ciò che mi preoccupa non devo dimenticare che sono figlio di un Padre forte, tenero, vicino e misericordioso! La confessione del peccato non deve essere confusa con una senso di colpa generalizzato! Abbiamo troppi notai, dirigenti scolastici, troppi medici, troppi consiglieri e non li abbiamo fuori, ma dentro di noi! Chiedo la grazia di saper confessare il peccato, per il quale Cristo è morto sulla Croce, pro e propter me, ma chiedo anche la forza di liberarmi di tutto ciò che mi tiene prigioniero! Questo dovrebbe significare: comunione e liberazione! 


(Pomeriggio) Sono arrivato all’anno 1839 del libro di Christopher Clark sulla rivoluzione del 1848/49, quindi sono passato già per i „giorni gloriosi“ del luglio del 1830 a Parigi; lo storico australiano, che insegna in Inghilterra (Cambridge), offre un grande lavoro di discernimento delle tendenze „rivoluzionarie“; nel capitolo secondo lo aveva fatto attraverso la riflessione sui concetti di base o ordinatori usati nella discussione ideologica; il capitolo terzo si occupa degli avvenimenti o fa i primi passi dal 1930 fino al 1948: anche qui l’atteggiamento liberale viene distinto dal coinvolgimento dei lavoratori e dalle tendenze politiche di sinistra e repubblicane; due persone come Pellico e Bernard vengono messe a confronto e rivelano un atteggiamento diverso nel modo di vivere la prigionia e di comprendere ideologicamente le tendenze rivoluzionarie…non sono un esperto di tutto ciò, neppure lontanamente, ma indirettamente questo lavoro mi aiuta a comprendere anche le fonti in cui mi sono confrontato in questi due anni di guerra. Aaron Maté è certamente tra le persone più a sinistra tra le mie fonti, con un chiarissimo no alla proxy war in Ucraina, alla sporco guerra in Siria e un chiarissimo no all’amministrazione di Netanjahu; Glenn Greenwald è forse più interessato ad una discussione democratica dei temi e ha lamentato (al momento non lo sto leggendo tanto) la pseudo democraticità bipartisan del discorso politico statunitense; N.S. Lyons è esplicitamente conservatore, ma non del tipo neocon, e vede quindi in Trump un passo nella direzione giusta (anche in Orbán); anche Matt Crawford si fida di Trump (ma non è questo il motivo per cui ne sono affascinato), anche se la sua posizione è meno conservatrice di quella di Lyons. Paul Kingsnorth come inglese che vive in Irlanda e come convertito all’ortodossia è piuttosto scettico nei confronti della mitologia di Trump, etc. Nel mio diario inglese mi sono confrontato un po’ con lui. Potrei continuare per ore a differenziare…nessuno di queste persone fa parte di masse rivoluzionarie, perché queste non esistono più già dal 1848/9. La rivoluzione di Ottobre in Russia come quella francese del 1789 (incluso il terrore degli anni robespierriani)  erano piuttosto movimenti elitari che hanno coinvolto o ucciso le „masse“ (Stalin ne ha uccisi 15 milioni di persone); la rivoluzione pacifica tedesca del 1989 pur con tutti i suoi meriti sconfigge un regime già perdente; forse la rivoluzione del sindacato polacco Solidarność ha una sua caratteristica di movimento di popolo, sostenuto dal pontefice di allora etc… Tutte le mie fonte americane non pensano che gli avvenimenti del 2010 nell’occupazione del campidoglio abbiano avuto un carattere rivoluzionario o di estrema violenza; uccisi sono stati alcuni dei „protestanti“; l’unico poliziotto morto non è morto per la violenza dei manifestanti. Sia in Ernst Jünger che in alcune delle mie fonti americane vi è un „rifiuto delle norme politiche e morali della società borghese“, in modo diversificato; per il grande maestro tedesco si tratta di una constatazione, non di un giudizio di valore: la figura del lavoratore ha negli anni 30 del secolo scorso sostituito la figura borghese. N.S.Lyons, Matt Crawford e Paul Kingsnorth sono „convertiti“, quindi non hanno il problema di distanziarsi dalla Chiesa, presente nelle lotte rivoluzionarie del1930-1948 (anche Jünger è un convertito); forse Paul, come convertito all’ortodossia, vuole distanziarsi da Roma, ma bisognerebbe capirne meglio i motivi. In nessuno degli autori che amo c’é un amore per la violenza, tanto meno per quella pseudo legittima degli stati occidentali contro un supposto unico nemico…Katie Halper, che conduce „useful idiots“ con Maté, è per l’aborto, in questo si differenzia dalle posizioni conservatrici di N.S. Lyons e di Matt Crawford, etc… quello che a me interessa in tutti questi autori è la loro „autenticità“, non il loro essere „rivoluzionari“…gli intellettuali e giornalisti del Movimento non mi interessano perché sono solo espressione occidentalista, con l’unica grande alternativa di Renato Farina (che tra l'altro non dimentica l’Armenia); in vero anche Gianni Valente e Lucio Brunelli non hanno posizioni occidentalisti, ma ultimamente li ho persi di vista…di grande aiuto è il lavoro di Alessandro Banfi, che risparmia ore ed ore di lettura dei giornali al povero filosofo che sono…di grande aiuto è anche Michele Brignone con Oasis che mi aiuta a comprendere il mondo arabo…


(Wetterzeube, il 29.7.24; santa Marta di Betania; Luigi Martin e Maria Zelia Guerin ) Preghiera per ottenere consolazione. „ Mio Dio, fa che io non dimentichi mai che, su questa terra, i momenti di consolazione sono un semplice sollievo e niente di più. Il loro unico scopo quaggiù è prepararci per l’azione e per la sofferenza. Ti prego, mio Dio, di concedermeli di tanto in tanto, altrimenti mi occuperò del mio lavoro quotidiano con spirito arido; ma non permettere che io mi adagi in essi. Fa che li usi per il fine per cui Tu me li dai. Possano essi condurmi sempre più avanti nel pensare e desiderare il paradiso“. Amen (San Newman) - Queste „consolazioni“, di cui parla San Newman (tra l’altro queste preghiere in preparazione della festa di SPN le ho pregate tutto il mese con mia moglie), non hanno nulla a che fare con le sostituzioni psicologiche (ho usato per questo tipo di fenomeno il termine: surrogato) di cui ho parlato a volte nel diario; quest’ultime sono un auto aiuto e non un vero e proprio aiuto come lo sono le consolazioni.


Ieri alla fine della Santa Messa a San Giuseppe, una grande chiesa vicino all’appartamento di Ferdinand, abbiamo incontrato causalmente Sophie e Frielo della Fraternità di CL, due giuristi che vivono a Dresda; l’incontro è stato breve, ma davvero fraterno. Erano a Messa con la mamma, che oggi sarà operata agli occhi…


Tornando a casa abbiamo visto i pannelli solari che abbiamo fatto montare nel giardino per ottenere acqua calda; è un piccolo gesto per dire che non siamo indifferenti alla questione di una produzione di energia ecologica. 


Porto con me da giorni il pensiero di Ernst Jünger sulla „Gestalt“, della quale non c’è „sviluppo“ né un accesso ad essa argomentativo nel senso della causa ed effetto; Gesù lasciando se stesso nella Gestalt eucaristica ci ha offerto qualcosa che possiamo percepire e da cui possiamo essere attratti per secoli; questa Gestalt è minima, come minimi erano quei pochi pani e pesci del Vangelo di ieri (Gv 6,1-15); proprio della figura eucaristica è, però, che è nutrimento massimo! „Dall’assai poco di quanto gli uomini hanno da offrire egli fa un in incomprensibile abbondanza“ (Balthasar), questo tema era presente anche nell’Angelus del Papa, che parlava di tre verbi: offrire, ringraziare e condividere. La Gestalt eucaristica di Cristo è „lavoro“, perché non solo la possiamo percepire, ma lei stessa ci attrae e ci vede; purtroppo non ci lasciamo attrarre e vedere completamente, perché noi viviamo di surrogati. Jünger ha il merito di aver posto la questione della Gestalt del „lavoratore“. Una Gestalt che negli anni 30 del secolo scorso si imponeva come quella capace di una „mobilitazione totale“(civile, non guerriera); non so ancora bene dove voglia portarci Jünger con la sua riflessione, che mi sembra abbia una parte positiva ed una critica. Io sono arrivato alla „dissoluzione dell’individuo borghese tramite il tipo del lavoratore“ (36-39); entrambi i modelli, quello borghese del rapporto tra massa ed individuo e quello del lavoratore tra collettività e tipo, non so ancora bene come si mettano in rapporto al „camminatore nel bosco“, ma per lo meno vedo un certo percorso da fare, anche per vedere se la dimensione eucaristica (offerta, ringraziamento e condivisione) abbiano un terreno umano di concretizzazione…


La figura del santo si trova in una tensione con la figura del cristiano mediocre; Balthasar scrive: „Nei santi “l'uomo intero è solo una funzione del compito divino...”. Tra i due punti di vista (quello del santo e quello del cristiano mediocre) ci sono sempre dei malintesi; l'unica questione è quale dei due sia più oggettivo. Probabilmente il santo ha più ragione, ma i mediocri sono la maggioranza e quindi la loro teologia prevale“ (Katholisch, 59). La Gestalt del santo è quella più originaria, ma non vede se stesso come uno che fa cose straordinarie, piuttosto come un semplice „lavoratore nella vigna del Signore“ (Benedetto  XVI). Al punto di vista di una teologia della mediocrità, che non ha nulla a che fare con questo essere un semplice lavoratore nella vigna del Signore, si aggiunge il processo di „canonizzazione“; papa Francesco ci fa con ragione applaudire quando viene canonizzato un nuovo beato o santo, ma vi è anche una tentazione nella „canonizzazione“ vista dal basso, vista dalla mediocrità; si pone all’attenzione di persone mediocri una vita da imitare, che non si può imitare se non si abbandona la mediocrità dei surrogati e così nasce la „venerazione“ che è, se capisco bene Balthasar, a sua volta un surrogato teologico: cerchiamo di ammortizzare ciò che non vogliamo, né possiamo fare. Poi ci sono uomini  davvero grandi, che non sono santi, forse perché non riescono a farsi attrarre del tutto da ciò e da chi intuiscono essere il vero…“ammortiżżare v. tr. [der. di morte]. – 1. Ammortare, estinguere gradualmente un debito“ (Treccani, online). Ma la santità non può essere raggiunta „gradualmente“, perché è totalmente dono di vita! Il santo non ha più una sua figura, ha la figura che il compito divino vuole da lui! 


Luigi Martin e Maria Zelia Guerin "Il matrimonio come via per la santità, grazie a un percorso fatto di una fede semplice vissuta nel quotidiano: è in questo orizzonte che si colloca la vicenda dei due santi sposi, Luigi Martin e Maria Zelia Guerin. Furono i genitori di santa Teresa di Lisieux, ma la loro testimonianza non è un semplice riflesso di quella della figlia, perché la “formula” che li ha portati sugli altari insieme nel 2015 è stata la loro capacità da dare casa alla speranza del Risorto dentro le loro mura domestiche. Luigi era nato a Bordeaux nel 1823 e aveva scelto la professione di orologiaio mentre Maria Zelia era nata nel 1831 a Saint-Denis-sur-Sarthon, divenendo poi una brava merlettaia. Entrambi avevano desiderato per un periodo la consacrazione ma la loro strada era un'altra. Nel 1858 si conobbero sul ponte di San Leonardo ad Alençon e dopo tre mesi si sposarono, mettendo su una famiglia i cui ritmi erano scanditi dai gesti della fede cristiana: non solo la messa domenicale ma anche la preghiera domestica e l'attenzione ai bisognosi. Ebbero nove figli ma quattro morirono: le cinque figlie divennero tutte religiose. Maria Zelia morì nel 1877, Luigi nel 1894 (di Matteo Liut, Avvenire).


Abba nostro…


(Primo pomeriggio) La mia fedeltà ad un autore come Hans Balthasar non ha nulla a che fare con il suo essere di origine nobile o con l’individualità borghese, è piuttosto fedeltà ad un autore, ad un padre o fratello maggiore, che il „cielo“ mi ha mandato. Egli stesso con il suo modo di firmare, per l’appunto Hans Balthasar, ha inteso se stesso piuttosto come „lavoratore“ (editore, autore di lettere, lettore…), che come „nobile“. Per questo non è strano che da Basilea le sue prime lettere arrivassero fino ad un ragazzo, che abitava in un quartiere proletario come Mirafiori sud a Torino; mentre la risposta „borghese“ di Hans Küng arrivò a me solo per dirmi che un autore come lui non può rispondere alle lettere, perché se no non avrebbe tempo di scrivere libri. Leggere libri per chi pensa che la sua attività principale sia quella di scrivere libri è noioso; mettersi a guardare la gente che passa in una strada di una città come Antwerpen o come Monaco di Baviera, come ho fatto questa estate, è cosa ben più interessante. Una persona come Ernst Jünger si può interessare alla figura totale del lavoratore e al tipo che esso incarna solamente perché non ha uno sguardo sul reale individualista e borghese; riconosce nel „tipo“ del lavoratore una figura che ci dovrebbe interessare di più di ogni forma individuale-borghese. Questo vale mutatis mutandis per il mondo della „rappresentazione“; senza negare il senso di uno studio del teatro, chi ha un interesse al „lavoratore“ non può che interessarsi anche del mondo rappresentativo con cui egli si esprime, per esempio il cinema (Der Arbeiter, 38-39), in un certo senso quindi anche di Instagram, Facebook, TikTok…Ragazze che si cimentano con la loro rappresentazione sono delle „lavoratrici“, che per l’appunto sono addette al lavoro di rappresentarsi ed è chiaro che rappresentano un „tipo“, quindi la mia argomentazione che sarebbe meglio vedere la loro individualità, che è poi un argomentazione borghese, non tocca il loro cuore, che paradossalmente è appagato da una tipologia, non da un’individualità. Anche le polemiche contro la rappresentazione di una dragqueen, tra l’altro obesa, hanno ferito non la sensibilità cristiana, ma quella borghese dei più; anche le righe che citavo ieri dell’arcivescovo maltese Scicluna  o quelle del vescovo di Passau Oster, esprimono un’irritazione borghese, non cristiana, perché se Cristo si è fatto „peccato“, allora non vi è alcuna immagine che non possa essere inclusa in quel atto di amore, tanto meno quella di una dragqueen obesa…in vero chi ha fatto davvero male all’idea eucaristica, rappresentata da Leonardo (lascio qui indiscussa l’idea se davvero gli autori del „fermo immagine“ abbiano avuto Leonardo, o una tavola di Harmens van Bilyert del 1635 (vacanza degli dei)), sono i sacerdoti che si sono fatti fare dei pompini da dei bambini, non certamente la rappresentazione di una dragqueen a Parigi, in occasione dell’inizio delle Olimpiade parigine… PS Ovviamente è legittimo chiedersi se determinate immagini siano conciliabili con l’immagine cristiana dell’uomo, come fa il vescovo Oster, che considero un amico intelligente.


„La diplomazia non gode più di una buona reputazione in Germania. È equiparata all'appeasement - cioè l'acquiescenza che premia un aggressore e incoraggia ulteriori aggressioni - ed è quindi diffamata e resa impossibile. Come è stato possibile arrivare a questo?“ (Johannes Varwick, X, 28.7.24)


(Dopo) Ancora in dialogo con Jünger. Tra la figura del „lavoratore“ (1932) e quella del „camminatore nel bosco“ (1951) regna un’opposizione feconda. Da una parte il tipo del lavoratore che lavora con tanti altri e dall’altra il camminatore nel bosco che cammina da solo e che sa prendere decisioni difficili e che non si fida di alcuna „neutralità“ né di „bastioni“. „La resistenza del camminatore nel bosco è assoluta, non conosce neutralità, non conosce alcun pardon e neppure la dimensione del bastione. Non si aspetta che il nemico lasci in piedi le sue argomentazioni, né che si comporti in modo cavalleresco“ (Ernst Jünger, Il camminatore nel bosco, 26); spero di aver usato l’estate per far questo, per aver accumulato forze che mi permettano di vivere in una realtà che manca di tutto ciò che per me è vitale e nobile: il dono gratuito dell’essere! Il camminatore nel bosco conosce il nulla e il nichilismo, non per letture, ma perché lo trova dentro di sé. La sua lotta non è una lotta all’indietro, per cui non si fida di alcuna argomentazione conservatrice o tradizionalista; non vi è nulla da conservare, tanto più quando si sente l’elementarità del nulla in sé. Non si può che vivere „qui ed ora“(26). In un certo senso con il carisma di don Giussani ho imparato che la Chiesa non è solo assistenza, ma esistenza a differenza di quanto pensasse Ernst Jünger, ma allo stesso tempo so anche che nella quotidianità spesso si è soli a camminare nel bosco e che appena possiamo fare compagnia a chi davvero amiamo; e pur con tutta la sua vivacità anche una persona come Giussani non ha potuto risparmiarci nulla: i dubbi, le sofferenze, etc che viviamo sono le nostre non le sue. E la Chiesa viene spesso minacciata dagli irrigidimenti; qualsiasi irrigidimento significa inaridimento della forza che sa donare davvero un senso alla vita (cfr. Il camminatore nel bosco, 22) e che sa trasmettere in modo vitale la visione cristiana dell’uomo. „Il nulla vuole sapere se l’uomo è alla sua altezza, se vivono elementi in lui, che non possono essere distrutti dal tempo“ (23): questo accade non a livello di confessioni autoreferenziali; è vero che noi cristiani viviamo di logos e del nutrimento eucaristico, ma spesso non abbiamo né parole né nutrimento sufficiente per superare la dimensione che questa mattina chiamavo dei surrogati. Quale è la differenza tra me e il mio contemporaneo che Jünger sa descrivere così bene? Un credulone senza fede: „crede in ciò che è scritto nel giornale, non in ciò che è scritto nelle stelle“, si fida più del medico che del prete, non sa distinguere tra salvezza e salute, non è ben sviluppato eticamente e spiritualmente, si lascia guidare dalla propaganda e non si accorge quando essa improvvisamente cambia (24)? Nulla! La differenza è nulla!  Solo che nel mio nulla c’è una gratuità che non è la mia. La traduzione teologica di questa risposta: la differenza è grazia! Grazia non è qualcosa che merito e nel „qui ed ora“ vivo le stesse medesime tentazioni di del mio contemporaneo trasparente e pornografico…



(Dopo aver ascoltato Schubert) „…und der Himmel da oben, wie ist er so weit, und der Himmel da oben, wie ist er so weit!“ (…e il cielo lassù come è lontano…) - come entra nel „qui ed ora“ di  questi ultimi giorni di vacanza la „bella mugnaia“ di Schubert? (Edizione per voce media a cura di Dietrich Fischer-Dieskau / Elmar Budde); certo anche per grazia, ma anche perché tantissimi anni fa Stephan Schröder, studioso di arte, me la fece conoscere; entra nel „qui ed ora“ del giorno l’anima nobile del camminatore, che si fida del ruscello, ma che viene tradito dall’anima meno nobile della mugnaia, più attirata dal verde forte del cacciatore, che dalla gentilezza del camminatore…non so se sia triste questo ciclo di canzoni, in un certo senso si, ma la bellezza vera che non può che passare per dolore e maturazione, rimane comunque il messaggio ultimo della musica di Schubert (1797-1828) e delle parole di Wilhelm Müller


(Monaco di Baviera, Hotel Leonardo, Arabellapark, il 28.7.24) Preghiera di abbandono. „Mio Dio e Salvatore, nelle Tue braccia io sono al sicuro. Tienimi e non avrò nulla da temere; abbandonami e non avrò nulla da sperare. Non Ti chiedo di rendermi ricco, né di farmi povero; ma rimetto tutto a Te, perché sai mentre io non so. Se mi porti sofferenza e dolore, concedimi la grazia di ben sopportarli. Se mi dai salute, forze e successo su questa terra, fai che io sia sempre attento che questi grandi doni non mi allontanino da Te. Dammi di aspirare sempre a procurare la Tua gloria, a vivere in Te e per Te, a dare buon esempio a tutti quelli che mi circondano. Concedimi di morire in quel momento e in quel modo che sono migliori per la Tua gloria e per la mia salvezza“. Amen (San Newman). 



Ho letto alcune cose sulla parodia dell’“Ultima cena“ all’apertura delle Olimpiade a Parigi; per esempio le righe di protesta che l’arcivescovo di Malta CJ Scicluna ha scritto all’ambasciatore francese in Malta; ma non so se vale la pena mettersi in questo atteggiamento „contra“. Non so davvero; il Mistero di Dio viene sempre fatto oggetto di parodia… E quali sono gli argomenti degli organizzatori (la libertà artistica?)...


Quello che sta succedendo tra il Libano ed Israele mi sembra infinitamente più grave (tra l'altro l'uso di bombe chimiche)... 


"Trump 2024: se non votate per me, non siete ebrei!

Quanto potrebbe essere più chiaro? Sta dicendo che un voto per Trump è un voto per Bibi e per Israele, che avranno ancora più libertà di cancellare i palestinesi rispetto all'amministrazione Biden-Harris, se è possibile." (Michael Tracey, X, 27.7.24)


Abba nostro…


(Monaco di Baviera, Hotel Leonardo, Arabellapark, il 27.7.24) Preghiera allo Spirito Santo, sorgente di amore. Mio Dio, io Ti adoro come terza persona della Santissima Trinità. Tu sei l’amore perenne con cui il Figlio e il Padre si amano. Sei la sorgente dell’amore soprannaturale nei nostri cuori. Accresci in me questa grazia d’amore, nonostante tutta la mia indegnità. Esso infatti è più prezioso di qualsiasi altra cosa al mondo. Io l’accetto, invece di tutto ciò che il mondo può offrirmi, perché è la mia vita“. Amen. (San Newman).


La Chiesa cattolica in Germania si trova in un vicolo cieco chiamato “teologia politica”; si concentra solo su un nemico presunto o reale (l'estremismo di destra); non fa nulla di percepibile per la profezia della pace, che sarebbe un oggetto reale e legittimo di una “teologia della politica” (o “politica teologica”). Grazie a Dio abbiamo anche il Vescovo di Roma. PS Lascerò il consiglio diocesano; è solo un club politico contro l'AfD; e il vescovo con il suo ultimo decreto asseconda questo disastro.


Ieri Ferdi parlava del fascino delle forme estreme sportive; beh è chiaro che alla mia età non c’è l’ho, ma forse non l’ho mai avuto; si tratta di una forma estrema di lavoro? Non so! Un sostituto religioso? Per Ferdi, no! 


Abba nostro…


(Sera) Se penso alla macchina T-Roc che mi piace davvero (sono grato di aver seguito il consiglio di Denis e Nelo), devo, però, a livello filosofico, registrare che il tipo di uomo per cui è pensata questa macchina, è un tipo di uomo che deve essere del tutto protetto; quando si avvicina un pericolo o meglio un possibile pericolo la macchina, come tutte le macchine odierne, comincia a „fischiare“ con suoni assordanti e del tutto inutili; a me diverte usare tutte le possibilità per guidare il meno possibile e il sistema permette a livello di frenate e mantenimento della velocità tantissime cose che la prima macchina che mi aveva regalato mio papà, una Fiat 500, nel 1978 o 1979, non aveva minimamente…rimane il fatto che l’automatismo rivela non solo un servizio, ma anche un tipo di uomo che sottostà alle esigenze tecniche, che lo proteggono e l’assordano assordarlo…Buona notte! 



(Monaco di Baviera, Hotel Leonardo, Arabellapark, il 26.7.24; Gioacchino e Anna) Preghiera alla santa comunione. „Mio Dio, insegnami a vivere come una persona che crede nella grande dignità e santità dell’involucro materiale in cui lo hai alloggiato. E per questo, o mio amato Salvatore, che vengo a Te così spesso e con grande ardore: per ricevere il Tuo corpo e il Tuo sangue, allo scopo di essere santificato dalla Tua ineffabile santità. Crocifiggi tutto quanto è peccaminoso nella mia anima e nel mio corpo, e rendimi puro come Tu sei puro“. Amen (San Newman). 


Per me la festa di Sant’Anna è legata alla piccola chiesetta che si trova vicino a Cervera e alle feste di bocce organizzate da mio papà in memoria del suo, al mangiare insieme nell’aia, anche se negli ultimi anni ormai non vi è più traccia di tutto ciò, ma, grazie a Dio, la Santa Messa viene ancora celebrata nella chiesetta dedicata a lei…in vero questo giorno mi ricorda anche la signora Elfina, morta da anni, che era per me l’anima buona di Cervera, con il suo ottimo pane e il minestrone di „bubici“ (granoturco)…Il significato liturgico di questa festa viene riassunto da Matteo Liut così: „i nonni di Gesù sono il volto concreto di un popolo in cammino“. 


La conferenza tenuta a Basilea in occasione dell’anniversario della morte di Balthasar dalla professoressa Ursula Schumacher, sulla teologia del martirio, inviatami da Claudia, mi ricorda - non entro ancora nel merito di essa perché non è stata ancora pubblicata - il primo grande tema teologico che lego alla persona di Balthasar, già dal 1978, l’anno in cui ricevetti la sua prima lettera, in cui mi scrisse che sulla Croce è presente tutta la gloria di Dio, si tratta del tema della sofferenza vicaria di Cristo per il peccato del mondo e mio. Non ne parlo spesso, come filosofo sottolineo piuttosto la gratuità del dono dell’essere come amore gratuito, ma è chiaro per me che senza la gratuità della sofferenza vicaria di Cristo il mondo, con le sue tragicità, rimarrebbe senza un ultimo senso soteriologico. - Nel suo testo sulla cattolicesimo che sto meditando Balthasar sottolinea l’importanza della potestà giuridica del vescovo per quanto riguarda l’esistenza della Catholica, e in primo luogo del „primato d’amore“ del vescovo di Roma (Ignazio di Antiochia) e del „convenire“ (Ireneo) con questo vescovo. Il tema spirituale (corpo ed anima) della sofferenza vicaria di Cristo non è cattolicamente mai separabile da questo „convenire“, da questo tenere la „communio“ (koinonein) con il vescovo di Roma (cf. Katholisch, 58). 


Ho accennato ieri alla dimensione uniformante del lavoro (del soldato, ma anche in genere): questo crea „tipi“ umani, non persone singole con la loro nobiltà e il loro „rango“. Cf. Ernst Jünger, „Il lavoratore“, 33). 


Adrian mi ha mandato  due articoli; uno di Eugyppius (25.7.24) nel quale fa vedere l’insana dipendenza della „scienza“ dalla „politica“ in decisione importanti, riguardanti i lockdowns e le maschere, nella crisi Covid. Devo dire che su questo sono stato anch’io di un ingenuità incredibile per un filosofo, dovuta anche dalle informazioni devastanti che mi venivano dal nord Italia…L’altro articolo di Freddie Deboer che presenta Kamala Harris come una creatura dell’élite „democratica“, per nulla democratica…


Un articolo di Johannes Beleites, giurista e storico luterano, mette bene in evidenza come mai non ha alcun senso nel nome del Vangelo la critica  unilaterale all’ideologia rappresentata dall’AfD. Le Chiese devono essere aperte a tutti. L’articolo mi è arrivato dal cerchio di persone che conosco in parrocchia…Purtroppo molto meno chiaro è lo slogan appoggiato dai vescovi e dal vescovo della nostra diocesi e dal consiglio diocesano che sono sempre più coinvolti in campagne che sono „teologia politica“ e non hanno il carattere di una legittima „teologia della politica“; “Gli atteggiamenti estremisti e la partecipazione ai comitati parrocchiali sono incompatibili”. Quali atteggiamenti estremisti? Identificarli solo a destra è una follia interpretativa…


Abba nostro…


(Dopo aver letto Banfi) Credo che sia cosa buona che Giorgia Meloni sia andata in Cina, proprio per il motivo di una diplomazia della pace; come è certamente cosa buona che il cardinal Parolin sia stato in Ucraina e abbia incontrato Zelensky, ma non solo; che a me l’ultimo non piaccia, non ha nulla a che fare con il mio giudizio su ogni azione diplomatica ed umanitaria che aiuti la pace, all’interno di un paese e nel rapporto tra gli stati (per non parlare della pace del proprio cuore). 


(Stoccarda, Feuerbach, il 25.7.24; san Giacomo, il Grande) Preghiera a Dio immutabile. „Mio Dio, so che per vedere il Tuo volto io dovrò cambiare e subire il mutamento che la morte comporta. Il corpo e l’anima (!) dovranno morire a questo mondo. Il mio vero Io, il mio spirito dovrà cambiare per mezzo di una vera rigenerazione (!). Sostienimi con la grazia della Tua immutabilità, mentre io procedo in questo grande felice cambiamento. Qualunque sia il mio futuro, di essere ricco o povero, sano o malato, circondato da amici o solo, tutto si tramuterà in  male se non ha il sostegno dell'Immutabile; tutto si trasformerà in bene se ho Gesù con me, ieri come oggi e per sempre..“ Amen. (San Newman). Questo Dio è davvero „cattolico“, universale e capace di integrare ed includere tutto, perché tutto e tutti sono in lui! Balthasar si chiede come debba essere un’anima davvero cattolica, un uomo davvero cattolico che sappia rispondere in modo cattolico alla cattolicità di Dio. L’anima cattolica è quella che sa lasciarsi ampliare in modo da corrispondere a questo Dio ampio ed immutabile. Per vederlo la nostra anima e il nostro corpo dovranno morire al mondo, ci dice Newman nella sua preghiera; Jünger pensa che sia  bene se l’uomo è capace a farlo in una modalità di aggressione, in battaglia insomma e guardando in faccia la morte; su questo credo che Balthasar abbia più ragione: l’anima che si fa ampliare e „passiva“, non „guerriera“. D’altro canto Jünger ci fa riflettere sul declino della massa e dell’individuo in modo tale che Balthasar avrebbe potuto (potrebbe) assentire; e sa riflettere su fenomeni storici come il ruolo del fucile e della tecnica (Il lavoratore, 32) o anche dell’inflazione (31), che Balthasar come teologo non riflette direttamente; ad entrambi comunque non piacciano masse che marciano e in un certo senso proprio perché sono entrambi camminatori del bosco che non hanno solo il senso dei due o tre che si fanno ampliare, ma anche di chi da solo è anima ecclesiastica (Maria) o lavoratrice (Marta). In entrambi i processi (Maria e Marta) è in atto un ampliamento - sebbene ieri leggendo i capitoli 30-32 del lavoratore mi è sembrato che vi sia una dimensione anche „negativa“ nel lavoratore in Jünger; forse io sottolineato troppo la dimensione „positiva“ nelle mie riflessioni degli ultimi giorni.  - Nel capitolo 30 del suo „Lavoratore“ c’è una critica radicale dell’anno 1933, nel quale  Jünger non vede una negazione della democrazia, piuttosto una sua intensificazione, piuttosto la morte di ogni elemento liberale. Non vi è in lui, come non vi è in Balthasar (anche se lui non parla del 1933 o per lo meno io non conosco un suo testo su questo) alcuna simpatia per individui uniformati o masse omologate…


Abba nostro…



(Stoccarda, Feuerbach, il 24.7.24; Charbel Makhluf: 1828-1898; 37 anni fa, sulla riva del fiume Neckar ad Heidelberg, guardando in direzione dello scorrere del fiume a quella di destra, Konstanze ed io ci siamo dati il primo bacio)


Il santo del giorno è un eremita libanese maronita; fu dichiarato beato (1965) e poi santo (1977) da Paolo VI (Info di Matteo Liut, Avvenire). 


Preghiera al Sacro Cuore. „Dio, mio Salvatore, adoro il Tuo sacro cuore, perché quel cuore è la dimora e la fonte di tutti i Tuoi più teneri sentimenti umani nei confronti dei peccatori, e della Tua divina carità per noi. Quando Tu accondiscendi a permettermi di riceverTi, fa che il mio cuore batta all'unisono con il Tuo. Purificalo da tutto ciò che è mondano, da tutto ciò che è orgoglioso e sensuale, da quanto ha a che fare con durezza e crudeltà. Riempilo con la Tua presenza, affinché io trovi la pace nel Tuo amore e nel rispetto per Te“. Amen (San Newman) - è molto interessante questa coniugazione: „orgoglioso e sensuale“. In primo luogo io vorrei dire, anche come laico, che non ho per nulla intenzione di riservare per me, la „sensualità“ e la „sessualità“; chiedo che anche essa venga posta al servizio del Suo amore e della Sua divinità maestà. E forse c’è qualcosa di malato in me che viene rivelato da questa coniugazione: „orgoglioso e sensuale“…per il resto ho già scritto molte volte su questo argomento e lascio per oggi cadere il tema…con la speranza di ottenere quel cuore semplice e nobile di cui parla la preghiera alla vergine Maria, che ha fatto girare Martin Groos ieri, di Grandmaison SJ.  


In „Katholisch“, 52-54 Balthasar parla del „tesoro“ della Chiesa; non è un tesoro impersonale e materiale; ma è un tesoro di misericordia del quale il figlio, che ritorna al Padre, fa esperienza (Lc 15): trova un amore tenero, vicino e misericordioso che non avrebbe mai sperato. Agostino e Balthasar ci fanno comprendere che questo tesoro ha una dimensione ecclesiale, della Chiesa come santa e come ministeriale; sa che ci sono stati degli abusi, ma sa anche che in tutte le dimensioni, come le lettere di indulgenza, vi è un momento di verità, ma la cosa che più mi ha colpito è che sebbene Dio possa ed ha un rapporto diretto con me, il suo perdono non passa mai accanto a Cristo e alla Chiesa. Anche quella scuola di purificazione che è il purgatorio non viene lasciato cadere da Balthasar; tutti questi temi cattolici vengono immersi nella dimensione di gratuità del dono di amore di Dio rappresentato dal fatto che non ci si va a prendere la comunione da soli nel tabernacolo, ma ci viene donata, come ci viene donato il perdono nel sacramento della confessione. L’idea del giudizio come fuoco attraverso il quale deve passare ogni singolo e attraverso il quale passerà ogni nostra opera rivelerà la sostanza di ciò che facciamo; forse questi diari con le loro migliaia di pagine saranno ridotti ad una paginetta; etc.


Il cardinal Parolin ha incontrato il presidente Zelensky e lo ha confermato nell’idea di invitare anche Mosca ai prossimi negoziati (Copyright della notizia: Avvenire). PS „Sempre rimanendo all’estero è molto importante la visita a Kiev del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che si è conclusa con un incontro faccia a faccia (vedi Foto del Giorno) con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In un’intervista all’Avvenire, Parolin ha detto: “Mi pare che siamo ancora lontani da un’intesa. C’è la piattaforma del presidente Zelensky, che abbiamo appoggiato fin dall’inizio. Ma non basta. Al tavolo delle trattative serve anche la Russia. La diplomazia ha segnato un po’ il passo e finora non ha saputo fornire soluzioni”. A Pechino, intanto, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba sarà a colloquio coi leader cinesi per tre giorni, sempre in vista di una possibile trattativa di pace“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


Per ritornare brevemente al professore di economia Jeffrey Sachs, intervistato da Tucker Carlson: è davvero grande il fatto che metta in discussione il mito più grande degli ultimi due anni: non è vero che non c’è stata una provocazione all’aggressione di Putin.  


Il film diretto ed interpretato dalla giovanissima Suzanne Lindon (2021), „Primavera in Parigi“ è una storia d’amore molto delicata tra una sedicenne ed un uomo di 35 anni (Arnaud Valois); nulla nel film è forzato eroticamente. Sarebbe interessante, a tre anni di distanza, leggere un commento della regista oggi su quel film, in cui si è esposta davvero tanto. 


Ci sono ovviamente delle grandi obiezioni all’idea globale del lavoratore di Jünger; in primis, come riassunto di tutte, se non si tratti di una sovra accentuazione di Marta vs Maria (il grande tema di Balthasar), ma Jünger non è un teologo, e in questo scritto più che mai propone una filosofia della guerra che io cerco di applicare alla profezia della pace; in comune entrambe, la filosofia della guerra e la profezia della pace, hanno un desiderio di non rassegnarsi (Il lavoratore, 29); è il fatto che non sia probabile raggiungere un „ordine definitivo“ non è un’obiezione alla profezia della pace;  è già sufficiente percepire, concepire il cambiamento nel disordine, ma anche comprendere che la grande figura e la grande legge che si nasconde in questa dimensione del lavoro e del lavoratore, come fa vedere il volume nove dell’opera omnia fa tendere tutto ciò che ha scritto Jünger più sulla pace che sulla guerra stessa. Partecipare a quella battaglia del lavoro sostanziale per la profezia della pace non è una contraddizione, ma l’unico modo perché la profezia della pace stessa non rimanga avvolta da nebbie romantiche o sia un pensiero „sospeso ontologicamente“. Tutto deve diventare trasparente come ho cercato di fare nel diario che portava il titolo „tentativo di autenticità“, ma che è in fondo anche il tema di tutto ciò che scrivo, come si è accorto Gigi che mi ha fatto un grande compimento mentre passeggiavamo l’altro giorno a Crea: non sei diverso da come scrivi… 


Dalla redazione di Kennedy/Shanahan:
„Se Kamala Harris si troverà a guidare il ticket democratico, dovrà affrontare una battaglia in salita, gravata da un indice di disapprovazione che è salito al 54%, con alcuni sondaggi che sfiorano addirittura il 60%. Questo livello di disapprovazione senza precedenti getta un'ombra incombente sulle prospettive del Partito Democratico alle prossime elezioni di novembre. Ecco perché:
Kamala Harris non è riuscita a ritagliarsi un'identità distinta dalle politiche e dalle decisioni del Presidente Biden. Di conseguenza, è ugualmente responsabile delle molteplici crisi che hanno afflitto l'attuale amministrazione, ovvero l'economia, il confine e l'Ucraina.
Questo allineamento con Biden ha amplificato la sua impopolarità, rendendo evidente che le sue possibilità di vittoria sono tanto scarse quanto lo erano quelle di Biden. RFK Jr. Rimane l’unico candidato in grado di battere Donald Trump a novembre! Il recente sondaggio di Zogby Strategies mostra che Robert F. Kennedy Jr. sconfigge il Presidente Donald Trump di 14 punti in un testa a testa, con un margine di errore di appena il 2,8%.“. La versione odierna di Alessandro Banfi presenta così il primo intervento della Harris: „La candidata in pectore dei democratici alla Casa Bianca Kamala Harris ha affrontato il primo comizio (solo tremila i presenti) e ha deciso di puntare tutto sul suo passato da inquirente per attaccare Donald Trump. «Ho battuto predatori sessuali e truffatori. So bene che tipo è Donald Trump», ha detto, giocando subito la carta dell’aggressività frontale. Nel campo avverso, invece, The Donald per ora tace e sta cambiando strategia: l’età ora può diventare un problema per lui. E naturalmente anche tutte le vicissitudini giudiziarie. Nel frattempo, sotto una pressione bi-partisan, si è dovuta dimettere la responsabile del Secret Service Kimberly Cheatle. Ha rassegnato le dimissioni dopo l’audizione al Congresso sull’attentato di Butler, che ha mostrato falle nell’organizzazione e ritardi inspiegabili.“


Abba nostro…


(Casale Monferrato, il 23.7.24; san Brigida di Svezia, padrona d’Europa) Preghiera all’Offertorio. „ Mio Dio, so bene che avresti potuto salvarci con una Tua parola, senza soffrire; Tu però hai deciso di redimerci a prezzo del Tuo sangue. Io fisso il mio sguardo su di Te, vittima immolata sul calvario, riconosco che la Tua morte fu un'espiazione per i peccati di tutto il mondo. Mio signore, in cambio, Ti offro me stesso come un sacrificio di ringraziamento, Tu sei morto per me, ed io in cambio mi dono interamente a Te. Il mio desiderio è di essere distaccato da ogni mondanità, di purificarmi dal peccato. Aiutami Tu a mettere in pratica ciò che ora professo. Amen“ (San Newman) - Ogni preghiera di santi che conosco, da Francesco Saverio (Ego amo te, nec amo te ut salves me…) a questa di Newman, collega il „pro et propter me“ della Croce non solo ai peccati del mondo, ma anche ai miei; intervenendo, commentando un articolo di  Marilyn Simon sulla sessualità degli uomini, in riferimento a „Misura per misura“ di Shakespeare, ho scritto della necessità di confessare il peccato, ma che non comincerei con quelli riguardanti la sessualità (o supposti tali). Ovviamente nel caso di Angelo, che vuole usare del suo potere per abusare della novizia Isabella si tratta senz’altro di un peccato che bisogna confessare, ma normalmente la situazione descritta da Shakespeare, è certamente „mondana“, ma anche un po’ „straordinaria“; Marilyn fa notare che entrambi, sia Angelo che Isabella non hanno un controllo del proprio corpo (questo è certamente un fenomeno non straordinario; straordinaria è la costellazione di potere della storia „Misura per misura“); il primo perché è sorpreso dalla forza che il sesso ha su di lui, ma vale anche per lei, perché non diventa suora per consegnarsi del tutto al Signore, ma per cancellare il proprio corpo. Io penso che anche se si prende sul serio la preghiera di San Newman e di tutti i santi e di Gesù stesso: „chiedo di donarmi interamente a Dio“, ciò non cancella il nostro corpo; se questo vale per me con 64 anni, figuriamoci per un giovane o una giovane in cui si sveglia o in cui si sviluppa la sessualità (e questo vale anche per suore e preti); io non sono una guida spirituale per religiosi e quindi non so dire molto su questi temi per loro; ma credo che la richiesta di aiuto per la purificazione personale dal peccato, possa cominciare per esempio dalla nostra debolezza nell’essere coscienti del nostro „lavoro sostanziale“ (cf la mia riflessione di ieri), sia a scuola per me, sia in questi giorni con la mia anziana mamma; essere al servizio non significa farsi mettere in questione anche da frasi ingiuste o impazienti di un anziano o di una anziana (inclusa la mamma) o di un quindicenne. Anche in questo caso non si hanno sotto controllo le proprie emozioni, che sono una dimensione del corpo. 


Comunque, per quanto sia importante, porre la questione di norme che valgono per tutti (Robert Spaemann; la dichiarazione vaticana sulla dignità infinita) e per sempre (per tutti e per sempre non si può uccidere un bambino innocente o lasciar morire uomini in fuga nel Mediterraneo; o usare il propio potere per abusare di una suora…), c’è  anche la questione che Andrea Aziani pone così: fare quello che ci è richiesto da Dio! Ovviamente bisogna prendere sul serio la regola, per quanto riguarda i religiosi. Per noi sposati, fare ciò che è conciliabile con la promessa di fedeltà; ma poi c’è anche una questione di richiesta personale, per quanto riguarda la durezza nei propri confronti (cf la testimonianza di Marco, in Mereghetti, Peluso 57). Ci sono forme di durezza che non portano alla libertà testimoniata da Andrea. Alla pagina 56 ho trovato la frase che è piaciuta tanto a Fiorenzo di Casale Monfertrato: quella sull’andare nella fila più lunga alla mensa! „ Perché così possiamo parlare delle nostre cose e magari qualcuno ci ascolta e si incuriosisce“ (56). Alla pagina 55/56 si parla dell’amicizia e stima reciproca e profonda tra Antonio Socci e Andrea Aziani; qualche anno fa avevo letto il libro di Socci su Medjugorje, che aveva letto anche mio papà; ci siamo scritti qualche riga, poi il rapporto si è interrotto e forse lui non si ricorda di me, ma io penso che in quel rapporto c’era di più di quando si è realizzato…


Vorrei rinviare alla meditazione di ieri pomeriggio sul lavoro in dialogo con Ernst Jünger, che ho scritto a Crea. 


Per quanto riguarda la Kamala Harris: in forza delle mie narrazioni privilegiate (vedi quanto ho scritto ieri mattina), lei non porterà nulla di nuovo; è possibile che Trump non lo faccia a sua volta, al contrario di quanto pensi Tulsi Gabbard o di quanto pensi Viktor Orbán, ma al momento, a parte Bob Kennedy, che non ha alcuna chance dopo l’attentato a Donald Trump, rimane solo quest’ultimo come speranza, per quanto contraddittoria, per la profezia della pace. È vero che il complesso industriale delle armi è una potenza difficile da combattere, ma io credo, con Peguy, che le persone debbano essere considerate come un momento decisivo del discorso politico…


"Preghiamo per la pace. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, Myanmar e tanti altri Paesi che sono in guerra. Non dimentichiamo, non dimentichiamo, la guerra è una sconfitta!" (Papa Francesco, Avvenire)


Abba nostro…


(Aeroporto di Milano Linate) Sono arrivato agli ultimi paragrafi della prima parte de „ Il Lavoratore“ di Jünger (26-27). Io ci vedo un’analogia tra questa sua „arte della guerra“ e l’“estetica teologica“ (Balthasar) e l’ontologia del dono dell’essere come amore gratuito (Ulrich); quindi se uno pensa che con la lettura e la ripetizione in avanti di Jünger io tradisca i miei primi maestri si sbaglia. Quale è il punto di contatto: „ci si deve liberare in relazione alla figura (Gestalt) dal pensiero dello sviluppo“ (26); quest’ultimo ha un suo senso, come ha fatto vedere Newman per lo sviluppo del dogma, ma ovviamente anche in Newman non si tratta di un’invenzione del dogma. „Una Gestalt (figura) è ed alcun sviluppo la fa aumentare o diminuire“; anche l’essere donato è „completum et simplex“; è per l’appunto nessun sviluppo lo fa aumentare o diminuire. I doni del Ferdi o della Jojo o di mia moglie sono „completi e semplici“; a differenza della psicologia o della morale non vi è uno sviluppo a questo livello; al massimo cambia la dinamicità del commento di queste singolarità: Gestalt, dono donato! Questo vale anche per la „Gestalt del lavoratore“ che per Jünger è più originaria e nobile di ogni titolo nobile ereditato; mia moglie non parla mai del suo titolo nobile ungherese, perché di fatto ritiene che un nobile può anche comportarsi in modo non nobile, ma ignobile, come quei nobili che non hanno più parlato con un mio amico sacerdote, quando dovette abbandonare il suo sacerdozio per una donna; commento del mio amico: non si può dar loro la colpa (questa sua osservazione ha una sua nobiltà); commento di mia moglie: questo è ignobile, punto e basta. Il lavoratore quando è tale ha un grado di nobiltà implicito nel lavoro stesso e in questo senso forma una nuova aristocrazia, che non può essere ereditata; ma come l’essere è „non subsistens“ così anche la figura del lavoratore non possiede qualità (27); non si tratta di appiccarle un „valore“; questo è più difficile da comprendere, ma forse lo si può nel paragone con l’artista: il lavoro del lavoratore non è di meno valore dell’arte di un’artista; non vi è dubbio che Renato Farina scriva meglio di me, ma il lavoro di questo diario non dipende dalla mia capacità di scrivere o meno, ma dalla sua „alterità“, per usare la parola usata da Jünger; ed in un certo senso la forza di questo diario di superare il tempo non dipende neppure da un lavoro di limatura, questo al massimo lo renderebbe „pubblicabile“ ora. La figura del lavoratore, che Jünger pensa in riferimento al soldato della prima guerra mondiale, conosce sia il lavoro dell’attacco come quello dell’ultimo posto o in una posizione persa; successo non è un nome di Dio e neppure del lavoratore; l’eroismo di scrivere questo diario consiste nel suo essere un lavoro quotidiano con cui io cerco di comprendere il reale, così come fece Jünger con i suoi scritti e i suoi diari. A differenza dell’ideologia il lavoro sa salvare tutto, anche la morte di milioni di soldati, che, Jünger lo ha scritto spesso, non hanno perso la loro vita senza un senso; tutti i soldati russi e ucraini che hanno perso la loro vita, avendo vissuto quello che facevano come „lavoro“ hanno dato senso e nobiltà alla loro vita, anche se il lavoro del profeta della pace consiste nel far finire il più presto possibile il massacro, ma non con la motivazione che il lavoro fatto dai soldati per la loro patria fosse senza senso, ma diciamo perché vi sono forme di lavoro che sono in grado anche di difendere la vita e non solo di sacrificarla…ed anche perché al cospetto di una guerra nucleare siamo al cospetto del disastro universale, che non ha Gestalt, ma è espressione di un nichilismo micidiale. Ancora un’osservazione: l’accento sulla Gestalt del lavoratore relativizza anche la forma politica nella quale questo lavoro è compiuto; il lavoro di un insegnante o di un falegname in Cina non ha né più né meno valore di quello compiuto in un paese democratico, ma è espressione di questa figura del lavoratore di cui stiamo parlando. Un politico compie un lavoro quando riconosce il senso del lavoro del nemico; chi toglie ogni dignità al nemico non compie un lavoro, ma propaganda! ! PS Il non sviluppo della figura del lavoratore ha a che fare con la questione del lavoro sostanziale di cui ho parlato ieri; Jünger non nega che ci sia un compito teologico e quindi non negherebbe il senso del salmo 127: se il Signore non costruisce la casa, insomma se il Signore non lavora non ha il senso il nostro lavoro; la sostanzialità del lavoro non è autonomia mondana del lavoro e quindi non nega la dimensione sovraessenziale del dono gratuito dell’essere e neppure la dimensione teologica del lavoro del Padre. 


(Casale Monferrato, il 22.7.24; Maria Maddalena) Preghiera per perseverare nell’amore di Dio. Quale mente umana può immaginare l'amore che il Padre eterno ha per il Suo Figlio unigenito? È stato da tutta l'eternità, ed è infinito. Ed ora ciò che chiede a me è solo che, come Egli mi amato di un amore eterno, io lo ami quanto posso secondo la mia capacità. Completa la tua opera, Signore, e fa che come Tu mi hai amato fin dal principio, io ami Te fino alla fine fine. Amen (San Newman).


La serata ciellina di ieri sera da Fiorenzo, con suo fratello don Marco ed altri due amici è stata molto bella e mi sono sentito a casa, a parte il fatto che le donne stavano in cucina, cosa che per un „tedesco“ è un po’ strana; io ci sono andato, perché una non ciellina mi aveva parlato di don Marco in modo tale che ne ero rimasto impressionato: un parroco che si occupa  della gente che soffre, quando soffre, che sia una sorella (nel caso della mia amica) che moriva per cancro o che sia una adolescente che piange…ieri sera ha piuttosto ascoltato, il suo messaggio me lo aveva già detto la mattina nella sagrestia: non esiste un successore di don Giussani e non può esistere, chi guida deve stare insieme e fare ciò che può. Il Movimento è nato come uno „spettacolo“ (nel senso positivo del termine), nel Movimento per esempio gli sposi pregavano insieme i „Vespri“, oggi è già tanto se dicono l’Angelus insieme. La benedizione che mi ha dato ieri sera prima di lasciarci era un aiuto; Fiorenzo ha credo la mia età o poco di meno, quattro figli, tra cui una Memores, sono una famiglia dell’accoglienza e ieri vendeva „Tracce“ davanti alla Chiesa; insomma il ciellino puro sangue, ma mi ha fatto sentire a casa, non mi ha fatto alcun predicozzo su obbedienza (Don Marco diceva che in un certo senso non è mai stato il tema di don Giussani) e gesti, ma era contento che avevo un contatto fisico con qualcuno di CL, come per esempio Gianni e Renato… Fiorenzo mi ha confermato nel gesto che faccio di mangiare con i miei allievi, ascoltando più che „predicando“…


„Quello che accende il cuore di tanti non è la politica, ma quell’amicizia con Gesù che Andrea propone con la sua stessa persona“ (Mereghetti, Peluso, 55); qualcosa del genere ha detto anche Fiorenzo, che aveva letto il libro, ed è vero, lo pensava in fondo anche già Platone, che „non si conosce se non per amicizia“ (54). Comunque è vero che uno può anche avere come compito la „politica“ e su questo Fiorenzo, con ragione, dice che bisogna parlarsi insieme, non insultarsi via Whatsapp…Della testimonianza di Folco Giusti (Mereghetti, Peluso 55) mi è piaciuto molto come Andrea Aziani sapesse incontrare con amabilità ed intelligenza anche un „adulto estraneo“ all’esperienza di CL e che nel suo insistere sull’amicizia non si comportava nel senso di ciò che Hegel chiamerebbe: „intensità senza contenuti“; Folco Giusti era anche colpito „per il suo impegno religioso e la sua dedizione alla diffusione e difesa della fede cattolica nel mondo universitario e nella società Sienese“ (55). Ho dovuto pensare ad un parroco luterano, quando una volta andai al Servizio della Parola della loro festa più grande, quella della „giustificazione“, che disse alla comunità che era proprio contento di questo contatto „perché Roberto è davvero cattolico“…


Tra le foto del passato appese al muro dell’entrata qui da mia mamma c’è ne una della mia bisnonna Matilde, che passò i suoi ultimi sette anni di vita cieca, proprio qui dove sto scrivendo - allora c’era una caserma usata dai profughi, dove mio padre ha voluto costruire la sua casa: raffigura la bisnonna sotto un albero nell’aia, credo a Cervera porto; nel grembiule tiene qualcosa o le uova o il mangime per le galline che sono intorno a lei. Mio papà, bambino, è in primo piano, con le mani in tasca nei pantaloncini corti tenuti dalle bretelle; direttamente sotto la nonna, si sostiene al suo grembiule, c’è una bambina (mia mamma mi ha detto che si tratta di mio zio Divo, il fratello giovane di mio padre, vestito da bambina)…sotto la foto mia mamma ne ha messe altre tre piccole, che raffigurano parenti morti:  Sandro, il marito di mia cugina, mia zia Nina, la sorella più grande di mia mamma e suo marito Albino… quest due zii si sono conosciuti quando mia zia Nina veniva da Suzzara per fare la mondina del riso a Candia Lomellina; ho pensato, mentre mia mamma me lo raccontava a colazione - tra l’altro era molto contenta e orgogliosa di fare colazione con me - che si trattava di un lavoro molto duro: 40 giorni con i piedi in acqua e i moscerini che ti tormentavano; mia mamma, che era la più giovane, poteva andare dalle suore a cucire; ma una volta ci è voluta andare anche a lei; mi ha raccontato che stanca si era addrizzata per stirarsi la schiena e che l’aiutante del capo le disse di mettersi giù prima che il padrone la vedesse, ma il padrone l’aveva già vista e gli chiese come mai si era alzata; lei, giovane adolescente, gli rispose, in dialetto suzzarese, suppongo l’unica lingua che parlasse: venga un po’ lei a fare questo lavoro e poi vedrà come mai mi sono alzata…il padrone la minacciò di rinviarla al suo paese, ma non fece proprio sul serio; quando la sorella più grande, forse la zia Eda, andò a parlare con lui, disse solo che di fronte agli altri aveva dovuto reagire cosi, ma in vero a me sembra che fosse anche un po’ divertito.  


Sul ritiro di Joe Biden - tra l’altro ieri Adrian mi aveva mandato un articolo interessante di Martin Gurri, che lo descrive come un uomo senza qualità, se non quella di muoversi nel sistema del potere, nelle macchinazioni interne del potere -   vorrei solo riportare alcun giudizi; il primo di Michaele Tracey: „Kamala Harris ha ricevuto zero delegati nel 2020, si è fatta strada come vicepresidente grazie a macchinazioni “interne”, ha ricevuto zero delegati nel 2024 e ora si sta facendo strada verso la candidatura presidenziale grazie a macchinazioni “interne”. Deve tutta la sua ascesa alle élite del Partito Democratico, al contrario degli elettori.“ (X, 22.7.24). Sempre in X Tulsi Gabbard dice (nella tarda serata europea di ieri) esplicitamene che per la profezia della pace Kamala Harris è la candidata più pericolosa ed invita esplicitamente a votare, sebbene lei fosse una delegata „democratica“ di Hawaii, per Donald Trump. Biden stesso in X annuncia così la sua uscita di scena: „Cari colleghi democratici, ho deciso di non accettare la candidatura e di concentrare tutte le mie energie sui miei doveri di Presidente per il resto del mio mandato. La mia prima decisione come candidato del partito nel 2020 è stata quella di scegliere Kamala Harris come vicepresidente. Ed è stata la migliore decisione che ho preso. Oggi voglio offrire il mio pieno appoggio e sostegno a Kamala come candidato del nostro partito quest'anno. Democratici - è ora di unirsi e battere Trump. Facciamolo“ (X, 21. 7.24). Aaron commenta così: „Se tenessimo in considerazione la vita umana, sarebbe stato cacciato per aver permesso la campagna di omicidio di massa e di fame di Israele a Gaza. Per non parlare del fatto che ha provocato e prolungato una guerra per procura contro la Russia in Ucraina che è costata centinaia di migliaia di vite. 

Ma noi diamo valore solo al denaro. E la sua fazione monetizzata ha deciso che non era più un investimento affidabile“ (Aaron Maté, X, 21.7.24). A proposito di denaro la vice di Bob Kennedy, Nicole Shanahan insiste sulla correzione del partito e su quanto è costata la campagna elettorale fino ad ora…Infine lascio la parola all’amico Alessandro: “Intanto si rende l’onore delle armi a Joe Biden nella diplomazia mondiale e nei ritratti dei giornali, che ne segnano l’uscita dalla scena elettorale. Dal punto di vista internazionale, la sua presidenza lascia però un mondo molto malmesso: due guerre in corso, che la Casa Bianca non ha saputo fermare ed ha anzi alimentato la più grande corsa al riarmo dal dopoguerra, una Nato protagonista della nuova Guerra Fredda, una promessa di scontro bellico per Taiwan e comunque una grande competizione, anche militare, contro la Cina e ovviamente la Russia“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


Abba nostro…


(Santuario di Crea, pomeriggio) „Potere come rappresentazione della figura del lavoratore“ (21-24); qui Jünger mi fa fare un passo di importanza capitale; in primo luogo a non avere paura della parola „potere“; è vero che vi è un „anello del potere“ che non può essere usato, ma distrutto (Tolkien), ma è anche vero che il potere, non come uso di certi strumenti, ma come capacità di essere maestro (meistern, Meisterung) di se stessi e di un compito, non è qualcosa che debba essere distrutto, ma per l’appunto qualcosa da imparare; ma veniamo all’esplicitazione completa della mossa decisiva: non dobbiamo aspirare ad un potere come un determinato posto (spazio lo chiama Bergoglio vs tempo, che invece si prende per l’appunto il tempo per „lavorare“ un piano di pace per esempio), ma dobbiamo imparare a vivere il potere come sostanza, e ciò ha a che  fare con la vita come compito (Balthasar), con il dono dell’essere, come amore gratuito (Ulrich); aver un posto di potere può corrispondere ad una certa abilità di sapere trovare il posto giusto nel meccanismo di una certa élite, ma da questo posto si sarà scaraventati fuori (come accade ora a Joe Biden), nel momento di cui nessuno può più servirsi di noi, mentre chi ha un potere sostanziale non viene mandato via, al massimo è lui che si ritira, nel momento che vede una diminuzione delle sue forze fisiche (come abbiamo visto fare da Benedetto XVI). Connessa alla figura del „lavoratore“ come uno che ha un potere sostanziale, si pongono due altri  problemi, strettamente connessi l’uno con l’altro: la questione della tecnica, che per Jünger, non è mai alcunché di neutrale: se si usano certi mezzi tecnici accade un certo livellamento, sia che sia il Papa a servirsene o un giovane adolescente; allo stesso tempo, però, Jünger non usa questo argomento per coltivare un pessimismo nella modalità di una previsione della caduta o del tramonto dell’Occidente; questo pessimismo non ha alcun senso per Jünger, proprio perché lui vuole avere una posizione di potere, nel senso spiegato sopra e non di „debolezza“. Per quanto riguarda il tema che mi interessa, quello della „profezia della pace“: anche per quest’ulitma vale che deve essere compito e servizio e non qualcosa per gente che si spaventa; ovviamente al cospetto delle armi oggi in gioco, al cospetto del paradigma tecnocratico (Jünger tra l’altro sottolinea il fatto che un vero soldato guarda con sospetto alla nuova tecnica, alle nuove armi) si può aver paura, ma non si tratta, come ho già spiegato ieri, di desiderio di una sicurezza borghese, ma della vita tout court (della vita di milioni di giovani, di famiglie, di bambini.)… Comunque sia la profezia della pace è un compito, e non ha bisogno di bugie come quelle rivelate nel lungo dialogo tra il giornalista Tucker Carlson e lo scienziato di economia Jeffrey Sachs a proposito della guerra in Ucraina (in vero anche a proposito di altri temi): proprio come ho imparato da Jünger è vero che chi dice di agire solamente per difendersi e chi afferma che non vi sarebbe stata alcun provocazione, che avrebbe legittimato l’aggressione dell’aggressore (in questo caso di Putin) rivela solo una cosa: la cattiva coscienza di chi si esprime così.  In vero l’ideologia bipartisan neocon americana è una strategia del tutto aggressiva (almeno ci sono alcuni che la rappresentano, che si esprimono senza peli sulla lingua su ciò ed almeno hanno in questo un merito), che non vuole difendersi ma „conquistare il potere“; Jünger ci spiega, però, che chi vuole „conquistare il potere“ non c’è l’ha ed ovviamente a questo livello planetario è anche un po’ assurdo avere questa concezione sferica del potere vs quella poliedrica di Bergoglio…in tutto ciò siamo molto lontani da ciò che Jünger chiama „potere sostanziale“. Al cospetto dei sogni utopici aggressivi dei neocons, quelli che si impegnano per la profezia della pace sono dei veri e propri lavoratori. Un lavoratore agisce sia nel senso della necessità di ciò che fa, ma anche nel senso del limite di ciò che fa (Il Lavoratore, 25). E questo senso, prosegue Jünger non può consistere nel perseguimento di un interesse particolare (in questo caso della concezione sferica del potere); per la differenza tra sfera e poliedro nella concezione del potere rinvio al discorso tenuto qualche anno fa da Bergoglio nel parlamento europeo. Ma per dirla brevemente: la concezione sferica consiste nel voler il proprio potere in modo volontaristico, mentre quella poliedrica significa avere il potere come compito (Jünger, 21). Potere come compito è solo possibile nel rapporto della figura con il molteplice. Il vero lavoratore (in questo caso il lavoratore della pace) non desidera essere un lavoratore, ma è un lavoratore e lo è perché cerca con il proprio lavoro di rispondere in modo amoroso al dono dell’essere come amore gratuito: „ questa è la questione della legittimazione che si sottrae sia alla volontà che alla conoscenza per tacere del tutto di ogni indicatore sociale o economico“ (Jünger, 84). O si è lavoratori o non lo si è; non vi è alcun volontarismo o alcuna gnosi che mi rendono lavoratore. Un lavoratore della profezia della pace non può evitare il conflitto, perché un vero potere sostanziale provoca una presa di posizione, in questo senso il conflitto viene intensificato, mentre il pacifista guerriero deve sempre dire che sono gli altri i provocatori, etc. Il compito per il lavoro per la profezia della pace non lo ricevo astrattamente, ma seguendo la Catholica sub et cum Petro; questo sub et cum è importante per non cadere nell’illusione di una posizione al di sopra ogni contraddizione; Cristo e il suo vicario rivelano le contraddizioni, non le evitano e più si fa sul serio in questo è più si diventa segno di contraddizione e questo non perché ci sia scelto un „partito“, cosa che contraddice l’idea stessa della Catholica… ma perché si ha un potere che gli altri invidiano! 


(Sera) Risposta di Davide Prosperi: Caro Roberto,

scusa se non ho risposto alla tua precedente lettera, ma a suo tempo l’avevo letta e mi aveva molto colpito la risposta di tua moglie: "l’accesso al paradiso, ma non da sola”. È una risposta che condivido molto.

Grazie di quello che potete fare per la costruzione della Chiesa lì dove siete e, per come potete, nella sequela al carisma che abbiamo ereditato.

Vi chiedo, se posso, di pregare un po' anche per me.

Un abbraccio a te e a tua moglie,

Davide



(Casale Monferrato, il 21.7.24) Preghiera per i fedeli defunti. „ O Gesù, amante delle anime, raccomandiamo a Te tutte le anime dei Tuoi servitori, che si sono spenti nel segno della fede e dormono il sonno della pace. Imploriamo Te, Signore e Salvatore, che nella Tua misericordia per loro ti sei fatto uomo, perché ora Tu li ammetta alla Tua presenza in cielo. Signore buono, ti imploriamo di dimenticare i peccati della loro giovinezza, conseguenza della loro ignoranza; ricordarTi invece di loro nella tua gloria divina. Fa che i cieli si aprano per loro, e che l'Arcangelo Michele li conduca al Tuo cospetto. Possano i tuoi santi angeli andar loro incontro e accompagnarli nella città santa, la Gerusalemme celeste. Fa che essi riposino in pace“.Amen (San Newman). Devo essere sincero, io non ci penso tanto alla preghiera per i defunti, ma essa è in vero un atto di misericordia e speranza molto sensato; qui nelle foto della mia mamma ci sono tanti defunti: questa mattina ho appena visto per esempio la foto di mio zio Divo e di mio papà, ma c’è anche una bella foto di mia nonna Maria con la Johanna da piccola e poi i fratelli e le sorelle di mio nonno…alle volte penso ai miei colleghi defunti ed ai defunti  di mia moglie, in modo particolare i suoi genitori…


La lettera di Andrea alla sua amica Rosanna, nella quale ricorda il tempo Sienese, del 2001 (Mereghetti, Peluso, 53-54), contiene alcuni spunti importanti ed una frase finale molto bella: „che tutto il mondo possa essere abbracciato da questa gratuità e da questa fedeltà che tu mi hai testimoniato“(Andrea Aziani); in primo luogo è ciò che vivo con Konstanze, ma ci sono alcuni amici che resistono nel tempo come Renato e Gianni, ma anche, sorprendentemente, con Maria e Martin nel giorno del matrimonio di Johanna. Come con Adrian, che è il mentore più autorevole del Ferdinand; come con don Andrea, il „nostro prete“, che si occupa della posta e della stalla delle galline quando siamo in giro, altre amicizie e conoscenze si sono addormentate, ma spero che portino frutto in Te; poi ci sono i volti nuovi come quello di Gigi, che ieri si è fatto più di un’ora di strada da Busto Arsizio, con un tempo caldo ed afoso, per venirmi a trovare; ma anche la Fabrizia e suo marito di Casale o anche il mio ex allievo Gabriele sono testimonianza di una gratuità che non si limita all’esperienza di CL, come neppure credo voglia don Giussani, non lo vuole ora nel cielo e non lo voleva da vivo, se no tante sue amicizie, come quella con von Balthasar non sarebbero mai sorte… e in tutte queste amicizie non è in gioco un „banale sentimentalismo“, un „fermarsi al passato in quanto „passato“; sono tutte formule di Andrea. Questo sarebbe fuga emozionale o nella distanza, quella che Jünger critica, con ragione, nel „romanticismo“, come autenticità solo nel passato. In questa rete di amicizia gratuita ci sono anche i santi ed Andrea nella lettera ne cita alcuni: santa Catarina da Siena, Santa Rosa da Lima, san Martin de Porres. Che Dio ci doni sempre „uno straordinario e bellissimo esempio di vera fraternità“ (Andrea) ed amicizie che durino…


Ieri notte nel caldo umido ed afoso di Casale ho visto la versione russa di „Fifty shades of Grey“: „Naughty - piacere liberato“  del regista Dimitriy Suvorov; anche questo film del 2024 non è libero dal mito dell’orgasmo fondante un rapporto, ma è infinitamente meno gioco, più umano del primo…e tiene conto di quello che volevo esprimere ieri con una citazione di Jünger: „…non c'è grandezza, sia essa la ragione stessa, che non sia a volte subordinata alle passioni più basse o orgogliose della vita“ ed anche ciò che dice Marilyn sulla sessualità dei maschi, nell’articolo che ho citato a lungo ieri sera.


Abba nostro...


(Crea, Santuario della Madonna) Sono venuto qua su per fuggire il caldo di Casale M. e per aver il coraggio di dire alcune cose in dialogo con Jünger. In primo luogo che la „profezia della pace“ non nasce da un bisogno di sicurezza borghese, ma dal bisogno di poter vivere e lavorare in modo sensato. La profezia della pace non ha nulla a che fare con i discorsi delle sole-parole, un po’ socialiste un po’ umanitarie che sono state dette durante la prima guerra mondiale: pace ed ordine; comunità del popolo e dei popoli, pacifismo, pace per scopi economici, comprensione tra i popoli (cf. „Il lavoratore, 15) e che vengono usate a volte anche nei nostri discorsi. Non che queste parole non siano sensate, ma in fondo non hanno preso e non prendono sul serio l’elementare, le forze elementari che erano in gioco in quella guerra e che sono in gioco in ogni guerra; non hanno preso e non prendono sul serio il bisogno aggressivo ed anarchico dei singoli e dei popoli, il bisogno di protesta nei confronti di una società con cui nessuno più si identificava e si identifica; il bisogno di pericolo…Non si tratta di fare un discorso ideologico se abbia più ragione Remarque (all’entusiasmo per la guerra è succeduto una delusione realistica) o Jünger (all’entusiasmo romantico per la guerra e succeduto, in alcuni, il senso realistico della sofferenza per una causa che ti rende vincente anche se perdi). Remarque stesso non avrebbe voluto essere messo in contrasto contro Jünger, che secondo lui conosceva la guerra come pochi. Comunque, per ritornare al tema che più mi interessa: la „profezia della pace“ è conscia del pericolo che uno possa approfittare di essa, che l’aggressore non si impietosisca; ma sa che c’è un punto, che riconosce anche Jünger, in cui la drammaticità tecnica della guerra (lo sviluppo della battaglia materiale e del battaglia tecnocratica9 , non può essere superata da alcun romanticismo, pacifista o guerriero che sia. La profezia della pace non nasce né da un bisogno di sicurezza borghese (se fosse così non proporrebbe la via delle trattative, ora), ma sta a servizio della vita tout court; se già la guerra con le forze tecniche in gioco nella prima guerra mondiale UCCIDEVANO ogni forma di eroismo personale, che è possibile solo nello scontro uomo contro uomo e non quando gli uomini sono ridotti a cibo per cannoni, tanto più ora non vi è eroismo nella guerra, anche se tutta la sofferenza di questi due anni di guerra nella martoriata Ucraina sono la semenza che può portare nuovi frutti; la profezia della pace include e non esclude il pericolo e propone uno sposalizio tra vita e pericolo; mentre chi oggi, con una battaglia materiale elevata alla potenza, propone la guerra non propone una dose equilibrata di pericolo, ma solo la morte. La profezia della pace propone „la fede in un senso di questo nostro mondo“ (Jünger, 16), non solo come la necessità del chi si può si salvi, ma un atteggiamento che ha futuro. La bomba atomica non ha futuro! E per la profezia della pace non è sufficiente un debole richiamo al dialogo, ma l’annuncio radicale che siamo „fratelli tutti“; noi oggi abbiamo una speranza non in forza dei potenti: sia Biden che Putin diminuiscono la speranza; la speranza sorge in forza dei tanti piccoli sia russi che ucraini che in questi due anni sono morti o hanno sofferto; mutandis mutandis ciò vale anche per Israele e la Palestina, solo che a differenza della sporca proxy war in Ucraina a Gaza ed altrove nella regione vi è una chiara differenza tra i deboli e i forti; non vi è un equilibrio dovuto al sostegno dell’occidente dell’Ucraina; in Palestina l’Occidente sostiene solo Israele…Abbiamo bisogno di immagini come quella del sussurrare del mare in una conchiglia; insomma di una Gestalt che sappia raccogliere tutta la sofferenza in gioco, senza voler determinare chi abbia ragione e torto e senza voler identificare un solo colpevole…


Abba nostro…


(Sera) „Mentre Biden e i suoi principali neocon amano vantarsi di aver inflitto alla Russia una grande sconfitta strategica in Ucraina, le persone che devono effettivamente attuare le loro politiche la vedono diversamente. Ecco il Gen. dell'Esercito Christopher Cavoli, comandante supremo degli alleati in Europa e comandante del Comando europeo degli Stati Uniti: “Non possiamo farci illusioni: Alla fine del conflitto in Ucraina - comunque si concluda - avremo un problema molto grande con la Russia, una situazione in cui la Russia sta ricostituendo le sue forze, si trova ai confini della NATO, è guidata in gran parte dalle stesse persone di adesso, è convinta che noi siamo l'avversario ed è molto, molto arrabbiata”“ (Aaron Maté, X, 2.7.24) - la differenza è che loro, i russi,  vedono la guerra come un „lavoro“, mentre noi come una difesa, come problema. Rinvio per un commento profondo a quanto ho scritto oggi sul tema della profezia della pace, che è il nostro „lavoro“. 


Per quanto riguarda il piccolo teatro del mondo a me sembra che la vera sfida di questo ultimo anno lavorativo è fare un passo che mi permetta di vedere „all’interno del mondo del lavoro la pretesa di libertà come pretesa di lavoro“ (Jünger, Il lavoratore, 16 - 20). Ovviamente non solo la scuola è lavoro, lavoro è anche scrivere questo diario, lavoro è la traduzione dell’Homo Abyssus ed in un certo senso ha ragione Jünger a dire che la figura del lavoratore ha un suo valore globale; l’aspetto punitivo presente in Genesi 3 del lavoro è solo un aspetto del lavoro stesso, quel aspetto che lascia dire a Pavese che „lavorare stanca“, ma il lavoro è anche realizzazione e potenza. Chi guida una scuola deve dare un certa direzione (non arbitraria, ma obbediente), ma tenendo conto che gli individui sono lavoratori solamente se possono agire come liberi; io ho una tendenza troppo devota nei confronti di chi guida che non è lealtà, ma masochismo; essere ad immagine di Dio significa essere lavoratori come Dio stesso è un lavoratore (Gv 5). Solo che non essendo Dio abbiamo bisogno anche di una domenica, ma in vero in Gen ne ha bisogno anche Dio. 


Dall’articolo di ieri di Marilyn Simon: „Qual è dunque la risposta all'intrattabile battaglia dei sessi? Si spera che continui a essere una risposta un po' scomoda, che dovremo trovare insieme {uomo e donna). Ma se non trattiamo le nostre nature con onestà e comprensione, con affetto, umorismo e generosità, non sono convinto che diventeremo meno risentiti, più giusti o in qualche modo felici dei nostri corpi umani.“ (MS). Questa natura  di cui parla la Simon è quella dimensione elementare, di cui in riferimento al lavoro e alla guerra parla Jünger; il lavoro non esclude questa dimensione elementare, anche il lavoro con se stessi; l’etica prussiana o quella borghese dicono che sia possibile farlo, ma a me ciò non sembra vero. Dobbiamo rispettare l’altro che ci è stato donato, anche se la sua natura funziona diversamente dalla nostra (il nostro comportamento può essere guidato) ; dobbiamo fare un lavoro con lei (la donna amata) su questo tema, ma anche con noi stessi, tendendo conto che la ragione da sola non può controllare, almeno nelle persone che ne hanno più bisogno, l’istinto sessuale stesso e non credo che faccia bene creare sensi di colpa su questo tema; cominciamo a confessare la nostra colpa, la nostra cattiveria, ma non partendo da li…


(Casale Monferrato, il 20.7.24; il 20.7. 1944 (80 anni fa) ci fu l’attentato ad Hitler; ricordo la figura di Claus Schenk Graf von Stauffenberg) Preghiera per ottenere il fervore. Per la parola „fervore“ la Treccani da questi altri lemmi correlati: fervore /fer'vore/ s. m. [dal lat. fervor -oris, propr. "bollore, calore"]. - 1. [intensità di un sentimento: pregare con f.] ≈ ardore, passione. 2. [momento intenso di un'attività e sim.: nel f. della disputa] ≈ acme, climax, pieno, sommo, vivo. 3. (non com., lett.) [grande calore] ≈ ardore, calura, (lett.) estuo. ‖ bollore. „Nel domandare il favore, io chiedo tutto ciò di cui posso avere bisogno e tutto ciò che Tu puoi donarmi. Nell'implorare il favore, supplico di ottenere la vera forza, coerenza e perseveranza. Chiedo di poter esercitare, nel modo più sublime, fede, speranza e carità. Nel domandare il fervore, chiedo di essere liberato dal rispetto umano e dal desiderio di essere elogiato; invoco il dono della preghiera; chiedo la grazia di una retta percezione del dovere come conseguenza di un amore ardente. Con questa preghiera, chiedo tutte insieme santità, pace e gioia“. Amen. (San Newman).


L’incontro tra Lorenza Violini ed Andrea Anziani (Gianni Mereghetti, Gian Corrado Peluso, 51-53) mi aiuta a fare alcuni nuovi passi nel mio si „incondizionato“ a Don Giussani; vorrei imparare, anche se scrivendo un diario c’è un certo pericolo in questo senso, a non „richiamare a me“. Parlare del si incondizionato a don Giussani significava per Andrea vivere il si incondizionato a Cristo; gli anni senesi hanno coinciso con un passo importante del Movimento (Riccione 1976), che ho conosciuto anche nella testimonianza dei fratelli Brunelli, negli anni passati. Credo che quel passo: dall’utopia alla presenza, è un passo che dobbiamo rifare „in avanti“ oggi radicalmente; dobbiamo in primo luogo, come ho cercato di spiegare ieri pomeriggio in dialogo con Ernst Jünger, riflettere e vivere la „figura“ (Gestalt) a cui Dio ci ha consegnato; per lo scrittore tedesco si tratta della Gestalt del lavoratore. Lavorare nel presente e non in un progetto utopico, fosse anche quello occidentalista di pensare di aver la migliore forma del mondo (quella democratica vs quella autocratica), significa pensare che anche oggi Cristo agisce nella storia, con il suo esercito di angeli, non con eserciti occidentali contro il male; oggi la „roccaforte culturale“ non è di sinistra, ma per esprimersi con il linguaggio statunitense, è „bipartisan“; abbiamo visto che anche la Meloni, non come „capo di partito“, ma come „leader europeo“ partecipa allo stesso progetto guerrafondaio di superare in modo per l’appunto guerriero il nemico; io vivo da più di venti anni nella diaspora, dapprima ho/abbiamo cercato di fare tutto quelli che sono i gesti del Movimento (Lodi, Scuola di comunità…), ora con „il nostro prete“ stiamo in silenzio di fronte al Santissimo (il martedì sera preghiamo i vespri insieme, celebriamo la Santa Messa, facciamo adorazione eucaristica e mangiamo la pizza) ed io cerco di essere presente nel mondo con questo diario e nel mio lavoro a scuola, con meno gesti, ma con la convinzione che mia moglie ed io siamo quella presenza e quel movimento di  cui parla CL. Chi sono io? Che domando ho? Forse solo quella espressa dalla preghiera di San Newman qui sopra: … Nell'implorare il favore, supplico di ottenere la vera forza, coerenza e perseveranza…tutto ciò mi manca, per questo lo imploro. Per quanto riguarda il contatto fisico con chi guida il Movimento, io per insistenza di Gianni ho scritto a Davide, senza alcuna risposta. Riscrivo adesso perché Andrea diceva a Lorenza: „Scrivigli, vedrai che ti risponde“ e chiedo a Gianni di fargli avere queste righe. Caro Davide, ti ho scritto qualche tempo fa, ma la lettera è andata persa nell'oceano di cose che ricevi. Adesso leggo che Andrea Aziani consigliava un rapporto fisico con chi guida il movimento. Quindi ti riscrivo velocemente per dirti solo questo. Konstanze ed io e il nostro prete nella diaspora della Sassonia Anhalt stiamo cercando di dire un sì incondizionato a Cristo e in questo sì incondizionato a Cristo c'è ovviamente, nelle modalità proprie della nostra vita in cui ho incontrato prima von Balthasar che Giussani (per quanto riguarda me),  prima Ulrich che Giussani (per quanto riguarda mia moglie) anche un sì incondizionato a Don Giussani. Cerco di fare in tutto quello che scrivo, in tutto quello che insegno in tutto quello che faccio un passo dall'utopia alla presenza, un po' anche nel senso che si diceva a Riccione nel 1976. Mia moglie lo fa a sua modo, perché non è filosofa. Sappi insomma che se anche non facciamo parte dei gesti ufficiali, per motivi che ti avevo scritto nell'altra lettera,  esistiamo là e cerchiamo di dare quella testimonianza che Andrea diede a Siena e in America Latina. Cerchiamo di essere quell’avvenimento che è un atto di amore gratuito per tutti. Gianni Mereghetti e Renato Farina solo il mio rapporto fisico con CL. Tuo, Roberto

Abba nostro…


(Mattinata tarda) Ho incontrato un ex allievo, G.M., non ha avuto una vita molto semplice, ma sembra che adesso abbia trovato una sua „Gestalt“; mi ha impressionato la serietà del suo abbraccio ed anche la „ragione comune“ e cioè che la motivazione gratuita deve essere il cuore delle nostre azioni…poi ha compreso immediatamente il motivo per cui leggo Jünger…io voglio dialogare con qualcuno che la guerra davvero la conosce…Abbiamo parlato di fatti concreti della nostra vita, ma di questo per discrezione non voglio scrivere nulla…


Barbara Spinelli sul Fatto sottolinea, in una lunga invettiva, che l’unico vero punto di coesione della maggioranza che ha portato al bis di Ursula è la guerra. Strasburgo, sostiene, è diventata “una filiale della Nato”, non è più l’Europa: “Il Parlamento europeo non risponde alla volontà dei propri elettori, contrari in tutti i Paesi a un confronto diretto Occidente-Russia”“ (Alessandro Banfi, versione odierna).


Continuo il mio lavoro sulla figura del lavoratore con Jünger. In primo luogo credo che quest’ultimo abbia ragione quando nel capitolo 12 del „lavoratore“ parla di un „illuminismo più profondo dell’illuminismo“; una prospettiva questa che mi permette di correggere la pur importante intuizione di Horkheimer ed Adorno a riguardo di una „dialettica dell’illuminismo“. Jünger si esprime così: „E tuttavia, proprio come l’illuminismo è più profondo dell’illuminismo, anche il progresso non è senza sfondo“ (contesto, background). Nella formula „dialettica dell’illuminismo“ forse il motivo critico è più importante di quello „motivazionale“, l’oggetto della „dialettica dell’illuminismo“ credo sia la critica alla ragione funzionale, l’oggetto dell’intuizione  di Jünger consiste nel vedere che un progresso senza „sfondo“, Ulrich parlerebbe di „sovraessenzialità“, insomma che un progresso senza sovraessenzialità porta al nichilismo, ma allo stesso tempo ciò non è un destino ineluttabile, anzi dobbiamo stare attenti, noi camminatori del bosco (che hanno confidenza con paesaggi originari) di non aver solo un atteggiamento „contro“ il progresso, di cui tra l’altro ci serviamo tutti e se alcuni non ha uno smartphone usa per esempio YouTube (Paul); dobbiamo avere il coraggio del „rischio“ di voler camminare nel nostro tempo e non contro il nostro tempo, accettando le sue sfide, anche la sua volontà di potenza; in Jünger non vi è alcuna lamentela della perdita dell’essere e credo che abbia salutato con entusiasmo le nuove scoperte tecniche del suo tempo; anche il progresso può essere integrato nella figura del lavoratore; in Jünger non vi è alcuna simpatia per una „vita indebolita“ né vuole rendere oggetto di una „ironia romantica“ le scoperte tecniche del nostro tempo. In questo senso è il contrario di un teoretico del tramonto dell’Occidente. Ciò che lui vuole è evitare il nichilismo, cioè la mancanza di motivazione gratuita del lavoro e non vuole ridurre tutto alla logica di „causa ed effetto“, una logica che dimentica il „non essere causato dell’essere“ (Ulrich), vuole insomma prendere sul serio la dimensione di destino e di culto propria alla Gestalt del lavoratore, che meno di altre Gestalten ha saputo vivere senza alcuna „inquisizione“ e senza alcun „moloch“…


Oasis (racconta Banfi) spiega bene quale sia la vera situazione di Hamas, dopo mesi di guerra…


(Pomeriggio) Sono andato a mangiare con la mamma in un ristorante piemontese; un pranzo da nozze con salame cotto come antipasto, un risotto con funghi da far risorgere i morti, poi degli zucchini messi sotto aceto, infine una bistecca alla carne con un’insalata di funghi. In vero in fine, caffè e un grappino.


Ritorniamo a Jünger ed Adorno con un excursus sull’Armenia in dialogo con Antonia Arslan. Il punto di contatto tra le due posizioni di cui ho parlato questa mattina: „illuminismo più profondo dell’illuminismo“ (Jünger) e „dialettica dell’illuminismo“ (Horkheimer, Adorno) è la critica alla ragione come metodo della sicurezza borghese (assicurazioni, stato di diritto…). Il lavoratore - non è un caso che il primo romanzo di mia figlia Johanna aveva a che fare con i quattro elementi originari: acqua, aria, fuoco e terra - non agisce per sicurezza, ma per formare una Gestalt, in primo luogo con la sua vita. Il mondo borghese nelle sue città, dietro le mura delle sue città, cerca di arginare la presenza dirompente degli elementi. Ma anche del potere e della passione (fervore). In famiglia abbiamo tante assicurazioni, ma quella su una possibile morte prematura non l’abbiamo mai fatta; forse era un modo più o meno cosciente di dire che non c’è una sicurezza borghese per tutto né per l’essenziale; mia suocera è morta di cancro in una delle città universitarie di medicina più prestigiose del mondo. Heidelberg. Il gioco preferito di mia moglie da piccola era nei boschi, dove non vi è una sicurezza borghese garantita. Il mio impegno per la profezia della pace non è un impegno per la sicurezza borghese, ma tiene conto del pericolo delle armi attuali ed è un impegno per la vita tout court e non pensa a livello di scontri tra imperi per nulla e mai nelle categorie di attacco (illegittimo) e difesa (legittima); questo modo di pensare è quello del pacifismo borghese, non quello del lavoratore! La difesa della guerra di liberazione Ucraina, che è in vero una proxy war, ha sempre questo modello folle della chiara identificazione dell’unico lupo cattivo e ragiona con la ragione borghese di causa ed effetto; l’effetto della guerra di difesa legittima ha nella causa (l’aggressione) di Putin l’unica spiegazione. Questo modo di pensare è talmente debole e stolto che chi non pensa in queste categorie viene immediatamente sospettato di difendere il nemico. Invero solo gli imbecilli borghesi sacrificano il buon senso che tiene conto sempre delle forze elementari, alte e basse, e pensano in queste categorie e ritengono che siano le uniche possibili. Vero è che in una guerra imperiale non vi è una chiara limitazione di chi sia l’aggressore o di chi non lo sia - questo è possibile pensarlo solo nel mondo avvocatesco di uno pseudo diritto internazionale - ed è  sempre in gioco la volontà di potenza; il riconoscerlo è il primo passo per un raggiungimento della pace come fine ultimo e per raggiungere i fini intermedi…La grande obiezione, prima facie, a quanto scritto qui è quello che con ragione  Antonia Arslan chiama il „genocidio infinito“ degli armeni (Armenia, la paura di un genocidio infinito, Vita e Pensiero 3/2024), di cui quasi nessuno parla - si parla piuttosto dell’Ucraina, che è invece una guerra imperiale. Io ero a Yerevan quando il 19.9.23 l’Azerbaigian ha attaccato l’Artsakh ed ora dei 120.000 armeni di quel paese, tenuti prigionieri per mesi, nessuno è più nella propria patria, che viene distrutta di tutti i suoi segni cristiani da vandali azeri e turchi (meglio sarebbe dire da „borghesi“, nel senso spiegato qui). Quando lodo Orbán per il suo tentativo di pace non dimentico il destino singolare di un popolo debole totalmente sacrificato alla logica causa ed effetto, alla logica della sicurezza borghese che ha bisogno di gas e che lo compra anche da dittatori come Aliyev. Quando questi dittatori usano la parola „lavoro“,come Erdogan, che ha detto che finirà il „lavoro in Armenia“ non usano la parola nel senso qui usato da Jünger che ha una sua motivazione ultima d gratuità amorosa. Non fanno un lavoro, ma distruggono la vita e la cultura di un popolo davvero debole, cioè cristiano…PS Tra l’altro proprio per quanto riguarda l’Armenia è del tutto chiaro che non si  può contare sulle pseudo sicurezze giuridiche e militari, come l’appoggio dei russi nella prima parte del conflitto riguardante l’Artsakh e che ora è venuto meno… 


(Dopo) "L'uomo vive in modo elementare, sia nella misura in cui è un essere naturale sia nella misura in cui è un essere demoniaco. Nessun ragionamento può sostituire il battito del cuore o l'attività dei reni, e non c'è grandezza, sia essa la ragione stessa, che non sia a volte subordinata alle passioni più basse o orgogliose della vita” (Ernst Jünger, Der Arbeiter, 1932). - Non aver compreso questo è stata la causa degli scandali della pedofilia e delle corruzioni nella Chiesa. In fondo i miei tentativi di autenticità hanno a che fare con questa presenza  e considerazione dell’elementare…


(Sera) Mi è venuto a trovare Gigi, che da anni leggi il mio diario; credo sia un un uomo molto buono e che conosce tante cose…ama la sua famiglia; abbiamo parlato attentamente sotto gli alberi qui della mia mamma e poi siamo andati al Santuario di Crea, per pregare Maria per una sua intenzione e per fuggire il caldo della pianura in cui si trova Casale Monferrato…Sono molto grato della sua fiducia, che mi fa tanto bene. 


Dall’ultimo articolo di Marilyn Simon, che da poco è sposata con Matt: „Ma ciò che trovo più preoccupante è l'assunto che sta alla base della tesi di Winkler {una scrittrice che pensa che Shakespeare fosse una donna}: la convinzione che agli uomini non piacciano davvero le donne, almeno non abbastanza da pensare e scrivere di loro con comprensione ed empatia; non abbastanza da vedere il valore delle amicizie femminili e dei legami femminili di amore e fedeltà; e certamente non abbastanza da trovare credibili, ammirevoli e desiderabili donne forti, dure, divertenti e intelligenti. Se considero gli uomini che conosco, amici e parenti maschi, colleghi, padri dei compagni di classe dei miei figli, l'incapacità di Winkler di considerare l'idea che un uomo avrebbe potuto scrivere gli avvincenti personaggi femminili che popolano le opere di Shakespeare è più che sconcertante, è un insulto agli uomini, sia del passato che del presente. Ho scritto altrove di come il femminismo contemporaneo abbia bisogno dell'idea di un patriarcato oppressivo per definire le donne come vittime dell'oppressione, e come tale cerca di attribuire agli uomini una macchia primordiale di mascolinità (tossica) in modo che il femminismo di terza ondata sia giustamente giustificato in tutte le sue lamentele contro di loro. Combattere il “patriarcato” è la raison d'etre del femminismo, e senza questo nemico la causa stessa è in pericolo (si veda Feminism's Dependency Trap in Quillette). Sembra che l'interpretazione di Winkler su Shakespeare sia l'ennesima iterazione della convinzione del femminismo che gli uomini abbiano un punto cieco per l'umanità delle donne. L'ironia dell'attuale ortodossia femminista, tuttavia, è che sono le donne a non vedere chiaramente la posizione degli uomini. Un'ulteriore - e più divertente - ironia, se si ha un palato per l'assurdo e il tragico, è che la maggior parte degli uomini, da parte loro, sono di solito così cavallereschi, così premurosi nei confronti delle donne come persone, che simpatizzano con la crociata delle donne contro di loro, e in generale acconsentono alle lamentele delle donne. Dobbiamo proprio piacergli! Winkler ha conseguito un master in letteratura inglese nel 2013, nello stesso periodo in cui io lavoravo al mio dottorato su Shakespeare. Capisco bene la miope prospettiva femminista dei dipartimenti di inglese, di come gli studenti siano spesso addestrati a leggere in modo specifico gli atteggiamenti di ingiustizia verso le donne per confermare la narrazione della vittimizzazione femminile. Capisco anche come lo “sguardo maschile”, la sessualizzazione delle donne da parte degli uomini, sia trattato in modo punitivo, come una sporcizia interna agli uomini che può portarli a disumanizzare le donne e che può portare alla crudeltà. E naturalmente questo a volte è tragicamente vero. Ma ciò che mi preoccupa è che le donne di solito non riescono ad apprezzare la lotta interna che gli uomini hanno con i loro istinti sessuali, e invece li condannano perché hanno questi istinti. In altre parole, il femminismo della presa di coscienza afferma giustamente che gli uomini non dovrebbero trattare le donne come oggetti da usare, ma lo fa senza essere consapevole dell'umanità degli uomini e, di conseguenza, minimizza e punisce l'istinto sessuale maschile che porta gli uomini a vedere le donne in modo sessuale nonostante gli sforzi civilizzanti degli uomini per non farlo. Ciò con cui il femminismo contemporaneo non riesce a confrontarsi adeguatamente è la natura stessa e, di conseguenza, gli atteggiamenti femministi verso gli uomini, e in particolare verso la sessualità maschile, sono privi di compassione e punitivi (per non parlare della mancanza di umorismo - e la sessualità umana è spesso molto divertente!) Con un punto cieco per le esperienze degli uomini, gli atteggiamenti femministi di sensibilizzazione nei confronti dell'energia sessuale maschile difficilmente ispirano il rispetto reciproco, e invece lavorano per generare risentimento, ansia e infelicità. Con l'avanzare dell'età, sto diventando sempre più consapevole e comprensiva della lotta interna tra i potenti istinti sessuali e la padronanza di sé con cui la maggior parte degli uomini si confronta ogni giorno. Molte donne hanno una libido attiva, ma secondo la mia esperienza la stragrande maggioranza delle donne pensa al sesso molto meno degli uomini. Donne: immaginate cosa significhi pensare molto al sesso, poi quadruplicate quello che avete appena immaginato e ora siete nella media degli uomini. Sarebbe estenuante, posso solo immaginarlo, dover costantemente affermare il proprio autocontrollo su un appetito che rode la propria immaginazione di momento in momento. Ma sentirsi in qualche modo inquinati per l'appetito stesso, l'appetito che di solito gli uomini riescono a controllare e a negare, sarebbe quasi intollerabile“ (MS) .



(Casale Monferrato, il 19.7.24) Preghiera alla Spirito Santo vita dell’anima. „Mio Dio, io adoro Te, Eterno Paraclito, luce e vita della mia anima. Tu avresti potuto accontentarTi di darmi buoni consigli, grazia per ispirarmi, aiuto dall'esterno. Invece nella Tua infinita compassione, Tu hai voluto fin del principio entrare nella mia anima e prenderne possesso. Tu Ti allontani da me, se io pecco, ed allora sarò abbandonato al mio miserabile essere. Dio, non permettere che questo accada; ho i mezzi che mi hai dato; a Te ricorrerò nel momento della prova e della tentazione. Con il Tuo aiuto non ti abbandonerò mai.“ Amen (San Newman) - in primo luogo vorrei dire convinto il mio „Amen“ a questa preghiera. Ritengo che la meditazione quotidiana sia uno di quei „mezzi“ di cui parla Newman. Insieme ai sacramenti e all’appartenenza alla Chiesa. Da un certo punto di vista è molto vera anche la frase:  „Tu Ti allontani da me, se io pecco, ed allora sarò abbandonato al mio miserabile essere“. L’inconscio collettivo è espressione di questo „miserabile essere“; forse non è tutto „colpa“ ciò che accade in forza di questo inconscio, ma ovviamente dobbiamo deciderci, ogni giorno: quale Spirito vogliamo che abiti in noi? VSSvpM! 


L’incontro tra Ornella Milan e Andrea Anziani (Gianni Mereghetti, Gian Corrado Peluso, 47-50) mi permette di specificare alcune cose che sono per me molto importanti; la situazione di cui parla Ornella nella Siena di quegli anni: 1975) è del tutto diversa dalla mia, ma ci sono alcun punti fermi. „Impeto missionario, determinazione nelle discussioni e nei ragionamenti, la sequela incondizionata a don Giussani“ sono per me anche molto decisivi, anche se molti diranno che io non vado ai gesti, etc. Ma per esempio medito questo testo di Gianni, leggo con rispetto le cose che ci manda Davide Prosperi, seguo il Papa e mi sento oggettivamente in comunione „incondizionata“ con Don Giussani, ora che è in cielo ancor più di prima quando viveva (io non lo ho mai conosciuto personalmente). Ritengo anche che „l’unità e l’amicizia nel fondamento“, siano un criterio più solido e valido che „un’affinità di temperamento“; anche noi nell’incontro con il nostro don Camillo nella diaspora, ne abbiamo fatto il „nostro prete“; ma nella diaspora tedesca ci giochiamo l’appartenenza con altri metodi ed in un altra realtà storica e quindi ancor più di Andrea dobbiamo essere „liberi nell’esito“; quindi ritengo di poter dire - e Gianni me lo conferma ogni volta che mi scrive - che anche per noi, per me l’appartenenza sia più importante che le „doti eccezionali“; e si appartiene ad una „Gestalt“ (figura, forma) non a idee, come approfondirò oggi pomeriggio in dialogo con Ernst Jünger. PS Cito per un motivo ovvio le righe che mi ha mandato Gianni, dopo aver letto questa pagina del mio diario: „Un abbraccio caro amico, mi sei testimone di un'appartenenza a don Giussani che io desidero“. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ieri venendo in areo da Stoccarda a Milano Linate ho continuato a leggere „Il lavoratore“ di Jünger, che mi ha toccato nel profondo dell’animo. In primo luogo la questione della „Gestalt“ (figura, forma). È chiaro che un figlio di von Balthasar non possa non esserne incantato (il primo libro della Trilogia porta il titolo di „Percezione della Gestalt“). In Gloria III,2 Balthasar dice apertamente, che se si fosse chiesto al suo grande maestro Goethe, quale fosse la Gestalt di cui voleva dare testimonianza, infine lo avremmo messo in imbarazzo; e forse ciò ha a che fare con quel mondo alto borghese a cui apparteneva Goethe. La Gestalt che cerca e di cui vuole parlare Jünger è quella del „lavoratore“; questa decisione di Jünger è assolutamente geniale, lo dico come teologo (Dio stesso è secondo Gv 5 Colui che lavora sempre) e come filosofo direi con grande convinzione che l’atto dell’essere come amore gratuito è un atto „lavorativo“. Anche Goethe non è grande per il suo „von“, ma per il suo „lavoro“ (letterario e scientifico). È la logica di questo lavoro non è quella della causa ed effetto, ma quella dell’impronta, del carisma; non si può comprendere il lavoro del lavoratore con la logica  della causa ed effetto e neppure si tratta di un „produrre“ o di un „causare“, tanto meno con una discussione di idee; che questo che dico abbia una dimensione politica è chiarissimo; la differenza tra Jünger e me, ma questo ha anche a che fare con il fatto che scrivere nel 1932 non è la stessa cosa che scrivere nel 2024, è che lui pensa nei termini di una „teologia politica“ o „filosofia politica“(c-Schmitt), mentre io ereditando il lavoro fatto da Peterson fino a Benedetto XVI e Borghesi/Bergoglio penso ad un livello di „filosofia e teologia della politica“. Penso ad un orientamento ultimo, non nella prospettiva della creazione di uno stato perfetto; il „signore ed ordinatore del mondo“ di cui parla Jünger (capitolo 11) mi è troppo simile al „Lord of the world“ di Benson. Poi ci sono alcune sfide e giudizi politici come quello che non si possono tradire i soldati al fronte con delle trattative, che devono essere „pensati in avanti“, perché Jünger parla di soldati che si identificavano totalmente con la loro causa, mentre qui in Ucraina, con grande probabilità, abbiamo a che fare con una „proxy war“ è il grado di identificazione dei soldati ucraini con la causa di liberazione della loro terra deve essere studiato con molta attenzione. Chiaro è che tantissimi soldati morti, russi ed ucraini, implicano una grande sofferenza che deve essere „ereditata“ per fare un lavoro di pace serio; per quanto riguarda poi lo scontro von der Leyen/Orbán io non vedo alcuna „Gestalt“ nella prima, mentre nel secondo, pur tenendo conto dei limiti (egoismo collettivo nella questione della migrazione), vedo in gioco una „Gestalt“, quella di un lavoro di dialogo che non è „appeasement“, ma l’unica sensata „mobilitazione totale“ nel servizio della profezia della pace; un amico si esprime su questo tema così: Caro Roberto, l'occidente (e anche la stragrande maggioranza dei cristiani che si sentono una sua parte) non si è ancora reso conto che sta avvenendo un cambio epocale: il passaggio da un mondo unipolare dominato dagli occidentali ad un mondo multipolare dove altre realtà (cinese per prima) detteranno le loro regole. La cosa sta' già avvenendo se è non già avvenuta in alcuni settori. Il mondo angloamericano reagisce creando instabilità e sperando che questo fermi o freni il cambiamento. La pace gioca a favore della Cina e di chi sta crescendo. La guerra è vista da alcuni come una possibilità di invertire ciò che sembra inesorabile. A mio parere l''origine della guerra in Ucraina sta qua. La posizione della Comunità Europea è quella del cane da riporto verso il mondo anglosassone e la VdL (von der Leyen) è la soluzione perfetta. Capacità minima, nessuna preoccupazione per l'avvenire dell'Europa e alcuni scheletri nell'armadio che la tengono avvinghiata ai desideri d'oltreoceano. La guerra in Ucraina purtroppo non finirà presto e ne inizieranno altre. Spero di sbagliarmi. Per concludere mi sembra che tra i pochi Papa Francesco abbia capito quello che sta' succedendo. Non essendo europeo ha una sguardo più ampio. MMG. 


C’è tutto un lavoro da fare per definire il rapporto tra singoli e comunità non nel senso di individuo e massa e questo sia per il lavoro dei singoli nella loro realtà, sia nel senso del rapporto tra i popoli che sono per l’appunto popoli e non masse di nemici, etc…Con il suo „poliedro“ tra l’altro Bergoglio offre una Gestalt di importanza decisiva per il futuro del pianeta (è tra l’altro una traduzione politica, nel senso della teologia della politica, della grande Gestalt del rapporto tra „fratelli tutti“). Il poliedro non è un’ idea, ma una „Gestalt“ - quindi non può essere pensato esclusivamente nel senso della logica della causa ed effetto; quando nel 1932 Jünger scrive che c’è un pericolo che la Germania diventi una colonia dell’Europa e poi una colonia del mondo, anche se in modo non ancora preciso per me ora, è davvero profetico: non possiamo mai ridurre gli altri a „colonie“, ma dobbiamo pensarli come vere e proprie Gestalten integrabili in una grande Gestalt del grande palcoscenico del mondo. L’idea della democrazia rappresentativa, per quanto importante per la nostra storia, non è Gestalt sufficiente per imporla a tutti. 


Ursula von der Leyen è stata riconfermata Commissaria europea dal parlamento di Strasburgo. Ha ottenuto 401 voti, che teoricamente sarebbero quelli della sua maggioranza, formata da popolari, socialisti e liberali macroniani. Ma il computo dei franchi tiratori dimostra come siano stati decisivi i 50 sì dei Verdi. I partiti della maggioranza di governo a Roma si sono divisi: Forza Italia ha votato sì, Lega e Fratelli d’Italia hanno votato no. Giorgia Meloni, dopo molte indecisioni, pur lasciando libertà al gruppo Ecr dei Conservatori (sei hanno votato Ursula) ha preferito esprimere voto contrario, visto che l’appoggio dei Verdi aveva reso Fratelli d’Italia irrilevanti.“ (Banfi, versione odierna)


(Sera) Ho incontrato una coppia di amici; era bello con loro, ma mi sono vergognato paragonando il nostro e il loro guadagno, per lavori simili. Voglio essere più grato su questo punto. 


Dalla redazione di „Useful idiots“ cito questo passaggio, con cui non sono del tutto d’accordo, in modo particolare per quanto riguarda Trump (su questo la penso più come Crawford), ma che ritengo debba essere conosciuto anche per mantenere la differenza tra gli eventi; per quanto grave sia stato l’attentato a Trump, cosa è successo a Gaza negli ultimi mesi è ben più grave:  „"La rivoluzione è dietro l'angolo? Spero proprio di sì!”. Roger Waters dei Pink Floyd torna a Useful Idiots più audace e divertente che mai, con interventi sul nuovo primo ministro britannico Keir Starmer, “nazista egoista”, sull'insensatezza dell'attentato a Trump, sulla vera devastazione che avviene ogni giorno a Gaza, su Julian Assange e molto altro ancora.
Roger lamenta che i nostri leader sono “Joe Biden, che pensa di governare il mondo” e “Keir Starmer, che è un nazista egoista e in carriera. Farebbero qualsiasi cosa, direbbero qualsiasi bugia, adotterebbero qualsiasi posizione che possa dare loro potere e influenza”. Waters chiede cosa sarebbe successo se l'attentato a Trump fosse riuscito: "Niente. Ci sarebbe stato un altro burattino al suo posto. Non fa alcuna differenza”.
Ecco perché Roger ritiene che lavorare duramente per togliere la carica a queste persone, Trump e Biden, sia così importante. "Avete l'opportunità di prendere parte alla battaglia esistenziale per l'anima umana che Aaron, Katie e io e milioni, miliardi di persone in tutto il mondo stiamo combattendo. Perché ci interessano il bene e il male, ci interessano i diritti umani e ci interessano i nostri fratelli e sorelle”.
E se non lo facciamo? “Ci stiamo dirigendo verso la Terza Guerra Mondiale molto, molto velocemente”.La settimana scorsa, Aaron è apparso da Piers Morgan in un dibattito con due sionisti molto arrabbiati. La settimana precedente, Roger aveva discusso con lo stesso Piers. I due si sono scambiati le storie dell'ambiente frustrante e di come le palesi bugie (neonati decapitati, aggressioni sessuali senza prove di donne israeliane) e la propaganda (l'insabbiamento delle violenze di massa di Israele sul suo stesso popolo il 7 ottobre) ci siano state fatte passare per la gola (down our throats).
"Le persone che si occupano di questo tema non fanno altro che ripetere continuamente affermazioni che sono state sfatate. Lo fanno da quando Joseph Goebbels e Herman Goehring l'hanno suggerito alla fine degli anni '30. Più grande è la bugia che si racconta, meglio è. Basta continuare a ripeterla” Nell’'intervista completa a Roger Waters, quest’ultimo racconta del suo incontro con Julian Assange, di una canzone del suo prossimo album, dell'uniforme fascista che indossa per i suoi spettacoli dal vivo e di ciò che fa ogni giorno per fare la differenza nel mondo. "Non è facile. Tutti noi ci svegliamo la mattina e scoppiamo in lacrime, e poi pensiamo : 'Va bene, riprenditi, grande idiota. C'è del lavoro da fare”. E pensiamo : cosa posso fare oggi per fare la differenza? Per quanto piccolo sia, cosa posso fare oggi che non sia stare in piedi, in silenzio e indifferente? Cosa posso fare?” (Katie Halper e Aaron Maté).


(Wetterzeube, il 18.7.24) Preghiera per l’unità della Chiesa. „Signore Gesù Cristo, che quando stavi per soffrire, hai pregato i Tuoi discepoli, perché fino alla fine fossero una cosa sola, come sei Tu con il Padre, e il Padre con Te, abbatti le barriere di separazione che dividono tra lo i cristiani di diverse denominazioni. Insegna a tutti che la sede di Pietro, la Santa Chiesa di Roma, è il fondamento, il centro e lo strumento di questa unità. Apri i loro cuori alla verità, da lungo tempo dimenticata, che il nostro santo padre, il Papa, è il Tuo vicario e rappresentante. E, come in cielo esiste una sola compagnia santa, così su questa terra vi sia una solo comunione che professa e glorifica il Tuo santo nome.“ Amen! (San Newman). SI! Sine glossa, anche dopo più di 20 anni nella diaspora. In qualche modo c’è anche una partecipazione misteriosa alla Catholica di tanti cristiani di altre denominazioni, ma il pluralismo riconciliato di cui si parla oggi, quando se ne parla, è un’idea liberale (forse con una certa valenza pratica), non cattolica. 


Ti prego tanto per il mio Ferdi, non per il successo dell’esame di oggi - uno dei tanti che ha sostenuto nelle ultime due settimane!


Balthasar mi insegna a discernere la falsa differenza tra „cristiano mediocre“ e „santo professionista“ (Katholisch, 52); è falso dire che uno si possa accontentare di essere un „santo mediocre“ che ammira i professionisti della santità. Il santo non pensa a ciò che fa come ad un „compito eccessivo“, ma come ciò che Dio gli chiede. Quando ho detto in questo diario di essere un laico non un religioso, non ho inteso dire di essere un cristiano mediocre, sento il bisogno della santità, sento il bisogno di lui, ma tengo presente che nello stato di vita del cristiano ci sono stati di vita che non possono essere omologati. Quando questa mattina andando ad aprire la stalla, ho letto il passaggio del vangelo odierno che è aperto nell’entrata su un tavolo, sapevo di averne bisogno tout court, non in modo mediocre: Mt 11, [28] Venite a me, voi tutti (πάντες), che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. [29] Prendete il mio giogo (τὸν ζυγόν ) sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore (ὅτι πραΰς εἰμι καὶ ταπεινὸς τῇ καρδίᾳ), e troverete ristoro (ἀνάπαυσιν) per le vostre anime. [30] Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Non tutti coloro che sono religiosi devono andare da lui, ma tutti coloro che sono „affaticati ed oppressi“ (οἱ κοπιῶντες καὶ πεφορτισμένοι,). La parola "ἀνάπαυσιν" deriva dal verbo "ἀναπαύω" (anapauō), che significa "far riposare", "dare riposo" o "riposare". Il sostantivo "ἀνάπαυσις" può essere tradotto come "riposo", "quieto", "pausa" o "tranquillità". Nel contesto di Matteo 11,29, "ἀνάπαυσιν" si riferisce al sollievo e alla pace interiore che Gesù promette a coloro che prendono il suo giogo e imparano da lui. In questo versetto, Gesù invita tutti (πάντες) a prendere il suo giogo su di loro e a imparare da lui, promettendo loro riposo per le loro anime. Questo "riposo" è inteso come una pace profonda e duratura, contrapposta al fardello pesante imposto dalle tradizioni religiose e dalle leggi farisaiche. È un invito a trovare sollievo nella relazione con Gesù, che è mite e umile di cuore  (πραΰς εἰμι καὶ ταπεινὸς τῇ καρδίᾳ). Ma anche al fardello pesante dei nostri „sostituti religiosi“, dei nostri  „idoli“. Questa pace non è solo l'assenza di lavoro fisico o di stress, ma una tranquillità profonda che riguarda l'essere interiore dell’individuo. E senza questa „ἀνάπαυσις" non vi è alcun cammino alla santità a cui tutti siamo chiamati! La vita religiosa nella sua intenzione ultima viene riassunta da Balthasar così: „Trovare uno stile di vita che mantenga l'atto fondamentale della fede, la pura risposta (Antwort) alla Parola (Wort), nel modo più forte e persistente possibile.“ (Katholisch, 52) - ma questa „risposta alla Parola“ non è un nostro merito, né una nostra costruzione. Quando sottolineo che non sono religioso dico solo che non posso costruire questo „stile di vita“ senza cadere in „discorsi dello spirito puro“ che non reggono nemmeno nei confronti del solo sguardo veloce ai seni di una donna incontrata in un negozio…e alla dimensione „selvaggia“ in noi. Allo stesso tempo come filosofo so bene che „gli obiettivi di Dio sono sempre cattolici, completi e umani.“ Anche la meditazione sul lavoro, in dialogo con Jünger, che ho cominciato ieri pomeriggio, è da intendere in questo senso.  


Petra Steger (A) ha davvero ragione con il suo giudizio sulla von der Leyen: chi la vota (non so ancora i risultati) vota per la guerra! 


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 17.7.24) Preghiera a Maria, madre di Gesù. „Madre Santissima, resta accanto a me durante questo momento della Messa, quando Cristo viene a me, come quando hai assistito il Tuo Signore fattosi Tuo figlio. Resta accanto a me, Madre Santa affinché io possa tenere un po' della Tua purezza, della Tua innocenza, della Tua fede, ed Egli, Tuo figlio, possa essere l'unico oggetto del mio amore e della mia adorazione, come lo è stato per Te. Ottieni per me, Vergine Madre, questa grazia che io possa, quando soffro, unire le mie sofferenze a quelle del Signore e alle Tue; e che esse per mezzo della Sua passione, dei Tuoi meriti e di quelli di tutti i santi, possono servire di soddisfazione per i miei peccati e procurarmi la vita eterna“. Amen. (San Newman). La Chiesa è un luogo in cui c’è una molteplicità grandissima di stili e di spiritualità; io penso con amore alla Theotokos (madre di Dio), ma non perché mi senta puro o casto, in vero proprio perché non sono né puro né casto guardo a lei con gratitudine come ad un uomo, senza il quale non ci sarebbe stata l’incarnazione del Figlio. A me piace tanto questa preghiera di Newman, perché è davvero umile: „affinché io possa tenere un po' della Tua purezza, della Tua innocenza“; purezza ed innocenza non sono la condizione per rivolgersi a questa nostra grande sorella e madre! Alla Theotokos! 


Per quanto riguarda la questione dei „meriti“ e della parola „merito“ Balthasar mi aiuta tanto, quando scrive che sarebbe meglio non usarla più, perché è equivoca e per quanto riguarda Maria essa è intesa nel senso del „tu quae meruisti portare“ (tu che sei stata onorata da Dio); il soggetto dell’essere onorati è Dio e non Maria! Balthasar propone la parola „fecondità“: noi non possiamo fare un bel nulla (Senza Cristo non possiamo portare frutti), ma possiamo essere fecondi in Dio e fecondi non significa un rendimento o un successo calcolabile dall’esterno. Quindi anche la spiritualità dello scapolare (uno l’ho perso, l’altro è appeso nella sala da pranzo sotto la statua di Maria) non è per me intesa come un segno esteriore che mi garantisca la salvezza, giacché quest’ultima è del tutto gratis (gratis et frustra), ma è un segno di appartenenza, comunque è chiaro che a seconda della spiritualità che abbiamo ci sono anche differenti nuance personali di cui tenere conto; la parola fecondità ha solo una premessa: „von sich weg“ (via da sé); nel capitolo „fede e fecondità“ (Katholisch, 50-51) Balthasar lo ripete più volte. Uscire da sé, vale per la Chiesa e vale per me! „La fede, come atto di tutta la persona, ha la direzione dell’ uscita da se stessi verso Dio, per cui la riflessione su se stessa, il tentativo di autoassicurazione, le è estraneo.“ (Balthasar). Scrivere un diario sarebbe un rischio se fosse un tentativo di giustificarmi, di auto-assicurarmi; allora sarebbe un diario non cattolico. La fecondità dello spreco è dal punto di vista di questa spiritualità più importante di qualsiasi opera caritativa. Io mi sono sprecato nel lavoro, questo è stato il mio gesto più gratuito; fra due settimane comincia il nuovo anno scolastico, il mio ultimo lavorativo, per questo ho comprato il libro di Jünger sul lavoratore, perché in fondo è ciò che ho fatto tutta la vita e nel mio ultimo anno di lavoro vorrei approfondirne il senso di questo „spreco“. 


Anche Matt Crawford con ragione prende posizione in un articolo di oggi sulla „la sparatoria e la straordinaria risposta di Trump“. Il suo commento è da prendere molto sul serio: „Vedere la sua sfida di fronte a proiettili veri e propri ti colpisce allo stomaco. Una di queste creature politiche non è come le altre. Naturalmente, l'eccezionalità di Trump è stata la premessa dell'intero sistema politico fin dalla sua comparsa, sia per i suoi sostenitori che per coloro che ne sono inorriditi. Ma per circa sessanta secondi, tutto il rumore delle parole è stato eliminato e abbiamo visto rivelarsi lo spirito animale di un uomo insanguinato, come non accade mai nella nostra finta (fake) politica. È stato come un portale verso un'altra dimensione. Chiamatela realtà. Questo è stato di per sé l'aspetto significativo, un evento meta-politico, questa irruzione del reale. Ha messo in evidenza il carattere irreale della nostra politica. E la nostra risposta collettiva ha rivelato una profonda fame di qualcosa di selvaggio e non gestito. Anche qualcosa di personalmente consequenziale per la persona che si trovava di fronte a noi in cerca del nostro voto. Le circostanze hanno costretto l'uomo a mostrarsi, e ciò che ha mostrato è qualcosa di umanamente impressionante, a prescindere dai vostri orientamenti partitici.“ - questa questione che solleva Matt è importante, ancora più della questione del mito e della demitologizzazione di esso, che ho posto nei giorni passati in dialogo con Paul. La gente non ne può più di narrazioni che contraddicono la propria esperienza. Matt fa questi esempi: „la presunta infondatezza dell'ipotesi delle perdite in laboratorio, l'efficacia dei lockdowns, la benevolenza e il merito scientifico dell'industria dell'“assistenza sanitaria di genere”“; ma vale per tutti i temi di cui si parla nei media e che non hanno nulla a che fare con la formula di don Giussani: il cammino al vero è un’esperienza. Mi faccio correggere volentieri da Matt; anch’io ho pensato che sono bastati pochi secondi per far scattare il meccanismo della mitizzazione dell’evento. Ma Matt ha ragione quando dice (lui si riferisce ad un giornalista che ha pensato quanto sia bastato poco perché Trump continuasse la sua campagna elettorale): „Questo dimostra una scarsa conoscenza di cose come i proiettili che sfrecciano e l'effetto che l'aggressione fisica e la minaccia mortale hanno su una persona nella foga del momento. Non posso pensare che l'effetto sia quello di innescare una serie di gesti da campagna elettorale. È stata davvero una reazione „animale“. La mia sensazione è che, dopo aver assistito a entrambi questi momenti rivelatori (la nudità di Trump e di Biden) {Matt pensa alla „nudità di Trump nell’attentato e a quella di Biden nel disastroso duello televisivo}, coloro che hanno investito nel sostenere l'universo politico Potemkin (1)…(sia i democratici che i repubblicani) si siano persi d'animo, e coloro che hanno investito nel provare qualcosa di nuovo si siano rincuorati.“ (1) La corazzata-Potemkin è un film muto del regista Sergei Eisenstein del 1925, presentato per la prima volta il 21 dicembre 1925 al Teatro Bolshoi di Mosca come film ufficiale per l'anniversario della rivoluzione del 1905. In quanto film di propaganda, La corazzata Potemkin era destinato a suscitare forti reazioni emotive in linea con le ideologie di massa sovietiche. Tuttavia, la sua forma e il suo contenuto andavano ben oltre la semplice propaganda ed è stato ripetutamente riconosciuto come uno dei film più influenti e migliori di tutti i tempi.“ - qui Matt usa questo film per un mondo di propaganda vs un mondo reale. Nel suo articolo Matt insiste sul fatto che l’attentato ha fatto scattare un meccanismo meta-politico e non solo un evento che potrebbe cambiare il governo, che di per sé sarebbe poca cosa. Meta politico significa qualcosa che non riguarda solo „quegli organi del parastato dove avviene la maggior parte della governance - un semplice cambio di governo avrà poco effetto“. PS Marilyn Simon ha commentato così questo articolo: „La sensazione delle molte ragazze adolescenti che si riversano a casa mia (e che si mangiano metà dei miei guadagni annuali in patatine) è che Trump sia, e cito esattamente, una “fottuta LEGGENDA”. Questo viene detto apertamente e senza ironia. (A quanto pare alle ragazze piace davvero un uomo forte).*Cool*, per quanto possa valere, è una sensazione che non appartiene più ai progressisti. I ‚sicurismi‘ degli ultimi anni sono stati spazzati via in un solo momento di sfida e pugno di ferro“.


Non ho seguito nel dettaglio la questione del divieto della rivista „Compact“ o della perquisizione o raid contro l'ex leader dell'AfD Poggenburg (MZ di oggi), anche se potrebbero essere gravi attacchi alla libertà di pensiero, ma non ho tempo di seguire tutto e penso con Jünger che le sfide da seguire siano piuttosto quelle planetarie; allo stesso tempo, però, vorrei ricordare il caso del pastore luterano che è stato eletto nella lista dell’AfD, Martin Michaelis, e il consiglio comunale di Quedlinburg lo ha poi eletto come vicepresidente del consiglio comunale (MZ, 4. 7.24). La Chiesa protestante gli ha tolto l’ufficio di pastore, non per un contrasto tra la carica di pastore e la carica politica, come conosco dalla Chiesa cattolica, ma perché Egli rappresenterebbe un pericolo per la democrazia e per l’immagine democratica della sua chiesa appartenendo all'AfD. Certo, c'è la formula giuridica dell'estremismo di destra riconosciuto dell’AfD, ma questa decisione giuridica mi sembra invero una motivazione politica. Il fatto è che quest'uomo è stato eletto da un'ampia fetta della popolazione di Quedlinburg, quindi democraticamente…


Abba nostro…


(Pomeriggio) Mi fido di più di uomini „intuitivi“ che „accademici“; anche Balthasar non ha scritto molti libri „accademici“ - secondo Padre Henrici solo il volume su Karl Barth è un libro accademico. Anche „Il lavoratore“ di Jünger dell’ottobre del 1932 non è un libro accademico; esso ha certamente un valore „documentario“, ma io lo leggo per continuare il mio dialogo interiore con Jünger; ho letto i primi sei dei 186 capitoli e in questo inizio ho sentito alcuni argomenti (piuttosto luce sul reale) che hanno un valore di „liberazione“ per me. La tesi centrale pro Stato vs società non è del tutto la mia, perché la „Chiesa“ e non lo „Stato“ è la base del mio pensiero e della mia vita, ma certamente è vero che la Chiesa non è una società, non è neppure una „compagnia“, è una „compagnia guidata“, come il „popolo santo di Dio“ è tale sub et cum Petro. Per quanto riguarda il mondo, faccio parte sociologicamente della „borghesia“, a livello spirituale mi sento un „lavoratore“ (non un operaio), non solo per tutta la mia esperienza giovanile in un quartiere come Mirafiori sud a Torino, ma per il semplice fatto che io lavoro con un’ultima istanza gratuita e non facendo calcoli economici; ovviamente ho uno stipendio, ma solo in momenti disperati penso alla stipendio come ragione del mio lavoro. Avendo agito come insegnante in un contesto borghese, conosco quel tentativo di sottomissione della dimensione lavorativa in quella borghese di cui parla Jünger, ma le mie mete non sono quelle del liberalismo borghese, cui riconosco una certa „legittimità critica“, ma mai motivazionale del mio agire. Il mio agire ha solo una legge ontologica, quella del dono dell’essere come amore gratuito (gratis et frustra) (Ferdinand Ulrich). Nella scuola non sono mai stato né un impiegato né un borghese. In questi due anni di guerra in Ucraina la mia posizione dissocia totalmente da quella della borghesia europea; in un certo senso può essere intesa come una posizione „lavorativa“, non „borghese“. I borghesi conoscono solo la guerra di difesa, cioè direbbe Jünger: non conoscono la guerra. Io sulla guerra non ho la posizione che aveva Jünger negli anni 30, cosa  ovvia visto che sono nato nel 1960 e non sono mai stato soldato in una guerra di trincea. In questi 20 anni a Droyßig si sono uccisi due ragazzi - la „borghesia“ della scuola non aveva alcuna consistenza; la mia reazione (ed anche quella di mia moglie) è stata quella di un „lavoratore“ nel senso di Jünger; come „lavoratore“ sono anche allergico ai „discorsi del puro spirito“, che appena terminati non hanno cambiato per nulla l’animale in noi, la carne, gli ormoni e il sangue in noi; per questo diffido della „retorica“: „persuasione“ esiste solo come atto filosofico, non retorico. Nella contrapposizione tra „impiegato“ e „soldato“ direi che la mia simpatia va per il secondo, ma a differenza del giovane Jünger ritengo che ci siano anche soldati non-soldati; con la sua profezia per la pace, il Papa è un „soldato“, nel senso di Ignazio. La società borghese conosce individui e masse, il „lavoratore cattolico “ conosce la persona singola nel popolo santo di Dio. Il „borghese“ infine non può che ritenere l’avversario come un non-uomo, come uno che deve essere escluso dagli spazi umani e della legge; così ci si è comportati contro Trump, che viene sostenuto dai lavoratori americani; così ci si è comportati con il pastore luterano che si è deciso per l’AfD, di cui ho parlato questa mattina, così ci si comporta con B. Höcke: per il „borghese“ non è un avversario politico, ma uno che deve essere catapultato fuori dalla legge e dall’umanità: è un mostro…



(Sera) La discesa dalla Croce (1612) di P. P .Rubens (1577-1640) che abbiamo visto ad Antwerpen nella cattedrale è un capolavoro di dinamismo inimitabile intorno al corpo distrutto del Signore. Il pannello di mezzo vede 7 uomini intenti a far scendere Cristo dalla Croce. San Giovanni, vestito di rosso, tiene con l’aiuto della Maddalena la gamba sinistra e il braccio nudo della Maddalena tiene il piede con la sua spalla e con la sua mano destra il polpaccio del Signore, quello ricoperto da un velo; Maria, vestita di blu, corrisponde un po’ in penombra alla figura di Giovanni e stende la sua mano sinistra verso il ginocchio del braccio destro di Gesù; anche Nicodemo, vestito in modo ricco è coinvolto nell’azione e il suo volto è leggermente più alto di quello di Cristo, che ha ovviamente gli occhi chiusi; il suo cadavere bianco è in contrasto sia con i colori degli attori principali della scena, sia con la carne anche bianca, ma viva del braccio della Maddalena; nell’angolo sinistro una donna riesce a tenere parte del velo con la sua mano sinistra. Nella parte superiore della croce un giovane ed un anziano hanno staccato le braccia di Cristo dalla Croce ed aiutano nella discesa del corpo (sono intenti a far discendere il corpo) - corrispondentemente a Nicodemo c’è un uomo vestito di blue sulla scala che è servita all’uomo anziano per arrivare al braccio orizzontale della croce. A me, questa azione, è sempre sembrata essere, anche nella scultura del duomo di Parma la foto della quale si trova nella parete orizzontale salendo le nostre scale verso questo alloggio, l’azione più grande della Chiesa, che non partecipa a nessuna guerra e a nessuna vendetta, ma si occupa - „fecondità dello spreco“ ( Balthasar) - di questo corpo morto che a differenza degli altri corpi non ha più dinamismo, ma è il centro di attenzione del dinamismo dell’intera scena…

 

(Wetterzeube, il 16.7.24; memoria della nostra signora carissima sul monte Carmelo) Preghiera per la rassegnazione alla volontà di Dio. „Io credo, mio Salvatore, che Tu conosci esattamente ciò che è meglio per me. Credo che Tu mi ami più di quanto io ami me stesso; credo che Tu sei perfettamente saggio nella tua provvidenza ed onnipotente nella Tua protezione. Mio Signore, aspetterò da Te la Tua guida e, quando la otterrò, agirò in armonia con essa, con semplicità e senza paura. Prometto che non sarò impaziente, qualora fossi da Te trattenuto nell'oscurità e nella perplessità; ne mai mi lamenterò o inquieterò qualora occorressi in qualche disgrazia o mi trovassi in ansietà“. Amen (San Newman) - io credo che ci sia una rassegnazione cristiana che non ha nulla a che fare con il risentimento, che non può essere mai cristiano. Questa rassegnazione si trova in opposizione feconda al polo della „piccola speranza“ (Peguy); non se ne può fare una sintesi sistematica, se ne deve sopportare la tensione; possiamo sperare che con il nostro contributo una certa situazione lavorativa o politica si migliori, ma non dobbiamo mai dimenticare che Dio è „interior intimo meo“ e che vi è una sua protezione onnipotente, simboleggiata anche dal mantello di Maria, che non può essere sostituta da nessuna nostra azione; San Massimiliano Kolbe lo sapeva e lo sapeva anche in una cella in Auschwitz. 

Un’altra grande opposizione feconda è quella di cui parla Balthasar tra la solitudine e la „comunione dei santi“. Non dobbiamo mai dimenticare che noi cristiani siamo una „comunità della croce“, nella quale la „solitudine più intima“ e „la comunione più intima“ si appartengono (Bonhoeffer). Ci sono momenti in cui ci sono donati miracoli del tutto evidenti, in forza di una preghiera fatta ad un santo o ad uno che lo sta per diventare (io stesso ho pregato, anche con Konstanze, perché L. e sua moglie ricevano un bambino, per intercessione di Andrea Anziani), ma è possibile che una preghiera venga formulata e che il mistero del venerdì santo e del sabato santo non si interrompa; questa solitudine della croce e della discesa all’inferno ha per Balthasar valore archetipico e si trova, credo, in un rapporto di analogia con la solitudine del bosco di cui parla Jünger. Agostino sapeva che a volte la Chiesa „sussisteva solamente in un singolo o in una famiglia“ (Balthasar parla di un ritrarsi della cattolicità nelle radici, che per l’appunto non si vedono); questa sera ci incontriamo con don Camillo per recitare i Vespri, celebrare la Santa Messa, fare adorazione eucaristica e mangiare la pizza: è possibile che questo gesto, che sussiste da anni, sia il luogo in cui ci sia davvero la Catholica qui nella nostra regione, con o senza miracoli; Adrienne che di miracoli ne ha operati, si vergognava di ciò. Non voleva  che la Chiesa e se stessa diventassero un fenomeno da baraccone. Sia inteso, io non sono contro i miracoli! Spaemann mi raccontò di un miracolo che gli accade, quando sua moglie stava per morire e voleva telefonare al suo padre confessore; davanti al telefono pubblico (allora non cerano smartphones, e comunque Spaemann non lo avrebbe posseduto), si accorse che non aveva il numero con sé; con la cornetta in mano si accorse che una voce, quella del confessore, gli stava parlando); ed entrambi i nostri figli sono nati dopo un pellegrinaggio ad Altötting (il grande santuario mariano in Baviera). Ma il miracolo più grande è quando la Catholica sussiste in pochi; Balthasar fa l’esempio di Sant’Atanasio e san Massimo Confessore o di pochi monaci che vivono ancora secondo la tradizione del loro fondatore, senza alcuna „speranza terrena“, con tanta „rassegnazione“, „come anche il Crocifisso non la possedeva più (la speranza terrena) e tuttavia „contro ogni speranza“  sorgergono figli di Abramo dalle pietre“ (Balthasar). 

Renato mi ha chiesto: „cos’è il mito? È reale? Che tipo di realtà ha? Esso è stato profezia che in Cristo si è resa carne?“; si c’è anche questo aspetto del mito; la protezione di Ulisse da parte di Atena diventa in Cristo carne; ma c’é anche un mito che nasce dal cuore di un cristiano, come nel caso di Tolkien e Lewis, nel primo per narrare che l’anello del potere deve essere distrutto; nel secondo nella mitologia cristiana di Narnia riaccadono i misteri cristiani (creazione, redenzione, soteriologia…). Qui io non ci vedo alcun pericolo di sospendere il Vangelo „sine glossa“, ma piuttosto un modo di narrare „in un epoca dopo Gesù senza Gesù“ (Peguy) un mistero grande come quello dell’anello del potere, che deve essere distrutto, non usato o per raccontare ai bambini il Vangelo, senza leggergli il Vangelo che in quell’età non sarebbe compreso. C’è anche una concezione di destra del mito, nel senso mitico-pagano (Renato fa un esempio a riguardo di un titolo che fu dato tanti anni fa ad un suo articolo: il mito di Fatima); per un cattolico Fatima è espressione di un avvenimento, non di un mito e credo che nella cultura di destra e di sinistra, ma forse più di sinistra ci sia la tentazione di ridurre degli avvenimenti in miti come sostituiti religiosi: Sieferle con ragione lo disse di Auschwitz. Anche nell’attentato di Trump c’è il pericolo della mitizzazione; lui è molto intelligente e se ne è servito subito; dopo qualche secondo di incertezza, ha cominciato immediatamente a lavorare sul mito di ciò che era accaduto; e il suo volto sanguinante si trova ora già come immagine nel suo account in X. Tutto questo non è necessariamente un male, ma nasconde un pericolo:   quello di una percezione selettiva di coloro che sono miracolati o meno, come mi faceva notare ieri Gigi. Per quanto riguarda la proposta di Hölderlin di vedere in Cristo una sovra-elevazione di Eracle e Dioniso, io non la vedo come un sostituto religioso, anche se c’è il pericolo in Hölderlin di inaffiare il giardino greco con i misteri cristiani; l’alternativa a ciò, la purezza evangelico-ortodossa che mi sembra di  aver visto ieri come esigenza in Paul Kingsnorth, non mi sembra essere un vangelo „sine glossa“, ma „sine carne“, „sine materia“. Il mito di Eracle e quello di Dionisio ci possono aiutare a non l’avvenimento cristiano in una tristezza „sine fine“.

La sapienza e la gnosi. Mi ha scritto Renato: „Vedo che tendi sempre a ribadire che non-è-gnosi qualsiasi tuo sconfinamento nell’elogio della sapienza, quasi tu abbia paura di restare fulminato. Eppure anche in San Paolo c’è una gnosi buona e santa- la conoscenza di Cristo crocifisso e risorto…“ - è vero e poi io sono filosofo fino al midollo, ma sono anche figlio di Ulrich che ha scritto con l’Homo Abyssus il più grande discernimento riguardante la „logicizzazione dell’essere“; la gnosi di san Paolo è sempre legata alla pistis, alla fede; si credo di venire fulminato dalla tentazione più grande di un filosofo; quello di ridurre il dono dell’essere come amore gratuito in una „sospensione ontologica“, in un’astrazione astratta che blocchi „il movimento di finitizzazione dell’essere“ nel quotidiano della piccola via…

Anche N.S. Lyons si cimenta nel commento di due immagini in un suo articolo uscito oggi, Lo spirito del mondo su un golf cart (piccolo veicolo con motore elettrico o a benzina che si usa nel giogo del golf): una è un’immagine di Napoleone a cavallo (Hegel parlò dello spirito del mondo  a cavallo) e quella commentata anche da Paul Kingsnorth; entrambi Napoleone e Trump hanno il braccio destro alzato in segno di trionfo. „Napoleone ha notoriamente guidato dal fronte, caricando più volte sotto una pioggia di proiettili e cannonate, eppure non è mai stato ferito gravemente. Anzi, la sua fortuna sembrava così impenetrabile che acquisì rapidamente un'aura leggendaria di invincibilità. Questa divenne parte del suo travolgente carisma, che non si limitava al suo fascino sociale ma all'inspiegabile senso di inarrestabile destino che sembrava emanare. Quest'aura si rivelò così accattivante per gli uomini normali che, quando fuggì dall'esilio e sbarcò da solo in Francia per... beh, chiamiamola così, fare la sua candidatura alla "rielezione", l'esercito inviato a fermarlo si arrese prontamente e cambiò schieramento alla sola vista di lui. Napoleone sembrava essere diventato qualcosa di più di un semplice mortale: era un mito vivente, un "uomo del destino" a cui la Provvidenza aveva affidato un grande ruolo da svolgere nella storia (nel bene e nel male) e che quindi non poteva essere danneggiato fino a quando quel ruolo non fosse stato compiuto e il mondo cambiato per sempre.“ (N.S. Lyons). Lyons comprende che mutatis mutandis anche con Trump  sta accadendo qualcosa del genere, che non può essere spiegato con la cultura razionale ed illuminista: „Ma vedendolo (Trump), in risposta a qualsiasi sussurro della Provvidenza, inclinare la testa esattamente al momento e al grado giusto per ingannare la morte, io e, a quanto pare, molti altri, non possiamo fare a meno di pensare che possa essere più che fortunato - che ora sembra tanto un mito quanto un uomo…Si può naturalmente pensare che tutto questo sembri un'assurdità irrazionale, che Trump non sia stato salvato dal destino ma che sia stato solo fortunato (ancora una volta). E forse lo è stato. Francamente, però, penso che non abbia la minima importanza. Trump come simbolo storico-mitico concentrato continuerà a funzionare con la stessa forza per cambiare il mondo, indipendentemente dalla logica. Temo che il mondo sia davvero così strano a volte, e a questo punto dovremmo probabilmente farcene una ragione.
Già ora, che lo si ami o lo si odi, molti di noi possono percepire che lo spirito - lo zeitgeist - del momento si è in qualche modo spostato in modo significativo, vorticando in un'altra nuova configurazione attorno alla figura di Donald Trump. Per prima cosa, la contro-cultura di destra che avevo previsto si sarebbe sviluppata, sembra essere stata cristallizzata in un istante dal pugno alzato di Trump.“ (Lyons). Con ragione Lyons sottolinea la forza mitica dell’avvenimento del tentato omicidio di Trump; ieri ho cercato di discernere anche il pericolo di questa mitizzazione, ma è chiaro che siamo confrontati con un carisma, contro il quale anche il mio Bob Kennedy non ha alcuna chance; nel commento di Lyons, lui è di destra ed io non lo sono, ci vedo anche un sano realismo nella considerazione dell’uomo diventato mito: „L'arrivo sorridente di Trump, a cavallo del suo scintillante golf cart bianco, rovina il loro {delle persone di sinistra} intero paradigma.
Quindi dove siamo diretti? Dove finirà tutto questo? Non ne ho idea e non farò previsioni in questa sede. Dovremmo ricordare che la storia di Napoleone non ha avuto un lieto fine, né per lui né per nessuno. Hegel lo vedeva come un eroe tragico proprio perché alla fine (come tutte le figure epocali nella filosofia di Hegel) il suo destino era puramente di negazione, di distruzione: porre fine a un'epoca e aprire la strada a un'altra. Non possiamo ancora sapere cosa succederà se il destino di Trump sarà quello di svolgere un ruolo simile“ (N.S.Lyons). Proprio perché conscio di questa tragicità hegeliana ieri non ho paragonato Trump a Napoleone o a Giulio Cesare (morto ucciso), Alessandro (morto giovane per malattia), tutte figure che in qualche modo finiscono tragicamente, ma ad Augusto. Mi sono chiesto se, a parte quello che io pensi di Trump (il mio favorito è Bob Kennedy Jr), egli non possa svolgere quel ruolo che Viktor Orbán pensa che abbia già svolto nella sua prima fase come presidente degli USA, cioè di contribuire alla pace di cui il mondo oggi ha bisogno così terribilmente.

„Biden, che ha fornito a Israele le armi per uccidere decine di migliaia di palestinesi e lasciare gran parte di Gaza in rovina, dice di essere "l'uomo che ha fatto più di tutti per la comunità palestinese“.“ (Aaron Maté, X, 15.7.24)

Questo è il tipo di testimonianza che amo di più: „E ancora più invisibile è l’esperienza di due suore, francescane anche loro, che fino a qualche anno fa abitavano in un villaggio berbero, sotto una tenda fatta di pelli di animali e in una casa di fango. Hanno lasciato poche tracce materiali, ma un ricordo indelebile nelle persone con cui hanno condiviso la vita.“ (Oasis). 

 Abba nostro…

(Pomeriggio) Ho ripreso in mano la monografia di Helmuth Kiesel, Ernst Jünger. La biografia, Monaco di Baviera, 2007, 384-399, che conosce Jünger infinitamente meglio di me, per leggere il capitolo introduttivo al libro „Il lavoratore“di Jünger (volume dieci dell’opera omnia) che ho prenotato ieri e che vado a prendere oggi in libreria. Prima di parlare di questo libro o meglio di ciò che scrive Kiesel su di esso, vorrei dire che forse io, nei mesi passati nel mio diario, ho forzato il concetto di „mobilitazione totale“ in senso negativo, come mobilitazione totale guerriera e che se ha ragione Kiesel non può essere interpretato solo in questo modo, ma anche come mobilitazione totale lavorativa. La sequenza dei saggi del volume nono dell’opera omnia, in modo particolare quello sulla pace e quello sul nichilismo, mi hanno fatto vedere uno Jünger che sa parlare anche del coraggio della pace e quindi forse ho forzato alcune sue idee in questo modo; io non sono uno scienziato di Jünger come Kiesel, solo un lettore, che si fa guidare dal proprio intimo dialogo con un autore, piuttosto che da una ricerca scientifica, di cui forse non ne sono capace. 

Leggere un libro del 1932, quindi 92 anni dopo, non è possibile senza interpretarlo in modo tale che io ne abbia un profitto oggi; ad una ricostruzione archeologica non ho molto interesse. Per usare il sottotitolo di Kiesel: vorrei tentare di ripetere in avanti la diagnosi del tempo e la visione del futuro di un libro che è stato accusato di essere nazista o bolscevico, ma che io leggo per un’esigenza elementare -  io sono stato nella mia vita un „lavoratore“, non un „borghese“, per cui ho un’affinità piuttosto con i lavoratori che con ricchi borghesi. Intuisco che un libro che parla del „lavoro come principio dell’efficacia umana“ mi interessa; ho cominciato a lavorare molto presto, quando aiutavo mio padre nel suo lavoro con le penne; ed in Germania ho lavorato come insegnante nel sistema tedesco, mettendo spesso le esigenze del mio io individuale al servizio del sistema. Quindi capisco come valore l’anti-individualismo del libro di Jünger, che si dovrà però correggere con l’importanza della persona come camminatore del bosco. Direi che senza questa opposizione feconda tra „camminatore del bosco“ e „lavoratore“ non si comprende il messaggio di Jünger e si direbbe qualcosa che mi è fondamentalmente estraneo. Ho sempre compreso il potere lavorativo come servizio, non come espressione di una volontà di potenza individualista ed arbitraria; per quanto riguarda il fascino della tecnica, che sembra esser un motivo di questo libro, la conosco: sono figlio di un ferroviere, che ha guidato locomotive importanti (quando vedo i difetti dell’attuale ferrovia tedesca, ciò mi scandalizza: treni in ritardo o soppressi e macchinisti che non arrivano al lavoro…) quando ieri leggevo e scrivevo sul mito di Eracle mi accorgevo che trovo essere un valore, quello per cui questa figura sta: asciugare le paludi, costruire dei canali e rendere abitabile un luogo inabitabile…se la critica del paradigma tecnico di Heidegger, ma anche della Laudato si’ mi interessa e forse intellettualmente ha guidato di più le mie riflessioni negli ultimi anni, ho trovato anche liberante l’atteggiamento positivo che ha un Matt Crawford nei confronti delle motociclette, etc. E la „machine“ criticata da Kingsnorth è quella digitale come controllo del nostro sé e non la sana tecnica che mi permette di scrivere questa riflessione (in ambito digitale), o quella che ci permette di conservare i cibi o di raggiungere Los Angeles in un tempo relativamente breve. Ovviamente la pianificazione tecnica lodata da Jünger nel 1932 dopo i disastri del socialismo reale (comunque gli olivi fatti piantare da Tito in Istria sono utili ancora ora) ed ancor più dopo il disastro ecologico che uccide i boschi e gli uomini, non può essere oggetto di una visione di speranza come lo fu allora per Jünger. 

Oltre a questo momento construens vi è anche una pars destruens che mi interessa nel libro di Jünger sul „lavoratore“: „Il fatto che il „lavoratore” sia “elementare” o abbia “un rapporto positivo con le potenze elementari” significa che non si attiene ai criteri di ragione e moralità coltivati dal cittadino borghese nel suo lavoro e non deve essere giudicato secondo questi criteri. Si espone ai pericoli del mondo con sete di avventura e senza esitazione e segue le pulsioni demoniache del suo cuore {io leggerei qui la parola demoniaco nel senso del „δαιμόνιον“ di Socrate, di cui ho parlato ieri}. È barbaro e distruttivo quando incontra relazioni obsolete e incrostate. È ispirato dalla volontà di potenza ed è una figura di dominio, ma per lui dominio significa servizio, al quale si dedica volentieri.“ (Kiesel, 389). Nel mio lavoro di pedagogo mi sono sempre, pur avendo fatto tutte i corsi di perfezionamento, fidato della mia intuizione elementare nel rapporto con gli studenti e non di questi corsi di perfezionamento, che ho usato, ma di cui non mi sono fatto mai usare. Pur essendo un uomo del centro, sono anche barbaro, sarcastico e distruttivo, quando sono confrontato con criteri solo borghesi di interpretazione del mondo: tra Orbán e la von der Leyen non ho alcun dubbio per cosa si interessi il mio cuore. Il declino della borghesia e delle sue élite, non tanto l’usare o meno la tecnica giusta, mi rende il cuore di gioia, perché oggi il declino della borghesia, anche se per ora sembra essere ancora vincente in Occidente, significa la volontà guerriera di una classe che per difendere sé, rischia di distruggere il mondo. Il mio carattere tende più all’ottimismo che al pessimismo, ma ho dovuto imparare che oggi non è possibile parlare con quell’entusiasmo di tecnica come fece Jünger in questo libro; un atteggiamento apocalittico, però, non è mai solo distruttivo, perché apocalisse non significa distruzione ma manifestazione del nuovo, che oggi non è difeso dall’ottimismo, ma dalla „piccola speranza“(Peguy). Infine una parola sulla costruzione totale di Jünger che mi ha ricordato quella dello „Stato“ di Platone; non ne sono entusiasta, ma l’obbedienza a chi guida una scuola è per me stato sempre un valore, e la mia „resistenza“ di cui parla Jünger nel volume nono dell’opera omnia, nasce non dall’idea di guida, ma da un modo del tutto arbitrario e non partecipativo di guida. „Il „lavoratore” si è espresso a favore di uno Stato autoritario, forse totalitario. Ma non spende una parola a favore del governo completamente illegittimo, arbitrario e terroristico di una cricca criminale nazionalista o bolscevica“ (Kiesel). Mutatis mutandis ciò vale anche per esempio per una forma di dirigenza scolastica che tradisca l’intenzione ultima del fondatore di una scuola: per esempio nel nostro caso se tradisse l’idea che „nessuno debba andare perso“…chi guida deve sapere anche obbedire e non solo a dei paragrafi della legge. Ps Non solo la von der Leyen, anche il paragone di Biden tra l'attentato a Trump e il 6 gennaio del 2020 mi riempie di sarcasmo...

IL MESSAGGIO DELL’EX FIRST LADY
«Cari compatrioti, non facciamoci conquistare dalla violenza»
MELANIA TRUMP
Sto pensando a voi, ora, miei compatrioti Americani. Siamo sempre stati un’unione unica al mondo. L'America, la fabbrica
della nostra nazione gentile è lacerata, ma il nostro coraggio e buon senso devono elevarci e riportarci a essere una cosa
sola. Quando ho visto quel proiettile brutale colpire mio marito, Donald, ho realizzato che la mia vita, e quella di Barron,
erano sull’orlo di un devastante cambiamento. Sono grata ai coraggiosi agenti del Secret Service e ai funzionari di polizia
che hanno rischiato la loro vita per proteggere mio marito. Alle famiglie delle vittime che stanno ora soffrendo le
conseguenze di questo gesto efferato, offro umilmente il mio affetto più sincero. Mi rattrista che dobbiate ricorrere a tutta la vostra forza interiore per una ragione così terribile. Un mostro che ha visto in mio marito una macchina politica inumana ha tentato di mettere fuori combattimento la passione di Donald, la sua allegria, ingenuità, amore per la musica e ispirazione.
Gli aspetti fondamentali della vita di mio marito - il suo lato umano - erano sepolti sotto quella macchina politica. Donald, l'uomo gentile e generoso con il quale ho trascorso i momenti migliori e quelli peggiori. Cerchiamo di non scordare che le differenze di opinione, le politiche e i giochi della politica sono questioni meno importanti dell'amore. L'impegno personale, strutturale di una vita – fino alla morte - è in serio pericolo. I concetti politici sono cosa semplice se messi a confronto con
noi, esseri umani. Siamo tutti umani e, fondamentalmente, istintivamente, vogliamo aiutarci l'un l'altro. La politica
americana altro non è che uno strumento che può far prosperare le nostre comunità. L'amore, la compassione, la gentilezza e l'empatia sono necessità. E non dimentichiamoci che, quando viene il momento di guardare oltre la sinistra e
la destra, oltre il rosso e il blu, tutti veniamo da famiglie con la passione per combattere per una vita migliore insieme, mentre siamo qui, in questo regno terreno. L'alba è di nuovo qui. Torniamo uniti. Ora. Stamattina, innalziamoci al di sopra
dell'odio, del vetriolo, e al di sopra delle idee di menti meschine che innescano la violenza. Vogliamo tutti un mondo in cui il rispetto sia essenziale, la famiglia al primo posto, e l'amore trionfi. Possiamo ancora realizzare nuovamente un mondo
così. Ciascuno di noi deve chiedere che gli venga restituito. Dobbiamo pretendere che il rispetto costituisca la pietra angolare delle nostre interazioni, di nuovo. Sto pensando a voi, miei compatrioti Americani. Il vento del cambiamento è arrivato. Ringrazio quelli che hanno pianto, standoci vicino. E elogio coloro tra voi che hanno superato le barriere della politica - grazie per aver ricordato che ogni singolo politico è un uomo o una donna con una famiglia amorevole.
Copyright: Libero

(Sera) Da un articolo di Vik van Brantegem sulla Madonna del Monte Carmelo, un monte che mi è molto caro, perché alcuni anni fa (ottobre del 2016) Konstanze ed io ci siamo affidati al cuore immacolato di Maria e al santissimo cuore immacolato di Cristo proprio su questo monte: „È chiaro che la festa voleva riconoscere Maria quale autrice della “pace” dell’Ordine dalle lotte esterne subite anche a proposito del titolo mariano. È importante sottolineare che la data della festa – il 17 luglio- sembra richiamarsi, come ebbe già a rilevare nella prima metà del XVI secolo Giovanni Bale, alla data dell’ultima sessione del Concilio II di Lyon (17 luglio1274), nella quale si decretò: ”In suo statu manere concedimus, donec aliter fuerit ordinatum”, l’Ordine Carmelitano insieme a quello di Sant’Agostino. Una errata interpretazione di approvazione, avutasi in realtà solo da Papa Bonifacio VII nel 1298 (in solido statu volumus permanere) fece pertanto ritenere il 17 luglio come il giorno più indicato per celebrare Maria, dalla quale l’Ordine Carmelitano ha il nome e la difesa. Alla fine del XV secolo, però, la festa venne anticipata – non se ne conosce il motivo – al 16 luglio, giorno al quale continua ad essere assegnata. Nella sua tipologia primitiva l’oggetto è perciò molto chiaro: la celebrazione dell’amore della Patrona. È solo per ignoranza del riferimento al Concilio di Lyon, che nel 1642 Giovanni Cheron, parlò del 16 luglio 1251 come di data del dono dello scapolare da parte della Madonna a San Simone Stock. Si tratta della nota “visione” giunta a noi attraverso il Catalogo dei Santi carmelitani, i cui manoscritti più antichi sono posteriori al 1411, anche se qualche brano dei testi potrebbe essere anteriore. Nella forma ritenuta più antica, il Catalogo ha semplicemente che un certo “Simone di nazionalità inglese, nelle sue preghiere chiedeva sempre alla Vergine un privilegio per il suo Ordine. E gli apparve la Vergine gloriosa, recando in mano lo scapolare e dicendogli: “Questo sarà il privilegio per te e per i tuoi. Chi ne morirà rivestito, si salverà”“ - come si vede si tratta di una storia complessa da ricostruire e che l’autore ricostruisce con acribia; a me interessa in modo particolare sia il riconoscere Maria come autrice della pace, sia la celebrazione carmelitana di un amore particolare della patrona; per quanto riguarda la storia dell’abito in cui morire la rispetto; nel mio comodino si trovano le calze, che mi ha mandato Michele, che indossava Ferdinand Ulrich quando è morto.  PS Abbiamo anche un piccolo scapolare come si vede nell’immagine di Maria di Casalvieri.

O Maria, Madre del Carmelo, Regina degli angeli e Porta del cielo, fa che rivestiti della tua pazienza possiamo salire la santa montagna, per contemplare il tuo amato figlio Gesù Cristo nostro Signore e Redentore, ora e per sempre. Amen.


(Wetterzeube, il 15.7.24; san Bonaventura) Preghiera per ottenere la sapienza. „Signore Gesù, insegnami a sedere ai Tuoi piedi come Maria ed ad ascoltare la Tua parola. Donami la vera sapienza, quella che ricerca la Tua volontà nella preghiera e nella meditazione, in un riporto diretto con Te, piuttosto che attraverso la lettura e il ragionamento. Dammi la capacità del discernimento per riconoscere la Tua voce, anche se mi giunge attraverso quella di sconosciuti; fa che io dimori in essa e la cerchi prima di ogni altra cosa, anche se ciò mi obbliga ad uscire da me stesso {questo è più facile da scrivere che da fare; mi ricordo come fu uno „strappo“ quando il nostro piccolo Ferdi allora dovette rinunciare al suo ciuccio; ma era uno strappo nel seno della piccola famiglia. R}. Rispondimi attraverso la mia mente, quando io Ti venero e mi affido a Te, che sei al di sopra e aldilà di essa“. Amen (San Newman) - anche il mondo capisce alcun meccanismi meglio che i i Tuoi figli, ma quello che il mondo non può e non vuole è entrare direttamente in rapporto con Te, che mi sei Signore ed amico. Io non so come liberarmi, anche se li comprendo meglio, da certi meccanismi del mondo (desideri di soddisfazione di ogni tipo); con il Tuo servo, san Newman mi preparo al giorno del Tuo servo Sant’Ignazio, cosa che è abbastanza divertente, conoscendo un po’ il rapporto tra San Filippo Neri e SPN; chiedo, anche con la loro intercessione, che non mi lasci da solo, Ti chiedo di guidarmi nel senso della Preghiera: da Te o Signore chiedo la grazia che ogni mia intenzione ed azione, ogni mio pensiero e desiderio siano ordinati dalla Tua Gloria (dalla Tua divina maestà) e dal Tuo Amore! 

Dove potrebbero trovare la forza di sedersi ad un tavolo comune Zelensky e Putin? Solo nella comune sofferenza per i loro soldati morti…

“Non permettiamo ai nostri governanti di farci scivolare in una guerra che non vogliamo”(Enzo Bianchi, oggi su „Repubblica“). Del giudizio di Banfi sulla questione Trump, mi interessa questa formula: „E tuttavia la realtà porta con sé una preoccupazione maggiore della propaganda vittimistica, e insieme trionfalistica, trumpiana, che terrà banco nei giorni della Convention repubblicana che comincia oggi a Milwaukee.“ La preoccupazione più grande è espressa dalla frase di Bianchi. 

Sia per quanto riguarda il conflitto tra l’Occidente e il Sud del mondo, sia per quanto riguarda quello interno agli USA (che trova nell’attentato contro Trump un suo simbolo espressivo), sia per quanto riguarda i conflitti europei (cf la versione odierna di Banfi), sia per quanto riguarda il conflitto nella nostra anima, possiamo e dobbiamo porci la domanda che si pone Ernst Jünger nel punto 19 del „cammino nel bosco“ - stamattina prenotando i volumi 10 (Il lavoratore) ed 11 (il cuore avventuroso) della opera omnia di questo straordinario testimone del nostro tempo, mi sono accorto che sono anche il volume 2 e 3 dei saggi, quindi 9,1 non significa che ci sia un 9,2. Ecco la domanda: „Dobbiamo impegnarci nella catastrofe? Dobbiamo cercare, anche solo mentalmente, le acque più esterne, le cataratte, il vortice del maelstrom, i grandi abissi?“. Una domanda simile a questa è quella che attraversa i romanzi di Walker Percy. Dobbiamo evitare ogni forma di vittimismo, ed anche di trionfalismo - come bene osserva Banfi in riferimento a Trump. Camminando nel bosco abbiamo bisogno di un bastone, ma dobbiamo deciderci se vogliamo un bastone da viandanti o uno scettro e/o una sciabola. Per quanto riguarda il grande palcoscenico del mondo dobbiamo stare attenti ai vortici. Jünger ne parla citando il „vortice di Maelstrom“, che è un famoso e potente gorgo marino situato al largo delle coste della Norvegia, nelle isole Lofoten. Il termine "Maelstrom" deriva dal termine olandese "malen" (macinare) e "stroom" (corrente), indicando una corrente che „macina". È causato dalla combinazione di forti maree e correnti oceaniche, che si scontrano tra le isole e il fondo marino irregolare. l Maelstrom è famoso anche per la sua presenza nella letteratura e nella cultura popolare. Ad esempio, Edgar Allan Poe scrisse un racconto intitolato "Una discesa nel Maelstrom" ("A Descent into the Maelström") nel 1841, che descrive un'esperienza avventurosa e terrificante nel vortice. Il vortice più pericoloso è quello dell’armamento, legittimo fino ad un certo punto. „Il riarmo è progettato per la guerra, inizialmente come una salvaguardia. In seguito porta ad un limite in cui sembra guidare la guerra e attirarla.“ (Jünger). Non c’è dubbio che siamo ormai a questo livello. Nella versione di ieri Banfi ha scritto: „L’America è scossa dall’attentato, ma ieri Mosca ha riposto a muso durissimo alla decisione presa in sede Nato di dispiegare nuovi missili puntati contro la Federazione russa in Europa, come strumenti di “deterrenza”. Il Cremlino ha ribadito che la Russia ha capacità militari sufficienti per rispondere ai missili a lungo raggio che gli Usa intendono piazzare in Germania dal 2026, e che la risposta di Mosca sarà rivolta contro le capitali europee. Massimo Cacciari in un’acuta analisi per La Stampa sostiene che la domanda da rivolgere ora ai leader occidentali è questa: non ci sono alternative all’escalation militare? In altre parole, la guerra è inevitabile?“. A livello geopolitico dobbiamo tenere conto del fatto che non abbiamo più a che fare con questioni solo nazionali, di stati-continente, ma di soluzioni planetarie regolate da un percorso giuridico internazionale; avremmo bisogno di un Augusto a livello mondiale, che non regni per sottrarre la vita, ma per donarla. Sappiamo che l’Augusto storico non era un santo, ma alla fine ha donato un lungo periodo di pace. L’idea dell’Europa dei padri fondatori ha donato anche un lungo periodo di pace, ma sembra che la spinta propulsiva per far ciò sia persa. La von der Leyen non si trova in una linea senza soluzione di continuità da Adenauer fino a lei. E possibile che questa linea si sia spezzata definitivamente con la fine del cancellierato di Angela Merkel. Per quanto riguarda la „grande pace“ planetaria di cui parla Jünger nel 1951un modello come quello di Versailles non funziona; non si può e non si deve umiliare l’avversario. „La pace di Versailles fu già l'inizio della Seconda guerra mondiale. Basata su un'aperta violenza, essa fornì il Vangelo a cui ogni atto di violenza faceva riferimento. Una seconda pace di questo tipo durerebbe ancora meno e comporterebbe la distruzione dell’Europa“ (Jünger, 1951). L'idea originaria dell'unità europea, dopo la Seconda guerra mondiale è stata capace di evitare questo modello di pace di Versailles. Ma ora, essendo totalmente dipendenti da dagli Stati Uniti, con la loro politica guerrafondaia e sferica, per la quale politica sta „bipartisan“ Joe Biden, ci stiamo muovendo verso l’abisso di una distruzione totale; non so se Donald Trump possa essere l’Augusto dei nostri giorni; come ha fatto notare Viktor Orbán è stato un presidente che ha garantito la pace, se lo possa essere anche in una seconda puntata del suo mandato lo vedremo (Michael Tracey pensa di no). Il mio favorito, Bob Kennedy Jr., dopo l’attentato a Trump, ha ancora meno chance. Probabilmente anche oggi non è possibile un modello neutrale, ma certamente sarebbe d’aiuto un chiaro superamento di un modello sferico del potere - cosa che il simbolo Augusto proposto da Jünger non evita, perché con Augusto c’è anche sempre il pericolo  del „lord of the world“. Direi che a livello odierno del conflitto tra l’Occidente e il sud ed est del mondo, abbiamo bisogno di una filosofia della politica del poliedro (Bergoglio, Papa Francesco). Ancora un passo: dalla catastrofe non ci salvano delle élite di potere: "Chi è scampato alle catastrofi sa che lo deve fondamentalmente all'aiuto della gente comune, sulla quale l'odio, l'orrore, l'automatismo dei luoghi comuni non hanno acquisito potere" (Ernst Jünger, Der Waldgang, 1951). Per questo abbiamo bisogno di un „insegnamento del bosco“ - dalle camminate solitarie o in due o tre nei boschi e nelle brughiere, dall'attenzione ai singoli ,dai miti e dalle favole in cui vincono i più buoni ed infine in modo singolare ed inclusivo di quel Logos universale concreto che Jünger chiama il sapere che non è da confondere con una gnosi, ma che è piuttosto una sapienza amorosa che deve guidare il nostro cammino di singoli anche nel piccolo palcoscenico del mondo, soprattutto nel piccolo palcoscenico del mondo. Quindi non ci si prepara  alla catastrofe solamente con delle concettualizzazioni geopolitiche, ma con un'attenzione a quello che accade nel nostro cuore in ogni momento della giornata. E anche della notte. E se anche c'è il caos dell'inconscio, delle perversioni polimorfe, dobbiamo con umiltà chiedere che si imponga notte e giorno, da svegli e quando dormiamo o nel dormiveglia, il Logos universale-concreto ed inclusivo che è Cristo.

Cito questo passo di Vivek Ramaswamy {Vivek Ganapathy Ramaswamy, nato il 9 agosto 1985 a Cincinnati, Ohio è un imprenditore e attivista politico statunitense. Nel 2014 ha fondato la società farmaceutica Roivant Sciences, di cui è stato amministratore delegato fino al 2021. Dal 2020 si è presentato come attivista conservatore con libri e conferenze. Nel febbraio 2023 ha annunciato la sua candidatura per il Partito Repubblicano alle elezioni presidenziali del 2024 negli Stati Uniti; nel gennaio 2024 ha ritirato la sua candidatura e da allora ha sostenuto Donald Trump. Wikipedia}  perché esprime bene i sentimenti che sono in gioco ora nell’anima dei sostenitori di Trump, ma non solo: „Prima lo hanno denunciato. Poi lo hanno perseguito. Poi hanno cercato di toglierlo dalle urne. L'unica cosa più tragica di ciò che è appena accaduto è che, se vogliamo essere onesti, non è stato del tutto uno shock. L'inevitabile condanna rituale di Biden della violenza politica di oggi (quando ci sarà) sarà insufficiente e irrilevante. Nessuna verbosità cambierà il clima nazionale tossico che ha portato a questa tragedia.
Apoorva {la moglie} ed io  siamo in lutto per il partecipante alla manifestazione che è stato ucciso, sembra dallo sparatore. Crediamo che il fatto che il Presidente Trump sia al sicuro in questo momento non sia altro che un atto di Dio. Il mio cuore mi dice che Dio è intervenuto non solo per Trump, ma per la nostra nazione. Oggi, la futura sopravvivenza degli Stati Uniti d'America si è ridotta a meno di un capello nel percorso di un proiettile.Se c'è qualcosa di buono che viene da oggi, che sia questo: Gli americani hanno appena avuto l'opportunità di vedere il vero carattere del nostro prossimo Presidente, senza alcuna ombra di dubbio. Ha subito il fuoco, ha subito il colpo, ha sentito il sangue e poi si è rialzato per le persone che è stato chiamato a guidare.
A prescindere da chi voterete, uniamoci intorno alla VERITÀ che ciò che è accaduto oggi è inaccettabile, ora e per sempre. Possiamo tutti ricordare le parole di Thomas Jefferson di 225 anni fa: "Un po' di pazienza e vedremo il regno delle streghe passare, i loro incantesimi dissolversi e il popolo, recuperando la sua vera vista, riportare il governo ai suoi veri principi". È vero che nel frattempo stiamo soffrendo profondamente nello spirito e subendo gli orrori di una guerra e di lunghe oppressioni... E se sentiremo il loro potere in misura sufficiente a tenerci uniti, sarà la situazione più felice in cui potremo esistere. Se il gioco si mette a volte contro di noi, dobbiamo avere pazienza finché la fortuna non gira, e allora avremo l'opportunità di riconquistare i principi che abbiamo perso, perché questo è un gioco, in cui i principi sono in gioco“. (Vivek Ramaswamy, X, 14.7.24; sottolineo con un corsivo solo la parte che più sento mia, che non sono un sostenitore di Trump)

Abba nostro…

(Pomeriggio) Anche se è probabile, come fece vedere Christopher Clark qualche anno fa, durante il suo primo periodo come presidente, che Trump stesso, con il suo linguaggio, abbia contributo ad esasperare la dicotomia americana, rimane il fatto che il suo sangue versato avrà un’influenza molto grande nel percorso elettorale, che con grande probabilità, lo farà diventare nuovamente il presidente degli USA. „Il mondo è tale che i pregiudizi e le passioni chiederanno sempre sangue, e dovete sapere che questo non cambierà mai,“ (Jünger), come non cambierà mai quello che si potrebbe chiamare il fenomeno „Socrate“, il cui sacrificio lo rende più credibile di ogni sua parola e che ci ricorda „l'invalidità del giudizio“; anche i tentativi di rovinare con Trump con un giudizio, lo hanno reso solo un nuovo Socrate, anche se con grande probabilità non lo è. Solo i fanatici sempliciotti delle élite governative possono pensare che si liquidi un fenomeno come quello di Trump con un „processo“… 

(Dopo) In un suo articolo di oggi, „Tutto il mondo è mito“, Paul Kingsnorth commenta due foto: quella che ha girato tutto il mondo, con Trump con il volto sanguinante, con la mano destra alzata in segno di battaglia e con la bandiera statunitense che sventola nel cielo blue ed una foto del 23 febbraio del 1945  di Iwo Jima, che fissa il momento in cui cinque soldati alzano la bandiera americana su delle macerie. Non volevo scrivere ulteriormente di Donald Trump, ma del mito, quando è arrivato questo articolo di Paul, che parla anche di mito. Vuol  „parlare della carne che c'è dietro“ queste due immagini. Non credo che si tratti di politica o di cultura. Queste cose sono la manifestazione superficiale dei miti che si agitano e si trasformano sotto di esse. In superficie, a volte, una pinna rompe l'acqua. Sotto, qualcosa di enorme sta nuotando.Per dirla in un altro modo: tutto è mito.“ (Kingsnorth). Ciò di cui volevo scrivere prendeva le mosse dal capitolo 21 del „cammino nel bosco“: „Hölderlin parla di Cristo come sovra-elevazione del potere eracleteo e dionisiaco“ (Jünger). Con ragione Balthasar ci aveva resi attenti al mito di Prometeo; ma questo è solo un momento del mito. Gli dei stessi si servono nella loro lotta contro i titani di Eracle, quindi abbiamo a che fare con un eroe positivo, che aiuta e non vuole rubare il fuoco agli dei (a differenza di Pavese io leggo gli dei olimpici come figure positive). Cosa fa Eracle? Combatte la morte con un sapere di tipo ingegneristico e religioso allo stesso tempo: „Prosciuga le paludi, costruisce canali e rende abitabili le terre desolate uccidendo mostri ed orchi.“ Ma Hölderlin parla anche di Dionisio e non ci vede un contrasto con Cristo - è probabile che la nostra lettura moralistica di Gesù, ci abbia fatto perdere di vista che Gesù sa integrare anche la „fonte di allegria“ che è il terreno di cui si occupa Dionisio. Noi abbiamo bisogno sia di Eracle che di Dionisio per superare la paura della morte. Il mito ha a che fare profondamente con la paura della morte, non solo in ambito greco-romano. E per quanto riguarda la filosofia non si deve ridurla a „logicizzazione dell’essere“ (Ulrich): il momento mitologico del „δαιμόνιον“ di Socrate, che corrisponde a ciò che Jünger chiama „bosco“ è un aiuto per superare la paura della morte - tra l’altro dalle immagini che abbiamo visto Trump l’ha superata abbastanza in fretta e quando lui si alza, si alza con lui tutta la gente atterrita alle sue spalle. Torniamo a Kingsnorth: „Guardate cosa vi viene dato qui {nella prima immagine}, in questa immagine. Un eroe-cattivo americano (hero-slash-villain), insanguinato, ma non piegato. Ora si rialzerà da terra per salvarci-schiacciare-distruggere. Guardate: un fotografo fortunato ha inquadrato il momento in modo da ricordare una delle immagini di liberazione più conosciute della nazione. Non c'era bisogno di pianificare tutto questo. È il mito in azione. Ciò che chiamiamo "politica" è sempre una manifestazione di ciò che accade nel profondo, ma nel profondo si muovono forze che sono al di là di noi (Kingsnorth). A questo aspetto mitologico Paul contrappone con una certa ragione il Logos universale e concreto che è Cristo stesso, che risponde a suo modo alla domanda: „cosa dobbiamo fare?“ (what should we do?). „Il figlio di Dio ha risposto con le prime parole che ha pronunciato quando ha iniziato la sua opera: „Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino“. Pentirsi è la traduzione della parola greca metanoia, che di solito viene tradotta come "cambiamento di mente". La mente in questione, però, non è il „cervello sinistro" discorsivo che nell'Occidente moderno siamo soliti associare a questa parola. Si tratta del nous, di cui si parla spesso come „mente-cuore", ma per il quale, ancora una volta, non esiste una traduzione letterale. Il nous è la parte di noi in cui risiede lo Spirito Santo. È la parte di noi in cui, se siamo tranquilli, possiamo sentire il Padre che parla.Cambiate la vostra mente. Cambiate il vostro cuore. Cambiate direzione. Cambiate l'orientamento del vostro sguardo. Cambiate tutta la vostra vita. Pentirsi.“ (Paul) Senza il Logos universale e concreto, che secondo Hölderlin sa integrare i due aspetti del mito menzionati sopra (e so che su questo l’ortodosso Kingsnorth no è d’accordo), non è possibile discernere il lavoro del diavolo, che ha tentato anche Gesù in tre ambiti: „Perché non trasformare queste pietre in pane? (Mostraci i miracoli o non crederemo).Perché non governare il mondo con la politica, invece che con il sacrificio di sé? (Scegliere il diavolo invece di Dio, scegliere il mondo invece del Regno).Perché non gettarsi nella morte? (Mettere alla prova l'amore di Dio. Esigere una prova prima di credere)“ (Kingsnorth). Jünger e Kingsnorth sanno che non si può rimanere a livello della meditazione di ciò che accade nel grande palcoscenico del mondo; si tratta di comprendere bene cosa accade nel cuore del singolo (anche nel rapporto con sua moglie o con la sua famiglia). Le tre offerte diaboliche accadono anche a me: miracoli (Trump si sente un miracolato, ma non solo lui); governo del mondo con una gnosi (politica…) invece che con il sacrificio di sé; esigere una prova che Dio ci salva nella morte…“Non ho mai sentito una voce dalle nuvole - sono sicuro che mi terrorizzerebbe se lo facessi - ma questa volta qualcosa si è presentato da qualche parte. Le parole che ho sentito erano molto chiare:Metti la pace del cuore davanti a tutto. {questo può accadere solamente nel δαιμόνιον, nel bosco}. Da tempo chiedevo in preghiera una guida su come vivere una vita cristiana. Quali lavori dovrei fare o non fare? Che cosa dovrei perdere, abbandonare, raggiungere? Che aspetto avrebbe avuto anche solo l'inizio del pentimento in questo cuore storto? 

Credo che la risposta sia stata questa. Mettere la pace del cuore davanti a tutto. È così meravigliosamente semplice. Seguitela - seguitela davvero - e tutto andrà al suo posto.
Il cuore - il nous - è il luogo in cui risiede la nostra mente. È dove risiede lo Spirito, dove nascono le storie e dove si depositano le immagini. Quando il cuore vede delle immagini, capisce immediatamente. Le immagini sono molto più antiche delle parole, così come le canzoni sono molto più antiche delle discussioni. Oggi stiamo regredendo, in un certo senso, alla media. L'era di Internet ci sta allontanando dall'età delle parole per tornare a quella delle immagini.“ (Kingsnorth). E le immagini hanno bisogno di un discernimento grande: „Mettete la pace del cuore davanti a tutto. Se, in risposta a qualsiasi immagine che il mondo ci propone, guardiamo il nostro cuore, possiamo vedere immediatamente se vi abita la pace o qualcos'altro: rabbia, collera, rettitudine, distrazione, persino gioia. Se non è la pace, allora qualcosa, o qualcuno, ci sta portando fuori strada. Così questa settimana ho preso alcune decisioni. Le decisioni non sono legate a queste immagini, ma le immagini aiutano a consolidarle. Perché ci stiamo muovendo ora, apertamente, in un tempo mitico. Abbiamo sempre vissuto in un tempo mitico, ma ora siamo in grado di discernerlo. Vecchie storie vengono riproposte. Vecchie passioni vengono riaccese. Vecchie tribù, vecchi dei, stanno risorgendo. La guerra sta arrivando, o è già qui. Le cose non vanno bene.“ - questo che dice Kingsnorth è estremamente vero, ma forse riduce il mito alla sua dimensione prometeica. Prometeo appartiene alla famiglia dei titani, quindi non è una figura come Eracle e Dionisio. Egli vuole liberarsi dall’obbedienza al Padre degli dei: „Durante un sacrificio animale, ricorre ad un trucco per ingannare Zeus: gli lascia solo le parti inutili dell'animale sacrificale e tiene la carne commestibile per gli umani, in quanto suoi protetti. Come punizione, Zeus infuriato nega ai mortali il possesso del fuoco. Prometeo allora ruba il fuoco agli dei e lo porta agli umani. Di conseguenza, per ordine del padre degli dei, viene legato e forgiato nelle lande desolate delle montagne del Caucaso. Un'aquila lo visita regolarmente e si nutre del suo fegato, che si rinnova continuamente. Solo dopo molto tempo l'eroe Eracle libera il Titano da questo tormento uccidendo l'aquila con una freccia. Prometeo viene infine perdonato da Zeus e riacquista la libertà“ (Wikipedia). Questo è bello: Eracle, che collabora con Zeus, libera anche questo momento titanico simboleggiato da Prometeo, che viene così perdonato. Quindi la questione del perdono si trova anche nel mito. Abbiamo bisogno del perdono, sia mitico che reale, perché la storia del mondo non è mai andata bene, per questo motivo Jünger pensa che ci sia una dimensione di resistenza, che non è resistenza ad un determinato potere politico, ma resistenza a tutti i poteri politici, addirittura „resistenza al tempo“- e di fatto io non mi aspetto nulla dalla mitizzazione dell’attentato di Trump; per me la domanda riguardante lui la ho già formulata questa mattina: potrebbe essere o meno l’Augusto di questo tempo? „Quando il Figlio {il Logos universale e concreto} ha camminato sulla Terra, la politica lo ha inchiodato ad uno strumento di tortura e le persone che tre giorni fa avevano acclamato il suo arrivo, oggi hanno acclamato la sua morte. Così facendo, sono stati protagonisti inconsapevoli di un nuovo mito, un anti-mito, una storia che avrebbe inchiodato tutti i vecchi miti. Il primo sarà l'ultimo e l'ultimo sarà il primo. Chi cerca di salvare la propria vita la perderà. Questo era un mondo capovolto, come Pietro a Roma - come Roma stessa, alla fine“ (Kingsnorth). Io non penso che l’ambito del mito sia riducibile a quello del demonio; è vero che nel Logos possiamo essere qualcosa di diverso, qualcosa che è passata attraverso la metanoia, ma per far questo abbiamo bisogno di tutte le forze che ci aiutano a superare la paura della morte (Jünger), anche quelle mitologiche. „A cosa serve il pentimento quando il mondo sta andando in pezzi? Ma il mondo è sempre andato in pezzi. E pentirsi, ricordate, significa cambiare. Cambiamento a livello di immagine. Cambiamento a livello dell'atomo. Cambiamento a livello del nous. Tutto questo è sotto il nostro controllo… Il cambiamento non è forse ciò di cui tutti abbiamo bisogno? È certamente ciò di cui ho bisogno io. È proprio quello di cui ho bisogno. Mettete la pace del cuore davanti a tutto. Nel nostro regno interiore, nella mente-cuore di ciascuno di noi, c'è la voce calma e piccola…Tutto ciò che so oggi è che non posso ascoltare la voce calma e piccola se gli dei della politica e dell'opinione mi ruggiscono addosso come leoni, alimentando le mie passioni, chiedendo le mie opinioni e la mia fedeltà. Io sono facilmente eccitabile. Credo che lo siamo tutti…Raggiungete lo spirito di pace, diceva San Serafino di Sarov e migliaia di persone intorno a voi saranno salvate.“ (Paul). Con la mediazione di alcuni pochi giornalisti intelligenti di cui mi fido (Banfi, Farina, Maté…) non vorrei smettere di seguire le notizie del mondo, questo atteggiamento mi sembrerebbe troppo radicalmente ortodosso. Io sono cattolico e poi vorrei continuare a scrivere il diario. Ma certamente quello che vorrei fare e portare le notizie ad un secondo livello, ad un livello più profondo ed è che quello che cerco di fare con questo lavoro con il testo sul „cammino del bosco“ di Ernst Jünger. Del tutto d’accordo con Paul sono su questo punto: „Un uomo che desidera la stima, scriveva sant’Isacco il Siro, non può liberarsi delle cause del dolore“.

(Sera estiva con tanta luce)  Non ho solo lavorato, leggendo e scrivendo, ma anche facendo andare tre lavatrici, in vero quattro, perché nell’ultima ho lavato due magliette rosse, che avrebbero potuto perdere il colore e così le ho lavate da sole - tra l’altro una che avevo comprato in Cornwall; tutte le tre lavatrici sono state appese (ovviamente la biancheria, non la lavatrice), una nel giardino; poi ho tagliato l’erba ed anche le rose appassite, così come mi ha insegnato mia mamma, almeno come tentativo, cioè tagliandole la dove ci sono - poco prima -  tre o cinque foglie. Ho anche fatto alcune cose d’ufficio, bancarie e organizzative, perché il rubinetto della lavatrice non funzionava e così ho dovuto chiamare Falk, il nostro uomo per queesto ambito di cose, che è venuto subito…

Paul dice di sé di sé: „I am easily stoked“ (sono facilmente entusiasmabile; mi eccito facilmente“)…"More and more every day, I am desperate to step out of the river“ (Ogni giorno di più, ho voglia di uscire dal fiume). Qui „fiume“ sta per „nave“ (Titanic), per „machine“; vuole uscire dal „fiume“ perché non si vuole sottomettere al potere delle immagini senza logos; non possiede uno smartphone, né carte di credito, etc. Sono certo più eccitabile di lui, forse perché ho tutte queste cose e lascio entrare dentro di me immagini come quelle del film, che suppongo Paul non vedrebbe, di „Pleasure or pain“, scritto e diretto da Zalman King nel 2013 e che in Wikipedia-Italia viene catalogato come „film erotico porno soft“, mentre la versione tedesca lo cataloga come „thriller erotico“; Paul dice che il passo che vuole fare nella preghiera può essere riassunto con la formula: Mettere la pace del cuore davanti a tutto. Le immagini di Zalman King non contribuiscono alla pace del cuore, forse nemmeno a quella degli ormoni, ma in un certo senso lui è più onesto dei figli della luce, quando non sono un’anima nobile come quella di Paul o di Adrian. E non è solo una questione di ortodossia, perché la sua posizione è certo più simile a quella di San Newman o di Adrian che alla mia. Io credo che non si possa non pagare un certo tributo al tempo, per cui non saprei proprio come „uscire dal fiume“, ma allo stesso ho davvero un bisogno grande di mettere la pace del cuore davanti a tutti ed ho anche l’esigenza della resistenza al tempo. La protagonista del film, Vittoria (Malena Morgan) non ha il cuore in pace, e l’avventura erotica a cui si concede con Christos G. Vass (Christos Vasilopoulos) le fa scoprire l’eccitazione erotica nelle sue forme polimorfi; in nessuna parte del film il regista suggerisce che questo percorso erotico, in cui lei dipende totalmente dalle fantasie perverse (Freud) del marito porti alla pace del cuore. Ho chiesto oggi a von Balthasar che mi aiuti su questo punto; perché che questa eccitazione erotica sia dentro di noi è innegabile e che essa abbia fino ad un certo punto a che fare con la dimensione dionisiaca di cui ho parlato oggi pomeriggio mi sembra chiaro, ma senza fare salti metafisici astratti io desidero proprio quello che desidera Paul: mettere la pace del cuore davanti a tutto e forse questo significa fare un digiuno di immagini… quella pace che sento in questa sera estiva con la crescente sul prato tra la casa e il fiume (quello vero, non quello mitologico di cui parla Paul), con il canto degli uccelli… ma anche quella pace propria alla preghiera…


(Delbrück, Paderborn, il 14.7.24; quindicesima domenica dell’Ordinario) „Preghiera per sopportare bene la sofferenza. Mio signore, Tu Ti sei umiliato, e sei stato innalzato sull'albero della croce! Anche se non sono pronto per implorare da Te la sofferenza come un dono, Ti prego almeno di concedermi la grazia di accoglierla benevolmente quando, nel Tuo amore e nella Tua saggezza, vorrai inviarla sul mio cammino. Fa che, quando arriverà, io sopporti il dolore, il biasimo, la delusione, la calunnia, l'angoscia, l'incertezza. Desidero saper subire mitemente gli insulti e contraccambiare il male con il bene {che grazia e che lavoro è questo! R}. Desidero essere umile in tutto, tacere quando sono maltrattato, essere paziente quando l'amarezza e il dolore si prolungano; è tutto per amore Tuo e della Tua croce, perché so  che in questo modo meriterò la promessa di questa e dell'altra vita“. Amen. (San Newman). Si lo desidero anche per me, anche se non è, credo, un errore anche la comprensione e se possibile la lotta per cambiare alcune cose nella vita che sono oggettivamente sbagliate. 

Il vangelo odierno è Mc 6, 7-13. Credo che noi abbiamo ancora oggi, a livello istituzionale ed anche la dove due agiscono in nome suo, questo „potere“ (ἐξουσία) di guarire, ma anche questa libertà“ „se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro“ (καὶ ⸂ὃς ἂν τόπος μὴ δέξηται⸃ ὑμᾶς μηδὲ ἀκούσωσιν ὑμῶν, ἐκπορευόμενοι ἐκεῖθεν ἐκτινάξατε τὸν χοῦν τὸν ὑποκάτω τῶν ποδῶν ὑμῶν εἰς μαρτύριον ⸀αὐτοῖς.).

Attentato a Donald Trump, che ne è uscito ferito all’orecchio; ma due persone sono morte, una l’attentatore (un ventenne della Pennsylvania), e due sono in pericolo di vita; non so di più al momento.

„One thing to watch for: how will Democrats find a way to blame Russia?“ (Aaron Maté, X, 14.7.24) (Una cosa da tenere d'occhio: come faranno i Democratici a trovare un modo per incolpare la Russia?)  

„È giunto il momento per tutti gli americani che amano il nostro Paese di allontanarsi dalle divisioni, rinunciare alla violenza e unirsi in preghiera per il Presidente Trump e la sua famiglia.“ (Bob Kennedy, Jr.., X) 

Abba nostro…

(Wetterzeube, sera) Una frase di Simon P. (7 anni), figlio di J.A. mi ha colpito molto: „sai una mamma di un mio amico non ritorna più a casa, sebbene non sia morta“. 

Anche questo diario è stato aperto per ben 500 volte. 


(Brugge, Belgio, 13.7.24) Preghiera per ottenere la vita eterna. Io credo e so che tutte le cose vivono in Te. Tutto quanto c’è nel creato di essere, vita, perfezione, gioia, felicità è, nella sua sostanza, semplicemente e assolutamente Tuo. E immergendosi nell’oceano della Tua infinita perfezione che tutti gli esseri traggono quanto hanno di bene. Tutto ciò che è meraviglioso quanto a talento o genio non è che un pallido riflesso  del più debole raggio della mente eterna. Tutto ciò che noi riusciamo a far bene non è dovuto solamente al Tuo aiuto, ma anche all’imitazione di  quella santità che in Te trova la  sua pienezza. Verrà, mio Dio, il giorno in cui potrò vederTi? Potrò vedere la sorgente di quella grazia che mi illumina, mi rafforza e mi consola? E, come, ho avuto origine da Te, come vivo in Te, possa io infine tornare a Te, e restare con Te nei secoli dei secoli“. Amen!  (San Newman)

Abba nostro…

(Delbrück, Paderborn, sera) Mi ha scritto Renato Farina sul mio appunto su Pio XII, che comunque era solo uno spunto per dire altro, e mi ha risposto intelligentemente così: „Ho letto il tuo appunto su Pio XII. Pregava troppo vuol dire che non pregava abbastanza. Forse per questo - io non sono niente e parlo sperando di sbagliare - Papa Pacelli è venerabile per l’accertata eroicità delle virtù, ma il Padre non gli ha ancora concesso un miracolo su sua intercessione… da cardinale è stato un grandissimo diplomatico come già il mio Papa Ratti - mio concittadino e forse mio parente come don Giussani - come di recente ha sostenuto il cardinale arcivescovo emerito di Praga. Magari Dio potrebbe concedergli un miracolo come azione postuma e tardiva secondo le intenzioni di Adrienne! - Intanto noi ci stiamo approssimando come idioti alla guerra nucleare. Secondo mie analisi, prima a essere colpita sarebbe Londra. Per grazia nella storia non tutto accade secondo la volontà di Satana, che agita la cattiveria umana, e la Madonna non sta in cielo a giocare con gli angeli ma è nostra madre!“ - Mi sorprende sempre la pazienza e l’intelligenza con cui Renato legge le mie cose. Non commento ulteriormente le sue osservazioni, perché sono stanco (ho viaggiato tutto il giorno ed abbiamo incontrato un amico che si è separato dalla moglie con il suo bambino) e perché non vorrei che qualcuno pensasse che voglio avere sempre ragione…

Orbán li ha incontrati tutti gli attori di una possibile pace: Zelensky, Putin,  Erdogan, Xi Jinping e Donald Trump. Speriamo che questa rete porti frutti. 

(Brugge, Belgio, 12.7.24) „ O Gesù, quante sono le cadute e le ricadute che mettono a dura prova la fedeltà e la perseveranza della Tua compassione? Tu non perdoni soltanto sette volte, ma settanta volte sette. E così Tu sei ovunque su tutta la terra, fino ai suoi estremi confini, perdonando, risparmiando, tollerando, pazientando, nonostante che i peccatori continuano a provocarTi. Avendo compassione e tenendo conto della loro ignoranza, ti accosti a tutti gli uomini, anche ai Tuoi nemici, con i delicati tocchi della Tua grazia che li supplica incessantemente, giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino all'ora della loro morte. Sì paziente con me, malgrado la mia ostinazione, la mia cattiveria e la mia ingratitudine. Donami soltanto la Tua grazia. Allora vivrò giorni felice nella Tua presenza“ (San Newman, preghiera del 12esimo giorno „per chiedere la tolleranza di Cristo“) - e molto bella questa preghiera della tolleranza, un modo davvero profondo di usare questa parola ambigua. Questa mattina Konstanze mi ha raccontato i dati essenziali di questa città straordinaria, straordinaria anche solo per il fatto che non è stata distrutta nelle due ultime guerre ed ha una topografia ed un’architettura medievale notevole. Un amico mi ha scritto in Fb che Papa Francesco, che tra poco sarà in Belgio, la ama molto.

Lascio la parola a Banfi, per il riassunto degli avvenimenti e delle narrazioni del mondo, tanto il mio giudizio al lettore del diario è già noto: „L’escalation tra i due blocchi mondiali è sempre più palpabile. E c’è un’immagine che fatalmente è condivisa sia dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che dal segretario generale uscente della Nato Jens Stoltenberg: quella del ritorno alla Guerra Fredda. Il capo della Nato, a conclusione del summit, spiegando che l’Alleanza atlantica ha varato una strategia di sostegno all’Ucraina «a prova di Trump», ha detto che si tratta del «più vasto piano di difesa dalla Guerra Fredda». Mentre il russo ha parlato apertamente di ritorno alla Guerra Fredda, accusando «la Germania, gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito di partecipare direttamente al conflitto in Ucraina». Non c’è stata ancora la decisione finale per far entrare l’Ucraina nella Nato. Volodymyr Zelensky nella conferenza stampa di Washington ha però detto: «Sono convinto che l'Ucraina è vicina all'ingresso nella Nato. Il prossimo passo sarà l'invito formale e poi la piena membership». E intanto è corsa agli armamenti. - La tensione estrema non è solo fra Nato e Russia. Il documento finale del vertice di Washington è stato durissimo anche contro la Cina tanto da suscitare una protesta diretta e immediata di Pechino. I cinesi accusano l'Alleanza atlantica di “incitare allo scontro”. La “grande frattura” fra Sud del mondo e Occidente, come la chiama Avvenire stamattina, aumenta ogni giorno. Secondo un sondaggio riportato dal Corriere il 56% degli intervistati in 17 Nazioni a reddito medio in America Latina, Africa, Medio Oriente e Asia ha una visione complessivamente «positiva» della Cina.- L’ironia della storia, che potrebbe rivelarsi tragica, sta nel fatto che il Commander in chief dell’Occidente, Joe Biden, ieri ha chiamato il presidente Zelensky “Putin” e la sua vice “Trump”, insistendo poi con i giornalisti che non mollerà per nessun motivo. Mentre il presidente ungherese Viktor Orban ha già incontrato Donald Trump. Insomma, la Nato più agguerrita e aggressiva dal 1945 rischia di avere una debolezza terribile al suo interno, cui tutti, pare, si stanno già preparando. Orban poi riempie un vuoto lasciato dall’Europa. Ieri, San Benedetto, grande giornata a Kiev organizzata dal Mean, il Movimento europeo di azione non violenta. Gli attivisti italiani sono scesi in piazza per chiedere una pace e una pace giusta con un momento di preghiera interreligioso. Oggi mettono a tema i “corpi civili di pace europei”. La speranza viene dal basso, non dai potenti della Terra. - Caro Alessandro, nel primo volume dei tre del diario di Adrienne von Speyr e Hans Urs von Balthasar, che quest’ultimo volle pubblicare solo sotto il nome di Adrienne con il titolo „Terra e cielo“, viene riportato che la teologa, medico e mistica svizzera, pur pregando e digiunando per Papa Pio XII, lo criticava perché pregava troppo e agiva troppo poco o troppo tardi (conosco tutta la polemica sui ritardi veri e supposti di Pio XII, ma questo non è il problema qui); questo mi è venuto in mente leggendo della giornata di preghiera del Mean, i cui membri hanno pregato a Kiev e hanno richiesto una pace giusta; purtroppo questo movimento europeo di azione non violenta ritiene pace giusta, ciò che l’Occidente ritiene come tale; quando scrivi che Orbán „riempie un vuoto lasciato dall’Europa“ colpisci nel segno; forse Orbán non prega abbastanza, tanto meno per i migranti, ma per quanto riguarda la profezia della pace, è sulla via giusta, anche se alcuni dettagli sono discutibili. Non so se la Cina incarni la pace giusta, probabilmente no, ma è al momento infinitamente meno guerriera della NATO e dell’Occidente; per comprendere cosa sia la pace giusta, Papa Francesco ci ha avvertito più volte di non credere alla logica di Cappuccetto rosso e ci ha detto che la guerra in Ucraina è una guerra imperialista (quindi una proxy war). Ma i cattolici violenti e non violenti su questo non lo hanno seguito per nulla e così le loro azioni di preghiera rimangono ambigue e non molto utili, come le preghiere di Pio XII Scusami lo sfogo, Roberto PS Grazie a Dio al pontefice attuale non si può fare questa accusa. 

„God, onze Vader, verhoor ons gebed, / door Christus uw Zoon onze Heer“. Amen! Siamo stati alla liturgia del Venerdì nella Chiesa della reliquia del santissimo sangue di Gesù qui a Brugge; un laico ha conservato l’ampolla fino a quando è venuto il sacerdote e glie la ha consegnata; il sacerdote l’ha presa e l’ha posta su un cuscino durante la Santa Messa cantata. Ho pregato tanto per la pace, per la mia famiglia…ho pensato che questa ora della storia del mondo richiedesse questa solenne liturgia. Della predica ho compreso solo le parole: fiducia nella realtà; fiducia in Dio, non nell’Assur di turno ( Osea, 14, 2-10). Fiducia che lui ci suggerirà le parole giuste al momento giusto (Mt 10, 16-23). Sono grato a Konstanze di aver fatto la proposta di andarci. Dopo la Santa Messa - pioveva a dirotto - siamo andati nella chiesa della Nostra Signora che conserva una bellissima statua di Michelangelo; con la mano destra Maria tiene il libro sacro, con l’altra la mano di Gesù, come fa per l’appunto una mamma; la mano sinistra di Gesù è aggrappata al vestito di Maria, come fa per l’appunto un bambino - entrambe osservazioni di mia moglie. PS La domanda se la reliquia sia vera è legittima, ma direi che non vi è solo una verità storico-critica, vi è anche una verità tradizionale (non tradizionalista). 


Maria con il bambino di Michelangelo 


Abba nostro…

(Sera) Quando questa mattina ho menzionato la questione di Pio XII,in vero per parlare di altro, non sapevo nulla del podcast di Matteo Luigi Napolitano e Andrea Tornielli sul tema; sono certamente convinto che Pio  XII sia stato un giusto e che tante delle critiche fatte alla sua persona siano ingiustificate, ma non è una cosa da poco se una persona come Adrienne, che ha pregato, digiunato e sofferto per lui, parli di ritardi nel suo intervento e di un eccesso di preghiera a discapito dell’azione; il rischio di un documentario vaticano su questo tema è di essere a priori apologetico e quindi sovra accentuando la dimensione petrina, non tenga conto della dimensione mariana e profetica di una donna che mai si sarebbe sognata di criticare il papa per partito preso; mentre c’è un’apologetica per partito preso che non fa bene alla Chiesa e che sottolinea argomenti che non sono per nulla forti, anche se sembrano esserlo, come quello che non si doveva mettere a rischio la vita di quelle persone che erano nel mirino; questo argomento è una sovra accentuazione della preservazione della vita sulla verità: il „ma“, nella frase che parla di ciò nella presentazione del podcast, tradisce un atteggiamento di quello che chiamo apologia a priori e poi una conoscenza che nessuno poteva avere, neppure il Papa; chi era davvero nel mirino? Per esempio non c’era nessun motivo per credere che i nazisti di Auschwitz prendessero sul serio la proposta di Massimiliano Kolbe, ma il santo polacco ha rischiato tutto, senza tenerne conto. Gratis et frustra! 


(Burley, Cider cottages, San Benedetto da Norcia; 11.7. primo compleanno di Michele di Giò e Betta; preghiera per la pace a Kiev) Credere nella Tua presenza, anche se non ti vedo, significa che so, che Tu puoi ed hai aiutato il piccolo Michele nelle operazioni che ha subito nel suo primo anno di vita.

La preghiera dell’undicesimo giorno di San Newman riguarda i non credenti: „Signore Gesù Cristo, sulla croce Tu hai detto: „Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno“.Ed è indubbiamente questa, o mio Dio, la condizione di una vasta moltitudine di persone ai nostri giorni. Molti negano l’esistenza di Dio, ma non sanno quello che fanno. Rinnegano la fede in Te, Redentore dell’umanità. Sviano gli erranti, spaventano i deboli, corrompono i giovani. Altri ancora hanno un vago desiderio di religione, ma confondono il falso con il vero; inseguono le loro fantasticherie, lusingano gli altri li tengono lontani da Te. E non sanno quello che fanno, ma Tu puoi fare in modo che sappiano. Istruiscili ora; apri i loro occhi quaggiù, prima che arrivi l'ultimo giorno; concedi loro di credere già adesso in ciò che dovranno vedere in seguito, se non avranno avuto fede su questa terra“. Amen! Se prego: io credo, aiuta la mia incredulità, allora ammetto che anche io sono tra chi non crede, tra chi ha un vago senso della Tua presenza. Eppure credo che sei venuto in ciò che è Tuo e che i tuoi ti hanno solo parzialmente accolto, con tanti tradimenti e rinnegamenti, che io ti ho parzialmente accolto… Eppure credo che il Padre ci ha donato gratuitamente l’essere… credo che ci sei Signore ed Amico, che eri presente nella piccola stalla di Betlemme ed eri presente nella nostra stanza l’altra notte quando Konstanze vomitava e questa notte che ha dormito serena…credo che in questi momenti gli uccelli e il gallo ti cantino la Lode…credo che la luce che sorge è segno della Tua luce…credo che ci abbracci come il Padre abbraccia i suoi figli prodighi, quello che era andato via da casa e quello che è rimasto a casa…Ed anche quando hai usato il linguaggio dei Tuoi giorni, a volte molto dure, ci guardavi con amore…credo che nell’ultimo giorno ci guarderai con tenerezza e misericordia, come lo fai ora…credo che anche se non Ti vedo, Tu mi vedi e che mi sei vicino. 

Nell’intervista del giornalista tedesco Ronzheimer al premier Viktor Orbán, di cui ho già parlato ieri, ad un certo punto il premier ungherese parla del voto come di un „mistero“: chi sa bene cosa voteranno milioni di persone, per esempio a Novembre negli USA? Io su questo punto sarei più disincantato; molti votano secondo un modello ben prevedibile, come ho spiegato l’altro giorno citando ed in dialogo con Ernst Jünger. L’imprevedibile accade nel bosco (rimando alla meditazione di ieri in dialogo con Jünger), non nella cabina in cui si vota. Forse ha ragione Orbán quando dice che un nuovo presidente statunitense porterebbe con sé una nuova possibilità di pace; ma in vero, come ha fatto vedere Michael Tracey, sulla volontà di pace di Donald Trump si possono avere anche dei dubbi, anche se su un punto forse ha ragione Orbán: da presidente Trump è stato molto meno guerriero di altri presidenti, insomma è stato, in forza del suo ufficio, un presidente pacifico. Detto questo, io non sono premier, ma filosofo, e quindi mi permetto di dire, che anche se non ci sono tante possibilità, preferirei come presidente un uomo che non appartenga al sistema bipartisan, cioè Bob Kennedy Jr. Beh se quest’ultimo diventasse presidente allora forse avrebbe ragione Orbán a dire che il voto è un „mistero“, un mini mistero. - Io auguro al presidente di turno dell’EU Orbán che il suo tentativo diplomatico abbia successo, tanto più ora che con il tragico attacco all’ospedale pediatrico da Kiev si ha un ottimo argomento strappa lacrime per continuare una guerra che ha costato la vita di tantissime persone…anche di bambini…

Ieri ho letto un articolo in Oasis sull’evoluzione del jihadismo nel Sahel (Mali, Burkina Faso e Niger) di Alex Thurston; i paesi di questa vasta regione africana sono travolti da una crisi di cui il jihadismo è solo una delle componenti. Alla fine il giornalista scrive: „la vera incognita è che cosa accadrà a tutti i giovani combattenti e se qualcuno potrà offrire loro un’alternativa politica a una guerra senza fine“; in vero questa è la domanda principale dappertutto: in Gaza, in Ucraina…a me interessano  solo le persone che cercano di offrire questa alternativa politica alla guerra senza fine; come dice Ernst Jünger per far ciò si dovrà tener presente i tanti sacrifici, di tutti coloro che sono coinvolti: abbiamo bisogno di un ecumenismo del sacrificio, non di nuove investizioni di miliardi nella guerra; cito nuovamente una frase di Orbán: "La guerra non cade dal cielo. La guerra è il risultato di decisioni di persone precise... La Cina ha un piano di pace. Gli Stati Uniti hanno una politica di guerra. L'Europa, invece di avere un approccio strategico autonomo, sta semplicemente copiando la posizione americana“.

"75 years ago, #NATO was created as a peace project. On behalf of Hungary, I will argue that we should preserve NATO as it was meant to be: a defence alliance. #NATOSummit" (Viktor Orbán, 10.7.24)

Benedetto da Norcia. "Spetta a ogni battezzato, ogni cristiano, impastare questa nostra povera terra con la ricchezza e la fecondità che viene dal cielo. Tocca a ciascuno di noi costruire quella civiltà fondata sul Vangelo, l’unica profezia capace di tenere insieme la maestosità della dignità di ogni essere umano con l’infinito amore di Dio. E sta proprio in questa formula la grande eredità lasciataci dal patrono d’Europa, san Benedetto da Norcia, sulla cui opera si fonda l’identità di tutto il Vecchio Continente e non solo. Il padre del monachesimo occidentale, in particolare, ci ricorda le radici della fraternità, e quindi della pace, perché tra le altre cose esortava i suoi contemporanei affinché nessuno «cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri». Parole affidate alla Regola elaborata attorno al 530 per i suoi monaci, il cui faro era la nota esortazione dell’«ora et labora», prega e lavora. Saper conciliare contemplazione, cioè lasciarsi avvolgere dall’amore di Dio, e azione, cioè fare di tutto per rendere il mondo migliore e accogliente, è la cifra del più autentico stile di vita cristiano. Benedetto era nato a Norcia nel 480, dopo gli studi a Roma e la “fuga” da una città segnata dal degrado, visse un tempo di solitudine al sacro Speco di Subiaco, scegliendo in seguito la forma cenobitica prima a Subiaco, poi a Montecassino. Fondò numerosi monasteri e morì probabilmente nel 547 a Montecassino. È stato dichiarato patrono d’Europa nel 1964 con la Lettera apostolica «Pacis nuntius» di Paolo VI" (di Matteo Liut, Avvenire)

Abba nostro…

(Dover-Calais, Pomeriggio) E così anche il nostro viaggio in Inghilterra volge al termine; è stato un bel tempo, noi due, davvero amici. Non come il tempo a due di Stepan Trofimowitsch e il narratore dei „Demoni“ di Dostoevskij, che si satura di senso. La „sorpresa“ di Oxford, della Oxford dei college, è stato l’inizio di un cammino che ci ha fatto bene, anche per prendere le distanze da Droyssig e dalla stanchezza accumulata alla fine dell’anno scolastico; poi il Cornwall „selvaggio“, che ci ha offerto una sua modalità del „cammino nel bosco“ ed infine gli ultimi giorni a Burley, nel mezzo della „foresta nuova“, che si poteva percorrere con la bici e che, come ha scritto Konstanze ai nostri figli, non è né nuova né esclusivamente foresta, ma anche brughiera…“; dove si trovava il nostro cottage, „cavalli, mucche e cerbiatti vivono quasi autonomamente vicino all’uomo. Si deve pensare automaticamente a Lewis e ai suo animali parlanti“ (Konstanze). 


(Burley, Cider cottages il 10.7.24) Notte difficile per Konstanze, perché o ha preso un virus o qualcosa che ha mangiato ieri le ha fatto male; lei è sempre così disciplinata in questi casi…

Nel decimo giorno di questo mese di preghiere con san Newman, la preghiera è per l’accrescimento della fede: „Mio Dio, Tu hai detto che, se credo in Te, sarò più beato di quanto lo sarei se Ti vedessi. Fa che io possa credere come se avesse visto; che io possa averTi sempre dinanzi a me, come se Tu fossi presente con il Tuo corpo. Concedimi di vivere sempre in comunione con Te, mio Dio, nascosto eppure vivo. Tu sei nei recessi più profondi del mio cuore. Ogni pensiero della mia mente, ogni buon desiderio della mia anima deriva dalla Tua presenza in me, Dio invisibile. Per natura e per grazia Tu sei in me. Nel mondo materiale non posso vederTi se non confusamente, ma riconosco la Tua voce nell'intimità della mia coscienza. E se io sono tentato di abbandonarTi, Tu non abbandonare me“. Amen!  - Con ragione dice Adrienne che la preghiera non ha la forma di una espressione di opinioni e neppure la forma di una discussione, non è neppure il riferire frasi dogmaticamente corrette; la preghiera è testimonianza di un’azione di Dio nella Chiesa, in noi. „Che io possa averTi sempre dinanzi a me, come se Tu fossi presente con il Tuo corpo“ - io credo, aiuta la mia incredulità, io credo che ciò sia vero e che Tu hai anche la discrezione perché questa Tua presenza sia una presenza di amore, che ci viene a prendere dove siamo. La meditazione della Parola è un grande aiuto per non perdersi in sole opinioni, discussioni o astratte frasi dogmatiche, anche se ovviamente non vi è contraddizione tra il Logos e il dogma…

Mi chiedo perché nessuno dica (almeno io non l’ho letto da nessuna parte), che il viaggio diplomatico di Viktor Orbán ha quasi la stessa struttura (Kiev, Mosca, Pechino, manca Washington e varrebbe domandarsi il motivo)  di quello di qualche tempo fa del cardinal Matteo Zuppi a nome del Papa, solo che al presidente di turno dell’EU è concesso di incontrare le persone più importanti. Si può solo pregare per il suo tentativo…

Vertice Nato a Washington che prende spunto dai 75 anni dell’Alleanza atlantica. I leader occidentali (ci sono anche giapponesi e sudcoreani) devono discutere soprattutto dell’Ucraina e della prospettiva di un rapporto con Kiev che sia “irreversibile”. Non a caso fra gli invitati c’è anche Volodymyr Zelensky, che tornerà a chiedere aiuti militari. Sull’orizzonte diplomatico pesa l’iniziativa del presidente ungherese Viktor Orbán che ha incontrato lo stesso Zelensky e poi Vladimir Putin a Mosca e Xi Jinping a Pechino. A Bruxelles, scrive Paolo Valentino sul Corriere, ci sono Paesi che vorrebbero togliergli la rappresentanza di turno della Ue (iniziata il primo luglio) per questa iniziativa “pacifista” non richiesta. D’altra parte, nella Nato c’è anche la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che si è mosso spesso in tentativi di mediazione simili a quelli di Orbán. L’imbarazzo qui però è soprattutto europeo: perché è ovvio che la pace cercata dal presidente ungherese è fortemente polemica con l’Europa degli altri 26, che hanno sempre dato l’impressione di essere schiacciati sulla Nato“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

"I collaboratori della Johannes Verlag Einsiedeln prendono le distanze dall'insinuazione fatta dal vescovo Georg Bätzing nel libro "Rom ist kein Gegner", pp. 25-26, secondo cui la concezione del ministero di Hans Urs von Balthasar - se fosse stato ancora in vita - si sarebbe sviluppata nella stessa direzione della sua negli ultimi 36 anni, e rifiutano questa strumentalizzazione di Balthasar ai fini del percorso sinodale." (I collaboratori della Johannes Verlag).

Abba nostro…

(Durante la mattinata, mentre Konstanze dorme) Ripetere Jünger in avanti. Nei punti 17 e 18 del „cammino nel bosco“, in modo particolare nel punto 17, ma anche nel 18, nel quale Ernst Jünger si chiede cosa sia la libertà,  impariamo a disegnare/tirare alcune linee che ci insegnano a precisare cosa sia e cosa non sia il „cammino nel bosco“ e chi sia e chi non sia il „camminatore nel bosco“, che è anche un „lavoratore“ (uno che sa che „lavorare stanca“), non un „idealista“. Partiamo dal punto o dalla linea più semplice, che Jünger tira al secondo posto: il camminatore nel bosco non ha come sua meta principale la battaglia tedesca per la libertà (insomma non ha come meta principale l’essere un’alternativa  patriottica per la Germania o per l’Italia o per l’Inghilterra); né in genere il problema del camminatore nel bosco o nella brughiera è quello del patriottismo. Sono cosciente che l’azione diplomatica di Orban coincida con „la formazione del gruppo di destra dei Patrioti. Ovviamente anche per la nostra premier Giorgia Meloni, i Patrioti di Orbán rischiano di rappresentare una criticità visto che Matteo Salvini ne fa rumorosamente parte. Che cosa dirà il capo della Lega degli impegni del governo al vertice Nato?“ (Banfi, versione odierna; cito la frase per intero, anche se per il mio scopo non sarebbe necessario). La grandezza dell’azione diplomatica del premier ungherese e presidente  di turno dell’EU non è questa fondazione, ma il fatto che ha compreso che la pace è una questione che riguarda il mondo e non può essere ridotta ad una sfera di influenza (quella americana o quella della NATO), non in questa fondazione dei „Patrioti di destra“, sebbene il suo lavoro di base lo renda una persona democraticamente più interessante di altri sedicenti democratici… Passiamo alla prima linea da disegnare: il cammino nel bosco non è un invito all’anarchia né ad un’utopica uscita dalla „macchina“ (una delle prime cose che ho imparato da Kingsnorth è che non si può non usare la macchina); anzi se la macchina viene simboleggiata dalla „barca“, allora è meglio rimanere a bordo, ma con la coscienza che un nave di lusso, può trasformarsi, come nel casso della „Titanic“, improvvisamente in una prigione; comunque al di fuori della nave la vita è invivibile; fa troppo freddo o ci sono gli squali. - Forse una delle cose più importanti che ci ha insegnato don Giussani è quella di ascoltare ai poeti, e lo stesso consiglio c’è lo da Jünger, anche negli anni cinquanta del secolo passato. Terza linea da tirare: le nostre azioni non dovrebbero avere un’intenzione o un complesso anti-orientale. I bolscevichi sono morti e l’ultimo bolscevico non è più totalmente tale, anche se agisce per paura e questo lo rende imprevedibile; Jünger lo dice chiaramente: la paura non può essere diminuita con la guerra o con gli armamenti; poi abbiamo bisogno di un discernimento, perché „Il cammino nel bosco“ è il problema principale dei russi. Come bolscevico (Jünger scrive il saggio nel 1951) si trova sulla barca {sulla macchina}, come russo è nel bosco“; un discernimento simile vale probabilmente anche per il cinese: la Cina è un’espressione della macchina, ma vi sono certamente anche „camminatori nel bosco“. Quarta linea da tirare: i diversi gruppi politici di destra, sinistra o centro non sono il problema principale. Abbiamo bisogno di persone che non hanno paura nel loro intimo: solo questo farà tremare le dittature e solo questo, ora parlo sa solo, o ripeto Jünger in avanti: solo chi ha coraggio di pensare come singolo può superare la dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia e per far questo non è necessario essere un principe o un Eracle, basta essere un lavoratore che sa che „lavorare stanca“ e che sa camminare nel bosco (o scrivere un diario), cioè uno che sa trovare una strada alla camera del tesoro dell’essere, cioè che sa che l’essere è dono di amore gratuito e che conosce „il senso necessario dell’essere“, che non è il contrario ma la possibilità prima ed ultima della libertà - non di una libertà illuminista, nazionale, etc ma della libertà tout court“; io ritengo che sia necessaria una fraternità cristiana, ma essa deve distinguersi radicalmente da ogni forma di „collettività“ orizzontale. Senza la „sovraessenzialità“ dell’essere, ogni collettivo con la sua essenzialità distrugge il lavoro del singolo (anche il carisma può diventare essenziale o cenere). Questa prospettiva infine non ha nulla a che fare con il „tramonto dell’occidente“ o con una prospettiva di declino: il declino non è il senso necessario dell’essere, questo si trova piuttosto nella „piccola speranza“ (Peguy). Ciò che necessariamente appartiene al nostro tempo, non possiamo ignorarlo; nessun lavoratore e nessun camminatore nel bosco vive di illusioni, né vuole soffermarsi nella „sospensione idealistica dell’essere“ (quella che non permette di comprendere che l’essere donato non puìo che finitizzarsi nella piccola via del quotidiano); non ha bisogno di alcuna ipostasi ontologica (nemmeno nella versione del lamento della perdita dell’essere), ma è fedele al suo compito nell’esistenza storica. Non è un tradizionalista, perché „libertà ereditata deve essere affermata in forme coniate dall’incontro con ciò che è storicamente necessario“ (Jünger, 18).  PS Alla questione del „lavoratore“ Jünger ha dedicato tutto un libro, che ho appena sfogliato, quindi per ora non so dire molto sul tema e mi sono limitato a citare il verso di Pavese. Ma nella mia esperienza non sono solo un lavoratore quando scrivo il diario (ma lo scrivo come lavoratore, non come artista); sono un lavoratore come insegnante, che ha saputo integrarsi per un trentennio nel sistema scolastico tedesco e in questo sistema incontrare centinaia di studentesse e studenti; sono un lavoratore quando monto la bicicletta nell’apposito sostegno dietro alla macchina (come sono lavoratori chi hanno inventato e fabbricato questo sostegno; senza essere un lavoratore non potrei né comprarmi un MacBook né vivere, né comprarmi le medicine; il viaggio in Inghilterra non sarebbe possibile, anche se per questo ci è voluto anche il frutto del lavoro di mio padre…

ORBAN: "La guerra non cade dal cielo. La guerra è il risultato di decisioni di persone precise... La Cina ha un piano di pace. Gli Stati Uniti hanno una politica di guerra. L'Europa, invece di avere un approccio strategico autonomo, sta semplicemente copiando la posizione americana". PS L’intervista del giornalista tedesco Ronzheimer (Bild, 8.7.24) è molto bella, non conosco nessuna posizione politica che sia vicina alla posizione di Papa Francesco come quella del premier ungherese. Non dico che sono d’accordo su tutto. Ma io sono filosofo e non premier. Per cui ho più libertà di espressione. Ma diciamo che raramente ho sentito parlare con tanta competenza e tanta responsabilità della situazione in cui ci troviamo oggi…Mi ha impressionato per esempio molto quando Orban ha detto che sia Zelensky che Putin sono uomini e che non possono e non sono indifferenti ai tantissimi morti tra i loro soldati…anche se parlano piuttosto dei morti dell’avversario


(Burley, Cider cottages il 9.7.24) Il nono giorno prevede una preghiera di san Newman per „parenti, amici e nemici“: „Gesù, Figlio di Maria, noi Ti preghiamo per quanti ci sono vicini e cari. Ti imploriamo di condurli tutti alla luce della Tua verità, o di conservarli in essa se già la possiedono. Mantienili in uno stato di grazia, e concedi loro il dono della perseveranza. Perciò Ti preghiamo, per i nostri padri e madri, per i nostri bambini, per i nostri fratelli e sorelle, per gli amici e per i vicini, per i nostri superiori e governanti. Ti preghiamo per coloro che ci vogliono bene e per coloro che ci odiano, per i nostri nemici e rivali; per quanti ci hanno ingiuriato e calunniato. Includiamo in questa preghiera non solo i vivi, ma anche coloro che sono morti nella grazia di Dio, affinché Egli possa rendere più breve il tempo della loro espiazione, e ammetterli così alla Sua presenza in cielo“ Amen! - Ovviamente pregando questa preghiera ad ognuno verrano in mente tante persone diverse, tante persone che ci danno gioia e speranza, ma anche tante o alcune persone che affaticano la nostra vita. Si tratta ancora una volta di una preghiera ricolma di consolazione. 

Un sogno notturno, non diurno. Ho sognato e scrivo cosa ho pensato nel sogno, non ho una biblioteca a disposizione e quindi non so se questo progetto di studio sia stato già adempiuto e non ho neppure i libri di cui parlo con me qui a Burley. (quindi mi devo fidare della mia memoria) Si tratta di un dottorato di ricerca sull’interpretazione di Goethe in Balthasar; in esso si doveva prendere in considerazione il saggio giovanile in „Apocalisse dell’anima tedesca“, il cui primo volume è dedicato a „Prometeo“; il giovane Goethe aveva scritto una poesia dedicata a questa figura del ladro del fuoco agli dei; ma se ricordo bene, per lo meno nel sogno era così, la categoria centrale di quel saggio era la „rassegnazione“; a paragone con ciò sta il saggio dell’epoca matura, credo si tratti del 1961, quello presente in „Gloria“, che ha come fuoco, non una dimensione prometeica, ma un chiaro no alla rivoluzione  francese ed un si al sacrificio di Ottilia nelle „affinità elettive“; anche nel sogno mi era evidente che si doveva contestualizzare i saggi di Goethe nel loro contesto; per quanto riguarda „Gloria“ il sogno si ricordava e posso confermare che Goethe è visto come una una roccia di resistenza a quella che Balthasar chiama la „Metafisica dello Spirito“, che ha forse in Hegel la sua vetta massima, comunque, se ricordo bene, si tratta di un percorso da Descartes fino a Marx in cui l’assoluto spirituale sostituisce poco a poco l’avvenimento cristiano; si tratta di una sovra-accentuazione del „cogito“ sul „sum“. In Hegel poi il „cogito“ diventa lo „Spirito assoluto“…

Qui in Inghilterra ho portato avanti il mio dialogo con Paul Kingsnorth, ma oggi vorrei ritornare al testo di Balthasar, „Katholisch“; ero arrivato alla „communio sanctorum“ proprio in un giorno in cui Ferdi doveva prendere una decisione importante, la „sanctorum communio“, non è sol la comunione tra i santi, ma anche tra cose sante che i cristiani possono scambiarsi, perché so radicate nella dimensione eucaristica (questo vale anche per il dialogo con l’ortodosso Kingsnorth). Facendo tutti parte del corpo e del sangue di Cristo possiamo portare il peso di altri, possiamo, sia a livello personale che sovrannaturale, aiutare un altro in una decisione; questo radicamento in Cristo, spiega Balthasar, non ha a che fare con l’ inconscio collettivo di C.G. Jung. È per l’appunto una comunione di persone e cose cosciente e sovrannaturale; è probabile che anche l’inconscio collettivo abbia un’influenza sulle nostre azioni, in modo particolare per quanto riguarda le perversioni polimorfe e in questo senso si può prendere la malattia di un altro, ma con ragione Balthasar dice che non vi è una fecondità del male; la fecondità è solo quella del bene (bonum diffusivum sui) e se un membro si ammala, non si ammala tutto il corpo di Cristo. Quando vicariamente portiamo il peso di un altro non si tratta di un concetto etico, ma teologico (Balthasar cita Bonhoeffer per questo) e ciò che possiamo fare a livello etico è possibile solamente nel rispetto dell’autoresponsabilità dell’altro, non possiamo saltare la sua libertà; non è che nella „communio sanctorum“ lo possiamo, ma essendo in gioco l’interior intimo meo, è possibile che Cristo giunga fino all’interno della personalità intima di un uomo, come non lo può nessuno sostegno solo etico; per questo nelle nostre preghiere non possiamo mai calcolare precisamente il rapporto tra causa ed effetto; possiamo chiedere tutto a Cristo e lui può tutto, ma nella sua modalità, non in quella mia calcolatrice… 

L’orrore della guerra diventa pura crudeltà che si accanisce ancora una volta sui bambini e sui civili. I missili russi hanno colpito l’ospedale pediatrico di Kiev, colpendo un reparto di oncologia. Ieri Mosca ha lanciato 38 razzi sulla capitale, 30 sono stati intercettati, ma non quello che ha colpito la struttura sanitaria. L’ospedale si chiama “Ohmatdyt”. Secondo un primo bilancio sono state uccise 36 persone, 137 i feriti. Il mondo ha visto attonito le immagini di alcuni piccoli malati oncologici rimasti feriti, sottoposti a chemioterapie e dialisi in strada, dopo la distruzione del reparto. È arrivata subito una condanna dell’Onu mentre la Corte penale internazionale indaga sull’attacco compiuto con armi di precisione. Non sappiamo perché Vladimir Putin abbia deciso questo attacco in disprezzo di ogni regola anche di guerra. Se sia stato pensato per la frustrazione provocata dalla sconfitta in Francia di Marine Le Pen o perché oggi inizia a Washington uno storico vertice della Nato, cui parteciperà anche Volodymyr Zelensky. Il messaggio all’Occidente però è inequivocabile e va letto insieme all’offensiva politico diplomatica di Viktor Orbán che è stato a Kiev, a Mosca ed oggi è stato ricevuto a Pechino da Xi Jinping. Contro, e quasi a dispetto, dei 27 Paesi europei che rappresenta come presidente di turno. Il bombardamento russo dell’ospedale pediatrico segna un ulteriore passo verso l’escalation generalizzata e porta la sfida russa a livello planetario, quasi a provocare una reazione immediata della Nato. A proposito di Orbán, ieri a Bruxelles è stata formalizzata la creazione dei “Patrioti”, gruppo di destra all’Europarlamento di Strasburgo, voluto dal presidente ungherese: il capogruppo sarà Jordan Bardella e il vice il generalissimo Roberto Vannacci (Banfi, versione odierna). - Ovviamente ha ragione Alessandro a mettere in evidenza questa notizia; il suo giudizio su Orbán mi lascia del tutto indifferente; è chiaro che l’azione diplomatica del presidente di turno dell’EU è un’azione di speranza contro ogni speranza, e io non conosco il rapporto tra causa ed effetto tra questa azione e l’attacco all’ospedale, ma è per lo meno un tentativo: che fanno gli altri? Sui „patrioti“ ho già dato ieri pomeriggio indirettamente un giudizio in dialogo con Ernst Jünger…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Mentre nel suo splendore la città di Oxford, in un certo senso, è dominata da Enrico VIII, Salisbury, con la sua cattedrale (1220-1258), è dominata dall’icona della legge, dalla Magna Charta (in latino: „Magna Carta libertatum“), che è una carta dei diritti accettata il giugno del 1215 dal re Giovanni d’Inghilterra; anche lui non fu un re particolarmente buono, certo meno popolare di Enrico VIII, ma dallo scontro ne escono, per un momento,  vincenti i nobili, che gli si sono ribellati e la Chiesa stessa. Wikipedia riassume così i vantaggi di questa carta: „essa doveva garantire la tutela dei diritti della chiesa, la protezione dei civili dalla detenzione ingiustificata, offrire una rapida giustizia e limitare i diritti della di tassazione feudale della Corona“; purtroppo non ne ebbe un successo duraturo (Innocenzo III l’annullo poco dopo), ma rimane comunque un documento grande della giustizia; un cartellone ne riassume il senso così: „un simbolo universale della libertà, della giustizia e dell’eguaglianza“ (cf le mie foto in Facebook). Per quanto riguarda la cattedrale, dedicata alla Beata Vergine Maria, essa è davvero imponente, considerata uno dei maggiori esempi del primo gotico inglese, è la chiesa principale della diocesi anglicana di Salisbury, nel Wiltshire. Ci siamo stati dentro volentieri ed abbiamo pregato l’ora sesta ed assistito ad una prova del coro…; nella facciata vi è una scultura di san Cristoforo ed una delicata dell’annunciazione… abbiamo anche trovato una chiesa parrocchiale dedicata a Thomas Becket, mentre ad Oxford le tracce di quest’ultimo sono minimali…le nostre foto fanno anche vedere lo stile della città, con quel tipo di costruzione di case, tipica anche in Germania, di muri intrecciati da intelaiature in legno, anche in forma ornamentale (case a graticcio o a traliccio).


La facciata della cattedrale di Salisbury 

Mi scrive un amico in Messenger: Scusa se ti scrivo in privato ma non vorrei scatenare una serie di commenti tra molti tuoi lettori prevenuti…Non c'è il minimo dubbio che il missile sia davvero russo? Si trovano congetture anche le più complicate per giustificare il fatto. È chiaro che il fatto non sia giustificabile, qualunque sia l'origine. Ma almeno un po' di cautela ci vorrebbe. Dalla mattina si trovano sul web foto del missile che avrebbe colpito l'ospedale e non sembra russo. Piuttosto sembra essere un modello a corto raggio americano o svedese, ma non sembra proprio essere come quelli che hanno colpito la fabbrica di armi. Se vogliamo fare congetture questa fretta nel voler utilizzare mediaticamente quello che è successo mi sembra più un tentativo di abbattere i tentativi di dialogo in corso che altro. È già successo (vedi Bucha). Mala tempora …“. Ovviamente la perplessità dell’amico è legittima. Comunque anche Orbán scrive in X: „Il tragico ed efferato attentato di ieri a Kiev dimostra che i nostri timori erano giustificati: come era prevedibile, la brutalità della guerra tra Russia e Ucraina ha raggiunto un nuovo livello. È proprio per questo che 9 giorni fa abbiamo intrapreso una missione di pace. La crescente intensità della guerra è un appello alle potenze globali affinché abbandonino la loro politica di guerra e creino invece una politica di pace per guidare la Russia e l'Ucraina verso un cessate il fuoco e la pace. Questo è l'unico modo per evitare ulteriori spargimenti di sangue.“ (9.7.24); non fa alcuna speculazione su di chi sia il missile, ma precisa, quello che ho cercato di dire questa mattina. Abbiamo bisogno di pace, al più presto. 


(Burley, Ringwood, Cider cottages il 8.7.24; Aquila e Priscilla) Preghiera per essere luce per gli altri. „Resta con me, ed allora inizierò a risplendere come Tu risplendi, a risplendere fino a diventare luce per gli altri. La luce, o Gesù, verrà tutta da Te. Sarai Tu che risplenderai sugli altri attraverso di me. Dà loro la luce come a me; illuminali con me, attraverso me. Fai che Ti annunci senza predicare; non per mezzo di parole, ma con l'esempio è l'influsso delle mie azioni, con la mia visibile somiglianza ai Tuoi santi e l'evidente pienezza dell'amore che il mio cuore Ti porta“. Amen! (San Newman). 

„Le settimane sociali della CEI che si sono svolte a Trieste e che hanno avuto a tema la democrazia hanno fatto cogliere ai tanti impegnati a costruire il futuro che la questione seria dell'impegno sociale è la fede, lo scandalo della fede come ha detto oggi {ieri} Papa Francesco. Abbiamo bisogno dello scandalo della fede, ha ripetuto più volte il Papa indicando con questa espressione la profonda umanità che scaturisce dalla fede e poi torna ad alimentarsi e crescere nella fede. Con questa sfida il Papa si è inserito nel cammino che abbiamo fatto questa settimana aiutandoci a riconoscere quello che è accaduto e come usciamo arricchiti da questa settimana che non ha avuto un attimo di tregua. Lo scandalo della fede si è manifestato in questa settimana nella coscienza che molti di noi hanno, la coscienza del limite dei nostri tentativi di rispondere al bisogno: questo si è visto soprattutto nei quartieri delle buoni pratiche, dove si incontravano le esperienze, tante e ognuna con la sua caratteristica. Qui tra questi stand si è visto che la tanta creatività del mondo cattolico ha un punto di consistenza che non sta nei diversi progetti a cui si  aderisce, ma nel Mistero Buono che fa tutte le cose. E questa coscienza, di essere una piccola cosa nel mare della gratuità, è stata l'origine di incontri affascinanti, ognuno con la sua storia. Uno di questi incontri ha avuto un'appendice impressionante, oggi sul bus incontro Massimo, che è stato molto colpito da quello che facciamo e questo ci ha aiutati a prendere più consapevolezza del bene che facciamo. Il fatto di averlo incontrato è stato un contraccolpo che mi ha fatto capire che ciò che si è generato come amicizia continua e crescere.Così se devo dire che cosa mi ha più colpito delle settimane sociali non ho nessuna esitazione, sono stati gli incontri, è stata la ricchezza delle opere che ci sono e la voglia di incontrarsi e di dialogare che dentro di esse fiorisce. Questo è il fattore decisivo delle Settimane Sociali, che vi è tanta umanità nelle opere sociali ed è questa umanità la speranza per il futuro“. (Gianni Mereghetti, 7.7.24) 

Lo dice in un contesto del tutto diverso, ma un po’ è la reazione che ho avuto leggendo il riassunto della sua (di Gianni) settimana passata a Trieste: „Ho un rapporto complicato con i grandi cartelli ufficiali. Quando li trovo che mi dicono che non posso attraversare le colline, la mia reazione, nel 99% dei casi, è quella di ribellarmi.“ (Paul Kingsnorth, 7.7.24). Ho anche un „rapporto complicato“ con avvenimenti „grandi“, ma non l’ho sempre avuto; ho amato tanto per esempio gli Esercizi a Rimini o il Meeting dell’Amicizia, ma affermazioni sulla „democrazia“ di questo tipo provocano in me „ribellione“, simile a quella di Paul quando non può raggiungere i suoi pozzi; comunque sia, quello che ha scritto l’amico Gianni ha certamente un suo momento di verità: socialità come incontro! Dall’ultima ora: „La notizia delle elezioni francesi, quindi, è solo una ed è una notizia grande come una casa: Marine Le Pen non ha ottenuto la maggioranza dell’Assemblea Nazionale.“ (Banfi, versione odierna); per questo il premier polacco, Donald Truck, ieri, dopo le prime proiezioni a scritto in X, più o meno: disappunto a Mosca, rilassamento a Kiev, entusiasmo a Parigi, gioia a Varsavia. Ma gioia di che? Certo che  Le Pen abbia perso è un motivo di gioia ,forse. Delle capacità strategiche di Macron, con o senza visione, non me ne frega nulla; di fatto ha vinto la posizione mainstream guerrafondaia del presidente. Questa è l’unica e vera notizia, caro Banfi! 

Nel suo articolo sopra citato Paul parla di un momento tragico della storia dell’Irlanda: „Tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, il Parlamento irlandese, sotto il controllo dell'ascendenza protestante che aveva importato proprietari terrieri dall'Inghilterra e dalla Scozia per insediare, e infine convertire, le aree cattoliche del Paese, istituì una serie di leggi note collettivamente come „Leggi penali“, che in molti luoghi rendevano difficile o impossibile celebrare la Messa cattolica. Edmund Burke, l'originale filosofo conservatore, descrisse le Leggi Penali come "una macchina di sapiente ed elaborato artificio, tanto adatta all'oppressione, all'impoverimento e alla degradazione di un popolo, e allo svilimento in esso della stessa natura umana, quanto mai proceduto dall'ingegno perverso dell'uomo". Coloro che ne erano oppressi, tuttavia, non sempre accettavano la loro degradazione. Rifiutandosi di rinunciare alla loro fede, i sacerdoti celebravano messe segrete in zone remote della campagna, in case o fienili. Una "roccia da messa" è semplicemente una pietra piatta, di solito in un luogo remoto, che veniva usata come altare per una di queste messe clandestine“ (Kingsnorth, 7.7.24). Certo oggi non abbiamo una tale situazione, ma di fatto per la profezia della pace non c’é weit und breit alcuna buona notizia in Europa. Questa volta Paul è in giro con sua moglie e non con sua figlia, per trovare un pozzo: „Tobar Gráinne, il pozzo che cercavamo, doveva trovarsi sulla cima di alcune colline.“ Procedendo si è trovato con sua moglie in un luogo, che „non era moderno. E nemmeno molto cristiano. Queste tombe, dopo tutto, avevano più di duemila anni quando è nato Cristo. In Irlanda, si dice che i Sidhe - il popolo delle fate, i cui nomi vengono solo sussurrati e che devono essere temuti - abitino nelle "colline vuote", che alcuni hanno interpretato come le antiche tombe che disseminano il paesaggio irlandese.“ Che conseguenza ne traggono Paul e sua moglie? „È meglio non indagare troppo a fondo su queste cose. Se c'è qualcosa o qualcuno che abita sotto quei tumuli, sotto il muschio di sfagno e il lichene di renna, è meglio non incontrarlo. Anche perché, se si deve credere ai numerosi racconti popolari sull'argomento, le fate si divertono a giocare con gli esseri umani, alterando le loro menti. Mandano le persone su strade sbagliate, confondono il loro senso dell'orientamento e, in circostanze estreme, fanno in modo che non tornino mai a casa.“ Tra l’altro il paesino in cui ci troviamo è pieno di negozi che vendono fate e streghe, ovviamente delle statuette. Paul nel sua perlustrazione si  concentra „sulla roccia della Messa di Ballycroum, che  si chiama Altoir Ultach, perché si suppone che sia stata usata da un prete dell'Ulster, Padre Ultach. Questo è certamente un buon posto per una messa clandestina.“ Ma le tracce cristiane sono perse tra tanti ipotesi di ricerca non cristiane: „È un nome curioso per un pozzo sacro. Se davvero prende il nome da Grian {una dea celtica}, sarebbe un raro caso di pozzo con un'associazione apertamente precristiana.“ Comunque Paul e sua moglie hanno più insicurezze che certezze…Incamminarsi in un sentiero „selvaggio“ non voluto dal mainstream, come sappiamo da Ernst Jünger, non porta sempre al successo; alle volte si trovano cose che non si volevano trovare, comunque sia tutto sommato questo articolo di Paul simboleggia cosa penso io della democrazia oggi: è un bene, ma dove trovarlo? L’articolo finisce con una poesia di W. B. Yeats:

„Vieni via, o bambino umano!

Verso le acque e la natura selvaggia

Con una fata, mano nella mano,

perché il mondo è pieno di pianti più di quanto tu possa capire.“ 


Paul commenta: „Alla fine, però, siamo tornati indietro. Bagnati, infangati, un po' smarriti e in ritardo per andare a prendere i nostri figli a scuola, ma siamo sopravvissuti. Abbiamo trovato il pozzo? Abbiamo trovato qualcosa di buono. Era quello che stavamo cercando? Chi lo sa? A volte la giornata sembra ancora un sogno a occhi aperti, soffiato dalle colline.“


Aquila e Priscilla „L’esperienza di famiglia è quella dimensione primigenia entro la quale tutti muoviamo i primi passi nel mondo. I legami che si formano tra le mura domestiche rappresentano le radici di ciò che poi siamo nel mondo. Oggi la Parola di Dio ci offre un’icona viva, che ai aiuta a comprendere due temi fondamentali: è il Vangelo la forza più preziosa per far crescere il rapporto tra sposi che a sua volta è una risorsa fondamentale nella crescita della vita di tutta la comunità dei credenti. I santi Aquila e Priscilla, così come raccontano gli Atti degli Apostoli al capitolo 18, incarnano bene questa duplice dimensione. La loro esperienza inizia da un preciso carisma, quello dell’accoglienza: «Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto – si legge negli Atti –. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava». I due seguono Paolo fino a Efeso, dove istruiranno Apollo, predicatore la cui conoscenza del Vangelo è carente in alcuni punti. Per un periodo, poi, i due sposi sono a Roma ma in realtà nulla si sa della loro morte, che secondo la tradizione avviene per martirio.“ (di Matteo Liut, Avvenire)


Abba nostro…


(Pomeriggio) Oggi abbiamo raggiunto il mare (Lymington) con le nostre bici; il centro della cittadina è molto caratteristico, del mare non si vedeva tanto, piuttosto qualcosa come un paesaggio lagunare ed in lontananza si intravede un’isola, sulla quale dovrebbe esserci un palazzo regale.  PS È stato bello dire l’Angelus in una Chiesa cattolica. 


Tornando ho letto il 16esimo paragrafo del „cammino nel bosco“ di Jünger; trattengo almeno un pensiero. Perché l’AfD o il „Rassemblement National“, che tra l’altro ha conquistato ieri 134/145 seggi in parlamento, prima ne aveva 88, non sono una vera alternativa? Perché la catastrofe in gioco, allora quando Jünger scrisse il saggio, ed oggi ancor più, riguarda il mondo, non solo una nazione. Una nazione può essere colpita in modo crudele, come oggi accade all’Ucraina (solo nella capitale sono state uccise 15 persone) o come accade in Gaza, ma la catastrofe - noi ci troviamo alle porte di esse in modo ben più grave che negli anni cinquanta del secolo scorso - ha una dimensione mondiale e non è detto che giornalisti o politici esperti sappiano davvero dire la cosa giusta al momento giusto; è possibile che un poveretto come me abbia un giudizio ben più preciso del loro. È l’esercizio spirituale dello scrivere questo diario può essere testimonianza ben più saggia di una competenza giornalistica o politica…è il lavoro di un singolo, che tiene presente il sub et cum Petro…


(Burley, Ringwood, Cider cottages il 7.7.24, quattordicesima domenica del tempo ordinario) - La nostra ultima tappa in Inghilterra, alle porte della „nuova foresta“, che nuova, grazie a Dio, non è, ci riporta nell’atmosfera contadina che ci ha accompagnato negli anni a Cervera (Istria), ma il tema della foresta nella sua molteplicità, anche in forza del clima, è forse più accentuato: un misto di campi con alberi da frutti, alberi giganteschi e la brughiera (con alcuni spazi di palude), nella quale si può andare con la bicicletta e nella quella ieri abbiamo visto cavalli selvaggi; comunque a Cervera ci sono alberi imponenti, come il pino marittimo che da verso Parenzo, e tutto quanto descritto, forse solo un po’ più secco, cioè più mediterraneo e per esempio l’anno scorso avevamo scoperto, ancora una volta, dei posti bellissimi, quando in mezzo al bosco avevamo trovato un lago con l’acqua verde vicino a Pazin. 

Prima di riflettere, con l’aiuto di Balthasar, sulle letture del tempo ordinario della 14esima domenica (Ez 2, 2-5; 2Cor 12, 7-10; Mc 6, 1-6) vorrei riportare la preghiera del settimo giorno di Newman (a cura di Vincent Ferrer Blehl, S.J.), che è una preghiera di Lode dello Spirito Santo, Vita di tutte le cose: „Io Ti adoro, mio Signore e mio Dio, e eterno Paraclito, eguale al Padre e al Figlio. È stato per te che la terra, condotta al suo stato attuale, è stata resa capace di essere dimora dell'uomo. Attraverso Te, Signore onnipotente, gli angeli e i santi cantano le Tue lodi in paradiso. Da Te ha origine ogni buon pensiero e desiderio, ogni buon proposito, ogni sforzo generoso, ogni successo valido. E per mezzo Tuo che i peccatori sono trasformati in santi. E da Te che la Chiesa tra il rinnovamento e forza. Attraverso Te nascono nuovi ordini religiosi, nuove devozioni nella Chiesa; nuove nazioni sono portate alla fede, costituendo nuove manifestazioni e comprove dell'antico credo Apostolico. Io lodo e adoro Te, mio supremo signore, mio spirito Santo“; Amen! VSSvpM! 

Ci sono „ragioni penultime“, scrive Balthasar, che si oppongono alle „ragioni ultime“ dello Spirito Santo, per rimanere nel linguaggio della preghiera di Newman. Ragioni ultime che conosciamo bene, ma come gli abitanti di Nazareth non le prendiamo sul serio, perché quelle penultime ci sembrano più concrete: questo è il figlio del falegname, come mai sa tutte queste cose? Scrivere un diario è una sfida grande se si pensa che il tutto è presente nel frammento, ma nel frammento si correi il rischio di sopravvalutare le „ragioni penultime“. Gesù ha il diritto e l’autorità di „generalizzare questa contraddizione“ (Balthasar) in cui ci troviamo e in questo contesto del Vangelo odierno la „generalizzazione“ consiste nel fatto che tutti i profeti non sono amati nella loro patria, anzi tanti sono stati uccisi. E la logica dell’annuncio profetico non può essere quella del successo: „ se il profeta avrà successo oppure no non gli interessa, non riguarda più la missione di lui… è possibile che la gente arrivi più tardi a riconoscere „che in mezzo a loro si trovava un profeta““(Balthasar, Luce della Parola). Questo vale senz’altro per la profezia della pace nei nostri giorni. Infine Balthasar parla di un’ultima generalizzazione, la legge della croce: „quando sono debole è allora che sono forte“. Quando vengo maltrattato, etc. Per quanto riguarda mons.Vigano, non si tratta di un debole profeta, ma solo di un imbecille ed a livello di interpretazione della politica mondiale non è lui il problema, lui è solo espressione, abbastanza periferica, di un atteggiamento guerriero „bipartisan“, per usare la parola del dibattito statunitense…

Ciro Sbailò, un professore di giurisprudenza di Roma, che legge Severino ed Ulrich, ha scritto un articolo molto interessante sulle proteste nelle università statunitensi pro Palestina, rivelando una certa ingenuità degli studenti a sostenere un gruppo terroristico come Hamas, che vorrebbe l’eliminazione totale di Israele. Sotto il suo post, in cui condivideva il suo articolo (Aspeniaonline.it) in Fb ho condiviso una foto che ho scattato ad Oxford, nella quale si vede una protesta simile da parte degli studenti della città inglese e gli ho chiesto se forse gli studenti, semplicemente, ne abbiano abbastanza dell’amministrazione Netanyahu; mi ha risposto, gentilmente, riprendendo l’argomento forte del suo articolo: „Netanyahu ha sfidato il diritto internazionale. Lo ha fatto per esecrabili ragioni politiche interne. Ha provocato la rivolta degli stessi soldati. Una politica diversa avrebbe probabilmente suscitato reazioni meno accese nelle università. Il fenomeno dell'integrazione antagonista {questo è un concetto estremamente importante è che un’alternativa a tutto ciò che nell’ultimo mese ho scritto sull’inclusività cattolica, che non ha mai simpatia né per delle sette né per gruppi terroristici. RG} , però, non dipende dalle scelte politiche di Tel Aviv. L'interpretazione attuale dell'espressione „dal fiume al mare“ {di cui si parla nell’articolo; RG} esprime l'intenzione di cancellare Israele e questa intenzione non cambia se il governo israeliano adotta una politica meno scellerata di quella di Netanyahu“. Io gli ho obiettato - cercando di esprimere l’idea di Aaron Maté, giornalista canadese di origine ebraica - che vi è anche un’intenzione, che si manifesta nella radicalità dell’amministrazione attuale, di eliminare il popolo palestinese (è notizia dell’ultima ora che ci sono stati 16 morti a causa di un attacco aereo israeliano in un campo profughi); Ciro mi ha risposto: „lo escludo, per quanto ne so, quello dell’eliminazione etnica è una categoria estranea all’ebraismo sia alla politica di Israele. In certe forme estremistiche di sionismo, vi può essere una furia distruttrice, che però non riguarda il palestinese, l’arabo o il mussulmano in quanto tale, ma ha una natura eminentemente politica“. Io credo che sia Ciro che Aaron abbiano una grande competenza in materia, certo più della mia; io, però, non so se se „categorie“ prese di per sé possano interpretare la storia, è possibile che nell’esistenza storica siano in gioco fattori che superino le categorie usate; tanto per fare un esempio caro a Ciro: se ci sia un tramonto o meno dell’Occidente non dipende in ultima istanza da una categoria filosofica, ma dalla logica ultima e ontologica del reale, che corrisponde o non corrisponde alla donazione dell’essere come amore gratuito (questa è la ragione ultima dell’esistenza storica, ben più forte di tutte le ragioni penultime)…comunque sono molto grato per l’articolo di Ciro che mette in evidenza aspetti che io nel mio diario avevo sottovalutato…

„Ho concluso i miei colloqui a Mosca con il Presidente Putin. Il mio obiettivo era aprire i canali di comunicazione diretta e avviare un dialogo sulla strada più breve per la pace. Missione compiuta! Continua lunedì…“ (Viktor Orbán, X, 5.7.24) -  - meno convincente per me è la posizione del presidente ungarico sul deal con paesi come l’Azerbaigian e la Turchia; ho scritto in X al presidente o suppongo al team che si occupa di questo, di non dimenticare l’Armenia.

Abba nostro…

(Pomeriggio) „Il verde qui in Inghilterra è più intenso di quello in Germania“: con questa frase Konstanze, che ha pianificato un giro rotondo alla tomba di Sir Arthur Ignatius Conan Doyle (22.5.1859 - 7.7.1930), attraverso l’infinita „new Forest“, ritornando qui al nostro cottage, esplicita la differenza che ho cercato di esprimere questa mattina tra l’Istria e l’Inghilterra…ed ovviamente c’é anche una gradazione tra l’Istria e la Germania. Tra l’altro mi accorgo, scrivendo, che siamo stati alla tomba del grande scrittore, inventore di Sherlock Homes, proprio nell’anniversario della sua morte. La tomba è molto semplice, anche perché gli inglesi non fanno un grande teatro intorno ai loro uomini famosi: una pietra arrotondata con una grande croce; ai piedi della croce ci sono due pipe ed una lente di ingrandimento e dietro ad essa, sempre ai piedi della croce un piccolo pupazzo blue. Durante il giro in bici in una Chiesa anglicana (in Brockenhurst) molto bella abbiamo sentito il breve ringraziamento del Papa prima dell’Angelus a Trieste, dove c’è stata una settimana cattolico-sociale: bella l’idea che la carità ha sempre un nome ben preciso, ed è bene conoscere non solo le persone come parroci e vescovi, ma anche il nome dei loro cani…

Prima di partire per il nostro giro in bicicletta siamo stati al Servizio divino anglicano nella parrocchia di San Giovanni Battista; un giovane parroco, con quattro bambini, e una bella e giovane moglie, ha tenuto un „talk“ sul Salmo 23, davvero molto bello e chiaro - forse l’idea più bella era che mentre a livello naturale si cresce diventando più indipendenti, a livello spirituale si diventa sempre più coscienti della nostra dipendenza dal buon pastore. A parte i bambini del parroco e di una giovane donna, presumibilmente amica della moglie, e per l’appunto le due mamme, le persone presenti in chiesa erano tutte della mia età o più anziane. Quando siamo entrati, due signore anziane ci hanno dato una Bibbia dove abbiamo potuto leggere il Salmo 23; per il resto, in una grande tavola elettronica, si potevano leggere preghiere e canti; molto pratico, ma non so se molto liturgico. Il pastore alla fine del Servizio ci ha salutati uno per uno ed ha chiesto i nostri nomi. Gli annunci settimanali sono stati fatti all’inizio del Servizio, come avevo proposto di fare al nostro parroco, perché subito dopo la Santa Comunione mi sembrano inopportuni. Qui riporto il Salmo 23 in traduzione italiana, che è davvero molto bello: 

23 

Il buon pastore



[1] Salmo. Di Davide. 

Il Signore è il mio pastore: 

non manco di nulla; 


[2] su pascoli erbosi mi fa riposare 

ad acque tranquille mi conduce. 


[3] Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, 

per amore del suo nome. 


[4] Se dovessi camminare in una valle oscura, 

non temerei alcun male, perché tu sei con me. 

Il tuo bastone e il tuo vincastro 

mi danno sicurezza. 


[5] Davanti a me tu prepari una mensa 

sotto gli occhi dei miei nemici

cospargi di olio il mio capo. 

Il mio calice trabocca. 


[6] Felicità e grazia mi saranno compagne 

tutti i giorni della mia vita, 

e abiterò nella casa del Signore 

per lunghissimi anni. Amen! - Ho sottolineato in grassetto le parti che più mi hanno colpito oggi; l’ultimo verso in inglese era „for ever“ (per sempre), non „per lunghissimi anni“.  


(Burley, Ringwood, Cider cottages il 6.7.24, pomeriggio; Maria Goretti) Abbiamo lasciato la Cornovaglia e l’Atlantico e siamo arrivati, in un clima più mite, in un „cottage“ che assomiglia più all’atmosfera di Cervera, insomma in un ambiente contadino; prima di partire avevo pregato con Konstanze questa bella preghiera di san Newman: „Mio Signore, io credo, so, e sento che Tu sei il Bene Supremo. Credo che il creato, pur nella sua magnificenza, è nulla al Tuo confronto. Per questo, avendo percepito il Tuo essere così bello,Ti amo e desidero di amarTi sempre di più. Mio Dio, Tu sai quanto poco Ti amo. Io non potrei nemmeno amarTi se non fosse per la Tua Grazia. Fai che tutto il mio essere sia sempre orientato a Te. Fa che non Ti perda mai di vista e che il mio amore per Te cresca sempre più ogni giorno“. Che aggiungere? Amen! Chiedo che la mia coscienza che Tu sei il Padre trinitario cresca in me ogni giorno, sempre di più: Il padre di Konstanze, dei miei figli, etc. 

In questo anno di così tante elezioni vale la pena di soffermarsi su un pensiero di Ernst Jünger, molto simile a quello espresso da Paul Kingsnorth nel suo articolo del 4.7.: “Torniamo ancora una volta all'immagine delle elezioni. Il processo di voto, come abbiamo visto, è diventato un concerto automatico determinato dall'organizzatore. L'individuo può e vine costretto a parteciparvi. Egli deve solo sapere che tutte le posizioni che possono essere assunte in questo campo sono ugualmente nulle. Non fa differenza se la selvaggina si muove in questo o quel luogo tra i lobi.“ (Ernst Jünger, Il cammino nel bosco, 312). Dopo 14 anni conservativi l’altro ieri, qui in Inghilterra, c’è stata una frana (The Times parla di „landslide“) a favore dei laburisti, ma fra alcuni anni c’é ne sarà, probabilmente, una a favore dei conservatori, perché se hanno ragione Ernst Jünger (1951) e Paul Kingsnorth (2024) la politica non in grado di gestire la società complessa, con la sua tendenza all’automatismo; è probabile che sia „the maschine“ che diriga i processi…Sono del tutto privo di ogni senso democratico? Vedremo; certo la democrazia vera, quella che probabilmente, può servire a governare una città come Atene (V secolo avanti Cristo), mi interessa molto ed in genere mi interessa un progetto di partecipazione alla gestione del potere, sia sul grande palcoscenico del mondo, sia quello piccolo della nostra vita quotidiana… E una mini speranza c’è l’ho che ci siano politici che prendono sul serio il loro lavoro principale in questo tempo: evitare la guerra! 

Abbiamo cominciato ad ascoltare il giallo di Arthur Conan Doyle, Sir Henry Baskerville, ambientato, sembra, nella brughiera che abbiamo visitato l’altro ieri: Wistman's Wood; vorrei scrivere solo due righe su un aspetto; credo al soprannaturale, ma non al soprannaturalismo; nei confronti di quest’ultimo sono scettico tanto quanto lo è Sherlock Holmes; mi ricordo quando ero giovane che uno zio, un fratello di mio nonno, che aveva una malattia grave, andò da una maga facendole toccare un suo vestito…altra cosa è andare in pellegrinaggio da Maria, come siamo andati Konstanze ed io ad Altötting, per chiedere la grazia della nascita dei nostri due bambini; qui c’è la mediazione della Chiesa che crede nel Logos, non nella magia. 

"Tensione a Bruxelles per una visita, quella di Viktor Orbán al Cremlino, che irrita profondamente perché compiuta come presidente di turno della Ue. Vladimir Putin ha concesso pochissimo all’alleato ungherese e ha ribadito le sue rigide condizioni verso Kiev. Nel frattempo, il nuovo raggruppamento della destra all’Europarlamento di Strasburgo, i Patrioti, appena fondato dallo stesso Orbán, ha ottenuto l’adesione degli spagnoli di Vox. Spagnoli che hanno voltato le spalle a Giorgia Meloni, uscendo dai Conservatori." (Banfi, versione odierna) - sento più vicino Orbán, che Bruxelles.

Abba nostro… 



(Widemouth Manor, il 5.7.24) Preghiera per la Chiesa sulla terra. Accompagna i Tuoi missionari in terre pagane, metti le parole giuste sulle loro labbra, rendi fruttuosa la loro fatica; sostienili nella loro sofferenza con le Tue consolazioni, e conducili alla ricompensa che li attende in cielo. Dona la grazia della saggezza a quelli che occupano alti incarichi, affinché non cedono mai alla paura, né si lascino sedurre dalle lusinghe. Concedi la Tua benedizione a tutti i predicatori ed insegnanti affinché diffondano la Tua parola e convincono quanti li ascoltano ad amarti. Si vicino ai tuoi servi fedeli, impegnati in uffici sia umili che elevati. Insegna tutti noi a vivere nella Tua presenza e riconoscere te, nostra guida sovrana, e la Tua croce“ (san Newman) - è una preghiera molto bella che sento davvero come una preghiera per Konstanze e me, „in terra pagana“; ovviamente sulla parola „pagana“ si può discutere, perché la Sassonia-Anhalt non è simile che ne so al paganesimo romano, che era piuttosto „teista“, non ateo; intendo qui la parola nel senso di non cristiana; nella mia regione vivono una piccola minoranza di cattolici e una minoranza più grande di luterani, ma le persone, forse non sono atee, alcune saranno agnostiche, moltissime senza alcuna confessione. 

Visto, però, che sono ora in Cornwall ritorno ad un testo del fratello nell’isola accanto, Paul, che tra l’altro è di origine inglese. È uscito ieri, nel giorno dell’indipendenza americana, con il titolo: „Se il voto cambiasse qualcosa, lo abolirebbero“. Vale la pena di leggerlo attentamente perché forse dice una cosa molto simile a quella che ho cercato ieri sera di esprimere in poche righe a Matt: È il 4 luglio… Questo mese sto facendo la revisione (spero) finale del mio libro sulla „Macchina“, e mi ha fatto capire per la stra-milionesima volta che la Macchina è una forza globale, e che i suoi centri di potere non sono radicati in nazioni, popoli, "democrazia" o altri concetti pittoreschi. Ci piace credere, naturalmente, di vivere in Stati nazionali indipendenti gestiti da leader di nostra scelta, ma questo è un evidente miraggio progettato per mascherare la realtà: che la Macchina è una gigantesca rete globale e digitalizzata di potere e controllo commerciale, gestita da corporazioni transnazionali e da raduni di élite di potenti, nessuno dei quali è molto interessato a ciò che pensa il "popolo". E anche quando sono interessati, non possono fare molto, perché non sono davvero al comando.
Nella mia patria, la Gran Bretagna, le masse si recheranno oggi {cioè ieri, RG} alle urne per dare un calcio al governo Tory che dura da quattordici anni ed eleggere invece un partito laburista che non piace a nessuno, né è molto conosciuto. Ma almeno non sono i Tory. La Gran Bretagna, come molti altri Paesi, sembra confusa in questi giorni su ciò che vuole o su come ottenerlo. Cinque anni fa, lo stesso elettorato ha portato al potere, con una maggioranza sostanziale, un governo guidato da Boris Johnson, che prometteva di realizzare finalmente l'accordo sulla Brexit che il Paese aveva votato nel 2016, nel più grande voto democratico della storia britannica. Oggi, tre primi ministri dopo, metteranno al potere un uomo che ha fatto campagna per ribaltare il voto sulla Brexit non appena si è verificato. Ha promesso al Paese che risolverà i suoi numerosi problemi, tra cui un servizio sanitario fatiscente, una crisi abitativa, infrastrutture al collasso, livelli di immigrazione massicci e insostenibili e una crisi di identità nazionale non indifferente.
Non risolverà, credo, nessuno di questi problemi. Questo non perché sia venale (anche se potrebbe esserlo), ma perché non sarà davvero al comando. La società del XXI secolo è così complessa, stratificata e burocratica, con un divario sempre più ampio tra azione e impatto, che nemmeno chi la gestisce sa come farla funzionare. Eppure i motori continuano a ronzare; anzi, accelerano. A questo punto la Macchina può più o meno funzionare da sola. Questo sarà ancora più evidente quando i sistemi di intelligenza artificiale entreranno in funzione e sostituiranno apertamente gli attori umani in qualsiasi campo.
Questa realtà, credo, la realtà dell'impotenza, è ciò che ronza dietro la marea crescente di disperazione e cinismo che scorre nelle vene delle nostre nazioni e dei nostri popoli. Sappiamo di non essere veramente nazioni. Sappiamo che la "democrazia" non serve a cambiare nulla o a esercitare una "volontà popolare". Noi britannici sappiamo che la Brexit non ha cambiato nulla e che anche il prossimo governo fallirà, così come i miei lettori americani sanno che Joe Biden è a malapena in grado di scendere da un palco, figuriamoci di dirigere un Paese. Siamo stati tutti colonizzati a lungo dalle navi del globalismo delle macchine. Non siamo noi a comandare. Non lo siamo mai stati. Riconoscere la portata della conquista, direi, è il primo passo per capire cosa fare al riguardo.“ Questa analisi è spietata, ma è in fondo quello che pensava anche Jünger negli anni 50 del secolo scorso, quando forse questo processo di conquista della macchina, che chiamava automatismo e nichilismo, è cominciato; Paul continua con il suo tono ironico ed umoristico che condivido:  „Ops. Mi sembra di aver scritto un breve saggio/romanzo/manifesto. Permettetemi quindi di cambiare tono e di augurare a tutti i miei lettori statunitensi un felice Giorno dell'Indipendenza. E ai miei concittadini britannici auguro un... felice giorno delle elezioni, suppongo; anche se questo potrebbe essere complicato se siete elettori Tory. Suppongo che entrambe le cose possano essere una scusa per una festa a misura d'uomo di fronte alle infinite sciocchezze della Macchina.“ - Caro Paul, grazie per il  Suo „manifesto“; sono al momento in Inghilterra e cerco di leggere molte delle Sue cose che ho ricevuto negli ultimi mesi: su pozzi, su uomini forti, su santi; questa mattina leggendo in Cornwall, con sguardo sul mare, il suo articolo di ieri, ho pensato che corrisponde del tutto a quello che sto imparando leggendo il volume 9,1 dell’opera omnia di Ernst Jünger; alcune cose scritte sull’automatismo negli anni 50 del secolo dallo scrittore tedesco, sono molto simili a ciò che Lei scrive sulla „Macchina“. Suo, Roberto  

Di fronte a questo panorama globale Ernst Jünger propone la  „figura del camminatore nel bosco“, ma direi che un „camminatore nella brughiera“, va anche bene. Le mie speranze in una persona come Kennedy Jr non toglie nulla  a questa analisi; direi che è solo una mini speranza (ma la „piccola speranza“ nel senso di Peguy è nella figura del camminatore nel bosco), perché fa parte di una famiglia che negli anni 60 del secolo scorso ha davvero pagato molto per quello che credeva… PS Uno che aveva davvero potere era Enrico VIII che nel 1539 fece chiudere tutti monasteri, come ho raccontato ieri in riferimento all’abbazia benedettina di Tavistock…la sua decisione ha potere poi per secoli…

Labour landslide, titolano stamattina i giornali inglesi. I laburisti vincono a valanga le elezioni arrivando a superare i 400 seggi, ai conservatori ne vanno poco più di 150. Nigel Farrage, “eroe” della Brexit, diventa membro del Parlamento per la prima volta, ma il suo partito ottiene solo altri tre seggi. È una affermazione schiacciante quella di Sir Keir Starmer, 61 anni, e il peggior risultato della storia per i Tory. Già stamattina Starmer riceverà l’incarico dal Re a formare il nuovo governo e si insedierà al numero 10 di Downing Street. Subito la lista dei Ministri. I conservatori lasciano il potere dopo 14 anni. Anni che, in nome e per conseguenza della Brexit, sono stati soprattutto di austerità, di crisi nei servizi pubblici, di aumento del costo della vita, di impennata dell’immigrazione nonostante il modello Ruanda. Per una volta la scarsa affidabilità della classe politica e il risentimento verso l’establishment non premia i populisti di destra ma una forza progressista. Certo non è una sinistra vecchio stile, anzi. L’ultimo laburista al potere è stato Tony Blair e da lì, da quel tipo di sinistra, Starmer riprende le mosse. Per l’Europa e gli europeisti è comunque una buona notizia: la Brexit sarà superata nei fatti e nei nuovi accordi.“ (Banfi, versione odierna)

Abba nostro…

(Dopo la colazione ed un lungo dialogo con Konstanze) Per adesso piove e facciamo quindi una pausa qui nel nostro bel Hotel. Il dialogo con Konstanze era troppo complesso per riprenderlo nella sua interezza; ma forse qualche momento di esso entrerà in ciò che scrivo ora. Il primo luogo ha ragione Dirk Oschmann quando dice che l“’est è un’invenzione dell’ovest“, meglio del mainstream dell’ovest. Noi nell’est della Germania non siamo un problema per la democrazia, ma un luogo in cui essa non ha del tutto un carattere folcloristico, per usare il linguaggio di Paul. I miei concittadini nell’est della Germania credono che sia possibile buttare giù un muro (the machine) e per questo votano l’AfD o Sahra Wagenknecht, ma probabilmente la „Macchina“ lascia fare, perché in fondo anche l’AfD ha un valore popolare folcloristico ( la parte nazista è una minoranza - se fosse una maggioranza le persone non la voterebbero). L’AfD al momento, ed anche Sahra Wagenknecht, mutatis mutandis, riescono a canalizzare „la marea crescente di disperazione e cinismo che scorre nelle vene delle nostre nazioni e dei nostri popoli“ (Paul Kingsnorth). Questa marea di disperazione nasce forse da ciò che Rousseau chiamava l’egoismo collettivo e che Konstanze spiega così: la gente non vuole pagare troppo tasse e non vuole perdere quelle garanzie sociali che hanno caratterizzato bis dato la storia tedesca…ma forse non vuole perdere neppure i vantaggi della pace…Di fronte allo stra-potere della Macchina, dobbiamo prendere decisioni che sono ad un altro livello: come quella di camminare nei boschi e poi convertirsi al cattolicesimo (Jünger), quello di cercare pozzi sacri in Irlanda e convertirsi all’ortodossia (Kingsnorth). Ed io? Io penso che l’unica prospettiva sia quella del „cammino al vero come esperienza“, quella quotidiana con Konstanze, quella settimanale con don Camillo…con in nostri figli è anche quotidiana, sebbene vivano lontano…tra l’altro Ferdinand a settembre comincerà il suo dottorato di ricerca nell’ambito della ricerca sul Parkinson…tutto ciò in quella grande famiglia che è la Chiesa sub et cum Petro!

(Pomeriggio) La „correzione fraterna“ di Ernst Jünger si muove in tutt’altra direzione dei tentativi fasulli o dei non tentativi dei tanti, che hanno sempre ragione. In cosa consiste? C’è una dimensione ancora più profonda della meditazione di come funzioni il sistema (the machine) - „la domanda elementare {fondamentale, di base} in questi vortici {della macchina, dell’automatismo, del nichilismo} è se le persone possono essere liberate dalla paura.“ Posso essere io liberato dalla paura quotidiana (di un collega, di un ragazzo?) O in genere del „pericolo“ (malattia, morte…)? Questa domanda tocca un livello molto profondo e con ragione Jünger aggiunge: „questo è molto più importante che armarle o fornire loro farmaci“, le persone si intende; non aver più paura significa aver fatto un passo significativo sia nel potere che abbiamo davvero e sulla salute. Non aver più paura di un certo scolaro o di un collega significa avere davvero fatto un passo grande nel potere reale, non in quello non reale di essere per esempio direttore di una scuola; di fatto si può esserlo ed aver paura; il più dei dirigenti scolastici quando non applicano qualche legge sono dei paurosi e purtroppo hanno paura proprio dei colleghi mancanti di qualsiasi misericordia…Non ci si difende con una certa posizione nella società, neppure con armi o soldi: con questi mezzi non si vince il pericolo; questi al massimo sono „aiuti“! - Facciamo ancora un passo sulla questione della paura: „paura e pericolo sono così strettamente legati che è quasi impossibile dire quale delle due forze generi l’altra“(Jünger) - sia sul grande teatro del mondo sia quello della piccola via, dobbiamo compiere una vera „metanoia“ (conversione), non solo una „metamorfosi“, ha spiegato bene Massimo Borghesi al suo studente. Quello che deve cambiare è il mio cuore di singolo; devo imparare a spezzare il circolo chiuso tra paura e monologo: „la paura rimarrà sempre il grande partner in un dialogo, se l’uomo fa i conti con se stesso“ (Jünger), non è bene che l’uomo sia da solo ha detto con ragione Lutero. "Un uomo solo deduce sempre una cosa dall'altra e pensa tutto al peggio“ (Lutero). „La paura tende sempre al monologo e proprio in questo luogo ha l’ultima parola“ (Jünger). Per essere chiari: Jünger non pensa all’attività di un eroe, di un superuomo, né di un’élite; tutti possono in teoria diventare camminatori nel bosco, sentirsi davvero a casa, anche nel deserto, anche se poi di fatto pochi lo diventano. „Quando qui parliamo di individuo, ci riferiamo all'uomo, senza la connotazione che la parola ha acquisito negli ultimi due secoli. Ci si riferisce all'essere umano libero così come Dio lo ha creato. Questa persona non è un'eccezione, non rappresenta un'élite. Piuttosto, è nascosta in tutti e le differenze derivano solo dal grado in cui l'individuo è in grado di realizzare la libertà che gli è stata concessa. A questo scopo, bisogna aiutarlo - come pensatore, come conoscitore, come amico, come amante.“ (Ernst Jünger, La camminata nel bosco, 313). Il sistema non può aiutarci in questo, per lo meno non lo può la „macchina“, nel senso di un „automatismo“; un ospedale può essere d’aiuto se si ha una malattia grave, ma bisognerà imparare a vedere anche questo come un aiuto, non come uno di quei poteri „totemici, magici, tecnici“ di cui ci serviamo.  Tutto ciò che diventa „maschera“ non è d’aiuto, per questo cerco di essere il più autentico possibile; la gioia, l’essere sorpresi dalla gioia è possibile anche nel nostro tempo, perché „le catene della tecnologia possono essere spezzate, soprattutto dall’individuo“ (Jünger); certo un individuo che si intenda come una delle persone di una comunità, non di un collettivo, che generi davvero persone libere… una chiesa che diventi un collettivo genera solo la variante cristiana del nichilismo…


(Widemouth Manor, il 4.7.24; Pier Giorgio Frascati) Anche se ci sono elementi della preghiera di san Newman che non mi corrispondono, come per esempio la seguente frase, ce ne sono altri che rieducano al mattino il mio spirito ad un atteggiamento di preghiera. Ecco dapprima la frase che non mi corrisponde: „Ardono di sete le anime dell’inferno, perché esse sono prive di Dio“ (preghiera del terzo giorno). Non so se ci siano anime nell’inferno, Adrienne ha visto solo effigi, ma spero che l’inferno sia vuoto e che nessuno sia definitivamente privo di Dio. Ritengo la „speranza per tutti“ uno dei momenti più cattolici del pensiero di Adrienne ed Hans Urs, perché il cattolicesimo è inclusivo di tutto e di tutti, almeno come speranza. Nella preghiera di ieri mi aveva invece aiutato questo passo: „a mano a mano che gli anni passano, il cuore si chiude, ed ogni cosa diviene un peso, fa che io non perda mai questo mio giovanile ed ardente amore per Te. E quanto più io mi rifiuto di aprire il mio cuore a Te tanto più ricche e forti siano le tue visite soprannaturali, è più incalzante ed efficace la Tua presenza dentro di me“. Quando si prega, si  prega al cospetto di un Tu; l’inclusione cattolica non è „panteistica“. La preghiera del quarto giorno è una „preghiera di fiducia nel Signore“: „Dio mi ha chiamato perché adempia un Suo servizio ben preciso. E mi ha affidato un compito che non ha dato ad altri. Io ho la mia missione, potrò anche non conoscerla mai in questa vita, ma essa mi sarà svelata nell'altra. Sono come un anello di una catena, un legame di collegamento tra persone. Il Signore non mi ha creato per nulla. Io farò del bene, svolgerò il Suo lavoro; sarò un predicatore della verità la dove io sono, anche senza rendermene conto, purché io osservi i Suoi comandamenti e Lo serva nella mia vocazione. Perciò, mio Dio, mi rimetto nelle Tue mani senza riserve. Che cosa avrò in cielo e che cosa posso desiderare su questa terra, all’infuori di Te? La mia carne e il mio cuore sono deboli, ma Dio e il Signore del mio cuore, e il mio sostentamento per l’eternità“. Ecco sono solo „un anello di una catena“, questo è il momento di verità dell’anonimato, in mondo di tanti pseudo protagonisti. Come diceva Borghesi nel dialogo con il giovane di cui ho parlato ieri sul „male necessario“: il singolo è importante, ma non lo è „biograficamente“, ma con il suo „compito“, così misterioso che neppure sa in che cosa davvero consista; chiedo al Signore di osservare i Suoi comandamenti, perché essi sono chiari. 

PS Ieri sera ero molto stanco, quindi vorrei aggiungere, caro Massimo, ancora alcuni pensieri sul tuo dialogo con il giovane ventenne. In primo luogo è davvero una grande gioia che ci siano giovani che prendano così sul serio la filosofia ed in modo particolare il tema micidiale che poni della guerra come male necessario. Credo che ancor prima della grande decisione riguardante retorica o filosofia (Platone e i sofisti), ci sia la decisione ancor più grande riguardante essere (Parmenide) o divenire (Eraclito). Nell’epoca moderna la necessità della guerra (Eraclito), diventa un sistema con conseguenze micidiali, che hai esposto nel video, mettendo sotto accusa Hegel, ma anche ogni forma di panteismo. In questi due anni di guerra ho percorso una strada tutta mia di fedeltà alla „profezia della pace“ di Papa Francesco, che è uno dei pochi (insieme ai tanti sconosciuti del popolo santo di Dio e degli uomini di buona volontà), a non stancarsi a riproporre la priorità del „Logos“ (Massimo Cacciari) sulla „battaglia“. Un autore che ha preso un grande spazio nel mio cuore nell’ultimo anno è Ernst Jünger, ed in modo particolare il volume 9,1 dell’opera omnia, nel quale con una serie di saggi (la mobilitazione totale, la pace, oltre la linea, il cammino nel bosco…) l’autore supera dall’interno la sua posizione eraclitea giovanile, per comprendere che c’è un coraggio ben maggiore della guerra, che lui ha conosciuto (come soldato  la prima guerra mondiale e con la perdita di un figlio, nella seconda guerra mondiale) ed è il coraggio della pace; con il progredire del paradigma tecnico i soldati sono diventati solo „cibo per cannoni“ ed altre diavolerie; non avendo mai vissuto direttamente una guerra ho sentito il bisogno di un dialogo interiore con chi la conosceva e forse per questo sono arrivato a Jünger. Una certa rilevanza ha avuto ultimamente anche il dialogo con il conservatore convertito N.S.Lyons da cui ho imparato a mettere in discussione la dialettica fatale, se dogmatizzata, tra autocrazia e democrazia; in entrambe è al potere ciò che lui chiama la „classe manageriale“ che rende il mondo sempre più „cinese“, ma a differenza di Ernst Jünger lui pensa che sia necessaria una „battaglia“ (struggle, non war) per superare questa logica della classe manageriale e dominante, mentre io penso, con il Jünger del volume citato che l’unica vera battaglia sia quella del tutto non violenta che accade nel nostro cuore e che si tratti più di una decisione che di una battaglia nel senso proprio del termine. Vedo in questo volume 9,1 dell’opera omnia tra l’altro una grande analogia tra Alberto Methol Ferré e Ernst Jünger nel sottolineare la necessità di un dialogo tra gli stati-continenti o detto altrimenti in un atteggiamento poliedrico e non sferico della gestione del potere, come più volte ha spiegato il Papa. Infine hai ragione a dire che il vero nemico del cristianesimo è l’assoluto hegeliano e panteista che si rivela politicamente oggi in un atteggiamento guerriero ultimo, che ha ormai negli USA (e non solo) un carattere „bipartisan“; hai fatto bene a parlare dei fratelli Kennedy ed in modo particolare di Bob Kennedy come speranze degli anni 60; io penso che il figlio di quest’ultimo, Robert F. Kennedy Jr., pur con i suoi limiti, sarebbe davvero un’alternativa ragionevole a Joe Biden e Donald Trump. 

Questo è un momento di svolta (watershed) per l’America…Il dibattito è stato dilettantesco e sembrava quello di due bambini che litigano al parco giochi, piuttosto che di due candidati in lizza per guidare il mondo libero. Trump: "Lei è il peggior Presidente mai avuto". Biden: "No, Lei è il peggior Presidente mai avuto!". Il livello da quarta elementare del "dibattito", l'odio palpabile che emanava dal palco e la vacuità della maggior parte delle parole pronunciate, dimostrano l'urgente necessità di un „reset“ completo della politica americana.“ (Redazione del team di Kennedy e Shanahan). 

Nel giorno più lungo dell’anno, prima di andare in vacanza, Paul Kingsnorth, nell’isola qui accanto, l’Irlanda, si poneva questa domanda: „Forse è la domanda eterna. La domanda è: fino a che punto dobbiamo allontanarci dal mondo umano per comprendere la natura della realtà e per connetterci al creatore al di là e al di sotto di essa? Nella pseudo-realtà finta e profonda della Macchina, la domanda è più che mai penetrante - e la necessità di una risposta più che mai inevitabile.“ Avevo parlato di questa domanda qualche giorno fa in dialogo con Jünger e con Paul stesso; la riprendo ora solo come domanda, senza approfondirla, anche se ne avverto anche una certa contraddizione, di cui Paul è cosciente, perché per formularla oggi, in modo che essa sia percepibile da tanti, non ci si può non servire della „macchina“, come aveva fatto notare Matt. Comunque è vero che la risposta è „unavoidable“ (inevitabile), ma il diario stesso è la mia risposta ad essa. Il 18.6.24 Paul ha usato un termine che usa anche Jünger nel suo saggio sul „cammino del bosco“: selvaggio vs tecnico: „C'è qualcosa da dire su quella che ho iniziato a chiamare "teologia del selvaggio“ (Kingsnorth). Anche Paul intende questo termine contro „the machine“; le passeggiate degli ultimi giorni volevano essere un approfondimento della „teologia del selvaggio“. - Ieri nel castello di Re Artù ho visto anche un pozzo, ma credo non fosse „sacro“, ma la fonte di acqua per il castello. Il 16.6.24 Paul si trovava in un lago nel nord-ovest dell’isola dell’Irlanda, Lough Derg e poi in una cittadina, di cui ho già parlato l’altro giorno, Killaloe, al sud del lago. L’altro giorno avevo parlato dell’uomo forte di Killaloe, ma in vero „Killaloe è particolarmente associata al santo Flannan del VII secolo, fondatore errante di chiese fino a Inishbofin e alle Ebridi. Era impegnato anche qui a Killaloe, dove la cattedrale del XII secolo, oggi anglicana, porta il suo nome“ (Paul); qui in Cornovaglia, in questi giorni, mi sono imbattuto solo in un nome di un santo: St Nectan. San Nectan (anche conosciuto come San Nectano o Saint Nectan) è un santo del VI secolo che, secondo la tradizione, era un eremita di origine gallese o irlandese. È associato principalmente alla Cornovaglia e al Devon, dove si dice, cosa propria a tutti i santi dell’epoca, abbia vissuto una vita ascetica. Secondo le leggende, San Nectan visse in solitudine, dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione. Una delle storie più famose narra che salvò una mucca smarrita (dovevo pensare alla perdita temporanea di un buscarin quando da piccolo ero al pascolo delle mucche e dei buoi con i bambini in Istria) dopo aver pregato per la sua restituzione. È anche conosciuto per aver compiuto altri miracoli e atti di guarigione. San Nectan è considerato secondo alcune fonti un martire. Una leggenda racconta che fu decapitato da ladri che avevano rubato i suoi beni. Dopo la decapitazione, si narra che San Nectan raccolse la sua testa e camminò fino alla sua cappella, dove finalmente morì. La St Nectan's Glen, che prende il nome da lui, è una valle situata vicino a Tintagel, famosa per la sua cascata e per il suo significato spirituale; abbiamo Konstanze ed io condiviso alcuni video ed alcune foto scattate durante la nostra visita dell’altro ieri. La cascata e la valle sono spesso avvolte da storie e leggende locali, che contribuiscono al loro fascino mistico. Il sito è stato descritto in vari racconti e opere letterarie, evidenziando il suo ruolo nella cultura e nelle tradizioni della Cornovaglia. Oggi, St Nectan's Glen è una popolare destinazione turistica che attira visitatori che cercano sia la bellezza naturale che l'esperienza spirituale (secondo me però eccessivamente mischiata con una tradizione pseudo orientale). L'area è ben conservata e offre sentieri per passeggiate e aree di meditazione.

Abba nostro…

(Sera) Sono molto grato al Molokano (Renato Farina, Tempi, 1.7.14) che tiene viva la memoria del popolo armeno dell’Artsakh, ricordandoci che nel G7 non è stata mai nominata, neppure una volta, l’Armenia, sebbene proprio nei giorni in cui Konstanze ed io eravamo a Yerevan, nel settembre dell’anno scorso, si è rinnovata una nuova tappa della violenza centenaria subita da questo popolo, in questo caso l’esodo forzato di 120.000 dalla loro patria, l’Artsakh.  

Oggi abbiamo visitato Wistman's Wood, che  è una foresta antica situata nella zona del Dartmoor, nel Devon, regione vicina al Cornwall. È conosciuta per i suoi alberi contorti e ricoperti di muschio, in particolare querce, che creano un'atmosfera quasi magica e fiabesca, ne abbiamo incontrato alcuni in un „oasi“ in mezzo alla brughiera, che Konstanze ha saputo fotografare in modo davvero magico: ne ha colto bene la penombra, nella quale sono immersi gli alberi contorti come quelli parlanti di Tolkien, gli Ents, che sono una razza di pastori degli alberi, creature antiche e potenti che proteggono le foreste della Terra di Mezzo. Lei ha saputo far vivere, nella sue foto, quelle querce basse e contorte, cogliendone l’ aspetto antico e misterioso. Ho letto da qualche parte che gli alberi sono ricoperti di muschio e licheni, contribuendo all'atmosfera unica del luogo. In genere la brughiera è caratterizzata da terreni acidi, poveri di nutrienti e spesso torbosi. Questi terreni non favoriscono la crescita di molte specie di piante, limitando la vegetazione a specie resistenti come eriche, muschi e alcune erbe, essi si trovano spesso in regioni con clima fresco e umido, come il Dartmoor. Le condizioni climatiche difficili, inclusi venti forti e frequenti precipitazioni, limitano ulteriormente la crescita delle piante. Storicamente, l'uso della terra per il pascolo e altre attività umane potrebbe aver influenzato la composizione e l'altezza della vegetazione.Camminando abbiamo anche visto delle parti paludose della brughiera, causate dal fatto che il drenaggio in queste aree è spesso scarso, portando alla formazione di zone paludose che rendono a loro volta difficile la crescita di alberi e arbusti alti. Per quanto riguarda la flora direi in sunto: Oltre alle querce, la foresta ospita una varietà di muschi, felci e altre piante tipiche di ambienti umidi e ombrosi. E per quanto riguarda la fauna: la zona è abitata da diverse specie di animali selvatici, inclusi uccelli, insetti e piccoli mammiferi, ma noi non ne abbiamo visti molti, se non le capre e i cavalli ad una certa distanza. A livello letterario bisogna ricordare che Sir Arthur Conan Doyle sembra aver preso Wistman's Wood come ispirazione per "Il mastino dei Baskerville", uno dei romanzi più famosi dell’autore, che è ambientato nel Dartmoor. Anche se non ci sono prove dirette, la descrizione della foresta potrebbe ricordare alcune delle scene presenti nelle opere di J. R. R.Tolkien, come "Il Signore degli Anelli", in cui foreste antiche e misteriose giocano un ruolo importante.


Una delle foto di Konstanze di cui parlo qui sopra 

Abbiamo passato anche un’ora nella cittadina di Tavistock, in cui vi è stata nel passato un’importante abbazia.  Oggi, i resti dell'abbazia di Tavistock sono ancora visibili, e alcune parti sono state riadattate per usi moderni. L'antico mercato, che si trova dove un tempo sorgeva l'abbazia, è un esempio di come questi luoghi storici continuino ad essere utilizzati e apprezzati nella vita quotidiana delle comunità locali. L'abbazia di Tavistock fu fondata nel 961 da Ordgar, il conte di Devon, e consacrata a Santa Maria e a San Rumon. Era un'abbazia benedettina, che seguiva la regola di San Benedetto caratterizzata, come è noto, da una vita di preghiera, lavoro e studio. Come tutte le abbazie benedettini anche essa era un centro religioso, culturale ed economico di grande importanza. Era anche coinvolta nell'educazione e nella copia di manoscritti, contribuendo alla vita intellettuale della regione. Come molte altre abbazie in Inghilterra, fu soppressa durante la Dissoluzione dei Monasteri voluta da Enrico VIII nel 1539. I suoi edifici furono in gran parte distrutti o riutilizzati per altre funzioni, tra cui il mercato di Tavistock. Nella Chiesa dedicata a Sant’Eustachio, Konstanze ed io abbiamo pregato i „Vespri“. Sant'Eustachio, noto anche come Sant'Eustachio di Roma o Sant'Eustachio il Cacciatore, è un santo cristiano venerato particolarmente per la sua leggenda e martirio. La sua storia è avvolta nel folclore e nelle leggende medievali. Storicamente  era un generale romano di nome Placidus, convertito al cristianesimo dopo aver avuto una visione di Cristo tra le corna di un cervo durante una battuta di caccia (questa probabilmente è una leggenda). Questo episodio è il motivo per cui è spesso rappresentato con un cervo. Dopo la sua conversione, Eustachio subì molte prove e persecuzioni, tra cui la perdita della sua famiglia e delle sue ricchezze. Alla fine, fu martirizzato insieme alla sua famiglia durante il regno dell'imperatore Adriano, gettato in un pozzo di bronzo riscaldato. È venerato come patrono dei cacciatori e dei soldati. La sua festa è celebrata il 20 settembre. Il santo a cui era dedicata l’abbazia, San Rumon è  meno conosciuto, ma comunque venerato in alcune parti dell'Inghilterra, in particolare in Cornovaglia e nel Devon. Le notizie su San Rumon sono scarse e spesso confuse. Si ritiene che fosse un missionario celtico proveniente dalla Bretagna o dall’Irlanda. È conosciuto per aver predicato il cristianesimo nella regione sud-occidentale dell'Inghilterra. Diverse chiese nella zona sono dedicate a lui, riflettendo la sua importanza nella diffusione del cristianesimo in quella regione. È venerato soprattutto in luoghi specifici come Tavistock, dove il suo nome è associato per l’appunto all'antica abbazia.

Del conservatore classico criticato da N.S. Lyons Matt scrive in una nota: „Il punto principale sembra essere quello di preservare la propria purezza di nobile perdente e di tenere le mani pulite dalla politica. Nel suo carattere poco serio e attento a se stesso, si potrebbe considerare come la versione di destra del narcisismo progressista, dove il punto non è garantire risultati migliori, ma mantenere la fede e avere opinioni nobili.“ - Caro Matt, questa tua nota mi sembra giusta; per quanto riguarda l’articolo di N.S. Lyons, che stimo molto e da cui ho imparato moltissimo sulla classe manageriale mondiale (il suo saggio sul tema l’ho discusso anche in una mia classe di filosofia), sempre più „cinese“, devo dire allo stesso tempo, però, che non so bene cosa lui intenda davvero con il concetto di „battaglia“ (Struggle) nell’articolo a cui ti riferisci. Ne ho parlato anche brevemente con Adrian Walker. Sto studiano il volume 9,1 dell’opera omnia di Ernst Jünger, nel quale tra l’altro parla della figura del „camminatore nel bosco“, come figura di protesta politica, che non ha come suo senso „avere opinioni nobili“, ma che ritiene che ci siano epoche in cui la battaglia politica diretta non porti assolutamente a niente. Per mettermi più in gioco direttamente - perché camminare in un bosco o in una brughiera è rifletterci su filosoficamente è anche un’azione politica - dovrei capire meglio in cosa consista la struggle di cui parla Lyons. Insomma mi è chiaro cosa critica, meno, questa volta, cosa proponga „per garantire risultati migliori“ .Tuo, Roberto 

Abba nostro…

(Widemouth Manor, il 3.7.24) Comincio con una preghiera del mattino di San Newman del 1828, scritta ad Oxford: „Dio onnipotente e Padre di Gesù Cristo Nostro Signore, che giorno dopo giorno rinnovi la Tua misericordia per l'uomo peccatore, accetta, Ti prego, questa oblazione mattutina di lode e ringraziamento e concedimi la grazia di offrirTela con riverenza, nell'umiltà della fede e con un cuore volenteroso. Grazie, Signore, per avermi fatto nascere da genitori buoni e premurosi, per il dono della salute e della ragione, per la Tua costante cura nei miei confronti; per il Battesimo che mi ha inserito nella Tua Santa Chiesa e per ogni dono che nella Tua grazia hai voluto concedermi, come pure per il perdono di tutti i miei peccati. Lode e glorifico il Tuo nome, anche per tutte le afflizioni e le angosce, passate e presenti, che hai voluto inviarmi, perché riconosco con gratitudine che finora tutto ha contribuito al mio bene“. Amen! Ti chiedo la grazia, anche per intercessione di San Newman, di comprendere cosa siano e quali siano i miei peccati che offendono la Tua gloria e il Tuo amore. In un’altra preghiera di Newman, a cura di padre Vincent Ferrer Blehl SJ, il santo inglese scrive: „Tu sei santo in tutte le Tue opere ed io Ti adoro in ognuna di esse“; fammi capire dove è il punto in cui io non adoro più Te, ma le Tue opere, senza di Te

Caro Alberto, ovviamente io con la citazione del monaco del monte Athos sul romanticismo, che non sarebbe cristiano, non ho parlato a questo livello. Il monaco si riferiva alla tentazione di vedere la propria liturgia perfetta come segno di perfezione romantica, forse la sua frase significa: il sentimentalismo non è cristiano. Non conosco il testo di Bianca Magnino su „romanticismo e cristianesimo“, ma conosco le fonti del romanticismo tedesco, come Novalis o come Hölderlin, sebbene questi due autori sono troppo grandi per inserirli nella scatola con il nome „romanticismo“; a questo livello il discorso è davvero complesso, tanto più se si fa anche un paragone con l’illuminismo o con Hegel; Borghesi per esempio parla di „manicheismo romantico“, sulla questione del „male necessario“, ma non ho ancora letto il suo libro; sta sera voglio ascoltare la sua lunga intervista sul tema.

In un articolo comune uscito in Substack Matt Crawford e Marilyn Simon, in occasione del loro matrimonio l’8 giugno di quest’anno, citano una frase molto bella di Lutero: "Un uomo solo deduce sempre una cosa dall'altra e pensa tutto al peggio“. Nell’articolo condividono l’omelia che un parroco anglicano canadese, il reverendo David Widdicombe, ha pronunciato durante il loro matrimonio, e nella breve introduzione scrivono tra l’altro una frase che mi fa riflettere tanto e che riassume l’intenzione generale dell’omelia: „Il dono della donna all'uomo, se accolto con gratitudine e responsabilità, può arrestare la deriva totalitaria di una società atomizzata.“ Carissimi Matt e Marilyn, con gioia leggo che vi siete sposati; il matrimonio di Konstanze e me, alla fine del mese prossimo arriverà al suo 32esimo anno. Vi auguriamo tanto bene e la benedizione di Dio, che è vicinanza, tenerezza e misericordia. Vostro Roberto 

Del testo dell’omelia vorrei citare per ora solo questo passaggio: „„Non è bene che l'uomo sia solo. Perché no? La scrittrice {del testo sacro citato in precedenza: Gen 2,18; il reverendo segue „la tesi del compianto Harold Bloom, il più importante critico letterario americano, secondo cui i filoni più primitivi delle narrazioni patriarcali sono stati scritti da una donna, una discendente del re Davide, che scriveva durante il risveglio letterario degli intellettuali associati alla corte del re Salomone. Sostiene inoltre che sia la più grande scrittrice ebraica, paragonabile a Shakespeare“} sembra essere singolarmente indifferente alla poligamia come risposta alla solitudine degli uomini. Vive nell'impero che Davide ha creato e che ora, durante la sua vita, inizia la sua disastrosa disintegrazione sotto i discendenti incoscienti di Salomone. Ricorda un'epoca di stabilità politica, ma vive in un'epoca di problemi. Il suo mondo è quello del maschio alfa, uomini adulteri, doppiogiochisti e violenti, con famiglie disfunzionali, passioni disordinate e una ricerca del potere e del piacere senza limiti. Di conseguenza, quando arriva a descrivere la vita coniugale dei patriarchi, la scrittrice dipinge un quadro desolante. Ma con una grande eccezione: se non nella realtà, ma nel suo cuore, Giacobbe, a differenza di Abramo ed Isacco, è un marito monogamo. Giacobbe ama Rachele e ama solo Rachele. Questa è la grande storia d'amore della Bibbia ebraica. E dietro questa storia d'amore c'è la storia ossessionante, primitiva, brutalmente realistica, ma potentemente affermativa, della creazione della donna singolare e della sua relazione monogama con il suo uomo. Non c'è assolutamente nessun altro racconto della creazione di una donna in nessun'altra letteratura sopravvissuta del Vicino Oriente antico, a parte Genesi 1, giorno sei. In Genesi 2, sei volte lo spazio è dedicato alla creazione della donna rispetto a quella dell'uomo. E come ha sottolineato Dietrich Bonhoeffer nel suo commento del 1937 a Genesi 2 e 3, se la donna deve essere un partner e un aiuto per l'uomo, assume un ruolo che in nessun altro luogo della Bibbia è attribuito a un essere diverso da Dio stesso. Infatti, sottolinea Bonhoeffer, dopo che la prima coppia è caduta nella disobbedienza e sotto la maledizione della morte, in un atto di "selvaggia esultanza, sfida, audacia e trionfo" contro il pesante destino che la maledizione ha posto su entrambi, Adamo chiama la donna Eva perché, gli fa dire l'autrice ebraica, è la madre di tutto ciò che vive. Bonhoeffer suggerisce addirittura che Adamo ringrazi la maledizione perché significa che Eva diventa ora, inequivocabilmente, il simbolo della nuova vita che insieme creeranno. Se lo scrittore inizia facendo dire a Dio che la donna ha il potere divino di essere l'aiutante dell'uomo e poi fa dire all'uomo che nella sua tragica/eroica conoscenza del piacere e del dolore è l'antica madre di tutta l'umanità, infine fa dire a Eva stessa, alla nascita del suo primo figlio, " Ho creato un uomo come Yahweh", parole che Maria - con un'umiltà certamente sconosciuta a Eva - potrebbe aver ripetuto a se stessa la notte in cui ha dato alla luce il Messia di Israele“ (Reverendo Widdicombe). Questo passaggio mi sembra particolarmente geniale non solo per l’ipotesi di una scrittrice del testo sacro (e non di uno scrittore), ma anche perché ormai la poligamia, perlomeno nella sua forma latente, è la forma nichilista che è presente in tutti noi; sottolineare la monogamia come valore è un richiamo forte, come l’ipotesi di Ernst Jünger che il nichilismo dentro di noi è superabile. Il reverendo cita anche la fonte da cui prende la citazione di Lutero: „Nel 1951, la grande filosofa politica ebrea Hannah Arendt pubblicò Le origini del totalitarismo, considerato da molti uno dei libri più importanti del XX secolo. A tre pagine dalla fine di questa imponente opera in tre volumi, l'autrice fa l'unico accenno a Lutero, citando il suo poco noto ma importantissimo riferimento al testo: non è bene che l'uomo sia solo. "Un uomo solo", scrive Lutero, "deduce sempre una cosa dall'altra e pensa tutto al peggio". Lutero, dice, ha capito la solitudine e la solitudine probabilmente meglio di chiunque altro. Arendt continua dicendo che "ciò che prepara gli uomini al dominio totalitario... è il fatto che la solitudine, un tempo esperienza di confine... è diventata un'esperienza quotidiana" per la massa dell'umanità nell'era moderna… Questo riferimento biblico è stato solo un pensiero dell'ultimo minuto per Arendt? Difficile, perché la risposta a questa solitudine è data da una citazione di Agostino nelle ultime tre frasi del libro. La speranza e la libertà, dice, risiedono in questo: che ogni volta che la vita politica finisce in un disastro, si può ricominciare da capo. "Affinché ci sia un inizio, l'uomo è stato creato", dice Agostino. E, dice la Arendt nella sua frase finale, "questo inizio è garantito da ogni nuova nascita….““. Questo messaggio è davvero importante se si tiene conto che oggi le forme di „totalitarismo“ non sono solo autocratiche, ma anche democratiche. Tuttavia l’ultima parola la deve averla la speranza in un „incipit vita nova“! 

Ieri Stella e Julian hanno festeggiato il 53esimo compleanno di Julian! 

Abba nostro…

(Sera) 21,52 h - ora solare, che in Inghilterra non viene cambiata; da noi sono le 22, 52 h; abbiamo passato una giornata molto bella, sebbene il tempo non fosse per nulla buono; tra le immagini più belle c’è il ritorno del mare (l’alta marea, che qui è molto differente dalla bassa) nel Crackington Haven, dove siamo camminati sul Coast path Cambeak,  un path simile a quello che abbiamo percorso l’altro giorno, ma che ci ha anche condotti in un posto silenzioso, come una camera, fatta di alberi, ma così fitti che non passava né la pioggia né il vento e poi siamo saliti sul monte Cambeak, su una serpentina, che mi ha permesso di osservare dei bei fiori da brughiera e poi dall’alto il mare celtico, che è come un’anticamera dell’Oceano Atlantico, così da sentire tutta la tensione di un arco che univa la mia Coast ad una in Canada, - come leggendo la „Scarpina di raso“si sente la tensione dell’arco che unisce l’Africa con l’America Latina, -  tenendo lo sguardo dritto nella giusta direzione ovest, un po’ più al nord c’è l’Irlanda. Dopo questa passeggiata abbiamo fatto una breve pausa in un bar, mentre fuori infuriava acqua e tempesta, mangiando i tradizionali scons, con la marmellata di fragole ed una crema. Al pomeriggio siamo stati nel castello di Tintagel, che secondo la „leggenda“ (non finzione) è il castello di Re Artù e del mago Merlino…C.S. Lewis sa integrare tutto ciò nella narrazione cristiana…


I fiori sul monte Cambeak 

Caro Massimo, in attesa della mia venuta in Italia, dove comprerò il tuo libro sul male necessario, ho ascoltato con attenzione il dialogo che hai fatto con il giovane ventenne sull’idealismo tedesco e in modo particolare su Hegel, che da giovane studiai con molto interesse. Molte cose che dici le avevo imparate anche da Balthasar, altre sono tuoi temi; il problema del male necessario è ciò che, Dio volente, vorrei affrontare o approfondire quando vado in pensione nell’agosto del prossimo anno, leggendo la seconda parte del Faust e un testo di Schelling che ha come oggetto proprio questo tema. Ci sarebbero tante cose da dire ed approfondire in quello che hai espresso nel video, per esempio che vi è una differenza tra il giovane Goethe e il Goethe maturo, sebbene forse anche per quest’ultimo si possa parlare di panteismo…Ti auguro una buona notte, Roberto 



(Widemouth Manor, il 2.7.24) „Grazie, Signore, per avermi condotto alla soglia di questo nuovo giorno; proteggimi, lungo il suo corso, con la Tua onnipotenza; concedimi che, come ora mi risveglio fresco e gioioso, così, dopo il sonno della morte, il mio corpo possa risorgere spiritualizzato e benedetto a dimorare presso di Te per sempre. Preservami dai pericoli e dalle insidie di questo giorno; non permettermi di cadere nel peccato né di incorrere in qualunque altro pericolo; fa invece che ogni mia azione sia in armonia con ciò che è retto ai tuoi occhi, per Gesù Nostro Salvatore“ (Newman, 17. 9.1817) - proteggi in questo senso anche i miei cari, le persone che incontrerò in questo giorno e le persone della mia quotidianità, che ora sono lontane…Ieri sera ho pregato, con Konstanze, una preghiera della sera di Newman (Aprile 1817), nella quale vi è tra l’altro questa formula che riprende qui nella preghiera del mattino parlando di  „sonno della morte“: „… fa che mi corichi con gratitudine come se fosse nella morte, sapendo che durante questa notte, il mio spirito può abbandonarmi. Dammi la grazia che, in qualunque momento la morte possa giungere, io sia preparato…“. Il Signore stesso ci dice  che non sappiamo quando giungerà la nostra ora, ma a me sembra che qui Newman sovra accentui il sonno della morte, vi è anche un vero e proprio sonno come quello di Gesù in barca e nel Vangelo di domenica scorsa addirittura la morte della giovane è paragonata con il sonno e non viceversa (Mc 5, 21-43). Molto bella invece è la formula di una preghiera scritta ad Oxford nel 1828: “…dammi occhi per riconoscere ciò che è giusto, cuore per seguirlo, forza per metterlo in pratica. Fa che in tutto io possa procedere nell'opera di santificazione e compiere la Tua volontà in modo che, tramite la Tua grazia, possa finalmente accedere alla gloria del Tuo Regno eterno, per Gesù Cristo Nostro Signore“. Amen! Io non sono un religioso come lo era Newman, ma so che il Signore ha pensato anche per me un percorso di santità… e chiedo di saper confessare i miei peccati! 

Mi ha fatto piacere l’annuncio di Paul Kingsnorth di recensire il libro di Chesterton, L'uomo eterno (1925), che C. S. Lewis definì "la migliore difesa popolare della piena fede cristiana" che avesse mai incontrato. In una suo articolo del 23.6. 24 Kingsnorth aveva parlato  di una città a me sconosciuta, Killaloe: „È un fatto poco noto che, un tempo, questa sonnolenta cittadina era la capitale de facto dell’Irlanda. Certo, è stato molto tempo fa. Circa mille anni, per essere precisi." Con questo articolo Paul ci fa riflettere su un grande uomo di quel tempo e visto che oggi abbiamo una miriade di grande uomini, veri o presunti tali o sedicenti tali, vale la pena di soffermarsi su questo articolo, nella mia meditazione mattutina, visto che via d’aria sono a pochi chilometri dall’isola in cui si trova Kingsnorth. „All'epoca, il Grande Uomo da queste parti era Brian Bóruma mac Cennétig, meglio conosciuto oggi come Brian Boru. Boru, la cui stella brilla ancora oggi da queste parti, con statue, centri visitatori e chiese a lui dedicate, è stato forse la figura chiave dell'Irlanda altomedievale, ed è oggi famoso soprattutto per aver sconfitto definitivamente i Vichinghi che, come nella vicina Inghilterra, per anni avevano compiuto razzie, insediamenti, massacri e cercato di conquistare la nazione. La "nazione" di allora non aveva un governo o un sovrano centrale, essendo invece un insieme di 150 regni che coesistevano in modo disordinato in un Paese di non più di mezzo milione di persone. Questo, come anche nella vicina Inghilterra, rese più facile il lavoro dei Vichinghi, poiché non c'era un'opposizione unita alle loro incursioni.“ (Paul Kingsnorth). L’intento di Kingsnorth non è quello di parlarci di una lotta della liberazione, in una sua presunta limpida chiarezza ed anche la battaglia definitiva di Clontarf, in cui il nostro grande uomo sconfiggerà il suo ultimo nemico interno viene descritta così: „Certamente la battaglia pose fine all'epoca vichinga in Irlanda. E pose fine anche alla vita di Brian Boru, che morì in battaglia, così come il re di Leinster {il suo ultimo nemico}, diversi figli di Boru e molte altre figure importanti della famiglia reale irlandese. Fu un giorno di carneficina“. Insomma l’attenzione di Paul non vale per la carneficina liberatoria, ma per quel suo tema, i pozzi santi in Irlanda, che visita con sua figlia; anche a Killaloe c’è un pezzo: „A rigore, probabilmente non dovrei includerlo nel mio elenco di pozzi sacri, perché non è "santo" nel senso tradizionale del termine. Non è dedicato ad un santo, non c'è una tradizione di guarigione e non c'è un modello di giorno o una storia di pellegrinaggio. In realtà, questo pozzo, fino all'avvento delle moderne condutture, era la fonte della maggior parte dell'acqua potabile di Killaloe. L'acqua fresca sgorga ancora oggi dalle sue tubature ed è possibile riempire le proprie bottiglie“. Quello che interessa a Kingsnorth lo chiamerei una sorta di demitologizzazione di un mito guerriero legato a questo pozzo: „c'è un'associazione religiosa che mi giustifica a scrivere di questo pozzo qui, ed è legata a Brian Boru. Quando Boru affrontò la sua nemesi nella battaglia di Clontarf, era ormai vecchio. In realtà, alcuni storici pensano che non abbia combattuto affatto nella battaglia, essendo troppo vecchio e debole. Si dice invece che abbia passato il tempo nella sua tenda a pregare. Fu lì che un nemico lo trovò e lo mise a ferro e fuoco. Chi guidò dunque gli eserciti di Brian contro i Norsemen e i Leinstermen? Si tratta di suo figlio, Murchad mac Briain, il cui nome viene talvolta anglicizzato in Murrough. È a lui che è intitolato questo pozzo. Perché? Perché, secondo la tradizione locale, l'uomo che avrebbe condotto l'Irlanda a una sorta di vittoria sui Vichinghi fu battezzato qui da bambino, alla presenza del padre. Nonostante all'epoca avesse solo due mesi, le storie di queste parti sostengono che dopo il battesimo Murrough si alzò in piedi nell'acqua, chiamò una spada e uno scudo e chiese di essere puntato verso il vichingo più vicino. Un ragazzino davvero precoce.“ (Kingsnorth). 

Per compiere un passo ulteriore demitologizzazione di un mito guerriero Jünger, richiamandosi a Edgar Allan Poe, ci fa fare un ulteriore passo, che ha una meta: „l’armonia tra libertà e mondo“. Ecco la citazione completa: „"Il processo ha due poli {nelle opere di Edgar Allan Poe}: quello dell'insieme che, modellandosi sempre più potentemente, avanza attraverso ogni resistenza. Qui c'è un movimento perfetto, uno svolgimento imperiale, una sicurezza perfetta. All'altro polo vediamo l'individuo, sofferente ed indifeso, in un'insicurezza altrettanto perfetta. Entrambi sono interdipendenti, perché il grande sviluppo del potere prospera sulla paura, e la coercizione diventa particolarmente efficace laddove la sensibilità è accentuata." (Ernst Jünger, Der Waldgang (il camminatore nel bosco, 308). L’insicurezza degli individui singoli, ma anche delle loro famiglie nella sicurezza imperiale è un tema decisivo per la profezia della pace. 

"Julian Assange è libero dal carcere, ma la lotta per la sua libertà (e la nostra!) continua. Le azioni contro di lui non hanno solo un effetto agghiacciante, hanno un effetto congelante. Continueremo a lavorare per garantire maggiore libertà a Julian e giustizia per i molti abusi contro di lui" (Stella Assange, X, 2.7.24). 

Padre nostro…

(Pomeriggio) È stata una bella esperienza, nel senso del camminatore nel bosco, anche se qui il bosco è piuttosto un paesaggio di brughiera, quella di questa mattina, quando abbiamo seguito una piccolissimo cammino sulla costa collinare della Cornovaglia - sul south west coast path;  quello che per gli inglesi è il sud, per noi è il mare del nord…il pomeriggio, invece siamo andati ad una cascata, in un paesaggio del tutto diverso, davvero da bosco, nel senso tedesco: St Nectan Glen. Solo il centro meditativo multi-religioso era davvero pietoso…Prima, però, siamo stati in piccolo villaggio di pescatori, Boscastle, che corrisponde all’atmosfera di tanti romanzi letti da Johanna e Konstanze. 

Cara M., da quando ho raccontato a Konstanze che M. si sente inutile e dopo aver ascoltato insieme le due puntate del nuovo podcast di Oasis, sul padre Dall’Oglio e ieri sulla biblioteca dei Domenicani a Il Cairo, mi chiede: ma perché si sente inutile? In vero il lavoro che si intravede in queste due puntate del podcast sull’amicizia È davvero un grande servizio per la Chiesa e non solo. Vostro, Roberto 

La domanda che si pone Ernst Jünger nel suo saggio del 1951 che porta il titolo di „il cammino nel bosco“ è molto simile a quella che si pone Kingsnorth nel nostro tempo; lo scrittore inglese parla di „the machine“ e Jünger di „automatismo“ e la domanda suona: è possibile avere le proprie radici umane nel terreno primordiale (cioè nell’ontologia dell’essere come amore gratuito) se si è sulla nave dell’automatismo (esempio: la Titanic)? Jünger vede questo problema in relazione al problema della paura o del panico; non vuole partecipare alla discussione se si tratti del ritorno dell’uguale (una paura che ha che fare con la storia dell’uomo) o di una specificità sola dell’epoca tecnocratica, piuttosto si chiede se l’automatismo sia in grado o piuttosto provochi questa situazione di panico, che io vedo in tanti giovani e si pone la domanda profonda di cui sopra: "È forse possibile diminuire la paura mentre l'automatismo persiste o, prevedibilmente, continua ad avvicinarsi alla perfezione? Sarebbe possibile, allora, rimanere sulla nave e riservarsi allo stesso tempo la propria decisione? - In altre parole, non solo conservare ma anche rafforzare le radici ancora attaccate al terreno primordiale? Questa è la vera domanda della nostra esistenza" (Ernst Jünger, 309). E mentre la prima parte del saggio parla piuttosto dei paesi autocratici e dittatoriali, in questa seconda parte parla esplicitamente dell’America, „dove l’automatismo cresce e si avvicina a forme perfette“. PS Credo di non ripetere solo Jünger come un pappagallo, ma di „ripeterlo in avanti“…


(Voco Hotel al Tamigi, vicino ad Oxford, il 1.7.24) Caro Ferdi, grazie per la tua risposta; da Spaemann ho imparato alcune cose: 1) in primo luogo non si può pensare censurando ciò che si pensa, vale per me come filosofo e vale per te come medico (futuro medico, ma per Aristotele sei già nella modalità della possibilità medico); poi alla fine un cattolico obbedisce sempre alla Chiesa, ma non come un pappagallo che ripete; ripetere lo si può fare filosoficamente solo „in avanti“. Quindi fai bene a dire tutto ciò che pensi. 2) Accanimento medico non è una posizione cattolica, né etica; l’eutanasia deve essere evitata, anche se il processo vitale „poco dopo“ sarebbe finito (mi riferisco a quanto dici e cioè che senza la situazione artificiale di  un ospedale alla morte celebrale segue poco dopo quella totale); in quel breve periodo di tempo valgono le stesse norme, quando sono definitive. E vale il fatto che l’esistenza è dono! E che ci siano norme definitive (poche) è una posizione originaria etica e cattolica. 3) Non essendo Dio, la mia responsabilità è sempre limitata (vale anche per la questione sul cosa si potrebbe fare con i miei organi per qualcun’altro) . Tommaso nella Summa theologica si chiede se l’uomo deve agire come Dio; risposta: no deve agire come Dio desidera che agisca e questo accade secondo quelle poche norme nella loro definitività, che hanno una loro ultima base elementare nel dono dell’essere come amore gratuito. 4) Non so bene quando, ma vorrei riprendere in mano il libro di Spaemann: „Personen. Über den Unterschied von etwas (qualcosa) und jemand“ (qualcuno); questa differenza è di vitale importanza; il corpo umano non è mai „etwas“ (per lo meno fin che è vivo). Sono conscio che il problema è molto complesso. Papa PS verso la fine del messaggio, che ho ascoltato due volte, perché molto interessante, dici qualcosa del tipo: io non sono…poi ha riso è così non ho compreso…ma credo che gli argomenti li ho compresi abbastanza bene. 

Sia nella vita quotidiana, ma ancor più nelle ferie si guardano tante persone, anche persone che incontriamo per un momento breve…non credo sia possibile eliminare completamente lo „sguardo erotico“ (quando qualcosa ci attrae), se non nel caso che si guardi sempre il marciapiede, come consigliato ai seminaristi al tempo in cui Giovanni XXIII era in seminario (ma la mia fonte è solo un film che ho visto tanto tempo fa); in un certo senso credo che non vi siano limiti netti tra eros e agape e credo che Benedetto XVI nella sua enciclica „Deus caritas est“ la pensi anche così, sebbene io mi prenda la responsabilità di ciò che scrivo qui. Allo stesso tempo credo che ci si possa educare un po’ di più a guardare gli uomini come li guarda Dio Padre (copyright: padre Christian, che lo disse per i mussulmani nel suo testamento spirituale). Questo ha un certo vantaggio anche umano: se uno guarda solo eroticamente l’altro (in sé eros è anche una modalità creazionale) non otterrà che questo sguardo o l’essere del tutto ignorati; per esempio un corpo anziano e grasso come il mio non sveglia più alcun appetito erotico. Ma forse se si guardano gli altri come li guarda il Padre questo crea una situazione nuova, e di questo gli altri ne hanno bisogno, anche se sono obesi; certo anche come grassi si può aver un appetito erotico, che la pornografia usa non rispettando quella differenza tra qualcuno e qualcosa di cui parlavo qui sopra nel mio messaggio a Ferdi. Direi che tutti, però, hanno bisogno di uno sguardo della totale simpatia, che è per l’appunto quello del Padre. Ne ho bisogno io e ne hanno bisogno gli altri. 

C'è un testo molto bello di Lutero che Balthasar cita nel libro che sto meditando in questi giorni, „Katholisch“. Un testo sulla comunità dei santi nella Chiesa, un testo che mi fa pensare che non siamo mai da soli, un testo che mi permette di comprendere che quello che io sono, con le mie debolezze e le mie forze, lo sono in un contesto: nel contesto della comunione dei santi (communio sanctorum) e che tanti amici che ora sono già al di là di quella che noi vediamo come una frontiera difficile da passare, quella della morte, non mi perdono di vista, mi guardano così come il Padre mi guarda e guardano anche le persone che io amo con questo sguardo. Ho mandato il testo ad un mio amico pastore luterano, vediamo cosa dirà; Balthasar avverte che il testo non è stato davvero recepito nel procedere della chiesa luterana, certo anche per errori nostri (direi io), ma anche perché nella teologia luterana vi è una separazione troppo forte, insomma la riduzione di un opposizione feconda in una separazione illegittima tra opere e fede e tra la Chiesa invisibile dei santi e quella visibile del ministero - Balthasar aggiunge: per quanto esso sia ancora presente nella chiesa luterana oggi (nel 1975); quello che io vedo nella Sassonia-Anhalt direi che è un misto: nel mio amico, a cui ho mandato il testo, si vede ancora molto il „ministero“, in altri di meno o per nulla…

Marine Le Pen vince le elezioni al primo turno con il 35 per cento ma non è ancora detto che Jordan Bardella, il giovane premier proposto dal Rassemblement National, governi davvero. Perché dipende dal numero preciso dei seggi che alla fine otterrà il suo partito nell’Assemblea Nazionale. La desistenza {non so che cosa sia; RG}, infatti, sul secondo turno può essere stabilita entro le 18 di domani sera: solo allora si potrà avere un quadro definito della futura maggioranza. Subito ieri sera Emmanuel Macron ha lanciato la parola d’ordine di votare in ogni collegio domenica prossima il candidato anti-le Pen meglio piazzato e in poco tempo ha ottenuto il sì persino da Jean Luc Melenchon. Dunque, la partita è ancora aperta.“ (Alessandro Banfi, versione odierna) - devo ammettere che Alessandro se ne intende molto di più di me di queste cose e tanto più per quanto riguarda l’Italia, ma in genere, dopo un mio dialogo interiore con N.S.Lyons, anche se io non sono né conservatore né di destra, mi chiedo se davvero il giudizio abbastanza duro sulla destra in Europa di Banfi sia davvero giusto. Lui lo esprime così: „La destra populista e sovranista prevale anche in Francia: come è già successo negli Usa e anche in Italia, la tradizione moderata e liberale (a Parigi gollista) viene completamente egemonizzata da una deriva estremista anti-migranti, isolazionista, tendenzialmente anti-europeista, con sfumature anti-semite e pericolosamente nostalgiche. Quello guidato da Marine Le Pen è il partito più votato e per la prima volta nella storia francese decine di suoi candidati sono eletti al primo turno“ (Banfi). Io credo, però, che ciò che sta facendo la „classe manageriale“ (Lyons) in Europa ( in primis Macron), che si oppone totalmente al populismo, sia ben più pericolosa di ogni forma di populismo di destra…

Abba nostro…

(Widemouth Manor, Sera) Siamo arrivati al mare, al mare del nord del Cornwall, abbiamo fatto subito una passeggiata tra le dune ed avevo la sensazione di essere nel mio elemento; un camminatore nel dune del mare del nord è qualcosa di molto simile di quel „camminatore nel bosco“ di cui parla Jünger. Gli anni scorsi in Istria siamo camminati anche nei boschi, ma lo scenario del mare del nord, si deve tenere conto che la prossima costa è il Canada, è qualcosa di diverso e più solitario, senza voler tradire nella memora l’Istria che amo.

Abbiamo telefonato con il Ferdi, che è in ricerca di senso; non racconto di più per discrezione. 

In una recensione di un libro ortodosso russo Paul Kingsnorth (1.7.24) cita una frase da brividi di un monaco del monte Athos: „il romanticismo non è cristiano“; questa frase corrisponde a quella di Pascal, che Dio non vuole che siamo angeli, ma uomini. Perché nel voler essere angeli è insita una tentazione. Sono d’accordo con Paul che l’ortodossia è passata attraverso una grande sofferenza (il comunismo sovietico), ma è anche vero che il patriarca di Mosca non da, anche se io non ho voluto mai criticarlo eccessivamente, un grande esempio di saggezza. Io credo che „il camminatore nel bosco“ che è passato attraverso due guerre non abbia sofferto di meno - nella seconda ha perso addirittura un figlio…e Jünger infine diventa cattolico, non ortodosso (lo dico, anche se io rispetto tanto la decisione di Paul). E la visione del mondo (phronema) di Jünger è per me davvero di grande aiuto. La vera difficoltà con il phronema presentato da Kingsnorth la trovo in questo passaggio, anche se ne ammiro molto il momento di verità: „D'altra parte, in qualche modo, per noi il governo {sovietico} non esisteva affatto. Noi vivevamo semplicemente la nostra vita, senza prestargli attenzione. Così non capivamo bene, ad esempio, quei dissidenti religiosi il cui scopo principale della vita era la lotta contro l'autorità sovietica. Per noi era in qualche modo del tutto ovvio che l'autorità sovietica un giorno si sarebbe esaurita e sarebbe crollata con un magnifico schianto. Questo non vuol dire, ovviamente, che non potesse rovinare seriamente le nostre vite, facendo finire alcuni di noi in prigione, per esempio, o in manicomio, o sottoponendoci a ogni tipo di persecuzione, o addirittura facendoci uccidere. Ma credevamo che, a meno che non fosse la volontà di Dio, nulla di tutto ciò potesse accadere. Come diceva l'antico asceta Abba Forstus: "Se Dio vuole che io viva, sa come farlo accadere. Ma se Dio non vuole che io viva, perché dovrei vivere?“. A me qui manca ciò che Tommaso chiama le „causae secundae“ - nel mio diario ho preso sul serio la questione della profezia della pace (su cui ha insistito tanto Papa Francesco), perché io penso che il compito profetico del cristiano non sia solo quello di aspettare che una potenza politica finisca…tanto più che ora in gioco è l’esistenza del mondo tout court.


(Voco Hotel al Tamigi, vicino ad Oxford, il 30.6.24; 13esima domenica dell’Ordinario) Non so se io potessi adornare una cappella, se lo farei come ha deciso di farlo san Newman, ma è un fatto che la sua decisione, con il tappeto rosso e senza finestre mi ha impressionato; tutta la notte nel dormiveglia, mi sono chiesto chi fosse Dio e il „Padre nostro“ era il cartello che indicava la strada: è un papà, ha un nome, ha un regno e una volontà, che chiediamo diventi onnipresente, in terra come in cielo; ci offre un cibo quotidiano e la possibilità del perdono, non ci lascia da soli nella tentazione e ci libera dal male! Anche dal male della morte, di quella definitiva, spiegano le letture odierne (Sap 1, 13-15; 2, 23-24; Mc 5, 21-43), quella fatta dall’uomo, perché la morte, quella naturale dovuta alla nostra finitezza non è importante; noi siamo spaventati da questa morte naturale, ma non lo dovremmo, mentre dovremmo essere coscienti che superare la morte definitiva, costa un prezzo: la Sua morte e la Sua discesa all’inferno. Nella morte naturale finiscono le nostre sofferenze, la nostra obesità, la nostra vecchiaia, ma questa non può toccare la nostra bellezza, quella che è integrata nel corpo di Cristo e che si manifesta a volte nel nostro corpo. In viso bello anche di un’anziana…L’altra lettura (2Cor 8, 7.9.13-15) ci invita non a dare via tutto ciò che abbiamo, ma a creare un certo equilibrio con quelli che hanno di meno, a volte molto di meno! 

Il lungo porticato a Littlemore di Newman è una bella idea, per passeggiare fuori quando piove; ovviamente si tratta di un’idea presente in tutti i chiostri, non realizzata da Newman in quel modo perché non c’era spazio sufficiente. La casa è gestita oggi da una comunità, forse da un istituto secolare femminile…

Mi ha scritto un parrocchiano dalla Germania invitandomi a firmare una petizione su tema, e credo che lo farò, ma prima vorrei parlarne con Ferdinand: „Attenzione, donatori e non donatori di organi: Lo Stato vuole trasformarci tutti in donatori da un giorno all'altro. Karl Lauterbach vuole introdurre una soluzione di opt-out: Chiunque non si opponga espressamente sarebbe un donatore di organi. E come passo successivo, vuole allentare le regole in modo che i medici non debbano più aspettare la morte cerebrale, ma possano dichiararci "morti a sufficienza" in anticipo.“ PS Mio figlio pensa che la petizione sia formulata in modo molto non professionale e che non tenga conto dell’articolazione con cui il cambiamento di legge viene proposto (tra l’altro non da Lauterbach); Ferdi ritiene che non sia del tutto sbagliato chiedere ai cittadini cosa pensino di un tema così importante e che molte persone sarebbero favorevoli, ma non avrebbero fatto il passo necessario per realizzare ciò. Quindi non vede in modo del tutto negativo la soluzione opt-out (Widerspruchslösung). Anche sulla questione della morte celebrale, non è del tutto in disaccordo. Io in questi temi dipendo ancora da Robert Spaemann, che invece si esprimeva in modo professionale, ma teneva ferma la dottrina cattolica che non ritiene essere la morte celebrale sufficiente come indizio di morte vera e propria. Il recente documento vaticano sulla dignità dell’uomo non si esprime su questo argomento; per me questo punto è essenziale: „La vita umana, anche nella condizione dolente, è portatrice di una dignità che va sempre rispettata, che non può essere perduta ed il cui rispetto rimane incondizionato…«dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio“ (Dignità infinita, 52) - questo „non provocare la morte“ vale anche se la sottrazione di organi fosse sensata per un’altra vita. 

„In primo piano di questa Versione domenicale c’è un fatto importante al quale la grande stampa ha dato poco rilievo.  Sono stati liberati nella giornata di venerdì padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta, due preti greco-cattolici arrestati dalle forze russe nel 2022 a Berdyansk, nella zona orientale dell’Ucraina. Il loro rilascio è un segno incoraggiante per le difficili trattative in cui è impegnata da tempo la Santa Sede e che spesso riaffiorano negli appelli pubblici dello stesso papa Francesco. Anche ieri, nella solenne festa romana dei santi Pietro e Paolo, il Papa ha ringraziato Dio «per la liberazione dei due sacerdoti greco-cattolici». Ed ha aggiunto: «Possano tutti i prigionieri di questa guerra tornare presto a casa. Preghiamo insieme: tutti i prigionieri tornino a casa». Sul caso dei due sacerdoti, il vescovo ausiliare di Donetsk Maksim Ryabukha aveva chiesto alla comunità internazionale di intervenire. Nelle scorse settimane l’inviato del Papa, il cardinale Matteo Zuppi, aveva più volte sollecitato la loro liberazione, attivando gli stessi canali usati per il ritorno a casa di decine di bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri. Lo stesso Volodymyr Zelensky ha voluto ringraziare pubblicamente il Vaticano“ (Alessandro Banfi, versione odierna).

Negli USA non abbiamo bisogno di un altro candidato democratico (Michelle Obama), ma di un’alternativa seria, a Trump, che superi la politica guerrafondaia bipartisan degli USA. L’unico che mi viene in mente è Robert F. Kennedy Jr. L’Invito alla lotta (struggle) di N.S. Lyons è durissimo ed accusa tutta la classe manageriale occidentale di odiare i propri popoli e di non aver alcun senso della democrazia; forse con il mio richiamo per Bob Kennedy sono troppo soft per Lyons. Tra le cose che dice quest’ultimo che più mi hanno impressionato c’è il fatto che le carceri americane sarebbero piene di dissidenti politici, cioè Julian era solo la punta dell’iceberg…e che i conservatori che non sono pronti alla lotta sono figure archeologiche del passato. Io penso che sia necessaria una „resistenza“, ma piuttosto di quella descritta da Jünger con la figura del „camminatore del bosco“ e spero in un „risorgimento“ non rivoluzionario (Rosmini)…PS Un mio amico americano pensa che fondamentalmente Lyons abbia ragione, anche se si chiede in cosa consista precisamente la lotta di cui parla.

Abba nostro…

(Pomeriggio) Oggi abbiamo fatto un giro in bicicletta attraverso una parte della regione Cotswold; era anche una delle cose che voleva fare Konstanze da tempo (aveva visto tante foto); in modo particolare il paese di Bibury, che ricorda il paese degli Hobbit di Tolkien, ci è piaciuto tanto; ero grato, dopo due giorni di città, di essere nella natura; abbiamo mangiato un panino molto buono in una panetteria-caffè che porta il name di „thetwigbibury“ (almeno questo è il nome che ha la panetteria in Instagram)…


(Voco Hotel al Tamigi, vicino ad Oxford, il 29.6.24; Solennità di San Pietro e san Paolo)

Gigi mi ha mandato la versione italiana di un inno che ho condiviso nella mia bacheca nella versione tedesca: „L'inno in latino Decora lux aeternitatis auream è molto bello.

"La bella luce dell'eternità irrigò con beati raggi l'aureo giorno che corona i Principi degli Apostoli e (che) ai peccatori in cielo apre una libera strada.

Il Maestro del mondo e il Custode della porta celeste, Padri di Roma e Arbitri delle Genti, vincitore quello per (morte) di spada, questo per morte di croce, siedono nel convivio della vita (eterna), ornati di alloro.

O beato pastore Pietro, accogli clemente le voci dei supplici e le catene dei peccati sciogli con la tua parola, a cui (è) attribuito il potere di aprire alle terre il cielo (e, se) aperto, di chiuderlo.

O egregio dottore Paolo, insegna le leggi e i nostri spiriti attira con te al cielo, fin quando l'oscurata fede scorga il mezzodì e la sola carità regni a somiglianza del sole.

O Roma fortunata, che sei consacrata col glorioso sangue dei due Principi, (e) imporporata col loro sangue: solo per ciò sovrasti le altre bellezze del mondo.

Sia gloria eterna, onore, potenza e giubilo alla Trinità, che in unità ogni cosa governa per tutti i secoli dell’eternità." Amen! 

Il saggio „Il cammino nella foresta“ o „il cammino nel bosco“ di Ernst Jünger del 1951, mi provoca su alcune questioni, forse su una sola, che è stata un pensiero costante in questi due anni di guerra in Ucraina e dopo mesi di guerra in Gaza, con la possibilità di un allargamento in Libano. Mi sono lasciato prendere da una „Untergangspanik“ (panico del declino, o meglio panico da giorno del giudizio) (cf. Jünger, opera omnia, 9, 1, 304), al quale avrei addirittura ho sacrificato la sacrosanta differenza tra autocrazia e democrazia? Nel saggio del 1951 Jünger distingue tra forme autocratiche plebiscitarie e pseudo democratiche e il „mondo liberale“; nel mondo autocratico descritto l’individuo „non è più, come nel mondo liberale, indivisibile, ma diviso in due parti attraverso lo Stato, in una colpevole e in una, nella quale si auto-dichiara colpevole“ (300) - il richiamo al mondo stalinista nella UdSSR e nella DDR è chiarissimo; quindi anche se il mondo occidentale è più capace di organizzare una „mobilitazione totale“, rimane il fatto che per quanto riguarda l’individuo e precisamente per colui che cammina nel bosco, nel 1951 per Jünger nel monco liberale sembrerebbe esserci un di più. Il grande articolo di N.S. Lyons sulla „managerialità“, nel quale paragona la Cina con l’occidente, concede che anche oggi in Cina o in Russia vi siano manifestazioni del male più crude (ieri facevo un esempio con la situazione in carcere in un paese autocratico e dittatoriale o in un paese democratico), ma sostiene anche la tesi che la managerialità antidemocratica è in problema che riguarda tutto il mondo e non solo il mondo autocratico e le frasi sulla mobilitazione totale o la stessa figura del camminatore del bosco di Jünger implicano una presa di posizione per l’individuo, che non solo appartiene al due percento degli oppositori in un’autocrazia, ma che va nel bosco piuttosto che a votare anche in una democrazia … questa figura sembra piuttosto confermare la mia intuizione. Quando Jünger afferma che il procedere del paradigma guerriero tecnocratico toglie il senso dell’eroismo di un soldato anonimo, non sta criticando solamente il sistema autocratico, anche se una frase come questa che segue sembra essere più consona al liberalismo che alla non-filosofia del lavoro in uno stato che garantisce il posto di lavoro, piuttosto che il lavoro stesso: „La concorrenza, come suggerisce il nome, assomiglia a una gara, in cui i vincitori si aggiudicano il premio. Laddove cessa di esistere, c'è la minaccia di una sorta di pensionamento-continuo a spese dello Stato, mentre rimane la competizione esterna, la gara tra Stati.“ (303). La prima parte di questa frase descrive  sicuramente una situazione come quella che c'è stata nella DDR (garanzia del posto di lavoro, non del lavoro) ma la DDR non c'è più, mentre la seconda parte della frase è di attualità estrema e così pericolosa, che io non penso di essere caduto nella tentazione del panico da giorno del giudizio. Lascio ancora aperta la questione di come unire questa idea del camminatore nel bosco con quella del popolo santo di Dio…adesso devo andare.

„Alcuni elementi dell'élite del Partito Democratico mettono in dubbio la capacità di Biden di sconfiggere Donald Trump alle elezioni di novembre. Non mettono in dubbio le sue capacità e le sue decisioni politiche quando si tratta di crisi globali che stanno causando un'enorme carneficina e minacciano anche di peggio: la guerra per procura in Ucraina, che ha il potenziale per diventare nucleare, e la furia omicida di Israele a Gaza, che minaccia una guerra regionale più ampia. Alle élite politiche e mediatiche democratiche va bene lasciare che una persona con problemi cognitivi distrugga il mondo, ma non le loro fortune politiche.“ (Aaron Maté, X, 29.6.24)

Abba nostro… 

(Pomeriggio) Il secondo giorno a Oxford è cominciato con la conoscenza di Francesco, il figlio di Alessandro Banfi, che ci ha fatto vedere il college in cui vive, il Corpus Domini, oggetto delle prime foto della mia documentazione in Facebook. Francesco fa un dottorato di ricerca sulle „definizioni“ di san Tommaso e cerca di pensare l’ontologia a partire dal linguaggio (tra l’altro si è comprato l’edizione inglese di Schindler dell’Homo abyssus, che io sto traducendo in italiano). Con lui siamo stati anche al Magdalene college, dove ha insegnato C.S.Lewis; le fotografie nei college riguardano i palazzi, la cappella, il refettorio; abbiamo infine fatto una passeggiata nel parco del college, dove Tolkien offrì a Lewis l’argomento cruciale per diventare cristiano: certo c’è un rapporto stretto tra mitologia e cristianesimo, ma in quest’ultimo il mito è diventato carne, è diventato fatto. Dopo aver lasciato Francesco ai suoi studi siamo andati al „new college“ e poi dopo una pausa nel caffè di una chiesa dedicata a Maria, siamo andati alla grande biblioteca di Oxford ed infine in museo di scienza naturale e nel grande parco della città dove c’è una panchina su cui sedettero Tolkien e Newman. Ritornando al „Voco“ abbiamo fatto una visita a San Newman a Littlemore. Siamo stati nella sua cappella e nella sua stanza da letto; ho avuto tra le mani un suo rosario…ho fotografato la bellissima statua di Maria nella sua cappella. Andando da lui ho detto a Konstanze quali sono le cose che mi impressionano di Newman, a parte (sit venia verbo) la sua santità: 1) La sua conversione al cattolicesimo nasce non in modo „trionfalistico“, ma per una mossa interiore, per un suo non poter che seguire „il senso necessario dell’essere“ (Ulrich). 2) La sua „grammatica dell’assenso“ salva la „referenza“ tra il senso e la realtà. Offre a noi filosofi  un vero e proprio cammino filosofico al vero. 3) Newman non è un tradizionalista e pensa ad uno sviluppo della dottrina, senza per questo inventarsi dogmi. 4) Prima e mai contro alla fedeltà sub et cum Petro, c’è la fedeltà alla propria coscienza. Un velo rosso tappezza i muri della cappella e non vi è alcun finestra che deconcentri la meditazione; forse si potrebbe fare anche una cappella in mezzo al bosco con vetrate trasparenti, ma è vero che a volte la concentrazione solo al santissimo e a sua madre può essere di grande aiuto. Infondo in questo essere solus cum solo c’è una traduzione cattolica di ciò che Jünger chiama il camminatore del bosco, che corrisponde alla mia anima più di ogni cammino tra i college o nei loro parchi, per quanto ne ho davvero goduto la bellezza…in modo particolare nella memora dell’amicizia di Tolkien e Lewis…

(Voco Hotel al Tamigi, vicino ad Oxford, il 28.6.24; santo Ireneo di Lione) Scrivere sulla disciplina sessuale nel 1975 è diverso che scriverne oggi, dopo i tanti scandali, che tra l’altro erano già in atto negli anni 70, ma di cui forse solo oggi se ne vede la misura, una misura tale che ha fatto piangere a Malta un pontefice come Benedetto XVI. Se Balthasar scrive che la disciplina sessuale è motivata teologicamente, e quindi non è „determinata dal tempo“, „legata al tempo“, ma ha a che fare con il fatto che il cristiano è  „una carne“ con Cristo stesso (tramite l’eucarestia e lo Spirito Santo in lui), come le due persone sposate attraverso il sacramento del matrimonio sono „una sola carne“ e che quindi "nulla di tutto ciò è influenzato dalla tabuizzazione e dalla de-tabuizzazione del sesso“ (Katholisch, 42), dice sicuramente qualcosa di vero. Il film finnico di cui ho parlato ieri sul traghetto e che ieri sera ho visto fino alla fine („Piacere di mezza estate“, regia di Aku Louhimi es, 2022) in fondo ha una soluzione „borghese-liberale“ del problema, con un pizzico di idea cristiana del perdono: il pastore protestante ama la sua moglie adultera così come è, senza disciplina sessuale. Se Balthasar scrive che Dio salva, attraverso la Chiesa, l’uomo dal suo interno, rafforzando il suo „essere-se-stesso“,  senza opprimerlo, si dovrà tenere fermo almeno un punto del film: la donna non se ne va con il „principe che viene da Parigi“, che è tra l’altro una sua vecchia fiamma, che l’aveva lasciata per ritornare dopo quindici anni e rimane con suo marito, dopo una notte passata nella camera degli ospiti con l’amico parigino, facendo sesso praticamente sulla testa del marito, cosciente di ciò; forse rimane perché non si fida dell’amico parigino, che accompagnano ad un traghetto perché ha deciso di ripartire; forse rimane perché  il pastore protestante le vuole bene, ma non è questo il punto; il punto è che la presenza del desiderio sessuale rimane come qualcosa di cui la donna ha bisogno per vivere e che suo marito non appaga del tutto; ora si può anche scrivere che la disciplina sessuale è possibile, ma non lo è stata neppure per quella istituzione, per i suoi membri naturalmente, che dovrebbe educarci all’“alto“. Mi si può obiettare che tante persone sono stati sacerdoti fedeli, anche durante gli scandali e che ci sono tante persone che hanno vissuto seriamente la loro vita dei consigli evangelici e io ci credo è ha avuto sempre amici tra di loro: Cornelia prima (ma lo è anche in cielo), Adrian ora…io direi, però, che è necessaria una certa de-tabuizzazione del sesso (in vero anche una tabuizzazione per altri versi). Balthasar scrive egli stesso che „non ci si può prendere la grazia, ma la si può solo ricevere in dono“ e che nella disciplina sessuale ed in genere nel rapporto degli uomini, è necessario un equilibrio tra un „dovere“ (müssen in tedesco, must in inglese) e un „potere“ (essere lecito, dürfen in tedesco, may in inglese). Il punto è questo: Cristo e noi siamo una sola carne, mia moglie ed io siamo una sola carne, ma non è possibile tollere la natura, senza pagarne un „prezzo“ che non è alto come quello che Cristo ha pagato per noi, ma che non può essere ignorato. Sto solo giustificando una mia disobbedienza? Prego che non sia così; ma non posso tacere queste cose. Prego sinceramente che nel mio cuore e nei miei ormoni sia scritta la legge di amore gratuito di Dio ed accetto il lavoro di disciplina che ogni uomo deve fare con se stesso (non solo quello imposto, ma quello voluto); per esempio meditando e scrivendo anche se costa una certa fatica…per esempio chiedendo la grazia della fedeltà a mia moglie, per esempio accettando la disciplina imposta dalla vecchiaia, ma che richiede anche sempre una nuova decisione per essa…si può essere maiali anche come vecchi (ma non è il sesso che ci rende tali, ma il nostro cuore).

In modo ancora più chiaro che nel 1975 (cf. Katholisch, „L’alternativa“, 43) direi che le forme „totalitarie“, nazionali e sovranazionali, e pur tenendo conto che essere in un carcere di Putin è certamente ancora peggio che esserne in uno di un paese democratico, hanno fatto saltare in aria definitivamente la dialettica democrazia/autocrazia. Siamo in un tempo „dopo Gesù, senza Gesù“ (Peguy) non solo nei paesi autocratici, ma anche nei paesi democratici, che sanno essere ancor più capaci di quelli autocratici di quello che Jünger chiama la „mobilitazione totale“ (una forma di disciplina guerriera che probabilmente distruggerà il mondo). Balthasar parla di questo rinviando al fatto che negli anni 70 la Chiesa nei sistemi autocratici era l’unica speranza di libertà („isola della libertà“); libertà cristiana: di sentirsi figli ed amici e non schiavi; di pregare come e quando vogliamo (non siamo tutti trappisti), di fare un opera di bene come lo desideriamo…ma credo che ogni tempo necessiti una sua forma di libertà e parresia; spero che questi diari e la mia vita siano al servizio di ciò. Questa importanza dell’esistenza storica non toglie il fatto che vi è „un senso necessario dell’essere“ (Ulrich) che ha dimensione non solo storica, ma ontologica…

In un saggio del 1951, „Cammino nella foresta“, Ernst Jünger parla delle dittature, nelle quali le elezioni sono diventate un plebiscito con il 98 % di assensi. Ho letto per ora solo i primi tre punti e quello che descrive corrisponde a quello che so delle „elezioni“ in Cina o quello che corrispondeva allora nel 1951 alle „elezioni“ nella DDR. Ultimamente Sahra Wagenknecht ha legittimato il suo essere uscita dalla sala plenaria del parlamento, quando ha parlato il presidente ucraino, perché la presenza sarebbe stata usata solo per un si plebiscitario a Zelensky, questa argomentazione ha un carattere real simbolico molto forte. Quando affermo che la dialettica democrazia/autocrazia è fatale non intendo dire che non vi siano differenze tra lo stato di diritto (democrazia) ed un’autocrazia, ma che se l’oggetto della decisione è la „mobilitazione totale“ anche le democrazie assumono forme sempre più plebiscitarie (cf la standing ovation quando due anni fa si è deciso di aumentare le spese militari). Non so come argomenterà Jünger nei punti che seguono, ma mi sono chiesto quali siano le forme di disobbedienza civile oggi possibili anche in una democrazia: l’astensione? Votare Sahra Wagenknecht è stata per me una forma di dissenso al si plebiscitario del governo e dell’opposizione a ciò che chiamo con Jünger: „mobilitazione totale“. 

Abba nostro…

(Sera) L’enorme impressione della città di Oxford, che ho documentato con una serie di foto in Facebook, non mi permette ora, perché „lavorare stanca“ (vale anche per il visitare una città), di scrivere un commento anche solo un mimo adeguato a ciò che abbiamo visto. In primis direi che sono contento di aver percepito per prima cosa la torre della Chiesa di san Martino e non il regale „Christ Church“, il grande collegio ancora attivo, con la cattedrale, nella quale san Newman ricevette la sua ordinazione a sacerdote della Chiesa anglicana; la Cattedrale di Christ Church è sia una cattedrale sia una cappella, per così dire, del Christ Church College. Costruita nel XII secolo, è nota per i suoi bellissimi vetri colorati e la straordinaria architettura gotica. La Great Hall del Christ Church College è stata anche utilizzata come ispirazione per la Sala Grande nei film di Harry Potter. La realtà del collegio nella sua internazionalità è affascinante, ma le figure del cardinal Wolsey e di Enrico VIII non sono personalità che un cattolico possa percepire solo positivamente, in modo particolare il secondo, ma anche la modalità di essere cardinale del primo, (mi) crea difficoltà. Non ho nessun complesso anti-anglicano, anzi nella cattedrale da un libro di preghiera anglicano ho meditato la scena della liberazione di Pietro (l’elemento petrino vale per gli anglicani per tutti i vescovi e parroci) da parte dell’angelo(At 11 o 12) e la Santa Messa a cui partecipai a San Francisco, si poteva appena distinguere dalla nostra - ma la questione di Thomas Morus rimane un problema non risolto nella storia inglese, come seppe descrivere e spiegare Reinhold Schneider… per lo meno sono contento che almeno due tracce di Thomas Becket non siano cadute sotto la damnatio memoriae - lo stemma nella scalinata che porta alla grande sala da pranzo del collegio e la rappresentazione del suo martirio nella vetrata più antica della Cattedrale. San Newman nella sua autobiografia ha saputo parlare con discrezione della sua conversione, e quindi non intendo fare alcuna polemica anti anglicana, solamente mettere il dito in una piaga che sanguina ancor oggi…uscendo dal collegio Christ Church sono stato in un antiquariato, nel quale tra l’altro c’erano tante opere di Newman; ho preso in mano quella sullo sviluppo del dogma cristiano e credo che Newman ci abbia offerto, con questa sua opera un percorso che non sia né progressista (la creazione di nuovi dogmi) né tradizionalista (l’impossibilità di ogni sviluppo della fede). - Le mie foto in Facebook (una piccola scelta si trova anche in Instagram) documentano anche una passeggiata che ci ha portato di fronte alla casa di Tolkien (numero 99) ed ad una in cui C.S. Lewis passò la sua prima notte ad Oxford, partendo dal ponte dei sospiri e passando per Il Turf Tavern, che  è uno dei pub più antichi e caratteristici di Oxford, risalente al XIII secolo. È nascosto in una stretta viuzza e offre un'atmosfera accogliente e autentica. È un luogo popolare sia tra i locali che tra i turisti. Konstanze ha comprato alcuni libri nel Blackwell's Bookshop (credo in una filiale), che  è una storica libreria fondata nel 1879, celebre per la sua vasta selezione di libri accademici e non solo. La libreria principale, situata in Broad Street, ospita la famosa "Norrington Room", una delle più grandi sale di vendita di libri al mondo. Domani ci incontreremo alla mattina con il figlio di Banfi, Francesco che studia al Il Magdalene College, fondato nel 1458,  e che è uno dei college costituenti l'Università di Oxford. È famoso per i suoi bellissimi giardini e architettura storica. Nel film "Viaggio in Inghilterra" viene rappresentato come il luogo dove insegnava il teologo, filosofo e scrittore C.S. Lewis. Nei momenti di riposo ho continuato a leggere „il cammino nel bosco“ di Jünger, ma di questo parlerò domani. Nell’antiquariato di cui ho parlato prima ho comprato il famoso libro di C.S. Lewis „The great divorce“, tradotto da Marta in tedesco, di cui ho letto alcune pagine, nelle quali Lewis parla della differenza tra uno spirito solo religioso ed uno spirito attratto dal fatto cristiano…anche se io penso che oggi ci sia in CL un’alluvione di fatti che sono in vero solo narrazioni, rimane vero che il fatto cristiano genera il senso religioso e non viceversa, come ci hanno spiegato sia Don Giussani sia Don Carrón…Buona notte! 

(Calais- Dover, il 27.06.24) Siamo partiti presto per andare a prendere il traghetto che ci porterà alla „sorpresa“ (Oxford), questa prima parte è una sorpresa per Konstanze che non sa ancora dove andiamo; poi dopo la sorpresa il viaggio proseguirà per una meta, che lei si è desiderata da tantissimi anni: Cornwall. Alla colazione mi ha parlato di un romanzo di Lexi Ryan, che sta leggendo: Court of Sun e che riprende alcuni esempi del „Sogno di mezza estate“ di Shakespeare e che si muove quindi tra il mondo delle fate e degli elfi e quello degli uomini. Il filo rosso sono gli intrighi d’amore; io le ho raccontato di un film che avevo cominciato a vedere la sera scorsa: „piacere di mezza estate“ un film finnico del 2022 (regia di Aku Louhimi es), che si orienta al motivo delle „Affinità elettive“ di Goethe. Una coppia di sposi, un pastore protestante e sua moglie, invitano l’amico da Parigi, etc. Ho visto solo la metà del film, quindi non so se lo schema delle „affinità“ viene rappresentato fino in fondo. Indirettamente si può forse dire che il film fa vedere come la questione del superamento del celibato, come soluzione del problema del sesso, non funziona; l’istintività sessuale non muore neppure dopo venti anni di celibato, ma il matrimonio non garantisce un equilibrio dei bisogni sessuali. Il film a differenza dalle „affinità“ di Goethe, affronta subito, cioè più immediatamente, il problema del sesso, visto che fin dall’inizio si vede la protagonista  (Inka Kallén) che si masturba su un prato (la scena ha una nuance erotica, ma non pornografica: si vede il volto dell’attrice, non la sua vagina). Che l’uomo da Parigi, Andrei Alén, possa davvero risolvere il problema del suo cuore, non lo credo e già il titolo ci dice che non sarà così, ma in un certo senso è bene tentare di esprimere i problemi, anche in questa dimensione sessuale, senza oscillare sempre in una „sospensione ontologica“…

Nel paragrafo „Istituzione come disciplina“ (Katholisch, 41-43)  Balthasar ci ricorda che l’istituzione, fondata dall’alto, deve „sollevarci“ al livello che davvero desideriamo essere. „L’istituzione non deve far altro che aiutare di liberare la libertà dell’uomo cristiano a se stesso“ (42); nell’espressione „libertà dell’uomo cristiano“ Balthasar accenna ad un opera di Lutero, che tra l’altro a sua volta pone la questione dell’obbedienza dell’uomo cristiano. Io non ho nulla in contrario che ci sia un momento istituzionale che ci faccia guardare in alto, il mio problema dopo tanti fallimenti, non solo miei, è che questa dimensione alta non sia quella di un’idealità astratta, di una sospensione ontologica nella quale il Vangelo stesso non diventa carne. Gli esempi che fa Balthasar: l’eucarestia e i rapporti sessuali, devono essere visti dal punto di vista della Croce - un cristiano non può far altro; ma credo che Papa Francesco abbia offerto una correzione, con la quale possiamo leggere questa pagina di Balthasar in modo più fecondo. È vero che è stato pagato un prezzo alto, ma è anche vero che l’eucarestia non è un premio per perfetti, ma un aiuto per chi tenta di amare se stesso e gli altri; ed è anche vero che il nostro corpo è „tempio“, ma „gratia perficit naturam, non tollit“. È una grande speranza che anche in un corpo che invecchia viva lo Spirito del Signore, ma ciò non toglie che la dimensione dell’istintività sessuale ha bisogno di indicazioni non solo alte, senza per questo volere giustificare tutta l’immondizia, che viene venduta con la parola „sesso“; ma per ritornare al film; può anche essere che masturbarsi sia un modo di canalizzare un’istintività che né allora (ai tempi di Gesù) né oggi può essere incanalata solo con un „Ave Maria“. PS Si dovrà anche distinguere il percorso particolare che è quello dei consigli evangelici da quello di un laico, credo

Luigi Bergamaschi voleva scontrarsi su Julian Assange, che lui non paragonerebbe mai con i casi della Politkovskaja, di Navalny, di Litvinenko, di Nemtsov… che sono stati uccisi. Invero neppure io lo voglio, ma trovo senza stile, il giorno dopo la liberazione, dopo cinque anni di galera dura, quando in galera ci dovrebbero essere chi ha causato i disastri che lui ha rilevato, dire che la cosa non è così pesante. Rinchiudere un innocente per cinque anni in una galera è un vero e proprio disastro dello stato di diritto; che da qualche altra parte del mondo le cose stiano ancora peggio, invero non è il mio problema; a me interessano ciò che di sbagliato fanno i miei; non quello che fanno gli altri…

Konstanze mi ha fatto notare (cf cosa ho scritto ieri sui corpi in città), che anche le donne ebraiche ortodosse sono identificabili come tali, in forza di un velo, più discreto di quello mussulmano, ma pur sempre identificabile; le ragazzine i ragazzini della scuola sono identificabili per mezzo di un’uniforme blue… 

Padre nostro…

(Voco Hotel al Tamigi, vicino ad Oxford) Abbiamo appena detto la „Compieta“ in onore di San Newman e di C.S. Lewis e J. R.R. Tolkien; quando siamo arrivati, qualche ora fa, soffiava un bel vento intenso, segno dello Spirito Santo, diciamo un po’ autunnale per noi; ma la giornata splendeva nel sole e il termometro raggiungeva i 21 gradi Celsius. La nostra stanza e come quella di un collegio di lusso, con un cuscinone sul davanzale della finestra, una bella scrivania, su cui sto scrivendo e un letto gigantesco. Arrivati a Dover abbiamo visto le belle rocce bianche e poi ci siamo messi per strada, lasciando alla nostra destra Londra e passando per l’aeroporto gigantesco di Heathrow, con un traffico molto intenso, forse dovuto all’ora di uscita degli uffici; a 60 chilometri dalla meta, infine la „sorpresa“ per mia moglie ha ricevuto il suo nome: Oxford!.  


(Antwerpen, il 26.6.24; 36esimo anniversario della morte di Balthasar) „Nel cuore della Chiesa c’è sempre un piccolo gregge, che non può meditare la sofferenza del Dio crocifisso, senza chiedere in umiltà, di non esserne del tutto esclusi“ (Katholisch, 41). Il mio grande maestro faceva parte di questo piccolo gregge, anche Adrienne o Teresa di Lisieux ne facevano parte; suppongo che don Giussani guardando il suo popolo con cuore di padre, ne facesse parte; Paolo, scrive Balthasar „castiga il suo corpo non con soffi d’aria e non se ne libera per la moltitudine di sofferenze imposte dall’esterno“ (ibidem). Quest’anno, non avendo più l’alloggio a Cervera, non siamo passati per Mestre, ma rimaniamo in contatto di preghiera e di Whatsapp con M e M perché loro fanno parte di questo piccolo gregge. Quando è venuto a trovarmi un ex allievo mi ha chiesto se in fondo Cristo non abbia, come Dio, avuto una consolazione, pur prendendo su di sé una tale sofferenza; Adrienne e San Alberto Hurtado sanno che non è così, lo sa tutta la Chiesa: Cristo è morto davvero prendendo su di sé il peso del peccato del mondo e così la distanza da Dio, essendo fatto peccato; il ragazzo ha insistito e mi ha detto che per lo meno vale per me; io gli ho risposto, in forza di una cosa che mi è apparsa tanti anni fa chiara a Malta, durante una settimana della passione: Cristo poteva disporre della mia morte; il ragazzo: ma comunque, lei lo sa, ed io: lo so ora, non so cosa succederà con me nel momento della morte e quanto il Signore mi farà far parte del mistero dell’abbandono da lui assunto nella radicalità più estrema. Comunque io sono piuttosto uno che offre „soffi d’aria“, insomma mi sembra già sufficiente quello che mi viene imposto dal diventare vecchio e dall’esterno…Con ragione Balthasar paragona la donna dell’Apocalisse alle sofferenze della Chiesa; Ignazio in riferimento a questa immagine apocalittica sapeva che ci sono uomini che vogliono „portare questo peso, che Dio e il suo Figlio e la Sua Chiesa si caricano con il mondo“; il mondo con le sue „libertà recalcitranti“, come Ignazio stesso o il piccolo pellegrino di Ratisbona o il piccolo fratello di Gesù e forse anche padre Paolo Dall’Oglio.

Ha scritto un confratello di CL nella mia bacheca in Facebook sulla liberazione di Julian Assange: „Il signor Assange ha patteggiato ed è stato liberato. Viva lo stato di diritto! Da noi in Occidente i personaggi scomodi non vengono eliminati con il Novicok e il polonio. Spero che ora cessino i paragoni impropri che tendono a mettere tutto e tutti sullo stesso piano.“ Questo commento nel giorno della liberazione di una persona che per anni ha sofferto quello che ha sofferto Assange, certamente non un „soffio d’aria“ e di una sfrontatezza e mancanza di sensibilità che mi ha solo intristito. A parte che criticando chi farebbe paragoni impropri fa lui stesso un paragone dicendo che gli altri sono peggio di noi. Prima di ogni altra osservazione, questo è per me una totale mancanza di stile, poi io con il mio dialogo interiore con Jünger sono così lontano da questa posizione che non è „alterità“, ma semplicemente la voce sfacciata del potere, che in vero non so neppure che dire, quasi che dovessi legittimare che la morte orribile di Alexey Navalny non lo sia (e poi io mai e poi mai metterei in dubbio l’importanza dello stato di diritto). Purtroppo questo confratello, come altri di CL, non hanno mai fatto nemmeno il più piccolo tentativo di comprendere ciò che ho detto in questi anni ed hanno aumentato in questo modo solo il peso che Cristo porta per il mondo, anche per il mondo Occidentale che è semplicemente l’idolo che sostituisce la fede in Dio stesso. 

„Tutto ciò è molto simile con la situazione in cui si trova il pensatore di questo tempo. Egli si trova con uguale audacia ai limiti del nulla. Riconosce così la paura che gli uomini provano nel panico e nei colpi ciechi del destino, e allo stesso tempo si nutre probabilmente anche della salvezza che Hölderlin vede insieme al pericolo". (Ernst Jünger, Sulla linea, 21). Questo è il livello in cui voglio pensare, e questo vale in primis per me nell’Occidente. 

Abba nostro…

(Antwerpen, Pomeriggio) Sono tante le impressioni della città, che la prima città dei diamanti nel mondo, che non so neppure da dove cominciare, così riparto da quel punto che avevo lasciato in sospeso, sul livello del pensare, in cui vorrei muovermi e che ho espresso brevemente così: „Per usare una immagine di Ernst Jünger: si può pensare solamente sui sentieri appena accennati del bosco, non sulle strade sicure del mainstream e quando ci si muove in questi  sentieri del bosco ovviamente ci si può perdere, ma questo è il rischio del pensiero…“; per quanto riguarda la profezia della pace ciò significa, che il mio modo di pensare non si soffermerà mai tra coloro „che cercano senza sosta i colpevoli“ (Jünger) e che in Putin hanno trovato il solo-colpevole. Chiunque usi questo tipo di interpretazione non dice assolutamente nulla che mi interessi; queste persone non pensano nel senso descritto dall’aforisma, ma si muovano nella modalità del parroting associativo. Quello che a me interessa è il nichilismo e l’aggressione nel mio cuore…se sarò in grado di superarlo allora „così il nulla si ritirerà in sé stesso“ (Jünger), almeno un po’. PS Per me pensare e scrivere è anche una questione di disciplina, non equiparabile ad una penitenza, perché mi fa anche piacere, ma non è solo divertimento…

Questa mattina siamo stati alla Chiesa dei gesuiti ad Antwerpen, che dapprima è stata dedicata a San Francesco Saverio - nelle sedie del coro si vedono alcune scene della sua attività missionaria; io ho fotografato quella che rappresenta il santo mentre battezza un re, inginocchiato al suo cospetto, mentre un cortigiano che gli tiene sollevato il vestito regale. Il cielo è aperto e se ho visto bene nei raggi si vede la mano del Padre. A proposito del Padre, nella cappella dedicata a Maria, esso è rappresentato al di  sopra dell’altare con una mano che cade oltre l’arco nero e che da una sensazione di leggerezza, che era il tema di una mia meditazione in dialogo con Balthasar, qualche giorno fa. Anche la vita di Ignazio è rappresentata dall’altra parte del coro: per esempio con una scena in cui il santo viene accusato, forse di imbroglio; una in cui medita in ginocchio il mistero della Trinità, rappresentata con il Figlio che porta la Croce e il Padre che appoggia il suo braccio sul mondo…nel coro, nella parte superiore della Chiesa, ho fotografato la scena in cui Gesù si fa mostrare la moneta con il volto di Cesare; nella Chiesa barocca, di cui ho anche fotografato la facciata e l’interno dal piano superiore, abbiamo pregato le Lodi vicino ad un quadro di Rubens, che rappresenta la famiglia nella fuga in Egitto. Nel quadro il Padre è rappresentato con un manto colore dell’oro e con mani appoggiate sul globo; i corpi di Maria e Giuseppe non hanno la forza carnale del Rubens commentato da Claudel, ma sono rappresentati con dinamismo: Maria ha un vestito rosso con un velo bianco; Giuseppe un vestito scuro, forse nero, con un mantello giallo scuro e Gesù un vestito viola, con il volto quasi di una bambina di dieci anni.

n un altare dedicato a san Giuseppe nella Cattedrale c’è una bellissimo dettaglio, che mi ha fatto notare Konstanze, che mi fornisce sempre informazioni molto utili di ciò che vediamo: qui una scena nella falegnameria di Giuseppe, con gli strumenti appesi al muro, è un Gesù che guarda attento il suo padre putativo; Maria alle sue spalle legge il libro sacro…molto interessante anche questa suddivisione del lavoro intellettuale e manuale…

(Sera) Si fa per dire, perché il sole tramonta dopo le dieci di sera. Per chi vive in un paesino come me, essere in una città come Antwerpen, con un mezzo milione di abitanti, è un esperienza di incontro con corpi straordinaria. Ma prima di scrivere su questo argomento vorrei annotare che un elettricista rumeno mi ha appena pagato una birra rossa belga, perché gli italiani, per lui, sono le persone più „uomini“ del mondo. Torniamo ai corpi; certo sono corpi con anima, ma in primo luogo si ha in una città un incontro con corpi di estranei, ne passano mentre scrivo una riga, almeno una dozzina. I corpi della umma mussulmana non sono tutti uguali, neanche quelli delle donne; alcune hanno il velo, ma si intravedono ugualmente le forme del corpo e per quanto riguarda l’eleganza è molto differenziata; i corpi delle ragazze belghe o in genere europee o occidentali sono esposti, anche se i movimenti sono quelli di gente che va per la sua meta. Molti si muovono per comprare, altri ritornano dal lavoro, altri si muovono per visitare le bellezze della città. Dei corpi della comunità ebraica, al contrario di quella mussulmana, sono i maschi ortodossi che possono venire subito identificati e mi domando se con il calore di questi giorni non siano insopportabile gli abiti che portano. Comunque era impressionante, nel quartiere ebraico, vederli, gli ebrei ortodossi, nelle loro attività lavorativa, non solo quella dei diamanti, ma anche come panettieri, venditori di bici, gestori di un locale…A parte una giovane, che probabilmente era malata, nessuna delle persone, anche quelle che si vestono per far vedere la loro carne, non si comporta in modo erotico e tanto meno pornografico, sebbene le persone che guardano i porno siano milioni…in una città si osservano tanti corpi, tutti apparentemente „normali“; gli adulti sono piuttosto obesi, e poi ci sono i corpi di chi ha alcuni chili più del necessario, e che invecchiano, insomma un corpo che non attrae più, ma che sente ancora il fascino di corpi giovani, in primo luogo di donne, per quanto mi riguarda.. Mi chiedo se, grasso o meno, vi sia un’eleganza vera, o quante delle persone eleganti lo sono solo apparentemente…se si prende sul serio l’idea della selvatichezza di Jünger mi chiedo, per quanto riguarda i corpi, se devono appartenersi solo corpi più o meno della stessa età, cioè quei corpi che si attirano „spontaneamente“ o se non sia legittima anche un altra forma di contatto, non dico nel sesso, ma per esempio in un abbraccio…pensando sul tema oggi c’erano più livelli, più strati, ma ora per scritto posso formulare solo questo. Buona notte! 


(Antwerpen, Belgio il 25.6.24) La prima impressione arrivando al centro della città è stato quello che conferma il suo nome di Gerusalemme del Nord: tantissimi ebrei ortodossi e riconoscibili come tali si muovevano sulle strade. Dopo un breve riposo nel Leonardo Hotel, vicino alla stazione centrale, abbiamo fatto una passeggiata dalla bellissima ed ornamentale stazione centrale, forse tra le più belle del mondo, fino al fiume (o fiordo?) Schelde, passeggiata che ho documentato con una serie di foto in Instagram e Facebook. La cattedrale con i dipinti di Rubens era già chiusa - ci andremo domani -,  ma vicino ad essa vi è una statua dedicata a „ Petro Paulo Rubens civi olim suo, S.P.Q.A. Sumptib. Publ. Et. Priv. P. MDCCCXXXX“. Con due leggende Konstanze mi ha introdotto nell’anima della città, per quanto nascosta essa sia. La prima narra di un cittadino che si rivolta contro un gigante che faceva pagare una tassa ingiusta ai concittadini e gli mozza la mano (Antwerpen, gettare la mano, Hand werfen in tedesco) e la seconda di un piccolo bambino che aveva solo un grande desiderio: vedere la cattedrale dall’interno, ma non aveva i soldi per farlo. Nel giorno del Natale la cattedrale è aperta e così può entrarci per la prima volta ed ultima nella sua vita, perché poi morirà, un po’ come Marcellino dopo aver visto Gesù, per il freddo con il suo cagnolino.


L'interno della stazione centrale di Antwerpen 


Durante il viaggio, che dura un po’ più di sei ore, abbiamo tra l’altro ascoltato il podcast su Padre Paolo Dall’Oglio di Oasis; chi conosce i miei diari e il mio blog sa la mia grande stima per questo straordinario gesuita, che ha pagato probabilmente con la sua vita per quella che certamente è stata la sua „missione“ e lo è; vedendo tante sorelle e fratelli della umma islamica qui ad Antwerpen, li posso considerare come sorelle e fratelli in Abramo, proprio perché li guardo con gli occhi di Padre Paolo. In occasione del podcast riprendo solo una questione, su cui non avevo ancora riflettuto approfonditamente; quando Benedetto XVI disse in Libano, credo, che la vendita delle armi non è conciliabile con la dottrina sociale cattolica, Padre Paolo scrisse in Twitter: allora datecele gratis. Io non vorrei che si usasse oggi questa frase di Padre Paolo per giustificare una supposta guerra di liberazione in Ucraina, che secondo la narrazione che seguo è piuttosto una proxy war di stampo imperiale. È forse possibile in un contesto come quello che vivevano e vivono i siriani sotto  Assad, difendersi anche con le armi; è possibile insomma quando è davvero chiara la situazione Davide vs Golia (in un certo senso si potrebbe forse interpretare la lotta dei palestinesi in questo modo). Comunque sia la linea non violenta dei pontefici del XX e XXI secolo mi sembra una via maestra, che tra l’altro Padre Paolo ha seguito guidando un monastero e non un esercito…un monastero che ha educato i suoi all’ospitalità e al rispetto dell’alterità dell’altro. 

Durante il viaggio abbiamo parlato anche con un amico sacerdote che per una storia con una donna, da cui nacque un bambino ha dovuto lasciare il suo ministero…io credo che su questo problema di sacerdoti che hanno una storia con bambino, ci sia bisogno di tanta parresia e quindi di trasparenza. In questo caso sarebbe stato meglio se il mio amico avesse continuato ad essere sacerdote, prendendosi la responsabilità economica del bambino ed anche educativa… di fatto così, dopo un matrimonio che era fallito in partenza, perché lui si è sposato solo per un senso di responsabilità nei confronti del bambino, i due genitori non sono neppure in grado di trovare un modus loquendi che aiuti il bambino a crescere senza un trauma…Per una questione di discrezione non entro di più nei dettagli…

Abba nostro…



(Wetterzeube, il 24.6.24; oggi la Chiesa ricorda la nascita di san Giovanni Battista) Ultimamente il Santo Padre ha spiegato, nella sua catechesi del mercoledì, l’importanza dei salmi, che sono anche per me di importanza straordinaria, anche se non ne parlo spesso. Oggi la Chiesa ci propone il Salmo 139 (138, 1-3.13-16): 

[1] Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. 

Signore, tu mi scruti e mi conosci, 

[2] tu sai quando seggo e quando mi alzo. 

Penetri da lontano i miei pensieri, 

[3] mi scruti quando cammino e quando riposo. 

Ti sono note tutte le mie vie;

[13] Sei tu che hai creato le mie viscere 

e mi hai tessuto nel seno di mia madre. 

[14] Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; 

sono stupende le tue opere, 

tu mi conosci fino in fondo. 

[15] Non ti erano nascoste le mie ossa 

quando venivo formato nel segreto, 

intessuto nelle profondità della terra. 

[16] Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi 

e tutto era scritto nel tuo libro; 

i miei giorni erano fissati, 

quando ancora non ne esisteva uno. - Questo sguardo per me non è opprimente, ma consolante, oltre che ad essere un argomento „definitivo“ contro l’aborto, nel quale non solo noi distruggiamo una vita umana, dissolviamo la differenza tra cose e persone, ma anche distruggiamo un pensiero di Dio! È consolante che ci sia questo „libro“ di cui parla il salmo, perché se no la storia sembrerebbe una pura follia - rimando con alla mia meditazione di ieri pomeriggio sulla mobilitazione totale, in dialogo con Ernst Jünger, che rappresenta un punto fermo e di non ritorno della mia riflessione filosofica. E poi è consolante sapere che anche le mie debolezze, le mie inquietudini, le mie mancanze di armonia (per esempio quando sono stanco e grido qualche storpiatura del linguaggio, sulla mia persona o su altro)! sono da Te conosciute Eppure mi dici che come anche gli altri uomini: sono fatto come un prodigio! Delle altre letture sottolineo qui per scritto solo due punti: i due anziani, Elisabetta e Zaccaria, seguono Dio, non una tradizione famigliare, sulla scelta del nome di Giovanni e su tutto il resto suppongo (cf. Lc 1,57-66.80). Paolo in At 13, 16-26 ci ricorda che Giovanni aveva preparato la venuta del Logos, che Isaia sa essere „universale“ (IS 49,1-6), „predicando un battesimo di conversione per tutto il  popolo di Israele“. Spero che questo battesimo non sia ancora una volta una catastrofe che coinvolga tutto il popolo o meglio oggi tutti i popoli! 


Devo dire che a me Padre Spadaro SJ non è mai piaciuto (se lo paragono con una figura come padre Servais SJ è come cadere dalle stelle alle stalle, anche se il primo è famoso e il secondo no; il mio giudizio è del tutto opposto su questo punto a quello di Massimo Borghesi) molto e le poche cose che so mi confermano nell’idea che la tensione (il pensiero tensionante) presente in Papa Francesco, normalmente nel gesuita italiano diventa, banalità: per esempio „la tecnica come spiritualità“ o gli avvertimenti a non esagerare con messaggi apocalittici…molto utile invece erano stati due suoi commenti al lavoro diplomatico di Francesco (su questo aveva scritto un libro) e al suo scritto sull’Amazonia (anche in forma di libro). 


Ieri sono stato a vedere la partita Germania contro la Svizzera (Campionati europei di calcio, 2024) nella Chiesa barocca del castello rinnovata in Droyßig. Un pensiero mi veniva in mente, di cui ho scritto nella mia meditazione di ieri pomeriggio: „Il cittadino tedesco, naturalmente, non è più il suo soggetto (della mobilitazione totale), e quindi cresce il pericolo che venga inteso come suo oggetto e che venga defraudato della sua ricompensa dopo aver fatto il suo dovere.“ (Ernst Jünger); all’ultimo momento la Germania ha raggiunto a stento un 1:1, ma simbolicamente io ho visto per 90 minuti questa debolezza del popolo tedesco, che nessuno vede. Un parroco metodista durante la partita commentava in Messenger una parte della mia story di ieri, in cui ho condiviso un post della ARD (Instagram) sulle proteste degli Israeliani contro Netanyahu. „Non sono contento di questi titoli dei nostri principali media. Legittimano il nostro allontanamento da Israele. Dovremmo finalmente mettere in pratica le tante parole che facciamo sul "mai più“.“ Il mio primo pensiero è stato a quello che dice Aaron Maté: „mai più per tutti“, ma gli ho risposto: “Sono gli israeliani che protestano contro Netanyahu, non contro Israele“; sua replica: „Sì, gli è consentito farlo. Ma in Germania dovremmo fare i nostri compiti. Perché, ad esempio, nessuno parla più degli ostaggi? Secondo me, la Porta di Brandeburgo dovrebbe essere illuminata di blu e bianco ogni Shabbat.“. Vorrei saperne di più su questa opinione di così tanti „evangelicali“, che ritengo sia espressione di un’assoluta incomprensione della storia, nei quali i tedeschi non sono più il soggetto (principale) di una violenza. Gli ho risposto e poi non ha più reagito: „Non sono tedesco. Questa prospettiva mi è totalmente estranea. Il Santo Padre parla degli ostaggi ogni domenica. Ma Netanyahu ha perso del tutto il senso della dignità. ...e gli israeliani lo sanno“. 


La Sassonia-Anhalt vuole avere almeno 7.000 agenti di polizia in servizio entro il 2026. Ma l'obiettivo sembra irraggiungibile. La ragione principale è l'aumento del tasso di insuccesso universitario. (MZ); una mia allieva, che voleva diventare poliziotta, è stata bocciata perché in matematica ha preso „0“, mentre nelle altre materie andava abbastanza bene. Io non so come funziona una università della polizia, so che nel nostro contesto liceale il sistema non è più in grado di risolvere i problemi che sono in gioco. Forse ha ragione la collega di matematica a voler salvare la dignità della propria materia, ma io credo che siamo in un contesto più complesso delle singole materie. Il sistema stesso dovrebbe chiedersi cosa fare se di 19 persone nove persone non raggiungono la sufficienza in matematica. E credo che una cosa simile sia in gioco anche a livello universitario della polizia e in genere.


Attualità. „Nuovo doppio attacco terroristico nella provincia russa del Dagestan. Nel mirino del commando terroristico sono finiti una chiesa, una sinagoga e un comando di polizia. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio, ci sarebbero stati almeno dieci morti e 4 terroristi sarebbero rimasti vittima della reazione della polizia locale. Mentre altri 4 sarebbero in fuga. Almeno 25 i feriti. Sul Corriere della Sera Guido Olimpio ricorda che i militanti dello Stato islamico avevano messo la Russia fra i loro obiettivi primari e il Caucaso è terra jihadista. Intanto ieri un missile Atacms lanciato da Kiev, deviato dalla contraerea russa, è finito su una spiaggia di Sebastopoli, in Crimea, piena di bagnanti. I morti sono stati cinque, tre di loro erano bambini. Mosca accusa esplicitamente Washington per aver fornito l’arma dell’attacco. La tensione continua a crescere.“ (Banfi, versione odierna)


È una notizia molto interessante il legame tra Orban e l'AfD, ma non nel senso del mainstream; mi spiace dirlo ma la Meloni sulla questione della mobilitazione totale è meno credibile che Orban e l’AfD. 


Abba nostro…


(Pomeriggio) Ho condiviso la foto di una rosa nel nostro giardino in Facebook ed Instagram, con questo commento: "Difficilmente si troverà una persona che permetta all'economia di dominare il suo giardino in modo tale che non vi trovino anche i fiori il loro posto; così le sue aiuole acquistano vita, il puro necessario viene elevato" (Ernst Jünger, Über die Linie, 1958, 276).



Una rosa nel nostro giardino 





Leggendo il capitolo 20 di „Al di là della linea“ (1950-1958), scritto quindi quando Adenauer era cancelliere della Germania, ho pensato che alcune frasi sulla tirannia, contenute in quel capitolo, siano piuttosto un ermeneutica di ciò che in quegli anni accadeva nella DDR; ma non voglio leggere questo capitolo così; dovrei fare un lavoro di ricerca nella biblioteca, che non mi è possibile fare, e vedere se Jünger abbia dato un giudizio preciso su Adenauer (cancelliere della BRD) o su Otto Grotewohl (premier della DDR) o ancor meglio su Wilhelm Pieck o Walter Ulbricht (capi di stato e partito della DDR). A me interessa che una frase, per esempio sulla possibilità della libertà, diventi ermeneutica dell’oggi. “Gli spiriti che hanno amministrato il dubbio e ne hanno tratto profitto sono entrati in possesso di un potere diffuso, e ora il dubbio è per loro un sacrilegio. Pretendono per sé, per i loro insegnamenti e per i loro padri della Chiesa una riverenza che nessun imperatore o papa ha mai preteso per sé." (Ernst Jünger, 1958). Ecco questa frase è ermeneutica dell’oggi, a tantissimi livelli! E la libertà tanto conclamata dalle democrazie, nella vita reale, è molto limitata, nel suo esercizio attivo e partecipante al potere reale. Alla fine dell’anno non ero per nulla d’accordo con la decisione della dirigenza scolastica a riguardo di una ragazza della mia classe, ed anche a riguardo del modo con cui il preside ha risposto (non ha risposto) all’obiezione, che durante gli scrutini, ha fatto un genitore su un tema analogo; non solo non mi era possibile dire nulla di effettivo, ma solo il fatto di aver „accompagnato“ questa ragazza in questo processo di „digestione“ dell’accaduto, mi è stato fatto pesare come se avessi commesso un’ingiustizia (potrei raccontare i dettagli, ma non lo faccio per discrezione). Questo è solo un esempio per dire che il „sistema“, che ovviamente lotta per la democrazia in Germania e si posiziona contro l’AfD, non ha alcun senso della partecipazione democratica. Per quanto riguarda la difesa della dimensione selvaggia (cioè di cose che non sono ordinate a e ordinabili dal sistema) di Jünger, direi che coglie nel segno: una passeggiata nel bosco, la cura dei fiori in giardino, l’atteggiamento nei confronti della morte e dell’eros, la cura di un’amicizia, anche con la propria moglie sono piccoli atti di non collaborazione alla mobilitazione totale…VSSvpM! 


(Sera) "Quindi, non siamo ciechi di fronte alle nostre differenze, ma concentriamoci anche sui nostri interessi comuni e sui mezzi con cui queste differenze possono essere risolte. E se non possiamo porre fine alle nostre differenze, possiamo almeno contribuire a rendere il mondo sicuro per la diversità. Perché, in ultima analisi, il nostro legame comune più fondamentale è che tutti noi abitiamo questo piccolo pianeta. Respiriamo tutti la stessa aria. Abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli. E siamo tutti mortali".


Caro Ferdi, grazie per i tuoi pensieri che ritengo molto interessanti; io sto cercando solamente, in un dialogo interiore, che non si limiti ai giornali, in primo luogo con autori come Jünger, ma non solo, di vedere più in profondità. Poi è chiaro che anch’io mi servo di argomentazioni che mi sembrano verosimili, mentre altre mi sembrano meno verosimili. Le argomentazioni di Harari sono per me solo il rispecchiamento del potere dominante; già allora San Giovanni Paolo II aveva supplicato di non risolvere il problema dell’invasione del Kuwait con la guerra; ma i grandi della terra lo lasciarono da solo (anche il cristiano Bush senior). I processi messi in gioco da quella decisione guerriera dovranno dagli storici essere ricostruiti nel dettaglio e scientificamente, ma a me sembra che la modalità teocon dell’impero americano allora abbia messo meccanismi in gioco, che hanno fatto saltare tutti gli equilibri; dire poi che con l’invasione dell’Irak non si voleva occupare un paese, beh questo è al limite della „Frechheit“. I disastri provocati sono ben peggio che una presa in possesso di un paese. Poi nel sollevare la questione dell’ imperialismo solamente in riferimento a Putin, diciamo che io di verosimile non ci vedo proprio niente. Sulla AfD forse hai ragione tu e sicuramente vi è in questo partito politico l’uso dell’egoismo collettivo (banale forma del male), ma tutto sommato questo mi sembra essere molto meno pericoloso che altro (su questo mi hai già dato ragione). La questione delle contraddizioni interne alla democrazia e il riferimento alla Costituzione tedesca lo trovo molto interessante, ma forse proprio nell’essere meglio degli altri si innesca la tentazione del contrario. Infine vorrei ricordare una frase che mi disse Spaemann: quando si innesta una forma di tirannia, sono sempre pochi coloro che hanno il coraggio di opporsi: queste manifestazioni di massa contro l’AfD già solo per questo motivo non mi sembrano manifestare la difesa del bene, ma quella del mainstream, al quale hanno ceduto sia i vescovi cattolici tedeschi che il Consiglio di amministrazione del CJD; io ho scritto a due vescovi ed a Herwarth von Plate del Consiglio di amministrazione del CJD, per dire che si muovono in un senso unico…Papi


(23.6.24; dodicesima domenica del Tempo Ordinario; surrexit Dominus vere!) Le letture che ho ascoltato ieri sera nella Santa Messa (Gb 38, 1.8-11; 2Cor 5, 14-17; Mc 4,25-41) riprendono il tema di Gesù che dorme - sotto il mio Gesù che dorme ho messo le classi che avrò il prossimo anno scolastico, il mio ultimo anno di insegnamento - e io credo che Gesù, il Figlio dell’uomo (υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου), possieda „il potere di dominio sulle forze naturali“ e su quelle „storiche“ (i singoli studenti e le classi dell’anno scorso…e il rapporto stancante con alcuni colleghi; anche sui rapporti non stancanti). Chiedo questa grazia di „riposare“ (in modo particolare nelle ferie estive appena iniziate) nella protezione del Padre nostro, come Gesù durante la tempesta „riposa nella protezione del Padre suo, che vigila sulla sua vita e sulla sua missione e non permette che una forza della natura lo travolga“ (Balthasar, Luce della Parola, edizione italiana a cura di Padre Sommavilla, 211). Quindi credo che Tu possa dominare ed ordinare anche le forze contenute in questo mio corpo che invecchia. Non chiedo di essere un angelo, perché questa preghiera sarebbe pericolosa, se ho compreso bene Pascal! Chiedo solo di partecipare alla tua missione e ai  suoi frutti, missione che consiste nel „placare una tempesta furiosa del tutto diversa“, da quella descritta nella lettura  dell’AT (il mare): „il caos dei nostri peccati, e ciò nella sua morte di croce“ (Balthasar). Forse il peccato più grande è la dipendenza non amorosa dagli altri. Concisamente Balthasar riassume la seconda lettura di san Paolo così: „la morte di croce che placa una tempesta ben peggiore, esige da chiunque crede anche solo timidamente di non vivere affatto più „per se stesso“ (Luce della Parola, 212). „L’amore di Cristo infatti ci possiede“ (ἡ γὰρ ἀγάπη τοῦ Χριστοῦ συνέχει ἡμᾶς); chiedo che mi possieda di più in modo di sapere di più che „noi sappiamo bene che uno è morto per tutti“ (κρίναντας τοῦτο ⸀ὅτι εἷς ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν·). La parola κρίναντας (krínantas) è la forma accusativa plurale del participio aoristo attivo del verbo κρίνω (krínō), che significa "giudicare", "decidere", „ritenere". La forma aoristo indica un'azione completata nel passato. Essendo un participio, agisce come un aggettivo e può avere una funzione attributiva o predicativa. In quanto accusativo plurale si riferisce al soggetto che compie l'azione del verbo principale, in questo caso, "avendo giudicato" o "avendo ritenuto“. Qui il participio κρίναντας si riferisce a "noi" ( ἡμᾶς (accusativo), nella parte prima del verso), che abbiamo giudicato o ritenuto questa verità, "che uno è morto per tutti“ (ὅτι εἷς ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν). In sintesi, κρίναντας implica un atto di valutazione o giudizio che è stato compiuto, e la forma aorista sottolinea che questa azione è stata completata nel passato. Ovviamente anche per me questo giudizio è già accaduto, ma non in modo completo; in modo completo lo è solo nel ἡμεῖς che è la Chiesa, guidata da Cristo, che essendo morto per tutti, „tutti sono morti“ (οἱ πάντες ἀπέθανον·) in lui. Io so che mi ribello a questo essere morto in lui e non conosco una „scorciatoia“ per superare la ribellione e il risentimento in me se non quel percorso che è la mia vita e che io chiedo che lui ordini! Il verso quindici esprime ciò che Balthasar ha sintetizzato: „Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che morto e risorto per loro“ (καὶ ὑπὲρ πάντων ἀπέθανεν ἵνα οἱ ζῶντες μηκέτι ἑαυτοῖς ζῶσιν ἀλλὰ τῷ ὑπὲρ αὐτῶν ἀποθανόντι καὶ ἐγερθέντι.). οἱ ζῶντες μηκέτι ἑαυτοῖς ζῶσιν: direi che questo è possibile solamente se tutto diventerà grazia (don Giacomo Tantardini); in un certo senso è vero che già ora tutto è grazia (Bernanos), ma credo che sia meglio tenere fermo il „già e non ancora“ che corrisponde anche alla struttura dell’essere: semplice e completo, ma non sussistente (Tommaso, Ulrich). Paolo continua: „cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana (κατὰ σάρκα·: secondo la carne); se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così“ (Ὥστε ἡμεῖς ἀπὸ τοῦ νῦν οὐδένα οἴδαμεν κατὰ σάρκα· ⸀εἰ καὶ ἐγνώκαμεν κατὰ σάρκα Χριστόν, ἀλλὰ νῦν οὐκέτι γινώσκομεν.). οἴδαμεν (oídamen) è perfetto attivo, 1ª persona plurale del verbo οἶδα (oída). Il perfetto in greco spesso esprime un'azione completata con risultati duraturi nel presente. Qui, implica che non abbiamo (e non manteniamo) conoscenza di nessuno secondo la carne. Ripeto: ciò è possibile solo nel ἡμεῖς che è la Chiesa, guidata da Cristo e dal suo vicario sulla terra. ἐγνώκαμεν (egnōkamen) è perfetto attivo, 1ª persona plurale del verbo γινώσκω (ginṓskō). Qui l’effetto duraturo del perfetto greco deve essere superato, perché ora non dobbiamo più conoscerlo così. γινώσκομεν (ginṓskomen) è presente attivo, 1ª persona plurale del verbo γινώσκω (ginṓskō). Il presente indica un'azione continua, anche abituale - ma questo habitus è possibile solo nella Chiesa. Qui, Paolo afferma che attualmente non conosciamo più Cristo secondo la carne. Per quanto riguarda la formula κατὰ σάρκα (katà sárka): "secondo la carne“ essa si riferisce ad una valutazione o conoscenza basata su criteri umani o mondani, contrapposta alla comprensione spirituale. Paolo afferma che, a partire da un certo momento ("da ora“; ἀπὸ τοῦ νῦν), i credenti non dovrebbero (è giusto esprimere la sintesi in condizionale, perché solo nella Chiesa questo condizionale può diventare un presente; Il condizionale in italiano è usato per esprimere possibilità, desideri, richieste gentili, consigli e azioni che dipendono da una condizione. La condizione della riuscita qui è il „noi“ (ἡμεῖς) della Chiesa) per non valutare più le persone basandosi su criteri mondani ("secondo la carne"). Anche se Paolo e i suoi compagni di fede avevano una volta conosciuto Cristo in termini umani, ora la loro comprensione di Lui è cambiata radicalmente. La conoscenza attuale di Cristo è spirituale e non più limitata alla sua esistenza terrena. In questo ἡμεῖς della Chiesa possiamo sperare che diventi sempre più vera la conclusione di Paolo: „Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove“ (ὥστε εἴ τις ἐν Χριστῷ, καινὴ κτίσις· τὰ ἀρχαῖα παρῆλθεν, ἰδοὺ γέγονεν ⸀καινά). Il verbo "γέγονεν" (gégonen) è una forma del verbo "γίνομαι" (gínomai), che significa "diventare," "essere fatto," "essere," "accadere," o "avvenire." Qui è perfetto indicativo attivo terza persona singolare. Come ho già spiegato il tempo perfetto in greco denota un'azione completata nel passato con effetti o risultati che perdurano nel presente. Indica quindi che qualcosa è accaduto (in questo caso, il diventare nuove delle cose) e che il suo effetto è rilevante e visibile nel momento attuale. In 2 Corinzi 5:17, Paolo usa "γέγονεν" per sottolineare che la trasformazione della persona in Cristo è un fatto compiuto con un effetto duraturo. Non è solo un evento passato, ma una realtà presente continua. L'uso del perfetto quindi enfatizza la permanenza e la completezza della nuova creazione in Cristo. Se Paolo avesse usato l'aoristo, avrebbe potuto sottolineare l'azione come un evento specifico nel passato senza implicare i suoi effetti duraturi. L'uso del presente avrebbe indicato un'azione continua o abituale. L’uso del perfetto ci educa a non pensare a questo γίνομαι come a qualcosa di abituale; anche la „piccola via“ non è qualcosa di abituale. Comunque la differenza tra aoristo e perfetto dovrebbe essere approfondita da chi sa il greco meglio di me. Ed anche in genere questa considerazione delle modalità dei verbi è solo accennata in modo incoativo. Qui nel verso che stiamo meditando l’uso del perfetto suggerisce che chiunque è in Cristo (ἐν Χριστῷ) ha subito una trasformazione radicale e permanente. Le "cose vecchie" non sono solo passate, ma sono state sostituite da una nuova realtà che continua ad esistere.  PS Se dobbiamo superare la conoscenza κατὰ σάρκα allora sarà necessario anche superare quella che abbiamo delle persone che amiamo; in questo senso mi sembra che la pubblicazione dell'omelie di Don Giacomo Tantardini sia un'idea molto più bella che pubblicare un volume su ricordi della sua persona, per l’appunto κατὰ σάρκα. 


Durante la Santa Messa ieri è entrato in Chiesa un giovane ubriaco, ma non aggressivo. Ha alzato la mano, come si fa a scuola, il parroco Wolf ha reagito bene è venuto da lui e gli ha spiegato che non è usuale porre delle domande durante la Santa Messa, ma che sarebbe disponibile a parlare con lui dopo di essa; lui ha obbedito e si è tolto la maglietta, che forse gli avevano imprestato - noi siamo arrivati qualche minuto dopo l’inizio della Messa - forse perché era a dorso nudo, poi, a dorso nudo si è inginocchiato accanto al parroco, con atteggiamento molto devoto ed è uscito dalla Chiesa, salutandoci;  alla fine della Santa Messa poi è ritornato con una birra in mano e con il cappello messo così con la falda all’indietro. Uscendo ho parlato un po' con lui, si chiama Felix. e non gli piace vivere Eisenberg. Anzi non gli piace il mondo (per via della catastrofe climatica…). Non crede che esista Dio, non ha mai avuto dei segni che ne dimostrassero l’esistenza, ma rispetta il fatto che per me o per noi credenti esista. Poi mi ha chiesto se ho avuto io dei segni che esiste Dio e gli ho risposto che il nostro dialogo era un tale segno: lui giovane parlava con me anziano ed io con lui. Mi ha risposto  che questo dialogo è solo l’effetto di questo (ha alzato la bottiglia di birra) liquido miracoloso che è la la birra…


Quello che ho scritto ieri notte in dialogo con Eurotrash su mio padre era stato a cena, anche il tema del dialogo con Konstanze, che mi aveva ascoltato e riflettuto però più su mia madre. Io le devo la vita e quindi non posso riflettere in modo del tutto oggettivo su di lei, Konstanze le vuole bene ed è anche sorpresa del suo modo positivo di affrontare la malattia, ma ne vede anche delle ingiustizie e delle decisioni sbagliate… il rapporto passivo che ha avuto nei confronti di mio padre è stata anche una sua decisione, non solo il frutto di una certa educazione. Come si è presa la libertà di andare a Suzzara a visitare la sua famiglia, avrebbe potuto anche prendere altre decisioni e non solo quando mio papà era in Australia. Il non averle prese è stata una scelta sicuramente dovuta ad una certa educazione ed anche al carattere di mio papà. Ma è anche vero che per esempio egli le ha spesso chiesto di venire con lui a fare determinati viaggi e lei ha detto sempre di no;  a Cervera invece c'è venuta, non le è mai piaciuto. Sebbene avesse anche un suo giro di amicizie… forse mio papà ha esagerato nella permanenza estiva così lunga in Istria, ma di fatto mia mamma aveva una alloggio suo, ben arredato, delle amicizie, un piccolo giardino e poi il mare… ed anche per quanto riguarda il rapporto con mia sorella c'è una specie di pregiudiziale:  qualsiasi cosa faccia mia sorella e in fondo sbagliata. E le cose giuste sarebbero un „dovere“:  cioè la figlia ha il dovere di fare questo è quello. Ecco questi aspetti del carattere di mia mamma devono anche essere raccontati perché se no si corre il rischio di fare quello che io non voglio mai, né per la mia persona né per le altre: un culto della personalità. Così ero grato di queste cose che mi diceva Konstanze, che mi aiutano ad amare mia mamma ancor di più, senza „sospenderla“ ontologicamente.


Attualità riguardane la profezia della pace, meglio la sua distruzione. Alessandro Orsini (X,22.06.24) riferisce di una „una nuova strage di civili in un raid di Israele su Gaza: uccisi 42 palestinesi, 50 persone ferite. Giunge immediata la condanna dell'Unione Europea che fornisce armi a Netanyahu per sterminare i palestinesi e che rifiuta di assumere misure punitive contro Israele“ - insomma la stessa contraddizione che Aaron Maté vede in gioco nell’atteggiamento dell’amministrazione Biden (purtroppo su questo non vi è alternativa, né in Trump, né nel mio amato Bob Kennedy). - Manaf Hassan (X, 22.6.24) cita la BZ che riferisce che la SPD vuole sconfiggere la Russia „sul campo di battaglia“ e commenta: „Willy Brandt si rivolterebbe nella tomba. Olaf Scholz e la SPD sono una vergogna per il nostro Paese“.

 PS „Il mondo è sempre più armato e le guerre si moltiplicano mentre ha chiuso una delle edizioni di maggior successo di Eurosatory, la fiera internazionale delle armi che si svolge in un sobborgo settentrionale di Parigi (…). Avvenire, in solitaria, segnala l’emergenza Sudan, dove si continuano a compiere secondo l’Onu “crimini di guerra”. A Gaza si è letteralmente sparato sulla Croce Rossa: è stato colpito ieri un ospedale con 60 posti letto. Vladimir Putin alterna ancora minacce nucleari a proposte all’Occidente di fatto irricevibili. Avvenire pubblica una bella intervista a Guido Crosetto, che dice: “Dovremmo avere una strategia per la pace forte quanto il sostegno all’Ucraina e dovremmo coinvolgere il Sud del mondo”.“ (Banfi, versione odierna)


Abba nostro…


(Pomeriggio) E da due anni che cerco di dire ciò che Jünger esprimeva in modo mirabile già negli anni 50: "È prevedibile che la limitazione della libertà continui. È presente anche quando si crede ingenuamente di essere in possesso della decisione. C'è differenza se i metodi del genocidio sono concepiti e accumulati per volontà di oligarchi tirannici o per decreto parlamentare? Certo che c'è differenza: nel secondo caso, la costrizione universale diventa ancora più chiara. La paura domina su tutto, anche se può manifestarsi qui come tirannia e là come destino. Finché regna, tutto viene condotto in un cerchio opaco, e un fascino inquietante si posa sulle armi". (Ernst Jünger, Sulla linea, 1950-1958). Balthasar mi sta aiutando anche a tanti anni dal primo incontro con una concezione cattolica di straordinaria inclusività; in modo da poter offrire qualcosa di positivo nel mezzo della catastrofe che si sta avvicinando ed Ulrich con il suo dono dell’essere come amore gratuito mi offre la dimensione ontologica di ciò che Balthasar pensa a livello di teologia trinitaria, Jünger che è entrato ultimamente tra le mie letture e che sento come un fratello grande che mi aiuta dal cielo, non meno dei primi due, mi offre un’analisi del nichilismo e della mobilitazione totale che non ha eguali e quanto è più profondo in ciò per esempio di Jürgen Habermas, che ha una forza filosofica notevole e di cui abbiamo festeggiato qualche giorno fa il 95esimo compleanno. Jünger sa che il Leviatano non ha „interessi“ che possono essere ordinati con un discorso pubblico o filosofico, ha un solo interesse: quello del sangue e vuole raggiungere la sua meta diffondendo la paura e con „un fascino inquietante delle armi“. „Questo è il percorso lungo il quale le catastrofi diventano sempre più chiare e gigantesche“ (ibidem, 272). La formula di Habermas sulla guerra:“ l’Ucraina non deve vincere, ma neppure perdere“ è infinitamente più debole del continuo invito del Papa al negoziato (anche oggi all’Angelus) e Jünger, che le guerre le conosce ed anche la voglia di vincerle, ce ne spiega ilmotivo: „La sconfitta rimane sempre deplorevole. Ma non è uno di quei mali che hanno solo lati negativi: ha anche dei vantaggi.“ (EJ, 269). Quale vantaggio? Quello di non partecipare al desiderio di nulla del Leviatano, quello di non partecipare alla „mobilitazione totale“ (questo è il motivo per cui ho votato Sahra Wagenknecht). Scriveva Jünger dedicandolo ad Heidegger nel 1958 per il suo 60esimo compleanno: „Il tempo delle ideologie, come erano ancora possibili dopo il 1918, è finito; sono solo un trucco molto leggero per le grandi potenze. La mobilitazione totale è entrata in una fase in cui la sua natura minacciosa supera quella del passato. Il cittadino tedesco, naturalmente, non è più il suo soggetto, e quindi cresce il pericolo che venga inteso come suo oggetto e che venga defraudato della sua ricompensa dopo aver fatto il suo dovere.“ (271). Ovviamente il nuovo tedesco degli anni 2022-24 non è un nazista come alcuni in Europa pensano, ed anche la AfD non è un fenomeno nazista, piuttosto un fenomeno di patriottismo che cerca di salvare il salvabile mentre il governo del semaforo e l’opposizione della CDU sono del tutto al servizio della mobilitazione totale. Dell’Italia so di meno, ma so che anche tanti in CL, con l’idea di difendere l’Ucraina contro il lupo cattivo, hanno messo ancora una volta il cristianesimo e qualche altra mitologia liberatoria e partigiana al servizio del male, che non è solo Putin. Il concetto di "Monstrum Staat" o "Monstrestaat" usato da Friedrich Nietzsche, che Ernst Jünger cita nel suo saggio "Über die Linie“ al plurale, si riferisce a un'idea di Stato mostruoso, ovvero uno Stato che diventa un'entità opprimente, invasiva e distruttiva per l'individuo e per la società. Nietzsche critica spesso lo Stato e le istituzioni politiche nel loro potenziale di diventare entità oppressive. In opere come "Così parlò Zarathustra" e "Al di là del bene e del male“ ed esprime il suo scetticismo nei confronti dello Stato moderno, vedendolo come una macchina burocratica che schiaccia l'individualità e la creatività degli esseri umani. Il "Monstrum Staat" rappresenta quindi un concetto di Stato che ha perso la sua funzione di proteggere e servire i cittadini, diventando invece un leviatano che impone la conformità e soffoca la libertà individuale. La traduzione italiana, „stato mostruoso“, rende l'idea di un'entità statale che ha assunto caratteristiche per l’appunto mostruose, ovvero che ha deviato dalla sua funzione originaria e benefica, trasformandosi in una forza oppressiva e disumanizzante. Nel saggio "Über die Linie", Ernst Jünger fa riferimento al concetto di „Monstrestaaten“ (stati mostruosi), che Nietzsche aveva previsto, per criticare lo Stato moderno e le sue tendenze totalitarie. Jünger, influenzato dal pensiero di Nietzsche, vede lo Stato come potenzialmente pericoloso quando diventa troppo potente e centralizzato, perdendo di vista i bisogni e i diritti degli individui. A me sembra che Jünger non pensi, però,  solo alla privazione della libertà degli individui all’interno di uno stato (questo sarebbe solo una vecchia idea liberale). Piuttosto pensa ad un rapporto tra stati: lo stato piccolo viene ingoiato da quello grande e quello grande da quello mostruoso e così ad una concezione di stato mostruoso che non solo opprime gli individui al suo interno, ma anche gli altri stati; si tratta nel linguaggio più soft del Papa della concezione sferica dello stato e di un imperoo vs quella poliedrica. Lo Stato mostruoso non solo opprime i suoi cittadini con un controllo autoritario, ma cerca anche di estendere il suo dominio sugli altri Stati. Questo può manifestarsi attraverso l'imperialismo, il colonialismo o altre forme di aggressione e espansione territoriale. Ma anche come qualcosa di simile ad una „guerra civile“ come quella che accade ora nella „martoriata Ucraina“ (copyright: Papa Francesco). Questo tipo di Stato mostruoso non riconosce limiti alla sua sovranità e ambisce ad un controllo totale, spesso giustificando le sue azioni in nome di un presunto bene superiore, sicurezza o ordine (la denazificazione di Putin, la vittoria della democrazia dell’Occidente…). La mobilitazione totale nichilista ha fame; il vuoto provoca un grande desiderio insaziabile di vite, giustificato anche con intenzioni buone (la lotta contro l’oppressore….). „Laddove la disponibilità, la volontà di sacrificio e quindi la sostanza sono oggi evidenti, il pericolo di uno sfruttamento insensato è sempre a portata di mano. Lo sfruttamento è la caratteristica fondamentale del mondo delle macchine e degli automi {quello che Paul Kingsnorth chiama „the machine“RG}. La sua complessità aumenta quando appare il Leviatano“ (Ernst Jünger, 269).


(Wetterzeube, il 22.6.24; San Tommaso Moro, 1478-1535) Sono stato a Königshofen a comprare il mangime per le galline ed ho preso quello sbagliato, insomma un tipo a cui non sono abituate, speriamo in bene. I sacchi sono tutti simili e in quei due che ho preso c’era anche l’immagine delle galline…nel frattempo don Camillo mi ha scritto per Whatsapp e si occupa lui di un sacco giusto, oltre che della spazzatura della stalla, quando siamo in Inghilterra. 


Balthasar questa mattina mi invita a meditare il rapporto tra l’anima cattolica e la leggerezza; da me si vede che vivo in terra luterana da tanto tempo e forse ho perso quel carattere di leggerezza e dell’essere un „monello“, proprio di un cattolico. Anche Kierkegaard, di cui ho scritto ieri, era molto affascinato da questo carattere leggero, alle volte anche sconsiderato e folle dell’anima cattolica; il santo del giorno, Morus, ha messo in evidenza il carattere umoristico dell’anima cattolica, pur vivendo in un contesto complesso e corrispondendo ad una missione che gli è costata la carriera, poi la libertà ed infine la vita; la sua santificazione nell’anno di nascita di mio padre, il 1935, è stata una vera e propria presa di posizione politica: Pio XI ha voluto dare un chiaro segnale della resistenza religiosa contro il totalitarismo allora potente. Balthasar per l’invito alla leggerezza usa un’immagine semplicissima: "Un uccello è agile perché è leggero. Una pietra è indifesa perché è dura". In questi 34 anni tedeschi sono diventato, e lo dico anche con un certo orgoglio, tedesco, senza smettere di essere italiano. Due caratteristiche dell’anima tedesca mi sono rimaste, però,,  estranee: l’atteggiamento del sapientone che ti spiega come si deve vivere e quella che Balthasar chiama la „solennità peccaminosa“, per esempio nei discorsi alla fine di una carriera. Certo Balthasar non ci invita ad una leggerezza demenziale; anche nel grande e „leggero“ Mozart c’é qualcosa come il Requiem o la tonalità seria di una fantasia come quella in C minore (K. 475), che ho ascoltato poco prima nell’interpretazione di Claudio Colombo, e non solo minuetti o fantasie in C maggiore. Sembra essere un invito strano quello di Balthasar, la persona che più di tutte (insieme ad Adrienne), tra quelle che conosco io, ha compreso il senso terribile dell’abbandono di Dio e della discesa all’inferno, a ridere o alla meditazione della frase di Chesterton: „è facile essere pesanti, difficile è essere leggeri. Satana è caduto a causa del suo peso“ (Katholisch, 40). Ovviamente Balthasar non vuole negare il „caso serio“, ma nulla gli è più estraneo che il „filosofare con il martello“ (anche la sua ironia non va confusa con un martello) - forse ad eccezione della sua opera „Abbattere i bastioni“, che non è però quella con cui il Balthasar anziano si è identificato; ma per quanto riguarda il caso serio della Croce il teologo sepolto a Lucerna, sua città di nascita, ci dice: “"Dobbiamo dire che la perfetta serietà è solo di Dio? Certo, se guardiamo alla croce, che ci solleva dalla nostra solennità peccaminosa. Ma anche la terribile serietà della croce è il prodotto di una perfetta leggera oscillazione (Schwebe) dell'amore divino, si potrebbe dire del suo coraggio folle: del Padre che lascia cadere il Figlio nell'abisso dell'inferno, del Figlio che si raccomanda, in uno sprofondamento senza fondo, nelle mani non sentite del Padre, dello Spirito che è l'essenza pura e comune di questa follia" (Hans Balthasar, Katholisch, 40).  Qui io vedo, a parte ogni comprensione o incomprensione biografica, una grande similitudine tra Balthasar e don Giacomo Tantardini, che Alessandro Banfi riassume nel titolo „il cristianesimo è una vita semplice come il sorriso“ (l’articolo contiene anche informazioni importanti sull’uso delle parole: Gesù, grazia e la bellissima formula di Tommaso: il cielo è il cuore dei santi


Per quanto riguarda il tema della „profezia della pace“ registro con preoccupazione quello che Oasis ha saputo spiegare bene, con la solita attenzione alla stampa araba e israeliana, e cioè che si rischia un espansione del conflitto anche al nord di Israele; la tensione tra Israele e  gli Hezbollah corre il rischio di espandersi anche a Cipro, anche se grazie a Dio il leader sciita Hassan Nasrallah, pur parlando di Cipro, non parla di „guerra totale“. Claudio Fontana, Chiara Pellegrino e Mauro Primavera ci aiutano anche a comprendere se Israele possa davvero permettersi una guerra su due fronti… 


Oggi nella prima pagine della FAZ si parla della delusione dell’amministrazione Biden per Netanjahu; la notizia è la stessa che avevo letto in Aaron Maté, anche se con un’ermeneutica del tutto diversa. L’ultimo mette in evidenza i fatti prima dei sentimenti: USA hanno sostenuto un massacro! Ancora una volta! La FAZ mette in evidenza, già nel titolo i „sentimenti“…


„Il Presidente Trump e il Presidente Biden non sono d'accordo su molte cose, ma sono d'accordo nell'escludermi dal palco del dibattito. Si sono messi d'accordo con la CNN per truccare le regole del dibattito e bloccare la mia partecipazione, in modo da non dover rispondere a domande difficili sui lockdowns, sul debito nazionale di 34.000 miliardi di dollari, sull'epidemia di malattie croniche o sulla polarizzazione tossica che guida le loro campagne. Entrambi gli ex presidenti si stanno prendendo gioco della democrazia, ma io non mi tirerò mai indietro. Per far passare il messaggio della mia campagna attraverso il complesso della censura, ho bisogno del vostro aiuto: donate oggi stesso alla mia campagna.“ (RFK Jr, X, 21.6.24) - attraverso Adrian ho sostenuto con una piccola somma Bob Kennedy. PS „Il 5 novembre arriverà prima che ce ne accorgiamo. Con questo pensiero, voglio condividere un messaggio importante. Con le tensioni politiche in aumento e il rancore della campagna elettorale che si fa più personale, più feroce e più brutto, mi concentro su ciò che sta a cuore al popolo americano: pace, libertà e prosperità. I partiti principali continuano ad alzare la tensione politica, ma non affrontano i bisogni, i desideri e le soluzioni che rendono migliore la vita degli americani di tutti i giorni. Invece di unire, dividono. Non intendo contribuire a questo tipo di politica sporca. Mentre le altre campagne si battono per il potere dei partiti, io mi batterò affinché il potere venga restituito a voi, i cittadini. Candidandomi come indipendente, sono in grado di concentrarmi sulle questioni e sulle soluzioni che migliorano la vostra vita, non di renderle un servizio a parole.Intendo unire il Paese concentrandomi su soluzioni innovative che trascendono le linee di partito, come: 1) Ripristinare la classe media con buoni posti di lavoro e case di proprietà a prezzi accessibili; 2) rivitalizzare le piccole imprese; 3) porre fine all'epidemia di malattie croniche che colpisce metà dei nostri bambini; 4) mettere in sicurezza i nostri confini, soprattutto dai cartelli della droga; 5) proteggere i nostri fiumi e le nostre coste; 6) e liberare le agenzie federali dal controllo delle aziende (corporate control).

   Non si tratta di questioni di parte, ma di questioni americane, che ci impongono di unirci per il bene comune. Il fatto che il 5 novembre sia ormai alle porte non fa che sottolineare l'urgenza della nostra missione comune…“ (Robert Kennedy, a cura del suo team)


Abba nostro…


(Dopo la traduzione di Ulrich, Homo Abyssus, 475-476) Il pensiero in genere ed in modo particolare quello cattolico deve recepire questa lezione di Tommaso ed Ulrich: l’intellectus deve evitare ogni forma di astratta idealità e mettersi al servizio della quidditas rei materialis, senza perdere di vista la sovraessenzialità dell’essere, cioè il dono dell’essere come amore gratuito. Io credo che la crisi dell’essere consista in questo: o è l’essere che cade in conceptione intellectus oppure lo è la contraddizione. Questo significa anche discernere la differenza tra il nulla nichilista e quello dell’amore gratuito; la ragione deve corrispondere alla gratuità dell’essere e in questo è nulla e lo può solamente se la sua „essenza“ è risvegliata dalla luce del dono dell’essere; in questo senso la ragione è „ancella“, è „obbediente“ non ad un potentato e alle sue narrazioni, ma al „senso necessario dell’essere“; la ragione nichilista invece vuole misurare se stessa e celebrasi in una sua propria „solennità peccaminosa“, che Ulrich chiama ipostasi dell’essere o sospensione ideale; non si può riflettere sull’amore come un oggetto fissato in un’idealità astratta, ma non si può neppure vedere la luce dell’essere direttamente, come non possiamo fissare i nostri occhi direttamente nella luce del sole senza accecarci, qualora il nostro sguardo, fissandosi nella luce dell’essere, sospendesse la sua capacità quotidiana nella conoscenza della quidditas rei materialis. 


(Sera) Ho fatto un giro di un’ora con la mia bicicletta elettrica, pedalando nel tramonto, tra i campi di grano e granturco, sull’altipiano dopo Weissenborn e sulla ciclabile fino a Droyssig…solo ora penso al fatto che in Africa qualcuno lavora per me, in condizioni disumane, perché io abbia questo lusso elettrico. Che il Signore benedica questi lavoratori-schiavi…quando sono partito Konstanze era al telefono con una collega che non era d’accordo con il modo di gestire Corona ed avevo smesso di lavorare, tornando era ancora al telefono… 


Eurotrash mi spinge ad andare in profondità della mia vita, senza usare un linguaggio teologico o filosofico, che mi permette di dare criteri necessari al vivere, ma che corre anche il rischio della „sospensione ontologica“ (Ulrich). La „salita“ del padre, che descrive il narratore di Eurotrash è ad un altro livello da quella di mio padre, che si è comprato degli alloggi, ma che non avrebbe potuto comprarsi delle case in posti come Ginevra o Zurigo, ma anche per lui è stata una „salita“. Dalla fame del dopoguerra,  da operaio sui pali della luce nella ferrovia, passando per il lavoro da macchinista, fino a dirigente di una piccola o forse media azienda tessile; mi ricordo che ha fatto sempre due lavori, per esempio come imbianchino o tappezzando le case o distribuendo il lavoro delle penne ad alcune donne del quartiere di Mirafiori sud a Torino, anche imbrogliando il datore di lavoro più grande di lui, piegando le reti in cui erano le penne, per sottrarne una riga; ma comunque più che ladro è stato uno che ha lavorato tanto, almeno fino ad una certa età, per cui almeno fino a quando io lavorato al suo fianco non ha avuto le arie e le grazie di un parvenu, come il padre di Christian; anche una „paura di essere provinciale“ non lo ha caratterizzato, piuttosto da Torino e ritornato a Casale Monferrato, per aprire la sua azienda tessile con sua sorella e suo marito (un rapporto che è finito malissimo) e il luogo amato per una vita è stato Cervera (Istria), che però lo ha trattato un po’ come l’Inghilterra ha trattato il signor Kracht: come uno che si usa, ma non che si sente come uno dei suoi; a parte Nello e suo figlio Denis che sono venuti al funerale con il cuore e tra l’altro vivono a Parenzo, non a Cervera, non credo abbia avuto amici; L., a cui aveva dato dei soldi per farsi una casa, ci è anche venuto al funerale, ma piuttosto per una formalità. Lucio Pulin, con il quale aveva organizzato i tornei di bocce credo lo abbia stimato, ma morto lui, in fondo mio papà era solo anche a Cervera, un paesino contadino su un altipiano che da sul mare, al nord di Parenzo. Per quanto riguarda l’arte, mio padre non si sarebbe potuto permettere un quadro di Lyonel Feininger, di cui qualche anno fa avevo visto una mostra a Quedlinburg. I quadri comprati erano piuttosto, uno è appeso qui nella mia stanza (a me piace perché è raffigurato il mare), di seconda qualità  Sul legame tra soldi ed arte vorrei aggiungere, e questo non ha che fare con mio padre, che qui a Droyßig avevo conosciuto uno scultore del legno che avevo cercato di avvicinare con argomenti culturali, ma la volta dopo non sapeva neppure chi ero, credo che gli interessassero più le persone che compravano le sue opere, che uno che cercava di interpretarle. Ma ritorniamo al rapporto con mio padre, partendo da questa frase che leggo in Eurotrash: „Il nostro rapporto consisteva nella sola affermazione della sua natura feudale. Non era possibile dissentire, non era mai stato possibile, ci si organizzava, ci si accordava con lui e si riceveva denaro per questo“. (46) - no, così duramente non posso né voglio esprimermi su mio padre, che ha pagato il mio studio ed è stato generoso anche in altre occasioni, sebbene una volta, quando non si accorse che mia figlia lo ascoltava, l’ha ferita facendola passare per una scroccona, una che chiede sempre soldi, che certamente non era e non faceva. Anche di mia madre, alla fine di una delle telefonate dalla clinica, qualche settimana prima di morire, quando non si accorse che il telefono non era spento e  mia madre lo stava ascoltando, disse al vicino di letto delle cose davvero brutte sul suo conto…ma forse era già andato giù di testa. Non aveva una natura feudale, anzi a faccia a faccia, per esempio passeggiando, era possibile dirgli tante cose, ma quando c’erano ospiti era più tentato di „educarmi“, invece che di prendermi sul serio come figlio adulto…infine: un avvocato di mio padre non esiste, esiste un uomo della banca (Fideuram), che non mi ha detto che „sarà sempre a disposizione se avessi bisogno di lui“ (47); venendo al funerale - dei miei amici, diciamo diretti, (Denis è un amico, ma attraverso mio padre) non è venuto nessuno e solo Renato ha avuto il bisogno di dirmi che se ne vergognava - mi ha un po’ impressionato, ma devo dire che il modo di gestire i soldi del suo amico Francesco, „una leggenda“, non mi è piaciuto per nulla e quando dopo mesi glielo ho scritto, mi ha garantito che lui ha fatto solo del bene per la nostra famiglia, affermazione che assomiglia tanto alla „solennità peccaminosa“ (Balthasar), di cui parlavo questa mattina…chissà forse mi sbaglio. Buona notte! 


(Droyssig, il 21.6.24; inizio dell’estate; ultimo giorno di scuola

Il solstizio estivo, che nel 2024 cade oggi,  21 giugno, è il giorno in cui l'emisfero settentrionale della Terra è inclinato al massimo verso il Sole. Questo evento astronomico comporta:

  1. Il giorno più lungo dell'anno: Il 21 giugno 2024 ha quindi la massima durata di luce diurna.
  2. Il Sole alla massima altezza: Il Sole raggiunge la sua posizione più alta nel cielo a mezzogiorno.
  3. Inizio dell'estate astronomica: Il solstizio estivo segna l'inizio ufficiale dell'estate nell'emisfero settentrionale.

Il saggio intitolato „Über die Linie“ (al di là della linea, 1950, 1951, 1958) di Ernst Jünger è quello del tomo 9,1 dell’opera omnia, che filosoficamente mi sta arricchendo moltissimo. Quello sulla pace (1941, 1944, 1945) è stato in primo luogo una scoperta esistenziale di incomparabile valore, ma questo filosofico, che sa che la filosofia da sola non può vincere la battaglia contro il nichilismo (cf p. 268), sta mettendo in discussione ed approfondendo temi che mi hanno accompagnato tutta la vita. La metafora usata - sono arrivato per ora al punto 17, non mi è ancora del tutto chiara, ma mi sono chiari alcuni aspetti che devono essere ripetuti e pensati in avanti. 1) Parto da una domanda che mi sembra straordinariamente importante: quale è il valore elementare che ci serve da criterio di giudizio? Traduco Grundwert non con la formula: valore fondamentale, perché questa traduzione correrebbe il rischio di „essenzializzare“ il discorso: ma non si tratta di comprendere le essenze del mondo, ma quei valori elementari che conoscono anche i bambini, anche se spesso sono sommersi di immondizia. La domanda che ci pone Jünger alla fine del numero 16 del saggio su cui stiamo riflettere è la seguente: quale è il valore elementare che sostiene le persone, le opere e le strutture oggi (quindi significa anche nel mio oggi: 2024)? Concisamente essa „suona: hanno passato la linea?“ (266); o sono ancora totalmente nella melma del nichilismo. 2) Tutto il discorso sulla „legittimità del moderno“, anche quello teologico, per Jünger è „alle prese con la retroguardia dell'Illuminismo ed è quindi ancora invischiato nel dialogo nichilista“ (267-268). In un certo senso questo vale anche per la „bellezza disarmata“ che, cosa del tutto interessante, dialoga con autori come Houellebecq, che è forse la forma più eccitante del nichilismo. PS Vorrei precisare che io ho imparato molto sia da Massimo Borghesi (legittimità del moderno) che da don Julián Carrón (bellezza disarmata); dal primo la rilevanza filosofica di Papa Francesco e dal secondo la dimensione ultimamente indifesa del cristianesimo come exinanitio (cf. Ferdinand Ulrich). 3) Jünger accenna alla tensione tra profezia e istituzione riferendosi allo scontro tra Søren Kierkegaard e il vescovo Jacob Peter Mynster, scontro che rappresenta una delle controversie più significative nella storia della filosofia e della teologia danese del XIX secolo. Il danese Søren Kierkegaard è un esempio eminente di filosofo e teologo, noto per la sua critica alla Chiesa istituzionale e per la sua enfasi sulla fede individuale e sull'esperienza religiosa autentica, che io chiamo „profezia“. Jacob Peter Mynster è stato vescovo della Chiesa di Danimarca, rispettato e influente e rappresentava l'istituzione ecclesiastica ufficiale e l'ortodossia religiosa del tempo. Kierkegaard sosteneva che la vera fede cristiana richiede un impegno personale e un'esperienza autentica della relazione con Dio. Criticava la Chiesa per aver ridotto la fede ad una formalità e per aver perso la sua autenticità spirituale. Mynster rappresentava una visione più istituzionale della fede, in cui la Chiesa e i suoi rituali erano considerati essenziali per la pratica religiosa. Possiamo vedere come i tempi sono cambiati, almenoi in ambito cattolico, visto che oggi un Papa come Francesco incarna quello che voleva Kierkegaard; certo il Papa non accusa una Chiesa di Stato, che non corrisponde alla situazione della Chiesa in nessun paese occidentale, ma l’accusa di essere troppo mondana e compromessa con il potere politico o con quelle che egli chiama le „colonizzazione ideologiche“; penso ad un discorso natalizio ai cardinali all’inizio del pontificato. Ovviamente un Papa non può ritenere che la  Chiesa abbia tradito tout court l'essenza del cristianesimo, ma ci rende attenti al pericolo di diventare una mera organizzazione sociale piuttosto che un'istituzione spirituale. Ma ritorniamo all’esempio danese; a livello di etica e religiosità, Kierkegaard insisteva sull'importanza dell'etica individuale e del „salto“ esistenziale che ogni individuo deve fare per raggiungere una vera relazione con Dio. Mynster enfatizzava l'importanza della comunità religiosa e delle pratiche collettive della Chiesa come mezzi per vivere una vita cristiana. Forse la genialità del carisma cattolico di don Giussani è consistito nel fatto di unire le esigenze di Kierkegaard con quelle di Mynster, partendo dalla comunità religiosa guidata come luogo in cui si possa porre efficacemente la domanda del senso religioso e percorre il cammino dell’esperienza verso la verità. Ma anche in una realtà come quella di CL (è solo un esempio) sarà necessario tenere viva la tensione tra „Kierkegaard“ e „Mynster“, tra una polemica contro il cristianesimo istituzionale e una chiamata ad un ritorno alla fede autentica, profetica ed individuale e l'autorità religiosa e l'influenza sociale della Chiesa in un'epoca di crescente secolarizzazione e cambiamento, un epoca che negli anni 50 del XX secolo Jünger riassume con la parola „nichilismo“. Jünger ha pensato che per la ricostruzione post nichilistica le Chiese avrebbero potuto giocare un ruolo importante, ma è evidente che gli scandali enormi in cui sono stati coinvolte negli anni 70 hanno indebolito la forza profetica della Chiesa e reso necessario il polo che riassumo con il nome del filosofo danese. Ancora più che negli anni cinquanta del secolo scorso la Chiesa o se volete le Chiese devono porsi la domanda: possiedono ancora un metodo di salvezza contro il nichilismo? O con la loro „mondanità spirituale“ (De Lubac, Papa Francesco) sono del tutto o quasi ingoiate nel mainstream del nichilismo stesso? La posta in gioco è altissima: "La questione non può essere liquidata a priori, perché è proprio negli edifici non esaminati che i materiali per l'aggressione nichilista potrebbero essere particolarmente virulenti. Ne risulterebbe allora ciò che abbiamo descritto all'inizio: lo spettacolo di una benedizione che non avrebbe alcuna corrispondenza nella trascendenza e diventerebbe quindi un gesto vuoto, un atto meccanico come tutti gli altri, anzi inferiore ad essi, perché finge dei valori" (Ernst Jünger, Über die Linie, 266). Sono commosso che alla benedizione personale alla fine dell’anno scolastico vengano così tante persone a ricevere una benedizione personale (anche gli studenti che votano o voterebbero AfD). 4) Detto questo direi con Antonio Rosmini che necessitiamo di un „risorgimento“ non di una „rivoluzione“ e quindi è giusto il giudizio di Jünger che sia la formula di Nietzsche: "filosofare con il martello“ (deriva dall'opera di Friedrich Nietzsche "Götzen-Dämmerung" (1888), in particolare dal sottotitolo "Come filosofare con il martello“) sia quella di Léon Bloy: "Impresa di demolizione“ che lo scrittore e pensatore polemico francese della fine del XIX e dell'inizio del XX secolo ha fatto scrivere nel suo biglietto da visita, sono espressioni del nichilismo stesso: filosofare con il martello (Nietzsche), sabotare (fenomeno criticato da Peguy), demolire (Bloy) sono azioni che in fondo aumentano solamente il nulla, invece che di aiutare a superare la linea, in forza di una speranza, da non confondere con l’ottimismo. Una speranza contro ogni speranza, contro la possibilità che in pochi mesi siamo già nel disastro, come ha detto il presidente serbo Vucic (cf mia bacheca di X ieri). 5) Con Jünger penso che si possa sperare ancora nelle Chiese, anche se egli stesso, come non ancora cattolico, ha pensato che la Chiesa cattolica resista di più di quelle protestanti al mainstream nichilista; ma devo dire che il complimento che ci fa Jünger forse negli ultimi decenni non c’è lo siamo più meritati: „"L'ulteriore soppressione delle chiese abbandonerebbe le masse al collettivo tecnico e al suo sfruttamento, oppure le spingerebbe nelle braccia di quei settari e ciarlatani che oggi sfilano ad ogni incrocio. È qui che si incontrano un secolo di progresso e due secoli di illuminismo." (267). Dal Papa latino americano abbiamo imparato che da questo disastro non ci salvano delle élites, ma il popolo santo di Dio, che sa soffrire in modo sensato e sa anche gioire in modo sensato. Dopo tantissimi anni passati nella scuola so che se ho potuto seminare qualcosa di Gesù l'ho potuto solamente in forza della sofferenza patita, piccola grazie a Dio, e non ai successi pedagogici…La critica al paradigma tecnocratico (Laudato si’) e l’invito alla profezia della pace (Fratelli tutti) sono segni evidenti di un’educazione che si coinvolge con i problemi del mondo…e il magistero ordinario del Papa ci aiuta a sollevare lo sguardo all’amore crocifisso! 



PS Ci sono tre punti nel discorso di Jünger ( Al di là della linea, numero 17) che non approfondito questa mattina, ma che devono essere per lo meno accennati, tre „fatti“ li chiama Jünger che lui legge, se ho capito bene, come motivi di speranza: „"L'inquietudine metafisica delle masse, l'emergere delle singole scienze dallo spazio copernicano e l'apparizione di temi teologici nella letteratura mondiale sono elementi positivi di alto livello, che possono essere giustamente contrapposti a una valutazione della situazione puramente pessimistica o orientata al male" (Ernst Jünger, 269). 1) Io non se faccio solo un’associazione di pensieri del tutto differenti se collego il concetto di „popolo santo di Dio“ (Bergoglio) con questa „inquietudine metafisica delle masse“ (Jünger), certo che entrambi gli autori sono preoccupati quando osservano che le masse sono lasciate senza una guida, in balia delle „colonizzazioni ideologiche“ di vario colore. Jünger scrive dopo aver parlato del compito positivo delle Chiese (vs sette): "Si sente anche la proposta di abbandonare le masse alla loro volontà, che le spinge così chiaramente alla distruzione. Ciò significherebbe perpetuare la schiavitù in cui languono milioni di persone e che supera gli orrori dell'antichità, ma senza la sua luce“ (267). Io capisco questo: masse senza una guida che le trasformi in un popolo santo di Dio sono in balia del male, della schiavitù (cioè vengono usate come cose non come persone, come „carne da cannone“ o come „carne pornografica“ (lo dico con tutto quel rispetto che fa dire a Gesù che le prostitute entreranno prima degli scribi nel Regno di Dio). 2) Per quanto riguarda le singole scienze Jünger ne cita tre: Astronomia, Fisica e biologia. Io non sono un esperto in questo campo e come filosofo non sono in grado di fare un „riassunto sintetico“ della loro importanza, al massimo solamente qualche nota al margine. A)  L’astronomia ci permette di considerare la grandezza dell’universo e la non centralità della terra in esso, nel senso che noi siamo in una galassia periferica. Per precisare: a) L'universo osservabile non ha un centro definito. Ogni punto può essere visto come il centro del proprio orizzonte osservabile a causa dell'espansione dell’universo. b) La Terra si trova nel Sistema Solare, che a sua volta si trova nella Via Lattea, una galassia a spirale. La Via Lattea è una dei miliardi di galassie nell'universo e si trova in una posizione non centrale rispetto alla struttura complessiva dell’universo. Questo fatto ci educa all’umiltà evangelica. Cristo non è nato nel centro del mondo allora conosciuto, ma in una cittadina di cui si può anche dire: non centrale rispetto alla struttura complessiva dell’impero romano. B) Nelle figure di Einstein e di Oppenheimer siamo confrontati con delle intuizioni sul reale che ne mettono in rilievo da una parte la relatività del movimento delle masse e della luce e dall’altra con una comprensione non statica, ma dinamica del reale. Le intuizioni di Einstein e Oppenheimer hanno evidenziato che il reale non è statico ma dinamico. Einstein ha dimostrato come il movimento e la gravità influenzano lo spazio e il tempo, mentre Oppenheimer ha mostrato come l'energia nucleare e i processi cosmici coinvolgono cambiamenti fondamentali e continui nella struttura della materia e dell’energia. B1) Albert Einstein ha formulato una relatività speciale (1905) ed una generale (1915); per quanto riguarda la prima: tempo e spazio non sono assoluti ma relativi. Il tempo può dilatarsi e lo spazio può contrarsi a velocità prossime a quella della luce (dilatazione temporale e contrazione delle lunghezze). Einstein formula un principio di relatività speciale che può essere riassunto con questa frase: Le leggi della fisica sono le stesse per tutti gli osservatori inerziali, indipendentemente dal loro movimento relativo. E per la velocità della luce: a velocità della luce nel vuoto è costante e ha lo stesso valore c (~299.792.458 m/s) per tutti gli osservatori, indipendentemente dal moto della sorgente di luce o dall'osservatore stesso. Questo deve essere chiarito, perché sembrerebbe essere il contrario dell’intuizione della relatività. Il principio della relatività speciale afferma che se due osservatori sono in moto relativo uniforme (cioè, senza accelerazione) l'uno rispetto all'altro, le leggi della fisica si applicano nello stesso modo in entrambi i sistemi di riferimento. Immaginiamo due osservatori, Konstanze (Stanzi) e Roberto (Bob), che viaggiano a velocità costante l'uno rispetto all’altro. Stanzi si trova in un treno che si muove a velocità costante. Bob è fermo sulla banchina. Se Stanzi esegue un esperimento di fisica (ad esempio, lascia cadere una palla) e Bob esegue lo stesso esperimento, entrambi vedranno che le leggi della fisica (ad esempio, la legge di gravità) si applicano allo stesso modo nei loro rispettivi sistemi di riferimento inerziali. Se Konstanze accende una torcia, entrambi vedranno la luce viaggiare alla stessa velocità c, indipendentemente dal fatto che Stanzi sia in movimento rispetto a Bob. In sintesi, il principio di relatività speciale di Einstein unifica la fisica nei sistemi inerziali, mostrando che le leggi della fisica e la velocità della luce sono invariati, indipendentemente dal movimento relativo degli osservatori. Ciò non è in contraddizione con i concetti di dilatazione del tempo (un orologio in movimento rispetto ad un osservatore batterà più lentamente rispetto a uno fermo); contrazione delle lunghezze (un oggetto in movimento rispetto a un osservatore sarà misurato come più corto nella direzione del moto); equivalenza massa-energia: la famosa equazione E = mc2 mostra che massa ed energia sono intercambiabili. Per quanto riguarda la relatività generale terrei presenti questi due punti: La gravità non è una forza in senso tradizionale ma è il risultato della curvatura dello spazio-tempo causata dalla presenza di massa ed energia. I fenomeni osservati in un campo gravitazionale sono indistinguibili da quelli osservati in un sistema di riferimento accelerato.

B2) J. Robert Oppenheimer è famoso per la sua direzione del progetto Manhattan, che ha portato allo sviluppo della bomba atomica. Questo ha rivelato l'energia dinamica e distruttiva contenuta nei nuclei atomici. Ho visto all’inizio dell’anno scolastico appena finito con la mia classe il film a lui dedicato. Oppenheimer ha contribuito alla comprensione del collasso gravitazionale delle stelle massicce, portando alla formazione di buchi neri. Questo è un processo altamente dinamico in cui la materia collassa sotto la propria gravità in una singolarità, dove le leggi della fisica classica non possono più descrivere il comportamento della materia e dell’energia. In questo senso, come fa anche vedere bene il film, si tratta di un passo ulteriore nei confronti di quello della relatività. Il film fa vedere anche il rispetto del giovane per il vecchio maestro: La teoria della relatività di Einstein ha rivoluzionato la nostra comprensione del tempo, dello spazio, della massa e dell'energia. Ha mostrato che questi concetti sono interconnessi e relativi, cambiando in modo dinamico in funzione del movimento relativo degli osservatori. I contributi di Oppenheimer alla fisica nucleare e alla comprensione dei buchi neri hanno dimostrato che la realtà è intrinsecamente dinamica. I processi subatomici e cosmologici sono governati da leggi che implicano cambiamenti e trasformazioni costanti. Con la figura di Oppenheimer cominciamo a comprendere quanto dall’interno del paradigma tecnocratico si sollevi anche una voce etica che comprende che non vi è solo alcunché di positivo in queste scoperte (Einstein lo ha compreso con la stessa intensità), che invece Jünger considera fondamentalmente come positive come abbiamo visto prima in questo PS. C) Per non scrivere un libro, direi che per quanto riguarda la biologia che nel dialogo in questi due decenni con il mio collega che insegna biologia mi è stato possibile, anche se in modo passivo comprendere la bellezza del creato (fiori, foreste…) anche solo dal punto di vista biologico. D) l’elemento dei temi teologici nella lettura mondiale, ovviamente sono le cose che, come „figlio“ di Balthasar (Goethe…) e Giussani (Leopardi) più conosco; nei miei diari ci sono tantissimi riferimenti su questo e il Papa stesso nei G7 ha sottolineato l’importanza dell’opera di Benson: the lord of the world. 


Una notizia davvero sconvolgente sullo stato dei migranti in Italia la da Banfi nella versione odierna: „In primo piano c’è l’orrore dell’episodio di Latina. La storia di Satnam Singh, il lavoratore in nero vittima di un incidente nelle campagne di fatto lasciato morire, “perché in nero”, ha sconvolto tutti. E ha suscitato un coro unanime del mondo politico: dalla Schlein alla Meloni. A sottolineare la vicenda è stata poi l’intervista televisiva al Tg1 del padre del datore di lavoro (già indagato), che ha pensato bene di criticare la vittima che avrebbe commesso una “leggerezza”. Nelle sue parole e nel suo atteggiamento l’abitudine a considerare questi esseri umani di serie B, “Untermensch” come dicevano i nazisti dei prigionieri di Auschwitz.“ 


Abba nostro…



(Pomeriggio) La Communio online cerca di tenere un equilibrio tra le opposizioni in gioco nella Chiesa in Germania; è un tentativo interessante se vissuto come fecondità teologica dell’opposizione (Romano Guardini), non servirà a molto se si tratta solo di un equilibrio politico; qui nel diario cito solo la presentazione del nuovo volume di Communio, nel riassunto del redattore capo teologico: „Il Comitato sinodale rimane controverso (der Synodale Ausschuss). Mentre il corpo ecclesiastico di vescovi e funzionari laici si riuniva a Magonza, Roma ha ricevuto ancora una volta una richiesta di controllo da parte dei critici. Il vescovo Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, si era più volte lamentato di denunce anonime. Questa volta è chiaro chi è a creare problemi: l'iniziativa "Nuovo Inizio" aveva preso in parola l'avvocato canonista Heribert Hallermann. In un'intervista a COMMUNIO, aveva detto che l'autorità vaticana competente avrebbe condotto un procedimento amministrativo contro la Conferenza episcopale tedesca in risposta ad una petizione corrispondente - e aveva previsto un esito chiaro: il caso era chiaro, la commissione non era coperta dal diritto canonico. Ma a Magonza, Bätzing ha dichiarato di avere il "via libera" del numero 2 del Vaticano, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. La questione rimane quindi interessante: Roma tollererà gli sforzi in Germania per consentire una maggiore consultazione e un maggiore processo decisionale nei comitati all'interno della Chiesa? O il prossimo stop da parte del Vaticano è imminente?“ (Benjamin Leven). 


Non dobbiamo „filosofare con il martello“, ma non dobbiamo neppure censurare la verità; per questo segnalo una trasmissione di useful idiots a cura di Matt Wilson (21.6.24): Un diplomatico britannico rivela che la NATO ha iniziato la guerra in Ucraina. Una rara rivelazione da parte dell'insider Ian Proud. PS La redazione di „Useful idiots“ (Katie Halper e Aaron Maté) riassumono così la questione: „Dal luglio 2014 al febbraio 2019, il diplomatico veterano Ian Proud è stato assegnato all'ambasciata britannica a Mosca, dove ha fornito consulenza ai ministri britannici sulle sanzioni contro la Russia. L'aver preferito la diplomazia alla guerra lo ha reso un disadattato (misfit; emarginato) a Mosca.

Proud si unisce a Useful Idiots per spiegare come la diplomazia britannica abbia fallito in Russia e come una strategia diversa dall'aggressione e dalla guerra di sciabola avrebbe potuto evitare l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Ian fornisce una complessa storia del conflitto, che inizia con il colpo di Stato in Ucraina sostenuto dall'Occidente nel 2014 e culmina con l'infame minaccia di Boris Johnson a Zelensky di rifiutare un accordo di pace …E oggi, con un ("cosiddetto") vertice di pace convocato dal governo ucraino e con Putin che ha fatto la sua più concreta offerta di pace fino ad oggi, la lunga storia di Ian come diplomatico britannico a Mosca ci dà la possibilità di togliere il sipario sui colloqui che potrebbero potenzialmente porre fine alla guerra per procura….Ian Proud, ci spiega:

-Come Victoria Nuland, diplomatica statunitense, ha minato i colloqui di pace a ogni passo dal 2014.

-L'ammissione di Boris Johnson che la guerra per procura riguarda la "difesa dell'egemonia occidentale" (e il suo imbarazzante incontro con il battaglione neonazista Azov).

-Il ruolo del Regno Unito nella guerra sporca in Siria

-Il ruolo del Regno Unito nel sostenere l'assalto genocida di Israele a Gaza.

-Quanto il governo britannico e i suoi alleati investono nella propaganda (o, come la chiamano loro, nelle comunicazioni strategiche) per ingannare l'opinione pubblica e indurla ad assecondare le loro guerre per procura. -E le elezioni presidenziali statunitensi del 2024: Ci sarebbero differenze in politica estera tra Biden e Trump?“ Secondo Michael Tracey non ce ne saranno. 


(Wetterzeube, il 20.6.24)  "La missione terrena di Gesù si è conclusa con il suo ritorno al Padre. La sua missione storico-mondiale ed ecclesiale sarà completata quando deporrà il Regno compiuto ai piedi del Padre, affinché Dio sia tutto in tutti. La Chiesa è in cammino verso questa cattolicità assoluta ed insuperabile; la sua missione non si ferma ad una trasformazione immanente del mondo, ma trascina il mondo al di là della sua immanenza e "trascendenza immanente" verso il fine ultimo e per il quale esiste la creazione. Tutto ciò che riguarda la Chiesa è una partenza {questo spiega anche la Chiesa in uscita di Papa Francesco; RG} ed esiste per questo suo fine ultimo". (Hans Urs von Balthasar, Katholisch, 37). Stamattina parlando con Konstanze le ho detto che la Chiesa è l’unica istituzione a cui mi sento legato da tutta una vita, a parte quegli anni di „carestia“ dal 1981 al 1988 (l’inizio del nostro rapporto sarà nel 1987, come sanno anche le ragazze della 7d); sulla risposta di mia moglie ritorno poi. Questa frase di Balthasar forma la mia coscienza cattolica come null’altro, per questo motivo anche dopo più di venti anni nella diaspora atea e in parte luterana questo punto è rimasto fermo. La Catholica è espressione di un compito che riguarda tutto l’essere, che Dio, che già ora è „tutto in tutti“, dona gratuitamente. Questo dono diventa compito, perché ciò che è teologicamente vero (Dio è tutto in tutti), lo diventi anche escatologicamente, come eschaton, come meta ultima dell’essere stesso. La „trascendenza senza trascendenza“ (Bloch) è stata nella mia gioventù un „sostituto religioso“ negli anni del deserto, negli anni di „carestia“ di cui ho parlato sopra. L’impazienza utopica non è però così impaziente come quella teologica ed ontologica di cui parla Balthasar. Balthasar me lo scrisse già nel 1979: per chi spera Bloch? Per una futura umanità? E che ne sarà dei miliardi di persone che hanno vissuto prima e che sono morti? Vi è una pazienza di Gesù che Bloch non conosceva: solo il Padre conosce l’ora dell’eschaton, della dimensione ultima del reale! E nel dono dell’essere stesso ci è donata quella semplicità e completezza che nessuna azione rivoluzionaria potrà mai costruire, come il primo Bloch ancora sapeva, prima di diventare uno stalinista. Nella Chiesa romano-cattolica si realizza questo essere in cammino verso l’eschaton! Mia moglie sulla questione istituzionale è scettica; ti hanno fatto sempre soffrire in CL, e poi non solo loro, anche noi, ed in primo luogo lei, mi ha detto, non aveva interesse a questa amicizia, che qualcuno ha davvero voluto come S. Come mai Ulrich ha toccato il suo cuore e CL no? Perché Ulrich era davvero una presenza di quella Presenza di cui si parla in continuazione in CL. Quando siamo partiti per la Sassonia-Anhalt Ulrich in Baviera lo abbiamo visto di meno, ma non è stato meno una presenza, come dimostra il modo con cui ci ha accolti sul suo letto di morte. Poi in CL, in modo particolare in chi la guidava in Germania, Konstanze ha sempre visto questa voglia di essere nel gruppo degli eletti. Tutto questo forse è vero e forse ha davvero ragione lei ma non toglie nulla al fatto che il compito cattolico descritto da Balthasar è e rimane l’unica „casa“ - in questo senso ha anche una dimensione istituzionale, anche se certi papi nella storia  si sono comportati in modo non conforme a Cristo; questo dei papi è stata la risposta di mia moglie quando le ho detto che noi seguiamo Pietro: lei mi ha detto che in primo luogo seguiamo Francesco; comunque lei non è una teologa e non vuole neppure che si prendano alla lettera le sue frasi, visto che lei a volte si sbaglia, lo ha detto lei, nella interpretazione di una certa persona o di certi avvenimenti, etc.

Ma ritorniamo alla disponibilità cattolica: Hans Urs von Balthasar usa metafore scientifiche nel suo libro "Katholisch" per chiarire concetti teologici complessi. Nel capitolo che sto meditando, anche in riferimento a Henri de Lubac, impiega i termini "propulsione", "sedimento" e "condensato" per descrivere alcuni aspetti della Chiesa. Ecco una possibile spiegazione di questi termini nel contesto della sua teologia:

  1. Propulsione: Nella terminologia scientifica, la "propulsione" si riferisce a una forza motrice che causa movimento o cambiamento. Nel contesto ecclesiastico, Balthasar intende dire che ciò che nella Chiesa sembra statico è in realtà una forza motrice per la sua dinamica. Non è passivo, ma attivo e contribuisce al movimento vitale della Chiesa.
  2. Sedimento: Il "sedimento" nella geologia indica materiale che si deposita nel tempo attraverso processi come l'erosione o la precipitazione chimica. Nell'immaginario di Balthasar, il "sedimento" può rappresentare qualcosa che si accumula nel tempo e forma uno strato. Riferito alla Chiesa, questo significa che gli elementi apparentemente statici sono il risultato di processi dinamici passati e ora servono come fondamenta o strati della tradizione e della dottrina ecclesiastica.
  3. Condensato: Nella fisica, il "condensato" è lo stato in cui un gas si trasforma in liquido, come quando il vapore acqueo si condensa in acqua. Balthasar usa questo termine metaforicamente per descrivere che gli elementi apparentemente statici della Chiesa sono in realtà il risultato di processi dinamici. Sono il "precipitato" o la condensazione di qualcosa che originariamente era in movimento.

In sintesi, Balthasar descrive che gli aspetti della Chiesa che appaiono statici sono profondamente legati alla sua natura dinamica. Questi elementi statici (propulsione, sedimento, condensato) sono in realtà manifestazioni o risultati dei processi vivaci e dinamici che plasmano e portano avanti la Chiesa. Si tratta insomma di un’opposizione feconda che non permette di ridurre la Chiesa né ad un’ideologia progressista, né ad una tradizionalista. E in questo contesto Balthasar spiega il senso 1) della Sacra Scrittura, che non può mai essere „incatenata“ (2 Tim 2,9: ἀλλὰ ὁ λόγος τοῦ θεοῦ οὐ δέδεται·; il Logos di Dio non è incatenato); porta frutto nella nostra meditazione quotidiana, sia nella diretta meditazione di essa (della parola, del Logos) sia nella meditazione di autori che l’hanno compresa in profondità; 2) dei sacramenti che rendono presenti redenzione, croce e risurrezione; essi non sono solo ricordo di qualcosa di passato o di processi passati condensati nel presente; 3) dell’autorità che ci presenta e rappresenta un Signore presente ora, in modo tale che non ci accontentiamo né di un’idealità astratta (Ulrich) né di un’idealità mediocre (Balthasar); 4) dei dogmi che ci impediscono di scivolare a destra o a sinistra. De Lubac parla „della vita autenticamente spirituale come dogma in actu“; ed in modo particolare quelli di Nicea e Calcedonia hanno „una vitalità non spiegabile storicamente“ (Balthasar):  questi dogmi „non vengono solo trascinati, ma viaggiano con la Chiesa“ e portano frutto. Per i lettori che non hanno un grande sapere teologico: In sintesi, i dogmi di Nicea e Calcedonia (1, 2) stabiliscono che Gesù Cristo è sia pienamente Dio che pienamente uomo, uniti in una sola persona senza confusione o separazione.

  1. Concilio di Nicea (325 d.C.): Il primo concilio ecumenico della Chiesa, tenuto a Nicea (nell'attuale Turchia), è stato convocato per affrontare le controversie sull'arianesimo, una dottrina che negava la divinità di Gesù Cristo. Il principale risultato del concilio è stato il Credo di Nicea, che afferma: a) La consustanzialità del Figlio con il Padre: Gesù Cristo è della stessa sostanza (consustanziale) del Padre, quindi veramente Dio. b) La piena divinità di Gesù: Gesù Cristo è vero Dio da vero Dio, generato, non creato. 
  2. Concilio di Calcedonia (451 d.C.): Il quarto concilio ecumenico, tenuto a Calcedonia (vicino a Costantinopoli), è stato convocato per chiarire la natura di Gesù Cristo in risposta a diverse eresie, tra cui il monofisismo (che sosteneva che Cristo aveva una sola natura, solo divina o solo umana). Il concilio ha proclamato: a) Le due nature di Cristo: Gesù Cristo è una sola persona con due nature, pienamente divina e pienamente umana, senza mescolanza, cambiamento, divisione o separazione. b) L'unione ipostatica: Queste due nature sono unite in una sola persona (ipostasi), Gesù Cristo.

Tanto per fare due esempi di fecondità: l’unione ipostatica di Cristo non può essere sostituita da nessuna pseudo forma ipostatica del pensiero, dell’azione, etc. Di queste tentazioni ipostatiche parla Ulrich nell’Homo abyssus. E la formula „senza mescolanza e senza separazione“ serve per comprendere tanti dei fenomeni „paradossali“ (De Lubac) „opposti“ (Guardini) ecclesiali ed umani. L’amore tra l’uomo e la donna è senza mescolanza e senza separazione; sono davvero una sola carne, ma le loro esigenze spirituali e carnali non si „mescolano“. 

La specificità del carisma di don Giussani consiste nell’averci fatto comprendere che la compagnia ecclesiale stessa, non solo i suoi sacramenti sono un metodo per comprendere e vivere la presenza di Dio oggi! Il sabato mattina degli Esercizi di mons. Paccosi (Rimini, 2024)  ci ricordano i peccati contro la speranza, che sinteticamente vengono riassunti dal vescovo di Miniato, nella formula: riduzione dei segni a sogni. Il primo grande peccato è la „evagatio mentis“, nella quale ci crogioliamo in piccole soddisfazioni quotidiane e „rinunciamo con facilità a tutto ciò che ci richiamerebbe all’ideale: la preghiera, certi volti amici, la Scuola di Comunità, la Messa (chi va a Messa quotidianamente?)““ (29); ovviamente conosco anch’io l’ evagatio mentis, ma chi legge questo diario sa che non rinuncio all’ideale, nel senso spiegato dal vescovo, anche se qui nella diaspora non è possibile andare alla Santa Messa ogni giorno. Non rinuncio neppure a certi volti amici (in primo luogo a quello di mia moglie, ma in questi tempi al volto del nostro don Camillo e a quello del giovane sacerdote che negli ultimi mesi ha partecipato al gesto del martedì (Vespri, Messa, adorazione eucaristica e Pizza). Noi, Konstanze ed io, su queste cose non abbiamo per nulla l’atteggiamento dei „ma“, „se“, forse“, „però“ (Esercizi, 30); il secondo peccato è quello dello „stoicismo“, inteso come „tentativo di non desiderare cose grandi“; in un certo senso mi sembra essere più „epicureismo“, che „stoicismo“, ma fa lo stesso. Si tratta di un’ideologia nichilista che don Giussani vide in actu già nel 1961. Il desiderio come nostro progetto finisce nel „nulla“. Ed anche i „diritti individuali“, che per un buon marxista dovrebbero equivalere alla perdita della forza rivoluzionaria (Christoph Menke), per noi cattolici sono la perdita della dignità infinita, della dignità ontologica (anche Mons. Paccosi, come ho fatto qui nel diario, rinvia all’ultimo documento vaticano in materia) e rinvia anche al „Padrone del mondo“ (Robert Hugh Benson), che il Papa ha citato ai grandi di questo mondo nel G7: dall’eutanasia, alla guerra, all’intolleranza autocratica e democratica per tutto ciò che non corrisponde a questa riduzione dell’umano, seguiamo un padrone del mondo, non „l’amico grande grande“! Paccosi riassume: „ mi sembra che la pretesa di abbassare il livello del desiderio, riducendolo a qualcosa che decido io, sia una forma evidente di distruzione dell’umano“ (Esercizi, 33). Nel grande disegno cattolico schizzato da Balthasar tutto è integrabile in quel „movimento dal Padre al Padre“ (Adrienne) che è la nostra vita, ed un vero atto di coraggio quando Giussani dice - anche in questo è davvero il padre di un popolo - che anche l’istintività e il comodo sono espressione del fatto che noi siamo desiderio, che noi uomini siamo attesa e promessa, lo siamo anche nello svago della mente e dei muscoli…non è che lo smettiamo di esserlo, perché ci guardiamo un porno. 

Mi ha tanto impressionato il racconto di Aurora Salto su Andrea Aziani (tutto quello che ha narrato), davvero tanto, così che spesso avevo le lacrime agli occhi: è il finale è davvero cattolico nel senso spiegato da Balthasar e da cui sono partito nella meditazione odierna: „Ora {che Andrea è morto; RG} vede tutto e sa tutto e posso comunicare con lui anche senza scrivere. So che mi aspetta e non mi lascerà perdere. E so, che anche in cielo, non cesserà mai di “ardere“ del desiderio della gloria di Cristo e della salvezza di ogni uomo finché tutto sarà “ricapitolato in Cristo“ ed Dio sarà “tutto in tutto““ (Mereghetti, Peluso, 47). È un momento difficile per me, perché ho la sensazione che la scuola diventi sempre meno cristiana, che le decisioni prese da chi la dirige non siano minimamente cristiane (giustamente mia moglie mi ricorda che le azioni e le decisioni prese dalla dirigenza fanno la minima parte di quello che la scuola è), e mi sto domandando, come fece allora Aurora, „di lasciare il lavoro, cosa tra l’altro assurda perché non potevo permettermelo“ (43) e poi per me, ad un anno dalla pensione, ancora più assurdo, in un certo senso. La risposta che le da Andrea è da brividi: „non so dirti cosa devi fare. Posso dirti solo che se il Signore ti ha voluta qui, qualche ragione c'è, anche se tu non la capisci“ (43). 


Non so se il criterio anti propaganda del Prof. Orsini sia davvero al 100% giusto (cioè se sia vero che nello scontro diretto i russi abbiano sempre vinto), ma certamente giusta è l’esigenza di criteri per discernere le narrazioni (che lui chiama propaganda); chi propone, in questo ambito, la sua narrazione come l’unica giusta, ha certamente torto…

Abba nostro…

Sono molto contento della parte del giardino, che ha costruito Christian, con mie indicazioni (terra, pietre e fiori adatti al tipo di terra); questa mattina ho aggiunto alcune piante grasse, che ha ricevuto Konstanze in regalo ed adesso traduco Ulrich. Per la depressione non sono potuto andare a scuola, ma domani ci andrò perché è l’ultimo giorno di scuola…

(Mentre e dopo la traduzione di Ulrich) „L’intelletto, però, vede il suo „objectum“ nella luce dell’essere, al quale non è esteriore nulla se non il non-essere; così anche la ragione percepente si stende a tutto. „Intellectus respicit suum objectum secundum communem rationem entis, eo quod intellectus possibilis est quo est omnia fieri“ (Nota 266: Th. 1.79. 7 e Th. 1.82.1). Come dall’atto di ogni atto le essenze procedono nella posizione degli essenti, poiché esse si usano come „non entia“, come „nulla“ (ma si capisca questo in modo giusto!) per l’essere come essere e l’essere nella crisi si usa per il „nulla“ e per ciò sussiste innanzitutto in termini concreti „tramite“ le essenze -, …così anche la ragione ontologicamente capace è aperta a tutto ciò che è concretamente essente“ (Homo abyssus, 474). Questo pensiero ci permette di comprendere filosoficamente quanto abbiamo detto questa mattina nella citazione iniziale della meditazione di un testo di Balthasar. La dimensione filosofica ci permette, però, di comprendere che la ragione stessa può aprirsi a tutto (cioè essere cattolica), se no rimarrebbe quello che dice Balthasar un pio desiderio religioso. Con la formula „essere nella crisi“ si intende quel tentativo di superare ogni forma di pseudo ipostasi, quasi che l’essere stesso sia l’ipostasi intesa e non Cristo stesso, come ci ha insegnato il Concilio di Calcedonia.

(Pomeriggio) „Dopo un videomessaggio in cui il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rimproverato la decisione "inconcepibile" dell'amministrazione Biden di sospendere la spedizione di armi a Israele, l'addetta stampa della Casa Bianca Karine Jean-Pierre si è precipitata sul podio per chiedere perdono. "Non sappiamo davvero di cosa stia parlando", ha gridato Jean-Pierre, agitando le mani in preghiera. "Non lo sappiamo e basta". Poi ammette che una spedizione di bombe da 2000 libbre ("solo una!") è stata sospesa a maggio per il massacro della tenda di Rafah, ma assicura ai giornalisti che gli Stati Uniti sono in trattative finali con gli israeliani per ripristinarla. "Non ci sono altre pause", ha dichiarato. "Nessuna! Non ci sono altre pause o soste". Ok, le crediamo. Speriamo che quando la Corte penale internazionale la processerà per aver favorito e finanziato un genocidio, crederà anche a lei…Nancy Pelosi vomita una retorica sinofobica pro-CIA che sembra davvero strana da sentire dalla presunta leader del partito di opposizione a Donald Trump.“ (Katie Halper, Aaron Maté, Redazione di Useful idiots, oggi)


(Blütengrund, Naumburg, il 19.6.24) Comincio da una frase sul nichilismo che mons.Giovanni Paccosi ha espresso incoativamente già il venerdì sera degli Esercizi. il nichilismo non è subito e solo una questione di „demoni“ o „spiriti cattivi“ come Nikolaj W. Stawrogin, ma è già presente nel liberale e lamentoso suo precettore, Stepan T. Werchowenskij, con cui comincia il romanzo di Dostojewskij, che Swetlana Geier traduce in tedesco con il titolo „spiriti cattivi“. Quando il venerdì sera il monsignore italiano accenna al nichilismo ne parla come „aria inquinata“ che sporca „la limpidezza del desiderio“ e che come una „zavorra“ ci riduce alle „tumide istintività“ (tumido significa gonfio, superbo, altezzosi; cf. Treccani online) o alla „banalità delle comode espansioni“, a quella che io chiamo la „tirannia della immediatezza“; non siamo più tesi ad un „orizzonte infinito“, ma affondiamo nella melma dei „loop“, dei „cerchi chiusi“; ieri il tempo non era bello ed alcune ragazze (13-15 anni) sono state a lungo sedute sulla terrazza con tetto del bungalow con me, perché in quello successivo c’erano dei ragazzi che interessavano loro, poi sono arrivati anche altri  compagni di classe…io non sono né l’insegnante di classe né le ho a lezione, sono qui solo come accompagnatore maschio, le altre colleghe tra cui mia moglie sono tutte femmine. Le ragazze erano contente di poter parlare con me liberamente di tutto, ma questo parlare è probabilmente un „circolo chiuso“, anche se dall’arrossire del loro volto, dai criteri immediati che usano per giudicare il reale non è del tutto cancellato ciò che io come filosofo chiamerei i „trascendentali“ del bello, del buono e del vero. In un certo senso sono io più „inquinato“ di loro - una ragazza ad un certo punto ha usato la formula „Kopf-Kino“, cioè nella sua testa si creano delle immagini come in un film: „testa-cinema“, sarebbe la traduzione. Un ragazzo è venuto ed ha detto che la ragazza che sedeva accanto a me (15 anni; con una storia difficile; mamma e papà sono separati, come in tantissimi casi dei miei allievi, la mamma le dice che lei costa troppo; il padre le promette di venirla a trovare e non lo fa; adesso le ha promesso un viaggio a Verona, mia moglie ha detto: vediamo) aveva abbandonato il suo ragazzo perché le aveva proposto un rapporto sessule a tre con la sua migliore amica; lei è diventata rossa in viso; io ho detto, perché il giovane aveva appena parlato di pornografia, che questa proposta era pornografica e che un rapporto a tre non riescono ad averlo neppure da amici, figuriamoci in una situazione così esposta; insomma ho proposto un’uscita dal loop. Tra questo mondo in cui io sono, e l’annuncio esplicito o anche discreto di Cristo, vi è un abisso; ma come dicevo ieri, i ragazzi e le ragazze vedono l’unità tra me e mia moglie, ma non credono che sia possibile oggi, cioè spiegano l’unità come una questione generazionale, non di verità. Come tra l’altro fa l’unico ragazzo cattolico che ho a scuola: lui pensa che la mia fedeltà alla dottrina cattolica  sia solo perché sono vecchio. Comunque stando nel loop con loro, inquinato lo vengo io, ma credo nel senso che percepisco la vitalità, anche se superficiale, di ciò che desiderano: essere amati, desiderati, senza un censore della loro „testa-cinema“. Dice Aurora Salto nel libro di Mereghetti e Peluso su Aziani che la „febbre di vita“ di Andrea „non nasceva dall’ansia di fare, ma da un amore profondo, da una dedizione completa e costante a Qualcuno, che per lui era tutto. Andrea viveva di fronte a quella Presenza“ (41). Io, che non sono per nulla santo come Andrea, penso che se questa Presenza è Non-Aliud, l’amore non deve essere solo „profondo“, ma anche „superficiale“… mi sono chiesto una volta: perché non c’è il Gruppo adulto a Lipsia? C’è a Monaco di Baviera, a Colonia, che per quanto secolarizzate, sono città con ancora un altissimo numero di battezzati, qui da noi i battezzati, cattolici e protestanti, sono il 16 %; dei quali i cattolici sono il 3%. Qui il loop nichilistico è quasi onnipresente e non è superabile con la sola intensità o la profondità, almeno credo. Essere povero di spirito dice Paccosi, citando Giussani, significa non aver nulla e non aspettare niente, ma avere un’apertura senza confine (Esercizi, 21). Chi non aspetta niente e quindi si lascia anche inquinare dalla superficialità ha forse per grazia una chance di superare il nichilismo: filosoficamente lo spiego sempre con il nulla della gratuità dell’essere come dono versus il nulla del nichilismo…sarebbe bello avere il Gruppo adulto che prega, lavora e non si aspetta nulla a Lipsia e che ci coinvolgessero con una vera amicizia gratuita, fatta di fatti, non di dichiarazioni ideologiche…forse questo potrebbe aiutarmi ad essere meno „superficiale“, ma forse è destino che Konstanze ed io rimaniamo con il nostro parroco alla don Camillo e con il nostro compito e lasciamo perdere tutto il resto come sogno…noi comunque il Papa lo seguiamo alla lettera, nella Chiesa in uscita…in questo non ci siamo spostati nemmeno di un millimetro dalla Chiesa ed anche da quella modalità esperienziale che è CL. Gianni, Renato ed anche Prosperi mi sono presenti come un riferimento che non metto in discussione, tanto meno con moralismi. 

Abba nostro…

(Wetterzeube, Pomeriggio) Per quanto uno possa essere triste e distrutto, rimane oggettivamente la Sua promessa e il suo compito: „Mt 28, [18] E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. [19] Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, [20] insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo“ (καὶ προσελθὼν ὁ Ἰησοῦς ἐλάλησεν αὐτοῖς λέγων· Ἐδόθη μοι πᾶσα ἐξουσία ἐν οὐρανῷ καὶ ἐπὶ ⸀τῆς γῆς·πορευθέντες ⸀οὖν μαθητεύσατε πάντα τὰ ἔθνη, ⸀βαπτίζοντες αὐτοὺς εἰς τὸ ὄνομα τοῦ πατρὸς καὶ τοῦ υἱοῦ καὶ τοῦ ἁγίου πνεύματος, διδάσκοντες αὐτοὺς τηρεῖν πάντα ὅσα ἐνετειλάμην ὑμῖν· καὶ ἰδοὺ ἐγὼ μεθ’ ὑμῶν εἰμι πάσας τὰς ἡμέρας ἕως τῆς συντελείας τοῦ ⸀αἰῶνος.) - è del tutto necessario che ci siano missionari in πάντα τὰ ἔθνη, anche quelle più secolarizzate e nichilistiche. E si deve insegnare πάντα ὅσα ἐνετειλάμην ὑμῖν; non vuol dire che questo accada solo o principalmente con le parole, a volte accade piuttosto con il comportamento; e non è un atto eroico, del quale non saremo capaci ma si fonda sulla Sua promessa: ἐγὼ μεθ’ ὑμῶν εἰμι πάσας τὰς ἡμέρας ἕως τῆς συντελείας τοῦ ⸀αἰῶνος e sulla sua πᾶσα ἐξουσία. Cristo è presente con la sua Chiesa, non senza la Sua Chiesa. Quindi è presente anche qui da noi, attraverso Konstanze, me, don Camillo e tutti i fedeli; e persone come noi possono essere un aiuto a ricordare alla parrocchia, che forse potrebbe ripiegare in se stessa, che il compito della Chiesa è „cattolico“ e questo nella modalità del verso citato che Balthasar riassume così: „Nel quadruplice „tutto“ dei versi finali del vangelo di Matteo la dimensione cattolica di Cristo è aperta, in quella cattolica della Sua Chiesa verso quella futura del mondo“ (Katholisch, 36). Tutto verrà incluso in lui, ma non senza la nostra mediazione, non senza il suo corpo, per lo meno come criterio „normale“ del suo agire. 


(Blütengrund, Naumburg, il 18.6.24) Sono con una settima classe in gita scolastica, ma il mio ruolo, grazie a Dio, è secondario. Ieri sono andato con alcune ragazze in una drogheria, perché avevamo bisogno di cerotti e di un disinfettante e loro erano molto contente di andare in un negozio con l’insegnante e potersi comprare alcune cose per loro. Un ragazzo ha perso di recente il padre, ma non ne vuole parlare, lo so da Konstanze. I tipi umani di questa classe, che non conosco, sono quelli che si incontrano anche a scuola, il più sconcertante è il tipo normale a vederlo che non sa per nulla chiedere scusa, poi c’è il tipo solitario che si annoia, ma tanti hanno assunto senza problemi i compiti quotidiani (preparare il pranzo…) ed uno ha gestito con capacità tutta la preparazione della grigliata…ad una adulta, che corrisponde ad una figura di accompagnatrice di ragazzi complessi, ma che in vero è più la compagna di giochi di alcune ragazze, non del ragazzo di cui sarebbe responsabile, ha raccontato a Konstanze che la sua migliore amica ha perso ieri suo marito in un incidente stradale. Grazie a Dio tanti bambini ridono e sono contenti di essere qui. 

La meditazione tiene conto dapprima di una pagina che ho letto ieri del libro di Gianni Mereghetti e Gian Corrado Peluso su Andrea Anziani e della lettera che ci (a noi della Fraternità di CL) ha scritto Davide Prosperi, dopo una visita al Papa l’altro ieri. Infine anche di un articolo di Antonio Socci sull’aborto, che mi ha inviato Renato Farina. Parto dalla lettera, di cui ieri nella mia bacheca in Facebook ho ripreso un passaggio; il Papa ci ha detto tra l’altro: „non guardarsi l’ombelico, andare fuori, andare fuori! Tutta la Chiesa ha bisogno di questo!“. Su questo punto io ho obbedito totalmente e senza alcuna obiezione. Certo come è chiaro nel rapporto tra grazia e natura (gratia perficit naturam non tollit) ci sono non solo motivi missionari che ci hanno portato qui nella diaspora, ma di fatto noi siamo in missione da più di venti anni. Quanto Andrea Anziani con alcuni amici di CL partì per Siena nel 1976, Giussani disse loro: „L’importante è che siate uniti tra di voi, dalla vostra unità nascerà quello che dovrà nascere“ (ibidem, 40); ieri qui nel camping ho pensato che questi bambini, frutti di una società non cristiana, possono solo vedere l’unità tra mia moglie e me e di fatto ieri parlandone alcuni (forse più alcune) erano del tutto impressionati che siamo insieme da 37 anni e da 32 sposati. Una seconda cosa che forse possono percepire è se vuoi bene a loro. E la prima cosa che Aurora Salto percepisce nell’incontro con Andrea: „un viso mobilissimo, un bellissimo sorriso e gli occhi che da dietro agli occhiali ti facevano subito capire che lui ti voleva bene“ (39). In questi giorni di depressione non mi è facile far questo, ma in fondo è l’unica cosa che si può fare nel deserto nichilista in cui mi trovo. 

Veniamo all’articolo in cui Antonio Socci paragona Giorgia Meloni con Enrico Berlinguer sulla questione dell’aborto. Non voglio entrare nei dettagli, ma vorrei dire che a parte qualche caso estremo (una gravidanza provocata dalla violenza sessuale di un padre alla propria figlia; una necessità di cura medica per la donna…) l’aborto è e rimane un crimine, non un diritto (grazie a Dio Macron, novello Napoleone, è non ha raggiunto la maggioranza su questo tema al G7). Sui dettagli della legge italiana e tedesca (per quella tedesca l’aborto è contrario alla legge, ma impunibile; e per attuarlo sono necessari una consulenza ed una clinica…)  non ho competenza sufficiente per parlarne con cognizione di causa. I motivi addottati da Berlinguer (attraverso una regolazione legale dell’aborto arrivare ad una situazione in cui non se ne avrà più bisogno; l’aborto è un male) per sostenere che una regolazione legale dell’aborto sia necessaria, non sono stupidi ed in genere direi che il diritto liberale è fatto per tutelare più interessi e quindi non credo che ci sia la maggioranza per un’altra posizione di quella attuale…a livello di riflessione filosofica (ovviamente c’è anche un livello psicologico…) direi che ha ragione Renato quando mi scrive: „L’articolo di Socci svela l’inganno degli attuali portabandiera dei pro choice. La loro mutazione che censura il pensiero del maestro (Berlinguer). Ma… in realtà quello che accadde è in perfetta continuità e coerenza con il gramscismo! Un passo per volta impadronirsi del “sentiment” cattolico sfruttando le correnti neo moderniste. Del Noce scrisse in quel tempo (… sul Tempo) cose definitive sull’ ateismo del gramscismo gemello siamese dell’attualismo ateo di Gentile. La Schlein {„Elena Ethel "Elly" Schlein (nata il 4 maggio 1985 a Lugano, Svizzera) è una politica italiana. È la segretaria generale del Partito Democratico (PD) dal marzo 2023. È membro della Camera dei deputati italiana dall'ottobre 2022. In precedenza è stata membro del Parlamento europeo dal 2014 al 2019 e vicepresidente della Regione Emilia-Romagna dal 2020 al 2022.“ (Wikipedia tedesca)} è lo sviluppo gramsciano del berlinguerismo. Detto questo in ciò che diceva Berlinguer c’era un momento di verità, ma non è che la bellezza disarmata impone di lasciarsi incantare dalle piume del serpente… occorre dire tutto, con mitezza, parresia!“. Una mitezza e parresia che non è possibile neppure nella nostra fraternità…se non dici quello che dice il mainstream, non dico sull’aborto, ma su quasi tutto il resto, ti offendono…ma ritorniamo all’aborto. Avevo letto allora il libro di Del Noce su Gentile ed anche quello del filosofo italiano sul „Suicidio della rivoluzione“. Di quest’ultimo mi ricordo che Del Noce con ragione affermava che noi dobbiamo chiederci se una cosa sia vera o falsa, non se sia moderna o meno, progressista o tradizionalista. La verità sull’aborto è molto semplice: un innocente indifeso viene eliminato, cioè ucciso, cioè trattato come una cosa; per molte delle mie ragazze a scuola, non vi è una differenza tra l’asportare un tumore (qualcosa) mediante un intervento chirurgico ed eliminare un bambino (qualcuno) nel grembo della sua madre. E in questo, per motivo culturali che dovrebbero essere spiegati meglio, non vi è differenza tra le ragazze tedesche e quelle vietnamiti; addirittura far parte della Chiesa evangelica luterana non è una garanzia che si comprenda la differenza tra qualcosa e qualcuno…Non percepire più questa differenza è tra i segni più gravi del nichilismo di cui ho parlato in questi giorni…

Abba nostro… 

(18.6.24) Sugli Esercizi di Rimini, primo passo. In primo luogo vorrei dire che a me ha sempre commosso dire le „Lodi“ con tante sorelle e fratelli a Rimini, quindi non ho una vera obiezione all’invito a venire in presenza fatto da Prosperi. Ovviamente anzianità, distanza sono argomenti veri, ma non è il motivo mio, non è il motivo per il quale io al momento non posso andare ai gesti in presenza in Germania. E se anche i miei argomenti fossero unici, rimangono quelli legati alla mia persona. 1) Ma ora arriviamo al tema della speranza che mi sembra un tema di importanza vitale, anche per me che in questi giorni non sto bene, ma anche in genere; è possibile occuparsi della „profezia della pace“ solamente se si prende sul serio questo tema, che stupisce anche Dio, come ci ha suggerito Peguy, che spesso fa parlare Dio Padre con una congenialità davvero unica, come aveva notato anche von Balthasar. „Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano e che credono che andrà meglio domattina“ è davvero fonte di stupore. Da giovane sono stato affascinato dal filosofo dell’utopia e della speranza Ernst Bloch, ma non è questa la speranza di cui parla Peguy, che a differenza del filosofo tedesco ha visto il cuore misericordioso del Padre, non quello tirannico condannato da Bloch. 2) Sulla „banalità delle comode espansioni“: conosco dall’interno „la smania di postare sui social le immagini dei viaggi e dei cibi“ che fa parte del nostro tempo, e la conosco anche come „smania“ (il desiderio che uno riconosca la grandezza del mio Selbstsein), sebbene in me abbia anche un carattere „missionario“, proprio non volendo fare alcun gesto di proselitismo. Penso sia un gesto in cui cerco di mettere in pratica il primo passo della Trilogia di Balthasar: il trascendentale della bellezza come primo passo di una riflessione ontologica. Conosco, però, anche la tentazione che mons. Paccosi descrive con il termine „loop della scarsità“ (un giro chiuso in cui ci si distrae con immagini e video). O quella delle „piccole giustificazioni immediate“ che sostituiscono il grande desiderio di conferma ontologica, ben più profondo di quello delle „conferme sociali“. L’incontro con Bruno Brunelli e il suo amore per la fotografia mi avevano insegnato a porre attenzione alle foto che condivido…3) Noi siamo sempre in tensione, ma non in quella utopica del non-essere-ancora dell’essere (Bloch), ma quella cristiana che parte dal dono dell’essere, donato semplicemente e completamente, anche se in modo non sussistente (Tommaso, Ulrich). Lo già spiegato molte volte: l’essere finito non è sussistente; sussistente in modo assoluto è Colui che dona l’essere, e in modo relativo o relazionale chi lo riceve. Ma la completezza e semplicità di questo dono non è in nessun modo costruibile, fattibile. La struttura in tensione della nostra anima è dono, perché l’essere stesso donato è dono! Questo dono è un fatto, per questo motivo bisogna stare attenti a non chiamare sempre „fatti“, questioni riguardanti il mondo che sono piuttosto narrazioni di fatti. E vorrei ricordare anche in questo contesto una frase che disse don Giussani ad Andrea Anziani, quando da Milano partirono per Siena: „L’importante è che siate uniti tra di voi, dalla vostra unità nascerà quello che dovrà nascere“ (Mereghetti, Peluso, 40). Mi sono bisticciato anche io con dei confratelli di CL, ma sempre, credo, per difesa: perché loro nella mia bacheca dicevano dell’immondizia sulla mia narrazione del reale, in riferimento alla „profezia della pace“. 4) Il testo di don  Giussani del 1961, che è il filo rosso degli Esercizi di Mons. Paccosi, ha una grande consonanza con il tema dell’esperienza nel senso religioso, cui ho dedicato un post nel mio blog: „Vivere il reale“; si tratta dell’esperienza come cammino al vero, o espresso con il titolo del saggio del 1961: del cammino dalla speranza alla pienezza della gioia; noi siamo in cammino verso un compimento che è la prospettiva futurica del dono dell’essere, passato e presente, ma sarebbe meglio dire… che è la prospettiva ontologica e teologica del dono dell’essere passato, presente e futuro. Siamo mendicanti! Lo siamo perché, e in questo hanno ragione Leopardi e Pavese: nulla corrisponde all’ampiezza del desiderio che è in noi, ma anche del dono che ci è stato fatto, così che ci stupiamo che ci sia qualcosa invece che nulla. La tentazione di vedere il „nulla“ come orizzonte ideologico ultimo (Leopardi) è da un certo punto di vista la più ovvia storicamente parlando; e senza la grazia ontologica della percezione del dono dell’essere, in cui ci viene donato un altro „nulla“, ben più profondo del nulla del nichilismo, il nulla della gratuità dell’amore, non potremmo che rimanere legati alla superficialità del nichilismo stesso, alla banalità del male (Arendt) e del bene (Walzer). 5) Chi crede ha fatto l’esperienza di „una simpatia inesorabile con il proprio essere e la vita“ (Esercizi 2024, pdf, 18). Ma piano piano Dio nella nostra vita diventa sempre più un’invenzione di cui abbiamo bisogno (Feuerbach) e solo il tema della speranza, quando è posto come un dono teologale e ontologicamente reale ci introduce, dice Paccosi con grande profondità: „nella dimora, nella dimensione eterna, infinita di Dio“ (Esercizi, 10). Una teologia senza ontologia è semplicemente un discorso che vale per chi in qualche modo la teologia la succhiata con il latte materno; un’ontologia senza teologia scade prima o poi, piuttosto prima, nel nichilismo ontologico. Prendere sul serio la luce, l’aria, le piante, gli animali e le persone che incontriamo come doni, come messaggeri di speranza, significa aver fatto almeno un piccolo passo nella percezione di quel paradosso che esprimiamo con le parole „non aliud“ e „tu“. Dio è non aliud, cioè luce, aria, terra, fuoco, persone…, ma anche un tu che dona l’essere come amore gratuito. Un invenzione? Ma per l’amore di Dio, io non sarei neppure capace di inventare uno dei frassini che si trovano qui davanti a me, figuriamoci tutto il reale e la sua fonte ultima…La speranza ci introduce nella dimora di Dio, perché Dio è dimora, è casa, e il non aliud delle nostre dimore e delle nostre case. La speranza che il reale abbia un senso ci apre la dimensione eterna ed infinita, non quella del „cattivo infinito“ (Hegel, Freud), ma quella di un incipit vita nova che ci sorprende sempre di nuovo. 

A me Giorgia Meloni sta abbastanza simpatica, perché l’ha votata mia mamma e perché ha invitato il Papa al G7, ma il mio no a lei ed anche alla von der Leyen non è un no intellettuale, ma un no assolutamente vitale come quei no che Balthasar esprime all’inizio del suo saggio su Goethe in Gloria: è un no, perché entrambe le donne, che tentano un ravvicinamento politico, non seguono le esigenze della profezia della pace.

"Nel frattempo, Israele ha ottenuto nuovi aiuti militari dagli Stati Uniti." (Banfi, versione odierna)


(17.6.24) "La missione dei messaggeri della fede è quella di irradiare la luce della riconciliazione di Dio in Cristo in tutto il mondo" (Balthasar, Katholisch, 34). 

Confiteor Deo omnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli Archangelo, beato Ioanni Baptistae, sanctis Apostolis Petro et Paulo, omnibus Sanctis, et vobis, fratres / et tibi, pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaelem Archangelum, beatum Ioannem Baptistam, sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres / et te, pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrum. Amen 

Ho scelto questa formula per esprimere con solennità, che io irradio piuttosto risentimento che riconciliazione; ci sono certo motivi nell’ambiente privato o nella scuola per cui ci sembra ingiusta quella azione o quell’altra e io cerco di difendermi con il risentimento, ma questa non è una difesa. Certo c’è anche un’ira santa, ma il risentimento non lo è mai. Solo che io mi sento ingabbia ed incapace di un incipit vita nova! Ma grazie a Dio il Suo cuore e più grande del nostro! È più grande del mio.  PS Riconciliazione non è né estrema dipendenza malata dagli altri né estrema devozione agli uomini quasi fossero dei.

Nel mio corso di ecclesiologia nella Oberstufe ho usato spesso la formula dei Padri, che la Chiesa è piuttosto paragonabile alla luna, e Cristo al sole, insomma che sono due tipi diversi di luce, ma Balthasar precisa, e questo vale anche oggi: „non si tratta di una falsa luce, non di un semplice "fanalino" (Karl Barth), ma di una vera e propria luce presente“ (Balthasar, ibidem). Ed anche se un vescovo o più vescovi sono nella gabbia del mainstream, non è tolta loro un’ultima „oggettiva santità“ ed un „oggettiva autorità“ e comunque in Pietro vi è spesso un ultimo correttivo. Secondo Balthasar la Chiesa non può essere separata rigidamente tra Chiesa empirica e Chiesa sei santi; in Agostino rimane una tensione (diciamo tra santità ed istituzione) che Lutero non ha saputo mantenere, Balthasar si esprime così: "Agostino non trae la conclusione che trae il monaco agostiniano Lutero, cioè che solo la Chiesa dei santi con il sacerdozio universale di tutti i fedeli ha il vero potere della chiave. La tensione con Agostino deve rimanere ben altra: la Chiesa di Cristo ha una santità oggettiva e soggettiva, che coincidono perfettamente entrambe solo nel capo della Chiesa, Cristo." (Balthasar). È una disgrazia quando la santità oggettiva e quella soggettiva divergono ed ovviamente divergono spesso, ma non così che nella Chiesa nella sua interezza e specialmente sub et cum Petro, non ci sia una garanzia che la Chiesa è protetta ultimamente dalla santità di Cristo stesso. Egli prega per lei fino alla fine dei tempi! 

Conferenza di pace in Svizzera. Questo riassunto di Banfi non corrisponde del tutto al tono della MZ tedesca, che mi arriva sempre al mattino presto e che sottolinea che non c’è stato un documento finale firmato all’unanimità e che mette in risalto una foto di Zelensky pensierosa, ma contiene alcuni dati più precisi di quelli del quotidiano tedesco: „Per Volodymyr Zelensky la Conferenza di pace convocata in Svizzera è un successo. Vi hanno partecipato 92 Paesi e 78 di essi hanno votato un documento che ribadisce il principio dell’integrità del territorio dell’Ucraina. Ma India, Sudafrica e altri dieci Paesi, del cosiddetto Global South, il Sud del mondo, non hanno aderito, mentre Brasile e Santa Sede sono rimasti “osservatori”. Arabia Saudita ed Emirati, come riferisce il Corriere, pur non firmando, hanno svolto un ruolo molto attivo e si sono di fatto offerti come mediatori se ci sarà un prossimo passaggio di questo tipo. I tre contenuti su cui ha puntato il presidente ucraino sono “la liberazione dei prigionieri e la restituzione dei bambini ucraini deportati in Russia, la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia e la salvaguardia delle forniture alimentari”. Per un autorevole commentatore ucraino, lo storico Yaroslav Hrytsak, non è però questo il momento del negoziato. Ma è semmai quello di una nuova controffensiva militare ucraina contro la Russia, visto l’ingente sostegno bellico occidentale. La contro proposta di pace di Mosca, lasciare 4 regioni sotto il controllo russo, è ritenuta dagli ucraini “irricevibile”. La guerra continua“ (Banfi, versione odierna). Comprendo la posizione dello storico Yaroslav Hrytsak, anche se afferma il contrario di quello che pensa il Papa. In questi due anni ho cercato di seguire una posizione, una una narrazione dei fatti differente da quella, che dei media governativi (anche Banfi parla di „giornali governativi“). Ma anche differente da alcuni se dicenti ‚autorevoli“ amici in Comunione e Liberazione. Loro penseranno semplicemente che io sono un teorico, uno che crede più alle teorie, che ai fatti (insomma un uomo che fa troppa riflessione e troppo poca osservazione). Loro pensano di essere i proprietari dei fatti, dell’osservazione oggettiva di cui si parla all’inizio del „Senso religioso“, non mettono mai in discussione la propria narrazione, che anzi non viene ritenuta essere una narrazione ma la verità, i fatti, io diciamo piuttosto penso che la mia narrazione sia „verosimile“ (Cicerone), non so se sia vera. Non ho molta fiducia nei media aziendali o governativi. E anche il modo con cui parlano tanti confratelli di Comunione e Liberazione, che affermano con una sicurezza arrogante che loro hanno ragione, che loro conoscono le cose dall'interno, tutto questo non mi convince molto; è vero che essere all'interno di una situazione ti permette di viverla più in profondità, ma non ti dà ancora la garanzia di comprendere tutti i fattori in gioco o i fattori in gioco principali e non ti dà nessuna garanzia di avere una ermeneutica infallibile.

In un talkshow Sahra Wagenknecht ha detto con ragione che qui in Occidente si ha una concezione molto selettiva del problema morale, perché si pensa che ci sia solo un lupo cattivo…

Riprendo una notizia interessante di Robert F. Kennedy Jr, sebbene non abbia i criteri per sapere se abbia ragione, che riguarda l’ eolico offshore, una soluzione sempre più diffusa per produrre energia elettrica in modo pulito. Si tratta di impianti eolici situati in mare aperto, lontano dalle coste, che utilizzano l’energia del vento per produrre elettricità. Kennedy non è convinto di questa soluzione „pulita“ e scrive in X: „L'Inflation Reduction Act del Presidente Biden porterà miliardi di dollari in progetti di riduzione delle emissioni di anidride carbonica come l'eolico offshore, che produce energia ad un costo cinque volte superiore a quello dell'eolico terrestre e danneggia enormemente delfini e balene. Il fondamentalismo del carbonio, che dà valore alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica prima di ogni altra cosa, trascura le ragioni per cui la maggior parte delle persone vuole proteggere l'ambiente, come la salvaguardia di specie e habitat rari. Come ho detto …questo potrebbe essere il più grande errore che il movimento ambientalista abbia mai commesso“ (17.6.24).

Abba nostro…


(Wetterezeube,  il 16.6.24; domenica di risurrezione) Ieri c’è stata la cerimonia di addio delle due decime classi della „Gemeinschaftschule“; in un bel discorso Anouk Frank, Clara Wandel e Paula Wagner, tre ragazze della „d“, hanno saputo esprimere la gratitudine per questi anni di scuola, orientandosi a dei „fatti“; Clara ha saputo esprimere con parole vere, per nulla formali, la gratitudine che hanno avuto per mia moglie, che per i primi tre anni di scuola, è stata la loro insegnante di classe: „abbiamo avuto fortuna nel caos della nostra vita di incontrare la signora Graziotto“. L’intera cerimonia è stata bella e coraggiosa: per esempio Marlene e Lyan hanno cantato insieme, accompagnate al pianoforte da un ragazzo della „e“, Erik Friedrich, che tra l'altro ha suonato l’organo nella nostra parrocchia, quando la nostra organista era malata. Io alla fine della cerimonia ho dato la benedizione, spiegando il senso della parola „bene-dicere“ in a time of war. 


Le tre ragazze della "d": Anouk, Paula e Clara 

Renato mi ha mandato ieri un dialogo tra Luigi Giussani e il padre carmelitano Antonio Maria Sicari, riproposto da „Tempi“ il 22.2015, e preso dalla parte finale del libro del teologo carmelitano: „Breve catechesi sul matrimonio“ del 1990; sono passati 34 anni da quel dialogo, alcune cose rimangono profondamente vere, ma altre secondo me fanno parte di una riposta ecclesiale ad una tappa del processo del nichilismo antecedente alla nostra; riproporle così serve solo ad un certo pubblico, cattolico italiano o forse anche di altre regioni romaniche e questo vale anche per la riproposta del 2015, quando mia figlia aveva 20 anni. Già il titolo con cui è riproposto il dialogo in „Tempi“ lo rende quasi incomprensibile a società secolarizzate come la nostra (non ho dubbio che una certa forma di secolarizzazione ci sia anche in Italia e in Baviera, ma è un altra cosa): „Vergini come marito e moglie. Lo splendore del matrimonio e della famiglia in un fenomenale dialogo con Don Giussani“. Parto da quello che c’è di vero per me: in primo luogo che senza Cristo in un incontro che accade ora, non sarebbe possibile comprendere nulla della gratuità (gratis et frustra) del matrimonio; per Konstanze e me è stato l’incontro con Ferdinand Ulrich, la sua sofferenza in sé e per noi, è stata sicuramente uno dei motivi, per cui in una situazione come la nostra, in cui quasi tutti i rapporti matrimoniali erano in crisi, aperta o nascosta, siamo rimasti uniti. Poi è vero che i figli sono un linguaggio concretissimo della fecondità dell’amore. In essi e nell’indissolubilità del matrimonio come compagnia verso Dio si vede concretamente che il matrimonio è un sacramento, non solo una „benedizione“ come pensa la Chiesa luterana oggi (i migliori) né tanto meno una „cosa mondana“ come pensava Lutero. Poi è vero che senza la sofferenza vissuta insieme (Mounier) non si capisce cosa sia l’amore gratis et frustra. Poi nel dialogo ci sono cose datate: non è che „l’amore e responsabilità“ di san Giovanni Paolo II non sia più vero, ma Papa Francesco nell’“Amoris laetitia“ ha fatto un passo che tiene conto il procedere di quello che io in dialogo con Jünger chiamo „nichilismo“ (perdita dei valori; separazione dell’individuo dalla comunità), diciamo più concreto: cerchiamo di non ferirci a vicenda, cerchiamo di essere pazienti l’uno con l’altro, perché l’amore è paziente e se bisticciamo cerchiamo di fare la pace, prima del tramonto del sole o, direi io, per lo meno il giorno dopo. Giussani comprendeva tutta la brutalità del poter dominante che vuole individui soli, perché sono più facili da gestire (e stava pensando al poter nostro, non solo a quello dei paesi autocratici); non vuole separare etica ed estetica, il che è cosa giusta; ma non vuole neppure che la preghiera comune, necessaria tra gli sposi cristiani (bello questo consiglio di don Giussani di dire un „Ave Maria“ insieme, ma va bene anche un „Padre nostro“), diventi „asfissiante“ e non vuole mettere nessuno nella gabbia di un „moralismo insopportabile“ (entrambe le parole sono sue). Detto questo, però, in tutto il dialogo non si dice nessuna parola che la Chiesa negli anni dopo il Concilio e forse anche prima non ha saputo dire nulla di sensato sulla libido, sulla sua forza vitale ed anche sulle sue conseguenze perverse - è probabile che l’anima nobile di don Giussani sia stata talmente sacerdotale che questa dimensione della libido perversa, che ha fatto si che sacerdoti si facessero fare un blow job da ragazzini fosse per lui incomprensibile; ma a parte questa dimensione di perversione polimorfe implicita nel nostro inconscio, io vedo che quello che il Gius dice sui rapporti prematrimoniali non tiene conto dell’esperienza di milioni di persone; con ragione dice Jünger: „Questo non significa condannare il processo come inutile di per sé. Chiudere gli occhi su di esso non può essere d’aiuto.“ Lo scrittore tedesco sta parlando del nichilismo della „mobilitazione totale“ come: annientamento indiscriminato ed espressione di una guerra civile mondiale; cioè di cose assolutamente negative, ma anche di fronte ad esse non si possono chiudere gli occhi: non si possono chiudere gli occhi di fronte al fallimento della Chiesa con il suo programma di „amore e responsabilità“ (senza negare che ci siano state e ci siano persone sante anche in questo ambito), né di fronte alla decisione di milioni di giovani, al cospetto di questo fallimento e dell’asfissiante ripetizione di questi temi (credo che il Gius sarebbe il primo a comprendermi) a provare a gestire la loro vita da soli e tendendo conto di quella presenza  del sesso nei loro corpi. Ed infine sulla questione della verginità vorrei dire che io sono rimasto sempre molto legato ad un amico vergine, certamente perché lui è lui, ma anche per la sua verginità. Ritengo che le verginità sia qualcosa di grande, di incarnato, non di astratto, ma allo stesso tempo credo che anche su questo punto bisogna essere coraggiosi. Ho detto ad un giovane che ha parlato con me l'altro giorno che i dogmi della chiesa io li prendo sul serio, anche quando non li capisco. E comunque sono anche pochi. Mentre il mondo ne ha tantissimi di dogmi. Ma prendiamo quello della verginità di Maria, prima, durante e dopo l'incarnazione di Gesù nel suo grembo. A me sembra che, per prendere sul serio la lezione di un grande esegeta come Schlier, che non sia proprio del tutto necessario pensare ad una verginità della Madonna anche dopo la nascita singolare di Gesù. Perché Gesù non dovrebbe avere avuto fratelli e sorelle (anche se lui stesso dice che sorella e fratello suo sono le persone che ascoltano la Parola di Dio)? Perché non è possibile pensare che Maria nella sua santità, nella sua immacolata concezione, avesse un rapporto con il sesso del tutto diverso da quello che ho io con le mie perversioni? Piuttosto il problema c’è lo avrebbe potuto Giuseppe: come avvicinare sessualmente una donna simile. Comunque sia, come ho già detto, io seguo la Chiesa, ma non posso pensare con un censore che mi vieti di pensare. Poi con Ignazio dire che se la Chiesa dice che una cosa bianca è nera, allora io non insisto, piuttosto le do ragione. Ma Papa Francesco ci ha invitato ad essere sinceri e a dire tutto ciò che pensiamo con franchezza (parresia). 

Gianni mi ha mandato un passaggio del discorso del Papa sull’intelligenza artificiale in cui invita a „farla rimanere uno strumento che offre un futuro all'essere umano!“ Per il Papa giustamente: „L'intelligenza artificiale non è capace di domanda di senso, tanto meno di creatività, è e rimane uno strumento, sofisticato ma sempre uno strumento.“ L’ho detto anche ai miei ragazzi e alle mie ragazze del corso di latino: usatelo come strumento, ma non usatelo al posto del vostro lavoro. Se lo usate al posto del vostro lavoro, non avrete fatto dei passi avanti nella conoscenza del latino, il Papa fa un esempio con il tema di italiano, ma è la stessa cosa. Giustamente il Papa dice anche, in un’altra parte del suo discorso al G7, che questo strumento ha un suo valore, una sua forza democratica - cioè permette che il sapere non sia proprietà solo di un’élite. Il modo con cui io uso chatgpt è quasi sempre così che sono io che conduco, che pongo le domande, che posso controllare cosa mi racconta chatgpt; per quanto riguarda la lingua greca chatgpt è uno strumento (più efficace e veloce di un vocabolario), per me che vivo lontano da biblioteche e di possibilità diverse e più scientifiche per imparare il greco, che è un aiuto molto grande. Avevo studiato il greco quando quando ho imparato latino all'università di Halle, ma il mio greco è abbastanza debole, e chatgpt mi permette di capire alcune cose, che sono davvero interessanti, per la mia riflessione sul Nuovo Testamento, sui testi evangelici (per esempio sull’uso dell’aoristo).

In dialogo con Christian Kracht. (Meglio che anime candide non leggano questo passaggio del diario). Non possiamo chiudere gli occhi davanti al problema posto dal Kracht sull’eterno ritorno (del male), in riferimento al fatto che sia sua madre che lui stesso, in un internato canadese, siano stati violentati sessualmente, quando avevano undici anni. Non usa la parola abusato, ma violentato. L’eterno ritorno è spiegato come la „nostra incapacità di porre al tempo un inizio“ (Eurotrash, 35); un religios a Firenze cercò di spiegargli di che si tratta con il concetto di „aeternitas a parte ante“ - un’eternità bloccata nella „sospensione ontologica“ (Ulrich), un’eternità che si fissa in se stessa, che non diventa cammino con un „incipit vita nova“! Grazie a Dio non tutti abbiamo esperienze cosi forti, ma quando sul nostro cammino una ragazza abusata ha avuto bisogno di noi, noi l’abbiamo accolta, con il consenso della mamma, per mesi. Ma ritorno a me: da giovane, in un tempo di vacanza sui monti, nella stanza dove io mi trovavo, credo con la febbre, alcuni ragazzi parlavano su chi avesse il pene più lungo - ciò non mi eccitava, mi irritava; quella sera il sacerdote, responsabile della gita in montagna, venne nella mia stanza, si coricò accanto a me, febbricitante, e mi accarezzò le gambe fino quasi al mio sesso (per nulla irrigidito), come lo chiamerebbe la Ferrante; non si è trattato né di violenza e forse nemmeno di abuso, ma certamente di qualcosa che se lo facessi io oggi, verrei espulso dalla scuola. Per quanto riguarda le mie fantasie sessuali da adolescente, prima dell’incontro con la pornografia, direi che esse facevano parte del mio sviluppo e l’intervento in confessionale, dello stesso sacerdote di cui prima, che per esempio si stupì assai quando gli disse che non mi ero masturbato per nove mesi, non so se sia stata una cosa buona: non dico che riflettere sulla sessualità sia sbagliato, anche dal punto di vista di una possibile colpa, ma direi che la modalità incontrata, nei miei ricordi, è rimasta qualcosa di molto confuso. Nelle mie fantasie sessuali dapprima c’è stata una certa innocenza ed ignoranza, così che in vero fui sorpreso la prima volta che vidi uscire lo sperma dal mio pene. Poi le cose si sono complicate: dei ragazzi della mia classe avevano abusato una ragazza facendosi fare (obbligandola?) blow jobs da lei e il dettaglio, che lei avesse leccato loro i testicoli, ha avuto un impatto erotico forte nella mia fantasia, anche se non avrei mai partecipato ad un incontro del genere; anche quando un ragazzo mi invitò a casa sua  e mi fece vedere il suo pene indurito dietro ai pantaloni, con un atteggiamento lascivo, non mi eccitò, piuttosto mi irritò; mentre i particolari di quel abuso della ragazza mi eccitavano e mi eccitano ancor oggi, se ci penso. I primi incontri con giornali pornografici furono in Istria; un ragazzo li aveva nel suo comò; ne presi una volta uno nel gabinetto e mi provocò un eccitazione forte fino all’eiaculazione tramite masturbazione…credo che questo abbia avuto un influsso non buono nell’avvicinamento sessuale con l’anima nobile di mia moglie…prima di lei ci sono state alcune, non tante, esperienze che si possono, se si vuole, riassumere con la formula sessualità senza responsabilità, ma non senza tabù o senza inibizioni: quando una ragazza, che avevo conosciuto in Germania, prima di aver conosciuto Konstanze, portò in un cesto di frutta la vaselina perché potessi penetrarla da dietro, non lo feci… 

Più avanti nel suo racconto Kracht si chiede cosa abbiano visto gli occhi di sua mamma nella guerra; mia mamma è nata nel 1938 un anno prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale; i suoi ricordi della guerra sono quelli di una bambina e neppure particolarmente brutti, per esempio di un soldato nazista che la portava o la veniva a prendere all’asilo e che era molto gentile con lei, ma che si arrabbiò quando la famiglia impedì questo contatto…a parte gli „occhi“ ci sono le „orecchie“, cosa avranno ascoltato le orecchie di mia madre? Per esempio storie di morti che si risvegliano nella bara, paure che ha portato con sé tutta la vita, così da desiderare di venir bruciata dopo la sua morte - io ho assistito solo una volta a questa procedura, non so più in quale paese vicino a Suzzara, quando morì mio zio Lio e la trovai orribile e allo stesso tempo con l’urna trasportata in macchina, del tutto irrispettosa. Comunque, io stesso da bambino e da giovane soffri molto di questa paura del risveglio nella bara, che dal punto di vista scientifico e delle modalità odierne è del tutto irrazionale…

Sulle pellicce che non erano più adatte ad essere indossate e che non potevano essere buttate via, „così come non si poteva buttare via nulla, perché tutto avevano una storia“ (Kracht, 41) ho invece qualcosa di abbastanza divertente da raccontare, in modo che il mio confronto con Kracht non sia solo su temi troppo difficili, troppo impegnativi emozionalmente. Qualche tempo ci siamo fatti pensieri su che fare della pelliccia di visone di mio papà, che era costata tanta e che non volevamo buttare via e mia mamma ha avuto l'idea di telefonare meglio che io telefonassi al negozio a Pavia, dove l'aveva comprata mio padre per vedere se era possibile che so ridarla indietro e farsi così dei soldi con questo oggetto; beh la telefonata con la signora a Pavia è stata veramente molto divertente, la signora stessa è stata gentilissima, ma la situazione era divertente quando le chiesi di ascoltarmi perché la mia mamma anziana aveva l'idea che il loro negozio avrebbe potuto riprendere la pelliccia di mio papà… insomma nella fantasia degli uomini non ci sono solo sesso e morte ma anche pellicce…quella di visone di mio papà si trova ora nell’alloggio di Ferdinand a Monaco, forse per proporla a E-bey. 

Abba nostro…

(Dopo l’Angelus) Il Papa ha commentato, come fa al solito, il Vangelo della domenica, oggi Mc 4, 26-34, che viene proclamato nell’undicesima domenica del Tempo Ordinario, anno B  e che mette in evidenza „la dinamica del Regno: il seme che cresce e si sviluppa“ (Maggioni). Il Papa ha insistito tanto sulla fiducia e sulla pazienza; il germoglio e la crescita del seme non dipendono dal nostro essere svegli o dormire: „Il terreno produce spontaneamente (!) prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga“ (⸀αὐτομάτη (!) ἡ γῆ καρποφορεῖ, πρῶτον χόρτον, ⸂εἶτα στάχυν, εἶτα⸃ ⸂πλήρης σῖτον⸃ ἐν τῷ στάχυϊ); la parola αὐτομάτη è un aggettivo femminile nominativo singolare derivato da αὐτομάτης, che significa "automatico" o "spontaneo". Descrive quindi come la terra produce frutto automaticamente o spontaneamente. In questo contesto, αὐτομάτη si riferisce alla terra (ἡ γῆ), descrivendola come agisce autonomamente nel produrre frutto. La traduzione precisa di αὐτομάτη ἡ γῆ sarebbe quindi "la terra da sé" o "la terra automaticamente“. καρποφορεῖ, che significa: „produce frutto“ è presente attivo, terza persona singolare di καρποφορέω, portare frutto. Qualche giorno fa ho riferito l’esperienza di mia moglie, che nelle „crisi“, con certe persone, non ha fatto mai esperienza che queste persone cambiassero idea; insomma non è successo nulla nel senso dell’aggettivo αὐτομάτης. Ed anche il Papa concede che alle volte si ha la sensazione che non succeda proprio „niente“: solo che la parola „niente“ può essere interpretata nel senso del nichilismo o nel senso dell’amore: il „nulla“ dell’amore può manifestarsi in momenti di crisi come „frustra“, ma mai come „senza senso“. La mancanza di senso è propria del nichilismo. Comunque anche mia moglie non direbbe che il seme non cresce: ha solo constato una sua esperienza nei confronti di situazioni di „crisi“. Io chiedo al Signore che mi dia quella pazienza di cui ha parlato il Papa, proprio in questo momento in cui non sto bene psichicamente. 

Da noi il parroco ha predicato sulla figura di san Benno, protettore della nostra diocesi di Dresda e Meißen. Ha sottolineato due aspetti e raccontato una famosa leggenda: 1) il rifiuto di San Benno di benedire le armi; il parroco ne ha parlato come un fatto storico, ma questa informazione sembra essere di natura più leggendaria. Non sembrano esserci prove storiche concrete che Benno di Meissen si sia rifiutato di benedire le armi, come richiesto dall'imperatore Enrico IV. Questo tipo di storia farebbe parte piuttosto dell'agiografia per enfatizzare alcune virtù e principi di un santo. 2) Il conflitto tra Papa Gregorio VII ed Enrico IV: quanto raccontato dal parroco corrisponde alle testimonianze storiche. Benno di Meissen visse durante la Controversia delle Investiture, un conflitto tra il Papa e l'Imperatore per la nomina dei vescovi. Benno si schierò con Papa Gregorio VII, il che portò l'imperatore Enrico IV a deporlo e a costringerlo all'esilio a Roma per tre anni. Dopo la morte di Enrico IV, Benno poté tornare nella sua diocesi nel 1085. 3) Sull’esilio e sul ritorno da Roma il parroco ha raccontato una bella leggenda: Quando Benno di Meissen fu costretto all'esilio la leggenda racconta che abbia gettato la chiave della Cattedrale di Meissen nel fiume Elba prima di lasciare la città. Ritornando dall’esilio Benno voleva rientrare nella cattedrale dopo il suo ritorno dall'esilio, ma non aveva la chiave. La leggenda ci narra che un pescatore abbia pescato un pesce con la chiave perduta nel ventre. La leggenda ci offre questo racconto miracoloso come un segno della santità di Benno e del favore di Dio…ma anche come conferma di quell’αὐτομάτης del Vangelo. 

Sono del tutto d’accordo con Alessandro Banfi: è stato un „colpo di genio“: il consigliare ai Grandi della Terra di leggere il libro di Benson Il padrone del mondo. Ne ho parlato quando ho riferito a caldo l’impressione che mi aveva fatto il discorso del Papa  venerdì scorso. “La sua riflessione su questo punto andrebbe approfondita perché, dice Bergoglio ricordando la tradizione della Chiesa, “la politica è una forma di carità”. E lui la contrappone alla tecnologia senza controllo, alla guerra, alla fine del mondo. La Terra può “funzionare solo con la buona politica”. Il romanzo distopico di Benson racconta una fine del mondo, un’Apocalisse generata dalla mancanza della politica. Ecco una parola profetica sull’universo di oggi, attraversato da conflitti, divisioni, odi, barriere, dazi…“ (Banfi, versione odierna); il colpo di genio consiste secondo me nel fatto che the lord of the world pensa a se stesso come pacificatore, come colui che ha ragione, proprio come pensano i sistemi democratici nei confronti di quelli autocratici. Senza negare che „la geopolitica e la diplomazia hanno guardato con un certo pessimismo al vertice pugliese“ (Banfi), con una certa ragione, con testo e foto, Alessandro afferma „Come ha notato Nello Scavo su Avvenire, il Papa si è speso nel dialogo con tutti, fino a tarda sera. In un solo giorno Papa Francesco ha dialogato con i Capi di Stato di Paesi che contano oltre 2,3 miliardi di abitanti, quasi un terzo della popolazione della terra. Ha sciolto anche il gelo coi presidenti Macron e Biden, così schierati per la guerra, e con lo stesso Zelensky. La fiducia nel dialogo e nella buona politica è stata nei suoi comportamenti, prima ancora che nelle sue parole.“(Alessandro Banfi, versione odierna). 

Guardando una foto di Ornella Muti oggi, mi accorgo come il nostro corpo invecchia, non solo il suo, anche il mio, e non è più attraente; il che non vuol dire che non ci possa essere anche una bellezza interiore in un corpo vecchio…


(Wetterzeube, il 15.6.24) Il mio cuore è ricolmo di risentimento, per la vicina che non comprenderebbe quale „lavoro“ abbiamo fatto per lei quando per più di un anno ci ha lasciato, senza chiedercelo, sua figlia, nell’appartamento di sotto, che da anni le abbiamo affittato senza mai chiederle un aumento, e che deve aver una qualche forma di autismo, perché lei si sentiva chiamata ad occuparsi di uno zio malato, che ora vive qui sotto da lei, ed era raramente qui a casa; per la dirigenza scolastica che non mi rispetta come anziano nella scuola, che starebbe trasformando una scuola cristiana in una senza alcuna misericordia e che si scontra con genitori e ragazzi; ma grazie a Dio, Dio è più grande del mio cuore, nel quale è presente anche una dimensione piccola, quella che ha accolto il mondo fantastico di mia moglie nella propria quotidianità e che porta con se, quando vado ad aprire la stalla al mattino presto, il piccolo cervo, Jopino, che mi aveva regalato mia figlia quando ha lasciato la nostra casa per andare all’università ad Heidelberg, il piccolo gufo Lia a salutare le piccole anatre, blue e gialla, che si trovano nella macchina, che ha un suo nome, Tirokaka. E poi ad un livello più profondo c’è il Gesù, che ci ha rivelato  la vicinanza, tenerezza e misericordia  di Dio, che dorme sul mio comodino, vicino al quale metto dei bigliettini di preghiera, come ho imparato da Papa Francesco; sulla sua presenza al G7 ho già riflettuto ieri pomeriggio, dopo aver ascoltato il suo discorso sull’intelligenza artificiale. 

Balthasar mi aiuta a porre la domanda principale: quale è il mio compito personale, la mia missione personale all’interno della Catholica, nel mio contesto di vita, ad un anno dalla pensione? Se guardo a parroci e vescovi qui in Germania c’è anche il tipo che descrive Balthasar nel 1975: il vescovo che vuol dar ragione a tutti; ma c’é oggi anche il vescovo o meglio quasi tutti i vescovi risucchiati nel mainstream, il quale usa anche il loro desiderio di essere profeti (come nel caso del: „mai più nazismo“); poi ci sono parroci che sembrano piuttosto dei coordinatori sociali; altri che sono talmente arrabbiati per la via intrapresa dalla Chiesa nella loro diocesi, che sono poco credibili…a volte mi viene il vomito e mi chiedo, beh nella Chiesa ci sono gli stessi limiti e lotte di potere come nel mondo; non sarebbe meglio andarsene? Ma poi per andare dove? Almeno questa è la Chiesa che ha voluto Lui e in cui sono necessari tanti stili, ed anche compiti opposti; alla fine ognuno deve seguire il suo compito, la sua piccola via, che con il passare degli anni sarà sempre più ristretta. E Balthasar ci ricorda un esempio famoso: ""La piccola via" di Teresa di Lisieux, in base alla quale è stata dichiarata "patrona delle missioni" per l'intero organismo della Chiesa. Chi fa la sua parte in modo cattolico contribuisce alla cattolicità della Chiesa" (Hans Urs von Balthasar, Katholisch, 34). Cosa significa in modo cattolico? Significa in modo inclusivo, significa una proposta universale e concreta che si oppone a tutto ciò che ho scritto in questi mesi sulla mobilitazione totale e sul nichilismo, senza pensarsi solo come „lotta contro“, perché se no, sarebbe risucchiato nella mobilitazione totale stessa. 

Quando uso la formula „mobilitazione totale“ non penso solo a questioni militari, come fanno vedere tutte le mie riflessioni sul tema nichilismo, anche se ovviamente la notizia, che „nel frattempo, il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha annunciato che „l'Alleanza ha ora 500.000 soldati in attesa, un numero significativamente superiore all'obiettivo fissato al vertice di Madrid nel 2022“ (FAZ, 15.10.24), ne conferma anche la dimensione militare. Il quartiere generale di questi 500.000 soldati sarà a Wiesbaden (Germania), presso l'Esercito degli Stati Uniti. Ed è anche confermata dall’aggressività con cui il G 7 minaccia la Cina per la consegna di merci alla Russia, inclusa la consegna di armi, che Zelensky ci avevo detto, dopo una telefonata con Xi Jinping, non sarebbe successo. Intanto Putin offre uno spiraglio per la trattativa, che viene giudicato dall’Ucraina e dai suoi alleati, cioè da noi, come inaccettabile, mentre Sahra Wagenknecht scrive in X: „La proposta della Russia dovrebbe essere accolta dall'Occidente. Un'opzione realistica sarebbe il congelamento immediato del fronte, il cessate il fuoco (Waffenstillstand, ceasefire) e i colloqui di pace. Quanti altri dovranno morire prima che la richiesta di adesione alla NATO da parte dell'Ucraina venga abbandonata?“ (14.6.24). Detto questo però devo specificare che io uso il termine „mobilitazione totale“ nel senso più spirituale di un movimento che ha come ultima meta la guerra e la distruzione, cioè la morte! 

Lo ha detto anche il Papa ieri, nel senso di una svolta etica e politica  nella gestione dell’intelligenza artificiale e nella gestione dei conflitti del mondo, lo dice anche l’editoriale della FAZ di questa mattina di Reinhard Müller in riferimento all’omicidio, da parte di un afgano, di un poliziotto tedesco a Mannheim, Rouven Laur, che era poliziotto per convinzione e che aveva imparato anche l’arabo per far meglio il suo mestiere: „qualcosa deve cambiare“;  quando era successo l’omicidio avevo scritto un ricordo di un giovane afgano, che era venuto a piedi dal suo paese ed a cui avevo dato lezioni di tedesco, un ragazzo molto gentile, ma è chiaro che un delitto tale richiede un cambiamento e decisioni, che impediscano che ciò accada di nuovo. Allo stesso tempo la questione degli stranieri deve essere vista in tutta la sua complessità. L'MZ riferisce oggi che il Land della Sassonia-Anhalt ha organizzato un’azione pubblicitaria per convincere  giovani vietnamiti, dopo aver completato la scuola, a venire da noi. Il ministro dell’Economia del Land, Sven Schulze (CDU), spera che questi vietnamiti siano accolti amichevolmente, qui da noi ne vivono già tanti da generazioni; i nuovi arrivi sono necessari perché le aziende hanno bisogno di loro. La catastrofe demografica in Germania e soprattutto in Sassonia-Anhalt è così grande che non ci sono abbastanza persone, in vari settori dell'industria e del turismo; senza, in questo caso i vietnamiti, non ci sono persone sufficienti per affrontare il lavoro necessario, anche, ma non solo, alle nuove aziende che hanno cominciato l’attività qui da noi, per esempio Intel a Magdeburg o UPM in Leuna . Questo articolo sui giovani vietnamiti sveglia in me anche tanti ricordi, in primo luogo di una ragazza vietnamita, che aveva vissuto da noi per tre mesi ed anche del suo modo, del tutto diverso da quello di tedesco, di vivere il lutto, dopo la morte in un incidente stradale, della sua  migliore amica e di un nostro alunno, in una macchina in cui lei stessa venne ferita, ma non in modo grave…

Le elezioni europee hanno provocato uno smottamento a destra. In Francia, il trionfo del Rassemblement National di Le Pen ha spinto Emmanuel Macron a indire nuove elezioni. In Germania, la SPD ha ottenuto il suo peggior risultato europeo di tutta la sua storia. Ma a Bruxelles, la capitale dell'UE, si finge che il risultato elettorale sia in qualche modo una buona notizia. L'affluenza alle urne è stata più alta di prima e gli europeisti sono ancora la maggioranza, dicono. E per certi versi è vero: queste elezioni non cambieranno radicalmente il corso dell'agenda politica dell'UE né, come alcuni temono, minacceranno la democrazia stessa. Dopo tutto, l'UE stessa non è una democrazia parlamentare funzionante (keine funktionierende parlamentarische Demokratie). Il successo elettorale dei partiti di destra cambierà ben poco a livello dell'UE: le istituzioni di Bruxelles, i poteri limitati del Parlamento europeo e le divisioni all'interno dei gruppi politici lo impediranno. Il Presidente della Commissione Ursula von der Leyen rimarrà con ogni probabilità in carica, così come i pressanti problemi economici, politici e geopolitici rimarranno probabilmente irrisolti. In questo senso, è logico che le elezioni europee siano state più che altro elezioni nazionali con messaggi per gli elettori a casa propria. Gli effetti delle elezioni si faranno sentire soprattutto qui. In Francia, ad esempio, dove presto potrebbe arrivare al potere un nuovo presidente. O in Germania, dove la coalizione dei semafori sta lentamente ma inesorabilmente affrontando un serio problema di legittimazione“ (Redazione di Makroskop, 14.6.24).

Abba nostro…

In dialogo con Andrea Anziani. „Una volta all’incontro dei responsabili della comunità della Statale, di cui per un anno (1975-1976) Andrea fu il responsabile, ci riprese perché non ci soffermammo a parlare con i guardarobieri della biblioteca: per lui era importante incontrarli e ci accorgemmo che conosceva tanti aspetti della loro vita, cercando in particolare di condividere il dolore e le preoccupazioni di una signora per la malattia della figlia“ (Gianni Mereghetti, Gian Corrado Peluso, Andrea Anziani, Febbre di vita, Castel Bolognese, 2023, 36). E quanto ho imparato in questi anni di mia moglie che parla sempre con gentilezza con il personale che pulisce la scuola, fa loro piccoli regali per Natale, etc. Per quanto riguarda il super attivismo di Andrea, forse mi irrita perché sono fatto così (ma più ad un livello del pensare e scrivere), ma so che nessuna attività ecclesiale, può superare se Dio non vuole, le durezze del reale. Mia moglie mi ha detto che lei ha perso del tutto la fiducia, per lo meno qui dove siamo noi, di poter raggiungere risultati con il dialogo; ha investito tantissime energie in alcuni rapporti e non si è mai spostato proprio nulla, anzi vi è stato solo o quasi un indurimento e se si reagisce con „violenza“ a questo indurimento, esso diventa solo ancora peggiore. Io credo che l’essere sia davvero dono, come lo vedo nei miei due figli e mia moglie ed anche in alcuni ragazzi che incontro, ma credo che l’esistenza storica sia ferita in modo tale, che solo il portare la croce quotidiana e la fiducia nell’agire di un Altro, possa portare frutti, non so quando e non so dove. Ecco qui ha ragione Andrea: cercare di condividere il dolore e le preoccupazioni degli altri, senza un piano che non sia quello misterioso di Dio, questo è quello che possiamo fare con tutti. 

(Pomeriggio) Caro Erik, quando ieri ho detto che la differenza tra me e il nichilista consiste nel fatto che io penso che l'essere sia un dono, ho dimenticato di specificare che a causa del „medesimo uso di essere e "nulla"" (Ulrich), io non possiedo un "tesoro" che il nichilista non possiede; "questo stesso essere "è": "nulla" nella crisi dell'idealità" (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 474); l'idealità che Tu giustamente temi possa essere solo una proiezione è sempre e solo da percepire nella crisi; la battaglia sull'esistenza o meno di una "sovraessenzialità" si svolge solo nella materia comune a tutti! Tuo, Roberto 

(Wetterzeube, il 14.6.24) Stamattina, molto presto, quando ho aperto la stalla delle galline, avevo dimenticato di chiudere il portone dell’areale previsto per loro. Tre sono uscite e non è stato molto semplice „convincerle“ a rientrare; una, la più giovane, ha cercato di rientrare attraverso la rete e le altre sono scappate qua e la, ma alla fine il richiamo del gruppo nell’areale le ha riportate dove volevo. 

Nel paragrafo: "Scoppiano le cuciture“ (Katholisch, 32-33) Balthasar fa un piccolo elenco delle cose opposte di cui la Chiesa è accusata e che chiama la litania delle accuse; naturalmente, oggi si potrebbe estenderla, "continuarla all'infinito" dice Balthasar. Queste accuse contengono anche momenti di verità, ma hanno anche a che fare con il paradosso che è Cristo stesso: „"Nella misura in cui la chiesa è un momento all'interno dell'opera di riconciliazione di Gesù Cristo, essa partecipa - a distanza - al suo irresolubile paradosso per cui Gesù manifesta la sua maestà proprio nell'umiliazione o nel puro riferimento al Padre la sua unica personalità" (Balthasar, Katholisch, 32). Parlare della sacramentalità della Chiesa, come fa giustamente il Cardinal Ouellet, significa prendere sul serio questo paradosso, significa comprendere che „la Chiesa non è adeguatamente definibile, perché appartiene al Mistero di Dio, la partecipazione al quale è la sua essenza“ (Balthasar). Nella definizione di questo paradosso Balthasar è completamente un figlio di Ignazio. Chiedo a Maria che mi aiuti „nel soffrire obbrobri e ingiurie per meglio imitarlo (Cristo) in questi, purché possa sopportarli senza peccato da parte di nessuna persona e senza offesa della sua divina maestà“ (Esercizi 147) - si può fare esperienza della maestà di Cristo solo nell’umiliazione, che può consistere nelle ingiurie ed anche nelle ingiustizie che subiamo; purtroppo io non sono capace a sopportarle „senza peccato“ mio e chiedo aiuto quando offendo la Sua divina maestà. In questi giorni nella scuola è terribile; per discrezione non posso raccontare i dettagli, ma alcune persone che hanno responsabilità nella scuola hanno umiliato me e un collega, in modo davvero ingiusto o per lo meno unilaterale, mentre loro stessi si sono comportati con i genitori che rappresentano l’undicesima classe in un modo non corrispondente allo stile di una scuola cristiana; questa ingiustizia non è una questione psicologica: „mi sento trattato male“, è oggettivamente un essere trattato male, ma è anche un’occasione per imitarlo; avevo scritto una lettera al direttore, che ho fatto leggere al mio padre confessore che mi ha detto di spedirla, mentre Konstanze, che conosce la realtà della scuola, mi ha chiesto di non farlo (non mi ha obbligato); ho obbedito a lei; quando si costruisce una torre o si fa una battaglia bisogna prima chiedersi se si è in grado di compiere l’opera o di vincerla…

Purtroppo su questo punto anche Robert F. Kennedy Jr non è al servizio della „profezia della pace“: „RFK Jr. inveisce contro il cessate il fuoco a Gaza e fa invece un'analogia con la Germania della seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti imposero la "de-nazificazione" anche a costo di uccidere milioni di tedeschi. Questo è apparentemente il parallelo storico che RFK immagina per Israele e Gaza“ (Michael Tracey, X, 14.6.24).

Oggi il Papa si troverà tra i lupi, chiamati G7; per lo meno in questo invito Giorgia Meloni ha avuto un certo coraggio. Nel frattempo i lupi hanno deciso di usare i soldi dell’altro lupo per combatterlo. Davvero non vedo alcuna traccia di mobilitazione totale nell’atteggiamento dei grandi della terra ricca e democratica. PS „Momento inquietante al G7 di oggi. Zelensky dice di aver avuto una conversazione telefonica personale con il Presidente Xi, e Xi gli ha assicurato che la Cina non darà alla Russia armi da usare contro l'Ucraina. Biden interviene per semi-correggere Zelensky, sostenendo che la Cina "sta di fatto aiutando la Russia““ (Michael Tracey, X,14.6.24). PS II: „Stando ai fatti, il G7 a guida italiana è stato per ora segnato soprattutto da un’ulteriore svolta bellicista sull’Ucraina. Biden e Zelensky hanno tenuto una conferenza stampa congiunta, dopo aver firmato l'Ukraine Bilateral Security Agreement: un tentativo di rendere decennale e permanente l’alleanza militare con Kiev (anche in vista di un’eventuale elezione di Donald Trump). In pratica poi si è deciso di stanziare almeno cinquanta miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina, da finanziare con gli interessi maturati dalle proprietà russe "congelate" in Occidente. Jens Stoltenberg è entusiasta.“ (Banfi, versione odierna)

Oggi comincia il campionato europeo di calcio, stasera la Germania gioca contro la Scozia…si tratta del primo campionato europeo in terra tedesca dopo la riunificazione della Germania.

Cose tedesche. Il segretario generale della SPD sembra aver ben compreso, perlomeno dopo la batosta elettorale quale sia il compito dei socialisti: „Non ci sarà alcun bilancio di austerità a scapito della coesione sociale“ (Kevin Kühnert, SPD). - Forse non lo avrei fatto, come non lo avrebbe fatto Johannes Varwick, ma capisco molto bene l’argomentazione di Sahra Wagenknecht: rimanere nel parlamento quando ha parlato il presidente Zelensky avrebbe significato partecipare ad un osanna, che il presidente ucraino non ha meritato, anche se a livello psicologico se ne può riconoscere una certo coraggio nel rimanere nel suo paese martoriato.  

Un po’ di sacrosanta ironia! „Notizia dell'ultima ora da parte di Brian Stelter, fan di Useful Idiots, sulla CNN: se Trump sarà eletto, getterà Rachel Maddow in prigione!Come avrà il potere di farlo? Perché non l'ha fatto nel suo primo mandato? Smettila di fare domande assurde, teorico della cospirazione senza scrupoli. Ora abbiamo altre notizie dell'ultima ora: Anche AOC sarà sbattuta in prigione una volta che Trump sarà eletto! La nostra fonte? La stessa AOC in un recente podcast. È meglio votare in fretta prima che tutte le élite corporative vengano sbattute in prigione. Ma per favore, signor Trump, lasci libero almeno Brian Stelter. Comunque mentre sono ancora liberi, diamo un'occhiata a ciò che queste persone sono ancora autorizzate a dire sui media aziendali. Su Morning Joe, Donny Deutsch giustifica la logica terroristica mettendo in dubbio chi conta effettivamente come vittima civile. I giornalisti e i medici contano come civili? E le "centinaia e migliaia di gazesi rabbiosi", contano? E se alcuni di loro sostengono Hamas? Sicuramente meritano di essere massacrati, giusto? Rispondiamo a tutta la rabbiosa follia di Donny su Morning Joe. E Jake Tapper, sostenendo falsamente che Hamas ha rifiutato un accordo per il cessate il fuoco, viene chiamato in causa da un altro propagandista israeliano. Ecco stupenda prestazione di Jake Tapper. Inoltre, un aggiornamento sulle condanne di Hunter Biden e Donald Trump. Che divertimento. È una settimana di bugie e follie, seguite Katie e Aaron. Vi faranno ridere invece di piangere (They’ll make you laugh instead of cry.)“ (Redazione di Useful idiots).

Abba nostro…

(Dopo) Anche quando si leggono cose scritte da persone geniali bisogna stare attenti a non prendere le loro analisi come insuperabili; uno scritto del 1945 o del 1954 o del 1975 può essere a questo livello superato, perché con con ragione scrive Jünger nel suo testo sul nichilismo: „forse tra poco tempo il nichilismo sarà visto in un contesto completamente diverso. Chiunque elogi ricette sicure è un ciarlatano o uno di quelli che non hanno ancora capito quale sia la sfida del momento“ che viviamo, "...d'altra parte, è abbastanza possibile raccomandare modi di comportamento, suggerimenti pratici per quanto riguarda il movimento nel campo del nichilismo, perché dopo tutto non manca l'esperienza. Solo per motivi di autoconservazione, l'uomo libero è obbligato a pensare a come vuole comportarsi in un mondo in cui il nichilismo non solo è dominante, ma, quel che è peggio, è anche diventato lo stato normale delle cose." (Ernst Jünger, Al di là della linea, 1950-1958); insomma nessuno può smettere di pensare o seguire alla cieca un maestro…il lavoro della riflessione è mio, non di Giussani o Balthasar o Jünger, che per esempio, almeno negli anni 50 ha pensato che il nichilismo fosse superabile, mentre io credo, e spero di sbagliarmi,  che ci muoviamo sempre di più verso una mobilitazione totale e nichilistica…

Il mio dialogo interiore con Andrea Aziani. Ho chiesto la sua intercessione, Deo volente, per una coppia che desidera un bambino e non l’ho ancora ottenuto; credo che il prossimo venerdì ci sia anche un intervento in una clinica specializzata in questo ambito e che in tedesco si chiama Kinderwunsch-Klinik (una clinica che si occupa del desiderio di aver un bambino). - „La vita appartiene alla missione, non alla biografia“ (Balthasar), ciò non significa che il racconto di una vita non sia interessante; gli anni universitari di Andrea, con i pestaggi dell’estrema sinistra ai ciellini, lo sono certamente. Allo stesso tempo credo, però,  che Balthasar abbia ragione ed in modo particolare per quanto riguarda don Giussani; ovviamente tra amici si può conservare il ricordo che si ha avuto con lui, come uomo e come sacerdote; credo abbia avuto uno spessore umano e una sapienza sacerdotale non indifferenti. Ma se è vero che il Carmelo futuro potrebbe essere un Gulag o un campo di concentramento o una situazione post guerra, se ci sarà un post, allora non si ha bisogno del racconto continuo della biografia di don Giussani, ma del suo amore per la Chiesa, della forma che ha intuito essere vitale per la Chiesa: la fraternità di laici e i „memores“, etc. E poi per esempio per noi, con ritmi di lavoro intensissimi, partecipare ai gesti del Movimento sarebbe solo un consumo di energie che non abbiamo; quello che propone don Giussani deve essere essere possibile viverlo qui nella diaspora, oppure questa forma non è cattolica e non è inclusiva della nostra esperienza; poi io cerco, leggendo cosa mi mandano gli amici, leggendo questo libro su Andrea o una lettera di Davide Prosperi, o gli appunti degli Esercizi, di mantenere il legame con chi guida istituzionalmente o spiritualmente il Movimento (tracce di ciò sono presenti nei miei diari). PS Mi scrive Gianni: „Il movimento ti abbraccia, te e tutti i Tuoi amici e ti è grato per la fede che vivi lì e che è una ricchezza per tutti noi“.

Durante la colazione a fine del progetto di questa settimana sono stato seduto vicino ad una bambina, che aveva preparato, tra l’altro, con le sue mani un’ottima macedonia - mi ha raccontato della sua vita, a tre anni i genitori si sono separati, lei vive con il papà e la nonna vive a Francoforte sull’ Oder, dove ci vanno al fine settimana; dapprima non voleva sedersi al tavolo perché c’era seduto un bambino che non sopporta ed in vero parlava ultra velocemente, ma visto che io l’ho ascoltato, allora ha cominciato ad ascoltarlo anche lei e quando lui ha detto che vorrebbe vivere da grande in Francia, ha subito reagito dicendo che piacerebbe anche lei. 

Il nostro esperto finanziario ci ha fatto, sotto nostra richiesta, investire dei soldi in un sistema (DEKA) che tiene conto anche degli aspetti etici degli investimenti…

Il mio dialogo interiore con Christian Kracht. Non è solo spietato con sua mamma, il narratore di Eurotrash, che è Kracht stesso, in quello che è stato definito il suo „poesia e verità“, ma non so quanto giustamente, perché non credo che Goethe racconterebbe certe storie, dicevo non è solo spietato, le salva la vita, quando i medici vogliono farla finita con cure, a loro modo di vedere, insensate, perché si ricorda di lei, quando da giovane era in costume da bagno in una spiaggia…ma poi ritorna la vena spietata e racconta che sua mamma undicenne è stata più volte violentata da un venditore di bicicletta, coperto dal sindaco nazista…e che i nonni della sua mamma, insomma in nonni materni, erano nazisti, durante e dopo il nazismo…per questo motivo non ha voluto mai parlare con loro e neppure vivere da loro quando si trovava in Sylt. A me tutto sommato questa narrazione mi sembra molto alla moda, comunque è vero, che guardando nel passato della propria storia non tutto brilla; mio padre raccontava sempre che aveva sempre lavorato per la famiglia, ma una volta lo ho incontrato a Chivasso con un altra donna; di pregio è stato il fatto che non ha fatto finta di non vedermi, ma è venuto a salutarmi, io sono rimasto seduto in macchina e lui mi parlò attraverso il finestrino; comunque io non sono il suo giudice, chi è senza peccato scagli la prima pietra…e un più bel ricordo è quello da bambini, quando abitavamo in via Zino Zini 81 a Torino, in mezzo ai binari, passando con la locomotiva vicino alla casa ci salutava sporgendo la testa del finestrino…PS A certo punto Kracht parla anche di un mondo di fantasia del nonno materno, che serviva per nascondere un’ideologia nazista e razzista; che bello il nostro, di Konstanze e me, mondo di „piccolini“ che non sono né razzisti né nazisti né risentiti…

(Pomeriggio) Mentre io ho pas sato il pomeriggio con Erik, un giovane di origine rumena-tedesca, della città di Hermannstadt (Sibiu in rumeno), un giovane, che studia germanistica e che ha una domanda da brividi sulla religione come proiezione ideale di un nostro bisogno e che ascoltava attentamente  la mia risposta sulla „sovraessenzialità“ che si trova nella materia o è semplicemente idealità astratta (Homo abyssus), dicevo mentre io facevo questo il Papa parlava nel G7 ai grandi della terra sull’intelligenza artificiale (ma c’è stato anche un incontro faccia a faccia con 10 politici). Questa dell’intelligenza artificiale è qualcosa su cui ovviamente Jünger nel suo saggio sul nichilismo non poteva riflettere nello stesso modo con cui lo ha fatto oggi il Papa in Puglia; Jünger stesso ed Ulrich, uso la formula di quest’ultimo, mi ha insegnato a „ripetere in avanti“, cioè a stare attenti a quei cambiamenti che possono essere un superamento del nichilismo, oppure una sua nuova tappa, non ancora del tutto prevedibile negli anni cinquanta, sebbene gente come Heidegger e Jünger avessero capito già molto; l’intelligenza artificiale è uno strumento affascinante (che può contribuire ad una democratizzazione del sapere (2)) e terribile ha detto il Papa, che ha letto la versione corta del suo intervento: una macchina non può mai decidere per l’uomo e questa attenzione all’uomo implica un impegno etico e politico  („sana politica“)  con il fine della fratellanza universale; il paradigma tecnocratico non è un sapere „neutrale“;  chi ha orecchi da intendere, intenda! Il mio parroco mi ha scritto: „non ho ancora sentito il discorso del Papa. Ma è un bene che sia presente al G7. Speriamo che parli alle loro (dei grandi) coscienze senza la stampa, soprattutto a favore della pace e soprattutto alla Francia“. Credo lo abbia fatto, ma già il breve discorso pubblico parlando di priorità della dignità umana, dell’etica e della politica con il fine di un progetto planetario, - di questa dimensione planetaria parlava già Jünger negli anni 50,  - chiamato „fratellanza universale“ è stato già sufficientemente chiaro. E poi ha citato a ruota libera „Il Signore del mondo“ (1): più chiari di così si muore!   

(1) Ha proposito di intelligenza artificiale, ecco cosa dice chatgpt sul romanzo citato dal Papa, che sia Konstanze che io abbiamo letto: „"The Lord of the World" (Il Signore del Mondo) è un romanzo distopico scritto da Robert Hugh Benson, pubblicato per la prima volta nel 1907. È considerato uno dei primi romanzi di fantascienza e offre una visione profetica di un futuro apocalittico. Ecco una sintesi della trama e del senso del romanzo. Trama: Il romanzo è ambientato all'inizio del XXI secolo e descrive un mondo in cui il secolarismo e l'umanismo hanno trionfato, con la religione tradizionale, specialmente il cristianesimo, in declino. L'umanità vive in una società altamente tecnologica e materialista.

  • Julian Felsenburgh: È il carismatico protagonista, che emerge come una figura messianica e di pace. Diventa il leader mondiale e, pur promuovendo un'apparente armonia globale, si rivela essere l'Anticristo.
  • Padre Percy Franklin: È un sacerdote cattolico che si oppone a Felsenburgh. Alla fine del romanzo, viene eletto Papa col nome di Silvestro III e guida la resistenza spirituale contro le forze del male.


La trama segue l'ascesa di Felsenburgh al potere mondiale e la lotta della Chiesa cattolica per mantenere la fede in un mondo sempre più ostile. La tensione culmina in un conflitto apocalittico tra le forze del bene e del male.

Senso del Romanzo

  • Critica al Secolarismo: Benson critica la crescente secolarizzazione della società e l'abbandono dei valori cristiani.
  • Visione Apocalittica: Il romanzo esplora temi apocalittici e la battaglia finale tra il bene e il male, riflettendo le preoccupazioni teologiche di Benson.
  • Profetico: Benson anticipa molti sviluppi del XX e XXI secolo, come la globalizzazione, il declino della religione organizzata e il potere crescente di figure carismatiche che possono manipolare le masse.


Il romanzo è stato lodato per la sua profondità teologica e la sua visione profetica, ma anche criticato per il suo tono pessimista e la sua rappresentazione rigida del futuro. "The Lord of the World" rimane un'opera significativa per la sua esplorazione dei temi della fede, della politica e della morale in un contesto distopico“.

(2) „L’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti; ma, al tempo stesso, essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto”. Questo è il pericolo…" (Papa Francesco, oggi)


(13.6.24) Per spiegare l’ “opposizione“ (nel senso di Guardini, come opposizione feconda) tra Chiesa in uscita e Chiesa in se stessa, Balthasar usa la metafora del dualismo onda-corpuscolo, che è un concetto fondamentale della meccanica quantistica che descrive come le particelle subatomiche, come elettroni e fotoni (particelle di luce), possiedano sia proprietà di particelle che di onde. La proprietà delle particelle può essere spiegata così: una particella è un oggetto con una massa e una posizione definita. Per esempio, un elettrone può essere considerato come una piccola "pallina" con una massa specifica. La proprietà di onde invece così: Un'onda è una perturbazione che si propaga nello spazio e nel tempo. Le onde hanno caratteristiche come la lunghezza d'onda e la frequenza. Un esempio familiare di onde sono le onde sonore o le onde sulla superficie dell’acqua. Il dualismo onda-corpuscolo afferma che le particelle subatomiche non sono semplicemente una cosa o l'altra, ma possono comportarsi come entrambe a seconda delle circostanze. Questo è stato dimostrato in vari esperimenti, tra cui il famoso esperimento della doppia fenditura. Non c’é bisogno, per comprendere cosa ci vuole dire Balthasar, di entrare nel merito degli sperimenti fatti con particelle, onde ed elettroni nel loro essere sparati contro un muro con due fenditure…ma in sintesi si può dire che il dualismo onda-corpuscolo è la descrizione della realtà quantistica dove particelle come elettroni e fotoni possono comportarsi sia come particelle discrete sia come onde continue, a seconda delle circostanze. Questo, mutatis mutandis, vale anche per la cattolicità della Chiesa. Dio non è venuto a salvare solo la Chiesa cattolica, ma il mondo e i suoi missionari devono comportarsi piuttosto come delle onde che si muovono da quell’avvenimento concreto della storia fino alla fine del mondo; allo stesso tempo la Chiesa non è solo una „funzione“ ondulatoria, ma è anche una massa specifica con una sua struttura, che giustamente il cardinal Ouellet esprime con la parola „sacramentalità“. Ed anche il singolo missionario, per quanto debba essere trasparente e „onda“, ha una sua massa specifica, un suo io che non può essere sacrificato alla funzionalità della Chiesa come „particella“. Infine il missionario non ha il compito di salvare il mondo, questo è già stato salvato da Cristo. La co-estensione tra missione ed identità del missionario significa entrambe le cose: il fatto che lui è mandato è più importante dei suoi gusti (è mandato per annunciare che il mondo è salvo), ma non è indifferente che sia stato mandato lui e non un altro… 

"C'è differenza tra il bene e il male, tra chi attacca e chi si difende? Per la signora Wagenknecht sembra di no...!". (Luigi Geninazzi su Facebook, nella mia bacheca in tedesco) - Caro Luigi, certo che c'è differenza tra bene e male. Ma ti chiedo: quando il Papa ha detto in questi due anni che non dobbiamo giudicare il conflitto in Ucraina con la logica di Cappuccetto Rosso o quando afferma che si tratta di una lotta tra imperi, ha forse dimenticato la differenza tra bene e male (anche se prega per l'Ucraina ogni domenica)? E quando Jünger sostiene, nel suo saggio sulla pace nel volume 9.1 dell'Opera omnia, che non possiamo fare a meno del dialogo tra i "regni", come li chiamava nel 1945, a causa della terribilità delle armi, ha forse dimenticato che esiste questa differenza? E quando Methol Ferré dice che il dialogo tra i continenti degli Stati è necessario, l'ha forse dimenticato? Jünger dice che il primo passo in tutto questo è superare l'odio nei nostri cuori; questo è veramente male! Sahra Wagenknecht non è la mia nuova patria politica, mi ha solo offerto un modo per tradurre politicamente ciò che dice il Papa. E se il primo ministro Haseloff dice che le cose devono essere dette "duramente", allora direi che non è lui a difendere il "centro democratico", ma Sahra Wagenknecht. Oggi in Germania, di fronte all'aggressività del presidente russo Putin, si discute seriamente di contribuire alla capacità di difesa del Paese con reclute e servizio militare obbligatorio e Pistorius, il ministro della Difesa tedesco, è accusato di essere troppo debole con la sua proposta (MZ di oggi), perché vuole solo che i maschi di una certa età rispondano obbligatoriamente ad un questionario sul tema... Sahra Wagenknecht, come il Papa, ha certamente un cuore per gli ucraini, per i tanti che sono già morti. 

"Allo stesso tempo, dovrebbe crescere l'opinione che una terza guerra mondiale, sebbene non improbabile, non è inevitabile". (Ernst Jünger, Aldi là della linea, 1950-1958). Cerchiamo di comprendere bene questa frase di Jünger. Non si tratta della „linea“ che sarebbe stata sorpassata nel febbraio del 2022, ma di una linea sorpassata già negli anni cinquanta, in cui il nichilismo si dilata come fenomeno planetario. Ovviamente si potrebbe prendere come simbolo lo sgancio della bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki, alla fine degli anni quaranta del secolo scorso. Non significa ovviamente che le purghe staliniste degli anni trenta e i campi concentramento degli anni quaranta, del secolo scorso, non abbiano preparato questo sorpasso della linea, ma diciamo che con le armi atomiche entra a fare parte della storia del mondo un fenomeno che può distruggere tutto o quasi; a questo disastro si associano poi fenomeni ideologici che hanno portato ad essere l’appartenenza religiosa solo una formalità (come in tanti paesi del mondo occidentale) o hanno sostenuto un puro ateismo (Cina); ed anche continenti cattolici come l’America Latina hanno subito degli scossoni a cui si è risposto per esempio con un atteggiamento settario, che non corrisponde, come sostiene Balthasar, per nulla alla Catholica. Comunque diciamo negli anni 50, come rilevano Giussani e Jünger, la tradizione cattolica ed in genere gerarchica dei valori non sa rispondere alla sfida del nichilismo, come disastro etico e morale e come solipsismo dell’individuo; ma allo stesso tempo sia il sacerdote lombardo che lo scrittore tedesco non pensano che si debba perdere la speranza; il mondo procede in un certo modo, anche con il carattere di una „guerra civile mondiale“ (Jünger); ma è possibile cercare delle soluzioni; sia religiose sia filosofiche. In questo contesto Jünger pensa che sia necessaria una soluzione planetaria, con contratti che vincolino tutto il mondo, ma anche ad un „Europa unita“, nel rispetto delle tradizioni culturali e nazionali. Ciro Sbailò sarebbe capace di dire cose più sensate di me a livello giuridico e di difesa di questo progetto europeo, a livello ontologico mi sembra di poter dire, però,  che l’unica risposta alla mobilitazione totale nichilistica sia un movimento cattolico, cioè universale che prenda sul serio l’idea dell’essere come dono di amore gratuito, che proibisce che un nemico o un avversario venga considerato il male; ed è molto interessante che un soldato come Jünger capisca ciò meglio di un pacifista.

PS Il contrario di ciò che vuole Jünger è questo: „È il momento di Emmanuel Macron. Nella conferenza stampa di ieri il presidente francese ha voluto spiegare bene la posta in gioco. Il suo appello è a fare fronte comune contro il Rassemblement national di Marine Le Pen in vista delle elezioni dell’Assemblea legislativa. Il suo forcing politico ha messo in crisi i gollisti, che all’unanimità hanno espulso il presidente Eric Ciotti, colpevole di aver proposto un’alleanza con la stessa Le Pen. Ieri poi Macron ha incontrato la Von der Leyen perché i Popolari tengono molto al suo consenso sui nuovi assetti della Ue. Oggi il presidente francese sarà in Puglia, dove si è fatto precedere da una polemica velenosa, sollevata in un briefing della sherpa francese Emmanuelle Bonne, secondo la quale l’Italia si sarebbe rifiutata di fare dei passi in più sul diritto all’aborto rispetto alle conclusioni dell’ultimo G7. Rifiuto smentito da Palazzo Chigi ma a cui la stampa italiana ha dato stamattina molto risalto. Infine, Macron incassa una vittoria politica sull’unica decisione già presa dal G7 sul fronte ucraino: verranno prelevati 60 miliardi dai fondi russi, destinare a Kiev. Oggi in Puglia arrivano anche Joe Biden e Volodymyr Zelensky a completare accordi e promesse su nuove armi anti-Mosca e su “sanzioni secondarie” contro Putin“ (Banfi, versione odierna). Per l’amore non vi è alcun sentore di „mobilitazione totale“ (su questo mi ha aggredito ieri un giovane della CDU), solo la fantasia malata di Graziotto. Poi continua Banfi: „Alla vigilia del G7, l’altra grande notizia, dal punto di vista economico, riguarda la decisione della Commissione Europea sulle barriere commerciali erette contro la Cina. Dopo nove mesi di indagine, come spiega oggi Beda Romano sul Sole 24 Ore, Bruxelles ha alzato nuovi pesanti dazi (fino al 48 per cento) contro le auto cinesi. Il G7 è dunque in guerra, economica e di armi, contro la Russia, è in dura competizione con la Cina, mentre l’inflazione Usa (sono i dati di ieri) stenta ancora a rallentare. È un quadro non proprio idilliaco per la riunione di Borgo Egnazia.“ (Banfi, versione odierna); in questo covo di lupi arriva poi domani Papa Francesco: „… sarà il primo pontefice della storia a partecipare ad una riunione dei Sette Grandi. Promette che negli incontri bilaterali parlerà di Intelligenza artificiale ma anche di pace. Vedremo che ascolto avrà dai potenti della terra. Giorgia Meloni è un ospite di successo di questo summit. È l’unico leader fra i Sette a poter dire di aver vinto le elezioni e soprattutto a lei il Papa ha detto sì…”.(Banfi).

Il nichilismo coinvolge anche il l’arte e la dimensione erotica, secondo Jünger; il sesso secondo lui diventa prostituzione (oggi aggiungerei anche digitale), ciò sesso senza „simbolismo“; pura nudità; se pensiamo a certe immagini pornografiche si ha piuttosto la sensazione di essere in una sala di anatomia della vagina, che di una vera e propria azione erotica; come dice Etty: alle volte si ha bisogno della carne pura e nuda, ma in vero non credo che da essa possa nascere un qualche senso che superi il nichilismo esasperato in cui le persone vengon ridotte a carne che si getta su altra carne, forse con qualche regola democratica, ma senza alcun senso davvero „sovraessenziale“, insomma un modo di essere che lascia l’uomo nel suo destino del nulla. Ed anche la libido con la sua voglia di imporsi non può superare i limiti dell’età, figuriamoci quelli della morte…

Abba nostro…

(Dopo) Gianni mi ha regalato il suo libro che ha scritto con Gian Corrado Peluso su Andrea Anziani ed ho cominciato a pregare, con la preghiera proposta alla fine del libro, per ricevere una sua intercessione. Non ho provato una vicinanza immediata per Andrea (ma è già un po’ meglio che la commercializzazione digitale del corpo morto di quel giovane che presto sarà santo e che trovo insopportabile - la commercializzazione), ma non è un problema, perché l’immediatezza a volte inganna; lui ha passato la sua vita ed è stato sepolto lontano dalla sua terra natia, cosa che probabilmente accadrà anche a me - in questo lo sento molto vicino. C’é una lettera che scrive ad una sua amica, al tempo della sua maturità, con cui vorrei confrontarmi più attentamente; ovviamente è scritta da un giovane di 18 anni, ma c’è qualcosa di veramente vero in essa, mischiata con un linguaggio che mi è estraneo. C’é qualcosa che sento immediatamente vero: l’esigenza di vivere cose vere! Ma lui ci mette subito il nome, che io uso, anzi mi sento amico suo: Gesù Cristo, e che io non potrei scrivere così; per me la prima associazione con la verità è il Padre; certo non c’è un Padre senza Gesù; l’“ex Patre“ non è mai una solitudine del Padre, ma direi che la mia esigenza di cose vere è in primo luogo il bisogno che la frase del dono dell’essere come amore gratuito non sia solo una frase filosofica, ma realtà. Gesù è l’incarnazione massima e singolare di questa gratuità del dono dell’essere, ma io non ho una spiccata sensibilità per Gesù. Io non mi scontro mai con Dio Padre, piuttosto ho una certa difficoltà a sentirlo come un „Tu“, penso a Lui piuttosto come „Non aliud“, ma allo stesso tempo spesso nel giorno e nei miei diari lo invoco: Tu, Abba nostro!“ Andrea con i suoi giovani anni scrive all’amica Enrica: „C’è una storia che è il Mistero della salvezza che è al di fuori di noi“ - quello che lui chiama „Mistero“ lo chiamo „Non aliud“ e come tale non è solo fuori di noi, è anche „Interior intimo meo“. Mi ricordo bene come diciottenne che vivevo come gli altri solo „di passioni, di tensioni, di speranze, di delusioni, che sono solo terrene, mondane, passeggere e che riguardano solo ciò che non conta; il cuore, la carne“ (27); questa frase non è cattolica, né inclusiva, anche se la capisco; e poi Andrea forse diventerà santo, ed io presumibilmente non lo diventerò, ma non per questa frase; di fatto il cuore e la carne terrena sono „fenomeni“ che non possono essere saltati, anzi Aristotele dice che li dobbiamo „salvare“; molto più interessante, anzi davvero geniale è la frase che segue: „No la nostra anima se ne infischia! Vuole solo il corpo di Altro! „; la prima parte della frase non è geniale, è solo platonismo, ma la seconda parte, che ho messo in corsivo, è del tutto geniale. Per quanto a volte noi vogliamo la carne dell’altro (minuscolo) o per lo meno salvare la nostra, ciò non basta: „vogliamo il Corpo di Altro“, che è anche „Non aliud“, anzi proprio perché è radicalmente „Non aliud“ è „Altro“: vogliamo partecipare a quel bene che è „similitudo divinae bonitatis“ (Tommaso). Quel bene che vedo in mia moglie e il suo mondo fantastico di „piccolini“ e che Dio non voglia mai che io ferisca questo bene incarnato! Mi piacerebbe anche un sentirsi con le altre anime/corpi, ma per ora l’amicizia di questo tipo mi è concessa solamente da lontano e a salti…Ti prego, Andrea, prega per me! E per la mia famiglia! 

Ancora un passo con Gianni ed Andrea: "L'impegno con l'ambiente per Andrea aveva un impatto educativo, faceva crescere la certezza che ciò che avevi incontrato era per la vita; così era fondamentale quello che Andrea aveva a cuore, vedere come la presenza di Cristo centrasse con l'ambiente, perché se ciò che avevi incontrato non era vero nel punto più duro, nel punto di maggior resistenza allora non era vero mai. Per Andrea aver incontrato il movimento era aver incontrato l'esplosione dell'umano. Questo lo rendeva libero. Poi questa libertà poteva andare agli eccessi, potevamo cadere nell'attivismo, ma siccome Andrea aveva a cuore il suo io, capiva subito che l'attivismo era un ricatto, per cui immediatamente se ne liberava" (P. 29). - O mi confronto davvero con queste frasi, oppure non mi servano nulla. „Per Andrea aver incontrato il movimento era aver incontrato l'esplosione dell’umano“; questo non è così per me; questo vale per il mio incontro con Balthasar ed in un certo senso ancora più con Ulrich. Certo ci sono persone come Renato e come Gianni, e per un certo periodo come Nicola e Bruno (con le mogli), che sono state e sono per me davvero importanti e poi in CL ho trovato una „figura“ (Gestalt) o se si vuole „forma“ che mi era piaciuta tanto, pur con i tanti scandali connessi a questo impatto con l’ambiente di cui parla Andrea - il Meeting di Rimini così ecumenico e così mondiale. Ma non c’è frase più vera per spiegare la mia presenza qui nella diaspora da più di  venti anni:  „vedere come la presenza di Cristo centrasse con l'ambiente, perché se ciò che avevi incontrato non era vero nel punto più duro, nel punto di maggior resistenza allora non era vero mai.“ E credetemi, in un certo senso, vedere Cristo in questo ambiente super secolarizzato e nichilista è stata ed è una grande sfida. 


(Droyssig, il 12.6.24) San Hurtado (la mia lettura durante l’adorazione eucaristica) mi fa riflettere con grande profondità sul tema della sofferenza di Gesù: si è trattato di una vera e drammatica sofferenza o si è trattato della sofferenza di una persona che non ha mai  perso la sua sovranità spirituale e psicologica? Ovviamente nessuno avrebbe potuto far soffrire il Logos eterno se esso non avesse voluto; ma in forza di una sua decisione, che Adrienne spiega come un „hinterlegen“ (porre-dietro) della propria divinità, Gesù soffre davvero con tutti i suoi sensi fisici (in modo particolare l’odorato viene sottolineato da Hurtado) e spirituali quell’abisso che Balthasar spiega come abbandono da parte di Dio e degli uomini…

Questa notizia conferma semplicemente che l’Europa sta viaggiando ad alta velocità verso ciò che io chiamo con Ernst Jünger: „mobilitazione totale“: „Paradossalmente (la tendenza a destra della Francia; RG) , la notizia è ottima per i Popolari, che a questo punto corrono per la riconferma di Ursula von der Leyen in Europa, in tempi molto stretti. Macron, con enormi problemi interni, ha già fatto capire di dare il via libera per non logorarsi anche nella Ue.“ (Banfi, versione odierna). 

Il mio video in TikTok (ma anche in Instagram e Facebook) nel quale spiego il motivo della mia scelta politica europea per Sahra Wagenknecht è stato visto e vi sono state alcune reazioni; la più preziosa è quella di una mia allieva di filosofia, M., che esprime l’opinione del mainstream dei media aziendali, ma che cerca un sincero dialogo con me. Le sue obiezioni sono le seguenti: la Wagenknecht rappresenterebbe una posizione di simpatia per la Russia che avrebbe come conseguenza la distruzione dell’Ucraina; la posizione della politica tedesca sull’immigrazione contraddirebbe le regole europee e non è possibile scegliere solo le regole europee che ci fanno comodo…questo mi ha permesso di spiegare, tra l’altro, che io non ho trovato una nuova patria politica nel BSW, ma solo la possibilità di esprimere una protesta che nasce dalla posizione che il Papa ha sostenuto in questi due anni; una possibile obiezione alla mia posizione potrebbe essere propria questa: io uso la Wagenknecht per esprimere la mia posizione di fedeltà al papa e alla dottrina sociale cattolica. In secondo luogo: il mio riferimento a Ernst Jünger non è casuale; ho scelto lui, perché conosce la guerra in prima persona e poi perché esprime un pensiero che non è imparentato alla tradizione di pensiero di Wagenknecht. // Il video ha trovato un certo consenso, ma è stato anche causa di insulti e dei soliti mutismi. Un mio ex allievo che non è d’accordo con me, invece, ha espresso con rispetto un desiderio di dialogo…Un altro ex allievo, membro della CDU mi ha detto che la CDU manda aiuti militare solo per difendere la povera Ucraina, non per una „mobilitazione totale“; credo di aver già letto da qualche parte questa narrazione…

La risposta del cardinal Ouellet. Caro Roberto, Konstanze e famiglia, Il tuo commento al mio scritto sullo Spirito Santo e la sacramentalità della Chiesa mi ha commosso e consolato. Tante grazie per la tua passione per la verità e per il tuo livello di riflessione filosofico-teologica che è rarissimo di trovare nei nostri tempi anche in ambienti ecclesiastici. Prendo nota dei riferimenti bibliografici e biografici che sono preziose testimonianze per il resto del mio cammino come ottantenne. Vedo che la vostra esperienza della missione in ambienti profondamente secolarizzati, nichilisti, può aprire il cuore e la mente ad una profondissima comunione con Dio cui fecondità sarà rivelata oltre i limiti di questo mondo. Vi ringrazio tanto per conservare fedelmente la memoria dei nostri incontri e sopra tutto del Risorto che abbraccia le nostre esistenze nell' Umsonst ricapitolato del senso di tutta la realtà. Cordialissimi saluti a Konstanze, Ferdinando e Johanna, con preghiere e benedizione. In Comunione, +Marc C Ouellet

Abba nostro…

(Notte) „Mi mancava la spiegazione del contesto più ampio della situazione della mia famiglia“ (Christian Kracht, Eurotrash, 28-29). Con un certo sconforto l’autore scopre come la sua famiglia „fosse intrisa non solo di mediocrità e deprimente borghesia, ma anche di una profonda malizia.“ Oggi due colleghi mi hanno chiesto ragione della mia presa di posizione per Sahra Wagenknecht e in questo contesto ho raccontato che la famiglia di mia moglie per colpa degli stalinisti ha perso titolo nobiliare, stato sociale ed una villa in Budapest. In mio suocero, in reazione a questa perdita, credo, c’è stato un auto-confinarsi in una „mediocrità e deprimente borghesia“, quasi che così si diventasse invisibili e così intoccabili. Per quanto riguarda la mia famiglia, che da contadina ha dovuto lasciare l’Istria, per colpa di un altro anti-stalinista stalinista (Tito) il grande contesto era un piccolo contesto di profughi nel Piemonte, i quali dapprima hanno vissuto, quando i bisnonni erano ancora vivi, in una caserma, nella quale la mia nonna Matilde, in odore di santità, sopportò sette anni di cecità; mio padre lasciò Casale Monferrato per fare carriera nella Ferrovia dello Stato, una carriera bassa, fino a macchinista che portava i suoi passeggeri anche fino a Bolzano, da Torino. Quindi a differenza di ciò che racconta Kracht è tutto abbastanza evidente senza nascondimento di una „profonda malizia“; questa piuttosto per qual ragione auch immer (per qualsivoglia ragione) si è inserita nel tessuto di una famiglia cattolica in cui si pregava ancora insieme il rosario, forse per i motivi visti da Pasolini, nella rottura consumista degli anni 70; la lacerazione del rapporto tra mio padre e sua sorella da testimonianza di questa profonda malizia; una volta sposato mio papà riportò la sua famiglia in quella che rimase fino alla fine la sua vera patria: la terra rossa dell’Istria e il suo mare. Vendendo gli alloggi che aveva comprato lui a Cervera è finito un giro di vita, ma almeno rimane nel giardino qui in Sassonia-Anhalt un piccolo segno della Angia dell’Istria, anche lei ritornata nella terra, ma spero al Padre, a cui lei non credeva:  la nostra piccola palma…


(Droyssig, l’11.6.24) Se uno non ama il pensiero è meglio che non legga questo diario, potrebbe solo riceverne disturbi allo stomaco. 

In questa settimana, nella scuola, proponiamo ai ragazzi alcuni progetti scolastici, differenziati per classe. Konstanze ha tenuto, per le decime classi (tema democrazia), in questo contesto, una conferenza sulla nascita della democrazia nel V secolo prima di Cristo ed io, per le classi quinte (tema dialogo tra popoli e culture), ho sviluppato in piccolo progetto sull’Armenia.

Non c’è un accesso immediato alla verità; c’è un cammino che ci porta ad essa attraverso la mediazione dell’esperienza; anche come cristiani, sebbene sia vero l’assioma tomistico: „non est aliud, inter Deum et creaturas“, abbiamo bisogno di una mediazione, che Balthasar esprime con la formula: „mediati nell’immediatezza“ (Katholisch, 28-29). C’è una certa tensione tra l’assioma tomistico e questa formula balthasariana, ma dobbiamo tenere viva questa „opposizione feconda“ (Romano Guardini). In primo luogo la „partecipazione“ alla verità trinitaria, non accade attraverso un discorso, neppure un discorso democratico, anche se la democrazia, nel migliore dei casi, è una forma importante di partecipazione. La partecipazione trinitaria nasce sulla croce: Gesù sulla croce confessa tutto il peccato del mondo (Adrienne), quindi anche il mio e porta il peso di ogni resistenza e di ogni schiavitù, che ci imprigiona in ciò che chiamerei la tirannia dell’immediatezza. Immediatezza e mediazione sono presenti anche nelle teorie politiche: come immediatezza dell’individuo come una sorta di „emancipazione del piccolo-io nella sovranità anarchica“ (modello questo molto simile al liberalismo) o come mediazione collettiva come „emancipazione di un noi come grande-io di una tirannia collettiva, che assorbe la libertà del singolo“ (Balthasar, Katholisch, 29). La Chiesa, se vuole prendere sul serio il fatto che gli individui sono anche persone teologiche non può agire così, cioè non può negare la libertà dei singoli. Prima di approfondire questo tema vorrei solo precisare che Balthasar usa la parola „persona“ in senso teologico e non filosofico; a livello di filosofia morale tutti gli individui sono persone, per il semplice fatto che fanno parte del genere umano (Robert Spaemann). Precisato questo ecco la frase di Balthasar: come pensare la „partecipazione“ o alla „mediazione nell’immediatezza“ quando abbiamo a che fare con individui che sono diventati persone e che per questo motivo sono „dotati dell'immagine e della somiglianza della libertà divina“ e questo in forza di una „immediatezza divina“ (cf. assioma tomistico). In forza di questa argomentazione sarà necessaria una partecipazione della persona al mistero dell’amore gratuito divino. Siamo amici del Signore, non schiavi! E siamo da lui liberati „dai limiti del peccato, ma anche dal particolarismo motivato creazionalmente“ (Balthasar): insomma siamo peccatori e singole creature, ma possiamo „dare il nostro personale contributo“ alla Chiesa che è da intendere anche come „persona“, come un „chi“, come una dimensione personale in cui non si è forzati a partecipare come lo è un individuo insignificante in un’ entità collettiva. 


Sulle elezioni europee. „Il PPE di oggi ha culturalmente dimenticato, se non rinnegato, l’Europa di Alcide De Gasperi, Robert Schumann e di Konrad Adenauer. E la mentalità laicista dominerà la Commissione anche nella prossima legislatura. Perché? Perché l’analisi del voto a livello europeo porta a questo. Vediamo i consensi. Il primo partito continentale è il Partito Popolare, con 186 seggi, la cui candidata era Ursula von der Leyen, che oggi viaggia per la riconferma ma ha bisogno di un’alleanza per ottenere la maggioranza. I socialdemocratici sono il secondo partito con 135 seggi, i liberali di Renew Europe (Macron) con 79, i conservatori dell’Ecr (li guida Meloni) con 73, l’estrema destra di Identità e democrazia (con Le Pen e Salvini) 58, i Verdi 53 e la Sinistra, The Left, 36, i non iscritti 45 e 55 i deputati non affiliati a un gruppo. È vero: in Francia e in Germania i consensi della destra hanno messo in grande crisi Emmanuel Macron (che adesso cerca la rimonta puntando alle elezioni anticipate dell’Assemblea Nazionale il 30 giugno e 7 luglio) e fanno traballare il cancelliere Olaf Scholz. Chi sceglieranno i popolari come alleati? Manfred Weber ha già detto che offriranno un’alleanza prima ai socialisti e a Macron (che però aveva parlato di Mario Draghi come Commissario) di realizzare la nuova maggioranza Ursula. Se il presidente francese si dovesse impuntare a non volere una nuova presidenza della Commissione per la Von der Leyen, i popolari hanno già creato possibili alternative per sostituire i suoi 79 euro-voti“ (Banfi, versione odierna). Tutte queste informazioni „tecniche“ sono utili, ma il vero motivo per cui la mentalità laicista dominerà la Commissione ha che fare, da un punto di vista filosofico, con quella che Jünger chiama la „mobilitazione totale“; Von der Leyen in testa è espressione della mobilitazione totale guerriera. Oggi tenterò di fare un video in tedesco, da condividere in TikTok per spiegare come mai ho votato Sahra Wagenknecht, che rappresenta secondo me qui in Germania una delle poche alternative a ciò che con Jünger chiamo „mobilitazione totale“. La mobilitazione totale guerriera pensa di risolvere i problemi tra le nazioni e i popoli, addirittura tra i continenti in forza della guerra e toglie lo statuto di persona al nemico, facendolo diventare „il male“! 

Abba nostro…

(Notte) Per decenni un cattolico partecipa alla Santa Messa: ma cosa accade in essa? A chi si rivolge la Santa Messa; ovviamente nelle letture o nell’invocazione della pace i testi si rivolgono al popolo santo di Dio che partecipa alla Santa Messa, ma la grande preghiera eucaristica si rivolge al Padre: „Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri ominpoténti, in unitate Spiritus Sancti, omni honor et gloria per omnia saecula saeculorum“ - per Cristo e con Cristo doniamo al Padre, nell’unità dello Spirito onore e gloria. Gli diamo gloria per averci mandato suo Figlio che ha tolto il peso del peccato del mondo!! E nella Santa Messa facciamo memoria viva di quel dono di sé unico e singolare sulla Croce, ma anche di quella cena in cui Cristo anticipa la sua morte e la sua realizzazione in modo rituale, trasformando pane e vino, nel suo corpo e nel suo sangue. Questo nutrimento si moltiplica in miliardi di ostie che sono ognuna per se il Suo corpo offerto per noi! Il Signore è presente ora eucaristicamente ed esistenzialmente! 

Nel mio dialogo interiore con Christian Kracht posso soffermarmi solo su qualche aspetto, altri attirano la mia attenzione, ma non ne scrivo, almeno per ora. La scena del romanzo, quando la madre racconta al figlio la sua decisione a non fare più il bagno nel lago di Zurigo, perché in esso sono state sparse le cenere della sua migliore amica, mi ha fatto venire in mente la tristezza che ha provato mia mamma, quando le hanno raccontato che le ceneri di suo fratello erano state gettate o sparpagliate nel fiume Po’. Mia mamma stessa vuole farsi incenerire, ma le ceneri devono essere poi messe nella tomba di sua mamma, cioè della nostra nonna Zaira. Non so se con lo sparpagliamento delle cenere nel Po’ si pensi ad un impedimento alla Risurrezione, cioè al risorgere del malato nel cimitero in cui è stato sepolto. A me sembra più una devozione tutta terrena (come andare alla tomba del fratello, se la tomba non c’è?). Per quanto riguarda la mamma di Eurotrash si tratta dell’insopportabilità dell’idea che immaterialmente il non so che cosa della migliore amica morta abiti ed entri in lei con il bagno: che tipo di paura è mai questa? 


(10.6.24) Mi ha commosso la vostra reazione a questo mio post, che in vero voleva essere solo una comunicazione di un filosofo ad altri filosofi: „Non so quante persone in Italia o nella Germania dell’ ovest capiscono cosa significhi vivere in una zona e un tempo radicalmente secolarizzato, è vero che è una grazia, ma non senza un incredibile lavoro interiore.“ - Io da un certo punto di vista sono molto orgoglioso per l’anomalia della Germania dell’est, che nelle elezioni di ieri, a parte quanto raccontano i media aziendali e/o statali, ha trovato 40 % di persone che non sono d’accordo con la linea guerriera dell’Europa di Macron e von der Leyen. Anche da questo punto di vista è una grazia!  D’altra parte quando Giussani negli 50 anni si accorgeva che il cristianesimo era solo una facciata, qui da noi un sacerdote non avrebbe potuto insegnare in un liceo statale e in secondo luogo se lo avesse potuto avrebbe incontrato il niente nichilistico provocato da 12 anni di nazismo e dallo stalinismo direttamente diretto da Mosca e poi dalla DDR. Dopo la caduta della DDR è arrivato un liberalismo capitalista affamato di nuovi mercati; la parte più spudoratamente „nichilista“ (Nazismo e DDR) è stata sostituita da una versione più soft: "Se il nichilismo potesse essere affrontato come male specifico, allora la diagnosi sarebbe più favorevole. Esistono rimedi comprovati per il male. Più inquietante è la fusione, persino il completo confondersi di bene e male, che spesso sfugge all'occhio più acuto." (Ernst Jünger, Sulla linea, 256). Scrive Borghesi in un articolo di oggi: „La fine della cristianità coincide, da questo punto di vista, con la crisi di un certo modello di secolarizzazione. Il risultato non è però il nichilismo postulato da Nietzsche, quanto un mondo pulviscolare che mescola, caoticamente, passioni individualistiche, istanze libertarie, movenze etiche. Un mondo che va decifrato e non semplicemente combattuto. La posizione reattiva, da parte dei cristiani, in questo caso non aiuta. Secondo Williams “nelle circostanze attuali, i cristiani corrono il pericolo di usare la tradizione come un’arma. Invece che appartenere alla tradizione in modo intelligente e sicuro, ci sono cristiani che la trasformano in un’opzione, in un partito da difendere al pari di altri partiti” (pp. 23-24)“. Bisognerebbe commentare punto per punto, ma non ho né le forze né il tempo; cosa significa usare la tradizione come arma? Qui da me non la fa nessuno. Perché questa tradizione a partire per le meno dal 1933 non esiste. Poi la fine della cristianità in Italia è cosa del tutto diversa che la fine della cristianità qui. Poi il nichilismo previsto da Nietzsche e che lui in modo ottimistico voleva superare, non è il solo. E poi come definire il pulviscolo caotico di cui parla Borghesi se non con la parola nichilismo (usata al suo tempo anche da Carrón). Io non voglio combattere proprio nulla (né sono intelligente e sicuro), ma a volte vorrei avere quella spada di cui parla Gesù, per discernere (Borghesi usa la parola: decifrare) la posta in gioco! La forma più grave del nichilismo è la „mobilitazione totale guerriera“ dell’Occidente più o meno cristiano; questo da noi è meno grave, ma la secolarizzazione, cioè la riduzione di tutta la realtà a ciò che accade nel nostro secolo è il nostro problema: racconto solo un dettaglio della mia piccola storia; nel 2010 si uccide Maximilian, 15 anni, bello e amato dai suoi compagni; secolarizzazione significa che al gesto nichilista di Maximilian non si oppone niente, solo lo sconforto; per grazia, solo mia moglie ed io siamo andati dalla famiglia a parlare di speranza…

Carissimo Cardinal Ouellet, ho letto con molta attenzione il suo testo: „lo Spirito Santo e la sacramentalità della Chiesa“ in „La Chiesa sacramentale e sinodale“(Freiburg, 2024). Mi sono chiesto come mai un testo di questo tipo, anche accademico, corrisponda alla mia anima di uomo, filosofo e pedagogo, dopo più di venti anni passati nella diaspora della Sassonia-Anhalt, in una delle zone più secolarizzate del mondo (3 % di cattolici), più di tante cose che leggo qui in Germania? Forse si ricorda quando all’inizio di questo cammino nella diaspora, per la mediazione di Cornelia, nella casa di Balthasar a Basilea (Arnold Böcklinstrasse 42), in una stanza piena di libri parlammo (Konstanze, Lei ed io) di questa decisione e Lei ci incoraggiò a farlo. In quell’armonia che Lei desidera tra il sacerdote e i laici, prendemmo una decisione che ha ovviamente cambiato la nostra vita. Grazie a Dio in questi venti anni, senza parlare della domenica in cui andiamo alla Santa Messa regolarmente o almeno in un „Servizio della Parola“, se non c’è la Messa,  una volta alla settimana abbiamo, con una certa regolarità, partecipato all’adorazione eucaristica; e da alcuni anni con un parroco il martedì è diventata la serata dei Vespri, della Santa Messa, dell’adorazione eucaristica e della pizza. Questa partecipazione sacramentale alla vita della Chiesa ci (anche a Konstanze) ha aiutato molto; proprio nella semioscurità del nichilismo non si ha bisogno di sole parole, ma di un reale nutrimento eucaristico, il corpo e il sangue di Cristo donato gratuitamente per la salvezza del mondo, del cosmo. Nella Chiesa in Germania abbiamo incontrato persone come Ferdinand Ulrich, ma nella quotidianità abbiamo anche incontrato un disastro teologico e pastorale; faccio un esempio: per l’unico ragazzo della nona classe (15 anni) cattolico che ho quest’anno anche la singolarità dell’avvenimento dell’incarnazione non è una cosa certa, piuttosto qualcosa su cui discutere, paragonabile all’incarnarsi mitologico degli dei greci e latini. Ma lasciamo da parte questo esempio; forse la situazione in cui ci troviamo a vivere si può descrivere così: "Se il nichilismo potesse essere affrontato come male specifico, allora la diagnosi sarebbe più favorevole. Esistono rimedi comprovati per il male. Più inquietante è la fusione, persino il completo confondersi di bene e male, che spesso sfugge all'occhio più acuto." (Ernst Jünger, Sulla linea, 256). Per questa situazione è davvero necessaria la grazia di un „nuovo respiro kerigmatico“ (Ouellet, 40). Un respiro che aiuti il cuore dei pastori, dei profeti, dei teologi, ma anche dei filosofi come me. Le sue pagine sulla Trinità mi hanno commosso profondamente, perché io vedo qui in Germanianuna Chiesa che a volte con coraggio mette il dito nelle piaghe, ma che spesso cede completamente al mainstream (per esempio nell’assurda polemica dei vescovi contro l’AfD; ne ho parlato brevemente anche con il vescovo Oster e con il vescovo Genn), nella quali i pastori (parroci), nella ricomposizione delle parrocchie in un’’unità più grandi, si bisticciano o non si comprendono, come se non avessero mai letto Gv 17,21. E per noi, laici nel mondo, una chiesa sottomessa al mainstream o che si bisticcia non serve proprio a nulla. Le racconto brevemente un episodio della nostra vita: nel 2010 si uccide Maximilian, 15 anni, bello e amato dai suoi compagni; secolarizzazione significa che al gesto nichilista di Maximilian non si oppone niente, solo lo sconforto; per grazia, solo mia moglie ed io siamo andati dalla famiglia a parlare di speranza… e questo è stato possibile solo perché lo Spirito Santo ci ha aiutato. Senza lo Spirito Santo, scrive Lei nel libro, non vi è comprensione della Communio trinitaria, e senza di Lui „manca alla fede, alla teologia e alla pastorale e alla Chiesa il respiro creativo e apostolico, per dare al mondo vita e speranza“ (39). Lo Spirito Santo è quello che permette di comprendere la „sovraessenzialità“ (Ferdinand Ulrich) del dono dell’essere; Ulrich mi è di grande aiuto perché risponde alla sfida nichilistica, dall’interno del nichilismo stesso, proponendo un nulla più gratuito e più vero del nulla nichilista; e la posizione „sovraessenziale“, sopra l’essenzialità del mondo, non viene cercata da lui in un’idealità astratta, ma nella materia, nel percorso al vero come esperienza. Questa sovraessenzialità filosofica corrisponde alla dimensione pneumatologica e cristologica, della conservazione della sostanza corporale del Figlio „ad un livello superiore“, ad una „sostanzialità elevata“ (37). Ma questa „sostanzialità elevata“ rivela quello che è già presente nel dono dell’essere tout court: la gratuità del dono stesso, come qualcosa  che ci guarisce, come sottolinea il Papa nella sua concezione eucaristica, per nulla elitaria. La Chiesa come dice Lei alla pagina 34, deve evitare ogni forma di „ipostatizzazione“, che farebbe concorrenza, come accade spesso qui da noi, all’ipostasi dello Spirito Santo; i nostri discorsi più o meno democratici, le nostre „logicizzazioni“, più o meno profetiche, accadono in quello che Ulrich chiama la „sospensione ontologica“ - nell’idealità astratta (la Chiesa migliore come struttura…), che è da ostacolo al mistero della finitizzazione dell’essere come amore gratuito nella quotidianità, nella piccola via…una chiesa che ipostatizza se stessa diventa l’alternativa allo Spirito Santo, che soffia dove vuole, ma che è anche istituzione e libertà allo stesso tempo, sacramentalità e sinodalità. Questa ipostatizzazione corrisponde a quella filosofica in cui l’essere invece che essere donato, è ipostatizzato, invece che essere dono reale ed esistenziale diventa un discorso di cui forse lamentare la mancanza (Heidegger). Quale è stata la missione di Konstanze e me in questi più di venti anni nella diaspora? Quale carisma ci è stato donato? In una società malata, in cui tantissimi bambini non hanno una famiglia intatta, Konstanze, nella sua grande professionalità di insegnante di latino e matematica, è stata la mamma di tantissimi; io sono forse un po’ astratto ma ho cercato di rispecchiare la luce di quel Padre che dona se stesso gratuitamente al Figlio; ed ho cercato di prendere la croce quotidiana come ha fatto il Figlio: non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam. Nel caos in cui ci siamo trovati ad agire abbiamo sentito sempre il mantello di Maria come un mantello protettivo e Maria stessa è stata per noi Chiesa personale, sia nel senso del suo fiat, ma anche nel senso delle sue domande che riguardano sempre „das, was der Fall ist“: come è possibile che accada ciò se non conosco uomo? Questo suo modo di domandare commuove completamente la mia anima filosofica, anche per le tragedie che hanno coinvolto la casta meretrix, non solo qui in Germania: come è potuto accadere qualcosa come la pedofilia? Don Giussani ci ha insegnato la giaculatoria: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam; è la cosa  di cui gli sono più grato. Perché davvero abbiamo bisogno dello Spirito Santo, sia come il „noi“ istituzionale (cf. „Spirito ed istituzione“ di Balthasar, che anni fa lessi in un seminario con docenti e professore di giurisprudenza ) dell’amore tra Padre e Figlio, ma anche come quell’“altro“ ,quella persona che ci aiuta a discernere personalmente cosa ci chiede Dio „right now“.  La saluto cordialmente, anche in  nome di Konstanze; Ferdinand studia medicina a Monaco di Baviera; Johanna si è sposata due settimane fa e lavora in un’editrice a Stoccarda. Suo, Roberto PS Sono arrivato alla pagina 474 dell’Homo Abyssus; poi dovrò rileggere e rielaborare tutto, ma già ora mi ha aiutato a prendere sul serio la sfida del nichilismo dilatante analizzato così profondamente da Ernst Jünger (cf. Opera Omnia Tomo 9, 1), che più di tutti ha compreso, come sa anche Adrian Walker, il rischio totale della mobilitazione totale guerriera che ci sta portando sulle soglie dell’abisso. 

Per quanto riguarda le elezioni di ieri, a livello europeo sono preoccupato: ha vinto la forza politica che non fermerà la mobilitazione totale guerriera in cui ci siamo incamminati, anzi che la porterà avanti (von der Leyen) ma per lo meno quel guerrafondaio di Macron è stato bloccato dal suo popolo; sulla mia scelta di votare Sahra Wagenknecht, ho avuto due reazioni di due amici che vorrei citare: 1) „I would vote for Wagenknecht as well“. 2) „Rispetto il tuo voto e anzi lo apprezzo. Ho letto un po’ di Sahra W e mi pare che le sue oscillazioni siano pure. Io non capisco più molte cose, non credo più nella democrazia liberale, che mi pare il dare il potere all’umore del momento a sua volta determinato da forze aliene. Altra cosa è il movimentarsi di qualcosa di profondo. In Italia ha votato meno del 50 per cento, ma non è per pigrizia o ignavia, ma molto per senso dell’indifferenza che il sistema ha per il singolo il quale lo ricambia negandogli l’inchino del rito elettorale…““

Abba nostro…

(Notte) Quando in „Eurotrash“ Christian Kracht scrive che sua madre è „irraggiungibile“ ho pensato che tutti i genitori sono „irraggiungibili“ - alle volte in lunghi discorsi, passeggiando, avevo la sensazione di aver „raggiunto“, mio papà, ma poi qualche giorno dopo era di nuovo „Irraggiungibile“ o anche solo qualche ora dopo; ed ora è „irraggiungibile“ perché è al di là della realtà spazio-temporale, ma anche nei giorni della sua morte è stato irraggiungibile, perché io vivo in Germania e lui era in una clinica in Nord Italia. E poi c’era „corona“. E mia mamma? Potrei „raggiungerla“ e dirle che la Meloni è una politica come tutti gli altri politici, insomma una guerrafondaia, anche se un po’ più moderata? No, ed è bene che sia così; ho insistito che qualcuno la portasse a votare, pur sapendo che avrebbe votato Meloni; questo atto non è proprio coraggioso come quello di Aristide che scrive il suo nome nella tavola dell’ostracismo, perché un contadino analfabeta, non sapendo chi era, glielo aveva chiesto, e sebbene i motivi addotti dal contadino erano irrazionali e deboli, dicevo non è proprio così coraggioso come il gesto di questo politico del V secolo avanti Cristo, ma per lo meno è un tentativo di rispetto della libertà altrui.

Sempre leggendo le stesse pagine di „Eurotrash“ ho pensato che il nichilismo ha certamente il volto violento della „mobilitazione totale“, ma ha anche quello soft di una clinica nella Svizzera, non solo in quelle favorevoli all’eutanasia, ma diciamo anche quelle „normali“, dove un malato si può trovare „circondato da macchine per il pompaggio e da apparati mostruosamente fluidi, da infermieri più o meno ben intenzionati e da primari che fanno del loro meglio” (Eurotrash, 22); del loro meglio in che senso: prolungare o interrompere una vita destinata al nulla? Buona notte! 


(9.6.24; decima domenica del Tempo Ordinario) Venerdì scorso la Chiesa ha festeggiato la Solennità del Santissimo (Sacratissimo) Cuore di Gesù; le tre letture proposta dalla Chiesa (Os 11,1.3-4; Ef 3, 8-12; Gv 19, 31-37) mi hanno fatto riflettere molto. Il Vangelo ci parla della brutalità dei soldati romani, che eseguono comandi violenti, ma che infine „sono strumenti inconsapevoli che adempiono profezie da lungo tempo pronunciate“ (Balthasar, Luce della Parola); ovviamente dobbiamo fare tutto ciò che è possibile per evitare la violenza e la brutalità militare (i soldati lo sanno meglio che i pacifisti), ma è probabile che, come è spesso successo nell’esistenza storica, che il processo della „mobilitazione totale“ non sia frenabile, tanto più se si pone speranza nei guerrafondai al potere e si continua a chiamare il nemico „il male“, ed allora sarà bene ricordarsi che il cuore tenero e misericordioso di Dio non ci abbandonerà mai (questa non è un’affermazione di „teologia politica“): „non si può dire che la rozzezza dei peccatori ha ingrandito l'amore di Dio (che supera ogni comprensione, come ci insegna Paolo), ma certo che il comportamento della creatura verso il suo creatore ha messo in vista quali abissi nasconde in sé questo amore“ (Balthasar); quando sono arrivato a queste righe del mio maestro, avevo le lacrime agli occhi. I soldati brutali vedendo che Cristo è morto „non gli spezzarono le gambe“, perché un soldato forse ha anche sempre un momento di dignità in se stesso e trasforma la sua durezza in un’azione più sensata, e che per noi è di pura grazia: „uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue ed acqua“; non so cosa c’era nel cuore degli altri soldati, comunque sono stati costretti a volgere „lo sguardo a colui che hanno trafitto“; e il discepolo dell’amore „ne da testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate“  (καὶ ὁ ἑωρακὼς (ὁ ἑωρακὼς: colui che ha visto (part. perf. attivo, nominativo singolare maschile di ὁράω, vedere)) μεμαρτύρηκεν, καὶ ἀληθινὴ ⸂αὐτοῦ ἐστιν⸃ ἡ μαρτυρία, καὶ ἐκεῖνος οἶδεν ὅτι ἀληθῆ λέγει, ἵνα ⸀καὶ ὑμεῖς ⸀πιστεύητε). μεμαρτύρηκεν: ha testimoniato (perfetto attivo, terza persona singolare di μαρτυρέω, testimoniare); πιστεύητε: crediate (presente attivo, congiuntivo, seconda persona plurale di πιστεύω, credere). - Dio è amore, questa è la verità (ἀληθής), che è anche tenerezza come ci dice il profeta Osea, una verità sempre più grande, come ci dice Paolo; una verità che non ha neppure paura di esprimere la propria tenerezza per una prostituta! Osea si è sposato con una prostituta! Noi siamo quella prostituta, che doniamo noi stessi a chi ci da „soldi“! 

Oggi vado a votare! Mia moglie terrà domani una piccola conferenza sul tema: nascita della democrazia in Atene nel V secolo (ispirata a Christian Meier); la nostra famiglia si sente legata completamente a questa idea della democrazia, che nasce di fronte ad una difficoltà comune (l’attacco persiano) nel costruire delle navi che avrebbero permesso agli ateniesi di muoversi meglio e più agilmente nel mare attico; questa idea di Temistocle, a cui partecipa anche Aristide, sebbene l’abbia dapprima contrastata, permise alla società ateniese di sentire un legame tra i cittadini più forte delle differenze sociali. Il nostro tempo è diverso, non c’è nessuna potenza imperiale che attacchi la piccola Atene, ma ci sono imperi che si combattono, ma anche di fronte a questa sfida abbiamo bisogno di un atteggiamento democratico, che purtroppo manca sia sul grande palcoscenico del mondo, sia nei posti di lavoro, in cui chi dirige spesso pensa di poter affrontare le situazioni da solo, senza tenere conto, seriamente, di quel grande valore della partecipazione democratica. In questa ora storica, avendo la possibilità di votare i politici tedeschi candidati all’elezioni europee, voterò Sahra Wagenknecht, come unico segno politico che mi venga in mente di sensato (l’altra possibilità sarebbe l’AfD; sulle proteste contro di esse mi sono già espresso qui nel diario ieri notte) e che posso conciliare con la mia vita europea. Tante sorelle e fratelli della Fraternità penseranno che sono matto, ma visto che già lo pensano, non fa differenza; vorrei ricordare un episodio emblematico di indipendenza di giudizio di Alcide De Gasperi, che avvenne durante le elezioni comunali di Roma del 1952. In quelle elezioni, Papa Pio XII e la Chiesa cattolica sostennero apertamente il "Blocco del Popolo", una coalizione di destra che includeva i monarchici e il Movimento Sociale Italiano (MSI), partito neofascista. La Chiesa era preoccupata per l'influenza comunista e vedeva questa coalizione come un argine contro il comunismo. Oggi anche nella Chiesa per lo più si propone come unico criterio: la lotta contro „il male“ identificato questa volta in Putin. De Gasperi, pur essendo un devoto cattolico, si oppose a questa linea. Egli rifiutò di allearsi con forze neofasciste e insistette che la Democrazia Cristiana doveva presentarsi alle elezioni con un programma autonomo e indipendente. De Gasperi credeva che allearsi con i neofascisti avrebbe tradito i principi democratici e antifascisti su cui si basava la Repubblica Italiana. Questo episodio dimostra il coraggio e l'autonomia politica di De Gasperi. Anche se subì pressioni significative dalla Chiesa, egli rimase fedele ai suoi principi democratici e al progetto di una Democrazia Cristiana che fosse una forza politica centrista e moderata, non legata agli estremismi. Oggi per me la Wagenknecht, pur tenendo conto del personalismo del suo partito, rappresenta una „politica centrista e moderata“, che consiste nel combattere la follia della „mobilitazione totale“ (Ernst Jünger). E di fatto a parte lei non mi è venuto in mente niente dopo aver ascoltato il video di mons. Giovanni Paccosi, anche se sono cosciente che in Sahra Wagenknecht non è presente una difesa dell’antropologia cristiana. Non so se la voterei se il suo consenso fosse davvero grandissimo, ma questo rischio non c’è; spero solo che non sia il sostegno di un partito del 3 % dei voti, perché questo farebbe anche poco senso. 

Abba nostro…

(Dopo l’Angelus) Anche il Papa ha sottolineato che la famiglia di Gesù pensava che era impazzito, ma non era impazzito: era libero. „Allora i suoi…uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: „È fuori di sé“ (Mc 3, 21: …ἔλεγον γὰρ ὅτι ἐξέστη). Il verbo ἐξίστημι e la forma ἐξέστη usata in Marco 3:21 (aoristo attivo, terza persona singolare) hanno una connotazione forte che può variare dal semplice stupore fino alla considerazione di qualcuno come folle o fuori di sé. In questo contesto, sottolinea l'incredulità e la sorpresa di chi non riusciva a comprendere la natura delle azioni e degli insegnamenti di Gesù. Il verbo è composto da ἐκ (ek, "fuori") e ἵστημι (histēmi, "stare, stare in piedi“), quindi il significato letterale è: "Far uscire fuori" o "mettere fuori di sé", implicando un cambiamento di stato mentale o emozionale. In altri passi del NT può indicare lo stupore (At 2,12; At 8, 13). In Marco 3:21, come ha anche sottolineato il papa,  l'uso di ἐξέστη riflette come le persone vicine a Gesù, forse la sua famiglia (i suoi fratelli…) o conoscenti, percepivano il suo comportamento e le sue azioni. Consideravano i suoi insegnamenti e le sue azioni così straordinarie e fuori dall'ordinario che pensarono che avesse perso il senno.

(Notte) Il dato interessante per gli elettori tra i 16 e 24 anni è che i verdi perdono il 23 % dei voti (al confronto con il 2019) ed arrivano all’11 %; l’Unione (CDU/CSU) aumentano del 5% ed arrivano al 17 %; 17 % raggiunge anche l’AfD, con un aumento del 12%; il partito del cancelliere Scholz, la SPD raggiunge il 9 % dei voti (+ 1%). Il partito che ho votato io BSW (Patto Sahra Wagenknecht) ha raggiunto dai giovani il 6 % (è corso per la prima volta). - Per quanto riguarda l’estrapolazione delle 18,27 h (adesso per tutti gli elettori) il partito più forte è l’Unione di CDU/CSU (rispettivamente 23, 5 % e 6,1 %); la AfD è il secondo partito: 16,4 % (nell’est della Germania, dove vivo io: 27 % ed è il partito più forte); poi la SPD: 14 %; i Verdi 12,0 %; il partito BSW raggiunge il 5, 7 % (nell’est della Germania il 13 %); i Liberali raggiungono appena il 5 %.


(8.6.24; cuore immacolato di Maria) Avevo chiesto cosa si potesse vedere ad Antwerpen (Belgio) al padre Servais SJ, che è di nazionalità belga; ecco la risposta: „Buona visita! Andate a vedere i dipinti di Pierre-Paul Rubens nella cattedrale: l’Elevazione della Croce, l’Assunzione della Vergine, la Discesa dalla Croce e la Risurrezione.Lavoro su de Lubac e Balthasar, in particolare nel periodo della loro convivenza a Fourviere. Ho qui tutta la quiete per un lavoro del genere. Buona festa del Sacro-Cuore! Jacques Servais S.J.“ (Deo volente saremo in Antwerpen dopo la fine della scuola).

„"Lakota e gesuiti interagirono a lungo fino a creare un Lakota-cattolicesimo inculturato che ha conosciuto diverse fasi ma che partì in modo molto promettente. Pensiamo a quella generazione di catechisti Lakota che tanto contribuirono all’evangelizzazione del loro popolo: Alce Nero era uno di questi e si segnalò fin dall’inizio come un valido aiuto per i Padri gesuiti, viaggiando con loro per raggiungere comunità remote o sostituendoli, se necessario, quando le condizioni atmosferiche o geografiche impedivano loro di svolgere l’opera pastorale. A contatto con i gesuiti Alce Nero imparò a conoscere le Sacre Scritture, a partecipare alla Messa e alle processioni, a pregare il rosario e a sviluppare una devozione per il Sacro Cuore di Gesù; imparò a fare la catechesi (soprattutto ai giovani) in modo efficace adottando il catechismo delle due vie, divenne missionario cattolico presso altre tribù indiane..............................  L’inculturazione del Vangelo nella cultura Lakota produsse dei cambiamenti evidenti negli indiani ma anche negli stessi gesuiti i quali, forse senza neanche accorgersene, furono plasmati e arricchiti dalla cultura che volevano evangelizzare.“ (Andrea Benso, un sacerdote che è stato tra i Lakota ed ora vive ad Ovada). 

„Mi piace qui ricordare che la Scrittura dice: «Vae soli – guai a chi è solo, perché se cade non ha chi lo rialzi» (Ec 4,10). Quanto è importante questo per il prete: il cammino non si fa da soli! Eppure, purtroppo, tanti sacerdoti sono troppo soli, senza la grazia di un accompagnamento, senza quel senso di appartenenza che è come un salvagente nel mare spesso burrascoso della vita personale e pastorale. Tessere una forte rete di rapporti fraterni è un compito prioritario della formazione permanente: il vescovo, i sacerdoti tra loro, le comunità nei confronti dei loro pastori, i religiosi e le consacrate, le associazioni, i movimenti: è indispensabile che i sacerdoti si sentano “a casa”, in questa grande famiglia ecclesiale. Voi come Dicastero avete già iniziato a tessere una rete mondiale: vi raccomando, fate di tutto – per favore, fate di tutto – perché quest’onda continui e porti frutti nel mondo intero. Adoperatevi con creatività perché questa rete si rafforzi e offra sostegno ai sacerdoti. Voi avete un ruolo chiave per questo!“ (PAPA FRANCESCO 6 giugno 2024, DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL DICASTERO PER IL CLERO).

Balthasar ci aiuta a comprendere un aspetto importante della dottrina cattolica: se Dio si è incarnato in modo singolare in Cristo come possibile imitarlo? Per questo motivo ci sono stati teologici che usano la formula: sequela sì, imitazione no. Come a livello del rapporto delle Chiese non è sufficiente una „particolarità riconciliata“, così non è sufficiente solo seguire Gesù, bisogna imitarlo, dobbiamo imitare il suo cuore santo; anche se ovviamente la nostra esperienza ci ricorda come non ne siamo capaci, come il nostro cuore sia pieno di volontà di potenza, non di misericordia. Per rispondere a questa opposizione tra la nostra capacità e il suo invito ad essere perfetti come il Padre nel cielo, Balthasar ci ricorda due verità teologiche che si appartengono l’un l’altra: „poiché la Croce di Gesù è sufficiente per tutti (quindi è cattolica), lascia nella sua pienezza spazio per entrare nella usa intimità“ (Balthasar, Katholisch, 27); quindi non è una prestazione nostra, ma Sua. In secondo luogo Colui che può questo presenta la Sua persona in un’opposizione feconda: da una parte è lui stesso la risurrezione e la vita (Gv 11, 25: Ἐγώ εἰμι ἡ ἀνάστασις καὶ ἡ ζωή), dall’altra riceve tutto dal Padre, riceve dal Padre di „avere la vita in se stesso“ (Gv 5, 26: ⸃ ζωὴν ἔχειν ἐν ἑαυτῷ·). La teologia di Balthasar è trinitaria; mai e da nessun altro come da lui ho cominciato a comprendere che nel Dio trinitario c'è una dimensione di donazione reciproca personale ed una dimensione di reciproca donazione dello spazio vitale. Il Figlio si dona completamente al Padre (e si lascia donare tutto, anche la forza di fare i miracoli) e il Padre dapprima si dona completamente al Figlio; lo Spirito Santo è il testimone personale di questa donazione reciproca. In questo spazio ci è permesso di entrare non per una nostra prestazione, ma neppure senza un nostro assenso. Permetterci o Padre di comprendere che „la pienezza divina, anche nelle sue prime fonti, è una pienezza che dà spazio, che si fa povera e che arricchisce il Figlio con la divinità stessa del Padre attraverso la sua povertà“ (Balthasar). Il Padre è onnipotente, ma è anche „povero“. Il quotidiano diventa spesso pesante con le tante piccole e grandi lotte e così pensiamo di poter risolvere i problemi con la volontà di potenza, che ci eccita, ma non ci salva: solo questo atteggiamento trinitario reciproco di donazione di sé ci salva! 

Il presidente ucraino Wolodymyr Selenskyj è in Francia, dove gli è stata assicurata la consegna di  jet da combattimento Mirage e ripete la sua frase preferita: “I piloti ucraini con i Vostri eccellenti aerei da combattimento dimostreranno che l'Europa è più forte del male” (FAZ, 8.6.24). Jünger non ha definito mai il suo nemico come „il male“. Questa è semplicemente una follia, su cui ora Berlino e Parigi sono d’accordo, cioè non vi è alcuna differenza tra il Macron aggressivo e lo Scholz tentennante. 

Dopo Martin Groos oggi Nikola Busse nella FAZ mi permettono di comprendere meglio come funziona l’Unione Europea; ovviamente il giornalista tedesco ha ragione a scrivere che il paragone dell’UE con l’Unione Sovietica è una stoltezza; ed anche ha ragione quando afferma che la „proporzionalità degressiva o decrescente“, che permette anche alla piccola Malta di aver un peso nell’EU, non indica una mancanza di democraticità; il Bundesrat (la componente federale del sistema parlamentare tedesco) funziona anche in forza di una proporzionalità degressiva“; secondo lui anche la critica di eccessiva burocrazia non corrisponderebbe al vero. Busse vede l’unico deficit nella mancanza di una percezione sovranazionale del dibattito politico europeo e dei loro attori e di fatto direi che a parte la von der Leyen, anche una persona che legge i giornali, non conosce gli altri rappresentati votati democraticamente nel loro paese. Come Groos anche Busse vede questo grande pregio nel progetto politico europeo: „I popoli d'Europa si incontrano nell'aula plenaria, non più sul campo di battaglia“ (Busse, FAZ, 8.6.24) - la mia critica è che proprio questo indubbio progresso ha perso la sua forza dinamica, come abbiamo osservato in questi giorni dell’ottantesimo anniversario del D-Day.

Abba nostro…

(Dopo aver pulito la stalla) Il contesto della frase seguente è la differenza tra nichilismo e malattia: il nichilista moderno (che incarna il declino dei valori e l’auto-esclusione dalla comunità) è più il tipo sano, non quello malato. Jünger parla anche dello stato sociale, ecc. “Infine, importante in questo contesto è quel carattere speciale del lavoro che viene chiamato sport. Esso non rivela solo lo sforzo di raggiungere un alto grado di salute fisica, ma anche di spingersi ai limiti delle prestazioni possibili, persino oltre se stessi, nei record. Nell'alpinismo, nel volo, nel salto con gli sci, ci sono richieste che superano il livello umano e la loro padronanza richiede un automatismo che è preceduto dalla mortificazione. Questi record, a loro volta, sono la norma. Il processo si trasferisce anche nelle officine; produce quegli eroi del lavoro che possono affrontare un carico di lavoro venti volte superiore a quello di un operaio sfruttato nel 1913. Visto da questa prospettiva, non si può accusare lo sviluppo (del nichilismo) di malattia, decadenza o morbosità. Piuttosto, si vedono persone che sono come macchine di ferro che vanno avanti nel loro lavoro, insensibili. Ancora lì, dove si scatena la catastrofe". (Ernst Jünger, Sulla linea, 1950-1958, 252). Penso che mio figlio, che studia medicina e lavora come fisioterapista, classificherà il significato dello sport in modo diverso, ma questo pensiero di Jünger sul nichilista sano e sportivo mi sembra degno di riflessione.  

La parola più catastrofale della politica tedesca è „Wende“ (inversione di tendenza, inversione di marcia), che quasi tutti i politici usano per definire l’aggressione di Putin come un cambiamento epocale, invero la vera ed unica Wende degli ultimi duecento anni è la crescita del nichilismo, come l’ho spiegata ieri pomeriggio nel diario. La reazione dell’Occidente a Putin ha un nome „mobilitazione totale“, che è l’espressione aggressiva del nichilismo, cioè del desiderio del nulla! Putin stesso è a sua volta espressione ovviamente in questa „Wende“. 

Caro padre J. K., 

Due settimane fa, oggi, David e mia figlia Johanna si sono sposati nella chiesa di Feuerbach St Martin. Volevo ringraziarLa per la cerimonia, anche a nome di mia moglie. In particolare, volevo ringraziarLa per aver dato spazio al desiderio di David e Johanna di sposarsi davanti a Dio. Lo stesso Dio Trino è “spazio-dono” in un amore reciproco tra il Padre e il Figlio, un amore che è testimoniato dallo Spirito Santo (come diceva Hans Urs von Balthasar). La Chiesa cattolica di Feuerbach sembra aver spavento David e Johanna con tutte le sue regole. Amo la mia chiesa e anche la sua forma, ma noi cattolici tendiamo al formalismo. Grazie anche per aver pronunciato alcune frasi liturgiche in italiano. Spero che David e Johanna rimangano in contatto con Lei. Cordiali saluti, Roberto Graziotto PS Direi una parola sull'espressione “Chiesa cristiana”; parlando con i miei  amici pastori luterani qui in Sassonia-Anhalt, ho detto spesso che non trovo l'espressione così riuscita; una Chiesa di Gesù Cristo è naturalmente “cristiana”, ma nel „Credo“, penso che “cattolico” non stia per “cattolico romano”, ma per onnicomprensivo: le chiese con il loro messaggio di amore gratutito proclamano un significato (senso) onnicomprensivo, non “di parte” (cristiano, islamico, buddista...)... 

In Facebook: Come studente del filosofo tedesco Robert Spaemann, ho imparato a prendere sul serio la dialettica della vicinanza e della distanza. Attraverso la linea di pensiero teologico che va da Erik Peterson a Benedetto XVI, ho anche imparato che il Vangelo non può essere tradotto in una teologia politica. Papa Francesco lo sa molto bene (ho letto dichiarazioni molto differenziate da parte sua sul tema delle migrazioni). Le sue parole profetiche sul tema della pace non hanno nulla a che fare con l'ingenuità, ma con il desiderio di evitare quella che Ernst Jünger chiama “mobilitazione totale” (1930, 1934 e con uno sguardo al passato nel 1980). In un saggio sulla pace (1941, 1944, 1945), il grande scrittore tedesco supera le posizioni favorevoli alla guerra della sua giovinezza perché riconosce il potere nichilista della mobilitazione totale. Per quanto riguarda il Papa, la sua enciclica “Fratelli tutti” si colloca nella tradizione di Charles de Foucauld e non in una forma di “teologia politica”, che, come ha dimostrato Massimo Borghesi, gli è del tutto estranea. Il fatto che chiunque possa diventare il nostro prossimo non è un invito al sentimentalismo.

Nel mio blog ho pubblicato un discorso, molto interessante,  di mio figlio sulla questione dei debiti. Lui pensa che il freno al debito, presente nella costituzione tedesca, abbia un suo senso economico e morale, ma riconosce anche l’immoralità di una certa gestazione dei debiti dei paesi poveri, che mi ha spiegato facendo un esempio con il Madagascar. 

(Notte) Una delle tante cose che ho imparato da Robert Spaemann mi è venuta di nuovo oggi in mente; quando il potere diventa tirannico, le persone che hanno il coraggio di opporsi sono sempre una minoranza; queste manifestazioni di migliaia di persone contro l’AfD sono possibili perché in qualche modo organizzate dal potere mediatico e non hanno nulla di profetico, anche se soggettivamente l’uno o l’altra persona può pensarlo; poi le informazioni sulle manifestazioni sanno da televisione di stato…in questo momento dobbiamo solamente evitare l’odio e il risentimento, questa è la vera battaglia profetica e senza il Tuo aiuto siamo persi. Buona notte! 


(Droyßig, il 7.6.24; Sacro Cuore di Gesù) La meditazione sul libro di Balthasar „Katholisch“ l’ho fatta questa mattina a voce con mia moglie, ho cercato di riprendere quello che ho scritto qui nel diario nei giorni scorsi sul rapporto tra croce e Catholica. Quando parlo posso tener conto di più cose di quando scrivo. 

Un amica mi ha mandato questa citazione di Alcide De Gasperi del 1948: “Lo spirito di solidarietà europea, potrà creare, in diversi settori, diversi strumenti di salvaguardia e di difesa, ma la prima difesa della pace sta nello sforzo unitario che, comprendendo anche la Germania, eliminerà il pericolo della guerra di rivincita e di rappresaglia. Contro la solidarietà della libera Europa verrà ad infrangersi la propaganda dell’odio ideologico e rinascerà nei popoli la certezza della pace e dell’avvenire democratico, fondato sulle forze dello spirito, della libertà, del lavoro“ (Archivi Storici dell’Unione Europea, ASUE – Fondo Alcide De Gasperi, Carte Bartolotta, 1948, XXI, pp. 15763-15799). La cosa che più mi ha impressionato in questa citazione è quel „anche la Germania“. Dobbiamo oggi ripensare e fare una solidarietà europea, che tenti di slacciarsi dagli USA, che stanno cedendo alla follia bipartisan della „mobilitazione totale“(Jünger), annunciata già dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki, come sapeva sia Padre Ford SJ sia Oppenheimer. E tentare di sviluppare una posizione che tenga conto „anche della Russia“ (evitando ogni „guerra di rivincita e di rappresaglia“); il Papa a Strasburgo, qualche anno fa,  ci aveva consegnato l’idea degli stati continenti di Alberto Methol Ferré nella sua immagine del poliedro. Dobbiamo con coraggio superare ogni forma di „odio ideologico“ (non significa per nulla non voler tener conto della sofferenza, per esempio quella, oggetto di uno studio delle università di Lipsia e Magdeburg, dei dissidenti nella DDR); la forza dello spirito di cui abbiamo bisogno è quella di chi non recrimina per il dolore che accade e può accadere nella storia del mondo, ma sa che proprio il dolore è o diciamo più realisticamente, sa che proprio il dolore può essere il concime per un nuovo tentativo di pace tra i popoli. Dobbiamo evitare, per quanto ci è possibile, ogni forma di narrazione unilaterale. E la prima narrazione di questo tipo che dobbiamo far cadere è quella della dialettica fatale tra democrazia ed autocrazia. 

Ieri è stato l’anniversario dell’omicidio di Robert F. Kennedy negli anni sessanta; spero che suo figlio riesca nel tentativo di superare la tentazione bipartisan della „mobilitazione totale“ e di cercare di riunire gli USA. Con gratitudine ho letto la sua critica agli apparati di difesa nucleare russa da parte degli Ucraini, con le nostre armi…

Sono completamente d’accordo con il vescovo di San Miniano, Giovanni Paccosi, su quello che dice sui “criteri” per le elezioni: i due criteri sono l’antropologia cristiana e la profezia della pace. Ma se prendo sul serio questi due criteri posso solo andare a votare scheda bianca (al massimo se fossi ungherese potrei votare Orbán). Io non vedo da nessuna parte, né in Germania né in Italia, politici che in un senso convincente uniscano seriamente questi due criteri come loro programma politico. Addirittura i cristiani, anche quelli che hanno parlato per anni di bellezza disarmata, vogliono risolvere il problema della crisi in Ucraina con le armi. Ma se qualcuno ha un nome concreto da consigliarmi, ne sarei molto grato…

Abba nostro…

Sulla questione del nichilismo. "Se il nichilismo potesse essere affrontato come male specifico, allora la diagnosi sarebbe più favorevole. Esistono rimedi comprovati per il male. Più inquietante è la fusione, persino il completo confondersi di bene e male, che spesso sfugge all'occhio più acuto." (Ernst Jünger, Sulla linea, 256) - questa frase di un saggio di Ernst Jünger del 1950, rivisto nel 1951 e nel 1958 e che è dedicato a Martin Heidegger per il 60esimo compleanno, è da brividi. Con l’Homo Abyssus di Ulrich Dio mi ha donato una cura per tentare di superare il nichilismo (in me); in questo saggio Jünger offre nei primi dieci punti del saggio solo una diagnosi, partendo da Nietzsche e Dostoevskij - il primo annuncia il nichilismo come perdita di tutti i valori, il secondo come lo stacco dell’individuo dalla comunità; entrambe le cose, ma più la seconda, la sento come una mia tentazione. Il saggio è del tutto geniale e non posso riprenderlo nella sua completezza, per esempio nel suo tentativo riuscito di distinguere il nichilismo dalla malattia, dal male e dal caotico (anche dall’anarchico). Prima di approfondire l’aspetto che più mi ha colpito, vorrei far notare che tipico del nichilismo è un aspetto che noi tutti conosciamo: Il nichilismo si allontana dai “fatti” e vive più delle “dicerie” e dello “stato d'animo della vita”, ma non ama il caos. E questo è il punto che vorrei approfondire. “La virtù del funzionario sta nel fatto che funziona, ed è bene che non ci si faccia illusioni su questo anche in tempi tranquilli” (ibidem, 249). Questo vale per impiegati, giudici, generali, dirigenti scolastici, insegnanti, vale per me. Uno può essere preside in una scuola cristiana, non solo statale, o insegnante e non credere proprio a nulla, non ritenere alcuna norma definitiva ed in fondo non essre coinvolto con la comunità, ma allo stesso tempo far funzionare il sistema. Non deve essere necessariamente cattivo, come ho spiegato nella citazione iniziale di questa meditazione, ma conosce solo un valore: far funzionare il sistema; è probabile che poi per mancanza di motivazione ideale concreta uno distrugga il sistema, ma dietro non ci sta né un atteggiamento anarchico né rivoluzionario. Il nichilista è un integrato, lo vedo anche nei giovani, con una mancanza più o meno totale di tenerezza, vicinanza e misericordia. Sa far funzionare il sistema come un „soluzione temporanea“ o per quanto riguarda i giovani sa muoversi nel sistema. Ma perché chi mi legge non pensi che sto facendo una lezione dall’alto vorrei specificare che il primo nichilista sono io stesso, per questo ho avuto tanto bisogno di Ulrich e del suo amore gratuito. "L'individuo viene trascinato nell'orbita della tensione nichilista e cade. Vale quindi la pena di esaminare quale comportamento gli si possa raccomandare in questa sfida. Il suo essere interiore è il vero forum di questo mondo; e la sua decisione è più importante di quella dei dittatori e dei governanti. È il loro presupposto". (Ibidem, 244).  Quindi il problema non è Pistorius (il ministro della difesa tedesco) con le sue affermazioni sulla guerra; né il cancelliere con il suo pseudo „cessare“, né Putin con le sue minacce apocalittiche, che comunque sono più vere degli anni cinquanta in cui Jünger scriveva questo saggio, il problema sono io, il problema è la caduta dei valori in me, il mio isolamento dalla comunità. Faccio un esempio: io credo che la polemica dei vescovi cattolici contro l’AfD e l’azione di ieri nella scuola: „la nostra croce non ha gli uncini“ sia una stoltezza, ma a parte mia moglie, nessuno nella scuola lo sa; in parrocchia invece mi sono più sbilanciato; come mai nel sistema lavorativo, no? In fondo perché penso che sarebbe una perdita di tempo, che nel sistema nessuno mi comprenderebbe, che semplicemente mi tratterebbero, come già fanno in altre situazioni, come un cretino, come un anziano cretino. Quindi per rispondere alla domanda di Angelo Lucio Rossi: Ci sono luoghi che educano alla politica come forma alta di carità?, direi: certo ci sono, ma quale è la traduzione politica concreta di essi? PS Poi per quanto riguarda la Chiesa le tentazioni nichilistiche appena descritte, ci sono tutte: in fondo neppure l’annuncio basilare che Dio è diventato in Cristo uomo, in modo del tutto singolare, è sicura; o è solo assentita come un formalismo o è del tutto negata…eppure il sistema funziona (ancora)…

„Mentre il clima a Gerusalemme è ulteriormente infiammato dalla parata della bandiera, l’incapacità americana di fermare la crisi pone domande più profonde sul ruolo degli Stati Uniti in Medio Oriente e non solo. Non si può certo dire che l’amministrazione Biden si sia disimpegnata dalla regione: l’iniziativa diplomatica è pressoché continua, basti pensare che questa settimana Brett McGurk, uomo di punta dell’amministrazione Biden per gli affari mediorientali, si è recato al Cairo, mentre il direttore della CIA Bill Burns ha fatto tappa a Doha. L’obiettivo di entrambi è forzare la mano e spingere Hamas ad accettare il piano di tregua americano. Il problema, però, è che Washington non riesce a convincere nessuna delle controparti ad agire come vorrebbe e il motivo non sta in una sua assenza di volontà, ma nella totale incompetenza delle istituzioni preposte a governare la politica estera americana, dall’intelligence al dipartimento di Stato. È questa l’opinione di Stephen Walt (Foreign Policy): il molo temporaneo fatto costruire dagli americani per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari via mare – proprio a causa dell’impossibilità di convincere Israele ad aprire i valichi terrestri – ma già danneggiato e inutilizzabile, nonostante il costo di svariati milioni di dollari, ne è solo l’ultima dimostrazione. In ultima analisi si tratta di una situazione che genera risentimento nei confronti degli Stati Uniti. Walt però mette anche in guardia: chi pensa che il problema della politica estera americana possa essere risolto con una nuova presidenza Trump «ha semplicemente dimenticato quanto incompetente» sia stato il tycoon. Secondo Walt la chiave risiede piuttosto in un bagno di realismo, inteso come una ricalibratura della politica estera basata sulla consapevolezza che Washington non può occuparsi di tutte le aree di crisi del mondo, ma deve concentrarsi su quelle realmente rilevanti. A una conclusione simile è giunto anche Steven A. Cook: è sufficiente visitare un campo profughi in Iraq, una nazione devastata dall’intervento americano del 2003, che ospita rifugiati curdi siriani aiutati dagli Stati Uniti ma in fuga dai bombardamenti turchi alleati dagli americani, per rendersi conto che «molte delle idee e dei presupposti che sono stati pilastri della politica mediorientale di Washington negli ultimi tre decenni erano poco più che illusioni alimentate dall’ambizione». Per questo, conclude Cook, «è bene che gli americani abbandonino sia le loro politiche fantasiose […] per trasformare il Medio Oriente, sia il desiderio di ritirarsi dalla regione in risposta ai fallimenti di tali politiche. Non è il momento di un ripiegamento, ma piuttosto di una revisione degli obiettivi di Washington in Medio Oriente. Gli Stati Uniti devono avere una visione del loro ruolo nella regione che abbandoni il romanticismo idealista di rifare il mondo, in favore di una strategia basata sulla prudenza, sulla discrezione e sull’equilibrio delle risorse». (Claudio Fontana, Mauro Primavera, Oasis, 7.6.24) - Questa narrazione degli impegni diplomatici degli USA non corrisponde a quello che so, ma certamente contiene anche un momento di verità e comunque già l'incompetenza bipartisan denunciata è sufficientemente grave ed allarmate; per quanto riguarda il supposto idealismo romantico degli USA non concorda molto con il fatto che la strage a Gaza è stata compiuta con gli aiuti e con le armi statunitensi...


(6.6.24; Odoardo Focherini; anniversario dell'omicidio di Robert F. Kennedy, negli anni 60) Credo che da un certo punto di vista la prima grande decisione ontologica, non come scontro, ma come si alla propria missione nel mondo, che deve essere presa nella „crisi dell’essere“ non è quella, già molto importante, tra filosofia e retorica, ma quella tra divenire ed essere (Eraclito e Parmenide); è vero che c’é un momento di verità in entrambe le posizioni. Divenire (Eraclito): γενέσθαι (genesthai) o γίγνεσθαι (gignesthai) è il marchio principale della filosofia di Eraclito, noto per la sua filosofia del cambiamento costante e del divenire. L'idea che "tutto scorre" (πάντα ῥεῖ, panta rhei) è centrale nel suo pensiero, dove il mondo è in un continuo stato di trasformazione. Essere (Parmenide): εἶναι (einai) è il marchio principale di Parmenide, celebre per la sua filosofia dell'essere, in cui sostiene che l'essere è uno, immutabile e indivisibile. Nel suo poema "Sulla natura" (Περὶ φύσεως, Peri physeos), afferma che "l'essere è e il non essere non è“ e che c’è un’identità tra essere e pensiero (τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι, to gar auto noein estin te kai einai). O tradotto letteralmente: "infatti lo stesso (è) pensare ed essere.“ Nello scorrere dei secoli questa decisione ontologica, nella esistenza storica ha preso il volto di una comprensione della realtà come guerra (Eraclito) o come pace (Parmenide). Un teologo come Dietrich Bonhoeffer, citato da Balthasar in „Katholisch“, (25), pensa, come aveva pensato anche il giovane Ernst Jünger: „Solo nello scontro delle volontà nasce la vita, solo nella lotta si dispiega la forza“. Ma anche l’autore della „Pace perpetua“ scrive: „L'uomo vuole l'armonia, ma la natura sa meglio di lui ciò che è bene per la sua specie, vuole la discordia“ (Kant). Nietzsche si trova su questa linea, fino al giovane Jünger, che però nel 1945 intuisce che vi è qualcosa di più forte che lo scontro, il lavoro della pace, in primo luogo in se stessi. Quale è la novità che porta Cristo? Non è la „parzialità santificata“ a cui tende Bonhoeffer, ma la dimensione cattolica della profezia della pace, come inclusiva di tutti i momenti di verità; per quanto sia necessaria nella vita concreta un atteggiamento ecumenico, vi è una dimensione cattolica, che ho imparato dai miei grandi maestri (Balthasar/Von Speyr, Giussani, Ulrich) che è più che una santificazione della parzialità delle chiese esistenti e che si orienta totalmente a Gv 17, 21: „Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato“ (καθὼς σύ, ⸀πάτερ, ἐν ἐμοὶ κἀγὼ ἐν σοί, ἵνα καὶ αὐτοὶ ἐν ⸀ἡμῖν ὦσιν, ἵνα ὁ κόσμος ⸀πιστεύῃ ὅτι σύ με ἀπέστειλας.). Questa posizione non viene elaborata a tavolino, come anche il trattato sulla pace di Jünger non è elaborato al tavolino, ma con nel cuore il figlio morto in guerra a Carrara il 29.11.1944. Quando Jünger parla di „dolore“ non sta facendo una teoria! Lo stesso vale per la frase che segue di Balthasar e che per lo meno dovrebbe aiutarci a portare la croce quotidiana, senza desiderare le situazioni estreme dei grandi:  "Perché la croce? Per Dio, nella sua assoluta sapienza, non è arte trascendere tutti i punti di vista particolari e contrastanti e determinare la partecipazione di tutti a ciò che è giusto. Ma Gesù, in quanto essere umano, non può fare la parte del super-saggio, che si pone fin dall'inizio serenamente al di sopra di tutte le posizioni; deve affrontare il loro conflitto in una sofferenza che è essa stessa espressione della sua più attiva volontà di impegnarsi a favore di ciascuno secondo la volontà del Padre. In questo modo, egli non sovrasta il particolare dall'esterno, ma lo conduce al di là di sé dall'interno, riconoscendone la relativa giustificazione". (Balthasar, Cattolico, 25-26). Questa pace che lui da e per la quale noi dobbiamo deciderci è l’unico luogo per essere davvero inclusivi, senza pensare che ciò sia possibile con un equilibrio democratico degli interessi (Habermas), cosa certamente importante, ma non sufficientemente cattolica (nel senso spiegato in questo diario). Nessuno di noi è super-saggio, tutti siamo coinvolti nelle parzialità dell’esistenza storica e del nostro carattere, ma possiamo pregare con serietà: „Amen. Vieni, Signore Gesù“ (22,20: ⸀ἔρχου, κύριε Ἰησοῦ.).

Un avvenimento importante per la nostra regione è stata l’apertura il 2 giugno del percorso di 7,7 chilometri, che attraversa il bosco di Zeitz, tra Nickelsdorf e Breitenbach, un percorso davvero magico nel silenzio della natura, dopo che quella parte del bosco per più di 70 anni era stato usata per scopi militari o chiusa perché ritenuta non sicura (mine). Nella parte adiacente ad essa avevo già incontrato e fotografato, nel passato, i cavalli selvaggi che vivono in esso.

Le inondazioni nel sud della Germania ed in Baviera sono molto gravi; mia sorella che è passata per Passau mi ha scritto: „A Passau ho visto perché noi per tornare dobbiamo passare proprio di lì e stava arrivando la protezione civile coi sacchi, le barche e tutto il resto“. - Lieber Bischof Oster, meine Schwester war gestern in Passau und sagte mir, dass die Überflutung schlimm ist; möge Gott Sie und Ihr Volk in Passau segnen und schützen. Ihr, Roberto (Caro vescovo Oster, mia sorella era ieri a Passau e mi ha scritto che l’inondazione nella città è grave; che Dio La benedica e benedica il Suo popolo, Roberto). Il fiume Isar a Monaco di Baviera, mi racconta mio figlio, è stato leggermente colpito, ma lui non ha esperienza diretta dell’inondazione…PS Grazie mille, Roberto, ma la città è stata collaudata per le alluvioni. È molto meno grave di quanto non fosse già. Percepisco già qualche disagio, ma anche molta serenità. Cordiali saluti, Stefan Oster SDB


N.S. Lyons cita e commenta questo articolo: „Siete chiamati ad amare il vostro prossimo, non tutti - (Johann Kurtz, 4.6.24): „Questo è così importante. Un malinteso che è alla base di molti problemi e dibattiti politici e culturali dell'Occidente. (N.S. Lyons); ma questa è anche la differenza tra una posizione cattolica ed una di destra. Io stimo molto N.S. Lyons ed ho imparato molto da lui ed è anche vero che un filosofo come Robert Spaemann, cattolico convertito, mi ha insegnato che vi è una differenza tra amore del prossimo e rispetto per ciò che non mi è prossimo, ed in genere che vi è una tensione tra vicino e lontano, quindi il pensiero di Johann Kurtz non è stupido, ma rimane il fatto che ogni persona, come dice Papa Francesco, nella sua enciclica „Fratelli tutti“ può diventarmi prossima. 

„Oggi è l’ottantesimo anniversario del D-Day: il 6 giugno del 1944 ci fu lo sbarco degli alleati in Normandia, momento chiave della Seconda guerra mondiale (…). Il presidente francese Emmanuel Macron ha aperto ieri le celebrazioni citando subito la guerra in Ucraina e l’impegno armato contro la Russia di Putin. Oggi saranno in Francia anche Joe Biden e Sergio Mattarella. Vladimir Putin da parte sua ha risposto alle domande dei giornalisti a San Pietroburgo. Putin ha minacciato l’Occidente di reagire in modo simmetrico, fornendo armi agli avversari della Nato, come avrebbe già scritto in una lettera a Biden“ (Banfi versione odierna).

„Non guarda in faccia nessuno chi è testimone della carità di Dio, non chiede documenti chi fa del Vangelo il proprio sentiero quotidiano, non indaga sulle origini dei bisognosi chi segue il Risorto nella propria vita. Inutile dire che questo stile si pone controcorrente davanti alle logiche del mondo, davanti all’imporsi di ideologie dominanti, siano esse espresse in sistemi totalitari, siano esse frutto di un’economia ingiusta. Ed ecco la profezia del beato Odoardo Focherini, testimone di una fede che non teme di entrare nel cuore della storia per portarvi l’annuncio di speranza del Vangelo, soprattutto là dove si trovano gli oppressi, che a quel tempo erano gli ebrei perseguitati e vittime di violenza. Profezia che ben si coglie nelle parole scritte alla moglie il 3 agosto 1944 dal campo di concentramento in cui si trovava: «In ogni ora nella preghiera ci ritroveremo anche davanti a Dio per pregarlo di aiutarci, di proteggerci di darci luce e forza, coraggio e fede, di santificare e fruttificare a nostro vantaggio e per i nostri bimbi il nostro dolore». Anche nell’ora più buia la fiducia in Dio non era mai venuta meno. Focherini era nato a Carpi nel 1907, era cresciuto in Azione Cattolica e aveva sposato Maria Marchesi, con la quale ebbe sette figli. Era assicuratore ma collaborava con alcuni giornali cattolici come «L’Avvenire d’Italia». Venne arrestato per aver messo su una rete di aiuto per gli ebrei perseguitati dai nazifascisti e fu internato a Fossoli, Gries, Flossenburg e Hersbruck, dove infine morì tra il 24 e il 27 dicembre 1944“ (Matteo Liut, Avvenire di oggi). - Oggi nella nostra scuola e in tutte (in teoria, non so se è davvero così) le scuole in Germania, c’è stata un’azione politica, sostenuta da tutte e due le Chiese, luterana e cattolica, e sostenuta anche dal presidente della Repubblica, che può essere riassunta con questo messaggio: „La nostra croce non ha uncini“, si intendono gli uncini che ha la croce simbolo del nazionalsocialismo. Ho fatto un piccolo servizio fotografico (per la pagina della scuola in Fb), perché me lo ha chiesto una collega, ma non posso non pensare, anche se l’intenzione delle due colleghe che hanno organizzato la piccola manifestazione era certamente positiva, che questa azione, se ci fosse davvero quel pericolo che loro temono, non sarebbe mai stata fatta. Questo accanimento sul pericolo di destra è del tutto forzato e non corrisponde ai pericoli reali del nostro momento storico. PS Poi il mischio tra la paura per il ritorno del nazismo e le lotte odierne sulla questione dell’identità sessuale la trovo disgustosa, anche se si potrebbero fare delle associazioni storiche…

Ho già parlato ieri dell’attacco di un afghano a Mannheim e preso indirettamente posizione; ieri sera il parroco di Eisenberg, che mi ricorda tanto don Camillo, mi ha detto che se si hanno dubbi se rimandare o meno delinquenti nel loro paese, questo provoca solamente uno spostamento dei voti a destra; quindi capisco che la notizia che da Alexander Kissler in X è rilevante per comprendere tutti i fattori in gioco: „Germania, 5.6.24, quarto giorno dopo l'attacco islamista a Mannheim: “Il gruppo parlamentare CDU/CSU ha fallito nella commissione per gli affari interni e la patria con una mozione per combattere l'Islam politico ‘come pericolo per la nostra democrazia liberale’. I gruppi SPD, Alleanza 90/Green, FDP e Die Linke hanno votato contro la mozione".

„La situazione umanitaria nella Striscia continua a peggiorare: lo spiega bene suor Nabila Saleh, che è stata per mesi nella parrocchia cattolica di Gaza e che ne ha parlato ieri al Pime di Milano“ (Banfi, versione odierna).

„Papa Francesco rilancia l’idea, che fu già di Giovanni Paolo II, della “cancellazione del debito” dei Paesi più poveri“ (Banfi, versione odierna).

Mario Draghi (sostenuto da  Stati Uniti di Europa (Renzi+Bonino)) mi è più simpatico di Ursula von der Leyen e la critica all’ideologia verde (non alla causa) di Renzi è giusta, ma cosa pensa Draghi della guerra e della mobilitazione totale di cui ho parlato in questi mesi? Certo un Europa forte potrebbe essere un ostacolo alla mobilitazione totale, ma non so se lo è davvero nella realtà…Carissima M., ovviamente non so come tradurrebbe politicamente, se venisse eletta, cioè concretamente, il suo messaggio, la Wagenknecht, ma per lo meno non tace il problema; della resa dell’Ucraina e delle trattative ha parlato anche il papa, che non è un profeta astratto; l’idea di un Europa forte come pensa il mio amico Ciro, professore di giurisprudenza a Roma e come pensava Jünger per lo meno a partire del 1945 è un’idea che mi interessa; comunque sia come ho cercato di dire nel mio diario (ho cominciato una nuova parte che ho intitolato „Diario cattolico“ ), abbiamo bisogno di bloccare l’idea piena di odio di una mobilitazione totale guerriera e i politici che ci provano mi interessano…PS Quello che dice (ed anche quello che fa) la Gabriela Chiellino su ambiente e solidarietà con le persone deboli è molto bello; ma io penso che l’EU, nata davvero con la geniale intuizione di Schumann, Adenauer e De Gasperi, abbia perso la sua dinamica propulsiva, che potrebbe rinnovare se con coraggio rinunciasse a quella priorità del rapporto con gli USA, necessario nell’epoca stalinista di allora… PS, 2  Non sei rincoglionita, sei una donna con un coraggio straordinario! La realtà dell’Ucraina è molto complessa; nella linea principale non vedo alcuna contraddizione nelle parole del Papa (anche se so che molti cattolici lo pensano); all’inizio del conflitto, come ha spiegato con grande professionalità un colonnello austriaco, c’è stata una speranza di poter difendere il territorio ed in genere è chiaro che se uno è aggredito, insomma a livello di principio, abbia il diritto all’autodifesa; ma con il suo invito insistente e continuo alle trattative e con la sua critica alla logica di Cappuccetto Rosso il Papa ha dato una direttiva spirituale ben precisa! - Mi ha scritto ancora questa mia amica carissima: „Si ecco il dolore di chi sta sotto le bombe (russe e americane purtroppo) non è uguale la mio. Io mi ricordo bene cosa mi raccontava mia nonna dei suoi 3 anni nei rifugi a Pola, con mio papà, neonato sotto le bombe e gli altri  3 figli bambini Della paura costante, della fame, dello sporco, della perdita della casa distrutta, dell’esodo. Dico solo che mi sento in difficoltà a dire agli ucraini che devono pagare loro un prezzo così alto per la pace. Vorrei poterlo fare un po’ anch’io con loro“. Questa obiezione e questa remora è più che giusta. Per questo io mi sono messo in dialogo intimo con Ernst Jünger, che la guerra la conosce, non teoricamente; Remarque stesso ha scritto che pochi la conoscono così bene come lui! E quando nel 1945 termina il suo saggio sulla pace, incominciato nel 1941, ha appena perso suo figlio a Carrara…E poi ci sono le nostre emozioni: Ferdi che studia medicina a Monaco, Johanna che si è appena sposata a Stoccarda e che patirebbero la guerra in modo molto acuto, molto più acuto di me che la vita l’ho vissuta. Come filosofo ho però anche il compito(!) di specificare che io non ho proprio nessun consiglio da dare agli ucraini (tra l’altro sono l’unico in un collegio professori di 60 persone, quasi tutte di madre lingua tedesche, che da lezioni di tedesco ad un ragazzo ucraino, una volta alla settimana, gratuitamente); io sento e leggo attentamente differenti narrazioni degli eventi (non ho mai smesso di leggere la FAZ, sebbene abbia una posizione guerrafondaia) e con la stessa sensibilità potrei dire della sofferenza dei giovani russi, etc…La narrazione che Putin sia l’unico colpevole di questa aggressione, per cui i ciellini che fino a qualche tempo fa parlavano di „bellezza disarmata“, ora vogliono combatterlo con le armi, è una narrazione non del tutto verosimile! Il battaglione nazista ucraino Azov non è un’invenzione di Putin e l’aggressiva presenza degli USA in un territorio lontano dai loro interessi non è un’invenzione della propaganda putiniano, come si vede seguendo attentamente il dibattito americano (non russo). A me sembra che la narrazione di una „proxy war“ (Aaron Maté) o di uno „scontro imperiale“ (Papa Francesco) in corso sia la più credibile. Infine come dice Habermas: noi siamo troppo coinvolti in questa guerra, senza le nostre armi, sarebbe finita da tempo ed è chiaro che possiamo e dobbiamo dare un giudizio in merito…Sei un’anima nobile e quindi scrivi che vorresti soffrire un po’ con loro.

“I legami dell'editore di un sito di notizie con l'Iran e la Russia dimostrano la complessità della disinformazione”, questo il titolo *nuovamente modificato* di un articolo diffamatorio dello scrittore del Washington Post Joseph Menn. Egli ha annunciato l'articolo twittando quanto segue: „Ho scritto di un sito di notizie i cui vertici hanno preso soldi sia dall'Iran che dalla Russia, mostrando come sia sempre più difficile rintracciare le forze che si celano dietro ogni falsa narrazione“. L'articolo, come probabilmente avrete già intuito, non fornisce alcuna prova che Grayzone abbia accettato denaro da un governo straniero. L'unica “prova” fornita dall'autore è che un redattore del personale, prima di entrare a far parte del Grayzone, ha svolto attività giornalistica per media statali iraniani e russi. Stranamente non si vedono articoli su giornalisti che lavoravano alla BBC o alla CBC, accusandoli di essere agenti britannici o canadesi. Nell'articolo, Menn scrive compiaciuto che il Grayzone “si descrive come un sito indipendente di notizie investigative”. Se si cerca su Google Joseph Menn, si descrive come un giornalista che si occupa di disinformazione. Forse un po' troppo bene. L'articolo giunge in un momento in cui il Russiagate si sta nuovamente intensificando in vista delle elezioni del 2024, con la protagonista Rachel Maddow che incolpa tutti e tutto della disinformazione russa. Il prossimo appuntamento è la Convention nazionale democratica, che è uno “stufato ricco di obiettivi” per i russi. Anche in questo caso, non ci sono prove, ma lo dicono lo stesso. Naturalmente, sostiene Menn, le proteste previste fuori dalla DNC a Chicago non sono dovute al fatto che Biden sta supervisionando un genocidio a Gaza o sta attuando le politiche draconiane di Trump sui confini. No, sono causate dai russi. Katie Halper e Aaron Maté fanno del loro meglio per ridere invece di piangere. Questa settimana i media aziendali hanno raccontato un sacco di bugie davvero stupide. Continuate a seguire Idioti Utili, riderete anche voi“ (redazione di Useful idiots).

Abba nostro…

(Notte) Ferdinand ha tenuto con un amico una relazione sulla „Genealogia della morale“ di Nietzsche, dai Gesuiti a Monaco. Infondo si tratta della critica alla „sospensione ontologica“ (Ulrich), che Nietzsche chiama idealità astratta; il passaggio dall’epoca religiosa a quella scientifica, per  Nietzsche, non è il passaggio dall’astrazione alla concretezza, ma un’intensificazione dell’idealità astratta….e questo è davvero interessante, dopo le follie del Covid. PS Nella pandemia, però, c’è stata anche tanta santità in gioco…

È arrivata una cartolina da Malta che ci avevano inviato David e Johanna, durante la loro luna di miele, contenti di essere stati sui nostri „sentieri“…


(5.6.24; san Bonifacio) La croce come centro di ciò che è cattolico. C’è una parola del Signore sulla croce che va presa, ovviamente come tutte le altre sue parole, in tutta serietà. "Tutto è compiuto!“ (Τετέλεσται). τετέλεσται è una forma del verbo τελέω, che significa "compiere", "finire", "portare a termine“. Il tempo del verbo in Gv 19,30 è perfetto, la voce è passiva (ma qui usata in un senso attivo); si tratta della terza persona singolare. Il perfetto in greco indica un'azione completata nel passato i cui effetti continuano nel presente. Così, τετέλεσται non significa solo che qualcosa è stato completato, ma che questa completezza ha un significato duraturo e permanente. Nella sua interpretazione in Katholisch, 23-24 Balthasar integra nella sofferenza di Gesù che in croce grida che tutto è compiuto, il dolore dei profeti (in modo particolare del servo di Isaia) e del popolo di Israele. Teologicamente, τετέλεσται è  quindi davvero carico di significato. Quando Gesù pronuncia questa parola sulla croce, non sta semplicemente dicendo che la sua vita terrena è finita (questo è un aspetto che mi da molta consolazione quanto finisce una vita piena di sofferenza). Sta dichiarando che la missione per cui è venuto è stata portata a compimento. Questo include il compimento delle profezie dell'Antico Testamento, la realizzazione della redenzione dell’umanità (ricordo la priorità del patto con Noè su quello con Abramo, di cui ho parlato ieri), e l'instaurazione di una nuova alleanza tra Dio e l’uomo. In questo senso Balthasar scrive che proprio in questa parola paradossale (paradossale perché la storia continua, le grandi religioni continuano il loro percorso, ne nasce una che coinvolge ormai più un di miliardo di persone (Islam), regni ed imperi nascono, si sviluppano, finiscono, con alti e bassi o improvvisamente, la loro dinamica ed alcuni di questi imperi o continenti politici non sono cristiani (Cina) e quelli che dicono di esserlo spesso non sono meglio degli altri degli altri), si apre gradualmente il senso della parola „cattolico“ e questo ha a che fare con il dolore e con la croce: è Colui che è singolarmente unico ha una conoscenza dell’intero, di tutta la sofferenza, in una clinica o in un campo di concentramento. Secondo von Balthasar quindi, il "τετέλεσται" di Gesù sulla croce rappresenta il compimento dell'opera di salvezza. In particolare, il compimento delle Scritture: Von Balthasar sottolinea che Gesù, con questa parola, dichiara che tutte le promesse e le profezie dell'Antico Testamento sono state adempiute, come ho già detto sopra. Nel testo citato ci fa intravedere come τετέλεσται abbia un carattere redentivo: Balthasar vede in tutto ciò il compimento del piano di Dio per la redenzione e la riconciliazione dell'umanità. La morte di Gesù non è un fallimento, ma il punto culminante del suo ministero redentivo. Infine per von Balthasar, "τετέλεσται" rappresenta anche l'atto supremo dell'amore divino. In Cristo, Dio ha dato tutto di sé per l'umanità, compiendo l'atto d'amore perfetto e definitivo. Nella meditazione del suo libro sul senso della parola „cattolico“ cercherò, nelle prossime settimane, di tener conto della lezione di Padre Paolo Dall’Oglio SJ sull’Islam, per cui ha pagato con il dono della sua vita. 

Vorrei sapere scrivere come Cesare Pavese, che con una frase breve e semplice sa esprimere tutto un universo di senso: „lavorare stanca“, „verrà la morte ed avrà i tuoi occhi“…questa mattina venendo con la bici elettronica a scuola, nella strada che mi porta sul colle, alternativa a quella normale perché la stanno restaurando, arriva un ragazzo con il suo motorino, preso da un garage della famiglia, con una sua storia che arriva fino alla DDR, mi sorpassa e si ferma e con gioia, mi dice „sono Fritz“; portando il casco ovviamente non sapevo chi era; ma la sua gioia di dirmi chi era e il suo grazie quando gli ho detto che il suo motorino è bello, mi hanno fatto pensare che Fritz ha un Padre che lo ha voluto da sempre: Fritz del Padre

Poco prima, vicino al canale, ho visto un cespuglio di rose in una casa che da tanto tempo non è più abitata ed ho pensato al bonum diffusivum sui - anche se la casa non è mai stata terminata ed ora va in rovina, quelle rose piantate sono ancora li a testimonianza del bene; in quella casa ci viveva un papà con due figlie, una delle quali aveva l’età della nostra Johanna, l’abbiamo portata alcune volte con noi nelle ferie, perché il papà non aveva soldi per pagarle alla figlia. Ora credo che abbia finito lo studio di veterinaria…una volta una ragazza di Milano, che avevo associato in gemellaggio a questa ragazza, non aveva resistito più di una notte in quella casa, tra l’altro perché il bagno non era incluso in essa …mi ricordo ancora l’umiliazione del papà quando andai a prenderla per portarla da un’altra famiglia…

In questi tempi faccio fatica con lo stile della gestione della scuola, che pur con tutti gli sforzi di benevolenza, mi sembra cosi appiccicata ai paragrafi della legge e tanto poco illuminata dalla frase di Gesù, ma anche già solo da uno stile democratico: il Sabato è per l’uomo, non viceversa, devo stare attento che non si fissi in me il risentimento, che è il primo passo dell’odio (cf la frase che ho citato ieri di Jünger sul tema odio e pace). 

Mi scrive un amico in Facebook, come commento al video con Klaus von Dohnanyi: „Forse Brandt avrebbe pensato e agito diversamente, avrebbe coinvolto Die Linke e promosso la pace, ma senza azzardi filorussi e nazionalisti. Purtroppo la SPD ha perso la sua peculiarità e autorevolezza, acquisita dopo Bad Godesberg. La caduta del Muro e le grandi coalizioni hanno omologato la politica tedesca (l'Italia non è da meno), la Wagenknecht, oltre al fatto di aver creato un partito personale, mi sembra assuma posizioni di tanti ex comunisti come Marco Rizzo in Italia, populismo in realtà poco democratico e poco vicino a chi ha realmente bisogno… ciao Roberto scusa per questa divagazione politica, le elezioni europee sono così misere e senza speranza, ma guardiamo avanti…Caro Gigi, grazie per le tue considerazioni; anch’io ho alcuni dubbi sulla Wagenknecht, ma non tanto perché avrebbe una carenza democratica e non sia vicino a chi davvero ha bisogno. Poi nel frattempo la critica di „populismo“ non mi dice più molto; in un certo senso un politico come Orbán, tanto per fare un altro esempio - sulla Wagenknecht dobbiamo aspettare le elezioni, per veder se il fenomeno personalistico ha sostanza - è infinitamente più democratico di altri politici sedicenti democratici; poi sugli azzardi filorussi devo dire che secondo me questo non è il problema, tanto meno il problema della Wagenknecht; comunque grazie per le tue obiezioni, io non so se la mia narrazione delle cose sia giusta, è una possibile narrazione, che mi sembra verosimile; rimaniamo in dialogo, Roberto  

Abba nostro…

(Tarda mattinata, in un momento libero) „Papa Francesco ha scritto una lettera ricordando la Liberazione di Roma e le migliaia di persone che si rivolsero il 4 giugno del 1944 all’icona Salus Populi Romani, in Santa Maria Maggiore. Come scrive Gian Guido Vecchi sul Corriere, “l’anniversario di quel voto è l’occasione di una nuova supplica, per la pace nel pianeta”. Il Papa ha richiamato le parole di Paolo VI all’Onu, nel 1965: «Arriverà mai il mondo a cambiare la mentalità particolaristica e bellicosa che finora ha intessuto tanta parte della sua storia?». Una domanda che «attende ancora una risposta» scrive nell’Europa e nel mondo di nuovo in guerra: «Non si può e non si deve cedere alla logica delle armi»“ (Banfi versione, odierna).

Qualche giorno fa un afgano ha ucciso un poliziotto a Mannheim (mi spiace tanto per lui e per la sua famiglia), così ora i politici „democratici“ parlano del rinvio dei migranti; cosa questa che ha certamente un senso nel caso di delinquenti; io preferisco, però, ricordare il ragazzo afgano, a cui alcuni anni fa diedi lezioni di tedesco e che era venuto a piedi dall’Afganistan fin qui da noi, mangiando solo quando se ne presentava l’occasione…questa è la mia risposta alla linea von der Leyen, Meloni, Le Pen…

„Mentre le persone di destra organizzano conferenze in cui si danno pacche sulle spalle per essere “dissidenti”, condannano i “woke” e ripetono i punti di vista del Dipartimento di Stato su Israele, nelle università è in atto una vera e propria repressione accademica“. (Briahna Joy Gray, X, 4.6.24) - ci sono alcune „combinazioni ideologiche“ che sono interessanti, come i difensori della bellezza disarmata che vogliono mandare le armi in Ucraina e qui nell’esempio americano la dissidenza di destra e l’appoggio dell’amministrazione di Netanyahu. Per quanto riguarda quest’ultimo, anche se Biden ora lo critica, il presidente americano è e rimane responsabile della strage nella Striscia. 

(Pomeriggio) Alcuni pensieri su una scuola cristiana. Da ormai più di venti anni lavoro in una scuola cristiana, fondata da un pastore luterano, Arnold Dannenmann, una scuola che porta il nome di „villaggio cristiano per i giovani“ (CJD, Christliches Jugenddorf), come insegnante di filosofia, religione, latino e storia. Vorrei immediatamente premettere, per poi poter pensare ad un altro livello, che in questi anni ho visto tanti colleghi in azione che danno tanto della loro vita per i ragazzi; io sono uno (!) di questi colleghi e neppure il migliore, mia moglie per esempio è più brava di me. Questa riflessione vuole, però, ora ad un altro livello, forse più metafisico, da quello solo biografico o di gratitudine per il lavoro fatto da altri, porsi la domanda sul ciò che dovrebbe essere una chiesa cristiana in una situazione di diaspora come la nostra. 1) In primo luogo una scuola cristiana è tale se confessa Cristo; il nostro fondatore, Dannenmann, lo ha fatto con la formula: „nessuno deve andare perduto“; comunque nel momento in cui nel cuore di almeno una persona (la formulazione non è ben riuscita; intendo: se nel cuore di quell’ultima persona che crede…) che lavora in questa scuola, una persona che non deve essere necessariamente uno della dirigenza scolastica, cessa il fuoco di Cristo, cioè non vi è più alcuno che confessi  la sua fede in Cristo, come fede in Uno che sa portare ed ha portato la salvezza al mondo, allora quella scuola cessa di essere cristiana. 2) Ed anche se la dirigenza scolastica e la maggioranza dei colleghi pensa che i regolamenti siano la cosa essenziale in una scuola, nel cuore di qualcuno deve esserci il fuoco della fede cristiana, che Paolo riassume così: a) "Sappiamo tuttavia che l'uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo: anche noi abbiamo creduto in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge nessuno sarà giustificato.“ (Gal 2, 16: εἰδότες δὲ ὅτι οὐ δικαιοῦται ἄνθρωπος ἐξ ἔργων νόμου ἐὰν μὴ διὰ πίστεως Ἰησοῦ Χριστοῦ, καὶ ἡμεῖς εἰς Χριστὸν Ἰησοῦν ἐπιστεύσαμεν, ἵνα δικαιωθῶμεν ἐκ πίστεως Χριστοῦ καὶ οὐκ ἐξ ἔργων νόμου, ὅτι ἐξ ἔργων νόμου οὐ δικαιωθήσεται πᾶσα σάρξ.) La traduzione della CEI, ottima, omette: πᾶσα σάρξ. Ecco una traduzione più letterale del testo greco: "Sappiamo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge, se non per mezzo della fede in Gesù Cristo, e noi abbiamo creduto in Cristo Gesù affinché fossimo giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge, perché dalle opere della legge non sarà giustificata nessuna carne (nessun essere umano: πᾶσα σάρξ). La parola "ἐπιστεύσαμεν" deriva dal verbo "πιστεύω" (pisteuō), che significa "credere" o "avere fede“. Si tratta della prima persona plurale aoristo attivo indicativo. L'aoristo in greco spesso indica un'azione puntuale e completa, vista come un evento singolare piuttosto che come un processo continuo ed implica un'azione avvenuta nel passato, vista nella sua interezza -  e questa dimensione dell’aoristo, oltre a quella che avevo fatto notare qualche giorno fa, è molto importante anche per l’atto di fede: l’atto di fede è un’azione puntuale e completa, paragonabile all’atto semplice e completo del dono dell’essere. Si tratta di un’analogia, non di un’ identità: l’atto di fede è sia un evento singolare che un processo continuo; non esiste un atto di fede senza tradizione, in questo senso è anche un’azione avvenuta nel passato e che implica uno sguardo di insieme e di fecondità, anche per il futuro. Il modo indicativo viene utilizzato per dichiarare fatti o azioni reali. L’atto di fede è un’azione reale per eccellenza. Trattandosi della prima persona plurale, devo precisare che in una scuola cristiana devono essere almeno in due a confessare la fede in Cristo. In breve: "ἐπιστεύσαμεν" si traduce quindi con "noi abbiamo creduto" o "noi abbiamo avuto fede". Nel contesto di Galati 2,16, significa che Paolo e gli altri credenti hanno riposto la loro fede in Gesù Cristo, anziché nelle opere della legge (ἐξ ἔργων νόμου), per ottenere la giustificazione. Questo mi sembra di capitale importanza; non dico che leggi e paragrafi non siano necessari per una scuola, anche per una scuola cristiana, ma non possono essere la determinazione prima ed ultima. Ma il testo di Rom 3,28 è ancora più radicale: "Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente (!) dalle opere della legge.“ (λογιζόμεθα γὰρ δικαιοῦσθαι πίστει ἄνθρωπον χωρὶς (!) ἔργων νόμου.). La parola "χωρὶς" viene utilizzata per indicare che la giustificazione per la fede è separata dalle opere della legge. In questo contesto, significa che la giustificazione non dipende dalle opere della legge, ma solo dalla fede. Senza questa „sola fide“ una scuola cristiana non è più cristiana. 3) da buon cattolico so pero che: Gratia perficit naturam non tollit! Sulla natura di una scuola appartiene ovviamente la competenza, che hanno tutti i colleghi, chi più o chi meno. Senza questa competenza una scuola non può reggere; ma con la sola competenza avremmo forse un ottima scuola, ma non una scuola cristiana; nella situazione di diaspora è del tutto impensabile avere tutti o la maggioranza di colleghi credenti. Anzi spesso hanno solo la competenza, ma per qual si voglia motivo la combinano con la durezza della legge. 4) In questi venti anni ho cercato con mia moglie di essere presente non con una confessione astratta, ma seminando nel mio lavoro la confessione cristiana; il viaggio a Malta (tanto per fare un esempio) con la nona classe, nato per lo più come viaggio linguistico e culturale si è trasformato in un viaggio in cui la componente biblica (San Paolo a Malta) ha assunto sempre più importanza; anche il rapporto con il salesiano Padre Joe Cine ha permesso un vero incontro religioso. 5) Avendo a che fare con la σάρξ, ritengo essere un momento importante di una scuola cristiana, non essere solo „cognitiva“, ma anche sociale: le mie passeggiate con i ragazzi cercano di tenere conto di questa dimensione; come cerco di tener conto del fatto che nove ore a scuola sono un tempo troppo lungo, per questo tra due ore di filosofia (ore sesta e settima) e due di storia (ore ottava e nona), senza perdere in qualità, cerco di creare momenti di socialità (fosse solo il fare un giro di scala quaranta). 6) In questi decenni di insegnamento nel sistema tedesco ho cercato di recepire i tanti impulsi di didattica collettiva, ma in fondo ora, alla fine della mia carriera voglio essere più me stesso, che uno che mette in pratica un certo modello di didattica…7) Nel „Rischio educativo“ don Giussani con la sua triade: proposta, autorità e verifica ha dato indicazioni chiarissime ed utili per una scuola cristiana. A) Per Giussani, l'autorità non è intesa come imposizione o controllo autoritario, ma come una presenza che guida, testimonia e accompagna nel percorso educativo. L'autorità è il punto di riferimento che offre un esempio concreto e credibile di vita, conoscenza e valori. Rappresenta la figura dell'educatore (insegnante, genitore, mentore) che, attraverso la sua esperienza e testimonianza, aiuta gli educandi a orientarsi e a trovare il senso delle cose. B) Giussani sottolinea l'importanza di offrire una proposta chiara e significativa che possa stimolare la curiosità e l'interesse dei giovani. La proposta educativa e culturale deve essere attraente e capace di interpellare la libertà e l'intelligenza dell'educando, invitandolo a riflettere e a fare proprie le idee presentate. c) La verifica permette agli educandi di appropriarsi criticamente dei contenuti educativi. È un momento fondamentale perché consente di passare dalla semplice accettazione passiva delle nozioni alla loro integrazione e comprensione profonda. La verifica implica un dialogo continuo tra educatore ed educando, dove quest'ultimo mette alla prova ciò che ha imparato per vedere se regge alla prova della vita quotidiana. 8) Infine c’è la questione della specificità „cattolica“, che ovviamente in un’istituzione di  origine luterana ho vissuto con atteggiamento del tutto ecumenico. Ma rimane il fatto che io non sono semplicemente cristiano, ma per l’appunto cattolico, cioè volenteroso di e disponibile ad inserire nella singolarità di Cristo tutto ciò che di buono incontra, anche nelle modalità differenti delle materie che ho insegnato…9) Noi vorrei che qualcuno pensi che questo tipo di riflessione sovraessenziale o metafisica sia un modo per non parlare di cose concrete; non è così e se uno legge quello che ho scritto con una certa simpatia si accorge subito di quanto siano concrete. Comunque cerco di „finitizzare“ la mia riflessione. Una scuola cristiana, anche una che prenda sul serio il motto: „nessuno deve andare perduto“ si trova a volte confrontata con ragazzi o ragazze che mettono in crisi il sistema „scuola“; è probabile che un santo come don Bosco avrebbe trovato un modo di raggiungere anche questi ragazzi, ma se una collega mi fa notare che un certo bambino, prima della scuola, avrebbe bisogno di medico, di uno psichiatra, devo tenere presente questa obiezione; un bambino o una bambina che con la sua aggressività e mancanza di percezione della realtà non permette l’insegnamento in una classe crea una situazione che deve essere risolta in modo „laico“. 10) Un’altra dimensione di una scuola è quella della comunicazione tra adulti (vale sia per il rapporto con i colleghi, sia nel rapporto con i genitori): è importante che questa comunicazione non nasca solo da esigenze organizzative, ma da uno stile di ascolto e rispetto dell’altro. „Amatevi l’un l’altro“ significa anche usare un certo stile comunicativo; e questo vale anche per il linguaggio che usa la dirigenza scolastica (direttore e vicedirettore) con gli insegnanti e con i genitori…



(4.6.24

Signore,

toglimi tutto, 

anche il desiderio di avere qualcosa per me, 

anche fosse una piccola cosa, 

toglimelo, 

così che io sia tutto pieno solo di Te, 

ricolmo del Tuo amore a me, della Tua affezione a tutto. 

Signore, 

io non voglio più nulla per me, 

voglio solo Te 

e Tu entra nel mio cuore, 

invadilo e conquistalo totalmente, 

questo Ti domando,

di essere tutto in me,

così che io non sappia null'altro se non Te, 

non ami nulla se non Te, 

non cerchi nulla se non Te. 

Questo oggi imploro, 

di vivere solo per Te, 

e sono certo che Tu prenderai il mio cuore 

con la tenerezza di cui solo Tu sei capace. 

Amen 


(Gianni Mereghetti)


La dimensione ontologica della „Catholica“ è dono dall’alto al basso dell’essere come amore gratuito (ne abbiamo parlato ieri), ma la Catholica, la cattolicità ha anche una dimensione storica, di storia della salvezza, nella quale il patto di Noè ha priorità sul patto di Abramo (il pensiero geniale è di Balthasar, non mio); salvata viene tutta la storia, non solo quella ebraica (lasciamo per ora a parte la questione importante dell’umma islamica, ne faccio solo un accenno alla fine di questa meditazione); Cristo è venuto a salvare la discendenza di Adamo (Ireneo), ma io direi la discendenza di Adamo ed Eva. La novità assoluta, singolare che Cristo porta nella discendenza di Adamo ed Eva non sono delle parole (quelle si trovano quasi o forse davvero tutte nell’AT o nei logoi spermatikoi  (λόγοι σπερματικοί.) della saggezza dei popoli. Con la sua venuta c’è una sola legge, quella ontologica dell’amore gratuito. E in questa legge possiamo integrare tutto ciò che è accaduto nell’esistenza storica e tutto ciò che accadrà. Anche se noi abbiamo una percezione perversa a volte di cosa sia „carne“, per Cristo questa parola significa „uomo“: Cristo è venuto a salvare tutto l’uomo e la sua storia. Questo significa: „cattolico“. „Il fenomeno originale è l’intero: la Parola di Dio e il suo essere percepita nella forza dello Spirito Santo, Cristo insieme con la sua Chiesa“ (Balthasar, Katholisch, 23). Il disastro della disobbedienza nei confronti di Papa Francesco, sia di sinistra che di destra, è che si perde il legame normativo con la Catholica, quello che ci permette per esempio di integrare la umma islamica nell’intero cattolico e di annunciare la profezia della pace. I guerrieri cattolici occidentali (di destra e del centro) stanno facendo tanto male alla Chiesa dal suo interno; quelli di sinistra anche riducendo la Catholica in „multiculturalismo sincretico“. Ma ancora un pensiero sulla umma cattolica; anche per quest’ultima vale ciò che Henri de Lubac ci ha insegnato sull’integrazione dell’AT nel NT. „La frase supera le parole che la formano, ma le parole spiegano la frase“. Il Logos neotestamentario supera sia le parole dell’AT sia quelle del Corano, perché è persona, una delle persone del Dio trinitario, ma le parole dell’AT ed anche quelle del Corano possono aiutarci a comprendere l’unicità del Logos di Dio! 

Del Vangelo odierno (Mc 12, 13-17) vorrei riportare solo la frase che è il cuore di ogni teologia della politica cristiana: „⸂Τὰ (le cose) Καίσαρος (di Cesare) ἀπόδοτε⸃ (restituite) Καίσαρι (a Cesare) καὶ (e) τὰ τοῦ θεοῦ (di Dio) τῷ θεῷ (a Dio).“ - ἀπόδοτε è una forma del verbo ἀποδίδωμι (restituire, dare). In particolare, è il secondo aoristo, imperativo attivo, seconda persona plurale. Questo significa che è un comando diretto rivolto a più persone, e l'uso dell'aoristo indica un'azione specifica e completa.

“Per la pace non basta non volere la guerra. La pace autentica richiede un coraggio che supera quello della guerra; è un'espressione del lavoro spirituale, del potere spirituale. Si acquisisce quando si sa come spegnere il fuoco rosso dentro di sé e come liberarsi dall'odio e dalla sua divisione” (Ernst Jünger, La pace, II, 19). Questo per quanto riguarda il lavoro del singolo è davvero la cosa più bella e vera, più buona e liberante, ma anche la più difficile; ed è vero, come dice Jünger, che la paura genera la guerra, nel grande teatro del mondo e in noi stessi. Liberarsi da ogni forma di odio è il contenuto più importante della nostra preghiera e del nostro lavoro spirituale. Credo che ciò non significhi non vedere le cose come stanno, ma credo che quando l’odio, per incoativo che sia, prende possesso della tua anima, invece che la misericordia, si è persa una battaglia importante. Per quanto riguarda il grande teatro del mondo, nel punto II, 17 Jünger esprime l’importanza dell’ecumenismo con questa formula: „La Riforma necessità della Chiesa, come la Chiesa necessita della Riforma“. Il terreno comune è quello della lotta contro il nichilismo, che dal 1945 è diventato ancora più mondiale, così che la formula deve essere ampliata: „L’Ortodossia necessita della Chiesa, come la Chiesa necessita dell’Ortodossia; l’Ortodossia e la Riforma necessitano della Chiesa, come la Chiesa necessita dell’Ortodossia e della Riforma“. Le parole di odio che ho sentito tra cristiani in questi due anni di guerra sono pura e semplice negazione del Vangelo, una follia pura! L’odio di pastori luterani per le persone che ritengono tradire la causa dell’Ucraina, la totale disistima di cattolici occidentalisti per chi non la pensa come loro o la benedizione delle armi da parte del patriarca di Mosca sono le tre facce di uno stesso fenomeno. „I ruscelli che scorrevano in letti separati devono riunirsi“ (Jünger) - questa è la parola ordine, del tutto in accordo con Gv 17,21. Vedo, come ho già scritto, una grande sintonia tra Papa Francesco ed Ernst Jünger, proprio nella questione del superamento del nazionalismo in direzione di un atteggiamento poliedrico tra i continenti (possibile solo in forza di una fratellanza universale), non solo tra le nazioni, che stanno per finire la loro dinamica propositiva e questo ha profondamente a che fare con la questione ecumenica: non solo lo scisma di cui parla Jünger (quello tra Riforma e Chiesa Cattolica), ma gli scismi che hanno accompagnato la nascita delle nazioni e dei particolarismi, perdono con il tramonto di quest’ultimi il loro senso. Ciò non significa non prendere sul serio le differenze linguistiche, culturali e politiche, ma è necessario riscoprire il senso della cattolicità inclusiva di cui parla Balthasar. I grandi tentativi di trattati di pace dovranno, e dicendolo unisco Jünger con Balthasar, integrare questa dimensione cattolica e religiosa: per sostenere la profezia della pace le forme di una costituzione di diritto statale e internazionale non sono sufficienti. Come ha detto Jünger al punto II,17, abbiamo bisogno di una costituzione religiosa sinodale. Ed è chiaro che senza quest’ultima la cattolicità nella vastità del mondo rimane solo una dichiarazione di intenti. C’è bisogno di un programma che superi quel contro-programma che è quello del  paradigma tecnocratico, che unisce per l’appunto nichilismo e tecnica. È il nichilismo per una sua dinamica interna è voglia di morte, di distruzione totale, come meta ultima della mobilitazione totale. Non è cosi importante ciò che politici di tutti i colori e di tutte le forme politiche dicono, l’importante è ciò che fanno ed in questo momento la „crisi dell’essere“ ha una chiara alternativa: mobilitazione totale o profezia della pace! 

„Quanto alla crisi ucraina, la propaganda russa denuncia di aver subito il primo attacco con armi americane, gli Himars, sul suolo russo, a Belgorod. Non c’è conferma ucraina. Intanto la Casa Bianca ha annunciato che alla prossima conferenza di pace in Svizzera, voluta da Volodymyr Zelensky, sarà presente la vicepresidente Kamala Harris. Domenico Quirico critica il mancato invito ai russi“ (Banfi, versione odierna). Io sono su questo del tutto d’accordo con Domenico Quirico, per i motivi qui sopra spiegati in dialogo con Ernst Jünger e Hans Urs von Balthasar). 

„Le notizie di oggi sul Medio Oriente sono un po’ meno incoraggianti. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha cominciato ad avanzare delle riserve sul piano Biden di pace. Per lui sarebbe infatti “incompleto”, mentre ancora si attende la riposta ufficiale di Hamas, anche se finora le previsioni sono state favorevoli. La situazione dentro la Striscia resta drammatica“ (Banfi, versione odierna). Quasi quasi preferisco Netanyahu a Biden: il primo è un nichilista, nel senso spiegato sopra, che vuole il trionfo della morte sui palestinesi; il secondo anche, ma fa piani di pace che non hanno nulla di ciò che richiede Jünger nel suo saggio sulla pace, cioè non nascono da un reale si alla profezia della pace e un reale no alla mobilitazione totale. Poi politici come Emmanuel Macron sono uomini del si e no allo stesso tempo: condannano Israele a Gaza, ma si comportano nel fronte ucraino con la stessa voglia di mobilitazione totale di Israele… quasi quasi spero in Orbán. „Primo ministro, tra pochi giorni ci saranno le europee, cosa si aspetta da queste elezioni? Pensa sia possibile un cambio di maggioranza a Bruxelles?«Mi aspetto soprattutto due cose: rinforzare la democrazia e avete una nuova maggioranza di destra. Questa Commissione europea ha fallito sull’agricoltura, sulla guerra, sull’immigrazione, sull’economia, ora devono lasciare.Rinforzare la democrazia significa eleggere una diversa Commissione da quella attuale che, da quanto governo, è stata la peggiore. Al tempo stesso serve una rinascita della destra in Europa, abbiamo un’opportunità storica per cambiare la maggioranza. I partiti di destra devono collaborare, siamo nelle mani di due donne [Giorgia Meloni e Marine Le Pen, ndr] che devono trovare un accordo“ (Intervista al „Giornale“) - e chiaro che a me la rinascita della destra interessa di meno, a me interessa la profezia della pace, che con la Commissione europea attuale non è stata possibile…Comunque non voterò a destra…

Abba nostro…

(Pomeriggio) Considerazioni incoative sull’intervento di Davide Prosperi „Cultura: essere per Cristo“ (Milano, 18.5.2024). Parto dal fondo: „ la sorgente della cultura è l'esperienza di una compagnia vissuta, è l'esperienza di vita vissuta“ (pagina 17). Renato Farina mi ha mandato questo testo e dopo la scuola e qualche lavoro in giardino l’ho letto come priorità. Perché? Per una fedeltà al „fatto di Cristo“, per la „passione per la nostra compagnia“; perché ho pensato che mi avrebbe aiutato nel giudizio su Cristo e la realtà; ed è stato così, almeno in parte. Qualche tempo fa ho scritto a Prosperi, perché lo voleva Gianni Mereghetti, per lo stesso motivo. Alla festa di matrimonio di mia figlia e di David c’erano anche la madrina di battesimo di Johanna e suo marito; c’è stato davvero un incontro e i due ci hanno ascoltato attentamente ed io ho ascoltato loro, eppure al momento non mi è possibile far parte dei gesti ufficiali di CL in Germania e non solo perché abitiamo lontano dai luoghi dove accadono questi gesti, ma semplicemente per il fatto che io in questi luoghi non ho mai incontrato né un’amicizia né un giudizio culturale che nasca da essa, piuttosto ho incontrato un luogo in cui si sospettava della mia persona; sono nate anche alcune buone amicizie con singole persone ed anche un gesto duraturo come il fondo di Papa Francesco per la nostra scuola. Etc. È possibile che la mia traduzione di Ulrich, i miei diari siano frutti di una follia, ma di fatto anche mia moglie che non ha giudizi storici e culturali così esposti come i mei non ha mai sentito una vera continuità nell’amicizia, etc. Il volto di don Giussani si trova sulla mia scrivania, nel mio blog ci sono alcuni post dedicati a CL, ma in vero non è nato un vero incontro. Per quanto riguarda la bellezza disarmata ed armata se questo discorso significa che non si può dialogare solo per dialogare, ma che si deve affrontare una „crisi“ che porta ad un giudizio, allora questa precisazione va fatta; nel mio post sul „Senso religioso“ cerco per esempio di  fare comprendere che non è possibile ridurre don Giussani alla sua interpretazione „occidentalista“. Se questo discorso  sulla bellezza armata dovesse servire a criticare la profezia della pace allora per me esso è privo di un qualsiasi aiuto; sulla questione del cristianesimo attrattivo direi che la lezione di Benedetto XVI debba essere presa sul serio, ma rimane il fatto che la gratuità dell’amore è sempre gratis et frustra - a questa dimensione accenna anche Prosperi quando dice che l’annuncio di Cristo può anche generare odio, rinviando ad una frase di Gesù. Per questo motivo fa bene anche ad accennare alla questione del martirio. Detto tutto ciò rimane il fatto che i miei diari si espongono su un giudizio in modo molto più preciso di questo testo di Prosperi, che annuncia un giudizio che non da, se non incoativamente. Cosa significa quello che dice in riferimento ai temi concreti di cui parla la dignità infinità, il documento vaticano appena uscito, che è davvero concreto…Quale è il giudizio sulla guerra? Sulle diverse crisi? Sulla profezia della pace? Quale è il giudizio sulle prossime elezioni europee? Infine sono contento che all’inizio dell’intervento abbia citato le parole critiche del papa, ma della grande sfida del decentramento dal carisma (marzo 2015), vi è appena un accenno in una nota in cui si riferisce che Giussani non aveva voluto fondare niente. Ma ripeto il testo di Prosperi mi è amico! Ma ancor più Renato che me lo ha mandato. 

(3.6.24; 61esimo anniversario della morte del „papa buono“, San Giovanni XXIII)

L’amore di Dio è cattolico. „Cattolico significa: onnicomprensivo, non tralasciare nulla“ (Balthasar, Katholisch, 17.20). Non basta la parola „cosmo“, dobbiamo usare la parola „essere“. La filosofia dell’essere come amore gratuito non è cattolica nel senso solo di una confessione (romano-cattolica), ma nel senso di un atto che non esclude nulla, che „include“ (la parola è usata da Balthasar stesso) tutto. Non si tratta solo di una „coincidentia oppositorum“, ma per l’appunto di „inclusione: della natura nella grazia, del peccato nell’amore che perdona, di tutti gli scopi in un gratis massimo“ (Balthasar); la parola che usa Balthasar per „gratis“  è la stessa che usa Ulrich: „umsonst“, che significa, come ha fatto vedere anche Christoph Sperling nel suo libro sul piccolo fratello di Gesù: gratis et frustra! Il cattolicesimo è stato criticato di esser la religione dell’ „e“ (nel senso di un et…et…( sia…sia;) invece che del calvinista aut…aut). „“L'amore di Dio è ciò che vi è di più grande e non è imprigionabile, non ha altra ragione che sé e viene sempre da più lontano e va più lontano di quanto io possa pensare ed immaginare. Perciò, nella mia limitatezza, devo costantemente aggiungere un “e”; ma così ciò che è il mio contributo è stato già compiuto dall'amore di Dio” (Balthasar, Catholic, 20). Si può leggere tutto l’avvicinamento all’Islam di padre Paolo Dall’Oglio SJ come questo „e“. „Tutto ciò che è temporale ha il suo posto all'interno della sua eternità“ (Balthasar, ib.). Questa forza inclusiva è stata pagata con un grande prezzo, con l’unica scuola che può far generare l’amore: il dolore (ma ovviamente il dolore può anche irrigidire totalmente una persona). C. S Lewis, citato da Balthasar, lo dice in modo molto preciso: „L’incarnazione non è un episodio nella vita di Dio: l’agnello è macellato dall’eternità - e con ciò ovviamente anche nato, cresciuto fino alla maturità e risorto. L' integrazione della natura umana con tutta la sua ignoranza e limitazione nel divino non è di per sé un evento temporale, anche se la natura umana assunta da Dio ed integrata con una determinata forma, come lo è la nostra, era qualcuno che viveva e moriva nel tempo“ (C.S. Lewis).Tutto ciò che nei giorni scorsi abbiamo imparato da Ernst Jünger sul dolore non è un improvvisazione di Dio, ma fa parte dell’incarnazione, voluta da sempre. In essa, nella Croce e nella discesa all’inferno, è incluso tutto il dolore del mondo - dai campi di concentramento ai gulag, dalle guerre in tante parti nel mondo fino alla morte del poliziotto a Mannheim, che era stato ferito l’altro giorno mentre faceva il suo lavoro, da un estremista di sinistra. Lavorare non solo stanca, ma a volte uccide. Con ragione il cancelliere Scholz dice che lo Stato deve occuparsi e fermare la violenza, di destra o sinistra che sia, ma il dolore rimane e cerca una risposta inclusiva, cioè cattolica, di senso! 

Simone Riva scrive nel suo libro "L'intensità dell'istante": "La carne è il cardine della salvezza" Questa frase di Tertulliano ( scrittore e apologeta cristiano del II secolo d. C.) introduce bene il mese di giugno che potremmo definire il "mese della carne" ...... la fede cattolica non ha mai tollerato lo spiritualismo delle parole vuote ........la preferenza è sempre stata per la carne, per la realtà, divenuta la porta sicura per l'accesso di Dio nella nostra storia, come l'Eucaristia e l'affezione al cuore di Gesù testimoniano. Una carne tutta da scoprire perchè, se uno è minimamente attento a sé, non può fare a meno di notare che è il luogo del dispiegarsi di una segreta e quotidiana lotta: quella che Cristo ingaggia ogni giorno per riconquistarci." - questo corrisponde, espresso con un linguaggio religioso, a quanto dice Ulrich e cioè che la sovraessenzialità dell’essere ( = la gratuità del dono dell’essere di Uno che supera ogni forma di essenzialità mondana) può essere scoperta solo nella materia… Ma preferisco il linguaggio della filosofia per esprimere alcune cose; è più astratto, ma meno manipolabile. Tanto più che l’uomo normale che sente parlare di „carne“ non pensa al cuore di Gesù, ma che ne so alla bistecca che ha deciso di mangiare, al suo pene che ha bisogno di sesso, o a tutto il suo corpo che ne ha bisognbo, ma anche alle malattie, anche alle dipendenze come l’alcol o la pornografia…anche tutto ciò deve essere incluso nell’amore cattolico di Dio. 

La crisi in Medio Oriente. Benjamin Netanyahu non si è ancora pronunciato ufficialmente ma gli americani sono convinti che il premier israeliano accetterà il piano di pace presentato da Joe Biden. È vero: Hamas  non è stata sconfitta ed è apertissima la questione di come sarà gestita l’autorità nella Striscia, dopo il cessate il fuoco e il ritiro dell’esercito israeliano“ (Banfi, versione odierna) - come è noto ai lettori del mio diario io al piano di pace di Biden non ci credo per nulla; è una mossa strategica che non solo „riporta la situazione allo status quo prima del 7 ottobre“ (Domenico Quirico, che parla ironicamente di „capolavoro“), ma non contiene alcuna idea di come rendere feconda la grande sofferenza del sette di Ottobre e quella ancora più grande provocata dall’amministrazione Netanyahu con l’aiuto dell’amministrazione di Biden al popolo palestinese. 

La crisi in Ucraina: „Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è in Oriente. Critica la Cina che forse non parteciperà ai lavori della Conferenza di pace in Svizzera organizzata da Kiev. Ma soprattutto attacca Mosca per aver deportato 20mila bambini ucraini nel suo territorio. Tornando all’Italia, Francesco Verderami spiega sul Corriere che le armi italiane per gli ucraini sono pronte e che dopo il voto del fine settimana, e prima del G7 in Puglia, il nostro governo dovrà allinearsi con gli altri alleati Nato. Vedremo“ (Banfi versione odierna). - Ieri pomeriggio ho scritto alcune righe sul contributo per la profezia della pace di Klaus von Dohnanyi, ex sindaco di Amburgo e ministro nel governo Brandt, che argomenta in modo molto differenziato, e Michael von der Schulenburg, che argomenta in modo più esposto; entrambi sostengono Sahra Wagenknecht (non so se c’e una politica simile in Italia) che più di tutti in Germania ha saputo tradurre politicamente la posta in gioco; il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è un pagliaccio pericoloso! 

In memoria del papa buono, vorrei ricordare con alcune righe il suo ruolo nella crisi di Cuba nell’ottobre del 1962 (morirà 8 mesi dopo). Papa Giovanni XXIII svolge un ruolo significativo come mediatore morale e spirituale. Il 25 ottobre 1962, il Papa invia un messaggio pubblico ai leader mondiali, esortandoli a trovare una soluzione pacifica alla crisi. Il suo appello per la pace viene diffuso dalla Radio Vaticana e ha un impatto significativo nel rafforzare la spinta verso una risoluzione diplomatica.

Carlo Lwanga e compagni. „Avevano tutti tra i 14 e i 30 anni i 13 cristiani arsi vivi il 3 giugno 1886 sul colle di Namugongo nell’odierna Uganda. La loro morte, avvenuta perché, in coerenza con la propria fede, si erano rifiutati di acconsentire alle richieste immorali del sovrano, è divenuta una testimonianza di vita per la loro terra: assieme ad altri 9 testimoni, infatti, sono stati i primi santi dell’Africa sub-sahariana, canonizzati l’8 ottobre 1964 da Paolo VI. Capofila di questo gruppo è san Carlo Lwanga, capo dei paggi del re Mwanga II (1884-1903): il suo volto è ancora oggi un richiamo a mettersi in ascolto della profezia che i giovani sanno portare nel mondo quando incontrano il messaggio del Risorto. La storia di Lwanga e dei suoi compagni si colloca nel contesto della terribile persecuzione anticristiana scatenata dal re di Buganda tra il 1885 e il 1887; una violenza nata solo da un capriccio del volubile sovrano, dai costumi morali discutibili. Carlo era diventato capo dei paggi reali dopo il martirio di Joseph Mukaso, un evento che spinse Lwanga a chiedere il Battesimo. Il Vangelo era arrivato fin lì grazie ai Padri Bianchi, fondati dal cardinale Lavigerie: inizialmente la loro opera, avviata nel 1879, venne ben accolta dal re Mutesa così come dal successore Mwanga, che però poi si fece influenzare dal cancelliere del regno e dal capotribù e non accettò il rifiuto da parte dei paggi, guidati da Lwanga, di sottostare alle sue richieste immorali. Il sovrano decise così la soppressione fisica dei cristiani“ (di Matteo Liut, Avvenire).  —„Questi martiri Africani aggiungono all'albo dei vittoriosi, qual è il Martirologio, una pagina tragica e magnifica, veramente degna di aggiungersi a quelle meravigliose dell'Africa antica, che noi moderni, uomini di poca fede, pensavamo non potessero avere degno seguito mai più. Chi poteva supporre, ad esempio, che alle commoventissime storie dei Martiri Scillitani, dei Martiri Cartaginesi, dei Martiri della «Massa candida» uticense, di cui sant'Agostino e Prudenzio ci hanno lasciato memoria, dei Martiri dell'Egitto, dei quali conserviamo l'elogio di san Giovanni Crisostomo, dei Martiri della persecuzione vandalica, si sarebbero aggiunte nuove storie non meno eroiche, non meno fulgenti, nei tempi nostri? Chi poteva prevedere che alle grandi figure storiche dei Santi Martiri e Confessori Africani, quali Cipriano, Felicità e Perpetua e il sommo Agostino, avremmo un giorno associati i cari nomi di Carlo Lwanga, e di Mattia Mulumba Kalemba, con i loro venti compagni? E non vogliamo dimenticare altresì gli altri che, appartenendo alla confessione anglicana, hanno affrontato la morte per il nome di Cristo. -- "Questi Martiri Africani aprono una nuova epoca; oh! non vogliamo pensare di persecuzioni e di contrasti religiosi, ma di rigenerazione cristiana e civile. L'Africa, bagnata dal sangue di questi Martiri, primi dell'era nuova (oh, Dio voglia che siano gli ultimi, tanto il loro olocausto è grande e prezioso!), risorge libera e redenta. La tragedia, che li ha divorati, è talmente inaudita ed espressiva, da offrire elementi rappresentativi sufficienti per la formazione morale d’un popolo nuovo, per la fondazione d'una nuova tradizione spirituale, per simboleggiare e per promuovere il trapasso da una civiltà primitiva, non priva di ottimi valori umani, ma inquinata ed inferma e quasi schiava di se stessa, ad una civiltà aperta alle espressioni superiori dello spirito e alle forme superiori della socialità“ (Dall’«Omelia per la canonizzazione dei martiri dell’Uganda» di Paolo VI, papa.).


Nella MZ oggi si parla di una crisi dell’educazione che nasce già nell’asilo; l’idea socialista che i bambini vadano messi nell’ asilo il più presto possibile dopo la caduta del muro si è integrata con quella liberale dei bisogni, creando un disastro. Medici e psicologi dicono con chiarezza che non si può far decidere ad un bambino da solo ciò che si sente di fare o non si sente di fare; questo ha conseguenze disastrose per le elementari ed in genere per il percorso scolastico. Giussani con la sua triade: proposta, autorità e verifica ha già detto tutto l’essenziale… Il demenziale lockdown della pandemia (un professore di Stanford in California ha fatto vedere come esso non era per nulla necessario…anche se ovviamente si dovrà differenziare da luogo a luogo…) ha poi nella crisi inserito un altra crisi; se negli asili e nelle elementari si accentuano troppo i bisogni dei bambini, in famiglia questi bisogni sono stati causa di sovraccarico emotivo per genitori che non sono quasi mai a casa e associato al fenomeno di genitori che non sono genitori, ma avvocati e sindacalisti dei loro figli e per l’appunto dei loro bisogni, il lockdown ha creato il disastro che stiamo vivendo… Poi c’è il grande tema dell’influsso della „maschine“….

Abba nostro…

(Pomeriggio) Evviva la democrazia! „I capi dei partiti e l'establishment dei media sono in combutta per tenere Robert F. Kennedy Jr. fuori dal dibattito. È chiaro che le campagne del presidente Biden e di Donald Trump vogliono un dibattito uno contro uno, in modo da evitare di parlare di questioni che stanno veramente a cuore agli americani, come la disoccupazione, l'inflazione alle stelle e l'invio di miliardi di dollari delle nostre tasse all'Ucraina.I criteri di dibattito della CNN prevedono che i candidati abbiano almeno il 15% di consensi in quattro sondaggi nazionali. Il problema è che i media dell'establishment... il New York Times e NBC News, non hanno incluso Robert F. Kennedy Jr. come opzione, sgonfiando di proposito il suo sostegno. Poi aggregatori di sondaggi come RealClearPolitics includono questi sondaggi fraudolenti per falsare la media e dare la falsa percezione che il Team Kennedy non possa competere a livello nazionale. Secondo l'ultimo sondaggio Harvard CAPS/Harris, il 71% degli americani vuole RFK Jr. sul palco del dibattito con Biden e Trump. Questo perché un numero record di elettori si considera indipendente ed è stanco delle stesse scelte dei due partiti principali! Il gradimento di Robert F. Kennedy Jr. è il più alto di qualsiasi altro candidato alle presidenziali. Continuiamo a qualificarci in tutto il Paese per l'accesso al voto e il Team Kennedy è pronto a fare la storia“ (Redazione del team Kennedy). - Ho chiesto ad un amica se c’è in Italia un candidato paragonabile a Sahra Wagenknecht in Germania e a Robert F. Kennedy Jr negli USA; in entrambi i casi non si tratta di candidati perfetti, ma di candidati che riescono a raccogliere un numero discreto di voti sul tema della profezia della pace, tradotto in termini politici.

Ernst Jünger, nel capitolo II, 16 del suo testo sulla pace, che ho citato spesso negli ultimi tempi,  utilizza la storia degli uomini di Pitcairn {sono i sopravvissuti del famoso ammutinamento del Bounty (1789), che era una nave britannica al comando del capitano William Bligh, in missione per trasportare alberi di pane da Tahiti alle Indie Occidentali. Durante il viaggio di ritorno scoppiò un ammutinamento, guidato da Fletcher Christian. Gli ammutinati abbandonarono Bligh e coloro che gli erano rimasti fedeli su una barca aperta e fecero rotta verso Tahiti. Alcuni degli ammutinati, insieme ad alcuni compagni tahitiani, navigarono fino alla remota isola di Pitcairn, nel Pacifico meridionale. Lì bruciarono il Bounty per impedirne la scoperta e iniziarono una nuova vita. Gli ammutinati e i loro discendenti vissero in isolamento sull'isola per molti anni e trovarono nelle idee cristiane una aiuto per la loro vita comune} dicevo Jünger li utilizza come esempio di persone che vivono in una comunità isolata e pacifica dopo un evento catastrofico (l'ammutinamento e la violenza ad esso associata). Egli vede la loro storia come un'allegoria del desiderio di pace e di comunità al di là dei sistemi creati dall'uomo che spesso portano, per una loro dinamica interna, alla violenza e alla distruzione. „L'uomo ha dovuto anche imparare che, nel bel mezzo della catastrofe, nessuno dei sistemi sofisticati e nessuno dei suoi insegnamenti e scritti gli ha dato consigli, se non in peggio. Tutti portano all'uccisione e al culto della violenza“ (Jünger, 232). In questo contesto, Jünger sottolinea il messaggio di pace proclamato dalle chiese cristiane e lo contrappone alle tendenze violente diffuse nella civiltà moderna. Jünger è per una molteplicità di chiese e non pone nel 1945 la questione della singolarità della Chiesa cattolica (come sto facendo io in questo diario in dialogo con Balthasar), comunque anch’io dopo più di venti anni nella terra di Lutero penso che a „nessuno deve essere negato il diritto di aderire alla fede che i suoi padri gli hanno trasmesso o alla quale si è convertito“ (ibidem, 232). Sull’uso del termine „chiesa cristiana“ al singolare ho invece alcuni dubbi, che ho spesso già spiegato; questa specificazione rende secondo me la Chiesa un partito, mentre gli aggettivi davvero di rilevanza teologica sono: una, santa, cattolica ed apostolica!  

In un meeting il nostro dirigente scolastico, che tra l’altro nei „Droyßiger Blätter“ di quest’anno ha scritto sulla mia persona un „elogio“ che riassume con gentilezza tante delle cose che ho fatto in questi venti anni nella scuola e che dopo il viaggio in Armenia ci aveva scritto una lettera di elogio per il nostro impegno nella scuola, ha detto che una collega, in un progetto della nostra scuola con il ministero dell’educazione è „razionale“, mentre Konstanze sarebbe „entusiasta“. Questo ovviamente ha ferito mia moglie, ma in vero „razionale“ significa solamente „funzionale“; solo che con il concetto della funzionalità da solo, non si può fare una scuola cristiana. Nelle scelte concrete la nostra scuola tradisce spesso il motto del fondatore, il pastore luterano, Arnold Dannenmann (nessuno deve andare perso); una collega ha dato 0 punti a due ragazzi (una ragazza ed un ragazzo) della mia classe (con questo nell’undicesima li ha bocciati), ed in modo particolare la ragazza ha solo un problema con la matematica, le altre materie hanno raggiunto un buon risultato; non posso ora, per discrezione, raccontare tutto ciò che penso; ma io vedo qui il lato negativo della „funzionalità“ che non conosce null’altro che una pseudo coerenza…ed anche se molti colleghi da anni fanno davvero tanto per la nostra scuola, come anche la collega in questione, con questo di tipo di atteggiamento, selettivamente intransigente, non si fa una scuola cristiana… 


(Wetterzeube, il 2.6.24;  nona domenica del tempo ordinario; anniversario del funerale di mio nonno Orazio nel 1962

Per quanto riguarda le letture di questa domenica (Dt 5,12-15; 2 Cor 4,6-11; Mc 2,23 - 3,6) in difesa del sabato (la prima e il Vangelo), come espressione del „sabato santo“ (la seconda, come scrive Balthasar, in „Luce della Parola“), bisogna partire da qua: „Il Padre mio opera sempre, e così opero anch’io“ (Gv 5,17:Ὁ πατήρ μου ἕως ἄρτι ἐργάζεται κἀγὼ ἐργάζομαι), come suggerisce von Balthasar. Il Sabato non è un giorno morto; il mio Gesù che dorme non è morto; se fosse morto non metterei delle preghiere vicino a lui. „Dio in questo giorno non è morto, ma precisamente in esso è più vivo che mai per l’uomo. Quello che l’uomo deve imparare dal sabato è di vivere per Dio, non per se stesso. Questo è il punto: quello che l’uomo fa per Dio può farlo anche il Sabato. Poi vi è la dimensione che ci rivela Paolo e che nel verso non citato questa domenica e che si trova subito dopo la parte citata, viene espressa così: „Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita“ (2 Cor 4,12: ὥστε ⸀ὁ θάνατος ἐν ἡμῖν ἐνεργεῖται, ἡ δὲ ζωὴ ἐν ὑμῖν.) Questo è il mistero del sabato santo: sembra che non accada nulla, solo la morte (⸀ὁ θάνατος), ma in vero accade la salvezza del mondo anche nella profondità dell’inferno. La prima lettura ci ricorda la dimensione sociale e liberante del riposo del sabato; Ravasi ci spiega che mentre in Es 20,8 il sabato è memoriale della creazione, qui in Dt 5 è memoriale dell’esodo: „ si rivive l'esperienza della liberazione come dono di Dio Dio, da condividere con tutti gli esseri della terra“, quindi anche con lo schiavo e la schiava e „l’immigrato che vive nelle tue città“, propone come traduzione la nota a cura di Ravasi.

Quest’anno ricorrono i quarant’anni della scomparsa del pilota collaudatore Manlio Quarantelli, padre del nostro amico Marco, perito in seguito alle gravi ferite riportate nell’incidente aereo del 1° giugno 1984 durante il quinto volo di collaudo del nuovo velivolo AMX, in cui per evitare che l’aereo si schiantasse in un quartiere abitato mise a rischio la sua vita. Anche mio papà, una volta che gli appiccarono il fuoco nel suo furgone di lavoro, lo portò fuori a tutta velocità dal centro abitato, grazie a Dio, a differenza di Quarantelli, non perse la sua vita. Quarantelli era nato il 19 agosto 1926 a Velletri (Roma), mio padre il 23 novembre 1935 a Cervera. Che uomini! 

Scrive Stefan Hartmann nella sua bacheca in Facebook: „È un peccato che il vescovo Georg Bätzing, nonostante la sua buona conoscenza della teologia di Balthasar, susciti false speranze a riguardo del sacerdozio femminile nel suo nuovo libro-intervista. Così facendo, contraddice la chiara testimonianza dei papi e del teologo di Basilea“. - Forse questo non è neppure il problema più grave. Il problema più grave e che questo vescovo e molti altri in Germania seguono il mainstream, su tutto (dalla condanna dell’AfD, alle posizioni sulla guerra in Ucraina…), etc. Una mia allieva intelligente quando abbiamo parlato del sacerdozio delle donne vietato nella Chiesa cattolica, non metteva in dubbio la possibilità di pensarla diversamente sul tema, ma piuttosto che non c’era la possibilità di scegliere… in vero c’è, le ho risposto: nessuno è costretto ad essere cattolico; nella chiesa luterana c’è già questa possibilità.Ovviamente non posso pretendere che una ragazza atea o per le meno senza confessione capisca che il sacerdozio per una donna non è conciliabile con la forma cattolica e che non esiste solo una libertà di scelta nel senso da lei intesa; mentre da un vescovo ci si dovrebbe poterlo aspettare. Per quanto riguarda i papi e Balthasar i loro due argomenti sono forse riassumibili così: Gesù pur libero nel suo atteggiamento con le donne, non ha previsto questa possibilità; a livello ontologico l’uomo rappresenta il mistero, la donna lo incarna; ovviamene non è possibile né desiderabile tradurre questo livello ontologico in una dimensione di „teologia politica“, ed ovviamente ciò non significa che le donne non  possano esprimersi teologicamente o prendere decisioni; tanto per fare un esempio; prima di terminare la „Trilogia“ Balthasar ha fatto lo stenografo della Von Speyr. Il grande problema è che i laici che hanno una chance di essere ascoltati nella Chiesa in Germania sono per lo più donne e uomini del mainstream…che un vescovo non abbia il tempo di leggere tutto quello che sarebbe necessario a livello filosofico e giornalistico per non dipendere dal mainstream non è grave, grave è la scelta delle perone di cui si fida, per prendere una posizione, che a livello di autorità spetta a lui. Per quanto riguarda l’atteggiamento scientifico difeso in questi giorni dal Prof. Varwick in X, in riferimento alla guerra in Ucraina, sottolineerei questi aspetti, che lui pensa in riferimento alla scienza della politica, ma che valgono in generale, anche se si deve differenziarne la portata a seconda dell’ambito: 1) nella scienza vale la forza dell'argomento migliore, nient’altro {ovviamente se l'oggetto delle considerazioni scientifiche è la chiesa cattolica fa parte di questi argomenti anche la testimonianza dei papi e di un grande teologo, anche se con Aristotele dobbiamo sottolineare che è importante poter discutere dell'opinione o delle verità espresse da un determinato teologo; Robert Spaemann mi ha insegnato però che ciò che può essere discusso in un „Oberseminar“, non lo deve necessariamente esserlo in un „Hauptseminar“.… 2) La scienza segue il principio della controversia {quindi in ambito scientifico, non in primo luogo pastorale, è legittimo discutere sul sacerdozio delle donne; e quando in un parrocchia viene sollevato questo tema lo si deve poter discutere in modo tranquillo e saggio} 3) Le scoperte scientifiche non prevedono mai la censura del pensiero {il che non significa che non sia in ultima istanza necessario obbedire al magistero, quando la cosa non può essere risolta}. 4) L'allineamento con il mainstream non deve essere il principio guida {questo punto mi sembra particolarmente importante per il nostro discorso}. 5) Come è noto, le eresie di oggi sono talvolta le verità di domani. 6) La diffamazione di una persona non è lecita.

"Manifestazione per la pace a Budapest con decine di migliaia di persone {Foto impressionante sul tema} che protestano contro il crescente coinvolgimento della NATO nella guerra.- È bello vedere che i movimenti per la pace rifiutano di nuovo il concetto di Stoltenberg secondo cui “le armi sono la via per la pace” e chiedono invece un ritorno alla diplomazia e ai negoziati." (Glenn Diesen, X, 2.6.24)

Abba nostro…

Nota sulla moralità del conoscere in dialogo con Luigi Giussani (cf. Senso religioso, III, 6). Riflettendo questa mattina sulle frasi di un vescovo tedesco nel mio diario a riguardo del sacerdozio delle donne, ma anche in genere dell’atteggiamento conoscitivo di molti vescovi tedeschi su diversi temi, ho affermato che sono prigionieri del mainstream, cioè della cultura dominante, che certamente incontrano come pastori nel volto di tanta loro gente e non in un manuale ideologico. Quindi ovviamente dovrei essere più cauto nel giudizio; allo stesso tempo vivere per 34 anni in una terra, senza che - a parte qualche rara eccezione - mi si incontri per quello che sono, cioè un’anima filosofica ed ecclesiale, ha provocato ferite in me. Ma torniamo al problema stesso: se l’oggetto della nostra conoscenza è la Chiesa cattolica è del tutto necessario che la regola della conoscenza sia „l’amore alla verità dell’oggetto più di quanto si sia attaccati alle opinioni che già ci siamo fatti su di esso“ (Giussani, edizione citata, 47). È una questione di onestà intellettuale che don Giussani chiama „moralità del conoscere“. Giustamente il sacerdote lombardo specifica: „Anche la moralità ha una dinamica diversificata“. Un conto è essere insegnante, un conto è essere un impiegato in uno sportello dell’ufficio postale; un conto è essere diplomatico, un altro essere contadino, etc. Per quanto riguarda la conoscenza non è possibile conoscere qualcosa senza un interesse per l’oggetto che si ha - in fondo su questo non vi è una grande differenza tra Habermas e Giussani, solo che Habermas si muove a livello di una molteplicità di interessi, dovendo distinguere all’interno di questa molteplicità, mentre Giussani porta anche  in gioco una dimensione specificamente cristiana ed umana: si conosce ciò che si ama! Qui bisogna stare attenti a due dimensioni, una vale forse più per gli altri (per i critici della Chiesa cattolica, anche al suo interno), l’altra più per noi stessi, che crediamo di avere un sentire cum ecclesia. Se si vuole conoscere davvero la Chiesa cattolica sarà necessario superare le opinioni della cultura dominante (che tra l’altro per Giussani non è solo quella autocratica, come ho sottolineato più volte; lui ha vissuto in un paese democratico); ma per noi cattolici sarà necessario essere davvero „poveri di spirito“, cioè non voler difendere nulla a livello autoreferenziale, neanche la Chiesa cattolica, che con diversi scandali ha messo a dura prova la possibilità di una moralità del conoscere a suo riguardo, come quella proposta da don Giussani. - Comunque il tema riguardante la moralità del conoscere non ha solo a che fare con la Chiesa cattolica: vale anche per il giudizio sull’EU, sui 75 anni di costituzione democratica tedesca, sulla guerra in Ucraina e sull’invasione israeliana di Gaza…Nella mia esperienza personale ho visto tante persone che pensano di essere morali a priori e che non riconoscono la possibilità di una diversa narrazione degli eventi da quella loro, anche con l’argomento del tutto debole di essere stati nel luogo in questione, etc. Questa mattina mia moglie mi raccontava di un episodio della storia greca del V secolo in cui un politico di nome Aristide aiuta un analfabeta a scrivere il nome di uno politico di cui si richiedeva l’ostracismo; ed anche se gli argomenti dell’analfabeta erano del tutto deboli, il politico scrisse sulla tavoletta il nome richiesto; il politico era Aristide stesso, che ha amato più il suo interlocutore e la democrazia che se stesso. Beh, questo ha anche a fare con la moralità del conoscere…

(Pomeriggio) Sono venuto a conoscenza di un padre gesuita americano, John C. Ford che sosteneva tra l’altro: „In quegli anni un argomento su cui Ford lavorò lo rese famoso: nel 1944 pubblicò un articolo di quarantanove pagine in cui sosteneva in modo convincente che i diritti degli innocenti erano violati dai bombardamenti di distruzione che gli Stati Uniti e il Regno Unito stavano conducendo in quel momento. Nel 1945, dopo aver citato in “Note di teologia morale” le atrocità commesse dai sovietici, dai nazisti e dai giapponesi, Ford parlò senza mezzi termini della “più grande e più estesa singola atrocità nella storia di tutto questo periodo, il nostro bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki” (Twotlj). Per quanto riguarda la sua posizione sulla contraccezione, il padre era uno dei teologi, in minoranza tra l’altro, che spianarono la via all’Humanae vitae (Papa Paolo XVI 1968), difesa tra l’altro anche dal filosofo della Scuola di Francoforte Max Horkheimer. Padre John C. Ford era in primo luogo teologo morale e come tale sosteneva l'insegnamento tradizionale della Chiesa cattolica che considerava la contraccezione intrinsecamente immorale e inaccettabile. All'interno della Commissione Pontificia per lo studio della popolazione, della famiglia e della natalità, Ford era uno dei membri più influenti del gruppo minoritario che sosteneva la condanna della contraccezione. Sebbene la maggioranza della commissione avesse raccomandato un cambiamento nella dottrina della Chiesa, Ford difese con vigore la posizione tradizionale. Il rapporto tra Padre John C. Ford e Papa Paolo VI su questo tema era dunque significativo. Ford, insieme ad altri teologi conservatori, contribuì a convincere Paolo VI a mantenere l'insegnamento della Chiesa contro la contraccezione, che fu infine ribadito in "Humanae Vitae". La posizione di Ford rifletteva una forte adesione alla dottrina tradizionale e una resistenza a cambiamenti che avrebbero permesso l'uso della contraccezione artificiale.

Caro signor M., grazie per la segnalazione della vita del padre gesuita americano Ford, di cui mi ha impressionato molto la sua posizione chiara su Hiroshima e Nagasaki. Per quanto riguarda la „Humanae vitae“ anche il filosofo marxista della „Scuola di Francoforte“ la difese. Infine la sua domanda su don Giussani la trovo interessante; purtroppo credo che in CL oggi non ci sia per nulla chiarezza sull’alternativa relativizzante „cattivo o scemo“; nel mio post su don Giussani, sebbene la cosa che più mi interessi al momento sia la questione della „profezia della pace“, sto cercando di far capire che don Giussani fosse davvero un’alternativa alla mentalità dominante del liberalismo occidentale, ma per questo sono già stato insultato da alcuni vecchi di CL.

(Sera) Tra i doni più grandi del mese di giugno ci sono le sere di luce che crescerà fino al solstizio estivo; adesso alle 21,06 il prato tra la casa e il fiume è ancora immerso nella luce, sebbene sia stata un giornata, nella quale le nuvole hanno coperto il sole…ed anche ora il cielo è grigio. 

Prendo l’occasione della festa della Repubblica in Italia, come italiano residente in Germania da 34 anni, per parlare del 75esimo anniversario della costituzione tedesca, occorso il mese scorso e di cui ha parlato oggi il parroco nella predica del Corpus Domini, seconda tornata. Ha detto che il popolo tedesco non ha mai avuto una costituzione così buona, come questa, scritta al cospetto di Dio e degli uomini e la cui prima frase riguarda l’inviolabilità  della dignità dell’uomo…non credo che i politici odierni potrebbero scrivere una costituzione altrettanto buona..

A proposito di politici, questa mattina mia moglie mi ha parlato di Temistocle e Aristide (fonte Christian Meier): la mia simpatia immediata va per Aristide, ma fu Temistocle che salvò Atene dall’aggressione persiana, con la sua idea di costruire navi più agili per le strettoie del mare greco, più agili di quelle enormi dell’immenso impero persiano. Che Dio ci dia il discernimento di scegliere i politici, non secondo la nostra simpatia immediata, ma per la loro utilità per la „polis“; anche se oggi l’unica cosa che serve alla „polis“ è la „profezia della pace“, sui cui ha insistito anche oggi Papa Francesco nel dopo Angelus. Forse Sahra Wagenknecht è davvero la soluzione per la Germania oggi ed anche per l’Europa! 


(1.6.24; Giustino, filosofo e martire, ca.165.d.C.) „Non è perché “solo il Figlio conosce il Padre” che dobbiamo relegarlo in una devozione gesuana; non ci aggrappiamo ad una porta, la attraversiamo. Ed Egli è “la via” perché non stiamo fermi su di essa, ma camminiamo su di essa verso la “casa del Padre mio”, con le sue “molte stanze”“ (Hans Urs von Balthasar, 1975, 17-18). - Decentrarsi dal carisma significa permettere che Cristo salga al Padre (come abbiamo permesso che don Giussani salga al Padre; come abbiamo permesso che Ulrich salga al Padre…); non possiamo fermarlo o toccarlo. Lo Spirito Santo che Cristo ci invia con il Padre obbedisce a questo invio, ma ciò genera la libertà, che secondo Balthasar è la caratteristica principale dello Spirito Santo! Mentre in Ulrich la parola „Schwebe“ (oscillazione, sospensione) ha un carattere negativo e significa idealità astratta, per questo l’ho tradotta con „sospensione“ del movimento di finitizzazione; in Balthasar la parola „Schwebe“ ha un carattere positivo, e la tradurrei con „oscillazione“; nelle sue oscillazioni lo Spirito non fa ciò che vuole, ma quello che vogliono il Padre e il Figlio, ma al cospetto del potere dominante del mondo (cfr. qui sotto il mio commento al vangelo odierno) è del tutto libero; nessuna figura può regolare lo Spirito, neppure le preghiere pseudo spirituali, cioè pseudo pneumatiche. Ieri parlavo con un giovane cattolico, buono ed intelligente, uno dei pochi che ho(di cattolici intendo), ma anche lui è del tutto „protestante“, con i suoi 15 anni è già prigioniero di quella concezione razionalistica di Gesù che critica Balthasar (cfr.“Katholisch“, 19) e vede un contrasto tra „Scrittura“ e il dogma e la dottrina cattolica che in fondo interpreta la Scrittura…speriamo che la donna che fugge nel deserto prenda con se, sulle ali di Cristo, questo giovane per salvarlo dal dominio del mondo! 

Non dobbiamo dimenticare che nel tempio (Vangelo odierno, Mc11, 27-33) Gesù si scontra „con la classe politica, religiosa ed intellettuale al potere, che già progettava di eliminarlo“  (Mc 11,18)“ (Nota a cura di Maggioni). Non bisogna fare di Gesù un rivoluzionario, ma neppure ridurlo ad uno „integrato“ in ciò in cui non lo era! È la questione è grande: „Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?“ ( Ἐν ποίᾳ ἐξουσίᾳ ταῦτα ποιεῖς; ⸀ἢ τίς σοι ⸂ἔδωκεν τὴν ἐξουσίαν ταύτην⸃ ἵνα ταῦτα ποιῇς;). Gesù non risponde a questa domanda, ma pone a sua volta una domanda riguardante il battesimo di Giovanni Battista: „Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?“ (τὸ βάπτισμα ⸀τὸ Ἰωάννου ἐξ οὐρανοῦ ἦν ἢ ἐξ ἀνθρώπων;). Lo scontro non può essere più duro, anche più duro dello scontro rivoluzionario, perché questo sostituisce solo una classe politica con un’altra; è lo scontro tra „profezia“, che ha la sua propria ἐξουσίᾳ, e l’autorità politica, religiosa ed intellettuale. Qui non è possibile fare alcun compromesso, se non quelli necessari all’ordine petrino; detto esplicitamente: chi pensa che la ἐξουσίᾳ giusta sia quella delle democrazie occidentali o quella delle autocrazie (ma questo mi interessa di meno, perché io non faccio parte di quel mondo) non merita alcun dialogo, al massimo domande, come quella che pone Gesù nel vangelo odierno. Ed alla fine io riconosco solo una ἐξουσίᾳ, quella del Cristo trinitario; anche Gesù alla fine dice alla classe dominante solamente: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose“ (Οὐδὲ ἐγὼ λέγω ὑμῖν ἐν ποίᾳ ἐξουσίᾳ ταῦτα ποιῶ.).

Mi ero fatto alcune speranze in Donald Trump nel senso del servizio di un imperatore come Ciro per la profezia della pace, ma da quando Michael Tracey ha rivelato che la posizione sulla guerra contro i Palestinesi ed anche in Ucraina di Trump è ancora più dura di quella folle di Joe Biden, la mia unica speranza a questo livello, almeno per quanto riguarda l’Ucraina e la stabilità negli USA stessi, è Robert F. Kennedy Jr.. Credo, però, che abbia ragione Nikolas Busse (FAZ di oggi), quando dice che questo giudizio del tribunale di New York, che riguarda un azione non gravissima (falsificazione di documenti aziendali ), ma illegale di Trump nel 2016, avrà l’effetto di un acceleratore del fuoco sociale (il paragone del giornalista tedesco con il 6 gennaio del 2021 zoppica, perché quegli eventi sono stati del tutto esagerati), ma di fatto, come ho detto a mia moglie in macchina, ieri il tribunale distrettuale di New York ha nominato ieri il nuovo presidente, se Bob (RKF Jr.) non riesce a capitalizzare la crisi. 

„San Giustino, filosofo e martire, il più importante tra i Padri apologisti del secondo secolo. La parola «apologisti» designa quegli antichi scrittori cristiani che si proponevano di difendere la nuova religione dalle pesanti accuse dei pagani e degli Ebrei, e di diffondere la dottrina cristiana in termini adatti alla cultura del proprio tempo. Così negli apologisti è presente una duplice sollecitudine: quella, più propriamente apologetica, di difendere il cristianesimo nascente (apologhía in greco significa appunto «difesa») e quella propositiva, «missionaria», di esporre i contenuti della fede in un linguaggio e con categorie di pensiero comprensibili ai contemporanei“ (Benedetto XVI, 21.3.2007). PS Il testo di Benedetto XVI va letto ovviamente nella sua interezza. Io non conosco Giustino, ma come filosofo sono ovviamente molto interessato a tutti i filosofi ed in modo particolare a quelli che si sono confrontati con il Logos: „Sono queste – le due Apologie e il Dialogo con  Trifone – le sole opere che di lui ci rimangono. In esse Giustino intende illustrare anzitutto il progetto divino della creazione e della salvezza che si compie in Gesù Cristo, il Logos, cioè il Verbo eterno, la Ragione eterna, la Ragione creatrice. Ogni uomo, in quanto creatura razionale, è partecipe del Logos, ne porta in sé un «seme», e può cogliere i barlumi della verità. Così lo stesso Logos, che si è rivelato come in figura profetica agli Ebrei nella Legge antica, si è manifestato parzialmente, come in «semi di verità», anche nella filosofia greca. Ora, conclude Giustino, poiché il cristianesimo è la manifestazione storica e personale del Logos nella sua totalità, ne consegue che «tutto ciò che di bello è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani» (2 Apol. 13,4). In questo modo Giustino, pur contestando alla filosofia greca le sue contraddizioni, orienta decisamente al Logos qualunque verità filosofica, motivando dal punto di vista razionale la singolare «pretesa» di verità e di universalità della religione cristiana. Se l’Antico Testamento tende a Cristo come la figura orienta verso la realtà significata, la filosofia greca mira anch’essa a Cristo e al Vangelo, come la parte tende a unirsi al tutto. E dice che queste due realtà, l’Antico Testamento e la filosofia greca, sono come le due strade che guidano a Cristo, al Logos. Ecco perché la filosofia greca non può opporsi alla verità evangelica, e i cristiani possono attingervi con fiducia, come a un bene proprio.“ La critica al mito di Giustino mi interessa molto, se con „mito“ si intende quello che lui e Tertulliano intendono: cioè „consuetudo“: „Si noti in proposito che il termine consuetudo … può essere tradotto nelle lingue moderne con le espressioni «moda culturale», «moda del tempo»“ (Benedetto XVI). È vero però anche che, giustamente, Balthasar ci ricorda in Gloria III, 1 che la teologia cristiana ha bisogno di un dialogo anche con i tragici e con una forma di mitologia che non è „consuetudo“, ma un modo di approcciarsi al reale, che potrebbe correggere le tendenze „razionalistiche“ insite nella filosofia stessa. In questo senso si dovrà tracciare una linea da Omero, passando per i „tragici“ fino C.S. Lewis e Tolkien. 

Abba nostro…

(Notte) In riferimento alle follie-Covid riguardanti la pratica del seesso Marilyn Simon scrive oggi in Substack (cito un parte del suo articolo: In defense of shame) „Sembra che i medici che elaborano le politiche abbiano una conoscenza da manuale del sesso, ma non l'abbiano mai fatto. Nel tentativo di trovare una soluzione alle contrastanti esigenze di salute pubblica, gli esperti del settore hanno ridotto il sesso a una procedura medica: niente di più che l'atto fisico di inserire un pene in una vagina. Nel tentativo di dissipare la vergogna che circonda il sesso e di farne una questione di salute piuttosto che una questione di complessità morale che è allo stesso tempo pericolosa e tenera, oscura e spensierata, abbiamo ridotto l'atto sessuale e la nostra natura sessuale al suo minimo comune denominatore. Questo, scrive lo psicologo Leon Wurmser, è ciò che fa una cultura quando si difende dalla propria fragilità e dal proprio impoverimento spirituale. “La cultura della spudoratezza è anche la cultura dell'irriverenza, dello smantellamento e della svalutazione degli ideali”, scrive. C'è più di un'ironia nel fatto che il libro di Wurmser si intitoli „La maschera della vergogna“. Mentre i professionisti della salute ci ammoniscono a coprirci il volto con una maschera per fare sesso {uno dei consigli durante il COVID; ndt}, la maschera figurativa della nostra riduzione razionalista e amorale del sesso a una routine di salute fisica copre la malattia emotiva della nostra società. Riducendo il sesso a una funzione meccanica di base al servizio della salute, abbiamo coperto le parti unicamente umane di noi stessi che dovrebbero essere impegnate durante il sesso e abbiamo perso proprio ciò che rende il sesso sexy, ciò che trasforma la sua meccanica in mistero. Abbiamo perso il senso di riverenza per sottolineare solo la scopata, e per questa perdita dovremmo provare vergogna: per questa pandemia emotiva non esiste una maschera approvata dal CDC.La caratteristica che riscatta la politica del governo in materia di sesso per la pandemia non è venuta dagli esperti di salute, ma dal pubblico, che ha riso quando gli è stata data la direttiva di indossare una maschera durante il sesso, di evitare la respirazione pesante o di fare sesso attraverso un buco. La derisione delle istruzioni mediche sui comportamenti sessuali ci dimostra che in una società liberale funzionante, il pubblico è consapevole che ci sono alcuni comportamenti che devono sempre essere al di fuori della politica ufficiale e dei consigli degli esperti e che, in una società liberale fiorente, abbiamo bisogno di discernere le regole da infrangere. Ciò di cui una società liberale prospera ha bisogno, forse più dei manifestanti che lavorano per riformare i sistemi ufficiali dell'autorità pubblica, sono individui che silenziosamente e in modo ordinario e quotidiano mettono il buon senso al servizio dell'ufficialità nella loro sfera privata. Individui, cioè, che sono consapevoli che la maggior parte della vita si svolge al di fuori delle strutture di governo e che agiscono di conseguenza, guidati dalla propria intelligenza e competenza. Se legiferiamo su tutti i comportamenti umani, perderemo ciò che di irriducibilmente umano c'è in essi e finiremo involontariamente per disumanizzare proprio ciò che vogliamo rendere più umano. Per quanto riguarda il sesso, credo che molti di noi siano in grado di trovare le migliori pratiche da soli. O, almeno, sembra esserci una maggioranza silenziosa e ridanciana che la pensa così. Per molti versi, le politiche pandemiche sul sesso hanno portato in superficie le moderne nozioni di sesso e di vergogna. La vergogna è malsana. Le espressioni di desiderio sessuale che contribuiscono all'autostima sono sane. Il fatto che possiamo ottenere tutto ciò da dietro una maschera - sia letterale che figurata - è la vera malattia dell'anima della nostra epoca che viene confezionata come progresso morale e sessuale. Il benessere sessuale, per noi, è solo un altro capitolo della nostra cultura ossessiva. Non vogliamo certo essere restrittivi o giudicare il sesso; questo ci renderebbe una società controllata dalla pruderie. Ma quello che abbiamo fatto è stato scambiare la pruderie con il pragmatismo egoista, con nostra grande perdita. Almeno la pruderie mantiene qualcosa di sacro e riverente sul sesso, sostenendo la sua natura proibita. Preferisco passare il mio tempo ad assaporare, o anche solo a farmi stuzzicare dal frutto proibito, piuttosto che partecipare a un qualche regime di salute sessuale ottimizzato, come un ragazzino riluttante a educazione fisica. Nello stesso modo in cui gli esperti di salute danno direttive che, pur con buone intenzioni, non colgono il punto su come il sesso sia un atto che non dovrebbe essere ridotto a un programma di esercizi, gli insegnamenti progressisti sul sesso fanno più o meno la stessa cosa: rendendo il sesso spudorato ed etico, lo privano del suo significato. Se si vuole che il sesso rimanga significativo, deve sempre eludere i codici morali che lo circondano, riconoscendo allo stesso tempo la necessità di tali codici. Perché il sesso sia qualcosa di diverso da un atto meccanico, deve continuare a essere fonte di vergogna e di senso di colpa. Questo salva il sesso dalla volgarità e ci dà l'opportunità di ribellarci con gioia.In Nineteen Eighty-Four, Orwell scrive della relazione sessuale che il protagonista Winston Smith aveva con la moglie, una relazione mediata attraverso i messaggi del Partito. Si tratta di una relazione fredda e professionale, ma che sarebbe stata tollerabile per lui se non fosse stato per il sesso che avevano insieme, un sesso che era solo un atto politico. “Grazie a un accurato condizionamento precoce”, racconta Smith, “ai giochi e all'acqua fredda, alla spazzatura che veniva loro propinata a scuola, nelle Spie e nella Lega Giovanile, alle conferenze, alle parate, alle canzoni, agli slogan e alla musica marziale, il sentimento naturale era stato scacciato da loro”. La descrizione di Orwell dell'educazione sessuale in Oceana è scomodamente simile al tipo di etica sessuale degli studenti contemporanei. Sembra infatti che, quando gli studenti frequentano le classi universitarie superiori, i loro valori sessuali siano stati formati attraverso “lezioni, parate, canzoni, slogan” che trattano di etica sessuale, ma ben pochi che trattano del “sentimento naturale”. Né hanno avuto conversazioni su ciò che potrebbe rendere il sesso sexy“ (Marilyn Simon). - si dovrebbero approfondire tutte queste frasi di Simon, ma vorrei sottolineare un aspetto: certo il sesso è qualcosa che è meglio che si faccia come ci dice il nostro buon senso, la nostra voglia di sesso e la nostra vergogna. E non come vuole un legislatore pubblico o interiorizzato. E questo vale anche quando il linguaggio erotico in una coppia si è spento, cosa che è possibile accada ad una certa età, anche se il rapporto stesso è vivo. Anche in questo caso non c’è bisogno di esperti, al massimo il consiglio di portare la propria croce quotidiana, così come si può. 

Christian Kracht scrive in un modo elegante che io non raggiungerò mai, ma mi sono chiesto se lo stile di Eurotrash, il suo „poesia e verità“ (Goethe) sia legittimo: si può davvero parlare della madre o della città in cui lei vive, Zurigo, come fa lui? Il linguaggio con cui descrive la decadenza della sua mamma, e che si può leggere nel suo volto deformato dalla tante cadute e dalle rughe, e della sua famiglia è genialmente spietato; anch’io nel mio diario, in riferimento a mio papà, a volte ho usato uno stile simile (non come eleganza, ma come spietatezza), ma ad un certo punto ho pensato che dopo la sua morte „tutto è compiuto“… ma ritorniamo ai vivi; se scrivo che mia mamma si è fissata sui soldi come una pagana; che persone che ho ritenuto amici si comportano con una crudeltà ed arroganza incredibile perché dicono cose che a loro non vanno a genio; che la nostra scuola non ha quasi nulla di cristiano, solo qualche elemento qua e là, ma che lo stile ultimo sono i paragrafi della legge scolastica, che non vi è alcun calore per le persone che non c’è la fanno; che io ho bisogno più di pornografia che di sesso nel senso della Simon, dico tutte cose che forse sono anche vere, eppure non lo sono, perché la spietatezza non è bene e non è vera (al massimo può esteticamente bella) e il reale senza il trascendentale del bonum diventa solamente follia scatenata…la scelta è chiara: o è il bonum che è diffusivum o lo è la spietatezza…Buona notte. 

Oggi nella nostra "Stiftungsfest" ho partecipato all'incontro con la poetessa Daniela Danz, che mi ha fatto una bella dedica in uno dei suoi libri di poesia.  Forse ciò che più mi ha impressionato è il verso che ha citato di Hölderlin, in sua raccolta di poesie che si intitola „Selvatichezza“(Wildnis), in cui il poeta esprime l’espandersi del fuoco, che io ho interpretato come fuoco del nichilismo, che non risparmia nulla, ma anche Danz sa che neppure un viaggio nel posto più lontano del mondo non può fermare la decadenza delle forme…


(31.5.24; l’ultimo giorno del mese dedicato a Maria; visitazione di Maria ad Elisabetta) Sulla festa di ieri:  „L’eucarestia è la risposta di Dio alla fame più profonda del cuore umano, alla fame di vita vera: in essa Cristo stesso è realmente in mezzo a noi per nutrirci, consolarci e sostenerci nel cammino“ (Papa Francesco, Avvenire). 

Il vangelo odierno (Mc11,11-25) mi spinge ad alcune considerazioni sull’ira di Gesù. Facciamo un passo indietro, all’Iliade, il cui primo passo è l’ira di Achille: all'inizio dell’Iliade di Omero, Achille è irato con Agamennone a causa di una disputa su un premio di guerra, specificamente su una schiava. Durante la guerra di Troia, gli Achei (Greci) saccheggiano la città di Crise e prendono come bottino di guerra Criseide, la figlia del sacerdote Crise, che viene assegnata ad Agamennone. Crise implora Agamennone di restituirgli la figlia offrendo un ricco riscatto, ma Agamennone rifiuta brutalmente. Offeso dal trattamento riservato a suo sacerdote, il dio Apollo manda una pestilenza sul campo degli Achei, causando molte morti. Dopo dieci giorni di sofferenza, l'indovino Calcante rivela che la pestilenza terminerà solo se Criseide sarà restituita a suo padre. Agamennone, costretto a restituire Criseide per fermare la pestilenza, esige una compensazione per la perdita del suo bottino di guerra. Decide quindi di prendere Briseide, una schiava che era stata assegnata ad Achille come premio di guerra. Questa decisione è vista da Achille come un grave affronto alla sua onore e dignità. Achille, offeso e umiliato, si ritira dalla battaglia e si rifiuta di combattere per gli Achei. Questo ritiro ha gravi conseguenze per gli Achei, che iniziano a subire pesanti sconfitte contro i Troiani in assenza del loro più grande guerriero. Nel mio corso di antropologia nella „Oberstufe“ (gli ultimi anni del liceo) ho spesso parlato di questo tema; mi sembrava e mi sembra molto vero e molto legato all’esperienza che una delle prime grandi riflessioni della cultura europea sia su questo sentimento dell’ira, che coinvolge tanti di noi, per diversi temi e per diverse esperienze nel quotidiano lavorativo e famigliare. L'ira di Achille è un tema centrale dell'Iliade e rappresenta le tensioni tra onore personale e dovere collettivo. La disputa tra Achille e Agamennone mette in luce i problemi di leadership e l'importanza dell'onore e del rispetto tra i guerrieri greci. La rabbia di Achille non solo influisce sugli eventi immediati della guerra, ma ha anche ripercussioni durature su tutto il corso della narrazione epica. Pio XII parlando di questo episodio, mi aveva raccontato Robert Spaemann, ricordava ai cattolici che si bisticciavano per cose politiche, se mi ricordo bene, che questa ira aveva un carattere paralizzante; per il proprio onore personale si sacrificava l’unità nella Chiesa, che è ancor più che solo un „dovere collettivo“. 

La questione dell’ira è presente anche in uno dei Vangeli apocrifi. Il vangelo di Tommaso racconta che un bambino avrebbe urtato accidentalmente Gesù mentre giocavano. In risposta, Gesù si sarebbe adirato e, usando i suoi poteri divini, avrebbe causato la morte del bambino. Questo evento, naturalmente, provoca una reazione di shock e rabbia tra gli abitanti del villaggio e i genitori del bambino morto. In questo episodio non è neppure l’onore personale, ma solo la sensibilità impulsiva di questo Gesù del Tommaso apocrifo che è irritata. - Il Vangelo odierno parla anche dell’ira di Gesù, sia nell’episodio della maledizione del fico sia in quella della purificazione del tempio. I massimi esegeti e teologi fanno vedere che non si tratta né di un’irritazione personale né dell’onore di Gesù; questi non sono i temi del NT. Per quanto riguarda la maledizione del fico molti esegeti interpretano questo atto come un simbolo del giudizio divino. Il fico rappresenterebbe Israele, e la mancanza di frutti simboleggerebbe l'infedeltà del popolo e la loro mancanza di risposte alla missione di Gesù. La maledizione del fico sarebbe quindi un segno profetico del giudizio imminente. Alcuni studiosi vedono in questo gesto un insegnamento sulla necessità di essere spiritualmente fecondi. Anche se non era la stagione dei fichi, l'albero rappresenta la necessità costante di produrre frutti di fede e giustizia. Infine alcuni interpreti vedono l'atto come un esempio di azione profetica, simile agli atti simbolici dei profeti dell'Antico Testamento, che usavano oggetti fisici per trasmettere messaggi spirituali. Per quanto riguarda la purificazione del tempio molti esegeti vedono in questo gesto una condanna della corruzione e dell'avidità presenti nel tempio. I commercianti e i cambiavalute approfittavano dei pellegrini, e Gesù si scaglia contro questa pratica per riaffermare il vero scopo del tempio come luogo di preghiera e culto. Alcuni studiosi interpretano l'azione di Gesù come un atto di riforma, una critica alle pratiche religiose dell'epoca e un richiamo alla purezza del culto. Altri interpreti vedono questo atto come un segno escatologico, prefigurando la fine del culto del tempio e l'instaurazione di un nuovo ordine attraverso la sua morte e resurrezione. Facit: L'ira di Gesù in questi episodi viene vista come una giusta ira, un'ira divina che si oppone all'ingiustizia e alla corruzione. Non è un'ira impulsiva o ingiustificata, come nel vangelo di Tommaso ma un'ira che emerge dal profondo senso di giustizia e zelo per la casa di Dio. In un certo senso l’ira di Achille ha a che fare anche con un senso di giustizia, ma è piuttosto una questione del proprio onore personale. L’ira di Gesù non è paralizzante, piuttosto è profetica; Papa Benedetto XVI ci ricorda che non ha un carattere rivoluzionario! Questo è certamente vero, ma è anche vero che per questo suo gesto i sommi sacerdoti e gli scribi vogliono ucciderlo, ma non per il gesto stesso, come spiega il verso seguente: „avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento“ (⸂πᾶς γὰρ⸃ ὁ ὄχλος ἐξεπλήσσετο ἐπὶ τῇ διδαχῇ αὐτοῦ.). Quindi il problema è ἡ διδαχή di Gesù, non la sua ira, comunque diversa da quella di Achille e del vangelo apocrifo di  Tommaso.

Nel passo evangelico odierno io vedo un percorso: in primo luogo ci vedo l’autorità di Gesù (Ἐξουσία), che è superiore anche ai ritmi della natura e dei fenomeni naturali. Legato a questo tema della Ἐξουσία, c’è quello che la preghiera può tutto Poi uno zelo per il tempio e non solo intra-giudaico (… πᾶσιν τοῖς ἔθνεσιν); ecco le parole del testo: „Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!“ (καὶ ἐδίδασκεν ⸂καὶ ἔλεγεν⸃ ⸀αὐτοῖς· Οὐ γέγραπται ὅτι Ὁ οἶκός μου οἶκος προσευχῆς κληθήσεται πᾶσιν τοῖς ἔθνεσιν; ὑμεῖς δὲ ⸀πεποιήκατε αὐτὸν σπήλαιον λῃστῶν).

Infine Marco ritorna al rapporto tra preghiera e perdono, una dimensione del tutto assente sia nel tema dell’ira  dell’Iliade sia nell’episodio del vangelo di Tommaso: „Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati“ (καὶ ὅταν ⸀στήκετε προσευχόμενοι, ἀφίετε εἴ τι ἔχετε κατά τινος, ἵνα καὶ ὁ πατὴρ ὑμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς ἀφῇ ὑμῖν τὰ παραπτώματα ⸀ὑμῶν).

Il nostro tempo iconoclastico, forse iconoclastico per un’inondazione di immagini, ci ha offuscato - ovviamente con la nostra colpevolezza -  la percezione della figura singolare e definitiva di Cristo; per avvicinarci a questa figura è necessaria una teologia del paradosso (de Lubac) o dell’unità degli opposti (Romano Guardini, Balthasar per esempio in „Katholisch“, 18); questa figura rilevante, singolare e definitiva è allo stesso tempo: υἱὸς τοῦ Θεοῦ e δοῦλος τοῦ Θεοῦ, figlio e servo di Dio. Ma anche υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου (figlio dell’uomo); questa figura è del tutto „cattolica“ (non ho mai capito perché nelle chiese evangeliche ci tengano tanto alla formula „chiesa cristiana“, che riduce la chiesa in un partito, invece che „chiesa cattolica“. „Il cattolicesimo è onnicomprensivo e non tralascia nulla.“ (Balthasar) in questo Gesù stesso è cattolico, anzi lo è Dio stesso; se fossi luterano non vorrei che solo la Chiesa romano cattolica possa dire di sé di avere un messaggio „onnicomprensivo“, aperto a tutto il cosmo. Comunque sia per quanto riguarda la Chiesa romano cattolica „che segue Gesù ed a cui è promessa la sua pienezza“ (Balthasar), lei non può che dirsi „cattolica“, se non vuole tradire il Suo Maestro. Nella cattolicità o meglio il cuore della cattolicità è questa „unità degli opposti“ di cui parlano Guardini e Balthasar e che io cerco di pensare, seguendo Ulrich, filosoficamente nel „medesimo uso di essere e „nulla““. Un opposizione è feconda se non è assurda, per questo ho sempre specificato che il „nulla“ di cui parla Ulrich è quello della gratuità dell’amore! 

La relatrice dell'ONU accusa Israele di violenza sessuale contro le donne palestinesi (Matt Wilson) - ovviamente il giornalista usa la parola „Israele“ nel senso di una sineddoche. PS PS „“Lo sapevano”, ripete Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati. “Sapevano che questo avrebbe comportato delle uccisioni. Sapevano che avrebbe provocato immensi danni fisici e mentali. Sapevano che dichiarando un assedio senza cibo, senza acqua, senza carburante, senza medicine, le persone sarebbero state destinate a morire”. Continua citando la definizione di genocidio: “Queste sono condizioni calcolate per ‘portare alla distruzione di un gruppo in tutto o in parte’, ed è per questo che si tratta di genocidio”. Lavorando alle Nazioni Unite, Francesca Albanese ha pubblicato un rapporto innovativo intitolato Anatomia di un genocidio, che conclude che ci sono ragionevoli motivi per credere che la soglia che indica la commissione di un genocidio da parte di Israele sia stata raggiunta. La Albanese non è sola nelle sue conclusioni. La Corte internazionale di giustizia ha trovato motivi plausibili per l'accusa di genocidio contro Israele. E la Corte penale internazionale ha richiesto mandati di arresto per funzionari israeliani per genocidio. “La ragione”, spiega Francesca, “per cui i leader israeliani sono indagati e, si spera, un giorno perseguiti dalla Corte penale internazionale, è che Israele ha dimostrato di non voler e non poter rispettare il diritto internazionale [relativo a] crimini di guerra contro l'umanità, genocidio e oppressione”.E l'amministrazione Biden è complice: “L'amministrazione statunitense considera la ‘linea rossa’ come una sorta di geometria mobile. Continuano a spingere i confini di ciò che è accettabile, continuano a spingere le linee rosse sempre più in là per giustificare la loro mancanza di azione”. L'attuale amministrazione è invischiata in questa catastrofe in un modo che le parole non possono dire, ma che la giustizia può risolvere”“ (Aaron Maté, Katie Halper nella redazione di „Useful idiots“).


Con il loro tono ironico e sarcastico del giovedì Aaron Maté e Katie Halper si esprimono così sulla crisi palestinese: „“C'è la sensazione qui alla Casa Bianca”, chiede un giornalista al consigliere per le comunicazioni sulla sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby, appena due giorni dopo che Israele ha lanciato il suo brutale attacco alle tende civili a Rafah, “che le politiche del primo ministro Netanyahu mettano il presidente Biden in una posizione sempre più difficile?”. E anche lei?”. “Io?”, chiede Kirby con il suo famoso sorriso a denti stretti. “Sono perfettamente a mio agio, sto bene, grazie”. Poi prosegue affermando che non è Israele ma Hamas a commettere un genocidio. “Leggete il manifesto di Hamas”, dice. Quindi un pezzo di carta obsoleto è un genocidio, ma ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi, con decine di migliaia di persone massacrate con armi statunitensi, non lo è. {Per i miei gusti Maté e Halper non sono abbastanza chiari nella condanna di Hamas, ma ovviamente capisco che il tono sarcastico richiede anche una presa di posizione. RG}. E John Kirby è perfettamente a suo agio con questo. Anche nel Thursday Throwdown {la loro trasmissione sarcastica del giovedì} di questa settimana: Morning Joe vuole che sappiate che anche se Biden ha affermato che un'invasione di Rafah avrebbe attraversato una linea rossa, ma questa invasione di Rafah NON attraversa, di fatto, una linea rossa. Jill Biden è andata in televisione a coprire il marito genocida per diffamare i manifestanti del campus, fingendo di sostenerli e ammonendoli per aver combattuto la violenza con la violenza. Tuttavia, non ha elencato alcun esempio di violenza commessa dagli studenti manifestanti. Antony Blinken afferma che gli Stati Uniti non hanno informazioni su chi abbia bombardato le tende degli sfollati a Rafah fino a quando non sarà condotta un'indagine. Il suo intervento arriva dopo che la CNN ha riferito che i proiettili prodotti dalla Boeing (inviati dagli Stati Uniti) sono risultati essere l'arma usata per massacrare i rifugiati. E Israele ha pubblicato un video assolutamente legittimo (totally true) in cui due ‚abitanti di Gaza‘ affermano con disinvoltura che tutto ciò che Israele ha detto è assolutamente vero e che il missile israeliano era in realtà molto piccolo e innocuo. Siamo onestamente sorpresi che i due chiaramente pseudo gazani abbiano parlato in arabo e non in inglese con accenti mediorientali. È uno sforzo maggiore di quello che Israele mette di solito nei suoi piani di propaganda (propaganda schemes)“ (Redazione di Useful idiots).

Con questa frase Renato Farina riassume ciò che ho detto da due anni nei miei diari sulla guerra in Ucraina e per cui sono stato spesso insultato: „In totale discontinuità con l’inerzia assurda della guerra, che marcia verso un’escalation disastrosa, si è alzata ieri la voce della Santa Sede, pronunciatasi con dichiarazioni nettissime del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Un altolà alla NATO, e a quei leader europei, vedi Macron e Scholz, che danno il consenso all’uso delle loro forniture missilistiche direttamente contro obiettivi in Russia. Solo un ghirigoro dialettico, e un tantino ipocrita, consentirebbe a questo punto di distinguere tra legittimo aiuto all’Ucraina e guerra per procura condotta attraverso manovalanza locale…Vatican News riporta che “autorizzare l’esercito ucraino a colpire la Russia con armi consegnate dai Paesi occidentali – ipotesi al centro del vertice informale dei ministri degli Affari esteri in programma tra oggi e domani (30-31 maggio) a Praga – porterebbe, secondo il segretario di Stato, ad ‘un’escalation che nessuno potrà più controllare’. ‘È una prospettiva davvero inquietante”, afferma il cardinale (che) non nasconde la sua preoccupazione per questi possibili scenari; dovrebbe essere la stessa preoccupazione, afferma, di ‘ogni persona che abbia a cuore le sorti del nostro mondo’. Il rischio è reale”.“ (Il sussidiario, 31.05.24). Renato permette anche di comprendere la posizione della Santa Sede in questi ultimi due anni, all’inizio dei quali si è parlato anche di una legittima auto-difesa dell’Ucraina, ovviamente con il „se“ necessario: se non crea più danni. Sappiamo dal colonnello austriaco Reisner che all’inizio del conflitto l’Ucraina sorprese i russi con la sua capacità di difesa. Ora la situazione richiede parole chiare, che Renato osa pronunciare: 1) „La NATO, come documenta il vertice a Praga dei ministri degli Esteri, sta scegliendo inesorabilmente di eliminare, per le armi fornite a Kvyv, la clausola di un uso che non varchi i confini nazionali. In un primo momento il segretario generale Stoltenberg sembrava isolato in questa decisione, poi si è capito che era solo l’annunciatore di una scelta del maggiore azionista dell’Alleanza Atlantica, l’America, dove l’autorità politica è premuta dal comparto industrial-militare (e finanziario) che non ha alcun interesse a chiudere il conflitto, ma anzi a rendere il suo fuoco inestinguibile. La prossima mossa sarà l’invio ufficiale di truppe, magari composte di “consiglieri”, come accadde in Vietnam. Ma i russi la lasceranno fare o provvederanno a qualche soluzione orrendamente spiccia? Chi gioca a questo gioco estremo, convinto che tanto non toccherà a lui?“. 2) „Quella che abbiamo visto in questi due anni è stata una guerra in cui anche l’Occidente è stato pienamente implicato, pur essendo pienamente consapevole che una potenza nucleare, dinanzi al rischio esistenziale, non avrebbe mai accettato la sconfitta senza dispiegare ogni risorsa distruttiva possibile, per la logica intrinseca dell’autocrazia imperialista. L’Occidente, noi compresi, ha pensato di sostenere l’aggredito, cosa ottima, ma la teoria dei giochi insegnava che la partita era a perdere. La Russia ha messo in gioco la sua stessa sopravvivenza, noi no. La teoria dei giochi assegnava da subito a Mosca la fiche vincente e all’Ucraina la carta della sconfitta.“ — L’unica cosa in cui mi distinguo da Renato è su questo punto che segue, e mi distinguo da lui perché mi fido più di tutti di Jünger, che di guerra era un esperto.  La „mobilitazione totale“ alla guerra non è una specificità della „logica intrinseca dell’autocrazia imperialista“, ma lo è ben più della logica intrinseca della pseudo democrazia imperialista (come tra l’altro spiega bene Renato), per cui sono grato che la conseguenza che ne trae Renato è questa: „Viene in mente Cesare Pavese: ”Da uno che non è disposto a legare la sua vita alla tua, non dovresti accettare neanche una sigaretta”. Figuriamoci un missile. Pare che i supremi vertici militari della NATO si facciano disegnare scenari di guerra vittoriosa dall’Intelligenza Artificiale. Preferisco l’Intelligenza Papale.“ — Per quanto riguarda la crisi di Cuba (Ottobre del 1962) abbiamo avuto una straordinaria coincidenza di grazia nella storia, che si è concretizzata nella gestione della crisi da parte di Kennedy, nella diplomazia di Chruščëv e nell'appello alla pace di Papa Giovanni XXIII: tutti e tre sono stati elementi cruciali per evitare una catastrofe nucleare. La notizia dell’ultima ora c’è la da Banfi: „Arriva il sì di Joe Biden alla Nato per l’utilizzo delle armi contro la Russia. Con una raccomandazione limitante: usare le armi occidentali solo per colpire il territorio russo da cui partono gli ordigni diretti su Kharkiv“. Per quanto riguarda la „raccomandazione limitante“ rinvio allo stile sarcastico di Katie Halper e Aaron Maté. 

Abba nostro…

(Pomeriggio) Il tempo iconoclastico di cui parla Balthasar (1975) o il nichilismo di cui parla Jünger (1945) sono du fenomeni imparentati; una volta che si è persa la percezione della figura bella, buona e vera si arriva al nichilismo. Entrambi gli autori, dopo la crisi del nazismo non ritengono che sia sufficiente ritornare allo stato liberale, che era andato perso con quello autocratico. „Questo significherebbe solo tornare alla posizione di partenza. Nella polemica che i vecchi liberali stanno conducendo contro i nichilisti, sono come i padri che si lamentano dei figli che si comportano male, senza rendersi conto che la colpa è della loro educazione sbagliata“ (Ernst Jünger, La pace, edizione tedesca, 230). Quando i nuovi liberali si lamentano dei populisti fanno una cosa simile a quella che facevano i vecchi liberali. La cura deve essere per Jünger esplicitamente teologica, io aggiungerei, nel senso di questa mattina, esplicitamente cattolica. „Chi giura sulla saggezza degli uomini e degli uomini soltanto non può pronunciarsi come giudice, così come non può istruire come insegnante o curare come medico“ (ibidem). La mia amica Leo può essere una buona giudice, anche se ha perso la fede, perché nel fondo del suo cuore ha nostalgia di quello che dice Jünger; se non fosse così non cercherebbe il rapporto con Konstanze e me. „L'uomo è volenteroso e varrà la pena di convertirlo dall'assurdità alla verità“, - papa Francesco ci ha solo spiegato che questo non è possibile nella modalità del proselitismo. Se Jünger dice con chiarezza che lo Stato da solo non può educare l’uomo, che ha bisogno delle Chiese, non nega che quest’ultime abbiano bisogno di rinnovamento e già nel 1945 (quasi venti anni prima del Concilio Vaticano II) si esprimeva così: „A tal fine, anche le Chiese hanno bisogno di un rinnovamento, nel senso che include un ritorno alle fondamenta, perché ogni autentica ripresa, ogni nuova vita deve tornare alle fonti. Certo, oggi questo è possibile solamente in una veste temporale, e quindi ci sono nuove forme in cui il teologo deve operare con le persone“ (ibidem). Ovviamente non è possibile agire al di fuori della modalità che ha l’esistenza storica per noi. Quindi non ha alcun senso essere solo contro; non esiste un discorso filosofico e teologico che possa essere solo contro la tecnica, solo contro le scienze; piuttosto il programma, come scrive giustamente Jünger, sarà quello di Pascal: valutare con rispetto i risultati delle singole scienze e superarle. Progresso tecnico e scientifico senza una reale dimensione dello spirito non potrà fermare il nichilismo dilatante: „ciò rende comprensibile il motivo per cui lo Stato, al di sopra di tutte le ricerche e gli studi, deve privilegiare la teologia come determinazione di massima validità. Lo Stato, come tutte le costruzioni umane, deve prendere le misure dall'alto edificio della creazione“ (ibidem, 231-232). Purtroppo le cose sono andate diversamente da quanto sperava ed esigeva Jünger nel 1945; la teologia accademica stessa non ha saputo arginare il nichilismo dilagante; così rimane solo la pista aperta della „teologia della santità“ che non potrà che essere „cattolica“, anche se in modo inclusivo di un’autentica ortodossia e di un autentico spirito evangelico. Balthasar scriverà alla fine della Trilogia che non si da teologia senza filosofia, ma ovviamente il maestro svizzero pensava ad una filosofia che si occupi dell’ „alto edificio della creazione“; Ulrich per evitare che questo „alto“ non venisse interpretato in modo „essenzialistico“ (idealistico…), ci ha fatto capire il medesimo uso di alto e basso, ricco e povero, essere e „nulla“ e ci ha fatto comprendere che non vi è un pensiero fecondo che non si metta sul cammino della finitizzazione quotidiana, della piccola via, del cammino al vero come esperienza…La dimensione cattolica di tutto ciò è l’apertura cosmica e sovraessenziale dei tentativi dell’uomo, che dovrà tenere conto delle opposizioni feconde insite nella realtà stessa, senza cadere nella contraddizione assoluta ed assurda, che conferma invece il nichilismo…

(Notte) Ho visto il dramma del regista e sceneggiatore Jonathan Glazer, che porta il titolo „The zone of interest“, 2024, che cerca di „illuminare“ l’orrore di Auschwitz dalla prospettiva di Rudolf (Christian Friedel) e sua moglie Hedwig Höss (Sandra Hüller); Rudolf Höss è stato il comandante di Auschwitz, su cui il parroco cattolico Manfred Deselaers, che vive in Oswiecim, ha scritto un libro (la sua promozione), che tiene conto anche della prospettiva del perdono. La scelta di non guardare direttamente all’orrore di Auschwitz, ma alla vita normale e spensierata della famiglia Höss, al giardino della casa che confina con il campo di concentramento, etc. può essere riassunta con il titolo del libro di Hannah Arendt: la banalità del male. Mi sono chiesto se, però, le scelte di regia e di sceneggiatura, non aiutino ad aumentare quello che Rolf Peter Sieferle chiamava il „mito di Auschwitz“, o la „religione dell’olocausto“, come l’ha chiamata Robert Spaemann nell’intervista che mi ha concesso, tanto più in queste ore in cui davvero tutti gli occhi sono rivolti o lo dovrebbero a Rafah. Ovviamente Auschwitz è espressione tragica e brutale del nichilismo del secolo XX (forse la frase più agghiacciante del film è quando Rudolf Höss parla con sua moglie al telefono dell’eliminazione degli ebrei solo come un problema logistico…); Ernst Jünger nel saggio sulla pace che sto citando in questi giorni nel diario, parla di „tirannia insensata e oppressione di persone indifese“ (La pace, edizione tedesca citata 219-220); questa è realtà, non mito; la dimensione mitologica sorge quando questo avvenimento non ci permette di vedere con chiarezza che con Auschwitz non si è conclusa l’insensatezza tragica della storia, che il nichilismo si sta ancora dilatando e si dilata tanto più se non è penetrato dal teodramma di Cristo…

„Non c’è voluto molto tempo per conoscere la risposta del governo israeliano al verdetto della Corte Internazionale di Giustizia. Venerdì scorso, il tribunale della Nazioni Unite aveva chiesto allo Stato ebraico di cessare immediatamente la sua offensiva a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Meno di quarantotto ore dopo, un attacco aereo israeliano che aveva l’obiettivo di eliminare due dirigenti di Hamas ha fatto almeno 45 morti, molti dei quali bruciati vivi nelle loro tende, e 200 feriti nel campo profughi di Tell al-Sultan. Netanyahu ha parlato di un tragico errore, ma il bagno di sangue ha ulteriormente inasprito le critiche nei confronti di Israele. Ora “tutti gli occhi sono su Rafah”, come si legge in inglese (All eyes on Rafah) in un’immagine diventata virale nel giro di pochi giorni. Commentando la fotografia, molto probabilmente generata con l’intelligenza artificiale, l’Orient-Le Jour ne ha messo in luce un paradosso: perché ricorrere a un’immagine artefatta quando non mancano testimonianze genuine della catastrofe di Rafah? Forse un segno dei tempi…“(Michele Brignone, Mauro Primavera, Chiara Pellegrino, Oasis, 31.5.24) - Purtroppo sebbene abbonato non ho potuto leggere fino in fondo l’articolo… 

(Droyssig, il 30.5.24; Corpus Christi; santa Giovanna di Orleans; san Ferdinando di Castiglia) Questa mattina ho tenuto le prove orali conclusive in religione per la Gemeinschaftschule.  

Il Vangelo odierno (Mc 14, 12-16. 22-26) mi insegna in modo particolare due cose: a) Gesù ha un rapporto suo personale con alcune persone, senza la mediazione dei discepoli; e i discepoli seguono il loro maestro anche in questo; b) La grande e semplice formula teologica che da 2.000 anni viene pregata ogni giorno (a parte il Sabato Santo) in tante parti del mondo: „Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.“ (Καὶ ἐσθιόντων αὐτῶν ⸀λαβὼν ἄρτον εὐλογήσας ἔκλασεν καὶ ἔδωκεν αὐτοῖς καὶ εἶπεν· ⸀Λάβετε, τοῦτό ἐστιν τὸ σῶμά μου. καὶ ⸀λαβὼν ποτήριον εὐχαριστήσας ἔδωκεν αὐτοῖς, καὶ ἔπιον ἐξ αὐτοῦ πάντες. καὶ εἶπεν αὐτοῖς· Τοῦτό ἐστιν τὸ αἷμά μου ⸀τῆς διαθήκης τὸ ⸂ἐκχυννόμενον ὑπὲρ πολλῶν⸃.). εὐλογήσας (εὐλογέω) si riferisce all'atto di benedire, mentre εὐχαριστήσας (εὐχαριστέω) si riferisce all'atto di rendere grazie. Mi piacerebbe se un teologo mi aiutasse ad approfondire la differenza teologica dei due verbi; mi sono chiesto come mai il sangue non è versato per tutti (ὑπὲρ πάντων), ma ὑπὲρ πολλῶν⸃ (per molti). In altri contesti del Nuovo Testamento, l'universalità del sacrificio di Gesù è chiaramente affermata. Ad esempio, in 1 Timoteo 2:6, si dice che Gesù ha dato sé stesso come riscatto per tutti (ἀντίλυτρον ὑπὲρ πάντων). Il termine ὑπὲρ πολλῶν⸃ (per molti) può anche essere visto come una figura retorica ebraica che, nel contesto, significa una moltitudine, includendo tutti coloro che accettano il sacrificio. Si potrebbe dire che la formula  ὑπὲρ πολλῶν⸃ (per molti) rispetta più l’idea della libertà. La teologia cristiana ha spesso distinto tra l'efficacia e la sufficienza del sacrificio di Gesù. Il sacrificio è sufficiente per tutti (nel senso che potrebbe coprire i peccati di tutta l'umanità), ma è efficace solo per molti (nel senso che solo coloro che credono e accettano il sacrificio ne traggono beneficio). Comunque "per tutti“ (ὑπὲρ πάντων) è espressamente dichiarato in altre parti del Nuovo Testamento, e la distinzione teologica tra sufficienza universale ed efficacia particolare è una chiave per comprendere questo uso. Una teologia della speranza per tutti (ὑπὲρ πάντων), che voglia essere anche una teologia della libertà, comunque non può non tenere conto del fatto che è possibile che alcuni non vogliano essere redenti…

Sono molto grato per il lavoro giornalistico di Alessandro Banfi, e vedo che non è un ideologo, ma che possa e debba essere incluso in quello che Taibbi ha chiamato con ragione il samizdat di Substack; in primo luogo perché ci comunica alcune notizie sulla Chiesa che altri giornalisti che stimo (Maté…) non comunicano per nulla o quasi, ma anche perché registra alcuni cambiamenti di narrazione notevoli, che sottolineo qui con un corsivo e un breve commento tra {…}. „Il presidente francese Emmanuel Macron sventola una mappa dell’Ucraina e della Russia alla conferenza stampa di Berlino, tenuta ieri col cancelliere tedesco Olaf Scholz…spiega che la Nato deve permettere a Kiev di usare le armi occidentali per colpire la Russia. È il momento chiave di quella che stamattina Repubblica chiama “la crisi dei missili”. Nel giro di pochi giorni la proposta di Jens Stoltenberg, formulata nell’intervista con l’Economist, ha raccolto molti consensi. Con l’eccezione, per ora, dell’Italia (e finora della Spagna) Macron guida un fronte sempre più vasto: ai Paesi dell’Est e del Baltico si sono aggiunti i “nordici”. E anche se Scholz è apparso molto più prudente, i Verdi tedeschi sono lanciatissimi nel sostegno alla fornitura di missili a lungo raggio, che possano colpire la Russia. {Banfi vede dall’Italia, quello che io sto vedendo da due anni e di cui ho parlato più volte nei miei diari o nelle mie bacheche. Detto con le mie parole: I Verdi tedeschi in forza del loro pacifismo passato sono i più agguerriti guerrafondai. RG}. Dal quartier generale della Nato già prevedono le mosse di reazione di Vladimir Putin e, secondo quanto riferisce Claudio Tito di Repubblica da Bruxelles, cercano di rassicurare parlando di “escalation graduale”. Quasi un ossimoro o un’ovvietà, perché le scale sono fatte di gradini. Tutto questo avviene nell’immediata vigilia della riunione odierna dei Ministri degli Esteri della Nato, che si potrebbe pronunciare in materia. // Ufficialmente il presidente americano Joe Biden non ha ancora dato il suo assenso all’utilizzo delle armi, avendo predicato per mesi di non superare “la linea rossa”. Ma di fatto il primo a dar ragione a Stoltenberg era stato nei giorni scorsi proprio Tony Blinken. {Anche Banfi vede che l’amministrazione Biden si muove verso un sostegno esplicito della guerra; un fenomeno bipartisan, come ho sottolineato più volte nei miei diari. Nel mio linguaggio: sono in testa alla „mobilitazione totale. RG }Difficile, dunque, che Washington possa ribaltare la visione, semmai una prudenza tattica va considerata necessaria a Biden, in vista anche delle elezioni di novembre.    // Anche perché sull’altra grande crisi, quella del Medio Oriente, Joe Biden sta perdendo sempre più popolarità, soprattutto nel suo elettorato. La stampa americana ha sollevato una questione non da poco: le bombe usate anche per l’ultima strage a Rafah sono state fornite direttamente dagli Usa. {Cosa che ho spesso sottolineato nei miei diari; cfr. quanto scritto nell’annotazione precedente.RG} È diventato virale negli States uno slogan che dice: All eyes on Rafah, Tutti gli occhi su Rafah. L’attenzione e la sensibilità sui tanti morti civili palestinesi (75 solo nelle ultime 24 ore) sta isolando il governo israeliano. La Casa Bianca resta indecisa.“ (Banfi, versione odierna).

Abba nostro…

(Droyssig, il 29.5.24; mercoledì dell’ottava settimana dell’Ordinario; San Paolo VI) Il Vangelo odierno (Mc 10,32-45) ha una dinamica teodrammatica. Gesù è del tutto concentrato sulla salita a Gerusalemme; questo provoca anche nei discepoli un senso di angoscia; poi dice con chiarezza: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,  lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà“ (ὅτι Ἰδοὺ ἀναβαίνομεν εἰς Ἱεροσόλυμα, καὶ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου παραδοθήσεται τοῖς ἀρχιερεῦσιν καὶ ⸀τοῖς γραμματεῦσιν, καὶ κατακρινοῦσιν αὐτὸν θανάτῳ καὶ παραδώσουσιν αὐτὸν τοῖς ἔθνεσιν καὶ ἐμπαίξουσιν αὐτῷ καὶ ⸂ἐμπτύσουσιν αὐτῷ καὶ μαστιγώσουσιν αὐτὸν⸃ καὶ ⸀ἀποκτενοῦσιν, καὶ ⸂μετὰ τρεῖς ἡμέρας⸃ ἀναστήσεται.). Giacomo e Giovanni, che non sono certo gli ultimi degli apostoli, invece hanno il problema della „gloria“ in un senso molto mondano, cosa che provoca rabbia negli altri; Gesù dialoga brevemente con loro, per poi portarli di nuovo dove vuole lui, alla „salita a Gerusalemme“, che significa anche gloria, ma nel suo senso più vero: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.  Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.  Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti“ (Οἴδατε ὅτι οἱ δοκοῦντες ἄρχειν τῶν ἐθνῶν κατακυριεύουσιν αὐτῶν καὶ οἱ μεγάλοι αὐτῶν κατεξουσιάζουσιν αὐτῶν. οὐχ οὕτως δέ ⸀ἐστιν ἐν ὑμῖν· ἀλλ’ ὃς ⸀ἂν θέλῃ ⸂μέγας γενέσθαι⸃ ἐν ὑμῖν, ἔσται ὑμῶν διάκονος, καὶ ὃς ⸀ἂν θέλῃ ⸂ἐν ὑμῖν εἶναι⸃ πρῶτος, ἔσται πάντων δοῦλος· καὶ γὰρ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου οὐκ ἦλθεν διακονηθῆναι ἀλλὰ διακονῆσαι καὶ δοῦναι τὴν ψυχὴν αὐτοῦ λύτρον ἀντὶ πολλῶν.).


«Non abbiamo bisogno di una religione che sia nel giusto quando anche noi siamo nel giusto. Quello che ci occorre è una religione che sia nel giusto quando noi abbiamo torto».

(G.K. Chesterton - saggio sulla Chiesa Cattolica e la conversione, 1926). - è vero, ma bisognerà specificare bene cosa significa una „religione giusta“ e non si dovrà usare questa frase per istruire dall’alto i fratelli e le sorelle che si pensa non siano nel giusto. 


Non esiste una dimensione del „giusto“ che non passi attraverso il „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich); devo spiegare bene questa frase; e parto da un testo di Balthasar, che mi ha colpito profondamente, che lessi tanti anni fa e che sottolineai quasi completamente e che mi è stato mandato da don Andrea da Roma qualche giorno fa, quando gli mandai a mia volta una frase di Ulrich sul senso del „nulla“ dell’amore gratuito. Nella pagina di Balthasar, avevo scritto anche in essa, come mio personale titolo: „nulla“. In questa pagina di „Katholisch“ (invero sono due: 15-16) Balthasar lamenta che il nostro tempo è „iconoclastico“. "Iconoclastico" significa letteralmente "distruttore di immagini" ed è usato per descrivere atteggiamenti o azioni che si oppongono alle convenzioni, alle credenze tradizionali o alle venerazioni stabilite. In senso figurato, un atteggiamento iconoclastico è quello che sfida e critica le istituzioni, le pratiche e le idee accettate, cercando di rompere con il passato e promuovere nuove prospettive. Balthasar chiarisce che non si tratta solamente di una perdita di senso per le icone o per certe forme di pietà come le statue del Sacro-cuore di Gesù; proprio Balthasar che desiderava abbattere certi bastioni, si rende conto negli anni 70 che anche quelli legittimi della Rivelazione, i dogmi, vengono trattati come delle opinioni sui cui si può discutere e quindi non solo vengono livellati nel formato della ragione umana, ma anche di un chiacchiericcio mondano ed ecclesiastico; non si ha più alcun senso per l’autorità, come presenza del Dio che si vuole rivelare a noi, e su questo non c’è alcuna differenza tra sinistra e destra, conservatori e progressisti; tante sottostrutture ecclesiali poi come scuole, ospedali e conventi (ripeto gli esempi di Balthasar) sono cattolici sono nominalmente e i conventi sono sempre più vuoti. Ad un certo punto Balthasar dice una frase da brividi: „forse il Carmelo del futuro si chiamerà davvero Gulag“; cosa significa questa frase oggi? Chatgpt risponde così alla mia domanda: Che cosa è il Carmelo per la Chiesa cattolica?: „I Carmelo per la Chiesa cattolica è un ordine religioso chiamato ufficialmente Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (Ordo Fratrum Beatæ Virginis Mariæ de Monte Carmelo), noto semplicemente come Carmelitani. Fondato nel XII secolo sul Monte Carmelo in Palestina {Proprio li Konstanze ed io ci siamo affidati al cuore di Gesù e Maria}, l'ordine è dedicato a una vita di preghiera, contemplazione e servizio. I Carmelitani seguono una regola che mette l'accento sulla preghiera silenziosa, la meditazione e una vita comunitaria semplice. Essi venerano particolarmente la Vergine Maria, alla quale è intitolato l’ordine. Ci sono due rami principali:

a) I Carmelitani dell'Antica Osservanza (O. Carm.): che seguono la regola originale con alcune riforme minori.

b) I Carmelitani Scalzi (O.C.D.): fondati da Santa Teresa d'Avila e San Giovanni della Croce nel XVI secolo, con un'enfasi maggiore sulla contemplazione e un'osservanza più rigorosa della vita di preghiera e povertà. Entrambi i rami si dedicano alla promozione della vita spirituale attraverso la preghiera, la meditazione e l'apostolato, contribuendo in modo significativo alla tradizione mistica e contemplativa della Chiesa cattolica“. Gulag sono i campi di lavoro forzato e di concentramento dell'Unione Sovietica stalinista, dove milioni di persone furono imprigionate e spesso sottoposte a condizioni disumane. Sempre chatgpt dice in sintesi: „attraverso questo paragone paradossale, Balthasar stimola una riflessione profonda sul significato della fede, della spiritualità e del sacrificio in un contesto di sofferenza e oppressione estrema“. Ma ora poniamoci la domanda: si è 50 anni dopo la stesura del piccolo libro di von Balthasar avverata questa situazione di sofferenza ed oppressione estrema? Il progetto Europa (Schumann, Adenauer, De Gasperi) ci ha regalato 70 anni di pace, ma non ha fermato l’espansione del nichilismo (che si rivela per esempio nel fatto che bambini indifesi, non ancora nati, vengono uccisi e che si  discuta addirittura se l’aborto non debba essere considerato un diritto; per gli altri esempi rinvio al documento recente sulla dignità dell’uomo del Vaticano); l’altro progetto, quello „Gulag“, si è sgretolato con forze positive al suo interno (sit venia verbo); negli anni 70 esso era ancora così forte che ha lasciato si che Balthasar pensasse che si imponesse sul mondo e poi comunque per tantissime persone il Gulag è stata la loro realtà, da cui sono sorte anche forze spirituali incredibili (cito come esempio massimo Aleksandr Isaevič Solženicyn; ma anche persone che non erano in Russia, ma negli USA, come padre Schmemann hanno fatto vedere al mondo cosa possa l’anima russa; Balthasar nella sua casa editrice aveva pubblicato anche la testimonianza di donne (Monica, credo) che avevano vissuto dietro la cortina di ferro). Ora il mondo è sommerso da guerre e come diceva Ernst Jünger già nel 1945 nessuno può dirsi senza colpa, tanto meno in riferimento alle guerre stesse (gli USA ne hanno cominciate raccontando al mondo menzogne) e sicuramente non al cospetto del nichilismo dilatante. Il nuovo grande progetto non ha ancora trovato una formulazione politica, ma a livello filosofico e teologico è stato pensato: Alberto Methol-Ferré, Jorge Mario Bergoglio, Ernst Jünger hanno rinviato con forza ad una coesistenza poliedrica di stati-continenti, che Jünger nel 45 chiamava ancora „regni“. La singolarità della „Gestalt“, che viene distrutta in modo iconoclastico, vuole la verità come sinfonia e non come monotonia. Questa figura redentrice è rimane Cristo, ma un Cristo „cattolico“, quindi inclusivo, inclusivo di una „fratellanza universale“ (Charles de Jesus, Papa Francesco, Ahmad al-Tayyib…) ; ed ora dobbiamo ritornare alla questione dell’essere e del „nulla“. Il nuovo progetto a livello filosofico e teologico, seguendo Peguy, veniva formulato da Balthasar con l’opposizione tra il sonno e la morte; il sonno ci rigenera così che possiamo di nuovo percepire la forma; la morte è amorfe, caotica ed anarchica. Ciò che è in gioco è la libertà, che Balthasar esprime come un „lasciar andare“, un lasciar andare anche le forme a cui ci siamo affezionati; per questo a livello spirituale avevo sentito come una vera liberazione ciò che il papa aveva detto a CL nel 2015: decentramento dal carisma! A livello politico dobbiamo „lasciar andare“ un progetto che ha finito la sua dinamica propulsiva; Enrico Berlinguer aveva avuto il coraggio di dire che la Rivoluzione bolscevica aveva perso la sua dinamica propulsiva; mutatis mutandis questo vale anche per il progetto europeo di cui sopra; a differenza della rivoluzione bolscevica, che esigeva un taglio netto, questo non mi sembra essere necessario per il progetto di Schumann, Adenauer e De Gasperi, ma c’è bisogno di una „grande separazione“, di un „grande divorzio“ dagli USA guerrafondai; anche se negli USA ci sono ovviamente anche altre forze, come dimostra la figura politica di Robert F. Kennedy Jr o tutta la sua famiglia che ha pagato un prezzo molto caro per la pace, anche se non stati allora e non lo è oggi Robert una risposta sufficiente al nichilismo dilatante). Ma ritorniamo al centro: questo ovviamente non è un progetto politico, ma Cristo stesso che ci prende per mano per portarci  „nell'origine informe, nel nulla (!) della cellula spermatica - che sa rigenerarsi nella sua prima, sempre fresca missione! L'intera opera-nel-mondo di Gesù Cristo era presente quando egli, davvero un nulla (!), si lasciò impiantare dallo Spirito Santo nel grembo di sua madre, pronto e aperto ad ogni desiderio del Padre: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà” (Balthasar, ibidem). Su questo punto non vi è differenza tra il 1975 ed oggi! Cercasi uomini che prendono sul serio il nulla dell’amore gratuito, rivelato definitivamente da Cristo! Nella coscienza che ciò è possibile solamente in forza di un’ontologia in cui essere e „nulla“ sono la medesima cosa; il dono radicale dell’essere da parte del Padre è „non subsistens“ (cioè: nulla), anche se „simplex et completum“; non può essere ridotto ad alcuna forma di gloria sferica solo umana; richiede, nella sua traduzione politica, l’umiltà del „poliedro“: la nostra proposta nella sinfonia delle proposte umane, etc. 


„Sale ogni giorno di più il consenso nei confronti di Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, che vuole permettere agli ucraini di usare le armi occidentali sul territorio russo. Il capo della diplomazia europea Josep Borrell è d’accordo anche se sa che alcuni Paesi, come Spagna e Italia, sono apertamente contrari. Chi sta facendo la differenza è Emmanuel Macron, in visita in Germania e in pressing con Olaf Scholz. Il nuovo asse franco-tedesco potrebbe cambiare i destini della crisi ucraina. Sicuramente i francesi, per il dopo elezioni, stanno convincendo i tedeschi che Ursula von der Leyen non può succedere a se stessa. Vladimir Putin ha già reagito insultando Stoltenberg e minacciando un’azione militare uguale e contraria“ (Banfi, versione odierna). - Ursula von der Leyen è una guerrafondaia! Se davvero esiste un asse della pace francese-tedesco non può essere rappresentato da lei.  Quello che comunque c’è davvero di grande nella visita di Emmanuel Macron in Germania è che la Francia e la Germania abbiano un buon rapporto; non era sempre così nella storia e non è per nulla evidente; poi per quanto mi riguarda, sebbene non creda che non sia necessaria una „difesa“ europea, non credo che essa sia la priorità; una missione diplomatica europea, questa sarebbe davvero una priorità…poi per quanto riguarda i miei gusti, sia il cancelliere Scholz sia il presidente Macron, non sono persone davvero affidabili per una realizzazione politica della profezia della pace. 


„Un probabile attacco di un drone ucraino contro un sistema radar del sistema di allerta nucleare russo, progettato per rilevare l'avvicinamento di missili nucleari intercontinentali, avrebbe causato gravi danni. Secondo l'esperto militare, il colonnello Markus Reisner, ciò contiene carburante altamente esplosivo per una nuova, pericolosa escalation“ (Dalla bacheca di Johannes Varwick, X, di ieri).


San Paolo VI, patrono dei papi, dei vescovi e dei preti che sapevano (sapevano!) sia parlare sia tacere, confessore della dignità dell’uomo e martire della dottrina della Chiesa. Ora pro nobis“ (Giovanni Marcotullio, Facebook) 


Abba nostro…


(Wetterzeube, Pomeriggio) Premessa. Pur con tutto l’amore per il santo popolo di Dio e la sua semplicità, non ritengo che la parola „élite“ sia un’offesa; certo la si può usare in questo modo ed essa corrisponde allora a quelle élites che sono politicamente potenti; ma esiste anche un élite spirituale e questa è del tutto necessaria. Ernst Jünger faceva parte di questo tipo di élite e come tale fa una critica del paradigma tecnocratico che è importante: la svolta di Copernico non ci ha fatto solo comprende cosa gira intorno a cosa, per quanto riguarda sole e pianeti, ma anche ha aperto „le porte al regno dei Titani“.Nella mitologia greca e latina, i Titani sono una razza di potenti divinità che precede gli dei dell'Olimpo. Sono figli di Urano (il Cielo) e Gea (la Terra) e rappresentano spesso le forze primordiali della natura. Forse il più simpatico è Iperione (Hyperion), che viene usualmente associato alla luce e al sole, padre di Elios (il Sole), Selene (la Luna) e Eos (l'Aurora). Il più importante dei titani è Crono (Cronus in latino), Il più giovane dei Titani, e che rovesciò suo padre Urano (il Cielo) e governò durante l'età dell'oro. È spesso identificato con il tempo e la mietitura. I Titani furono rovesciati dai loro figli, gli dei dell'Olimpo, guidati da Zeus, nella titanomachia, una grande guerra che segnò il passaggio del potere dai Titani agli dei olimpici. Dopo la loro sconfitta, molti dei Titani furono imprigionati nel Tartaro, una profonda voragine situata sotto l’Inferno. Nella metaforica di Ernst Jünger simboleggiano degli „insetti meccanici ed una anarchia micidiale,  come era stata prevista dalle visioni di Bosch e dei suoi scolari“; Hieronymus Bosch (1450-1516) (1) ha rappresentato figure antropomorfiche che mangiano gli uomini e la tecnica rappresentata è minacciosa; Jünger vede il superamento di questo titanismo anarchico nella scienza stessa: „Coloro che oggi fanno parte dell'élite, in campo filosofico, artistico, nelle singole scienze, sono anche i più vicini all'inspiegabile, dove la conoscenza deve cedere il passo alla rivelazione“. Il paradigma tecnocratico diventa minaccioso quando nega il mistero, atteggiamento di chi non è capace a comprendere che oggi nelle scienze, „gli orizzonti si stanno rotondando e consolidando“. Non è necessaria una rivolta, basta semplicemente un lavoro onesto…che conosca i suoi limiti.


  1. Molte delle sue opere presentano immagini grottesche e minacciose che rappresentano i vizi umani, i tormenti infernali e le conseguenze del peccato. Queste figure, che combinano caratteristiche umane e animali o mostruose, evocano spesso un senso di terrore e disgusto…Hieronymus Bosch è noto anche per aver incluso nei suoi dipinti una vasta gamma di strumenti, dispositivi e macchinari spesso bizzarri e inquietanti. Questi elementi tecnici contribuiscono alla sensazione di minaccia e surrealismo che caratterizza molte delle sue opere. Alcuni esempi di tali strumenti possono essere trovati in dipinti come "Il Giardino delle delizie" e "Il carro di fieno“. Bosch spesso inventa macchinari fantastici che combinano elementi di tecnologia medievale con dettagli immaginari. Queste macchine possono avere sembianze umane o animali, creando una fusione inquietante tra organico e meccanico.

(Dopo la traduzione di Ulrich, ma anche dopo il lavoro in giardino)

„Se il medesimo uso di essere e „nulla“ non viene visto nel modo giusto, cioè se il „non subsistens“ viene sacrificato al „completum et simplex“, allora ciò significa per la ragione, che un’irradiazione immediata della luce nel motivo di ricezione dell’intelletto diventa sempre più normativa. Il risalto del „completum et simplex“ significa tuttavia un rendere esplicito sempre più intensivo dell’idealità dell’essere, nella quale lentamente comincia a „spingersi“ la bonitas divina, cosa questa che è identica ad un’essenzializzazione progressiva dell’essere, per il qual motivo le forme estreme della dottrina dell’illuminazione crescono sempre dal terreno di una metafisica dell’essenze“ (Ferdinand Ulrich, Homo Abyssus, 472). 

(Qui bisognerebbe commentare ogni riga, ma almeno vorrei prendere atto di un pensiero geniale in Ulrich: la bonitas divina non è l’idealità dell’essere; quasi tutte le catastrofi del nostro tempo hanno a che fare con questa confusione; non dobbiamo realizzare degli ideali (in forza di essi potremmo anche distruggere il mondo con una guerra giustificata per l’appunto per un’ideale), ma diventare santi, nella concretezza del presente. RG)


(Wetterzeube, il 28.5.24; martedì dell’ottava dell’Ordinario) Il Vangelo odierno (Mc 10,28-31) contiene un capovolgimento della logica del mondo e una consolazione a Pietro. 1) „Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi“ (πολλοὶ δὲ ἔσονται πρῶτοι ἔσχατοι καὶ ⸀οἱ ἔσχατοι πρῶτοι.) Non tutti, πολλοὶ! Alcuni primi saranno primi (πρῶτοι), ma tutti gli ultimi (ἔσχατοι) saranno πρῶτοι. Ma mi si potrebbe obbiettare che con "καὶ οἱ ἔσχατοι πρῶτοι“ si dice che gli ultimi diventeranno primi, senza specificare una quantità. Questo potrebbe essere interpretato come un riferimento generale. Il testo non afferma esplicitamente che "tutti gli ultimi saranno primi". L'affermazione "οἱ ἔσχατοι πρῶτοι" può essere compresa come una verità generale, non necessariamente universale. 2) Il centuplo (ἑκατονταπλασίονα; accusativo singolare neutro) quaggiù e la vita eterna, ma non senza persecuzioni (διωγμούς), per chi ha lasciato (ἀφῆκεν) ciò che è elencato nel passo evangelico (οἰκίαν ἢ ἀδελφοὺς ἢ ἀδελφὰς ἢ ⸂μητέρα ἢ πατέρα⸃ ἢ τέκνα ἢ ἀγροὺς), „per causa mia e per causa del Vangelo“ (ἕνεκεν ἐμοῦ καὶ ἕνεκεν τοῦ εὐαγγελίου). È il tema su cui ha insistito tanto don Giussani! Il verbo „riceverà“ (λάβῃ) è espresso con l’aoristo congiuntivo, che suggerisce che questa ricezione è vista come un atto completo e decisivo nel contesto della promessa di Gesù. 


In genere dell’aoristo si potrebbe dire che esso è un tempo verbale in greco antico che viene utilizzato per descrivere un'azione come un evento unico, completo e puntuale. Non specifica se l'azione si svolge nel passato, presente o futuro; è piuttosto una descrizione dell'azione nel suo complesso. Questo è importante anche per l’interpretazione di Gv 1, 14: ἐγένετο è il verbo "γίνομαι" (divenire, diventare) al passato aoristo, terza persona singolare. L'aoristo in greco sembra qui esprimere un'azione passata vista nella sua interezza, senza riferimento alla durata o al compimento continuo dell’azione. ἐσκήνωσεν è il verbo "σκηνόω" (abitare, dimorare) anche al passato aoristo, terza persona singolare. ἐγένετο (si fece): L'uso dell'aoristo sembra indicare che il Verbo (Logos) "divenne" carne in un punto specifico nel tempo. Questo esprime un evento puntuale e completo, ossia l'incarnazione di Cristo.

ἐσκήνωσεν (abitò): L'aoristo qui indica che abitò tra noi in un punto specifico nel tempo, riferendosi alla durata finita della vita di Gesù tra gli esseri umani. Ma se la definizione dell’aoristo in generale è giusta, allora bisognerà anche dire che questa vita di Gesù, che nella sua modalità terrena finisce ad un certo punto, ha una modalità che supera la durata stessa e che deve essere vista nella sua interezza. L'aoristo in Giovanni 1,14 sottolinea la concretezza e l'unicità dell'evento dell'incarnazione. Non è un processo continuo, ma un evento storico preciso in cui il Verbo divino si è fatto carne e ha abitato fra gli uomini, ma con una valenza che supera la determinatezza del tempo, per questo motivo don Luigi Giussani ha ragione a farci pregare: „“ed abita in mezzo a noi“ e non „ha abitato in mezzo a noi“. Questo uso dell'aoristo è cruciale per comprendere la teologia dell'incarnazione secondo Giovanni, evidenziando che l'evento dell'incarnazione è stato un momento decisivo nella storia della salvezza, ma per l’appunto un avvenimento non limitato alla durata del tempo in cui essa è compiuta in modo singolare ed unico. Chatgpt risponde alla mia domanda se forzo il significato dell’aoristo interpretandolo in questo modo: „La tua interpretazione non forza il significato dell'aoristo e rimane nel vero contesto esegetico e teologico. L'aoristo, pur descrivendo un evento puntuale, può avere implicazioni che vanno oltre il tempo storico specifico, in quanto l'evento dell'incarnazione ha un significato perenne. Questo approccio è coerente con la tradizione teologica cristiana, che vede l'incarnazione come un evento storico con un impatto eterno. La formulazione di don Luigi Giussani rispecchia questa comprensione, sottolineando che la presenza di Cristo è continua e attuale“ (cito solo la sintesi della lunga risposta).


A riguardo della frase di Günther Grass che ho citato ieri alla fine del „diario diurno“: „Non tutti gli uomini della SS erano criminali“, il carissimo Gigi Pariani, che legge tante delle cose che scrivo, mi ha fatto notare: „Le SS erano legate anima sangue obbedienza assoluta al Führer e fedeltà all'ideologia nazista, in quanto tali un'organizzazione criminale. Poi il cuore dell'uomo porta con sé anche del bene, chissà dove si trovava nel corpo e nell'anima di quei fanatici, quanto vorrei avere la resistenza attiva ed esistenziale di Etty Hillesum per capirlo e non disprezzare nemmeno loro“. Forse Maximilian Krah ha usato questa frase per motivi non del tutto corrispondenti al suo possibile mandato europeo, ma rimane il fatto che anche in essa c’è un momento di verità che Gigi esprime in modo semplice e preciso.  PS „Il grande scrittore della DDR Erwin Strittmatter e il premio Nobel Günter Grass erano nelle SS. Le SS erano un'organizzazione criminale. Questo rendeva automaticamente questi uomini dei criminali? Siamo molto veloci nel dare giudizi su questioni così complicate, quando sarebbe meglio soppesare le cose“ (Henry C. Brinker, Facebook, 27.5.24).


„Era una “zona sicura” (nel sud della Striscia di Gaza), dove si erano ammassati i profughi palestinesi nelle loro tende improvvisate. Eppure, è stato il bersaglio di un attacco devastante dell’Esercito israeliano. Ieri mattina, con la luce del sole, ai soccorritori è apparso uno spettacolo terribile: almeno 45 vittime, fra cui molte donne e bambini. Corpi dilaniati, bruciati, decapitati. 200 i feriti, molti ustionati. L’intenzione dei militari, così è stato riferito, era colpire due miliziani di Hamas, che si era mischiati fra i profughi. Ma poi il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che si è trattato di un “tragico errore”“ (Banfi, versione odierna) - si, un tragico errore che nasce dall’odio per gli altri, non da un problema logistico.


Nel 1975, scriveva Balthasar, i giovani del liceo pensando alla Chiesa Cattolica pensavano all’inquisizione e alla pillola o cose del genere; oggi pensano agli scandali della pedofilia, alla corruzione vaticana, ad un certo atteggiamento nei confronti del sesso, mancanza di rispetto per lesbiche e gay, etc. Balthasar parlava allora del documento più debole del Concilio, in cui si erano benedetti i „mass media“, ma nei quali si potrebbe fare piuttosto propaganda che missione (la formula è di Balthasar) a partire dal mistero; oggi i „mass- social media“ ed in genere quella che Paul Kingsnorth chiama „the machine“ è diventata potentissima e la pseudo testimonianza che diamo noi cattolici in questa realtà è terribile, spesso terribile, spesso superficiale, spesso senza alcuna forma, se non quella dell’odio reciproco, ma dobbiamo prendere sul serio la sfida; ripetere le cose che diceva Balthasar nel 1975 su questo punto è presumibilmente solo snobismo; piuttosto dovremmo cercare di superare le pseudo contrapposizioni del mainstream (sinistra-destra; progressista-conservatore…); Christopher Clark ci ha fatto comprendere come questi concetti organizzativi erano non chiari all’inizio del loro sorgere e non lo sono ora al loro tramonto! Dobbiamo vivere del mistero dell’amore gratuito off- e online! 


Sulla questione dei gay nei seminari: „Ad ogni modo la posizione della Chiesa non è cambiata rispetto a questo tema. Si può citare a tal proposito un'istruzione del dicastero vaticano per il Clero del 2005, nel pontificato di Benedetto XVI {confermata da Papa Francesco}. In quel documento c’era scritto che «la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay»“ (Avvenire di oggi).


(Pomeriggio) “Se la lotta contro il nichilismo deve avere successo, deve svolgersi nel seno dell'individuo. Tutti sono coinvolti, e non c'è nessuno che non abbia bisogno della guarigione preparata dal mondo del dolore”. (Ernst Jünger, La pace, 1945) - Questa frase è centrale ed ogni „figlio“ (Peguy) di don Giussani lo sa! „Le forze che muovono la storia sono le stesse che muovono il cuore dell’uomo! È necessaria una lotta contro il nichilismo, ma deve in primo luogo essere una lotta nel cuore dell’uomo! E tutti abbiamo bisogno di guarigione, perché in noi tutti, nella scuola o con il vicino o in rete, viene fuori l’odio e l’intolleranza, perché l’altro non è come lo vorremmo noi; ma se poi fosse come lo vogliamo noi, non saremmo neppure contenti di questo. Ed in fondo pur ringraziando che la mia partecipazione al „mondo del dolore“ è piccola, non si può che partire da li, anche nel grande palcoscenico del mondo. A partire dal 2011, 14 milione di persone hanno dovuto abbandonare la loro patria, la Siria (si tratta della metà della popolazione siriana), per l’attacco terroristico dell’ottobre scorso sono morti tanti fratelli e tante sorelle israeliane, e poi per le decisione dell’amministrazione di Netanyahu sono stati massacrati, 45 solo ieri, davvero per un tragico errore, quello dell’odio, un numero elevatissimo di palestinesi innocenti…e poi i morti nella martoriata Ucraina, e poi i morti tra i soldati russi; si deve partire da quel dolore per essere guariti dall’odio! E quando milioni di persone devono lasciare la loro patria, migliaia e migliaia muoiono nelle guerre o nelle cliniche dove si abortiscono bambini non ancora nati ed indifesi come non capire che si tratta del volto sconcertante del nichilismo. // il secondo passo che ci fa fare Jünger è quello dell’ermeneutica della „tecnica“ e del suo dominio; come Balthasar nel 1975, così Jünger nel 1945 ci fa comprendere che sarebbe necessaria una delimitazione, quasi di un non servirsene per non ridurre il messaggio in un moralismo o psicologismo, la missione in propaganda; anche Francesco nell’ultimo sinodo a scelto questa modalità di limitazione dell’uso della tecnica, ma in genere ciò non è possibile, comunque io stesso uso la tecnica per comunicare (noi tutti lo facciamo), ma quello che si deve fare è che la nostra felicità, il nostro amore e la nostra salvezza non dipendono da essa; in questo senso rimane vero che „le forze spirituali-titaniche“ della tecnica devono rimanere separate da quelle divine ed a quest’ultime sottoposte. Ma direi che la formula che usa Jünger ad un certo punto del saggio sulla pace, sia di centrale importanza ed anche realistica: „gli uomini devono rafforzarsi a livello metafisico {sovraessenziale}, nella stessa misura in cui la tecnica cresce“; la teologia come ermeneutica della Scrittura e la filosofia come stupore che ci sia qualcosa invece che nulla devono essere al servizio di un „ordine superiore“, in forza del quale è creato il mondo. La gratuità del dono dell’essere non è costruibile tecnicamente!   



(Sera) „Lo stock personale {ciò in cui consiste l’esistenza di un individuo) dell'individuo è diventato minuscolo“ (I.F. Görres, citato in Balthasar, Katholisch, 14) - ormai ci sono per tutte le situazioni:  regole e la Chiesa stessa è ridotta a queste regole. Oppure c’è il chiacchiericcio e nessuna ampliamento del singolo nella sua dimensione cattolica. Balthasar nel 1975 diceva che abbiamo bisogno di santi, per insegnarci questo ampliamento cattolico e la comprensione del „linguaggio a mille voci della Chiesa“; ormai si decide tutto nella Chiesa, come se questa fosse un’istituzione umana - non sto criticando la sinodalità, che Papa Francesco ha voluto anche nel silenzio; ovviamente una Chiesa che si espande nel mondo ha bisogno di un „sinodo“. Ma la missione singolare viene accolta nel silenzio e deve essere ampliata non democraticamente, ma cattolicamente. E per quanto riguarda noi qui in Germania si tratta di comprendere due cose: in primo luogo l’angoscia propria anche Cristo (Dio mio, Dio mio…) per sostenere le persone angosciate nel mondo; non quindi „ottimismo“, ma „speranza“ che nasce dall’angoscia, provocata dal fatto che siamo in „discesa“, non in „ascesa“, come nei primi tempi. Ed anche dove accadano miracoli come Comunione e Liberazione, bisogna essere del tutto ideologici e disonesti per non sapere quanto poco in questo miracolo sia davvero sostanzioso, „sovraessenziale“ e quanto invece solo sia propaganda di se stessi. Un centuplo quaggiù senza persecuzioni (διωγμούς) semplicemente non è cristiano; è mania di successo; ma „successo“ non è uno dei nomi di Dio! Buona notte!


Abba nostro…


(Wetterzeube, il 27.5.24

Salmo, 73 



[1] Salmo. Di Asaf. 

Quanto è buono Dio con i giusti, 

con gli uomini dal cuore puro! 


[2] Per poco non inciampavano i miei piedi, 

per un nulla vacillavano i miei passi, 


[3] perché ho invidiato i prepotenti, 

vedendo la prosperità dei malvagi. 


[4] Non c'è sofferenza per essi, 

sano e pasciuto è il loro corpo. 


[5] Non conoscono l'affanno dei mortali 

e non sono colpiti come gli altri uomini. 


[6] Dell'orgoglio si fanno una collana 

e la violenza è il loro vestito. 


[7] Esce l'iniquità dal loro grasso, 

dal loro cuore traboccano pensieri malvagi. 


[8] Scherniscono e parlano con malizia, 

minacciano dall'alto con prepotenza. 


[9] Levano la loro bocca fino al cielo 

e la loro lingua percorre la terra. 


[10] Perciò seggono in alto, 

non li raggiunge la piena delle acque. 


[11] Dicono: "Come può saperlo Dio? 

C'è forse conoscenza nell'Altissimo?". 


[12] Ecco, questi sono gli empi: 

sempre tranquilli, ammassano ricchezze. 


[13] Invano dunque ho conservato puro il mio cuore 

e ho lavato nell'innocenza le mie mani, 


[14] poiché sono colpito tutto il giorno, 

e la mia pena si rinnova ogni mattina. 


[15] Se avessi detto: "Parlerò come loro", 

avrei tradito la generazione dei tuoi figli. 


[16] Riflettevo per comprendere: 

ma fu arduo agli occhi miei, 


[17] finché non entrai nel santuario di Dio 

e compresi qual è la loro fine. 


[18] Ecco, li poni in luoghi scivolosi, 

li fai precipitare in rovina. 


[19] Come sono distrutti in un istante, 

sono finiti, periscono di spavento! 


[20] Come un sogno al risveglio, Signore, 

quando sorgi, fai svanire la loro immagine. 


[21] Quando si agitava il mio cuore 

e nell'intimo mi tormentavo, 


[22] io ero stolto e non capivo, 

davanti a te stavo come una bestia. 


[23] Ma io sono con te sempre: 

tu mi hai preso per la mano destra. 


[24] Mi guiderai con il tuo consiglio 

e poi mi accoglierai nella tua gloria. 


[25] Chi altri avrò per me in cielo? 

Fuori di te nulla bramo sulla terra. 


[26] Vengono meno la mia carne e il mio cuore; 

ma la roccia del mio cuore è Dio, 

è Dio la mia sorte per sempre. 


[27] Ecco, perirà chi da te si allontana, 

tu distruggi chiunque ti è infedele. 


[28] Il mio bene è stare vicino a Dio: 

nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, 

per narrare tutte le tue opere 

presso le porte della città di Sion.

Amen! 


Come scrive Ernst Jünger nel suo saggio sulla pace (1941, 1944, 1945) al numero II, 13: „la pace non può essere fondata solamente sulla ragione umana“; anche Cacciari parlando di pace si premura di usare la parola Logos vs potere, è un passo nella giusta direzione, ma al cospetto del nichilismo, sia nella sua versione apertamente demoniaca sia in quella nascostamente demoniaca, non basta l’icona della legge e non bastano contratti giuridici, c’è bisogno di un’amicizia non solo tra le nazioni, ma tra i regni (Jünger) o i continenti (Methol-Ferré), che si fondi esplicitamente su Dio, come Colui che dona gratuitamente l’essere (Ulrich,) come Colui che ci salva gratuitamente (Balthasar). Dobbiamo immediatamente, se non vogliamo auto-eliminarci, smetterla con l’odio, partendo già dal proprio cuore, perché come diceva don Giussani, le forze che muovono la storia sono le stesse che muovono il nostro cuore. I regni e i continenti che si fondano sull’odio sono destinati a fallire come annuncia il Salmo 73, a cui rinvia, nel saggio citato, Ernst Jünger.  Le costellazioni di pace che propone Jünger in quegli anni sono tra la Germania e la Russia, tra la Germania e la Francia e propone una forte „opposizione feconda“ (nel senso di Guardini) tra USA e Europa. Per questa visione mondiale e poliedrica di Alberto Methol-Ferré e Ernst Jünger abbiamo bisogno di un pensiero cattolico come spiegato nell’introduzione a questo diario. Abbiamo bisogno di qualcuno che tenti di vivere secondo la modalità del „medesimo uso di essere e „nulla““ (Ulrich), senza alcuna difesa della propria forma o delle proprie forme.