giovedì 31 agosto 2017

Che cosa cerco? C'é gioia nel mio cuore?

La domanda posta nell'udienza di ieri è la stessa che pone Gesù ad Andrea e Giovanni: cosa cercate? I due futuri discepoli non gli chiedono nulla di astratto, ma pongono a loro volta una domanda: dove abiti? Gesù infine risponde con un invito: "Venite e vedete". A offerto loro un luogo dove stare. Questo luogo a livello sacramentale ed umano per me è il mio matrimonio e per quanto riguarda Cristo, ad un livello di appartenenza ecclesiale, per l'appunto la Chiesa e in modo particolare la fraternità di Comunione e Liberazione. Ho visto appena i volti belli degli amici di Elisabetta Colò nella sua bacheca ed ho visto come un popolo a Rimini ha saputo accogliere per esempio il cardinal Parolin e potrei raccontare tante cose belle che danno gioia al mio cuore. Vi è però una "mitologia" dell'unicità di CL nel panorama della Chiesa e del mondo che non mi convince, tanto più se giudicata nel luogo che è la rete ed in cui ora mi trovo a scrivere. L'aggressività di tanti cielllini o ex ciellini, dai famosi come il giornalista di Siena a quelli che vorrebbero essere famosi come un sacerdote di una "cultura cattolica" che non è la mia, di cui ieri si è parlato dai "Contadini di Peguy", a quelli che dicono di essere delusi da me perché ho delle preferenze che loro ritengono terribili, come per esempio il padre Dall'Oglio, mi fanno vivere la mia appartenenza in rete come sofferenza. È vero che l'estrema destra ciellina ha un "momento di verità", perché non vi è nulla di umano che non lo abbia, ma questi amori per dittatori (Assad, Putin) o folli (Trump) è spaventosa per chi cerca di seguire la Chiesa e il Papa, come si è espresso questa mattina in altra sede Bruno. Sono rarissimi gli amici di CL che mi sostengono in rete, ma ci sono e ne sono grato. Tantissimi si fanno solo vivi quando parli con il linguaggio "mitologico ciellino" se no, non esisti. Quello che mi sorprese 30 anni fa quando iniziò il cammino con mia moglie e che lei vedesse chi ero pur nella mia grande confusione. Il rapporto è nato nel 1987 quando ero ancora utopista blochiano. Infatti il primo libro che le regalai fu "Spuren" di Ernst Bloch. Dall'80 al 87 ero andato in percorso ateistico che è certamente nato quando nel 1978 le Brigate Rosse hanno ucciso Moro. Con Leonardo Sciascia ho pensato che i terroristi fossero uomini con cui si poteva trattare. Quell'uccisione mi fece capire come tutto il mondo politico cattolico aveva lasciato del tutto solo Aldo Moro ed una vera confessione di questo non l'ho ancora sentita. Capisco quindi che Padre Dall'Oglio, che ha scelto la democrazia e non il terrorismo, abbia ritenuto anche i terroristi uomini con cui si può dialogare. Perché loro hanno un momento di verità. Il mio ritorno nella Chiesa è sicuramente una grazia incredibile per me, mediata da grandi maestri, che non erano solo grandi per la loro teologia - penso per esempio a padre von Balthasar - ma per la loro disponibilità ad essere fedeli alla Chiesa fino al "sangue". Quando padre Balthasar accetta la nomina cardinalizia, sa che morirà, perché il cielo non voleva. Alla scuola di questi maestri ho imparato per prima cosa: ubi Petrus, ibi ecclesia; ibi ecclesia vita aeterna. Questa loro obbedienza aveva come unica motivazione l'obbedienza del Figlio nei confronti del Padre come assunzione libera del "sacrificio" - non vi è un percorso cristiano che non porti alla sequela della croce, come quella che sta portando il Padre Dall'Oglio nel suo sequestro. Detto questo rimane per me vero: cerco Cristo e lo riconosco in alcune persone autentiche. Il mio cuore è ancora pieno di gioia, anche se so so che la gioia cristiana passa attraverso anche la solitudine, quella che provo spesso in CL anche se è stata abbracciata dalla "fratellanza" di don Carrón.

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