In occasione delle nostre nozze d'argento ho avuto questi pensieri riguardo al matrimonio.
Come l'essere stesso non è uno "stato", ma un "atto", una cosa analoga vale per l'amore matrimoniale: non è uno stato, ma un azione con un carattere principalmente "feriale". La festa stessa è importante, ma solo come "segno".
L'essere presuppone soggetti (sostanze) che lo accolgono; questo è un grande paradosso perché queste stesse sostanze, questi stessi soggetti sono perché viene donato loro l'essere. Anche il matrimonio come dono d'amore presuppone due soggetti che lo vivano. L'amore presuppone ciò che fa sorgere.
Quando ci si fissa sulla dottrina del matrimonio si corre il rischio oggi di non prendere sul serio la sfida ontologica che ci viene chiesto di vivere: come l'essere preso in se stesso è qualcosa di semplice e completo, ma non sussistente, ciò vale anche per l'idea del matrimonio; anche sia è semplice e completa, ma in sé come idea: non sussistente. Le persone sussistono, non le idee. Il fatto che moltissimi dei nostri fratelli uomini contemporanei a noi non capiscano nulla della dottrina cattolica sul matrimonio (indissolubilità del matrimonio, apertura ai figli...) è una grande occasione. L'idea della indissolubilità stessa in quanto idea è non sussistente - o vi sono dei soggetti che la vivono e sono nella loro trasparenza credibili oppure essa diventa solo un macigno da scagliare contro gli altri.
Ci si può chiedere a cosa serva il catechismo? Certamente non ad attaccare chi non lo comprende. Esso è una resa in parole di un'esperienza, che ci permette di esprimere ciò che uno vive non con scopi di proselitismo, ma di testimonianza di una possibilità reale.
Senza la concreta apertura ai bambini di Konstanze (mia moglie) nessuno libro e nessuna enciclica mi avrebbe mai fatto capire cosa essa significhi e quale intensità reale di apertura all'altro in essa sia in gioco.
Che molti nostri contemporanei non la capiscano più non dovrebbe essere motivo di scandalo, ma come dicevo una sfida ontologica da prendere sul serio. Nessuna ripetizione di una verità astratta potrà mai essere credibile - si può fondare anche un ordine religioso ed essere perversi e si può parlare di indissolubilità del matrimonio senza prendere sul serio la reale sfida feriale che in essa ci viene incontro.
Nella concretezza della vita si può vedere cosa sia in gioco nell'unità di cui si parla nella indissolubilità del matrimonio. Non come sforzo moralistico, ma come una reale esperienza ontologica - anche l'essere non può essere fissato in una gnosi astratta.
Esso è dono che si lancia in un "movimento in cui esso si rende finito", come l'idea del matrimonio si rende finita nel vita concreta di due sposi.
PS
Ovviamente sto parlando di un'analogia (solo di un'analogia) tra il dono dell'essere e il dono dell'amore matrimoniale, il dono dell'essere si "rende finito" anche quando un matrimonio per diversi motivi viene distrutto. Ho appena letto nel romanzo di Swetlana Alexijewitsch, Chernobyl il racconto d'amore e di morte di Ljudmila Ignatenko, moglie del pompiere, morto nel 1986 in occasione dell'esplosione di una parte del reattore atomico, Wassili Ingantenko. Alla fine di questo racconto impressionante dice Ljudmila, che allora aveva 23 anni: "Della morte le persone non devono ascoltare nulla. Delle cose terribili...Ma io ho raccontato del mio amore... di come io ho amato". Lei ha amato suo marito di quell'amore gratis che è il dono dell'essere stesso, anche quando le si diceva che lui non era più un uomo, ma un "oggetto infettato radioattivamente". "Io lo amo", dice lei, mi è caro tutto di lui. Il marito morirà in 14 giorni e lei lo accompagnerà senza pensare ai rischi per lei, cosa che le fa piombare l'accusa di avere una tendenza suicida. Poi desidererà un figlio e lo avrà da un altro uomo, che però non prenderà il posto di Wassili. Sarà una madre da sola con il figlio e tutto ciò è anche immagine del dono dell'essere come amore. Moralismi o accette "cattoliche" contro gli altri per difendere l'Idea di matrimonio sono assurde al confronto della realtà. Etc.
Nessun commento:
Posta un commento