martedì 5 settembre 2017

Da un mese scuola - cosa è successo fino ad ora? Pensieri sul mistero dell'essere

Da un mese scuola - cosa è successo fino ad ora? Pensieri sul mistero dell'essere
#Diarioscolastico
Droyßig/Wetterzeube. Sono accadute alcune lezioni importante, una su essere (Ferdinand Ulrich) e tempo (Agostino) che è diventata anche un articolo per il Sussidiario. 
Nel corso della decima di filosofia per ora stanno reggendo ad una serie di lezione, in cui cerco di far comprendere ciò che Hans Urs von Balthasar ritiene essere il cuore della filosofia. Il sostenere l'impeto della domanda: "perché c'è qualcosa invece che niente?". ieri un ragazzo mi ha detto: lei non ci vuole insegnare cose nuove, ma una nuova prospettiva per pensare le cose che sappiamo. Stavamo parlando del mistero della procreazione. L'esempio lo fa Balthasar per spiegare il primo dei quattro passi per far comprendere la differenza tra l'essere e l'essente. La filosofia pensa Balthasar, come tra l'altro anche la Arendt, si è occupata dell'esserci per la morte, ma non della nascita. Viene dato quasi per scontato che da quel poco o tanto di biologia, lo sperma maschile e l'uovo femminile nasca un uomo che è capace di pensare sulla differenza tra l'essere e l'essente.
E quando le cose diventano drammatiche come nel caso in cui per via dell'autismo di un bambino, questo non sarà mai in grado né di pensare su questa differenza né di prendere decisione autonome, ciò non toglie che la sua stessa differenza non lo rende inferiore, ma espressione di un mistero ancora più grande (cfr. il blog di Maria Antonietta Nardone, che ho pubblicato nella mia bacheca). 
Nell'introduzione ai quattro passi che accennavo prima - il primo è lo stupore che io ci sia nel mezzo di così tanti altri esseri - Balthasar accenna al fatto che a differenza di Heidegger egli pensa che non solo vi sia uno stupore per l'essente, in primo luogo l'uomo che riflette sul suo esserci, ma che lo stesso essere è stupore, è mistero. 
Che cosa è l'essere a differenza dell'essente? Che cosa è l'essere a differenza delle pietre, delle piante, degli animali e dell'uomo stesso? E in che senso esso è mistero? 
Riprendo la domanda alla fine. Faccio passo indietro. Nella prima lezione di filosofia avevamo preso in considerazione tre possibili vie per spiegare il sorgere dell'esistenza. Il caso, una simulazione o opprime i dono dell'essere stesso. La nostra esistenza è sorta per caso, oppure è una simulazione che stanno facendo degli extraterrestri per vedere come c'é la caviamo oppure è un dono. 
I ragazzi hanno subito capito che la differenza tra "ammirazione" e "stupore" - un secondo passo che avevo fatto con loro - si poteva solo capire nella terza prospettiva. Se all'origine c'é solo il caso possiamo anche essere ammirati per come "funziona" bene un fiore, ma non possiamo provare la meraviglia che ci sia questo fiore invece che niente. 
Se Balthasar dice che l'essere stesso è stupore, Ulrich ci fa comprendere come: nel suo essere stesso dono d'amore gratuito è stupore, è mistero. Non solo la rosa e la sua bellezza sono mistero, ma anche il donare la rosa lo è. Un mistero ancora più grande che è la prima grande risposta all'obiezione che tutto sia solo caso o simulazione. 
Capisco che un insegnante si chieda se i ragazzi possano comprendere tali pensieri. Nel giudizio che ho ricevuto per l'approvazione di un progetto dell'Erasmus plus che faremo nei prossimi due anni, una delle critiche era che il progetto è troppo difficile. Personalmente credo che ovviamente si debba stare attenti a non parlare, come si dice in tedesco, "sopra la testa dei ragazzi". È vero però che senza il "troppo difficile" della filosofia di Ulrich e della teologia di Balthasar non mi sarei mai fatto pensieri sul mistero dell'essere. Si può arrivare a questo mistero anche offrendo dapprima un linguaggio per esprimerlo. 
Hai ragazzi ho fatto anche esempi semplici: pensate se vi è una differenza tra il dare un bacio ad una ragazza o ad un ragazzo perché ne ammiriamo il corpo o anche lo spirito o dare un bacio a chi ci stupisce per il fatto di esserci invece che di non esserci. Nel sorriso di una ragazza, ma anche negli interventi che hanno fatto ho potuto comprendere che stavano capendo cosa dicevo. Mutatis mutandis ciò vale anche per la manipolazione della natura, insomma per il problema ecologico (era un secondo esempio che avevo fatto).

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