venerdì 29 settembre 2017

Può Dio lasciare in perdizione la maggior parte dell'umanità? - Forse la domanda più coraggiosa che conosca.

Questa frase di Papa Benedetto XVI, emerito, è tra le cose più coraggiose che abbia mai letto in vita mia: 

Innanzitutto tengo a sottolineare ancora una volta quello che scrivevo su «Communio» (2000) in merito alla problematica della giustificazione. Per l’uomo di oggi, rispetto al tempo di Lutero e alla prospettiva classica della fede cristiana, le cose si sono in un certo senso capovolte, ovvero non è più l’uomo che crede di aver bisogno della giustificazione al cospetto di Dio, bensì egli è del parere che sia Dio che debba giustificarsi a motivo di tutte le cose orrende presenti nel mondo e di fronte alla miseria dell’essere umano, tutte cose che in ultima analisi dipenderebbero da lui. A questo proposito trovo indicativo il fatto che un teologo cattolico assuma in modo addirittura diretto e formale tale capovolgimento: Cristo non avrebbe patito per i peccati degli uomini, ma anzi avrebbe per così dire cancellato le colpe di Dio. Anche per ora la maggior parte dei cristiani non condivide un così drastico capovolgimento della nostra fede, si può dire che tutto ciò fa emergere una tendenza di fondo del nostro tempo. Quando Johann Baptist Metz sostiene che la teologia di oggi deve essere «sensibile alla teodicea» (theodizeeempfindlich), ciò mette in risalto lo stesso problema in modo positivo. Anche a prescindere da una tanto radicale contestazione della visione ecclesiale del rapporto tra Dio e l’uomo, l’uomo di oggi ha in modo del tutto generale la sensazione che Dio non possa lasciar andare in perdizione la maggior parte dell’umanità. In questo senso la preoccupazione per la salvezza tipica di un tempo è per lo più scomparsa.
BENEDETTO XVI Intervista di Jacques Servais


Benedetto XVI non la fa sua, ma la registra come una "domanda" che non può essere evitata.

1. Tutti nella nostra vita abbiamo casi del tutto inspiegabili a livello teologico. Una famiglia che con la morte della madre perde del tutto o quasi l'equilibrio. Una ragazzo di quindici anni che si uccide con le armi da caccia del patrigno, un uomo che soffre e che morirà fra qualche mese con un bambino di dodici anni e che ha dolori che non vengono attenuati neppure dalla morfina. 

2. Tutti osserviamo che le guerre non vengono di meno, ma sono sempre più cruente. Poi vi sono accadimenti come Chernobyl che sono quasi inspiegabili dal punto di vista di un "senso ultimo dell'essere".

3. Vediamo milioni di persone che compiono azioni che sono moralmente inaccettabili: dalla vendita delle armi agli aborti. E vediamo tantissimi che cercano un po' di calore umano (anche abbracciandosi ed anche con il sesso) in questo non senso generale. 

Come non rivolgersi a Dio, pur senza "pretese", ma con la domanda: perché non riusciamo a percepirti come un Dio che salva? 

Gianni Valente ci ha ricordato che Charles Peguy ci voleva liberare da tutte le forme di clericalismo, ateo e credente, perché per questi clericalismi questa domanda sembra non aver alcun senso. 

Di fronte al dolore del mondo si diventa tutti come bambini o come adulti che rimuovono la domanda ultima di senso. 

Ti chiedo o Dio un cuore di bambino aperto al Tuo essere sempre più grande, sempre più sorprendente. Ti chiedo di non perdere la speranza e la fede! Lo chiedo per me e per i miei cari, per le persone che mi sono affidate. 

Ti chiedo che la Chiesa sia disponibile a farsi fecondare in modo sempre nuovo da Dio! Una Chiesa che risplenda delle aperture del Suo Signore, che sappia dire ad una donna che ha avuto cinque mariti e che vive con uno che non è suo marito: " in questo hai detto la verità" (cfr. Gv 4). Un Signore che anche quando parla con radicalità dell'indissolubilità del matrimonio, sa che vi sono situazioni che fanno eccezione (cfr. Mt 19, la parte sul matrimonio è da leggere per intero, senza saltare nulla).  

Roberto, un piccolo amico di Gesù

Nessun commento:

Posta un commento