Cristo non appartiene a nessuno!
Questa frase ("Che non ci fosse Cristo questa sarebbe la vera disgrazia) si trova negli esercizi della fraternità di Comunione e Liberazione, 2017, 57. Ieri nella mia ora di religione nella dodicesima classe ho scritto alla lavagna, interpretando il famoso disegno in cui don Giussani spiega il rapporto tra il mistero (x) e le varie religioni (frecce che dal basso cercano di raggiungere questa x): Cristo non appartiene a nessuno! I "suoi" sono "suoi" per grazia. In questo sono del tutto ed esplicitamente luterano (mentre tanti tradizionalisti sono protestanti senza nemmeno accorgersene) #Diarioscolastico. Cristo è quella x, ma i suoi non lo sono. Questa identificazione è adolescenziale. La mia verità è meglio di quella degli altri. Sto diluendo la fede in Gesù Cristo? ho chiesto ai ragazzi. No, perché io confesso che Cristo è la verità definitiva che il Cielo ha pensato per noi e sono d'accordo con la frase di don #Carrón: "Che non ci fosse Cristo, questa sarebbe la vera disgrazia". Cristo è Dio fatto uomo! Non fatto "cristiano"! Questa frase degli Esercizi è stata detta per spiegare la "povertà". Secondo me la prima povertà di un cristiano è di non possedere Cristo! Cristo non è un mio possesso! Dall'idea di Cristo come mio possesso nasce una cultura come difesa contro gli altri. L'unico vero muro e l'unica vera difesa è la povertà stessa, che non ha bisogno di difendere nulla e di non inventarsi disperatamente nulla. Mentre del cristianesimo dice Peguy é rimasto solo questo: Dopo duemila anni di cristianesimo è rimasto solo il tentativo di inventarsi ciò che non c'è. Viviamo di uno sforzo titanico: inventarsi ciò che non c'è. Questa è la cultura! Inventarsi ciò che non c'è! L'alternativa a ciò è la presenza presente di Cristo. La speranza della Sua presenza. Povertà e speranza si generano reciprocamente e ci permettono di essere liberi come spiega don #Carrón alle pagine 57 e 58 degli Esercizi. Non sto difendendo la "santa ignoranza" (Oliver Roy), una religione senza cultura, ma cerco di essere critico fino in fondo (che è certa un'esigenza della cultura): a me interessa ciò che vive, non un'astrazione culturale che si inventa ciò che non c'è! Mi interessante le storie concrete, gli uomini concreti e i loro bisogni! Se Cristo non ci fosse, "significherebbe che non c'è possibilità di risposta a tutta l'attesa che abbiamo. Cristo è una presenza presente". Solo così mi sorprendo libero e lieto, a volte in forza di tutto, a volte nonostante tutto!
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