Lipsia. Nel „prologo“ e nell’“epilogo“ il narratore della storia è l’obelisco stesso, in questo senso è un narratore autodiegetico, cioè convolto con la storia stessa. Il romanzo stesso invece è raccontato da un narratore eterodiegetico, cioè non convolto nella storia, ma che racconta la storia coinvolgente della prima attrattiva cristiana, di personaggi (quelli della seconda fila, per così dire) che solo in parte sono quelli anche citati nel Nuovo Testamento.
Quando leggiamo per esempio la storia dell’imprigionamento di Paolo e Sila nel capitolo sedicesimo degli Atti degli Apostoli, siamo confrontati con l’attrattiva suscitata nel carceriere da Paolo e Sila che non fuggono, sebbene il terremoto abbia distrutto la prigione. Nel romanzo di Biondi viene raccontata la storia dell'ebreo Daniele che accompagna, incaricato da un senatore, l’obelisco da Alessandria in Egitto fino a Roma. Diventa poi, fedele alla sua professione, lo stalliere degli imperatori Caligola, Claudio e Nerone e suscita un’attrattiva discreta, ma reale.
Daniele viene battezzato da Pietro: il battesimo è quella forza che gli permette di vivere sotto il dominio di imperatori più o meno innamorati di se stessi, più (Caligola, Nerone) o meno (Claudio) violenti.
L’obelisco, che costringe a guardare in alto, diventa il testimone della maturazione di Daniele capace di reagire in modo giusto anche di fronte al narcisismo folle di Nerone, a cui aveva nella sua gioventù insegnato tutto sui cavalli. In una scena Nerone, quando la sua follia era del tutto evidente, giunge al circo e dice di voler imparare qualcosa di nuovo sui cavalli. Daniele è stordito, ma guardando l'obelisco riesce a reagire in modo tale che la sua vita viene salvata: „Certo, mio principe. Non hai comunque bisogno di ricevere insegnamenti: sarai tu a spiegarmi e dirmi come ti dovrò preparare i tuoi cavalli perché siamo pronti a essere guidati dal loro signore.“ (160) Ecco l'unico linguaggio che capiscono gli imperatori: devono essere sempre lodati.
Nelle mie recensioni di romanzi cerco di non scoprire mai completamente la storia del romanzo stesso, in modo tale da non fa perdere la voglia di leggerlo. Anche questa mia recensione non sostituisce la lettura del romanzo, tanto meno di questo bel romanzo. Vorrei raccontare solo due episodi significativi.
Il primo episodio è quello delle bacio (forse piacerebbe a Recalcati, che sul bacio ha scritto un libro) con Lucia che diventerà la moglie di Daniele. Certamente in questa scena l'uomo è „dominante“, ha un suo primato. La donna è passiva, la scena stessa però e inquadrata nello scenario bellissimo del mare della Sicilia e dei suoi colori. Cosicché questo bacio diventa l'introduzione efficace ad un amore familiare che sopravviverà anche all’incendio di Roma.
Il secondo episodio è quello in cui Daniele scopre Pietro crocifisso. In esso si vede che Daniele non è solo capace di agire nel modo giusto con i principi, con gli imperatori folli, ma colui che sa riconoscere la vera autorità di Pietro. Come la riconosce l’obelisco. „L'obelisco intero partecipava al lutto di quella crocifissione e annunciava al mondo che da quel momento in poi sarebbe stato per tutti il testimone di quanto era avvenuto ai suoi piedi. La sua storia millenaria si compiva in quell'attimo e in quella scena. Come se il mistero del tramonto limpido trovasse ragione di essere in quella immagine, della quale l'obelisco di Nerone diventava, ancora una volta muto testimone.“ (172-173). Infine non era più l'obelisco di Caligola, Claudio e Nerone, ma l'obelisco di Pietro.
Nel romanzo viene raccontata anche la venuta di Paolo a Roma, la tensione tra Pietro e Paolo, storicamente accertata, e un po' in sottofondo, viene solo accennata. Comunque è vero che sia Paolo che Pietro, a loro modo, sono testimoni di quell'unico avvenimento che ha affascinato nei secoli così tante persone, già nei primi suoi passi.
Nell'epilogo, in cui viene ripetuto per una seconda volta (la prima era nel prologo) l'affronto luterano all'obelisco stesso, leggiamo la possibilità che questa storia affascinante non sia finita. Sarebbe bello se Biondi ci raccontasse ancora una o più storie del suo „testimone“.
Paolo Biondi, Il Testimone, Bari 2021
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